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S.

NICOLA DA TOLENTINO

Aggirandosi tra gli orribili edifici nella zona che va da via Veneto a Piazza Barberini, non si puó fare a
meno di rimanere scupiti trovandosi di fronte la bellissima chiesa di S. icola da Tolentino, come se fosse
all'improvviso piovuca dal cielo, autentico gioiello in mezzo a tante brutture.
La prima costruzione di questa chiesa risale al 1599 ad opera degli Agostiniani Scalzi, ma di que!
periodo rimane ben poco. ·lnfatti fu completamente riedificata nel 1654 a spese del ricchissimo Camillo
Pamphili, ex cardinale, ni pote del papa lnnocenzo X. Fu chiamato ad eseguire il progetto di ricostruzione
l'architetto Giovanni Maria Baratta, il quale si avvalse dei disegni del milanese Francesco Bruzio e dei
consigli di Alessandro Algardi. Anche la bella e armoniosa facciata barocca, preceduta da una scalinata, e
opera del Baratta che la realizzó ne! 1670.
11 convento annesso alla chiesa, dopo essere stato tenuco per diversi anni dagli Agostiniani Scalzi, fu in
seguito occupaco dalle monache «Battistine»; oggi e sede del Pontificio Collegio Armeno.
L'interno, a croce latina con tre cappelle per ogni lato e alta cupola, e decorato in maniera molto
raffinata. Nella volta a botte stucchi dorati; nella cupola un bellissimo affresco di pinto a quattro maní nel
1670 dal Coli e dal Gherardi, raffigurante «S. Nicola da Tolentino che sale al cielo». L'altar maggiore e
tuteo il gruppo sculcoreo con S. Nicola, la Vergine, il Bambino e i Santi, furono realizzati su progetto
dell' Algardi dopo la sua morte.
Un vero capolavoro e la seconda cappella a sinistra realizzata da Pietro da Cortona; anche gli affreschi
che ornano la splendida cupola ellittica della cappella sono di sua mano, mentre le statue sono del Ferrata e
del Raggi.
Appena usciti si e ripresi dallo sconforto e, senza alzare lo sguardo alle costruzioni che serrano come in
una morsa questa splendida chiesa strangolandola e avvilendola, si riguadagna velocemente la via di casa,
cercando di immaginare com'era questa zona cent'anni fa, quando qui finivano le case e cominciava la
campagna e si vedeva poco lontano la fontana del Tritone tra verdi campi e viottoli in cerra battuta.
11 naturale allargamento d1 via X X Settembre, che prende il nome d1 Largo . Susanna, e tutta la zom
c1rcostante fino alla sta:tione Termini, fu per e1rca ere secoli un luogo assa1 tranqu1llo a1 margini fra cima
campagna e<l ebbe anche una cerca 1mponanza dal punto d1 vista stonco arcist1co. lnfatti sorgevano,
sorgono tutt'oggi, su quello slargo, ben tre chiese (S. Susanna, S. Maria della Victoria e S. Bernardo) e una
fontana (la Mostra del!' t\cqua Felice) che ricorda l'acquedotto realizzato da Siseo V nel 1588. Poco
distante, i resti delle monumentali Terme d1 Diocleziano furono trasformati nella chiesa di S. Maria degl,
Angeli alla fine del secolo XVI; dove ogg1 c'e la stazione e la Piazza dei Cinquecento, invece, si poteva
ammirare lo splendido parco della villa che Siseo V s1 era fatto costruire da Domenico Fontana. Oggi la
stessa zona e di venta ta uno dei nodi piu importanti del traffico cittadino che viene smistato e incanalato
nelle molte strade che da qui si dipartono per seguire diverse direzioni.
La chiesa di S. Susanna ha origini antichissime (si parla addirittura del 290 d.C.) ma incerte. La
leggenda vuole che la chiesa sía stata edificara ampliando e trasformando due case romane appartenute a
S. Gabinio, padre di S. Susanna e al fratello di questi, S. Caio papa; i ruderi sono ancora visibili nei
sotterranei della chiesa. Per queseo motivo la chiesa era anche conosciuta come S. Susanna «ad duas
domos» (alle due case). Questo avveniva, forse, intorno al 111 o IV secolo d.C.; sisa poi che Sergio I, che fu
prete di S. Susanna, quando divcnne papa nel 687, si preoccupó della manutenzione e del restauro di
queseo e di altri edifici religiosi in Roma. Adriano 1, alla fine del secolo VIII, fece rifare la copertura che
stava crollando e Leone 111 (795-816) la riedificó completamente. A quei tempi la chiesa aveva ancora
!'originario impianto basilicale a trena vate e sulla tribuna, dietro !'altar maggiore, vi era un bellissimo
mosaico, ora perduro, che raffigurava lo stesso Leone I II e Cario Magno. el 14 75 fu nuovamente rifatta
da Siseo IV; ne! 1595, durante l'ennesimo restauro vol uto e pagato dal cardinale Rusticucci, la chiesa fu
mutilara delle due navate lateralt, le cui tracce s1 notano ancora oggi su! fianco destro.
La facciata fu realizzata da Cario l\faderno ne! 1603 ed e forse la prima di queseo tipo a Roma; come
afferma il prof. t\rgan, essa e il tramite tra la «facciata manieristica» e la «facciata barocca». Si sviluppa su
due ordini: quello inferiore diviso in cinque campa te da colon ne e lesene; il porta le e corona to da! tímpano
classico e fiancheggiato da due grandi nicchie contenenti statue dello scultore comasco Valsoldo.
L'ordine superiore, con volute laterali, e a tre scomparti separati da lesene, con balcone centrale e nicchie
con statue di Stefano .Maderno ai lat1. La facciata e coronara da un grande tímpano.
L'interno, ridotto a una sola navata con transetto, abside e due cappelle per lato, e elegantemente e
nccamente decorato. Alle pareu gli affreschi di Baldassarre Croce ( 1 558-1628) rappresentano scene della
vita di S. Susanna e sono dipinti in forma di grandi arazzi. Le quattro statue dei profeti in cima ai pilastri
lateralt sono del Valso Ido (lsaia e Geremia) e di Francesco Vacca (Ezechiele e Daniele). 11dipinto sull'altar
maggiore e opera di Tommaso Laurcti e nsale alla fine del secolo X VI. JI bellissimo soffitto ligneo
d1pinto e dora to fu eseguito nel 1595.
Oggi S. usanna e chiesa nazionalc americana.

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t n \ · 1 2 di -. B:mlJo, all'm olo con , del Ba_ilico, 1 trova la piccola chiesa dedicara a . Basilio
anne ad un edificio un cemp c llegio de1 monaci. G i i nei secoli bui del [edic.e,·o erano abbascanza
d1ffusi i seguac1 della regola di S. Basilio d1 Cesareo, soprammo al sud d'lcalia. Fu Gregorio XIII (1 572-
158 5J che alla fine del X\·1 secolo deccó le nforme dell'ord1ne religioso, il quale ebbe cosi una gerarchia
ben precisa e regole se\·ere.
I Basiliani, a capo dei quali vi era un abate denominaco «Archimandrita», si unirono allora alla ricerca
di una sede stabile. Non fu facile: si stabilirono in via provvisoria nella chiesa di S. Pantaleone ai Monti e,
negli anni seguenti, girovagarono per tutea Roma cambiando ripetutamence sede senza trovarne una
definitiva. Finalmente ne! 1660 vennero comperati alcuni edifici nei pressi di Piazza Barberini i quali
furono poi rinnovati secando le esigenze dei monaci. Vi trovarono poseo i locali per i seminaristi, le
camere p e r i religiosi, una fornitissima biblioteca concenente tra l'altro una preziosa raccolta di antichi
codici greci, e infine la chiesa. Quesea fu realizzata dallo stesso architetto che curó i lavori di restauro
dell'incero complesso: Paolo Francesco Bizzaccheri; fu terminata ne! 1682.
La semplicissima facciata stretta fra gli edifici e su due ordini di lesene doriche e coronata da doppio
tímpano triangolare e curvilíneo.
La chiesa e officiata con il rito greco; all'incerno si trova infatti la classica iconostasi, una sorta di
grande para vento istoriato e dipinto, che divide la zona presbiteriale dal resto della piccola unica nava ta.
Sulle pareti laterali fasci di lesene marmoree. Nella semioscurita, rischiarata solo dalla fioca luce di
qualche candela, si intravede un semplice soffitto dipinto, qualche pietra tombale e due grandi tele sugli
altari laterali: a sinistra la «Madonna con il Bambino» e Santi del XVII secolo, a destra la «Morte di S.
Giuseppe» del secolo XVIII.
Sull'altar maggiore, nascosta dall'iconostasi e pertanto non visibile, si trova una tela del '600
raffigurante S. Basilio Magno.

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S. BASILIO

In via di S. Basilio, all'angolo con via del Basilico, si trova la piccola chiesa dedicata a S. Basilio,
annessa ad un edificio un tempo collegio dei monaci. Gia nei secoli hui del Medioevo erano abbastanza
diffusi i seguaci della regola di S. Basilio di Cesareo, soprattutto al sud d'ltalia. Fu Gregario X l l l ( 1 l 72-
1 j 8 j) che alla fine del XVI seco lo dettó le riforme dell'ordine religioso, il quale ebbe cosi una gerarchia
ben precisa e regole severe.
TBasiliani, a capo dei quali vi era un abate denominato «Archimandrita», si unirono allora alla ricerca
di una sede stabile. 'on fu facile: si stabilirono in vía provvisoria nella chiesa di S. Pantaleone ai Monti e,
negli anni seguenti, girovagarono per tutta Roma cambiando ripetutamente sede senza trovarne una
definitiva. Finalmente nel 1660 vennero comperati alcuni edifici nei pressi di Piazza Barberini i quali
furono poi rinnovati secondo le esigenze dei monaci. Vi trovarono posto i locali per i seminaristi, le
camere per i religiosi, una fornitissima biblioteca contenente tra l'altro una preziosa raccolta di anrichi
codici greci, e infine la chiesa. Questa fu realizzata dallo stesso architetto che curó i lavori di restauro
dell'intero complesso: Paolo Francesco Bizzaccheri; fu terminata nel 1682.
La semplicissima facciata stretta fra gli edifici e su due ordini di lesene doriche e coronara da doppio
tímpano triangolare e curvilíneo.
La chiesa e officiata con il rito greco; all'interno si trova infatti la classica iconostasi, una sorra di
grande para vento istoriato e di pinto, che divide la zona presbiteriale dal resto della piccola unica navata.
ulle pareti laterali fasci di lesene marmoree. ella semioscurita, rischiarata solo dalla fioca luce di
qualche candela, si intravede un semplice soffitto dipinto, qualche pietra tombale e due grandi tele sugli
altari Laterali: a sinistra la «Madonna con il Bambino» e Santi del XVII secolo, adestra la «Morte di S.
Giuseppe» del secolo XVIII.
Sull'altar maggiore, nascosta dall'iconostasi e pertanto non visibile, si trova una tela del '600
raffigurante S. Basilio Magno.
S. ANDREA DEGLI SCOZZESI

All'angolo tra via delle Quattro Fontane e via Rasella, sorge il grande ex edificio conventuale della
nazione scozzese, oggi di proprieta della CARIPLO (Cassa di Risparmio delle Province Lombarde). La
fondazione si deve a papa Clemente VIII Aldobrandini ( 1592-1605 ); egli acquistó alcune case priva te che
furono demolite per costruire un collegio in cui educare i giovani scozzesi che avrebbero dovuto
intraprendere la carriera religiosa. Durante l'occupazione francese, alla fine del '700, fu chiuso e
abbandonato fino al 1820, anno in cui riprese le sue funzioni. Ne! r 864 fu ricostruito ex novo e nel 1962
fu acquistato dalla CARIPLO. Ad esso e annessa una chiesa, S. Andrea degli scozzesi, la quale ha avuto le
medesime vicissitudini del collegio.
La chiesa fu fondata nel 1592 da Clemente VIII, ne! r 798 fu chiusa, ne! 1 802 fu restituita al culto; dal
1962 anch'essa e di proprieta della Cassa di Risparmio. In particolare sono da ricordare alcuni importanti
avvenimenti legati alla storia di questa chiesa. Clemente X I (1670-1676), celebro una solenne funzione il
10 giugno 1717, in occasione della festa di S. Margherita patrona di Scozia; era presente l'erede al trono
d'Inghilerra Giacomo Eduardo Stuart. Ne! 17 r 8 venivano celebra ti in S. Andrea i solenni funerali di
Maria Beatrice d'Este, moglie di Giacomo II Stuart « ... che era stata largamente munifica verso la chiesa
stessa» (Negro). La chiesa e stata restaura ta una ventina d'anni fa; per visitarla bisogna chiedere il
permesso alla CARIPLO.
La facciata e su due ordini di paraste, con portale sormontato da tímpano curvilineo spezzato che
racchiude la croce di S. Andrea.
L'interno e a navata unica con volta a botte, prebisterio e due cappellete laterali. L'affresco nella volta
della navata e di anonimo (sec. XVI-XVII) e rappresenta S. Andrea; dello stesso autore e anche,
probabilmente, l'affresco, inserito in una elegante cornice circolare, che orna la volta del presbiterio e che
raffigura la «Trinita». Sull'altar maggiore vi e una tela seicentesca della scuola del Borgognone,
raffigurante «Il martirio di S. Andrea».
ORATORIO DEL SS. SACRAMENTO

In Piazza Poli, tra via del Tritone e Piazza di Trevi, sorge !'oratorio settecentesco inticolaco al SS.
Sacramento e conosciuto anche come oratorio di S. Maria in Via (da non confondere con la chiesa di S.
[aria in \'ia che si trova alle sue spalle).
Fu coscruico nel 1576, durante il pontificaco di Gregario X l l l , dalla Confracernita del SS. Sacramento;
la facciata fu realizzata vent'anni dopo e poi ultimata nel 1681 da Cario Rainaldi. Durante il pontificaco di
Benedetto XIII ( 1724-1730) l'oratorio fu quasi completamente rifatto dall'architetto Domenico Grego-
nni e completara con la collaborazione di altri famosi archicetti come De Dominicis, Marchionni e
\ ' aladier. Ne! 1875 fu nuovamente restaura ro e fu realtzzaca la decorazione dell'interno.
La facciaca, su due ordini di lesene, e piuttosco mov1mencaca e di vaga ispirazione borrominiana. II
porcale e affiancaco da due coppie di pilascri con capitello ionico, con le volute unice da festoncini, che
sorreggono un froncone curvilineo spezzaco. Queseo e sormonraco da due scatue settecencesce di Paolo
Benaglia raffiguranti la «Fede» e la «Speranza». ell'ordine supenore, coronaco da timpano mistilineo,
grande finesrrone rectangolare con bizzarro frontoncino; ai latí oblunghe finestre sagomate.
L'incerno e a pianca ellittica, con numerose coppie di lesene scanalate corinzie addossate alle pareti,
aggettance cornicione e cupola. La decorazione pittorica octocentesca e opera di Luigi Marrinori; la
« acra Famiglia» sull'alcar maggiore e una pala di Francesco Trevisani e risale al secolo X V l l l .
[ due organi sono dell'Ottocento: uno poseo nell'elegance cantoria in legno doraco e dipinco sulla
parece sopra l'ingresso; l'altro, semplice ma molto bello, a descra dell'altar maggiore.

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SS. ANDREA E ClAUDIO

Nell'area occupata dall'odierna Piazza S. Silvestro e dagli edifici circostanti sorgeva, in epoca romana,
il grandioso Tempio del Sole, costruito dall'imperatore Aureliano ne! III secolo d.C.
Ne! Medio Evo, quando il tempio era ormai presumibilmente scomparso, o comunque ne rimaneva
qualche rudere, pochi monumenti o edifici religiosi emergevano, ai margini di quella zona, da un fino
insieme di casupole e baracche: la Colonna Traiana, la chiesa di S. Silvestro e, piu lantano, S. Andrea
delle Fratte.
La chiesa dei SS. Andrea e Claudio, situata fra via del Tritone e Piazza S. Silvestro, fu costruita ne!
secolo XVII perla colonia dei Borgognoni residente in Italia e fu dedicata ai loro Santi protettori. Ne!
1662 fu costruito l'annesso ospizio ad opera di Francesco Henry; ne! 1729 l'architetto francese Antonio
Derizet la ricostrui quasi ex novo.
La facciata, intonacata e di pinta, e su due ordini, coronata da un tímpano curvilíneo; a lati del portale
vi sono due nicchie con le statue dei Santi Andrea (a sinistra) e Claudio scolpite rispettivamente da
Brenton e da Grandjacquet.
L'interno, a croce greca con cupola, e molto semplice ed e rivestito di marmi policromi. Ai lati
dell'ingresso vi sono due piccole nicchie con altare, sormontate da palchi con balaustra in marmo.
Sull'altare maggiore due angeli di scuola berniniana.

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S. MARIA IN TRMO

La chiesetta di S. Maria in Trivio in Piazza dei Crociferi, un tempo conosciuta anche come S. Maria in
Sinodo, sfugge facilmente alla vista dei turisti, la cui attenzione é nvolta soprattutto alla maestosa
Fontana di Trevi, distante pochi passi. Eppure é una chiesa molto antica e la sua storia merita di essere
brevemente raccontata.
Bisogna tornare molto indietro negli anni, fino al secolo VI. In que! tempo regnava l'imperatore
Giustiniano e !'Italia era dilaniata dalle invasioni barbariche; da ogni parte d'Europa orde di soldatacci,
comandati da guerrieri validi e astuti, si riversavano nella penisola scorrazzando in lungo e in largo,
seminando morte e distruzione. Le cimi venivano ridotte a cumuli di macerie, le ricchezze depredate, le
popolazioni trucidate in massa; dO\·e non arrivava la guerra, a mietere migliaia di vittime arrivavano la
carestía e la pestilenza.Giustiniano, per far fronte a queseo sfacelo, st avvalse di un giovane e gen1ale
soldato di origine greca: Belisario. A ventun'anni lo nomino generale; pochi anni dopo egli vinse diverse
battaglie e riusci a mettere in fuga prima i Vandali e poi i Goti, ponendo fine at massacri e alle
devastazioni. Belisario fu un valido soldato e un'ottima persona e s1 comporto degnamente anche
quando l'imperatore gli offri pieni poteri. Commise un solo errore: nel 537 fece deporre all'improvviso ti
papa Silverio, forse perché temeva che egli stesse ordendo una cong1ura contro d1 lui; senza tantt
complimenti lo spedi in esilio nell'isola di Ponza dove, clistrutto dal dolore e clagli acc1acchi, mori in
solitudine l'anno seguente.
Poi Belisario si penti e, come ci racconta la lapide mu rata sul fianco della ch1esa di . Maria in Trivio
prospiciente la via Poli, per chiedere perdono al Signare dell'increscioso episodio, fece costruire un
piccolo oratorio poco distante da via del Corso, che allora si chiamava \'ia Lata.
Oiversi anni piu tardi venne edificara sui ruderi dell'oratorio una chiesetta che si ch1amó S. Maria tn
Sínodo (o in Sinodicchio); ne] 15n , durante il pontifica to di Gregario XIII ( 1572-1585 ), fu ricoscruita
quasi ex novo e fu afficlata all'ordine dei Crociferi, i quali risiedevano nel convento un tempo annesso alla
chiesa. In queseo periodo fu cambiato anche il nome in S. Maria in Trivio; esso deriva dalla sua
particolare ubicazione in una piazzetta nella quale convergono tre strade.
I padri Crociferi incaricarono di eseguire il restauro un allievo di Michelangelo: il siciliano Jacopo Del
Duva, gia noto a Roma per aver eseguito importanti lavori, tra cui il completamento di . Maria d,
Loreto.
La facciata, molto elegante, contiene gia qualche spunto del barocco ormai alle porte. L'interno é a
navata unica con quattro piccole cappelle su ogni lato; la volta fu completamente affrescata nel '600 da1
reatino Antonio Gherardi, allievo di Pietro da Cortona. Fu certamente la sua opera piu importante e l
piu grossa fatica della sua vita; infatti egli impiegó circa diciotto anni per portare a termine tutto il ciclo d.
affreschi che rappresentano alcuni episodi della vita della Madonna e le stone del 1uovo Testamentc
E opera del Gherardi anche il curioso organo di legno intaghato, che s1 intravede in alto dietro !'altar
maggiore e altri dipinti nella volta della sacrestia.
SS. VINCENZO E ANASTASIO

La chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasia, esistente gia alla fine del secolo X I V ed allora conosciuta col
solo nome di S. Anastasia, si affaccia su una delle piazze piu famose del mondo: Piazza di Trevi. Al posto
della famosa fontana vi fu fino alla meta del secolo XVII un grosso vascone, realizzato da Leon Battista
Alberti nel 145 3, che serviva a raccogliere l'acqua proveniente dalla sargente dell'acqua vergine,
incanalata fin dal 19 a.C. in un acquedotto lungo una ven tina di chilometri. Quando ne! 1640 la chiesa fu
ricostruita sotto la direzione di Gapare de Vecchi, la grandiosa opera di Nicola Sal vi ancora non esisteva;
il 15 maggio di quell'anno si era cominciato a ricostruire la nuova «Mostra del!' Acqua Vergine» su
progetto del Bernini, ma poco tempo dopo i lavori furono interrotti per mancanza di fondi e perla marte
del papa Urbano VIII. La fontana di Trevi verra poi ultimata da! Salvi dopo la meta del '700.
Ritornando alla chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasia, ne! 1646, per volere del cardinale Mazzarino, fu
iniziata la facciata; la curiosa realizzazione si deve a Martino Longhi il Giovane, il quale in soli quattro
anni la portó a termine.
Nell'ordine inferiore sostengono la trabeazione ben dieci colonne, in quello superiore se ne contano
altre sei, piu due ai latí del finestrone; per questo motivo la chiesa fu scherzosamente denominata «il
canneto di Martino Longhi». Completano la movimentata facciata due timpani arcuati sopra il portale e
altri quattro a coronamento dell'ordine superiore, con lo stemma del cardinal Mazzarino inserito tra
quattro figure di angeli. Due curiosita degne di nota sono: la prima, due statue di donna col seno
scoperto (incredibile per la chiesa) che, con le braccia alzate, sostengono la trabeazione dell'ordine
superiore. La seconda e la piu piccola bottega di Roma, che e stata ricavata nell'angusto spazio dietro una
colonna della facciata (!'ultima a sinistra di chi guarda); una minuscola porta immette in un «buco» d.
nemmeno un metro quadrato; per tanti anni fu occupata da un ciabattino, oggi e il deposito di un fioraio.
L'interno, semplice e scialbo, non riserva sorprese. La chiesa per diverso tempo fu parrocchia de.
Quirinale, quando il palazzo era la residenza dei papi. Per questo motivo e ricordata a causa di un::
macabra particolarita: son o qui conservati i precordi (organi racchiusi nella ca vita toracica) di molti papL
da Sisto V a Leone XIII, che venivano loro tolti prima dell'imbalsamazione. Due lapidi murate nellc
pareti dell'abside lo ricordano. L o ricorda anche il Belli, quando in una sua poesía afferma che la chie.-
dei SS. Vincenzo e Anastasio e un «museo de corate e de ciorcelli».

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S. RITA

Un tempo la chiesetta di S. Rita era intitolata a S. Maria delle Vergini e non era nello stesso luogo in cui
oggi la vediamo, ma sorgeva poco distante, nell'area oggi occupata da Palazzo Rospigliosi. Qui era stata
coscruica nel 1595 con la supervisione di un prece di nome Pompeo Pacerio, il quale dapprima aveva
denominaco la chiesa S. Maria del Refugio. A quesea era annesso anche un convento coscruico grazie alla
beneficienza di ere \'ecchie nobildonne romane, (era cui donna Orcensia Colonna), le quali, cosi facendo, si
augurarono di conquiscarsi il Regno dei Cieli. Di li a poco due delle tre amiche morirono; la terza si
impegnó a terminare la costruzione che doveva essere una specie di collegio per le «povere zicelle
bisognose». Portara a termine la sua missione, anche lei mori cranqu1lla.
Pochi anni piu cardi, nel 161 5, il cardinale Scipione Borghese, nipoce di Paolo V, con metodo assai
sbrigacivo, fece demolire in quactro e quaccr'occo chiesa e convento, poiché intralciavano la coscruzione
del suo nuovo palazzo (oggi Palazzo Rospigliosi-Pallavicini). La chiesa venne ricoscruica ai piedi del
Quirinale poco lontano da quella di S. Maria dell'Umilca; oggi e dedicara a . Rica e si trova in via delle
Vergini.
La facciata, ridipinta da poco di un bel colore ocra «aranciaco», e su due ordini criparcici da lesene;
nell'ordine superiore una grande finescra. II portale, molto elegante, e sormoncaco da timpano.
L'interno, piccolo, semplice e grazioso, e a croce greca con cupola; affreschi risalenti al secolo XVII
ornano la volea del presbiterio, la cupola e la lanterna. L'alcar maggiore e inserico in un elegante
baldacchino coronaco da un timpano curvo spezzato, sormontaco da scatue di angeli.

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S. MARIADELL'UMILTÁ

La storia della chiesa di S. Maria dell'Umilta e strettamente legata alla storia della vita di Francesca
Baglioni Orsini, nobildonna toscana figlia di Caterina de' Medici e di Pirro Baglioni Colonna. Ella
nacque a Firenze nel 1543 e, a soli quattordici anni, fu data in sposa, suo malgrado, al barone romano
Francesco Orsini e si trasferi nella ca pi tale. 1 el 159 3 rimase vedo va e volle dedicarsi a un antico sogno d1
gioventu: la vita monastica. Non si fece suora, ma decise di consumare le sue energie (e i suoi soldi) nella
costruzione di un monastero. 11 primo passo fu quello di trovare il luogo adatto. Donna Francesca
abicava allora in una casa ai piedi del Quirinale, non lontano dalla fontana dell'ac9ua vergine (ogg1
Fontana di Trevi); nel 1599 comperó un isolaco di case di fronte alla sua abitazione e, un paio d'anni piu
cardi, inizió la costruzione del monastero. In que! tempo nella zona sorgevano le rovine di un grande
edificio di epoca romana che alcuni identificano col Tempio di Serapide, costru1co dall'imperat0re
Caracalla all'inizio del 111 secolo. el Medio Evo il Iuogo era denominat0 «Cannella», forse perché nelle
immediate vicinanze esisteva una fontana alimentata dall'acquedotto dell'acqua vergine. Esisteva, pare,
anche una chiesetta, oggi disrrutta, denomina ta . .Mana in Cannella, che sembra essere la stessa da alcuni
indicara come S. iccoló, vicino alla quale fu costruito !'oratorio del SS. Crocifisso.
Rit0rnando al monas tero, esso fu iniziato nel 160, e il 29 settembre 161 3 era completato; fu occuparo
dalle suore domenicane di clausura. Francesca Baglioni Orsini visse all'interno del monastero (senza
prendere i voti) fino al 15 luglio 162 5, quando la morte la colse piu che ottantenne.
La chiesa del convenro fu dapprima ricavata all'interno di esso; poi, tra il 1641 e il 1646, fu costruira
una nuova chiesa dall'architetto Paolo Maruscelli, famoso per essere statO collaborarore del Borromini
nel progetto dell'Orat0rio dei Filippini. el , 75 6 fu rimaneggiata dall'arch1retto Clemente Orlandi;
quest'ultimo non ricevette ricompensi in danaro, ma si dovette accontentare di quattro capponi e di un
vassoio di paste che gli vennero inviati a atale, a Pasqua e Ferragosto.
La facciata attuale non e quella costruita nel 1680 da Cario Fontana, ma un rifacimento alquanto
bructino del 18 59, opera di Andrea Busiri Vici. La vecchia facciara era molto particolare e unica nel suo
genere, con un tímpano curvilineo spezzato, diviso in due parti uguali divergenti verso i laci della ch1esa.
Busivi Vici eliminó quest0 bellissimo coronamento sostituendolo con un tímpano di gusta neoclassico
che interrompe bruscamente l'elevazione della facciata, la quale risulta peraltro soffocata dall'incomben-
te monastero, sopraelevaco di un piano rispetto all'impianto originario. 11 bassorilievo sopra alla porta e
opera dello scult0re Vincenzo Felici ed e di scarso valore artístico.
L'interno e a una sola navata, rivestita di marmi policromi e splendidamente decorara; fu realizzaca dal
Maruscelli e completara dal Fontana. Sulla volea a bocee un affresco del primo '700 eseguit0 dal piccore
romano Michelangelo Cerruti. Le stacue nelle nicchie sono di Ant0nio Raggi; !'altar maggior fu
realizzato tra il 1640 e il , 646 da Manino Longhi il Giovane. Ma !'opera piu grandiosa che si trova
all'interno di S. Maria dell'Umilta e senz'alrro il bellissimo organo scile rococó della parete sopra
l'ingresso; le grate lignee dora te sono state mirabilmente intagliate da sconosciuti arrigian1 nel 173 5.
Oggi la chiesa apparriene alla sede romana del Collegio Americano del ord, istituito da Pio IX nel
185 3, che occupa l'ex convento delle domenicane.
S. CROCE E S. BONAVENTURA DEI LUCCHESI

Alle pendici del Quirinale, poco lantano da Piazza di Trevi, s1 trova la chiesa di S. Croce e
BonaYentura dei Lucchesi. Anticamence esisteva in questa zona il Foro Suario (dei suini); nel lX secolo
fu erecta una chiesa dedicara a . 1 icola, conosciuca nel corso dei secoli con diverse denominazioni: S.
icola de Poncis, . icola de Porcis, S. icola in Porcilibus. In seguito quesea chiesa venne distrucca e
sui suoi ruderi ne fu eretta un'altra dedicara a S. Croce e S. Bonavencura. 1 resti dell'antico edificio sono
ancora visibili ne1 sotterranei del convento annesso alla chiesa, ma l'accesso e maleo difficolcoso e
comunque consencico solo agli archeologi. 1 ella seconda meta del '500 papa Gregario XIII fece
ampliare il convento e costruire il chiostro e tutto il complesso divenne sede dei monaci cappuccini;
questi rimase ro fino a quando Urbano VII 1( 162 3 1644) fece coscru1re il nuovo convento all'inizio di via
Venero.
L'attuale chiesa e opera dell'architetto Maccia de Rossi, allievo del Bernini, il quale la realizzo da! 1682
al 1695. La facciaca e molco semplice, con la parce cencrale divisa in ere campare da lesene con capitelli
corinzi e coronara da tímpano; sopra al porcale un ampio finestrone retcangolare.
L'interoo, a navata unica con tre cappelle per lato, e ricchissimo di marmi, o n e stucch1: fintt
drappeggi in blu e oro, tralci di vite con grappoli <l'uva dorati, foglie di palma, marmi con venature ocra
e gialle, rendono il tucm un po' pesance e stucchevole. Alternare con le cappelle vi sono delle cribune con
setcecencesca balaustra in legno clorato craforaco, che ricordano i palchi di un teatro.
Su! soffitto una lussuosa cornice racchiude ere dipinti eseguiti da! 167 3 al 1677 da Giovanni Coli e
Filippo Gherardi da Lucca (detti i «Lucchesini»); quello cencrale, «Eraclio riporta la Croce a Gerusalem-
me», e considerara il capolavoro dei due arcisti.
Sull'altare magg1ore e da notare il dipinto di un crocifisso con Gesu che indossa il «colombium», una
lunga tunica blu scura «come nelle crocifissioni di influenza bizantina». Quesea immagine ricorda il
trasporto di una statua !ígnea di Cristo in Croce, paludato nello stesso modo dalla Palestina fino a Luni
(citta dell'Etruria) ai tempi delle lotee iconoclaste (VIII secolo); queseo episodio e legato a una leggenda
lunghissima e complicatissima che non e qui il caso di narrare, rimandando il letcore a cesci specifici sulla
storia di questa chiesa.
La prima cappella a descra, dedicata a S. Zita, e opera probabilmence di Maneo igetti, architetto
fiorencino allievo del Buoncalenci, ma c'e qualche dubbio in proposito. La terza cappella a sinistra,
dedicata a S. Bona ventura, contiene opere della scuola del Domenichino.
S.MARCELLO

Sull'antica via Lata - cosi si chiamava via del Corso prima della sistemazione voluta da Leone X
all'inizio del '500 - sorgeva nel IV secolo il «Catabulum», un edificio adibito a «Stazione della Posta
Imperiale» con annessa una stalla per i cavalli. Narra la leggenda che il terribile imperatore Massenzio
condannó S. Marcello l, pontefice clandestino dal 308 al 309, ad una umiliante punizione: accudire ai
cavalli del Catabulum e tenere pulita la stalla. Ma a furor di popolo S. Marcello venne liberato e condono
di nascosto in casa di una certa Lucina, matrona romana, che abitava poco distante. La casa di Lucina
divento ben presto meta di pellegrinaggio di numerosi cristiani che si recavano a far visita al papa e a
pregare insieme a lui. Massenzio, venuro a conoscenza di ció, fece arrestare nuovamente S. Marcello e
dette ordine di rinchiuderlo ancora ne! Catabulum a governare le bestie. 11 fisico e il morale del pontefice
non resistettero a lungo e il 16 gennaio del 309 egli mori. In seguito la casa di Lucina fu trasformata in
chiesa e fu dedicata a S. Marcello.
Fin qui la leggenda. La prima data sicura in cui viene menzionata la chiesa di S. Marcello e il 418, anno
in cui, all'interno di essa, Bonifacio I venne consacrato papa. ell'Vlll secolo Adriano I la restauró
rinnovandola completamente; in que! tempo la chiesa era orientara esattamente al contrario di come e ora,
con l'abside sulla via Lata e la facciata, che era preceduta da un portico a quattro arcate, su via di S.
Marcello. Un episodio curioso legato alla storia di quesea chiesa avvenne 1'8 ottobre 13 54 quando Cola di
Rienzo, ormai completamente impazzito, dopo essere stato ucciso e linciato dalla folla inferocita, venne
appeso all'abside di S. Marcello; li fu lasciato due giorni ... «bianco come latte insanguinato».
In una notte di maggio del 1519 la chiesa fu completamente distrutta da un gigantesco incendio; si
salvarono solo le mura perimetrali e - miracolo! - un crocifisso ligneo del '400 che si trova va sull'altar
maggiore. Immediatamente si cominciarono a raccogliere denari perla ricostruzione; ma nel 1527 Roma
fu invasa dall'esercito di Cario V e i soldi racimolati servirono come «bustarella» per convincere gli
invasori a non depredare la chiesa. Pochi anni dopo si procederte alla ricostruzione su progetto di ]acopo
Sansovino; alla sua morte l'opera fu continuata da Antonio da Sangallo il Giovane e terminata, dopo la
morte di questi, ne! 1592. Nella nuova costruzione fu mu tato l'orientamento e si eliminarono le na vate
laterali e il transetto. La facciata, concava a due ordini, fu iniziata nel 168 2 da Cario Fontana e termina ta un
anno dopo. Nell'ordine inferiore il portale e fiancheggiato da ere colonne per parte che sostengono un
tímpano curvilíneo spezzato con inserita una pesante cornice che doveva contenere un qualcosa che non e
stato mai eseguito; ai lati nicchie con statue. Su bito sopra al portale un bel bassorilievo opera di Antonio
Raggi. L'ordine superiore e raccordato aquello inferiore con due infelici foglie di palma in luogo delle
classiche volute.
L'interno, a navata unica con cinque cappelle per lato, contiene diverse opere d'arte degne di
menzione: citiamo le piu importanti. Gli affreschi nell'abside, nella parece sopra l'ingresso e negli spazi tra
le finestre delle pareti laterali, sono opera di G.B. Ricci da Novara; a destra dell'entrata monumento
funebre del cardinale Giovanni Michiel (avvelenato nel 1 503 da papa Alessandro VI) eseguito da Andrea
e ]acopo Sansovino. La cappella piu importante e quella dedicata al SS. Crocifisso, la quarta adestra: gli
affreschi della volta sono di Perin del Vaga, collaboratore di Raffaello. Sopra l'altare il Crocifisso rimasto
miracolosamente illeso nell'incendio del 1519. Sotto !'airare un cippo marmoreo romano risalente al III
secolo.

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ORATORIO DEL SS. CROCIFISSO

Parlando della chiesa di S. Marcello, abbiamo accennato al famoso crocifisso ligneo del ' 4 0 0 che si
salvó miracolosamente dall'incendio che distrusse la chiesa nel 1519. In seguito a queseo prodigio il
crocifisso fu oggecco di grande venerazione da parce dei fedeli; tanto che ne! 1522, durante una furiosa
epidemia di peste, fu portato in solenne processione fino alla basílica di S. Piecro. Pochi giorni dopo la
peste scomparve e di nuovo si gridó «al miracolo». Si decise cosi di fondare una confracernita intitolaca al
SS. Crocifisso che nel 1 526 venne approvata dal papa Clemente Vil. Scopi di questa confraternita erano
quelli di assiscere i pellegrini in visita a Roma - soprattutto durante gli anni santi - , aiutare i poveri,
curare gli ammalati, «dotare fanciulle povere da maricarsi o da monacarsi». Dapprima scelsero come sede
un vecchio oratorio del convento di cuí faceva parte anche S. Marcello, nel quale era scato tenuto per
diversi anni il crocifisso dopo la distruzione della chiesa. Ma ben presto questa sede divenne insufficiente
e si pensó di coscruirne un'altra. Due confratelli furono incaricati di cercare un luogo adatto per edificare
il nuovo oratorio; a questi piacque una grande grotta piena di fieno che si trova va nelle vicinanze accanto
a una vecchia chiesa sconsacrata intitolata a S. iccoló.
La costruzione fu affidata a Giacomo Della Porta, il quale esegui anche la facciata; alcuni attribuiscono
!'opera al Vignola, ma recenti ricerche d'archivio han no smentito quesea affermazione. el 1562 il
cardinale Ranuccio Farnese pose la prima pietra della nuova costruzione; nel 1 563 la chiesa fu ultimara,
mentre la facciaca fu portara a termine nel 1568. Contemporaneamente vennero demolite alcune case di
fronte all'ingresso per dare un po' di spazio al nuovo edificio e si formó cosi l'attuale Piazza dell'Orato-
rto.
el 1798 !'Oratorio del SS. Crocifisso fu saccheggiaco e gravemente danneggiaco e venne quindi
abbandonato. el 1821 fu ron o eseguiti la vori di res cauro forse un po' croppo affrettatamente, tanto che
nel 1878 alcune parti apparivano ancora assai degradare. el 1879 l'architetto Tito Armellini lo restauró
in maniera esemplare.
La facciaca, sempJice ed elegante, e su due ordini: quello inferiore tripartito da lesene con porcale
preceduto da una scalinata e due nicchie ai laci sormontate da un tímpano curvilíneo; al centro dell'ordine
superiore una lapide ricorda i cardinali mecenati di casa Farnesevai laci due belle finestre. La campara
centrale, sormontata da un tímpano, e piu alta delle laterali ed e raccordata ad esse con due eleganti
volute.
L'interno e una semplice aula rettangolare senza cappelle laterali e senza abside. Le parecí sono ornare
da affreschi che rappresentano «L'invenzione della Croce», «La vittoria di Eraclio» e «11 trasporto del
sacro legno a Gerusalemme», sono opera del Pomarancio, di Cesare Nebbia, Giovanni de' Vecchi e París
ogari. 11 soffitto ligneo decora to fu costruito alla fine del ' 5 0 0 ; ne! 1 798 ven ne distrutto e fu poi
ricostruito nel 182 1; nel restauro del 1879 venne completamente rifatto.

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SS. APOSTOLI

Quando Martina V della nobile famiglia Colonna sali al soglio pontificio nell'anno 1417, Roma era
gravemente segnata da cento anni di devasrazioni e di incuria. Prima il trasferimento del papato ad
Avignone, poi lo scisma della chiesa avevano lasciato la citta, priva di governo, abbandonata a se stessa;
brigantaggio, peste e carestía le avevano inferto il colpa di grazia. Gran parte dei monumenti antichi,
risalenti all'impero, erano crotlati o erano stati demoliti e dalle macerie erano stati prelevati i materiali per
costruire case e palazzi; nelle chiese e nelle basiliche semidistrutte i pastori conducevano a dormire le loro
mandrie; nessuno si curava di allontanare i cumuli di immondizie era i 9uali, nelle gelide notti invernali, si
aggiravano branchi di lupi famelici, provenienti dalle montagne vicine. 11 compito di Martino V si
presentó assai arduo: da 9uesto sfacelo egli, lentamente, cominció la sua opera di risanamento e di
ricostruzione.
Molte chiese, come s'e detto, erano in rovina; tra 9ueste la basílica dei SS. Apostoli, gravemente
danneggiata dal terremoto del 1 348, era stata completamente abbandonata. D'epoca mol to piu antica (si
dice che la prima costruzione risalga ai tempi di papa Giulio I - 337-3 52 - , ma non e una notizia cerca),
la chiesa fu costruita da Pelagio 1(556-5 61) e dedica ta agli apostoli Giacomo e Filippo; fu poi completa ta
da Giovanni Ill (561-574) e piu tardi restaurara da Stefano V (885-891). Martina V la rinnovó
completamente e in 9uello scesso periodo fece costruire adiacente ad essa il grandioso palazzo Colonna;
tutta la zona circostante apparteneva ai Colonna, tanto che la chiesa era considerara 9uasi una cappella
privara della potente famiglia. Martina V abitó 9ui per 9ualche tempo mentre veniva restaurato il
Laterano, aliara residenza dei Papi.
Alla fine del '4 0 0 Sisto IV la rinnovó e la trasformó; e di 9uell'epoca il loggiaco a nove arcare su due
ordini che precede la facciata, realizzato da Baccio Pontelli, l'architetto fiorentino che fu al servizio di
guesto papa durante tutto il suo pontificato. L'ordine superiore fu murato nella seconda meta del '6 0 0 da
Cario Rainaldi il 9uale ideó le splendide finestre e, sull'attico, le statue di Cristo e dei dodici Apostoli.
Durante il pontificato di Clemente XI (17 0 0- 1721) la chiesa fu nuovamente restaurara da Cario e
Francesco Fontana. La facciata fu disegnata nel 1827 da! Valadier. Sotto il portico, sul lato destro, s1
trova un bellissimo bassorilievo romano del II secolo rappresentante un'aguila imperiale contornara da
una corona di foglie di guercia; al di sotto di guesto un leone del XII secolo opera di un Vassalletco.
L'interno, diviso in ere vaste navate da grossi pilastri, e splendidamente decorato e ricco di opere
d'arce. La volea della navata centrale e ornara da un enorme affresco del Baciccio ( 17 0 7), raffigurante «11
trionfo dell'ordine di San Francesco»; sulla volta del presbiterio un affresco del 17 0 9 opera di Giovanm
Odazzi allievo del Baciccio, rappresenta la «Cacciata degli Angeli ribelli» con un efficace effetco d 1
rilievo. ell'abside tombe della fine del '4 0 0 opera di Andrea Bregno e della sua scuola; nella parece d1
fondo una grandissima tela di Domenico Muratori con «II martirio dei SS. Filippo e Giacomo». A descra
dell'abside la cappella del Crocifisso, divisa in ere navatelle da otto colonne tortili apparcenenti alla
primitiva chiesa dei SS. Aposcoli. ella cripta monumento a Raffaele Della Rovere, padre di Giulio II,
realizzato dal Bregno, ma incompleto. ella nava ta sinistra il monumento di Clemente XIV eseguito dal
Canova (1789).
Degni di nota i due chiostri cinguecenteschi, !'uno con un'elegante galleria superiore, !'alero con una
bella fontana al centro.
S. SILVESTRO AL QUIRINALE

Anche se alcuni scudiosi affermano che la chiesa di S. Silvestro al Quirinale sia stata fondata durante 11
pontificato di Simmaco (498-5 14), questa notizia non trova valida conferma. E quasi sicuro invece che
l'anno della prima costruzione sia il 1030. Allora la chiesa era denominara «Biberatica», da! nome della
contrada limitrofa; piu tardi venne anche chiamata S. Silvestro in «Caballo», perché, com'e noto, nelle
vicine Terme di Cosrantino, vennero rinvenuti i due gruppi scultorei dei Dioscuri con i loro cavalli che
oggi ornano la fontana di Piazza del Quirinale. el 15 24 fu fatta ricostruire ex novo da papa Clemente
VII (1523-1 534); anni dopo, durante il pontifica to di Gregorio XIII, furono eseguiti lavori di restauro e
di abbell1menco. el secolo XVII i cardinali erano soliti incontrarsi nella chiesa di S. Silvestro prima d1
anclare in processione al Palazzo del Quirinale (allora residenza dei papi) dove si riunivano in conclave
per eleggere il nuovo papa.
'el 1877, durante i lavori di abbassamento e allargamento dell'attuale via XXIV Maggio, vennero
demolite le due prime cappelle della chiesa. La facciata, interamente ricostruita, funge unicamente da
terrapieno; il portale e finto e, da un mgresso latera le, si accede a una scalmata che conduce all'interno.
Conosciamo la forma delle precedenti facciate da alcune incisioni del Francino, del Vasi e del Pinelli; in
quesee si nota che la chiesa era preceduta da una scala a doppia rampa che conduceva al portale
d'ingresso.
L'attuale facciata, rifatta nell'Ottocento, non e comunque priva di grazia e non si allontana troppo
dalle caratteristiche tipologiche e architettoniche cinquecentesche e settecentesche delle precedent1
facciate. t su due ordini, quello inferiore tripartito da alte lesene che sostengono la trabeazione, quello
superiore decorato da semplici modanature, con finestra circolare e coronato da timpano.
L'interno ha una pianra assai 1rregolare e sproporzionata a causa della mutilazione ottocentesca: e a
croce latina e a nava ta unica con due cappelle per lato, transetto e profondo presbiterio; alle estremita del
cransetto vi sono altre due cappelle. 11 bellissimo soffitto ligneo intagliato e clorato e del XVI secolo;
nella volta a botte del presbiterio affreschi tardo cinquecenteschi eseguiti dai fratelli Cherubino e
Giovanni Alberti. 'ella prima cappella a sinistra gli affreschi della vol ta sono del Cavalier d' Arpino,
mentre le pitture alle pareti furono eseguite da Polidoro da Caravaggio e Maturino da Firenze; a queseo
proposito e interessante sapere che questi affreschi furono i primi, inseriti in una chiesa, nei quah
vennero rappresentati dei paesaggi. JI pavimento d1 quesea cappella fu realizzato con formelle, fregiate
delle insegne dei Mcdici, opera di Luca della Robbia, avanzare da quelle usare perla pavimentazione delle
Logge Vaticane. 1ella seconda cappella a destra e da notare una bella immagine della Vergine della
scuola romana del '400.
La cap pella Band ini, nel braccio sinistro del transetto, fu realizzata nel 1 58 5 da Otra vio Mascherino. E
a piama ottagonale con cupola ed elegante lanterna decorara; nei tondi alla base della cupola affreschi del
Domenichino. In due nicchie sratue di Alessandro Algardi; la tela nell'abside e di Scipione Pulzone
( 158 5). ll pavimento e in cotto policromo.
Dal transetto sinistro, anra\·erso una porta, s1 accede a un piccolo giardino delimitato dalla facciata d1
un ancico oratorio decorato di graziosi stucchi. Qui, nella prima meta del '500, crano soliti incontrars1
artisti, letterati e imellettuali per discutere su vari argomenti legati all'arte, alla letteratura e alla religione.
Tra gli altri prendevano parte a questi convegni anche Michelangelo e Victoria Colonna.

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