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Campo elettromagnetico
generato da cariche in moto
Una carica elettrica in moto accelerato crea un campo radiante. Per una sor-
gente di irraggiamento costituita da una sola carica puntiforme in moto, è stato
sviluppato un formalismo tale che le proprietà del campo siano direttamente
legate alle proprietà della traiettoria e del moto della carica. Di particolare in-
teresse sono l'energia totale irradiata, la distribuzione angolare della radiazione
e lo spettro in frequenza. Nel caso di moto non relativistico la radiazione è data
con buona approssimazione dalla formula di Larmor. Le particelle relativistiche
sono aette da eetti più complicati.
4π β
∂α F αβ = j
c
Introducendo le denizioni dei campi mediante i potenziali l'equazione diventa:
4π β
∂ α ∂α Aβ − ∂ β ∂α Aα = j
c
Se i potenziali soddisfano la condizione di Lorentz ∂α Aβ = 0 essi sono soluzione
dell'equazione d'onda tetradimensionale:
4π β
∂ α ∂α Aβ = j
c
La soluzione di quest'equazione può essere trovata con l'aiuto di una funzione
0
di Green ritardata G(x − x ) che soddisfa la condizione
1
0 0
∂ α ∂α G(x − x ) = δ (4) (x − x ). La soluzione dell'equazione è
0 1 0
G(x − x ) = θ(x0 − r0 (τ ))δ[(x − x )2 ]
2π
. Pertanto, possiamo scrivere la soluzione dell'equazione d'onda per i potenziali
come: ˆ
4π 0 0 0
Aβ (x) = d4 x G(x − x )j β (x )
c
´
dove j β (x) = ec dτ V β (τ )δ (4) (xµ − rµ (τ )) è la quadricorrente, dτ il tempo
proprio e rµ (τ ) la traiettoria della particella. In denitiva, sostituendo nel
potenziale l'espressione della funzione di Green e quella della quadricorrente
otteniamo:
ˆ
β 4π 1 0 0 0
A (x) = ec d4 x dτ θ(x0 − r0 (τ ))δ[(x − x )2 ]V β (τ )δ (4) (xµ − rµ (τ ))
c 2π
0
integrando in d4 x :
ˆ
β
A (x) = 2e dτ θ(x0 − r0 (τ ))δ[(xµ − rµ (τ ))2 ]V β (τ )
eV α (τ )
Aα (x) =
(x − r(τ )) · V |τ =τ0
La condizione di ritardo x0 > r0 (τ0 ) è implementata nell'espressione stessa della
funzione di Green per mezzo della θ: la funzione è diversa da zero solo nella
regione del cono luce antecedente rispetto all'osservatore. Questa condizione
permette di preservare i rapporti di causa eetto.
Riprendiamo l'espressione dei potenziali e scriviamoli in una forma più familiare,
seppure non covariante. Notando che:
2
Possiamo inne ricavare l'espressione dei campi a partire dal tensore del campo
elettromagnetico:
(x − r)α V β − (x − r)β V α
e d
F αβ = .
V · (x − r) dτ V · (x − r)
Si ottiene, quindi:
" #
n−β e n × [(n − β) × β̇]
E(x, t) = e 2 + (1.1)
γ (1 − β · n)3 R2 rit c (1 − β · n)3 R
rit
B = [n × E]rit
I campi E e B si dividono spontaneamente in `campi di velocità', che sono in-
dipendenti dall'accelerazione, e `campi di accelerazione', che dipendono linear-
mente da β̇ . I campi di velocità sono essenzialmente campi statici, che variano
come R−2 , mentre i campi di accelerazione sono tipici campi di radiazione , con
EeB entrambi perpendicolari al raggio vettore e proporzionali a R
−1
.
" #
e n × (n × β̇)
Ea =
c R
rit
c c
S= E×B= |Ea |2 n
4π 4π
Questo signica che la potenza irradiata per unità di angolo solido si ottiene
integrando su una sfera di raggio R centrata sulla posizione della carica è
dP c e2
= |REa |2 = |n × (n × β̇)|2
dΩ 4π 4πc
Se Θ è l'angolo tra l'accelerazione e il versore n, la potenza irradiata può essere
scritta come:
dP e2
= |v̇|2 sin2 Θ
dΩ 4πc3
Questo mostra la caratteristica dipendenza angolare come sin2 Θ, che è un
risultato ben noto. Possiamo quindi integrare la potenza sull'angolo solido e
otteniamo:
2 e2 2
P = |v̇|
3 c3
3
Questo è il risultato ottenuto da Larmor per una carica accelerata a velocità
non relativistiche.
La formula di Larmor può essere generalizzata usando argomenti sulla covari-
anza nelle trasformazioni di Lorentz, in modo da ottenere un risultato valido
qualunque sia la velocità della carica. Vogliamo quindi trovare un invariante di
Lorentz che si riduca alla formula di Larmor per β << 1, ma che contenga solo
β e β̇ . Riscriviamo la potenza come:
2 e2
dp̄ dp̄
P =
3 m2 c3 dt dt
La sua generalizzazione Lorentz-invariante è:
2 e2 dpµ dpµ
P = (1.2)
3 m2 c3 dτ dτ
2
2 e2
dE
P =
3 m2 c3 dx
Ciò mostra che per il moto in linea retta la potenza irradiata dipende solo
dalle forze esterne che determinano la velocità di variazione dell'energia della
particella con la distanza percorsa, e non dall'energia o dalla quantità di moto
istantanee della particella.
Il rapporto tra potenza irradiata e quella fornita dalle sorgenti esterne è data
da:
2
2 e2 /mc2 2 e2 /mc2 dE dt
P dE dt
= =
dE/dt 3 mc dx dE 3 mc dx dx
Poichè per particelle relativistiche v→c si ha:
P 2 e2 /mc2 dE
=
dE/dt 3 mc2 dx
4
Da questa formula possiamo vedere come le perdite per radiazione siano com-
pletamente trascurabili negli acceleratori lineari nchè il guadagno di energia è
dell'ordine di mc2 = 0, 511M eV su una distanza di e2 /mc2 ≈ 10−12 cm. Tipici
guadagni di energia sono dell'ordine di 10 MeV/m.
Le condizioni cambiano drasticamente negli acceleratori circolari, dove la quan-
tità di moto varia rapidamente in direzione, mentre la variazione di energia per
ogni giro è molto piccola. Questo signica che:
dp̄
= γω|p̄| >> 1 dE
dτ c dτ
Di qui la potenza irradiata può essere scritta come:
2 e2 2 2 2 2 e2 c 4 4
P = 2 3
γ ω |p| = β γ
3m c 3 ρ2
cβ
con ω = ρ e ρ raggio dell'orbita. Questo risultato è stato ottenuto per la
2πρ
prima volta da Liènard. Considerando il periodo di una rivoluzione T = cβ , la
perdita di energia per radiazione, per ciascuna rivluzione, è:
2πρ 4π e2 3 4
δE = P = β γ
cβ 3 ρ
che per elettroni ad alta energia (β ∼
= 1) vale
[E(GeV )]4
δE(M eV ) = 8.85 × 10−2
ρ(m)
dP e2 2 2
= v̇ sin Θ (1.4)
dΩ mc2
nella quale Θ è l'angolo che si forma tra la direzione dell'osservatore e quella
di moto della particella e v è la velocità della particella. Se l'onda piana è
polarizzata linearmente lungo il vettore ~ e il vettore d'onda è k, l'espressione
del campo incidente è:
E0 e(ikx−iωt) .
E (x, t) = ˜ (1.5)
5
Figura 1.1:
E0
e(ikx−iωt) .
v̇ (t) = ˜ (1.6)
m
La carica nell'oscillare vede un valore del campo la cui fase cambia sia per-
ché il campo in sé varia nel tempo, sia perché la particella occupa al variare del
tempo posizioni diverse nello spazio. Ma se assumiamo che l'ampiezza tipica di
oscillazione della carica sia molto più piccola della lunghezza d'onda incidente,
resta da mediare l'accelerazione solo sul periodo dell'onda per ottenere la poten-
za media irradiata. Ricordando che la media su di un periodo di una funzione
trigonometrica al quadrato è 1/2, e impiegando la (1.4) otteniamo:
2
e2
dP c 2
= |E0 | sin2 Θ. (1.7)
dΩ 8π mc2
6
e, se si assume della radiazione incidente completamente non polarizzata, bisogna
mediare sull'angolo φ, ottenendo così:
2
e2
dσ 1
1 + cos2 θ .
= (1.10)
dΩ mc2 2
2
e2
8π
σT ot = (1.11)
3 mc2
2 ( 8π 2~ω
e2 ~ω mc2
3 1 − mc 2 + ...
σKN = 2 (1.12)
mc2 π mc 2~ω
+ 12
~ω ln mc 2 ~ω mc2
Nel caso dei protoni (che non sono particelle elementari ma hanno una strut-
tura interna) il limite di validità della teoria classica si raggiunge per energie di
circa 100M eV , circa un ordine di grandezza sotto l'energia a riposo del protone.
Ma appunto il protone non è una particella elementare e il valore di energia ap-
pena citato è confrontabile con quello dell'energia a riposo del pione (140M eV ),
la particella ritenuta responsabile delle interazioni forti all'interno del protone.
7
dI
Figura 1.2: Densità di energia per unità di angolo solido
dω vs. angolo di emis-
sione della radiazione (fotone). Ogni curva rappresenta un valore della energia
a riposo della particella scatteratrice Er .
2
e2 n × [(n − β) × β̇]
[S · n] = (1.13)
4πc (1 − β · n)3 R
8
accelerazione nito, dobbiamo calcolare l' integrale:
ˆ t=T2 +
R(T2 ) ˆ t=T2 +
R(T2 )
c c dt 0
E= [S · n]dt = (S · n) dt
R(T )
t=T1 + c 1
R(T )
t=T1 + c 1 dt0
dt
In questa espressione è utile osservare la quantità (S · n) dt0 che rappresenta la
potenza irradiata per unità di area espressa in termini del tempo proprio della
carica. Possiamo quindi denire la potenza irradiata per unità di angolo solido
2
0
2 n × [(n − β) × β̇]
dP (t ) 2 e
= R (S · n)(1 − β · n) =
dΩ 4πc (1 − n · β)5
L'applicazione più semplice è quella del moto rettilineo, in cui β e β̇ sono paral-
leli. Se indichiamo con θ l'angolo di osservazione rispetto alla direzione comune
di β e β̇ l'equazione diventa:
0
dP (t ) e2 v̇ 2 sin2 θ
= (1.14)
dΩ 4πc3 (1 − β cos θ)5
Nel limite non relativistico (β << 1), la (1.14) si riduce al risultato di Larmor,
ma per β →1 la distribuzione angolare è più piccata in avanti ed aumenta in
1
modulo. Inoltre, si può vedere che θmax →
2γ nel limite β → 1 (dove θmax è
l'angolo per cui l'intensità ha un massimo). Per particelle relativistiche, quindi,
θmax è molto piccolo, quindi la distribuzione angolare è limitata ad un cono
molto stretto nella direzione del moto.
dP (t)
= |A(t)|2
dΩ
c 1/2
dove A(t) =
4π RE, con E campo elettrico denito dalla (1.1). Notiamo
che la potenza istantanea è espressa nel sistema di riferimento dell'osservatore,
perchè vogliamo prendere in considerazione lo spettro in termini di frequenze
osservate. Per delimitare il problema immaginiamo che l'accelerazione avvenga
in un certo intervallo di tempo nito, in modo che l'energia irradiata totale
abbia un valore nito. Inoltre supponiamo che il punto di osservazione sia
9
sucientemente lontano dalla carica, in modo che la regione spaziale percorsa
dalla carica durante l'accelerazione sottenda un piccolo elemento di angolo solido
al punto di osservazione.
L'energia irradiata per unità di angolo solido è l'integrale rispetto al tempo di
dP (t)
dΩ : ˆ ˆ ˆ
∞ +∞ ∞
dP (t) 2
= |A(t)|2 dt = |A (ω)| dω. (1.15)
∞ dΩ −∞ ∞
Possiamo denire una quantità signicativa che esprime l'energia irradiata
per unità di angolo solido per unità di intervallo di frequenza:
d2 I(ω, n)
= |A(ω)|2 + |A(−ω)|2
dωdΩ
d2 I(ω,n)
Se A(t) è reale, allora A(−ω) = A∗ (ω),
dωdΩ = 2|A(ω)|2 Questo
quindi:
risultato lega quantitativamente il comportamento della potenza irradiata in
funzione del tempo con il suo spettro di frequenza.
Sfruttando l'espressione del campo elettrico per una carica accelerata, possiamo
ottenere l'espressione generale dell'energia irradiata per unità di angolo solido
e per intervallo di frequenze unitario in termini di un integrale sulla traiettoria
della particella. Dobbiamo calcolare la trasformata di Fourier della A(t):
1/2 ˆ +∞
" #
e2
iωt n × (n − β) × β̇
A(ω) = e dt
8π 2 c −∞ (1 − β · n)3
rit
0
0 R(t )
dove rit indica che l'integrale va calcolato a t=t + c . Cambiamo variabile
0
d'integrazione da t a t e avremo:
1/2 ˆ +∞
" #
e2
0 0
iω(t +[R(t )/c]) n × (n − β) × β̇ 0
A(ω) = e dt
8π 2 c −∞ (1 − β · n)2
Poichè abbiamo fatto l'ipotesi che il punto di osservazione sia lontano dal-
la regione dello spazio dove avviene l'accelerazione, il versore
0
n è pressocché
costante nel tempo. Inoltre, la distanza R(t ) è data approssimativamente da
0 0
R(t ) ∼
=0 x − n · r(t ), dove x è la distanza dal punto di osservazione dall'origine
O e r(t ) è il vettore di posizione della particella rispetto ad O. Operando queste
sostituzioni otteniamo:
ˆ +∞ " # 2
d2 I(ω, n) e2
iω(t −n·r(t )/c) n × (n − β) × β̇
0 0
0
= e dt
dωdΩ 4π 2 c (1 − β · n)2
−∞
Per una determinata situazione di moto r(t) è noto, quindi si possono calcolare
β(t) e β̇(t) e si può valutare l'integrale in funzione di ω e della direzione di . n
È possibile dimostrare che l'integrando, escluso l'esponenziale, è un dierenziale
esatto:
n × (n − β) × β̇ d n × (n × β)
=
(1 − n · β)2 dt 1−β·n
10
L'integrazione per parti fornisce la distribuzione dell'intensità:
ˆ
d2 I(ω, n) e2 ω 2 +∞ iω(t−n·r(t)/c)
= 2
e n × (n × β)dt. (1.16)
dωdΩ 4π c −∞
1 1
Φ (x, t) = e + (1.18)
1 − n · β̃ R 1 − n · β̃ R
0 0
t=t1 t=t2
11
Figura 1.3:
0 0
Esaminiamo più a fondo le condizioni d'esistenza dei due istanti t1 e t2 .
Ci rifacciamo alla gura (1.3). Assumiamo che la particella si muova di moto
rettilineo uniforme con velocità v e che nell'origine dei tempi occupi l'origine
degli assi. La posizione dell'osservatore è data dal vettore x sso. Ora, il tem-
0
po t è quello a cui la particella emette la radiazione che investirà il punto di
0
osservazione al tempo t. Nell'intervallo di tempo t − t la particella si troverà
0
shiftata nella posizione di un vettore v t−t e X sarà la posizione dell'osser-
0
vatore rispetto alla particella. Le relazione sui lati del triangolo OP P conduce
alla equazione:
0
1
0
t−t = X + v t − t (1.19)
c
che può essere resa più esplicita nell'equazione quadratica:
0
2 0
c2 − v 2 t−t − 2 (X · v) t − t − X 2 = 0 (1.20)
v2
cos2 α < 1 − . (1.22)
c2
12
Per angoli α ottusi, tali che:
" 1/2 #
−1 c2
cos − 1− 2 <α<π (1.23)
v
0 0
esistono due soluzioni, entrambe reali positive. Cioè due istanti t1 e t2 da
cui l'impulso elettromagnetico può provenire. Questo eetto d'interferenza si
osserva solo nel cosiddetto cono Cherenkov cioè quello denito dalla relazione:
2
1/2
cos α=-− 1 − v /c2 . Si possono calcolare a questo punto le quantità R1 , R2
e i versori n1 e n2 da inserire nella (1.18) e si ottiene:
2e v 2e
Φ (x, t) = q A (x, t) = q . (1.24)
X 1− v2
sin2 α c X 1 − v2 sin2 α
c2 c2
ˆ 1
2
/2 n·r(t)
dI (ω) e2 ω 2 1/2 +∞ iω t− c
= n × (n × v) e dt (1.25)
dΩ 4π 2 c3
.∞
ˆ 2
dI (ω) e2 ω 2 1/2 +∞ iωt 1− 1/2 n·v
2 c
= |n × v| e dt . (1.26)
dΩ 2
4π c 3
.∞
13
Figura 1.4: Fronti d'onda sferici generati da un particella che si muove con
velocità v minore o maggiore della velocità c con cui la luce si propaga nel
mezzo. Nel secondo caso si vede come l'interferenza dei fornti d'onda crei la
cosiddetta onda d'urto Cherenkov
già derivato. Ma in questo modo, l' energia radiata per unità di frquenza è
innita. Questo è un eetto poco sico dovuto all'integrale esteso all'intero asse
dei tempi. Se, invece, assumiamo che la particella attraversi il dielettrico solo
durante l'intervallo di tempo compreso tra gli istanti −T e T , l'integrale innito
è sostituito con:
ˆ +T
1/2
iωt 1− cn·v sin ωT 1 − 1/2 β cos θ
e dt = 2T 2 (1.28)
.T ωT 1 − 1/2 β cos θ
ˆ
dI (ω) e2 ω
I (ω) = dΩ = 2 sin2 θc (2cβT ) . (1.29)
dΩ c
L'eetto Cherenkov è utilizzato per misurare la velocità delle particelle. Le
componenti di diverse frequenze sono emesse ad angoli leggermente diversi per-
ché la costente dielettrica che determina l'angolo Cherenkov dipende dalla fre-
quenza. Attraverso dei ltri di frequenza si possono selezionare degli intervalli
di frequenza molto stretti in corrispondenza dei quali si misurarano gli angoli
per ottenere misure di volecità più precise. Combinando questo metodo a mis-
ure di momento si può ottenere una stima della massa della particella. Inne,
14
metodi simili permettono di costruire dei discriminatori che eliminano particelle
lente indesiderate. Nei reattori nucleari a immersione l'intensità della radiazione
Cherenkov è correlata alla frequenza degli eventi di ssione, ed è quindi indica-
tiva del livello di attività del reattore. Allo stesso modo viene usata per valutare
la radioattività residua presente nelle barre di combustibile esauste.
15