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Doveva servire per battere la supremazia dei film “made

in Usa”. Ma, con gli anni, Cinecittà finì per diventare...

La fabbrica dei sogni

La battaglia
di Sabaudia
La battaglia
di Zama rifatta
a Sabaudia
(con elefanti
e circa 6 mila
comparse) per il
film celebrativo
Scipione
l’Africano (1937).

«P erché l’Italia fascista diffonda


nel mondo più rapida la luce
della civiltà romana». Così si
leggeva sul manifesto che nel
scista si era interessato, finanziandola, a quel-
l’industria ormai in crisi. Erano infatti lon-
tani i tempi dei fasti dei primi kolossal
(Quo Vadis, del 1913, e Cabiria, del 1914)
li. Se gli Usa avevano
Hollywood, l’Italia do-
veva avere i suoi tea-
tri di posa.
1937 annunciava la nascita degli studi di Ci- quando Torino era la capitale mondiale Rinascita. Co-
necittà, che – almeno nelle intenzioni del dei cineasti. La nuova Mecca del cine- sì, sulle ceneri di
duce – proprio per questo era stata fondata. ma era Hollywood e la concorrenza un incendio tanto
Il 28 aprile di quell’anno Mussolini aveva da battere era quella americana. In po- misterioso quan-
partecipato alla cerimonia d’inaugurazione chi anni Greta Garbo, Marlene Die- to provvidenziale
degli studi sulla via Tuscolana, alle porte di trich, Gary Cooper e Jean Harlow ave- che nel 1935 ave-
Roma, dove un suo motto vano conquistato gli va distrutto gli
campeggiava a caratteri cu- italiani. Anche quelli stabilimenti della
bitali: «La cinematografia è al potere. «L’atteggia- Cines (i più impor-
l’arma più forte». Ma, so- mento del regime verso Alida Valli, che tanti dell’epoca),
prattutto, il cinema piaceva il cinema americano» prese il posto nacque Cinecittà.
agli italiani. spiega lo storico del cine- delle dive Usa. Dapprima gestita da
Passione. All’inizio de- ma Gian Piero Brunetta nel un privato, Carlo Ronco-
gli Anni ’30 più della metà suo libro Cent’anni di cine- roni, ma alla sua morte (due
degli incassi di tutti gli spet- ma italiano (Laterza) «fu fa- anni dopo l’inaugurazione) gli eredi cedet-
tacoli (comprese le manife- vorevole, per la sua qualità tero gli studi allo Stato fascista, che li affidò
stazioni sportive) veniva narrativa e il suo carattere al fedele Luigi Freddi.
dalle sale cinematografiche, di intrattenimento». Basta- Le pellicole girate nella città del cinema
dove fino al 1932 i film era- va sforbiciare qua e là le nel 1937 furono 20.Tra queste c’era Scipione
no muti. E il cinema, dove si “pellicole” (film era un ter- l’Africano, kolossal in costume, di Carmine
proiettavano obbligatoria- mine straniero e quindi ban- Gallone, che proponeva un improbabile
mente i cinegiornali (v. a dito) e vigilare attentamen- parallelo tra guerre puniche e campagna
pag. 99), formava l’opinio- te sui doppiaggi. Ma si po- d’Abissinia, e tra Scipione e Mussolini. Nel
ne pubblica.Anche per que- teva andare oltre: imparare film abbondano i discorsi (in uno si cita per-
sto, fin dal ’31, lo Stato fa- Locandina di un film del ’36. dagli americani e fare da so- sino la “battaglia del grano”, v. a pag. 48) e le


Focus Storia 97
Gli italiani si erano
adattati ai surrogati
del caffè. Ma non
volevano rinunciare
a Greta Garbo

Regista di un Ventennio
Il motto di Mussolini e una sua
gigantografia dominano Cinecittà,
inaugurata nel ’37 alle porte di Roma.

Il primo festival del cinema: la Mostra di Venezia


Ma mi faccia il piacere...
Tdelraniocinema
le eredità del Venten-
c’è anche la Mostra
di Venezia.
giata dal conte Giuseppe
Volpi di Misurata, ministro
delle Finanze dal 1925 al
occasione di vedere film
di generi diversi, tra cui
autentici capolavori del
Totò e Titina De Filippo in San Giovanni Inaugurata il 6 agosto 1932 1928. Il conte, che era cinema straniero (ame-
Decollato (1940). Era il terzo film di in occasione della Biennale diventato ricchissimo grazie ricani, sovietici, francesi)
Totò, che ne interpreterà oltre cento. d’arte, che all’epoca aveva anche alle concessioni sulle mai proiettati in Italia.
già 39 anni di vita, fu il coltivazioni di tabacco in Oscar italico. La prima
primo festival del cinema Montenegro, voleva infatti edizione non prevedeva
al mondo. rilanciare il Lido di Venezia. premi, ma dal ’34 (quando
Il conte ministro. L’idea di Quasi libera. Benché il suo la mostra diventò annuale)
una rassegna cinematogra- scopo fosse valorizzare le fu istituita la coppa Volpi
fica internazionale l’aveva pellicole italiane (nel ’37 per i migliori interpreti
avuta Luciano De Feo, di- fu premiato Scipione l’Afri- maschile e femminile.
rettore dell’Istituto Luce cano), negli Anni ’30 la Un “Oscar” italiano che
(v. a pag. 99), e fu appog- mostra rappresentò l’unica si assegna ancora oggi.

ta. Evidente- zone, ma l’unica ad avere successo anche al-


mente, era ora l’estero fu Isa Miranda. Il “lui” che incarna-
di passare a mi- va l’uomo nuovo italiano aveva invece il vol-
sure più drasti- to di Amedeo Nazzari.Tra i registi,Alessan-
che. Nel ’38 un dro Blasetti firmò film storici conditi di re-
decreto assicu- torica, ma è ricordato più per il primo nudo
rò all’Ente na- del cinema sonoro italiano: nella Cena delle
zionale indu- beffe (1941) mostrò a tutti il seno di Clara
Figlio di duce e cineasta strie cinemato- Calamai. Mentre Mario Camerini, che aveva
Vittorio Mussolini (seduto, col cappello) grafiche il mo- lanciato la stella di Vittorio De Sica (Gli uo-
sul set di Luciano Serra pilota (1938) nopolio della mini, che mascalzoni..., 1932), raccontò il
interpretato da Amedeo Nazzari. distribuzione su mondo piccolo-borghese, anticipando alcuni
tutto il territo- aspetti del cinema neorealista del dopo-
scene di massa. E qua e là si vedono pali rio. Le major Una rivista del 1939. guerra. Il posto dei comici americani venne

della luce e persino un orologio al polso di americane si ri- preso da una generazione di grandi attori, tra
un legionario. Ma questo era il tipo di spet- tirarono dal mercato italiano, e nel ’39 i film cui Totò e i De Filippo.
tacolo che aveva in mente il duce. Che vole- importati dagli Usa scesero da 161 a 60, men- E il pubblico? Come reagì, una volta ri-
va storie eroiche, come quella di Luciano tre la produzione italiana passò in 4 anni da masto orfano degli amati divi a stelle e stri-
Serra pilota (1938, di Goffredo Alessandrini), 45 a 171 film. Per lo più usciti da Cinecittà. sce? «Si adattò a un black-out che sperava
aviatore sul fronte etiopico. A corto di star. Lo stop imposto ai film temporaneo» spiega Brunetta. «Ma la luce di
Ma nonostante gli sforzi, gli Usa conti- stranieri aprì le porte ai divi nostrani. La “fi- Hollywood alimenterà, per tutti gli anni di
nuavano a vincere al botteghino. «Ancora danzata d’Italia” divenne Alida Valli, che guerra, sogni, speranze e desideri di milioni
nel 1938, il 73% degli incassi andava alla aveva raggiunto la fama intonando nella di italiani». ❏
produzione americana» conferma Brunet- commedia Mille lire al mese l’omonima can- Aldo Carioli

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