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Buongiorno ragazzi,

oggi vi allego questo file pdf dove vi spiego il fenomeno della capillarità che è
collegato all'esperienza che abbiamo fatto in laboratorio, mi riferisco alla
preparazione delle soluzioni a titolo noto. Se ricordate, alcuni di voi non riuscivano a
raggiungere il segno che indica la portata del matraccio con accuratezza. Risolveremo
questo problema spiegando le diverse forze che sono presenti quando un solvente o
una soluzione è a contatto con la strumentazione di laboratorio.

Buona lettura e buon lavoro a tutti voi!

COMPITO
Dopo aver letto il file e aperto il video su YouTube scrivete un piccolo resoconto o
una breve relazione su ciò che avete capito riguardo la capillarità, a parole vostre e
magari con esempi che vi vengono in mente (questo include fenomeni associabili alla
capillarità che si possono osservare anche fuori dal contesto di laboratorio). Se
scegliete di fare la relazione, vi potete riferire all'esperienza di laboratorio in cui avete
preparato le soluzioni; ovviamente l'elaborato dovrà essere incentrato sulla capillarità.
Siete liberi di usare i mezzi informatici per fare ricerche, l'importante è non limitarsi
ad un semplice copia/incolla di ciò che trovate!

Aprirò la sezione “consegna compito” che si chiuderà il 30 Aprile perciò fate


attenzione a consegnare nei tempi stabiliti. Per quanto riguarda il formato da inviare,
potete scrivere su word, pdf oppure semplicemente sul quaderno per poi caricare la
foto sulla piattaforma e-learning.
Come sempre, se avete dei dubbi sull'argomento oppure qualche problema a
consegnare basta contattarmi così da trovare una soluzione.

LINK
https://www.youtube.com/watch?v=McmzckHrWjc

https://www.youtube.com/watch?v=ObmpMDFOfGQ

VERIFICA SPERIMENTALE DELLA CAPILLARITA'


In laboratorio abbiamo visto come, durante la preparazione delle soluzioni, nel collo
del matraccio l'acqua formava una piccola U, una specie di minuscola conca. Oltre
questa particolarità, si poteva notare come nei recipienti il diametro incideva
sull'intensità del fenomeno.
Con il termine capillarità si identificano tre forze ben precise:
1) forze di coesione
2) forze di adesione
3) tensione superficiale
Le forze di coesione sono interazioni di natura elettrostatica che si stabiliscono tra
molecole dello stesso tipo. In questo caso le molecole tendono a compattarsi o, più
semplicemente, ad evitare di essere separate le une dalle altre.

Le forze di adesione sono interazioni di natura elettrostatica presenti tra molecole di


tipologia diversa. Questa forza è presente in quanto c'è una certa affinità o comunque
delle caratteristiche in grado di far stabilire legami come vedremo più avanti.

La tensione superficiale si sviluppa all'interfaccia tra il corpo continuo e un materiale


di natura differente (solido, liquido o gas). Questa caratteristica è presente in quanto
le interazioni chimiche tra i due tipi di molecole sono molto piccole o inesistenti. In
maniera un po' più banale possiamo definire la tensione superficiale come la
difficoltà nel rompere lo strato superficiale che si forma, ad esempio, tra l'aria e
l'acqua; quello che noi comunemente chiamiamo “pelo dell'acqua”.
A differenza di quanto visto per le forze di coesione ed adesione dove le molecole
sono attratte in tutte le direzioni, in questo caso le molecole superficiali vengono
attratte in molte direzioni ma non verso l'alto.
Nelle immagini sotto potete vedere questo fenomeno nella vita di tutti i giorni: un
insetto che staziona sulla superficie del liquido oppure il nuotatore fotografato un
attimo prima della “rottura” di questo sottile strato di molecole.

La differenza sostanziale che esiste tra forze di coesione ed adesione è nel tipo di
molecole coinvolte: nel primo caso le molecole sono dello stesso tipo, nel secondo
sono di tipo differente.
Un esempio estremo in questo caso lo possiamo notare con il mercurio, un metallo
liquido a temperatura ambiente, dove le forze di coesione sono molto forti (immagine
sotto).
Quando l'acqua è presente in un cilindro di vetro le molecole di H2O si attraggono a
vicenda perché hanno zone cariche positivamente ed altre negativamente, stabilendo
quelle forze di natura elettrostatica di cui si parlava in precedenza; in questo caso si
può osservare il “menisco” ossia quella caratteristica forma ad U. Questo si verifica
in quanto ci sono forze di coesione tra molecole di H2O ed altre sempre di H2O ma ci
sono anche interazioni tra acqua e vetro.
Alla luce di quanto detto, quando si va a leggere il valore su un cilindro, si vuole
portare a volume in un matraccio o in qualsiasi altro caso inerente, si deve fare molta
attenzione. Difatti si prende il valore indicato dal menisco inferiore ossia la parte
bassa di quella U formatasi e non la parte superiore. Un altro accorgimento è quello
di posizionare gli occhi a livello del menisco in maniera corretta come mostrato
nell'immagine sotto.

Notate come, alla diminuzione del diametro del cilindro (con questo si intende il
cilindro graduato, la pipetta, il collo del matraccio ecc..) il menisco abbia una forma
più accentuata. Viceversa, se pensate ad un bicchiere ad esempio.

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