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23 aprile

scarsa fortuna che il De vulgaria Eloquentia ha avuto nel periodo successivo alla sua stesura.
Il tratto più rilevante come funzione di collegamento al discorso odierno è che tanto nel DVE quanto nel
Convivio Dante opera un forte investimento nei confronti del Volgare. Volgare sole nuovo che viene a
prendere il posto del sole usato, sia per rispondere alle esigenze della nuova società comunale del suo
tempo.

Bisogna vedere cosa succede all’interno del quadro più delle posizioni linguistiche nel 400.
Secolo che va sotto il nome di secolo dell’UMANESIMO. Dal punto di vista linguistico si ha panorama
singolare. Da un lato si estende senza dubbio l’uso del volgare nei documenti pubblici, scritture mercantili e
di carattere commerciali, nell’uso dei predicatori (scritture religiose) e anche nelle scritture delle cancellerie
(uffici che gestivano l’amministrazione delle varie istituzioni politiche sia repubblicane che principesche) 
lì si estende l’uso del volgare funzionando da strumento di comunicazione interno alle singole istituzioni sia
tra rapporti tra persone di diverse zone del paese.

Tale estenzione nell’uso del volgare che sostituisce negli usi il latino, si accompagna un movimento
contrapposto: gli intellettuali più raffinati che prima avevano sostenuto la causa del volgare si allontanano
progressivamente dal volgare stesso. Entra in scena la CULTURA UMANISTICA. La cultura letteraria del
secolo iluminata dal merito culturale che si esprime in latino e che si riconosce in esso.
Nella letteratura classica individuato il patrimonio da perpetuare e trasmettere e, nella lingua latina, è visto
lo strumento privilegiato del sapere e della letteratura.

Come avviene il mutamento? Prima si era avuto un sostegno del volgare. Nel giro di un secolo il mondo
intellettuale si rivolge al latino.
L’uso laico del volgare. I bisogni sociali che lo hanno sostenuto per quanto sostenessero a richieste
profonde, venivano ora percepite come non innvative sul piano dei contenuti. VERO: il sapere precedente,
rappresentato da Dante e Boccaccio in sostanza non era uscito dai confini del sapere medievale e scolastico
delle consuetudini cortesi e nobiliari. La funzione che la cultura 300esca aveva avuto era quella di aver
allargato l’UTENZA di questo tipo di cultura che nelle sue fondamenta restava ancorata al passato.

ES  impalcatura filosofica della commedia è la filosofia di stampo scolastico, di radici profondamente


medievali

 Boccaccio Medievale (Branca): messi in rilievo i caratteri di appartenenza del poeta alla cultura
medievale.
 Petrarca considerava il Canzoniere delle nugae. Affidava la speranza di una sua perpetuazione della
fama alle opere in latino. Petrarca è il più indirizzato verso una prospettiva pre umanistica

Tipo di cultura fondata su un impianto di pensiero scolastico aristotelico, su paramentri morali di stampo
medievali. Percepita da movimento umanistico come antiquata, ristretta, inadeguata ai tempi. Le nuove
generazioni degli umanisti sostengono NUOVI VALORI CULTURALI.
Durante la rivoluzione umanistica si scopre la STORIA. Si afferma una visione più moderna. Non
l’interpretazione in chiave biblica dell’uomo e del linguaggio come in Dante. Questa ritenuta
insoddisfacente, siamo alle origini della visone della storia poi realizzata nel 500 da Machiavelli, Guicciardini
e Sarpi  predominano interessi umani più che divini e trascendenti.

Ulteriori aspetti nuovi ORGANIZZAZIONE TECNICA E CIVILE DELLE CITTA. Studio della Politica non data più
per scontata ma esaminata nelle varie componenti. Anche la RELIGIONE analizzata ora senza preconcetti,
con uno spirito che anticipa poi quello dei secoli successivi.
In sintesi il 400 mediante movimento umanistico la cultura si fa davvero LAICA nel senso moderno della
parola. Si svincola dal sapere religiosa fondandosi sulle attività, sull’organizzarsi e le massioni dell’uomo.
Ad avviare e fare questa cultura sono persone che si sentono legate non a un movimento sociale, bensì si
sentono gli EREDI. Spuriti colti del passato chiamati a collaborare alla felicità pubblica. Obiettivo in
precedenza meno intenso e profondo.

I contenuti di questo movimento sono infatti più moderni: religione, politica, concezione delle città
urbanistico e organizzativo con nuovi parametri.
La cultura si fa moderna usano uno strumento antico LINGUA LATINA CLASSICA ed il sapere che la cultura
medievale aveva accantonato o preso in minima parte.

=passo indietro da punto di visto di modelli e linguistico per fare un balzo avanti, per dare vita e
rappresentare concetti e prospettive nuove. Ibrido tra strumenti e contenuti.

Di fronte a questo notevole cambiamento uno deve chiedersi quali furono gli atteggiamenti degli umanisti
verso il volgare che si era diffuso nel secolo precedente.
In certe fasi e momenti si ha un blocco alla diffusione del volgare, ma se considerati a prospettive più ampie
contribuiranno anche essi all’emancipazione del volgare come lingua di cultura.
Dinamismo e i nuovi contenuti veicolati dalla cultura umanistica costituiranno poi le ipotesi per condizioni
necessario perché la cultura 500esca fiorisse in quel modo. I grandi nomi dell’epoca come Machiavelli
useranno il volgare anche in modo molto marcato, a volte anche con termini poi considerati troppo
popolareschi. Questa maggiore modernità è stata resa possibile da quel passaggio intermedio. Dalla
conoscenza messa in circolo degli storici latini (Tito Livio) operata dalla cultura umanistica.

La pausa è un terreno di cultura da cui in seguito si poté sviluppare una coltura di concetti diversi.

In questo quadro bisogna relativizzare l’importanza della storia del movimento umanistico nella storia della
lingua nel suo complesso: l’uso della lingua volgare in ambiti particolari continuava senza problemi senza
neppure far conto alla rivoluzione linguistica proprio del movimento umanistico, il quale aveva una
dimensione elitaria. Non da un momento all’altro ciò che veniva espresso in volgasre passa in latino. NO.
DIVERSI LIVELLI. In alcuni più bassi continua il volgare, in più alti si predilige come strumento linguistico il
latino.

OPINIONI DEGLI UMANISTI SUL VOLGARE

In larga parte, non nella totalità, la storia della riflessione umanistica nel 400 sul volgare è fenomeno
essenzialmente fiorentino. Ciò dipende dall’eredità letteraria volgare del 300 che a Firenze si faceva sentire
maggiormente ed era avvertita come patrimonio municipale particolarmente vivo.
Gli umanisti fiorentini non potevano non fare i conti con le tre corone: dante petrarca boccaccio.
Tanto più con Dante.

A Firenze impossibile non confrontarsi anche all’interno della dimensione politica con l’eredità volgare.
Umanesimo fiorentino: COLUCCIO SAUTATI e LEONARDO BRUNI, entrambi umanisti e cancellieri dello stato
repubblicano di Firenze. Esi tennero alti i valori dell’eredità 300esca consapevoli che questa letteratura era
parte essenziale dell’identita dello stato. Dato culturale e politico legati.
Prodotti a riguardo diversi testi e dialoghi in latino in cui viene discusso il valore dei 3 artisti.
Oltre a questi nomi spicca nella cultura umanistica di stampo toscano e che non ha atteggiamento
sprezzante verso il volgare spicca LEON BATTISTA ALBERTI. Seguendo coordinate di stampo toscano e
fiorentino non abbandona la luingua volgare ma anzi elabora un pensiero ed iniziative particolarmente
originali.
Leon Battista Alberti dà interpretazione originale della stessa lingua latina. Glu umanisti facevano coincidere
il latino con una lingua regolata, fondata sulla grammatica. LBA ebbe sensibilità poi divenuta dato di
consapevolezza storico linguistica  per lui non solo codice dello scambio alto dela grande letteratura o
della comunicazione politica di alto rilievo, ma pure dello scambio privato e mediobasso. Lega perciò la
dimensione bassa e parlata del latino a quella dei propri tempo.
Come le classi basse del tempo antico avevano commesso degli errori, non avevano potuto declinare nomi
o declinare verbi in modo corretto, cosa che noi sappiamo, così nella toscana del 400 c’erano persone di
livello inferiore nel profilo socioculturale che non riuscivano a usare nomi e verbi del volfare, testimonianzo
che concordanze e declinazioni e il loro uso non corretto erano comuni a entrambe le lingue. Per lui volgare
sarebbe salito poi anche in livelli alti.
Diversamente da altri che si permettono di criticare addirittura Dante, in LBA si assiste a una difesa e una
crescita del volgare, andando in direzione contraria rispetto ad altri umanisti.
Sebbene poco conosciuto, costui attua difesa e illustrazione delle diverse lingue nazionali che dalla fine del
400 in poi avrà sostenitori in tutta europa.

 DE FAMILIA, emerge idea di rilievo. Lingua come strumento di identità di una PATRIA.
Opera per cui ricordato sulla questione della lingua LBA è esigua e dal destino singolare: Grammatica della
lingua toscana (grammatichetta Vaticana?)
Opera scritta tra luglio 1438 e l’ottobre 1441. Opera singolare. Ciò che lo spinge a scriverla è fare una
descrizione delle indicazioni non sul latino ma sul volgare. È la prima in termini di tempo grammatica in
italia del volgare toscano.
La grammatica dell’alberti non fu nota per secoli e secoli. Rimase negli scaffali, teche della biblioteca
vaticana e tornò alla luce solo in tempi recenti.
Primo tentativo di asistemazione del volgare nel 1525 del Bembo  preceduto dal 1516 da Fortunio 
Leon Battista Alberti, precursore ben più importante.
Si rivela impostazione completamente differente rispetto a quella del Bembo. Ci fa capire come il panorama
umanistico non sia esclusivamente riconducibile a termini di rivalizzazione del latino a discapito del volgare
ma sia molto più articolata.
LBA opera una PROMOZIONE del volgar, pur tendendo conto dell’eredità culturale.
Punti più impirtanti.

1. Analisi del volgare, condotta con l’occhio costantemente al latino. L’intero lavoro è fondato sulla
convinzione che latino e volgare condividano una pressochè totale omologia di strutture, che ci sia
una continuità (vero) e che il volgare possa essere analizzato in base alle stesse categorie analizzate
dai grammatici per stabilire le norme del latino.
INSTITUTIONES di un grammatico latino di Presciano, da cui deriva in gran parte anche la
terminologia grammaticale anche con termini tecnici della linguistica e grammatica di cui Alberti
offre la prima attestazione nell’italiano. Terminologie (articolo, declinazione…) riprese.
Promuulga ANALISI DEL VOLGARE IN RAPPORTO AL LATINO SULLA BASE DI OMOLOGIA DI
STRUTTURE TRA LE DUE LINGUE PRESUPPOSTA. Non è necessario inventarsi particolari categorie.
2. Uso della lingia moderna. Aspetto che non ritroveremo facilmente nelle principali soluzioni date nel
500 e nel rinascimento.
In apertura della grammatica si dichiara che si è fondato sull’USO E NON SULL?AUTORITA. Inoltre
PONE SULLO STESSO LIVELLO PARLATO E SCRITTO.
Nella grammatichetta descritta una lingua che non ha ascendente letterario. All’Alberti non importa
fare una descrizione della lingua della letteratura volgare. Vuol partire da una parte dalla lingua
d’uso e dall’altra usare lnell’analisi della lingua d’uso volgare degli strumenti grammaticali latini.
(strumentazione di derviazione latina per analizzarlo e interpretarlo) estrema originarietà
dell’elemento di sintesi.
Qual è la lingua d’uso a cui si rifà però?
Come definito da studiosi è un fiorentino quattrocentesco MEDIO. Non particolarmento marcato né dal
punto di vista diastratico e diafasico. Indirizzata attenzione non verso livelli più alti né più bassi.
Illusta l’uso dei nomi propri, l’accoglimento dei forestierismo (nessun atteggiamento di rifiuto di parole
che giungano da fuori dai confini della regione) pronunce particolari.
Persuaso che la lingua cui si riconosce requisito abbia saldo fondamento orale

Di rilievo: vedremo codificazione grammaticale 500esca da Fortunio a Bembo in larga parte fondata su
lingua scritta. Aspetto di puntare sulla lingua ORALE, questo fiorentino medio, è un elemento di somma
originalità.

“Quelli che affermano la lingua latina non essere stata comune a tutti i popoli latini c… in quali raccolsi
l’uso della lingua nostra in brevissime annotazioni”
Lingua latina non dei dotti ma comune e propria di tutti i popoli latinii. Diffusa a tutti libelli come
volgare
INIZIATIVA IN FAVORE DEL VOLGARE con singolare contributi degli strumenti d’analisi specialistica del
latino.
Ulteriore iniziativa pubblica: CERTAMEN CORONARIO: iniziativa presa nel 1441 e che era una gara
poetica che doveva sancire la legittimazione ad opera di una giuria umanistica della poesia in volgare.
Veniva rivolta alla totalutà dei fiorentini l’invito a apartecipare a questa gara componendo poesie in
volgare.
Iniziativa con una sorte deprimente. La giuria che doveva assegnare il premio si rifiutò di assegnarlo
facendo fallire l’iniziativa che l’Alberti aveva propugnato. Costui indirizzò alla giuri adel premio un
documento intitolato PROTESTA che è anonimo ma suo con assoluta certezza. Lì viene criticata la
decisione perché, secondo lui, aveva fatto fallire un tentativo di avvicinare la dimensione sociale dei
letterati a quella del popolo ide a lui estremamente cara.

Nell’ordine viste posizioni di difesa del patrimonio 300 di Salutati e Bruni, visto l’investimento nel
volgare di LBA attraverso la grammarica e le iniziative
Elementi contraddittori. Si investimento, ma la bocciatura di un progetto simile significativo di
DIFFIDENZA già in ambito toscano verso il volgare. Socntro letterati e illetterati (chi ha e chi non ha
frequentazione del latino).
Situazione contraddittoria ma viva.

Altrove diverso. Nel giro degli stessi anni fuori dai confini toscani nei confronti del volgare è spesso un
ATTEGGIAMENTO DI VERO E PROPRIO RIFIUTO. Si attua una RIMOZIONE DEL VOLGARE. Cio avviene da
parte di alcuni umanisti che accantonano e cancellano l’autonomia e l’esistenza del volgare

 Guarino Veronese  Lorenzo Valla.

Il primo uno tra maggiori grammatici, 1449 scrive una epistola in latino intitolata DE LINGUAE LATINAE
DIFFERENTIS indirizzata al signore D’Este. Guarino nega vox articulata e litterata del linguaggio del
genere umano, posto alla vox confusa: grugnito, bramito di certi animali, qualcosa di non linguistico o
razionale. Per lui il volgare appartiene alla categoria della vox confusa, modo di esprimersi che avvicina
l’uomo a una inferiore dimensione di bestialità. Giudizio tranciante. Si nega addirittura lo statuto di
lingua.
Presumibilmente alla base di un giudizio così feroce e severo influiva l’immagine respingente per un
grammatico come lui che veniva data dalla del tutto irregolare se non analogia grafica fonetica dei
volgari padani di metà 400. Se un grammatico consultava le scritture come epistole di cancellerie,
predivhe etc., erano confuse, scritte graficamente con forme scorrette e non definite e che variavano a
seconda dei documenti. Soprattutto in zona dei volgari padani si sentiva grande influssio dei differenti
dialetti volgari. Arduo dare sistemazione e ordine. SITUAZIONE ESTREMAMENTE POLIMORFICA IN
ZONA PADANA. -posizione estremamente liquidatoria.

BOIARDO influsso dimensione dialettale estremamente forte (Orlando Innamorato) percorso che porta
poi all’ariosto e alle diverse edizioni andrà verso abbandono dei tratti ibridi, confusi e marcati in senso
locale verso una lingua sempre più stabile in senso toscano sencondo i parametri stabiliti dal bembo.

LORENZO VALLA ulteriore atteggiamento di liquidazione. Figura importantissima, prototipo


dell’umanista. Recupera tantissimi testi della latinità e figura più impo della seconda generazione
umanistica del 400. Passa gran parte della sua vita a Roma. Non dà giudizio così liquidatori.
Figura da un lato. Rappresentante fiducia estrema nel latino come fondamenta dell’edificio del sapere e
come fondamento della stessa convivenza pacifica tra i popoli in europa. Posizione PONTE che ancora
oggi deve essere appresa, ideale di convivenza civile e di armonia
Pt vista linguistico ELEGANTIAE LINGUAE LATINAE dove mira alla restaurazione della latinità più
corretta. Non c’è avversione o ostilità nei confronti della cultura volgare o verso il volgare come
strumento linguistico, non vengono svalutati perché NON SI PRENDE ATTO DELLA LORO ESISTENZA.
Unica cultura esistente per lui è quella latina. Si tratta di un vero e proprio accantonamento come se
neppure ci fosse.

Tirato dentro ad una polemica ad un certo punto su quale lingua si ipotizzava parlassero glui antichi
romani: Valla, quando si tratta di portare la discussione sul presente, cerca di fuggire. Al volgare
concede un’attenzione episodica. ILLETTERATAE LOIQUI: la parlata non letterata, che si difforma al
latino UN PARLARE TIPICO DEGLI IDIOTI (vox media). Mai presa in considerazione da parte sua
l’esistenza del volgare.

Questioni carattere politico:


un forte rilancio in favore del toscano viene voluta e sostenuta anche al più alto livello politico: Lorenzo
il Magnifico. Governa 1469-1492. Lorenzo, con altri umanisti della 2° gen come GeROLAMO LANDINO è
un sostenitore della causa del volgare ed i vari umanisti parte della suia colrte dicono che i rimproveri
fatti dai sostenitori del latino al volgare non vamno atrribuiti alla natura del volgare ma alla
NEGLIGENTIA dei parlanti  1474 fece un discorso su Dante.
Segna l’ingresso dell’insegnamento della letteratura volgare nell’insegnamento universitario: se amate
la patria aiuytatela in questo settore affinchè come incorre in tutte le altre cose, così in questa della
lingua, ottenga il principato, il massimo onore.
Gli umanisti che circondano il Magnifico e che da lui son coordinati vi è un investimento di natura
politica. Consapevoli che difendere il volgare equivale a rafforzare la potenza politica, economica e
finanziaria di Firenze. Ciò prende forma anche nella politica estera. FONDAMENTALE nell’opera di
propaganda è quello dell’EPISTOLA ARAGONESE, lettera che accompagna raccolta poesie toscane
inviate a FEDERICO figlio di Ferdinando di Aragona nel 76, lì Lorenzo difende prestigio della lingua
toscana.

Ulteriore doc legato a rivalutazione toscano in termini politici  proemio che L Mag fa al commento di
alcuni suoi sonetti (82-84). La saldatura tra fortuna della lingua toscana con il successo del fiorentino
imperio è ancora èpiù forte

Toscana vuole porsi come capitale e svolgere riolo linguistico comparabile da quello
contemporaneamente svolto da capitali come PAarigi Londra o Madrid. Si avvicina a ruolo egemone
mettendo insieme aspetto politico, economico finanxiario e linguistico. La storia purtroppo andò in
altro modo con il tracollo degli stati italiani, la morte di Lorenzo e la fine dell’equilibrio da cui poteva
nascere l’egemonia fiorentina. Ciò fara+à sì che nei decenni successivil per certi versi unificazione
letteraria ma anche politico nazionale sarà quella che si realizzerà ad un livello quasi ideale attraverso la
letteratura nel 500.

Furenze si avvicinò al ruolo di capitale vera er propria, con grande potenzialità articolata su più livelli.

28 aprile
tensioni disomogenee e forze contrastanti in gioco.
Persiste il prestigio del latino (elogiato o deprecato come fenomeno elite)
I volgari continuano a essere usati accanto al latino o via via soppiantandolo nelle cancellerie e nelle
corti. Luogo a fenomeni ibridi di vario genere: SCRIPTAE  tentativi di nobilitazione e mascheramento
del parlato locale. Funzionari, quando devono scrivere documento destinato a fuori dai suoi confini,
cerca di occultare e mitigare le espressioni più caratteristiche dell’idioma locale. Lo fa attraverso:
RICORSO A TOSCANO, come i corte di Ferrara, Mantova o Urbino
RIC. A CALCHI LATINI
Fenomeno ibrido: si mescolano elementi diversi, componente locale e nobilitazione con avvicinamento
a maestri della letteratura toscanna trecentesca o formule latine di stampo giuridico entrate nell’uso.
SCRITTURA LETTERARIA
 assume forma linguistica quali KOINè: termine greco da koinè dialektos usata da linguisti per
indicare testi in lingue sopramunicipali. Sitiazione analoga all’antichità in cui parlate diverse si uniscono
il nu parlare comune.
Comporta forme conguaglio tra lingua locale e classica.
La natura così composita sia nelle scritture letterarie (Boiardo) sia di stampo cancelleresco e di corte
rimanda a più largo fenomeno  POLIMORFIA (giovanni nencioni)
Fine 400 periodo più alta polimorfia, presenti più forme per esprimere stesso concetto o addirittura
stessa forma verbale.
es. 1° persona verbo avere. Presente nel 400 con grafie completamente contrastanti

Dalla sitazione variegata nasce il 4° tratto fondamentale: si fa più forte esigenza soluzione unitaria e di
superamento delle differenze  necessaria adozione regole e rinuncia alla ricchezza estrema di
soluzioni, la quale produce anche una certa confusione e disorientamento.
Si trova una forte RICERCA DELLA NORMA.

Tale ricerca di regole diviene impellente e urgente in seguito alla scoperta tecnologica della STAMPA.
1470 primo libro, Bibbia. Comunque metà 400 primi esemplari a caratteri mobili  spinta a ricercare
una norma. Qualsiasi editore capiva che il libro a stampa aveva un carattere di prodotto finito, si
sottraeva a riscritture e, come tale, aveva bisogno di una norma sicura grafica, linguistica, morfologica e
lessicale. Il problema si poneva con urgenza minore nella stampa dei libri in latino, la quale non poneva
problemi particolari in primo acchito tanto per riedizione di classici quanto per testi di carattere
liturgico.
Crescendo la produzione dei libri in volgare i volumi, destinati ad un pubblico più ampio, esigevano una
precisa forma linguistica. Esigenza di regolamentazione ben più forte.
Capitale produzione libraria italiana VENEZIA (Roma per libri latini).
sforzo verso un uso della lingua italiano per eliminare tratti più specificatamente idiomatici.
Processo che spinge verso soluzione linguistica unitaria ha impulso straordinario. (cancellerie e corti,
uso volgare fuori livelli elite umanesimo, 2 novità della stampa a caratteri mobili e l’esigenza
commerciale: si mira a diffusione che superi i confini locali).

Da queste esigenze commerciali e queste novità nascono le grandi discussioni linguistiche del 500 con
rispettivi contrasti intellettuali tra letterati. Tutti mirano a una lingua stabile e unitaria.
Da un lato si continua negli usi comuni a parlare il proprio idioma nativo o, in contesti particolari, a
usare una lingua italiana non sorvegliata ma di livello base comune
gli intellettuali si pongono una serie di interrogativi.
- quale deve essere l’italiano dei libri e dello studio?
- come si deve chiamare questa lingua? Italiano? Fiorentino? Toscano?
- di quali ingredienti doveva essere composta la lingua?
- a quali modelli deve fare riferimento per elaborare una propria grammatica e un proprio sistema di
regole?

Queste domande attraversano l’intero rinascimento e costituiscono nel loro insieme la questione della
lingua cinquecentesca.
Risposte molto varie ed in disaccordo: delle tante, la più di successo e che nel giro di pochissimi anni
prevarrà è quella di Pietro Bembo.

BEMBO
Veneziano, nato 1470 a Venezia, polo importantissimo per le future discussioni linguistiche insieme a
Firenze. Allestisce ed annota edizioni per ALDO MANUZIO (VE) grandissimo editore. Grandi opere e di
estrema raffinatezza. Rapporto di incredibile collaborazione con il Bembo.

1501 edizione delle Rime Petrarca


1502 edizione Commedia
opera importante per sviluppo del pensiero è dialogo GLI ASOLANi, 1505, con sintassi e lingua
complessa e di stampo latineggiante alla Cicerione.
Bembo risiederà in varie corti italiane e ricoprirà molti ruoli ecclesiastici ricoprendo cariche più
importanti ed in vista, svolgendo diverse missioni a carattere diplomatico.
CARLO DIONISOTTI CHIERICI E LAICI. Figura in quanto ecclesiastica da non confondere con personalità
francescana. Bembo è autore di rime amorose, modello fondamentale per petrarchismo italiano e
straniero. Nelle sue corrispondenze private abbiamo riferimenti schiettamenti economici
1547 morte a roma.
Opera più ricordata 1525, PROSE DELLA VOLGAR LINGUA opera che riguarda u pochino come de
vulgaria eloquentia data e composizione. Opera con lunga elaborazione e noi sappiamo da varie lettere
e testimonianze che il primo dei tre libri delle Prose era già pronto nel febbraio del 1512 ed il primo
aprile dello stesso anno inviato il secondo libro a TRICONE GABRIELE.
1522 però il Bembo era ancora dietro all’elaborazione del terzo e più complesso libro.

Bembo presenterà il libro come se lo avesse finito interamente prima del marzo del 1513. Menzogna
editoriale e commerciale per rivendicare la propria autorità come libro che affronta per la prima volta
 scontro libretto 1516 del FORTUNIO.
Vuole sbaragliale concorrenza. Mossa di cui poteva fare a meno, la differenza nel successo fu abissale.

PROSE DELLA VOLGAR LINGUA

Strutturate in tre libri secondo un modulo compositivo e retorico diffusissimo nel Rinascimento. Forma
di DIALOGO. No trattato scientifico nel senso moderno che procede come un’elenzazione a monologo.
Si finge che si attui a venezia nel 10 11 12 dicembire nel 1502. Opinioni scambiate tra GIULIANO DE
MEDICI, colui che si fa interprete di tesi più vicine a posizioni fiorentine, FEDERICO FREGOSE e ETTORE
STROZZI e in quarto CARLO BEMBO, fratello di Pietro e che agisce da portavoce delle idee dell’autore.
Ognuno incarna teoria che di vokta in volta rivista, criticata e rivisionata.
3 parti: 1° libro origini della letteratura in volgare. Si parte da esperienza poetica romanzxa dei
provenzali. Diverse puntate polemiche su diverse teorie concorrenti  es. teoria cortigiana, poi
espressa al massimo grado da Castiglione. Lingua modello da seguire parlata dalle corti e, nella specie,
in quella romana. Idea di lingua mista. Va preso il meglio tra gli intellettuali che si radunavano in luoghi
di eccellenza.
Già in questo primo libro Bembo critica la lingua cortigiana dicendo che non è una vera lingua perché è
una lingua che non ha alcuno scrittore
PARAMETRO STAMPO LETTERARIO esposto già qui
Si discute anche del FIORENTINO CONTEMPORANEO difeso dal de medici, sostenitore della teoria che
le scritture siano come vesti e mode, come tutto cambia nel tempo così anche le lingue si devono
adagiare con l’uso dei tempo.
Bembo risponde con frase decisa LINGUIA DELLE SCRITTURE NON DEVE A QUELLE DEL POPOLO
AVVICINARSI.
ERCOLE STROZZI: compromesso tra antico e moderno  nuova replica decisa con metafora di carattere
culinario. Il pane non è migliore se al frumento di mischia la saggina (prodotto di scarto)

Si ha già idea di Letterarietà, elitarietà e purezza della lingua. Non contemplata una lingua mista, bensì pura
alta e colta.

2° libro: sulla scelta e disooluzione delle parole. Bisogna scegliere le più monde, belle, dolci e grate voci.
Qui scatta il rifiuto di Bembo ed il giudizio sferzante verso DANTEin nuomerose occasioni è meglio non
inserirlo nel canone perché ha usato voci rozze e disonorate (rozze inteso di suono aspro, disonorate di
carattere triviale e vicine allo stile comico).
Obiettivi scrittura letteraria sono grazia, piacevolezza e, per raggiungerli, si deve badare a SUONO, RITMO e
alla VARIAZIONE. La non ripetizione è canonizzata. Resterà fino a 900.
Non così per letteratura di stampo anglosassone: poeti non si fanno problemi a fare strutture di carattere
anaforico ripetendo lo stesso termine o le stesse parole. Sgraditissimo all’orecchio italiano.
L’aspetto di variatio bembiano, principio umanistico,

2 Aspetti: origine storica e conseguenza pratica.


Origine: concilio di Trento pochi anni dopo vieta la lettura autonoma e personale della Bibbia. Solo predica
e catechismo si svolgono in volgare, il resto non arriva al popolo. In altri paesi, invece, quelli investiti dalla
riforma presbiteriana, la lettura della bibbia in traduzione è fondamentale eporta aumento
alfabetizzazione. Uno dei tratti caratteristici della bibbia ers la ripetizione, rimarcati i dati più importanti.
Questa ridondanza sarà assunta dai lettori e fatta propris dai poeti
Secondo aspetto: traduzione.  il poeta italiano nella sua resa cerca in ogni modo di evitare le ripetizioni
frequentissime nell’originale. Es. traduzioni montaliane.

3° punti più impo della grammatica italiana. Esempi da Canzoniere e Decameron. Si aggiungono citazioni da
Dante e poeti del 2 e 300.
Argomentazioni: Bembo subito consapevole che servisse trasferire principi ideologici retorici
dell’Umanesimo latino nel volgare. Sintesi principi estetici dell?umanesimo relativi all’uso latino nel campo
del volgare.
APPLICATO AL VOLGARE QUANTO VALEVA PER IL LATINO superiorità latino per secoli consistita nella sua
regolarità, nell’eccezionalità dei suoi modelli (Cicerone prosa Virgilio poesia).
Bembo vuole che stessa superiorità venisse applicata al volgare.
Discorso da subito perciò di carattere retorico letterario, nugli gli importa della lingua quotidiana parlata.
Difesa la necessità degli intellettuali di usare la lingua materna e rimarca che il latino ha raggiunto
eccellenza atteaverso l’arte e l’imitazione passo successiovo rispetto al de vulgaria è questo: non solo il
latino ha avuto grandi autori ma anche il volgare e segnala PETRARCA BOCCACCIO E DANTE.

È la bontà letteraria a garantire qualità di una lingua nel suo insieme.


Il volgare potrà avere successo e durare nel tempo se ritroverà i propri scrittori e su di essi elaborerà un
sistema preciso di regole.
All’opera principio AUCTORITATES e IMITATIONES

Autorità  ci sono scrittori modello che vanno seguiti


Imitazione bisogna ricavare dai grandi autori del passato una grammatica che conceda di incammi arsi
verso una nobilitazione della lingua.
Originalità non è virtù se si allontana da questi modelli
Distacco dal parlato
Obiettivo scrittore non è di piaere a quelli che sono in vita ma ai posteri  obiettivo con ottica ampia che
punta all’eternità.
Se ci si distacca da lingiua del popolo si prende a modello la lingua dei grandi, anche se costoro erano di tre
secoli prima. Usano fiorentino dell’epoca secondo arte eccelsa.
Ulteriore precisazione: non è possibile avvicinarsi all’insegnamento dei grandi del 300 semplicemnte
imparando il fiorentino di oggi. Fiorentino 500esco sensibilmente differente da quello del 300, si è fatto più
popolare, è percuò indispensabile risalire alle fonti e alle lezione dei maestri

Va evitato un eccesso e ricercata una misura media di gusto. Per questo poi Dante in realtà estromesso.
Grammatica bembina è una stilistica ricavata da Boccaccio e Petrarca, autori più vicini ai propri gusti. Per
capirlo basta vedere prescrizioni relative alle scelte linguisticeh.
Sono da scegliere voci gravi alte sonanti lievi piani chete temperate. Sempre variandole con più temperate

Con termini specoalistici si deve aggirare l’ostacolo con altre vie più accorte: PERIFRASI

Non solo teorico della lingua e della letteratura ma anche autore delle Rime, primo prodotto di grande
imitazione 500esca del canzoniere petrarchesco e della lingua, dove il modello repertorio aveva come
caratteristica un vocabolario essenzialmente ristretto

29 aprile

Abbiamo visto parametri umanistici AUTORITà e IMITAZIONE. Già nel primo libro sottoposta ad analisi
critica teorie linguistiche concorrenti (esser fiorentini non dà vantaggio, quello da tener in conto non è il
contemporaneo).
Ulteriore obiettivo polemico teoria cortigiana  non merita neppure il nome di lingia perché non presenta
grandi scrittori.
scelta operata va in direzione letteratura: modelli Boccaccio prosa e Petrarca poesia.
Petrarca figura da seguire nella sua totalità, discorso differente per Boccaccio: talvolta non si esime da
critiche nei suoi confronti. Il Boccaccio privilegiato non è quello delle novelle comiche (Andreuccio da
Perugia o Calandrino)  Boccaccio della cornicee delle novelle impegnative che presentano tessitura
stilistica e sintattica ben più elaborata rispetto novelle che inseguono vivacità della lingua d’uso.

Terza grande presenza DANTE  sottoposto ad una progressiva rimozione dal canone degli autori ritenuti
esemplari. Nei suoi confronti Bembo ha parole anche particolarmente dure. Afferma nel 2° nel V cap che se
qualche volta capita di dover dire cose che non si può esternare con acconce voci, bisogna servirsi, anziché
dei termini vili (diastraticamente basse) e dispettose (ingiuriose dal punto vista porale) e dure (per suono
aspro e insolito) meglio tacere o ricorrere ad articolate perifrasi.
Giungono esempi danteschi, rivolgendosi a Giuliano de Medici, interprete di una pacata difesa del poeta, “
il vostro dante quando volle fare descrizione degli scabbiosi avrebbe fatto meglio ad aver del tutto quelle
comparazioni taciute”  XXIX (29) INF 76-77, similitudine significativa. Propone le 3 categorie di parole vili,
dure e dispettose esecrate dal Bembo.
E non vidi giammai menare stregghia
A ragazzo aspettato da signorso

Non ho mai visto usare la striglia da un garzone atteso dal suo padrone (forma enclitica del possessivo).
Forme che colpiscono l’orecchio in senso sfavorevole. STREGGHIA duro. Inoltre rappresentazione realistica
di una colpa: seminatori di discordia e falsari, rappresentati come affetti da una malattia della pelle, la
scabbia: si grattano continuamente strappandosi pezzi di pelle e carne dal corpo per l’irritazione continua.
Così come hanno seminato la pruriginosa discordia negli animi umani, per contrappasso finiscono preda di
un infinito prurito.

Non contento di queste accuse Bembo procede nelle analisi. INF


E si traevano giù con l’unghie la scabbia
Come coltel toglie via le scaglie della scardova (particolare tipo di pesce)

Iperbato. Immagine da cucina., di una certa potenza espressiva ed anche estremamente basse.
Per Bembo queste non erano da scrivere, avrebbe fatto meglio a tacere o a dire con più vaghe ed onorate
voci (anziché disonorate e aspre)

INF XI: biscazza che fonde la sua facultate


Eretici e violenti contro le proprie sostanze. Sperpera e consuma il proprio avere. Violenza operata contro
propri possedimenti e sostanze.  Bembo corregge in questo caso: CONSUMA O DISPERDE, non biscazza,
voce del tutto dura e spiacevole oltre che non usata e no mai tocca dagli scrittori

Dopo questi esempi troviamo elogio di Petrarca


Non così fece il petrarca il quale tra le cose dette bene tra alcuna minuta voce era che potesse meglio dirsi
egli la mutava e rimutava.
Petrarca stilisticamente e tematicamente differente e opposto da Dante. Il primo elimina tutti argomenti
rozzi

Serve per Bembo lingia con data resistenza, che sopravviva a tempo e alle sue variazioni.Lingua intesa come
strumentoparlante
Censura temi e forme popolari diviene regola da osservare sempre. Modello L’AUREA MEDIOCRITAS:
modello stilistico medio senza eccessive risalite e cadute

Al di là di questo ambito italiano non esisteva o comunque disprezzato dai dotti.


Idea lingua e stile di gusti CHE NON CONTEMPLANO RAPPRESENTAZIONE DELLA REALTà come uno degli
obblighi della lingua e della letteratura.
ciò non implica che non vi sia realismo, ma confinato nella letteratura di stampo dialettale.
Per ritrovare l’aroma della polenta si deve aspettare l’ultima edizione dei promessi sposi di Manzoni.

No solo Bembo per questi esiti, accompagnano ragioni sociologiche ed economiche MA l’educazione al
gusto e le indicazioni di distacco dal reale resteranno una componente importante.
Prova del ritardo con cui in Italia nacque il genere che più di ogni altro si caratterizza per la pulisione
realistica del mondo: ROMANZO. Guardando altre letterature europee il genere nasce prima  inizi 700
romanzo inglese, ormai moderno e non ripete schemi classici del romanzo alessandrino. Spagna Don
Chichiotte, Novelle esemplari di Godot.
Grande tradizione del romanzo francese, sia pure più tarda.
In Italia prima opera, ma non ancora romanzo, ULTIME LETTERE JACOPO ORTIS, sfogo di un’anima alle
prese con i mutamenti della storia.
SEMPLIFICAZIONE.
evidente se confrontiamo la grammatica data da Bembo e i suoi sviluppi nel 500
es. verbo avere. 1° prs HO xhw si è affermata, segnala ABBO usato da Dante ma sconsigliato, poi AGGIO
usato da Petrarca

Separazione uso parlato e scritto della lingua. Con Bembo data di nascita della NORMA PRESCRITTIVA,
norma a tal punto imposta dall’alto da chi si arroga autorità di stabilire quanto è giusto o sbagliato.

Censura di alcuni costrutti da lì in avanti condannati come tipici del parlato ma che prima della censura
bembiana presenti senza particolare scandalo in alcune scritture e talvolta addirittura elementi costitutivi e
strutturaki della lingua: es. costrutti morfosintattici

Ripresa 1.09
prima sistemazione censoria nella storia grammaticale italiana mentre prima costrutti schematizzante, frasi
marcate, polivalenti e indeclinabili potevano comparire benissimo anche nei grandissimi del 300.

Passaggio 1521-1532 Ludovico Ariosto interviene a correggere alcuni punti del suo poema cavalleresco
secondo indicazioni del terzo del Bembo.
Nella terza versione 100canto orlando furioso, Ariosto inserisce versi di estrema lode per il Bembo (1.10)
 il nistro idioma pure dolce dal volgar uso tetro (più basso, disordinato inelegante) e col suo esempio ci
ha mostro quale esser dee (mera norma prescrittiva: cosa DEVE essere una ligua) il parlar nostro.
Nel confronto delle edizioni del Furioso si nota progressivo distacco dell forme padane che pur avevano
goduto a fine 400 di un discreto prestigio per scegliere invece il fiorentino letterario a suggerimento del
Bembo.
EL (articolo) ora invece regolare IL
preposizione articolata DIL che diviene DEL
MANO prima usato per sing e plur, ora distinto da MANI.
Ariosto esagera nel fiorentinismo di marca bembiana. PRESTO nell’edizione 21 che nel 32 TOSTO,
spiccatamente percepita e confinata all’ambito toscano
Sostituzione del CHE INDECLINATO (anche d’uso petrarchesco)

Scena della lingua del primo 500 (mutazione nella 2°) occupata anche da altri protagonisti criticati da
Bembo nel loro impianto teorico nel primo libro e possono essere ridotti a tre posizioni pensier.
TESI FIORENTINISTA O TOSCANISTA (rappresentante Nicolo Machiavelli) |TEORIA CORTIGIANA|TEORIA O
TESI ITALIANISTA rappresentata quasi esclusivamente da Giovan Battista Trissino.

Machiavelli autore anche di un’opera di carattere linguistico che prende il titolo di dialogo o discorso
intorno alla nostra lingua. Opera a lungo di incerta attribuzione, poi attraverso studi filologici di Ornella
Castellano Polidori si è attribuita con certezza e si è riusciti a stabilire con buon margine periodo
cronologico di composizione, tra settembre e ottobre 1525, stesso anno Prose della Volgar Lingua.
Il punto di partenza delle posizioni di Machiavelli è i fiorantini difendono identificazione dell’italiano CON IL
LORO DIALETTO CORRENTE. Non rinunciano per questo al prestigio della letteratura dei grandi secoli, ma
ritengono che antico prestigio desse loro la possibilità coniugare il valore della letteratura e della lingua
popolare.
Cosa non possibile rinvenire altrova in italia, a firenze il valore letterario cdella lingua grazie alle opere 300 e
l’uso parlato  realtà che si compenetrano.
Anche se non del tutto fondatissima, fiorentino parlato per le strade avrebbe vantato stessa nobiltà delle
opere letterarie del 300.
Simbiosi sintetizata da GIOVANNI NENCIONI in un’antitesi che è un coniugarsi della firenze celeste da un
lato e dall’altro quella terrena, la Firenze contemporane degli uomini politici e dei ceti medi. Questa unione

del registro scritto passato alto e registro parlato presente è un fenomeno che si riesce a verificare solo lì.

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