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Scarlatti era già un clavicembalista eminente: celebre una sua prova di abilità con Georg Friedrich Händel al palazzo
del Cardinale Ottoboni a Roma, dove fu giudicato superiore a Händel al clavicembalo, anche se inferiore all'organo. Il
padre Alessandro, allora alla testa della cappella liberiana in S. Maria Maggiore, chiamò presso di sé il figlio come
direttore del secondo coro nella messa di Spagna per sant’Ildefonso del 23 gennaio 1708 e come organista in quella del
settembre successivo. Alcune sue composizioni vi vennero eseguite, come la Missa La stella, conservata con alcuni
mottetti nell’archivio di S. Maria Maggiore.
Apprezzato dalla nobiltà romana, Scarlatti ebbe un posto di spicco come maestro di cappella della regina polacca in
esilio Maria Casimira, vedova di Giovanni III Sobieski, che, nel 1699, si era stabilita a Roma ed emulava il mecenatismo
artistico espresso da Cristina di Svezia nel secolo precedente. A Roma, nel 1709, incontrò Thomas Roseingrave suo
estimatore a cui si deve l'accoglienza entusiasta delle sonate del compositore a Londra, dove fu pubblicata nel 1738 una
raccolta, dal titolo Essercizi per gravicembalo, contenente 30 delle sue 555 sonate che sono giunte ai giorni nostri. Si
tratta delle sole opere tastieristiche di Scarlatti che furono pubblicate durante la sua vita.