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SOMMARIO
Un business plan per promuovere una nuova iniziativa............................................................................................... 2
... e per accedere al credito........................................................................................................................................................ 2
Le fasi per costruire un business plan ….............................................................................................................................. 4
Fase 1: l’orizzonte temporale di riferimento..................................................................................................................... 5
Fase 2: la copertina e l’indice................................................................................................................................................... 6
Fase 3: presentazione dei soggetti promotori e dell’impresa..................................................................................... 7
Fase 4: sintesi del progetto....................................................................................................................................................... 9
Fase 5: il prodotto/servizio.................................................................................................................................................... 10
Fase 6: l'analisi del mercato di sbocco............................................................................................................................... 11
... e della concorrenza................................................................................................................................................................ 12
Fase 7: le strategie commerciali........................................................................................................................................... 13
Fase 8: l'organizzazione dei fattori produttivi................................................................................................................ 15
Fase 9: le risorse finanziarie da investire nel progetto............................................................................................... 17
Fase 10: proiezioni economico-finanziarie dell’impresa............................................................................................ 18
Un caso pratico: descrizione iniziale dell'attività .......................................................................................................... 20
Un caso pratico: la struttura dell'impresa........................................................................................................................ 22
Un caso pratico: sezione economico-finanziaria, previsione di costi-ricavi.......................................................23
Un caso pratico: sezione economico-finanziaria, margine di contribuzione......................................................25
Un caso pratico: sezione economico-finanziaria, l'equilibrio...................................................................................26
Proposta per il lavoro in aula................................................................................................................................................ 27
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Nel momento in cui ci accingiamo ad avviare una nuova attività, in particolare, abbiamo
bisogno di un business plan prima di tutto per noi stessi, per capire se l’iniziativa che
intendiamo realizzare presenti o meno sufficienti possibilità di riuscita, per quantificare
nella maniera più precisa possibile i mezzi finanziari e patrimoniali necessari, per
verificare se esista una nicchia di mercato nella quale inserirsi e, prima ancora di tutto il
resto, per capire se si è tagliati per fare l’imprenditore.
Già l’indice degli argomenti del nostro business plan ci darà una mano in questo senso:
saremo costretti a giustificare le scelte che intendiamo porre in essere.
Dare risposta alle semplici domande essenziali sotto riportate, aiuterà a verificare la propria
attitudine al ruolo di imprenditore, ma soprattutto sarà un ottimo banco di prova per la nostra voglia
di essere imprenditori:
Verificare le proprie attitudini imprenditoriali
Sapete fissare obiettivi chiari e realizzabili?
L’accesso al sistema bancario viene spesso considerato un fatto automatico, quasi un atto
dovuto. Eppure ciascun imprenditore sa perfettamente quanto sia difficile, soprattutto in
determinate circostanze (ad esempio nella fase di avvio), convincere una banca della
bontà del proprio progetto e dell’opportunità di finanziarlo. Inoltre, come l’esperienza
quotidiana dimostra, più l’azienda è auto-sufficiente da un punto di vista finanziario e
patrimoniale, più l’offerta di denaro da arte del sistema bancario aumenta. Si tratta di un
paradosso soltanto apparente, dovuto al semplice fatto che la banca, come una qualunque
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altra impresa operante sul mercato, effettua delle valutazioni commerciali. La sua merce è
il “denaro”: fondamentale è allora come questo venga impiegato. Quanto più questo
impiego risulta sicuro, essendo contenute le possibilità di perdita del capitale impiegato,
tanto più si contraggono i margini delle operazioni per la banca, ossia il tasso di interesse
e le condizioni accessorie applicate. Viceversa, più alto risulterà il rischio connesso
all’impiego e, di conseguenza, le possibilità di perdita del capitale, maggiore sarà il tasso
di interesse applicato al finanziamento. In questo modo le banche definiscono una griglia
di tassi da applicare che comprende: un prime rate, ossia il tasso minimo sugli impieghi
riconosciuti alle migliori imprese, un current rate, ovvero il tasso corrente applicato
mediamente su tutti gli impieghi a rischiosità normale e un top rate, che corrisponde al
tasso massimo previsto per tutte le operazioni di finanziamento a rischio maggiore. In
questo modo l’impresa più in difficoltà è quella che dovrà sopportare il maggior costo del
denaro.
Dei vari aspetti che compongono un business plan, quando è diretto a finanziatori esterni,
cinque sono gli elementi su cui è importante focalizzare la propria attenzione:
Anche qui non è importante quanto si scrive, ma la qualità delle informazioni che vengono fornite.
In altre parole al soggetto finanziatore dovrà risultare chiaro chi è l’azienda, quali sono i suoi
promotori, quali obiettivi stanno perseguendo e con quali strategie, quanto intendono
compartecipare al rischio con il proprio capitale, cosa esprime veramente il bilancio aziendale e
perché il finanziamento richiesto risulta fondamentale in questo processo di sviluppo.
Nel momento in cui dilatiamo il nostro orizzonte temporale di riferimento, perdono infatti di
attendibilità le varie ipotesi poste a base della valutazione stessa, e la stesura di un
business plan diviene soltanto un semplice esercizio.
Non possiamo pensare che le linee guida del business plan, una volta tracciate, siano un
elemento immodificabile e statico. Ricordiamo che il business plan è uno strumento
dinamico a supporto dell’impresa e del gruppo imprenditoriale e che quindi, se vuole
essere legato alla realtà, risente dei continui mutamenti che caratterizzano la gestione o la
messa a unto di un’iniziativa.
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Qualora il business plan voglia promuovere una nuova iniziativa , potrà essere utile
specificare i nominativi dei promotori principali o, in alternativa, di chi ha predisposto il
progetto, in modo da consentirne un’immediata identificazione.
Tale traccia non può e non vuole essere comunque una gabbia rigida nella quale
imbrigliare il nostro progetto, ma solo un suggerimento ed un elenco indicativo di elementi.
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Quando si decide di avviare una nuova iniziativa imprenditoriale, è molto probabile che la
prima stesura del piano d’impresa venga effettuata dagli ideatori del progetto stesso.
Occorrerà indicare il nome dei promotori, l’età, la formazione e il tipo di esperienza
professionale maturato in precedenza. Sarà anche utile indicare le motivazioni e le
aspettative personali di ciascuno dei soggetti promotori.
Quando invece l’obiettivo è quello di ottenere finanziamenti bancari, la finalità del nostro
piano d’impresa è esterna. Perciò, quando si redige un business plan per coinvolgere un
istituto di credito nella realizzazione di un programma di investimento o di ristrutturazione
finanziaria, la descrizione dei soci e dell’impresa assume un ruolo centrale per chi dovrà
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È questo, infatti, il primo luogo deputato a fornire risposte a domande del tipo:
1. di cosa si tratta?
2. come funziona?
3. qual è il mercato di riferimento?
4. quali risultati si intendono perseguire?
Una sintesi efficace inoltre consentirà al lettore che non ha molto tempo a disposizione di
avere ugualmente un buon quadro d’insieme dell’iniziativa e di considerare nel dettaglio
soltanto quegli argomenti che ritiene più importanti.
Una sintesi del progetto, per definirsi tale, dovrebbe infine avere la capacità di sintetizzare
il progetto in tre, massimo quattro pagine, pena il rischio di diventare un inutile duplicato
di quanto verrà detto nelle parti successive.
Nel caso in cui ci apprestiamo ad avviare una nuova iniziativa imprenditoriale, le notizie e
le informazioni in nostro possesso saranno soprattutto di tipo prospettico. La sintesi del
progetto avrà uso prevalentemente interno e si tradurrà in un semplice elenco delle cose
da fare. Se invece il progetto dovesse essere sottoposto anche a soggetti esterni,
occorrerà già in questa fase accennare non solo a cosa fare ma anche a come farlo.
È importante sottolineare che una sintesi non efficace potrebbe comportare un rapido
accantonamento della vostra domanda: ricordatevi che tale sintesi dovrà attirare
l’interesse di una persona che avrà molte altre proposte da valutare, apparentemente
molto simili alla vostra.
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FASE 5: IL PRODOTTO/SERVIZIO
È in questa sede che, in pratica, dobbiamo descrivere COSA FACCIAMO o COSA CI
PROPONIAMO di fare.
Nel nostro business plan non è necessario procedere a una descrizione scientifica o
manualistica del nostro prodotto, ma evidenziare quelle caratteristiche che lo
contraddistinguono da altri similari e che permettono di inquadrarlo dal punto di vista del
mercato di riferimento, delle strategie commerciali adottate e dell’organizzazione dei fattori
produttivi.
Un approccio sarà pertanto quello di considerare gli aspetti del prodotto/servizio che
consentono una prima valutazione delle relative implicazioni commerciali e produttive,
piuttosto che dedicare troppo spazio alla descrizione tecnico-scientifica.
Di contro, se il nostro prodotto sarà destinato a essere impiegato a fini industriali, con ogni
probabilità dovremo riservare uno spazio maggiore alle caratteristiche tecnologiche di
impiego.
Inoltre sarà molto importante indicare il grado di innovazione del prodotto: dovremo
avere un approccio sensibilmente diverso a seconda che il nostro prodotto sia realmente
nuovo o che, pur con caratteristiche diverse, risulti in linea con quanto già disponibile nel
mercato di riferimento.
Nel primo caso, infatti, prima ancora di descrivere prodotto, sarà opportuno dettagliare
l’idea alla base del progetto. Quando invece il prodotto/servizio trova già una sua
corrispondenza e disponibilità sul mercato, sarà opportuno presentare un quadro
riassuntivo delle caratteristiche dei principali prodotti esistenti, suddiviso per qualità e
fasce di prezzo. Questo lavoro di inquadramento, oltre a consentire il collegamento con la
parte del business plan relativa agli aspetti commerciali, contribuirà a individuare le
caratteristiche del nostro prodotto/servizio da porre in risalto nel raffronto con gli altri.
I clienti
L’analisi e la descrizione dei clienti riveste carattere centrale nel processo di definizione
del mercato di riferimento. Gli aspetti a cui dedicare a nostra attenzione, saranno:
Dopo aver determinato il numero di clienti (potenziali e effettivi) cui potremo proporre i
nostri prodotti, sarà utile effettuare una segmentazione della domanda complessiva,
suddividendola in classi omogenee e significative.
I criteri utilizzati per procedere alla segmentazione della domanda sono in genere quello
geografico, strumentale (in base alla modalità di utilizzazione del prodotto/servizio),
demografico (sesso, età, ecc.), socio-economico e comportamentale (usi, modi, abitudini,
ecc.)
Una volta individuato il cliente del nostro prodotto, si potrà procedere indicando i principali
indicatori del mercato di sbocco, quali l’elasticità della domanda, che rappresenta la
sensibilità della domanda alle variazione di prezzo di un prodotto, il grado di concorrenza
presente, distinguendo i diversi casi in cui la struttura è concorrenziale, monopolistica o
oligopolistica. Se, infatti, ci sono già molte imprese che si occupano di un certo tipo di
prodotto/servizio, è probabile che lo spazio disponibile per una nuova iniziativa, non sia
particolarmente ampio. Un altro indicatore da tenere presente è il ciclo di vita del nostro
prodotto/servizio. Un altro aspetto valutativo è costituito dall’analisi delle eventuali barriere
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È questo il caso della concorrenza indiretta, spesso causa di problemi ancora maggiori
di quella diretta, in quanto più difficile da identificare e monitorare. La cosa più semplice e
immediata da fare sarà quella di acquisire, quando è possibile, i profili sia delle imprese in
concorrenza diretta, sia di quelle in concorrenza allargata.
Il profilo delle imprese concorrenti potrà essere stilato con riguardo ai seguenti elementi
identificativi:
localizzazione;
fatturato;
numero dei dipendenti;
caratteristiche del prodotto/servizio;
prezzo del prodotto/servizio;
livello qualitativo del prodotto/servizio;
strategie di promozione adottate.
Per completare il quadro descrittivo dello scenario nel quale la nostra impresa dovrà
muoversi, è necessario condurre un’analisi comparativa del proprio prodotto/servizio
rispetto a quelli della concorrenza. Questo raffronto, che prende il nome di
benchmarking, risulta particolarmente importante anche perché consente di delineare le
migliori strategie competitive da adottare per approntare nel modo più opportuno il
mercato di riferimento.
richiesto.
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Il complesso delle attività poste in essere per portare il prodotto di un’azienda al cliente è
definito marketing
Una volta determinati gli obiettivi di vendita nella maniera più realistica possibile, dovremo
cercare di dare risposta a importanti quesiti, quali:
prodotto;
prezzo;
comunicazione;
servizio;
distribuzione;
risorse umane.
un posto centrale sia la definizione del mercato sia la scelta delle strategie commerciali. Il
primo dubbio che infatti nasce, quando ci proponiamo di avviare una nuova attività, è
quante probabilità abbia il nostro prodotto di incontrare i favori del mercato,
conquistandone una quota commisurata alle finalità che ci siamo prefissati. Se
predisponiamo un business plan con lo scopo di coinvolgere finanziatori creditizi, sarà
opportuno, nella parte relativa alle strategie commerciali, cercare di evidenziare i seguenti
elementi principali:
Occorre però sottolineare che un modello produttivo, valido per tutte le realtà
imprenditoriali, non esiste. Sarà anche necessario analizzare le dimensioni della nostra
azienda.
Quando il business plan viene predisposto allo scopo di valutare l’avvio di una nuova
iniziativa imprenditoriale, la definizione di un modello organizzativo “tagliato su misura”
delle esigenze della futura azienda è uno dei passaggi fondamentali.
Un corretto approccio per le nuove iniziative imprenditoriali non potrà prescindere da una
stesura di un piano produttivo . Affinché tale strumento sia efficace dovrà essere il
risultato di una serie di valutazioni:
commerciale sulla scorta dell’analisi del mercato e delle strategie di marketing effettuate
in precedenza, individuando le risorse umane e tecniche necessarie alla sua
realizzazione.
È necessario analizzare in modo adeguato quali risorse individuare per far fronte
correttamente al nostro progetto di investimento.
Una corretta quadratura del piano finanziario delle risorse destinate a coprire i diversi
fabbisogni è, in questa fattispecie, addirittura più importanti di altri aspetti prettamente
economici. È ovvio che una perfetta coincidenza tra entrate e uscite finanziarie non è
concretamente realizzabile; è importante però monitorare continuamente l’andamento
finanziario, in modo da gestire e non subire le eventuali situazioni di squilibrio.
Quando l’oggetto del nostro business plan è una nuova iniziativa imprenditoriale, un
corretto approccio operativo, segue i seguenti passi:
Se la finalità del business plan è quella di coinvolgere dei finanziatori creditizi, sarà
opportuno che questa arte del nostro lavoro consenta di evidenziare i seguenti aspetti:
L’analisi della gestione finanziaria deve consentire di definire un quadro reale nel quale poter
valutare appieno l’opportunità della concessione dell’affidamento richiesto.
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Si è deciso tuttavia di inserire questa parte alla fine del nostro progetto dal momento che
vogliamo attribuire alle proiezioni contabili il ruolo di verifica dell’adeguatezza delle
considerazioni formulate nella parte descrittiva precedente. Ciò ci consentirà di separare
concettualmente gli obiettivi (descrivibili tramite le parole) dai risultati (rappresentabili
numericamente).
Inoltre non esiste differenza tra le proiezioni elaborate per ottenere un finanziamento
bancario e quelle predisposte da chi si appresta a promuovere una scelta o un’iniziativa
imprenditoriale.
Per quanto riguarda le possibili tecniche utilizzabili per le nostre proiezioni, non esiste
un modello da seguire per le nostre elaborazioni, in cui inserire i nostri dati contabili di
partenza e ottenere delle previsioni accurate, valido per tutti i casi e per tutte le imprese.
Affinché le nostre proiezioni siano il più possibile precise occorrerà dedicare il più ampio
spazio possibile alle valutazioni soggettive e di merito che possono essere effettate solo
da chi ha precedentemente svolto un’approfondita analisi del progetto e dell’impresa.
I principali fattori che dovranno essere tenuti presenti nella valutazione dell’impatto
economico del nostro progetto, sono:
3. prudenza nella stima dei ricavi: alla base della nostra scelta non può mancare
un’analisi, più o meno approfondita, del mercato di riferimento. Indipendentemente
dal settore in cui la nostra impresa opera o opererà, dovremo valutare le
possibilità concrete di inserimento per la nostra iniziativa, allo scopo di
attribuire un valore anche numerico alla quota di mercato che il nostro progetto
potrà conseguire. Avremo così un’idea di quello che potrà essere il giro d’affari, in
termini di fatturato, della nostra impresa, quello che rappresenterà in altre parole il
nostro obiettivo di regime, e sarà sulla base di questo obiettivo che andremo ad
acquisire i necessari fattori produttivi. Tutto ciò sempre tenendo conto che il
principio a cui ispirarsi è quello della prudenza nella stima dei ricavi;
4. verifica del punto di pareggio: nel momento in cui stimiamo i ricavi, avremo modo
di calcolare anche quello che è il punto di pareggio (break-even point) della
nostra impresa. È questo l’elemento, diverso ovviamente da un’impresa all’altra,
che ci indica quale sia il valore minimo di fatturato che la nostra attività dovrà
raggiungere per coprire tutti i costi. Al di sotto di questo valore, chiuderemo in
perdita, al di sopra entreremo in un’area di guadagno. Il punto di pareggio, come
detto, è variabile a seconda delle differenti attività e risente in maniera consistente
dell’incidenza dei costi fissi. Tanto più questi sono elevati, tanto più alto è il nostro
break-even point
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Nella piccola saletta o nel dehor si possono gustare le specialità della Casa ispirate alla
tradizione gastronomica locale e, su prenotazione anticipata, piatti tipici italiani.
La volontà della neoimprenditrice, donna dalla pluriennale esperienza nel campo, è quella
di offrire un servizio attento ai bisogni dei clienti o addirittura in grado di farli affiorare.
L’attività si localizzerà in Ounga, la capitale del Burkina Faso, nei pressi di un importante
hotel a 5 stelle, nel quartiere degli affari, vicino al Centro congressi ed al Palazzo
Presidenziale.
La situazione economica risulta equilibrata a partire dal terzo anno, periodo dal quale
risultano remunerati tutti i costi, anche quello figurativo.
L’imprenditrice
L’imprenditrice Madam B. è nata a Ounga il 15/05/1965 e come ogni donna del luogo ha
imparato a cucinare dalla madre; ha lavorato in Italia dal 1990 al 1996 nelle più rinomate
pizzerie del Nord, rientrata poi in Burkina ha prestato la sua opera per alberghi locali.
Si offrono piatti a prezzo fisso: €. 0,90, (585 FCFA) e su prenotazione piatti tipici italiani
(es. pizza, spaghetti al pomodoro, …) il cui prezzo varia in funzione della portata richiesta,
ma che mediamente si aggira intorno all’euro (650 FCFA). Il servizio a domicilio costa €.
0,05 (33 FCFA) in più.
Il locale è aperto dalle ore 10,00 alle ore 15,00 e dalle 17,00 alle 22,00.
Analisi di mercato
Concorrenti
pressi di un importante hotel, albergo signorile che ospita ogni anno un elevato numero di
turisti e di uomini d’affari.
Clienti
Ci si rivolge a persone che lavorano nel quartiere, ad impiegati negli uffici o negli esercizi
commerciali del capoluogo, ad uomini d’affari che si recano nella capitale per assistere a
convegni o conferenze e da ottobre a marzo anche a turisti occidentali che si recano in
Burkina Faso per visitare la cattedrale o per trascorrere qualche giorno a contatto con la
natura. L’impresa si vuole caratterizzare per una maggiore disponibilità nell’offrire servizi
personalizzati rispetto ai concorrenti: si consegnano pasti a domicilio e si offrono di piatti
tipici italiani, cucina rinomata in tutto il mondo.
Politica di prezzo
Il prezzo che si intende applicare risulta essere in linea con quello dei concorrenti, si vuole
entrare nel mercato con una politica di prezzi competitivi in rapporto alla qualità del
servizio offerto.
Pubblicità e promozione
Il locale, di circa m2 30, acquisito in locazione è posizionato nel quartiere degli affari, vicino
al Centro Congressi e al Palazzo Presidenziale, al centro della città. E’ composto da 2
stanze:
- Cucina di circa m2 10
Fornitori
I fornitori sia delle materie prime sia dei beni strumentali sono tutti del luogo; ci si rivolge
solo a qualche impresa italiana per l’acquisto di prodotti tipici. Le materie prime vengono
acquistate personalmente da Madam Burot al mercato cittadino; ogni mattina la neo
imprenditrice si recherà al mercato per scegliere la merce meno cara.
Immobilizzazioni
La sala sarà arredata con tre tavoli e 12 sedie in legno acquistati prima dell’apertura con
capitale apportato dalla neoimprenditrice e con tovaglieria già in possesso di Madam B; in
cucina il forno a legna e gli utensili risultano essere già in possesso della neo
imprenditrice.
Ciclo produttivo
I piatti, tutti confezionati rispettando l'imperativo della qualità, sono creazioni dalla
neoimprenditrice. Si prevede che l’97% dei ricavi ottenuti da Madam B. siano rappresentati
da piatti tipici locali, solo il 3% circa si pensa sia rappresentato dalla preparazione di
specialità italiane. La produzione massima è individuata in 30 piatti al dì.
Risorse Umane
L’attività verrà esercitata esclusivamente dalla titolare. Il fattorino, di cui ci si avvale per le
consegne a domicilio, riceverà un compenso proporzionato alle consegne (€.0,02).
UN CASO PRATICO: SEZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA, PREVISIONE DI
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COSTI-RICAVI
I costi sono suddivisi in costi fissi, legati alla struttura dell’impresa e in costi variabili legati
al volume d’affari dell’attività. La tabella che segue riporta la valutazione dei costi per i
primi 3 esercizi.
PREVISIONE DI COSTO in €
I ANNO II ANNO III ANNO
Materie prime 1.810 2.580 3.320
Energia elettrica/legna 322 465 610
Collaborazioni 29 36 44
Pubblicità 50
Affitto locali 720 720 720
Ammortamento mobilia 180 180 180
Costo figurativo imprenditrice 280 320 360
Spese varie (tra cui le tasse) 40 50 60
3.431 4.351 5.294
Ricavi 3.000 4.300 5.600
Utile d'es. -431 -51 306
I costi fissi, prevalentemente composti dal costo per l’affitto dei locali e dalla
remunerazione dell’imprenditrice, per il primo e secondo esercizio ammontano ad €.
1.270, mentre per il terzo ad €. 1.320; i costi variabili per il primo esercizio ammontano ad
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€. 2.161, per il secondo ad €. 3.081 e per il terzo ad €. 3.974: è evidente l’incidenza sui
costi totali delle spese per l’acquisto delle materie prime.
Le spese di pubblicità incidono esclusivamente per il primo esercizio, motivo per cui i costi
fissi nel primo anno risultano particolarmente elevati.
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L’analisi dei costi fissi e dei costi variabili risulta utile per comprendere il significato di
questo indice economico.
Il MdC dei tre esercizi risultano essere rispettivamente il 27,97% per il primo esercizio, il
28,35 per il secondo ed il 29,04 per il terzo.
Una volta elaborato il margine di contribuzione percentuale e stimato i costi fissi si può
calcolare il punto di pareggio - BEP - dell’attività, il ricavo che copre i costi totali.
BEP1 indica il fatturato che copre i costi variabili e fissi, escludendo la remunerazione
dell’imprenditore e del capitale investito.
BEP2 indica il fatturato che considera tra i costi fissi la remunerazione dell’imprenditore
ma non quella del capitale investito.
BEP3 indica il fatturato che considera tutti i costi fissi, sia la remunerazione
dell’imprenditore sia quella del capitale investito.
Nel primo anno l’impresa non riesce a coprire i costi, né tanto meno la remunerazione
dell’imprenditrice; questo è causato in parte dalle spese di pubblicità che si prevede di
sostenere prima dell’apertura dell’attività. Nel secondo anno tutti i costi sono coperti,
parzialmente anche la remunerazione dell’imprenditrice. Nel terzo anno finalmente trova
copertura non solo la remunerazione dell’imprenditrice ma anche del capitale investito
rappresentato dall’acquisto del mobilio.
L’analisi economica ha evidenziato che la società nel suo primo anno di vita non riuscirà a
coprire neanche i costi di gestione; solo nel suo terzo anno di vita, grazie alla sua
maggiore notorietà, portando le previsioni di fatturato ad €. 5.600, con un incremento
percentuale del 87%, riuscirà a coprire adeguatamente i costi totali ed anche il lavoro della
neoimprenditrice e del capitale investito.
Partendo dal fatturato stimato e tenendo conto del margine di contribuzione in un dato s’ipotizza di
ottenere la seguente situazione
Prospetto 4
Descrizione I ANNO II ANNO III ANNO
Fatturato 3.000 4.300 5.600
Totale costi variabili 2.161 3.081 3.974
Margine di contribuzione 839 1.219 1.626
Totale costi fissi 1.270 1.270 1.320
Risultato operativo -431 -51 306
La struttura dell’impresa appare solida fin dal primo anno in quanto non risulta necessaria
la contrazione di debiti se non quelli di fornitura, concessi ad un tasso nullo se saldati nel
breve periodo.
Il cash flow esprime la liquidità che l’impresa è in grado di produrre nel corso dell’esercizio
e come si può notare risulta essere positiva per tutti gli esercizi analizzati.
Il ROI, indice di redditività che misura la redditività del capitale investito, risulta essere
negativo per il primo esercizio, in prossimità dello 0 nel secondo esercizio e positivo nel
terzo. La determinazione è stata effettuata valutando l’apporto iniziale (tovagliati e stufa a
legna) da parte dell’imprenditrice in €. 300.
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