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Nell’ambito degli ordinamenti giuridici a costituzione rigida, si è soliti definire il controllo di legittimità costituzionale

come la funzione di verifica della conformità alla costituzione delle leggi e degli altri atti aventi forza di legge. Tale
controllo di legittimità costituzionale viene effettuato con modalità diverse a seconda dell’ordinamento giuridico
preso in considerazione, ma si è soliti ricondurre il tutto a due specifici modelli: il sistema diffuso e il sistema
accentrato. Nel sistema diffuso i giudici hanno il potere di verificare la costituzionalità delle norme che si trovano ad
applicare per risolvere un caso specifico, le quali possono essere disapplicate in caso di contrasto con la costituzione.
Tuttavia, la disapplicazione si considera limitata esclusivamente al caso specifico, permettendo quindi ad un giudice
diverso di utilizzarla qualora non la ritenesse in contrasto con la costituzione. Il sistema di controllo diffuso trova
origine negli Stati Uniti, per poi diffondersi tra i paesi di common law.
I sistemi di controllo accentrato sono più eterogenei, tutti però sono caratterizzati dall’impossibilità da parte dei
giudici di poter verificare la costituzionalità delle leggi e degli atti aventi forza di legge, poiché tale potere risulta
accentrato in un determinato organo.

Nella sentenza n1/1956 si solleva la questione di legittimità costituzionale dell’art 113 della legge di p.s. in quanto
l’autorizzazione ivi prescritta contrasterebbe con l’art 21 della costituzione (libertà di manifestazione del pensiero),
poiché a carico di numerose persone si erano imputate trasgressioni al precetto dell’art 113 delle leggi di p.s. per
avere o distribuito avvisi o stampati nella pubblica strada, o affisso manifesti o giornali senza avere l’autorizzazione
dell’autorità di pubblica sicurezza. A tutti perciò era contestata una contravvenzione punibile secondo quanto
previsto dall’art. 663 c. p.
La sentenza si articola nel seguente modo:

 I difensori dei vari imputati (e in alcuni procedimenti anche i pubblici ministeri) sollevano la questione sulla
legittimità costituzionale dell’art. 113 della legge di p.s. in quanto l’autorizzazione ivi prescritta
contrasterebbe con l’art.21 della Costituzione. In conseguenza si chiede la trasmissione degli atti, a seguito
della sospensione del processo penale, alla Corte costituzionale per decidere della questione di legittimità.
 Il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’avvocato generale dello Stato, sostiene
che non vi sia motivo di sollevare un giudizio di legittimità costituzionale, perché le norme precettive della
Costituzione importano abrogazione delle leggi anteriori che siano con essa incompatibili mentre le norme
costituzionali di carattere programmatico non importano difetto di legittimità di nessuna delle leggi vigenti
anteriori alla Costituzione. In via subordinata chiede inoltre che venga dichiarata insussistente
l’incompatibilità tra l’art.21 Cost. e l’art. 113 T.U. delle leggi di p.s.

Queste due tesi sono affrontate facendo vertere la discussione sul carattere dell’art. 21 Cost., in quanto i difensori
osservino il sopracitato articolo abbia carattere precettivo e non programmatico, aggiungendo inoltre di non
incorrere nell’errore di confondere l’abrogazione delle leggi con l’illegittimità costituzionale di queste ultime, poi la
seconda situazione ricorre quando l’abrogazione della legge sia stata esclusa e renda necessaria la pronunzia della
Corte costituzionale.

In ordine alla questione di competenza sollevata dall’Avvocatura dello Stato, ai sensi dell’art. 134 Cost. la
competenza è esclusiva della Corte costituzionale, pertanto sarà quest’ultima a giudicare controversie relative alla
legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge, inoltre richiamando l’art. 136 Cost. è noto come
solo la Corte costituzionale possa dichiarare l’illegittimità costituzionale di una legge. È da escludere inoltre l’assunto
secondo cui l’illegittimità costituzionale possa essere riferita solo alle leggi posteriori alla Costituzione (come
sostenuto dall’Avvocatura dello Stato), poiché la gerarchia delle fonti resta immutata e la legge costituzionale deve
prevalere sulla legge ordinaria.
L’esame della questione di legittimità verte sui seguenti punti:

 Potenziale coesistenza dell’art. 113 della legge di p.s. con l’art.21 Cost., nonostante la questione sia stata
posta esclusivamente sotto il profilo dell’abrogazione del primo per incompatibilità con il secondo;
 Norme dettate nell’art.21 da ritenere precettive di immediata attuazione o programmatiche;

La Corte costituzionale, evidenziando un potere discrezionale elevato in capo all’autorità di pubblica sicurezza, deve
dichiarare l’illegittimità costituzionale dell’art. 113 del T.U. delle leggi di p.s., fatta eccezione per il comma 5. Tale
dichiarazione si ripercuote sull’art.1 del decreto legislativo 1382/1947, mentre non può essere dichiarata
l’illegittimità costituzionale dell’art. 663 del c. p. poiché tali sanzioni sono da riferire in generale all’inosservanza delle
varie leggi che espressamente la richiamano. La Corte afferma quindi la propria competenza a giudicare sulle
controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge anche se anteriori
all’entrata in vigore della Costituzione.

Comparando la sentenza n1/1956 della nostra Corte costituzionale con la sentenza Marbury v Madison (del 1803)
della Corte Suprema Americana possiamo innanzitutto rilevare il valore che ha una costituzione rigida.

La Corte costituzionale sottolinea infatti che in una Costituzione rigida vale la regola della supremazia, perché la
Costituzione, e non la legge, è “paramount law”, come sottolineato anche nella sentenza Marbury v Madison della
Corte suprema americana. In entrambe le sentenze le Corti si interrogano infatti prima di tutto se queste ultime
abbiano la facoltà di poter intervenire sulla questione di legittimità costituzionale, domanda a cui le Corti rispondono
in modo positivo, ognuna adducendo le proprie motivazioni e ricostruendo la “legittimazione” a giudicare sulla
costituzionalità ricavandola dalla Costituzione, punto fondamentale di partenza su cui le Corti impostano il loro
ragionamento logico. Proprio partendo dall’analisi degli articoli delle rispettive Costituzioni ci si può rendere conto
come in due ordinamenti basati su Costituzioni rigide non possono non essere considerate tali Costituzioni come
leggi sovrane e fondamentali per le rispettive nazioni, anche perché qualora si affermasse il contrario, ossia di una
Costituzione con forza non di legge suprema, si conferirebbe al potere legislativo una onnipotenza pratica e reale,
vanificando di fatto quello che è lo scopo primo di una costituzione scritta e la conseguenza di un governo che si
fonda sulla costituzione, ipotesi ovviamente assurda.

La differenza principale, di fatto espressione dei due modelli di controllo di legittimità costituzionale, si evince nel
momento in cui con la sentenza Marbury v Madison la Corte Suprema Americana getta le fondamenta per quello che
sarà il sistema diffuso, dando quindi la possibilità al giudice ad intervenire chirurgicamente caso per caso, scegliendo
di volta in volta in caso di eventuale conflitto quale sia la norma più adatta al caso, poiché “è compito e dovere
rigoroso del potere giudiziario dichiarare la volontà della legge”.

Ultimo punto fondamentale che può essere inoltre evidenziato dalla comparazione è il modo in cui le due corti
arrivano al risultato finale della sentenza, agendo di fatto in modo diametralmente opposto. La nostra Corte
costituzionale infatti, partendo dalla Costituzione arriva alla sentenza amplificando i propri poteri, mentre la Corte
Suprema Americana contesta la norma ordinaria che gli attribuirebbe un potere superiore a quello garantito dalla
Costituzione, di fatto auto-limitando i propri poteri, evidenziando come paradossalmente in un paese come gli Stati
Uniti, con una matrice giuridica di Common law, la Corte Suprema risultasse con più poteri rispetto ai singoli giudici,
mentre nel nostro sistema, pur non essendo legato al modello di Common law, veniva dato molto più potere ai
giudici ordinari.

Daniele Garofalo

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