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regioni/ragioni della storia

Due interpretazioni cinematografiche


delle rivolte decabriste: ricostruzione storica
e invenzione in Dekabristy e S.V.D. (1927)
Dunja Dogo

1
Il film storico-rivoluzionario nella prima cinematografia sovietica

Numerosi studiosi hanno analizzato il peso che i bolscevichi assegnarono all’in-


terpretazione del passato nel ventennio successivo al loro insediamento al potere,
poiché dal giudizio ufficiale sulla storia e i suoi avvenimenti (specialmente quelli
relativi al processo rivoluzionario da poco concluso) doveva dipendere la legit-
timità della dittatura esercitata sulla popolazione sovietica dal Partito di Lenin1.
Atteggiandosi a soli depositari delle leggi dello sviluppo storico, i bolscevichi
rilessero la storia in modo da porre all’acme la propria ascesa alla guida del Paese;
non avendo, tuttavia, un passato al quale ancorarsi saldamente, l’élite del Partito
comunista si preoccupò d’inventarne uno, assimilando le varie correnti democra-
tiche e socialiste ottocentesche non direttamente comunicanti con il bolscevismo,
dai decabristi, visti, seppure non universalmente, come massoni teorizzatori di
soluzioni cospirative radicali, fino agli unionisti slavi filo-repubblicani e ai dissi-
denti afferenti a formazioni diverse del populismo russo. Dapprincipio, questa
operazione promossa dall’alto – che non sembra azzardato definire come volta a
inventare una tradizione, per rievocare le ricerche di Eric Hobsbawm e Terence
Ranger – si svolse in condizioni politiche che garantivano, comunque, una discreta
libertà d’espressione a storici e pensatori rispetto al controllo repressivo ch’era
stato imposto dalla censura zarista.
È all’interno di tale quadro che, a partire dal periodo post-rivoluzionario,
il movimento decabrista cominciò a venire inteso dagli storici d’impostazione
marxista – impegnati a ricostruire un’altra storia della Russia imperiale – non solo
come un’eredità da tesaurizzare (nell’ottica del Partito), ma soprattutto come un
oggetto di studio da conoscere al fine di creare un racconto a più voci sul passato

1. M. Ferro, L’histoire sous sourveillance. Science et conscience de l’histoire, Paris, Calmann-Lévy,


1985; J. Barber, Soviet Historians in Crisis 1928-1932, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 1981; F.C. Corney,
Telling October. Memory and the Making of the Bolshevik Revolution, London, Cornell University
Press, 2004; M. Ferretti, Storia e memoria, in Dizionario del comunismo nel XX secolo, a cura di R.
Pons e R. Service, Torino, Einaudi, 2006-2007, vol. 2, pp. 451-454.

«Memoria e Ricerca», n. 42, gennaio-aprile 2013


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rivoluzionario russo2. Un fattore che incoraggiò la riscoperta del Decabrismo fu,


senza dubbio, la sovrabbondanza di fonti primarie che emersero grazie alla riforma
del sistema archivistico russo, promossa dal governo provvisorio nel 1917, e messa
a punto nel quinquennio successivo sotto la soprintendenza del NARKOMPROS
(Commissariato del popolo per l’istruzione pubblica). La manovra di riordinamento
e centralizzazione degli archivi statali permise, infatti, di recuperare e accorpare
una ricchissima documentazione connessa ai decabristi, circa mezzo milione di
fogli di carte private e ufficiali3.
Come gli storici, anche gli autori della giovane cinematografia sovietica rivolsero
la propria attenzione ai temi delle insurrezioni vicine e remote. Dal 1924 fino al
1929, quasi un terzo dei lungometraggi a soggetto prodotti dagli studi sovietici ri-
guardò tematiche riguardanti o liberamente ispirate alla storia rivoluzionaria (russa
ed europea)4. L’elemento che caratterizzò le trame dei diversi film (di argomento
o a sfondo storico) fu il ricordo dell’eroico periodo ottocentesco, segnato dalle
persecuzioni che la monarchia zarista aveva inflitto ai rivoluzionari. Le colossali
rievocazioni cinematografiche facenti parte dei piani propagandistici dello Stato
centrale – ad esempio la trilogia di Sergej M. Ejzenštejn sulla preparazione e
l’avvento del comunismo in Russia5 – non possono che venire lette come atti dal
significato eminentemente politico, da parte di un Partito che doveva costruire una
memoria pubblica della storia intorno all’Ottobre per giustificare la rivoluzione6.

2
Cenni sul Decabrismo: i protagonisti, le idee, i fatti, la storiografia

È opinione consolidata che il movimento decabrista coinvolse un insieme etero-


geneo di quasi trecento uomini confluenti nell’esercito zarista. Ne furono i capo-
fila alcuni giovani militari di alto rango e di estrazione aristocratica, colti e con
accentuate attitudini intellettuali, oltre che ben informati sui temi della politica

2. P. O’Meara, K.F. Ryleev. A Political Biography of the Decembrist Poet, Princeton, Princeton
University Press, 1984, pp. 3-10.
3. Ibid. Vedi anche L.P. Petrovsky, Dviženie dekabristov. Imennoi ukazatel’ k dokumentam fondov
i kollekcii TsGVIA SSSR, Moskva, I. G. Tišin, 1975, 3 voll.; O. Edel’man, Sledstvie po delu dekabristov,
Moskva, Modest Kolerov, 2010, pp. 7-42.
4. P. Kenez, The Birth of the Propaganda State, Cambridge, Cambridge University Press, 1986,
p. 209. Dalla comparazione dei dati forniti da due fondamentali compilazioni – quella contenuta
nel catalogo Sovetskie chudožestvennye fil’my. Annotirovannyi katalog (Moskva, Iskusstvo, 1961-79)
e quella di Nikolaj Lebedev (Il cinema muto sovietico, Torino, Einaudi, 1962, pp. 487-564) –, emerge
una coincidenza di rapporto pari a un terzo tra il numero dei lungometraggi sovietici di genere
storico-rivoluzionario usciti nel periodo compreso tra il 1924 e il 1930 e la consistenza complessiva
della produzione cinematografica nazionale relativa al medesimo arco di tempo. Consulta anche D.J.
Youngblood, Appendix 1. Film Production by Studio by Year (1918-1935), in Soviet Cinema in the Silent
Era, 1918-1935, Austin, University of Press, 1991, pp. 239-241.
5. Stačka (Sciopero, 1924), Bronenosec Potëmkin (La Corazzata Potëmkin, 1925), Oktjabr’ (Ottobre,
1928).
6. Bronenosec Potëmkin, a cura di Naum Klejman e K.B. Levina, Moskva, Iskusstvo, 1969, pp. 46-54.

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corrente: una porzione minoritaria di loro aveva aderito a società segrete, se non
a logge massoniche, che erano sorte nell’Impero russo tra il 1810 e il 1820, e quasi
tutti agognavano il rovesciamento dell’autocrazia. Un influsso del tutto particolare
sulla formazione della visione del mondo di alcuni decabristi ebbe l’esperienza
bellica, che li portò a viaggiare nei territori dell’Europa centrale, dove conobbero
la cultura romantica tedesca: assorbì l’impeto trasformativo che emanava dall’idea-
lismo tedesco chi di loro prestò servizio nell’Armata imperiale russa combattendo
contro l’esercito francese, prima nelle guerre napoleoniche del 1805-1813, e, poi,
nelle campagne contro il regno di Francia, tra il 1813 e il 1814. Fu in particolare
la guerra del 1812, che sparse molto sangue tra combattenti di ceto alto e basso,
a dare ad alcuni vertici illuminati dell’esercito russo la sensazione di assistere
all’approssimarsi di un punto di svolta nella storia del Paese, ravvivando il senso
d’insofferenza nei confronti della fortissima disuguaglianza che divideva la società
russa del tempo, costretta in uno stato di generale arretratezza. La corrente d’idee
che diede fondamento al pensiero politico dei decabristi fu quella che nasceva dalle
teorie di pensatori quali Voltaire, Rousseau, Diderot, Montesquieu, D’Alembert.
Coloro che orchestrarono la rivolta decabrista erano stati profondamente affascinati
dalle ideologie rivoluzionarie francesi, secondo accentuazioni diverse, e avevano
acquisito esperienza della cultura politica europea, del pensiero illuminista, dei
romantici inglesi e tedeschi7.
Attraversando l’Europa, gli uomini del 1825 erano venuti a conoscenza di un
sistema economico e politico moderno che li impressionò talmente da convincerli
a contestare lo zarismo e concepire, al suo posto, uno Stato di diritto. Essi vedeva-
no il proprio Paese ingiustamente dominato da un’autocrazia dispotica, che non
avrebbe mai abdicato al potere assoluto, e tanto meno abolito la servitù della gleba;
far protrarre la sovranità dello Zar avrebbe significato la decadenza della Russia,
soffocandone la vita politica e determinandone la paralisi economica8.
Parteciparono al Decabrismo taluni esponenti di circoli letterari che animarono
la vita intellettuale del primo quarto del XIX secolo: Pavel A. Katenin e Fëdor N.
Glinka, Kondratij Ryleev e Wilhelm Kiukhelbeker, Aleksandr Bestužev-Marlinskij
e Vladimir Raevskij, e pochi altri letterati, legati alle organizzazioni insurrezionali,
che avrebbero dato un contributo importante all’allora nascente letteratura ro-
mantica russa: essi vi riversarono il racconto della propria vita di rivoluzionari, chi
aderendo alla prosa, chi alla poesia, e chi a una forma che univa le prime due, come
nel caso assai popolare del romanzo in versi Evgenij Onegin (1833) di Aleksandr
Puškin, anch’egli vicino ai decabristi9.
Le idee di rinnovamento politico introdotte in tutta Europa col 1789 francese
erano giunte sino ai vertici della monarchia russa, che le aveva accolte formulando

7. M. Raeff, The Decembrist Movement, Englewood Cliffs, N. J, Prentice-Hall, pp. 1-29.


8. A.D. Nekipelov (e altri), Novaja rossijskaja enciklopedija, Moskva, Izdatel’stvo Enciklopedia,
2008, vol. 5/2, p. 76.
9. A.V. Archipova, Literaturnoe delo dekabristov, Leningrad, Nauka, 1987, pp. 3-9. M. Raeff, op.
cit., p. 18. Cfr. L.G. Leighton, Russian Romanticism. Two Essays, Paris, Mouton & Co., 1975

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blande proposte di modernizzazione dello Stato: sin dal 1809, il Primo Consigliere
di Stato, Michail Speranskij, aveva sottoposto allo Zar un progetto di Costituzione,
che doveva rispondere alle aspettative riformistiche nutrite da alcuni dignitari di
corte, nonché da esponenti dell’alta e piccola nobiltà, e, nel 1818, Alessandro I fece
approntare una carta costituzionale congrua a quella applicata al Regno di Polonia,
sotto dominazione russa10. Tuttavia, non un cambiamento in senso costituzionale
fu portato a compimento, mentre s’inaspriva il malcontento di chi continuava ad
anelarlo. A metà degli anni Dieci dell’Ottocento sorgevano le prime società segrete
antizariste (l’Unione dello Stato Sociale, discendente dall’Unione della Salvezza),
che, però, si sciolsero quasi spontaneamente per mancanza di una concezione orga-
nica sia in merito al programma da conseguire che alla tattica di lotta. Sulle ceneri
di tali formazioni, negli ambienti di orientamento progressista – che affondavano
le proprie radici in alcuni ordini militari legati a illustri famiglie della potente
aristocrazia russa – nacquero due importanti società segrete composte da ufficiali
di grado diverso: la Lega del Nord, con centro operativo a Pietroburgo, e la Lega
del Sud, che faceva capo a Kiev, aggregando a sé numerose cellule dall’Ucraina
centro-meridionale.
La Lega del Nord era retta da un triumvirato di orientamento liberale (Nikita
Murav’ev assieme ai principi Evgenij P. Obolenskij e Sergej P. Trubeckoj), che per-
seguiva l’obiettivo sovrano di instaurare nel Paese una monarchia a suffragio censita
rio, ovvero una forma di governo moderato che garantisse diritti costituzionali ai
sudditi e minime misure di redistribuzione delle terre alle comunità contadine11.
Di aperta ispirazione democratica era la Lega del Sud che, nel 1825, s’era espansa,
incorporando a sé la Società degli Slavi Uniti, un altro gruppo segreto formato da
cospiratori mossi da ideali di rinnovamento radicale. La Lega auspicava l’avvento
di una Repubblica parlamentare a sovranità popolare e dava voce a individui che,
sia pur coltivando una difforme opinione democratica, sostenevano all’unanimità
il disegno di Costituzione Russkaja Pravda, redatto dal colonnello a vocazione
giacobina Pavel Pestel’; la componevano uomini che si mostrarono interessati,
soprattutto, alla trasformazione sociale della Russia12.
La Lega del Nord e quella del Sud stentavano a unirsi, divise da forti discrepanze
politiche: perciò non si associarono, bensì coesistettero, tenendo aperto il dialogo.
Se le due formazioni tentarono di collaborare fu perché, quando se ne presentò
l’opportunità, agirono nella comune convinzione che fosse giunto il tempo di libe-
rare i contadini dal vincolo della servitù della gleba; in vista della rivolta da ordire
tra i soldati convennero di darsi un reciproco aiuto armato, malgrado i rispettivi
programmi divergessero sulla forma di governo da proporre come alternativa
all’ordinamento autocratico. Le guide delle due società lavorarono all’ideazione di
almeno due carte costituzionali da applicare in tutti i rami dell’amministrazione,

10. Vedi anche H. Seton-Watson, Storia dell’Impero russo, Torino, Einaudi, 1971, pp. 91-105.
11. Ibid., pp. 169-181.
12. Sulla Società degli Slavi Uniti cfr. P. O’Meara, op. cit., p. 13; H. Seton-Watson, op. cit.; M.
Raeff, op.cit., pp. 7-9.

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in particolare in ambito giudiziario, e da mettere in atto dopo la destituzione del


potere zarista: una è la già menzionata Russkaja Pravda, l’altra è la Costituzione
di Nikita Murav’ev.
Passarono alla storia sotto il nome di decabristi gli oltre duecentosessanta affi-
liati a una delle due Leghe o a concomitanti organizzazioni segrete che, nel breve
periodo d’interregno seguito alla morte di Alessandro I, tentarono d’insorgere
contro il suo successore, Nicola I. Il movimento decabrista ebbe vita breve, poiché
la sollevazione che le due Leghe organizzarono il 14 dicembre 1825, e i connessi
tentativi insurrezionali, che s’addensarono nella prima settimana del gennaio 1826,
furono sventati, uno dopo l’altro, dalle forze zariste, le quali spensero rapidamente
i due focolai della ribellione, a Pietroburgo e Kiev. I decabristi furono oggetto di
una durissima repressione culminante in un procedimento giudiziario che durò sei
mesi, dalla prima rivolta al 17(29) giugno 182613; la Corte Suprema zarista convocò
oltre duecento testimoni al fine di intentare, nei riguardi degli oltre cento imputati
di crimini politici, un procedimento penale, che sancì infine cinque condanne a
morte e copiose pene ai lavori forzati siberiani oppure all’esilio perpetuo e alla
spoliazione, mentre i reparti militari infidi furono trasferiti nelle formazioni dell’e-
sercito zarista che stavano guerreggiando sulle montagne del Caucaso14. Il 13(25)
luglio 1826 andarono al patibolo Pavel Pestel’, Sergei Murav’ev Apostol, Kondratij
Ryleev, Pëtr Kachovskij, Mikhail Bestužev-Rjumin.
Le ripercussioni della rivoluzione decabrista, soffocata sin dalla nascita, furono
profonde nella cultura e nella vita politica russa nell’arco di tutto l’Ottocento. A
distanza di oltre mezzo secolo, le imprese dei decabristi e le idee che li avevano
animati furono argomento di fortissimo interesse tra storici e letterati, in conco-
mitanza con la deflagrazione delle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917.
Dopo il 1917 lo studio della storia decabrista attraversò una fase di nuova fiori-
tura che riportava al centro dell’attenzione le indagini circostanziate che, ai primi
del Novecento, avevano condotto, dandovi un’impronta scientifica, gli storici
V.Ja. Bogučarskij, M.M. Semevskij, M.K. Lemke e lo stesso Pavel E. Ščëgolev15;
costoro avevano collocato le imprese decabriste al punto di partenza di un dise-
gno storico che, sulla linea del tempo, toccava il suo apice là dove aveva luogo la
prima rivoluzione russa, ossia nel 1905. Successivamente, videro la luce altri studi
che ripercorrevano in maniera estensiva e approfondita genesi e sviluppo del De-

13. Per un approfondimento sul processo vedi O. Edel’man, Sledstvie po delu dekabristov, Moskva,
Modest Kolerov, 2010.
14. M. Raeff, op.cit., pp. 162-178.
15. Ščëgolev aveva, appunto, iniziato a occuparsi del movimento decabrista ben prima del 1917,
soffermandosi sulle vite dei singoli attori che vi avevano preso parte, Aleksandr S. Griboedov, Vladimir
F. Raevskij, Andrej E. Rozen. Come Nečkina, egli aveva preso le mosse dal quadro storico-sociale
formulato da Herzen, approfondendo secondo una propria personale lettura il percorso dei decabristi,
che interpretò come individui concreti e distinti, ricostruendone i conflitti interpersonali, gli ideali e
la psicologia, le esperienze che ciascuno visse in un contesto di fortissimi fermenti sociali.

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cabrismo16, finché, negli anni consecutivi alla caduta della Monarchia zarista, non
apparvero le prime biografie dei congiurati coinvolti nella celeberrima rivolta del
14 dicembre 1825, e la storica Milica Nečkina, allieva dello storico marxista Michail
N. Pokrovskij all’Accademia delle Scienze, cominciò una ricerca pluriennale sul
Decabrismo. S.V.D. e Dekabristy apparvero mentre in Unione Sovietica stavano
fiorendo le storie generali delle varie società segrete, che costituirono il movimento
unitario formatosi nel primo quarto del XIX secolo.

3
Messinscena della rivolta in Dekabristy

Dekabristy17 ritrae la storia della rivolta armata decabrista. Ne scrisse la sceneg-


giatura lo storico e letterato Pavel E. Ščëgolev, che unì spunti da materiali di fin-
zione a informazioni derivate da fonti storiche primarie: da un lato, egli sviluppò
l’intreccio pensato per il poema Polina Gebl’18, e, dall’altro, si basò sull’ampia
documentazione d’archivio che aveva raccolto per comporre l’antologia Dekabristy
(Mosca-Leningrado, Gosudarstvennoe izdatel’stvo, 1926), uno dei tanti lavori che
egli aveva consacrato alla storia del movimento russo di liberazione dall’autocrazia.
Dekabristy accoglieva un ricco complesso di testi nuovi e già apparsi in volume
(memorie dei decabristi commentate e scritti originali di Ščëgolev), e ripercorreva
il pensiero e l’azione di alcune delle personalità meno conosciute che avevano
preparato la rivolta del 1825 (V.F. Raevskij, P.G. Kachovskij, S.I. Murav’ev Apostol,
F.P. Šakovskij, A.O. Kornilovič e altri).
Ščëgolev aveva cominciato a occuparsi dei decabristi da lungo tempo, sulla
spinta della propria personale adesione al socialismo. Sin dalla fine dell’Ottocen-
to egli s’era interessato agli studi pionieristici sul Decabrismo di A.N. Herzen,
N.P. Ogarëv e A.N. Pynin, e aveva instaurato contatti diretti con i discendenti di
alcuni decabristi, come ad esempio Varvara Von Annenkova, arrivando a pubbli-
care nel 1906 uno dei primissimi eloquenti profili degli insorti19. Come Ščëgolev
afferma in Vladimir Raevskij (pervyj dekabrist)20, i presupposti e gli obiettivi politici
dei decabristi, le caratteristiche della loro azione, differenziavano la rivolta del 14

16. Nei primi anni del Novecento uscirono le memorie di taluni decabristi – quali A.E. Rozen, N.V.
Basagrin e i fratelli Bestužev – e, sotto la curatela di P.E. Ščëgolev, la prima edizione della Russkaja
Pravda, scritta da P. I. Pestel’, l’animatore e il legislatore della Lega del Nord.
17. Dekabristy venne proiettato in prima visione sovietica l’8 febbraio 1927 e S.V.D. uscì a Mosca
il 12 agosto del medesimo anno. Vedi Letopis’ rossijskogo kino 1863-1929, a cura di V.I. Fomin e A.S.
Derjabin, Moskva, Materik, 2004, pp. 565, 583.
18. Il poema Polina Gebl’ di Pavel E. Ščëgolev e Aleksej N. Tolstoj venne pubblicato nel primo
numero del 1926 nella rivista «Novaja Rossija», e in seguito fu ristampato in A.N. Tolstoj, Polnoe
sobranie sočinenii, Moskva, 1949, vol. 11, pp. 505-542.
19. Varvara von Annenkova interpretava la parte della nonna nel melodramma dal titolo
Plamenejuščie serdca, che in origine doveva corrispondere alla seconda parte del film e che alla fine
non uscì mai nelle sale (Ju.N. Emeljanov, P.E. Ščëgolev – istorik russkogo revoljucionnogo dviženija,
Moskva, Nauka, 1990, p. 61).
20. P.E. Ščëgolev, Pervyj dekabrist Vl. Raevskij, San Pietroburgo, 19062, pp. 9-12.

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due interpretazioni cinematografiche delle rivolte decabriste

dicembre 1825 dalle cosiddette “rivoluzioni di palazzo”, i complotti interni all’alta


corte zarista motivati da faide dinastiche che, nel Settecento, avevano agitato la
conduzione del potere reale21. Ščëgolev leggeva il Decabrismo come un movimen-
to nato da un processo unitario, benché avesse constatato che, tra le due Leghe,
esistevano delle difformità sui temi dell’obiettivo politico ultimo; quel che univa
gli uomini del 1825 era l’ambizione di dirigere dall’alto una ribellione nata sponta-
neamente tra i soldati-contadini, che i decabristi avrebbero esortato all’azione. In
tal senso, a parere dello storico, la rivolta decabrista poteva essere giudicata come
una dimostrazione della vocazione autenticamente rivoluzionaria dei decabristi i
quali avevano cercato, seppure fallendo, di “andare nel popolo” non diversamente
da come, pochi anni dopo, avrebbero fatto i populisti22.
A compimento di una ricerca pluriennale sul Decabrismo, nell’aprile 1923
Ščëgolev presiedette ai lavori del Comitato scientifico deputato a organizzare le
iniziative per il centenario della rivolta del 1825, evento della cui memoria i bol-
scevichi tesero a servirsi ai fini del loro progetto di lettura della rivoluzione come
passaggio inevitabile e necessario nel corso della storia russa23. Oltre a essere uno
stimatissimo studioso d’ispirazione socialista, lo storico ricopriva più d’un incarico
direttivo all’interno degli organi di organizzazione del sapere nello Stato sovietico
appena sorto. Entro la prima metà degli anni Venti, egli divenne membro dello
speciale Comitato per la Storia della Rivoluzione d’Ottobre e del Partito Comunista
Russo (ISTPART) e svolse la funzione di primo funzionario del reparto degli Archivi
Centrali di Stato Sovietici ubicato a Pietrogrado. All’interno della nuova istituzione
archivistica, riordinò e curò, in particolare, la sezione contenente le carte che, nel
corso dell’Ottocento, la cancelleria zarista del Dipartimento dell’Ochrana (Polizia
segreta) aveva emesso in relazione ai dissidenti politici colpevoli di cospirazione
contro l’autocrazia24.
Sin dall’anno successivo alla rivoluzione del 1917, Ščëgolev ebbe modo di con-
sultare con costanza tutta una serie di fonti provenienti dai diversi dicasteri zaristi,
e accorpate in un fondo archivistico unico, sotto la tutela dello Stato centrale, ai
sensi del decreto governativo del 1 giugno 1918, emesso dalla sovrintendenza della
Direzione Generale agli Affari Archivistici subordinata al NARKOMPROS25.
Fu durante il lavoro di riordino dei fondi relativi allo speciale corpo di polizia
istituito da Nicola I che Ščëgolev ebbe accesso a una poderosa documentazione,

21. A.G. Mazour, op. cit., p. 294; Ju.N. Emeljanov, P. E. Ščëgolev – istorik russkogo revoljucionnogo
dviženija, cit., p. 75.
22. Ju.N. Emeljanov, op.cit., pp. 86-92.
23. L.A. Trigos, An exploration of the dynamics of mythmaking: Tynianov’s Kiuchlia, in «Slavic
and East European Journal», vol. 46, n. 2, 2002, pp. 283-284.
24. Ju.N. Emeljanov, op.cit., pp. 36-52.
25. T.I. Chorchordina, Archivy i Glavarchiv (1918-avgust 1920), in Istorija i archivy, Moskva, RGGU,
1994, pp. 67-89. Vedi anche E.V. Starostin e T.I. Chorchordina, Archivnoe delo v Rossii (1917-1920), in
Archivy i revolucija, Moskva, RGGU, 2007, pp. 51-133; A. Salomoni, Révolution russe et les archives.
Un savoir historique d’état: les archives soviétiques, in «Annales, Histoire, Science Sociales», vol. 1,
n. 5, 1995, pp. 3-10.

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comprensiva di testimonianze inedite, che riversò nel proprio libro Dekabristy,


dato alle stampe nel 1925, in occasione del centenario decabrista. Quest’ultima
antologia accoglieva un insieme complesso di testi, sia nuovi che già apparsi in
volume26 – memorie dei decabristi corredate da recensioni organiche e commen-
tate, scritti originali dello stesso Ščëgolev –, ed era volta a ripercorrere il pensiero
politico e le azioni di alcune personalità meno studiate che avevano preparato la
rivolta, rivelandone le contraddizioni di ordine politico, e rivolgendo uno sguardo
partecipe ai conflitti interiori di ciascuno di loro.
Tra gli storici rappresentativi della comunità accademica sovietica formatasi
a metà degli anni Venti, Julian G. Oksman e Milica V. Nečkina sostenevano che
Ščëgolev, nella preparazione del volume sui decabristi, avesse adoperato i do-
cumenti d’archivio come fonti d’ispirazione per comporre, anziché un libro di
storia, un romanzo storico27. Ščëgolev, in realtà, aveva messo a punto un’opera
su basi scientifiche; quel medesimo procedimento di libera riscrittura della storia
in forma narrativa contraddistinse semmai la stesura del copione di Dekabristy,
che aveva la funzione di dare notorietà alle imprese del 1825 di fronte al grande
pubblico. Ščëgolev collocò i giovani protagonisti della messinscena in un’epoca
di forti conflitti sociali e tentò di mostrarli come antesignani dei rivoluzionari di
professione, accentuandone il retroterra culturale che fece risalire al 1789 francese28.
Nella rievocazione cinematografica della lotta decabrista vi era una sfumatura
profondamente umana: ne erano fautori esponenti di una gioventù che, sia pur
mantenendo uno spessore psicologico, davano viva espressione a idee comparabili
a vere e proprie forze motrici della storia. C’è, nel film, una soluzione narrativa
che estrinseca quest’intento espressivo; è quanto asserisce Ryleev, prima di morire,
mentre si trova agli arresti e tenta, invano, di persuadere Nicola I a condonare
la pena capitale ai principali responsabili della rivolta militare; durante la breve
conversazione che il decabrista intrattiene con il sovrano, egli predice che, se non
sarà lo Zar a «liberare la Russia e finire quello che i decabristi hanno iniziato»,
allora, tra meno di cent’anni altri uomini porteranno a termine quel che i decabristi
hanno iniziato. Alla fine del suo intervento, Ryleev preannuncia, infervorandosi,
che «Ci sarà la Rivoluzione in Russia! Sì, ci sarà!» e, pronunciando tali parole, egli

26. Parte di queste pubblicazioni risalivano al primo decennio del Novecento, durante il quale
Ščëgolev aveva curato una serie di testi su e dei decabristi per testate letterarie – come «Literaturnyj
vestnik», organo della società dei bibliografi di San Pietroburgo – e riviste di argomento storico-politico,
tra cui «Vestnik Evropy», che dava voce a una tendenza moderata, e «Byloe», mensile apertamente
socialista di cui era capo redattore. Vedi G.A. Nevelev, P.E. Ščëgolev kak istorik dekabristkogo dviženija,
in «Vestnik leningradskogo universiteta», n. s., a. IV, Leningrad, 1966, pp. 54-63.
27. Ju.G. Oksman, P. E. Ščëgolev. ‘Dekabristy’, in «Katorga i ssil’ka», serie XXVI, n. 5, 1926, pp.
278-282; M.V. Nečkina, P. E. Ščëgolev. ‘Dekabristy’, in «Pečat i revoljucija», n. 6, 1926, pp. 147-149.
28. Gli autori che Ščëgolev fa concorrere alla formazione intellettuale dei decabristi sono quelli
elencati nella bibliografia preparatoria al libro Dekabristy (1926), che comprende in generale letteratura
straniera in lingua tedesca e francese sulla rivoluzione francese (A. Mathiez, Charles Cestre e altri) e
sugli autori del pensiero illuministico settecentesco (come B. Fontenelle, J.J. Rousseau). Cfr. Dekabristy.
Bibliografičeskij list, IRLI RAN-Istituto di Letteratura Russa (Casa Puškin) dell’Accademia Russa
delle Scienze, Fondo “Ščëgolev” n. 627-3-62.

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due interpretazioni cinematografiche delle rivolte decabriste

lega indissolubilmente la rivolta del 1825 alla rivoluzione del 1917; il personaggio
profetizza un legame necessario tra un evento e l’altro, come ambedue rispon-
dessero a ineluttabili leggi dello sviluppo storico; egli dà voce a una lettura della
Storia che rispondeva perfettamente all’esigenza avvertita, nel 1927, dalla classe
dirigente bolscevica di riorganizzare le immagini del passato in modo da costruire
una genealogia del socialismo di cui autoproclamarsi gli ultimi discendenti29.
La produzione di Ščëgolev attraversa ambiti diversi (che vanno dalla storia
alle discipline letterarie, fino al teatro e al cinema) e ammonta a oltre 400 testi che
comprendono, tra gli altri, alcune opere teatrali, un libretto operistico, e dieci
copioni per film: questi ultimi riguardano fasi diverse del movimento insurrezio-
nale russo nell’Ottocento e, in larga parte, affrontano le storie di alcuni giovani
rivoluzionari30. Contestualmente alla stesura del soggetto di Roman Dekabrista
(com’era inizialmente intitolato il film), Ščëgolev ultimò Južnaja tragedija, un’altra
sceneggiatura relativa alla rivolta della cavalleria Černigovskij e, nel 1927, conse-
gnò la stesura definitiva di Vtoroe marta, dove veniva messa in scena l’azione del
gruppo a base studentesca che, nel 1887, aveva progettato l’attentato alla vita di
Alessandro III come atto di emulazione del regicidio che aveva causato la morte
dello Zar predecessore, nel 188131.
La produzione Sevzapkino propose a Ivanovskij di mettere in scena la sce-
neggiatura di Ščëgolev. La collaborazione tra lo storico e l’artista risaliva al 1923,
quando Ščëgolev, assieme a Ol’ga D. Forš, aveva sceneggiato Dvorets i krepost’
di Ivanovskij32, film sulla sfortunata prigionia del giovane rivoluzionario Michail
Bejdeman (1839-1887), condannato a vent’anni di isolamento carcerario nel rivellino
della prigione zarista di Pietro e Paolo. Dopo Dekabristy Ščëgolev sceneggiò un
terzo e ultimo film per la regia di Ivanovskij: Stepan Chalturin, che narrava del
giovane terrorista contadino membro di Volontà del Popolo, segnando un ritorno
al tema del populismo e al genere del film boevik33. Ščëgolev premeditava, sin dal
1919, di realizzare un soggetto sulla rivolta del 14 dicembre 1825, e, a quel tempo, ne
approntò una prima versione, che intitolò Ženy dekabrista e propose, nel 1923, alla
casa di produzione della società per azioni del Soccorso Operaio Internazionale
Mežrapbom Rus’. L’anno dopo, la Sevzapkino lo chiamò affinché predisponesse

29. Traduzioni mie dei corrispondenti intertitoli russi dal film Dekabristy.
30. Ju.N. Emeljanov, P. E. Ščëgolev – istorik russkogo revoljucionnogo dviženija. Avtoreferat, Moskva,
K. I. N., 1982, p. 15; Ju.N. Emeljanov, P. E. Ščëgolev – istorik russkogo revoljucionnogo dviženija cit.,
pp. 59-63.
31. Il soggetto originario del film s’intitolava Aleksandr Uljanov-brat Lenina ed era incentrato
sugli ultimi anni della vita del fratello minore di Lenin, Aleksandr Uljanov, dal suo coinvolgimento
nell’azione terroristica sino alla morte al patibolo. Cfr. Ju.N. Emeljanov, P. E. Ščëgolev – istorik
russkogo revoljucionnogo dviženija cit., pp. 62-63. A.G. Čerešnja, Ob archivnom nasledii P.E. Ščëgoleva,
in Archeografičeskii ežegodnik za 1979, Moskva, Nauka, 1981, p. 287.
32. Ščëgolev e Forš rielaborarono i propri romanzi storici: Tainstvennyj uznik (Il misterioso
prigioniero, tr. mia, 1924) e Odety kamnen (Ol’ga Forš, 1924-25).
33. Sotto la categoria boevik la critica russa raggruppa i drammi a sfondo storico-politico che
cominciarono a venire prodotti in Russia, tra il Febbraio e l’Ottobre 1917, e divennero assai popolari
(S. Ginzburg, Kinematografija dorevoljucionnoj Rossii, Moskva, Agraf, 2007, pp. 436-441).

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un copione sulla rivoluzione del 1825: egli stese, dunque, Roman Dekabrista, che
traspose in seguito in forma di sceneggiatura rinominandolo Dekabristy.
Ščëgolev congegnò Dekabristy concatenando tra loro gli episodi del film in
modo da formare una catena di avvenimenti che conducessero inevitabilmente
al sollevamento del 14 dicembre; lo schema serviva a dare rilievo alla rivolta, che
assumeva, così, il valore di un coraggioso atto di giustizia in «un’epoca di oltraggio
ai contadini e ai soldati, tenuti in stato di schiavitù», come viene detto nell’interti-
tolo che immette all’antefatto del film. Lavorando a Dekabristy, Ivanovskij assoldò
emeriti attori drammatici dell’ambiente artistico russo34, e li fece truccare affinché
somigliassero come gocce d’acqua ai personaggi originali. Per la parte di Annenkov,
Ivanovskij scelse l’attore del Teatro d’Arte di Mosca Boris Tamarin, che aveva dato
prova del proprio talento nell’impersonare il tipo del ribelle, interpretando Emeljan
Pugačev in Poet i car’ (Il poeta e lo Zar, di Vladimir Gardin, 1927), film in costume
centrato su Puškin come poeta del popolo35. Ivanovskij tornò a collaborare con
Sergej Šiško dopo averlo diretto, prima, in Dvorec i krepost’, dove gli affidò la parte
del comprimario Nečaev, poi, in Stepan Chalturin (1927), dove gli fece assumere il
ruolo da protagonista dell’eponimo eroe contadino.
In Dekabristy Šiško recita la parte dell’aristocratico Ryleev, che aveva animato
la sezione dei repubblicani all’interno della Lega del Nord e, dal gennaio 1821,
aveva ricoperto la carica di assessore presso la Corte penale di San Pietroburgo.
Ivanovskij e Ščëgolev riconobbero a Ryleev carisma e capacità retorica – che
sono indubbiamente qualifiche indispensabili per chi aspiri a guidare un gruppo
politico –, eppure fecero scivolare in secondo piano il lato del poeta che gli aveva
procurato notorietà tra i decabristi; secondo le testimonianze, Ryleev aveva infiam-
mato i decabristi grazie ai propri versi visionari, e li aveva esortati all’azione proprio
in quanto poeta36. Basti pensare che i fratelli Bestužev compararono Ryleev a un
profeta, che sembrava loro predestinato ad assurgere a «martire per la libertà»37.
A Ryleev venne contrapposto un tipo umano impulsivo e battagliero, quale
Kachovskij, eroe di ferme convinzioni radicali, mosso da profondissimo amore per
la patria, e perfettamente inserito nella corrente romantica del suo tempo. Di fronte
agli altri decabristi, Kachovskij dà risalto alle proprie idee regicide, dichiarando
che eliminare lo Zar equivarrebbe sì a «firmare una condanna a morte»38; ma,
in compenso, questo gesto sancirebbe la liberazione della Russia. Ed è appunto
Kachovskij che uccide il governatore generale Miloradovič in Piazza del Senato,
ferendo nel contempo il comandante dei granatieri della Guardia imperiale Stjurler
e il tenente Gastefer. Insomma, Kachovskij è il ribelle per eccellenza, tale e quale

34. An., «Kino», n. 177, 29 gennaio 1927.


35. A.V. Ivanovskij, Vospomominanija kinorežissëra, Moskva, Iskusstvo, 1967, p. 202.
36. Patrick O’Meara, op. cit., pp. 80-83.
37. N.A. Bestužev, Vospominanie o Kondrate Fedoroviče Ryleeve. Materialy dlja biografij K.F.
Ryleeva, Lipsia, E. L. Kasporovič, 1875, pp. 20-22. Vedi anche P.E. Ščëgolev, Vospominania brat’ev
Bestuževyx, Pietrogrado, Biblioteka memuarov Ogni, 1917.
38. Traduzione mia del corrispondente intertitolo russo dal film Dekabristy.

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due interpretazioni cinematografiche delle rivolte decabriste

era stato minuziosamente descritto da Ščëgolev nella biografia P.G. Kachovskij.


Avvezzo ad agire impulsivamente, Kakhovskij ha i tratti dell’antesignano dei po-
pulisti che avrebbero agito nella seconda metà dell’Ottocento: egli si comporta
secondo il codice di Napoleone I, ed è vicino al popolo, che vorrebbe sollevare in
arme. Tale personaggio fa il paio con un altro ufficiale di temperamento irruente
e idee radicali, Annenkov, che rompe la gerarchia ed esalta il metodo del terrore
di fronte allo Zar39.
Nel film Dekabristy, con la storia collettiva dei decabristi s’intreccia poi una
trama secondaria, che riguarda la vicenda personale di uno dei protagonisti: si
tratta del bel tenente di cavalleria Ivan Annenkov, personaggio che Ščëgolev ideò
ispirandosi al tipo umano di Aleksandr Puškin40. Prima che scoppi la rivolta, An-
nenkov s’innamora perdutamente di Polina Gebl’ (nata Janette Pol’), una fanciulla
di modesta condizione sociale cresciuta in Lorena, con il padre in servizio nella
Legione d’Onore napoleonica, e giunta a Mosca per un impiego come modista
presso una ditta commerciale francese; se il giovane la sposasse contravverrebbe alla
volontà che la propria famiglia, di illustre discendenza moscovita, gli ha imposto
per ragioni di convenienza. Un giorno, Annenkov compie un reato per vendicare
il fratello gemello, che era stato ferito mortalmente in un combattimento a duello.
Grazie all’intercessione di congiunti facoltosi, la pena carceraria gli viene com-
minata in confino nella città di Penza, dove Annenkov abbraccia, infine, la causa
della rivolta decabrista, che gli procurerà l’esilio.
Nella struttura di Dekabristy il motivo amoroso tra Annenkov e Gebl’ ha una
posizione centrale, come nel dramma musicale Polina Gebl’, alla cui trama Ščëgolev
s’era ispirato, e come nel melodramma Južnaja tragedija dove, intorno alla storia
d’amore tra Anna Panjutina e il decabrista Grochovskij, ruotano gli accadimenti
del 1821, il Congresso dell’Unione del Bene Pubblico e la nascita delle due società
del Nord e del Sud, fino alle peripezie della cavalleria Černigovskij in rivolta41.
Ščëgolev riscrisse per il cinema la storia del tentativo decabrista di rovesciare
l’autocrazia, attenendosi al racconto che prevaleva al tempo in Unione Sovietica,
soprattutto per quanto atteneva le dinamiche della sconfitta. Egli imputò le ra-
gioni dello sfortunato intervento del 14 dicembre – che designò come «il giorno
della protesta» – principalmente all’azione passiva e inconcludente del principe
Trubeckoj, il quale, nel film, viene apostrofato come «l’illuso liberale»42. Nella
scena in cui i soldati si uniscono ai decabristi, appaiono tutte le grandi persona-
lità dell’insurrezione, compresa la folla di operai e povera gente accorsa a gettare
pietre e a sollevare bastoni da dietro il recinto, in difesa degli insorti. Questa parte
di popolo che si arma e solidarizza coi decabristi appare come una vera e propria

39. P.E. Ščëgolev, “Roman Dekabristy scenarij. Mašinopis’ s karandaškami otmetkami i pravkami
avtora”, IRLI RAN, 627-3-59, f. 15.
40. Ibid.
41. Ju.N. Emeljanov, P. E. Ščëgolev – istorik russkogo revoljucionnogo dviženija, cit., p. 62.
42. Vedi anche Ju.N. Emeljanov, P.E. Ščëgolev – istorik russkogo revoljucionnogo dviženija, cit.,
pp. 78-79.

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dunja dogo

minaccia al generale zarista Miloradovič, che la vede capace di «radere al suolo la


città in meno di mezz’ora»43. Tuttavia, la folla, anche se storicamente importante,
nel film fa soltanto una breve comparsa durante la rivolta, senza apparire come
quella forza trainante del processo storico, che Pokrovskij e altri studiosi avrebbero
voluto assegnarle.
Ivanovskij impiegò grandi risorse per ricostruire fedelmente la rivolta del 1825
sulla Piazza d’armi, dove le truppe dovevano giurare fedeltà al nuovo Zar. Le
maestranze della Sevzapkino sradicarono interi alberi, circondarono monumenti
con inferriate e sostituirono i lampioni esistenti con altri dell’epoca di Alessandro
I; l’allestimento scenografico comportò una lavorazione intensiva che durò 3 mesi.
Formarono i reggimenti Preobraženskij e Moskovskij 5.000 comparse: vi figurava-
no oltre che i soldati messi a disposizione dalla Guardia Rossa bolscevica, anche
alcuni abitanti di Leningrado. Ivanovskij dotò i soldati lealisti di 90 cannoni presi
a prestito dalle sale espositive del Museo della Rivoluzione e fece loro indossare gli
originali pastrani grigi del reggimento della Guardia di Mosca44. Lungo il perimetro
delle riprese uno schieramento di polizia della Direzione Politica di Stato aveva
l’ordine di comprimere, ai lati del perimetro scenico, i concittadini di Leningra-
do, che erano accorsi sul set ad assistere alla sfarzosa rievocazione storica45. La
tecnologia del tempo non avrebbe permesso a Ivanovskij di filmare la piazza nella
sua interezza, cosicché egli ricorse a un espediente: miniaturizzò lo spazio scenico
intorno alla statua equestre di Pietro il Grande e vi concentrò l’azione, recintando
l’intera area per mezzo di un’alta barricata di legno che segnava il confine del luogo
del giuramento nel 182546.
Il particolare trattamento che Ščëgolev riservò ai personaggi – trasformandoli
in individui eccezionali tesi a incarnare lo spirito di tutto un movimento – incontrò
aspre critiche da parte di una consistente porzione della stampa di Partito47. Le
recensioni che trovarono spazio nel quotidiano «Pravda» e in «Večernjaja Moskva»,
nonché nelle testate specialistiche «Kino» e «Kino-front», da una parte, riconob-
bero a Ivanovskij d’aver realizzato un prodotto adatto alla fruizione di massa, e
dall’altra lamentarono come non emergesse, dal film, l’analisi di una società e come
il racconto s’attenesse a una rivisitazione molto parziale dei fatti48. Secondo taluni
recensori, in Dekabristy Ivanovskij e Ščëgolev avevano omesso il contesto sullo
sfondo del quale si erano mossi i decabristi, dando spazio soltanto ad alcune figure

43. Traduzione mia dell’intertitolo russo dal film Dekabristy.


44. A. Ivanovskij, Dekabristy, in «Sovetskij ekran», n. 13, 30 marzo 1926, p. 4.
45. V. Adrov, Progulka v istorii, in «Sovetskij ekran», n. 12, 23 marzo 1926, p. 4.
46. Ibid.
47. A. Kovaleva, ‘Kino-siluety’ Dekabristov: ‘realizm’, ‘naturalizm’ i vojna za toposy v sovetskom
obšestve 1920-X godov, in “Konstruiruja sovetskoe”? Političeskoe soznanie, povsednevnye praktiki,
novye identičnosti. Materialy naučnoj konferencii studentov i aspirantov, Sankt-Peterburg, Izd-vo
Evropejskogo Universiteta v Sankt-Peterburge, 2011, pp. 115-121.
48. Boris Gusman, Dekabristy, in «Pravda», 1 marzo 1927, p. 6; «Večernjaja Moskva», n. 42,
21 febbraio 1927, p. 3; «Kino-front», n. 5, 15 marzo 1927, pp. 15-17; «Kino», n. 180, 19 febbraio 1927,
p. 4; «Kino», n. 182, 5 marzo 1927.

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due interpretazioni cinematografiche delle rivolte decabriste

eroiche (come quella dell’innamorato Annenkov) ed eliminandone altre, oppure


riducendone il ruolo, come ad esempio nel caso della massa contadina che era
stata una forza attiva durante i tumulti nelle campagne di Penza49.

4
Rielaborazione della Storia e tipologie di rivoluzionari in S.V.D.

S.V.D. fu pensato come messinscena di un intrigo melodrammatico di tipo ro-


mantico a sfondo storico, stando alle interviste che Grigorij Kozincev e Leonid
Trauberg rilasciarono alla coeva stampa pietroburghese, specificando come era
stato concepito il progetto filmico50.
Nel 1926, Jurij N. Tynjanov ne aveva composto la sceneggiatura, avvalendosi
della consulenza dello storico Oksman, il quale stava allora partecipando alla com-
pilazione del sesto volume di un’opera poderosa sulle rivolte decabriste, Vosstanie
dekabristov (1929), e aveva appena redatto, assieme a Ščëgolev, la miscellanea
Bunt dekabristov. Jubilejnyj sbornik 1825-1925 (1926). Prima che i due iniziassero
a collaborare, la Direzione artistica della casa di produzione Sovkino distribuì
le mansioni concernenti la sceneggiatura: affidò a Oksman la rielaborazione di
contenuti storici quali la pianificazione e lo svolgimento della rivolta, e a Tynjanov
il compito di occuparsi della psicologia e del comportamento dei personaggi
di alto rango51. A Tynjanov la comunità artistica pietroburghese riconosceva di
saper magistralmente descrivere le personalità storiche, che egli trasformava in
figure letterarie a tutto tondo; difatti, egli aveva unito l’attività di teorico della
letteratura a quella di “belletrista”, dedicandosi a trasporre le vicende della storia
ottocentesca in prosa52; il suo romanzo Kiuchlja era uno dei pochissimi lavori,
pensati su misura per il centenario del 1825, a offrire la ricreazione di un’epoca da
un’angolazione originale. Assieme a Severnoe siianie (Aurora borealis) di Maria
Marič, la narrazione di Tynjanov aveva dato corpo a un insieme di figurazioni
immaginative che avrebbero segnato durevolmente l’immagine del Decabri-
smo53. Furono Tynjanov e Oksman a insistere affinché la regia fosse assegnata a
Kozincev e Trauberg»54.
Originariamente il lungometraggio S.V.D. prevedeva un materiale girato diverso
da quello effettivamente montato nella copia finale, e ne era prevista la diffusione
nelle sale di Mosca assieme a Dekabristy. Tuttavia, prima che terminasse il mon-

49. Arsen, Dekabristy, in «Kino front», n. 5, 15 marzo 1927, pp. 15-17; Dekabristy, «Večernjaja
Moskva», n. 42, 21 febbraio 1927, p. 3; B. Gusman, Dekabristy, in «Pravda», 1 marzo 1927, p. 6.
50. RGALI-Archivio Statale Russo di Letteratura e Arte, 257-16-20, f. 106 retro.
51. Jurij Tynjanov aveva già affrontato il tema della rivolta decabrista nel suo racconto Černigovskij
polk ždët (1932).
52. Tra i romanzi di Tynjanov che ebbero grande fortuna al tempo, vanno annoverati tre racconti
storici e il romanzo Kiuchlja sulla vita del decabrista Wilhelm Küchel’becker e la narrazione in tre
volumi, mai completata, sul giovane Puškin.
53. L.A. Trigos, op. cit., p. 284.
54. G. Kozincev, Glubokij ekran. O svoej rabote v kino i teatre, Moskva, Iskusstvo, 1982, p. 117.

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taggio definitivo, la pellicola andò quasi completamente persa, il 30 marzo 1927,


a causa di un incendio doloso che danneggiò gravemente la produzione Sovkino.
Affrontando non poche difficoltà, Kozincev e Trauberg predisposero un secondo
montaggio, che conformarono parzialmente al copione di regia. Alcune scene ven-
nero filmate da capo e trascorsero così dei mesi; di conseguenza, S.V.D. uscì molto
tempo dopo l’apparizione di Dekabristy55. Il film riscosse in brevissimo tempo un
gran consenso di pubblico, ottenendo il tutto esaurito in cinque sale della capitale,
a partire dalla prima proiezione pubblica tenutasi il 30 agosto 192756; il terzo studio
dell’impresa statale Sovkino, che lo aveva prodotto, lo fece distribuire in secon-
da visione anche nei cinema di provincia negli ultimi due mesi del 1927. Alcune
parti scelte della pellicola finita furono anche proiettate nell’ambito delle mostre
commemorative dell’Ottobre, le quali si tennero nel mese di novembre in sedici
Paesi appartenenti al circuito degli scambi culturali attivato per il decennale della
Rivoluzione; il film conobbe fortuna in foyers diversi, e soprattutto a Leningrado,
dove l’Istituto di Storia dell’arte organizzò un ciclo speciale di proiezioni dei film
di Kozincev e Trauberg, concepito espressamente intorno alla presentazione di
S.V.D57. La stampa di Partito provvide a promuoverne l’uscita nel mercato nazio-
nale, pubblicizzandolo come un altro importantissimo film in costume che ritraeva
l’epoca del regno di Nicola I58.
Il retroscena storico di S.V.D. riguarda la sommossa armata scoppiata nel Sud
dell’Impero russo tra il 29 dicembre (10 gennaio) 1825 e il 3(15) gennaio 1826. Si
tratta dell’ultima tappa dell’insurrezione del movimento decabrista. Quindici giorni
dopo la fallita ribellione in Piazza del Senato, altre parti rivoluzionarie, apparte-
nenti alla Lega del Sud, si riunirono nei pressi di Kiev per portare a termine la
congiura contro lo Zar e inscenarono un secondo, non meno sfortunato tentativo
insurrezionale nelle città ucraine di Tul’čin e Černigov.
Il comandante di reggimento Sergej Murav’ev Apostol assurse alla guida della
nuova rivolta assieme a Bestužev-Rjumin; i due decisero di suscitare una grande
sollevazione armata, come misura estrema di contrattacco. Prestò loro soccorso
la Società degli Slavi Uniti, che costituiva un’entità alleata ma distinta e separata,
animata da un desiderio molto concreto di cominciare davvero la rivoluzione. Mu-
ra’vev Apostol radunò energicamente, da varie guarnigioni, circa tremila soldati,
convincendoli che avrebbero compiuto una grande impresa liberando il popolo
dal servaggio e dall’obbligo di leva. Alcune compagnie marciarono unite sotto
l’egida della Lega del Sud sulla cittadina di Vasil’kov, nel distretto di Kiev. Entro

55. Sovetskie chudožestvennye fil’my. Annotirovannyi katalog, cit., p. 224.


56. «Leningradskaja gazeta Kino», n. 3, 1927. Cfr. TsGALI-Archivio Centrale di Stato di Arte e
Letteratura, Fondo “Kozincev” n. 622-1-26, f. 43.
57. A. Karaganov, Grigorij Kozincev. Ot “Carja Maksmiliana” do “Korolja Lira”, Moskva, Materik,
2003, p. 50.
58. S. Ermolenskij, S.V.D., in «Pravda», 30 agosto 1927; Archivio Centrale di Stato di Letteratura
e Arte-TsGALI, 622-1-26, f. 48; M. Blejman, SVD, in «Leninskaja Pravda», 30 agosto 1927; D. Dessev,
«Krasnaja gazeta», 1 settembre 1927; B. M-G, in «Krasnaja gazeta», ed. del mattino, 2 settembre 1927;
«Krasnyj baltiiskij flot», 1 settembre 1927; TsGALI, 622-1-26, f. 26 e ff. 48-50.

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il 31 dicembre gli insorti ammontavano ormai a un migliaio di uomini, che vennero


sopraffatti dai comparti governativi il 3 gennaio 1826. Mentre i soldati ammutinati
venivano dispersi, gli ultimi ribelli furono accerchiati da truppe fedeli al governo
a sud-ovest di Kiev e vennero fatti prigionieri.
In S.V.D. le vicende decabriste prendono le mosse immediatamente dopo il 14
dicembre 1825, nel momento in cui gli ufficiali del reggimento ribelle di Černigov,
A.D. Kuz’min, V.N. Solov’ev, I.N. Suchinov, M.A. Šepilloj e il tenente S.I. Murav’ev-
Apostol, tornano clandestinamente in libertà e si riorganizzano per far rinascere
la rivolta decabrista. Sullo sfondo del generale processo rivoluzionario del primo
quarto del XIX secolo, S.V.D. narra dunque nello specifico la rivolta capeggiata
dagli uomini dell’unità militare di Černigov e i risvolti avventurosi che la disfatta
della Società degli Slavi del Sud ebbe nell’immediato sulla formazione insorta.
La storia del reggimento di Černigov – che prima della rivoluzione del 1917
era un tema poco frequentato – stava attirando in quel periodo l’interesse degli
studiosi sovietici, che l’affrontarono come aspetto costitutivo della seconda fase
dell’insurrezione del 182559. Storici come Oksman alimentarono una lettura della
storia decabrista che ne valorizzava la portata rivoluzionaria e, altresì, contrasta-
va con quella canonica plasmata dalla scuola sociologica dello storico Michail
N. Pokrovskij, fondatore dell’Accademia degli storici marxisti. Nella visione di
Pokrovskij gli uomini del 1825 non erano dei rivoluzionari: l’élite dei decabristi
consisteva in un gruppo ristretto di abbienti guardie della capitale, che avevano
assunto una posizione riformista e, di fronte al montare del malcontento contadi-
no, avevano difeso gli interessi degli influenti strati sociali dai quali provenivano.
Tale descrizione non corrispondeva affatto all’immagine di semplici e valorosi eroi
di una rivoluzione mancata che il Partito esigeva da Kozincev e Trauberg60. Per
soddisfare le richieste dall’alto, i due registi accolsero quindi la lettura di un altro
storico in vista, Julian Oksman, secondo il quale erano state alcune personalità
radicali del Sud, e non i liberali del Nord, a costituire l’avanguardia dei rivoltosi
di Černigov nel 182561.
Come si è accennato, la storia dei dissidenti del Sud stava diventando argo-
mento di gran attualità a metà degli anni Venti in Unione Sovietica. Quando uscì
in sala S.V.D. erano già apparse alcune importanti pubblicazioni della storica

59. Nel 1925 apparvero il romanzo breve di Jurij Tynjanov Kjuchlja e il lavoro di B.L. Modzalevskij,
Roman dekabrista Kachovskogo, mentre a teatro andarono in scena i drammi teatrali Dekabristy (M.
Jakhontova) e V 1825 godu (N. Vekstren).
60. Ju. Lotman, Ju. Tsivian, SVD: žanr melodramy i istorija, in Pervye Tynjanovskie čtenija.
Tynjanovskij sbornik, a cura di M.O. Čudakova, Riga, Zinatnie, 1984, p. 58. Nel 1926, «Krasnyj Archiv»
– rivista scientifica pubblicata dagli Archivi Centrali Sovietici a partire dal 1922 – pubblica un’ampia
rassegna dal titolo Vosstanie Černigovskogo polka v pokazanijach učastnikov. Cfr. «Krasnyj Archiv»,
n. 13, 1926, pp. 1-67.
61. Ju.G. Oksman, Vosstanie Černigovskogo polka, cit., in Ju. Lotman, Ju. Tsivian, SVD: žanr
melodramy i istorija, cit., p. 59.

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dunja dogo

Milica Nečkina62, che aveva basato la sua ricerca sulla Lega del Sud su un’ampia
documentazione d’archivio. Era inoltre iniziata, proprio in concomitanza con la
lavorazione del film sul reggimento di Černigov, la pubblicazione dei materiali
relativi alle indagini giudiziarie, ricompresi nella silloge Vosstanie dekabristov, che
sarebbe stata completata in diciotto volumi nel 1984. Anche la letteratura d’ap-
pendice e il romanzo storico si erano interessati alle vicende dei decabristi. Nel
1928 il racconto di A. Slonimskij Černigovcy, che descriveva in chiave fantasiosa
le traversie del reggimento, trovò grandissima diffusione e fu accompagnato da
generose recensioni sulla stampa.
Oksman e Tynjanov si attennero alla linea della prosa d’evasione nella scrittura
della sceneggiatura di S.V.D.; essi crearono intenzionalmente degli anacronismi
sul piano della verosimiglianza storica, eliminarono dei protagonisti (il capo della
rivolta Murav’ev-Apostol e il suo compagno di lotta M. P. Bestužev-Rjumin) e ne
inserirono altri, alterandone le biografie. Kozincev e Trauberg riconobbero che non
era affatto loro intenzione realizzare un film di esatta ricostruzione storica, come
era avvenuto con Dekabristy63. In realtà, nella prima stesura della sceneggiatura
tecnica di S.V.D., curata da Ch. G. Sainskij assieme a Oksman, era stata inserita
una successione di eventi ben aderenti alle fonti storiche. Tynjanov elaborò poi
una sua personale versione di questo scritto, modificandone i resoconti di taglio
storico e trasformandolo in un melodramma, con l’obiettivo di far scivolare in
primo piano le passioni dei protagonisti64.
S.V.D. non racconta tanto la storia compiuta del reggimento di Černigov, quanto
le vicende di talune tipologie di decabristi, ordinate in base alla rispettiva opinione
politica: lo constatarono molti recensori nella pubblicistica di largo consumo65. I
protagonisti del film erano il baro Medoks, il generale Burnašev, il rivoluzionario
Suchanov (che nella realtà storica si chiamava Suchinov), l’indulgente liberale
Jušnevskij e sua moglie, che diventa l’amante di Suchanov66. Personaggi inventati
come Medoks e Suchanov rispondevano ai prototipi che Oksman e, in generale, gli
storici ufficiali sovietici ascrivevano alla categoria del “massone” e del “radicale”,
ai quali venivano ricondotti i liberi pensatori del Sud attivi nel 182567. Sul piano
della propaganda, era di fondamentale importanza dare ai personaggi di fantasia
di S.V.D. un fondamento storico; in un trafiletto pubblicitario apparso all’uscita del

62. M.V. Nečkina, Vosstanie Černigovskogo polka, in 100-letie vosstanija dekabristov, Moskva, Gos.
Izdatelstvo, 1925; M.V. Nečkina, Obšestvo soedinennych slavjan, Moskva-Leningrad, Gosizdat, 1927.
63. Iz besedy s režissërami G. Kozincevym i L. Traubergym, in «Leningradskaja gazeta Kino», n. 10,
1927. TsGALI 622-1-26, f. 42. Jurij Tynjanov, Feks, in «Sovietskij Ekran», n. 14, 2 aprile 1929. Vedi anche
Cinema e avanguardia in Unione Sovietica, a cura di G. Rapisarda, Roma, Officina Edizioni, 1975, p. 104.
64. L. Trauberg cit. in Ju. Tsivian, SVD: žanr melodramy i istorija, cit., p. 65.
65. N. Perov, Skol’ko vybrošeno deneg, in «Rabočaja gazeta», n. 26, serie VIII, 1927, p. 26;
P. Neznamov, S.V.D., in «Kino», n. 35, 1927; «Večernjaja Moskva», n. 27, serie VIII, 1927; «Molodoj
Leningradec», 24 agosto 1927; «Rabis», n. 34, 1927; «Naša gazeta», 30 agosto 1927; «Trud», 27 agosto
1927; «Novyj zritel’», n. 35, 1927. Gli articoli che ho menzionato sono raccolti in TsGALI 622-1-26, ff.
44-47 e 622-1-26, ff. 30, 34, 35.
66. TsGALI, 622-1-26, f. 34. Cfr. «Rabočii i teatr», n. 29, 1927.
67. «Večernjaja Moskva», n. 9, 1927, p. 1.

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due interpretazioni cinematografiche delle rivolte decabriste

film, la società segreta d’invenzione da cui derivava l’acronimo del titolo (S.V.D. =
Sojuz velikogo dela, Unione per la grande causa) venne persino descritta come se
fosse realmente esistita, in quanto nucleo del «gruppo meridionale dei decabristi»68.
Kozincev e Trauberg avevano lo scopo di costruire una storia avvincente intorno a
un episodio di rivolta, che stava entrando nella sfera della mitologia sovietica. Al
centro della narrazione i due misero non tanto un attore storico, quanto un uomo
astratto che desse voce alle varie anime del movimento.
Dietro l’intreccio storico di S.V.D. c’è l’intrigo che contrappone il giovane e
volenteroso ufficiale Suchanov (segretamente unitosi ai rivoltosi) all’avventurista e
truffatore Medoks. In una bisca clandestina nei pressi di San Pietroburgo, Medoks
inganna Suchanov, che lo sta cercando con l’ordine di arrestarlo su disposizione
dello Zar; Medoks sostiene di fingersi baro come occupazione secondaria a quella
principale di amico della rivoluzione: lo prova mostrando a Suchanov un anello,
dov’è incisa la sigla SVD. Questi spiega al giovane che le tre lettere formano un
monogramma che significa Sojuz velikogo dela, un’unione segreta di cospiratori
vicini ai decabristi, alla quale egli pretende di appartenere, ma che, ben presto, si
saprà non esistere affatto. Credendo al racconto di Medoks, Suchanov lo lascia
libero e continua a dedicarsi alla lotta della Lega del Sud; quando egli va ad animare
la rivolta del reggimento di Černigov, Medoks lo denuncia e lo fa perseguitare dalle
autorità, con il duplice scopo di sottrargli la donna amata e ottenere i favori dello
Zar. Dopo che le truppe regie hanno represso nel sangue l’insurrezione decabrista,
Suchanov fugge al seguito di una compagnia circense; da clandestino egli tenta di
organizzare l’evasione dei compagni decabristi rinchiusi in carcere: penetra nella
cella, arma i prigionieri e indica loro un passaggio sotterraneo che conduce a un
monastero nelle vicinanze. Gli evasi s’imbattono nelle guardie imperiali che ten-
dono loro un agguato, poiché Medoks li ha informati del piano di fuga. Suchanov
viene ferito a morte da un tiratore zarista e va a morire sulla sponda del fiume
antistante il santuario.
In S.V.D. gli eroi positivi appaiono divisi in due gruppi, che corrispondono alle
due anime contrapposte del movimento decabrista: uno consiste di ufficiali che
sottostanno al generale Višnevskij, condividendone l’opinione politica moderata;
l’altro raggruppa pochi soldati che lottano in nome della Repubblica sotto la guida
del democratico I.I. Suchanov, uno dei membri della Società degli Slavi Uniti.
Višnevskij, che primeggia tra i decabristi, incarna una trasformazione del membro
della Lega del Sud, il generale maggiore della Seconda Armata in servizio presso
la Cancelleria militare zarista, A. P. Juševskij. Egli riveste in tutto il film il ruolo
secondario dell’uomo giusto e prudente, e si contrappone a Suchanov quando
pretende dai rivoltosi, che si trovano con lui in carcere dopo l’insurrezione, che
l’evasione si svolga «senza nuovo spargimento di sangue»69.

68. N. Perov, Skol’ko vybrošeno deneg, in «Rabočaja gazeta», 8 agosto 1927; TsGALI, 622-1-26, f. 26.
69. Traduzione mia del corrispondente intertitolo russo dal film Dekabristy.

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dunja dogo

Rispetto a Višnevskij, Suchanov mostra il carattere eccezionale del ribelle: il


secondo entra in dissenso con le decisioni dei ranghi superiori, contrapponendosi
al proprio comandante di truppa, e cerca l’alleanza dei soldati semplici70. Egli
ha la stoffa di una guida indomita, che sta dalla parte del popolo ed è disposta al
sacrificio personale pur di assicurare la vittoria ai suoi uomini, che «lo plaudono
e si stringono concitati intorno a lui»71, quando egli li incita a dare battaglia, come
denota la sceneggiatura originaria.
Oksman ritagliò l’eroe Suchanov sul modello del personaggio storico di Su-
chinov, conformandolo alla tipologia che aveva desunto dallo studio congiunto di
due fonti: il memoriale del commilitone decabrista Ivan Gorbačevskij e l’opera
di Milica Nečkina. Nečkina raccontò la storia di Suchinov ripercorrendo le tappe
salienti della sua eroica vita: il pellegrinaggio a piedi al seguito di un gruppo di
criminali politici malati di tifo fino alla miniera di Zerentujskij, il tentativo di or-
ganizzare una rivolta, un nuovo processo, la sentenza che lo condannò a morte e
il suicidio all’alba dell’esecuzione72. Come evidenziò un gruppo di corrispondenti
operai, nella rivista «Rabočij i Teatr’» – organo di uno speciale comitato artistico
incaricato di giudicare i film idonei a venire proiettati nei club del dopolavoro
– Suchinov visse e morì in modo assolutamente diverso73. Nel film, Suchanov si
espone sì al rischio della morte, dando prova di grande stoicismo, ma alla fine non
si toglie la vita. Soltanto in una prima fase della lavorazione di S.V.D. era previsto
che Suchanov morisse per mano propria, ponendosi, in tal modo, al di sopra delle
leggi dello Zar; egli stesso avrebbe dovuto spiegare il significato del proprio gesto
suicida ai persecutori zaristi, mentre si trovava in procinto di compierlo: «Non
dovrete impiccarmi, miei cari!»74. Tuttavia, Ivanovskij non adottò questa soluzione,
che pure presentava l’atto del togliersi la vita come uno strumento di lotta contro
l’autocrazia, in concordanza con la lettura della morte di Suchinov data dalla gran
parte degli storici.
I caratteri di Suchanov e Višnevskij assumono una fisionomia netta nel corso di
un dialogo appositamente congegnato. Dopo la prima sconfitta militare dei deca-
bristi del Sud, i due ufficiali dibattono sulla strategia da perseguire: l’uno esorta a
proseguire verso la libertà a costo della vita, l’altro vorrebbe negoziare una tregua
con lo Zar. Suchanov impersona l’eroe tragico per eccellenza: egli affronta un de-
stino avverso e soccombe travolto da un male fortuito. Al principio della sequenza
dell’evasione, Suchanov ribadisce la propria filosofia di lotta ai compagni decabristi:
«Stanno mettendoci in trappola. Se proprio dobbiamo morire, moriremo armi alla
mano!»75. La previsione dell’eroe trova compimento al termine della fuga, quando

70. Ju. Oksman in Dekabristy. Neizdannye materialy i staty, a cura di B.L. Modzalevskij e Ju.G.
Oksman, Roma, Trudy Puškinskogo Doma, 1925, p. 61.
71. TsGALI, 622-1-23, f. 39.
72. Cfr. M.V. Nečkina, Zagovor v Zerentujskom rudnike, in «Krasnyj Archiv», vol. 13, 1925, pp.
258-279.
73. TsGALI 622-1-26, f. 51; «Rabočij i Teatr’», n. 36, 1927.
74. TsGALI 622-1-23, f. 42.
75. Traduzione mia del corrispondente intertitolo russo dal film Dekabristy.

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due interpretazioni cinematografiche delle rivolte decabriste

Suchanov si trova di fronte ai gendarmi zaristi e gli spara, a tradimento, uno dei
militari componenti il plotone d’esecuzione, i quali, ascoltandolo, avevano appena
abbassato all’unisono le baionette, passando così dalla parte degli ufficiali ribelli76.
Come prova la sceneggiatura tecnica del film, questa scena fu costruita intorno al
contrasto tra l’impressione di fissità data dalla posizione immobile degli artiglieri
e il dinamismo che le grida dei decabristi dovevano esprimere: gridava Višnevskij
e assieme a lui i soldati, e «tacevano senza muoversi» i fucilatori77.
Alla fine di S.V.D. la morte di Suchanov entra in rapporto di analogia con la
morte di un martire cristiano. Dopo essere stato ferito alla schiena, Suchanov va a
morire, vacillando come in uno stato di estasi, all’ombra di una betulla, sulla riva
del fiume antistante. Intanto, Višnevskaja, sua amante, lo insegue e lo soccorre:
l’abbraccio che ella dirige verso di lui, steso a terra, segue un movimento centripeto
che esprime con potenza il cordoglio. Posa e apparenza di Suchanov, filmato da
vicino in primissimo piano, richiamano i tratti che connotano il martire durante
la deposizione: egli tiene gli occhi chiusi ed esibisce una porzione ben visibile del
torace nudo, parzialmente fasciato. Il moribondo indossa in fronte la bendatura
insanguinata che si è fatto da sé, dopo il ferimento durante la rivolta; tutt’intorno
al capo egli ha rovi e arbusti, che appaiono sfocati e non si distinguono, quindi,
con nitidezza, ma danno come l’impressione di formare una corona di spine. S.V.D.
termina, simbolicamente, su questo primissimo piano dai forti connotati sacrali, che
esce dal campo visivo mediante uno stratagemma drammaturgico atto a ricreare
l’effetto di una chiusura in nero: la donna copre il volto di Suchanov facendovi
scivolare sopra un lembo della propria mantella di pesante stoffa scura78.
Se il film Dekabristy venne concepito per narrare vicissitudini e gesta degli eroi
che erano stati a capo del moto decabrista in una prospettiva di conoscenza del
passato rivoluzionario, S.V.D. nacque, invece, con l’intento opposto di reinventare
persone ed accadimenti della Società degli Slavi del Sud, adattandoli alla forma
del melodramma. Com’è messo bene in evidenza nel libretto promozionale di
S.V.D., al posto di una ricostruzione esatta della storia, in quest’ultimo film c’è
una combinazione di episodi storici e immaginati, i quali schiudono i meccanismi
interni al movimento decabrista, mostrando le forze che lo animarono e gli eventi
che lo condussero alla sconfitta79. Questo particolare accostamento di fantasia e
finzione storica rese controversa l’interpretazione da parte della critica coeva, che
accolse l’opera senza prendere unanime posizione rispetto al giudizio di merito

76. TsGALI, 622-1-26, f. 34.


77. E.F. Dobin, Kozincev i Trauberg, Leningrad-Moskva, Iskusstvo, 1963, p. 77.
78. Nel corso della composizione della sceneggiatura, la scena con la morte di Suchanov venne
modificata in conformità alle direttive della produzione che ne fece approntare almeno altre due
scritture per le versioni da destinare ai Paesi del mercato europeo. Cfr. Ju. Tsivian, The wise and the
wicked game: re-editing and Soviet film culture of the 1920’s, in «Film History», vol. 8, 1996, pp. 327-330.
Vedi anche M. Verdone, B. Amengual, La FEKS, Lyon, Serdoc, 1970, p. 82.
79. TsGALI, 622-1-26, f. 17 e fronte.

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da accordarvi. Numerosi recensori lodarono il film, soprattutto a Leningrado80, e


altrettanti si soffermarono a riflettere su come esso ruotasse intorno a un episodio
storico ben preciso, al quale però i registi facevano solo allusione81. A Leningrado
il Consiglio municipale dell’Unione dei lavoratori professionisti (K/O LGSPS)
dispose che, durante le proiezioni nei cinema del dopolavoro operaio, la visione
del film andasse accompagnata da una lezione di storia, in cui venisse esposta la
rivolta del reggimento Semënovskij che aveva dato origine all’insurrezione nel
Sud della Russia82.
Sia Dekabristy che S.V.D. riscossero largo successo di pubblico, attirando
l’attenzione della stampa centrale che, talora, sottolineò come vi fossero materiali
archivistici alla base delle rispettive sceneggiature: piegando la materia storica a
finalità artistiche discrepanti, i due film contribuirono significativamente ad ali-
mentare una memoria delle primissime gloriose imprese antizariste che avevano
segnato il XIX secolo.

80. F. Šipulisnkij, in «Rabis», n. 34, 1927; L. Šatov, in «Novyj zritel’», n. 35, 1927; «Kino», 1927, n.
27; «Kino», n. 34, 1927; S. Ermolinskij, «Pravda», 30 agosto 1927; M. Blejman, «Leninskaja Pravda»,
30 agosto 1927; «Kino», 1 settembre 1927; D. Dessev, in «Krasnaja gazeta», 1 settembre 1927; «Krasnaja
gazeta», 2 settembre 1927. Cfr. 622-1-26, ff. 14-75.
81. «Molodoj Leningradec», a. VIII, 1927, p. 24; «Rabočaja gazeta», 8 agosto 1927, p. 26; «Trud»,
27 agosto 1927; «Naša gazeta», 30 agosto 1927; «Kino», n. 35, 1927.
82. Na rabočich kino-prosmotrach, in «Rabočij i teatr’», n. 36, 1927.

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