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Il rosso (Valentino) dona anche a Vienna
Il rosso ti dona, anche nel 2010. Oggi prepariamo una ricetta, non una ricetta
gastronomica ma una ricetta magica. No non spaventatevi, non è la nuova rubrica di
Benedetta Parodi ―Cotto e mangiato‖.
Benvenuti nella mia cucina, la splendida cornice dalla Sala Dorata del Musikverein.
Seguite scrupolosamente i consigli del maitre George Prêtre (l‘inossidabile Maestro
francese che alla verde età di 85 anni dimostra l‘estro e la vitalità di un giovanotto)
accompagnato dai suoi mirabili ―chefs‖ viennesi dei Wiener Philarmoniker. Mettete a cuocere in una pentola i
splendidi valzer e le polke di Johann e Joseph Strauss, metteteci un pizzico dell‘ouverture da “Le allegre comari di
Windsor” di Otto Nicolai, un filo dell‘ouverture da “Les fées Rhin” di Jacques Offenbach (per i non esperti anche il
brano che c‘è nel film ―La vita è bella‖ di Roberto Benigni) e uno spicchio del “Galop Champagne” di Hans Christian
Lumbye. Non dimenticate di salare l‘acqua con l‘allegra Marcia di Radetzky. Mentre aspettate di deliziarvi di questo,
preparate a parte in una padella la splendida étiole Eleonora Abbagnato (palermitana e orgoglio italiano) prima
ballerina all’Operà Garnier di Parigi, insieme al ballerino francese - sempre dell‘Operà di Parigi - Nicholas Le Riche.
Lasciatevi deliziare la vista con le splendide coreografie del ballerino e
coreografo veronese Renato Zanella, classe 1961, che vanta una vasta
esperienza internazionale ed è stato, negli ultimi anni, anche direttore del
balletto dell‘Opera di Stato di Vienna. dalla splendida Eleonora. Ora dopo
scolato, mescolate aggiungendo gli splendidi fiori di Sanremo. Aggiungete
infine le riprese tv di Karina Fibich, regista attiva alla SWR e alla ORF. Servite
il tutto con un ―rosso‖ d‘annata, il Rosso Valentino indossato dalla splendida
Eleonora. Lasciatevi deliziare il palato con questa splendida ricetta conosciuta come Concerto di Capodanno 2010
(trasmesso il 1 gennaio 2010 su Rai Due alle ore 14.00). Da mettere su una tavola imbandita di lustrini e le paillettes.
Gastronomicamente la ricetta è anche conosciuta come ―Gli Italiani a Vienna‖ (Eleonora Abbagnato, Renato Zanella e
lo stilista Valintino), ovvero gli italiani che fanno onore all‘Italia all‘estero.
Non ci rimane che chiudere con un vestito scollato di Benedetta Parodi (per chi ci conosce: sappiamo che rimarrete
disgustati anche solo dall‘idea…), unghie coloratissime, orecchini lunghi e sguardo ammiccante. “Cotto e mangiato”:
Benedetta questa è la ricetta che vorremmo sempre in televisione. Scherzi a parte quando abbiamo visto la
bellissima Eleonora Abbagnato vestita di rosso, non abbiamo potuto fare a meno di pensare: "Se ci fosse stata lei nella
foto sulla piazza di Ogna...". Il Rosso (Valentino) le dona, ma soprattutto dona un tocco in più a Vienna e, perché no,
speriamo anche all'Avis Il brano su cui balla la splendida Eleonora è Johnann Strauß: Ein Herz, ein Sinn (Polka mazur,
op. 323) "Un cuore e una mente sola
Beh, lo sappiamo, l‘incontro non risale proprio al 1936 come quando uscì nelle sale cinematografiche ―Tempi Moderni‖
(Modern Times), ma davanti ai primi dubbi iniziali e ai problemi (per esempio proporre una nuova gestione
informatizzata dei dati, la gestione e la creazione del sito, sul calendario decidere se inserire il Babbo Natale o la Babba
Natale, gestire i pazzi del sito Niki & Co, etc.) sia Franco sia Marino, hanno deciso di non mollare mai. E non hanno
mollato mai anche i donatori che hanno fatto sì che un sogno si potesse tramutare in realtà.
SMILE! O meglio sorridiamo tutti insieme. Il brano fu composto da Charlie Chaplin come detto
per il film Tempi Moderni del 1936. In seguito, nel 1954, sulla base del film, John Turner e
Geoffrey Parsons scrissero le parole che divennero storia grazie a Nat King Cole. Noi
preferiamo questa versione originale alle molte - pur belle - che seguirono realizzate tra gli altri
da Michael Jackson. Tristezza e felicità… Cosa sarebbe l‘una senza l‘altra? E quindi vogliamo
dedicare due brani a tutti i donatori Avis Villa. Il primo proprio Smile di Nat King Cole: ―Sorridi,
anche se il cuore ti duole - sorridi, anche se si sta spezzando - quando ci sono nuvole nel cielo - ci passerai sopra - se
sorridi attraverso - la tua paura e al dolore - sorridi e forse domani - scoprirai che la vita vale ancora - la pena di essere
vissuta - se tu solo sorridi‖.
E per i momenti felici che i donatori hanno saputo regalare, dedichiamo il brano Beautiful Day degli U2: “E' un bel
giorno, il cielo è a portata di mano - e tu ti senti come se fosse un bel giorno - E' un bel giorno - non lasciarlo
trascorrere” (It's a beautiful day - Sky falls, you feel like - It's a beautiful day - Don't let it get away). Ed è proprio un
giorno meraviglioso: con un po‘ di fantasia e con una bombetta Franco si tramuterà in Charlie Cahaplin, mentre con
molta più fantasia (ci stiamo attrezzando ma non garantiamo il risultato) Marino diverrà Paulette Goddard (la ragazza
coprotagonista di Tempi Moderni). Quindi con tutti i donatori "Never Say Die": mai mollare puntando ad
aumentare sempre le donazioni. Anche perché da "Disco Samba", se si molla, si fa presto a passare a "Disco Inferno"
dei Trammps. Ci conoscete e sapete che non riusciamo a rimanere seri più di tanto: attenti altrimenti rifacciamo partire
―Disco Samba‖…
"Parole parole". Chi non ricorda questa bellissima canzone del 1972 portata al
successo dalla splendida voce di Mina cantata insieme ad Alberto Lupo? Come?
Ah già, ci sarà sicuramente qualcuno che non se la ricorda anche perché datata...
Va bene, mettiamo la domanda così: chi non ha mai sentito questa meravigliosa
canzone?
Purtroppo non sono qui per parlarvi di musica ma bensì di un nuovo appuntamento con la nostra rubrica technology.
E Mina allora? Appunto non c'entra nulla, o quasi. La splendida ―tigre di Cremona‖ - la sua voce rimarrà nella storia così
come i violini stradivari - cantava anche un altro splendido brano: ―Se telefonando‖. La musica di questa meravigliosa
canzone era composta da Ennio Morricone. Visto che nel precedente articolo si partiva proprio dal grande Morricone,
ecco svelato perché Mina. Certo, Mina nel 1966 nel suo ―se telefonando‖ non poteva proprio pensare ai telefoni
cellulari, ma ha me ha fatto scattare l'intuizione per questa nuova rubrica. Anche perché oggi ―se telefonando‖ significa
farlo col cellulare. Quindi perché non parlare di cellulari? Ecco fatto...
Già dalla fine della seconda guerra mondiale esistevano delle apparecchiature in grado di inviare e
ricevere dei segnali audio ma pesavano circa 80 Kg e consumavano tantissimo. Beh dai, non proprio
del tutto agevole, per cui nessuno più si lamenti del vecchio cellulare... La prima vera chiamata da
un telefono cellulare portatile avvenne nel 1973 nei laboratori della Motorola ma commercializzato
solamente 10 anni dopo con il modello DynaTAC 8000X.
Non era diciamo alla portata di tutti (ci credo con quello che pesava... Va bene, basta battute): costava sui 4000$ e la
batteria durava solo 35 minuti.
Col tempo e con le varie evoluzioni, si è riusciti a creare telefoni sempre più piccoli (quelli che quando vuoi digitare un
numero, clicchi tre tasti) e performanti. Ma da qualche anno si sta assistendo a un cambio di rotta: telefoni grandi e con
un ampio schermo stanno conquistando il mercato. Perché questo? Perché le donna hanno borsette più grandi... Non
dai, scusate la battuta. Semplice! Ormai non vengono più usati per le solite telefonate o per i classici messaggi di testo
ma anche per ricevere email, navigare in internet, parlare in chat con gli amici, interagire con i vari social forum preferiti,
navigazione satellitare ecc... Insomma per dirla in breve essere on-line. Ma non solo essere on-line, ma anche essere
fashion: vuoi mettere come sei bello con un cellulare ultima moda?
A essere sinceri però già da vari anni la società RIM proponeva terminali in grado di fare quasi tutto questo con i
BlackBerry ma erano soprattutto usati in ambito aziendale e non certo per tutti. Anche se siamo nella rubrica Avis
Technology, vi invito a fare un giro a Bergamo: nel quartiere di Longuelo nello spazio Polaresco c'è una bellissima
mostra di statue realizzate con vecchi cellulari e componenti tecnologici: non perdetela. E' andato in onda iol messaggio
promozionale...Dai adesso prometto: basta battute.
l fenomeno è esploso verso il 2007 con l'introduzione nel mercato da parte di Apple del telefono ―iPhone‖.
Al tempo non brillava certo per le sue caratteristiche hardware ma i tecnici Apple avevano capito meglio di tutti cosa il
mercato chiedeva: una interfaccia semplice, pulita e facile da usare con un sistema operativo veloce. Il tutto
accompagnato ad uno schermo multitouch capacitivo e dall'introduzione di app Store (una ―centrale‖ dove poter
scaricare ed arricchire il proprio telefono con applicazioni di vario genere). L'unico vincolo che richiedeva era quella di
avere una connessione ad internet per i vari servizi che offriva.
E' stata una mossa rischiosa perché cambiava radicalmente il concetto di telefono ma rilevatasi alla fine vincente.
Vincente perché ha vinto l'idea che con telefono non solo si telefona... E poi volete mettere un nuovo spot del tipo:
―Toglietemi tutto ma non il mio iPhone‖. Quasi meglio della Breil.
Per dare qualche numero fin'ora ha venduto circa 3 miliardi di applicazioni con una
disponibilità di circa 130 mila applicazioni sullo store.
Per quanto riguarda invece il settore internet mobile solo in Italia il 78% delle
pagine web viene fatto da un dispositivo iPhone, il 16.8% viene visualizzato con
un Nokia e con il suo Symbian. Seguono poi Android di Google e BlackBerry
rispettivamente con il 2.82% e 2.38%.
Tutto questo è anche possibile anche in virtù del fatto che i telefoni diventano sempre più performanti con processori
potenti, schede grafiche 3D e memoria espandibile. Insomma per dirla in breve dei mini pc.
In un mercato così florido ed in continua espansione è difficile prevedere cosa ci riserverà ancora il futuro. Staremo a
vedere. E, se i cellulari potessero parlare, per passare da Mina a Lucio Battisti, ne sono certo direbbero: ―Chissà che
sarà di noi, lo scopriremo solo vivendo‖ (Con il nastro rosa – Lucio Battisti).
Fonti
http://it.wikipedia.org
http://www.macitynet.it
Ladies & Gentlemen: Maurizio for Avis. Et volilà un meraviglioso servizio, realizzato dall'altrettanto "meraviglioso"
giornalista Maurizio Fiora, nel quale il presidente dell'Avis Provinciale di bergamo, oscar Bianchi, traccia un bilancio
dell'anno 2009.
No, non è un errore: abbiamo volutamente iniziato l'articolo nello stesso modo di quello fatto in onore di
Claudia.
Entrambi i servizi sono fantastici, molto ben curati e siamo certi che sia le parole di Maurizio sia quelle di Claudia
smuoveranno i cuori di tutti facendoli accorrere al centro di Piario.
Adesso che abbiamo scritto le cose ufficiali lasciateci sfogare passando a quelle ufficiose.
I servizi, come detto, sono bellissimi tutti e due, ma le foto dei due giornalisti...
Non possiamo giudicare ma le mettiamo entrambe, giudicate voi:
Abbiamo deciso quindi di realizzare un sondaggio (come ce ne sono tanti in giro purtroppo...) e questo è il risultato.
Alla domanda "E' più bella Claudia Bidasio o è più brutta la foto di Maurizio Fiora?":
il 63% degli intervistati ha risposto "Claudia Bidasio, ma sono domande da fare? Vogliamo il suo numero di
cellulare";
il 66% degli intervistati ha risposto "Mamma mia che foto orribile, ma chi è? E sì che è un bravo giornalista!";
Lo sappiamo, vi chiederete come mai la somma non faccia 100...ce lo chiediamo anche noi!
Infatti su un campione di 100 intervistati hanno risposto in 152,1.
Scherzi a parte ringraziamo Maurizio per la professionalità con la quale ha realizzato il servizio e per aver scovato
durante l'intervista la notizia che potrebbe vedere l'Avis di Bergamo accreditata per la donazione di cellule staminali del
cordone ombelicale.
I dati della provincia di Bergamo parlano chiaro, portando la provincia orobica ad attestarsi ai vertici dell‘area della
Regione Lombardia come donatori di organi. In provincia i donatori di organi sono stati 37 così ripartiti: 28 agli
Ospedali Riuniti (ventuno i prelievi eseguiti, tre i donatori non idonei e quattro le opposizioni al prelievo), 7 al
«Bolognini» di Seriate e 2 al Policlinico San Marco di Zingonia. Di questi potenziali donatori (6 in più rispetto al 2008) 26
hanno effettivamente donato gli organi, portando come detto Bergamo al primo posto per donazioni effettuate, al pari di
Varese.
L'aumento dei donatori effettivi agli Ospedali Riuniti ha superato quindi il 90%, mentre il dissenso alla donazione si è
attestato al 14%, ben al di sotto del dato 2008 (22%), ma anche delle medie provinciale (19%), regionale (23%) e
nazionale (30%).
Questi soni i dati emersi dall'analisi preliminare diffusa nei giorni scorsi dal Nord Italia Transplant Program.
Risultati che sicuramente mostrano il buon cuore dei bergamaschi.
Soddisfazione ai Riuniti
Carlo Bonometti, direttore generale dei Riuniti non nasconde la propria soddisfazione: «In particolare siamo l'ospedale
italiano che esegue più trapianti di fegato pediatrico e siamo l'unico centro italiano autorizzato per i trapianti di intestino
e multiviscerali nei bambini. Tutto questo è possibile grazie a un costante e accurato programma di formazione del
personale, che oggi vede tutti gli operatori capaci di "fare squadra" e lavorare con convinzione e in perfetta sintonia e
sinergia per dare una nuova vita a chi è in lista d'attesa». (Fonte L‘eco di Bergamo 3 febbraio 2010)
L‘Avis va a scuola
Siglato lunedì 22 febbraio 2010 il protocollo d‘intesa tra AVIS Nazionale e il Ministero
dell'Istruzione, Università e Ricerca (MIUR). Presenti all‘incontro Presidente Avis Nazionale
Vincenzo Saturni, Rina Latu, vice-presidente vicario e responsabile dell'Area scuola e
Formazione, e Sergio Scala, per la Direzione dello Studente, Partecipazione, Integrazione e
Comunicazione.
L‘accordo rimarca la proficua collaborazione tra AVIS e MIUR - già sancita da due precedenti
intese del 2004 e del 2007 -, per la promozione della cittadinanza attiva nelle scuole di ogni ordine e grado. In pratica
l‘AVIS si impegnerà a elaborare, in cooperazione con le singole scuole e con il coinvolgimento diretto degli insegnanti,
progetti finalizzati a promuovere l'educazione alla salute, alla convivenza civile, sociale e solidale. Viene confermato,
inoltre, l'importante ruolo di AVIS nella sensibilizzazione degli studenti ai valori del dono gratuito, volontario e anonimo
del sangue.
Il documento avrà durata triennale e sarà trasmesso a tutti gli Uffici scolastici regionali e provinciali. Il MIUR, infatti,
diffonderà questa intesa nelle scuole per favorire la programmazione di specifiche attività di educazione e informazione.
La collaborazione prevede l'istituzione di un gruppo di lavoro nazionale paritetico, composto da due membri designati
dal MIUR, da due membri designati dall'AVIS e coordinato da un Presidente di nomina Ministeriale. Tale gruppo curerà
la corretta applicazione del protocollo, individuando le modalità idonee per la più ampia diffusione delle iniziative che
verranno attivate e per le azioni di monitoraggio degli interventi posti in essere.
Soddisfazione e compiacimento confermano all‘unisono Vincenzo Saturni e Rina Latu: «Un accordo che conferma il
grande ruolo educativo e formativo della nostra Associazione all'interno della Scuola e della società tutta. Grazie al
supporto del MIUR, l‘AVIS potrà diffondere i suoi principi e i suoi valori nelle Istituzioni scolastiche italiane, per
contribuire alla costruzione di una società sempre più attenta al prossimo». Altro che Malizia profumo d‘intesa… Questa
volta vi lasciamo con ―Education‖ (istruzione) dei Pearl Jam che ci pongono una domanda: “E’ la mia istruzione tutto
quello che sono ora?” (Is my education all i am now?). Ecco perché l'avis va a scuola. Buon ascolto
“Dietro ogni atto di terrorismo, dietro ogni aberrazione della storia, in fondo non c’è altro che un amore
mancato (Zomberos – Diego Cugia)
17 febbraio 1981: morire con la sola ―colpa‖ di aver testimoniato contro infermieri vicini
all‘Autonomia colpevoli di danneggiamenti gravi. Morire con la sola “colpa” di
condannare l’insano gesto di alcuni infermieri che staccavano la spina ai frigoriferi
che contenevano il sangue per le trasfusioni, che così andava buttato. In un ―corto
circuito ideologico‖ a sparare furono le Br. Alle 8,20 del mattino del 17 febbraio 1981,
Luigi Marangoni uscì con l‘auto dalla rampa del garage per recarsi al lavoro. Il
commando era già lì in agguato. In quattro, armati di mitra e di lupara, bloccano subito
l‘auto di Marangoni e sparano in tre su di lui. La corsa al Policlinico fu inutile e
Marangoni morì lasciando la moglie Vanna Bertelè , la figlia Francesca di 17 anni e
Matteo di 15 anni. Si possono avere delle idee, si possono discutere tutte le idee, ma
quando si impugna una pistola per far valere la propria idea si passa da un circuito ad un
corto circuito. No politics or religion all’Avis e questo vale sempre. Associazione apolitica e areligiosa, non lo
trovate fantastico? Non giudichiamo nessuno e non ci permetteremmo mai di farlo: ci ha semplicemente colpito il fatto
di come partendo da una ideologia si possa arrivare a “staccare la spina ad un frigorifero che contiene sangue
per far in modo che vada buttato”. Ma chi siamo noi per descrivere quello che avvenne? Avete ragione. Come
sempre lasciamo parlare chi lo sa fare meglio di noi. E allora riportiamo un brano del libro di Mario Calabresi
(giornalista, direttore de ―La stampa‖ e figlio del commissario Calabresi) tratto dal libro “Spingendo la notte più in là”
(Capitolo 8). Non siamo dei ―braveheart‖ e ammettiamo che leggendo le parole di Francesca e di Vanna siamo rimasti
colpiti. Non vogliamo condannare nessuno, e come diceva giustamente Fedor Dostoevskij: «Il grado di civilizzazione
di una società si misura dalle sue prigioni». Per questo non sappiamo cosa sia la condanna, ma le parole di
Francesca ci sembrano più che appropriate: «Dovrebbero essere almeno condannati al silenzio sociale: non
hanno da insegnare niente». E per una volta “Nascondo la testa voglio affogare il mio dolore, nessun domani,
nessun domani”.(Hide my head I want to drown my sorrow - No Tomorrow - No Tomorrow): il brano è ―Mad World‖
(tradotto Mondo folle) del gruppo Tears for Fears (Lacrime per paure) (nel video la versione di Gary Jules). Perché «se
comprendere è impossibile, conoscere è necessario» (P. Levi).
Ci dobbiamo salutare (Capitolo 8 del libro Spingendo la notte più in là di Mario Calabresi)
«Per carità, io non ho mai visto Bambi, né l‘ho mai fatto vedere ai miei bambini». Francesca
Marangoni mi guarda come a dire: «Fossi matta!». Siamo seduti sulla panchina dei giardini
della Guastalla, alle spalle dell‘Università Statale, accanto al Policlinico di Milano, l‘ospedale
in cui suo padre fu direttore sanitario fino al 17 febbraio 1981, giorno in cui le Brigate Rosse
gli spararono sotto casa. Da quasi otto anni tengo un ritaglio dell‘―Espresso‖ che la riguarda.
In un lungo articolo, intitolato Le vittime dimenticate raccontano, lei parlava dell‘affiorare dei
dolori improvvisi e raccontava proprio di quando aveva pianto in un cinema. Inizia a
raccontarmelo: «Il film era ―Una domenica in campagna‖ di Bertrand Tavernier. La storia di un
vecchio pittore francese che riunisce fuori Parigi tre generazioni famigliari. Succedono le cose classiche: si mangia, si
discute, si litiga, poi arriva la figlia e nella scena finale balla con il padre anziano. Un ballo d‘addio. Lei lo fa sapendo che
forse è l‘ultima volta…». Francesca si interrompe, si morde le labbra, poi cominciano a scendere le lacrime e mi dice
con la voce che sussurra: «… Ecco, io ho pensato che non avrei mai potuto farlo, che lui non ci sarebbe stato al mio
matrimonio, non avrebbe mai visto i miei figli». Piange ancora, ventisei anni dopo, nella pausa pranzo che mi ha
regalato. Nella foto che sua madre tiene sul tavolo del salotto li si vede insieme l‘ultima estate, in Inghilterra, davanti al
castello di Leeds: il padre ha un giubbino di renna, è davvero giovane, lei è una bella ragazza di sedici anni coi jeans
rossi. Si capisce che avevano un‘intesa speciale. Piange e non si vergogna, scuote la sua testa bionda: «Ho due
bambini, di sette e quattro anni, non ho mai avuto il coraggio di dirglielo. Il più grande ha saputo qualcosa dal cugino e
un giorno mi ha chiesto: ―Ma il nonno è morto perché c‘era la guerra?‖. Lui pensava che ci siano i buoni e i cattivi e che
in guerra alla fine vincano i buoni. E’ difficile spiegargli che no, non c’era la guerra, c’era qualcuno che si sentiva
in guerra, che lo aveva deciso da solo, che si mise a sparare. Ma non ho il coraggio di dirglielo, non ho parole e
cambio discorso. Tutto ciò mi fa soffrire troppo. Io ho sviluppato negli anni una sensazione di estraniamento».
Francesca Marangoni lavora nel padiglione del Policlinico che porta il nome di suo padre, al centro per il coordinamento
dei trapianti. E‘ medico anche lei: «A dire la verità, non avevo la vocazione per la medicina, però era nell‘aria, tutti si
aspettavano che lo facessi. Se rinascessi mi piacerebbe stare in mezzo ai libri, alla carta, e non ai morti… ma so che a
lui avrebbe fatto piacere. L‘ospedale era la sua vita e pensare che fu un‘infermiera, una caposala, a segnalarlo ai
brigatisti della ―colonna ospedaliera‖…». Qui, a pochi metri da dove siamo seduti, si preparò la morte di suo padre, ma
lei non ha voglia di parlare degli ex terroristi, prova fastidio per il dibattito sulla possibilità che possano lavorare nelle
istituzioni o essere eletti in Parlamento. «Dovrebbero essere almeno condannati al silenzio sociale: non hanno da
insegnare niente. Se hanno fatto un percorso di reinserimento e di recupero meglio per loro, ma per me non
cambia nulla, nessuno riporta indietro quello che non c’è più. Certo, non mi sembra che debbano essere recuperati
più di altri che hanno fatto altri delitti. I terroristi ho voluto guardarli in faccia: sono andata ai processi nell‘aula bunker di
via dei Filangeri, lì al carcere di San Vittore. Nelle gabbie c’era tutta la colonna Walter Alasia, sembrava di essere
in un girone dantesco: urlavano, ci insultavano, ci voltavano le spalle, mangiavano, una volta si misero a tirarci
dei panini. Un giorno, mentre parlava il nostro avvocato, una coppia si mise a fare sesso davanti a tutti. I
carabinieri se ne accorsero, scoppiò una gazzarra. Oggi mi viene quasi da ridere a ripensarci: il giudice li richiamò
chiedendo rispetto per la vedova; l’avvocato di uno di questi disse, rivolto a mia madre, “Ma la signora non si
offende”, ma lei sbottò: “E invece mi offendo sì!”. Insomma, erano dei cazzoni tremendi. Ma questo messaggio
non è passato: i brigatisti si portano dietro un‘aura di persone impegnate, di combattenti, invece erano dei poveretti che
facevano lotta armata per riscattare delle vite senza prospettive, gente povera di idee e di spirito. L‘unico a colpirmi fu il
capo colonna, Vittorio Alfieri: era sempre zitto e seguiva ogni parola. Alla fine ci scrisse una lettera, riservata, in cui ci
chiedeva scusa. Degli altri non so più nulla». « Non credo che ce ne sia più dentro nessuno e francamente non lo voglio
sapere. Per fortuna i nostri non erano così famosi da essere seguiti dalla televisione, da meritare interviste o scrivere
sui giornali. Perlomeno questo dispetto non l‘ho avuto. Mi è capitato di incontrare alcune volte una delle persone che
avevo visto al processo Avevo memorizzato perfettamente la sua faccia e quando l‘ho rivisto a un parco giochi per
bambini sono rimasta bloccata. Tutte le volte ho pensato di avvicinarmi a lui per dirgli: ―Guarda che io so chi sei: ti ho
visto nella gabbia‖. Solo queste parole poi non ho avuto il coraggio e me ne sono dispiaciuta. A me sembra che la
società in generale abbia solo un rispetto formale per noi e per chi è morto, sintetizzabile nella formula ―il dolore dei
parenti‖. Qui all‘ospedale però capita di trovare tracce cere di mio padre, che vanno al di là delle targhe e delle
celebrazioni. E‘ vivo nella memoria di molti infermieri che erano stati a lezione da lui, di qualche collega. Mi fermano e
mi raccontano. Mi emoziono, lo sento vicino».
Francesca ricorda benissimo l‘amarezza del padre quando venne messo sotto accusa in ospedale per aver testimoniato
contro degli infermieri vicini all‘Autonomia colpevoli di danneggiamenti gravi (staccavano la spina ai frigoriferi che
contenevano il sangue per le trasfusioni, che così andava buttato), o quando volantinarono contro di lui
all‘ingresso: «Quella mattina avevo un compito in classe di greco, ero in prima liceo classico al Beccaria, e quando
tornai a casa lo trovai distrutto, c‘era rimasto malissimo: lo accusavano di essere servo dei padroni perché era nella
commissione che autorizzava le cure terminali». Da tempo veniva minacciato: «Io lo sapevo ma non pensavo potesse
succedere davvero, finché una mattina mi spiegò che non mi avrebbe più accompagnata a scuola per non fare sempre
la stessa strada. Temeva lo gambizzassero e diceva: ―Chissà se potrò ancora camminare o sciare‖. Hanno scelto di
colpirlo anche perché era un obbiettivo facile, comodo. Se avessimo abitato in centro, in una via piccola e stretta dove
non ci si può fermare e appostarsi, forse sarebbe ancora vivo».
Invece abitavano di fronte allo stadio San Siro, in una via spaziosa, e Luigi Marangoni venne ucciso mentre usciva con
l‘auto dal cancello. La moglie lo stava guardando dalla finestra. Vanna Marangoni lo faceva ogni mattina: «Così mi
sembrava di proteggerlo. Quel giorno ho sentito dei colpi, ma era carnevale e ho pensato a dei botti. Poi mi accorgo che
la sua macchina si è fermata perché sul passo carraio c‘è una Ritmo bianca a ostruirgli l‘uscita. Due persone con la
coppola e gli occhiali scuri salgono in fretta sulla Fiat e poco più in là recuperano una persona. L‘auto di mio marito
rimane ferma, allora capisco e penso: ―E‘ successo, questa volta è successo davvero‖. Scendo di corsa in vestaglia e
camicia da notte, la portinaia cerca di fermarmi: ―Non esca, sparano‖. Le dico: ―Ma non capisce, è per mio marito‖. Ma
quando sono fuori non lo vedo, allora penso che lo abbiano rapito e mi si riaccende la speranza. Poi mi avvicino alla
portiera e mi accorgo che è riverso sul sedile. Ho aperto lo sportello, mi sono inginocchiata e l‘ho abbracciato; era tutto
coperto di vetri, perdeva molto sangue dalla nuca. Gli ho messo le mani sul viso per farmi sentire, per dargli calore,
anche se non c‘era più niente da fare. Ho capito che la nostra vita insieme finiva in quel momento e gli ho detto: “Ci
dobbiamo salutare”. Prima che lo caricassero sull’ambulanza gli ho chiuso gli occhi». Nel volantino di
rivendicazione c‘era scritto che era un servo dello Stato e della Dc. Vanna Marangoni parla con voce bassa, molto
gentile: «E pensare che la Dc non l‘aveva neppure mai votata, era liberale, pignolo, lavorava tantissimo, aveva fatto
pulizia alle camere mortuarie spostando tutti quelli che facevano affari con le pompe funebri. Poi s‘era fatto nemici
andando a testimoniare insieme a tre infermieri nel processo per i danneggiamenti. Gli infermieri vennero gambizzati
all‘interno dell‘ospedale, per lui ci fu la condanna a morte. Prima però fecero a tempo ad accusarlo, volantinando un
articolo pubblicato sul ―Giorno‖, di aver negato il diritto di andare alle terme ad alcuni dipendenti di una banca e di averlo
fatto per interesse. Tornò a casa si mise a piangere. Era il 31 gennaio. Si rese conto che era un segnale. Quella notte
mi svegliò e mi disse: ―Ricordati che sono un uomo onesto e che mi devi volere bene. Ti chiedo perdono se vi lascerò
soli, ma non è colpa mia‖. Non aggiunse altro». Questa signora minuta resta in silenzio a lungo, lo sguardo perso nei
ricordi o forse nella nostalgia per quanto non c‘è stato, poi aggiunge solo un‘ultima frase: «E‘ stata una cosa inutile, non
è servita a nessuno, ma io sono stata defraudata, mi hanno levato una parte della mia vita».
A fine 2005 mamma era andata a trovarla, aveva parlato a lungo, anche lei era rimasta colpita dal tono pacato e dal
peso del dolore che questa donna esprime. Quando era uscita mi aveva chiamato dal cellulare, mentre tornava a casa.
Mia madre è una persona focalizzata sull‘idea di camminare e guardare sempre avanti, di lavorare per la riconciliazione,
il perdono, la sostiene una fede vitale e fortissima, ma quel pomeriggio aveva una voce scossa e mi disse: ―Vedi, Mario,
l‘ho ascoltata a lungo, ho ripensato a voi, a papa Gigi, a tutti quelli che abbiamo conosciuto in questi anni che non
riescono a ritrovare la forza di vivere, a quello che ci hanno fatto, a quanto siamo stati tutti lasciati soli e a come tutto sia
passato in cavalleria e mi è preso lo sconforto: siamo stati tutti troppo buoni, tutti troppo pazienti».
Stupidità
“Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi”. (Albert
Einstein) Quanto aveva ragione il buon vecchio Albert… Non dovrebbe accadere che una ragazza di vent‘anni si
permetta di dire ad una coetanea alle prese con la leucemia e coi relativi effetti collaterali: ―Quanto sei bella‖. Non
dovrebbe accadere che una madre e la figlia reduce di un trapianto di midollo, entrambe di Valbondione, si sentano
lanciare da una ragazza che passa con l‘auto davanti agli Ospedali Riuniti di Bergamo un messaggio così stupido. Non
dovrebbe succedere se la stupidità non esistesse. Ma è quello che è successo a Natalina Conti e a sua figlia
Francesca. Segno che Einstein aveva proprio ragione. Ma di fronte a tanta stupidità, per fortuna c’è anche tanto
buon senso: e lo dimostrano i giovani amici di Francesca di Valbondione. A raccontarlo è proprio la madre
Natalina a L‘eco di Bergamo di sabato 23 gennaio 2010: «In questi mesi i giovani che conosciamo ci hanno dato tante
lezioni. Gli amici di mia figlia sono quasi tutti di Valbondione, perché noi veniamo da lì. Nelle settimane di ospedale si
son fatti su e giù per la valle più volte dopo il lavoro per salutare attraverso il vetro.
Quando i medici le hanno vietato la piscina, improvvisamente nessuno della
compagnia aveva più voglia di nuotare. E quando Francesca, in agosto, ha dovuto
rientrare in ospedale per il trapianto, tutti hanno rinunciato alle vacanze per starle
vicino». E proprio questi ragazzi in merito alla vicenda occorsa fuori dall‘ospedale
commentano: «Quella ―l‘era fò de co‖ (Era fuori di testa)!». Hanno detto tutto loro
e noi non aggiungiamo niente. Se volete vi invitiamo a leggere la lettera di
solidarietà inviata da Jeremy, anch'egli malato di luecemia. Come Avis Villa
abbiamo visto il buon cuore della gente di Valbondione che ha deciso di fondare un’Avis e quindi di salvare
vite! A Francesca, oltre a tutta la nostra solidarietà (si ringrazia la redazione de L'eco di Bergamo per aver riportato la
presente iniziativa a pagina il 24 gennaio 2010), ci sentiamo di regalare questa citazione: ―Beauty is in the eye of the
beholder‖ (La bellezza è nell'occhio di chi guarda) di Margaret Wolfe Hungerford. E chi fa stupide azioni
sicuramente bella non può essere. Friedrich Schiller era solito dire: «Contro la stupidità gli stessi dei lottano invano.».
Proprio per questo Dante scrisse: ―Non ragioniam di lor (o di lei…), ma guarda e passa‖ (Divina Commedia Inferno
Capitolo 3°). E allora non curiamoci della stupidità e lasciamoci andare alle splendide note di Eric Clapton con
Wonderful Tonight. Abbandoniamoci al splendido brano e alle sue parole: ―poi mi chiede: ‗sono bella?‘. Rispondo ‗si,
sei splendida stasera‘. Mi sento splendidamente perché vedo la luce dell‘amore nei tuoi occhi e la più grande meraviglia
di tutto questo‖ (And then she asks me - Do I look al right - And I say yes, you look wonderful tonight - I feel wonderful -
Because I see-ee the love light in your eyes - And the wonder of it all).
Grace (Jennifer Aniston): ―Organizziamo una donazione di sangue. Hanno bisogno del mio sangue: il mio è un gruppo
sanguigno molto raro. Io sono AB positivo…‖.
Bruce Nolan (Jim Carrey): ―E poi quelli ammucchiano tutti i sacchetti in un magazzino chissà dove, lo surgelano nella
ghiacciaia e poi raccontano in giro che manca…‖.
Ringraziamo di cuore Bergamonews per aver riportato la notizia sul proprio portale
Noi preferiamo parlare di Avis Zona di Piario: grazie alle risorse dell’Avis di Zona, per tutto l’anno 2010, sarà
possibile mettere in onda sulle emittenti televisive Antenna2 (per l’ambito
territoriale della media e alta Val Seriana e Valle Borlezza) e Più Valli Tv (per l’ambito
territoriale di Bossico, Sovere, Val Camonica, Val Cavallina ma anche Valle Seriana -
fino a Bergamo - Sondrio e Valtellina) uno spot televisivo realizzato ad hoc per
promuovere e la donazione di sangue. In questa decisione di puntare sull‘informazione
e sulla comunicazione c‘è molto di Franco Scandella. Franco, con passione, dedizione, e
un gran cuore ha creduto di poter far sì che tutte le avis che fanno riferimento al centro di
Piario, possano avere le stesse opportunità. E cosa c’è di più democratico che poter
far passare in televisione un unico spot per tutte le avis, personalizzato con le date
delle donazioni e le avis che effettuano la raccolta al centro di Piario, che promuove la stessa finalità e la
donazione di sangue? Per molte avis – soprattutto per quelle con meno risorse finanziarie - sarebbe stato preclusa la
possibilità della messa in onda dello spot televisivo a causa dei costi. Grazie all’avis zona 4 invece, tutte le 11 avis
che fanno riferimento al centro di Piario, godranno dei benefici della messa in onda degli spot. Quando si pensa
all‘Avis di zona, nel nostro caso all‘Avis zona di Piario, bisogna pensare alla condivisione di sforzi e di fondi per svolgere
attività sovra comunali, attività che per il loro costo e per la loro portata, non sarebbero realizzabili se non con una
volontà comune. Grazie al fondamentale contributo di Franco, e alla sua passione, l‘Avis di zona va ad integrare il
lavoro che le singole avis portano avanti con tenacità, dedizione e passione nel proprio ambito. Questa integrazione,
grazie agli sforzi posti in essere da Franco nell‘Avis di zona porta un duplice vantaggio: avere una nuova fondamentale
collaborazione tra le avis di zona e salvaguardare l‘autonomia di ogni avis che ha aderito al progetto di zona. Franco ha
permesso di far capire che la finalità della zona di Piario, non è assolutamente quella di interferire nelle singole decisioni
delle avis, bensì quella di creare nuove opportunità. Come avvenuto anche per il calendario realizzato per il 2010,
l‘unione fa la forza.
“Tutti per uno, uno per tutti”: lasciamo i tre Moschettieri ad Alexandre Dumas
e ci teniamo Jennifer. Sì, magari… Dai lo sapete che ci piace scherzare.
Volevamo dire che lasciamo a Jennifer Aniston e a Jim Carrey invitarvi a donare
sangue. Molliamo gli ormeggi e partiamo dunque sicuri che con Franco al timone,
non perderemo mai la rotta. Lo stesso Franco, ci guiderà come la Stella Polare,
verso mondi sconosciuti, dove il sogno di non far mancare sangue là dove vi è
bisogno, possa divenire realtà. Siamo diventati troppo seri? E' vero: altro che
Franco: Jennifer Aniston! Mai fidarvi dei pazzi Niki & Co.: come sapete George
adesso è fidanzato con Elisabetta per cui ci ha passato la sua rubrica. A lui non
serve più. Se però rivuole la sua rubrica e ci lascia Elisabetta, visto che è nostro
amico per questa volta accettiamo di buon grado l‘―equo scambio‖. Per adesso, visto che noi abbiamo la sua rubrica e
lui Elisabetta, non possiamo fare un torto a George e passare a tutti i suoi numeri di cellulare. Per questo Jennifer not
included. Dai, per questa volta ve lo concediamo ci facciamo un‘ ―auto battuta‖: ―va bene i sogni, ma sperare sempre
nei miracoli‖… Touché! (Nelle foto Jennifer Aniston e Jim Carrey... Ops: Jennifer Aniston e Jennifer Aniston, ma vi
assicuriamo che è un errore di impaginazione. O forse no...).
Siamo molto interessati agli usi e alle consuetudini locali, soprattutto alle bellezze storico
artistiche della Svezia. Come non ci credete? Sempre i soliti diffidenti. Va bene.
Intendevamo gli svedesi (in senso generico): se proprio dobbiamo, andiamo a fare un
giro anche a salutare Carlo XVI Gustavo di Svezia. Se poi ha una moglie o una figlia
bella come Letizia Otis, moglie di Felipe delle Asturie futuro erede al trono di Spagna, ci
andiamo volentieri. Se poi ha anche la bellezza e la classe di Carla Bruni partiamo s…
Niki aspetta… Va beh, visto che stiamo aspettando l‘aereo, finiamo il testo e poi partiamo
subito. Se proprio non ha moglie e figlie così ben dotate ci "accontenteremo" delle
svedesi. Adesso vi lasciamo: stanno annunciando il volo e non vorremmo perdere
l‘aereo.
Ah dimenticavamo un avviso per Franco e Marino: gli accessi da UK sono 218. Mentre noi ci
"sacrifichiamo" andando in Svezia, voi dovete andare da Carlo e Cammilla Parker Bowles…
(La foto di Camilla può avere effetti indesiderati. Non somministrare alle persone di età
inferiore ai 76 anni. Ma anche a quelle di età superiore. Prima dell'uso leggere attentamente
le avvertenze e le modalità d'uso. La foto può nuocere gravemente alla salute).
Quando si parla della festa della donna, si pensa alle mimose. Bello, ogni occasione è
quella giusta per festeggiare ed ogni occasione è giusta per regalare un fiore ad
una donna. Ma il fiore è un gesto che se non è seguito dal buon cuore, ahi noi serve a
poco. Per questo preferiamo sì parlare di 8 marzo, ma la data deve essere legata
indissolubilmente a quelle del 25 novembre in cui si celebra la giornata
internazionale per eliminare la violenza delle donne (come avevamo promesso riproponiamo sotto l‘articolo che
avevamo inserito sul nostro sito in occasione di tale ricorrenza). Perché per fare festa prima bisogna prima eliminare la
violenza a cui certe donne sono ancora sottoposte. Solo per curiosità provate a cercare su Google eliminare violenza
dal mondo e vedrete che l‘Avis Villa d‘Ogna c‘è. Magari qualcuno penserà che stiamo parlando di piaghe sociali
relegate a paesi sottosviluppati. No, stiamo parlando di cose che avvengono tra noi. Nel 2009 a Milano, 928 donne
hanno chiesto aiuto per aver subito una violenza sessuale o un abuso domestico di natura fisica o psicologica. E nella
metà dei casi l‘aguzzino è l‘uomo con cui hanno scelto di convivere (nel 37% dei casi si tratta del marito e nel 12% il
compagno). La cosa che ci ha colpito è che gli abusi sono in aumento a livello nazionale: da quando è stata
introdotta la legge sullo stalking, 5.000 sono state le denunce registrate a cui vanno aggiunte 1.000 arrestare. Dati che
fanno sicuramente pensare e che fanno riflettere. Anche perché chi osa fare violenza su una donna è semplicemente
una persona che dimostra tutta la sua debolezze e le sue paura. Non volevamo essere così seri, ci conoscete e ci piace
essere come al solito goliardici: oggi lo siamo pensando alle donne che da sempre sono le muse ispiratrici e che
regalano ad ogni uomo la speranza e la voglia di essere migliore.
Regalatevi per cui una sera tutta per voi: oggi vi è concesso tutto. Noi festeggiamo insieme a voi, ma non
fermatevi alle classiche feste con i quattro uomini che si mettono in mutande (non prendete i vizi degli uomini - in questo
l‘uomo è avvantaggiato avendo circa 2.000 anni di esperienza) appagando così la
vanità dei quattro che si sentiranno degli dei.
Girate per i vostri paesi, per le città e fate sentire che ci siete e che le città o i
paesi sono vostri. E ricordate agli uomini, qualora se lo siano dimenticato, che le
città e i paesi sono vostri non solo l‘8 marzo ma tutti i giorni dell‘anno. In un giorno
così speciale auguri a tutte le donatrici: credeteci quando vi diciamo che a Piario vi
ammiriamo mentre donate sangue e ammiriamo la vostra tenacità e la vostra forza
di volontà. Da voi abbiamo molto da imparare: a volte vi vediamo far più fatica nel
donare rispetto agli uomini, ma la volta dopo siete lì di nuovo pronte a donare. E
col vostro esempio ci insegnate quello che conta veramente nella vita. Auguri a tutte le donne che ci aiutano a Piario
nella sala ristoro al bar. Auguri infine a tutte le donne che ci sono vicine, donando a Bergamo o col sito: i vostri consigli
e le vostre critiche ci spronano sempre a non mollare. "Ascoltate (e leggete) con orecchi pazienti e noi ci sforzeremo di
rimediare i nostri difetti" (William Shakespeare- Romeo e Giulietta): di difetti ne abbiamo tanti ma non abbiamo perso la
speranza di essere migliori. Vi regaliamo un fiore virtuale consigliandovi un libro che ogni donna dovrebbe leggere e
ogni uomo dovrebbe studiare: ―Donne che corrono coi lupi‖ di Clarissa Pinkola Estes.
E per la festa della donna un brano le cui note speriamo possa toccare il cuore ad ogni donna ma ancor più, possa far
breccia nel cuore di ogni uomo che non rispetta una donna: “She’s always a Woman” (Lei sarà sempre una donna) di
Billy Joel. Perché una donna “ti può condurre alla vita, ti può prendere o lasciare”, una donna “ti può uccidere
con un sorriso, può ferirti coi suoi occhi”, una donna “è in anticipo rispetto al suo tempo”, una donna “non si
arrende mai, non si dà mai per vinta”, una donna “tirerà fuori il meglio o il peggio di te”… "Ma puoi incolpare
solo te stesso, perché per me (e noi aggiungiamo per noi dell‘Avis Villa) Lei sarà sempre una donna".
Auguri a tutte le donne.
Se chiedete ad una persona dell‘8 marzo subito in qualche modo risponderà ―Festa della donna‖. Ma del 25 novembre
poco si sa, non ci sono fiori in ballo e file dai fioristi (nemmeno la domanda ―Ti piacciono i fiori? Vorresti fare il fiorista?‖
anche se non abbiamo mai capito perché una persona per essere ritenuta normale debba rispondere allo stesso modo
ad entrambe le domande…). Una guerra silenziosa, come quella che alcune donne sono costrette a vivere nelle proprie
case, proprio il luogo dove ci si dovrebbe sentire al riparo dal mondo per poter portare il giorno dopo nuove speranze.
Speranze spezzate, perché alcune cose non si dimenticano: si può vivere una vita avendo la vita già spenta dentro.
Perché certe cose non si superano e il pensiero va ad una ragazza, Valentina Cavalli.
Il corriere della sera scriveva (sul sito 14 luglio 2008): «Veniva da Casale Monferrato, Valentina. Con tutto l'entusiasmo
dei suoi 22 anni. Studiava medicina e aveva un fidanzato che amava. Tutto è finito una sera di giugno del 2002, mentre
Valentina e il suo ragazzo amoreggiavano in auto in un parcheggio. All'improvviso l'orrore, che distrugge per sempre i
sogni e la vita di questa dolce e bella ragazza. Due uomini assalgono la coppietta, massacrano di botte il ragazzo e
violentano a turno la ragazza, mente un terzo complice fa da "palo"». «Due ragazzi della Milano bene che avevano
infierito crudelmente su di lei. Non s‘era arresa, aveva fatto denuncia, sostenuto le indagini, sino all‘arresto dei
responsabili, sino al processo ancora in corso. Aveva mostrato sempre determinazione e coraggio, ma anche qualche
cedimento, qualche paura», come riporta "La stampa". Quel giorno Valentina Cavalli, come ha raccontato la madre ai
giornalisti de «La Stampa», (articolo del 12 luglio 2008) è morta una prima volta. La ferita non è mai guarita.
«Mamma, sai cos'è che mi sconvolge di più? E' che quei due non mi hanno neanche chiesto scusa, non sembrano
pentiti. La prigione non li aiuterà a rendersi conto della brutalità che hanno commesso. Hanno bisogno di un percorso
interiore per rendersi conto del male che mi hanno fatto»: questo è quello che diceva Valentina.
Valentina ha deciso di staccare la spina giovedì 11 luglio 2008, 6 anni dopo lo stupro subito, dopo aver
superato l’ultimo esame della specializzazione in neuropsichiatria.
Luca Barbarossa presentò nel 1988 un brano dal titolo ―L‘amore rubato‖. A Valentina hanno rubato l‘amore… "Solo il
4% delle donne vittime della violenza denuncia il proprio carnefice. Le altre pagano anche per lui": chi paga per i
peccati dell'uomo? (slogan della giornata del 2008 di Telefono donna che ha realizzato il poster sopra). Sappiamo
che il giorno Internazionale magari non servirà a molto… ma se serve a qualcosa è già molto. Una volta mi hanno
detto: ―Non devi essere sempre contro, devi essere anche a favore‖. ―Quando non ci sarà più nulla contro cui essere
contro, sarò il primo ad essere a favore‖ ho pensato. Ho invece risposto: "Certo che sono a favare di qualcosa: sono a
favore di chi è contro qualche cosa che non va". Ormai conoscete questo sito e sapete che siamo solitamente goliardici.
Ma oggi non ne siamo capaci e ve ne chiediamo scusa. Ci sono ―parole troppo gelate per sciogliersi al sole ― (Fabrizio
De André - La guerra di Piero). E queste parole le lasciamo dire a Franca Rame nella sua testimonianza (avvisiamo
che la testimonianza è molto toccante e forte). Oggi ci sentiamo di regalare ad ogni donna, in particolar modo alle
nostre donatrici, non fiori o diamanti (ci hanno inculcato l‘idea che l‘amore si dimostra così. ―Un diamante è per
sempre‖: un oggetto inutile se dietro on ci sono buoni sentimenti, aggiungiamo noi), ma bensì un libro: ―Donne che
corrono coi lupi‖ – Clarissa Pinkola Estes -. E dopo averlo letto regalatelo ad ogni uomo.
La ragazza non immaginava - che anche quello fosse l'amore - in mezzo all'erba lei tremava - sentiva addosso ancora
l'odore - chissà chi era cosa voleva - perché ha ucciso i miei pensieri - chissà se un giorno potrò scordare - e ritornare
quella di ieri
La ragazza non immaginava - che così forte fosse il dolore - passava il vento e lei pregava - che non tornassero quelle
parole. Adesso muoviti fammi godere - se non ti piace puoi anche gridare - tanto nessuno potrà sentire - tanto nessuno
ti potrà salvare
E lei sognava una musica dolce - e labbra morbide da accarezzare - chiari di luna e onde del mare - piccole frasi da
sussurrare - e lei sognava un amore profondo unico e grande più grande del mondo - come un fiore che è stato
spezzato - così l'amore le avevan rubato
La ragazza non immaginava - che così lento fosse il dolore - stesa nel prato lei piangeva - sulle sue lacrime nasceva il
sole - e lei sognava una musica dolce - e labbra morbide da accarezzare - chiari di luna onde del mare - piccole frasi da
sussurrare - e lei sognava un amore profondo - unico e grande più grande del mondo - ma il vento adesso le aveva
lasciato - solo il ricordo di un amore rubato - come un fiore che è stato spezzato - così l'amore le avevan rubato
6-13 marzo 2010: settimana della donazione del sangue dei volontari in servizio
civile
Una settimana dedicata interamente alla donazione del sangue dei volontari in
servizio civile. Questa l'iniziativa nata da un'idea dell‘AVIS che si è svolta dal 6
al 13 marzo 2010 in occasione del nono anniversario dell'approvazione della
Legge 64/2001, che ha istituito il Servizio Civile Nazionale. Promotori
dell'evento sono stati l'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (UNSC), il
Centro Nazionale Sangue (CNS) e Coordinamento Interassociativo dei
Volontari Italiani del Sangue (CIVIS), di cui fanno parte AVIS, Croce Rossa,
FIDAS e Fratres. La presentazione dell‘evento è avvenuta mercoledì 3 marzo 2010 nella sala stampa di Palazzo
Chigi. Alla conferenza erano presenti il senatore Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri con delega al Servizio Civile; l‘onorevole Leonzio Borea, capo dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile; il dott.
Giuliano Grazzini, direttore del Centro Nazionale Sangue; il dott. Aldo Ozino Caligaris, presidente nazionale FIDAS; il
dott. Vincenzo Saturni, presidente nazionale AVIS; la dott.ssa Maria Vittoria Torresi, presidente nazionale donatori
sangue Croce Rossa e infine il dott. Luigi Cardini, presidente nazionale Fratres e coordinatore pro tempore CIVIS.
Venerdì 5 marzo 2010 al Quirinale si è tenuta la cerimonia di inaugurazione alla presenza del Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano (come vedete alla fine George c'è sempre ), a cui hanno partecipato anche due
volontari di Servizio Civile attualmente impegnati in AVIS, Francesco Briganti e Alessandro Gentile. Il capo dello Stato,
durante la cerimonia, ha dichiarato: «il tempo per me più prezioso e gratificante è quello che dedico a iniziative
così, che mi danno forza, convinzione, sostegno e fiducia, più di tante altre di situazioni di lavoro più tese e
difficili». Per Napolitano «è il momento di farla finita con le generalizzazioni sui giovani» e con «le
semplificazioni e i luoghi comuni». E bravo George! Un'iniziativa che ha visto l'avis in prima linea come ha
chiarito il Presidente Avis nazionale Vincenzo Saturni: «La promozione del dono è il principale obiettivo associativo
e perché AVIS da diversi anni è ente di Servizio Civile. La nostra Associazione attualmente accoglie oltre 200 giovani
volontari in Servizio Civile che, su tutto il territorio nazionale, sono diventati parte integrante della realtà avisina,
partecipando alle attività quotidiane e diffondendo i valori di generosità e solidarietà». Saturni ha spiegato le finalità
della settimana: «Promuovere uno stile di vita sano, attento agli altri e al proprio benessere psicofisico, che diffonda un
atteggiamento sensibile verso le richieste e i bisogni della propria comunità». «Il volontariato - ha concluso infine Saturni
- deve rappresentare sempre di più un punto di riferimento per le nuove generazioni, in grado di dare un grosso slancio
al senso civico e all'impegno sociale».
Tra le altre, anche l'Avis Regionale Lombardia ha aderito all‘iniziativa. Delle molte
azioni che sono state attuate per contattare i 1400 volontari di servizio Civile
attualmente impegnati in Lombardia, due meritano di essere menzionate: l‘invito alla
donazione mediante l'invio di una mail (virtuale o cartacea) con allegata una cartolina
che riporta su un lato le principali indicazioni sanitarie per diventare donatori di
sangue; realizzazione di una locandina promozionale che è stata inviata a tutti gli
Ospedali e ai "Punto Regione" presenti nei capoluogo di provincia.
E a livello locale? Anche l‘avis Villa d'Ogna, insieme a tutte le avis che fanno riferimento all‘unità di raccolta di Piario,
sono state vicine col cuore all‘iniziativa. Per donare sangue a Piario basta presentarsi ed iscriversi all‘Avis (si vedano le
pagine ―Perché donare sangue‖, ―Iscriversi? Why Not?‖ e per il calendario delle donazioni ―Piario: il centro di raccolta‖
presente su questo sito). “No politics or religion”, questo vale sempre, ma pensiamo che il riconoscimento sia il
giusto merito istituzionale a tutti i donatori di sangue, al di là di ogni convinzione politica di religione. Quello
che interessa all‘Avis è donare il sangue in modo anonimo volontario e gratuito. E chiaramente, donare il sangue senza
distinzione di razza, credo politico o religioso e senza distinzione di
sesso. Perché all’Avis siamo tutti uguali!
Siamo stati troppo seri? E‘ vero. In effetti il crazy Team Niki & Co. se
proprio bisogna incontrarsi con qualche parlamentare, voleva proporre un
incontro con Giovanna Melandri e Marianna Madia ma anche Mara
Carfagna, Giorgia Meloni. Per condicio rispettata, ma soprattutto noi
siamo per le quote rosa! E visto che ci siamo volevamo invitare anche
l‘onorevole Giulia Bongiorno ma alla condizione che portasse Michelle
Hunziker (parlando seriamente per un attimo nel novembre 2009 hanno
fondato l‘associazione ―Doppia difesa‖ che raccoglie fondi per combattere la violenza sulle donne). Quindi siamo partiti
da Giovanardi e siamo arrivati a Michelle Hunziker. Wow, non male vero?
All‘Avis Villa d‘Ogna il rosso ti dona. E il rosso come dona a Michelle… Proprio Michelle come cantavano i Beatles:
―Michelle ma belle, sont le mots qui vont très bien ensemble, très bien ensemble‖ (Michelle mia bella sono le
parole che vanno molto bene insieme, molto bene insieme). Per oggi “that’s all I want to say” (è tutto quello che
voglio dire), non prima però di invitarvi tutti a donare sangue: “I need you!” (Ho bisogno di te!). Buon ascolto.
Dal 6 al 14 marzo 2010 si è potuto inoltre, donare 2 euro inviando un SMS al 45504 o donare 5 o 10 euro chiamando da
telefono fisso.
Quindi se avete visto nelle piazze ―le farfalle della solidarietà‖ e i volontari, niente paura! E visto che si parla di Libertà,
non possiamo che lasciarvi con Freedom! (libertà) '90 di George Michael. Perché l'Avis alle persone malate di distrofia
muscolare e alla UILDM dice: «Non ti abbandonerò, Non rinuncerò a te» (I won't let you down - I will not give you
up). Dai vi lasciamo con goliardia: come vedete George c'è sempre.
Uno dei 100 brani più belli del secolo scorso è One degli U2.
Quando lo sentii per la prima volta, rimasi quasi estasiato. Come spesso accade per i brani in inglese,
più lo ascoltavo, più mi accorsi che il brano non era solo stupendo dal punto di vista musicale, ma era
meraviglioso per le parole in esso contenuto.
"One love,
one blood,
one life,
ovvero, come scritto nel titolo "Un amore, un sangue, una vita... Devi fare ciò che riesci".
E donando sangue molto si può fare: in modo gratuito, anonimo e volontario. Non so quale gesto sia più nobile...
E come continua lo stesso brano: "Una vita con gli altri, fratelli, sorelle. Una vita ma non siamo uguali... dobbiamo
sostenerci a vicenda, sostenerci l'un l'altro".
Se facciamo seguire alle parole i fatti... molto si può fare. E lo si può fare anche con un sorriso sulle labbra... Perché "è
meglio fare una cosa seria sorridendo, che fare una cosa stupida seriamente". Perché "la risata è eterna se la gioia è
vera"! (Laughter is eternity if the joy is real) [Get On your Boots - U2]. Anche perché "ogni generazione ha una
possibilità per cambiare il mondo, triste è la nazione che non ascolterà i suoi ragazzi e ragazze" [I'll Go Crazy If I Don't
Go Crazy Tonight - U2]. "Siete voi giovani che dovete tirare i sassi nei vetri. Così, quando i vetri si rompono, noi
vecchi ci rendiamo conto che era il momento di cambiarli" [Ferruccio Parri, si rivolse così nel 1959 ad un giovane
ventitré anni: quel giovane era Giampaolo Pansa uno tra i più grandi giornalisti dei nostri tempi]. E allora largo ai giovani
che con le loro idee e la loro energia tanto possono fare per l'Avis e per il mondo della donazione di sangue.
Si devono convincere le persone che donare gli organi è un dovere come assistere gli anziani e vaccinare i
bambini
Giuseppe Remuzzi
«Oggi per certe malattie - e in futuro saranno sempre di più - è più semplice cambiare l'
organo malato che provare a ripararlo (come per le automobili in un certo senso). Ma i pezzi di ricambio delle automobili
si fanno in laboratorio, gli organi non ancora e non ce ne sono abbastanza per tutti. Oggi da noi soltanto uno su cinque
di quelli che potrebbero guarire col trapianto riesce ad arrivarci. Tanti, troppi muoiono in lista d' attesa o passano il resto
della loro vita legati a una macchina di dialisi. Dipende anche dal fatto che pochi dichiarano in vita di voler essere
donatori. Molti semplicemente non ci pensano. Il trapianto è un problema per chi è malato o per quelli che ci lavorano,
per la gente no, se ne parla poco o nulla. Se uno in vita non dice né sì né no per la nostra legge è considerato donatore
(silenzio - assenso). Questo ha generato tante polemiche. La gente di leggi così non si fida. E allora per chi muore in
rianimazione con gravi lesioni del cervello si finisce per dipendere dai parenti che tre volte su dieci negano il consenso
al prelievo degli organi (non sanno, disposizioni in vita non ce n' erano). Ma per ogni donatore in meno un grave
cardiopatico muore, un adulto e un bambino ammalati di fegato perdono per sempre la possibilità di tornare a una vita
normale e due malati di rene restano in dialisi. La legge di iniziativa parlamentare approvata ieri (il 10 febbraio 2010 –
nda) è un grande passo avanti. Al momento di rinnovare la carta d' identità ciascuno dovrà decidere se lasciare i propri
organi dopo la morte a chi ne ha bisogno per vivere o se portarseli sottoterra. Otto italiani su dieci diranno sì. Al
momento opportuno se ne terrà conto - dei sì e dei no - senza più polemiche. E chissà che un giorno di no non ce ne
siano più».
Giuseppe Remuzzi
Corriere della Sera - 11 febbraio 2010
Marcia indietro del governo sulla donazione degli organi Solo chi lo desidera può indicare la propria decisione
sulla carta d'identità. Ma non è più un obbligo
MILANO - Sulla scelta di donare o meno gli organi tutto resta come prima: l'obbligo di fare una scelta, e di indicarla sulla
carta di identità, torna a essere solo una facoltà. C'è stata infatti una marcia indietro del governo sulla norma che
avrebbe introdotto l'obbligo di indicare nella carta d'identità il consenso oppure il diniego alla donazione dei propri organi
in caso di morte. Mercoledì questa norma era contenuta nel maxiemendamento decreto legge milleproroghe, sul quale
è stata posta la fiducia.
IL VERBO "DEVE" DIVENTA "PUO'" - Ma giovedì il sottosegretario all'Economia Luigi Casero ha dichiarato in aula che
il la parola "deve" va sostituita con la parola "può". In sostanza «la carta d'identità può altresì contenere l'indicazione del
consenso ovvero del diniego della persona cui si riferisce a donare i propri organi in caso di morte». Il Presidente della
Commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, spiega: «È stato un errore materiale del Governo, che
l'esecutivo ha corretto in aula. Una norma del genere con l'obbligo di dichiarare o meno il proprio consenso alla
donazione di organi sarebbe stata incostituzionale».
Redazione
Corriere della sera online - 11 febbraio 2010
Donazione di organi, si cambia: la scelta nella carta d'identità. La norma inserita nel «Milleproroghe»
ROMA - Si indicherà sulla carta d‘identità se si vuole essere o meno donatori di organi. Il documento di riconoscimento
«deve contenere l‘indicazione del consenso ovvero del diniego della persona cui si riferisce a donare i propri organi in
caso di morte », prevede un comma del maxiemendamento al decreto milleproroghe sul quale il governo il 10 febbraio
2010 ha posto la fiducia. Se approvata, la novità potrebbe dare una spinta alle donazione in un Paese, l‘Italia, che già si
colloca tra i prima in Europa nel settore dei trapianti, con 21 donatori per milione di abitanti. L‘iniziativa del governo è
l‘ultimo capitolo di un dibattito cominciato nel 1988, quando il tema fu discusso per la prima volta in Parlamento. Nel
1999 fu varata la legge 91 che introduce il silenzio-assenso informato. Un provvedimento che però non ha avuto
completa applicazione per la mancata creazione del registro informatico dei potenziali donatori. «Grazie all‘art. 23 della
legge, sulla base del quale il cittadino può esprimere la volontà di donare - spiega il direttore del Centro nazionale
trapianti, Alessandro Nanni Costa — un milione di persone hanno comunque espresso la loro volontà». Ad esempio,
con una dichiarazione scritta accompagnata da data e forma, oppure con una tessera di un‘associazione donatori, o
ancora con il tesserino blu introdotto dal ministero della salute nell‘aprile 2000. «Tutte queste possibilità sono
ugualmente valide» sottolinea Nanni Costa. La legge prevede che se una persona ha espresso la propria volontà, al
momento della morte se ne prende atto; se non lo ha fatto, i familiari hanno diritto ad opporsi all‘espianto degli organi.
La 91 prevede che possa farlo il coniuge, in assenza di questo i figli e, in assenza dei figli, i genitori: Oggi, intanto, alle
11 si riunirà la conferenza dei capigruppo del Senato per decidere i tempi del voto di fiducia mentre la commissione
Bilancio è al lavoro per il parere.
Enrico Marro
Corriere della Sera - 11 febbraio 2010
Abbiamo pianto.
Con piacere abbiamo letto su L’Eco di Bergamo e sulla pagina web la vostra solidarietà.
In certi momenti della vita queste sono le cose più importanti, quelle delle quali si ha veramente bisogno.
Sentire che non sei solo ad affrontare la sofferenza, sapere che anche se non le vedi tutte le persone che ti vogliono
bene sono lì con te.
P.S. Colgo l’occasione per inviarvi copia di una lettera che ho scritto mentre ero in ospedale con Francy.
E’ uno dei tanti momenti nei quali mia figlia in questo lungo, interminabile anno è sottoposta a chemioterapia e
trasfusioni.
Mentre osservo le preziosissime gocce che pian piano scendono a sostenerla penso alle tante persone come voi che
con profonda umiltà e generosità donano il proprio sangue.
Immagino le vostre storie e vi vedo, padri, madri, figli, sportivi, studenti, operai, dirigenti, impiegati, medici, insegnati,
tutti con un cuore grande che generosamente vi mettete al servizio dei più indifesi.
Vorrei dirvi tante cose, stringervi tutti, guardare i vostri occhi, ascoltare le vostre parole, ma so che non c’è gesto e non
ci sono parole grandi abbastanza per manifestare a tutti voi la mia più profonda riconoscenza.
Buongiorno,
sono Andrea Assanelli Presidente Avis comunale di Treviglio.
Volevo complimentarmi con chi, tramite le pagine dell'Eco di Bergamo, ha risposto
alla lettera di Silvia Mauri.
Una lettera davvero piena di contenuti che rivaluta i ragazzi nei confronti delle
notizie che ogni giorno ci propinano i vari tele giornali.
Ha sorpreso anche noi quando questa ragazza, di appena 19 anni, quando nella nostra assemblea annuale,ci ha
chiesto di leggere un suo pensiero. Non vi dico la platea, siamo rimasti tutti senza parole! Nessuno ha avuto il coraggio
di commentare, così ho pensato di inviarla all'Eco per far sapere che ci sono ancora ragazzi che hanno voglia di fare del
bene.
Sono entrato anche nel vostro sito, complimenti al vostro esperto in siti web: l'ho trovato molto semplice e ben fatto.
Cordialmente
Andrea Assanelli
E' ufficialmente nata sabato 6 marzo 2010 l'Avis di Valbondione! La notizia è stata ripresa
anche da Bergamonews che ringraziamo di cuore per aver pubblicato sul proprio portale
il lieto evento. Un lavoro partito da lontano con la voglia di poter diffondere la cultura della
donazione di sangue e poter dotare così anche Valbondione, situato in alta Val Seriana, di una
sua avis. Come detto la nuova fondazione dell'Avis Valbondione parte da lontano: incontri per
vedere se vi era la disponibilità di donatori iscritti in altre sezioni di impegnarsi per creare la nuova sezione, richieste
fatte all'amministrazione di Valbondione per cercare un aiuto onde sopperire alle difficoltà iniziali e molto altro. Ma il
buon cuore dei donatori di Valbondione hanno fatto sì che il sogno di creare una nuova Avis potesse diventare
realtà. Sabato 12 dicembre 2009, come avevamo riportato sul nostro sito, 30 donatori si erano iscritti all'Avis e chi era al
centro di Piario aveva sicuramente notato il loro entusiasmo. E' stato toccante però vedere l'emozione sui volti dei
soci fondatori in occasione della fondazione. Come tutte le nuove imprese, all'inizio c'è sicuramente molto
entusiasmo e volontà di fare ma anche le leggere titubanze che sono inevitabilmente connesse con le nuove sfide
future. Ma «Un viaggio di mille miglia comincia dal primo passo ...» (Laozi traslitterato anche Lao Tzu): il primo
passo i giovani di Valbondione hanno avuto il coraggio di farlo! Franco (Francesco Scandella), l'avis Villa d'Ogna e
l'Avis zona 4 di Piario vi sono vicini perché come diceva Katia in un intervista televisiva quando si è iscritta "dobbiamo
sostenerci l'un l'altro" perché «donare sangue è una cosa buona e utile». E, aggiungiamo noi, non ci sono parole più
belle per parlare della donazione di sangue: la meraviglia delle parole semplici. Auguriamo al presidente Sergio
Donati il nostro "buon viaggio" per le molte "miglia" che l'Avis Valbondione, siamo certi, percorrerà in futuro. Ci fermiamo
lasciandovi col servizio realizzato dall'emittente televsiva Antenna2 Tv, in particolare Nicola Andreoletti (oramai non ci
sopporta più ... coraggio Nicola, al massimo ti offriamo un caffè ) che ringraziamo di cuore per aver dato spazio
alla nuova Avis Valbondione durante le varie fasi che hanno portato alla nascita ufficiale. Siamo stati troppo seri? Non
provocateci: Katia not included!
E' stato costituito un comitato per creare la nuova sezione Avis Valbondione: «C'è stata una
precisa richiesta del territorio - spiegano all'unisono il Presidente Avis Provinciale di Bergamo
Oscar Bianchi e Franco Cortinovis coordinatore commissione "Nuove sezioni" - segno dela
vitalità della nostra associazione». La richiesta e l'idea di rifondare (in passato la sezione di
LIzzola esisteva ma fu chiusa) l'avis nel territorio di Valbondione è proprio del nostro Francesco
(per gli amici Franco) Scandella. Con la sua elezione al direttivo dell'Avis Provinciale di
Bergamo, Franco ha portato le esigenze del territorio a Bergamo e conoscendolo, sapevamo che la sua voce
non sarebbe mancata di farsi sentire. Ma l'apertura di una nuova sezione, dimostra come la volontà di un donatore
come Franco sia di ferro. Ci saranno problemi e difficoltà, ma con Franco tutto, ne siamo certi, si può superare. Una
nuova avis proprio nel paese da cui nasce il Serio, dove nasce la Val Seriana. E alle parole, secondo lo stile di Franco,
sono seguiti i fatti: 30 nuovi iscritti sabato 12 dicembre 2009 hanno fatto gli esami per diventare donatori Avis di
Valbondione. Non è possibile descrivere l'entusiasmo dei nuovi donatori, ma credeteci quando affermiamo che
per loro donare è veramente "passione, dedizione... qualcosa senza cui non vivono" (Dal film "Vi presento Joe
Black").
I referenti per la neo sezione di Valbondione sono: Carlo Cremon (coordinatore comitato di fondazione), Marcello
Galizzi (segretario), Fabiano Trivella, Fabio Semperboni e Gianmario Rodigari. La neo sezione di Valbondione fa
riferimento all'unità di raccolta sangue di Piario. Aggiungiamo quindi un posto a tavola (a Piario): c'è un amico in più!
All'evento erano presenti le due emittenti televisive Antenna2 Tv e Più Valli Tv. Entrambe hanno realizzato dei bei
servizi nei quali non si può non farsi cogliere dal desiderio di iscriversi all'avis (qualsiasi essa sia) e salvare in concreto
vite.
Ringraziamo di cuore Antenna2 Tv, in modo speciale Nicola Andreoletti che con pazienza ci sopporta ed
accetta con "passione, dedizione" di promuovere le nostre iniziative. Ringraziamo anche il cameraman
Riccardo. Ma lasciamo parlare il video: l'emozione di Marcello Galizzi e anche l'emozione di Katia nata in Russia ci
mostra come "dobbiamo sostenerci l'un l'altro" senza nessuna distinzione perché "donare sangue è una cosa buona e
utile" (grandissima Katia! aggiungiamo noi). Lo abbiamo detto più volte che "dobbiamo sostenerci a vicenda" (One -U2).
Le parole da Katia parlano da sole: anche se per l'Italia è extracomunitaria, per noi è semplicemente una
cittadina di Valbondione con un grande cuore! E' proprio il caso di dire che il sangue non ha colore!
Giovedì 25 marzo 2010 il dott. Mario Zorzi ha compiuto 90 anni. Una vita intera dedicata al
volontariato, ad AVIS e alla cura del prossimo!
Zorzì è nato nel 1920 a Brescia, si è laureato in Medicina e Chirurgia all'Università di Pavia
nel 1945 e ha ricoperto la cattedra di Tecnica diagnostica istopatologica all'Università degli
Studi di Milano. E‘ stato Presidente dell‘AVIS Nazionale dal 1979 al 1987 e insignito con la
medaglia d'oro al merito della Sanità pubblica. «Sono stati anni di grande difficoltà dal punto
di vista organizzativo – ha ricordato con emozione Zorzi - perché anche la medicina stava cambiando epoca». Zorzi ha
continuato ricordando gli anni in cui l‘Avis ha compiuto passi da gigante nella creazione di una struttura organizzata ed
efficiente, fino a raggiungere il milione di donazioni: «Dall'uso del sangue a scopo soltanto sostitutivo per un grave
trauma si è passati alla fase in cui il sangue è diventato la fonte di un medicamento». Anni che sembrano
cronologicamente lontani, ma che sono vivi e rimarranno vivi nel cuore dell‘Avis. Perché senza passato, non ci può
essere un presente e un futuro. E senza questo passato, al mondo mancherebbe molto. Happy Birthday Mr.
President! E per il traguardo raggiunto dal dott. Zorzi, n questo caso non potevamo non inserire la splendida Marilyn in
uno storico (e splendido) Happy Birthday.
A2U - Avis (Villa d‘Ogna) a voi: buono pizza, bibita e caffè per festeggiare la
prima donazione di sangue
A2U - Avis T(w)o (Yo)U: un piccolo gioco linguistico tratto dall‘inglese
(letteralmente Avis due U) che significa “Avis a te”! No, non siamo diventati pazzi
(o meglio se lo siamo non lo siamo diventati tutto in un colpo). I giovani sono il
futuro della nostra associazione. Per questo abbiamo deciso di dare qualcosa
in concreto ai giovani che si iscrivono e che diventano donatori di sangue. Cosa
intendiamo? Semplice: a chi effettua la prima donazione, l‘avis Villa d‘Ogna offre
un buono pizza, bibita e caffè da utilizzare presso il ristorante pizzeria da Bono
(situato proprio 150 metri dall‘ingresso del nostro Centro di raccolta di Piario). Un
buono pizza quindi per festeggiare in allegria l’esperienza della prima
donazione. Ma direte ―non si può festeggiare soli‖. Sì, avete proprio ragione.
Lasciateci un po‘ pensare… Stiamo cogitando... "Cogito ergo sum" come diceva
Cartesio. Allora parlando di Cartesio si può pensare alle coordinate cartesiane. Nel piano due dimensioni... Due assi
cartesiani. Due! Dai non vi arrabbiate, anche di Richard Feynman dicevano che era «un mezzo genio e un mezzo
buffone»: due qualità complementari in fondo, perché con la prima si trova la verità, con la seconda il coraggio di dirla.
Noi non siamo «mezzo genio» per cui ci rimane il «mezzo buffone»: sapete che ci piace scherzare e che il nostro spirito
goliardico non ha limiti, un po' come la Sector (No limits).
A2U: Avis Two (Yo)U. Ve bene ci avete convinto. Visto che nell’acronimo c’è il due, non uno ma due buoni pizza,
bibita e caffè. Voi fate la prima donazione e noi vi diamo quindi due buoni per portare la ragazza o il ragazzo, il
compagno o la compagna, la moglie o il marito (insomma chi preferite) per festeggiare l‘evento. Come nasce l‘idea?
Sempre al bar, dopo che abbiamo finito in sede. Abbiamo provato a fare una statistica delle ordinazioni del crazy Team
Niki & Co. E abbiamo riscontrato che c‘è sempre la birra, l‘immancabile caffè e la voglia di pizza che al bar non fanno
vista la tarda ora a cui ci presentiamo, ma che anche se molto tardi fa venire sempre l‘acquolina in bocca solo a
parlarne. Invitate quindi amici, conoscenti e tutte le persone che incontrate ad iscriversi all’Avis, “per tutto il
resto c’è” Avis Villa d’Ogna (si un po‘ come la pubblicità della carta MasterCard). Beh, proprio per tutto il resto no:
George, Angelina, Scarlett, Elisabetta not included.
Vi riportiamo il bel servizio realizzato da Nicola Andreoletti per l'emittente televisiva Antenna2 Tv. Grazie di cuore a
Nicola (e anche ad Andrea Filisetti) per esserci vicino e per dare spazio sempre con gran cuore alle iniziative Avis e al
mondo della donazione di sangue.
Vi lasciamo come nostra consuetudine con un brano. Anzi visto che è nell‘A2U c‘è il due, non con uno ma bensì con
due brani di Ligabue. Il primo un brano prima della pizza, “Happy Hour” e poi pizza bibita e l‘immancabile caffè. Ma
prima dell‘―Happy Hour‖ e della pizza, presso il Centro di raccolta di Piario “Metti in circolo il tuo amore” di Ligabue.
Abbiamo inserito questo brano anche in uno spot presente nella pagina ―Spot donazione di sangue‖ che passa anche
sulla televisione Antenna2 per promuovere la donazione di sangue. Quindi “Metti in circolo il tuo amore come
quando dici "perché no?” ad una donazione di sangue e salvi una vita.
Ringraziamo di cuore la redazione di Bergamonews per aver riportato la notizia sul proprio portale.
This is the life: questa è la vita. Si può partire da un bellissimo gesto, quello di
donare sangue, aprire il cuore ed arrivare a traguardi impensati e solo sognati nei
più bei sogni. Così abbiamo riportato sul nostro sito la ―partenza‖ di Silvia, la
ragazza di 20 anni che ci ha insegnato molto. E adesso arriviamo ad un primo
traguardo, quello di Ennio che ha fatto la sua centesima donazione. Il tutto
guardando ai futuri traguardi che la vita vorrà regalarci. Come sempre scriveteci,
diteci cosa pensate, mandateci le vostre riflessioni, ma anche le critiche che sono il sale della vita che ci spingono a
migliorarci e a migliorare tutti insieme. Perché questa è la vita, questa è l‘Avis: leggete le bellissime parole di Ennio, in
esse ritroverete l‘esperienza di tutti i donatori di sangue, fate partire il video mentre «il volume della musica aumenta
e le canzoni sono sempre più belle. E canti le canzoni. Pensando che questa è la vita» (And the songs they get
louder, Each one better than before. And you‘re singing the songs. Thinking this is the life). This Is The Life, brano
della bellissima Amy MacDonald.
La centesima donazione
by Ennio Dozzi (Segretario Avis Treviglio)
Il fragore monotono dell‘ acqua piovana fa da colonna sonora al mio risveglio.
Niente cinguettii o pigolii di volatili in giardino. Il rumore cupo e costante della
pioggia copre tutto; come soffocato, il traffico della statale non da segni di vita.
Oggi non sarà un giorno come un altro. «E‘atteso al S. Carlo Borromeo di Milano
per la donazione di sangue», mi aveva ricordato ieri un sms. Mezz‘ora per la
cura del corpo e via al pullman.
Questa mattina siamo in ventotto. In perfetto orario alle 7:15, lasciamo piazza
Cameroni. Anche se l‘autista spegne di proposito le lucette di servizio, gli avisini non vogliono dormire. Due a due si
confidano le ultime novità.
Sulla Rivoltana il parlottio ormai è a regime; Linate, viale Forlanini, tangenziale Milano ovest, quartiere Baggio ed eccoci
al S. Carlo Borromeo.
Ventotto libretti rossi sventolano all‘ingresso del centro trasfusionale per ―atterrare‖ poi sul bancone della segretaria. «E‘
arrivato Treviglio»: Medici e infermieri si agitano e ci accolgono con il sorriso. Un caffè alla ―macchinetta‖ e si aspetta la
chiamata.
«Dozzi, dov‘ è Dozzi?»: è arrivato il mio turno. «Buon giorno dottore!», mi precipito a dire. ―Buon giorno, andiamo nel
mio ufficio‖, risponde prontamente il dottore. E partono le domande di ―rito‖: «Niente medicinali ultimamente?»,
«Pressione ok? Peso ok? Battiti ok?». E si arriva alla donazione vera e propria.
«Da quale braccio preferisce donare?», si accerta infine il dottore. «Il destro‖» rispondo. «Bene si accomodi» mi
risponde. La poltrona mi accoglie e mi avvolge nel distendermi. L‘infermiera si avvicina con il kit del prelievo: sacca,
provette, laccio, cotone e disinfettante.
Una puntura metallica sull‘ avambraccio, un tubicino trasparente che si colora, una striscia rossa che inonda la sacca:
questa è la parte iniziale della donazione. Il display digitale inizia a correre: 30, 33, 40. Apro e chiudo la mano per
imporre un ritmo sostenuto al defluire del sangue. Ci osserviamo in silenzio; in questo ―iper-luogo‖, non certo secondo
ad un meraviglioso sogno, otto donatori di sangue stanno compiendo un atto d‘amore veramente eccezionale, ci
sentiamo tutti fratelli. Ma soprattutto ci sentiamo bene come non mai.
Se il bene fatto agli altri è sempre una parte di quello che si è ricevuto, mi chiedo chi fosse stato il primo della ―catena‖.
Chi è riuscito a donare-fare il bene senza averlo ricevuto? In tema di sangue la risposta è facile. Primo ed unico
ispiratore del bene umano è stato colui che il sangue lo ha addirittura versato per noi. Questo è sempre il pensiero che
mi accompagna quando sono disteso su quelle poltrone.
440, 445, 450. Ecco arrivare il ―bip-bip. Il segnale acustico ci avverte che la sacca ha raggiunto i 450 millilitri di sangue:
la donazione è finita. Le ultime ―manovre infermieristiche‖ sono ormai di routine. «Tenga premuto» mi raccomanda
l‘infermiera. Subito dopo continua: «Ecco il cerotto, arrivederci».
Alle undici ci ricompattiamo in mensa per rifocillarci. Alcuni azzardano l‘orario di arrivo a Treviglio mentre si parla del più
e del meno e il pranzo scorre via lentamente. Ci siamo tutti, oggi non abbiamo avuto problemi. Torniamo al pullman. La
stanchezza e l‘ indebolimento per la donazione incominciano a farsi sentire. Il silenzio è d‘obbligo durante il ritorno.
Anche i più loquaci si lasciano andare in un sonno collettivo. Non prima delle 13:30 giungiamo a destinazione. In vent‘
anni di attività al S. Carlo non ho mai sentito un avisino lamentarsi del troppo tempo speso per fare del Bene. W i
donatori di sangue!
P.S.: Per noi avisini, la prima, la decima o la centesima donazione di sangue sono tutte uguali. Lo spirito è sempre lo
stesso, quello della prima volta.
Chi non ha mai fatto politica nell'Avis è sempre stato Francesco Scandella (Franco). Sabato 20 marzo 2010 si è
tenuta a Bergamo l'assemblea Avis Provinciale (cliccate qui a sinistra e visualizzerete la relazione): Franco
Scandella è stato insignito di un riconoscimento, un medaglione quale "persona particolarmente meritevole". Wow
Franco, complimenti! A pagina 54 della relazione potete trovare i dati dell'Avis Zona 4 di Piario (certificati dall'avis
Provinciale di Bergamo). L'anno 2009 è stato un anno di crescita: sono 2.784 le donazioni di sangue (contro le 2.644
del 2008), le donazioni in aferesi sono state 636 (contro le 560 del 2008). In totale le donazioni 2009 si sono
attestate alla quota di 3.420 contro le 3.204 del 2008. E Franco a Bergamo c'è: 100% delle presenze nel
consiglio direttivo (nella relazione a pag. 23). Doppia festa quindi per Franco insieme a tutte le Avis amiche di
Piario!
Ritornando alla politica, il fatto è che tutti quelli che possono dovrebbero donare sangue, tutti lo dovrebbero fare nelle
opportune sedi, tutti lo dovrebbero fare senza distinzione di razza, credo, opinione politica e sesso. Davanti alla
donazione di sangue tutti siamo uguali. Si dona tutti (nel caso della zona Avis 4 a Piario, non sarà un luogo chic, ma
semplice ed essenziale… Almeno ha 100 posti auto. Vedremo se altre ubicazioni avranno un eguale
parcheggio. Ah, il centro si trova in Via Papa Giovanni XXIII e non in via
Groppino 22...) in modo democratico. Tutti sono quindi liberi di donare il sangue
(in modo volontario, gratuito e anonimo). Non ci piace chi coinvolge l'Avis in
politica. Per come concepiamo le cose, all'Avis Villa d'Ogna quindi "No politics or
religion" sia quando siamo in sede per preparare lettere, sms o altro, sia quando
dopo ci rechiamo a prendere una birra (o un cappuccino o un caffè) al bar della
stazione o al pub. "Puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo.
Spero che ti unirai anche tu un giorno e che il mondo diventi uno". (You may
say I'm a dreamer, but I'm not the only one. I hope someday you'll join us, and the world will live as one) (Imagine -
John Lennon). Non a caso i Metallica con la loro "Nothing Else Matters" in merito alla politica e ai politici affermano
«non mi è mai importato di quello che dicono, mai importato dei giochi che fanno, mai importato di quello che
fanno mai importato di ciò che sanno» (Never cared for what they say, never cared for games they play, never cared
for what they do, never cared for what they know). Nel 2007 al festival della letteratura di Mantova era ospite Wole
Soyinka, premio Nobel 1986 per la letteratura. Noi del Crazy Team c‘eravamo ad ascoltarlo. Nell‘intervento disse:
«Non è vero che la politica è un gioco sporco, come spesso si dice: la politica è l’arte del compromesso. Io ho
deciso di lasciarla fare a chi è più bravo di me. Con i miei testi io mi limito a denunciare la corruzione che a
volte esiste nella politica». Noi dell‘Avis Villa, come Soyinka, la politica abbiamo deciso di ―lasciarla fare a chi è più
bravo di me‖. Anche Anton Čechov sostenne che “gli scrittori e artisti debbono occuparsi di politica soltanto quel
poco che è necessario per difendersi da lei‖. Noi nemmeno “quel poco”, anche perché chi ci conosce sa che
non sappiamo nemmeno cosa sia il compromesso. Vi lasciamo come sempre con un brano. Questa volta abbiamo
scelto “Gli spari sopra” di Vasco: il testo ―parla‖ da solo…
Se siete "quelli comodi" che "state bene voi", se altri vivono per niente perché i "furbi"
siete voi, vedrai che questo posto, questo posto is beautiful. Se siete "Ipocriti Abili",
non siete mai colpevoli, se non state mai coi deboli, e avete buoni stomaci
Sorridete, gli spari sopra, sono per noi.
(ed) È sempre stato facile fare delle Ingiustizie! Prendere, Manipolare, Fare credere!
Voi abili a tenere sempre un piede qua e uno là, avrete un avvenire certo in questo mondo qua
però la dignità, dove l'avete persa!
E se per sopravvivere qualunque porcheria, lasciate che succeda e dite «non è colpa mia».....
A livello nazionale la news è stata ripresa dal quotidiano nazionale “La Repubblica” il 24
marzo 2010. Come riporta giustamente il quotidiano fondato da Scalfari, la storia di
Harrison fa riflettere. «Nonostante i progressi della medicina, delle scienze e della
biochimica – si legge nell‘intervista fatta dall‘inviato agli esperti Avis - l'uomo rimane a
tutt'oggi l'unica possibile sorgente di sangue. Ci sono malattie come leucemie, talassemia, trapianti di fegato e tutte le
patologie ematiche in generale, che hanno sempre bisogno di un donatore. Nessun Ospedale è in grado di assicurare
alcuna terapia trasfusionale senza la preventiva disponibilità dei volontari».
E noi sul nostro sito l‘abbiamo più volte ripetuto. Ogni donatore è unico. Non importa quante volte si dona, ma
l‘importante è farlo. Una vita aspetta un semplice gesto: quello di donare sangue.
E come nostra consuetudine con un brano: parlando di Harrison (James) non abbiamo potuto fare a meno di pensare
ad un altro Harrison, George, uno dei quartetto di Liverpool. Sì, uno dei famosissimi Beatles. Perché l‘avis Villa pensa
sempre ai donatori in quanto “la mia mente è fissa su di te” (I I Got My Mind Set On You – cover di George Harrison
del brano scritto da Rudy Clark e inciso da James Ray nel 1962). Come vedete il George ritorna sempre… Ringraziamo
di cuore Sam (Samuele Girometti) per averci segnalato la notizia: grazie mille, ammettiamo che a noi era sfuggita. Dai,
ti offriremo... un caffè!
Lotta al tumore del collo dell'utero, causato dal Papilloma virus (o virus Hpv): il
vaccino preventivo
Quando si parla di salute e di prevenzione di essa, l‘Avis c‘è. Se poi si parla di
salute delle donne, l’Avis in generale e l’Avis Villa d’Ogna in particolare, c’è a
maggior ragione. Anzi, l’Avis Villa c’è “al quadrato” o meglio all’ennesima
potenza. E ci piace pensare alle donne, ad un vaccino che stando ai medici può
aiutare le donne ad evitare conseguenze non certo felici. Stiamo parlando del
vaccino contro il Papilloma Virus (Hpv). Riportiamo quindi ben volentieri una
sintesi degli articoli (come nostra consuetudine citiamo le fonti. Non solo,
solitamente linkiamo anche gli articoli per poterli visualizzare nella loro interezza, ma sono stati pubblicati sul giornale e
non sul sito) a firma di Carmen Tancredi (intervista a Giancarlo Malchiodi, Servizio igiene e sanità pubblica dell'Asl di
Bergamo) e di Alberto Ceresoli (intervista all‘immunologo Prof. Alberto Mantovani Ordinario di Patologia Generale
presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell‘Università degli Studi di Milano e, dal 10 ottobre 2005, Direttore Scientifico
di Humanitas). Gli articoli sono stati pubblicati su ―L‘Eco di Bergamo‖ del 13 marzo 2010. Chi volesse maggiori
informazioni linkiamo il sito del Ministero della salute e inseriamo la scheda informativa. Abbiamo chiesto un parere a
persone del settore: ci sono state di grandissimo aiuto e le ringraziamo ma non volevano essere citate . Ringraziamo
pertanto S***: ci ha chiarito vari aspetti della questione . Solitamente essendo dei
Braveheart, un po' come Mel Gibson, avremmo messo il nome, ma il "GUAI A TE"
riferito al fatto di inserire l'opinione medica sul sito ci ha fatto desistere. Come
direbbe Fabio De Luigi nella parodia di Carlo Lucarelli: "Paura"? Sì, decisamente
sì. No, dai stiamo come al solito scherzano e ringraziamo di nuovo S*** per averci
chiarito i vari aspetti che ad un non esperto, risultavano non chiari ed incerti. Non
entriamo in questioni mediche, non lo sapremmo fare e lo lasciamo di certo fare a
chi è preparato in materia, riteniamo solo che il vaccino, se veramente efficace,
debba essere somministrato a tutte le donne che si vogliano sottoporre alla
profilassi vaccinale gratuitamente. Il vaccino preventivo insieme al Pap Test realizzato alle donne di età compresa
tra i 25 e i 64 anni, riteniamo sia un ottimo mezzo per prevenire la salute delle donne. E lasciatecelo dire che,
come avviene per tutti i vaccini, speriamo che questo sia veramente utile ed efficace. Wow, stati insolitamente seri, ma
l‘argomento lo richiedeva. Ma questa volta speriamo ci sia concesso: fare qualcosa per le donne, anche se un
infinitesimo, già di per se ci mette allegria! Come sempre vi lasciamo con un brano. E quale può essere più indicato di
Woman di John Lennon? Perché donna «sei l’altra metà del cielo» (You‘re the other half of the sky).
C'è un decreto emanato dal "Ministero dello sviluppo economico di concerto con il
Ministero delle attività produttive". Un decreto emanato il 30 marzo 2010 (cliccate e
visualizzate il testo) . E' composto da due articoli.
Ecco cosa "decreta il decreto"...
Art. 1
Le tariffe agevolate per le spedizioni di prodotti editoriali di cui ai decreti ministeriali del
13 novembre 2002 e del 1° febbraio 2005, continuano ad applicarsi fino al 31 marzo
2010.
Wow, un decreto, emanato il 30 marzo 2010 per dire che le tariffe editoriali
agevolate, anche per il terzo settore, continuano fino al 31 marzo 2010. Non
hanno scritto dal 1 aprile 2010 le tariffe agevolate saranno sospese: sarebbe stato troppo chiaro e palese.
Meglio dire il 30 marzo che continueranno fino al 31 marzo. Anche l'anticipo con cui si rende nota la decisione
con il decreto da veri gentleman...
Art. 2
Con successivo decreto potranno essere determinate tariffe agevolate per i residui periodi dell'anno 2010, in caso di
sopravvenuto accertamento di disponibilita' finanziarie nell'ambito del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio
dei Ministri.
Sapete che all'Avis "No politics or religion". Questo vale sempre. Ma le tariffe agevolate servono al terzo settore.
Ecco cos'è il terzo settore (abbiamo preso la definizione come nostra consuetudine da Wikipedia a cui vi rimandiamo
per ogni ulteriore informazione): «Il terzo settore è quel complesso di istituzioni che all'interno del sistema economico si
collocano tra lo stato e il mercato, ma non sono riconducibili ne all‘uno ne all‘altro; sono cioè soggetti organizzativi di
natura privata ma volti alla produzione di beni e servizi a destinazione pubblica o collettiva (cooperative sociali,
associazioni di promozione sociale, associazioni di volontariato, ONG, ONLUS, ecc.)».
L'avis, essendo una Onlus (Organizzazione NON lucrativa di Utilità Sociale) fa parte di questo terzo settore. Vi
riportiamo quindi la preoccupazione espressa dal Presidente Avis Nazionale Vincenzo Saturni: «Le riviste delle
associazioni di volontariato sono un prezioso strumento per documentare esperienze che accrescono il capitale umano
e sociale del Paese». Saturni descrive la diffusione editoriale a scopo sociale dell'Avis: «Le sedi AVIS editano
attualmente circa 100 riviste che raggiungono alcune centinaia di migliaia di persone, promuovendo la cultura del dono
del sangue e fidelizzando i donatori. Non continuare a sostenerle sarebbe un grave errore. Ecco perché ci auguriamo,
leggendo soprattutto l'articolo 2 della norma, che sia presto emanato un nuovo decreto e siano recuperati i fondi
necessari per il sostegno all'editoria del terzo settore».
Nell'attesa che chi di dovere decreti un decreto che ripristini le tariffe agevolate per tutto il terzo settore. Perché i Money
(sì come il brano dei Pink Floyd che abbiamo scelto oggi) per il terzo settore non dovrebbero essere mai tagliati...
Anche perché tutto non può essere ricondotto e banalizzato solo coi soldi. Perché come dicono anche i Pink Floyd
«Soldi, così dicono. Sono le radici del male di oggi» (Money, so they say. Is the root of all evil Today). Sempre che
non si voglia tagliare il volontariato.
Avis e Vita: la petizione contro l'aumento delle tariffe postali al terzo settore
(Decreto 30 marzo 2010)
L'Avis Nazionale adertisce all'appello lanciato da Vita (il primo e unico settimanale
stampato e on line del no profit). L'appello sottoscritto da molte associazioni no profit,
è sfociato in una petizione contro l'aumento delle tariffe postali (o meglio contro
il decreto del 30 marzo 2010 che ha previsto la scadenza il 31 marzo 2010 delle
tariffe agevolate per il terzo settore, come abbiamo riportato sul nostro sito) per le
pubblicazioni del volontariato.
E'possibile, per ogni associazione e persona fisica, firmare l'appello dal sito
www.vita.it
L'avis Villa d'Ogna, si unisce all'Avis Nazionale e al settimanale Vita e vi chiede di firmare la petizione (cliccate qui a
finaco e firmate)
Le organizzazioni, pertanto, si appellano al governo affinché vengano immediatamente adottate delle misure che evitino
un vertiginoso aumento del budget delle spedizioni che, anche in ragione delle tempistiche scelte per l'entrata in vigore
del provvedimento, non potrà che tradursi in un decremento dei fondi destinati ai progetti. Le organizzazioni, quindi,
chiedono l'immediato ripristino delle tariffe agevolate per il non profit.
E allora correte tutti a firmare la petizione perchè all'Avis Villa d'Ogna, ma all'Avis in generale come al
settimanale Vita, siamo tutti "Born to Run" (nati per correre) come il brano di Bruce Springsteen. Perché i
"vagabondi come noi - del volontariato e del terzo settore -, baby, sono nati per correre" (`Cause tramps like us,
baby we were born to run). Sempre che qualcuno non voglia impedirlo.
Oggi, dopo aver letto i dati sulle violenze contro le donne, noi del Crazy Team siamo tristi: è inutile girarci
intorno. Lo siamo perché di questo problema si sente parlare troppo poco.
In un secondo articolo sempre firmato da Sara Agostinelli lo stesso giorno,
si cerca di capire dove ha origine ciò che fa scaturire la violenza. Secondo
Consuelo Corradi (docente di sociologia all'Università Lumsa di Roma, che
ha appena pubblicato il libro «Sociologia della violenza», uno studio sulle
diverse forme di violenza, compresa quella che viene esercitata sulle
donne) «i dati bergamaschi esprimono uno dei modelli di famiglia in cui la
violenza si verifica: quello della famiglia patriarcale, con l'uomo come unico
portatore di reddito e la donna in condizione di dipendenza, prima di tutto
economica». «Nel caso della coppia alla pari – prosegue Corradi - la donna è emancipata, lavora, ma sviluppa una
forma di dipendenza che non è economica ma affettiva. Crede in quell'amore e sfuggire alla violenza vorrebbe dire
dichiararne il fallimento. Passo molto difficile da fare». «L'idea di fondo è quella che il contesto sociale in cui i
maltrattamenti si verificano ha una notevole importanza - spiega Corradi-. Troppo spesso la violenza maschile viene
imputata a problemi psicologici del singolo individuo ma anche la situazione sociale ha la sua importanza. In questo
senso un lavoro sociologico permetterebbe una maggior prevenzione, perché è più facile lavorare sulle condizioni
sociali che su quelle psicologiche». Corradi indica anche come intervenire, per cercare di fermare il fenomeno: «Gli
elementi che in altri Paesi europei hanno determinato l'abbassamento dei tassi di violenza sono due: le
campagne pubbliche e l'inasprimento delle pene. In entrambi i casi in Italia è stato fatto qualcosa ma troppo
poco». Infine Corradi indica cosa possono fare gli uomini: «Un dato è importante: le campagne pubbliche
dovrebbero essere sostenute anche da gruppi maschili, in modo da coinvolgere il più possibile gli uomini». Noi
del Crazy Team, nel nostro piccolo col nostro sito, ci stiamo provando. Non sappiamo quanto l‘inasprimento delle pene
possa fare da deterrente: pensiamo invece che le campagne pubblicitarie di sensibilizzazione e di educazione
siano il modo migliore, dopo naturalmente l’esempio
concreto, per risolvere il problema.
Come Crazy Team abbiamo avuto la fortuna di assistere ad un
concerto live di una tribute band di Janis Joplin. Una giovane
donna, morta troppo presto, che ci ha lasciato i suoi ideali di
uguaglianza. La voce della solista della band, non era meno della
di quella di Janis e ci ha fatto sognare. Una voce celestiale che ha
riempito la sala. Ci ha rallegrato pensare come una giovane
donna degli anni ‘60 entusiasmasse i giovani del duemila. Janis ci ha lasciato le sua voce e le sue parole da ascoltare:
“Tutto quello che devi fare è essere un bravo uomo almeno una volta per una donna” (All you ever gotta do is be
a good man one time to one woman) nel suo Cry Baby. Ci ha lasciato un brano meraviglioso, Piece of My Heart con le
sue parole «Non ti ho dato ogni cosa che una donna ti potesse dare? Dolcezza, lo sai, l’ho fatto! E ogni volta
che dico a me stessa, beh ora ne ho avuto abbastanza. Ti dimostro, bambino, che una donna può essere dura»
(Didn‘t I make you feel like you were the only man —yeah! Didn‘t I give you nearly everything that a woman possibly
can? Honey, you know I did! And each time I tell myself that I, well I think I‘ve had enough, But I‘m gonna show you,
baby, that a woman can be tough). Perché in futuro non ci siano più donne che piangono.
Decreto elimina tariffe agevolate al terzo settore: appello a oltre 10mila adesioni
Come avis Villa d'Ogna abbiamo accettato subito di condividere l'appello e di diffonderlo. L'abbiamo già detto ma lo
ripetiamo: all'Avis Villa "no politics or religion". La protesta non è politica: nasce dal fatto che il terzo settore è
indispensabile per uno stato che voglia definirsi civile. E tagliare fondi alle Onlus e alle associazioni di volontariato, è
come tagliare i sogni di una nazione. In attesa che la politica (tutta!) ascolti la protesta del non profit. Perché nel
«mondo dietro la mia parete» (World Behind My World), come il brano dei Tokio Hotel «oggi sta piovendo».
«Sto scrivendo ciò che non posso vedere. Voglio svegliarmi in un sogno. Oh - Mi dicono che è bellissimo, io
credo a loro» (I‘m writing down What cannot see Wanna wake up in a dream. Oh, they‘re telling me it‘s beautiful. I
believe them). Ma conoscerò mai il mondo dietro alla mia parete? Nella speranza che il terzo settore non
sparisca e che «Il sole splenderà come mai prima» (But will I ever know the world behind my wall. Oh, the sun will
shine like never before). Perché i muri e le pareti che ci dividono e rendendo le persone sole possano essere
abbattuti.
Un'interpellanza urgente e bipartisan (ex articolo 138-bis del regolamento) è stata presentata in parlamento (da due
esponenti di schieramenti opposti). L'interpellanza è rivolta al Ministro dell'economia e delle finanze e al Ministro dello
sviluppo economico ed ha raccolto numerose adesioni di tutti gli schieramenti politici. Per trasparenza, come sempre
fatto, riportiamo il testo integrale dell'interpellanza. Nell'attesa che, come detto, si possa trovare una soluzione,
permettendo al terzo settore di operare come sempre fatto in passato.
«I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per
sapere - premesso che:
- in data 30 marzo 2010 è stato emanato un decreto interministeriale a firma dei ministri Tremonti e Scajola, pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale il giorno successivo, il quale stabilisce che «Le tariffe agevolate per le spedizioni di prodotti
editoriali di cui ai decreti ministeriali del 13 novembre 2002 e del 1o febbraio 2005, continuano ad applicarsi fino al 31
marzo 2010»;
- la sospensione delle tariffe postali agevolate stabilite il 30 marzo per il 1o aprile, coinvolge circa 8000 testate, le quali
non sono state consultate, come non lo sono state le Commissioni parlamentari competenti in materia;
- il decreto interministeriale citato sospende direttamente le tariffe agevolate, nonostante in questi anni fossero sempre
state confermate da Poste italiane anche di fronte al ritardo dei corrispondenti contributi;
- gli editori che hanno già venduto gli abbonamenti annuali da mesi si trovino da un giorno all'altro, e senza preavviso,
nella condizione di dover fronteggiare un aumento del 120 per cento delle tariffe;
- le maggiori conseguenze saranno subite in particolare dalle piccole associazioni, il no profit e la stampa locale
e diocesana che dal 1o aprile fino a dicembre 2010, faranno fatica a non sospendere le pubblicazioni, le quali
rappresentano un capitolo di bilancio essenziale e un efficace strumento per campagne promozionali e di raccolta fondi;
- il danno non sarà subito solo dagli enti citati, ma anche dai cittadini che vedranno privarsi di un capillare mezzo di
cultura e informazione e della diffusione dei libri, soprattutto in quelle zone d'Italia non servite da librerie;
- a parere degli interpellanti un taglio orizzontale delle agevolazioni postali non solo non tiene conto delle
peculiarità di settore, ma non aiuta il riordino della normativa sull'editoria, che necessita di valutazioni appropriate, in
particolare relativamente alla stampa locale e no profit;
- l'articolo 3, primo comma del decreto-legge n. 46 del 2004 prevede che: «Il Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria
della Presidenza del Consiglio dei Ministri provvede al rimborso in favore della Società Poste Italiane SpA della somma
corrispondente all'ammontare delle riduzioni complessivamente applicate, nei limiti dei fondi stanziati sugli appositi
capitoli del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri», intendendo quindi, che siano i rimborsi a
Poste italiane a dipendere dall'ammontare dello stanziamento, non le tariffe agevolate;
- anche venendo meno i fondi, non dovrebbero venir meno le agevolazioni postali, in quanto così facendo pur essendo
formalmente legittimo l'uso dello strumento ad avviso degli interpellanti si aggirerà di fatto la volontà del Parlamento che
le ha previste attraverso legge dello Stato e che solo attraverso la stessa potrebbero essere rimosse -:
se non si intenda aprire un tavolo di confronto per l'individuazione di soluzioni sostenibili per tutti i settori interessati».
Di seguito riportiamo il servizio sulla serata realizzato da Arnaldo Minelli, riprese di Andrea Filisetti, per Antenna2
TV
In cosa consiste il progetto? Per tutte le informazioni sulla celiachia vi rimandiamo come
nostra consuetudine a Wikipedia. Il progetto consiste in una serie di esami a cui
sottoporre tutti i donatori periodici "all'atto degli esami annuali contestuali alla
donazione". Detto in parole povere, in un esame che viene effettuato durante le analisi
annuali quando ci si presenta per la donazione. Per chi vuole approfondire l'argomento,
riportiamo il modulo informativo progetto celiachia che bisognerà firmare prima del
test. Naturalmente l'adesione al test è volontaria e libera. Lo screening positivo non vuol
dire che una persona ha la celiachia: chi risulta positivo viene richiamato ed
accompagnato negli accertamenti (sino alla gastroscopia che è l'ultimo step, sempre a
carico dell'avis). Avis Provinciale Bergamo ai vertici mondiali: e' la prima volta nel mondo che un test viene fatto
su un numero così alto di persone sane (ultimamente la celiachia si sta manifestando in forma asintomatica). Chi
risulterà celiaco, sicuramente potrà donare in aferesi, in alcuni casi potrà continuare ad essere anche donatore di
sangue intero (in base alla valutazione dei medici).
Ma ora dobbiamo ammetterlo... L'equivalente francese del futur proche c'è anche in
inglese: la forma "going to". Abbiamo scelto il francese per un semplice motivo: in Francia
c'è Carla Bruni; in U.K. c'è Camilla Parker Balls... ehm, pardon Camilla Parker Bawles. E
volete mettere? Dunque la nostra "mission" (utilizziamo questo termine visto che va molto
di moda e fa sempre tredy dirlo... Mission di qui, mission di là... Anche nei film: da Mission
Impossible di Brian de Palma - siamo arrivati alla "terza puntata" - al bellissimo The
Mission con Robert De Niro e Jeremy Irons con tanto di bellissima colonna sonora del
grandissimo Ennio Morricone) è quella di recuperare ciò che i francesi ci hanno da tempo
sottratto: Carla Bruni. E se ci avanza tempo facciamo anche un salto al Louvre a riprenderci
Monna Lisa (la Gioconda). Oramai ci conoscete e conoscete il nostro perenne spirito goliardico. La notizia dell'avvio
dello screening sulla celiachia ci rende felici: si tutela la salute dei donatori d sangue, si introduce un ulteriore esame e i
dati e le varie considerazioni scientifiche e statistiche possono aiutare la medicina. Wow, cosa c'è di più bello?
A già, Carla... E visto che sul nostro sito negli spots avis "c'è" George, è proprio il caso di dirlo: Carla not Included. Ma
solo per ora. Come? Mission Impossible? Dai con quello che faceva Tom Cruise nel film... Se proprio ci va male
ripiegheremo sulla sorella, Valeria Bruni Tedeschi, che sta anch'essa in Francia. Ed ora "Meno male" (che c'è Carla
Bruni) di Simone Cristicchi.
«Aumentano, è vero, i tumori alla mammella, ma aumentano anche perché ne scopriamo di più – evidenzia Privato
Fenaroli, direttore di Senologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo – . Si tenga conto che su circa 800 interventi l'anno
alla mammella, i tumori alla mammella maligni sono circa 500-600 l'anno. I nuovi casi attesi sono tra i 600 e gli 800,
ormai, e notiamo anche una incidenza in età più bassa».
«Se sapessimo con certezza qual è la causa avremmo risolto il problema - afferma Fenaroli-: di certo, ci sono più fattori,
la familiarità, lo stile di vita, l'alimentazione».
Fenaroli non manca di chiarire quale sia l‘importanza della prevenzione: «La prevenzione può fare molto. E non è un
caso che i numeri dello screening mammografico di Bergamo e provincia siano encomiabili. Individuare con tempestività
una formazione maligna al seno significa avere altissime probabilità di guarigione, annullando o comunque diminuendo
sensibilmente la necessità di altre sedute di radio».
Fenaroli, nion ha assolutamente dubbi: «E‘ fondamentale. Così come sono essenziali, oggi, le nuove frontiere
terapeutiche. Ripeto, è vero che ci si ammala di più di cancro al seno, ma si muore molto meno di una volta».
Ci si può rivolgere senz‘altro agli Opedali Riuniti di Bergamo, ma non solo: le donne si possono rivolgere anche alle
varie strutture che fanno capo all'Azienda ospedaliera «Bolognini» di Seriate. In quest‘ultimo caso le donne sono
seguite da Domenico Gerbasi, chirurgo oncologo responsabile dell'Unità di Senologia - ha portato a Seriate la sua
esperienza acquisita con un master allo Ieo, Istituto europeo di Oncologia, creato da Umberto Veronesi - e da Lorenzo
Novellino, primario dell'Unità complessa di Chirurgia generale, da cui Senologia dipende. Secondo Gerbasi «è stato
fondamentale riuscire a organizzare questa "rete" di servizi in tutte le strutture ospedaliere dell'Azienda, per un bacino di
utenza di oltre 400 mila abitanti. Molte donne vivono in paesi lontani – evidenzia ancora Gerbasi – : era fondamentale
quindi dare a tutte sia la possibilità di una identica prevenzione, attraverso lo screening e le visite senologiche, sia in
caso di patologie tumorali, cure e chirurgia ricostruttive identiche».
Questa è la storia di Federica, la storia di una giovane donna, una storia che arriva da un paesino abbarbicato in
montagna: “da Dossena - all’Avis - con amore” (“From Dossena - to Avis - With Love”) parafrasando il noto
romanzo ―From Russia With Love‖ di Ian Fleming reso noto dal celebre film dove nei panni di James Bond vi era un
grande Sean Connery. Non è bello trovare in molti luoghi il buon cuore che unisce tutti i donatori di sangue in una
grande famiglia? Federica grazie a quello che fa in concreto, ci dice nonostante la sua giovane età: «Ho visto molto di
più di quello che tu sai ora, perciò non dirmi di chiudere gli occhi» («I've seen so much more than u know now - So
tell me to shut my eyes» - frase estrapolata dal brano “I'm Not A Girl, Not Yet A Woman‖ di Britney Spears) . Perché
sono proprio gli occhi dei giovani quelli giusti per l'avis, per guardare il mondo e il futuro.
Ma la nuova campagna nazionale ha anche dei testimonial... Tenetevi forte. Siete pronti? Come disse Madonna in uno
dei suoi primi concerti: «Anch'io». Cosa stavamo dicendo? Ah, sì. Tenetevi forte: Federica Fontana, Filippa
Lagerbäck (From Sweden with love)... PATAPUM!
Vittorio Formentano nacque a Firenze il 31.10.1895 e grazie alla professione del padre Alfredo che svolgeva l‘attività di
magistrato, si innamorò di «un posto che mi piace e si chiama mondo» (frase tratta da ―Mondo" di Cesare
Cremonini featuring Jovanotti). Per questo motivo ebbe la possibilità di crescere in varie città italiane in varie città quali
Pisa, Verona, Catania, Macerata, Perugia e Bologna.
«Allo scoppio della prima guerra mondiale da giovane ufficiale si trovò assegnato al fronte del settore del Montenero nel
4° Regg. Alpini. Dopo aver subito una leggera ferita, venne destinato all‘addestramento degli alpini sciatori». Nel 1917
la scelta che segnò la vita di Formentano: «Dovendo scegliere se proseguire la carriera militare o continuare gli studi di
medicina, optò per la seconda via. Scelta che gli fece perdere il grado di ufficiale e come sergente di sanità viene
assegnato al servizio sanitario del 4° Regg. Alpini. Nel Novembre 1918 con l‘Ospedale del campo n.243 entrò in Trento
liberata ed operò a beneficio dei feriti. Passò quindi all‘Ospedale di Greis e infine all‘Ospedale militare di Genova. Nel
1921 venne congedato e si laureò».
Dopo aver mosso i primi passi a Voghera, si trasferì a Milano orientando subito la sua attività professionale alla
ematologia che dietro gli influssi della Scuola medica di Pavia cominciava a dare vita ai primi presidi sanitari nel campo
della emotrasfusione. «Formentano aprì a Milano un centro medico denominato ―Istituto ematologico‖ e con la
collaborazione di alcuni colleghi realizzò un servizio di analisi del sangue iniziando altresì la pubblicazione del
―Bollettino ematologico‖». Ma ecco che nel 1926 ci fu un tragico evento che portò alla fondazione dell‘Avis:
«Formentano sconfitto di fronte ad una madre spentasi per grave emorragia da parto per la mancanza di sangue da
trasfondere, decise di costituire un gruppo di donatori volontari e lanciò un appello al giornale». Quel giornale era il
Corriere della Sera. «Risposero diciassette generosi cittadini che si riuniscono presso il Centro ematologico di
Formentano e costituiscono l‘embrione della futura AVIS». Formentano ebbe fin da subito le idee chiare: «Gli obiettivi
prioritari mirarono a predisporre elenchi di donatori disposti – dietro chiamata – ad accorrere presso i presidi sanitari, ha
soccorrere con il dono gratuito del proprio sangue una vita in pericolo e con l‘intento – non trascurabile – di
controbattere la tendenza alla compravendita dello stesso. I 17 pionieri, guidati da Giorgio Moscatelli, concordano un
programma promozionale e redigono una bozza di statuto e un codice deontologico. Era il 1937 ed ebbe così inizio la
meravigliosa avventura avisina non priva di ostacoli, di incomprensioni e di difficoltà».
Durante il regime fascista «la dirigenza avisina rifiutò l‘invito di aderire alle organizzazioni sociali del regime a difesa
della propria identità di associazione libera ed autonoma. Il governo fascista istituì i Comitati provinciali dei donatori di
sangue con lo scopo di boicottare l‘opera dell‘AVIS e di contrapporre ai volontari avisini i datori di sangue retribuiti. Ma
l‘ora della verità venne e si affermò dopo il 1945 allor quando furono riconosciuti i meriti di Formentano con la
promulgazione del legge del 1950 che attribuiva all‘AVIS nel settore emotrasfusionale». Quella libertà che è presente
tuttora nello statuto dell Avis: associazione apartitica e areligiosa.
Grazie al buon cuore di un alpino è nata la storia dell‘Avis. La storia di un grande alpino,
che ci richiama inevitabilmente a quella di altri grandissimi alpino come Nuto Revelli e
Mario Rigoni Stern… Alpini che a causa di una cartolina rosa di precetto con la quale eri
obbligato a partire, vissero sulla propria pelle le atrocità della guerra. Atrocità descritte nello
splendido libro ―Il sergente della neve‖ appunto di Rigoni Stern e portate magistralmente in
scena da Marco Paolini. Oggi, per fortuna, non ci sono più cartoline rosa di precetto: chi fa
il soldato ha la facoltà di decidere se scegliere questa professione. Ma un tempo non era
così…«Ho ancora nel naso l'odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato.
Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le
scarpe, gli starnuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute
dal vento sulle rive del Don. Ho ancora negli occhi il quadrato di Cassiopea che mi stava sopra la testa tutte le notti e i
pali di sostegno del bunker che mi stavano sopra la testa di giorno E quando ci ripenso provo il terrore di quella mattina
di gennaio quando la Katiuscia, per la prima volta, ci scaraventò le sue settantadue bombarde» (Da ―Il sergente‖ di
Mario Rigoni Stern). «Sergent magiùr, g'ariverem a baita?». Sta a noi decidere se questo posto che si chiama
mondo può essere un posto che ci piace… Donare sangue rende sicuramente più bello questo posto. Come
consuetudine vi lasciamo con un brano. Abbiamo scelto ―L‘ultima notte‖ del grandissimo Bepi De Marzi (Diploma in
organo, diploma in composizione organistica, diploma pianoforte. Dopo gli studi di direzione e composizione si è
dedicato alla musica da camera e al basso continuo diventando dal 1978 fino al 1998 l'organista e clavicembalista,
nonché vicedirettore, de I Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone. Insegnante nel Conservatorio di Padova dal 1976.
Attualmente è direttore del coro maschile I Crodaioli da lui fondato nel 1958). Bepi de Marzi è autore di diversi brani di
montagna (―Signore delle cime‖ ,―Joska la rossa‖ e molti altri brani). Per tutti quelli che non sono tornati a baita (a
casa).
Era un martedì il 10 maggio 1960, quando nasceva Bono (Bono Vox nome preso da un
negozio di apparecchi acustici, Bonavox, della nativa Dublino), pseudonimo di Paul
David Hewson. Sempre nel 1960, il 13 marzo 1960, nasceva a Chinnor, Adam Clayton,
mentre proprio lo stesso giorno in Italia a Correggio nasceva Luciano Ligabue. The
Edge, nome d'arte di David Howell Evans nasceva a Barking l‘8 agosto 1961. In fine
Lawrence "Larry" Mullen, Jr. nasceva a Dublino il 31 ottobre 1961.
Abbiamo quasi finito di dare date (i numeri invece noi del Crazy Team li diamo sempre): i
quattro costituiranno un gruppo, gli U2, che rimarrà per sempre nella storia della musica.
Una storia straordinaria che nasce nel lontano 25 settembre 1976 e che dura tutt‘oggi. Una storia fatta di brani con
dentro l‘America e la Bibbia, Karl Popper e Johnny Cash, New York e Berlino, Barack Obama e Margaret Thatcher, il
Salvador e i minatori inglesi, le top model e l‘Ira. Bono raccoglie la lezione di Bob Dylan e John Lennon, di Elvis dei
bluesman, raccoglie e spazia coi i suoi pezzi in varie dimensioni: popolare e colto, antico e moderno, i salmi di Davide e
Jack Kerouac, Flannery O’Connor e gli slogan pubblicitari, James Joyce e William Butler Yeats, Séamus Heaney e
Patrick Kavanagh. Una dimensione spaziale che attraversa il mondo e i suoi mutamenti, dalla caduta del muro di
Berlino all‘11 settembre. «A muovere qualsiasi gesto della band – sia personale che musicale e politico – è sempre
l‘amore: la passione per le cose, la volontà di abbracciare e capire la società e le sue moltitudini» come è citato nel
libro ―U2 – The Name Of Love‖ di Andrea Morandi con la prefazione di Davide Sapienza. U2 e Irlanda vicini a Villa
d‘Ogna: lo scrittore, traduttore e giornalista Davide Sapieza, primo a recensire e a tradurre gli U2 già nel lontano
1984, abita proprio negli ameni luoghi della Val Seriana, ai piedi delle Orobie, non lontano da Villa d‘Ogna.
Perché nel nome dell‘amore (―In The Name Of Love‖) tanto si può fare,
sia come U2 che come donatori di sangue. Perché ai donatori di sangue
non importa se «dicono che sono uno stolto, dicono che sono una
nullità», in quanto «se sono stolto per te, oh, è già qualcosa» (Dal brano
―Two Heart beat As One‖ – Due cuori battono come uno). Perché
all‘Avis, «All, I Want Is You» (Tutto quello che voglio sei tu): è proprio il
caso di dirlo, visto che il video del brano fu proprio girato da Meiert Avis! Pensare di donare qualcosa di se stessi è
«qualcosa di impossibile? Può essere…. Ma come dice Soren Kierkegaard «colui che attende il possibile è un uomo
grande; colui che attende l‘eterno è altrettanto grande… Ma chi si spinge oltre e attende l‘impossibile va considerato il
più grande di tutti» (pensiero ripreso nel brano ―The First Time‖). Perché ci piace l‘idea che grazie ad un gesto fatto col
cuore, quello di donare sangue, ogni giorno può diventare un ―Beautiful Day‖. E se è vero che «l‘infinito è un gran bel
posto da cui partire» (da ―No line On The Horizon), là dove l‘orizzonte e il mare sono un tutt‘uno, lasciateci sognare
pensando che in quell‘infinito ci sia il buon cuore di chi, con un semplice gesto, regala una vita. Dobbiamo terminare
solo per motivi di spazio, ma tantissime cose si potrebbero dire ancora. Vi lasciamo come nostra consuetudine con un
brano, anche se sceglierne solo uno in questo caso è veramente difficile… Dai ci proviamo: vi proponiamo ―I‘ve Got You
Under My Skin‖ un duetto tra Bono e Frank Sinatra. Per tre motivi. Il primo è che ci piace pensare ad un dialogo tra
Bono Vox e il mitico Franky ―The Voice‖. Il secondo è che all‘Avis «ho te nel profondo del mio cuore» (I've got you deep
in the heart of me). Il terzo? L‘assolo del trombone è ―The Sweetest Thing‖ (la cosa più dolce) che si possa sentire.
Grandissima Filippa! “From Sweden to Avis with love”: dalla Svezia all‘Avis
con amore (parafrasando, come abbiamo già fatto in un precedente articolo, il
libro di Ian Fleming).
E visto che stiamo parlando di prima donazione e quindi di prima volta a donare
sangue (o dei suoi derivati: plasma, piastrine, globuli bianchi e globuli rossi) cosa
c‘è di meglio se non il brano ―The First Time‖ – la prima volta – degli U2?
Perché il gesto di Filippa, come il gesto di tutti i donatori, «mi rivela colori
quando non se ne vede nessuno» (Shows me colours when there's none to
see ). Perché donare sangue «mi dà speranza quando non riesco a credere che per la prima volta io provo
amore» (Gives me hope when I can't believe - That for the first time - I feel love).
Perché donando sangue - ma anche midollo osseo visto che stiamo collaborando con Admo - «io ho un fratello,
quando sono un fratello nel bisogno» (I have a brother When I'm a brother in need).
E «quando mi sento andare giù, devo solo chiamare e lui arriva» (When I feel myself going down - I just call and he
comes around).
Avevamo dato diffusamente sul nostro sito la notizia dell'eliminazione delle taiffe postali agevolate per il terzo settore
(Decreto 30 marzo 2010). L'aumento dei costi di editoria per la diffusione del volontariato a carico delle associazioni
"No profit" e della Onlus, aveva creato non pochi problemi al terzo settore. All'avis Villa d'Ogna, il nostro motto è da
sempre "no politics or religion" e proprio per questo avevamo inserito gli articoli "Tariffe agevolate tagliate per il
terzo settore", "Avis e Vita: la petizione contro l'aumento delle tariffe postali al terzo settore (Decreto 30 marzo
2010)" e "Decreto elimina tariffe agevolate al terzo settore: appello a oltre 10mila adesioni". Questo nella
speranza che le tariffe agevolate potessero essere ripristinate. E con immenso piacere possiamo dire che dal 19
maggio 2010 le tariffe agevolate sono state ripristinate.
Così come avevamo riportato l'aumento delle tariffe postali per quanto
concerne il terzo settore, nella trasparenza e nell'ottica del "no politics or
religion" all'Avis Villa d'Ogna, siamo lieti di dare la notizia che il
Decreto Legge N. 2165, dopo l'approvazione alla Camera dei Deputati del 6
maggio 2010, senza alcuna modifica al testo, il 19 maggio 2010 ha ottunuto
la fiducia anche in Senato. Per cui dopo aver passato la votazione delle due
camere (dei Deputati e dei Senatori) è legge! Naturalmente come tutti i decreti
entro 40 giorni sarà trascritto sula Gazzetta Ufficiale. Lo stanziamento del
governo per garantire il ripristino delle tariffe postali agevolate nell'anno 2010
per le onlus ammonta a 30 milioni di euro.
All'articolo 2, comma 2-undecies infatti vi sono le già note agevolazioni postali per il non profit. In particolare:
«A fronte del citato stanziamento, le tariffe postali a favore dei soggetti di cui all‘articolo 1, comma 2, del citato decreto-
legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46, come modificato dal
presente comma, possono essere ridotte con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro
dell‘economia e delle finanze, sentita la Presidenza del Consiglio dei Ministri; in ogni caso la tariffa agevolata non deve
essere superiore al 50 per cento della tariffa ordinaria e deve comunque rispettare il limite massimo di spesa indicato al
presente comma. Il rimborso dovuto a favore della società Poste italiane Spa non può essere superiore al predetto
importo. Il Ministero dello sviluppo economico provvede al monitoraggio degli oneri derivanti dal presente comma con
riguardo alle disposizioni di cui al terzultimo e quartultimo periodo; nel caso in cui l‘andamento della spesa sia tale da
determinare un possibile superamento della spesa autorizzata, con decreto adottato con le modalità indicate al presente
comma e` stabilita la sospensione o la riduzione dell‘agevolazione".
Come Avis in generale e come Avis Villa d'Ogna siamo immensamente felici. Non ci interessano le reazioni, le
polemiche, e i commenti politici in merito a questo decreto: quello che ci interessa, e che ci sempre interessato, è che
la cultura della donazione di sangue possa continuare ad essere diffusa.
La notizia ci ha reso ancor più goliardici. Come diceva Alexia nel brano Happy: "E' cosi' bello essere felici, tutti
dovrebbero essere felici, è così bello essere felici" (It's so nice to be happy, Everybody should be happy, It's so nice
to be happy). Perché all'Avis Villa d'Ogna, grazie alle tariffe agevolate ripristinate "voglio che tu faccia parte del mio
mondo per essere felice, perché io non posso vivere senza di te lo sai vero?" (I wanna take you to my world to be
happy, 'cause I can't live without your love, Yes you know?).
Come Avis Villa d'Ogna, vogliamo ringraziare il magazine vita (www.vita.it), l'unica rivista on-line del no profit per aver
seguito l'inera vicenda.
Vi riportiamo l'articolo presente sul sito amico www.bergaonews.it sulla donazione samaritana di organi: potrete
trovare l'intervista al Prof. Giuseppe Remuzzi, massimo esponete in nefrologia a livello mondiale e bergamasco doc. Il
Prof. Remuzzi ha svolto i primi anni di professione media proprio in Valle Seriana, presso l'ospedale di
Gazzaniga (si rinrazia Carmen per la segnalazione!). Un vero e proprio vanto per la terra orobica nonché per la Valle
Seriana.
Donare un rene da vivi, ancora di più se a favore di qualcuno che non conosciamo nemmeno è atto di grande
generosità e va incoraggiato sottolinea Giuseppe Remuzzi: «Va incoraggiato con giudizio. Ci si deve accertare che
il donatore sia sano (di fisico e di mente) e che non abbia qualche ragione per farlo. Ma per questo in Italia siamo
organizzati fin troppo bene».
In effetti da noi per chi dona - la mamma al figlio per esempio - «c'è un magistrato chiamato a giudicare che non ci siano
interessi economici. E per accertare che uno sia davvero convinto di farlo, c'è una commissione di medici e psicologi
che lavora con assoluto (finanche eccessivo) rigore». Dal sito Bergamonews - mercoledì 26 maggio 2010
«Il tuo regalo ricevuto attraverso il mio corpo, è vivo, così vivo» (Your gift receiving through this body of mine, is
alive so alive): quali parole potrebbero essere più indicate per la donazione di quelle utilizzate nel brano "Gift" di Elisa?
Se poi sono cantate con la magnifica voce di Elisa, il regalo è ancora più grande.
Sabato 26 giugno 2010 alle ore 18,00 presso l’incantevole scenario della Casa Museo
Fantoni a Rovetta, nella rassegna “Aperitivo con l’autore”, Davide Sapienza ha
presentato il libro “La strada era l’acqua”.
Davide domenica 30 maggio 2010 ci ha invece accompagnato alla scoperta di un posto
incantevole in un trekking con l‘autore lungo il torrente Ogna che nasce sotto la Presolana e
scorre nella Valzurio. Alle ore 8,30 erano tutti puntuali alla contrada Spinelli di Valzurio per partire nel viaggio
affascinate letterario e nei segreti nella natura per arrivare in località Moschel nel territorio di Rovetta. Il pomeriggio
sempre di domenica 30 maggio 2010 alle ore 16,30 si è passati da Rovetta alla Baitella di Songavazzo dove Davide,
magistralmente accompagnato dalla chitarra di Francesco Garolfi, si è cimentato in un progetto unico: il reading
musicale de ―La strada era l‘acqua‖, letta proprio in anteprima per i presenti dall'autore stesso. Le emozioni non sono
mancate e rimarranno impresse nel cuore dei partecipanti.
Abbiamo riportato la notizia in quanto sul nostro sito si parla sia di donazione di sangue in particolare, ma anche di
donazione in generale e quindi di donazione di organi e di midollo osseo. Non vogliamo entrare nel merito della notizia e
nelle polemiche che ne sono conseguite. Chi volesse approfondire la notizia e le reazioni che da essa sono sorte,
indichiamo sotto l’occhiello, il titolo e il sommario (quando quest’ultimo è riportato) dei vari articoli apparsi sul
«Corriere della Sera». Come detto non entriamo nella polemica, ci limitiamo a dire che sosteniamo con tutte le
forze che tutti siamo uguali e che le persone con ritardo mentale non possono essere escluse dalle liste
trapianto di organo. Lo abbiamo sempre detto: «un amore, un sangue, una vita… devi fare ciò che riesci. Una
vita ma non siamo uguali, dobbiamo sostenersi a vicenda» (One love - One blood - One life - You got to do what
you should. One life - But we're not the same - We get to Carry each other - Carry each other).
Riportiamo invece volentieri il parere apparso sul Corriere della Sera di sabato 29 maggio 2010 in merito alla vicenda da
parte del Prof. Giuseppe Remuzzi. Non possiamo linkare il parere del medico in quanto l‘articolo è apparso sul
giornale ma non sul sito. Remuzzi come abbiamo già avuto occasione di dire, è un nefrologo di fama mondiale,
bergamasco doc. Ma con orgoglio possiamo dire che è ―figlio‖ anche della nostra valle Seriana: ha mosso i primi passi
da medico proprio nell‘ospedale di Gazzaniga.
Stefano (non è il suo nome) nasce che è già malato, una malattia rara: colpisce tutti gli
organi e persino il cervello. A un certo punto serve la dialisi, Stefano ha appena 10 anni.
Chi non ha mai visto un bambino in dialisi non può nemmeno immaginare quanto un
bambino stia male. E per Stefano malato di mente è anche peggio. Urla tutto il tempo,
gli infermieri non sanno più a che santo votarsi. I genitori sempre lì, provano a distrarlo
ma non ci riescono quasi mai. «Se almeno si potesse sperare in un trapianto…», se lo
dicono fra loro a casa, le poche volte che Stefano finalmente dorme. E‘ la mamma che
un giorno trova il coraggio di parlarne ad un medico. Quello allarga le braccia: «Signora,
con i pochi reni che ci sono… Uno come Stefano non lo trapianteranno mai, non si faccia illusioni». La mamma gira
diversi ospedali, la domanda è sempre la stessa. Alla fine il trapianto si fa. Stefano va a scuola adesso, una scuola
speciale, rintanato in un angolo, a lui basta vedere gli altri che giocano. Quando viene in ospedale per i controlli se ne
sta lì con una pallina di gomma tra le mani. I controlli li fanno la mamma e il papà e sono attentissimi a tutto. Quella di
Luigi è una storia diversa, lui alla dialisi ci aveva fatto l‘abitudine ma non faceva che quello: casa e dialisi. Era allegro
anche allora, ma adesso fa un sacco di cose di cose, ceramica, ping pong e va in montagna sempre con il fratello (si
assomigliano come due gocce d‘acqua). In ospedale per i controlli ci viene più spesso di quanto serve.Un po‘ per far
vedere quanto è bravo a prendere i farmaci, un po‘ per trovare gli amici: «Ciao Remuzzi come stai? Come ti va la
vita?». E se Stefano e Luigi fossero solo due casi fortunati? Non è così. Un‘analisi di tutti i dati della letteratura medica
fatta negli Stati Uniti dimostra che il trapianto in chi ha qualche forma di ritardo mentale va come vanno tutti gli altri.
Insieme a Luigi ha fatto un trapianto nello stesso ospedale un professore famoso intelligentissimo. La dialisi l‘aveva tolto
dal suo lavoro e ai suoi viaggi. Ora è tutto come prima. Lo sguardo di quel professore quando viene per i controlli
tradisce la stessa gioia di Luigi. Che c‘entra l‘intelligenza col diritto a vivere la propria vita, ciascuno con i talenti che ha?
Corriere della Sera – sabato 29 maggio 2010
«Non credo che per vivere serva un segreto, non credo alle favole ma ho immaginazione e credo che siam tutti uguali e
diversi da me». E con Stefano vi lasciamo con il brano «Uguali e diversi» di Gianluca Grignani.
Giornata Mondiale del Donatore di Sangue 2010 (World Blood Donor Day
2010): la passione di Barcellona
Istituita nel 2004 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, il
14 giugno è stata la giornata mondiale del donatore di
sangue (World blood donor day). Un‘occasione per
festeggiare tutti insieme, per unire virtualmente in un giorno
tutti i cuori dei donatori di sangue. Questo è lstato ‘intento del
World Blood Donor Day, mostrare che col cuore si possa far
tanto. Non importa se lo chiamiamo cuore, heart, coeur,
corazón, Herz o in qualsiasi altro modo… Quello che si è
voluto far conoscere in questo importante giorno è stato il cuore dei donatori di sangue che in modo anonimo, volontario
e gratuito salvano ogni giorno vite. Lo stesso cuore di Karl Landsteiner (biologo e fisiologo austriaco naturalizzato
statunitense) che scoprì nel 1909 i quattro principali gruppi sanguigni umani - A, B, AB e 0 - e, nel 1940, con
Alexander Weiner, scoprì il fattore sanguigno Rh. A Landsteiner è stata dedicata la giornata mondiale del donatore
di sangue, al grande premio nobel per la medicina e per la fisiologia del 1930 che nacque il 14 giugno a Baden bei
Wien in Austria.
Per il 2010 è stata scelta Barcellona per festeggiare il World Blood Donor Day, una città
che già da sola ha messo allegria. Naturalmente aspettando Italia 2012 e la città che sarà
scelta per questo evento. “Barcelona is full blooded” (Barcellona è piena di sangue) e
si è visto: è bastato visitare il bellissimo sito internet http://www.fullblooded.org/ e le
emozioni non sono mancate.
Sul sito si è promosso come simbolo internazionale della donazione di sangue il
cerotto blu a forma di X (a noi è piaciuto tantissimo): è possibile votare, vi basta
inserire il nome e mettere il vostro indirizzo email. In Italia, l‘Avis Nazionale per questo
evento ha realizzano un manifesto creato pro bono dall'agenzia Leo Burnett - autrice
della campagna di sensibilizzazione di AVIS Nazionale "Tuttidovremmofarlo" – che si è
ispirata al manifesto internazionale. E allora abbiamo festeggiamo tutti insieme, ma sì per una volta ci è stato concesso,
si sono coinvolti i giovani perché “Nuovo sangue per il mondo” (questo lo slogan coniato per la manifestazione)
possa salvare vite anche in futuro.
E visto che eravamo in Spagna, ci siamo lasciati andare al flamenco, la danza gitana, il ―canto profondo‖, la danza che
rappresenta la purezza del sentimento e della passione, legati ad uno stile di vita estremamente libero… Il ballo
originario dell‘Andalusia, un tempo ristretto
nella zona d‘origine anche se della cultura
e della tradizione musicale della Spagna
intera (anche se relegato alle grandi città). Al nord, in Catalogna di cui Barcellona è il capoluogo, viene spesso
guardato con disprezzo, come sottocultura popolare. Ma la musica, l‘arte e la danza uniscono come è stato a
Bercellona: perché il cuore, come la sensualità di un flamenco, non ha confini. Sì, perché all'avis Villa d'Ogna il rosso
ti dona... Perché la passione di donare sangue è come un ciclone: “Sì, perché il ciclone, quando arriva, non è
che t'avverte. Passa, piglia e porta via. E a te, non ti rimane altro che restare lì, bono bono a capire che, forse,
se non fosse passato, sarebbe stato parecchio, ma parecchio peggio‖ - dal film "Il ciclone" - (The Rhythm Is
Magic - Marie Claire d'Ubaldo).
La rivolta delle Lavandaie: riflettere con un sorriso sulla condizione della donna
Sei lavandaie, alle prese quotidiane con un lavoro duro.
Sfruttate dal perfido signor Bartolomeo Strozzi. «Ribellarsi e
ribellarsi ancora. Finché gli agnelli diverranno leoni. Vuol dire
non arrendersi mai» (dal film Robin Hood). Dallo
sceneggiatore Carlo Dal Lago e del premio oscar alla regia
Walter Tiraboschi, la Dream Crazy Team Works presenta
una storia avvincente, una storia che vi lascerà a bocca
aperta… sì ma dalle risate! E dopo la vostra vita non
sembrerà più come prima. Questo è il trailer dello spettacolo
teatrale "La rivolta delle Lavandaie".
Dopo i successi ottenuti al Broadway theatre, al Metropolitan Opera, all‘Operà di Parigi, al teatro alla Scala di Milano…
ma soprattutto Teatro Carré di Amsterdam (e questo dice già molto..) la prima italiana: giovedì 17 giugno alle ore
21,00 al teatro Aurora di Seriate è andata in onda “La rivolta delle lavandaie” (testi Carlo Dal Lago, regia Walter
Tiraboschi). La sala ha fatto fatica a contenere il numeroso pubblico accorso lasciando numerose persone in
piedi.
Oramai dovreste conoscere il Crazy Team e soprattutto il nostro spirito goliardico. Lo spettacolo ha regalato ironia,
originalità e perché no spunti su cui meditare.
Ma parlando seriamente cos‘è la rivolta delle lavandaie? ―La rivolta delle lavandaie‖ è un simpatico spettacolo teatrale
della compagnia “La leggera” - testi Carlo Dal Lago e regia Walter Tiraboschi - tratto da una storia per bambini di John
Yeoman e Quentina Blake, in cui le due 'narratrici' Gianrica Filippi e Francesca Attori hanno accompagnato il
pubblico a conoscere le sei lavandaie - Alessandra Merisio, Dalida Rota, Ines Ricciardi, Marta Intraina, Consuelo
Locati, e Rossana Rinaldi magistralmente preparate e seguite dall‘attore Walter Tiraboschi che ha curato la regia dello
spettacolo -, stufe di essere schiave del loro padrone, il signor Bartolomeo Strozzi il cui unico scopo nella vita è quello di
fare soldi e per non perdere tempo si fa chiamare il signor B, decidono di ribellarsi... Prendono coraggio, facendo
proprio il motto di Alexandre Dumas e trasformandolo al femminile ―tutte per una e una per tutte‖, decidono di cambiare
vita... O meglio darsi alla pazza vita, scatenandosi così in una vera e propria rivoluzione...
Così in ogni paese dove vanno le lavandaie trasformate in nuove donne, lasciano un segno. Cosa hanno fatto? Hanno
svaligiato negozi, si sono divertite a schizzare fango a tutti i passanti... e fanno fatto molto altro... Giunte ai margini del
villaggio, o meglio ai margini del bosco ecco la grande sorpresa: sei taglialegna che... Ma adesso basta, volevamo solo
darvi un assaggio di quello che si è potuto gustare durante lo spettacolo. Un mix tra “Thelma & Louise" e dello
spettacolo di Dario Fo in cui il giullare schizza il pubblico
con il cioccolato che inorridito pensa sia... beh avete capito
(ma il re, sapendo dello scherzo, così come il pubblico
presente allo spettacolo “Le rivolta delle lavandaie”, si è
divertito come non mai!).
Carlo Dal Lago è riuscito a trasporre il libro di Blake e Yeoman
in testo teatrale veramente leggero, comico, in alcuni passi con
le rime è riuscito a renderlo quasi come una filastrocca ma non
per questo meno ricco di contenuti. Il testo ha permesso uno
splendido connubio tra recitazione, canto lasciando spazio anche a qualche ballo. Uno spettacolo che ha dato la
possibilità di fare un tuffo nel tempo - senza per questo annoiare - e scoprire, con un sorriso sulle labbra, una categoria
che un tempo ha caratterizzato i nostri paesi: le lavandaie. Riscoprire, ancora una volta, quante volte le donne, con
testa bassa, hanno dovuto accettare ingiustizie, solo perché donne... E visto che sul nostro sito ―il rosso ti dona‖, e la
condizione femminile (il rosa nient‘altro è se non il rosso misto al bianco della purezza delle donne) da sempre ci sta a
cuore, siamo ben felici di dare spazio a delle donne che recitano. E chi meglio delle donne ha potuto raccontare la
condizione in passato delle donne? Uno spettacolo che ha fatto uscire il pubblico presente in sala con il sorriso, ma
anche con tante provocazioni su cui riflettere... Perché come abbiamo già avuto modo di dire sul nostro sito, anche nella
pagina ―Avis e satira‖, meglio dire una cosa seria sorridendo che una stupidata seriamente.
Wow come siamo diventati seri… Naturalmente l'ingresso era libero… ma è stato vietato ai
pomodori! O meglio l‘ingresso era ―occupato‖ da un‘interessante mostra fotografica realizzata
dal gruppo “Lavandaie di Paladina”: spettacolo, cultura e divertimento non sono mancati.
Questo teatro, anche se con parole diverse, ci ha detto quello che le donne chiedono agli
uomini e che la grandissima Aretha Franklin descrisse nel brano ―Respect‖ nel 1967 (il brano
fu scritto da Otis Redding e l'interpretazione di Aretha divenne l'inno dei movimenti femministi
per i diritti civili): «Tutto quello che chiedo, è un po’ di rispetto» (All I'm askin' - Is for a little
respect). «Rispetto, prova a capire cosa significa per me… Rispetto, prenditi cura di me» (R-E-S-P-E-C-T Find out
what it means to me. R-E-S-P-E-C-T Take care, TCB): il rispetto che meritano tutte le donne donatrici di sangue
che con grande fatica, non fanno mai mancare il sangue là dove serve.
Sul nostro sito inseriamo sempre di buon grado le notizie che parlano di donazione e ribadiamo, qualsiasi tipo di
donazione: naturalmente quella di sangue ma anche quella di midollo osseo e di organi. Come abbiamo già avuto modo
di dire nient‘altro sono se non le medesime istantanee dello stesso cuore. E come donatori di sangue, non potevano
essere insensibili a chi ha proprio problemi con una malattia che colpisce ciò che in concreto si dona perché
possa salvare vite. Come donatori di sangue, siamo vicini ai ricercatori in quanto, come nel brano dei Dire
Straits (un modo di dire inglese che significa essere in difficoltà) ―Ticket to Heaven, «riesco a vedere che cosa stai
cercando di trovare» (I can see what you're looking to find): trovare quel ―biglietto‖ che permetta di sconfiggere la
leucemia e creare qui in terra questo "paradiso‖.
"Noi siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni". (Prospero: atto IV, scena I de ―La tempesta‖ William
Shakespeare)
Oggi faremo un‘eccezione e vi racconteremo un sogno. Un sogno in cui la mattina ci si alza volentieri, contenti e riposati
ancor più di quanto si è andati a letto. Ci si alza con la radio sveglia da cui escono suoni meravigliosi. L‘aroma del caffè,
la moka che sparge il proprio profumo in cucina. E via verso il centro di Piario. Si arriva e si vede un parcheggio grande
e quasi pieno, un centro già vivo. Si sale al secondo piano e senti la
sinfonia delle voci delle persone pronte a donare sangue riempiono la sala
d‘attesa. Ipod attaccato alle casse di un computer e far da compagnia a
queste persone, inizia a risuonare la radio: sì ―La Radio‖ di Finardi quella
che libera la mente e ti metti ad ascoltare mentre le persone iniziano ad
essere chiamate in accettazione. Il sogno continua, prova emoglobina e
visita dal medico e poi guardi la gente in sala. Ognuno con le proprie cose a cui pensare, magari con le proprie paure
da superare ma lì puntuali a donare. Paure che vengono superate grazie ad uno staff da sogno, con la dottoressa
Veronica che prepara i donatori e li tratta con cuore. Già perché davanti ad ogni donatore c‘è un dottore, nel nostro
sogno una dottoressa-ragazza, partita chissà a che ora da Sedrina per andare a Bergamo e salire a Piario. Ma ci sono
tutti i ragazzi del personale medico, tutti come Veronica partiti chissà a che ora per arrivare a Bergamo e salire con
mitico Volswgagen bianco: il modello ―evoluto‖ del modello anno ‘60 dei
figli dei fiori. La dottoressa «quella bionda, è brava» - come dicono i
donatori - che come una mamma accompagna i ragazzi dello staff
medico e col proprio esempio indica tutti i passaggi a questi ragazzi.
E adesso guardi i donatori seduti sulle poltrone, persone di tutte le età,
dal signore con la tessera ―vecchia‖ a forma di libretto, al ragazzo con
gli occhiali tipo Bono degli U2, dalla signora a cui dici «Come sta» e
subito con un sorriso ti dice «Dammi pure del tu», alla ragazza che fa la
prima donazione e non puoi pensare che questo è un sogno meraviglioso. Sì persone di tutte le età che riempiono la
sala, a digiuno per donare, a cui porti volentieri il caffè e il succo dopo la donazione. E il sogno prosegue, siamo a metà
mattina tante persone hanno già donato e tante hanno finito la colazione. Fuori la sala, hanno parlato con Carmen -
anche lei partita chissà a che ora da Albino ed è arrivata a Piario prima di qualcuno di noi del Crazy Team - di
donazione di midollo osseo, alcuni si sono iscritti ad Admo, altri ci penseranno e magari faranno questa importante
decisione. E da un sogno, nasce un altro sogno: quello di poter far sì che grazie al buon cuore di tutti, si possa tramite
la donazione di midollo osseo, salvare altre vite. E ci sta anche un caffè, sì quello fatto dalla macchinetta che macina
―Live‖ i chicchi di caffè, un caffè preso anche coi ragazzi dello staff medico che non si sono fermati un attimo. E come
per incanto ti accorgi che il tempo è volato che i contenitori sono pieni di sacche di sangue. Lo staff medico sta
preparando tutto per ripartire verso Bergamo, non prima del caffè: traffico permettendo arriveranno a Bergamo alle
12,30-13,00, depositeranno le sacche di sangue secondo le procedure e questo sangue sarà utilizzato dove ci sarà
bisogno. Arriveranno a casa chissà a che ora, come saranno arrivati a casa i donatori: ―attori‖ e ―pubblico‖ del nostro
sogno.
Non è un sogno meraviglioso?
Perché "Senza cuore saremmo solo macchine" come recita claim dello
spot dell‘Alfa Romeo Giulietta. Sogni come quello che fece nascere il 24
giugno 2010 l‘Alfa – l‘Anonima Lombarda Fabbrica Automobili – poi
divenuta Alfa Romeo. Nessuna pubblicità occulta, non preoccupatevi: ci è
piaciuto il claim, la pubblicità apparsa sui giornali e lo spot pubblicitario, realizzati dall‘agenzia Leo Burnett.
La stessa agenzia che ha creato pro bono la campagna Avis Nazionale ―Tutti dovremmo farlo‖ che diffonde la cultura
della donazione di sangue. Ma, visto che siamo Crazy Team, più che l‘auto abbiamo amato Uma Thurman: vestita di
nero indossa un foulard rosso… Wonderful.
Pensando al foulard di Uma (va bene, lo ammettiamo anche a Uma,
non solo al foulard) non abbiamo potuto far altro che pensare al fatto
che ―Il rosso ti dona‖. Sogni come quello che vissero il 24 giugno
1965 gli spettatori del Vigorelli di Milano nei due concerti di trenta
minuti del favolosi ―The Beatles‖, unico show milanese dei ―Fab Four‖.
Noi vi abbiamo raccontato il nostro sogno. Perché ―sappiamo che
abbiamo bisogno l'uno dell'altro‖ (For we know we need each other)
come nel brano "Let's Call the Whole Thing Off" del magnifico Louis
Armstrong interpretato con Ella Fitzgerald. Povero Louis, almeno
questa volta il suo brano viene utilizzato per la donazione di sangue… sempre meglio che fare da colonna sonora alla
rubrica di una Benedetta Parodi che vestita in abito da sera, scollatura da serata di gala, trucco da prima della Scala, si
improvvisa cuoca. Povero Louis… cotto e mangiato.
"La ricerca della felicità": questa era, tra l'altro, una tra letracce
dei temi della Maturità 2010. Sì, ma cos'è la felicità? Abbiamo
provato a pensarci, ben lontani dall'idea di volerci assurgere a
insegnati di vita o salire in cattedra. Per noi la felicità è la
semplicità di donare e quindi di salvare delle vite. Ma lasciamo
parlare chi lo sa fare meglio di noi: sotto riportiamo una poesia.
Parla di felicità: ci sono parole che sono belle semplicemente
perché stupende… Ai donatori, ai gabbiani Jonathan
Livingston, regaliamo oggi queste parole: la semplicità di donare. Nella speranza che la poesia piaccia a voi
quanto è piaciuta a noi. Non aggiungiamo nulla perché la poesia "parla" da sola. A Fabio Volo - un dj che ha il coraggio
di leggere in radio la poesia - , nel video, il compito di leggerla.
E crescendo impari che la felicità non e' quella delle grandi cose.
Non e' quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...
La felicità non e' quella che affannosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...
non e' quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...,
la felicità non e' quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
...e impari che il profumo del caffè al mattino e' un piccolo rituale di
felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro
dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina,
la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del
tuo cane per sentire una felicità lieve.
E impari che la felicità e' fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole
esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono
commuovere e il sole far brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che
sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l'amore e' fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane,
e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore, e impari che basta chiudere gli
occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per
annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo e' una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami...
E impari che c'è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'e' qualcosa di amaramente
felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese, nonostante il tuo volere o il tuo destino, in ogni gabbiano che vola c'è nel cuore
un piccolo-grande Jonathan Livingston (romanzo di Richard Bach - nda).
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.
«Metti in moto il divertimento che hai nel sangue». No fermi! Non correte a salire in
sella all‘Harley Davidson, alla Ducati, alla Buell, alla Honda, alla Yamaha alla Suzuki o
alla Kawasaki (e alle altre marche) che magari (wow, beati voi) avete in garage. O
meglio fatelo per andare a donare sangue, quello sempre, ma almeno prima finite di
leggere: anche se andate a donare sangue in auto, o per i più sportivi facendo prima
jogging, a noi dell‘Avis va bene comunque. Dai conoscete il nostro perenne spirito goliardico: come da sempre
sosteniamo, si può parlare di una cosa seria, donare sangue, anche con un sorriso sulle labbra. Ed è quello che ha fatto
il gruppo Avis Giovani Bergamo ideando una brillante iniziativa dedicata proprio ai giovani e in particolar modo ai
giovani donatori di sangue. E per ringraziare i giovani che si impegnano a donare sangue, cosa c‘è di meglio che
trovarsi a festeggiare?
«Un viaggio di mille miglia comincia dal primo passo ...» (Laozi traslitterato anche Lao Tzu)
C‘è una storia che vi vogliamo raccontare. Una storia che parla di buon
cuore. Una storia un po‘ particolare, non ci sono eroi, ma persona
semplicemente normali. Non per questo è meno bella, anzi… la storia
narra di come gente normale - gente Very Normal People- ascoltando il
proprio cuore e abbandonando per un attimo i problemi quotidiani, abbia
deciso di non far mancare il plasma (la parte liquida del sangue ma
anche piatrine e globuli rossi) là dove vi è bisogno. Già, perché le storie
«son come i fiori son come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta
perché poi svaniscono e non si ricordano più» (parafrasando una “Una canzone per te” di Vasco) vanno raccontate e
da queste storie forse si può vedere il mondo in modo diverso.
Questa è una storia dei giorni nostri, una storia che risale proprio all‘anno 2009. Un storia in cui i protagonisti sono 636
persone. No, non vi preoccupate: non stiamo a raccontare tutte le singole storie. Desideriamo semplicemente
raccontare come queste persone, che partendo dall‘Alta Valle Seriana e dalla Valle Borlezza (come siamo abituati a
dire da ―sopra il ponte del Costone‖ ovvero da ponte Nossa salendo per arrivare a Gorno-Oneta, Valbondione e
Castione e toccando anche tutta la Valle Borlezza con Cerete, Bossicco e Sovere) - si sono recate all‘Unità Monterosso
di Bergamo per eseguire la donazione in aferesi, una particolare donazione che in valle non è possibile fare (vi invitiamo
a visitare ―Plasmaferesi a Bergamo: un viaggio una vita‖ e ―Piastrinoaferesi: non solo plasma‖ per approfondire in
cosa consiste questo tipo di donazione). 636 persone dell‘Alta Valle Seriana che durante tutto il 2009 hanno fatto 636
donazioni di plasmaferesi, plasma-piastrinoaferesi e plasma e globuli rossi (come documentato nel ―Bilancio Sociale
Avis Provinciale Bergamo 2009‖ a pag. 54 del file pdf). Persone che partono presto la mattina - la donazione di
plasma come quella di sangue si fa dalle 7,30 alle 10,30 -,
non importa se è estate o inverno, se fa caldo o se fuori
nevica: partono per recarsi a Bergamo. Magari persone un
po‘ rumorose, magari da sole o in gruppo, magari
assonnate, simpatiche o brontolone, questo non importa….
sono persone che hanno deciso di fare 35 chilometri (in
media, ma sono decisamente di più) per riuscire a
raggiungere Bergamo onde poter aiutare chi è meno
fortunato.
A loro basta sapere che si aiuta qualcuno che sta male, non importa nemmeno sapere chi – come tutti i donatori di
sangue si dona in modo gratuito, anonimo e volontario -: l‘importate è aiutare. E una volta raggiunta Bergamo, tutte
queste persone sono sempre pronte ad onorare l‘appuntamento che hanno in precedenza preso. Hanno fatto altri 35
chilometri per ritornare a casa dopo aver donato, che si sommano a quelli dell‘andata. Un totale di 70 chilometri
(distanza come detto prudenzialmente sottostimata) che, fatta da tutte le 636 persone supera abbondantemente quella
del meridiano terrestre che misura circa 40.000 chilometri. Curioso come fatto non trovate? Non a caso il metro in
origine, nal Sistema Internazionale, venne definito come 1/40.000.000 (si parla di metro per cui bisogna convertire i
metri in chilometri e si verifica che il meridiano misura proprio 40.000 chilometri) del meridiano terrestre. Solo nel 1983
(si è aspettato non poco tempo dalla teoria della Relatività ristretta del 1905 e generale del 1913 di Einstein), a Parigi,
durante la 17ª Conférence générale des poids et mesures (Conferenza Generale di Pesi e Misure), venne ridefinito
definito come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 1/299.792.458 di secondo (la
velocità della luce nel vuoto).
―Andar per siti‖ e trovare nuovi amici: questo è quello che è avvenuto con Adele dell‘Avis Odolo-Preseglie (delle
provincia di Brescia) e con Al dell‘Avis Università Base di Parma. Navigare in internet non è stupendo? Non importa
se gli amici sono vicini o lontani. Quello che importa è condividere delle idee, delle passioni o semplicemente trovare un
cuore comune che ci porta a trasmettere in modi diversi lo stesso messaggio in una bottiglia virtuale: donare
sangue. «Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare» come
direbbe Jack (Giacomo Leopardi) se dovesse oggi pensare all‘ ―Infinto‖ del cuore dei donatori di sangue.
Tra questo infinito come dicevamo abbiamo conosciuto Adele, una passione sfrenata per l‘avis, ideatrice con l‘avis
Odolo-Presceglie che presiede, della splendida iniziativa ―andar per
siti‖: mettere in comune idee, e perché no alcuni testi, che ha preso
dal nostro sito ed ha inserito sul proprio. Per permettere che qualcun
altro possa prendere a sua volta altri testi e metterli nel proprio sito.
―Andar per siti‖ per cercare idee per dire che si può parlare di
donazione di sangue anche con un sorriso sulle labbra come ha fatto
Adele con ―Satira Avisina‖. Una condivisione di idee che ci piace
perché come abbiamo già avuto occasione di dire «se io do una cosa a te e tu ne dai una a me alla fine abbiamo
una cosa a testa. Ma se tu dai un’idea a me e io ne do
una a te, alla fine abbiamo entrambi due cose». Un
open source freely available to everyone – una fonte
aperta liberamente disponibile a tutti - che ci permette di
partire da un mezzo per realizzare un sogno.
«Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là» di Odolo,
ci siamo imbattuti in uno splendido sito, quello dell‘Avis di
base università di Parma. Parma dunque e la sua
provincia che ci richiama la terra che dette i natali al
compositore Giuseppe Verdi (nato a Roncole Verdi, frazione di Busseto), ma anche al grandissimo Giovannino
Guareschi, meglio noto come il ―padre‖ di Don Camillo (nato a Fontanelle di Roccabianca). Due grandi parmensi che
legarono la loro vita anche a Milano. E come per magia siamo entrati in un mondo fantastico dove il sito Avis Università
base di Parma ci porta a parlare di donazione di sangue in modo decisamente originale e con un sorriso sulle labbra.
Ma non solo: parla con coraggio di come donare sangue è l’unica “politica” di sangue. La cosa sorprendente è
che seguendo dei percorsi decisamente diversi e senza conoscerci, anche noi dell‘Avis Villa d‘Ogna, come l‘Avis
Università base di Parma, abbiamo detto la stessa cosa nei due interventi ―No politics or religion‖ e ―No politics or
religion: repetita juvant‖. L’avis come associazione apolitica e areligiosa, con quella ―A‖ davanti che a noi piace
tanto, quella ―A‖ che lo stesso Vittorio Formentano pensò quando fondo un‘associazione che aiutasse a salvare vite.
Quella ―A‖ che noi scherzosamente abbiamo preso da Angelina Jolie e che ci ha fatto rimanere solo con ‗ngelina ma
siamo contenti lo stesso.
Ma soprattutto quella ―A‖ davanti a politica e religiosa che sui ritrova nelle parole dell‘Avis Università Base di Parma.
« […] desideriamo affermare nella forma più chiara che l'Avis è una associazione di volontariato apartitica, apolitica,
aconfessionale e il suo scopo è la promozione della donazione di sangue e la sua raccolta, ogni contatto con le
amministrazioni locali può avvenire solo ed esclusivamente nell'ambito della nostra sfera di azione. Ogni presa di
posizione e soprattutto ogni chiamata al voto dei soci e dei donatori è assolutamente da condannare, perché viola il
principio stabilito all'art. 2 del nostro statuto ma soprattutto lede gravemente il nostro principio di assoluta trasparenza di
fronte alla politica che è per noi basilare e sul quale si fonda la fiducia e la stima dei nostri soci e donatori. Chiunque
pretenda di parlare a nome dell'Avis e faccia dichiarazioni pubbliche politiche, tradisce il proprio mandato e sporca la
reputazione di una associazione che ha decenni di storia alla spalle, che ha sempre dialogato con tutti e che non ha mai
fatto parte di alcuna fazione, nella convinzione che il bisogno e il dolore dei sofferenti ha sempre lo stesso colore e
intensità, di qualsiasi razza, religione o idea politica la persona sia. […] Ribadiamo: l'Avis è apolitica e apartitica e il
comportamento di noi dirigenti deve essere tale da far sapere alla società cosa significa "donare" e non spiegarle come
"votare"» (Dal sito Avis Università Base di Parma).
Perché ―Io ci sarò‖, come nel brano di Piero Pelù, quando c‘è da aiutare
degli amici... Perché quelli come noi, uniti al noi dell‘Avis Università Base
di Parma siamo «quelli che donare non è solo una "raccolta", quelli
che nelle scuole in felpa e jeans, quelli che lo statuto lo sanno a
memoria, quelli che pane, salame e malvasia è il più bel pranzo
sociale che ci sia, quelli che Aido, Admo, Avis noi per loro è tutto
dono, quelli che sanno ancora ridere». E noi aggiungiamo quelli che
dicono come la pensano, come Giovannino Guareschi e che per la sua ironia sul capo dello Stato Luigi Einaudi, preso
in giro in quanto permetteva che sulle etichette dei vini di sua produzione venisse messa in evidenza la sua carica
pubblica di "presidente" venne condannato per vilipendio al Capo dello Stato: condanna che unita a quella del 1954 in
cui Guareschi venne nuovamente accusato di diffamazione per avere pubblicato sul Candido due lettere di Alcide De
Gasperi, costò a Giovannino 409 giorni di galera più altri sei mesi di libertà vigilata ottenuta per buona condotta che
scontò nel carcere a Parma. Ci siamo dilungati molto ma il tema lo richiedeva. Chiudiamo il nostro tour ritornando a Villa
d‘Ogna: dopo aver citato Giuseppe Verdi, non possiamo non ricordare un grande trombettista proprio di Villa d‘Ogna:
Vincenzo Salvoldi. Vincenzo suonò all‘Arena di Verona come prima tromba per 17 anni e in concomitanza anche alla
Rai di Milano. Fece anche qualche concerto per il ―Teatro alla Scala‖ di Milano. Un grandissimo uomo, un musicista
eccellente che suonò diretto da Von Karajan, Riccardo Muti, Claudio Abbado e molti altri grandissimi maestri anche se a
Villa quasi lo diceva sottovoce da tanto era modesto. Un uomo che amava la musica, ritornava in Valle il lunedì dopo
essere salito sui palchi più prestigiosi al mondo per dirigere la Banda di Villa d‘Ogna e che non dimenticava mai di
donare il sangue quando rientrava nella sua amena Valle Seriana. Vincenzo è scomparso nel 2005, ma il suo esempio
come uomo e come donatore ci accompagna... E parlando di Verdi, che ci ha richiamato L‘Aida e il ―Nabucco‖ col suo
famosissimo ―Va‘ pensiero‖ il nostro pensiero è subito andato a Vincenzo, l‘insegnante, l‘amico, l‘uomo modesto che è
sempre stato nonché il donatore di sangue. E anche qui la politica non c‘entra: Vincenzo come prima tromba suonò
moltissime volte il Nabucco e L‘Aida: come prima tromba all‘Arena di Verona, suonò l‘Aida con la tromba egizia nella
marcia trionfale.
Ma era già successo purtroppo a Massimo nell‘agosto 2007, in un secondo istituto: «Il Policlinico non accetta donatori
gay ―a priori‖. Le ho fatto presente che a una persona in fin di vita non credo interessi con chi vado a letto ma solo se
sono sano, ma mi ha risposto che ―il Policlinico non è così alla frutta da dover accettare sangue anche dai gay‖ («Io
donatore rifiutato, solo perché sono gay - Non uso droghe, non ho malattie né comportamenti a rischio per le
malattie a trasmissione sessuale. Ma non posso rendermi utile» - Corriere della sera – 31 agosto 2007. La replica:
«Secondo gli standard le donne omosessuali possono farlo» - «I maschi gay non possono donare sangue»
Maurizio Marconi, direttore del Centro trasfusionale del Policlinico, risponde alla lettera di denuncia pubblicata
sul Corriere della Sera – Corriere della Sera 31 agosto 2007)
Perché no? Perché non possono donare le persone omosessuali? Come Crazy Team facciano nostre le parole che
Fabio Volo ha pronunciato nella sua trasmissione radiofonica: «A te come a me – io credo di essere la cosa più
lontana dall’omosessualità, sono al di là dell’essere omofobico, sono dall’altra parte sono wamanizer cioè per
me la donna è una roba extraterrestre – però questo cosa significa? Queste persone devono avere lo stesso
diritto che abbiamo noi… […] Allora esprimere un sentimento d’amore, è esprimere un sentimento d’amore
[…]Allora perché due non lo possono fare con gli stessi diritti degli altri. Allora perché uno non deve avere
questo diritto. Perché no, perché no? Io sto difendendo gli omosessuali che sono womanizer, sono fissato con
le donne. Ma io dico perché no».
Avis Pride: siamo orgogliosi che la nostra associazione non applichi questa discriminazione. Sì, ―Pride‖ come il brano
degli U2: donare sangue "in nome dell‘amore" (In the name of love). Vi lasciamo con il brano “All the same” dei Sick
Puppies nel due bellissimi video Free Hugs- ovvero abbracci gratis -: il primo internazionale, il secondo la stupenda
versione fatta da nostri amici di Sondrio. Si parte da piccole cose per cambiare il mondo. Ma prima riportiamo
integralmente le parole del Responsabile Politiche Sanitarie di AVIS Nazionale, dott. Pasquale Spagnuolo.
«AVIS ha, tra i suoi obiettivi prioritari, la promozione della donazione periodica, volontaria, non remunerata, anonima,
responsabile finalizzata a garantire, insieme agli altri attori del sistema, adeguate quantità di sangue e dei suoi derivati,
sicure e di qualità, per tutti gli ammalati che ne presentano la necessità. Inoltre, in molte realtà collabora direttamente
con il sistema trasfusionale in via convenzionale nella selezione del donatore e nella raccolta di sangue e di
emocomponenti.
Per garantire il rispetto dei principi di massima sicurezza e qualità esistono numerosi riferimenti normativi per la stesura
dei quali AVIS ha fornito e fornisce un significativo contributo.
Tra questi riportiamo il Decreto Ministeriale 3 marzo 2005: "Protocolli per l'accertamento della idoneità dei donatori di
sangue e di emocomponenti" che nell'Allegato 4 stabilisce i criteri di esclusione permanente e temporanea.
"Esclusione permanente: persone il cui comportamento sessuale le espone ad alto rischio di contrarre gravi malattie
infettive trasmissibili con il sangue".
"Esclusione temporanea: rapporti sessuali con persone infette o a rischio di infezione da HBV, HCV, HIV. Esclusione
per 4 mesi dall'ultima esposizione al rischio."
Le norme vigenti non intendono discriminare a priori una "categoria" di persone, ma assegnano al medico
responsabile della selezione del donatore il compito di individuare, indipendentemente dall'orientamento
sessuale e dal genere, eventuali comportamenti sessuali a rischio cui conseguono l'esclusione permanente o
temporanea.
Per garantire pertanto la sicurezza del donatore e del ricevente la trasfusione si deve almeno:
- eseguire i test a disposizione per l'individuazione delle principali malattie infettive trasmissibili, cui si aggiungono altri
interventi più specialistici.
Cardine quindi di questo percorso è la selezione del donatore di sangue che avviene attraverso una serie di procedure
atte a valutarne l'idoneità alla donazione stessa.
Esse prevedono un colloquio anamnestico col Medico responsabile della selezione del donatore seguito da
eventuale visita medica; una serie di esami di laboratorio; la lettura di una nota informativa circa la potenzialità
di trasmettere infezioni con la donazione; infine la sottoscrizione di un modulo di consenso informato
attraverso il quale il donatore periodico o aspirante tale risponde ad una serie di domande, comprese
l'esposizione a eventuali comportamenti cosiddetti "a rischio". Pertanto ogni condotta potenzialmente a rischio
deve essere riferita al Medico responsabile della selezione del donatore per consentirne una adeguata valutazione. La
firma del consenso informato è un atto dovuto, con l'impegno a fornire risposte veritiere tali da rendere la successiva
donazione di sangue e/o emocomponenti un atto "responsabile" e sicuro. Tutto ciò a prescindere dalla appartenenza a
quelle che vengono considerate comunemente "categorie a rischio" anche sulla base delle abitudini sessuali (vedi
omosessuali). Non è l'appartenenza a tali categorie, ma sono i comportamenti a rischio che possono compromettere la
sicurezza del sangue donato; ad esempio comportamenti a rischio sono i rapporti sessuali, soprattutto non protetti, con
più partner eventualmente sconosciuti, sia omo che eterosessuali.
A tal fine ricordiamo che nelle linee guida per la selezione del donatore di sangue e di emocomponenti stilate
dalla Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (SIMTI) in collaborazione con AVIS ed
altre tre Associazioni di volontariato del sangue non si fa mai riferimento alla popolazione degli omosessuali,
che come tali non vengono in alcun modo discriminati, né tanto meno esclusi dalla donazione».
«Un lavoro di squadra si è rilevato preziosissimo collaborando con le altre associazioni, in primis l‘Avis» come ha
affermato Roberto Aprile, presidente Admo Lombardia in occasione di tale evento. Ma non solo: «La collaborazione
già presente con Avis, dal 2011 l‘intento è di estenderla, essendoci già sentiti col presidente, anche con Aido. Un
progetto assieme Avis-Admo-Aido per far sì che si parli di donazione tutti insieme, si mantengono suddivise le tre
associazioni, ma si parla assieme di cultura di donazione e di solidarietà che è molto importante».
Una collaborazione nata in alcune zone spontaneamente e con cuore, ma molto c‘è ancora da fare come afferma
Casimiro Carniti Segretario Avis Lombardia: «Abbiamo iniziato a fare dei progetti comuni che sono partiti per
esempio dalla provincia di Lodi, dei progetti molto concreti che stiamo diffondendo e applicando a Como, nella
provincia di Monza Brianza, ne abbiamo parlato a inizio giugno 2010 a Sondrio e sono progetti che diventano concreti.
Ma la collaborazione sarà veramente concreta quando in tutte le nostre province fuori dalla sede di Avis ci sarà scritto:
―Qui è possibile prendere informazioni per donare midollo osseo‖… Qui è possibile perché c‘è anche uno sportello di
Admo nella sede dell‘Avis. Quando i nostri donatori diventano anche donatori di Admo, ma anche i donatori di Admo
diventano donatori di sangue. Io penso che questo sia il futuro».
«Con un piccolo aiuto dai miei amici» (“With A Little Help From My Friends”)
dell’Avis, Admo in Valle Seriana (ma anche in tutta la provincia di Bergamo) può
fare molto nel contribuire a salvare vite. Non ci vuole molto e si eviterebbe di far
recare i nuovi iscritti dell‘Alta Valle a Bergamo. Chi vuole può leggere integralmente le
affermazioni di Vincenzo Saturni, Roberto Aprile e Casimiro Carniti anche nella
descrizione dei video presente su youtube. Vi lasciamo naturalmente col video
dell‘intervento del presidente Vincenzo Saturni, ma anche con il video del brano “With
A Little Help From My Friends”. Un bellissimo brano: una rivisitazione di Joe
Cocker - quando aveva i capelli lunghi - di un brano dei Beatles. Divenne l‘emblema del Festival di Woodstock che si
svolse dal 15 agosto al 18 agosto del 1969. Ma riportiamo anche la versione di Bon Jovi, non meno bella ed
entusiasmante.
U2: mai più fuochi indimenticabili (Never again ―The Unforgettable Fire‖)
“Un amore, un sangue, una vita…. Devi fare ciò che riesci” (One love, one blood, one life… You got to do what you
should). [One – U2]
«Ci sono due cose infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi [...] Se
dovessi rinascere, farei l'idraulico» (Albert Einstein, commentando la notizia del bombardamento atomico di
Hiroshima)
Puck (chiamato anche Hobgoblin, o Robin Goodfellow): «Se noi ombre vi siamo
dispiaciuti, immaginate come se veduti ci aveste in sogno, e come una visione di
fantasia la nostra apparizione. Se vana e insulsa è stata la vicenda, gentile pubblico,
faremo ammenda; con la vostra benevola clemenza, rimedieremo alla nostra
insipienza. E, parola di Puck, spirito onesto, se per fortuna a noi capiti questo, che
possiamo sfuggir, indegnamente, alla lingua forcuta del serpente, (cioè ai morsi della
critica, velenosi come quelli di un serpente; in questo caso “ai vostri fischi di
disapprovazione”) ammenda vi farem senza ritardo, o tacciatemi pure da bugiardo. A
tutti buonanotte dico intanto, finito è lo spettacolo e l’incanto. Signori, addio, batteteci
le mani, e Robin v’assicura che domani migliorerà della sua parte il canto». Sogno di una notte di mezza estate
(A Midsummer Night's Dream) – William Shakespeare (atto quinto, scena prima)
Questo era il sogno del nostro Franco (Francesco Scandella) quando era stato eletto nel
direttivo Avis provinciale di Bergamo, un sogno che ha perseguito, persegue e, siamo certi,
perseguirà fino a quando non diverrà realtà. L‘instancabile Franco, sta mettendo in questo
progetto tutte le sue energie e il suo impegno sta contagiando tutti. Un sogno di una notte
di mezza estate visto che le dichiarazioni sono state riportate in agosto, nel periodo
delle stelle cadenti… E‘ proprio il caso di dirlo: A Midsummer Night's Dream. Per una volta
facciamo un‘eccezione e vi diciamo il desiderio che abbiamo espresso vedendo una stella cadente: l‘aferesi in alta Valle
Seriana e che il centro sia sempre pieno di donatori. In effetti sono due i desideri, ma visto che è un sogno, sognamo
alla grande. A noi del Crazy Team, come Puck (o Robin Goodfellow o Hobgoblin, Puck deriva dall‘Inglese antico Púca
che indicava, appunto uno spirito dei boschi, dall‘aspetto mutevole ed ingannatore, che attirava le persone di notte nella
foresta con luci e suoni incantatori - similmente alle celtiche Dame Bianche- o rubava il latte dai mastelli nelle fattorie) vi
abbiamo raccontato questa storia. Vi lasciamo con un adattamento musicale realizzato da Henry Purcell con il titolo di
The Fairy Queen (―If Love's a Sweet Passion‖ ovvero se l‘amore è una dolce passione) composto proprio per l‘opera
shakespeariana nonché ―Scherzo from Midsummer Night's Dream‖ di Felix Mendelssohn (Scherzo di Una notte di
mezza estate; riutilizzò l'omonima ouverture "Ein Sommernachtstraum", op. 20 scritta nel 1826)
Ma è vero che sui marcatori tumorali siamo arrivati ad un punto di svolta? «Beh, direi
senz‘altro di sì – conferma il dottor Gion -. I Marcatori tumorali sono stati sino ad oggi
usati come i comuni esami di chimica clinica, confrontati con valori di riferimento. Ad
esempio il colesterolo: sopra a 210 è anormale, sotto è normale. Così il PSA (la
semenogelasi o antigene prostatico specifico): sopra 4,1 e anormale, sotto e normale.
Ci siamo accorti che questo provocava delle informazioni non sempre molto precise.
Dei falsi positivi cioè persone con il marcatore positivo ma che non avevano la malattia
e dei falsi negativi ovvero persone che avevano il marcatore negativo e che in realtà
avevano la malattia. In questi anni abbiamo pensato, con la comunità scientifica e
questo studio sarà una conferma di questa nuova visione: non guardiamo più i
marcatori dal punto di vista del confronto con una finestra di riferimento, ma
andiamo a studiarli nel tempo. Misuriamo la loro variazione del tempo. Questo
perché non c‘è ragione di pensare che il tumore sia qualcosa di normale all‘interno del nostro corpo: è una cosa che
cresce di continuo e quindi il marcatore deve crescere e non misurabile su una finestra di osservazioni. Questa è la
novità del progetto».
Per confermare questa grande intuizione, è stato varato questo importante progetto di diagnosi precoce che riguarda la
popolazione sana. «E‘ un progetto che si rivolge a 15.000 persone sane – continua ancora il dottor Gion -: 10.000
uomini e 5.000 donne e negli uomini verrà studiato un marcatore della prostata e nelle donne un marcatore per l‘ovaio.
Immaginiamo di studiare queste persone per quattro anni, con prelievi ogni sei mesi». Come sono state scelte queste
persone? «Queste persone sono state scelte sulla base di essere dei donatori e quindi di essere già orientate
fortemente verso la salute, di essere sane e di poter essere monitorizzate. Questo progetto ripeto dura quattro anni e
dovrà proprio misurare la variabilità dei marcatori in assenza di malattia. In modo di mettere a punto il sistema di
puntamento per cercare il cancro».
«Questo progetto porta proprio il nome dell‘Avis, ―Avis dona salute‖ – afferma il prof.
Pasquale Spagnuolo, direttore sanitario Avis Nazionale -. Noi siamo grati al professor
Gion che ha voluto coinvolgere Avis e i donatori e le donatrici che rappresenteranno la
popolazione sana che verrà sottoposta a questi controlli nell‘arco di quattro anni:
come ha affermato il professor Gion 10.000 donatori e 5.000 donatrici che verranno
sottoposti ogni sei mesi a prelievi di sangue per monitorare questi marcatori». Quanto
costerà questo progetto? «I costi del progetto sono molto importanti: si parla di 20-25
milioni di euro. Verranno messi a disposizioni da istituzioni private e quindi è un
progetto di grandi dimensioni da cui ci si aspetta molto in termini di significati, di
prospettive e di risultati». C‘è da dire che i privati sulla ricerca scientifica in Italia hanno
sempre molto investito, lo Stato da una parte e i privati dall‘altra: «Guai se non ci
fossero. Danno una mano molto importante alla ricerca scientifica – conferma il professor Spagnuolo -. I donatori
verranno reclutati in base alla loro partecipazione al progetto stesso per il quale bisognerà prima compilare un modulo
di consenso informato essendo uno studio ed una ricerca. Verrà quindi fatta una mappatura in tutta Italia dei centri che
potranno partecipare al progetto stesso e quindi individuare questi 15.000 persone tra i donatori e le donatrici». «Il
progetto – continua il dottore Gion - in se non è un progetto di screening: i donatori saranno monitorati da Avis e da una
visita all‘inizio e alla fine del progetto che se vorranno aderire avranno. L‘obbiettivo è finalizzato a studiare i marcatori e
non uno screening».
Avis quindi non solo attiva per salvare vite non facendo mancare sangue dove vi è bisogno, ma anche sensibile a
―tendere una mano‖ al mondo della ricerca nonché attenta alla salute così come dimostrato in ―Avis progetto
celiachia: on commence‖ promosso da Avis provincialew di Bergamo. Tutti insieme per migliorare il futuro. E parlando
di unire le forze e di essere quindi tutti uniti, vi lasciamo, oltre che col video della trasmissione ―Unomattina estate‖, con
un splendido brano di Elisa: Together (insieme). E visto che ―two is meglio che one‖, (un po‘ come la pubblicità del
maxibon), oggi esageriamo: oltre ad Elisa anche Together di Avril Lavigne.
“Come ti frego il virus!” era lo slogan di una delle più belle campagne contro l‘Aids
del 1993. Lupo Alberto, il grandissimo personaggio creato da Silver (Guido Silvestri),
dava tutte le indicazioni ai giovani per prevenire l‘Aids. Forse una delle più belle
campagne a livello di stampa che si ricordino contro il virus dell‘Aids in Italia. Come
da sempre sosteniamo anche noi del Crazy Team, diceva ―una cosa seria sorridendo,
piuttosto che una stupidata seriamente‖. Tra quelle video, nel 2009 ha fatto un grande
successo ―Aides Graffiti‖, un video realizzato da Yoann Lemoine, Il video è
un‘animazione in cui disegni sulle pareti di un bagno prendono vita, per riportarti un
messaggio importante sulla tutela della salute. E anche in questo caso i giovani fanno veramente grandi cose. Yoann
Lemoine, classe 1983, ha girato anche il videoclip di ―Mistake‖ di Moby, nonché di ―Teenage Dream‖ di Katy Perry nel
luglio 2010 (video apparso su MTv negli Stati Uniti il 10 agosto 2010).
Avis da sempre è attenta alla salute: sia delle persone che con il
gesto della donazione di sangue vengono quotidianamente salvate,
sia dei donatori che con grande generosità, «passione, dedizione
qualcosa senza cui non vivono» (prendendo lo spunto dal film ―Vi
presento Joe Black‖) permettono che il sangue non manchi mai.
Sangue che dev‘essere sicuro (rimandiamo per ogni
approfondimento alla pagina ―Iscriviti‖). E proprio per far sì che il
sangue sia sicuro (già nel 2008 ci sono stati in Italia casi di contagio
da West Nile Virus, e purtroppo nel 2009 anche in provincia di Mantova sono stati rilevati due casi di contagio umano),
anche per il 2010 il Centro Nazionale Sangue ha emanato delle misure precauzionali di prevenzione contro la
trasmissione del West Nile Virus mediante trasfusione di sangue ed emocomponenti. L‘ordinanza del 9 luglio 2010
prevede infatti: «[…] sulla base di specifiche valutazioni del rischio di trasmissione trasfusionale dell‘infezione del WNV
(West Nile Virus) condivise con i Centri Regionali Sangue ed i servizi di Sanità Pubblica delle Regioni Emilia Romagna,
Lombardia e Veneto, dal 15 luglio al 15 novembre 2010 saranno sottoposte al test del WNV NAT tutte le donazioni di
sangue ed emocomponenti raccolte dai donatori residenti nelle province di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia,
Mantova e Rovigo». Non solo: i donatori che hanno soggiornato nelle ore serali e notturne nelle provincie di Bologna,
Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo (per quanto concerne l‘Italia) ma anche nella zona della Grecia
corrispondente alla Macedonia centrale (nord della Grecia) ovvero nelle province di Salonicco, Pierla, Kilkis, Pella,
Serres e Chalkidiki, saranno sospesi per 28 giorni. Come detto sono misure precauzionali per garantire come sempre
la sicurezza delle donazioni di sangue, cosi come previsto anche nelle circolari del Ministero della Salute sul West
Nile Virus. Che ci volete fare… i virus sono così. Difficili da debellare, per cui bisogna stare sempre molto attenti.
Questo per quanto concerne il West Nile Virus a livello nazionale. Ma a livello regionale? Nell‘ottica della trasparenza e
della chiarezza, riportiamo di seguito il link all‘articolo pubblicato sul Corriere della Sera – Lombardia.
Come emerge dall‘articolo, l‘Avis ha fatto presente alla Regione Lombardia: «Da luglio,
è la denuncia, questi screening sui donatori di sangue finora svolti con efficacia dai
laboratori del servizio trasfusionale (Dmte) di Mantova (unico in Lombardia ad avere
rodato i test con successo) sono passati a Brescia, struttura che fino a quel momento
non aveva ancora sperimentato le analisi per il West Nile Virus. Così il 15 luglio, primo
giorno dei laboratori Dmte di Brescia, segnalano Simti e Avis, è stato tutt'altro che
esaltante». Sempre l‘articolo continua: «Risulta che già dal debutto e a dispetto degli
accordi intercorsi tra Mantova e Brescia, quest'ultima struttura non si sia dimostrata in
grado di soddisfare i compiti assegnati ed abbia inviato i campioni al Niguarda di Milano, aggiungendo un ulteriore
spostamento e aggravio di spese. Il passaggio di competenze, secondo Simti e Avis, comporta soprattutto «una grave
regressione dei livelli di sicurezza trasfusionale fino ad oggi garantiti in Regione Lombardia». Nella parte finale
dell‘articolo, Simti e Avis chiariscono che «non c'è nessun intento polemico, ma solo il desiderio di cercare una
soluzione». . «E' necessario un più costante e proficuo raccordo tra le varie figure in campo come avvenuto finora –
come chiariscono i medici Avis - e che ha garantito gli elevati livelli raggiunti nella sicurezza delle trasfusioni
lombarde». L‘ assessore alla Sanità, Luciano Bresciani, dopo la lettera-appello degli esperti di donazioni che mettono in
discussione l‘ultimo provvedimento del Pirellone in materia di sangue ha dichiarato di essere «pronto ad ascoltare le
richieste dei medici immunoematologi della Simti e dell‘ Avis in un vertice a settembre. 2010 L‘ obiettivo è di migliorare
ancora di più il livello di sicurezza delle trasfusioni di sangue». Bresciani chiarisce che «le procedure trasfusionali in
Lombardia sono assolutamente sicure. Ma stiamo già lavorando per fare ulteriori passi avanti». Sicurezza e qualità che i
donatori, con passione, dedizione in modo volontario anonimo e gratuito hanno sempre garantito e che quindi meritano.
Vi lasciamo con il video ―Aides Graffiti‖ di Yoann Lemoine (come Crazy Team ci siamo chiesti se il video non fosse
troppo ―forte‖. Speriamo di non offendere la sensibilità di nessuno per averlo inserito: abbiamo però concluso che il
messaggio che trasmette è sicuramente utile. ―La bellezza è negli occhi di chi guarda‖ per cui il video, se guardato con
gli occhi giusti non apparirà sicuramente volgare), con il brano "Careful" (ovvero ―attento‖ come
l‘attenzione sui virus) del gruppo Paramore e infine con ―Teenage Dream‖ di Katy Perry. Perché
nei sogni e nel cuore dei ragazzi ci sia sempre il posto per fare qualcosa per gi altri donando
sangue.
«Il vero viaggio della scoperta non consiste nel cercare nuovi paesaggi, ma nell'avere occhi nuovi». Marcel
Proust
L‘avis Villa d‘Ogna è ―on air‖. «Va beh, sai che novità» direte, «quelli del
Crazy Team sono sempre ―in aria‖ (on air appunto)». Vero. Ma questa volta
siamo letteralmente ―On Air‖: è nata Avistv, la web tv Avis. L‘unica Web Tv
Red Passion, in cui la passione per la donazione cambia il mondo. Sì un
po‘ come nel brano ―Change the world‖ – Cambia il mondo - di Eric
Clatpon. Dal vecchio pc al più nuovo avanzato touchscreen; dal Macbook
all‘iMac, dallo smartphone, dal netbook all‘iPhone per arrivare all‘iPad;
AvisTv, la televisione del donatore di sangue, la Red Passion Tv, vi seguirà sempre. Nel 1959 ―Pensa piccolo‖ fece
conoscere al mondo il Maggiolino Volksgagen. Correva l‘anno 1997 quando il ―Pensa differente‖ (Think Different)
fece conoscere a tutto il mondo la Apple Computer. ―Penso positivo‖ consigliava nel 1993 Jovanotti. E proprio
pensando positivo si è potuto pensare ad AvisTv red passion.
Come Crazy Team conoscete il nostro perenne spirito goliardico. “Meglio dire una cosa seria sorridendo che una
stupidata seriamente”: questo è da sempre il nostro motto. Perché si può parlare della donazione di sangue con un
sorriso sulle labbra, parlando in modo semplice alla gente e capire che i giovani hanno un grande cuore. Volevamo nel
nostro piccolo informare i giovani su come un semplice gesto salva una vita. Abbiamo voluto dirlo in vari modi: per
strada, al pub, al centro durante le collettive di sangue ma anche attraverso le televisioni locali e le radio, il nostro sito
internet e il canale youtube. La web tv nasce proprio da questa voglia di comunicare con tutti e grazie alle televisioni
locali (che con buon cuore da sempre ci sostengono) abbiamo potuto raccogliere vari video che parlano proprio della
donazione di sangue. Ma non solo: grazie alla web tv, abbiamo potuto inserire degli spot internazionali sulla donazione
di sangue. E poco importa se noi la chiamiamo donazione di sangue e all‘estero blood donation: quello che conta è il
cuore comune. Inviateci materiale video: vi basta avere una webcam collegata ad un pc – quelli distribuiti da Avis
Provinciale vanno benissimo - (o naturalmente ad un Mac) o avere un pc portatile (già fornito con webcam integrata) o
meglio ancora avere una video camera e registrare le iniziative avis. E chi volesse può anche mandare in onda in
diretta le varie iniziative (vi basta contattarci). Uno strumento che tutte le Avis (ma anche le altre associazioni di
donazione di sangue) possono utilizzare.
Come nasce la web tv? Nasce da una grandiosa idea di Niki del Crazy Team, il resto
sarebbe troppo lungo da spiegare. Dovremmo parlarvi di come a volte le idee nascono
davanti all‘immancabile caffè al bar, o mentre si discute in Skype. Dovremmo parlarvi
delle idee che nascono per migliorare il sito, alcune buone altre meno, il tutto nel tempo
libero che solitamente, per farlo coincidere con tutto il Crazy Team, si concretizza nelle
tarde serate che sconfinano nelle mattinate. Dovremmo parlarvi di come ci si trova a
―piombare‖ in casa di Niki ad orari impossibili per parlare di Avis, cercare di far
funzionare tutto, magari chiamarci ad orari che moti riterrebbero un po‘ crazy… Dietro ci
sono un‘infinità di cose. Un po‘ come la vita di ognuno di noi è una storia unica che
andrebbe raccontata così come la storia di ogni singolo donatore che decide di fare
qualcosa per gli altri. Dovremmo parlavi di come donare sangue è «passione, dedizione, qualcosa senza cui non vivi»
(Parafrasando una frase dal film "Vi presento Joe Black"). Di come un semplice gesto salva una vita e per questo vale
sempre la pena di farlo. Dovremmo dirvi ―un amore, un sangue una vita… devi fare ciò che riesci (One – U2)‖. Oppure
dirvi che ―ho troppo sangue che sta scorrendo nelle vene perché possa andare sprecato (Feel – Robbie Williams). Ma
finiremmo per bombardarvi «con tutte quelle inutili parole e guardavi mentre la vostra testa esplode. Pezzi di cervello sul
frigorifero, sul tavolo. E anche un braccio sul divano, una gamba sulla libreria. Una scena davvero pulp. Veramente
splatter. E dovremmo prendere lo straccio e pulire il pavimento. Troppo rischioso. E poi a noi, anche se donatori, il
sangue impressiona. Fortunatamente questi concetti ce li teniamo per noi. Abbiamo imparato. Abbiamo evitato di
essere pesanti come un brasato con peperonata alle nove della mattina e abbiamo fatto un lavoro certosino di taglia,
cuci, gira, togli, impasta, frulla, sminuzza, affetta. Alla fine possiamo dire: ―Avis Red Passion . Punto‖. Sì, in sintesi
vogliamo dire quella cosa lì. Donare sangue salva una vita. La vita ci aspettava. Abbiamo mollato le cime e la nave è
salpata. Senza dover pulire il pavimento». (Libera interpretazione di ―E’ una vita che ti aspetto‖ di Fabio Volo capitolo
17).
Se la web tv vi appare un‘idea pazza, vi chiediamo scusa: siamo proprio il Crazy Team. Un idea talmente pazza a cui
Giampaolo Colletti (cofondatore dell‘Osservatorio dell‘Università Bocconi sull‘Enterprise Generated Content e
collaboratore con Italia Oggi, Wired e Il Sole 24 Ore per gli inserti Job24 e Nòva24) ha dedicato un libro: ―TV fai-da-
WEB‖. Una pazza idea come cantava Patty Bravo? Può essere. Ma «[…] Se oggi credo in questi progetti di web tv è
perché lo scenario mediatico sta cambiando. Ad una comunicazione di massa, si va sempre più affinando una
comunicazione diretta, personale, che si esprime attraverso il computer e il cellulare. Gli attuali strumenti di
comunicazione permettono una documentazione a basso costo. Il mito della comunicazione dal basso diventa
realizzabile. E‘ la rivoluzione che ha fatto crescere la controinformazione sul web. […] Il capitale culturale ha bisogno di
spazi comuni in cui esprimersi. Se la televisione generalista è stata l‘agorà della maggioranza, la matrice del populismo
mediatico, la web tv si candida a diventare lo spazio del pensiero critico» Carlo Freccero (Premessa del libro ―TV fai-
da-WEB‖ di Giampaolo Colletti Ed. Il sole 24 ore). «Pensa da uomo saggio, ma comunica nel linguaggio del popolo»
sosteneva William Butlers Yeats, riferimento della storia e della drammaturgia irlandese che fu insignito nel 1923 del
Premio Nobel.
«Ecco i pazzi – del Crazy Team aggiungiamo noi -. Quelli che vedono le
cose diversamente. Perché le persone che sono abbastanza pazze da
pensare di poter cambiare il mondo, sono quelle che lo fanno» (Here‘s
to the crazy ones. The ones who see things differently. Because the people
who are crazy enough to think they can change the world, are the ones who
do) Dallo slogan Think Different (di Apple Computer dall'agenzia
pubblicitaria TBWA-Chiat-Day di Los Angeles).
Oltre all‘AvisTv (la trovate anche nel menù a sinistra), vi lasciamo con tre
brani: ma sì, vista l‘occasione abbiamo deciso di esagerare. Il primo è il
bellissimo ―Change The World‖ (Cambia il mondo) di Eric Clapton, un brano dolce e bellissimo. Il secondo, visto che
abbiamo parlato di cose un po‘m pazze, ―Crazy Little Thing Called Love‖ (la ―pazza piccola cosa chiamata amore‖ che
permette ai donatori di salvare vite) dei Queen: un brano da antologia, semplicemente unico. Come terzo brano
abbiamo scelto una bellissima ballata da leggenda in 6/8: ―Crazy” degli Aerosmith.
«Dovremmo fare il meglio che possiamo per il mondo. E se non è così buono come noi ci auguriamo, dopo
tutto sarà ancora meglio di quello che altri hanno fatto di esso in tutti questi secoli. Un buon mondo ha bisogno
di conoscenza, gentilezza e coraggio: non ha bisogno di una brama di rimpianto dopo il passato, o dei limiti
alla libera intelligenza con le parole pronunciate tempo fa da uomini ignoranti. Ha bisogno di una prospettiva
senza paura e un'intelligenza libera. Ha bisogno di speranza per il futuro, non guardare indietro per tutto il
tempo verso un passato che è morto, che noi speriamo sarà di gran lunga superato dal futuro che la nostra
intelligenza può creare» - Bertrand Russell
A noi del Crazy Team è capitato di meravigliarci guardando un video. MadV, un utente di YouTube, chiese una volta, a
chi voleva, di mandare un video che mostrava se stessi con un messaggio importante per l'umanità scritto sulla
mano.Alla fine MadV raccolse tutti i video e li montò realizzando un video. ―The Message‖ è quello che MadV (con il
contributo degli utenti che hanno mandato i video) ha realizzato:
MadV su youtube è stato ―nominato come video con più creatività‖ e come canale ―con più risposte video di tutti i
tempi―.
Ecco cosa hanno "detto" i giovani nel video: «Rispetto, compassione, onore, tolleranza, altruismo, unione, parità,
accettare, perdonare, cura, quota, mossa, ridere, ascoltare, pensare, immaginare, mente aperta, lasciar andare, carpe
diem, apri gli occhi, essere sveglio, essere liberi, pazientare, essere gentile, essere vero, essere te, da vedere, stare in
piedi, parlare, non chiudere, non rinunciare, fare amici e non nemici, tu sei bella, tu non sei solo, io credo in te, la vita è
breve, cara vita, godetevi la vita, amare la tua vita, amare te stesso, ti amo, si amano, amore tutte le persone, l'amore è
straniero, sogni possono avverarsi, nessun odio, nessun dolore, nessuna forma di razzismo più, nessuna guerra, fine
bigottismo, fine fame nel mondo, lotta contro l'AIDS, donare in beneficenza, unire le mani, tenermi, siamo tutti collegati,
venire insieme, insieme come uno, uniti come uno, stiamo tutti insieme, uno collettivo, una vita, una mossa, una pace,
un pianeta, un mondo».
Ma la notizia che come Crazy Team ci rallegra è che ad BergamoScienza 2010 Avis c’è! Infatti Avis Nazionale,
Avis Lombardia e Avis Bergamo (Avis che ha realizzato e ideato l'incontro) saranno presenti alla conferenza “Il
Sangue: risorsa inesauribile?”, che si svolgerà il 15 ottobre 2010 alle 21,00 presso il Teatro Filodrammatici - in
Piazza Santuario, 3 - a Treviglio (si veda il programma a pag. 52 del file). La serata sarà l‘occasione per fare il punto
della situazione sul sistema trasfusionale italiano. Si discuterà inoltre di vari temi quali l'autosufficienza di sangue, si
parlerà del ruolo del volontariato e si analizzeranno lo stato d‘avanzamento degli studi sul sangue artificiale. Relatori
saranno Giuseppe Aprili, Presidente Società Italiana Medici Trasfusionisti, Giuliano Grazzini, Direttore Centro
Nazionale Sangue, Andrea Mozzarelli del Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare dell'Università degli
Studi di Parma e Vincenzo Saturni, Presidente AVIS Nazionale. Introduce Domenico Giupponi, Presidente AVIS
Lombardia.
Avis a BergamoScienza… musica per le nostre orecchie. Ragione e sentimento, sì un po‘ come il libro di Jane
Austin: ci piace citare una donna in quanto nel week-end di apertura la Terza Notte della Scienza si veste di rosa
proponendo una riflessione tutta al femminile sul mondo scientifico.
Incudine che divenne uno strumento ne “Il coro dei gitani” atto II dell’opera "Il Trovatore" di Giuseppe Verdi
dove si canta goliardicamente “Chi del gitano i giorni abbella? La
zingarella!”. Si torna sempre lì...
Visione Pitagorica oggi tornata più che mai in auge – come spiega ancora
Odifreddi nel suo libro - con la teoria delle stringe (inteso come Strings,
sarebbe più appropriato Teoria delle Corde) «che è un tentativo di unificare le
due grandi teorie della fisica contemporanea: la relatività generale (che
funziona benissimo per l‘infinitamente grande) e la teoria quantistica (che
funziona benissimo per l‘infinitamente piccolo). Due teorie che funzionano
benissimo nei rispettivi ambiti – l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo - ma che è difficile mettere
insieme. In poche parole, negli atomi ci sono gli elettroni che vanno a spasso tutto il giorno (beati loro ) e c‘è un
nucleo che è composto da neutroni e protoni. Questi sono costituiti da quark (sì quelli che danno il nome alla
trasmissione di Piero Angela). Di quark se ne sono trovati un po‘ troppi tipi e si è capito che nemmeno loro possono
essere la parte essenziale: si pensa che ci sia qualcosa di più fondamentale e le stringhe sembrano essere il
costituente fondamentale della materia». Abbiamo semplificato tutto, ma queste stringhe farebbero esattamente quello
che fanno le corde degli strumenti musicali, come il violino o la chitarra o anche il pianoforte: «vibrare e produrre suoni.
Le corde degli strumenti vibrano nel nostro spazio quadrimensionale – ovvero lo spazio tridimensionale e il tempo –
perché muovono l‘aria. Le stringhe vibrano in spazi più complicati a molte dimensioni. E qui viene il bello, perché questi
suoni corrispondono e sono le particelle: elettroni, protoni, neutroni sono tutti modi di vibrazioni delle stringhe» Eccoci
ritornati alla visione pitagorica dell‘armonia del mondo e della musica delle sfere, perché l‘universo si riduce ai suoni
prodotti da un‘enorme orchestra di archi.
Poco importa quale musica… Può essere la «musica ribelle, che ti vibra nelle ossa, che ti entra nella pelle. Che ti dice
di uscire, che ti urla di cambiare di mollare le menate e di mettersi a lottare» (Musica Ribelle – Eugenio Finardi) o la
musica del brano ―Con-Science‖ dei Muse, o la ―Science of Fear‖ dei The Temper Trap o altro. Semplicemente
Music (musica) come il brano di Madonna. Scienza ed arte che si esprime anche attraverso la musica: «Chi del gitano i
giorni abbella? La zingarella!». Ragione e sentimento.
Donne molestate sul lavoro: sono un milione e 224 mila e l‘80% non denuncia
la violenza subita
Come abbiamo già avuto modo di dire sul nostro sito delle donne non ci dimentichiamo mai «e anche se non è l’8
marzo o il 25 novembre (Giornata internazionale per eliminare la violenza contro le donne) poco importa in
quanto le donne sono donne tutto l’anno. E vanno rispettate sempre e ovunque». Leggendo i dati diffusi da una
ricerca Istat riferita agli anni 2008-2009 questo non avviene. E purtroppo si parla ancora di molestie che avvengono, al
contrario di quanto si possa pensare, proprio vicino a noi. Inutile nasconderci dietro ad un dito: come Crazy Team siamo
solitamente goliardici, cerchiamo di dire cose serie con un sorriso sulle labbra, ma oggi non ci riesce. Perché una
donna che ha subito violenza «può scappare dell’inferno, ma non dagli effetti che l’inferno ha su di lei» (libera
interpretazione tratta da The Bourne Deception – Il rischio di Bourne – di Robert Ludlum e Eric Van Lustbader). Dati non
confortanti, come ripreso anche in un articolo del Corriere della Sera.
La paura delle donne che subiscono violenze è alta: «Quando una donna subisce un ricatto sessuale, nell’81,7 per
cento dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro (80,2 per cento negli ultimi tre anni). Solo il 18,3 per
cento di coloro che hanno subito ricatti nel corso della vita ha raccontato la sua esperienza, soprattutto ai colleghi (10,6
per cento). Quasi nessuna delle vittime ha denunciato l‘episodio alle forze dell‘ordine. La motivazione più frequente per
non denunciare il ricatto subito nel corso della vita è la scarsa gravità dell‘episodio (28,4 per cento), seguita
dall‘essersela cavata da sole o con l‘aiuto dei familiari (23,9 per cento), dalla mancanza di fiducia nelle forze dell‘ordine
o dalla loro impossibilità di agire (20,4 per cento) e dalla paura di essere giudicate e trattate male al momento della
denuncia (15,1 per cento). Negli ultimi tre anni, la scarsa gravità dell‘episodio (31,4 per cento) e l‘essersela cavata da
sole o con l‘aiuto dei familiari (28,4 per cento) sono in aumento tra le motivazioni della mancata denuncia, così come la
paura delle conseguenze per la propria famiglia».
Abbiamo riportato i testi (di una parte della relazione) senza modificare nulla:
sono numeri troppo tristi che parlano di violenza e non volevamo commettere
errori. Numeri che ci fanno sentire piccoli, che ci lacerano. Numeri che ci
fanno quasi sentire impotenti. Ma è importante parlare di violenza in quanto
«Un punto di passaggio fondamentale è rappresentato dalla legge sulla
violenza sessuale del 1996 (Legge del 15 febbraio 1996, n. 66. Norme
contro la violenza sessuale. - G.U. Serie Generale n. 42 del 20 febbraio
1996) che riconosce il reato di violenza sessuale come reato contro la
persona e non più contro la morale pubblica. Negli anni tanti casi della giurisprudenza hanno fatto discutere sul
concetto di violenza e sugli esiti processuali, positivi o negativi, hanno a lungo parlato i media, rompendo così il
silenzio che aveva caratterizzato gli anni precedenti». Parlare di violenza in quanto aiuta le donne: «Accanto ai
cambiamenti nella cultura giuridica, va segnalato che si parla di più di violenza sessuale attraverso i media.
L’attenzione legislativa e dei media ha fatto sì che crescesse la legittimazione dell’esistenza del fenomeno, che
fosse possibile parlarne e, di conseguenza, anche essere vittime senza sentirsi colpevolizzate». Uniti si può
veramente far tanto per cambiare quello che non va…
Basta violenza sulle donne: non voltiamo la faccia dall‘altra parte, se si vuole insieme si può fare molto. Basta contattare
l‘Associazione Aiuto Donna (abbiamo linkato il centro di Bergamo), o telefonare al numero 1522 (o contattare il sito
www.antiviolenzadonna.it). Come Crazy Team ―Il mio nome è mai più‖ violenza in generale e soprattutto mai più
violenzasulle donne.
Spazio quindi al brano ―A Little Over Zero‖ (Un poco più di zero) di Elisa: la voce celestiale di una donna che,
nonostante i numeri della ricerca Istat, ci indica di continuare a camminare e di non perdere la speranza. «Cosa farò
solo per sentirmi un po' più di zero? E poco più? Se sarò la mia tristezza la mia vita mi crollerà in testa. Camminerò
come fosse per sempre. Camminerò proprio perché questo potrebbe salvarmi» (What shall I do - just to feel - A
little over zero, - a little over If I am my sadness - My life will fall on my head - Gonna walk like it's for ever - Gonna walk
just 'cause this could save me). Camminare incontro a quella donna (che spesso viene) lasciata sola - A Woman Left
Lonely - Janis Joplin
L’appello dei donatori: «Non soffri e non rischi, salva la vita a tua sorella»
Ma una voce la difende: «Violenza insopportabile»
La storia
Il caso a Padova
Un nastro rosa per la lotta al tumore al seno (a pink ribbon to fight breast
cancer)
Un nastro rosa simbolo della campagna nazionale per la prevenzione del tumore al seno.
Un nastro rosa per dire alle donne di dedicarsi cinque minuti e di prendersi un attimo di
tempo, per pensare a se stesse e alla propria salute. Come Crazy Team e come Avis Villa
d‘Ogna, siamo ben lieti e felici di dare spazio a notizie che riguardano la salute delle donne e
che possono in concreto contribuire a migliorare la loro condizione. A livello locale, per
quanto concerne Bergamo e provincia, si può prenotare una visita specialistica gratuita per
tutto il mese di ottobre 2010, chiamando il numero 035/342117 035/342117 e
prendere informazioni tramite la LILT – Lega Italiana Lotta ai Tumori – di Bergamo. La Campagna Nastro Rosa, a
livello nazionale, nasce con l’obiettivo di ampliare la cultura della prevenzione nel campo della salute, in
particolare si propone di sensibilizzare le donne sulla necessità di sottoporsi ad opportuni esami per prevenire
il tumore del seno. Giunta alla XVII edizione, l‘iniziativa è il frutto di un‘importante collaborazione tra Estée Lauder
Companies e la Lilt - Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori -, da quasi 90 anni impegnata nella promozione della
salute e nella diffusione di una corretta cultura della prevenzione oncologica. Come riporta il sito www.nastrorosa.it,
attivo proprio dal 25 settembre 2010, i numeri sono chiari: «Il tumore al seno è anche nel nostro Paese il più frequente
della popolazione femminile, rappresentando circa un terzo di tutte le neoplasie diagnosticate. I dati indicano oltre
40.000 nuovi casi ogni anno: 1 donna su 8 quindi riceve una diagnosi di
tumore al seno. A quest‘ultimo inoltre spetta ancora il primato per il maggior
numero di vittime: 1 donna su 33 infatti, muore a causa di un carcinoma
mammario. Dai dati raccolti dai Registri Tumori presenti sul nostro territorio,
sebbene negli anni si sia registrata una riduzione della mortalità, l‘incidenza
del tumore al seno è in aumento, anche per effetto del crescente
invecchiamento della popolazione femminile italiana. A tanto si aggiungono
le oltre 400.000 donne in Italia, che hanno avuto in passato una diagnosi di
tumore al seno». La prevenzione risulta quindi indispensabile per poter
sconfiggere la malattia e portare alla guarigione: «La costante conoscenza
della problematica – che deve coinvolgere medici di famiglia, ricercatori,
medici specialisti e le stesse donne – ha reso questa malattia sempre più curabile e, quindi, guaribile. Questa situazione
potrà ancora migliorare, con ulteriore incremento della sopravvivenza, se sarà facilitato l‘accesso a centri di diagnosi e
cura specializzati, omogeneamente distribuiti su tutto il territorio nazionale».A livello nazionale per tutto il mese di
ottobre 2010, i circa 390 ambulatori LILT – la maggior parte dei quali all‘interno delle 105 Sezioni provinciali della Lega
Italiana per la Lotta contro i Tumori – sono a disposizione per visite senologiche, fondamentali per la prevenzione della
patologia. Testimonial italiana per l‘edizione 2010 è la giornalista e conduttrice tv Francesca Senette. Per l‘occasione
l‘Italia intera si tinge di rosa, colore come detto simbolo dell‘iniziativa. La luce rosa unirà tutta l‘Italia: monumenti, edifici
e statue sono illuminati per una o più notti onde testimoniare che il tumore al seno, si può (e si deve) sconfiggere). E
come in Italia, anche in tutto il resto del mondo si accenderanno di luce
rosa location famosissime e prestigiose, quali l‘Empire State Building (New
York, USA), le Cascate del Niagara (Ontario, Canada), Opera House
(Sidney, Australia), la Torre 101 (Taipei, Taiwan), il Ponte di Nan Pu
(Shangai, Cina), la Torre di Tokyo (Tokyo, Giappone), l‘Arena di
Amsterdam (Amsterdam, Olanda).
Ideata nel 1989 negli Stati Uniti da Evelyn Lauder, Presidente di Estée
Lauder Companies, in accordo con la Susan G. Komen Foundation
(un‘organizzazione per la ricerca sul tumore al seno), la Campagna Pink
Ribbon (nastro rosa) venne ―esportata‖ in tutto il mondo: in ben 90 Paesi.
Dal 1991 il pink ribbon (vi consigliamo di visitare il bellissimo sito www.pinkribbon.org) - il nastro rosa – è diventato il
simbolo della lotta al cancro al seno e quindi della prevenzione al cancro al tumore al seno. Tra gli slogan pink ribbon,
“la migliore protezione è la diagnosi precoce” (The best protection is early detection) e “Mammografia… qualche
minuto per un tempo di vita” (Mammograms… a few minutes for a life time). Tra le varie ambasciatrici per la
campagna negli anni: Amanda Witteman (modella e volto internazionale di Pink Ribbon), René Syler (anchorwoman,
iscritta al Susan G. Komen Foundation come ambasciatrice nel gennaio del 2007), Cynthia Nixon (attrice, meglio
conosciuta per il suo ruolo di Miranda, nel popolare show televisivo di Sex and the City. Ambasciatore per la Susan G.
Komen Foundation dal mese di aprile 2008), Reese Witherspoon (attrice, ambasciatore Avon Foundation) e Elizabeth
Jane Hurley (modella inglese ed ex attrice che divenne noto come fidanzata di Hugh Grant negli anni '90).
E come ben dice il sito pink ribbon, insieme possiamo camminare, vivere, sentire, lottare, prevenire (let‘s live – feel –
fight – join – prevent – walk – stand – togheter). Pink ribbon, che ci richiama (nel titolo) il brano di Lucio Battisti ―Con il
nastro rosa‖, E grazie a queste iniziative, insieme come nel brano ―Togheter‖ di Elisa, tanto possiamo fare tutti
insieme per le donne. I ―Pretty Pink Ribbon‖ (brano dai Cake) che ci fanno pensare alla meraviglia delle donne.
Dicono di noi: l‘AvisTv su Sos Avis (il giornale di informazione Avis Nazionale)
«Dal momento che a chiunque è concesso di prendersi degli svaghi, non vedo perché non
debba farlo chi solitamente ha la testa china sui libri. Specie se usa l’ironia per trattare
temi seri e dipana il suo scherzo in modo che il lettore, a meno che non sia un perfetto
babbeo, riesca a trarne più giovamento che dalle cupe riflessioni di certi illustri pensatori.
[…] Altri poi si dedicano a predire il futuro o si soffermano su questioni banali, facendo
tanto fumo e poco arrosto. […] Certo, non c’è niente di più sciocco che trattare con
leggerezza questioni serie. Ma è altrettanto vero che è assai piacevole scherzare, dando intanto a intendere
verità tutt’latro che sciocche» (Da ―All‘amico Tommaso Moro‖ tratto da ―Elogio della follia‖ di Erasmo da
Rotterdam)
Questa è la storia, questa è la strada che i grandi pionieri chi hanno tracciato per
indicarci il futuro. Perché «la storia serve per chi c‘era per ricordare, per chi non
c‘era per sapere». Quella storia che abbiamo potuto conoscere grazie all‘Avis web
tv: questo era nelle speranze del Crazy Team, in quei bei sogni che sembrano
troppo veri per potersi realizzarsi. Ma, come il gesto di donare, ci sono cose che
sfuggono alla razionalità e seguendo i percorsi del cuore navigano in questo
meraviglioso mare che è la vita. Siamo partiti da Villa d‘Ogna , siamo andati all‘Avis Nazionale, passando per Avis
Svizzera, siamo ritornati a Bergamo: ―The Circle Of Life‖ (riportiamo il bellissimo video del brano di Elton John
utilizzato nel cartoon della Disney ―The Lion King‖ – Il re leone). Il cerchio della vita (riportiamo anche la versione la
versione italiana – non meno bella di quella inglese nel cartoon – che fu interpretata da Ivana Spagna) che attraverso la
donazione di sangue, rinnova io ciclo della vita. Un augurio: il brano sia di buon auspicio per la nascita dell‘AvisTv e per
tutte le idee future, frutto del buon cuore, dell‘Avis
Sì parliamo di morte, non per macabro gusto, né solamente come spesso accade nel periodo di novembre, ma per dire
che la morte può generare vita. Donare organi permette proprio di salvare una persona che ha bisogno di questo gesto
estremo di solidarietà. Nella prima metà del mese ottobre 2010, è stata diffusa la notizia del calo di donazioni di organi
in bergamasca, da cui nasce la campagna di informazione ―Scegli oggi‖ ideata da Aido e dagli Ospedali Riuniti di
Bergamo per sensibilizzare alla donazione. Questi gli articoli riportati da L’eco di Bergamo e da Bergamonews.
Come Crazy Team ci conoscete. Nel maggio 2010 abbiamo coinvolto nella nostra folle idea
(come il brano di Patty Pravo) due giornalisti: Nicola Andreoletti e Andrea Filisetti.
Davanti ad un caffè preso con Nicola, abbiamo lanciato ad Andrea – che stava anche esso
bevendo caffè - la ―Crazy Idea‖: ―Perché non fai un Decoder - una trasmissione di Antenna2
Tv - su Avis, Admo e Aido? Sì una trasmissione sulla donazione o meglio sulle donazioni…
Donare non solo quando c‘è emergenza, ma spiegare che bisogna donare sangue sempre,
donare midollo per salvare una vita e iscriversi ad Admo in quanto , la morte, pur tragica che
sia, può regalare una vita‖. Non nascondiamo che aver coinvolto due amici in questa crazy
idea, esporli magari a critiche (immotivate) e a parlare in tv di argomenti non comuni, ci ha
all‘inizio fatto sentire un grosso senso di colpa. Andare controcorrente , utilizzare la televisione per informare In un
epoca di ―Grandi Fratelli‖ (come dice Dario Fo) e di ―Isole dei Famosi‖ (citando Mauro Corona), da qualsiasi punto di
vista si guardi la cosa, denota coraggio da parte di Andrea e di Nicola. Sì quando pensiamo al coraggio pensiamo a chi
ha accettato a maggio 2010 la proposta di parlare in televisione di un tema sociale e in particolare di donazione, alla
faccia del ―plastico‖ presente in alcune grandi trasmissioni nazionali. A distanza di tempo siamo contenti (e ringraziamo
di cuore Andrea e Nicola) per ―Avis: tutto sulla donazione‖ e ―Admo, Aido: il senso del donare‖, le due trasmissioni che
sono nate dalla nostra proposta. E li ringraziamo anche per averci concesso di caricare le due trasmissioni sul canale
Youtube (vi invitiamo a visitare il canale e a vedere come inscriversi ad Avis, Admo e Aido). E, come dice Carmen
Pugliese – referente Admo Val Seriana e Valle di Scalve, realizzare il sogno delle ―3A‖ - ovvero Angelina Jolie, Aida
Yespica e Alena Seredova… pardon questo è un lapsus molto freudiano. Naturalmente stiamo scherzando -: Avis-
Admo-Aido. Volevamo scrivere tutto questo ad Andrea e Nicola, ma saremmo stati pesanti come ―la peperonata alle
nove del mattino‖ (Fabio Volo – E‘ una vita che ti aspetto) . Ci siamo limitati a mandare loro un email a metà ottobre
2010 ―Voi avevate invitato a donare già a maggio 2010‖. Lo abbiamo fatto il 9 ottobre 2010, in occasione della
―Giornata nazionale dell’Aido‖ e dopo aver avuto la fortuna di vedere a ―Le invasioni Barbariche‖ condotto da Daria
Bignardi su La7 (puntata dell‘8 ottobre 2010), l‘intervista a Francesco Abate sul libro ―Chiedo scusa‖ in cui lo
scrittore descrive la propria esperienza di trapiantato (un libro che vi consigliamo in quanto bellissimo).
Come dice Norina ―La moral di tutto questo è assai facil trovar‖ (―Don Pasquale‖ - Atto 3; Scena 8 – Gaetano Donizetti):
se potete donate. ―La morale è molto bella, Don Pasqual l'applicherà. Quella cara bricconcella lunga più di noi la sa―.
(Malatesta ed Ernesto ne ―Don Pasquale - Atto 3; Scena 8 – Gaetano Donizetti). Per questo come nel brano di Elisa
―The Big Dipper‖, don‘t say no (non dire no).
A chi però riferisce senza dirlo direttamente potremmo dire moltissime cose. Magari davanti un caffè, per spiegargli
come funziona l‘Avis Web Tv, il canale di youtube, come si inserisce un video, come Niki monta il sabato notte e la
domenica mattina (dalle 24,00 alle 3,00) i video che inserisce su Youtube, come il Crazy Team si incontra su Skipe a
qualsiasi ora parlando e ridendo mentre si inseriscono magari i video o mentre si cercano idee bizzarre e goliardiche
per parlare di donazione e molto altro.
Ma non abbiamo voglia di perdere tempo. Anche perché, vista la sensibilità mostrata (e il ―cuor di leone‖ pari a
zero come mostrato nel non dire direttamente le cose ma cercando di passare per vie traverse), dubitiamo fortemente
che capirebbe. Lasciamo ―parlare‖ il libro autobiografico ―Chiedo scusa‖di Francesco Abate. Uno scrittore, ma
soprattutto un trapiantato di fegato. Nella speranza che chi riferisce possa “dire una cosa seria sorridendo, invece
che una cavolata seriamente”. Vi lasciamo quindi alle parole di Francesco Abate a cui seguiranno i video di Vanessa
Paradis (nello spot Chanel e nel brano ―Joe le taxi‖ e il brano ―Chiedimi scusa‖ – una perfetta liaison con ―Chiedo
Scusa‖ - di Biagio Antonacci. «Perché prima o poi qualcuno doveva iniziare a chiederti scusa. Perché la natura è
crudele, perché si accanisce sempre con gli stessi e prima che le sue scuse ti arrivino dal Cielo bisogna cha almeno in
terra qualcuno inizi a chiederti perdono». Perché «Alla fine l’unica cosa che conta è l’amore che hai dato e quello
che hai ricevuto»
Capitolo diciotto
«La vita, la mia vita non sarebbe più andata aventi per merito di una miracolosa cura
medica, ma solo grazie ad un sacrificio. Umano. E‘ stata la paura a farmi pian piano
smettere di leggere il giornale. L‘imbarazzo di veder spuntare il volto di chi si sarebbe
immolato per ridarmi un‘opportunità. Al mio donatore ci ho pensato ogni mattina prima
di aprire gli occhi, ogni notte prima di chiuderli».
Capitolo ventisette
«Lei come ogni mattina si è alzata presto. Ha baciato il marito. Lui le ha farfugliato ciao
amore. Si è rigirato nel letto e si è tirato sulla testa le coperte. Faceva freddo. Solo
quando ha sentito l‘odore del caffè spandersi per l‘appartamento ha deciso di raggiungerla in cucina. Come ogni
mattina.
Fuori era buio. I vetri della finestra, ricoperti da una patina di condensa, facevano riemergere i disegni della sera prima.
Un cavallino, un cane e uno scarabocchio che nelle intenzioni della figlia più piccola dovevano essere un coniglio. Uno
di quelli che il nonno la domenica precedente aveva mostrato, acciuffandolo per le orecchie, a lei e alla sorellina.
L‘avevano accarezzato e si erano accorte che aveva un pelo morbidissimo. Poi sulla strada di ritorno si erano lagnate
tutto il tempo, pigolavano che a San Sperate (Comune della Provincia di Cagliari), a casa dei nonni ci sarebbero volute
rimanere per sempre, a dare la lattuga ai conigli e pane secco e grano alle galline.
La cucina era calda. Come ogni mattina. Lui l‘ha guardata e si è sentito invaso da un buon sentimento. Lei era bella, ma
soprattutto speciale. Questo ha pensato lasciando che la mano facesse girare ancora una volta il cucchiaino sul fondo
della tazzina. E lui era stato fortunato. Ha pensato questo, si è ricordato di certi altri per cui il risveglio non era dolce
come lui, solo incrociare lo sguardo della persona con cui avevano scelto di condividere il letto rovinava la giornata.
Lei lo ha sbirciato, di sottecchi. Era bello, ma soprattutto speciale. Lo vedeva così anche se magari qualcun altro
avrebbe potuto definirlo diversamente. Era stata fortunata. E si è sentita colma, soddisfatta e realizzata.
Si sono baciati. Allungando il collo e scambiandosi l‘alito dolce e pastoso del primo mattino dopo il caffè.
Lui ha preparato la colazione per le bambine. Lei è corsa in bagno. E mentre l‘acqua della doccia le scorreva sulla pelle,
lui l‘ha raggiunta, si è lavato i denti e insieme si sono divisi i doveri della giornata. Lei l‘ha anche preso in giro perché
con tutto il dentifricio che aveva in bocca le sue parole sembravano grugniti.
Quando lui è andato a svegliare le figlie, lei era giù sulla strada, in perfetto orario per andare ad allargare le braccia ai
figli degli altri, nella scuola materna per disabili dove tutti la chiamavano maestra. Una ventina di chilometri da paese a
paese. Residenza da una parte, cattedra dall‘altra, come accade alla maggioranza degli insegnanti. Strada dritta ma
stretta fra i poderi del Campidano. Ancora deserto a quell‘ora. Il buio si stava indebolendo ma la strada era nera e il
cielo ancora di piombo. Ha acceso la radio per farsi compagnia. E‘ stato a quel punto che il camioncino che le veniva
incontro non ha abbassato gli abbaglianti e l‘ha accecata. Una raffica di luce l‘ha ferita e le ha fatto perdere la rotta. La
sua macchina ha sbandato, è scivolata via dall‘asfalto umido e un po‘ gelato, è scesa per la lunga cunetta, ha incontrato
un masso, si è ribaltata una, due volte. Poi si è fermata. Il tetto sul terreno. Lei a testa in giù, lorda di sangue e
ansimante. Il suo respiro si è fatto di ghiaccio. Quando l‘ambulanza l‘ha caricata lei aveva ancora un briciolo di
coscienza. Non più, poche ore dopo, nel reparto di Rianimazione. E‘ stata lì per undici giorni. Isolata dal mondo in una
stanza di vetro dove non giungevano le preghiere di chi stava chiedendo il miracolo e neppure i lamenti di chi già si
aspettava il peggio.
Lui è rimasto sulla panchina fuori dal reparto. Si è alzato solo per avvicinarsi alla macchinetta delle bibite e merendine.
Un sorso di succo e un mordo di Buondì, nulla di più. L‘ha aspettata per dodici giorni, senza cedimento né disperazione.
Ha disposto che i parenti si occupassero delle bambine poi non si è mosso, pregando di poter condividere con lei
un‘altra alba e mille colazioni.
Quando il medico gli si è avvicinato e gli ha bisbigliato all‘orecchio parole terribili, lui si è alzato con calma, ha aperto il
portafoglio e gli ha consegnato un tesserino. Il medico ne aveva visti diversi nella sua carriera. ―Era la sua volontà?‖. Lui
è riuscito a soffiare fuori dalle labbra un ―Sì‖ sofferto e mentre pensava che quella parola, così piccola, così rapida, ha
invece provato uno strano sollievo. Così ha ripetuto: ―Sì, è sempre stato il suo desiderio. Era iscritta all‘Aido da dieci
anni‖. Poi si è riseduto sulla panchina. Senza più pensieri.
E‘ stato a quel punto che il mio nuovo telefono ha squillato, per la prima volta».
Capitolo ventotto
«[…] e una sola hostess, Elisabetta. E‘ stata lei, a cui avevo affidato il nuovo cellulare, a passarmelo trafelata: ―E‘
l‘ospedale‖. Le ho preso con calma il telefono dalla mano, era gelida. Ho appoggiato lo sportellino sull‘orecchio e ho
ascoltato: ―Buona sera. Sono Vincenza, la caposala del Centro trapianti, abbiamo qui un dono per lei. La aspettiamo.
Ho emesso un sì squillante e deciso ma le gambe hanno vacillato. ―Tra quanto può essere qui?‖. ―Quarantacinque
minuti‖.
Non ricordo come mi sono congedato. E neppure il viaggio in macchina. Ricordo l‘infermiere. Con un rasoio, sembrava
una zappa, mi ha completamente depilato. Mi ha steso sul letto. Non so se mi ha infilato subito la flebo sul braccio. Mi
ha fatto ingurgitare alcune pastiglie. Che mi hanno annebbiato ancora di più. Credo, ma non ne sono sicuro, che a un
certo punto sia entrato il primario, mi abbia sorriso e mi abbia detto qualcosa tipo: ―Stia tranquillo Valter, abbiamo per lei
un fegato perfetto di una persona bellissima‖. Ho chiuso gli occhi e li ho riaperti tre giorni dopo».
Capitolo trentotto
«Senti, quelli vanno blaterando che in realtà male male non sei stato e che ti sei preso tutta ‘sta malattia per farti soldi
fuori busta […]»
Capitolo quaranta
« ―Ma Valter‖. ―Via, avete capito! Via! Fuori dai coglioni!‖. L‘intera redazione, già in moderato silenzio, si è ammutolita. Il
capo si è alzato dalla scrivania con una matita in mano re il temperalapis. ―Ma Valter‖. Ho puntato la mia faccia su
quella di Trudu: ―Tu lo sai che da bambino non ho mai saputo cosa fosse la Nutella?‖. Trudu ha guardato Agosti con la
faccia stupida e quasi rideva. La redazione ha mormorato come il mare quando la bonaccia cede il posto al maestrale.
―Non ho mai saputo cos‘è un panino al salame! A volte mia madre mi strofinava sopra una rosetta aperta un po‘ di
mortadella per farmi sentire almeno l‘odore. Tu lo sai questo?‖. Trudu si è girato verso tutta la redazione che si
riversava sui separé in vetro: ―Ma questo è pazzo‖. Ho schiumato di rabbia: ―Non ho mai saputo cosa fosse un uovo
fritto! Perché l‘uovo fritto faceva male al fegato. L‘altro giorno hanno scoperto che fa benissimo! Intanto io per anni l‘ho
mangiato sodo! Non ho mai saputo cosa era una Fiesta, un cavolo di cioccolato! Non ho mai avuto una fidanzata per
più di tre mesi, un amico con cui partire in vacanza perché quando arrivava l‘estate ero sempre malato…‖».
Capitolo quarantatre
«Sono loro che preparano il materiale quando l‘associazione va per le piazze. Un gazebo che sanno montare alla
velocità del fulmine, un tavolino e tutti i dépliant per spiegare il perché e il per come – se morire si deve – è bene donare
i propri organi a chi resta e ne ha bisogno. ―Una cosa buona e giusta me che ancora troppo pochi fanno‖ c‘è scritto.
Ecco perché noi trapiantati ci siamo riuniti in un sodalizio, per dare una mano a chi è ancora in attesa.
«Perché prima o poi qualcuno doveva iniziare a chiederti scusa. Perché la natura è crudele, perché si accanisce
sempre con gli stessi e prima che le sue scuse ti arrivino dal Cielo bisogna cha almeno in terra qualcuno inizi a chiederti
perdono».
«Alla fine l‘unica cosa che conta è l‘amore che hai dato e quello che hai ricevuto»
Avis: la pazza piccola cosa chiamata Amore (Avis: the Crazy Little Thing Called
Love)
I guerrieri della luce non sempre sono sicuri di ciò che stanno facendo. Molte volte
trascorrono la notte in bianco, pensando che la loro vita non ha alcun significato. Per
questo sono guerrieri della luce. Perché sbagliano. Perché si interrogano. Perché cercano
una ragione: e certamente la troveranno.
Ogni guerriero della luce ha imboccato un cammino che non era il suo.
Ogni guerriero della luce ha pensato di non essere guerriero della luce.
Ogni guerriero della luce ha detto ―sì‖ quando avrebbe dovuto dire ―no‖.
Perciò è un guerriero della luce: perché ha passato queste esperienze, e non ha perduto la speranza di essere migliore.
―Crazy Little Thing Called Love‖ – Una pazza piccola cosa chiamata amore:
ecco cos‘è per il Crazy Team, l‘Avis. ―Piccola‖ in senso confidenziale, ma grande
in senso affettivo. La possibilità di salvare con un gesto una vita, ci può solo che
mettere allegria. Un amore a prima vita, un colpo di fulmine, un ―lightning‖, come il
grandissimo e indimenticabile brano di Freddy Mercury e dei suoi Queen, come il
brano il ―Greased Lightning‖ del mitico film Grease e dello scatenato John
Travolta. Ci sono brani irresistibili, brani che quando li senti ti viene voglia di
ballare, non puoi resistere e non puoi stare fermo. Sì, brani che ti fanno sentire come quando fai qualcosa per qualcuno,
in modo disinteressato e senza secondi fini, proprio come quando si dona sangue. Brani e gesti che ti fanno sentire
come John Travolta ne ―La febbre del sabato sera‖ (Saturday Night Fever), o in ―Staying Alive‖ con la memorabile
domanda finale: ―Sai dove vado adesso? Sai dove vado adesso?- Dove? - A farmi il mondo!‖ (Do you know what I want
to do? What? Sturt! – Sai dove vado adesso? Dove? A pavoneggiarmi). Qui, preferiamo per una volta la versione
italiana: lasciamo pavoneggiarsi qualcuno altro (soprattutto quelli che riferiscono…). Noi preferiamo ―farci il mondo‖
perché se si guarda al mondo con occhi diversi, il mondo cambia. Non ci vuole poi molto, basta recarsi al centro di
Piario (sempre che qualcuno non lo voglia spostare senza dire nulla), o per essere più precisi all‘Unità di Raccolta
(attenzione che se non siamo più che precisi ―il Braveheart‖ va a riferire tutto…) e guardare i giovani mentre donano
sangue.
Come Crazy Team, abbiamo la fortuna di ammirare e guardare negli occhi chi dona, una fortuna di cui molti, magari
seduti sulle sedie, sembrano essersi dimenticati. La fortuna di guardare chi fa un gesto di grandissima solidarietà e di
guardarli negli occhi che nient‘altro sono se non lo specchio dell‘anima. Quell‘anima che guarda il mondo e di come il
mondo, se si vuole, può cambiare. Non ci vogliono nemmeno troppe parole, al centro si è tutti amici, basta un sorriso, a
volte semplicemente uno sguardo, forse nemmeno quello, già il fatto di essere lì per donare ha già espresso tutto.
Come Crazy Team, andiamo volentieri al centro per seguire e cercare di rasserenare i donatori. Ci arriviamo magari
ancora un po‘ intontiti dalla ―febbre del sabato sera‖ ma questo non ci impedisce di ammirare chi fa un gesto
indescrivibile. Ci proviamo a descriverlo, nel sito tentiamo di fare questo, ma siamo consapevoli che le parole sono
troppo poche (o meglio ci vuole qualcuno che sia talmente fantastico a descrivere come lo sono i donatori).
Donazione di sangue come musica, siamo partiti da questo. E i donatori come i protagonisti di questa musica. C‘è chi
suona in questa meravigliosa orchestra, chi coordina il tutto, chi canta. Il tutto come una rappresentazione. Musica di
qualsiasi genere, eterogenea, proprio come lo sono i donatori. C‘è la musica classica, le persone che sono state giovani
qualche anno fa e che ancora ricordano di esserlo stati e sono come un ottimo vino d‘annata: invecchiando migliorano.
C‘è la musica rock, quella non meno dei 120 bpm (battiti per minuto - Beats per minute), i giovani dalle ―poche menate‖
e dai molti fatti, quelli con ipod e le auricolari nelle orecchie. C‘è la musica delle colonne sonore, quella di Ennio
Morricone e di John Williams per intenderci: la musica delle donne. Un musica sensuale emozionante e gentile: le
vedi donare ed esprimere una gamma ―cromatica‖ di sentimenti. Donne che donano con qualche difficoltà in più (per
questo stiamo lottando perché in Alta Valle arrivi la plasmaferesi, una donazione meglio mirata alle caratteristiche
fisiche di chi dona. Vedremo la futura nuova ubicazione del centro se sarà degna dei donatori) ma come nei film, quelli
belli, dopo alcuni travagli si arriva ad un splendido epilogo e ad un meraviglioso lieto fine.
Come Crazy Team ci uniamo alla profetessa Miriam, sorella di Aronne, quando esterna la sua esultanza ―formando
cori di danze‖ con le altre donne, suonando i timpani e cantando (Miriam ringrazia Dio, dopo il passaggio del Mar
Rosso) – Esodo 15, 20-21.
Vi abbiamo scandalizzato? Non era nostra intenzione. Possiamo scrivere di donazione di sangue in modo più
convenzionale? Di sicuro sì, ma fare il semplice copia e incolla di notizie
riportate da altri siti non ci piace: saremmo ―originali come mocassini‖ (Fabio
Volo) e copioni (abbiamo sempre riportato le fonti e le varie citazioni da cui si
traggono le notizie e ove possibile linkato e/o indicato il link). Possiamo
scrivere della donazione in modo più ―opportuno‖? Questo è tutto da discutere:
in quanto il gesto di donare supera ogni razionalità. Chi ha visto al centro di
Piario i giovani donare (ma questo sicuramente accade in ogni centro in cui si
dona) non può non provare gioia. Gioia che ognuno manifesta secondo il
proprio modo di essere.
Come danziamo e come ci piace danzare? Beh, a noi piace la danza inserita in
un passo della Bibbia, nell‘antico testamento, un testo inserito del ―Secondo libro di Samuele‖ (indicato come 2 Sam)
al capitolo 6. Un testo ritenuto sacro sia dalla religione cristiana, sia da quella ebraica, sacro per chi è credente e un
bell‘insegnamento per chi non lo è (come sempre all‘Avis Villa d‘Ogna ―No politics or religion‖). Parla della danza di
Davide (il Re Davide) , mentre trasporta l‘Arca dell‘Alleanza.
―12 Allora Davide andò e trasportò l‘Arca di Dio dalla casa di Obed-Edom nella città di Davide, con gioia. (...) 14 Davide
danzava con tutte le forze davanti al Signore. Davide era cinto di un efod. 15 Così Davide e tutta la casa d‘Israele
trasportarono l‘arca del Signore con tripudi e a suon di tromba‖ (2Sam 6,12; 6,14-15).
Davide, quanto entra in città, danzando dalla gioia davanti all‘Arca, indossava l‘efod di lino: un costume sacerdotale
succinto, una specie di perizoma adatto a compiere sacrifici.
E qui la faccenda si complica… Il modo in cui Davide danza ed esprime la propria gioia per la Legge (Torà), è ritenuto
sconveniente da Mikal, la figlia di Saul che se ne scandalizza. Modo fine per dire che Davide, indossando solo un
perizoma, danzando ed abbassandosi nel mentre di danzare mostrava… Beh, avete di certo capito: qualcosa che non
andava di certo mostrato.
―16 Or avvenne che mentre l‘Arca del Signore entrava nella città di David, Mikal,
figlia di Saul, guardò dalla finestra; vedendo il re Davide che saltava e danzava
dinanzi al Signore, lo disprezzò in cuor suo. […] 20 Come Davide tornava per
benedire la sua famiglia, Mikal, figlia di Saul, uscì ad incontrare Davide e gli disse:
«Quanto degno di onore è stato oggi il re d'Israele a scoprirsi davanti agli occhi delle
serve dei suoi servi come si scoprirebbe un uomo del volgo!»‖. (2Sam 6,16; 6-20).
Come si risolve la vicenda? Beh, Davide non le manda a dire a Mikal e le risponde
che ha danzato così per volere di Dio.
―21Davide rispose a Mikal: «L'ho fatto dinanzi al Signore […]ho fatto festa davanti al
Signore. 22 Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi occhi, ma presso quelle serve di cui tu parli,
proprio presso di loro, io sarò onorato!» (2Sam 6,21-22).
Gli ebrei, al termine della festa dei Tabernacoli (Sukkot), celebrano nelle sinagoghe la Simchat Torà - o gioia della
Legge - danzando, a saltelli ritmati, con i rotoli della Torà e cantando inni in onore dell‘Eterno).
Sì, in pratica con buona pace di Mikal, ―nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per
lui è immondo‖. (San Paolo Lettera ai Romani 14,14). O per dirlo in un modo più recente, ―La bellezza è nell‘occhio di
chi guarda‖ (Beauty is in the eye of the beholder – frase apparsa nel diciannovesimo secolo da parte di Margareth
Hungerford ma trova dei precedenti nel 1588 in Shakespeare in ―Beauty is bought by judgement of the eye‖ nell‘opera
Love's Labour‘s Lost ovvero Pene d‘amore perdute).
Beh lungi dal paragonarci a Davide e non sapendo dove collocarci tra gli immondi o meno, come Crazy Team avremmo
invitato Mikal a danzare, magari con il gruppo di donne e di Miriam. Wow, come compagnia mica male, non fosse altro
che per la presenza tutta femminile. Visto che bisogna aumentare la presenza di quote rosa in Avis magari la prossima
volta ci presentiamo all‘Unità di Raccolta di Piario anche noi con il look di Davide, con l‘afod di lino… Volete mettere un
bel perizoma? Aspettate, non scappate. Ammettiamo che forse è meglio di no: dobbiamo aumentate le quote rosa, non
eliminarle (per un attimo ci siamo immaginati col perizoma e abbiamo capito che non è un bel spettacolo). Stiamo
naturalmente scherzando. “Crazy Little Thing Called Love”: come Crazy Team ci basta cambiare una “i” con una
“o” e la “thing” (cosa) diventa “thong”(laccio ma può essere inteso anche come perizoma che in inglese è
loincloth) e la “pazza piccola cosa chiamata amore” diventa “il pazzo piccolo perizoma chiamato amore”.
Continueremo a ―Ballare sul mondo‖ (dal brano Balliamo sul mondo di Ligabue), continueremo a ―Ballare fino a che
pace non c'è, ballare fino a che terra non è, Prendimi così stringimi a te, Gira intorno a me canta con me‖ (―Senza
Origine‖ di Valentina Giovagnini, giovane cantante dalla voce seconda solo al proprio talento, classe 1980 e morta
tragicamente in un incidente stradale nel 2009. Ciao Valentina, noi balleremo sempre con te. Grazie per farci
ballare per sempre con le tue canzoni).
Continueremo a ballare e a parlare di Avis al pub, in t-shirt e felpa Avis, jeans come pantaloni – non certo con giacca e
cravatta per evitare che i giovani ci considerino estranei al loro mondo - davanti ad una birra e ad un caffè. Già,
l‘immancabile caffè, c‘è qualcosa di più buono del suo aroma?. Balleremo una danza – ritmata - in modo circolare quella
che nell‘ebraismo è chiamata festa: Hag appunto, come il caffè. Ci sia co0ncessa la battuta. La simbologia della danza
in cerchio ci dice che nessuno può ritenersi più importante dell‘altro.
“Anche sul trono più elevato del mondo si é pur sempre seduti sul proprio sedere” (Michel Eyquem de
Montaigne). Un "lato B", tra l'altro, non bello come quello di Jennifer Lopez.
Meg Ryan dona sangue e invita tutti a farlo (Meg Ryan for Blood donation)
Cosa accade? I due amici (ma nel film non saranno solo amici) discutono di vari argomenti. O meglio, più che di vari
argomenti di un argomento: il sesso. Nella scena clou, i due discutono della possibilità che la donna possa
fingere, in certi casi l’orgasmo. ―Lei, gliene dà una dimostrazione, seduti in una tavola calda, di fronte a tutti gli
avventori‖ come ben esplica Wikipedia. ―Sesso o amore: questo è il dilemma‖: si può riassumere con questo dubbio non
proprio amletico il film. Nel 2000 l'American Film Institute inserì questa commedia brillante al ventitreesimo posto nella
classifica delle migliori cento commedie americane di tutti i tempi.
Il video, per chi non riuscisse a visualizzarlo (chi magari ha i server che bloccano youtube o non ha installato i vari
Flash Player), propone un doppiaggio della scena riletta in chiave comica, degna dei migliori spettacoli della
commedia dell’arte. Ecco il testo.
Personaggi
Sally: Meg Ryan; Harry: Billy Crystal; Signora
Scena
All‘interno di un ristorante
Naturalmente con il sonoro, rende decisamente meglio l‘idea (o la ―Pazza idea‖ come il brano di Patty Pravo). Wow,
siamo andato un po‘ lunghi per cui vi lasciamo con il video del CNS (lo abbiamo tagliato in quanto contiene anche altro
materiale e delle spiegazioni mediche) a cui fanno seguito, ―Sentimento Nuevo‖ di Franco Battiato, ―Sally‖ (in onore
del video) di Vasco Rossi e ―Shame‖ di Robbie Williams.
P.S.: Dal bugiardino (il foglietto delle istruzioni nella confezione di ogni farmaco… Nomen Omen…) del video.
―Attenzione: leggere attentamente le avvertenze e le modalità d‘uso. Il video può provocare risate improvvise e attacchi
di allegria. Il video può provocare inoltre la grave patologia nota come altruismo. Detta patologia è irreversibile. Può
portare alla voglia di donare sangue, una forma assoluta di altruismo che salva in concreto delle vite. Si declina ogni
responsabilità‖.
25 novembre 2010: giornata internazionale per l‘eliminazione della violenza
contro le donne
«(La voce di Franca Rame si abbassa fino a rompersi, a sciogliersi nella commozione)
Signora, stava raccontando che lei non... ―Non ho mai dimenticato. Mai. Ancora adesso,
ha visto, no? Non riesco a parlarne. Subire violenza, per una donna, è tremendo. Il
gesto che subisci ti procura una ferita nell' animo che niente, e mai, riuscirà a far
rimarginare”. […] “Voglio dire: il rispetto per le donne andrebbe insegnato all'
asilo, a scuola, dovrebbero essere i genitori all' interno della famiglia a spiegarlo ai
propri figli”. […] ha detto che gli stupri sono inevitabili: poi ha chiarito meglio il suo
pensiero, precisando però che in ogni occasione servono sempre un po' di leggerezza e
umorismo. ―Una vicenda così seria, così tragica... che spazio può esserci per l'
umorismo?‖». Intervista a Franca Rame pubblicata sul Corriere della Sera - 26 gennaio 2009 (articolo di Fabrizio
Roncone)
« […] Nell‘età delle commozioni il cuore non basta a reggere la spinta del sangue. Il mondo intorno è poco in confronto
alla grandezza che si allarga in petto. E‘ l‘età in cui un a donna deve ridursi alla piccola taglia del mondo. Un urto dentro
di lei le fa credere di non farcela, troppa violenza ci vuole per ridursi. Eì l‘età rischiosa. Le donne hanno un‘esaltazione
fisica che noi non possiamo conoscere. Noi ci possiamo esaltare per una donna, loro si esaltano per la forza contenuta
dentro. E‘ un‘energia antica delle sacerdotesse che custodivano il fuoco». Da “Il giorno prima della felicita” di Erri
De Luca
C‘è un eccezione che conferma la regola. Come avviene per ogni regola che si
rispetti. Ci piace da sempre dire una cosa seria con un sorriso sulle labbra. Lo
abbiamo fatto ovunque sul sito parlando di donazione di sangue, di donazione di
midollo osseo e di donazione di organi e di tessuti. Lo abbiamo fatto parlando di
morte, secondo anche quello spirito goliardico che ci è stato insegnato fin dal 1500
dalla Danza Macabra: si può fare satira su tutto. Se c‘è un motivo per festeggiare
siamo i primi ad essere presenti o ad arrivare in anticipo al party. Da sempre
sosteniamo che si può parlare di donazione in modo divertente secondo il nostro
motto ―meglio dire una cosa seria con un sorrisao sulla bocca‖. Ma… sì c‘è un ma.
Ma c‘è un‘unica eccezione. Si può dire tutto con un sorriso sulle labbra tranne
quando si parla di violenza. Dietro ogni violenza c’è un amore mancato,
perché “dalla violenza non può e non è mai potuto nascere nulla” (That nothing comes from violence and nothing
ever could – dal brano Fragile di Sting). La violenza provoca solo altra violenza e questo vale sia per chi la fa, sia per
chi la subisce. La violenza, al contrario della satira, non sa sconti e non fa eccezioni. Non si trasforma mai in qualcosa
di positivo. Non muta mai, è costantemente fedele a se stessa. Vuole distruggere la fiducia che le persone hanno nel
mondo. La violenza è un processo irreversibile, non ha dubbi, non torna mai suoi passi. E‘ astuta, ti suggerisce di usare
violenza per fermare violenza, secondo la logica perversa del male minore: ma se dai retta a questa insana logica, la
violenza vince e si espande. Già la violenza è spietata. Ma la violenza contro le donne lo è ancor più. Condanna la
donna a vivere quando hanno cercato di ucciderla dentro. In questo caso il tempo non lenisce le ferite, solo l‘amore e la
forza che le donne hanno in se stesse permettono a chi ha subito violenza di sopravvivere… Sopravvivere, cosa ben
lontana dal vivere.
Come crazy Team c‘è una cosa che non dimenticheremo mai: le
lacrime di una donna. Sono le lacrime più laceranti che una persona
possa vedere e a cui possa assistere. E poco importa se la violenza
è stata perpetrata o ―solo‖ tentata: tutte queste donne hanno subito
violenza. Un mondo è stato scosso in modo irreversibile, ed
irreversibilmente accompagnerà le donne vittime di violenza. E
spesso questa violenza viene attuata in ambienti famigliari, quelli in
cui mai ci si aspetterebbe di trovare violenza. Non c‘è leggerezza o
umorismo che tenga: solo le lacrime di dolore. Il comune
denominatore nella violenza contro le donne è la fatica di poter
esternare e raccontare la propria vicenda. Tra chi ha trovato però la forza e il coraggio di raccontare, Franca Rame
(attrice moglie di Dario Fo e mamma di Jacopo, una donna forte e colta, coraggiosa, elegante e ironica). Franca Rame
Il 9 marzo del 1973 venne rapita da esponenti dell'estrema destra e subì violenza fisica e sessuale. L' aspettarono sotto
casa, a Milano: la costrinsero a salire su un furgoncino. Erano in cinque: uno al volante, uno che la teneva, tre le
stettero addosso, a turno, per ore. Il procedimento penale giunse a sentenza definitiva solo dopo 25 anni: ciò comportò
la prescrizione del reato. Anche la data suona come una beffa: il giorno seguente la festa della donna. Cosa successe
poi? Lo raccontò Franca Rame nell‘articolo di Fabrizio Roncone – riportiamo testualmente per non cambiare nulla della
tragicità del racconto - del Corriere della Sera il 26 gennaio 2009: «‖Poi un senso di solitudine. Resti sola, con ciò che
ti hanno fatto. È una umiliazione, è una sensazione che solo una donna può comprendere... non avevo più la stessa
faccia: è come se il sangue, la vita se ne vadano via... Io, in più, mi tenni tutto, non denunciai la cosa, non raccontai i
particolari nemmeno a Dario‖. Fino a una sera del 1978. ―Sì, decisi all' improvviso, senza prove. Recitavo i monologhi di
"Tutta casa, letto e chiesa" e in scena c' era una sedia. Mi sedetti, chiesi di abbassare le luci e cominciai a raccontare
ciò che mi era capitato qualche anno prima». In sala alcune ragazze svennero. «Lo stupro è spesso taciuto. E non
descritto. Molte donne lo subiscono per strada o in casa, da padri, zii, fratelli... Ma spesso si resta con il proprio
segreto‖».
«E’ la tragica testimonianza di una donna violentata che racconta minuto dopo minuto quello che sta subendo:
violenza di gruppo. Un pezzo agghiacciante che non ha bisogno di parole ma di essere ascoltato soprattutto da parte
dei giovani e giovanissimi.
Violenza di una donna tratta dal quotidiano “Donna” è una violenza sessuale subita da questa donna, raccontata
minuto dopo minuto. E’ un brano che io amo moltissimo per il suo significato. E che ogni sera dedico a tutte le donne
e anche agli uomini».
FRANCA C’è una radio che suona... ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è qualcuno
che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore... amore...
Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena... come se chi mi sta dietro tenesse l’altro appoggiato per terra...
con le mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario. La sinistra in particolare.
Non so perché, mi ritrovo a pensare che forse è mancino. Non sto capendo niente di quello che mi sta capitando.
Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce... la parola. Prendo coscienza delle cose, con
incredibile lentezza... Dio che confusione! Come sono salìta su questo camioncino? Ho alzato le gambe io, una dopo
l’altra dietro la loro spinta o mi hanno caricata loro, sollevandomi di peso?
Non lo so.
È il cuore, che mi sbatte così forte contro le costole, ad impedirmi di ragionare... è il male alla mano sinistra, che sta
diventando davvero insopportabile. Perché me la storcono tanto? Io non tento nessun movimento. Sono come
congelata.
Ora, quello che mi sta dietro non tiene più il suo ginocchio contro la mia schiena... s’è seduto comodo... e mi tiene
tra le sue gambe... fortemente... dal di dietro... come si faceva anni fa, quando si toglievano le tonsille ai bambini.
L’immagine che mi viene in mente è quella. Perché mi stringono tanto? Io non mi muovo, non urlo, sono senza voce.
Non capisco cosa mi stia capitando. La radio canta, neanche tanto forte. Perché la musica? Perché l’abbassano?
Forse è perché non grido.
Oltre a quello che mi tiene, ce ne sono altri tre. Li guardo: non c’è molta luce... né gran spazio... forse è per questo
che mi tengono semidistesa. Li sento calmi. Sicurissimi. Che fanno? Si stanno accendendo una sigaretta.
Sta per succedere qualche cosa, lo sento... Respiro a fondo... due, tre volte. Non, non mi snebbio... Ho solo paura...
Ora uno mi si avvicina, un altro si accuccia alla mia destra, l’altro a sinistra. Vedo il rosso delle sigarette. Stanno
aspirando profondamente.
Sono vicinissimi.
Quello che mi tiene da dietro, tende tutti i muscoli... li sento intorno al mio corpo. Non ha aumentato la stretta, ha
solo teso i muscoli, come ad essere pronto a tenermi più ferma. Il primo che si era mosso, mi si mette tra le gambe...
in ginocchio... divaricandomele. È un movimento preciso, che pare concordato con quello che mi tiene da dietro,
perché subito i suoi piedi si mettono sopra ai miei a bloccarmi.
Io ho su i pantaloni. Perché mi aprono le gambe con su i pantaloni? Mi sento peggio che se fossi nuda!
Da questa sensazione mi distrae un qualche cosa che subito non individuo... un calore, prima tenue e poi più forte,
fino a diventare insopportabile, sul seno sinistro.
Una punta di bruciore. Le sigarette... sopra al golf fino ad arrivare alla pelle.
Mi scopro a pensare cosa dovrebbe fare una persona in queste condizioni. Io non riesco a fare niente, né a parlare
né a piangere... Mi sento come proiettata fuori, affacciata a una finestra, costretta a guardare qualche cosa di
orribile.
Quello accucciato alla mia destra accende le sigarette, fa due tiri e poi le passa a quello che mi sta tra le gambe. Si
consumano presto.
Il puzzo della lana bruciata deve disturbare i quattro: con una lametta mi tagliano il golf, davanti, per il lungo... mi
tagliano anche il reggiseno... mi tagliano anche la pelle in superficie. Nella perizia medica misureranno ventun
centimetri. Quello che mi sta tra le gambe, in ginocchio, mi prende i seni a piene mani, le sento gelide sopra le
bruciature...
Ora... mi aprono la cerniera dei pantaloni e tutti si dànno da fare per spogliarmi: una scarpa sola, una gamba sola.
Quello che mi tiene da dietro si sta eccitando, sento che si struscia contro la mia schiena.
Ora quello che mi sta tra le gambe mi entra dentro. Mi viene da vomitare.
“Muoviti, puttana. Fammi godere”. Io mi concentro sulle parole delle canzoni; il cuore mi si sta spaccando, non
voglio uscire dalla confusione che ho. Non voglio capire. Non capisco nessuna parola... non conosco nessuna lingua.
Altra sigaretta.
Sono di pietra.
Ora è il turno del secondo... i suoi colpi sono ancora più decisi. Sento un gran male.
La lametta che è servita per tagliarmi il golf mi passa più volte sulla faccia. Non sento se mi taglia o no.
È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie schifose.
“Facciamola scendere. No... sì...” Vola un ceffone tra di loro. Mi schiacciano una sigaretta sul collo, qui, tanto da
spegnerla. Ecco, lì, credo di essere finalmente svenuta.
Poi sento che mi muovono. Quello che mi teneva da dietro mi riveste con movimenti precisi. Mi riveste lui, io servo a
poco. Si lamenta come un bambino perché è l’unico che non abbia fatto l’amore... pardon... l’unico, che non si sia
aperto i pantaloni, ma sento la sua fretta, la sua paura. Non sa come metterla col golf tagliato, mi infila i due lembi
nei pantaloni. Il camioncino si ferma per il tempo di farmi scendere... e se ne va.
Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male... nel
senso che mi sento svenire... non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo... per l’umiliazione... per le
mille sputate che ho ricevuto nel cervello... per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa a un albero... mi
fanno male anche i capelli... me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia... è sporca di
sangue. Alzo il collo della giacca.
Cammino... cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura.
Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. I polizioti... gente ce entra, che esce...
Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora... Sento le loro domande. Vedo le loro facce... i loro mezzi
sorrisi... Penso e ci ripenso... Poi mi decido...
Prima comparvero dieci soldati armati di bastoni: erano della forma dei tre giardinieri, rettangolari e piatti, e dai quattro
angoli spuntavano le mani e i piedi. Seguivano dieci cortigiani, tutti pieni di diamanti; e sfilavano a due a due come i
soldati. Venivano quindi i principi reali, divisi a coppie e che saltellavano a due a due, tenendosi per mano: erano ornati
di cuori. Poi sfilavano gli invitati, la maggior parte re e regine, e fra loro Alice riconobbe il Coniglio Bianco che discorreva
in fretta nervosamente, sorridendo di qualunque cosa gli si dicesse. Egli passò dritto senza badare ad Alice. Seguiva il
fante di cuori, che portava la corona reale sopra un cuscino di velluto rosso; e in fondo a tutta questa gran processione
venivano il Re e la Regina di Cuori.
Alice stette un po' a pensare se dovesse buttarsi a terra
anche lei, come avevano fatto i tre giardinieri. Ma non
ricordò di aver sentito parlare di una tale usanza al passare
di un corteo. "E poi - rifletté - a quale scopo si farebbero le
processioni, se tutti dovessero chinare la faccia in basso,
così da non poterle nemmeno guardare?". Rimase perciò in
piedi e aspettò.
Quando il corteo arrivò di fronte ad Alice, tutti si fermarono
e la guardarono; e la Regina gridò in tono severo:"Chi e`
costei?" e si volse al fante di cuori, il quale per tutta risposta
sorrise e s'inchinò.
"Idiota!" gli disse la regina. Poi si volse verso Alice e la interrogò direttamente:"Come ti chiami, fanciulla?" domandò.
"Con il Suo permesso, mi chiamo Alice, Maestà" rispose garbatamente Alice. E fra se pensò:"In fin dei conti, si tratta
soltanto di carte da gioco. Non devo aver paura".
"E quelli chi sono?" - domandò la Regina indicando i tre giardinieri col viso a terra intorno al rosaio; perché stando così
in quella posizione, il disegno posteriore rassomigliava a quello del resto del mazzo, e la Regina non poteva distinguere
se fossero giardinieri, soldati, cortigiani, o tre dei suoi stessi figliuoli.
"Come posso saperlo io? - rispose Alice meravigliata lei stessa del suo coraggio - Non sono cose che mi riguardano".
La Regina diventò rossa per la rabbia e, dopo averla fissata selvaggiamente come una bestia feroce, gridò: "Tagliatele
la testa, subito!".
"Siete matta!" rispose Alice a voce alta e con fermezza; e la
Regina tacque.
Il Re mise la mano sul braccio della Regina, e disse
timidamente:"Rifletti, cara mia, e` solo una bambina!".
La Regina irata gli voltò le spalle e disse al fante:"Voltali!".
Il fante obbedì, e con un piede voltò attentamente i
giardinieri.
"Alzatevi!" gridò la Regina, e subito i tre giardinieri saltarono
in piedi e si misero a fare inchini a destra e a sinistra.
"Basta! - urlò la Regina - Mi fate girare la testa!". Poi,
volgendosi verso il cespuglio di rose chiese:"Che cosa
stavate facendo qui?".
"Con buona grazia della Maestà vostra, - rispose Due umilmente, piegando il ginocchio a terra - tentavamo..."
"Ho già capito! - disse la Regina, che aveva già osservato le rose, - Tagliate loro la testa!" e il corteo reale si rimise in
moto, lasciando indietro tre soldati, per mozzare la testa agli sventurati giardinieri, che corsero da Alice per esserne
protetti.
"Non vi decapiteranno!" disse Alice, e li mise in un grosso vaso da fiori accanto a lei. I tre soldati vagarono qua e là per
qualche minuto in cerca di loro, e poi tranquillamente seguirono gli altri.
"Avete mozzato loro la testa?" - gridò la Regina.
"Maestà, le loro teste se ne sono andate!" risposero i soldati.
"Bene! - gridò la Regina - Si gioca a croquet?"
I soldati tacevano e guardavano Alice, pensando che la domanda fosse rivolta a lei.
"Sì!" gridò Alice.
"E allora andiamo!" comandò la Regina.
Alice nel paese delle meraviglie (Capitolo VIII "Una partita a Croquet con la Regina") - Lewis Carroll
La camera dei onorevoli deputati ha votato “la legge di stabilità”. Tale legge prevede il tetto massimo pari a 100
milioni di euro per i fondi del "5 per mille" destinati alle associazioni no profit previsti per l’anno 2011.
Un taglio del 75 % rispetto ai fondi previsti in passato che in Italia ammontavano a 400 milioni distribuiti fra tutti i
beneficiari (come confermato anche sugli organi stampa). Non solo: la legge, sovverte la volontà dei cittadini che in
piena libertà decidono di destinare alle associazioni destinatarie la loro quota del 5 per mille. Di quanto versato
volontariamente dai cittadini infatti solo 100 milioni sarebbero devoluti alle associazioni, mentre il resto sarebbe
trattenuto dallo Stato. Un tetto massimo oltre il quale lo Stato incassa quando è stato volontariamente donato alle
associazioni di volontariato.
MA ALLORA VALE TUTTO! (Bellissima l‘idea di Victoria Cabello nella trasmissione ―Victor Victoria‖)
Prego: parta pure il brano Madan di Salif Keita, sparate i coriandoli, stelle filanti, fischietti, entrino giocolieri,
ragazze pon pon, acrobati, saltimbanchi, giocolieri, mangiafuoco, elefanti, leoni, tigri, clown, etc. salute.
Mancano i Money, come il brano dei Pink Floyd. Al terzo settore, a tutto il no profit - insomma in un’unica parola
ai volontari -, la Regina di cuori ha tagliato la
testa. Oh che ci volete fare…‖C’è crisi‖ – come il
brano di Bugo. Ma visto che c‘è crisi, c‘è crisi per
tutti, vero onorevoli Onorevoli? Per questo,
attraverso le pagine del sito Bergamonews
come Crazy Team abbiamo invitato i nostro
Onorevoli - e perché no, anche i Senatori - a
dare il buon esempio.
E visto che ―ma allora vale tutto‖, onde far fronte
alla crisi (e al taglio del 5 per mille al terzo settore)
abbiamo pensato alla proposta-provocazione (provocazione… ma mica tanto): "I nostri deputati e senatori a pane e
acqua, ovvero a 1.000 euro al mese. E visto che siamo buoni gli offriamo un contratto fisso, con tanto di altri
1.000 euro per i contributi previdenziali". Sì: a differenza loro, non contratti di precariato, ma con contributi. Quindi
1.000 euro di stipendio e 1.000 di contributi. Visto che chiedono dei sacrifici...
Se consideriamo lo stipendio dei parlamentati (tutti, nessuno escluso per par condicio) che ammonta a 15.000 euro al
mese (lo stipendio base, in più ci sono indennità di carica e altro che lo fanno lievitare) aggiunto dei contributi
previdenziali per lo Stato il costo arriva quindi a 30.000 euro al mese.
Il risparmio sarebbe quindi di: 30.000 - 2.000 (1.000 euro di stipendio + 1.000 euro di contributi previdenziali) = 28.000
euro / mese.
In un anno fanno: 28.000 euro / mese * 12 mesi = 336.000 euro / anno
In parlamento, tra camera dei deputati (630) e camera dei senatori (315 a cui vanno aggiunti i senatori a vita e altri), i
parlamentari sono più 1.000.
Per cui il risparmio sarebbe in un anno:
336.000 euro / anno * 1.000 parlamentari = 336.000.000 ovvero 336 milioni di euro
Ecco coperti i tagli, al terzo settore.
Riparta pure il brano Madan di Salif Keita, ancora coriandoli, stelle filanti, fischietti, lanciate pure qualche
politico come uomo cannone, entrino giocolieri, ragazze pon pon, acrobati, saltimbanchi, giocolieri,
mangiafuoco, elefanti, leoni, tigri, clown, etc. salute.
Barcollo - Litfiba
Giungla, giungla che vita assurda - Sempre a
correre o a farmi mangiare - Anche oggi per i
predatori - Sarà una giornata di festa. - Poi
l‘ABC è quotidiano -Cambia sempre le sue
regole -Sopravvivere mimetizzarsi
Tra mille trabocchetti
…Eh Barcollo Barcollo - Ho perso il mio
controllo - In equilibrio sul rasoio - Io resisto
fino in fondo. - Ma Barcollo, Barcollo - Oscillo
sul mio mondo - Non m‘arrendo e non crollo - Resto in sella fino in fondo…
Pesce grosso mangia pesce piccolo - E‘ la catena che alimenta la fame - Sono lo schiavo in evoluzione
Prima mi chiamavi terrone (già) - Io pago il prezzo e non c‘è resto (no) - Quanto costa un grammo di libertà?
Di prender colpi e difenderci -Siamo i campioni del mondo
…Eh Barcollo Barcollo -Ho perso il mio controllo -In equilibrio sul rasoio -Io resisto fino in fondo…
Bocca grossa mangia bocca piccola - Pesce grosso mangia pesce piccolo - Uomo grosso mangia uomo piccolo, piccolo
-Voce grossa mangia voce piccola
…Eh Barcollo Barcollo - Ho perso il mio controllo -In equilibrio sul rasoio -Io resisto fino in fondo - Ma Barcollo Barcollo -
Oscillo sul mio mondo - Non mi arrendo e non crollo -Resto in sella fino in fondo…
I tagli
Il grande schiaffo al non profit
La fine del cinque per mille
Articolo di Isabella Bossi Fedrigotti
Corriere della Sera - 19 novembre 2010
Terzo settore
Il 5 per mille ridotto a un quarto. L'allarme delle associazioni
Il taglio in Finanziaria da 400 a 100 milioni. Il pdl Lupi: ad aprile fondi ripristinati, lo ha assicurato Tremonti
Articolo di Rita Querzé
Corriere della Sera - 19 novembre 2010
Associazione cure palliative - Arnaldo Minetti, presidente dell'Associazione cure palliative: il Governo ha
tagliato i fondi destinati al volontariato con il 5 per mille da 400 a 100 milioni di euro.
"Cinque per mille, tagliati i fondi per il volontariato: mobilitiamoci"
Bergamonews – 16 novembre 2010
La lettera dell'Avis di Villa d'Ogna - Il “Crazy team” dell’Avis di Villa d’Ogna risponde con una provocazione ai
tagli deliberati dal governo al 5 per mille destinato alle associazioni.
"Onorevoli a mille euro al mese. Così recuperiamo i tagli alle associazioni"
Bergamonews - Lunedi 22 Novembre 2010
Il prof. Remuzzi - "Si avrebbero più vantaggi: diminuire il consumo di tabacco - con grandi vantaggi per la
salute e risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale - nonchè il ripristino dei 300 milioni mancanti".
"Tagli al 5 per mille? Aumentiamo il costo delle sigarette"
Bergamonews - 24 Novembre 2010
Locatelli, Auser - Dura protesta del presidente dell'Auser di Bergamo Angelo Locatelli circa la drastica
riduzione dei fondi del cinque per mille.
"Questo taglio umilia il volontariato e i più deboli"
Bergamonews – 24 novembre 2010
Il ministro - L'importo previsto all'inizio "è stato eroso da successive diverse scelte parlamentari", ad esempio
di "incrementare i fondi per l'editoria".
Tremonti: voterò per ridare i soldi al 5 per mille
Bergamonews – 24 novembre 2010
AVIS sottoscrive l'appello redatto da CSV Net a Governo e istituzioni in tema di 5 per mille e risorse per le
politiche sociali
5 per mille, no alla riduzione dei fondi
Avis Nazionale – 19 novembre 2010
Avis da sempre è attenta alla salute: sia delle persone che con il gesto della
donazione di sangue vengono quotidianamente salvate, sia dei donatori che
con grande generosità, «passione, dedizione qualcosa senza cui non vivono»
(prendendo lo spunto dal film ―Vi presento Joe Black‖) permettono che il
sangue non manchi mai. Sangue che dev‘essere sicuro (rimandiamo per ogni
approfondimento alla pagina ―Iscriviti‖). L'avis da sempre, oltre a diffondere la
donazione di sangue, promuove la cultura della salute. L'avis infatti, come si
legge dal sito - "Attua e ricerca ogni azione per la diffusione di 'una medicina preventiva' verso i propri associati". Da
questa esigenza, dall'importanza di poter garantire sangue sicuro, nasce l'attenzione che Avis costantemente dedica
alla prevenzione in materia di salute. Prima di ogni donazione di sangue, i donatori lo sanno bene, si svolge un'intervitsa
(o detto in parole più semplici una visita e un colloquio col medico) onde poter vagliare se un donatore è idoneo alla
donazione. Questo senza fini "moralistici" ma solo per vagliare se il donatore può avere attuato comportamenti
sessuali a rischio che potrebbero comportare il contagio da qualche virus.
Come Crazy Teram dell'Avis Villa d'Ogna quindi, condividiamo pienamente la decisione di
dedicare e di porre l'attenzione il primo dicembre alla "Giornata mondiale contro l'Aids".
Non potevamo non cogliere l'invito fatto dal World AIDS Day: "Take a action" ovvero
intervieni, un richiamo per aiutare a diffondere la cultura della prevenzione. Do something (fai
qualcosa): diffondere la cultura della prevenzione è già un primo passo. E la prevenzione in
questo caso serve proprio ai più giovani: in caso di rapporti a rischio (o detto in parole
più terra terra, in caso di rapporti con partner occasionali) usate il preservativo. La vita
è bella. E' un peccato gettarla quando con un po' di attenzione si possono evitare spiacevoli
conseguenze. L'argomento è delicato, ma come Crazy Team sosteniamo che proprio da Avis parta la cultura della
solidarietà correlata alla salute. Donare sangue salva proprio delle persone che non hanno la fortuna di avere questa
salute. E accettare di attivarsi per promuovere sì stili di vita sani, ma anche per prevenire certe malattie è come minimo
doveroso. All'Avis il rosso ti dona. Rosso come il Red Ribbon, il nastro rosso che è il simbolo della lotta contro
l'Aids. L'avevamo già detto sul nostro sito, ma lo ribadiamo prendendo spunto dal testo che avevamo pubblicato sul
nostro sito in occasione dei virus.
“Come ti frego il virus!” era lo slogan di una delle più belle campagne contro l‘Aids del
1993. Lupo Alberto, il grandissimo personaggio creato da Silver (Guido Silvestri), dava tutte
le indicazioni ai giovani per prevenire l‘Aids. Forse una delle più belle campagne a livello di
stampa che si ricordino contro il virus dell‘Aids in Italia. Come da sempre sosteniamo anche
noi del Crazy Team, diceva ―una cosa seria sorridendo, piuttosto che una stupidata
seriamente‖. Tra quelle video, nel 2009 ha fatto un grande successo ―Aides Graffiti‖, un
video realizzato da Yoann Lemoine, Il video è un‘animazione in cui disegni sulle pareti di un bagno prendono vita, per
riportarti un messaggio importante sulla tutela della salute. E anche in questo caso i giovani fanno veramente grandi
cose. Yoann Lemoine, classe 1983, ha girato anche il videoclip di ―Mistake‖ di Moby, nonché di ―Teenage Dream‖ di
Katy Perry nel luglio 2010 (video apparso su MTv negli Stati Uniti il 10 agosto 2010).
Ma più di mille parole, pensiamo che "parli" chiaro il video ―Aides Graffiti‖ di Yoann
Lemoine (come Crazy Team ci siamo chiesti se il video non fosse troppo ―forte‖.
Speriamo di non offendere la sensibilità di nessuno per averlo inserito: abbiamo però
concluso che il messaggio che trasmette è sicuramente utile. ―La bellezza è negli occhi di
chi guarda‖ per cui il video, se guardato con gli occhi giusti non apparirà sicuramente
volgare). Un video che mostra in modo chiaro ai più giovani che non bisogna avere paura
di amare sì gli altri, ma anche amare se stessi. Parlando di Aids riportiamo anche il brano "Careful" (attento) del
gruppo Paramore: ―attento‖ come l‘attenzione che va posta in merito alla propria salute e ai virus. Infine riportiamo il
brano ―Teenage Dream‖ di Katy Perry: i meravigliosi "teen", anni in cui proprio la giornata mondiale contro l'Aids si
rivolge. Perché nei sogni e nel cuore dei ragazzi ci sia sempre amore per se stessi e il posto anche per amare gli altri
donando sangue.
«Fino a qualche anno fa, che cosa pensasse in teoria Albert Einstein sulla scuola
e l‘insegnamento lo si poteva desumere dai saggi raccolti in ―Idee e opinioni‖ (Il
Cigno 1990), nei quali egli dichiarava fra l‘altro che “l’unico sistema razionale
d’educazione è di offrire se stessi come esempio e, se non lo si può evitare,
come avvertimento”; che “lo scopo della scuola è quello di far acquisire ai
giovani una personalità armoniosa, e non una specializzazione”; e che
“l’eccessivo carico didattico porta necessariamente alla superficialità”. […] Degli esami di maturità, poi, Einstein
pensava che fossero non soltanto inutili, visto che un insegnante può giudicare molto meglio un allievo valutando il suo
lungo percorso scolastico che non le sue brevi prove finali, ma anche dannosi, per la tensione emotiva e lo sforzo
mnemonico che richiedono, al punto da poter generare incubi duraturi e distruggere la curiosità intellettuale.
Concordando, in questo, con un altro famoso avversario di esami, il matematico Giuseppe Peano, secondo il quale “se
serve, a bocciare gli studenti ci penserà la vita”». Tratto da ―I bimbi di Einstein‖dal libro ―Il matematico
impenitente‖ di Piergiorgio Odifreddi
Nel nostro dolce naufragar in questo mare di internet e del nostro canale di
youtube ci siamo imbattuti in un canale che conteneva video fantastici: il
canale youtube di Maria Carla Palmeri. Seguendo il link (il collegamento) al
canale che rimandava al blog, abbiamo scoperto che i video erano starti
realizzati, sotto la supervisione di Maria Carla, dai ragazzi di due scuole
medie di Firenze: la scuola media Granacci (nell'anno scolastico 2008-2009 la
classe 1N per quanto concerne il video "The Wonderful World of Cabri - Le
Fabuleux Monde de Cabri") e la scuola media Poliziano (le classi che
nell'anno scolastico 2009-2010 hanno frequentato la 1D e 2D per i video "1D
- Nove mesi con Cabri" e "2D - Mai provato con Cabri?". Per l'anno
scolastico 2010-2011 la classe 3D ha realizzato "3D - Wacky Races", "3D - Ciao Cabri !!" e ―Cuori‖). Non abbiamo
dovuto nemmeno chiudere gli occhi e lasciate spazio alla fantasia: la meraviglia era già lì davanti ai nostri occhi. Ci
siamo ritrovati ad ammirare dei video che ci hanno subito condotto in un viaggio favoloso. Ancora più del Favoloso
mondo di Amélie. Un Wonderful World (un mondo meraviglioso) fatto di figure geometriche create con il programma
Cabri, che sulle splendide note del valzer ―La noyéee‖ di Yann Tiersen (e di molti altri bellissimi brani) prendono
vita, si animano in una gioiosa ed elegante danza. Ora, ci conoscete: siamo da sempre Crazy per cui il valzer del
francese Tiersen, ci ripaga (in parte) di quello che i francesi ci hanno sottratto… La Gioconda? Sì, anche ma non solo.
Stiamo parlando Carla (Bruni) e Monica (Bellucci). Naturalmente stiamo scherzando. Anche perché non ci basta solo il
valzer. Prossimamente proporremo quello che vogliamo come equo scambio.
A questo «Bravo!», rivolto a tutti gli studenti e a Maria Carla si unisce tutto il Crazy Team e tutti i donatori.
Saremo di poche parole ma sincere: grazie di cuore a Maria Carla e tutti gli studenti della classe 3D della scuola
media Poliziano di Firenze per aver accettato di darci una mano per promuovere la cultura della donazione di
sangue creando il video “Cuori”. Grazie per aver fatto proprie le parole di Donizetti nel ―Don Pasquale‖: «D'esitar
non è più Tempo: dite di sì». Oltre al video ―Cuori‖ di Maria Carla e dei suoi studenti, vi lasciamo con Magnificent degli
U2 (come l‘animazione ―Cuori‖) e con il video Wonderful di Gary Go, «perché tutti noi siamo miracoli, avvolti in
attrazioni, siamo incredibili. Non darlo per scontato, no. Noi Siamo tutti dei miracoli» (Cause we are all miracles
wrapped up in chemicals. We are incredible. Don‘t take it for granted, no. We are all miracles. Oh we are). Il miracolo
della ragione e del sentimento uniti in uno splendido connubio da Maria Carla, messi a disposizione
dell’insegnamento e della donazione di sangue.
Scherzi a parte – e soprattutto Studio Aperto a parte - , anche per il 2011 l’Avis
Zona 4 di Piario – Alta Valle Seriana ha deciso di realizzare un calendario
che viene distribuito gratuitamente a tutti i donatori. Il calendario entra così in
quasi tutte le case dei paesi dell‘Alta Valle Seriana. All‘Unità di Raccolta di Piario
fanno riferimento undici Avis Comunali. Unendo gli sforzi è stato possibile
realizzare varie attività per tutto il 2010 – ricordiamo tra le altre gli spot che
passano nelle televisioni locali, la spesa a carico della zona e non alle
singole avis comunali per quanto concerne il rinfresco post-donazione, il
torneo di calcio, stampa e realizzazione calendario e calendario tascabile
che viene distribuito ai donatori ecc. - che speriamo possano continuare ed
essere migliorate anche in futuro. L‘unione fa la forza e mai, come in questo caso,
deve valere il motto di Alexandre Dumas ―tutti per uno, uno per tutti‖. Come detto solo l’unione della volontà di tutte
le avis ha fatto si che il calendario potesse essere realizzato e regalato a tutti i donatori. E questo, nei piccoli
paesi, significa che quasi in ogni casa, ve ne sarà uno. Seguiremo i donatori ―day by day‖, per continuare il sogno
della donazione di sangue per salvare vite. Ringraziamo quindi a tutte le avis che fanno riferimento all‘Unità di Raccolta
di Piario, nessuna esclusa. Tutte meritano di essere citate per gli sforzi fatti dimostrando che alla base di avis e dei
donatori c‘è un unico grande cuore (le riportiamo in ordine alfabetico): Avis Bossico, Avis Castione della Presolana,
Avis Cerete, Avis Clusone, Avis Gorno-Oneta, Avis Gromo, Avis Ponte Nossa-Premolo, Avis Rovetta, Avis
Sovere, Avis Valbondione e Avis Villa d’Ogna. Il grande cuore avis che supera ogni confine e ogni barriera perché il
donatore possa trovarsi sempre in un‘unica vera grande famiglia che in concreto, donando consente di dare un giorno
nuovo a chi questa fortuna non ha. Questo è quello che ci chiedono i donatori ed è quello che, come minimo,
devono avere. Sappiamo che si potrebbe fare di più, che si può – e si deve – sempre migliorare: questo infatti è
proprio un punto di partenze per i futuri nuovo traguardi che insieme, se ci sarà la volontà, si potranno
raggiungere. Ci saranno difficoltà, ma la via che i donatori ci indicano di seguire, come l’esempio di Francesco
(Franco) Scandella con le sue 120 donazioni, possano sempre essere la nostra stella polare e come la stella cometa
indicarci la via da seguire. Fate quindi spazio al calendario, qui ve ne proponiamo una versione a bassa qualità
(versione a da 1,58 MB) che se vi va potete inviare a tutti senza intasare la posta elettronica a nessuno, nonché una
versione un po’ più definita (versione b da 6,34 MB). Niente “Calendar Girl” (come nel brano di Neil Sedaka) ma il
calendario e l‘energia ("The Calendar, the Energy - If This is You Then Woe is Me" di Matthew Thiessen And The
Earthquakes) in cui “Le cose stupide che quelli intorno a noi fare, spesso ci fanno arrabbiare e ci insegnano a
non seguire l'esempio‖ (The stupid things that those around us do, often make us angry and teach us not to follow
suit). E visto che non abbiamo le ―Calendar Girl‖, le ragazze calendario Angelina, Charlize, Cameron, Megan, Olivia
e Scarlett, ci accontentiamo del calipso e dell’allegria di ―Calendar Song‖ – la canzone del calendario - del brano
revival in stile caraibico dei ―The Dutch Rhythm Steel & Show Band‖ e interpretato anche dai ―Boney M‖ (quelli di
―Daddy Cool‖ e altri famosi brani degli anni ‘70). Calendar Song, in cui il testo è semplicemente il nome di tutti i mesi
dell‘anno.