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Avis

Villa d’Ogna

Un anno di sito 2010


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Il rosso (Valentino) dona anche a Vienna
Il rosso ti dona, anche nel 2010. Oggi prepariamo una ricetta, non una ricetta
gastronomica ma una ricetta magica. No non spaventatevi, non è la nuova rubrica di
Benedetta Parodi ―Cotto e mangiato‖.

Benvenuti nella mia cucina, la splendida cornice dalla Sala Dorata del Musikverein.
Seguite scrupolosamente i consigli del maitre George Prêtre (l‘inossidabile Maestro
francese che alla verde età di 85 anni dimostra l‘estro e la vitalità di un giovanotto)
accompagnato dai suoi mirabili ―chefs‖ viennesi dei Wiener Philarmoniker. Mettete a cuocere in una pentola i
splendidi valzer e le polke di Johann e Joseph Strauss, metteteci un pizzico dell‘ouverture da “Le allegre comari di
Windsor” di Otto Nicolai, un filo dell‘ouverture da “Les fées Rhin” di Jacques Offenbach (per i non esperti anche il
brano che c‘è nel film ―La vita è bella‖ di Roberto Benigni) e uno spicchio del “Galop Champagne” di Hans Christian
Lumbye. Non dimenticate di salare l‘acqua con l‘allegra Marcia di Radetzky. Mentre aspettate di deliziarvi di questo,
preparate a parte in una padella la splendida étiole Eleonora Abbagnato (palermitana e orgoglio italiano) prima
ballerina all’Operà Garnier di Parigi, insieme al ballerino francese - sempre dell‘Operà di Parigi - Nicholas Le Riche.
Lasciatevi deliziare la vista con le splendide coreografie del ballerino e
coreografo veronese Renato Zanella, classe 1961, che vanta una vasta
esperienza internazionale ed è stato, negli ultimi anni, anche direttore del
balletto dell‘Opera di Stato di Vienna. dalla splendida Eleonora. Ora dopo
scolato, mescolate aggiungendo gli splendidi fiori di Sanremo. Aggiungete
infine le riprese tv di Karina Fibich, regista attiva alla SWR e alla ORF. Servite
il tutto con un ―rosso‖ d‘annata, il Rosso Valentino indossato dalla splendida
Eleonora. Lasciatevi deliziare il palato con questa splendida ricetta conosciuta come Concerto di Capodanno 2010
(trasmesso il 1 gennaio 2010 su Rai Due alle ore 14.00). Da mettere su una tavola imbandita di lustrini e le paillettes.
Gastronomicamente la ricetta è anche conosciuta come ―Gli Italiani a Vienna‖ (Eleonora Abbagnato, Renato Zanella e
lo stilista Valintino), ovvero gli italiani che fanno onore all‘Italia all‘estero.

Non ci rimane che chiudere con un vestito scollato di Benedetta Parodi (per chi ci conosce: sappiamo che rimarrete
disgustati anche solo dall‘idea…), unghie coloratissime, orecchini lunghi e sguardo ammiccante. “Cotto e mangiato”:
Benedetta questa è la ricetta che vorremmo sempre in televisione. Scherzi a parte quando abbiamo visto la
bellissima Eleonora Abbagnato vestita di rosso, non abbiamo potuto fare a meno di pensare: "Se ci fosse stata lei nella
foto sulla piazza di Ogna...". Il Rosso (Valentino) le dona, ma soprattutto dona un tocco in più a Vienna e, perché no,
speriamo anche all'Avis Il brano su cui balla la splendida Eleonora è Johnann Strauß: Ein Herz, ein Sinn (Polka mazur,
op. 323) "Un cuore e una mente sola

Donazioni di sangue Avis Villa d'Ogna: record nel 2009


Prego parta pure la musica. E vai di Disco Samba (dei Two Man Sound): ―Brasil‖, ―Pepe
pepepepe‖, "Eh meu amigo Charlie Brown", ―Zazuera, Zazuera‖, ―Ay Ay Caramba‖ ―A-E-I-O-U
IPSELON‖ ―O le le, o la la, pega no ganzé, pega no ganzà‖ coriandoli e trenino. E adesso
diamo i numeri: 563 donazioni nel 2009. Nel 2008 erano 408 (dati forniti da Avis provinciale
Bergamo). Va beh, abbiamo appreso la notizia non proprio con il proverbiale self control
anglosassone… ma almeno questa volta, se siamo particolarmente goliardici e gioiosi non è
per ―colpa‖ nostra. Noi ―diamo i numeri‖ tutto l‘anno come potete vedere da quello che
scriviamo, ma i dati parlano da soli… Grazie a tutti i nostri donatori! Il 2009 è stato per Avis Villa un anno
composto da "Giorni Meravigliosi" (Beautiful Day - U2). E complimenti a chi dirige questa splendida ―orchestra‖:
Franco e Marino. Il carattere vulcanico di Franco e la tenacità di Marino sono riusciti a trasmettere ai donatori la
passione e la possibilità di aiutare in concreto a salvare delle vite. Per ―dare i numeri‖ invece sul sito ci abbiamo pensato
anche noi (il gruppo sito Niki & Co.), ma credeteci che ci è venuto facile.
Abbiamo uno scoop: il video dell‘inizio dell‘avventura tra Franco e Marino. Traduzione non letterale. Marino: «Perché
provare?». Franco: « Coraggio mai mollare. Andremo d‘accordo».

Beh, lo sappiamo, l‘incontro non risale proprio al 1936 come quando uscì nelle sale cinematografiche ―Tempi Moderni‖
(Modern Times), ma davanti ai primi dubbi iniziali e ai problemi (per esempio proporre una nuova gestione
informatizzata dei dati, la gestione e la creazione del sito, sul calendario decidere se inserire il Babbo Natale o la Babba
Natale, gestire i pazzi del sito Niki & Co, etc.) sia Franco sia Marino, hanno deciso di non mollare mai. E non hanno
mollato mai anche i donatori che hanno fatto sì che un sogno si potesse tramutare in realtà.
SMILE! O meglio sorridiamo tutti insieme. Il brano fu composto da Charlie Chaplin come detto
per il film Tempi Moderni del 1936. In seguito, nel 1954, sulla base del film, John Turner e
Geoffrey Parsons scrissero le parole che divennero storia grazie a Nat King Cole. Noi
preferiamo questa versione originale alle molte - pur belle - che seguirono realizzate tra gli altri
da Michael Jackson. Tristezza e felicità… Cosa sarebbe l‘una senza l‘altra? E quindi vogliamo
dedicare due brani a tutti i donatori Avis Villa. Il primo proprio Smile di Nat King Cole: ―Sorridi,
anche se il cuore ti duole - sorridi, anche se si sta spezzando - quando ci sono nuvole nel cielo - ci passerai sopra - se
sorridi attraverso - la tua paura e al dolore - sorridi e forse domani - scoprirai che la vita vale ancora - la pena di essere
vissuta - se tu solo sorridi‖.

E per i momenti felici che i donatori hanno saputo regalare, dedichiamo il brano Beautiful Day degli U2: “E' un bel
giorno, il cielo è a portata di mano - e tu ti senti come se fosse un bel giorno - E' un bel giorno - non lasciarlo
trascorrere” (It's a beautiful day - Sky falls, you feel like - It's a beautiful day - Don't let it get away). Ed è proprio un
giorno meraviglioso: con un po‘ di fantasia e con una bombetta Franco si tramuterà in Charlie Cahaplin, mentre con
molta più fantasia (ci stiamo attrezzando ma non garantiamo il risultato) Marino diverrà Paulette Goddard (la ragazza
coprotagonista di Tempi Moderni). Quindi con tutti i donatori "Never Say Die": mai mollare puntando ad
aumentare sempre le donazioni. Anche perché da "Disco Samba", se si molla, si fa presto a passare a "Disco Inferno"
dei Trammps. Ci conoscete e sapete che non riusciamo a rimanere seri più di tanto: attenti altrimenti rifacciamo partire
―Disco Samba‖…

Claudia Bidasio for Avis


Ladies & Gentlemen: Claudia for Avis. Et volilà un meraviglioso servizio, realizzato dall'altrettanto
meravigliosa giornalista Claudia Bidasio, nella quale si promuove la donazione di sangue. E se
ve lo dice persino Claudia di correre a donare il sangue… Beh fermi! Va bene correre a donare il
sangue perché ve lo dice Claudia, ma almeno finite di leggere il testo no? Niki? A eccoti. Ti
avevamo avvisato di non correre al centro: anche se sei arrivato primo al centro fino a quando
non hai letto tutto questo articoletto, il centro rimane chiuso. Ormai dovreste conoscerci e quindi
conoscete lo spirito goliardico del crazy team di Niki & Co. L'Avis di Villa d'Ogna è a dir poco onorata per il servizio
televisivo realizzato da Claudia: grazie di cuore! Grazie di cuore anche a Niki, che ha promosso insieme a Claudia la
realizzazione del servizio. Ad entrambi soprattutto, grazie per aver dato spazio in televisione alla solidarietà e
all‘altruismo che da sempre i donatori di sangue dimostrano coi fatti. E in un periodo dove le isole dei famosi e i grandi
fratelli la fanno da padrone, sappiamo che non è cosa da poco! Come spiega bene Claudia durante il servizio: «Donare
sangue è un gesto di grande solidarietà. Una piccola sacca spesso può fare la differenza e salvare una vita. A
fare la differenza sono soprattutto i giovani che negli ultimi anni si sono avvicinati con entusiasmo
all'associazione e ne sono l'anima». Wow… per l‘avis le parole di Cluadia sono musica per le nostre orecchie.
Meglio di un concerto di Mozart. Ma questa volta facciamo scacco matto facendo noi uno scoop: Claudia è stata una
donatrice di sangue ed ha effettuato due donazioni ad Esine. Claudia se vuoi "trasferirti" all'Avis Villa noi ti accogliamo a
braccia aperte . Per Claudia apriamo il centro anche prima, anche perché Niki è rimasto chiuso dentro (braccia
aperte incluse). Di belle ragazze eh... pardon, di donatrici (belle) di sangue l'avis ha sempre bisogno. Claudia ci diceva
giusto giusto che voleva provare a fare una donazione in aferesi: a Piario non è possibile, ma magari se lo chiede
Claudia a Bergamo, può essere che prima o poi un‘apparecchiatura per l‘aferesi a Piario la si possa portare no? Lo
sapete che non riusciamo ad essere seri per troppo tempo, ed è per questo che abbiamo "sfruttato" sia Niki sia Claudia
per promuovere la donazione di sangue con un sorriso sulle labbra. Ma un‘apparecchiatura per l‘afersi a Piario è proprio
un bel sogno. Plasmaferesi (o aferesi in generale) a Piario, Claudia… Sweet Dreams. Sogni belli come il brano degli
Eurithmics. Dai Niki, svegliati: Claudia not included. Adesso puoi correre al centro di Piario.

Se telefonando... Passato, presente e futuro dei telefoni cellulari


By Paolo Fornoni

"Parole parole". Chi non ricorda questa bellissima canzone del 1972 portata al
successo dalla splendida voce di Mina cantata insieme ad Alberto Lupo? Come?
Ah già, ci sarà sicuramente qualcuno che non se la ricorda anche perché datata...
Va bene, mettiamo la domanda così: chi non ha mai sentito questa meravigliosa
canzone?

Purtroppo non sono qui per parlarvi di musica ma bensì di un nuovo appuntamento con la nostra rubrica technology.

E Mina allora? Appunto non c'entra nulla, o quasi. La splendida ―tigre di Cremona‖ - la sua voce rimarrà nella storia così
come i violini stradivari - cantava anche un altro splendido brano: ―Se telefonando‖. La musica di questa meravigliosa
canzone era composta da Ennio Morricone. Visto che nel precedente articolo si partiva proprio dal grande Morricone,
ecco svelato perché Mina. Certo, Mina nel 1966 nel suo ―se telefonando‖ non poteva proprio pensare ai telefoni
cellulari, ma ha me ha fatto scattare l'intuizione per questa nuova rubrica. Anche perché oggi ―se telefonando‖ significa
farlo col cellulare. Quindi perché non parlare di cellulari? Ecco fatto...

Già dalla fine della seconda guerra mondiale esistevano delle apparecchiature in grado di inviare e
ricevere dei segnali audio ma pesavano circa 80 Kg e consumavano tantissimo. Beh dai, non proprio
del tutto agevole, per cui nessuno più si lamenti del vecchio cellulare... La prima vera chiamata da
un telefono cellulare portatile avvenne nel 1973 nei laboratori della Motorola ma commercializzato
solamente 10 anni dopo con il modello DynaTAC 8000X.

Non era diciamo alla portata di tutti (ci credo con quello che pesava... Va bene, basta battute): costava sui 4000$ e la
batteria durava solo 35 minuti.

Col tempo e con le varie evoluzioni, si è riusciti a creare telefoni sempre più piccoli (quelli che quando vuoi digitare un
numero, clicchi tre tasti) e performanti. Ma da qualche anno si sta assistendo a un cambio di rotta: telefoni grandi e con
un ampio schermo stanno conquistando il mercato. Perché questo? Perché le donna hanno borsette più grandi... Non
dai, scusate la battuta. Semplice! Ormai non vengono più usati per le solite telefonate o per i classici messaggi di testo
ma anche per ricevere email, navigare in internet, parlare in chat con gli amici, interagire con i vari social forum preferiti,
navigazione satellitare ecc... Insomma per dirla in breve essere on-line. Ma non solo essere on-line, ma anche essere
fashion: vuoi mettere come sei bello con un cellulare ultima moda?
A essere sinceri però già da vari anni la società RIM proponeva terminali in grado di fare quasi tutto questo con i
BlackBerry ma erano soprattutto usati in ambito aziendale e non certo per tutti. Anche se siamo nella rubrica Avis
Technology, vi invito a fare un giro a Bergamo: nel quartiere di Longuelo nello spazio Polaresco c'è una bellissima
mostra di statue realizzate con vecchi cellulari e componenti tecnologici: non perdetela. E' andato in onda iol messaggio
promozionale...Dai adesso prometto: basta battute.
l fenomeno è esploso verso il 2007 con l'introduzione nel mercato da parte di Apple del telefono ―iPhone‖.

Al tempo non brillava certo per le sue caratteristiche hardware ma i tecnici Apple avevano capito meglio di tutti cosa il
mercato chiedeva: una interfaccia semplice, pulita e facile da usare con un sistema operativo veloce. Il tutto
accompagnato ad uno schermo multitouch capacitivo e dall'introduzione di app Store (una ―centrale‖ dove poter
scaricare ed arricchire il proprio telefono con applicazioni di vario genere). L'unico vincolo che richiedeva era quella di
avere una connessione ad internet per i vari servizi che offriva.
E' stata una mossa rischiosa perché cambiava radicalmente il concetto di telefono ma rilevatasi alla fine vincente.
Vincente perché ha vinto l'idea che con telefono non solo si telefona... E poi volete mettere un nuovo spot del tipo:
―Toglietemi tutto ma non il mio iPhone‖. Quasi meglio della Breil.

Per dare qualche numero fin'ora ha venduto circa 3 miliardi di applicazioni con una
disponibilità di circa 130 mila applicazioni sullo store.
Per quanto riguarda invece il settore internet mobile solo in Italia il 78% delle
pagine web viene fatto da un dispositivo iPhone, il 16.8% viene visualizzato con
un Nokia e con il suo Symbian. Seguono poi Android di Google e BlackBerry
rispettivamente con il 2.82% e 2.38%.

Numeri impressionanti con un fatturato da capogiro (anche se i capogiri li fa venire


anche la pubblicità Breil con Charlize Theron) e che immediatamente tutti hanno cercato di copiare o quanto meno
imitare. Si è capito che per fare fatturato bisogna fornire agli acquirenti applicazioni a basso costo (molte costano circa
79 cent. parecchie pure gratis) con disponibilità immediata, senza preoccupazioni su come si caricano ed installano.
Ecco così che nel giro di breve tempo nascono anche ―ovi store‖ per nokia, ―android market‖ per google, ―app world‖
per BlackBerry e ―windows mobile application‖ per windows.
Nel software telefonico si sta assistendo a un cambio epocale: oramai non son più le
varie marche che decretano il successo di un terminale ma bensì da che sistema
operativo montato e dai servizi che riescono a fornire. Molto si sta ancora sviluppando
come per esempio il nuovo sistema operativo ―Maemo‖ di Nokia (progetto ambizioso
che permette di usare il proprio telefono come un computer in quanto si tratta di una
vera e propria distribuzione linux completa) che promette un passo avanti nella
gestione dei telefoni e che sostituirà il vecchio symbian sui cellulari di fascia alta Tra le
novità anche il nuovo ―Android‖ di Google che, entrato nella telefonia in silenzio, prevede un boom per il 2010 con
contratti con le più grandi compagnie telefoniche (HTC, Sony Ericsson, Motorola ecc...). E' proprio il caso di dirlo: da ―se
telefonando‖ a ―se chattando‖...
C'è grande attesa per la fine del 2010 anche per la versione 7 di windows mobile che dovrebbe portare con se grosse
novità anche se ultimamente si sta assistendo ad un calo di vendite.

Tutto questo è anche possibile anche in virtù del fatto che i telefoni diventano sempre più performanti con processori
potenti, schede grafiche 3D e memoria espandibile. Insomma per dirla in breve dei mini pc.

In un mercato così florido ed in continua espansione è difficile prevedere cosa ci riserverà ancora il futuro. Staremo a
vedere. E, se i cellulari potessero parlare, per passare da Mina a Lucio Battisti, ne sono certo direbbero: ―Chissà che
sarà di noi, lo scopriremo solo vivendo‖ (Con il nastro rosa – Lucio Battisti).

Fonti
http://it.wikipedia.org
http://www.macitynet.it

Maurizio Fiora for Avis

Ladies & Gentlemen: Maurizio for Avis. Et volilà un meraviglioso servizio, realizzato dall'altrettanto "meraviglioso"
giornalista Maurizio Fiora, nel quale il presidente dell'Avis Provinciale di bergamo, oscar Bianchi, traccia un bilancio
dell'anno 2009.

No, non è un errore: abbiamo volutamente iniziato l'articolo nello stesso modo di quello fatto in onore di
Claudia.
Entrambi i servizi sono fantastici, molto ben curati e siamo certi che sia le parole di Maurizio sia quelle di Claudia
smuoveranno i cuori di tutti facendoli accorrere al centro di Piario.
Adesso che abbiamo scritto le cose ufficiali lasciateci sfogare passando a quelle ufficiose.
I servizi, come detto, sono bellissimi tutti e due, ma le foto dei due giornalisti...
Non possiamo giudicare ma le mettiamo entrambe, giudicate voi:

Abbiamo deciso quindi di realizzare un sondaggio (come ce ne sono tanti in giro purtroppo...) e questo è il risultato.
Alla domanda "E' più bella Claudia Bidasio o è più brutta la foto di Maurizio Fiora?":

 il 63% degli intervistati ha risposto "Claudia Bidasio, ma sono domande da fare? Vogliamo il suo numero di

cellulare";

 il 66% degli intervistati ha risposto "Mamma mia che foto orribile, ma chi è? E sì che è un bravo giornalista!";

 lo 0,1% degli intervistati ha risposto "Maurizio Fiora! E' mio cugino"


 il 23% degli intervistati ha risposto "Non so, non mi interessa. Anche perché ho lasciato a casa gli occhiali"

Lo sappiamo, vi chiederete come mai la somma non faccia 100...ce lo chiediamo anche noi!
Infatti su un campione di 100 intervistati hanno risposto in 152,1.

Scherzi a parte ringraziamo Maurizio per la professionalità con la quale ha realizzato il servizio e per aver scovato
durante l'intervista la notizia che potrebbe vedere l'Avis di Bergamo accreditata per la donazione di cellule staminali del
cordone ombelicale.

Bergamo da record: un 2009 con 37 donatori di organi e 172 trapianti di organi

Record a Bergamo per i donatori di organi segnalati nel 2009 portando


così i trapianti a quota 172. Grazie alla preziosissima collaborazione con gli
ospedali pubblici e accreditati della provincia, la Bergamasca si attesta al
primo posto tra le aree della Regione Lombardia sia per i donatori
segnalati che per i prelievi. I trapianti sono quindi aumentati del 33%
rispetto al 2008, a differenza del dato nazionale di un aumento pari a + 7%. Gli
Ospedali Riuniti registrano inoltre un secondo primato: sul fronte
dell'opposizione al prelievo i rifiuti all‘espianto di organi sono la metà rispetto al
resto d'Italia.

I dati della provincia di Bergamo parlano chiaro, portando la provincia orobica ad attestarsi ai vertici dell‘area della
Regione Lombardia come donatori di organi. In provincia i donatori di organi sono stati 37 così ripartiti: 28 agli
Ospedali Riuniti (ventuno i prelievi eseguiti, tre i donatori non idonei e quattro le opposizioni al prelievo), 7 al
«Bolognini» di Seriate e 2 al Policlinico San Marco di Zingonia. Di questi potenziali donatori (6 in più rispetto al 2008) 26
hanno effettivamente donato gli organi, portando come detto Bergamo al primo posto per donazioni effettuate, al pari di
Varese.

L'aumento dei donatori effettivi agli Ospedali Riuniti ha superato quindi il 90%, mentre il dissenso alla donazione si è
attestato al 14%, ben al di sotto del dato 2008 (22%), ma anche delle medie provinciale (19%), regionale (23%) e
nazionale (30%).
Questi soni i dati emersi dall'analisi preliminare diffusa nei giorni scorsi dal Nord Italia Transplant Program.
Risultati che sicuramente mostrano il buon cuore dei bergamaschi.

Risultati che fanno ben sperare


Dati come detto incoraggianti come spiega Mariangelo Cossolini, Coordinatore al prelievo e trapianto d'organi della
provincia di Bergamo: «I dati bergamaschi sono molto incoraggianti, segno che le numerose iniziative promosse
dall'ospedale con le Associazioni di settore per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dei trapianti stanno dando i
risultati sperati». Cossolini pone l‘attenzione sull‘informazione che dev‘essere posta in ambito della comiunicazione:
«Solo una corretta informazione sulle modalità di prelievo degli organi e su come questi verranno utilizzati genera un
clima di fiducia tra il cittadino e il personale sanitario. La scelta di donare è comunque libera e va rispettata anche
l'opposizione, l'importante è dare un'informazione precisa e corretta a tutti i cittadini, perché possano decidere
consapevolmente». «Nello stesso tempo - conclude Cossolini - occorre potenziare la rete già esistente tra gli ospedali
della provincia: è questa l'unica strada per non perdere alcun donatore».

Quali trapianti e a chi sono stati effettuati nel 2009 ai Riuniti?


Ai Riuniti nel 2009 sono stati eseguiti sugli adulti 28 trapianti di cuore, 55 di fegato, di cui 2 con tecnica split, 17 di
polmone, 33 di rene, 6 di doppio rene, 1 combinato cuore-rene, 1 combinato fegato-rene e 1 combinato pancreas-rene;
nei bambini sono stati eseguiti 27 trapianti di fegato, di cui 20 con tecnica split, 1 combinato intestino-fegato e 2
multiviscerali (intestino, fegato, pancreas e milza).

Soddisfazione ai Riuniti
Carlo Bonometti, direttore generale dei Riuniti non nasconde la propria soddisfazione: «In particolare siamo l'ospedale
italiano che esegue più trapianti di fegato pediatrico e siamo l'unico centro italiano autorizzato per i trapianti di intestino
e multiviscerali nei bambini. Tutto questo è possibile grazie a un costante e accurato programma di formazione del
personale, che oggi vede tutti gli operatori capaci di "fare squadra" e lavorare con convinzione e in perfetta sintonia e
sinergia per dare una nuova vita a chi è in lista d'attesa». (Fonte L‘eco di Bergamo 3 febbraio 2010)

L’avis c’è! (L'avis Villa d'Ogna pure)


Un buon cuore che ha visto infine anche l‘avis provinciale di Bergamo crescere: come abbiamo già descritto in
precedenza le donazioni di sangue e di emoderivati sono arrivate a 67.000 (un incremento rispetto all‘anno precedente
di 2.000 unità) e un totale di 35.000 donatori attivi. Come sempre vi lasciamo con un meraviglioso brano dei Roxette:
Listen To Your Heart. ―Ascolta il tuo cuore quando ti sta chiamando, ascolta il tuo cuore non c'é nient'altro che
puoi fare‖ (Listen to your heart when he's calling for you. Listen to your heart there's nothing else you can do). E tutti
insieme, ascoltando il cuore, possiamo fare tanto!

L‘Avis va a scuola

Siglato lunedì 22 febbraio 2010 il protocollo d‘intesa tra AVIS Nazionale e il Ministero
dell'Istruzione, Università e Ricerca (MIUR). Presenti all‘incontro Presidente Avis Nazionale
Vincenzo Saturni, Rina Latu, vice-presidente vicario e responsabile dell'Area scuola e
Formazione, e Sergio Scala, per la Direzione dello Studente, Partecipazione, Integrazione e
Comunicazione.
L‘accordo rimarca la proficua collaborazione tra AVIS e MIUR - già sancita da due precedenti
intese del 2004 e del 2007 -, per la promozione della cittadinanza attiva nelle scuole di ogni ordine e grado. In pratica
l‘AVIS si impegnerà a elaborare, in cooperazione con le singole scuole e con il coinvolgimento diretto degli insegnanti,
progetti finalizzati a promuovere l'educazione alla salute, alla convivenza civile, sociale e solidale. Viene confermato,
inoltre, l'importante ruolo di AVIS nella sensibilizzazione degli studenti ai valori del dono gratuito, volontario e anonimo
del sangue.

Il documento avrà durata triennale e sarà trasmesso a tutti gli Uffici scolastici regionali e provinciali. Il MIUR, infatti,
diffonderà questa intesa nelle scuole per favorire la programmazione di specifiche attività di educazione e informazione.

La collaborazione prevede l'istituzione di un gruppo di lavoro nazionale paritetico, composto da due membri designati
dal MIUR, da due membri designati dall'AVIS e coordinato da un Presidente di nomina Ministeriale. Tale gruppo curerà
la corretta applicazione del protocollo, individuando le modalità idonee per la più ampia diffusione delle iniziative che
verranno attivate e per le azioni di monitoraggio degli interventi posti in essere.
Soddisfazione e compiacimento confermano all‘unisono Vincenzo Saturni e Rina Latu: «Un accordo che conferma il
grande ruolo educativo e formativo della nostra Associazione all'interno della Scuola e della società tutta. Grazie al
supporto del MIUR, l‘AVIS potrà diffondere i suoi principi e i suoi valori nelle Istituzioni scolastiche italiane, per
contribuire alla costruzione di una società sempre più attenta al prossimo». Altro che Malizia profumo d‘intesa… Questa
volta vi lasciamo con ―Education‖ (istruzione) dei Pearl Jam che ci pongono una domanda: “E’ la mia istruzione tutto
quello che sono ora?” (Is my education all i am now?). Ecco perché l'avis va a scuola. Buon ascolto

17 febbraio: in ricordo di Luigi Marangoni direttore sanitario del Policlinico di


Milano ucciso dalle Br

“Dietro ogni atto di terrorismo, dietro ogni aberrazione della storia, in fondo non c’è altro che un amore
mancato (Zomberos – Diego Cugia)

17 febbraio 1981: morire con la sola ―colpa‖ di aver testimoniato contro infermieri vicini
all‘Autonomia colpevoli di danneggiamenti gravi. Morire con la sola “colpa” di
condannare l’insano gesto di alcuni infermieri che staccavano la spina ai frigoriferi
che contenevano il sangue per le trasfusioni, che così andava buttato. In un ―corto
circuito ideologico‖ a sparare furono le Br. Alle 8,20 del mattino del 17 febbraio 1981,
Luigi Marangoni uscì con l‘auto dalla rampa del garage per recarsi al lavoro. Il
commando era già lì in agguato. In quattro, armati di mitra e di lupara, bloccano subito
l‘auto di Marangoni e sparano in tre su di lui. La corsa al Policlinico fu inutile e
Marangoni morì lasciando la moglie Vanna Bertelè , la figlia Francesca di 17 anni e
Matteo di 15 anni. Si possono avere delle idee, si possono discutere tutte le idee, ma
quando si impugna una pistola per far valere la propria idea si passa da un circuito ad un
corto circuito. No politics or religion all’Avis e questo vale sempre. Associazione apolitica e areligiosa, non lo
trovate fantastico? Non giudichiamo nessuno e non ci permetteremmo mai di farlo: ci ha semplicemente colpito il fatto
di come partendo da una ideologia si possa arrivare a “staccare la spina ad un frigorifero che contiene sangue
per far in modo che vada buttato”. Ma chi siamo noi per descrivere quello che avvenne? Avete ragione. Come
sempre lasciamo parlare chi lo sa fare meglio di noi. E allora riportiamo un brano del libro di Mario Calabresi
(giornalista, direttore de ―La stampa‖ e figlio del commissario Calabresi) tratto dal libro “Spingendo la notte più in là”
(Capitolo 8). Non siamo dei ―braveheart‖ e ammettiamo che leggendo le parole di Francesca e di Vanna siamo rimasti
colpiti. Non vogliamo condannare nessuno, e come diceva giustamente Fedor Dostoevskij: «Il grado di civilizzazione
di una società si misura dalle sue prigioni». Per questo non sappiamo cosa sia la condanna, ma le parole di
Francesca ci sembrano più che appropriate: «Dovrebbero essere almeno condannati al silenzio sociale: non
hanno da insegnare niente». E per una volta “Nascondo la testa voglio affogare il mio dolore, nessun domani,
nessun domani”.(Hide my head I want to drown my sorrow - No Tomorrow - No Tomorrow): il brano è ―Mad World‖
(tradotto Mondo folle) del gruppo Tears for Fears (Lacrime per paure) (nel video la versione di Gary Jules). Perché «se
comprendere è impossibile, conoscere è necessario» (P. Levi).

Ci dobbiamo salutare (Capitolo 8 del libro Spingendo la notte più in là di Mario Calabresi)

«Per carità, io non ho mai visto Bambi, né l‘ho mai fatto vedere ai miei bambini». Francesca
Marangoni mi guarda come a dire: «Fossi matta!». Siamo seduti sulla panchina dei giardini
della Guastalla, alle spalle dell‘Università Statale, accanto al Policlinico di Milano, l‘ospedale
in cui suo padre fu direttore sanitario fino al 17 febbraio 1981, giorno in cui le Brigate Rosse
gli spararono sotto casa. Da quasi otto anni tengo un ritaglio dell‘―Espresso‖ che la riguarda.
In un lungo articolo, intitolato Le vittime dimenticate raccontano, lei parlava dell‘affiorare dei
dolori improvvisi e raccontava proprio di quando aveva pianto in un cinema. Inizia a
raccontarmelo: «Il film era ―Una domenica in campagna‖ di Bertrand Tavernier. La storia di un
vecchio pittore francese che riunisce fuori Parigi tre generazioni famigliari. Succedono le cose classiche: si mangia, si
discute, si litiga, poi arriva la figlia e nella scena finale balla con il padre anziano. Un ballo d‘addio. Lei lo fa sapendo che
forse è l‘ultima volta…». Francesca si interrompe, si morde le labbra, poi cominciano a scendere le lacrime e mi dice
con la voce che sussurra: «… Ecco, io ho pensato che non avrei mai potuto farlo, che lui non ci sarebbe stato al mio
matrimonio, non avrebbe mai visto i miei figli». Piange ancora, ventisei anni dopo, nella pausa pranzo che mi ha
regalato. Nella foto che sua madre tiene sul tavolo del salotto li si vede insieme l‘ultima estate, in Inghilterra, davanti al
castello di Leeds: il padre ha un giubbino di renna, è davvero giovane, lei è una bella ragazza di sedici anni coi jeans
rossi. Si capisce che avevano un‘intesa speciale. Piange e non si vergogna, scuote la sua testa bionda: «Ho due
bambini, di sette e quattro anni, non ho mai avuto il coraggio di dirglielo. Il più grande ha saputo qualcosa dal cugino e
un giorno mi ha chiesto: ―Ma il nonno è morto perché c‘era la guerra?‖. Lui pensava che ci siano i buoni e i cattivi e che
in guerra alla fine vincano i buoni. E’ difficile spiegargli che no, non c’era la guerra, c’era qualcuno che si sentiva
in guerra, che lo aveva deciso da solo, che si mise a sparare. Ma non ho il coraggio di dirglielo, non ho parole e
cambio discorso. Tutto ciò mi fa soffrire troppo. Io ho sviluppato negli anni una sensazione di estraniamento».
Francesca Marangoni lavora nel padiglione del Policlinico che porta il nome di suo padre, al centro per il coordinamento
dei trapianti. E‘ medico anche lei: «A dire la verità, non avevo la vocazione per la medicina, però era nell‘aria, tutti si
aspettavano che lo facessi. Se rinascessi mi piacerebbe stare in mezzo ai libri, alla carta, e non ai morti… ma so che a
lui avrebbe fatto piacere. L‘ospedale era la sua vita e pensare che fu un‘infermiera, una caposala, a segnalarlo ai
brigatisti della ―colonna ospedaliera‖…». Qui, a pochi metri da dove siamo seduti, si preparò la morte di suo padre, ma
lei non ha voglia di parlare degli ex terroristi, prova fastidio per il dibattito sulla possibilità che possano lavorare nelle
istituzioni o essere eletti in Parlamento. «Dovrebbero essere almeno condannati al silenzio sociale: non hanno da
insegnare niente. Se hanno fatto un percorso di reinserimento e di recupero meglio per loro, ma per me non
cambia nulla, nessuno riporta indietro quello che non c’è più. Certo, non mi sembra che debbano essere recuperati
più di altri che hanno fatto altri delitti. I terroristi ho voluto guardarli in faccia: sono andata ai processi nell‘aula bunker di
via dei Filangeri, lì al carcere di San Vittore. Nelle gabbie c’era tutta la colonna Walter Alasia, sembrava di essere
in un girone dantesco: urlavano, ci insultavano, ci voltavano le spalle, mangiavano, una volta si misero a tirarci
dei panini. Un giorno, mentre parlava il nostro avvocato, una coppia si mise a fare sesso davanti a tutti. I
carabinieri se ne accorsero, scoppiò una gazzarra. Oggi mi viene quasi da ridere a ripensarci: il giudice li richiamò
chiedendo rispetto per la vedova; l’avvocato di uno di questi disse, rivolto a mia madre, “Ma la signora non si
offende”, ma lei sbottò: “E invece mi offendo sì!”. Insomma, erano dei cazzoni tremendi. Ma questo messaggio
non è passato: i brigatisti si portano dietro un‘aura di persone impegnate, di combattenti, invece erano dei poveretti che
facevano lotta armata per riscattare delle vite senza prospettive, gente povera di idee e di spirito. L‘unico a colpirmi fu il
capo colonna, Vittorio Alfieri: era sempre zitto e seguiva ogni parola. Alla fine ci scrisse una lettera, riservata, in cui ci
chiedeva scusa. Degli altri non so più nulla». « Non credo che ce ne sia più dentro nessuno e francamente non lo voglio
sapere. Per fortuna i nostri non erano così famosi da essere seguiti dalla televisione, da meritare interviste o scrivere
sui giornali. Perlomeno questo dispetto non l‘ho avuto. Mi è capitato di incontrare alcune volte una delle persone che
avevo visto al processo Avevo memorizzato perfettamente la sua faccia e quando l‘ho rivisto a un parco giochi per
bambini sono rimasta bloccata. Tutte le volte ho pensato di avvicinarmi a lui per dirgli: ―Guarda che io so chi sei: ti ho
visto nella gabbia‖. Solo queste parole poi non ho avuto il coraggio e me ne sono dispiaciuta. A me sembra che la
società in generale abbia solo un rispetto formale per noi e per chi è morto, sintetizzabile nella formula ―il dolore dei
parenti‖. Qui all‘ospedale però capita di trovare tracce cere di mio padre, che vanno al di là delle targhe e delle
celebrazioni. E‘ vivo nella memoria di molti infermieri che erano stati a lezione da lui, di qualche collega. Mi fermano e
mi raccontano. Mi emoziono, lo sento vicino».
Francesca ricorda benissimo l‘amarezza del padre quando venne messo sotto accusa in ospedale per aver testimoniato
contro degli infermieri vicini all‘Autonomia colpevoli di danneggiamenti gravi (staccavano la spina ai frigoriferi che
contenevano il sangue per le trasfusioni, che così andava buttato), o quando volantinarono contro di lui
all‘ingresso: «Quella mattina avevo un compito in classe di greco, ero in prima liceo classico al Beccaria, e quando
tornai a casa lo trovai distrutto, c‘era rimasto malissimo: lo accusavano di essere servo dei padroni perché era nella
commissione che autorizzava le cure terminali». Da tempo veniva minacciato: «Io lo sapevo ma non pensavo potesse
succedere davvero, finché una mattina mi spiegò che non mi avrebbe più accompagnata a scuola per non fare sempre
la stessa strada. Temeva lo gambizzassero e diceva: ―Chissà se potrò ancora camminare o sciare‖. Hanno scelto di
colpirlo anche perché era un obbiettivo facile, comodo. Se avessimo abitato in centro, in una via piccola e stretta dove
non ci si può fermare e appostarsi, forse sarebbe ancora vivo».
Invece abitavano di fronte allo stadio San Siro, in una via spaziosa, e Luigi Marangoni venne ucciso mentre usciva con
l‘auto dal cancello. La moglie lo stava guardando dalla finestra. Vanna Marangoni lo faceva ogni mattina: «Così mi
sembrava di proteggerlo. Quel giorno ho sentito dei colpi, ma era carnevale e ho pensato a dei botti. Poi mi accorgo che
la sua macchina si è fermata perché sul passo carraio c‘è una Ritmo bianca a ostruirgli l‘uscita. Due persone con la
coppola e gli occhiali scuri salgono in fretta sulla Fiat e poco più in là recuperano una persona. L‘auto di mio marito
rimane ferma, allora capisco e penso: ―E‘ successo, questa volta è successo davvero‖. Scendo di corsa in vestaglia e
camicia da notte, la portinaia cerca di fermarmi: ―Non esca, sparano‖. Le dico: ―Ma non capisce, è per mio marito‖. Ma
quando sono fuori non lo vedo, allora penso che lo abbiano rapito e mi si riaccende la speranza. Poi mi avvicino alla
portiera e mi accorgo che è riverso sul sedile. Ho aperto lo sportello, mi sono inginocchiata e l‘ho abbracciato; era tutto
coperto di vetri, perdeva molto sangue dalla nuca. Gli ho messo le mani sul viso per farmi sentire, per dargli calore,
anche se non c‘era più niente da fare. Ho capito che la nostra vita insieme finiva in quel momento e gli ho detto: “Ci
dobbiamo salutare”. Prima che lo caricassero sull’ambulanza gli ho chiuso gli occhi». Nel volantino di
rivendicazione c‘era scritto che era un servo dello Stato e della Dc. Vanna Marangoni parla con voce bassa, molto
gentile: «E pensare che la Dc non l‘aveva neppure mai votata, era liberale, pignolo, lavorava tantissimo, aveva fatto
pulizia alle camere mortuarie spostando tutti quelli che facevano affari con le pompe funebri. Poi s‘era fatto nemici
andando a testimoniare insieme a tre infermieri nel processo per i danneggiamenti. Gli infermieri vennero gambizzati
all‘interno dell‘ospedale, per lui ci fu la condanna a morte. Prima però fecero a tempo ad accusarlo, volantinando un
articolo pubblicato sul ―Giorno‖, di aver negato il diritto di andare alle terme ad alcuni dipendenti di una banca e di averlo
fatto per interesse. Tornò a casa si mise a piangere. Era il 31 gennaio. Si rese conto che era un segnale. Quella notte
mi svegliò e mi disse: ―Ricordati che sono un uomo onesto e che mi devi volere bene. Ti chiedo perdono se vi lascerò
soli, ma non è colpa mia‖. Non aggiunse altro». Questa signora minuta resta in silenzio a lungo, lo sguardo perso nei
ricordi o forse nella nostalgia per quanto non c‘è stato, poi aggiunge solo un‘ultima frase: «E‘ stata una cosa inutile, non
è servita a nessuno, ma io sono stata defraudata, mi hanno levato una parte della mia vita».
A fine 2005 mamma era andata a trovarla, aveva parlato a lungo, anche lei era rimasta colpita dal tono pacato e dal
peso del dolore che questa donna esprime. Quando era uscita mi aveva chiamato dal cellulare, mentre tornava a casa.
Mia madre è una persona focalizzata sull‘idea di camminare e guardare sempre avanti, di lavorare per la riconciliazione,
il perdono, la sostiene una fede vitale e fortissima, ma quel pomeriggio aveva una voce scossa e mi disse: ―Vedi, Mario,
l‘ho ascoltata a lungo, ho ripensato a voi, a papa Gigi, a tutti quelli che abbiamo conosciuto in questi anni che non
riescono a ritrovare la forza di vivere, a quello che ci hanno fatto, a quanto siamo stati tutti lasciati soli e a come tutto sia
passato in cavalleria e mi è preso lo sconforto: siamo stati tutti troppo buoni, tutti troppo pazienti».

Stupidità
“Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi”. (Albert
Einstein) Quanto aveva ragione il buon vecchio Albert… Non dovrebbe accadere che una ragazza di vent‘anni si
permetta di dire ad una coetanea alle prese con la leucemia e coi relativi effetti collaterali: ―Quanto sei bella‖. Non
dovrebbe accadere che una madre e la figlia reduce di un trapianto di midollo, entrambe di Valbondione, si sentano
lanciare da una ragazza che passa con l‘auto davanti agli Ospedali Riuniti di Bergamo un messaggio così stupido. Non
dovrebbe succedere se la stupidità non esistesse. Ma è quello che è successo a Natalina Conti e a sua figlia
Francesca. Segno che Einstein aveva proprio ragione. Ma di fronte a tanta stupidità, per fortuna c’è anche tanto
buon senso: e lo dimostrano i giovani amici di Francesca di Valbondione. A raccontarlo è proprio la madre
Natalina a L‘eco di Bergamo di sabato 23 gennaio 2010: «In questi mesi i giovani che conosciamo ci hanno dato tante
lezioni. Gli amici di mia figlia sono quasi tutti di Valbondione, perché noi veniamo da lì. Nelle settimane di ospedale si
son fatti su e giù per la valle più volte dopo il lavoro per salutare attraverso il vetro.
Quando i medici le hanno vietato la piscina, improvvisamente nessuno della
compagnia aveva più voglia di nuotare. E quando Francesca, in agosto, ha dovuto
rientrare in ospedale per il trapianto, tutti hanno rinunciato alle vacanze per starle
vicino». E proprio questi ragazzi in merito alla vicenda occorsa fuori dall‘ospedale
commentano: «Quella ―l‘era fò de co‖ (Era fuori di testa)!». Hanno detto tutto loro
e noi non aggiungiamo niente. Se volete vi invitiamo a leggere la lettera di
solidarietà inviata da Jeremy, anch'egli malato di luecemia. Come Avis Villa
abbiamo visto il buon cuore della gente di Valbondione che ha deciso di fondare un’Avis e quindi di salvare
vite! A Francesca, oltre a tutta la nostra solidarietà (si ringrazia la redazione de L'eco di Bergamo per aver riportato la
presente iniziativa a pagina il 24 gennaio 2010), ci sentiamo di regalare questa citazione: ―Beauty is in the eye of the
beholder‖ (La bellezza è nell'occhio di chi guarda) di Margaret Wolfe Hungerford. E chi fa stupide azioni
sicuramente bella non può essere. Friedrich Schiller era solito dire: «Contro la stupidità gli stessi dei lottano invano.».
Proprio per questo Dante scrisse: ―Non ragioniam di lor (o di lei…), ma guarda e passa‖ (Divina Commedia Inferno
Capitolo 3°). E allora non curiamoci della stupidità e lasciamoci andare alle splendide note di Eric Clapton con
Wonderful Tonight. Abbandoniamoci al splendido brano e alle sue parole: ―poi mi chiede: ‗sono bella?‘. Rispondo ‗si,
sei splendida stasera‘. Mi sento splendidamente perché vedo la luce dell‘amore nei tuoi occhi e la più grande meraviglia
di tutto questo‖ (And then she asks me - Do I look al right - And I say yes, you look wonderful tonight - I feel wonderful -
Because I see-ee the love light in your eyes - And the wonder of it all).

Avis zona di Piario: Jennifer e Jim promuovo la donazione di sangue

Grace (Jennifer Aniston): ―Organizziamo una donazione di sangue. Hanno bisogno del mio sangue: il mio è un gruppo
sanguigno molto raro. Io sono AB positivo…‖.

Bruce Nolan (Jim Carrey): ―E poi quelli ammucchiano tutti i sacchetti in un magazzino chissà dove, lo surgelano nella
ghiacciaia e poi raccontano in giro che manca…‖.

Come vedrete nello spot, invece… Ma lasciamo parlare Jennifer e Jim.

Ringraziamo di cuore Bergamonews per aver riportato la notizia sul proprio portale

Noi preferiamo parlare di Avis Zona di Piario: grazie alle risorse dell’Avis di Zona, per tutto l’anno 2010, sarà
possibile mettere in onda sulle emittenti televisive Antenna2 (per l’ambito
territoriale della media e alta Val Seriana e Valle Borlezza) e Più Valli Tv (per l’ambito
territoriale di Bossico, Sovere, Val Camonica, Val Cavallina ma anche Valle Seriana -
fino a Bergamo - Sondrio e Valtellina) uno spot televisivo realizzato ad hoc per
promuovere e la donazione di sangue. In questa decisione di puntare sull‘informazione
e sulla comunicazione c‘è molto di Franco Scandella. Franco, con passione, dedizione, e
un gran cuore ha creduto di poter far sì che tutte le avis che fanno riferimento al centro di
Piario, possano avere le stesse opportunità. E cosa c’è di più democratico che poter
far passare in televisione un unico spot per tutte le avis, personalizzato con le date
delle donazioni e le avis che effettuano la raccolta al centro di Piario, che promuove la stessa finalità e la
donazione di sangue? Per molte avis – soprattutto per quelle con meno risorse finanziarie - sarebbe stato preclusa la
possibilità della messa in onda dello spot televisivo a causa dei costi. Grazie all’avis zona 4 invece, tutte le 11 avis
che fanno riferimento al centro di Piario, godranno dei benefici della messa in onda degli spot. Quando si pensa
all‘Avis di zona, nel nostro caso all‘Avis zona di Piario, bisogna pensare alla condivisione di sforzi e di fondi per svolgere
attività sovra comunali, attività che per il loro costo e per la loro portata, non sarebbero realizzabili se non con una
volontà comune. Grazie al fondamentale contributo di Franco, e alla sua passione, l‘Avis di zona va ad integrare il
lavoro che le singole avis portano avanti con tenacità, dedizione e passione nel proprio ambito. Questa integrazione,
grazie agli sforzi posti in essere da Franco nell‘Avis di zona porta un duplice vantaggio: avere una nuova fondamentale
collaborazione tra le avis di zona e salvaguardare l‘autonomia di ogni avis che ha aderito al progetto di zona. Franco ha
permesso di far capire che la finalità della zona di Piario, non è assolutamente quella di interferire nelle singole decisioni
delle avis, bensì quella di creare nuove opportunità. Come avvenuto anche per il calendario realizzato per il 2010,
l‘unione fa la forza.

“Tutti per uno, uno per tutti”: lasciamo i tre Moschettieri ad Alexandre Dumas
e ci teniamo Jennifer. Sì, magari… Dai lo sapete che ci piace scherzare.
Volevamo dire che lasciamo a Jennifer Aniston e a Jim Carrey invitarvi a donare
sangue. Molliamo gli ormeggi e partiamo dunque sicuri che con Franco al timone,
non perderemo mai la rotta. Lo stesso Franco, ci guiderà come la Stella Polare,
verso mondi sconosciuti, dove il sogno di non far mancare sangue là dove vi è
bisogno, possa divenire realtà. Siamo diventati troppo seri? E' vero: altro che
Franco: Jennifer Aniston! Mai fidarvi dei pazzi Niki & Co.: come sapete George
adesso è fidanzato con Elisabetta per cui ci ha passato la sua rubrica. A lui non
serve più. Se però rivuole la sua rubrica e ci lascia Elisabetta, visto che è nostro
amico per questa volta accettiamo di buon grado l‘―equo scambio‖. Per adesso, visto che noi abbiamo la sua rubrica e
lui Elisabetta, non possiamo fare un torto a George e passare a tutti i suoi numeri di cellulare. Per questo Jennifer not
included. Dai, per questa volta ve lo concediamo ci facciamo un‘ ―auto battuta‖: ―va bene i sogni, ma sperare sempre
nei miracoli‖… Touché! (Nelle foto Jennifer Aniston e Jim Carrey... Ops: Jennifer Aniston e Jennifer Aniston, ma vi
assicuriamo che è un errore di impaginazione. O forse no...).

Avis Villa d‘Ogna: 100 accessi from Sweden


―Cento! Cento! Cento!‖. Ok l‘accesso è giusto. E vai di Iva… No non quella
che bisogna versare all‘ufficio delle imposte. Vai di Iva Zanicchi. Ma anche
no. Non preoccupatevi, non siamo diventati folli tutto di colpo: 100 sono le
visite (o visitors come li chiama il nostro contatore, visto che sono tornati di
moda) al nostro sito dalla Svezia. Dopo gli Usa, Uk, siamo arrivati
all‘ambito traguardo anche in Sweden. E già ci immaginiamo l‘atmosfera della premiazione a Stoccolma o a Oslo
(qualora il governo svedese volesse darci il Nobel per la Pace ) e le parole di rito: ―Non ce lo aspettavamo‖. E vai con
le lacrime.
Gli accessi sono reali, ma in verità lo diciamo, ci immaginiamo un viaggio premio al team Niki & Co. per proporre un
gemellaggio con le svedesi.

Siamo molto interessati agli usi e alle consuetudini locali, soprattutto alle bellezze storico
artistiche della Svezia. Come non ci credete? Sempre i soliti diffidenti. Va bene.
Intendevamo gli svedesi (in senso generico): se proprio dobbiamo, andiamo a fare un
giro anche a salutare Carlo XVI Gustavo di Svezia. Se poi ha una moglie o una figlia
bella come Letizia Otis, moglie di Felipe delle Asturie futuro erede al trono di Spagna, ci
andiamo volentieri. Se poi ha anche la bellezza e la classe di Carla Bruni partiamo s…
Niki aspetta… Va beh, visto che stiamo aspettando l‘aereo, finiamo il testo e poi partiamo
subito. Se proprio non ha moglie e figlie così ben dotate ci "accontenteremo" delle
svedesi. Adesso vi lasciamo: stanno annunciando il volo e non vorremmo perdere
l‘aereo.

Ah dimenticavamo un avviso per Franco e Marino: gli accessi da UK sono 218. Mentre noi ci
"sacrifichiamo" andando in Svezia, voi dovete andare da Carlo e Cammilla Parker Bowles…
(La foto di Camilla può avere effetti indesiderati. Non somministrare alle persone di età
inferiore ai 76 anni. Ma anche a quelle di età superiore. Prima dell'uso leggere attentamente
le avvertenze e le modalità d'uso. La foto può nuocere gravemente alla salute).

Dai l‘aereo è arrivato: Svezia arriviamo (o meglio Victoria Silvstedt


arriviamo)! Vi lasciamo come sempre con un brano. Quando si parla di
Svezia e di musica si parla di Abba. E quale brano meglio di “I Have A
Dream” degli Abba si addice ai donatori di sangue? Abbiamo un sogno
come quello di Martin Luther King nel discorso di Washington del 28
agosto 1963: salvare delle vite. I donatori grazie ad un gesto tramutano
un sogno in realtà. “Ho un sogno una fantasia che mi aiuta ad
attraversare la realtà e la mia destinazione ne fa valere la pena” (I
have a dream - a fantasy - to help me through – reality and my destination - makes it worth the while).
8 marzo: auguri a tutte le donne da Avis Villa d‘Ogna
“C'è qualcosa di più bello al mondo che una donna non lo contenga già in uno sguardo?” - Fabio Volo

Quando si parla della festa della donna, si pensa alle mimose. Bello, ogni occasione è
quella giusta per festeggiare ed ogni occasione è giusta per regalare un fiore ad
una donna. Ma il fiore è un gesto che se non è seguito dal buon cuore, ahi noi serve a
poco. Per questo preferiamo sì parlare di 8 marzo, ma la data deve essere legata
indissolubilmente a quelle del 25 novembre in cui si celebra la giornata
internazionale per eliminare la violenza delle donne (come avevamo promesso riproponiamo sotto l‘articolo che
avevamo inserito sul nostro sito in occasione di tale ricorrenza). Perché per fare festa prima bisogna prima eliminare la
violenza a cui certe donne sono ancora sottoposte. Solo per curiosità provate a cercare su Google eliminare violenza
dal mondo e vedrete che l‘Avis Villa d‘Ogna c‘è. Magari qualcuno penserà che stiamo parlando di piaghe sociali
relegate a paesi sottosviluppati. No, stiamo parlando di cose che avvengono tra noi. Nel 2009 a Milano, 928 donne
hanno chiesto aiuto per aver subito una violenza sessuale o un abuso domestico di natura fisica o psicologica. E nella
metà dei casi l‘aguzzino è l‘uomo con cui hanno scelto di convivere (nel 37% dei casi si tratta del marito e nel 12% il
compagno). La cosa che ci ha colpito è che gli abusi sono in aumento a livello nazionale: da quando è stata
introdotta la legge sullo stalking, 5.000 sono state le denunce registrate a cui vanno aggiunte 1.000 arrestare. Dati che
fanno sicuramente pensare e che fanno riflettere. Anche perché chi osa fare violenza su una donna è semplicemente
una persona che dimostra tutta la sua debolezze e le sue paura. Non volevamo essere così seri, ci conoscete e ci piace
essere come al solito goliardici: oggi lo siamo pensando alle donne che da sempre sono le muse ispiratrici e che
regalano ad ogni uomo la speranza e la voglia di essere migliore.
Regalatevi per cui una sera tutta per voi: oggi vi è concesso tutto. Noi festeggiamo insieme a voi, ma non
fermatevi alle classiche feste con i quattro uomini che si mettono in mutande (non prendete i vizi degli uomini - in questo
l‘uomo è avvantaggiato avendo circa 2.000 anni di esperienza) appagando così la
vanità dei quattro che si sentiranno degli dei.
Girate per i vostri paesi, per le città e fate sentire che ci siete e che le città o i
paesi sono vostri. E ricordate agli uomini, qualora se lo siano dimenticato, che le
città e i paesi sono vostri non solo l‘8 marzo ma tutti i giorni dell‘anno. In un giorno
così speciale auguri a tutte le donatrici: credeteci quando vi diciamo che a Piario vi
ammiriamo mentre donate sangue e ammiriamo la vostra tenacità e la vostra forza
di volontà. Da voi abbiamo molto da imparare: a volte vi vediamo far più fatica nel
donare rispetto agli uomini, ma la volta dopo siete lì di nuovo pronte a donare. E
col vostro esempio ci insegnate quello che conta veramente nella vita. Auguri a tutte le donne che ci aiutano a Piario
nella sala ristoro al bar. Auguri infine a tutte le donne che ci sono vicine, donando a Bergamo o col sito: i vostri consigli
e le vostre critiche ci spronano sempre a non mollare. "Ascoltate (e leggete) con orecchi pazienti e noi ci sforzeremo di
rimediare i nostri difetti" (William Shakespeare- Romeo e Giulietta): di difetti ne abbiamo tanti ma non abbiamo perso la
speranza di essere migliori. Vi regaliamo un fiore virtuale consigliandovi un libro che ogni donna dovrebbe leggere e
ogni uomo dovrebbe studiare: ―Donne che corrono coi lupi‖ di Clarissa Pinkola Estes.
E per la festa della donna un brano le cui note speriamo possa toccare il cuore ad ogni donna ma ancor più, possa far
breccia nel cuore di ogni uomo che non rispetta una donna: “She’s always a Woman” (Lei sarà sempre una donna) di
Billy Joel. Perché una donna “ti può condurre alla vita, ti può prendere o lasciare”, una donna “ti può uccidere
con un sorriso, può ferirti coi suoi occhi”, una donna “è in anticipo rispetto al suo tempo”, una donna “non si
arrende mai, non si dà mai per vinta”, una donna “tirerà fuori il meglio o il peggio di te”… "Ma puoi incolpare
solo te stesso, perché per me (e noi aggiungiamo per noi dell‘Avis Villa) Lei sarà sempre una donna".
Auguri a tutte le donne.

25 novembre: Giornata Internazionale per eliminare la violenza contro le donne


(International Day for the Elimination of Violence against Women)

"Forse questo ultimo atto è destinato a ribadire una fondamentale verità:


che dalla violenza non può e non è mai potuto nascere nulla. Per tutti
quelli nati sotto una stella arrabbiata, per paura che ci dimentichiamo
quanto siamo fragili". (Fragile - Sting)

E' 25 novembre tutti i giorni! L'avis di Villa d'Ogna ripropone periodicamente


in home page l'articolo sul 25 novembre: la lotta contro la violenza è un
gesto di civiltà. L'articolo rimane invece fisso nelle news. O è "25
novembre" tutti i giorni, o non è "25 novembre" mai (libera
interpretazione dei brani "Thank God It's Christmas" dei Queen "Fa che
sia Natale ogni giorno - Let it be Christmas every day" e "O è Natale
tutti i giorni..." di Luca Carboni).

Se chiedete ad una persona dell‘8 marzo subito in qualche modo risponderà ―Festa della donna‖. Ma del 25 novembre
poco si sa, non ci sono fiori in ballo e file dai fioristi (nemmeno la domanda ―Ti piacciono i fiori? Vorresti fare il fiorista?‖
anche se non abbiamo mai capito perché una persona per essere ritenuta normale debba rispondere allo stesso modo
ad entrambe le domande…). Una guerra silenziosa, come quella che alcune donne sono costrette a vivere nelle proprie
case, proprio il luogo dove ci si dovrebbe sentire al riparo dal mondo per poter portare il giorno dopo nuove speranze.
Speranze spezzate, perché alcune cose non si dimenticano: si può vivere una vita avendo la vita già spenta dentro.
Perché certe cose non si superano e il pensiero va ad una ragazza, Valentina Cavalli.

Il corriere della sera scriveva (sul sito 14 luglio 2008): «Veniva da Casale Monferrato, Valentina. Con tutto l'entusiasmo
dei suoi 22 anni. Studiava medicina e aveva un fidanzato che amava. Tutto è finito una sera di giugno del 2002, mentre
Valentina e il suo ragazzo amoreggiavano in auto in un parcheggio. All'improvviso l'orrore, che distrugge per sempre i
sogni e la vita di questa dolce e bella ragazza. Due uomini assalgono la coppietta, massacrano di botte il ragazzo e
violentano a turno la ragazza, mente un terzo complice fa da "palo"». «Due ragazzi della Milano bene che avevano
infierito crudelmente su di lei. Non s‘era arresa, aveva fatto denuncia, sostenuto le indagini, sino all‘arresto dei
responsabili, sino al processo ancora in corso. Aveva mostrato sempre determinazione e coraggio, ma anche qualche
cedimento, qualche paura», come riporta "La stampa". Quel giorno Valentina Cavalli, come ha raccontato la madre ai
giornalisti de «La Stampa», (articolo del 12 luglio 2008) è morta una prima volta. La ferita non è mai guarita.

«Mamma, sai cos'è che mi sconvolge di più? E' che quei due non mi hanno neanche chiesto scusa, non sembrano
pentiti. La prigione non li aiuterà a rendersi conto della brutalità che hanno commesso. Hanno bisogno di un percorso
interiore per rendersi conto del male che mi hanno fatto»: questo è quello che diceva Valentina.
Valentina ha deciso di staccare la spina giovedì 11 luglio 2008, 6 anni dopo lo stupro subito, dopo aver
superato l’ultimo esame della specializzazione in neuropsichiatria.

Luca Barbarossa presentò nel 1988 un brano dal titolo ―L‘amore rubato‖. A Valentina hanno rubato l‘amore… "Solo il
4% delle donne vittime della violenza denuncia il proprio carnefice. Le altre pagano anche per lui": chi paga per i
peccati dell'uomo? (slogan della giornata del 2008 di Telefono donna che ha realizzato il poster sopra). Sappiamo
che il giorno Internazionale magari non servirà a molto… ma se serve a qualcosa è già molto. Una volta mi hanno
detto: ―Non devi essere sempre contro, devi essere anche a favore‖. ―Quando non ci sarà più nulla contro cui essere
contro, sarò il primo ad essere a favore‖ ho pensato. Ho invece risposto: "Certo che sono a favare di qualcosa: sono a
favore di chi è contro qualche cosa che non va". Ormai conoscete questo sito e sapete che siamo solitamente goliardici.
Ma oggi non ne siamo capaci e ve ne chiediamo scusa. Ci sono ―parole troppo gelate per sciogliersi al sole ― (Fabrizio
De André - La guerra di Piero). E queste parole le lasciamo dire a Franca Rame nella sua testimonianza (avvisiamo
che la testimonianza è molto toccante e forte). Oggi ci sentiamo di regalare ad ogni donna, in particolar modo alle
nostre donatrici, non fiori o diamanti (ci hanno inculcato l‘idea che l‘amore si dimostra così. ―Un diamante è per
sempre‖: un oggetto inutile se dietro on ci sono buoni sentimenti, aggiungiamo noi), ma bensì un libro: ―Donne che
corrono coi lupi‖ – Clarissa Pinkola Estes -. E dopo averlo letto regalatelo ad ogni uomo.

L’amore rubato - Luca Barbarossa

La ragazza non immaginava - che anche quello fosse l'amore - in mezzo all'erba lei tremava - sentiva addosso ancora
l'odore - chissà chi era cosa voleva - perché ha ucciso i miei pensieri - chissà se un giorno potrò scordare - e ritornare
quella di ieri

La ragazza non immaginava - che così forte fosse il dolore - passava il vento e lei pregava - che non tornassero quelle
parole. Adesso muoviti fammi godere - se non ti piace puoi anche gridare - tanto nessuno potrà sentire - tanto nessuno
ti potrà salvare
E lei sognava una musica dolce - e labbra morbide da accarezzare - chiari di luna e onde del mare - piccole frasi da
sussurrare - e lei sognava un amore profondo unico e grande più grande del mondo - come un fiore che è stato
spezzato - così l'amore le avevan rubato

La ragazza non immaginava - che così lento fosse il dolore - stesa nel prato lei piangeva - sulle sue lacrime nasceva il
sole - e lei sognava una musica dolce - e labbra morbide da accarezzare - chiari di luna onde del mare - piccole frasi da
sussurrare - e lei sognava un amore profondo - unico e grande più grande del mondo - ma il vento adesso le aveva
lasciato - solo il ricordo di un amore rubato - come un fiore che è stato spezzato - così l'amore le avevan rubato

6-13 marzo 2010: settimana della donazione del sangue dei volontari in servizio
civile
Una settimana dedicata interamente alla donazione del sangue dei volontari in
servizio civile. Questa l'iniziativa nata da un'idea dell‘AVIS che si è svolta dal 6
al 13 marzo 2010 in occasione del nono anniversario dell'approvazione della
Legge 64/2001, che ha istituito il Servizio Civile Nazionale. Promotori
dell'evento sono stati l'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (UNSC), il
Centro Nazionale Sangue (CNS) e Coordinamento Interassociativo dei
Volontari Italiani del Sangue (CIVIS), di cui fanno parte AVIS, Croce Rossa,
FIDAS e Fratres. La presentazione dell‘evento è avvenuta mercoledì 3 marzo 2010 nella sala stampa di Palazzo
Chigi. Alla conferenza erano presenti il senatore Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri con delega al Servizio Civile; l‘onorevole Leonzio Borea, capo dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile; il dott.
Giuliano Grazzini, direttore del Centro Nazionale Sangue; il dott. Aldo Ozino Caligaris, presidente nazionale FIDAS; il
dott. Vincenzo Saturni, presidente nazionale AVIS; la dott.ssa Maria Vittoria Torresi, presidente nazionale donatori
sangue Croce Rossa e infine il dott. Luigi Cardini, presidente nazionale Fratres e coordinatore pro tempore CIVIS.
Venerdì 5 marzo 2010 al Quirinale si è tenuta la cerimonia di inaugurazione alla presenza del Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano (come vedete alla fine George c'è sempre ), a cui hanno partecipato anche due
volontari di Servizio Civile attualmente impegnati in AVIS, Francesco Briganti e Alessandro Gentile. Il capo dello Stato,
durante la cerimonia, ha dichiarato: «il tempo per me più prezioso e gratificante è quello che dedico a iniziative
così, che mi danno forza, convinzione, sostegno e fiducia, più di tante altre di situazioni di lavoro più tese e
difficili». Per Napolitano «è il momento di farla finita con le generalizzazioni sui giovani» e con «le
semplificazioni e i luoghi comuni». E bravo George! Un'iniziativa che ha visto l'avis in prima linea come ha
chiarito il Presidente Avis nazionale Vincenzo Saturni: «La promozione del dono è il principale obiettivo associativo
e perché AVIS da diversi anni è ente di Servizio Civile. La nostra Associazione attualmente accoglie oltre 200 giovani
volontari in Servizio Civile che, su tutto il territorio nazionale, sono diventati parte integrante della realtà avisina,
partecipando alle attività quotidiane e diffondendo i valori di generosità e solidarietà». Saturni ha spiegato le finalità
della settimana: «Promuovere uno stile di vita sano, attento agli altri e al proprio benessere psicofisico, che diffonda un
atteggiamento sensibile verso le richieste e i bisogni della propria comunità». «Il volontariato - ha concluso infine Saturni
- deve rappresentare sempre di più un punto di riferimento per le nuove generazioni, in grado di dare un grosso slancio
al senso civico e all'impegno sociale».

Tra le altre, anche l'Avis Regionale Lombardia ha aderito all‘iniziativa. Delle molte
azioni che sono state attuate per contattare i 1400 volontari di servizio Civile
attualmente impegnati in Lombardia, due meritano di essere menzionate: l‘invito alla
donazione mediante l'invio di una mail (virtuale o cartacea) con allegata una cartolina
che riporta su un lato le principali indicazioni sanitarie per diventare donatori di
sangue; realizzazione di una locandina promozionale che è stata inviata a tutti gli
Ospedali e ai "Punto Regione" presenti nei capoluogo di provincia.

E a livello locale? Anche l‘avis Villa d'Ogna, insieme a tutte le avis che fanno riferimento all‘unità di raccolta di Piario,
sono state vicine col cuore all‘iniziativa. Per donare sangue a Piario basta presentarsi ed iscriversi all‘Avis (si vedano le
pagine ―Perché donare sangue‖, ―Iscriversi? Why Not?‖ e per il calendario delle donazioni ―Piario: il centro di raccolta‖
presente su questo sito). “No politics or religion”, questo vale sempre, ma pensiamo che il riconoscimento sia il
giusto merito istituzionale a tutti i donatori di sangue, al di là di ogni convinzione politica di religione. Quello
che interessa all‘Avis è donare il sangue in modo anonimo volontario e gratuito. E chiaramente, donare il sangue senza
distinzione di razza, credo politico o religioso e senza distinzione di
sesso. Perché all’Avis siamo tutti uguali!

Siamo stati troppo seri? E‘ vero. In effetti il crazy Team Niki & Co. se
proprio bisogna incontrarsi con qualche parlamentare, voleva proporre un
incontro con Giovanna Melandri e Marianna Madia ma anche Mara
Carfagna, Giorgia Meloni. Per condicio rispettata, ma soprattutto noi
siamo per le quote rosa! E visto che ci siamo volevamo invitare anche
l‘onorevole Giulia Bongiorno ma alla condizione che portasse Michelle
Hunziker (parlando seriamente per un attimo nel novembre 2009 hanno
fondato l‘associazione ―Doppia difesa‖ che raccoglie fondi per combattere la violenza sulle donne). Quindi siamo partiti
da Giovanardi e siamo arrivati a Michelle Hunziker. Wow, non male vero?

All‘Avis Villa d‘Ogna il rosso ti dona. E il rosso come dona a Michelle… Proprio Michelle come cantavano i Beatles:
―Michelle ma belle, sont le mots qui vont très bien ensemble, très bien ensemble‖ (Michelle mia bella sono le
parole che vanno molto bene insieme, molto bene insieme). Per oggi “that’s all I want to say” (è tutto quello che
voglio dire), non prima però di invitarvi tutti a donare sangue: “I need you!” (Ho bisogno di te!). Buon ascolto.

Avis e con l‘UILDM - Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare


"Dispiega le mie ali, contro ogni barriera, perché la Libertà è un diritto di tutti": questo il motto della Giornata
Nazionale UILDM - Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare.
Da venerdì 12 a domenica 14 marzo 2010 le protagoniste della manifestazione sono state, come sempre, le “Farfalle
della Solidarietà”: coloratissimi peluche ripieni di ovetti di cioccolato che sono stati distribuiti in oltre 500 piazze delle
principali città italiane dai volontari UILDM. La manifestazione ha visto la
preziosa collaborazione di altre associazioni volontarie quali AVIS, Fondazione
Telethon e di altri partner presenti sul territorio. "Una città possibile‖: la
donazione minima di € 5 ha contribuito alla realizzazione del progetto. Si
garantiscono così la mobilità delle persone con disabilità colpite da distrofie o
altre malattie neuromuscolari. Si è potuto inoltre dare un contributo reale
all'assistenza delle famiglie di queste persone nelle loro attività quotidiane. Un
contributo che ha consentito quindi di attrezzarsi di mezzi di trasporto come furgoni specializzati e persone
specificamente e altamente formate anche da volontari.
Un‘iniziativa quindi indispensabile, come ha chiarito il presidente nazionale UILDM Alberto Fontana: «I fondi raccolti
l'anno scorso - ha spiegato - sono stati destinati alla formazione e al sostegno del volontariato a favore della mobilità
delle persone con disabilità e delle loro famiglie sul territorio di ben 12 Sezioni Provinciali UILDM. Queste ultime sono
76 e l'obiettivo finale è di realizzare Una città possibile in ognuna di esse».

Dal 6 al 14 marzo 2010 si è potuto inoltre, donare 2 euro inviando un SMS al 45504 o donare 5 o 10 euro chiamando da
telefono fisso.
Quindi se avete visto nelle piazze ―le farfalle della solidarietà‖ e i volontari, niente paura! E visto che si parla di Libertà,
non possiamo che lasciarvi con Freedom! (libertà) '90 di George Michael. Perché l'Avis alle persone malate di distrofia
muscolare e alla UILDM dice: «Non ti abbandonerò, Non rinuncerò a te» (I won't let you down - I will not give you
up). Dai vi lasciamo con goliardia: come vedete George c'è sempre.

Un amore, un sangue, una vita... devi fare ciò che riesci


"Gli occhi fanno quel che possono, niente meno e niente più... Tutto quello che non vedono è perché non vuoi
vederlo tu".

[Cosa vuoi che sia - Ligabue]

Venite al centro di Piario e vedrete di cosa è capace il cuore...

Uno dei 100 brani più belli del secolo scorso è One degli U2.

Quando lo sentii per la prima volta, rimasi quasi estasiato. Come spesso accade per i brani in inglese,
più lo ascoltavo, più mi accorsi che il brano non era solo stupendo dal punto di vista musicale, ma era
meraviglioso per le parole in esso contenuto.

"La musica per una canzone è un po' come il sesso, le parole


invece sono come far l'amore". [Dal film "Scrivimi una canzone"]

Vi riporto un pezzo del brano: s'addice benissimo a chi dona il


sangue.

"One love,

one blood,

one life,

you got to do what you should"

ovvero, come scritto nel titolo "Un amore, un sangue, una vita... Devi fare ciò che riesci".

E donando sangue molto si può fare: in modo gratuito, anonimo e volontario. Non so quale gesto sia più nobile...

E come continua lo stesso brano: "Una vita con gli altri, fratelli, sorelle. Una vita ma non siamo uguali... dobbiamo
sostenerci a vicenda, sostenerci l'un l'altro".

Se facciamo seguire alle parole i fatti... molto si può fare. E lo si può fare anche con un sorriso sulle labbra... Perché "è
meglio fare una cosa seria sorridendo, che fare una cosa stupida seriamente". Perché "la risata è eterna se la gioia è
vera"! (Laughter is eternity if the joy is real) [Get On your Boots - U2]. Anche perché "ogni generazione ha una
possibilità per cambiare il mondo, triste è la nazione che non ascolterà i suoi ragazzi e ragazze" [I'll Go Crazy If I Don't
Go Crazy Tonight - U2]. "Siete voi giovani che dovete tirare i sassi nei vetri. Così, quando i vetri si rompono, noi
vecchi ci rendiamo conto che era il momento di cambiarli" [Ferruccio Parri, si rivolse così nel 1959 ad un giovane
ventitré anni: quel giovane era Giampaolo Pansa uno tra i più grandi giornalisti dei nostri tempi]. E allora largo ai giovani
che con le loro idee e la loro energia tanto possono fare per l'Avis e per il mondo della donazione di sangue.

100 donazioni di midollo osseo agli Ospedali Riuniti di Bergamo


Gli ospedali Riuniti di Bergamo hanno fatto 100! Wow! Non sembra un sogno?
100 donazioni di midollo osseo destinate al trapianto in persone affette da malattie
del sangue - quali leucemie e anemia aplastica - o da alcune malattie genetiche
che possono essere curate appunto solo mediante il trapianto. Di tempo ne è
passato dal lontano 1989 quando fu istituito il Registro nazionale donatori di
midollo osseo (Ibmdr) con sede a Genova, che raccoglie a tutt‘oggi i dati genetici
di tutti i donatori italiani iscritti nei Registri provinciali condividendoli con tutti i principali registri mondiali. Così
come di tempo ne è passato dal 1990 quando si fondò l‘Admo (Associazione donatori midollo osseo) che prese
avvio agli Ospedali riuniti di Bergamo un anno dopo. Dal 1991 ad oggi, gli iscritti sono 9.532. Un indice di 9,54 iscritti
ogni 1.000 abitanti: il dato bergamasco è doppio a quello registrato sul territorio nazionale. Tanta acqua sotto i
ponti è passata dal 1995 quando avvenne ai Riuniti il primo trapianto di midollo osseo. Ma c’è un filo che congiunge il
passato al presente per proiettarsi al futuro: il buon cuore! Un cuore che ha portata a realizzare ai Riuniti 77
donazioni per Centri di trapianto italiani e 23 per l'estero (Germania, Usa, Inghilterra, Spagna, Australia, ecc.). Un
risultato che è frutto della perfetta collaborazione tra il Laboratorio di Immunogenetica e l'Ambulatorio di Aferesi
dell'Unità di Immunoematologia e di Ematologia dell'ospedale. Paroloni per i profani come noi non semplici, ma che
nascondono sotto ―passione, dedizione, qualcosa senza cui non vivi‖ dimostrate da sempre nei donatori bergamaschi,
come chiarisce Anna Falanga, primario di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dei Riuniti: «Queste attività
non potrebbero essere svolte se non vi fossero donatori motivati e volontari sempre pronti a portare il messaggio
della donazione in tutte le piazze della nostra provincia». Un risultato che non si raggiunge soli come esplica la dott.ssa
Falanga: «Un particolare ringraziamento va quindi all'Admo che in tutti questi anni è stata sempre vicina al
nostro Laboratorio e con la quale vogliamo intraprendere ora un percorso, coinvolgendo l'Avis e l'Associazione
"Paolo Belli", per suscitare nuove adesioni». (Fonte L'eco di Bergamo 21 gennaio 2010)
100… che numero magnifico: il traguardo, ma anche il punto di partenza per nuovi sogni.
Perché “i dolci sogni sono fatti di questo” - Sweet dreams are made of this – (Sweet Dreams – Eurythmics).

Donazioni d' organi: consenso sulla carta d‘identità, ma solo se si vuole.


Donazione d‘organi che ha ―tenuto‖ banco per tutto febbraio 2010.
Quando si parla di donazione, di qualsiasi tipo essa sia, noi donatori
di sangue siamo particolarmente sensibili. Per questo, per chi se lo
fosse perso, riportiamo tutti gli articoli inerenti la donazione d‘organi
del decreto ―Milleproroghe‖. In pratica, in data 10 febbraio 2010 un
comma al decreto ―Milleproroghe‖ (lo sappiamo il nome non è
estremamente bello, ma dai dopo "Cotto e mangiato" ecco il dolce
millefoglie) prevedeva che si deve inserire sulla carta d‘identità se si
vuole o meno essere donatori d‘organi (notizia riportata sul Corriere
della Sera l‘11 febbraio 2010). Il giorno dopo la votazione però c‘è
stata una rettifica: ―il deve‖ va sostituito con il ―può‖. La carta d‘identità
quindi può contenere o meno (è facoltativo) l‘indicazione se donare gli
organi. Tutto chiaro? Va beh… se vi siete persi, non preoccupatevi: anche noi del crazy Team Niki & Co. seduti al bar
con davanti un caffè (non una birra lo giuriamo), abbiamo faticato non poco a capire esattamente cosa prevedeva il
comma al decreto. Prima si “deve”, poi si “può” e intanto aggiungi, togli, taglia, incolla alla ―vecchia‖ normativa, la
91/1991. Ma invece di modificare leggi vecchie aggiungendo qua e là parole, non è più semplice farne una
nuova in cui vuole chi vuole donare gli organi lo possa indicare sulla carta d’identità o, meglio, sulla tessera
sanitaria senza tante storie?
Intanto la cose certe per noi sono due: la prima è che ognuno dev’essere libero di donare o meno i propri
organi; la seconda è che chi vuole donare gli organi sia messo nelle condizioni di farlo. Anche perché, come
spiega il Prof. Giuseppe Remuzzi (ricercatore e coordinatore dell‘Istituto Mario Negri nella sede di Bergamo, autore di
990 pubblicazioni su riviste internazionali e di 13 libri di argomento nefrologico, aurore di 470 lavori a congressi
internazionali su temi di Nefrologia e Trapianto) di organi per salvare vite ce n’è bisogno. «E chissà che un giorno
di no (alla donazione di organi – n.d.a.) non ce ne siano più».
Abbiamo cercato di sintetizzare il tutto, ma come detto riportiamo per completezza gli articoli tratti dal Corriere
della Sera (leggermente ―limati" nelle parti in cui non si parlava di donazione di organi). Tutti gli articoli sono linkati al
Corriere dove potrete trovare gli articoli integrali. Abbiamo deciso di inserire per primi gli articoli del Prof. Remuzzi in
quanto è la persona più indicata per chiarire ogni dubbio sulla donazione degli organi. Gli altri sono stati inseriti in ordine
cronologico, così come li potete visualizzare anche sul Corriere della Sera.
Wow, come siamo stati seri. Perdonateci, lo sapete che solitamente siamo goliardici ma l‘argomento era piuttosto
complesso. Visto che se siete arrivati sin qui, "ascoltate (e leggete) con orecchi pazienti e noi ci sforzeremo di
rimediare i nostri difetti" (William Shakespeare- Romeo e Giulietta), cerchiamo di rimediare alle nostre mancanze
Vi lasciamo come nostra consuetudine con un brano. Un brano che fece da colonna sonora ad un film che ha fatto, fa e
farà sognare molti bambini. E‘ un brano del 1984 di Limahl: “Never Ending Story”. ―La storia infinita‖ come quella che
permette attraverso la donazione di organi (ma anche quella di sangue e quella di midollo osseo) di salvare vite e far sì
che la vita di tante persone possa continuare. Perché ―nelle tue mani c‘è la nascita di un nuovo giorno‖ («In your hands
the birth of a new day»).

Si devono convincere le persone che donare gli organi è un dovere come assistere gli anziani e vaccinare i
bambini

By Prof. Giuseppe Remuzzi

«Mai prima nella storia dei trapianti in Lombardia si erano registrate


tante donazioni»,
Corriere della Sera, 17 dicembre. Così la Lombardia dei trapianti fa un
passo avanti, siamo a 25 donatori per milione di abitanti - contro i 19
dell' anno scorso - meglio di tante altre regioni (ma in Friuli sono passati
da 24 dell' anno scorso a 40 di quest' anno e in Trentino da 18 a 40, in
Toscana da 40 a 47). Purtroppo quelli che aspettano sono sempre di
più, in Lombardia e dappertutto. Così in lista d'attesa qualcuno muore. E c' è chi muore ancora prima di poter accedere
a una lista. Qualcuno si chiede se il modo più semplice non sia quello di andarselo a comperare un rene, in Cina o in
India. Non va bene, naturalmente, e non dovrebbe succedere mai, ne parliamo con gli ammalati spesso, ma non basta,
è venuto il momento di fare qualcosa di più. La legge non c' entra. La Toscana che fa più trapianti della Spagna ha la
stessa legge dell'Umbria, dell'Abruzzo, della Calabria, dove di trapianti se ne fanno più o meno come in Turchia.
Dobbiamo preoccuparci invece di chi - quando gli si chiede se vuole lasciare gli organi di un suo caro appena morto -
dice di no. In Lombardia succede due o tre volte su dieci a seconda degli ospedali, è meno che nelle altre regioni ma è
ancora troppo. «No» non ce ne dovrebbero essere, perché per ognuno che dice di no due ammalati restano in dialisi,
un grave cardiopatico muore, e se da quel cadavere si poteva prelevare il fegato, un adulto e un bambino perdono forse
per sempre l' occasione di poter continuare a vivere. Cosa si può fare? Convincere la gente che lasciare i nostri organi
(quando a noi non servono più) a chi ne ha bisogno per vivere è un dovere come assistere gli anziani e vaccinare i
bambini. Molto dipende da noi, si tratta di saperlo spiegare con garbo e sensibilità proprio come quando si chiede a
qualcuno di lasciare gli organi dei propri cari. Forse varrebbe la pena di non chiederlo come un favore, ma di spiegare
che è un' opportunità che si offre di aiutare altri ammalati».

Giuseppe Remuzzi

Corriere della Sera - 20 dicembre 2009

Otto su dieci diranno sì


By Prof. Giuseppe Remuzzi

«Oggi per certe malattie - e in futuro saranno sempre di più - è più semplice cambiare l'
organo malato che provare a ripararlo (come per le automobili in un certo senso). Ma i pezzi di ricambio delle automobili
si fanno in laboratorio, gli organi non ancora e non ce ne sono abbastanza per tutti. Oggi da noi soltanto uno su cinque
di quelli che potrebbero guarire col trapianto riesce ad arrivarci. Tanti, troppi muoiono in lista d' attesa o passano il resto
della loro vita legati a una macchina di dialisi. Dipende anche dal fatto che pochi dichiarano in vita di voler essere
donatori. Molti semplicemente non ci pensano. Il trapianto è un problema per chi è malato o per quelli che ci lavorano,
per la gente no, se ne parla poco o nulla. Se uno in vita non dice né sì né no per la nostra legge è considerato donatore
(silenzio - assenso). Questo ha generato tante polemiche. La gente di leggi così non si fida. E allora per chi muore in
rianimazione con gravi lesioni del cervello si finisce per dipendere dai parenti che tre volte su dieci negano il consenso
al prelievo degli organi (non sanno, disposizioni in vita non ce n' erano). Ma per ogni donatore in meno un grave
cardiopatico muore, un adulto e un bambino ammalati di fegato perdono per sempre la possibilità di tornare a una vita
normale e due malati di rene restano in dialisi. La legge di iniziativa parlamentare approvata ieri (il 10 febbraio 2010 –
nda) è un grande passo avanti. Al momento di rinnovare la carta d' identità ciascuno dovrà decidere se lasciare i propri
organi dopo la morte a chi ne ha bisogno per vivere o se portarseli sottoterra. Otto italiani su dieci diranno sì. Al
momento opportuno se ne terrà conto - dei sì e dei no - senza più polemiche. E chissà che un giorno di no non ce ne
siano più».
Giuseppe Remuzzi
Corriere della Sera - 11 febbraio 2010

Donazioni d' organi: finalmente una soluzione?


La possibilità (e non l' obbligo) di indicare sulla carta d' identità la volontà di essere o
non essere un donatore d' organi. Una scelta che è stata giudicata da tutti un
importante passo avanti. Si ritiene che questa opzione aumenterà il numero dei
donatori e quello delle vite salvate nei prossimi anni. Questa norma ha da subito
comunque un importante pregio: quello di fare un po‘ di chiarezza in una
regolamentazione piuttosto ambigua, figlia delle polemiche che ne hanno accompagnato il varo. La legge attualmente in
vigore (la 91 del 1999) prevedeva l' obbligo di esprimere la propria scelta, in mancanza del quale valeva il principio del
"silenzio assenso". In pratica però non è mai stato costituito un "registro delle intenzioni", mentre soltanto un milione di
italiani circa, in forme diverse (iscrizione ad un‘associazione o dichiarazione compilata), ha dichiarato la propria
disponibilità. Nei fatti comunque nessun prelievo d'organo non è mai stato effettuato senza questa dichiarazione o
senza l' assenso dei parenti. Ora la "nuova" carta d' identità dà la possibilità a tutti di esprimere più facilmente il proprio
parere e permette di uscire dalle contraddizioni normative. Non solo: il fatto di essere invitati a esprimersi in questo
campo è di per sé un fatto positivo. «La donazione diventerà qualcosa di presente nella mente degli italiani», ha detto
Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti. Anche se resta un dubbio: per chi non esprime (visto che è
facoltativa) la propria preferenza, che cosa succede? Dovrebbe valere sempre il "silenzio assenso" e quindi in questi
casi si ricadrebbe nell'ambiguità precedente. Fermo restando che per ottenere poi un significativo aumento dei trapianti
e una diminuzione delle drammatiche liste d' attesa (complessivamente 9331 pazienti al 31 dicembre 2009) non basterà
un' accresciuta disponibilità di organi, ma occorrerà migliorare l'organizzazione negli ospedali, che è un fattore
altrettanto decisivo. Mi porto in tasca da tanti anni un tesserino, che non ho mai capito se avesse o no un valore legale,
col quale dichiaro di essere disponibile al prelievo dei miei organi. Ora improvvisamente dopo tante polemiche e
discussioni la soluzione della dichiarazione sulla carta di identità mi sembra l' uovo di Colombo. Ora il problema è
davvero risolto? Francesca V. Roma
Renzi Riccardo Pagina 62
Corriere della Sera - 14 febbraio 2010

Marcia indietro del governo sulla donazione degli organi Solo chi lo desidera può indicare la propria decisione
sulla carta d'identità. Ma non è più un obbligo

MILANO - Sulla scelta di donare o meno gli organi tutto resta come prima: l'obbligo di fare una scelta, e di indicarla sulla
carta di identità, torna a essere solo una facoltà. C'è stata infatti una marcia indietro del governo sulla norma che
avrebbe introdotto l'obbligo di indicare nella carta d'identità il consenso oppure il diniego alla donazione dei propri organi
in caso di morte. Mercoledì questa norma era contenuta nel maxiemendamento decreto legge milleproroghe, sul quale
è stata posta la fiducia.

IL VERBO "DEVE" DIVENTA "PUO'" - Ma giovedì il sottosegretario all'Economia Luigi Casero ha dichiarato in aula che
il la parola "deve" va sostituita con la parola "può". In sostanza «la carta d'identità può altresì contenere l'indicazione del
consenso ovvero del diniego della persona cui si riferisce a donare i propri organi in caso di morte». Il Presidente della
Commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, spiega: «È stato un errore materiale del Governo, che
l'esecutivo ha corretto in aula. Una norma del genere con l'obbligo di dichiarare o meno il proprio consenso alla
donazione di organi sarebbe stata incostituzionale».
Redazione
Corriere della sera online - 11 febbraio 2010

Donazione di organi, si cambia: la scelta nella carta d'identità. La norma inserita nel «Milleproroghe»

ROMA - Si indicherà sulla carta d‘identità se si vuole essere o meno donatori di organi. Il documento di riconoscimento
«deve contenere l‘indicazione del consenso ovvero del diniego della persona cui si riferisce a donare i propri organi in
caso di morte », prevede un comma del maxiemendamento al decreto milleproroghe sul quale il governo il 10 febbraio
2010 ha posto la fiducia. Se approvata, la novità potrebbe dare una spinta alle donazione in un Paese, l‘Italia, che già si
colloca tra i prima in Europa nel settore dei trapianti, con 21 donatori per milione di abitanti. L‘iniziativa del governo è
l‘ultimo capitolo di un dibattito cominciato nel 1988, quando il tema fu discusso per la prima volta in Parlamento. Nel
1999 fu varata la legge 91 che introduce il silenzio-assenso informato. Un provvedimento che però non ha avuto
completa applicazione per la mancata creazione del registro informatico dei potenziali donatori. «Grazie all‘art. 23 della
legge, sulla base del quale il cittadino può esprimere la volontà di donare - spiega il direttore del Centro nazionale
trapianti, Alessandro Nanni Costa — un milione di persone hanno comunque espresso la loro volontà». Ad esempio,
con una dichiarazione scritta accompagnata da data e forma, oppure con una tessera di un‘associazione donatori, o
ancora con il tesserino blu introdotto dal ministero della salute nell‘aprile 2000. «Tutte queste possibilità sono
ugualmente valide» sottolinea Nanni Costa. La legge prevede che se una persona ha espresso la propria volontà, al
momento della morte se ne prende atto; se non lo ha fatto, i familiari hanno diritto ad opporsi all‘espianto degli organi.
La 91 prevede che possa farlo il coniuge, in assenza di questo i figli e, in assenza dei figli, i genitori: Oggi, intanto, alle
11 si riunirà la conferenza dei capigruppo del Senato per decidere i tempi del voto di fiducia mentre la commissione
Bilancio è al lavoro per il parere.
Enrico Marro
Corriere della Sera - 11 febbraio 2010

L'Avis Villa d'Ogna abbraccia Francesca e mamma Natalina

Oggi ci è arrivata una mail.

Abbiamo pianto.

Dai Francesca, siamo con te!

Un abbraccio anche a mamma Natalina...


Bergamo, 5 febbraio 2010

Con piacere abbiamo letto su L’Eco di Bergamo e sulla pagina web la vostra solidarietà.
In certi momenti della vita queste sono le cose più importanti, quelle delle quali si ha veramente bisogno.

Sentire che non sei solo ad affrontare la sofferenza, sapere che anche se non le vedi tutte le persone che ti vogliono
bene sono lì con te.

Vi ringraziamo di cuore per l’affetto

Francesca Natalina e famiglia

P.S. Colgo l’occasione per inviarvi copia di una lettera che ho scritto mentre ero in ospedale con Francy.

Bergamo, settembre 2009

E’ uno dei tanti momenti nei quali mia figlia in questo lungo, interminabile anno è sottoposta a chemioterapia e
trasfusioni.

Mentre osservo le preziosissime gocce che pian piano scendono a sostenerla penso alle tante persone come voi che
con profonda umiltà e generosità donano il proprio sangue.
Immagino le vostre storie e vi vedo, padri, madri, figli, sportivi, studenti, operai, dirigenti, impiegati, medici, insegnati,
tutti con un cuore grande che generosamente vi mettete al servizio dei più indifesi.

Vorrei dirvi tante cose, stringervi tutti, guardare i vostri occhi, ascoltare le vostre parole, ma so che non c’è gesto e non
ci sono parole grandi abbastanza per manifestare a tutti voi la mia più profonda riconoscenza.

O forse una c’è, semplice e profonda come l’amore di una madre!


A tutti voi semplicemente GRAZIE!!!

La testimonianza di Silvia: 20 anni donatrice di sangue. Le ragazze (e i ragazzi)


hanno molto da insegnare!
Siamo stanchi di vedere i giovani criminalizzati: ―I giovani di oggi non sanno cosa
significa impegnarsi‖, ―I giovani di oggi non hanno nulla in testa‖, ―Ai giovani di oggi piace
solo divertirsi‖, etc. Potremmo continuare nei stupidi luoghi comuni che circolano ma
pensiamo di aver reso l‘idea.
E vai di servizi televisivi dove intervisti un giovane, gli fai una domanda con una
telecamera puntata addosso e dall‘emozione questo, non solo non sa rispondere ma non
si ricorda nemmeno come si chiama. Oppure intervisti un ragazzo quando ha magari alzato il gomito (come se alzare il
gomito fosse un vizio solo dei giorni nostri: Bacco ha ben più di 2.000 anni, Dioniso ancora di più, non
dimentichiamocelo…) e lo fai passare per stupido. Un montaggio fatto ad hoc e il gioco è fatto. E dopo ―vai col liscio‖ dei
titoloni, ―I giovani non conoscono…‖ questo o quello e dopo aver lanciato facili e infamanti critiche, vai di moralismi che
si sa, non serviranno a niente se non ad aumentare l‘autostima dell‘editorialista di turno. Dopo tutto è facile fare i grandi
quando si mostrano i vizi (sempre degli altri, mai i propri, perché è meglio puntare il dito verso gli altri piuttosto che
puntarlo a se stessi) . E vai al corso di moralismo alla Lucignolo: ―Ehi ragazzi è il vostro dj della notte che vi parla‖ con
tanto di base musicale ―trasgressiva‖ Smoke On The Water dei Deep Purple per puntare il dito ancora verso i ragazzi
con immagini sfuocate che fa molto ambiente metropolitano. Ma volete mettere il sensazionalismo: ti ritrovi che a farti la
moralista c‘è la bellona di turno tutta curve che ti dice pure quello che non devi fare. E vai di servizio tg, naturalmente
servizio che va in onda prima di mostrare il calendario della modella di turno o consigli
estivi per divertirsi sulla spiaggia. No, siamo stanchi, di chi fa programmi, servizi (sia
televisivi che scritti) così: la brutta copia di alcuni programmi che volevano portare in
televisione degli approfondimenti uniti con la musica che facesse da sottofondo.
Come dicevamo siamo stanchi di veder criminalizzati i giovani solo perché molti non si
ricordano di esserlo stati anch‘essi un giorno. Siamo stanchi di vederli criminalizzati da
chi ai giovani non ha dato esempi o ne ha dati di negativi. Rivogliamo le cose semplici: la semplicità di una lettera
di una ragazza (la sensibilità delle donne mostra di non avere limiti: continuate sempre così!) che scrive una
bellissima lettera ad un giornale per parlare della propria esperienza. Cosa c‘è di più bello? Abbiamo letto con
attenzione la lettera di Silvia apparsa su L‘eco di Bergamo e siamo rimasti colpiti come il professore ―ha parlato alla sua
classe col cuore in mano e con sincerità, sperando che qualcuno dei suoi ragazzi comprendesse veramente che donare
il sangue significava regalare la vita e aiutare concretamente qualcuno!‖. Ci hanno colpito le parole di Silvia quando dice
―che la domanda più giusta da porsi, non è perché donare il sangue, ma perché non donarlo?‖ Nel nostro sito l‘abbiamo
scritto nelle pagina ―Iscriversi? Why not?‖, ma sentire queste parole dette da Silvia ci ha fatto effetto. ―Ci sono molti
modi di essere solidali e di rendersi utili, ma credo che questo sia il più concreto‖. Wow Silvia, non ci sono parole più
belle: siamo noi che dobbiamo imparare da te!
Ma ci siamo dilungati oltremodo: ve ne chiediamo scusa ma le parole di Silvia sono semplicemente stupende e ci siamo
fatti prendere la mano. Vi lasciamo con la testimonianza di Silvia, una giovane donna. E dopo aver parlato di Smoke on
The Water, vi lasciamo con questo brano. Il testo non è per niente trasgressivo (alla faccia di chi lo fa passare per
qualcosa di ribelle): è la semplice cronaca di una visita dei Deep Purple a Ginevra, durante la quale dovevano registrare
un disco al casinò locale, dove qualcuno, durante un concerto di Frank Zappa, aveva dato fuoco al locale. A causa
dell'incendio, i ―poveri‖ Deep non poterono registrare il loro disco e dovettero recarsi al Grand Hotel di Ginevra, chiuso in
quel periodo, dove furono in grado di portare a termine la loro impresa e anche se il posto era freddo e tetro. Ma questo
Lucignolo non lo dice…
Volgiamo semplicemente la semplicità dei giovani che hanno da sempre mostrato di avere un cuore
grande! (cliccate qui per visualizzare il testo riportato anche da "L'eco di Bergamo" 10/03/2010 a pag. 30)
Donare sangue è come regalare la vita agli altri
La mia esperienza di donatrice di sangue è iniziata quasi due anni fa al
compimento dei miei diciotto anni, quando ho deciso di iscrivermi all'Avis.
Spesso mi è stato chiesto come fosse nata questa idea e ammetto che la risposta
non sia delle più facili. Il primo a parlare della donazione di sangue era stato il
mio professore di biologia in seconda superiore, quando ne parlò come di un
gesto davvero importante, segno di maturità e responsabilità sociale da parte dei donatori. Insomma un bel discorso
che tante volte si è sentito e che molti sono in grado di fare, ma lui ha parlato alla sua classe col cuore in mano e
con sincerità, sperando che qualcuno dei suoi ragazzi comprendesse veramente che donare il sangue
significava regalare la vita e aiutare concretamente qualcuno! Forse da qui ho iniziato a capire che diventare
grande non significava solo compiere diciotto anni per poter prendere la patente, ma qualcosa di più! Questo qualcosa
in più l'ho trovato prendendo la mia prima decisione importante: donare il sangue! Ricordo la prima donazione e
l'agitazione iniziale che una nuova esperienza crea sempre, ma la sensazione migliore è arrivata alla fine: nonostante il
senso di stanchezza, mi sono sentita orgogliosa e felice di poter aiutare qualcuno facendo così poco!
Ad oggi il mio libretto del donatore registra quattro donazioni, ma devo ammettere che ogni volta è come la prima! Col
tempo ho capito che la domanda più giusta da porsi, non è perché donare il sangue, ma perché non donarlo?
Ci sono molti modi di essere solidali e di rendersi utili, ma credo che questo sia il più concreto, dove nessuno chiede
soldi, nessuno pretende niente e la destinazione della donazione è certa!
Insomma ci sono molti motivi per donare, ma molto pochi per non farlo. Questa è la mia esperienza da donatrice,
ognuno ha la propria, ma in comune c'è la nostra volontà di renderci utili nel miglior modo possibile, sperando di
trasmettere questa voglia a chi non ha ancora capito l'importanza di questo gesto!
Silvia Mauri

Lettera pubblicata su “L’eco di Bergamo” del 06/03/2010

L'Avis ai giovani: grazie per quello che fate

Ci è arrivata un'email. Ve la riportiamo.

Buongiorno,
sono Andrea Assanelli Presidente Avis comunale di Treviglio.
Volevo complimentarmi con chi, tramite le pagine dell'Eco di Bergamo, ha risposto
alla lettera di Silvia Mauri.
Una lettera davvero piena di contenuti che rivaluta i ragazzi nei confronti delle
notizie che ogni giorno ci propinano i vari tele giornali.
Ha sorpreso anche noi quando questa ragazza, di appena 19 anni, quando nella nostra assemblea annuale,ci ha
chiesto di leggere un suo pensiero. Non vi dico la platea, siamo rimasti tutti senza parole! Nessuno ha avuto il coraggio
di commentare, così ho pensato di inviarla all'Eco per far sapere che ci sono ancora ragazzi che hanno voglia di fare del
bene.

Sono entrato anche nel vostro sito, complimenti al vostro esperto in siti web: l'ho trovato molto semplice e ben fatto.

Spero di incontrarvi così ci conosceremo di persona [...].

Cordialmente
Andrea Assanelli

Caro Andrea, La ringraziamo per i complimenti: ci fanno immenso


piacere e non pensiamo di meritare tanto. Il sito era nato con
l'intento di promuovere la donazione di sangue con un sorriso sulle
labbra: "Meglio dire una cosa seria sorridendo, che una stupidata
seriamente". Sì, in poche parole volevamo dire che si può donare
sangue senza essere "pesanti come la peperonata alle nove del
mattino". E lo volevamo dire senza "essere originali come un
mocassino" (due citazioni tratte dai libri di Fabio Volo). Non
sappiamo se ci siamo riusciti, ma almeno ci abbiamo provato. Abbiamo fatto il primo passo, Niki ci ha spronati, poi per
strada abbiamo trovato giovani che ci davano idee, ci sostenevano e che ci aiutavano. Abbiamo "incontrato" Paolino
che cura la rubrica tecnologia, molti altri giovani che ci hanno dato idee, ci hanno detto cosa funzionava e cosa no e
speriamo che in futuro si aggiungano persone per nuove rubriche (abbiamo qualche idea, speriamo che vada in
porto...). Scriveteci, dite cosa pensate, nella libertà assoluta, siamo ben disposti a parlare con tutti e soprattutto a dar
voce a tutti. Ringraziamo il presidente dell'Avis Comunale di Treviglio: è l'esempio che insegna veramente ai giovani è
se Silvia ha scritto quello che ha scritto il merito è di chi ha saputo proprio con l'esempio trasmettere l'importanza di
donare sangue. I complimenti quindi vanno a tutta l'Avis di Treviglio.
Ma, ci sia concesso, i veri complimenti e un grazie di cuore vanno a Silvia, a anche a tutte le "Silvia" che donano
sangue. La cosa che non finisce mai di stupirci è vedere i giovani con la loro tenacità, la voglia di fare e la costanza nel
presentarsi a donare il sangue. Anche all'Avis Villa d'Ogna abbiamo diverse "Silvia": donano al Centro di Piario e alcune
di esse si recano a Bergamo, al centro di Monterosso, per la donazione in aferesi. Non solo: una di esse si chiama
proprio Silvia, dona sangue-plasma, ha vent'anni ed è la persona che contatta telefonicamente i donatori (per i nostri
donatori: abbiamo scelto bene? Abbiamo selezionato attentamente dopo un cast tenuto dal Crazy Team. Sì dai adesso
possiamo ammetterlo: si era presentata anche Angelina, ma la distanza, la lingua... Va beh, abbiamo detto una cosa
non vera: Brad era geloso!). Non è meraviglioso? Abbiamo preso un esempio, ma tanti se ne potrebbero fare. Ma
questo i tg (per fortuna solo alcuni! A livello locale abbiamo sempre trovato giornalisti disponibili sensibili alla tematica
della donazione di sangue quali Nicola Andreoletti) e i vari Lucignolo non lo dicono... E proprio grazie a giovani, "I sogni
che osi fare divengano realtà". "E penso tra me e me che mondo meraviglioso"! Visto che abbiamo già citato
varie frasi, vi lasciamo col brano "Somewhere over the rainbow": un magnifico brano tratto dal Mago di Oz e qui vi
riportiamo la cover di Israel Kamakawiwo'ole (utilizzato come colonna sonora in vari film).

Avis Valbondione: aggiungi un posto a tavola

E' ufficialmente nata sabato 6 marzo 2010 l'Avis di Valbondione! La notizia è stata ripresa
anche da Bergamonews che ringraziamo di cuore per aver pubblicato sul proprio portale
il lieto evento. Un lavoro partito da lontano con la voglia di poter diffondere la cultura della
donazione di sangue e poter dotare così anche Valbondione, situato in alta Val Seriana, di una
sua avis. Come detto la nuova fondazione dell'Avis Valbondione parte da lontano: incontri per
vedere se vi era la disponibilità di donatori iscritti in altre sezioni di impegnarsi per creare la nuova sezione, richieste
fatte all'amministrazione di Valbondione per cercare un aiuto onde sopperire alle difficoltà iniziali e molto altro. Ma il
buon cuore dei donatori di Valbondione hanno fatto sì che il sogno di creare una nuova Avis potesse diventare
realtà. Sabato 12 dicembre 2009, come avevamo riportato sul nostro sito, 30 donatori si erano iscritti all'Avis e chi era al
centro di Piario aveva sicuramente notato il loro entusiasmo. E' stato toccante però vedere l'emozione sui volti dei
soci fondatori in occasione della fondazione. Come tutte le nuove imprese, all'inizio c'è sicuramente molto
entusiasmo e volontà di fare ma anche le leggere titubanze che sono inevitabilmente connesse con le nuove sfide
future. Ma «Un viaggio di mille miglia comincia dal primo passo ...» (Laozi traslitterato anche Lao Tzu): il primo
passo i giovani di Valbondione hanno avuto il coraggio di farlo! Franco (Francesco Scandella), l'avis Villa d'Ogna e
l'Avis zona 4 di Piario vi sono vicini perché come diceva Katia in un intervista televisiva quando si è iscritta "dobbiamo
sostenerci l'un l'altro" perché «donare sangue è una cosa buona e utile». E, aggiungiamo noi, non ci sono parole più
belle per parlare della donazione di sangue: la meraviglia delle parole semplici. Auguriamo al presidente Sergio
Donati il nostro "buon viaggio" per le molte "miglia" che l'Avis Valbondione, siamo certi, percorrerà in futuro. Ci fermiamo
lasciandovi col servizio realizzato dall'emittente televsiva Antenna2 Tv, in particolare Nicola Andreoletti (oramai non ci
sopporta più ... coraggio Nicola, al massimo ti offriamo un caffè ) che ringraziamo di cuore per aver dato spazio
alla nuova Avis Valbondione durante le varie fasi che hanno portato alla nascita ufficiale. Siamo stati troppo seri? Non
provocateci: Katia not included!

Un impegno partito da lontano

E' stato costituito un comitato per creare la nuova sezione Avis Valbondione: «C'è stata una
precisa richiesta del territorio - spiegano all'unisono il Presidente Avis Provinciale di Bergamo
Oscar Bianchi e Franco Cortinovis coordinatore commissione "Nuove sezioni" - segno dela
vitalità della nostra associazione». La richiesta e l'idea di rifondare (in passato la sezione di
LIzzola esisteva ma fu chiusa) l'avis nel territorio di Valbondione è proprio del nostro Francesco
(per gli amici Franco) Scandella. Con la sua elezione al direttivo dell'Avis Provinciale di
Bergamo, Franco ha portato le esigenze del territorio a Bergamo e conoscendolo, sapevamo che la sua voce
non sarebbe mancata di farsi sentire. Ma l'apertura di una nuova sezione, dimostra come la volontà di un donatore
come Franco sia di ferro. Ci saranno problemi e difficoltà, ma con Franco tutto, ne siamo certi, si può superare. Una
nuova avis proprio nel paese da cui nasce il Serio, dove nasce la Val Seriana. E alle parole, secondo lo stile di Franco,
sono seguiti i fatti: 30 nuovi iscritti sabato 12 dicembre 2009 hanno fatto gli esami per diventare donatori Avis di
Valbondione. Non è possibile descrivere l'entusiasmo dei nuovi donatori, ma credeteci quando affermiamo che
per loro donare è veramente "passione, dedizione... qualcosa senza cui non vivono" (Dal film "Vi presento Joe
Black").

I referenti per la neo sezione di Valbondione sono: Carlo Cremon (coordinatore comitato di fondazione), Marcello
Galizzi (segretario), Fabiano Trivella, Fabio Semperboni e Gianmario Rodigari. La neo sezione di Valbondione fa
riferimento all'unità di raccolta sangue di Piario. Aggiungiamo quindi un posto a tavola (a Piario): c'è un amico in più!

All'evento erano presenti le due emittenti televisive Antenna2 Tv e Più Valli Tv. Entrambe hanno realizzato dei bei
servizi nei quali non si può non farsi cogliere dal desiderio di iscriversi all'avis (qualsiasi essa sia) e salvare in concreto
vite.

Ringraziamo di cuore Antenna2 Tv, in modo speciale Nicola Andreoletti che con pazienza ci sopporta ed
accetta con "passione, dedizione" di promuovere le nostre iniziative. Ringraziamo anche il cameraman
Riccardo. Ma lasciamo parlare il video: l'emozione di Marcello Galizzi e anche l'emozione di Katia nata in Russia ci
mostra come "dobbiamo sostenerci l'un l'altro" senza nessuna distinzione perché "donare sangue è una cosa buona e
utile" (grandissima Katia! aggiungiamo noi). Lo abbiamo detto più volte che "dobbiamo sostenerci a vicenda" (One -U2).
Le parole da Katia parlano da sole: anche se per l'Italia è extracomunitaria, per noi è semplicemente una
cittadina di Valbondione con un grande cuore! E' proprio il caso di dire che il sangue non ha colore!

Il secondo servizio è stato realizzato da Più Valli Tv Redazione


Seriana alla quale vanno i nostri ringraziamenti. Ringraziamo il
direttore della Redazione Seriana Maurizio Fiora (anche in questo
caso grazie di cuore a Maurizio per aiutarci a diffondere la cultura
della donazione di sangue) nonché la giornalista Anna Carissoni e
il cameraman-montatore Diego Percassi che hanno documentato
l'evento. Durante il tg di sabato 12 dicembre c'è stato uno
splendido lancio del servizio da parte della conduttrice Sara
Brizzi. Con un lancio così, è proprio il caso di dirlo, anche se
siamo dell'Avis Villa d'Ogna per un attimo c'è proprio venuta voglia di iscriverci all'Avis Valbondione (ormai ci
conoscete e soprattutto conoscete lo spirito goliardico del sito). Se vi invita a donare anche la splendida Sara Brizzi,
anchorwoman di Più Valli Tv, come non si può diventare avisini e donare sangue? (Non ce ne vogliano Nicola
Andreoletti e Maurizio Fiora ... ma basta guardare la foto Sara è Sara ). Donando sangue si salva una vita... se
puoi la vita è quella di Sara... Wow... ci sarà la fila per donare! Un ringraziamento speciale a Sara per averci
concesso di inserire il lancio sul nostro sito e per aver accettato, secondo lo spirito del nostro sito, di aiutarci a
non far mancare il sangue là dove vi è bisogno. Avvisiamo che "Sara not included" (purtoppo).

I 90 anni di Mario Zorzi presidente Avis Nazionale dal 1979 al 1987

Giovedì 25 marzo 2010 il dott. Mario Zorzi ha compiuto 90 anni. Una vita intera dedicata al
volontariato, ad AVIS e alla cura del prossimo!

Zorzì è nato nel 1920 a Brescia, si è laureato in Medicina e Chirurgia all'Università di Pavia
nel 1945 e ha ricoperto la cattedra di Tecnica diagnostica istopatologica all'Università degli
Studi di Milano. E‘ stato Presidente dell‘AVIS Nazionale dal 1979 al 1987 e insignito con la
medaglia d'oro al merito della Sanità pubblica. «Sono stati anni di grande difficoltà dal punto
di vista organizzativo – ha ricordato con emozione Zorzi - perché anche la medicina stava cambiando epoca». Zorzi ha
continuato ricordando gli anni in cui l‘Avis ha compiuto passi da gigante nella creazione di una struttura organizzata ed
efficiente, fino a raggiungere il milione di donazioni: «Dall'uso del sangue a scopo soltanto sostitutivo per un grave
trauma si è passati alla fase in cui il sangue è diventato la fonte di un medicamento». Anni che sembrano
cronologicamente lontani, ma che sono vivi e rimarranno vivi nel cuore dell‘Avis. Perché senza passato, non ci può
essere un presente e un futuro. E senza questo passato, al mondo mancherebbe molto. Happy Birthday Mr.
President! E per il traguardo raggiunto dal dott. Zorzi, n questo caso non potevamo non inserire la splendida Marilyn in
uno storico (e splendido) Happy Birthday.

A2U - Avis (Villa d‘Ogna) a voi: buono pizza, bibita e caffè per festeggiare la
prima donazione di sangue
A2U - Avis T(w)o (Yo)U: un piccolo gioco linguistico tratto dall‘inglese
(letteralmente Avis due U) che significa “Avis a te”! No, non siamo diventati pazzi
(o meglio se lo siamo non lo siamo diventati tutto in un colpo). I giovani sono il
futuro della nostra associazione. Per questo abbiamo deciso di dare qualcosa
in concreto ai giovani che si iscrivono e che diventano donatori di sangue. Cosa
intendiamo? Semplice: a chi effettua la prima donazione, l‘avis Villa d‘Ogna offre
un buono pizza, bibita e caffè da utilizzare presso il ristorante pizzeria da Bono
(situato proprio 150 metri dall‘ingresso del nostro Centro di raccolta di Piario). Un
buono pizza quindi per festeggiare in allegria l’esperienza della prima
donazione. Ma direte ―non si può festeggiare soli‖. Sì, avete proprio ragione.
Lasciateci un po‘ pensare… Stiamo cogitando... "Cogito ergo sum" come diceva
Cartesio. Allora parlando di Cartesio si può pensare alle coordinate cartesiane. Nel piano due dimensioni... Due assi
cartesiani. Due! Dai non vi arrabbiate, anche di Richard Feynman dicevano che era «un mezzo genio e un mezzo
buffone»: due qualità complementari in fondo, perché con la prima si trova la verità, con la seconda il coraggio di dirla.
Noi non siamo «mezzo genio» per cui ci rimane il «mezzo buffone»: sapete che ci piace scherzare e che il nostro spirito
goliardico non ha limiti, un po' come la Sector (No limits).
A2U: Avis Two (Yo)U. Ve bene ci avete convinto. Visto che nell’acronimo c’è il due, non uno ma due buoni pizza,
bibita e caffè. Voi fate la prima donazione e noi vi diamo quindi due buoni per portare la ragazza o il ragazzo, il
compagno o la compagna, la moglie o il marito (insomma chi preferite) per festeggiare l‘evento. Come nasce l‘idea?
Sempre al bar, dopo che abbiamo finito in sede. Abbiamo provato a fare una statistica delle ordinazioni del crazy Team
Niki & Co. E abbiamo riscontrato che c‘è sempre la birra, l‘immancabile caffè e la voglia di pizza che al bar non fanno
vista la tarda ora a cui ci presentiamo, ma che anche se molto tardi fa venire sempre l‘acquolina in bocca solo a
parlarne. Invitate quindi amici, conoscenti e tutte le persone che incontrate ad iscriversi all’Avis, “per tutto il
resto c’è” Avis Villa d’Ogna (si un po‘ come la pubblicità della carta MasterCard). Beh, proprio per tutto il resto no:
George, Angelina, Scarlett, Elisabetta not included.
Vi riportiamo il bel servizio realizzato da Nicola Andreoletti per l'emittente televisiva Antenna2 Tv. Grazie di cuore a
Nicola (e anche ad Andrea Filisetti) per esserci vicino e per dare spazio sempre con gran cuore alle iniziative Avis e al
mondo della donazione di sangue.

Vi lasciamo come nostra consuetudine con un brano. Anzi visto che è nell‘A2U c‘è il due, non con uno ma bensì con
due brani di Ligabue. Il primo un brano prima della pizza, “Happy Hour” e poi pizza bibita e l‘immancabile caffè. Ma
prima dell‘―Happy Hour‖ e della pizza, presso il Centro di raccolta di Piario “Metti in circolo il tuo amore” di Ligabue.
Abbiamo inserito questo brano anche in uno spot presente nella pagina ―Spot donazione di sangue‖ che passa anche
sulla televisione Antenna2 per promuovere la donazione di sangue. Quindi “Metti in circolo il tuo amore come
quando dici "perché no?” ad una donazione di sangue e salvi una vita.
Ringraziamo di cuore la redazione di Bergamonews per aver riportato la notizia sul proprio portale.

L‘emozione della vita e di donare sangue

This is the life: questa è la vita. Si può partire da un bellissimo gesto, quello di
donare sangue, aprire il cuore ed arrivare a traguardi impensati e solo sognati nei
più bei sogni. Così abbiamo riportato sul nostro sito la ―partenza‖ di Silvia, la
ragazza di 20 anni che ci ha insegnato molto. E adesso arriviamo ad un primo
traguardo, quello di Ennio che ha fatto la sua centesima donazione. Il tutto
guardando ai futuri traguardi che la vita vorrà regalarci. Come sempre scriveteci,
diteci cosa pensate, mandateci le vostre riflessioni, ma anche le critiche che sono il sale della vita che ci spingono a
migliorarci e a migliorare tutti insieme. Perché questa è la vita, questa è l‘Avis: leggete le bellissime parole di Ennio, in
esse ritroverete l‘esperienza di tutti i donatori di sangue, fate partire il video mentre «il volume della musica aumenta
e le canzoni sono sempre più belle. E canti le canzoni. Pensando che questa è la vita» (And the songs they get
louder, Each one better than before. And you‘re singing the songs. Thinking this is the life). This Is The Life, brano
della bellissima Amy MacDonald.

La centesima donazione
by Ennio Dozzi (Segretario Avis Treviglio)
Il fragore monotono dell‘ acqua piovana fa da colonna sonora al mio risveglio.
Niente cinguettii o pigolii di volatili in giardino. Il rumore cupo e costante della
pioggia copre tutto; come soffocato, il traffico della statale non da segni di vita.
Oggi non sarà un giorno come un altro. «E‘atteso al S. Carlo Borromeo di Milano
per la donazione di sangue», mi aveva ricordato ieri un sms. Mezz‘ora per la
cura del corpo e via al pullman.
Questa mattina siamo in ventotto. In perfetto orario alle 7:15, lasciamo piazza
Cameroni. Anche se l‘autista spegne di proposito le lucette di servizio, gli avisini non vogliono dormire. Due a due si
confidano le ultime novità.
Sulla Rivoltana il parlottio ormai è a regime; Linate, viale Forlanini, tangenziale Milano ovest, quartiere Baggio ed eccoci
al S. Carlo Borromeo.
Ventotto libretti rossi sventolano all‘ingresso del centro trasfusionale per ―atterrare‖ poi sul bancone della segretaria. «E‘
arrivato Treviglio»: Medici e infermieri si agitano e ci accolgono con il sorriso. Un caffè alla ―macchinetta‖ e si aspetta la
chiamata.
«Dozzi, dov‘ è Dozzi?»: è arrivato il mio turno. «Buon giorno dottore!», mi precipito a dire. ―Buon giorno, andiamo nel
mio ufficio‖, risponde prontamente il dottore. E partono le domande di ―rito‖: «Niente medicinali ultimamente?»,
«Pressione ok? Peso ok? Battiti ok?». E si arriva alla donazione vera e propria.
«Da quale braccio preferisce donare?», si accerta infine il dottore. «Il destro‖» rispondo. «Bene si accomodi» mi
risponde. La poltrona mi accoglie e mi avvolge nel distendermi. L‘infermiera si avvicina con il kit del prelievo: sacca,
provette, laccio, cotone e disinfettante.
Una puntura metallica sull‘ avambraccio, un tubicino trasparente che si colora, una striscia rossa che inonda la sacca:
questa è la parte iniziale della donazione. Il display digitale inizia a correre: 30, 33, 40. Apro e chiudo la mano per
imporre un ritmo sostenuto al defluire del sangue. Ci osserviamo in silenzio; in questo ―iper-luogo‖, non certo secondo
ad un meraviglioso sogno, otto donatori di sangue stanno compiendo un atto d‘amore veramente eccezionale, ci
sentiamo tutti fratelli. Ma soprattutto ci sentiamo bene come non mai.
Se il bene fatto agli altri è sempre una parte di quello che si è ricevuto, mi chiedo chi fosse stato il primo della ―catena‖.
Chi è riuscito a donare-fare il bene senza averlo ricevuto? In tema di sangue la risposta è facile. Primo ed unico
ispiratore del bene umano è stato colui che il sangue lo ha addirittura versato per noi. Questo è sempre il pensiero che
mi accompagna quando sono disteso su quelle poltrone.
440, 445, 450. Ecco arrivare il ―bip-bip. Il segnale acustico ci avverte che la sacca ha raggiunto i 450 millilitri di sangue:
la donazione è finita. Le ultime ―manovre infermieristiche‖ sono ormai di routine. «Tenga premuto» mi raccomanda
l‘infermiera. Subito dopo continua: «Ecco il cerotto, arrivederci».
Alle undici ci ricompattiamo in mensa per rifocillarci. Alcuni azzardano l‘orario di arrivo a Treviglio mentre si parla del più
e del meno e il pranzo scorre via lentamente. Ci siamo tutti, oggi non abbiamo avuto problemi. Torniamo al pullman. La
stanchezza e l‘ indebolimento per la donazione incominciano a farsi sentire. Il silenzio è d‘obbligo durante il ritorno.
Anche i più loquaci si lasciano andare in un sonno collettivo. Non prima delle 13:30 giungiamo a destinazione. In vent‘
anni di attività al S. Carlo non ho mai sentito un avisino lamentarsi del troppo tempo speso per fare del Bene. W i
donatori di sangue!

P.S.: Per noi avisini, la prima, la decima o la centesima donazione di sangue sono tutte uguali. Lo spirito è sempre lo
stesso, quello della prima volta.

No politics or Religion all‘Avis Villa: repetita iuvant

"NO POLITICS OR RELIGION"(niente politica o religione) è una regola che viene


attuata nei pub anglosassoni (Pub rules). Avevamo già fatto un intervento sul nostro
sito, non volevamo scomodare nemmeno i latini con il repetita iuvant, ma
vogliamo ribadire alcuni principi in cui l’Avis Villa crede profondamente. L'avis (a
qualsiasi livello) è un'associazione che proprio nel proprio statuto la connota come
"Apolitica e Areligiosa”. Cosa ne pensiamo? Non sapete quando ci piace quella “A”
davanti ai due termini: una bellezza pari a quella di quando si vede la Venere di
Botticelli, una bellezza pari a quella di quando si ascolta Bach, una bellezza pari a quando si pensa ad un mondo
migliore. Addirittura migliore di Angelina Jolie, e non sapete quanta fatica ci costa dire che qualcosa è meglio di
Angelina… Dai concedeteci la battuta. I

Chi non ha mai fatto politica nell'Avis è sempre stato Francesco Scandella (Franco). Sabato 20 marzo 2010 si è
tenuta a Bergamo l'assemblea Avis Provinciale (cliccate qui a sinistra e visualizzerete la relazione): Franco
Scandella è stato insignito di un riconoscimento, un medaglione quale "persona particolarmente meritevole". Wow
Franco, complimenti! A pagina 54 della relazione potete trovare i dati dell'Avis Zona 4 di Piario (certificati dall'avis
Provinciale di Bergamo). L'anno 2009 è stato un anno di crescita: sono 2.784 le donazioni di sangue (contro le 2.644
del 2008), le donazioni in aferesi sono state 636 (contro le 560 del 2008). In totale le donazioni 2009 si sono
attestate alla quota di 3.420 contro le 3.204 del 2008. E Franco a Bergamo c'è: 100% delle presenze nel
consiglio direttivo (nella relazione a pag. 23). Doppia festa quindi per Franco insieme a tutte le Avis amiche di
Piario!

Ritornando alla politica, il fatto è che tutti quelli che possono dovrebbero donare sangue, tutti lo dovrebbero fare nelle
opportune sedi, tutti lo dovrebbero fare senza distinzione di razza, credo, opinione politica e sesso. Davanti alla
donazione di sangue tutti siamo uguali. Si dona tutti (nel caso della zona Avis 4 a Piario, non sarà un luogo chic, ma
semplice ed essenziale… Almeno ha 100 posti auto. Vedremo se altre ubicazioni avranno un eguale
parcheggio. Ah, il centro si trova in Via Papa Giovanni XXIII e non in via
Groppino 22...) in modo democratico. Tutti sono quindi liberi di donare il sangue
(in modo volontario, gratuito e anonimo). Non ci piace chi coinvolge l'Avis in
politica. Per come concepiamo le cose, all'Avis Villa d'Ogna quindi "No politics or
religion" sia quando siamo in sede per preparare lettere, sms o altro, sia quando
dopo ci rechiamo a prendere una birra (o un cappuccino o un caffè) al bar della
stazione o al pub. "Puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo.
Spero che ti unirai anche tu un giorno e che il mondo diventi uno". (You may
say I'm a dreamer, but I'm not the only one. I hope someday you'll join us, and the world will live as one) (Imagine -
John Lennon). Non a caso i Metallica con la loro "Nothing Else Matters" in merito alla politica e ai politici affermano
«non mi è mai importato di quello che dicono, mai importato dei giochi che fanno, mai importato di quello che
fanno mai importato di ciò che sanno» (Never cared for what they say, never cared for games they play, never cared
for what they do, never cared for what they know). Nel 2007 al festival della letteratura di Mantova era ospite Wole
Soyinka, premio Nobel 1986 per la letteratura. Noi del Crazy Team c‘eravamo ad ascoltarlo. Nell‘intervento disse:
«Non è vero che la politica è un gioco sporco, come spesso si dice: la politica è l’arte del compromesso. Io ho
deciso di lasciarla fare a chi è più bravo di me. Con i miei testi io mi limito a denunciare la corruzione che a
volte esiste nella politica». Noi dell‘Avis Villa, come Soyinka, la politica abbiamo deciso di ―lasciarla fare a chi è più
bravo di me‖. Anche Anton Čechov sostenne che “gli scrittori e artisti debbono occuparsi di politica soltanto quel
poco che è necessario per difendersi da lei‖. Noi nemmeno “quel poco”, anche perché chi ci conosce sa che
non sappiamo nemmeno cosa sia il compromesso. Vi lasciamo come sempre con un brano. Questa volta abbiamo
scelto “Gli spari sopra” di Vasco: il testo ―parla‖ da solo…

Gli spari sopra – Vasco Rossi

Se siete "quelli comodi" che "state bene voi", se altri vivono per niente perché i "furbi"
siete voi, vedrai che questo posto, questo posto is beautiful. Se siete "Ipocriti Abili",
non siete mai colpevoli, se non state mai coi deboli, e avete buoni stomaci
Sorridete, gli spari sopra, sono per noi.

Sorridete, gli spari sopra, sono per noi

Sorridete, gli spari sopra, sono per noi.

(ed) È sempre stato facile fare delle Ingiustizie! Prendere, Manipolare, Fare credere!

Ma adesso state più attenti! Perché ogni cosa è scritta!

E se si girano gli eserciti e spariscono gli Eroi

Se la guerra (poi adesso) cominciamo a farla noi


Non sorridete, gli spari sopra, sono per Voi.

Non sorridete, gli spari sopra, sono per Voi.

Voi abili a tenere sempre un piede qua e uno là, avrete un avvenire certo in questo mondo qua
però la dignità, dove l'avete persa!

E se per sopravvivere qualunque porcheria, lasciate che succeda e dite «non è colpa mia».....

Sorridete, gli spari sopra, sono per noi.

Sorridete, gli spari sopra, sono per noi.

Sorridete, gli spari sopra, sono per noi.

James Harrison: donatore di sangue da record

Ci sono storie straordinarie che si legano inevitabilmente a vite altrettanto straordinarie.


Questa è la storia di James Harrison, di 74enne è australiano: il suo plasma ha
salvato due milioni di bambini. La notizia è stata pubblicata sul sito dell‘Adnkronos.
La sua eccezionale vicenda parte nel 1954, quando un gruppo di ricercatori ha ritrovato
nelle sue vene un prezioso anticorpo in grado di curare una forma di anemia, la malattia
di Rhesus, che colpisce i piccoli che hanno un gruppo sanguigno diverso da quello della
propria madre, Rh-positivo e Rh-negativo. Grazie al plasma di Harrison è nato il vaccino
salvavita anti-D, in grado di ristabilire l'equilibro tra cellule immunitarie e plasmatiche per i piccoli alle prese con questa
malattia. Un sangue raro e preziosissimo, quello di James, che lui ha donato ben 984 volte, con un appuntamento fisso
ogni due settimane. Per un totale di 2.200.000 vite salvate. Un record che gli è valso il soprannome di ―uomo dalle
braccia d'oro‖ (a dire il vero un soprannome non proprio felice: richiama il noir di Nelson Algren del 1950, da cui fu tratto
anche il film ―L‘uomo dal braccio d‘oro‖ del 1954). Harrison racconta sulle pagine del britannico ―Daily Mail‖: «Non ho
mai pensato di smettere. Ho iniziato a donare all'età di 18 anni, ma ho deciso di farlo a 14 anni, quando, dopo un
intervento chirurgico, ebbi bisogno di ben 13 litri di sangue». Un‘esperienza che segno la
vita di Harrison e inevitabilmente, quella di molti milioni di bambini: «Stetti in ospedale tre
mesi e decisi allora di diventare un donatore».

A livello nazionale la news è stata ripresa dal quotidiano nazionale “La Repubblica” il 24
marzo 2010. Come riporta giustamente il quotidiano fondato da Scalfari, la storia di
Harrison fa riflettere. «Nonostante i progressi della medicina, delle scienze e della
biochimica – si legge nell‘intervista fatta dall‘inviato agli esperti Avis - l'uomo rimane a
tutt'oggi l'unica possibile sorgente di sangue. Ci sono malattie come leucemie, talassemia, trapianti di fegato e tutte le
patologie ematiche in generale, che hanno sempre bisogno di un donatore. Nessun Ospedale è in grado di assicurare
alcuna terapia trasfusionale senza la preventiva disponibilità dei volontari».

E noi sul nostro sito l‘abbiamo più volte ripetuto. Ogni donatore è unico. Non importa quante volte si dona, ma
l‘importante è farlo. Una vita aspetta un semplice gesto: quello di donare sangue.

E come nostra consuetudine con un brano: parlando di Harrison (James) non abbiamo potuto fare a meno di pensare
ad un altro Harrison, George, uno dei quartetto di Liverpool. Sì, uno dei famosissimi Beatles. Perché l‘avis Villa pensa
sempre ai donatori in quanto “la mia mente è fissa su di te” (I I Got My Mind Set On You – cover di George Harrison
del brano scritto da Rudy Clark e inciso da James Ray nel 1962). Come vedete il George ritorna sempre… Ringraziamo
di cuore Sam (Samuele Girometti) per averci segnalato la notizia: grazie mille, ammettiamo che a noi era sfuggita. Dai,
ti offriremo... un caffè!

Lotta al tumore del collo dell'utero, causato dal Papilloma virus (o virus Hpv): il
vaccino preventivo
Quando si parla di salute e di prevenzione di essa, l‘Avis c‘è. Se poi si parla di
salute delle donne, l’Avis in generale e l’Avis Villa d’Ogna in particolare, c’è a
maggior ragione. Anzi, l’Avis Villa c’è “al quadrato” o meglio all’ennesima
potenza. E ci piace pensare alle donne, ad un vaccino che stando ai medici può
aiutare le donne ad evitare conseguenze non certo felici. Stiamo parlando del
vaccino contro il Papilloma Virus (Hpv). Riportiamo quindi ben volentieri una
sintesi degli articoli (come nostra consuetudine citiamo le fonti. Non solo,
solitamente linkiamo anche gli articoli per poterli visualizzare nella loro interezza, ma sono stati pubblicati sul giornale e
non sul sito) a firma di Carmen Tancredi (intervista a Giancarlo Malchiodi, Servizio igiene e sanità pubblica dell'Asl di
Bergamo) e di Alberto Ceresoli (intervista all‘immunologo Prof. Alberto Mantovani Ordinario di Patologia Generale
presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell‘Università degli Studi di Milano e, dal 10 ottobre 2005, Direttore Scientifico
di Humanitas). Gli articoli sono stati pubblicati su ―L‘Eco di Bergamo‖ del 13 marzo 2010. Chi volesse maggiori
informazioni linkiamo il sito del Ministero della salute e inseriamo la scheda informativa. Abbiamo chiesto un parere a
persone del settore: ci sono state di grandissimo aiuto e le ringraziamo ma non volevano essere citate . Ringraziamo
pertanto S***: ci ha chiarito vari aspetti della questione . Solitamente essendo dei
Braveheart, un po' come Mel Gibson, avremmo messo il nome, ma il "GUAI A TE"
riferito al fatto di inserire l'opinione medica sul sito ci ha fatto desistere. Come
direbbe Fabio De Luigi nella parodia di Carlo Lucarelli: "Paura"? Sì, decisamente
sì. No, dai stiamo come al solito scherzano e ringraziamo di nuovo S*** per averci
chiarito i vari aspetti che ad un non esperto, risultavano non chiari ed incerti. Non
entriamo in questioni mediche, non lo sapremmo fare e lo lasciamo di certo fare a
chi è preparato in materia, riteniamo solo che il vaccino, se veramente efficace,
debba essere somministrato a tutte le donne che si vogliano sottoporre alla
profilassi vaccinale gratuitamente. Il vaccino preventivo insieme al Pap Test realizzato alle donne di età compresa
tra i 25 e i 64 anni, riteniamo sia un ottimo mezzo per prevenire la salute delle donne. E lasciatecelo dire che,
come avviene per tutti i vaccini, speriamo che questo sia veramente utile ed efficace. Wow, stati insolitamente seri, ma
l‘argomento lo richiedeva. Ma questa volta speriamo ci sia concesso: fare qualcosa per le donne, anche se un
infinitesimo, già di per se ci mette allegria! Come sempre vi lasciamo con un brano. E quale può essere più indicato di
Woman di John Lennon? Perché donna «sei l’altra metà del cielo» (You‘re the other half of the sky).

Papilloma Virus (o Hpv): il vaccino e la campagna di vaccinazione


Cancro al collo dell'utero: uno dei peggiori e più diffusi mali che continuano a colpire le donne, spesso anche in giovane
età. Ora, a proteggere soprattutto le nuove generazioni da questo rischio, che ha tra le sue principali cause il papilloma
virus (Hpv), c'è un vaccino. Alla campagna di vaccinazione attuata il Lombardia, Bergamo risulta al primo posto per
adesione. Il vaccino è rivolto appunto le ragazzine che hanno appena compiuto 11 anni e non ancora entrate nel 12°
anno. La Lombardia ha deciso di erogare gratuitamente la protezione solo alle giovanissime già undicenni ma non
ancora arrivate al compleanno del 12°. La campagna di profilassi è e resterà ad adesione volontaria
In cosa consiste il vaccino?
Il vaccino, una iniezione intramuscolare, viene somministrato in tre dosi: la prima con la convocazione, poi un richiamo a
distanza di un mese e l'ultima dopo 6 mesi; questi successivi appuntamenti vengono fissati al distretto Asl di riferimento
quando ci si presenta per la prima somministrazione.
Il vaccino alle ragazze dopo i 12 anni
Per le norme in Lombardia, dopo i 12 anni compiuti il vaccino non è più gratuito. In generale si ritiene che la
somministrazione sia utile non oltre i vent'anni. Se lo si acquista in farmacia il costo arriva a sfiorare i 500 euro. Ma di
recente è stata diramata una integrazione a una delibera dalla Regione che invita tutte le strutture ospedaliere, private e
pubbliche, ad attrezzarsi per la somministrazione del vaccino alle utenti dai 12 anni in su, che ne hanno diritto. E a
strutturare ambulatori appositi nei reparti a scelta di Malattie infettive, Pediatria o Ginecologia. Ogni azienda ospedaliera
aprirà una gara per la fornitura di vaccini con le due uniche aziende produttrici e potrà quindi poi effettuare rincari di
prezzo fino al 20%. È probabile che si possa arrivare a un costo di certo inferiore rispetto a quello in farmacia, ovvero
intorno ai 200 euro per le tre dosi
Quali case farmaceutiche producono il vaccino contro il Papilloma Virus?
Per correttezza infine riportiamo che le due ditte farmaceutiche produttrici o distributrici dei due vaccini anti-
papillomavirus alla quale i governi di molti paesi, tra cui l‘Italia si appoggiano per la campagna di vaccinazione sono:
Merck & Co e GlaxoSmithKline.
Il vaccino preventivo: «Un'arma straordinaria per combattere il virus»
By Prof. Alberto Montovani
«Il vaccino preventivo è un'arma straordinaria e molto efficace contro l'infezione da Hpv e la scelta di vaccinare le
ragazze prima dell'inizio della vita sessuale attiva permetterà di ridurre notevolmente la diffusione del virus almeno per
quanto riguarda i sottotipi contro i quali il vaccino è stato studiato, che sono i più pericolosi dal punto di vista oncologico.
Una soluzione che associata alla diagnosi precoce attraverso il Pap test permetterà di raggiungere risultati importanti
Ma è essenziale curare anche le donne che sono malate oggi. Per questo i ricercatori stanno lavorando sul vaccino
terapeutico».

Tariffe agevolate tagliate per il terzo settore

C'è un decreto emanato dal "Ministero dello sviluppo economico di concerto con il
Ministero delle attività produttive". Un decreto emanato il 30 marzo 2010 (cliccate e
visualizzate il testo) . E' composto da due articoli.
Ecco cosa "decreta il decreto"...
Art. 1

Le tariffe agevolate per le spedizioni di prodotti editoriali di cui ai decreti ministeriali del
13 novembre 2002 e del 1° febbraio 2005, continuano ad applicarsi fino al 31 marzo
2010.
Wow, un decreto, emanato il 30 marzo 2010 per dire che le tariffe editoriali
agevolate, anche per il terzo settore, continuano fino al 31 marzo 2010. Non
hanno scritto dal 1 aprile 2010 le tariffe agevolate saranno sospese: sarebbe stato troppo chiaro e palese.
Meglio dire il 30 marzo che continueranno fino al 31 marzo. Anche l'anticipo con cui si rende nota la decisione
con il decreto da veri gentleman...

Art. 2

Con successivo decreto potranno essere determinate tariffe agevolate per i residui periodi dell'anno 2010, in caso di
sopravvenuto accertamento di disponibilita' finanziarie nell'ambito del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio
dei Ministri.

Alias, se avanzeranno soldi, magari possiamo ripristinare qualche tariffa agevolata.

Sapete che all'Avis "No politics or religion". Questo vale sempre. Ma le tariffe agevolate servono al terzo settore.
Ecco cos'è il terzo settore (abbiamo preso la definizione come nostra consuetudine da Wikipedia a cui vi rimandiamo
per ogni ulteriore informazione): «Il terzo settore è quel complesso di istituzioni che all'interno del sistema economico si
collocano tra lo stato e il mercato, ma non sono riconducibili ne all‘uno ne all‘altro; sono cioè soggetti organizzativi di
natura privata ma volti alla produzione di beni e servizi a destinazione pubblica o collettiva (cooperative sociali,
associazioni di promozione sociale, associazioni di volontariato, ONG, ONLUS, ecc.)».

L'avis, essendo una Onlus (Organizzazione NON lucrativa di Utilità Sociale) fa parte di questo terzo settore. Vi
riportiamo quindi la preoccupazione espressa dal Presidente Avis Nazionale Vincenzo Saturni: «Le riviste delle
associazioni di volontariato sono un prezioso strumento per documentare esperienze che accrescono il capitale umano
e sociale del Paese». Saturni descrive la diffusione editoriale a scopo sociale dell'Avis: «Le sedi AVIS editano
attualmente circa 100 riviste che raggiungono alcune centinaia di migliaia di persone, promuovendo la cultura del dono
del sangue e fidelizzando i donatori. Non continuare a sostenerle sarebbe un grave errore. Ecco perché ci auguriamo,
leggendo soprattutto l'articolo 2 della norma, che sia presto emanato un nuovo decreto e siano recuperati i fondi
necessari per il sostegno all'editoria del terzo settore».

Nell'attesa che chi di dovere decreti un decreto che ripristini le tariffe agevolate per tutto il terzo settore. Perché i Money
(sì come il brano dei Pink Floyd che abbiamo scelto oggi) per il terzo settore non dovrebbero essere mai tagliati...
Anche perché tutto non può essere ricondotto e banalizzato solo coi soldi. Perché come dicono anche i Pink Floyd
«Soldi, così dicono. Sono le radici del male di oggi» (Money, so they say. Is the root of all evil Today). Sempre che
non si voglia tagliare il volontariato.

Anche Bart Simpson dona sangue!


Lasciate volare la fantasia e catapultatevi in un mondo
magico. Sì, un mondo in cui lo spazio e il tempo perdono
dimensione. Non è difficile se solo ci provate… E come in
un sogno ci si può ritrovare in ogni luogo e in ogni tempo.
Siete pronti per il viaggio? Tenetevi forte. Vi portiamo in un
mondo dove la genialità è di casa, pari solo alla satira e alla
creatività: è il mondo disegnato da Matt Groening,
realizzato da Jim (James) L. Brooks, sceneggiato per le
prime sette serie da Sam Simon e animato da Gábor
Csupó. Ma come ogni storia che si rispetti, un po‘ come
matrioske, aperta una storia ve n‘è contenuta un'altra che a sua volta ne contiene un altra. Sul cartoon ―The Simpsons‖
(I Simpson) ci sarebbero da aprire tantissime matrioske una più bella dell‘altra e tutte interessanti. Vi portiamo nella
ridente città di Springfield. «D’oh!»: proprio ridente non proprio visto che nel mezzo sorge una centrale nucleare… Ok,
vi portiamo a Springfield, nel cartoon ―I Simpson‖ all‘episodio 22 della serie 2: Sangue Galeotto. Il titolo originale
del‘episodio è ―Blood Feud‖, letteralmente Contesa (faida) di sangue. Per uno ―strano mistero‖ non abbiamo mai capito
perché le traduzioni in italiano dei film inglesi risultano quanto mai inverosimili: ―Medicine Man‖ tradotto con ―Mato
Grosso‖; ―Road to Perdition‖ tradotto con ―Era mio padre‖, ―Coming to America‖ tradotto con ―Il principe cerca moglie‖.
Sì traduzioni non proprio letterali non trovate? Ma anche questa fa parte di un‘altra storia. Come detto ―misteri‖. Chissà,
magari di questi ―Misteri‖ Enrico Ruggeri invece di soliti alieni ci potrà dedicare la prossima trasmissione.
Ma ritorniamo al nostro viaggio in cui il tempo e la dimensione assumono un nuovo volto: l’episodio ci riporta al 21
febbraio 1993 quando andò in onda la prima volta in Italia, o, come per
magia al 11 luglio 1991 quando per la prima volta venne messo in onda
negli Stati Uniti. La trama dell’episodio? Eccola in estrema sintesi così
come riportato da Wikipedia (l‘enciclopedia creata da James – Jimmy -
Wales e da Larry Sanger la cui parola d‘ordine è «passione, divertimento,
trasparenza e democrazia». Un‘enciclopedia che con un semplice click ci
permette di superare ogni distanza e tempo e che in quanto a creatività e a
genialità non ha nulla da invidiare ai creatori dei Simpson).
Il perfido Mr. Burns (il proprietario della centrale nucleare) dopo essere stato salvato dal fedele Smithers, ha bisogno
di una trasfusione di sangue. Ma il suo è un gruppo rarissimo: 00 negativo. Organizza allora una raccolta di sangue,
promettendo grandi ricchezze a chi avrà questo gruppo. Homer scopre che Bart possiede proprio quel raro gruppo
sanguigno. Dopo aver salvato la vita a Mr. Burns, Homer si aspetta una lauta ricompensa, ma non la ottiene. Scrive
allora una lettera contenente pesanti offese, che però non imbuca. Parlando con Marge, Homer decide di non inviare la
lettera. La mattina dopo, la busta è scomparsa. È stato Bart ad imbucarla. Una volta ricevuta la lettera, Burns licenzia
Homer, che viene salvato da Smithers, grato ad Homer di aver salvato il suo capo. Il giorno dopo, Burns, convinto dal
suo segretario, fa recapitare a casa Simpson la loro ricompensa: Xt'Tapalatakettle, una testa Olmeca (Gli Olmechi
erano un'antica civiltà precolombiana).
«Woohoo!» : la genialità degli autori quindi ha permesso
tramite un semplice cartoon di far passare il messaggio di
come una donazione di sangue salva una vita (non importa
quale vita, se quella del perfido Mr. Burns o di chicche sia: la
donazione salva una vita). Se qualcuno si chiederà: «‖Ha-ha!‖,
ma quelli dell‘Avis Villa d‘Ogna sono pazzi, l‘episodio parla di
donazione non volontaria, fatta da Bart su insistenza di Homer
a scopo di lucro». Sul pazzi magari avete ragione. Ma la satira
dei Simpson permette di dimostrare perché una donazione
di sangue debba essere anonima, volontaria e senza fini di lucro. Come sosteniamo da sempre il cartoon permette
di dire una cosa seria con un sorriso sulle labbra (la citazione è stata proprio coniata dall‘Avis Villa): donando sangue si
salva una vita, ma donarlo a chi non si conosce è un gesto ancor più bello perché questo non comporta nessuna
ricompensa. Lo si fa per semplice amore! E qui sta la genialità degli autori: usano la satira, fanno passare il
messaggio della donazione anonima, volontaria e gratuita. Perché «La parodia e la satira sono forme che
richiedono un esame del lato nascosto delle cose. Spogliano il re e lo mostrano nudo. Quindi, una buona
parodia o una buona satira costringe il pubblico a riflettere sul mondo». [Jonathan Gray - docente di media
presso la Fordham University e autore del libro
Watching The Simpson]. C‘è qualcosa di più bello?
Satira e donazione di sangue in un solo colpo! Largo
quindi al buon cuore di a Marge quando dice: «Bart devi
farlo – donare sangue n.d.a -, devi aiutare chi ne ha
bisogno, è la sola cosa giusta da fare». E ancora Marge:
«Non si fanno cose di quel genere - donare sangue n.d.a
- per essere ricompensati. Si fanno perché un essere
umano come noi ha bisogno di aiuto». Ma anche spazio
alla satira di Homer quando ci fa ridere dicendo: «Marge tu
sei mia moglie e io ti amo moltissimo. Ma tu vivi in un mondo di sogni, con tanti fiori, campanelle, folletti e rane
magiche…». E quando Bart si lamenta per «essere stato fregato», il buon cuore ancora di Marge risponde: «Abbiamo
ottenuto esattamente ciò che volevamo. Abbiamo dato ad un persona una seconda chance». Se qualcuno si
sente scandalizzato perché allì‘Avis Villa abbiamo utilizzato un cartoon ―cinico‖ come i Simpson, chiediamo scusa, ma lo
invitiamo a leggere il libro di Paul Halpern, professore della University of Sciences di Philadelphia, dal titolo «What' s
Science Ever Done for Us? What The Simpsons Can Teach Us About Physics, Robots, Life and the Universe» (Cosa
ha mai fatto la scienza per noi? Cosa possono insegnarci i Simpson su fisica, robot, vita e universo»). Il nostro
viaggio è terminato non prima però di ascoltare la sigla scritta da un compositore geniale: Danny Elfman (la sigla è in
versione orchestrale, chi volesse dilettarsi a suonarla al piano, cliccate qui e vedrete la partitura). E se tornando alla
realtà vedrete i sogni continuare, non vi preoccupate: state semplicemente osservando i donatori di sangue e il loro
buon cuore. E non preoccupatevi se state sognando: «Chi sogna di giorno conosce molte cose che sfuggono a chi
sogna soltanto di notte». (E. A. Poe). E se vi prendono in giro e vi deridono usate la satira: «Chi non è capace di
sognare cerca di impedirlo anche agli altri» (Mauro Corona – Nel legno e nella pietra).

Avis e Vita: la petizione contro l'aumento delle tariffe postali al terzo settore
(Decreto 30 marzo 2010)

L'Avis Nazionale adertisce all'appello lanciato da Vita (il primo e unico settimanale
stampato e on line del no profit). L'appello sottoscritto da molte associazioni no profit,
è sfociato in una petizione contro l'aumento delle tariffe postali (o meglio contro
il decreto del 30 marzo 2010 che ha previsto la scadenza il 31 marzo 2010 delle
tariffe agevolate per il terzo settore, come abbiamo riportato sul nostro sito) per le
pubblicazioni del volontariato.
E'possibile, per ogni associazione e persona fisica, firmare l'appello dal sito
www.vita.it

L'avis Villa d'Ogna, si unisce all'Avis Nazionale e al settimanale Vita e vi chiede di firmare la petizione (cliccate qui a
finaco e firmate)

LA PETIZIONE DI VITA a cui l'Avis aderisce

L'aumento delle tariffe postali colpisce duramente la raccolta fondi di tutte le


organizzazioni non profit e causa un ingente aumento dei costi con gravi ripercussioni sui
fondi destinati ai progetti. Il decreto interministeriale del 30 marzo 2010 pubblicato a
tempo di record sulla Gazzetta Ufficiale del 31 marzo 2010 n. 75 in base al quale
vengono soppresse le tariffe agevolate postali per tutta l'editoria libraria, quotidiana e
periodica, in vigore con effetto immediato da oggi, colpisce in maniera molto dura le
organizzazioni del settore non profit. L'aumento è del 500% circa per ogni singola
spedizione. Pertanto, nonostante il decreto specifichi che un successivo provvedimento potrebbe stabilire ulteriori
agevolazioni, ciò comporterà un periodo di vacatio tra l'entrata in vigore del primo e l'eventuale successivo che coincide
con un momento dell'anno in cui in genere ogni organizzazione attua delle spedizioni ai propri donatori.

Le organizzazioni, pertanto, si appellano al governo affinché vengano immediatamente adottate delle misure che evitino
un vertiginoso aumento del budget delle spedizioni che, anche in ragione delle tempistiche scelte per l'entrata in vigore
del provvedimento, non potrà che tradursi in un decremento dei fondi destinati ai progetti. Le organizzazioni, quindi,
chiedono l'immediato ripristino delle tariffe agevolate per il non profit.

E allora correte tutti a firmare la petizione perchè all'Avis Villa d'Ogna, ma all'Avis in generale come al
settimanale Vita, siamo tutti "Born to Run" (nati per correre) come il brano di Bruce Springsteen. Perché i
"vagabondi come noi - del volontariato e del terzo settore -, baby, sono nati per correre" (`Cause tramps like us,
baby we were born to run). Sempre che qualcuno non voglia impedirlo.

Donare sangue? Per Silvia, una giovane donna, è semplicemente normale


Ognuno di noi ogni giorno scrive inconsapevolmente una storia, la storia della propria vita. Tute
le storie sono importanti perché uniche. Ma alcune meritano di essere raccontate: perché i
giovani possono insegnare tanto. Quella che vi raccontiamo è la storia di Silva, 20 anni e
donatrice Avis. Silvia è anche la ragazza a cui abbiamo dato l'incarico di contattare i
donatori "ritardatari" (ovvero i donatori che non si presentano alla donazione da un po' di
tempo) per cercare di capire quali sono le nostre mancanze e per far sì che, sopperendo alle
nostre mancanze, possano tornare a donare. Abbiamo provato a chiedere a Silvia di descrivere
la propria esperienza. Come sempre, quando ci sono i giovani, emergono aspetti che ci stupiscono per l'originalità: la
semplicità di fare un gesto importante. Ecco le parole di Silvia: «Raccontare la mia esperienza di donatrice?
Mmm...difficile! E cosa dovrei scrivere? Non penso ci sia tanto da dire, so di fare qualcosa di importante, ma
non penso di fare niente di speciale, e non capisco perché ci sia gente che potendo, non dona. Da un punto di
vista pratico, donare il sangue porta solo vantaggi, non mi vengono in mente svantaggi. O no? Spero che tu
abbia capito quello che voglio dire. Più di questo non saprei cosa scrivere». Ci sono parole che "parlano" da sole.
Ci sono parole che sembrano una splendida sinfonia e quelle di Silvia, "la telefonista dell'Avis Villa d'Ogna" lo
sono. La bellezza della semplicità, la bellezza di come cambiando la prospettiva a come si guardano le cose, le cose
cambiano. La consapevolezza di sapere di ―fare qualcosa d‘importante‖ è un punto che ci dimostra come i giovani da
sempre, hanno un grande cuore. Silvia 20 anni e 8 donazioni: una di sangue e sette di plasmaferesi. Per ora pensando
ai futuri traguardi che all‘avis raggiungerà. Forse nasce da qui il pensiero di ―non fare nulla di speciale‖ e di non capire
―chi potendo donare non lo fa‖. Parole di una semplicità disarmante, ma di una completezza e di una profondità che ci
ha colpiti. Non ci vogliono tante parole: poche, come quelle di Silvia, ma che descrivono cosa c‘è dietro al mondo
dell‘Avis e della donazione di sangue.
La storia della ―nostra‖ Silvia, ci rimanda alla storia di Silvia donatrice dell'Avis di Treviglio. Entrambe ventenni,
entrambe donatrici di sangue ed entrambe hanno saputo descrivere il mondo della donazione di sangue e del
volontariato meglio di qualsiasi altra persona. Non è sorprendente come, partendo dalla passione per l‘Avis ci si ritrovi in
storie comuni dove come comun denominatore vi è sempre in buon
cuore? Sì, buon cuore e storie di giovani donne. E questo deve
(dovrebbe) insegnare molto a chi con facilità punta il dito sui
giovani non risparmiando ad essi critiche spesso immotivate e
fatue. Lo abbiamo già detto sul nostro sito, ma l‘esperienza di Silvia
lo conferma: volgiamo semplicemente la semplicità dei giovani.
E, ci permettiamo di aggiungere, la loro praticità, cosa di cui
l’Avis ha bisogno. Perché i giovani e di ieri, con i giovani di oggi,
possano dare l‘esempio, non a parole ma coi fatti, ai giovani di
domani. Due Silvia e due storie che ci riempiono di gioia. Nell‘attesa di poter in futuro raccontare ancora molte storie! E
parlando di giovani, pensando ai giovani di ogni epoca dedichiamo a tutte le giovani donne un brano di Neil Diamond
inciso nel 1967: “Girl, You’ll Be a Woman Soon”. Un brano che fu ripreso anche nel 1994 dalla band di Urge Overkill
e inserito come colonna sonora del film Pulp Fiction. E visto che la ―A‖ di Angelina Jolie l‘abbiamo messa davanti alla
politica e alla religione essendo l‘avis un‘associazione Areligiosa e Apolitica, per ora ci dobbiamo accontentare di tenerci
―ngelina‖ . Ma questo non ci basta . Per cui, visto che abbiamo parlato di Pulp Fiction, ci prendiamo in mancanza
della ―A‖, Uma Thurman (nella foto in alto e in una scena del film Pulp Fiction) interprete con John Travolta di un ballo
memorabile. Un ballo che rilanciò (e ci permettiamo di dire giustamente) la carriera del mitico John Travoltala, dopo i
balli sfrenati della ―Febbre del sabato sera‖ (Saturday Night Fever) e di ―Grease‖. Perché la sensibilità delle “ragazze
che presto diverranno donne” di ieri (il titolo tradotto dice appunto ragazza, sarai presto una donna), unite alle
“ragazze che presto diverranno donne” di oggi, mostrino la strada alle “ragazze che presto diverranno donne”
di domani.

Violenza contro le donne: solo il 10% denuncia la violenza


L‘avevamo detto e l‘avevamo promesso: delle donne non ci
dimentichiamo. E anche se non è l‘8 marzo o il 25 novembre
(Giornata internazionale per eliminare la violenza contro le
donne) poco importa: le donne sono donne tutto l’anno. E
vanno rispettate sempre. I dati riportati in un articolo di Sara
Agostinelli pubblicato su “L’eco di Bergamo” del 29 marzo
2010 (cliccate e visualizzerete l‘articolo) sui maltrattamenti
subiti dalle donne in bergamasca ci ha lasciati sconcertati. E in
un attimo abbiamo perso la nostra goliardia. Già perché solo
«una – donna – su dieci – che ha subito una violenza -
chiede aiuto». Nel 2009, 212 donne si sono rivolte ad ―Aiuto donna‖, il centro antiviolenza di Bergamo. Le donne che
si sono rivolte ad «Aiuto donna» sono state picchiate, minacciate e violentate: nella maggior parte dei casi a maltrattarle
sono stati i mariti o i fidanzati, non di rado gli ex partner che non accettano di essere stati lasciati. Il 90% delle violenze
avviene all'interno della famiglia mentre il rimanente 10% è costituito da aggressioni da parte di sconosciuti. E questo
avviene non lontano da noi, ma proprio tra noi. Lo riportiamo solo per la statistica, ma non indica nulla: il 90% sono
cittadine italiane, il rimanente sono cittadine straniere. In Italia le donne che denunciano di aver subito violenza
sono soltanto il 10% di quelle che vengono effettivamente maltrattate. Per ogni donna che trova il coraggio di
«parlare», quindi, ce ne sono altre nove che non riescono a raccontare il loro dramma. È quindi facile calcolare –
e qui sì che la statistica serve - che, se ad ―Aiuto donna‖ l'anno scorso si sono rivolte 212 donne, probabilmente il
numero di coloro che sono state effettivamente maltrattate in provincia potrebbe avvicinarsi alle duemila. Aiuto donna
aderisce alla rete costituita dai Centri antiviolenza di tutta Italia. Ha intrapreso una nuova battaglia: insieme agli altri
Centri lombardi chiede che sia approvata una legge regionale sulla violenza contro le donne. «L'obiettivo è tutelare le
donne - spiega Sara Modora, responsabile di Aiuto donna -, anche stanziando i finanziamenti necessari per il
mantenimento e la crescita dei Centri antiviolenza».
I Centri vivono infatti di volontariato, ottenendo risorse soltanto dal Comune, dove però non esiste una voce di bilancio
apposita, e di anno in anno si scopre quindi quanto denaro si potrà ricevere.

Oggi, dopo aver letto i dati sulle violenze contro le donne, noi del Crazy Team siamo tristi: è inutile girarci
intorno. Lo siamo perché di questo problema si sente parlare troppo poco.
In un secondo articolo sempre firmato da Sara Agostinelli lo stesso giorno,
si cerca di capire dove ha origine ciò che fa scaturire la violenza. Secondo
Consuelo Corradi (docente di sociologia all'Università Lumsa di Roma, che
ha appena pubblicato il libro «Sociologia della violenza», uno studio sulle
diverse forme di violenza, compresa quella che viene esercitata sulle
donne) «i dati bergamaschi esprimono uno dei modelli di famiglia in cui la
violenza si verifica: quello della famiglia patriarcale, con l'uomo come unico
portatore di reddito e la donna in condizione di dipendenza, prima di tutto
economica». «Nel caso della coppia alla pari – prosegue Corradi - la donna è emancipata, lavora, ma sviluppa una
forma di dipendenza che non è economica ma affettiva. Crede in quell'amore e sfuggire alla violenza vorrebbe dire
dichiararne il fallimento. Passo molto difficile da fare». «L'idea di fondo è quella che il contesto sociale in cui i
maltrattamenti si verificano ha una notevole importanza - spiega Corradi-. Troppo spesso la violenza maschile viene
imputata a problemi psicologici del singolo individuo ma anche la situazione sociale ha la sua importanza. In questo
senso un lavoro sociologico permetterebbe una maggior prevenzione, perché è più facile lavorare sulle condizioni
sociali che su quelle psicologiche». Corradi indica anche come intervenire, per cercare di fermare il fenomeno: «Gli
elementi che in altri Paesi europei hanno determinato l'abbassamento dei tassi di violenza sono due: le
campagne pubbliche e l'inasprimento delle pene. In entrambi i casi in Italia è stato fatto qualcosa ma troppo
poco». Infine Corradi indica cosa possono fare gli uomini: «Un dato è importante: le campagne pubbliche
dovrebbero essere sostenute anche da gruppi maschili, in modo da coinvolgere il più possibile gli uomini». Noi
del Crazy Team, nel nostro piccolo col nostro sito, ci stiamo provando. Non sappiamo quanto l‘inasprimento delle pene
possa fare da deterrente: pensiamo invece che le campagne pubblicitarie di sensibilizzazione e di educazione
siano il modo migliore, dopo naturalmente l’esempio
concreto, per risolvere il problema.
Come Crazy Team abbiamo avuto la fortuna di assistere ad un
concerto live di una tribute band di Janis Joplin. Una giovane
donna, morta troppo presto, che ci ha lasciato i suoi ideali di
uguaglianza. La voce della solista della band, non era meno della
di quella di Janis e ci ha fatto sognare. Una voce celestiale che ha
riempito la sala. Ci ha rallegrato pensare come una giovane
donna degli anni ‘60 entusiasmasse i giovani del duemila. Janis ci ha lasciato le sua voce e le sue parole da ascoltare:
“Tutto quello che devi fare è essere un bravo uomo almeno una volta per una donna” (All you ever gotta do is be
a good man one time to one woman) nel suo Cry Baby. Ci ha lasciato un brano meraviglioso, Piece of My Heart con le
sue parole «Non ti ho dato ogni cosa che una donna ti potesse dare? Dolcezza, lo sai, l’ho fatto! E ogni volta
che dico a me stessa, beh ora ne ho avuto abbastanza. Ti dimostro, bambino, che una donna può essere dura»
(Didn‘t I make you feel like you were the only man —yeah! Didn‘t I give you nearly everything that a woman possibly
can? Honey, you know I did! And each time I tell myself that I, well I think I‘ve had enough, But I‘m gonna show you,
baby, that a woman can be tough). Perché in futuro non ci siano più donne che piangono.

Decreto elimina tariffe agevolate al terzo settore: appello a oltre 10mila adesioni

Raccoglie sempre più consensi l'appello lanciato da www.vita.it


contro l'aumento delle tariffe postali per il non proft: le adesioni
superano quota 10mila. Come avis Villa d'Ogna abbiamo subito
aderito all'iniziativa di "Vita". Riteniamo giusto tagliare gli sprechi,
qualsiasi essi siamo. Ma pensiamo che non vadano tagliate le
onlus, quelle che veramente si danno da fare e che tanto fanno.
E non far mancare il sangue la dove vi è bisogno riteniamo che
sia fare qualcosa. Un danno per un intero settore che il Centro
Studi Philanthropy ha quantificato in 65 milioni di euro, mettendo
in ginocchio gli uffici di comunicazione e di raccolte fondi di piccole e grandi associazioni.

Come avis Villa d'Ogna abbiamo accettato subito di condividere l'appello e di diffonderlo. L'abbiamo già detto ma lo
ripetiamo: all'Avis Villa "no politics or religion". La protesta non è politica: nasce dal fatto che il terzo settore è
indispensabile per uno stato che voglia definirsi civile. E tagliare fondi alle Onlus e alle associazioni di volontariato, è
come tagliare i sogni di una nazione. In attesa che la politica (tutta!) ascolti la protesta del non profit. Perché nel
«mondo dietro la mia parete» (World Behind My World), come il brano dei Tokio Hotel «oggi sta piovendo».
«Sto scrivendo ciò che non posso vedere. Voglio svegliarmi in un sogno. Oh - Mi dicono che è bellissimo, io
credo a loro» (I‘m writing down What cannot see Wanna wake up in a dream. Oh, they‘re telling me it‘s beautiful. I
believe them). Ma conoscerò mai il mondo dietro alla mia parete? Nella speranza che il terzo settore non
sparisca e che «Il sole splenderà come mai prima» (But will I ever know the world behind my wall. Oh, the sun will
shine like never before). Perché i muri e le pareti che ci dividono e rendendo le persone sole possano essere
abbattuti.

Parte l'interpellanza bipartisan contro il decreto 30 marzo 2010 n. 75

Un'interpellanza urgente e bipartisan (ex articolo 138-bis del regolamento) è stata presentata in parlamento (da due
esponenti di schieramenti opposti). L'interpellanza è rivolta al Ministro dell'economia e delle finanze e al Ministro dello
sviluppo economico ed ha raccolto numerose adesioni di tutti gli schieramenti politici. Per trasparenza, come sempre
fatto, riportiamo il testo integrale dell'interpellanza. Nell'attesa che, come detto, si possa trovare una soluzione,
permettendo al terzo settore di operare come sempre fatto in passato.

Interpellanza contro il decreto 30 marzo 2010 n. 75

«I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per
sapere - premesso che:

- in data 30 marzo 2010 è stato emanato un decreto interministeriale a firma dei ministri Tremonti e Scajola, pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale il giorno successivo, il quale stabilisce che «Le tariffe agevolate per le spedizioni di prodotti
editoriali di cui ai decreti ministeriali del 13 novembre 2002 e del 1o febbraio 2005, continuano ad applicarsi fino al 31
marzo 2010»;

- la sospensione delle tariffe postali agevolate stabilite il 30 marzo per il 1o aprile, coinvolge circa 8000 testate, le quali
non sono state consultate, come non lo sono state le Commissioni parlamentari competenti in materia;

- il decreto interministeriale citato sospende direttamente le tariffe agevolate, nonostante in questi anni fossero sempre
state confermate da Poste italiane anche di fronte al ritardo dei corrispondenti contributi;

- gli editori che hanno già venduto gli abbonamenti annuali da mesi si trovino da un giorno all'altro, e senza preavviso,
nella condizione di dover fronteggiare un aumento del 120 per cento delle tariffe;

- le maggiori conseguenze saranno subite in particolare dalle piccole associazioni, il no profit e la stampa locale
e diocesana che dal 1o aprile fino a dicembre 2010, faranno fatica a non sospendere le pubblicazioni, le quali
rappresentano un capitolo di bilancio essenziale e un efficace strumento per campagne promozionali e di raccolta fondi;
- il danno non sarà subito solo dagli enti citati, ma anche dai cittadini che vedranno privarsi di un capillare mezzo di
cultura e informazione e della diffusione dei libri, soprattutto in quelle zone d'Italia non servite da librerie;
- a parere degli interpellanti un taglio orizzontale delle agevolazioni postali non solo non tiene conto delle
peculiarità di settore, ma non aiuta il riordino della normativa sull'editoria, che necessita di valutazioni appropriate, in
particolare relativamente alla stampa locale e no profit;

- l'articolo 3, primo comma del decreto-legge n. 46 del 2004 prevede che: «Il Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria
della Presidenza del Consiglio dei Ministri provvede al rimborso in favore della Società Poste Italiane SpA della somma
corrispondente all'ammontare delle riduzioni complessivamente applicate, nei limiti dei fondi stanziati sugli appositi
capitoli del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri», intendendo quindi, che siano i rimborsi a
Poste italiane a dipendere dall'ammontare dello stanziamento, non le tariffe agevolate;

- anche venendo meno i fondi, non dovrebbero venir meno le agevolazioni postali, in quanto così facendo pur essendo
formalmente legittimo l'uso dello strumento ad avviso degli interpellanti si aggirerà di fatto la volontà del Parlamento che
le ha previste attraverso legge dello Stato e che solo attraverso la stessa potrebbero essere rimosse -:

se non si intenda abrogare il decreto in premessa e ripristinare immediatamente le tariffe agevolate; in


alternativa, se non si ritenga di adottare le iniziative opportune per rivedere le tariffe agevolate, operando gli
opportuni distinguo sui beneficiari;

se non si intenda aprire un tavolo di confronto per l'individuazione di soluzioni sostenibili per tutti i settori interessati».

―Federica Albergoni‖ Onlus con Admo per aiutare le donazioni di midollo


“Piccola stella senza cielo. Ti staccherai, perché ti tiene su
soltanto un filo, sai” (Ligabue – Piccola stella senza cielo).
Dal Natale 2009 una stella non c‘è più: Federica Albergoni, 19
anni, si spense durante la notte a causa di una leucemia
fulminante. Federica ha lasciato il suo ricordo e non solo: continua
ad illuminare il cielo notturno attraverso l‘associazione "Federica
Albergoni" - Onlus che è stata creata ad Albino.
La neonata associazione, presieduta da Maria Elena Devila
Merino, collabora con l'Admo, Associazione donatori midollo
osseo: il principale obbiettivo è quello di cercare di avvicinare più persone possibili alla donazione. Attraverso la
donazione di midollo osseo infatti si può salvare la vita a molti malati. Sul nostro sito abbiamo già parlato di Admo. La
donazione salva in concreto una vita, ma per farlo c’è bisogno di molti giovani: la percentuale di malati che
riesce a trovare un donatore compatibile continua a rimanere bassa e con essa la possibilità di sconfiggere la
malattia… La statistica non lascia spazio a dubbi: statisticamente la compatibilità fra due persone non
appartenenti alla stessa famiglia è 1 su 100.000.
“Il filo che tiene su” Federica è stato tagliato, ma la sua luce continuerà a splendere. Federica amava i concerti, i
tornei sportivi e ballare: attraverso questa attività, l‘associazione con l‘Admo cerca di avvicinare i giovani al mondo della
donazione della solidarietà e dell‘altruismo.
“Tanti ti cercano, spiazzati da una luce senza futuro”, ma grazie al ricordo e all’associazione, la luce ridarà un
futuro e rivedremo di nuovo la stella di Federica.

Federica Albergoni Onlus: un girasole per la donazione di midollo osseo


Una vera e propria festa quella che si è tenuta lunedì 19 aprile 2010
all‘auditorium di Allbino. Noi del Crazy Team, se c‘è da festeggiare ci siamo,
ma festeggiare con l‘associazione ―Federica Albergoni Onlus‖ è stato
festeggiare all‘ennesima potenza. Madrina della serata la splendida Alma
Grandin che ha magistralmente condotto i presenti nel sorprendente mondo
della donazione di midollo osseo, accompagnata dagli amici di Federica.
Quante volte l‘abbiamo detto sul nostro sito che i giovani sono straordinari…
Gli amici di Federica non solo sono stati straordinari, ma hanno parlato al cuore del numeroso pubblico presente in sala.
La festa si è aperta con Omar che ha presentato il logo dell‘associazione: un girasole con un petalo rosso che sta a
ricordare che 1 persona su 100.000 è compatibile per la donazione di midollo osseo. Già questo è un invito ad iscriversi
non solo per donare il midollo osseo, ma anche il sangue e gli organi. Il girasole rappresenta un fiore che cattura la
luce senza la quale la vita non ci sarebbe: questo sole per molte persone è proprio il midollo osseo e il girasole
che cattura la luce è proprio la donazione. Le splendide note del pianoforte del brano ―River Flows in You‖ (Un
fiume scorre in te) del compositore e pianista sudcoreano Yiruma, hanno accompagnato il ricordo di Federica fatto da
Mauro e Jenny, amici di Fefe e dal fidanzato Francesco. Federica amava la danza: le amiche e compagne di danza le
hanno dedicato un medley di Michael Jackson, rigorosamente vestite in ―Black or White‖ con pantaloni, cappello e
cravatta nera e camicia bianca. La serata è proseguita senza sosta: Amadio ha dedicato a Federica una poesia in
dialetto, che ha toccato i cuori dei presenti.
Perché donare? ―Il problema non è mio‖ è quello che moti pensano… A
volte ci si accorge della fortuna di star bene solo quando questa fortuna
viene a mancare. Per questo motivo, il Prof. Luigi Malini (ex presidente
Admo Regione Lombardia) ha spiegato ai presenti come si dona
facendo un piccolo excursus storico nel mondo della donazione. E
parlando di donazione non si può non pensare ad un grande dottore
fiorentino, medico alpino nella prima guerra mondiale e, finita la guerra, si
stabilì a Milano. Nel 1927, questo grande uomo fondò l‘Avis… Sì, stiamo
parlando di Vittorio Formentano. Dal 1927 bisogna fare un salto nel 1971 quando venne fondata l‘Associazione Donatori
Organi Bergamasca per poi arrivare al 26 febbraio 1973 quando nacque ufficialmente l‘Aido – Associazione Italiana
Donatori Organi. Un nuovo salto nel tempo ci porta al 1989 quando grazie alle intuizioni del Prof. E.D. Thomas (Premio
Nobel per la medicina nel 1990) si gettarono le basi per fondare nel 1990 l‘Admo: l‘Associazione Donatori Midollo
Osseo. Un viaggio nel tempo nel quale sono emersi i quattro elementi che caratterizzano il modo della donazione e del
volontariato: Sacrificio, Coraggio, Intelligenza e Maturità. Li scriviamo tutti in maiuscolo: sono i quattro elementi (in
matematica si direbbe la condizione necessaria) che permettono di salvare una vita! A questo punto della serata, Alma
ha presentato l‘associazione ―Federica Albergoni Onlus‖ presieduta da Maria Elena Devila Merino. Il vice presidente
Giorgio Fossati, ha portato la propria esperienza di donatore di midollo osseo: «Dopo aver donato mi sono sentito tre
metri sopra il cielo». La segretaria Michela Albergoni (cugina di Federica), con emozione ha riportato l‘attenzione sulle
cose concrete già realizzate: «18 ragazzi hanno già fatto la tipizzazione – la procedura che avvine enella fase di
iscrizione all‘Admo n.d.a». Tra gli amici e membro di ―Federica Albergoni Onlus‖ anche Cristian, 19 anni: «Tre anni fa
mi hanno diagnosticato una leucemia. Hanno trovato un donatore compatibile: il 25 maggio ho fatto gli anni e sei giorni
dopo ho fatto il trapianto. Oggi sto bene» (la testimonianza di Cristian ha toccato i cuori dei presenti, a noi del Crazy
Team e anche ad una nostra amica che era seduta accanto a noi… Coraggio!). Una vita salvata anche grazie a Fefe.
La serata è continuata con Laura, 30 anni, donatrice di midollo osseo, salvando così
la vita ad un cittadino americano. Parlando di Federica, si parla di amici di Federica: le
note di ―Amici miei‖ del Coro Stella Alpina hanno come un incanto riempito la sala.
Perché durante la serata ci siamo sentiti tutti amici, Avis, Admo, Aido, Associazione
Paolo Belli, l‘Ail (Associazione Italiana contro le leucemie)… E come recita il testo del
brano «vivere non è sempre poesia - quante domande senza un perché! Ma
l'amicizia, sai, è una ricchezza è un tesoro che non finirà. Amici miei, sempre pronti a dar la mano da vicino e da
lontano: questi son gli amici miei». Grazie a questa grande amicizia, come ha spiegato nel corso della serata il dott.
Mario Bontempelli (Responsabile Immunogenetica degli Ospedali Riuniti di Bergamo): «A Bergamo nel gennaio
2010 si è raggiunto l‘ambito traguardo di 100 donazioni di midollo osseo, che sono salite ad aprile a 104. Nei 20 anni di
attività di Admo, a Bergamo si sono incontrate 1.500 famiglie: per il 40% si è trovato il donatore compatibile in famiglia;
nel rimanente 60% dei casi si è cercato un donatore compatibile fuori famiglia. Il ―gemello compatibile‖ nel mondo».
“L’Italia del volontariato è l’Italia migliore”: Pierantonio Piazzini, presidente Ail di Bergamo ha citato con viva
emozione le parole che nel 2009 il presidente Giorgio Napolitano disse nell‘incontro in occasione del 40° anniversario
dell‘associazione Italiana lotta alla Leucemia. Non sappiamo cosa sia l‘amore… Nel film ―Vi presento Joe Black
«L'amore è passione, ossessione. Qualcuno senza cui non vivi». Nella serata dovete «Moltiplicalo all'infinito, portalo
negli abissi dell'eternità e vedrai appena uno spiraglio di ciò che parlo». L‘amore che porta a salvare una vita. L‘amore
che da sempre mostrano i donatori. Ci siamo dilungati un po‘ oltre il solito, ma concedetecelo: l‘emozione che ci ha
regalato la serata è stata grande e rimarrà nei nostri (e speriamo anche di chi legge) cuori. La Stella di Federica
splende, “E come un girasole giro intorno a te che sei il mio sole anche di notte. E come un girasole io ti
seguirò e mille volte ancora mi innamorerò” (Girasole – Giorgia).

Di seguito riportiamo il servizio sulla serata realizzato da Arnaldo Minelli, riprese di Andrea Filisetti, per Antenna2
TV

Avis progetto celiachia: on commence


Sì, oggi ci siamo "francesizzati". Pourquoi? Parce que la lingua francese ha un tempo futuro,
le futur proche, che non esiste nella lingua italiana. Un tempo che indica una cosa che
succederà subito, un po' prima per intenderci del nostro futuro semplice nel modo indicativo.
Ma perché vi diciamo questo? Semplice: perché il progetto celiachia, ça va commencer a
maggio 2010. In italiano: il progetto celiachia inizia (o inizierà) dunque a maggio. La notizia
non era sfuggita al buon Nicola Andreoletti nella trasmissione "Il venerdì" nel lontano
luglio 2009: in una lunga e interessante intervista al presidente dell'Avis provinciale di
Bergamo Oscar Bianchi, si era proprio parlato di questo progetto. L'intervista aveva dato
molti spunti di riflessione, riportati anche da vari quotidiani di Bergamo. Andrea Filisetti
(non meno buono di Nicola) nella trasmissione "Decoder" del 14 aprile 2010 dal titolo "Avis : tutto sulla donazione" ha
ripreso la notizia parlando diffusamente dello screening per individuare la celiachia nei donatori con la dott.ssa Barbara
Giussani, responsabile sanitaria dell'Avis provinciale di Bergamo. A breve sul nostro sto inseriremo per gentile
concessione di Antenna2 Tv la trasmissione.

In cosa consiste il progetto? Per tutte le informazioni sulla celiachia vi rimandiamo come
nostra consuetudine a Wikipedia. Il progetto consiste in una serie di esami a cui
sottoporre tutti i donatori periodici "all'atto degli esami annuali contestuali alla
donazione". Detto in parole povere, in un esame che viene effettuato durante le analisi
annuali quando ci si presenta per la donazione. Per chi vuole approfondire l'argomento,
riportiamo il modulo informativo progetto celiachia che bisognerà firmare prima del
test. Naturalmente l'adesione al test è volontaria e libera. Lo screening positivo non vuol
dire che una persona ha la celiachia: chi risulta positivo viene richiamato ed
accompagnato negli accertamenti (sino alla gastroscopia che è l'ultimo step, sempre a
carico dell'avis). Avis Provinciale Bergamo ai vertici mondiali: e' la prima volta nel mondo che un test viene fatto
su un numero così alto di persone sane (ultimamente la celiachia si sta manifestando in forma asintomatica). Chi
risulterà celiaco, sicuramente potrà donare in aferesi, in alcuni casi potrà continuare ad essere anche donatore di
sangue intero (in base alla valutazione dei medici).

Ma ora dobbiamo ammetterlo... L'equivalente francese del futur proche c'è anche in
inglese: la forma "going to". Abbiamo scelto il francese per un semplice motivo: in Francia
c'è Carla Bruni; in U.K. c'è Camilla Parker Balls... ehm, pardon Camilla Parker Bawles. E
volete mettere? Dunque la nostra "mission" (utilizziamo questo termine visto che va molto
di moda e fa sempre tredy dirlo... Mission di qui, mission di là... Anche nei film: da Mission
Impossible di Brian de Palma - siamo arrivati alla "terza puntata" - al bellissimo The
Mission con Robert De Niro e Jeremy Irons con tanto di bellissima colonna sonora del
grandissimo Ennio Morricone) è quella di recuperare ciò che i francesi ci hanno da tempo
sottratto: Carla Bruni. E se ci avanza tempo facciamo anche un salto al Louvre a riprenderci
Monna Lisa (la Gioconda). Oramai ci conoscete e conoscete il nostro perenne spirito goliardico. La notizia dell'avvio
dello screening sulla celiachia ci rende felici: si tutela la salute dei donatori d sangue, si introduce un ulteriore esame e i
dati e le varie considerazioni scientifiche e statistiche possono aiutare la medicina. Wow, cosa c'è di più bello?
A già, Carla... E visto che sul nostro sito negli spots avis "c'è" George, è proprio il caso di dirlo: Carla not Included. Ma
solo per ora. Come? Mission Impossible? Dai con quello che faceva Tom Cruise nel film... Se proprio ci va male
ripiegheremo sulla sorella, Valeria Bruni Tedeschi, che sta anch'essa in Francia. Ed ora "Meno male" (che c'è Carla
Bruni) di Simone Cristicchi.

Tumore al seno: la prevenzione è la miglior cura


―Il rosso ti dona‖: questo è da sempre il nostro slogan. E dal rosso al rosa c‘è
veramente poca distanza: basta aggiungere al rosso un po‘ di bianco della
purezza delle donne e il colore è fatto. Il nostro vuol essere un sito “rosa”
in cui le donne possano ricevere l’attenzione che meritano: si parte dalle
piccole cose per cambiare il mondo. Per questo riteniamo utile riportare
alcuni dati relativi al tumore al seno nella bergamasca. Lo abbiamo già detto
ma lo ribadiamo: quando si parla di tutelare la salute delle donne l’avis
Villa d’Ogna c’è all’ennesima potenza! L‘argomento non è per nulla allegro,
lo sappiamo, ma parlare di alcune patologie speriamo di cuore possa far sì che le donne dedichino a se stesse il tempo
necessario da dedicare alla prevenzione, «perché la prevenzione può fare molto» (come afferma Privato Fenaroli,
direttore di Senologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo). Come sempre fatto citiamo le fonti, su questa importantissima
regola non ci sono eccezioni: riportiamo quindi una sintesi degli articoli tratti da ―L’eco di Bergamo‖ del 3 aprile 2010, a
pagina 16, realizzati da Carmen Tancredi che ha intervistato per gli Ospedali Riuniti di Bergamo il direttore di Senologia
Privato Fenaroli; per l‘Azienda ―Bolognini‖ di Seriate il direttore di Senologia Domenico Gerbasi (linkeremmo volentieri
gli articoli, ma non sono stati inseriti sul sito). “Senza una donna, un uomo che cos’è?” (come affermava Marco
Ferradini nel brano "Teorema" del 1981). Per cui donne non abbiate paura a prendervi il tempo necessario! E
visto che, come abbiamo già avuto occasione di dire sul nostro sito nell‘articolo sul vaccino contro il Papilloma Virus,
donna «sei l’altra metà del cielo» (You‘re the other half of the sky – frase tratta da Woman di John Lennon) il cielo
non sarebbe tale senza le donne. E anche se possiamo fare con il nostro sito solo un infinitesimo di quello che
vorremmo fare a favore delle donne, lasciatecelo dire che questo anche solo questo è già qualcosa. E pensare di far
qualcosa per le donne, ci mette allegria. Ma prima di lasciarvi all‘estrapolato degli articoli, lasciateci sognare: «Ti
proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. […] E guarirai da
tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te» (frasi estrapolate dal brano ―La cura‖ di
Franco Battiato). Dedicato a tutti gli esseri speciali, le donne, che sono l’altra metà del cielo.

Incidenza del tumore al seno nella Bergamasca

In provincia di Bergamo il tumore al seno è la causa più frequente di


morte, tra le patologie oncologiche. L'incidenza dei nuovi casi ogni
anno è di una certa rilevanza: ogni 100.000 residenti donne in
provincia di Bergamo 164,2 all'anno si ammalano di tumore al seno. In
media, gli oncologi calcolano che in totale circa 1.000 nuovi casi di
tumore al seno riguardino ogni 12 mesi le donne bergamasche. Anche
per i ricoveri per patologie al seno (comprendono i tumori maligni e riguardano tutti i ricoveri nelle strutture ospedaliere
della Bergamasca, sia private sia pubbliche, i dati sono dell'Asl di Bergamo), si registra una progressiva crescita: dagli
873 nel 2004 ai 960 nel 2008.
Perché aumentano i tumori al seno?

«Aumentano, è vero, i tumori alla mammella, ma aumentano anche perché ne scopriamo di più – evidenzia Privato
Fenaroli, direttore di Senologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo – . Si tenga conto che su circa 800 interventi l'anno
alla mammella, i tumori alla mammella maligni sono circa 500-600 l'anno. I nuovi casi attesi sono tra i 600 e gli 800,
ormai, e notiamo anche una incidenza in età più bassa».

Perché ci si ammala di tumore alla mammella?

«Se sapessimo con certezza qual è la causa avremmo risolto il problema - afferma Fenaroli-: di certo, ci sono più fattori,
la familiarità, lo stile di vita, l'alimentazione».

La prevenzione: di grandissima utilità

Fenaroli non manca di chiarire quale sia l‘importanza della prevenzione: «La prevenzione può fare molto. E non è un
caso che i numeri dello screening mammografico di Bergamo e provincia siano encomiabili. Individuare con tempestività
una formazione maligna al seno significa avere altissime probabilità di guarigione, annullando o comunque diminuendo
sensibilmente la necessità di altre sedute di radio».

E sullo screening mammografico?

Fenaroli, nion ha assolutamente dubbi: «E‘ fondamentale. Così come sono essenziali, oggi, le nuove frontiere
terapeutiche. Ripeto, è vero che ci si ammala di più di cancro al seno, ma si muore molto meno di una volta».

Non solo Bergamo…

Ci si può rivolgere senz‘altro agli Opedali Riuniti di Bergamo, ma non solo: le donne si possono rivolgere anche alle
varie strutture che fanno capo all'Azienda ospedaliera «Bolognini» di Seriate. In quest‘ultimo caso le donne sono
seguite da Domenico Gerbasi, chirurgo oncologo responsabile dell'Unità di Senologia - ha portato a Seriate la sua
esperienza acquisita con un master allo Ieo, Istituto europeo di Oncologia, creato da Umberto Veronesi - e da Lorenzo
Novellino, primario dell'Unità complessa di Chirurgia generale, da cui Senologia dipende. Secondo Gerbasi «è stato
fondamentale riuscire a organizzare questa "rete" di servizi in tutte le strutture ospedaliere dell'Azienda, per un bacino di
utenza di oltre 400 mila abitanti. Molte donne vivono in paesi lontani – evidenzia ancora Gerbasi – : era fondamentale
quindi dare a tutte sia la possibilità di una identica prevenzione, attraverso lo screening e le visite senologiche, sia in
caso di patologie tumorali, cure e chirurgia ricostruttive identiche».

Federica: da Dossena all‘Avis (From Dossena to Avis With Love)


«Le storie, son come i fiori son come i sogni... E a noi non resta che
scriverle in fretta perché poi svaniscono e non si ricordano più". Sì, questa
è una bellissima frase - noi abbiamo sostituito "canzoni" con "storie" - tratta dal
brano "Una canzone per te" di Vasco Rossi. Abbiamo già detto sul nostro sito
delle storie straordinarie che meritano di essere raccontate e quella che vi
raccontiamo oggi è la storia di Federica
Ma prima dobbiamo catapultarci a Dossena, un ridente paesino di 1.000 abitanti
della Val Brembana. E come in ogni paese che si rispetti, c'è una buona banda - quella di Dossena, non solo buona ma
ottima, diretta con passione dal M° Gianmarco Epis – una piazza e la chiesa. In questo paese, le due sono un unico,
che, dipartendosi dalla chiesa, arriva fino al Municipio che è attiguo all'oratorio. Come sapete all'Avis "no politics or
religion" ma come Crazy Team, non possiamo non menzionare il parroco, Don Giambattista Zucchelli (Giambi):
proviene da Ardesio e nonostante le nostre punzecchiature, come ―seriani‖ e come confinanti del paese di origine ci
offre sempre un caffè prima delle prove della Banda.
Dossena e Val Brembana... La valle dove nacque Arlecchino, il paese che
rappresenta forse meglio degli altri "Lo Zanni" che partendo dal 1700 con
Goldoni nella commedia dell'arte, passando a Molière, si arriva a Dario
Fo che ne ha riproposto la cultura popolare lombarda (e non solo) a tutto il
mondo.
Fede (Federica Alcaini) è proprio di Dossena, suona la tromba nella banda
diretta da Gianmarco, ha 21 anni. Ah dimenticavamo un "piccolo dettaglio": donatrice Avis San Giovanni Bianco, ha
ricevuto il ciondolo di bronzo (distintivo in rame) per le sue 8 donazioni. Unica donna presso la sua Avis, in
rapporto alla sua giovane età, ad aver raggiunto questo traguardo. Complimenti
Fede!
Questa la sua storia. «Sono cresciuta in una famiglia Avisina in quanto sia mamma che
papà donano da molti anni. Incuriosita dai loro discorsi, dal loro impegno, dalla
soddisfazione che vedevo sui loro volti tornando dalla donazione, ho voluto intraprendere
questa esperienza». Dall‘esempio dei genitori alla donazione di sangue il passo è breve:
«Al compimento dei 18 anni, accompagnata dal papà capo gruppo della sezione di
Dossena, ho fatto la mia prima visita presso l'Ospedale di San Giovanni Bianco
(ospedale ove è ubicata l‘Unità di Raccolta a cui fanno riferimento le avis di Algua-
Bracca-Costa Serina, Alta Val Brembana, San Giovanni Bianco, San Pellegrino, Serina,
Ubiale, Vedeseta e Zogno – n.d.a.). Ho intrapreso così la mia nuova ―avventura‖ nel
mondo Avis alternando plasmaferesi a donazioni di sangue».
«Esperienza totalmente positiva – prosegue Federica -, in quanto sono stata accolta fin da subito in una grande
famiglia, che mi ha dato modo di conoscere nuove persone, giovani e meno giovani, coinvolgendo così amici». Ma
arriviamo alla premiazione. Federica, quali sentimenti hai provato nel ricevere questo riconoscimento? «Alla
premiazione avvenuta a marzo 2010, ho provato felicità e commozione quando ho ricevuto il distintivo in rame. Quel
giorno, insieme a me, è stata premiata tanta gente: chi per il distintivo in argento, chi argento dorato… per arrivare fino
al distintivo in oro e diamante». Cosa significa per te questo premio? «Il ciondolo è per me simbolo di gratitudine,
impegno e orgoglio personale. Spero di poter camminare a lungo con questa grande famiglia che grazie al proprio aiuto
ridona il sorriso e un futuro sereno a chi non l‘ha». Non vogliamo aggiungere nulla a quello che ha scritto Federica:
le sua parole sono così belle, chiare e semplici che renderebbero ogni nostro commento inutile.

Questa è la storia di Federica, la storia di una giovane donna, una storia che arriva da un paesino abbarbicato in
montagna: “da Dossena - all’Avis - con amore” (“From Dossena - to Avis - With Love”) parafrasando il noto
romanzo ―From Russia With Love‖ di Ian Fleming reso noto dal celebre film dove nei panni di James Bond vi era un
grande Sean Connery. Non è bello trovare in molti luoghi il buon cuore che unisce tutti i donatori di sangue in una
grande famiglia? Federica grazie a quello che fa in concreto, ci dice nonostante la sua giovane età: «Ho visto molto di
più di quello che tu sai ora, perciò non dirmi di chiudere gli occhi» («I've seen so much more than u know now - So
tell me to shut my eyes» - frase estrapolata dal brano “I'm Not A Girl, Not Yet A Woman‖ di Britney Spears) . Perché
sono proprio gli occhi dei giovani quelli giusti per l'avis, per guardare il mondo e il futuro.

Donare sangue? Tuttidovremmofarlo

No, non è un errore. «Tuttudovremmofarlo» è il claim del nuovo sito, del


nuovo spot televisivo e dei manifesti pubblicitari proposto da Avis nazionale,
ideato per promuovere la donazione di sangue. Perché donare sangue?
Perché «Qui entri in gioco tu: con un piccolo gesto puoi contribuire a costruire
un patrimonio collettivo, fondamentale per la salute di tutti. Tutti dovremmo
farlo, perché tutti abbiamo bisogno di sangue». Vistate il bellissimo sito
www.tuttidovremmofarlo.it
«Cosa dobbiamo fare per convincerti a donare sangue? Tutti dovremmo
farlo, è importante»
L'ideazione e la realizzazione dell'intera campagna sono state curate pro bono da Leo Burnett Italia, agenzia
pubblicitaria leader a livello mondiale: storiche gli spot pubblicitari realizzati dall'agenzia!

Ma la nuova campagna nazionale ha anche dei testimonial... Tenetevi forte. Siete pronti? Come disse Madonna in uno
dei suoi primi concerti: «Anch'io». Cosa stavamo dicendo? Ah, sì. Tenetevi forte: Federica Fontana, Filippa
Lagerbäck (From Sweden with love)... PATAPUM!

Ai... Pardon scusateci, siamo noi a non esserci


tenuti forte. Già Federica e Filippa potevano
bastare: prendendo le iniziale dei nomi è proprio il
caso di dirlo: A(vis)= F(ederica) x F(ilippa)= F^2. F
al quadrato! Ma non solo: testimonial storico della
campagna di promozione Avis e della donazione di
sangue anche il super campione Igor Cassina.
«Fontana... come si chiama quell'altro? Lagerbäck,
ma l'altro... Cassina» hanno fato... testimonial for
avis. Dai scherziamo: l'idea di due testimonial
come Federica Fontana e Fillppa Lagerbäck ci ha
"guada caso" messi di buon umore. E per le donne e donatrici Igor Cassina. Cosa si può pretendere di più? Come il
numero di cellulare? Certo, a noi dell'avis l'hanno dato... Ma sapete, Flippa e Federica ci hanno fatto promettere di non
passarlo a nessuno. Per cui ecco un motivo in più per iscriversi. Conoscete il nostro perenne spirito goliardico: siamo
veramente contenti che dei testimonial così importanti si siano prestati per promuovere la cultura del dono di sangue.
Visto che sul nostro sito tra i vari spot c'è anche George (Clooney) è proprio il caso di dirlo: Federica e Filippa "not
included (purtroppo).

Vittorio Formentano: l‘alpino che fondò l‘Avis


«La storia serve per chi c’era per ricordare, per chi non c’era per
sapere».

C‘è un alpino di Firenze che fondo un‘associazione. Ci sono vite


straordinarie che meritano di essere conosciute. Quella di Vittorio
Formentano sicuramente va raccontata. E visto che la storia serve
per chi non c‘era per sapere, la raccontiamo attraverso le parole di
Mario Zorzi (Intervento alla cerimonia celebrativa del 110°
anniversario della nascita di Vittorio Formentano – Firenze, 15 ottobre
2005) che condusse l‘Avis nazionale dal 1979 al 1987 e medaglia
d'oro al merito della Sanità pubblica.

Vittorio Formentano nacque a Firenze il 31.10.1895 e grazie alla professione del padre Alfredo che svolgeva l‘attività di
magistrato, si innamorò di «un posto che mi piace e si chiama mondo» (frase tratta da ―Mondo" di Cesare
Cremonini featuring Jovanotti). Per questo motivo ebbe la possibilità di crescere in varie città italiane in varie città quali
Pisa, Verona, Catania, Macerata, Perugia e Bologna.
«Allo scoppio della prima guerra mondiale da giovane ufficiale si trovò assegnato al fronte del settore del Montenero nel
4° Regg. Alpini. Dopo aver subito una leggera ferita, venne destinato all‘addestramento degli alpini sciatori». Nel 1917
la scelta che segnò la vita di Formentano: «Dovendo scegliere se proseguire la carriera militare o continuare gli studi di
medicina, optò per la seconda via. Scelta che gli fece perdere il grado di ufficiale e come sergente di sanità viene
assegnato al servizio sanitario del 4° Regg. Alpini. Nel Novembre 1918 con l‘Ospedale del campo n.243 entrò in Trento
liberata ed operò a beneficio dei feriti. Passò quindi all‘Ospedale di Greis e infine all‘Ospedale militare di Genova. Nel
1921 venne congedato e si laureò».
Dopo aver mosso i primi passi a Voghera, si trasferì a Milano orientando subito la sua attività professionale alla
ematologia che dietro gli influssi della Scuola medica di Pavia cominciava a dare vita ai primi presidi sanitari nel campo
della emotrasfusione. «Formentano aprì a Milano un centro medico denominato ―Istituto ematologico‖ e con la
collaborazione di alcuni colleghi realizzò un servizio di analisi del sangue iniziando altresì la pubblicazione del
―Bollettino ematologico‖». Ma ecco che nel 1926 ci fu un tragico evento che portò alla fondazione dell‘Avis:
«Formentano sconfitto di fronte ad una madre spentasi per grave emorragia da parto per la mancanza di sangue da
trasfondere, decise di costituire un gruppo di donatori volontari e lanciò un appello al giornale». Quel giornale era il
Corriere della Sera. «Risposero diciassette generosi cittadini che si riuniscono presso il Centro ematologico di
Formentano e costituiscono l‘embrione della futura AVIS». Formentano ebbe fin da subito le idee chiare: «Gli obiettivi
prioritari mirarono a predisporre elenchi di donatori disposti – dietro chiamata – ad accorrere presso i presidi sanitari, ha
soccorrere con il dono gratuito del proprio sangue una vita in pericolo e con l‘intento – non trascurabile – di
controbattere la tendenza alla compravendita dello stesso. I 17 pionieri, guidati da Giorgio Moscatelli, concordano un
programma promozionale e redigono una bozza di statuto e un codice deontologico. Era il 1937 ed ebbe così inizio la
meravigliosa avventura avisina non priva di ostacoli, di incomprensioni e di difficoltà».
Durante il regime fascista «la dirigenza avisina rifiutò l‘invito di aderire alle organizzazioni sociali del regime a difesa
della propria identità di associazione libera ed autonoma. Il governo fascista istituì i Comitati provinciali dei donatori di
sangue con lo scopo di boicottare l‘opera dell‘AVIS e di contrapporre ai volontari avisini i datori di sangue retribuiti. Ma
l‘ora della verità venne e si affermò dopo il 1945 allor quando furono riconosciuti i meriti di Formentano con la
promulgazione del legge del 1950 che attribuiva all‘AVIS nel settore emotrasfusionale». Quella libertà che è presente
tuttora nello statuto dell Avis: associazione apartitica e areligiosa.

Grazie al buon cuore di un alpino è nata la storia dell‘Avis. La storia di un grande alpino,
che ci richiama inevitabilmente a quella di altri grandissimi alpino come Nuto Revelli e
Mario Rigoni Stern… Alpini che a causa di una cartolina rosa di precetto con la quale eri
obbligato a partire, vissero sulla propria pelle le atrocità della guerra. Atrocità descritte nello
splendido libro ―Il sergente della neve‖ appunto di Rigoni Stern e portate magistralmente in
scena da Marco Paolini. Oggi, per fortuna, non ci sono più cartoline rosa di precetto: chi fa
il soldato ha la facoltà di decidere se scegliere questa professione. Ma un tempo non era
così…«Ho ancora nel naso l'odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato.
Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le
scarpe, gli starnuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute
dal vento sulle rive del Don. Ho ancora negli occhi il quadrato di Cassiopea che mi stava sopra la testa tutte le notti e i
pali di sostegno del bunker che mi stavano sopra la testa di giorno E quando ci ripenso provo il terrore di quella mattina
di gennaio quando la Katiuscia, per la prima volta, ci scaraventò le sue settantadue bombarde» (Da ―Il sergente‖ di
Mario Rigoni Stern). «Sergent magiùr, g'ariverem a baita?». Sta a noi decidere se questo posto che si chiama
mondo può essere un posto che ci piace… Donare sangue rende sicuramente più bello questo posto. Come
consuetudine vi lasciamo con un brano. Abbiamo scelto ―L‘ultima notte‖ del grandissimo Bepi De Marzi (Diploma in
organo, diploma in composizione organistica, diploma pianoforte. Dopo gli studi di direzione e composizione si è
dedicato alla musica da camera e al basso continuo diventando dal 1978 fino al 1998 l'organista e clavicembalista,
nonché vicedirettore, de I Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone. Insegnante nel Conservatorio di Padova dal 1976.
Attualmente è direttore del coro maschile I Crodaioli da lui fondato nel 1958). Bepi de Marzi è autore di diversi brani di
montagna (―Signore delle cime‖ ,―Joska la rossa‖ e molti altri brani). Per tutti quelli che non sono tornati a baita (a
casa).

Bono: 50 anni in the name of love


«One love, one blood, one life… You got to do what you should» [One – U2]
«Un amore, un sangue, una vita… devi fare ciò che riesci»
«Metti in circolo il tuo amore» [Ligabue]

Era un martedì il 10 maggio 1960, quando nasceva Bono (Bono Vox nome preso da un
negozio di apparecchi acustici, Bonavox, della nativa Dublino), pseudonimo di Paul
David Hewson. Sempre nel 1960, il 13 marzo 1960, nasceva a Chinnor, Adam Clayton,
mentre proprio lo stesso giorno in Italia a Correggio nasceva Luciano Ligabue. The
Edge, nome d'arte di David Howell Evans nasceva a Barking l‘8 agosto 1961. In fine
Lawrence "Larry" Mullen, Jr. nasceva a Dublino il 31 ottobre 1961.
Abbiamo quasi finito di dare date (i numeri invece noi del Crazy Team li diamo sempre): i
quattro costituiranno un gruppo, gli U2, che rimarrà per sempre nella storia della musica.
Una storia straordinaria che nasce nel lontano 25 settembre 1976 e che dura tutt‘oggi. Una storia fatta di brani con
dentro l‘America e la Bibbia, Karl Popper e Johnny Cash, New York e Berlino, Barack Obama e Margaret Thatcher, il
Salvador e i minatori inglesi, le top model e l‘Ira. Bono raccoglie la lezione di Bob Dylan e John Lennon, di Elvis dei
bluesman, raccoglie e spazia coi i suoi pezzi in varie dimensioni: popolare e colto, antico e moderno, i salmi di Davide e
Jack Kerouac, Flannery O’Connor e gli slogan pubblicitari, James Joyce e William Butler Yeats, Séamus Heaney e
Patrick Kavanagh. Una dimensione spaziale che attraversa il mondo e i suoi mutamenti, dalla caduta del muro di
Berlino all‘11 settembre. «A muovere qualsiasi gesto della band – sia personale che musicale e politico – è sempre
l‘amore: la passione per le cose, la volontà di abbracciare e capire la società e le sue moltitudini» come è citato nel
libro ―U2 – The Name Of Love‖ di Andrea Morandi con la prefazione di Davide Sapienza. U2 e Irlanda vicini a Villa
d‘Ogna: lo scrittore, traduttore e giornalista Davide Sapieza, primo a recensire e a tradurre gli U2 già nel lontano
1984, abita proprio negli ameni luoghi della Val Seriana, ai piedi delle Orobie, non lontano da Villa d‘Ogna.
Perché nel nome dell‘amore (―In The Name Of Love‖) tanto si può fare,
sia come U2 che come donatori di sangue. Perché ai donatori di sangue
non importa se «dicono che sono uno stolto, dicono che sono una
nullità», in quanto «se sono stolto per te, oh, è già qualcosa» (Dal brano
―Two Heart beat As One‖ – Due cuori battono come uno). Perché
all‘Avis, «All, I Want Is You» (Tutto quello che voglio sei tu): è proprio il
caso di dirlo, visto che il video del brano fu proprio girato da Meiert Avis! Pensare di donare qualcosa di se stessi è
«qualcosa di impossibile? Può essere…. Ma come dice Soren Kierkegaard «colui che attende il possibile è un uomo
grande; colui che attende l‘eterno è altrettanto grande… Ma chi si spinge oltre e attende l‘impossibile va considerato il
più grande di tutti» (pensiero ripreso nel brano ―The First Time‖). Perché ci piace l‘idea che grazie ad un gesto fatto col
cuore, quello di donare sangue, ogni giorno può diventare un ―Beautiful Day‖. E se è vero che «l‘infinito è un gran bel
posto da cui partire» (da ―No line On The Horizon), là dove l‘orizzonte e il mare sono un tutt‘uno, lasciateci sognare
pensando che in quell‘infinito ci sia il buon cuore di chi, con un semplice gesto, regala una vita. Dobbiamo terminare
solo per motivi di spazio, ma tantissime cose si potrebbero dire ancora. Vi lasciamo come nostra consuetudine con un
brano, anche se sceglierne solo uno in questo caso è veramente difficile… Dai ci proviamo: vi proponiamo ―I‘ve Got You
Under My Skin‖ un duetto tra Bono e Frank Sinatra. Per tre motivi. Il primo è che ci piace pensare ad un dialogo tra
Bono Vox e il mitico Franky ―The Voice‖. Il secondo è che all‘Avis «ho te nel profondo del mio cuore» (I've got you deep
in the heart of me). Il terzo? L‘assolo del trombone è ―The Sweetest Thing‖ (la cosa più dolce) che si possa sentire.

Admo: non solo Avis


Non abbiamo mai capito quelle trasmissioni che si chiamano ―Non solo….‖ con
dietro un sostantivo e poi la trasmissione o il programma parla inevitabilmente
solo di quello. Sabato 8 maggio presso il centro di Piario è nata una
collaborazione che vede in campo non solo avis ma anche admo. Ma in
questo caso il ―non solo‖ va inteso proprio nel senso letterale: proprio durante
la collettiva di raccolta sangue si è parlato di donazione di midollo osseo. Una
collaborazione tra due associazioni sorelle, due associazione che hanno
come scopo quello di salvare in concreto delle vite. Perché sia donando
sangue, sia donando midollo osseo si dà la possibilità di dare un domani
a chi questo domani non ce l’ha. Come per quanto concerne la donazione di
sangue, anche per la donazione di midollo osseo, tutti quelli che possono
dovrebbero farlo (riprendendo il claim dello spot nazionale Avis). E visto che i
donatori di sangue dimostrano da sempre buon cuore, come spiega
giustamente la nostra amica Carmen Puigliese, referente Admo Valle Seriena e Val di Scalve, «si è pensata di fare
questa iniziativa per informare tutti gli avisini che si presentano oggi che esiste anche la possibilità di diventare donatori
di midollo osseo». E come avis Villa d‘Ogna siamo lieti ed onorati di aver avviato questo sodalizio tra donatori di sangue
e donatori di midollo osseo, tra Avis e Admo appunto. Perché non importa se si salva una vita donando sangue o
donando midollo osseo: l‘importante è donare. Ma come si diventa donatori di midollo osseo? «Bisogna avere dai 18 ai
40 anni – come spiega Carmen - pesare più di 50 chilogrammi (anche se qui un fisico storcerebbe il naso: ―non bisogna
parlare di peso che è una forza ma di massa‖… Va bene: una massa corporea superiore ali 50 chilogrammi, così
accontentiamo tutti i fisici) ed essere in ottima forma (e visto che parliamo di fisici, parliamo anche di ―Fisico Bestiale‖
inteso come nel brano di Luca Carboni ) di salute come lo sono tutti gli avisini». Prego parta pure la ola… Dai oramai
conoscete il nostro perenne spirito goliardico.
Vogliamo parlare di questo progetto con un sorriso sulle labbra.
Infine, verificate queste condizioni basta chiamare il numero 035-
266544 035-266544 e prendere appuntamento presso
gli Ospedali Riuniti di Bergamo per fare un semplice prelievo di
sangue. Come Carmen afferma, «l‘obbiettivo di Admo è quello di
trovare un referente per ogni paese della provincia di Bergamo per
far sì che si possa diffondere la cultura della donazione di midollo
osseo». E siamo ben lieti, come Avis Villa d‘Ogna, di dare una
mano a fare questo, nella speranza che la collaborazione possa diffondersi evitando così di recarsi a Bergamo per fare
il prelievo di iscrizione Admo (che come abbiamo detto si tratta di una semplice provetta di sangue). Non si può non
menzionare il nostro Franco (Francesco Scandella) che ha in concreto dato un impulso decisivo alla collaborazione
tra Admo e Avis. Alla presentazione dell‘iniziativa (che sarà ripetuta durante tutte le collettive in cui l‘avis Villa d‘Ogna è
presente all‘unità di raccolta sangue di Piario secondo il calendario inserito sul sito) era presente l‘emittente televisiva
Antenna2 TV che ringraziamo per essere intervenuta e per dare spazio alle iniziative ―non solo‖ di Avis ma anche a
quelle di Admo (grazie di cuore ad Andrea Filisetti e a Nicola Andreoletti). Ah... ci stavamo dimenticando: tra le
testimonial Admo c'è Federica Pellegrini che è "not included" ma ci stiamo lavorando
Questo lo spot Admo: è bello e vi invitiamo a guardarlo…

The first time (la prima volta) di Filippa Lagerbäck all‘Avis


E‘ proprio il caso di dirlo: Filippa Lagerbäck for Avis. Sì, ma al quadrato! Dopo aver
prestato il proprio volto per la nuova campagna di AVIS Nazionale "Tuttidovremmofarlo"
assieme a Igor Cassina e Federica Fontana, venerdì 14 maggio 2010, la splendida
Filippa è passata dalle parole ai fatti: ha fatto la prima donazione di plasma al Centro
Formentano di Limbiate (MB – Monza Brianza). Wow… lasciateci dire come Avis Villa che
―per una volta‖ (ma anche per due, tre, o più… ovvero tutte le volte che coincidono con la
presenza di Filippa al centro di raccolta di Limbiate ) saremmo andati ben volentieri a
donare anche noi plasma a in quelli di Monza Brianza…
Dopo aver quindi accettato di diffonde la cultura della donazione di sangue (e dei suoi componenti), Filippa ha deciso di
compiere un gesto che salva in concreto vite, lasciando poco spazio alle parole e facendo ―parlare‖ i fatti. «Sono
davvero felicissima di aver donato e di aver conosciuto così da vicino l‘Avis» spiega con entusiasmo Filippa. «Spero che
attraverso la campagna "Tuttidovremmofarlo" gli italiani possano avvicinarsi ancora di più alla donazione – continua la
co-conduttrice del programma ―Che tempo che fa‖ su Rai Tre - e possano comprendere il valore profondo di questo
gesto». Un impegno a tutto campo quello di Filippa per la donazione di sangue: «Per promuovere questo messaggio, ho
fatto pubblicare il mio manifesto anche sul sito di Chetempochefa, che viene visitato ogni settimana da centinaia di
migliaia di persone».

Grandissima Filippa! “From Sweden to Avis with love”: dalla Svezia all‘Avis
con amore (parafrasando, come abbiamo già fatto in un precedente articolo, il
libro di Ian Fleming).
E visto che stiamo parlando di prima donazione e quindi di prima volta a donare
sangue (o dei suoi derivati: plasma, piastrine, globuli bianchi e globuli rossi) cosa
c‘è di meglio se non il brano ―The First Time‖ – la prima volta – degli U2?
Perché il gesto di Filippa, come il gesto di tutti i donatori, «mi rivela colori
quando non se ne vede nessuno» (Shows me colours when there's none to
see ). Perché donare sangue «mi dà speranza quando non riesco a credere che per la prima volta io provo
amore» (Gives me hope when I can't believe - That for the first time - I feel love).
Perché donando sangue - ma anche midollo osseo visto che stiamo collaborando con Admo - «io ho un fratello,
quando sono un fratello nel bisogno» (I have a brother When I'm a brother in need).
E «quando mi sento andare giù, devo solo chiamare e lui arriva» (When I feel myself going down - I just call and he
comes around).

Donazione di sangue da cordone ombelicale: Avis Villa d‘Ogna c‘è!


Avevamo dato diffusamente la notizia sulla creazione della
banca del sangue da cordone ombelicale (Italian Cord Blood
Network) in un articolo proprio inserito sul nostro sito (Italian
Cord Blood Network: è nata la rete nazionale per le
banche del sangue da cordone ombelicale). In un
successivo articolo dal titolo ―Maurizio Fiora for Avis‖,
avevamo dato la notizia, grazie all‘intervista realizzata da
Maurizio, dell‘accreditamento da parte dell‘Avis provinciale di Bergamo alla raccolta delle cellule staminali provenienti
dal sangue del cordone ombelicale. Adesso il progetto è realtà grazie all‘avis provinciale di Bergamo con la
compartecipazione della Regione Lombardia e degli Ospedali Riuniti di Bergamo.
Onde finanziare l‘iniziativa, le avis comunali sono state invitate a contribuire a questa importante e innovativa iniziativa
devolvendo 1 euro per ogni donazione effettuata per un parziale finanziamento del progetto. L‘avis Villa D’Ogna c’è:
con orgoglio possiamo dire di essere state tra le prime avis ad aver aderito al progetto. E visto che parliamo di esserci,
quale brano può essere più indicato di ―Io ci sarò‖ di Piero Pelù? E lo facciamo volentieri, adesso che c'è stata la
reunion di Ghigo Renzulli e Piero Pelù per formare di nuovo la storica band dei Litfiba... «Io ci sarò con tutto il mio
entusiasmo, un’altra storia da vivere c’è ora» grazie all’Avis in generale e anche un po’ all’avis di Villa d’Ogna
in particolare.

Ripristinate le tariffe postali agevolate al no profit

Avevamo dato diffusamente sul nostro sito la notizia dell'eliminazione delle taiffe postali agevolate per il terzo settore
(Decreto 30 marzo 2010). L'aumento dei costi di editoria per la diffusione del volontariato a carico delle associazioni
"No profit" e della Onlus, aveva creato non pochi problemi al terzo settore. All'avis Villa d'Ogna, il nostro motto è da
sempre "no politics or religion" e proprio per questo avevamo inserito gli articoli "Tariffe agevolate tagliate per il
terzo settore", "Avis e Vita: la petizione contro l'aumento delle tariffe postali al terzo settore (Decreto 30 marzo
2010)" e "Decreto elimina tariffe agevolate al terzo settore: appello a oltre 10mila adesioni". Questo nella
speranza che le tariffe agevolate potessero essere ripristinate. E con immenso piacere possiamo dire che dal 19
maggio 2010 le tariffe agevolate sono state ripristinate.
Così come avevamo riportato l'aumento delle tariffe postali per quanto
concerne il terzo settore, nella trasparenza e nell'ottica del "no politics or
religion" all'Avis Villa d'Ogna, siamo lieti di dare la notizia che il
Decreto Legge N. 2165, dopo l'approvazione alla Camera dei Deputati del 6
maggio 2010, senza alcuna modifica al testo, il 19 maggio 2010 ha ottunuto
la fiducia anche in Senato. Per cui dopo aver passato la votazione delle due
camere (dei Deputati e dei Senatori) è legge! Naturalmente come tutti i decreti
entro 40 giorni sarà trascritto sula Gazzetta Ufficiale. Lo stanziamento del
governo per garantire il ripristino delle tariffe postali agevolate nell'anno 2010
per le onlus ammonta a 30 milioni di euro.

All'articolo 2, comma 2-undecies infatti vi sono le già note agevolazioni postali per il non profit. In particolare:
«A fronte del citato stanziamento, le tariffe postali a favore dei soggetti di cui all‘articolo 1, comma 2, del citato decreto-
legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46, come modificato dal
presente comma, possono essere ridotte con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro
dell‘economia e delle finanze, sentita la Presidenza del Consiglio dei Ministri; in ogni caso la tariffa agevolata non deve
essere superiore al 50 per cento della tariffa ordinaria e deve comunque rispettare il limite massimo di spesa indicato al
presente comma. Il rimborso dovuto a favore della società Poste italiane Spa non può essere superiore al predetto
importo. Il Ministero dello sviluppo economico provvede al monitoraggio degli oneri derivanti dal presente comma con
riguardo alle disposizioni di cui al terzultimo e quartultimo periodo; nel caso in cui l‘andamento della spesa sia tale da
determinare un possibile superamento della spesa autorizzata, con decreto adottato con le modalità indicate al presente
comma e` stabilita la sospensione o la riduzione dell‘agevolazione".

Come Avis in generale e come Avis Villa d'Ogna siamo immensamente felici. Non ci interessano le reazioni, le
polemiche, e i commenti politici in merito a questo decreto: quello che ci interessa, e che ci sempre interessato, è che
la cultura della donazione di sangue possa continuare ad essere diffusa.

La notizia ci ha reso ancor più goliardici. Come diceva Alexia nel brano Happy: "E' cosi' bello essere felici, tutti
dovrebbero essere felici, è così bello essere felici" (It's so nice to be happy, Everybody should be happy, It's so nice
to be happy). Perché all'Avis Villa d'Ogna, grazie alle tariffe agevolate ripristinate "voglio che tu faccia parte del mio
mondo per essere felice, perché io non posso vivere senza di te lo sai vero?" (I wanna take you to my world to be
happy, 'cause I can't live without your love, Yes you know?).

Come Avis Villa d'Ogna, vogliamo ringraziare il magazine vita (www.vita.it), l'unica rivista on-line del no profit per aver
seguito l'inera vicenda.

I dati 2009 Avis Nazionale: 2.011.041 donazioni, 1.195.644 soci iscritti e


1.154.361 soci donatori
Oltre 2.000.000 donazioni di sangue (sangue e plasma) e 1.200.000 soci iscritti: sono questi i principali numeri
dell'AVIS riferiti al 31/12/2009, emersi e comunicati nel corso
della 74a Assemblea generale che si è svolta dal 21 al 23 maggio
2010 a Montesilvano (Pe). Entrando in merito ai dati forniti
durante l‘incontro utile per condividere un‘importante percorso, è
emerso che gli iscritti Avis risultano 1.195.644 (il 3,3% in più
rispetto agli iscritti nel 2008) mentre i soci donatori si attestano
a 1.154.361 (+3,9% rispetto al 2008). Last but not least, le
donazioni di sangue: hanno raggiunto l’ambito traguardo di
2.011.041 (in crescita del 3,1% rispetto 2008). Tra i risultati
regionali riferiti sempre al 2009, non è passato inosservato il dato emerso della Lombardia a un passo dalle
500.000 donazioni (497.392) con 12 Avis provinciali, seguita da Emilia Romagna con 271.501 donazioni, dal Veneto
con 213.054 donazioni e infine dal Piemonte che sfonda il muro delle 200.000 donazioni (203.152). Notevole il
risultato di Marche (97.050) e Sicilia (97.718) vicine al tetto delle 100.000. Dati che attestano il buon cuore dei donatori
di sangue comunque in tutte le regioni. Le sedi Avis si confermano complessivamente come lo scorso anno: sono 3.321
di cui 22 regionali o equiparate, 111 provinciali e 3.188 comunali. Nella tre giorni di Montesilvano, oltre alle relazioni di
Presidente Vincenzo Saturni, del Tesoriere Rocco Chiriano e alle votazioni sui bilanci così come previsto dallo
statuto, si è discusso di autosufficienza di plasma e plasmaderivati nonché del ruolo dell‘associazione nel mondo del
Terzo settore e della cooperazione internazionale. La mozione finale ha espresso il sostegno dei delegati
all'organizzazione della Giornata Mondiale del donatore di sangue 2012 che si svolgerà proprio in Italia: un importante
riconoscimento che attesta il nostro Paese sulla vetta del mondo per quando concerne il tema della donazione di
sangue. Ma «chi può dire se il tuo amore aumenta quando il cuore fa la sua scelta»? (And who can say if your love
grows as your heart chose?). Siamo certi che «solo il tempo» (Only time –Enya) e la volontà di non fare mancare
il sangue là dove vi è bisogno, dimostrerà anche in futuro il buon cuore degli avisini.

Trapianti di organi: al via le donazioni samaritane

Finalmente dal 25 maggio 2010 è possibile anche in Italia la


"donazione samaritana" ovvero la donazione di organi da parte
di una persona vivente ad uno sconosciuto. La donazione
(potete visualizzare la notizia sul sito Ansa), si precisa fin da
subito, sarà sottoposta a rigidissimi controlli e «solo dopo
valutazione psicologica del donatore, escludendo qualsiasi
contatto tra donatore e ricevente». Non importa se si parla di
Avis o di Admo o Aido: lo scopo di queste associazioni sorelle è
quello di salvare delle vite. Per questo sul nostro sito parliamo
non solo di donazione di sangue, ma anche di donazione di organi e di donazione di midollo osseo. E come avevamo
detto il "non solo" non va inteso come alcuni programmi che si intitolano "non solo" ma poi parlano "di solo". La
donazione è come una meravigliosa sinfonia, vari motivi che si uniscono e che si sovrappongono per creare qualcosa di
meraviglioso. La meraviglia e l'amore di salvare una vita: «Lo so che ti suona smielato, ma l'amore è passione,
ossessione, qualcuno senza cui non vivi» (Dal film "Vi presento Joe Black").

Vi riportiamo l'articolo presente sul sito amico www.bergaonews.it sulla donazione samaritana di organi: potrete
trovare l'intervista al Prof. Giuseppe Remuzzi, massimo esponete in nefrologia a livello mondiale e bergamasco doc. Il
Prof. Remuzzi ha svolto i primi anni di professione media proprio in Valle Seriana, presso l'ospedale di
Gazzaniga (si rinrazia Carmen per la segnalazione!). Un vero e proprio vanto per la terra orobica nonché per la Valle
Seriana.

Donazione di un organo da parte di una persona vivente a uno sconosciuto, non


consanguineo: da oggi possibile anche in Italia. L'autorizzazione arriva dal Consiglio
superiore della sanità e l'ha ufficializzata il ministro della salute Ferruccio Fazio. Così,
seguendo un rigido protocollo che tutela la salute del ricevente e del donatore, la
privacy, garantendo l'assoluto anonimato, e insieme scongiura commerci illegali, oggi
si può diventare donatori di organi: «Un dono vero - spiega il professor Giuseppe
Remuzzi, nefrologo e direttore dell'istituto Mario Negri - e va sottolineato, perché da
noi si dice donazione anche quando si preleva un organo a un cadavere. E questo è
sbagliato: il dono implica volontà che non è ormai più prerogativa di un cadavere. Il
donare un organo a favore di qualcuno che non si conosce, come atto di generosità,
dunque ora si può fare ed è una cosa bellissima».
In effetti negli Stati Uniti, dove quello che prevede la nostra legge succede ormai da
anni, la donazione altruistica ha avviato una catena di donazioni che consente a molti di sottrarsi alla schiavitù della
dialisi. Ecco cosa succede: «Una signora - prosegue il professor Remuzzi - vorrebbe dare il suo rene al figlio che è in
dialisi da molti anni, ma il suo rene per il ragazzo non va bene, non c'è compatibilità. Come fare? L'organizzazione
nazionale per il prelievo e trapianto di organi sa che fra chi desidera donare a uno sconosciuto senza avere nulla in
cambio c'è una persona molto compatibile con i tessuti di quel ragazzo. Così propongono al ragazzo un trapianto col
rene del donatore altruista. La mamma darà il suo rene a qualcun altro anche lui con un parente che vorrebbe donare
senza che ci sia compatibilità. Anche quest'ultimo rene andrà a uno sconosciuto però compatibile. Con questo sistema
Robert Montgomery che lavora a Bethesda ha fatto dieci trapianti nel giro di pochi mesi, persone che se no
continuerebbero a vivere legate a una macchina di dialisi se il donatore altruista non avesse fatto il primo passo».
I vantaggi di un rene da donatore vivente rispetto a un cadavere sono di due tipi: «Prima di tutto reni da donatore
cadavere non ce ne sono abbastanza, e non ce ne sarebbero nemmeno se tutti quelli che muoiono di morte del cervello
lasciassero i loro organi (da noi solo uno su cinque di quelli che potrebbero tornare a una vita normale grazie a questo
trapianto). E poi il rene di un cadavere in media dura 13 anni, quello di un donatore vivente 21»

Donare un rene da vivi, ancora di più se a favore di qualcuno che non conosciamo nemmeno è atto di grande
generosità e va incoraggiato sottolinea Giuseppe Remuzzi: «Va incoraggiato con giudizio. Ci si deve accertare che
il donatore sia sano (di fisico e di mente) e che non abbia qualche ragione per farlo. Ma per questo in Italia siamo
organizzati fin troppo bene».

In effetti da noi per chi dona - la mamma al figlio per esempio - «c'è un magistrato chiamato a giudicare che non ci siano
interessi economici. E per accertare che uno sia davvero convinto di farlo, c'è una commissione di medici e psicologi
che lavora con assoluto (finanche eccessivo) rigore». Dal sito Bergamonews - mercoledì 26 maggio 2010

«Il tuo regalo ricevuto attraverso il mio corpo, è vivo, così vivo» (Your gift receiving through this body of mine, is
alive so alive): quali parole potrebbero essere più indicate per la donazione di quelle utilizzate nel brano "Gift" di Elisa?
Se poi sono cantate con la magnifica voce di Elisa, il regalo è ancora più grande.

La strada era l‘acqua: in cammino con Davide Sapienza


“I passi che percorreremo nel nulla ci porteranno lontano, nel sempre dentro la nostra
anima. Territori immensi e sconosciuti. Le strade che portarono gli uomini antichi a
scoprire il mondo"

Sabato 26 giugno 2010 alle ore 18,00 presso l’incantevole scenario della Casa Museo
Fantoni a Rovetta, nella rassegna “Aperitivo con l’autore”, Davide Sapienza ha
presentato il libro “La strada era l’acqua”.
Davide domenica 30 maggio 2010 ci ha invece accompagnato alla scoperta di un posto
incantevole in un trekking con l‘autore lungo il torrente Ogna che nasce sotto la Presolana e
scorre nella Valzurio. Alle ore 8,30 erano tutti puntuali alla contrada Spinelli di Valzurio per partire nel viaggio
affascinate letterario e nei segreti nella natura per arrivare in località Moschel nel territorio di Rovetta. Il pomeriggio
sempre di domenica 30 maggio 2010 alle ore 16,30 si è passati da Rovetta alla Baitella di Songavazzo dove Davide,
magistralmente accompagnato dalla chitarra di Francesco Garolfi, si è cimentato in un progetto unico: il reading
musicale de ―La strada era l‘acqua‖, letta proprio in anteprima per i presenti dall'autore stesso. Le emozioni non sono
mancate e rimarranno impresse nel cuore dei partecipanti.

Curioso e singolare il cammino di Davide: ha 45 anni


e sembra che abbia vissuto da sempre in mezzo al
silenzio della natura e dei grandi spazi della Valle
Seriana, ai piedi della Presolana. Il silenzio della
natura che apparentemente si oppone alla musica
rock. Sì, perché nel passato di Davide vi sono
prestigiose collaborazioni con riviste musicali e non
solo: inventandosi una rivista underground, Fire, che
scriveva e ciclostilava spesso da solo, è stato il
primo in Italia e nel mondo a comprendere la
grandezza degli U2.
Poi la svolta: da una quindicina di anni lavora e vive in Valle Seriana. E viaggi, spedizioni, incontri con le culture dei
popoli nativi che da millenni abitano nel nord America. Comincia a scrivere di un mondo, quello della wildness, della
natura selvaggia, che per molti è ancora e solo puro simbolo di catastrofismo, e non di avventura. Trova, o meglio
scopre, la valle di ogni dove, che è qui, è dappertutto, dentro e fuori di noi. Un luogo che non esiste sulla carta
geografica. Là fuori c‘è spazio anche per noi, basta saperlo cercare. Noi che ci portiamo dentro tutte le nature della
terra, senza saperlo.
Camminare con Davide, vuol dire camminare nel tempo e
non per arrivare in tempo. "Lo yukon", "il klondike", "Martin
Eden", "Zanna bianca", "Il richiamo della foresta", "Il
cacciatore di anime"… Jack London insomma.
Davide che di London è diventato in Italia il conoscitore
profondo e traduttore innovativo, sembra discendere
proprio da una costola di Jack, o meglio da una sua
pagina. Non solo un mondo ma un modo di vivere e di
descrivere quello che ci circonda: «Io sono affascinato da
queste cose ed ho scoperto di avere, scrivendo, sempre più compagni di viaggio che non dico si riconoscono in me ma
che si riconoscono in quello che anch‘io ho espresso anche per loro». Un mondo che porta a confrontarsi con se stessi:
«Sicuramente mi piace stare isolato: la concentrazione e il silenzio sono cose fondamentali per ascoltare delle voci che
arrivano da dentro e in qualche modo delle voci che arrivano intorno a te e ti permettono di liberare un po‘ la mente».
«Ma questo credo che, come in altre situazioni, sia una prerogativa di chi non ha paura del silenzio» spiega Davide. Un
silenzio di cui non bisogna avere paura: «Io noto che tanta gente ha paura del silenzio. Il silenzio invece è una grande
sinfonia… per cui ovviamente sentirsi in qualche modo privilegiati, avere un rapporto con il silenzio significa anche
riconoscere che tipo di cose il silenzio esprime». Tacere, ascoltare: un silenzio pieno di voci. Un tempo quelle voci ci
dicevano dove andare e capivamo le loro parole, conoscevamo anche gli spiriti che popolavano il nostro cammino:
genius loci, lo spirito del luogo… Di un luogo, di ogni luogo. Oggi popolano i microchip e i byte, ma quelli antichi quelli
veri coi sono ancora.

E Davide ce li ha fatti scoprire dove abbiamo la fortuna di


abitare anche se spesso non ci accorgiamo di abitare in luogo
così ameni. Davide con il libro ―La strada era l‘acqua‖ ci porta a
conoscere l‘amico Dario Agostini, capace di pagaiare 80 giorni
in canoa, da St. Moritz a Instambul. Un‘avventura che ci porta
«a come sono i pensieri in moto nelle striature del cielo, anime
per sempre». L‘avventura di Dario che è divenuta un libro
grazie a Davide che «è stato capace di descrivere le cose che
io avevo nella testa. e che io non essendo un artista, lui lo è,
non avrei raccontato. E‘ stata una perfetta fusione di due menti di due modi di pensare molto simili». L‘animo artistico di
Davide che ci porta a conoscere la storia straordinaria di Dario capace di solcare i grandi fiumi dell‘Europa, che
ripercorre silenziosamente come gli antichi uomini del ghiaccio alla ricerca di nuove terre. E siamo sicuri che Zurio, il
gigante della Presolana è d‘accordo con Davide: ci protegge in questo breve cammino che è la vita. E protegge anche
la ―Valle di ogni dove‖ e la ―Strada era l‘acqua‖ del torrente Ogna che partendo dalla Presolana percorre la Valzurio. E
per ognuno ci sarà un cammino che solo noi conosciamo. Ma per fare questo, come ci insegna Davide «dimentica il
cervello e ascoltare il cuore… Perché la verità, è che non ha senso vivere se manca questo». E come ci dice Davide
per capire questo mondo «devi tentare, perché se non hai tentato, non hai mai vissuto» (le ultime due citazioni sono
tratte dal film ―Vi presento Joe Black‖). Vi lasciamo con un estratto del libro di Davide e come nostra consuetudine con
un brano: abbiamo scelto la chitarra di Mark Knopfler, leader dei Dire Straits, con Local Hero - Wild Theme (Eroe
Locale – Tema Selvatico).

LA STRADA ERA L’ACQUA

Davide Sapienza, Galaad Edizioni. 2010.

Siamo partiti. Io e il fiume.


Piccoli e deboli insieme.
Siamo cresciuti man mano. Insieme.
Il fiume sempre più forte, possente, minaccioso, imponente, quasi regale.
Io sempre più sicuro nel seguirlo. Nel capire i suoi movimenti, i suoi bruschi cambi, le sue potenti impennate.
Pioveva a secchi dentro di lui.
E pioveva forte dentro di me.
E io sempre più dentro a lui.
E lui sempre più attorno a me.
(dal diario di bordo di Dario Agostini, 2007)

Trapianto d‘organi senza distinzione

Sta facendo discutere la notizia riportata sul Corriere della


Sera in merito ai trapianti di organi alle persone con disabilità
mentali. Tutto nasce da un articolo pubblicato su «American
Journal of Transplantation» da parte di Nicola Panocchia e
Maurizio Bossola del Servizio di Emodialisi del Policlinico
Gemelli di Roma e Giacomo Vivanti, psicologo
dell‘Università della California. Secondo quanto riportato «le
linee guida della Regione Veneto, indicando il ritardo
mentale come una controindicazione al trapianto, di fatto
escludono pazienti con disabilità intellettiva da questa
procedura salva-vita». «Tali disposizioni - affermano i medici
- non trovano nessuna giustificazione di tipo etico, clinico o
giuridico». Che il ritardo mentale sia una controindicazione
rispettivamente relativa o assoluta al trapianto d‘organo «è una disposizione discriminatoria priva di logica e tanto più
grave se perpetrata da un‘istituzione pubblica; non c‘è nessuna prova scientifica - affermano gli autori dello studio - che
giustifichi l‘esclusione dal trapianto delle persone con disabilità intellettiva, tanto più che il quoziente intellettivo, con cui
si determina l‘entità del ritardo mentale, non è uno strumento idoneo».

Abbiamo riportato la notizia in quanto sul nostro sito si parla sia di donazione di sangue in particolare, ma anche di
donazione in generale e quindi di donazione di organi e di midollo osseo. Non vogliamo entrare nel merito della notizia e
nelle polemiche che ne sono conseguite. Chi volesse approfondire la notizia e le reazioni che da essa sono sorte,
indichiamo sotto l’occhiello, il titolo e il sommario (quando quest’ultimo è riportato) dei vari articoli apparsi sul
«Corriere della Sera». Come detto non entriamo nella polemica, ci limitiamo a dire che sosteniamo con tutte le
forze che tutti siamo uguali e che le persone con ritardo mentale non possono essere escluse dalle liste
trapianto di organo. Lo abbiamo sempre detto: «un amore, un sangue, una vita… devi fare ciò che riesci. Una
vita ma non siamo uguali, dobbiamo sostenersi a vicenda» (One love - One blood - One life - You got to do what
you should. One life - But we're not the same - We get to Carry each other - Carry each other).

Riportiamo invece volentieri il parere apparso sul Corriere della Sera di sabato 29 maggio 2010 in merito alla vicenda da
parte del Prof. Giuseppe Remuzzi. Non possiamo linkare il parere del medico in quanto l‘articolo è apparso sul
giornale ma non sul sito. Remuzzi come abbiamo già avuto occasione di dire, è un nefrologo di fama mondiale,
bergamasco doc. Ma con orgoglio possiamo dire che è ―figlio‖ anche della nostra valle Seriana: ha mosso i primi passi
da medico proprio nell‘ospedale di Gazzaniga.

Un rene è un diritto, l’intelligenza non c’entra

By Prof. Giuseppe Remuzzi

Stefano (non è il suo nome) nasce che è già malato, una malattia rara: colpisce tutti gli
organi e persino il cervello. A un certo punto serve la dialisi, Stefano ha appena 10 anni.
Chi non ha mai visto un bambino in dialisi non può nemmeno immaginare quanto un
bambino stia male. E per Stefano malato di mente è anche peggio. Urla tutto il tempo,
gli infermieri non sanno più a che santo votarsi. I genitori sempre lì, provano a distrarlo
ma non ci riescono quasi mai. «Se almeno si potesse sperare in un trapianto…», se lo
dicono fra loro a casa, le poche volte che Stefano finalmente dorme. E‘ la mamma che
un giorno trova il coraggio di parlarne ad un medico. Quello allarga le braccia: «Signora,
con i pochi reni che ci sono… Uno come Stefano non lo trapianteranno mai, non si faccia illusioni». La mamma gira
diversi ospedali, la domanda è sempre la stessa. Alla fine il trapianto si fa. Stefano va a scuola adesso, una scuola
speciale, rintanato in un angolo, a lui basta vedere gli altri che giocano. Quando viene in ospedale per i controlli se ne
sta lì con una pallina di gomma tra le mani. I controlli li fanno la mamma e il papà e sono attentissimi a tutto. Quella di
Luigi è una storia diversa, lui alla dialisi ci aveva fatto l‘abitudine ma non faceva che quello: casa e dialisi. Era allegro
anche allora, ma adesso fa un sacco di cose di cose, ceramica, ping pong e va in montagna sempre con il fratello (si
assomigliano come due gocce d‘acqua). In ospedale per i controlli ci viene più spesso di quanto serve.Un po‘ per far
vedere quanto è bravo a prendere i farmaci, un po‘ per trovare gli amici: «Ciao Remuzzi come stai? Come ti va la
vita?». E se Stefano e Luigi fossero solo due casi fortunati? Non è così. Un‘analisi di tutti i dati della letteratura medica
fatta negli Stati Uniti dimostra che il trapianto in chi ha qualche forma di ritardo mentale va come vanno tutti gli altri.
Insieme a Luigi ha fatto un trapianto nello stesso ospedale un professore famoso intelligentissimo. La dialisi l‘aveva tolto
dal suo lavoro e ai suoi viaggi. Ora è tutto come prima. Lo sguardo di quel professore quando viene per i controlli
tradisce la stessa gioia di Luigi. Che c‘entra l‘intelligenza col diritto a vivere la propria vita, ciascuno con i talenti che ha?
Corriere della Sera – sabato 29 maggio 2010

«Non credo che per vivere serva un segreto, non credo alle favole ma ho immaginazione e credo che siam tutti uguali e
diversi da me». E con Stefano vi lasciamo con il brano «Uguali e diversi» di Gianluca Grignani.

Trapianti e disabili: che cosa


dice la Convenzione ONU
L’accesso alle cure mediche deve essere garantito alle persone senza
discriminazioni sulla base della disabilità. Lo dice la Convenzione Onu,
ratificata dall’Italia
Articolo di Carlo Giacobini Direttore responsabile Handylex
Corriere della Sera - 31 maggio 2010

Trapianti e disabili mentali: «Modificheremo la delibera»


La Regione: non discriminiamo nessuno. I radicali: il governo imponga l’annullamento. L’associazione Down:
questa è selezione genetica
Articolo di Michela Nicolussi Moro
Corriere della Sera - 31 maggio 2010

L’ex coordinatore dei trapianti in Veneto


«Nessuna discriminazione. Organi anche ai disabili di mente»
Ruopolo smentisce qualsiasi tipo di diverso trattamento delle linee guida regionali
Articolo di Margherita De Bac
Corriere della Sera - 29 maggio 2010

Polemica sui pazienti con QI inferiore a 70


«Niente trapianti ai disabili mentali». Il Veneto finisce sott'accusa
La Regione: nessuna discriminazione
Articolo di Margherita De Bac
Corriere della Sera - 29 maggio 2010

Una delibera elenca tra le controindicazioni un QI inferiore a 70


Disabili mentali discriminati «Niente trapianti in Veneto»
L’attacco di tre esperti su una rivista americana L’assessore Coletto: per loro solo più attenzioni
Articolo di Michela Nicolussi Moro
Corriere della Sera - 29 maggio 2010

«E’ solo un grande equivoco, mai rifiutato nessuno di loro»


Rupolo: fraintese le linee guida regionali
Articolo di Michela Nicolussi Moro
Corriere della Sera - 29 maggio 2010

Trapianti: no all'esclusione dei ritardati


L'«American Journal of Transplantation»: le linee guida della Regione Veneto discriminano pazienti con
disabilità intellettiva dalla procedura salvavita
Notizia Ansa
Corriere della Sera – 28 maggio 2010

Ail Bergamo e Csv: un week end con molta carne al fuoco


L’Ail Bergamo sezione Paolo Belli – Associazione Italiana contro le Leucemie – e il
Csv Bergamo (Centro Servizi bottega del Volontariato) sono scese in piazza per far
conoscere lo splendido mondo del volontariato.
Piazza Dante a Bergamo è stata in festa dal 3 al 6 giugno 2010 (questo è stato il
programma della manifestazione) grazie agli eventi organizzati dall‘Ail, un
programma intensissimo con molta carne al fuoco. Ed è proprio il caso di dirlo visto che si è preparata la porchetta più
lunga del mondo: 30 metri - questa la lunghezza della porchetta che è stata realizzata - di solidarietà tutta da gustare. E
non solo metaforicamente. Musica live (con i gruppi ―Gli Sprait‖, ―Cuori infranti‖ e ―I Fracassoni‖), fanfare (dei
bersaglieri ANB di Trteviolo e fanfara Aminto Caretto di Melzo), baby kart, danze folkloristiche, gli immancabili alpini,
pattuglia ciclisti di Bergamo (sezione ANB di Brembate) e molto divertimento. Il tutto è stato organizzato per raccogliere
fondi da utilizzare a sostegno della divisione di Ematologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo per finanziare borse di
studio e contratti a progetto per la ricerca dei laboratori ―Paolo Belli‖ e ―Gilberto Lanzani‖ di
terapia cellulare. I fondi che sono stati raccolti inoltre serviranno per sostenere il progetto
socio-assistenziale ―Gocce di Sole‖ che aiuta in concreto le famiglie dei pazienti colpite
dalla leucemia. E' stata una quattro giorni di festa tutta da gustare è per stare vicino alle
persone che sono meno fortunate.
Domenica 6 giugno 2010, per smaltire un po‘ della porchetta, si è potuto fare anche
quattro passi passando dalla città bassa alla città alta in Piazza Vecchia (da Berghèm de sòta a Berghèm de sura) dove
il Centro Servizi bottega ha organizzato l‘8° Festa del Volontariato ―Bergamo Solidale 2010‖. Nell‘incantevole scenario
della piazza Vecchia erano presenti l‘AVIS, l'Associazione Diabetici Bergamaschi, il WWF, l‘Associazione Sulla Traccia,
Associazione L'Arcobaleno e i ragazzi dello Sportello Scuola e Volontariato e si è potuto assistere alla lettura di brani
proposti dall'Associazione La Melarancia. Presso lo Spalto di San Giovanni (sempre in città alta), vi è stato non solo
volontariato ma anche avventura: è stata allestita una palestra di arrampicata dall'associazione FISPS-AKJA e anche
all'interno della tenda sopraelevata allestita dall'associazione CNGEI, le emozioni non sono mancate.
Si è potuto inoltre "lasciare il segno" grazie al murales del volontariato che è stato realizzato con i ragazzi dello Sportello
Scuola e Volontariato. Chi ha raggiunto città alta con i mezzi pubblici (Atb) ha ricevuto un biglietto omaggio per il ritorno
nella parte bassa. Eventi per vivere Bergamo, per fare una passeggiata e, perché no, magari per ―mettere in circolo il
tuo amore‖.
Una festa per invitare tutti ad ascoltare il cuore come ci consiglia la
bellissima Elisa nel suo ultimo album Heart – noi del Crazy Team siamo
innamorati della sua voce celestiale pari al coro delle Sirene di Ulisse - nel
brano ―The Big Dipper‖ (l‘orsa maggiore). “Non dire no a tua figlia, ad una
che combatte, ad una straniera, ad una che crede, ad un fiore, ad una
perdente, ad una madre, ad una preghiera...” (Don‘t say no - To your
daughter, to a fighter, to a stranger, to a believer, to a flower, to a loser, to a
mother, to a prayer). Non dire no ad aiutare una persona che non
conosci, non dire no a fare qualcosa di crazy, magari anche solo
regalando un sorriso. Non dire no per salvare una vita magari donando qualcosa di te stesso: non fa niente se
è il sangue, il midollo osseo o il tuo tempo o altro. Perché a volte “Quando non c'è luce che io possa seguire
guardo al cielo, all'Orsa Maggiore” (When there‘s no light i can followI look at the sky, i look at the big dipper ) che mi
indica la strada da seguire: la strada che traccia il cuore.

L'Admo Lombardia compie vent'anni


Buon compleanno Admo Lombardia: auguri per i tuoi splendidi 20 anni. Era
infatti il 7 giugno 1990 quando venne costituita a Corsico (in provincia di
Milano) ufficialmente l‘Admo (Associazione Donatori Midollo Osseo) - Regione
Lombardia. Tra i venti fondatori c‘era anche Renato Picardi che, sul notiziario
«Admo notizie», ha ricordato i primi passi dell‘associazione: «Admo in quei anni è stata il punto di riferimento per
l‘informazione sulle tematiche della donazione di midollo osseo». Ma non solo, come spiegato Picardi «l‘associazione si
è inoltre proposta come punto di riferimento per il supporto dell‘attività del Registro Italiano Donatori Midollo Osseo
(Ibmdr) e come faro per gli enti governativi e gli enti sanitari per il riconoscimento dei diritti del donatore».
Nel 1989 infatti nacque il Registro nazionale donatori di midollo osseo (Ibmdr) con sede a Genova, che raccoglie a
tutt‘oggi i dati genetici di tutti i donatori italiani iscritti nei Registri provinciali condividendoli con tutti i principali registri
mondiali.
Picardi ha infine sottolineato come «ben presto si superarono i 100.000 donatori che rappresentavano l‘obbiettivo
primario per poi raggiungere oltre 350.000 potenziali donatori che attualmente rappresenta il quarto bacino al mondo».
Ma di nuovi donatori c‘è sempre bisogno come ha affermato il presidente Admo Lombardia Roberto Aprile: «In
Lombardia i potenziali donatori sono circa 75.000, in Italia 330.000 e nel mondo più di 13 milioni.
Ma nonostante quest‘ultimo numero sia elevato, capita ancora
di non trovare il donatore compatibile». Per dare un‘idea la
probabilità di poter donare è di 1 a 100.000… Come? Ah
scusateci. Diremo a Gianni Morandi di modificare il suo brano
con «Uno su cento mila ce la fa».
E a Bergamo? Avevamo riportato sul nostro sito a fine
gennaio 2010 i dati di Bergamo: in tale periodo infatti agli
Ospedali Riuniti si era raggiunto il ragguardevole risultato delle 100 donazioni di midollo osseo. L‘Admo Bergamo prese
avvio agli Ospedali riuniti di Bergamo nel 1991 e nel 1995
si esegui ai Riuniti il primo trapianto di midollo osseo. Ad
oggi, gli iscritti sono 9.532. Un indice di 9,54 iscritti ogni
1.000 abitanti: il dato bergamasco è doppio a quello
registrato sul territorio nazionale.
Il 6 giugno 2010 si sono festeggiati al Teatro Nuovo di
Piazza San Babila a Milano, i ―600 donatori che hanno
fatto la differenza‖ e tra questi 600, a febbraio ben 100
erano bergamaschi. E dall‘attesa e dall‘emozioni di chi era presente a Milano, come Crazy Team possiamo dire che
abbiamo sentito tutta l‘emozione e la soddisfazione dei partecipanti per aver raggiunto i vent‘anni della diffusione della
cultura della donazione di midollo osseo. L‘emozione dimostra come il buon cuore possa raggiungere traguardi che solo
nei sogni ci si immagina.
Ma, visto che siamo il Carzy Team, pensando al 6 giugno ci vene in mente un altro 6 giugno… Il 6 giugno 1980 quando
uscì per la prima volta il film The Blues Brothers. E come «Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel
che ha da dire» (Italo Calvino) così anche il film The Blues Brothers è grande classico che non finisce mai di dire quel
che ha da dire. Un film che non fu accolto favorevolmente dalla critica ma oggi, a distanza di 30 anni dall‘uscita nelle
sale cinematografiche è riconosciuto come un film cult. Chi non ha mai visto John Beluschi e Dan Aykroyd nei panni
dei fratelli Jake ed Elwood Brothers, i fratelli «in missione per conto di Dio»? Un film che ha fatto sognare molte
generazioni, dove nel film comparivano star tra le quali James Brown, Aretha Franklin e Ray Charles solo per citarne
alcuni.
E come non ricordare la sala del Palace Hotel, con annessa polizia, e i
due brani «Everybody Needs Somebody» (tutti hanno bisogno di
qualcuno da amare) e Sweet Home Chicago (Chicago Dolce casa). Già,
la «Seewt Home Chicago», con i suoi assoli di chitarra, di sax baritono, di
trombone e di sax contralto e di tastiera.
Ma anche la Sweet Home Chicago in cui nel 1937 Fantus Bernard,
direttore di terapeutica presso il Cook Country Hospital di Chicago,
fondò la prima banca del sangue dell'ospedale negli Stati Uniti. (La prima banca del sangue a livello mondiale fu
sviluppata in Unione Sovietica nel 1930 da Sergei Yudin presso il Nikolay Sklifosovskiy Institute di Mosca. Un
tragico destino fu quello di Yudin: arrestato dal KGB il 22 dicembre 1948, venne tenuto in carcere senza processo per
più di 3 anni. Il suo nome scomparve da riviste mediche, i suoi articoli non furono più pubblicati, e le sue pubblicazioni
furono rimosse dalle librerie. Nel 1952, fu esiliato in Siberia per 10 anni nella città di Berdsk, a 30 km da Novosibirsk.
Solo dopo la morte di Stalin, nel marzo 1953 Yudin poté ritornare a Mosca e ricominciare il suo lavoro. Un anno dopo, il
12 marzo 1954, Yudin morì di infarto del miocardio all'età di 62 anni).
E proprio nel Cook Country Hospital di Chicago, è stata girata la serie E.R. (Emergency Room ovvero l‘equivalente del
nostro Pronto soccorso) da cui abbiamo realizzato uno spot Avis con George Clooney. Ed ecco fatto: nei nostri continui
link (collegamenti), un po‘ come faceva Joyce ne ―L‘Ulisse‖ con l‘Odissea di Omero, noi siamo ritornati ancor lui, al caro
amico George. E visto che adesso è occupato con Elisabetta Canalis o ci ridà Elisabetta o ci dà la sua agenda. George
what else? (George che altro?). Beh, Elisabetta non sarebbe male. Al massimo per consolarlo, prendiamo volentieri con
George un caffè. Come sempre ―George not included‖. Ma non importa: l‘importante è che sia ―included‖ Elisabetta e
anche la rubrica telefonica di George.

Centro Tipizzazione intitolato a Gianni Maccarini

Centro tipizzazioni di Bergamo dedicato a "Gianni Maccarini". La cerimonia di


intitolazione si è tenuta mercoledì 9 giugno 2010, alle ore 12,00 presso il Centro
trasfusionale degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Tra chi ha conosciuto Gianni
Maccarini, scomparso precocemente all'età di 55 anni, Carmen Pugliese - referente
Admo Valle Seriane e Valle di Scalve - che lo ricorda come «una persona splendida
che a causa della perdita del proprio bimbo, costituì nel 1992 il gruppo "Admo Danilo
Maccarini - Eliseo Begnini di Cologno al Serio». Un gruppo molto attivo quello
dell'Admo di Cologno al Serio che conta più di 700 iscritti e si prodiga per la diffusione
della cultura della donazione di midollo osseo con grande passione.
Tramite l'iniziativa "Un pane per la vita" svoltasi il 4 ottobre 2009, Admo aveva raccolto
fondi destinati alla ristrutturazione del Centro di Tipizzazione. Grazie ai lavori svolti per
mezzo della raccolta fondi, il Centro ha ottenuto la "certificazione Iso" permettendo così agli iscritti Admo di poter essere
inseriti a livello mondiale come potenziali donatori i midollo osseo. Da Admo quindi un piccolo riconoscimento ad u
grande uomo che col sul esempio e il suo impegno ha tracciato la strada da seguire per salvare chi ha bisogno di noi.
Perché all'Admo «tutto quello di cui ho bisogno» (And All'I Need - Elisa) sei tu. «Trasformare qualcuno in un
sogno e poi sognare quel qualcuno» (Cause it's not hard to... Turn somebody into a dream and then dream into
someone) per salvare una vita.
Admo alla Due miglia del Serio
Venerdì 11 giugno 2010 a Comenduno di Albino si è svolta l‘undicesima edizione della ―Due Miglia
sul Serio‖. Alla gara podistica, organizzata dall‘Atletica G.S. Marinelli - era aperta a tutti, anche ai
camminatori e non corridori come noi del Crazy Team - era presente anche Admo: un connubio spot
e volontariato onde poter diffondere la cultura della donazione e più dettagliatamente la cultura della
donazione di midollo osseo ai più giovani. Undicesima edizione in cui non sono mancate le novità: un
nuovo percorso che prevedeva due giri e la possibilità di correre la staffetta 2x1 miglio.
Il programma in sintesi è stato il seguente. Ritrovo fissato alle ore 19 a Comenduno di Albino (presso
la Comendunese Arredamenti): qui sè stato possibile iscriversi alla ―Due Miglia sul Serio‖ sino alle ore 20,00. Dalle
19,30 sono iniziate le gare partendo dalla categoria ―Mini‖ (bambini/e sotto i 6 anni compiuti) che si sono cimentati in un
percorso di 100 metri, sha fatto seguito alle 19,45 la categoria ―Juniori‖ (bambini e bambine dai 6 ai 9 anni compiuti)
sulla distanza di 200 metri e infine alle 20,00 la categoria ragazzi e ragazze (dai 10 ai 14 anni compiuti) impegnati su
un tracciato di 500 metri. Alle 20,15 c'è stata la partenza della ―Due miglia sul Serio‖, sia gara che staffetta che
camminata. E alle 21,00 tsi sono festeggiati i vincitori.

Ma parlando di due miglia, come Crazy Team i ricordi vanno ai bei


tempi in cui alle superiori, il professore di educazione fisica (qui
c‘entra qualcosa ―La Coscienza di Zeno‖ di Italo Svevo ma non
possiamo dirvi il perché… si dice il peccato ma non il peccatore)
invece di farci giocare a calcio ebbe la grandiosa idea di farci fare il
famigerato test di Cooper. Il test prevede che si corra per dodici
minuti cercando di coprire la massima distanza possibile, ovviamente
in piano: chi era allenato percorreva in questo tempo dai 2 ai tre
chilometri. Le valutazioni? A seconda della distanza percorsa (più giri
dell‘Istituto si facevano naturalmente meglio era): Molto bene, Bene,
Normale, Male e Malissimo. Per noi l‘affronto di non poter giocare a
calcio era troppo… E allora via a fare il test che si correva intorno all‘istituto: da una parte il professore con il cronometro
in mano, ma dall‘altra… i compagni più vecchi o più giovani che ci davano uno strappo con lo scooter. La pacchia durò
un intero anno ma ce lo facemmo bastare: un anno in cui tutti avevano un ―fisico bestiale‖ meglio di quello cantato di
Luca Carboni ma soprattutto ci sentivamo di aver fatto giustizia per la mancata ora di calcio che facevano tutte le classi.
Durò un anno anche perché l‘anno dopo il test di Cooper si ripresentò: stesso copione ma qualcuno esagerò e nei 12
minuti di test, ―percorse‖ più di quattro chilometri… Casa da lasciare basito lo stesso Cooper. Come finì? Fummo
costretti a ripetere il test, professore da un lato e bidelli in ogni angolo, e questa volta saltò fuori che non avevamo più il
―fisico bestiale‖. E visto che quando rifacemmo il test le due miglia ci sembrarono ―A Thousand Miles‖ (Migliaia di
Miglia) come nel brano di Vanessa Carlton, vi lasciamo con questo splendido pezzo. «Perché sai che camminerei
migliaia di miglia» ('Cos you know I'd walk a thousand miles) «perché ho bisogno di te» ('Cos I need you): se doni
sangue salvi una vita. «E ancora ho bisogno di te» (And I still need you) perché diventando donatore di midollo
osseo ridai speranza a chi una speranza non ha più.

Giornata Mondiale del Donatore di Sangue 2010 (World Blood Donor Day
2010): la passione di Barcellona
Istituita nel 2004 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, il
14 giugno è stata la giornata mondiale del donatore di
sangue (World blood donor day). Un‘occasione per
festeggiare tutti insieme, per unire virtualmente in un giorno
tutti i cuori dei donatori di sangue. Questo è lstato ‘intento del
World Blood Donor Day, mostrare che col cuore si possa far
tanto. Non importa se lo chiamiamo cuore, heart, coeur,
corazón, Herz o in qualsiasi altro modo… Quello che si è
voluto far conoscere in questo importante giorno è stato il cuore dei donatori di sangue che in modo anonimo, volontario
e gratuito salvano ogni giorno vite. Lo stesso cuore di Karl Landsteiner (biologo e fisiologo austriaco naturalizzato
statunitense) che scoprì nel 1909 i quattro principali gruppi sanguigni umani - A, B, AB e 0 - e, nel 1940, con
Alexander Weiner, scoprì il fattore sanguigno Rh. A Landsteiner è stata dedicata la giornata mondiale del donatore
di sangue, al grande premio nobel per la medicina e per la fisiologia del 1930 che nacque il 14 giugno a Baden bei
Wien in Austria.

Per il 2010 è stata scelta Barcellona per festeggiare il World Blood Donor Day, una città
che già da sola ha messo allegria. Naturalmente aspettando Italia 2012 e la città che sarà
scelta per questo evento. “Barcelona is full blooded” (Barcellona è piena di sangue) e
si è visto: è bastato visitare il bellissimo sito internet http://www.fullblooded.org/ e le
emozioni non sono mancate.
Sul sito si è promosso come simbolo internazionale della donazione di sangue il
cerotto blu a forma di X (a noi è piaciuto tantissimo): è possibile votare, vi basta
inserire il nome e mettere il vostro indirizzo email. In Italia, l‘Avis Nazionale per questo
evento ha realizzano un manifesto creato pro bono dall'agenzia Leo Burnett - autrice
della campagna di sensibilizzazione di AVIS Nazionale "Tuttidovremmofarlo" – che si è
ispirata al manifesto internazionale. E allora abbiamo festeggiamo tutti insieme, ma sì per una volta ci è stato concesso,
si sono coinvolti i giovani perché “Nuovo sangue per il mondo” (questo lo slogan coniato per la manifestazione)
possa salvare vite anche in futuro.
E visto che eravamo in Spagna, ci siamo lasciati andare al flamenco, la danza gitana, il ―canto profondo‖, la danza che
rappresenta la purezza del sentimento e della passione, legati ad uno stile di vita estremamente libero… Il ballo
originario dell‘Andalusia, un tempo ristretto
nella zona d‘origine anche se della cultura
e della tradizione musicale della Spagna
intera (anche se relegato alle grandi città). Al nord, in Catalogna di cui Barcellona è il capoluogo, viene spesso
guardato con disprezzo, come sottocultura popolare. Ma la musica, l‘arte e la danza uniscono come è stato a
Bercellona: perché il cuore, come la sensualità di un flamenco, non ha confini. Sì, perché all'avis Villa d'Ogna il rosso
ti dona... Perché la passione di donare sangue è come un ciclone: “Sì, perché il ciclone, quando arriva, non è
che t'avverte. Passa, piglia e porta via. E a te, non ti rimane altro che restare lì, bono bono a capire che, forse,
se non fosse passato, sarebbe stato parecchio, ma parecchio peggio‖ - dal film "Il ciclone" - (The Rhythm Is
Magic - Marie Claire d'Ubaldo).

La rivolta delle Lavandaie: riflettere con un sorriso sulla condizione della donna
Sei lavandaie, alle prese quotidiane con un lavoro duro.
Sfruttate dal perfido signor Bartolomeo Strozzi. «Ribellarsi e
ribellarsi ancora. Finché gli agnelli diverranno leoni. Vuol dire
non arrendersi mai» (dal film Robin Hood). Dallo
sceneggiatore Carlo Dal Lago e del premio oscar alla regia
Walter Tiraboschi, la Dream Crazy Team Works presenta
una storia avvincente, una storia che vi lascerà a bocca
aperta… sì ma dalle risate! E dopo la vostra vita non
sembrerà più come prima. Questo è il trailer dello spettacolo
teatrale "La rivolta delle Lavandaie".
Dopo i successi ottenuti al Broadway theatre, al Metropolitan Opera, all‘Operà di Parigi, al teatro alla Scala di Milano…
ma soprattutto Teatro Carré di Amsterdam (e questo dice già molto..) la prima italiana: giovedì 17 giugno alle ore
21,00 al teatro Aurora di Seriate è andata in onda “La rivolta delle lavandaie” (testi Carlo Dal Lago, regia Walter
Tiraboschi). La sala ha fatto fatica a contenere il numeroso pubblico accorso lasciando numerose persone in
piedi.
Oramai dovreste conoscere il Crazy Team e soprattutto il nostro spirito goliardico. Lo spettacolo ha regalato ironia,
originalità e perché no spunti su cui meditare.
Ma parlando seriamente cos‘è la rivolta delle lavandaie? ―La rivolta delle lavandaie‖ è un simpatico spettacolo teatrale
della compagnia “La leggera” - testi Carlo Dal Lago e regia Walter Tiraboschi - tratto da una storia per bambini di John
Yeoman e Quentina Blake, in cui le due 'narratrici' Gianrica Filippi e Francesca Attori hanno accompagnato il
pubblico a conoscere le sei lavandaie - Alessandra Merisio, Dalida Rota, Ines Ricciardi, Marta Intraina, Consuelo
Locati, e Rossana Rinaldi magistralmente preparate e seguite dall‘attore Walter Tiraboschi che ha curato la regia dello
spettacolo -, stufe di essere schiave del loro padrone, il signor Bartolomeo Strozzi il cui unico scopo nella vita è quello di
fare soldi e per non perdere tempo si fa chiamare il signor B, decidono di ribellarsi... Prendono coraggio, facendo
proprio il motto di Alexandre Dumas e trasformandolo al femminile ―tutte per una e una per tutte‖, decidono di cambiare
vita... O meglio darsi alla pazza vita, scatenandosi così in una vera e propria rivoluzione...
Così in ogni paese dove vanno le lavandaie trasformate in nuove donne, lasciano un segno. Cosa hanno fatto? Hanno
svaligiato negozi, si sono divertite a schizzare fango a tutti i passanti... e fanno fatto molto altro... Giunte ai margini del
villaggio, o meglio ai margini del bosco ecco la grande sorpresa: sei taglialegna che... Ma adesso basta, volevamo solo
darvi un assaggio di quello che si è potuto gustare durante lo spettacolo. Un mix tra “Thelma & Louise" e dello
spettacolo di Dario Fo in cui il giullare schizza il pubblico
con il cioccolato che inorridito pensa sia... beh avete capito
(ma il re, sapendo dello scherzo, così come il pubblico
presente allo spettacolo “Le rivolta delle lavandaie”, si è
divertito come non mai!).
Carlo Dal Lago è riuscito a trasporre il libro di Blake e Yeoman
in testo teatrale veramente leggero, comico, in alcuni passi con
le rime è riuscito a renderlo quasi come una filastrocca ma non
per questo meno ricco di contenuti. Il testo ha permesso uno
splendido connubio tra recitazione, canto lasciando spazio anche a qualche ballo. Uno spettacolo che ha dato la
possibilità di fare un tuffo nel tempo - senza per questo annoiare - e scoprire, con un sorriso sulle labbra, una categoria
che un tempo ha caratterizzato i nostri paesi: le lavandaie. Riscoprire, ancora una volta, quante volte le donne, con
testa bassa, hanno dovuto accettare ingiustizie, solo perché donne... E visto che sul nostro sito ―il rosso ti dona‖, e la
condizione femminile (il rosa nient‘altro è se non il rosso misto al bianco della purezza delle donne) da sempre ci sta a
cuore, siamo ben felici di dare spazio a delle donne che recitano. E chi meglio delle donne ha potuto raccontare la
condizione in passato delle donne? Uno spettacolo che ha fatto uscire il pubblico presente in sala con il sorriso, ma
anche con tante provocazioni su cui riflettere... Perché come abbiamo già avuto modo di dire sul nostro sito, anche nella
pagina ―Avis e satira‖, meglio dire una cosa seria sorridendo che una stupidata seriamente.
Wow come siamo diventati seri… Naturalmente l'ingresso era libero… ma è stato vietato ai
pomodori! O meglio l‘ingresso era ―occupato‖ da un‘interessante mostra fotografica realizzata
dal gruppo “Lavandaie di Paladina”: spettacolo, cultura e divertimento non sono mancati.
Questo teatro, anche se con parole diverse, ci ha detto quello che le donne chiedono agli
uomini e che la grandissima Aretha Franklin descrisse nel brano ―Respect‖ nel 1967 (il brano
fu scritto da Otis Redding e l'interpretazione di Aretha divenne l'inno dei movimenti femministi
per i diritti civili): «Tutto quello che chiedo, è un po’ di rispetto» (All I'm askin' - Is for a little
respect). «Rispetto, prova a capire cosa significa per me… Rispetto, prenditi cura di me» (R-E-S-P-E-C-T Find out
what it means to me. R-E-S-P-E-C-T Take care, TCB): il rispetto che meritano tutte le donne donatrici di sangue
che con grande fatica, non fanno mai mancare il sangue là dove serve.

La progressione di Lionello: il cuore dei donatori di sangue


Avanti march. Passo di corsa. Uno, due, uno due, uno... E come nei miglior film americani che si rispettino, dove si
mostrano gli estenuanti allenamenti degli «Ufficiali e gentiluomini», o dei «Top Gun» l‘immancabile motto che si canta
durante la corsa.. Sì, quello dove l‘istruttore, il graduato e il duro di turno, prima canta e poi fa ripetere ai ragazzi: «Se
una vita tu vuoi salvar – prego coro -, all’avis devi andar – coro, dai più
forte -. Se tu il sangue vuoi donar – coro, fuori il fiato -, a Piario ti devi
recar – coro, ma che fate non vi sento -».
Basta così perché a noi del Crazy Team già manca il fiato. Ed è per questo
motivo che prima che John Travolta rifiutò il ruolo di protagonista di «Ufficiale
e Gentiluomo» (John rifiutò anche il ruolo di protagonista di altri due film che
fecero la fortuna dei protagonisti: «American Gigolò» - interpretato ancora da
Richard Gere –, «Rambo» – interpretato da Sylvester Stallone - e «Forrest
Gump» - interpretato da Tom Hanks. Ma John non può lamentarsi: ha ballato
con Olivia Newton John, Uma Thurman e adesso fa la pubblicità con Michelle
Hunziker…), siamo stati noi del Crazy Team a rifiutare questa parte lasciandola infine
al povero Richard Gere.
Come non ci credete? Beh… in effetti era proprio poco credibile.
Dai, oramai conoscete il nostro perenne spirito goliardico. No oggi non vogliamo farvi
marciare, non preoccupatevi. ―Uno , due, uno, due, uno…‖ è la splendida
progressione delle donazioni in aferesi fatte da Lionello, 49enne, da inizio 2010: una
donazione a gennaio, due a febbraio, una a marzo, due ad aprile e una a maggio. Sì,
in 5 mesi 7 donazioni: una progressione che zittirebbe anche R. Lee Ermey (un vero
marines che interpretò il ruolo dell‘istruttore di Full Matal Jacket, il capolavoro di
Stanley Kubrick tratto dal romanzo ―Nato per uccidere‖ di Gustav Hasford). Una
progressione che mostra come il buon cuore dei donatori non ha limiti. E proprio per
permette di non far mancare il sangue dove vi è bisogno, ci vuole poco: basta presentarsi a donare durante le
collettive presso l'unità di raccolta Avis Zona 4 di Piario (il calendario lo trovate nella pagina "Piario: il centro di
raccolta"). Durante le giornate in calendario è possibile salvare delle vite, e al centro è presente Carmen Pugliese,
referente Admo - Associazione Donatori Midollo Osseo – Valle Seriana e Valle di Scalve: + possibile informarsi sulle
finalità di Admo, associazione sorella di Avis e, chi vuole, può iscriversi a Admo direttamente presso il centro.
La liaison Avis-Admo è nata proprio grazie al nostro Franco Scandella che ha accettato di buon cuore con Carmen
Pugliese di diffondere la cultura della donazione: sia essa di sangue, sia di midollo osseo. Due istantanee dello stesso
cuore che unisce tutti i donatori.
E, per festeggiare la prima donazione, è sempre valida l’iniziativa A2U - Avis T(w)o (Yo)U -: due buoni pizza,
bibita e (l’immancabile per noi del Crazy Team) caffè a chi effettua la prima donazione. Il gruppo The Fray in uno
splendido brano chiede: «How To Save a Life (come salvare una vita)»? Semplice: donando sangue e non
mancando a Piario.

Torneo di calcio Avis Zona 4 di Piario: una sfida all‘ultimo sangue


Sei squadre che si sono date battaglia e che si sono sfidate a
singolar tenzone sino all‘ultimo sangue. E visto che stiamo parlando
del torneo organizzato dall‘Avis Zona 4 di Piario è proprio il caso di
dirlo. Come sempre ci piace essere goliardici, cosi come lo sono
stati i giovani delle 6 squadre Avis che hanno partecipato al torneo
di calcetto a 5 che si è svolto a Valbondione (nello splendido
palazzetto) dal 10 al 19 giugno 2010. L‘iniziativa come detto è nata
dell‘idea dell‘Avis Zona 4 di Piario con l‘intento di avvicinare sempre
più i giovani al mondo della donazione di sangue e, perché no, onde poter far incontrare in una sana competizione
sportiva priva di secondi fini i giovani donatori di sangue (il torneo è stato disputato solo tra squadre Avis onde evitare
che squadre semi-professionistiche vi potessero partecipare per fare incetta di premi). Una sfida in cui i giovani non
hanno fatto mancare il sangue essendo donatori: hanno partecipato le squadre - in ordine alfabetico – Avis di Bossico,
Avis di Clusone, Avis di Ponte Nossa-Premolo, Avis di Rovetta, Avis di
Valbondione e Avis di Villa d’Ogna. La finale, così come la finale del terzo e
quarto posto, si è svolta a Valbondione sabato 20 giugno 2010 alle ore 20,00.
Per la cronaca il primo trofeo Avis zona 4 di Piario è stato vinto dalla squadra
Avis Clusone, seguita da Avis Villa d‘Ogna mentre la finale per il terzo e il
quarto posto ha visto imporsi l‘Avis Valbondione sull‘Avis Bossico.
Ma quello che importa non è chi ha vinto: hanno vinto tutti i giovani che
hanno partecipato e che con questa iniziativa gettano le basi per il
futuro delle donazioni di sangue. Una sfida calcistica che alla fine ha
coinvolto i giovani che con passione dedizione e gran cuore permettono di non far mancare sangue là dove vi è
necessità. E alla fine, non c‘è stato bisogno di terzo tempo: tutti a stringersi la mano e a ritrovarsi a Piario con l‘intento è
la volontà di donare sangue. E a rinnovare la sfida per l‘anno prossimo. Come ogni torneo che si rispetti, alla fine tutti a
festeggiare, secondo il miglior spirito sportivo – non tutti possono vincere no? – davanti una pizza e una birra (ragazzi
abbiamo detto una birra altrimenti a Piario non ci arrivate più…) e, visto che a noi del Crazy Team piace un sacco, alla
fine della cena l‘immancabile caffè. Una festa sportiva del donatore quindi, organizzata dal nostro Francesco (Franco)
Scandella: perché per parlare ai giovani, bisogna proprio capire quello che i giovani vogliono e soprattutto
coinvolgerli in attività che li possono divertire. E il torneo di calcio ha voluto mettere a confronto con un sorriso sulle
labbra tutti i giovani donatori. Abbiamo parlato di calcio e con quale brano possiamo lasciarvi? Allora lasciateci
pensare… Mica poi tanto, lo ammettiamo. Da quando abbiamo iniziato a parlare di torneo di calcio, non abbiamo fatto
altro che pensare a lei… Sì alla splendida Shakira e alla sua Waka Waka, colonna sonora dei mondiali del Sud Africa
2010. E quando vediamo ballare la splendida Shakira, non possiamo far altro che fare ―Auuuu‖ come nel brano ―She
Wolf‖. Ai giovani donatori di sangue, come Shakira nel suo Waka Waka diciamo di non smettere mai di credere di poter
cambiare il mondo perché «Oggi è il tuo giorno, lo sento. Ti sei aperto la strada, credici! Se cadi rialzati oh, oh.
Quando cadi, rialzati eh, eh» (Today‘s your day - I feel it - You paved the way, Believe it - If you get down - Get up oh,
oh - When you get down, Get up eh, eh).
Ail: la V Giornata Nazionale per la lotta contro le leucemie
V Giornata Nazionale per la lotta contro le leucemie, i linfomi e
il mieloma: questa l‘iniziativa promossa da Ail – Associazione
Italiana contro le Leucemie – in collaborazione con l‘Alto
Patronato della Presidenza della Repubblica, indetta il 21 giugno
2010. Quest‘anno il tema di sottofondo è stata la «Qualità della
Vita» dei pazienti colpiti da leucemia mieloide cronica.
Secondo uno ―Studio italiano sulle terapie intelligenti‖, condotto
dal Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell‘Adulto (Gimema) in
collaborazione con l‘Ail (nonché con la ditta farmaceutica Novartis)
per dieci anni sulle cure mirate alle malattie del sangue, i pazienti
affetti da leucemia mieloide cronica trattati con Glivec (capostipite dei farmaci intelligenti) oltre a beneficiare di una
sopravvivenza record, possono contare su una qualità della vita sostanzialmente identica a quella delle persone non
colpite da queste malattie. Lo studio evidenzia il medesimo risultato anche per quanto concerne le aspettative sulla
«qualità della vita» dei pazienti in terapia con Imatinib: coinvolgendo ben 480 pazienti - età media di 57 anni e trattati da
almeno 3 anni -, i dati mostrano una sopravvivenza a 8 anni del 93% nei pazienti.

Il professor Franco Mandelli, presidente dell‘Ail, evidenzia come


questa giornata sia l‘opportunità per «ricordare che è necessario il
sostegno di tutti per migliorare la diagnosi e la terapia di leucemie,
linfomi e mieloma». Un sostegno che può portare alla «vittoria contro
queste malattie. Questo è un obiettivo importantissimo che potrà
essere raggiunto solo con un impegno costante e comune». «Un
obbiettivo – continua Mandelli - oggi sempre più rivolto alla qualità
della vita». Risultati che fanno sicuramente ben sperare, conclude
Mandelli in quanto «i farmaci intelligenti in termini di sopravvivenza
permettono agli ematologi di preoccuparsi anche di come i pazienti
vivono, e non solo di quanto vivono»

Sul nostro sito inseriamo sempre di buon grado le notizie che parlano di donazione e ribadiamo, qualsiasi tipo di
donazione: naturalmente quella di sangue ma anche quella di midollo osseo e di organi. Come abbiamo già avuto modo
di dire nient‘altro sono se non le medesime istantanee dello stesso cuore. E come donatori di sangue, non potevano
essere insensibili a chi ha proprio problemi con una malattia che colpisce ciò che in concreto si dona perché
possa salvare vite. Come donatori di sangue, siamo vicini ai ricercatori in quanto, come nel brano dei Dire
Straits (un modo di dire inglese che significa essere in difficoltà) ―Ticket to Heaven, «riesco a vedere che cosa stai
cercando di trovare» (I can see what you're looking to find): trovare quel ―biglietto‖ che permetta di sconfiggere la
leucemia e creare qui in terra questo "paradiso‖.

Donare sangue: il nostro sogno che salva vite

"Noi siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni". (Prospero: atto IV, scena I de ―La tempesta‖ William
Shakespeare)

Oggi faremo un‘eccezione e vi racconteremo un sogno. Un sogno in cui la mattina ci si alza volentieri, contenti e riposati
ancor più di quanto si è andati a letto. Ci si alza con la radio sveglia da cui escono suoni meravigliosi. L‘aroma del caffè,
la moka che sparge il proprio profumo in cucina. E via verso il centro di Piario. Si arriva e si vede un parcheggio grande
e quasi pieno, un centro già vivo. Si sale al secondo piano e senti la
sinfonia delle voci delle persone pronte a donare sangue riempiono la sala
d‘attesa. Ipod attaccato alle casse di un computer e far da compagnia a
queste persone, inizia a risuonare la radio: sì ―La Radio‖ di Finardi quella
che libera la mente e ti metti ad ascoltare mentre le persone iniziano ad
essere chiamate in accettazione. Il sogno continua, prova emoglobina e
visita dal medico e poi guardi la gente in sala. Ognuno con le proprie cose a cui pensare, magari con le proprie paure
da superare ma lì puntuali a donare. Paure che vengono superate grazie ad uno staff da sogno, con la dottoressa
Veronica che prepara i donatori e li tratta con cuore. Già perché davanti ad ogni donatore c‘è un dottore, nel nostro
sogno una dottoressa-ragazza, partita chissà a che ora da Sedrina per andare a Bergamo e salire a Piario. Ma ci sono
tutti i ragazzi del personale medico, tutti come Veronica partiti chissà a che ora per arrivare a Bergamo e salire con
mitico Volswgagen bianco: il modello ―evoluto‖ del modello anno ‘60 dei
figli dei fiori. La dottoressa «quella bionda, è brava» - come dicono i
donatori - che come una mamma accompagna i ragazzi dello staff
medico e col proprio esempio indica tutti i passaggi a questi ragazzi.
E adesso guardi i donatori seduti sulle poltrone, persone di tutte le età,
dal signore con la tessera ―vecchia‖ a forma di libretto, al ragazzo con
gli occhiali tipo Bono degli U2, dalla signora a cui dici «Come sta» e
subito con un sorriso ti dice «Dammi pure del tu», alla ragazza che fa la
prima donazione e non puoi pensare che questo è un sogno meraviglioso. Sì persone di tutte le età che riempiono la
sala, a digiuno per donare, a cui porti volentieri il caffè e il succo dopo la donazione. E il sogno prosegue, siamo a metà
mattina tante persone hanno già donato e tante hanno finito la colazione. Fuori la sala, hanno parlato con Carmen -
anche lei partita chissà a che ora da Albino ed è arrivata a Piario prima di qualcuno di noi del Crazy Team - di
donazione di midollo osseo, alcuni si sono iscritti ad Admo, altri ci penseranno e magari faranno questa importante
decisione. E da un sogno, nasce un altro sogno: quello di poter far sì che grazie al buon cuore di tutti, si possa tramite
la donazione di midollo osseo, salvare altre vite. E ci sta anche un caffè, sì quello fatto dalla macchinetta che macina
―Live‖ i chicchi di caffè, un caffè preso anche coi ragazzi dello staff medico che non si sono fermati un attimo. E come
per incanto ti accorgi che il tempo è volato che i contenitori sono pieni di sacche di sangue. Lo staff medico sta
preparando tutto per ripartire verso Bergamo, non prima del caffè: traffico permettendo arriveranno a Bergamo alle
12,30-13,00, depositeranno le sacche di sangue secondo le procedure e questo sangue sarà utilizzato dove ci sarà
bisogno. Arriveranno a casa chissà a che ora, come saranno arrivati a casa i donatori: ―attori‖ e ―pubblico‖ del nostro
sogno.
Non è un sogno meraviglioso?
Perché "Senza cuore saremmo solo macchine" come recita claim dello
spot dell‘Alfa Romeo Giulietta. Sogni come quello che fece nascere il 24
giugno 2010 l‘Alfa – l‘Anonima Lombarda Fabbrica Automobili – poi
divenuta Alfa Romeo. Nessuna pubblicità occulta, non preoccupatevi: ci è
piaciuto il claim, la pubblicità apparsa sui giornali e lo spot pubblicitario, realizzati dall‘agenzia Leo Burnett.
La stessa agenzia che ha creato pro bono la campagna Avis Nazionale ―Tutti dovremmo farlo‖ che diffonde la cultura
della donazione di sangue. Ma, visto che siamo Crazy Team, più che l‘auto abbiamo amato Uma Thurman: vestita di
nero indossa un foulard rosso… Wonderful.
Pensando al foulard di Uma (va bene, lo ammettiamo anche a Uma,
non solo al foulard) non abbiamo potuto far altro che pensare al fatto
che ―Il rosso ti dona‖. Sogni come quello che vissero il 24 giugno
1965 gli spettatori del Vigorelli di Milano nei due concerti di trenta
minuti del favolosi ―The Beatles‖, unico show milanese dei ―Fab Four‖.
Noi vi abbiamo raccontato il nostro sogno. Perché ―sappiamo che
abbiamo bisogno l'uno dell'altro‖ (For we know we need each other)
come nel brano "Let's Call the Whole Thing Off" del magnifico Louis
Armstrong interpretato con Ella Fitzgerald. Povero Louis, almeno
questa volta il suo brano viene utilizzato per la donazione di sangue… sempre meglio che fare da colonna sonora alla
rubrica di una Benedetta Parodi che vestita in abito da sera, scollatura da serata di gala, trucco da prima della Scala, si
improvvisa cuoca. Povero Louis… cotto e mangiato.

E crescendo impari la ricerca della felicità

"La ricerca della felicità": questa era, tra l'altro, una tra letracce
dei temi della Maturità 2010. Sì, ma cos'è la felicità? Abbiamo
provato a pensarci, ben lontani dall'idea di volerci assurgere a
insegnati di vita o salire in cattedra. Per noi la felicità è la
semplicità di donare e quindi di salvare delle vite. Ma lasciamo
parlare chi lo sa fare meglio di noi: sotto riportiamo una poesia.
Parla di felicità: ci sono parole che sono belle semplicemente
perché stupende… Ai donatori, ai gabbiani Jonathan
Livingston, regaliamo oggi queste parole: la semplicità di donare. Nella speranza che la poesia piaccia a voi
quanto è piaciuta a noi. Non aggiungiamo nulla perché la poesia "parla" da sola. A Fabio Volo - un dj che ha il coraggio
di leggere in radio la poesia - , nel video, il compito di leggerla.

E crescendo impari - Paulo Coelho

E crescendo impari che la felicità non e' quella delle grandi cose.

Non e' quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...

La felicità non e' quella che affannosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...
non e' quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...,
la felicità non e' quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.

Crescendo impari che la felicità e' fatta di cose piccole ma preziose....

...e impari che il profumo del caffè al mattino e' un piccolo rituale di
felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro
dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina,
la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del
tuo cane per sentire una felicità lieve.
E impari che la felicità e' fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole
esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono
commuovere e il sole far brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che
sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.

E impari che l'amore e' fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane,
e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore, e impari che basta chiudere gli
occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per
annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.

E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo e' una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami...
E impari che c'è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'e' qualcosa di amaramente
felice anche nella malinconia.

E impari che nonostante le tue difese, nonostante il tuo volere o il tuo destino, in ogni gabbiano che vola c'è nel cuore
un piccolo-grande Jonathan Livingston (romanzo di Richard Bach - nda).
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.

Avis: that‘s party

«Metti in moto il divertimento che hai nel sangue». No fermi! Non correte a salire in
sella all‘Harley Davidson, alla Ducati, alla Buell, alla Honda, alla Yamaha alla Suzuki o
alla Kawasaki (e alle altre marche) che magari (wow, beati voi) avete in garage. O
meglio fatelo per andare a donare sangue, quello sempre, ma almeno prima finite di
leggere: anche se andate a donare sangue in auto, o per i più sportivi facendo prima
jogging, a noi dell‘Avis va bene comunque. Dai conoscete il nostro perenne spirito goliardico: come da sempre
sosteniamo, si può parlare di una cosa seria, donare sangue, anche con un sorriso sulle labbra. Ed è quello che ha fatto
il gruppo Avis Giovani Bergamo ideando una brillante iniziativa dedicata proprio ai giovani e in particolar modo ai
giovani donatori di sangue. E per ringraziare i giovani che si impegnano a donare sangue, cosa c‘è di meglio che
trovarsi a festeggiare?

Avis’s Party: venerdì 9 luglio 2010 presso il Centro Sportivo di


Casnigo (Bg) – in via Lungo Ramna 2 - vi è stata una grandiosa
festa riservata ai giovani avisini tra i 18 e i 35 anni. Lo spettacolo
è iniziato alle 18,00 con l‘aperitivo e piscina libera e vai quindi di
Happy Hour. A seguire alle ore 21,30 dopo aver calcato il palco di
Zelig, direttamente al Party Avis provinciale Bergamo, si sono
esibiti i «Pali e Dispari» nello show «Andergraund… però!». E, il
party è continuato con l‘animazione by Sidney Kattsaw Guys & Il
Bento Dj. Insomma un party a cui non ci si è di certo annoiati.
Special guests della serata Kimberly Covington, la suadente venere nera americana che ha cantato con Michael
Bublè nell'ultima tournèe italiana, e Miss Tenja, una delle vocalist più importanti sulla scena europea e produttrice di
dischi house. A tutti i giovani donatori avis è stato recapitato l‘invito tramite posta e d era valido per due persone.

No Avis, no party. Come vi ricorda qualcosa? Certo , il caro amico


George, che abbiamo anche inserito nella sezione ―Spot donazione
sangue‖ e sul nostro canale Youtube Avisvilladogna. Ma a breve,
George e gli spot saranno presenti anche su… Siete curiosi
vero? Aspettate, non vi possiamo anticipare nulla ma a breve ci
saranno novità. Ritornando a George, prima del ―No Martini, no
party‖, nello spot c‘era una meravigliosa Charlize Theron. Perché
George va benissimo per offrire il caffè al Crazy Team (Nespresso,
what‘s else), ma volete mettere Charlize - testimonial dei mondiali
del sud Africa 2010 - alla quale alzandosi rimane impigliato nella sedia un filo di lana della gonna fatta in lana? Beh,
caro George, che altro? Il pensiero stupendo di Charlize nello spot della Breil. Nessuna pubblicità occulta: «Tutto può
servire allo scopo» (Oscar Wilde) per diffondere il messaggio di donare il sangue.
L‘iniziativa ci ha messo di buon umore, come tutte le iniziative Avis in cui si punta sui giovani e si fa sì che proprio i
giovani siano i veri protagonisti del futuro dell‘associazione. Perché «I vecchi credono tutto; le persone di mezza età
sospettano di tutto; i giovani sanno tutto» (Oscar Wilde). “Questo è il modo” per coinvolgere i giovani, sì il modo
che “mi piace” come nel brano dei KC and the Sunshine Band - That The Way (I Like It).
Il giro del mondo per donare in aferesi

«Un viaggio di mille miglia comincia dal primo passo ...» (Laozi traslitterato anche Lao Tzu)

C‘è una storia che vi vogliamo raccontare. Una storia che parla di buon
cuore. Una storia un po‘ particolare, non ci sono eroi, ma persona
semplicemente normali. Non per questo è meno bella, anzi… la storia
narra di come gente normale - gente Very Normal People- ascoltando il
proprio cuore e abbandonando per un attimo i problemi quotidiani, abbia
deciso di non far mancare il plasma (la parte liquida del sangue ma
anche piatrine e globuli rossi) là dove vi è bisogno. Già, perché le storie
«son come i fiori son come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta
perché poi svaniscono e non si ricordano più» (parafrasando una “Una canzone per te” di Vasco) vanno raccontate e
da queste storie forse si può vedere il mondo in modo diverso.
Questa è una storia dei giorni nostri, una storia che risale proprio all‘anno 2009. Un storia in cui i protagonisti sono 636
persone. No, non vi preoccupate: non stiamo a raccontare tutte le singole storie. Desideriamo semplicemente
raccontare come queste persone, che partendo dall‘Alta Valle Seriana e dalla Valle Borlezza (come siamo abituati a
dire da ―sopra il ponte del Costone‖ ovvero da ponte Nossa salendo per arrivare a Gorno-Oneta, Valbondione e
Castione e toccando anche tutta la Valle Borlezza con Cerete, Bossicco e Sovere) - si sono recate all‘Unità Monterosso
di Bergamo per eseguire la donazione in aferesi, una particolare donazione che in valle non è possibile fare (vi invitiamo
a visitare ―Plasmaferesi a Bergamo: un viaggio una vita‖ e ―Piastrinoaferesi: non solo plasma‖ per approfondire in
cosa consiste questo tipo di donazione). 636 persone dell‘Alta Valle Seriana che durante tutto il 2009 hanno fatto 636
donazioni di plasmaferesi, plasma-piastrinoaferesi e plasma e globuli rossi (come documentato nel ―Bilancio Sociale
Avis Provinciale Bergamo 2009‖ a pag. 54 del file pdf). Persone che partono presto la mattina - la donazione di
plasma come quella di sangue si fa dalle 7,30 alle 10,30 -,
non importa se è estate o inverno, se fa caldo o se fuori
nevica: partono per recarsi a Bergamo. Magari persone un
po‘ rumorose, magari da sole o in gruppo, magari
assonnate, simpatiche o brontolone, questo non importa….
sono persone che hanno deciso di fare 35 chilometri (in
media, ma sono decisamente di più) per riuscire a
raggiungere Bergamo onde poter aiutare chi è meno
fortunato.
A loro basta sapere che si aiuta qualcuno che sta male, non importa nemmeno sapere chi – come tutti i donatori di
sangue si dona in modo gratuito, anonimo e volontario -: l‘importate è aiutare. E una volta raggiunta Bergamo, tutte
queste persone sono sempre pronte ad onorare l‘appuntamento che hanno in precedenza preso. Hanno fatto altri 35
chilometri per ritornare a casa dopo aver donato, che si sommano a quelli dell‘andata. Un totale di 70 chilometri
(distanza come detto prudenzialmente sottostimata) che, fatta da tutte le 636 persone supera abbondantemente quella
del meridiano terrestre che misura circa 40.000 chilometri. Curioso come fatto non trovate? Non a caso il metro in
origine, nal Sistema Internazionale, venne definito come 1/40.000.000 (si parla di metro per cui bisogna convertire i
metri in chilometri e si verifica che il meridiano misura proprio 40.000 chilometri) del meridiano terrestre. Solo nel 1983
(si è aspettato non poco tempo dalla teoria della Relatività ristretta del 1905 e generale del 1913 di Einstein), a Parigi,
durante la 17ª Conférence générale des poids et mesures (Conferenza Generale di Pesi e Misure), venne ridefinito
definito come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 1/299.792.458 di secondo (la
velocità della luce nel vuoto).

Il giro del mondo per donare in aferesi… Questa è la storia che


vi abbiamo voluto raccontare: non è avventurosa come quella di
Jules Verne ne ―Il giro del mondo in 80 giorni‖, ma a nostro avviso
è ugualmente bella. 636 persone spesso giovanissime: tante
fanno proprio la prima donazione in aferesi e tante sono le donne.
Persone che non si tirano indietro. E non possiamo fare a meno di
dire: «Ho visto un posto che mi piace e si chiama mondo»
(Mondo – Cesare Cremonini). Persone che ci dicono: «Viviamo
in piccole città - Non siamo virgole, viviamo dell‘eternità». Già
questo è il posto che ci piace e che si chiama mondo, un mondo che le 636 persone hanno permesso di percorrere.
Non sappiamo tutti i nomi di queste persone (ogni singola avis comunale li conosce), non sappiamo quanta strada i
donatori percorreranno in futuro, «ma so che uno più uno fa due. E se quest’uno potesse essere con te, Il mondo
sarebbe meraviglioso!» (But I do know that one and one is two - And if this one could be with you - What a wonderful
world this would be) (What a) Wonderful World – Sam Cooke. Perché questo mondo ci piace, ma con te, se decidi
di ascoltare il tuo cuore e di diventare donator, Il mondo sarebbe (ancor più) meraviglioso!

Donare sangue: questa la nostra politica (e quella dei nostri amici)


«Il cuore risponde: "Se difendi pubblicamente le tue idee, devi sforzarti di vivere rispettandole”» (Manuale del
guerriero della luce – Paulo Coelho)

―Andar per siti‖ e trovare nuovi amici: questo è quello che è avvenuto con Adele dell‘Avis Odolo-Preseglie (delle
provincia di Brescia) e con Al dell‘Avis Università Base di Parma. Navigare in internet non è stupendo? Non importa
se gli amici sono vicini o lontani. Quello che importa è condividere delle idee, delle passioni o semplicemente trovare un
cuore comune che ci porta a trasmettere in modi diversi lo stesso messaggio in una bottiglia virtuale: donare
sangue. «Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare» come
direbbe Jack (Giacomo Leopardi) se dovesse oggi pensare all‘ ―Infinto‖ del cuore dei donatori di sangue.
Tra questo infinito come dicevamo abbiamo conosciuto Adele, una passione sfrenata per l‘avis, ideatrice con l‘avis
Odolo-Presceglie che presiede, della splendida iniziativa ―andar per
siti‖: mettere in comune idee, e perché no alcuni testi, che ha preso
dal nostro sito ed ha inserito sul proprio. Per permettere che qualcun
altro possa prendere a sua volta altri testi e metterli nel proprio sito.
―Andar per siti‖ per cercare idee per dire che si può parlare di
donazione di sangue anche con un sorriso sulle labbra come ha fatto
Adele con ―Satira Avisina‖. Una condivisione di idee che ci piace
perché come abbiamo già avuto occasione di dire «se io do una cosa a te e tu ne dai una a me alla fine abbiamo
una cosa a testa. Ma se tu dai un’idea a me e io ne do
una a te, alla fine abbiamo entrambi due cose». Un
open source freely available to everyone – una fonte
aperta liberamente disponibile a tutti - che ci permette di
partire da un mezzo per realizzare un sogno.
«Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là» di Odolo,
ci siamo imbattuti in uno splendido sito, quello dell‘Avis di
base università di Parma. Parma dunque e la sua
provincia che ci richiama la terra che dette i natali al
compositore Giuseppe Verdi (nato a Roncole Verdi, frazione di Busseto), ma anche al grandissimo Giovannino
Guareschi, meglio noto come il ―padre‖ di Don Camillo (nato a Fontanelle di Roccabianca). Due grandi parmensi che
legarono la loro vita anche a Milano. E come per magia siamo entrati in un mondo fantastico dove il sito Avis Università
base di Parma ci porta a parlare di donazione di sangue in modo decisamente originale e con un sorriso sulle labbra.
Ma non solo: parla con coraggio di come donare sangue è l’unica “politica” di sangue. La cosa sorprendente è
che seguendo dei percorsi decisamente diversi e senza conoscerci, anche noi dell‘Avis Villa d‘Ogna, come l‘Avis
Università base di Parma, abbiamo detto la stessa cosa nei due interventi ―No politics or religion‖ e ―No politics or
religion: repetita juvant‖. L’avis come associazione apolitica e areligiosa, con quella ―A‖ davanti che a noi piace
tanto, quella ―A‖ che lo stesso Vittorio Formentano pensò quando fondo un‘associazione che aiutasse a salvare vite.
Quella ―A‖ che noi scherzosamente abbiamo preso da Angelina Jolie e che ci ha fatto rimanere solo con ‗ngelina ma
siamo contenti lo stesso.
Ma soprattutto quella ―A‖ davanti a politica e religiosa che sui ritrova nelle parole dell‘Avis Università Base di Parma.

« […] desideriamo affermare nella forma più chiara che l'Avis è una associazione di volontariato apartitica, apolitica,
aconfessionale e il suo scopo è la promozione della donazione di sangue e la sua raccolta, ogni contatto con le
amministrazioni locali può avvenire solo ed esclusivamente nell'ambito della nostra sfera di azione. Ogni presa di
posizione e soprattutto ogni chiamata al voto dei soci e dei donatori è assolutamente da condannare, perché viola il
principio stabilito all'art. 2 del nostro statuto ma soprattutto lede gravemente il nostro principio di assoluta trasparenza di
fronte alla politica che è per noi basilare e sul quale si fonda la fiducia e la stima dei nostri soci e donatori. Chiunque
pretenda di parlare a nome dell'Avis e faccia dichiarazioni pubbliche politiche, tradisce il proprio mandato e sporca la
reputazione di una associazione che ha decenni di storia alla spalle, che ha sempre dialogato con tutti e che non ha mai
fatto parte di alcuna fazione, nella convinzione che il bisogno e il dolore dei sofferenti ha sempre lo stesso colore e
intensità, di qualsiasi razza, religione o idea politica la persona sia. […] Ribadiamo: l'Avis è apolitica e apartitica e il
comportamento di noi dirigenti deve essere tale da far sapere alla società cosa significa "donare" e non spiegarle come
"votare"» (Dal sito Avis Università Base di Parma).

Parole che condividiamo pienamente. Parole pronunciate da


giovani, parole che ci riportano al senso del donare sangue,
senza ma e senza se. Parole che sono valse persino una
querela a chi le ha pronunciate ma cha alla fine la querela l‘ha
vinta. «Esistono due tipi di idioti: quelli che rinunciano a fare
qualcosa perché hanno ricevuto una minaccia e quelli che
pensano che faranno qualcosa perché li stanno
minacciando» (Il diavolo e la signorina Prym – Paulo Coelho).
Al ha avuto il coraggio di scrivere quello che pensava e non si è
tirato indietro. Se pensiamo al coraggio di dire quello che si pensa, beh noi pensiamo ad Al. Pensiamo alla storia di
Vittorio Formentano che scelse la via non più facile, ma la via più coraggiosa. E la storia gli ha dato ragione. Pensiamo
ai donatori che quando si presentano per donare sangue sono tutti uguali, al di là di quello che pensano politicamente e
del credo religioso , al di là della razza e del sesso e tutti uniti dalla voglia di salvare una vita. E sul conto di chi
utilizza un’associazione che ha fini umanitari per altri scopi poco rimane da dire... Avevamo infatti fatto ―parlare‖
nei nostri interventi John Lennon con Immagine: «Puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo. Spero
che ti unirai anche tu un giorno e che il mondo diventi uno» (You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one. I
hope someday you'll join us, and the world will live as one). Avevamo fatto ―parlare‖ i Metallica con la loro "Nothing
Else Matters": in merito ai politici "non mi è mai importato di quello che dicono, mai importato dei giochi che
fanno, mai importato di quello che fanno mai importato di ciò che sanno" (Never cared for what they say, never
cared for games they play, never cared for what they do, never cared for what they know). Infine avevamo fatto ―parlare‖
Vasco con ―Gli spari sopra‖: «Ma adesso state più attenti! Perché ogni cosa è scritta! E se si girano gli eserciti e
spariscono gli Eroi, se la guerra (poi adesso) cominciamo a farla noi non sorridete, gli spari sopra, sono per
Voi».

Perché ―Io ci sarò‖, come nel brano di Piero Pelù, quando c‘è da aiutare
degli amici... Perché quelli come noi, uniti al noi dell‘Avis Università Base
di Parma siamo «quelli che donare non è solo una "raccolta", quelli
che nelle scuole in felpa e jeans, quelli che lo statuto lo sanno a
memoria, quelli che pane, salame e malvasia è il più bel pranzo
sociale che ci sia, quelli che Aido, Admo, Avis noi per loro è tutto
dono, quelli che sanno ancora ridere». E noi aggiungiamo quelli che
dicono come la pensano, come Giovannino Guareschi e che per la sua ironia sul capo dello Stato Luigi Einaudi, preso
in giro in quanto permetteva che sulle etichette dei vini di sua produzione venisse messa in evidenza la sua carica
pubblica di "presidente" venne condannato per vilipendio al Capo dello Stato: condanna che unita a quella del 1954 in
cui Guareschi venne nuovamente accusato di diffamazione per avere pubblicato sul Candido due lettere di Alcide De
Gasperi, costò a Giovannino 409 giorni di galera più altri sei mesi di libertà vigilata ottenuta per buona condotta che
scontò nel carcere a Parma. Ci siamo dilungati molto ma il tema lo richiedeva. Chiudiamo il nostro tour ritornando a Villa
d‘Ogna: dopo aver citato Giuseppe Verdi, non possiamo non ricordare un grande trombettista proprio di Villa d‘Ogna:
Vincenzo Salvoldi. Vincenzo suonò all‘Arena di Verona come prima tromba per 17 anni e in concomitanza anche alla
Rai di Milano. Fece anche qualche concerto per il ―Teatro alla Scala‖ di Milano. Un grandissimo uomo, un musicista
eccellente che suonò diretto da Von Karajan, Riccardo Muti, Claudio Abbado e molti altri grandissimi maestri anche se a
Villa quasi lo diceva sottovoce da tanto era modesto. Un uomo che amava la musica, ritornava in Valle il lunedì dopo
essere salito sui palchi più prestigiosi al mondo per dirigere la Banda di Villa d‘Ogna e che non dimenticava mai di
donare il sangue quando rientrava nella sua amena Valle Seriana. Vincenzo è scomparso nel 2005, ma il suo esempio
come uomo e come donatore ci accompagna... E parlando di Verdi, che ci ha richiamato L‘Aida e il ―Nabucco‖ col suo
famosissimo ―Va‘ pensiero‖ il nostro pensiero è subito andato a Vincenzo, l‘insegnante, l‘amico, l‘uomo modesto che è
sempre stato nonché il donatore di sangue. E anche qui la politica non c‘entra: Vincenzo come prima tromba suonò
moltissime volte il Nabucco e L‘Aida: come prima tromba all‘Arena di Verona, suonò l‘Aida con la tromba egizia nella
marcia trionfale.

Avis Pride: nessuna discriminazione alla donazione di sangue di omosessuali


«Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi». Albert
Einstein

Siamo «arrabbiati, amareggiati, delusi e tristi" come Gabriele, da 8


anni donatore di sangue (tanto da entrare in una lista dei donatori
che avrebbero dovuto ricevere un riconoscimento avendo superato i
20 prelievi) a cui è stato negato di donare il sangue presso
l‘Azienda Ospedaliera Istituto Ortopedico ―Gaetano Pini‖ di Milano
(che da aprile 2010 è afferente al Dipartimento di Medicina
Trasfusionale ed Ematologia del Policlinico di Milano, dove già si
applicava tale esclusione) perché è omosessuale («"I gay non
possono donare sangue" - E un altro ospedale chiude le porte»
- Repubblica 15 luglio 2010; «Non può donare sangue a Milano
perché è gay - La vicenda al “Gaetano Pini”. Pd e Verdi:
episodio gravissimo» - Ansa - 16 luglio2010, 21:02).

Ma era già successo purtroppo a Massimo nell‘agosto 2007, in un secondo istituto: «Il Policlinico non accetta donatori
gay ―a priori‖. Le ho fatto presente che a una persona in fin di vita non credo interessi con chi vado a letto ma solo se
sono sano, ma mi ha risposto che ―il Policlinico non è così alla frutta da dover accettare sangue anche dai gay‖ («Io
donatore rifiutato, solo perché sono gay - Non uso droghe, non ho malattie né comportamenti a rischio per le
malattie a trasmissione sessuale. Ma non posso rendermi utile» - Corriere della sera – 31 agosto 2007. La replica:
«Secondo gli standard le donne omosessuali possono farlo» - «I maschi gay non possono donare sangue»
Maurizio Marconi, direttore del Centro trasfusionale del Policlinico, risponde alla lettera di denuncia pubblicata
sul Corriere della Sera – Corriere della Sera 31 agosto 2007)

Come Crazy Team e come Avis Villa d‘Ogna, da


sempre sosteniamo che siamo tutti uguali. Siamo
un‘associazione apolitica e areligiosa, si dona
senza distinzione di razza di sesso e di religione.
Si dona tutti, eterosessuali e omosessuali, in modo
responsabile: durante un colloquio anamnestico (o
in parole meno altisonanti durante il colloquio col
medico) «ogni condotta potenzialmente a
rischio deve essere riferita al Medico
responsabile della selezione del donatore per
consentirne una adeguata valutazione». Questo
vale come detto sia per eterosessuali, sia per
omosessuali: nessuna distinzione. Perché le
distinzioni ci trasformano un meraviglioso mondo a
colori, in un mondo in bianco e nero, ci richiamano
spettri del passato, ci ricordano Oświęcim (in tedesco Auschwitz) che come Crazy Team abbiamo avuto l‘occasione
di visitare nell‘agosto 2007, ci ricordano (insieme agli altri…) i triangoli rosa dei campi di concentramento (il
simbolo che veniva dato ai detenuti omosessuali). E ci ricordano il monito di tenere sempre alta l‘attenzione su
notizie che sarebbero orribilmente stupide, se non fossero vere…. Evitare che si gettino le basi per i futuri Josef
Mengele - il medico del campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau e ufficiale tedesco delle SS -, evitare
che certe strane idee si attecchiscano nella cultura come avvenuto con Mengele che aveva la doppia laurea in
antropologia all'Università di Monaco e in medicina nell‘Università di Francoforte (lauree che furono revocate nel dopo
guerra).

Perché no? Perché non possono donare le persone omosessuali? Come Crazy Team facciano nostre le parole che
Fabio Volo ha pronunciato nella sua trasmissione radiofonica: «A te come a me – io credo di essere la cosa più
lontana dall’omosessualità, sono al di là dell’essere omofobico, sono dall’altra parte sono wamanizer cioè per
me la donna è una roba extraterrestre – però questo cosa significa? Queste persone devono avere lo stesso
diritto che abbiamo noi… […] Allora esprimere un sentimento d’amore, è esprimere un sentimento d’amore
[…]Allora perché due non lo possono fare con gli stessi diritti degli altri. Allora perché uno non deve avere
questo diritto. Perché no, perché no? Io sto difendendo gli omosessuali che sono womanizer, sono fissato con
le donne. Ma io dico perché no».
Avis Pride: siamo orgogliosi che la nostra associazione non applichi questa discriminazione. Sì, ―Pride‖ come il brano
degli U2: donare sangue "in nome dell‘amore" (In the name of love). Vi lasciamo con il brano “All the same” dei Sick
Puppies nel due bellissimi video Free Hugs- ovvero abbracci gratis -: il primo internazionale, il secondo la stupenda
versione fatta da nostri amici di Sondrio. Si parte da piccole cose per cambiare il mondo. Ma prima riportiamo
integralmente le parole del Responsabile Politiche Sanitarie di AVIS Nazionale, dott. Pasquale Spagnuolo.

Donazione degli omosessuali: AVIS non discrimina

By dott. Pasquale Spagnuolo

«AVIS ha, tra i suoi obiettivi prioritari, la promozione della donazione periodica, volontaria, non remunerata, anonima,
responsabile finalizzata a garantire, insieme agli altri attori del sistema, adeguate quantità di sangue e dei suoi derivati,
sicure e di qualità, per tutti gli ammalati che ne presentano la necessità. Inoltre, in molte realtà collabora direttamente
con il sistema trasfusionale in via convenzionale nella selezione del donatore e nella raccolta di sangue e di
emocomponenti.

Per garantire il rispetto dei principi di massima sicurezza e qualità esistono numerosi riferimenti normativi per la stesura
dei quali AVIS ha fornito e fornisce un significativo contributo.

Tra questi riportiamo il Decreto Ministeriale 3 marzo 2005: "Protocolli per l'accertamento della idoneità dei donatori di
sangue e di emocomponenti" che nell'Allegato 4 stabilisce i criteri di esclusione permanente e temporanea.
"Esclusione permanente: persone il cui comportamento sessuale le espone ad alto rischio di contrarre gravi malattie
infettive trasmissibili con il sangue".

"Esclusione temporanea: rapporti sessuali con persone infette o a rischio di infezione da HBV, HCV, HIV. Esclusione
per 4 mesi dall'ultima esposizione al rischio."

Le norme vigenti non intendono discriminare a priori una "categoria" di persone, ma assegnano al medico
responsabile della selezione del donatore il compito di individuare, indipendentemente dall'orientamento
sessuale e dal genere, eventuali comportamenti sessuali a rischio cui conseguono l'esclusione permanente o
temporanea.

Per garantire pertanto la sicurezza del donatore e del ricevente la trasfusione si deve almeno:

- ricorrere a donatori periodici, volontari, non remunerati, anonimi, responsabili;

- effettuare una accurata selezione del donatore;

- eseguire i test a disposizione per l'individuazione delle principali malattie infettive trasmissibili, cui si aggiungono altri
interventi più specialistici.
Cardine quindi di questo percorso è la selezione del donatore di sangue che avviene attraverso una serie di procedure
atte a valutarne l'idoneità alla donazione stessa.

Esse prevedono un colloquio anamnestico col Medico responsabile della selezione del donatore seguito da
eventuale visita medica; una serie di esami di laboratorio; la lettura di una nota informativa circa la potenzialità
di trasmettere infezioni con la donazione; infine la sottoscrizione di un modulo di consenso informato
attraverso il quale il donatore periodico o aspirante tale risponde ad una serie di domande, comprese
l'esposizione a eventuali comportamenti cosiddetti "a rischio". Pertanto ogni condotta potenzialmente a rischio
deve essere riferita al Medico responsabile della selezione del donatore per consentirne una adeguata valutazione. La
firma del consenso informato è un atto dovuto, con l'impegno a fornire risposte veritiere tali da rendere la successiva
donazione di sangue e/o emocomponenti un atto "responsabile" e sicuro. Tutto ciò a prescindere dalla appartenenza a
quelle che vengono considerate comunemente "categorie a rischio" anche sulla base delle abitudini sessuali (vedi
omosessuali). Non è l'appartenenza a tali categorie, ma sono i comportamenti a rischio che possono compromettere la
sicurezza del sangue donato; ad esempio comportamenti a rischio sono i rapporti sessuali, soprattutto non protetti, con
più partner eventualmente sconosciuti, sia omo che eterosessuali.

A tal fine ricordiamo che nelle linee guida per la selezione del donatore di sangue e di emocomponenti stilate
dalla Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (SIMTI) in collaborazione con AVIS ed
altre tre Associazioni di volontariato del sangue non si fa mai riferimento alla popolazione degli omosessuali,
che come tali non vengono in alcun modo discriminati, né tanto meno esclusi dalla donazione».

Avis e Admo: due ―A‖ che salvano vite


«E il meglio di voi sia per l’amico vostro». Khalil Gibran

Avis e Admo. Donazione di sangue e donazione di


midollo osseo: due istantanee dello stesso cuore. Lo
stesso cuore che porta a parlare di donazione, non
importa se donazione di sangue o donazione di midollo
osseo… Semplicemente donare e donarsi. Sul nostro
cammino, grazie al ―vulcanico‖ Francesco (Franco)
Scandella abbiamo incontrato Carmen Pugliese
referente Admo Valle Seriana e Valle di Scalve che ha
proposto la cooperazione tra le due associazioni. Avis e
Admo, non è un mondo meraviglioso? A2, Avis e
Admo, At(w)o e visto che come Crazy Team amiamo gli U2, è proprio il caso di dirlo (conoscete oramai il nostro
perenne spirito goliardico). Non meno determinata di Franco, Carmen è presente puntuale (più di qualcuno di noi del
Crazy Team… dai facciamo auto critica ) alle giornate di raccolta collettiva di sangue a Piario nell‘ambito della zona
4, e con «passione, ossessione, qualcosa senza cui non vive» (parafrasando una frase del film ―Vi presento Joe Black‖)
diffonde la cultura del dono di midollo osseo tra i nostri avisini. Carmen (―Jamais Carmen ne cédera!‖ – Carmen mai
cederà - come nella Carmen di Bizet) che con emozione era presente a Milano, ha caricato grazie a Fulvio sul nostro
canale Youtube "avisvilladogna", i video di tutta la festa dei vent‘anni di Admo (dopo aver preventivamente richiesto
l‘autorizzazione ad Admo Lombardia). Un grandissimo lavoro, sedici video da dieci minuti (il tempo massimo dei video
imposti Youtube), che dimostra come la condivisione di idee possa portare a grandi cose. E il sogno è quello che chi si
vuole iscrivere ad Admo, possa effettuare l‘iscrizione e fare il prelievo della provetta di sangue, tramite Avis, proprio a
Piario senza doversi recare a Bergamo – l‘Avis quindi porterebbe le provette dei nuovi iscritti agli ospedali Riuniti di
Bergamo dove vi è la sede -.

E già tanti donatori hanno deciso di far parte del


grande mondo della A2. Tra questi anche Vincenzo
Saturni, presidente Avis Nazionale (nella foto da
sinistra: Vincenzo Saturni, Carmen Pugliese e Casimiro
Carniti), che ha riportato la propria testimonianza e la
propria vicinanza ad Admo il 6 giugno 2010 in
occasione dei vent‘anni di fondazione: «Posso dire di
aver compiuto 18 anni in quanto mi sono iscritto ad
Admo nel maggio del 1992 come donatore. La
missione che porta avanti Avis da molti anni è molto
simile a quello che promuove nella sua essenza Admo.
Tutte e due promuoviamo la cultura della solidarietà della donazione, della gratuità, delle generosità, dell‘altruismo».
«Cerchiamo di raggiungere il cuore delle persone che vengono a donare il sangue – continua Saturni - per far capire
che questo gesto può essere allargato mettendosi a disposizione anche per donare le cellule staminali e midollari da
sangue periferico secondo le necessità del paziente. Questa collaborazione sul territorio è nata spontaneamente da
subito: in molte realtà Avis da subito ha dato la disponibilità per sensibilizzare i propri iscritti alla donazione di midollo
osseo». Una collaborazione che getta le basi per un futuro migliore: «Se lavoriamo insieme diamo un messaggio,
soprattutto ai giovani: mettere al centro dei nostri pensieri chi ha bisogno. Ssappiamo che fare un gesto come la
donazione di sangue periodica o la donazione di cellule staminali - più complessa e che avviene anche meno
frequentemente -, è un atto concreto di solidarietà che veramente può dare una speranza di vita e di guarigione a tanti
ammalati».

«Un lavoro di squadra si è rilevato preziosissimo collaborando con le altre associazioni, in primis l‘Avis» come ha
affermato Roberto Aprile, presidente Admo Lombardia in occasione di tale evento. Ma non solo: «La collaborazione
già presente con Avis, dal 2011 l‘intento è di estenderla, essendoci già sentiti col presidente, anche con Aido. Un
progetto assieme Avis-Admo-Aido per far sì che si parli di donazione tutti insieme, si mantengono suddivise le tre
associazioni, ma si parla assieme di cultura di donazione e di solidarietà che è molto importante».

Una collaborazione nata in alcune zone spontaneamente e con cuore, ma molto c‘è ancora da fare come afferma
Casimiro Carniti Segretario Avis Lombardia: «Abbiamo iniziato a fare dei progetti comuni che sono partiti per
esempio dalla provincia di Lodi, dei progetti molto concreti che stiamo diffondendo e applicando a Como, nella
provincia di Monza Brianza, ne abbiamo parlato a inizio giugno 2010 a Sondrio e sono progetti che diventano concreti.
Ma la collaborazione sarà veramente concreta quando in tutte le nostre province fuori dalla sede di Avis ci sarà scritto:
―Qui è possibile prendere informazioni per donare midollo osseo‖… Qui è possibile perché c‘è anche uno sportello di
Admo nella sede dell‘Avis. Quando i nostri donatori diventano anche donatori di Admo, ma anche i donatori di Admo
diventano donatori di sangue. Io penso che questo sia il futuro».

«Con un piccolo aiuto dai miei amici» (“With A Little Help From My Friends”)
dell’Avis, Admo in Valle Seriana (ma anche in tutta la provincia di Bergamo) può
fare molto nel contribuire a salvare vite. Non ci vuole molto e si eviterebbe di far
recare i nuovi iscritti dell‘Alta Valle a Bergamo. Chi vuole può leggere integralmente le
affermazioni di Vincenzo Saturni, Roberto Aprile e Casimiro Carniti anche nella
descrizione dei video presente su youtube. Vi lasciamo naturalmente col video
dell‘intervento del presidente Vincenzo Saturni, ma anche con il video del brano “With
A Little Help From My Friends”. Un bellissimo brano: una rivisitazione di Joe
Cocker - quando aveva i capelli lunghi - di un brano dei Beatles. Divenne l‘emblema del Festival di Woodstock che si
svolse dal 15 agosto al 18 agosto del 1969. Ma riportiamo anche la versione di Bon Jovi, non meno bella ed
entusiasmante.

U2: mai più fuochi indimenticabili (Never again ―The Unforgettable Fire‖)

“Un amore, un sangue, una vita…. Devi fare ciò che riesci” (One love, one blood, one life… You got to do what you
should). [One – U2]

«Ci sono due cose infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi [...] Se
dovessi rinascere, farei l'idraulico» (Albert Einstein, commentando la notizia del bombardamento atomico di
Hiroshima)

Il rosso ti dona: all‘Avis Villa lo abbiamo detto più volte. Ma se


il rosso è quello dei palloncini del concerto ―360 degrees‖
degli U2 di venerdì 6 agosto 2010 allo stadio Olimpico di
Torino… Beh, il rosso è ancora più meraviglioso. Nulla di
politico, oramai lo abbiamo detto più volte ma lo ripeteremo
finché avremo fiato (Until the End of the World) in quanto
all‘Avis ―no plitics or religion‖. Un po‘ quello che aveva detto
nei giorni antecedenti il concerto Bono: dialogare con tutti,
Bono per eliminare la fame nel mondo e cancellare ed
azzerare il debito dei paesi del terzo mondo. Noi del Crazy Team non solo ci uniamo a Bono (avevamo fatto un
intervento in occasione dei 50 anni di Bono) ma cerchiamo nel nostro piccolo di non far mancare il sangue là dove vi
è bisogno cercando di risolvere come meglio possiamo i problemi che si presentano. Non è iniziato così il sogno dei
quattro studenti della Mount Temple School di Dublino? Di tempo ne è passato da quel messaggio affisso in bacheca
da Larry Mullen (batterista) nel lontano 25 settembre 1976 a cui risposero Adam Clayton (bassista famoso nella
scuola per il suo atteggiamento scanzonato e per il successo con le ragazze), David Howell Evans (il chitarrista The
Edge) ed un ragazzo introverso dal nome Paul David Hewson (soprannominato Bono Vox, dal nome di un negozio di
cornetti acustici). Ma i sogni non sono invariati. Non importa se si calpesta la pedana del palco più «pesante» (180
tonnellate di acciaio) e mastodontica della storia del rock mondiale (quella appunto del "360 degrees"): i quattro
camminano ancora per terra come hanno dimostrato quando hanno offerto e distribuito di persona delle pizze a dei loro
fan campeggiati all‘esterno dello stadio durante le prove del concerto (e noi del Crazy Team non a caso abbiamo scelto
il buono pizza proprio da Bono ).

Una storia lunga quella degli U2 che ci richiama la


lunga storia dell‘Avis e del suo fondatore Vittorio
Formentano. Un intento comune come “The
Claw” (l'artiglio), una guglia di oltre 50 metri – per
rendere l’idea è l’altezza di un edificio di 17 piani -
(il palco sul quale staziona la band, è circondato da
una passerella circolare raggiungibile tramite due
ponticelli mobili. Il tutto è sormontato da un
maxischermo circolare - dal peso di 54 tonnellate -
ad alta definizione, che all'occasione può anche
allungarsi e abbassarsi creando uno spettacolare
effetto scenico. Lo stesso maxischermo è composto da 500 mila pixel, 320 mila elementi di fissaggio, 30 mila cavi e 150
mila parti meccaniche. Ogni lato dell'artiglio ha un proprio sistema di casse e più 72 subwoofer separati. Per trasportare
l'intero palco sono necessari circa 120 camion. I costi di produzione si aggirano attorno ai 750 mila dollari al giorno,
esclusa la costruzione del palco) e che offrire al pubblico una visione davvero a 360°, una visione uguale per tutti.
Perché come abbiamo già avuto modo di dire, tutti siamo uguali e dobbiamo sostenerci a vicenda (We get to Carry each
other dal brano One). ―I have a dream‖, come diceva Martin Luther King: non importa quale sia il sogno, che ognuno
possa realizzare il proprio. Perché «chi non è capace di sognare cerca di impedirlo anche agli altri» (Mauro
Corona). Noi del Crazy Team (purtroppo) a Torino non c‘eravamo (ma col cuore sì), avevamo altri concerti più modesti
da fare e il giorno dopo il concerto, magari assonnati o dopo una notte insonne, eravamo al centro di Piario. Questo era
il nostro sogno: vedere Veronica (la dottoressa Salvi) essere gentile e disponibile coi donatori, vedere il sorriso
rassicurante e scambiare due parole con Antonella (la dottoressa Massimetti nostra direttrice sanitaria), fare due risate
con tutta l‘equipe medica (nessuno escluso, scusateci ma essendo Crazy non ricordiamo il nome di tutti) e con il
personale dell‘accettazione. E‘ meglio dire (e fare) una cosa seria col sorriso sulle labbra che una stupidata seriamente.
Si può parlare di donazione di sangue e donare sangue con un sorriso.
Forse è anche questo il modo di "smantellare una bomba atomica" (da How
To Dismantle An Atomic Bomb degli U2) ed evitare che in futuro ci siano dei
fuochi indimenticabili (The Unforgettable Fire). Vi lasciamo come nostro
abitudine proprio con il brano degli U2 The Unforgettable Fire (brano che
trasse ispirazione dal Peace Museum di Chicago) nonché con il brano Enola
Gay del gruppo Orchestral Manoeuvres In The Dark (nel video una
rivisitazione). Perché in futuro non ci siano più ―Little Boy‖ e ―Fat man‖, non ci
siano più Enola Gay, The Great Artiste e Necessary Evil, (cioè "Male necessario") e Bockscar (i bombardieri di
Hiroshima - il 6 agosto 1945 - e Nagasaki - il 9 agosto 1945). Perché «non so con quali armi verrà combattuta la
Terza guerra mondiale ma la Quarta verrà combattuta con clave e pietre» (Albert Einstein)

Sogno di una notte di mezza estate: l‘aferesi in Valle Seriana e in Valle


Brembana

Puck (chiamato anche Hobgoblin, o Robin Goodfellow): «Se noi ombre vi siamo
dispiaciuti, immaginate come se veduti ci aveste in sogno, e come una visione di
fantasia la nostra apparizione. Se vana e insulsa è stata la vicenda, gentile pubblico,
faremo ammenda; con la vostra benevola clemenza, rimedieremo alla nostra
insipienza. E, parola di Puck, spirito onesto, se per fortuna a noi capiti questo, che
possiamo sfuggir, indegnamente, alla lingua forcuta del serpente, (cioè ai morsi della
critica, velenosi come quelli di un serpente; in questo caso “ai vostri fischi di
disapprovazione”) ammenda vi farem senza ritardo, o tacciatemi pure da bugiardo. A
tutti buonanotte dico intanto, finito è lo spettacolo e l’incanto. Signori, addio, batteteci
le mani, e Robin v’assicura che domani migliorerà della sua parte il canto». Sogno di una notte di mezza estate
(A Midsummer Night's Dream) – William Shakespeare (atto quinto, scena prima)

«Per l‘aferesi abbiamo programmato il funzionamento


di quattro unità di raccolta sul territorio provinciale –
conferma Oscar Bianchi – Monterosso e Romano
sono già attive e ora stiamo lavorando per poterne
aprire altri due nel biennio 2011-2012: una in Valle
Brembana e una in Valle Seriana» (L’eco di
Bergamo – mercoledì 11 agosto 2010 pag. 32
articolo di Gian Battista Rodolfi. Riportiamo il file
*.pdf in quanto sul sito non è stato inserito l‘articolo).
Aferesi quindi non solo a Bergamo: dal 16 luglio
2010 è possibile fare questa donazione anche presso la struttura di Romano di Lombardia. Ma vi è di più: la notizia che
come Crazy Team ci rallegra in particolar modo, è che in futuro sarà possibile effettuare la donazione in aferesi
anche in Alta Valle Seriana e in Val Brambana. Yahoo! E vai di Disco Samba: «Pe pe pe pe pe pe, O-le-le O-la-la
pega no ganzé pega no ganzá, Eh! Meu amigo Charlie (...) Charlie Brown». Come? Un po‘ di contegno? Avete ragione.
Ritorniamo seri (per quanto ci è possibile). Effettuare quindi la donazione in aferesi per gli abitanti della valle (sia essa
Brembana che Seriana) senza dover recarsi necessariamente a Bergamo come da affermazioni di Oscar Bianchi,
presidente di Avis Provinciale Bergamo.
Come avevamo già avuto modo di dire ne ―Il giro del mondo per donare in aferesi‖, secondo quanto confermato
anche nei dati ufficiali (come documentato nel ―Bilancio Sociale Avis Provinciale Bergamo 2009‖ a pag. 54 del file
pdf) durante tutto il 2009, sono state 636 le persone dell‘Alta Valle Seriana (Unità di Raccolta di Piario) che hanno
effettuato 636 donazioni di plasmaferesi, plasma-piastrinoaferesi e plasma-globuli rossi. Tenendo conto quindi della
distanza che separa l‘Alta Valle Seriana e Bergamo (una media di 34 chilometri in andata e altrettanti per il ritorno), i
chilometri totali percorsi per effettuare questa donazione hanno superato quelli della circonferenza terrestre misurata
all‘equatore. Anche se i chilometri percorsi sono inferiori (la distanza tra San Giovanni Bianco e Bergamo è inferiore
rispetto a quella tra Piario - dove è ubicata l‘unità di raccolta dell‘Alta Valle Seriana – e Bergamo), lo stesso si può dire
per i donatori dell‘alta Val Brembana che fanno riferimento all‘Unità di Raccolta di San Giovanni Bianco (nel ―Bilancio
Sociale Avis Provinciale Bergamo 2009‖ a pag. 55 del file pdf): 650 donazioni che moltiplicate per la distanza andata
e ritorno tra San Giovanni Bianco e Bergamo fanno quasi un giro del mondo.

Visto che come Crazy Team avevamo raccolto


la testimonianza di Federica - Federica: da
Dossena all’Avis (From Dossena to Avis With
Love) – la news ci lascia doppiamente felici: sì
un po‘ come Muttley (sì, quello di "Muttley, fai
qualcosa"del cartoon di Hanna & Barbera
―Wacky Races‖ e di ―Dastardly e Muttley e le
macchine volanti‖) che ―svolazza‖ beatamente
dopo aver ricevuto la medaglia da Dick
Dastardly avendolo salvato dalla caduta
dall‘aereo. Ma perché le affermazioni di Oscar Bianchi sono così importanti? Semplice, perché «la raccolta di
emoderivati mediante aferesi fatta in Italia non copre l’intero fabbisogno nazionale; il grado di copertura è pari al
70% delle necessità.
La percentuale si abbassa ulteriormente per la produzione di immunoglobuline generiche, presidio vitale per la terapia
di patologie del sistema immunitario. Per questo, e Bergamo fa sempre scuola, l‘aferesi è parte integrante delle attività
svolte nelle unità di raccolta gestite dall‘Avis». Per questo la notizia al di là della curiosità dei numeri, ci rende ancor più
felici e rinvigorisce il perenne spirito goliardico del Crazy Team (va beh, per adesso teniamo in stand-by il disco
Samba): proprio incentivando questo tipo di donazione, non solo si può cercare di raggiungere il fabbisogno nazionale,
ma anche proporre una donazione più mirata e personalizzata che può incentivare anche le donne (nella donazione di
aferesi si dona la parte liquida del sangue per cui non si va ad alterare i valori di ferritina del
sangue).

Questo era il sogno del nostro Franco (Francesco Scandella) quando era stato eletto nel
direttivo Avis provinciale di Bergamo, un sogno che ha perseguito, persegue e, siamo certi,
perseguirà fino a quando non diverrà realtà. L‘instancabile Franco, sta mettendo in questo
progetto tutte le sue energie e il suo impegno sta contagiando tutti. Un sogno di una notte
di mezza estate visto che le dichiarazioni sono state riportate in agosto, nel periodo
delle stelle cadenti… E‘ proprio il caso di dirlo: A Midsummer Night's Dream. Per una volta
facciamo un‘eccezione e vi diciamo il desiderio che abbiamo espresso vedendo una stella cadente: l‘aferesi in alta Valle
Seriana e che il centro sia sempre pieno di donatori. In effetti sono due i desideri, ma visto che è un sogno, sognamo
alla grande. A noi del Crazy Team, come Puck (o Robin Goodfellow o Hobgoblin, Puck deriva dall‘Inglese antico Púca
che indicava, appunto uno spirito dei boschi, dall‘aspetto mutevole ed ingannatore, che attirava le persone di notte nella
foresta con luci e suoni incantatori - similmente alle celtiche Dame Bianche- o rubava il latte dai mastelli nelle fattorie) vi
abbiamo raccontato questa storia. Vi lasciamo con un adattamento musicale realizzato da Henry Purcell con il titolo di
The Fairy Queen (―If Love's a Sweet Passion‖ ovvero se l‘amore è una dolce passione) composto proprio per l‘opera
shakespeariana nonché ―Scherzo from Midsummer Night's Dream‖ di Felix Mendelssohn (Scherzo di Una notte di
mezza estate; riutilizzò l'omonima ouverture "Ein Sommernachtstraum", op. 20 scritta nel 1826)

Avis (e ABO) dona salute: la lotta al cancro della prostata e dell'ovaio

"AVIS Dona salute": questo è lo studio per la lotta del cancro


alla prostata e dell'ovaio promosso proprio dalla nostra
associazione. Si tratta della prima ricerca scientifica sui
biomarcatori tumorali condotta su soggetti sani: grazie a tale
iniziativa potrà essere quindi costituita una biobanca, con sede a
Venezia, e unica nel suo genere, con circa 1.200.000 campioni
a disposizione della ricerca Il progetto, tutto italiano, vedrà il
coinvolgimento di circa 15.000 donatori che saranno sottoposti periodicamente a prelievi, consulti e visite urologiche e
ginecologiche. "AVIS dona salute" è promosso dalla Fondazione ABO con la collaborazione di Avis, Lilt (Lega Italiana
per la Lotta contro i Tumori), SIUrO (Società Italiana di Urologia Oncologica), Sigo (Società Italiana di Ginecologia e
Ostetricia) e Ageo (Associazione Ginecologi Extra Ospedalieri). Al progetto collaborano anche la ULSS 12 Veneziana e
il Cribt – Centro Regionale Indicatori Biochimici di Tumore. L'iniziativa ha avuto il patrocinio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, del Ministero della Salute, della Regione Veneto e vede il coinvolgimento anche della Guardia
di Finanza. A spiegare questa iniziativa, il responsabile delle politiche sanitarie dell‘Avis, dott. Pasquale Spagnuolo,
assieme al dott. Massimo Gion, direttore scientifico della Fondazione ABO (Applicazione delle Biotecnologie in
Oncologia) sono intervenuti martedì 20 luglio 2010 ad ―Unomattina Estate‖ per illustrare l‘intero progetto. E come
Crazy Team, non possiamo che essere contenti della scelta: il programma è presentato dalla bellissima Georgia Luzi…
Ah, sì: anche dal bravo Pierluigi Diaco (oramai conoscete il perenne spirito goliardico del Crazy Team: la prossima volta
speriamo di intervenire anche noi alla trasmissione… ).

Durante il servizio è emerso che un tumore di un centimetro ha già


subito circa 27 replicazioni ed è composto da alcuni miliardi di cellule.
Fin da subito la crescita inizia a dare dei segnali che se interpretati
correttamente, permettono di capire che c‘è un movimento biologico
anomalo in essere. Ricercare quei segnali che indicano la presenza di
un tumore e la sua evoluzione è sempre stata un‘area scientifica di
grande interesse per tutto il mondo medico. Massimo Gion, direttore
scientifico fondazione ABO (Applicazione delle Biotecnologie in
Oncologia) infatti chiarisce: «Noi abbiamo incominciato ad occuparci di marcatori così detti tumorali, fin dal 1980-1982
focalizzandoci sulle principali patologie: mammella, prostata, ovaio, con l‘obbiettivo di trovare un aiuto per una diagnosi
precoce e per una ottimizzazione delle terapie. Ci siamo accorti che queste sostanze, i marcatori, sono molto importanti
quando si è fatta una diagnosi di tumore. Con diverse finalità: primo per capire quanto il tumore è ―buono o cattivo‖,
quanto è aggressivo ed eventualmente indirizzare le terapie; secondo per monitorizzare le persone che hanno avuto un
tumore nel tempo e riconoscere precocemente l‘eventuale ricaduta; terzo per valutare come risponde una persona
trattata con chemioterapia o altri trattamenti per il tumore sulla base dell‘andamento dei marcatori. Quindi sono test
diagnostici, sostanze molto importanti utilizzabili regolarmente nel follow-up e nella gestione del paziente con malattia
avanzata».

Ma è vero che sui marcatori tumorali siamo arrivati ad un punto di svolta? «Beh, direi
senz‘altro di sì – conferma il dottor Gion -. I Marcatori tumorali sono stati sino ad oggi
usati come i comuni esami di chimica clinica, confrontati con valori di riferimento. Ad
esempio il colesterolo: sopra a 210 è anormale, sotto è normale. Così il PSA (la
semenogelasi o antigene prostatico specifico): sopra 4,1 e anormale, sotto e normale.
Ci siamo accorti che questo provocava delle informazioni non sempre molto precise.
Dei falsi positivi cioè persone con il marcatore positivo ma che non avevano la malattia
e dei falsi negativi ovvero persone che avevano il marcatore negativo e che in realtà
avevano la malattia. In questi anni abbiamo pensato, con la comunità scientifica e
questo studio sarà una conferma di questa nuova visione: non guardiamo più i
marcatori dal punto di vista del confronto con una finestra di riferimento, ma
andiamo a studiarli nel tempo. Misuriamo la loro variazione del tempo. Questo
perché non c‘è ragione di pensare che il tumore sia qualcosa di normale all‘interno del nostro corpo: è una cosa che
cresce di continuo e quindi il marcatore deve crescere e non misurabile su una finestra di osservazioni. Questa è la
novità del progetto».
Per confermare questa grande intuizione, è stato varato questo importante progetto di diagnosi precoce che riguarda la
popolazione sana. «E‘ un progetto che si rivolge a 15.000 persone sane – continua ancora il dottor Gion -: 10.000
uomini e 5.000 donne e negli uomini verrà studiato un marcatore della prostata e nelle donne un marcatore per l‘ovaio.
Immaginiamo di studiare queste persone per quattro anni, con prelievi ogni sei mesi». Come sono state scelte queste
persone? «Queste persone sono state scelte sulla base di essere dei donatori e quindi di essere già orientate
fortemente verso la salute, di essere sane e di poter essere monitorizzate. Questo progetto ripeto dura quattro anni e
dovrà proprio misurare la variabilità dei marcatori in assenza di malattia. In modo di mettere a punto il sistema di
puntamento per cercare il cancro».

«Questo progetto porta proprio il nome dell‘Avis, ―Avis dona salute‖ – afferma il prof.
Pasquale Spagnuolo, direttore sanitario Avis Nazionale -. Noi siamo grati al professor
Gion che ha voluto coinvolgere Avis e i donatori e le donatrici che rappresenteranno la
popolazione sana che verrà sottoposta a questi controlli nell‘arco di quattro anni:
come ha affermato il professor Gion 10.000 donatori e 5.000 donatrici che verranno
sottoposti ogni sei mesi a prelievi di sangue per monitorare questi marcatori». Quanto
costerà questo progetto? «I costi del progetto sono molto importanti: si parla di 20-25
milioni di euro. Verranno messi a disposizioni da istituzioni private e quindi è un
progetto di grandi dimensioni da cui ci si aspetta molto in termini di significati, di
prospettive e di risultati». C‘è da dire che i privati sulla ricerca scientifica in Italia hanno
sempre molto investito, lo Stato da una parte e i privati dall‘altra: «Guai se non ci
fossero. Danno una mano molto importante alla ricerca scientifica – conferma il professor Spagnuolo -. I donatori
verranno reclutati in base alla loro partecipazione al progetto stesso per il quale bisognerà prima compilare un modulo
di consenso informato essendo uno studio ed una ricerca. Verrà quindi fatta una mappatura in tutta Italia dei centri che
potranno partecipare al progetto stesso e quindi individuare questi 15.000 persone tra i donatori e le donatrici». «Il
progetto – continua il dottore Gion - in se non è un progetto di screening: i donatori saranno monitorati da Avis e da una
visita all‘inizio e alla fine del progetto che se vorranno aderire avranno. L‘obbiettivo è finalizzato a studiare i marcatori e
non uno screening».

Si parte con il tumore alla prostata e dell‘ovaio ma questo


programma consentirà di mettere in moto altri markers per altri
tumori aggressivi: «Il concetto è questo – esplica ancora il professore
Gion -: se si studia un metodo e funziona, questo metodo lo si può
applicare anche alla maggior parte degli altre malattie e non solo
tumorali. Perché le malattie, diversamente dalle condizioni
fisiologiche tendono ad ―andare in velocità‖, tendono ad accelerare
quello che fanno, mentre la condizione fisiologica tende alla stabilità.
Se questo progetto ci darà i risultati che noi ci auspichiamo ci dia, noi
potremo traslare i risultati anche ad altri tumori come il pancreas
oppure anche alle malattie neurodegenerative». ―Avis dona
salute‖consentirà anche la nascita di una biobanca, unica del suo genere: «Questo è verissimo – conferma infine il
professore Gion - perché la maggior parte delle biobanche esistenti al mondo hanno un solo campione per persona. Noi
invece avremo otto campioni per persona: quindi non avremo un ―album fotografico‖ ma una ―galleria di film‖. Vogliamo
ringraziare quanti ci stanno aiutando in questo progetto a cominciare dalle 400 imprese che stanno sostenendo la
Federazione Nazionale Ricerca contro il Cancro ABO nonché le varie società scientifiche che partecipano. Avis e ABO
stanno facendo la base ma dentro ci anche Sigo (Società Italiana Geriatri Ospedalieri), SIUro (Società Italiana di
Urologia Oncologica) Ageo (Associazione Ginecologi Extra-Ospedalieri), Lilt (Lega Italiana Lotta contro i Tumori) e il
Centro Regionale Indicatori Biochimici di Tumore afferente alla Ulss12 veneziana (CRIBT Veneto).».

Avis quindi non solo attiva per salvare vite non facendo mancare sangue dove vi è bisogno, ma anche sensibile a
―tendere una mano‖ al mondo della ricerca nonché attenta alla salute così come dimostrato in ―Avis progetto
celiachia: on commence‖ promosso da Avis provincialew di Bergamo. Tutti insieme per migliorare il futuro. E parlando
di unire le forze e di essere quindi tutti uniti, vi lasciamo, oltre che col video della trasmissione ―Unomattina estate‖, con
un splendido brano di Elisa: Together (insieme). E visto che ―two is meglio che one‖, (un po‘ come la pubblicità del
maxibon), oggi esageriamo: oltre ad Elisa anche Together di Avril Lavigne.

Come ti frego il West Nile Virus

“Come ti frego il virus!” era lo slogan di una delle più belle campagne contro l‘Aids
del 1993. Lupo Alberto, il grandissimo personaggio creato da Silver (Guido Silvestri),
dava tutte le indicazioni ai giovani per prevenire l‘Aids. Forse una delle più belle
campagne a livello di stampa che si ricordino contro il virus dell‘Aids in Italia. Come
da sempre sosteniamo anche noi del Crazy Team, diceva ―una cosa seria sorridendo,
piuttosto che una stupidata seriamente‖. Tra quelle video, nel 2009 ha fatto un grande
successo ―Aides Graffiti‖, un video realizzato da Yoann Lemoine, Il video è
un‘animazione in cui disegni sulle pareti di un bagno prendono vita, per riportarti un
messaggio importante sulla tutela della salute. E anche in questo caso i giovani fanno veramente grandi cose. Yoann
Lemoine, classe 1983, ha girato anche il videoclip di ―Mistake‖ di Moby, nonché di ―Teenage Dream‖ di Katy Perry nel
luglio 2010 (video apparso su MTv negli Stati Uniti il 10 agosto 2010).

Avis da sempre è attenta alla salute: sia delle persone che con il
gesto della donazione di sangue vengono quotidianamente salvate,
sia dei donatori che con grande generosità, «passione, dedizione
qualcosa senza cui non vivono» (prendendo lo spunto dal film ―Vi
presento Joe Black‖) permettono che il sangue non manchi mai.
Sangue che dev‘essere sicuro (rimandiamo per ogni
approfondimento alla pagina ―Iscriviti‖). E proprio per far sì che il
sangue sia sicuro (già nel 2008 ci sono stati in Italia casi di contagio
da West Nile Virus, e purtroppo nel 2009 anche in provincia di Mantova sono stati rilevati due casi di contagio umano),
anche per il 2010 il Centro Nazionale Sangue ha emanato delle misure precauzionali di prevenzione contro la
trasmissione del West Nile Virus mediante trasfusione di sangue ed emocomponenti. L‘ordinanza del 9 luglio 2010
prevede infatti: «[…] sulla base di specifiche valutazioni del rischio di trasmissione trasfusionale dell‘infezione del WNV
(West Nile Virus) condivise con i Centri Regionali Sangue ed i servizi di Sanità Pubblica delle Regioni Emilia Romagna,
Lombardia e Veneto, dal 15 luglio al 15 novembre 2010 saranno sottoposte al test del WNV NAT tutte le donazioni di
sangue ed emocomponenti raccolte dai donatori residenti nelle province di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia,
Mantova e Rovigo». Non solo: i donatori che hanno soggiornato nelle ore serali e notturne nelle provincie di Bologna,
Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo (per quanto concerne l‘Italia) ma anche nella zona della Grecia
corrispondente alla Macedonia centrale (nord della Grecia) ovvero nelle province di Salonicco, Pierla, Kilkis, Pella,
Serres e Chalkidiki, saranno sospesi per 28 giorni. Come detto sono misure precauzionali per garantire come sempre
la sicurezza delle donazioni di sangue, cosi come previsto anche nelle circolari del Ministero della Salute sul West
Nile Virus. Che ci volete fare… i virus sono così. Difficili da debellare, per cui bisogna stare sempre molto attenti.

Questo per quanto concerne il West Nile Virus a livello nazionale. Ma a livello regionale? Nell‘ottica della trasparenza e
della chiarezza, riportiamo di seguito il link all‘articolo pubblicato sul Corriere della Sera – Lombardia.

Scontro sul provvedimento del Pirellone. «Servono più garanzie»


Sangue, sotto accusa le nuove analisi
La Regione cambia i laboratori degli screening. L'Avis: controlli non
sicuri. Le perplessità degli esperti
Articolo di Simona Ravizza
Corriere della Sera – 25 agosto 2010

Dopo la lettera appello


Sangue, l' assessore Bresciani: «Vertice sulle trasfusioni»
Corriere della Sera - 26 agosto 2010

Come emerge dall‘articolo, l‘Avis ha fatto presente alla Regione Lombardia: «Da luglio,
è la denuncia, questi screening sui donatori di sangue finora svolti con efficacia dai
laboratori del servizio trasfusionale (Dmte) di Mantova (unico in Lombardia ad avere
rodato i test con successo) sono passati a Brescia, struttura che fino a quel momento
non aveva ancora sperimentato le analisi per il West Nile Virus. Così il 15 luglio, primo
giorno dei laboratori Dmte di Brescia, segnalano Simti e Avis, è stato tutt'altro che
esaltante». Sempre l‘articolo continua: «Risulta che già dal debutto e a dispetto degli
accordi intercorsi tra Mantova e Brescia, quest'ultima struttura non si sia dimostrata in
grado di soddisfare i compiti assegnati ed abbia inviato i campioni al Niguarda di Milano, aggiungendo un ulteriore
spostamento e aggravio di spese. Il passaggio di competenze, secondo Simti e Avis, comporta soprattutto «una grave
regressione dei livelli di sicurezza trasfusionale fino ad oggi garantiti in Regione Lombardia». Nella parte finale
dell‘articolo, Simti e Avis chiariscono che «non c'è nessun intento polemico, ma solo il desiderio di cercare una
soluzione». . «E' necessario un più costante e proficuo raccordo tra le varie figure in campo come avvenuto finora –
come chiariscono i medici Avis - e che ha garantito gli elevati livelli raggiunti nella sicurezza delle trasfusioni
lombarde». L‘ assessore alla Sanità, Luciano Bresciani, dopo la lettera-appello degli esperti di donazioni che mettono in
discussione l‘ultimo provvedimento del Pirellone in materia di sangue ha dichiarato di essere «pronto ad ascoltare le
richieste dei medici immunoematologi della Simti e dell‘ Avis in un vertice a settembre. 2010 L‘ obiettivo è di migliorare
ancora di più il livello di sicurezza delle trasfusioni di sangue». Bresciani chiarisce che «le procedure trasfusionali in
Lombardia sono assolutamente sicure. Ma stiamo già lavorando per fare ulteriori passi avanti». Sicurezza e qualità che i
donatori, con passione, dedizione in modo volontario anonimo e gratuito hanno sempre garantito e che quindi meritano.

Vi lasciamo con il video ―Aides Graffiti‖ di Yoann Lemoine (come Crazy Team ci siamo chiesti se il video non fosse
troppo ―forte‖. Speriamo di non offendere la sensibilità di nessuno per averlo inserito: abbiamo però concluso che il
messaggio che trasmette è sicuramente utile. ―La bellezza è negli occhi di chi guarda‖ per cui il video, se guardato con
gli occhi giusti non apparirà sicuramente volgare), con il brano "Careful" (ovvero ―attento‖ come
l‘attenzione sui virus) del gruppo Paramore e infine con ―Teenage Dream‖ di Katy Perry. Perché
nei sogni e nel cuore dei ragazzi ci sia sempre il posto per fare qualcosa per gi altri donando
sangue.

AvisTv: l'Avis Villa d‘Ogna è On air

«Il vero viaggio della scoperta non consiste nel cercare nuovi paesaggi, ma nell'avere occhi nuovi». Marcel
Proust

L‘avis Villa d‘Ogna è ―on air‖. «Va beh, sai che novità» direte, «quelli del
Crazy Team sono sempre ―in aria‖ (on air appunto)». Vero. Ma questa volta
siamo letteralmente ―On Air‖: è nata Avistv, la web tv Avis. L‘unica Web Tv
Red Passion, in cui la passione per la donazione cambia il mondo. Sì un
po‘ come nel brano ―Change the world‖ – Cambia il mondo - di Eric
Clatpon. Dal vecchio pc al più nuovo avanzato touchscreen; dal Macbook
all‘iMac, dallo smartphone, dal netbook all‘iPhone per arrivare all‘iPad;
AvisTv, la televisione del donatore di sangue, la Red Passion Tv, vi seguirà sempre. Nel 1959 ―Pensa piccolo‖ fece
conoscere al mondo il Maggiolino Volksgagen. Correva l‘anno 1997 quando il ―Pensa differente‖ (Think Different)
fece conoscere a tutto il mondo la Apple Computer. ―Penso positivo‖ consigliava nel 1993 Jovanotti. E proprio
pensando positivo si è potuto pensare ad AvisTv red passion.

Come Crazy Team conoscete il nostro perenne spirito goliardico. “Meglio dire una cosa seria sorridendo che una
stupidata seriamente”: questo è da sempre il nostro motto. Perché si può parlare della donazione di sangue con un
sorriso sulle labbra, parlando in modo semplice alla gente e capire che i giovani hanno un grande cuore. Volevamo nel
nostro piccolo informare i giovani su come un semplice gesto salva una vita. Abbiamo voluto dirlo in vari modi: per
strada, al pub, al centro durante le collettive di sangue ma anche attraverso le televisioni locali e le radio, il nostro sito
internet e il canale youtube. La web tv nasce proprio da questa voglia di comunicare con tutti e grazie alle televisioni
locali (che con buon cuore da sempre ci sostengono) abbiamo potuto raccogliere vari video che parlano proprio della
donazione di sangue. Ma non solo: grazie alla web tv, abbiamo potuto inserire degli spot internazionali sulla donazione
di sangue. E poco importa se noi la chiamiamo donazione di sangue e all‘estero blood donation: quello che conta è il
cuore comune. Inviateci materiale video: vi basta avere una webcam collegata ad un pc – quelli distribuiti da Avis
Provinciale vanno benissimo - (o naturalmente ad un Mac) o avere un pc portatile (già fornito con webcam integrata) o
meglio ancora avere una video camera e registrare le iniziative avis. E chi volesse può anche mandare in onda in
diretta le varie iniziative (vi basta contattarci). Uno strumento che tutte le Avis (ma anche le altre associazioni di
donazione di sangue) possono utilizzare.

Come nasce la web tv? Nasce da una grandiosa idea di Niki del Crazy Team, il resto
sarebbe troppo lungo da spiegare. Dovremmo parlarvi di come a volte le idee nascono
davanti all‘immancabile caffè al bar, o mentre si discute in Skype. Dovremmo parlarvi
delle idee che nascono per migliorare il sito, alcune buone altre meno, il tutto nel tempo
libero che solitamente, per farlo coincidere con tutto il Crazy Team, si concretizza nelle
tarde serate che sconfinano nelle mattinate. Dovremmo parlarvi di come ci si trova a
―piombare‖ in casa di Niki ad orari impossibili per parlare di Avis, cercare di far
funzionare tutto, magari chiamarci ad orari che moti riterrebbero un po‘ crazy… Dietro ci
sono un‘infinità di cose. Un po‘ come la vita di ognuno di noi è una storia unica che
andrebbe raccontata così come la storia di ogni singolo donatore che decide di fare
qualcosa per gli altri. Dovremmo parlavi di come donare sangue è «passione, dedizione, qualcosa senza cui non vivi»
(Parafrasando una frase dal film "Vi presento Joe Black"). Di come un semplice gesto salva una vita e per questo vale
sempre la pena di farlo. Dovremmo dirvi ―un amore, un sangue una vita… devi fare ciò che riesci (One – U2)‖. Oppure
dirvi che ―ho troppo sangue che sta scorrendo nelle vene perché possa andare sprecato (Feel – Robbie Williams). Ma
finiremmo per bombardarvi «con tutte quelle inutili parole e guardavi mentre la vostra testa esplode. Pezzi di cervello sul
frigorifero, sul tavolo. E anche un braccio sul divano, una gamba sulla libreria. Una scena davvero pulp. Veramente
splatter. E dovremmo prendere lo straccio e pulire il pavimento. Troppo rischioso. E poi a noi, anche se donatori, il
sangue impressiona. Fortunatamente questi concetti ce li teniamo per noi. Abbiamo imparato. Abbiamo evitato di
essere pesanti come un brasato con peperonata alle nove della mattina e abbiamo fatto un lavoro certosino di taglia,
cuci, gira, togli, impasta, frulla, sminuzza, affetta. Alla fine possiamo dire: ―Avis Red Passion . Punto‖. Sì, in sintesi
vogliamo dire quella cosa lì. Donare sangue salva una vita. La vita ci aspettava. Abbiamo mollato le cime e la nave è
salpata. Senza dover pulire il pavimento». (Libera interpretazione di ―E’ una vita che ti aspetto‖ di Fabio Volo capitolo
17).

Se la web tv vi appare un‘idea pazza, vi chiediamo scusa: siamo proprio il Crazy Team. Un idea talmente pazza a cui
Giampaolo Colletti (cofondatore dell‘Osservatorio dell‘Università Bocconi sull‘Enterprise Generated Content e
collaboratore con Italia Oggi, Wired e Il Sole 24 Ore per gli inserti Job24 e Nòva24) ha dedicato un libro: ―TV fai-da-
WEB‖. Una pazza idea come cantava Patty Bravo? Può essere. Ma «[…] Se oggi credo in questi progetti di web tv è
perché lo scenario mediatico sta cambiando. Ad una comunicazione di massa, si va sempre più affinando una
comunicazione diretta, personale, che si esprime attraverso il computer e il cellulare. Gli attuali strumenti di
comunicazione permettono una documentazione a basso costo. Il mito della comunicazione dal basso diventa
realizzabile. E‘ la rivoluzione che ha fatto crescere la controinformazione sul web. […] Il capitale culturale ha bisogno di
spazi comuni in cui esprimersi. Se la televisione generalista è stata l‘agorà della maggioranza, la matrice del populismo
mediatico, la web tv si candida a diventare lo spazio del pensiero critico» Carlo Freccero (Premessa del libro ―TV fai-
da-WEB‖ di Giampaolo Colletti Ed. Il sole 24 ore). «Pensa da uomo saggio, ma comunica nel linguaggio del popolo»
sosteneva William Butlers Yeats, riferimento della storia e della drammaturgia irlandese che fu insignito nel 1923 del
Premio Nobel.

Un linguaggio che attraverso le web tv può essere di tutti.


«Probabilmente, il centro dell‘analisi non dovrebbe essere la
tecnologia, ma chi la usa e come la usa. Le micro web scoperte da
Colletti esemplificano quello che piccoli gruppi attivi possono fare
usando le opportunità offerte dalla tecnologia per realizzare
programmazioni autonome dalle grandi gerarchie editoriali. In
qualche caso le imitano, in altri casi se ne allontanano in termini di
interessi e di linguaggi. In tutti i casi esplorano territori della vita
sociale e culturale che i grandi broadcaster non hanno la forza di vedere. E di far vedere. […] La rete delle web tv non
diventerà una grande rete televisiva: diventerà un ecosistema, tanto più sano ed equilibrato quanto più dotato di
infodiversità. [..] Il futuro di ciascuna micro tv può essere incerto. Come ogni futuro in quest‘epoca di grandi
trasformazioni. Ma le conseuenze della loro stessa esistenza si faranno sentire». Luca De Biase (Postfazione del libro
―TV fai-da-WEB‖ di Giampaolo Colletti Ed. Il sole 24 ore).

«Ecco i pazzi – del Crazy Team aggiungiamo noi -. Quelli che vedono le
cose diversamente. Perché le persone che sono abbastanza pazze da
pensare di poter cambiare il mondo, sono quelle che lo fanno» (Here‘s
to the crazy ones. The ones who see things differently. Because the people
who are crazy enough to think they can change the world, are the ones who
do) Dallo slogan Think Different (di Apple Computer dall'agenzia
pubblicitaria TBWA-Chiat-Day di Los Angeles).

Oltre all‘AvisTv (la trovate anche nel menù a sinistra), vi lasciamo con tre
brani: ma sì, vista l‘occasione abbiamo deciso di esagerare. Il primo è il
bellissimo ―Change The World‖ (Cambia il mondo) di Eric Clapton, un brano dolce e bellissimo. Il secondo, visto che
abbiamo parlato di cose un po‘m pazze, ―Crazy Little Thing Called Love‖ (la ―pazza piccola cosa chiamata amore‖ che
permette ai donatori di salvare vite) dei Queen: un brano da antologia, semplicemente unico. Come terzo brano
abbiamo scelto una bellissima ballata da leggenda in 6/8: ―Crazy” degli Aerosmith.

E visto che abbiamo deciso di esagerare, esageriamo veramente: come bonus


track (o meglio come bonus video) abbiamo scelto “Video Killed The Radio
Star” dei The Buggles. Lo inseriamo come buon auspicio per la AvisTv: fu il
primo video trasmesso il 1 agosto 1981 dall‘allora neonata MTV Music
Television, oggi solamente MTV («In Italia, come in tutto il resto d'Europa, MTV
approda via satellite in edizione localizzata il 1º agosto 1987. Tra il 1987 e il 1989 l'edizione europea di MTV viene
prodotta ad Amsterdam, mentre dal 1989 la sede principale viene spostata a Londra. Il 1º settembre 1997 nasce
ufficialmente l'edizione italiana di MTV» fonte Wikipedia). «Ladies and gentlemen, the blood donation…» - signore e
signori la donazione di sangue - (Mtv fu lanciata con la frase "Ladies and gentlemen, rock and roll..."): nella speranza
che la donazione di sangue possa avere un futuro radioso, pari al buon cuore dei donatori e dei giovani che per l‘Avis
fanno tanto. Come Crazy Team “I Want my AvisTv”. Alzate il volume e ballate con noi.

L‘esempio di donare sangue

«Dovremmo fare il meglio che possiamo per il mondo. E se non è così buono come noi ci auguriamo, dopo
tutto sarà ancora meglio di quello che altri hanno fatto di esso in tutti questi secoli. Un buon mondo ha bisogno
di conoscenza, gentilezza e coraggio: non ha bisogno di una brama di rimpianto dopo il passato, o dei limiti
alla libera intelligenza con le parole pronunciate tempo fa da uomini ignoranti. Ha bisogno di una prospettiva
senza paura e un'intelligenza libera. Ha bisogno di speranza per il futuro, non guardare indietro per tutto il
tempo verso un passato che è morto, che noi speriamo sarà di gran lunga superato dal futuro che la nostra
intelligenza può creare» - Bertrand Russell

Ci sono cose semplicemente stupende. Cose che capisci essere belle


magari nella loro semplicità: un tramonto, un panorama, guardare
dall‘alto di una cima il mondo o ammirare un quadro che dà emozioni
ed essere dispiaciuti quando la guida con un sorriso: «scusi tra cinque
minuti chiudiamo». Leggere un buon libro ed essere dispiaciuti quando
ci si accorge che alla fine mancano poche pagine. E alla fine avere la
voglia di rileggerlo. Ma anche se con timore, se ne sceglierà un altro,
che darà forse meno emozioni o forse più, ma questo è il mondo. Il
bello di rimanere stupiti da quello che il mondo ci propone, della creatività che ognuno ha e che a volte viene espressa.
Ed avere ancora la capacità di meravigliarsi di quello che il mondo ci propone. Ci sono cose realizzate che ci stupiscono
per la loro complessità e per la loro ingegnosità, altre, forse quelle che regalano ancor più emozioni, ci stupiscono per la
loro semplicità.

A noi del Crazy Team è capitato di meravigliarci guardando un video. MadV, un utente di YouTube, chiese una volta, a
chi voleva, di mandare un video che mostrava se stessi con un messaggio importante per l'umanità scritto sulla
mano.Alla fine MadV raccolse tutti i video e li montò realizzando un video. ―The Message‖ è quello che MadV (con il
contributo degli utenti che hanno mandato i video) ha realizzato:

MadV su youtube è stato ―nominato come video con più creatività‖ e come canale ―con più risposte video di tutti i
tempi―.

Ecco cosa hanno "detto" i giovani nel video: «Rispetto, compassione, onore, tolleranza, altruismo, unione, parità,
accettare, perdonare, cura, quota, mossa, ridere, ascoltare, pensare, immaginare, mente aperta, lasciar andare, carpe
diem, apri gli occhi, essere sveglio, essere liberi, pazientare, essere gentile, essere vero, essere te, da vedere, stare in
piedi, parlare, non chiudere, non rinunciare, fare amici e non nemici, tu sei bella, tu non sei solo, io credo in te, la vita è
breve, cara vita, godetevi la vita, amare la tua vita, amare te stesso, ti amo, si amano, amore tutte le persone, l'amore è
straniero, sogni possono avverarsi, nessun odio, nessun dolore, nessuna forma di razzismo più, nessuna guerra, fine
bigottismo, fine fame nel mondo, lotta contro l'AIDS, donare in beneficenza, unire le mani, tenermi, siamo tutti collegati,
venire insieme, insieme come uno, uniti come uno, stiamo tutti insieme, uno collettivo, una vita, una mossa, una pace,
un pianeta, un mondo».

Un video semplicemente meraviglioso. Non sono serviti grossi studi di


registrazioni. Non sono serviti altisonanti registi e blasonati
sceneggiatori. E‘ servita semplicemente una webcam, e la creatività di
MadV per il montaggio. Ah dimenticavamo: il buon cuore. Quel
cuore che fa pensare ad One World. Quel One – uno – degli U2 che
nel nostro sito torna, perche ―un amore, un sangue una vita, devi fare
ciò che riesci‖. Uno cantato dagli U2 quando nel mondo siamo circa sei
miliardi: lo sappiamo sembra un paradosso , non per niente abbiamo iniziato proprio con Russell famoso per aver
teorizzato il paradosso di Russell (riassumibile in poche parole nel questito: "In un villaggio c'è un unico barbiere. Il
barbiere rade tutti (e solo) gli uomini che non si radono da sé. Chi rade il barbiere?"). Uno come il cuore che lega tutti i
donatori di sangue, uno come il cuore che alla fine lega sia i donatori di sangue e le vite salvate dai donatori di sangue.
Uno come il cuore che lega tutte le vite del mondo. Pensate di poter viaggiare e di poter salire sempre più in alto, un po‘
come gli astronauti, prima vedrete delle persone che a mano a mano diventato
sempre più piccole e il tutto diventa uno. Uno come potrebbe essere crazy o mad
che in italiano si traducono con con lo stesso termine ―pazzo‖ (con accezioni
diverse). E in questo mondo come MadV, il Crazy Team ha lanciato un
messaggio, il messaggio in bottiglia – presente anche nel menù del sito -:
―donare sangue salva una vita‖.

E ci piace osservare come i giovani donano sangue: nessun divieto,


nessuna costrizione, ma la voglia di fare. Troppo spesso si punta il dito sui
giovani, troppo spesso non ci accorge nemmeno che vengono trattati in
maniera diversa da come agiscono gli adulti (si veda i limiti di tasso alcolico diversi tra i neopatentati e le altre
persone). Quei limiti che a volte vengono imposti ai giovani, perché è più facile puntare il dito verso gli altri che puntarlo
verso se stessi. Quei limiti descritti nel brano Numb degli U2: un lungo elenco di divieti e negazioni in cui, verso dopo
verso, in un continuo crescendo, «costituisce un personaggio inerte e afasico davanti a qualsiasi cosa succeda» (dal
libro ―The name of love‖ di Andrea Morandi). Quei divieti (nel brano tanti ―don‘t‖) che nel ritornello del brano porta a
cantare: «I feel numb» ovvero mi sento stordito. Quei divieti che gli U2 hanno reso bene nel brano con un
campionamento di un giovane nazista che suonava il tamburo (nulla di politico come sempre ―no politics or religion‖.
Tre brani dopo Numb, nell‘album Zooropa, nel pezzo ―Daddy‘s Gonna Pay For Your Crashed Car‖ gli U2 avevano
inserito una fanfara comunista, condannando tutti i regimi totalitari). Quei divieti che ci richiamano le pillole per
calmare la sete ne “Il piccolo principe” di Antoine de Saint Exupéry. E all‘invenzione della pillola per calmare la
sete che fa risparmiare cinquantatre minuti alla settimana, come Crazy Team insieme al piccolo principe rispondiamo:
«Io se avessi cinquantatre minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana… . Nessun divieto quindi
per la donazione di sangue: solo buon cuore. Quel cuore unico che unisce i giovani e i meno giovani. Anche perché
«l’unico sistema razionale d’educazione è di offrire se stessi come esempio e, se non lo si può evitare, come
avvertimento» - Albert Einstein. Un mondo (One world) in cui non sarete soli (You‘re not Alone). Vi lasciamo col
brano Numb degli U2 come citato sopra, ma anche con One World dei The Feelers e con You're not alone dei Mads
Langer (pazzi più a lungo).

A BergamoScienza 2010 Avis c‘è

L‘VIII edizione di BergamoScienza - dal 1 al 17 ottobre 2010 - farà vivere i


luoghi più incantevoli della cittadina orobica. A partire da Città Alta, per passare
a Città Bassa, l‘edizione 2010 si amplia uscendo dalla città e coinvolgendo
anche la provincia di Bergamo. La kermesse scientifica che riscuote sempre più
successo, vedrà in programma 177 eventi suddivisi tra conferenze, tavole
rotonde, mostre, laboratori interattivi, spettacoli di musica e di poesia, giochi e
competizioni per persone di tutte le età. Come bene esplica il programma «70
locations per una scienza portata letteralmente “in piazza”, fruibile a tutti».
Edizione 2010 che, come le scorse edizioni, vedrà illustri ospiti: Martin Chalfie biologo della Columbia University,
Nobel per Chimica nel 2008 ed Eric Richard Kandel, psichiatra e neuroscienziato della Columbia University,
Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 2000. Ma non solo: la rassegna sarà l‘occasione per illustri rappresentanti
del mondo scientifico di parlare con il pubblico di mente e cervello, di fisica e tecnologia, di ambiente e di clima, di
architettura ed edilizia sostenibile, di matematica e robotica, di geologia, archeologia e molto altro ancora. Un
appuntamento a cui non mancare.

Ma la notizia che come Crazy Team ci rallegra è che ad BergamoScienza 2010 Avis c’è! Infatti Avis Nazionale,
Avis Lombardia e Avis Bergamo (Avis che ha realizzato e ideato l'incontro) saranno presenti alla conferenza “Il
Sangue: risorsa inesauribile?”, che si svolgerà il 15 ottobre 2010 alle 21,00 presso il Teatro Filodrammatici - in
Piazza Santuario, 3 - a Treviglio (si veda il programma a pag. 52 del file). La serata sarà l‘occasione per fare il punto
della situazione sul sistema trasfusionale italiano. Si discuterà inoltre di vari temi quali l'autosufficienza di sangue, si
parlerà del ruolo del volontariato e si analizzeranno lo stato d‘avanzamento degli studi sul sangue artificiale. Relatori
saranno Giuseppe Aprili, Presidente Società Italiana Medici Trasfusionisti, Giuliano Grazzini, Direttore Centro
Nazionale Sangue, Andrea Mozzarelli del Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare dell'Università degli
Studi di Parma e Vincenzo Saturni, Presidente AVIS Nazionale. Introduce Domenico Giupponi, Presidente AVIS
Lombardia.

Avis a BergamoScienza… musica per le nostre orecchie. Ragione e sentimento, sì un po‘ come il libro di Jane
Austin: ci piace citare una donna in quanto nel week-end di apertura la Terza Notte della Scienza si veste di rosa
proponendo una riflessione tutta al femminile sul mondo scientifico.

Scienza e cuore che si ritrova in Avis: la scienza della medicina e della


biologia che ha portato alla donazione di sangue e dei suoi elementi e quel
cuore che i donatori dimostrano nel non far mancare mai il sangue dove vi è
bisogno. Come dicevamo musica per le nostre orecchie. La ragione che portò
Pitagora 2500 anni fa, mentre passeggiava in un paesino sul mare vicino a
Crotone, a sentire un fabbro al lavoro e ad ascoltare i suoni che venivano emessi
dai martelli che battevano sull‘incudine. Per vederci (o meglio sentirci) chiaro,
Pitagora iniziò a fare esperimenti. Scoprì che se i martelli che battevano
sull‘incudine avevano un rapporto doppio di 2 a 1, ossia se uno aveva massa
doppio dell‘altro, i suoni erano gli stessi ma ad un intervallo che in musica si
chiama ottava. Lo stesso avviene anche con le corde in base alla lunghezza. Stessa cosa infine succede per altri
intervalli musicali e altri rapporti di masse di martelli o di lunghezze di corde. «E allora Pitagora scoprì che i numeri
possono da un lato descrivere rapporti fisici (prego non pensate male, stiamo parlando di scienza ) e dall‘altra
rapporti armonici. E che la matematica è dunque un ponte di collegamento fra le scienze e la natura da una parte e le
arti e l‘uomo dall‘altra» - dal libro ―La via lattea" di Piergiorgio Odifreddi.

Incudine che divenne uno strumento ne “Il coro dei gitani” atto II dell’opera "Il Trovatore" di Giuseppe Verdi
dove si canta goliardicamente “Chi del gitano i giorni abbella? La
zingarella!”. Si torna sempre lì...

Visione Pitagorica oggi tornata più che mai in auge – come spiega ancora
Odifreddi nel suo libro - con la teoria delle stringe (inteso come Strings,
sarebbe più appropriato Teoria delle Corde) «che è un tentativo di unificare le
due grandi teorie della fisica contemporanea: la relatività generale (che
funziona benissimo per l‘infinitamente grande) e la teoria quantistica (che
funziona benissimo per l‘infinitamente piccolo). Due teorie che funzionano
benissimo nei rispettivi ambiti – l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo - ma che è difficile mettere
insieme. In poche parole, negli atomi ci sono gli elettroni che vanno a spasso tutto il giorno (beati loro ) e c‘è un
nucleo che è composto da neutroni e protoni. Questi sono costituiti da quark (sì quelli che danno il nome alla
trasmissione di Piero Angela). Di quark se ne sono trovati un po‘ troppi tipi e si è capito che nemmeno loro possono
essere la parte essenziale: si pensa che ci sia qualcosa di più fondamentale e le stringhe sembrano essere il
costituente fondamentale della materia». Abbiamo semplificato tutto, ma queste stringhe farebbero esattamente quello
che fanno le corde degli strumenti musicali, come il violino o la chitarra o anche il pianoforte: «vibrare e produrre suoni.
Le corde degli strumenti vibrano nel nostro spazio quadrimensionale – ovvero lo spazio tridimensionale e il tempo –
perché muovono l‘aria. Le stringhe vibrano in spazi più complicati a molte dimensioni. E qui viene il bello, perché questi
suoni corrispondono e sono le particelle: elettroni, protoni, neutroni sono tutti modi di vibrazioni delle stringhe» Eccoci
ritornati alla visione pitagorica dell‘armonia del mondo e della musica delle sfere, perché l‘universo si riduce ai suoni
prodotti da un‘enorme orchestra di archi.

Poco importa quale musica… Può essere la «musica ribelle, che ti vibra nelle ossa, che ti entra nella pelle. Che ti dice
di uscire, che ti urla di cambiare di mollare le menate e di mettersi a lottare» (Musica Ribelle – Eugenio Finardi) o la
musica del brano ―Con-Science‖ dei Muse, o la ―Science of Fear‖ dei The Temper Trap o altro. Semplicemente
Music (musica) come il brano di Madonna. Scienza ed arte che si esprime anche attraverso la musica: «Chi del gitano i
giorni abbella? La zingarella!». Ragione e sentimento.

Donne molestate sul lavoro: sono un milione e 224 mila e l‘80% non denuncia
la violenza subita

Se dovessimo riassumere in una sola parola meraviglia non


avremmo dubbi: la definiremmo donna. Da millenni le donne
sono le muse ispiratrici dell‘arte, l‘ideale supremo. Quando si
pensa ad una donna e quando si pensa donna, non si può
fare a meno di sentire l‘incontro tra la terra (Gea) e il cielo
(Urano), l‘incontro tra Zeus e Mnemosine (dea della memoria
ma anche del canto e della danza). Quando si pensa donna,
si pensa alla bellezza di un corpo femminile, sensuale e dalle
splendide curve che ammaliano, alla pelle di una donna che «come un'oasi nel deserto ancora mi cattura», alla voce
di donna che «come il coro delle sirene di Ulisse m’incatena» (Sentimento Nuevo – Franco Battiato), alla bellezza
che il pensiero di donna porta, alla dolcezza, alla tenacità al vedere il mondo con occhi diversi per dare sempre al
mondo un futuro nuovo. Sì, la meraviglia che solo una donna sa essere e che sa trasmettere al mondo. Quella bellezza
espressa non tanto dalle modelle che sfilano sulla passerelle di moda di Milano, Parigi (o in qualsiasi altro posto), ma la
bellezza vera, la bellezza fisica ma anche di pensiero delle donne come era intesa in passato, donne formose come la
Venere di Botticelli, quella bellezza intesa non solo nei corpi femminili formosi simbolo di fertilità, ma la bellezza
dell‘intelligenza della mente e dell‘intelligenza di una donna. Quella bellezza che una donna rende quando entra anche
solo min una stanza, perché «le donne sono belle anche da respirare» (―E‘ una vita che ti aspetto‖ - Fabio Volo), perché
«ho letto da qualche parte che il vero motivo per cui si sono estinti i dinosauri è perché nessuno li accarezzava. Bisogna
sperare che l'uomo non faccia lo stesso stupido errore con le donne» (Fabio Volo). Quel ―nuovo sentimento‖ che una
donna può dare ad ogni persona e al mondo. Semplicemente donna meravigliosa, la «regina di cuori, tra mille colori, sei
tu la più bella e della notte la mia stella» (Regina di Cuori – Litfiba).

Come abbiamo già avuto modo di dire sul nostro sito delle donne non ci dimentichiamo mai «e anche se non è l’8
marzo o il 25 novembre (Giornata internazionale per eliminare la violenza contro le donne) poco importa in
quanto le donne sono donne tutto l’anno. E vanno rispettate sempre e ovunque». Leggendo i dati diffusi da una
ricerca Istat riferita agli anni 2008-2009 questo non avviene. E purtroppo si parla ancora di molestie che avvengono, al
contrario di quanto si possa pensare, proprio vicino a noi. Inutile nasconderci dietro ad un dito: come Crazy Team siamo
solitamente goliardici, cerchiamo di dire cose serie con un sorriso sulle labbra, ma oggi non ci riesce. Perché una
donna che ha subito violenza «può scappare dell’inferno, ma non dagli effetti che l’inferno ha su di lei» (libera
interpretazione tratta da The Bourne Deception – Il rischio di Bourne – di Robert Ludlum e Eric Van Lustbader). Dati non
confortanti, come ripreso anche in un articolo del Corriere della Sera.

Il rapporto dell'Istat | Sono un milione e 200 mila


Molestate in ufficio, 8 su 10 tacciono
Ricattate per l'assunzione o per fare carriera. Nel mirino impiegate e
commesse
Articolo di Ilaria Sacchettoni
Corriere della Sera – 16 settembre 2010

Dati inquietanti, come riporta la ricerca Istat: «Circa la metà


delle donne in età 14-65 anni (10 milioni 485 mila, pari al 51,8
per cento) hanno subito nell’arco della loro vita ricatti
sessuali sul lavoro o molestie in senso lato come
pedinamento, esibizionismo, telefonate oscene, molestie
verbali e fisiche. Negli ultimi tre anni sono state 3 milioni 864
mila (il 19,1 per cento del totale) le donne di 14-65 anni ad aver
subito almeno una molestia o un ricatto sessuale sul lavoro.
Considerando solo il mondo del lavoro, sono un milione 224
mila le donne che hanno subito molestie o ricatti sul posto di
lavoro, pari all‘8,5 per cento delle lavoratrici attuali o passate,
incluse le donne in cerca di occupazione. Negli ultimi tre anni, 347
mila donne (il 2,4 per cento) ha subito questi episodi».

Impressionante la frequenza con cui vengono perpetrate le


molestie, come descrive l‘indagine Istat: «Considerando tutti i tipi
di ricatto sessuale sul lavoro, il 43,1 per cento viene ripetuto quotidianamente o più volte alla settimana, mentre l‘11,4
per cento si verifica qualche volta al mese e il 31,9 per cento più raramente. I ricatti sessuali per carriera si verificano
con una frequenza più ravvicinata. Negli ultimi tre anni, la quota di ricatti che si verificano più volte a settimana è
maggiore (48,3 per cento)».

La paura delle donne che subiscono violenze è alta: «Quando una donna subisce un ricatto sessuale, nell’81,7 per
cento dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro (80,2 per cento negli ultimi tre anni). Solo il 18,3 per
cento di coloro che hanno subito ricatti nel corso della vita ha raccontato la sua esperienza, soprattutto ai colleghi (10,6
per cento). Quasi nessuna delle vittime ha denunciato l‘episodio alle forze dell‘ordine. La motivazione più frequente per
non denunciare il ricatto subito nel corso della vita è la scarsa gravità dell‘episodio (28,4 per cento), seguita
dall‘essersela cavata da sole o con l‘aiuto dei familiari (23,9 per cento), dalla mancanza di fiducia nelle forze dell‘ordine
o dalla loro impossibilità di agire (20,4 per cento) e dalla paura di essere giudicate e trattate male al momento della
denuncia (15,1 per cento). Negli ultimi tre anni, la scarsa gravità dell‘episodio (31,4 per cento) e l‘essersela cavata da
sole o con l‘aiuto dei familiari (28,4 per cento) sono in aumento tra le motivazioni della mancata denuncia, così come la
paura delle conseguenze per la propria famiglia».

Abbiamo riportato i testi (di una parte della relazione) senza modificare nulla:
sono numeri troppo tristi che parlano di violenza e non volevamo commettere
errori. Numeri che ci fanno sentire piccoli, che ci lacerano. Numeri che ci
fanno quasi sentire impotenti. Ma è importante parlare di violenza in quanto
«Un punto di passaggio fondamentale è rappresentato dalla legge sulla
violenza sessuale del 1996 (Legge del 15 febbraio 1996, n. 66. Norme
contro la violenza sessuale. - G.U. Serie Generale n. 42 del 20 febbraio
1996) che riconosce il reato di violenza sessuale come reato contro la
persona e non più contro la morale pubblica. Negli anni tanti casi della giurisprudenza hanno fatto discutere sul
concetto di violenza e sugli esiti processuali, positivi o negativi, hanno a lungo parlato i media, rompendo così il
silenzio che aveva caratterizzato gli anni precedenti». Parlare di violenza in quanto aiuta le donne: «Accanto ai
cambiamenti nella cultura giuridica, va segnalato che si parla di più di violenza sessuale attraverso i media.
L’attenzione legislativa e dei media ha fatto sì che crescesse la legittimazione dell’esistenza del fenomeno, che
fosse possibile parlarne e, di conseguenza, anche essere vittime senza sentirsi colpevolizzate». Uniti si può
veramente far tanto per cambiare quello che non va…

Basta violenza sulle donne: non voltiamo la faccia dall‘altra parte, se si vuole insieme si può fare molto. Basta contattare
l‘Associazione Aiuto Donna (abbiamo linkato il centro di Bergamo), o telefonare al numero 1522 (o contattare il sito
www.antiviolenzadonna.it). Come Crazy Team ―Il mio nome è mai più‖ violenza in generale e soprattutto mai più
violenzasulle donne.

Spazio quindi al brano ―A Little Over Zero‖ (Un poco più di zero) di Elisa: la voce celestiale di una donna che,
nonostante i numeri della ricerca Istat, ci indica di continuare a camminare e di non perdere la speranza. «Cosa farò
solo per sentirmi un po' più di zero? E poco più? Se sarò la mia tristezza la mia vita mi crollerà in testa. Camminerò
come fosse per sempre. Camminerò proprio perché questo potrebbe salvarmi» (What shall I do - just to feel - A
little over zero, - a little over If I am my sadness - My life will fall on my head - Gonna walk like it's for ever - Gonna walk
just 'cause this could save me). Camminare incontro a quella donna (che spesso viene) lasciata sola - A Woman Left
Lonely - Janis Joplin

Le condizioni necessarie per la donazione di sangue e di midollo osseo:


donazione gratuita, volontaria e anonima

Donazione fatta in modo anonimo, gratuito e volontario.


Queste sono quelle che logica – ma anche in qualsiasi
altre disciplina scientifica - definiremmo condizione
necessaria (vi risparmiamo le varie definizioni tra
condizione necessaria, sufficiente e il mix tra le due ovvero
condizione necessaria e sufficiente). In poche parole le
condizioni necessarie sono quelle indispensabili (anche se
non sono tutte quelle che servono altrimenti sarebbero
anche sufficienti). Nel nostro caso non è un sofisma o una
pignoleria: la donazione ha bisogno proprio di queste tre
caratteristiche. Una donazione consapevole quindi fatta in piena libertà.
Se manca una di queste condizioni necessarie accade quello che purtroppo è avvenuto a Padova. Cosa è avvenuto a
Padova? Per completezza, come sempre fatto, riportiamo i vari link gli articoli pubblicati sul Corriere della Sera. Gli
occhielli, i titoli e i sommari dei vari articoli ben riassumono il tutto. In estrema sintesi, come ben descrive l‘autrice degli
articoli Francesca Visentin, «è il dramma di due sorelle. Una di loro, anche se compatibile, non ha donato il
midollo osseo per salvare l’altra da una grave forma di leucemia». Un dramma quindi di due sorelle, fino a quando
«uno striscione con la scritta ―Luisa F. ucciderà sua sorella se non dona il midollo‖,è apparso sulla piazza del quartiere
di Salboro (a Padova). Da lì una vicenda totalmente privata, si è trasformata in un caso pubblico, a causa della frase
che criminalizzava la donna». Da questa notizia sono scaturiti numerosissimi commenti. E ahinoi, come spesso accade,
ci si divide - quasi come avversari da partita di calcio allo stadio – tra ―innocentisti‖ e ―colpevolisti‖. E come spesso
accade, non si può dire cosa si pensa senza doversi per forza schierare da una parte o dall‘altra.

In attesa del trapianto

L’appello dei donatori: «Non soffri e non rischi, salva la vita a tua sorella»
Ma una voce la difende: «Violenza insopportabile»

Articolo di Francesca Visentin


Corriere della Sera – 28 settembre 2010

La storia

La sorella le nega trapianto di midollo Striscione a Padova: «Così la uccidi»


Lettera aperta di Paola F., medico anestesista che rischia la vita a causa
della leucemia: «Cara Luisa, sono medico. Non metterei mai in pericolo la
tua vita»

Articolo di Francesca Visentin

Corriere della Sera – 27 settembre 2010

Il caso a Padova

Rifiuta il midollo alla sorella malata Striscione in piazza: «La ucciderai»


Trovato un donatore esterno, la questura indaga sulle scritte. Gli esperti
difendono la libertà di scelta

Articolo di Francesca Visentin

Corriere della Sera – 23 settembre 2010

L‘argomento è troppo delicato per sminuirlo ad una


semplice contesa di calcio, da ―o tifi uno o tifi l‘altro‖,
da ―o sei con me o sei contro di me‖. No, in questo
caso non ci piacciono i cori da stadio. Non ci
piacciono le ―urla‖ di chi si schiera di qui o di là, con
quella sicurezza che non nascondiamo ci
impressiona. Anche perché come sosteneva
Bertrand Russell (filosofo, logico, matematico e
premio Nobel per la letteratura nel 1950 "quale
riconoscimento ai suoi vari e significativi scritti nei
quali egli si erge a campione degli ideali umanitari e della libertà di pensiero") «il problema dell'umanità è che gli
sciocchi e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi, mentre le persone più sagge sono piene di dubbi
». Stiamo parlando di un dramma di due sorelle. Come Crazy Team ci piace parlare di donazione (qualsiasi essa
sia… di sangue, di midollo osseo o di organi è uguale. Sempre di donazione stiamo parlando) come un gesto
d’amore. E un gesto d’amore non lo si impone, lo si fa perché è il cuore che parla. E il cuore che dà la direzione è
la mente logica e razionale ci indica le condizioni necessarie per la donazione. Quelle caratteristiche che ritroviamo
bene esplicite ed espresse in anonimo, gratuito e volontario. Una vicenda che doveva essere e rimanere anonima
(donare ad una persona che non si conosce è un gesto eccezionale e tale deve rimanere), un gesto gratuito (diciamo
solo che è la condizione ovvia, come si direbbe in Francia ―ça va sans dire‖) e una donazione volontaria. Senza
criminalizzare chi non la fa, in quell‘ottica di libertà di pensiero decantata anche da Russell.

E quindi riportiamo, preso dall‘articolo, in cosa


consiste donare: «La donazione, sia dal punto di
vista etico, che psicologico, deve essere una
libera scelta - sottolinea il direttore dell‘Azienda
Ospedaliera di Padova ed ex responsabile del
Centro Regionale Trapianti, Giampietro Rupolo -.
Qualsiasi tentativo di condizionamento va
contro i principi fondamentali dell’etica e della
medicina. Non è un reato dire di no, mentre sono
reato forzature e pressioni. Il rifiuto spesso deriva
da paure e timori infondati, dalla non conoscenza delle procedure. E‘ un ansia su cui i medici possono lavorare,
spiegando che ad esempio in questo caso, non c‘è nessun rischio: il trapianto è fatto in anestesia locale e day-surgery,
il prelievo è dalla cresta iliaca del fianco». Aggiunge Corrado Viafora, della Commissione Bioetica dell‘Università di
Padova: «L‘unico obbligo del donatore è quello morale, che passa solo attraverso la scelta e la disponibilità personale,
da non forzare. Mai». E come direbbe Shakespeare, ―molto rumore per nulla‖: alla fine «il donatore si è trovato, anche
se non è un parente, l‘operazione di trapianto si farà». Chi quindi se la sente diventi, liberamente e volontariamente
donatore di midollo osseo, evitando così che certi drammi si possano ripetere in futuro. Quel ―non forzare. Mai‖. Perché
ogni giorno sia “un grande giorno per la libertà” (A Great Day For Freedom – Pink Floyd). Perché ―ho camminato
tutto solo per queste strade che chiamo casa. Strade di speranza, strade di paura” (I have walked all alone, on
these streets, I call home. Streets of hope, streets of fear). Ma “suona le campane, suonale forte lasciale
suonare qui e adesso. Esci e fa suonare le campane della libertà‖ (Ring the bells, ring them loud - Let them ring
here and now - Just reach out and ring the bells of freedom) – Bells Of Freedom – Bon Jovi.

Un nastro rosa per la lotta al tumore al seno (a pink ribbon to fight breast
cancer)

Un nastro rosa simbolo della campagna nazionale per la prevenzione del tumore al seno.
Un nastro rosa per dire alle donne di dedicarsi cinque minuti e di prendersi un attimo di
tempo, per pensare a se stesse e alla propria salute. Come Crazy Team e come Avis Villa
d‘Ogna, siamo ben lieti e felici di dare spazio a notizie che riguardano la salute delle donne e
che possono in concreto contribuire a migliorare la loro condizione. A livello locale, per
quanto concerne Bergamo e provincia, si può prenotare una visita specialistica gratuita per
tutto il mese di ottobre 2010, chiamando il numero 035/342117 035/342117 e
prendere informazioni tramite la LILT – Lega Italiana Lotta ai Tumori – di Bergamo. La Campagna Nastro Rosa, a
livello nazionale, nasce con l’obiettivo di ampliare la cultura della prevenzione nel campo della salute, in
particolare si propone di sensibilizzare le donne sulla necessità di sottoporsi ad opportuni esami per prevenire
il tumore del seno. Giunta alla XVII edizione, l‘iniziativa è il frutto di un‘importante collaborazione tra Estée Lauder
Companies e la Lilt - Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori -, da quasi 90 anni impegnata nella promozione della
salute e nella diffusione di una corretta cultura della prevenzione oncologica. Come riporta il sito www.nastrorosa.it,
attivo proprio dal 25 settembre 2010, i numeri sono chiari: «Il tumore al seno è anche nel nostro Paese il più frequente
della popolazione femminile, rappresentando circa un terzo di tutte le neoplasie diagnosticate. I dati indicano oltre
40.000 nuovi casi ogni anno: 1 donna su 8 quindi riceve una diagnosi di
tumore al seno. A quest‘ultimo inoltre spetta ancora il primato per il maggior
numero di vittime: 1 donna su 33 infatti, muore a causa di un carcinoma
mammario. Dai dati raccolti dai Registri Tumori presenti sul nostro territorio,
sebbene negli anni si sia registrata una riduzione della mortalità, l‘incidenza
del tumore al seno è in aumento, anche per effetto del crescente
invecchiamento della popolazione femminile italiana. A tanto si aggiungono
le oltre 400.000 donne in Italia, che hanno avuto in passato una diagnosi di
tumore al seno». La prevenzione risulta quindi indispensabile per poter
sconfiggere la malattia e portare alla guarigione: «La costante conoscenza
della problematica – che deve coinvolgere medici di famiglia, ricercatori,
medici specialisti e le stesse donne – ha reso questa malattia sempre più curabile e, quindi, guaribile. Questa situazione
potrà ancora migliorare, con ulteriore incremento della sopravvivenza, se sarà facilitato l‘accesso a centri di diagnosi e
cura specializzati, omogeneamente distribuiti su tutto il territorio nazionale».A livello nazionale per tutto il mese di
ottobre 2010, i circa 390 ambulatori LILT – la maggior parte dei quali all‘interno delle 105 Sezioni provinciali della Lega
Italiana per la Lotta contro i Tumori – sono a disposizione per visite senologiche, fondamentali per la prevenzione della
patologia. Testimonial italiana per l‘edizione 2010 è la giornalista e conduttrice tv Francesca Senette. Per l‘occasione
l‘Italia intera si tinge di rosa, colore come detto simbolo dell‘iniziativa. La luce rosa unirà tutta l‘Italia: monumenti, edifici
e statue sono illuminati per una o più notti onde testimoniare che il tumore al seno, si può (e si deve) sconfiggere). E
come in Italia, anche in tutto il resto del mondo si accenderanno di luce
rosa location famosissime e prestigiose, quali l‘Empire State Building (New
York, USA), le Cascate del Niagara (Ontario, Canada), Opera House
(Sidney, Australia), la Torre 101 (Taipei, Taiwan), il Ponte di Nan Pu
(Shangai, Cina), la Torre di Tokyo (Tokyo, Giappone), l‘Arena di
Amsterdam (Amsterdam, Olanda).

Ideata nel 1989 negli Stati Uniti da Evelyn Lauder, Presidente di Estée
Lauder Companies, in accordo con la Susan G. Komen Foundation
(un‘organizzazione per la ricerca sul tumore al seno), la Campagna Pink
Ribbon (nastro rosa) venne ―esportata‖ in tutto il mondo: in ben 90 Paesi.
Dal 1991 il pink ribbon (vi consigliamo di visitare il bellissimo sito www.pinkribbon.org) - il nastro rosa – è diventato il
simbolo della lotta al cancro al seno e quindi della prevenzione al cancro al tumore al seno. Tra gli slogan pink ribbon,
“la migliore protezione è la diagnosi precoce” (The best protection is early detection) e “Mammografia… qualche
minuto per un tempo di vita” (Mammograms… a few minutes for a life time). Tra le varie ambasciatrici per la
campagna negli anni: Amanda Witteman (modella e volto internazionale di Pink Ribbon), René Syler (anchorwoman,
iscritta al Susan G. Komen Foundation come ambasciatrice nel gennaio del 2007), Cynthia Nixon (attrice, meglio
conosciuta per il suo ruolo di Miranda, nel popolare show televisivo di Sex and the City. Ambasciatore per la Susan G.
Komen Foundation dal mese di aprile 2008), Reese Witherspoon (attrice, ambasciatore Avon Foundation) e Elizabeth
Jane Hurley (modella inglese ed ex attrice che divenne noto come fidanzata di Hugh Grant negli anni '90).

E come ben dice il sito pink ribbon, insieme possiamo camminare, vivere, sentire, lottare, prevenire (let‘s live – feel –
fight – join – prevent – walk – stand – togheter). Pink ribbon, che ci richiama (nel titolo) il brano di Lucio Battisti ―Con il
nastro rosa‖, E grazie a queste iniziative, insieme come nel brano ―Togheter‖ di Elisa, tanto possiamo fare tutti
insieme per le donne. I ―Pretty Pink Ribbon‖ (brano dai Cake) che ci fanno pensare alla meraviglia delle donne.

Dicono di noi: l‘AvisTv su Sos Avis (il giornale di informazione Avis Nazionale)

«Dal momento che a chiunque è concesso di prendersi degli svaghi, non vedo perché non
debba farlo chi solitamente ha la testa china sui libri. Specie se usa l’ironia per trattare
temi seri e dipana il suo scherzo in modo che il lettore, a meno che non sia un perfetto
babbeo, riesca a trarne più giovamento che dalle cupe riflessioni di certi illustri pensatori.
[…] Altri poi si dedicano a predire il futuro o si soffermano su questioni banali, facendo
tanto fumo e poco arrosto. […] Certo, non c’è niente di più sciocco che trattare con
leggerezza questioni serie. Ma è altrettanto vero che è assai piacevole scherzare, dando intanto a intendere
verità tutt’latro che sciocche» (Da ―All‘amico Tommaso Moro‖ tratto da ―Elogio della follia‖ di Erasmo da
Rotterdam)

«Ecco la web-tv dedicata al dono del sangue»: questo è il titolo


dell‘articolo che ―Avis Sos‖ (settembre 2010 a pag. 23 del *.pdf),
il periodico trimestrale di informazione e cultura dell‘Avis
Nazionale, ha dedicato all‘AvisTv. Sul sito avis Villa d’Ogna
abbiamo già avuto modo di dire che come Crazy Team siamo da
sempre ―on air‖ (in aria, da qui il Crazy), ma la notizia ci ha reso
più goliardici del solito. Avete presente Angelina Jolie? Di più…
Oramai conoscete il nostro perenne spirito goliardico che ci fa
parlare di donazione (di sangue ma anche di midollo osseo e di
organi) in modo scherzoso. Infatti scherziamo: più di Angelina non c‘è nulla. La felicità che ci ha creato la notizia
dell‘articolo pubblicato su ―Avis Sos‖ infatti non è come, ma è quasi come Angelina: ―Moltiplicatelo all'infinito, portatelo
negli abissi dell'eternità e vedrete appena uno spiraglio di ciò di cui stiamo parlando‖ (parafrasando una citazione dal
film ―Vi presento Joe Black‖). Sì, siamo entusiasti che sia stata compresa l‘idea con cui nasce l‘Avis Tv: «Un ulteriore
ed efficace mezzo per poter parlare alla gente con un sorriso della donazione di sangue». Wow, musica per le nostre
orecchie: un Beautiful Day – giorno meraviglioso - (come il brano degli U2), in cui ―I Feel Good‖ (mi sento bene – brano
di James Brown).

La web tv Avis, nata dall‘idea di Niki del Crazy Team, ha


proprio l‘intento di poter mettere in rete uno strumento
che possa servire a tutte le avis, qualcosa che si possa
condividere, qualcosa che elimini le distanze fisiche e
che ci permetta di essere sempre accanto ai donatori.
Provate a pensare un attimo: quando si esce di casa la
mattina andando al lavoro magari ci si può dimenticare
le chiavi di casa, ma non il cellulare. E anche attraverso
il cellulare si può accedere alla web tv sempre in onda. Tutte le avis possono essere protagoniste: basta come riportato
anche nell‘articolo di Avis Sos, una webcam (chiaramente anche una telecamera) e un pc - o naturalmente un Mac -
(per i dettagli tecnici contattateci: vi indicheremo come mandarci i video). E come avevamo già avuto modo di dire
quando abbiamo presentato la web tv Avis e come riportato anche nell‘articolo da Avis Nazionale, è «uno strumento che
tutte le Avis (ma anche le altre associazioni di donazione di sangue) possono utilizzare». Una web tv che, come il cuore,
non ha limiti ed elimina le distanze fisiche varcando i confini geografici. Grazie ad AvisTv abbiamo potuto conoscere e
incontrare nuovi amici: Vittorino Marsetti, Presidente Avis Regionale Svizzera nonché Consigliere Nazionale Avis
Svizzera. Immensa è stata la gioia nel vedere come un "messaggio in bottiglia" fatto col cuore possa aver valicato
qualsiasi confine ed arrivare ovunque. Un‘emozione ancora più forte pensando che Avis Svizzera fu fonata dal
bergamasco Alberto Carrara (19.04.1929 - 13.12.2009) nato ad Albino (in Val Seriana ad una decina di chilometri da
Bergamo e salendo la valle, ad una ventina di chilometri da Villa d‘Ogna) e trasferitosi a Baden, in Svizzera, nel 1956.
L‘emozione di essere contattati da un Avis estera fondata da un bergamasco è stata indescrivibile: ci ha riportato al
valore più aulico di Avis, ci spinge a seguire la strada di Vittorio Formentano ma anche quella di Alberto Crarrara che,
come si legge dal sito Avis Svizzera, «può essere paragonato a quello che ha fatto il Dottor Formentano in Italia. Dal
niente ha dato vita ad una organizzazione che ha raccolto subito larghi consensi con decine, centinaia e poi migliaia di
aderenti, tracciando una via e dando loro dei valori e degli ideali da seguire. Questi sono i motivi per cui tanti emigranti
italiani degli anni 60-70 hanno aderito all‘Avis in maniera così massiccia. Erano quegli anni difficili, anche a causa di
iniziative xenofobe che si stavano sviluppando e gli italiani in Svizzera avevano bisogno di liberarsi da certi pregiudizi
che la popolazione locale aveva su di loro e dimostrare al Paese che li ospitava che non erano solo una forza lavoro,
ma anche persone con un cuore e con dei sentimenti capaci di esprimere altruismo e solidarietà». La donazione di
sangue e salvare vite: «Ideali che ci hanno unito sotto la bandiera dell‘Avis e spronati a percorrere una strada che ci ha
portato lontano ed aperto molte porte». Un idea portata avanti in modo gratuito volontario e anonimo quando in Svizzera
il dono del sangue non era (e in alcuni casi non è tutt‘oggi) gratuito. E qui la storia si intreccia ancora con Bergamo: tra
chi ufficializzò il primo direttivo Avis di Baden «il Dott. Guido Carminati, Presidente Avis di Bergamo e futuro Presidente
Nazionale […] Il discorso introduttivo all‘assemblea fu tenuto da Alberto Carrara, promotore e principale animatore; ad
esso seguì un discorso illustrativo sull‘attività e finalità dell‘Avis da parte del Dott. Carminati. Durante l‘assemblea si
raggiunse l‘accordo di costituire un consiglio Avis intercantonale con Alberto Carrara alla presidenza. Particolare forse
non noto a tutti, all‘Avis di allora venne dato il nome di ―Avis Emigrante―».

Questa è la storia, questa è la strada che i grandi pionieri chi hanno tracciato per
indicarci il futuro. Perché «la storia serve per chi c‘era per ricordare, per chi non
c‘era per sapere». Quella storia che abbiamo potuto conoscere grazie all‘Avis web
tv: questo era nelle speranze del Crazy Team, in quei bei sogni che sembrano
troppo veri per potersi realizzarsi. Ma, come il gesto di donare, ci sono cose che
sfuggono alla razionalità e seguendo i percorsi del cuore navigano in questo
meraviglioso mare che è la vita. Siamo partiti da Villa d‘Ogna , siamo andati all‘Avis Nazionale, passando per Avis
Svizzera, siamo ritornati a Bergamo: ―The Circle Of Life‖ (riportiamo il bellissimo video del brano di Elton John
utilizzato nel cartoon della Disney ―The Lion King‖ – Il re leone). Il cerchio della vita (riportiamo anche la versione la
versione italiana – non meno bella di quella inglese nel cartoon – che fu interpretata da Ivana Spagna) che attraverso la
donazione di sangue, rinnova io ciclo della vita. Un augurio: il brano sia di buon auspicio per la nascita dell‘AvisTv e per
tutte le idee future, frutto del buon cuore, dell‘Avis

Avis-Admo_Aido: tre A che salvano vite


“D’esitar non è più tempo: ditemi di sì”. (Don Pasquale - Atto 3; Scena 8 – Gaetano Donizetti)

Predicatore : Ricordati che devi morire!


Mario: Come?
Predicatore : Ricordati... che devi morire!
Mario: Va bene...
Predicatore : Ricordati che devi morire!
Mario: Sì, sì... no... mo' me lo segno...
Dal film ―Non ci resta che piangere‖

Lo sappiamo, iniziare con il ―memento mori‖ (il "ricordati che devi


morire" appunto), è come minimo strano. Ma volgiamo parlare di
vita e di morte (ai più scaramantici : fermi, potete rimettere le
mani sulla tastiera del computer… Alle più scaramantiche: non ci
assumiamo responsabilità in merito alle conseguenze di dove
avete potuto mettere le mani). Dai conoscete il perenne spirito
goliardico dl Crazy Team, ma è proprio così: parleremo di morte
e lo faremo con un sorriso sulle labbra. E parleremo di come la
donazione (sia essa di sangue, di midollo osseo sua di organi)
possa vincere la morte e ridare una vita (sia in senso letterale,
sia in senso metaforico) a chi un futuro non ha. Sì, parleremo di un argomento serio in modo scherzoso. Speriamo che
la cosa non scandalizzi nessuno e come abbiamo già avuto modo di riportare citiamo le parole di Erasmo da
Rotterdam estrapolate da ―All‘amico Tommaso Moro‖ tratto da ―Elogio della follia‖: «Certo, non c‘è niente di più
sciocco che trattare con leggerezza questioni serie. Ma è altrettanto vero che è assai piacevole scherzare, dando
intanto a intendere verità tutt‘latro che sciocche». ―Mah… questi del Crazy Team… Va bene scherzare, fare ironia e
satira, ma la morte…‖. Forse avete ragione. Per questo prima di scrivere, ci siamo recati in paese confinante con Villa
d‘Ogna, a Clusone (per chi legge e non conosce i luoghi, sempre in val Seriana in provincia di Bergamo ) e più
precisamente ne ―L’oratorio dei disciplini‖ un edificio di origine medievale, posto di fronte alla basilica di Santa Maria
Assunta, voluto dalla confraternita dei disciplini come sede del proprio ordine. Proprio a Clusone vi è ―La danza
macabra‖ - realizzata nel 1485 dal pittore clusonese Giacomo Borlone de Buschis - , uno tra i più belli e meglio
conservati affreschi nella quale si parla del trionfo della morte.

Siamo rimasti meravigliati, come tutte le volte che


abbiamo la possibilità di vedere questa opera. E non c‘è
bisogno di prenotare: l‘affresco è situato all‘esterno ed è
visibile a tutti e a qualsiasi ora. Cosa rappresenta
l‘affresco? Potenti (un Papa, imperatore, cardinale,
vescovo, re e filosofo) che offrono (inutilmente) soldi per
salvarsi. Ma anche una donna con uno specchio
(simbolo della vanità); un membro della confraternita dei
disciplini, un contadino; un oste; un soldato; un mercante (è la sua sacca dei soldi); un uomo di lettere; un magistrato:
tutti questi in coppia con uno scheletro. Una ―Danse Macabre‖ - Danza macabra – come il meraviglioso poema
sinfonico scritto nel 1874 dal compositore francese Camille Saint-Saëns. Morte utilizzata par parlare di vita nella
raccolta di poesie ―Antologia di Spoon River‖ (Spoon River Anthology) che il poeta americano Edgar Lee Masters
pubblicò tra il 1914 e il 1915. Masters si ispirò a personaggi veramente esistiti nei paesini di Lewistown e Petersburg,
vicino a Springfield (città che ci richiama i Simpson anche se negli Stati Uniti vi sono numerose città con questo nome)
nell'Illinois, lo stesso stato di Chicago (vedete come tornano i Blues Brothers). In Italia la traduzione arrivò nel 1943
grazie a Fernanda Pivano. E proprio grazie a questa traduzione si deve il bellissimo album ―Non al denaro, non
all'amore né al cielo‖ di Fabrizio De André.

Sì parliamo di morte, non per macabro gusto, né solamente come spesso accade nel periodo di novembre, ma per dire
che la morte può generare vita. Donare organi permette proprio di salvare una persona che ha bisogno di questo gesto
estremo di solidarietà. Nella prima metà del mese ottobre 2010, è stata diffusa la notizia del calo di donazioni di organi
in bergamasca, da cui nasce la campagna di informazione ―Scegli oggi‖ ideata da Aido e dagli Ospedali Riuniti di
Bergamo per sensibilizzare alla donazione. Questi gli articoli riportati da L’eco di Bergamo e da Bergamonews.

Aido, Ospedali Riuniti e territorio insieme per la donazione degli organi


L’eco di Bergamo – 13 ottobre 2001
Bergamo - Agli Ospedali Riuniti si sono registrati 28 trapianti in meno rispetto al 2009: al via "Scegli oggi", una campagna
d'informazione sulla donazione dei organi.
Donazioni d'organo giù, parte campagna informativa
Articolo di Sara Noris
Bergamonews - Mercoledi 13 Ottobre 2010

Come Crazy Team ci conoscete. Nel maggio 2010 abbiamo coinvolto nella nostra folle idea
(come il brano di Patty Pravo) due giornalisti: Nicola Andreoletti e Andrea Filisetti.
Davanti ad un caffè preso con Nicola, abbiamo lanciato ad Andrea – che stava anche esso
bevendo caffè - la ―Crazy Idea‖: ―Perché non fai un Decoder - una trasmissione di Antenna2
Tv - su Avis, Admo e Aido? Sì una trasmissione sulla donazione o meglio sulle donazioni…
Donare non solo quando c‘è emergenza, ma spiegare che bisogna donare sangue sempre,
donare midollo per salvare una vita e iscriversi ad Admo in quanto , la morte, pur tragica che
sia, può regalare una vita‖. Non nascondiamo che aver coinvolto due amici in questa crazy
idea, esporli magari a critiche (immotivate) e a parlare in tv di argomenti non comuni, ci ha
all‘inizio fatto sentire un grosso senso di colpa. Andare controcorrente , utilizzare la televisione per informare In un
epoca di ―Grandi Fratelli‖ (come dice Dario Fo) e di ―Isole dei Famosi‖ (citando Mauro Corona), da qualsiasi punto di
vista si guardi la cosa, denota coraggio da parte di Andrea e di Nicola. Sì quando pensiamo al coraggio pensiamo a chi
ha accettato a maggio 2010 la proposta di parlare in televisione di un tema sociale e in particolare di donazione, alla
faccia del ―plastico‖ presente in alcune grandi trasmissioni nazionali. A distanza di tempo siamo contenti (e ringraziamo
di cuore Andrea e Nicola) per ―Avis: tutto sulla donazione‖ e ―Admo, Aido: il senso del donare‖, le due trasmissioni che
sono nate dalla nostra proposta. E li ringraziamo anche per averci concesso di caricare le due trasmissioni sul canale
Youtube (vi invitiamo a visitare il canale e a vedere come inscriversi ad Avis, Admo e Aido). E, come dice Carmen
Pugliese – referente Admo Val Seriana e Valle di Scalve, realizzare il sogno delle ―3A‖ - ovvero Angelina Jolie, Aida
Yespica e Alena Seredova… pardon questo è un lapsus molto freudiano. Naturalmente stiamo scherzando -: Avis-
Admo-Aido. Volevamo scrivere tutto questo ad Andrea e Nicola, ma saremmo stati pesanti come ―la peperonata alle
nove del mattino‖ (Fabio Volo – E‘ una vita che ti aspetto) . Ci siamo limitati a mandare loro un email a metà ottobre
2010 ―Voi avevate invitato a donare già a maggio 2010‖. Lo abbiamo fatto il 9 ottobre 2010, in occasione della
―Giornata nazionale dell’Aido‖ e dopo aver avuto la fortuna di vedere a ―Le invasioni Barbariche‖ condotto da Daria
Bignardi su La7 (puntata dell‘8 ottobre 2010), l‘intervista a Francesco Abate sul libro ―Chiedo scusa‖ in cui lo
scrittore descrive la propria esperienza di trapiantato (un libro che vi consigliamo in quanto bellissimo).

Come dice Norina ―La moral di tutto questo è assai facil trovar‖ (―Don Pasquale‖ - Atto 3; Scena 8 – Gaetano Donizetti):
se potete donate. ―La morale è molto bella, Don Pasqual l'applicherà. Quella cara bricconcella lunga più di noi la sa―.
(Malatesta ed Ernesto ne ―Don Pasquale - Atto 3; Scena 8 – Gaetano Donizetti). Per questo come nel brano di Elisa
―The Big Dipper‖, don‘t say no (non dire no).

Avis-Aido-Admo: tutti per uno, uno per tutti


Erri: ―Allora sei una che vuole aiutare il prossimo?‖.
Ragazza dalla gonna blu: ―Ma tu non vuoi essere per una vota il prossimo per qualcuno?‖.
Da ―La gonna Blu‖ tratto da ―Io contrario di uno‖ di Erri De Luca

«Mi è stato riferito che su AvisTv c‘è l‘Aido». Wow, quale


acuta osservazione ha fatto chi ha riferito.... E soprattutto il
"Braveheart‖ che ha riferito bastava che ci scrivesse -
come fanno anche i giornali, una volta che si ha l‘indirizzo
dell‘email avremmo inserito il testo della comunicazione
firmata a secondo della volontà di chi ci scrive, anche solo
con le iniziali del nome e cognome o come lettera firmata -.
Ma ―il Bravehearth‖ ha riferito che su Avis Web tv c‘è anche
Admo. Uacciu, uacciu… Come se la cosa fosse una
cosa segreta, una cosa negativa di cui vergognarsi o
peggio una cosa che vada contro i principi di Avis. Noi, come Crazy Team (tutto), invece siamo fieri di parlare di
donazione: donazione naturalmente di sangue – e/o dei suoi componenti -, donazione di midollo osseo e/o donazione di
organi. Visto che qualcuno riferisce, noi qui invece scriviamo e chiariamo subito: ―e‖ connettivo logico inteso come
congiunzione logica (in latino et ovvero di un tipo di donazione e dell‘altro tipo e dall‘altro ancora) e ―o‖ come
disgiunzione inclusiva (o in latino vel – ovvero o un tipo di donazione o di quell‘altro o di quell‘altro ancora o di tutti
insieme). E senza scomodare la logica e riprendendo il sentimento, le tre parti dello stesso amore che parte da un unico
cuore: quello dei donatori. E lo facciamo non solo su Avis Tv ma lo abbiamo più volte detto anche sul nostro sito nonché
sul nostro canale Youtube. Spiacente quindi per ―il Braveheart‖ che ha riferito pensando di fare lo scoop (e di mettere in
evidenza una cosa non corretta): bastava leggere. Mai avuto nulla da nascondere. Il sito nasce senza nessuna velleità,
il motto è stato quello di “meglio dire una cosa seria sorridendo che una stupidata seriamente”. Abbiamo cercato
di fare un sito goliardico, proprio per non parlare di donazione senza sembrare pesanti come ―la peperonata alle nove
del mattino‖ od ―originali come un mocassino‖ (―E‘ una vita che ti aspetto‖ di Fabio Volo). Abbiamo parlato (o meglio
cercato di parlare) di donazione con un sorriso sulle labbra. Il sito nasce dall‘abilità di Niki che ci ha predisposto il tutto
grazie a Joomla, un programma open source (si veda nel menu ―Perché il sito?‖). Nulla è stato terziarizzato e fatto se
non dal Crazy Team: troppo facile delegare. E costoso: un costo che non avremmo mai permesso che ricadesse su
Avis Villa d‘Ogna. Cosa costa il sito? All’Avis Villa d’Ogna, è costato - e costa - la spesa annua del mantenimento del
dominio. Per essere più chiari, quando si fa un sito bisogna registrare il dominio (nel nostro caso
www.avisvilladogna.it) con quello che in gergo tecnico si chiama ―Hosting‖. Questo vale per tutti i siti che ci sono su
World Wide Web – le tre ―W‖ ovvero www, la grande ragantela mondiale -.
Noi abbiamo scelto Aruba, per il semplice fatto che sempre
con Aruba, si mandano gli sms con cui si contattano i
donatori e li si invita a donare a Piario. E poi Aruba ci
ricorda l‘isola caraibica, quella dei ―Pirati dei Caraibi‖, ma
più ancora la bellissima Keira Knightley protagonista della
trilogia Disney. Va beh, oggi siamo magnanimi e ricordiamo
quell‘altro, il protagonista… come si chiama? Come? Ah sì:
Johnny Depp. Il marito della bellissima cantante e attrice
francese Vanessa Paradis (il nome di Vanessa chissà
perché lo ricordiamo bene): sì quella di ―Joe le taxi‖ (e via
di revival anni ‘80) e attrice. Memorabile Vanessa Paradis nello spot ―Le rouge Coco Chanel‖. E visto che “all’Avis il
rosso dona”, dona anche Vanessa Paradis. Anzi proponiamo un gemellaggio: andiamo volentieri a Paris a fare ―Il
Crazy Team a Pagiri‖. Ritornando al sito, per essere più chiari, la spesa registrazione dominio ammonta a 30 euro
all’anno. Il resto - canale di youtube, avistv – non ha comportato costi. E anche gli aggiornamenti fatti da Niki non
hanno comportato spesa alcuna. Il tutto secondo la filosofia del gratuito, volontario e anonimo (i nomi del Crazy Team
non compaiono sul sito – il nome darebbe già un ritorno di immagine –. Ma questo non significa che non ci si assumono
tutte le responsabilità del materiale inserito e pubblicato). Questo solo per chiarire a chi riferisce come stanno le cose…
Perché parliamo oltre che di donazione di sangue, anche di
donazione di midollo osseo e di donazione di organi? Semplice,
perché si salvano in tutti e tre i casi, o meglio in tutte e tre le
donazioni, delle vite. Nel Crazy Team, c‘è qualcuno che fa parte delle
―3A‖ (e quindi ha vinto tre cene con Angelina. Yahoo!); qualcuno delle
―2A‖ (due cene una con Alena, l‘altra con Aida); qualcuno della ―A‖ (cena
con Aida) e qualcuno che ci dà una mano senza essere iscritto ad Avis
ma che in concreto fa moltissimo (cena con Alena). Naturalmente stiamo
scherzando. La donazione che la saggezza popolare nei nostri
“piccoli” paesi (piccoli intesi come numero di abitanti se confrontati alle
grosse città) ha da sempre reso possibile la collaborazione tra le
varie associazioni e che viene concepita cosa del tutto naturale.
Ringraziamo pertanto per la trasparenza e l’onestà di chi ci ha detto
che c’è gente che riferisce di Avis Tv (e del sito). Al ―Braveheart‖ che
riferisce con l‘unico malcelato intento di screditare chiediamo di riferire
direttamente a noi. Siamo disponibilissimi e aperti a qualsiasi discussione e accettiamo le critiche. Purché però le cose
vengano dette direttamente… Il tutto secondo la filosofia del ―Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il
tuo diritto a dirlo‖ (citazione che viene solitamente attribuita a Voltaire, ma trova in realtà riscontro soltanto in un testo
della scrittrice americana Evelyn Beatrice Hall, scrittrice conosciuta sotto lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre, in
―The Friends of Voltaire‖ - Gli amici di Voltaire -, biografia del filosofo del 1906. La citazione non ha altresì alcun
riscontro in qualsivoglia opera di Voltaire. Fonte Wikipedia).

A chi però riferisce senza dirlo direttamente potremmo dire moltissime cose. Magari davanti un caffè, per spiegargli
come funziona l‘Avis Web Tv, il canale di youtube, come si inserisce un video, come Niki monta il sabato notte e la
domenica mattina (dalle 24,00 alle 3,00) i video che inserisce su Youtube, come il Crazy Team si incontra su Skipe a
qualsiasi ora parlando e ridendo mentre si inseriscono magari i video o mentre si cercano idee bizzarre e goliardiche
per parlare di donazione e molto altro.

Ma non abbiamo voglia di perdere tempo. Anche perché, vista la sensibilità mostrata (e il ―cuor di leone‖ pari a
zero come mostrato nel non dire direttamente le cose ma cercando di passare per vie traverse), dubitiamo fortemente
che capirebbe. Lasciamo ―parlare‖ il libro autobiografico ―Chiedo scusa‖di Francesco Abate. Uno scrittore, ma
soprattutto un trapiantato di fegato. Nella speranza che chi riferisce possa “dire una cosa seria sorridendo, invece
che una cavolata seriamente”. Vi lasciamo quindi alle parole di Francesco Abate a cui seguiranno i video di Vanessa
Paradis (nello spot Chanel e nel brano ―Joe le taxi‖ e il brano ―Chiedimi scusa‖ – una perfetta liaison con ―Chiedo
Scusa‖ - di Biagio Antonacci. «Perché prima o poi qualcuno doveva iniziare a chiederti scusa. Perché la natura è
crudele, perché si accanisce sempre con gli stessi e prima che le sue scuse ti arrivino dal Cielo bisogna cha almeno in
terra qualcuno inizi a chiederti perdono». Perché «Alla fine l’unica cosa che conta è l’amore che hai dato e quello
che hai ricevuto»

Da “Chiedo scusa” di Francesco Abate

Capitolo diciotto

«La vita, la mia vita non sarebbe più andata aventi per merito di una miracolosa cura
medica, ma solo grazie ad un sacrificio. Umano. E‘ stata la paura a farmi pian piano
smettere di leggere il giornale. L‘imbarazzo di veder spuntare il volto di chi si sarebbe
immolato per ridarmi un‘opportunità. Al mio donatore ci ho pensato ogni mattina prima
di aprire gli occhi, ogni notte prima di chiuderli».

Capitolo ventisette

«Lei come ogni mattina si è alzata presto. Ha baciato il marito. Lui le ha farfugliato ciao
amore. Si è rigirato nel letto e si è tirato sulla testa le coperte. Faceva freddo. Solo
quando ha sentito l‘odore del caffè spandersi per l‘appartamento ha deciso di raggiungerla in cucina. Come ogni
mattina.

Fuori era buio. I vetri della finestra, ricoperti da una patina di condensa, facevano riemergere i disegni della sera prima.
Un cavallino, un cane e uno scarabocchio che nelle intenzioni della figlia più piccola dovevano essere un coniglio. Uno
di quelli che il nonno la domenica precedente aveva mostrato, acciuffandolo per le orecchie, a lei e alla sorellina.
L‘avevano accarezzato e si erano accorte che aveva un pelo morbidissimo. Poi sulla strada di ritorno si erano lagnate
tutto il tempo, pigolavano che a San Sperate (Comune della Provincia di Cagliari), a casa dei nonni ci sarebbero volute
rimanere per sempre, a dare la lattuga ai conigli e pane secco e grano alle galline.

La cucina era calda. Come ogni mattina. Lui l‘ha guardata e si è sentito invaso da un buon sentimento. Lei era bella, ma
soprattutto speciale. Questo ha pensato lasciando che la mano facesse girare ancora una volta il cucchiaino sul fondo
della tazzina. E lui era stato fortunato. Ha pensato questo, si è ricordato di certi altri per cui il risveglio non era dolce
come lui, solo incrociare lo sguardo della persona con cui avevano scelto di condividere il letto rovinava la giornata.

Lei lo ha sbirciato, di sottecchi. Era bello, ma soprattutto speciale. Lo vedeva così anche se magari qualcun altro
avrebbe potuto definirlo diversamente. Era stata fortunata. E si è sentita colma, soddisfatta e realizzata.

Si sono baciati. Allungando il collo e scambiandosi l‘alito dolce e pastoso del primo mattino dopo il caffè.

Lui ha preparato la colazione per le bambine. Lei è corsa in bagno. E mentre l‘acqua della doccia le scorreva sulla pelle,
lui l‘ha raggiunta, si è lavato i denti e insieme si sono divisi i doveri della giornata. Lei l‘ha anche preso in giro perché
con tutto il dentifricio che aveva in bocca le sue parole sembravano grugniti.

Quando lui è andato a svegliare le figlie, lei era giù sulla strada, in perfetto orario per andare ad allargare le braccia ai
figli degli altri, nella scuola materna per disabili dove tutti la chiamavano maestra. Una ventina di chilometri da paese a
paese. Residenza da una parte, cattedra dall‘altra, come accade alla maggioranza degli insegnanti. Strada dritta ma
stretta fra i poderi del Campidano. Ancora deserto a quell‘ora. Il buio si stava indebolendo ma la strada era nera e il
cielo ancora di piombo. Ha acceso la radio per farsi compagnia. E‘ stato a quel punto che il camioncino che le veniva
incontro non ha abbassato gli abbaglianti e l‘ha accecata. Una raffica di luce l‘ha ferita e le ha fatto perdere la rotta. La
sua macchina ha sbandato, è scivolata via dall‘asfalto umido e un po‘ gelato, è scesa per la lunga cunetta, ha incontrato
un masso, si è ribaltata una, due volte. Poi si è fermata. Il tetto sul terreno. Lei a testa in giù, lorda di sangue e
ansimante. Il suo respiro si è fatto di ghiaccio. Quando l‘ambulanza l‘ha caricata lei aveva ancora un briciolo di
coscienza. Non più, poche ore dopo, nel reparto di Rianimazione. E‘ stata lì per undici giorni. Isolata dal mondo in una
stanza di vetro dove non giungevano le preghiere di chi stava chiedendo il miracolo e neppure i lamenti di chi già si
aspettava il peggio.

Lui è rimasto sulla panchina fuori dal reparto. Si è alzato solo per avvicinarsi alla macchinetta delle bibite e merendine.
Un sorso di succo e un mordo di Buondì, nulla di più. L‘ha aspettata per dodici giorni, senza cedimento né disperazione.
Ha disposto che i parenti si occupassero delle bambine poi non si è mosso, pregando di poter condividere con lei
un‘altra alba e mille colazioni.

Ha pregato. Ma non è stato ascoltato.

Quando il medico gli si è avvicinato e gli ha bisbigliato all‘orecchio parole terribili, lui si è alzato con calma, ha aperto il
portafoglio e gli ha consegnato un tesserino. Il medico ne aveva visti diversi nella sua carriera. ―Era la sua volontà?‖. Lui
è riuscito a soffiare fuori dalle labbra un ―Sì‖ sofferto e mentre pensava che quella parola, così piccola, così rapida, ha
invece provato uno strano sollievo. Così ha ripetuto: ―Sì, è sempre stato il suo desiderio. Era iscritta all‘Aido da dieci
anni‖. Poi si è riseduto sulla panchina. Senza più pensieri.
E‘ stato a quel punto che il mio nuovo telefono ha squillato, per la prima volta».

Capitolo ventotto

«[…] e una sola hostess, Elisabetta. E‘ stata lei, a cui avevo affidato il nuovo cellulare, a passarmelo trafelata: ―E‘
l‘ospedale‖. Le ho preso con calma il telefono dalla mano, era gelida. Ho appoggiato lo sportellino sull‘orecchio e ho
ascoltato: ―Buona sera. Sono Vincenza, la caposala del Centro trapianti, abbiamo qui un dono per lei. La aspettiamo.
Ho emesso un sì squillante e deciso ma le gambe hanno vacillato. ―Tra quanto può essere qui?‖. ―Quarantacinque
minuti‖.

Non ricordo come mi sono congedato. E neppure il viaggio in macchina. Ricordo l‘infermiere. Con un rasoio, sembrava
una zappa, mi ha completamente depilato. Mi ha steso sul letto. Non so se mi ha infilato subito la flebo sul braccio. Mi
ha fatto ingurgitare alcune pastiglie. Che mi hanno annebbiato ancora di più. Credo, ma non ne sono sicuro, che a un
certo punto sia entrato il primario, mi abbia sorriso e mi abbia detto qualcosa tipo: ―Stia tranquillo Valter, abbiamo per lei
un fegato perfetto di una persona bellissima‖. Ho chiuso gli occhi e li ho riaperti tre giorni dopo».

Capitolo trentotto

«Senti, quelli vanno blaterando che in realtà male male non sei stato e che ti sei preso tutta ‘sta malattia per farti soldi
fuori busta […]»

Capitolo quaranta

« ―Ma Valter‖. ―Via, avete capito! Via! Fuori dai coglioni!‖. L‘intera redazione, già in moderato silenzio, si è ammutolita. Il
capo si è alzato dalla scrivania con una matita in mano re il temperalapis. ―Ma Valter‖. Ho puntato la mia faccia su
quella di Trudu: ―Tu lo sai che da bambino non ho mai saputo cosa fosse la Nutella?‖. Trudu ha guardato Agosti con la
faccia stupida e quasi rideva. La redazione ha mormorato come il mare quando la bonaccia cede il posto al maestrale.
―Non ho mai saputo cos‘è un panino al salame! A volte mia madre mi strofinava sopra una rosetta aperta un po‘ di
mortadella per farmi sentire almeno l‘odore. Tu lo sai questo?‖. Trudu si è girato verso tutta la redazione che si
riversava sui separé in vetro: ―Ma questo è pazzo‖. Ho schiumato di rabbia: ―Non ho mai saputo cosa fosse un uovo
fritto! Perché l‘uovo fritto faceva male al fegato. L‘altro giorno hanno scoperto che fa benissimo! Intanto io per anni l‘ho
mangiato sodo! Non ho mai saputo cosa era una Fiesta, un cavolo di cioccolato! Non ho mai avuto una fidanzata per
più di tre mesi, un amico con cui partire in vacanza perché quando arrivava l‘estate ero sempre malato…‖».

Capitolo quarantatre

«Sono loro che preparano il materiale quando l‘associazione va per le piazze. Un gazebo che sanno montare alla
velocità del fulmine, un tavolino e tutti i dépliant per spiegare il perché e il per come – se morire si deve – è bene donare
i propri organi a chi resta e ne ha bisogno. ―Una cosa buona e giusta me che ancora troppo pochi fanno‖ c‘è scritto.
Ecco perché noi trapiantati ci siamo riuniti in un sodalizio, per dare una mano a chi è ancora in attesa.

«Perché prima o poi qualcuno doveva iniziare a chiederti scusa. Perché la natura è crudele, perché si accanisce
sempre con gli stessi e prima che le sue scuse ti arrivino dal Cielo bisogna cha almeno in terra qualcuno inizi a chiederti
perdono».

«Alla fine l‘unica cosa che conta è l‘amore che hai dato e quello che hai ricevuto»

Avis: la pazza piccola cosa chiamata Amore (Avis: the Crazy Little Thing Called
Love)

I guerrieri della luce non sempre sono sicuri di ciò che stanno facendo. Molte volte
trascorrono la notte in bianco, pensando che la loro vita non ha alcun significato. Per
questo sono guerrieri della luce. Perché sbagliano. Perché si interrogano. Perché cercano
una ragione: e certamente la troveranno.

Ogni guerriero della luce ha avuto paura di affrontare un combattimento.

Ogni guerriero della luce ha tradito e mentito in passato.

Ogni guerriero della luce ha imboccato un cammino che non era il suo.

Ogni guerriero della luce ha sofferto per cose prive di importanza.

Ogni guerriero della luce ha pensato di non essere guerriero della luce.

Ogni guerriero della luce ha mancato ai suoi doveri spirituali.

Ogni guerriero della luce ha detto ―sì‖ quando avrebbe dovuto dire ―no‖.

Ogni guerriero della luce ha ferito qualcuno che amava.

Perciò è un guerriero della luce: perché ha passato queste esperienze, e non ha perduto la speranza di essere migliore.

Manuale del Guerriero della Luce – Paulo Coelho

―Crazy Little Thing Called Love‖ – Una pazza piccola cosa chiamata amore:
ecco cos‘è per il Crazy Team, l‘Avis. ―Piccola‖ in senso confidenziale, ma grande
in senso affettivo. La possibilità di salvare con un gesto una vita, ci può solo che
mettere allegria. Un amore a prima vita, un colpo di fulmine, un ―lightning‖, come il
grandissimo e indimenticabile brano di Freddy Mercury e dei suoi Queen, come il
brano il ―Greased Lightning‖ del mitico film Grease e dello scatenato John
Travolta. Ci sono brani irresistibili, brani che quando li senti ti viene voglia di
ballare, non puoi resistere e non puoi stare fermo. Sì, brani che ti fanno sentire come quando fai qualcosa per qualcuno,
in modo disinteressato e senza secondi fini, proprio come quando si dona sangue. Brani e gesti che ti fanno sentire
come John Travolta ne ―La febbre del sabato sera‖ (Saturday Night Fever), o in ―Staying Alive‖ con la memorabile
domanda finale: ―Sai dove vado adesso? Sai dove vado adesso?- Dove? - A farmi il mondo!‖ (Do you know what I want
to do? What? Sturt! – Sai dove vado adesso? Dove? A pavoneggiarmi). Qui, preferiamo per una volta la versione
italiana: lasciamo pavoneggiarsi qualcuno altro (soprattutto quelli che riferiscono…). Noi preferiamo ―farci il mondo‖
perché se si guarda al mondo con occhi diversi, il mondo cambia. Non ci vuole poi molto, basta recarsi al centro di
Piario (sempre che qualcuno non lo voglia spostare senza dire nulla), o per essere più precisi all‘Unità di Raccolta
(attenzione che se non siamo più che precisi ―il Braveheart‖ va a riferire tutto…) e guardare i giovani mentre donano
sangue.
Come Crazy Team, abbiamo la fortuna di ammirare e guardare negli occhi chi dona, una fortuna di cui molti, magari
seduti sulle sedie, sembrano essersi dimenticati. La fortuna di guardare chi fa un gesto di grandissima solidarietà e di
guardarli negli occhi che nient‘altro sono se non lo specchio dell‘anima. Quell‘anima che guarda il mondo e di come il
mondo, se si vuole, può cambiare. Non ci vogliono nemmeno troppe parole, al centro si è tutti amici, basta un sorriso, a
volte semplicemente uno sguardo, forse nemmeno quello, già il fatto di essere lì per donare ha già espresso tutto.

“Balliamo sul mondo (Balliamo sul mondo - Ligabue), va bene


qualsiasi musica. Ce l'hai scritto che la vita non ti viene come vuoi,
ma è la tua e per me è speciale e se ti può bastare sai che se hai
voglia di ballare uno pronto qui ce l'hai”.
Uno pronto a ballare è da sempre il nostro Franco (Francesco) Scandella
che ci ha insegnato in anni di presenza al centro la passione e l‘amore per
l‘Avis e per la donazione di sangue. Lì puntuale ed energetico, sempre
attivo e instancabile. ―Date all'insegnante il minore numero possibile di
mezzi coercitivi, così che l'unica fonte di rispetto da parte dell'allievo sia
costituita dalle qualità umane e intellettuali dell'insegnante stesso‖ (Albert
Einstein). E al di là delle premiazioni che prevedono un riconoscimento per
gli anni di appartenenza, noi preferiamo i riconoscimenti per i meriti in Avis
e l‘insegnamento di Franco: le sue 120 donazioni (cento di sangue e il resto
fatte in aferesi). Questo dice tutto.

Come Crazy Team, andiamo volentieri al centro per seguire e cercare di rasserenare i donatori. Ci arriviamo magari
ancora un po‘ intontiti dalla ―febbre del sabato sera‖ ma questo non ci impedisce di ammirare chi fa un gesto
indescrivibile. Ci proviamo a descriverlo, nel sito tentiamo di fare questo, ma siamo consapevoli che le parole sono
troppo poche (o meglio ci vuole qualcuno che sia talmente fantastico a descrivere come lo sono i donatori).
Donazione di sangue come musica, siamo partiti da questo. E i donatori come i protagonisti di questa musica. C‘è chi
suona in questa meravigliosa orchestra, chi coordina il tutto, chi canta. Il tutto come una rappresentazione. Musica di
qualsiasi genere, eterogenea, proprio come lo sono i donatori. C‘è la musica classica, le persone che sono state giovani
qualche anno fa e che ancora ricordano di esserlo stati e sono come un ottimo vino d‘annata: invecchiando migliorano.
C‘è la musica rock, quella non meno dei 120 bpm (battiti per minuto - Beats per minute), i giovani dalle ―poche menate‖
e dai molti fatti, quelli con ipod e le auricolari nelle orecchie. C‘è la musica delle colonne sonore, quella di Ennio
Morricone e di John Williams per intenderci: la musica delle donne. Un musica sensuale emozionante e gentile: le
vedi donare ed esprimere una gamma ―cromatica‖ di sentimenti. Donne che donano con qualche difficoltà in più (per
questo stiamo lottando perché in Alta Valle arrivi la plasmaferesi, una donazione meglio mirata alle caratteristiche
fisiche di chi dona. Vedremo la futura nuova ubicazione del centro se sarà degna dei donatori) ma come nei film, quelli
belli, dopo alcuni travagli si arriva ad un splendido epilogo e ad un meraviglioso lieto fine.

Sì, nel mondo della donazione di sangue (ma anche di


midollo osseo e di organi) c‘è questa e tant‘altra musica.
Musica che in tutto il mondo, da sempre, viene
accompagnata dalle danze. Siamo partiti da John
Travolta, dai suoi musical ―La febbre del sabato sera‖ e
da ―Staying Alive‖ e, perché no, anche dal ballo di Pulp
Fiction in cui John ballava con la splendida Uma
Thurman (Uma è talmente bella che va bene ovunque).
Balli e danza che si ritrovano nella gioia di seguire un
istinto, quello di lasciarsi far trasportare dal sentimento,
quello delle danze tribali, quello del ―voglio che tu canti
con rapimento e danzi come un derviscio‖ (dal film ―Vi presento Joe Black). Donare come musica e danza. E non
importa come si balla o se ballando qualcuno storce il naso: l‘importante è ballare. Perché ballando si manifesta la gioia
di fare qualcosa per gli altri. I donatori si meritano questa gioia: non certo la barzelletta che qualcuno ti rifila, magari
raccontata pure male, quella a cui per bon ton ti imponi di sorridere anche se in realtà vorresti tagliarti le vene. E poi
immancabilmente colui che racconta la barzelletta, vedendo che non ridi, non contento la spiega... In questo sito
abbiamo manifestato la nostra ―gioia‖ e la manifestiamo ―con tutte le nostre forze‖. Altro non ci interessa, a noi piace
ballare di gioia: un ballo sensuale, frenetico ed energetico. Non importa come ma il perché: balliamo per festeggiare chi
fa qualcosa per un'altra persona senza nessun interesse, senza secondi fini.

Come Crazy Team ci uniamo alla profetessa Miriam, sorella di Aronne, quando esterna la sua esultanza ―formando
cori di danze‖ con le altre donne, suonando i timpani e cantando (Miriam ringrazia Dio, dopo il passaggio del Mar
Rosso) – Esodo 15, 20-21.
Vi abbiamo scandalizzato? Non era nostra intenzione. Possiamo scrivere di donazione di sangue in modo più
convenzionale? Di sicuro sì, ma fare il semplice copia e incolla di notizie
riportate da altri siti non ci piace: saremmo ―originali come mocassini‖ (Fabio
Volo) e copioni (abbiamo sempre riportato le fonti e le varie citazioni da cui si
traggono le notizie e ove possibile linkato e/o indicato il link). Possiamo
scrivere della donazione in modo più ―opportuno‖? Questo è tutto da discutere:
in quanto il gesto di donare supera ogni razionalità. Chi ha visto al centro di
Piario i giovani donare (ma questo sicuramente accade in ogni centro in cui si
dona) non può non provare gioia. Gioia che ognuno manifesta secondo il
proprio modo di essere.

Come danziamo e come ci piace danzare? Beh, a noi piace la danza inserita in
un passo della Bibbia, nell‘antico testamento, un testo inserito del ―Secondo libro di Samuele‖ (indicato come 2 Sam)
al capitolo 6. Un testo ritenuto sacro sia dalla religione cristiana, sia da quella ebraica, sacro per chi è credente e un
bell‘insegnamento per chi non lo è (come sempre all‘Avis Villa d‘Ogna ―No politics or religion‖). Parla della danza di
Davide (il Re Davide) , mentre trasporta l‘Arca dell‘Alleanza.

―12 Allora Davide andò e trasportò l‘Arca di Dio dalla casa di Obed-Edom nella città di Davide, con gioia. (...) 14 Davide
danzava con tutte le forze davanti al Signore. Davide era cinto di un efod. 15 Così Davide e tutta la casa d‘Israele
trasportarono l‘arca del Signore con tripudi e a suon di tromba‖ (2Sam 6,12; 6,14-15).

Davide, quanto entra in città, danzando dalla gioia davanti all‘Arca, indossava l‘efod di lino: un costume sacerdotale
succinto, una specie di perizoma adatto a compiere sacrifici.

E qui la faccenda si complica… Il modo in cui Davide danza ed esprime la propria gioia per la Legge (Torà), è ritenuto
sconveniente da Mikal, la figlia di Saul che se ne scandalizza. Modo fine per dire che Davide, indossando solo un
perizoma, danzando ed abbassandosi nel mentre di danzare mostrava… Beh, avete di certo capito: qualcosa che non
andava di certo mostrato.

―16 Or avvenne che mentre l‘Arca del Signore entrava nella città di David, Mikal,
figlia di Saul, guardò dalla finestra; vedendo il re Davide che saltava e danzava
dinanzi al Signore, lo disprezzò in cuor suo. […] 20 Come Davide tornava per
benedire la sua famiglia, Mikal, figlia di Saul, uscì ad incontrare Davide e gli disse:
«Quanto degno di onore è stato oggi il re d'Israele a scoprirsi davanti agli occhi delle
serve dei suoi servi come si scoprirebbe un uomo del volgo!»‖. (2Sam 6,16; 6-20).

Come si risolve la vicenda? Beh, Davide non le manda a dire a Mikal e le risponde
che ha danzato così per volere di Dio.

―21Davide rispose a Mikal: «L'ho fatto dinanzi al Signore […]ho fatto festa davanti al
Signore. 22 Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi occhi, ma presso quelle serve di cui tu parli,
proprio presso di loro, io sarò onorato!» (2Sam 6,21-22).

Gli ebrei, al termine della festa dei Tabernacoli (Sukkot), celebrano nelle sinagoghe la Simchat Torà - o gioia della
Legge - danzando, a saltelli ritmati, con i rotoli della Torà e cantando inni in onore dell‘Eterno).

Sì, in pratica con buona pace di Mikal, ―nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per
lui è immondo‖. (San Paolo Lettera ai Romani 14,14). O per dirlo in un modo più recente, ―La bellezza è nell‘occhio di
chi guarda‖ (Beauty is in the eye of the beholder – frase apparsa nel diciannovesimo secolo da parte di Margareth
Hungerford ma trova dei precedenti nel 1588 in Shakespeare in ―Beauty is bought by judgement of the eye‖ nell‘opera
Love's Labour‘s Lost ovvero Pene d‘amore perdute).

Beh lungi dal paragonarci a Davide e non sapendo dove collocarci tra gli immondi o meno, come Crazy Team avremmo
invitato Mikal a danzare, magari con il gruppo di donne e di Miriam. Wow, come compagnia mica male, non fosse altro
che per la presenza tutta femminile. Visto che bisogna aumentare la presenza di quote rosa in Avis magari la prossima
volta ci presentiamo all‘Unità di Raccolta di Piario anche noi con il look di Davide, con l‘afod di lino… Volete mettere un
bel perizoma? Aspettate, non scappate. Ammettiamo che forse è meglio di no: dobbiamo aumentate le quote rosa, non
eliminarle (per un attimo ci siamo immaginati col perizoma e abbiamo capito che non è un bel spettacolo). Stiamo
naturalmente scherzando. “Crazy Little Thing Called Love”: come Crazy Team ci basta cambiare una “i” con una
“o” e la “thing” (cosa) diventa “thong”(laccio ma può essere inteso anche come perizoma che in inglese è
loincloth) e la “pazza piccola cosa chiamata amore” diventa “il pazzo piccolo perizoma chiamato amore”.

Continueremo a ―Ballare sul mondo‖ (dal brano Balliamo sul mondo di Ligabue), continueremo a ―Ballare fino a che
pace non c'è, ballare fino a che terra non è, Prendimi così stringimi a te, Gira intorno a me canta con me‖ (―Senza
Origine‖ di Valentina Giovagnini, giovane cantante dalla voce seconda solo al proprio talento, classe 1980 e morta
tragicamente in un incidente stradale nel 2009. Ciao Valentina, noi balleremo sempre con te. Grazie per farci
ballare per sempre con le tue canzoni).

E se sarà necessario indosseremo come Davide anche l‘efod (il perizoma di


lino) se questo può servire a diffondere la cultura della donazione (sia essa di
sangue che di midollo osseo o do organi e tessuti). Continueremo a chiedere
alle persone ―Shall We Dance?‖ (balliamo) onde poter salvare vite. ―Shall We
Dance?‖come il brano rivisto anche più volte in chiave blues, o i vari film,
ultimo tra i quali quello con Jednnifer Lopez e quell‘altro…. Come si chiama?
Come? Ah sì, Richard Gere (interprete tra l‘altro di American Gigolò e
Ufficiale Gentiluomo al posto di John Travolta che dopo aver visto il
successo dei film a cui aveva rifiutato divenne un po‘ ―sTravolto‖…).
Naturalmente ricordiamo la versione del film in cui c‘è Jennifer Lopez, in quanto apprezziamo le sue qualità nel
recitare… Ops, apriamo la finestra per far uscire la cavolata: ammettiamo che Jennifer ha sempre la stessa
espressione addolorata, di quella a cui hai appena pestato la punta del piede quando indossa il tacco dodici
centimetri… Ma volete (am)mettere il lato B? Subito a pensar male, stiamo parlando del suo ultimo album (ma forse non
solo dell‘album)…

Continueremo a ballare e a parlare di Avis al pub, in t-shirt e felpa Avis, jeans come pantaloni – non certo con giacca e
cravatta per evitare che i giovani ci considerino estranei al loro mondo - davanti ad una birra e ad un caffè. Già,
l‘immancabile caffè, c‘è qualcosa di più buono del suo aroma?. Balleremo una danza – ritmata - in modo circolare quella
che nell‘ebraismo è chiamata festa: Hag appunto, come il caffè. Ci sia co0ncessa la battuta. La simbologia della danza
in cerchio ci dice che nessuno può ritenersi più importante dell‘altro.

“Anche sul trono più elevato del mondo si é pur sempre seduti sul proprio sedere” (Michel Eyquem de
Montaigne). Un "lato B", tra l'altro, non bello come quello di Jennifer Lopez.

Meg Ryan dona sangue e invita tutti a farlo (Meg Ryan for Blood donation)

Es un sentimiento nuevo che mi tiene alta la vita, la passione


nella gola, l'eros che si fa parola.
Le tue strane inibizioni non fanno parte del sesso […]
La tua voce come il coro delle sirene di Ulisse m' incatena
ed è bellissimo perdersi in quest' incantesimo.

Tutti i muscoli del corpo pronti per l' accoppiamento


nel Giappone delle geishe si abbandonano all'amore.
La tua pelle come un' oasi nel deserto ancora mi cattura
ed è bellissimo perdersi in quest'incantesimo

Dal brano ―Sentimento nuevo‖ di Franco


Battiato

Vi ricordate ―Harry ti presento Sally‖?


Memorabile la scena di Sally – una splendida
Meg Ryan – e di un quantomeno
imbarazzatissimo Harry – Billy Crystal – alla
tavola calda. Se non avete visto il film come
sempre vi rimandiamo per tutti i dettagli a
Wikipedia, l‘enciclopedia libera e fruibile a tutti. Il
tutto inizia a Chicago, nel 1977. Sì, la ―Sweet
Home Chicago‖, quella dei Blues Brothers e quella in cui, come abbiamo riportato nell‘articolo ―L’Admo Lombardia
compie vent’anni‖, nel 1937 Bernard Fantus (il link è in inglese, magari prossimamente lo tradurremo. Fantus era di
origine ungherese) direttore di terapeutica presso il Cook County Hospital di Chicago – quello dove è stata girata la
serie E.R., quello del ―dottor Ross‖ di George Clooney -, fondò la prima banca del sangue dell'ospedale negli Stati
Uniti. (La prima banca del sangue a livello mondiale fu sviluppata in Unione Sovietica nel 1930 da Sergei Yudin
presso il Nikolay Sklifosovskiy Institute di Mosca. Un tragico destino fu quello di Yudin: arrestato dal KGB il 22
dicembre 1948, venne tenuto in carcere senza processo per più di 3 anni. Il suo nome scomparve da riviste mediche, i
suoi articoli non furono più pubblicati, e le sue pubblicazioni furono rimosse dalle librerie. Nel 1952, fu esiliato in Siberia
per 10 anni nella città di Berdsk, a 30 km da Novosibirsk. Solo dopo la morte di Stalin, nel marzo 1953 Yudin poté
ritornare a Mosca e ricominciare il suo lavoro. Un anno dopo, il 12 marzo 1954, Yudin morì di infarto del miocardio
all'età di 62 anni – Fonte Wikipedia ―Bank Blood‖).

Cosa accade? I due amici (ma nel film non saranno solo amici) discutono di vari argomenti. O meglio, più che di vari
argomenti di un argomento: il sesso. Nella scena clou, i due discutono della possibilità che la donna possa
fingere, in certi casi l’orgasmo. ―Lei, gliene dà una dimostrazione, seduti in una tavola calda, di fronte a tutti gli
avventori‖ come ben esplica Wikipedia. ―Sesso o amore: questo è il dilemma‖: si può riassumere con questo dubbio non
proprio amletico il film. Nel 2000 l'American Film Institute inserì questa commedia brillante al ventitreesimo posto nella
classifica delle migliori cento commedie americane di tutti i tempi.

Wow, vi abbiamo fatto arrossire. Come lo sappiamo? Beh, abbiamo messo


a punto un nuovo software ―Are you blushing? I (k)No(w)‖. Il nome è un
gioco di parole - a seconda di come si considerino o meno le parentesi - e
può assumere vari significati: ―Stai arrossendo? Lo so‖ (se si considerano
tutte le parole); ―Stai arrossendo? Io no‖ (se non si considerano la ―k‖ e la
―w‖) e infine ―Stai arrossendo? Io adesso‖ (se non si considera la ―w‖). Il
software ci permette di visualizzare tutte le vostre facce e di vedere quanto
arrossite mentre state leggendo. Tutte le facce tranne quelle del
―Braveheart‖ che è andato di corsa a riferire. Fra breve sarà disponibile
anche l‘applicazione per iPhone e iPad dal nome (Ah)iTurnRed (un altro
gioco di parole per dire io arrossisco. Ahi, ahi…). Ci conoscete,
naturalmente stiamo scherzando. Amiamo la semplicità e la naturalezza di
chi sa ancora arrossire, non tenere a freno i sentimenti, quei ―sentimenti
nuevi‖, quelli che mostrano il cuore contrapponendolo alla fredda razionalità della convenienza. Per qualcuno arrossire
è qualcosa da nascondere, anzi adesso qualcuno sostiene pure che sia un fatto negativo. E gli esperti (fate attenzione
quando ci sono in giro quelli che si fanno appellare così) gli hanno affibbiato persino un nome: ereutofobia o
eritrofobia. Un nome altisonante (dal greco erythros – rosso o da ereuthos - arrossamento, rossore) per definire quello
che si può definire semplicemente come timidezza. E cosa c‘è di più bello? A noi piace arrossire tranquillamente
quando la condizione lo impone (non tutto il Crazy Team. Come ogni gruppo c‘è qualcuno che arrossisce, qualcuno che
è più propenso a far arrossire). Il problema semmai dovrebbe essere l‘opposto: il non arrossire più, non trovare più cose
che ci fanno arrossire e non stupirsi più di nulla. "E quando si arrossisce, significa sì, vero?" chiede ―Il piccolo
principe‖ di Antoine de Saint-Exupéry. Secondo Jacques Lacan, francese come Saint-Exupéry, psichiatra, filosofo
nonché uno dei maggiori psicoanalisti, “il trauma non è il sesso, ma il linguaggio. Il linguaggio manca di un
significante. Gli esseri umani tutti, anche quelli che non parlano, sono traumatizzati dall'incontro con il
linguaggio. L'inconscio è un linguaggio, senza codice”. (Fonte Wikipedia). Non sappiamo se Lacan abbia ragione o
meno, quello che possiamo dire è che indubbiamente il sesso riguarda il mondo della donazione di sangue, se non altro
per definire e capire quali sono i comportamenti a rischio.

Ma tornando a ―Harry ti presento Sally‖, cosa c‘entra la


scena dell‘orgasmo simulato di Sally con la donazione di
sangue? Ve lo diciamo subito. Andando per siti abbiamo
incontrato amici. Non pensate ,male: tutti amici che
condividono la passione per far sì che il sangue non
manchi mai dove vi è bisogno. Lo avevamo già detto
nell‘articolo ―Donare sangue: questa la nostra politica (e
quella dei nostri amici)‖. Proprio in questo mare abbiamo
vissuto il senso di libertà, all‘inizio ci ha fatto un po‘ di
paura, ci ha provocato qualche vertigine (―Vertigo‖ come il
brano degli U2), ma subito ci siamo fati cullare dalle onde.
Non solo, ―e il naufragar m'è dolce in questo mare‖,
come diceva il buon vecchio Jack (naturalmente stiamo
parlando di Giacomo Leopardi nella poesia ―L‘infinito‖). Sì,
in pratica abbiamo trovato amici e condiviso idee (e a volte,
qualche piccolo problema comune). Abbiamo trovato Avis
Odolo-Preseglie, Avis di base dell’Università base di Parma, Avis Svizzera, Avis Brescia e speriamo che la
famiglia si possa allargare. Last but not least, (per ultimi - in ordine cronologico - ma sicuramente non meno importanti)
abbiamo trovato il CNS: il Centro Nazionale Sangue. Abbiamo scoperto che dietro un acronimo a noi abbastanza
sconosciuto (cosa di cui ci vergognamo, ―Shame‖ – vergogna - come il brano di Robbie Williams), si cela un mondo
che raccoglie tutte le associazioni che diffondono la cultura della donazione di sangue (e tra di esse naturalmente la
―nostra‖ Avis, il nostro ―Crazy Little Thing Called Love‖). Abbiamo scoperto un bel sito: semplice e di facile accesso,
con una veste grafica molto accattivante ma senza per questo essere pesante. Ma anche sotto il vestito (anche qui non
pensate male), a differenza dal film e del romanzo omonimo ―Sotto il vestito niente‖, abbiamo potuto riscontrare
con nostra immensa gioia che c’è la volontà di diffondere la cultura della donazione di sangue con un sorriso
sulle labbra. Sì, il Cns ha preferito scegliere la via del dire “una cosa seria sorridendo”. Quello che nel nostro
piccolo e senza avere nemmeno lontanamente la pretesa di volerci paragonare, stiamo facendo anche noi col nostro
sito, secondo il motto del Crazy Team. Non solo: col canale youtube "Avisvilladogna", siamo diventati amici del
―crazy‖ (ci sai permesso questo aggettivo, crazy in senso chiaramente amichevole, inteso come divertente e non
comune ma non per questo meno bello) CNSGallery, il canale youtube del Centro Nazionale Sangue. Abbiamo
potuto conoscere così dei bellissimi video, semplici ma non per questo meno belli. Proprio tra questi, abbiamo
ammirato un video spassoso: un video divertentissimo, originale ed ironico. Stiamo proprio parlando del
“remake” della scena del ristorante del film “Harry ti presento Sally”. Scena doppiata e rivista in chiave comica
con gli occhi giovani dei “crazy” donatori di sangue. In occasione dell‘incontro di BergamoScienza 2010, svoltosi a
Treviglio (in provincia di Bergamo) il 15 ottobre 2010, dopo l‘intervista al dott. Giuliano Grazzini (nella descrizione del
video trovate tutto il testo dell‘intervista così come tutti i testi delle varie interviste realizzate la sera del convegno),
abbiamo avuto l‘occasione di complimentarci per il lavoro svolto e per l‘originalità del Cns. Il dottor Grazzini ci ha
elencato i nomi dei curatori del sito e del canale youtube, ma come Crazy Team, dimentichiamo i nomi con una facilità
sorprendente (mea culpa) e non appena stacchiamo la mano a cui siamo presentati, E anche questa volta non ha fatto
eccezione (ancora ―Shame‖ – vergogna - di Robbie Williams): non ricordando i singoli nomi per cui facciamo i nostri più
vivi complimenti a tutto lo staff.

Il video, per chi non riuscisse a visualizzarlo (chi magari ha i server che bloccano youtube o non ha installato i vari
Flash Player), propone un doppiaggio della scena riletta in chiave comica, degna dei migliori spettacoli della
commedia dell’arte. Ecco il testo.

Meg Ryan e donazione sangue (doppiaggio funny da Harry ti presento Sally)

Personaggi
Sally: Meg Ryan; Harry: Billy Crystal; Signora

Scena
All‘interno di un ristorante

Sally: «E anche oggi hai trovato il modo di non


venire… Sono cinque anni che provo a portarti
con me a donare sangue, ma trovi sempre una
nuova stupida scusa per non farlo. ―Non so
cosa mettermi‖: oggi hai toccato il fondo».
Harry: «Ma perché dici così? Il look è
importante».
Sally: «Ti sei visto? Vai in giro come se la
mattina ti vestisse Stevie Wonder»
Harry: «Va bene ho trovato una scusa. Ma i
miei buoni motivi»Sally: «L‘unico motivo è che
sei menefreghista».
Harry: «Io credo che faccia male alla salute».
Sally: «E come lo sai?».
Harry: «Lo so perché lo so».
Sally: «Immagino per sentito dire…».
Harry: «Sì (mangiando rumorosamente il sandwich), proprio per sentito dire».
Sally: «E come lo sai che è vero?»
Harry: «Perché ne parlano in giro… Sveglia! Toc, toc».
Sally: «Ma non è vero!»
Harry: «Lo dici tu»
Sally: «Certo, ci sono dentro da dieci anni e ne so più di te».
Harry: «Beh, comunque non mi riguarda».
Sally: «Perché no?».
Harry: «Perché io sto bene».
Sally: «Ah… già: tu stai bene… Peccato potresti star meglio».
Harry: «Scusa in che senso?».
Sally: «Niente, faresti solamente un sacco di esami gratis e dopo una donazione ti sentiresti veramente gratificato: puro
benessere».
Harry: «Fammi capire quanto bene ci si sente».
Sally: «Nnnnno (dubbiosa)».
Harry: «Dai illuminami».
Sally: «Oh, che bella sensazione donare. Oh».
Harry: «Bello (censurato). Così bene?».
Sally: «Oh, oh sì. E sì‘ importante perché so che va a chi ne ha bisogno. Oh, oh. Oh, meraviglia donare… Oh, oh vedi?
Oh, tutti devono donare… Sì doniamo, doniamo, doniamo, doniamo. Oh, donate tutti, anche lei signora doni. Anche lei
con gli occhiali sopra i cinquanta chili. Lei, non è troppo vecchio, lo faccia. Donate, donate. Oh sì, oh che meraviglia
donare. Oh. Mmm (con sorriso beffardo)».
Signora al ristorante: «Mi ha convito, domani vado anch‘io».

Naturalmente con il sonoro, rende decisamente meglio l‘idea (o la ―Pazza idea‖ come il brano di Patty Pravo). Wow,
siamo andato un po‘ lunghi per cui vi lasciamo con il video del CNS (lo abbiamo tagliato in quanto contiene anche altro
materiale e delle spiegazioni mediche) a cui fanno seguito, ―Sentimento Nuevo‖ di Franco Battiato, ―Sally‖ (in onore
del video) di Vasco Rossi e ―Shame‖ di Robbie Williams.

P.S.: Dal bugiardino (il foglietto delle istruzioni nella confezione di ogni farmaco… Nomen Omen…) del video.
―Attenzione: leggere attentamente le avvertenze e le modalità d‘uso. Il video può provocare risate improvvise e attacchi
di allegria. Il video può provocare inoltre la grave patologia nota come altruismo. Detta patologia è irreversibile. Può
portare alla voglia di donare sangue, una forma assoluta di altruismo che salva in concreto delle vite. Si declina ogni
responsabilità‖.
25 novembre 2010: giornata internazionale per l‘eliminazione della violenza
contro le donne

«(La voce di Franca Rame si abbassa fino a rompersi, a sciogliersi nella commozione)
Signora, stava raccontando che lei non... ―Non ho mai dimenticato. Mai. Ancora adesso,
ha visto, no? Non riesco a parlarne. Subire violenza, per una donna, è tremendo. Il
gesto che subisci ti procura una ferita nell' animo che niente, e mai, riuscirà a far
rimarginare”. […] “Voglio dire: il rispetto per le donne andrebbe insegnato all'
asilo, a scuola, dovrebbero essere i genitori all' interno della famiglia a spiegarlo ai
propri figli”. […] ha detto che gli stupri sono inevitabili: poi ha chiarito meglio il suo
pensiero, precisando però che in ogni occasione servono sempre un po' di leggerezza e
umorismo. ―Una vicenda così seria, così tragica... che spazio può esserci per l'
umorismo?‖». Intervista a Franca Rame pubblicata sul Corriere della Sera - 26 gennaio 2009 (articolo di Fabrizio
Roncone)

« […] Nell‘età delle commozioni il cuore non basta a reggere la spinta del sangue. Il mondo intorno è poco in confronto
alla grandezza che si allarga in petto. E‘ l‘età in cui un a donna deve ridursi alla piccola taglia del mondo. Un urto dentro
di lei le fa credere di non farcela, troppa violenza ci vuole per ridursi. Eì l‘età rischiosa. Le donne hanno un‘esaltazione
fisica che noi non possiamo conoscere. Noi ci possiamo esaltare per una donna, loro si esaltano per la forza contenuta
dentro. E‘ un‘energia antica delle sacerdotesse che custodivano il fuoco». Da “Il giorno prima della felicita” di Erri
De Luca

C‘è un eccezione che conferma la regola. Come avviene per ogni regola che si
rispetti. Ci piace da sempre dire una cosa seria con un sorriso sulle labbra. Lo
abbiamo fatto ovunque sul sito parlando di donazione di sangue, di donazione di
midollo osseo e di donazione di organi e di tessuti. Lo abbiamo fatto parlando di
morte, secondo anche quello spirito goliardico che ci è stato insegnato fin dal 1500
dalla Danza Macabra: si può fare satira su tutto. Se c‘è un motivo per festeggiare
siamo i primi ad essere presenti o ad arrivare in anticipo al party. Da sempre
sosteniamo che si può parlare di donazione in modo divertente secondo il nostro
motto ―meglio dire una cosa seria con un sorrisao sulla bocca‖. Ma… sì c‘è un ma.
Ma c‘è un‘unica eccezione. Si può dire tutto con un sorriso sulle labbra tranne
quando si parla di violenza. Dietro ogni violenza c’è un amore mancato,
perché “dalla violenza non può e non è mai potuto nascere nulla” (That nothing comes from violence and nothing
ever could – dal brano Fragile di Sting). La violenza provoca solo altra violenza e questo vale sia per chi la fa, sia per
chi la subisce. La violenza, al contrario della satira, non sa sconti e non fa eccezioni. Non si trasforma mai in qualcosa
di positivo. Non muta mai, è costantemente fedele a se stessa. Vuole distruggere la fiducia che le persone hanno nel
mondo. La violenza è un processo irreversibile, non ha dubbi, non torna mai suoi passi. E‘ astuta, ti suggerisce di usare
violenza per fermare violenza, secondo la logica perversa del male minore: ma se dai retta a questa insana logica, la
violenza vince e si espande. Già la violenza è spietata. Ma la violenza contro le donne lo è ancor più. Condanna la
donna a vivere quando hanno cercato di ucciderla dentro. In questo caso il tempo non lenisce le ferite, solo l‘amore e la
forza che le donne hanno in se stesse permettono a chi ha subito violenza di sopravvivere… Sopravvivere, cosa ben
lontana dal vivere.

Inutile negarlo, , quando si parla di violenza contro le donne, siamo


seri. “Per vicende così tragiche, che spazio può esserci per l’ironia?”.
Nessuno. La violenza e la violenza contro le donne, in nessuna ottica la si
osservi, non ha nessun lato leggero e umoristico. E nella violenza contro le
donne, non ci sono occasioni e spazi per leggerezza e umorismo. Ben lungi
come Crazy Team ad atteggiarci a falsi moralisti. Non vogliamo ―pontificare‖
o fare commenti. Ci limitiamo ad osservare la triste realtà e a fare nostro un
problema che in concreto esiste. I commenti li lasciamo fare a chi è più qualificato o a chi è più abituato a ―pontificare‖
(spesso ahinoi la cosa coincide), come nell‘insulsa dichiarazione che invita alla leggerezza e all‘umorismo in merito alla
violenza sessuale subita da una donna. Noi ci limitiamo ad ammettere ed a riconoscere tutti i nostri limiti: insieme alla
violenza, bisogna (o meglio bisognerebbe) parlare anche di antiviolenza. Bisogna (bisognerebbe) parlare di non
violenza a qualsiasi livello: anche a quello verbale e in questo abbiamo (insieme a tante persone) molto da imparare…
Che dire, ci stiamo provando.

Come crazy Team c‘è una cosa che non dimenticheremo mai: le
lacrime di una donna. Sono le lacrime più laceranti che una persona
possa vedere e a cui possa assistere. E poco importa se la violenza
è stata perpetrata o ―solo‖ tentata: tutte queste donne hanno subito
violenza. Un mondo è stato scosso in modo irreversibile, ed
irreversibilmente accompagnerà le donne vittime di violenza. E
spesso questa violenza viene attuata in ambienti famigliari, quelli in
cui mai ci si aspetterebbe di trovare violenza. Non c‘è leggerezza o
umorismo che tenga: solo le lacrime di dolore. Il comune
denominatore nella violenza contro le donne è la fatica di poter
esternare e raccontare la propria vicenda. Tra chi ha trovato però la forza e il coraggio di raccontare, Franca Rame
(attrice moglie di Dario Fo e mamma di Jacopo, una donna forte e colta, coraggiosa, elegante e ironica). Franca Rame
Il 9 marzo del 1973 venne rapita da esponenti dell'estrema destra e subì violenza fisica e sessuale. L' aspettarono sotto
casa, a Milano: la costrinsero a salire su un furgoncino. Erano in cinque: uno al volante, uno che la teneva, tre le
stettero addosso, a turno, per ore. Il procedimento penale giunse a sentenza definitiva solo dopo 25 anni: ciò comportò
la prescrizione del reato. Anche la data suona come una beffa: il giorno seguente la festa della donna. Cosa successe
poi? Lo raccontò Franca Rame nell‘articolo di Fabrizio Roncone – riportiamo testualmente per non cambiare nulla della
tragicità del racconto - del Corriere della Sera il 26 gennaio 2009: «‖Poi un senso di solitudine. Resti sola, con ciò che
ti hanno fatto. È una umiliazione, è una sensazione che solo una donna può comprendere... non avevo più la stessa
faccia: è come se il sangue, la vita se ne vadano via... Io, in più, mi tenni tutto, non denunciai la cosa, non raccontai i
particolari nemmeno a Dario‖. Fino a una sera del 1978. ―Sì, decisi all' improvviso, senza prove. Recitavo i monologhi di
"Tutta casa, letto e chiesa" e in scena c' era una sedia. Mi sedetti, chiesi di abbassare le luci e cominciai a raccontare
ciò che mi era capitato qualche anno prima». In sala alcune ragazze svennero. «Lo stupro è spesso taciuto. E non
descritto. Molte donne lo subiscono per strada o in casa, da padri, zii, fratelli... Ma spesso si resta con il proprio
segreto‖».

Non ci dimenticheremo mai le lacrime di Franca Rame,


intervistata in uno speciale di La7 da Antonello Piroso in
occasione della giornata internazionale per
l’eliminazione della violenza contro le donne. Ci
rimarranno sempre impresse quelle lacrime, le lacrime di
una donna privata dalla propria liberta a cui hanno voluto
strappare l‘anima. Eravamo davanti ad un caffè quando
Franca Rame, in collegamento con la trasmissione da
Milano, sigaretta accesa per stemperare la tensione, versò
quelle lacrime. Vedemmo attraverso il televisore il dolore
che rievocava quel tragico evento. Quel dolore che il tempo e gli oltre trent‘anni passati non sono riusciti a lenire.
Abbiamo visto quelle lacrime, sono diventate nostre. Non non c‘è leggerezza o umorismo che tenga: questa è la nostra
eccezione e lo sarà sempre quando parleremo di violenza e di violenza contro le donne. La vicenda di Franca Rame ci
insegna che anche se non si può sempre ricondurre tutto a dei numeri o a delle statistiche, in questo caso i numeri
parlano chiaro: molto bisogna fare per eliminare la violenza contro le donne. I numeri sono così, non è facile fregarli.
Sono semplici cifre se letti con indifferente sguardo, ma vere e proprie indicazioni se guardati col cuore. E leggendo i
numeri cuore, non possiamo fare a meno di notare che «“L'81% delle protagoniste di atti di suicidio ha alle spalle
episodi di abuso”, avverte Alessandra Graziottin, alla guida del Centro di Ginecologia e Sessuologia del San Raffaele
Resnati di Milano» (Corriere della Sera - 17 novembre 2010. Articolo di Simona Ravizza). Ci fa star male pensare
alla vita che viene spezzata con la violenza sessuale e che finisce, in otto casi su dieci. Ci fa star male e ci fa venire in
mente la storia di Valentina Cavalli che subì violenza sessuale nel giugno 2002. Avevamo riportato la sua storia,
estrapolata dal Corriere della Sera e da “La stampa‖ in occasione della giornata per l‘eliminazione della violenza contro
le donne del 2009. Valentina decise di staccare la spina giovedì 11 luglio 2008, 6 anni dopo lo stupro subito,
dopo aver superato l’ultimo esame della specializzazione in neuropsichiatria. Come descrisse in un bellissimo
articolo Angelo Conti su “La Stampa del 12 luglio 2008”, «Le ombre del passato segnano una vita». Ci fa star
male quello che leggiamo nella cronaca dei quotidiani: uno stupro al giorno a Milano (Corriere della Sera – 17 novembre
2010 Articolo di Simona Ravizza). A Franca Rame e a Valentina Cavalli (come a tante - troppe – altre donne), non fu
concessa nemmeno giustizia e le scuse di chi perpetrò quell‘insano gesto. In quel caffè, sorseggiato mentre stavamo
guardando l‘intervista di Antonello Piroso a Franca Rame, ci cadde una lacrima. La nostra. Raccoglieva tutte quelle
versate da Franca, tutte quelle che sicuramente versò Valentina. Lo bevemmo per poter ricordare il gusto che ha un
atto atroce. Aveva lo stesso gusto del caffè che abbiamo preso in un bar in centro a Treviglio (in provincia di Bergamo)
quando, dopo le interviste fatte in occasione del convegno di BergamoScienza 2010, abbiamo visto le fiaccole in
memoria di Silvia Betti, la 48enne uccisa dal marito al culmine di una violenta lite avvenuta nel loro appartamento.
Quelle fiaccole servano ad illuminare l‘oscurità della violenza contro le donne e diano luce alla fredda e oscura stanza
dell‘indifferenza. Conosciamo quel gusto, tutti lo dovremmo conoscere: “E’ inutile sorprenderci della violenza se,
con la nostra indifferenza, ne diventiamo inevitabilmente complici” (libera interpretazione di una frase di Andrea
Canevaro).

Il 25 novembre è giornata internazionale per


l’eliminazione della violenza contro le donne. E‘ una
giornata ma dobbiamo, tutti insieme, farla durare tutto l‘anno.
Che il 25 novembre possa servire a non far mai spegnere
quella torcia che c‘è in ognuno di noi e che ci costringa
sempre a batterci contro la violenza contro le donne. E gli altri
giorni ci consentano per far sì che il 25 novembre duri
sempre. Vogliamo regalare virtualmente insieme a questa
fiaccola due film e un libro. ―Thelma & Louise‖ e ―Monster‖
sono i film: perché ci servano a capire che ―dalla violenza non può e non è mai potuto nascere nulla‖ (dal Brano Fragile
di Sting). Il libro – ci è stato consigliato da un‘amica che ringraziamo per la segnalazione – è ―Malamore‖ di Concita De
Gregorio. Un libro bellissimo, ogni capitolo inizia con riportato un fatto di cronaca (estrapolato da diversi quotidiani) per
poi svilupparsi in un meraviglioso approfondimento. Ve lo regaliamo virtualmente in quanto ci ha insegnato come si può
sconfiggere l‘indifferenza in merito alla violenza contro le donne. C‘è una domanda che continua a farsi insistente nella
nostra mente. Ve la giriamo: avete mai amato veramente una donna? (Have You Ever Really Loved A Woman?)
Era una domanda che si poneva in una splendida ballata in 6/8 Bryan Adams. La risposta che dava Bryan Adams a
questa domanda, era: “Per amare veramente una donna per capirla - devi conoscerla profondamente. Sentire
ogni pensiero - vedere ogni sogno e darle ali - quando lei vuole volare” (To really love a woman to understand her
you gotta know her deep inside. Hear every thought, see every dream and give her wings, when she wants to fly). Forse
bisogna partire proprio da questa domanda e dal suggerimento di Bryan per poter parlare di lotta alla violenza contro le
donne. Riportiamo di seguito il testo de ―Lo stupro‖ riportato sul sito di Franca Rame e Dario Fo nonché il video di
questo racconto fatto in teatro. Il grande cuore di Franca e di Dario hanno reso accessibile e disponibile questo
materiale a tutti (vi rimandiamo naturalmente al loro sito per ogni approfondimento): proprio da qui nasce la vera
lotta alla violenza contro le donne.

Lo stupro – Franca Rame

«E’ la tragica testimonianza di una donna violentata che racconta minuto dopo minuto quello che sta subendo:
violenza di gruppo. Un pezzo agghiacciante che non ha bisogno di parole ma di essere ascoltato soprattutto da parte
dei giovani e giovanissimi.

Violenza di una donna tratta dal quotidiano “Donna” è una violenza sessuale subita da questa donna, raccontata
minuto dopo minuto. E’ un brano che io amo moltissimo per il suo significato. E che ogni sera dedico a tutte le donne
e anche agli uomini».

FRANCA C’è una radio che suona... ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è qualcuno
che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore... amore...

Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena... come se chi mi sta dietro tenesse l’altro appoggiato per terra...
con le mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario. La sinistra in particolare.

Non so perché, mi ritrovo a pensare che forse è mancino. Non sto capendo niente di quello che mi sta capitando.

Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce... la parola. Prendo coscienza delle cose, con
incredibile lentezza... Dio che confusione! Come sono salìta su questo camioncino? Ho alzato le gambe io, una dopo
l’altra dietro la loro spinta o mi hanno caricata loro, sollevandomi di peso?

Non lo so.

È il cuore, che mi sbatte così forte contro le costole, ad impedirmi di ragionare... è il male alla mano sinistra, che sta
diventando davvero insopportabile. Perché me la storcono tanto? Io non tento nessun movimento. Sono come
congelata.

Ora, quello che mi sta dietro non tiene più il suo ginocchio contro la mia schiena... s’è seduto comodo... e mi tiene
tra le sue gambe... fortemente... dal di dietro... come si faceva anni fa, quando si toglievano le tonsille ai bambini.

L’immagine che mi viene in mente è quella. Perché mi stringono tanto? Io non mi muovo, non urlo, sono senza voce.
Non capisco cosa mi stia capitando. La radio canta, neanche tanto forte. Perché la musica? Perché l’abbassano?
Forse è perché non grido.

Oltre a quello che mi tiene, ce ne sono altri tre. Li guardo: non c’è molta luce... né gran spazio... forse è per questo
che mi tengono semidistesa. Li sento calmi. Sicurissimi. Che fanno? Si stanno accendendo una sigaretta.

Fumano? Adesso? Perché mi tengono così e fumano?

Sta per succedere qualche cosa, lo sento... Respiro a fondo... due, tre volte. Non, non mi snebbio... Ho solo paura...

Ora uno mi si avvicina, un altro si accuccia alla mia destra, l’altro a sinistra. Vedo il rosso delle sigarette. Stanno
aspirando profondamente.

Sono vicinissimi.

Sì, sta per succedere qualche cosa... lo sento.

Quello che mi tiene da dietro, tende tutti i muscoli... li sento intorno al mio corpo. Non ha aumentato la stretta, ha
solo teso i muscoli, come ad essere pronto a tenermi più ferma. Il primo che si era mosso, mi si mette tra le gambe...
in ginocchio... divaricandomele. È un movimento preciso, che pare concordato con quello che mi tiene da dietro,
perché subito i suoi piedi si mettono sopra ai miei a bloccarmi.

Io ho su i pantaloni. Perché mi aprono le gambe con su i pantaloni? Mi sento peggio che se fossi nuda!

Da questa sensazione mi distrae un qualche cosa che subito non individuo... un calore, prima tenue e poi più forte,
fino a diventare insopportabile, sul seno sinistro.
Una punta di bruciore. Le sigarette... sopra al golf fino ad arrivare alla pelle.

Mi scopro a pensare cosa dovrebbe fare una persona in queste condizioni. Io non riesco a fare niente, né a parlare
né a piangere... Mi sento come proiettata fuori, affacciata a una finestra, costretta a guardare qualche cosa di
orribile.

Quello accucciato alla mia destra accende le sigarette, fa due tiri e poi le passa a quello che mi sta tra le gambe. Si
consumano presto.

Il puzzo della lana bruciata deve disturbare i quattro: con una lametta mi tagliano il golf, davanti, per il lungo... mi
tagliano anche il reggiseno... mi tagliano anche la pelle in superficie. Nella perizia medica misureranno ventun
centimetri. Quello che mi sta tra le gambe, in ginocchio, mi prende i seni a piene mani, le sento gelide sopra le
bruciature...

Ora... mi aprono la cerniera dei pantaloni e tutti si dànno da fare per spogliarmi: una scarpa sola, una gamba sola.

Quello che mi tiene da dietro si sta eccitando, sento che si struscia contro la mia schiena.

Ora quello che mi sta tra le gambe mi entra dentro. Mi viene da vomitare.

Devo stare calma, calma.

“Muoviti, puttana. Fammi godere”. Io mi concentro sulle parole delle canzoni; il cuore mi si sta spaccando, non
voglio uscire dalla confusione che ho. Non voglio capire. Non capisco nessuna parola... non conosco nessuna lingua.
Altra sigaretta.

“Muoviti puttana fammi godere”.

Sono di pietra.

Ora è il turno del secondo... i suoi colpi sono ancora più decisi. Sento un gran male.

“Muoviti puttana fammi godere”.

La lametta che è servita per tagliarmi il golf mi passa più volte sulla faccia. Non sento se mi taglia o no.

“Muoviti, puttana. Fammi godere”.

Il sangue mi cola dalle guance alle orecchie.

È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie schifose.

“Sto morendo, – riesco a dire, – sono ammalata di cuore”.

Ci credono, non ci credono, si litigano.

“Facciamola scendere. No... sì...” Vola un ceffone tra di loro. Mi schiacciano una sigaretta sul collo, qui, tanto da
spegnerla. Ecco, lì, credo di essere finalmente svenuta.

Poi sento che mi muovono. Quello che mi teneva da dietro mi riveste con movimenti precisi. Mi riveste lui, io servo a
poco. Si lamenta come un bambino perché è l’unico che non abbia fatto l’amore... pardon... l’unico, che non si sia
aperto i pantaloni, ma sento la sua fretta, la sua paura. Non sa come metterla col golf tagliato, mi infila i due lembi
nei pantaloni. Il camioncino si ferma per il tempo di farmi scendere... e se ne va.

Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male... nel
senso che mi sento svenire... non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo... per l’umiliazione... per le
mille sputate che ho ricevuto nel cervello... per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa a un albero... mi
fanno male anche i capelli... me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia... è sporca di
sangue. Alzo il collo della giacca.

Cammino... cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura.

Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. I polizioti... gente ce entra, che esce...
Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora... Sento le loro domande. Vedo le loro facce... i loro mezzi
sorrisi... Penso e ci ripenso... Poi mi decido...

Torno a casa... torno a casa... Li denuncerò domani.

Avis: no ai tagli del cinque per mille al no profit

Un gran cespuglio di rose stava presso l'ingresso del giardino.


Le rose sbocciate erano bianche, ma c'erano lì intorno tre
giardinieri occupati a dipingerle di rosso. "E' strano..." pensò
Alice, e s'avvicino` per osservarli. Come fu loro accanto, sentì
dire da uno:"Fai attenzione, Cinque! Non mi schizzare la tua
tinta addosso!"
"E che vuoi da me? - rispose Cinque in tono burbero - Sette mi
ha urtato il braccio."
Sette lo guardò e disse: "Ma bene! Cinque dà sempre la colpa
agli altri!"
"Tu faresti meglio a tacere! - disse Cinque - Proprio ieri la
Regina diceva che tu meriteresti di essere decapitato!".
"Perché?" domandò il primo che aveva parlato.
"Questo non ti riguarda, Due!" rispose Sette.
"Sì, che lo riguarda! - disse Cinque; - e glielo dirò io perché... hai portato al cuoco bulbi di tulipani invece di cipolle".
Sette scagliò lontano il pennello, e stava lì lì per dire:"Di tutte le cose le più ingiuste...", quando incontrò gli occhi di Alice
e si mangiò il resto della frase. Gli altri allora si voltarono e vedendo Alice le fecero tutti insieme una profonda riverenza.
"Volete gentilmente dirmi - domandò Alice con molta timidezza - perché state dipingendo quelle rose?"
Cinque e Sette non risposero, ma diedero uno sguardo a Due. Due disse allora sottovoce:"Perché questo qui doveva
essere un rosaio di rose rosse. Per sbaglio ne abbiamo piantato uno di rose bianche. Se la Regina se ne accorgesse, ci
farebbe tagliare la testa, a tutti e tre. Così, signorina, facciamo il possibile per rimediare prima ch'essa venga a...". In
quell'istante Cinque che guardava attorno pieno d'ansia, gridò:"La Regina! La Regina!" e i tre giardinieri si gettarono
immediatamente a faccia a terra. Si sentì un gran scalpiccio, e Alice si voltò curiosa a vedere la Regina.

Prima comparvero dieci soldati armati di bastoni: erano della forma dei tre giardinieri, rettangolari e piatti, e dai quattro
angoli spuntavano le mani e i piedi. Seguivano dieci cortigiani, tutti pieni di diamanti; e sfilavano a due a due come i
soldati. Venivano quindi i principi reali, divisi a coppie e che saltellavano a due a due, tenendosi per mano: erano ornati
di cuori. Poi sfilavano gli invitati, la maggior parte re e regine, e fra loro Alice riconobbe il Coniglio Bianco che discorreva
in fretta nervosamente, sorridendo di qualunque cosa gli si dicesse. Egli passò dritto senza badare ad Alice. Seguiva il
fante di cuori, che portava la corona reale sopra un cuscino di velluto rosso; e in fondo a tutta questa gran processione
venivano il Re e la Regina di Cuori.
Alice stette un po' a pensare se dovesse buttarsi a terra
anche lei, come avevano fatto i tre giardinieri. Ma non
ricordò di aver sentito parlare di una tale usanza al passare
di un corteo. "E poi - rifletté - a quale scopo si farebbero le
processioni, se tutti dovessero chinare la faccia in basso,
così da non poterle nemmeno guardare?". Rimase perciò in
piedi e aspettò.
Quando il corteo arrivò di fronte ad Alice, tutti si fermarono
e la guardarono; e la Regina gridò in tono severo:"Chi e`
costei?" e si volse al fante di cuori, il quale per tutta risposta
sorrise e s'inchinò.
"Idiota!" gli disse la regina. Poi si volse verso Alice e la interrogò direttamente:"Come ti chiami, fanciulla?" domandò.
"Con il Suo permesso, mi chiamo Alice, Maestà" rispose garbatamente Alice. E fra se pensò:"In fin dei conti, si tratta
soltanto di carte da gioco. Non devo aver paura".
"E quelli chi sono?" - domandò la Regina indicando i tre giardinieri col viso a terra intorno al rosaio; perché stando così
in quella posizione, il disegno posteriore rassomigliava a quello del resto del mazzo, e la Regina non poteva distinguere
se fossero giardinieri, soldati, cortigiani, o tre dei suoi stessi figliuoli.
"Come posso saperlo io? - rispose Alice meravigliata lei stessa del suo coraggio - Non sono cose che mi riguardano".
La Regina diventò rossa per la rabbia e, dopo averla fissata selvaggiamente come una bestia feroce, gridò: "Tagliatele
la testa, subito!".
"Siete matta!" rispose Alice a voce alta e con fermezza; e la
Regina tacque.
Il Re mise la mano sul braccio della Regina, e disse
timidamente:"Rifletti, cara mia, e` solo una bambina!".
La Regina irata gli voltò le spalle e disse al fante:"Voltali!".
Il fante obbedì, e con un piede voltò attentamente i
giardinieri.
"Alzatevi!" gridò la Regina, e subito i tre giardinieri saltarono
in piedi e si misero a fare inchini a destra e a sinistra.
"Basta! - urlò la Regina - Mi fate girare la testa!". Poi,
volgendosi verso il cespuglio di rose chiese:"Che cosa
stavate facendo qui?".
"Con buona grazia della Maestà vostra, - rispose Due umilmente, piegando il ginocchio a terra - tentavamo..."
"Ho già capito! - disse la Regina, che aveva già osservato le rose, - Tagliate loro la testa!" e il corteo reale si rimise in
moto, lasciando indietro tre soldati, per mozzare la testa agli sventurati giardinieri, che corsero da Alice per esserne
protetti.
"Non vi decapiteranno!" disse Alice, e li mise in un grosso vaso da fiori accanto a lei. I tre soldati vagarono qua e là per
qualche minuto in cerca di loro, e poi tranquillamente seguirono gli altri.
"Avete mozzato loro la testa?" - gridò la Regina.
"Maestà, le loro teste se ne sono andate!" risposero i soldati.
"Bene! - gridò la Regina - Si gioca a croquet?"
I soldati tacevano e guardavano Alice, pensando che la domanda fosse rivolta a lei.
"Sì!" gridò Alice.
"E allora andiamo!" comandò la Regina.
Alice nel paese delle meraviglie (Capitolo VIII "Una partita a Croquet con la Regina") - Lewis Carroll

La camera dei onorevoli deputati ha votato “la legge di stabilità”. Tale legge prevede il tetto massimo pari a 100
milioni di euro per i fondi del "5 per mille" destinati alle associazioni no profit previsti per l’anno 2011.
Un taglio del 75 % rispetto ai fondi previsti in passato che in Italia ammontavano a 400 milioni distribuiti fra tutti i
beneficiari (come confermato anche sugli organi stampa). Non solo: la legge, sovverte la volontà dei cittadini che in
piena libertà decidono di destinare alle associazioni destinatarie la loro quota del 5 per mille. Di quanto versato
volontariamente dai cittadini infatti solo 100 milioni sarebbero devoluti alle associazioni, mentre il resto sarebbe
trattenuto dallo Stato. Un tetto massimo oltre il quale lo Stato incassa quando è stato volontariamente donato alle
associazioni di volontariato.
MA ALLORA VALE TUTTO! (Bellissima l‘idea di Victoria Cabello nella trasmissione ―Victor Victoria‖)
Prego: parta pure il brano Madan di Salif Keita, sparate i coriandoli, stelle filanti, fischietti, entrino giocolieri,
ragazze pon pon, acrobati, saltimbanchi, giocolieri, mangiafuoco, elefanti, leoni, tigri, clown, etc. salute.

Mancano i Money, come il brano dei Pink Floyd. Al terzo settore, a tutto il no profit - insomma in un’unica parola
ai volontari -, la Regina di cuori ha tagliato la
testa. Oh che ci volete fare…‖C’è crisi‖ – come il
brano di Bugo. Ma visto che c‘è crisi, c‘è crisi per
tutti, vero onorevoli Onorevoli? Per questo,
attraverso le pagine del sito Bergamonews
come Crazy Team abbiamo invitato i nostro
Onorevoli - e perché no, anche i Senatori - a
dare il buon esempio.
E visto che ―ma allora vale tutto‖, onde far fronte
alla crisi (e al taglio del 5 per mille al terzo settore)
abbiamo pensato alla proposta-provocazione (provocazione… ma mica tanto): "I nostri deputati e senatori a pane e
acqua, ovvero a 1.000 euro al mese. E visto che siamo buoni gli offriamo un contratto fisso, con tanto di altri
1.000 euro per i contributi previdenziali". Sì: a differenza loro, non contratti di precariato, ma con contributi. Quindi
1.000 euro di stipendio e 1.000 di contributi. Visto che chiedono dei sacrifici...
Se consideriamo lo stipendio dei parlamentati (tutti, nessuno escluso per par condicio) che ammonta a 15.000 euro al
mese (lo stipendio base, in più ci sono indennità di carica e altro che lo fanno lievitare) aggiunto dei contributi
previdenziali per lo Stato il costo arriva quindi a 30.000 euro al mese.
Il risparmio sarebbe quindi di: 30.000 - 2.000 (1.000 euro di stipendio + 1.000 euro di contributi previdenziali) = 28.000
euro / mese.
In un anno fanno: 28.000 euro / mese * 12 mesi = 336.000 euro / anno
In parlamento, tra camera dei deputati (630) e camera dei senatori (315 a cui vanno aggiunti i senatori a vita e altri), i
parlamentari sono più 1.000.
Per cui il risparmio sarebbe in un anno:
336.000 euro / anno * 1.000 parlamentari = 336.000.000 ovvero 336 milioni di euro
Ecco coperti i tagli, al terzo settore.
Riparta pure il brano Madan di Salif Keita, ancora coriandoli, stelle filanti, fischietti, lanciate pure qualche
politico come uomo cannone, entrino giocolieri, ragazze pon pon, acrobati, saltimbanchi, giocolieri,
mangiafuoco, elefanti, leoni, tigri, clown, etc. salute.

Certo che questi politici, sono proprio


simpatici, sanno proprio come farci ridere. E
pensare che per un attimo c‘eravamo
preoccupati. Sì era il 5 dicembre 2010,
Giornata Internazionale del Volontariato,
quando George (Giorgio Napolitano, il
Presidente della Repubblica) pronunciò al
Quirinale: «Il volontariato produce, certo,
beni materiali di aiuto e di sostegno al
disagio, alla malattia, alla disabilità, alla dipendenza. Ma, proprio per la capacità di superare i confini di una
solidarietà spontanea, familiare e amicale, esso produce pure beni immateriali, comportamenti virtuosi, esempi
e modelli degni di essere imitati. […] La legge ordinaria, poi, favorisce fiscalmente e finanziariamente le
organizzazioni di volontariato, sia attraverso favorevoli regimi fiscali […], sia attraverso il funzionamento del 5
per mille di cui oggi il Ministro Sacconi ha garantito l'effettività, non solo nell'immediato ma anche in
prospettiva, e lo ha fatto con motivazioni e con parole d'impegno che ho molto apprezzato». E invece arrivano
loro, i 630 della camera dei deputati e i 315 della camera dei senatori (più altri) e i mille uniti ci fanno ridere. Il tutto
aspettando la festa comica del 2011, Anno Europeo del Volontariato e della cittadinanza attiva. ―Mi son distratto un
attimo… Colpa di George Napolitano, che con i suoi discorsi seri e inopportuni mi fa sciupare tutte le occasioni‖ (Libera
interpretazione di ―Colpa d‘Alfredo‖ di Vasco Rossi) di ascoltare le cavolate che raccontano i mille che occupano le due
―camera con vista‖ Roma.
E cosa rimane alla fine della festa? Le bottiglie vuote, tutto da sistemare, da pulire e da mettere a posto, sempre che la
stanza sia ancora intera. La regina di cuori, si è abbattuta sul volontariato, vuole tagliare la testa alle carte due, cinque e
sette. Tra i mille nessuno ha provato non ad essere come Alice, ma almeno l‘ombra di Alice. Oh, hanno creato
addirittura l‘eccezione al motto del Crazy Team: non hanno detto una cosa seria sorridendo, nemmeno una cavolata
seriamente. I politici hanno detto una cavolata sorridendo. Una volta su un muro leggemmo: ―Barcollo ma non
mollo‖. Oggi che rimane al volontariato? Quanto costa un grammo di libertà? Poter devolvere volontariamente il cinque
per mille a chi si vuole senza ―tetti‖? Sì insomma, cosa resteranno se non le ―Briciole dal tuo tavolo‖ (Crumbs for your
table – U2), le briciole appunto del tavolo dei parlamentari? Se le cose staranno così il ―ma non mollo‖ sarà cancellato.
Rimarrà il ―Barcollo ― come nel brano dei Litfiba. Nella speranza che per tutto il volontariato e il terzo settore possa
valere il ―non m‘arrendo e non mollo, resto in sella fino in fondo‖.
Riportiamo di seguito il testo Barcollo dei Litfiba, una rassegna stampa di alcuni articoli pubblicati in merito al taglio del
cinque per mille e infine i video di ―C’è crisi‖ di Bugo, ―Money‖ dei Pink Floyd, ―Crumbs for your table‖ degli U2,
―Colpa d’Alfredo‖ di Vasco Rossi e infine ―Barcollo‖ dei Litfiba.

Barcollo - Litfiba
Giungla, giungla che vita assurda - Sempre a
correre o a farmi mangiare - Anche oggi per i
predatori - Sarà una giornata di festa. - Poi
l‘ABC è quotidiano -Cambia sempre le sue
regole -Sopravvivere mimetizzarsi
Tra mille trabocchetti
…Eh Barcollo Barcollo - Ho perso il mio
controllo - In equilibrio sul rasoio - Io resisto
fino in fondo. - Ma Barcollo, Barcollo - Oscillo
sul mio mondo - Non m‘arrendo e non crollo - Resto in sella fino in fondo…
Pesce grosso mangia pesce piccolo - E‘ la catena che alimenta la fame - Sono lo schiavo in evoluzione
Prima mi chiamavi terrone (già) - Io pago il prezzo e non c‘è resto (no) - Quanto costa un grammo di libertà?
Di prender colpi e difenderci -Siamo i campioni del mondo
…Eh Barcollo Barcollo -Ho perso il mio controllo -In equilibrio sul rasoio -Io resisto fino in fondo…
Bocca grossa mangia bocca piccola - Pesce grosso mangia pesce piccolo - Uomo grosso mangia uomo piccolo, piccolo
-Voce grossa mangia voce piccola
…Eh Barcollo Barcollo - Ho perso il mio controllo -In equilibrio sul rasoio -Io resisto fino in fondo - Ma Barcollo Barcollo -
Oscillo sul mio mondo - Non mi arrendo e non crollo -Resto in sella fino in fondo…

I tagli
Il grande schiaffo al non profit
La fine del cinque per mille
Articolo di Isabella Bossi Fedrigotti
Corriere della Sera - 19 novembre 2010

Terzo settore
Il 5 per mille ridotto a un quarto. L'allarme delle associazioni
Il taglio in Finanziaria da 400 a 100 milioni. Il pdl Lupi: ad aprile fondi ripristinati, lo ha assicurato Tremonti
Articolo di Rita Querzé
Corriere della Sera - 19 novembre 2010

La crisi del terzo settore


Il volontariato va in piazza contro i tagli al 5 per mille
Il taglio secco di 300 milioni di euro (su 400) di finanziamenti al volontariato ha avuto il via libera dalla Camera
con i voti di Pdl, Fli e Lega. Il terzo settore insorge
Articolo di Alessio Gaggioli
Corriere della Sera - 23 novembre 2010

Associazione cure palliative - Arnaldo Minetti, presidente dell'Associazione cure palliative: il Governo ha
tagliato i fondi destinati al volontariato con il 5 per mille da 400 a 100 milioni di euro.
"Cinque per mille, tagliati i fondi per il volontariato: mobilitiamoci"
Bergamonews – 16 novembre 2010

La lettera dell'Avis di Villa d'Ogna - Il “Crazy team” dell’Avis di Villa d’Ogna risponde con una provocazione ai
tagli deliberati dal governo al 5 per mille destinato alle associazioni.
"Onorevoli a mille euro al mese. Così recuperiamo i tagli alle associazioni"
Bergamonews - Lunedi 22 Novembre 2010

Il prof. Remuzzi - "Si avrebbero più vantaggi: diminuire il consumo di tabacco - con grandi vantaggi per la
salute e risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale - nonchè il ripristino dei 300 milioni mancanti".
"Tagli al 5 per mille? Aumentiamo il costo delle sigarette"
Bergamonews - 24 Novembre 2010

Locatelli, Auser - Dura protesta del presidente dell'Auser di Bergamo Angelo Locatelli circa la drastica
riduzione dei fondi del cinque per mille.
"Questo taglio umilia il volontariato e i più deboli"
Bergamonews – 24 novembre 2010

Il ministro - L'importo previsto all'inizio "è stato eroso da successive diverse scelte parlamentari", ad esempio
di "incrementare i fondi per l'editoria".
Tremonti: voterò per ridare i soldi al 5 per mille
Bergamonews – 24 novembre 2010

AVIS sottoscrive l'appello redatto da CSV Net a Governo e istituzioni in tema di 5 per mille e risorse per le
politiche sociali
5 per mille, no alla riduzione dei fondi
Avis Nazionale – 19 novembre 2010

Primo dicembre: giornata mondiale contro AIDS (World AIDS Day)

Avis da sempre è attenta alla salute: sia delle persone che con il gesto della
donazione di sangue vengono quotidianamente salvate, sia dei donatori che
con grande generosità, «passione, dedizione qualcosa senza cui non vivono»
(prendendo lo spunto dal film ―Vi presento Joe Black‖) permettono che il
sangue non manchi mai. Sangue che dev‘essere sicuro (rimandiamo per ogni
approfondimento alla pagina ―Iscriviti‖). L'avis da sempre, oltre a diffondere la
donazione di sangue, promuove la cultura della salute. L'avis infatti, come si
legge dal sito - "Attua e ricerca ogni azione per la diffusione di 'una medicina preventiva' verso i propri associati". Da
questa esigenza, dall'importanza di poter garantire sangue sicuro, nasce l'attenzione che Avis costantemente dedica
alla prevenzione in materia di salute. Prima di ogni donazione di sangue, i donatori lo sanno bene, si svolge un'intervitsa
(o detto in parole più semplici una visita e un colloquio col medico) onde poter vagliare se un donatore è idoneo alla
donazione. Questo senza fini "moralistici" ma solo per vagliare se il donatore può avere attuato comportamenti
sessuali a rischio che potrebbero comportare il contagio da qualche virus.

Come Crazy Teram dell'Avis Villa d'Ogna quindi, condividiamo pienamente la decisione di
dedicare e di porre l'attenzione il primo dicembre alla "Giornata mondiale contro l'Aids".
Non potevamo non cogliere l'invito fatto dal World AIDS Day: "Take a action" ovvero
intervieni, un richiamo per aiutare a diffondere la cultura della prevenzione. Do something (fai
qualcosa): diffondere la cultura della prevenzione è già un primo passo. E la prevenzione in
questo caso serve proprio ai più giovani: in caso di rapporti a rischio (o detto in parole
più terra terra, in caso di rapporti con partner occasionali) usate il preservativo. La vita
è bella. E' un peccato gettarla quando con un po' di attenzione si possono evitare spiacevoli
conseguenze. L'argomento è delicato, ma come Crazy Team sosteniamo che proprio da Avis parta la cultura della
solidarietà correlata alla salute. Donare sangue salva proprio delle persone che non hanno la fortuna di avere questa
salute. E accettare di attivarsi per promuovere sì stili di vita sani, ma anche per prevenire certe malattie è come minimo
doveroso. All'Avis il rosso ti dona. Rosso come il Red Ribbon, il nastro rosso che è il simbolo della lotta contro
l'Aids. L'avevamo già detto sul nostro sito, ma lo ribadiamo prendendo spunto dal testo che avevamo pubblicato sul
nostro sito in occasione dei virus.
“Come ti frego il virus!” era lo slogan di una delle più belle campagne contro l‘Aids del
1993. Lupo Alberto, il grandissimo personaggio creato da Silver (Guido Silvestri), dava tutte
le indicazioni ai giovani per prevenire l‘Aids. Forse una delle più belle campagne a livello di
stampa che si ricordino contro il virus dell‘Aids in Italia. Come da sempre sosteniamo anche
noi del Crazy Team, diceva ―una cosa seria sorridendo, piuttosto che una stupidata
seriamente‖. Tra quelle video, nel 2009 ha fatto un grande successo ―Aides Graffiti‖, un
video realizzato da Yoann Lemoine, Il video è un‘animazione in cui disegni sulle pareti di un bagno prendono vita, per
riportarti un messaggio importante sulla tutela della salute. E anche in questo caso i giovani fanno veramente grandi
cose. Yoann Lemoine, classe 1983, ha girato anche il videoclip di ―Mistake‖ di Moby, nonché di ―Teenage Dream‖ di
Katy Perry nel luglio 2010 (video apparso su MTv negli Stati Uniti il 10 agosto 2010).

Ma più di mille parole, pensiamo che "parli" chiaro il video ―Aides Graffiti‖ di Yoann
Lemoine (come Crazy Team ci siamo chiesti se il video non fosse troppo ―forte‖.
Speriamo di non offendere la sensibilità di nessuno per averlo inserito: abbiamo però
concluso che il messaggio che trasmette è sicuramente utile. ―La bellezza è negli occhi di
chi guarda‖ per cui il video, se guardato con gli occhi giusti non apparirà sicuramente
volgare). Un video che mostra in modo chiaro ai più giovani che non bisogna avere paura
di amare sì gli altri, ma anche amare se stessi. Parlando di Aids riportiamo anche il brano "Careful" (attento) del
gruppo Paramore: ―attento‖ come l‘attenzione che va posta in merito alla propria salute e ai virus. Infine riportiamo il
brano ―Teenage Dream‖ di Katy Perry: i meravigliosi "teen", anni in cui proprio la giornata mondiale contro l'Aids si
rivolge. Perché nei sogni e nel cuore dei ragazzi ci sia sempre amore per se stessi e il posto anche per amare gli altri
donando sangue.

Maria Carla e gli studenti di Firenze per Avis

«A me questo blog aiuta a difendere l'immagine di una scuola dove si cresce


insieme, si costruisce qualcosa, si pensa, si condividono esperienze». Dal
Blog di Maria Carla Palmeri

«Fino a qualche anno fa, che cosa pensasse in teoria Albert Einstein sulla scuola
e l‘insegnamento lo si poteva desumere dai saggi raccolti in ―Idee e opinioni‖ (Il
Cigno 1990), nei quali egli dichiarava fra l‘altro che “l’unico sistema razionale
d’educazione è di offrire se stessi come esempio e, se non lo si può evitare,
come avvertimento”; che “lo scopo della scuola è quello di far acquisire ai
giovani una personalità armoniosa, e non una specializzazione”; e che
“l’eccessivo carico didattico porta necessariamente alla superficialità”. […] Degli esami di maturità, poi, Einstein
pensava che fossero non soltanto inutili, visto che un insegnante può giudicare molto meglio un allievo valutando il suo
lungo percorso scolastico che non le sue brevi prove finali, ma anche dannosi, per la tensione emotiva e lo sforzo
mnemonico che richiedono, al punto da poter generare incubi duraturi e distruggere la curiosità intellettuale.
Concordando, in questo, con un altro famoso avversario di esami, il matematico Giuseppe Peano, secondo il quale “se
serve, a bocciare gli studenti ci penserà la vita”». Tratto da ―I bimbi di Einstein‖dal libro ―Il matematico
impenitente‖ di Piergiorgio Odifreddi

«Come ho cercato di fare in ―Penna, pennello e bacchetta: le tre invidie del


matematico‖, è possibile mettere la matematica al servizio della critica
artistica, e andate alla ricerca di quelle caratteristiche matematiche,
palesi o nascoste, che letterati, pittori e musicisti del passato hanno
profuso nelle loro opere, e che solo i matematici del presente sono ormai
in grado di riconoscere. […] La conoscenza della matematica è essenziale
nella critica artistica, se non si vuole rimanere a bocca chiusa di fronte alla
suddivisione in scene della ―Flagellazione di Cristo‖ di Piero della
Francesca, basata sulle proprietà di auto somiglianza del rettangolo aureo, o
alle proporzioni della ―Leda atomica‖ di Salvador Dalì, ottenute utilizzando la
stella a cinque punte formata dalle diagonali del pentagono regolare.
D‘altronde è stato lo stesso Dalì a consigliare all‘apprendista pittore, nei
“Cinquanta segreti dell’artigianato magico”: “Devi, soprattutto da giovane, usare la geometria come guida alla
simmetria nella composizione delle tue opere. So che i pittori più o meno romantici sostengono che queste
impalcature matematiche uccidono l‘ispirazione dell‘artista, dandogli troppo su cui pensare e riflettere. Non esitare un
attimo a rispondere loro che, al contrario, è proprio per non aver da pensare e riflettere su certe cose, che tu le usi.
Queste affermazioni sono forse sorprendenti per chi non sospettava che anche dietro l’apparenza del
surrealismo può nascondersi la sostanza della matematica, ma diventano quasi ovvie se applicate all‘arte astratta.
Infatti, l‘estetica razionalista ha sempre ritenuto, dal Filebo di Platone a ―Punto, linea, superficie‖ di Vasilij
Kandinskij, che il linguaggio dell‘arte fosse lo stesso di quello di Galileo, ne "Il Saggiatore", riteneva essere il
linguaggio della natura: la geometria, ―i cui caratteri son triangoli, cerchi e altre figure‖. Quelle stesse figure, cioè, che si
ritrovanio nei quadri di, oltre che di Kandinskij, di Piet Mondrian, Kazimir Malevič, Josef Albers e innumerevoli altri
artisti moderni». Tratto da ―Le tre invidie del matematico‖dal libro ―Il matematico impenitente‖ di Piergiorgio Odifreddi

Nel nostro dolce naufragar in questo mare di internet e del nostro canale di
youtube ci siamo imbattuti in un canale che conteneva video fantastici: il
canale youtube di Maria Carla Palmeri. Seguendo il link (il collegamento) al
canale che rimandava al blog, abbiamo scoperto che i video erano starti
realizzati, sotto la supervisione di Maria Carla, dai ragazzi di due scuole
medie di Firenze: la scuola media Granacci (nell'anno scolastico 2008-2009 la
classe 1N per quanto concerne il video "The Wonderful World of Cabri - Le
Fabuleux Monde de Cabri") e la scuola media Poliziano (le classi che
nell'anno scolastico 2009-2010 hanno frequentato la 1D e 2D per i video "1D
- Nove mesi con Cabri" e "2D - Mai provato con Cabri?". Per l'anno
scolastico 2010-2011 la classe 3D ha realizzato "3D - Wacky Races", "3D - Ciao Cabri !!" e ―Cuori‖). Non abbiamo
dovuto nemmeno chiudere gli occhi e lasciate spazio alla fantasia: la meraviglia era già lì davanti ai nostri occhi. Ci
siamo ritrovati ad ammirare dei video che ci hanno subito condotto in un viaggio favoloso. Ancora più del Favoloso
mondo di Amélie. Un Wonderful World (un mondo meraviglioso) fatto di figure geometriche create con il programma
Cabri, che sulle splendide note del valzer ―La noyéee‖ di Yann Tiersen (e di molti altri bellissimi brani) prendono
vita, si animano in una gioiosa ed elegante danza. Ora, ci conoscete: siamo da sempre Crazy per cui il valzer del
francese Tiersen, ci ripaga (in parte) di quello che i francesi ci hanno sottratto… La Gioconda? Sì, anche ma non solo.
Stiamo parlando Carla (Bruni) e Monica (Bellucci). Naturalmente stiamo scherzando. Anche perché non ci basta solo il
valzer. Prossimamente proporremo quello che vogliamo come equo scambio.

Il nostro è un sito goliardico lo sapete e oggi siamo


particolarmente felici. Come Crazy Team, è inutile
nasconderlo, ci siamo emozionati nel vedere come la
“passione di Maria Carla, la dedizione qualcosa
senza cui non si vive” (libera interpretazione tratta
dal film Vi presento Joe Black) abbia portato alla
realizzazione di video magnifici. Sì, Magnificent,
come il brano degli U2. E come nel brano degli U2
«solo l’amore, solo l’amore può lasciare un segno
così forte» (Only love, only love can leave such a
mark): quell‘amore verso l‘insegnamento. Maria Carla ha accompagnato i suoi studenti nel far conoscere la matematica
e la geometria - discipline che spesso vengono viste erroneamente come noiose -, è riuscita a dare sfogo alla loro
creatività e con impegno ha realizzato il montaggio video, caricato tali video su youtube e linkati sul blog. Blog al
quale partecipano gli studenti e nel quale possono vedere concretizzarsi i loro sforzi. Qui sta il magnifico:
credere (ancora) che il proprio esempio sia il metodo migliore per insegnare e per trasmettere la propria
passione. Per questo siamo così gioiosi (e particolarmente goliardici): per quello in cui Maria Carla - e molti insegnati
che la pensano come lei – credono. E, cosa non secondaria, attuano ogni giorno. Con Maria Carla come insegnante,
non ci stupisce che anche Homer tenti di dimostrare la validità dell'ultimo teorema di Fermat (attenzione, se
fosse vera, l'ugualianza di Homer smentirebbe il teorema. Occorre una buona calcolatrice - con più di 10 cifre -
per verificare la non correttezza dell'equazione. «Dietro ai fotogrammi, c’è lo zampino dello sceneggiatore
David Cohen, laurea in fisica ad Harvard e master in informatica teorica a Berkeley. Proprio in vista di questo
episodio, Cohen si è scritto un software fatto apposta per trovare le quasi soluzioni del teorema di Fermat» Dal
livro "La scienza dei Simpson" di Marco Malaspina. Dopo più di 300 anni alla fine la dimostrazione del teorema
è stata trovata da Andrew Wiles). Scherzi a parte, ci sono delle parole che ci sono rimaste impresse. Sono quelle che
Maria Carla ha scritto sul suo blog quando gli sono state confermate le stesse classi dell‘anno precedente: «Di nuovo
insieme! Ci speravamo ma non sembrava fosse possibile.. e invece è successo! Stessa scuola, stesse classi. Voi però
giustamente crescete e i pensieri cambiano, sia vostri che miei. Quest'anno quindi dovrà essere diverso. Sempre
grande e bello, ma diverso».Un futuro migliore, grazie al proprio esempio, se lo si vuole è possibile. Il blog di Maria
Carla «è uno spazio condiviso, per commentare, pensare, comunicare». Perché «un blog tiene traccia di un
percorso, raccoglie nel tempo lavori, immagini, pensieri, sensazioni.. A me questo blog aiuta a difendere
l'immagine di una scuola dove si cresce insieme, si costruisce qualcosa, si pensa, si condividono esperienze.
Al di là di tante parole..», Una laurea in matematica, una laurea in informatica e un dottorato in matematica, non
hanno fatto rimpiangere a Maria Carla quello che ha lasciato per l‘insegnamento nella scuola media e non hanno
scalfito la sua semplicità: «Mi piace praticare yoga e danza». Come Crazy Team, ci ha particolarmente colpito il fatto
che una persona con due lauree e un dottorato, abbia deciso di mettersi in gioco nella scuola e soprattutto in una scuola
media. Questo ci fa pensare ad un mondo migliore, un mondo in cui magari si rinuncia ad una brillante carriera in
un'azienda, per seguire la propria vocazione e per gettare i semi della cultura e dell'amore - nel tuo caso di Maria Carla
per la matematica in liaison con l‘informatica -, in una disciplina. Maria Carla ci ha fatto rivivere i tempi in cui alla medie
la professoressa Gabriella Grillo ci insegnò ad amare Charlie Chaplin occupando due ore di lezione per farci vedere
―Tempi Moderni‖, ci parlò di guerra atomica del ―Gran sole di Hiroshima‖ (romanzo di Karl Bruckner) prendendo dei
filmati dagli archivi Rai, ci fece ―sentire‖ i ―Rulli di tamburo per Rancas‖ (romanzo di Manuel Scorza), di come la storia
per anni fosse stata scritta dai vincitori e che per i vinti non ci fosse nessuna voce, di come sempre la storia fosse
sempre stata raccontata dai più forti, da quelli che una cultura se la potevano permettere: sì durante le ora di lezione i
banchi erano disposti in cerchio perché tutti eravamo uguali. Maria Carla ci ha ricordato il professore, il maestro, l‘amico
Vincenzo Salvoldi: trombettista e donatore di sangue di Villa d‘Ogna che suonò per più di diciassette anni all‘Arena di
Verona e alla Rai di Milano, dopo essere stato diretto da Herbert Von Karajan, Claudio Abbado, Riccardo Muti, si
dedicò all‘insegnamento nella scuola media. Durante la lezione di Vincenzo i banchi rimanevano posizionati
normalmente in quanto ―gli ultimi‖ sedevano vicino a lui.

Nel nostro essere Crazy, non potevamo non


coinvolgere Maria Carla nel mondo della
donazione di sangue. Le abbiamo chiesto, nei
modi e nei tempi a lei più congeniali, di realizzare
un’animazione che parlasse di Avis. Maria Carla
non ha esitato ed ha subito accettato: «Ho visitato il
vostro sito, mi piace molto e condivido a pieno il
messaggio». Per quanto concerne i modi, ne è nato il
video "Cuori" che riportiamo sotto: ―parla‖ da solo…
Per i tempi possiamo dire che, il lavoro svolto con i
propri studenti nell'arco dell'anno scolastico 2009-
2010 ha fatto sì che il video "Cuori" fosse realizzato componendo costruzioni dei lavori di due laboratori – il lavoro col
programma Cabri era iniziato come detto per tutto l‘anno precedente – ed ha occupato tutta una domenica (pomeriggio
e non solo) di Maria Carla. «I ragazzi nel seguire le schede di lavoro ci mettono sempre il loro tocco di fantasia» ci ha
detto Maria Carla, «fare i video con le loro costruzioni è un vero piacere!». E anche qui, al di là delle parole Maria
Carla lo ha dimostrato coi fatti. Cardioidi, epicicloidi e ipocicloidi (per le definizioni come sempre rimandiamo a
Wikipedia, la libera enciclopedia accessibile a tutti gratuitamente: un vero esempio di come la condivisione di idee
possa cambiare il mondo) prendono vita grazie a “Mimy e Reby; Rita; Luisa e Laura; Azzizu; Andrea e Nicco;Jury
e Ivan; Francy e Penny; Milagros; Fabio e Lorenzo; Siny e Daniele” oltre naturalmente a Maria Carla. ―Cuori‖ – il
nome del video – che alla fine dipingono di rosso tutto il mondo. E visto che “all’Avis il rosso ti dona”, quel
rosso è il simbolo dell’amore che lega da sempre i
donatori alle persone meno fortunate.

Il video ci richiama la bellezza di Firenze, città dove sono


situate le scuole dove Maria Carla ha insegnato ed
insegna. Una città fantastica, che ci ricorda la meraviglia
degli Uffizi o lo splendore e la genialità della cupola di
Santa Maria del Fiore di Brunelleschi ma non
basterebbe il sito per descrivere tutte le bellezze di
Firenze. Per il video facciamo nostre le parole che il
professore Bermard, curatore del forum sul programma
Cabri, ha espresso in merito ai lavori di Maria Carla e dei
suoi studenti: «‖Bravo!‖ – lasciamo l‘affermazione così
come in tutto il mondo viene pronunciata -. E 'un ottimo
lavoro! Io sono entusiasta da queste figure e le animazioni,
molto belle, molto varie, anche vive, alcune figure sembrano difficili da riprodurre ... I suoi studenti hanno lavorato
davvero bene! Anche il video e molto ben riuscito, è un lavoro molto buono. Voglio inviare il messaggio con l'indirizzo
del video, a tutti gli iscritti alla mailing list di Cabri-forum, […] Grazie per la vostra spedizione, e complimenti per questo
lavoro» (Bravo! C'est un travail magnifique! J'ai été enthousiasmé par ces figures et ces animations, très belles, très
variées, vivantes aussi; certaines figures semblent difficiles à reproduire... Vos élèves ont vraiment bien travaillé! La
vidéo aussi est très réussie, c'est un très beau travail. J'ai envie d'envoyer votre message, avec l'adresse de la vidéo, à
tous les abonnés de la liste de diffusion cabri-forum, pour les en faire bénéficier; ils sont plus de six cents, répartis dans
le monde entier. Les abonnés de cette liste sont très intéressés à tout ce qui se fait avec Cabri; ce sont pour la plupart
des enseignants; il me parait important qu'ils puissent connaitre votre manière de faire travailler de jeunes élèves avec
Cabri. Merci pour votre envoi, et encore bravo pour ce travail, Salutations cordiales).

A questo «Bravo!», rivolto a tutti gli studenti e a Maria Carla si unisce tutto il Crazy Team e tutti i donatori.
Saremo di poche parole ma sincere: grazie di cuore a Maria Carla e tutti gli studenti della classe 3D della scuola
media Poliziano di Firenze per aver accettato di darci una mano per promuovere la cultura della donazione di
sangue creando il video “Cuori”. Grazie per aver fatto proprie le parole di Donizetti nel ―Don Pasquale‖: «D'esitar
non è più Tempo: dite di sì». Oltre al video ―Cuori‖ di Maria Carla e dei suoi studenti, vi lasciamo con Magnificent degli
U2 (come l‘animazione ―Cuori‖) e con il video Wonderful di Gary Go, «perché tutti noi siamo miracoli, avvolti in
attrazioni, siamo incredibili. Non darlo per scontato, no. Noi Siamo tutti dei miracoli» (Cause we are all miracles
wrapped up in chemicals. We are incredible. Don‘t take it for granted, no. We are all miracles. Oh we are). Il miracolo
della ragione e del sentimento uniti in uno splendido connubio da Maria Carla, messi a disposizione
dell’insegnamento e della donazione di sangue.

Avis zona 4 di Piario (Alta Valle Seriana): il calendario 2011


Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere
Venditore: «Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari
nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?».
Passeggere: «Almanacchi per l'anno nuovo?».
Venditore: «Si signore».
Passeggere: «Credete che sarà felice quest'anno
nuovo?».
Venditore: «Oh illustrissimo si, certo».
Passeggere: «Come quest'anno passato?».
Venditore: «Più più assai».
Passeggere. Come quello di là?».
Venditore: «Più più, illustrissimo».
Passeggere: «Ma come qual altro? Non vi
piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come
qualcuno di questi anni ultimi?».
Venditore: «Signor no, non mi piacerebbe».
Passeggere: «Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?».
Venditore: «Saranno vent'anni, illustrissimo».
Passeggere: «A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?».
Venditore: «Io? non saprei».
Passeggere: «Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?».
Venditore: «No in verità, illustrissimo».
Passeggere:.«E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?».
Venditore: «Cotesto si sa».
Passeggere: «Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?».
Venditore: «Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse».
Passeggere: «Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?».
Venditore: «Cotesto non vorrei».
Passeggere: «Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e
che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta,
nessuno vorrebbe tornare indietro?».
Venditore: «Lo credo cotesto».
Passeggere: «Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?».
Venditore: «Signor no davvero, non tornerei».
Passeggere: «Oh che vita vorreste voi dunque?».
Venditore: «Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti».
Passeggere: «Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?».
Venditore: «Appunto».
Passeggere: «Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha
trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene;
se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa
bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso
incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?».
Venditore: «Speriamo».
Passeggere: «Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete».
Venditore: «Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi».
Passeggere: «Ecco trenta soldi».
Venditore: «Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi».
"Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere" tratto da "Operette morali" – Giacomo Leopardi

Angelina Jolie, Charlize Theron, Cameron Diaz, Megan


Fox, Olivia Wilde, Scarlett Johansson: questi i nomi che
volevamo contattare per il nuovo calendario dell‘Avis Zona
4 di Piario Alta Valle Seriana. Come i nomi sono solo sei e
i mesi dodici? E‘ vero: avevamo pensato infatti di fare i
primi sei mesi con ―il fronte‖ (ovvero il lato A) delle
bellissime da noi scelte, e per gli altri sei mesi ―il palco‖
ovvero il ―lato B‖: il "fronte del parco‖ proprio come
l‘album di Vasco. Si volevamo andare su Studio Aperto:
dopo i 10 minuti di apertura di cronaca, i 12 secondi di politica o di argomenti seri (o forse ancora meno), dopo il servizio
sugli animali e/o cani che fanno cose straordinarie (ben inteso a noi piacciono gli animali, ma non quando questi
vengono usati per riempire i tg) e dopo il l‘immancabile servizio in cui si fanno passare per stupidi i giovani (dalla serie
―era meglio una volta‖ con tanto di valzer di cinismo e ―tango della gelosia‖ – ancora come il brano di Vasco - per i bei
tempi andati e di luoghi comuni annessi – ma non connessi) ecco gli ultimi 10 minuti. Il classico servizio Very Cool,
naturalmente in fascia protetta (protetta ma non dalla cavolate e dalle immagini osé e very cool): sì il servizio
“A&T.” , che non sta per A-Team o altro, ma sta par ―Ass & tits‖. Sì il servizio… Uhm, vediamo un po‘ come spiegare
la cosa: “A” sta per “lato B” (di cosa? Delle donne, in quanto chi pensa queste rubriche evidentemente ritiene oggetti
le donne) e “T” sta per “lato A”. In poche parole il servizio sulle bellone che si rifanno il seno e se lo rifanno due taglie
in più, le maggiorate pentite e che vogliono rifarsi il seno per farselo due taglie in meno, il servizio inchiesta
interessantissimo sulle more che si tingono i capelli di biondo e sulle bionde che diventano more, il servizio se vanno di
moda più le bionde o le more, il servizio estivo sulla spiagge con tanto di topless e il servizio invernale sui vari calendari.
Speriamo di aver reso l‘idea sui servizi di cui stiamo parlando, il tutto come detto in fascia protetta. Sì, stiamo parlando
del momento “A&T”, il momento appunto “Ass & Tits”, quello che va in onda appena prima di “Cotto e
mangiato”: e tra i due momenti la lotta è dura. Anche perché vedere lottare due (soli) neuroni (uno per
momento) la cosa non è comune.
Con le nostre madrine, volevamo inserirci nel momento
―A&T‖, il momento ―Aspettando Cotto e mangiato‖. Ma la
lotta era molto serrata, solo loro sanno dove vanno a
reperire cosi tante immagini (o meglio notizie cavolate)
per riempire la rubrica e solo sei madrine non sarebbero
bastate. Ben lungi dal scandalizzarci, come Crazy
Team ci vuole altro. Ci ha colpito come certe cose
possano essere trattate con bassezza e pochezza di
idee, in modo semplicemente sgarbato. L’esatto
opposto invece di quello che insegna Dario Fo quando parla di sesso in modo poetico attingendo storie dal
volgo (inteso come popolo) per portare a riflettere e, perché no, a far conoscere un mondo che è meraviglioso.
Come dicevamo il momento ―A&T‖ era troppo affollato. Poi Angelina è impegnata nel lancio del suo ultimo film, Charlize
in un pubblicità, Cameron in un film, Megan pure, Olivia sta registrando le nuove serie del Dr. House e Scarlett era
impegnata e la cosa è saltata. Va beh, i loro numeri di cellulare li abbiamo: vedremo in futuro. Come non ci cascate?
Beh, dopo tanti servizi ―A&T‖ qualche cavolata la volevamo ―sparare‖ pure noi. E‘ saltato il momento “Calendar Girls”
come il brano di Neil Sedaka: sì ci è saltato il momento ― Very Cool‖ come nel brano “Daddy Cool” dei Boney M in cui
si sarebbe arrivati, come la rubrica ―A&T‖, al “Io sono pazzo come uno sciocco” (“I'm crazy like a fool”) e non
pazzo comme un giullare. Oramai conoscete il nostro spirito goliardico: ci piace ironizzare e fare un po‘ di satira in
merito a quello che vediamo nel quotidiano. Siamo partiti proprio da Jack (Giacomo Leopardi), un uomo che un po‘ triste
ma un grande genio: anche Leopardi non disdegnava la satira nelle ―Operette Morali‖ e prese per esempio la satira
menippea traendo ispirazione dai ―Dialoghi dei morti‖ di Luciano. Non siate scaramantici, potete rimettere le mani sulla
tastiera (per le donne non rispondiamo su dove potete aver riposto le mani… Very Cool): abbiamo già parlato dell‘ironia
della morte nel nostro sito parlando della Danza Macabra, lo splendido affresco che è posto in un paese vicino a noi,
per l‘esattezza a Clusone. Rimandiamo a Wikipedia la definizione della satira (vi invitiamo a dare una veloce lettura, ci
sono spunti interessantissimi), limitandoci ad ammirare – possiamo fare solo quello - la maestria di Dario Fo, giullare
lombardo e nostro conterraneo.

Scherzi a parte – e soprattutto Studio Aperto a parte - , anche per il 2011 l’Avis
Zona 4 di Piario – Alta Valle Seriana ha deciso di realizzare un calendario
che viene distribuito gratuitamente a tutti i donatori. Il calendario entra così in
quasi tutte le case dei paesi dell‘Alta Valle Seriana. All‘Unità di Raccolta di Piario
fanno riferimento undici Avis Comunali. Unendo gli sforzi è stato possibile
realizzare varie attività per tutto il 2010 – ricordiamo tra le altre gli spot che
passano nelle televisioni locali, la spesa a carico della zona e non alle
singole avis comunali per quanto concerne il rinfresco post-donazione, il
torneo di calcio, stampa e realizzazione calendario e calendario tascabile
che viene distribuito ai donatori ecc. - che speriamo possano continuare ed
essere migliorate anche in futuro. L‘unione fa la forza e mai, come in questo caso,
deve valere il motto di Alexandre Dumas ―tutti per uno, uno per tutti‖. Come detto solo l’unione della volontà di tutte
le avis ha fatto si che il calendario potesse essere realizzato e regalato a tutti i donatori. E questo, nei piccoli
paesi, significa che quasi in ogni casa, ve ne sarà uno. Seguiremo i donatori ―day by day‖, per continuare il sogno
della donazione di sangue per salvare vite. Ringraziamo quindi a tutte le avis che fanno riferimento all‘Unità di Raccolta
di Piario, nessuna esclusa. Tutte meritano di essere citate per gli sforzi fatti dimostrando che alla base di avis e dei
donatori c‘è un unico grande cuore (le riportiamo in ordine alfabetico): Avis Bossico, Avis Castione della Presolana,
Avis Cerete, Avis Clusone, Avis Gorno-Oneta, Avis Gromo, Avis Ponte Nossa-Premolo, Avis Rovetta, Avis
Sovere, Avis Valbondione e Avis Villa d’Ogna. Il grande cuore avis che supera ogni confine e ogni barriera perché il
donatore possa trovarsi sempre in un‘unica vera grande famiglia che in concreto, donando consente di dare un giorno
nuovo a chi questa fortuna non ha. Questo è quello che ci chiedono i donatori ed è quello che, come minimo,
devono avere. Sappiamo che si potrebbe fare di più, che si può – e si deve – sempre migliorare: questo infatti è
proprio un punto di partenze per i futuri nuovo traguardi che insieme, se ci sarà la volontà, si potranno
raggiungere. Ci saranno difficoltà, ma la via che i donatori ci indicano di seguire, come l’esempio di Francesco
(Franco) Scandella con le sue 120 donazioni, possano sempre essere la nostra stella polare e come la stella cometa
indicarci la via da seguire. Fate quindi spazio al calendario, qui ve ne proponiamo una versione a bassa qualità
(versione a da 1,58 MB) che se vi va potete inviare a tutti senza intasare la posta elettronica a nessuno, nonché una
versione un po’ più definita (versione b da 6,34 MB). Niente “Calendar Girl” (come nel brano di Neil Sedaka) ma il
calendario e l‘energia ("The Calendar, the Energy - If This is You Then Woe is Me" di Matthew Thiessen And The
Earthquakes) in cui “Le cose stupide che quelli intorno a noi fare, spesso ci fanno arrabbiare e ci insegnano a
non seguire l'esempio‖ (The stupid things that those around us do, often make us angry and teach us not to follow
suit). E visto che non abbiamo le ―Calendar Girl‖, le ragazze calendario Angelina, Charlize, Cameron, Megan, Olivia
e Scarlett, ci accontentiamo del calipso e dell’allegria di ―Calendar Song‖ – la canzone del calendario - del brano
revival in stile caraibico dei ―The Dutch Rhythm Steel & Show Band‖ e interpretato anche dai ―Boney M‖ (quelli di
―Daddy Cool‖ e altri famosi brani degli anni ‘70). Calendar Song, in cui il testo è semplicemente il nome di tutti i mesi
dell‘anno.

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