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L’ATTEGGIAMENTO MENTALE
Per un compositore, un arrangiatore, l’idea che qualcuno ascolterà la sua musica è sempre in
primo piano nella sua mente. Come quando si dipinge un quadro, la pianificazione iniziale deve
essere impostata con molta calma. Si tratta del passo più importante al far si che la musica possa
scorrere. Se si abbandona questa visione, la musica vaga senz’anima e non si rapporta con
l’ascoltatore come un “periodo coerente”. La forma, l’immagine della forma sono determinanti.
Scrivere senza un’idea precostituita porta a fissare cumuli di carta bianca, senza direzione.
SCOPO
Il compositore/arrangiatore si pone questa domanda tecnica : per chi sto scrivendo e che tipo di
arrangiamento suggerisce la musica? Le risposte a queste domande indicano la prima direzione.
Cosi si saprà immediatamente il tipo di armonia e lo stile generale che ne consegue. Ciò non si-
gnifica affrontare stancamente il problema nello stesso modo sempre. Inserire un elemento di
sorpresa può essere una sfida; la sorpresa spesso genera buon umore, e la musica dovrebbe es-
sere divertimento! L’orchestratore più attento dovrebbe cercare di “sentire” la musica, e quindi
trovare colori, suoni, ritmi e dinamiche, che daranno ad una melodia familiare una nuova fresca
personalità.
Una composizione, un arrangiamento risente dello stato d’animo e possedere solida continuità-
giorni diversi mette alla prova il “senso” della continuità, portando inevitabilmente differenti stati
d’animo. Per conferirle continuità, si pensi spesso al carattere della musica e della concezione
scelta. Inoltre, un metronomo ed un cronometro sono sempre utili riferimenti mantenendo le figu-
razioni che scrivete “in sync” con il tempo o la struttura ritmica della musica.
Quando è terminato una partitura, la si rivede parecchie volte, cercando tutto ciò che potrebbe
rendere il quadro confuso e pregiudicare la chiarezza della musica.
Non importa quanto impegno sia stato profuso: semplicemente, ci sono volte che si sbaglia obiet-
tivo. È una realtà della vita dell’arrangiatore e dovrebbe essere accettata come una lezione facen-
te parte del processo di apprendimento.
FORMA
L’estensione della musica a cui state lavorando influenzerà la scelta delle tonalità . Fate la se-
guente considerazione: è vocale o strumentale? Sono convinto che la maggior parte dei cantanti
preferisca non spingersi verso i limiti estremi della propria estensione vocale. E soprattutto, in
ogni caso : è cantabile?
Qual’è la strumentazione specifica? (Chi sono gli esecutori?, si perché può sembrare superfluo
ma sapere in anticipo CHI suonerà una certa partitura influenza la creatività); Ottoni e legni più
comodi nella tonalità in bemolle, mentre gli archi, a causa dell’intonazione delle corde libere, suo-
nano con più facilità nelle tonalità in diesis, come pure la famiglia delle chitarre (ma con le dovute
precisazioni, esiste un territorio comune su cui operare agilmente).
Per un impatto emozionale, potreste desiderare un picco, od un climax, melodico che oltrepassi
l’estensione del canto. Allora sarà interessante cercare la soluzione.
Un tempo corretto, come anche il rubato, è assolutamente essenziale per una buona scrittura ed
una esecuzione soddisfacente. Ogni sfumatura che viene scritta è fondata sul tempo scelto, e sa-
rebbe saggio verificarlo costantemente. Molti usano il computer ed il software MIDI fornisce un
cronometro ed un metronomo interni con possibilità di simulazione delle frasi.
STILE
L’angolo in alto a sinistra della partitura indica sempre “lo stile” della composizione.
TRONCAMENTI
A meno che non vogliate generare una varietà di opinioni su dove una nota finisca, i troncamenti
devono essere scritti chiaramente, non lasciando dubbi sulla durata delle note.
Se si rende ogni parte la più interessante possibile, tuttavia musicalmente scorrevole, un arran-
giamento è più pieno di significato e facile da suonare per ogni esecutore. Cantate le parti mentre
analizzate. Quando migrate ogni singola nota da un accordo al successivo, osservate se le note
sono tenute, se sono comuni e se si dirigono alla “voce” più vicina (si, “voce”, sono tutte e sem-
pre delle “voci”.
Scrivere per molti paralleli costanti comporta muovere tutte le voci interne nella stessa direzione
della melodia. In questo caso, la nota ripetuta diventa ardua da suonare, il che viene evitato con
l’uso della condotta delle voci per moto contrario, oppure obliquo, o con l’armonizzazione delle
note di passaggio. Un altro metodo per ottenere una condotta delle voci scorrevole può essere
quello di alternare disposizioni strette e late delle voci. Cercate di comprendere la differenza tra
difficile, arduo e impossibile! (come? CANTANDO le singole linee/voci)
DINAMICHE
La chiave di una buona esecuzione sono le dinamiche inserite. Esse riflettono il l’intendimento
dell’arrangiatore; mai delegare questa importante scelta agli esecutori. I livelli di dinamica devono
riflettere l’importanza, o il ruolo subordinato, di una certa parte.
SCHEMA DELLE ARTICOLAZIONI (Roger Rickson)
Es. 1-7
ACCENTO MARCATO - (TOGLIE UNA PARTE DEL VALORE)
DOIT - GLISSARE VERSO L’ALTO (DI SOLITO MEZZOPISTONE PER GLI OTTO-
NI), AFFIEVOLENDO CON L’INNALZAMENTO DELLA NOTA.
° SUONO APERTO
BEND NOTE ( N.d.t.: eseguire la nota con una certa inflessione o curvatura)