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SCUOLA DI GIURISPRUDENZA
Tesi di laurea in
DIRITTO INDUSTRIALE
Relatore Candidato
Sessione II
2
INDICE
INTRODUZIONE.....................................................................................6
IL MARCHIO..........................................................................................12
3
4.2.3 Analisi Dei Singoli “Fattori Canon”................................................75
4.2.4 Analisi Dei Fattori Aggiuntivi.........................................................81
4.2.5 Relazione tra i diversi fattori.........................................................84
4.2.6 Uso effettivo...................................................................................85
4.2.7 Lo Strumento di Analisi di Somiglianza per il Raffronto fra
Prodotti e Servizi di Euipo.......................................................................87
I MARCHI ATIPICI................................................................................89
4
7.1.2 Confondibilità in concreto..............................................................177
7.2 Considerazioni conclusive...........................................................177
BIBLIOGRAFIA...................................................................................181
5
INTRODUZIONE
Lo scopo del marchio si instaura in tal modo in un fine molto più ampio,
garantendo la sua utilità nel panorama comunitario.
Sin dalla costituzione del Mercato Unico Europeo e dai primi Trattati
Comunitari, la Commissione Europea ha ritenuto necessario creare un
sistema specifico di protezione del marchio per l'Unione europea, che
prevede la protezione dei marchi a livello dell'Unione in parallelo alla
1
v. relazione della Commissione Europea alla proposta di Proposta di
Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio recante modifica del
regolamento (CE) n. 207/2009 del Consiglio sul marchio comunitario
2013/0088 (COD) C7-0087/13
6
protezione dei marchi a livello degli Stati membri, in conformità con i
sistemi nazionali armonizzati dalla direttiva 89/104/CEE del Consiglio,
poi codificata come direttiva 2008/95/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio.
2
v. relazione della Commissione Europea cit.
7
diritto di monopolio in questo ambito è, pertanto, considerato meritevole
di tutela anche dall'ordinamento comunitario.
Non a caso, del resto, l'art. 36 del TFUE prevede che i divieti di
restrizioni alla circolazione delle merci all'interno della UE lasciano
impregiudicati i divieti e le restrizioni derivanti dalla tutela della
proprietà industriale, ovviamente a condizione che tale tutela non operi
come "discriminazione arbitraria" né come mezzo di "restrizione
dissimulata al commercio tra gli Stati membri" (articolo 36, c. II, TFUE).
3
La scelta dello strumento “regolamento comunitario” ha infatti
consentito l’introduzione di un nuovo sistema di tutela dei marchi poiché in
modo essi vengono governati da una legge uniforme europea, a portata
generale, obbligatoria in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in
ciascuno degli Stati membri.
8
Il regolamento ha istituito altresì nel 1994 un Ufficio per
l'armonizzazione nel mercato interno: si tratta di un’agenzia autonoma
dell'Unione europea (UAMI).
4
È importante sottolineare che strumenti, come il regolamento e la direttiva,
sono fonti che costituiscono un armonizzato e unificato sistema del marchio
valido in tutti gli Stati membri. Il Regolamento (UE) n. 2424/2015 è entrato in
vigore il 23 marzo 2016, ma con riferimento ad alcune modifiche l'entrata in
vigore è rinviata ad altra data (più precisamente al 1º ottobre 2017), mentre la
Direttiva 2015/2436/UE dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il
prossimo 14 gennaio 2019, con una importantissima deroga, come noto
opportunamente S.GIUDICI (Osservazioni sulla nuova disciplina europea dei
marchi in Riv. Dir. Ind., fasc.3, 2016, pag. 158): l'obbligatoria adozione,
prevista dall'art. 45 della Direttiva entro il 2023, di procedure efficienti e rapide
per la decadenza e la nullità da espletare davanti agli uffici amministrativi.
Ciò che più rileva, in particolare ai fini della presente tesi è che gli articoli della
direttiva e del regolamento assicurano una medesima protezione marchio in
tutta l'Unione europea anche con riferimento al rischio di confusione.
9
opportuno fare una premessa terminologica.
L'analisi delle norme, con l'aiuto delle linee guida dell’EUIPO e della
5
v. Regolamento (UE) 2424/2015. Ugualmente si farà riferimento
all’Ufficio per l'armonizzazione nel mercato interno nella sua attuale
denominazione di EUIPO .
10
giurisprudenza, sarà la guida del nostro lavoro.
11
CAPITOLO PRIMO
IL MARCHIO
1.1 Definizione Di Marchio
Prima di affrontare l'analisi del rischio di confusione fra marchi è
essenziale dare una definizione di ciò che può costituire marchio e di
come il marchio viene specificamente definito.
12
Tuttavia, la Corte ha dichiarato che i criteri della decisione Sieckmann
possono essere soddisfatti definendo il colore per mezzo di un codice di
identificazione dei colori riconosciuto a livello internazionale.
7
v. MUSSO Art. 2563-2574 e art. 2584-2601. Ditta e insegna. Marchio.
Brevetti. Disegni e modelli. Concorrenza, in Commentario del Codice civile a
cura di Scialoja-Branca, Zanichelli Bologna 2012, p. 145-146.
8
Il requisito della rappresentabilità grafica è stato infatti superato dal
Regolamento (UE) 2424/2015 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16
dicembre 2015 nel cui considerando n.9 si è espressamente previsto al fine di
garantire maggiore flessibilità, accrescendo allo stesso tempo la certezza del
diritto per quanto attiene ai mezzi di rappresentazione dei marchi d'impresa, è
opportuno sopprimere il criterio della rappresentazione grafica dalla definizione
del marchio UE.
Il segno dovrebbe poter essere rappresentato quindi in qualsiasi forma idonea
utilizzando la tecnologia generalmente disponibile, e non necessariamente
mediante strumenti grafici, purché la rappresentazione sia “chiara, precisa,
autonoma, facilmente accessibile, intellegibile, durevole e obiettiva”. A seguito
di questa previsione il nuovo Regolamento 2424/2015 ha previsto all’art. 1 par.
8 che l'articolo 4 dell’RMUE sarà sostituito a partire dal 1 ottobre 2017. Il
nuovo art. 4 dell’RMUE aprirà, dunque, un nuovo mondo per il marchio UE.
13
L'articolo 4 sarà infatti sostituito come segue:
14
1.2 I Beneficiari Del Marchio
Nella pratica commerciale il marchio è un simbolo attraverso il quale i
consumatori di determinati prodotti o servizi, ovvero i clienti di un
impresa, eleggono o continuano a eleggere quella impresa identificandola
con il suo marchio.
15
La "funzione di origine", è altresì fortemente sottolineata dalla Corte nella
sua giurisprudenza, poichè strettamente legata al concetto di rischio di
confusione.
10
CGUE 23 maggio 1978 C-102/77, Hoffmann-La Roche & Co. AG v
Centrafarm Vertriebsgesellschaft Pharmazeutischer Erzeugnisse GmbH, [1978]
ECR 1139, par. 7.
11
CGUE 29 settembre 1998 C-39/97, Canon Kabushiki Kaisha v Metro-
Goldwyn-Mayer Inc., [1998] ECR I-5507, par. 29.
16
controllo di un'unica impresa cui possa attribuirsi la responsabilità della
loro qualità ".12
12
CGUE 17 ottobre 1990 C-10/89, SA CNL-SUCAL NV v HAG GF AG,
[1990] ECR I-3711, par. 13
13
v. in tal senso v. anche le indicazioni di EUIPO “che cos’è un marchio al
sito” in https://euipo.europa.eu/ohimportal/it/trade-mark-definition
17
CAPITOLO SECONDO
Perché sia imitato, il segno distintivo dovrà possedere una certa capacità
distintiva, intrinseca o acquisita con l'uso, ossia dovrà essere idoneo a
distinguersi da una semplice descrizione generica del prodotto o del
servizio, e, inoltre, dotato di novità, ovverosia dovrà differenziarsi dai
segni anteriormente utilizzati per immettere sul mercato concorrenziale
altri prodotti o servizi dello stesso genere.
14
v. in tal senso CGUE, 22 giugno 2006, August Storck (causa C-24/05), §
26 e 61;
18
tutela essenzialmente volta ad escludere un uso del marchio idoneo a
trarre il pubblico in errore, a fargli scambiare una cosa per l’altra”15.
- le qualità intrinseche del marchio, ivi compreso il fatto che esso sia o
meno privo di qualsiasi elemento descrittivo dei prodotti o servizi per i
quali è stato registrato 17
15
v. VANZETTI. A, La funzione del marchio in regime di libera cessione in
Riv. Dir. Ind., 1998, I, p. 81
16
CGUE,29 settembre 1998, causa C-39/97, Canon Kabushiki Kaisha / Metro-
Goldwyn-Mayer Inc, §. 18.
17
V. CGUE 22 giugno 1999 C-342/97, Lloyd Schuhfabrik Meyer & Co.
GmbH e Klijsen Handel BV, § 23.
18
V. CGUE 4 maggio 1999, cause riunite C-108/97 e C-109/97, Windsurfing
Chiemsee Produktions- und Vertriebs GmbH (WSC) / Boots- und Segelzubehör
Walter Huber e Franz Attenberger, GU UAMI, § 37.
19
Inoltre, il carattere distintivo intrinseco del marchio anteriore deve essere
valutato tenendo conto di (ciascuna) zona geografica di riferimento.
20
di tutela attribuito ad un marchio anche sotto il profilo merceologico,
cresce col crescere del suo carattere distintivo.
Il segno, quindi riceverà una tutela maggiore o minore in base alla sua
forza distintiva intrinseca o assunta nel tempo tramite la percezione del
pubblico interessato.
21
CGUE Canon C-39/97 cit.
21
2.3 La valutazione del rischio di confusione per l’art. 8.1
RMUE
22
v. art 53.1.a) RMUE
22
di confusione comprende il rischio di associazione con il marchio
anteriore.”
Come stabilito dalla sentenza Canon, sopra citata, vi sono molti fattori da
esaminare per giungere ad una valutazione del rischio di confusione fra
marchi.
23
Si ha il fenomeno della diluizione del marchio (anche detto “corrosione”)
quando viene lesa la capacità distintiva di un marchio, ossia quando il
marchio non è più in grado di far pensare ad un prodotto specifico; ciò può
accadere quando si diffondono una miriade di marchi simili ad esso, al punto
che se un consumatore vede quel marchio non lo associa più ad un prodotto
specifico ma ad una generica categoria di prodotti tutti con caratteristiche
simili tra loro (cfr. in tal senso http://ufficiomarchibrevetti.it/2015/11/il-
significato-di-diluizione-del-marchio/).
23
servizi che assolvono lo stesso scopo.
Occorre infatti, tener conto del fatto che il consumatore medio solo
raramente ha la possibilità di procedere a un confronto diretto dei vari
marchi, e pertanto deve fare affidamento sull’immagine non perfetta che
ne ha mantenuto nella memoria.26
24
La semplice similitudine o affinità di prodotti o servizi non comporta
necessariamente la sussistenza di un rischio di confusione, infatti, i due
criteri sono legati da un rapporto d’interazione.
28
v. MUSSO Art. 2563-2574 e art. 2584-2601. Ditta e insegna. Marchio.
Brevetti. Disegni e modelli. Concorrenza Commentario del Codice civile
Scialoja-Branca. Zanichelli Bologna-Roma 2012, pag 204 e ss.
25
indotta in confusione, sull’origine dei prodotti, una parte significativa del
pubblico di riferimento, senza che sia necessario dimostrare che tutti i
clienti reali o potenziali possano essere indotti in confusione.
In linea con la pratica degli USA, il termine ‘post sale confusion’ è usato
a volte, quando il rischio di confusione occorre successivamente al
momento dell’ acquisto, specialmente nel caso dei prodotti confezionati.
29
BROOKMAN. A. V, Trademark law; protection and enforcement, U.S,
1999, p. 55, sez. 6.
30
Esempio eclatante è il caso Arsenal V Reed (CGCE, 12 novembre 2002,
causa C-206/01, Arsenal Football Club/ Matthew Ree, § 56 e 57).
26
2.4 Il Rischio di Associazione
31
V. per tutti BOTTERO. N, TRAVOSTINO. M, Il diritto dei marchi d’
impresa; profili sostanziali, processuali e contabili, Utet Torino 2009, p. 98 e
segg. con ampi riferimenti dottrinari.
27
a) prima di tutto quando il consumatore confonde direttamente i marchi
stessi in oggetto. All’estremo, questi sono i casi di contraffazione in cui
anche gli esperti possono avere difficoltà a distinguere i marchi delle due
aziende coinvolte (anteriore e posteriore). Questi casi coinvolgono anche
le confezioni (se registrate come marchio tridimensionale) o nomi che
possono indurre una persona a confondere un prodotto o servizio per
quelli di un diverso titolare - (rischio di confusione diretta);
Come già indicato l’art 8.1 RMUE è destinato ad applicarsi solo se, a
causa dell'identità o della somiglianza dei marchi e dei prodotti o dei
servizi designati, esiste un rischio di confusione da parte del pubblico,
che comprende il rischio di associazione con il marchio anteriore. In tal
senso restano le chiare indicazioni dell’Avvocato Generale Jacobs, nella
celebre sentenza Sabel.32
32
CGUE, 11 novembre 1997, causa C-251/95, Sabèl BV / Puma. Per
l’Avv.Gen. Jacobs “...the fact that the junior mark serves merely to ‘call to
mind’ the senior mark, is not sufficient to establish a likelihood of confusion of
association”.
28
imprenditoriale unica o comunque in rapporto diretto con il marchio
registrato.
33
v. FREDIANI.V, Commentario del nuovo codice della proprietà
industriale, 2006, p.38 ss. E in giurisprudenza v. C. Giust. CE 22 giugno 1999,
causa C-342/97, Lloyd Schuhfabrik Meyer, Racc. pag. I-3819, § 17, nonché
CGUE 6 ottobre 2005, causa C-120/04, Medion, Racc. pag. I-8551, § 24 e 26.
34
v. al riguardo, C. GIUST. CE, 22 giugno 2000, causa C-425/98, Marca
Mode CV / Adidas AG e Adidas Benelux BV, § 29 e 31.
35
Sul punto dei marchi seriali v. le interessanti considerazioni contenute
nelle linee guida dell’EUIPO “Esame delle domande sui marchi dell’Unione
Europea – Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale”
reperibile on line all’indirizzo
https://euipo.europa.eu/tunnelweb/secure/webdav/guest/document_library/conte
ntPdfs/law_and_practice/trade_marks_practice_manual/WP_2_2016/Part-
C/02part_c_opposition_section_2/part_c_opposition_section_2_chapter_6_othe
r_factors/TC/part_c_opposition_section_2_chapter_6_other_factors_tc_it.pdf’,
con i utili riferimenti giurisprudenziali.
29
che connotano, ad esempio, linee diverse del prodotto o settori di attività
differenti.
30
CAPITOLO TERZO
31
In particolare, gli elementi e fattori citati dalla Corte sono stati:
il grado di somiglianza tra i prodotti o servizi e fra marchi;
il riconoscimento di mercato del marchio anteriore, quindi di un
carattere distintivo;
la possibile associazione tra i marchi in oggetto per il pubblico
destinatario.
32
si leggono, che si pronunciano e che si comprendono, e/o di loghi,
contenitori o imballaggi che si vedono e identificano, l'unico modo di
confrontare i marchi è tramite una valutazione che si interroghi a che cosa
assomigliano detti segni, come suonano e qual è il loro significato.
Tale valutazione, a partire dal 1 ottobre 2017 con l’entrata in vigore delle
modifiche al RMEU ed in particolare alle limitazioni poste dalla
rappresentazione grafica del marchio (oggi necessaria e domani
abbandonata) potrà subire importanti modifiche.37
37
La modifica che comporterà l’abbandono dell’obbligatorio elemento
grafico del marchio comporterà a mio avviso la necessità di un sistema nuovo
sia di valutazione del marchio che coinvolgerà anche sensi umani ancora non
considerati dagli attuali criteri di valutazione (si pensi all’olfatto) e soprattutto
una descrizione dei marchi sulla base di criteri internazionali certi,
probabilmente in linea con quanto è avvenuto per i marchi di colore, e di un
sistema di consultazione che il regolamento comunque dispone che sia e
rimanga “facilmente accessibile” e che necessariamente dovrà essere valutato e
posto in essere dall’EUIPO.
38
Trib.UE, sez. VI, sentenza Meica Ammerländische Fleischwarenfabrik Fritz
Meinen GmbH & Co. KG, 04-02-2016, n. T-247-14.
39
v. Trib. CE11 luglio 2007, El Corte Inglés/UAMI - Bolaños Sabri
(PiraÑAM diseño original Juan Bolaños), T 443/05, Racc., EU:T:2007:219, §
37.
33
Ai fini del mio studio, questi primi due fattori sono della massima
importanza e nei prossimi paragrafi seguirà un'analisi dettagliata sul
confronto e somiglianza tra i beni o servizi e fra marchi e dei fattori che
possono indurre il pubblico a credere che i prodotti o servizi in questione
provengano dalla stessa impresa o eventualmente da imprese
economicamente legate tra loro.40
Motivo per cui la valutazione dei primi due elementi (somiglianze) non
può prescindere da un riferimento alla percezione del consumatore,
proprio al fine di stabilire se i prodotti o i servizi contrassegnati possono
essere percepiti dal pubblico come prodotti aventi la stessa origine
commerciale.
34
Nella prima sentenza alla CGUE era stato chiesto di esaminare la
correttezza della teoria tedesca Pragetheorie, secondo la quale nella
“valutazione della confondibilità fra marchi complessi assumerebbe
rilievo solo l'elemento che sia dominante nell'impressione complessiva
prodotta dal marchio”.
42
v. CGUE 12 giugno 2007 UAMI/Shaker, C-334/05 P § § 41 e 45 e
giurisprudenza cit.
43
sentenze UAMI/Shaker, § 42 e 45, CGUE 20 settembre 2007,
Nestlé/UAMI, C 193/06 P, § 42.
35
complessiva da questo prodotta “.44
36
sua volta ha aumentato i livelli di coerenza nelle decisioni dell'EUIPO, la
quale ha adattato il suo criterio di valutazione del rischio di confusione
alle interpretazioni della corte di giustizia.
37
specializzato” (o clienti industriali) in relazione ai prodotti e ai servizi in
questione.
Per definire correttamente il pubblico di riferimento nel contesto degli
impedimenti relativi, occorre tenere conto di due elementi:
38
marchio anteriore che il prodotto oggetto del marchio rivendicato che è
stato giudicato identico o simile al marchio anteriore”.47
47
Trib.UE 01/07/2008, T-328/05, Quartz,, § 23, CGUE 10 luglio 2009 C-
416/08 P - Apple Computer v OHIM causa C-416/08 P, ricorso rigettato
39
livello di attenzione del pubblico di riferimento possa variare in funzione
della categoria di prodotti o di servizi di cui trattasi.
"La misura più o meno elevata del grado di attenzione dipenderà dalla
natura dei prodotti e servizi di riferimento nonché dalla conoscenza,
dall’esperienza e dal coinvolgimento nell’acquisto del pubblico di
riferimento." 48
Si rileva, quindi, non solo il peso dell’incidenza del momento attentivo
nella reazione percettiva del pubblico di riferimento, ma altresì la
variabilità del suo livello.
Dunque, anche se l’attenzione viene al momento collegata sola alla natura
del prodotto o dei servizi, ne viene comunque colta la processabilità e la
sua interpretazione dinamica, prospettando un gradiente di attenzione di
volta in volta da precisarsi.49
Il fatto che il pubblico di riferimento sia composto dal pubblico generale
non significa necessariamente che il grado di attenzione non possa essere
elevato: per esempio nel caso in cui vengano acquistati prodotti costosi,
potenzialmente pericolosi o tecnicamente sofisticati.
Analogamente, il fatto che i prodotti in questione siano rivolti agli
specialisti non significa necessariamente che il grado di attenzione sia
elevato.
In alcuni casi il pubblico professionale può prestare un alto grado di
attenzione quando acquista un determinato prodotto.
Ciò avviene quando si ritiene che i consumatori professionali possiedano
una speciale conoscenza o esperienza di base in relazione ai prodotti o
servizi in questione.
48
CGUE C-342/97, Lloyd Schufabrik EU:C:1999:323, § 26.
49
Cfr. S. SANDRI, Percepire il marchio dall’identità del segno alla
confondibilità Experta edizioni 2007
40
Nella fattispecie, la valutazione globale del rischio di confusione
comporta valutazioni di fatto complesse, dirette a verificare se esista un
rischio concreto che il pubblico di riferimento possa erroneamente
confondere un marchio di cui si chiede la registrazione con un marchio
anteriore.
Occorre tenere, infatti, conto di tutti gli altri fattori secondo il predetto
principio di interdipendenza: il grado di somiglianza tra i prodotti o
servizi e tra i segni, il grado di carattere distintivo del marchio anteriore e
l’incidenza di ogni eventuale altro fattore. Il risultato finale dipenderà
dalla ponderazione del valore da attribuire a ciascuno di questi fattori
pertinenti.
Rimane però controverso il concorso che si attribuisce alle esperienze
pregresse personali del consumatore.
50
Trib UE 22/03/2011, T-486/07 CA, EU:T:2011:104, § 95.
41
CAPITOLO QUARTO
Premessa
In considerazione delle rilevanti implicazioni legali che conseguono alla
valutazione del rischio di confusione fra marchi in conflitto, EUIPO ha
recentemente pubblicato le proprie linee guida, finalizzate ad ottenere
l’applicazione di una prassi comune ed univoca in tutti i Paesi
dell’Unione Europea.
Nel presente lavoro, nella valutazione della comparazione dei segni e dei
prodotti/servizi per cui i marchi in oggetto sono registrati, si farà ampio
riferimento proprio alle linee guida dell’EUIPO, riprendendo anche gli
esempi ivi contenuti51.
42
4.1.1 Il concetto di somiglianza
Nella valutazione della somiglianza fra marchi,“ La comparazione
dev’essere effettuata tra i segni così come sono stati registrati o come
figurano nella domanda di registrazione. L’uso effettivo o possibile dei
marchi registrati in un’altra forma è irrilevante ai fini della
comparazione dei segni”52
“Due marchi sono simili quando dal punto di vista del pubblico di
riferimento, esiste tra loro un’uguaglianza almeno parziale o una
somiglianza per quanto riguarda uno o più aspetti pertinenti, come
risulta dalla giurisprudenza della Corte, sono pertinenti gli aspetti visivi,
uditivi e concettuali (sentenze SABEL, citata, punto 23, e Lloyd
Schuhfabrik Meyer, citata, punto 25)” .53
52
Trib. UE 09/04/2014, T-623/11 ‘Sobieraj (MILANÓWEK CREAM
FUDGE)’ § 38.
53
Trib. CE 23/10/2002, T-6/01, Matratzen, § 30 e CGUE 28/4/2008 (C-3/03
P); Trib. UE 12/11/2008, T-281/07, BLUE, § 26.
54
In questo senso cfr. Le Direttive, parte C, Opposizione, sezione 2, Doppia
identità e rischio di confusione, capitolo 5, Carattere distintivo del marchio
anteriore.
43
3. o eventualmente, a circostanze concrete della fattispecie.
Tra i fattori inerenti al tipo di prodotti o servizi che possono dare diverso
peso ai tre profili rilevanti nella comparazione, viene in particolare in
rilievo il modo in cui i prodotti in questione vengono solitamente
acquistati dal consumatore.
Quanto agli elementi del caso concreto che possono influire sul rischio di
confusione, si è ritenuto che la presenza sul mercato di segni anteriori
55
v. al riguardo Trib.CE 12-01-2006, Devinlec Developement, § 103- 105
56
v. al riguardo Trib. UE 28-06-2005 Canali Ireland,§ 55
57
v. al riguardo Trib. UE 15-01-2003 Mystery Drinks, GADI 03,1532, § 48
44
identici ai marchi in conflitto o la coesistenza di questi marchi anteriori
può “eventualmente ridurre il rischio di confusione”.
Il risultato dell’esame del carattere distintivo del segno sarà uno dei
seguenti:
58
v. al riguardo Trib UE 20-05-2014 Argo Group, § 57; Trib UE 18-09-2012
Scandic Distilleries, § 60; Trib. UE 24-11-2005 Sadas, § 63.
59
CGUE 22/06/1999, C-342/97, Lloyd Schuhfabrik, § 22
45
caratteristiche di prodotti o servizi identici o simili oppure perché
è in altro modo debole.
60
Trib. UE 23/10/2002, T-6/01, Matratzen, § 35, confermata dalla CGUE
con ordinanza 28/04/2004, C-3/03 P, Matratzen, EU:C:2004:233
46
imporsi alla percezione del consumatore e di restare nella sua
memoria”.61
61
Trib. UE 13/06/2006, T-153/03, Peau de vache, EU:T:2006:157, § 32
62
Trib UE 22/05/2008, T-254/06, RadioCom, EU:T:2008:165, § 43
47
Quando sono comparati dal punto di vista visivo marchi figurativi
contenenti elementi verbali e marchi denominativi, è importante
verificare:
63
v. al riguardo Trib UE 26-09-2012 Le Lancier- El Lanciero,§ 42-53; Trib
UE 8-05-2014 Pyrox-pyrot § 85ss.
48
4.1.2.4 Casi di segni in conflitto contenenti la stessa singola lettera:
49
Tale implicazione può risultare decisiva ai fini dell’esito della
opposizione, soprattutto nel caso in cui i marchi in comparazione si
riferiscano a prodotti/servizi non identici ma simili 64
64
Per EUIPO “la combinazione senza forma di due o più colori “in qualsiasi
manifestazione” non soddisfa i requisiti di cui alle cause “Sieckmann” e
“Libertel” per quanto riguarda la chiarezza e la costanza di una
rappresentazione grafica, che è una condizione necessaria per poter fungere da
marchio [cfr. anche la decisione del 27/07/2004, R 730/2001-4,
YELLOW/BLUE/RED(col.)].
La semplice giustapposizione di due o più colori senza forma né contorno,
oppure un riferimento a due o più colori “in tutte le forme immaginabili”, non
presenta le caratteristiche di precisione e uniformità di cui all'articolo 4,
RMCRMUE (sentenza del 24/06/2004, C-49/02, Blau/Gelb, EU:C:2004:384, §
34)”.(v. EUIPO Direttive concernenti l’esame effettuato presso l’ufficio per
l’armonizzazione nel mercato interno (marchi, disegni e modelli) sui marchi
comunitari dell’Unione Europea - Parte B Esame -Sezione 4. reperibili on line
https://euipo.europa.eu/ohimportal/it/trade-mark-guidelines.
Nello stesso senso v. (Trib. Bologna, 13/02/2015, n. 566/2015 caso Vibram
reperibile on line http://www.marchiebrevettiweb.it/avviso-ai-naviganti/6266-il-
tribunale-di-bologna-sul-marchio-di-colore.html) che richama il caso Libertel
( CGUE 6 maggio 2003. C-104/01)”.
50
Pertanto gli elementi chiave per determinare l’impressione fonetica
complessiva di un marchio sono le sillabe e la loro particolare sequenza e
accentazione.
Inoltre, quando uno dei segni contiene elementi che possono essere letti e
l’altro contiene solo elementi non soggetti a comparazione fonetica, non
può essere effettuata alcuna comparazione fonetica.
65
v. al riguardo Trib UE 07/02/2012, T-424/10, Eléphants dans un rectangle,
EU:T:2012:58, § 46
Tuttavia la situazione è diversa quando il pubblico di riferimento ha
dimestichezza con la parola, ad esempio, quando sono parole basilari di
lingua straniera notoriamente conosciuta.
Il problema si pone nel caso in cui una parte significativa del pubblico di
riferimento pronunci correttamente la parola straniera, ma un’altra parte
significativa di tale pubblico applichi le regole della propria lingua
madre, qualsiasi valutazione della somiglianza fonetica deve prendere in
considerazione entrambe le pronunce e fornire una motivazione adeguata.
66
v. al riguardo CGUE 11/11/1997 C-251/95, Sabèl, EU:C:1997:528, § 24
Se un marchio è composto da vari elementi ,come ad esempio un
elemento verbale e uno figurativo, occorrerà definire il concetto di
ciascuno degli elementi del marchio in oggetto.
In ogni caso, ciò che importa è la percezione del termine da parte del
pubblico di riferimento.
67
Trib. UE 13/02/2007, T-256/04, Respicur, EU:T:2007:46, § 57
3. quando solo una parte ha un significato chiaro (ad esempio
Dermaclin).
Non occorre che una parola sia scritta correttamente perché il suo
contenuto semantico sia percepito dal pubblico di riferimento.
Quando un marchio contiene sia parole sia immagini deve essere valutato
tenendo conto di tutti i concetti che gli elementi figurativi o verbali
richiamano.
68
Trib. UE 8/02/2011, T-194/09, Líneas aéreas del Mediterráneo,
EU:T:2011:34, § 30
69
Trib UE 23/09/2014, T-341/13, So’bio etic, EU:T:2014:802,§ 67
70
Trib UE 13/05/2015, T-169/14, Koragel/CHORAGON, EU:T:2015:280, §
84
sono considerabili distintivi e dominano l’impressione complessiva dei
marchi, il livello di somiglianza diminuirà.
71
Trib UE 15/12/2009, T-412/08, Trubion, EU:T:2009:507, § 40; Trib UE
25/03/2009, T-109/07, Spa Therapy, EU:T:2009:81, § 30
In linea di principio, le coincidenze nella parte iniziale dei segni
aumentano la somiglianza degli stessi in misura maggiore di quelle nella
parte mediana o finale.
La portata del principio sul rilievo prevalente della parte iniziale del
segno sembra, quindi, valere principalmente per il caso di segni piuttosto
lunghi e complessi, dove è più ragionevole credere che il consumatore sia
colpito maggiormente dalla parte iniziale del segno.
Una valutazione della somiglianza fra due marchi non si limita, pertanto,
a prendere un elemento di un marchio composito e a paragonarlo con un
altro.
81
V. ad esempio la classe 12 nella quale rientrano “Veicoli; apparecchi di
locomozione terrestri, aerei o nautici.” Nella medesima classe dunque vengono
accorpate biciclette ed automobili, camion e yacht di lusso con valutazione
sicuramente arbitraria. Nella allegata nota esplicativa alla classe 12 si legge poi
che “i motori per veicoli terrestri; i giunti e gli organi di trasmissione per
veicoli terrestri; veicoli a cuscino d'aria. Questa classe non comprende in
particolare: alcune parti di veicoli (consultare la lista alfabetica dei prodotti); i
materiali metallici per ferrovie (cl. 6); i motori, giunti e organi di trasmissione
per veicoli non terrestri (cl. 7); le parti di motore (di ogni specie) (cl. 7)”.
82
Si è già detto che una parte delle previsioni di cui al Regolamento entreranno
in vigore a partire dal 1 ottobre 2017, mentre quelle previste nella Direttiva
entreranno in vigore dal recepimento da parte dei singoli stati della Direttiva
stessa.
I prodotti ed i servizi rivendicati dovranno — secondo le nuove regole —
essere chiaramente e precisamente individuati secondo indicazioni in
linea con quanto ritenuto dalla CGUE nel caso IP Translator83.
Così nel Considerando n. 25 del Regolamento 2424/2015, nel
Considerando n. 37 della Direttiva 2436/2015, nel nuovo art. 28 del
RMUE e nell'art. 39 della Direttiva si prevede che i prodotti e i servizi per
i quali si chiede la registrazione del marchio europeo siano identificati
“con sufficiente chiarezza e precisione per consentire alle autorità
competenti e agli operatori economici, sulla base della sola domanda, di
determinare l'estensione della protezione richiesta”.
In entrambe le norme (art. 28, n. 4 del RMUE – nuova formulazione - e
art. 39, n. 4 della Direttiva) si prevede addirittura che l’EUIPO “respinge
una in ragione di indicazioni e termini poco chiari o imprecisi se il
richiedente non propone una formulazione accettabile entro un termine
fissato dall'Ufficio a tal fine”.
Non sarà dunque più possibile, in linea di massima, in futuro registrare un
marchio europeo per prodotti e/o servizi facendo riferimento ai soli titoli
delle Classificazione internazionale di Nizza e richiamando tutti i
prodotti o i servizi della classe rivendicata.84
L'art. 28 n.8 del RMUE, come norma transitoria prevede, con
disposizione interessante anche ai fini interpretativi della intera
disciplina, una previsione particolare per i marchi UE di cui è stata
chiesta la registrazione prima del 22 giugno 2012, che siano stati
registrati in relazione all'intero titolo di una classe della classificazione di
Nizza.
83
V. sopra
84
A tal proposito merita però ricordare che con previsione non del tutto
cristallina all’art. 28 n.5 l’RMUE nella nuova formulazione a seguito del Reg.
2424/2015, prevede che “Se si utilizzano termini generali, comprese le
indicazioni generiche dei titoli delle classi della classificazione di Nizza, questi
sono interpretati come comprendenti tutti i prodotti o servizi chiaramente
coperti dal significato letterale dell’indicazione o del termine. Tali termini o
indicazioni non sono interpretati come comprendenti prodotti o servizi che non
possono essere intesi come tali.”
I titolari di tali marchi possono, entro il 24 settembre 2016, presentare
all'Ufficio una dichiarazione che “alla data del deposito la loro
intenzione era di ottenere la protezione di altri prodotti o servizi oltre
quelli coperti dal significato letterale del titolo della classe, purché i
prodotti o i servizi designati in tal modo figurino nell'elenco alfabetico
della classe della classificazione di Nizza, nell'edizione in vigore alla
data di deposito”.
Tale dichiarazione dovrà indicare “in modo chiaro, preciso e specifico i
prodotti e i servizi, diversi da quelli espressamente coperti dal significato
letterale del titolo della classe, che il titolare aveva in origine intenzione
di proteggere”.
85
v. al riguardo art. 28 n.7 dell’RMUE nuovo e Trib UE 11-7-2007, El Corte
Ingles,GADI 07,1432 e Foro. it. 07, IV,566, § 38; Trib UE 07-02-2006,
Alecansan, § 38;
A differenza dei prodotti, un servizio è sempre immateriale.
Fattori Canon
1. natura,
2. destinazione,
3. impiego,
4. complementarità,
5. concorrenzialità.
86
v. al riguardo sentenza del 29/09/1998, C-39/97, Canon, EU:C:1998:442
§23
Fattori aggiuntivi87
1. canali di distribuzione,
2. pubblico di riferimento,
87
v. Trib. UE, sez. I 16-09-2013, n. 437-11 Golden Balls Ltd-UAMI § 29,
Trib. UE 11 luglio 2007, El Corte Inglés/UAMI - Bolaños Sabri (PiraÑAM
diseño original Juan Bolaños), T 443/05, Racc. pag. II 2579, § 37 e la
giurisprudenza ivi citata.
88
L’elencazione di seguito riportata ripercorre le ultime linee guida
dell’EUIPO del 23.3.2016 Direttive concernenti l’esame dinanzi all'Ufficio
dell’Unione Europea per l’armonizzazione nel mercato interno (marchi, disegni
e modelli) la proprietà intellettuale sui marchi comunitari dell’Unione parte C
opposizione sezione 2 cap.2 reperibile on line
https://euipo.europa.eu/tunnelweb/secure/webdav/guest/document_library/conte
ntPdfs/law_and_practice/trade_marks_practice_manual/WP_2_2016/Part C/00p
art_c_opposition_section_0_introduction/TC/part_c_opposition_section_0_intr
oduction_tc_it.pdf
72
esempio di tale categoria generale è il termine alimenti per il consumo
umano.
Esempio : Lo yogurt (Classe 29) è un derivato del latte (la natura dello
yogurt può essere definita dal suo ingrediente base).
Esempio: Una sedia (Classe 20) e una bambola (Classe 28) possono
essere entrambe di plastica, ma non hanno la stessa natura in quanto una è
un mobile e l’altra è un giocattolo. Appartengono a categorie diverse.
73
La Natura dei servizi :
La natura dei servizi può essere definita, quindi, dal tipo di attività fornita
a soggetti terzi.
Nella maggior parte dei casi è la categoria in cui rientra il servizio che
definisce la sua natura.
Esempio: · I servizi di taxi (Classe 39) hanno la stessa natura dei servizi
di autobus (Classe 39) in quanto sono entrambi servizi di trasporto
2 - Destinazione:
Generalmente, la destinazione è definita come la ragione per la quale
qualcosa è fatto o creato o esiste.
La destinazione, dall’interpretazione della sentenza Canon, è definita
come l’uso al quale i prodotti o i servizi sono destinati e non un qualsiasi
altro uso possibile.
Esempio: Un sacchetto di plastica può essere utilizzato come protezione
contro la pioggia. Tuttavia la sua destinazione è quella di trasportare
oggetti.
3 - Modalità d’uso:
74
destinazione dei prodotti/servizi e ha quindi di per sé una rilevanza
limitata o addirittura nulla ai fini dell’esame della somiglianza.
Esempio: I prodotti farmaceutici per cura delle malattie della pelle della
classe 5 hanno la stessa modalità di uso delle creme cosmetiche della
classe 3).Tuttavia, sebbene la modalità d’uso caratterizzi i prodotti
confrontati e sia identica per entrambi, tale circostanza non basta, di per
sé, per constatare la somiglianza.
4 - Complementarità
89
V. in tal senso, Trib.UE 11/05/2011, T-74/10, Flaco, EU:T:2011:207, § 40;
Trib.UE 21/11/2012, T-558/11, Artis, EU:T:2012:615, § 25; Trib.UE
04/02/2013, T-504/11, Dignitude, EU:T:2013:57, § 44
75
somiglianza tra prodotti e/o servizi.
76
Quando determinati prodotti e/o servizi sostengono o integrano
semplicemente un altro prodotto o servizio, non sono considerati
complementari ai sensi della giurisprudenza.
5 –Concorrenzialità:
1 - Canale di distribuzione
77
Come fattore aggiuntivo è stato preso in considerazione in diverse
sentenze degli organi giurisdizionali europei.94
Analogamente, tale criterio può avere una validità nel caso in cui i
94
V. al riguardo Trib.UE 21/04/2005, T-164/03, monBeBé, EU:T:2005:140, §
53
78
prodotti siano venduti, in modo esclusivo o abituale, in negozi
specializzati. In questo caso, i consumatori potrebbero tendere a ritenere
che l’origine dei prodotti sia la medesima, se questi sono venduti nel
medesimo negozio specializzato, mentre potrebbero tendere a escludere
tale origine comune se non sono abitualmente venduti negli stessi negozi.
2 - Pubblico di riferimento:
3 - Origine abituale:
79
produzione/fornitura di prodotti/servizi.
95
V. al riguardo sentenza del 23/10/2002, T-388/00, ELS, EU:T:2002:260, §
52- 56 secondo cui “La commissione di ricorso, al punto 25 della decisione
impugnata, conferma la conclusione della divisione di opposizione quanto al
confronto dei prodotti e servizi interessati, secondo cui i servizi di “sviluppo ed
organizzazione di corsi per corrispondenza” designati dal marchio anteriore
sono identici ai “servizi in materia di educazione, ovvero insegnamento della
lingua inglese”, simili ai “libri di testo e materiali stampati”, ovvero libri di
esercizi per studenti, cataloghi, manuali didattici, materiale stampato per
l'insegnamento e schede e libretti per studenti che desiderano imparare
l'inglese come seconda lingua” e diversi rispetto all'“assistenza tecnica
riguardante la creazione e/o la gestione di scuole di lingue”. 53 In primo
luogo, i servizi di “sviluppo ed organizzazione di corsi per corrispondenza”
designati dal marchio anteriore, in quanto servizi in materia di
educazione, sono inclusi nella categoria generale considerata dalla domanda
di marchio: “servizi in materia di educazione, ovvero insegnamento della lingua
inglese”. Perciò la commissione di ricorso ha ritenuto a ragione che essi siano
identici. 54 In secondo luogo, la commissione di ricorso ritiene che i servizi di
“sviluppo ed organizzazione di corsi per corrispondenza” considerati dal
marchio anteriore siano simili ai “libri di testo e materiali stampati, ovvero
libri di esercizi per studenti, cataloghi, manuali didattici, materiale stampato per
l'insegnamento e schede e libretti per studenti che desiderano imparare l'inglese
come seconda lingua” designati dal marchio richiesto. 55 Si deve constatare
che, per assicurare i servizi di “sviluppo ed organizzazione di corsi per
corrispondenza”, è utile e usuale impiegare “libri di testo e materiali stampati,
ovvero libri di esercizi per studenti, cataloghi, manuali didattici, materiale
stampato per l'insegnamento e schede e libretti per studenti che
desiderano imparare l'inglese come seconda lingua”. Le imprese che offrono
corsi di ogni genere danno infatti spesso agli studenti, come materiale
pedagogico sussidiario, i citati prodotti. 56 Di conseguenza, considerato lo
stretto nesso relativo alla destinazione tra i prodotti e servizi di cui trattasi
nonché la complementarità dei prodotti rispetto ai servizi, la commissione di
ricorso ha giustamente ritenuto che tali prodotti e servizi siano simili.”
80
4.2.5 Relazione tra i diversi fattori
I criteri Canon sono stati enumerati senza alcuna gerarchia tra loro e
senza indicare il relativo peso o alcuna relazione tra di loro. Essi sono
stati considerati uno ad uno.
Spesso, vi è una relazione fra i fattori, per cui se uno di essi è condiviso,
anche un altro potrebbe coincidere. Ad esempio: in base alla destinazione
è possibile determinare anche il pubblico di riferimento.
81
prodotti/servizi per cui è specificamente registrato il marchio anteriore o
quanto meno, con riguardo a tutti i prodotti sui quali il titolare del
marchio abbia fondato l’opposizione o una domanda di nullità.
99
v. Trib UE 23-09-2009 C. Famoxin/ Lanoxim, § 35-39
82
Ne consegue che le limitazioni intervenute nel corso del procedimento di
opposizione o di nullità, o in entrambi, limiteranno l’ambito dei prodotti e
servizi da raffrontare.
83
registrazione simile, a livello sia nazionale sia di UE ed uno strumento di
analisi di somiglianza.
100
v. sul punto le indicazioni dell’EUIPO rinvenibili on line all’indirizzo
https://euipo.europa.eu/ohimportal/it/web/guest/the-office
84
CAPITOLO QUINTO
I MARCHI ATIPICI
5.1 Disciplina dei marchi atipici
Abbiamo visto che il marchio è una sintesi perfetta di molte informazioni
riguardanti l’impresa: comunica la fonte di provenienza e il livello
qualitativo o meglio la garanzia di costanza del prodotto/servizio
contraddistinto, pertanto, facilita la comunicazione tra l’impresa e il
cliente, crea un legame, una fiducia, un brand identificativo.
101
S. SANDRI, Marchi non convenzionali, in Dir. ind., 4, 2007, p. 341-355.
(ove ampia rassegna di casistica comunitaria).
85
Questi ultimi si possono a loro volta suddividere in due categorie: i segni
visibili, comprendenti forme tridimensionali e colori, e i segni invisibili,
come odori, suoni e rumori.102
102
SANDRI - RIZZO, I nuovi marchi - forme, colori, odori, suoni, e altro,
Milano, 2002, p. 292;
103
P. AUTERI, G. FLORIDIA, V. MANGINI, G. OLIVIERI, M. RICOLFI,
P. SPADA, Diritto Industriale. Proprietà Intellettuale E Concorrenza, Torino,
2001, p. 99.
86
“soggettivo”, ovvero valutata tramite la percezione che il consumatore
medio ha riguardo a quel segno. 104
87
Oltre alla percezione visiva, infatti, vi sono altri sensi di egual importanza
da considerare, quali l’olfatto o l’udito, che riescono a trasmettere
messaggi molto intensi e dotati di un’elevata capacità distintiva.
88
del segno; i marchi “atipici” o non convenzionali possono essere soggetti
a diverse modalità di rappresentazione, come ad esempio una
riproduzione in mp3 di un marchio sonoro.
107
CGUE 12. 12. 2002, C-273/00, Sieckmann , § 48 e 49.
89
Il punto di partenza per l’interpretazione è costituita dalla premessa che
qualsiasi riproduzione del marchio nel Registro sia comprensibile,
chiara, precisa ed oggettiva. 108
La riproduzione deve poi essere chiara e precisa in modo che sia possibile
per l’Ufficio (ma anche per gli altri operatori) condurre l’esame degli
impedimenti assoluti e relativi alla registrazione, così come pure
pubblicare il marchio nel Bollettino dei marchi comunitari e registrarlo
nel relativo registro.
Una riproduzione di tal tipo deve inoltre essere univoca in modo che il
concorrente possa confidare in una protezione del marchio
sufficientemente certa e i giudici e le parti siano nella possibilità di
accertare e valutare ogni possibile violazione del diritto di marchi.
108
CGUE 12. 12. 2002, C-273/00, Sieckmann , § 55 e in tal senso si vedano le
direttive dell’EUIPO che confermano la necessità dei suddetti requisiti
affermando, inoltre, che “il requisito dell’”oggettività” significa che il segno
deve essere percepito in modo inequivocabile e coerente nel tempo, in modo da
costituire una garanzia dell'indicazione di origine. L'oggetto della riproduzione
è specificamente quello di evitare qualsiasi elemento di soggettività nel
processo di identificazione e di percezione del segno. Di conseguenza, i mezzi
di rappresentazione grafica devono essere inequivocabili e oggettivi.”
Reperibili online al sito dell’EUIPO.
90
riconoscere di primo acchito di quali segni si tratta dalla mera
rappresentazione nel registro.109
109
v. CGUE 12. 12. 2002, C-273/00, Sieckmann , § 50 a 54.
110
v. CGUE 6 maggio 2003, C-104/01,Libertel, § 27.
91
I marchi di colore, a livello comunicativo, quindi, possiedono sia una loro
capacità intrinseca, dove il colore può essere interpretato come un
linguaggio, che trasmette informazioni che poggiano su elementi di
natura fortemente psicologica, simbolica e religiosa, sia possono
acquisire capacità distintiva tramite l’uso del marchio sul mercato,
attraverso pubblicità, marketing, branding e varie tecniche di
comunicazione.
Per marchio di colore si intende il colore che riveste tutto o parte del
prodotto o che viene associato al servizio offerto.
Non si considerano marchi di colore i colori di un segno distintivo
(magari figurativo) e nemmeno può considerarsi un marchio di colore un
colore apposto sul prodotto come potrebbe essere un adesivo (che
ovviamente non ricopra tutto o una parte significativa del prodotto).
Chiaramente non tutti i colori o le combinazioni cromatiche che
presentano le caratteristiche suddette possono essere marchi, ma solo
quelli che rispondono ai requisiti necessari per essere marchio.112
111
Come afferma ZERI, Colore e messaggio, in Strumenti per comunicare,
Roma, 2002; e L. TAVOLARO, Il colore come marchio, Dir. Ind., 2004, 1, 34,
rileva che “il colore, tra gli elementi dell'impressione visiva, che dura solo una
manciata di secondi, è quello ad imprimersi per primo nella memoria del
pubblico”.
112
Vedi art. 4, RMUE, nell’elencare i segni suscettibili di essere registrati
come segni prende esplicitamente in considerazione anche i colori.
113
Criteri del nuovo articolo 4 RMUE,ossia i criteri dettati nell’ambito della
sentenza Sieckmann.
92
3 - il segno medesimo dev’essere idoneo a distinguere i prodotti o i
servizi di una determinata impresa da quelli di altre imprese”.114
“Si deve rilevare, a tal riguardo, che non può presumersi che un colore
specifico costituisca un segno. Di regola, un colore rappresenta una
semplice proprietà delle cose. Tuttavia, esso può costituire un segno. Ciò
dipende dal contesto in cui il colore viene utilizzato”.116
114
v. in tal senso, sentenza Libertel, cit., § 23.
115
V. CGUE 24 giugno 2004,C-49/02, Heidelberger Bauchemie, § 22. In
senso conforme Trib. UE 2 febbraio 2011, cause 299/09 e T-300/09,Gühring
OHG, § 58 (combinazione dei colori giallo ginestra e grigio argento e
combinazione dei colori giallo ocra e grigio argento per utensili); Trib.UE 12
novembre 2013, causa T-245/12, Gamesa Eólica c. EUIPO ed Enercon GmbH),
§ 40 (tonalità di verde sfumato per convertitori di energia eolica).
116
CGUE 6 maggio 2003, causa C-104/01, Libertel, § 27.
117
Sino ad oggi, presso l’EUIPO sono state depositate una cinquantina di
domande di registrazione di un colore per se, quasi tutte respinte per mancanza
di distintività in concreto ex art. 7.1 b)
118
sentenza Libertel, cit., § 40, 41 e 65-67.
93
Occorre, quindi, “valutare se il colore o la combinazione di colori siano
idonei o meno a trasmettere informazioni precise, in particolare quanto
all’origine di un prodotto o di un servizio”119.
119
CGUE 24 giugno 2004,C-49/02, Heidelberger Bauchemie, § 37; CGUE 6
maggio 2003, C-104/01, Libertel, § 39; Trib. UE 9 ottobre 2002, T-173/00,
KWS Saat, § 25.
120
v. CGUE 19 giugno 2014 Oberbank AG (C-217/13), Banco Santander SA
e Santander Consumer Bank AG (C-218/13) contro Deutscher Sparkassen- und
Giroverband eV.C-, ECLI: ECLI:EU:C:2014:2012, § 46 a 49 e per analogia
sentenze Philips, EU:C:2002:377, § 48, nonché Nichols, EU:C:2004:538, § 24-
25.
121
v., in tal senso, v., CGUE 19 giugno 2014 Cause riunite Oberbank AG (C-
217/13), Banco Santander SA e Santander Consumer Bank AG (C-218/13)
contro Deutscher Sparkassen- und Giroverband eV., ECLI:
ECLI:EU:C:2014:2012, § da 46 a 49; sentenza Nichols, EU:C:2004:538, § 26,
nonché, per analogia, sentenza UAMI/BORCO-Marken-Import Matthiesen,
EU:C:2010:508, § 34.
94
denominativo o figurativo, che consiste in un segno indipendente
dall’aspetto dei prodotti che esso indica.
Infatti, se il pubblico ha l’abitudine di percepire immediatamente marchi
denominativi o figurativi come segni di identificazione dell’origine
commerciale del prodotto, lo stesso non vale necessariamente allorché il
segno si confonde con l’aspetto esteriore del prodotto, o qualora il segno
sia costituito soltanto da un colore o da colori utilizzati per annunciare i
servizi”.122
Così un marchio di colore possiede capacità distintiva se l’impressione di
insieme prodotta dal colore stesso o dalla combinazione cromatica del
prodotto o dal colore o dalla combinazione cromatica usata per un
servizio è percepita dal pubblico come un’indicazione di origine.
Come accade per tutti i marchi, anche per quelli di colore la CGUE
ribadito che la capacità distintiva di un colore o di una combinazione
cromatica deve essere valutata, oltre che con riferimento alla percezione
dei consumatori, anche con riferimento ai prodotti o ai servizi per i quali
è stata chiesta la registrazione. 124
122
Trib. UE 9 ottobre 2002, n. T-173/00, KWS Saat, § 29.
123
CGUE 6 maggio 2003, n. C-104/01,Libertel, § 24;Trib.UE 9 luglio 2003,
n. T-234/01, Andreas Stihl, § 40 (combinazione di arancione e grigio per
attrezzi da lavoro); CGUE 21 ottobre 2004, n. C-447/02P, KWS Saat, § 79;
Trib.UE 25 settembre 2002, n. T-316/00, Viking-Umwelttechnik, § 27
(combinazione di verde e grigio per attrezzi da lavoro).
124
Trib. UE 25 settembre 2002, n. T-316/00,Viking-Umwelttechnik, § 26;
Trib.UE 9 luglio 2003, n. T-234/01, Andreas Stihl, § 30.
125
Trib.UE 9 ottobre 2002, n. T-173/00, KWS Saat, § 28.
95
Assodato che un colore o una combinazione cromatica per essere marchio
deve essere, in primo luogo, un segno idoneo a distinguere ed, in secondo
luogo, deve avere capacità distintiva, come detto, la giurisprudenza, oltre
agli ulteriori requisiti della novità e della liceità del marchio, applica al
marchio di colore, per analogia, gli impedimenti previsti per i marchi di
forma all’art 7.1.e, RMUE.126
Dunque, anche per i marchi di colore valgono gli impedimenti assoluti
costituiti:
“dalla forma, o altra caratteristica,(colore o combinazione di
colore), imposta dalla natura stessa del prodotto;
96
Salvo in circostanze eccezionali, nelle quali il richiedente riesce a
dimostrare che il marchio è assolutamente inusuale e che è originale in
relazione agli specifici prodotti per cui è registrato , i marchi di colore non
hanno un carattere distintivo ab initio, ma possono eventualmente
acquisirlo in seguito a un uso in relazione ai prodotti o ai servizi
richiesti.129
Pertanto un elemento incisivo sarà lo sfruttamento dello strumento
pubblicitario al fine di diffondere, tramite un intenso uso, la conoscenza
di un marchio.
97
Dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia discende che “una
rappresentazione grafica deve consentire al segno di essere
rappresentato visivamente, in particolare attraverso immagini, linee o
caratteri, in modo da poter essere individuato con esattezza.” 132
A tale scopo, una rappresentazione grafica di due o più colori che sono
designati in modo astratto e senza contorno deve comportare una
disposizione sistematica che associ i colori considerati in modo
predeterminato e costante.
98
consentirebbero alle autorità competenti e agli operatori economici di
conoscere la portata dei diritti tutelati del titolare del marchio.
133
v. CGUE 6 maggio 2003, n. C-104/01, Libertel, § 68.
134
( Milka-lilla) di Mondelēz International per le Confezioni di
cioccolato.
135
RAL-4010 (Magenta) di Deutsche Telekom per Telecomunicazioni, Numero
di registrazione 39552630.2
136
RAL-1021 (Giallo) di ADAC per Automobil Club Tedesco.
137
Pantone 368 (Verde)di Dresdner Bank per servizi di Finanza.
99
colori come indice dell'origine dei prodotti e dei servizi per cui sono
registrati
100
I prodotti e servizi che si volevano tutelare erano nello specifico quelli
del settore delle telecomunicazioni, più in dettaglio le classi 9, 35 e 38
dell’Accordo di Nizza.
101
La Corte di Giustizia ha sottolineato che “non può presumersi che un
colore specifico costituisca un segno”, dato che generalmente questo
“rappresenta una semplice proprietà delle cose”138.
Nel caso di specie, Corte ha notato che la società Libertel non aveva
dimostrato l’acquisizione, nel tempo, della capacità distintiva, con la
conseguenza che tale capacità sostanziale fu ritenuta assente.
138
Sentenza Libertel Groep BV vs. Benelux Merkembureau, cit., C – 104/01.
102
Il codice di rappresentazione non è di per sé sufficiente, dato che,
facendosi riferimento a un consumatore medio, la decodificazione del
codice non è facilmente intellegibile e comprensibile in maniera
istantanea139.
139
Conclusioni dell’Avvocato Generale P. LÉGER, cit.. § 67 e L.
TAVOLARO, op. cit., p.34.
140
v. sentenza Libertel , C-104/01 50,cit., § 50.
103
Detto limite umano comporta un esaurimento della gamma di colori
disponibili e ciò limita la registrazione di questo tipo di marchi, poiché
essi, per poter essere idonei a svolgere loro tipica funzione distintiva,
devono poter essere correlati ai colori percepibili in maniera univoca e
chiara.
141
Il principio è assolutamente pacifico confermato anche dalla Sentenza
Libertel; cfr in dottrina MUSSO op.cit. pag. 147 e anche J.LIGUORI art. 7
C.P.I. in Codice Commentato della proprietà industriale e intellettuale a
cura di GALLI e GAMBINO, Utet, Torino 2011
142
Sentenza Libertel, cit., § 56.
104
Peraltro, vista la grande importanza che i colori ricoprono per le imprese
e la loro capacità attrattiva, essi divengono uno dei principali strumenti di
comunicazione tra gli operatori economici e il mercato di riferimento, con
conseguente sempre maggior rilievo del colore anche nell’ambito dei
segni distintivi.143
143
Secondo J.N. KAPFERER, “Il colore è il primo punto di riferimento di un
marchio per un consumatore che si serve da solo”, in Les marques, Capital de
l'entreprise, Les chemins de la reconquête, Les éditions d'organisation, 1999,
Parigi, p. 355.
144
v. CGUE Oberbank AG e Santander contro Deutscher Sparkassen- und
Giroverband Ev.; Cause riunite C-217/13 e C-218/13; ECLI:EU:C:2014:2012.
105
La Corte di Giustizia ha sancito che la norma deve essere interpretata nel
senso che, nell’ambito di un procedimento di nullità riguardante un
marchio privo di carattere distintivo intrinseco, occorre esaminare, al fine
di valutare se tale marchio abbia acquisito carattere distintivo con l’uso,
se tale carattere sia stato acquisito prima della data di deposito della
domanda di registrazione di detto marchio.145
Il carattere distintivo, quindi, deve essere accertato alla data del deposito
della domanda.
145
V. in tal senso CGUE Oberbank AG e altri contro Deutscher Sparkassen-
und Giroverband Ev.; Cause riunite C-217/13 e
C-218/13;ECLI:EU:C:2014:2012, § 48-49.
“Punto 48: Da quanto precede risulta che non si può stabilire, in linea
generale, per esempio ricorrendo a determinate percentuali relative al grado di
riconoscibilità del marchio negli ambienti interessati, quando un marchio
abbia acquisito carattere distintivo con l’uso, e che, anche per i marchi di
colore senza contorni, come quello di cui trattasi nel procedimento principale,
e anche se un sondaggio d’opinione può far parte degli elementi che
consentono di valutare se un marchio del genere abbia acquisito carattere
distintivo con l’uso, il risultato di tale sondaggio d’opinione non può costituire
l’unico elemento determinante che consenta di concludere per l’esistenza di un
carattere distintivo acquisito con l’uso.
Punto 49 Alla luce di dette considerazioni si deve rispondere alla prima
questione dichiarando che l’articolo 3, paragrafi 1 e 3, della direttiva 2008/95
deve essere interpretato nel senso che esso osta ad un’interpretazione del
diritto nazionale secondo cui, in procedimenti che sollevano la questione se un
marchio di colore senza contorni abbia acquisito carattere distintivo con l’uso,
è sempre e comunque necessario che da un sondaggio d’opinione risulti un
grado di riconoscibilità di tale marchio di almeno il 70%.”
106
Nel presente caso Beiersdorf, titolare del marchio Nivea, ha utilizzato il
colore blu scuro per caratterizzare i propri prodotti, in particolare su
contenitori e barattoli.
Beiersdorf ha applicato il marchio di colore blu sui propri prodotti per la
cura della pelle e del corpo dal 1925, ma ha registrato il suddetto blu
come marchio di colore solo nel 2007.
A seguito di ciò, il rivale Unilever chiese la cancellazione del marchio di
colore blu di Beiersdorf, contestando che l’uso di tale colore blu fosse
solo decorativo e quindi un elemento aggiuntivo al vero marchio, Nivea.
Oltretutto anche il gruppo societario Unilever, nel marchio Dove,
registrato per saponi e la cura della pelle, utilizza anche esso lo stesso blu
sulla confezione dei propri prodotti.
Pertanto il Bundespatentgericht, Tribunale Federale dei Brevetti della
Germania, nel 2013 ha annullato il suddetto marchio di colore blu, ma a
seguito di ciò Beiersdorf propose ricorso.
107
riguardo il marchio di colore blu, poichè ha ritenuto i sondaggi presentati
da Beiersdorf non fossero validi perché troppo vaghi e poco affidabili.
4) Caso Louboutin:
108
rosse, propose ricorso contro Yves Saint Laurent per l’utilizzo del colore
rosso.
La Corte d'Appello degli Stati Uniti concluse nella risoluzione del 5
settembre 2012, che il marchio Louboutin, avesse acquisito carattere
distintivo sopravvenuto, solo ed esclusivamente, in relazione a scarpe col
tacco nelle quali la suola rossa fosse in contrasto con il tono di colore o la
decorazione superiore della scarpa
146
v. caso Christian Louboutin SA vs. Yves Saint Laurent America Holding,
Inc., sentenza del 5 settembre 2012.
Anche in questo caso, la Corte d’Appello ha svolto una lunga analisi circa gli
elementi forniti da Louboutin a supporto del carattere distintivo acquisito dal
marchio.
Sul caso Louboutin si veda RICOLFI,Trattato dei marchi, cit.,p. 215.
109
fra quali anche modellini riproducenti vetture con la livrea rossa e
prodotti di merchandising.
147
così, Trib. Milano, 11 settembre 2008, in www.darts-ip.com; Id. Milano,
20 ottobre 2009, in www.darts-ip.com
148
così Trib. Milano, 10 gennaio 2013, inwww.darts-ip.com.
110
5.3 Marchi sonori
Simili caratteristiche del suono non potevano sfuggire anche alle imprese
sempre alla ricerca di strumenti di comunicazione e fidelizzazione dei
consumatori e dei loro clienti in genere.
Sono così nati i marchi sonori che arrivano in parti del cervello che altri
strumenti di marketing non riescono a raggiungere.
Si tratta, nella maggior parte dei casi di un logo sonoro, il più delle volte
musicale, necessario per l'identificazione interna ed esterna di un'attività
commerciale.151
149
AA.VV. Figure della memoria. Ricordare in analisi. Una nuova via nella
terapia con il gioco della sabbia Franco Angeli Milano 2016 pag. 25 e segg. e
AA. VV.Neuroscienze: Esplorando il cervello Edra Masson Milano 2016, box
24.4.
150
BORONI, Jingle addio, sono bastate cinque note di “sonic brand” per
rendere famoso un marchio, in Il Foglio, 13 gennaio 2005.
151
Il motivo della preferenza del marchio sonoro musicale rispetto a quello di
“rumore” è probabilmente legato anche alla necessità di una sua
rappresentazione grafica (quindi legata al pentagramma), come imposto in
111
La Suprema Corte italiana, a tal proposito, ritiene che “il marchio, nato
come segno visibile, ha visto ampliare il suo ambito concettuale fino alla
inclusione del marchio sonoro, ovvero di un suono, dotato della
necessaria distintività, che in quanto tale, contrassegna il prodotto o il
servizio per cui è registrato152”.
A livello comunitario l’ammissibilità dei marchi sonori deriva dal fatto
che l’attuale articolo 4, RMUE, non contenendo una elencazione
esaustiva, può essere interpretato nel senso di includere fra i marchi UE
anche che i “segni” sonori153.
112
Oltretutto il nuovo Regolamento 2424/15 a partire dall’ottobre 2017
prevede espressamente, fra i segni suscettibili di registrazione, i suoni.
153
Sul punto CGUE (Sesta Sezione) 27 novembre 2003 C-283/01, Shield
Mark BV - Joost Kist h.o.d.n. Memex, § da 34 a 41 - esaminata più
approfonditamente in seguito.
154
Direttive concernenti l’esame dinanzi all'Ufficio, Parte B, Esame. p.18
FINAL VERSION 1.0 01/0223/03/2016, reperibile online al sito dell’ EUIPO.
155
Secondo le linee guida EUIPO un pentagramma diviso in battute e in
cui figurano, in particolare, una chiave (chiave di sol, di fa o di do), note
musicali e pause la cui forma (per le note: semibreve, minima, semiminima,
croma, semicroma, ecc.; per le pause: pausa, pausa di semibreve, sospiro,
sospiro di croma, ecc.) indica il valore relativo e, eventualmente, le alterazioni
(diesis, bemolle, bequadro) ─ ove l'insieme di tali indicazioni determina
l'altezza e la durata del suono ─ costituisce una rappresentazione fedele della
sequenza dei suoni che compongono la melodia di cui si domanda registrazione
(cfr. CGUE 27/11/2003, C-283/01, Musical notation, EU:C:2003:641, § 62).
156
Il richiedente può depositare un documento sonoro in allegato al
modulo di domanda elettronico (decisione EX-05-3 del Presidente dell'Ufficio
del 10 ottobre 2005 concernente il deposito elettronico dei marchi sonori,
articolo 2, paragrafo 2). Tuttavia, tali documenti sonori devono essere depositati
unitamente ad una rappresentazione grafica idonea.
Una rappresentazione grafica depositabile unitamente ad un documento
elettronico è un sonogramma, vale a dire una rappresentazione grafica di un
suono che mostra la distribuzione di energia a diverse frequenze, specialmente
in funzione del tempo, purché il diagramma stesso indichi la scala,
l'orientamento (rotazione) e la traslazione degli assi (tempo e frequenza).
113
Ne consegue che i segni sonori, risultando idonei a tal fine, possono
essere utilizzati come marchi.
All’interno dei segni sonori si collocano:
- innanzitutto le sequenze di note musicali in particolare tratte da
canzoni o altre opere musicali o Jingles creati per la promozione
di prodotti o servizi157,
157
v. VANZETTI, Codice della proprietà industriale Giuffrè Milano 2013
pag. 96.
114
- i rumori, come il ruggito del leone della Metro Goldwin Mayer 158,
il canto del gallo159, il rumore del motore di una Harley
Davidson160.
158
Il marchio UE Metro-Goldwyn-Mayer - MUE 005170113 registrato il 29
giugno 2008: questa la descrizione contenuta nel marchio ” Il marchio sonoro
consiste nel suono di un ruggito di leone di durata approssimativa di 2,5
secondi. Esso è composto da due ruggiti successivi (da 0 a circa 1,4s e da 1,4,
2,6), il secondo di ampiezza leggermente minore. Il suono è non armonico ha
modulazione di ampiezza veloce (> 15Hz) non periodica (percezione di ruvidità
del suono) ed ha frequenza dominate nella gamma bassa e medio-bassa
(approssimativamente gamma '6dB da 40 a 400 Hz per entrambi i ruggiti, con
un picco di 170 Hz per il primo ed un picco di 130 Hz per il secondo). La
gamma di frequenza dominante percepita (relativa al controide dello spettro)
del primo ruggito aumenta fino a 0,35s circa e poi diminuisce. Nel secondo
ruggito, aumenta fino approssimativamente a 1,7s, diminuisce fino a circa 2,2s,
aumenta nuovamente fino a circa 2,3s e poi diminuisce.”.
Allegata alla registrazione si trova anche la seguente rappresentazione grafica
del marchio sonoro.
115
A tal proposito è rilevante la recente decisione del caso Globo
Comunicação e Participações.
116
“ …Per essere idoneo a indicare al consumatore l’origine commerciale
dei prodotti o dei servizi di cui trattasi, il marchio richiesto doveva
presentare caratteristiche che gli consentissero di essere facilmente
memorizzato dal consumatore. Benché non sia necessario che il segno
sia originale o fantasioso, resta il fatto che esso non dovrebbe essere
banale o totalmente insignificante.… Un marchio costituito da suoni
somiglianti a una suoneria avrebbe potuto svolgere una funzione di
identificazione solo se esso avesse contenuto elementi tali da distinguerlo
rispetto ad altri marchi.”
Nel caso in esame il marchio richiesto era costituito “dalla ripetizione di
un suono che somigliava al timbro di una suoneria assolutamente
banale”, attraverso una valida rappresentazione grafica consistente in
un pentagramma in chiave di violino su un tempo di 147 semiminime al
minuto contenente la ripetizione di due sol diesis.
La commissione di ricorso ritenne, però, che il marchio richiesto si
presentasse come un motivo sonoro di grande semplicità, essenzialmente
come una banale e comune suoneria che non sarebbe stata memorizzata
dal consumatore, giungendo alla conclusione che il marchio in questione
fosse privo di carattere distintivo in relazione all’insieme dei prodotti e
servizi oggetto della domanda di registrazione.
La società Globo Comunicação e Participações propose ricorse al TUE
per ottenere l’annullamento della decisione della commissione di ricorso
dell’EUIPO.
161
Trib EU 13 settembre 2016, causa T-408/15 Globo Comunicação e
Participações S.A./EUIPO
117
servizi per i quali è chiesta la registrazione del marchio e, dall’altro,
della percezione che ne ha il pubblico di riferimento.162
Tuttavia, è sufficiente un carattere distintivo minimo affinché non trovi
applicazione l’impedimento assoluto alla registrazione di cui all’articolo
7, paragrafo 1, lettera b), del regolamento n. 207/2009.163”
Occorre osservare che, il pubblico non è abituato a percepire marchi
sonori come segni che identificano l’origine commerciale dei prodotti o
dei servizi.
“Tuttavia, si deve ritenere che, nel caso di determinati prodotti o servizi,
possa non essere insolito che il consumatore li identifichi mediante un
elemento sonoro. In tal senso, si deve segnatamente considerare che,
come indicato correttamente dall’EUIPO all’udienza, in determinati
settori economici come quello della trasmissione televisiva, non soltanto
non è insolito, ma, anzi, è consueto che il consumatore sia indotto a
identificare un prodotto o un servizio rientrante in tale settore grazie a
un elemento sonoro che consente di distinguerlo come proveniente da
un’impresa determinata.
Nella stessa ottica, si deve rilevare che, per quanto riguarda determinati
prodotti e servizi connessi, in particolare, da un lato, a mezzi di
comunicazione o di intrattenimento per via di diffusione televisiva o
radiofonica nonché alla telefonia e, dall’altro, a supporti informatici, a
software o al settore dei media in generale, elementi sonori quali jingle o
melodie sono utilizzati al fine di consentire un’identificazione uditiva del
162
V. causa T-408/15,cit., § 39 e in più il Tribunale UE richiama a tal
proposito la sentenza della Corte di Giustizia 12 febbraio 2004, Henkel, C-
218/01, § 50 e la giurisprudenza ivi citata, e del 9 settembre 2010,
UAMI/Borco-Marken-Import Matthiesen, C-265/09 P, § 32 e giurisprudenza ivi
citata; Trib. UE 13 aprile 2011, Rappresentazione di un parallelogramma, T-
159/10, non pubblicata, § 14, e del 28 aprile 2015, Volkswagen/UAMI (EXTRA),
T-216/14, non pubblicata, § 15.
163
v. causa T-408/15,cit., § 40. A tal proposito il Tribunale UE richiama
anche le sentenze del 13 giugno 2007, IVG Immobilien/UAMI (I), T-441/05, §
42; del 29 settembre 2009, The Smiley Company/UAMI (Rappresentazione
della metà di un sorriso di smiley), T-139/08, § 30, e del 13 aprile 2011,
Rappresentazione di un parallelogramma, T-159/10, non pubblicata, § 15.
118
prodotto o del servizio di cui trattasi come proveniente da un’impresa
determinata.”
Peraltro, e in ogni caso, è necessario che il segno sonoro di cui si chiede
la registrazione possieda una certa pregnanza che consenta al
consumatore di percepirlo e di considerarlo in quanto marchio e non in
quanto elemento di natura funzionale o in quanto indicatore sprovvisto di
caratteristiche intrinseche proprie.
Un segno sonoro che non abbia la capacità di esprimere qualcosa di più
della semplice combinazione banale delle note che lo compongono non
consentirebbe al consumatore di afferrarne la funzione di identificazione
dei prodotti e dei servizi di cui trattasi, in quanto si ridurrebbe a un
semplice “effetto specchio”, nel senso che, rinvierebbe soltanto a se
stesso e a nient’altro. 164 Non sarebbe pertanto idoneo a ingenerare nel
consumatore interessato una certa forma di attenzione che gli consenta di
riconoscere la funzione indispensabile d’identificazione di detto segno.165
Anzi il marchio richiesto sarà percepito dal pubblico di riferimento solo
come una funzionalità dei prodotti e dei servizi interessati e non come
un’indicazione della loro origine commerciale. Il marchio richiesto
passerà quindi generalmente inosservato e non sarà memorizzato dal
consumatore di riferimento.
A proposito del marchio specifico della Globo, poi, il TUE ha ritenuto “il
marchio richiesto si riduce … a una suoneria di allarme o di telefono a
prescindere dal contesto in cui esso è utilizzato e dal vettore usato...che
non presenta alcuna caratteristica intrinseca distinta dalla ripetizione
della nota che la compone e che consenta di distinguere qualcosa di
164
Trib. UE T-408/15,cit., § 46.
165
Trib. UE T-408/15,cit., § 52:“Un segno sonoro caratterizzato da
un’eccessiva semplicità e che si limita alla mera ripetizione di due note
identiche non è idoneo, in quanto tale, a trasmettere un messaggio che possa
essere ricordato dai consumatori, cosicché questi ultimi non lo considereranno
come un marchio, a meno che esso non abbia acquisito carattere distintivo in
seguito all’uso.” v., in tal senso, anche Trib.UE 12 settembre 2007, Cain
Cellars/UAMI (Rappresentazione di un pentagono), T 304/05, non pubblicata, §
22.
119
diverso rispetto a tale suoneria di allarme o di telefono.
Il marchio di cui si chiede la registrazione deve quindi consentire la sua
identificazione da parte del pubblico interessato in quanto indicatore
dell’origine dei prodotti o dei servizi di cui trattasi..”
Chiarito l’orientamento in tema di livello di capacità distintiva richiesta,
restano da verificare le indicazioni relative alla rappresentazione del
marchio sonoro, elementi anche questi essenziali ai fini, non solo, della
registrabilità del marchio sonoro ma anche rilevanti ai fini del giudizio di
confondibilità e di potenziale contraffazione o nullità del marchio.
2) Caso Shield:
La sentenza della CGUE (C-283/01) del 27 novembre 2003 ha permesso
di elaborare una giurisprudenza più uniforme sull’interpretazione
dell’articolo 4 e 7, RMUE, in materia di marchi sonori.
La Shield Mark era titolare di quattordici marchi registrati il “BBM”.
Come si legge nella decisione, quattro dei detti marchi consistevano in un
pentagramma con le prime nove note della composizione musicale “Für
Elise” di L. van Beethoven. Due di essi erano accompagnati dalla dicitura
“marchio sonoro; il marchio è costituito dalla rappresentazione della
melodia composta dalle note trascritte (graficamente) sul pentagramma”.
Nella descrizione di uno dei due marchi era precisato “suonato al
pianoforte”.
Altri quattro marchi consistevano nelle “nove prime note di 'Für Elise”.
Due di essi erano accompagnati dalla dicitura “marchio sonoro; il
marchio è costituito dalla melodia descritta”. In uno dei due marchi si
precisa inoltre “suonato al pianoforte”.
Altri tre marchi consistevano nella sequenza delle note musicali “mi, re
diesis, mi, re diesis, mi, si, re, do, la”. Due di essi erano accompagnati
dalla dicitura “marchio sonoro; il marchio è costituito dalla riproduzione
della melodia composta dalla sequenza di note così descritte”. In uno dei
due marchi si precisava inoltre “suonato al pianoforte”.
120
Due dei marchi registrati dalla Shield Mark consistevano poi nella
denominazione “Kukelekuuuuu” (onomatopea che richiama, in olandese,
il canto del gallo). Uno dei due marchi era accompagnato dalla
descrizione “marchio sonoro; il marchio è costituito da un'onomatopea
che imita il canto di un gallo”.
121
accessibile, intelligibile, durevole ed oggettiva e adatto a distinguere i
prodotti o i servizi di un'impresa da quelli di altre imprese.
Dagli articoli 4 e 7, RMUE (allora vigenti), emerge secondo la Corte che
il carattere distintivo non si incentra sulla questione se un segno possa
concretamente assumere un carattere distintivo per i prodotti o i servizi
per i quali ne è stata chiesta la registrazione, ma piuttosto sul possesso, da
parte del segno in questione, di un carattere distintivo a livello generale, a
prescindere dalle diverse categorie di prodotti o servizi.
122
grafica dei suoni risponde ai requisiti fissati dalla giurisprudenza della
Corte, secondo cui la detta riproduzione deve essere chiara, precisa, di
per sé completa, facilmente accessibile, intellegibile, durevole e
oggettiva.
63.Una siffatta riproduzione, sebbene non immediatamente intellegibile,
può comunque diventarlo agevolmente consentendo così alle autorità
competenti e al pubblico, in particolare agli operatori economici, di
avere conoscenza esatta del segno di cui si chiede la registrazione come
marchio.
64. …….riguardo a un segno sonoro, tali requisiti non sono soddisfatti
quando il segno venga rappresentato graficamente mediante una
descrizione che si avvale del linguaggio scritto, come l'indicazione che il
segno è costituito dalle note che compongono un'opera musicale
conosciuta o l'indicazione che esso consiste nel verso di un animale, o
mediante una semplice onomatopea senza ulteriori precisazioni, ovvero
mediante una sequenza di note musicali senza ulteriori precisazioni. Per
contro, tali requisiti sono soddisfatti quando il segno venga
rappresentato mediante un pentagramma diviso in battute in cui
figurano, in particolare, una chiave, note musicali e pause la cui forma
indica il valore relativo e, eventualmente, alterazioni.”168
123
semplice onomatopea, le autorità competenti e il pubblico, in particolare
gli operatori economici, non sono in grado di determinare se il segno
oggetto di tutela sia l’onomatopea stessa, come viene pronunciata,
ovvero il suono o il rumore reale.
A ciò si aggiunga che le onomatopee possono essere percepite
diversamente a seconda delle persone, passando da uno Stato membro
all’altro.
Ciò vale con riguardo all’onomatopea olandese “Kukelekuuuuu”, che
tende a trascrivere il canto del gallo, e che è molto diversa dalla
corrispondente onomatopea nelle altre lingue utilizzate negli Stati
membri del Benelux. Di conseguenza, una semplice onomatopea senza
ulteriori precisazioni non può costituire una riproduzione grafica del
suono o del rumore di cui intenda costituire la trascrizione fonetica”.
170
Commissione dei Ricorsi dell’EUIPO, decisione in data 7 ottobre 1998,
proc. R-1/1998-2.
124
segnale acustico particolare, il verso di un animale, che, come tali, sono
difficilmente rappresentabili.
Tali difficoltà, fino all’entrata in vigore del Reg. 2424/2015/UE, erano in
particolare legate all’evidente problema della rappresentabilità grafica del
marchio sonoro, richiesta esplicitamente dall’articolo 4, RMUE
207/2009.
Ricordiamo il caso della Edgar Borroughs Inc. che, nel 1997, ha chiesto
di registrare come marchio il famoso urlo di Tarzan, descritto soltanto
tecnicamente come una serie di circa dieci suoni, la Commissione dei
Ricorsi dell’EUIPO, statuì che “il Registro del marchio comunitario è
destinato ai terzi che vogliono accertare se i segni che intendono usare
per i loro prodotti o servizi possono ragionevolmente ricadere
nell’ambito di protezione del marchio registrato, ciò che presuppone in
primo luogo che possano accertare quale sia l’oggetto del marchio.”173
171
RICOLFI, I segni distintivi. Diritto interno e comunitario, Utet Torino,
1999, p. 43.
172
La decisione della Commissione dei Ricorsi dell’EUIPO il 29 settembre
2003, R 781/1999-4, Metro-Goldwyn-Mayer Lion Corporation (ruggito del
leone) – non a caso la Metro Goldwin Mayer dopo tale decisione, depositò il
29.6.2006 una nuova domanda di registrazione del marchio sonoro corredata
proprio da una rappresentazione grafica ottenuta tramite sonogramma.
173
Commissione di ricorso dell’EUIPO in data 27 settembre 2007, proc. R
708/2006-4, Edgard Rice Burroughs Inc (urlo del personaggio di fantasia
Tarzan) in Dir.ind., 2008, 235.
125
con semplicità alle diverse tipologie di marchi, magari con l’ausilio della
tecnologia e di applicazioni che consentano la riproduzione di suoni.
174
Cfr. EUIPO Direttive concernenti l’esame dinanzi all’Ufficio, Parte B,
Esame sez. 2 Formalità reperibile on line
https://euipo.europa.eu/tunnelweb/secure/webdav/guest/document_library/conte
ntPdfs/trade_marks/Draft_Guidelines_WP_1_2015/04_part_b_examination_sec
tion_2_formalities_clean_2015_it.pdf
126
5.4 Marchi olfattivi
I canali di risposta attivati dall’olfatto sono però non soltanto legati alla
razionalità ma anche, e forse soprattutto, a risposte profonde e
tendenzialmente istintive o quantomeno inconsce
127
Gli scienziati hanno pareri discordanti riguardo al suo funzionamento
nell'uomo, infatti secondo alcuni, non sarebbe funzionante, seppur
presente; secondo il parere di altri scienziati invece l'organo
vomeronasale sarebbe funzionante, ma con capacità assai ridotte
rispetto a quelle degli animali.”175
Gli odori quindi hanno non soltanto una capacità distintiva importante,
ma anche una capacità evocativa inconscia che li rende di per sé uno
strumento di marketing utile, indipendentemente dal loro carattere
distintivo di un’impresa e più in particolare di un suo prodotto o servizio.
175
Da wikipedia, definizione di odore.
176
V. in tal senso SIMON CHU & JOSEPH DOWNES, articolo: “Long live
Proust: the odour-cued autobiographical memory bump”, 2000, cognition: 75
(2):B41-B50 (2000) .
128
che quel sorso misto a briciole di focaccia toccò il mio palato, trasalii,
attento a quanto avveniva in me di straordinario. Un piacere delizioso
m’aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa”.177
177
M. PROUST, Alla ricerca del tempo perduto, 1913.
129
condivisi. Per gli odori però si possono trovare simili criteri di
descrizione e classificazione, visto che la percezione da parte del
pubblico di un odore varia oggettivamente sulla base di elementi esterni
(ambiente, natura, contesto sociale) o interni (soggettivi) o perfino
fisiologici (età) ?
1) Negli USA:
L’impresa aveva fornito la prova di averla usata per diverso tempo in via
esclusiva (così da farle acquisire un rilevante secondary meaning), ma
che risultava anche essere la sola ad avere immesso sul mercato filati per
cucito e ricamo profumati.
178
Re Celia Clarke, DBA Clarke’s Osewez, U.S.P.Q. 2d 1238 (1990)
(TTAB), in cui la registrazione è stata accordata sulla base di una descrizione
esclusivamente verbale.
ELIAS B., Do Scents Signify Source? - An Argument Against Trademark
Protection for Fragrances, in, 82 TMR, 1992, 475 ss., critica il fatto che il
Board statunitense non abbia rilevato l'eccessiva indeterminatezza di una
descrizione solo verbale. La decisione riformava il precedente verdetto
dell’Examining Attorney che aveva rigettato la domanda di registrazione per
difetto di carattere distintivo.
179
Reg. n. 75-120036, dell’11 febbraio 1997
130
- le essenze di ciliegia, uva e lampone per contraddistinguere lubrificanti
sintetici per veicoli. 180
ii) che la fragranza non sia un attributo o una caratteristica naturale dei
prodotti ma sia stata conferita agli stessi dal registrante;
180
Reg. n. 2463044, 2568512 e 2596156. Cfr. anche dalle Conclusioni Avv.
Gen. Colomer, in causa C-273/00 Sieckmann, § 30.
181
v. al riguardo http://www.inta.org/INTABulletin/Pages/TheStatusofS
centsas TrademarksAnInternationalPerspective.aspx
182
v. al riguardo http://www.inta.org/INTABulletin/Pages/TheStatuso
fScentsas TrademarksAnInternationalPerspective.aspx.
131
In molti prodotti, infatti, come nei detergenti per la cura della persona o
per la casa, la presenza di una particolare fragranza servirebbe solo in
funzione utilitaria, sia perché può essere idonea a mascherare l'odore
altrimenti sgradevole di alcune loro componenti, sia perché funzione
essenziale di un prodotto detergente non sarebbe solo quella di pulire, ma
anche quella di lasciare un buon odore sul corpo o sulle superfici
trattate.183
2) In Unione Europea:
183
ELIAS, cit.,p. 495-498.
184
v. A. SPEDICATO, Il profumo di pina colada diventa marchio negli USA.
E in Europa è possibile registrare un odore come marchio ? Reperibile on line
http://www.marchiebrevettiweb.it/angolo-del-professionista/4230-il-profumo-
di-pina-colada-diventa-marchio-negli-usa-e-in-europa-e-possibile-registrare-
un-odore-come-marchio.html
132
rappresentato visivamente, in particolare attraverso immagini, linee o
caratteri, in modo da poter essere individuato con esattezza.
185
CGUE 24 giugno 2004, Heidelberger Bauchemie Gmbh, C-49/02; nello
stesso senso ed in particolare a proposito del marchio olfattivo v. CGUE 12
dicembre 2002, C-273/00, Sieckmann, § 46-55.
133
La posizione inizialmente assunta dall'Ufficio per l'armonizzazione del
Mercato Interno (UAMI) era favorevole alla registrazione dei marchi
olfattivi. La prima domanda di registrazione di un segno olfattivo ricevuta
L’EUIPO ha autorizzato la registrazione del marchio olfattivo
caratterizzato dall’odore dell’erba tagliata di fresco per identificare delle
palline da tennis, registrazione che era già stata conseguita con successo
in Benelux186.
134
- “il profumo di vaniglia”189.
A giudizio della Corte tali criteri non sono soddisfatti dalla formula
chimica mediante una descrizione formulata per iscritto, o con il deposito
di un campione di un odore o attraverso la combinazione di tali
elementi.191
“69.Per quanto concerne una formula chimica,…. poche persone
riconoscerebbero in una simile formula l'odore in questione. Una
formula di tal genere non è sufficientemente intellegibile. Inoltre, ... una
formula chimica non rappresenta l'odore di una sostanza, ma la sostanza
in quanto tale, e non è nemmeno sufficientemente chiara e precisa.
Pertanto essa non costituisce una rappresentazione ai sensi dell'art. 2
della direttiva.
70.Con riferimento alla descrizione di un odore, anche qualora sia di
natura grafica, essa tuttavia non è sufficientemente chiara, precisa e
obiettiva.
71. Relativamente al deposito di un campione di un odore, occorre
rilevare che esso non costituisce una rappresentazione grafica ….
Inoltre, ... non è sufficientemente stabile o durevole.
72. Per quanto riguarda un segno olfattivo, se una formula chimica, una
descrizione verbale o il deposito di un campione di un odore non sono in
grado di soddisfare, singolarmente considerati, i requisiti di una
189
Reperibile online al sito dell’EUIPO [http://esearch.oami.europa.eu/
copla/trademark/data/001807353]
190
CGUE. 12-12-2002, Sieckmann, C-273/00, § 55.
191
CGUE, Sieckmann, C-273/00, cit., § 73 e CGUE 12/12/2002, C-273/00,
Methylcinnamat, EU:C:2002:748, § 69-73.
135
rappresentazione grafica, neppure la combinazione di tali elementi
potrebbe rispondere a tali requisiti, in particolare a quelli di chiarezza e
precisione.192”
Attualmente, non esiste un mezzo per rappresentare graficamente gli
odori in modo soddisfacente. Non esiste una classificazione
internazionale generalmente accettata di odori che consentano, come i
codici colore internazionali o la notazione musicale, di identificare un
segno olfattivo obiettivamente e con precisione attraverso l'attribuzione di
un nome o di un codice preciso per ogni odore.193
a) alla perenne diatriba circa gli effetti monopolistici del marchio con
conseguenti rischi di limitazione di usi (anche) di odori.
Considerato che si ritiene che gli esseri umani sono in grado di percepire
circa 10.000 odori (un numero elevato ma non infinito), forse si
dovrebbero elaborare criteri più stringenti o quantomeno diversi da quelli
192
CGUE, Sieckmann, C-273/00, cit., § da 69 a 72.
193
Trib. UE 27/10/2005, T-305/04, Odeur de fraise mûre, EU:T:2005:380, §
34
136
attualmente adottati per il requisito della distintività di cui all’art. 7 lett.
b) RMUE.
137
La scelta del criterio di classificazione dovrà naturalmente rispettare i
criteri imposti dalla normativa comunitaria e dalla Corte di Giustizia.194
138
caratteristiche rispetto agli altri sensi normalmente coinvolti nella
percezione dei segni tradizionalmente utilizzati come marchi.
139
Domani il marchio olfattivo potrebbe spingere questa evoluzione per
comprendere anche una oggettiva funzione “attrattiva di per sè” del
marchio olfattivo.
Ai fini del presente studio ciò che rileva è che il nuovo art. 4 del
Regolamento UE 2424/2015 prevede l’abbandono del requisito della
rappresentabilità in forma grafica del segno che viene registrato come
marchio.
140
ambito (si pensi al marchio olfattivo della pallina da tennis all’odore del
prato tagliato), ha indotto il legislatore europeo a lasciare un ampio
margine per l’entrata in vigore del nuovo Regolamento proprio per
consentire agli uffici di adeguare le loro prassi alle nuove previsioni in
materia, in particolare con la prospettiva di modernizzare il sistema del
marchio nell'Unione nel suo complesso.197
197
Direttiva UE 2436/2015, considerando n. 6
198
Si veda al riguardo il Capitolo quinto, I marchi atipici, in particolare 5.1
Disciplina dei marchi atipici
141
In considerazione di ciò ho ritenuto opportuno, per concludere il mio
studio, di verificare in concreto con l’EUIPO e con l’Ufficio Italiano
Marchi e Brevetti, UIMB, se ed in che misura ad oggi siano stati previsti
cambiamenti o nuove linee guida da pubblicare in corrispondenza con
l’entrata in vigore della nuova normativa.
199
Direttiva UE 2436/2015, considerando n. 9
142
opportuno allineare le principali norme procedurali in materia di
registrazione del marchio d'impresa degli Stati membri e del sistema del
marchio UE. ” al fine di rispondere alle richieste crescenti delle parti
interessate “di sistemi di registrazione dei marchi più rapidi, di qualità
più elevata, più razionali e che siano anche più uniformi, di facile uso,
accessibili pubblicamente e tecnologicamente aggiornati, occorre
modernizzare il sistema del marchio nell'Unione nel suo complesso e
adattarlo all'era di Internet.”200
200
Direttiva UE 2436/2015, considerando n. 6
201
Direttiva UE 2436/2015, considerando n.13
143
stanno cercando nuovi e perfino eterogenei criteri e tecnologie per la
presentazione/deposito della domanda di registrazione di un marchio, per
garantire che ogni “tipologia” di marchio possibile, che sia tradizionale o
atipico, possa essere depositato attraverso una determinata tecnologia o
con uno specifico formato a seconda di che marchio sia.
144
CAPITOLO SESTO
Alcuni Stati, fra cui l’Italia ed in generale gli Stati Membri UE, accanto ai
marchi registrati riconoscono infatti una tutela speciale anche ai marchi
non registrati, semplicemente sulla base del loro uso di fatto nel
commercio.
145
sostanza tutti i paesi che fanno parte della Organizzazione Mondiale del
Commercio) di riconoscere diritti analoghi a quelli riconosciuti ai marchi
registrati anche ai marchi di fatto.
Ovviamente tale protezione sarà limitata alle aree locali in cui il marchio
sia stato effettivamente usato ed abbia acquisito notorietà.
203
v. art. 16 co.1 TRIPS Agreement 1994 .
204
v. art. 8 comma 4 del RMUE ed in dottrina D.KLIMKEVIČIŪTĖ The
legal protection of well-known trademarks and trademarks with a reputation:
the trends of the legal regulation in the EU Member States, reperibile on line
https://www.mruni.eu/upload/iblock/ebb/14klimkeviciute.pdf
205
EUIPO- Direttive relative ai procedimenti dinanzi all’Ufficio per
l’Armonizzazione nel Mercato Interno (Marchi, Disegni e Modelli) Parte C
Procedimenti Di Opposizione – Capitolo 4 Diritti ai sensi dell’articolo 8, N. 4,
Del Regolamento Sul Marchio Comunitario,p. 4.
146
gli “altri segni utilizzati nella normale prassi commerciale”
come:
- denominazioni commerciali;
- ragioni sociali;
- nomi di stabilimenti;
- titoli di pubblicazioni.
- nomi di dominio
147
il diritto sul segno sia stato acquisito conformemente al diritto
dello stato membro dove esso è stato utilizzato prima della data di
deposito della domanda quale marchio UE;
1. criterio nazionale;
206
Trib. UE 30-06-2009 Danjaq, T-435/05, ECLI:EU:T:2009:226, § 35;
Trib. UE 24-03-2009, Alberto Jorge da Fonseca, T-318/06 e T-321/06,
ECLI:EU:T:2009:77 § 32; nello stesso senso Trib. UE 21 ottobre 2014, T-
453/11, Gilbert Szajner, ECLI:EU:T:2014:901 § 27; Trib. UE 14 maggio 2013,
T-321/11 e T-322/11, Raffaello Morelli, ECLI:EU:T:2013:240, § 29.
207
In tal senso Trib. UE Alberto Jorge da Fonseca,cit., § 33-34 dove si
legge: “33. Le prime due condizioni, ossia quelle relative all’uso ed alla
portata del contrassegno fatto valere, dovendo quest’ultima non essere
puramente locale, risultano dal testo stesso dell’art. 8, n. 4, del regolamento n.
40/94 e devono quindi essere interpretate alla luce del diritto comunitario.
Pertanto il regolamento n. 40/94 stabilisce standard uniformi, relativi
all’utilizzo dei contrassegni ed alla loro portata, coerenti con i principi che
ispirano il sistema istituito dal predetto regolamento.
34. Viceversa, dalla locuzione “se e nella misura in cui, conformemente
alla legislazione dello Stato membro che disciplina detto contrassegno” risulta
che le altre due condizioni sancite poi dall’art. 8, n. 4, lett. a) e b), del
regolamento n. 40/94 costituiscono condizioni fissate dal regolamento che, a
differenza delle precedenti, sono da valutarsi alla luce dei criteri fissati dal
diritto che disciplina il contrassegno fatto valere. Tale rinvio al diritto che
disciplina il contrassegno fatto valere è assolutamente giustificato, posto che il
regolamento n. 40/94 riconosce a contrassegni estranei al sistema di marchio
comunitario la possibilità di essere fatti valere contro un marchio comunitario.
Pertanto, solo il diritto che disciplina il contrassegno fatto valere consente di
stabilire se esso sia anteriore al marchio comunitario e se possa giustificare di
impedire l’utilizzazione di un marchio successivo.”
148
2. criterio europeo.
149
Le condizioni che possono soddisfare il criterio dell’intensità dell’uso, ai
sensi della legge nazionale pertinente, possono variare “dal semplice
utilizzo anteriore nella prassi commerciale a un utilizzo tale da far
conseguire rinomanza o notorietà”.
208
Sul punto cfr. D.KLIMKEVIČIŪTĖ cit. reperibile on line
https://www.mruni.eu/upload/iblock/ebb/14klimkeviciute.pdf, nota “Protection
of unregistered well-known trademarks beyond the principle of speciality is
also provided in Denmark. According to Sec. 4(2) of the Danish Trade Marks
Act, “irrespective of the limitation in Subsec. (1) to goods or services being
identical or similar to those covered by the trade mark, the proprietor of the
trade mark shall be entitled to prohibit the use of the trade mark also in
relation to goods or services which are not identical or similar where the trade
mark is well-known in this country and the use would take unfair advantage of,
or be detrimental to, the distinctive character or the repute of the trade mark”.
Sec. 15(3)(ii) provides that “a trade mark shall furthermore not be registered if
it is identical with or similar to a “well-known” trade mark, cf. Subsec. (2)(iv),
and is sought for registered for goods or services which are not similar to those
for which the earlier trade mark is well-known provided that the use of the later
trade mark may lead to a likelihood of association between the marks and the
use will take unfair advantage of, or be detrimental to, the distinctive character
or the repute of the earlier trade mark.”.
209
L’art. 6 bis della Convenzione Universale di Parigi (CUP) è l’unica
disposizione della Convenzione in cui sia stata predisposta una forma di tutela a
favore di un marchio notorio non registrato, dal momento che le restanti
previsioni del testo convenzionale presuppongono l’effettuazione del deposito
del marchio in uno dei Paesi unionisti. La norma impegna gli Stati aderenti a
rifiutare o invalidare la registrazione e a vietare l’uso di un marchio
confondibile con un altro che possa considerarsi “ivi già notoriamente
conosciuto” come marchio di un titolare appartenente ad un altro Stato
unionista.
150
In Germania un marchio non registrato riceve tutela quando viene
dimostrato un utilizzo tale da essere riconosciuto da parte del pubblico di
riferimento, richiedendo una notorietà diversa a seconda che il segno sia
distintivo o no. Per i segni distintivi si richiede una notorietà presso il
pubblico di riferimento dal 20 al 25%, mentre per segni non distintivi una
notorietà del 50% del pubblico di riferimento.211
210
cfr. D.KLIMKEVIČIŪTĖ op.cit. pag. 243 con ampi riferimenti normativi
delle leggi nazionali relative.
211
EUIPO - Direttive concernenti l’esame dinanzi all’Ufficio, parte C,
Opposizione, sezione 4: diritti ai sensi dell’articolo 8, paragrafo 4 e dell’articoli
8, paragrafo 4 bis, RMUE.
212
Cfr. CGUE 29/03/2011, causa C-96/09 P, Bud, EU:C:2011:189, § 162-163.
151
nella normale prassi commerciale con una estensione territoriale non
meramente locale.
213
CGUE 29/03/2011, causa C-96/09 P, Bud, EU:C:2011:189, § 157 a 160.
152
Ne deriva che il criterio della “portata non puramente locale” consiste in
un qualcosa di più di un esame geografico.214
la durata dell’uso;
214
Vedi Trib. UE Alberto Jorge da Fonseca, cit., § 37-38 secondo i quali:
“37. Peraltro, si deve precisare che la portata di un contrassegno utilizzato per
identificare determinate attività commerciali deve essere definita in relazione
alla funzione d’identificazione da esso svolta. Tale rilievo esige che si tenga
conto, in primo luogo, della dimensione geografica della portata del
contrassegno, ossia del territorio sul quale esso è utilizzato per identificare
l’attività economica del suo titolare, come risulta da un’interpretazione
letterale dell’art. 8, n. 4, del regolamento n. 40/94. In secondo luogo, occorre
tener conto della dimensione economica della portata del contrassegno,
valutata in base al periodo durante il quale esso ha assolto la propria funzione
nella normale prassi commerciale e all’intensità del suo uso, tenendo conto
della cerchia dei destinatari tra i quali il contrassegno di cui trattasi è divenuto
noto quale elemento distintivo, vale a dire i consumatori, i concorrenti nonché i
fornitori, oppure della diffusione data al contrassegno, ad esempio, tramite
pubblicità o in Internet.
38 La pertinenza dell’esame della dimensione economica può essere
compresa mediante un’interpretazione teleologica della condizione relativa
alla portata del contrassegno fatto valere. Come si è già constatato al § 36
supra, tale condizione ha infatti lo scopo di limitare le possibilità di conflitto a
quelle che possono ricorrere con contrassegni che sono realmente importanti.
Al fine di stabilire l’importanza effettiva e reale del contrassegno fatto valere
sul territorio interessato, occorre quindi non limitarsi a valutazioni puramente
formali, ma esaminare l’impatto del suddetto contrassegno sul territorio in
discorso dopo essere stato utilizzato quale elemento distintivo.”
153
la promozione pubblicitaria effettuata utilizzando tale segno e
mezzi per essa impiegati, ivi compresa la distribuzione di tale
promozione pubblicitaria.
217
Trib. UE 30/09/2010, causa T-534/08, Granuflex, EU:T:2010:417, § 24-27
e Trib. UE 09/07/2010, causa T-430/08, Grain Millers, EU:T:2010:304, § 26;
29/03/2011; CGUE 29/03/2011, causa C-96/09 P, Bud, EU:C:2011:189,§ 142-
143.
Come sostenuto nelle conclusioni dell'Avvocato Generale Cruz Villalón del 14
settembre 2010 della Causa Bud al § 92“….esistono notevoli differenze tra i
154
coincide quindi con la nozione di “utilizzo effettivo” riferito al giudizio di
confondibilità fra marchi europei registrati di cui all’articolo 42, paragrafi
2 e 3, RMUE.218
Pertanto, l’utilizzo nel caso del marchio di fatto deve essere interpretato
in virtù del particolare tipo di diritto in esame.
155
La Corte di giustizia ha ritenuto dichiarato che per “utilizzo del segno
nella prassi commerciale” ai sensi dell’articolo 8, paragrafo 4, RMUE, si
intende “l'utilizzo del segno nell’ambito di un’attività commerciale
diretta ad un vantaggio economico e non nella sfera privata”.220
L’art. 2571 c.c. prevede che “chi ha fatto uso di un marchio non
registrato ha la facoltà di continuare ad usarne, nonostante la
registrazione da altri ottenuta, nei limiti in cui anteriormente se ne è
valso”.
220
CGUE 12/11/2002, causa C-206/01, Arsenal, EU:C:2002:651, § 40; CGUE
25/01/2007, causa C-48/05, Opel, EU:C:2007:55, § 18; CGUE 11/09/2007,
causa C-17/06, Céline, EU:C:2007:497, § 17; Trib. UE Raffaello Morelli,cit., §
32,33.
221
CGUE 29/03/2011, causa C-96/09 P, Bud, EU:C:2011:189, § 152
156
locale è poi presupposto costitutivo di tutela nel confronti del successivo
marchio registrato simile o uguale.222
Sotto tale aspetto, come già visto in ambito comunitario, anche per la
legge italiana emergono criteri differenti per il giudizio di confondibilità
fra marchi registrati e fra marchio di fatto e marchio registrato.
157
al titolare di esso è riconosciuto un diritto di esclusiva limitato alla zona
geografica in cui l’uso di esso è concretamente avvenuto.225
In particolare, dal combinato disposto degli artt. 2571 c.c. e 12, co. 1, lett.
a), si ricava la disciplina che regola il caso in cui sorga un conflitto fra chi
abbia usato un determinato segno come marchio senza, però, registrarlo e
chi abbia successivamente registrato un contrassegno uguale o simile per
beni identici o affini.228
158
o simile registrato successivamente229.
159
con la conseguenza che il concetto di “notorietà puramente locale”
dovrebbe essere ristretto ad ipotesi di utilizzo del marchio in un modesto
ambito provinciale o relativo a poche città.232
Per l’art. 12, co. 1, lett. a) c.p.i. “Non possono costituire oggetto di
registrazione come marchio d’impresa i segni che, alla data di deposito
della domanda, siano identici o simili ad un segno già noto come
marchio o segno distintivo di prodotti o servizi fabbricati, messi in
commercio o prestati da altri per prodotti o servizi identici o affini, se a
causa dell’identità o somiglianza tra i segni e dell’identità o affinità fra i
prodotti o servizi, possa determinarsi un rischio di confusione per il
pubblico”.
Stabilisce, inoltre, che “l’uso precedente del segno, quando non importi
notorietà di esso, o importi notorietà puramente locale, non toglie la
novità”.
232
Trib. Pisa, 02/04/2015, n. 443, ritrovabile online al sito:
https://www.iusexplorer.it/Dejure/SentenzeidDocMaster=4698927&idDataBan
ks=6&idUnitaDoc=0&nVigUnitaDoc=1&pagina=1&NavId=969248439&pid=1
9&IsCorr=False
233
VANZETTI-DI CATALDO, Manuale di diritto industriale, Giuffrè, VII
ed., Milano, 2012 , p. 191-192, afferma che “chi abbia registrato un marchio in
questa situazione dovrà tollerare che il preutente continui nel proprio uso,
potendo solo esigere che quell’uso rimanga, sia quantitativamente che
territorialmente, nei limiti del preuso e, perciò, non aumenti, né si estenda”.
160
posteriormente registrato. 234
L’art. 12, co. 1, lett. a) c.p.i conclude ribadendo che “il terzo pre-utente
ha diritto di continuare nell’uso del marchio, anche ai fini della
pubblicità, nei limiti della diffusione locale, nonostante la registrazione
del marchio stesso”.
161
non decettività” che si è inteso imporre al titolare del marchio registrato
un parziale onere di differenziazione nell’ambito della interferenza
locale, qualora i due marchi siano identici e non solo simili o risultino
comunque confondibili.”237
Si deve, peraltro concludere che nel caso di conflitto fra marchi, uno di
fatto e uno successivo registrato, molto simili o, addirittura, identici,
possa persistere un inevitabile grado di confondibilità. In tali casi potrà
soccorrere l’effettiva percezione che il pubblico ha del marchio di fatto.239
162
essere attuale ovvero, non deve essere cessato da tempo sì da far venir
meno la notorietà locale acquisita”240.
l’art. 28, co. 1, c.p.i. che fissa il principio per cui: “Il titolare di
un marchio d'impresa anteriore ai sensi dell'articolo 12 e il
titolare di un diritto di preuso che importi notorietà non
puramente locale, i quali abbiano, durante cinque anni
consecutivi, tollerato, essendone a conoscenza, l'uso di un
marchio posteriore registrato uguale o simile, non possono
domandare la dichiarazione di nullità del marchio posteriore ne'
opporsi all'uso dello stesso per i prodotti o servizi in relazione ai
quali il detto marchio e' stato usato sulla base del proprio
marchio anteriore o del proprio preuso, salvo il caso in cui il
marchio posteriore sia stato domandato in mala fede.Il titolare
del marchio posteriore non può opporsi all'uso di quello
anteriore o alla continuazione del preuso.”, nonché
il già citato art. 2598 c.c. secondo cui “Ferme le disposizioni che
concernono la tutela dei segni distintivi e dei diritti di brevetto,
compie atti di concorrenza sleale chiunque:
240
Trib. Pisa, 02/04/2015, n. 443 cit. che riprende il § 4 della sentenza del
Trib. Torino 24.5.2013 in
http://www.giurisprudenzadelleimprese.it/wordpress/wpcontent/uploads/2014
/03/20130528_RG16967-20113.pdf.
163
6.3 Considerazioni conclusive
All’esito delle analisi delle previsioni del diritto comunitario ed italiano si
deve concludere che la valutazione di un rischio di confusione fra un
marchio non registrato ed un marchio registrato deve essere condotta
attraverso criterio di giudizio concreto, basato su una concreta percezione
che il pubblico ha del segno attraverso il suo uso nel commercio 241, non
ponendosi per questi segni il problema di un “giudizio di confusione
astratto”.
164
riguarda i criteri su cui basare il “giudizio di affinità merceologica”,
ovvero la comparazione fra prodotti o servizi dei marchi in conflitto.
244
v. CARTELLA, Il marchio di fatto nel Codice della Proprietà Industriale,
Giuffrè, Milano, 2006, p. 131-132.
245
v. VANZETTI-GALLI, La nuova legge marchi, Giuffrè, II ed., Milano,
2001 p.32 e ss., e CARTELLA, op. cit., p. 133.
246
v. CARTELLA, op. cit., p. 133, il quale afferma “che il giudizio di
affinità, essendo una componente della valutazione del rischio di confusione, è
suscettibile di un qualche grado di variabilità, posto che il giudizio sul rischio
di confusione implica una certa interdipendenza tra i fattori che vengono in
considerazione”; pertanto un tale legame tra gli elementi rilevanti nel caso di
specie “può avere per effetto che l’essere la notorietà non puramente locale o
l’uso generalizzato sul territorio, incidano sulla valutazione di affinità,
ampliandone la sfera”.
165
tanto più la tutela potrà estendersi a livelli sempre meno vicini di
affinità”247.
247
v. VANZETTI, I segni distintivi non registrati nel progetto di “codice”,
cit., p. 106-107; e nello stesso senso MUSSO,cit,p.225 e ss.
166
CAPITOLO SETTIMO
248
“Confondibilità tra segni e confondibilità tra prodotti o servizi nella
giurisprudenza comunitaria: alcune considerazioni pertinenti ed impertinenti”,
in Riv. dir. ind. 2004, I, pag. 201; N.FERRETTI e S. SPADAVECCHIA
Confondibilità in astratto e in concreto”, in Il Dir. Ind. 2007, pag. 58.
167
La valutazione in astratto prende in considerazione gli elementi risultanti
dalla registrazione (ad es. esemplare del segno, indicazione del genere di
prodotti o servizi che il marchio dovrà servire a contraddistinguere) al
fine di conferire relativa certezza dei diritti attraverso il mero esame
formale della registrazione.
249
SENA, cit, ibidem
250
RICOLFI, cit., ibidem
251
Undicesimo considerando della Direttiva 95/2008 secondo il quale:
“La tutela che è accordata dal marchio di impresa registrato e che mira in
particolare a garantire la funzione d’origine del marchio di impresa dovrebbe
essere assoluta in caso di identità tra il marchio di impresa e il segno, nonché
tra i prodotti o servizi. La tutela dovrebbe essere accordata anche in caso di
somiglianza tra il marchio di impresa e il segno e tra i prodotti o servizi. È
indispensabile interpretare la nozione di somiglianza in relazione al rischio di
confusione; il rischio di confusione, la cui valutazione dipende da numerosi
fattori, e segnatamente dalla notorietà del marchio di impresa sul mercato,
dall’associazione che può essere fatta tra il marchio di impresa e il segno usato
o registrato, dal grado di somiglianza tra il marchio di impresa e il segno e tra
i prodotti o servizi designati, dovrebbe costituire la condizione specifica della
tutela. La presente direttiva non dovrebbe pregiudicare le norme procedurali
168
conto della notorietà del segno come uno dei fattori del giudizio”,
ritenendo che la notorietà del marchio, le modalità e l’ambito della sua
diffusione sul mercato siano elementi rilevanti ai fini di determinare il
carattere distintivo del segno e quindi, anche nel giudizio sulla
confondibilità di due marchi.
nazionali alle quali spetta disciplinare i mezzi grazie a cui può essere
constatato il rischio di confusione, e in particolare l’onere della prova.”
252
Si veda SENA, Il nuovo diritto dei marchi, Giuffrè, Milano 1994, pag. 71
e ss. e Confondibilità in astratto e in concreto, in Il Dir. Ind. 2007, pag. 58.
169
L’autore precisa che le norme a tutela della non confondibilità tra
marchi devono trovare applicazione tanto nel caso di marchio
usato quanto nel caso di marchio (registrato) ma non (ancora)
usato;
253
Cfr. SENA Confondibilità in astratto e in concreto, cit., pag. 60. Per Sena
“deve osservarsi che il riferimento normativo ai prodotti, a fianco dell’identità
o somiglianza fra i segni non può che intendersi come riferito a prodotti
astrattamente omogenei, ma non necessariamente e concretamente
confondibili, come avviene evidentemente nel caso di prodotti diversi, ancorché
affini”.
254
Cfr. oltre a SENA op.cit.; SARTI in UBERTAZZI, La proprietà
intellettuale, Giappichelli, 2011, pag. 59; e in giurisprudenza App. Milano 6
luglio 2001 in GDI 2003, 172, secondo cui la valutazione della nullità di un
marchio per la preesistente registrazione di un altro marchio deve essere
effettuata considerando il rischio di confusione con riguardo ai marchi come
registrati e non anche come concretamente utilizzati.
170
7.1.2 Confondibilità in concreto
Di contro, altra parte della dottrina255 ha evidenziato la necessità, anche
sulla scorta delle indicazioni della citata direttiva del 2008, di valorizzare
l’uso del marchio nella valutazione del rischio di confusione,
contemperando così la valutazione astratta con un profilo di concretezza.
255
GALLI, in GALLI – GAMBINO, Codice ipertestuale commentato della
proprietà industriale e intellettuale, UTET GIURIDICA, 2011 pag. 149 e ss.
256
RICOLFI, Trattato dei marchi, Giappichelli, Torino,2015, p.657 e ss.
257
MAYR, in UBERTAZZI, Commentario breve, cit. p.267
171
attraverso la comparazione concreta, si evidenzia la necessità di
valorizzare il profilo effettivo di interazione del marchio con il
suo pubblico di riferimento, in un dato mercato e settore, e
secondo quel preciso messaggio che il marchio è (o potrebbe
essere) in grado di comunicare.
172
con una valutazione che, pur analizzando i singoli elementi dei due segni,
operi una sintesi complessiva che riferita al mercato di riferimento dei
singoli prodotti o servizi che contraddistinguono i due marchi.
In tal senso sono gli insegnamenti della Cassazione che, in più occasioni,
ha evidenziato che l’analisi di un marchio ai fini della sua confondibilità
con un altro deve basarsi su una valutazione “ (…) globale e sintetica
avendo riguardo all’insieme degli elementi salienti grafici e visivi e alla
normale capacità percettiva di un consumatore medio del genere di
prodotti di cui si tratta”.
Questo perché il marchio viene percepito dall’osservatore nella sua
rappresentazione complessiva e d’insieme e non certamente nei suoi
particolari. Pertanto, tale valutazione globale deve fondarsi
sull’impressione generale prodotta dai marchi, in considerazione, in
particolare, degli elementi dominanti e distintivi dei medesimi.
La confondibilità tra segni distintivi consiste, quindi, nel ragionevole
rischio di confusione tra gli stessi, da valutarsi per mezzo di un “giudizio
di comparazione globale e sintetico”, che assuma quale parametro di
riferimento “la normale diligenza e avvedutezza del consumatore medio
di quel genere di prodotti”.260
Da quanto afferma la Cassazione si può sostenere che l’analisi dei fattori
grafici-sonori-concettuali congiunta all’analisi del fattore comunicazione
del segno, ossia alla “percezione globale del segno” da parte di un
consumatore medio rappresenta il criterio interpretativo più attendibile
per la valutazione della sussistenza o meno del requisito della capacità
distintiva di un marchio.
L’esame deve, inoltre, basarsi su un raffronto dei segni che tenga conto
dei loro elementi di somiglianza più che di quelli di differenziazione, con
la conseguenza che si riscontra la confondibilità tutte le volte in cui i
260
App. Roma, 18/03/2013 C- n. 1527, Academy of motion pictures arts and
sciences c. associazione oscar della musica e altri, De Jure Giuffrè
173
marchi, nel loro complesso, possano provocare nella mente del
consumatore un’impressione di somiglianza e, quindi, un’impropria
associazione e confusione.
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