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I LANDMARKS NELLA LUCE ESOTERICA

M.M.1 = Maestro Muratore giovane - M.M.2 = Maestro Muratore anziano

M.M.1
Fratello, dove stai andando?
M.M.2
Nel deserto
M.M.1
Posso accompagnarti?
M.M.2
Posso impedirtelo?
M.M.1
Vai nel deserto per isolarti, per parlare con e stesso?
M.M.2
No, per parlare con se stessi non c’è bisogno del deserto. E poi ti avrei consentito di venire con me, se avessi
voluto stare solo? Tu e tutte le tue domande!
M.M.1
Fare delle domande vuol dire cercare delle risposte. Come fa un Massone a percorrere il misterioso
sentiero del perfezionamento se non fa domande?
M.M.2
Il Massone deve avere sempre in una mano i Landmarks e nell’altra un giornale.
M.M.1
Continuo a non capire.
M.M.2
Un Massone non è un monaco di clausura, almeno come si intende la clausura in modo superficiale. Il
Massone vive la sua dimensione nel Tempio, nella loggia e nello stesso tempo vive, sempre come Massone,
nell’Agorà, nella vita profana, attento alla storia che si svolge davanti a sé, vedendosi come l’elemento
catalizzatore che altera la fusione del sacro con il profano in un qualcosa di superiore alla loro sintesi.
L’Azione massonica è superiore alla sintesi tra due le realtà, superando la tensione alla sincreticità, essendo
in sé incapaci di realizzarla.
M.M.1
Non credo di aver capito questa mitragliata di paroloni. Come può accadere ciò? Non si rischia di fare
della politica o, nel campo spirituale, della religione?
M.M.2
Certo, il pericolo è di cadere nella giostra della tenzone politica o teologica. Ma la giostra subentra quando si
cerca il vincitore, colui che ha ragione sull’altro, colui che fa soccombere l’altro. Non è questa la nostra
dimensione. La Massoneria non è lo spazio del confronto/scontro, lo spazio della Tesi e dell’Antitesi, pur se
ricomposte nella Sintesi. La politica e la teologia fanno parte del mondo dell’Agorà, mentre noi viviamo nel
Tempio e portiamo il Tempio nella nostra attività quotidiana di profanità.
M.M.1
Si più specifico, ti prego.
M.M.2
I Landmarks sono i principi del nostro essere Massone; mentre il giornale è il simbolo del nostro essere
uomini civili, uomini inseriti nella propria società, consapevoli del proprio ruolo e delle proprie
responsabilità nei confronti di tutti, della società. Questa è una consapevolezza di livello molto superiore
rispetto a quella dell’essere solamente e semplicemente buoni cittadini. Il Massone è un cittadino del suo
mondo che porta una luce negli angoli oscuri della civiltà umana. Allo stesso modo di un monaco di
clausura. Quando un monaco di clausura esce dal suo “claustrum” credi forse che perda la sua dimensione
claustrale?
M.M.1
Penso di no
M.M.2
Infatti. Ovunque lui o lei vada porta con sé la sua dimensione di clausura e tutto ciò che essa significa e
comporta.
M.M.1
E dunque anche il Massone quando esce dal Tempio, in realtà porta la sua dimensione Templare ovunque
vada.
M.M.2
Hai capito bene. Quando due Fratelli s’incontrano nella vita profana, in quel momento stanno, in un certo
senso, erigendo le loro mura del Tempio e il loro rapporto è un rapporto Templare, non certo in senso di
cavalieri templari, ma un rapporto ricco di significati e comprensioni che solo loro intendono.
M.M.1
Allora a che serve riunirsi in un luogo pieno di strutture simboliche?
M.M.2
Ho detto che è un incontro speciale, un rapporto peculiare; diverso da quello che loro stessi attuano quando
incontrano un semplice amico o conoscente. Dicendo che erigono le mura del Tempio, sto usando
un’iperbole.
M.M.1
È un momento esoterico!
M.M.2
Esattamente. Infatti, l’esoterismo è una dimensione che non è circoscrivibile in uno spazio speciale e in un
tempo speciale. Esso è quando è. È un fatto astorico e senza uno spazio materialmente definito. Capisci
allora il motivo per cui il vero Massone non ha necessità di ridursi, impiccolirsi, alla quotidianità e quindi di
affrontare le problematiche della società con i deboli strumenti del relativismo politico o teologico.
M.M.1
È questa la ragione per cui ci vietiamo di parlare nei nostri lavori di argomenti di politica e di teologia?
M.M.2
Questa è una delle ragioni, anche se non con lo stesso intento che mosse i nostri fondatori a dare tale regola.
Noi, oggi, non parliamo di politica poiché abbiamo una visione universale dell’essere sociale dell’uomo,
senza che questo possa impedirci di essere partecipi nel particolare della vita politica. Sarebbe assurdo
chiedere ciò a semplici uomini quali noi comunque siamo. E neppure si può chiedere di rinunciare ad una
fede specifica. Il rispetto del Massone per ogni religione è così grande che quasi è difficile far parte di
un’unica religione e il Massone è capace di trovare dei principi unificatori in tutte le religioni, senza per
questo cadere in banalizzanti forme di sincretismo.
M.M.1
Forse questo era ciò che Lessing intendeva. Certo, il sincretismo è una forma di distruzione delle peculiarità
culturali, un tentativo di negare la storia dei popoli, lasciando un senso di vuoto.
M.M.2
Antropologicamente e socialmente quando le persone perdono il senso del sé, perdono tutto, cadendo
nell'anomia, nella mancanza di regole o leggi. Viene a mancare la consapevolezza delle differenze e senza
questa consapevolezza tutto è giustificato. Anche le efferatezze. Ma c’è di più, il sincretismo dilata il
religioso cercandolo di renderlo non solo interculturale ma anche astorico e nessuna religione è astorica. I
Massoni non perdono il senso del sé, perché mantengono le proprie specificità culturali, politiche,
ideologiche, religiose, ma da queste non si fanno imprigionare, anzi sono tutte finestre aperte all’Altro da sé
e inoltre sono proiettati verso il Sacro che in invece è astorico e aculturale, perché appartiene all’umanità in
quanto tale, fin dalla sua origine primordiale.
M.M.1
Questo mi sembra più un punto di arrivo che un punto di partenza.
M.M.2
Questo è il mio attraversare il deserto. Sono solo in questo percorso che sto iniziando, salvo incontrare dei
rompiscatole come te. Voglio ottenere qualcosa di sublime ma ne devo pagare il caro prezzo.
M.M.1
Tacciosugli apprezzamenti e chiedo. Quale prezzo?
M.M.2
Il prezzo di voler essere, di rimanere unico e nello stesso tempo universale. La mia anima è stracciata da
questo processo di sublimazione. Il risultato, se mai ci sarà, si realizzerà nella forma di una diversa anima.
M.M.1
Come un processo alchemico. Forse è proprio questa la Pietra Filosofale tanto cercata. Tuttavia, solo quel
poco di vita massonica che possiedo m’impedisce di essere traumatizzato dalle tue parole.
M.M.2
Forse perché ancora non riesci a vivere una vita in cui tutti gli ambiti sono intercomunicanti, perché
compresi come interconnessi. La vita profana di oggi è più che mai una vita di separazioni. Di ambiti chiusi
agli ambiti circostanti, ambiti di vita che sono come compartimenti stagni. La gente quanto esce dal lavoro
ed entra a casa, in famiglia, è come se si chiudesse una paratia stagna dietro le spalle. La gente profana, che
vive nell’oscurità, tiene accuratamente separate le due zone di vissuti. Quando un uomo esemplare ma non
iniziato, esce da un ambito, nel quale ha portato un po’ di luce, va in un altro ambito oscuro e chiudendosi la
porta dietro, perde la luce appena trasmessa, poi ne accende un'altra e illumina il nuovo ambito, esce e così
via attraverso tutti gli ambiti che percorre. La luce non attraversa le pareti degli ambiti percorsi perché non ci
sono connessioni tra i diversi vissuti perché è incapace di creare delle relazioni tra loro.
M.M.1
Forse, perché oggi è molto difficile riuscire a gestire tante cose assieme.
M.M.2
Il punto non è questo! Se l’uomo primitivo non fosse stato capace di connettere e relazionare il suo vissuto
della protettiva caverna con quello della sua vita pericolosa di caccia, non saremmo qui a chiacchierare
amenamente. Non è la quantità di cose che non si può gestire. Piuttosto è la capacità di connettere le
differenti qualità delle cose. Questo è il vero problema della società occidentale d’oggi. La soluzione di
questo problema fa parte della missione di un Massone della nostra epoca, forse da sempre. La vita di un
Massone non è facile, anzi ha un alto prezzo. Molti credono che prendere questa nostra via possa voler dire
facilitarsi la propria vita profana. Ma siamo abbastanza severi da farglielo capire subito che le cose non
stanno così.
M.M.1
Nonostante tutto il tuo asserire che i Massoni vivono, devono vivere dentro la società civile, mi sembra però
che tu li ponga in modo di vivere, di essere Massoni che li separa, che ci separa dal mondo.
M.M.2
Al contrario. Ho già detto che noi non rinunciamo al nostro sé, alla nostra storicità. Il problema non sta nel
rapporto con la vita fuori dal Tempio. Per ognuno di noi il problema vero sta nel vivere una vita di
comunione, di relazione tra noi stessi Massoni, prima di tutto all’interno dell’Istituzione.
M.M.1
Stai stravolgendo ogni mio credere!
M.M.2
Davvero credi che sia facile vivere e lavorare nel Tempio, e anche fuori dal Tempio, con Fratelli di una
cultura diversa, di religione o ideologia diversa. Ti è facile essere d’ideologia di destra e parlare, convivere
nei lavori del Tempio con un Fratello d’ideologia di sinistra? O di diversa religione o cultura sociale?
M.M.1
Certo, qualche volta ci sono delle vere difficoltà, però queste vengono fuori solo quando siamo in agàpe
informale, non nel Tempio, nella loggia ritualizzato dai Lavori. I rituali ci proteggono da questi pericoli
perché sono universali, tutti i Massoni di uno stesso rito in tutto il mondo fanno le stesse cose.
M.M.2
È vero, il rito è protettivo perché è la manifestazione, è l’epifania della Tradizione che prosegue e si persegue
nel tempo. Se tu pensi che sei uguale al Fratello durante i Lavori e poi ti differenzi al di fuori, ad esempio,
nell’agàpe, allora crei un’aporia spirituale.
M.M.1
Perché mai?!
M.M.2
Ma è ovvio! Il Fratello è sempre lo stesso, non è un camaleonte che muta l’aspetto per confondersi
nell’ambiente circostante. Credi forse che mentre lui risponde con le frasi rituali al Maestro Venerabile, lui
non stia comunque esistendo, in quel momento, anche come homo ideologicus, religiosus, cives? Le
differenze esistono e si mantengono.
M.M.1
E come le superi?
M.M.2
Durante i lavori nel Tempio? Dimenticando le differenze….
M.M.1
Ovvero, ognuno lascia i propri metalli fuori dal Tempio. E fuori dal Tempio?
M.M.2
Allo stesso modo che dentro… prima di tutto volendogli bene.
M.M.1
Cioè?
M.M.2
Rispettandolo. Sì, amore fraterno vuol dire rispettare lui come persona e le sue idee. Non c'entra nulla il
valore dell'uguaglianza perché a questa deve preesistere il Rispetto. Questo è il fondamento della fratellanza
massonica: il rispetto reciproco.
M.M.1
Ho capito. Sapere non è saper fare. Con il rispetto tutto diviene consegueziale, l’affetto, la volontà di essere
utile all’altro e di accettare aiuto dall’altro….
M.M.2
L’aiuto, la solidarietà tra Massoni è una ovvia, necessaria conseguenza del reciproco rispetto. Sì, ma non è
cosa automatica come a+b=c Ma questo è un tema che potremo discutere in un altro momento.
M.M.1
Sì, torniamo al tuo deserto.
M.M.2
Il mio deserto… Tanti anni e tante esperienze di vita massonica mi convincono sempre più che ci sono
momenti nei quali un Massone ha bisogno, sente che deve ritirarsi in sé. Ritrovare la propria via. Forse
addirittura un tornare indietro…
M.M.1
Beh, tu non è che hai tanti anni di maestranza.
M.M.2
Talvolta un anno ne vale dieci…. E il contrario.
M.M.1
Dicevi di ritornare, ma come? Tornare indietro?
M.M.2
Non crederai che il percorso massonico sia un percorso lineare, tutto dritto davanti a sé?!
M.M.1
No? Già… forse no. Ma quale “propria via”? E perché non assieme agli altri Fratelli di loggia? Perché da
solo?
M.M.2
La via massonica è difficile, molto difficile e per questo faticosa. È una fatica quotidiana, è la quotidianità
dei nostri Lavori. In questa società ove l’individualismo s’impone quasi come una ragione d’essere, è
difficile intessere rapporti, legami affidabili. La nostra imperfezione umana s’impone, ci sovrasta. I legami
sociali sono legami di solito fondati sullo stato di conflitto, sulla difesa e sull’attacco. Il bisogno umano di
socialità è la necessità di raggrupparsi per difendersi dalla natura ostile. Tuttavia, una volta che l’essere
umano ha dominato la natura, come ha fatto, la sua spinta aggressiva, connaturata in sé, si rivolge agli altri
esseri umani. Lo sai che le statistiche di questi giorni dicono che da noi la maggior parte degli omicidi
avviene tra familiari? Questo è spaventoso. La famiglia dovrebbe essere il nostro rifugio e invece… Quando
neppure i legami familiari sono affidabili, tutto può accadere. Noi nella loggia, nei lavori del Tempio,
vogliamo creare legami affidabili, legami di accoglienza degli altri, dell’Altro da noi e tra noi, come esseri
umani prima ancora che come Massone.
M.M.1
Per poi trasportarlo nelle altre forme di legami. Impariamo in loggia per…
M.M.2
Così deve essere perché così non può che essere.
M.M.1
È un’impresa gigantesca, così come la stai ponendo.
M.M.2
Questa è la via che abbiamo scelto. Nessuno ci ha obbligato. È una via di lotta al Nulla.
M.M.1
Nulla?
M.M.2
È una lotta a tutto ciò che è diverso dal nostro essere umani proiettati allo spirituale, al Sacro. Il Nulla è ciò
che conosciamo come antiumano.
M.M.1
Antiumano è ciò che tende alla distruzione dell’uomo?
M.M.2
Appunto, ma, prima ancora, alla distruzione dell’universo e quindi del sublime manifestarsi sacrale
dell’Assoluto.
M.M.1
Verrebbe da dire che sarebbe più facile vivere da profani, in un modo che non si pone troppi problemi, che
segue l’andazzo collettivo, barcamenandosi nelle difficoltà, alla ricerca del quieto vivere.
M.M.2
E fuggendo le proprie responsabilità di uomini. Vivendo in compartimenti stagni: il lavoro, la famiglia, gli
amici, tutto separato, dove i comportamenti sono codificati, delimitati, narcotizzanti.
M.M.1
Invece, noi Massoni vogliamo vivere una vita di relazioni, di continuità di relazioni. Bandiamo
l’autoreferenzialità.
M.M.2
Già, il pericolo più grande per un Massone, come per chiunque è teso alla spiritualità, al sacro, è
l’autoreferenzialità, ad un Io assunto a MegaIo. Anche la semplice autoreferenzialità di ricercare posti di
responsabilità nella gerarchia massonica, il porci in alto al riparo dello sguardo degli altri Fratelli è un grande
pericolo. Il rischio di pensare che io sono un Venerabile o un Venerabilissimo e in quanto tale indiscutibile.
M.M.1
Questa sarebbe la peggiore affermazione d’individualismo, di autoreferenzialità. Una mancanza di rispetto
verso gli altri e, peggio, verso se stessi. Come mettersi un grembiule con le tre Tau senza essere stato
innalzato Maestro venerabile. Purtroppo ciò accade... e quel che è peggiore "nessuno" dice nulla.
M.M.2
Gli essere umani sono imperfetti. I Massoni sono esseri umani… quindi… eccetera, eccetera.
M.M.1
Allora qual è il senso della nostra gerarchia?
M.M.2
La dichiarazione di libertà. Ma non nel senso che quanto più si è in alto nella gerarchia tanto più si è liberi.
Esattamente il contrario. O peggio che quanto più si è in alto nella gerarchia tanto più si è a conoscenza della
Verità e dei suoi misteri. Come se, assurdamente, la Verità avesse dei misteri, contraddicendo se stessa. La
Verità è tale proprio perché è palese e senza aspetti nascosti. E nessuno può arrogarsi la virtù di conoscere la
Verità più degli altri. Questo è un nonsenso massonico.
M.M.1
Vorresti dire che la Libertà si estrinseca nella Verità?

……..

Il testo continua nel libro di Francesco Angioni: DIALOGHI MASSONICI (pagine 186) prezzo €18
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