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Ma questi quattro istituti (che hanno ciascuno a suo luogo speciale trattazione:
v. arcadia, cimento, crusca, lincei) furono esempî troppo rari, e le due su lodate
accademie scientifiche ebbero vita troppo breve. Tra il secolo XVII e il XVIII, la
grigia selva accademica si stese su tutto il paese italico, perfino nelle piccole città e
borgate, con la sua chioma vizza e secca, alla cui ombra aduggiante parve
soffocato quasi anche il ricordo di quella prematura primavera scientifica; e solo
nel periodo delle Riforme politiche e sociali cominciava a diradarsi, a illuminarsi di
qualche nuova luce per lo studio delle discipline archeologiche
(l'Accademia Etrusca di Cortona, la Ercolanese di Napoli) o economico-politiche
(i Georgofili di Firenze, ecc.), quando sopraggiunse l'uragano della Rivoluzione. La
quale, trovando in Italia la selva accademica tanto vasta quanto poco radicata nel
sodo, così estranea alla tragica realtà della vita ed al popolo, la schiantò, l'abbatté
quasi tutta. Quando poi la tempesta fu passata, rialzarono il capo, favorite dalla
Restaurazione, soltanto le poche accademie più serie e più salde; le quali tuttavia
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20/4/2020 ACCADEMIA in "Enciclopedia Italiana"
poteron continuare a vivere solo adattandosi alle esigenze dei tempi nuovi: vuoi
fondendosi e rafforzandosi con locali società affini, vuoi trasformandosi in nuovi
istituti, o come che sia orientandosi verso le scienze sperimentali e, nel campo
letterario, verso l'archeologia, la storia, la filosofia. Così gl'Inqieti di Bologna
rinacquero nell'Istituto nazionale italiano della Repubblica Cisalpina (1802-1810) e
poi divennero, nel 1829, l'Accademia delle scienze dell'Istituto; sopravvissero a Firenze
i Georgofili (1753) e la Crusca; gli Oscuri di Lucca assursero ad Accademia
Napoleone nel 1805, e poi costituirono l'Accademia lucchese di scienze lettere ed arti. In
Milano il napoleonico Istituto nazionale italiano del 1797 si mutò nel 1817
in I. R. Istituto lombardo-veneto e poi solo lombardo di scienze, lettere ed arti nel 1837,
abbandonando le arti nel 1863; Accademia di scienze, lettere ed arti divenne nel 1816 la
già Ducale (1791) Accademia dei Dissonanti (1684) di Modena. A Napoli rimasero: la
vecchissima Pontaniana, assorbendo nel 1826 la Sebezia; il giovane (1806) Istituto
d'incoraggiamento per le scienze naturali ed economiche; e la vecchia Accademica
palatina (1698) o delle scienze (1732), trasformatasi, dopo un effimero Istituto
nazionale (1799) e dopo replicate divisioni tricotomiche, nella Società reale
borbonica (1816), che finalmente si suddivise dopo il 1861 nelle tre presenti
Accademie: di Scienze morali e politiche, di Archeologia, lettere e belle arti, di Scienze fisiche
e matematiche. I Ricovrati di Padova, già fusi con l'Arte agraria nel 1779, si
ricomposero anch'essi in un'Accademia di scienze, lettere ed arti; altrettanto fece a
Palermo nel 1832 l'anziana del Buon gusto. A Roma rinacquero in un secondo
risorgimento, dapprima effimero (1801), poi definitivo (1847), gli odierni Lincei;
durarono i Fisiocritici (1691) in Siena, la R. Accademia delle schnze (1783) in Torino. In
Venezia, accanto alla sezione veneta dell'Istituto nazionale (1802) di scienze, lettere ed
arti (1810), e poi dell'Istituto lombardo-veneto, la quale diventò più tardi Istituto veneto,
una nuova fondazione napoleonica, l'Ateneo veneto (1810), raccolse e fuse le
preesistenti accademie scientifiche e letterarie veneziane; finalmente l'Accademia di
agricoltura (1768), fondata in Verona dalla repubblica veneta, e allargatasi nel 1779
con le scienze, lettere, arti e commercio, continuò la sua modesta attività scientifico-
letteraria quale Accademia d'agricoltura, scienze e lettere.
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