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Selezione frequenza-dipendente;
Sezione sessuale (quella attuata dalle femmine, più raramente dai
maschi e che può portare a dimorfismi sessuali).
Aria
Acqua
Luce
Cibo
Può accrescere il successo riproduttivo, può permettere di sopportare
condizioni ambientali difficili:
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Diversità di ecosistema: (praterie diverse dalle paludi) l’estinzione
di una specie può avere un impatto negativo sulla ricchezza di
specie dell’intera comunità e un impatto pesante anche
sull’ecosistema dell’attività antropica.
La principale causa di perdita di diversità biologica è la distruzione degli
habitat conseguente all’espansione della popolazione umana e alle
attività antropiche a essa collegate. In passato la causa più importate è
stata l’espansione dei terreni coltivati per far fronte alla crescita della
popolazione umana. Nei Paesi tropicali c’è un’alta biodiversità ma anche
forte incremento demografico e sviluppo economico. Anche l’introduzione
in un habitat di specie alloctone o aliene da parte dell’uomo è un fattore
che può determinare l’estinzione di una specie.
La suscettibilità delle specie all’estinzione è funzione di diversi aspetti del
ciclo vitale. In base alla distribuzione geografica, possiamo definire una
specie come:
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La perdita di specie comporta una potenziale perdita di cibo, medicine
oltre che una perdita di geni unici e quindi proteine utili.
Le funzioni degli ecosistemi sono l’insieme di tutti quei processi che
contribuiscono a sostenere la vita umana sulla Terra:
XI. Quali sono i diversi livelli trofici all’interno di una catena alimentare?:
La struttura trofica rappresenta i rapporti alimentari all’interno di una
comunità, si tratta di un fattore chiave nella dinamica della comunità.
I livelli trofici principali di una catena alimentare sono: produttori primari,
consumatori primari (erbivori), consumatori secondari, terziari e
quaternari (super predatori). Il cerchio si chiude poi con i decompositori.
La catena alimentare è il trasferimento di energia e cibo tra i diversi livelli
trofici. Essa rappresenta tuttavia una semplificazione di quella più
complessa e più veritiera, in quanto ogni organismo ha relazioni con più
organismi diversi, sia dei livelli tropici superiori che di quelli inferiori. La
qualità di energia convertita in materia organica è tuttavia
progressivamente minore all’aumentare del livello trofico.
Una catena alimentare è in realtà una reta alimentare con ramificazioni e
con interazioni trofiche complesse. Le catene alimentari possono essere
classificate:
Raggruppamento di specie con simili relazioni trofiche in gruppi
funzionali;
Isolando una porzione di una rete che interagisce pochissimo con il
resto della comunità.
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sviluppare una o poche specie (vegetali e animali) che, a seguito di
interventi agronomici sul terreno, sul clima e sui fattori biologici, fornisce
una produzione valutabile in termini economici. Nonostante il continuo
intervento dell'uomo, l'agroecosistema è soggetto alle immutabili leggi
degli ecosistemi naturali che sono quelle che regolano il flusso
dell'energia e la circolazione della materia.
In scienze agrarie è un’ecosistema secondario caratterizzato
dall’intervento umano finalizzato alla produzione agricola e zootecnica.
Caratteristiche fondamentali di un agrosistema sono quindi l’elevata
specializzazione e la riduzione della diversità biologica.
Il concetto di agroecologia si basa sul principio base, secondo il quale, la
stabilità di un sistema dipenderebbe direttamente dalla sua complessità
o, per meglio dire, dalla sua biodiversità sia faunistica che floristica. Tale
fondamento governerebbe la dinamica e l’evoluzione degli
agroecosistemi.
La differenza fondamentale tra un ecosistema naturale e un
agroecosistema è l'asportazione di biomasse vegetali ed animali come
prodotto agricolo. Questa differenza costituisce la causa che può
determinare l'incapacità dell'agroecosistema di autosostenersi, per le
gravi perdite di energia ausilaria.
Rispetto all’ecosistema naturale, nell’agrosistema i flussi di energia e di
materia sono modificati attraverso l’apporto di fattori produttivi esterni
(fertilizzanti, macchine, irrigazione ecc.), con l’obiettivo di esaltare la
produttività delle specie agrarie vegetali coltivate dall’uomo, eliminando
quei fattori naturali (altre specie vegetali, insetti, microrganismi) che
possono risultare dannosi o entrare in competizione con la coltura
agricola a scapito della sua.
L'asportazione dei prodotti e dei sottoprodotti delle colture è uno dei
principali elementi di distinzione fra l'agrosistema e l'ecosistema
naturale.
L'agrosistema si configura perciò come un ecosistema aperto, dotato di
un grado di biodiversità molto basso e privo di quella connotazione
propria degli ecosistemi maturi. Dal punto di vista ecologico è un
ecosistema mantenuto forzatamente al primo stadio di evoluzione. Il
ruolo dell'intervento antropico è quello di mantenere una situazione di
forte squilibrio, fondamentale per ottenere una produzione economica
significativa, e si configura con l'applicazione di una tecnica agronomica,
della difesa dei vegetali, di investimenti economici finalizzati a
incrementare la produttività del biotopo e, infine, con la sistematica
asportazione dei prodotti delle colture o degli allevamenti.
L'ecosistema naturale e agrosistema differiscono in modo marcato. Gli
elementi ecologici che caratterizzano un agrosistema si riassumono in
alcuni aspetti fondamentali. Il più evidente è il grado di interferenza del
fattore antropico con le dinamiche interne dell'agrosistema. Questa
interferenza si manifesta con il controllo della composizione della
biocenosi, dei fattori fisici ambientali, del flusso di energia e materia, e si
concretizza con la tecnica agricola in senso lato. L'obiettivo
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dell'intervento antropico è quello di massimizzare la produzione di
energia e materia da parte dell'ecosistema realizzando un surplus che
non si esaurisca all'interno della cenosi agraria, bensì possa essere
asportato sotto forma di produzione economica. L'esistenza di un surplus
energetico in un ecosistema è causa di una successione ecologica,
ovvero, una serie di adattamenti che si manifestano con un'alterazione
della biocenosi. Il nuovo ecosistema presenta, in caso di successione
evolutiva, i seguenti caratteri:
aumento della biodiversità, ovvero del numero di specie;
riduzione delle popolazioni delle singole specie;
incremento del rapporto fra specie a strategia K e quelle a strategia
r;
incremento della capacità di reazione omeostatica dell'ecosistema;
instaurazione di una rete alimentare più complessa;
riduzione del surplus energetico.
In definitiva, in un qualsiasi ecosistema aperto, l'esistenza di un surplus
energetico rappresenta una situazione di squilibrio che porta
all'insediamento di una nuova cenosi, in grado di sfruttare meglio le
risorse energetiche ed ambientali e di resistere meglio alle cause di
squilibrio. L'agrosistema si configura perciò come un ecosistema aperto,
dotato di un grado di biodiversità molto basso e privo di quella
connotazione propria degli ecosistemi maturi. Dal punto di vista
ecologico è un ecosistema mantenuto forzatamente al primo stadio di
evoluzione. Il ruolo dell'intervento antropico è quello di mantenere una
situazione di forte squilibrio, fondamentale per ottenere una produzione
economica significativa, e si configura con l'applicazione di una tecnica
agronomica, della difesa dei vegetali, di investimenti economici finalizzati
ad incrementare la produttività del biotopo e, infine, con la sistematica
asportazione dei prodotti delle colture o degli allevamenti .Una
particolare "anomalia" dell'agrosistema, sotto l'aspetto ecologico, è
l'esistenza di continui scambi di materia con l'esterno, che si configurano
da un lato con l'asportazione di una parte della biomassa prodotta e da
un altro con un flusso in ingresso di materia, prevalentemente in forma
inorganica, finalizzato quest'ultimo ad impedire o rallentare il progressivo
depauperamento del suolo. Questo fa sì che i cicli biogeochimici siano più
complessi e comprendono una fase che si svolge all'esterno
dell'agrosistema.
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del corpo del loro ospite sono chiamati endoparassiti; i
parassiti invece che vivono sulla superficie esterna di un
ospite sono detti ectoparassiti. Molti dei parassiti hanno un
ciclo vitale complesso che coinvolge quindi più di un ospite.
Alcuni invece modificano il comportamento dell’ospite per
aumentare la propria vitalità;
o Mutualismo: il mutualismo, detto anche simbiosi mutualistica,
è una relazione del tipo +/+ perché porta vantaggia a
entrambe le specie coinvolte. Un esempio sono i batteri
azoto-fissatori prese ti nella soia. Un mutualismo può essere:
Obbligato, quando una specie non può vivere senza
l’altra;
Facoltativo, quando entrambe le specie possono
sopravvivere anche da sole.
o Commensalismo: è una relazione del tipo +/0; in questo caso
una specie riceve dei benefici mentre l’altra non trae né
danno né beneficio. Le interazioni commensali sono difficili da
documentare in natura perché qualsiasi associazione tra
specie diverse probabilmente influenza sia l’una che l’altra
anche se in modo limitato. Un esempio è il carapace della
tartaruga.
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grezza (acqua e soluti), assorbita dalle radici al resto della pianta e linfa
elaborata (fotosintetati) dalle foglie agli altri organi. La linfa grezza
utilizza per il suo movimento un tessuto conduttore detto xilema (legno),
costituito da cellule morte (quindi prive di citoplasma) dette trachee. La
linfa elaborata è trasportata da un tessuto detto floema (libro), costituito
da cellule vive. Questo tessuto è adiacente allo xilema e le cellule si
chiamano cellule cribrose.
Trasporto negli animali: l’apparato di conduzione negli animali è legato
alle tipologie di respirazione e di nutrizione. Nei tessuti animali, il
trasporto a breve distanza (fra cellula e cellula) avviene attraverso un
liquido interstiziale che si trova tra le cellule. Per il trasporto da tessuto a
tessuto e da organo ad organo, è necessario un sistema di conduzione.
Un sistema di trasporto necessita di diverse strutture: un organo
propulsore, muscolare, che crea la spinta dei liquidi (cuore); un sistema
di tubi (vasi) e valvole per impedire il reflusso dei liquidi. I sistemi di
trasporto si dividono in: aperti, sono sistemi in cui scorre emolinfa
(sangue e linfa) negli spazi interstiziali, che rifornisce gli organi che vi
sono immersi e chiusi con sistemi a vasi comunicanti che riportano il
sangue al cuore.
Gli animali vertebrati posseggono tutti un sistema chiuso con cuore e
vasi sanguigni di tipo arterioso (sangue ossigenato) e venoso (sangue
con anidride carbonica).
o Sistemi di trasporto aperti:
I molluschi gasteropodi e bivalvi: nei molluschi il
sistema circolatorio è formato da un cuore con delle
arterie principali. Il cuore riceve l’emolinfa arricchita in
ossigeno dalla branchia o dal polmone. L’emolinfa
viene quindi pompata in zone definite seni che
circondano tessuti e organi. L’emolinfa rientra al cuore
per aspirazione;
Gli artropodi: negli insetti il sistema circolatorio è
formato da un vaso dorsale, diviso in cuore e aorta. Il
cuore è un tubo a fondo cieco suddiviso da una serie di
restringimenti detti ostioli che impediscono il reflusso.
L’emolinfa viene pompata nell’emocele una cavità che
circonda tessuti e organi. L’emolinfa rientra al cuore
per aspirazione. Nei crostacei, il sistema è simile,
tuttavia, essendo dotati di branchie, l’emolinfa contiene
l’emocianina.
o Sistemi di trasporto chiusi:
I molluschi cefalpodi: Nei polpi, seppie e calamari,
l’apparato circolatorie è costituto da un cuore (formato
da un ventricolo e 2‐4 atri a seconda della specie). Il
sangue attraverso due arterie (aorta cefalica e
viscerale) raggiunge il resto del corpo. Il sistema
venoso confluisce nel sistema renale e poi in due cuori
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venosi che sono dilatazioni delle vene branchiali, dai
quali il sangue torna al cuore ossigenato;
Anellidi: dalla pelle. Il sistema circolatorio di tipo chiuso
à composto da due lunghi vasi, uno dorsale e uno
ventrale che percorrono tutto il corpo. Ogni metamero
è poi dotato di due vasi metamerici collegati ai vasi
principali, che si vascolarizzano sottopelle per ricevere
l’ossigeno e attorno all’intestino per assorbire i
nutrienti. Cinque vasi metamerici sono irrobustiti e
fungono da centrale di pompaggio. Il pigmento
respiratorio principale è l’emoglobina.
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utilizzando le ventose anteriore e posteriore che staccano e
riattaccano alternativamente;
o Espulsione di acqua: nelle meduse la propulsione avviene per
mezzo di un anello muscolare che espelle l’acqua dalla cavità
gastrovascolare. Nei molluschi esiste un organo a tubo, il
sifone, la cui funzione è quella di convogliare acqua e aria
alle branchie;
o Il nuoto dei pesci e cetacei: i pesci e i cetacei si muovono in
acqua utilizzando movimenti ondulatori del corpo
principalmente assecondati dalla pinna caudale che imprime
la spinta. Le pinne laterali e dorsali conferiscono stabilità nel
mezzo liquido;
o Il volo degli uccelli: per mantenere il corpo sospeso in un
fluido è necessaria una spinta dal basso. Nel caso del volo
tale spinta è garantita dalla portanza, cioè dalla pressione
causata dal flusso d’aria che scorre con diversa velocità tra il
sopra e il sotto del corpo. Questa differenza si tramuta in una
spinta verso l’alto. Il volo degli uccelli è garantito da una
serie di adattamenti morfofisiologici. Oltre a questi
adattamenti gli uccelli hanno anche sviluppato
comportamenti atti a migliorare il loro volo in relazione agli
adattamenti evolutivi ed ecologici.
Movimento degli uomini: avviene per effetto dei muscoli scheletrici
che si contraggono e si distendono facendo lavorare le ossa come
leve. Spesso il movimento scheletrico è dovuto a muscoli
antagonisti per garantire il movimento contrapposto. Il movimento
al muscolo è garantito da cellule (miociti) e fibre muscolari. Il
tessuto muscolare è diviso in due tipi: muscolatura liscia e striata. Il
muscolo liscio è caratteristico degli organi interni ed è composto da
fibrocellule mononucleate e garantisce i movimenti spontanei. Il
muscolo striato scheletrico è caratteristico dei muscoli scheletrici
ed è formato da fibre muscolari (miofibrille) che sono riunite in
unità contrattili detti sarcolemmi. Il movimento del muscolo è
garantito da due proteine filamentose strutturali: miosine ed actine
che scorrono reciprocamente le une sulle altre stabilendo dei ponti.
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Perchè l’energia esiste in diverse forme (luce, legami chimici, moto
e calore). Non viene nè creata nè distrutta ma cambia forma.
Gli organismi non possono convertire il calore in un’altra qualsiasi
forma di energia. Quando l’energia viene trasferita o trasformata
una parte di essa assume una forma non più utilizzabile (aumento
di entropia)
Le piante devono ricevere energia in forma di luce. Gli animali per vivere
devono avere energia (sotto forma di legami chimici) che ottengono dal cibo.
Gli organismi ogniqualvolta utilizzano l’energia (luce o legami chimici), una
parte di essa viene convertita in calore. Visto che la Terra funziona come un
sistema aperto rispetto all’energia, la luce arriva ogni giorno dal Sole. Le piante
e gli organismi fotosintetici convertono l’energia solare in energia chimica e la
quantità totale di energia non cambia (prima legge della termodinamica).
Quindi gli animali mangiano gli organismi fotosintetizzanti utilizzando l’energia
dei legami chimici dei loro composti organici per rimanere vivi. Perchè la vita
permanga è richiesta sempre nuova energia luminosa. Il flusso in ingresso ed
in uscita dell’energia radiante della terra deve essere uguale perchè la
temperatura globale resti costante. Le attività umane stanno modificando la
composizione dell’atmosfera in un modo che impedisce il flusso in uscita, il
cosiddetto effetto serra. Secondo il secondo principio della termodinamica
quando l’energia viene trasferita o trasformata, una parte di essa assume una
forma che non può più essere utilizzata (entropia). Lo stesso accade negli
ecosistemi naturali: l’energia trasferita da un organismo ad un altro sotto forma
di cibo viene in parte accumulata nei tessuti viventi e in parte dissipata sotto
forma di calore, con conseguente aumento di entropia. Gli ecosistemi naturali
sono sistemi aperti in cui la radiazione solare fornisce costantemente apporti
energetici in grado di contrastare l’aumento di entropia.
Il flusso di energia attraverso gli ecosistemi terrestri inizia con l’assorbimento
delle radiazioni solari da parte degli organismi autotrofi. La velocità con cui
l’energia radiante viene convertita in materia organica attraverso la fotosintesi
è detta: produttività primaria. Si differenzia dalla biomassa in quanto indica la
velocità di produzione della materia organica durante la fotosintesi. In merito
all’energia si parla così di produttività prima netta e produttività primaria lorda.
XX. Cosa si intende per sviluppo sostenibile e quali sono i fattori che lo
compongono?
Si tratta di un ossimoro (come realtà virtuale, qualità totale...), intrinsecamente
ambiguo. Il termine “sviluppo” è legato concettualmente alla crescita
quantitativa ed economica, mentre “sostenibile” fa riferimento al fatto che
l’ambiente è una riserva di risorse che non possiamo permetterci di esaurire.
La definizione più famosa è quella del Rapporto Bruntland (1987) (documento
rilasciato dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (WCED):
"sviluppo che risponde alle necessità del presente, senza compromettere la
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capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie necessità”. Un’altra
definizione “storica” è quella formulata nel 1991 in “Caring for the Earth: A
Strategy for Sustainable Living”: “il soddisfacimento della qualità della vita,
mantenendosi entro i limiti della capacità di carico degli ecosistemi che ci
sostengono”.
I concetti fondamentali dello sviluppo sostenibile sono:
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Tra i risultati della Conferenza, nasce l’UNEP (United Nations Environmental
Programme) ovvero il programma delle Nazioni Unite sui problemi ambientali
con lo scopo di coordinare e promuovere le iniziative ONU relative alle
questioni ambientali. problemi dello sviluppo sociale ed economico.
A Rio si discussero i problemi ambientali del pianeta e i loro legami con i
problemi dello sviluppo sociale ed economico. Oltre 150 paesi firmarono due
Convenzioni Internazionali: una sui mutamenti climatici, l'altra sulla protezione
della diversità biologica. Gli obiettivi della convenzione sulla diversità biologica
si spostano dalla conservazione delle specie alla conservazione della diversità
biologica.
Particolare importante del Summit, tenutosi a Johannesburg nel 2002, è
l’integrazione delle tre dimensioni, strettamente collegate tra loro, dello
sviluppo sostenibile:
Lo sviluppo economico;
Lo sviluppo sociale;
La protezione ambientale.
Il MIUR con il Programma Operativo Nazionale Per la scuola – competenze e
ambienti per l'apprendimento 2014-2020 ha accolto le indicazioni europee con
il contributo a “fornire ad una crescita sostenibile, ovvero alla promozione di
un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più
competitiva.”.
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dotati di strutture rigide atte al sostegno dei tessuti. Il sostegno è diverso a
seconda della tipologia dell’essere vivente:
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L’aumento vertiginoso della produzione di rifiuti, dovuto in
particolare alle abitudini legate alla società consumistica;
L’aumento della tossicità per l’ambiente, dovuto al passaggio dalla
società agricola a quella industriale;
La diminuzione delle possibili aree per il tradizionale smaltimento
(la discarica).
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RTS (Rifiuti Tossici e Nocivi): si tratta di rifiuti speciali che
contengono o sono contaminati da particolari sostanze, in
concentrazione così elevata da costituire pericolo per la nostra
salute (Es. arsenico, mercurio, piombo, cc)
RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche): sono i
rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche
(elettrodomestici in generale e pc, ecc) e sono considerati
pericolosi per il loro contenuto di elementi tossici e persistenti che
rappresentano un rischio per l’ambiente e la salute umana, nelle
varie fasi del trattamento, riciclaggio e smaltimento.
Rappresentano una tipologia di rifiuti pericolosi in più rapida
crescita a livello globale.
XXVI. I RAEE rappresentano dei rifiuti molto importanti per la nostra società.
Traccia una breve descrizione di questi rifiuti e contestualizza il problema
derivante dal loro accumulo:
Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche: sono i rifiuti
derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (elettrodomestici
in generale, pc, ecc) e sono considerati pericolosi per il loro contenuto di
elementi tossici e persistenti che rappresentano un rischio per l’ambiente
e la salute umana, nelle varie fasi del trattamento, riciclaggio e
smaltimento. Rappresentano una tipologia di rifiuti pericolosi in più
rapida crescita a livello globale. Mentre la qualità di questi rifiuti cresce in
modo molto rapido, il loro riutilizzo, riciclaggio e recupero non sta
procedendo con la stessa velocità. Non ci sono dati precisi su cosa
avviene a questi rifiuti, se vengono stoccati, smaltiti in altro modo nell’UE
oppure se vengono esportati per essere riusati, riciclati oppure smaltiti in
Asia, in paesi come Cina, India, o in Africa.
Per “trattamento non appropriato” s’intende la cannibalizzazione dei
beni, la macinazione delle carcasse frigo in ambiente aperto, la non
completa rimozione delle componenti utili e/o nocive e in generale
qualsiasi operazione che venga condotta in difformità ai criteri tecnici e
alle procedure stabilite a livello internazionale. Per “smaltimento non
corretto” si intende la messa in discarica o la termodistruzione dei RAEE
tal quali o comunque di loro parti che contengano ancora “sostanze” utili
o nocive.
Un trattamento non appropriato e lo smaltimento non corretto dei RAEE
comporta:
La diffusione nell’ambiente di sostanze pericolose per la salute
pubblica;
La distruzione o comunque lo spreco di materiali che possono
essere reimpiegati nel ciclo produttivo, con conseguente
impoverimento di risorse presenti in quantità limitata sul nostro
pianeta.
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XXVII. Quali sono i principali tipi di inquinamento? Fanne una breve descrizione:
Ci sono diversi tipi di inquinamento:
Atmosferico: secondo l’agenzia europea per l’ambiente un
inquinante dell’aria è una sostanza che, immessa direttamente o
indirettamente nell’aria, può avere effetti nocivi sulla salute umana
o sull’ambiente nel suo complesso. L’inquinamento dell’aria può
essere di origine naturale (ad esempio dovuto alle eruzioni
vulcaniche o agli incendi boschivi), oppure provocato dalle attività
umane (origine antropica). L’inquinamento atmosferico è
un’alterazione dell’atmosfera, cioè dello strato di gas che circonda
la Terra, causata dall’azione dell’uomo. I danni ambientali sono
legati prevalentemente dalle piogge acide. Due sono i gruppi di
sostanze che causano l’inquinamento atmosferico: il particolato e i
contaminanti gassosi. Le principali fonti di inquinamento sono
costituite dalle emissioni in atmosfera derivanti da:
o Processi produttivi (attività industriali e artigianali);
o Processi di combustione (motori di autoveicoli);
o Impianti fissi domestici (riscaldamento);
o Industriali (riscaldamento ed energia per processi vari);
o Servizi (inceneritori municipali, officine del gas, ecc).
I 5 principali agenti inquinanti responsabili del 98% circa
dell’inquinamento dell’aria sono:
o Monossido di carbonio (CO). E’ uno degli inquinanti
atmosferici più tossici e la sua presenza è legata ai processi
di combustione che utilizzano combustibili organici. In
presenza di elevate concentrazioni di CO, alcune fasce di
popolazioni quali neonati, cardiopatici, asmatici e più in
generale le persone anziane possono incorrere in alterazioni
delle funzioni polmonari, cardiache e nervose. Cefalea e
vertigini sono generalmente riconosciuti come i primi sintomi
di avvelenamento da tale composto chimico;
o Anidride solforosa o biossido di zolfo (SO2), E’ un gas incolore
e dall’odore pungente. Le principali emissioni di biossido di
zolfo derivano per esempio da: impianti fissi di combustione,
processi metallurgici, incenerimento di rifiuti, industrie della
carta;
o Idrocarburi, Il Benzene ad esempio fa parte della famiglia
degli Idrocarburi, più precisamente è il capostipite di una
famiglia di composti organici definiti “Aromatici”. Viene
liberato nell’aria principalmente dai gas di scarico dei veicoli
alimentati a benzina.
o Particelle;
o Biossido di azoto (NO2). Le emissioni naturali di NO2
comprendono i fulmini, gli incendi e le emissioni vulcaniche;
le emissioni antropiche sono principalmente derivate da
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processi di combustione (veicoli, riscaldamento domestico).
E’ ritenuto tra gli inquinanti atmosferici più pericolosi;
interviene infatti nella formazione delle piogge acide e
irritano il sistema respiratorio dell’uomo.
Del suono: il suono è un sistema naturale dinamico, che si evolve
per azione della particolare combinazione dei fattori geologici,
climatici, ecologici ed antropici che caratterizzano una determinata
area, e conferiscono al suolo una specifica individualità. Di
conseguenza l’inquinamento del suolo è l’accumulo di rifiuti e in
particolare di sostanze pericolose nel suolo tale da determinare
alterazioni della composizione e delle proprietà chimico-fisiche e
biologiche del terreno in grado di mettere in pericolo la salute
umana e nuocere agli ecosistemi. Il suolo può essere contaminato
in seguito a discariche, attività industriali, insediamenti civili o
anche da isotopi radioattivi di origine naturale oppure in seguito a
rilasci deliberati o accidentali di materiale radioattivo. La
contaminazione del suolo può essere locale oppure diffusa. La
prima è dovuta a forme di inquinamento puntiforme (Es. siti
contaminati); la seconda interessa aree più ampie e ed è dovuta a
forme di inquinamento diffuso del territorio (Es. inadeguate
tecniche di riciclo dei rifiuti). Gli effetti di questo tipo di
inquinamento possono essere:
o Accumulo di sostanze tossiche per i vegetali e gli animali;
o Riduzione di fertilità del terreno;
o Contaminazione indiretta dell’acqua;
o Conseguenze negative per la catena alimentare.
Per prevenirlo si deve impedire il rilascio nel terreno di sostanze
inquinanti e si può ricorrere all’adozione di tecnologie che eliminino
o riducano la produzione di rifiuti inquinanti.
Idrico: esso può essere diviso in:
o Biologico: deriva dagli scarichi domestici e da quelli degli
allevamenti zootecnici;
o Chimico: è invece associato ai detergenti domestici e
artigianali e agli scarichi industriali e agricoli.
Fisico: è legato agli scarichi di fanghi depurati e agli scarichi di
inerti industriali.
Questo tipo di inquinamento può essere anche classificato in
relazione all’ambiente; si divide perciò in:
o Acque di falda: funzioni delle permeabilità, scarichi vari e
irrigazione;
o Acque superficiali: scarico delle fogne (bianche e nere),
scarichi industriali, fenomeni di eutrofizzazione lacustre;
o Acque marine: traffico navale, affondamento “carrette del
mare”, scarichi vari industriali.
Radioattivo: la radioattività consiste nell’emissione di particelle e di
energia da parte di alcuni elementi instabili, detti radionuclidi,
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spontaneamente o in seguito ad attivazione. Alcuni di questi
elementi esistono in natura mentre altri possono essere prodotti
artificialmente. Per tutelare la qualità dell’ambiente e la salute
della popolazione l’ARPA FVG svolge attività di diversi tipi:
o Monitoraggio della radioattività ambientale;
o Attività di informazione; pubblicazioni sulle radiazioni
ionizzanti.
Acustico: è l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o
nell’ambiente esterno tale da provocare:
o Fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane;
o Pericolo per la salute umana;
o Deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali,
dell’ambiente abitativo e di quello esterno.
Luminoso: con l’espressione “inquinamento luminoso” si intende
ogni forma di irradiazione di luce artificiale che si disperda al di
fuori delle aree cui essa funzionalmente dedicata, e, in particolare,
oltre il piano dell’orizzonte. Tale forma di inquinamento, anche se
ritenuta meno rilevante rispetto altre, ha riflessi negativi su una
pluralità di ambiti. Studi recenti hanno chiarito che un eccesso di
luminosità notturna ha effetti sulla flora, sulla fauna e sull’uomo
inoltre l’inquinamento luminoso arreca disturbo all’attività degli
osservatori astronomici e costituisce uno spreco di energia
elettrica.
Elettromagnetico: quando si parla di campi elettromagnetici si
riferisce generalmente alle radiazioni non ionizzanti. Le principali
fonti di radiazioni non ionizzanti prodotte dalle attività umane si
riscontrano:
o Nel settore delle telecomunicazioni;
o Nella rete di distribuzione dell’energia elettrica;
o Nel settore domestico;
o Nel settore industriale e medico.
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