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Progetto Libri digitali dell'Istituto 16 Valpantena – Verona
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Dante Alighieri
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La Divina Commedia
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Dante Alighieri
La Divina Commedia
La struttura
La Commedia è divisa in 3 Cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso), ognuna delle
quali divisa in canti: il numero è di 34 canti per l’Inferno (il primo è di introduzione
generale al poema), 33 per Purgatorio e Paradiso, quindi 100 in totale. Ogni canto è
composto di versi endecasillabi raggruppati in terzine a rima concatenata (con
schema ABA, BCB, CDC…), di lunghezza variabile (da un minimo di 115 a un massimo
di 160 versi). In totale il poema conta 14.233 versi endecasillabi.
Nell’opera ci sono alcuni parallelismi, che rientrano nel gusto tipicamente medievale
per le simmetrie: il canto VI di ogni Cantica è di argomento politico, (Firenze
nell’Inferno, l’Italia nel Purgatorio, l’Impero nel Paradiso). Ogni Cantica termina con
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la parola «stelle» («e quindi uscimmo a riveder le stelle», Inf., XXXIV 139; «puro e
disposto a salire a le stelle», Purg., XXXIII, 145; «l’amor che move il sole e l’altre
stelle», Par.,XXXIII, 145) e su tutto domina il numero 3, simbolo della Trinità.
Lo stile e la lingua
Il titolo Commedia si rifà alla teoria medievale degli stili e allude al fatto che il
poema comincia male, con lo smarrimento angoscioso nella selva, e finisce bene,
con l’ascesa all’Empireo e la visione di Dio (al contrario la tragedia inizia bene e
finisce male).
Quanto alla lingua, Dante si serve del volgare fiorentino già usato nelle precedenti
opere, benché ricorra anche a latinismi, francesismi, provenzalismi e prestiti da varie
altre lingue, come ad esempio l’arabo. Dante ricorre talvolta a linguaggi strani e
incomprensibili (le parole di Pluto, quelle di Nembrod nell’Inferno), mentre altrove
conia degli arditi neologismi (specialmente nel Paradiso). Questo ha portato gli
studiosi a parlare di plurilinguismo e pluristilismo della Commedia, il che differenzia
Dante da Petrarca e dai poeti dell’Umanesimo e del Rinascimento, che preferiranno
alla sua una lingua più "pura" e regolare.
Allegoria
Rappresentazione di un concetto astratto per mezzo di immagini concrete.
Per esempio:
Contrappasso
Corrispondenza della pena alla colpa; consistente nell'infliggere a chi offende la
stessa lesione provocata all'offeso. Nella Divina Commedia la pena alla quale sono
sottoposti i peccatori nell'oltretomba riproduce i caratteri essenziali della colpa o
alcuni di essi, per analogia o per contrasto:
• se è per analogia, la pena è uguale al peccato; quindi, per esempio, gli ingordi
sarebbero costretti a rotolarsi nel cibo e a mangiare, abbuffarsi fino a
scoppiare, per l'eternità;
• se è per contrasto, la pena è diversa dal peccato; per esempio, gli ingordi
vedrebbero mangiare ed abbuffarsi gli altri mentre loro restano digiuni o
costituiscono loro stessi il pasto degli altri per l'eternità.
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