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Principi di diritto amministrativo e il rapporto tra cittadino e pubblica

amministrazione.
I Soggetti pubblici svolgono funzioni di interesse generale; solo persone giuridiche.
I Soggetti privati siamo noi cittadini; persone fisiche (noi) o giuridiche (società, associazioni).
I BC presentano proprietà di soggetti pubblici (Colosseo) sia privati (qualcuno compra un quadro di
Tiziano per esempio).
Quando un soggetto possiede qualcosa può fare quello che vuole perché di sua proprietà, ma nel
caso dei BC, che appartengono alla collettività e che possiedono una duplice anima, ci sono regole
che si devono rispettare.
Abbiamo un Codice, insieme di regole come il Codice della strada, cose scritte in norme giuridiche.
Ci sono i soggetti preposti al rispetto di queste regole: i vigili urbani, prefettura, Ministero
dell’Interno. Allo stesso modo anche qui ci sono le regole, il Codice, e i soggetti che presidiano al
rispetto di quelle regole: Ministero e Soprintendenze.
Esiste una gerarchia di leggi: Costituzione della Repubblica italiana (legge più importante) e le leggi
dello Stato. Chi fa le leggi per lo Stato? il Parlamento con le due camere, la Camera dei deputati e il
Senato della Repubblica. Però queste leggi sono sotto la Costituzione e quindi per questo devono
rispettare i principi della Costituzione. Però per lo Stato fa le leggi anche il Governo, in due modi:
attraverso i decreti legge convertiti in legge dal Parlamento (in 60 gg); i decreti legislativi, come il
Codice dei BC: c’è prima una legge del Parlamento che dà solo i principi e i criteri direttivi a cui il
Governo si deve attenere per fare la legge vera e propria, la “legge delega”, che il Governo la attua
non con urgenza ma nel rispetto dei principi e dei criteri direttivi del Parlamento e fa un decreto
legislativo. Il gradino più basso delle fonti normative è rappresentato dalle leggi delle Regioni, che
devono rispettare sia le leggi dello Stato che della Costituzione.

Il procedimento amministrativo e i procedimenti di verifica/dichiarazione


I BC generali sono elencati nell’art.2 del Codice, comma 2, e negli art.10 e 11.
Gli altri BC sono quelli che diventano tali per dichiarazione.
La verifica e la dichiarazione costituiscono l’esito di un percorso che la Legge definisce
“Procedimento amministrativo” (7 agosto 1990; L. n. 241/1990).
Il procedimento si compone di 3 fasi: avvio, istruttoria e decisione.
Noi abbiamo due tipologie di procedimenti: quello in cui il cittadino chiede all’amministrazione e
quello dove il cittadino si difende da qualcosa che fa l’amministrazione:
- quando il cittadino chiede l’autorizzazione al Comune. Per esempio un cittadino ha una pizzeria e
vuole mettere dei tavolini fuori occupando un suolo pubblico. E la prima fase è l’avvio, iniziata con
la domanda del cittadino. La pubblica amministrazione riceve questa richiesta, cura l’istruttoria (2°
fase) e decide se sì o no o “nì”, cioè con disposizioni precise. Quindi il cittadino adempie alle
prescrizioni dell’amministrazione che rilascia il provvedimento (3° fase), cioè l’autorizzazione o non
dell’occupamento del suolo pubblico.
- quando il cittadino si difende da qualcosa che fa l’amministrazione. Per esempio il Comune deve
realizzare un asilo e il piano regolatore lo individua su delle aree che risultano proprietà di un
cittadino e fa una comunicazione per espropriarle. In questo caso il cittadino si difende. Il
procedimento in questo caso non è avviato dal cittadino, ma l’amministrazione (fase avvio). Può
partecipare con delle osservazioni il cittadino (fase istruttoria) e alla fine l’amministrazione decide
se confermare l’esproprio, modificare o lasciar stare (magari il cittadino ha proposto un’altra area).
Allo stesso modo, nel nostro campo, il procedimento di verifica dell’interesse culturale e il
procedimento di dichiarazione di interesse culturale (basandosi sull’art.10) si compongono di 3
fasi: l’avvio nel procedimento di verifica lo fa l’amministrazione e in quello di verifica
l’amministrazione, ma anche il cittadino interessato.
Verifica, art. 12: di quali BC stiamo parlando? Quelli di proprietà pubblica. Fino a quando non viene
effettuata questa verifica le cose al comma 1 sono BC, questo per presunzione in quanto
assoggettate alle norme dei BC.
Verifica
Cosa succede nella verifica? Possono succedere due cose:
- che la verifica conferma la sussistenza dell’interesse sicché questi BC saranno BC per sempre, non
più per presunzione fino a verifica;
- che il procedimento si concluda con l’accertamento che queste cose non hanno un interesse
culturale e quindi saranno cose ordinarie, non più BC. E quindi saranno sdemanializzate e saranno
liberamente vendibili.
Il procedimento avviene in 3 fasi:
- avviato dalle Soprintendenze o su richiesta formulata dagli enti pubblici (Stato, Regione, Comuni,
Province, ecc.); questi verificano la sussistenza dell’interesse artistico, storico, archeologico
etnoantrologico (i 4 del comma 1, art.10), sulla base di indirizzi di carattere generale stabiliti dal
Ministero al fine di assicurare uniformità di valutazione.
C’è una particolarità: nel comma 3 (art.12) si parla di beni immobili dello Stato.
Qualora le cose sottoposte a verifica non sia stato riscontrato l’interesse (comma 4), ovvero
“artistico, storico, archeologico ed etnoantropologico”, le cose sono escluse dall’applicazione delle
disposizioni del Titolo. In caso di esito negativo su cose appartenenti al demanio dello Stato e degli
enti pubblici le cose vengono sdemanializzate. Per venderle non sarà necessaria l’autorizzazione,
cosa diversa per le cose appartenenti al demanio.
Il demanio generale si divide in “demanio necessario” e “demanio accidentale”: il primo è dato
dalle cose naturali (demanio marittimo, dei laghi, dei fiumi) e appartiene allo Stato; il secondo
appartiene allo Stato o agli enti pubblici e riguarda cose ad opera dell’uomo (demanio culturale).
Il demanio culturale è dato dalle cose del secondo gruppo (gallerie, pinacoteche, ecc. pubblici) e
dagli immobili, che presentano un interesse storico, artistico, archeologico ed etnoantropologico,
sempre dello Stato e degli enti pubblici.
- la Soprintendenza accerta (2° fase) se c’è o meno l’interesse storico o artistico;
- 3°fase: decide la Soprintendenza.
Se c’è accertamento dell’interesse artistico, storico, archeologico ed etnoantropologico (comma 7)
nella terza fase si decide che l’interesse culturale c’è, costituisce dichiarazione ai sensi dell’art.13. I
beni restano sottoposti alle disposizioni del Titolo. Ha gli stessi effetti della dichiarazione per i beni
privati e quindi i BC restano BC per sempre, non più per presunzione.
Quando si effettua una verifica si avranno i due esiti. Quindi prima i BC definiti per presunzione,
ma dopo la verifica la presunzione cade (comma 1), perché o lo saranno per dichiarazione o non lo
saranno mai più.
Dichiarazione
L’art.13 chiarisce come il 12 della verifica quando abbiamo detto prima “con riferimento al terzo
gruppo”: BC dei privati tali perché c’è dichiarazione.
La dichiarazione accerta la sussistenza dell’interesse richiesto dall’art.10, comma 3.
Nel caso dei privati l’interesse deve essere particolarmente importante. Non si parla di BC in sé,
ma per riferimento (lett. “d” comma 3).
Il comma 2, invece, vede “dichiarazione non richiesta per i beni di cui all’art.10, comma 2”, perché
quelli sono per sempre BC per importanza e per appartenenza pubblica, BC per legge. Quali sono i
BC per legge che non lo sono più? Quelli dell’art. 11 che fino al 2008 erano BC per legge.
Anche la Dichiarazione ha un procedimento amministrativo (art.14): la norma dice che è il
soprintendente ad avviare il procedimento di dichiarazione e lo comunica al privato (comma 1).
Esempio: viene notata una villa e il soprintendente comunica al privato: “Vorrei trasformare in un
BC la tua villa”.
Si apre l’istruttoria: quando il proprietario privato riceve la comunicazione può intervenire affinché
non venga riconosciuto il BC, per esempio.
Il procedimento si conclude con la dichiarazione positiva, dove il bene è culturale in maniera
definitiva, o negativa, dove il bene resta un bene comune.

Artt. 9, 117 e 118 Cost.


Art. 9: la Repubblica tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione (comma 2).
Artt. 117/118: rapporti con le Regioni. Con la modifica del Titolo V della Costituzione si è stabilito
che le norme di tutela siano affidate allo Stato (art.117, comma 2), differenziandosi dai Beni
paesaggistici.
Sulle funzioni legislative l’art. 117 ha la possibilità di legiferare con poche norme (anche le Regioni
lo possono fare).
Sulle funzioni amministrative l’art.118, attribuite ai Comuni e per mantenere l’esercizio unitario
sono affidate anche a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato (comma 1). Il comma 3, invece
afferma che possono esserci forme di coordinamento e intesa tra Regioni e Stato per altre azioni
sui BC.

Tutela e valorizzazione
Tre funzioni. Tutela, valorizzazione e fruizione: la tutela è la conservazione dei BC nel corso del
tempo; la valorizzazione (art.6) è la diffusione della conoscenza della collettività dei BC, delle loro
caratteristiche e della loro storia; la fruizione è l’esperienza diretta, il contatto diretto delle
persone con le opere d’arte (da considerare a sé stante, anche se citata con la valorizzazione
nell’art.6; dall’art.101 all’art.110 è disciplinata tutta la fruizione e dall’art.111 all’art.119 è
disciplinata la valorizzazione).
Chi può fare leggi sulla tutela? Lo Stato (art.117 Cost., comma 2).
Chi può fare leggi sulla valorizzazione? Lo Stato e le Regioni, quest’ultime devono rispettare le leggi
regionali.

Sviluppo normativo: dalla legge Rosadi (1909) alla legge Bottai (1939) (+ art.2,
comma 2 del Codice)
I BC sono cose mobili (es. quadri) e immobili (es. monumenti). Oggi si chiamano così, ma prima
avevano altre locuzioni.
“Bene culturale” è un concetto giuridico; nella realtà “cose”.
La Commissione Franceschini del ’64 individuò la nozione della Convenzione dell’AIA, ma poi si
pone il problema della definizione. Non è solo un cambiamento terminologico, ma concettuale.
Non si riferisce solo al dato estetico della cosa delle Belle Arti, ma ricomprende tutte quelle cose
che, anche se non hanno un’attitudine estetica, sono in grado di dimostrare un percorso di crescita
dell’evoluzione dell’uomo, come la processione dei Misteri di Taranto (Art.2, comma 2 del Codice
dei BC).
Art. 2, comma 2 del Codice dei BC
Queste cose presentano un interesse:
- artistico (manifestato da quelle cose che solo alcuni che hanno un dono o affinano una tecnica
con esercizi riescono a fare, l’espressine di capacità realizzativa che pochi sanno fare, unicità delle
cose che porta al concetto di “arte”);
- storico (riguarda le cose mobili o immobili che sono in grado di rappresentare un episodio
importante della nostra storia, come la giubba di Garibaldi);
- archeologico (es. Colosseo);
- etnoantropologico (costumi e modi di vari gruppi di uomini);
- archivistico (documenti);
- bibliografico (libri).
Leggi
- LEGGE ROSADI N.364: codificata per fissare l’inalienabilità dei reperti. Qui si parlava di Antichità
e Belle Arti.
Nel ventennio fascista le competenze delle antichità e delle Belle Arti si spostarono dal Ministero
della Pubblica Istruzione al Ministero dell’educazione nazionale, perché viste come un percorso di
crescita personale essendo la nostra storia.
- LEGGE BOTTAI L.1089 DEL 1939: non abbiamo ancora una nozione di “bene culturale”, si parla di
tutela delle “Cose di interesse artistico e storico”.
- COSTITUZIONE N.0 DEL 1948: nell’art.9 si parla di “patrimonio storico e artistico”.

Commissione Franceschini tra il 1964 e il 1967


Dopo la seconda guerra mondiale ci fu un periodo splendente (c’era lavoro, aiuto economico,
ecc.), ma ad un certo punto ci si era dimenticati di una cosa fondamentale in Italia, i beni culturali.
Si stavano sgretolando, i musei erano chiusi.
Il governo nominò una commissione, la Commissione Franceschini, col compito di fare fotografie
dello stato dei BC e si parlò per la prima volta di “beni culturali”; altro nuovo concetto citato è la
“valorizzazione”.
Questa commissione comincia nel 1964 e finisce nel 1967 e fornisce 84 dichiarazioni con tutta una
serie di attività con iniziative da intraprendere per salvare i BC in Italia.
Da qui l’idea di fare un ministero a parte, il “Ministero dei beni culturali e ambientali”.
MINISTERI:
- In seguito alle dichiarazioni della Commissione Franceschini nasce l’idea del “Ministero dei beni
culturali e ambientali”.
Il termine “beni culturali” venne preso probabilmente dalla Convenzione dell’AIA del 1954 sulla
protezione dei BC in concomitanza di eventi bellici.
- Nel 1999 abbiamo il testo unico sui beni culturali e ambientali, il decreto 490.
- Nel 2001 attraverso una legge ad hoc viene cambiata la Costituzione, il titolo V, all’interno del
quale le regioni potevano intervenire, nell’art.117, sul patrimonio (le leggi sulla tutela dello Stato
le possono fare anche le regioni, sulla base di criteri dello Stato e dove li indica? Nella legge
primaria: il Codice dei beni culturali e del paesaggio). Il titolo V della Costituzione venne modificato
in due ambiti; in uno generale: ridisegna quelle che sono le competenze dello Stato legislative
rispetto a quelle delle regioni e anche sulle funzioni amministrative, le quali dicono che il primo
livello di governo non è lo Stato, ma i comuni, perché sono dal punto di vista territoriale soggetti
pubblici più vicini alle persone e che hanno come carta principale il territorio, rappresentano i
territori; le funzioni sono tutte uguali (le funzioni di Avetrana sono uguali a quelle di Trieste) e
l’unica cosa che differisce sono i territori; le funzioni che svolgono i comuni si adeguano alle
particolarità dei territori e quindi specificano la funzione marittima di porti o le montagne sulla
base di territori. Quello che accadde è che con le riforme del titolo V le due materie si separano, i
BC e l’ambiente.
- Con la legge delega del 2002 il governo lavora e venne approvato il Codice nel 2004, nel quale il
Ministero cambia nome diventando “Ministero dei beni e delle attività culturali”, l’ambiente va
via.
- Nel 2013 si aggiunge “…e del turismo”, quello attuale.

Dal T.U. (1999) al Codice dei BC e del paesaggio (2014)


Il 1 maggio 2004 è entrato in vigore il nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio emanato con
Decreto Legislativo 22.1.2004 n. 41, che abroga, e quindi sostituisce, la precedente fonte
legislativa costituita dal Decreto Legislativo 29 ottobre n. 490, "Testo unico delle disposizioni
legislative in materia di beni culturali". Il Testo unico raccoglieva in maniera articolata la
legislazione vigente in materia di beni culturali e del paesaggio, essendo a ciò limitata la delega del
Parlamento al Governo in quel caso. Il nuovo Codice dei beni culturali riprende in gran parte la
normativa del Testo unico, ma vi aggiunge alcuni elementi innovativi, in forza di una delega questa
volta più ampia, non semplicemente limitata alla riorganizzazione della disciplina vigente, ma volta
a "codificare" la materia, con implicazioni diverse che la stessa terminologia usata lascia intendere.
Il nuovo Codice è suddiviso in cinque parti: 1. Disposizioni generali; 2. Beni culturali, 2.1 Tutela, 2.2
Fruizione e valorizzazione; 3. Beni paesaggistici; 4. Sanzioni; 5. Disposizioni transitorie, abrogazioni
ed entrata in vigore.
Come evidenziato dalla struttura stessa del Codice, tutela e valorizzazione sono le due grandi
finalità dell'intervento legislativo, non limitatamente, tuttavia, alla recente normativa. E' infatti con
la Commissione Franceschini ("Commissione di indagine per la tutela e la valorizzazione delle cose
d'interesse storico, archeologico, artistico e del paesaggio") del 1964 che l'intervento del
legislatore in materia di beni culturali si sposta dalla precedente concezione di semplice garante
della conservazione fisica del bene a un ruolo attivo di valorizzazione del bene culturale. La stessa
Commissione introduce peraltro, rispetto alla legislazione italiana, il concetto di "bene culturale"
(che si affaccia per la prima volta a livello internazionale con la Convenzione dell'Aia del 1954,
"Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto bellico"), nonché un
fondamentale spostamento nella nozione di bene culturale che rimane alla base della normativa
recente: dal precedente criterio estetizzante di "bello d'arte", di "belle arti", si passa alla metà
degli anni '60 ad un criterio storicistico, secondo il quale "appartengono al patrimonio culturale
della Nazione tutti i beni aventi riferimento alla storia della civiltà. Sono assoggettati alla legge i
beni di interesse archeologico, storico, artistico, ambientale e paesistico, archivistico e librario, e
ogni altro bene che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà". Questo
spostamento di prospettiva sarà ereditato sia dal Testo Unico del 1999 che dal Decreto legislativo
112/98, così come dal recente Codice del 2004.
IL MIBACT, gli Organi periferici: la Soprintendenza archeologica, delle Belle Arti e
del paesaggio. La riforma “Franceschini” del 2014-2015: i Segretari regionali e le
Commissioni regionali per il Patrimonio culturale.
Un Ministero specificamente preposto alla tutela dei BC è stato istituito in tempi recenti perché
prima le relative competenze erano divise in vari Ministeri e la maggior parte affidate alla cura
della Direzione generale per le antichità e le belle arti, incardinata presso il Ministero della
Pubblica Istruzione.
In breve i ministeri sui BC:
- 1974: Ministero per i BC e ambientali.
- 1998: Ministero per i beni e le attività culturali, che ha accorpato oltre alle competenze del
soppresso Ministero anche quelle proprie del Dipartimento dello Spettacolo e dell’Ufficio.
- 2013: Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che ha aggiunto anche
competenze in materia di turismo.
Strutture amministrazione centrale: nel momento della sua istituzione (1974) l’organizzazione
centrale del Ministero venne divisa in tre Uffici Centrali (per i beni storico-artistici, archeologici,
architettonici e ambientali; per i beni archivistici; per i beni librari e gli istituti culturali),
corrispondenti alle ordinarie Direzioni generali.
Questa differenziazione terminologica durò fino alla riforma del ’98, dove vennero individuate otto
direzioni generali (per il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico; per i beni
architettonici e il paesaggio; per l’architettura e l’arte contemporanea; per i beni archeologici; per
gli archivi; per i beni librari e gli istituti culturali; per il cinema; per lo spettacolo dal vivo. Per
evitare problemi dovuti a questa frammentazione venne prevista la presenza (tra gli organi di
amministrazione centrale) il Segretario generale del Ministero cui vennero affidate funzioni di
coordinamento dell’azione amministrativa. Nel 2002 si abrogò la figura del Segretario generale e
vennero introdotti i Dipartimenti (presieduti da un capo dipartimento competente ad esercitare in
via generale tutte le funzioni relative alla fruizione e valorizzazione nel Codice).
Organi e strutture amministrazione locale o periferica dello Stato: dal ’74, a livello periferico, il
Ministero si articolava nelle Soprintendenze (archeologiche, per i beni artistici e storici, per i beni
ambientali e architettonici, archivistiche). Accanto alle Soprintendenze erano previsti gli Archivi di
Stato e le Biblioteche pubbliche statali. Nel ’98 vennero istituite le Soprintendenze regionali con
funzioni di coordinamento delle attività di tutte le soprintendenze operanti nella Regione. Nel ’99
si affiancarono anche una serie di attribuzioni sull’attività provvedimentale del Ministero, le
“Supersoprintendenze”. Non fu solo il Soprintendente regionale la novità, ma una legge del 2000
aggiunse all’elenco degli organi periferici dello Stato i musei e altri istituti di conservazione e la
possibilità di procedere all’istituzione di Soprintendenze speciali, dotate di autonomia scientifica,
finanziaria, organizzativa e contabile. Nel 2002 si abrogò il Soprintendente regionale e vennero
introdotte le Direzioni regionali per i BC.
Attualmente gli organi dell’amministrazione periferica dello Stato sono costituiti dalle Direzioni
regionali per i BC e paesaggistici, dalle Soprintendenze per i beni archeologici, architettonici e
paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici, dalle Soprintendenze archivistiche, dagli Archivi
di Stato e dalle Biblioteche statali e dai Musei.
Organi consultivi centrali: il Consiglio superiore per i BC esprime pareri sui programmi nazionali
per i BC e paesaggistici e sui relativi piani di spesa annuali ed è composto da esperti; i Comitati
tecnico-scientifici esprimono pareri in ordine alle metodologie e ai criteri di intervento da seguire
in materia di conservazione dei BC e paesaggistici.
Istituti centrali, nazionali e di autonomia speciale: tra gli organi dell’amministrazione centrale
dello Stato ci sono gli Istituti centrali; ad essi, nel 2007, furono affiancati gli Istituti nazionali e gli
Istituti dotati di autonomia speciale.
Riforma Franceschini: La riforma riconosce il museo, finora semplice ufficio della Soprintendenza,
come istituto dotato di un proprio bilancio e di un proprio statuto. Viene creata, inoltre, una
direzione generale per i musei con il compito di creare un sistema museale nazionale.
18 musei e 2 siti archeologici di rilevante interesse nazionale verranno poi affidati a dirigenti che
potranno essere scelti tra interni o esterni all'amministrazione con un bando che, oltre a essere
pubblicato con le consuete procedure, verra' divulgato sulle maggiori testate internazionali. A
essere dotati di autonomia speciale saranno la Soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo
Nazionale Romano e l'area archeologica di Roma, la Soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano
e Stabia, la Galleria Borghese, la Galleria degli Uffizi, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e
Contemporanea di Roma, le Gallerie dell'Accademia di Venezia, il Museo di Capodimonte, la
Pinacoteca di Brera, la Reggia di Caserta, la Galleria dell'Accademia di Firenze, la Galleria Estense di
Modena, la Galleria Nazionale d'arte antica di Roma, il Polo Reale di Torino, il Museo Nazionale del
Bargello, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio
Calabria, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Paestum, il Palazzo Ducale di Mantova e il
Palazzo Reale di Genova.
In ogni Regione, infine, verranno creati dei poli regionali che dovranno favorire un dialogo
continuo fra le diverse realtà museali pubbliche e private del territorio per dar vita a un'offerta
integrata al pubblico.

I musei: sistema museale nazionale e poli museali regionali


Il 26 marzo 2016: con la riforma i principali musei statali sono divenuti istituti autonomi, dove i
direttori, individuati attraverso bandi internazionali, agiscono secondo i più moderni e attuali
criteri di gestione museale, mentre i numerosi istituti presenti sul territorio, ognuno guidato da un
funzionario, sono coordinati dai 17 poli museali regionali in un costante e progressivo dialogo con
le reti dei musei civici e diocesani per far crescere a tutto vantaggio della cittadinanza il patrimonio
diffuso di cui sono ricchi i nostri territori.
La riforma unifica le responsabilità di tutela nella sola Soprintendenza per l’Archeologia, le Belle
Arti e il Paesaggio, aumentando i presidi sul territorio la cui distribuzione è stata definita tenendo
conto del numero di abitanti, della consistenza del patrimonio culturale e della estensione
territoriale.

L’individuazione dei BC: art. 10


Mentre nell’art. 2 comma 2 troviamo i BC in senso classico, nell’art. 10 si separano i BC in 3 gruppi
e coincidono coi 3 commi del medesimo articolo:
1°) Cose appartenenti a soggetti pubblici che presentano uno dei 4 interessi citati nell’art.2 comma
2, non 6 perché quello librario e archivistico. Se appartengono a soggetti pubblici la legge presume
che sono BC (PER PRESUNZIONE).
2°) Cose di appartenenza pubblica, ma non basta: sono anche molto importanti per il demanio
culturale (EX LEGE).
3°) BC PER DICHIARAZIONE.
Cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela: affreschi, studi d’artista (art.11)
Il Codice dopo il 2004 ha subito due interventi di modifica, nel 2006 e nel 2008.
Oggi l’art.11 dà un’indicazione di beni rinviando a delle norme specifiche per la loro tutela.
Prima non era così perché nel 2004 quando fu pubblicato il Codice queste cose in questo elenco
erano BC per legge, allo stesso modo delle cose del secondo gruppo dell’art.10. Perché lo erano?
Perché oggetto di specifiche disposizioni.
L’art. 1 bis ha tolto pregnanza a questa norma nel 2008.
La particolarità di queste cose (“specifiche disposizioni”) riguarda oggetti ritenuti ornamento di
edifici: affreschi, stemmi, graffiti, ecc. Queste cose per la loro particolare di conformazione hanno
bisogno anche di disposizioni particolari in quanto è previsto il divieto di distacco (cose scritte
nell’art.50, quindi norma “strana”).
Allo stesso modo lo studio d’artista (lett. b, art.51*), luogo dove l’artista svolgeva la sua arte, che
deve essere nella sua predisposizione. Non si possono spostare gli oggetti e cambiare le
predisposizioni dell’artista (Art.51), qualora questo luogo sia dichiarato di un interesse
particolarmente importante, ai sensi dell’art.13.
Oggi la formulazione della norma è diversa perché dice che queste “Sono assoggettate alle
disposizioni espressamente richiamate le seguenti tipologie di cose”, mentre nella formulazione
originaria si diceva che erano BC come quelli del secondo gruppo dell’art.10. Adesso non è così
perché per queste cose, come per tutte le altre, è necessario il procedimento di verifica e di
dichiarazione con i presupposti dell’art.10.

Le espressioni di identità culturale collettiva (BC immateriali) e i beni culturali


d’interesse religioso
Artt. 7 bis e 9. Negli articoli ad una cifra siamo nei principi delle disposizioni comuni.
Art.7 bis: si parla della cosità dei BC, cioè la loro materialità. Il BC è un concetto giuridico che allude
alle cose (aggiungi il concetto di BC scritto inizialmente con le diverse leggi). L’UNESCO ha stabilito
nelle Convenzioni la tutela di un patrimonio culturale anche immateriale e la promozione delle
diversità culturali in quest’epoca di globalizzazione e che ci siano i presupposti dell’applicabilità
dell’art.10.
Art.9: parliamo di accordi tra l’Italia Vaticano per quanto riguarda il Cattolicesimo e, per quanto
riguarda le altre confessioni religiose che da Costituzione l’Italia riconosce e rispetta ci sono le
intese che devono essere attuate con una legge, che le fa proprie. Mentre la legge sottoscritta nel
1929, e soprattutto il Concordato del 18 febbraio 1984 stipulato dalla S. Sede, stabilisce che il
Ministro dei BC e del Paesaggio e del Turismo e il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
stabiliscono i reciproci rapporti sui BC. Queste intese stabiliscono anche la fruizione pubblica dei
BC d’interesse religioso con le esigenze del culto (quando ci sono le messe, i riti religiosi, si ferma
la macchina museale). Le intese servono a stabilire i rapporti tra lo Stato e il proprietario della
chiesa in quanto cosa immobile e anche i beni mobili e immobili in essa contenuti; questo per
quanto riguarda l’esempio della tutela, di cui si deve occupare lo Stato italiano.

I beni di appartenenza pubblica e di proprietà privata (allegati agli artt. 10, 12 e 13)
Sulla base di questa differenza di proprietà la legge stabilisce conseguenze giuridiche diverse.
Ad esempio: se la cosa mobile o immobile presenta un interesse culturale di proprietà pubblica
scatta la presunzione di culturalità fino alla verifica. Nel caso di un privato è necessario fare una
dichiarazione ad hoc di interesse culturale. Tutto questo seguendo l’indicazione dell’art.10: verifica
primo gruppo, dichiarazione terzo gruppo. Tutto ciò vale per le cose realizzate almeno da 50 se
mobili, da 75 anni se immobili, sia pubbliche che private.

L’alienabilità dei BC (PER I BENI PUBBLICI)


Siamo negli artt. 53 e 54, nel demanio culturale (costituito esclusivamente dagli immobili di
proprietà pubblica e dalle raccolte dei musei, degli archivi e delle biblioteche). Possono essere
venduti pubblici? Sì, a parte un elenco nell’art.54, tutti gli altri sono vendibili attraverso le
autorizzazioni. Per avere un’autorizzazione bisogna fare un’istanza in cui si prendono 3 impegni: il
progetto di conservazione, un programma di valorizzazione e sulla fruizione (?). Il Ministero può
dare anche delle prescrizioni o può non concordare il programma proposto nell’istanza (esempio
l’Università di Bari vuole vendere la mia sede; non rientra nell’elenco degli alienabili, ma, essendo
un immobile di valore culturale, deve chiedere l’autorizzazione proponendo gli impegni).

La prelazione artistica (DA PRIVATO A PRIVATO)


Se vende un ente pubblico c’è già stata l’autorizzazione, se vende un privato ad un ente pubblico
non c’è necessità di prelazione perché sta già vendendo allo Stato. La prelazione è solo tra un
proprietario privato e un acquirente privato. Tu Stato, Regione, o qualunque ente pubblico vista la
seconda anima dei BC, non è che sei interessato ad acquistarla tu? I privati così fanno una
comunicazione alla Soprintendenza che manda gli atti al Ministero e alle Regioni e agli enti pubblici
in caso avessero intenzione di acquistarlo loro.

La tutela: misure di protezione e di conservazione


Chi si occupa della tutela? Lo Stato italiano.
L’art.3 (terminologia): la tutela consiste in un esercizio di attività conoscitiva, perché devo prima
conoscere il problema per poter occuparmi di qualcosa, individua i beni che costituiscono il
patrimonio culturale e ne garantisce la protezione e la conservazione finalizzata alla pubblica
fruizione.
Non partiamo dall’art. 18, ma dall’art.30 (gli obblighi conservativi).
L’art.30 (norma fondamentale) fissa l’obbligo degli obblighi perché dice che il proprietario dei BC è
tenuto alla sua conservazione (al comma 1 i proprietari pubblici; al comma 2 i soggetti qualificati;
al comma 3 i proprietari privati). Al comma 3 non è stata aggiunta la sicurezza perché, rispetto ai
beni pubblici, i BC privati sono meno esposti alla fruizione.
La tutela si divide in due species (contenuto): misure di protezione (da art 20 a 28) e misure di
conservazione (da 29 a 44).
Successivamente, da 45 a 52 (noi fino a 47), ci sono altre misure di protezione (misure di tutela
indiretta).
Le misure di protezione: si pongono dei divieti (per proteggere la cosa per non esporla a pericoli)
attraverso degli obblighi procedimentali che impegnano il proprietario dei BC che vuole fare degli
interventi conservativi a chiedere l’autorizzazione al soprintendente.
Se i BC sono mobili è sufficiente, per effettuare degli interventi, chiedere l’autorizzazione al
soprintendente.
Se i BC sono immobili all’autorizzazione della Soprintendenza si unisce anche quella del Comune
perché è un intervento edilizio.
Le misure di conservazione: trattano in specifico gli interventi conservativi sul BC, che sono lo
studio, l’attività di prevenzione, la manutenzione e il restauro (art.29) e si occupano anche dei
soggetti che possono mettere mani sui BC, i restauratori.
Prima di tutto ciò, affinché tutto ciò venga svolto, è necessario che il Ministero e la Soprintendenza
si occupino della vigilanza e del controllo dei BC.
All’inizio della tutela il Codice immette gli artt.18 e 19. Aspetti importanti per rendere concreto il
controllo del Ministero e della Soprintendenza.
Art.18: La vigilanza è svolta dal Ministero e, nel caso dell’art. 12 comma 1, cioè sulle cose
appartenenti alle regioni e agli altri enti pubblici territoriali, il Ministero provvede alla vigilanza
anche mediante forme di intesa con le regioni. Il senso di questa norma è la VIGILANZA.
Art. 19: da Roma il Ministero si serve dei propri organi centrali, le Soprintendenze, le quali attuano
la vigilanza attraverso le ispezioni. I soprintendenti possono accertare l’esistenza e lo stato di
conservazione o di custodia dei BC. La soprintendenza ispeziona (anche i beni pubblici) per vedere
se un dipinto si trovi ancora a casa sua e non sia stato venduto senza prelazione o portato
all’estero non seguendo le norme di circolazione o per verificare lo stato di conservazione o di
custodia dei BC.
Tra le misure di conservazione il Ministero e le Soprintendenze possono imporre al proprietario
privato di fare interventi conservativi e se ne accertano attraverso le ispezioni (effettività della
tutela).
Misure di protezione:
I divieti quali possono essere? Art.20: i BC non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o
adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico. Gli archivi pubblici e gli archivi
privati, con dichiarazione dell’art.13, non possono essere smembrati.
Il secondo vincolo che pongono le misure di protezione dei BC sono obblighi di autorizzazione
(Art.21): se un proprietario vuole fare qualcosa sui BC deve chiedere preventivamente
l’autorizzazione al Ministero attraverso la Soprintendenza. Al comma 1 elencati i casi di
autorizzazioni:
- La possibilità di rimuovere o demolire un BC, che accade nell’ipotesi in cui sia necessario per
salvare la parte più cospicua.
- Lo spostamento, che deve essere autorizzato, tranne nel caso di cambio di dimora del
proprietario dove va comunicato. Anche qui avviene un procedimento amministrativo, dove la
fase di avvio avviene la richiesta (“Posso spostare questo BC a casa di Tizio perché lì conservato
meglio?”) e poi il Ministero, attraverso la Soprintendenza, autorizza.
- Il trasferimento, comunicato.
- Mettere le mani su un BC per interventi di manutenzione o restauro (commi 4 e 5): qualsiasi
intervento è subordinato all’autorizzazione del soprintendente. Fase di avvio: la richiesta;
istruttoria: approfondimento da parte della Soprintendenza che valuta le modalità con cui verrà
effettuato questo intervento; fase decisoria: la Soprintendenza autorizza, non autorizza o autorizza
con prescrizioni (stesso procedimento sulla vendita di BC pubblici).
Come fa la Soprintendenza a capire che modalità sarà utilizzata, che intervento sarà effettuato,
quali materiali saranno usati e chi ci metterà le mani su? Attraverso l’esame del progetto. Quando
si fanno interventi conservativi alla domanda dell’autorizzazione va allegato il progetto (sia su cose
mobili che immobili).
Altre due particolarità (artt. successivi). Se la cosa sulla quale dobbiamo intervenire è una cosa
immobile richiama la competenza di un altro soggetto: oltre a chiedere l’autorizzazione alla
Soprintendenza si interpella anche il Comune. È prevista la possibilità di non chiedere
l’autorizzazione nell’ipotesi in cui è necessario realizzare degli interventi urgenti (art.27): nel caso
in cui si voglia evitare il crollo di edifici di interesse storico-artistico per esempio e successivamente
si chiede l’autorizzazione della Soprintendenza. Altra ipotesi (art.28): la possibilità della
Soprintendenza di sospendere interventi sui BC o senza la prescritta autorizzazione o nell’ipotesi in
cui ho l’autorizzazione ma esercito questi interventi in maniera difforme dal progetto presentato.
Misure di conservazione:
Art. principale è il 29. La conservazione consta in attività di studio e misure di prevenzione,
manutenzione e restauro.
- Lo studio approfondito dal punto di vista storico e tecnico, bisogna sapere tutto del bene su cui si
intende lavorare. Coloro che possono effettuare interventi devono avere la qualifica di
restauratori.
- Prevenzione: misure che prevengono il rischio di danneggiamento ai BC, limitano le situazioni di
rischio (rientrano i sistemi di allarme per evitare furti o danneggiamenti).
- Manutenzione: concettualmente si assimilano i BC agli esseri umani, perché anch’essi soggetti al
passare del tempo. Le misure di conservazione, manutenzione e restauro cercano di evitare al
massimo l’incidenza del tempo sull’integrità delle cose.
- Restauro: il concetto che lo caratterizza non è solo quello del mantenimento, ma quello di
recupero. Col restauro si recupera qualcosa che oggi non è più visibile. Il restauro serve per salvare
il BC, ma anche per trasmetterlo alle future generazioni.
Chi sono i soggetti che possono effettuare interventi di manutenzione e restauro? I restauratori, i
soggetti che svolgono e conseguono la qualifica solo dopo la frequenza di scuole di alta
specializzazione.
La norma dell’art. 29 si collega all’art. 9 bis, da dove inizia la seconda parte del Codice (2014): gli
interventi operativi di tutela di protezione e conservazione, la cura di mostre, le attività culturali,
sono affidati alla responsabilità e all’attuazione secondo rispettive regole di archeologici, archivisti,
bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, restauratori dei BC e i collaboratori dei
restauratori.

Interventi conservativi volontari e imposti (+ sovvenzioni pubbliche ai BC)


Da parte di privati di restauro o di manutenzione.
Nel 1° caso: il proprietario chiede l’autorizzazione alla Soprintendenza (ai sensi dell’art.21). La
possibilità del concorso fino al 50% dei costi di restauro da parte del Ministero. Può concorrere al
100% se sono beni di proprietà privata, ma in uso del Ministero.
Nel 2° caso: l’intervento conservativo lo chiede la Soprintendenza perché nelle sue attività di
ispezione (art.19) si rende conto che il palazzo sta crollando (per esempio) e obbliga il proprietario
ad intervenire. Se non lo fa interviene la Soprintendenza al posto suo addebitandogli i costi. Il
costo può concorrere al 100% dal Ministero.
C’è un accordo all’inizio sui costi. Cosa deve dare indietro il proprietario? La fruizione: il Ministero
si è occupato del BC e il proprietario lo mette a disposizione. E la misura della fruizione collettiva è
stabilita dall’importanza del bene e dall’importanza concorso pubblico nel finanziamento.

Misure di tutela indiretta


Riguardano i BC immobili esclusivamente sulla base del loro punto di vista e la loro fruizione visiva.
Art.45: parla delle prescrizioni riguardo le distanze, le misure e altre norme atte ad evitare la
messa in pericolo dell’integrità dei BC immobili, che sia danneggiata la prospettiva o la luce o che
si alteri le condizioni dell’ambiente (immobili pubblici e privati).
Art. 46: il soprintendente avvia il procedimento per la tutela indiretta, anche su richiesta di un
altro ente pubblico, dando comunicazione al proprietario. La comunicazione di avvio al
procedimento individua l’immobile e le prescrizioni e i contenuti di queste.
Art.47: il provvedimento contenente le prescrizioni di tutela indiretta viene notificato al
proprietario e il comma 2 ne prevede la trascrizione su registri immobiliari affinché abbia efficacia
per ogni successivo proprietario.

Attività di ricerca archeologica


Art 88: le ricerche archeologiche sono affidate al Ministero, che può ordinare l’occupazione
temporanea degli immobili dove devono eseguirsi le ricerche. Il proprietario dell’immobile ha
diritto a un’indennità per l’occupazione, corrisposta in denaro o, a richiesta del proprietario,
mediante rilascio delle cose ritrovate o parte di esse.
Art 89: il Ministero può concedere l’esecuzione delle ricerche a soggetti pubblici o privati e un
decreto di occupazione degli immobili dove verranno eseguite le ricerche. Il concessionario deve
osservare tutte le prescrizioni date dal Ministero, altrimenti la concessione viene revocata.
La concessione può essere revocata anche qualora il Ministero intenda sostituirsi nell’esecuzione
di ricerca e il concessionario viene rimborsato. Se il concessionario non accetta le condizioni del
Ministero l’importo è stabilito da un perito tecnico.

Le scoperte fortuite
Art.90: chi scopre fortuitamente cose immobili o mobili avvisa in 24h il sindaco, i carabinieri o la
Soprintendenza, lasciandole nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute. I tecnici della
Soprintendenza trovano tracce di antico insediamento, per esempio presso l’arancio di un
contadino che ha trovato queste cose, e quindi c’è da lavorare e avviano una campagna di scavi e
viene rilasciata un’occupazione di urgenza: temporaneamente viene data la possibilità di stare in
un luogo legittimamente e l’indennità per l’spossessamento temporale.

Espropriazione dei beni culturali


Intesa come trasferimento costrittivo della proprietà di un bene, dal privato allo stato, dietro
indennizzo, ai fini di pubblica utilità. L’espropriazione è indispensabile solo quando l’intervento da
effettuare richiede un rilevante periodo di tempo e una modificazione importante dell’area.
L’espropriazione, in materia culturale, si suddivide in 3 specie, diverse per l’oggetto e per lo scopo:
espropriazione di beni culturali, per causa di pubblica utilità, quando risponde a un importante
interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini della fruizione pubblica dei medesimi beni
(art.95); per fini strumentali, per edifici o aree quando ciò sia necessario per isolare o restaurare
monumenti, assicurarne la luce o la prospettiva, garantirne o accrescerne il decoro o il godimento
da parte del pubblico, facilitarne l’accesso; questa specie di espropriazione interviene quando è
necessaria non la semplice conservazione dello stato dei luoghi, bensì la loro modificazione
(art.96); espropriazione per interesse archeologico (art.97).

Circolazione dei BC in ambito internazionale


Dovrebbe partire dall’art.65, tutto il Capo V della II parte del Codice.
La circolazione dei BC in ambito internazionale è trattata subito dopo quella in ambito nazionale.
La circolazione in ambito NAZIONALE: l’abbiamo trattata nel caso della vendita del BC pubblico,
che si può realizzare al di fuori dell’elenco dell’art.54; i BC pubblici possono essere venduti previa
autorizzazione del Ministero; i BC privati da privato a privato seguono il procedimento della
prelazione. La tematica della circolazione in ambito nazionale riguarda il cambio di proprietà
pubblica o privata che sia del BC che resta in Italia.
La circolazione in ambito INTERNAZIONALE: quello che determina l’oggetto di questa disciplina
non è il cambio di proprietà, ma è la fuoriuscita temporanea o definitiva dei BC dal territorio dello
Stato italiano, non necessariamente cambiando il proprietario. Anche se ad essa si affianca una
vendita.
L’art.64 bis è una norma di principio: il controllo internazionale dei BC è finalizzato a preservare
l’integrità culturale (rifacendoci all’art.9 della Costituzione). La funzione del controllo
internazionale è una funzione di preminente interesse nazionale. I BC non sono delle merci
(comma 3), non c’è la libera circolazione dei BC.
Il dogma è: i BC possono uscire dal territorio italiano? Solo temporaneamente. Se non torna o
viene trafugato esce in maniera illecita. Un BC può rimanere fuori al massimo 18 mesi, salvo
accordi tra gli Stati.
Art 65: è vietata l’uscita definitiva dal territorio italiano dei BC indicati nell’art.10, commi 1, 2 e 3.
Possono uscire invece definitivamente con previa autorizzazione sempre del Ministero:
- le cose che presentano un interesse culturale e che siano opere di autore non più vivente o che
risalgono almeno a 50 anni;
- gli archivi e singoli documenti appartenenti a privati che presentano interesse culturale;
Possono invece uscire liberamente senza autorizzazione le cose dell’art 11, comma 1, lett. d,
perché sono le opere d’arte che sono di un autore vivente e che non hanno ancora 50 anni.
Questi per uscire devono avere l’attestato di libera circolazione (art.68): bisogna farne denuncia
all’ufficio di esportazione al fine di ottenere la licenza; la Soprintendenza fa una comunicazione al
Ministero e viene concessa o negata nei successivi 60 gg la licenza di esportazione. E’ possibile che
prima dell’autorizzazione o nel caso di diniego, il Ministero, attraverso la Soprintendenza può
dichiarare di essere interessato all’acquisto coattivo (non vuole che la cosa lasci lo Stato e lo
acquista lui; art.70). Si indica anche il valore penale quando si denuncia e si deposita la cosa,
perché il Ministero, se interessato, paga quel prezzo.
Se viene accettata l’esportazione viene accordata la licenza e quello cosa sarà sottoposta alle leggi
di quello Stato.
Se c’è diniego, invece, c’è dichiarazione di interesse culturale.
*
Se l’autore è ancora vivente non occorre l’autorizzazione.
Come possono andare fuori dal territorio i BC? Solo in via temporanea e per quale ragione?
Esclusivamente per manifestazioni, mostre ed esposizione d’arte di alto interesse culturale (art.
66).
Non possono uscire (art.66):
- se c’è un pericolo che possono subire, danni da trasporto o questa esposizione a cui sono
destinati non ha le condizioni ambientali favorevoli;
- quando i BC costituiscono il fondo principali di una sezione di un museo, pinacoteca, galleria,
archivio, biblioteca o di una collezione artistica o bibliografica.
Altri casi di uscita temporanea (art.67) dei BC:
Il tempo è 18 mesi massimo, ma nell’ipotesi in cui invece c’è un accordo culturale con istituzioni
museali straniere che può avere anche una durata di 4 anni.
Quando chiediamo la licenza temporanea sui BC (art.71) ci rivolgiamo all’ufficio esportazioni; le
autorizzazioni non ci sono se le assicurazioni insufficienti o se la Soprintendenza non ha sufficiente
severità sulle prescrizioni adottate per l’integrità della cosa nella fase di trasporto o arrivo.
Cosa accade nell’ipotesi in cui un BC è uscito temporaneamente e non è più tornato o è uscito
illecitamente? (Da art.75)
Art 76: se viene trovato in Italia un BC di un altro Stato, europeo; nel caso di uno Stato non
europeo valgono gli accordi UNIDROIT (art.87). l’Italia comunque deve dare la sua collaborazione.
Artt. 77, 78 e 79: se viene trovato in uno Stato europeo un BC italiano, pubblico o privato che sia.
Cosa succede? Nella maggior parte dei casi c’è un soggetto pubblico o privato che ne rivendica la
proprietà e se non lo restituisce autonomamente il BC va richiesto attraverso un’azione che
propone lo Stato italiano davanti il tribunale del Paese straniero. Se è stata dichiarata
l’appartenenza allo Stato italiano, quel proprietario (per esempio di Madrid) ha diritto ad un
indennizzo (che paga lo Stato italiano per riavere il bene) e per averlo deve dimostrare che non ne
sapeva niente. Il proprietario privato che ha la restituzione del bene non va a Madrid, ma se ne
occupa lo Stato italiano (“patrimonio storico e artistico della Nazione”) ed è tenuto a restituire allo
Stato italiano l’indennizzo che è stato costretto a pagare al possessore in buona fede di Madrid
(art.79).
Se c’è una pala d’altare che è stata rubata ed è stata trovata all’estero lo Stato ha 3 anni per
avviare la restituzione. Se è stata rubata e ritrovata dopo 30 anni non è più possibile recuperarla
(art.78).
Altro
Con cinesi e giapponesi non abbiamo nulla a che fare per diversità somatica e culturale, ma
abbiamo delle caratteristiche comuni in quanto esseri umani che ci fanno assimilare a qualsiasi
essere umano nella terra, come l’arte (UNESCO).

Gli istituti e i luoghi di cultura (fruizione pubblica)


Art. 101: si divide in due parti, la 1° comprende i commi 1 e 2, la 2° i commi 3 e 4.
1° parte: Quali sono gli istituiti e i luoghi di cultura? Museo, biblioteca, archivio, area archeologica,
parco archeologico e complesso monumentale.
Museo: struttura che raccoglie, cataloga, conserva, ordina ed espone BC per finalità di educazione
e di studio.
Biblioteca: struttura che raccoglie, cataloga e conserva un insieme organizzato di libri, non in
senso classico, ma raccoglie anche libri in formato digitale; la finalità è promuovere la lettura e lo
studio.
Archivio: struttura che raccoglie, inventaria e conserva documenti originali di interesse storico; la
finalità è la consultazione per finalità di studio e di ricerca.
Area archeologica: sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di manufatti o
strutture preistorici o di età antica.
Parco archeologico: un ambito territoriale caratterizzato da evidenze archeologiche e dalla
compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all’aperto.
La differenza tra area archeologica e parco archeologico sta nell’organizzazione: il parco
archeologico è organizzato come un museo all’aperto, cioè in quest’area saranno presenti degli
itinerari didattici; l’area archeologica è caratterizzata dalla presenza di resti fossili.
Complesso monumentale: è un insieme di formato da una pluralità di fabbricati edificati anche in
epoche diverse che hanno acquisito come insieme un’autonoma rilevanza artistica, storica ed
etnoantropologica. Rilievo di BC in sé.
2° parte: i commi 3 e 4 introducono la disciplina e la differenziazione tra istituti e luoghi di cultura
pubblici e privati; nei primi, appartenenti agli enti pubblici, c’è l’obbligo di fruizione da parte della
collettività; nei secondi c’è l’obbligo della fruizione e anche il diritto di proprietà, ricordando gli
interventi conservativi e l’espropriazione.
Art.102: c’è un obbligo per ciascun soggetto pubblico a garantire la fruizione, obbligo che riguarda,
per quanto riguarda le Regioni, di dare le regole dal punto riguarda il sistema legislativo sulla
fruizione.
Può succedere anche che il BC non si trova in un istituto o luogo di cultura, ma in un edificio
destinato a scopi istituzionali, come la sede di un Ministero. In questo caso bisogna garantire la
fruizione, ma compatibilmente con gli scopi istituzionali.
Inoltre l’art.102 ci dice che, quando si parla di fruizione dei BC, lo strumento principe è l’accordo
tra le amministrazioni.
Art. 103: l’accesso agli istituti e luoghi di cultura può essere gratuito o a pagamento. L’accesso alle
biblioteche e agli archivi, per finalità di lettura, studio e ricerca, è gratuito; negli altri casi il
Ministero, le regioni e gli enti pubblici determinano i casi di accesso gratuito e a pagamento e le
categorie di biglietti con relativo prezzo.
Art. 105: è la fruizione dei BC di proprietà privata. Possono essere assoggettati a visita: i BC
immobili di interesse storico, artistico, archeologico ed etnoantropologico, gli archivi e i singoli
documenti dei privati (art.10, comma 3, “a” e “b”) e le collezioni dichiarate ai sensi dell’art.13.
Le modalità di visita sono concordate tra il proprietario e il soprintendente, che ne dà
comunicazione al comune e alla città metropolitana in cui si trovano i beni.
Art. 107: il Ministero e gli altri enti pubblici possono consentire la riproduzione e l’uso strumentale
dei BC; è vietata la riproduzione dei BC tramite calchi, per contatto, con gli originali di sculture e
opere a rilievo. La riproduzione è consentita nel rispetto delle modalità con decreto ministeriale e
sono consentiti (previa autorizzazione del soprintendente) calchi già esistenti, ottenuti con
tecniche non a contatto con l’originale.

La valorizzazione
La norma fondamentale è indicata nell’art.6: la valorizzazione consiste nella promozione della
conoscenza del patrimonio culturale e nell’assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e
fruizione pubblica dello stesso, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura.
Art.111: le attività di valorizzazione dei BC consistono nella messa a disposizione di competenze
tecniche o risorse finanziarie o strumentali finalizzate alle funzioni indicate all’art.6. La
valorizzazione può essere ad iniziativa pubblica (che si deve conformare ai principi, dettati in
materia di esercizio pubblico, di libertà di partecipazione, pluralità dei soggetti, continuità di
esercizio, parità di trattamento, economicità e trasparenza della gestione), o privata, che
costituisce attività socialmente utile.
Art.112: valorizzazione dei BC di appartenenza pubblica. Gli enti pubblici assicurano la
valorizzazione degli istituti e luoghi indicato nell’art.101; le regioni possono legiferare sulle
funzioni e attività di valorizzazione. La valorizzazione dei BC non presenti negli istituti e luoghi
indicati nell’art.101 è assicurata allo svolgimento degli scopi istituzionali.
Gli enti pubblici stipulano accordi per definire strategie e obiettivi per la valorizzazione, accordi che
possono riguardare anche beni di proprietà privata, previo consenso degli interessati. Gli enti
pubblici possono, inoltre, costituire appositi soggetti giuridici cui affidare lo sviluppo culturale e i
programmi.
Art.113: valorizzazione dei BC di proprietà privata. Le attività di valorizzazione ad iniziativa privata
possono avere sostegno pubblico da parte degli enti pubblici, tenendo conto della rilevanza dei
BC. Le modalità sono stabilite con accordi col proprietario.
Art.114: gli enti pubblici, anche col concorso delle università, fissano i livelli minimi uniformi di
qualità delle attività di valorizzazione.
Art.117: negli istituti e luoghi di cultura dell’art. 101 possono essere istituiti servizi di assistenza
culturale e di ospitalità per il pubblico: il servizio editoriale di cataloghi e materiali informativi e
riproduzioni di BC; servizi di beni librari e archivistici; gestione di raccolte discografiche e
biblioteche museali; gestione punti vendita e utilizzazione delle riproduzioni dei beni; servizi di
accoglienza; servizi di caffetteria, di ristorazione e guardaroba.

Le forme di gestione
Le attività di valorizzazione dei BC di appartenenza pubblica sono gestite in forma diretta o
indiretta: nel 1° caso la gestione è svolta da strutture organizzative interne alle amministrazioni
provviste di idoneo personale tecnico; nel 2° caso tramite concessioni a terzi delle attività di
valorizzazione da parte delle amministrazioni cui i beni appartengono o dei soggetti giuridici.

La sponsorizzazione
E’ ogni contributo stanziato per la progettazione e attuazione di iniziative per la tutela e la
valorizzazione del patrimonio culturale. Possono essere iniziative del Ministero, degli altri enti
pubblici e anche persone giuridiche private e soggetti privati. La promozione avviene attraverso
l’associazione del nome, del marchio, dell’immagine, dell’attività o del prodotto all’iniziativa
oggetto del contributo. Con il contratto di sponsorizzazione (è un contratto finalizzato alla
diffusione di un segno distintivo, il più delle volte un marchio, o la denominazione di un prodotto o
di un’impresa, attraverso l’utilizzazione di un evento o di una serie di eventi) sono definite le
modalità di erogazione del contributo e le forme di controllo.

Il regime sanzionatorio
Occorre distinguere i reati che integrano delitti e i reati che integrano le contravvenzioni: si ha
delitto quando la legge stabilisce le sanzioni penali della reclusione o della multa; si ha
contravvenzione quando la legge prevede l’arresto o l’ammenda.
Delitti
Art.173: la norma punisce con reclusione fino ad un anno e una forte multa: l’alienazione senza
prescritta autorizzazione dei BC degli artt. 55 e 56 (alienabilità e inalienabilità), l’omessa
tempestiva denuncia degli atti di trasferimento della proprietà o della detenzione dei BC, la
consegna da parte dell’alienante di un bene soggetto a prelazione.
Art.174: punisce con reclusione fino a 4 anni e con multa fino a 5.165 euro: l’illecita esportazione
delle cose di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico,
documentale o archivistico e di quelle indicate all’art.11; nei confronti di chi non fa rientrare nel
territorio nazionale, alla scadenza del termine, BC per i quali è stata autorizzata l’uscita o
esportazione temporanea.
Art.176: punisce con reclusione fino a 3 anni e multa fino a 516,50 euro (pena aumentata con 6
anni e 1033 euro): l’impossessamento illecito di BC appartenenti allo Stato.
Art.178: punisce con reclusione da 3 mesi fino a 4 anni e con multa da 103 a 3099 euro: chiunque
contraffa, altera o riproduce opere di pittura, scultura o grafica al fine di trarne profitto.
Contravvenzioni
Sono le norme che sanzionano la violazione degli obblighi di protezione e conservazione dei BC.
Art.169: si occupa di opere illecite con arresto fino ad un anno e ammenda da 775 a 38734,50 euro
e in particolare: la demolizione, la rimozione, la modifica, il restauro di opere di qualunque genere
senza autorizzazione; il distacco, senza autorizzazione del soprintendente, di affreschi, stammi,
graffiti, iscrizioni, tabernacoli e altri ornamenti di edifici; l’esecuzione di lavori provvisori
indispensabili per evitare danni notevoli ai BC senza darne immediata comunicazione alla
Soprintendenza e inviare progetti definitivi per l’autorizzazione; l’inosservanza dell’ordine di
sospensione dei lavori che il soprintendente può ordinare in occasione di interventi iniziati senza
autorizzazione o in difformità dall’autorizzazione rilasciata.
Art.170: sanziona la destinazione dei BC ad un uso incompatibile col loro carattere storico o
artistico.
Art. 171: contravvenziona la collocazione o rimozione illecita dei BC. Il comma 1 si occupa dei beni
appartenenti agli enti pubblici e alle persone giuridiche private (punizione: arresto da 6 mesi a un
anno e ammenda fino a 38734,50 euro).
Art.172: punisce chiunque non osserva le prescrizioni del Ministero in materia di distanze, misure
e altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei BC immobili.
Art.175: punisce con arresto fino a un anno e ammenda fino a 3099 euro: chi esegue ricerche
archeologiche o opere di ritrovamento dei beni indicati nell’art.10 senza concessione; chi, avendo
scoperto fortuitamente dei beni mobili o immobili costituenti BC, ometta di fare denuncia al
termine di 24h al soprintendente, al sindaco o all’autorità di pubblica sicurezza.

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