OTTIMISMO: CURA SENZA FARMACI

Gianni Zappoli
matr 311056
email zappogian@libero.it

corso di Laurea in Scienze del Servizio Sociale (Ordinamento D.M. 509 Codice 0108)

Psicologia Sociale con elementi di Psicologia dello Sviluppo
A.A.2008-2009
autovalutazione: 7

parole chiave: PSICOFARMACI, DISAGIO MINORILE, SCUOLA, FAMIGLIA, INFANZIA

riassunto
L’esplodere della diffusione in Italia degli psicofarmaci coinvolge ufficialmente da alcuni
mesi anche i bambini, questi farmaci a base di anfetamine o benzodiazepine
rappresentano un grave pericolo per l’equilibrio psichico e la vita stessa dei piccoli
pazienti. L’ Istituto Superiore di Sanità (ISS) considera, senza averne le prove certe, una
malattia mentale cronica ciò che molto spesso in realtà è l’impossibilità dei bambini, ma
anche degli adulti, di sopportare uno stile di vita che sempre più di fatto nega la natura
umana.

INTRODUZIONE
Iperattività e disattenzione nei minori possono essere considerati i sintomi di una malattia
denominata ADHD: un problema che riguarda negli Stati Uniti oltre 7.000.000 di minori, dei
quali 2.300.000 in terapia farmacologica, nel Regno Unito 500.000 minori di cui 90.000 in
terapia farmacologica mentre in Italia per il momento siamo ad alcune centinaia di minori
diagnosticati e trattati farmacologicamente il cui numero tuttavia è certamente destinato a
crescere.1 Ma la soluzione chimica è davvero una soluzione?

SOGGETTI Fino al 2007 in Italia il

metilfenidato, nome commerciale

1
Fonti: Istituto Superiore di Sanità, conf stampa 16/11/07 + Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine+ US Census
Bureau

1
Ritalin®, era una sostanza equiparata agli
stupefacenti ed inserita nella tabella I del
Ministero della Salute, insieme ad
anfetamine e cocaina, e di conseguenza
ne era vietata la vendita su tutto il
territorio nazionale; un decreto legge,
estremamente controverso, ha mutato la
situazione legalizzandone la prescrizione
e la vendita aprendo le porte anche nel
nostro Paese al trattamento chimico del
disagio a partire dall’infanzia. Questa
scelta segue di pochi mesi la decisione
da parte dell’EMEA , ente di controllo
U.E., che dal 2006 ha autorizzato la
somministrazione di Fluoxetina (nome
commerciale Prozac® ) anche ai bambini
di almeno 8 anni, sebbene si tratti di un
farmaco al centro di roventi polemiche a
causa dei suoi numerosissimi effetti
collaterali, effetti che possono arrivare
all’induzione al suicidio, come indicato
anche dagli stessi produttori nei foglietti
illustrativi inseriti nelle confezioni.
C’è da chiedersi per quale motivo la
nostra società accetti di esporre i propri
bambini a rischi così elevati
somministrando loro pericolosi
psicofarmaci, dagli effetti nocivi certi, per
affrontare situazioni definite patologiche,
ma le cui cause in realtà molto spesso
sono riconducibili agli stili di vita degli
adulti.
Un bambino che a scuola non sta fermo,
non è attento alla lezione, è “assente” od
al contrario “troppo presente”, corre il
rischio di essere etichettato nella
categoria educativa speciale ADHD
attribuendo a lui, alla sua presunta
malattia, la situazione di disagio che
evidentemente manifesta, pretendendo
magari di metterlo sotto controllo con una
pillola, una pillola che può benissimo
rivelarsi una catena dalla quale non si
libererà più, infatti lo stesso ISS, pur in
mancaza di certezze scientifiche ed
uniformità di pareri da parte della
comunità scientifica, pretende di definire
l’ADHD una malattia cronica prefigurando
perciò una prescrizione farmacologica a
vita.
In realtà il senso comune e numerose
ricerche hanno messo in evidenza due
aree che hanno chiaramente dimostrato
l’impatto dell’esperienza infantile familiare
sulle caratteristiche del comportamento
dell’ADHD: il bisogno di attenzione ed i
traumi.
L’ADHD può essere visto come la
normale e comprensibile reazione di un
bambino insicuro ad una situazione di
stress (Van der Kolk, Mac Farlane &
Weisaet, Herman), inoltre è da
considerare con attenzione anche
l’ambiente scolastico, infatti un ambiente
scolastico caratterizzato da bassa qualità,
purtroppo affatto insolito, che mira a
ridurre i bambini a ripetitori di nozioni
veicolate con metodi noiosi e ripetitivi,
assoggettati a metodi di valutazione
discutibili, spesso scoraggiante nei
confronti di chi si trova in difficoltà,
insomma una scuola di questo genere
può rivelarsi uno dei fattori principali di
acuzie del disagio. Il punto in cui inizia a
manifestarsi l’iperattività coincide spesso
con il portone della scuola (Ross & Ross)
Di particolare importanza lo stile con cui i
genitori, o comunque le figure
rappresentative, si rapportano con il
bambino. Fin dalla più tenere età i
bambini prestano la massima attenzione
a come le figure per loro di riferimento si
espimono nelle varie situazioni della vita
quotidiana, e nel caso in cui, direttamente
o indirettamente, le interpretazioni dei fatti
si attengono a quello che Seligman
definisce “stile esplicativo pessimistico” –
caratterizzato da pervasività,
permanenza, personalizzazione - essi
rapidamente lo assimilano correndo seri
rischi di apprendere un modello
interpretativo degli eventi, negativi in
particolare, potenziale precursore di
scadenti risultati scolastici e depressione.
Al contrario, spiegazioni ottimistiche
attivano nel bambino l’abitudine ad
affrontare le difficoltà con un
2
atteggiamento di ottimismo sulle proprie
possibilità, atteggiamento che potrà
essergli prezioso ed accompagnarlo per
tutta la vita.
Il concetto dello stile esplicativo coinvolge
anche la scuola, infatti – come afferma
Seligman - nel periodo della scuola
elementare e della scuola media si
sviluppano e consolidano le abitudini di
pensiero che dureranno tutta la vita ed un
bambino che crederà di non fare nulla di
buono smetterà di tentare, prendendo
voti sempre peggiori.
Le ricerche di Seligman hanno rivelato
che i bambini che sviluppano uno stile
esplicativo pessimistico, considerando
perciò gli eventi negativi come
permanenti pervasivi e personali,
diventeranno nel tempo depressi e
falliranno negli studi; non solo: gli eventi
negativi esperiti dai bambini, ad esempio
separazione dei genitori, lutti in famiglia,
disoccupazione di uno od entrambi i
genitori, li esporrà a subire maggiori
insuccessi.
La scorciatoia rappresentata dalla
chimica, sotto forma di psicofarmaci,
diventa estremamente allettante:
permette di mascherare il disagio
giovanile cancellandone i sintomi, è
rapida negli effetti, evita agli adulti la
fatica di mettersi in discussione, di
cercare in noi adulti le cause del
fallimento nell’identificare e risolvere
adeguatamente i problemi del bambino
che, troppo spesso, traggono origine
dall’iniquità, dall’ingiustizia, dalla
mancanza di solida guida da parte dei
genitori, o delle figure di riferimento, e
dai difetti dell’istruzione. Risulta molto più
facile considerare il bambino un malato.
Anche l’alimentazione riveste un
importante ruolo, infatti una recente
ricerca, durata dal settembre 2004 al
marzo 2007, ha fornito dati che in parte
supportano la tesi per cui gli additivi negli
alimenti incrementerebbero i disturbi
dell'attenzione e dell'iperattività in
bambini già affetti da ADHD e in generale
in tutti quelli nella fascia d'età studiata
(metà infanzia).In particolare i risultati
dello studio concludono che: a fronte di
una serie di indicatori dati dal giudizio dei
genitori, degli insegnanti, dalla diretta
osservazione e , nei casi dei bambini più
grandi, da test sul grado di attenzione,
certi coloranti artificiali e conservanti a
base di benzoato hanno un effetto
avverso sul comportamento iperattivo di
taluni bambini mostrando un incremento
della iperattività.
Naturalmente bisogna tenere in debita
considerazione la pressione esercitata
dalle case farmaceutiche per le quali la
vendita di psicofarmaci rappresenta un
affare di colossale portata che solo negli
Stati Uniti vale un fatturato di oltre due
milioni di dollari l’anno.2
Così come non possiamo dimenticare
che spesso i servizi che dovrebbero
affiancare i genitori nella valutazione di
problematiche così delicate sono assenti,
o fortemente sottodimensionati, lasciando
in pratica i genitori soli ed alla mercè di
chiunque, ciarlatani inclusi, proponga una
qualche soluzione, come ha dimostrato
recentemente a Bologna il caso di una
sedicente psicologa che attraverso una
forma associativa di automutuo aiuto si
introduceva nelle scuole e nelle parrochie
2
Fonte: sito del Comitato Nazionale di
farmacovigilanza Giù le mani dai bambini ,
www.giulemanidaibambini.org
3
per agganciare le famiglie e dirottarle
verso la soluzione farmacologica
eludendo i controlli della AUSL locale 3.

Il cinema offre innumerevoli opere nelle

quali il tema dei rapporti tra genitori e figli
è dominante e possono essere di aiuto
nell’offrire una chiave di lettura e spunti di
riflessione; a tal proposito si ricordano un
paio di titoli: American Beauty e White
Oleander; in entrambi i film i contrasti
familiari tra i genitori hanno pesanti
ripercussioni sulla vita dei figli che ne
risulta spesso addirittura devastata.
Bibliografia, Filmografia, siti internet

L. Marida (2007)Ho 12 anni faccio la cubista mi

CONCLUSIONE
In conclusione l’auspicio è che in Italia si
avvii una riflessione nella quale siano
coinvolti tutti gli attori che a vario titolo
ricoprono un ruolo nella vita dei bambini,
una riflessione che abbia il coraggio e la
forza di mettere in discussione un
sistema che ci sta stritolando e non
permette ormai quasi più a nessuno di
sopportarne il peso senza l’ausilio di
sostenze chimiche, sia legali che illegali 4.
Una riflessione che dia vita ad un
movimento culturale attento alla cura dei
bambini, che possa sorgere da un
cambiamento di valori, costumi, e di
obiettivi nella vita sociale e lavorativa,
nell’impegno con i media , nella
percezione ed organizzazione del tempo.
3
Agenzia DIRE, settembre 2008,
http://www.dire.it/HOME/ritalin_ai.php?
c=13626&m=3&l=it
4
Marco Dotti (2008) Ma al nord drogarsi serve
soprattutto per sopravvivere, Il Manifesto, 28 agosto
2008
chiamano principessa, Bombiani Milano
M. Bernardi (1998) Psicologia per il
tecnico dei servizi sociali , CLITT, Roma
Marco Dotti (2008) Ma al nord drogarsi
serve soprattutto per sopravvivere, Il
Manifesto, 28 agosto 2008
Martin Seligman (1996) Imparare
l’ottimismo, GIUNTI, Firenze
S. Bonino, a cura di (2001) Età evolutiva,
Rivista di Scienze dello sviluppo , La
famiglia e il benessere degli adolescenti,
GIUNTI Firenze
John Pilger, I nuovi padroni del mondo,
2005
Mark Achbar, The Corporation, 2003
Peter Kosminsky, White Oleander, 2002
Sam Mendes, American beauty, 1999
Siti (10 novembre 2008) :
http://www.giulemanidaibambini.org/
http://www.iss.it/adhd/
http://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_da_deficit_
di_attenzione_e_iperattività
http://www.scuolaprotetta.it/

4
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