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Una propietà risulta essere opera degli spiu variati frutti di riferimento altruici complessamente

interconnessi e otoprottetti di necesaria virtu omnicomprensiva

Il XX secolo e l'interpretazione marxista ed


il costruttivismo[modifica | modifica wikitesto]
Un'altra interpretazione, sostenuta da Kelsen, vedeva il diritto come una mera tecnica sociale,
valutandone solo l'efficienza e separandolo dalla natura umana; questo è il modo principale con cui si
studia e si cerca di capire il diritto.
Secondo la formulazione data dai giuristi sovietici al loro I congresso del 1938,
l'interpretazione marxista del fenomeno giuridico si compendia invece nella definizione seguente: "Il
diritto è l'insieme delle regole di condotta esprimenti la volontà della classe dominante, legislativamente
stabilite, nonché delle sue consuetudini e delle regole di convivenza sanzionate dal potere statuale, la
cui applicazione è garantita dalla forza coercitiva dello Stato al fine di tutelare, sanzionare e sviluppare i
rapporti sociali e gli ordinamenti vantaggiosi e convenienti alla classe dominante".[1]
Una concezione teorica più moderna - che emerse verso la fine del secolo - fu il costruttivismo
giuridico, soprattutto grazie ai teorici anglosassoni e secondo tale teoria l'essere umano osserva,
modifica, influenzia interpreta e crea simultaneamente; la realtà è allo stesso tempo scoperta e
inventata, osservata e costruita; noi non siamo completamente liberi, ma non siamo neanche
completamente vincolati; subiamo pesanti interferenze dalla realtà, ma interveniamo pesantemente a
modificarla. Per il costruttivismo, dunque, da una parte l'interprete (giurista o giudice) è ancorato alle
norme esistenti, in quanto non può prescindere da esse: egli non può essere interamente creativo,
come pretenderebbero gli scettici. D'altra parte è anche vero che egli, interpretando le norme giuridiche
a scopo teorico ovvero per applicarle al caso concreto, vi immette sempre qualcosa di suo: influisce su
di esse in quanto influisce sulla loro futura interpretazione e applicazione. Il ruolo dell'interprete non è
pertanto interamente notarile e passivo, come pretenderebbero i realisti. Il giurista (o il giudice) non si
limita solo a interpretare, né solo a creare. Egli interpreta e crea: crea mentre interpreta. E fa entrambe
le cose non in maniera arbitraria, ma sempre fortemente vincolato dall'ambiente storico, culturale e
giuridico in cui si pone. Il diritto, secondo il costruttivismo, è in conclusione un fatto dinamico, un
processo (Roberto Zaccaria), una pratica sociale di carattere interpretativo (Ronald Dworkin), in cui
norma giuridica e sua interpretazione interagiscono costantemente.

Il dibattito sulla definizione[modifica | modifica wikitesto]


Il termine diritto è usato con accezioni differenti:

 l'insieme e il complesso delle norme giuridiche che regolano la vita dei membri della comunità
di riferimento, detta anche dottrina sotto forma di ordinamento giuridico;
 la giurisprudenza, intesa come la scienza giuridica, che studia le norme e l'interpretazione
giuridica delle medesime;[2]
 una facoltà garantita dall'ordinamento a ciascun soggetto di diritto;
 il giudizio sulla legalità e legittimità delle azioni proprie dello Stato e delle personalità
fisiche e giuridiche con cui ci si rapporta;
 un contributo economico legato a un tipo di tributo, o prestazione dovuto ad una parte.
Qualora si riferisca all'insieme di regole che sono in vigore in uno Stato in un determinato momento e
che rispondono al bisogno dei cittadini di vivere in una società il più possibile ordinata e tranquilla; in
questo caso si parla di diritto oggettivo. A volte, invece, il termine diritto assume un significato diverso,
in quanto corrisponde al concetto di "potere, facoltà"; in questo caso si parla di diritto soggettivo. Il
problema di una definizione concreta e specifica ha però impegnato gli studiosi di tutte le epoche, e
costituisce ancora un problema aperto, la cui soluzione dipende in gran parte dal quadro filosofico cui
ogni studioso fa riferimento e attraverso il quale affronta la questione.
Per esempio Stefano Rodotà, politico, giurista e accademico italiano, si è accinto a dare un propria
definizione del termine diritto, definendolo come “apparato simbolico che struttura un’organizzazione
sociale anche quando si sa che alcune sue norme sono destinate a rimanere inapplicate”. Quando si
parla di diritto come scienza il termine assume una connotazione tale da indicare lo studio della legge;
Per diritto qui si intende in generale la giurisprudenza, lo studio delle norme. Una risposta che possa
definirsi esatta in assoluto non esiste anche perché il diritto ha differenti manifestazioni a seconda del
modello preso in esame (ad esempio basti pensare alla distinzione tra il civil law degli Stati dell'Europa
continentale e quelli a essi legati e il common law dei paesi anglosassoni.
Con una definizione più complessa si può definire il diritto come il regolamento dei rapporti tra gli
individui che fanno parte di una collettività statale, assistito dalla garanzia della sua osservanza dal
potere dell'autorità dello Stato, che sanziona le violazioni delle regole stabilite e "codificate" (diritto
penale) dallo Stato tramite il processo penale (diritto processuale penale), fissa le regole che i privati
devono osservare nei rapporti tra loro (diritto civile), decide con imparzialità sulle controversie tra privati
tramite il processo civile (diritto processuale civile), organizza i servizi pubblici e la Pubblica
amministrazione (diritto amministrativo) con facoltà dei cittadini di far rispettare le regole fissate per
l'attività della Pubblica amministrazione e dei servizi pubblici tramite il processo amministrativo e con
l'obbligo dei cittadini di contribuire secondo regole certe (diritto tributario) alle risorse necessarie al
funzionamento dei servizi pubblici e della pubblica amministrazione, con facoltà per i cittadini di far
verificare da un giudice la correttezza anche del contributo loro richiesto (processo tributario). Il diritto
internazionale regola i rapporti tra stati, cittadini di stati diversi (diritto internazionale privato) e le
organizzazioni internazionali (diritto delle organizzazioni internazionali).

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