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Domenico Menicucci1
1 Introduzione
Una funzione di una variabile, : → R con ⊆ R, associa un numero reale () a ogni numero reale
in ; ovvero, la variabile dipendente è funzione di una sola variabile indipendente.
Alcuni fenomeni economici possono essere descritti da funzioni di una variabile, ma molti altri no.
Per illustrare un esempio per entrambi i casi, iniziamo considerando un’impresa che produce un singolo
tipo di prodotto utilizzando un unico fattore produttivo, per esempio il lavoro. Indicando con ≥ 0 la
quantità di lavoro impiegato dall’impresa in un dato periodo di tempo, possiamo pensare che esista una
funzione : [0 +∞) → R che a ogni ≥ 0 associa la quantità di prodotto ottenuto dall’impresa, indicata
con (). Per questo motivo viene detta funzione di produzione dell’impresa.
√
Esempio 1 Se () = + 3 , allora (4) = 10. Questa uguaglianza significa che se l’impresa utilizza 4
unità di lavoro, allora ottiene 10 unità di prodotto. Analogamente, (100) = 130 rivela che se l’impresa
utilizza 100 unità di lavoro, allora ottiene 130 unità di prodotto.
Per un’impresa che utilizza un solo fattore produttivo, la funzione di produzione è una funzione di una
sola variabile. Tuttavia, spesso nel proprio processo produttivo un’impresa impiega vari fattori (lavoro,
materie prime, capitale, ...), e in tal caso la quantità di prodotto che ottiene dipende dalle quantità
utilizzate dei diversi fattori, cioè la variabile dipendente dipende da due o più variabili indipendenti.
Pertanto in questi casi la funzione di produzione è una funzione di più di una variabile.
Poiché l’utilizzo delle funzioni di più di una variabile è frequente in economia, questo documento
introduce alcune nozioni di base per funzioni di due variabili.2 A tal fine è opportuno iniziare ricordando
che l’insieme R2 è l’insieme di tutte le coppie ordinate di numeri reali e, analogamente, R3 è l’insieme di
tutte le terne ordinate di numeri reali.
Esempio 2 La coppia (0 5) è un elemento di R2 (che è diverso dalla coppia (5 0)) e così (3 −1).3 La
terna (−2 5 3) è un elemento di R3 , come (1 0 17), mentre 7 e (1 2 3 10) non appartengono né a R2 né
a R3 perché non sono né coppie né terne di numeri reali.4
1
Nel preparare questo documento mi sono basato, tra l’altro, sui testi "Analisi matematica 2", E. Giusti, Bollati Bor-
inghieri 1994; "Matematica per l’economia e l’azienda", L. Peccati, S. Salsa, A. Squellati, Egea 2004; "Metodi matematici
per l’analisi economica e finanziaria", K. Sydsaeter, P. Hammond, A. Strom, Pearson 2015. Sono grato a Domenico Colucci
per alcuni suggerimenti e per aver individuato alcuni errori in una versione precedente di questo documento. Ogni errore (o
carenza) rimasto è responsabilità mia.
2
Gli studenti interessati a una trattazione più completa e più approfondita (che include le funzioni di più di due variabili)
sono invitati a prendere in considerazione l’insegnamento di Matematica per le applicazioni economiche II, un insegnamento
del corso di studio in Economia e Commercio che può essere inserito nel piano di studio (tra gli insegnamenti a libera scelta)
anche dagli studenti iscritti al corso di studio in Economia Aziendale.
3
Come sappiamo, con (0 5) si indica anche un intervallo aperto di numeri reali. Sebbene questo possa essere fonte di
ambiguità, il contesto dovrebbe rendere chiaro se ( ) indica un intervallo in R oppure un elemento di R2 .
4
Sappiamo già che 7 appartiene a R; (1 2 3 10) è un elemento di R4 , l’insieme delle quaterne ordinate di numeri reali.
1
Poiché esiste una corrispondenza biunivoca tra R2 e il piano cartesiano, ogni coppia di numeri in R2
può essere vista come un punto del piano cartesiano, e più in generale ogni sottoinsieme di R2 può essere
visto come un sottoinsieme del piano cartesiano.
Esempio 3 Consideriamo l’insieme = {( ) ∈ R2 : 2 − − 6 0}, che è l’insieme di tutte le coppie
di numeri reali ( ) tali che 2 − − 6 0. Per esempio, (1 5) ∈ , (4 2) ∈ , (−4 1) ∈ . Poiché la
1
disuguaglianza 2 − − 6 0 equivale a 2 + 3, l’insieme è costituito dai punti del piano cartesiano
che si trovano più in alto rispetto alla retta di equazione = 12 + 3, come evidenziato nella figura 1:
y
6
(1,5) +3
0 .5x
Figura 1 4
y=
l’insieme = {( ) ∈ R2 : 2 − − 6 0} : A 2 (4,2)
(-4,1)
e i punti (1 5) ∈ , (4 2) ∈
, (−4 1) ∈
x
-10 -5 5
-2
Anche per gli elementi di R3 , cioè le terne di numeri reali, è possibile una rappresentazione grafica.
Essa si basa sull’esistenza di una corrispondenza biunivoca tra l’insieme R3 e i punti dello spazio ordinario,
che ora descriviamo.
Iniziamo fissando tre assi (cioè tre rette) nello spazio ordinario, chiamati rispettivamente asse , asse
, asse , in modo che ciascun asse sia perpendicolare agli altre due e che gli assi abbiano un punto in
comune indicato con . Su ogni asse scegliamo poi un’unità di misura e una direzione, per cui ogni asse
è in corrispondenza biunivoca con R:
Figura 2
:
l’asse , l’asse , l’asse
Chiamiamo piano il piano che contiene l’asse e l’asse . Analogamente, il piano è il piano che
2
contiene l’asse e l’asse , e il piano è il piano che contiene l’asse e l’asse . Ora a ogni terna
(0 0 0 ) ∈ R3 possiamo associare un punto nello spazio (e viceversa) come segue:
• si individua sull’asse il punto associato al numero 0 nella terna e poi il piano che passa per tale
punto ed è parallelo al piano ;
• si individua sull’asse il punto associato al numero 0 nella terna e poi il piano che passa per tale
punto ed è parallelo al piano ;
• si individua sull’asse il punto associato al numero 0 nella terna e poi il piano che passa per tale
punto ed è parallelo al piano .
L’intersezione dei tre piani appena individuati consiste di un solo punto, che è il punto dello spazio
ordinario associato alla terna (0 0 0 ). I numeri 0 , 0 , 0 si dicono coordinate di tale punto.
Esempio 4 La figura 3 individua il punto nello spazio associato alla terna (2 3 4). La figura 4 individua
il punto nello spazio che ha coordinate (5 1 −2).
Figura 3 Figura 4
il punto nello spazio associato a (2 3 4) il punto nello spazio associato a (5 1 −2)
E’ utile notare che il piano è l’insieme dei punti per i quali la terza coordinata, , è uguale a 0. I
punti che si trovano più in alto rispetto al piano sono quelli per cui la terza coordinata è positiva; i
punti che sono più in basso rispetto al piano sono quelli per cui la terza coordinata è negativa.
3
Esempio 5(i) Si consideri : R2 → R (cioè = R2 ) tale che ( ) = 6+2 − 12 per ogni ( ) ∈ R2 .
Questa funzione associa a ogni ( ) in R2 il numero 6 + 2 − 12 . Per esempio, (2 3) = 6 + 4 − 3 = 7
e (4 5) = 12.
Questa è la stessa idea che si applica a una funzione di una variabile, ma ora ci sono due variabili
indipendenti e non solo una: è una funzione di e di e la variabile dipendente è indicata con ,
ovvero = ( ).
Nell’esempio 5 viene specificato che il dominio di è R2 . Ma se per una funzione viene specificata
solo l’espressione analitica e non il dominio, allora per convenzione si considera la funzione definita nel
più grande sottoinsieme di R2 in cui è possibile eseguire le operazioni indicate dall’espressione, detto
insieme di definizione della funzione.
√
Esempio 6 Per ( ) = 9 − 6 8 − 2 − , l’insieme di definizione è = {( ) ∈ R2 : ≤ 8 − 2}; si
√
veda la figura 5. Quindi, ad esempio, (2 1) = 18 − 6 3 ma (7 −2) è non definito perché (7 −2) ∈ .
y
15
A 10
Figura 5 y=8
-2
5 x
l’insieme = {( ) ∈ R2 : ≤ 8 − 2} :
(2,1) x
e i punti (2 1) ∈ e (7 −2) ∈
-4 -2 2 4 6 8
(7,-2)
-5
4
2.2 Rappresentazione grafica
Per una funzione di una variabile : → R con ⊆ R, il grafico, indicato con G( ), è l’insieme delle
coppie di numeri reali ( ()) che sono ottenute al variare di in , cioè G( ) = {( ) ∈ R2 : ∈ e
= ()}. Poiché G( ) è un insieme di coppie di numeri reali, esso può essere rappresentato in un piano
cartesiano come fatto in molti casi nelle lezioni precedenti.
Per una funzione di due variabili : → R con ⊆ R2 , il grafico, indicato con G( ), è l’insieme delle
terne di numeri reali ( ( )) che sono ottenute al variare di ( ) in , cioè G( ) = {( ) ∈
R3 : ( ) ∈ e = ( )}.
Esempio 5(ii) Per la funzione dell’esempio 5(i), la terna (2 3 7) è un elemento di G( ) perché (2 3)
appartiene al dominio di e 7 = (2 3); analogamente, (4 0 22) ∈ G( ). Viceversa, (1 5 8) non
appartiene a G( ) perché 8 6= (1 5).
Poiché G( ) è un insieme di terne di numeri reali, possiamo usare la corrispondenza biunivoca tra R3
e lo spazio ordinario — descritta nella prima sezione di questo documento — per rappresentare G( ) come
un insieme di punti dello spazio ordinario. In particolare, è utile "inserire" il dominio di nel piano
,5 mentre l’asse contiene i valori assunti da . Dato un (0 0 ) in , calcolando (0 0 ) si ricava
la terna (0 0 (0 0 )) e si individua il punto nello spazio che corrisponde a tale terna. Ripetendo
questa operazione per ogni ( ) in si ottiene G( ), e se è "sufficientemente regolare" (come quasi
tutte le funzioni considerate in questo documento), allora G( ) è una sorta di superficie connessa come
nelle figure 6-9:
Figura 6
il grafico di una funzione di due variabili :
che ha per dominio un quadrato
Esempio 9 Se : R2 → R è tale che ( ) = 3 per ogni ( ) ∈ R2 , allora è una funzione costante
5
Per la precisione, si considera l’insieme dei punti del piano con coordinate ( 0) tali che ( ) ∈ .
5
e G( ) è un piano orizzontale:
Figura 7
:
il grafico della funzione ( ) = 3
Figura 8
il grafico della funzione :
( ) = 4 − 14 + 12
6
cente/decrescente/costante rispetto a , il segno di determina se è crescente/decrescente/costante
rispetto a .
Esempio 11 Se : R2 → R è tale che ( ) = 10 − 12 2 − 12 2 , allora G( ) è una sorta di cupola che
passa (tra l’altro) per i punti (0 0 10), (4 −2 0), (3 3 1):
Figura 9
il grafico della funzione :
( ) = 10 − 12 2 − 12 2
Purtroppo rappresentare G( ) è poco pratico perché G( ) è un oggetto che si trova nello spazio ordi-
nario. E’ possibile cercare di rappresentare G( ) in un foglio mediante l’uso appropriato della prospettiva
(questo è ciò che viene fatto nelle figure 6-9), ma una rappresentazione accurata richiede l’uso di un soft-
ware appropriato o di notevoli capacità artistiche.
Esiste una rappresentazione grafica alternativa per una funzione di due variabili che talvolta è più
conveniente di quella introdotta sopra perché si basa su coppie di numeri e non su terne. Per presentarla,
fissiamo un numero arbitrario in R e consideriamo l’insieme
= {( ) ∈ : ( ) = }
7
Questo è l’insieme dei punti del dominio di in cui ha valore . L’insieme si dice curva di livello di
per la quota , e poiché ⊆ R2 , ha il pregio di poter essere rappresentato nel piano cartesiano. Ri-
cavando per diversi valori di si ottengono varie curve di livello di (una cosiddetta "famiglia" di
curva di livello), le quali rivelano informazioni su .
Esempio 12 Se : R2 → R è tale che ( ) = − 3 + 6, allora l’insieme 10 è la curva di livello di
per la quota 10 ed è costituita dalle coppie ( ) che soddisfano − 3 + 6 = 10, ovvero dai punti del
piano cartesiano che si trovano sulla retta di equazione = 13 − 43 : per ogni ( ) su tale retta, ( )
vale 10. Analogamente, −3 è l’insieme delle coppie ( ) che soddisfano = 13 + 3, cioè per ogni ( )
tale che = 13 + 3 vale ( ) = −3; 0 coincide con i punti sulla retta = 13 + 2:
6
y
4 A-3
A0
Figura 10 2
le curve di livello 10 , −3 , 0 :
per la funzione ( ) = − 3 + 6 x
-6 -4 -2 2 4 6 8
A10
-2
Per capire meglio come la curva di livello viene individuata, è utile pensare al grafico di , G( ),
al piano orizzontale di quota (che ha equazione = ), e all’intersezione tra tale piano e G( ).La
proiezione sul piano dei punti nell’intersezione fa ottenere la curva di livello , come descritto nella
8
figura seguente:
Figura 11
G( ), il piano orizzontale di equazione :
= , la curva di livello
Per una funzione di produzione, le curve di livello si dicono curve di isoquanto, o semplicemente
isoquanti, perché i punti su una stessa curva di livello hanno la proprietà di far ottenere la stessa quantità
di prodotto.
Esempio 7(ii) Per la funzione di produzione ( ) = 6 + 4, : R2+ → R, presentata nell’esempio
7(i), l’isoquanto 80 è l’insieme degli ( ) tali che ≥ 0, ≥ 0 e = 20 − 32
60
y
50
40
Figura 12
30
gli isoquanti 80 e 200 per la :
A200
funzione di produzione ( ) = 6 + 4 20
A80
10
x
0 10 20 30 40
9
Per ogni ( ) in 80 vale ( ) = 80, ovvero ogni combinazione di fattori produttivi in 80 [ad esempio
( ) = (6 11), ( ) = (10 5), ...] ha la proprietà di far ottenere 80 unità di prodotto. Si noti che 80
non coincide con l’insieme dei punti sulla retta di equazione = 20 − 32 , ma è dato dai punti su tale
retta che hanno entrambe le coordinate non negative. Il motivo è che i punti sulla retta = 20 − 32
con una coordinata negativa non appartengono al dominio di , l’insieme R2+ , dunque non fanno parte
di alcuna curva di livello di .
L’isoquanto 200 è l’insieme degli ( ) tali che ≥ 0, ≥ 0 e = 50 − 32 , cioè l’insieme dei punti nel
primo quadrante che si trovano sulla retta di equazione = 50 − 32 .
Esempio 8(ii) Per la funzione di produzione ( ) = 53 presentata nell’esempio 8(i), l’isoquanto
120 è l’insieme degli ( ) in R2+ tali che 53 = 120, ovvero gli ( ) che soddisfano 0 e = 243 .
Ogni ( ) nell’insieme 120 è tale che ( ) = 120. L’isoquanto 1280 è l’insieme degli ( ) tali che
0 e = 256
3 :
10
y
8
6 A1280
Figura 13
gli isoquanti 120 e 1280 per la :
4
funzione di produzione ( ) = 53
2 A120
2 4 6 8 x 10
10
5 y
4 (6,4)
Figura 14
i punti (1 1 ) = (1 2) e (2 2 ) = (6 4); 3
il segmento che li unisce, la cui lunghezza
:
è ((1 2) (6 4)) , è l’ipotenusa del 2
(1,2)
triangolo rettangolo i cui cateti sono
rappresentati da segmenti tratteggiati 1
x
1 2 3 4 5 6 7
y
P1
Figura 15
dati 1 = (1 1 ), 2 = (2 2 ), 3 = (3 3 ), :
vale (1 2 ) ≤ (1 3 ) + (3 2 )
P3
P2
Se fissiamo un punto in R2 , allora la nozione di distanza permette di definire un intorno del punto.
Definizione 2 Dato un (0 0 ) ∈ R2 e un numero 0, l’insieme
11
7
y
6
5
2
Figura 16 4
x
1 2 3 4 5 6 7
Talvolta non è necessario specificare il raggio dell’intorno, e allora scriviamo semplicemente (0 0 )
per indicare un intorno di (0 0 ) con raggio non specificato.
Usando la definizione di intorno possiamo definire punti interni e punti di accumulazione per sottoin-
siemi di R2 in maniera simile a quanto fatto per sottoinsiemi di R.
Definizione 3 Dato un insieme sottoinsieme di R2
• un punto (0 0 ) di si dice punto interno per se esiste un intorno di (0 0 ), (0 0 ), tale che
(0 0 ) ⊆ ; indica l’insieme dei punti interni per ;
Figura 17
l’insieme = {( ) ∈ R2 : ≤ 6 − 2 e + 6} :
e i punti (4 3) ∈ , (2 4) ∈
, (5 5) ∈
Il punto (4 3) è punto interno per perché esiste un suo intorno (mostrato nella figura 17) che è contenuto
in . Il punto (2 4) non è punto interno per perché esso non è in . Il punto (5 5) appartiene ad
12
ma non è punto interno per perché nessun suo intorno (nemmeno un intorno con raggio molto piccolo
come quello mostrato in figura 17) è un sottoinsieme di . Ciascuno dei tre punti considerati è punto di
accumulazione per .
Ora è possibile presentare la nozione di limite, ma è utile iniziare ricordando che per una funzione di
una variabile : → R (con ⊆ R) se 0 è punto di accumulazione per si dice che lim→0 () =
se per ogni 0 esiste 0 tale che
Per una funzione di due variabili, la definizione di limite è simile a quella appena data, ma (0 − 0 + )
è rimpiazzato da (0 0 ), cioè da un intorno di (0 0 ) in R2 .
Definizione 4 Data : → R con ⊆ R2 e (0 0 ) punto di accumulazione per , si dice che
lim()→(0 0 ) ( ) = se per ogni 0 esiste 0 tale che
L’interpretazione di questa definizione è la stessa che si applica alla definizione per funzioni di una
variabile: per ogni 0 esiste un intorno di (0 0 ) tale che per ogni ( ) in tale intorno e in (escluso
al più (0 0 )), ( ) dista da meno di .
Esempio 15 Si consideri : R2 → R tale che ( ) = 5 + 3 + 7 e (0 0 ) = (3 2). Notiamo che
(3 2) = 28, e ora verifichiamo che lim()→(32) ( ) = 28 in base alla definizione 4. Dato un qualsiasi
0, consideriamo l’intorno (3 2) di (3 2) e notiamo che per ogni ( ) ∈ (3 2) vale 3 + e
2 + .
y
3
2+δ
2 (3,2)
Figura 18 2-δ
:
l’intorno (3 2)
1
x
1 2 3-δ 3 3+δ 4
13
1
Dato 0, possiamo individuare un 0 che soddisfa (1) con = 28: scegliendo = 10 (oppure
1
10 ) otteniamo 28 − 10 = 28 − e 28 + 10 = 28 + . Pertanto dalla (2) possiamo concludere che
dato un qualsiasi 0,
Ma (0 0) necessariamente contiene qualche punto ( ) tale che 6= 0 e 6= 0, per il quale ( ) = 8:
y
F(x,y)=8
Figura 19
un intorno di (0 0) e un punto ( ) in : x
questo intorno tale che 6= 0 e 6= 0
Questo viola la disuguaglianza ( ) 1, e pertanto lim()→(00) ( ) non è uguale a 0. In maniera
analoga si verifica che lim()→(00) ( ) 6= per ogni 6= 8.
Per finire, verifichiamo che lim()→(00) ( ) non è uguale a 8 e concludiamo così che lim()→(00) ( )
non esiste. Se per assurdo lim()→(00) ( ) fosse uguale a 8, allora potremmo fissare = 1 nella
definizione 4 e dedurre l’esistenza di un 0 tale che
Ma (0 0) necessariamente contiene qualche punto ( ) tale che = 0 e 6= 0, per il quale ( ) = 0.
14
Questo viola la disuguaglianza 7 ( ) e pertanto lim()→(00) ( ) non è uguale a 8.
F(x,y)=0
Figura 20
un intorno di (0 0) e un punto ( ) in :
x
questo intorno tale che = 0 e 6= 0
Definizione 5 Data : → R con ⊆ R2 , sia (0 0 ) ∈ ∩ D. Allora si dice continua in (0 0 )
se lim()→(0 0 ) ( ) = (0 0 );6
si dice continua in se è continua in ogni punto di .
In base alla definizione 5, si dice continua in (0 0 ) se per ogni ( ) ∈ prossimo a (0 0 )
risulta che ( ) è prossimo a (0 0 ) nel senso della definizione 4. Pertanto, piccole variazioni di
( ) rispetto a (0 0 ) provocano piccole variazioni di ( ) rispetto a (0 0 ). L’esempio 15 rivela
che la funzione ( ) = 5 + 3 + 7 è continua nel punto (3 2). L’esempio 16(i) mostra che la funzione
(3) non è continua nel punto (0 0).
E’ possibile dimostrare che ogni funzione costante (una funzione : R2 → R tale che ( ) ha uno
stesso valore per ogni ( ) ∈ R2 ) è continua, ed è continua nel proprio insieme di definizione ogni funzione
nella quale le operazioni eseguite sulle variabili sono l’elevamento a potenza, il logaritmo e l’esponenziale.
Inoltre, la somma di funzioni continue è una funzione continua nel proprio insieme di definizione e la
stessa proprietà vale per il prodotto, il quoziente e la composizione di funzioni continue.
Esempio 17 Per ( ) = (3 + 2 5 ) ln( − 4) l’insieme di definizione è {( ) ∈ R2 : 4}, e in tale
insieme è continua.
(0 + 0 ) − (0 0 )
lim
→0
6
Se (0 0 ) appartiene a ma non a D, allora è automaticamente continua in (0 0 ). Poiché tutte le funzioni
considerate in questo documento sono tali che ⊆ D, il caso di (0 0 ) ∈ ∩ D è l’unico che ci interessa.
15
In tal caso il valore del limite si dice derivata parziale di rispetto a in (0 0 ) e si indica con 1 (0 0 )
(0 0 )
o con . Analogamente, se
(0 0 + ) − (0 0 )
lim
→0
esiste ed è finito allora si dice parzialmente derivabile in (0 0 ) rispetto a e in tal caso 2 (0 0 ) =
(0 0 +)− (0 0 )
lim→0 è detta derivata parziale di rispetto a in (0 0 ).
L’idea alla base della definizione di 1 (0 0 ) consiste nel considerare come funzione della sola
variabile , tenendo costante e uguale a 0 . Più in dettaglio, dopo aver fissato = 0 ricaviamo il
rapporto incrementale di rispetto a , cioè (0 +0)− (0 0 ) , che è funzione solo di , e ne calcoliamo
il limite per che tende a zero come per la derivata di una funzione di una variabile. Se tale limite esiste
ed è finito, esso viene detto derivata parziale di rispetto a in (0 0 ). In maniera analoga si definisce
2 (0 0 ), cioè si fissa = 0 e si calcola la derivata di considerata come funzione della sola variabile
.
Poiché ogni derivata parziale può essere vista come la derivata di una funzione di una variabile, al
calcolo delle derivate parziali si applicano le regole di derivazione che valgono per le funzioni di una
variabile.
Esempio 18(i) Per ( ) = 7 − 45 +23 2 − , le derivate parziali sono 1 ( ) = 7 + 62 2 e
2 ( ) = −20 4 + 43 − 1.
Per ( ) = (3 + 6) ln(1 + 5), le derivate parziali sono 1 ( ) = (33 + 6) ln(1 + 5) e 2 ( ) =
5
3 ln(1 + 5) + (3 + 6) 1+5 .
Se : → R con ⊆ R2 è parzialmente derivabile (rispetto a e rispetto a ) in ogni punto di ,
allora si dice parzialmente derivabile in . Esistono funzioni che in alcuni punti non sono parzialmente
derivabili rispetto a qualche variabile (ad esempio, ( ) = || + 2 3 non è parzialmente derivabile
rispetto a nel punto (0 5)), ma è possibile dimostrare che è parzialmente derivabile nel proprio insieme
di definizione ogni funzione nella quale le operazioni eseguite sulle variabili sono l’elevamento a potenza
con esponente intero, il logaritmo e l’esponenziale. Inoltre, la somma di funzioni derivabili è una funzione
derivabile nel proprio insieme di definizione e la stessa proprietà vale per il prodotto, il quoziente e la
composizione di funzioni derivabili.
Per una funzione di una variabile, la derivabilità in un punto 0 ∈ R implica che la funzione sia anche
continua in 0 . Viceversa, per una funzione di due variabili l’esistenza delle derivate parziali in (0 0 )
non garantisce la continuità in (0 0 ).
Esempio 16(ii) Si consideri la funzione (3) dell’esempio 16(i). Verifichiamo che è parzialmente
derivabile in (0 0) sia rispetto a che rispetto a : lim→0 (0)−
(00)
= lim→0 0−0 = 0, dunque
(0)− (00) 0−0
1 (0 0) esiste e vale 0; lim→0 = lim→0 = 0, dunque 2 (0 0) esiste e vale 0. Nonostante
ciò, sappiamo dall’esempio 16(i) che non è continua in (0 0).7
7
Il fatto che 1 (0 0) esista implica che ( 0) (funzione della sola variabile ) sia continua in = 0, e il fatto che 2 (0 0)
esista implica che (0 ) (funzione della sola variabile ) sia continua in = 0. Ma il fatto che sia continua in un punto
(0 0 ) rispetto a ciascuna delle due variabili singolarmente non implica che soddisfi la definizione 5.
16
2.4.1 Derivate parziali e monotonia
Per una funzione di due variabili, le derivate parziali possono essere usate per ricavare indicazioni
riguardo alla monotonia di rispetto a e rispetto a . In particolare, fissato = 0 risulta che
• se esistono due numeri e tali che e 1 ( 0 ) 0 per ogni nell’intervallo ( ), allora
è monotona strettamente crescente rispetto a nell’intervallo ( ), cioè se 1 2 , allora
(1 0 ) (2 0 );
• se esistono due numeri e tali che e 1 ( 0 ) 0 per ogni nell’intervallo ( ), allora
è monotona strettamente decrescente rispetto a nell’intervallo ( ), cioè se 1 2 ,
allora (1 0 ) (2 0 ).
Analogamente, esiste un legame anche tra il segno della derivata parziale di rispetto a e la
monotonia di rispetto a . In particolare, dopo aver fissato = 0 , se 2 (0 ) 0 per ogni in un
intervallo, allora è monotona strettamente crescente rispetto a nell’intervallo; se 2 (0 ) 0 per
ogni in un intervallo, allora è monotona strettamente decrescente rispetto a nell’intervallo.
Esempio 18(ii) Per la funzione ( ) = 7 − 45 + 23 2 − dell’esempio 18(i) risulta che 1 ( ) =
7 + 62 2 0 per ogni ( ) ∈ R2 , dunque è strettamente crescente rispetto a , qualsiasi sia il valore
di . Per la stessa funzione risulta che 2 ( ) = −20 4 + 43 − 1, ma questa derivata non ha segno
costante. Ad esempio, se = 0 allora 2 (0 ) 0 per ogni e dunque è strettamente decrescente
rispetto a dato = 0. Se consideriamo = 5, allora risulta 2 (5 ) = −204 + 500 − 1 che è positivo
per ∈ (1 2), dunque è strettamente crescente rispetto a nell’intervallo (1 2), dato = 5.
Per una funzione di produzione , definita in R2+ , usualmente le derivate parziali sono tali che
(oppure 1 ( ) ≥ 0 e 2 ( ) ≥ 0).8 La prima disuguaglianza in (4) implica che la quantità prodotta
aumenti al crescere della quantità utilizzata del fattore 1; la seconda disuguaglianza in (4) implica che la
quantità prodotta aumenti al crescere della quantità utilizzata del fattore 2.
Esempio 7(iii) Per la funzione di produzione ( ) = 6 + 4 risulta 1 ( ) = 6 e 2 ( ) = 4;
dunque 1 ( ) 0 e 2 ( ) 0 per ogni ( ) ∈ R2+ .
Esempio 8(iii) Per la funzione di produzione ( ) = 53 risulta 1 ( ) = 152 e 2 ( ) = 53 ;
dunque 1 ( ) ≥ 0 e 2 ( ) ≥ 0 per ogni ( ) ∈ R2+ .
È utile notare che per una funzione di produzione, la proprietà (4), ovvero il fatto che entrambe le
derivate parziali siano positive in ogni punto di R2+ , implica che ogni isoquanto per sia una curva
decrescente, come avviene ad esempio per gli isoquanti nella figura 12. Ciò significa che se aumenta la
8
Per una funzione con dominio R2+ , i punti con almeno una coordinata uguale a zero non sono punti interni per il dominio,
e allora un presupposto per la definizione 6 viene meno. Nonostante questo, se ad esempio 0 = 0 allora possiamo calcolare
(o tentare di calcolare) lim→0 (0 +0)− (0 0 ) perché a questo fine è sufficiente che 0 sia punto di accumulazione per
il dominio della funzione ( 0 ), che è una funzione della singola variabile . Questa condizione è sicuramente soddisfatta
quando (0 0 ) ∈ , ma per una funzione con dominio R2+ è soddisfatta anche per ogni (0 0 ) tale che 0 = 0, 0 ≥ 0.
Considerazioni analoghe valgono per lim→0 (0 0 +)−
(0 0 )
se 0 = 0.
17
quantità impiegata di un fattore, allora per lasciare inalterata la quantità di prodotto rispetto a quella
iniziale è necessario ridurre la quantità dell’altro fattore.9 Più in dettaglio, se partiamo da un arbitrario
(1 1 ) e aumentiamo la quantità del fattore 1 fino a 2 con 2 1 , allora (4) implica un aumento
della quantità prodotta, cioè (1 1 ) (2 1 ). Per ottenere una quantità prodotta uguale a quella
iniziale, (1 1 ), è necessaria una riduzione della quantità del fattore 2, altrimenti (4) implica che la
quantità prodotta aumenti ulteriormente, e dunque non possa essere uguale a (1 1 ). Pertanto, se
(2 2 ) soddisfa (1 1 ) = (2 2 ) e 2 1 , allora 2 1 .10
Per una funzione di una variabile che è derivabile in 0 , la retta tangente a G( ) nel punto (0 (0 ))
ha equazione
= (0 ) + 0 (0 )( − 0 ) (5)
ed ha la proprietà che (0 ) + 0 (0 )( − 0 ) approssima bene () per vicino a 0 .
y )
(x-x 0
'( x 0)
)+ f ( x)
y=f
f (x
0
y=
f (x0 )
Figura 21
il grafico di una funzione di una
:
variabile e la retta di equazione
= (0 ) + 0 (0 )( − 0 )
x
x0
In dettaglio, indichiamo con () l’errore di approssimazione (detto anche "resto"), cioè () = () −
( (0 ) + 0 (0 )( − 0 )); allora si può dimostrare che esso soddisfa la seguente proprietà:
()
lim =0 (6)
→0 | − 0 |
Per interpretare la (6), si osservi che se è vicino a 0 allora | − 0 |, la distanza tra e 0 , è prossima
()
a zero. Il fatto che lim→0 |− 0|
sia zero rivela che () è molto più vicino a zero di | − 0 |, e dunque
l’errore commesso approssimando () con (0 ) + 0 (0 )( − 0 ) è molto piccolo per vicino a 0 .
Graficamente, ciò significa che la retta tangente a G( ) nel punto (0 (0 )) è molto vicina a G( ) per
vicino a 0 .
9
Per la funzione di produzione dell’esempio 8(i), l’isoquanto 0 non è una curva decrescente poiché esso coincide con
l’unione tra il semiasse non negativo delle ascisse e il semiasse non negativo delle ordinate. In effetti, tale funzione non
soddisfa la (4) in quanto 1 ( ) = 0 se = 0 e 2 ( ) = 0 se = 0.
10
Se partiamo da (1 1 ) e selezioniamo 2 minore di 1 , allora la (4) e l’uguaglianza (1 1 ) = (2 2 ) implicano
2 1 .
18
Per una funzione di due variabili che è parzialmente derivabile in (0 0 ), l’analogo della retta (5) è
il piano che ha equazione
Se usiamo il lato destro della (7) per approssimare ( ), allora l’errore di approssimazione è ( ) =
( ) − ( (0 0 ) + 1 (0 0 )( − 0 ) + 2 (0 0 )( − 0 )). In questo contesto la proprietà analoga
alla (6) è
( )
lim =0 (8)
()→(0 0 ) (( ) (0 0 ))
L’interpretazione della (8) è analoga a quella che si applica alla (6): se ( ) è vicino a (0 0 ), allora
()
(( ) (0 0 )) è vicino a zero e se lim()→(0 0 ) (()(0 0 ))
= 0 allora possiamo concludere che
( ) è ben più vicino a zero di (( ) (0 0 )), ovvero l’errore di approssimazione è molto piccolo.
In tal caso, il piano (7) viene detto piano tangente a G( ) nel punto (0 0 (0 0 )) ed è molto vicino
a G( ) per ( ) vicino a (0 0 ), come la retta tangente (5) è molto vicina a G( ) per vicino a 0 .
Talvolta questa proprietà viene espressa come segue:
( ) ' (0 0 ) + 1 (0 0 )( − 0 ) + 2 (0 0 )( − 0 ) per ' 0 e ' 0 (9)
Il lato destro dell’uguaglianza (7) (o della (9)) si dice approssimazione lineare di ( ) per ( ) vicino
a (0 0 ). Se la proprietà (8) vale, allora l’approssimazione lineare approssima bene ( ) per ( )
vicino a (0 0 ). Tuttavia, il solo fatto che 1 (0 0 ) e 2 (0 0 ) esistano non basta a garantire che la
(8) sia soddisfatta, cioè non implica che l’approssimazione lineare approssimi bene ( ).
Esempio 16(iii) Per la funzione (3) dell’esempio 16(i), si consideri (0 0 ) = (0 0). Poiché (0 0) = 0
e 1 (0 0) = 0, 2 (0 0) = 0, l’approssimazione lineare di ( ) è 0 ed essa non approssima bene ( )
se 6= 0 e 6= 0 perché se, ad esempio, 0 e 0 allora ( ) = 8 ma il valore approssimato di
( ) ottenuto usando l’approssimazione lineare è 0. Più formalmente, ( ) coincide con ( ) e
la proprietà (8) si scrive come lim()→(00) √ ()
2 2
= 0, ma ragionando come nell’esempio 16(i) si può
+
verificare che lim()→(00) √ ()
2 2
non è uguale a zero.11
+
Il seguente teorema fornisce condizioni sufficienti affinché la proprietà (8) sia soddisfatta.
Teorema del differenziale totale Hp: Data : → R con ⊆ R2 e dato (0 0 ) ∈ , esiste un
intorno di (0 0 ), (0 0 ), tale che 1 ( ) e 2 ( ) esistono per ogni ( ) in (0 0 ) e 1 2 sono
entrambe continue in (0 0 );
Ts: è continua in (0 0 ) e vale la proprietà (8).
Nel resto di questo documento consideriamo solo funzioni che soddisfano le ipotesi del teorema del
differenziale totale in ogni punto del proprio insieme di definizione. L’insieme di tali funzioni contiene
tutte le funzioni descritte nella sezione 2.4 di questo documento, nel paragrafo successivo all’esempio
18(i).
11
Se (per assurdo) lim()→(00) √ ()
2 2
fosse zero, allora potremmo scegliere = 1 nella definizione 4 e dedurre l’esistenza
+
di un 0 tale che per ogni ( ) ∈ (0 0), ( ) 6= (0 0), vale −1 √ ()
2 2
1. Ma (0 0) contiene qualche ( ) tale
+
√
che = 0, per il quale ( ) = 8. Dunque √ ()
2 2
= 4 2
, che è maggiore di 1 per vicino a zero.
+
19
Esempio 19(i) Data ( ) = 32 −5 + 2 ln(1 + ) e (0 0 ) = (1 0), risulta (1 0) = 3 e 1 ( ) =
2
6−5 , 2 ( ) = −152 −5 + 1+ , quindi 1 (1 0) = 6, 2 (1 0) = −13. Pertanto 3 + 6( − 1) − 13
è l’approssimazione lineare di ( ) per ( ) vicino a (1 0) e se, ad esempio, vogliamo approssimare
(101 −002), allora otteniamo 3 + 6(101 − 1) − 13(−002) = 332; il valore esatto di (101 −002) è
3342.
Talvolta è utile esprimere la (9) in maniera diversa, sebbene equivalente. A questo fine definiamo
∆ = −0 , ∆ = −0 e ∆ = ( )− (0 0 ): ∆ e ∆ sono le variazioni di e , rispettivamente,
e ∆ è la conseguente variazione di . Con questa notazione, la (9) si scrive come segue:
Il prodotto 1 (0 0 )∆ è detto differenziale parziale di rispetto a ; il prodotto 2 (0 0 )∆ è detto
differenziale parziale di rispetto a ; la loro somma è detta differenziale totale di . L’uguaglianza
approssimata nella (10) afferma che il differenziale totale approssima bene le variazioni di determinate
da piccole variazioni di e .
Esempio 19(ii) Nel contesto dell’esempio 19(i), 1 (1 0) = 6, 2 (1 0) = −13 e ∆ = 001, ∆ = −002.
Dunque
1 (1 0)∆ + 2 (1 0)∆ = 6 · 001 − 13(−002) = 032
è la stima della variazione di fornita dal differenziale totale; la variazione esatta di è 0342.
Nel caso in cui è una funzione di produzione, ∆ è la variazione della quantità impiegata del fattore
1, ∆ è la variazione della quantità impiegata del fattore 2 e ∆ è la variazione risultante della quantità
prodotta. Inoltre, 1 (0 0 ) e 2 (0 0 ) si dicono, rispettivamente, produttività marginale del fattore 1
e produttività marginale del fattore 2. La (10) esprime il fatto che piccole variazioni delle quantità uti-
lizzate dei fattori produttivi determinano una variazione della quantità prodotta approssimativamente
uguale al prodotto tra la produttività marginale del fattore 1 per la variazione della quantità del fattore
1 più il prodotto tra la produttività marginale del fattore 2 per la variazione della quantità del fattore 2.
Pertanto, se conosciamo 1 (0 0 ) e 2 (0 0 ) allora possiamo stimare la variazione di provocata da
piccoli ∆ ∆.
Esempio 8(iv) Consideriamo la funzione di produzione dell’esempio 8(i), per la quale 1 ( ) = 152
e 2 ( ) = 53 , e fissiamo (0 0 ) = (4 4). Risulta che 1 (4 4) = 960, 2 (4 4) = 320 e la (10) diventa
Partendo da (0 0 ) = (4 4), supponiamo di variare la quantità del fattore 1 di ∆ = 0 con vicino a
zero, e di variare la quantità del fattore 2 di ∆ = −4, cioè la quantità del fattore 1 aumenta lievemente
e la quantità del fattore 2 si riduce del quadruplo dell’aumento della quantità del fattore 1. Quindi
960∆ + 320∆ = 960 + 320(−4) = −320, e dunque le variazioni considerate dei fattori 1 e 2 riducono
la quantità prodotta se 0 è vicino a 0. Se ∆ fosse uguale a −2, cioè se la quantità del fattore 2 si
riducesse solo del doppio dell’aumento della quantità del fattore 1, allora 960∆ + 320∆ sarebbe uguale
a 960 + 320(−2) = 320, e dunque le variazioni considerate farebbero aumentare la quantità prodotta.
E’ facile verificare che 960∆ + 320∆ è uguale a zero se ∆ = −3, ovvero se la quantità del fattore 2 si
20
riduce del triplo dell’aumento della quantità del fattore 1. In altri termini, (4 + 4 − 3) è circa uguale
a (4 4) se è vicino a zero (non è necessario che sia positivo).
In generale, il rapporto tra ∆ e ∆ che rende 1 (0 0 )∆ + 2 (0 0 )∆ uguale a 0 è − 12 (0 0 )
(0 0 ) ,
ovvero (se 0 0 e 0 0)
1 (0 0 )
(0 + 0 − ) ' (0 0 ) se è vicino a zero
2 (0 0 )
1 (0 0 )
Quindi 2 (0 0 ) è il tasso al quale, partendo da (0 0 ), il fattore 2 può essere sostituito dal fattore 1 per
mantenere approssimativamente costante la quantità prodotta. In altri termini, − 12 ( 0 0 )
(0 0 ) è la pendenza
della retta tangente alla curva di livello di che passa per (0 0 ). Nel contesto di questo esempio,
− 12 (0 0 )
(0 0 ) = −3 è la pendenza della retta tangente alla curva di livello di che passa per (4 4), la quale
ha equazione − 4 = −3( − 4), cioè = 16 − 3.
10
y
8
Figura 22 A1280
la curva di livello 1280 per 6
di equazione = 16 − 3 2
16
-3
x
2 4 6 8 x 10
21
3 Esercizi
1. Data ( ) = +2, si calcolino (0 1), (2 −1), (−2 3), (1 1), (3 ), (10 100), ( 1 1 )
2. Data ( ) = 22 − 32 , si calcolino (−1 2), ( 4 + 1), (−2 3), (16 10), ( 14 1).
1
√
3. Data ( ) = 1012 13 , : R2+ → R, si calcolino (1 1), (4 27), ( 25 8), (3 2),
(100 1000), (2 2).
4. Data ( ) = 1515 25 , : R2+ → R, si calcolino (0 3), (1 1), (32 243) e si dimostri che
esiste un 0 tale che ( ) = ( ) per ogni ( ) ∈ R2+ e per ogni 0.
5. Per ciascuna delle seguenti funzioni si determini l’insieme di definizione e lo si rappresenti nel piano
cartesiano:
2 + 3 −6
(a) ( ) = ; (b) ( ) = √ ;
−+2 +−1
4 ln( − 2) + 5 ln(( − 3)2 ) p
(c) ( ) = +
; (d) ( ) = 16 − (2 + 2 ).
2 −8
6. Per ciascuna delle seguenti funzioni si determini l’insieme di definizione e lo si rappresenti nel piano
cartesiano:
p q ¡ ¢
√
(a) ( ) = − 2 − − ; (b) ( ) = ln (4 − 2 − 2 )(2 + 2 − 1) ;
p p
(c) ( ) = 1 − ; (d) ( ) = 4 2 − 3 + ; (e) ( ) = 3 3 − 454 − 3,
7. Per ciascuna delle seguenti funzioni si ricavino le curve di livello per le quote indicate:
8. Per ciascuna delle seguenti funzioni si ricavino le curve di livello per le quote indicate:
(a) ( ) = , = −2, = 6;
53
(b) ( ) = + ln − 3, = −3, = −1, = 2;
(c) ( ) = − 2, = −3, = −1, = 2;
(d) ( ) = − 2, = −3, = −1, = 2;
12 13
(e) ( ) = , = −3, = 5.
p
9. Per la funzione ( ) = 5 + 2 + 2 − (2 + 2 )
22
• (a) Si spieghi perché l’insieme = {( ) ∈ R2 : 2 + 2 = 16} è una curva di livello per .
E’ vero che ( ) = 16 per ogni ( ) ∈ ?
• (b) Si individui almeno un punto che si trova sulla stessa curva di livello per alla quale
appartiene il punto (5 12).12
10. Per la funzione ( ) = ln(2 − 2 + 2 ) + 2−2 si spieghi perché, per ogni 6= 0, l’insieme
{( ) ∈ R2 : = − } è una curva di livello per .
11. Si considerino le tre curve di livello di una funzione rappresentate nella figura seguente:
y
6
A4
4
A9
Figura 23
le curve di livello 1 , 4 , 9 :
2
per una funzione di due variabili
A1
x
1 2 3 4 5 6
-2
13. Per ciascuna delle seguenti funzioni si ricavino la derivata parziale rispetto a e la derivata parziale
rispetto a :
√ 3
(a) ( ) = 1 − 2 + 3 − 42 + 56 7 + 3 + 2 ; (b) ( ) = 5 ln ;
(c) ( ) = ; (d) ( ) = (2 + 34 + 5−6 )7 ;
2 + + 3
3 +4 4
(e) ( ) = 3 ; (f) ( ) = ln(4 + 3 2 ).
12
Naturalmente il punto da trovare deve essere diverso da (5 12).
23
14. Per ciascuna delle seguenti funzioni si ricavino la derivata parziale rispetto a e la derivata parziale
rispetto a :
3
(a) ( ) = 83 4 − 22 5 + 5 − 26 + 4 + (32 − 43 )5 + 2
− 4
5
(b) ( ) = 2 + 2 ln(2 + 3 + 4) + (33 + 62 )3+4
p
+ 2 + + 3 ln(1 + 2 + 3)
(c) ( ) = + +
− 3 + 6 + 2
p
(d) ( ) = (7 + 82 )6 + ln(1 + 4) + 1 + 22 + 2 − 4 ln
• (a) per ogni ( ) ∈ R2+ e per ogni 0 vale ( ) = 2 ( );
• (b) 1 ( ) + 2 ( ) = 2 ( ).
16. In un modello di concorrenza tra due imprese, l’impresa 1 sceglie il prezzo unitario 1 0 per il
prodotto che l’impresa 1 offre, e l’impresa 2 sceglie il prezzo unitario 2 0 per il prodotto che
l’impresa 2 offre. I prezzi di questi prodotti devono rispettare una legge la quale impone che 1 sia
non maggiore di 10 e che 2 sia non maggiore di 10 I due prezzi determinano la quantità di prodotto
che i consumatori acquistano dall’impresa 1, indicata con (1 2 ), e la quantità di prodotto che i
consumatori acquistano dall’impresa 2, indicata con (1 2 ). Supponiamo che
2 4 2 4
(1 2 ) = 28 + 2 − 1 e (1 2 ) = 16 + 1 − 2
3 3 3 3
• (a) Qual è la monotonia della funzione rispetto a 1 ? Qual è la monotonia della funzione
rispetto a 2 ?
• (b) Qual è la monotonia della funzione rispetto a 1 ? Qual è la monotonia della funzione
rispetto a 2 ?
( ) = − 2
• (a) Qual è la monotonia della funzione rispetto a ? Qual è la monotonia della funzione
rispetto a ?
18. Si consideri la funzione di produzione ( ) = 3012 13 e (0 0 ) = (400 1000).
24
• (c) Si calcoli 2 (0 0 ) e la si utilizzi per approssimare la variazione della produzione che
risulta dall’aumento di una unità della quantità impiegata del fattore 2.
• (d) Si approssimi la variazione della produzione che risulta dalla riduzione di due unità della
quantità impiegata di fattore 1 e dall’aumento di tre unità della quantità impiegata del fattore
2.
Si supponga che il costo unitario per l’impresa del fattore 1 sia 19 e che il costo unitario del fattore
2 sia 10. Pertanto ( ) = 19 + 10 è il costo totale che l’impresa sostiene se impiega unità
del fattore 1 e unità del fattore 2.
19. Per ciascuna delle seguenti funzioni si determini l’approssimazione lineare per ( ) vicino a (0 0 ):
p
(a) ( ) = 1 + 4 − 5 + 73 , (0 0 ) = (2 0)
(b) ( ) = 32 + 2 3 , (0 0 ) = (1 −1)
Per la funzione al punto (b) si utilizzi l’approssimazione lineare per stimare (098 −101).
20. Per ciascuna delle seguenti funzioni si determini l’approssimazione lineare per ( ) vicino a (0 0 ):
Per la funzione al punto (b) si utilizzi l’approssimazione lineare per stimare (099 3015).
21. Si consideri una funzione di due variabili che soddidsfa le ipotesi del teorema del differenziale
totale nel punto (4 2) e tale che (4 2) = 3, 1 (4 2) = 4, 2 (4 2) = 5. Utilizzando queste
informazioni, si ricavi l’approssimazione lineare di ( ) per ( ) vicino a (4 2) e la si usi per
stimare (3996 2007).
25
4 Soluzioni
1. (0 1) = 2, (2 −1) = 0, (−2 3) = 4, (1 1) = 3, (3 ) = 5, (10 100) = 210, ( 1 1 ) =
1 2
+ .
2. (−1 2) = −10, ( 4 + 1) = −462 − 24 − 3, (−2 3) = −19, (16 10) = 212, ( 14 1) = − 23
8 .
1
√ √ √
3. (1 1) = 10, (4 27) = 60, ( 25 8) = 4, (3 2) = 10 3 6 2, (100 1000) = 1000, (2 2) =
10 · 256 12 13 .
4. (0 3) = 0, (1 1) = 15, (32 243) = 270. Poiché ( ) = 15()15 ()25 , risulta che
( ) = 1515 15 25 25 = 35 1515 25 = 35 ( ); quindi = 35.
26
nell’origine e raggio 4. Questo è l’insieme evidenziato nella figura 24(d).
Figura 24(a) Figura 24(b)
6 y
x
-6 -4 -2 2 4 6
-2
y=
1-
x
-4
-6
x
-4 -2 2 4
-2
-4
√
6. (a) L’insieme di definizione di è {( ) ∈ R2 : − 2 ≥ 0, ≥ 0, ≥ }. Questo è l’insieme dei
√
punti del piano cartesiano con coordinate ( ) tali che ≥ 0, 0 ≤ ≤ 1 e ≤ , cioè l’insieme
evidenziato nella figura 25(a).
(b) L’insieme di definizione di è {( ) ∈ R2 : (4 − 2 − 2 ) · (2 + 2 − 1) 0} = {( ) ∈
R2 : 4 − 2 − 2 0 e 2 + 2 − 1 0}, ovvero {( ) ∈ R2 : 1 2 + 2 4}, che è
l’insieme evidenziato nella figura 25(b) in cui ogni punto ( ) sulla circonferenza esterna soddisfa
l’uguaglianza 2 + 2 = 4 e ogni punto ( ) sulla circonferenza interna soddisfa l’uguaglianza
2 + 2 = 1.
(c) L’insieme di definizione di è {( ) ∈ R2 : 1 − ≥ 0}. Questo insieme contiene tutti i punti
che si trovano nel secondo o nel quarto quadrante del piano cartesiano, oppure sull’asse delle ascisse
o sull’asse delle ordinate, e alcuni punti che si trovano nel primo quadrante o nel terzo quadrante.
Per la precisione, se 0 e 0 allora 1 − ≥ 0 equivale a ≤ 1 ; se 0 e 0, allora
1 − ≥ 0 equivale a ≥ 1 . L’insieme di definizione è l’insieme evidenziato nella figura 25(c).
27
(d) L’insieme di definizione di è {( ) ∈ R2 : 2 − 3 + ≥ 0}, ovvero {( ) ∈ R2 : ≥ 3 − 2}.
Questo è l’insieme dei punti del piano cartesiano che si trovano più in alto rispetto al grafico della
funzione () = 3 − 2, oppure che si trovano su tale grafico, cioè l’insieme evidenziato nella figura
25(d).
(e) L’insieme di definizione di è R2 .
1.5
y
y=1
1.0
x
y=
0.5
1 2 3 x 4
5
-2
y= x 3
x
-4 -2 2 4
-5
-10
7. (a) Gli insiemi 0 6 12 sono, rispettivamente, 0 = {( ) ∈ R2 : 4−2+3 = 0}, 6 = {( ) ∈
R2 : 4−2+3 = 6}, 12 = {( ) ∈ R2 : 4−2+3 = 12}, ovvero 0 = {( ) ∈ R2 : = 23 − 43 },
6 = {( ) ∈ R2 : = 23 + 23 }, 12 = {( ) ∈ R2 : = 23 + 83 }, rappresentati nella figura 26(a).
(b) Gli insiemi −5 3 sono, rispettivamente, −5 = {( ) ∈ R2 : 2 − +1 = −5}, 3 = {( ) ∈
R2 : 2 − + 1 = 3}, ovvero −5 = {( ) ∈ R2 : = 2 + 6}, 3 = {( ) ∈ R2 : = 2 − 2},
rappresentati nella figura 26(b).
√
(c) Gli insiemi 1 10 sono, rispettivamente, 1 = {( ) ∈ R2 : 2 + 1 = 1}, 10 = {( ) ∈
√ √
R2 : 2 + 1 = 10}, ovvero 1 = {( ) ∈ R2 : 2 = 0} = {( ) ∈ R2 : = 0 e 6= 0},
28
1 √
10 = {( ) ∈ R2 : = 18 }, rappresentati nella figura 26(c).
p
(d) Gli insiemi 5 12 16 sono, rispettivamente, 5 = {( ) ∈ R2 : 169 − 2 − 2 = 5},
p p
12 = {( ) ∈ R2 : 169 − 2 − 2 = 12}, 16 = {( ) ∈ R2 : 169 − 2 − 2 = 16} ovvero
5 = {( ) ∈ R2 : 2 + 2 = 144}, 12 = {( ) ∈ R2 : 2 + 2 = 25}, 16 = {( ) ∈ R2 :
2 + 2 = −87}. Gli insiemi 5 e 12 sono rappresentati nella figura 26(d), mentre l’insieme 16 è
vuoto.
(e) Gli insiemi −5 3 sono, rispettivamente, −5 = {( ) ∈ R2 : 2 + 3 − 7 = −5}, 3 =
√
{( ) ∈ R2 : 2 + 3 − 7 = 3}, ovvero −5 = {( ) ∈ R2 : = 3 2 − 2}, 3 = {( ) ∈ R2 : =
√3
10 − 2}, rappresentati nella figura 26(e).13
-5 -6 -4 -2 2 4 6
A0
-5
0.6
A0 4
0.4 A10
-12 -8 -4 4 8 12
0.2
-4
A5
x
20 40 60 80 100 -8
-0.2
-12
13
Si noti che −5 può essere espresso come {( ) ∈ R2 : = 1 − 12 3 }, considerando come la variabile indipendente e
come la variabile dipendente. Analogamente, 3 = {( ) ∈ R2 : = 5 − 12 3 }.
29
Figura 26(e)
3
2
A-5 A3
1
-10 -5 5 10
-1
-2
-3
8. (a) Gli insiemi −2 6 sono, rispettivamente, −2 = {( ) ∈ R2 : 5 3 = −2}, 6 = {( ) ∈ R2 :
2 3 2 3
53 = 6}, ovvero −2 = {( ) ∈ R : = −10 }, 6 = {( ) ∈ R : = 30 }, rappresentati
nella figura 27(a).
(b) Gli insiemi −3 −1 2 sono, rispettivamente, −3 = {( ) ∈ R2 : + ln − 3 = −3},
−1 = {( ) ∈ R2 : + ln − 3 = −1}, 2 = {( ) ∈ R2 : + ln − 3 = 2}, ovvero
−3 = {( ) ∈ R2 : = − }, −1 = {( ) ∈ R2 : = 2− }, 2 = {( ) ∈ R2 : = 5− },
rappresentati nella figura 27(b).
(c) Gli insiemi −3 −1 2 sono, rispettivamente, −3 = {( ) ∈ R2 : − 2 = −3}, −1 =
{( ) ∈ R2 : − 2 = −1}, 2 = {( ) ∈ R2 : − 2 = 2}, ovvero −3 = {( ) ∈ R2 : =
−− }, −1 = {( ) ∈ R2 : = − }, 2 = {( ) ∈ R2 : = 4− }, rappresentati nella figura
27(c).
(d) Gli insiemi −3 −1 2 sono, rispettivamente, −3 = {( ) ∈ R2 : − 2 = −3}, −1 =
{( ) ∈ R2 : − 2 = −1}, 2 = {( ) ∈ R2 : − 2 = 2}, ovvero −3 = {( ) ∈ R2 : =
− ln(−)}, −1 = {( ) ∈ R2 : = − ln }, 2 = {( ) ∈ R2 : = ln 4 − ln }, rappresentati
nella figura 27(d).
(e) Gli insiemi −3 5 sono, rispettivamente, −3 = {( ) ∈ R2 : 12 13 = −3}, 5 = {( ) ∈
R2 : 12 13 = 5}, ovvero −3 = {( ) ∈ R2 : = −27 32 }, 5 = {( ) ∈ R
2 : = 125 },
32
30
rappresentati nella figura 27(e).
-60 -5
10 5
A-1
A2
A2 x
-4 -2 2 x 4 -10 -5 5 10
A-3 A-1
A-3
-10
-5
-20
-10
Figura 27(e)
40
y
20 A5
x
2 4 6 8 10
A-3
-20
-40
31
√
9. (a) Per ogni ( ) ∈ vale 2 + 2 = 16, quindi per ogni ( ) ∈ si ha che ( ) = 5+ 16−16 =
−7, il che significa che è la curva di livello per per la quota −7, cioè = −7 .
(b) La funzione dipende da ( ) solo attraverso il binomio 2 + 2 , e questo binomio vale
169 se = 5, = 12. Quindi ogni altra coppia ( ) tale che 2 + 2 = 169 genera lo stesso
valore di ( ). Ad esempio, ( ) = (13 0) soddisfa 2 + 2 = 169 e infatti (5 12) = −151,
(13 0) = −151.
10. Si noti che ( ) = ln(( − )2 ) + 2(−) , e che per ogni ( ) in {( ) ∈ R2 : = − } si ha
che − = . Pertanto per ogni ( ) in {( ) ∈ R2 : = − } risulta ( ) = ln(2 ) + 2 ,
ovvero {( ) ∈ R2 : = − } = ln(2 )+2 .14
12. (a) Indicando con l’insieme di definizione della funzione (b) nel problema 5, risulta che l’insieme
dei punti interni per coincide con . L’insieme dei punti di accumulazione per è {( ) ∈ R2 :
≥ 1 − }.
(b) Indicando con l’insieme di definizione della funzione (a) nel problema 6, risulta che l’insieme
dei punti di accumulazione per coincide con . L’insieme dei punti interni per è {( ) ∈ R2 :
√
0, 0 1 e }.
13. (a)
3 6
1 ( ) = −2 − 8 + 305 7 , 2 ( ) = 3 + 356 6 + √ − 3
2
(b)
1 ( ) = 54 ln + 4 , 2 ( ) = 5 ln
(c)
2 + + 3 − 2 + − 23
1 ( ) = , 2 ( ) =
(2 + + 3 )2 (2 + + 3 )2
(d)
1 ( ) = −210(2 + 34 + 5−6 )6 −6 , 2 ( ) = 84 3 (2 + 34 + 5−6 )6
(e)
3 +4 4 3 +4 4
1 ( ) = 92 3 , 2 ( ) = (1 + 16 4 )3
14
Come nell’esercizio precedente, si può osservare che dipende da e solo attraverso il binomio − . Pertanto
l’insieme di tutti gli ( ) tali che − è costante è una curva di livello per .
32
(f)
4 6
1 ( ) = , 2 ( ) =
4 + 32 4 + 3 2
14. (a)
1 12
1 ( ) = 242 4 − 4 5 + 54 + 30(32 − 4 3 )4 + 2
+ 5
2 3
2 ( ) = 323 3 − 102 4 − 12 5 + 4 − 60 2 (32 − 4 3 )4 − 3 − 4
(b)
µ ¶
¡ 2 2
¢ 2 3 5
1 ( ) = + 2 + ln(2 + 3 + 4) + + 92 3+4
2 + 3 + 4
µ 2
¶
4 5 5
2 ( ) = 2 + 2 ln(2 + 3 + 4) + + 123+4 + (33 + 6 2 )20 4 3+4
2 + 3 + 4
(c)
p
√ (3 + ) − (3 + ) 2 + + 3
−2 2 ++3 1 2
1 ( ) = + +
( − )2 (3 + )2 2
6 + 1 + 2 + 3
p
√3+ − 2 + + 3 3
+ 2 ) − 2 ln(1 + 2 + 3)
2 2
2 ++3 1+2+3 (6
2 ( ) = + +
( − )2 (3 + )2 (6 + 2 )2
(d)
4 2
1 ( ) = 42(7 + 8 2 )5 + +p
1 + 4 1 + 2 + 2 − 4 ln
2
− 2
2 ( ) = 96(7 + 8 2 )5 + ln(1 + 4) + p
1 + 22 + 2 − 4 ln
¡ ¢
15. (a) ( ) = 3()2 + 4()() + 5()2 = 2 32 + 4 + 52 = 2 ( ).
(b) Poiché 1 ( ) = 6 + 4 e 2 ( ) = 4 + 10, risulta che 1 ( ) + 2 ( ) = (6 + 4) +
(4 + 10) = 2(32 + 4 + 52 ) = 2 ( ).
33
17. Poiché
1 ( ) = − 2, 2 ( ) =
si deduce che (i) è monotona strettamente crescente rispetto a per ∈ [0 2 ], è monotona
strettamente decrescente rispetto a per ∈ [ 2 +∞); (ii) è monotona strettamente crescente
rispetto a .
ovvero
∆ ' 75∆ + 2∆
Quindi ∆ ∆ vicini a zero fanno aumentare se e solo se 75∆ + 2∆ 0. L’approssimazione
lineare di ( ) per ( ) vicino a (0 0 ) è15
e allora
∆ = 19∆ + 10∆
Quindi ∆ ∆ fanno ridurre se e solo se 19∆ + 10∆ 0. Pertanto cerchiamo ∆ ∆ vicini a
zero tali che (
75∆ + 2∆ 0
(11)
19∆ + 10∆ 0
Dalla prima disequazione in (11) si ottiene ∆ −375∆; dalla seconda disequazione in (11) si
ottiene ∆ −19∆. Quindi se (per esempio) ∆ 0 e ∆ = −2∆, allora entrambe le dise-
quazioni in (11) sono soddisfatte. Questo significa che partendo da (0 0 ) aumentare leggermente
la quantità utilizzata del fattore 1 e ridurre la quantità utilizzata del fattore 2 di un ammontare
doppio rispetto all’aumento della quantità del fattore 1 fa crescere la quantità prodotta (perché
75∆ + 2∆ 0) e fa ridurre il costo sostenuto dall’impresa (perché 19∆ + 10∆ 0).
15
Poiché ( ) è una funzione lineare, l’approssimazione lineare di ( ) coincide con ( ) e dunque non è necessario
restringersi a considerare ∆ ∆ vicini a zero affinché l’approssimazione lineare di ( ) sia una buona approssimazione.
34
2 −5+212
19. (a) Risulta che (2 0) = 3 e 1 ( ) = √ , 2 ( ) = √ , quindi 1 (2 0) =
1+4−5+7 3 2 1+4−5+73
2
3, 2 (2 0) = − 56 . L’approssimazione lineare di ( ) per ( ) vicino a (2 0) è
2 5
3 + ( − 2) −
3 6
(b) Risulta che (1 −1) = −5 e 1 ( ) = 6, 2 ( ) = 32 + 62 , quindi 1 (1 −1) = −6,
2 (1 −1) = 9. L’approssimazione lineare di ( ) per ( ) vicino a (1 −1) è
−5 − 6( − 1) + 9( + 1)
20. (a) Risulta che (2 3) = 49 e 1 ( ) = 2, 2 ( ) = 10, quindi 1 (2 3) = 4, 2 (2 3) = 30.
L’approssimazione lineare di ( ) per ( ) vicino a (2 3) è
49 + 4( − 2) + 30( − 3)
(b) Risulta che ( ) = 24 − 32 + 2 e (1 3) = 2, 1 ( ) = 83 − 6, 2 ( ) = −32 + 2,
quindi 1 (1 3) = −10, 2 (1 3) = 3. L’approssimazione lineare di ( ) per ( ) vicino a (1 3) è
2 − 10( − 1) + 3( − 3)
1 + 5 + 6
(d) Risulta che (0 0) = 0 e 1 ( ) = ln(1+), 2 ( ) = 1+ , quindi 1 (0 0) = 0, 2 (0 0) = 1.
L’approssimazione lineare di ( ) per ( ) vicino a (0 0) è
(e) Risulta che (1 −1) = 2 e 1 ( ) = 122 + , 2 ( ) = − 2, quindi 1 (1 −1) = 11,
2 (1 −1) = 3. L’approssimazione lineare di ( ) per ( ) vicino a (1 −1) è
2 + 11( − 1) + 3( + 1)
1 + + 4
3 + 4( − 4) + 5( − 2)
35