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Alcune nozioni di base per funzioni di due variabili

(Matematica per le applicazioni economiche I, a.a. 2018-2019)

Domenico Menicucci1

1 Introduzione
Una funzione di una variabile,  :  → R con  ⊆ R, associa un numero reale  () a ogni numero reale
 in ; ovvero, la variabile dipendente è funzione di una sola variabile indipendente.
Alcuni fenomeni economici possono essere descritti da funzioni di una variabile, ma molti altri no.
Per illustrare un esempio per entrambi i casi, iniziamo considerando un’impresa che produce un singolo
tipo di prodotto utilizzando un unico fattore produttivo, per esempio il lavoro. Indicando con  ≥ 0 la
quantità di lavoro impiegato dall’impresa in un dato periodo di tempo, possiamo pensare che esista una
funzione  : [0 +∞) → R che a ogni  ≥ 0 associa la quantità di prodotto ottenuto dall’impresa, indicata
con  (). Per questo motivo  viene detta funzione di produzione dell’impresa.

Esempio 1 Se  () =  + 3 , allora  (4) = 10. Questa uguaglianza significa che se l’impresa utilizza 4
unità di lavoro, allora ottiene 10 unità di prodotto. Analogamente,  (100) = 130 rivela che se l’impresa
utilizza 100 unità di lavoro, allora ottiene 130 unità di prodotto.
Per un’impresa che utilizza un solo fattore produttivo, la funzione di produzione è una funzione di una
sola variabile. Tuttavia, spesso nel proprio processo produttivo un’impresa impiega vari fattori (lavoro,
materie prime, capitale, ...), e in tal caso la quantità di prodotto che ottiene dipende dalle quantità
utilizzate dei diversi fattori, cioè la variabile dipendente dipende da due o più variabili indipendenti.
Pertanto in questi casi la funzione di produzione è una funzione di più di una variabile.
Poiché l’utilizzo delle funzioni di più di una variabile è frequente in economia, questo documento
introduce alcune nozioni di base per funzioni di due variabili.2 A tal fine è opportuno iniziare ricordando
che l’insieme R2 è l’insieme di tutte le coppie ordinate di numeri reali e, analogamente, R3 è l’insieme di
tutte le terne ordinate di numeri reali.
Esempio 2 La coppia (0 5) è un elemento di R2 (che è diverso dalla coppia (5 0)) e così (3 −1).3 La
terna (−2 5 3) è un elemento di R3 , come (1 0 17), mentre 7 e (1 2 3 10) non appartengono né a R2 né
a R3 perché non sono né coppie né terne di numeri reali.4
1
Nel preparare questo documento mi sono basato, tra l’altro, sui testi "Analisi matematica 2", E. Giusti, Bollati Bor-
inghieri 1994; "Matematica per l’economia e l’azienda", L. Peccati, S. Salsa, A. Squellati, Egea 2004; "Metodi matematici
per l’analisi economica e finanziaria", K. Sydsaeter, P. Hammond, A. Strom, Pearson 2015. Sono grato a Domenico Colucci
per alcuni suggerimenti e per aver individuato alcuni errori in una versione precedente di questo documento. Ogni errore (o
carenza) rimasto è responsabilità mia.
2
Gli studenti interessati a una trattazione più completa e più approfondita (che include le funzioni di più di due variabili)
sono invitati a prendere in considerazione l’insegnamento di Matematica per le applicazioni economiche II, un insegnamento
del corso di studio in Economia e Commercio che può essere inserito nel piano di studio (tra gli insegnamenti a libera scelta)
anche dagli studenti iscritti al corso di studio in Economia Aziendale.
3
Come sappiamo, con (0 5) si indica anche un intervallo aperto di numeri reali. Sebbene questo possa essere fonte di
ambiguità, il contesto dovrebbe rendere chiaro se ( ) indica un intervallo in R oppure un elemento di R2 .
4
Sappiamo già che 7 appartiene a R; (1 2 3 10) è un elemento di R4 , l’insieme delle quaterne ordinate di numeri reali.

1
Poiché esiste una corrispondenza biunivoca tra R2 e il piano cartesiano, ogni coppia di numeri in R2
può essere vista come un punto del piano cartesiano, e più in generale ogni sottoinsieme di R2 può essere
visto come un sottoinsieme del piano cartesiano.
Esempio 3 Consideriamo l’insieme  = {( ) ∈ R2 : 2 −  − 6  0}, che è l’insieme di tutte le coppie
di numeri reali ( ) tali che 2 −  − 6  0. Per esempio, (1 5) ∈ , (4 2) ∈ , (−4 1) ∈ . Poiché la
1
disuguaglianza 2 −  − 6  0 equivale a   2  + 3, l’insieme  è costituito dai punti del piano cartesiano
che si trovano più in alto rispetto alla retta di equazione  = 12  + 3, come evidenziato nella figura 1:

y
6
(1,5) +3
0 .5x
Figura 1 4
y=
l’insieme  = {( ) ∈ R2 : 2 −  − 6  0} : A 2 (4,2)
(-4,1)
e i punti (1 5) ∈ , (4 2) ∈
 , (−4 1) ∈

x
-10 -5 5
-2

Anche per gli elementi di R3 , cioè le terne di numeri reali, è possibile una rappresentazione grafica.
Essa si basa sull’esistenza di una corrispondenza biunivoca tra l’insieme R3 e i punti dello spazio ordinario,
che ora descriviamo.
Iniziamo fissando tre assi (cioè tre rette) nello spazio ordinario, chiamati rispettivamente asse , asse
, asse , in modo che ciascun asse sia perpendicolare agli altre due e che gli assi abbiano un punto in
comune indicato con . Su ogni asse scegliamo poi un’unità di misura e una direzione, per cui ogni asse
è in corrispondenza biunivoca con R:

Figura 2
:
l’asse , l’asse , l’asse 

Chiamiamo piano  il piano che contiene l’asse  e l’asse . Analogamente, il piano  è il piano che

2
contiene l’asse  e l’asse , e il piano  è il piano che contiene l’asse  e l’asse . Ora a ogni terna
(0  0  0 ) ∈ R3 possiamo associare un punto nello spazio (e viceversa) come segue:

• si individua sull’asse  il punto associato al numero 0 nella terna e poi il piano che passa per tale
punto ed è parallelo al piano ;

• si individua sull’asse  il punto associato al numero 0 nella terna e poi il piano che passa per tale
punto ed è parallelo al piano ;

• si individua sull’asse  il punto associato al numero 0 nella terna e poi il piano che passa per tale
punto ed è parallelo al piano .

L’intersezione dei tre piani appena individuati consiste di un solo punto, che è il punto dello spazio
ordinario associato alla terna (0  0  0 ). I numeri 0 , 0 , 0 si dicono coordinate di tale punto.
Esempio 4 La figura 3 individua il punto nello spazio associato alla terna (2 3 4). La figura 4 individua
il punto nello spazio che ha coordinate (5 1 −2).

Figura 3 Figura 4
il punto nello spazio associato a (2 3 4) il punto nello spazio associato a (5 1 −2)

E’ utile notare che il piano  è l’insieme dei punti per i quali la terza coordinata, , è uguale a 0. I
punti che si trovano più in alto rispetto al piano  sono quelli per cui la terza coordinata è positiva; i
punti che sono più in basso rispetto al piano  sono quelli per cui la terza coordinata è negativa.

2 Funzioni di due variabili


Una funzione di due variabili ha un dominio  che è un sottoinsieme di R2 ed è indicata con  :  → R.
A ogni coppia ( ) in ,  associa un numero reale indicato con  ( ) proprio come una funzione di
una variabile, che però è definita in un sottoinsieme di R e non di R2 .

3
Esempio 5(i) Si consideri  : R2 → R (cioè  = R2 ) tale che  ( ) = 6+2 − 12  per ogni ( ) ∈ R2 .
Questa funzione associa a ogni ( ) in R2 il numero 6 + 2 − 12 . Per esempio,  (2 3) = 6 + 4 − 3 = 7
e  (4 5) = 12.
Questa è la stessa idea che si applica a una funzione di una variabile, ma ora ci sono due variabili
indipendenti e non solo una:  è una funzione di  e di  e la variabile dipendente è indicata con ,
ovvero  =  ( ).
Nell’esempio 5 viene specificato che il dominio di  è R2 . Ma se per una funzione viene specificata
solo l’espressione analitica e non il dominio, allora per convenzione si considera la funzione definita nel
più grande sottoinsieme di R2 in cui è possibile eseguire le operazioni indicate dall’espressione, detto
insieme di definizione della funzione.

Esempio 6 Per  ( ) = 9 − 6 8 − 2 − , l’insieme di definizione è  = {( ) ∈ R2 :  ≤ 8 − 2}; si

veda la figura 5. Quindi, ad esempio,  (2 1) = 18 − 6 3 ma  (7 −2) è non definito perché (7 −2) ∈  .
y
15
A 10
Figura 5 y=8
-2
5 x
l’insieme  = {( ) ∈ R2 :  ≤ 8 − 2} :
(2,1) x
e i punti (2 1) ∈  e (7 −2) ∈

-4 -2 2 4 6 8
(7,-2)
-5

2.1 Funzioni di produzione


Consideriamo un’impresa che produce un singolo tipo di prodotto usando due fattori produttivi (ad
esempio lavoro e capitale). Con  ≥ 0 indichiamo la quantità che l’impresa utilizza del fattore 1, con
 ≥ 0 indichiamo la quantità che l’impresa utilizza del fattore 2. Data una coppia ( ), una funzione
di produzione  di due variabili determina la quantità  ( ) di prodotto ottenuto dall’impresa. Il
dominio di  è l’insieme R2+ delle coppie di numeri che hanno entrambe le coordinate non negative, cioè
 : R2+ → R con R2+ = {( ) ∈ R2 :  ≥ 0 e  ≥ 0} perché un fattore produttivo non può essere
impiegato in quantità negativa.
Esempio 7(i) Se  : R2+ → R è tale che  ( ) = 6 + 4, allora (per esempio)  (3 7) = 46. Questo
significa che se l’impresa utilizza 3 unità del fattore 1 e 7 unità del fattore 2, allora produce 46 unità di
prodotto. Modificando le quantità utilizzate dei fattori produttivi si ottengono (tipicamente) livelli di
produzione diversi: ad esempio,  (11 2) = 74.
Esempio 8(i) Una funzione di produzione ben nota è la cosiddetta funzione Cobb-Douglas tale che
 ( ) =    , con   0,   0,   0. Se ad esempio  = 5 e  = 3,  = 1, allora  ( ) = 53 . In
tal caso (per esempio)  (2 6) = 240, cioè se l’impresa utilizza 2 unità del fattore 1 e 6 unità del fattore
2, allora ottiene 240 unità di prodotto.

4
2.2 Rappresentazione grafica
Per una funzione di una variabile  :  → R con  ⊆ R, il grafico, indicato con G( ), è l’insieme delle
coppie di numeri reali (  ()) che sono ottenute al variare di  in , cioè G( ) = {( ) ∈ R2 :  ∈  e
 =  ()}. Poiché G( ) è un insieme di coppie di numeri reali, esso può essere rappresentato in un piano
cartesiano come fatto in molti casi nelle lezioni precedenti.
Per una funzione di due variabili  :  → R con  ⊆ R2 , il grafico, indicato con G( ), è l’insieme delle
terne di numeri reali (   ( )) che sono ottenute al variare di ( ) in , cioè G( ) = {(  ) ∈
R3 : ( ) ∈  e  =  ( )}.
Esempio 5(ii) Per la funzione  dell’esempio 5(i), la terna (2 3 7) è un elemento di G( ) perché (2 3)
appartiene al dominio di  e 7 =  (2 3); analogamente, (4 0 22) ∈ G( ). Viceversa, (1 5 8) non
appartiene a G( ) perché 8 6=  (1 5).
Poiché G( ) è un insieme di terne di numeri reali, possiamo usare la corrispondenza biunivoca tra R3
e lo spazio ordinario — descritta nella prima sezione di questo documento — per rappresentare G( ) come
un insieme di punti dello spazio ordinario. In particolare, è utile "inserire" il dominio  di  nel piano
,5 mentre l’asse  contiene i valori assunti da  . Dato un (0  0 ) in , calcolando  (0  0 ) si ricava
la terna (0  0   (0  0 )) e si individua il punto nello spazio che corrisponde a tale terna. Ripetendo
questa operazione per ogni ( ) in  si ottiene G( ), e se  è "sufficientemente regolare" (come quasi
tutte le funzioni considerate in questo documento), allora G( ) è una sorta di superficie connessa come
nelle figure 6-9:

Figura 6
il grafico di una funzione di due variabili :
che ha per dominio  un quadrato

Esempio 9 Se  : R2 → R è tale che  ( ) = 3 per ogni ( ) ∈ R2 , allora  è una funzione costante
5
Per la precisione, si considera l’insieme dei punti del piano  con coordinate (  0) tali che ( ) ∈ .

5
e G( ) è un piano orizzontale:

Figura 7
:
il grafico della funzione  ( ) = 3

Esempio 10 Se  : R2 → R è tale che  ( ) = 4 − 14  + 12 , allora G( ) è un piano non orizzontale ma


inclinato, che passa (tra l’altro) per i punti (0 0 4), (4 4 5) e (0 10 9):

Figura 8
il grafico della funzione :
 ( ) = 4 − 14  + 12 

In generale, se  : R2 → R è tale che  ( ) =  +  +  per qualche    in R, allora G( )


è un piano che interseca l’asse  nel punto di coordinate (0 0 ) e il segno di  determina se  è cres-

6
cente/decrescente/costante rispetto a , il segno di  determina se  è crescente/decrescente/costante
rispetto a .
Esempio 11 Se  : R2 → R è tale che  ( ) = 10 − 12 2 − 12  2 , allora G( ) è una sorta di cupola che
passa (tra l’altro) per i punti (0 0 10), (4 −2 0), (3 3 1):

Figura 9
il grafico della funzione :
 ( ) = 10 − 12 2 − 12  2

Purtroppo rappresentare G( ) è poco pratico perché G( ) è un oggetto che si trova nello spazio ordi-
nario. E’ possibile cercare di rappresentare G( ) in un foglio mediante l’uso appropriato della prospettiva
(questo è ciò che viene fatto nelle figure 6-9), ma una rappresentazione accurata richiede l’uso di un soft-
ware appropriato o di notevoli capacità artistiche.
Esiste una rappresentazione grafica alternativa per una funzione di due variabili che talvolta è più
conveniente di quella introdotta sopra perché si basa su coppie di numeri e non su terne. Per presentarla,
fissiamo un numero arbitrario  in R e consideriamo l’insieme

 = {( ) ∈  :  ( ) = }

7
Questo è l’insieme dei punti del dominio  di  in cui  ha valore . L’insieme  si dice curva di livello di 
per la quota , e poiché  ⊆ R2 ,  ha il pregio di poter essere rappresentato nel piano cartesiano. Ri-
cavando  per diversi valori di  si ottengono varie curve di livello di  (una cosiddetta "famiglia" di
curva di livello), le quali rivelano informazioni su  .
Esempio 12 Se  : R2 → R è tale che  ( ) =  − 3 + 6, allora l’insieme 10 è la curva di livello di
 per la quota 10 ed è costituita dalle coppie ( ) che soddisfano  − 3 + 6 = 10, ovvero dai punti del
piano cartesiano che si trovano sulla retta di equazione  = 13  − 43 : per ogni ( ) su tale retta,  ( )
vale 10. Analogamente, −3 è l’insieme delle coppie ( ) che soddisfano  = 13  + 3, cioè per ogni ( )
tale che  = 13  + 3 vale  ( ) = −3; 0 coincide con i punti sulla retta  = 13  + 2:

6
y

4 A-3
A0

Figura 10 2
le curve di livello 10 , −3 , 0 :
per la funzione  ( ) =  − 3 + 6 x
-6 -4 -2 2 4 6 8
A10
-2

Per capire meglio come la curva di livello  viene individuata, è utile pensare al grafico di  , G( ),
al piano orizzontale di quota  (che ha equazione  = ), e all’intersezione tra tale piano e G( ).La
proiezione sul piano  dei punti nell’intersezione fa ottenere la curva di livello  , come descritto nella

8
figura seguente:

Figura 11
G( ), il piano orizzontale di equazione :
 = , la curva di livello 

Per una funzione di produzione, le curve di livello si dicono curve di isoquanto, o semplicemente
isoquanti, perché i punti su una stessa curva di livello hanno la proprietà di far ottenere la stessa quantità
di prodotto.
Esempio 7(ii) Per la funzione di produzione  ( ) = 6 + 4,  : R2+ → R, presentata nell’esempio
7(i), l’isoquanto 80 è l’insieme degli ( ) tali che  ≥ 0,  ≥ 0 e  = 20 − 32 
60
y

50

40
Figura 12
30
gli isoquanti 80 e 200 per la :
A200
funzione di produzione  ( ) = 6 + 4 20

A80
10
x
0 10 20 30 40

9
Per ogni ( ) in 80 vale  ( ) = 80, ovvero ogni combinazione di fattori produttivi in 80 [ad esempio
( ) = (6 11), ( ) = (10 5), ...] ha la proprietà di far ottenere 80 unità di prodotto. Si noti che 80
non coincide con l’insieme dei punti sulla retta di equazione  = 20 − 32 , ma è dato dai punti su tale
retta che hanno entrambe le coordinate non negative. Il motivo è che i punti sulla retta  = 20 − 32 
con una coordinata negativa non appartengono al dominio di  , l’insieme R2+ , dunque non fanno parte
di alcuna curva di livello di  .
L’isoquanto 200 è l’insieme degli ( ) tali che  ≥ 0,  ≥ 0 e  = 50 − 32 , cioè l’insieme dei punti nel
primo quadrante che si trovano sulla retta di equazione  = 50 − 32 .
Esempio 8(ii) Per la funzione di produzione  ( ) = 53  presentata nell’esempio 8(i), l’isoquanto
120 è l’insieme degli ( ) in R2+ tali che 53  = 120, ovvero gli ( ) che soddisfano   0 e  = 243 .
Ogni ( ) nell’insieme 120 è tale che  ( ) = 120. L’isoquanto 1280 è l’insieme degli ( ) tali che
  0 e  = 256
3 :

10
y
8

6 A1280
Figura 13
gli isoquanti 120 e 1280 per la :
4
funzione di produzione  ( ) = 53 
2 A120

2 4 6 8 x 10

2.3 Limiti e continuità


Questa sottosezione presenta la nozione di limite (finito, al finito) per funzioni di due variabili e introduce
le funzioni continue. Ciò richiede la conoscenza di alcune nozioni di topologia per sottoinsiemi di R2
(analoghe a quelle già presentate per i sottoinsiemi di R) che si basano sulla distanza tra due punti di R2 .
Definizione 1 Dati (1  1 ) e (2  2 ) in R2 , con
q
((1  1 ) (2  2 )) = (2 − 1 )2 + (2 − 1 )2

si indica la distanza tra (1  1 ) e (2  2 ).


Questa definizione si basa sull’applicare il teorema di Pitagora per calcolare la lunghezza del segmento
che unisce (1  1 ) a (2  2 ).
p
Esempio 13 Se (1  1 ) = (1 2) e (2  2 ) = (6 4), allora ((1  1 ) (2  2 )) = (6 − 1)2 + (4 − 2)2 =

29.

10
5 y

4 (6,4)

Figura 14
i punti (1  1 ) = (1 2) e (2  2 ) = (6 4); 3
il segmento che li unisce, la cui lunghezza
:
è  ((1 2) (6 4)) , è l’ipotenusa del 2
(1,2)
triangolo rettangolo i cui cateti sono
rappresentati da segmenti tratteggiati 1

x
1 2 3 4 5 6 7

Proprietà della distanza Per ogni (1  1 ), (2  2 ), (3  3 ) in R2 , vale


(i) ((1  1 ) (2  2 )) = 0 se (1  1 ) = (2  2 ), ((1  1 ) (2  2 ))  0 se (1  1 ) 6= (2  2 ) (segno della
distanza);
(ii) ((1  1 ) (2  2 )) = ((2  2 ) (1  1 )) (simmetria);
(iii) ((1  1 ) (2  2 )) ≤ ((1  1 ) (3  3 )) + ((3  3 ) (2  2 )) (disuguaglianza triangolare).
La terza proprietà viene detta disuguaglianza triangolare perché equivale alla seguente proprietà di
ogni triangolo: la lunghezza di un lato qualsiasi del triangolo è non maggiore della somma delle lunghezze
degli altri due lati.

y
P1

Figura 15
dati 1 = (1  1 ), 2 = (2  2 ), 3 = (3  3 ), :
vale (1  2 ) ≤ (1  3 ) + (3  2 )
P3

P2

Se fissiamo un punto in R2 , allora la nozione di distanza permette di definire un intorno del punto.
Definizione 2 Dato un (0  0 ) ∈ R2 e un numero   0, l’insieme

 (0  0 ) = {( ) ∈ R2 : (( ) (0  0 ))  }

si dice intorno di (0  0 ) con raggio .


Quindi  (0  0 ) è l’insieme dei punti di R2 che distano da (0  0 ) meno di , cioè  (0  0 ) è il
cerchio di raggio  centrato in (0  0 ), esclusa la circonferenza.

11
7
y
6

5
2

Figura 16 4

l’intorno di (5 4) con raggio 2 e :


3
l’intorno di (1 2) con raggio 06
0.6
2

x
1 2 3 4 5 6 7

Talvolta non è necessario specificare il raggio dell’intorno, e allora scriviamo semplicemente (0  0 )
per indicare un intorno di (0  0 ) con raggio non specificato.
Usando la definizione di intorno possiamo definire punti interni e punti di accumulazione per sottoin-
siemi di R2 in maniera simile a quanto fatto per sottoinsiemi di R.
Definizione 3 Dato un insieme  sottoinsieme di R2

• un punto (0  0 ) di  si dice punto interno per  se esiste un intorno di (0  0 ), (0  0 ), tale che
(0  0 ) ⊆ ;  indica l’insieme dei punti interni per ;

• un punto (0  0 ) di R2 , non necessariamente in , si dice punto di accumulazione per  se ogni


intorno di (0  0 ) contiene infiniti punti di ; D indica l’insieme dei punti di accumulazione per
.

Esempio 14 Sia  l’insieme {( ) ∈ R2 :  ≤ 6 − 2 e  +   6}, rappresentato nella seguente figura:

Figura 17
l’insieme  = {( ) ∈ R2 :  ≤ 6 − 2 e  +   6} :
e i punti (4 3) ∈ , (2 4) ∈
 , (5 5) ∈ 

Il punto (4 3) è punto interno per  perché esiste un suo intorno (mostrato nella figura 17) che è contenuto
in . Il punto (2 4) non è punto interno per  perché esso non è in . Il punto (5 5) appartiene ad 

12
ma non è punto interno per  perché nessun suo intorno (nemmeno un intorno con raggio molto piccolo
come quello mostrato in figura 17) è un sottoinsieme di . Ciascuno dei tre punti considerati è punto di
accumulazione per .
Ora è possibile presentare la nozione di limite, ma è utile iniziare ricordando che per una funzione di
una variabile  :  → R (con  ⊆ R) se 0 è punto di accumulazione per  si dice che lim→0  () = 
se per ogni   0 esiste   0 tale che

per ogni  ∈ (0 −  0 + ) ∩ ,  6= 0 vale  −    ()   + 

Per una funzione di due variabili, la definizione di limite è simile a quella appena data, ma (0 −  0 + )
è rimpiazzato da  (0  0 ), cioè da un intorno di (0  0 ) in R2 .
Definizione 4 Data  :  → R con  ⊆ R2 e (0  0 ) punto di accumulazione per , si dice che
lim()→(0 0 )  ( ) =  se per ogni   0 esiste   0 tale che

per ogni ( ) ∈  (0  0 ) ∩ , ( ) 6= (0  0 ) vale  −    ( )   +  (1)

L’interpretazione di questa definizione è la stessa che si applica alla definizione per funzioni di una
variabile: per ogni   0 esiste un intorno di (0  0 ) tale che per ogni ( ) in tale intorno e in  (escluso
al più (0  0 )),  ( ) dista da  meno di .
Esempio 15 Si consideri  : R2 → R tale che  ( ) = 5 + 3 + 7 e (0  0 ) = (3 2). Notiamo che
 (3 2) = 28, e ora verifichiamo che lim()→(32)  ( ) = 28 in base alla definizione 4. Dato un qualsiasi
  0, consideriamo l’intorno  (3 2) di (3 2) e notiamo che per ogni ( ) ∈  (3 2) vale   3 +  e
  2 + .
y
3

2+δ

2 (3,2)

Figura 18 2-δ
:
l’intorno  (3 2)
1

x
1 2 3-δ 3 3+δ 4

Dunque  ( )  5 + 3(3 + ) + 7(2 + ) = 28 + 10 perché  è monotona strettamente crescente


rispetto a  (cioè  ( ) aumenta se  aumenta), e  è monotona strettamente crescente anche rispetto
a . In maniera analoga si deduce che per ogni ( ) ∈  (3 2) vale 3 −    e 2 −   , dunque
5 + 3(3 − ) + 7(2 − )   ( ), cioè 28 − 10   ( ). Dunque

per ogni ( ) ∈  (3 2) vale 28 − 10   ( )  28 + 10 (2)

13
1
Dato   0, possiamo individuare un   0 che soddisfa (1) con  = 28: scegliendo  = 10  (oppure
1
  10 ) otteniamo 28 − 10 = 28 −  e 28 + 10 = 28 + . Pertanto dalla (2) possiamo concludere che
dato un qualsiasi   0,

per ogni ( ) ∈  1  (3 2) vale 28 −    ( )  28 + 


10

Esempio 16(i) Si consideri  : R2 → R tale che


(
8 se  6= 0 e  6= 0
 ( ) = (3)
0 se  = 0 e/o  = 0

Questa funzione è definita in R2 e ha valore costante, uguale a 8, nell’insieme R2 privato dell’asse  e


dell’asse ; se invece ( ) si trova sull’asse delle ascisse e/o sull’asse delle ordinate, allora  ( ) è uguale
a zero. Consideriamo (0  0 ) = (0 0) e notiamo che  (0 0) = 0, ma nonostante questo verifichiamo,
per assurdo, che lim()→(00)  ( ) non è uguale a 0. Se lim()→(00)  ( ) fosse uguale a 0, allora
potremmo fissare  = 1 nella definizione 4 e dedurre l’esistenza di un   0 tale che (dalla (1))

per ogni ( ) ∈  (0 0) ( ) 6= (0 0) vale 0 − 1   ( )  0 + 1

Ma  (0 0) necessariamente contiene qualche punto ( ) tale che  6= 0 e  6= 0, per il quale  ( ) = 8:
y

F(x,y)=8

Figura 19
un intorno di (0 0) e un punto ( ) in : x
questo intorno tale che  6= 0 e  6= 0

Questo viola la disuguaglianza  ( )  1, e pertanto lim()→(00)  ( ) non è uguale a 0. In maniera
analoga si verifica che lim()→(00)  ( ) 6=  per ogni  6= 8.
Per finire, verifichiamo che lim()→(00)  ( ) non è uguale a 8 e concludiamo così che lim()→(00)  ( )
non esiste. Se per assurdo lim()→(00)  ( ) fosse uguale a 8, allora potremmo fissare  = 1 nella
definizione 4 e dedurre l’esistenza di un   0 tale che

per ogni ( ) ∈  (0 0), ( ) 6= (0 0) vale 8 − 1   ( )  8 + 1

Ma  (0 0) necessariamente contiene qualche punto ( ) tale che  = 0 e  6= 0, per il quale  ( ) = 0.

14
Questo viola la disuguaglianza 7   ( ) e pertanto lim()→(00)  ( ) non è uguale a 8.

F(x,y)=0

Figura 20
un intorno di (0 0) e un punto ( ) in :
x
questo intorno tale che  = 0 e  6= 0

Definizione 5 Data  :  → R con  ⊆ R2 , sia (0  0 ) ∈  ∩ D. Allora  si dice continua in (0  0 )
se lim()→(0 0 )  ( ) =  (0  0 );6
 si dice continua in  se  è continua in ogni punto di .
In base alla definizione 5,  si dice continua in (0  0 ) se per ogni ( ) ∈  prossimo a (0  0 )
risulta che  ( ) è prossimo a  (0  0 ) nel senso della definizione 4. Pertanto, piccole variazioni di
( ) rispetto a (0  0 ) provocano piccole variazioni di  ( ) rispetto a  (0  0 ). L’esempio 15 rivela
che la funzione  ( ) = 5 + 3 + 7 è continua nel punto (3 2). L’esempio 16(i) mostra che la funzione
(3) non è continua nel punto (0 0).
E’ possibile dimostrare che ogni funzione costante (una funzione  : R2 → R tale che ( ) ha uno
stesso valore per ogni ( ) ∈ R2 ) è continua, ed è continua nel proprio insieme di definizione ogni funzione
nella quale le operazioni eseguite sulle variabili sono l’elevamento a potenza, il logaritmo e l’esponenziale.
Inoltre, la somma di funzioni continue è una funzione continua nel proprio insieme di definizione e la
stessa proprietà vale per il prodotto, il quoziente e la composizione di funzioni continue.
Esempio 17 Per  ( ) = (3 + 2 5 ) ln( − 4) l’insieme di definizione è {( ) ∈ R2 :   4}, e in tale
insieme  è continua.

2.4 Derivate parziali


Per una funzione di due variabili, le derivate parziali generalizzano la nozione di derivata prima (che si
applica a funzioni di una variabile) e aiutano a capire come  ( ) varia al variare di  .
Definizione 6 Data  :  → R con  ⊆ R2 e dato (0  0 ) ∈  ,  si dice parzialmente derivabile
in (0  0 ) rispetto a  se esiste ed è finito

 (0 +  0 ) −  (0  0 )
lim
→0 
6
Se (0  0 ) appartiene a  ma non a D, allora  è automaticamente continua in (0  0 ). Poiché tutte le funzioni
considerate in questo documento sono tali che  ⊆ D, il caso di (0  0 ) ∈  ∩ D è l’unico che ci interessa.

15
In tal caso il valore del limite si dice derivata parziale di  rispetto a  in (0  0 ) e si indica con 1 (0  0 )
 (0 0 )
o con  . Analogamente, se

 (0  0 + ) −  (0  0 )
lim
→0 
esiste ed è finito allora  si dice parzialmente derivabile in (0  0 ) rispetto a  e in tal caso 2 (0  0 ) =
 (0 0 +)− (0 0 )
lim→0  è detta derivata parziale di  rispetto a  in (0  0 ).
L’idea alla base della definizione di 1 (0  0 ) consiste nel considerare  come funzione della sola
variabile , tenendo  costante e uguale a 0 . Più in dettaglio, dopo aver fissato  = 0 ricaviamo il
rapporto incrementale di  rispetto a , cioè  (0 +0)− (0 0 ) , che è funzione solo di , e ne calcoliamo
il limite per  che tende a zero come per la derivata di una funzione di una variabile. Se tale limite esiste
ed è finito, esso viene detto derivata parziale di  rispetto a  in (0  0 ). In maniera analoga si definisce
2 (0  0 ), cioè si fissa  = 0 e si calcola la derivata di  considerata come funzione della sola variabile
.
Poiché ogni derivata parziale può essere vista come la derivata di una funzione di una variabile, al
calcolo delle derivate parziali si applicano le regole di derivazione che valgono per le funzioni di una
variabile.
Esempio 18(i) Per  ( ) = 7 − 45 +23  2 − , le derivate parziali sono 1 ( ) = 7 + 62  2 e
2 ( ) = −20 4 + 43  − 1.
Per  ( ) = (3  + 6) ln(1 + 5), le derivate parziali sono 1 ( ) = (33  + 6) ln(1 + 5) e 2 ( ) =
5
3 ln(1 + 5) + (3  + 6) 1+5 .
Se  :  → R con  ⊆ R2 è parzialmente derivabile (rispetto a  e rispetto a ) in ogni punto di ,
allora  si dice parzialmente derivabile in . Esistono funzioni che in alcuni punti non sono parzialmente
derivabili rispetto a qualche variabile (ad esempio,  ( ) = || + 2 3 non è parzialmente derivabile
rispetto a  nel punto (0 5)), ma è possibile dimostrare che è parzialmente derivabile nel proprio insieme
di definizione ogni funzione nella quale le operazioni eseguite sulle variabili sono l’elevamento a potenza
con esponente intero, il logaritmo e l’esponenziale. Inoltre, la somma di funzioni derivabili è una funzione
derivabile nel proprio insieme di definizione e la stessa proprietà vale per il prodotto, il quoziente e la
composizione di funzioni derivabili.
Per una funzione di una variabile, la derivabilità in un punto 0 ∈ R implica che la funzione sia anche
continua in 0 . Viceversa, per una funzione di due variabili l’esistenza delle derivate parziali in (0  0 )
non garantisce la continuità in (0  0 ).
Esempio 16(ii) Si consideri la funzione (3) dell’esempio 16(i). Verifichiamo che  è parzialmente
derivabile in (0 0) sia rispetto a  che rispetto a : lim→0  (0)−

(00)
= lim→0 0−0  = 0, dunque
 (0)− (00) 0−0
1 (0 0) esiste e vale 0; lim→0  = lim→0  = 0, dunque 2 (0 0) esiste e vale 0. Nonostante
ciò, sappiamo dall’esempio 16(i) che  non è continua in (0 0).7
7
Il fatto che 1 (0 0) esista implica che  ( 0) (funzione della sola variabile ) sia continua in  = 0, e il fatto che 2 (0 0)
esista implica che  (0 ) (funzione della sola variabile ) sia continua in  = 0. Ma il fatto che  sia continua in un punto
(0  0 ) rispetto a ciascuna delle due variabili singolarmente non implica che  soddisfi la definizione 5.

16
2.4.1 Derivate parziali e monotonia

Per una funzione  di due variabili, le derivate parziali possono essere usate per ricavare indicazioni
riguardo alla monotonia di  rispetto a  e rispetto a . In particolare, fissato  = 0 risulta che

• se esistono due numeri  e  tali che    e 1 ( 0 )  0 per ogni  nell’intervallo ( ), allora 
è monotona strettamente crescente rispetto a  nell’intervallo ( ), cioè se   1  2  , allora
 (1  0 )   (2  0 );

• se esistono due numeri  e  tali che    e 1 ( 0 )  0 per ogni  nell’intervallo ( ), allora
 è monotona strettamente decrescente rispetto a  nell’intervallo ( ), cioè se   1  2  ,
allora  (1  0 )   (2  0 ).

Analogamente, esiste un legame anche tra il segno della derivata parziale di  rispetto a  e la
monotonia di  rispetto a . In particolare, dopo aver fissato  = 0 , se 2 (0  )  0 per ogni  in un
intervallo, allora  è monotona strettamente crescente rispetto a  nell’intervallo; se 2 (0  )  0 per
ogni  in un intervallo, allora  è monotona strettamente decrescente rispetto a  nell’intervallo.
Esempio 18(ii) Per la funzione  ( ) = 7 − 45 + 23 2 −  dell’esempio 18(i) risulta che 1 ( ) =
7 + 62  2  0 per ogni ( ) ∈ R2 , dunque  è strettamente crescente rispetto a , qualsiasi sia il valore
di . Per la stessa funzione risulta che 2 ( ) = −20 4 + 43  − 1, ma questa derivata non ha segno
costante. Ad esempio, se  = 0 allora 2 (0 )  0 per ogni  e dunque  è strettamente decrescente
rispetto a  dato  = 0. Se consideriamo  = 5, allora risulta 2 (5 ) = −204 + 500 − 1 che è positivo
per  ∈ (1 2), dunque  è strettamente crescente rispetto a  nell’intervallo (1 2), dato  = 5.
Per una funzione di produzione  , definita in R2+ , usualmente le derivate parziali sono tali che

1 ( )  0 e 2 ( )  0 per ogni ( ) ∈ R2+ ; (4)

(oppure 1 ( ) ≥ 0 e 2 ( ) ≥ 0).8 La prima disuguaglianza in (4) implica che la quantità prodotta
aumenti al crescere della quantità utilizzata del fattore 1; la seconda disuguaglianza in (4) implica che la
quantità prodotta aumenti al crescere della quantità utilizzata del fattore 2.
Esempio 7(iii) Per la funzione di produzione  ( ) = 6 + 4 risulta 1 ( ) = 6 e 2 ( ) = 4;
dunque 1 ( )  0 e 2 ( )  0 per ogni ( ) ∈ R2+ .
Esempio 8(iii) Per la funzione di produzione  ( ) = 53  risulta 1 ( ) = 152  e 2 ( ) = 53 ;
dunque 1 ( ) ≥ 0 e 2 ( ) ≥ 0 per ogni ( ) ∈ R2+ .
È utile notare che per una funzione di produzione, la proprietà (4), ovvero il fatto che entrambe le
derivate parziali siano positive in ogni punto di R2+ , implica che ogni isoquanto per  sia una curva
decrescente, come avviene ad esempio per gli isoquanti nella figura 12. Ciò significa che se aumenta la
8
Per una funzione con dominio R2+ , i punti con almeno una coordinata uguale a zero non sono punti interni per il dominio,
e allora un presupposto per la definizione 6 viene meno. Nonostante questo, se ad esempio 0 = 0 allora possiamo calcolare
(o tentare di calcolare) lim→0  (0 +0)− (0 0 ) perché a questo fine è sufficiente che 0 sia punto di accumulazione per
il dominio della funzione  ( 0 ), che è una funzione della singola variabile . Questa condizione è sicuramente soddisfatta
quando (0  0 ) ∈  , ma per una funzione con dominio R2+ è soddisfatta anche per ogni (0  0 ) tale che 0 = 0, 0 ≥ 0.
Considerazioni analoghe valgono per lim→0  (0 0 +)− 
(0 0 )
se 0 = 0.

17
quantità impiegata di un fattore, allora per lasciare inalterata la quantità di prodotto rispetto a quella
iniziale è necessario ridurre la quantità dell’altro fattore.9 Più in dettaglio, se partiamo da un arbitrario
(1  1 ) e aumentiamo la quantità del fattore 1 fino a 2 con 2  1 , allora (4) implica un aumento
della quantità prodotta, cioè  (1  1 )   (2  1 ). Per ottenere una quantità prodotta uguale a quella
iniziale,  (1  1 ), è necessaria una riduzione della quantità del fattore 2, altrimenti (4) implica che la
quantità prodotta aumenti ulteriormente, e dunque non possa essere uguale a  (1  1 ). Pertanto, se
(2  2 ) soddisfa  (1  1 ) =  (2  2 ) e 2  1 , allora 2  1 .10

2.4.2 Approssimazioni lineari

Per una funzione  di una variabile che è derivabile in 0 , la retta tangente a G( ) nel punto (0   (0 ))
ha equazione
 =  (0 ) +  0 (0 )( − 0 ) (5)

ed ha la proprietà che  (0 ) +  0 (0 )( − 0 ) approssima bene  () per  vicino a 0 .
y )
(x-x 0
'( x 0)
)+ f ( x)
y=f
f (x
0
y=
f (x0 )
Figura 21
il grafico di una funzione  di una
:
variabile e la retta di equazione
 =  (0 ) +  0 (0 )( − 0 )

x
x0

In dettaglio, indichiamo con () l’errore di approssimazione (detto anche "resto"), cioè () =  () −
( (0 ) +  0 (0 )( − 0 )); allora si può dimostrare che esso soddisfa la seguente proprietà:

()
lim =0 (6)
→0 | − 0 |

Per interpretare la (6), si osservi che se  è vicino a 0 allora | − 0 |, la distanza tra  e 0 , è prossima
()
a zero. Il fatto che lim→0 |− 0|
sia zero rivela che () è molto più vicino a zero di | − 0 |, e dunque
l’errore commesso approssimando  () con  (0 ) +  0 (0 )( − 0 ) è molto piccolo per  vicino a 0 .
Graficamente, ciò significa che la retta tangente a G( ) nel punto (0   (0 )) è molto vicina a G( ) per 
vicino a 0 .
9
Per la funzione di produzione dell’esempio 8(i), l’isoquanto 0 non è una curva decrescente poiché esso coincide con
l’unione tra il semiasse non negativo delle ascisse e il semiasse non negativo delle ordinate. In effetti, tale funzione non
soddisfa la (4) in quanto 1 ( ) = 0 se  = 0 e 2 ( ) = 0 se  = 0.
10
Se partiamo da (1  1 ) e selezioniamo 2 minore di 1 , allora la (4) e l’uguaglianza  (1  1 ) =  (2  2 ) implicano
2  1 .

18
Per una funzione di due variabili che è parzialmente derivabile in (0  0 ), l’analogo della retta (5) è
il piano che ha equazione

 =  (0  0 ) + 1 (0  0 )( − 0 ) + 2 (0  0 )( − 0 ) (7)

Se usiamo il lato destro della (7) per approssimare  ( ), allora l’errore di approssimazione è ( ) =
 ( ) − ( (0  0 ) + 1 (0  0 )( − 0 ) + 2 (0  0 )( − 0 )). In questo contesto la proprietà analoga
alla (6) è
( )
lim =0 (8)
()→(0 0 ) (( ) (0  0 ))

L’interpretazione della (8) è analoga a quella che si applica alla (6): se ( ) è vicino a (0  0 ), allora
()
(( ) (0  0 )) è vicino a zero e se lim()→(0 0 ) (()(0 0 ))
= 0 allora possiamo concludere che
( ) è ben più vicino a zero di (( ) (0  0 )), ovvero l’errore di approssimazione è molto piccolo.
In tal caso, il piano (7) viene detto piano tangente a G( ) nel punto (0  0   (0  0 )) ed è molto vicino
a G( ) per ( ) vicino a (0  0 ), come la retta tangente (5) è molto vicina a G( ) per  vicino a 0 .
Talvolta questa proprietà viene espressa come segue:

 ( ) '  (0  0 ) + 1 (0  0 )( − 0 ) + 2 (0  0 )( − 0 ) per  ' 0 e  ' 0 (9)

Il lato destro dell’uguaglianza (7) (o della (9)) si dice approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino
a (0  0 ). Se la proprietà (8) vale, allora l’approssimazione lineare approssima bene  ( ) per ( )
vicino a (0  0 ). Tuttavia, il solo fatto che 1 (0  0 ) e 2 (0  0 ) esistano non basta a garantire che la
(8) sia soddisfatta, cioè non implica che l’approssimazione lineare approssimi bene  ( ).
Esempio 16(iii) Per la funzione (3) dell’esempio 16(i), si consideri (0  0 ) = (0 0). Poiché  (0 0) = 0
e 1 (0 0) = 0, 2 (0 0) = 0, l’approssimazione lineare di  ( ) è 0 ed essa non approssima bene  ( )
se  6= 0 e  6= 0 perché se, ad esempio,   0 e   0 allora  ( ) = 8 ma il valore approssimato di
 ( ) ottenuto usando l’approssimazione lineare è 0. Più formalmente, ( ) coincide con  ( ) e
la proprietà (8) si scrive come lim()→(00) √ ()
2 2
= 0, ma ragionando come nell’esempio 16(i) si può
 +
verificare che lim()→(00) √ ()
2 2
non è uguale a zero.11
 +
Il seguente teorema fornisce condizioni sufficienti affinché la proprietà (8) sia soddisfatta.
Teorema del differenziale totale Hp: Data  :  → R con  ⊆ R2 e dato (0  0 ) ∈  , esiste un
intorno di (0  0 ), (0  0 ), tale che 1 ( ) e 2 ( ) esistono per ogni ( ) in (0  0 ) e 1  2 sono
entrambe continue in (0  0 );
Ts:  è continua in (0  0 ) e vale la proprietà (8).
Nel resto di questo documento consideriamo solo funzioni che soddisfano le ipotesi del teorema del
differenziale totale in ogni punto del proprio insieme di definizione. L’insieme di tali funzioni contiene
tutte le funzioni descritte nella sezione 2.4 di questo documento, nel paragrafo successivo all’esempio
18(i).
11
Se (per assurdo) lim()→(00) √ ()
2 2
fosse zero, allora potremmo scegliere  = 1 nella definizione 4 e dedurre l’esistenza
 +
di un   0 tale che per ogni ( ) ∈  (0 0), ( ) 6= (0 0), vale −1  √ ()
2 2
 1. Ma  (0 0) contiene qualche ( ) tale
 +

che  =   0, per il quale  ( ) = 8. Dunque √ ()
2 2
= 4 2

, che è maggiore di 1 per  vicino a zero.
 +

19
Esempio 19(i) Data  ( ) = 32 −5 + 2 ln(1 + ) e (0  0 ) = (1 0), risulta  (1 0) = 3 e 1 ( ) =
2
6−5 , 2 ( ) = −152 −5 + 1+ , quindi 1 (1 0) = 6, 2 (1 0) = −13. Pertanto 3 + 6( − 1) − 13
è l’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (1 0) e se, ad esempio, vogliamo approssimare
 (101 −002), allora otteniamo 3 + 6(101 − 1) − 13(−002) = 332; il valore esatto di  (101 −002) è
3342.
Talvolta è utile esprimere la (9) in maniera diversa, sebbene equivalente. A questo fine definiamo
∆ = −0 , ∆ = −0 e ∆ =  ( )− (0  0 ): ∆ e ∆ sono le variazioni di  e , rispettivamente,
e ∆ è la conseguente variazione di  . Con questa notazione, la (9) si scrive come segue:

∆ ' 1 (0  0 )∆ + 2 (0  0 )∆ per ∆ ' 0 e ∆ ' 0 (10)

Il prodotto 1 (0  0 )∆ è detto differenziale parziale di  rispetto a ; il prodotto 2 (0  0 )∆ è detto
differenziale parziale di  rispetto a ; la loro somma è detta differenziale totale di  . L’uguaglianza
approssimata nella (10) afferma che il differenziale totale approssima bene le variazioni di  determinate
da piccole variazioni di  e .
Esempio 19(ii) Nel contesto dell’esempio 19(i), 1 (1 0) = 6, 2 (1 0) = −13 e ∆ = 001, ∆ = −002.
Dunque
1 (1 0)∆ + 2 (1 0)∆ = 6 · 001 − 13(−002) = 032

è la stima della variazione di  fornita dal differenziale totale; la variazione esatta di  è 0342.
Nel caso in cui  è una funzione di produzione, ∆ è la variazione della quantità impiegata del fattore
1, ∆ è la variazione della quantità impiegata del fattore 2 e ∆ è la variazione risultante della quantità
prodotta. Inoltre, 1 (0  0 ) e 2 (0  0 ) si dicono, rispettivamente, produttività marginale del fattore 1
e produttività marginale del fattore 2. La (10) esprime il fatto che piccole variazioni delle quantità uti-
lizzate dei fattori produttivi determinano una variazione della quantità prodotta approssimativamente
uguale al prodotto tra la produttività marginale del fattore 1 per la variazione della quantità del fattore
1 più il prodotto tra la produttività marginale del fattore 2 per la variazione della quantità del fattore 2.
Pertanto, se conosciamo 1 (0  0 ) e 2 (0  0 ) allora possiamo stimare la variazione di  provocata da
piccoli ∆ ∆.
Esempio 8(iv) Consideriamo la funzione di produzione dell’esempio 8(i), per la quale 1 ( ) = 152 
e 2 ( ) = 53 , e fissiamo (0 0 ) = (4 4). Risulta che 1 (4 4) = 960, 2 (4 4) = 320 e la (10) diventa

∆ ' 960∆ + 320∆ per ∆ ' 0 e ∆ ' 0

Partendo da (0  0 ) = (4 4), supponiamo di variare la quantità del fattore 1 di ∆ =   0 con  vicino a
zero, e di variare la quantità del fattore 2 di ∆ = −4, cioè la quantità del fattore 1 aumenta lievemente
e la quantità del fattore 2 si riduce del quadruplo dell’aumento della quantità del fattore 1. Quindi
960∆ + 320∆ = 960 + 320(−4) = −320, e dunque le variazioni considerate dei fattori 1 e 2 riducono
la quantità prodotta se   0 è vicino a 0. Se ∆ fosse uguale a −2, cioè se la quantità del fattore 2 si
riducesse solo del doppio dell’aumento della quantità del fattore 1, allora 960∆ + 320∆ sarebbe uguale
a 960 + 320(−2) = 320, e dunque le variazioni considerate farebbero aumentare la quantità prodotta.
E’ facile verificare che 960∆ + 320∆ è uguale a zero se ∆ = −3, ovvero se la quantità del fattore 2 si

20
riduce del triplo dell’aumento della quantità del fattore 1. In altri termini,  (4 +  4 − 3) è circa uguale
a  (4 4) se  è vicino a zero (non è necessario che  sia positivo).
In generale, il rapporto tra ∆ e ∆ che rende 1 (0  0 )∆ + 2 (0  0 )∆ uguale a 0 è − 12 (0 0 )
(0 0 ) ,
ovvero (se 0  0 e 0  0)

1 (0  0 )
 (0 +  0 − ) '  (0  0 ) se  è vicino a zero
2 (0  0 )
1 (0 0 )
Quindi 2 (0 0 ) è il tasso al quale, partendo da (0  0 ), il fattore 2 può essere sostituito dal fattore 1 per
mantenere approssimativamente costante la quantità prodotta. In altri termini, − 12 ( 0 0 )
(0 0 ) è la pendenza
della retta tangente alla curva di livello di  che passa per (0  0 ). Nel contesto di questo esempio,
− 12 (0 0 )
(0 0 ) = −3 è la pendenza della retta tangente alla curva di livello di  che passa per (4 4), la quale
ha equazione  − 4 = −3( − 4), cioè  = 16 − 3.

10
y
8
Figura 22 A1280
la curva di livello 1280 per 6

 ( ) = 53  e la retta tangente a :


4 (4,4)
tale curva di livello nel punto (4 4),
y=

di equazione  = 16 − 3 2
16
-3
x

2 4 6 8 x 10

21
3 Esercizi
1. Data  ( ) = +2, si calcolino  (0 1),  (2 −1),  (−2 3),  (1 1),  (3 ),  (10 100),  ( 1  1 )

2. Data  ( ) = 22 − 32 , si calcolino  (−1 2),  ( 4 + 1),  (−2 3),  (16 10),  ( 14  1).
1

3. Data  ( ) = 1012  13 ,  : R2+ → R, si calcolino  (1 1),  (4 27),  ( 25  8),  (3 2),
 (100 1000),  (2 2).

4. Data  ( ) = 1515 25 ,  : R2+ → R, si calcolino  (0 3),  (1 1),  (32 243) e si dimostri che
esiste un   0 tale che  ( ) =   ( ) per ogni ( ) ∈ R2+ e per ogni   0.

5. Per ciascuna delle seguenti funzioni si determini l’insieme di definizione e lo si rappresenti nel piano
cartesiano:
2 +  3 −6
(a)  ( ) = ; (b)  ( ) = √ ;
−+2 +−1
4 ln( − 2) + 5 ln(( − 3)2 ) p
(c)  ( ) = +
; (d)  ( ) = 16 − (2 +  2 ).
2 −8

6. Per ciascuna delle seguenti funzioni si determini l’insieme di definizione e lo si rappresenti nel piano
cartesiano:
p q ¡ ¢

(a)  ( ) =  − 2 −  − ; (b)  ( ) = ln (4 − 2 −  2 )(2 + 2 − 1) ;
p p
(c)  ( ) = 1 − ; (d)  ( ) = 4 2 − 3 + ; (e)  ( ) = 3 3 − 454 − 3,

7. Per ciascuna delle seguenti funzioni si ricavino le curve di livello per le quote indicate:

(a)  ( ) = 4 − 2 + 3,  = 0,  = 6,  = 12;


(b)  ( ) = 2 −  + 1,  = −5,  = 3;


(c)  ( ) = + 1,  = 1,  = 10;
2
p
(d)  ( ) = 169 − 2 −  2 ,  = 5,  = 12,  = 16;
(e)  ( ) = 2 +  3 − 7,  = −5,  = 3.

8. Per ciascuna delle seguenti funzioni si ricavino le curve di livello per le quote indicate:

(a)  ( ) = ,  = −2,  = 6;
53
(b)  ( ) =  + ln  − 3,  = −3,  = −1,  = 2;
(c)  ( ) =  − 2,  = −3,  = −1,  = 2;
(d)  ( ) =  − 2,  = −3,  = −1,  = 2;
12 13
(e)  ( ) =   ,  = −3,  = 5.

p
9. Per la funzione  ( ) = 5 + 2 +  2 − (2 + 2 )

22
• (a) Si spieghi perché l’insieme  = {( ) ∈ R2 : 2 +  2 = 16} è una curva di livello per  .
E’ vero che  ( ) = 16 per ogni ( ) ∈ ?
• (b) Si individui almeno un punto che si trova sulla stessa curva di livello per  alla quale
appartiene il punto (5 12).12

10. Per la funzione  ( ) = ln(2 − 2 +  2 ) + 2−2 si spieghi perché, per ogni  6= 0, l’insieme
{( ) ∈ R2 :  =  − } è una curva di livello per  .

11. Si considerino le tre curve di livello di una funzione  rappresentate nella figura seguente:

y
6

A4
4
A9
Figura 23
le curve di livello 1 , 4 , 9 :
2
per una funzione di due variabili

A1
x
1 2 3 4 5 6

-2

• (a) Si calcoli  (3 3).


• (b) Si risolva l’equazione  (1 ) = 4 rispetto all’incognita .
• (c) Si risolva l’equazione  ( 5) = 9 rispetto all’incognita .

12. Si individuino i punti interni e i punti di accumulazione per i seguenti sottoinsiemi di R2 :

• (a) L’insieme di definizione della funzione (b) nell’esercizio 5.


• (b) L’insieme di definizione della funzione (a) nell’esercizio 6.

13. Per ciascuna delle seguenti funzioni si ricavino la derivata parziale rispetto a  e la derivata parziale
rispetto a :
√ 3
(a)  ( ) = 1 − 2 + 3 − 42 + 56 7 + 3  + 2 ; (b)  ( ) = 5  ln ;


(c)  ( ) = ; (d)  ( ) = (2 + 34 + 5−6 )7 ;
2 +  +  3
3 +4 4
(e)  ( ) = 3 ; (f)  ( ) = ln(4 + 3 2 ).
12
Naturalmente il punto da trovare deve essere diverso da (5 12).

23
14. Per ciascuna delle seguenti funzioni si ricavino la derivata parziale rispetto a  e la derivata parziale
rispetto a :
 3
(a)  ( ) = 83 4 − 22  5 + 5 − 26 + 4 + (32 − 43 )5 + 2
− 4
 
5
(b)  ( ) = 2 + 2 ln(2 + 3 + 4) + (33 + 62 )3+4
p
+ 2 +  + 3 ln(1 + 2 + 3)
(c)  ( ) = + +
− 3 +  6 + 2
p
(d)  ( ) = (7 + 82 )6 +  ln(1 + 4) + 1 + 22 + 2 − 4 ln 

15. Per la funzione  ( ) = 32 + 4 + 52 , si dimostri che

• (a) per ogni ( ) ∈ R2+ e per ogni   0 vale  ( ) = 2  ( );
• (b) 1 ( ) + 2 ( ) = 2 ( ).

16. In un modello di concorrenza tra due imprese, l’impresa 1 sceglie il prezzo unitario 1  0 per il
prodotto che l’impresa 1 offre, e l’impresa 2 sceglie il prezzo unitario 2  0 per il prodotto che
l’impresa 2 offre. I prezzi di questi prodotti devono rispettare una legge la quale impone che 1 sia
non maggiore di 10 e che 2 sia non maggiore di 10 I due prezzi determinano la quantità di prodotto
che i consumatori acquistano dall’impresa 1, indicata con (1  2 ), e la quantità di prodotto che i
consumatori acquistano dall’impresa 2, indicata con (1  2 ). Supponiamo che
2 4 2 4
(1  2 ) = 28 + 2 − 1 e (1  2 ) = 16 + 1 − 2
3 3 3 3
• (a) Qual è la monotonia della funzione  rispetto a 1 ? Qual è la monotonia della funzione
 rispetto a 2 ?
• (b) Qual è la monotonia della funzione  rispetto a 1 ? Qual è la monotonia della funzione 
rispetto a 2 ?

17. Sia  ≥ 0 la quantità acquistata di un prodotto da parte di un consumatore, e sia   0 un indice


della qualità di tale prodotto. Allora la soddisfazione che il consumatore ottiene da tale prodotto è
(trascurando la spesa sostenuta per l’acquisto)

 ( ) =  − 2

• (a) Qual è la monotonia della funzione  rispetto a ? Qual è la monotonia della funzione 
rispetto a ?

18. Si consideri la funzione di produzione  ( ) = 3012  13 e (0  0 ) = (400 1000).

• (a) Si calcoli  (0  0 ).


• (b) Si calcoli 1 (0  0 ) e la si utilizzi per approssimare la variazione della produzione che
risulta dall’aumento di una unità della quantità impiegata del fattore 1.

24
• (c) Si calcoli 2 (0  0 ) e la si utilizzi per approssimare la variazione della produzione che
risulta dall’aumento di una unità della quantità impiegata del fattore 2.
• (d) Si approssimi la variazione della produzione che risulta dalla riduzione di due unità della
quantità impiegata di fattore 1 e dall’aumento di tre unità della quantità impiegata del fattore
2.

Si supponga che il costo unitario per l’impresa del fattore 1 sia 19 e che il costo unitario del fattore
2 sia 10. Pertanto ( ) = 19 + 10 è il costo totale che l’impresa sostiene se impiega  unità
del fattore 1 e  unità del fattore 2.

• (e) Si calcoli (0  0 ).


• (f) Si determinino ∆ vicino a zero e ∆ vicino a zero in modo che ( ) = (0 + ∆ 0 + ∆)
soddisfi  ( )   (0  0 ) e ( )  (0  0 ). A parole, ciò significa trovare una combi-
nazione ( ) di fattori vicina a (0  0 ) che permette di aumentare la produzione riducendo
la spesa che l’impresa sostiene per l’acquisto dei fattori.

19. Per ciascuna delle seguenti funzioni si determini l’approssimazione lineare per ( ) vicino a (0  0 ):
p
(a)  ( ) = 1 + 4 − 5 + 73 , (0  0 ) = (2 0)
(b)  ( ) = 32  + 2 3 , (0  0 ) = (1 −1)

Per la funzione al punto (b) si utilizzi l’approssimazione lineare per stimare  (098 −101).

20. Per ciascuna delle seguenti funzioni si determini l’approssimazione lineare per ( ) vicino a (0  0 ):

(a)  ( ) = 2 + 52 , (0  0 ) = (2 3)


2 2
(b)  ( ) = ( −  )( − 2 ), (0  0 ) = (1 3)
5 6
(c)  ( ) = (1 + ) (1 + ) , (0  0 ) = (0 0)
(d)  ( ) =  ln(1 + ), (0  0 ) = (0 0)
(e)  ( ) = 43 +  −  2 , (0  0 ) = (1 −1)
(f)  ( ) = + + ln(1 + 2 + 3), (0  0 ) = (0 0)

Per la funzione al punto (b) si utilizzi l’approssimazione lineare per stimare  (099 3015).

21. Si consideri una funzione  di due variabili che soddidsfa le ipotesi del teorema del differenziale
totale nel punto (4 2) e tale che  (4 2) = 3, 1 (4 2) = 4, 2 (4 2) = 5. Utilizzando queste
informazioni, si ricavi l’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (4 2) e la si usi per
stimare  (3996 2007).

25
4 Soluzioni
1.  (0 1) = 2,  (2 −1) = 0,  (−2 3) = 4,  (1 1) = 3,  (3 ) = 5,  (10 100) = 210,  ( 1  1 ) =
1 2
 + .

2.  (−1 2) = −10,  ( 4 + 1) = −462 − 24 − 3,  (−2 3) = −19,  (16 10) = 212,  ( 14  1) = − 23
8 .

1
√ √ √
3.  (1 1) = 10,  (4 27) = 60,  ( 25  8) = 4,  (3 2) = 10 3 6 2,  (100 1000) = 1000,  (2 2) =
10 · 256 12 13 .

4.  (0 3) = 0,  (1 1) = 15,  (32 243) = 270. Poiché  ( ) = 15()15 ()25 , risulta che
 ( ) = 1515 15 25  25 = 35 1515  25 = 35  ( ); quindi  = 35.

5. (a) L’insieme di definizione di  è {( ) ∈ R2 :  −  + 2 6= 0}, ovvero {( ) ∈ R2 :  6=  − 2}.


Questo è l’insieme di tutti i punti del piano cartesiano tranne i punti che si trovano sulla retta di
equazione  =  − 2, ovvero l’insieme evidenziato nella figura 24(a).

(b) L’insieme di definizione di  è {( ) ∈ R2 :  +  − 1 ≥ 0 e  +  − 1 6= 0}, ovvero
{( ) ∈ R2 :   1 − }. Questo è l’insieme dei punti del piano cartesiano che si trovano più in
alto rispetto alla retta di equazione  = 1 − , ovvero l’insieme evidenziato nella figura 24(b).
(c) L’insieme di definizione di  è {( ) ∈ R2 :  − 2  0, ( − 3)2  0, 2+ − 8 6= 0}, ovvero
{( ) ∈ R2 :   2,  6= 3,  6= 3 − }. Questo è l’insieme dei punti del piano cartesiano che si
trovano a destra della retta (verticale) di equazione  = 2, ma non sono sulla retta (orizzontale) di
equazione  = 3 né sulla retta di equazione  = 3 − , ovvero i punti nell’insieme evidenziato nella
figura 24(c).
(d) L’insieme di definizione di  è {( ) ∈ R2 : 16 − (2 +  2 ) ≥ 0}, ovvero {( ) ∈ R2 : 2 + 2 ≤
16}. Per rappresentare tale insieme nel piano cartesiano, notiamo che la distanza tra un punto di
coordinate ( ) e l’origine del piano (di coordinate (0 0)) è
p
(( ) (0 0)) = 2 +  2

Pertanto la disuguaglianza 2 +  2 ≤ 16 equivale a (( ) (0 0)) ≤ 4 e l’insieme di definizione di


 è l’insieme di tutti i punti che distano non più di 4 dall’origine, ovvero il cerchio che ha centro

26
nell’origine e raggio 4. Questo è l’insieme evidenziato nella figura 24(d).
Figura 24(a) Figura 24(b)
6 y

x
-6 -4 -2 2 4 6

-2

y=
1-
x
-4

-6

Figura 24(c) Figura 24(d)


y
4 x 2
+y 2
=1
6
2

x
-4 -2 2 4

-2

-4


6. (a) L’insieme di definizione di  è {( ) ∈ R2 :  − 2 ≥ 0,  ≥ 0,  ≥ }. Questo è l’insieme dei

punti del piano cartesiano con coordinate ( ) tali che  ≥ 0, 0 ≤  ≤ 1 e  ≤ , cioè l’insieme
evidenziato nella figura 25(a).
(b) L’insieme di definizione di  è {( ) ∈ R2 : (4 − 2 − 2 ) · (2 + 2 − 1)  0} = {( ) ∈
R2 : 4 − 2 −  2  0 e 2 + 2 − 1  0}, ovvero {( ) ∈ R2 : 1  2 + 2  4}, che è
l’insieme evidenziato nella figura 25(b) in cui ogni punto ( ) sulla circonferenza esterna soddisfa
l’uguaglianza 2 +  2 = 4 e ogni punto ( ) sulla circonferenza interna soddisfa l’uguaglianza
2 + 2 = 1.
(c) L’insieme di definizione di  è {( ) ∈ R2 : 1 −  ≥ 0}. Questo insieme contiene tutti i punti
che si trovano nel secondo o nel quarto quadrante del piano cartesiano, oppure sull’asse delle ascisse
o sull’asse delle ordinate, e alcuni punti che si trovano nel primo quadrante o nel terzo quadrante.
Per la precisione, se   0 e   0 allora 1 −  ≥ 0 equivale a  ≤ 1 ; se   0 e   0, allora
1 −  ≥ 0 equivale a  ≥ 1 . L’insieme di definizione è l’insieme evidenziato nella figura 25(c).

27
(d) L’insieme di definizione di  è {( ) ∈ R2 : 2 − 3 +  ≥ 0}, ovvero {( ) ∈ R2 :  ≥ 3 − 2}.
Questo è l’insieme dei punti del piano cartesiano che si trovano più in alto rispetto al grafico della
funzione  () = 3 − 2, oppure che si trovano su tale grafico, cioè l’insieme evidenziato nella figura
25(d).
(e) L’insieme di definizione di  è R2 .

Figura 25(a) Figura 25(b)

1.5
y

y=1
1.0
x
y=

0.5

1 2 3 x 4

Figura 25(c) Figura 25(d)


10
y

5
-2
y= x 3

x
-4 -2 2 4

-5

-10

7. (a) Gli insiemi 0  6  12 sono, rispettivamente, 0 = {( ) ∈ R2 : 4−2+3 = 0}, 6 = {( ) ∈
R2 : 4−2+3 = 6}, 12 = {( ) ∈ R2 : 4−2+3 = 12}, ovvero 0 = {( ) ∈ R2 :  = 23 − 43 },
6 = {( ) ∈ R2 :  = 23  + 23 }, 12 = {( ) ∈ R2 :  = 23  + 83 }, rappresentati nella figura 26(a).
(b) Gli insiemi −5  3 sono, rispettivamente, −5 = {( ) ∈ R2 : 2 − +1 = −5}, 3 = {( ) ∈
R2 : 2 −  + 1 = 3}, ovvero −5 = {( ) ∈ R2 :  = 2 + 6}, 3 = {( ) ∈ R2 :  = 2 − 2},
rappresentati nella figura 26(b).


(c) Gli insiemi 1  10 sono, rispettivamente, 1 = {( ) ∈ R2 : 2 + 1 = 1}, 10 = {( ) ∈
√ √
 
R2 : 2 + 1 = 10}, ovvero 1 = {( ) ∈ R2 : 2 = 0} = {( ) ∈ R2 :  = 0 e  6= 0},

28
1 √
10 = {( ) ∈ R2 :  = 18 }, rappresentati nella figura 26(c).
p
(d) Gli insiemi 5  12  16 sono, rispettivamente, 5 = {( ) ∈ R2 : 169 − 2 −  2 = 5},
p p
12 = {( ) ∈ R2 : 169 − 2 − 2 = 12}, 16 = {( ) ∈ R2 : 169 − 2 −  2 = 16} ovvero
5 = {( ) ∈ R2 : 2 + 2 = 144}, 12 = {( ) ∈ R2 : 2 + 2 = 25}, 16 = {( ) ∈ R2 :
2 + 2 = −87}. Gli insiemi 5 e 12 sono rappresentati nella figura 26(d), mentre l’insieme 16 è
vuoto.
(e) Gli insiemi −5  3 sono, rispettivamente, −5 = {( ) ∈ R2 : 2 + 3 − 7 = −5}, 3 =

{( ) ∈ R2 : 2 +  3 − 7 = 3}, ovvero −5 = {( ) ∈ R2 :  = 3 2 − 2}, 3 = {( ) ∈ R2 :  =
√3
10 − 2}, rappresentati nella figura 26(e).13

Figura 26(a) Figura 26(b)


15
y
y A12
A-5
10
5
A6
5
x A3
-10 -5 5 10

-5 -6 -4 -2 2 4 6
A0
-5

Figura 26(c) Figura 26(d)


12
y A16
0.8 8

0.6
A0 4

0.4 A10
-12 -8 -4 4 8 12
0.2
-4
A5
x
20 40 60 80 100 -8

-0.2
-12

13
Si noti che −5 può essere espresso come {( ) ∈ R2 :  = 1 − 12  3 }, considerando  come la variabile indipendente e
 come la variabile dipendente. Analogamente, 3 = {( ) ∈ R2 :  = 5 − 12  3 }.

29
Figura 26(e)
3

2
A-5 A3
1

-10 -5 5 10
-1

-2

-3

8. (a) Gli insiemi −2  6 sono, rispettivamente, −2 = {( ) ∈ R2 : 5 3 = −2}, 6 = {( ) ∈ R2 :
 2 3 2 3
53 = 6}, ovvero −2 = {( ) ∈ R :  = −10 }, 6 = {( ) ∈ R :  = 30 }, rappresentati
nella figura 27(a).
(b) Gli insiemi −3  −1  2 sono, rispettivamente, −3 = {( ) ∈ R2 :  + ln  − 3 = −3},
−1 = {( ) ∈ R2 :  + ln  − 3 = −1}, 2 = {( ) ∈ R2 :  + ln  − 3 = 2}, ovvero
−3 = {( ) ∈ R2 :  = − }, −1 = {( ) ∈ R2 :  = 2− }, 2 = {( ) ∈ R2 :  = 5− },
rappresentati nella figura 27(b).
(c) Gli insiemi −3  −1  2 sono, rispettivamente, −3 = {( ) ∈ R2 :  − 2 = −3}, −1 =
{( ) ∈ R2 :  − 2 = −1}, 2 = {( ) ∈ R2 :  − 2 = 2}, ovvero −3 = {( ) ∈ R2 :  =
−− }, −1 = {( ) ∈ R2 :  = − }, 2 = {( ) ∈ R2 :  = 4− }, rappresentati nella figura
27(c).
(d) Gli insiemi −3  −1  2 sono, rispettivamente, −3 = {( ) ∈ R2 :  − 2 = −3}, −1 =
{( ) ∈ R2 :  − 2 = −1}, 2 = {( ) ∈ R2 :  − 2 = 2}, ovvero −3 = {( ) ∈ R2 :  =
− ln(−)}, −1 = {( ) ∈ R2 :  = − ln }, 2 = {( ) ∈ R2 :  = ln 4 − ln }, rappresentati
nella figura 27(d).
(e) Gli insiemi −3  5 sono, rispettivamente, −3 = {( ) ∈ R2 : 12  13 = −3}, 5 = {( ) ∈
R2 : 12  13 = 5}, ovvero −3 = {( ) ∈ R2 :  = −27 32 }, 5 = {( ) ∈ R
2 :  = 125 },
32

30
rappresentati nella figura 27(e).

Figura 27(a) Figura 27(b)


60 30
y y
25
40 A6
A-2 20
20
15
A2
-3 -2 -1 1 2 3 10
-20 A-3 5
A-2 A-1
A6 -40
-4 -2 2 4 x 6

-60 -5

Figura 27(c) Figura 27(d)


y 10
20 y

10 5
A-1
A2
A2 x
-4 -2 2 x 4 -10 -5 5 10
A-3 A-1
A-3
-10
-5

-20
-10

Figura 27(e)
40
y

20 A5

x
2 4 6 8 10
A-3
-20

-40

31

9. (a) Per ogni ( ) ∈  vale 2 + 2 = 16, quindi per ogni ( ) ∈  si ha che  ( ) = 5+ 16−16 =
−7, il che significa che  è la curva di livello per  per la quota −7, cioè  = −7 .
(b) La funzione  dipende da ( ) solo attraverso il binomio 2 + 2 , e questo binomio vale
169 se  = 5,  = 12. Quindi ogni altra coppia ( ) tale che 2 + 2 = 169 genera lo stesso
valore di  ( ). Ad esempio, ( ) = (13 0) soddisfa 2 + 2 = 169 e infatti  (5 12) = −151,
 (13 0) = −151.

10. Si noti che  ( ) = ln(( − )2 ) + 2(−) , e che per ogni ( ) in {( ) ∈ R2 :  =  − } si ha
che  −  = . Pertanto per ogni ( ) in {( ) ∈ R2 :  =  − } risulta  ( ) = ln(2 ) + 2 ,
ovvero {( ) ∈ R2 :  =  − } = ln(2 )+2 .14

11. (a)  (3 3) = 1 perché (3 3) è un elemento di 1 .


(b) L’uguaglianza  (1 ) = 4 vale se e solo se (1 ) è un elemento di 4 . Dalla figura 23 risulta
che questo accade se e solo se  = 2 o  = 4. Quindi l’equazione  (1 ) = 4 ha due soluzioni:  = 2
e  = 4.
(c) L’uguaglianza  ( 5) = 9 vale se e solo se ( 5) è un elemento di 9 . Dalla figura 23 risulta che
questo accade se e solo se  = 0 o  = 3. Quindi l’equazione  ( 5) = 9 ha due soluzioni:  = 0 e
 = 3.

12. (a) Indicando con  l’insieme di definizione della funzione (b) nel problema 5, risulta che l’insieme
dei punti interni per  coincide con . L’insieme dei punti di accumulazione per  è {( ) ∈ R2 :
 ≥ 1 − }.
(b) Indicando con  l’insieme di definizione della funzione (a) nel problema 6, risulta che l’insieme
dei punti di accumulazione per  coincide con . L’insieme dei punti interni per  è {( ) ∈ R2 :

  0, 0    1 e   }.

13. (a)
3 6
1 ( ) = −2 − 8 + 305 7 , 2 ( ) = 3 + 356  6 + √ − 3
2  
(b)
1 ( ) = 54  ln  + 4 , 2 ( ) = 5 ln 

(c)
2 +  +  3 −  2 +  − 23
1 ( ) =  , 2 ( ) = 
(2 +  +  3 )2 (2 +  + 3 )2
(d)
1 ( ) = −210(2 + 34 + 5−6 )6 −6 , 2 ( ) = 84 3 (2 + 34 + 5−6 )6

(e)
3 +4 4 3 +4 4
1 ( ) = 92 3 , 2 ( ) = (1 + 16 4 )3
14
Come nell’esercizio precedente, si può osservare che  dipende da  e  solo attraverso il binomio  − . Pertanto
l’insieme di tutti gli ( ) tali che  −  è costante è una curva di livello per  .

32
(f)
4 6
1 ( ) = , 2 ( ) =
4 + 32 4 + 3 2

14. (a)
1 12
1 ( ) = 242  4 − 4 5 + 54 + 30(32 − 4 3 )4 + 2
+ 5
 
2 3
2 ( ) = 323  3 − 102 4 − 12 5 + 4 − 60 2 (32 − 4 3 )4 − 3 − 4
 

(b)
µ ¶
¡ 2 2
¢ 2 3 5
1 ( ) =   + 2 +  ln(2 + 3 + 4) + + 92 3+4
2 + 3 + 4
µ 2

4 5 5
2 ( ) = 2 +  2 ln(2 + 3 + 4) + + 123+4 + (33 + 6 2 )20 4 3+4
2 + 3 + 4

(c)

p
√ (3 +  ) − (3 +  ) 2 +  + 3
−2 2 ++3 1 2
1 ( ) = + +
( − )2 (3 +  )2 2
6 +  1 + 2 + 3
 p
√3+ −  2 +  + 3 3
+  2 ) − 2 ln(1 + 2 + 3)
2 2
2  ++3 1+2+3 (6
2 ( ) = + +
( − )2 (3 +  )2 (6 + 2 )2

(d)
4 2
1 ( ) = 42(7 + 8 2 )5 + +p
1 + 4 1 + 2 + 2 − 4 ln 
2

 − 2
2 ( ) = 96(7 + 8 2 )5 + ln(1 + 4) + p
1 + 22 +  2 − 4 ln 
¡ ¢
15. (a)  ( ) = 3()2 + 4()() + 5()2 = 2 32 + 4 + 52 = 2  ( ).
(b) Poiché 1 ( ) = 6 + 4 e 2 ( ) = 4 + 10, risulta che 1 ( ) + 2 ( ) = (6 + 4) +
(4 + 10) = 2(32 + 4 + 52 ) = 2 ( ).

16. (a) Risulta che


4 2
1 (1  2 ) = −  0, 2 (1  2 ) =  0
3 3
dunque  è monotona strettamente decrescente rispetto a 1 e monotona strettamente crescente
rispetto a 2 .
(b) Risulta che
2 4
 0,
1 (1  2 ) = 2 (1  2 ) = −  0
3 3
dunque  è monotona strettamente crescente rispetto a 1 e monotona strettamente decrescente
rispetto a 2 .

33
17. Poiché
1 ( ) =  − 2, 2 ( ) = 

si deduce che (i)  è monotona strettamente crescente rispetto a  per  ∈ [0 2 ], è monotona
strettamente decrescente rispetto a  per  ∈ [ 2  +∞); (ii)  è monotona strettamente crescente
rispetto a .

18. (a)  (400 1000) = 30(400)12 (1000)13 = 6000.


(b) 1 ( ) = 15−12  13 , quindi 1 (400 1000) = 75 e un aumento di una unità della quantità
impiegata del fattore 1 fa aumentare la produzione di circa 75 unità.
(c) 2 ( ) = 1012  −23 , quindi 2 (400 1000) = 2 e un aumento di una unità della quantità
impiegata del fattore 2 fa aumentare la produzione di circa 2 unità.
(d) In questo caso 1 (0  0 )∆ + 2 (0  0 )∆ = 75(−2) + 2 · 3 = −9. Dunque una riduzione di
due unità della quantità impiegata del fattore 1 e un aumento di tre unità della quantità impiegata
del fattore 2 fanno ridurre la produzione di circa 9 unità.
(e) (400 1000) = 19 · 400 + 10 · 1000 = 17 600.
(f) L’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (0  0 ) è

6000 + 75( − 400) + 2( − 1000)

ovvero
∆ ' 75∆ + 2∆

Quindi ∆ ∆ vicini a zero fanno aumentare  se e solo se 75∆ + 2∆  0. L’approssimazione
lineare di ( ) per ( ) vicino a (0  0 ) è15

17600 + 19( − 400) + 10( − 1000)

e allora
∆ = 19∆ + 10∆

Quindi ∆ ∆ fanno ridurre  se e solo se 19∆ + 10∆  0. Pertanto cerchiamo ∆ ∆ vicini a
zero tali che (
75∆ + 2∆  0
(11)
19∆ + 10∆  0
Dalla prima disequazione in (11) si ottiene ∆  −375∆; dalla seconda disequazione in (11) si
ottiene ∆  −19∆. Quindi se (per esempio) ∆  0 e ∆ = −2∆, allora entrambe le dise-
quazioni in (11) sono soddisfatte. Questo significa che partendo da (0  0 ) aumentare leggermente
la quantità utilizzata del fattore 1 e ridurre la quantità utilizzata del fattore 2 di un ammontare
doppio rispetto all’aumento della quantità del fattore 1 fa crescere la quantità prodotta (perché
75∆ + 2∆  0) e fa ridurre il costo sostenuto dall’impresa (perché 19∆ + 10∆  0).
15
Poiché ( ) è una funzione lineare, l’approssimazione lineare di ( ) coincide con ( ) e dunque non è necessario
restringersi a considerare ∆ ∆ vicini a zero affinché l’approssimazione lineare di ( ) sia una buona approssimazione.

34
2 −5+212
19. (a) Risulta che  (2 0) = 3 e 1 ( ) = √ , 2 ( ) = √ , quindi 1 (2 0) =
1+4−5+7 3 2 1+4−5+73
2
3, 2 (2 0) = − 56 . L’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (2 0) è
2 5
3 + ( − 2) − 
3 6
(b) Risulta che  (1 −1) = −5 e 1 ( ) = 6, 2 ( ) = 32 + 62 , quindi 1 (1 −1) = −6,
2 (1 −1) = 9. L’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (1 −1) è

−5 − 6( − 1) + 9( + 1)

Dunque la stima di  (098 −101) ottenuta mediante tale approssimazione è −5 − 6(098 − 1) +


9(−101 + 1) = −497.

20. (a) Risulta che  (2 3) = 49 e 1 ( ) = 2, 2 ( ) = 10, quindi 1 (2 3) = 4, 2 (2 3) = 30.
L’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (2 3) è

49 + 4( − 2) + 30( − 3)

(b) Risulta che  ( ) = 24 − 32  +  2 e  (1 3) = 2, 1 ( ) = 83 − 6, 2 ( ) = −32 + 2,
quindi 1 (1 3) = −10, 2 (1 3) = 3. L’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (1 3) è

2 − 10( − 1) + 3( − 3)

Dunque la stima di  (099 3015) ottenuta mediante tale approssimazione è 2 − 10(099 − 1) +


3(3015 − 3) = 2 145.
(c) Risulta che  (0 0) = 1 e 1 ( ) = 5(1 + )4 (1 + )6 , 2 ( ) = 6(1 + )5 (1 + )5 , quindi
1 (0 0) = 5, 2 (0 0) = 6. L’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (0 0) è

1 + 5 + 6
 
(d) Risulta che  (0 0) = 0 e 1 ( ) =  ln(1+), 2 ( ) = 1+ , quindi 1 (0 0) = 0, 2 (0 0) = 1.
L’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (0 0) è

(e) Risulta che  (1 −1) = 2 e 1 ( ) = 122 + , 2 ( ) =  − 2, quindi 1 (1 −1) = 11,
2 (1 −1) = 3. L’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (1 −1) è

2 + 11( − 1) + 3( + 1)

(f) Risulta che  (0 0) = 1 e 1 ( ) = + + 1+2


2 +3 , 2 ( ) = 
+ + 3
1+2 +3 , quindi 1 (0 0) =
1, 2 (0 0) = 4. L’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (0 0) è

1 +  + 4

21. L’approssimazione lineare di  ( ) per ( ) vicino a (4 2) è

3 + 4( − 4) + 5( − 2)

Dunque la stima di  (3996 2007) ottenuta mediante tale approssimazione è 3 + 4(3996 − 4) +


5(2007 − 2) = 3 019.

35

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