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INSERTO DELLA RIVISTA COMUNITÀITALIANA - REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON I DIPARTIMENTI DI ITALIANO DELLE UNIVERSITÀ PUBBLICHE BRASILIANE

ANO VIII - NUMERO 85


Suplemento da Revista Comunità Italiana. Não pode ser vendido separadamente.

Transatlantici
e sipari
La scena italiana e il Brasile
La scena italiana
Gennaio / 2011
Editora Comunità
Rio de Janeiro - Brasil
www.comunitaitaliana.com

e il Brasile
mosaico@comunitaitaliana.com.br
Direttore responsabile
Pietro Petraglia
Editore
Fabio Pierangeli
Grafico
Wilson Rodrigues

U
Immagine di copertina:
Vittorio Pavoncello na congiunzione astrale fortunata ci offre la possibilità di aprire il 2011
di Mosaico italiano nell’anno dedicato ai rapporti tra Italia e Brasile con
COMITATO Scientifico
un numero di particolare rilievo culturale in linea con i festeggiamenti
Alexandre Montaury (PUC-Rio); Alvaro
Santos Simões Junior (UNESP); Andrea programmati tra i nostri due Paesi: le tournées dei grandi attori italiani in Ame-
Gareffi (Univ. di Roma “Tor Vergata”); rica Latina, che comprende lettere inedite di Giacinta Pezzana, l’ideatrice del
Andrea Santurbano (UFSC); Andréia
Guerini (UFSC); Anna Palma (UFSC); Escuela exsperimental de Arte dramático di Montevideo. La parte monografica
Cecilia Casini (USP); Cristiana Lardo (Univ. viene curata con grande attenzione da Donatella Orecchia, docente, all’Univer-
di Roma “Tor Vergata”); Daniele Fioretti
(Univ. Wisconsin-Madison); Elisabetta sità di Roma Tor Vergata, di Storia del teatro italiano, da sempre impegnata a
Santoro (USP); Ernesto Livorni (Univ. fianco di artisti legati al teatro di ricerca e di avanguardia. I suoi studi si sono
Wisconsin-Madison); Fabio Pierangeli
(Univ. di Roma “Tor Vergata”); Giorgio orientati sulla figura del Grande Attore e della regia tra fine Ottocento e inizi
De Marchis (Univ. di Roma III); Lucia Novecento, producendo, tra gli altri, i volumi: Il sapore della menzogna. Rossi,
Wataghin (USP); Luiz Roberto Velloso
Cairo (UNESP); Maria Eunice Moreira Salvini, Stanislavskij: un aspetto del dibattito sul naturalismo (Genova, 1996),
(PUC-RS); Mauricio Santana Dias (USP); Il critico e l’attore. Silvio D’Amico e la scena italiana di inizio Novecento (Torino
Maurizio Babini (UNESP); Patricia Peterle
(UFSC); Paolo Torresan (Univ. Ca’ Foscari); 2003); l’affascinante e documentata ricostruzione delle “origini” di Eleonora
Rafael Zamperetti Copetti (UFSC); Roberto Duse, La prima Duse. Nascita di un’attrice moderna, per la prestigiosa collana In
Francavilla (Univ. de Siena); Roberto
Mulinacci (Univ. di Bologna); Sandra Bagno scena, diretta da Edo Bellingeri per Artemide editore, Roma, 2007. A Donatella
(Univ. di Padova); Sergio Romanelli (UFSC); Orecchia va il sentito ringraziamento della redazione e del Comitato scientifico
Silvia La Regina (Univ. “G. d’Annunzio”);
Wander Melo Miranda (UFMG). di Mosaico per il lavoro svolto, chiamando a raccolta gli studiosi del settore,
tra cui alcuni bravissimi giovani. In questi tempi delicati e critici dell’università
COMITATO EDITORIALE
italiana è una iniezione di fiducia anche, in un certo senso, “provocatoria”, ri-
Affonso Romano de Sant’Anna; Alberto
Asor Rosa; Beatriz Resende; Dacia spetto ad un futuro ancora più incerto per le giovani generazioni che guardano
Maraini; Elsa Savino; Everardo Norões; all’estero, e al Brasile, come sedi di lavoro e di possibilità di approfondimento
Floriano Martins; Francesco Alberoni;
Giacomo Marramao; Giovanni Meo Zilio; culturale in accordo con le loro sedi di provenienza italiane, spesso impossibi-
Giulia Lanciani; Leda Papaleo Ruffo; litate a garantire i finanziamenti necessari per la continuazione di ricerche di
Maria Helena Kühner; Marina Colasanti;
Pietro Petraglia; Rubens Piovano; Sergio interesse internazionale.
Michele; Victor Mateus
Il suggestivo titolo Transatlantici e sipari. La scena italiana e il brasile, ci tra-
ESEMPLARI ANTERIORI sporta in un universo eroico e anche duro, negli anni della grande migrazione,
Redazione e Amministrazione dove l’Italia è conosciuta nel mondo per i suoi artisti, in una specie di rivalsa
Rua Marquês de Caxias, 31
Centro - Niterói - RJ - 24030-050 nazionalistica, per chi è arrivato in umili condizioni economiche con quelle stes-
Tel/Fax: (55+21) 2722-0181 / 2719-1468 se navi. Fenomeno di cui, tutto sommato, a parte rari casi, come quello di De
Mosaico italiano è aperto ai contributi
e alle ricerche di studiosi ed esperti Amicis e Pascoli, la grande letteratura si è poco occupata e che invece i gran-
brasiliani, italiani e stranieri. I
collaboratori esprimono, nella massima
di attori dell’epoca, dalla Ristori, alla Duse, a Giacinta Pezzana, Ernesto Rossi,
libertà, personali opinioni che non Tommaso Salvini, fino a Pirandello e alla sua compagnia, hanno potuto consta-
riflettono necessariamente il pensiero
della direzione.
tare in prima persona, in questi lunghi viaggi, tra «prevedibili e imprevedibili»
successi in America Latina. Gli articoli di questo numero ci offrono un quadro
SI RINGRAZIAno nitido di quegli anni, e meritano ulteriori, prossimi, approfondimenti e, magari,
“Tutte le istituzioni e i collaboratori
un convegno tematico nell’anno italo-brasileiro!!
che hanno contribuito in qualche modo
all’elaborazione del presente numero”

STAMPATORE Donatella Orecchia


Editora Comunità Ltda.

ISSN 2175-9537
Indice

SAGGI

Transatlantici e sipari. La scena italiana e il brasile pag. 04

Livia Cavaglieri
A margine della tournée di Adelaide Ristori in Brasile:
la breve carriera dell’agente Luigi Magi pag. 06

Laura Mariani
La Escuela experimental de Arte dramático.
Lettere inedite di Giacinta Pezzana da Montevideo (1911-1914) pag. 09

Donatella Orecchia
Ettore Petrolini e le sue prime tournées in America Latina pag. 13

Donatella Gavrilovich
Un bastimento carico di… opere liriche e scenografie.
Augusto ed Emma Carelli, Walter Mocchi e le tournées in Brasile pag. 17

Yuri Brunello
Critica, autocritica e ideologia.
Su Oswald de Andrade lettore di Pirandello pag. 20

Alessandra Vannucci
La quinta colonna. L’avventura brasiliana della “generazione dei registi” pag. 22

Giovanna Scarsi
Filo diretto Salermo-Rio de Janeiro pag. 26

RUBRICA

Francesco Alberoni
Solo con la forza d’animo ci liberiamo dalle ossessioni - Dopo lo sconforto bisogna pag. 30
cercare soluzioni alternative
pag. 31
PASSATEMPO
Transatlantici
e sipari
La scena italiana e il Brasile
A
partire dalla metà del se- tà artistiche nonché commercia- monio dell’Imperatore Dom Pedro
colo XIX l’inaugurazione li, individuarono in quei paesi la II con la principessa napoletana Te-
delle prime vie marittime possibilità di realizzare le proprie resa Cristina Maria di Borbone, nel
per navi a vapore dal porto di Ge- aspirazioni e moltiplicare così il 1843, aveva accentuato l’interesse
nova, incentivò l’emigrazione del numero delle piazze in cui esibirsi. e l’ammirazione dell’imperatore
nord d’Italia verso le terre lontane I musicisti e i cantanti, primi fra tut- per la cultura italiana, incentivan-
delle Americhe. Intanto, e proprio ti, portarono oltre oceano con uno dolo a favorire l’inserimento so-
in quel torno di tempo, l’Ameri- straordinario successo i frutti mi- ciale e professionale dei migranti
ca Latina iniziò a divenire meta gliori della stagione del melodram- nostrani, specie se artisti. In segui-
privilegiata di molti protagonisti ma romantico, tanto che opere di to, e a partire dalla fine degli anni
della scena teatrale nostrana che, Bellini, di Donizetti, di Rossini e di sessanta con le prime importanti
alla ricerca di nuovi spazi, di nuo- Verdi vennero presto regolarmen- tournées di Adelaide Ristori, vera
vi pubblici – oltre a quelli appena te eseguite nei teatri di Rio de Ja- pioniera delle terre dell’America
conquistati delle principali capitali neiro e delle altre capitali. Nel caso Latina, anche gli attori del teatro
europee – e di nuove opportuni- particolare del Brasile, poi, il matri- di prosa iniziarono a intraprendere

4
con assiduità viaggi oltreoceano, ri), radicamenti profondi nel tes- co, Cuba), storia complessa e lunga
mentre l’emigrazione post-unitaria suto culturale e teatrale locale (è più di un secolo, è già stata in parte
di contadini e braccianti italiani, in- il caso di Giacinta Pezzana e della narrata in alcuni significativi studi3.
centivata e sovvenzionata dai go- sua Scuola Sperimentale a Mon- Nei contributi che seguono abbia-
verni locali1, vi si accompagnò per tevideo e poi della “generazione mo scelto di indagare, con brevi af-
un lungo periodo di tempo. dei registi” negli anni cinquanta fondi storico-critici, aspetti diversi
Sulla rotta di Rio, Buenos Aires, del Novecento), fra le astute e di questo tema ampio e complesso
Montevideo, seguirono le orme complesse operazioni degli agenti fino a questo momento poco fre-
della Ristori quasi tutti i grandi at- teatrali italiani (l’esempio di Luigi quentati, che tracciano, comples-
tori italiani dell’Ottocento: Tom- Magi) e quelle di chi si trova a or- sivamente, un percorso che dalla
maso Salvini, Ernesto Rossi, Gio- ganizzare le tournées delle compa- stagione del “Grande Attore” della
vanni Emanuel, Ermete Novelli, gnie liriche (il caso particolarissimo metà dell’Ottocento post unitario
Francesco Pasta, Giacinta Pezzana, di Walter Mocchi); infine fra gli im- giunge fino alla dialettica fra avan-
Eleonora Duse, «spartendosi le ca- prevedibili successi di chi arriva in guardia e tradizione propria della
bine dei transatlantici con i cantan- Sud America privo di una precisa giovane generazione di registi emi-
ti lirici, mentre nelle stive s’accal- strategia promozionale e prima di grati in Brasile della metà del seco-
cavano le famiglie degli emigranti aver avuto un’affermazione piena lo successivo.
con le loro miserabili carabatto- in patria (è il caso di Petrolini) e i Di tanta storia oggi, culturalmen-
le»2, trascorsero molte stagioni in più prevedibili successi di un Pi- te e artisticamente, siamo eredi.
tournées lunghe anche molti mesi randello reduce dai trionfi parigini, Alla conclusione di questo la-
in America del Centro e Sud. La che lascerà anche qui, dietro di sé, voro, non posso che ringraziare la
tensione cosmopolita, che nutrì il un segno profondo capace di ani- redazione di «Mosaico» per avere
teatro d’attore italiano del secon- mare la critica e la drammaturgia, accolto la nostra proposta, in par-
do Ottocento, si intrecciò in que- in particolare brasiliana (è il caso di ticolare il prof. Fabio Pierangeli
sto caso con una strategia di auto- Oswald de Andrade). dell’Università di Roma Tor Verga-
promozione personale su scala in- Questa storia dei teatri viag- ta, e tutti coloro che con grande
ternazionale, talvolta ammantata gianti o migranti in Brasile (e nelle passione hanno collaborato alla
da ideali patriottici talaltra soste- vicine Argentina, Uruguay, Messi- sua realizzazione.
nuta da progettualità culturali che
si radicarono nel territorio. Il Nove-
cento, che pur vedrà un allentarsi
di questo fenomeno, registrerà
ancora importanti episodi a inizio
secolo e fino agli anni venti e poi,
ancora, nel secondo dopoguerra,
quando una nuova generazione di
teatranti tornerà a considerare in
particolare il Brasile terra fertile
per fare fruttare lì quanto matura-
to in Italia.
L’inevitabile profonda influen-
za che quelle esperienze ebbero
sul linguaggio teatrale degli artisti
coinvolti, sul loro stile e le loro mo-
dalità produttive e organizzative è
un dato che impedisce di guardare
alla scena teatrale italiana fra la
metà del secolo XIX e la metà di
quello successivo entro una pro-
spettiva eurocentrica, e ci invita al
contrario a seguire quei percorsi
nei tanti rivoli in cui si diramano:
fra rapporti con grandi istituzioni
Adelaide Ristori
e le più alte cariche degli stati lati-
noamericani (è il caso della Risto-

1
L’immigrazione “sovvenzionata” in Brasile fu in vigore dal 1870 al 1930: i viaggi erano finanziati, così come l’alloggio ed il primo lavoro. Cfr. C. Vangelista, L’emi-
grazione dalla penisola italiana verso il Brasile, 1808-1960: una introduzione, in M. Reginato (a cura di), Da San Marino a Espirito Santo, fotografia di un’emigrazione,
Repubblica di San Marino, Centro Studi Permanente sull’Emigrazione, 2002, pp. 23-54; Trento, Angelo, In Brasile, in P. Bevilacqua, A. De Clementi, E. Franzina (a
cura di), Storia dell’emigrazione italiana Arrivi, Roma, Donzelli Editore, 2002.
2
A. Vannucci, Mattatori e primedonne che infiammarono il Brasile, in A. Vannucci (org.) «Letterature d’America», Roma, n. 97, 2003.
3
R. Jacobbi, Teatro in Brasile. Bologna, Cappelli, 1961; E. Franzina, L’immaginario degli emigranti. Miti e raffigurazioni dell’esperienza italiana all’estero tra i due
secoli, Treviso, Pagvs, 1992 e Dall’Arcadia in America. Attività letteraria ed emigrazione transoceanica in Italia (1850-1940), Torino, 1996; R. Strohm, The Eighteenth
Century Diasporas of Italian Music and Musicians, Turnhout 2001; G. Ratto, A mochila do mascate. São Paulo, Hucitec, 1997; E. Buonaccorsi, Adelaide Ristori in
America (1866-1867). Manipolazione dell’opinione pubblica e industria teatrale in una tournée dell’Ottocento, in «Teatro Archivio», 1981; S. Corsivieri, Badernao. La
ballerina dei due mondi, Roma, Odradek, 1998; infine di Alessandra Vannucci, che compare qui con un saggio, ricordiamo la cura del già citato volume Letterature
d’America n. 97, 2003, uno studio su Adelaide Ristori, La regina delle scene alla corte dell’Imperatore, in «Rivista di studi portoghesi e brasiliani», n. V. 2003, la
cura degli scritti di Jacobbi (cfr l’articolo che segue in questa raccolta); il recente Un baritono ai tropici. Diario di Giuseppe Banfi al Paranà. Pref. Emilio Franzina.
Reggio Emilia, Diabasis, 2008.

5
A margine della tournée di
Adelaide Ristori
in Brasile: la breve carriera
dell’agente Luigi Magi 1

Livia Cavaglieri
dell’Università di Genova

Q
uando, sul finire del giugno 1868, Adelaide Ristori dà l’addio al
pubblico statunitense, chiudendo un tour colmo di trionfi che, ol-
tre al rodato Nord America, l’aveva vista spingersi fino all’Avana,
non tutti coloro che l’avevano accompagnata nella fortunata impresa la
seguono in patria: a New York rimane l’agente Luigi Magi2 con l’incarico
di spostare di migliaia di chilometri più a sud la frontiera della ditta Ristori-
Capranica. Brasile, Argentina e Uruguay sono le nuove mete intraviste dal
marchese Giuliano Capranica del Grillo, l’anima manageriale della coppia3,
al quale si deve l’ideazione del primo “giro” nel Sud America nel 1869,
come si ricava da una preoccupata lettera che egli scriverà al Magi (da cui
non riceve comunicazioni da mesi, a causa probabilmente di disguidi po-
stali), a poche settimane dalla partenza definitiva per Rio de Janeiro delle
35 persone che formeranno la compagnia:
«In questo stato di cose io mi trovo ad intraprendere un tal viaggio quasi dirò alla cieca.
Oggi pago la non lieve somma di fr. 23.000 di passaggio, e non mi basteranno 50.000
franchi per le altre spese di spedizioni, sovvenzioni agli artisti, ecc. ecc. Faccio a voi im-
maginare se non avevo bisogno con simili sborsi di essere un poco tranquillizzato da voi
e dal sapere che tutto è sistemato a seconda dei miei desideri. […] trattandosi special-
mente che pesa intieramente sulla mia testa tutta la responsabilità di questa specula-
zione in faccia alla mia signora ed ai miei figli»4.

Come per la prima tournée nordamericana5, l’operazione parte con


almeno un anno di anticipo. Ma questa volta la Compagnia Drammatica
Italiana si affida a un proprio agente di fiducia6, Magi appunto, muoven-
dosi dunque in autonomia e senza un Jacob Grau a preparare il terreno

1
I documenti citati, salvo diversa indicazione, sono conservati presso il Museo Biblioteca dell’Atto-
re di Genova [MBA], Fondo Ristori - Donazione Giuliano Capranica del Grillo. Ringrazio Gian Domenico
Ricaldone per la preziosa assistenza.
2
Benché fra le scritture presenti nel fondo Ristori non risultino ingaggi relativi a Magi, la lettura
della corrispondenza permette di stabilire che egli aveva partecipato alla tournée americana del
1867-68. Nell’estate del 1868 il fratello Carlo è invece impiegato come rappresentante dei Caprani-
ca in Italia; da questo incarico si dimette però nel settembre ed è sostituito da Luigi Trojani (Lettera
22 gennaio 1869 di G. Capranica a L. Magi).
3
Per la divisione dei compiti della ditta Ristori-Capranica (ad Adelaide la direzione artistica; a Giulia-
no l’organizzazione), si veda A. Ristori, Ricordi e Studi artistici, a cura di A. Valoroso, Roma, Audino,
2005, p. 81 [ed. or. Torino-Napoli, Roux, 1887].
4
Lettera 8 maggio 1869. Capranica rimane “al buio” per quattro mesi e con questioni fondamentali
ancora irrisolte: la determinazione dei prezzi delle recite di Rio de Janeiro e le condizioni definitive
dei contratti di Buenos Aires e Montevideo.
5
Si veda E. Buonaccorsi, Adelaide Ristori in America (1866-1867). Manipolazione dell’opinione pub-
blica e industria teatrale in una tournée dell’Ottocento, in «Teatro Archivio», 1981, 5, pp. 156-188.
Adelaide Ristori 6
Anche Tommaso Salvini manderà in avanscoperta un proprio agente esclusivo per il “giro” in Sud
in Medea, foto America del 1874, scritturando a questo scopo Lodovico Mancini (cfr. MBA, Fondo Salvini, 822). Il
Herbert Watkins fatto interessante è che Mancini era un ex attore dei Capranica ed era stato con loro in America fin
dalla prima tournée del 1866-67.

6
con armamentario da marketing
ante litteram: forse perché non ce
n’è bisogno («la fama e gli affari della
sig.ra Ristori sono bene radicati nel-
le principali famiglie»7, rassicura la
contessa de Barral, lasciando capire
come i canali più influenti in Brasile
siano quelli tradizionali, al marchese
assai ben noti), forse perché si tratta
di un paese «ove un proficuo ma ine-
sperto mercato teatrale non aveva
ancora reso sistematica l’intermedia-
zione di agenti locali»8, certo anche
perché, imparata negli Stati Uniti una
magistrale lezione di professionalità
imprenditoriale, l’impresa Ristori-Ca-
pranica era pronta a spiccare un salto
in fatto di complessità organizzati-
va9. Così è la coppia Capranica-Magi
a gestire in proprio le relazioni con la
stampa locale: il marchese consiglia
all’agente quali articoli e quali infor-
mazioni diffondere. In prossimità
della partenza, per esempio, egli tra-
duce per Magi, perché la faccia circo-
Ristori, Lettera 8
lare fra i giornalisti, la cronaca della maggio 1869 da
recita di commiato dall’Europa, svol- Giuliano Capranica
tasi all’Aja in un clima di preparazione a Luigi Magi (Museo
Biblioteca dell’Attore)
al grande evento, e lo ragguaglia con
dovizia sulla (peraltro nota) vicenda
Legouvé-Rachel attorno alla compo-
sizione di Medea, concludendo:
«Ora sta a voi servirvi di queste notizie per sul bastimento a vapore “America” L’imperatore conosceva il nome
sempre meglio preparare la prima rappre- del capitano Bartolomeo Bossi (un della Ristori, per via dei successi rac-
sentazione»10. italiano forse da tempo emigrato colti a New York, e chissà che non
Naturalmente viene inviato an- oltreoceano?), il quale, ben felice di sia stata propria la curiosità di veri-
che in Brasile il solito battaglione prestare i propri servigi ai coniugi ficare la fondatezza della voce che,
di biografie, fotografie, litografie del Grillo, era a sua volta incaricato di nonostante le accortezze di Magi11,
e quadri della “grande attrice”. ragguagliare su Montevideo, ove era iniziava a girare fra i più distinti emi-
Rispetto alla rodata strategia di diretto. Una disastrosa tempesta co- grati italiani in merito a una possibile
comunicazione solo il progetto di stringe però il Bossi a ritornare a Rio tournée dell’attrice a farlo precipita-
tradurre in portoghese i libretti di de Janeiro, dopo avervi già sbarcato re sul naviglio di Bossi, il quale era
accompagnamento allo spettacolo il Magi e l’incidente fa subito pren- del resto pronto a squadernargli l’al-
non potrà essere portato a termine dere all’operazione brasiliana quella bum con i ritratti di tutta la famiglia
e il marchese deciderà alfine di por- svolta imperiale per cui è nota. Il 6 Ristori-Capranica. Certo è che, prima
tare con sé le copie con la traduzio- settembre 1868 scrive Bossi a Capra- ancora che Dom Pedro II e Adelaide
ne in altre lingue (francese, spagno- nica – scusandosi per il suo italiano Ristori stringano una lunga amicizia,
lo e inglese), prevenendo (sempre lievemente scorretto: la brama di trionfi mondiali dell’at-
nella lettera testé citata) l’agente: «L’Imperatore mio amico senza aspetare trice si sposa ottimamente con l’ita-
«Siccome anche questa non è una lieve
la mia visita venne à bordo, fu per me una lofilia e la teatromania di cui lui e
spesa, così prendete le misure necessarie
gran sorpresa, restò con me più di due l’imperatrice Teresa Cristina Maria di
ore; e, bene, un’ora certamente non par- Borbone stavano contagiano i citta-
perché nessun’altra traduzione o riduzio-
lai che di voi, della Marchesa e dei vostri
ne sia venduta all’infuori delle nostre». dini fluminensi.
figli, ci dimandai il permesso di presentar-
Con il Brasile come primo obiet- ci il sig. Magi vostro agente il cuale mi fu Magi aveva nel frattempo messo
tivo, Magi s’era dunque imbarcato concesso nel momento». a fuoco Rio de Janeiro come piazza

7
Lettera 8 settembre 1868 di Magi a Capranica.
8
A. Vannucci, Mattatori e primedonne che infiammarono il Brasile, in «Letterature d’America», 2003, 97, p. 2.
9
Cfr. P. Bignami, Alle origini dell’impresa teatrale. Dalle carte di Adelaide Ristori, Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1988.
10
Lettera 8 maggio 1869.
11
«[…] non faccio pubblico il nome della signora Marchesa per mezzo dei periodici, ma alle persone che sono stato raccomandato lo scopo del mio viaggio non
è un mistero, gli ho raccomandato la discrezione, ma parlando in privato sono tutti unanimi nel dirmi che […] sarà una stagione Teatrale ben brillante, e non
aspettano che il momento che si possa parlarne con tutta libertà […].» Lettera 24 agosto 1868. Ma già non appena Magi era partito da New York, l’«Herald
Tribune» ne aveva dato notizia , a sua insaputa.

7
perfetta («Qui mi pare che ci è più trascrive per il marchese e dalle Partita la compagnia per Buenos
buon gusto che alla Habana, ci è più successive lettere siamo in grado di Aires, a Rio si era scatenato un im-
fame di buoni spettacoli, ci è più oro soffermarci, in questo poco spazio, previsto putiferio («qui è un generale
[…]» - scrive il 24 agosto 1868) e, fra su un’importante condizione. A diffe- sparlare della sua Impresa») contro
la mezza dozzina di sale che aveva renza di quanto accade con i teatri di l’attrice e la sua amministrazione,
visitato, il Teatro Lirico Fluminense Montevideo e Buenos Aires, appalta- che «pel soverchio zelo ha rovina-
(detto anche Provisório) come sala ti all’impresario Pestalardo e soggetti to ed annientato il nome, la gloria e
ideale. Era il teatro primario della cit- alla trattativa con lui, il Lirico è preso il prestigio tutto di cotesta celebre
tà, il più grande12, il più redditizio (a in locazione direttamente dall’ammi- Compagnia», a causa di sconti chie-
teatro pieno, almeno 3.500-4.00013 nistrazione, il che garantisce un gua- sti ai fornitori (fra cui anche influen-
dollari secondo i calcoli dell’agente): dagno maggiore15. ti giornalisti) e di conti non pagati
122 palchi, 700 posti in platea, divisi Le venti recite a Rio de Janeiro («forse per dimenticanza» si affretta
in due settori14, per una capienza to- (l’incasso del debutto sarà pari a ad aggiungere l’informatore). Nello
tale che si aggirava sui 1500 posti a 15.700 franchi in oro, si affretta a scri- scandalo ha una parte, e di primo pia-
sedere (ed è sulla capienza dei teatri vere la Ristori alla madre16) e l’intera no, anche Luigi Magi, che raccoglie
che sono ossessivamente concen- tournée nel Sud America saranno un «la simpatia di tutti i Brasilieri»:
trate le descrizioni di Magi). Il Pro- grande successo, per tutti, ma non «Dissesi qui che Magi avendo re-
visório era la sala delle compagnie per Luigi Magi, il cui nome sparisce clamati i suoi conti, Ella non voleva
liriche ed erano queste, in fatto di dalle carte conservate nel fondo Ri- soddisfarglieli tal quale verbalmente
business, la pietra di paragone eletti- stori. Egli era stato un buon agente, furono trattati: e che allora Magi non
va: non solo Magi si fa dare dall’am- aveva trattato gli affari dei Capranica voleva fare il versamento degl’ab-
ministratore, José Maria do Nasci- con competenza a tutti i livelli (l’at- bonamenti incassati se non a che un
mento, l’elenco degli incassi da loro trice aveva trovato deliziosa anche arbitro decidesse: e finalmente che,
effettuati come elemento di valuta- l’abitazione che aveva loro procura- in vista di ciò, Ella avea fatto spiccare
zione sull’affidabilità della sala, ma to) e nella corrispondenza (almeno mandato d’arresto contro l’istesso
anche costruisce i prezzi a partire da in quella che si è conservata) Capra- Magi […]»17.
quelli delle serate d’opera. nica si era mostrato soddisfatto del Il rumore doveva essere stato
Non si è conservato il contratto proprio agente: che cos’era dunque forte, se la marchesa arriverà a do-
definitivo, ma dalla bozza che Magi successo? lersi della vicenda con Dom Pedro,
ricomponendo la storia dal proprio
punto di vista:
«[…] ho avuto il cuore ama-
reggiato dal tradimento del nostro
agente Luigi Magi il quale, masche-
ratosi per tanto tempo da uomo
onesto, aveva qui montato tale
macchina da porci nella condizione
tristissima di convertire in perdite
immense, il risultato delle mie tante
fatiche. Fortunatamente la legge ed
il paese intiero mi hanno assistita ed
è ridotto all’impotenza e al disprezzo
generale»18.
Se per noi è difficile, forse impos-
sibile e forse anche poco rilevante,
Lettera 8 stabilire come andò effettivamen-
settembre te la cosa, quel «verbalmente» che
1868 da Luigi
Magi a Giuliano campeggia nella lettera di Troise ci
Capranica, ricorda quanto instabile, incerto e ri-
(Museo
Biblioteca schioso fosse l’operato di un agente
dell’Attore) teatrale, ogni volta che, per inespe-
rienza o superficialità o anche solo
immaturità del mercato, omettesse
di tutelarsi con un contratto.

12
Il che richiedeva un impegno supplementare: «Il teatro è grandissimo, per cui prevedo faticherò molto», scrive Adelaide alla madre, il 27 giugno 1869, il giorno
prima del debutto.
13
I proventi non sarebbero perciò scesi rispetto a quelli della tournée nordamericana del 1866-67, in cui «ogni spettacolo frutta in media 2.000 dollari ed in alcuni
casi l’incasso della serata arriva a sfiorare i 5.000 dollari». A. Valoroso, in A. Ristori, Ricordi e Studi artistici, a cura di Ead., cit., p. 20.
14
Ma, per aumentare il guadagno, «si potrebbe abbassare la divisione in modo da aumentare i posti di prima classe», consiglia Magi (Lettera 24 agosto 1868).
15
Capranica aveva assai temuto che potesse andare in porto l’appalto di Angelo Ferrari, poi sfumato: «Mi mette molto in pensiero l’idea che dovremo quasi
certamente dipendere da uno speculatore che tenterà succhiare il sangue e forse potrebbe rendere impossibile la nostra speculazione». Lettera 19 ottobre 1868.
16
Vedi nota 12.
17
Lettera 6 ottobre 1869 da Troise a Capranica (si vedano anche le lettere di Troise 22 ottobre 1869 a Capranica e 2 novembre 1869 a Luigi Trojani). I coniugi
Capranica erano già stati accusati qualche tempo prima di non aver pagato la mediazione dall’agente Luigi Enrico Tettoni (mi permetto di rimandare al mio Tra
arte e mercato. Agenti e agenzie teatrali nel XIX secolo, Roma, Bulzoni, 2006, pp. 197-201).
18
Lettera 17 ottobre 1869, in Una amizade revelada: correspondencia entre o Imperador dom Pedro II e Adelaidi Ristori, a maior atriz de seu tempo, a cura di A.
Vannucci, Rio de Janeiro, Edicoes Biblioteca nacional, 2004, p. 223.

8
Giacinta Pezzana,
Ritratto, 1908

“La Escuela experimental


de Arte dramático”
Lettere inedite di Giacinta Pezzana da Montevideo (1911-1914)
Laura Mariani
Università di Bologna

L
e lettere inedite qui proposte sono state ritrovate da un E’ infatti operazione discutibile tagliare i documenti epistolari
importante cultore di manoscritti e collezionista, Renzo nelle parti personali, che tanto contribuiscono a far conoscere scri-
Rizzi, già proprietario di una libreria antiquaria a Milano; le vente e destinataria, le loro vicende familiari e la qualità della loro
ha affidate a una storica milanese, Emma Scaramazza1, che le ha relazione, ma ho voluto privilegiare i contenuti teatrali. Un’opera-
messe a mia disposizione. Non potendo pubblicare per intero le zione facilitata dal fatto che i diversi temi si stagliano nettamente
venticinque delle cento che parlano della Escuela experimental nelle singole lettere; non perché Giacinta Pezzana non sia consa-
de Arte dramático dirigida por Giacinta Pezzana a Montevideo, ho pevole di quanto sfera pubblica e sfera privata si intreccino fra
pensato di selezionare dei brani in modo da costruire una cronaca, loro nella vita di un’attrice, ma per l’attenzione speciale riservata
sia pure incompleta, di quell’esperienza decisiva per la nascita del al proprio lavoro e all’ambiente in cui si realizza. Un primato che si
teatro rioplatense; facendo un’eccezione per la prima, presentata mantiene anche se destinataria è un’amica del cuore, con la quale
integralmente, a titolo di esempio. da almeno trent’anni si parla di tutto: Alessandrina Ravizza, pro-

1
Ha scritto, fra l’altro, La santa e la spudorata. Alessandrina Ravizza e Sibilla Aleramo. Amicizia, politica e scrittura, Napoli, Liguori, 2004; e ha curato Politica e
amicizia. Relazioni, conflitti e differenze di genere (1860-1915), Milano, Franco Angeli, 2010.

9
tagonista del femminismo pratico agosto 1909 si imbarca per il Brasile cui porta avanti le sue battaglie e la
milanese e filantropa laica, chiamata con la compagnia di Carlo Rosaspina durezza degli attacchi che subisce.
confidenzialmente Sacha. e Nina Sanzi; ma in dicembre già se Leggeremo i successi e le traver-
Giacinta Pezzana è un’artista di ne distacca, per non andare in zone sie della sua Scuola da cui nascerà
forte personalità2: legata alla dimen- infette da febbre gialla, dice. Nel una Compagnia: un copione di sfide
sione della grandezza che è stata di 1910 è a Buenos Aires, dove dirige e di delusioni non nuovo per l’attri-
Adelaide Ristori ma attraversata dal- la compagnia di Guillermo Battaglia ce. Certo vorremmo dicesse di più
le inquietudini oltre che dalle istan- al Nacional Norte, con l’obiettivo di dei metodi di insegnamento ma, ciò
ze politiche femministe e da vive fondare un teatro nazionale ameri- nonostante, alcune frasi e notazioni
preoccupazioni per come la nazione cano. Fallito questo progetto, lascia insistite nelle lettere insieme a una
italiana si va costruendo; e dunque Buenos Aires dopo una replica trion- sua dichiarazione d’intenti pubbli-
consapevole di dover fare i conti con fale in spagnolo della sua Teresa Ra- cata su “La Razon” 6 mostrano che
un mondo che cambia e che impone quin, avendo al fianco Teresa Mariani ci troviamo di fronte a qualcosa di
al teatro di cambiare. Così, da un lato, nel ruolo che era stato di Eleonora nuovo. Innanzitutto il nome, consa-
accoglie l’eredità del romanticismo Duse4. Si trasferisce a Montevideo pevolmente scelto per differenziarsi
negativo ricevuta dal mazziniano dove vive la figlia Ada Gualtieri, già da altre intitolazioni come la Regia
Gustavo Modena, il precursore del attrice in gioventù al suo fianco, ora Scuola di recitazione “Tommaso Sal-
Grande attore, volgendola al fem- sposa di un emigrante ligure, Pietro vini” di Firenze e il Regio Conserva-
minile e, dall’altro, fa sue le istanze Garavagno, e madre di tre figli. torio musicale di S. Cecilia a Roma7.
del naturalismo, mentre si prepara il L’Uruguay è un paese in movi- C’erano molte scuole di teatro alla
nuovo della Duse (e, fuori d’Italia, la mento grazie al suo presidente José fine dell’Ottocento in varie città ita-
rivoluzione registica). Battle y Ordóñez, “un vero democra- liane ma la più importante era quella
Ci occuperemo qui dell’ultimo tico, laico per conseguenza, che sta- nazionale sorta appunto a Firenze e
periodo della sua attività artistica3. bilì il Divorzio e la separazione della diretta dal 1881 al 1910 da Luigi Rasi:
Dopo il fallimento della Compagnia Chiesa dallo Stato” insieme ad altre un maestro stimato dalla Pezzana,
romanesca, in cui ha perso tutti i suoi riforme per cui fu “odiato dal parti- “il cui metodo di recitazione è il
denari insieme al sogno di un teatro to Bianco e adorato e sostenuto dal semplice vero”8.
popolare rinnovato nel repertorio e partito Colorado (o rosso)”5. Giacin- Lei non vuole conservatori, non
fatto da giovani, l’attrice sessantot- ta Pezzana, sempre molto critica coi avendo nulla da conservare: la sua è
tenne è costretta a puntare di nuovo potenti, ce ne dà un ritratto molto una Scuola sperimentale e gli spet-
sulle tournée in America latina. L’11 umano, mostrando il coraggio con tacoli che produce sono esperimen-
ti. Non ci sono classi divise per anni
né altre materie oltre recitazione:
perché i tempi di apprendimento
sono legati al talento e all’impegno
personali e l’insegnamento è emi-
nentemente pratico. “Me propongo
darles desde el primer día un papel
en cualquier obra, y que de inmedia-
to lo interpreten”, e ancora: “Ten-
go la firme convicción que en arte
dramático no se debe enseñar mas
que de lo que se debe hacer. […]
Que hagan el gesto como les indique
su sentimento”. Vanno solo cono-
sciuti i “movimentios antiestéticos”
per evitarli. Dunque, allievi e allieve
vengono messi in situazione prima
Programma di di aver memorizzato il testo o ricevu-
una serata a to indicazioni su gesti e intonazioni,
Montevideo
perché si orientino dal loro intimo nel
processo creativo.

2
Rimando chi è interessato ai miei saggi precedenti su di lei, in particolare all’epistolario che pure contiene lettere significative sulla Escuela: L’attrice del cuore.
Storia di Giacinta Pezzana attraverso le lettere, Firenze, Le Lettere, 2004, pp. 461-519 e 566. Vedi anche Dramaturgias del esilio. Las Veladas Dantescas de Giacinta
Pezzana en Italia, Argentina e Uruguay, in Dante en America Latina, al cuidado de Nicola Bottiglieri, Teresa Colque, Università degli Studi di Cassino, 2007, vol. II,
pp. 585-611.
3
Questa si concluderà nel 1914 con il film Teresa Raquin, tratto dal dramma di Zola, suo storico cavallo di battagli. Insieme a lei vi recitavano Maria Carmi, Giovanni
Grasso e Dillo Lombardi.
4
Mi riferisco alle prime rappresentazioni dell’opera nel luglio 1979, al Teatro dei Fiorentini di Napoli.
5
Lettera inedita di G. Pezzana a A. Ravizza, Montevideo, 29 gennaio 1912.
6
Un rato de amable conversación con la Sra. Pezzana. La fundación de la “Escuela Experimental de Arte Dramático”. Fines que se poropone, “La Razon”, 11 ottobre 1011.
7
Dal Liceo musicale di Santa Cecilia, in cui agli insegnamenti specifici si affiancavano materie scolastiche tradizionali – dalle lingue alla storia all’aritmetica – e non,
nel 1893 si era distaccata una scuola di “declamazione e gesto” diretta da Virginia Marini. Un’attrice amica della Pezzana ma non del tutto stimata da lei; mentre
con Edoardo Boutet, che entrò a insegnarvi nel 1908, ella ebbe rapporti di autentica amicizia con alcuni conflitti.
8
Lettera di G. Pezzana a V. Bosio, Napoli, 2 febbraio 1999, in L. Mariani, L’attrice del cuore, cit., p. 305. Scrive anche di ritenere utili le scuole, a differenza di Ermete
Novelli: prova ne sia quella torinese di Carolina Gabusi Malfatti che “diede all’arte la Tessero, la Campi, l’Emanuel, la Leigheb (per tacere di me)”.

10
Nel rivendicare l’antitradizionali- tro del passato ma ansia di andare In vecchiaia ed in terra stranie-
smo del suo metodo l’attrice preci- oltre l’esistente, seguendo bisogni ra dovevo trovare un benessere
sa ancora: “[non do] l’istruzione a che avrebbero portato alle speri- decoroso!
spizzico, ad uno per uno degli allievi, mentazioni teatrali novecentesche. Per ora non metter fuori questa
no: io distribuisco una commedia a Anche con un divertito richiamo al voce perché la cosa non è ancora
due o tre gruppi, poi li faccio provare futurista Marinetti. sanzionata dal Parlamento… ed io
saltuariamente il lavoro, e da queste non credo che ai fatti compiuti.
prove mi rendo conto delle diverse Montevideo, 4 agosto 19119 Ti mando una prova delle mie ul-
attitudini degli allievi, quindi dai tre time fotografie la quale ti porterà un
gruppi scelgo i meglio adatti per la Sacha cara grosso bacio dalla tua
recita di esperimento” (10 novembre tu, apprendendo la morte di Gior- Giacinta.
1912). Piuttosto stimola il potere di gina Saffi avrai pensato a me?!10 E, dal
osservazione perché “el verdadero tuo forte dispiacere, avrai misurato Montevideo, 10 novembre de
arte y en el que se puede hacer derro- il mio dolore… dolore muto, senza 1912
che de detalles” e pone l’attenzione lagrime, ma profondo come un gran
sulle scene “tranquille”, più difficili di senso di isolamento. Quell’amica di […] Giungo qui chiamata dal Pre-
quelle in cui l’autore “ha puesto tuto tanti anni, non la vedrò più!... non sidente della Repubblica, ad educare
so vigor”, e sulle battute banali che oso sperare come Lei nell’al di là… la gioventù, che ne sente l’inclina-
spesso vengono dette orribilmente. sarebbe troppo bella la morte. zione, all’Arte rappresentativa. Sul
C’è anche un dato oggettivo che Oh la vecchiaia che fa strage in- principio la Stampa tutta approva e
la porta a tentare vie nuove: la sua torno a noi!... canta inni alla ini-
stranierità. Insiste con soddisfazione
sul fatto che recita in castilliano, che
che tristezza
amara! L’anima
In vecchiaia ed in ziativa e si presen-
tano nel concorso
legge centinaia di testi in una lingua
non sua. La stessa fatica di copiare le
s’infiacchisce
ad ogni parten-
terra straniera 340 alunni!... Si fa
una selezione da
parti per gli allievi sembra funzionale
al suo bisogno di acquisire la lingua
za di persona
amata. dovevo trovare un una commissio-
ne composta di
e le sue sonorità: per impratichirsi
non solo dei suoi “segreti” ma anche
Tu, la Gior-
gina, la Gual- benessere decoroso! due critici teatrali,
d’una distintissima
“dei modismi del paese” (16 gennaio berta e la Can- letterata, ed altre
1912). Le risulta così incomprensibi- dida11, foste il nucleo a cui ho sempre due o tre persone intelligentissime,
le la critica fatta dalla stampa ostile consacrato un vero profondo affet- amatori d’arte drammatica, e di me,
alla cattiva dizione dei suoi allievi: to: la vera amicizia! quel sentimento naturalmente. Su 340 = 80 soli risul-
“come se io dirigendo per esempio che non soffre tormenti di gelosia tano accettabili, nella prima selezio-
una compagnia milanese dovessi in- come l’amore, ma che è più duratu- ne. Nella seconda una sessantina,
segnare il dialetto milanese!”, scrive ro, più forte nella sua purezza d’es- ma 60 primi attori!! poiché nessuno
il 10 novembre 1912. senza. ammetteva di sostenere parti secon-
Dunque, l’aggettivo experimen- Due sono già partite!... Spero di darie.
tal, all’epoca usato raramente e per essere ora io ad essere rimpianta da Bisogna che ti spieghi che il mio
indicare singoli tentativi di andare te e dalla Candida. metodo è non il solito delle scuole
oltre il tradizionale, viene dalla Pez- Ti scrivo ciò che mi sgorgò dal in generale, in cui si da l’istruzione a
zana inteso come una sostanza che cuore nel ricevere il tragico annun- spizzico, ad uno per uno degli allievi,
deve caratterizzare durevolmente zio. Volli dalla riva opposta dell’Oce- no: io distribuisco una commedia a
l’esperienza, legata a un progetto ano, mandare il mio eterno saluto due o tre gruppi, poi li faccio provare
generale di riforma non solo della all’adorata amica. saltuariamente il lavoro, e da queste
recitazione ma dell’arte dramma- Ti arrecherà sorpresa il riceve- prove mi rendo conto delle diverse
tica in tutti i suoi aspetti. Sicché le re questa mia da Montevideo, ma attitudini degli allievi, quindi dai tre
stesse insistite lamentele nei con- credo averti già scritto che avrei gruppi scelgo i meglio adatti per la
fronti di allievi e allieve, precoce- lasciato Buenosaires, appena ter- recita di esperimento. Ne avviene da
mente corrotti da assurde pretese minato il mio contratto con il “Te- ciò che gli scartati per insufficienza si
di protagonismo e di successo fa- atro Nacional”. adontano e se ne vanno, perché la
cile, e dunque ribelli alla maestra, Qui siamo in istrette trattati- vanità è la più stupida intransigenza
rivelano la loro natura: non si trat- ve col Ministro della P[pubblica] dello spirito umano. Tutti, ripeto, pre-
ta delle lamentele di una vecchia I[struzione] e con il Presidente della tendono la parte di 1° attore o di pri-
attrice ma della sua richiesta im- Repubblica Oriental dell’Uruguay per ma attrice, per cui invidie, gelosie, ca-
prescindibile di legare il mestiere aprire una Scuola di Arte Drammati- lunnie dell’uno per demolire l’altro,
da un lato alla fatica e, dall’altro, ca con un emolumento di 30 e forse e furore contro di me. Come era da
all’etica. Non c’è nostalgia del tea- 35 mila franchi all’anno! prevedere tutti i rifiutati si voltarono

9
Le lettere sono state trascritte con rigorosa fedeltà, mantenendo la grafia dell’originale, anche se scorretta o non più rispondente all’uso o influenzata dallo
spagnolo parlato a Montevideo.
10
Questo richiamo d’apertura a Giorgina Craufurd, vedova di Aurelio Saffi (1827-1911), rimanda alla forza delle amicizie femminili e all’ambiente risorgimentale
e mazziniano in cui entrambe si sono riconosciute.
11
Gualberta Beccari (1842-1906), scrittrice e appassionata di teatro, fondò e diresse il più importante periodico dell’emancipazionismo, “La donna”. Di Candida
conosco solo il cognome, Pergami.

11
in tanti nemici accaniti… e siccome diritti della salute) forse il più bel la- si siano messi d’accordo giornalisti e
fra essi ve n’erano che hanno rappor- voro del Sanchez, fu eseguito dai autori… (più o meno autori di mise-
ti amichevoli con critici teatrali, co- miei alunni meglio, molto meglio di rie intellettuali, che essi credono po-
minciarono contro di me una crocia- Compagnie spagnuole costituite di ter chiamare drammi o commedie)
ta d’insolenza da disonorare facchini artisti… e ciò fu detto da persone in- per quanto abbiano scritto contro
e meretrici, in due o tre giornali. Gli telligenti e spassionate; il pubblico ne me e la mia Scuola, il Presidente del-
altri più serii, ma per ragioni politiche fu entusiasmato… chiamò fuori sei la Repubblica ha preso in affitto un
e partitarie, nemici dell’attuale Pre- volte nel famoso finale del 2° atto… teatro della città grazioso, elegan-
sidente della Repubblica, tanto per dovetti uscire anch’io… ero sicura te, allegro ed ecco che La Scuola è
disapprovare tutto ciò che viene cre- di avere l’elogio sincero della Stam- diventata Compagnia e dai primi di
ato da lui, tacquero! Non uno prese a pa… che cantonata! e che sorpresa Luglio si danno recite, e gli alunni de-
difendermi. Gli allievi sgomentati mi fu la mia! Il giornale più cortese disse stano entusiasmo.
dicevano “e Lei non risponde a tanti che io guasto gli alunni col mio inse- Figurati che quasi tutt i giornali si
insulti?” No figlioli – dicevo loro – io gnamento… che essi trionfarono son dati la voce, e nessuno parla di
sono piemontese: rispondo a fatti per talento proprio, che la mia Scuo- questa simpatica Compagnia, che,
non a parole. Studiate con amore, e la, è perniciosa… che pronunciano senza, réclàme, con pochi manifesti,
voi altri risponderete per me con un male la lingua spagnuola, come se che vengono rotti appena messi, o
primo esperimento in pubblico! E io dirigendo per esempio una com- coperti con altri manifesti più gran-
l’esperimento si fece nel maggior te- pagnia milanese dovessi insegnare il di, il mio Teatro è sempre molto fre-
atro della città, ed il pubblico accolse dialetto milanese! quentato, e gli applausi sono costan-
quel primo esperimento con entusia- Tu mi chiederai il perché di questa ti e rumorosi.
smo meravigliato che in sei mesi di guerra?... Ah! I perché sono molti… e Concludo col dirti che ho vinto!
scuola io avessi potuto operare quel tutti fondati sull’interesse individuale Ora però mi trovo oppressa da
vero miracolo. d’ogni cronista. un lavoro opprimente! Nove ore di
Gli esperimenti si succedette- Uno di questi è fratello di un alun- prove al giorno… pensare ai vestiti
ro sempre, l’interesse del pubblico no cane che vorrebbe fare il primo di tutti… leggere lavori di giorno e di
crebbe con intensità. attore e non serve a fare i servitori… notte… ma ho vinto! […]
Quei nemici cretini si rodevano L’altro è del partito opposto a
il fegato a cercare nuove armi con- quello del Presidente attuale della Montevideo, 2 gennaio 1914
tro di me… e trovarono! Aprire una Repubblica che si vuole buttar giù
nuova Scuola! con la certezza di dai Bianchi cattolici. Un altro voleva […]Io credo di essere d’un me-
gettare a terra la mia. E chi istruiva insegnare la Storia dell’Arte nella tallo più duro del ferro! Ciò che mi
gli alunni? (che erano tutti i rifiutati mia Scuola e… dividere la mia me- fanno passare gli alunni è incredibile!
da me) due cronisti, più che critici sata… un altro è nemico di mio ge- Ora che sono artisti pagati, sono di-
teatrali! ma … o sventura! dopo nero e… se la piglia con me… e per ventati prepotenti, indisciplinati, più
tre mesi, la Scuola di quei talentoni ultimo io ho il torto di essere italiana! ribaldi dei Comici romani! Non posso
andò a gambe all’aria senza aver Una straniera che si piglia 650 scudi dire di più.
dato un solo esperimento. Allora al mese!... […] La Stampa continua ad essermi
tacquero su me ed io continuai a nemica colla congiura del Silenzio…
dare esperimenti che sempre più Montevideo, 6 aprile de 1913 e lo stesso giornale del governo, è
acrebbero le simpatie del pubblico. solidale con tutti gli altri!
Ma i nemici tacevano aspettando […] Per ora continuo a leggere Marinetti includa nel suo pro-
un’occasione propizia per sfogare il commedie e drammi Spagnuoli e gramma futurista la abolizione della
loro fiele, e questo si presentò. copio… copio centinaia di parti per Stampa! la soppressione dei critici
Il 9 di 9.bre [novembre] essendo i miei allievi che mi fanno disperare criticanti: vera canaglia! con poche
il secondo anniversario della morte per la loro poca voglia di studia- eccezioni. […]
del più grande autore drammatico re e la molta di amoreggiare fra di
dell’America Latina (che venne a mo- loro!... […] Non puoi figurarti come Montevideo, 21 febbraio de 1914
rire costì ed è sepolto al Musocco)12 le ragazze di qui siano calde nella
io trovai essere mio dovere il comme- pubertà… ricordano molto le gatte Cara incredula,
morare quel grande che l’America la- nei loro sinceri desideri in Febbraio. non volevo scriverti che ebbi già
sciò morire quasi, di fame! o almeno Non vi è che una differenza…. che il decreto del governo che mi con-
patirla spesso. qui il desiderio innocente è… in tutti cede tre mesi di vacanze per moti-
L’idea mi parve anche gentile ver- i mesi dell’anno! […] vo di salute… (buona!) e nomina
so la città che diede i natali a Floren- altro direttore per i tre mesi della
cio Sanchez. Speravo che le vipere… Montevideo, 11 luglio 1913 mia assenza. […] Comprendo che
cioè i critici teatrali (che sarebbero l’amore al proprio paese è grande,
più adatti a fare i muratori) avrebbe- […] Malgrado una guerra feroce potente, invincibile! Dacché ho il
ro rispettato ed anche gradito quel della camorra giornalistica che non mio biglietto provo una specie di
dovuto omaggio… invece… si arresta davanti a nessuna consi- fremito così intenso che assomiglia
“Los derechos de la salud” (I derazione di dignità… per quanto ad una sofferenza. […]

12
Florencio Sánchez (1875-1910), autore di drammi realisti d’impegno sociale, morì a Milano.

12
Ettore Petrolini
e le sue prime
tournées in America Latina
Donatella Orecchia
dell’Università di Roma “Tor Vergata”

P
rima tappa. Il re della risata.
Quando Ettore Petrolini, nel 1907, affronta la sua prima tournée in Sudamerica ha solo
ventitré anni: ancora poco conosciuto, recita in duetto con Ines Colapietro, allora com-
pagna d’arte e moglie, in spazi teatrali e caffè concerto rinomati, come il Morisetti di Milano o
l’Eden di Napoli, ma più spesso in sale di secondo o terz’ordine. Apprezzato per lo straordina-
rio talento comico, i suoi successi, di pubblico più che di critica, sono per il momento soprat-
tutto il segnale di una fase felice del teatro romano di tradizione popolare nel suo incontro
con quello napoletano e con il cafè chantant francese. Nonostante il fatto che Petrolini abbia
già iniziato a impostare la propria ricerca stilistica su un comico che presto verrà definito grot-
tesco e parodico e che, pur inserendosi nel solco della tradizione, in realtà lavora per la sua
deformazione e il suo capovolgimento1, in questi primi anni di attività poco di tutto ciò com-
pare nelle testimonianze della critica del tempo.

La tournée in Sudamerica rap-


presenta in questo percorso un
spartiacque importante: e non solo
per lo straordinario trionfo del comi-
co presso il pubblico sudamericano,
ma ancor più per l’eco che ne giun-
ge in Italia. Ritornato in patria, infat-
ti, l’attore potrà portare in dote un
successo su piazza internazionale
che gli permetterà una rapida affer-
mazione sui palcoscenici nostrani e,
presto, anche i primi veri segnali di
attenzione da parte della critica. In-
seritosi così all’interno di una tradi-
zione teatrale migrante, che aveva
caratterizzato fra l’altro l’afferma-
zione di buona parte degli attori di
prosa dell’Ottocento, Petrolini con-
quista al Varietà italiano il nuovo
mercato estero non europeo. E con
Petrolini in
ciò, da un lato, si inserisce con forza camerino a
nel solco di una tradizione ben co- Montevideo, 1921
nosciuta e, dall’altro, entra all’inter- (Biblioteca del
Burcardo di Roma)
no di un sistema organizzativo più
esplicitamente industriale, quello

1
«Scolaro dei Napoletani – scrive Anton Giulio Bragaglia – egli trasformò la loro materia ottocentesca, dandole un aspetto sintetico e, dalle dorature con frange
e svolazzi, la portò alle forme dell’alluminio, la spogliò dai ghirigori, dai fronzoli, dai ricci, dai fiocchi, dalle penne, denudandola e facendola luccicare ai riverberi
della sua diabolica spietatezza»: A.G. Bragaglia, Petrolini, in E. Petrolini, Nerone. Romani de Roma, Roma, Colombo ed., 1945, p. 10.

13
delle grandi organizzazioni inter- dica della tradizione. tutta una dinastia di re e d’impe-
nazionali degli spettacoli del Varie- Alla fine del 1908, il direttore della ratori della risa, Zar dell’allegria
tà, che si stanno affermando nella «Société Génerale des engagements e maghi del buon umore. La di-
Parigi di quegli anni. Non a caso le artistiques»5, Raoul Pitau, propone nastia cominciò in America, dove
prime tournées di Petrolini in Sud alla coppia dieci rappresentazioni per ben due anni non mi chiama-
America saranno tutte organizzate all’Étoile di Parigi, «con la promessa rono che Sua Maestà Petrolini I»
da impresari francesi. in caso di successo di un altro e mag- e conclude «E non si accorgeva-
E così accade che, l’8 aprile del giore contratto per l’Avana e il Messi- no che mentre mi elevavano a
1906, compaia sul «Cafè Chantant» co»6; contratto che arriva a Petrolini monarca, io rappresentavo inve-
questa curiosa pubblicità: in data 16 ottobre 19087. ce l’anarchia nel Varietà»10.
Questa seconda tournée in Quattordici anni dopo l’attore
«TOURNÉE DEI CASINOS SEGUIN / Il America Latina decreta il definitivo sarà nuovamente in Centro e Sud
più lungo giro artistico dell’America
del Sud / 7 Stabilimenti di prim’ordine /
successo della coppia, tanto che America a raccogliere un altro
4000 artisti scritturati finora! / Viaggio un quotidiano dell’Avana proclama grande successo, questa volta ac-
rapidissimo / Partenze da Genova 2 vol- Petrolini El Rey de la risa!8. compagnato, a tratti, da una rifles-
te al mese / Viaggio in 2° classe andata sione sul senso della sua particola-
e ritorno / Paga in oro / Anticipo quin- «[…] Quando prende l’aria del falso sa-
dici giorni / Per ogni comunicazione e
re comicità: comicità di un attore
piente ci fa ridere; nell’avaro che passa
schiarimento [sic] scrivere: / Agenzia per filantropo ci fa ridere; nel benefatto-
dal temperamento tragico, scrive-
speciale della TOURNÉE SEGUIN / Pa- re, nel presuntuoso ecc in tutti quei tipi rà qualcuno.
rigi- 5 Rue Laffitte – PARIGI / Indirizzo che presenta tutte le sere, ci fa ridere,
telegrafico SEGUIN TOUR PARIS»2. però non di quel riso che viene dall’ani-
mo deluso, non di quel riso sordo del
E, nel febbraio dell’anno suc- disprezzo… Ci fa ridere di un riso fran-
co, sonoro e spontaneo, che è il leale
cessivo, dopo aver visto Petrolini significato dell’intimo contenuto; quel
recitare al Teatro Alcazar di Genova, riso che ci predispone ad amare la vita;
Seguin propone alla coppia Petrolini è questo quello che ci fa godere, Petro-
- Ines un contratto per una tournée lini con la sua inimitabile grazia»9.
in America del Sud. Firmato il 18 feb-
braio 1907, l’accordo prevede «deux E qui si potrebbe persino ca-
numero par représentation: 1° Duo dere nell’errore di leggere fra
Italien, 2° Macchiete par Petroli- le righe un riferimento a una
ni»3; la partenza è per il 19 maggio comicità bonaria: ma il critico è
e la tournèe comprende Argentina, attento, e scrive di assenza di di-
Uruguay, Brasile per una durata di sprezzo, di amore per la vita e di
almeno quattro mesi; 1150 franchi grazia, tutti tratti che resteranno
di anticipo e, per un mese di recite, quale cifra dello stile dell’attore,
2300 franchi complessivi. Ai primi di impastati con altri, più graffianti
giugno Ettore e Ines sono al Casino e crudi certamente, ma che non
di Buenos Aires, poi in Uruguay al Ca- contraddiranno mai il rifiuto del
sino di Montevideo in agosto, a Cuba disprezzo che, con parole del
in ottobre e infine a dicembre in Bra- Gastone petroliniano, richiama
sile, al Moulin Rouge di Rio de Janei- l’«orrore di se stessi» di cui è
ro. Si narra che sia stato proprio in se- privo il bell’attore fotogenico,
guito a un clamoroso fiasco a Buenos il divo del varietà, ma non certo
Aires che Petrolini abbia dato il via a l’attore parodico qual è Petrolini.
una delle sue macchiette più geniali Certo qui, come in altre crona-
Margherita non sei più tu, parodia del che a queste serate, non ci sono
Faust di Gounod, sulla musica di C’era riferimenti espliciti all’aspetto
una volta un piccolo naviglio (Habia grottesco e «anarchico» della
una vez un barco muy chiquito)4: ne recitazione di Petrolini il quale,
deriverà un successo straordinario qualche anno dopo, ricorderà in
che fra l’altro accelererà il percorso una lettera a Francesco Razzi,
di Petrolini verso l’estremizzazione pubblicata sul «Cafè Chantant» il
del suo lavoro di deformazione paro- 20 luglio 1914: «Da me incominciò

2
In «Café Chantan», 8 aprile 1906, anno X, n. 7, p. 1.
3
Biblioteca del Burcardo di Roma, «Fondo Petrolini», Contratti, Cart. 30, n. 11. D’ora in poi solo «Fondo
Petrolini».
4
È Petrolini stesso a confermare la notizia nel suo libro di memorie.
5
«Fondo Petrolini», Doc. d’archivio, Cart. 31, n. 8
6
Mario Corsi, Vita di Petrolini,, Milano, Mondadori, 1944, p. 89
7
Lettera del 16 ottobre 1908, «Fondo Petrolini», Contratti, Cart. 31, n. 8
8
M. Corsi, Vita di Petrolini, cit, p. 91
9
Francisco Hermida, in «Diario Espanol», 18 settembre 1909.
10
E. Petrolini, Lettera a Francesco Razzi, pubblicata sul «Cafè Chantant» il 20 luglio 1914 (p. 1); nell’archivio
Petrolini esiste una copia dattiloscritta dell’articolo, Autografi, AUT – PETR- 04 - B01.02.

14
Un’arte che è deformazione. sensibilità estetica e l’acutezza di amore, ecc. - questo sì - e avere anche il
Nel 1921, al tempo della sua ter- alcuni critici del tempo che riusci- dono dell’imita­zione, che è un dono si-
mile al suonare ad orecchio... Ma dov’è
za lunga tournée in America Latina, rono ad andare al di là del fascino la creazione?
Petrolini ha iniziato già da alcuni attorale, dell’entusiasmo esterofi- Mentre vere e proprie creazioni - di Pe-
anni a portare in scena, accanto lo o dell’adesione dettata da facili trolini - sono il Toreador, la Sonnambula,
alle sue macchiette-caricature più esotismi, per cogliere invece uno Amleto, Ma l’amor mio non muore, For-
tunello e tante altre...
famose, anche alcune opere di dei nodi più profondi della recita- È vero che del Toreador, della Sonnam-
prosa. Dal cafè chantant al teatro zione di Petrolini: il suo furor grot- bula, e dell’Amleto esistevano gli origi-
di varietà a quello di prosa ecco tesco deformatore, la sua potenza nali - ma per Petrolini non sono stati che
che la parabola dell’attore viene parodica che investe la tradizione semplici spunti, semplici punti di par-
tenza, pretesti per monumentali, colos-
ricordata anche dalle cronache su- riscrivendola e facendo esplodere sali deformazioni creatrici. Paragonato,
damericane11, dove spesso il riferi- dall’interno la vuotezza dei valori infatti, il toreador sivi­gliano a quello
mento al giovane artista del 1907 di cui il teatro borghese europeo Zero meno zero, diventa ridicolo, me-
fa capolino a indicare continuità e è allora espressione. Insomma, la schino e rimane eclissato dal raggiante,
sfarzoso umorismo di quello, in cui c’è
discontinuità rispetto all’attore più sua forza d’umorismo che potrem- dentro tutta la personalità - sempre
maturo e artisticamente stratifica- mo dire “crudele”. Ed è tanto più esplodente - del nostro grande origina-
to del 1921. Ma ciò che resta ancor interessante che la cronaca sappia lissimo Petrolini. E così per la Sonnam-
oggi come interessante documen- cogliere tutto questo nel 1921 no- bula. Nel suo Amleto e nel suo Ma l’amor
mio non muore, per me, e per chi non è
to dell’incontro di due culture è la nostante la distanza: perché certo uno scoccia­tore, Petrolini è molto più
Petrolini, più che molti altri attori interessante di Shakespeare. Fortunello
italiani di passaggio dall’America poi non avendo precedenti, è assoluta-
del Centro Sud, ha una poetica che mente una creazione del genio»13.
è in perenne e critico rapporto con «Còmico de gran eficacia, sôlo confìa
la cultura europea otto novecente- en su espontaneidad y a sus recurssos
sca e in particolare con quella ita- personales el éxido de su labor.
liana, un linguaggio che è riscrittu- Màs que lo que dice, que el contenido
de sus frases, provoca las más de las
ra di linguaggi e instancabile ope- vecezs a risa, a hilaridad, el modo cómo
razione metalinguistica12. Segno dice, la forma exterior compuosto de
questo che nel 1921 la cultura eu- mímica y de gestos, con que decora y
ropea era ormai piuttosto diffusa da realce a sus palabras.
De ahí que la parodia, género en que
in America latina tanto da permet- cultiva preferentemente los más salien-
tere, almeno a parte della critica, tes elementos de su arter, adquiera en
di cogliere le riscritture capovolte este actor una fuerza y una expresión
di Petrolini. Riportiamo di seguito de comicidad poco comunes.
Tiene Petrolini el sentido de la caricatu-
due frammenti di recensioni del ra, de la faz grotesca da las cosas y los
tempo che mettono in particolare sucesos. Sabe desentrafiar ese aspec-
evidenza questo dato. to, vestirlo con les recursos de su arte
y ofrecerlo lieno de vivacidad, de colori-
«Petrolini è un genio inquantoché è un do y de originalidad.
creatore, un caposcuola, un precurso- Indudablemente, entre los cómicos de
re, un deformatore - sopra tutto. Bada- su género, pocos habrá que lo superen
te che non può esistere arte senza de- en cuanto a realizar con más eficacia y
formazione - in tutti i campi - qualunque con mayor originalidad una labor como
sia la forma ch’essa prenda: qualunque la suya»14.
il modo con cui si manifesti.
Non bisogna confondere Petrolini con Varietà e variazioni di repertorio.
i diversi ‘macchiettisti’, imitatori fo- Radioscopia15: ecco un interes-
tografici - anche bravi - riproduttori di
curiosi, di caratteristici, interessanti tipi sante esempio dell’incontro di Pe-
etnografici. Chi imita fotograficamente trolini con il futurismo italiano, in-
non ha personalità, e, senza dubbio: contro che, attraversato l’oceano,
non crea niente. Per ciò non è mica trova anche in Brasile, in Messico
vero che tale macchiettista producen-
dosi nella macchietta, supponiamo: ‘O e all’Avana un riscontro decisa-
cucchiere, crea il tipo del vetturino na- mente positivo. Una buona parte
poletano; affatto; l’originale esisteva. delle cronache su questa tournée
E’ bastato studiarlo - con osservazione, si sofferma infatti su Radioscopia

11
Il repertorio comprendeva fra gli altri: Pipino re, Acqua salata, Romani de Roma, Nerone, Cento di sti
giorni, Amori de notte, di Petrolini; Il cortile di F. M. Martini; Ottobrata di Petrolini e Pascucci; 47 morto che
Petrolini in parla di Granozio, D’Arborio e Petrolini; Radioscopia di Cangiullo e Petrolini e Un garofano di Ugo Ojetti.
Fortunello Cfr. «Fondo Petrolini», Locandine, 29-072.
12
«Frasi fatte frasi sfatte», così come aveva scritto nei versi che aprono il suo primo libro Ti ha piaciato? del
1915: E. Petrolini, Ti ha piaciato?, Sesto San Giovanni, Madella, 1915. Cfr. G. Livio La scena italiana. Materiali
per una storia dello spettacolo dell’Otto e Novecento (Milano, Mursia, 1989) e AA.VV.,
Petrolini. La maschera e la storia, Roma-Bari, 1984.
13
F. C., A Rassegna Teatral, São Paulo, 10 ottobre 1921, riportato tradotto in E. Petrolini, Abbasso Petrolini,
Siena, Tip. Cooperativa, 1922
14
s.i.a., Urqiza. El debut de Petrolini, in «El Bien Publico», Montevideo, 2 giugno 1921.
15
Di Cangiullo e Petrolini, Radioscopia di un “duetto”, simultaneità drammatica del varietà, copione con-
servato presso il «Fondo Petrolini», Copioni, C 260:09.

15
fra l’uomo e la marionetta, che alla ribalta
son due forze uguali e contrarie, ma che
non distruggono il dramma - il burattino
innanzi al pubblico dovrebbe aver ragio-
ne lui ed annullare l’uomo subentrato di
un colpo nel burattino do­vrebbe scop-
piarlo in corpo e mandarlo in cocci - eb-
bene di questo conflitto alla ribalta d’un
teatro di varietà, con la simultaneità di
una risata esteriore del fantoccio e di
un ghigno interiore dell’uomo di questo
dramma che stilla a fatica attraverso i
pori di un trucco, secondo me, non è ca-
pace nessun grande attore d’Italia»17.

In verità la maggior parte dei


critici afferma di prediligere il Pe-
trolini comico, delle parodie idio-
te o delle commedie (fra le altre
viene citata Acqua salata con un
Don Teobómba Cabrón, forse una
variazione del Teopompo Becchi
I Salamini,
Manifesto
originario)18 o della rivista di Acqua
Pozzati, 1914 salata, piuttosto che quello pro-
tagonista di una vicenda definita,
forse un poco semplicisticamente,
«grandguignolesca» o, al conver-
so, interessante «estudio psycho-
logico»19, di Radioscopia. Eppure,
proprio la varietà del repertorio
e, in particolare, sul suo particolare evidente quanto la simultaneità dell’attore, che include e sempre
allestimento che già nel testo ri- visiva delle scene si incarni nel suo includerà pezzi anche molto di-
chiede quella divisione dello spazio corpo d’attore in una compresen- versi l’uno dall’altro e concepiti
in due zone separate da un velario za di comico e tragico, fra la risata originariamente in periodi diffe-
dove due scene si svolgono simul- del fantoccio e il ghigno straziato renti, testimonia da un lato della
taneamente: la finzione del teatro dell’uomo. sua scelta, qui come altrove, di
(in proscenio) e, dietro il velario, la mantenere contemporaneamente
realtà della miseria degli attori. Il «Coloro che non sono della mia opinione in scena momenti diversi del pro-
- pur serbando il loro parere, i loro pregiu­ prio percorso artistico e di saper
dramma è tutto qui: nel contrasto dizi - che volessero vedersi costretti ad
tra queste due dimensioni. applaudire proprio senza restrizioni Etto- continuare a frequentarli appunto
Tema non originalissimo, affer- re Petrolini, lo sentano nell’atto di Petroli- simultaneamente; ma testimonia,
ma qualcuno dei critici16, eppure ni e Cangiullo Radioscopia, ove vedranno dall’altro, anche della sfida che Pe-
con quale sfumatura di elegante dram-
reso con così raffinata abilità e ra- trolini sempre continuerà a lancia-
maticità, questo grande comico esegue,
pidità da diventare agli occhi del a solo, una macchietta, e un duetto con la re al suo pubblico: costruire per poi
pubblico nuovo e sorprendente. sua duettista - di cui è innamorato - men- ricostruire e riscrivere il già scritto
Ma ancor più sorprendente sem- tre muore di gelosia perché Lei si divora e costringere così chi guarda a ri-
bra poi essere Petrolini, che recita con gli occhi un habitué che è là, ogni
sera, in prima fila di poltrone. Di questo
scrivere anch’egli e sempre se stes-
il doppio e che si scompone in sce- sdoppiamento, di questa lotta innanzi al so e le proprie aspettative. In Italia
na in uomo e burattino, rendendo pubblico, che ha il diritto di non vederla, così come in Brasile.

16
Per esempio il critico de «La critica» di Buenos Ayres del 16 giugno 1921 (Petrolini en el Coliseo).
17
F. C., A Rassegna Teatral, São Paulo, 10 ottobre 1921, cit.
18
Petrolini en el Coliseo, cit.; s.i.,a, Theatros e musica, «Jornal do Commercio», Rio de Janeiro, 7 settembre 1921.
19
G.de C., Arte e Artistas, in «O Pais», Rio de Janeiro, 7 settembre 1921.

16
Un bastimento carico di…
opere liriche e scenografie
Augusto ed Emma Carelli, Walter Mocchi
e le tournées in Brasile
Donatella Gavrilovich
dell’Università di Roma “Tor Vergata”

L
e compagnie di prosa, di rivi- L’opera lirica in particolare era Fu in questo stabile che debuttò
sta e d’opera italiane, che da un genere molto apprezzato in nel 1900 Emma Carelli3, soprano ita-
sempre erano state caratte- Brasile; già nel Settecento si erano liano. Il successo riportato dalla sua
rizzate da una certa propensione costituite le prime compagnie ope- tournée in Argentina, Brasile e Cile fu
al nomadismo, accentuarono que- ristiche autoctone. foriero di grandi cambiamenti per la
sta loro peculiarità subito dopo sua carriera artistica, per suo fratello
l’unità d’Italia. Il loro passaggio «Precursore dell’opera brasiliana può Augusto e suo marito Walter Moc-
essere considerato il gruppo di attori-
fu segnalato sui palcoscenici eu- cantanti mulatti messo su dal volente- chi, per le sorti del teatro lirico roma-
ropei e americani dove gli artisti, roso P. Ventura nel XVIII ed una analoga no e per i teatri dell’America Latina.
il più delle volte, furono accolti in compagnia funzionante a Cuiabá (Mato Walter Mocchi4 era un sociali-
modo trionfale. L’organizzazione Grosso). Tuttavia, il primo passo verso
sta che, dopo i moti del 1898 e lo
un teatro dell’opera fu l’inaugurazione
di queste trasferte in modo parti- del «Teatro Lirico Fluminense» di Rio stato d’assedio a Napoli, fu mes-
colare per quanto riguarda l’opera de Janeiro, avvenuta il 25 marzo 1852»2. so a domicilio coatto a Procida.
lirica era estremamente comples-
sa, soprattutto se si trattava di
recarsi oltreoceano. Nell’America
Meridionale operavano impresari
italiani o d’origine italiana che cer-
cavano di attirare nei teatri argen-
tini, brasiliani e cileni i più famosi
cantanti lirici. I contratti stipulati
potevano impegnare un artista
da pochi mesi ad un anno, portan-
dolo ad esibirsi in tutti i maggiori
teatri sudamericani. La «trasferta
estiva in America Latina – nel suo
itinerario classico: Buenos Aires (e
gli altri capoluoghi argentini come
Rosario, Bahia Blanca, La Plata,
Cordoba), Montevideo, San Pao-
lo, Rio de Janeiro, e più raramente
Manhaus e Santiago – fin dall’Ot- Augusto Carelli,
bozzetto di scena
tocento era diventata una consue- per Kovancina di
tudine del teatro italiano di prosa, Musorgskij, 1926
dialettale e lirico»1.

1
G. Pedullà, Il teatro italiano nel tempo del fascismo, Il Mulino, Bologna, 1994, p.289
2
M. Cacciaglia, Quattro secoli di teatro in Brasile, Bulzoni, Roma, 1980, p.95
3
Emma Carelli (Napoli 1887-Montefiascone 1928) allieva del padre, esordì nel 1895 ad Altamura in La Vestale di Mercadante. Nello stesso anno fu acclamata a
Chieti e a Napoli. Nel 1900 e nel 1901 ebbe un grande successo alla Scala in Otello, Bohéme, Mefistofele, Le Maschere. La sua attività si svolse prevalentemente in
Sud America. Dal 1913 gestì il Teatro Costanzi di Roma.
4
Walter Mocchi (Torino 1870 – Rio de Janeiro 1955) impresario teatraledl 1906. Con Carlo Séguin fondò nel 1907 la Stia (Società Teatrale Italo-Argentina) e in Italia
la Stin (Società Teatrale Internazionale e Nazionale). Nel 1910 fondò la Teatral e ne assunse la direzione con sede a Milano.

17
Emma lo raggiunse e non ebbe erano ancora in mente Dei) le offri- spaventosa coorte universitaria pre-
paura, come egli stesso scrisse: «di va dieci recite, a condizioni ecce- cipitarsi in palcoscenico, ordinare la
riapertura del sipario, l’accensione di
mettersi in guerra contro tutte le zionali per quei tempi. Era dunque tutte le luci, e si sentì sollevata in alto,
convenzioni e i pregiudizi in cui era la grande carriera che si apriva din- in trionfo, coronata di fiori, tra l’ovazio-
stata educata, di portare a repen- nanzi a lei»6. Sulla stessa nave era ne, frenetica della sala, prolungata per
taglio il proprio avvenire artistico imbarcato Enrico Caruso che aveva delle mezz’ore, in cui tutta la vita dello
spettacolo, con gli indispensabili muta-
che già dai primi bagliori appariva cantato con lei a Napoli nel 1895 e menti di scena, rimaneva sospesa»7.
brillantissimo»5. Si sposarono, ma che insieme alla Carelli conquistò il
il matrimonio non portò serenità pubblico sudamericano portando Nel 1903 l’impresario Milone
nella vita della Carelli; la sua carrie- sulle scene per la prima volta l’Iris del Teatro Lirico di Rio de Janeiro,
ra stentava a decollare a causa dei e la Tosca che dovevano costituire, per far fronte ad una stagione liri-
problemi politici dovuti al marito. per un decennio, due dei maggiori ca disastrosa, ebbe l’idea di riunire
Dalla disperazione iniziale Emma successi degli italiani all’estero. l’opera della Carelli con quella di
Carelli si riprese e con determina- Caruso. L’operazione si risolse fe-
zione affrontò la situazione uscen- «Intanto i trionfi di Buenos Aires – scris-
se il fratello della cantante, Augusto licemente e Caruso suscitò l’entu-
done vittoriosa. Nel 1900 debut- Carelli, – si ripeterono a Rio de Janeiro, siasmo del pubblico brasiliano in
tò alla Scala accanto a Tamagno con quel maggior impeto che corri- Rigoletto tanto da dover ripetere la
nell’Otello di Verdi ottenendo un sponde alla natura tropicale del paese. canzone del IV atto per ben cinque
clamoroso successo e la scrittura Anche a Rio non esisteva quel gioiello
di architettura che è oggi il Municipal; volte. Questi successi convinsero
per tre mesi al Teatro Costanzi di ma il vecchio Teatro Lirico […] che co- Mocchi, che nel frattempo era pas-
Roma. Questo le schiuse la possi- nobbe i successi di lei. Queste esplo- sato dalla politica al teatro, a ten-
bilità di essere chiamata in tournée sioni di entusiasmo goliardico sono tare un’impresa mai sperimentata
in America Latina. A metà d’aprile rimaste famose nella storia teatrale
brasiliana: gli studenti […] creavano in prima. Il cognato Augusto Carelli
1900 la Carelli s’imbarcò a Geno- una sola serata celebrità che restavano sintetizzò quanto accadde:
va sulla «Regina Margherita» per poi indimenticabili per cinquantenni, o
Buenos Aires, mentre la nave stava distruggevano fame e idoli di altri paesi «Il mese di maggio italiano equivaleva
per salpare le giunse un dispaccio […] Emma Carelli invece vi conobbe le all’ottobre argentino; e i venti giorni di
opposte espressioni di delirio colletti- viaggio trasportavano gli artisti, come a
da «Giovanni Sanzone, impresario vo. Dopo il terzo atto del Mefistofele, farlo apposta, all’iniziarsi di quelle sta-
del Lirico di Rio de Janeiro (il Mu- dopo il secondo di Tosca, dopo Caval- gioni teatrali. Il giocherello, così bene
nicipal come il Colon in quel tempo leria o Iris, in mezzo al clamore delle organizzato dal giro del sole, non po-
chiamate e degli applausi, ella vide la teva non tentare […] Walter Mocchi.
Ecco come si son venute formando
quelle società teatrali della sigla più o
meno sonante di Stia, Stin, Teatral […]
In sostanza Mocchi s’era detto:
“Riuniamo tutti questi teatri sudame-
ricani in un trust, facente capo a una
sola società e con la base di un grande
teatro italiano, ove si possa attuare
una stagione di prim’ordine. Il fior fiore
dell’arte lirica italiana sarà facile racco-
glierlo perché il miraggio d’un lavoro
stabile, prolungato e ben remunerato
attirerà a noi le masse artistiche; e dal
lato industriale l’attuazione dell’idea
non potrà non riuscire essendo così
abolite tutte le concorrenze”.
Era insomma la creazione d’un organi-
smo teatrale interoceanico quale «non
s’è mai visto l’eguale»8.

Tra il 1908 e il 1910 la Stin e poi la


Teatral ebbero in gestione tra gli al-
tri teatri dell’America Latina il Mu-
nicipal di Rio de Janeiro e quello di
San Paolo, il Coliseo di Buenos Ai-
res e due compagnie d’operette la
Marchetti e la Caramba; controlla-
Bidu Sayao, Mimi, vano inoltre tutti i principali teatri
in La Boheme di lirici italiani. Nel 1913 una terribile
Puccini
crisi segnò l’economia del Brasile
e dell’Argentina e solo la determi-
nazione di Mocchi riuscì a salvare

5
W. Mocchi, I moti italiani del 1899. Lo stato d’assedio a Napoli e le sue conseguenze, Muca, Napoli 1901, p. 382
6
A. Carelli, Emma Carelli. Trenta anni di vita lirica, P. Maglione editore, Roma, 1932, p. 61
7
Ivi, pp. 70-72
8
Ivi, pp.146-147

18
la vita dell’organizzazione intero- ta a Roma e alla partecipazione a Kovancina di Musorgskij. Sorprese
ceanica. Disparve così la Teatral e mostre collettive nelle quali otten- il pubblico con un fantastico pano-
con personalità giuridica propria ne riconoscimenti, Carelli si stabilì rama di Rio de Janeiro e «fu Walter
nacque l’Impresa Teatro Costanzi definitivamente in Italia e «visse Mocchi a portarne, tutto giulivo, la
a Roma con la gerenza di Emma da allora in poi come pittore pro- gradita notizia»16 in Italia.
Carelli, che lasciò le scene definiti- fessionista anziché da musico»12. Nel frattempo in Brasile erano
vamente per la dirigenza artistica A lui Mocchi affidò la direzione dei sorti splendidi teatri lirici; e giova-
dal dicembre del 1913 fino al 19269. laboratori di scenografia del Teatro ni promesse dell’opera brasiliana
Dal 1914 iniziò l’epoca d’oro delle Costanzi. I locali erano in sfacelo, si affacciavano sui palcoscenici in-
tournées interoceaniche collegate senza riscaldamento e senza alcu- ternazionali. Nel 1926 la cantante
strettamente alle produzioni del na comodità. Per sei anni vi lavorò brasiliana Bidu Sayao debuttò al
Teatro Costanzi di Roma. In quello per sedici ore al giorno: Teatro Costanzi in Matrimonio se-
stesso anno Augusto Carelli10, che greto di Cimarosa riportando un
con la famiglia era tornato in Italia «Era una corsa folle senza badare a meritato successo. Dopo la mor-
spese, verso un sogno d’arte le cui sod-
per trascorrere le vacanze da Pie- disfazioni mi ripagavano. […] Il lavoro
te improvvisa di Emma Carelli nel
troburgo, fu costretto a rimanervi era enorme. Ogni anno il teatro Costan- 1928, la Bidu sposò Mocchi che si
a causa dello scoppio della Prima zi varava su per giù quattro opere nuo- trasferì definitiv1amente in Brasile.
Guerra Mondiale e della Rivolu- ve, e di tutte bisognava creare le scene. In Italia di Augusto e di Emma
Oltre a ciò un paio di opere nuove si
zione d’Ottobre. Avviato al canto creavano per il Brasile e per l’ Argen-
Carelli, di Walter Mocchi si è perso
dal padre, Augusto aveva fin da tina, senza contare i lavori di restauro il ricordo; chissà se in Brasile qual-
giovane manifestato un particola- per le scene […] che viaggiavano per il cuno li rammenta ancora.
re talento per la pittura, ma fu co- mondo»13.
stretto a deporre i pennelli per una
colica saturnina che lo ridusse qua- Con mezzi di fortuna e tanta
si in fin di vita. In Russia, dove si era passione, Augusto Carelli allestì
trasferito nel 1893, ricevette fama nel dicembre 1921 una nuova sce-
ed onori come insegnante di canto nografia per la Tosca andando con-
del Conservatorio di Pietroburgo, tro l’inveterata tradizione teatrale.
partecipando attivamente alla vita Fu un successo: «Quando si alzò
culturale e musicale dell’epoca. il sipario sul III atto – ebbe a dire
una spettatrice – io mentalmente
«Conforme alle usanze pietroburghesi, pregai che quella scena d’incanto
la loro casa era una “corte bandita” ove
rimanesse deserta il più a lungo
ogni sera convenivano amici e cono-
scenti musicisti; ogni anno nel Salone possibile: avevo la sensazione ma-
si dava un’opera lirica, gli allievi canta- gica di trovarmi davvero in cima al
vano, amici e parenti sonavano chi uno Castello in un’alba primaverile»14.
strumento, chi un altro, protagonista e
scenografo era Augusto»11.
Le scene della Tosca, come quelle
d’altre opere eseguite da Carelli,
Augusto Carelli ebbe la fortu- furono spedite in Sudamerica per
na di vivere a Pietroburgo in un la tournée estiva della compagnia
momento magico per l’arte della del Costanzi dove il pubblico brasi-
decorazione teatrale e per il teatro liano, a differenza della critica ita-
in generale: era l’epoca dei Ballets liana che l’aveva accusato di «so-
Russes di Djagilev, delle fastose verchia tenerezza verso i russi»15, si
messinscene ai Teatri Imperiali. entusiasmò per quelle scene piene
Nel 1912 riprese a dipingere: il co- di luce, dai timbri altissimi e dai
lorismo musicale dei pittori russi, toni accesi. Sull’onda del succes-
in modo particolare del pietrobur- so ottenuto in Brasile, Mocchi lo
ghese Léon Bakst, l’aveva con- ingaggiò nel 1921 come scenografo
quistato. Grazie alla passione mai presso il Teatro Municipal di San
scemata per la pittura, agli anni Paolo. Qui eseguì oltre le scene
giovanili all’Accademia napoleta- delle opere di repertorio anche no-
na, ai corsi di nudo a Via Margut- vità come, ad esempio, per l’opera
Emma Carelli in Iris
di Mascagni

9
Cfr. V. Frajese, Dal Costanzi all’Opera. Cronache, recensionie documenti in 4 volumi, Edizioni Capitolium, Roma 1977, vol. II, pp. 25-26 e pp. 74-75
10
Augusto Carelli (Napoli 1873 – Roma 1940) allievo di Toma, Dal Bono e Morelli. Trasferitosi in Russia, dove rimase per 21 anni, come insegnante di canto del
Conservatorio di S. Pietroburgo ed ebbe tra i suoi allievi i figli morganatici di Alessandro II.
11
A. Carelli, Augusto Carelli, in manoscritto non datato, conservato presso la Biblioteca Teatrale del Burcardo di Roma, foglio n. 3.
12
Ivi, foglio n. 4
13
A. Carelli, Emma Carelli.Trenta anni di vita lirica, op.cit., p. 202
14
A. Carelli, Augusto Carelli, foglio n. 8. La frase fu detta dalla figlia del pittore Costantini in riferimento alla scena della «Terrazza di Castel S. Angelo». Le scene
spedite in Sudamerica furono sequestrate per l’insolvenza debitoria di Mocchi.
15
A. Carelli, Emma Carelli.Trenta anni di vita lirica, op.cit., p. 203
16
A. Carelli, Augusto Carelli, foglio n. 9.

19
Tarsila do Amaral,
Oswald de
Andrade,1923.
Acervo da
Pinacoteca
Municipal de
São Paulo

Critica, autocritica
e ideologia
Su Oswald de Andrade
lettore di Pirandello
Yuri Brunello
dell’Università di Roma “La Sapienza”

A
lcuni anni fa Mariarosaria e Annateresa Fabris, in un minuzioso lavoro di scandaglio bi-
bliografico, hanno avuto il merito di ripercorrere la storia della ricezione di Pirandello
in Brasile1. Il loro articolo prende avvio da quanto il 29 giugno 1923 Oswald de Andrade
scrive sul «Correio Paulistano», dopo aver assistito a Parigi, in qualità di recensore, all’allesti-
mento dei Sei personaggi in cerca d’autore:

«La prima impressione di chi entra per vedere questa stupe- sta Brasileiro (PCB) e lancia il giornale «O Homem do
facente riforma scenica è che non c’è spettacolo. Il teatro è Povo» nel pieno di un severo e capillare processo di ri-
aperto e spoglio. Il sipario alzato, le quinte viste dal di dietro,
gli idranti previdenti in caso di incendio, un pianoforte, la tabella pensamento delle proprie idee politiche ed estetiche,
oraria degli artisti–tutto l’ingranaggio anarchizzato di un palco- nonché della propria opera creativa.
scenico in un giorno di prove»2. Ma torniamo alla prima delle due precedenti cita-
zioni. Il Pirandello che de Andrade, attraverso la media-
Successivamente le due ricercatrici ricordano, in zione del linguaggio della scena, ha modo di conoscere
nota, che vent’anni più tardi la posizione di de Andra- a Parigi è quello dei Sei personaggi dal respiro cosmo-
de rispetto al drammaturgo siciliano cambierà e si farà polita; è il Pirandello, di cui si è cominciato a parlare a
critica. Da de Andrade Pirandello verrà liquidato come Londra e a New York, che sta a un passo dal fascismo –
un autore astrattamente cerebrale: «Queste esperien- Mussolini è andato al potere nel 1922 e la stesura del te-
ze intellettualistiche sono una degenerazione della sto dei Sei personaggi è addirittura di un anno prima –,
stessa arte teatrale, della stessa finalità del teatro che senza però avere ancora pubblicamente preso una po-
ha la sua grande linea dai greci a Goldoni, alla comme- sizione netta in merito ai recenti sconvolgimenti politici.
dia dell’arte, e al teatro di Molière e Shakespeare»3. Se Lo farà qualche mese dopo, il 23 ottobre 1923, andando
il primo dei due brani è del 1923, l’altro è del 1943. In a visitare il capo del movimento fascista e fornendogli
mezzo ci sono i primi anni Trenta, periodo chiave nella il proprio sostegno. Ma il Pirandello del giugno 1923
biografia dello scrittore di São Paolo. È allora, infatti, appare ancora come un ribelle antiborghese, fautore
che de Andrade prende la tessera del Partido Comuni- di un teatro della dissoluzione, della messa in crisi del

1
A. Fabris-M. Fabris, Presenza di Pirandello in Brasile, in «Pirandellian Studies», n. 5, inverno 1995, pp. 43-63. Una versione ampliata e aggiornata del testo è stata
pubblicata anche in portoghese: A. Fabris-M. Fabris, Presença de Pirandello no Brasil, in J. Guinsburg, Pirandello. Do teatro no teatro, São Paulo, Perspectiva,
1999, pp. 385-405. Sulla questione del rapporto tra Pirandello e il Brasile si vedano anche il classico R. Jacobbi, Il teatro di Pirandello in Brasile, in AA.VV., Atti del
congresso internazionale di studi pirandelliani, Firenze, Le Monnier, 1967, pp. 215-222, e A. Vannucci, O palco estremece: è Pirandello que chega no Brasil, in «Revista
do Livro: órgão do Instituto Nacional do Livro do Ministério da Educação e Cultura», n. 48, 2007, pp. 63-73.
2
A. Fabris-M. Fabris, Presenza di Pirandello in Brasile, cit., p. 44.
3
O. de Andrade, Ponta de lança, Rio de Janeiro, Civilização Brasileira, 1971, p. 87. La traduzione è nostra.

20
pensiero dominante attraverso una una sorgente sana, il sarcasmo. Servii la respinta è la prospettiva soggetti-
vivisezione del reale condotta con borghesia senza crederci. Come il corti- vistica della proposta pirandelliana.
giano sfruttato tagliava le ridicole vesti
matematica freddezza. Si tratta an- del Reggente. […] Preferisco sempli- Il crollo del teatro tradizionale e le
cora in buona parte (e con tutte le cemente dichiarami nauseato di tutto. rovine di esso che Pirandello si lascia
opportune cautele) del Pirandello E con un unico obiettivo. Essere, per lo alle spalle si configurano come piro-
meno, testa di ferro della Rivoluzione
di cui Gramsci scriveva, recensendo Proletaria»7.
tecniche azioni di rivolta, ma non rie-
nel 1917 Il piacere dell’onestà: «è un scono ad assurgere ad autentici atti
“ardito” del teatro. Le sue comme- Si intuirà dunque il motivo per cui rivoluzionari. Per questi è necessa-
die sono tante bombe a mano che ora de Andrade, tutto preso da una ria, invece, una prospettiva che sap-
scoppiano nei cervelli degli spetta- militanza appassionata e sincera, pia trascendere le angustie e i limiti
tori e producono crolli di banalità, non può più apprezzare quell’«ingra- dell’individualismo, è indispensabile
rovine di sentimenti, di pensiero»4. naggio anarchizzato» dei Sei perso- una visione del mondo ampia e con-
Per capire meglio perché, a naggi che tanto lo entusiasmò nella divisa soprattutto dai ceti subalterni.
vent’anni di distanza, il giudizio di Parigi del Primo Dopoguerra. Per Altrimenti tutto si esaurisce nel so-
de Andrade si profila diverso può comprendere a fondo, in tutta la sua lipsismo, in un’esperienza da «labo-
essere utile leggere quanto Gram- ricca originalità, la natura di un simi- ratorio modernista»9. Lo sviluppo
sci aggiunge, nella sua cronaca, le ripudio del giovanile anarchismo della tecnica, anche in letteratura,
subito dopo: «Luigi Pirandello ha il è necessario mettere a fuoco alcuni è importante non certo perché fa
merito grande di far, per lo meno, tratti del profilo che una simile opzio- arricchire un pugno di capitalisti, ma
balenare delle immagini di vita che ne estetica e politica acquisisce nelle solo se è in grado di promuovere «la
escono fuori dagli schemi soliti del- mani di de Andrade. Tra la metà degli pace e l’uguaglianza tra gli uomini»10.
la tradizione, e che però non posso- anni Trenta e la metà del successivo Ed ecco farsi avanti il nome di
no iniziare una nuova tradizione»5. decennio (l’autore di Serafim Ponte Mejerchol’d, il grande regista e teo-
Il lavoro e ­­la riflessione sui rapporti Grande lascia il Partito nel 1945) il PCB rico russo del primo Novecento che
tra tradizione e rottura sono una abbraccia, sulla scia dello stalinismo, immaginò e teorizzò un attore nuo-
preoccupazione quasi ossessiva un chiaro indirizzo estetico, quel- vo. De Andrade lo cita come colui
nel lavoro di de Andrade. E l’osses- lo del realismo socialista. Di qui, ad che ha saputo dare vita a «favolose
sione si concentra soprattutto sul esempio, il peso sempre maggiore trasformazioni al fine di portare lo
de Andrade stesso. Ne è un esem- ottenuto da Jorge Amado nella cul- spettacolo alla massa, l’allegria e l’eti-
pio paradigmatico, a metà tra la tura brasiliana di sinistra dell’epoca. ca dello spettacolo»11. Mejerchol’d ha
prima e la seconda valutazione su A tale linea de Andrade, e le sue ope- vigorosamente messo in discussione
Pirandello, la prefazione del 1933 a re di quegli anni stanno lì a dimostrar- il realismo del primo Stanislavskij,
Serafim Ponte Grande, uno dei testi lo, si adegua solo in parte. Egli rifiuta capovolgendone le premesse: non
più provocatori dello scrittore bra- sì l’anarchismo bohémien funzionale sono i sentimenti interiori degli attori
siliano. L’introduzione consiste in ai gruppi sociali dominanti, ma non a produrre in questi azioni plausibili,
una violenta e impietosa – ma allo arriva a rigettare la sperimentazione ma sono le azioni a dare vita ai sen-
stesso tempo lucidissima – autocri- formale, l’attenzione agli «ingranag- timenti. E le azioni, nell’ambito della
tica. Scrive de Andrade: gi» che articolano le opere artistiche recitazione che Mejerchol’d chiama
e l’intervento su di essi. biomeccanica, devono essere quelle
«L’anarchismo della mia formazione che hanno luogo nella fabbrica socia-
s’incorporò al cretinismo letterario della
Per riprendere quanto scritto
semicolonia. […] La situazione “rivolu- da Gramsci, il problema non sono le lizzata: non i movimenti realistici con-
zionaria” di questa merda intellettuale «immagini di vita che escono fuori sueti nel vecchio mondo, ma quelli
sudamericana si riassumeva così: con- dagli schemi soliti della tradizione»; meccanici e produttivi dell’uomo
trario di borghese non era proletario nuovo socialista. La tradizione tea-
– era bohémien! […] Con pochi soldi
sono, semmai, le forme antitradi-
in tasca, ma a margine dall’asse rivolu- zionali che «non possono iniziare trale è così decostruita e scorporata,
zionaria del mondo, senza conoscere una nuova tradizione». De Andrade ma dentro un punto di vista plurale,
il Manifesto comunista e non volendo non definisce «una degenerazione» collettivo: aggettivi che distinguono,
peraltro a essere borghese, divenni di nell’ottica di de Andrade, le sterili
l’arte pirandelliana perché quest’ul-
conseguenza un bohémien»6. esperienze anarchiche da «labora-
tima scompone e smembra molti
tra i modelli consolidati della prece- torio modernista» dalle «favolose
E ancora, evocando Emílio de
dente drammaturgia. Lo scrittore trasformazioni» socialiste e segnano
Menezes e Blaise Cendras:
brasiliano, piuttosto – come arri- i limiti dell’arte pirandelliana, sancen-
«[…] con loro fui pagliaccio di classe. Ec- va ad affermare esplicitamente in do invece la grandezza dell’«este-
citato da aspettative, plausi e manfrine Ponta de lança sempre a proposito tica collettivista di Mejerchol’d e
capitaliste, il mio essere letterario s’im- di Pirandello – dell’impegno speri- Tairov»12. Così come l’ingente valore
pantanò più volte nella trincea social- culturale, aggiungiamo noi, di speri-
reazionaria. […] Rimasi nella borghesia, mentale dei Sei personaggi rigetta
della quale, più che alleato, fui vessillo la distanza ideologica «dal popolo mentazioni drammaturgiche quali O
cretino, sentimental-poetico. […] Dalla che vuole sapere, che ha il diritto rei da vela, O homem e o cavalo e A
mia anarchia di fondo sgorgava sempre di conoscere e vedere»8. Ad essere morta dello stesso de Andrade.

4
A. Gramsci, Cronache teatrali 1915-1920, a cura di G. Davico Bonino, Torino, Aragno, 2010, p. 247.
5
Ibidem.
6
O. de Andrade, Serafino Ponte Grande, Torino, Einaudi, 1971, pp. 3-4. La traduzione utilizzata è quella, originale e brillante, di Daniela Ferioli.
7
Ivi, pp. 4-6.
8
O. de Andrade, Ponta de lança, cit., p. 87.
9
Ibidem.
10
O. de Andrade, Ponta de lança, cit., p. 24.
11
Ivi, p. 87.
12
Ivi, p. 91.

21
La quinta colonna.
L’avventura brasiliana
della “generazione
dei registi” *
Alessandra Vannucci
dell’Universitá Federale di Ouro Preto e regista teatrale

D
el secolo e mezzo di espatri teatrali italiani in Brasile, ricco di trionfi, l’episodio più cla-
moroso è la mini-migrazione che interessa la generazione di registi usciti a vent’anni
dalla II guerra e maturati all’ombra dell’Accademia d’Arte Drammatica. Qui, nei primi
anni 40, Adolfo Celi e Luciano Salce, con Squarzina, Gassmann, Pandolfi, Guerrieri (prima
leva di registi diplomati) e l’outsider Ruggero Jacobbi, rimasticavano le sfide tra Silvio d’Ami-
co e A.G. Bragaglia, sperimentando tutto il possibile, mentre sbarcavano il lunario facevano
gli assistenti nelle compagnie di giro.

A partire dal ’47 quei giovani,


stanchi di attendere e cogliendo
le occasioni del tempo, emigrano
dall’Italia – vecchia carcassa af-
flitta dall’oneroso compito della
ricostruzione democratica – verso
un Brasile mitico, terra aperta agli
esploratori, ai fondatori, agli av-
venturieri. Non li attrae il tropico
e l’esotica “dolce vita” carioca, ma
una metropoli (São Paulo) in pieno
sviluppo verticale ed industriale,
dove alla borghesia fondiaria s’as-
sociava l’intraprendente comunità
immigrata italiana. Una città conti-
nua a Milano, nel totalmente nuo-
vo d’America. Perfino l’arte, da «di-
Os filhos de
strazione per ricchi» (come notava Eduardo,
Lévi-Strauss a riguardo, nel 1935)1 regia R. Jacobbi,
TBC-SP, 1951
s’annunciava come prodotto di
consumo nell’incipiente mercato
di massa. La vocazione della città

* Il saggio è estratto da A quinta coluna, São Paulo, Perspectiva, 2005. Sul percorso brasiliano di Jacobbi, cfr. Strategie di transizione, in L’eclettico Jacobbi, a
cura di A. Dolfi, Roma, Bulzoni, 2003, dove si trova anche una sua bibliografia completa. Gli articoli “brasiliani” di Jacobbi sono pubblicati a mia cura in Critica da
razão teatral, São Paulo, Perspectiva, 2004. Su Gianni Ratto è uscito un mio saggio sulla rivista «Sipario», n. 666, dez/2004 (parte I) e n. 672, jul/2005 (parte II)
del titolo Lo spazio-personaggio. L’espressione “la generazione dei registi” fa esplicito riferimento al fondamentale studio di Claudio Meldolesi, Fondamenti del
teatro italiano. La generazione dei registi, Firenze, Sansoni, 1984.
1
Tristi tropici, Milano, Il Saggiatore, 2008 (ed. or. 1955).

22
A ronda dos
malandros
(Beggar’s opera),
regia R. Jacobbi,
TBC-SP, 1951

a epicentro dell’industria culturale Emigrantes) gli è raccomandato da offre nel 1952 una scrittura per un
brasiliana è evidente: tra il 1947 e Aldo Calvo, già scenografo della film: partirà invece per Hollywood.
il 1954 si fondano musei, industrie Scala, giunto a São Paulo nel ‘47 Inizia il mito della “quinta colon-
cinematografiche, canali televisivi, col Carosello napoletano, di Gian- na”: l’avamposto dei registi italiani
case editrici ed i teatri si moltiplica- nini e Paone, ed incaricato di de- in Brasile, così potente da motiva-
no esponenzialmente (da 2 a 88). corare il nuovo teatro di Zampari. re dissidenze. Gianni Ratto, sceno-
Iniziative che fanno capo a pochi Celi accetta l’invito previa garanzia grafo del Piccolo Teatro di Milano
nomi d’impresari, per lo più italia- di un biglietto di rientro in patria. dalla fondazione al ’54, arriva a São
ni: come Franco Zampari e Cicillo Non solo resta, come fa scrittura- Paulo per altra via e vi apre un altro
Matarazzo, soci nell’impresa “tra re Jacobbi che s’arrangiava come teatro (il Teatro Popular de Arte-
amici” che nel ‘48 partorisce il Te- critico di cinema e regista cult (con TPA) in franca concorrenza con il
atro Brasileiro de Comédia (TBC) un repertorio tutto suo) a Rio de TBC. Alberto d’Aversa, assistente
e nel ’50 la Cinematográfica Vera Janeiro, dove era giunto nel ’47 di Jacobbi a Roma, vi approda nel
Cruz. Tutto ciò in una città senza con la compagnia Torrieri-Pisu. Nel ’57 convocato a tappare i buchi
tradizioni teatrali, mentre la capita- 1950, Celi convince Luciano Salce, delle dimissioni di Celi che quell’an-
le Rio de Janeiro, coi suoi 114 teatri, reduce dal successo parigino delle no, dopo quasi un decennio di po-
resta latifondo dei comici “all’anti- “scenette” con Bonucci e Caprio- tere assoluto, abbandona il TBC e
ca” e del teatro di rivista. li, a raggiungerlo nella “diaspora” si sposta a Rio, con due attori dei
In tale panorama, lo sforzo mo- brasiliana che già conta con una migliori (Tônia Carrero, anche sua
dernizzatore tende a squalificare casa cinematografica. Nel ’51 è moglie, e Paulo Autran).
la “vecchia” scena nazionale a fa- la volta di “Flem” Bollini, che per La gigantesca dimensione che il
vore di qualsiasi novità cosmopo- ciò non pochi invidiarono a Roma. “teatro degli italiani” a São Paulo
lita. Come importa materia prima All’appello, gli scenografi Tullio Co- assume in pochi anni, proiettando-
e ingegneri per le sue fabbriche, sta (che arriva nel 1950) e Bassano si come portavoce di un euforico
Zampari – un industriale – impor- Vaccarini (1946), oltre a tecnici, co- clima cosmopolita, è fenomeno
ta registi dalla sua terra d’origine, stumiste, truccatori e sceneggiato- che neppure lo stesso impresario
giudicata teatrale per antonoma- ri come Fabio Carpi (1949) e Dino (Zampari) sarebbe stato in gra-
sia. Adolfo Celi (che indugiava a Risi (1950). Per un pelo (un ritardo do di prevedere. Messo in moto
Buenos Ayres, dove era giunto delle poste) non arriva addirittura dall’arrivo dei giovani italiani, la
con Aldo Fabrizi nel cast del film Vittorio Gassmann, cui Zampari macchina moderna funziona per

23
proprio conto, facendo levitare dell’elite intellettuale e della pla- s’era dato il “miracolo” americano
i ricchissimi presupposti locali. È tea di soci-abbonati: la rifondazio- che esaudisce agli antipodi i sogni
l’America, anzi (come spiega Celi) ne da zero della scena nazionale, della generazione?
il «sogno d’America, che in Brasile su basi professionali ed estetiche Con giovanile baldanza di de-
si traduce con la frase: plantando, europee. La polemica maturata molitore (a Roma era stato militan-
dá». L’America, la sua immensa durante la formazione accademi- te delle “squadre di fischiatori”)
verginità, una civiltà teatrale sen- ca, se esser ribelli o essere eredi Celi s’era messo a far piazza pulita
za padri né padroni, un metaforico della propria scuola e tradizione, dei modi tradizionali della scena
“palco vuoto” da riempire di pa- è riproposta al di là dell’oceano. brasiliana. Giudicava l’istrionismo
role, voci, volti, corpi. Fu (dichiara Celi esordisce nel 1949 a São Pau- ivi imperante, come sulle vecchie
Ratto) un senso di «involuzione lo con lo stesso Nick Bar (I giorni scene italiane, colpevole di rallen-
esaustiva, dovuta al successo ed della vita) di W. Saroyan che aveva tare il ritmo dello spettacolo e di
alla sicurezza, che mi fece deside- segnato la sua iniziazione registica distogliere l’attenzione dal testo;
rare di cercare un altro campo di a Roma e poi, a Milano. Salce nel e gli opponeva il gran rifiuto (eredi-
lavoro in cui l’erotismo teatrale 1950 realizza al TBC il Teatro del Lu- tato da D’Amico) dell’arte asservi-
fosse ancora vergine».2 E fu (sug- nedì, un progetto sognato (come ta alla personalità dell’interprete.
gerisce Jacobbi) il presentimento “Teatro di Casa”) e mai compiuto Seguiva l’idea (di Jouvet) dell’at-
di poter essere, ad altre latitudini, a Roma. Nel suo primo film per la tore disposto a incarnare il perso-
«non solo continuatori di un sape- Vera Cruz (Caiçara, 1951), Celi adat- naggio, spogliandosi di se stesso.
re, di una tradizione, ma anche cre- ta a Ilha Bela un soggetto scritto Responsabile non solo del teatro,
atori di nuovi linguaggi»3 a far per- con Jacobbi per Capri, mantenen- ma della riqualificazione dell’arte,
cepire l’emigrazione come destino do stilemi neorealisti al montag- stabiliva criteri disciplinari funzio-
affatto penoso, anzi, straordinario. gio. La memoria eroica, da esuli, si nali ad un regime che garantisse
Molto più che una destinazione, il salda al presente costruttivo tra- l’auspicato “livello internazionale”
Brasile significa una missione pio- mite commosse rievocazioni delle e li imponeva come paradigmi pra-
niera: lasciarsi alle spalle un siste- premesse poetiche in un passato tici di “buon teatro”. Dopo l’arrivo
ma stabilizzato per rifondare qual- offuscato dalle bombe, che ora di Jacobbi e Salce, affida loro il tea-
cosa di qualitativamente primor- si compiono in un “altro mondo” tro leggero (Savoir, Sauvajon e un
diale. Trattandosi di una medesima soleggiato e cordiale ove i sogni Goldoni “pittoresco” per il primo;
generazione, l’avventura brasiliana divengono realtà; mentre l’alterità Anhouil e Dumas per il secondo)
rivela d’esser mossa dalla nostalgia reale del territorio viene appena e allestisce spettacoli-manifesto,
della fondazione registica e dal de- rilevata. Sbarcato dall’altra parte lavorando con gli attori “a porte
siderio di perpetuare il progetto dell’oceano, Salce gioisce al ritro- chiuse”. Il primo, Huis clos di J.P.
generazionale: riprodurre «il clima varsi davanti il solito Fils d’Eduard Sartre (1950), è un’esplosione di
dei primi tempi – ricorda Salce – in che aveva appena allestito a Parigi, carnalità strutturata su ritmi vio-
quei paesi dove c’era ancora tutto come se «un miracolo fosse avve- lenti e rapidi che sconcertano il
da fare».4 Il senso seminale della nuto qui e, scomparse le migliaia di pubblico. Poi, è nei drammi «più
missione alimenta una speciale chilometri percorse, un filo magico vivi nell’arte che nella vita» di Pi-
fertilità creativa e una proposta ri- avesse unito i palchi da un con- randello (Sei personaggi nel 1951,
voluzionaria, con il pieno appoggio tinente all’altro» (ibidem). Come Così è se vi pare nel 1952) che Celi
travasa la sua utopia del teatro
come «luogo umanizzante di di-
scussione e poesia»5. La funzione
del regista è maieutica, a lui si de-
vono i mirabili risultati plastici che
conquistano agli artisti l’applauso
di una platea d’industriali. Celi è
elogiato come una “fabbrica d’at-
tori”;6 il TBC è una “officina” il cui
prodotto può essere venduto sen-
za vergogna in qualsiasi capitale
europea. Tutto ciò grazie ai registi
Studi della casa
Cinematografica italiani; anche perché registi, in
Vera Cruz, Sao quegli anni a São Paulo, sono solo
Bernardo do
Campo, 1952-56 i giovani italiani.
Pure Jacobbi, fra tutti il più
“letterato” (era critico e saggista

2
Gianni Ratto, intervista all’autrice, São Paulo, 15 giugno 1997.
3
R. Jacobbi, Lungo viaggio dentro al teatro, conferenza dattiloscritta, Rio de Janeiro, 26.7.1948.
4
Salce, programma di sala di Os filhos de Eduardo, di M-G. Sauvaujon, regia Jacobbi. TBC-SP, mar/1951.
5
Programma di sala di Seis personagens a procura de um autor, TBC-SP, nov/1951.
6
Innumerevoli le testimonianze su Celi regista. Cfr. il mio La sensazione d’America, in Adolfo Celi un mito da riscoprire, Catalogo della mostra a cura di Alessandra
Celi, Roma, Fondazione Scuola Nazionale di Cinema, 2003.

24
fin dai tempi di Campo di Marte), tori allo sfondamento del recinto TBC e ora da molti giudicato inef-
sogna il teatro come «poema sce- psicologico del realismo “puro” ficiente all’analisi del sottosviluppo
so in piazza»7. Però nel senso di e li spingeva ad un realismo “cri- del paese. In questa fase, si rivela
arte impura e degna proprio in tico”. vincente l’eccezionalità di Gianni
virtù del suo destino d’impuri- Irregolare come da ragazzo, Ratto, che era sbarcato in Brasile
tà: di necessaria ibridazione con Jacobbi riconduceva i suoi molte- più tardi degli altri (nel 1954) e, pur
la soggettività degli interpreti e plici talenti – il mestiere critico, la passandovi, non si era fermato al
con la società materiale che vi vocazione pedagogica e la regia, TBC. In fuga dal perfezionismo che
si specchia. Intellettuale militan- intesa come mediazione tra arte (secondo lui) intrappolava il suo
te, Jacobbi era stato compagno e civiltà – ad un unico presuppo- lavoro al Piccolo, Ratto era parti-
di Strehler e Paolo Grassi fino sto politico: cioè che «l’arte deb- to «non per fare l’America, ma per
alla fondazione “civica” del Pic- ba ancora essere una relazione scoprire il Brasile».13 Il suo percor-
colo Teatro e in Brasile pareva diretta tra l’uomo e la sua realtà. so artistico si radica al territorio di
seguire la stessa traccia, popo- Uomo storico, realtà concreta. cui va alla scoperta, senza precon-
lar-realista, scegliendo pure lui Uff! L’ho detto»10. Pure come criti- cetti né progetti di sorta: pur con
Goldoni come cavallo di batta- co procedeva in contro-tendenza. sensibilità vivamente italiana, s’im-
glia. Si afferma come regista a Batteva tutti i generi offerti dal merge nell’esuberante materiale
Rio de Janeiro con l’Arlecchino, mercato, facendo circolare le idee offerto dal Brasile, dalla sua realtà,
servitore di due padroni (1948), a e mettendo in dubbio valori di ec- drammaturgia e pratiche tradizio-
São Paulo con Il bugiardo (1949 e cellenza alienati dallo stato reale nali. Come ai suoi primi tempi al
’52); poi allestisce La locandiera del mercato. Mise in crisi perfino Piccolo, riparte sempre dall’idea
(1954) per il Teatro Popular de il modello di costruzione psicolo- concreta di “palco vuoto” (restitu-
Arte, con scene di Gianni Ratto. gica del personaggio («stanislaw- ito agli attori) cercando la “scena-
Nel bel mezzo, adatta la Beggar’s skismo suburbano») avvisando personaggio” (non decorativa ma
opera di J.Gay (1951) facendone del fatto che il realismo, misti- viva) senza farsi condizionare dal
pretesto per una vigorosa po- ficato dal feticcio della sponta- super-obiettivo del “bello stile” o
lemica sulla congiuntura politi- neità, si avviasse a divenire «una della modernità ad ogni costo. A
ca brasiliana contemporanea. Il grandiosa scuola di mediocrità».11 Rio de Janeiro, fonda una compa-
fattaccio gli costa le dimissioni Rinnegava l’autorità del regista a gnia (Teatro dos Sete), si afferma
forzate dal TBC – alla fin fine, un favore dei processi collaborativi e come regista per l’autorevolezza
ente privato e borghese e non incitava gli attori a riappropriarsi del suo “saper fare” teatro e dirige
“civico” come il Piccolo. I suoi del palcoscenico, come luogo di spettacoli miliari nel processo d’in-
adattamenti – quell’Arlecchino cittadinanza e di mestiere. Il suo venzione del linguaggio teatrale
«né bragagliano né reinhardtiano percorso, pur segnato da “ere- brasiliano. Poi desiste senza sfor-
bensì brasiliano, anzi carioca»,8 sie” e spettacoli “sbagliati”, gli ha zo, anzi con vantaggio, dall’autori-
il bugiardo Lelio come un cinico garantito fama di mentore della tà assoluta di regista. Si ribattezza
rappresentante dell’irresistibile generazione brasiliana che ha fat- «allestitore di spazi drammatici» la-
ascesa della borghesia, Mirando- to teatro durante la dittatura mi- vorando con gruppi impegnati nel-
lina «né buona né cattiva: sem- litare. Sotto la sua guida, nel ‘54, i la resistenza alla dittatura, come
plicemente una proletaria, vista giovani del Teatro de Arena licen- il Grupo Opinião o il Teatro Novo
alla luce della ragione storica»,9 ziano il palco “italiano” (frontale) a Rio de Janeiro, per cui inventa
per non dire del «coro di poveri» ed adottano l’arena (circolare) nuovi e più coinvolgenti patti con il
della Beggar’s opera con il pugno come reazione alla “ristrettezza pubblico (quale la reversibilità pal-
chiuso levato come una minac- mentale di un mondo artistico co/platea) che lo salvano dallo ste-
cia – fanno scandalo. Sintomatici che perde il contatto con il popo- rile perfezionismo dello spettacolo
della sua diversità in quel conte- lo e si abitua a riconoscere come “ben fatto”. Risolve così l’impasse
sto, tali adattamenti tracciano sola realtà quella del gruppetto che aveva interrotto il suo lavoro al
per lui un percorso autonomo ed cui appartiene”.12 Piccolo e poi al Teatro dos Sete.
una proposta di modernità tea- L’inevitabile revisionismo che A voler tirare le somme sull’epi-
trale alternativa a quella domi- investe il clan italiano, nella bufera sodio della diaspora brasiliana dei
nante (conosciuta peraltro come scatenata dal fallimento della Vera registi, è evidente il contributo alla
“italiana”) quanto al repertorio e Cruz nel 1956, provocando il rien- riforma del teatro di quel paese
al modo di leggerlo. Proponeva tro in Italia di alcuni artisti, fomen- nella fase cruciale della moderniz-
l’antropofagia, l’assorbimento ta una polemica di emancipazione, zazione e l’influenza sul mercato
dialettico della cultura europea. con toni nazionalisti, dal “cultura- del gusto, sulla formazione di pub-
Come regista, sollecitava gli at- lismo cosmopolita” proposto dal blico e dei futuri artisti.

7
R. Jacobbi, Lungo viaggio dentro al teatro, cit.
8
R. Jacobbi, «Correio da Manhã», Rio de Janeiro, 11 marzo1949.
9
R. Jacobbi, programma di sala di Mirandolina, TPA-SP, maggio 1955.
10
R.Jacobbi, «Ultima Hora», São Paulo, 15 marzo 1952.
11
R. Jacobbi, «Correio do Povo», Porto Alegre, 17 gennaio 1959.
12
R. Jacobbi, «Folha da Noite», São Paulo, 11 marzo 1952.
13
G. Ratto, intervista cit.

25
Filo diretto
Salerno-Rio de Janeiro
Giovanna Scarsi

“C
onversazione in Quale scrittore meglio di Scia- comunati, pur nella diversità di
una stanza chiu- scia, a parte l’occasione celebra- carattere e di intervento in lette-
sa con Leonardo tiva, ripropone la funzione civile ratura e politica, dal substrato di
e politica della letteratura e del- valori comuni.
Sciascia” a cura di Fabio Pie-
la scrittura.? Innanzitutto, per il Conversazione si cala in anni
rangeli, ripubblicata in occa- modello che ci offre, di rigorosa tormentati della nostra storia:
sione del ventennale della coerenza fra letteratura e vita, 1978 - uccisione di Moro- 1982, uc-
morte dello scrittore’, ha fra scrittura ed attività civile di cisione di Dalla Chiesa. Pierangeli
opportunamente aperto il parlamentare, ispirato a costanti evidenzia con serenità il messag-
ciclo “Il futuro della libertà” e pregnanti valori etici e sociali, gio di italianità che promana da
promosso e scientificamen- professati e difesi fino alla morte questo scritto prezioso ai giovani,
te curato da Giovanna Scar- “ E ce ne ricorderemo di questo soprattutto, sottolineando i mo-
si, fondatrice e presidente scrittore”. Di qui l’opportunità menti di riflessione più significati-
de I Martedì letterari di e l’intelligenza di Pierangeli a ri- vi ed attuali. Coscienza?
pubblicare “Conversazione” ed a “Sì, la coscienza come primo
Salerno, con lo scopo di ri-
riproporne l’attualità del messag- e, in definitiva, unico partito. Ma
proporre ai giovani gli scrit- gio, ampiamente  e con sintesi il- una coscienza, direi,fortemente
tori che hanno presagito o luminata e chiara  in una sua dotta improntata al diritto”. Ed in tema
concretamente contribuito ed appassionata introduzione. La di anniversari di unità d’Italia:
alla formazione dell’unità lunga intervista-colloquio di La- ”Sento la costituzione della re-
d’Italia: Dante, Machiavelli, jolo con Sciascia, apparsa per la pubblica italiana come un’ogget-
Foscolo, Gli Scapigliati, Nie- prima volta nel 1981, nasce dalla tivazione della mia coscienza,
vo, Manzoni, Verdi ed il me- sintonia etica e socio-politica dei come la carta che la mia coscienza
lodramma.. due scrittori, che si ritrovano ac- non può né travalicare né tradire
e tanto meno possono travalicar-
la e tradirla le mie azioni. Poichè
intorno è tutto un travalicarla e
tradirla, la mia coscienza si ritrae
sempre più, si fa sempre più so-
litaria”.La coscienza, in effetti, è
per Sciascia “il meglio del passa-
to” e solo conservando il passato
si può costruire il futuro, ”il futu-
ro della libertà”  “Lo scrittore vive
disvivendo” cioè il pirandelliano
”La vita, o la si vive o la si scrive,
è un messaggio forte che ”si con-
clude con l’augurio che “almeno
aiuti gli altri a viverla”.
Il volume, in elegante veste
editoriale, provocatoriamente in
rosso vivo si pregia di un’appendi-
ce di articoli densi ed intensi fra i
quali riluce per toccante memoria
“P. P .Pasolini ucciso dalla violen-
za che si ostinava a combattere “
in cui D. Lajolo scrive coniugando
l’impegno civile di Sciascia e di

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Pasolini. ”Per questo suo amore La farfalla vola capricciosa- velleitarismi, rompendo la prigio-
all’uomo, all’umano, al Calvario, mente dove vuole e non si fa in- ne dei significati e dei significanti.
egli non ha voluto evitare il suo seguire: come la poesia che va e Un’opera aperta in cui le tre arti
Golgota. La sua è una morte vio- viene, arriva quando non si cerca sorelle: poesia, pittura e musica,
lenta, più ancora della crocefis- e muore senza che tu lo voglia, superati i limiti espressivi di cia-
sione di quel Cristo in cui egli non come l’amore e la vita stessa. scuna, interferiscono nell’obietti-
credeva, perché animato da una Talento ed ispirazione, creatività vo comune e primario di esprime-
religiosità e da una spiritualità e passione, libertà interiore ed re la forza della natura che crea.
che non ammetteva ipocrisie di approdo di ricerca, rifugio nel so- L’atto creativo, infatti, è uno
epigoni e di sepolcri imbiancati. gno: questo significa letteratura ed assoluto, qualunque siano le
”Ed anche questa scelta antolo- ed arte, perché la letteratura è tecniche ed il linguaggio in cui
gica operata da Pierangeli è felice arte. La passione per la lettera- si traduce come uno ed assolu-
per coerenza ed utilità etico-so- tura e l’arte è un dono gratuito, to è il Bello. Insegnare a leggere
cio-culturale” forse per vocazione genetica e ed a scrivere significa sollecitare
La conferma della validità e biologica; si ha il dovere di tra- l’amore alla lettura come avviene
dell’utilità socio-culturale del vo- smetterla ma non si insegna se per il calcio o il gioco:significa in-
lume è sancita dal plauso e dalla non porgendo, con umiltà, mo- coraggiare i giovani ad aprirsi alla
partecipazione viva dei tantissimi delli di comportamenti, proget- scrittura corretta ed esteticamen-
studenti che affollavano la pre- tualità di ricerca ed elaborazioni te curata, quale atto anche tera-
sentazione . di metodologie. La passione non peutico di impressione del flusso
Volume innovativo, anzi sin- si insegna ma si comunica, solle- di coscienza, cioè aiutarli a cre-
golare, di Fabio Pierangeli, edi- citando l’introspezione e la con- scere e per chi giovane non è più,
to nello stesso anno 2009 è “In centrazione, suscitando interessi venire in soccorso per vivere e,
attesa della festa” Universitalia culturali ed emozioni artistiche, talvolta, per sopravvivere.(…….)
Roma. Finalmente, una parola stimolando la creatività in chi la Ma occorre “preparare la pista”,
chiara ed un’applicazione con- possiede per dono di natura ed perché l’ispirazione arriva solo
creta di scrittura creativa, termi- accendendola in chi la ricerca quando è festa, occorre fornire le
ne usato ed abusato, su cui que- dentro di sé, soprattutto sco- ali per far volare l’immaginazione.
sto testo fornisce una lezione  prendo ed incoraggiando talenti “Figli del Sud” di Pompeo
autorevole, grazie anche e so- ed aiutando insegnanti e genitori Onesti nelle edizioni Mursia 2009
prattutto all’introduzione coin- a sostenerli. Conservare intatta reca un sottotitolo che già orien-
volgente di Pierangeli ed ai saggi la meraviglia dell’infanzia, fonda- ta alla lettura: ”Romanzo” L’au-
luminosi : ”Il dono di racconta- mento di ogni atto creativo, è una tore, avvocato umanista ovvero
re” di Marzia Consalvi e “La voce strategia utile ai giovani ed agli scrittore-avvocato, è da sempre
degli spazi indefiniti” di Daniela adulti per salvare la forza della impegnato sui problemi del Sud,
Iuppa. Si raccolgono esercizi e comunicazione e dell’emozione, cui le sue opere danno un contri-
letture degli stessi studenti deri- il coraggio dei sentimenti, il gu- buto sociale, sia pure attraverso
vanti direttamente dai laboratori sto della bellezza.  In tal senso, il ricordo autobiografico di un cit-
di creatività dell’autore, lo stes- unire ed unirsi per esprimersi ed tadino del Sud che sulle proprie
so che ha fornito la prima lezione esprimere superando schemi di spalle ha sopportato, lottato e
di scrittura creativa all’inaugura- inutili burocrazie, coercizioni, ari- scelto. E’ infatti, nativo di Campa-
zione di questa mia palestra let- dità di disquisizioni filologiche o gna, un paese piccolo della pro-
teraria, sulla scorta illuminante di querelles metodologiche, fuori vincia di Salerno la cui esperienza
degli esempi vivi contenuti nel dell’accademia e dell’accademi- e frequentazione fino alla scelta
volume, suscitando palpiti di smo, significa restituire ai giovani di abbandonarlo per il mondo lo
emozioni ed entusiasmi di pro- la fiducia e la gioia del creare per il accompagnano in una dimensione
getti creativi nei giovani. gusto del creare, senza vanità né memorialistica di presenza costan-

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te, che risulta scevra da ogni in- sarebbe stato meglio non andare Un cavaliere del lavoro ed un
dulgenza sentimentale o retorica. via dal paese,non allontanarmi gentiluomo della poesia, scom-
“Figli del Sud è l’ampliamento di dai miei amici, non studiare. A che parso pochi giorni or sono, lascian-
un lungo racconto “La Chiena” è servito? Avrei avuto una vita domi un  messaggio personale di
pubblicato nel 1993. Merita, di fat- come la loro. Era la mia vita, però. saluto alla vita della poesia. Dalla
to, il sottotitolo di romanzo che Questa che sto vivendo non mi mia prefazione al volumetto:
in toni crudi quanto intensi riper- appartiene”. “La principessa triste ed il po-
corre il percorso formativo di un La dimensione lirica sottende eta di Salierno bella: è un poeta
uomo che, nonostante tutto, ha sempre e dovunque la scrittura che che reca l’anima del passato ed
l’orgoglio di essere figlio del Sud. si distingue per la cifra colta scan- il saluto di via Tasso, la presenza
Dopo quarant’anni di assenza, dita da chiarezza ed efficacia: fra della memoria di un mondo sepol-
Roberto torna al paese dove si ri- pause di memorie,morbidezze di to che si risveglia per supportare
trova a fare i conti col ricordo di sentimenti e vibranti messaggi so- il presente.
un’infanzia drammatica, nutrita ciali, fra riposi  descrittivi e suspen- E’questo il  motivo per cui ho
di miseria, ignoranza e violenza. ces drammatiche ,il ritmo narrativo sostenuto la pubblicazione di
Sullo sfondo, le storie degli ami- si snoda con piacevole amenità. questo libricino con l’aiuto di Et-
ci d’infanzia finiti male: Bruno, “Lex de caelo,ego de terra: tore Castellano, anche lui cantore
diventato militante comunista e vince letterariamente la cultura delle radici nobili della nostra cit-
Fiore caduto nella delinquenza. umanistica,trionfa moralmente la tà, l’Hippocratica civitas che in un
Affiorano nelle storie, volti cari: cultura del Sud. Medioevo oscuro inaugurò il Ri-
il padre di Roberto, segnato ir- “La voce del cuore” di Vincen- nascimento scientifico attraverso
rimediabilmente dalla guerra, zo Giordano esce nella collana dei la Scuola medica salernitana che
la madre dura e forte, pronta al “Martedì letterari” a cura di Gio- per primo coniugò umanesimo
sacrificio completo, le lotte con- vanna Scarsi  edizioni “Edigraf” letterario ed umanesimo scienti-
tadine, i tanti pretesti per so- Salerno. fico. Enzo Giordano, ancor più in
pravvivere, infine, l’opportunità E’ un prezioso libricino che questi giorni tristi della sua scom-
di una vita diversa. Nella storia di reca nella copertina un’immagine parsa materiale, resta un testi-
Roberto-Pompeo si rivive la sto- di via Tasso, derivata da “Salierno mone perenne di arte e di poesia,
ria di una condizione cronologica bella; c’era una volta”, fra acqua- che seppe innalzare,, nelle viuzze
ed etico-sociale:.quella di un sud relli ed elzeviri di Alfredo Plachesi nobili del centro storico l’artigia-
deprivato e condannato a cre- e Giovanna Scarsi,in veste edito- nato ad arte
scente depressione. riale elegante e  preziosa. ll nostro fu un incontro bre-
Un Sud purtroppo sempre Nel retro copertina, una dida- ve ed intenso, in un melanco-
perdente su cui il romanzo di scalia così recita: ”Via Tasso- Era  nico pomeriggio prenatalizio.
Onesti, nonostante tutto, intona la strada dei nobili, non di censo La principessa triste si fermò
il suo peana di vittoria. La scelta ma di tradizioni, di arte e di cultu- ad ammirare le sue “ pazziel-
definitiva suona, infatti, vittoria ra. Dal Duomo al largo Abate Con- le” natalizie:presepi ed abeti-
dei suoi valori:la tenacia e la labo- forti si sviluppa,parallelamente ni, befane, bambole e carillons,
riosità, l’ingegno e la creatività, a via Trotula, fino alla fontana soprattutto i suoi magici papà
l’amore e la famiglia, l’amicizia e del “mascherone” adiacente l’ex Natale che nell’abbondanza e
la solidarietà, la bellezza ed il pa- istituto Genovesi. Di fronte, si in- varietà multicolore esprimono la
esaggio. nalza il palazzo n.59 di storica me- sua gioia di donare. L’artista del-
Il romanzo si inserisce a buon moria. All’ultimo piano, a fianco il le luci con cui illumina la miseria
titolo nella narrativa meridiona- pittore Antonio Ferrigno, illustre decente della povera gente capì
listica dal verismo lirico di Verga costaiolo, di fronte, la nobile fa- subito che la principessa triste
al realismo duro di Alvaro e si miglia Conforti, al centro il salot- frugava in quelle sue fantasie di
presenta come la maturazione di to artistico-culturale-politico di arte,in esse ricercando memorie
un percorso narrativo fedele e don Giacomo Scarsi che nel dopo- di un’infanzia giammai goduta
costante di Onesti che,dalle sue guerra ha svolto opera intensa di di un drammatico dopoguerra.
prime pubblicazioni: ”La Chiena”, animazione artistico-culturale “. Mi rammentò via Tasso ed i per-
La Gramigna”, ”La Fenice “ e “Via La dedica, toccante, sottoli- sonaggi di allora, in un itinerario
dei principati”ha impresso alla nea l’indole intimista e diaristica della memoria che ripropongo in
sua narrativa uno spiccato taglio del libricino, subito, ad apertura ogni occasione. La commozione
sociale,sempre a difesa del Sud dello stesso, in caratteri scuri e ci affratellò allorchè il percorso
e delle sue genti. L’epilogo de” I grandi: si fermò, attraverso i suoi ricordi
figli del sud” è significativo, ricon- “Dove i Paradisi sono favole sul mitico salotto artistico-cultu-
ferma la  del sud e del suo patrimo- spente, si accende la vostra si- rale di don Giacomo Scarsi, in cui
nio etico e socio-culturale:, apre il gnorilità. si raccoglieva il meglio della po-
cuore del lettore alla speranza ed A Voi, principessa triste dall’ani- litica, dell’arte e della cultura di
all’impegno per renderlo migliore mo nobile e dal cuore d’oro dedico allora, In particolare, si illuminò
“Vorrei non pensare, non ricor- questi pensieri frutto di momenti che raccontando degli storici concer-
dare la mia infanzia. Temo di sco- hanno attraversato il mio vivere” ti in casa che col trio Scarsi: mio
prire cose che preferirei non co- Affettuosamente Vincenzo padre Italo, tenore e le zie Leonia
noscere: la consapevolezza che Giordano ed Elsa, soprani accompagnati al

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piano dall’altra sorella pianista, quecento ed il seicento,parimenti so lei, la sposa-madre. Una vera
Flora, tutti dal glorioso conser- l’ottocento, lasciando contributi novità è questo”Canzoniere” nel
vatorio S:Pietro a Maiella di Na- autorevoli definitivi. senso petrarchesco dove l’amore
poli, riuniva i maestri e gli artisti Questo volume di poesie, nel- è quello coniugale, è la sua Stefa-
nazionali ed internazionali che la gran parte inedite , apre una nia grande nell’umiltà. Si dispiega
quel salotto onorarono. Parlava pagina nuova: sull’uomo e la sua in tutto lo spessore la severità
con fervore di Nicola Fiore che avventura di vita vissuta all’inse- del filologo e si chiarisce come
in quella casa visse e morì, esal- gna dell’impegno e della testi- e quanto il rigore etico dell’uo-
tando la sua coerenza nelle bat- monianza, getta luce sulla sua mo e l’amore della poesia come
taglie a difesa degli umili,  quale personalità mite e fiera,nel con- espressione di pienezza di vita
martire indimenticato dell’Idea tempo, accende bagliori e suscita sostanzino la sua visione religiosa
del più puro socialismo. Il suo palpiti di emozioni sui sentimenti della vita e supportino la sua ope-
ritratto, ancora perlato negli oc- e sui valori che lo hanno ispirato razione critica, ispirata sempre e
chi umidi di pianto accoglie il vi- tanto da proiettarne l’immagine dovunque a profonda onestà in-
sitatore nello studio della nipote viva ed intensa su quanti –come tellettuale.
Giovanna Scarsi(…………) me- hanno avuto il privilegio di in- Concordo con Arnaldo Di Bene-
Fu questo incontro l’occasio- contrarlo e di conoscerlo “Tona- detto che non è opportuno inne-
ne lirica che mi portò alla scoper- lità d’autunno”, ”Sera al lago””, stare un discorso critico sull’opera
ta degli scritti di Giordano che ho ”Baneasa”,. ”Ritorno a scrivere di un maestro della critica.
voluto si conoscessero per due di te”, ”A Giorgio Petrocchi” La Alla luce di queste rapide os-
motivi fondamentali: primavera”, Estate”, ”Canto di servazioni, ai margini di una let-
1)Motivo letterario:” significa amore”, ”Viaggio nella sera”, tura interiorizzata delle Poesie di
che la poesia non è solo quella dei ”Caffè al Tritone”etc, sono altret- Scotti, mi sento di affermare che
dotti; appartiene anche a tante tanti frammenti di cuore. prima siamo di fronte all’epifania di una
voci inedite che affidano senti- che di alta letterarietà. Scavano vera opera poetica, dettata da
menti e valori all’immediatezza nella memoria altrettanti barlu- una vocazione artistica autenti-
della scrittura di cui il vernacolo mi di luce interiore dell’amico al ca che felicemente si imbriglia in
è la forma più diretta. Ho lasciato tavolo di Gardone di Riviera, as- un contesto strutturale ed in un
i testi di Giordano intatti quali mi sorto nella contemplazione del apparato filologico solido; è un ri-
sono stati consegnati senza ope- lago silente, o inebriato al brin- torno vero alle radici della grande
rare alcuna revisione, al fine di disi della “Traviata” nell’edizione poesia dei padri della letteratura.
evidenziarne la valenza artistica parigina di Zeffirelli o gioioso e E non solo perl’intonazione aulica
più che letteraria. sensuale assaggiatore di inedite e per la ripresa degli schemi clas-
2)Motivo socio-culturale: Ri- pietanze marine dopo la gene- sici, ivi compreso il sonetto che si
tengo che questa voce del cuo- rosa fatica di uno dei miei ultimi affiancano leggiadramente anche
re sia necessaria e utile in questi libri nelle edizioni di Studium a al verso libero quanto per il sup-
tempi bui, soprattutto ai giovani Salerno dove con puntigliosa fe- porto della visione metafisica-tra-
che cercano e hanno bisogno di deltà all’impegno assunto arrivò scendente che sorregge in unità
canti del cuore, di coraggio per in macchina,puntualissimo con i la varietà dei temi.
sognare, di cultura dei valori. comuni grandi amici Ulivi e Cap- Tanto quanto mi consente
“Poesie” di Mario Scotti a cura pelletti. Ma non è solo il cuore, di aggiungere che la poesia di
di Aureliana Scotti e Mara Pacella il grande e nobile cuore di Mario Scotti entra, a pieno titolo di
con presentazione di Arnaldo Di che vibra e canta melodie inedi- autorità nel panorama della po-
Benedetto è un volume prezioso te in questo libro dove l’emozio- esia del Novecento ,quale voce
che ho ricevuto dalle mani della ne si trattiene quasi in punta di unica ed autentica di poesia
figlia, in occasione della presen- penna e perviene al lettore come “classica” la cui connotazione
tazione del mio ultimo libro: ”La raggelata dal controllo critico. specifica è l’eleganza. In questa
leggenda dell’artista nella belle Rimpianti e nostalgie, il Dolore e dimensione si incontrano,anzi si
epoque” a Roma.. la Morte, l’austerità del silenzio inverano in reciprocità e non in
Un dono prezioso all’amicizia agli interrogativi senza risposta, conflitto, l’uomo ed il professo-
e alla letteratura che oggi più di la Melanconia compagna del bri- re, il critico-filologo ed il Poeta:
ieri scandisce l’immortalità del vido della Bellezza pura, l’eb- Un ringraziamento speciale per
Maestro, del suo magistero e del- brezza della contemplazione, il questo dono speciale alla diletta
la sua opera, in particolare del suo paesaggio e la natura, gli affetti figlia Aureliana che tutto questo
insostituibile e diletto Foscolo e l’amore, cioè la Vita,fra abissi ha voluto e sostenuto, curando
“Studium” gli ha dedicato un con- di “lucida disperazione “ed esal- l’edizione in collaborazione con
vegno ed un numero della rivista tazioni di sublimità stellari; tutto Mara Pacella, ispirandosi all’alto
in cui compare, fra gli altri, anche è Poesia, perché poesia è per lui concetto della philologia-phi-
il mio ricordo. Amore della vita e come tale nu- losophia del maestro Scotti ed
In generale, siamo abituati  a trimento di ogni uomo e sostanza interpretandone con amore di fi-
ricordare il professore ed il critico, della civiltà .Ed Amore è Assoluto glia la visione religiosa della vita
lo studioso egregio che ha attra- della Bellezza e purità del sentire, che commenta subito la scelta
versato buona parte della nostra è l’epifania della Donna, è il canto della copertina: S. Chiara, richia-
letteratura,in particolare,il cin- universale della famiglia attraver- mata nella lirica omonima.

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La forza dell’amore totale
nei tempi del sesso libero
Si fa strada una nuova etica dei
rapporti tra uomini e donne
Fino a ora in tutte le società co- la scuola, non la morale né la leg-
nosciute l’attività sessuale veniva ge. L’unica forza che vi si oppone
regolata minuziosamente dalla mo- è l’amore dell’innamoramento mo-
rale e dalla legge. Dei maschi si pen- nogamico, esclusivo e geloso. An-
sava che desiderassero accoppiarsi che se un uomo o una donna sono
con tutte le donne piacenti, delle abituati ad avere rapporti sessuali
donne invece si pensava che desi- promiscui, quando si innamorano
derassero farlo solo con chi amava- desiderano solo la persona amata
no oppure per dovere col marito. e non sopportano che questa possa
Ma oggi questo costume sta rapi- avere contatti sessuali con un altro.
damente cambiando. Moltissime L’amore dell’innamoramento chie-
donne dicono apertamente che de la fedeltà assoluta. Una donna
quando vedono un uomo che piace innamorata scrive: «Non andrò mai
loro cercano di non farselo scappa- con un altro perché non voglio sciu-
re. Esattamente come i maschi. Ma pare, inquinare le stupende sensa-
vi sono gruppi femminili che cerca- zioni che provo con te. Basterebbe
no di comportarsi come facevano i un contatto per intossicare irrepa-
maschi nei bordelli. In alcuni colle- rabilmente la loro purezza. E lo stes-
ge americani le ragazze celebrano so vale per te».
le feste di fine d’anno ingaggiando È solo perché esistono ’innamo-
dei «prostituti» che si aggirano nu- ramento e l’amore totale che la gen-
di fra loro e hanno rapporti sessuali te si sposa ancora, va ancora a convi-
prima con una e poi con l’altra men- vere, ha dei figli. Anche se poi litiga e
tre le compagne applaudono. E vi divorzia. Il sesso libero, il sesso che
sono studentesse che fanno a gara non ha né regole né freni, mette in
sul numero dei ragazzi che si porta- pericolo questo amore, che però re-
no a letto in un anno. siste, lo respinge, lo frena e lo cos-
Questo mi fa pensare che nel gi- tringe a disciplinarsi. Dal conflitto fra
ro di pochi decenni maschi e fem- il sesso promiscuo e amore esclusi-
mine potranno accoppiarsi come vo oggi sta lentamente nascendo, a
loro piace, in privato o in pubbli- poco a poco, un nuovo sapere e una
co, senza nessun freno morale. nuova etica dell’amore e del sesso. E
Ciò, però, non vuol dire che vi sarà io sono orgoglioso di aver dedicato
una totale promiscuità. Infatti esis- la mia vita a scrivere su questo argo-
te una forza che vi si oppone, ma mento che diventerà sempre più im-
non la Chiesa, non la famiglia, non portante nel futuro.

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PASSA
TEMPO
DIVERTIMENTO
CRUCIVERBA

SOLUZIONI

CURIOSITÀ
CRUCIVERBA

Aleatico - Sorta d’uva squisita di color nero blua¬stro e


di aroma caratteristico da cui si ricava il vino medesimo.
Il no¬me deriva dell’emiliano “aliadga” con cui veniva
indicata I’uva raccolta in luglio.

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