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QABBALAH. Cito tanto spesso argomenti e autori della Qabbalah, che alcuni
miei conoscenti pensano sia anch’io un cabbalista, o perlomeno un esperto in
materia. La cosa mi fa piacere, ma temo non sia vera.
Non ho studiato in nessuna Kabbalah House, non conosco le lingue
semitiche al punto da addentrarmi nelle sfumature di un testo ebraico o
aramaico, e soprattutto non ho quell’immensa pazienza con cui i veri ravvim
sanno catalogare e meditare le migliaia di complicati testi che dal Medioevo a
oggi costituiscono la «Tradizione».
Dalla Qabbalah traggo bensì alcuni elementi e impulsi per me
preziosissimi: lo schema dell’ALBERO DELLA VITA, la decifrazione geroglifica
delle SCRITTURE, la maggior parte delle mie informazioni sull’Angelologia e
numerosi criteri di interpretazione dei SIMBOLI e delle dinamiche della psiche.
Dalla grande maggioranza dei cabbalisti autentici prendo invece le distanze
su alcuni punti per loro essenziali, come ad esempio: la superiorità di
Yahweh su ’Elohiym; l’interpretazione del «peccato» dell’’adam nel paradiso
terrestre (che per me non fu affatto un peccato, ma un’INIZIAZIONE); la
convinzione che il nome di ISRAELE designi principalmente un popolo storico
(secondo me indica principalmente un grado iniziatico); l’autonomia della
Qabbalah dalla sapienza egiziana (autonomia, secondo me, impossibile da
dimostrare). Di conseguenza, nessun cabbalista propriamente detto potrebbe
considerarmi un confratello, e dal canto mio non poggio nessuna delle mie
affermazioni sulla profonda autorità della Qabbalah: si tratta soltanto di mie
deduzioni, ipotesi e scoperte, compiute anche grazie a quella meravigliosa
scuola di pensiero, ma da essa ben distinte – a meno che, naturalmente,
qualche rav non trovi opportuno servirsene malgrado tutto, il che mi darebbe
grande gioia.

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