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Prot. n. 140-2020/er Roma, 30 marzo 2020
Al Capo del Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria Dott. Francesco BASENTINI ROMA
e p.c.: Al Direttore Generale del
Personale e delle Risorse del D.A.P. Dott. Massimo PARISI ROMA
Oggetto: D.P.C.M. 22 marzo 2020
Preg.ssimo Sig. Capo Dipartimento e Ill.mo Sig. Direttore Generale,
come noto il D.P.C.M. del 22 marzo del 2020, ha ulteriormente inasprito le misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus, prevedendo all’art. 1, lett. b) che “è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; conseguentemente all'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo le parole «E’ consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza» sono soppresse”. Il Ministero dell’Interno, con circolare datata 23 marzo 2020, nella parte dedicata agli “spostamenti”1 stabilisce tassativamente che “Di particolare rilievo, quale ulteriore misura funzionale al contenimento del contagio introdotta dall’art. 1, comma 1, lett. b) del provvedimento in parola, è il divieto per tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati dal comune in cui attualmente si trovano. Tali spostamenti rimangono consentiti solo per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute. La disposizione, anche tenendo conto delle esigenze recentemente emerse e che hanno condotto alcuni Presidenti di Regioni ad adottare apposite ordinanze, persegue la finalità di scongiurare spostamenti in ambito nazionale, eventualmente correlati alla sospensione delle attività produttive, che possano favorire la diffusione dell’epidemia”. Tale disposizione, evidentemente, non consente al personale di Polizia Penitenziaria che si trova per ragioni di lavoro impiegato in un comune diverso dalla propria residenza, di fare rientro presso i propri familiari. Detto personale, quindi, è costretto a fruire dei propri giorni di riposo o dei propri giorni di congedo ordinario (peraltro sono tantissime le direzioni che stanno disponendo
1Circolare prot. N. 15350/117(2) Uff.III-Prot.Civ. del 23 marzo 2020, p.5
ex officio le ferie relative agli anni 2018 e 2019) nel “confino” delle proprie caserme, peraltro con addebito dei relativi costi di locazione e che in precedenti note abbiamo aspramente contestato. Analoga restrizione sono costretti a subire i poliziotti che, non potendo raggiungere le proprie abitazioni per i motivi di cui sopra, sono impossibilitati ad assistere i propri familiari gravemente malati ed ai quali sono riconosciute le guarentigie di cui alla legge 104/92. Peraltro, e con nocumento anche per l’Amministrazione, i colleghi che dalle case di residenza invece dovrebbero fare rientro sul proprio posto di lavoro, con il giustificato timore, di non poter più fare rientro presso la propria abitazione, cercano, attingendo a tutti i legittimi istituti contrattuali (ed espedienti), di permanere nelle case familiari. Per tali ragioni, anche e soprattutto per l’interesse dell’Amministrazione, si invitano le SS.LL.II. ad intercedere con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e/o Ministero dell’Interno per fare in modo che, con l’adozione delle dovute caveat, sia concessa, in deroga alle disposizioni governative, la possibilità, a tutto il personale di Polizia Penitenziaria, di circolare sul territorio nazionale solo per gli spostamenti casa/lavoro e viceversa anche se riguardanti regioni o comuni diversi, avendo, poi, particolare riguardo per quelli dovuti all’assistenza ex art. 104/92. Certi di un Vostro immediato interessamento, anticipatamente si ringrazia. Deferenti ossequi