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EMERGENZA CORONAVIRUS: LA REGIONE CHIARISCA ALCUNI PUNTI SULLA

GESTIONE DEI DPI E SULLA SICUREZZA DEGLI OPERATORI SANITARI

presentata il 10 aprile 2020 dalla Consigliera Baldin

PREMESSO CHE:

- anche il Veneto, come il resto d'Italia e del mondo, è in questi mesi alle prese con gli effetti
terribili dell'emergenza sanitaria globale legata alla pandemia da Coronavirus (COVID-19);

- i servizi sanitari sono in prima linea in questa battaglia. Medici, infermieri, OSS, e tutti gli
operatori del settore sono particolarmente esposti al rischio del contagio, stante invece l'assoluta
necessità di preservarne la salute e l'efficienza operativa per la cura delle migliaia di ammalati
giornalieri;

- al momento in cui la scrivente deposita quest'interrogazione, i medici morti per Coronavirus in


Italia ha già superato quota cento;

- in questi giorni, sulla delicata questione della sicurezza per gli operatori sanitari, sono stati di
rilievo gli interventi delle sezione venete della FIMMG (Federazione italiana medici di medicina
generale) e dell'ANAAO-ASSOMED (Associazione sindacale Medici Dirigenti);

- la FIMMG, sugli organi di informazione, ha evidenziato come “(...) le contaminazioni dei medici
di medicina generale sono il risultato della scarsa attenzione che numerose aziende sanitarie, tra
cui Venezia primeggia insieme a Vicenza e Verona, hanno dedicato ai medici di famiglia e di
continuità assistenziale”;

- l'ANAAO-ASSOMED, in data di ieri, ha depositato ai Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e


Sanità di Padova un “Esposto – segnalazione in merito ai rischi connessi alla pandemia da SARS-
CoV-2 per il personale sanitario che opera presso le strutture sanitarie della Regione Veneto”.

CONSIDERATO CHE:

- nelle 18 pagine dell'esposto si trovano molti dati e puntualizzazioni sulle carenze nelle
disposizioni delle aziende sanitarie e nelle dotazioni di Dpi (Dispositivi di protezione individuale)
che avrebbero dovuto essere messi a disposizione degli operatori sanitari ;

- dopo averlo esaminato, ho estrapolato alcune questioni cui ritengo sia necessario e doveroso
trovare, da parte dei vertici della Regione Veneto, adeguata risposta;

- nello specifico:
a) Stoccaggio e approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuali adeguati alla
categoria di rischio biologico del SARS-CoV-2 (Dpi tipo fFFP2 e FFP3).
Alla data del 30 gennaio 2020 (allerta nazionale sul Coronavirus con delibera del Consiglio dei
Ministri, con cui è stato dichiarato lo stato di emergenza sul territorio nazionale per sei mesi) quali
erano i numeri dei Dpi a disposizione per gli ospedali veneti, stoccati nei magazzini regionali?
Dopo tale data, come si è mossa la Regione per approvvigionarsi di tali dispositivi, anche in
relazione alla Dgr n. 323 del 2007 (citata a pg 8 dell'esposto ANAAO-ASSOMED) sul controllo
dell'influenza pandemica in ambito ospedaliero, dove si “sottolineava la necessità di garantire
stoccaggio e approvvigionamento dei Dpi per medici e personale sanitario”?;

b) Mascherine chirurgiche, cambio di programma.


Dopo la delibera del Consiglio dei Ministri con cui è stato dichiarato lo stato di emergenza per
Coronavirus del 30 gennaio 2020, il Ministero della Salute raccomandava, per gli operatori sanitari,
di usare solo dispositivi facciali FFP2 e FFP3 (cosiddette mascherine con il filtro), per trattare casi
conclamati o sospetti di Coronavirus.
Invece con il D.L n. 18 del 17 marzo 2020 (forse anche vista la drammatica penuria di mascherine
sul mercato internazionale e la loro assenza su quello nazionale), si sarebbe sancita la possibilità,
per le Aziende sanitarie, di fare ricorso alle semplici mascherine chirurgiche in luogo delle FFP2 e
FFP3 anche per curare pazienti Covid.
Essendo ormai risaputo che le mascherine chirurgiche (quelle senza filtri) non proteggono
l'operatore, come si è comportata la Regione su questo punto specifico, per salvaguardare la salute
di medici, infermieri e addetti sanitari? Si è anch'essa adeguata al “gioco terminologico” (come lo
chiama l'esposto) battendo la via delle mascherine in tessuto oppure ha cercato (e come) di garantire
comunque le facciali filtranti, e in che misura?

c) Sorveglianza del personale sanitario (punto 3.3 dell'esposto).


A tale riguardo, visto il gran numero di operatori sanitari contagiati dal virus, la Regione il 10
marzo 2020 ha stabilito l'obbligo di effettuare, ogni due giorni, il tampone naso-faringeo di
controllo sui medici e sul personale sanitario asintomatico.
Ci si domanda se, come riportato nell'esposto, risponda al vero il fatto che alcune aziende sanitarie
venete siano andate in ordine sparso, come l'Azienda ospedaliera di Padova, che lo dispone ogni
cinque giorni, oppure quella di Verona, che lo dispone ogni sette giorni.
Perché su simili decisioni, determinanti per la salute degli operatori e per l'organizzazione del
lavoro, non c'è stata un'unica regia regionale?

La sottoscritta Consigliera
interroga la Giunta regionale perché

chiarisca, per quanto di sua competenza, i punti sopracitati in ordine alle osservazioni dei medici
veneti. Dobbiamo sapere se, in questa guerra contro il Coronavirus, abbiamo mandato i nostri
operatori sanitari in trincea con le armi adeguate oppure se, come e quando, le abbiano ritrovate
spuntate.

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