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APPLICAZIONE DELLE
DIRETTIVE ATEX
Arturo Cavaliere
SOMMARIO
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SOMMARIO
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Unità 1 Atmosfere esplosive: pericoli da gas, vapori, e polveri
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Unità 1 Atmosfere esplosive: pericoli da gas, vapori, e polveri
Combustibile
Combustibile Miscela
Miscela esplosiva
esplosiva
Aria/Comburente
Aria/Comburente Innesco
Innesco efficace
efficace **
Temperatura di infiammabilità
Se si riscalda un liquido, sopra la
sua superficie si formano vapori. La
temperatura oltre la quale la
percentuale di vapori in aria supera
il limite di esplodibilità (LEL), in
condizioni di prova definite, prende
il nome di temperatura di
infiammabilità
infiammabilità.
Un liquido può provocare un’esplosione solo se si trova a
temperatura superiore a quella di infiammabilità.
La temperatura di infiammabilità della benzina è inferiore a 0 °C,
mentre il gasolio ha una temperatura di infiammabilità di circa 55
÷ 65 °C e quindi diventa pericoloso solo se riscaldato.
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Unità 1 Atmosfere esplosive: pericoli da gas, vapori, e polveri
Temperatura di accensione
Una miscela di combustibile (gas,
vapore o polvere) e comburente
(ossigeno dell’aria) forma
un’atmosfera esplosiva. Una
superficie riscaldata oltre una certa
temperatura innesca l’esplosione.
La temperatura minima che
provoca l’esplosione, in condizioni
di prova prestabilite, è denominata temperatura di
accensione.
accensione
Gli apparecchi adatti ad essere installati nei luoghi con
pericolo di esplosione sono suddivisi in classi di temperatura
(T1÷T6), per ogni classe è stabilito un limite di temperatura, in
maniera tale che la temperatura superficiale massima di un
apparecchio non superi il limite di temperatura di quella
classe.
Temperatura di accensione
Classe di temperatura della Massima temperatura superficiale Temperatura di accensione
costruzione elettrica della costruzione elettrica del gas o vapore
Corrispondenza della
T1 450 °C > 450 °C
classe di temperatura e
della massima T2 300 °C > 300 °C
temperatura superficiale T3 200 °C > 200 °C
della costruzione. T4 135 °C > 135 °C
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Unità 1 Atmosfere esplosive: pericoli da gas, vapori, e polveri
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Unità 1 Atmosfere esplosive: pericoli da gas, vapori, e polveri
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Unità 1 Atmosfere esplosive: pericoli da gas, vapori, e polveri
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Unità 1 Atmosfere esplosive: pericoli da gas, vapori, e polveri
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Unità 1 Atmosfere esplosive: pericoli da gas, vapori, e polveri
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Unità 1 Atmosfere esplosive: pericoli da gas, vapori, e polveri
Dalla banca dati dei Vigili del Fuoco risulta che nel triennio 2000 – 2002,
in Italia ci sono stati 635 interventi per incidenti con GPL; tra questi, in
232 casi si è avuta un’esplosione della miscela infiammabile.
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Unità 1 Atmosfere esplosive: pericoli da gas, vapori, e polveri
Pompe
17%
Pompe
Valvole di
sicurezza Valvole di
10% sicurezza
Serbatoi
Flange
Raccorderia Serbatoi
60% 8% Raccorderia
Flange
5%
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SOMMARIO
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
A SI SI SI SI
B NO SI SI NO a) b)
C SI NO SI NO a) b)
D SI SI NO SI
E NO NO SI NO a) b)
F SI NO NO NO b)
G NO SI NO NO b)
H NO NO NO NO b)
a) SI per i prodotti contenuti in atmosfera potenzialmente esplosiva interna. Occorre, inoltre, tenere
presente che gli apparecchi in quanto tali devono essere in grado di funzionare in conformità ai parametri
operativi stabiliti dal fabbricante e di garantire il livello di protezione richiesto in base all’allegato II.
SI anche per gli apparecchi non elettrici nel cui interno sia presente atmosfera esplosiva (per esempio
aspiratori, ventilatori, soffianti o compressori che producono miscele infiammabili) e sia presumibile quindi
la presenza di una potenziale sorgente di innesco.
b) SI per i dispositivi di sicurezza, di controllo e di regolazione destinati ad essere utilizzati al di fuori di
atmosfere potenzialmente esplosive, al fine di evitare i rischi di esplosione.
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
Il costruttore prima di marcare CE il prodotto, deve
compilare e firmare la dichiarazione CE di conformità, la
quale deve contenere i seguenti elementi:
• nome, marchio di identificazione ed indirizzo del fabbricante o del
suo mandatario nella comunità;
• descrizione dell’apparecchio, del sistema di protezione o del
dispositivo di sicurezza, di controllo e regolazione;
• le disposizioni a cui soddisfa il prodotto;
• nome, numero di identificazione ed indirizzo dell’eventuale
organismo notificato ed il numero del certificato di esame CE del
tipo;
• eventuale riferimento alle norme armonizzate;
• le eventuali norme e specifiche tecniche utilizzate;
• le altre eventuali direttive alle quali il prodotto è soggetto e che
sono state applicate;
• Identificazione del firmatario che ha il potere di impegnare il
fabbricante.
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Esempio di modulistica per prodotti da destinare ad atmosfere esplosive
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
Marcatura specifica di
protezione dalle esplosioni
Gruppo di appartenenza
II 2 G c T4 II 3 G EEx nA T3
Fascicolo tecnico 123-ABC 230 V 100 W 50 Hz
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
DM 22/12/58
Tabella A (voci da 1 a 50) – Tabella B
L’abrogazione della tabella A riguarda l’elenco delle attività
considerate con pericolo di esplosione (presenza di
infiammabili) alle quali si applicava l’art. 329 del DPR 547/55
ora abrogato.
L’abrogazione della tabella B riguarda l’elenco delle attività
considerate con pericolo di esplosione (presenza di polveri) alle
quali si applicava l’art. 331 del DPR 547/55 ora abrogato.
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
continua
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
continua
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
POLVERI
Norma CEI EN 50281-3 (31-52), edizione prima, fasc. 6947
Costruzioni per atmosfere esplosive per la presenza di polvere
combustibile. Parte 3: Classificazione dei luoghi dove sono o possono
essere presenti polveri combustibili.
continua
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
POLVERI
Norma CEI EN 50281-1-2 (31-36), edizione prima, fasc. 5301
Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di
IMPIANTI polvere combustibile. Parte 1-2: Costruzioni elettriche protette da
ELETTRICI custodie. Scelta, installazione e manutenzione.
continua
POLVERI
Norma CEI EN 50281-1-2 (31-36), edizione prima, fasc. 5301
Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di
VERIFICHE polvere combustibile. Parte 1-2: Costruzioni elettriche protette da
MANUT.NE custodie. Scelta, installazione e manutenzione.
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Unità 2 Direttive comunitarie e loro recepimenti
SOMMARIO
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
a.2) Inertizzazione
Consiste nel limitare la quantità di ossigeno presente
nell’aria, al di sotto della concentrazione necessaria per
produrre un’atmosfera esplosiva. Come sostanze gassose
inerti si utilizzano normalmente azoto, biossido di
carbonio, gas inerti, gas di combustione e vapore acqueo.
Sostanze inerti in polvere sono ad esempio, il solfato di
calcio, il fosfato di ammonio, il bicarbonato di sodio, le
polveri di roccia. E’ scontato che l’inertizzazione può
essere utilizzata solo in assenza di persone, ad esempio
all’interno di contenitori o apparecchiature.
a.2) Inertizzazione
La presenza di gas inerti (N2, CO2, ecc.) abbassa notevolmente il
limite superiore di esplodibilità del combustibile, senza far variare
sensibilmente quello inferiore. In tal modo, il campo di
esplodibilità si restringe sempre più; esiste una concentrazione
massima d’inerte (o minima d’ossigeno), al di sopra della quale la
miscela non è in grado di reagire quale che sia la concentrazione di
polvere.
La presenza di polveri inerti (polvere di materiale non in grado di
dar luogo a reazioni di combustione: silice, calcare, cloruro di
calcio) miscelandosi a polveri infiammabili, aumenta sensibilmente
il valore del LEL e si riducono sia la Pmax sia (dP/dt)max. Qualora il
quantitativo d’inerte fosse sufficiente, l’esplosione risulterebbe
impossibile.
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
Categoria dell'apparecchio
Tipi di zona
1G 2G 3G 1D 2D 3D
0 ■ X X - - -
Gas
vapori
1 □ ■ X - - -
2 □ □ ■ - - -
20 - - - ■ X X
Polvere 21 - - - □ ■ X
22 - - - □ □ ■
- Non applicabile
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
Modo di Zona con pericolo di esplosione
Categoria
protezione 0 20 1 21 2 22
Respirazione
limitata 3G X - X - ■ -
(fr)
Scelta del modo di A prova di
esplosione 2G X - ■ - □ -
protezione per (d)
apparecchi non Sicurezza
intrinseca da definire
elettrici in (g)
relazione al tipo Sicurezza
costruttiva 2G; 2D X X ■ ■ - -
di zona con c
Controllo della 3G; 3D X X X X
pericolo di sorgente di
■ ■
2G; 2D X X ■ ■ □ □
esplosione per accensione
(b) 1G; 1D ■ ■ □ □ □ □
presenza di gas o Pressurizzazione
da definire
polvere. (p)
3G; 3D X X X X
Immersione nel ■ ■
liquido 2G; 2D X X ■ X □ □
(k) 1G; 1D ■ ■ □ □ □ □
L'uso di utensili in zona 1, 2, 21, 22 dovrebbe essere soggetto ad una "autorizzazione al lavoro"
1. Per gas delgruppo II C, sono ammessi solo in assenza di atmosfera esplosiva
2. Anche nelle zone limitrofe dove possono arrivare le scintille. Sono ammessi strati di polvere umida
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
Soppressione dell’esplosione
Si tratta di sistemi in grado di rilevare l’esplosione negli
stadi iniziali e di intervenire immediatamente mediante
l’iniezione di appositi agenti estinguenti direttamente
nella camera in cui l’esplosione si sta verificando.
La tecnica di sopprimere le esplosioni viene in genere
applicata a serbatoi, silos, ecc. e raramente in ambienti
con presenza di persone. Dovrebbe essere prevista
un’alimentazione di sicurezza, in modo che il sistema
funzioni anche in mancanza dell’alimentazione principale.
Questo sistema di protezione non è applicabile in
presenza di esplosivi, polveri metalliche, sostanze
pirofosforiche.
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
Soppressione dell’esplosione
Principio di funzionamento di un impianto di soppressione
Per proteggere le diverse parti di impianto (filtri, sili, mulini, tramogge, etc.) è
possibile ricorrere all’installazione di uno o due sensori dinamici di pressione e uno o
più soppressori HRD (High Rate Discharge).
Il sensore è a rilevazione dinamica della pressione e sostituisce i vecchi sensori di
rilevazione della pressione a membrana statici.
Tale sensore effettua un monitoraggio continuo dei
valori di pressione nel volume da proteggere: quando
l’incremento di pressione ∆p all’interno di una precisa
finestra temporale ∆t supera il valore di soglia
programmato, il sensore fornisce immediatamente la
segnalazione di allarme alla centrale di controllo.
L’attuazione del soppressore viene effettuata attraverso un dispositivo a
generazione di gas (simile a quelli installati negli air bag delle automobili), che ha
sostituito i vecchi attuatori pirotecnici. Quando la centrale di controllo, in base ai
segnali provenienti dai sensori di pressione, invia il segnale di attuazione, il gas
generator viene attivato e sviluppa nella testa della valvola una sovrapressione
utilizzata per sganciare un perno di tenuta meccanica: a questo punto il flap della
valvola si apre e viene scaricata nel volume da proteggere la polvere estinguente (si
utilizza azoto stoccato a 60 bar).
Scarico dell’esplosione
Lo scarico dell’esplosione è una misura di
protezione che consiste nel prevedere un
punto debole sulla parete di un
contenitore o di un ambiente, il quale
cede sotto la pressione dell’esplosione
(dischi di sicurezza, pannelli o sportelli
di esplosione). L’apertura dello scarico
lascia fluire all’esterno i prodotti della
combustione e riduce quindi la sovrapressione interna,
evitando così il cedimento strutturale del contenitore.
L’efficienza di questo sistema di protezione dipende
soprattutto dall’area dello scarico dell’esplosione e dal valore
di pressione che ne determina l’apertura.
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
Isolamento dell’esplosione
Si può evitare che l’esplosione si
propaghi lungo un condotto o una
tubazione, mediante dispositivi che
arrestano il fronte della fiamma
(barriere tagliafiamma, costituite da
nastri metallici zigrinati o metallici
sinterizzati) e/o l’onda di pressione.
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
Istruzioni operative
Il termine sta ad indicare avvertenze d'uso e norme di
comportamento scritte, imposte dal datore di lavoro ai lavoratori, a
seconda del tipo di attività svolta.
In esse sono descritti i rischi che determinati posti di lavoro e
determinate operazioni comportano per l'uomo e per l'ambiente di
lavoro, con riferimento ai provvedimenti adottati o da rispettare
nel campo della tutela della salute e della sicurezza.
Le istruzioni sono redatte dal datore di lavoro o da una persona
qualificata, da lui designata. I lavoratori devono rispettare tali
istruzioni quando si riferiscono ad un determinato posto di
lavoro/reparto.
Dalle istruzioni relative a posti di lavoro esposti ai rischi derivanti
da atmosfere esplosive devono risultare in particolare l'ubicazione
di tali rischi, le attrezzature e i mezzi mobili utilizzabili e
l'opportunità o meno di indossare dispositivi di protezione
personale particolari.
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
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Unità 3 Eliminazione o riduzione dei rischi di esplosione
Ispezione e controllo
L'utilizzo, per la prima volta, di posti di lavoro con aree in cui
possono formarsi atmosfere esplosive pericolose va preceduto
da una verifica del grado di sicurezza dell'intero impianto. Lo
stesso va fatto dopo che sono state introdotte modifiche che
influiscono sulla sicurezza o si siano verificati guasti e l'impianto
sia rimasto danneggiato.
L'efficacia delle misure di prevenzione delle esplosioni
introdotte in un impianto va verificata ad intervalli regolari. La
frequenza di tali verifiche dipende dal tipo di misura adottata. I
controlli vanno eseguiti solo da personale competente, ossia da
persone che per la loro formazione, la loro esperienza e
l’attività che esercitano, siano esperti nel campo della
protezione contro le esplosioni.
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SOMMARIO
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Unità 4 Struttura e contenuto del documento sulla protezione
contro le esplosioni
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Unità 4 Struttura e contenuto del documento sulla protezione
contro le esplosioni
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Unità 4 Struttura e contenuto del documento sulla protezione
contro le esplosioni
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Unità 4 Struttura e contenuto del documento sulla protezione
contro le esplosioni
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Unità 4 Struttura e contenuto del documento sulla protezione
contro le esplosioni
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Unità 4 Struttura e contenuto del documento sulla protezione
contro le esplosioni
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Unità 4 Struttura e contenuto del documento sulla protezione
IPOTETICO INDICE DI UN DOCUMENTO SULLA contro le esplosioni
SOMMARIO
INTRODUZIONE
PROTEZIONE CONTRO LE ESPLOSIONI
SOMMARIO
68
Unità 5 Denuncia e verifiche delle installazioni elettriche in
atmosfere esplosive
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Unità 5 Denuncia e verifiche delle installazioni elettriche in
atmosfere esplosive
DPR 462/01
Prevede (al Capo III) che il datore di lavoro deve:
• denunciare all’ASL/ARPA (che procede
all’omologazione) entro trenta giorni dalla messa in
servizio;
• far verificare (con periodicità biennale)
dall’ASL/ARPA o da Organismi abilitati;
gli “impianti elettrici nei luoghi con pericolo di
esplosione”.
E’ superfluo ricordare che se nelle zone pericolose non c’è
impianto elettrico, non ricorre l’obbligo della denuncia.
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Unità 5 Denuncia e verifiche delle installazioni elettriche in
atmosfere esplosive
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Unità 5 Denuncia e verifiche delle installazioni elettriche in
atmosfere esplosive
Impianto elettrico a
sicurezza
NO
E’ ubicato in
una zona 0, 20,
1 o 21 ?
Denuncia
Denunciaalla
allaASL/ARPA
ASL/ARPA Denuncia
Denunciaalla
allaASL/ARPA
ASL/ARPA
NO
NO SI
SI
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Unità 5 Denuncia e verifiche delle installazioni elettriche in
atmosfere esplosive
Impianto elettrico a
sicurezza
NO Impianto
preesistente al
10/9/2003 ?
SI
SI
L’impianto
L’impiantonon
nonèè Fare
Fareeffettuare
effettuarelele Fare
Fareeffettuare
effettuare
soggetto
soggettoaaverifica
verifica verifiche
verificheda
da subito
subitolalaverifica
verificada
da
da
da partedidi
parte ASL/ARPA
ASL/ARPAoo ASL/ARPA
ASL/ARPAoo
ASL/ARPA
ASL/ARPAoo organismo
organismoabilitato,
abilitato, organismo
organismoabilitato
abilitato
organismo
organismoabilitato
abilitato ogni
ognidue
dueanni
anni
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Unità 5 Denuncia e verifiche delle installazioni elettriche in
atmosfere esplosive
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Unità 5 Denuncia e verifiche delle installazioni elettriche in
atmosfere esplosive
Omologazione ASL/ARPA
Enti verificatori
Verifiche periodiche
(ASL/ARPA o Organismi abilitati)
Enti verificatori
Verifiche straordinarie
(ASL/ARPA o Organismi abilitati)
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Unità 5 Denuncia e verifiche delle installazioni elettriche in
atmosfere esplosive
SOMMARIO
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
continua
continua
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
continua
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
80
Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
LABORATORI CHIMICI
Si tratta di laboratori chimici ove
possono manifestarsi dei rischi
associati alla presenza di gas o
vapori infiammabili. Sono quindi
escluse le polveri combustibili e gli
esplosivi.
Sono compresi i laboratori
farmaceutici, di ospedali, di scuole, di stabilimenti, ecc. dove
pero ci siano solo le sopra citate sostanze.
Sono esclusi i laboratori dove le quantità di sostanze pericolose
sono di pochi decimetri cubi e gli ambienti con analizzatori di
processo già trattati dalla norma CEI 65-36 (Controllo dei
processi industriali – Sicurezza degli ambienti di analisi).
Si applica l’appendice GF-4 della guida CEI 31-35/A.
LABORATORI CHIMICI
Si elencano i principali provvedimenti, riferiti ai locali e alle
attrezzature, al fine di ridurre la probabilità di formazione
di atmosfera esplosiva ad una valore trascurabile, tale da
giustificare la presenza di componenti e impianti elettrici
ordinari:
1. I quantitativi di sostanze presenti nel laboratorio devono
essere limitati a quelli necessari. A tal fine il laboratorio
potrebbe essere suddiviso in più locali, compartimentati
tra loro. I quantitativi di sostanze esuberanti vanno
conservati in un deposito.
2. Le sostanze pericolose devono essere conservate in robusti
contenitori, chiusi a regola d’arte e depositati in appositi
armadi. I quantitativi prelevati non devono eccedere
quello strettamente necessario.
continua
81
Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
LABORATORI CHIMICI
LABORATORI CHIMICI
6. I becchi bunsen,
bunsen, forni e fornelli a gas devono avere i
rubinetti valvolati (lo spegnimento della fiamma
interrompe l’erogazione del gas).
7. Le stufe ei forni che rimangono accesi per lungo tempo
devono avere un dispositivo che eviti il surriscaldamento in
caso di guasto al termostato.
8. I banchi di lavoro devono avere il piano di lavoro
impermeabile, per facilitarne la pulizia, ed il bordo
rialzato per evitare il versamento di liquidi a terra.
9. Il sistema di aspirazione delle cappe deve essere
controllato con apposito dispositivo sensibile alla portata
d’aria.
10. Il locale deve avere un sistema di ventilazione; sono
consigliati almeno cinque ricambi all’ora.
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
LABORATORI CHIMICI
Le persone che operano nel laboratorio devono essere
istruite in merito al pericolo derivante dalle sostanze
infiammabili e sensibilizzate sul rispetto delle seguenti
misure di sicurezza:
1. I quantitativi di sostanze pericolose utilizzate sul banco
devono essere ridotte al minimo necessario.
2. I contenitori devono essere maneggiati con cura. Perdite di
liquidi infiammabili devono essere neutralizzate
conmateriale assorbente.
3. Le sostanze infiammabili vanno manipolate sotto la cappa
e lontano da fiamme libere, prese a spina e altri possibili
inneschi. Il saliscendi della cappa deve essere mantenuto
abbassato.
continua
LABORATORI CHIMICI
4. Le superfici e le piastre di riscaldamento devono essere
tenute pulite da residui, solventi, ecc.
5. L’integrità delle tubazioni che trasportano fluidi pericolosi
deve essere controllata periodicamente, soprattutto quella
delle giunzioni e dei raccordi flessibili.
6. E’ vietato introdurre e
conservare sostanze
infiammabili in frigoriferi di
tipo normale/domestico.
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
LABORATORI CHIMICI
I laboratori dove sono attuati i provvedimenti e le
precauzioni suddette sono ritenuti ambienti senza pericolo
di esplosione ai sensi del D.Lgs. 233/03. Tuttavia si
applicano i seguenti accorgimenti:
1. Il sottocappa deve essere illuminato dall’esterno, con
robuste lastre trasparenti a chiusura ermetica.
2. Deve essere previsto un interruttore generale con comando
all’esterno del locale laboratorio, in posizione facilmente
accessibile e segnalata.
3. Il grado di protezione IP dei componenti elettrici deve
essere stabilito in base alle regole generali, secondo la
presenza di liquidi e di polveri nel punto in cui il
componente elettrico è ubicato nel funzionamento
ordinario.
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
CABINE DI VERNICIATURA
Per cabina di verniciatura si
intende l’insieme di componenti
riuniti all’interno di una struttura
parzialmente o totalmente chiusa
(delimitata da pareti, definita
spazio) per la lavorazione
controllata di prodotti vernicianti
(liquidi organici o polveri) applicati a spruzzo.
Cabina ad acqua:
acqua cabina in cui l’abbattimento dell’overspray
viene effettuato mediante un velo d’acqua.
Cabina a secco:
secco cabina in cui l’abbattimento dell’overspray
viene effettuato mediante filtri a secco.
CABINE DI VERNICIATURA
CABINA DI VERNICIATURA
MANUALE
Apparecchiature di cabina
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
CABINE DI VERNICIATURA
NORME DI RIFERIMENTO
EN 12215-
12215-2004:
2004 Impianti di verniciatura – Cabine per
l’applicazione di prodotti vernicianti liquidi – Requisiti di
sicurezza.
EN 12981-
12981-2005:
2005 Impianti di verniciatura – Cabine per
l’applicazione di prodotti vernicianti in polvere – Requisiti
di sicurezza.
CABINE DI VERNICIATURA
CABINE PER L’APPLICAZIONE DI PRODOTTI VERNICIANTI LIQUIDI
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
CABINE DI VERNICIATURA
CABINE DI VERNICIATURA
CABINE PER L’APPLICAZIONE DI PRODOTTI VERNICIANTI LIQUIDI
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
CABINE DI VERNICIATURA
CABINE DI VERNICIATURA
CABINE PER L’APPLICAZIONE DI POLVERE VERNICIANTE
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
CABINE DI VERNICIATURA
CABINE DI VERNICIATURA
CABINE PER L’APPLICAZIONE DI POLVERE VERNICIANTE
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
CABINE DI VERNICIATURA
CABINE DI VERNICIATURA
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Unità 6 Esame di alcuni ambienti tipici
CABINE DI VERNICIATURA
AUTOMAZIONI DA VALUTARE AI SENSI DEL DPR 126/98
Tra le apparecchiature fuori cabina,
occorre valutare, come sorgenti di
accensione, i sistemi per la
movimentazione (ad esempio le
rulliere) prima e dopo la cabina, in
quanto possono ricadere in zone
classificate 2 o 22.
Se è presente un’automazione
all’interno della cabina, questa deve essere idonea alla
classificazione (tipicamente zona 2 o 22) in maniera tale che sia
i componenti elettrici sia le parti meccaniche non inneschino
l’atmosfera pericolosa.
CABINE DI VERNICIATURA
APPARECCHIATURE INSTALLATE ALL’INTERNO DELLA CABINA
Siccome l’interno di una cabina come minimo è classificato
zona 2 o 22,
22 tutte le apparecchiature elettriche e non
elettriche (pistole di spruzzatura, illuminazione, pulsantiere,
ecc.) installate all’interno di una cabina devono essere marcate
ATEX di categoria minima 3.
Nel caso in cui la cabina fosse classificata come zona 1,
1 tutte le
apparecchiature elettriche e non elettriche installate
all’interno di una cabina devono essere marcate ATEX di
categoria minima 2.
Anche se le apparecchiature presenti all’interno di un cabina
devono essere marcate ATEX con categoria idonea alla zona
classificata, ciò non implica che la cabina nel suo insieme debba
essere marcata ATEX (parere ufficiale della Commissione
Europea).
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• L’EVENTO ESPLOSIONE • MODULISTICA • RIFERIMENTI LEGISLATIVI E
NORMATIVI
• INTRODUZIONE
• CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI
• CLASSIFICAZIONE DEI CON PERICOLO DI ESPLOSIONE
LUOGHI CON PERICOLO DI PER PRESENZA DI POLVERI
ESPLOSIONE PER COMBUSTIBILI
PRESENZA DI GAS, VAPORI
O NEBBIE INFIAMMABILI
• ELIMINAZIONE O RIDUZIONE
DEI RISCHI DI ESPLOSIONE
• VALUTAZIONE DEI
RISCHI DI ESPLOSIONE
• LISTE DEI SIMBOLI E DELLE
• DENUNCIA E VERIFICHE SIGLE
DELLE INSTALLAZIONI
ELETTRICHE IN
ATMOSFERE ESPLOSIVE • RIFERIMENTI NORMATIVI
• LISTE DI CONTROLLO
• STRUTTURA E CONTENUTO
DEL DOCUMENTO DI
• DUBBI E RELATIVE RISPOSTE PER L’ESECUZIONE DELLA PROTEZIONE CONTRO LE
CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI PERICOLOSI E PER LA ESPLOSIONI
VALUTAZIONE DELRISCHIO ESPLOSIONE
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