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L’AQUILA
RICORSO
Per:
dott. Antonio Floris, rappresentato e difeso dagli avv.ti Giampiero Nicoli (c.fisc.
ricorrente
contro:
2 - il Presidente pro tempore della Giunta della Regione Abruzzo, nella sua
intimati
controinteressata
per l’annullamento
del Giudizio n. 1559 del 07/09/2010 – prot. 201018437 del 16/10/2009 - non
1
ottobre 2010, avente ad oggetto la valutazione di impatto ambientale chiesta dalla
conseguente.
°°°
INDICE
I – PREMESSA, pag. 3
pag.7
CENTRALE, pag. 9
FILIERE, pag. 11
le motivazioni
2
3 – secondo aspetto fondamentale: l’ambiente, p.24
IX - LA V.I.A. , pag. 36
XI - CONCLUSIONI, pag. 50
I - PREMESSA
Si ritiene altresì di avvertire, che per la illustrazione degli aspetti in fatto non si può
Tali parti descrittive saranno naturalmente essenziali e funzionali alla tesi che qui si
sosterrà: della esistenza di radicali vizi giuridici del “giudizio” impugnato (VIA
emessa ai sensi degli artt. 19 e segg. del D.Lgs. 4/2008) ; e nel contempo di oggettiva
PowerCrop S.p.A.
3
sostenendo la mancanza di interesse ad agire da parte dell’Ente pubblico territoriale,
La Città di Avezzano si affaccia sulla piana del Fucino, nella quale è da gran tempo
sviluppata un’agricoltura intensiva (la più importante d’Abruzzo ed una delle più
importanti d’Italia) e che a sua volta ha dato luogo, fra l’altro, ad industrie scaturenti
dalla lavorazione dei prodotti agricoli, su cui si fonda una parte rilevante
impugna, viene proposta proprio in una zona del Fucino non solo ricadente nel
importantissima riserva naturale dello stesso Comune, istituita con legge regionale; e
civica.
Orbene il Comune che – come stabilito dal D.Lgs. 267/2000 – è l’ente locale che
ritiene proprio onere quello di opporsi alla realizzazione della progettata centrale, per i
Per altro è la stessa VIA che indica il Comune di Avezzano come luogo in cui
4
amministrativa, T.A.R. Marche, 19/09/2003, n. 1015:”In virtù di quanto disposto
dall'art. 3 commi 2 e 3 del T.U. n. 267 del 2000, gli atti amministrativi lesivi degli
interessi del gruppo degli associati o della comunità nel suo complesso,
Provincia, dal momento che detti enti hanno la funzione di curare e tutelare gli
III - IL FUCINO
da: 3 parchi nazionali; 1 parco regionale; 13 riserve naturali regionali (una delle quali
naturalistico (1 ).
Avezzano, che si sviluppa essenzialmente al margine nord della piana del Fucino,
alveo dell’antico lago prosciugato dal principe Torlonia nella seconda metà
nazionale.
Per gran tempo nella piana v’è stata una prevalente coltura bieticola, finalizzata prima
5
pomodori, patate, finocchi, carote, peperoni ed altri ortaggi vari, frutteti). In questo
ambito si sono anche affermate denominazioni IGP e protette per la loro qualità.
Siffatto polo agricolo è uno dei fondamenti dell’economia del territorio fucense.
Questo vasto altopiano agricolo (nel tempo divenuto anche industriale) confina verso
nord / nord est con il Parco regionale Sirente-Velino; verso sud / sud est con il Parco
La legge regionale n. 134 del 23.12.1999, ha istituito la “Riserva naturale guidata del
Sul “Parco del Salviano”, dopo l’istituzione con L.R., il Comune è intervenuto, nel
tempo con le seguenti deliberazioni, tra loro tutte collegate come conseguenti: 1)
d’intesa con il Parco Nazionale d’Abruzzo, per la riserva naturale guidata; 2) delibera
E’ il caso di sottolineare che la Legge Regionale del ’99, sopra richiamata, all’art. 5,
comma 4 stabilisce che il P.A.N. potrà definire e regolamentare anche una fascia di
Ciò è proprio quello che il Comune di Avezzano ha fatto con la più recente delibera
consiliare, ma che la L.R. prevedeva sin dal 1999, e quindi era nelle attese. Ed è bene
tener presente che la fascia di rispetto del Parco è stata determinata sulla base di una
doviziosa serie di motivazioni scientifiche, tanto che non avrebbe potuto essere
6
diversamente collocata. Per una visione del luogo si può comunque esaminare il
norme sovraordinato sia ai Piani regolatori comunali sia al Piani dei nuclei
industriali, con l’ovvia conseguenza che, in caso di contrasto, è il P.A.N. la sola fonte
normativa di riferimento.
dell’impianto.
E L’AMBIENTE
7
Normativa base in questo ambito è il D.Lgs 29.12.2003, n. 387, che attua la direttiva
E’ in virtù del richiamato D.Lgs. che è stato avviato il progetto PowerCrop del quale
parliamo.
principi del CODICE DELL’AMBIENTE, cioè del D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006,
(art. 3- quinques). E proprio in una fattispecie come quella in esame vanno tenuti
Non si può dunque emettere una VIA, in applicazione degli artt. 19 e segg. del
2
- I principi del diritto ambientale “costituiscono principi generali in tema di tutela dell’ambiente,
adottati in attuazione degli articoli. 2,3,9,32,41,42,44,117, commi 1 e 3 della Costituzione e nel rispetto
del Trattato dell’Unione europea” (art. 3- bis d.lgs. 4/2008)
3
- Evidenziamo solo una parte essenziale delle norme: “La tutela dell’ambiente e degli ecosistemi
naturali…deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche… mediante
un’adeguata azione che sia informata ai principi della prevenzione, dell’azione correttiva, della
prevenzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché al principio “chi
inquina paga”…”- Ed ancora: “Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice
deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei
bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle
generazioni future…”. Infine: i principi del Codice dell’Ambiente “costituiscono le condizioni minime
ed essenziali per assicurare la tutela dell’ambiente su tutto il territorio nazionale… Il principio di
sussidiarietà opera anche nei rapporti tra regioni ed enti locali minori”.
8
LA VIA IMPUGNATA NON SI CONFORMA AI PRINCIPI DEL CODICE
VI – LE CENTRALI A BIOMASSA
In primo luogo il D.Lgs. 387/2003, che all’art. 2, lett. a) detta: “…In particolare, per
urbani”.
E poi il D.Lgs. 152/2006, allegato X alla parte V, la cui elencazione qui si annota
solo per mostrate la quantità assai varia di rifiuti che possono confluire nella
5
«biomassa: prodotti, costituiti interamente o in parte di materia vegetale, di provenienza agricola o
forestale, utilizzabili come combustibile ai sensi della normativa vigente per recuperarne il contenuto
energetico, e i seguenti rifiuti usati come combustibile: a) rifiuti vegetali derivanti da attività agricole e
forestali, b) rifiuti vegetali derivanti dalle industrie alimentari di trasformazione, se l'energia termica
generata è recuperata, c) rifiuti vegetali fibrosi della produzione di pasta di carta grezza e della
9
La copiosa elencazione contenuta nelle norme porta a riflettere che nel termine
“biomasse” sono compresi prodotti, ma anche rifiuti e residui della più varia natura.
una descrizione molto dettagliata delle biomasse che si intendono utilizzare, delle loro
scelte. Altrimenti sarebbe facile mistificare; cioè far funzionare l’impianto con rifiuti
di ogni genere.
Nel SIA devono essere descritte le interazioni del progetto con ogni altro eventuale
considerare anche il rischio di interferenze con altri impianti industriali già esistenti
del luogo prima dell'avvenuto inserimento dell 'impianto e come questo si modifichi in
Gli aspetti sui quali l'approfondimento dovrà essere maggiore sono relativi alle
matrici ambientali, nei confronti delle quali gli impatti sono da considerarsi più
significativi. Per una centrale a biomasse e, in generale, per gli impianti destinati alla
produzione di carta dalla pasta, se gli stessi sono coinceneriti sul luogo di produzione e se l'energia
termica generata è recuperata, d) rifiuti di sughero, e) rifiuti di legno, a eccezione di quelli che possono
contenere composti organici alogenati o metalli pesanti, a seguito di un trattamento o di rivestimento,
inclusi in particolare i rifiuti di legno, ricadenti in questa definizione, derivanti dai rifiuti edilizi e di
demolizione».
1
clima locale; delle temperature mensili; del regime pluviometrico; del regime
quali: monossido di carbonio (CO); ossidi di azoto (NOx); ossidi di zolfo (SOx);
composti organici volatili (COV); polveri sottili (PM10 particelle con diametro
a 2,5 flm).
strutturale: l’approvvigionamento.
centrale, che opera quotidianamente non solo sul ristretto territorio dove è
macchine prelevassero ogni momento il materiale che lavorano, dai luoghi in cui il
6
Per ulteriori approfondimenti cfr. “Tecnologie e soluzioni per l’ambiente” Il Sole24ore- Biomassa
AAVV. pagg. 38 e segg.
1
E’ come se i territori programmati per la produzione nel materiale “dedicato” fossero
zone di approvvigionamento.
Per questa seconda faccia, si parla di filiere corte o (di recente) di filiere dislocate
territorio compatto che la circonda, funzionalizzato alla produzione del materiale che
le occorre.
Ma anche in un tipo di filiera corta, il materiale non si trova alla porta della centrale,
perché è a distanza dalla stessa, anche di molti chilometri. Perciò ogni giorno il
materiale necessario va trasportato dal luogo dove si trova fino alla centrale. E ciò
valutare, sia sotto il profilo delle modifiche dei territori interessati, sia sotto quello
della sostenibilità, sia sotto quello dell’ aggravamento del traffico, sia infine sotto
7
Viene richiamato innanzitutto l’accordo di riconversione produttiva stipulato il 19.9.2007. Poi le
motivazioni si precisano come segue: “1) riconversione dei terreni agricoli un tempo dedicati alla
barbabietola a coltivazioni “no food” per uso energetico e valorizzazione dei terreni marginali; 2)
sviluppo di colture a basso impatto capaci anche di risanare i terreni stressati da uso intensivo di
concimi e prodotti chimici e riduzione globale dell’impatto ambientale rispetto alle colture tradizionali;
3) creazione di una stabile ed equa fonte di reddito per il mondo agricolo; 4) risposta all’occupazione
direttamente od indirettamente legata allo zuccherificio; 5) progetto in linea con le politiche ambientali
nazionali e internazionali grazie all’impiego di fonti rinnovabili di derivazione vegetale; 6) disponibilità
di energia termica ad un eventuale utente finale.
1
con l’agricoltura del territorio, della quale l’installazione della centrale risolverebbe
Quanto al nucleo del progetto, si precisa che la prevista centrale a biomasse è della
Poiché sopra (Cap. II) abbiamo qualificato come “spropositata” la potenza di tale
(ed a ragione) le centrali di contenuta potenza ( 8); e che, ad esempio, una analoga
centrale in via di autorizzazione nel vicino territorio di L’Aquila (si badi : dentro il
raggio di quella proposta nel sito di Avezzano), ha una potenza di 5MW. E’ dunque
Premettiamo che il progetto della PowerCrop, così come presentato per la VIA,
dedicate che copriranno una superficie massima di circa 4.500 ettari e saranno
Si dice ancora che la scelta è caduta sul pioppo come coltura principale con
8
L’art. 5, comma 1, lett. g) del D.Lgs 387/2003 stabilisce che v’una promozione prioritaria degli
impianti cogenerativi di potenza elettrica inferiore a 5 MW.
1
coltivata a pioppeto di circa 4.500 ettari , con una raccolta dai pioppeti di circa 2.500
ettari l’anno.
occorrono: 1)la precisa indicazione delle fonti; 2) la descrizione dei flussi di traffico
previsti nei diversi scenari di esercizio, con la indicazione di ogni tipo di conseguenza.
infatti, va presentata in concreto, non in astratto, come è nel piano della PowerCrop.
annue, deve anche precisare dove viene prodotto e/o reperito quel materiale nel raggio
studio NOMISMA redatto circa un anno dopo la richiesta della VIA ! ) comprende
complessivamente ben 459 comuni (di cui 108 nella provincia di L’Aquila che, come
detto, si trova pressoché già autorizzata una centrale a biomasse) delle seguenti
province: L’Aquila, Pescara, Chieti, Teramo, Roma, Frosinone, Rieti, Latina, Isernia.
1
2.1 – Incontro 8.7.2007 promosso dall’ARSSA tra SADAM e organizzazioni di
categoria.
Come già detto il progetto dell’impianto a biomasse ha, per volontà espressa dalla
della sua realizzabilità, nell’iter di circa un anno e mezzo, iniziato con buoni propositi
e concluso negativamente.
diretta di prodotti rivenienti dalla forestazione locale e dalle colture delle essenze
70 km. di raggio.
mondo agricolo.
C’è accordo su questo programma che sarebbe stato definito quando la SADAM
1
2.2 – Riunione del 18 luglio 2007 per la verifica dello stato di attuazione della
Le parti hanno concordato sul progetto complessivo, che però è rimasto inattuato.
agricola al progetto industriale; 2) che gli enti locali procedano alla individuazione del
sito; 3) e che procedano anche alla verifica della sostenibilità territoriale, agricola ed
Celano.
due anni dagli accordi, “facendo proprie le richieste del mondo agricolo del Fucino
loro formale assenso all’intesa quadro di filiera per i progetti di riconversione dello
zuccherificio di Celano”.
1
Questo fondamentale documento, indirizzato alla PowerCrop, alla SADAM e a tutti
gli enti e soggetti interessati, è ampiamente motivato e spiega le ragioni per cui il
progetto dell’impianto a biomasse non solo non risponde alle esigenze e potenzialità
del territorio, per ragioni ben evidenziate, ma: “Non si colloca in un quadro di
riferimento legato alla ben nota carenza idrica che sta assumendo proporzioni esiziali
conto degli sforzi degli imprenditori agricoli locali…che hanno notorietà sui mercati
degli enti locali per la individuazione del sito ed è mancata la verifica della
a tutti i soggetti interessati alla rilevante tematica perviene una lettera che chiede di
non è stato costituito il gruppo di lavoro presso l’ARSSA per lo studio del “bacino di
1
idriche del bacino del Fucino, già indebolite da esigenze complessive del territorio,
sono insufficienti.
due aspetti di notevole importanza che la VIA avrebbe dovuto valutare in modo
fucense.
Documento di posizione sulla riconversione dello Zuccherificio che era stata proposta
contesto agricolo del territorio fucense, dichiarano che il progetto PowerCrop ha usato
speculativi e che quel progetto non è di alcuna utilità per le aziende agricole del
1
In proposito elencano le ragioni del loro dissenso ( 9) . E poi, entrando nel merito del
procedura di riconversione era iniziata con un accordo che prevedeva due concomitanti
iniziative: una relativa alla trasformazione delle produzioni orticole; una relativa alla
incontri periodici aventi lo scopo, nello specifico, “di verificare gli esiti della
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1- il Fucino non potrà mai concorrere alla produzione delle biomasse richieste in quanto i terreni
sono vocati alle produzioni di ortaggi, non esistono, inoltre, le condizioni per produrre biomasse nel
Fucino, fuori Fucino e Campi Palentini, né pare che le risultanze sperimentali abbiano dato risultati
positivi e che i pochi terreni disponibili allo scopo non sono in grado di alimentare un generatore di
tali dimensioni. 2 - il prezzo degli affitti e la piccola maglia poderale non si conciliano con le
produzioni estensive e/o poliennali. 3 -il progetto di investimento nell’area non tiene conto delle reali
esigenze delle aziende agricole del Fucino: razionalizzazione dei sistemi irrigui, manutenzione
straordinaria delle opere di bonifica: strade, ponti, canali. 4 -l’investimento appare in stridente
contrasto con la necessità di migliorare l’immagine e la qualità dei prodotti agricoli del Fucino
testimoniata dall’avvenuto riconoscimento dell’IGP della carota e quello in itinere per la patata.
10
Il preliminare di accordo individuava “l’ARSSA quale punto di incontro degli attori del settore agricolo
forestale interessati alla riconversione”. Nel contempo “prevede l’avvio di un progetto di ricerca e
sperimentazione poliennale per l’innovazione di processo e di prodotto a carico delle produzioni
interessate con l’utilizzo di provvidenze finanziarie messe a disposizione della regione per la
diversificazione produttiva ex reg. 320/06”.
1
di fondi per la riconversione produttiva sia la fase di avvio delle colture che non
dove vengono definiti, tra l’altro, i principali aspetti del progetto di riconversione e
filiere”. Inoltre, “ai fini di aumentare l’efficienza dei processi di coltivazione” viene
con nota indirizzata a tutte le parti in causa, ritirano la propria firma su tutte le intese
Dopo questa ricostruzione critica, osservano che è apparso subito insolito, che un
solo nel corso della procedura VIA, la POWER CROP Spa, anche a seguito di
11
SADAM-POWERCROP Spa non ha dimostrato alcun concreto interesse e non si è impegnata,
come per la Centrale a biomasse, per far partire il progetto riguardante la c.d. filiera agricola,
rinviando ad una ipotetica disponibilità a collaborare con l’imprenditoria locale, peraltro mai
sufficientemente informata, per la realizzazione di un “ Centro di Trasformazione Orticola “
2
specifiche richieste, completa la documentazione progettuale fornendo uno studio
E proseguono: la lettura dello studio, che si basa su dati prelevati dal censimento
dell’agricoltura italiana del 2000 (ben 10 anni fa), e senza citare alcuna risultanza
Il testo evidenzia inoltre i seri elementi di criticità per quanto attiene alle risorse
forestali(12) .
12
I dati statistici delle superfici e delle produzioni sono abbastanza fondati, tuttavia si tratta di dati
aggregati senza alcuna analisi;
b) Manca l’analisi delle risorse legnose disponibili per singolo proprietario (sia pubblico che
privato) non è stato proposto un inventario aziendale e comprensoriale sui prodotti forestali
disponibili non utilizzati da altri e più redditizi canali di mercato.
c) Nell’area considerata, la proprietà dei boschi è privata per il 40% (estremamente frazionata
con una superficie media aziendale di 1,5 ettari). L’altro 60% è pubblica (con una diffusa
destinazione di natura demaniale civica e quindi non direttamente disponibile);
d) Non sono stati quantificati quali e quanti proprietari sono disposti a cedere il materiale
legnoso al prezzo indicato di circa 40 euro/t. E’ bene ricordare che oggi il prezzo medio di mercato
è di circa 60,5 – 70,5 euro/t, cui vanno aggiunti i costi di trasporto;
e) Trattandosi di aree prevalentemente montane è difficile prevedere l’abbattimento dei costi di
trasformazione con il miglioramento dei sistemi di raccolta.
f) I limiti maggiori e difficilmente superabili vanno ascritti alle carenze di infrastrutture viarie sia
di cantiere che di trasporto, è sufficiente ricordare che buona parte del trasporto è assicurato dai
muli.
g) viene ipotizzato l’impiego di materiale che oggi trova utilizzo per riscaldamento domestico per
cui a parte le diverse quotazioni di mercato c’è da chiedersi con quale fonte di energia verrebbe
sostituito il riscaldamento domestico non essendo stata calcolata la sostenibilità ambientale di
questi prelievi aggiuntivi.
h) Non vi è uno studio di quante possano essere le imprese agricole-forestali pronte a investire in
nuovi macchinari per la raccolta della biomassa, che consentano un abbattimento dei costi in
ambienti difficili.
i) Lo studio mette in evidenzia che la provincia di Rieti è quella che rappresenta il bacino di
approvvigionamento più promettente con oltre il 30% della biomassa ottenibile seguita dalla
provincia dell’Aquila con il 22,9% e di Frosinone con il 15,8%.
j) Lo studio conferma che “ai prezzi del mercato attuale del legname cippato (intorno a 40 €/t
l’attività di raccolta del legname forestale per l’approvvigionamento di centrali a biomassa appaia
scarsamente remunerato”.
k) Del tutto fantasiose sono le fonti di approvvigionamento di cippato denominate “da altri
canali” (residui di potatura, manutenzione di verde pubblico) perché lo studio conferma non solo
che si tratta di dati instabili ma che detto materiale viene utilizzato prevalentemente per scopi
2
E poi espone ancor più pesanti rilievi critici, con ulteriori osservazioni che mettono
in luce la assoluta distanza dello studio PowerCrop dai problemi agricoli del territorio
fucense (13).
Per quanto attiene il punto a), di cui in nota 13), si evidenzia l’estrema rischiosità del
di alimentazione di combustibile.
pioppo SRF. Lo studio, infatti, con una serie di discutibili elaborazioni statistiche
13
Lo studio non evidenzia nella giusta misura il fatto che la centrale è stata proposta quale
riconversione dello smantellamento dello Zuccherificio di Celano e della necessità di offrire
alternative colturali ai terreni agricoli del Fucino che non sono più coltivati a barbabietola da
zucchero.
2) Lo studio non individua nessun tipo di coltura destinata a produrre biomassa che può
fornire un’alternativa di reddito alle colture orticole di pieno campo praticate nella piana del
Fucino.
3) I nostri agricoltori sanno che le destinazioni colturali tradizionali del Fucino non possono
essere convenientemente sostituite dai pioppeti a ciclo breve,
4) La destinazione alle coltivazioni dedicate per biomassa dei terreni marginali non
garantisce rese elevate essendo il pioppo una specie piuttosto esigente dal punto di vista
agronomico e colturale;
5) Lo studio parte dal condivisibile presupposto che la pioppicoltura SRF, in quanto coltura
poliennale, possa assumere un ruolo di possibile alternativa colturale negli ordinamenti produttivi
delle imprese agricole a due condizioni:
a) Alla presenza di prezzi agricoli dei seminativi ed in particolare modo dei cereali
flettenti o stagnanti;
b) Alla propensione degli agricoltori alla diversificazione produttiva che è tanto più
elevata in considerazione della maggiore estensione delle superfici aziendali.
2
(70 Km) dell’impianto di Avezzano, circa 663 aziende agricole che possiedono una
informativi agricoli regionali, il GIS), né con una campionatura statistica delle stesse
Spa, non descrive le potenzialità produttive dei terreni da dedicare alla pioppicoltura.
Si deduce: E’ del tutto evidente la superficialità delle analisi condotte che ledono
in modo irreparabile la credibilità dello studio anche sui dati riferiti alle altre
province considerate.
14
A titolo di esempio basta considerare i dati riferiti ai seguenti comuni: Anversa degli Abruzzi situato
all’interno delle aspre gole del Sagittario che dallo studio potrebbe garantire nell’ipotesi più favorevole
oltre 100 ettari di pioppeti, i comuni montani di Castel del Monte (1310 mslm) con 23 ettari;
Castelvecchio Calvisio (1071 mslm) con 12 ettari; Rocca Pia (1181 mslm) con 111 ettari, Prata
d’Ansidonia (846 mslm) con 21 ettari, Collelongo (915 mslm) con 16 ettari, Massa D’Albe (865 mslm)
con 35 ettari; oppure località cui è stata condotta la sperimentazione con scarsi o nulli successi Castel di
Ieri con 46 ettari, Castelvecchio Subequo con 76 ettari, Secinaro 21 ettari ecc
2
La serrata analisi critica delle Organizzazioni agricole mostra inoltre come lo studio,
non evidenzi la sussistenza di altre condizioni ostative alla diffusione delle colture
dedicate legate proprio alla situazione fondiaria del bacino considerato (15).
Il documento conclude sottolineando che la scelta del sito non risponde ad esigenze
E si riporta uno studio dell’ENEA del 2003 dal titolo “L’impatto ambientale di
riconversione che, rispetto allo studio ENEA raccoglie in sé ulteriori criticità, infatti:
15
Le aziende agricole presenti nella provincia di L’Aquila (lo stesso discorso può essere esteso anche
alle altre province) hanno una struttura afflitta dalla c.d. patologia fondiaria più comunemente nota
come polverizzazione fondiaria cioè piccolissime particelle di terreno (500-1500 mq) appartenenti a
proprietari diversi spesso indivise ed in comunione.
Le aziende maggiormente strutturate posseggono pochi terreni in proprietà (5-10%) e la
restante parte in affitto ottenuti da una pluralità di soggetti (molto frequenti sono i casi di aziende estese
30-50 ettari e costituite da 500-1000 particelle catastali di terreni appartenenti a centinaia di
proprietari. In questi casi la volontà del conduttore a destinare una superficie di terreno a coltura
poliennale deve passare necessariamente con la riformulazione dei contratti agrari (quasi sempre
annuali se non precari) per acquisire il necessario consenso ai sensi della Legge 203/82 del
proprietario: sono evidenti le difficoltà legate a tali procedure.
2
Lo stesso Presidente di ITABIA (Italian biomass association) Giuseppe Caserta in
una recente intervista sul Supplemento Bioenergia ed agricoltura della Rivista Terra
e Vita n. 1 del 25/4/2009 riconferma quanto asserito nello Studio dell’ENEA e cioè
calore con piccoli impianti ben localizzati. Ossia nelle vicinanze di utilizzatori finali
sostegno il parere negativo espresso dal Corpo Forestale dello Stato ( Cfr. par. 4).
3.1 – Incompatibilità del progetto con l’ambiente della piana del Fucino e del
territorio marsicano
A – In generale
L’associazione per il Parco del Salviano, sul problema della centrale a biomasse della
Powercrop, è intervenuta con studi scientifici approfonditi, dopo i quali, l’11 ottobre
2008, ha inviato un’ampia relazione sull’impatto ambientale della centrale stessa alla
2
Cominciamo col dire che Avezzano è la porta dei Parchi per chi proviene dalla
Capitale, anzi il suo territorio è il baricentro di Parchi ed aree protette della Regione
Abruzzo.
proposta per la centrale a biomasse. Per questa posizione della città, occorreva un
Ed è inoltre Avezzano il maggiore aggregato urbano della conca del Fucino, snodo
Provincia (17) .
della PowerCrop?
16
Il monitoraggio poi dovrebbe essere allargato a tutta l’area del bacino della Marsica Fucense, territorio
d’influenza della centrale a biomasse, dato che per esempio con Decreto del Ministero dell’Ambiente del
29 novembre 2004 (1129), emesso di concerto con il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, è stato
espresso “parere favorevole relativamente alla compatibilità ambientale dell’intervento di potenziamento
della esistente centrale termoelettrica a ciclo combinato alimentata a gas naturale ubicata nel Comune
di Celano consistente nell’incremento della potenza da 250 MWt alla potenza di 375 MWt (192 Mwe),
proposto dalla Società Termica Celano S.r.l. …”, con tutta una serie di prescrizioni, limitazioni e
controlli che devono sicuramente interfacciarsi con i calcoli dei consumi della produzione e degli aspetti
ambientali eseguiti per la centrale a biomasse di Avezzano.
17
Una caratteristica rilevante di Avezzano e dei suoi dintorni è la diversificazione del suo territorio in
varie zone di tipo urbano, periurbano e naturale. Di fatto si tratta di un centro multivalente ricco di
emergenze, che racchiude le varie epoche e culture della Marsica: dalle popolazioni Bertoniane alla
storia preromana e romana; dal Castello medioevale alle ricostruzioni antisismiche; dall’espansione
moderna dell’industrializzazione all’archeologia industriale; fino alla bonifica e alla agricoltura della
Conca (ex lago) del Fucino. Si tratta di un territorio straordinario con scenari maestosi celebrati anche
dai viaggiatori stranieri dei secoli passati, su cui domina la mole inconfondibile del Monte Velino. Ma è
anche centro di una cultura ambientalista avanzata, che ispirandosi al modello del vicino Parco
Nazionale d’Abruzzo ha fatto si che in questi luoghi fosse realizzato nel 1993 il primo Parco periurbano
d’Italia, per l’Europa secondo soltanto a quello di Stoccolma. Ma oltre a ciò va rilevato che Avezzano e
il Monte Salviano, nel cuore della Marsica, costituiscono un importantissimo crocevia biogeografico.
Infatti attraverso questo corridoio ecologico transitano o potranno transitare in futuro, specie animali di
grandissima importanza che in molti casi risultano protette a livello comunitario. Ricordiamo
innanzitutto l’orso bruno marsicano, il lupo, la lince appenninica.
2
Il Presidente del WWF Abruzzo, in data 24.12.2007 prot. n.119/07, inviava alla detta
Direzione regionale una comunicazione nella quale, quanto alla produzione di energia
solo di carattere descrittivo e del tutto generico, con riferimenti solo normativi o in
ordine alle sole estensioni delle aree protette, mentre mancava qualsiasi riferimento
Precisava poi nella sua nota che bisognerebbe utilizzare in pratica delle vere e
Infine, per quanto riguarda le dimensioni delle centrali, se non si vuole avviare la
a seconda dei diversi distretti energetici in cui potrebbe essere suddiviso l’Abruzzo, e
Una taglia massima di 5-10 Mw è senz’altro auspicabile onde inserire gli interventi
18
anche gli indicatori riportati nell’allegato F risultano carenti e generici, mancando ogni riferimento,
es., a distribuzione, status e trend delle diverse popolazioni animali appartenenti a specie tutelate ai
sensi delle Direttive“Uccelli” ed “Habitat” ed affette in diversa maniera dalle attività di gestione
forestale. In ogni caso, qualunque indicatore si voglia utilizzare, non si potrà prescindere da una precisa
valutazione ex ante a cui fare riferimento. Per l’utilizzo delle biomasse forestali, in assenza di un piano
forestale regionale, è indispensabile che le valutazioni delle potenziali produzioni dei tagli forestali
vengano opportunamente “tarate” sulla base della presenza o meno in determinati soprassuoli forestali
di specie particolarmente sensibili.
Non è sufficiente valutare la presenza del solo Orso bruno marsicano, ma è necessario
prendere in considerazioni anche altre specie come, ad es., il Picchio dorso bianco di Lilford, raro
endemismo abruzzese, la cui tutela impone la riduzione del taglio di piante arboree di determinate
dimensioni e caratteristiche con conseguenti riduzioni della biomassa disponibile anche per scopi
energetici.
2
Si potrebbe obiettare che la centrale a biomasse che si intende realizzare in Avezzano
viene proposta dalla Società PowerCrop come elemento con le caratteristiche previste
Ora che la biomassa rappresenti una idonea fonte per la produzione energetica è
condivisibile (che sia opportuno adottare la strategia della combustione è già meno
di piccole comunità.
causa dello scarso valore energetico del combustibile, mediamente ricco di un 30-
40% di umidità con la quale siamo costretti a bruciare 100 per ricavare 30 di utile,
agricolo) (20).
19
Tali requisiti sono oggi garantiti dai “Certificati Verdi”, una sovvenzione attraverso l’uso di denaro
pubblico dedicata a chi incenerisce biomassa per la produzione di energia. Tenendo presente, per
completare un quadro relativo alla produzione di energia elettrica da impianti a biomassa, che può
essere utile sapere che alcuni impianti sono alimentati a RSU e CDR, fonti che vengono a volte comprese
nel termine generico “biomassa” e comunque sono spesso trattate insieme alle coltivazioni e ai residui
agro-industriali all’interno di un’unica categoria denominata “biomasse e rifiuti”.
20
La centrale stessa viene ad essere inserita in un contesto agricolo con produzioni di qualità per le
quali non si accetta lo scambio che declasserebbe il livello della nostra agricoltura e in ogni caso si
propone di sostituire la quota di terreni prima dedicato alla produzione bieticola con produzioni “no
food” , sottraendo cioè terreno alla produzione di derrate alimentari.
2
Va osservato che la monocoltura a pioppi è esattamente il contrario della biodiversità
come già detto, il territorio del Fucino è già egregiamente coltivato con una notevole
C – Il trasporto
Ma poi si pone un altro problema: quello del trasporto per lunghi tragitti.
modo per convogliare grandi quantità di biomasse nel luogo della centrale, implica
Il grande volume occupato dalle biomasse sui mezzi di trasporto riduce le economia
maggior costo del trasporto e con una maggiore emissione totale di gas serra.
E’ stato calcolato quanta CO2 emettono 100 camion al giorno nei pressi dell’area
21
Per semplice paragone un’auto di ultima generazione (EURO 4) di media cilindrata, emette circa 120
grammi/Km di CO2, oltre alle cosiddette particelle sottili. Si pensi pensate quante ne emette un
camion !!! Nel nostro caso poi si dovrebbe sommare anche l’inquinamento prodotto dal consumo di circa
800 tonnellate annue di gasolio, necessarie ad alimentare la caldaia durante le operazioni di
avviamento/fermata impianto, la caldaia ausiliaria, ed i mezzi per la movimentazione del cippato.
2
Impianti siffatti quindi non sono sostenibili per l’ambiente ( e per l’economia): la
quota delle immissioni di CO2 che in questo caso diventa decisamente sbilanciata
verso un aumento delle emissioni rispetto alla quantità che le piante riescono a
dal progetto, che non può essere solo il territorio comunale di competenza.
Se poi consideriamo che il Borgo Incile si trova a soli 300 ml. dall’area di
centrale.
Considerato che, per la matrice atmosferica, tale area si estende ad un raggio di oltre
D – L’elettrodotto
Per quanto concerne infine l’elettrodotto, in relazione alla tutela della salute e alla
22
come d’altronde fatto dalla MICRON nel ritirare la proposta dell’impianto a torce, in una corretta
visione lungimirante e sostenibile, visto anche il “danno sociale” che ne poteva scaturire.
3
Recenti studi epidemiologici (Albhom et al. British Journal of Cancer n.83, 5/2000)
esposizioni inferiori agli 0,4 microTesla il rischio aggiuntivo è risultato nullo (23).
Occorre considerare, poi, che si avrà un peggioramento del clima acustico, sia
ionizzazione degli strati d’aria più prossimi al conduttore, può causare anche la
23
A seguito di questa metanalisi, che, mettendo a confronto 9 studi epidemiologici, ha permesso di
esaminare circa 3.000 casi e più di 10.000 controlli con un metodo omogeneo e considerando misure di
esposizione prolungate, nel 2001 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha
incluso i campi elettromagnetici a bassa frequenza tra gli agenti possibilmente cancerogeni.
24
I principali effetti dell’ozono si evidenziano a carico delle vie respiratorie, dove si ha l’induzione di
una risposta infiammatoria sia degli epiteli di rivestimento che degli endoteli vascolari; l’insieme di
queste alterazioni determina una riduzione della funzione polmonare e la comparsa di un’iperreattività
bronchiale.
3
Nel 2000 la CEE liberalizza il mercato dello zucchero, aprendolo ai paesi balcanici,
così nel 2005 l'Italia rivede l'organizzazione di tale settore, adeguandosi alle scelte
zuccherificio Eridania.
Eridania spa prevede che le 270.000 tonnellate annue necessarie per alimentare
Questi contratti non sono mai stati stipulati poiché, vista la quantità di prodotto
per l'incenerimento.
evidentemente irrealizzabile oltre che non conveniente per quel territorio che vive
3
Per altro è immaginabile che una volta avviato, l'impianto potrà accogliere come
materiale per la combustione anche rifiuti solidi urbani ovvero biomasse provenienti
Perciò la Regione Emilia Romagna ha per due volte negato il via libera alla
Ora sembra che la società Powercrop voglia far leva su un recentissimo decreto
ministeriale, successivo alla VIA in esame nel nostro ricorso ( decreto che – absit
energetico negativo e che mette a serio rischio la salute delle persone che vivono a
che caratterizza la zona. E v’è la forte opposizione della comunità locale che,
ragionevolmente, non concepisce la presenza di un impianto che non produce nel suo
3
Il Comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato, indirizza alla PowerCrop
del parere negativo, che darà al Comitato V.I.A. di cui è componente di diritto.
precisa “che il progetto così come impostato e molto generico relativamente alle fonti
laddove si riferisce alle compagini forestali” , poiché al tema sono dedicate “solo 6
Prosegue affermando che “Non si può negare l’importanza dell’impatto negativo che
i boschi da cui dovrebbe essere prelevata la biomassa, per lo più hanno le limitazioni
d’uso imposte dalla legge 3267/1923. Altresì sono quasi tutti demaniali e vi è su di
sulla funzionalità degli ecosistemi forestali e sulla stabilità dei versanti montani”.
poiché “nei terreni prescelti, seminativi non irrigui, vi è un fattore molto limitante che
3
In conclusione – a parte le insormontabili censure sopra mosse – osserva che si
invia poi un parere nel quale premette che la realizzazione “della detta centrale
muove pesanti perplessità” che poi puntualizza, in parte ribadendo concetti già
espressi nel parere precedente, ma soprattutto con rilievi nuovi, decisivi e trancianti
(25)
25
l – L’impianto di che trattasi certamente costituirà un forte impatto ambientale, attese le
caratteristiche orografiche, i valori ambientaIi e paesaggistici sia del territorio comunale di Avezzano,
ove avrebbe sede rimpianto: e più in generale per l'intero comprensorio marsicano dove sono già
presenti impianti termoelettrici di rilevante potenza . 2 - Per mantenere attivo rimpianto, necessitano
enormi quantitativi di materiale legnoso (270.000 tonnellate annue) il cui trasporto è stimato in 100 TIR
pro-die che quotidianamente attraverserebbero sia il territorio del comune di Avezzano che i comuni
limitrofi, con indubbie e pesanti conseguenze negative a livello d'inquinamento a cui vanno sommati i
TIR per il trasporto dei materiali di rifiuto e dei reagenti per il processo di impianto. 3 -
L'approvvigionamento della ingente biomassa legnosa per l'utilizzo della Centrale lascia serie incertezze
in .termini di disponibilità quantitativa sia per l'attualità che per il futuro, avendo al riguardo
circostanziati elementi valutativi sia per la fornitura in loco che per quella reperibile in un raggio
d'azione di 70 Km dal1'impianto (fì1iere corte). I boschi della Marsica, estesi per circa Ha 34.000,
possono fornire teoricamente circa 135.000 tonnellate annue di legna. Considerando però la loro
orografia e la limitata accessibilità, per mancanza di piste e strade, tale quantità si abbassa
vertiginosamente. Non si entra nella fattibilità della riconversione dei terreni agricoli per le colture
energetiche anche se si hanno forti dubbi che una operazione del genere possa avere successo, tenendo
presente c1ìe nei terreni prescelti , seminativi. non irrigui, vi è un fattore molto. limitante che è la
carenza idrica. la quale è notoriamente esiziale per una adeguata produzione di massa legnosa dal
pioppo .4 - L'impianto è fonte di rifiuti di notevole entità: a) rifiuti speciali non pericolosi costituiti dalle
ceneri; b) rifiuti pericolosi costituiti dalle polveri di elettrofiltro e filtro a maniche in tessuto. Il comma
382 dell' art. 1 della legge 29 novembre 2007, n. 222 recita ... " La produzione di elettrica mediante
impianti alimentati da biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli di allevamento e forestali. ivi
inclusi i sottoprodotti, è ottenuta nell' ambito di intese di filiera o con quadro ai sensi degli artt. 9 e 10
del decreto legislativo 27 maggio 2005 , n. 102, oppure di filiere corte, cioè ottenute entro un raggio di
70 dall'impianto che li utilizza per produrre energia elettrica. Non risultano a questo Coordinamento,
all'attualità, filiere di produzione e distribuzione di biomasse forestali in situ e nel! 'intorno, atte a
soddisfare l'alimentazione di una centrale di questa potenza. 5 - R.isultano di primaria importanza
clementi di vulnerabilità del territorio comunale e più in generale anche degli altri Comuni della
3
In sintesi, rimarca il negativo impatto ambientale sull’intero territorio del Comune di
legnosa, e i conseguenti problemi per i boschi della Marsica; ed osserva che non
esistono filiere nel territorio per la produzione destinata ad una centrale così potente.
Rileva la non fattibilità della riconversione agricola e la carenza idrica. Pone l’accento
sul problema dei rifiuti speciali e pericolosi; sulla vulnerabilità del territorio per le
l’altro, diossine. Osserva, per altro, che i costi non sarebbero compensati dagli introiti
biomassa, può essere sostenuta solo dal contributo pubblico, che non può superare i 15
Marsica ( parte del quale è zona preparo) in quanto l’attività proposta prevede combustioni
considerevoli dai cui sottoprodotti risultano polveri fini ed ultrafini con ricaduta delle irnm1ssioni
aeriformi. L'orografia del territorio, con quote altimetriche di discrete proporzioni, ostacola e rende
difficile il ricambio ed il rimescolamento dell’aria con l’aggravante delle ridotte caratteristiche
anemologiche stagionali. 6 - Gli inquinanti emessi nella combustione quali ossidi di azoto, ossido di
Carbonio, acidi, ecc. oltre ai microinquinanti emessi nei fumi (diossine, furani , idrocarburi policiclici
aromatici e metalli pesanti) creeranno serie ipotesi di danno per la salute pubblica e per l'intero
ambiente (sono di altissima pericolosità perché cancerogeni, mutageni e teratogeni). 7 - l costi. per
mantenere in attività la Centrale in argomento non sono trascurabili, considerando l'acquisto della
biomassa legnosa, i costi per il suo trasporto, gli oneri per il personale addetto ai lavori, i costi dì
manutenzione dell'impianto e quelli per lo sma1timento dei rifiuti a fronte di introiti bassissimi per la
produzione di energia elettrica.
Occorre tener presente che una centrale da biomassa, per produzione da 30 megawatt / c
(netto MW 25) per funzionare a pieno regime, richiede una biomassa al1'incirca di 800 t. al giorno, il cui
costo, in ragione delle condizioni di produzione non ottimali - come già. in precedenza abbastanza
riferito – è abbastanza elevato; la fattibilità ò perciò surrogata esclusivamente dal contributo pubblico
(certificati verdi) concedibile solo per 15 anni. Ciò premesso, considerati tutti i motivi innanzi esposti, si
ritiene di esprimere preliminarmente parere negativo..
3
REGIONALE RELATIVAMENTE AL PROGETTO POWERCROP(per la sua
IX – LA V.I.A.
1 – RICHIAMO TEORICO
Secondo la direttiva 85/337/CEE, la VIA deve descrivere e valutare gli “impatti” sui
patrimonio culturale.
La VIA deve essere atto motivato, preceduto da un’istruttoria, che tenga conto dei
un procedimento autorizzatorio.
aprile 2006, n. 152; D.Lgs 16 gennaio 2008, n, 4); Regionale (L.R. 23 sett.1997,
n.112).
3
2.1 – La scelta fatta dal proponente
Ma tale fase è stata saltata per dichiarata scelta della società proponente, che ha
E riporta i dati del progetto: innanzitutto e con precisione il suo motivo fondante, che
della bieticoltura (s’intende: nel Fucino). E’ proprio per questo che si dice avviato “
un tempo dedicati alla barbabietola, a coltivazioni “no food” per uso energetico e
Comune di Celano non risultano coinvolti nell’accordo altri comuni limitrofi della
piana del Fucino, e soprattutto il Comune di Avezzano, centro della Marsica, e nel cui
territorio viene proposto l’insediamento della centrale, e il Comune di Luco dei Marsi
3
Comunque questa svolta-riconversione avrebbe comportato “ sviluppo di colture a
del Comune di Avezzano; elettrodotto; realizzazione di: fabbricati per uffici e servizi,
Fusinate, nel Reatino, nella conca Aquilana, compresi i boschi delle ultime due zone).
clima acustico).
esprime parere contrario”; e che “è pervenuta una nota del Comando provinciale del
3
Corpo forestale (acquisita al prot.24617 del 13.10.2008) che anticipa il suo parere
normativa vigente” ; per l’approvvigionamento idrico v’è una dichiarazione del CAM
per l’incidenza sulla viabilità, il numero di viaggi giornalieri risulta essere di 42 per i
superstrada del Liri del 4/6% per i mezzi pesanti, e sul tratto della S.P. interessata, del
13%; per le biomasse è stata stimata una disponibilità annua di 960.000 t.; per quanto
riguarda infine le ricadute sui terreni agricoli, in relazione ai parametri si SO2, NOx e
M10, non ostante l’aumento della concentrazione “le emissioni rimangono entro i
limiti di legge, non producendo variazioni significative sulla qualità dell’aria del
Nelle premesse della VIA, dopo le già dette indicazioni sul progetto, si dice:
- “uno degli aspetti che più attiene al rischio di incidenza rispetto alle aree limitrofe è
- “si sottolinea in particolare che per quanto riguarda l’ambiente idrico, sia la fase di
cantiere che di esercizio non avrà incidenza sugli habitat flora e fauna…”;
4
- “sono indicate alcune misure di mitigazione….per ridurre il livello di inquinanti
delle acque. Stesso discorso è fatto per gli impatti su suolo e sottosuolo e per quelli
dovuti al rumore”;
- “per quanto riguarda gli ossidi di azoto si sottolinea che le basse concentrazioni
- per gli altri ossidi (di zolfo, di carbonio) parimenti si dice che manifestano solo scarsi
effetti;
- “le simulazioni effettuate hanno evidenziato che il contributo delle attività della
emissioni sonore”.
annuale sulle eventuali ricadute ambientali relative alle emissioni in atmosfera sulla
X – LE CENSURE E I VIZI
vario senso tecnici; ed altresì richiamate le norme di riferimento, occorre una sintetica
ricorso, per altro già emergenti, man mano, dai precedenti capitoli e che, in sintesi, si
4
1 – VIA obbligatoria
concreta fattispecie.
profilo
Per un caso come questo il titolo II del Codice dell’Ambiente (LA VALUTAZIONE
la Redazione del rapporto ambientale, che, fra l’altro (e molto altro) obbliga il
corrisponde poi l’Allegato VI (Contenuti del rapporto ambientale) in cui nelle lettere
Queste norme sono state disattese, e si è così concretata una palese violazione di
Ma v’è in proposito un’altra violazione di legge, quella illustrata nel Cap. IV del
procedimento sin dalle fasi iniziali dello stesso, devono partecipare tutte le
agricoltori, che hanno consentito alla stessa PowerCrop la presentazione del progetto
4
era stato stabilito che sarebbero stati gli enti locali ed in particolare il Comune di
Avezzano (nel cui territorio avrebbe dovuto essere localizzata la centrale) ad indicare
il sito di localizzazione.
Avezzano.
Il giudizio per la VIA ha tranquillamente ignorato questi due radicali difetti, che
accordi.
Passiamo ora all’esame di un tema, certo inconsueto, che questa difesa ritiene però
culturale).
Quello ristretto dove è localizzata la centrale ? O anche quello più vasto dove la
4
Ebbene, questa difesa ritiene che la risposta sia la seconda. La prima è adeguata a
qualsiasi altro tipo di industria, ma non può esserlo per un’industria costituita da un
agro-forestale.
Ritenere, sulla scorta di una irriflessa abitudine, che anche per questa particolare
emergente tipologia industriale si debba valutare come ambiente solo lo spazio dove si
complementari e interdipendenti.
terreni agricoli, prati, boschi, in molti casi in zone protette e di pregio naturalistico, in
altri casi in zone con economia agricola consolidata e funzionale al territorio; sono
zone con aria salubre. Sono percorsi di grande valore naturalistico. Sono paesaggi.
Imporre una modifica radicale (perché tale sarebbe) di questi vasti habitat; imporre
una generale pioppicoltura, abolendo la più ambita biodiversità; tracciare nuove strade
ingombranti carichi; alterare l’aria, inquinandola, e creare il nuovo rumore dei luoghi
scientifica).
4
La tesi che qui si avanza non è stravagante, ma assolutamente reale, tanto che, a ben
leggere, si rinviene in nuce nei pareri resi dal Corpo Forestale dello Stato e sopra
riportati e commentati. D’altra parte chi meglio di questo specialistico Corpo avrebbe
costruzione di piste e di strade, con riflessi negativi sulla funzionalità degli ecosistemi
forestali e sulla stabilità dei versanti montani”. E infine: “L’impianto di che trattasi
“La tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve
essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati…mediante una adeguata azione che
via prioritaria, preventiva, dei danni causati all’ambiente…”. “ Ogni attività umana
dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle
generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle
4
generazioni future”. Tali principi, afferma sempre il codice: “costituiscono le
territorio nazionale”.
Ora il giudizio VIA, nell’ epigrafe, si dice emesso ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs.
stesso D.Lgs.
all’ambiente (per la precisione persona diversa da quello del momento in cui la VIA è
stata depositata) ed a lui reso. Tali pareri si possono quindi considerare: il primo
I pareri sono stati sopra richiamati in appositi paragrafi e sono sotto ogni profilo
è ravvisabile.
7 - Un sostanziale falso
un sostanziale falso che tuttavia nel giudizio impugnato è palese e che riteniamo
4
Per contro il Corpo Forestale dello Stato, con parere dell’1.10.2008, a firma del suo
Se è vero come riteniamo che il concetto di ambiente, nella concreta fattispecie, vada
interregionali).
Ebbene, come si può negare che l’ipotesi prevista dal comma 2, qui sia ravvisabile ?
Dunque l’aver omesso di considerare tale chiaro dettato legislativo configura il vizio
Precisamente, nell’ultima parte del citato comma 2, si legge: “nonché gli enti locali
interessati agli impianti”. Quindi non una, ma tre regioni; non un comune, ma una
La realizzazione della centrale è stata proposta dalla stessa Powercrop come correlata
4
In proposito ci sono stati precisi e formali accordi, sottoscritti dalla PowerCrop. Gli
Piana del Fucino e ad altri ambienti di terreno, anche boschivo esterno al Fucino.
sperimentazione.
10 – I contratti di approvvigionamento
di 70 km.
Ma: 1) il rapporto della Forestale, non solo, dimostra la estrema difficoltà si una
simile ipotesi, per l’orografia e la morfologia del territorio; ma anche perché la natura
l’affermazione unilaterale che la biomasse sono realmente reperibili nel detto raggio.
Per altro lo studio NOMISMA che è stato presentato dopo l’avvio della procedura
VIA è astratto, esclusivamente teorico e velleitario, come per altro rilevato dalle
Organizzazioni agricole.
4
Come si è sopra esposto, si tratta di un documento fondamentale, basato su
nel territorio del Fucino una centrale a biomasse come quella progettata da
PowerCrop.
contenute nel progetto della proponente PowerCrop, senza averle comparate con un
Cosicché i rilevantissimi problemi idrici del Fucino sopra illustrati, sono ignorati, o
quando se ne parla, ciò vien fatto con affermazioni non vere od opinabili; il problema
dei trasporti e di tutte le sue serie conseguenze è pressoché ignorato; stessa cosa dicasi
I dati reali, sotto tutti questi profili, sono assai diversi da quello che la PowerCrop
°°°°°°
problemi o sulla scarsa significatività degli stessi, avendo l’impresa adottato misure di
4
riduzione; sulla insussistenza di problemi idrici; con la convinzione apodittica e
Con una simile VIA è come se si potesse costruire un edificio di dieci piani con le
°°°°°°
recente, a proposito di impianti come quello oggetto del ricorso, ha parlato di “delirio
energetico”.
possono essere quelle che qui abbiamo tentato, molto parzialmente di illustrare, la
scongiurare che i pericoli e i danni passino dalla sfera delle congetture a quella del
reale.
Per altro ciò non è affatto contrario alla applicazione delle energie alternative, che la
Ci sono altri luoghi che non siano il Parco del Salviano, e che non siano la Regione
non v’è timore che si utilizzi una legislazione favorevole, per ottenere risultati diversi
XII – CONCLUSIONI
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Per tutto quanto sopra esposto, con riserva di presentare domanda cautelare, ai
sensi dell’art. 55, comma 3, del D.Lgs. n. 104/2010, e riservata ogni ulteriore
difensiva, il Comune di Avezzano, in persona del Sindaco pro tempore, come sopra
1) nel merito, per i motivi sopra esposti, annullare e per l’effetto revocare,
biomasse della PowerCrop, nella località dalla stessa scelta e con il raggio
consequenziale provvedimento;
in via istruttoria
1– Si chiede che il TAR ordini all’ Amministrazione intimata di depositare gli atti e i
L’Aquila, 09.12.2010
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