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SECONDA SEZIONE
TODOROVA c. ITALIA
(Ricorso no 33932/06)
SENTENZA
STRASBURGO
13 gennaio 2009
traduzione non ufficiale dal testo originale a cura dell'Unione forense per la tutela dei diritti dell'uomo
SENTENZA TODOROVA c. ITALIA
PROCEDURA
1. Il caso trae origine da un ricorso (no 33932/06) contro la Repubblica
italiana con il quale una cittadina bulgara, Temenuzhka Ivanchova
Todorova («la ricorrente»), ha adito la Corte il 17 agosto 2006 in virtù
dell’articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e
delle libertà fondamentali («la Convenzione»).
2. La ricorrente, che è stata ammessa all’assistenza legale, è
rappresentata da di Muro, avvocato a Bari. Il governo italiano («il
Governo») è stato rappresentato, in ordine, dai suoi agenti I.M. Braguglia,
R. Adam e E. Spatafora, e dal suo coagente F. Crisafulli.
3. La ricorrente, madre biologica di due gemelli, lamenta, ai sensi
dell’articolo 8 della Convenzione, la violazione del diritto al rispetto della
vita privata e familiare, a causa della decisione di dichiarare i gemelli
adottabili da parte del tribunale per i minorenni emessa soltanto 27 giorni
dopo la loro nascita. Denuncia inoltre una violazione del principo di equità
del procedimento dinanzi al tribunale per i minorenni di Bari.
4. Il 26 ottobre 2006, il presidente della Seconda Sezione ha deciso di
comunicare il ricorso al Governo. Avvalendosi dell’articolo 29 § 3 della
Convenzione, la Camera ha deciso di esaminare allo stesso tempo la
ricevibilità e la fondatezza del caso. Ha inoltre deciso di esaminare il ricorso
prioritariamente in virtù dell’articolo 41 del regolamento della Corte.
5. Con lettera del 30 ottobre 2006, il governo bulgaro è stato invitato a
intervenire nel procedimento ai sensi dell’articolo 36 § 1 della Convenzione
e 44 del regolamento della Corte. La lettera non ha avuto risposta, e pertanto
si ritiene che esso non intenda avvalersi del diritto di intervento.
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FATTO
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27. La legge no 184 del 4 maggio 1983, nel testo in vigore all’epoca dei
fatti, ha ampiamente modificato la materia dell’adozione. Essa è stata poi a
sua volta oggetto di modifica (legge no 149 del 2001).
28. L’articolo 8 prevede che «sono dichiarati in stato di adottabilità dal
tribunale per i minorenni (…) i minori di cui sia accertata la situazione di
abbandono perché privi di assistenza morale e materiale da parte dei
genitori o dei parenti tenuti a provvedervi, purché la mancanza di assistenza
non sia dovuta a causa di forza maggiore di carattere transitorio». L’articolo
8 prosegue stabilendo che «la situazione di abbandono sussiste (…) anche
quando i minori si trovino presso istituti di assistenza pubblici o privati o
comunità di tipo familiare ovvero siano in affidamento familiare».
Infine, l’articolo prevede che la causa di forza maggiore non sussiste nel
caso in cui i genitori o altri membri della famiglia del minore chiamati ad
occuparsi di lui rifiutano le misure di assistenza pubblica e laddove tale
rifiuto è considerato dal giudice come ingiustificato. Lo stato di abbandono
può essere segnalato all’autorità pubblica da ogni individuo e può essere
rilevato d’ufficio dal giudice. Inoltre, ogni pubblico funzionario e la
famiglia del minore che abbiano conoscenza dello stato di abbandono di
quest’ultimo sono obbligati a farne denuncia.
29. L’articolo 15 prevede che la dichiarazione di stato di adottabilità è
pronunciata dal tribunale per i minorenni in camera di consiglio con
sentenza motivata, dopo aver udito il pubblico ministero, il rappresentante
dell’istituto presso il quale il minore è stato ospitato o l’eventuale famiglia
di affidamento, il tutore, il minore maggiore di dodici anni e il minore di
dodici anni se necessario.
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3. Se il padre o la madre sono stati privati della potestà genitoriale nei confronti del
minore o comunque del diritto di consentire l’adozione, la legge può prevedere che
tale consenso non sia richiesto.
4. Il consenso della madre all’adozione del figlio non potrà essere accettato che
dopo la nascita di questi, allo spirare del termine prescritto dalla legge e che non dovrà
essere inferiore a 6 settimane o, ove non sia specificato un termine, nel momento in
cui, a giudizio dell'autorità competente, la madre si sarà sufficientemente ristabilita
dalle conseguenze del parto.
5. Nel presente articolo per padre e madre si intendono le persone che sono,
legalmente, i genitori del minore.»
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4. Se il padre o la madre sono privi della responsabilità genitoriale nei confronti del
minore o comunque del diritto di consentire l’adozione, la legge può prevedere che
tale consenso non sia richiesto.
5. Il consenso della madre all’adozione del figlio non potrà essere accettato che
dopo la nascita di questi, allo spirare del termine prescritto dalla legge e che non dovrà
essere inferiore a 6 settimane o, ove non sia specificato un termine, nel momento in
cui, a giudizio dell'autorità competente, la madre si sarà sufficientemente ristabilita
dalle conseguenze del parto.
6. Nel presente articolo per padre e madre si intendono le persone che sono,
legalmente, i genitori del minore.»
38. La nota illustrativa precisa che:
« Il paragrafo 2 sottolinea l’importanza che la persona che esprime il proprio
consenso sia debitamente e previamente informata dellle conseguenze di tale
consenso. Il consenso deve essere dato liberamente e per iscritto (…). Il paragrafo 3
prevede che, in ogni caso, la legge nazionale debba prevedere i motivi per i quali
l’autorità competente potrà, in casi eccezionali, prevedere la deroga al consenso o
superare il rifiuto. È evidente che questa disposizione lascia la possibilità di escludere
qualsiasi deroga
(a) il caso in cui le persone a cui si chiede il consenso non possano essere contattate
o siano incapaci di fornirlo;
(b) il caso in cui le persone interessate non diano il loro consenso per motivi che
possono essere considerati come abuso di diritto.
Il fatto di derogare al consenso della persona non significa comunque che questi non
debba essere informato del procedimento di adozione.»
39. Il comma 4 consente agli Stati contraenti di specificare che il
consenso del padre e della madre che non siano titolari della potestà
genitoriale possa non essere richiesto. L’articolo tiene conto del caso in cui
la legislazione permetta di privare i genitori biologici di alcune
responsabilità genitoriali, lasciando loro il diritto di esprimere il consenso
all’adozione. Inoltre, il termine «diritti genitoriali» è sostituito dal termine
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DIRITTO
1. «Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita (…) familiare (…).
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2. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell'esercizio di tale diritto a
meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una
società democratica, è necessaria (…) per la protezione della salute o della morale, o
per la protezione dei diritti e delle libertà altrui.»
A. Sulla ricevibilità
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relazione familiare con i figli. A suo avviso, una relazione familiare ai sensi
dell’articolo 8 della Convenzione esiste ipso jure tra lei e i figli a motivo
della maternità biologica. La ricorrente sottolinea che la richiesta al
tribunale per i minorenni del 2 dicembre 2005 era finalizzata a interrompere
il procedimento di adozione per consentirle il riconoscimento dei figli.
Inoltre, a suo avviso, il suo desiderio di riconoscere i minori era noto fin
dall’11 ottobre 2005.
48. La ricorrente sottolinea che si trovava in una situazione di stress
dovuto alla sua condizione di immigrata irregolare e soggetta al rischio di
espulsione. Afferma di non aver mai avuto copia degli atti di nascita dei
figli e di non essere stata informata del fatto che erano stati dati in
affidamento preadottivo. La ricorrente sottolinea che nel caso Kroon e altri
c. Paesi Bassi, citato, la Corte ha concluso per l’applicabilità dell’articolo 8
relativamente ad un padre biologico.
49. Infine, anche se la Corte decidesse che non vi è margine per ritenere
esistente un «legame familiare», le misure giurisdizionali prese
costituirebbero comunque un’ingerenza nella sua vita privata.
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4. Conclusioni
63. La Corte constata che le doglianze lamentate ai sensi dell’articolo 8
non è manifestamente infondata ai sensi dell’articolo 35 § 3 della
Convenzione. Ritiene inoltre che non vi sia alcun altro motivo di
irricevibilità. Dichiara dunque il ricorso ricevibile.
B. Sul merito
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Convenzione. Ciò è tanto più vero in considerazione del fatto che non esiste
un accordo tra gli Stati membri del Consiglio d’Europa sull’importanza
relativa degli interessi in gioco o sui migliori strumenti per proteggerla
(Evans, citato, §§ 77-81).
72. La Corte afferma inoltre che non è suo compito sostituirsi alle
autorità interne, ma esaminare dalla prospettiva della Convenzione le
decisioni che le autorità giudiziarie hanno reso nell’esercizio del loro potere
discrezionale. La Corte deve dunque valutare se le autorità italiane hanno
agito in ottemperanza ai loro obblighi positivi derivanti dall’articolo 8 della
Convenzione (Hokkanen c. Finlandia, sentenza del 23 settembre 1994,
serie A no 299-A ; § 55, Mikulić c. Croazia, no 53176/99, § 59, CEDH
2002-I ; P., C. e S. c. Regno Unito, no 56547/00, § 122, CEDH 2002-VI).
73. La Corte afferma che le autorità italiane, in seguito all’abbandono
dei minori da parte della ricorrente, hanno preso tutte le misure necessarie
per proteggerli. Li hanno sistemati d’urgenza presso un centro
d’accoglienza, hanno nominato un tutore provvisorio e aperto un
procedimento di adottabilità. Tuttavia, la Corte nota che l’11 ottobre 2005,
ovvero quattro giorni dopo il parto, l’assistente sociale aveva depositato un
rapporto in cui dichiarava che la ricorrente richiedeva del tempo per
riflettere prima di decidere se riconoscere o meno i figli, e di essere ricevuta
dal tribunale dei minorenni. La ricorrente esprimeva inoltre il desiderio che i
minori fossero messi provvisoriamente in un centro di accoglienza o presso
una famiglia a condizione che potesse vederli, fino al momento in cui
avrebbe preso una decisione nel termine previsto dalla legge.
74. La Corte afferma che il 2 novembre 2005 il tribunale per i minorenni,
ritenendo sufficienti gli elementi raccolti durante l’istruttoria – giacché, da
un lato, il padre era ignoto e, d’altro lato, la madre non li aveva riconosciuti
–, dichiarava i gemelli adottabili senza aver udito la ricorrente. Il tribunale,
basandosi sul parere del pubblico ministero, non riteneva necessario udirla.
La Corte nota che la ricorrente ha reiterato la richiesta di essere ascoltata dal
tribunale il 2 dicembre 2005, ma in mancanza dell’opposizione del pubblico
ministero alla decisione del tibunale del 2 novembre sullo stato di
adottabilità dei minori, la decisione diveniva definitiva il 5 dicembre 2005.
75. In particolare, la Corte constata che la ricorrente si trovava in una
situazione di stress psicologico dovuto al fatto che risiedeva irregolarmente
in Italia, era sola e senza impiego. È vero che la ricorrente non si è opposta
alla decisione dichiarativa dello stato di adottabilità dei minori e non ne ha
domandato la revoca al tribunale dei minorenni, ai sensi dell’articolo 21
della legge no 184/1983, ma si è rivolta a un tribunale incompetente, ovvero
alla corte d’appello di Bari. Tuttavia, la Corte non condivide le
argomentazioni del Governo secondo cui la ricorrente avrebbe dovuto fare
opposizione al tribunale ai sensi dell’articolo 17 della legge no 184/1983.
Essa ritiene che, secondo la giurisprudenza della Corte di cassazione, in
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A. Danno
B. Spese e costi
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C. Interessi moratori
3. Ritiene,
a) che lo Stato convenuto debba versare alla ricorrente, entro tre mesi
dal giorno in cui la sentenza diventerà definitiva ai sensi
dell’articolo 44 § 2 della Convenzione, le seguenti somme:
(i) 15 000 EURO (quindicimila euro), oltre ad ogni importo che possa
essere dovuto a titolo di imposta, per danno morale,
(ii) 2 150 EURO (duemilacentocinquanta euro), per spese e costi, oltre
ad ogni importo che possa essere dovuto dalla ricorrente a titolo di
imposta;
b) che a partire dallo spirare di tale termine e fino al pagamento, tale
importo sarà maggiorato di un interesse semplice ad un tasso pari a
quello marginale della Banca centrale europea applicabile in tale
periodo, aumentato di tre punti percentuali;
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