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La Cappella

di San Rocco
in Brignoletta
All’inizio e spesso anche al termine di ogni paese veniva eretta,
nei tempi antichi, una cappella dedicata a S. Rocco, quasi porre
il Santo a dare il benvenuto o ad augurare un sereno cammino
ai viandanti.
Anche per Brignoletta, situata lungo il cammino che porta alla
via del Sale, si richiama questa usanza.
Se si pensa poi al Santo medico di Montpellier che ha speso la
sua vita al servizio dei più deboli ed abbandonati, degli
appestati in particolare, e si ricorda che la “grippe spagnola”
ha colpito inesorabile anche nelle nostre valli, viene spontaneo
credere che spesso S. Rocco sia stato invocato.

Sul nome “Brignoletta” non si hanno notizie certe. Negli atti


della visita pastorale di mons. Gerolamo Provana, vescovo di
Asti, del 1692 è citata come “Benareta”, mentre nel 1728, negli
atti relativi alla visita di mons. Francesco Vasco viene
annotato il nome “Brignoreta”.

La cappella di S. Rocco forse esisteva già prima del 1692, ma


solo in quella data si ha notizia certa. Sono ancora gli atti della
visita pastorale di mons. Gerolamo Provana conservati
nell’Archivio Vescovile di Alba a testimoniarlo:
“ Capella S.Rochi in regione Beneretae optime se habet…” ed
aggiunge “… possidet nonulla exigua nemora castagnetae, in
redditum annuum librarum trium”.

La cappella possiede qualche piccolo bosco di castagne che


permettono una rendita annua di tre libbre. Si tratta di un
piccolo introito che consente di far fronte alle necessità
contingenti.

Nel 1698, mons. Giuseppe Roero, nella sua relazione della


visita pastorale, annota che la chiesa ha un solo altare al quale
si celebra.

Egli precisa anche le proprietà annesse: un pezzo di bosco “alla


Belbi zona”, un altro nel “chiaggio del Gorio”, un terzo “nella
ritana di Quadotto” nonché un pezzo di zerbo e campazzo
“nella Formazza”.

La cappella era stata fondata dalle famiglie Magliano, come


scrive nella relazione della visita pastorale mons. Enrichetto
Natta, nel 1754:
“Capella S. Rochi est propria familiarum De Maglianis a quibus
mantinetur…”
Fra le cappelle campestri, essa era la più lontana rispetto alla
Chiesa Parrocchiale, oggi Santuario, dedicata alla Natività di
Maria. Così rilevava il Parroco don Domenico Giacosa nel
1770.

Effettivamente se ci si affaccia dal sagrato antistante la


cappella si vede, di fronte, sulla collina del Poggio, la
Parrocchiale e, poco distanti la cappella di S. Filippo Neri alla
Costa e quella di S. Giovanni Nepomuceno a Valgelata.

Nel 1793 il parroco di Cengio don Carlo Melogno ricorda le


proprietà della cappella: un prato, un bosco nel ”Pian di S.
Rocco”, il “Chiaggio dei Gari”, un prato, un bosco e chiazza “in
Belbo”.

Questi beni, come aveva già rilevato, nel 1728, mons.


Francesco Vasco potevano offrire qualche beneficio “…per certe
terre che pure si danno in affitto può avere ed ha il reddito di stara
cinque, quanto più, quanto meno, perché mettendosi all’incanto si
lasciano ai plus offerenti et più le colette che fanno li massari di
grano e castagne, di stara due circa”.
Se si legge il Libro dei Conti della Chiesa in epoca di poco
successiva, si ha un quadro piuttosto preoccupante della
situazione economica non solo per quanto riguarda la cappella,
ma anche gli abitanti della frazione e del paese.

Si legge:

- nell’anno 1783:
“non si sono collettate le castagne” in quanto fu un “anno di estrema
penuria”;

- nel 1796 la situazione non fu diversa:


“Non si sono collettate le castagne, ne grano per la tempesta caduta
13 giugno”;

- nel 1799:
“Non si sono collettate le castagne” di grano solo “emina tre per
lire piemontesi 6 per emina”

- il 1800 è un momento terribile:


“Quest’anno succedette il saccheggio universale di tutto il paese
nostro, e circonvicini, perciò non si sono fatte le solite collette”;
- nel 1801:
“Anno di tempesta non si è collettato ne grano, ne castagne”;

- nel 1802:
“Annata fallita per la siccità, si è raccolto una sola emina grano per
lire piemontesi 5”

- nel 1803:
“Le castagne non si sono collettate per essere state assai scarse.
Grano un staro lire piemontesi 9”.

Nonostante questo stato di disagio, la volontà e la tenacia di


risollevarsi quasi di sfidare le avversità prevalgono, tanto è
vero che il parroco don Arena, a proposito della cappella, così
annota nel 1804:

“acquisto di un pezzo di terreno dal signor Giuseppe Magliano per


lire 18 ” e ancora “costruzione del coro”.

Passano alcuni anni senza note significative, fino alle “note di


discarico” del 1826, 18 novembre, che indicano spese per
interventi di manutenzione:
“Giornate tre pagate a Lorenzo Preliasco lire piemontesi 6
Per un legno provisto alla capella “ “ 1,10
A M.ro Gio Ferrario, maestranza per detta capella
“ “ 81
Per pietre lavorate a Pietro Nomero “ “ 20
Per giornate 12 pagate a Ber.meo Magliano “ “ 12
Giornate 11 pagate a M.ro da bosco “ “ 20,18
Per una canella e mappa tavole a lp. 8 la canella “ “ 12
Per una tavola noce “ “ 2,10
Per chiodi “ “ 1,6
Per mappe olio e biacca “ “ 1,2
Per vetri ad una finestra “ “ 5
Per una verghetta alla tendina “ “ 1
Per mappa alla finestra vicino alla porta e ss…
.al altra “ “ 1,7”

Successivamente si cerca di completare l’arredamento della


cappella acquistando:

nel 1836:
“6 candelieri e 4 vasi da fiori lire 38”;
nel 1841:
“14 croci per i quadri della Via Crucis lire 1,40
“croce per l’altare lire 9”

nel 1845:
“acquisto di una credenza ossia guardaroba e ferri per una finestra
lire 13,30”.

Le condizioni di stabilità della cappella, però, non garantivano


più la sicurezza indispensabile per poterne mantenere l’accesso
ai fedeli.

Così, nel 1853, si decide di ricostruire l’edificio.


I lavori durano tre anni e sono così documentati:

Anno 1853:

- per calce rubbi 600 per la riedificazione della Capella lire 72


- per spesa da mastri di muro per la stessa riedificazione lire 83,70
- per spesa dei giornalieri inservienti ai mastri lire 20,20
- per provista di ferro per due chiavi ed altro lire 17,50
- per legni lire 10,50
- per provista di mattoni numero 1200 lire 24
- per provista di tavole lire 7,50
- per chiodi libb. sei lire 2,40

Anno 1854:

- per mattoni provisti per la cappella lire 20


- per altri mattoni provisti per la capella lire 25,25
- per coppi provisti per la capella lire 26,50
- per provista di tavole e piccoli legni lire 17,90
- per una ferrata lire 5,50
- per chiodi lire 7,40
- per ferramenta di porte e finestre lire 22,50
- per colori per le tinte della capella lire 11,25
- per provista della porta grande della capella,
del campanile e due finestre e
coi loro vetri lire 43,50
- per calcina lire 19
- per cinque giorni di lavoro da mastro da legno lire 10

Anno 1856:

- per provista di un crocco colla sbarra di ferro per chiudere la porta


lire 2,50
La cappella di San Rocco è terminata, la spesa viva affrontata
ammonta a lire 448,50.
Ora bisogna pensare ad una nuova campana per il campanile
che, anche se vecchio, sopravvive.

Così, nel 1862 il Parroco annota:

“per la rifondita della campana coll’accrescimento di essa di Kg. 49,


ottenendo il totale peso di Kg. 78” si sono spese “lire 206 più lire
25 per il ceppo”.

Negli anni successivi sono registrate, in modo puntuale le


varie spese sostenute per l’abbellimento e l’arredamento della
chiesetta:

anno 1865. 1 marzo: per fattura di una guardaroba per uso della
cappella lire 20

anno 1866. 10 giugno: per provvista di candelieri nuovi,


carteglorie lire 117

anno 1867. 10 luglio: per provvista di una croce per l’altare


lire 50
anno 1868. 12 agosto: per l’acquisto di un raggio per la
benedizione lire 30

anno 1872. 19 agosto: per provvista di un piccolo trono per la


benedizione lire 25
anno 1873. 15 agosto: per un letturile lire 6
per fattura di 4 banchi lire 18
per provvista di 4 candellieri nuovi lire 16

Nell’ anno 1874, solo quattordici anni dopo l’ultimo


intervento, non si sa se a causa di un fulmine o di un distacco
improvviso del ceppo o… la campana cade e deve essere rifusa.

Il Parroco registra:
“per la rifondita della campana lire 174,35.

Nel 1878, nel corso della riunione per il riepilogo annuale


delle entrate e delle spese, il Parroco, don Arena ed i massari,
sentite anche le opinioni della popolazione decidono di
ricostruire il campanile probabilmente pericolante, tenuto
conto che, per la nuova campana, ci si era impegnati non poco
dal punto di vista economico.

Da questo momento e fino alla fine del secolo è un susseguirsi


di opere di notevole rilievo:

1878: fattura del campanile lire 513,85


1881: spesa fatta per la balaustra lire 46

1882: per provista di un mattoni e calce lire 19


per provista di tolla e collori lire 14,35
per opera da mastro da muro lire 57,75
per lavori da falegname lire 73
per opera da scalpellino lire 5,50

1884. 4 maggio: per spranga di ferro e chiodi lire 0,80


Sempre nel 1884 si decide di decorare la volta della cappella
per illustrare scene della vita di S. Rocco.
I lavori si svolgono in due periodi: 10 novembre/11 dicembre
1884 e 10 gennaio/9 aprile 1885.
Nel Libro dei Conti si legge:

“ pagato al pittore Peluzzi L. lire 253,20” per la prima tranche


di lavori.
Successivamente viene annotato:

“il giorno 13 dicembre dell’anno 1885 essendosi radunata


l’Amministrazione della Cappella di S. Rocco per esaminare i
conti….. L’Amministratore inoltre osserva che ricevette in prestito
lire 112 da Armellino don Francesco di Lorenzo Reggente
Parrocchiale e altre lire 112 da Magliano Gio.Batta fu Michele, che
impiegò a pagare l’opera del pittore Peluzzi, dichiarando così di
avergli dato a saldo lire 477,20”.

La cappella così completata ed il campanile costituiscono


senz’altro un bell’insieme.
Manca, però la sacrestia in cui riporre arredi e paramenti e
preparare in modo più decoroso le funzioni.
I lavori durano due anni, dal 1889 al 1891.
Nella riunione del 2 settembre 1889, dopo aver esaminato i
conti, l’Amministrazione…
“nello scopo di rendere sana la cappella e anche per maggiore
comodità viene nella decisione di far fabbricare la sacrestia e così
godere del lascito in lire 200 lasciato da Magliano fu Nicola con
obbligo agli eredi di pagarle nell’atto dell’incominciamento dei
lavori. Sentitone lettura, sottoscrivendosi li approva. Armellino
Francesco. Arciprete Presidente”.
Dal 1904 al 1971 le indicazioni relative alle opere numerose ed
importanti intraprese per manutenzione e migliorie apportate
alla cappella vengono indicate con precisione notevole dai
Parroci di questo periodo don Francesco Armellino e mons.
Giovanni Roattino.

Gli abitanti di Brignoletta vogliono rendere la loro cappella


sempre più accogliente; decidono attraverso i loro massari, in
accordo con il Parroco, di rifare il pavimento che esiste ancor
oggi, con piastrelle policrome in cemento pressato.

Nel Libro dei Conti si legge nelle note a discarico:

2.ottobre.1904:

Per pavimento nuovo giornate 25 a Sattamino Giuseppe L. 40


+ spese varie per pavimento e cemento “ 4,25
Al muratore Armellino Michele per aver messo in opera il pavimento
in cemento, selciato la piazzetta, fatto acquedotto, imbiaccata la
porta maggiore, aggiustato confessionale. In acconto “ 124,65
Ottagoni cemento 45 x L.1,50 “ 67,50
Mq. 15 quadrati disegnati a L.3,50 “ 52,50
Due sacchi di cemento “ 7
27.novembre.1904:

Al muratore Armellino Michele. A saldo “ 26,50

Si decide poi di abbellire l’altare ampliandolo e collegandolo ai


muri perimetrali per mezzo di archi e mensole impreziosite da
piccole sculture.
In questo modo il coro viene separato dal presbiterio. Il lavoro
viene affidato allo scultore Besio che opera per circa un
semestre.

22.luglio.1906:

In acconto allo scultore Besio “ 50

14.agosto.1906:

In acconto allo scultore Besio “ 50

20.agosto.1906:

All’inserviente dello scultore “ 6,50

15.dicembre.1906:

Allo scultore Besio a saldo per aver rimodernato e stuccato altare


“ 50
Un altare così importante nella sua parte superiore, dal
momento che il paliotto nasconde alla vista una struttura
estremamente modesta che si rivelerà poi precaria, richiede un
apparato conseguente.
Ci si rivolge alla Ditta Prinotti di Mondovì che con maestria
non comune produce una decorazione artistica di pregio che si
può ammirare tuttora.

“Pagare al signor Prinotti per l’apparato nuovo al medesimo


ordinato al prezzo di L.350,
Cengio 15 settembre 1910

Armellino Francesco Arciprete


Magliano Giuseppe massaro scaduto
Buschiazzo Giovanni”

Il 22 settembre si registra:

per apparato altare indorato L. 200


acconto maggior somma in L.350 da pagare al sig. Prinotti

In data 10 settembre 1911 si legge:


“Riconoscono inoltre che per ultimare l’apparato ossia il pagamento
del medesimo rimane un debito di L.35.
Armellino Francesco Arciprete
Buschiazzo Giovanni
Tribuno Giuseppe”

Il 29 gennaio 1912:
“all’indoratore Prinotti a saldo apparato L. 150
Nel 1914 viene rifatto il cornicione del campanile in cemento,
con grondaia in ferro zincato con una spesa di L. 62.

“Il Massaro conferma la spesa pel cornicione campanile rifatto in


cemento, con una nuova grondaia, avuto riguardo al pericolo e per
l’esecuzione e pei ponti.
26 settembre 1914
Armellino Francesco Arciprete
Araldo Filippo
Magliano Carlo”

La decorazione dell’altare viene completata nel 1917 con i due


quadri dei Cuori di Gesù e di Maria.
Nuovamente viene contattato il signor Prinotti:
19.7.1917: scritto indoratore Prinotti per quadri S.Cuore e Maria
Pattuiti a L. 530.
(offerta dei coniugi Bogliacino pei quadri L.100, il 20.6; collettato
per pagare quadri SS. Cuori L.70, il 20.8)

22.10.1917: acconto al signor Prinotti per due quadri


L. 270
30.10.1917:
Allo scultore Prinotti saldo SS.mi Cuori L. 260
“Il 30 ottobre 1917 il massaro Magliano Giuseppe rese conto…
residuo attivo L.231,30 + L.38,23 a libretto postale per pagare
quadri in L. 530 pattuiti”.

Nel 1919 un’altra opera trova il suo compimento: viene


costruito il piedestallo della statua dell’Immacolata:

10.agosto.1919:
per piedestallo della statua Immacolata L. 23

Su di esso viene scritta una dedica:


Un’altra guerra, con tutte le sue conseguenze, coinvolge
l’Italia, anche nelle valli più remote.
Al termine riprende, seppur lentamente, la ricostruzione,
segno della voglia di vivere.
Come in passato la volontà degli abitanti di Brignoletta non si
era fermata di fronte alla miseria, alla violenza degli elementi,
così ora si vuol rinascere.

1948. dal Libro dei Conti:

per 8 banchi L. 58.000


per 3 sedie con inginocchiatoio “ 6.500
per 2 banchi ed 1 sedia “ 13.500

Il grande Crocifisso, posto ora a lato dell’altare e, in


precedenza, collocato sopra il vecchio altare barocco è un
segno della ripresa. Esso è opera di Giovanni Bertagna che fu
per molti anni Sindaco di Cengio.

La violenza degli elementi, in passato, si era scatenata più


volte arrecando danni alla cappella; un fulmine aveva colpito la
campana, un altro aveva spezzato il grande albero vicino alla
chiesa…
Nel secolo scorso, quando la tempesta si avvicinava Zefferina,
fedele custode di San Rocco, suonava la campana per invitare a
pregare e, forse, per chiedere a S. Rocco un aiuto speciale…

Nell’anno 1971: mons. Roattino scrive la sua ultima


annotazione sul Libro dei Conti:
“parafulmine L.50.000 – raccolta tra abitanti di Brignoletta e
Pianrocchetta L.47.500”.

Della cappella di S.Rocco in Brignoletta non si hanno altre


notizie, ma è sufficiente andare nella frazione, specialmente in
occasione della festa, per vedere e comprendere la volontà
degli abitanti di conservare “quello che i nostri vecchi ci hanno
lasciato”.

Ne sono esempio i lavori apportati sul finire del secolo scorso:


la bonifica della struttura, in particolare delle pareti laterali e
dell’abside, la posa di un nuovo altare in pietra, gli affreschi
della volta e del catino absidale realizzati da Giovanni Pascoli,
pittore cairese, l’orologio sulla torre campanaria, gli impianti
di illuminazione e di amplificazione e tanti altri piccoli lavori
conservativi.

Ora è la statua di San Rocco che richiede un intervento


notevole di restauro viste le sue condizioni piuttosto precarie.

La spesa preventivata da restauratori esperti si aggira ad Euro


4.500.

Questo nuovo “compito” è affidato a tutti gli amici di San


Rocco sensibili al problema.
A cura di
Gabriella Bertolo
Simone Badoglio

Cengio, 2008
Pro restauro statua di San Rocco

Si ringrazia don Giancarlo Canova, Parroco di Cengio,


per la sensibilità dimostrata

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