Sei sulla pagina 1di 7

SBOBINATORE: Martina Emmolo

CONTROSBOBINATORE: Mattia Tuzzolino

DOCENTE: Giuseppe Crescimanno

Lezione n°1 Neurofisiologia 05/03/17


All’interno di fluttuazioni di largo raggio dell’attenzione (per esempio quelle che si hanno quando si assiste
ad una lezione), ve ne sono anche di minime. Quest’ultime sono dette variazioni ultradiane e sono molto
brevi, sono nell’ordine dei minuti (esistono anche variazioni circadiane, es. ritmo sonno-veglia).
Le variazioni ultradiane sono state testate su alcune performance del ratto. L’animale, in risposta ad uno
stimolo acustico, si gira (=head turning). Dell’head turning viene misurata:

-la latenza (l’intervallo tra l’applicazione di uno stimolo e la risposta)

-la durata del movimento

All’interno di un test che può durare mezz’ora e con erogazioni random, si vede che la risposta ha delle
oscillazioni che dipendono dal livello dell’attenzione dell’animale, dal suo sistema generale etc…

LEZIONI: prima parte del corso: lun-mer-ven ; parte finale del corso: mar-gio

LIBRI CONSIGLIATI: “Grassi”, “Conti”, “Guyton”…

libri di cui si consiglia solo la consultazione e non l’acquisto perché eccessivamente approfonditi :
“Kandel”, “Purves”, entrambi ultima edizione.

La fisiologia sta organizzando delle ATP, che sono utili perché costituiscono una sorta di ripasso, una forma
di applicazione pratica di concetti. In questo semestre verranno erogate: elettrocardiografia e spirometria.

SUGGERIMENTO: iscrizione al corso sul sito.

ESAMI: è necessario aver superato gli esami delle materie propedeutiche.

La commissione sarà costituita da: Crescimanno, Ferraro, Mudò, Casarrubea (+ altri docenti nel caso in cui il
numero degli studenti all’appello sia elevato).

Il prof dice che in genere fa una domanda di ampio respiro di cardiaco, renale o di respiratorio, una
domanda sul sistema nervoso e una terza domanda su digerente, endocrino, sangue..

ARGOMENTI CORSO di NEUROFISIOLOGIA:

 introduzione su neurone, glia, meccanismi di accrescimento, riparazione delle lesioni.


 sinapsi
 circuiti nel midollo spinale, riflessi, regolazione dei riflessi a livello soprasegmentario
 controllo da parte della corteccia delle varie attività, dal punto di vista motorio e sensitivo
 via di veicolazione delle informazioni fino alla corteccia sensitiva
 elettroencefalografia
 cervelletto, nuclei della base e integrazioni tra le attività delle due strutture per i movimenti motori
volontari
 memoria, comportamento
Il prof racconta di essersi occupato e di occuparsi:

 dello studio dell’epilessia


 dell’aggressività nel mondo animale
 della neurofisiologia del Claustro . Il Claustro è collegato con la corteccia motrice sia ipsilaterale che
controlaterale e le sue proiezioni dirette all’emisfero controlaterale non passano per il talamo. Il più
grosso contingente di fibre extratalamiche che arrivano alla corteccia partono dal Claustro,
nonostante esso sia una struttura piccola. Il Claustro proietta anche a quelle aree di corteccia che si
occupano dell’oculomozione -> area 8alfa-beta-delta (se viene stimolata quest’area corticale gli
occhi degli animali hanno dei movimenti coordinati). In particolare il prof ha provato a capire come
il Claustro controlla i movimenti. Potete trovare in “Landbook of Phisiology” la citazione di questo
lavoro.
 dello studio di come una popolazione recettoriale dopaminergica, nel ratto, si comporti nei
confronti dell’attività motoria.
 della struttura temporale del comportamento in risposta a degli stimoli ansiogeni.
Uno psicologo e matematico islandese ha creato un algoritmo che cerca di trovare, nell’ambito dei
fenomeni biologici, una ciclicità e regolarità del comportamento.
Se si pone un roditore in una gabbia 60x60x60 libero di muoversi, quest’ambiente provoca al
roditore un po' di “preoccupazione”, costituisce uno stimolo ansiogeno, il ratto evita di stare al
centro della gabbia e si mantiene vicino alle pareti, svolge le cosiddette attività di sniffing, walking,
raring. Tutte queste attività si ripetono nel tempo e c’è una certa ciclicità.
Ci sono dei gruppi sperimentali e anche clinici che hanno lavorato sulla ripetitività di alcuni
comportamenti nella sindrome di Tourette (sindrome caratterizzata dalla presenza di tic) o in
patologie neuropsichiatriche.

Il “PLUS MAZE” è un labirinto a quattro braccia, due di queste braccia sono coperte da delle pareti,
e due sono invece aperte. Le braccia sono sollevate dal pavimento. Per il ratto che viene posto nella
gabbia si determina una condizione di ansia perché il ratto è curioso e quindi vorrebbe stare nelle
braccia aperte, non protette, però è anche timoroso, per cui va anche nel braccio chiuso. Grazie al
software “TEME” inventato dal ricercatore islandese, si riesce a vedere se ci sono delle modifiche
delle sequenze comportamentali. Ci sono farmaci che riescono a modificare queste sequenze e a
ridurre il livello d’ansia (sono stati provati sia farmaci ansiolitici che farmaci ansiogenici).

L’HOLE BOARD è una gabbia chiusa 60x60x60 dove ci sono dei fori. Anche in questo caso si crea
una condizione di ansia per il roditore, perché da un lato è curioso di capire cosa c’è dentro i fori,
dall’altro ha paura di mettere la testa dentro.

Per chi volesse gli articoli si trovano su Pubmed: Crescimanno G./Casarrubea M.

Definizione di “ansia”: risposta comportamentale a stimoli che possono essere esterni (e quindi
comprensibili), oppure interni (e pertanto difficilmente comprensibili). L’ansia per un esame è un esempio
di ansia derivabile, comprensibile, nell’ambito della quale si assiste a fenomeni fisici come l’aumento della
frequenza cardiaca e della frequenza respiratoria, dunque vi è una prevalenza dell’ortosimpatico. Poi c’è
un’ansia patologica di cui non si capisce l’origine. Quest’ansia potrebbe essere paralizzante, e potrebbe
concretizzarsi in alcune fobie.

Il cervello umano è in grado di comprendere il funzionamento di se stesso?


Gli studiosi stanno lavorando per cercare di capire alcuni aspetti dell’attività del cervello ma molte cose non
si sanno ancora. Uno dei problemi è cercare di capire il rapporto tra struttura e comportamento. Il nostro
Sistema Nervoso Centrale è “fabbricato” in un certo modo per realizzare un certo tipo di comportamenti.
Noi abbiamo circa 20 mila geni e tra questi 14 mila sono espressi in tutte le cellule comprese quelle del
Sistema Nervoso Centrale, ma nel SNC si esprimono soltanto 6mila di questi geni comuni (?).

Ci si chiede inoltre se nel nostro cervello sono localizzate delle funzioni specifiche in determinate aree, o se
ogni funzione viene fuori dalla sinergia di più parti.

Nel diciannovesimo secolo vi furono 2 tendenze: quella della frenologia e quella dei connessionisti.

Secondo i frenologi, tra i quali il maggiore esponente fu Franz Gall, ogni tipo di attività comportamentale
era dovuta ad una specifica area corticale o struttura sottocorticale; al contrario secondo i connessionisti,
che erano capitanati da Floren, una determinata attività viene fuori dal concorso di più aree.

Gall (leggi “goll”) tracciò una mappa con diverse attività: tono dell’umore, generosità, e tutta una serie di
attività che secondo lui erano localizzate in alcune aree corticali. L’esasperazione di questa tendenza
frenologica fu che sviluppando una determinata attività la zona di corteccia si sviluppava, cresceva,
formando i cosiddetti “bernoccoli”.

Dati a favore della teoria di Gall:

1) Harvey Jackson, un neurologo inglese, osservò che alcuni pazienti soffrivano di attacchi epilettici (un
attacco epilettico comporta la perdita della coscienza e determinati fenomeni che si verificano in maniera
incontrollata). Questi attacchi epilettici si manifestavano alla stessa maniera: partivano da una certa parte
del corpo e si estendevano al resto del corpo seguendo sempre lo stesso itinerario ( comportavano, ad
esempio, contrazioni delle dita delle mani che si estendevano poi al polso, al braccio, fino ad arrivare a
coinvolgere tutto il corpo.)

Questo tipo di epilessia si chiamò epilessia jacksoniana, mentre il coinvolgimento graduale dei vari
segmenti corporei “marcia jacksoniana”.

2)Pier Paul Broca(leggi “brocà”), neurologo, sempre nel diciannovesimo secolo, si accorse che alcuni
soggetti nonostante avessero l’apparato fonatore integro non riuscivano a parlare correttamente (erano
afasici). Questi soggetti poi morirono. Fecero un esame anatomopatologico che cercava di evidenziare dove
fosse il problema e si vide che la lesione era localizzata nel lobo frontale dell’emisfero di sinistra (il nostro
emisfero dominante) in una zona particolare

(ricorda:i nostri sistemi sono sistemi incrociati→ l’emisfero sinistro controlla l’emisoma destro e viceversa,
sia in discesa dal punto di vista motorio, sia dal punto di vista sensitivo).

Broca disse che probabilmente vi era un centro del linguaggio, un polo espressivo in cui una lesione causava
l’afasia del soggetto (da qui l’espressione di “afasia di Broca”). In altri soggetti afasici venne poi confermato
che la causa fosse la lesione nel lobo di sinistra .

Wernicke, un altro neurologo, negli anni successivi osservò un altro tipo di afasia che consisteva
nell’incapacità di comprendere quanto veniva detto dall’interlocutore, pur essendo in grado di parlare
correttamente. L’area di Wernicke era posta in un crocicchio tra l’area temporale collegata all’udito,
un’area parietale collegata alla sensibilità, e un’area occipitale collegata alla visione.

Dunque 2 afasie e 2 zone collegate ad una determinata funzione, il che conferma la teoria di Gall.

Successivamente si scoprì un terzo tipo di afasia che veniva fuori dalla lesione del fascicolo arcuato che
mette in comunicazione l’area di Broca e l’area di Wernicke. Se le 2 aree non sono in connessione, da una
parte il soggetto riesce a esprimersi correttamente (perché l’area è integra) riesce a capire ma non riesce a
mettere in connessione quindi tralascia dei pezzi di parola, non riesce a completare le frasi→ ulteriore
conferma del fatto che il fascio è collegata ad una funzione.

Più recentemente ci si è posti un altro problema a proposito delle localizzazioni: ci si è chiesti se


l’equivalente a destra dell’area di Broca e l’equivalente a destra dell’area di Wernicke, nei soggetti che
hanno a sinistra l’emisfero dominante, funzionano. Attraverso risonanza magnetica si è visto che hanno
una funzione importante:

 L’equivalente a destra dell’area di Broca riesce a dare intonazione al discorso.


I soggetti che hanno una lesione in quest’area non riescono ad accompagnare al proprio discorso
una intonazione adeguata; l’intonazione è uniforme: sia che si tratti di una barzelletta, sia che si
tratti di una cosa triste l’intonazione è la stessa.

 Una lesione a destra nell’area di Wernicke determina l’incapacità di raccogliere dal racconto
dell’interlocutore, dalla prosopìa, dall’intonazione data al discorso se il soggetto è triste o se è
allegro.
Ci sono dei fenomeni che riguardano in maniera specifica il lobo temporale. Il lobo temporale è collegato
all’udito e ad alcuni aspetti della memoria e del comportamento.
L’epilessia è l’iperstimolazione di un determinato focus; nel caso dell’epilessia jacksoniana il focus è la
corteccia motoria nella circonvoluzione frontale ascendente. L’attività di questo focus si espande poi ad
altre aree della corteccia provocando la marcia jacksoniana.

I soggetti che soffrono di epilessia del lobo temporale hanno, durante le crisi, una serie di fenomeni strani
tra cui il déjà vu, cioè hanno un falso ricordo (esiste anche una situazione opposta di jamais vu ). il déjà vu
si verifica anche in soggetti che non hanno una forma di epilessia al lobo temporale, in quei casi dipende
forse da un affaticamento dei circuiti o da qualche cosa che in quel momento non funziona, (dunque non
significa che c’è una lesione). Queste crisi sono accompagnate da fenomeni comportamentali strani. I
soggetti che hanno una lesione al lobo temporale hanno un carattere che si riesce a individuare, cioè hanno
delle manie

[ N.B in termini neurologico-psichiatrici la mania è da intendersi come una forma di esaltazione del tono
dell’umore).

Dunque ci sono dei fenomeni che emergono durante le crisi epilettiche e poi c’è un carattere di fondo.

L’amigdala è una struttura collegata alle emozioni. In fisiologia si può procedere in due modi: si può
stimolare una struttura e vedere che cosa si provoca oppure togliere/ledere/raffreddare una struttura e
vedere che tipo di deficit si manifesta. In questo caso si è cercato di distruggere l’amigdala.

Un importante fisiologo americano, Lashley, sosteneva che le funzioni venissero fuori dall’attività
coordinata di varie strutture, cioè sosteneva che il deficit che si manifesta in seguito ad una lesione dipende
dalla quantità, per es. di corteccia che veniva lesionata o raffreddata. Egli fece degli esperimenti in un
labirinto e con dei roditori. Il roditore in perfette condizioni, quando è posto nel labirinto cerca di uscirne
fuori per raggiungere il cibo che è posto nell’altro capo del labirinto. In alcuni esperimenti Lashley toglieva o
porzioni della corteccia frontale o porzioni della temporale o porzioni della parietale, ma in tutti i casi
l’animale non riusciva a orientarsi nel labirinto, cioè in tutti i casi si verificava il deficit. Dunque ne dedusse
che non c’era una struttura particolare connessa al meccanismo dell’esplorazione. Questo rilievo
sperimentale però non tenne conto del fatto che l’animale privato di una certa area corticale in realtà
conserva altri tipi di funzioni quali l’odorato, per esempio.

Vi furono degli esperimenti in cui un animale si orientava nel labirinto anche privato di strutture corticali
ma ciò si verificava perché non lavavano il labirinto: l’animale numero 1 lasciava delle tracce odorifere e
l’animale numero 2 anche se non aveva per es. la vista, seguiva con l’odorato questa traccia e quindi
raggiungeva l’obiettivo.

Adesso si sa che esistono delle aree corticali e sottocorticali che sono connesse a delle funzioni specifiche
ma si sa anche che alcune funzioni derivano dall’attività di più strutture corticali quali l’attività motoria
volontaria.
Divisione della corteccia fatta secondo tecniche citoarchitettoniche da Brodmann. Brodmann divise la
corteccia secondo classificazioni istologiche in varie aree e tutt’ora si fa riferimento a questa suddivizione.

La corteccia motoria primaria corrisponde all’area 4 di Brodmann.

La corteccia premotoria corrisponde all’area 6 di Brodmann.

La circonvoluzione parietale ascendente corrisponde alle aree 3,2,1 di Brodmann.

Aree visive: aree 17, 18, 19 di Brodmann

Aree associative parietali posteriori: aree 5, 7 di Brodmann (Aree associative= aree con dei neuroni che
ricevono informazioni da altre aree e che mettono insieme i dati)

Le aree corticali motorie e premotorie sono delle aree da un lato “esecutive” (come l’area motoria
primaria) da un lato “preparatorie”.

Esiste un’area premotoria dorsale e una ventrale. In quella ventrale si trovano i neuroni mirror.

Quando una scimmia(1) svolge un compito, per esempio “ indicare con il dito in uno schermo uno spot che
si muove”, e un’altra scimmia(2) guarda ciò che la prima sta facendo, registrando l’attività di una
popolazione di neuroni che si trovano nell’area premotoria primaria (della scimmia2) si può osservare che
questi neuroni scaricano quando la scimmia2 osserva la scimmia1. Quando la scimmia2 compie lo stesso
esercizio, si attivanogli stessi neuroni. Questi neuroni sono molto specifici, ovvero scaricano soltanto se
rivedono la stessa situazione per cui hanno ricevuto il primo input o una serie di input. I neuroni mirror,
quindi, sono implicati nei processi di memoria e di apprendimento.

Il prof racconta di aver svolto un esperimento a proposito delle interazioni sociali. Se 2 ratti che non si
conoscono vengono posti in uno stesso ambiente, in un open field, fanno una serie di cose standardizzate
nel tempo (cioè se uno si trova in una certa zona dello spazio l’altro gli va incontro, camminano insieme e
separatamente…). Inoltre si è visto che hanno un comportamento particolare perché quando si trovano in 2
parti opposte della gabbia,è come se non si vedessero e in maniera ciclica questi comportamenti
“rimbalzano” da un ratto all’altro, come se i due comportamenti fossero collegati. Applicando il software
queste due attività apparentemente diverse se considerate nello stesso momento, nel tempo vengono fatte
statisticamente in maniera regolare.
A tal proposito il prof ha pubblicato recentemente un articolo in cui si chiede se esiste struttura temporale
del comportamento in 2 animali che interagiscono tra di loro e se questo può essere un possibile supporto
negli studi sull’autismo (patologia nella quale il soggetto non riesce a comunicare con l’ambiente
circostante). Ci sono una serie di terapie per il bambino autistico come la Pet-Therapy, le interazioni
terapeuta-bambino o familiare-bambino. A volte le risposte del bambino non vengono analizzate perché
non si ritiene che siano collegate a cosa fa il pet e a cosa fa il terapeuta. Di conseguenza il prof dice di aver
supposto, nell’articolo, che probabilmente il bambino in realtà risponde con una serie di comportamenti
collegati a quelli del terapeuta, del genitore. (Articolo pubblicato su NeuroscienceLetter). Un’altra ipotesi
fatta nell’articolo è che, nel soggetto autistico, il circuito dei neuroni mirror non funzioni bene per cui il
bambino non riesce ad acquisire dall’ambiente e dal rapporto con gli altri quanto dovrebbe.

Si sa che quanto più giovani si è tanto più facilmente si impara una lingua straniera.
Correlato neurofisiologico di quest’aspetto :

nell’immagine a sinistra vi è un soggetto che ha imparato la lingua natìa e un’altra lingua da bambino;
quando il bambino parla entrambe le lingue l’attività cerebrale aumenta in una zona (osserva il quadrante
del cervello in alto a sinistra)
nell’immagine a destra vi è un soggetto che ha imparato la seconda lingua dopo. Le due aree si trovano
sempre nell’area di Broca ma sono abbastanza segregate.

Quanto più precocemente una lingua viene appresa, tanto più la stessa area corticale si attiva. Questo lo si
può dimostrare mediante una risonanza magnetica: se si vuole vedere come funziona una determinata
struttura mentre viene compiuta una determinata attività, si deve inoculare una sostanza blandamente
radioattiva a rapido decadimento e osservare che quanto più una struttura lavora, richiede ossigeno, tanto
più sangue arriva a quella struttura, tanto più essa si marca. Sulla base di questo si deduce che quella
struttura è collegata ad un certo tipo di attività perché si sta marcando maggiormente e quindi sta
lavorando di più.

Potrebbero piacerti anche