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LA PROTEZIONE GIURIDICA DELLE BANCONOTE E DELLE MONETE EURO

PROGRAMMA PERICLES

Roma 25 -26 giugno 2007

RELAZIONE

“ I compiti di Eurojust”

I - Premessa

Da quando l'Unione Europea si è dotata di un'unica valuta, e da quando le economie degli Stati
sono vincolate ai parametri di stabilità ed alle istruzioni di Ecofin e della BCE, la prevenzione dei reati
finanziari è una priorità che le Istituzioni U.E. combattono in qualità di soggetto passivo del reato.

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II bene giuridico protetto, è infatti l'economia del sistema Europa, da tutelare attraverso un piano di
prevenzione e repressione degli illeciti che sia il più efficiente possibile, e che sia capace di corroborare i
sistemi nazionali in una materia che intrinsecamente comporta implicazioni comuni.
Secondo il rapporto sulle reazioni al Libro Verde pubblicato in materia dalla Commissione, "la tutela
degli interessi finanziari deve essere effettiva, dissuasiva e garantita in modo equivalente nei vari Stati
membri". Le caratteristiche dell'effettività e della dissuasione, si riconnettono all'effetto deterrente del
diritto penale e delle sue norme secondarie, quelle relative alle sanzioni, fondamentali per garantire la
tutela dei beni protetti dalle norme primarie. La semplice individuazione amministrativa delle frodi, spesso
non risulta sufficiente e credibile, occorre nei casi più gravi un intervento penale che comprenda atti
istruttori coercitivi e pene che possano arrivare fino alla privazione della libertà. L'equivalenza implica
invece che la repressione penale sia omogenea in tutto il territorio dell'Unione.
E' importante che vi sia un buon canale di comunicazione a questo proposito, tra Autorità
amministrative e giudiziarie; la trasmissione delle informazioni tra gli Stati membri e l'Ufficio europeo per
la lotta antifrode (Olaf), si scontra oggi con le differenze tra le norme vigenti in materia di esercizio
dell'azione penale nei diversi Paesi. Se, per gli stessi fatti, in alcuni Stati membri l'inchiesta viene affidata
a un Magistrato e in altri è competente un'Autorità amministrativa, il rapporto diretto tra gli uni e gli altri
risulta per lo più impossibile,

Nella pratica come sul piano giuridico. Le Autorità nazionali interessate non dispongono inoltre tutte
dello stesso tipo di accesso all'informazione, giacché nei vari Paesi vigono norme diverse, soprattutto in
materia di segreto fiscale o bancario, o ancora di istruzione dei procedimenti penali.
Gli interessi finanziari sono presi di mira dalla criminalità finanziaria, che nei casi più gravi è
organizzata. La criminalità transfrontaliera e gli interessi finanziari comunitari giustificano mezzi speciali
di tutela all'interno di uno spazio comune, nel quale non è sufficiente il mero coordinamento tra spazi
nazionali differenziati.
Le carenze della cooperazione fra Stati membri in campo penale, provocano ritardi, ricorsi
dilatori e impunità. Troppo spesso, nei casi di frodi finanziarie transnazionali, esse favoriscono la
distruzione di prove e la fuga di sospetti.

In Europa non esiste un modello investigativo comune ma tanti modelli, alcuni affini e altri no,
quanti sono i diversi sistemi processuali in vigore nei singoli Paesi appartenenti all’Unione Europea.

E’ proprio questa mancanza di una base procedurale comune che costituisce uno dei maggiori
ostacoli che si frappongono all’azione di contrasto delle più gravi forme di criminalità trasnazionale.
E’ noto che in un’epoca di globalizzazione, quale quella che stiamo vivendo, anche la criminalità agisce
ormai al di fuori delle frontiere, in una dimensione transnazionale e internazionale, inserendosi con
facilità in uno spazio penale europeo frazionato in ventisette diversi sistemi processuali e spostandosi

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secondo una precisa logica di territorialità, che tiene conto della minore forza di contrasto di ciascun
Paese, sia a livello normativo che operativo e delle difficoltà nella collaborazione giudiziaria.

Se le diversità dei vari sistemi processuali possono quindi obiettivamente favorire questo tipo di
criminalità senza frontiere, l’unico strumento efficace di lotta, almeno allo stato, non può che essere un
rafforzamento della cooperazione giudiziaria internazionale e qui veniamo al tema del ruolo di Eurojust
e degli altri organismi di cooperazione giudiziaria.

Se non esiste infatti un sistema procedurale comune tra i Paesi della Comunità, che stabilisca
modelli uniformi di indagini, l’Unione Europea, nell’ambito dello spazio di libertà sicurezza e giustizia,
delineato dai Trattati di Amsterdam e di Nizza (il cd. Terzo Pilastro dell’Unione Europea) ha però creato
numerosi organismi e ha fornito strumenti e soluzioni operative per accelerare i tempi di esecuzione e
semplificare le attuali prassi operative della cooperazione giudiziaria penale tra gli Stati membri.

II. GLI ORGANI DI COORDINAMENTO E COOPERAZIONE

ORGANI DI COOPERAZIONE
GIUDIZIARIA E DI POLIZIA

EUROPOL

MAGISTRATI
COLLEGAMENTO EUROJUST EJN

OLAF

Tralasciando importanti organi di cooperazione e coordinamento quali Europol e OLAF, di cui


parleranno meglio e più approfonditamente altri illustri relatori, farò un rapido accenno ad altri due
organismi di natura prevalentemente giudiziaria, che operano nel campo della cooperazione e della
mutua assistenza legale tra Stati.
Mi riferisco ai magistrati di collegamento e alla rete giudiziaria europea.

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Nel 1996 un’ azione comune del Consiglio dell’Unione Europea ha istituito la figura del
“Magistrato di collegamento”, allo scopo i facilitare ed accelerare, attraverso l’istituzione di contatti
diretti con le autorità giudiziarie dello Stato di destinazione e lo scambio di informazioni e di dati
statistici tra i rispettivi sistemi giuridici, tutte le forme di cooperazione giudiziaria, sia in materia civile
che penale. L'atto del Consiglio prevede un "invio o scambio di magistrati o di funzionari
particolarmente esperti nel campo delle procedure riguardanti la cooperazione giudiziaria, denominati
magistrati di collegamento, tra gli Stati membri, in base ad accordi bilaterali o multilaterali".
Lo scopo principale è quello di contribuire allo scambio di informazioni sui sistemi giuridici e giudiziari
degli Stati membri e sul loro funzionamento.
I magistrati di collegamento operano tramite la presa di contatti diretti con i servizi competenti e con le
autorità giudiziarie dello Stato di destinazione; E’ previsto anche lo scambio di informazioni, in capo ai
singoli Paesi membri, che riguardano iniziative intraprese per realizzare tale cooperazione tra
magistrati e la comunicazione annuale di esse al Segretariato generale del Consiglio dell'UE.

Il 29 giugno 1998, poi, a tale prima struttura , concepita su base bilaterale , un’altra azione
comune del Consiglio ha aggiunto la “Rete giudiziaria europea” (European Judicial Network) ,
composta da autorità distribuite in ciascuno Stato ed operanti quali punti di contatto a disposizione dei
magistrati, interni e stranieri, con lo scopo di migliorare gli standards qualitativi della cooperazione
giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell’U.E.
La Rete prevede l'istituzione di uno o più punti di contatto a livello nazionale nell'ambito della
cooperazione giudiziaria per fornire informazioni di natura giuridica o pratica alle proprie autorità
giudiziarie o a quelle degli altri Paesi membri; ad essa possono essere associati anche i magistrati di
collegamento di cui si è detto sopra.
L'articolo 2 dell'azione comune del 1998 che istituisce la RGE, precisa che si formano i "punti di
contatto per ciascuno Stato membro in funzione delle sue norme interne e della ripartizione interna
delle competenze facendo in modo di comprendere l'intero territorio nazionale e le varie forme di
criminalità grave", quali quella organizzata, la corruzione, il traffico di stupefacenti o il terrorismo .
Per l'Italia i punti di contatto si individuano a livello di ciascuna Procura generale presso la Corte
d'Appello, oltre che presso l'Ufficio II della Direzione generale degli affari penali del Ministero della
Giustizia.

Le persone di contatto, riporta l'articolo 4 dell'azione comune del 1998, sono "intermediari attivi che
hanno il compito di agevolare la cooperazione tra gli Stati membri, soprattutto nell'azione contro le
forme di criminalità grave".

I magistrati che fanno parte della rete sono a disposizione delle autorità giudiziarie - locali e nazionali -
per permettere che si stabiliscano contatti diretti ed efficaci tra queste stesse.

III - EUROJUST

Ad integrazione di tutto il sistema, quale ulteriore passo per la realizzazione di un autentico


spazio giuridico europeo, in attuazione delle disposizioni del Trattato sull’Unione Europea, il Consiglio
dell’Unione europea il 28 febbraio 2002 ha istituito infine l’Unità definitiva di cooperazione giudiziaria
EUROJUST, quale organo dell'Unione, dotato di personalità giuridica e finanziato a carico del bilancio
dell'Unione Europea.
L’Unità definitiva era stata preceduta da una unità provvisoria, denominata Pro-Eurojust , creata il 14
dicembre 2000 e cessata definitivamente nell’aprile del 2002.

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L’idea di EUROJUST nasce a Tampere, una città della Finlandia, dove il 15 e il 16 ottobre 1999 si riunì
il Consiglio Europeo, composto dai Capi di Stato e di Governo dei 15 Stati membri dell’Unione, per
tenere una riunione straordinaria esclusivamente dedicata alle problematiche degli affari interni e della
giustizia.
In quella sede venne deciso di creare l’unità di cooperazione giudiziaria permanente, denominata
Eurojust, con l’obiettivo di rafforzare la lotta contro le forme gravi di criminalità, in particolare di
criminalità organizzata, che trascendendo la dimensione nazionale investono più di uno Stato membro.

- Competenze di Eurojust

Nell'ambito di indagini e azioni penali concernenti almeno due Stati membri e relative ai
comportamenti criminali , in ordine a forme gravi di criminalità,
soprattutto se organizzata, gli obiettivi assegnati all'Eurojust sono i seguenti:

a) stimolare e migliorare il coordinamento, tra le autorità nazionali competenti degli Stati membri, delle
indagini e delle azioni penali tra gli stessi, tenendo conto di qualsiasi richiesta formulata da un'autorità
competente di uno Stato
membro e di qualsiasi informazione fornita da un organo competente in virtù di disposizioni adottate
nell'ambito dei trattati;
b) migliorare la cooperazione tra le autorità competenti degli Stati membri, in particolare agevolando la
prestazione dell'assistenza giudiziaria internazionale e l'esecuzione delle richieste di estradizione;
c) assistere altrimenti le autorità competenti degli Stati membri
per migliorare l'efficacia delle loro indagini e azioni penali.

Su richiesta dell'autorità competente di uno Stato membro, l'Eurojust può inoltre fornire
sostegno anche qualora le indagini e le azioni penali interessino unicamente lo Stato membro in
questione e un paese terzo, se con tale paese è stato concluso un accordo che instaura una
cooperazione o se tale sostegno, in un caso particolare, rivesta un interesse essenziale.
3. Su richiesta dell'autorità competente di uno Stato membro o della Commissione, l'Eurojust può
fornire sostegno anche qualora le indagini e le azioni penali interessino unicamente lo Stato membro in
questione e la Comunità.

Ad Eurojust compete inoltre la capacità di svolgere una serie di funzioni che le sono state
attribuite nel contesto della cooperazione giudiziaria europea e , in particolare:

1. l'Eurojust deve fornire un parere in caso di concorso di richieste nei confronti della stessa
persona se la questione le viene sottoposta (articolo 16 della proposta di decisione quadro del
Consiglio relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri ;

2. l'Eurojust deve essere informata dei motivi del ritardo nell'esecuzione di un mandato di arresto in
uno Stato membro (articolo 17 del doc. 14207/01);

3. ai sensi dell'articolo 10 del protocollo della convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in


materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea  le autorità competenti dello Stato
membro richiedente possono comunicare all'Eurojust eventuali problemi riscontrati per quanto
attiene all'esecuzione di una richiesta di informazioni sui conti bancari.

L'Eurojust svolgerà inoltre un ruolo importante nella trasmissione delle richieste di assistenza
giudiziaria da paesi terzi nel contesto di un accordo in base agli articoli 24 e 38 del TUE sulla

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cooperazione internazionale in materia penale (articoli 1 e 13 del documento 12276/2/01 CRIMORG
102).

L'Eurojust contribuirà anche a costituire squadre investigative comuni e parteciperà a tali


squadre, in virtù dell'articolo 13, paragrafo 6 della convenzione, del 29  maggio 2000, relativa
all'assistenza giudiziaria in materia penale delle conclusioni del Consiglio GAI del 20  settembre 2001 e
della proposta di adozione della decisione quadro relativa alle squadre investigative comuni
(doc. 12442/01 COPEN 56, del 9/10/2001) (non ancora ratificata dall’Italia)

L'ambito di competenza generale dell'Eurojust comprende:

a) le forme di criminalità e i reati per i quali l'Europol è competente ad agire, in qualsiasi momento, a
norma dell'articolo 2 della convenzione Europol del 26 luglio 1995 e, in particolare :
 la prevenzione e la lotta contro il terrorismo;
 il traffico illecito di stupefacenti;
 la tratta di esseri umani;
 le reti d'immigrazione clandestina;
 il traffico illecito di materie radioattive e nucleari;
 il traffico illecito di autoveicoli;
 la lotta contro la falsificazione dell'euro;
 il riciclaggio dei proventi di attività criminali internazionali.

b) le seguenti forme di criminalità:


- la criminalità informatica ;
- la frode, la corruzione e qualsiasi altro reato che colpisca gli interessi finanziari
della Comunità Europea;
- il riciclaggio dei proventi di reato;
- la criminalità ambientale,
- la partecipazione ad un'organizzazione criminale ai sensi dell'azione comune
98/733/JAI del Consiglio, del 21 dicembre 1998, relativa alla punibilità della
partecipazione a un'organizzazione criminale negli Stati membri dell'Unione
europea;

Per altri tipi di reati diversi da quelli precedenti l'Eurojust può, a titolo complementare,
conformemente ai suoi obiettivi, prestare assistenza nelle indagini e azioni penali su richiesta di
un'autorità competente di uno Stato membro.

Per realizzare i suoi obiettivi, l'Eurojust svolge le sue funzioni:

a) per il tramite di uno o più membri nazionali interessati ;


b) attraverso il collegio, nelle ipotesi:
1) per le quali uno o più membri nazionali interessati a un caso trattato dall'Eurojust ne fanno richiesta ;

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2) relative ad indagini ed azioni penali che abbiano un'incidenza sul piano dell'Unione o che possano
interessare Stati membri diversi da quelli direttamente implicati;
3) nelle quali si pone una questione generale riguardante la realizzazione dei suoi obiettivi ;
4) previste da altre disposizioni della decisione istitutiva di Eurojust.

- I Membri di Eurojust

Ciascuno Stato membro ha nominato un rappresentante presso l’Unità. Gli Stati membri hanno
la facoltà di inviare più persone per assistere il rappresentante designato e uno di questi avrà funzioni
di sostituto. I membri lavorano in condizioni di parità nell’ambito di una “tavola rotonda”. L’Unità non
dispone di un servizio di interpretazione proprio e si avvale delle risorse linguistiche dei suoi membri.

La maggior parte dei membri gestisce un sistema di archiviazione separato, conformemente a


quanto previsto dall'ordinamento giuridico di ciascuno Stato membro. Ciò consente loro di soddisfare le
richieste e i requisiti dei rispettivi paesi in materia di protezione dei dati personali.

La cooperazione giudiziaria si svolge conformemente alle disposizioni del diritto dei trattati e
del diritto interno di ciascuno Stato membro applicabili al caso in questione.

I poteri delineati per il membro nazionale non consentono l’esercizio dell’azione penale e lo
svolgimento diretto di attività investigativa e sono funzionali in via mediata alla giurisdizione.
La funzione di coordinamento assegnata ad Eurojust. punta, infatti, a rendere concretamente
operante l'esigenza della cooperazione tra le diverse autorità giudiziarie titolari delle indagini
preliminari, senza sottrarre a queste poteri investigativi o processuali e senza sovrapporsi ad
esse all'interno di un rapporto di supremazia gerarchica.

- La Rappresentanza italiana

L’Italia, ha dato attuazione alla Decisione del Consiglio dell’Unione Europea del 28 febbraio 2002
che istituisce Eurojust con la Legge 14 marzo 2005 n.41.

La Legge ha riconosciuto al Rappresentante nazionale di Eurojust tutti i poteri previsti dalla


Decisione istitutiva e in particolare la possibilità di accedere alle banche dati, ai sistemi informativi
nazionali e al Sistema di informazione Shengen (SIS); la possibilità di ricevere dalle autorità giudiziarie
e trasmettere, direttamente o attraverso i corrispondenti nazionali, richieste di assistenza giudiziaria, la
possibilità di chiedere alla autorità giudiziarie italiane l’apertura di un procedimento penale su casi
determinati.

- Le modalità di lavoro di Eurojust

La particolarità del metodo di lavoro adottato da Eurojust consiste nella rilevanza che
assumono le riunioni di coordinamento organizzate dai membri per agevolare lo scambio di
informazioni tra i magistrati inquirenti dei diversi Paesi e per analizzare (e possibilmente tentare di
risolvere) gli eventuali ostacoli giuridici che esistono alla cooperazione comunitaria.
Il punto di forza, dunque, dell'Unità è l'attività di gruppo dei componenti , che lavorano paritariamente in
una sorta di tavola rotonda: solitamente, nella prassi ormai acquisita da Eurojust, questi incontri si
organizzano tre volte a settimana allo scopo di discutere e analizzare i vari casi pervenuti all'Unità,

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mettendo in comune le risorse che derivano dalle diverse esperienze giudiziarie in possesso dei
ventisette componenti .

Queste riunioni dell’Unita di cooperazione, organizzate per l'esame e la trattazione dei casi
concreti, si articolano su tre differenti tipi di livello:
- il primo tipo, è di ricognizione collegiale in cui ciascun componente dell'unità segnala al
collegio i casi che vorrebbe sottoporre all'attenzione di Eurojust;
- se i casi indicati si ritengono interessanti e rientrano nella sfera di attribuzione dell'unità , si
passa al livello successivo, il secondo - appunto - che si realizza con incontri più ristretti (e non
già collegiali, dunque), ai quali partecipano solo i rappresentanti nazionali di Eurojust degli Stati
interessati al caso sollevato: s'inizia perciò ad analizzare più concretamente il problema (che
solitamente riguarda gli ostacoli alla cooperazione giudiziaria in casi di indagini su reati
collegati in più Paesi membri), lavorando operativamente su di esso.
- Vi è, infine, la possibilità di arrivare ad un terzo tipo di livello, senz'altro quello più particolare
nella tipologia delle riunioni di Eurojust, perché rappresenta una forma speciale di
coordinamento allargato: si tratta della vera e propria risoluzione del caso prospettato, che può
avvenire o attraverso lo scambio (mediato da Eurojust) di atti tra autorità di polizia o giudiziarie
interessate, ovvero attraverso l'organizzazione di incontri fra queste stesse autorità coinvolte
nel caso sollevato.

Questi incontri di terzo livello costituiscono l'aspetto più interessante del compito affidato ad
Eurojust, perché facilitano - tramite le riunioni tenute da pubblici ministeri, giudici e ufficiali di polizia - la
discussione e lo scambio in formazioni utili che permettono, di acquisire una visione d'insieme nei casi
particolari di criminalità organizzata che coinvolge più Stati comunitari e di adottare conseguentemente
una strategia comune.

Eurojust organizza con regolarità riunioni di coordinamento cui partecipano magistrati inquirenti,
procuratori e funzionari di polizia degli Stati membri. Le riunioni vertono solitamente sulle forme più
gravi di criminalità organizzata e in particolare sul terrorismo, sul traffico di esseri umani , sulla
pornografia infantile attraverso internet , sul traffico di stupefacenti e sulla contraffazione dell’Euro che
come detto rientra nella competenza specifica della nostra Unità.

Questo nuovo approccio di collaborazione ha consentito a importanti agenti investigativi e


magistrati del pubblico ministero di riunirsi per discutere casi di comune interesse e in modo da
scambiarsi informazioni, rendendo più efficace il trattamento dei rispettivi casi. Ha permesso loro anche
di sviluppare e condividere le prassi migliori, utilizzando tutti i nuovi strumenti offerti dalla cooperazione
internazionale.

Il numero di queste riunioni di coordinamento è andato progressivamente aumentando nel corso di


questi anni. Per esempio nel 2005 sono state organizzate 73 riunioni, mentre nel 2006 il numero è
aumentato a 89:
Da notare che a queste riunioni di coordinamento a volte partecipano anche 90 persone, tra
magistrati inquirenti e ufficiali di Polizia,(provenienti non solo dai paesi dell’Unione ma spesso da Paesi
terzi, quali USA, Russia, Turchia, Canada, Australia e persino Nuova Zelanda) nonché rappresentanti
di Europol, associata regolarmente a questo tipo di attività e di Olaf e questo comporta un notevole
sforzo sia livello organizzativo e logistico sia a livello di analisi dei casi che devono essere trattati.

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Proprio sulla contraffazione dell’Euro , Eurojust ha organizzato presso la propria sede a L’Aia uno
strategic meeting al quale hanno partecipato, oltre ai membri nazionali,(alll’epoca 25) 62 persone tra
procuratori, ufficiali di Polizia, rappresentanti di Europol e Olaf ed esperti della Banca centrale Europea.

Anche il numero dei casi aperti ad Eurojust è andato progressivamente aumentando nel corso degli
anni e questo sta a significare, da una parte che la struttura è diventata pienamente operativa e
dall’altro che aumenta la sensibilità dei magistrati inquirenti in tutta l’Europa e la consapevolezza del
valore aggiunto che può dare Eurojust alla cooperazione internazionale e al coordinamento delle
indagini.

Nel 2006 il numero dei casi aperti è aumentato del 31% rispetto al 2005 (771 rispetto a 568).

Nel 2002 (2° semestre) , durante il primo anno di attività, l’Italia  ha acquisito e trattato, come Paese
richiedente, il maggior numero di casi, 31, rispetto ai 25 della Germania, ai 23 della Svezia e della
Spagna e ai 20 del Regno Unito.
 
Negli anni successivi,come si può rilevare dai Rapporti annuali ufficiali di Eurojust  vi è stato sempre 
un aumento percentuale rispetto all’anno precedente variabile tra il 22 e il 35 %.

L’Italia nel 2005 è il 2° Paese per numero totale di casi pendenti, in gran parte relativi ad indagini molto
complesse che coinvolgono più Stati dell’Unione (casi multilaterali),
 
L’Italia è poi nel 2005 è stato il 1° Paese per numero casi aperti  pendenti come Stato richiedente e nel
2006 il secondo dopo la Germania.

IV. Considerazioni sul ruolo di Eurojust

La sfera di competenza di Eurojust come si è visto è modellata sul prioritario obiettivo di


rafforzare le indagini contro le forme gravi di criminalità organizzata, a carattere transnazionale,
attraverso una struttura giudiziaria indipendente, con compiti chiari e predefiniti, senza
appesantimenti burocratici e inutili sovrapposizioni rispetto ad altri organismi comunitari
tendenzialmente affini, quale ad esempio l’OLAF per i reati che mettono in pericolo gli interessi
finanziari dell’Unione che rientrano anche nella competenza di Eurojust.

Oltre all’attività di coordinamento e di supporto nella cooperazione internazionale, Eurojust è


in grado, attraverso l’utilizzazione di un sistema informativo costituito da un' apposita banca dati
centrale (dove far affluire tutte le notizie occorrenti per far emergere i possibili elementi di
connessione tra le varie indagini svolte a livello nazionale ),anche una funzione di impulso
investigativo nei confronti delle diverse autorità giudiziarie nazionali, ponendo a disposizione tutti
gli elementi e i dati utili per iniziare un’investigazione o completarne una già avviata.
Questa banca dati ,che ancora deve essere completata e implementata,è in parte già in
funzione ed è stata costituita sulla base di un progetto italiano (EPOC Project) elaborato dal nostro
Ministero della Giustizia e da una Società di informatica rifacendosi al modello della banca dati in
uso presso la Direzione nazionale antimafia (Sistema SIDDA-SIDNA)

Il coordinamento tra le autorità nazionali competenti, per lo svolgimento delle forme più gravi di
criminalità, si dovrà poi necessariamente realizzare su un patrimonio informativo necessariamente
più ampio, costituito da tutte le informazioni fornite dagli altri organi comunitari e, in primo luogo

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dall’Europol e dall’OLAF , con i quali sono stati siglati accordi di collaborazione e protocolli di
intesa, per accertare i concreti elementi di connessione o collegamento tra le varie indagini.

V. Le prospettive future

L’Eurojust è l’ultima nata tra le strutture dell’Unione Europea create per combattere i
fenomeni più gravi di criminalità che travalichino i confini nazionali ma non è l’ultimo tassello nella
costruzione compiuta di un autentico spazio giuridico europeo nel contesto della cooperazione
prevista dal Terzo pilastro..

Per la definitiva realizzazione di tale spazio appare indispensabile un sostanziale


avvicinamento delle legislazioni degli Stati membri, con la progressiva adozione di norme comuni
relative agli elementi costitutivi dei reati e alle sanzioni, specie per quanto riguarda la criminalità
organizzata, il terrorismo, il traffico di essere umani e il traffico illecito di stupefacenti.

Questo obiettivo potrà realizzarsi soltanto con la creazione di un sistema penale comune
che comprenda il coordinamento delle indagini sia a livello di polizia che giudiziario e una
legislazione comune che superi o quanto meno attenui le barriere attuali derivanti dai confini
nazionali.

Un primo passo in avanti in questo senso era stato compiuto con l’elaborazione di un
Corpus Juris , contenente disposizioni penali per gli interessi finanziari della Comunità Europea
pubblicato nel 1997 da una Commissione di studio diretta dala Professoressa Mireille Del mas-
Marty, dell’Università della Sorbona.
Il progetto, finalizzato alla sola tutela degli interessi finanziari della Comunità , prevedeva norme
sia sostanziali che procedurali e contemplava la costituzione di un Pubblico ministero europeo,
titolare delle indagini preliminari in materia ( frode in danno del bilancio comunitario, corruzione,
abuso d’ufficio, malversazione, rivelazione di segreti di ufficio, ricettazione e riciclaggio di fondi che
costituiscono il prodotto o il profitto degli altri delitti, l’associazione a delinquere volta alla
commissione di un qualsiasi delitto prevista dal Corpus).
La costruzione di questo sistema penale europeo aveva però - e penso lo avrà anche nelle ulteriori
elaborazioni della figura del futuro Procuratore Europeo-il limite di presupporre sempre e
necessariamente l’esistenza dei sistemi nazionali penali, rispetto ai quali si pone come
integrazione e completamento.
Il principio guida che regola tutto il sistema , infatti, è che le indagini sono affidate al pubblico
ministero a livello europeo, ma la competenza per il giudizio continua ad appartenere ai tribunali
nazionali, che saranno chiamati ad applicare la normativa del Corpus Juris e, in via sussidiaria il
diritto nazionale.
Il tentativo di creare un sistema penale comune va certamente incoraggiato ma, allo stato attuale il
progetto del Corpus Juris, pur aggiornato nel 2000, non è mai stato adottato o trasfuso in atti
comunitarie sembra ormai definitivamente abbandonato anche perché sostituito da iniziative
successive nella materia.

Un altro passo avanti nella creazione di uno spazio giuridico europeo


Sembrava l’ iniziativa della Commissione (cd. Green paper ,2000, 608 def ), che seguiva le
indicazioni emerse nel vertice di Nizza del Dicembre 2000 e che ipotizzava una revisione dell’art.
280 del Trattato Ce, con l’inserimento dell’art. 280 bis.
Secondo questa proposta , avrebbe dovuto essere istituito un Procuratore europeo, incaricato delle
indagini e titolare dell’esercizio dell’azione penale per i reati che ledono gli interessi finanziari della

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Comunità. Il PPE avrebbe dovuto operare attraverso procuratori europei delegati nei rispettivi Stati
della Comunità, incaricati del raccordo tra la struttura centrale e le giurisdizioni nazionali.

Da ultimo l’istituzione di una Procura europea era stata prevista espressamente dalla
Convenzione sulla Nuova Costituzione Europea, che il 29 ottobre del 2004 è stata firmata a Roma
dai Capi di Stato e di Governo dei 25 Paesi dell’Unione Europea.
Nella Costituzione (Titolo III- art.III-175), che poi doveva essere attuata con decisioni quadro , si
parla di un Procuratore Europeo che dovrà essere istituito “a partire da Eurojust”, competente per
“individuare, perseguire e trarre in giudizio….. gli autori di gravi reati con ripercussioni in più Stati
membri e di reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione… Esercita l’azione penale per i
reati dinanzi agli organi giurisdizionali competenti degli Stati membri.”

La novità rispetto al sistema precedente delineato dal Titolo VI del Trattato sull’unione
Europea sta quindi nella creazione di un Ufficio del Pubblico ministero, con competenza in tutti gli
Stati dell’Unione e con potere di iniziativa penale, sia in materia di reati che ledono gli interessi
finanziari della Comunità, sia in ordine ai più gravi reati transnazionali.
Le linee guida del sistema restano però immutate per quanto concerne il giudizio che dovrà
sempre svolgersi innanzi agli organi giurisdizionali degli Stati membri.

La strada da percorrere per la completa integrazione dei sistemi giudiziari dei Paesi
membri della Comunità, come si vede, è ancora lunga e irta di ostacoli.
Allo stato non appare ancora possibile una piena integrazione tra i sistemi sostanziali e processuali
dei vari Paesi della Comunità, anche perché nessuno Stato vuole ancora rinunciare alla propria
sovranità nazionale in una materia tanto delicata come quella della giustizia.
Appare invece praticabile una politica di piccoli passi, che preveda, almeno per i reati più gravi, in
ordine ai quali l’interesse è comune a tutti i Paesi, la progressiva adozione di misure per la
fissazione di norme minime relative agli elementi costitutivi dei reati e alle sanzioni, nonché ai mezzi
procedurali comuni , con particolare riferimento alla criminalità organizzata, al terrorismo , al traffico
illecito di sostanze stupefacenti , al riciclaggio di denaro e alla contraffazione dell’Euro come una delle
principali minacce agli interessi finanziari dell’unione Europea .

In definitiva è proprio questo l’obiettivo minimo che realisticamente si era prefissato il Trattato di
Amsterdam , con la previsione dell’art. 31 , che parla di “di garanzia della compatibilità delle normative
applicabili negli Stati membri nella misura necessaria per migliorare la suddetta cooperazione e la
progressiva adozione di misure per la fissazione di norme minime relative agli elementi costitutivi dei
reati e alle sanzioni , con particolare riferimento alla criminalità organizzata, al terrorismo e al traffico
illecito di sostanze stupefacenti “ e che in parte è stato realizzato con le decisioni quadro sul mandato
di arresto europeo e sulle Squadre investigative comuni e che è poi quanto si prefiggeva la nuova
Costituzione Europea (artt. III-171-172).

Cesare Martellino
Rappresentante Italiano in Eurojust

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