Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Assolutamente musica
Assolutamente musica
Introduzione
I miei pomeriggi con Ozawa Seiji
Tutte le note a piè di pagina sono della traduttrice, le annotazioni tra
parentesi quadre sono di Murakami Haruki.
È solo in tempi relativamente recenti che ho cominciato a parlare
di musica con Ozawa Seiji. È vero che quando abitavo a Boston, dal
1993 al 1995, andavo spesso a sentire i suoi concerti, ma ero solo
uno dei tanti fan tra il pubblico e non lo conoscevo personalmente. In
seguito, per caso, sono diventato amico di sua figlia Seira. E da quel
momento ogni tanto mi è capitato di incontrarlo e di fare due
chiacchiere con lui; il nostro era un rapporto molto disteso e cordiale,
che non aveva nulla a che fare con i nostri rispettivi lavori.
Prima di iniziare questa serie di interviste, quindi, non avevo mai
avuto l’occasione di parlare seriamente di musica col Maestro
Ozawa. Una delle ragioni, probabilmente, era la quantità di lavoro
che assorbiva il suo tempo. Quando ci vedevamo, magari per bere
qualcosa, parlavamo di tanti argomenti tranne che di musica, proprio
perché lui vi dedicava già la sua intera esistenza; al limite vi
facevamo solo qualche accenno sporadico. Ozawa è una di quelle
persone che concentra tutte le energie nel lavoro, ed era
comprensibile che alla fine della giornata avesse bisogno di
staccare. Lo capivo ed evitavo di parlare di musica.
Nel dicembre 2009 gli fu diagnosticato un tumore all’esofago, e il
mese seguente subí un’operazione piuttosto invasiva. Fu quindi
costretto a ridurre drasticamente il lavoro per sottoporsi a un
impegnativo programma di riabilitazione. E forse proprio a causa
della sua convalescenza iniziammo a parlare di musica ogni volta
che ci incontravamo. Naturalmente Ozawa era debilitato, ma appena
toccavamo l’argomento sembrava ritrovare le forze. Parlare di
musica, anche se con un neofita come me, gli infondeva nuove
energie. A metterlo a suo agio era probabilmente proprio la mia
estraneità al suo mondo.
Da cinquant’anni sono un grande appassionato di jazz, e ho
sempre apprezzato la musica classica: colleziono dischi fin dagli
anni del liceo e vado ai concerti ogni volta che mi è possibile.
Soprattutto durante gli anni passati in Europa, dal 1986 al 1989, mi
sono letteralmente immerso nella musica classica. Insieme al jazz, è
sempre stata una ricca fonte di ispirazione per il mio cuore e il mio
spirito (e anche un’oasi di riposo). Se mai dovessero annunciarmi
che un giorno non potrò piú ascoltare jazz o musica classica, sulla
mia vita calerebbe un velo di tristezza. «Ci sono due tipi di musica, la
buona musica e tutto il resto»: se ci atteniamo a questa affermazione
di Duke Ellington, dovremo ammettere che sia la musica classica
che il jazz appartengono alla prima categoria. La gioia che proviamo
ascoltando «buona musica» trascende tutti i generi.
Un giorno in cui venne a trovarmi, mentre ascoltavamo musica e
chiacchieravamo, Ozawa Seiji mi raccontò una cosa molto
interessante a proposito del Concerto per piano n. 1 di Brahms
interpretato da Glenn Gould e Leonard Bernstein a New York nel
1962. «Che peccato lasciare che una storia cosí affascinante si
perda nel nulla», mi sono detto, «qualcuno dovrebbe registrarla e
scriverla». E per quanto possa sembrare presuntuoso, l’unico
«qualcuno» a cui riuscissi a pensare in quel momento ero io.
Quando parlai della mia idea a Ozawa Seiji, lui la accolse
favorevolmente: «Perché no? In questo periodo ho parecchio tempo
libero. Facciamolo».
Il tumore non aveva colpito solo Ozawa, ma aveva gettato nello
sconforto tutto il mondo della musica, me incluso. Forse, però, c’era
un aspetto positivo: avremmo avuto il tempo di passare lunghe ore
insieme a parlare di musica. Come dicono gli inglesi, anche dietro le
nuvole piú nere brilla il sole.
GOULD E KARAJAN.
CONCERTO PER PIANOFORTE N. 3 IN DO MINORE DI BEETHOVEN
MURAKAMI Oggi volevo soprattutto farle ascoltare il Concerto per
piano n. 3 di Beethoven, nell’interpretazione di Karajan e Gould.
Non è una registrazione in studio, è un concerto dato a Berlino nel
’57, con i Berliner Philharmoniker.
Terminata la lunga e imponente introduzione orchestrale, entra il
piano di Gould e inizia il suo dialogo con l’orchestra (3:10).
MURAKAMI Qui, l’orchestra e il piano non suonano insieme, non
trova?
OZAWA Ha ragione, non sono perfettamente insieme. E qui, non
attaccano insieme.
MURAKAMI Dobbiamo dedurne che non si erano preparati bene
durante le prove?
OZAWA No, no, non credo. Ma in certi passaggi, l’orchestra
dovrebbe adattarsi a quello che fa il solista.
MURAKAMI E immagino che all’epoca Karajan e Gould non
avessero lo stesso prestigio.
OZAWA Be’, no, certo. Era il ’57 e Gould era agli inizi, mi pare.
MURAKAMI Forse è solo una mia impressione, ma penso che
durante tutti i primi tre minuti, quando c’è solo l’orchestra, il suono
è davvero molto beethoveniano, molto tedesco. Mentre il giovane
Gould, appena entra, cerca di liberarsi di quest’impronta, di
ingentilirla, di proporre la propria musica... Il risultato è che il
solista e il direttore d’orchestra non sono mai insieme, e a poco a
poco finiscono per allontanarsi sempre piú l’uno dall’altro. Non
voglio dire che sia necessariamente sbagliato, ma...
OZAWA L’interpretazione di Gould è molto libera. E questo si
spiega forse col fatto che non è europeo, ma è un canadese che
vive in America del nord e non in un Paese germanofono, il che
potrebbe fare una grande differenza. Il Maestro Karajan invece
aveva la musica di Beethoven nel sangue, e non ammetteva
discussioni. Qui è tedesco dall’inizio alla fine, è come se dirigesse
una sinfonia. E non aveva certo intenzione di adattare il suo stile
a quello di Gould.
MURAKAMI Un po’ come se stesse dicendo: «Io farò la mia parte
nel modo in cui va fatta, lei suoni pure come le pare». Negli
assoli, nella cadenza, in tutto, Gould crea il suo mondo. Ma il
solista e l’orchestra non si incontrano quasi mai, danno la
sensazione di essere un po’ sfasati.
OZAWA Questo però non sembra dar fastidio al Maestro Karajan,
non pensa?
MURAKAMI Per niente, in effetti. È calato in un universo personale.
Mentre Gould va avanti col suo ritmo, quasi avesse rinunciato fin
dall’inizio ad ogni speranza di collaborazione. Come se Karajan
costruisse la musica in verticale, dalle fondamenta, e Gould
invece tendesse verso la dimensione orizzontale.
OZAWA Malgrado tutto è interessante, no, ascoltare questo
concerto suonato cosí? A mio parere, nessun altro potrebbe
dirigere un concerto con tanta sicurezza, come se si trattasse di
una sinfonia, senza mai preoccuparsi del solista.
GOULD E BERNSTEIN.
CONCERTO PER PIANOFORTE N. 3 IN DO MINORE DI BEETHOVEN
IMMERSEEL AL FORTEPIANO,
BEETHOVEN SU STRUMENTI D’EPOCA
DA TELEMANN A BARTÓK
FISCHI A MILANO
Qui sotto i lettori troveranno la lista delle opere su cui gli allievi si
sono esercitati. Cosí potranno farsi un’idea del tipo di musica che
ancora sento nelle orecchie:
www.einaudi.it
www.biancamano2.it
Il blog della Narrativa Straniera e delle Frontiere.
Copertina
Frontespizio
Assolutamente musica
Introduzione. I miei pomeriggi con Ozawa Seiji
Prima conversazione. Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 di Beethoven
e qualche altra opera
Primo interludio. A proposito dei collezionisti maniacali
Seconda conversazione. Brahms alla Carnegie Hall
Secondo interludio. Rapporto tra la scrittura e la musica
Terza conversazione. Quel che è successo negli anni Sessanta
Terzo interludio. Le bacchette di Eugene Ormandy
Quarta conversazione. Sulla musica di Gustav Mahler
Quarto interludio. Dal blues a Mori Shinichi
Quinta conversazione. Le gioie dell’opera
Una piccola città svizzera
Sesta conversazione. «Non c’è un modo stabilito di insegnare. Il metodo si
crea insegnando, in base alla situazione»
Postfazione. di Ozawa Seiji
Il libro
L’autore
Dello stesso autore
Copyright