“IL SORPASSO”: LA COMMEDIA ALL’ITALIANA E IL MIRACOLO ECONOMICO
La commedia del boom, la forma più pura di commedia
all’italiana, occupa il periodo compreso tra il 1958 e la prima metà degli anni ’60 e storicamente coincide con il miracolo economico italiano, di cui racconta la fase ascendente (conclusa nella prima metà degli anni ’60), la cieca euforia, i luoghi (comuni) e i novelli status symbol, ma anche le prime vaghe nevrosi che già iniziano a insidiarsi sottopelle nel tessuto sociale, politico ed economico nazionale. Importante diventa l’apparire: il cinema degli anni ’60 racconta la messa in scena di un’opulenza illusoria, costruita sulle sabbie mobili. L’italiano popolare, il piccolo e medio-borghese, mimetizza sempre più le proprie povere origini ed entra di slancio nella civiltà dei consumi. Il nuovo status non gli impedisce di accorgersi che la rapidità del mutamento è stata eccessiva, il cammino alle sue spalle è disseminato di rovine sentimentali e il benessere economico è raggiunto al prezzo del deserto affettivo e alla rinuncia di non pochi ideali e valori.
Il Sorpasso si inserisce in questo contesto e spesso ne è
stato considerato l’espressione più perfetta. Vi sono infatti alcuni elementi tematici ricorrenti nella commedia del boom, la maggior parte dei quali trovano una traduzione assai nitida nel film di Risi. Ma sempre, il luogo comune nella prima commedia all’italiana, costringe il piccolo protagonista del boom a un confronto difficile con il proprio contesto sociale, quello del miracolo economico: ed esiste un luogo che più di altri incarna questa competizione strisciante: l’autogrill, territorio eletto della modernità massiva che abbandonata la stabilità dei propri riferimenti tradizionali, imbocca la strada dinamica e vacillante della contemporaneità. L’autogrill – «non-luogo» per eccellenza e luogo comune per antonomasia – è la metafora toponomastica più eclatante dell’identità fantasmatica, collettiva e materialistica nella civiltà del boom. nel Sorpasso, dove la speranza di poter spegnere la sete (con la benzina, con le sigarette, l’aperitivo o l’attenzione della cassiera) si risolve in una nuova frustrazione (per Roberto, che resta imprigionato nella toilette). Come sempre succede ai protagonisti della prima commedia all’italiana, i quali inanellano una frustrazione dietro l’altra, una sconfitta dietro l’altra, una sequela inarrestabile e inevitabile di insuccessi. Perché, alla fin fine, gli eroi della commedia del boom hanno sempre le solite facce, indossano gli stessi abiti un po’ logori, quelli dei cantori dell’italian easy way of life nata sull’onda della golden age nostrana di cui rappresentano in realtà i «grandi esclusi», quelli che arrancano più o meno vistosamente nell’arte di arrangiarsi, i parassiti del miracolo che mirano a partecipare al luculliano banchetto senza riuscirvi e dovendosi accontentare delle poche briciole che avanzano dalla spartizione della torta degli «altri».
Il sorpasso, il migliore risultato della pur densa filmografia risiana
e, forse, in assoluto la più bella «commedia all’italiana» […] del decennio. Qui, due personaggi contrapposti, Roberto e Bruno, sono rispettivamente un introverso e un estroverso, un pensoso e un superficiale, ma anche un problematico e un cinico, uno che si fa la vita «difficile» e uno che se la fa oltremodo «facile». La commedia, alla fine, si piega amaramente in dramma; ma non è in questa conclusione, forse alquanto posticcia (così come lo era quella del film precedente), che sta la morale della favola. L’interesse del film, che ha nel complesso una splendida tenuta ed è confortato da una duplice buona interpretazione di Trintignant e di Gassman (quest’ultimo soltanto a tratti eccessivo), sta nella intelligenza del confronto Roberto/Bruno che, per quanto sovente diluito in una episodica costruita attorno alla battuta divertente e non sempre con il necessario senso della misura, assume il rilievo abbastanza corposo di un contrasto esistenziale: ma non tanto, o non soltanto, tra psicologie diverse, quanto fra scelte opposte e opposte tendenze dei tempi e della società. essenzialmente l’unione di due caratteri diversissimi in un contesto ben definito a livello sociale, tanto da far risultare le azioni e gli avvenimenti che si susseguono nella narrazione come dei precisi riferimenti allegorici che forniscono con precisione l’immagine di un dato periodo della storia e della società italiana. […] Bruno vive pienamente l’ottimismo che la penisola sta attraversando […] Roberto, di contro, è l’emblema di chi non riesce ad allinearsi con l’ottimismo esasperato presente nella società, il simbolo di coloro che non riescono a vivere pienamente l’ottimismo del periodo cogliendo i tempi giusti per l’azione. […] Bruno è l’azione, Roberto l’indecisione; Bruno è la tensione vitalistica ammantata di facile progresso, Roberto è il quieto vivere e l’incapacità di approfittare degli eventi. […] La mancanza di allineamento alla mentalità a lui contemporanea pone Roberto fuori da ogni contesto, emarginato dalla sua indolenza caratteriale e quindi corpo morto in una collettività in continuo movimento.