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Sentenza Cassazione Penale N.

33285 del 11/08/2008

Esposizione a campi elettromagnetici e lesioni personali

CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE


Quarta Sezione Penale
(…)

SENTENZA

sul ricorso proposto da:


BALLI SERGIO
n. il 14/8/1930
difeso dall'Avv.to Francesco Vassalli nonché dall'Avv.to Vittorio Virga entrambi difensori di
fiducia

COMUNE DI RIMINI
ENEL spa
GIOVAGNOLI RAFFAELE
SILIQUINI LUIGI
L'Enel difeso dall'Avv.to Giovambattista Murdaca di fiducia;

altre parti civili difese dall'Avv.to Maurizio Ghirelli di fiducia; Benzi e Siliquini difesi altresì
dall'Avvocato Luigi Benzi di fiducia

avverso sentenza resa da Corte di Appello di Bologna in esito all'udienza del 2216/2004
letti gli atti, la sentenza impugnata , il ricorso, la memoria per la parte civile con nomina
dell'Avvocato Ghirelli e la memoria per l'imputato udita la relazione svolta alla pubblica
udienza dal consigliere Dott. Gaetanino Zecca udito il Procuratore Generale in persona del
Dott. Annamaria De Sandro che ha concluso per l'annullamento senza rinvio perché il fatto
non sussiste sentito l'Avvocato Ghirelli per le parti civili che ha concluso per il rigetto del
ricorso proposto dai difensori dell'ing Balli e di Enel spa confermando le statuizioni
civilistiche adottate dalla sentenza impugnata previa conferma della avvenuta prescrizione
del reato sentiti gli Avvocati Vassalli e Virga per il ricorrente
Premesso in fatto

La sentenza resa II 22/6/2004 dalla Corte di Appello di Bologna, riforma parzialmente la


sentenza dell'allora Pretore di Rimini, che aveva condannato l'imputato alla pena di mesi
tre di reclusione oltre risarcimento del danno in favore del Comune di Rimini e, unitamente
al responsabile civile ENEL al risarcimento del danno ( da liquidare in separato giudizio) in
favore delle parti civili Giovagnoli e Siliquini nonché condannava il responsabile civile alla
riduzione In pristino con la disattivazione di corrente A 380.000 VOLTS nel tratto di linea
interessante le abitazioni delle parti civili.
La sentenza di appello dichiara non doversi procedere nei confronti dell'imputato Balli per
essere il reato addebitato estinto a causa di intervenuta prescrizione, conferma le
statuizioni civili della prima sentenza tranne quella relativa alla riduzione in pristino
imposta al responsabile civile, statuizione che revoca con remissione a separato giudizio.
Infine la sentenza di appello condanna il responsabile civile e l'appellante Balli in solido
alle spese del grado sostenute dalle parti civili.
Contro tale provvedimento ha proposto ricorso per cassazione l'ingegner Sergio Balli che
ha domandato l'annullamento del provvedimento stesso.
All'udienza pubblica del 22/11/2007 il ricorso è stato deciso con il compimento degli
Incombenti prescritti dal codice di rito.

Ritenuto in diritto

Il ricorso dell'ing. Balli è ammissibile perché proposto per un interesse che ha rilievo sul
piano del processo penale e sul piano delle responsabilità patrimoniali derivate da reato.
il ricorso Balli qualifica la motivazione della Corte di Appello relativa al nesso di causalità
come motivazione apparente per non avere essa risposto alle censure mosse con l'appello
Il ricorso rileva la inesistenza In atti dei significati attribuiti alle ricerche scientifiche
menzionate sicché nega che il giudice di appello abbia logicamente motivato sulla alta
probabilità logica e abbia individuato vere evidenze di leggi scientifiche.
II ricorso nega la significanza statistica del campione assolutamente esiguo considerato, e
sottolinea il difetto assoluto di motivazione In ordine alla inesistenza di ipotesi causali
alternative.
Con riguardo alla nota sentenza delle SU 11/9/2002, cd Francese, resa su un caso di
reato colposo omissivo improprio caratterizzato da colpa professionale di un sanitario, il
ricorrente espone le ragioni per le quali l'esatta applicazione dei principi di diritto in quella
enunciati, avrebbe dovuto portare ad una declaratoria di insussistenza del nesso causale
sottolineando il principio in forza del quale pretese difficoltà di prova non possono mai
legittimare una attenuazione del rigore nell'accertamento del nesso di condizionamento
necessario, e, con essa, una nozione "debole" della causalità che porterebbe a violare i
principi di legalità e di tassatività della fattispecie e della garanzia di responsabilità per
fatto proprio....
Il ricorso evidenzia poi che dal ritenuto certo nesso di causalità la sentenza ha ricavato la
oggettiva prevedibilità degli eventi lesivi e, dunque, la colpa generica addebitata al Balli,
laddove l'esatta osservanza delle normative tecniche esistenti all'epoca deve esonerare da
ogni addebito di colpa.
La motivazione impugnata è sintetica. Rigetta l'assunto della improspettabilità di una colpa
generica, ritiene la efficacia della querela per le violazioni commesse nel tre mesi
precedenti la presentazione della querela del 10/3/93, considera teorici effetti del
pensionamento del Balli avvenuto nel 1995 sull'esercizio della rete elettrica.
La sentenza ritiene esistente e provato Il nesso di causalità tra la condotta (omissiva e
commissiva) del Balli richiamando rilevazioni statistiche, le conclusioni di studi scientifici,
riguardanti il rapporto tra cefalea ed esposizione a campi magnetici, la accertata
remissione delle cefalee all'atto dell'allontanamento dalla zona prossima all'elettrodotto,
l'alta probabilità della causalità testimoniata dal dato statistico relativo ad undici
osservazioni sul campione di 15 esaminati fra gli abitanti in prossimità dell'elettrodotto.
La sentenza ritiene accertata la esistenza dell'elemento soggettivo necessario al
perfezionamento della ipotesi criminosa. La sentenza che costituisce nel suo percorso
giustificativo, unico compendio motivazionale con quella di primo grado, per un verso da'
conto della inosservanza delle regole circa le distanze degli elettrodotti dalle case abitate e
per altro non può ricevere censura per aver accertato una colpa anche generica consistita
nel progettare e gestire l'elettrodotto con danno della salute degli abitanti delle case poste
in prossimità dei tralicci e della linea , danno la cui rilevanza penale mai sarebbe stata
rimossa dal rispetto di norme regolamentari minime inidonee a elidere il diritto
costituzionale alla salute e la tutela penale della integrità fisica dei cittadini.
La sentenza impugnata ha fatto attenta applicazione, pur nella sua necessaria brevità
motivazionale, dall'insegnamento di SU 30328/2002. Basterà ricordare in propositi un solo
passaggio della motivazione di quella sentenza tante volte richiamata: ferma restando la
struttura ipotetica della spiegazione causale, secondo il paradigma condizionalistico e lo
strumento logico dell'astrazione contro il fatto, sia in dottrina che nelle più lucide e
argomentate sentenze della giurisprudenza dl legittimità, pronunciate in riferimento a
fattispecie di notevole complessità per la pluralità e l'incertezza delle ipotesi esplicative
dell'evento lesivo (Sez. IV, 24.6.1986, P., rv. 174511-512; Sez. IV, 6.12.1990, B., rv.
191788; Sez. IV, 31.10.1991, R., rv. 191810; Sez. IV, 27.5.1993, R., rv. 196425; Sez. IV,
26.1.1998, P.G. in proc. V., rv. 211847), si è osservato che, in tanto può affermarsi che,
operata l'eliminazione mentale dell'antecedente costituito dalla condotta umana, il risultato
non si sarebbe o si sarebbe comunque prodotto, in quanto si sappia, "già da prima", che
da una determinata condotta scaturisca, o non, un determinato evento.
E la spiegazione causale dell'evento verificatosi hic et nunc, nella sua unicità ed
irripetibilità, può essere dettata dall'esperienza tratta da attendibili risultati di
generalizzazione del senso comune, ovvero facendo ricorso (non alla ricerca caso per
caso, alimentata da opinabili certezze o da arbitrarle intuizioni individuali, bensì) al modello
generalizzante della sussunzione del singolo evento, opportunamente ridescritto nelle sue
modalità tipiche e ripetibili, sotto "leggi scientifiche" esplicative dei fenomeni.
Nella sentenza Impugnata la probabilità scientifica riferita ai CTU , la probabilità statistica
legata ad un campione su piccolo campo ma in realtà su campo totale degli esaminati
nella stessa condizione di esposizione, la probabilità logica derivante dall'incrocio di questi
dati con la considerazione che il male regrediva in caso di allontanamento dalla
esposizione, costituiscono adeguata motivazione sulla causalità nella considerazione che
la validità dei postulati assunti a fondamento del ragionamento sillogistico è riscontrata da
regole generali di esperienza e da rilevazioni empiriche specifiche effettuate sul campo (il
male regrediva in caso di allontanamento dalla zona di esposizione a onde e a campi
elettromagnetici). La individuazione del nesso di causalità è stata compiuta con una
semplice operazione sillogistica fondata su premesse corrette. La correttezza logica del
ragionamento motivazionale ha cercato e trovato riscontro nel controllo empirico del
postulati assunti come premesse dell'itinerario logico compiuto. La logica della credibilità
dei nessi, della accettabilità del predicati, della coerenza delle conclusioni raggiunte, si è
costruita su incroci di considerazioni probabilistiche, di affermazioni scientifiche ciascuna
in se relativa, ma tutte insieme fonte di certezza non sostituibile con affermazioni
altrettanto ragionevoli, persuasive e, in definitiva, altrettanto logicamente inattaccabili.
Il ricorso è infondato e deve essere rigettato. Tanto è decisivo per ogni conclusione Enel. Il
ricorrente deve essere condannato al pagamento, secondo le specifiche indicazioni del
dispositivo, delle spese dei procedimento e alla rifusione delle spese sostenute dalle tre
parti civili che hanno presentato loro conclusioni

PQM

Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e alla


rifusione delle spese sostenute dalle parti civili R. Giovagnoli , L. Siliquini e Comune di
Rimini in persona del suo legale rappresentante in carica e liquida le stesse in Euro
2400,00 oltre Iva e Cpa e spese come per legge.

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