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Vedete questa immagine? Beh, si tratta di oro prodotto dal nulla: lì dove prima l‟oro non c‟era ora
c‟è. (fonte immagine: nota "a")
All‟Università di Benares, in India, c‟è un Dipartimento di Alchimia; al primo piano del tempio di
Kashi Viswanath, che si trova all‟interno dell‟Università di Benares, fondata negli anni „30, c‟è una
targa di marmo con una scritta in lingua Hindi che, tradotta in italiano, suona così: “Nel mese di
Charitra masa, Samvad 1999 (data del calendario Hindi che corrisponde all’incirca al 1930), un
vecchio residente del Punjab di nome Pandit Krishnapal Rasa Vaidya, attualmente abitante a
Kashi, ha effettuato un esperimento di alchimia in Rishikesh alla presenza di Mahadeva Desai (PA
del Mahatma Gandhi), Goswami Ganesh Datta e G. K. Birla. Il mercurio fornito da Desai fu
convertito in 18 kg. di oro il quale fu offerto in dono al Sanathan Dharma Prathinidhi Sabha del
Punjab; esso ha fruttato 72.000 rupie alla sunnominata fondazione. Il Pandit Krishnapal ha in
seguito ripetuto questo esperimento alla presenza di Shri Pratap Singh della Benares Hindu
University”.
Curiosi, vero?
Parliamone...
Questo servizio è un'appendice al libro LIFE i segreti della Ghiandola Pineale (IO SONO
edizioni) in cui la maggiore percentuale delle pagine è basata sull'Alchimia. La ricetta alchemica
contenuta in questo servizio è quindi un rimando ad una parte del libro.
Abbiamo spesso sentito parlare dell‟Alchimia come favola e tutto ciò che in qualche modo avevamo
percepito come "vero", veniva miseramente risposto nella cantina della nostra anima.
Il fatto di credere che una sostanza possa divenire un‟altra è qualcosa che, per la scienza ufficiale, è
relegata solo a quei sistemi ad altissima energia che, per mezzo di alcune forze, rendono possibile
tale fenomeno detto di trasmutazione atomica.
L‟idrogeno (simbolo H), ad esempio, avendo come numero atomico 1, possiede un protone e un
elettrone; la presenza dei neutroni, invece, visti come collante dei protoni (collante nucleare
necessario a tenere insieme cariche uguali che si respingerebbero, in questo caso i protoni), segue
leggi che in questo momento non è il caso di indagare.
Seguendo questa logica, l‟elemento atomico numero 2, l‟elio, dovrà necessariamente avere due
elettroni e due protoni più almeno un neutrone che fa da collante ai protoni; e così via...
E' stata così configurata la Tavola periodica degli elementi, così chiamata in quanto,
periodicamente, gli elementi si ritrovano graficamente incolonnati per caratteristiche affini.
La parola Alchimia non ha etimologia certa anche se, essendo questa “scienza” (e dopo vedremo
che lo è) di provenienza araba, essa potrebbe essere composta da Al-chimia e significare la chimica
di Allah, cioé la chimica di dio.
Perché credo che tale definizione, seppur non sicura, possa essere reale ed indichi effettivamente
un‟attività divina?
Una volta lessi, in un libro di Alchimia, che il metallo che oggi compone una miniera, domani sarà
trasformato in un altro per l'opera delle foze vitali. Ad esempio, ciò che oggi è ferro ad esempio,
dopo (per ipotesi) un milione di anni, grazie a forze naturali, quel prima diverrà piombo, poi
mercurio, poi argento e dopo un altro milione di anni quello stesso metallo diverrà oro e, se il tutto
viene lasciato covare dal fuoco della natura, esso ritornerà ad essere ferro.
In definitiva l‟Alchimia è una procedura capace di catturare-amplificare-indirizzare le forze della
natura rendendo possibili tali effetti trasmutatori nel nostro laboratorio di casa.
D'altro canto, senza necessariamente chiuderci in un laboratorio e sostituirci alla natura, possiamo
già vedere con i nostri occhi l‟uranio divenire naturalmente piombo.
L'uranio è un elemento radioattivo, cioè una sostanza che naturalmente emette energia sotto forma
di radiazioni e, nell‟atto di emettere, decade perdendo parte della sua massa (si parla di decadimento
radioattivo o disintegrazione) divenendo, così, piombo; il decadimento, quindi, è quel processo
secondo cui un elemento si trasforma in un altro, emettendo energia e particelle.
Quindi, ciò che oggi è una miniera di uranio, domani sarà una miniera di piombo: un determinato
tipo di uranio si trasformerà in piombo in circa mezzo miliardo di anni a seguito di decadimento
spontaneo; da notare che l‟uranio ha numero atomico 92, il piombo 82.
LE FORZE DELL’UNIVERSO
La scienza ci dice che in questo universo ci sono 4 forze che regolano tutta l‟esistenza; queste forze
sono:
- gravità
- elettromagnetismo
- forze nucleari forti
- forze nucleari deboli
Questo è il motivo per cui gli atomi possono esistere e non si “smontano”; la forza elettromagnetica
tende a far allontanare le particelle con carica uguale (protoni), ma la forza forte, anche se ha un
raggio d'azione breve, riesce a vincere questa repulsione e tiene unito il nucleo. Si tratta, dunque, di
forze enormi e per liberarle possiamo usare il metodo della fissione nucleare, sul cui principio si
basa la bomba atomica.
fissione nucleare (1)
Attraverso la fissione nucleare è possibile, per mezzo di una particella-proiettile, spaccare il nucleo
di un atomo rendendolo due atomi più leggeri; il caso classico è quello dell‟uranio il quale, colpito
da un neutrone, si divide in atomi più piccoli come torio, cesio, berillio, rubidio e altri.
Se poi la fissione nucleare diviene fissione nucleare a catena, abbiamo la Bomba Atomica.
Come funziona la bomba atomica? Costruirne una è la cosa più semplice del mondo, ammesso di
possederne i materiali necessari; per ottenere una bomba atomica, infatti, è sufficiente unire due
parti da 25 chili cadauna del materiale radioattivo che la costituisce, provocando spontaneamente, in
quel medesimo istante, un'esplosione nucleare.
Esiste, ovviamente, una ragione per cui accade tutto ciò e si tratta di un motivo statistico.
Come abbiamo visto, il decadimento spontaneo degli elementi radioattivi avviene per emissione di
energia e di particelle; l‟uranio, infatti, mentre decade, emette neutroni.
Nel caso della fissione nucleare a catena, capace di far esplodere una bomba atomica, ciò che
accade è che i neutroni-proiettili spaccano i nuclei degli atomi.
Perché in natura non accadono esplosioni nucleari spontanee? I motivi tecnici sono vari, tra cui il
fatto che c‟è bisogno di un particolare tipo di uranio (chiamato uranio arricchito 235), in grado di
emettere grosse quantità di neutroni; è, inoltre necessario, avere a disposizione 50 chili di questo
uranio, in quanto, nel caso di una quantità inferiore, i neutroni liberati sarebbero
statisticamente pochi da non poter innescare un processo di fissione a catena degli atomi.
Quando, però, 50 chili di questo uranio arricchito sono impacchettati in un corpo unico,
è statisticamente probabile che i neutroni emessi possano colpire e spaccare tanti nuclei che a loro
volta emetteranno tanti altri neutroni che, a catena, colpiranno altri nuclei e così via.
Tale condizione è chiamata Massa Critica. Fortunatamente di questo uranio arricchito, in natura, ce
n‟è solo lo 0,72% per aggregato minerale di uranio e questo è il motivo per cui non si può avere
un'esplosione nucleare spontanea.
Il detonatore di una bomba atomica, quindi, non è altro che un sistema meccanico che mette insieme
varie fette di uranio (come il cocomero tagliato in più parti) che, una volta unite,
generano l‟esplosione nucleare. Il risultato di una reazione di fissione nucleare, peraltro, è sempre,
oltre che le raccapriccianti quantità di energia emesse, che tutto l’uranio diventa qualcos’altro.
Schema di
una reazione
nucleare.
1) Un nucleo
di uranio 235
viene
"bombardato"
da un
neutrone e
avviene la
fissione che
spezza il
nucleo in due
frammenti e
libera tre
neutroni e
dell'energia.
2) Uno di
questi
neutroni è
assorbito da
un altro
nucleo di
uranio 238 ed
è perso nel
bilancio. Un
secondo
neutrone può
"fuggire" dal
sistema o
essere
assorbito da
un elemento
che non
continua la
reazione. Il
terzo
neutrone
viene
assorbito da
un nucleo di
uranio 235
che si spezza
in due
frammenti
liberando due
neutroni e
dell'energia.
3) I due
neutroni
liberati si
scontrano con
due nuclei di
uranio 235 e
ogni nucleo
libera da uno
a tre neutroni
che servono
per
continuare la
reazione a
catena.
schema di una reazione nucleare a catena (2)
Anche in natura avvengo reazioni trasmutatorie (di cui l'uranio/piombo è un esempio), ma queste
richiedono milioni di anni, mentre è possibile accelerarle solamente usando energie elevatissime:
nel sole, che è una stella e quindi un luogo di forze enormi, nelle esplosioni atomiche oppure in
qualsiasi altro sistema ad alta energia, tipo fulmini o appositi apparati tecnologici atti a fare
esperimenti di collisione di particelle (come gli acceleratori di particelle che sono presenti in varie
parti del globo).
In conclusione, dato che il ferro non si degrada per emissione spontanea di radioattività e nel nostro
laboratorio alchemico non abbiamo modo di creare fenomeni di fissione nucleare, probabilmente,
anzi certamente, il nostro esperimento alchemico avrà successo solo se siamo in grado di
"spingere", in qualche modo, le naturali forze in gioco, le forze nucleari deboli.
La forza nucleare debole è l'unica forza che agisce sulle coppie di particelle elementari. Quando
parliamo di particelle elementari, non stiamo parlando di atomi, ma di ciò che li compone, cioè,
oltre che dei neutroni protoni ed elettroni, anche dei leptoni, muoni, neutrini, gluoni e cose del
genere. La forza nucleare debole ha un raggio d'azione breve ed è 100.000 volte meno
consistente della forza forte; essa non è in grado di tenere unite delle particelle e proprio la sua
debolezza permette al neutrone di scindersi in un protone più un elettrone più un neutrino (una
particella più piccola del neutrone).
Il decadimento radioattivo è un fenomeno naturale causato dalle forze nucleari deboli per cui la
materia, in un arco di tempo lunghissimo, si trasforma perdendo (o acquisendo, secondo
l‟alchimia) particelle in modo tale da evolversi continuamente.
Ciò che oggi è una miniera di uranio, domani sarà una miniera di piombo; secondo l‟Alchimia ogni
cosa è soggetta alla forza nucleare debole e quindi ogni cosa tende a trasformarsi, seppur dopo
epoche, in qualcos‟altro. Questa è alchimia naturale, ma su questi tempi si può intervenire in
laboratorio e ottenere nell'arco di poche settimane ciò che la natura compie in milioni d'anni.
Adesso una notizia riservata che spiega una frase di prima. I metalli che gli alchimisti definiscono
"imperfetti" nascono per primi: il ferro si trasforma in rame che, perfezionandosi, si trasmuta in
piombo che, a sua volta, diviene stagno, poi mercurio, poi argento e infine oro. Secondo l'alchimista
Alberto il Grande, nel suo Le Composé des composés, la generazione dei metalli avviene con
periodicità circolare, cioè passando dall'uno all'altro seguendo un cerchio.
Ma voglio dirvi di più: secondo l'alchimista arabo Glauber, i metalli, una volta arrivati allo stato
dell'oro, ripercorrono il ciclo in senso inverso divenendo sempre più imperfetti fino a divenire ferro
per poi riprendere il viaggio verso la perfezione (Glauber: L'Oeuvre minéral).
Secondo l‟alchimia, inoltre, il piombo (numero atomico 82), il mercurio (n.a. 80), l‟oro (n.a. 79) e
altri metalli, quali ferro, platino, rame ed altri che fanno parte di un gruppo chiamato sulla Tavola
Periodica heavy platinum, sono in relazione tale tra loro nel senso che possono essere
vicendevolmente trasmutati e lavorati per produrre la mitica Pietra Filosofale.
Per quanto mi riguarda, sono convinto che la forza nucleare debole è la volontà divina in azione, ciò
che per Dante Alighieri disse essere l'amor che move il sol e l'altre stelle (Paradiso XXXIII, 145).
L‟esperimento che segue è estratto dal Comunicato Andromeda 85/2001 dal titolo Fate da voi il
vostro oro! a cura del fisico Roberto Monti il quale afferma di aver scoperto il motivo per cui
gli scienziati Fleischmann e Pons, scopritori della fusione fredda nel 1988, si erano sbagliati nella
loro procedura.
Monti riferisce che nel loro sistema il Palladio non agiva solo come catalizzatore delle reazioni
Deuterio+Deuterio ma “entrava” nelle reazioni, inquinando il sistema e quindi fermando la reazione
di produzione infinita di energia.
Vediamo cosa dice il Dott. Monti di tutta questa storia e della produzione dell'oro.
Come conseguenza delle reazioni nucleari a debole energia (reazioni “Alchemiche”) tra Palladio e
Deuterossido di Litio (LiOD) è che il Palladio bruciava come un cerino formando una pletora di
nuovi nuclei e ciò bloccava la reazione e non la rendeva continua.
Per farla breve, fu presto evidente che il cerino di Fleischmann e Pons poteva bruciare una volta
sola (l‟esperimento non era “riproducibile”) e non poteva quindi essere una “sorgente continua di
energia”; la “non riproducibilità” dell'esperimento, pertanto consentì al mondo accademico di
affondare rapidamente la questione.
Nel 1996 lo scienziato Mizuno, insieme ai suoi collaboratori, andò finalmente a vedere cosa c‟era
negli elettrodi di Palladio dopo le reazioni di “Fusione Fredda” e vi trovò, entro uno strato di
spessore di un micron, Cromo, Ferro, Rame, Platino, Calcio, Titanio, Manganese, Cobalto, Zinco,
Cadmio, Stagno, Piombo, Gadolinio, Arsenico, Bromo, Antimonio, Tellurio, Indio, Xeno, Afnio,
Renio e Iridio.
Conobbi Bockris in un convegno a Como e quando nel 1992 un imprenditore d‟assalto (tale
William Telander) gli offrì un sostanzioso mucchio di dollari per ripetere alcuni test di
“trasmutazione dei metalli” ideati da un certo Joe Champion (il progetto fu battezzato “The
Philadelphia Project”), ritenne opportuno farmi venire dall‟Italia a College Station, Texas, come
unico “esperto di Alchimia” di sua conoscenza. Dovevo restare una settimana: rimasi sei mesi.
Cominciai, ovviamente, a prendere gusto alla faccenda, ma quando si tratta di questioni scientifiche,
io mi fido solo di me stesso: volevo essere ben sicuro che non ci fosse il trucco. Così, approfittando
del fatto che l‟assistente cinese e quello indiano staccavano regolarmente alle cinque del
pomeriggio (per me quasi prima mattina), preparai un test in completa solitudine aggiungendo
qualche spunto preso dalle mie letture alchemiche.
Ricordo molto bene il momento in cui, alla fine delle varie operazioni, mi ritrovai a guardare nove
palline gialle, di oro puro, sul fondo di un beaker (definizione di beacker: contenitore in genere in
vetro in uso nei laboratori di chimica).
Nell‟ottobre 1992 tornai in Italia e feci al CNR una nuova offerta: produrre metalli nobili come oro,
argento, platino, usando le miniere della Sardegna a “copertura”, per sanare il debito pubblico.
Non ho mai avuto risposta: suppongo abbiano pensato che ero matto.
Decisi allora di modificare il progetto iniziale: pensai di utilizzare le reazioni di trasmutazione per
abbattere le scorie radioattive, pericolose e scomodi scarti delle centrali nucleari e, in particolare, di
usare la produzione di argento come mezzo principale per l‟abbattimento delle scorie. Questo
progetto trovò credito e finanziamento da parte di una compagnia Canadese, con la quale lavoro
tuttora.
I risultati sperimentali mi hanno confermato che le indicazioni riscontrabili nei testi di Alchimia
sono sempre corrette, provando che l‟Alchimia è una scienza sperimentale e voglio dimostrarlo
mediante un esperimento facilmente riproducibile da chiunque e con una spesa relativamente bassa.
PREPARAZIONE DELL’ORO
Gli ingredienti:
PS: come si può ben vedere dai costi, specie quello del mercurio, non è conveniente produrre oro in
questo modo, ma certamente rende scientifica l'operazione di trasmutazione alchemica.
Prima operazione
Si dissolvano 100 g di Hg in Acido Nitrico (HNO3) nella proporzione 1:5 (esempio: 100 cc di
HNO3 + 500 cc di H2O distillata per un totale di 600 cc).
È sufficiente mettere il Mercurio entro un beaker da 250 cc in vetro Pirex (euro 5).
Si versi sul Mercurio la soluzione di Acido Nitrico 1:5 fino a colmare il beaker.
Si ponga il beaker su una piastra riscaldante regolando la temperatura a 90°C mediante un normale
termometro.
La dissoluzione si può fare tranquillamente entro una giornata (si aggiunga la soluzione di HNO3 +
H2O a mano a mano che evapora prendendola dai 600 cc): il Mercurio si dissolverà totalmente,
mostrando che non contiene tracce apprezzabili di oro.
Seconda operazione
Si pongano i restanti 900 g di Mercurio in un contenitore di vetro (trovo ottime le confezioni di
marmellata Zuegg).
Si versi sopra il Mercurio una miscela (al 50%) di aceto di vino bianco e di Acido Acetico Glaciale
99-100% fino al livello del secondo rigonfiamento del vasetto Zuegg.
Terza operazione
Si chiuda bene il vasetto e si agiti il contenuto fino a quando si vede il Mercurio diviso in minuscole
palline (un paio di minuti); lo si ponga al riparo in un cassetto chiuso a chiave e si ripeta questa
operazione preferibilmente ogni giorno, quando viene in mente.
Quarta operazione
Dopo 10-15 giorni (quanto basta per mangiare con calma il contenuto di una seconda confezione di
“Tradizionali Zuegg” e disporre così di un secondo vasetto) la “feccia” comincia ad “uscire” dal
Mercurio. E‟ opportuno, a questo punto, “pulire” la miscela di aceto e di acido acetico utilizzando il
secondo vasetto Zuegg: a questo scopo si agiti il contenuto del primo vasetto fino a quando le fecce
sono ben sospese nella soluzione.
Si versi la soluzione nel vasetto vuoto (facendo attenzione a non versare anche il Mercurio) e si
riempia il primo (al livello indicato) con la soluzione preparata in precedenza (per conservare la
quale va bene qualsiasi contenitore di vetro).
Quinta operazione
Si lasci riposare la soluzione del secondo vasetto fino a quando le fecce sono ben depositate sul
fondo (10-15 giorni).
Si ripeta la quarta operazione per circa quattro mesi, quando vi fa comodo: due vasetti di
“Tradizionali”, un litro di aceto di vino bianco e un litro di acido acetico sono quindi generalmente
più che sufficienti.
Sesta operazione
Dopo circa quattro mesi (a seconda dell‟impegno profuso) si può estrarre il primo Oro dal
Mercurio.
Si prendano dunque 100 g di Hg “trattato” e li si dissolva in acido nitrico 1:5, come nella prima
operazione.
Il Mercurio si scioglie lentamente e, quando ormai è ridotto a una pallina, fate attenzione: a un certo
punto “esploderà” espellendo tutto l’Oro prodotto che si disperderà sul fondo del beaker sotto
forma di una “polvere” di pagliuzze dorate molto belle a vedersi.
Io ho fatto Oro molte volte in modi diversi, ma l‟Oro estratto direttamente dal Mercurio in questo
modo è il più bello che io abbia visto.
Potrete dunque ripetere questa operazione otto volte e produrre tanto oro da fugare ogni dubbio
sulla realtà di questa operazione Alchemica (consiglio di “pulire” l‟Oro prodotto con una soluzione
1:2 di HNO3 + H2O. Lavate, poi, con acqua distillata e asciugate il vostro oro dentro il beaker sulla
piastra riscaldante. Conservate, infine, in un contenitore di vetro, anche il nitrato di Mercurio
prodotto di volta in volta).
Seguendo le istruzioni avrete prodotto il vostro primo Oro e potrete, dunque, considerare con più
attenzione la reale possibilità dell‟esistenza della Pietra Filosofale, dell‟Elisir Trasmutatorio e
dell‟Elixir di Lunga Vita.
Io non sono un Adepto e dunque non ho la Pietra, ma ritengo certa la possibilità di produrla. Ho,
peraltro, avuto una serie di conferme del fatto che gli Antichi ne fossero in possesso, da Diogene
Laerzio nella “Vita di Epimenide” e, più recentemente, da Alberto Magno (1270), Glauber (1300),
Basilio Valentino (1400), Flamel (1413), Aurach de Argentina (1475), Salomon Trismosin (1500),
Ireneo Filalete (1645).
Fin quì la ricetta dettata dal dott. Roberto Monti.
La versione integrale del Comunicato Andromeda e i riferimenti bibliografici sono QUI (apre un
popup) oppure puoi aprire il documento PDF un'altra pagina del browser da QUI
Nota importante: riteniamo opportuno far presente a tutti i “piccoli alchimisti” che
volessero cimentarsi nell’impresa, che gli elementi citati dal dott. Roberto Monti (mercurio,
acido acetico glaciale, acido nitrico ecc.) sono TOSSICI e/o IRRITANTI e quindi vanno
maneggiati con estrema attenzione principalmente per la pelle, gli occhi e i polmoni.
Arcangelo MIRANDA
fonte immagini:
a - http://www.lowenergytransmutations.org/gold_gallery.htm (sito web del dott. R. Monti)
1 - http://library.thinkquest.org/C003730/index.php3?ID=18
2 - http://it.wikipedia.org/wiki/Fissione_nucleare