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* In arte le buone intenzioni non hanno il minimo valore.

Tutta l'arte peggiore è il risultato di buone


intenzioni
* Nessun grande artista vede mai le cose come sono veramente. Se lo facesse, smetterebbe di
essere un artista
* L'arte non esprime mai altro che se stessa
* Un soggetto che sia bello in se stesso non offre nessuna suggestione all'artista. Manca di
imperfezione
* Dopo aver suonato Chopin, mi sento come se avessi pianto su peccati che non ho mai
commesso e mi fossi afflitto per tragedie che non ho mai vissuto
* Non suono con maestrìa (tutti possono suonare con maestrìa), ma suono con sentimento
magnifico. Per quel che riguarda il piano, il sentimento è il mio forte. Riserbo la scienza per la vita
* Poiché l'arte sorge dalla personalità, è solo alla personalità che si rivela e dall'incontro delle due
nasce una corretta critica interpretativa
* La mediocrità che si equilibra con altra mediocrità e l'incompetenza che applaude suo fratello:
questo è lo spettacolo che di tanto in tanto l'attività artistica ci concede in Inghilterra
* La vita morale dell'uomo fa parte della materia dell'artista, ma la moralità dell'arte consiste
nell'uso perfetto di un mezzo imperfetto. Nessun artista desidera dimostrare alcunché
* Qualunque cosa risuoni in musica, sono profondamente lieto di dire che non ha mai il suono
della lingua tedesca
* La musica ci fa sentire così romantici... o almeno dà sempre sui nervi
* Non parlo mai mentre ascolto la musica, o almeno nell'esecuzione di buona musica. Se si
ascolta della cattiva musica, è un dovere coprirla con la conversazione
* Se si suona buona musica, la gente non ascolta; se si suona cattiva musica, la gente non parla
* La musica è il genere di arte perfetto. La musica non può mai rivelare il suo segreto più nascosto
* Gli appassionati di musica sono assolutamente irragionevoli. Vogliono essere sempre
perfettamente muti quando si dovrebbe desiderare di essere assolutamente sordi
* La componente filistea nella vita non è l'incapacità di comprendere l'arte. Persone incantevoli
come pescatori, pastori, aratori, contadini e simili non sanno niente dell'arte e sono il vero sale
della terra
* Ogni singola opera d'arte è l'adempimento di una profezia
* Non c'è arte senza coscienza di sé, e la coscienza di sé e lo spirito critico sono tutt'uno
Il pubblico è meravigliosamente tollerante. Perdona tutto, eccetto il genio
* E' triste pensarci, ma non vi è dubbio che il Genio dura più a lungo della Bellezza. Da ciò
dipende il fatto che tutti noi facciamo tanti sforzi per super-educarci
* Lo sfortunato aforisma proposto sull'Arte come Specchio della Natura è volutamente espresso
da Amleto per convincere gli ascoltatori della sua assoluta pazzia in materia  d'arte

Nella Prefazione al ritratto di Dorian Gray, Wilde enuncia e riassume i


principi su cui si basa l’estetismo decadente. Lo stile, perentoriamente
concettoso e aforsitico, non è privo di oscurità, anche se i punti
essenziali della concezione wildiana risultano estremamente chiari.
Risalta, in primo luogo, il culto della bellezza e della forma, considerati
come valori fini a sè stessi. L’arte non ha alcuno scopo educativo e
morale; i vizi e le virtù sono una semplice "materia dell’arte", ma non
hanno nulla a che vedere con il significato estetico dell’opera. In
questo senso la vera "arte è perfettamente inutile". Di qui la
definizione tautologica secondo cui "la cosa bella significa soltanto
bellezza"; solo gli "eletti" possono capirla ed apprezzarla, costituendo
quindi il pubblico ristretto, particolarmente raffinato e selezionato, al
quale si rivolge l’artista decadente.
Rispetto all’opera lo scrittore deve rimanere celato non perchè il suo
punto di vista coincide con quello oggettivo della scienza (come
accadeva nella poetica del romanzo naturalista), ma perchè la sua
vita, come punto di partenza soggettivo, si risolve completamente,
sublimandosi e trasfigurandosi, nella compiutezza della creazione. A
queste premesse si ispira il principio decadente dell’arte pura, che
vale di per se stessa, acquistando un significato assoluto, al di là di
ogni contaminazione con la realtà. Si afferma anche, di conseguenza,
un nuovo modo di impostare il rapporto arte-vita, nel senso, indicato
ancora da Wilde, secondo cui non è l’arte che imita la vita, ma
viceversa (si pensi al "vivere inimitabile" di D’annunzio, che cercò
anche di costruire la sua vita come un’opera d’arte).
Il carattere intellettualistico e riflesso di questo tipo di letteratura, che
non ha nulla di immediato o spontaeo, presenta non pochi elementi di
contatto con l’esercizio della critica letteraria. Il critico è colui che
collabora a far sprigionare i significati dal testo, contribuendo allo
stesso processo creativo che l’arte prolunga al di la di sè; l’interprete
coincide con l’esteta, con il dandy raffinato, rientrando in una ristretta
cerchia di "spiriti colti". Anche in questo modo l’arte estende i suoi
poteri sulla vita, contribuendo alla formazione  di un nuovo costume,
oltre che di un nuovo gusto e di una nuova sensibilità.
Ne consegue il rifiuto della tradizione letteraria e delle sue tendenze
dominanti, il "romanticismo" e il "realismo", perchè dipendenti dalla
realtà.

Attraverso i saggi di
Baudelaire scopriamo la vita
di Constantin Guys,
considerato il pittore della vita
moderna

Nel 1863 Baudelaire scrive di Constantin Guys, disegnatore e pittore francese nato a Flessinga nel 1805. 

In questa serie di saggi, testimonianza dell’intensa attività di critico e saggista, Charles Baudelaire ci


racconta di un’autodidatta che approda al mondo della pittura. Studia Goya e Delacroix e non teme
l’etichetta di antiaccademico. Basa i suoi dipinti su soggetti catturati, in rapidi studi, dal vivo.

Proprio come Eduard Manet, Constantin, infatti, vaga come un perfetto flaneur parigino alla ricerca del
sublime e del meraviglioso nascosti nella quotidianità. Si immerge nella metropoli, divenendo così un
attento e analitico conoscitore del tessuto urbano.

Cosa avrebbe mai potuto appagare questo spirito da girovago bohémien più dell’eterna bellezza e della
stupenda armonia in una capitale come Parigi?
Il fascino della modernità lo cattura e con tratto rapido e consapevole ci trasporta in un mondo di donnine
svolazzanti, affollati bistrot, corse di cavalli e palchetti di teatro abitati da procaci signore corteggiate da
dandy vestiti di tutto punto, il tutto condito da una certosina attenzione ai particolari, alla moda e all’ estetica
di quell’epoca.

Non a caso Baudelaire definisce Guys ‘peintre de la vie moderne’, il pittore della vita moderna. Lo
sguardo critico dell’io narrante è difatti un punto di vista esclusivo attraverso cui scaturiscono delle
réveries morales non solo sulla figura dell’artista ma anche su donne, musica e immaginazione che
trasformano questa raccolta di brevi saggi, pubblicati da Le Figaro, nell’ esaltazione della summa estetica
baudelairiana.

Utilizzando il pretesto di commentare l’opera del misterioso e geniale pittore, lo scrittore pronuncia il suo
elogio all’artificiale, alla precarietà della congestione cittadina e alla vita da dandy metropolitano,
sovvertendo così le grandi idee ottocentesche di quella borghesia illuminata che tuttavia non desisteva dal
celebrare la bontà e l’armonia della natura.

È senz’altro facile annotare le numerose affinità, la spregiudicatezza e i paradossi che accomunano la figura
di Constantin Guys a quella di Charles Baudelaire.

 
Chissà che il poeta non si sia servito dell’artista come summa del suo alter ego. 

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