APPUNTI DI MATEMATICA
ESERCIZI RISOLTI
Edizione 2019
2
Prefazione. –
Questi appunti sono il frutto di studio, dovuto principalmente alla mia passione per la
matematica, prelevando vari esercizi da documentazione specifica e integrandoli con
miei personali pareri che sono, sicuramente, utili per lo svolgimento degli esercizi
trattati. In sintesi, ritengo questi appunti molto utili per approfondire le tematiche di
una materia vasta e, talvolta, complessa, e soprattutto per integrare la teoria, che è
base fondamentale per affrontare un qualsivoglia quesito pratico della matematica.
Questi appunti sono rivolti, principalmente, agli studenti delle scuole superiori
scientifiche ed a quelli che frequentano il primo anno del corso di analisi matematica.
Per facilitare e meglio comprendere la risoluzione degli esercizi descritti, ho inserito
alcuni cenni di teoria, per argomenti trattati, che lo studente approfondirà
adeguatamente.
Buon lavoro.
3
Indice:
- Gli insiemi …………………………………………………………... pag. 5
- Geometria analitica ………………………………………………..... pag. 7
- Cenni su alcune funzioni .…………………………………………… pag. 9
- Studio delle equazioni e disequazioni di 2° grado ..………………… pag. 9
- Teorema di Ruffini ..………………………………………………… pag. 15
- Cenni di trigonometria .……………………………………………... pag. 35
- Esponenziali e logaritmi ..…………………………………………… pag. 44
- Equazioni e disequazioni irrazionali …….………….......................... pag. 51
- Valore assoluto ..…………………………………………………….. pag. 56
- Trigonometria ..……………………………………………………… pag. 59
- Geometria analitica ..………………………………………………… pag. 63
- Immagine inversa .…………………………………………………... pag. 69
- Disequazioni trigonometriche .……………………………………… pag. 71
- Numeri razionali e irrazionali ..……………………………………… pag. 78
- Estremo superiore, inferiore, massimi e minimi di un insieme ……… pag. 78
- Successioni numeriche ...…………………………………………….. pag. 84
- Limiti notevoli ..……………………………………………………... pag. 85
- Casi di indecisioni e ordini di infinito ..……………………………... pag. 87
- Disuguaglianze fondamentali ………………………………………. pag. 118
- Successioni definite induttivamente ..……………………………… pag. 120
- Punto di accumulazione ……………………………………………. pag. 123
- Intorni ………………………………………………………………. pag. 124
- Teorema di Cesaro ………………………………………………….. pag. 127
- Serie numeriche …………………………………………………….. pag. 129
- Serie notevoli ……………………………………………………….. pag. 130
- Funzioni di una variabile reale. Limiti e continuità ....………………. pag. 164
- Derivabilità ………………………………………………………….. pag. 172
- Derivate delle funzioni elementari …………………………………… pag. 173
- Funzioni continue ..………………………………………………….. pag. 179
- Funzioni continue in sistemi chiusi …………………………………. pag. 181
- Continuità uniforme …………………………………………………. pag. 183
- Limite del rapporto incrementale ……………………………………. pag. 189
- Regole di derivazione ……………………………………………….. pag. 193
- Derivazione delle funzioni composte … …………………………….. pag. 196
- Derivazione delle funzioni inverse ………………………………….. pag. 197
- Derivata logaritmica ………………………………………………… pag. 198
- Derivate di ordine superiore ………………………………………… pag. 199
- Moto rettilineo e moto curvilineo …………………………………… pag. 201
- Coefficiente di dilatazione lineare …….……………………………. pag. 204
- Funzioni crescenti e decrescenti …………………………………….. pag. 205
- Teorema di de l’Hospital .……………………………………………. pag. 206
- Altri casi di indeterminazione ……………………………………….. pag. 209
- Osservazioni sul teorema di De L’Hospital …………………………. pag. 212
- Massimi e minimi assoluti e relativi di una funzione ..........………… pag. 212
- Asintoti ……………………………………………………………… pag. 222
- Concavità, convessità e flessi delle curve piane …………………….. pag. 224
4
Cenni di teoria
Gli insiemi.
rappresenta un’inclusione, con: A ⊂ B, e si rappresenta con: [∀x: x∈ A⇒ x∈ B]. Per esprimere che
Si definisce l’insieme A contenuto nell’insieme B, oppure l’insieme A è un sottoinsieme di B, che
caso che l’insieme A fosse vuoto (A=∅), cioè privo di elementi, sarebbe comunque un insieme proprio
gli stessi elementi dell’insieme B. Quindi, in questo caso A è un insieme improprio di B; anche nel
di B.
Il simbolo ∈ rappresenta una relazione di appartenenza, cioè un predicato in due variabili.
L’unione dell’insieme A con l’insieme B, cioè A ∪ B = {x: (x∈ A) o (x∈ B)}, cioè è costituito dagli
elementi x che appartengono ad A o B o insieme.
L’intersezione dell’insieme A con l’insieme B, cioè A ∩ B = {x: x∈ A e x∈ B}, è l’insieme formato
dagli elementi che appartengono sia ad A che a B.
La differenza fra l’insieme A e l’insieme B, cioè A \ B = {x: (x∈ A) e (x∉ B)}, è l’insieme degli elementi
di A che non appartengono a B.
La differenza simmetrica fra l’insieme A e l’insieme B, cioè A Δ B = {x: (x∈ A) e (x∉ B) ∪ (x∉ A) e
(x∈ A)} = (A \ B) ∪ (B \ A) = (A ∪ B) \ (A ∩ B), è l’insieme costituito dagli elementi che appartengono
ad uno solo degli insiemi A o B ((x∈ A) o (x∈ B)), cioè dagli elementi di A che non appartengono a
B e dagli elementi di B che non appartengono ad A.
Il complementare dell’insieme A sottoinsieme dell’insieme U, cioè A' = CA = {x: (x∈ U) e (x∉ A)} =
Figura 1
Insieme dei numeri naturali N = {0, 1, 2, 3, 4, ……. }. In alcuni testi, per motivi storici, è escluso 0.
Esempio: a + x = b, con a, b ∈ N. Esiste x ∈ N? Non sempre. Infatti, nel caso di 5 + x = 3 si ottiene
x ∉ N.
Insieme dei numeri relativi Z = {0, +1, –1, +2, – 2, +3, – 3, ……. }.
Insieme dei numeri razionali Q = {p/q; p,q ∈ Q, q ≠ 0}, p/q = r/s se ps = qr.
, ≥ 0
− , < 0
Il valore assoluto di un numero reale x: |x | =
, ≥ 0
a2 , con a ∈ R, è uguale a a2 =
− , < 0
Esempio = | a |.
7
Geometria analitica.
- La circonferenza è il luogo dei punti del piano (R × R = R2) che hanno distanza r (raggio della
circonferenza) da un punto fisso C = {x0, y0} (centro della circonferenza). Il raggio della
circonferenza è dato da: r = ( x − x )2 + ( y − y )2 .
0 0
- La retta di equazione (forma implicita) ax + by + c = 0, passante per due punti P1 = (x1, y1) e
1
P2 = (x2, y2), si può scrivere x − x1 x2 − x1 = y − y1 y2 − y1 . Quindi si ottiene: a = ,
x 2 − x1
1
b=– e
y 2 − y1
x1 y1
c=– + . L’equazione della retta in forma esplicita è del tipo y = m x + q, in cui m
x 2 − x1 y 2 − y1
è il coefficiente angolare della retta (pendenza) e q è l’ordinata dell’intersezione della retta con
l’asse delle y (fig. 2).
y
B
.
A'
. A x
B'
F=(C,0)
F'=(-C,0)
C= a2 − b2
FIGURA 3
q
.
. (1, m+q)
0
.
1
x
Figura 2
x2 y 2
L’ellisse ha equazione del tipo 2 + 2 = 1, in cui a è il semiasse maggiore, b il semiasse minore, i
a b
fuochi F = (– c, 0) e F’ = (c, 0), c = a 2 − b 2 (figura 3).
x2 y 2
- L’iperbole ha equazione del tipo – =1, in cui i fuochi hanno coordinate F = (– c, 0) e
4p
(figura 5).
9
conto che x1 + x2 = – b/a e x1 x 2 = c/a. Se il Δ > 0 l’equazione ha due soluzioni reali e distinte, se il
Δ = 0 l’equazione ha due soluzioni coincidenti, se il Δ < 0 l’equazione non ammette soluzioni reali.
Nel caso di disequazioni del tipo a x2 + b x + c < > 0 si hanno le seguenti soluzioni:
a>0 a x2 + b x + c > 0
Δ>0
a x2 + b x + c < 0
soddisfatta per x esterni all’intervallo soddisfatta per x interni all’intervallo
soluzione di f(x)=0 soluzione di f(x)=0
a<0 a x2 + b x + c > 0
Δ>0
a x2 + b x + c < 0
soddisfatta per x interni all’intervallo soddisfatta per x esterni all’intervallo
soluzione di f(x)=0 soluzione di f(x)=0
Esercizi
x2 4 x2
1) − x> − ⇔ 2 x 2 − 6 x > 8 − 3x 2 ⇔ 5x 2 − 6 x − 8 > 0
3 3 2
∆ = b2 – 4ac = 36 +4 x 5 x 8 = 196 = 142 > 0,
− b ± b 2 − 4ac 6 ± 14
x1,2 = = x1 = 2, x2 = – 4/5
2a 10
Essendo il coefficiente di x2 > 0, la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x esterni
4
all’intervallo della radice. Quindi è soluzione ∀x ∈ − ∞,− ∪ ]2,+∞[ .
5
2) – x 2 +9 x – 14 > 0
∆ = b2 – 4ac = 81 – 4 (–1)( –14) = 81 – 56 = 25 > 0
− b ± b 2 − 4ac 9 ± 5
x1,2 = = , x1=2, x2 = 7
2a −2
Il coefficiente di x2 < 0, pertanto la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x interni
all’intervallo + 2 e + 7. Quindi è soluzione ∀x ∈ ]2,7[ .
11
3) 2 x2 – 3 x + 5 > 0
∆ = b2 – 4ac = 9 – 4 x 2 x 5 = 9 – 40 = – 31 < 0
Considerato che il coefficiente di x2 > 0 la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x. Quindi
è soluzione ∀x ∈ ]− ∞,+∞[ .
4) x2 – 25 ≥ 0
5) x2 – 6 x + 9 > 0
∆ = b2 – 4ac = 36 – 4 x 9 = 36 – 36 = 0
coefficiente di x2 > 0 la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x tranne il valore x = 3, per
Il primo membro è il quadrato del binomio (x – 3)2, pertanto la soluzione è x = 3. Considerato che il
6) x2 – x + 5 < 0
− b ± b 2 − 4ac 14 ± 4 7 2 2
m1,2 = = , m1 =1 + 7 , m2 =1 – 7
2a 14 7 7
2 2
Quindi, l’equazione di partenza avrà radici reali quando m è compreso fra 1 – 7 ≤ m≤ 1 + 7
7 7
m ∈ , .
1 3
4 4
− 8 + 15 > 0 ( )
#
9) "
2 − 15 + 7 < 0 (+)
#
>5
<3
− b ± b 2 − 4ac 8 ± 2
x1,2)a = = , x1a = 10/2 = 5, x2a = 6/2 = 3
2a 2
b) ∆ = b2 – 4ac = 225 – 56 = 169 > 0,
− b ± b 2 − 4ac 15 ± 13
x1,2)b = = , x1b = 28/4 = 7, x2b = 2/4 = 1/2 1/2 < x < 7.
2a 4
Il sistema è soddisfatto per ∀ x ∈ R: ]1/ 2,3[ ∩ ]5,7[ (figura 7).
13
−1 <0 ( )
#
+2> 1+1 ( )
12 2
3
11) 0 #
+ 3 − 10 < 0 (+)
#
+ − 2 > 0 (c)
a) 9 x +30 > 5 x +15 ⇒ 4 x +15 > 0 x > –15/4
− b ± b 2 − 4ac −3±7
x1,2)b = == , x1b = 2, x2b = – 5 – 5 < x < 2
2a 2
x > 1, x < – 2
− b ± b 2 − 4ac − 1± 3
c) x1,2)c = = , x1c =1, x2c = – 2
2a 2
14
a) m > 2
[
b) (2m − 3) ] − (m − 2)(5m − 6) < 0
2
Teorema di Ruffini.
polinomio Q(x) di grado n – 1 tale che: P(x) = (x – α) Q(x), ∀ x ∈ R. Se la divisione ha resto Pr(x)
Il numero α è radice del polinomio P(x) = an xn + an-1 xn-1 + …….. + a1 x + a0, se e solo se esiste un
P ( x) R( x)
si ha: = Q( x ) +
(x − α ) (x − α )
13) x3 – x2 – 4 x + 4 ≤ 0
Dividendo tale polinomio per (x – 1), di cui x = 1 è radice dell’equazione al primo membro, si ha:
Quindi, applicando il teorema di Ruffini
x3 – x2 – 4 x + 4 = (x – 1)(x2 – 4) =
= (x – 1)( x – 2) (x + 2) ≤ 0
x–1≥0 ⇒ x≥1
x–2≥0 ⇒ x≥2
x+2≥0 ⇒ x≥–2
Si studia il segno del polinomio dato studiando il segno dei singoli fattori.
14) 2 x3 + 5 x2 + 5 x + 2 ≤ 0
Applichiamo il teorema di Ruffini, dividendo il polinomio per x + 1 in quanto x = 1 è soluzione.
Quindi
2 x3 + 5 x2 + 5 x + 2 = (x + 1)( 2 x2 + 3 x + 2)
Adesso studiamo separatamente i segni dei due
fattori:
a) x + 1 ≥ 0 ⇒ x ≥ –1
b) 2 x2 + 3 x + 2 ≥ 0
∀ x ∈ R: ]− ∞,−1] .
sono (figura 12):
15) 3 x3 + x2 – x – 3 ≤ 0
Applichiamo il teorema di Ruffini, dividendo il polinomio per x –1 in quanto x = 1 è soluzione.
Quindi
3x3 + x2 – x – 3 = (x – 1)(3x2 + 4x + 3)
Adesso studiamo separatamente i segni dei due
fattori:
a) x –1 ≥ 0 ⇒ x ≥ 1
b) 3 x2 + 4 x + 3 ≥ 0
∆ = b2 – 4ac = 16 – 4 x 3 x 3 = 16 – 36 = – 20 < 0
Questa è soddisfatta per tutti I valori di x ∈ R. Pertanto la disequazione data è equivalente alla
disequazione x –1 ≤ 0, le cui soluzioni sono: ∀ x ∈ R: ]− ∞,1] .
+2 ):( – 5) +
4 3 2 2 5− x
(5 +3 + 1) = (5 +3
x2 + 1
17
x4 + 1
17) 2
x +2
x4 + 1 5
= x2 − 2 + 2
x +2
2
x +2
3x 3 + 3 y 3
18) 2 = 3x + 3 y
x − xy + y 2
( ) ( )
3 x 3 + y 3 = 3(x + y ) x 2 − xy + y 2 , semplificando con il
denominatore si ottiene il risultato.
x 4 + 2x2 + x − 4 1 5 x2 + x + 4
19) = x+ 3 3 .
3x3 + x 3 3x + x
4x2 − y2
20) = 2x − y
2x + y
18
( =
) ( =
)
3x2 x3 + 1 3x2 x3 + 1 3x4 + 3x 2 1 3x + 3
= − +
1
21)
3x3 + x ( )
x 3x2 + 1 3x2 + 1
x
3 3x2 + 1
.
(
x2 y 2 − x2 + 7 y 2 − 7
=
)( )
y2 −1 x2 + 7
=
x2 + 7 1
= x −1 +
11
22)
( )
2 xy − 2 x + 4 y − 4 y − 1 (2 x + 4) 2 x + 4 2
2 2 2
2x + 4
.
23) x = " ≥ 0 = + x2
− < 0
(figura
13)
x =1 " = 1 , "− = 1
≥0 <0
Le soluzioni sono + 1 e – 1.
−2 x−3 F− + 2 = 2 x − 3
x−2 =2 x−3 ⇒F
−2 ≥0 −2< 0
Queste equivalgono ai quattro sistemi:
−2=2 −6 − − 2 = −2 + 6 − +2=2 −6 − + 2 = −2 + 6
. −2≥ 0 , . −2≥ 0 , . −2< 0 , . −2< 0 ,
−3 ≥0 −3< 0 −3≥ 0 −3< 0
equivalenti a:
− = −4 3 =8 −3 = −8
a) . ≥ 3 , +) .2 ≤ < 3 , I) . < 2 , J) . I sistemi c) e d) non hanno soluzione.
Quindi:
24) x − 3x – 2 = 0.
2
"
#
−3 −2 =0 , " #
−3 −2=0 , " #
−3 +2=0
≥3 ≤0 0< <3
Calcoliamo le soluzioni di #
− 3 − 2 = 0: ∆ = b2 – 4ac = 9 + 4 x 2 = 17 > 0,
− b ± b 2 − 4ac 3 ± 1
x= = , x1 = 2, x2 = 1, che soddisfano il 3° sistema.
2a 2
Quindi le soluzioni dell’equazione proposta sono:
3− 17 3+ 17
x= , 1, 2, .
2 2
25) x + 3x – 2 = 0
2
Considerato che x + 3x ≥ 0, e che, ovviamente, 2 > 0 si può concludere che non esistono soluzioni
2
reali.
26) x – 3 x + 2 > 0.
2
a) ∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1> 0
>2
⇒ x1 = 2, x2 = 1, quindi C <1
− b ± b 2 − 4ac 3 ± 1
≥0
x= =
2a 2
b) ∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1> 0
21
> −1
⇒ x1 = –1, x2 = – 2, quindi C < −2
− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 1
< 0
x= =
2a 2
27) x ∈ R: ⇒ >0
x −1 x − 1 x − 1 x −1
< –
x−2 x x x−2
<0 ⇒
2x − 2 2( x −1)
< 0 Dev’essere x ≠ 2 e x ≠ 0 (insieme di definizione, o campo di esistenza:
x( x − 2) x( x − 2)
∀ x ∈{ R/(0),(2)}).
Come si vede (figura 16), in base alla regola dei segni le soluzioni sono:
∀x ∈ R: ]− ∞,0[ ∪ ]1,2[ .
22
28) x + x 2 − 10 x + 9 ≥ x + x 2 − 10 x + 9
⇒ x1 = 9, x2 = 1 ⇒ ∀x ∈ R: ]− ∞,1] ∪ [9,+∞[
− b ± b 2 − 4ac 10 ± 8
x= =
2a 2
x+ x 2 − 10 x + 9 ≥ 1 ⇒ x 2 − 10 x + 9 ≥ 1 − x
1− ≥0
1 – x < 0, oppure . ⇒ x −10x + 9 ≥ 1+ x − 2x ⇒ – 8x + 8 ≥ 0
x − 10 + 9 ≥ (1 − )
2 2
2 2
8x – 8 ≤ 0 ⇒ x ≤ 1.
29) x + 3 < 3
x 3 + 27
>
x +1 x+2
30)
x2 + 1 x2 + 4
L’insieme di definizione è ∀ x ∈ R.
Si osservi che x + 1 < x + 2 per ∀ x. Se x + 2 ≤ 0 la disequazione equivale a:
⇒
2 2
x +1 x + 2 x2 + 1 + 2x x 2 + 4 + 4 x
< <
2 2 x2 + 1 x2 + 4
x +1 x + 4
23
x +1 x+2
≤0≤ . Invece se x + 1 ≥ 0, la disequazione equivale a:
x2 + 1 x2 + 4
⇒ ⇒ x − 2x < 0
2 2
x + 2 x +1 x 2 + 4 + 4 x x2 + 1 + 2x
< <
3
2 2 x +4
2
x +1
2
x + 4 x +1
1− x
24) <0
x2 + x
x −3
31) ≤3
x−2
9 3
Quindi la soluzione della disequazione di partenza è S = − ∞,− 2 ∪ − 4 ,+∞ ,
32) x x − 2 x + 3 > 0
pertanto x ∈ ]− 3,1[
33) x +1 + x −1 < 1
Il primo membro 2 x 2 − 1 ≥ 0. Gli x che rendono il secondo membro minore di zero, cioè
1 − 2 x < 0 sono gli x > 1/2 non sono soluzioni in quanto non soddisfano l’insieme di definizione
(x ≥ 1). Gli x che rendono il secondo membro maggiore o uguale a zero, cioè 1 − 2 x ≥ 0 sono gli
x ≤ 1/2. Dovendo la disequazione soddisfare contemporaneamente x ≥ 1 e x ≤ 1/2 si può concludere
che la disequazione di partenza non ammette soluzioni.
25
34) x +1 − x −1 < 1
ottiene: ( ) (
x +1 <
2
)
2
x + 1 + 1 , poiché ambo i membri sono positivi, si ottiene:
5
Quindi la soluzione della disequazione di partenza è: S = ,+∞ .
4
1
35) 2 x − 1 ≤ 1 −
x
L’insieme di definizione è x ≠ 0 (∀ x ∈ R\{0})
Questa disequazione è equivalente a:
⇒ 2x + − 2 ≤ 0 ⇒ 2 x 2 − 2 x + 1 ≤ 0
1 1
a) 2 x − 1 ≤ 1 −
x x
∆ = b2 – 4ac = 4 – 16 = –12 < 0, pertanto non ammette soluzioni.
⇒ 2x − ≥ 0 ⇒ ≥ 0 ⇒ (Δ > 0) ⇒ x 2 ≥ ±
1 1 2x2 −1 1
b) − 2 x + 1 ≤ 1 − .
x x x 2
>
1 1
Essendo e considerando
2 2
l’insieme di definizione (figura 19):
x ∈ − ,+∞ .
1 1
,0 ∪
2 2
Quindi la soluzione della disequazione
1
di partenza è: − ,0 .
2
26
36) x 3 < 2 − x 2
Definita per ∀ ∈ N.
Pertanto x 3 + x 2 – 2 = ( − 1) ( x 2 + 2 x + 2) .
Troviamo le soluzioni di x 2 + 2 x + 2 = 0
∆ = b2 – 4ac = 4 – 8 = – 4 < 0
Quindi x 2 + 2 x + 2 > 0 è soddisfatta per ∀ ∈ N.
( − 1) < 0 ⇒ < 1.
37) x2 − x + 1 ≥ x + 3
x 2 − x + 1 ≥ x + 3 ⇒ x 2 − x + 1 ≥ ( x + 3) ⇒ x 2 − x + 1 ≥ x 2 + 9 + 6 x
2
7x + 8 ≤ 0 ⇒ ≤ – 8/7.
8
La soluzione della disequazione di partenza è S = − ∞,− .
7
x −1
38) <2
x +1
<2
P2PQ
<2 <2
P2PQ 2PQ
FP2PQ . F2RQ
2RQ
<0
< −1 ≥0
+1>0
oppure oppure
39) Determinare m ∈ N in modo che l’espressione x 2 − 6 x + m sia positiva per ∀ ∈ N . Per tali m
risolvere la disequazione x2 − 6x + m > 3 – 1.
Il discriminante dell’equazione x 2 − 6 x + m = 0 è:
∈ − ∞, .
1
che rendono il secondo membro 3 – 1 strettamente negativo, cioè
3
= 1 > 1/3.
m −1 8
Si noti che ≥
2 2 2 2
m −1
Se m ≥ 9, la disequazione ha come soluzione S = − ∞, .
2 2
x
1
40) < 25, dire che è verificata per = log 2-5.
10
Il log 10 > 2, essendo 10 ≥ 9 > e il > log 2 (il log 2 −5 < 0).
21 log 25 1 −5
< 1/2, da cui
log10 log10 2
Pertanto la disequazione data non è verificata per = log 2–5.
41) 2 x 4 − 3x 2 >
1
2
Ponendo t = 2
e moltiplicando ambo i membri per 2, si ha: 4t 2 − 6t − 1 > 0
= − ac = 9 + 4 = 13 > 0
2
∆ b
4 2
28
− b ± 13 3 ± 13
t= 2 =
a 4
2 3 − 13
t= , ma, dato che < 0, è ammissibile solo
4
l’espressione x 2 >
3 + 13
.
4
>
3 + 13 3 + 13
Che ha come soluzione <− e .
2 2
1 3 1
42) x − 2 x + 2 x ≤ 0 x x 2 − 2 x + 2 ≤ 0 x( x − 2 ) ≤ 0
2 2
2 2
1 2
Perché ∆ = 4 − 4 ∗ ∗ 2 = 0, x = ∗ 2 = 2
2 2
≤0e = 2.
43) x 3 + 3 x 2 − 4 x < 0 ⇒ ( )
x x 2 + 3x − 4 < 0
x 2 + 3x − 4 = 0
− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 5
x= = x1 = 2/2 = 1, x 2 = – 8/2 = – 4.
2a 2
Dalla regola dei segni: di ogni fattore si studia il segno, quindi dal prodotto dei fattori si ricavano gli
insiemi di positività e negatività del primo membro.
44) 2 x 4 + 4 x 2 + 1 > x 4 + x 3 + 2 x 2 + x
x 4 + 2 x 2 − x3 − x + 1 > 0 ⇒ x 4 − x3 + 2x 2 − x + 1 > 0
(x 4
− x3 + x2 + x2 − x + 1 > 0
) ( ) ⇒ x2 x2 − x + 1 + x2 − x + 1 = x2 − x + 1 x2 + 1 > 0
( ) ( ) ( )( )
Poiché x 2 + 1 > 0, la disequazione è equivalente a x 2 − x + 1 > 0
∆ = b2 – 4ac = 1 – 4 = – 3 < 0.
Pertanto la disequazione è soddisfatta per ∀ ∈ N.
> ⇒ >0
11 5 11 5
45) −
2x + 3 2 − x 2x + 3 2 − x
>0
22 − 11x − 10x − 15 − 21x + 7 21x − 7
= 2
4 x − 2 x + 6 − 3x − 2 x + x + 6 2 x − x − 6
2 2
Equivalente a:
21 − 7 > 0 21 − 7 < 0
a) " b) "
2 2 −x − 6 > 0 2 2 −x − 6 < 0
a) 21 –7>0 ⇒ > 7/21 = 1/3
∀ ∈ N:
La disequazione data è, pertanto, soddisfatta per
4 x 4 x
46) ≻ 3− −3+ ≻0
x+2 x −1 x + 2 x −1
4 x − 4 − 3 x 2 − 3 x + 6 + x 2 + 2 x − 2 x 2 + 3x − 2
= ≻ 0 che è equivalente a:
x2 + x − 2 x2 + x − 2
− 2 x 2 + 3x + 2 > 0 − 2 x 2 + 3x + 2 < 0
a) F b) F
x2 + x − 2 > 0 x2 + x − 2 < 0
∀ ∈ N : x ∈ ]1,2[ .
1
∀x ∈ R: x ∈ − 2,− ∪ ]1,2[ .
2
31
⎧ D( x ) ≥ 0 > 0
⎪
C (x ) > 0 se n è pari.
⎨
C ( x ) ≻ n D(x ) è equivalente a
⎪ [C ( x )]n ≻ D(x )
⎩
Esercizio 2 x + 1 ≻ 3 7 + 8 x 3 .
4 2
−b ± ∆
2 4 = − 1 ± 10 , quindi la soluzione della disequazione data è:
a 3
∀ ∈ N:
− 1 − 10 − 1 + 10
x ∈ − ∞, ∪ ,+∞ .
3 3
48) 2 x + 3 ≻ 4 x 2 − 13x + 3
⎧ 4 x 2 − 13 x + 3 ≥ 0 (a)
⎪
2x − 3 > 0 (b)
⎨
⎪ (2 x − 3)2 > 4 x 2 − 13 x + 3 (I)
⎩
a) ∆ = b2 – 4ac = 169 – 48 = 121 > 0
⇒
− b ± b 2 − 4ac 13 ± 11
x= = ≥3e ≤ 1/4
2a 8
b) > 3/2
Quindi si ha:
1 3
− ∞, 4 ∪ [3,+∞[ ∩ 2 ,+∞ ∩ ]− 6,+∞[ .
49) x − 2 ≺ 3 x 3 − 7 x 2 + 7 x + 16
⇒
− b ± b 2 − 4ac − 5 ± 11
x= = –8< < 3. Cioè è soluzione ∀x ∈R: ]− 8,3[ .
2a 2
50) x − 8 ≺ x 2 − 9 x + 14 .
(x − 8) 2
≺ x 2 − 9x + 14
b) −8 ≥0 ⇒ ≥8
Teoria: per definizione, da log10 x = a x = 10 , e dato che il log10 x cresce al crescere del valore
a
di , allora log10 x ≻ a x ≻ 10 . Si possono calcolare soltanto i logaritmi dei numeri positivi, allora
a
log10 x ≺ a 0 ≺ x ≺ 10a .
∆ = b2 – 4ac = 49 – 24 = 25 > 0
1
Cioè è soluzione ∀x ∈ R: − ∞, ∪ ]3,+∞[ .
2
( )
52) log10 x − 7 x + 11 < 0
2
x 2 − 7 x + 11 > 0 a)
F
x 2 − 7 x + 11 < 10 0 = 1 b)
a) ∆ = b2 – 4ac = 49 – 44 = 5 > 0
⇒ > <
− b ± b 2 − 4ac 7 ± 5 7+ 5 7− 5
x= = e
2a 2 2 2
b) ∆ = b2 – 4ac = 49 - 40 = 9 > 0
⇒ 2<
− b ± b 2 − 4ac 7 ± 3
x= = < 5.
2a 2
34
∩ ]2,5[ ⇒ 2,
7 − 5 7 + 5 7 − 5 7 + 5
, ∪ ,5 .
2 2 2 2
52 x − 7 < 1/3 a)
Quindi:
F
5 2 x −7 > 1 b)
Cenni di trigonometria.
Indicando con la misura in radianti di un angolo, e con y la misura in gradi dello stesso angolo, si
ha:
⇒ x= y e y=
π 180
360 : 2 π = y : x.
180 π
180 π
Quindi, y = = 57017′44′′,8... x = = 0,017453...rad .
π 180
π 135 3
0 0 0
45 3 135
Se α = 33 45′ = 33 + = 33 + =
0
, posto y = 135/4 si ottiene x = ∗ = π
60 4 4 180 4 16
15
Se α = π = x si ha:
22
Con k ∈ Z (interi).
Si chiama secante di α il reciproco di cos α ≠ 0, cioè sec α = 1/cos α; cosecante di α cosecα =1/sin
α.
cos α −2 −2
ctgα = = 3 = 3 =2 5.
− 1 − cos 2 α − 1− 4 − 5 5
9 3
5 tg 5 π − 3 3
Se tg (5/3)π = − 3 sin π = 3 = =− ,
3 1 + tg 2 5 π 1+ 3 2
3
5 1 1 1
e cos π = = = .
3 1 + tg 2 5 π 1+ 3 2
3
36
sin 2α = 2 sin α cos α
cos 2α = cos α − sin α = 1 − 2 sin α = 2 cos α − 1
2 2 2 2
2tgα
tg 2α =
1 − tg 2α
.
α 1 − cos α α 1 + cos α α 1 − cos α
sin =± , cos = ± , tg = ±
2 2 2 2 2 1 + cos α
Formule di prostaferesi:
p+q p−q
sin p + sin q = 2 sin cos
2 2
sin p − sin q = 2 sin p − q cos p + q
2 2
cos p + cos q = 2 cos p + q cos p − q
2 2
p+q p −q
cos p − cos q = −2 sin sin
2 2
2tg α 1 − tg 2 α 2tg α
sin α = 2 , cos α = 2 , tgα = 2 .
2α 2α 2α
1 + tg 1 + tg 1 − tg
2 2 2
x
56) cos
2
+ sin 2 x = 1
2
Dalle formule di bisezione del coseno si ottiene:
1 + cos x 1 + cos x
+ sin 2 x = 1 + 1 − cos2 x = 1 2 cos2 x − cos x − 1 = 0
2 2
∆ = b2 – 4ac = 1 + 8 = 9 > 0
cos2 x − 3 cos x + 2
58) 1 + cos x =
1 − cos x
∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1 > 0,
− b ± b 2 − 4ac 3 ±1
cos = =
2a 4
⇒ cos = 1 ⇒ = 0 = 2Z[e cos = 1/2 ⇒ = ± (1/3)π +2kπ;
però, dall’insieme di definizione, ≠ 2Z[, le soluzioni sono:
= ± π/3 +2kπ.
2tg α 1 − tg 2 α
Dalle formule: sin α = 2 , cos α = 2 otteniamo:
2α 2α
1 + tg 1 + tg
2 2
38
2tg x 1 − tg 2 x
3 2 + 2 = 1 2 3tg x + 1 − tg 2 x = 1 + tg 2 x
2 x 2 x
1 + tg 1 + tg 2 2 2
2 2
x x x x
3tg − tg 2 = 0 tg tg − 3 = 0
2 2 2 2
Pertanto, le soluzioni sono:
= 0 = kπ x = 2kπ con k ∈ Z;
x x
- tg
2 2
tg = 3 = + kπ x = π + 2kπ con k ∈ Z.
x x π 2
-
2 2 3 3
60) x x 2 − 4 x 2 − 3 > 0
( )( )
Da notare che è positivo per > 0 e negativo per < 0;
2
–4>0 ⇒ < – 2, > 2;
2
–3>0 ⇒ > √3, < − √3
Il prodotto dei tre fattori è maggiore di zero quando tutti e tre i fattori sono maggiori di zero, oppure
quando due fattori sono minori di zero ed uno no.
5(x + 1)
61) =6
x+2
Condizione di esistenza +2≠0 ⇒ ≠ – 2.
5(x + 1) = 6(x + 2) 5x + 5 = 6 x + 12 x + 7 = 0 x = −7
x −1
62) +8 =
x +1 x +1
Condizione di esistenza +1≠0 ⇒ ≠ –1.
9
x + 8( x + 1) = −1 9 x + 8 = −1 x = − = −1
9
39
x2 + 1 − 2x x3 − 1
63) =
x+2 x − 2 + x2
Condizione di esistenza + 2 ≠ 0 ⇒ ≠ – 2 e ≠ 1 (le soluzioni dell’equazione di secondo grado
al denominatore del secondo membro sono = 1 e = – 2).
(x + 1)2 = (x − 1)(x 2 + x + 1) x 2 − 2 x + 1 = x 2 + x + 1 3x = 0 x = 0
x+2 (x + 2)(x − 1)
x2 − 4x + 4 2−x
64) = 2
3x − 9 x − 5x + 6
(x − 2)2 = − (x − 2) (x − 2)2 1
= − ( x − 2 ) = −3
2
3( x − 3) (x − 3)(x − 2) 3 1
L’equazione data non ammette soluzioni in quanto ( – 2)2 > 0 mentre – 3 < 0.
x+2
65) ≤2
1− x
Condizione di esistenza 1 – ≠0 ⇒ ≠1
x+2 x + 2 − 2 + 2x 3x 3x
− 2 ≤ 0 minimo comune denominatore ≤ 0 (− 1) ≤0 ≥0
1− x 1− x 1− x x −1
]− ∞,0] ∪ ]1,+∞[ .
>
3 6
66)
x + 4 x−4
Condizione di esistenza ±4≠0 ⇒ ≠ ± 4.
]− ∞,−12[ ∪ ]− 4,4[ .
1
67) < − x2 − 1
x +4
2
Il primo membro è maggiore di zero, mentre il secondo membro è minore di zero. Pertanto,
l’equazione assegnata non ammette soluzioni.
>
x3 − 3x 2 + 2 x − 6 2
68)
x − 2x − 3
2
x +1
Fattorizzando il numeratore al primo membro, e considerando che x1 – x2 = – b e x1 x2= c, si ottiene:
>
x 2 ( x − 3) + 2( x − 3) 2
(x − 3)(x + 1) x +1
( x 2 − 2 x − 3 = 0 ∆ = b 2 − 4ac = 4 + 12 = 16 x = − b ± ∆ x = −1, x = 3 )
2a
Condizioni di esistenza ≠ –1 e ≠ 3.
>0 ⇒ >0
x 2 (x − 3) + 2(x − 3) − 2( x − 3) x2
(x − 3)(x + 1) (x + 1)
x 2 ≥ 0 sempre, quindi possiamo studiare solamente il denominatore che risulta maggiore di zero per
+1>0 ⇒ > –1.
Escludiamo = 0 che annulla il numeratore.
Le soluzioni della disequazione data sono:
]− ∞,−1[ ∪ ]0,+∞[ .
2 +]−5=0
69) "
+] =5
41
70) C ⇒ C
x 2 − 2 = −5 x + 4 x 2 + 5x − 6 = 0
y + 2x 2 = 0 y + 2x 2 = 0
Analizziamo la x 2 + 5 x − 6 = 0 :
∆ = b2 – 4ac = 25 + 24 = 49,
⇒ =1e
−b ± ∆ −5±7
x= = = – 6.
2a 2
Sostituendo tali valori alla seconda equazione si ottiene:
=1 = −6
" "
] = −2 ] = −72
e
71) C
y 2 = 2x 2 + 4x
2 x 2 + y 2 = 3x − 1
C ⇒ C
y 2 − 2x 2 − 4x y 2 = 2x 2 + 4x
− y 2 − 2 x 2 + 3x + 1 4x 2 + x + 1 = 0
Analizziamo la 4 x 2 + x + 1 = 0 :
72) C
x(x − 1) = y( y + 1)
2y − x 2 = 0
2
Applicando il metodo di sostituzione, tenuto conto che y = x , si ottiene:
2
⎧
⎪
x2
x ( x − 1) = ( y + 1)
⎨
2
⎪
,
⎩
2
y=x
2
42
x2 x2 x4 x2 x4 x2
x2 − x = y + x2 − x = + x2 − x − − = 0 4x2 − 4x − x4 − 2x2 = 0
2 2 4 2 4 2
x4 − 2x2 + 4x = 0 ⇒ (
x x3 − 2x + 4 = 0 . )
Oltre alla soluzione = 0 e y = 0 (y = 2/2), le altre soluzioni si ottengono determinando le radici del
( )
polinomio x x 3 − 2 x + 4 = 0 , di cui = – 2 è una radice, per cui, dalla divisione sotto riportata si
ottiene:
( )
x 3 − 2 x + 4 = (x + 2) x 2 − 2 x + 2 = 0
⎧ x 2 + 1 = y y + 1
⎨
73) 2 4
⎩ y = 2x 2
1 1 y 1 1 y 1 y
x2 + = y y + + = y y + + = y 2 + 2 y + 2 = 4 y 2 + y 4 y 2 − y − 2 = 0
2 4 2 2 4 2 2 4
∆ = b2 – 4ac = 1 + 32 = 33 > 0,
1 + 33 1 + 33
(x, y ) = ± , .
4 8
2 +1 > 0
−1> 0
74)
43
Come abbiamo visto, i sistemi di disequazioni si trattano come quelli di equazioni. Dato che
cerchiamo i valori di che soddisfano simultaneamente entrambe le disequazioni, dovremo prendere
in considerazione l’intersezione fra gli insiemi di soluzioni, cioè:
> 1.
continue contemporaneamente su tutte le righe, cioè
+3≥ 0 ≥ −3
⇒
−2≠ 0 ≠ 2
75)
⎧ x − 4x + 3 ≻ 0
⎪
2
⎨
76) x 2 − 3 x + 1 ≻ 0
⎪
⎩ >1
2
x 2 − 4 x + 3 > 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 16 – 12 = 4,
⇒ >3e < 1.
− b ± b 2 − 4ac 4 ± 2
x= =
2a 2
(x − 1)(x − 3) ≻ 0
.
>1
∀x ∈ R
( )
x
ax a
x
= , seα , β ∈ R e α , β ≠ 1 α logα a = a, logα α x = x, logα 1 = 0
b b
logα (a ∗ b ) = logα a + logα b, log = logα a − logα b, logα a x = x logα α , logα = logα (a −1 ) = − logα a,
a 1
b a
log β a 1
logα a = , logα a = logα β log β a, logα β = , a logα β = b logα a. .
log β α log β α
Esercizio:
⇒ x3 + 1 − 2 x = x 2 − ( x + 1)
3 1
ex e x 2 − ( x +1) 1
2x
= e 2
e 2
2 x 3 + 2 − 4 x − 2 x 2 + x + 1 = 0 ⇒ 2 x 3 − 2 x 2 − 3x + 3 = 0
3 3
x3 − x 2 − x + = 0 , che è divisibile per ( – 1)
2 2
3
Quindi ( x − 1) x 2 − = 0
2
78) 52 x − 5 x = 6
Si sostituisce t = 5 x , da cui t 2 − t − 6 = 0
∆ = b2 – 4ac = 1 + 24 = 25 > 0,
⇒
− b ± b 2 − 4ac 1 ± 5
t= = t =3 e t = – 2.
2a 2
Poiché t = 5 x > 0, l’unica soluzione ammissibile è t = 3, cioè 3 = 5 x , da cui log 5 3 = x .
(t − 1)(t 2 + 4t + 1) > 0
t – 1 = 0 ⇒ t = 1,
t 2 + 4t + 1 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 16 – 4 = 12 > 0
− b ± b 2 − 4ac − 4 ± 2 3
t= =
2a 2
t = – 2 + √3 < 0 e t = – 2 – √3 < 0.
unicamente da t – 1, pertanto la disequazione sarà verificata per t – 1> 0, cioè per t > 1, ovvero per
Il fattore t 2 + 4t + 1 è sempre maggiore di zero, ovvero il segno del polinomio sarà determinato
≤ 10 x ⇒ 103 x + 10 x ≤ 10 x ∗ 2 ∗10 x .
(10 )3 x + (10 )
2
x2
2 2 2 2 2
80)
( )
2 10 x x
( )
t t 2 − 2t + 1 ≤ 0 t (t − 1) ≤ 0
2
10 x = 1 10 x = 100. Pertanto
2 2
= 0.
e x = e x x = x 2 x 2 − x = 0 x( x − 1) = 0
2
>0
e3 x − 4e x
82)
ex −1
Insieme di definizione: e x − 1 ≠ 0 e x ≠ 1 e x ≠ e 0 x ≠ 0 .
83) 2 log 3 x = x − x .
log 3 x log 3 x
log 3 x = − x log 2 x = − x , (effettuando un cambio di base, cioè log 2 x = ).
log 3 2 log 3 2
> 2.
log x
1
84)
2
Definita per > 0 (dalla definizione di logaritmo). Dalle proprietà dei logaritmi si ottiene:
>
log x log 1 x
1 1 2
⇔ log x < log 1 x (il segno minore perché la base del secondo membro è minore
2 2 2
di 1), pertanto:
(
log x 1 − log 1 e < 0
2
) ⇔ log x (1 + log 2 e ) < 0, considerato che
log 2 e log 2 e
= = − log 2 e log x (1 + log 2 e ) .
log 2 1 log 2 1 − log 2 2
2
Dato che log 2 e > 0, quindi 1 + log 2 e > 0, abbiamo:
3log 2 − log10
85)
1 ( log 4 − log 5 )
2
Dalle proprietà dei logaritmi si ottiene:
log 23 − log10
=
log 8
10 = ( )
2 log 4
5 =2 ( )
1 log 4
2 5 ( )
1 log 4
2 5
log 4( )
5 ( )
> 0 = log 1 1 , considerato che la base del logaritmo è minore di 1, come si nota dal
3x ( 3 x − 1)
log 1
2 2 2
grafico.
> 0).
3x ( 3 x − 1) 3 x ( 3 x − 1)
log 1 < log 1 1 (dal campo di esistenza
2 2 2 2
<1 ⇒
3 x ( 3 x − 1)
Pertanto 9 x 2 − 3x − 2 < 0
2
∆ = b2 – 4ac = 9 + 72 = 81 > 0,
log 2 x + 2
87) =0
(
log 2 x 2 − 3x )
Il campo di esistenza, o definizione, è: > 0, x 2 − 3 x > 0, e log 2 ( x 2 − 3 x ) > 0; cioè:
⇒ =
− b ± b 2 − 4ac 3 ± 13 3 + 13 3 − 13 3 − 13
x= = = e . Considerato che <0
2a 2 2 2 2
≠
3 + 13
viene scartata. Pertanto si considera .
2
log 2 x + 2 log 2 x 2
L’equazione =0 =− .
(
log 2 x − 3 x
2
)
log 2 x − 3 x
2
( )
log 2 x 2 − 3 x ( )
1
Cioè log 2 x = − 2 x = 2 −2 = , che è incompatibile con le condizioni di esistenza dell’equazione
Le condizioni di esistenza sono: x 2 + 3 > 0 (che non si considera in quanto è certamente maggiore di
zero) e x − 3 > 0, cioè > 3.
log 7 x 2 + 3 − 1 > 0
( ) a)
.
log7 ( x − 3) > 0 b)
cioè > 4.
Il prodotto delle due disequazioni sarà negativo per:
⇒ = – 8/8 = –1.
− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 5
x= = = 2/8 = 1/4 e
2a 8
> 1/4 ⇒ ∀ ∈ , +∞ .
1
Quindi
4
Dalle regole dei logaritmi si ha:
⎧
⎪ a) >1 > 1
4x2 + 3x −1
< 1 <1
log a
⎪b)
x 4x2 + 3x −1
⎩ x
a) 4 x 2 + 2 x − 1 > 0
∆ = b2 – 4ac = 4 + 16 = 20 > 0
− b ± b 2 − 4ac −2 ± 2 5 −1 ± 5
x= = =
2a 8 4
= =
−1 + 5 −1 − 5
e , ma considerato che le condizioni di
4 4
>
−1 + 5
Pertanto, la soluzione ammissibile è .
4
b) 4 x 2 + 2 x − 1 < 0
In questo caso la soluzione ammissibile è:
−1 + 5
1/4 < < .
4
>1
log a ( 4 x − 3 )
90) con 0 < a < 1.
log a ( 2 x − 1)
Per le condizioni di esistenza del logaritmo e del denominatore bisogna imporre il sistema:
4 − 3 > 0 ⇒ x > 3/4
⎧
⎪ 1
2 −1> 0 ⇒ >
2
⎨
⎪ log a ( 2 x − 1) ≠ 0
⎩
2
log a ( 2 x − 1) ≠ log a 1 2 x − 1 ≠ 1 x ≠ =1
2
Quindi:
3/4 < <1 e >1
3
Cioè ∀x ∈ ,1 ∪ ]1, +∞[ .
4
51
⎧a( ) ≥ B ( x )
a( ) ≥ B ( x ) ∪{ x ∈ B} ⎪ a( ) ≥ 0
2
C ⇔ ∪ "
b( ) < 0
2
⎨
A( x ) ≥ 0
⎪
x∈ A
⎩ B ( x) ≥ 0
Tenuto conto che A( ) ≥ B2( ) è più restrittiva di A( ) ≥ 0 le soluzioni sono date da:
C ∪ C
A( x ) ≥ B2 ( x ) A( x ) ≥ 0
b( ) ≥ 0 b( ) < 0
;
⎧ A( x ) ≤ B ( x)
⎪
2
⎩ B ( x) ≥ 0
⎧ A( x) = B ( x)
⎪
2
A x = B2 ( x ) ⇔
F ( ) ⇔ C
A ( x ) = B2 ( x )
⎨ b( ) ≥ 0
A( x ) ≥ 0
∈a
⎪
.
⎩ B ( x) ≥ 0
Esempio
x2 + x = x + 2 .
Le radici sono pari, quindi dobbiamo prima imporre la condizione di esistenza e successivamente
elevare ambo i membri al quadrato.
⎧ x ( x +1) ≥ 0 x ≥ 0; x ≤ −1
0
x2 + x ≥ 0
⎨
x+2≥0 da cui x ≥ −2
x + x= x+2 ⎩
2
x2 = 2 x = ± 2
52
92)
3
x2 − 9 = x − 3
In questo caso abbiamo una radice dispari, quindi non bisogna imporre nessuna condizione di
esistenza.
x 2 − 9 = ( x − 3 ) ⇔ ( x − 3 )( x + 3 ) − ( x − 3 )( x − 3 ) = 0
3 2
( x − 3) x + 3 − ( x2 + 9 − 6 x ) = 0 ⇔ ( x − 3) ( x2 − 7 x + 6) = 0
x2 − 7 x + 6 = 0
∆ = b2 – 4ac = 49 – 24 = 25
− b ± b 2 − 4ac 7 ± 5
x= = x = 6, x = 1 ( x − 6 )( x − 1)
2a 2
= 3, = 6, = 1.
93) x2 + 4 = 2 x − 2
La quantità sotto radice quadrata è sempre positiva. Dobbiamo imporre che il secondo membro sia
maggiore o uguale a zero, cioè:
C ⇒ C
2x − 2 ≥ 0 x ≥1
x2 + 4 = ( 2x − 2)
2
x2 + 4 = 4 x2 + 4 − 8x 3x2 − 8x = 0 x ( 3x − 8) = 0
A( x ) ≥ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 ∪ C
A( x ) ≥ 0
( x −1)
b( ) < 0
2
( ( x − 1) ≥ 0),
2
b( ) ≥ 0
-2< si ottiene
C ⇒ F
x−2≥0 x ≥ 2 x≥2
( x − 2) < ( x − 1) x + 4 − 4 x < x +1− 2x 2x − 3 > 0 ⇒ > 3/2
2 2 2 2
95) x2 − 2x + 8 ≤ x + 6
A( x ) ≤ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 , imponendo le condizioni di esistenza della radice, si ottiene:
b( ) ≥ 0
⎧
⎪
x + 6 ≥ 0 x ≥ −6
⎨ 2
x2 − 2x + 8 ≥ 0
⎪ x − 2 x + 8 ≤ ( x + 6 ) x 2 − 2 x + 8 ≤ x 2 + 36 + 12 x 14 x + 28 ≥ 0 x =
⎩
2 −28
= −2
14
96) x3 − 27 ≥ x − 3 .
La radice è dispari, quindi non ci sono vincoli relativi alle condizioni di esistenza.
x 3 − 27 ≥ ( x − 3 ) x 3 − 27 > x 3 − 27 − 9 x 2 + 27 x − 9 x 2 + 27 x ≤ 0 9 x 2 − 27 x ≥ 0
3
< 0
9x ( x − 3) ≥ 0 ⇒ F e "
< 3
x≥0 x
.
x≥3 x
1
97) 27 x 3 − 27 x 2 + 9 x − 1 ≥ x −
3
( )
2
≥ 1/3 è maggiore di zero. Quindi ( 3x − 1) ≥ x − 1
3
Il secondo membro, in
3 , cioè
2 2
( 3 x − 1) ≥ ( 3 x − 1) ( 3 x − 1) − ( 3 x − 1) ≥ 0
3 1 3 1
3 3
1 2 10
( 3x −1) 3x −1 − 9 ≥ 0 ( 3x −1) 3x − 9 ≥ 0
2
⎧
⎪
1
3x − 1 ≥ 0 x ≥
⎨
3 10
da cui x ≥
⎪ 3x −
cioè .
⎩
10 10 27
≥0 x≥
9 27
98)
4
x +1 > 1−2x
Per eliminare la presenza di indice diverso dalle radici, dopo avere imposto le condizioni di esistenza,
bisogna elevare ambo i membri alla potenza data dal minimo comune multiplo fra i due indici. Nel
nostro caso eleviamo alla quarta potenza:
⎧ ⎧
⎪
x +1 ≥ 0 x ≥ −1
⇒
⎨ ⎨
1− 2x ≥ 0 x≤ 1
⎩
2
(∀ ∈ 0, ).
1
0< ≤ 1/2
2
99) 2 −x + x+4 ≤6
Per le condizioni di esistenza dei due radicandi, dato che ambo i membri della disequazione sono non
negativi, possiamo elevare al quadrato il primo ed il secondo membro della disequazione:
⎧ 2− x ≥ 0 x ≤ 2
⇒ .
−4 ≤ x ≤ 2
⎨
x + 4 ≥ 0 x ≥ −4 36 − 6
⎩(2 − x) + ( x + 4) + 2
( 2 − x )( x + 4 ) ≤ = 15
( 2 − x )( x + 4 ) ≤ 36 2
55
C
−4 ≤ x ≤ 2
( 2 − x )( x + 4) ≤ 225 2x + 8 − x2 − 4x − 225 ≤ 0
− x 2 − 2 x − 217 ≤ 0 2 x + 4 x + 217 ≥ 0
>
9− x
100) –3
x +1
A( x ) ≥ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 ∪ C
A( x ) ≥ 0
b( ) < 0
b( ) ≥ 0
si ottiene:
⎧ ⎧
9− x
⎪ ⎪
≥0 −1 ≤ x ≤ 9
∪ . x +1 ⇒ ∪ " −1 ≤ x ≤ 9
x +1 9− x
≥0 x≥3
⎨ ⎨ 9 − x − ( x − 3 ) ( x + 1) <3
x−3≥ 0
⎪9− x > x−3 < 0 ⎪ > 0
2
⎩ x +1
( x − 3) ⎩
2
x +1
3≤ ≤9 3≤ ≤9
" ⇒ F x x2 − 5x + 4 < 0
x3 − 5x2 + 4 x < 0 ( )
( x − 5 x + 4 ) = 0 ⇒ ∆ = b − 4ac = 25 − 16 = 9, x =
−b ± b2 − 4ac 5 ± 3
2 2
= x = 4, x = 1
2a 2
3≤ ≤9
3≤ ≤9 > 0
F x x −1 x − 4 ⇒ 0
( )( ) < 0 x >1
Dalla regola dei segni per x ( x −1)( x − 4) < 0 otteniamo
>4
< 0e 1< < 4, per cui le soluzioni del sistema sono
3≤ < 4.
Unendo quanto trovato, cioè 3 ≤ < 4, con le soluzioni del
< 4 (∀ ∈ ]−1, 4[ ).
secondo sistema, cioè –1< ≤ 3, le soluzioni della disequazione
data sono: –1<
56
Proprietà:
|≥ 0 ∀ ∈ N, | |= 0 ⇔
∀ ∈N,
| =0, | |= – | |
| ⇔ |= |]| ⇔
= x ∀ x ∈ R, | | | ] | = | ] |,
| |=–| =0, | = ± y, | |=
| + ] | ≤ | |+|] | ∀ ∈ N,
2
x − y ≤ x − y ∀ x ∈ R,
| |≤ ⇔ − ≤ ≤
se a > 0 "
| |≥ ⇔ ≤ − hiijk ≥
;
( x −1) ( x −1)
2 2
Esempio: 1) x2 − 2x +1 = = x −1 x2 − 2x +1 = = x −1 .
Esempio: 2) x − 2 < x − 1 , che è soddisfatta immediatamente se x − 2 < 0, cioè < 2. Se, invece,
x − 2 ≥ 0, cioè ≥ 2, bisogna considerare l’unione delle soluzioni delle due disequazioni:
–1> x − 2 e –1< 2 – . La prima disequazione è sempre verificata, la seconda risulta < 3/2
che non è ammissibile nell’insieme ≥ 2. Pertanto le soluzioni cercate sono date dall’unione dei due
insiemi { x ≺ 2} ∪ { x ≥ 2} ovvero ∀ x ∈ R.
102) x 2 − 5 x = 3 x 2 − 5 x = ±3 , da cui:
a) x 2 − 5 x + 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 25 – 12 = 13 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 5 ± 13
= ,
2a 2
57
b) x 2 − 5 x − 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 25 + 12 = 37 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 5 ± 37
= .
2a 2
7
103) x + = −2
5
Considerato che il primo membro è sempre maggiore o uguale a zero, ed il secondo membro è minore
di zero, l’uguaglianza non sarà mai verificata; pertanto è impossibile.
104) x + 2 = x 2 − 1 x + 2 = ± ( x 2 − 1)
a) x 2 − 1 = x + 2 x 2 − x − 3 = 0
∆ = b2 – 4ac = 1 + 12 = 13 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 1 ± 13
=
2a 2
b) x 2 − 1 = − x − 2 x 2 + x + 1 = 0
b2 – 4ac = 1 – 4 = – 3 Impossibile ( ∀ ∉ N).
1 ± 13
Pertanto le uniche soluzioni sono x = .
2
2 2 1
105) x + x = x−
2
3 3 3
2
Considerato che x 2 + x ≥ 0 , affinché l’equazione data abbia soluzioni, si deve imporre la condizione
3
≥ 1/2.
2 1
x − ≥ 0 , cioè
3 3
Si considerano, pertanto, due equazioni:
2 2 1 1
a) x 2 + x = x − 3x2 + 2 x − 2 x + = 0
3 3 3 3
1 1 1
3x 2 = − x 2 = − x = ± −
3 9 3
2 2 1 2 2 1
b) x + x = − x − x2 + x + x − = 0
2
3 3 3 3 3 3
− b ± b 2 − 4ac −4 ± 28 −4 ± 2 7 −2 ± 7
x= = = =
2a 6 6 3
Tali soluzioni sono incompatibili con la condizione ≥ 1/2, pertanto l’equazione data non ammette
soluzioni reali.
106) x + 2 < 3.
> 1/4.
9
107) x +
2
4
Per le proprietà del valore assoluto si ottiene:
9 9
x2 + = x 2 + (l’espressione contenuta nel valore assoluto è certamente maggiore di zero).
4 4
108) x − 4 ≤ x + 4 − x − 4 ≤ x − 4 ≤ x + 4
Cioè: .
a)4 − x ≤ x + 4 { x ∈ R : 4 − x ≤ 0} = { x ≥ 4}
b) x − 4 ≤ x + 4
109) Trigonometria.
Le funzioni trigonometriche, in quanto funzioni periodiche, non sono invertibili. E’ però possibile
definire le funzioni inverse arcoseno, arcocoseno e arcotangente della restrizione nell’intervallo
π π
− 2 , 2 della funzione seno, della restrizione nell’intervallo [ 0, π ] della funzione coseno e della
π π
restrizione nell’intervallo − , della funzione tangente.
2 2
60
Esempi:
- 2 sin 2 ϑ + 5 sin ϑ = − 2
− b ± b 2 − 4ac − 5 ± 3
t= = t = −1 , t = −2 .
2a 4 2
Considerato che sin ϑ = – 2 è impossibile, l’unica soluzione ammissibile è sin ϑ = –1/2, da cui:
3t 2 − t − 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 1 + 36 = 37
− b ± b 2 − 4ac 1 ± 37
t= = .
2a 6
( ) (
2 1 − 2 sin 2 ϑ + 2 3 sin ϑ − 2 = 0 2 1 − 2 sin 2 ϑ + 2 ) ( ) ( )
3 sin ϑ − 1 = 0 sin ϑ 2 sin ϑ − 3 = 0
−1 > 1
sin ϑ
cos ϑ + sin ϑ
cos ϑ
1 3 π
113) sin 2ϑ + cos 2ϑ ≥ sin ϑ +
2 2 6
1 3 π π π π π
sin 2ϑ + cos 2ϑ = cos sin 2ϑ + sin cos 2ϑ = sin + 2ϑ = 2 sin + ϑ cos + ϑ
2 2 3 3 3 6 6
π π
sin + ϑ 2 cos + ϑ − 1 ≥ 0 che si trasforma nei due sistemi:
6 6
⎧ sin π + ϑ ≥ 0 ⎧ sin π + ϑ ≤ 0
⎪ 6 ⎪ 6
∪
⎨ ⎨
⎪ cos + ϑ ≥ ⎪ cos + ϑ ≤
π 1 π 1
⎩ 6 2 ⎩ 6 2
Restringiamo l’intervallo a [ −π , π ]
⎧ 0 ≤ π +ϑ ≤ π ⎧
⎪ ⎪
π
∪
−π ≤ +ϑ ≤ 0
⎨ π π ⎨
6 6
⎪ − ≤ +ϑ ≤ ⎪ −π ≤ + ϑ ≤ − ≤ + ϑ ≤ π
π π π π π
⎩ 3 6 3 ⎩ 6 3 3 6
π π π π
0 ≤ ϑ + ≤ ∪ −π ≤ ϑ + ≤ − da cui la periodicità
6 3 6 3
π π 7 π
− + 2kπ ≤ ϑ ≤ + 2kπ ∪ − π + 2kπ ≤ ϑ ≤ − + 2kπ
6 6 6 2 .
63
Geometria analitica.
Equazioni canoniche:
- ax + by + c = 0Equazione della retta;
- y = mx + q Caso di rette non verticali: m è il coefficiente angolare m = - a/b, q = - c/b, b ≠
0;
( x − x0 ) + ( y − y0 ) = r 2 Equazione della circonferenza di centro ( x0 , y0 ) e raggio r;
2 2
-
( x − x0 ) ( y − y0 )
2 2
, per a > 0 la concavità è rivolta verso l’alto, per a < 0 la concavità è rivolta
b 4 ac − b 2
− ,
a 4a
verso il basso;
- x = ay2 + by + c Equazione della parabola con asse parallelo all’asse delle e vertice
+ − e > 1, si ottiene:
b2 d 2
Posto che
4a 4c
2 2
b d
x − − 2a y − − 2c
a 2
+c 2
=1
b2 d 2 b2 d 2
+ −e + −e
4 a 4c 4 a 4c
64
( 3 ) che
2
0 = x2 + 2x + y2 − 2 = ( x +1) + y2 − 3 ( x +1) + y2 =
2 2
è l’equazione canonica della
( x+ 1 )
2
2
1 y2 6
0 = 36 x 2 + 12 x − y 2 + 4 = 36 x + − y 2 + 3 − =1
( )
2 2
6 3 1
12
(
Che è l’equazione canonica dell’iperbole di centro − 16 ,0 , semiassi a = 1
12
= 1)2 3
eb= 3
116) 4 x 2 + 2 x + 4 y 2 − 2 y = 3
2
(
Che è l’equazione canonica della circonferenza di centro − 14 , 14 e raggio r = 1
2
. )
117) 4x − y + 2y = 9
2 2
( y −1)
2
3 x2
= 4x2 − y2 + 2 y = 4x2 − ( y −1) +1
2
− =1
( ) (2 2)
2 2
2 2
118) 2x + 3 y = 3( y +1) +1
119) xy − 5 x − 4 y + 20 = 0
xy − 5x − 4 y + 20 = x ( y − 5) − 4 ( y − 5) = ( x − 4)( y − 5)
, essendo log 2> 0, affinché > 3 è necessario che lo g x > 0, ovvero che
log 2 log 2
log x x =
log x log x
121) Confrontare:
π 3
1 1
a) 85/2 e 55/2 b) 2-7/2 e 3-7/2 c) π-5/6 e 3-5/6 d) 2 2
e2 3
e) e .
2 2
2 2 2 2
⎧
⎪
x ∈ ]−∞,1[
x 2 se x ∈ [1, 4[ dominio: o ∈ N
⎨
⎪ 2 x se x ∈ [ 4, +∞[
123) f( ) =
Nel dominio X = R è f(N ) = R, infatti f(I1) = I1, f(I2) = [1,16[ , f(I3) = [16, +∞[ , pertanto:
f ( R ) = f ( I1 ) ∪ f ( I 2 ) ∪ f ( I 3 ) = R .
⎧ y ≤1 e y = ⎧ y ≤1 e y = ] se y ≤ 1
⎪ ⎪ ⎧
y ∈ [1,16[ e y = x 2 ⇔ y ∈ [1,16[ e x = y ⇒ ϕ(y) = y se y ∈ [1,16[ .
⎨ ⎨ ⎨
⎪ y ≥ 16 e y = 2 x ⎪ y ≥ 16 e x = log 2 y ⎩ log 2 y se y ≥ 16
⎩ ⎩
x
124) Sia f: R → R definita da f( ) =
(1 + x )
Se f( ) è dispari: f(− ) =
−x x
=− = − f ( x) .
(1 + − x ) 1 + x
Per x1, x2 > 0 f( 1) < f( 2) cioè x1 (1 + x2 ) < x2 (1 + x1 ) , ovvero x1 < x2 .
Siano ora x1, x2 con x1 < x2: se x1 ≤ 0 < x2, quindi f( 1) ≤ 0 < f( 2 ).
Proviamo che f(N ) = ]−1,1[ : per disparità è sufficiente provare che f ( R+ ) = [ 0,1[ . Se x ≥ 0 si ha:
<1; viceversa se
x
0 ≤ f ( x) = y ∈ [ 0,1[ l’equazione y = f( ) (con x ≥ 0) è:
(1 + x )
x y y
y= ⇔ x (1 − y ) = y ⇔ x = , con ≥ 0 per ∀y ∈ [ 0,1[ , quindi y ∈ f ( R+ ) .
1+ x 1− y 1− y
0 1+ x o . ⇔ 0 1− y o .
x x y y
y= y = x= x=
<0 <0
1− x 1+ y .
x≥0 x≥0
< 0 ⇔ y < 0.
y y
Per y ∈ ]−1,1[ è ≥ 0 ⇔ y ≥ 0 mentre
1− y 1+ y
68
se y ≥ 0, ϕ ( y ) = se y < 0, ovvero:
y y
Ne segue che ϕ ( y ) =
1− y 1+ y
y
ϕ ( y) = per ogni y ∈ ]−1,1[ .
1− y
log x 2 2 log x
log x x 2 = = = 2.
log x log x
126) Date le funzioni f ( x ) = ( x 2 ) e g ( x ) = x , dimostrare che esse coincidono per x > 0, ma non
x 2x
{ x ∈ R : x ≻ 0} ∪{ x ∈ R : x ≺ 0;2x ∈ Z} .
127) f ( x ) = log x 2
Il dominio di f (x) è X, e considerato che è definita per x > 0 e x ≠ 1, il dominio è X = ]0, +∞[ \ {1} .
69
L’immagine f (X) di f (x): y ∈ f (X) se e solo se esiste x > 0, x ≠ 1, tale che y = log x 2 =
log 2
, da
log x
cui y log x = log 2 .
log 2 log 1
Se y = 0, si ha 0 = log 2 (assurdo). Se y ≠ 0, si trova log x =
2
, cioè x = e y
=2 y
.
y
La f (x) è iniettiva.
f (T ) = { x ∈ X : f ( x ) ∈ T } . Ad esempio se f : Z → Q è data da f ( x ) = x e
2
{
T = 0, 1 ,1 . Si ha
2 }
f (T ) = {0.1, −1} . Se T =N, è f ( N ) = Z . Se T = {2} si ha f (T ) = 0 , cioè non c’è nessun intero
il cui quadrato sia 2. A differenza dell’immagine diretta, l’immagine inversa conserva sia unioni che
intersezioni. Se T1, T2 ⊆ Y si ha:
2x − 2xy + y −1 = 0 ⇔ x =
2 2
y ± y2 − 2 y2 −1 ( ) = y± 2 − y2
.
2 2
70
Se 2 − y < 0, cioè se y > 2 non ci sono soluzioni reali; in altre parole la fibra su y è vuota se
2 2
y> 2 .
Se y < 2 , abbiamo: x1 ( y ) =
y − 2 − y2 y + 2 − y2
; x2 ( y ) = , pertanto si ottiene:
2 2
2 x1 ( y ) − y = − 2 − y 2 2 ( x1 ( y ) − y ) = − y − 2 − y 2 ; se x1 ( y ) − y ≥ 0 la soluzione x1 ( y ) è
accettabile, essendo maggiore o uguale a y, e così anche la soluzione x2 ( y) , essendo:
Quindi se − √2 < y ≤ –1 si ha f ( y ) = { x1 ( y ) , x2 ( y )} .
Perché x2 ( y) sia soluzione occorre e basta che sia x2 ( y ) ≥ y ; come abbiamo visto sopra, si ottiene:
Esempio sin x < r ha soluzioni: – arcsin α – π + 2kπ < x < π – arcsin α + 2kπ (k ∈ Z ).
Esempio tan x ≥ α ha come insieme delle soluzioni, in −π 2 ,π 2 , l’intervallo arctanα,π 2 ;
l’intervallo di tutte le soluzioni è: arctan α + kπ ≤ x < π/2 + kπ (k ∈ Z ).
3 1
membro: 2 cos x − sin x .
2 2
π 3 π 1
Sapendo che cos = ,sin = ed applicando la formula di addizione del coseno:
6 2 6 2
π π π
3 cos x − sin x = 2 cos cos x − sin sin x = 2cos x + .
6 6 6
> 1/2.
π
Pertanto la disequazione data diventa: cos x +
6
Come si è visto al 129), la disequazione cos y > 1/2 ha come insieme delle soluzioni;
72
cos (6 x ) < per 1/6 π + 2kπ < 6 x < 11/6 π + 2kπ e l’insieme delle soluzioni è:
3
2
1/36 π + kπ/3 < x < 11/36 π + kπ/3 (k ∈ Z).
1
133) sin x + 2 cos x =
cos x
π
L’equazione è definita per cos x ≠ 0, cioè per x ≠ + kπ .
2
1± 5
t 2 − t −1 = 0 t = = tan x
2
+ kπ , (k ∈ Z).
1 ± 5
tan 2 x − tan x − 1 = 0 se e solo se x = arctan
2
3
134) tan x + cot an π − x = 1
2
3 π
cot an π − x = cot an − x = tan x .
2 2
L’equazione, quindi, equivale a 2 tan x = 1, cioè tan x = 1/2, che ha insieme delle soluzioni:
x = arctan 1 + kπ , (k ∈ Z).
( )
2
135) sin x − cos x = 1
⇔
1 1 1 1 1
sin x − cos x = 1 ⇔ 12 + 12 sin x − cos x = 1 ⇔ sin x − cos x =
2 2 2 2 2
⎧ x − 4 = 4 + 2 kπ (k ∈ Z )
⎪
π π
hiijk
x=π
⇔ ⇔ 0 hiijk
+ 2 kπ (k ∈ Z )
⎨
2
⎪ x − π = π − π + 2kπ
.
⎩ 4 (
4 ) x = π + 2kπ
3 3 x 3 3 x
2 cos x cos ( x ) 2 = 2sin x cos ⇔ cos x − sin x cos = 0
2 2 2 2 2 2
⎧ ( 2) = 0 ⎧
⎪ ⎪
cos x =π + kπ , ( k ∈ Z )
hiijk
x
⇔ hiijk ⇔
2 2
⎨ ⎨
⎪ cos 3 x = sin 3 x ⎪ cos 3 x = cos π − 3 x
( ) ( )
⎩ 2( ) 2 ( ) ⎩ 2 2 2
74
⎧ ⎧ x = π + 2kπ , ( k ∈ Z )
⎪
x = π + 2kπ , ( k ∈ Z )
⇔ hiijk
hiijk
( ) (
cos 3 x = cos π − 3 x ⇔
⎨3
) ⎨
⎪
.
⎩ x = 6 + 3 kπ , ( k ∈ Z )
( )
2 2 2
⎩ 2
x = ± π − 3 x + 2kπ π 2
2 2
> cos x
sin x
137) 1 +
2
sin x sin x+ 1 > 0 ⇔ sin x < –1/2, oppure sin x > 0, equivalente a:
( )
2
7/6 π < x < 11/6 π +2k π, oppure 0 < x < π.
L’insieme delle soluzioni, ristrette all’intervallo [0,2π] è, quindi:
1 − sin x π x
Per x = π + 2kπ , ( k ∈ Z ) si ottiene: = −1 = tan − , altrimenti, se x ≠ π + 2kπ , ( k ∈ Z )
cos x 4 2
x ( )
posto t = tan 2 , si ottiene: sin x =
2t
1+ t 2
,cos x =
1− t 2
1+ t 2
,
π ( ) ( )
π x tan 4 − tan 2
tan − =
x
=
1 − tan x
2 = 1− t ; ( )
4 ( ) ( )
4 2 1 + tan π tan x
2
1 + tan x
2
1+ t ( )
75
x ≠ π + kπ , ( k ∈ Z ) .
2
x
1 − sin x 1 − 2sin 2 cos 2
=
x ( ) ( ) ( )
(dividendo per cos x 2 per x ≠ π + k π , k ∈ Z )
2
( ) ( )
,
cos x cos2 x − sin 2 x
2 2
1
cos 2 x ( 2) ( 2)
− 2 tan x
( 2)
1 + tan 2 x ( 2 ) = ( ( 2 ) − 1)
− 2 tan x tan x
2
( 2) =
1 − tan x
= =
1 − tan 2
(x 2) 1 − tan ( x )
2
2
1 − tan ( x )
2
2
1 + tan ( x )
2
(
tan π − x .
4 )
π kπ
L’equazione è definita per x ≠ + , k ∈ Z ed è:
8 4
sin x sin ( 4 x )
tan x tan ( 4 x ) = −1 ⇔ = −1 ⇔ sin x sin ( 4 x ) + cos x cos ( 4 x ) = 0 ⇔ cos ( 4 x − x ) = 0
cos x cos ( 4 x )
⇔ cos ( 3x ) = 0 ⇔ 3 x = π + k π ⇔ x = π + k π , ( k ∈ Z ) .
2 6 3
6 { 3 8 4 }{
S = π + k π , k ∈ Z \ π + nπ , n ∈ Z = π + k π , k ∈ Z
6 3 } { }
Si ricorda che basta determinare le soluzioni nell’intervallo [0, π].
140) ( )
2 + 1 sin 2 x + ( )
2 − 1 cos 2 x + sin ( 2 x ) = 2
( )
2 + 1 sin 2 x + ( )
2 − 1 cos 2 x + sin ( 2 x ) = 2 + 1 − 2 cos 2 x + 2 sin x cos x ,
(
arctan − 1 ± )
2 + k π , k ∈ Z . Posto t ' = arctan ( )
2 − 1 si ottiene t ' ∈0,π ( √2 –1< 1) e
4
2
b
∆ = − ac = cos 2 t − 1 .
2
Se cos t ≠ ± 1 il polinomio è sempre strettamente positivo.
Se cos t = ± 1 il polinomio si annulla con uno zero doppio in a = − cos t = ±1, altrimenti è positivo.
Quindi: se a ≠ 1, –1 allora Da = R. Se a = 1, Da = – R privato dei punti in cui cos t = –1, cioè:
∈ N vale arccos
1− x2
142) Per quali 2
= 2 arctan x ?
1 + x
( )
Posto x = tan t 2 con t ∈]−π , π [ : è t = 2arctan x e
1 − x 2
=
1 − tan 2 t
2 = cos t , quindi: ( )
1 + x 1 + tan t
2 2
2 ( )
1 − x2
arccos 2
= 2 arctan x ⇔ arccos ( cos t ) = t , questo avviene se e solo se t ∈ ]0, π ] .
1 + x
143) log a ( sin θ ) + log a ( cos θ ) = log a 3 − 2log a 2 , con a > 0, a ≠ 1 (fissato).
(
144) log 2 x = log 2 7 + 5 2 + 8 log 2 ) ( )
2 + 1 + 7 log 2 ( 2 −1 )
Possiamo riscrivere l’equazione nel seguente modo:
(
log 2 x = log 2 7 + 5 2 )( )( )
2 − 1 , quindi:
8 7
2 +1
( )( )( )
8 7
x = 7+5 2 2 +1 2 −1 . Si osservi che 1 = 2 −1
( 2 +1 )
( )( )
8 7
(infatti 1= ( 2 −1 )( )
2 + 1 = 2 − 1 = 1 ), sicché 2 +1 2 −1 = 2 + 1 e
(
x = 7+5 2 )( )
2 + 1 = 12 2 + 17 .
78
coprimi. Tale relazione equivale a 2 = 10p/q ⇔ 2q = 10p = 2p5p. Chiaramente p > 0 (log10 x = 0 se e
supponiamo che tale numero sia invece razionale, quindi sia log2 2 = p/q, con p e q interi positivi
solo se x = 1), quindi 10p è divisibile per 5. Ma gli unici divisori non banali di 2q sono potenze di 2;
quindi è assurdo supporre che 2q = 10p.
Pertanto q divide pm, assurdo perché q e p sono coprimi, quindi tali sono anche q e pm. La
generalizzazione è quasi identica: si ha, eliminando i denominatori:
limitato se esiste un numero reale α tale che, per ogni numero a ∈ A, valga la relazione a ≤ α (a ≥ α).
(Teoria: Dato un sottoinsieme A ≠ 0 di numeri reali, si dice che esso è superiormente (inferiormente)
In tal caso il numero α si chiama maggiorante (minorante) dell’insieme A. L’insieme A si dice limitato
se esso è contemporaneamente superiormente e inferiormente limitato. Dato un insieme di numeri
reali A ≠ 0 superiormente (inferiormente) limitato, si definisce estremo superiore di A o sup A
(estremo inferiore di A o inf A) il più piccolo dei maggioranti (il più grande dei minoranti) che si
dimostra esistere ed essere unico. Più precisamente S = sup A (s = inf A) se valgono le seguenti
proprietà:
S ≥ a ∀ ∈ a ⇔ S è un maggiorante di A;
∀ ε > 0 ∃a ∈ A : S − ε ≤ a ⇔ S è il più piccolo dei maggioranti;
1)
s ≤ a ∀ ∈ a ⇔ S è un minorante di A;
2)
In generale S (s) non appartiene all’insieme A; nel caso particolare in cui ciò avvenga, S è detto il
massimo di A o max A (minimo di A o min A). Per convenzione, se l’insieme A non è superiormente
(inferiormente) limitato, si usa dire che l’estremo superiore (inferiore)di A è +∞ ( −∞) . Ovviamente
poiché è ben noto che +∞ ( −∞) non è un numero reale, un insieme superiormente (inferiormente)
illimitato non ammette mai massimo (minimo) ).
Esempio: Determinare sup, inf e, se esistono, max e min degli insiemi:
A = {n : n ∈ N } ∪ 2 { n3
: n∈ N }
Poiché l’insieme A contiene N, esso è illimitato superiormente. Inoltre l’insieme
diventano sempre più piccoli. In effetti, si osserva che, per ogni ε > 0, prendendo n > `2/u , si
v
ottiene 2/n3 < ε = 0 + ε. Quindi inf A = 0 e poiché 0 ∉ A, l’insieme non ammette minimo,
sup A = +∞ ; inf A = 0 .
≠ 0 ≠ 0 ≠ 0 ≠ 0
2 4
né massimo.
149) A = {n ∈ N : n 2 + 2 n ≥ 5}
x2 + 2x −5 ≥ 0 ⇔ x ≤ −1− 6 e x ≥−1+ 6 .
e3x e3 2 x2 + x+1
3
150) A = x ∈ R : 2x
=e
e
Risolviamo l’equazione che definisce l’insieme A:
80
3
e3 x e3
= e2 x + x+1 ⇔ e3 x −2 x+3 = e2 x + x+1 ⇔ 3x3 − 2 x + 3 = 2 x 2 + x + 1 ⇔ 3x3 − 2 x2 − 3x + 2 = 0
2 3 2
2x
e
x 2 ( 3 x − 2 ) − ( 3 x − 2 ) = 0 ⇔ x 2 − 1 ( 3 x − 2 ) = 0 ⇔ " x + 1 = 0 x = ± 1; x = 2/3.
3 −2=0
( )
2
{ }
Quindi A= −1; 23 ; +1 da cui si ricava inf A = min A = − 1, sup A = max A = 1 .
151) A = { xy : x ∈ R, −2 ≤ x ≤ 1; y ∈ R, −4 ≤ y ≤ −1}
Poiché x cambia di segno, mentre y è sempre strettamente negativo, il valore massimo del prodotto
xy sarà positivo e si otterrà prendendo x = – 2 e y = – 4, cioè xy = 8, mentre il valore minimo sarà
negativo e si otterrà prendendo x =1 e y = – 4, cioè xy = – 4.
Quindi inf A = min A = – 4 e sup A = max A = 8.
1
152) S = + ( −1) : n = 1, 2,3... determinare sup S e inf S.
n
n
1 1
Siano: S+ = 1 + : n ≻ 0, pari ( n = 2, 4, 6,8,...) e S− = −1 + : n ≻ 0, dispari ( n = 1,3,5,7,...)
n n
Chiaramente S = S+ ∪ S- ; inoltre 1 < S+ , e –1 ≤ S- ≤ 0. Ne segue che sup S = sup S+ , mentre
inf S = inf S- . Poiché n ⇒ 1/n è strettamente decrescente, si ottiene:
minorante di S- : se s = –1 + ε, con ε > 0, basta prendere n dispari, con 1/n < ε, per avere
l’estremo superiore di S. Si è osservato che – 1 è minorante di S-; e, chiaramente, –1 è il massimo
x2 + y2
153) Dimostrare che per ogni coppia di numeri reali x e y si ha xy ≤ e che l’uguaglianza
2
vale se e solo se x = y.
1) x2 + y 2 + z 2 ≥ xy + yz + zx ⇔ 2) ( x + y )( y + z )( z + x ) ≥ 8xyz
81
3)x2 y 2 + y 2 z 2 + z 2 x2 ≥ xyz ( x + y + z )
( x − y) + ( y − z ) + ( z − x)
2 2 2
Per la 1) si ha ≥0
Per la 2) si ha
( x + y) ≥ xy
2
Per la 3) sostituire a x xy, a y yz, a z zx nella prima per avere la 3).
xy
155) E = : x, y ∈ ( 0,1) provare che inf E = 0, sup E = 1/2.
x+ y
> 0 per ogni x, y ∈ (0,1), quindi E è inferiormente limitato, con 0 ≤ inf E (zero è un
xy
Si ha
x+ y
minorante di E); si vede facilmente che è inf E = 0. Per questo occorre e basta dimostrare che dato
x2 x
ε ≻ 0 esiste un elemento di E minore di ε. Prendendo x = y si ha = e si ha x/2 < ε non appena
2x 2
x < 2ε. Si noti che zero, non appartenendo ad E, non è minimo di E, che pertanto non ha minimo.
xy y y
= ≤ < 1/2. Ne segue che E è superiormente limitato da 1/2; basta ancora prendere
x + y 1+ y 2
x
< 1/2, per x,y ∈ (0,1) può anche essere ottenuta ricordando
x
usata per maggiorare xy
(x + y)
x2 + y2
l’importante uguaglianza xy ≤ (esercizio precedente), essendo x2 < x, y2 < y, si ottiene:
2
x2 + y2 x + y xy
xy ≤ < , da cui < 1/2.
2 2 x+ y
{ } { }
Qa = y ∈ Q : y ≻ 0, y 2 ≻ a non ha minimo, e che Pa = x ∈ Q : 0 ≺ x, x 2 ≺ a ∪ { x ∈ Q : x ≤ 0} non ha
massimo.
82
Dati x ∈ Pa , x ≥ 0, y ∈ Qa si ha x2 < a < y2 ; mostriamo che esiste un razionale ε > 0, con ε < y, tale
che ( x + ε ) < a < ( y − ε ) . Ciò prova quanto voluto, perché allora
2 2
x +ε ∈Pa , y −ε ∈Qa (essendo
y − ε > 0), quindi x non è il massimo di Pa e y non è il minimo di Qa. Si può supporre che ε < 1,
quindi ε2 < ε. Ora ( x + ε ) = x 2 + 2 xε + ε 2 < x + 2 xε + ε = x + ( 2x + 1) ε e si ottiene che
2 2 2
a − x2
x + ( 2x +1) ε ≤ a se e solo se ε ≤
2
.
2x +1
2n + 3
157) Si consideri l’insieme E dei numeri reali x che si deducono dalla formula x = attribuendo
5n
a n tutti i valori interi positivi (n = 1, 2, 3, …). Determinare l’estremo superiore e inferiore di tale
insieme.
Facciamo vedere che E è un insieme limitato. Infatti:
2n + 3 2 3 2 3
x= = + ≤ + = 1 (n = 1);
5n 5 5n 5 5
sempre almeno un numero di E che è maggiore del numero L – ε). Quindi, sia fissato ε > 0, esiste
verifica la seconda proprietà dell’estremo inferiore (Comunque si fissi un numero positivo ε esiste
n −1 1 n −1 1
x= = 1− < 1 e x = = 1 − ≥ 0 (n = 1).
n n n n
Sarà sempre 0 ≤ x < 1, l’insieme E è limitato.
Considerato che per n = 1 si ricava x = 0, ne segue che zero è il minimo di E, quindi l = 0.
proprietà dell’estremo superiore. Vediamo se comunque sia fissato ε > 0 esiste un numero x di E tale
Verifichiamo se 1 può essere l’estremo superiore di E. Dalla 0 ≤ x < 1 si vede che verifica la prima
che x > 1- ε, cioè 1 – 1/n > 1 - ε ⇒ n > 1/ε, quindi i numeri x di E, attribuendo a n valori interi
maggiori di 1/ε risultano più grandi del numero 1- ε. Dunque l’estremo superiore di E vale 1. Ma 1
non appartiene a E, quindi il nostro insieme è privo di massimo, mentre il suo minimo è 0.
5 ∗ 7 n 5 ( 3m + 7 n )
5∗7 5m + 2n 5 m + 3 = 3 5
ed essendo 2 < risulta x = < =
3 3m + 7n 3m + 7 n 3m + 7 n 3
Qualora anche P(n0) sia vera per un certo indice n0 ∈ N e, qualora, per ogni n ≥ n0 , supposta vera
Teoria. Teorema (principio di induzione). Sia P(n) una proprietà definita sui numeri interi positivi.
la proprietà P(n), risulti vera la proprietà P(n+1), allora essa vale per ogni n ≥ n0 .
numeri reali tali che an ≤ bn ≤ cn , per ogni n ∈ N. Supponiamo che {an} e {cn} convergano entrambe
Teorema del confronto II (o teorema dei carabinieri). Siano date tre successioni {an}, {bn} e {cn} di
(≤ 0), per ogni n ∈ N. Supponiamo che an → l ∈ R (retta reale estesa R ∪ ( ±∞ ) ). Allora, anche
l ≥ 0 (≤ 0).
ogni n ∈ N.
teoremi continuano a valere se le relazioni richieste sono verificate solo definitivamente, anziché per
(decrescente), cioè tale che an ≤ an+1 (an ≥ an+1), per ogni n ∈ N (più in generale, definitivamente);
Teorema. Regolarità delle successioni monotòne. Sia data una successione {an} monotòna crescente
allora {an} è regolare. Più precisamente, se {an} è superiormente (inferiormente) limitata, allora essa
converge al suo estremo superiore (inferiore); se, invece essa è superiormente (inferiormente)
illimitata, allora essa diverge a +∞ ( −∞) . Ovvero:
lim a n = sup {a n } ∈ R
n → +∞
( lim a = inf {a } ∈ R ) .
n→+∞
n n
Teorema. Sia data una successione {an} di numeri reali positivi. Supponiamo che lim n a n = l ∈ [ 0,1[
n → +∞
an+1
oppur e lim = l ∈[ 0,1[ allora an → 0 , cioè la successione è infinitesima.
n→+∞ a
n
85
Limiti notevoli.
2) 1 + → e, 1 + → e (per n → ∞, ∀ θ ∈ N )
an an
1
n 1 ϑ ϑ
1) 1 + → e (per n → ∞)
n an an
→ 0 (per an → ∞, ∀ θ ∈ N, ∀ > 1)
( an ) (a )
ϑ ϑ
7) → 0, n
e an a an
→ 0 (per an → ∞, ∀ θ ∈ N )
( log a n )
ϑ
8) 9)
n
n →1 (per n → ∞)
an
sin ε n 1 − cos ε n 1
10) →1 (per ε n → 0) 11) → (per ε n → 0)
εn εn 2
2
tan ε n arcsin ε n
12) →1 (per ε n → 0) 13) →1 (per ε n → 0)
εn εn
arctan ε n sinh ε n
14) →1 (per ε n → 0) 15) →1 (per ε n → 0)
εn εn
tanh ε n cosh ε n − 1 1
16) →1 (per ε n → 0) 17) → (per ε n → 0)
εn ε 2
n 2
→ 0 (per ε n → 0, ∀α > 0, ∀ β ∈ R )
α β
18) ε n log ε n
r< 0
→C 1 r= 0
+∞
1
0 r> 0
19) Progressione armonica
nα
z>1
1 z=1 ⎧
⎪
+∞
0 |z|<1
⎨ h Ilmm ml?l{ { z = −1
n
⎪
20) Progressione geometrica q →
⎧ se an →l > 1
⎪
⎪
+∞
0 an →l Ih| | m | < 1
⎨ |h| è k }hm k an →l < −1
21) ( an ) →
n
⎪
⎪
⎩|jmm l ijò Jlk an →l = −1
86
n n
1 1 1
Il caso in cui an = ± 1 è, quindi, un caso di indecisione. Esempio 1 + → e , oppure 1 − →
n n e
Ricordiamo che date due successioni {an} e {bn}, i cui termini siano definitivamente non nulli, esse
an
sono dette asintotiche fra loro (asintoticamente equivalenti) se lim = 1 , e si scrive an ∼ bn (se e
n →+∞ b
n
solo se bn ∼ an ).
an ∼ bn e an → 1 non vale il viceversa, cioè due successioni che hanno lo stesso limite non sono
necessariamente asintotiche fra loro. Esempio 1/n → 0 e 1/ |2 → 0, ma 1/n 1/ |2. In realtà, se
Se
≠ ∼
an ,
bn → l ∈ N \ {0} , cioè se entrambe le successioni ammettono lo stesso limite finito e non nullo,
allora an ∼ bn . Al contrario, due successioni possono essere fra loro asintotiche anche se (entrambe)
( −1) ( −1)
n n
n n
non ammettono limite. Esempio ∼ .
n +1 n+3
Assumiamo che {an} e {bn} siano due successioni regolari, fra loro asintotiche, e {cn} sia un’altra
successione regolare; allora:
an bn e cn cn ;
an cn ∼ bn cn , ∼ ∼
cn cn an bn
sin 1 ∼ 1
n n ( n n ) ∼ 2 n − 1n ,
e arctan 2 − 1 4 4
anche se arctan ( 2 − 1 ) ∼ 1 − 1 . 4 4
n n n n
n n
1 1
1 + e 1 + 2 sono fra loro asintotiche, poiché entrambe convergono ad e, ma
n n
n
n3
n 2
n2 n
1 1 n 1 1
1 + = 1 + e 1 + 2 = 1 + 2
, pur divergendo entrambe, non sono fra loro
n n n n
asintotiche, poiché il limite del loro rapporto non vale 1.
87
Nel caso di successioni della forma {( c ) } e {( c ) } (dove per semplicità supponiamo c > 0),
n
an
n
bn
n
{n
3+ 1
log n
} { } benché divergano entrambe, non sono fra loro asintotiche.
e n
3+ 1
n
Se {an} e {bn} non convergono a 1, log an ∼ log bn ; ciò non vale, in generale, se an, bn → 1.
Esempio 1 + 1 ∼ 1 + 1
n n2 ( ) n n ( )
ma log 1+ 1n ∼ 1n e log 1 + 1 2 ∼ 1 2 , quindi non sono asintotiche
fra loro.
Per definizione nessuna successione può essere asintotica a zero.
Come abbiamo visto, le forme indeterminate del tipo: 00 ; 1∞; (+ ∞)0, corrispondenti ai casi 0∞, ∞0,
in bn log an :
= e − a per a ∈ R;
( )
lim ( e )
a
−n
00 : n
n →∞
1 : lim 1 + = ea per a ∈ R;
n
∞ a
n →∞ n
= ea per a ∈ R.
( a log n)
(+ ∞) : 0 lim n
n→∞
88
La forma 0 ∞ non è indeterminata, ma occorre precisare che bn tende a + ∞, nel qual caso, il
lim anb = 0 , oppure se tende a - ∞, in questo caso lim anb = +∞ . In sintesi 0 ∞ = 0, 0 − ∞ = + ∞.
n n
n → +∞ n →+∞
1 7
3n5 + 5n 2 − 6n 3
162) lim 3
n →+∞
4n 4 + 2 n + n9
Raccogliamo, sia a numeratore che a denominatore, l’infinito di ordine superiore, cioè la potenza di
grado massimo:
3n5 1 + 5 9 − 2 8
1 7 1+ 5 9 − 2 8
3n + 5n − 6n 5
2
3n 2 n 3 = lim 3 n 3
3n 2 n 3
lim 3 = lim =
n→+∞
4n + 2 n + n
4 9 n →+∞ n→+∞
n 4 15 + 2 4 + 1
9
4 15 + 2 4 + 1
n 4 n n 4 n
5 9 − 2 8 → 1 , in quanto 5 9 → 0 ,
1 +
2 8 → 0 e 4 15 + 2 4 + 1 → 1 , in quanto
3n 2 n 3 3n 2 n 3
n 4 n
4 15 →0 e 2 → 0.
n 4 n4
In questo tipo di esercizio si può arrivare direttamente al risultato osservando che numeratore e
denominatore sono asintotici agli infiniti di ordine superiore, cioè:
1 7
3n5 + 5n 2 − 6n 3
3n5
3
∼ =3 n.
4n + 2 n + n
4 9
n9
( 2) + ( 43 )
n n
2n − 3
lim
163) n→+∞
( 65 ) − ( 7 6 )
n n
Poiché il limite proposto si presenta come rapporto di somme algebriche di esponenziale n, con basi
diverse, ma tutte maggiori di uno, raccogliamo, sia a numeratore che a denominatore, l’infinito di
ordine superiore, cioè l’esponenziale di base maggiore.
( 2) ( 3 ) ( ) ( )
2n 1 − 3 + 4 ( ) ( )
n n n n n n
2n − 3 + 4 n 1−
3 + 4
( )
n
4 6 5
lim = lim n = lim 10 4 6 = lim = +∞
( 65 ) − ( 7 6 ) ( ) ( )
1 − 35 6
( )
n n n n
n→+∞ n→+∞
6 n →+∞
1 − 35
n→+∞ 3
5 36 36
89
( 34) ( 4 6) ( ) ( 53 )
n n n n
→ 0, → 0 e 35 → 0 perché le basi sono minori di uno, mentre → +∞
36
= >1. Anche in questo caso si può procedere più rapidamente osservando che
10 5
In quanto
6 3
( 2) ( 3 ) ∼ 2
n n
2n − 3 + 4 n
( n)
6
−3 5
n 4
+ 1 − 1
164) lim n10
n →+∞ −7
1 −n 4
n
Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di potenze di 1/n, raccogliendo sia al numeratore che al denominatore la potenza
con l’esponente più piccolo, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore, si ottiene:
( ) ( )
37
( n) ( n) ( n )
9
( n) ( n)
3 6 4
+ − 1
20
−3
6
4 5
10 3
1 1
n 4
+ 1
5
−1 1 + 1 − 1 1 4
n n
lim n10 = lim = lim =
( 1n ) − ( 1n ) ( 1n )
( )
1 4
n →+∞ −7 n →+∞ 1 7 n →+∞ 1 5
1 −n 4 2 4 2
1 −
n n
( 1 )
3
4 1
n 2
1
lim n = lim = lim =0,
( 1n )
n →+∞ 1 n →+∞ 3 n →+∞ 1
2
n 4
n 4
( n) ( n) ( n)
9 37 5
20 4 4
dove , abbiamo considerato che (terza uguaglianza) che 1 , 1 e 1 sono tutte
successioni infinitesime.
( 2) ( 6 )
n n
3− n − 1 + 5
165) nlim
( 34) − ( 25 )
→+∞ n n
Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di esponenziali di n di base minore di uno, raccogliamo sia al numeratore che al
denominatore l’esponenziale con base maggiore, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore.
90
( 2) ( 6) ( ) ( ) ( ) ( 6) ( ) ( )
n n n n n n 2 n − 3 n
3− n − 1 + 5 1 − 1 + 5 5 5 5
lim = lim 3 2 6 = lim =
( 34) − ( 25 ) ( ) ( ) ( 34) ( ) 1 − 8 n
n→+∞ n n n →+∞ n n n →+∞ n
3 − 2
4 5 15
( 5 )
n
( 6) ( )
n
n n
10
lim 6 = lim 5 4 = lim = +∞ ,
( 34) 3
n
n→+∞ n→+∞
n→+∞ 9
( 5) ( 5) ( )
n n n
in cui, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato che 2 , 3 e 8 sono tutte
15
successioni infinitesime.
( 4 ) −(5 )
−n n
3 7
166) lim
( 23 ) + ( 65 ) − ( 4 7 )
n →+∞ n n n
Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di esponenziali di n di base minore di uno, raccogliamo sia al numeratore che al
denominatore l’esponenziale con base maggiore, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore.
( 3) ( 7)
4
−n
− 5
n
( 4) ( 7)
3
n
− 5
n
( 4)
3
n
( ) 1 − 20 n
21
lim = lim = lim =
( 23 ) + ( 65 ) − ( 47 ) ( 23) + ( 65 ) − ( 47) ( 56 ) ( ) ( )
4 n + 1 − 24 n
n →+∞ n n n n →+∞ n n n n →+∞ n
5 35
( )
n
3
( 4) ( 5 )
n
n n
9
lim 4 = lim 3 6 = lim = 0
( 56)
n
n→+∞ n→+∞
n→+∞ 10
( 20 21) , ( 4 5 ) ( 24 35)
n n n
in cui, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato che e sono tutte
successioni infinitesime.
Utilizzando le proprietà dei logaritmi, riscriviamo il limite proposto facendo uso di un’unica base,
per esempio la base naturale e.
lim
log n − log10 n2 + log3 n( ) = lim
( ( ))
log n − ( log10 e ) log n2 + ( log3 e )( log n )
=
n →+∞ log7 ( 2n ) − 3log ( 3n ) n→+∞ log7 2 + ( log7 e )( log n ) − 3log 3 − 3log n
91
Nei passaggi si sono sfruttate le proprietà dei logaritmi e, nella penultima uguaglianza, abbiamo
log 2 3log 3
raccolto l’infinito log n ( 7 →0 e → 0 in quanto log n → ∞).
log n log n
168) lim
( )
log 5n + 22n − 2n4
n →+∞ 5n − 6n + log n3 ( )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi e quelle delle potenze si ottiene:
( )
log 5n + 2 2 n − 2n 4
= lim n
n log 5 + 4 n − 2n 4
= lim
4 n n log 5 n + 1 − 2n n
4
4
4
=
( )
( )
lim
n →+∞ 5 − 6n + log n
n
( )3 n →+∞ 5 − 6 n + 3log n n →+∞
5 1−
n 6 n + 3log n
5n 5n
n n log5 + 1 − 2n
4
n
4 4 4n = lim 4 = 0 .
n
= lim =
n→+∞
5 1 − 6n n + 3log n n n→+∞ 5
5 5
Nella seconda uguaglianza abbiamo raccolto, sia al numeratore che al denominatore, l’infinito di
ordine superiore (secondo la gerarchia degli infiniti) e nella terza uguaglianza abbiamo tenuto conto
4
n log5 → 0 , 2n →0 ,
del fatto che (sempre secondo la gerarchia degli infiniti) 6n →0 e
4 n
4n 5n
( 5)
n
3log n → 0 . Infine 4 → 0 , poiché la base di questo esponenziale è minore di uno.
n
5
2
e n + n5
169) lim
n →+∞ nn
Utilizzando le proprietà delle potenze si ottiene:
( )
2 5
e +nn2 5 en + n2 2
di infinito (log n << n << an , a > 1 << n! << nn ) cioè, sostituendo all’infinito campione n, l’infinito
esponenziale di n2 ed un infinito di tipo potenza di n2, quindi, generalizzando la tabella degli ordini
n2, si ottiene:
( )
5
n2 2
e 1 +
n2
( )
2
( )
5
2
en + n2 2 en 2 5
2
= lim e = lim e
n 2 2 n
lim = lim
1 + n = +∞ .
n →+∞ n n →+∞ n
2
n →+∞ nn n →+∞ nn en
92
( )
5
n2 2
In cui, nella terza uguaglianza, abbiamo tenuto conto del fatto che 2 → 0 , e nell’ultima
en
en
uguaglianza che → +∞ , come conseguenza della gerarchia degli infiniti, e che ( +∞ )+∞ = +∞
n
come risulta dalle proprietà algebriche della retta reale estesa.
( 2)
−6 n
n 7
− e− n + 1
170) lim
( 43 )
n →+∞ −2 n
+1
n4
Utilizzando le proprietà delle potenze, osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di somme
algebriche di infinitesimi, raccogliamo, sia al numeratore che al denominatore, l’infinitesimo di
ordine inferiore:
n67 6
( 2) ( 1 n ) − ( 1e ) + ( 1 2 ) ( 1n )
6 6
−67 n n n
1 − + n 7
n −e + 1−n 7 7
e n
2 n
( )
6
7
1
n4
= lim n
22
= lim = lim n 7
= +∞ .
( 1n )
n →+∞ 4 n →+∞ 6 n→+∞
n 7
6 6
n 7 n 7 n4
Nella terza uguaglianza abbiamo considerato che , e sono tutte successioni
e n 2n
( 9)
n
16
( n )
−6
log 1 + 2 − 1 +n
2
5
n
171) lim
n →+∞
sin 2 ( n ) − sinh ( 3 n )
Ricordando che per εn → 0 si ha log (1 + ε n ) ∼ ε n ,sin ( ε n ) ∼ ε n e sinh ( ε n ) ∼ ε n , ponendo:
( n )
log 1 + 2 − 1 +n
−6
5 2 −1 + 1 6 − 1 − 2 +1− 1 1
2
n n2
n n n n =
5
lim = lim n 5 = lim
n →+∞
sin 2 ( n ) − sinh ( 3 n ) n →+∞ 2 −3
n n
n →+∞
− 1
n
93
1
= lim n = 1 , dove, nella seconda uguaglianza, abbiamo raccolto al numeratore l’infinitesimo di
n →+∞ 1
n
ordine inferiore (cioè quello con esponente minore) e, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato
che − 2 e − 1 1 sono entrambe successioni infinitesime.
n n 5
172) lim
log 1 ( n ) + log
5 n
n →+∞
(
2log n6 + n 2 )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi si ottiene:
log 1 ( n ) + log
5 n
= lim
−5 log n + 1 log n
2 = lim
−5log n + 1 log n
2 =
( )
lim
n →+∞ 2 log ( n6 + n 2 ) n →+∞
2 log n 1 + 4
6 1
(
n
n
)
→+∞
2 log n 6
+ 2 log 1 + 1
n4
173) lim 1
n → +∞
log n sin 1( )
3
n
n2 + sin n − en
174) lim
n →+∞ log 2 n + n n
lim
n 2 + sin n − e n
= lim
−e n
(− n e
2
n − sin x
en
+1 ) = lim − e n
=0.
n → +∞ log 2 n + n n n → +∞ 2
n → +∞ n2
n 2 log n 2 + 1
n
94
Si è considerato che {sin n} è una successione limitata, quindi, dal teorema dei carabinieri, si ottiene
sin n → 0.
en
( )
175) lim
n 3 1 − cos log n
n →+∞
n
log n → 0
Considerando la “gerarchia degli infiniti” si ottiene n . Noto che
( ) ( ) , si ottiene:
2
1 − log n ∼ 1 log n
n 2 n
1 1 2
= lim = lim = 0.
( )
lim 2
n →+∞
n 3 1 − cos log n
n →+∞
n 3 log n
n →+∞ n log 2 n
n 2n 2
176) lim n − 4
n →+∞
( n )( 1+ 3 −1
n )
Considerato che 1 + 3 −1 ∼ 1 3
n 2 2
lim n − 4
n →+∞
( n )( 1 + 3 − 1 = lim n 1 − 4 2
n n →+∞ n ) ( )( n )n →+∞ 2 n ( )
1 + 3 − 1 = lim n 1 3 = 3 ,
2
in quanto 4 → 0.
n2
(
log 1 + 3
n2 )
( n)
177) lim
n→+∞
sin 2 2
log 1 + 3( )
n2 = lim
3
n2 = 3 .
( n)
lim
n →+∞
sin 2
n →+∞ 2 2 2
2 n
n ( n n )
an := n2 log2 1 + 2 − 1 2 ∼ n2 4 2 − 1 2 = n2 3 2 → 3 .
n n
1
179) nlim
→+∞
( ) (
log n sin − 1
4
n )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi e ricordando che sin − 1n ∼ − 1n , si ottiene: ( )
1 1 n
∼− =−
( ) ( )
, quindi
log n sin − 1
4
4 1 log n 4log n
n n
1
lim = −∞ .
n→+∞
( ) (
log n4 sin − 1
n )
3( log n )
log ( n3 ) sin − 1 ∼ −3( log n) 1 = , quindi
n n n
n → +∞
( )
lim log n 3 sin − 1
=0.
n
1
181) nlim
→+∞
(
log n 1 − cos 1
n )
Tenendo conto della “gerarchia degli infiniti” e che 1 − cos 1 ∼ 1 , si ottiene:
n 2n 2
1 1 2n 2
= , quindi
( 1 2n )
∼
(
log n sin 1 − cos 1
n ) ( log n ) 2
log n
1
lim = +∞ .
n→+∞
(
log n 1 − cos 1
n )
n 1 5
182) lim + sin
n→+∞
3 n n
5 5
Considerando che sin ∼ , si ottiene:
n n
96
n 1 5 n5 5
lim + sin = lim = .
3 n n
n →+∞ n →+∞ 3n 3
4
n →+∞
(
183) lim n + 1 1 − cos ) 3
n2
( n ) ∼ 1 2 ( 3 n ) , si ottiene:
2
Considerando che 1 − cos 3 2 2
( 3
) ( ) = 94 .
2
lim n4 + 1 1 − cos 2 = lim n4 1 3 2
n→+∞
n n→+∞ 2 n
en − 2nlog n
184) lim
n→+∞ nn
Considerando che 2 n log n ∼ n n log 2 , si ottiene:
(
Considerando che log 1− 4 n ∼ − 4 n , si ottiene: )
1 4 4
lim 5n − 2 log 1 − = lim 5n − = −20 , in quanto 12 → 0 .
n→+∞
n n n→+∞ n n
1 n+3
2
1 n+3
2
1 3 1 3
lim n log = lim 2n 2n log 1 + n = nlim 2n =
→+∞ 2 n n
n
n→+∞ n 2
2
n
n n→+∞ 2 n 2
2n
1 +
= 6 lim = 0 , in quanto 2 → + ∞ e pertanto 2 → +∞ .
n n
n →+∞ 2n
n
n n
2
n +1
Per le proprietà dei logaritmi si ha: an := log ( n + 1) − log2 e log n = log log e .
n 2
n +1
lim = 0 , quindi lim an = −∞ .
n → +∞ n log 2 e n →+∞
n3 − n 2 − 1 − n3 − n 2 + n
188) lim
n → +∞
n − n2 − n
( n3 − n2 − 1 − n3 − n2 + n )( n3 − n2 − 1 + n3 − n2 + n n − n2 − n )( )=
(n − )(
n2 − n n + n2 − n )( n − n −1 +
3 2
n3 − n2 + n )
=
n3 − n2 − 1 − n3 − n2 + n ( ) (n + n − n )2
=
n2 − n2 − n ( ) ( n3 − n2 −1 + n3 − n2 + n )
n +1
= −
(
n 1+ 1− 1
n )
∼−
2 ( n + 1)
→ 0.
( 1 − 1n − 1n + )
3
n n 32 3 1+ 1 + 1 3 2n 2
n n
n2 n
189) lim
( log n ) 2
n→+∞ n
( log n)
2n
190) lim n
n→+∞
n 2
1
1 + sin 2 4 −1
191) lim n +1
n → +∞ 1
4 n + 5n 2
8
Per ε → 0 si ottiene: 1+ εn −1 ∼ 1 εn e
2 (
sinεn ∼ εn . Ponendo ε n = sin 2 1 )e ε
n4 + 1 n =
1
n +1
4
1 sin 2 1
2 n4 + 1 1 1
2
1
lim = lim 4 4n8 = lim 2n8 8 = 2 ,
1 n→+∞ 2 n + 1
n→+∞
n→+∞ n
8
4n
in cui abbiamo tenuto conto che, nel caso di infiniti di tipo potenza, il termine dominante è quello
con l’esponente maggiore, da cui:
(n )
2
4n8 + 5n 2 ∼ 4 n8 e 4
+1 ∼ n8 .
log ( arctan n )
192) Stabilire il carattere della successione: an := e
Ci domandiamo se ha senso calcolare il lim e log ( arcsin n ) . Non ha senso perché arcsin n è definito
n → +∞
solo per −1 ≤ n ≤ 1 .
1 − cos n
193) lim
n → +∞ n
Poiché 0 ≤ 1 − cos n ≤ 2 e 1/n → 0, come conseguenza del “teorema dei carabinieri” si ottiene
subito che il limite proposto vale zero.
Osservando che 0 < sin 4 n < 1⇒ 0 < sin ( sin 4 n ) < sin (1), in quanto sin x è crescente nell’intervallo
[0,1] e che posto q := 4 sin (1 ) si ha 0 < q < 1, dal “Teorema dei carabinieri ” o “Teorema del
confronto” si ottiene che il limite proposto è nullo, in quanto:
( )
n
0 < sin sin 4 n < qn → 0, per n → + ∞.
4
99
Dato che 1 ≤ 1 + cos n ≤ 3 0 < q1 := cos 3 2 ≤ 1+ cos n 2 ≤ cos 12 := q2 < 1, in quanto cos x
2 2 2 ( )
è decrescente nell’intervallo 12 , 3 2 e poiché q1 → 0 e q2 → 0 , dal “teorema dei carabinieri”
n + n +
( n)
1− cos 1
196) lim sin 1
n → +∞
n
Il limite proposto è un caso di indecisione della forma 00; passando alla forma esponenziale si ottiene:
1− cos 1( n)
1
sin n
(
= exp 1 − cos 1 log sin 1 .
n n ) ( )
Studiamo l’esponente utilizzando i limiti notevoli, cioè noto che 1 − cos 1 ∼ 1 e sin 1 ∼ 1 .
n 2n 2 n n
1−cos 1n ( ) 1 1
1
Quindi: lim sin = lim exp 1− cos log sin = e0 = 1 .
n→+∞
n n→+∞
n n
n3
197) lim 1 + sin 3
1
n →+∞
n
Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 1∞; passando alla forma esponenziale, cioè:
1
n3
(
n 3 log 1+ sin 1 ) . Studiamo il comportamento dell’esponente utilizzando i limiti notevoli.
1 + sin 3 =e n3
n
( n )
n3 log 1 + sin 1 3 ∼ n sin 1 ∼ n
3
3
3 1 = 1.
n n3
Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo ∞0; passando alla forma esponenziale, cioè:
n n log n
n n! = e n!
, possiamo studiare il comportamento dell’esponente, utilizzando la formula di Stirling
ed applicando il “Teorema dei carabinieri”:
100
n
n log n n log n nen log n e3n 1 e3
0≤ ∼ n −n = n ≤ n = → 0,
n! n e 2π n n 2π n 2π 2π n
n!
199) lim
(n )
n→+∞ 1
n 2
(n )
1
n n 2
n! n n e − n 2π n n 2
2π n
lim = lim = lim = lim 2π n = +∞ .
(n )
1 n
n →+∞ n 2 n →+∞
n 2 n →+∞ en n →+∞ en
( )
1
n 2
Come si è visto nell’esercizio n. 198), n! è di ordine superiore a n .
| |
200) lim • €/• €
n→+∞ 2 3
|
Ricordando che il coefficiente binomiale • € =
?
n!
per ogni n ≥ m. Pertanto, per ogni n ≥
m!( n − m ) !
3, si ottiene:
| |
• €/ • €=
n! 3!( n − 3)! 3!( n − 3)!
2 3
3
= = →0 .
2!( n − 2)! n! ( n − 2)( n − 3)! ( n − 2)
( n!)
2
e2n
201) lim
n→+∞ n 2 n+1
Dalla formula di Stirling si ottiene:
( ne )
2
( n!)
2
e2 n
−n
2π n e2n n2n ( 2π n)
∼ = = 2π .
n2n+1 n2n+1 n2n+1
La successione proposta converge a 2π.
n!
n !+ 5
202) lim
n → +∞
n!
Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 1∞:
101
5
n!+ 5 5 n!5
n!
( n)
tan 1
203) lim 1 − cos 1
n → +∞
n
Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 00; passando alla forma esponenziale, si
ottiene:
1 ( n)
tan 1
1 1
1− cos n = exp tan log 1− cos .
n n
5n + n 2
an := n
n!
Considerando la gerarchia degli infiniti e la formula di Stirling, si ottiene:
an :=
n (
5n 1 + n
2
) n
5n ∼ 5 5 ∼ 5
=
5e
.
( ) ( )
1 1
n! n!
n n e − n 2π n 2π n
2 n
n
all’infinito, nullo.
an =
( n 4 + n3 − n 4 − n3 )( n 4 + n3 + n 4 − n3
) 2n 3 n
= α
)( ) ( 1 + 1n + )
∼ .
(n ( )
α
α
+n n +n + n −n n +n
n + n n 1+ 1
4 3 4 3 2
n
0 r>1
Pertanto, il lim an = . # r = 1.
Q
1 r<1
n →+∞
1
lim log nα + α +1
n →+∞
n
Per semplicità poniamo:
+∞ r>0 0 r > −1
lim α log n = C 0 r = 0 , =C 1 r = −1 . Pertanto, per α ≥ → −∞ 1 si
−∞ r<0 +∞ r < −1
e lim 1
n →+∞ n → +∞ n α +1
ottiene:
+∞ r>0
lim a n (α ) = C 0 r=0
−∞ −1 ≤r < 0
.
n → +∞
1 +∞ r > 0, r < −1
lim log nα + α +1 = C 0 r=0
−∞ −1≤r <0
.
n→+∞
n
Nella seconda uguaglianza abbiamo considerato che 1 → 0 e nella terza che, per α ≤ 2, si ha
e2n
103
→ 0 . Tuttavia, nel caso che α > 2, il limite proposto non esiste, poiché
cos3 n e( α − 2 ) n
è una
ne(
2−α ) n
n
successione divergente, mentre – 1 ≤ cos3 n ≤ 1 è oscillante. Quindi la successione risulta essere
illimitata e irregolare.
(e ) 0 r≥2
I h Jl l|J Il lh| 0 ∗ ∞ r<2
2n
− 1 cos 3 n cos 3 n ( 2 −α )n
lim nα
= lim e = .
n →+∞ ne n →+∞ n
e( α − 2 ) n
Tuttavia, nel caso che α < 2, il limite proposto non esiste, poiché è una successione divergente,
n
mentre cos3 n oscilla fra –1 e 1.
r=0
=0
⎨
n →+∞ 2
n n →+∞ n3
⎪
⎪ lim
−2
⎩ n →+∞ n 2 −α n →+∞
n = lim − 2 =0
n 3 −α
0 r< 0 e 0 <r<3
= C −2 se r = 3
2
−∞ se r > 3
lim − se α ≠ 0.
n → +∞ n 3−α
Dove, per α ≠ 0 si è considerato che il termine dominante è l’infinitesimo di ordine inferiore, cioè, in
a n + ( −1)
n
xn ( a ) :=
n log n
104
→ +∞ se a > 1.
an
xn ( a ) ∼
n log n
3 1+ 1 −1
an (α ) := n2
log 1 + 1 ( n2 )
Si osserva che:
⎧ se r > 0
⎪
1
log 2 r=0
nα
1+ 1 −1 ∼ 1 (
e log 1 + 1 ) ∼⎨
⎪ log ( n −α ) = −α log n se r < 0
3 ,
n2 3n2 n2
⎩
da ciò segue:
⎧ nα
r>0
⎪ 3n 2 1 α 3n 2
1
=
⎪
⎪
n
an (α ) ∼
⎨ r=0 .
1
→0
⎪
2
⎪
3n log 2
⎪ →0 r < 0
1
⎩ ( −3α ) n log n
2
0 se r > 1
Concludendo: lim x n ( a ) = . 1/3 se r = 2 .
+∞ < −1
n → +∞
è crescente (cioè αn+1 > αn, oppure n+1 > 1) per ogni
n4 − 1 α
212) Verificare che la successione an :=
n −1 αn
n > 1. Osserviamo che: n 4 − 1 = ( n 2 + 1)( n 2 − 1) = ( n 2 + 1) ( n + 1)( n − 1) , pertanto:
n!
213) Date le successioni a n := e bn = n,
2n
n! n ( n − 1) !
b.- Osserviamo che an − bn = n
− n = n −1 − 2 → +∞
2 2 2
( n −1)!
poiché la successione è infinita per n → + ∞.
2n−1
|
214) Data la successione • €1/n!, stabilire se essa sia monotòna e calcolarne il limite.
2
|
an = • €1/n! =
2
n! 1 1
= ;
( n − 2)!2! n! ( n − 2)!2!
|+1
an+1 = • €/(n + 1)! =
( n + 1)!
2
1 1
= .
( n + 1 − 2 )!2! ( n + 1)! ( n + 1)!2!
an
Si osserva che an+1 = ≤ a n , quindi la successione proposta è monotòna decrescente. Per il
n −1
teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale limite
è proprio il suo estremo inferiore. Quindi:
106
1
inf {an } = lim an = lim =0.
n →+∞ n →+∞ ( n − 2 ) !2!
216) Data la successione an+1 = log (1+ an), con a1 = 1, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che 0 ≤ an+1 = log (1+ an) ≤ an, ovvero la successione è
decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite
e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ an = 1,
per ogni n ∈ N, l ≤ 1. Passando al limite in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si
ottiene:
217) Data la successione an+1 = sin an, con a1 = π/2, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che 0 ≤ sin an ≤ an, ovvero la successione è decrescente. Per
è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ a1 = π/2, per ogni n ∈ N,
il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale limite
l ≤ π/2. Passando al limite in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si ottiene:
l = lim an +1 = lim sin an = sin l . Questa è verificata se e solo se l = 0.
n →+∞ n →+∞
218) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = 2 + an, con a1 = 5, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che an+1 = 2 + an ≥ an, ovvero la successione è crescente.
Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale
limite è proprio il suo estremo inferiore. Supponiamo, per assurdo, che an → l ∈ R , poiché an ≥ a1
= 5, per ogni n ∈ N, si ricava che l ≥ 5. D’altra parte, passando al limite in entrambi i membri della
definizione per ricorrenza, si ottiene:
107
an
219) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = , con a1 = 1, calcolarne il limite.
1+ an
n2
220) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = 2 an , con a1 = 1, calcolarne il limite.
2n +1
n2 n2 l l
l = lim an +1 = lim an = lim = ⇔ = 0.
n →+∞ n → +∞ 2 n 2 + 1 n → +∞
(
2n 2 1 + 1
2n 2 ) 2 2
an
221) Data la successione, definita per ricorrenza, an +1 = + 1 , con a1 = 4, calcolarne il limite.
2
n ∈ N, cioè {an} è decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che
essa ammette limite e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ;
poiché an ≤ a1 = 4, per ogni n ∈ N, l ≤ 4. Passando al limite della definizione per ricorrenza, si ottiene:
an l l
l = lim an +1 = lim +1 = +1 ⇔ = 1 .
n →+∞ n →+∞ 2 2 2
Questa è verificata se e solo se l = 2.
n2
222) Verificare che vale la relazione 1 +
3 3n − 9
∼e 2 .
n
( )
n2
1+ 3 e
n2 log 1+ 3 ( n )
l = lim n = lim =1
n→+∞ 3n − 9 n→+∞ 3n − 9
e 2
e 2
Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al terzo ordine per la funzione di t → log (1 + t ), con t = 3/n,
si ricava:
3
log 1 + = 3 − 9 2 + 9 3 + o 1 3 , da cui:
n n 2n n n ( )
( n)
( )
n2
1+ 3 e
(
n2 log 1+ 3
n ) e
n2 3 − 9 2 + 9 3
n 2n n
lim 3n− 9
= lim 3n − 9
= lim 3n − 9
=
n→+∞ n→+∞ n→+∞
e 2
e 2
e 2
3n−9 + 9 − 9 +o(1) 9
= lim e 2 n 2
= lim e n = 1 .
n→+∞ n→+∞
223) lim 3 − n
n→+∞
( n n
)
Riscrivendo n
n
= 3 n log3 n ricaviamo che:
n→+∞
(
lim 3n − n n
) = lim (3 − 3
n→+∞
n n log3 n
) = lim 3 (1− 3
n→+∞
n n log3 n−n
) = +∞ .
Dalla “gerarchia degli infiniti” si ottiene:
n log 3 n − n = − n − + 1 → −∞ 3
log 3 n n log 3 n − n
log 3 n →0 →0.
n n
n→+∞
3
(
224) lim 3n + 2 sin −
n n
) 1 1
Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al terzo ordine per la funzione di t → sin t, con t = 1/n,
otteniamo:
109
sin
1 1 1
= − n 3 + o 1 3 , pertanto:
n n 6 n ( )
1 1 1 1 1 1
n→+∞
( n n n→+∞
)
n 6n n n→+∞ 6n
1
lim 3n3 + 2 sin − = lim 3n3 − 3 − = lim 3n3 − 3 = − .
2
( )
( )
n2
1+ 1
225) lim n
n→+∞ n
e
Riscrivendo il numeratore in forma esponenziale otteniamo:
(
n 2 log 1+ 1 )
an =
e n
=e
(
n 2 log 1+ 1
n )− n
n
e
Studiamo l’esponente
utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine di
log (1 + t ) = t − t + o ( t ) , con t = 1/n, si ottiene:
2 2
2
n →+∞ n →+∞ n(
lim an = exp lim n 2 log 1 + 1 − n = e 2 = 1 .
−1
e
( ) )
2 n
2
−2 n − n
226) Verificare che vale la relazione e = o 1 −
n
Ricordando la definizione di “o” piccolo, la relazione sarà verificata se e solo se:
e−2n − n
e−2 n− n
lim = lim =0.
( )
( )
n→+∞ n2 n→+∞ n2 log 1− 2
1− 2
n
e
n
Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per la funzione t → log (1 + t ), con t = – 2/n,
si ricava:
(
log 1 + 2
n ) = − 2 n − 2 n + o ( 1n ) , da cui: 2 2
e−2n− n
e−2n− n
e−2n− n
lim = lim = lim = lim e−2n− n +2n+2
= lim e− n +2
=0.
( ) ( )
( )
n→+∞ n2 n→+∞ n2 log 1− 2 n→+∞ n −2 − 2 2
2 n→+∞ n→+∞
1− 2
n
e e n n
n
log n
1 + an
227) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞ e → +∞
1 + bn
1 + an
Tenendo conto che log n → + ∞ è possibile ottenere il risultato voluto richiedendo che → +∞
1 + bn
110
1 + an an
infatti nell’aritmetizzazione parziale di R esteso si ha ∞+∞ = ∞. Inoltre, poiché ∼ , basta
1 + bn bn
scegliere, ad esempio, an = n2 e bn = n.
228) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞, an∼bn e
log n
1 + an
→ +∞ .
1 + bn
Osserviamo che:
1+ a log n
log n log n 1+ an 1+ a n + bn − bn a −b
1 + an 1+ bn
log n log
1+ bn
log n log
1+ bn
log n log 1+ n n
1+ bn
cn := =e
=e =e
=e
,
1 + bn
an − bn an − bn an
poiché ∼ = − 1 → 0 si ottiene:
1 + bn bn bn
a − bn a n − bn a n − bn
log 1 + n ∼ ∼ ; pertanto, affinché cn → + ∞ è sufficiente determinare {an} e
1 + bn 1 + bn bn
{bn} in modo che:
an log n +1 1
( log n) −1 = log n
−1 = log n
= log n →+∞ .
bn log n log n
en
1 + an
229) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞ e →0.
1 + bn
1 + an
Tenendo conto che en → + ∞, è possibile ottenere il risultato voluto richiedendo che →0,
1 + bn
1 + an an
infatti nell’aritmetizzazione parziale di R esteso si ha 0+∞ = 0. Inoltre, poiché ∼ , basta
1 + bn bn
scegliere, ad esempio, an = n e bn = n2.
230) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞, an∼bn e
en
1 + an
→0.
1 + bn
Osserviamo che:
en
1+ an
en log 1+ an 1+ an + bn − bn a −b
1 + an
1+ bn e n log
1+ bn
e n log
1+ bn
e n log 1+ n n
1+ bn
cn := =e
=e =e
=e .
1 + bn
111
an − bn an − bn an
Poiché ∼ = − 1 → 0 , si ottiene:
1 + bn bn bn
a − bn a n − bn
log 1 + n ∼ ; pertanto affinché cn → 0 è sufficiente determinare {an} e {bn} in modo
1 + bn 1 + bn
a
n n −1
che e bn
→ −∞ . Ciò si ottiene scegliendo, ad esempio, an = n – 1 e bn = n, infatti:
a n −1 1 en
en n − 1 = en − 1 = en 1 − − 1 = − → −∞ .
b
n n n n
231) Date due successioni numeriche {an} e {bn} positive e convergenti, con {bn} non infinitesima,
dimostrare che la successione cn = an log bn è convergente.
Mostrare con un controesempio che le precedenti condizioni non sono necessarie per la convergenza
convergente e tenendo conto della continuità della funzione x → log x, si ricava che per ogni ε > 0
esiste n0 (ε) ∈ N tale che | an - ε | < ε e | log bn – log b | < ε ∀ n ≥ n0.
Usando la diseguaglianza triangolare, si ottiene che, per ogni n ≥ n0:
Per l’arbitrarietà di ε si ottiene che cn = an log bn → a log b , cioè è una successione convergente.
Prendendo, ad esempio, an = 1/n e bn = n le condizioni precedenti non sono soddisfatte (in particolare
bn → + ∞, quindi non è convergente) ma, tenendo conto della “gerarchia degli infiniti”, si ottiene che
cn → 0, cioè essa è ugualmente una successione convergente.
5n + 3
232) Data la successione a n = che ha limite pari a 5/2, cioè:
2n + 1
< ε, n >
1 1 1 1
< ε, che per n ≥ 1 − .
4n+ 2 4n + 2 4ε 2
112
- Supponiamo a > 1:
n
a −1 < ε ⇔1 – ε < n a < 1 + ε, essendo a > 1 si prende in esame solamente n a < 1 + ε.
log a < log (1 + ε ) , essendo log a > 0, log (1 + ε ) > 0, perché a > 1, 1 + ε > 1 si ricava
1
n
essendo log a < 0, log (1 + ε) < 0 in quanto è a < 1, 1 + ε < 1, quindi n >
log a
.
log (1 + ε )
Teoria:
Se a1, a2, a3,…, an,… è una successione di numeri positivi avente limite finito e positivo l si ha:
lim log an = log l e se q ∈ R+ ⇒ lim log anq = l q , se b > 0 lim b an = b .
n →+∞ n →+∞ n → +∞
Continuità della funzione esponenziale, logaritmo e delle potenze, ovvero se ( an )n∈N è una
successione reale, tale che lim a n = l ∈ Rɶ (con Rɶ = R ∪{−∞} ∪ {+∞} ) allora lim e an = el ,
lim log an = log l , lim log a nα = l α (α ∈ R), intendendo che e+∞ =+∞ e e-∞ = – ∞, log (+∞)=+ ∞…
n → +∞ n →+∞
n →+∞ n → +∞
n sin n
Esempio: an =
n2 + 1
( n sin n ) ≤
n
→ 0 per n → ∞, quindi lim a n = 0 (Teorema dei Carabinieri).
(n 2
+1 ) n +1
2 n → +∞
1 9 1 − 10n
1
9 9 9 1 1
234) an = 0,9....9 an = 0,9....9 = + ... + n = 1 + + ... + n−1 = = 1 − n , che
n n 10 10 10 10 10 10 1 − 1 10
10
tende a 1 per n → ∞.
113
235) a n = n
(1 − cos (π n ) ) 3 n
+ 7 n . Si ha:
(1 − cos (π n ) ) 3 (
7 n 1 + (1 − cos (π n ) ) )( 3 7 ) = 7 n 1 + (1 − cos (π n ) ) 3 ( 7)
n n
an = n n
+ 7n = n =
= 7 1 + (1 − cos (π n ) ) 3 ( ) 2.
n
7
( 7) ( ) ( 7)
n
Si ha lim (1 − cos π n ) 3
n n
= 0 , essendo (1 − cos π n ) 3 ≤2 3 → 0 per n → ∞, sicché
n→+∞ 7
lim 1 + (1 − cos π n ) 3 ( )
n n
=1 e lim a n = 7 .
n →+∞ 7 n → +∞
236) an = n n!
lim n
n ! = lim n bn = +∞ .
n → +∞ n → +∞
1 1 1 1 1 1
a) lim + ... + , b ) lim + ... + , c) lim + ... + .
n +1 2n n→+∞ ( n + 1) ( 2n ) n→+∞ n2 + 1
2 2
n →+∞
n2 + n
1 1 1 1 n n
a) + ... + ≥ + ... + = = → +∞ (per n → + ∞).
n +1 2n 2n 2n 2n 2
n
n 1 1 n n 1
c) ≤ + ... + ≤ , per per n → ∞, sia ≤ , che
n2 + n n2 + 1 n2 + n n2 + n n2 + n 1+ 1
n
n 1
≤ tendono a 1, per il “Teorema dei Carabinieri”.
n2 + 1 1+ 1
n2
n
x
238) Sapendo che lim 1 + = e x , calcolare i seguenti limiti:
n →+∞
n
n2
a) lim 1 +
1
n →+∞
n
n →+∞
n →+∞
n n n
n
1
b) lim 1 + 2
n → +∞
n
1
n
2
n n n2
1 1
Infatti, 1 + 2 → e per n → ∞, essendo una
lim 1 + 2 = lim 1 + 2 =1. 1
n→+∞
n n→+∞ n
n
sottosuccessione della successione che definisce e, e 1/n → 0.
n!
1
c) lim 1 + n
n →+∞
n
n!
n
n! n nn nn
1 1
lim 1 + n = lim 1 + n = 1 . Infatti, 1 + 1n → e per n → ∞ (sottosuccessione della
n→+∞
n n→+∞ n
n
n!
successione che definisce e), mentre è infinitesimo, come si vede con una maggiorazione
nn
n! ( n ( n −1) ...2)1 n n −1 2 1
= = ... < 1/n essendo minore di uno il termine in parentesi.
nn n n nn
n...n n
n−1
239) Calcolare i limiti delle seguenti successioni (a > 0 e a ≠ 1):
3
2 − 3n
a) an =
2n + 1
3
3
b) an = n 3n + 7 n
1
an = n 3n + 7 n = n 7 n 1 + 3 ( ) = 7n 1+ 3
( ) = 7 1 + 3 ( )
n n n n
→7,
7 7 7
( 7)
n
Nel nostro caso an = 1 + 3 e bn = 1 .
n
(
c) an = n 3n + 1 − ( −1) 7 n
n
)
( )
an = n 3n + 1 − ( −1) 7 n = n 7 n 1 − ( −1) + 3 (
= 7 n 1 − −1 n + 3
) ( ) ( ) ( )
n n
( )
n n
,
7 7
( )
n
che per n → ∞ non ha limite. Infatti, se n è pari si ha: a n = 7 n 3 = 7 3 = 3 → 3 per n → ∞,
7 7
1
( 7) = 7 2 + 3
( )
n n n
mentre se n è dispari si ha: an = 7 2 + 3 → 7 , considerato che ( an ) n → 1 se
b
7
n
an →2 e bn →0.
(
d) an = log a n + 1 + n − log a n
2
)
n + n 1+ 1 2
(
an = log a n + 1 + n 2
) − log a n = log a
n + 1 + n2
n
= log a
n
n = log 1 + 1 + 1
a
n2
= log a 2 ( )
Per n → ∞, dato che loga è continua e che 1 + 1 →1 per la continuità della radice.
n2
(
e) an = log a n + n − 1 + log a n
2
)
( )
an = log a n + n 2 − 1 + log a n = log a n n − n 2 − 1 (( )) e
n− n 2
−1 =
(n − n2 − 1 n + n2 − 1 )( )= n 2
− n2 + 1
=
1
, da cui:
n + n2 − 1 n + n2 − 1 n + n2 − 1
(
n n − n2 − 1 = ) n
=
n
=
1
→
1
( )
.
n + n2 − 1 n 1+ 1− 1 1+ 1− 1 2
n2 n2
Per n → ∞, e per la continuità della radice, si ha an → loga 12 = − loga 2 , per la continuità del ( )
logaritmo.
116
f) an = n ( 1+ 1n − 1− 1
n )
( ) ( )
1+ 1 + 1+ 1
an = n 1+ 1 − 1− 1 = n 1+ 1 − 1− 1 n n =
n n n n
1+ 1 + 1− 1
n n
=n
(1 + 1 ) − (1 − 1 )
n n = 2
=
2
= 1,
1+ 1 + 1− 1 1+ 1 + 1− 1 1+ 1
n n n n
4n4 − 3n3 + n2 − n + 1
a) lim
n→∞ n2 + 6n − 1
4 n 4 − 3n 3 + n 2 − n + 1
=
(
n4 4 − 3 + 1 2 − 1 3 + 1 4
n n n n
=
) 4− 3 + 1 2 − 1 3 + 1 4
n n n n → 4 =2
n 2 + 6n − 1 n 1+
2 6
n
− 1
n2 ( ) 1+ 6 − 1 2
n n
1
n + 5 + n −1 ( n + 5 ) − ( n − 1)
n + 5 − n −1 = ( n + 5 − n −1 ) = =
6
→0
n + 5 + n −1 n ( 1+ 5 + 1− 1
n n ) n ( 1+ 5 + 1− 1
n n )
Per n → ∞ è infinitesima.
( n)
3
3 n4 + n2 +
c) lim
n→∞ n3 n − n
3
( )
4
n 4 1 + 1 2 + n
2
3 n +n +
4 2
n
3 3 4 n 3
3 1+ 1 + 1 3 1+ 1 + 1 5
n n n n2 5
2 n2 n 2 →1
= = =
n 3
n −n n
1+ 1
3
−n
4 1− 1 1
n 3 1 − 1 1 n 3
n 3
n
d) lim
n→∞
n+ n
117
n n 1
= = →1
n+ n 1+ 1
n 1 + 1 n
n
( n − n −1 )( n + n −1 ) n n − ( n − 1) n − ( n − 1)
( n − n −1 ) n= = = =
n
=
n + n −1 n + n −1 n + n −1 n + n 1− 1 ( n )
n 1 1
= = →
(
n 1+ 1− 1
n ) 1+ 1− 1
n
2
( ) ( n)
2 2
3
n +1 + 3 n 3 n +1 + 3
3
n +1 − 3 n = ( 3
n +1 − 3 n) =
1
→0,
( n + 1) n +1 + ( n )
2 2 2
( n + 1) + n ( n + 1)
2 2
3
+ n
3 3 3 3 3
+n 3
dato che il denominatore tende a + ∞ per n → ∞. Come vedremo, in questi casi il metodo degli
sviluppi asintotici è molto più comodo (e meno astuto).
( −1)
n
sin n
g) lim
n →∞ n
( − 1)
n
sin n ≤ 1 → 0 , per n → ∞, quindi il limite vale zero.
n n
2n + n5
h) lim n
n→∞ 3 − n2
2 +nn
=
5 2n 1 + n
n
2 = 2 (n 1+ n
5
n
5
2n = 2 → 0 , )
( )
3n − n2 3n 1 − n2 3 1− n
2
3n
3n 3n
n5
( )n2
n
è infinitesima per n → ∞, dato che il lim 2 = 0 , essendo 2/3 < 1 e lim = 0 , lim =0.
n→∞ 3 n→∞ 2n n→∞ 3n
( −1) − 2
n−1
i) lim
( −1) − 2
n→∞ n
118
( −1) − 2
n −1
( −1− 2) = 3 (1 − 2 ) = 1 .
an = ; se n è pari si ha: an = , se n è dispari si ha: an =
( −1) − 2
n
1− 2 ( −1 − 2 ) 3
Quindi il limite lim an non esiste.
n→∞
Disuguaglianze fondamentali.
(x ∈ R) ⇒
1
Per l’esponenziale ed il logaritmo: 1 + x ≤ x
ex ≤ (x < 1),
1− x
entrambi strette se x ≠ 0.
( n + 1)
n n n
n +1 1 1 1
Si osservi che: = = 1 + ,
n n +1 n n n n
( n + 1)
n
< nn+1 se n ≥ 3. Per n = 0, 1, 2, si calcola direttamente:
per n ∈ N.
log n
242) lim
n→ ∞ n
log n
an =
n
a) Provare che (an)n∈ N è decrescente per n ≥ 3
an+1 − an ≤ 0 (decrescente).
an 2
b) Calcolare (n ≥ 1)
an
n n n n n an n
c) Dedurre il limn an = 0
La successione (an)n∈ N è decrescente a termini positivi, ammette, quindi, un limite finito l. Passando
( )
al limite per n → ∞ dalla relazione an2 = 2 n an si deduce che l = 0* l = 0.
d) Calcolare il lim n n
n→∞
n
n =n
1
n
=e
( 1 n ) log n → 1 per n → ∞.
243) Siano:
a) Provare che (an)n∈ N è strettamente crescente e che (bn)n∈ N è strettamente decrescente (usare le
disuguaglianze fondamentali).
an +1 − an =
1
− log ( n + 2 ) + log ( n + 1) =
1
− log
( n + 2 ) = 1 − log 1 + 1 ≥ 0
n +1 n +1 ( n + 1) n + 1 n
bn+1 − bn =
1
− log ( n + 1) + log n =
1
− log
( n + 2) = 1 − log 1 + 1 ≤ 0
n +1 n +1 n n +1 n
1 ( )
Essendo log 1 + 1 ≤( n
) =
1
( )
.
n 1+ 1 n +1
n
b) Provare che an < bn per ogni n ≥ 1 e dedurne che è ak < be per ogni k, l ≥ 1:
( ) ( )
E’ bn − an = log ( n +1) − log n = log 1+ 1n , considerato che log 1+ 1n → log1 = 0 per n → ∞,
passando al limite si trova l1 = l2.
x +1
245) a) Provare che f ( x ) = è monotòna su ] - 2,+ ∞ [ :
x+2
x + 2 −1 1 1
E’ f ( x ) = = 1− e x→ è decrescente in ] - 2,+ ∞ [.
x+2 x+2 x+2
an + 1
b) Studiare il limite della successione definita induttivamente da a0 = 0, an +1 = :
an + 2
−1 ± 5
l 2 − 2 l = l + 1 , ovvero l 2 + l − 1 = 0 ( ∆ = 1 + 4 = 5) l = ; essendo l ≥ 0 , necessariamente si
2
−1 + 5
ha l = .
2
( 2)
2
( x1 − 1) ≥ ( x 2 − 1) ; a1 = (1 − a0 ) = 1 − 1
2
=1 ,
2 2
essendo a0 = 1/2, a1 = 1/4,
4
delle ridotte dispari è decrescente: pertanto entrambi hanno limite in Rɶ = R ∪{−∞} ∪ {+∞} ; essendo
poi queste limitate, tali limiti sono finiti. Posto l1 = lim a 2 n +1 , l2 = lim a 2 n è necessariamente
n→∞ n→∞
247) Studiare, al variare di λ > 0, esistenza e valore del limite della successione: a0 = λ,
1 1
an +1 = an2 + .
8 8
1 2 1
La funzione f ( x ) = an + è crescente su R+ (ed è an ≥ 0 per ogni n, come si vede per induzione).
8 8
Quindi (an)n∈ N è monotòna ed ammette, pertanto, sempre limite in Rɶ . Si tratta di vedere se (an)n∈ N
è crescente (questo dipenderà solo dal segno di a1 - a0), e se il limite è finito. Si osservi che f ( x ) ≥ x
se e solo se x 2 − 8 x + 1 ≥ 0 , ovvero per x ∈ −∞ , 4 − 15 ∪ 4 + 15 , +∞ . Pertanto (an)n∈ N è
crescente se e solo se a1 = f(a0) ≥ a0, e ciò accade se e solo se 0 < λ < 4 + √15 o λ ≥ 4 + √15 .
{
Si osservi, inoltre, che se il lim an = l ∈ R , necessariamente f(l) = l, cioè l ∈ 4 − 15 , 4 + 15 .
n →∞
}
122
a) 0 < λ < 4 – √15 : (an)n∈ N è crescente e a0 < 4 – √15 , da cui a1 = f(a0) < f(4 – √15 ) = 4 – √15
e, per induzione, an < 4 – √15 per ogni n. Pertanto il lim a n = 4 − 15 .
n→ ∞
c) 4 – √15 < λ < 4 + √15 : (an)n∈ N è decrescente, 4 – √15 < an < 4 + √15 per ogni n, come si verifica
subito per induzione. Pertanto il lim a n = 4 − 15 .
n→ ∞
248) Siano a e b reali, con a < b. Definiamo, induttivamente, una successione ponendo:
a n − 2 + a n −1
a0 = a; a1 =b; a n = . Cioè ogni termine è media aritmetica dei due precedenti.
2
Scrivere una serie c0 + c1 + c2 +…+ cn +… che abbia la successione data come successione delle
ridotte, e servirsene per calcolare il limite della successione (an)n∈ N .
an − 2 + an −1
Sarà c0 = a0 , c1 = a1 – a0 = b – a, cn = ( an − an −1 ) = − an −1 = − cn − 1 , da cui
2 2
( 2)
n−1
cn = − 1 ( b − a ) , e il limite è a
3
+ 2b
3
.
123
Punto di accumulazione
Sia E un sottoinsieme di R, si dice che c ∈ R è di accumulazione per E se esiste una successione di
punti E, distinti da c, che converge a c.
Esempio: Trovare tutti i punti di accumulazione dell’insieme:
{ }
E = 1 + 1 : m, n ≥ 1, m, n ∈ N e descriverne la chiusura.
m n
( )
E’ evidente che 0 è di accumulazione di E ( 0 = lim 1n + 1n , successione di punti distinti di E) e che
n→∞
E). Non ci sono altri punti di accumulazione. Sia, infatti, c di accumulazione per E, e sia (xj)j∈ N
{ }
Se l’insieme N = nν ( k ) : k ∈ N fosse finito, un ragionamento analogo a quello svolto per gli m ci
{
E = E ∪ 1 : p ∈ N , p ≥ 1 ∪ {0} .
p }
Si osservi, tuttavia, che 1 = 1 + 1 ∈ E per ogni naturale p ≥ 1. Pertanto E = E ∪ {0}
p (2 p) (2 p)
124
Intorni.
Chiameremo intorno completo di un numero reale (o punto) << a >> un qualsiasi intervallo aperto
contenente << a >>.
Ad esempio: un intorno completo del numero 5 è dato dall’intervallo aperto ]–1,7[. L’intervallo
]2,5[ costituisce un intorno destro di 2, mentre l’intervallo ]– 7,2[ costituisce un intorno sinistro dello
stesso punto. Sia E un insieme di punti di una retta ed a un punto di questa retta, si dice che il punto a è
di accumulazione di E quando in ogni intorno di a esiste almeno un punto di E distinto da a.
Esempio: Si consideri l’insieme E dei numeri reali x che si deducono da x = 1/n, con n ∈ N, n ≥ 0.
Dimostrare che lo zero è di accumulazione di E.
Basterà far vedere che nell’intorno ]– ε, ε[ del numero zero, con ε > 0, cadono punti di E diversi da
zero. Cioè 0 < 1/n < ε purché si prenda n > 1/ε. Quindi tutti i numeri di ε che si ricavano dalla
formula x = 1/n, attribuendo a n valori interi maggiori di 1/ε, cadono tutti nell’intervallo ]0, ε[, cioè
nell’intervallo ]– ε, ε[. Lo zero è punto di accumulazione di E che non appartiene a E. In definitiva lo
zero è l’unico punto di accumulazione di E.
Proprietà dei punti di accumulazione
L’insieme E non ha punti di accumulazione se contiene un numero finito di punti.
Se a è un punto di accumulazione di E, in ogni intorno di a cadono infiniti punti di E.
Teorema di Bolzano
Ogni insieme limitato contenente infiniti punti ammette almeno un punto di accumulazione.
n
1
249) lim 1 + = e
n →∞
n
n
1
La successione an = 1 + è crescente in senso stretto, superiormente limitata, quindi convergente.
n
n +1
1
La successione bn = 1 + è decrescente in senso stretto e converge verso e.
n
n
1 1
Infatti: bn = 1 + 1 + , che per n → + ∞, bn → e. Il numero e è l’estremo superiore della
n n
→e →1
n n +1
1 1
successione 1 + e l’estremo inferiore della successione 1 + . Quindi:
n n
n n +1
1 1
1 + < e < 1 + .
n n
125
1
250) lim
n →∞ n
Tale successione è decrescente e limitata inferiormente. Il suo estremo inferiore è lo zero. Cioè:
1
lim =0
n→ ∞ n
3n2 + 5n +1
251) lim 2
n→∞ 5n + 2n + 7
5
3n2 + 5n + 1 3 + n + n2
1
3n2 + 5n +1 3
Essendo: = lim =
5n2 + 2n + 7 5 + 2 + 7 2 n→∞ 5n2 + 2n + 7 5
n n
252) lim ( 3 n 2 − 5 n )
n→ ∞
3n − 5n = n 3 − , la successione è divergente a + ∞. Pertanto il lim ( 3n 2 − 5 n ) = +∞ .
2 5 2
n n →∞
→ 0
→3
1 + 2 + 3 + ... + n
353) lim
n →∞ n2
n ( n + 1)
Il numeratore è pari alla somma di n numeri in progressione aritmetica di ragione 1, che vale
2
1 + 2 + 3 + ... + n n ( n + 1) 1 1 1
pertanto: lim = lim = lim + =
n→∞ n2 n→∞ 2n2 n→∞ 2
2n 2
0
8n +1
254) limlog 1+
n→∞
2n + 3
0
8n + 1 8+ 1
Essendo il lim = lim n = 8 = 4 , sarà:
n →∞ 2 n + 3 n →∞
2+ 3 2
n
0
126
8n +1 8n +1
lim 1 + = 1 + 4 = 1 + 2 = 3 , pertanto limlog 1 + = log3 .
n→∞
2n + 3 n→∞
2n + 3
2 n +1
255) an =
2n
a
n +1 =
( n + 1)! = 2 n!
=
2
n! an 2 n
( n + 1)! n + 1
n!
an+1
Per n ≥ 2 si ha 0 < < 1 cioè 0 < an+1 < an e la successione è decrescente, ed essendo limitata
an
inferiormente, in quanto tutti i suoi termini sono maggiori di zero, essa è convergente. Chiamiamo
⇒
an+1 2 2
con l il suo limite, cioè lim a n = l . Dalla = an +1 = an , essendo lim a n +1 = l ,
n→ ∞ an n + 1 n +1 n→ ∞
2
lim a n = l , lim = 0.
n→ ∞ n→ ∞ n +1
2
Dalla an +1 = an , passando al limite, si ottiene:
n +1
2n
l = 0 x l = 0, quindi lim =0.
n→∞ n!
n2 + 5 7 − n2
an = , bn =
n n
1+ 5 7 −1
lim an = n2 = +∞ lim b = n2 = −∞
, n .
n→+∞ 1 n→+∞ 1
n n
Il limite della somma è:
n2 + 5 7 − n2 n2 + 5 + 7 − n2 12
lim ( a n + bn ) = lim + = lim = nlim =0.
n →+∞ n →+∞
n n n →+∞ n → +∞ n
5n + 7 7
Si ha: lim ( an + bn ) = lim log ( 5n + 7 ) + ( − log n ) = lim log = lim log 5 + = log5 .
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n n→+∞
n
258) Studiare il carattere della successione somma delle due successioni di termini generali:
127
an = n, bn = – n + (–1)n.
an + bn = (–1)n . Questa successione è indeterminata.
1 3+ 1
lim ( an + bn ) = lim ( 3n + 1) = nlim n = 3.
n → +∞ n + 2
n →+∞ →+∞
1+ 2
n
Teorema di Cesaro.
La media aritmetica di n numeri è data dalla loro somma divisa per n. La media geometrica di n
numeri positivi è la radice n-esima aritmetica del loro prodotto. Se la successione di termine generale
a + a 2 + ... + a n
an ha per limite l (finito, + ∞, – ∞), cioè lim an = l allora si ha anche che lim 1 =l
n →+∞ n → +∞ n
.
Se an è il termine generale di una successione di numeri positivi e si ha lim an = l (finito oppure
n →+∞
an
Data la successione an se risulta lim ( an +1 − an ) = l (finito oppure ± ∞) allora lim =l.
n →+∞ n → +∞ n
an
Se an è una successione di numeri positivi e si ha lim = l (finito oppure ± ∞) allora
n → +∞ n
lim n an = l
n → +∞
1 − ( −1)
n
1 1 − ( −1)
n
1 1 − ( −1) 1
n
a1 + a2 + ... + an
Quindi lim = lim 1 + = .
n →+∞ n n →+∞ 2 2n 2
⇒
an + 1 n +1 1
260) lim n
n =1 lim = lim = lim 1 + = 1 (con an = n).
n → +∞ n →+∞ a
n
n →+∞ n n →+∞
n
log n
261) lim =0
n →+∞ n
Sia an = log n
( n + 1)!
( n + 1)
n +1 n
a n 1 1 1
lim n +1 = lim = lim = lim = lim = .
n! n →+∞ n + 1 n n
n →+∞ a n →+∞
n →+∞
n +1 n →+∞
1 e
1 +
n
nn
n n
129
Serie numeriche
Teorema (condizione necessaria per la convergenza): Sia data la serie Σ an ed assumiamo che essa
converga. Allora il termine generale an è infinitesimo, cioè an → 0 per n → +∞.
Teorema (criterio del rapporto): Sia data la serie Σ an , con an > 0 per ogni n ∈ ‡. Assumiamo che
esista il
m > 1m kl ikhih { Jlˆ k} ;
= l ∈ [0, +∞[ . Allora si ha: . m <1m kl ikhih { Ih|ˆ k} ;
an+1
m = 1 lm Ikl{ klh |h| ‰hk|l I mIj| l|‰hk? elh| .∗
lim
an
Teorema (criterio della radice): Sia data la serie Σ an , con an ≥ 0 per ogni n ∈ ‡. Assumiamo che
esista il lim n an = l ∈ [ 0, +∞[ . Allora si ha:
* l = 1 significa che la serie va studiata con altri metodi e NON che essa è indeterminata.
+∞
n
Esempio: Σ q applicando il criterio della radice o del rapporto si ricava che:
n =0
|z|<1 m kl Ih|ˆ k} ;
" Quando | z | =1 i due criteri non danno informazioni ma, in tal
|z|>1 m kl Jlˆ k} .
caso, il termine generale non è infinitesimo, quindi la serie diverge. Infine per | z | < 1 si può
+∞ 1
n
calcolare la somma delle serie e si ottiene: Σ q = ∀ q < 1.
n =0 1− q
per ogni n ∈ ‡.
Teorema (criterio del confronto e del confronto asintotico): Siano date Σ an e Σ bn , con an , bn ≥ 0
Serie notevoli:
Ih|ˆ k} i k i > 1
"
Jlˆ k} i k i ≤ 1
+∞ 1
Σ Serie armonica generalizzata; per p = 1 semplicemente serie
n =1 n p
armonica.
Ih|ˆ k} i k i > 1
Ih|ˆ k} i k i = 1 z > 1 l ℎ j| kl Jl a+ m
0
Jlˆ k} i k i = 1 z ≤ 1 si ha una serie di Abel
+∞ 1
Σ p .
Jlˆ k} i k i < 1
n = 2 n log q n
+∞1 +∞ 1
Consideriamo due serie Σ e Σ 2 . In entrambi i casi sia il criterio del rapporto che
n =1 2 n + 1 n =1 2 n − 1
quello della radice non danno informazioni poiché si ottiene l = 1. Utilizzando il criterio del
confronto asintotico con la serie armonica generalizzata si ottiene:
1 11 1 1 1
∼ e ∼ . Quindi la prima serie diverge, mentre la seconda converge.
2n + 1 2 n 2n − 1 2 n 2
2
infinitesimo (= 1) la serie condensata diverge e anche la serie armonica diverge. Più in generale,
utilizzando ancora il criterio di condensazione, lo studio del carattere della serie armonica
generalizzata Σ p (con p > 0 per garantire la decrescenza) ci si può ricondurre allo studio della
1
n
n
+∞ +∞ +∞
1 1 1
serie condensata Σ 2 n
=Σ = Σ p −1 che risultava essere una serie geometrica di
(2 ) (2 )
p p −1
n =1 n n =1 n
n =1 2
n
+∞
5
263) Determinare il carattere della serie Σ n
n =1
6
n
5 5 5
lim n n = lim n = .
n→+∞
6 n→+∞ 6 6
Poiché il limite ottenuto è minore di uno, il criterio assicura che la serie proposta converge.
131
n
+∞
4 1
264) Determinare il carattere della serie Σ 2
n
n =1 3
n
5 1 4 1 4
lim n 2 = lim 2
= .
n→+∞
3 n n→+∞ 3 n 3
Poiché 4/3 > 1, il criterio assicura che la serie proposta diverge.
+∞ 1
265) Determinare il carattere della serie Σ n
n =1
9
n2 + + n
2
Tenendo conto della “gerarchia” degli infiniti ed utilizzando il criterio della radice, si ottiene:
1 1 2 1 2
lim n
= lim n
= lim 2 n n
= .
n →+∞ n n→+∞
9 n 2 n2 n n 2 + 1 + n2
n →+∞ 9 9
2 n n
9
n2 + + n n +1+ n n n
2 2 9 9 9 9
1
| 1
266) Determinare il carattere della serie Σ • € n
n =1 4 3
+∞
|
Ricordando che • € =
4
n!
, ed utilizzando il criterio del rapporto, si ha:
4!( n − 4 ) !
n + 1
4
n
lim n +1
3
= lim
( n + 1) ! ( n − 4 )!4!3n = lim ( n + 1) = 1 + 1 n = 1 < 1. ( )
n →+∞ 3 n n→+∞ ( n − 3) !4!3n +1
n! n→+∞ 3 ( n − 3 )
3 1− 3
n
3 ( )
4
La serie proposta converge.
+∞ nn
267) Determinare il carattere della serie Σ n
n ! ( e + 1)
n =1 n
( ) ( )
n +1 n +1
( n + 1) ( n + 1) n!( e + 1)
n +1 n
( n + 1) = lim
n +1
nn+1 1 + 1 1+ 1 e
lim = lim n = lim n =
n→+∞ nn +1 ( e + 1) ( e + 1) ( e + 1)
( n + 1)!( e + 1)
n +1 n +1
n→+∞ nn n n→+∞ n n→+∞ e +1
132
( n)
n
Dove abbiamo utilizzato il limite notevole 1 + 1 → e . Poiché e < 1, il criterio ci assicura che
e+1
la serie proposta converge.
+∞ 1 n + 1
268) Determinare il carattere della serie Σ
n =1 n ! n − 1
Utilizzando il criterio del rapporto, si ottiene:
n + 2
lim n n!
= lim
( n + 2 )! ( n − 1)!2!n ! = lim ( n + 2 ) = 0 .
n →+∞ ( n + 1) ! n + 1 n →+∞ n !2!( n + 1) ! ( n + 1)! n→+∞ ( n + 1)
n − 1
Poiché lo zero è minore di uno, la serie proposta converge.
( log 2 )
n
+∞
269) Stabilire il carattere della serie Σ
n =0
2n + 3
2
Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:
( log 2 )
n
log 2 1
lim n = lim = log 2 lim = log 2 < 1.
n →+∞
2n + 3 n →+∞
n 2n + 3
n →+∞
n 1+ 3
2 2 4n
La serie proposta converge.
+∞ n
270) Determinare, al variare del parametro reale α < –1, il carattere della serie Σ log (1 + α ) .
n =1
Poiché log (1 + α ) < 1 se e solo se 1/e – 1 < α < e – 1, log (1 + α ) > 1 se e solo se
– 1 < α < 1/e – 1, oppure α > e – 1, e log (1 + α ) = 1 se e solo se α = 1/e – 1, oppure α = e – 1, il
– 1 < α < 1/e – 1, oppure α > e – 1, mentre non fornisce alcuna indicazione per α = 1/e – 1, oppure
criterio assicura che la serie proposta converge per 1/e – 1 < α < e – 1, mentre diverge per
Pertanto, per tali valori di α, non essendo soddisfatta la condizione necessaria che il termine generale
sia infinitesimo, la serie proposta diverge.
133
( )
n+1
eα −3
2
log (1 + n ) eα −3
2
log n α 2 −3
lim = lim =e .
log (1 + n + 1)
(e )
n→+∞ n n→+∞
α 2 −3 log n
Poiché eα − 3 < 1 se e solo se − √3 < α < √3, eα − 3 > 1 se e solo se α < − √3 o α > √3 e eα − 3 = 1 se
e solo se α = ± √3 , il criterio assicura che la serie proposta converge per − √3 < α < √3, diverge
2 2 2
per α < − √3 o α > √3 , mentre non fornisce alcuna indicazione per α = ± √3.
1n 1
an := = → 0 , ma, nonostante sia soddisfatta la condizione necessaria che il
log (1 + n ) log (1 + n )
termine generale sia infinitesimo, la serie proposta diverge per il criterio del confronto asintotico, in
1 1 1
quanto: an = ∼ = 0 e quest’ultimo è il termine generale di una serie di Abel
log (1 + n ) log n n log n
divergente.
dove abbiamo tenuto conto della gerarchia degli infiniti e del limite notevole √| → 1.
•
Poiché α 2 − 5α + 7 < 1 equivale a α – 1 < α 2 − 5α + 7 < 1, che è soddisfatta se e solo se 2 < α < 3,
mentre se α 2 − 5α + 7 >1 se e solo se α < 2 o α > 3, e α 2 − 5α + 7 = 1 se e solo se α = 2 o α = 3,
il criterio assicura che la serie proposta converge per 2 < α < 3, diverge per α < 2 o α > 3, mentre
non fornisce alcuna indicazione per α = 2 o α = 3.
Tuttavia, per tali valori del parametro, la serie proposta ha come termine generale:
1n 1
an := ∼ 2 → 0 che soddisfa la condizione necessaria (cioè infinitesimo) e, inoltre, la
3n + log n 3n
2
serie proposta converge per il criterio del confronto asintotico, in quanto si comporta come il termine
generale di una serie armonica generalizzata di esponente maggiore di uno.
134
n=1 α + 4
.
Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:
α < –1 o α > 1. Mentre 4 > 1 se e solo se –1 < α < 0 oppure 0 < α < 1, e 4
α2 + 4 α2 + 4
= 1 se e solo
α +4 α +4
se α = ± 1, oppure α = 0. Il criterio assicura che la serie proposta converge per α < –1 o α > 1,
diverge per –1 < α < 0 oppure 0 < α < 1, mentre non fornisce alcuna indicazione per α = ± 1, oppure
α = 0. Tuttavia, per tali valori del parametro, la serie proposta ha come termine generale
an := 1n = 1 → 0 . Pertanto, non essendo soddisfatta la condizione necessaria (cioè che il termine
generale sia infinitesimo), per tali valori la serie proposta diverge.
+∞ 1− 1− 2
n
274) Determinare il carattere della serie Σ .
n=2 n
ottiene:
1− 1− 2
n≅ (
1− 1− 1
n = 1 ), che è il termine generale della serie armonica generalizzata
n n n2
di esponente due maggiore di uno. Pertanto, per il criterio del confronto asintotico, la serie proposta
converge.
+∞
2
275) Determinare il carattere della serie Σ n − n + log n arctan
4 2
n =1
( ) 5 .
n
2
( 2
)
Posto an = n − n + log n arctan
4 2 2
5 , e ricordando che arctan 5 ∼ 5 , otteniamo a n = n
n n n
4 2
n 5
2
= .
n
Pertanto, poiché il secondo membro è il termine generale della serie armonica, che diverge, la serie
proposta diverge per il criterio del confronto asintotico.
+∞ 1
276) Stabilire se la serie Σ
( )
converge.
n =1
n 1+ 3 −1
n3
135
( n )
1
3
Ricordando che 1 + 3 −1 = 1+ 3 −1 ∼
2
3 3 , si ottiene:
n 2n 3
1 1 2
= n2 . Pertanto la serie proposta, essendo a termini positivi, diverge,
( )
∼
n 1 + 3 3 − 1 n 3 3 3
n 2n
poiché il termine generale non è infinitesimo.
nα +1 nα +1 nα +1 1
∼ ∼ = che è il termine generale di una serie armonica
arctan 1 + 1 1 + 1 1
n
− ( + 32)
α
n n n n n
Come conseguenza dei limiti notevoli, otteniamo che, per α > 0, arctan
1 1
α
∼ α , pertanto:
n n
1 3−α 1
arctan α n ∼ 2α −3 per n → ∞. Quindi, dal criterio del confronto asintotico, segue che la serie
converge se e solo se 2 α – 3 > 1⇒ α > 2.
n n
280) Stabilire per quali valori del parametro α > 0 la serie Σ sin
+∞
1 3 2 − 2α
n converge.
n =1
n3α
281) Stabilire per quali valori del parametro α > 0 la serie Σ cos
+∞
1
α
− 1 n1−α converge.
n =1
n
Osserviamo che la serie proposta è a termini tutti negativi, quindi, a meno di raccogliere –1 nella
parentesi tonda, essa si riconduce ad una serie a termini positivi, alla quale è possibile applicare i
+∞ 1
Nell’ultimo caso, sostituendo il valore di α nella serie, si ottiene Σ , che è convergente.
n =1 n3
log 4
Concludendo, la serie proposta converge per α ≥ −2.
log7
− 1 n converge.
n =0
n + 2
La serie proposta è a termini negativi, pertanto possiamo applicare i criteri delle serie a termini
positivi, mettendo in evidenza il segno negativo:
1 α 4 n4 −1
cos −1 n ∼ − ∼ 2α −4 .
2 ( n + 2)
2α
n + 2 2n
2 r=7
2
n
= C+ ∞ r > 7.
( log n)
α −7
= lim ( log n)
α −7
= 2 lim
0 r<7
criterio della radice: lim n an 2
n→+∞ n→+∞ n→+∞
n n
286) Determinare, al variare del parametro x ∈ ]0, 5/4[, il carattere della serie:
1 (
−4 x 2 + 5 x )
+∞ ( x− 3 2 )
Σ ( log n ) log 1 + sin .
n= 2
x
Per x ∈ ]0, 5/4[ si ha che l’esponente della successione sin 1 { ( x)} , cioè (– 4 2
+ 5x) è sempre positivo,
quindi tale successione è sempre infinitesima. Pertanto, utilizzando i limiti notevoli, abbiamo:
( x− 3 2 ) ( −4 x 2
+5 x )
1 1
an ( x ) ∼ ( log n ) sin ∼ .
( log n )( 2 ) n ( )
3 −x −4 x 2
+5 x
x
Il termine a ultimo membro corrisponde a quello della serie di Abel. Da quanto visto la serie converge
+5 > 1, oppure F
2 −4 x 2 + 5 x = 1
se - 4 e diverge altrimenti.
−4 x 2 + 5 x ≻ 1
138
Risolvendo si ottiene che la serie converge per 1/4 ≤ x < 1 e, quindi, diverge per 0 < x < 1/4 e
1 ≤ x < 5/4.
287) Determinare, al variare del parametro x < – √3 e x > √3 , il carattere della serie:
+∞ 1 1
Σ arctan 2 .
( 2 x−1)
( x −3)
n=2
( log n ) n
1
an ( x ) ∼ . Il termine a ultimo membro corrisponde a quello della serie di Abel.
( 2 x −1)
( x −3)
( log n )
2
– 3 > 1, oppure F
2 x2 − 3 = 1
Quindi la serie converge se e diverge altrimenti.
2x −1 ≻ 1
Risolvendo, si ottiene che la serie converge per x ≥ 2 e x < – 2, quindi diverge per – 2 ≤ x < – √3
e √3 < x < 2.
Teorema (Criterio della convergenza assoluta): Sia data la serie Σ an . Assumiamo che Σ | an |
converga (cioè, che la serie proposta converga assolutamente). Allora anche Σ an converge (cioè, la
serie proposta converge semplicemente).
Teorema (Criterio di Leibniz): Sia data la serie Σ(- 1)n an , con an ≥ 0, per ogni | ∈ ‡ . assumiamo
che:
1) { an } sia infinitesima 2) { an } sia definitivamente monotòna non crescente, cioè an ≥ an+1 , per
n sufficientemente grande.
Allora la serie proposta converge semplicemente. Inoltre, introdotto il resto N-esimo si ha:
+∞ N +∞
RN = Σ ( −1) an − Σ ( −1) an = Σ ( −1)
n n n
an . Si ha | RN | ≤ an+1 .
n =1 n =0 n = N +1
Ricordiamo che questo criterio (come gli altri) è solo una condizione sufficiente.
Per esempio, la serie definita da:
| è Jl i kl
Σ ( −1) an , in cui an = 0
+∞
1
| è i kl
n n2
n=1 1
n3 + 2
E’ una serie a segni alterni, in cui la successione { an } è positiva e infinitesima, ma, ovviamente,
non è monotòna, neppure definitivamente, quindi, in questo caso, non è possibile applicare il Criterio
139
di Leibniz. D’altra parte, poiché an ≤ 1/ |2 per ogni | ∈ ‡, per confronto con la serie armonica
generalizzata, di esponente 2 > 1, si ottiene che essa converge assolutamente (quindi, anche
semplicemente).
Sottolineiamo che la convergenza semplice è una proprietà meno forte della convergenza assoluta e,
in generale, non la implica.
nα n =1
+∞ 1 1 +∞ 1
Σ + − = Σ che è convergente, per confronto con la serie armonica
n=1
2n 2n +1 n=1 2n ( 2n +1)
generalizzata di potenza 2 > 1, mentre:
Σ (1/2n) e Σ (–1/2n+1), sempre per confronto con la serie armonica, sono entrambi divergenti e la
loro somma non è neppure definibile. D’altronde:
+∞ 1 ( −1)n +∞ 1 +∞ ( −1)n
Σ + = Σ + Σ che è divergente, poiché la prima serie diverge, mentre
n =1
2 n 2 n + 1 n =1 2 n n =1 2 n + 1
la seconda è semplicemente convergente.
1
Poiché lim = 0 , la condizione 1) del Criterio di Leibniz è soddisfatta.
n→+∞ n + log n
1 1 1
( −1)
n
= ∼ , quindi la serie non converge assolutamente.
n + log n n + log n n
140
⎧ | è i kl
⎪ n + 2n
1
⎨
2
⎪ 2 | è Jl i kl
I termini della serie sono della forma an = , quindi
⎩ n − 2n
1
1 1 1
( −1)
n
= ∼ , pertanto la serie proposta converge assolutamente.
n + 2 ( −1) n n + 2 ( −1) n
n n
2 2
n2
Dal Criterio della convergenza assoluta segue che essa converge anche semplicemente. Osserviamo
che, in questo caso, mentre la condizione 1) del Criterio di Leibniz è soddisfatta, la condizione 2) di
monòtonia non lo è. Infatti, se n è dispari (cioè se n + 1 è pari), si ottiene:
Questo fatto mostra che il Criterio di Leibniz fornisce solo una condizione sufficiente e non necessaria
per la convergenza semplice di una serie.
1 1 1
< 0, per ogni n ≥ 3 e ( −1)
1 n
Osserviamo che = ∼ , pertanto la serie proposta non
2−n 2−n 2−n n
converge assolutamente. Per applicare il Criterio di Leibniz, riscriviamo la serie nella forma:
+∞ 1 +∞ 1
Σ ( −1) = − Σ ( −1)
n n
.
n =3 2−n n = 3 n−2
+∞ 1 +∞
m 1
Sostituendo m = n – 2, da cui n = m + 2, otteniamo Σ ( −1) = − Σ ( −1)
m +3
, ovvero la serie
m =1 m m =1 m
armonica a segni alterni che converge a log 2.
141
+∞ n + log n
291) Determinare il carattere della serie Σ ( − 1)
n
n =1 n2
n + log n n + log n 1
Osserviamo che ( −1)
n
= ≥ .
n2 n2 n
La serie non converge. Abbiamo:
n + log n n 1
1) an = 2
∼ 2 = → 0 , per n → + ∞;
n n n
2) a n + 1 ≤ a n , ∀ n ∈ ‡.
( n + 1) + log ( n + 1) n + log n
⇔ n 2 ( n + 1) + n 2 log n (1 + 1 ) ≤ n ( n + 1) + ( n + 1) log n ⇔
2 2
Infatti ≤
( n + 1) n
2 2
n
( −1)
n
e−2 n log n 1 log n 1
n n
an = = 2 ≤ 2 .
n e n e
Poiché la serie dei moduli è maggiorata dalla serie geometrica di ragione q = 1/e2 < 1, che converge,
dal Criterio del confronto, si ottiene che la serie proposta converge assolutamente e, quindi, anche
semplicemente.
e n ( x 2 + x −1) +∞
293) Stabilire per quali valori del parametro reale x la serie Σ ( −1)
n
converge
n =1 2n
assolutamente e semplicemente.
e n ( x 2 + x −1)
Ponendo an ( x ) = ( −1)
n
, dal Criterio della radice si ottiene che, se:
2n
(
n x 2 + x +1 )
lim n a n ( x ) = lim
e
=e
(
n x 2 + x +1 ) < 1, allora la serie convergerà assolutamente.
n → +∞ n → +∞ n
2n
142
2
−1 − 5 −1 + 5
Ciò porta alla condizione + - 4 < 0, ovvero <x< .
2 2
, oppure x >
−1 − 5 −1 + 5
Se x < , il termine generale an (x) non tende a zero e, quindi, non
2 2
essendo soddisfatta la condizione necessaria per la convergenza della serie, essa non convergerà
−1 + 5
neppure semplicemente. Infine per x = , il Criterio della radice non dà informazioni.
2
( −1)
n
+∞
Sostituendo tali valori nella serie, otteniamo Σ
, che è riconducibile alla serie armonica di
2n n =1
−1 − 5 −1 + 5
Concludendo, la serie converge semplicemente per ≤x≤ e converge assolutamente
2 2
−1 − 5 −1 + 5
per <x< .
2 2
1− sin ( nπ ) 2
2
Pertanto, posto a = , si ha:
3n + sin x
n
| è i kl, Ilhè | = 2Z
an = . 3n + sin n
1
0 | è Jl i kl, Ilhè | = 2Z + 1
.
1 1
Poiché ∼ , per k → ∞, dal Criterio del confronto asintotico con la serie armonica, si
6k + sin ( 2k ) 6k
ricava che la serie proposta diverge.
n−1
n n
+∞ 2 2n 2
295) Determinare il carattere della serie Σ − , dove [n/2] indica la parte intera di
n=2
2 2 log n
n/2.
143
|/2 = Z | = 2Z
Osserviamo che [n/2] = "
(| − 1)/2 | = 2Z + 1
; pertanto:
0 | = 2Z
= .
n −1
= − (| − 1)/2 | = 2Z + 1
n n 2
−
k k
2k + 1 1
2 2 k −
2 2
Σ − = Σ = 2Σ .
n =2
2 2 log n n=1 2k log ( 2k + 1) n=1 log ( 2k + 1)
1
La serie ad ultimo membro è una serie a termini di segno alterno, dove, posto ak = , si ha
log ( 2k + 1)
che la successione {ak} è infinitesima e monotòna decrescente (poiché ak è l’inverso di log (2k + 1),
che è crescente). Pertanto, dal Criterio di Leibniz, la serie converge semplicemente.
Concludiamo osservando che la serie proposta non converge assolutamente, in quanto
( −1) 2
k
2
∼ , che è il termine generale della serie di Abel con potenze p = 0 e q = 1, che
log ( 2k + 1) log k
quindi diverge.
⎧ ∼ per | pari
⎪
n2 + 1 n2 + 1 n
=
( −1)
n
(n 2
+ 1) 2n + n2 + n − n2 2n + n 3
⎨
an := =
⎪−
2n + n2 + ( −1) ( n − n2 )
= − per | Jl i kl
n
n2 +1 n2 +1 n2
⎩ 2n + n − n + n
1
= − ∼ −
2 2
2n + n
2
2n2
2
Pertanto la serie proposta è a termini di segno alterno, tale che né la successione dei termini pari, né
quella dei dispari, è infinitesima.
Non essendo soddisfatta la condizione necessaria per la convergenza, la serie proposta non converge.
+∞ n cos (π n ) + 4sin n
297) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 3 n + 2n 2
144
n cos (π n ) + 4sin n
Posto an := , e osservando che cos (n π) = (–1)n , possiamo riscrivere la successione
3 n + 2n2
( − 1)
n
n
4 sin n
come somma di due termini: an = =: bn + cn .
3 n + 2n 3 n + 2n 22
4 2
Osserviamo che cn ≤ = 2 , che è il termine generale della serie armonica generale con rata di
n n 1
1) ∼ 2 = → 0,
3 n + 2n 2n 2n
2
n
2) la successione 2
è monotòna decrescente; infatti:
3 n + 2n
n n +1
≥ ⇔ 2 n 3 + 4 n 2 + 2 n + 3 n + 1 ≥ 3n n + 3 n + 2 n 3 + 2 n 2 ⇔
3 n + 2n 3 n + 1 + 2 ( n + 1)
2 2
⇔ 2 n 2 + 2 n + 3 n + 1 − 3n n − 3 n ≥ 0 ⇔ 2 n 2 + 3n ( n +1 − )
n + ( )
n 2 n −3 ≥ 0.
+∞ 1+ n cos ( nπ )
298) Determinare il carattere della serie Σ .
n=0 2n2 +1
1 1 1
Poiché ≤ , dal Criterio del Confronto con la serie armonica generalizzata di esponente
2n + 1
2
2 n2
+∞ 1 + n cos ( nπ ) +∞ 1 +∞ n cos ( nπ )
Σ =Σ +Σ e la convergenza della serie proposta dipende dal
n=0 2n2 +1 n =0 2n2 +1 n=0 2n2 +1
comportamento del secondo addendo a secondo membro (visto che il primo addendo è una serie a
termini positivi convergente).
145
1 + n cos ( nπ )
Per studiare il comportamento di Σ , sostituiamo cos (n π) con (–1)n e indichiamo con
2n2 + 1
. La serie si scrive nella forma Σ ( −1) an ed è una serie a termini di segno alterno.
1 n
an =
2n + 1
2
1
Osserviamo che essa non converge assolutamente poiché ( −1) an ∼
n
, d’altra parte:
2n
n 11
1) a n ≤ 2
= → 0 per n → + ∞;
2n 2n
2) an+1 ≤ an ∀ | ∈ ‡.
n +1 n
⇔ 2 n 3 + n + 2n 2 + 1 ≤ 2 ( n + 1) + 1 n ⇔ 2n 2 + 2n − 1 ≥ 0 e l’ultima
2
Infatti ≤
2 ( n + 1) + 1
2
2n + 1
2
1 + n cos ( nπ ) 1
Dal Criterio di Leibniz si ottiene che Σ converge semplicemente e, poiché, 2n
2n + 1
2
+1 2
converge, la serie proposta converge semplicemente, in quanto somma di una serie convergente e di
una serie semplicemente convergente.
2
2 2
+∞
299) Determinare il carattere della serie Σ n − sin .
n =1
n n
t = 2/ √|, si ha:
2
2 2 1 2
3
2 2 4
2
16 1
an ∼ n − − = n − + 3 = 2
.
n n 3! n n n 9 n
3 n 2
Per confronto con la serie armonica generalizzata di esponente 2 > 1, si ricava che la serie proposta
converge.
Se indichiamo con an (x) il termine generale della serie proposta, osserviamo che al variare di x, an (x)
assume valori di segno arbitrario. Dobbiamo, quindi, per prima cosa, verificare che sia soddisfatta la
146
condizione necessaria per la convergenza, cioè che an (x) →0 . Tenendo conto degli ordini di infinito
e considerando che ciò si ottiene solo se:
Si osserva che il secondo sistema è impossibile; per quanto riguarda invece il primo sistema, facendo
i conti, si ottiene:
0< ≤ 0< ≤
. 5 3 ⇔ F
− ≤ log x ≤ − e
−5
2
≤ x≤e
−3
2
2 2
( 5 + log x − 1 − log x )
n +1
lim
( n + 1)
4
9
+3
= lim
( 5 + log x − 1 − log x ) ( n
4
9
+3 ) = (5 + log x − 1 − log x ) .
( 5 + log x − 1 − log x ) ( n + 1) 9 + 3
n →+∞ n n →+∞ 4
4
n 9
+3
Quindi, se 5 + log x − 1 − log x < 1, ovvero, dai conti fatti in precedenza, se x ∈ e la serie
−5 −3
2
,e 2
converge assolutamente.
−5 −3
Restano da studiare i due valori x = e 2
e x=e 2
. Sostituendo il primo valore nella serie, si ottiene
( −1)
n
+∞
Σ 4 che converge semplicemente per il Criterio di Leibniz, ma non assolutamente, per
n=1
n 9 +3
confronto con al serie armonica generalizzata di esponente 4/9 < 1. Sostituendo il secondo valore
, che è una serie a termini positivi e non converge per 4/9 < 1.
+∞ 1
nella serie, si ottiene: Σ 4
n =1
n 9 +3
2n 2n 2n
= ∼ → +∞ .
n log 2 log ( n log 2 ) n log 2 ( log n + log ( log 2 ) ) n log n log 2
Pertanto, poiché il termine generale non è infinitesimo, la serie condensata, quindi anche la serie
proposta, diverge.
3
n 2
+∞1
302) Studiare il carattere della serie Σ en 1 − .
n =1
n
3 1
Possiamo riscrivere il termine generale della serie, cioè exp n + n 2
log 1 − .
n
Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al quarto ordine per log (1+t), con t = –1/ √| , otteniamo:
3 1 3 1 1 1 1 1 1 1
n + n 2 log 1− ∼ n + n 2 − − − − 2 = n−n− n − − =
n n 2n 3 n3 4n 2 3 4 n
1 1 1
=− n− − .
2 3 4 n
Poiché i termini successivi a – 1/3 sono infinitesimi, avremo che:
3 1 1 12 1
exp n + n 2 log 1 − ∼ exp − 2 n − 3 .
n
+∞
−1 1 1
Studiamo, quindi, la serie: e
n =1
3
exp − 2 n
2
, che, per il Criterio del confronto asintotico, ha lo
stesso comportamento della serie proposta. Osserviamo che, per t → ∞, t 8 e − t → 0 , da cui ponendo
1
t= n e calcolando la radice quadrata, si ottiene ( ) n2
8 2
− n
n e = → 0 per n → + ∞,
n
exp
2
1 1 1
quindi si ha che exp − n 2 ≤ .
2 n2
Pertanto dal Criterio del confronto con la serie armonica di esponente 2 > 1, si deduce che la serie
+∞ n
5
n =1
n converge, e quindi anche la serie proposta è convergente.
6
+∞ log ( log n)
303) Determinare il carattere della serie Σ .
n =2 log2 n
148
log ( log x )
La serie proposta è a termini positivi. Consideriamo la funzione f ( x ) = , associata al
log 2 x
log ( log n )
termine generale della serie, ovvero f ( n ) = .
log 2 n
log ( log n )
Pertanto, la successione an := sarà anch’essa definitivamente decrescente e, quindi,
log 2 n
possiamo applicare il Criterio di condensazione. La serie condensata associata è data da:
+∞
Σ 2 n
( ( )) = Σ 2
log log 2 n +∞
n log ( n log 2 )
.
n=2 log 2
(2 )
n n=2 n 2 log 2 2
Pertanto, poiché il termine generale non è infinitesimo, la serie condensata, quindi anche la serie
proposta, diverge.
+∞ log ( log n )
304) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 log2 n
1 + ( −1) +∞ ( −1)
n n
+∞ 1 +∞
Σ =Σ +Σ , in cui la prima serie è divergente per confronto con la serie
n =1 3n + 1 n =1 3n + 1 n =1 3n + 1
+∞ 1 1
305) Determinare il carattere della serie Σ sin − log 1 + .
n =1
n n
+∞ 1 +∞ 1
Non è possibile studiare separatamente le due serie Σ sin e Σ log 1 + , poiché sono
n =1 n =
n 1
n
1 1 1
entrambi divergenti, in quanto sin ∼ ∼ log 1 + .
n n n
Utilizzando, invece, gli Sviluppi di Mc Laurin al terzo ordine per sin t e log (1+t), con t = 1/ √| , si
ottiene:
149
3 2 3
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
sin − log 1 + ∼ − − + − =− 3 + − 3 ∼ .
n n n 3! n n 2 n 3 n 6 n 2 2 n 3n 2 2 n
Da ciò si ricava che la serie proposta è, almeno definitivamente, a termini non negativi e, per il
Criterio del confronto asintotico, ha il medesimo carattere della serie armonica; pertanto, essa diverge
a + ∞.
+∞ log ( log n)
306) Determinare il carattere della serie Σ .
n =2 n log2 n
log ( log x )
Consideriamo la funzione f ( x) = , associata al termine generale della serie, ovvero
x log 2 x
log ( log n )
f (n) = . La funzione f risulta essere definitivamente monotòna decrescente, infatti:
n log 2 n
x log 2 x 2 x log x
− log ( log x ) log 2 x +
< 0 per x >> 1.
x log x x 1 − log ( log x ) [ log x + 2]
f ′( x) = 2 4
=
x log x x 2 log 3 x
log ( log n )
Pertanto, la successione an := sarà anch’essa definitivamente decrescente, quindi
n log 2 n
possiamo applicare il Criterio di condensazione.
La serie condensata associata è data da:
+∞
Σ2 n
( ( ) ) = Σ log ( n log 2 ) .
log log 2 n +∞
n=2 n
2 log 2
(2 )
n n=2 n 2 log 2 2
termine generale della serie di Abel con esponente p = 2 e q = –1. Poiché, per p > 1, qualunque sia q,
n log 2 n log 2 2
la serie di Abel converge, il Criterio del confronto asintotico assicura che la serie condensata, e
conseguentemente anche la serie proposta, converge.
2
+∞ e n
−1− x
307) Determinare, al variare del parametro reale x, il carattere della serie Σ n.
n =1 1
n
Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per et, con t = 2/n, si ottiene:
150
⎧ 2 − x se ≠2
⎪ 12
2
−1 − x
n ∼ n 1 + 2 + 1 2 − 1 − x = n 2 − x + 2 (2 − x)
2
e n
⎨ 2
2 n
= + 3 ∼
se =2
.
n 2! n
⎪ 3
1 n n n2
1
n 2 n 2
⎩ n 2
n
Pertanto, la serie proposta è una serie a termini di segno fissato (positivo per x ≤ 2 e negativo per
x > 2) e, dal confronto asintotico con la serie armonica generalizzata, risulta essere divergente per
x ≠ 2 e convergente per x = 2.
+∞ cos n
308) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1
(
n 1 + log 2 n )
La serie proposta è a termini di segno arbitrario, ma non di tipo alterno. D’altra parte, se consideriamo
il valore assoluto del termine generale, otteniamo:
cos n 1 1
≤ ∼ , e per confronto con la serie di Abel, si ha che la serie
(
n 1 + log n
2
) (
n 1 + log n
2
)
n log 2 n
proposta converge assolutamente.
+∞ 1 1
309) Determinare, al variare del parametro reale x, il carattere della serie Σ sinh − arctg α
n =1 n
n
1 1 1 1
Osserviamo che Σ sinh è sempre divergente, poiché sinh ∼ , mentre Σ arctg α
n n n n
converge per α > 1, e diverge per α ≤ 1, poiché arctg ∼ α . Pertanto, per α > 1 possiamo studiare
1 1
α
n n
le due serie separatamente, ottenendo che la serie proposta diverge, in quanto somma di una serie
divergente e di una serie convergente. Per α ≤ 1, invece, non si possono separare le due serie.
t3 t3
+ o ( t 4 ) e arctgt = t − + o ( t 4 ) , da cui sinh
1 1 1
Ricordando che sinh t = t + ∼ + 3 e
6 3 n n 6n 2
1 1 1
arctg α
∼ α − 3α , si ottiene:
n n 3n
⎪ 1
<r≤1 .
Q
#
⎨
1 1 1 1 1 1
sinh − arctg α ∼ + 3 − α + 3α ∼
⎪
n
⎪ r = 1/2
n n n 6n 2 n 3n
⎩
1 3
2n 2
Quindi, la serie proposta è definitivamente a termini di segno fissato (positivi per 0 ≤ r ≤ 1/2 e
negativi per 0 < r < 1/2) e, per il Criterio del confronto asintotico con la serie armonica
generalizzata, converge solo per α = 1/2.
151
+∞ cos ( nπ )
310) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 2n + 2sin n
+∞
Osserviamo che cos ( nπ ) = ( −1) , quindi la serie proposta si può riscrivere Σ ( −1) an , in cui
n n
> 0 , ∀ | ≥ 1.
n=1
1
an =
2 n + 2 sin n
1
Ovviamente, an → 0, ma an ≥ ; pertanto, per confronto con la serie armonica, la serie proposta
2n + 2
1
non converge assolutamente. D’altra parte, se consideriamo la funzione f ( x ) = , risulta
2 x + 2 sin x
2 + 2 cos x
che essa è monotòna decrescente, in quanto la sua derivata prima f ′ ( x ) = − ≤ 0 per
( 2 x + 2 sin x )
2
tutti gli x ≥ 1. Da ciò segue che anche la successione {an} è monotòna decrescente, quindi la serie
proposta converge semplicemente, per il Criterio di Leibniz.
quindi, la serie proposta, in realtà, è sommata solo sugli indici dispari e si può riscrivere:
+∞
Σ
( −1)
n
(
sin n π )
2 = +∞
Σ
( −1) ( −1) = +∞
2 k +1
Σ
k
( −1) .
k +1
n=0 2n + 5 n = 0 2 ( 2k + 1) + 5 n = 0 4k + 7
Questa è una serie a segni alterni ed è semplicemente convergente, per il Criterio di Leibniz, ma non
assolutamente convergente.
1
+∞ e n
−1
312) Determinare il carattere della serie Σ .
n + ( −1)
n=0 n
Osserviamo che e n − 1 > 0, per ogni | ∈ ‡ , e che il denominatore del termine generale vale n + 1,
1
oppure n – 1, a seconda che l’indice n sia pari o dispari. Pertanto, la serie proposta è a termini positivi
1 1 1
e n −1 e n −1 1
e si ha: ≤ ∼ n ∼ 2 .
n + ( −1) n −1 n −1 n
n
la serie armonica generalizzata di potenza 2 > 1, si ricava che la serie proposta è convergente.
Applicando successivamente sia il Criterio del confronto che il Criterio del confronto asintotico con
152
n +1
+∞ x − 12
313) Stabilire per quali valori del parametro reale x la serie Σ converge.
n =1 2n 2e− n
Applicando il Criterio del rapporto, si ottiene:
n+ 2
an+1 x − 12 2n 2e− n n2
= = e x − 12 → e x − 12 .
an 2 ( n + 1)2 e− n−1 x − 12 n +1
( n + 1)
Pertanto la serie converge se x − 12 < 1/e ⇔ -1/e < x – 12 < 1/e ⇔ 12 – 1/e < x < 12 + 1/e, e
diverge se x < 12 – 1/e e x > 12 + 1/e. Per x ± 1/e, il criterio non ci dà informazioni.
Sostituendo i valori trovati nella serie si ha:
+∞ 1 1 +∞ 1
Σ 2
= Σ che è una serie convergente.
n =1 2 en 2e n =1 n 2
Ricapitolando, la serie converge per 12 – 1/e ≤ x ≤ 12 + 1/e, e diverge altrove.
+∞ 3 + sin ( 5n)
314) Determinare il carattere della serie Σ .
n=5 n
Osserviamo che, poiché −1 ≤ sin ( 5n ) ≤ 1, il numeratore del termine generale della serie proposta è
compreso tra 2 e 4. Pertanto si tratta di una serie a termini positivi, dove vale la seguente
3 + sin ( 5n ) 2
disuguaglianza: ≥ . Il Criterio del confronto permette di stabilire che tale serie è
n n
divergente.
Restano da studiare i due valori x = 1/ √ e x = √ . Sostituendo questi valori nella serie si ottiene,
( − 1)
n +1
+∞
in entrambi i casi Σ 1
che converge assolutamente, per confronto con la serie armonica
n =1
n 4
+ n 25 + 15
generalizzata di esponente 25 > 1.
x
Essa converge, assolutamente e semplicemente, se e solo se q = < 1, cioè se e solo se
x −1
x
–1< < 1. Le soluzioni di questa disuguaglianza si ottengono risolvendo i due sistemi:
x −1
−1> 0 −1< 0
∪
1− < < −1 −1< <1−
. Il primo sistema è impossibile, quindi si elimina;
< 1
" ⇔ x < 1/2. Per tali valori di x, la somma della serie sarà:
< 1/2
1 x −1 x −1
S ( x) = = = .
1−
x x −1 − x 2x −1
x −1
( −1) ( log 12 )
n n
+∞
317) Determinare il carattere della serie Σ .
n ( log 2 )
n =1 n −1
( −1) ( log 12 )
n n
Pertanto, la serie proposta non è una serie a segno alterno, bensì una serie a termini positivi che, a
meno del fattore moltiplicativo log 2, è la serie armonica, quindi è divergente.
154
Utilizzando gli Sviluppi di Mc Laurin, al terzo ordine, per le funzioni x → sinh x e x → log (1 + x),
3α 2
con x = 2 e x= 2 , rispettivamente, otteniamo:
n +1 n +1
3α 2 1+α
Pertanto: an (α ) := sinh 2 − log 1 + 2 n ∼
n +1 n + 1
⎧ 3α 2 1+α 3α − 2 1+α
r ≠ 2/3
⎪
⎪
2 − 2 n = 2 n
n +1 n +1 n +1
⎨ 27α 3
r = 2/3
∼ .
⎪
⎪ 6 n2 + 1
2 8 n1+α ∼ 2
+ − n1+α
⎩ (
3
n 2
) (
+ 1
2
)
3 n2 + 1 ( )
( n +1
2
)
2
Quindi, per il Criterio del confronto asintotico con il termine generale della serie armonica
generalizzata, avremo che la serie proposta converge per α = 2/3, mentre diverge per 0 ≤ α < 2/3 e
α > 2/3.
⎧ 6α 1−α
r ≠ 2/3
⎪
4
+ 1 −1 − n
4 6α
1−α n +1 n +1
⎨
an (α ) := sin + 1 − e en +1
n ∼
r = 2/3
.
⎪
n +1 6α 36α 2 216α 3 1−α
⎩
− − − n
( ) ( ) ( )
3 2 3
6 n + 1 2 n + 1 6 n + 1
Quindi, per il Criterio del confronto asintotico con il termine generale della serie armonica
generalizzata, avremo che la serie proposta converge per α = 2/3, oppure per α ≠ 2/3, ma α > 1,
ovvero converge per α > 1 e α = 2/3, mentre diverge per 2/3 < α ≤ 1 e α < 2/3.
155
320) Studiare, al variare del parametro reale α, la convergenza assoluta della serie
+∞ 2 + n2 log n
Σ ( −1)
n
, studiare, inoltre, la convergenza semplice.
n =1 nα
2 + n2 log n
Ponendo an = , lo studio della convergenza assoluta della serie proposta coincide con lo
nα
+∞ n2 log n 1
studio della serie Σ a n . Poiché an ∼ α
= α −2 −1 , per il Criterio del confronto asintotico
n =1 n n log n
con lo serie di Abel, si ottiene che la serie proposta converge se α > 3, mentre diverge se α ≤ 3.
Per quanto riguarda la convergenza semplice, notiamo che an → 0, se e solo se α > 2. In tal caso,
2 + x2 log x 2 x2 log x
ponendo f ( x ) = = α+ := f1 ( x ) + f2 ( x ) , osserviamo che f1 è monotòna
xα x xα
−α xα +1 log x + xα +1 + 2xα +1 log x (α − 2) log x := f x + f x
decrescente e f2′ ( x ) = 2α
∼− 1( ) 2( )< 0 per
x xα −1
x → + ∞. Cioè anche f2 è monotòna decrescente, almeno per valori grandi di x. Pertanto, si ottiene
che an è definitivamente monotòna decrescente, in quanto lo è la funzione ad essa associata.
Quindi, dal Criterio di Leibniz, la serie proposta converge semplicemente per α > 2.
( )
n
x
4nx 4
Posto an = ( −1) , si ha: lim an = ( −1)
n
= 0 ⇔ 4x ≤ 1 ⇔ x ≤ 0 .
n
3 n +1 x→∞ 3 n +1
Quindi la convergenza assoluta e semplice andrà studiata solo per x ≤ 0. Per la convergenza assoluta
utilizziamo il Criterio del rapporto:
→ 4 ⇔ x < 0.
an+1 3 n +1 n→+∞ x
= 4x
an 3 n +1 +1
La serie converge assolutamente e semplicemente per ogni x < 0, mentre il criterio nulla ci dice nel
+∞ 1
caso che x = 0. In tal caso la serie si scrive: Σ ( −1)
n
.
n=0 3 n +1
1
Poiché an ∼ , la serie diverge assolutamente, perché asintotica della serie armonica
3 n
generalizzata, di esponente 1/2 < 1.
n
+∞ 4
1
Studiamo la convergenza semplice con il Criterio di Leibniz, essendo la serie Σ 2 di segno
1 1
3 n+1+1 > 3 n +1 < an > a n +1 .
3 n +1 3 n +1
Pertanto, le ipotesi del Criterio di Leibniz sono verificate e la serie converge semplicemente per
x = 0. Ricapitolando:
- La convergenza assoluta e semplice si ha per x < 0;
- La convergenza semplice, ma non assoluta si ha per x = 0;
- La non convergenza si ha per x > 0.
n =1
La serie è definita in N\{0}. Poiché il log x è non negativo in ]– ∞, –1] ∪ [1,+ ∞[ e negativo in
]–1 ,0[ ∪ ]0,1[, la serie non è a segno alterno per ogni valore di x, nonostante la presenza del termine
(–1)n . Essa è a segno alterno per |x| ≥ 1, mentre è a termini positivi per 0 < |x| < 1. In quest’ultimo
caso, infatti, ( −1) log x ( ) n−2 = ( −1) ( −1) log x = log x .
n n n n n
( log x )
n
n −2 1 1 1
a n = ( − 1)
n
2
→ 0 ⇔ log x ≤ 1 ⇔ − 1 ≤ log x ≤ 1 ⇔ ≤ x ≤ e ⇔ x ∈ − e , − ∪ , e := I
n e e e
Studieremo, dunque, la convergenza della serie solo in I. Per la convergenza assoluta applichiamo,
ad esempio, il Criterio della radice:
Poiché il Criterio della radice nulla ci dice sulla convergenza nei punti x = ± 1/e, x = ± e, studiamo
direttamente le serie numeriche ottenute sostituendo tali valori del parametro nella serie proposta.
( ( e ))
n
+∞ log 1 ( −1) ( −1)
+∞
n n
+∞ 1
Per x = ± 1/e abbiamo Σ ( −1)
n
2
=Σ 2
=Σ , che è una serie convergente, in
n n =1
n n =1 n =1 n2
quanto armonica generalizzata di esponente maggiore di uno.
( log e ) ( −1)
n n
+∞ +∞
Per x = ± e abbiamo Σ ( −1)
n
=Σ
, che è una serie armonica generalizzata di segno
n2 n =1 n 2
n =1
Il Criterio del rapporto implica la convergenza della serie, che è a termini maggiori di zero, pertanto:
( ( n + 1)!) ( 2n )! = ( n + 1)
2 2
1
→ , per n → ∞.
( 2 ( n + 1) )!( n !) ( 2n + 2 )( 2n + 1) 4
2
converge (si può osservare che se n ≥ 2, gli esponenti sono pari e la serie è a termini positivi, quindi
n! n
diverge a + ∞). Se invece |x| < 1, si ha x ≤ x per n ≥ 1, essendo n! ≥ n, per n ≥ 1.
La serie è dominata dalla serie geometrica di ragione |x| < 1, quindi converge. Sono applicabili sia il
Criterio della radice, che quello del rapporto, e si ha:
0 | |<1
= C 1 | |=1
( n−1)!
+∞ | |>1
n!
lim x n
= lim x e
x→∞ x→∞
0 | |<1
= C 1 | |=1 .
( n −1)!
x
+∞ | |>1
n!n
lim n!
= lim x
x →∞ x→∞
x
( −1)
n
1
n n 1+∞ 1
Se x ≠ 0 è ≤
e la serie Σ
= 2 converge, per il Criterio del confronto
1 + n2 x 2 3
n 2
2 2
n x n =1 3 2
x n
la serie converge assolutamente, quindi converge.
n
x
Innanzitutto studiamo il limite del termine generale al variare di x. Il modulo di questo è n ; se
1+ x
|x| =1 esso vale costantemente 1/2; se |x| >1 si ha |x|n → +∞, quindi il termine generale tende in modulo
n
x 1 1
a uno, cioè = +1 → = 1 . Se |x| ≥1 la serie non converge. Se |x| < 1 si ha:
1+ x
n
1+ x
n
0 +1
n
x n
n
≤ x , la serie è dominata dalla serie geometrica di ragione |x| < 1, quindi converge.
1+ x
1+ x 1 n n
Il lim
1+ x
= 0 per n sufficientemente grandi è ≤ , da cui 1 + x ≤ 1 ; per il Criterio del
x →∞ n + x n+ x 2 n+ x 2
confronto la serie converge assolutamente, quindi converge.
Se |x| < 1, la disuguaglianza log (1+ u ) ≤ u , valida per u > –1, implica che il termine generale è
( n +1) x
n
+∞ n +1
= x → x per
n
dominato da n |z| e la serie Σ n x è convergente per |x| < 1, essendo
n
n
n=1
nx n
1 1 1
Se |x| < 1 è lim = 1 ; se |x| =1 è = per ogni n. In entrambi i casi la serie non converge.
n→∞ 1 + x 2 n
1+ x 2 n
2
n
1 1
Se |x| > 1 è 1 + x 2 n ≥ x 2 n da cui 0 ≤ ≤ 2 .
1+ x 2n
x
n
+∞
1
La serie Σ 2 , geometrica di ragione 1/x2 < 1, converge.
n =1 x
159
( n + 1) !
x n n
nn x n 1 x −1 1
= ( n + 1) = ( n + 1) 1 − .
( n + 1) ( n!)
n +1
n +1 n +1 n +1
x
n
1 1
Il lim 1 − = , pertanto, il rapporto considerato tende a zero se x < 1, tende a 1/e se x =1, tende
x →∞
n +1 e
a + ∞ se x > 1. Ne segue che la serie proposta converge, è a termini positivi, se e solo se x ≤ 1.
( n + 1)( ) ( n + 1)
n +1 x x x
n! n + 1
nx
1 n
= 1 + ( n + 1) .
x −1
=
( n + 1)! n nx n n +1 n
( )
x
n
Il lim 1 + 1 = e x , pertanto, il rapporto considerato tende a zero se x < 1, tende ad e se x =1,
x →∞ n
tende a + ∞ se x > 1. Quindi, la serie, a termini maggiori di zero, converge se e solo se x < 1.
332) Sia (an)n∈ N , la successione definita da an = 5*52 ...52 ...52 , si calcoli il limite per n → ∞ di
−1 − n+1 −n
an .
( )
+∞
333) Discutere la convergenza della serie Σ sin ( sin ( n !log n ) ) .
n
n =1
Per ogni | ∈ ‡ è sin ( n !log n ) ≤ 1 < π/2, da cui sin ( sin ( n !log n ) ) ≤ ( sin 1 )n , ed è sin1< 1.
La serie geometrica di ragione sin1 converge, pertanto, si conclude, dal Criterio del confronto, che la
serie proposta converge assolutamente.
160
1 π2 +∞
334) supponendo di sapere, come per primo ha dimostrato Eulero, che si ha Σ 2 = , calcolare le
n =1 n 6
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 1
somme della serie Σ ( −1) ; Σ ; Σ .
( 2n ) ( 2n + 1)
n =1 2 n =1 2 n=0 2
n
+∞ 1 π2 +∞ 1 +∞ 1 π 2
Supponendo che Σ = , si ha per la seconda serie proposta Σ
1
= Σ 2 = .
n =1 n2 6 ( 2 n ) 4 n =1 n 24
n =1 2
E’: Σ
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 π 2 π 2 3π 2 .
+ Σ = Σ , da cui Σ = Σ − Σ = − =
( 2n ) ( 2 n + 1) ( 2 n + 1) n =1 n n =1 ( 2 n )
n =1 2 n =0 2 n =1 n 2 2 2 2
n=0 6 24 24
+∞ +∞
Segue che: Σ ( − 1) 12 = Σ 1 +∞ 1 π2 3π 2 π2 .
− Σ = − =−
( 2n ) ( 2 n + 1)
n =1 n =1 2 n =0 2
n 24 24 12
+∞ 1
335) Discutere la convergenza semplice ed assoluta della serie Σ ( − 1)
n −1
, calcolandone la somma
n =1 n3
con approssimazione migliore di 1/100.
La serie converge anche assolutamente; detta s la somma della serie, per il Criterio di Leibniz, si ha:
1 1 1 1 1
s − 1 − 3 + 3 − 3 ≤ 3 < .
2 3 4 5 100
1 1 1 181
Ed è 1 − 3
+ 3− 3 = .
2 3 4 216
+∞ 2n + 1
336) Dimostrare che la serie Σ ( −1)
n −1
è convergente, ma non assolutamente convergente,
n =1 n ( n + 1)
e calcolarne la somma.
Si ha che
2n + 1
=
( n + 1) + n = 1 + 1 . La somma vale uno.
n ( n + 1) n ( n + 1) n n +1
+∞
337) Discutere la convergenza della serie Σ a n
al variare di a > 0.
n=0
n =0 n =0
n2
Considerato che lim 2 = +∞ , e 0 < a < 1.
x →∞
n
161
( )
1 1
= lim a = 1 . Ricordiamo che il
n n n
originaria, non fornisce informazioni; si ha, infatti, lim a
x →∞ x →∞
Si ha che log x > 1 se x > e; se 1< x ≤ e si ottiene 0 < log x ≤ 1, quindi 1/log x ≥ 1.
Per tali x il termine generale diverge (se 1< x < e), oppure è costantemente 1 (se x = e) e la serie
diverge. Per x > e il termine generale decresce; il Criterio di condensazione porta allo studio della
convergenza della serie, infatti:
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 2
Σ 2n = Σ 2n = Σ , che rappresenta la serie geometrica di ragione
( log x ) ( log x ) ( log x )
n =1 log 2 n
n =1 n log 2 n =1 log 2
2
, che converge se e solo se tale ragione è minore di uno, cioè se e solo se 2
( log x )
log 2
< ( log x ) ⇔ log 2 < log 2(log log x) ⇔ 1< log log x ⇔ e < log x ⇔ ee < x.
log 2
+∞ a 2n +∞ n 2 a
Se entrambi le serie Σ e Σ convergono, la serie proposta, somma delle due, converge
n =1 n n =1 a
anch’essa. La prima serie è a termini positivi, e per il Criterio del rapporto converge se:
a( ) n
2 n +1 a2n+2 1 + 1
lim 2n = lim 2n n = a2 < 1, quindi se |a| < 1.
x→∞ a n + 1 x→∞ a 1
Se |a| > 1, la serie diverge a + ∞, lo stesso per |a| = 1; così la serie diventa armonica di esponente 1,
+∞
cioè Σ 1 .
n =1 n
La seconda serie, a parte il fattore 1/a, è la serie armonica di esponente – 2a, e si può scrivere
( 1a ) Σ 1n
+∞
−2 a . Tale serie converge se e solo se – 2a > 1, cioè se e solo se a < - 1/2. Se – 1 < a < 1/2,
n =1
340) Una palla di massa m cade verticalmente, incontra il suolo e rimbalza più volte. Non essendo
l’urto perfettamente elastico, ad ogni urto con il suolo viene perduta una frazione di energia cinetica,
cioè l’energia cinetica, dopo ogni urto, è legata alla precedente dalla formula: 1 mv dopo
2
= q 1 mv 2prima
2 2
in cui q è un numero puro: 0 < q < 1. Supposto che al primo urto la palla incontri il suolo a velocità
v, si chiede:
1) Quale altezza raggiunge la palla ad ogni successivo rimbalzo;
2) Quanto tempo intercorre fra un rimbalzo ed il successivo;
3) Quanto cammino fa la palla e quanto tempo durano i rimbalzi.
Dopo il primo urto la velocità è v1 = v `z . La palla risale ad una altezza h1 tale che
v12 v12 2
mgh1 = m ⇔ h1 = = qv
2 ( 2g ) ( 2g ) , e ricade in un tempo t1 tale che sia
h1 = g
t12
⇔ t1 = 2
h1
= q v . In tutto il primo rimbalzo ha una durata di 2t1 = q 2 v g .
2 g g
Tale situazione si ripete ad ogni rimbalzo; pertanto, all’n-esimo rimbalzo la velocità iniziale sarà
( q) v,
n
vn = qvn−1 =
2
l’altezza raggiunta sarà hn = q n v , ed il tempo impiegato sarà
( 2g )
( q) v 2 +∞ n v2q
n +∞
2tn = 2 v . Pertanto si avrà che lo spazio totale percorso sarà Σ 2 hn = Σ q = ,
g n =1 g n =1 g (1 − q )
( q)
+∞ 2v +∞ n 2v q
mentre il tempo sarà Σ 2tn = Σ =
( )
.
n =1 g n=1 g 1− q
nα + eαn n +∞
341) Trovare l’insieme di convergenza della serie di potenze Σ z al variare del parametro
α ∈ N.
n=1 n
nα n +∞
Si può immaginare la serie proposta come la somma di due serie di potenze, cioè la serie Σ z e
n =1 n
n=0
163
in R dell’insieme { +∞
}
z * z0 : Σ an ( z − z0 ) converge , come si vede, ad esempio, con il Criterio della
n =0
n
La seconda serie ha, invece, raggio di convergenza pari a e-α, come si vede con il Criterio della
radice, o con quello del rapporto:
eα ( n +1) n n
lim α
z = lim eα z = eα z .
x→∞ e n
n +1 x →∞ n +1
n −1 ( − z )
n
2 +∞ +∞
Se α = 0, la serie diventa Σ z n = −2 Σ ( −1) , cioè la serie logaritmica che converge nel
n =1 n n =1 n
disco aperto di centro nell’origine e raggio uno, e su tutta la circonferenza unitaria, z = 1 escluso (ed
ha per somma – 2 log (1 – z)).
Se α > 0, la prima serie, che ha raggio di convergenza 1>e-α, converge assolutamente sulla
(e z ) ( −e z )
n n
α α
+∞ +∞
= − Σ ( − 1)
n −1
circonferenza di convergenza della seconda serie, la quale, scritta Σ è
n =1 n n =1 n
ancora una serie logaritmica e converge su tuttala circonferenza |z| = e-α, escluso z = e-α.
Se α < 0, la seconda serie converge assolutamente sulla circonferenza unitaria, circonferenza di
convergenza della prima serie, che, peraltro, converge sul disco unitario chiuso, essendo:
nα z
n
1 +∞ 1
≤ 1−α
per |z| ≤ 1, e la serie Σ 1−α
è convergente in quanto 1 – α > 1.
n n n =1 n
In conclusione, l’insieme di convergenza è B ]0,1] se α < 0, e B^ ]0, e-α] \ {e-α} se α ≥ 0.
( x + 1)
α −1 α −1
1 + xα 1 + xα 1
= α
1+ .
1 + ( x + 1) 1 + ( x + 1) x
α
xα −1
164
α −1
1
Considerato che 1 + → 1 per x → + ∞, e se α < 0 il primo fattore tende ad uno, mentre se
x
1 +1
α > 0 il primo fattore si scrive xα → 1 per x → + ∞.
( )
α
1 α + 1 +1
x x
Il raggio di convergenza è, quindi, uno in ogni caso, anche se α = 0. Per studiare il comportamento
n
decrescente, almeno definitivamente. Se α ≤ 0 questo è ovvio. Se α > 0, derivando la funzione
x → log
(
1 + xα )si trova:
x
x + α xα −1 log 1 + x
α
( )
1 + xα
−
2 x =
( ) (
2α xα − 1 + xα log 1 + xα ).
2 (1 + x ) x
3
x α 2
x0 ∈ N , si ottiene:
Definiamo che: data f: I → R, in cui I è un intervallo aperto di numeri reali contenente il punto
∃ lim− f ( x ) = lim+ f ( x ) = f ( x 0 ) ;
x→ x 0
∃ lim+ f ( x ) = l + ∈ R e l- ≠ l+;
x → x0
Teorema di Weierstrass. Sia f: [a,b] → R, una funzione continua sull’intervallo chiuso e limitato
[a,b]. Allora esistono almeno un punto di massimo assoluto ed un punto di minimo assoluto per f in [a,b].
In particolare, f è limitata nell’insieme [a,b].
Teorema dei valori intermedi. Sia I un intervallo (anche illimitato) di R e f: I → R una funzione
x3 + 9x2 + 27 x + 27
343) Calcolare lim .
x→−3 x2 + 6 x + 9
Tale limite è un caso d’indecisione del tipo 0/0. Utilizzando i prodotti notevoli riscriviamo il
numeratore ed il denominatore:
( x + 3) = lim x + 3 = 0
3
x3 + 9 x2 + 27 x + 27
lim = lim ( ) .
x + 6x + 9 ( x + 3) x→−3
x→−3 2 x→−3 2
Si noti che la funzione, non definita in x = – 3, è in realtà prolungabile con continuità in tale punto.
x−8
344) Calcolare il xlim
( )
→−∞ log 1+ e4 x
.
x−8 e−4 x
lim = lim 8 = +∞ .
(
x→−∞ log 1 + e4 x
)x→−∞ x
x2
lim x log (1+ e
2 −7 x
) = xlim = 0.
x→+∞ →+∞ e7 x
(x )
2
2
− 6x + 9
346) Calcolare il lim .
( x −2)
4
x → 3+ 2
e −1
Ponendo t = 2
– 9 e considerando che per t → 0 e t − 1 ∼ t , si ottiene:
(x )
2
− 6x + 9 ( x − 3) ( x − 3)
2 4 4
1
lim = lim+ = lim = .
( x −2) (x ) ( x − 3) ( x + 3)
+ 4 4 + 4 4
x →3 2 x →3 2
−9 x →3 1296
e −1
( x − 2 log ( x − 1))
3 2
t= – 2, si ottiene:
( ) log ( x − 1)
3
2 ( x − 2)( x − 2)
2
x−2
3
2
2 1
lim = lim+ = lim+ = .
(x − 4) ( x − 2) 2 ( x + 2) 2 ( x + 2)
+ 5 5 5 5
x→ 2 2 2 x→ 2 x→2 2 16
π π
lim f sin x = f lim sin x = f (1) = 3 .
x →1
2 x →1 2
Per y → 0, log (1 + y ) ∼ y e che per x → 0 il termine dominante, in una somma di potenze, è quello
di grado più basso, pertanto si ottiene:
lim+
(
log 1 + 3 3 x ) = lim+
33 x 1
= 3 lim+ 2 = +∞ .
x→0 x + 2x4 + 1 x x→0 x x → 0
x 3
2
3x2 + e x
350) Calcolare il lim 3 .
x→+∞ 2 x + log x2
3x 2 + e x ex
lim = lim 3 = +∞ .
x →+∞ 2 x3 + log x 2 x →+∞ 2 x
x 4 + x + 2 x3
351) Calcolare il lim .
x→+∞ ex + 1
Poiché e x + 1 ∼ e x , per x → + ∞, e considerando che in un polinomio domina l’infinito di potenza
superiore, si ottiene:
x 4 + x + 2 x3 x4
lim = lim = 0.
x→+∞ ex +1 x→+∞ e x
≤1
352) Stabilire se la funzione f(x) = "
=1
è continua nel suo dominio.
3− x 3
≠1
353) Stabilire se la funzione f(x) = . x − 1
1
è continua nel suo dominio.
1 s =1
Tale funzione non è continua, infatti il lim f ( x ) = +∞ , mentre f (1) = 1 .
x →1
1−cos( x−3)
354) Calcolare il lim+ ( x − 3)
.
x→3
⎧ e −1
⎪ log x2 + 1 >0
2
x
( )
⎨ 2 x2 + x3
355) Studiare la continuità, in R, della funzione f(x) = .
⎪ ≤0
⎩ ( x − 1)
2
In quanto composizione di due funzioni continue, f risulta continua in tutto l’asse reale, salvo nel
x2
punto x = 0, che risulta essere punto di salto. Sfruttando le approssimazioni e −1 ∼ x
2
e
2
x
log 1 + x 2 ∼ x 2 , per x → 0, otteniamo lim+ f ( x ) = lim+ f
( ) = 1 , mentre lim f ( x ) = 0 = f ( 0 ) .
x→0 x→0 x2 x→0 −
>0
356) Determinare per quali valori di α ∈ R la funzione f(x) = F ( )
xα log 1 + x 2
0 s =0
risulta
continua in x = 0.
Il lim (1 + t ) = 0 , pertanto se t = x2, il lim (1 + x 2 ) = 0 ∀ α ≥ 0.
t →0 x→ 0+
log (1+ t )
Per α < 0, ricordando il limite notevole lim = 1, otteniamo:
t →0 t
α +2
log (1 + x 2 )
lim x = lim+ xα + 2 = 0 ⇔ α > - 2.
x → 0+ x2 x →0
⎧ >0
⎪
log x + 2 x
e3 x
⎨ 2 x + 3x 0 ≤0
⎪ x −1 2
357) Calcolare i limiti della funzione f(x) = 2 3 per x → ± ∞.
⎩ ( )
log x + 2 x 2x 2 x2 + x3 x3
Si ottiene: lim f ( x ) = lim = lim 3 x = 0 e lim f ( x ) = lim = lim = −∞ .
( x − 1) x → −∞ x
x →+∞ x → +∞ 3 x x → +∞ e 2 2
e x → −∞ x → −∞
sin x + 3
358) Calcolare il lim .
x→+∞ x − log x
sin x + 3
lim = 0.
x→+∞ x − log x
169
⎧ log ( x +1)
⎪ > 0
⎪ x2 + x
3 =0 .
⎨ 2
359) Studiare la continuità, in R, della funzione f(x) =
⎪
⎪
x +1
< 0
⎩ ( x − 3)
2
E’ una composizione di funzioni continue, pertanto f è continua in tutto l’asse reale, salvo che nel
punto x = 0 che risulta essere un punto di salto. Infatti per x → 0+, si ottiene:
log ( x + 1) x 1
∼ = , quindi il lim f ( x ) = 1 , mentre il lim f ( x ) = 1 .
x +x
2
x ( x + 1) x + 1 x→0 +
x→0 − 9
x 2 log x sin ( x − 3)
360) Calcolare il lim .
x→3
( 5x + 1) − e( x−3) −1
Considerando i limiti notevoli si ottiene:
r =0
361) Determinare α ∈ N affinché la funzione f : R → R, definita da f(x) = . e −1
≠0
3x
, sia
+2
x
continua nel punto x = 0 .
Poiché il lim f ( x ) = 5 , si ottiene che la funzione proposta è continua nel punto considerato se e solo
x→0
se α = 5. In tutti gli altri casi, f presenta una discontinuità eliminabile nel punto x = 0.
⎧ −(x +α ) =0
⎪
2
⎩
x = 0.
3
1 − e x x3
Poiché il lim− f ( x ) = lim− = −1 ed il lim f ( x ) = f ( 0 ) = −α 2 , la funzione proposta
x→0 x→0 x3 sin3 x x→0 +
risulta continua in x = 0 se e solo se α = ± 1. In tutti gli altri casi f presenta un punto di salto in x = 0.
170
3x 2 + e x
363) Calcolare il lim 3 .
x →0 2 x + log x 2
3x 2 + e x 1
lim 3 = lim = 0− .
x →0 2 x + log x 2 x →0 log x 2
2
sin ( 3α x 2 ) 1 sin ( 3α x ) 3
lim = lim 2 3α x 2 = α .
5x2 3α x
x →0 x→0 5 x 2
5
1
Quindi α = 5/3.
ex −1
365) Calcolare il lim+ .
x →0 x2 + 2 3 x − x3
Considerato che per x → 0, e x − 1 ∼ x e che in un polinomio domina l’infinitesimo di potenza inferiore,
ex −1 x
si ottiene: lim = lim = 0.
x → 0+ x 2 + 2 3 x − x 3 x →0 + 2 3 x
2x + 3x2 − 5 x
366) Calcolare il lim+ .
x→0 e2 x −1
2 x + 3x 2 − 5 x −5 x 5 1
lim+ = lim+ = − lim+ = −∞ .
x →0 2x x →0 2x 2 x →0 x
( x2 + 1 − x2 − 1 )( x2 + 1 + x2 −1 ) = lim ( ) ( )
x x 2 + 1 − x 2 − 1
( )
x
x + 1 − x − 1 = lim =1
( )
2 2
( )
lim x
x →+∞ x →+∞ x →+∞
x2 + 1 + x2 −1 x 1+ 1 + 1− 1
x2 x2
171
tan ( arcsin x )
368) Calcolare il lim .
x→0 x
Considerato che per x → 0, arcsin x ∼ x e per t → 0, tan t ∼ t . Ponendo t = arcsin x, si ottiene:
x 4 +1
x+2 x3 + 5
369) Calcolare il lim .
x →+∞
x
x 4 +1
2 x3 + 5 x4 + 1 2
Possiamo scrivere lim 1 + = lim exp 3 log 1 + .
x →+∞
x x →+∞
x +5 x
x4 + 1 2 x4 2
lim log 1 + = lim = 2.
x →+∞ x3 + 5 3
x x→+∞ x x
Il limite richiesto vale e2.
x2 + x ≥0
370) Stabilire se la funzione f : R → R, definita da f(x) = 0 cos x − cos ( 3x )
< 0
è continua in
x
R.
Quindi f è continua in x = 0.
e−2 x −1 + 3x2
2
−2 x2 + 3x2 x2
lim = lim = lim = 1.
x→0 log 1 + x 2
( x →0
)
x2 x→0 x2
e−2 x −1 + 3x2
2
3x 2 3x 2
lim = lim = lim = +∞ .
x→+∞ log 1 + x 2
( x→+∞ log x 2
) x→+∞ 2log x
Derivabilità.
Data f: I → R, in cui I è un intervallo aperto di numeri reali contenenti il punto x0 , abbiamo le
seguenti definizioni:
f ( x0 + h) − f ( x0 )
- f è derivabile in x0 se e solo se ∃lim , ed è finito.
h→0 h
Se f è derivabile in un punto x0, allora essa è continua in tale punto, mentre non vale il viceversa; ad
esempio f(x) = |x| è continua in R, ma non è derivabile in x0, in quanto il limite per h → 0 non esiste.
Se f: I → R è continua in x0 ∈ I, si ottiene:
- f ha un punto angoloso in x0, se e solo se esistono i seguenti limiti:
f ( x0 + h ) − f ( x0 ) f ( x0 + h ) − f ( x0 )
lim− ≠ lim+ ∈ R , oppure
h→ 0 h h→ 0 h
∈R
f ( x0 + h) − f ( x0 ) f ( x0 + h) − f ( x0 )
±∞ = lim− ≠ lim+ ∈ R , oppure il primo è finito ed il secondo no;
h→0 h h→0 h
- f ha un punto di cuspide in x0 se e solo se:
f ( x0 + h) − f ( x0 ) f ( x0 + h) − f ( x0 )
∃ lim− = ±∞ e ∃ lim− = ∓∞ ;
h→0 h h→0 h
- f ha un punto di flesso a tangente verticale in x0 se e solo se:
f ( x0 + h) − f ( x0 )
∃lim = ±∞ .
h→0 h
173
1 1
f ( x ) = arc sin x → f ′ ( x ) = ; f ( x ) = arc cos x → f ′ ( x ) = − ;
1 − x2 1 − x2
1
f ( x ) = arc tan x → f ′ ( x ) = .
1 + x2
Teorema di Lagrange
Sia f: [a,b] → R una funzione continua in [a,b] e derivabile in ]a,b[. Allora esiste un punto c ∈ ]a,b[
f ( b) − f ( a )
tale che = f ′ ( c) .
b−a
Teorema di derivazione delle funzioni composte
Sia f: I → R derivabile in un punto x0, appartenente all’intervallo I (reale). Sia J ⊆ R un intervallo
tale che f(I)⊆ J e sia g: J → R derivabile in y0 =f(x0). Allora, la funzione h = g o f: I → R, definita da
h(x) = g(f(x)), per ogni x ∈ I, è derivabile nel punto x0, e si ottiene h′ ( x0 ) = g ′ ( f ( x0 ) ) f ′ ( x0 ) .
( f )′ ( y ) = f ′ (1x ) = f ′ f 1 ( y ) .
−1
0
0 ( ) −1
0
log x
374) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
arctan x
a ( x) a ′ ( x ) b ( x ) − b′ ( x ) a ( x )
Dalla Legge di derivazione dei rapporti ( f ( x ) = → f ′( x) = ) , si
b( x) b2 ( x )
ottiene:
1 arctan x − 1 log x
f ′( x) =
x (1 + x 2 ) =
arctan x + x 2 arctan x − x log x
.
arctan 2 x x (1 + x 2 ) arctan 2 x
arctan x
375) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
log x
Dalla Legge di derivazione dei rapporti e utilizzando il Teorema di derivazione delle funzioni
composte, si ottiene:
1 1
2
log x − arctan x
1+ x x x log x − arctan x − x2 arctan x
f ( x) =
′ = .
log2 x (
x 1 + x2 log2 x )
376) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = e sin x .
2
x ( x − 2) ≤ 0 hiijk ≥2
377) Studiare la derivabilità della funzione f(x) = 0
0< < 2
1 , in x = 0 e
2−
x−2
x = 2.
Eseguiamo i limiti:
+
1 1 x→ 0
lim+ f ( x ) = ≠ 0 = f ( 0 ) = lim− f ( x ) e lim− f ( x ) = 2 − lim− = +∞ ≠ 0 = f ( 2 ) = lim+ f ( x ) .
x→0 2 x→0 x→ 2 x→2 x−2 x→ 2
Pertanto, la funzione proposta non è continua in x = 0, né in x = 2, quindi, in tali punti essa non è
neppure derivabile.
log ( x 2 + 1)
378) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
x−2
Dalla formula di derivazione del quoziente, si ottiene:
′ ′ 2x
( ) ( ) ( )
log x + 1 ( x − 2 ) − log x + 1 ( x − 2 ) x 2 + 1 ( x − 2 ) − log x + 1 2 x ( x − 2 ) − x 2 + 1 log x 2 + 1
2 2 2
( ) ( )
f ′( x) = = =
( x − 2)
2
( x − 2)
2
(
x2 + 1 ( x − 2)
2
)
175
( − sin x ) (1 + x 2 ) − 2 x cos x 2π
f ( x) = , da cui f ′ (π ) = .
( ) ( )
2
1+ π 2
2
1 + x2
( 2x + 3) log x
380) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
ex
( 2x + 3) log x =
Si può scrivere f ( x ) = x ( 2x + 3) e− x log x , da cui:
e
f ′ ( x ) = ( 2 x + 3)′ e− x log x + ( 2 x + 3) e− x ′ log x + ( 2 x + 3) e− x ( log x )′ = 2log x − ( 2 x + 3) log x +
( 2 x + 3) e − x =
( ) x
2x + 3 − x ( 2x +1) log x
= .
xex
f ( −4 + h ) − f ( −4) −3 h − 0
lim = lim = −∞ .
h→0 h h→0 h
La funzione non è derivabile nel punto x0 = – 4, che risulta essere un punto di flesso a tangente
1
può ottenere lo stesso risultato calcolando il xlim f ′ ( x ) = − lim = −∞ .
3 ( x + 4)
→−4 x→−4 3
2
La funzione x → log (1+ x) è continua e derivabile su tutto R, quindi possiamo applicare il Teorema
di Lagrange in ogni intervallo della forma [0, x], con x > 0.
Pertanto, per un opportuno ξ ∈ ]0, x[, x > 0 otteniamo:
( f )′ ( 4π ) =
−1 1
=
1
=
1
.
f′ f ( −1
( 4π ) ) f ′ (π ) 4 −π
Abbiamo potuto calcolare la derivata di f -1(y) senza conoscerne la forma esplicita, grazie al suddetto
Teorema.
f ′ ( x ) = e
sin x log ( sin x )
′ − cos ( sin x ) cos x = esin x log(sin x ) sin x log ( sin x )′ − cos ( sin x ) cos x =
= ( sin x )
sin x sin x
cos x log ( sin x ) + sin x cos x − cos ( sin x ) cos x = {(sin x ) sin x
}
log ( sin x ) + 1 − cos ( sin x ) cos x
log(1 + ) ≥0
385) Determinare gli insiemi di continuità e derivabilità della funzione f (x) = "
|1 + | − 1 <0
Le funzioni x →|1 + | − 1 e x → log (1 + x) sono continue in R, dobbiamo verificare la continuità
di f solamente in x = 0.
386) Sia f ∈ C1(R), tale che f (0) = 2 e f ′ ( 0 ) = −3 . Posto g (x) = f 2 (sin x), calcolare g′ ( 0) .
387) Stabilire per quali valori di α, β ∈ R la seguente funzione è continua e derivabile in ]0,+ ∞[
⎧
⎪ 0< <1
ex−1 −1
⎪ x sin x2 −1 ( )
⎨ αx+β ≤1 ≤2
f(x) = .
⎪
⎪
⎩ ( x − 2 ) log ( x − 2 ) >2
2 2
Questa funzione è continua negli intervalli ]0, 1[, ]1, 2[, ]2, + ∞[.
- Studiamo la continuità di f(x) in x1 = 1:
Poiché per t → 0 si ha sint ∼ t e e t ∼ 1 + t , abbiamo che per t = x – 1 e x → 1- ,
1+ ( x −1) −1 x −1 1 1
f ( x) ∼ = = → , da cui α + β = 1/2.
(
x x −1 2
) x ( x −1)( x +1) x ( x +1) 2
r + ‘ = 1/2
x → 0+
Per la verifica della derivabilità, si noti che f ′ ( x) in ]0, 1[ è più complicato che in ]2, + ∞[. Pertanto
verificheremo la derivabilità di f in x2 = 2.
388) Sia Sia f ∈ C2(R), tale che f ′ ( 0 ) = f ′′ ( 0 ) = 2 . Posta g(x) = f (xex), calcolare g′′ ( 0) .
La funzione g ∈ C2(R), in quanto composizione di funzioni di classe C2(R). Pertanto, utilizzando due
volte il Teorema di derivazione della funzione composta, si ottiene:
( ) ( ) ( )
.
g ′ ( x ) = e x + xe x f ′ xe x = (1 + x ) e x f ′ xe x
g′′ ( 0) = f ′′ ( 0) 2 f + 2 f ′ ( 0) = 6 .
g ′′ ( x ) = (1 + x ) e f ′′ ( xe ) + ( 2 + x ) e f ′ ( xe )
2 2x x x x
178
≤ 1 , ∀ x1, x2 ∈ N.
sin x1 − sin x2
x1 − x2
Pertanto si ottiene:
= cos ξ ≤ 1 , ∀ x1, x2 ∈ N .
sin x1 − sin x2
x1 − x 2
‘ +2 <0
x
continua e derivabile in x = 0.
(1 + x )
α
−1
Studiamo la continuità: lim+ f ( x ) = lim = α e lim f ( x ) = f ( 0 ) = 2 ; pertanto, la funzione
(1 + x )
2
−1
Studiamo la derivabilità: per x = 2 e x > 0 si ottiene f ( x ) =
= x + 2 , pertanto è evidente
x
che, al fine di raccordare con regolarità due rette passanti per un medesimo punto (nel nostro caso il
punto (0,2)), le loro equazioni devono coincidere, da cui β = 1.
h′ ( 0 ) = f ′ ( g ( 0 ) g ′ ( 0 ) ) 2 = f ′ (1) g ′ ( 0 ) 2 = −20 .
179
Funzioni continue.
Sia f(x) una funzione definita nell’insieme D ⊆ R. Un punto x0 di D può essere, per D stesso, un punto
isolato oppure un punto di accumulazione (si dice di accumulazione quando in ogni intorno di x0
esiste almeno un punto di D distinto da x0 ).
La f(x) è continua nel punto x0 di D, se x0 è un punto isolato di D, oppure punto di accumulazione di
D e si ha che il lim f ( x ) = f ( x 0 ) (esiste il limite di f per x → x0 che coincide con il valore della
x→ x 0
funzione in quel punto). Se il lim f ( x ) = f ( x0 ) la funzione è continua a destra del punto x0.
x → 0+
Teoremi. Se due funzioni sono continue in un punto x0, sono pure continue in x0 la loro somma,
differenza, prodotto e quoziente (se il denominatore non si annulla per x = x0).
Si dice che f(x) è continua nell’insieme D se essa risulta continua in ogni punto x di D.
continue per ogni valore di x. Ne segue che ogni funzione razionale fratta è continua per ogni x che
non annulli il denominatore.
Ciascuna delle funzioni xα, sin x, cos x, tan x, arcsin x, arccos x, arctan x è continua in ogni punto in
cui è definita.
La funzione y = ax (a > 0) è continua per ogni x ∈ N . Essa è sempre maggiore di zero ed è crescente
per a > 1, decrescente per 0 < a < 1, inoltre:
La funzione y = loga x (a > 0) è continua per ogni x > 0, è crescente ed il lim+ log a x = −∞ ed il
x→ 0
π 1
392) lim sin x = sin
π
x→ 6
=
2
;
x→ 2
( )
lim x 3 − 5 x + 7 = 8 − 20 + 7 = − 5 ; lim 5 x = 53 = 125 ;
x →3
6
2
lim 3x + 2log x + = 3 + 2log1 + 2 = 5 ; lim ( 2 tan 2 x + cos x ) = 2 tan 2 π + cos π = 6 + 1 = 13 ;
x→1
x x→
π
3
3 3 2 2
x2 − 3x + 7 25 −15 + 7 17 π
lim = = ; lim log sin x = log sin = 0.
x→5 2x + 1 10 + 1 11 x→
π 2
2
l| 2 i k ≠0
Q
393) La funzione definita dalla legge y = F
0 i k =0
è continua per x ≠ 0 perché prodotto
(
delle due funzioni continue x e sin 1/x. E’ continua per x = 0 perché il lim x sin 1 x = 0 , e zero è
x→0
)
anche il valore di f(x) per x = 0. Inoltre considerato che:
1
394) Studiare la continuità della funzione f ( x ) = .
1 + x2
Essa è continua in R (insieme chiuso ma non limitato). Questa funzione ammette il massimo nel punto
1
x = 0, ma non ammette il minimo. Pertanto è una funzione limitata 0 < ≤ 1.
1 + x2
182
Cioè (5/4) = 5/4 – 1 = 1/4; (17/3) = 17/3 – 6 = - 1/3; (8) = 8 – 8 = 0; (15/2) = (7 + 1/2) = 0;
(–1/2) = (–1 + 1/2) = 0; (7,63) = 7,63 – 8 = – 0,37; (– 4,92) = – 4,92 – (– 5) = + 0,08.
Il diagramma è costituito da tanti segmenti, privati gli estremi, fra loro paralleli e inclinati di 450
sull’asse x, la cui ascissa è uguale a un intero più 1/2.
Nell’intervallo aperto ]–1/2, 1/2[ la funzione vale y = x; nell’intervallo aperto ]1/2, 3/2[ la funzione vale
y = x – 1; nell’intervallo aperto ]3/2, 5/2[ la funzione vale y = x – 2, … La funzione y(x) è continua
nell’intervallo aperto ]1/2, 3/2[, limitato ma non chiuso. IN questo intervallo non ammette né massimo
né minimo.
396) Nell’insieme D: {0, 1, 1/2, 1/3, ¼, …, 1/n, …} la funzione definita dalla legge:
i k = 1/|
f(x) = C n
1
0 i k =0
2
, studiare la continuità della funzione.
L’insieme D è chiuso e limitato e la f(x) in D è continua. Nei punti x = 1/n (punti isolati di D) è
continua per definizione, mentre nel punto x = 0 è continua in quanto il lim f ( x ) = 0 . La f(x) assume
x→0
il suo valore massimo per x = 1, e questo massimo vale uno, ed il suo valore minimo per x = 0, e
questo minimo vale zero. Però essa non assume tutti i valori compresi fra 0 e 1, perché, ad esempio,
non assume nessun valore compreso fra 1 e 1/4.
183
Continuità uniforme.
Sia f(x) una funzione definita nell’insieme D. La f(x) si dice uniformemente continua in D se, dato ad
arbitrio un numero ε > 0, esiste sempre un δ > 0 tale che per qualsiasi coppia di punti x′ e x′′ di D,
soddisfacente a | x′′- x′|< δ, si abbia | f(x′′) – f(x′)|< ε.
Se f(x) è uniformemente continua in D, essa è anche, ivi, continua. Tale risultato, in generale, non è
reversibile.
2
Esempio: La funzione f(x) = , definita in R, non è uniformemente continua.
Infatti, fissato, ad arbitrio, un 0 < ε < 1 e preso un δ > 0, comunque piccolo, è sempre possibile
determinare almeno una coppia di punti x′ e x′′, con | x′′– x′|< δ in modo che | f(x′′) – f(x′)| > ε. Posto
x′ = 1/ δ e x′′ = 1/ δ + δ/2 si ottiene | x′′– x′| = δ/2 < δ e | f(x′′) – f(x′)|= |(1/δ + δ/2)2 – 1/ δ2| = 1 +
+δ2/4 > 1 > ε. La funzione f(x) = 2 è continua in un insieme chiuso ma non limitato.
Esempio: La funzione f(x) = log x non è uniformemente continua nell’intervallo ]0,1].
Infatti, fissato 0 < δ < 1 indichiamo x′: 0 < x′ < δ/4 e x′′ = x′ + δ/2. Sarà | x′′– x′|< δ e
δ
| f(x′′) – f(x′)| > 1, infatti | f(x′′) – f(x′)| = log (x′ + δ/2) – log x′ = log (1 + δ/2x′) > 1+ =
2δ
4
= log 3 >1. La funzione f(x) = log x è continua in un insieme limitato ma non chiuso. La continuità
uniforme è, in generale, una condizione più restrittiva della semplice continuità.
Una funzione continua in un insieme chiuso e limitato è, ivi, uniformemente continua (Teorema di
Heine).
Le funzioni y = 1/x in ]0,1], y = ex in R e y = |x|/x in [–1, 1]\ {0} non sono uniformemente continue,
ma semplicemente continue.
Punti di discontinuità per una funzione. Sia f(x) una funzione definita in un insieme D∈ R e x0 un
punto di accumulazione di D, appartenente o no a D. Se la f(x) non è continua in x0 il punto x0 si
dice che è punto singolare o di discontinuità di f(x). Ci sono tre casi:
1) Punti di discontinuità di prima specie, cioè se in x0 esistono finiti i limiti destro e sinistro e sono
fra loro diversi. Cioè lim f ( x ) − lim f ( x ) = salto della f(x) in x0 .
x → x 0+ x → x 0−
x
Esempio: y = 2x + , nel punto x = 0 ha una discontinuità di prima specie, con salto pari a 2.
x
2) Punti di discontinuità di seconda specie, cioè se in x0 o non esiste almeno uno dei due limiti destro
e sinistro di x0, oppure quando uno almeno di questi due limiti vale infinito.
Esempio: y = sin 1/x, in x = 0 non esiste il limite destro ed il limite sinistro.
Nel caso di y = tan x, in x = π/2 + k π (con k intero), si ha che il limite destro vale meno infinito,
mentre il limite sinistro vale più infinito.
3) Punti di discontinuità eliminabili, cioè se in x0 esiste, ed è finito, il limite per x → x0, ma f(x) o non
esiste in x0, oppure esiste ma il suo valore non coincide con il valore λ del limite di f(x) per x → x0.
184
sin x
Esempio: y = ha nel punto x = 0 una discontinuità eliminabile perché in tale punto esiste finito
x
il limite , e vale uno, ma non esiste il valore della funzione.
Una funzione f(x) che in ogni intervallo limitato presenti soltanto un numero finito di discontinuità
sarà detta “generalmente continua”. Se i punti di discontinuità sono di prima specie si dice che f(x)
è continua a “tratti”.
sinlog x
397) Studiare la continuità della funzione f ( x) = .
log x
Essa è definita per x > 0 e x ≠ 1. I punti x = 0 e x = 1 sono di discontinuità per la f(x).
1
398) Studiare la continuità della funzione y = .
1 + e tan x
E’ definita per x ≠ (2k + 1) π/2, con k intero. I punti x = (2k + 1) π/2 sono di discontinuità per f(x).
I lim −
tan x = +∞ ed il lim +
tan x = −∞ , quindi lim −
etan x = +∞ e lim +
etan x = 0 .
x→( 2 k +1)π x→( 2 k +1)π x→( 2 k +1)π x →( 2 k +1)π
2 2 2 2
1 1
Pertanto il lim = 0 ed il lim = 1 . Siamo in presenza di discontinuità di
x→( 2 k +1)π
2
−
1 + etan x x →( 2 k +1)π
2
+
1 + etan x
prima specie, quindi la funzione è continua a tratti.
1
400) Studiare la continuità della funzione y = tan .
x
E’ definita per x ≠ 0 e per 1/x ≠ π/2 + k π, ossia nei punti x = 1 , con k intero.
π + kπ
2
1 1 1
I lim tan = +∞ , ed il lim+ tan = −∞ . I punti x0 = sono di discontinuità di seconda
x → x0 −
x x → x0 x π + kπ
2
specie. Il diagramma di f(x) è quello indicato in figura:
Questi punti di discontinuità vanno sempre più addensandosi verso lo zero, in modo che in qualsiasi
intorno completo dello zero ne cadono infiniti. Quindi, in ogni intorno dello zero la f(x) compie
infinite oscillazioni che vanno da meno infinito a più infinito, quindi per x → 0 non esisterà né il
limite destro né il limite sinistro. Il punto x = 0 è un punto di discontinuità di seconda specie.
401) Studiare i punti di discontinuità della funzione, definita in R, dalla seguente legge:
⎧
⎪ x sin i k ≠0 ≠ “2 , Ih| Z l|{ kh k m {lˆh |h| |jmmh;
Q
1
⎨
⎪
f(x) = sin 1 .
0 i k =0 = 1/Z
x
⎩
Questa funzione è discontinua di seconda specie negli infiniti punti x = 1/kπ, con k intero relativo non
1 1
nullo. Infatti, in tali punti il lim = ∞ , mentre non esiste il lim1 sin 1
.
x→
1 1 x→
kπ sin kπ sin
x x
186
Sebbene in un intorno di x = 0 cadano infiniti di tali punti, il punto x = 0 è un punto di continuità per
1
f(x), perché il lim x sin = 0 .
sin 1
x→0
x
0 i k ≠ 2Zπ;
f(x) = F
1 i k = 2Zπ
, e nei punti x = 2kπ la funzione presenta delle discontinuità eliminabili in
n
1 + cos x
403) Studiare i punti singolari della funzione f ( x ) = lim .
n →+∞
2
1 + cos x 1 + cos x
Per ogni valore di x risulta sempre 0 ≤ ≤ 1 , e che = 1 solo per x = 2kπ, con
2 2
k = 0, ± 1, ± 2, …. Per 0 ≤ a < 1 risulta lim a n = 0 , quindi:
x → +∞
0 i k ≠ 2Zπ;
f(x) = F
1 i k = 2Zπ
, e nei punti x = 2kπ la funzione presenta delle discontinuità eliminabili, in
quanto il lim f
x → 2 kπ
( x ) = 0 , mentre risulta f(2kπ) = 1.
1
404) Studiare i punti singolari della funzione f ( x ) = lim .
n →+∞ 1 + x2n
Per x = 0 si ottiene f(0) = 1;
per – 1 < x < 1, cioè per x2n < 1, si ottiene che il lim x 2 n = 0 , quindi f(x) = 1;
x →+∞
per x < - 1 oppure per x > 1, cioè per x2n > 1, si ottiene che il lim x 2 n = +∞ , quindi f(x) = 0;
x →+∞
⎧ 0 i k < −1;
⎪ 1/2 i k = −1;
Riassumendo: f(x) = 1 i k − 1 < < 1;
⎨ 1/2 i k = 1;
⎪
⎩ 0i k >1
187
La f(x) ammette due soli punti di discontinuità di prima specie, che sono i punti x = –1 e x = 1. Infatti
si ha che il lim f ( x ) = 0 , il lim f ( x ) = 1 , il lim f ( x ) = 1 , il lim f ( x ) = 0 .
x → − 1− x →−1+ x →1− x →1+
sin2 ( n!π x)
405) Studiare la funzione f ( x ) = lim lim 2 .
n→+∞ t →0 sin ( n!π x ) + t 2
- Se x è un numero razionale, cioè della forma p/q, con p e q interi e q > 0, allora per n > q il prodotto
n!p/q risulta intero e il sin n !π p
q (
= 0 , per cui; )
sin 2 ( n !π x ) 0
lim = lim = lim 0 = 0 , quindi f(p/q) = 0.
t→0 sin 2
( n !π x ) + t 2 t→0 0 + t 2 t→0
- Se x è un numero irrazionale, il prodotto n!x non sarà intero e per tutti gli n > 0, sarà sin(n!πx) ≠ 0,
per cui:
sin 2 ( n !π x ) sin 2 ( n !π x )
lim = = 1 , quindi f(x) = 1, quindi f(x) = 1.
t →0 sin 2 ( n !π x ) + t 2 sin ( n !π x )
0
La funzione f(x), detta funzione di Dirichelet, è nulla per tutti gli x razionali ed uguale a uno per tutti
gli x irrazionali. Questa funzione è discontinua in ogni punto, con discontinuità di seconda specie, in
quanto non esiste mai, in nessun punto, né il limite sinistro né quello destro.
Infatti, consideriamo le funzioni f(z) = sin πz, g(x) = x – [x], la prima è continua per ogni x ∈ N ; la
406) Vogliamo far vedere che una funzione continua di funzione discontinua non è sempre continua.
(funzione di funzione) F(x) = sin π(x – [x]) e dimostriamo che è continua per ogni valore di x. Per x
non intero la F(x) è continua perché lo sono le funzioni componenti f(z) e g(z). Basterà provare che
F(x) è continua per x = n, con n numero intero qualunque. Sapendo che f(z) è una funzione continua
( )
si ottiene che il lim f ( g ( x ) ) = f lim g ( x ) . Quindi F(n) = sin π(n – [n]) = sin 0 = 0, il
x → x0 x → x0
- lim
1 − cos x
= lim
(1 − cos x )(1 + cos x ) = lim 1 + cos x − cos x − cos 2 x = lim sin 2 x =
x→0 x x→0 x (1 + cos x ) x→0 x (1 + cos x ) x → 0 x (1 + cos x )
188
sin x 1 1
= lim sin x = 1⋅ 0 ⋅ = 0 .
x→0
x 1 + cos x 2
408) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata 0×∞:
∞
1 1
x →0
(
- lim x cot 2 x = lim ) x
2
x → 0 tan x
x
= lim 2 cos 2 x = lim
x → 0 sin x
x 1
x →0 sin x sin x
cos 2 x = ∞ , in quanto:
x 1
lim =1, lim = ∞ , lim cos 2 x = 1 .
x →0 sin x x → 0 sin x x→0
( x2 + 1 − x2 − 3 )( x2 + 1 + x2 − 3 ) = lim
- lim
x →∞
( x +1 − x − 3
2 2
) = − lim
x →∞
x2 + 1 + x2 − 3 x →∞
x2 + 1 − x2 + 3
x2 + 1 + x2 − 3
=
4
= lim = 0;
x →∞ ∞
x x
- lim [log x − log sin 2 x ] = lim log
+ +
= log lim+ log =
x→ 0 x→ 0 sin 2 x x→ 0 2 sin x cos x
x 1 1 1
= log lim+ log = log 1⋅ = log .
x→0 sin x 2cos x 2 2
410) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata ∞/∞:
x + sin x sin x
- lim = 0 , noto che il lim = 0 , si ottiene:
x →∞ 2 x − sin x x → ∞ x
sin x
1+
x + sin x x =1;
lim = lim
x →∞ 2 x − sin x x →∞ sin x 2
2−
x
x+ x2 + 5
- lim , dividendo numeratore e denominatore per x, si ottiene:
x → +∞ 3
5x3 + 4 x + 3
189
5
1+ 1+
x + x2 + 5 x2 = 2 .
lim = lim
x →+∞ 3
5 x 3 + 4 x + 3 x →+∞ 3 5 + 4 + 3
3
5
2 3
x x
Cenni di teoria.
Calcolo della derivata tramite la definizione di limite del rapporto incrementale:
1) Calcolo dell’incremento della funzione in x0: f(x0 + h) – f(x0);
f ( x0 + h ) − f ( x0 )
2) Calcolo del rapporto incrementale ;
h
3) Calcolo del limite del rapporto incrementale per h → 0.
Esempio: Calcolare in x = 2 la derivata della funzione f(x) = x3.
f ( 2 + h ) − f ( 2 ) = ( 2 + h ) − 8 = 8 + 12h + 6h 2 + h 3 − 8 = 12h + 6h 2 + h 3 ;
3
f ( 2 + h) − f ( 2) 12h + 6h2 + h3
= = 12 + 6h + h2 , quest’ultima è una funzione continua della
h h
variabile h (funzione razionale di secondo grado). Essa ammette limite per h → 0 e questo limite vale
12 ( lim x 3 = 12 ).
x→ 2
1 1 1 1
f + h − f = +h − ;
9 9 9 3
(
f 1 +h − f 1
9 ) ( )
9 =
1 +h − 1
9 3=
1 +h− 1
9 9 = 1
( )
.
h h h 1 +h + 1 1 +h + 1
9 3 9 3
lim 9(
f 1 +h − f 1) ( )
9 = 1 =3
.
h→0 h 2 2
3
190
412) Dimostrare che la funzione sin x è derivabile ∀ ∈ N e che la sua derivata vale cos x, purché
l’angolo sia misurato in radianti.
p−q p+q
Quindi si ha che Dsin x = cos x, f(x) dalla Formula di prostaferesi sin p − sin q = 2 sin cos
2 2
h h
si ottiene: f ( x + h ) − f ( x ) = sin ( x + h ) − sin x = 2sin cos x + , ed il rapporto incrementale
2 2
f ( x + h) − f ( x) sin h
h
=
h (
2 cos x + h
2 ).
2
sin h
Posto u = h/2, si ottiene che il lim 2 = lim sin u = 1 .
h→0 h u→0 u
2
sin h
Quindi: lim 2 = 1 (angolo in radianti), essendo cos x una funzione continua si ottiene:
h→ 0 h
2
(
limcos x + h
h→0
)2 = cos x e lim f ( x − hh) − f ( x) = cos x .
h→0
f ( 3 + h) − f ( 3) 3+ h −3 − 0 h h
= = = = 1 , con h > 0.
h h h h
Il rapporto incrementale sinistro della funzione data (h < 0), vale (si ricordi che quando h < 0 si ha
f ( 3 + h) − f ( 3) 3+ h −3 −0 h −h
|h| = – h): = = = = −1 , con h < 0.
h h h h
f ( 3 − h) − f ( 3)
Quindi la derivata destra nel punto x = 3 è: lim+ = 1, mentre la derivata sinistra è
h→0 h
f ( 3 + h) − f ( 3)
lim− = −1.
h→0 h
191
Tale funzione è continua nel punto x = π. Ma in tale punto la derivata destra della f(x) vale √2/2,
mentre quella sinistra vale – √2/2. Quindi nel punto x = π la funzione non è derivabile, pur essendo
continua in tale punto.
Supposto h > 0, calcoliamo il rapporto incrementale destro della f(x), nel punto x = π:
f (π + h ) − f (π ) 1 + cos (π + h ) − 0 1 − cosh
= = .
h h h
h 1 − cosh
Perché cos (π + h) = – cos h. Dalla Formula di bisezione, cioè (*) sin =± .
2 2
Nel nostro caso abbiamo supposto h > 0, ed interessandoci soltanto dei valori di h prossimi allo zero,
f (π + h ) − f (π ) 2 sin h
2=
h
2 sin 2
= .
h h 2 h
2
sin h
Ricordando che il lim 2 = 1 (dal lim sin x = 1 ), si ottiene:
h→ 0 h x →0 x
2
f (π − h ) − f (π ) 1 − cosh
= , con h < 0, tale che – π < h < 0, quindi nella formula (*) dobbiamo
h h
considerare il segno negativo, dinanzi alla radice. Pertanto si ottiene:
√1 + Ih = - √2 sin h/2,
f (π + h ) − f (π ) 2 sin h
2 =− 2
sin h
2,
per cui = da cui
h h 2 h
2
f (π + h ) − f (π ) 2
lim− =− .
h→0 h 2
sin 2 i k ≠0
Q
415) La f(x), definita dalla legge f(x) = F
0 i k =0
è continua nel punto x = 0. Però in tale
f (0 + h ) − f (0 ) h sin 1
h = sin 1 .
Il rapporto incrementale nel punto x = 0 è =
h h h
La funzione 1/h non ammette limite né per h → 0+ né per h → 0-. Ciò prova quanto affermato.
f (1 + h ) − f (1) 3
h −0 1
Il rapporto incrementale di f(x), nel punto x = 1, è = = 3 , quindi il
h h h
f (1+ h) − f (1)
lim = +∞ .
h→0 h
f (0 + h ) − f (0) 3
h2 − 0 1
Il rapporto incrementale di f(x), nel punto x = 0, è = = 3 , quindi, il
h h h
f ( 0 + h ) − f ( 0) f ( 0 + h ) − f ( 0)
lim− = −∞ , ed il lim+ = +∞ .
h→0 h h→0 h
Quindi l’operazione della derivazione non è sempre possibile. La derivabilità di una funzione f(x) è
una condizione più restrittiva della continuità.
193
419) Detto ω l’angolo che la direzione positiva dell’asse delle x forma con la tangente alla curva in
P0, sarà: f ′ ( x0 ) = tan ω . Cioè la derivata della f(x) nel punto x0 è uguale al coefficiente angolare della
retta tangente alla curva y = f(x) nel punto P0. L’equazione di una retta r, passante per il punto
P0 = (x0, y0) ed avente coefficiente angolare m, ha per equazione y – f(x0) = m(x – x0), ponendo
m = f ′ ( x0 ) y − f ( x0 ) = f ′ ( x0 )( x − x0 ) . Se f ′ ( x0 ) = 0 si ottiene ω = 0 e la tangente in P0 alla
curva è parallela all’asse delle x (figura 1).
Quando in x0 esistono, diverse fra loro, le due derivate, cioè quella sinistra e quella destra, allora la
curva in P0 ammette due tangenti diverse t1 e t2. Il punto P0, in questo caso, si chiama punto angoloso
della curva (figura 2).
Quando una f(x) = y è continua in un punto senza, ivi, essere derivabile, per esempio la spezzata in
figura 3, essa è continua ma non ammette tangenti uniche in C, D, E, F, G, H.
Regole di derivazione.
Derivata di una somma f(x) = f1(x) + f2(x) +… + fn(x), si ottiene: f ′ ( x ) = f1′( x ) + f2′ ( x ) + ... + f n′ ( x )
420) Esempi:
1) y = cos x +sin x ⇒ y ′ = − sin x + cos x ;
421) Esempi:
8) y = √x ex cos x ⇒ y′ = 1
”
5 4
e x cos x + 5 xe x cos x − 5 xe x sin x .
5 x
f (x) f ′ ( x ) g ( x ) − g′ ( x ) f ( x )
Derivata di un quoziente F ( x ) = , si ottiene: F ′ ( x ) = .
g (x) g ( x )
2
422) Esempi:
⇒ y ′ = 2 x tan x + x 2 −
1 − sin x 2
− cos x ( x − cos x ) − (1 + sin x )(1 − sin x )
1) y = x 2 tan x − =
x − cos x ( x − cos x )
2
cos x
195
x2 x cos x
= 2 x tan x + + ;
cos x ( x − cos x )2
2
⇒
3x2 + 5
2) y = tan x + ( x + cos x ) +
3 7
x+2
⇒
6 x ( x + 2 ) − ( 3x 2 + 5 )
( 2
)
y′ = 3tan x 1 + tan x + 7 ( x + cos x ) (1 − sin x ) +
6
;
( x + 2)
2
⇒
tan x + x2
+ ( 5sin4 x + cot x + 3)
8
3) y = sin x
3
cos x
tan x + x 2 ( )
1 + tan 2 x + 2 x cos x + sin x tan x + x 2 ( 7 ) 1
y ′ = 3 sin 2 x
cos x
cos x + sin 3 x 2
cos x
(
+ 8 5 sin 4 x + cot x + 3 20 sin 3 x cos x −
sin 2 x
)
⇒
x + arcsin x log 3 x + 5 x
4) y = arccot 2 x −
x2 3
x
1
+ 1
2
x − 2x ( x + arcsin x )
⇒ y′ = 2 arccot x
−1 x + arcsin x 2
2 x 1− x
+ arccot x
2
+
1 + x2 x2 x4
−
(3 log 2
x 1 + 1 5 x4
x 5 ) 3
x−1
3
3
(
x 2 log 3 x + 5 x ).
3
x2
5) La funzione g(x) = sin √ non è derivabile in x = 0, lo stesso dicasi per f(x) = tan √ .
v v
F ( 0 + h ) − F ( 0)
=
tan h − 0
3
=
sin 3 h
cos 3 h
− sin 3 h
=
(
sin 3 h 1 − cos 3 h ) = sin h (1 − cos h )(1 + cos h ) =
3 3 3
3
sin 3 h sin 2 h 1 sin 3 h 1
= = 3 .
h cos 3 h 1 + cos 3 h
( h ) cos 3
h 1 + cos(3
h )
sin 3 h 1 1 F ( 0 + h ) − F ( 0) 1
= lim = risulta che il lim =
( )
Essendo il lim 1 ed il
h→0 3
h h→0
cos 3 h 1 + cos 3 h 2 h→0 h 2
cioè F(0) = 1/2 . Cioè la differenza fra f(x) e g(x) è derivabile.
196
423) Esempi:
1) y = sin ( x 2 + 5 x ) .
( )
x 2 + 5 x come variabile indipendente, e si ottiene cos x 2 + 5 x ; successivamente si calcola la derivata
di x + 5 x che è 2x + 5 e si moltiplicano i due risultati.
2
2) y = log tan ( x 3 + 5 ) .
y′ =
1
( )
1 + tan 2 u 3 x 2 =
1
( )
1 + tan 2 x 3 + 5 3 x 2 .
z (
tan x 3 + 5 )
In pratica, si deriva log tan ( x3 + 5 ) considerando come variabile indipendente tan ( x 3 + 5 ) e si ottiene
⇒
4) y = cot log
5 + sin x
′
y = − 1 + cot log
2 ( )
5 + sin x 1 + x 2 cos x 1 + x − 2 x ( 5 + sin x )
2
.
1 + x2 1 + x 2 5 + sin x 1+ x 2
2
( )
5) y = arctan log ( 3 + x 2 ) + 7 x − esin x ⇒ y′ =
1 1
2 x + 7 x log 7 − esin x cos x .
( )
1 + log 3 + x 2 3 + x
2 2
6) y = arcsin 3 x 2 − 5 + 9x + arccot 3 x ⇒
2
197
1 1 −1
y′ =
2
2 x + 9 x log 9 ⋅ 2 x + 3arccot 2 x .
( ) ( ) 1 + x2
2 2
1− 3
x2 − 5 3 3 x2 − 5
+ arccos x ⇒
x
7) y = arctan
1 + x2
2
1 − x2 + x
⇒ y′ =
1 − x2 −
1 1
(
= 1 − x2 ) 1
−
1
=0.
1− x (1− x )
2 2
1+ x 1 − x2 2
1 − x2 1 − x2
(1− x ) 2
+ arccos x ⇒
x
8) y = arctan
1 + x2
⇒ y′ = arctan
x −1 1 x +1− x +1 1 1
+x − 2x =
x + 1 1 + x −1
( ) ( x + 1)
2 2
x2 + 1 2 x 2 + 1
x +1
x − 1 x ( x + 1)
2
2 x x −1
= arctan + − = arctan .
x + 1 2 x2 + 1 ( ) ( x + 1) 2
x +12
x +1
424) Esempi:
La f(x), per x = 0 è f(x) = 1 (1 = ex + sin x → x = 0); la derivata g′(1) = 1/f ′(x0), pertanto
f ′ ( x ) = ex + cos x f ′ ( 0) = 1 + 1 = 2 , e g ′ (1) = 1 .
2
f′ π ( 4) 4
1
g ′ (π + 3) = .
6
Derivata logaritmica.
In alcuni casi per calcolare la derivata y′ di una funzione, conviene prima calcolare la derivata del
suo logaritmo y′/y, quindi ricavare la y′. Questo procedimento è utile nel caso di derivazione di
potenze con base ed esponenti variabili.
425) Esempi:
y′
1) y = x ⇔ e = e ⇔ log y = x log x , derivando si ottiene = log x +1 , da cui si ricava
x y xlog x
y
y′ = y ( log x + 1) = x x ( log x + 1) .
(1+ x )
( ) ⇔ log y = sin x log (1 + x2 ) , derivando si ottiene:
sin x
sin x 2
2) y = 1 + x ⇔e =e
2 y
y′ 2 x sin x 2 x sin x
( 2x
) ( ) ( ) ( )
sin x
= cos x log 1 + x 2 + sin x y′ = y cos x log 1 + x 2 + 2
= 1 + x2 cos x log 1 + x + 1 + x 2
2
y 1+ x 2
1+ x
3) y = ( sin x ) ⇔ e y = e(
sin x )
tan x
tan x
⇔ log y = tan x log sin x , derivando si ottiene:
( x −1)
3
(x )
5 3 7
3 x
5 3
−1 7
x
⇔ e y = e (9+ x )
43
x +52
y= ⇔
(9 + x )
4 3
4) x +5 2
3
5
1
7
( 1
⇔ log y = log x 3 − 1 + log x − 4 log ( 9 + x ) − x 2 + 5
3
) ( )
y′ 9 x2 1 4 2x
= + − −
( ) ( )
, da cui:
y 5 x3 −1 7x 9 + x 3 x2 + 5
(x − 1)
3
5 3
x 9x2
7
1 4 2x
y′ = + − − .
(9 + x ) x 2 + 5 5 ( x − 1) 7 x 9 + x 3 ( x + 5 )
4 3 3 2
199
tan3 x 5 arcsin x
tan 3 x 5 arcsin x 1
5) y = 9
⇔ ey = e cos9 x
⇔ log y = 3log tan 2 x + log arcsin x − 9 log x ,
cos x 5
tan3 x 5 arcsin x 3 1
y′ = + + 9tan x .
cos9 x sin x cos x 5 1− x arcsin x
2
1) Calcolare le derivate dei primi tre ordini della funzione y = 5x + 3log x − 6sin x .
3
3
Primo ordine: y ′ = 15 x 2 + − 6 cos x ;
x
3
secondo ordine: y ′′ = 30 x − + 6 sin x ;
x2
6
terzo ordine: y ′′′ = 30 + + 6 cos x .
x3
x −1
2) Calcolare nel punto x = 0 la derivata seconda della funzione f ( x ) = .
x2 + 1
f ′( x) =
( )
1 x 2 + 1 − ( x − 1) 2 x
=
− x2 + 2 x + 1
;
(x ) (x )
2 2
2
+1 2
+1
( −2x + 2) ( x2 +1) − ( − x2 + 2 x + 1) 2 ⋅ 2 x
2
2 x3 − 6 x 2 + 2
f ′′ ( x ) = = .
( x +1) ( x +1)
4 3
2 2
3) Calcolare nel punto x = 1 la derivata prima, seconda e terza della funzione f ( x ) = 4log x − x + 1
3
4 4 8
f ′(x) = − 3x2 ; f ′′ ( x ) = − − 6x ; f ′′′ ( x ) = −6.
x x2 x3
π π π
y′ = cos x = sin x + ; y′′ = − sin x = sin x + 2 ; y′′′ = − cos x = sin x + 3 ;
2 2 2
π
y IV = sin x = sin x + 4 …
2
200
( n) π
In generale, con n intero positivo qualunque si ha: y = sin x + n .
2
5) Calcolare la derivata n-esima della funzione y = log x.
1 1 2! 3!
y′ = ; y ′′ = − ; y ′′′ = ; y IV = − ;…
x x2 x3 x4
( n)
= ( −1)
n−1 ( n −1)!
In generale, con n intero positivo qualunque si ha: y .
xn
427) Applicazioni:
x = 2.
L’equazione generica della tangente alla curva y =f(x), in un punto P0, di ascissa x0 è:
y − f ( x0 ) = f ′ ( x0 )( x − x0 ) = m ( x − x0 ) .
m
y − 9 = 7 ( x − 2) ⇔ 7 x − y − 5 = 0 .
2) Determinare l’equazione della tangente alla curva di equazione f ( x ) = 2 x − 5sin x + 1 , nel punto
2
x = 0.
x2 − 4 x + 3
3) Determinare l’equazione della tangente alla curva di equazione f ( x ) = 2 , nel punto
x − 6x + 8
x = 1.
2
Quindi, l’equazione della tangente cercata è y = − ( x − 1) .
3
201
428) Un corpo si muove in linea retta secondo la legge oraria s = t 3 − 9t 2 + 15t , in cui s è misurato in
metri e t in secondi. Trovare la velocità e l’accelerazione che il corpo ha nell’istante t = 6.
Determinare gli intervalli di tempo durante i quali il corpo si sposta in avanti, e quelli durante i quali
si sposta indietro.
Si ottiene che v = f ′ ( t ) = 3t −18t +15 , a = v′ = f ′′ ( t ) = 6t − 18 ; posto t = 6 si ha:
2
m m
v ( 6 ) = 15 , a ( 6) = 18 2 .
s s
Vediamo gli intervalli di tempo durante i quali il corpo si sposta in avanti e quelli durante i quali
indietreggia: cioè per quali valori di t la velocità è maggiore di zero e per quali è minore di zero.
429) Una soluzione è versta in un filtro conico in ragione di 3 cm3 al secondo, e ne esce in ragione di
1 cm3 al secondo. Il raggio della parte superiore del filtro è 10 cm, la profondità del filtro è di 30 cm.
Trovare la velocità con la quale il livello della soluzione cresce nel filtro, in un istante qualsiasi t.
Quando la soluzione è arrivata all’altezza OP = y il suo volume è di (*) π PB y ( cm 3 ) (vedi figura).
1 2
3
Dai triangoli simili OPB e OQD si ottiene:
QD ⋅ OP 10 y y
PB : QD = OP : QO , essendo QD = 10cm , OP = y , OQ = 30cm si ricava: PB = = =
QO 30 3
QD ⋅ OP 10 y y
PB = = = .
QO 30 3
π y3
La formula (*) si scriverà .
27
Considerato che ad ogni secondo, nel filtro, rimane 3 – 1 =
2 cm3 /sec, allora il tempo t impiegato dalla soluzione per
arrivare all’altezza OP = y è dato da
π y3 2t
t= : 2 y = 33 (**), che è il legame fra lo spazio percorso dal punto P ed il tempo impiegato
27 π
a percorrerlo.
La velocità del punto P, con la quale aumenta il livello della soluzione, è paro alla derivata di (**)
rispetto a t, cioè v = y ′ = dy v = y ′ = 3 1 2
=
2 .
dt
( π) π 4π t
2 3 2
3 3 2t
202
Moto curvilineo.
Considerato un punto P in un piano di assi cartesiani 0xy. Ad ogni istante il punto P occupa una
= ({)
posizione ben determinata, variabile da istante a istante. Le sue coordinate x, y saranno funzioni
del tempo t. Le equazioni "
] = ]({)
, sono le equazioni parametriche della, traiettoria in cui il
parametro t indica il tempo traiettoria, quindi esprimono le coordinate di P in funzione del tempo e
vengono chiamate le equazioni del moto del punto P.
La traiettoria (vedi figura)è la curva descritta dal punto
P al variare del tempo. Sia P la posizione del punto
mobile nell’istante t e Q la sua posizione nell’istante
t + h. Il vettore Q – P rappresenta lo spostamento di P
Q−P
nell’intervallo di tempo che va da t a t + h: =
h
velocità vettoriale media relativa all’intervallo di
tempo h.
Q−P
Il vettore velocità nell’istante t è il vettore: lim ,
h→ 0 h
Q−P
cioè v = lim . Adesso individuiamo il modulo, la
h→0 h
direzione ed il verso di questo vettore. Le coordinate di
P ≡ ( x ( t ) , y ( t ) ) , quelle di Q ≡ ( x ( t + h ) , y ( t + h ) ) . Indicati con i e j i versori dell’asse x e y, si
ottiene:
Q − P = x ( t + h ) − x ( t ) i + y ( t + h ) − y ( t ) j , pertanto
Q − P x ( t + h) − x ( t ) y ( t + h) − y ( t )
= i+ j.
h h h
Passando al limite per h → 0, supposto che le funzioni x(t) e y(t) siano derivabili, si trova:
Q−P
lim = x ′ ( t ) i + y ′ ( t ) j , quindi il vettore velocità v , all’istante t è v = x′ ( t ) i + y′ ( t ) j .
h→ 0 h
Q−P Q−P
Il vettore ha la direzione della retta PQ ed il verso da P a Q, quindi il vettore lim
h h → 0 h
avrà la direzione della tangente alla traiettoria nel punto P e verso quello secondo cui avviene il
moto del punto. Il vettore accelerazione del punto P, che si muove di moto curvilineo, è la derivata,
rispetto al tempo, del vettore velocità, cioè: a = v′ = x′′ ( t ) i + y′′ ( t ) j , il cui modulo è l’accelerazione
scalare del punto P, cioè a = x ′′ 2 ( t ) + y ′′ 2 ( t ) .
203
= 2cos { − cos 2{
430) La traiettoria descritta da un mobile ha le seguenti equazioni parametriche: "
] = 2 sin { − sin 2{
in cui t rappresenta il tempo. Trovare la velocità e l’accelerazione scalare nell’istante π/2. Quindi
determinare la direzione del vettore velocità.
Derivando le equazioni parametriche, si ottiene:
′ = −2sin { + 2 sin 2{ ′′ = −2cos { + 4 cos 2{
" ⇒ "
] ′ = 2 cos { − 2cos 2{ ] ′′ = −2 sin { + 4sin 2{
.
Per t = π/2, si ottiene x′ (π/2) = – 2, y′ (π/2) = 2, x′′ (π/2) = – 4, y′′ (π/2) = – 2, quindi, la velocità e
l’accelerazione scalare, nell’istante π/2, sono:
π π
v = x′2 ( t ) + y′2 ( t ) = v = 2 2 ; a = x′′2 ( t ) + y′′2 ( t ) = a = 2 5 .
2 2
3π 3π 3π 3π
−2 + 2i = 2 2 cos + i sin v = 2 2 cos + i sin i (il vettore v forma con la
4 4 4 4
direzione del versore i , cioè con la direzione dell’asse delle x, un angolo di 3π/4).
431) Un punto P si muove di moto uniforme circolare di periodo T. Determinare il vettore velocità e
il vettore accelerazione del punto P.
Troviamo le equazioni parametriche del moto, cioè della
circonferenza descritta dal punto P (il parametro è il tempo
t).
Dalla figura si nota che l’angolo ω descritto dal raggio
vettore 0A, nell’unità di tempo t, vale ω = 2π/T, tenuto conto
che T è il tempo impiegato dal mobile per percorrere l’intera
circonferenza.
Dopo t secondi sarà A 0̂ P = ω t , considerate (x, y) le
coordinate di P, dal triangolo rettangolo 0PQ si ricava
= k cos(•{)
"
] = k sin( •{)
, che sono le equazioni del moto del punto P.
.
x′′ = −rω 2 cos (ωt )
, quindi a = − rω 2 cos (ω t ) i + sin (ω t ) j , ma essendo j = ii , con i = unità
y′′ = −rω sin (ωt )
2
Il vettore accelerazione del punto P, nel moto circolare uniforme, ha la direzione del raggio 0P, ed il
verso diretto verso il centro 0 della circonferenza. Il modulo di tale vettore (accelerazione scalare),
1 2 2 v2
vale a = r ω
2 4
( ( ) ( ))
cos 2
ωt + sin 2
ωt = r ω
2 4
= rω 2
=
r
rω = .
r
f ( x + h) − f ( x)
Il quoziente rappresenta l’allungamento medio della sbarra nell’unità di
h
1 f ( x + h) − f ( x)
temperatura, mentre rappresenta l’allungamento medio dell’unità di sbarra
f (x) h
nell’unità di temperatura.
1 f ( x + h) − f ( x) f ′( x)
Il limite lim = è il coefficiente di dilatazione lineare della sbarra alla
f ( x ) h→0 h f ( x)
temperatura x.
432) Sapendo che la lunghezza l(x) di una sbarra è legata alla temperatura x dalla relazione
x
l ( x) = l0e3+ x , in cui l0 è la lunghezza della sbarra alla temperatura x = 0. Trovare il coefficiente di
dilatazione lineare, alla temperatura x = 5.
x
3+ x − x x
3
l ′ ( x ) = l0 e 3 + x = l0 e 3 + x ;
(3 + x ) (3 + x )
2 2
l′ ( x ) 3 l′( x ) 3
Pertanto il coefficiente di dilatazione lineare è = , che per x = 5, si ottiene =
l (x) (3 + x )
2
l (x) 64
.
433) Sia v(x) il volume occupato da una massa di gas, alla temperatura x, essendo costante la
pressione. L’incremento v(x + h) - v(x) rappresenta l’aumento di volume subito dalla massa di gas nel
205
1 v ( x + h)
passare dalla temperatura x alla temperatura x + h. Il quoziente = rappresenta la
v ( x) h
variazione media nell’unità di volume, nell’unità di temperatura.
1 v ( x + h ) − v ( x ) v′ ( x )
Il limite lim = è il coefficiente di espansione della massa di gas alla
v ( x ) h→0 h v ( x)
temperatura x. In modo del tutto analogo si definisce il coefficiente di pressione, a volume costante,
ed il coefficiente di comprimibilità, a temperatura costante.
3 2
434) Determinare in quali intervalli la funzione y = –2 + è crescente ed in quali è decrescente.
Derivando la funzione data si ottiene y ′ = 3 2 – 4 + 1, essa si annulla per x = 1/3 e x = 1, quindi
risulta negativa per 1/3 < x < 1 (in quanto y ′ < 0, = ∆ 4 > 0) e positiva per x < 1/3 e x > 1 (in quanto
y ′ > 0, ∆ = 4 > 0). Quindi, nell’intervallo 1/3 < x < 1 la f(x) è decrescente in senso stretto, mentre in
x < 1/3 e x > 1 è crescente in senso stretto.
x2 − 5x + 4
435) Determinare in quali intervalli la funzione y = è crescente ed in quali è decrescente.
x −5
La funzione data è definita in R \{5}, la sua derivata è:
( 2 x − 5)( x − 5) − ( x 2 − 5 x + 4 ) x 2 − 10 x + 21
y′ = = .
( ) ( x − 5)
2 2
x − 5
π
436) Trovare in quali intervalli, compresi fra 0 e π, la funzione y = cos x cos x + è crescente ed
3
in quali è decrescente.
π π π
Derivando la funzione data si ottiene y = − sin x cos x + − cos x sin x + = − sin 2 x + .
3 3 3
206
Questa derivata si annulla per x = π/3 e x = 5π/6. Risulta positiva per π/3 < x < 5π/6 e negativa per
0 < x < π/3 e per 5π/6 < x < π. Quindi, nell’intervallo π/3 < x < 5π/6 la funzione data è crescente in
senso stretto, mentre negli intervalli 0 < x < π/3 e 5π/6 < x < π è decrescente in senso stretto.
Teorema di De L’Hospital.
Quando i limiti delle funzioni si presentano sotto una della forme indeterminate, del tipo, 0/0, ∞/∞,
0 x ∞, + ∞ – ∞ i teoremi sui limiti non sono applicabili. Ma ci viene in aiuto il Teorema di De
L’Hospital, che in sintesi dice:
Sia I un intorno sinistro (destro) del punto a, le funzioni f(x) e g(x) siano continue e derivabili
nell’intervallo I – {a} e siano entrambi infinitesime o infinite per x → a. La funzione g(x) e la sua
f ′( x)
derivata g′(x) no siano mai nulle nell’intervallo I – {a}. Con tali ipotesi, se esiste il lim esiste
x→a g ′ ( x )
f ( x) f ′( x)
anche il lim = lim .
x→a g ( x) x→a g′( x)
In sintesi, sia I un intervallo di numeri reali, x0 ∈ I, f, g : I\{x0}→ R due funzioni continue e derivabili
in I, con g e g ′ non nulle in un intorno di x0. Assumiamo che f e g siano entrambi infinitesime o
risultato vale anche se si considera solo il limite per x → x0- oppure x → x0+).
1 − cos x
437) lim
x →0 x2
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
1 − cos x sin x 1 sin x 1
ottiene lim 2
= lim = lim = .
x→0 x x → 0 2x 2 x → 0 x 2
sin2x −1
438) lim
4 2sin x − 2
π
x→
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
sin 2x −1 2cos2x
ottiene lim = lim =0.
4 2sin x − 2
π
x→ x→π 2cos x
4
207
3x5 − 4 x4 + x
439) lim 2 .
x→1 x − 2 x + 1
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
3x5 − 4x4 + x 15x4 −16x3 +1
ottiene lim 2 = lim , anche tale limite è della forma indeterminata del tipo
x→1 x − 2 x + 1 x→1 2x − 2
0/0, quindi applichiamo nuovamente il Teorema di De L’Hospital:
sin x − x
440) lim
x→0 x3
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
sin x − x cos x − 1 − sin x 1 sin x 1
ottiene lim 3
= lim 2
= lim = − lim =− .
x→0 x x→0 3x x→ 0 6x 6 x→ 0 x 6
x→ 0
(1 − cos x )
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:
1
x 2 − arctan x 2 2x − 2x 5 2
2
= lim 1+ x 4 2
= lim
x 2
= lim
1 x x
lim
x→0
(1 − cos x )
3 x→0 2
( 4
)
3 (1 − cos x ) sin x 3x → 0 1 − x (1 − cos x ) sin x 3x → 0 1 − x sin x 1 − cos x
2 4
vedin .437 = 4
x 2 − arctan x 2 8
lim = .
(1 − cos x )
x→0 3
3
x − arctan x
442) lim
x→0 arcsin x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:
1− 1
x − arctan x 1 + x 2
1− x
2
x2 x2 2x
lim = lim = lim =
x→0lim = lim = lim 2 1 − x 2 = 2
x →0 arcsin x − x x →0 1
− 1 x →0 1 + x 1 − 1 − x 2 x →0 2 x
2
1 − 1 − x 2 x →0
1− x 2
1 1− 1− x 2
x − arcsin x
443) lim
x→ 0 sin 3 x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:
208
1− 1 1
x − arcsin x 1 − x = lim 1 2
1 − x2 − 1 1 1 − x2 − 1
lim = lim = lim =
3 2
sin 2 x x → 0 3 sin 2 x
cos x 1 − x
x→ 0 sin x x → 0 3sin x cos x x→ 0 2
− x 1
= lim
1 1 − x = − 1 1 lim x
2
1 11 1
x → 0 3 2 sin x cos x
2 3 x → 0 sin x cos x 1 − x 2 =−23=−6.
e x − 1 + log (1 − x )
444) lim
x →0 tan x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
e x − 1 + log (1 − x ) ex − 1
1 − x = lim cos 2 x e (1 − x ) − 1 =
x
ottiene: lim = lim
tan x − x − 1 x → 0 1 (1 − x ) sin x
x→ 0 x→0 1 2
cos x
e x (1 − x ) − 1 e x (1 − x ) − e x − xe x
= lim = lim = lim =
x→0 (1 − x ) sin 2
x x→0 − sin x + 2 (1 − x ) sin x cos x
2
( )
x → 0 sin x − sin x + 2 1 − x cos x
x −ex 1
= lim =− .
x→0 sin x − sin x + 2 (1 − x ) cos x 2
log sin x
445) lim
x→0 +
cot x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
cos x
ottiene: lim log sin x = lim sin x = lim ( − sin x cos x ) = 0 .
x → 0+ cot x − x x → 0+ − 1
+
x→0
sin 2 x
(
log 1 + 2e x )
446) lim
x→+∞
1 + x2
Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
log (1 + 2e x ) ex
1 + 2 e x 1 + x 2 2e x 1 2e x
ottiene: lim = lim = lim = lim +1 x
=
x → +∞ x x →+∞ + x
x → +∞ 2
+
x → +∞
1 + x2 x 1 2 e x 1 2 e
1 + x2 1
2ex 2ex
= lim = lim x = 1.
x→+∞ 1 + 2e x x→+∞ 2e
209
x
447) lim
x→+∞ log x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
x 1
ottiene: lim = = lim x = +∞ .
x → +∞ log x 1 x → +∞
x
f (x) 0 ∞
Sia il lim f ( x ) = 0 e il lim g ( x ) = ∞ , si ottiene che f ( x ) g ( x ) = , oppure .
x→a x→a 1 0 ∞
g (x)
π x 1− x −1 2
448) lim (1 − x ) tan = lim = lim = .
x →1
2 x →1 π x x →1 πx π π
cot − 1 + cot 2
2 2 2
1
449) lim x log x = lim log x = lim x = lim ( − x ) = 0 .
x → 0+ x → 0+ 1 x → 0+ − 1 2
x→ 0+
x x
2 1
450) lim x log cos (Forma 0 x ∞).
x→+∞
x
1 1 1 1 1
log cos sin 2 sin
1 x = lim cos x x x = lim 1 1 x =−1
lim x2 log cos = lim 1 1
.
x→+∞
x x→+∞ 1 x →+∞ 2 x →+∞ 2 2
− 3 cos
x2 x x x
−1 2
1
( )
( )
1 x
e
x = lim sin x e 1 x = +∞ .
2
1 e x
451) lim+ tan x ⋅ e x
= lim+ = lim+
x→0 x → 0 cot x x →0 −1 2 x → 0+
x
sin x
210
Forma + ∞ – ∞.
1 1
452) lim − .
x→0
sin x x
E’ della forma (+ ∞ – ∞) per x → 0+ e (– ∞ + ∞) per x → 0-. Si procede riducendo la forma a (0/0).
1 1 x − sin x
− = , da cui, utilizzando il Teorema di De L’Hospital, si ottiene:
sin x x x sin x
Hospital
1− 1 Hospital 1 2
1 1 x −1 − log x x x 1
453) lim − = lim = lim = lim = .
x→1 log x
x −1 x→1 ( x −1) log x x→1 log x + 1 − 1 x→1 1
+1 2 2
x x x
1
454) lim x − x 2 log 1 + .
x →+∞
x
1 1
− log 1 +
1 1 1 x x , quindi:
x − x 2 log 1 + = x 2 − log 1 + =
x x x 1
x2
1
1 − log 1 + 1 ( x )
−1 − 1
1 + 1 (
−1 2
x ) 1− 1
1+ 1
lim x − x 2 log 1 + = lim x x = lim x = lim x=
x →+∞
x x →+∞ 1 x →+∞
− 32 x →+∞ 2
x2 x x
1 −1
(1+ 1 )
2
x2
x 1 1 1
= lim = = .
( )
lim
( )
x→+∞ 2
2 −1 2 x→+∞ 1 + 1 2
x2 x
211
g( x) g ( x)
lim g ( x ) = 0 . Se la f ( x ) = e , si ha f ( x ) = elog f ( x) = eg( x) log f ( x) , quindi:
log f ( x )
x→ a
g ( x) lim g ( x ) log( f ( x ) )
lim f ( x ) = ex→a (0∞).
x →a
455) lim x x .
x→ 0+
lim ( x log x )
E’ della forma (00), il lim+ x = lim+ e = ex→0 . Poiché, come abbiamo visto, è lim ( x log x ) = 0
x x log x +
x→0 x→0 x → 0+
sarà lim x = e = 1 .
x 0
x → 0+
1
456) lim x1− x .
x →1
1 log x log x
lim log x
E’ della forma (1∞), quindi il lim x 1− x = lim e 1− x = e x →1 1− x
. Poiché, come abbiamo visto, è lim =
x →1 x →1 x →1 1− x
1 1
−1 1
= lim = −1 , sarà lim x = e = .
x 1− x
x →1 −1 x→1 e
tan x
1
457) lim+ .
x→0 x
tan x
1 tan x log
1 − lim ( tan x log x )
0
E’ della forma (∞ ), quindi il lim+ = lim+ e x
= lim+ e − tan x log x = lim+ e x →0+
.
x →0 x x→0 x →0 x →0
1
Poiché è lim+ ( tan x log x ) = lim+
log x x sin x
= lim+ = lim+ − sin x = 0 , sarà:
x→0 x → 0 cot x x→0 1 x→0 x
−
sin 2 x
tan x
1
lim+ = e0 = 1 .
x →0 x
212
f (x)
De l’Hospital, pur esistendo il lim .
x→ a g ( x)
x 2 sin 1
458) x , per x → 0 si presenta sotto la forma 0/0, quindi può scriversi nel seguente modo:
sin x
x 1 x 2 sin 1
x sin , che per x 0 ha per limite zero. Quindi x =0.
→ lim
sin x x x→0 sin x
1
Ma, considerando il rapporto delle derivate, in ottemperanza del Teorema De l’Hospital, cioè:
2 x sin 1 − cos 1
x x , questa non tende a nessun limite.
cos x
sin x
x − sin x 1−
459) , per x → ∞ si presenta sotto la forma ∞/∞. Questa può scriversi x , che per x
2 x + sin x sin x
2+
x
sin x
→ ∞ vale 1/2, in quanto il lim = 0 . Ma, considerando il rapporto delle derivate, in ottemperanza
x→ ∞ x
1 − cos x
del Teorema De l’Hospital, cioè , vediamo che questa non tende ad alcun limite, in quanto
2 + cos x
il lim cos x non esiste.
x →∞
Analogamente, si dirà che x0 è un punto di minimo relativo per la f(x) se esiste un intorno H del punto
x0, per ogni x del quale risulti f(x) ≥ f(x0).
I punti di massimo e di minimo relativo si chiamano anche estremante relativi (o locali) della
funzione. Il valore che la f(x) assume in un punto di massimo o minimo relativo, si chiama un massimo
o un minimo relativo di f(x).
I massimi ed i minimi assoluti sono particolari massimi e minimi relativi. Il valore assunto dalla f(x)
in un punto di massimo o di minimo relativo è il più grande o il più piccolo fra quelli che la f(x)
assume in un intorno del punto x0 (quindi non è necessariamente il più grande o il più piccolo valore
fra quelli che la f(x) assume in tutto l’intervallo ]a, b[.
La f(x) rappresentata in figura ha punti
di massimo relativo in x0, x2 e b; punti di
minimo relativo in a, x1 e x3. Il minimo
x3, cioè f(x3) è maggiore del massimo
relativo in x0, cioè f(x0). La f(x) assume
il suo minimo assoluto in x1 ed il
massimo assoluto in b.
Il massimo assoluto della f(x) sarà il più
grande fra i valori che essa assume
negli estremi a e b dell’intervallo.
Analogamente per il minimo assoluto.
Un punto x0 si dirà punto di massimo
relativo proprio se f(x) < f(x0) per tutti
gli x dell’intorno H, diversi da x0. Il
punto x0 è punto di minimo relativo proprio se f(x) > f(x0) per tutti gli x dell’intorno H, diversi da x0.
i k h}|l ≠0
460) f(x) = .
1
x 2 sin 2
0 i k =0
x .
in tutti i punti x = 1/kπ, ∀ ∈ ‡\{0} assume valore zero, ed in ogni intorno completo del punto x = 0
Per ogni valore della x → f(x) ≥ 0, si ha un minimo nel punto x = 0, e questo minimo vale zero. Però
x2 sin 2 + 1 i k h}|l ≠0
461) f(x) = 0
1
0 i k =0
x .
462) f ( x ) = ( x − 1) + 2 , f ′ ( x ) = 3 ( x − 1) .
3 2
Teorema: La f(x) sia derivabile n volte (n > 1) nell’intervallo [a, b]. Nel punto x0, interno ad [a, b],
siano nulle le prime n – 1 derivate di f(x) e sia diversa da zero la derivata n-esima. Allora:
1) Se n è pari e f (n)(x0) è maggiore di zero, la f(x) presenta in x0 un minimo relativo proprio;
2) Se n è pari e f (n)( x0) è minore di zero, la f(x) presenta in x0 un massimo relativo proprio;
3) Se n è dispari, x0 non è né un punto di massimo né un punto di minimo relativo per la f(x).
Regola pratica per la determinazione dei massimi e dei minimi relativi, interni all’intervallo ]a, b[,
per una funzione derivabile;
215
=0
C = 1 . Per x = 0 si ha f ′′(0) = 0, f ′′′(0) = 30, quindi, essendo per x = 0 la f ′′′(0) ≠ 0 di ordine
=3
dispari, la f(x) non ha né massimo né minimo.
Per x = 1 si ha f ′′(1) = – 10 < 0, quindi x = 1 è un punto di massimo relativo della f(x), e vale
f(1) = 2.
Per x = 3 si ha f ′′(3) = 90 > 0, quindi x = 3 è un punto di minimo relativo della f(x), e vale
f(3) = – 26.
f(x) = 3 5 – 25 3 + 60 – 1.
464) Nell’intervallo ] – 2/3, 3[ determinare il massimo ed il minimo assoluto della funzione continua
Tale funzione è derivabile in tutti i punti dell’intervallo assegnato, allora il massimo assoluto della
f(x) sarà il più grande fra i valori che essa assume nei punti interni all’intervallo, dove la derivata
prima della funzione data si annulla, ed i valori che essa assume negli estremi – 2/3 e 3 dell’intervallo.
= −2
Analogamente per determinare il minimo assoluto. Quindi:
= −1
f ′(x) = 15( 4 – 5 2 + 4), che si annulla per 4 – 5 2 + 4 = 0 ⇒ 0 .
=1
=2
Il punto x = – 2 si scarta perché non appartiene all’intervallo ] – 2/3, 3[. Si ottiene:
f(– 1) = – 39, f(1) = 37, f(2) = 15 (*).
Negli estremi dell’intervallo abbiamo f(– 3/2) = – 941/32, f(3) = 233. Confrontando questi ultimi
valori con quelli (*) si nota che il massimo assoluto la funzione data lo assume per x = 3 e vale
f(3) = 233, mentre il minimo assoluto lo assume per x = – 1 e vale f(– 1) = – 39.
465) Nell’intervallo ]0, 2π [ determinare il massimo ed il minimo assoluto della funzione continua
f(x) = 1/2 sin 2x + cos x.
La derivata prima della funzione assegnata è f ′(x) = cos 2x – sin x. I valori che annullano la f ′(x) sono
le radici dell’equazione cos 2x – sin x = 0, cioè (dalle formule di duplicazione degli angoli)
216
⇒ 2sin2 x + sin x – 1 = 0 ⇒
−1 ± 1 + 8
cos2 2x – sin2 x – sin x = 0 sin x =
⇒ = π/6, = 5π/6
4
Q
F#
−1 ⇒ = 3π/2
Quindi, f(π/6) = 3 √3/4, f(5π/6) = – 3 √3/4, f(3π/2) = 0. Essendo f(0) = f(2π) = 1, si nota che il
massimo ed il minimo assoluti valgono, rispettivamente, f(π/6) = 3 √3/4 e f(5π/6) = – 3 √3/4.
1 x
f(1) = 1/2, f(– 1) = – 1/2; inoltre il lim x 2 = lim x x 2 ).
= 0 (in quanto
x → ±∞ 1 + x x → ±∞
2 1+ 1 1 + x2 2
x x
Si può affermare che il massimo ed il minimo assoluti valgono, rispettivamente, f(1) = 1/2 e
f(–1) = –1/2.
f ′( x) =
1
−
1 + x2 − 2 x2
=
1
−
1 − x2 ( ) = 2x 2
, che si annulla per x = 0, mentre è
1 + x2 ( ) 1 + x2 1 + x2 ( ) (1 + x )
2 2 2
1 + x2 2
data, pur avendo estremi inferiore e superiore finiti, è priva di massimo e di minimo assoluti.
Quindi x = 1 è un punto di massimo relativo per la funzione data. Questo massimo vale
217
f(1) = 2/ √2 = 21/2 = √2 > 1. La funzione data, considerando che √2 = |x|, può essere scritta nella
x +1 x 1 x 1 1
forma f ( x ) = = + = + .
x +1
2
x +1
2
x +1 x 1+ 1 2
2
x2 + 1
x
1 1
Considerato che il lim = 1 , lim = 0 , x/|x| =1 per x > 0, x/|x| = – 1 per x < 0.
x →±∞
1+ 21 x→±∞
x 2
+ 1
x
x 1 1
Si ottiene che il lim f ( x ) = lim + = 1 , ed il
x →+∞ x →+∞
x 1+ 1 2 x2 + 1
x
x 1 1
lim f ( x ) = lim + = −1 .
x →−∞ x →−∞
x 1+ 1 2 x2 + 1
x
Quindi, per la funzione data f(1) = √2 > 1 è il massimo assoluto, mentre non ammette minimo
assoluto, ed ha per estremo inferiore il valore – 1.
469) Determinare i massimi ed i minimi relativi, nell’intervallo ]– ∞, ∞[, della funzione continua
f ( x ) = x 2 e− x .
( ) (
f ′ ( x ) = 2 xe − x − x 2 e − x = 2 x − x 2 e − x ; f ′′ ( x ) = x 2 − 4 x + 2 e − x . )
La f ′(x) = 0 per x = 0 e per x = 2, corrispondentemente si ha f ′′(0) = 2, f ′′(2) = – 2e–2.
Il punto x = 0 è, quindi, punto di minimo relativo ed assoluto, essendo il lim ( x 2 e − x ) = +∞ . Si osservi
x → −∞
Hospital Hospital
x2
che f(0) = 0 ed il lim ( x 2 e − x ) = lim
2x 2
x
= lim x = lim x = 0 .
x →+∞ x →+∞ e x →+∞ e x →+∞ e
–2
Il valore f(2) = 4e è il massimo assoluto della funzione data nell’intervallo ]– ∞, ∞[.
470) Determinare i massimi ed i minimi relativi, nell’intervallo ]– ∞, ∞[, della funzione continua
1 + 2 x arctan x
f ( x) = .
1 + x2
f ′( x) = 2
1 − x2
arctan x , f ′′ ( x ) = −
4x arctan x
(
+ 2 1 − x2 ) 1− 4x arctan x .
(1+ x ) (1+ x ) 2 2
(1+ x )
2 2
2
2
1 + 2 x arctan x 1 2x
lim f ( x ) = lim = lim + arctan x = 0 .
x→±∞ x→±∞ 1+ x 2 x →±∞
1+ x 1+ x
2 2
Si nota che i punti x = – 1, x = 1 sono di massimo assoluto, invece x = 0 è punto di minimo relativo.
La funzione data manca di minimo assoluto ed il suo estremo inferiore vale zero.
471) fra tutti i parallelepipedi retti, a base quadrata, in cui la somma dei tre spigoli vale a, trovare
quello di volume massimo.
Indicando con x la misura di uno dei due spigoli eguali, la misura del terzo spigolo sarà a – 2x, il
volume sarà f(x) = 2(a – 2x). Di questa funzione vogliamo cercare il massimo assoluto nell’intervallo
0 ≤ x ≤ a/2. Per x = 0 e x = a/2 si ottiene f(0) = f(a/2) = 0, quindi, per il nostro problema questi due
valori sono da scartare. In tutti gli altri punti interni all’intervallo considerato, la derivata:
f ′(x) = 2ax – 6x2, che si annulla, f ′(x) = 0, per
x = a/3 (abbiamo scartato x = 0).
Si conclude che per x = a/3 si ha il massimo assoluto
della funzione (quindi il volume massimo dei
possibili parallelepipedi). Ma per x = a/3 i tre spigoli
sono uguali, pertanto il parallelepipedo, la cui
somma dei tre spigoli è costante, che ha volume
massimo è un cubo.
472) Fra tutti i rettangoli inscritti in un cerchio di raggio r, trovare quello di area massima.
f ( x ) = x 4r 2 − x 2 .
Quindi, per x = r √2, la f(x) assume il suo massimo assoluto. Considerato che per x = r √2, l’altro
lato del rettangolo è uguale a r √2 ( 4r − x = 4r − r ⋅ 2 = r 2 ), possiamo affermare che tra tutti
2 2 2 2
( )
f ′ ( x ) = r 2 2 cos 2 x + cos x − 1 che, nel suddetto
intervallo, si annulla, f ′ ( x ) = 0 , per x = π/3. Si consideri
che f(0) = 0, f(π/2) = r2, f(π/3) = (3√3/4) r2 > r2.
Il punto x = π/3 è per f(x) punto di massimo assoluto, ed il
trapezio isoscele diventa un semiesagono regolare (che è fra
tutti i trapezi isosceli inscritti in un semicerchio, quello di
area massima).
In molti casi per decidere se un punto x0 , dove risulta f ′(x0 ) = 0, è o no un punto di massimo o di
minimo relativo per f(x) si può evitare di ricorrere alle derivate successive, esaminando come si
comporta la derivata prima, f ′(x) in un intorno (x0 – δ, x0 + δ) con δ > 0, del punto x0. Se nell’intorno
sinistro (x0 – δ, x0) è f ′(x) > 0, mentre nell’intorno destro (x0, x0 + δ) è f ′(x) < 0, allora la f(x) è
crescente a sinistra e decrescente a destra di x0, quindi in x0 si ha un massimo relativo. Se, al
contrario, è f ′(x) < 0 a sinistra di x0 e f ′(x) > 0 a destra di x0, allora la f(x) ha un minimo relativo
in x0 . Se in tutto l’intervallo (x0 – δ, x0 + δ), escluso il punto x0, è f ′(x) > 0, oppure f ′(x) < 0, allora
la f(x) sarà in tale intorno o sempre crescente o sempre decrescente, quindi in x0 la f(x) né massima
né minima.
474) Determinare i massimi ed i minimi relativi e assoluti, nell’intervallo – ∞ < x ≤ 1, della funzione
continua f ( x ) = x 1 − x .
f ′ ( x ) = 1− x −
x
=
( )( =
)
2 1 − x 1 − x − x 2 (1 − x ) − x 2 − 3x
= ;
2 1− x 2 1− x 2 1− x 2 1− x
f ′(x) = 0 per x = 2/3, e avendosi f ′(x) > 0 per x < 2/3 e f ′(x) < 0 per x > 2/3 (e minore di uno), si può
concludere che il punto x = 2/3 è un punto di massimo relativo per la funzione data.
2 2 3
Considerato che il lim f ( x ) = lim x 1 − x = −∞ , f(1) = 0, f = , il punto x = 2/3 è di
x → −∞ x → −∞
3 9
massimo assoluto.
220
= 1/2
f ′(x) = 0 per 4 –8 +3=0 ⇒ "
= 3/2
2
. Considerato che il denominatore della f ′(x), cioè
(x –1)2 > 0 per x ≠ 1, la f ′(x) > 0 quando x > 3/2 e x < 1/2 e negativa per 1/2 < x < 3/2 (x ≠ 1).
Si conclude che x = 1/2 è un punto di massimo e x < 3/2 è un punto di minimo per la funzione data.
f ( x ) = 3 ( x − 5 ) , f ′(x) = 0 per x = 5.
2
Essendo f ′(x) > 0 per ∀ ∈ N \{5}, si conclude che x = 5 non è né un punto di massimo né di minimo
per la funzione data.
In base alla definizione di punto di massimo o di minimo relativo alla funzione f(x), non è necessario
che la funzione sia derivabile nei suddetti punti (anzi non è nemmeno necessario che la funzione sia
continua).
480) Determinare il massimo ed il minimo, nell’intervallo [–1/2, 2], della funzione continua
f ( x) = (x − 1) .
2
3 2
4x
Per x ≠ ± 1 la derivata è f ′ ( x ) = = 0 , per x = 0. La f(x) non è derivabile per x = –1 e per
(x − 1)
2
3 2
(x )
2
f ( x ) − f (1) −1 − 0 ( x − 1) ( x + 1) ( x + 1)
3 2 2 2 2
481) Determinare il massimo ed il minimo assoluto, nell’intervallo ] –1, 6[, della funzione continua
f ( x ) = 3 x2 + 3 ( 4 − x2 ) .
2
2 3 4− x − 3 x
Per x ≠ 0 e Per x ≠ 4 si ha f ′ ( x ) = = 0 per x = 2. La funzione data non è derivabile per
3 3 3( 4 − x )
x = 0 e x = 4. Dobbiamo calcolare il valore della f(x) per x = –1, x = 0, x = 2, x = 4 e x = 6. Cioè:
f ( −1) = 1 + 3 25 , f ( 0) = 3 16 , f ( 2 ) = 2 3 4 , f ( 4) = 3 16 e f ( 6 ) = 3 36 + 3 4 .
Quindi il massimo assoluto la funzione data lo raggiunge per x = 6 ed il minimo assoluto per x = 0,
oppure per x = 4.
222
Asintoti.
Data una curva di equazione y = f(x) la quale presenti dei rami che si estendono all’infinito, e sia
P = (x, y) un qualunque punto di uno di questi rami. Se esiste una retta r tale che, al tendere del
punto P = (x, y) all’infinito lungo quel ramo, la distanza di P da r tende a zero, allora la retta r si
chiama asintoto della curva. Per la ricerca degli asintoti si possono presentare i seguenti casi:
1) Esiste un punto c in cui risulta che il lim f ( x ) = ∞ . In questo caso la retta di equazione x = c è
x→c
e y = h.
3) Sia lim f ( x ) = ∞ , in questo caso, se esiste un asintoto per la
x →∞
curva, questo deve essere una retta obliqua rispetto agli assi
cartesiani, quindi avrà un’equazione del tipo y = mx + q.
Inoltre dovrà tendere a zero la distanza fra la curva e
l’asintoto, oppure, la differenza fra le ordinate dei due punti P
e P1 (vedi figura). Quindi il limite:
lim PP1 = lim ( AP1 − AP ) = lim m x + q − f ( x ) = 0 , da cui,
x→ ∞ x→ ∞ x→ ∞
f ( x)
coefficiente angolare di tale retta è dato da m = lim ed intercetta l’asse delle y nel punto
x→∞ x
q = lim f ( x ) − mx . Chiaramente se i limiti di q e di m non esistono, oppure valgono ∞, l’asintoto
x→∞
non esiste.
- Asintoto verticale: Sia f: I\{x0} → R, dove I è un intervallo di numeri reali contenente x0. La retta
− +
verticale x = x0 è un asintoto verticale per x → x0, rispettivamente per x → x0 oppure per x → x0 ,
se il lim f ( x ) = ±∞ (rispettivamente, lim f ( x ) = ± ∞ , oppure lim f ( x ) = ±∞ ).
x→ x 0 x→ x −
0 x→ x +
0
f ( x)
limite lim f ( x ) = ±∞ ed ∃ lim = m ∈ R \ {0} ed ∃ lim f ( x ) − mx = q ∈ R ).
x → −∞ x→−∞ x x → −∞
223
x2 − 4
482) Determinare gli asintoti della curva y = .
x +1
x2 − 4
Essendo il lim y = lim y = lim = ∞ , la retta x = –1 è un asintoto verticale della curva. Inoltre
x→−1 x→−1 x→−1 x + 1
Hospital
x2 − 4 2x
considerando che il lim = lim = ∞ , vediamo se esistono asintoti obliqui. Quindi in base
x →∞ x + 1 x →∞ 1
alle formule relative a m e q si ottiene:
f ( x)
Hospital Hospital
x2 − 4 2x 2
m = lim = lim 2 = lim = lim = 1 ;
x →∞ x x →∞ x + x x →∞ 2 x + 1 x →∞ 2
x2 − 4 x2 − 4 − x2 − x − x − 4 −1
q = lim f ( x ) − mx = lim − x = lim = lim = = −1 .
x →∞ x →∞
x +1 x →∞
x +1 x →∞ x +1 1
Si conclude affermando che la retta di equazione y = x – 1 è un asintoto della curva.
2x2 + 5
483) Determinare gli asintoti della curva y = .
x2 − 4x + 3
Il denominatore della frazione si annulla per x = 1 e x = 3, mentre per tali valori non si annulla il
numeratore.
Il lim y = ∞ , lim y = ∞ , quindi le rette x = 1 e x = 3 sono due asintoti verticali della curva data.
x →1 x→3
2x2 + 5 2 x2
Inoltre, il lim 2 = 2 = 2 , cioè la retta di equazione y = 2 è un asintoto orizzontale della
x→±∞ x − 4 x + 3 x
curva.
x +1
484) Determinare gli asintoti della curva y = .
x2 + 1
Il campo di definizione è ∀ ∈ N. Tale curva non ammette asintoti verticali in quanto il suo limite
non diventa infinito per nessun valore di x.
x +1 x 1 x 1 1
Inoltre, dato che il lim = lim + = xlim + =1
x →+∞
x +1
2 x →+∞
x +1
2
x +1
2 →+∞ x
1+ 1 2
x2 + 1
x 0
1
x3 +1
485) Determinare gli asintoti della curva y = .
x
1
Essendo il lim y = lim x 2 + = ∞ , la retta x = 0 è un asintoto verticale della curva data.
x→0 x→0 x
x +13
Inoltre, il lim = ∞ . Adesso controlliamo se esistono asintoti obliqui, cioè:
x→∞ x
224
f ( x) x3 + 1 1
m = lim = lim 2 = lim x + 2 = ∞ , questo significa che la curva non ha asintoti obliqui.
x →∞ x x→∞ x x →∞
x
x
487) Studiare il grafico della funzione y = .
La curva non è simmetrica rispetto all’asse delle y, in quanto f(x) ≠ – f(x). La curva è simmetrica
rispetto all’origine degli assi cartesiani, in quanto f(–x) ≠ – f(x).
Essendo il lim y = ∞ ed il lim y = +∞ , le rette di equazione x = – 1 e x = 1 sono due asintoti verticali
x →−1 x →+1
della curva.
x
Per meglio comprendere l’andamento della curva, si osservi che è < 0 per x < – 1, mentre risulta
x −1
2
lim− y = −∞ , lim+ y = +∞
.
lim− y = −∞ , lim+ y = +∞
x x →1 x →1
> 0 per – 1 < x < 0, quindi , inoltre poiché il
x −1
2
x →−1 x → −1
x
lim y = lim = 0 , anche la retta di equazione y = 0, cioè l’asse delle x, è un asintoto per la
x → ±∞ x → ±∞ x −1
2
curva.
2 x ( x2 −1) − 2 ( x2 + 1)( x2 −1) 2 x 2 x ( x2 −1) 2 ( x2 + 1) 2 x ( x 2 + 3)
2
x2 + 1
Si ha y′ = − , y′′ = − =− =
( ) ( x2 −1) ( x2 −1) ( x −1)
2 4 4 3
x2 − 1 2
226
x2 − 5x + 4
488) Studiare il grafico della funzione y = .
x −5
L’insieme di esistenza della funzione data è ∀ ∈ N \{5}.
La curva non è simmetrica né rispetto all’origine né rispetto all’asse delle y, in quanto:
x2 − 5x + 4 ( − x ) + 5x − 4 ( − x ) + 5x − 4 .
2 2
≠ e −y ≠
x −5 −x − 5 −x − 5
Essendo il lim− y = −∞ ed il lim+ y = +∞ , la retta x = 5 è un asintoto verticale della curva. Inoltre il
x →5 x →5
x − 5x + 4
2
lim = ∞ , pertanto vediamo se la curva ammette un asintoto obliquo:
x→∓ ∞ x −5
y x2 − 5x + 4
= 1, q = lim ( y − mx ) = lim x −2 5 x + 4 − x = lim 4 = 0 .
2
m = lim = lim 2
x→∞ x x→∞ x − 5x x →∞ x →∞
x − 5x x →∞ x − 5
Quindi, la retta y = x è un asintoto della curva.
Si ottiene y ′ = x − 10 x +2 21 , y ′′ =
2
8
; y′ = 0 per x = 3 e x = 7. Considerato che il denominatore
( x − 5) ( x − 5)
3
è sempre maggiore di zero per x ≠ 5, si ottiene y′ > 0 per x < 3 e per x > 7, e y′ < 0 per 3 < x < 7 e
x ≠ 5. Quindi la curva è crescente nell’intervallo
]–∞, 3[ e ]7, +∞[ e decrescente nell’intervallo
]3, 7[, salvo il salto da – ∞ a + ∞ per x = 5.
Inoltre, per x = 3 la f(x) ha un massimo relativo che
vale y(3) = 1, e per x = 7 un minimo relativo che
vale y(7) = 9.
Essendo y′′ < 0 per x < 5 e y′′ > 0 per x > 5, la curva
volge la concavità verso il basso nell’intervallo
]–∞, 5[ e verso l’alto nell’intervallo ]5, + ∞[.
Non vi sono flessi perché la y′′ non si annulla mai.
La curva interseca gli assi coordinati nei punti
(0, – 4/5), (1, 0) e (4, 0).
227
−x 2
490) Studiare il grafico della funzione y = e .
E’ una funzione periodica di periodo 2π, in quanto, essendo cos ( x + 2π ) = cos x e sin ( x + 2π ) = sin x
si ottiene che y = ( x + 2π ) = y ( x ) , quindi è sufficiente studiare la funzione data nell’intervallo
]0, 2π[. I valori della x nell’intervallo ]0, 2π[, per i quali la funzione è definita, si trovano fra le
soluzioni della seguente disequazione: 4 cos 2 x + 8 sin x − 7 > 0.
4 sin 2 x + 8 sin x + 3 > 0, che è soddisfatta per 1/2 < sin x < 3/2, essendo sempre sin x < 3/2 = 1,5 ⇒
Esprimendo il cos x in funzione del sin x ( sin 2 x + cos 2 x = 1 )e semplificando, si ottiene:
⇒sin x > 1/2, da cui si ricava π/6 < x < 5π/6. Considerando il lim + ( 4 cos 2 x + 8sin x − 7 ) = 0 , i limiti
x →π
6
x → 5π x → 5π
6 6
π π π
y − t = log 4 cos 2 − t + 8sin − t − 7 = log [ 4 sin t + 8 cos t − 7 ] .
2 2 2
π π
Quindi y −t = y +t .
2 2
x3 − 1
493) Studiare il grafico della funzione y = .
x3 1 1
Il lim− y = lim− − = lim− x 2 − = +∞ , la retta x = 0, cioè l’asse delle x, è un asintoto verticale
x →0 x →0 x x x →0 x
della curva. Poiché il lim y = +∞ , vediamo se la curva ammette asintoti obliqui, cioè, considerando
x →±∞
x3 − 1 x3 1 1 1
che y = = − = x 2 − = x 1 − 3 , si ottiene:
x x x x x
y x 1 1
m = lim = lim 1− 3 = lim − 1− 3 = −1,
x→−∞ x x→−∞ x x x→−∞ x
x3 − 1 x3 − 1
+ x − x 1
x x −
x3 − 1
q = lim ( y − mx ) = lim + x = lim = lim x =0.
x →−∞ x→−∞ x3 − 1
x →−∞
x
x →−∞
x −1
3
− x −x
x x
y
Quindi, la retta y = – x è un asintoto della curva. Inoltre si ha che m = lim =1 e
x → +∞ x
q = lim ( y − mx ) = 0 , pertanto anche la retta y = x è un asintoto.
x →+∞
230
2 x3 + 1 x
Inoltre, per x ≠ 1 la y′ = =0
2x 2
x −1
3
x
494) Studiare il grafico della funzione y = .
1 − x2
Essa è definita per x ∈ R\{± 1}.
Il lim y = +∞ , le rette x = 1 e x = – 1 sono asintoti verticali della curva.
x →±∞
1
x
Il xlim = lim x = 0 , l’asse delle x è un asintoto orizzontale della curva. Considerato che
→±∞ 1 − x 2 x→±∞ 1
−1
x2
sostituendo x in – x la y non cambia, il grafico è simmetrico rispetto all’asse delle y, quindi basterà
studiare la funzione per x ≥ 0, cioè per l’intervallo [0, + ∞[. La funzione data si scrive:
⎧ x i k0≤ <1
⎪ 1 − x2 1 + x2
⎨
. Per 0 ≤ x < 1, si ottiene y′ =
⎪ i k >1
f(x) = 2 che è sempre maggiore di
( )
⎩ x −1
x 1− x 2
2
zero.
( )
y ′ = 0 − = − 1 , quindi il punto x = 0 è un punto angoloso
per la curva.
231
⎧ x 2 + 6 x − 9 i k ≤ 3/2
x 2 + 6 x − 9 i k ≤ 3/2 ⎪
equivale a y = . − ( x − 3) i k ≤ ≤ 3 .
#
x2 − 6x + 9 i k ≥ 3/2 ⎨
⎪
1
, cioè y =
⎩ − 3 i k ≥3
log ( x 2 − 2 x + 2 )
496) Studiare il grafico della funzione y = − 2 arctan ( x − 1) .
2x − 2
Il lim arctan ( x − 1) = 0 , il lim
(
log x 2 − 2 x + 2
Hospital
)
= lim x − 2 x + 2 = 0 , pertanto risulta il lim y = 0 .
2
x →1 x →1 x −1 x →1 1 x →1
log ( x 2 − 2 x + 2 )
Hospital Hospital
2x − 2 2
In modo analogo, il lim = lim 2 = lim = 0,
x →±∞ x −1 x →±∞ x − 2 x + 2 x →±∞ 2 x − 2
π π
il lim arctan ( x − 1) = − , il lim arctan ( x − 1) = , da ciò si ottiene che il lim y = +π , ed il
x → −∞ 2 x → +∞ 2 x →+∞
lim y = −π . Quindi, le rette di equazione y = π e y = – π sono due asintoti orizzontali della curva.
x →+∞
( ) = − log 1 + ( x − 1)
2
log x 2 − 2 x + 2 ; questa risulta sempre minore
Per x ≠ 1, si ottiene che la y ′ = −
( x − 1) ( x − 1)
2 2
di zero perché, per x ≠ 1, essendo 1 + (x – 1)2 > 0 risulta che il log [1 + (x – 1)2] > 0. La funzione è,
quindi, sempre decrescente. Considerato che il lim y = 0 , nel punto x = 1 la funzione presenta una
x →1
sin log (1 − x )
497) Calcolare il lim .
x→0
sin x
sin log (1 − x ) sin log (1 − x ) log (1 − x ) −1 −1
lim = lim = 1⋅1⋅ = −1 .
x→0 sin x x→0 log (1 − x ) −x sin x 1
x
log (1 − cos x )
498) Calcolare il lim .
x →0 log x
1 − cos x 2 1 − cos x
Il log (1 − cos x ) = log 2
x = log 2 + 2log x , pertanto la funzione si può scrivere:
x x
1 − cos x
log
log (1 − cos x ) x
2
+2.
=
log x log x
(1 − cos x ) = 1
Essendo il lim (limite notevole), ed il lim+ log x = −∞ , si ottiene:
x→0 x2 2 x →0
1 − cos x
log
log (1 − cos x ) x2
lim = lim +2=2.
x →0 log x x →0 log x
log (1− x )
Moltiplicando e dividendo per x, si ottiene che log x log (1− x ) = x log x .
x
log (1 − x )
Il lim x log x = 0 , il lim = −1, pertanto:
x→0 x→0 x
lim log x log (1 − x ) = 0 .
x→0
E’ del tipo 0∞. Posto log x = t si ottiene lim+ log x log log x = lim+ log t log t = 0 .
x →1 t →0
lim
(
x x
1
x
−1 ) = lim e − t log t
−1
= lim
ew − 1
=1.
x → +∞ log x t → 0+ − t log t w→ 0 w
tan x − sin x 1
502) Calcolare che il lim = .
x3 x→02
Tenendo conto dei limiti notevoli, si ottiene:
233
sin x
− sin x sin x (1 − cos x )
tan x − sin x cos x sin x 1 − cos x 1 1
lim 3
= lim 3
= lim 3
= lim lim 2
lim = .
x →0 x x →0 x x →0 x cos x x →0 x x→0 x x →0 cos x 2
1 1 1
2
lim
cos x
= lim
(
cos t + π )
2 = lim − sin t = −1
.
x→π
2 x −π t →0 t t →0 t
2
a x − bx
504) Calcolare il lim , con a, b > 0.
x→0 x
. Se a = 1 è e x log a − 1 = 0 ∀ ∈ N ; se a ≠ 1 si ottiene
a x − bx ex log a − ex logb ex log a −1 1 − ex logb
= = +
x x x x
e x log a − 1 e x log a − 1
= log a , che tende a log a per x che tende a zero. In entrambi i casi, il
x x log a
exlog a −1 a x − bx a
lim = log a , pertanto, il lim = log a − log b = log .
x→0 x x →0 x b
sin ( ax)
505) Calcolare il lim , con a ≠ 0.
x→0 x
sin t
Posto t = ax, si ottiene che il a lim =a.
t →0 t
1
sin ( ax)
506) lim = 0 , con a ≠ 0.
x→±∞ x
x2 + x sin x
507) Calcolare il lim .
x→0 1− cos x
2
Dividendo il numeratore ed il denominatore per e tenuto conto dei limiti notevoli, si ottiene:
1
sin x
1+
x 2 + x sin x x , al limite per x → 0.
=
1 − cos x 1 − cos x
x2
1
2
1+1
Quindi, per x → 0, si ottiene: = 4.
1
2
234
ecx − 1 + x
508) Calcolare il lim .
x →0 tan x
Dividendo il numeratore ed il denominatore per , si ottiene:
ecx − 1 + x ecx − 1 + x x
= .
tan x x tan x
x ecx − 1 + x ecx − 1 1 − 1 + x
Considerando che il lim = 1 (limite notevole), inoltre che = + ,
x→0 tan x x x x
e cx − 1 et − 1
considerando i limiti, e ponendo cx = t, si ha che lim = lim c=c.
x→ 0 x t →0 t
1
lim
1− 1+ x
= lim
(
1− 1+ x 1+ 1+ x
= lim
1 − (1 + x ) )(1
= − ; pertanto:
)
x→0 x x→0
x 1+ 1+ x x→0
(
x 1+ 1+ x 2 ) ( )
ecx − 1 + x 1
lim =c− .
x →0 tan x 2
x+ x
509) Calcolare il lim 1
.
x→0
x 4
(
x 1+ x )=
x+ x
(1 + x ) = 1 per x → 0.
4
x
1
= 1 4
x 4
x 4 x
x − sin x
510) Calcolare il lim =1.
x + cos x
x → ±∞
t
x
)
= log a .
1
513) Calcolare il lim+ + log x .
x →0 x
235
1 1 + x log x
+ log x = → 0 + per x → 0+ (il lim x log x = 0 ).
x x x→0
x→0
(1 + x ) − 1 + tan x
Dividendo il numeratore ed il denominatore per x si ottiene:
e x − 1 sin x
+
e x − 1 + sin x x x
= , considerati i limiti notevoli:
(1 + x ) − 1 + tan x (1 + x ) − 1 + tan x
2 2
x x
e x −1 (1 + x ) − 1 = x 2 + 2 x = x ( x + 2 ) →
2
(
sin e − yn ) →1
yn
e sin e ( − yn
)
cos yn = e sin e yn
( − yn
)= e − yn
per n → ∞, essendo il lim e − y = 0 ed il
x →∞
n
sin t
lim = 1.
t→0 t
x
sin x
516) Calcolare il lim .
x →+∞
x
x sin x
sin x + sin x x log
x
Il lim = 0 , quindi il lim = e
=0.
x→+∞ x→+∞
x x
x
(1− x )
517) Calcolare il lim x .
x →1
x 1− t log (1 − t )
lim log x = lim log (1 − t ) = lim (1 − t ) = −1 .
x →1 1 − x t→0 t t → 0 t
lim notevole
1
518) Calcolare il lim − tan x .
π− cos x
x→
2
1 2
519) Calcolare il lim − 2 .
x→0
1 − cos x x
Forma indeterminata del tipo + ∞ – ∞.
1− cos α
sinα =
2 2
1 2
− 2 =
x 2 − 2 (1 − cos x ) x − 2 ⋅ 2 sin
=
2 2 x
2 =
x − 2 sin x
2
x + 2 sin x
2 ( ) ( ( )) ( ( )) =
1 − cos x x (1 − cos x ) x 2
(1 − cos x ) x 2
(1 − cos x ) x 2
=
x − 2 sin x ( 2 ) x ( x + 2 sin ( x 2 )) = x − 2 sin ( x 2 )
3
x2 x + 2 sin x( )
2 . Quindi:
x 3
(1 − cos x ) x 2
x 3
1 − cos x x
lim
x − 2sin x ( 2 ) = lim 2 ( x 2 ) − sin ( x 2 ) = 2 lim ( x 2 ) − sin ( x 2 ) = 1 1 = 1 (Riconducendolo al
( x 2)
3
x →0 x3 x →0 x 8 3 x →0
4 6 24
1
4
t − sin t 1
lim = , questo limite si calcola più agevolmente con il metodo degli sviluppi asintotici).
t→0 t3 6
x 2 (1 + cos x ) x 2 (1 + cos x )
2
x2 x
Inoltre, il lim
x →0 1 − cos x
= lim
x →0 (1 − cos x )(1 + cos x )
= lim
x →0 1 − cos x2
= lim (1 + cos x ) = 2 ;
x → 0 sin x
2
sin 2 x 1
lim
x + 2sin x ( 2 ) = lim 1 + sin ( x 2 ) = 2 .
x →0 x x →0 x
2
1+1
1 2 1 1
Quindi, il lim − 2 = ⋅2⋅2 = .
x→0
1 − cos x x 24 6
( )
1
2 log5 x2
520) Calcolare il lim+ sin x .
x→0
Si può osservare che x → 2 è biiettiva da ]0, + ∞[ in ]0, + ∞[, ed ha limite nullo per x → 0+.
Forma indeterminata del tipo 00.
Posto 2 = t, il limite esiste se e solo se esiste (ed in tal caso coincide con esso) il
logsin t
log t
lim+ ( sin t )
1
log5 t
= lim+ e log5 t
. Considerato che il log5 t = , si ottiene:
x→0 t →0 log5
237
((
log sin t log t sin t
=
t )) log 5 = log 5 log t + log (sin t t ) = log 5 1 + log (sin t t ) , che tende a
log 5 t log t log t log t
log 5 per t → 0+. Si conclude che il limite dato vale lim+ sin x ( )
1
2 log5 x2
= elog5 = 5 .
x→0
521) Calcolare la derivata prima e seconda della funzione f ( x ) = tan arccos 1 − sin 2 x , per
x ∈ ]0, π/2[.
In ]0, π/2[ si ha 1 − sin 2 x = cos x e arccos ( cos x ) = x . Pertanto, la f(x) si può scrivere nella forma
−2 cos x sin x −2 sin x
f ( x ) = tan x , per cui: f ′ ( x ) = 1
2
, f ′′ ( x ) = = .
cos x cos 4 x cos 3 x
522) Sia f ∈ C1(R), tale che f ′(1) = 5e. Posto g(x) = f(log x), calcolare la g′(e).
Osserviamo che la funzione g ∈ C1 ]0, + ∞[, in quanto composizione di funzioni di classe C1 del
523) Data la f ( x ) = e − 2π x −1, stabilire se f(x) è invertibile e calcolare la derivata di f ′(y) per
− x +1
( f )′ ( 2π ) =
−1 1
=
1
=−
1
.
(
f′ f −1
( 2π ) ) f ′ (1) 1 + 2π
Quindi, la derivata della funzione data non è definita in x = 3. Pertanto, non possiamo applicare il
Teorema di Lagrange, che richiede che la f(x) sia dovunque derivabile nell’intervallo [1, 4].
‰( ) > −1/2
per x → 0). Quindi, la f(x) è prolungabile con continuità in x = –1/2 mediante la funzione:
fɶ ( x ) = "
0 = −1/2
. Vediamo se fɶ ( x ) è derivabile in x = –1/2, calcolando il rapporto
incrementale destro:
lim+
(
fɶ − 1 + h − fɶ − 1
2 2 ) ( )
= lim+
2 (
2 − 1 + h −1log 2 − 1 + h
2
= lim+
) ((
2h log ( 2h)
= lim+
))
2 log ( 2h)
= −∞
x→0 h x→0 h x→0 h x→0 h
Pertanto, la f(x) non è prolungabile con derivabilità in x = –1/2, dove, invece, presenta una tangente
verticale di equazione x = –1/2.
log ( 2 + arctan x )
=
(
log ( 2 + arctan x ) − log 2 − arctan π ( 4 ) ) = log ( 2 + arctan x ) =
1 1
x − −π ( ) (
x − −π ) x =ξ
2 + arctan x 1 + ξ 2
1 1 1 log ( 2 + arctan x )
≤ = 1, ≤ 1 ; possiamo concludere che ≤ 1,
2 + arctan ξ 2 + arctan − π ( 4 ) 1+ ξ 2
x − −π
4 ( )
da cui c = 1.
Poiché 4
+1> 0 per ∀ ∈ N la radice quadrata interna è sempre definita. Conseguentemente, è
sempre definita e positiva anche arctan ( )
x4 + 1 , così come è sempre definita la radice quadrata
esterna, in quanto il suo argomento è positivo in R. Pertanto il C.E. = R.
arcsin ( log (1 − 3 x ) )
528) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = .
La radice quarta, essendo al denominatore, è definita per 4 – x2 > 0 ⇔ x2 < 4 ⇔ – 2 < x < 2.
4
4 − x2
Affinché l’arcsin sia definito, si dovrà avere – 1 ≤ log (1 – 3x) ≤ 1, ed affinché sia definito il logaritmo,
si dovrà avere 1 – 3x > 0. Pertanto, dobbiamo risolvere il seguente sistema:
239
1−3 ≤ ⎧ ≥ (1 − )/3
1−3 ≥ 1/ ⎪ ≤ (1 − Q)/3
0 ⇔
1−3 >0
—
⎨ < 1/3
⎪
. Quindi, il C.E. = [(1– e)/3, (1–1/e)/3 ].
−2 < <2
⎩ −2 < < 2
∈N
⇔ F ⇔ F ≤ −Q; ≥ 1
2 2 2x2 + x + 1 ≥ 0
#
–2 ≤x+1≤2
che la tangente sia definita, escludendo i valori del suo argomento pari a π/2 + kπ, con k ∈ Z. Quindi,
del logaritmo però impone che la radice quadrata sia strettamente positiva. Infine, bisogna imporre
Fmh} ⇒ C ⇒C
√1 − 2 ≠ #̃ + Zπ; Z ∈ y √1 − 2 ≠ e 2 ; Z ∈ y 1−2 ≠ e 2 ; Z ∈y
π +kπ π +kπ , da
{
cui, il C.E. della funzione è x ∈ −∞, 12 \ x = 12 1− e
( 2k +1)π
, ∀k ∈ Z .}
531) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = ( cos x )(
tan x )
− cos ( tan x ) .
Il primo addendo è definito quando la base è strettamente positiva e quando la tangente di x è definita,
cos > 0
mentre il secondo addendo è definito dove il suo argomento è definito. Pertanto, l’insieme di
x ∈ −π + 2kπ , π + 2kπ ; k ∈ Z .
2 2
x2 1
532) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x ) = log e + 2 .
x −1
Il C.E. della funzione data è C.E. = ]– ∞, 0[ ∪ ]0, 1[ ∪ ]1, + ∞[, e su questo insieme la funzione data
x
1
lim± f ( x ) = lim± x 2 log 2 = lim± x 2 log x 2 = 0 ;
x →0 x →0
x x →0
1
lim± f ( x ) = lim± log ( e + 1) = ±∞ .
x →1 x →1 x − 1
q = lim f ( x ) − mx = lim
x2 1
log e + 2 − x = lim
(
)
x 2 log e 1 + 1 2 − x ( x − 1)
ex
=
x →±∞ x − 1 x −1
x →±∞
x x→±∞
= lim
( ex )
x 2 1 + log 1 + 1 2 − x 2 − x
= lim
x2 + x2 1 2 − x2 + x
ex = 1.
x →±∞ x −1 x →±∞ x −1
Nell’ultimo passaggio si è utilizzato lo Sviluppo di Mc Laurin al primo ordine della funzione
t → log (1 + t), con t = 1/e 2. Quindi, la retta di equazione y = x + 1 è un asintoto obliquo a ± ∞.
533) Determinare i limiti alla frontiera ed eventuali asintoti della funzione f : R → R definita da
x3 + 2
f ( x) = x 2 .
e +x
x3
Il lim f ( x ) = lim x = 0 , in base agli ordini di infinito, pertanto y = 0 è asintoto orizzontale, della
x→+∞ x→+∞ e
funzione data, a + ∞.
x3
Inoltre, il lim f ( x) = lim 2 = −∞ (ex → 0 per x → – ∞);
x→−∞ x→−∞ x
f ( x) x3 2 − xex
il lim = lim x 3 = 1, ed il lim f ( x ) − x = lim = 0.
x→−∞ x x→−∞ xe + x x→−∞ x→−∞ x2
In cui, si è tenuto conto del fatto che ex → 0 per x → – ∞. Pertanto, y = x è asintoto obliquo a – ∞.
534) Determinare i limiti alla frontiera ed eventuali asintoti della funzione f : R → R definita da
xe x + 2
f ( x) = x .
e +1
xex
Il lim f ( x ) = lim = +∞ ;
x→+∞ x→+∞ e x
f ( x) xex
m = lim = lim x = 1 , q = lim f ( x ) − x = lim 2 −x x = 0 , pertanto y = x è asintoto obliquo
x→+∞ x x→+∞ xe x →+∞ x →+∞ e
3x + 5x2
535) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x) = .
x−4
Il denominatore dev’essere diverso da zero, quindi il C.E. = ] – ∞, 4[ ∪ ]4, + ∞[.
Il lim f ( x ) = ±∞ , pertanto, x = 4 è asintoto verticale.
x → ±4
241
5x2
Il lim f ( x ) = lim = ±∞ , pertanto, non ci sono asintoti orizzontali.
x→±∞ x→±∞ x
f ( x) 5x + 3
m = lim = lim = 5 , q = lim f ( x ) − 5 x = lim 23 x = 23 , pertanto, l’equazione
x→±∞ x x →±∞ x −4 x →±∞ x → ±∞ x
x3 − 3x2 + 5x +1
536) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x ) = .
6x − 2 6x − 2
f ( x) = x − 3 + , poiché, per x → ± ∞, 2 → 0 si ottiene che l’equazione dell’asintoto
x −1
2
x −1
obliquo, sia a + ∞ che a – ∞, è y = x – 3.
Monotònia ed estremanti.
Sia data f : I → R, dove I è un intervallo di numeri reali contenenti, nel suo interno, il punto x0, ed f
è una funzione continua è derivabile in I. Si ha che:
- f è monotòna non decrescente in I se e solo se f ′ ≥ 0, in I;
- f è monotòna non crescente in I se e solo se f ′ ≤ 0, in I;
- Se f ′ > 0 in I, allora f è monotòna crescente in I;
- Se f ′ < 0 in I, allora f è monotòna decrescente in I;
- Se x0 è un estremante locale (cioè se x0 è un punto di minimo o di massimo locale) per f in I, allora
f ′(x0) = 0;
- Se f ′(x0) = 0, e f ′(x) ≤ 0 (rispettivamente f ′(x) > 0) in un intorno sinistro di x0, e f ′(x) ≥ 0
(rispettivamente f ′(x) ≤ 0) in un intorno destro di x0, allora x0 è un punto di minimo locale
(rispettivamente un punto di massimo locale) per f in I;
- Se f è due volte derivabile in x0, f ′(x0) = 0 e f ′′(x0) > 0 (rispettivamente f ′′(x) < 0), allora x0 è un
punto di minimo locale (rispettivamente un punto di massimo locale), per f in I;
- Se f ′(x0) = 0 e la derivata prima non cambia di segno in un intorno di x0, allora x0 è un punto di
flesso a tangente orizzontale.
L’insieme dei punti in cui la derivata prima si annulla sono punti critici o stazionari per la funzione
f. Tutti gli estremanti interni al dominio di definizione di una funzione derivabile, sono punti critici.
Non vale il viceversa, come si ricava studiando, ad esempio, f(x) = x3.
242
Ricordiamo il Teorema di Weierstrass, che garantisce l’esistenza di estremanti assoluti per le f(x)
continue, definite in intervalli chiusi e limitati.
Concavità e convessità: Sia data f : I →R, dove I è un intervallo di numeri reali contenente, nel suo
interno, il punto x0, e f è una funzione continua e due volte derivabile in I.
- Se f è convessa (o concava verso l’alto) in I se e solo se f ′′ ≥ 0 in I;
- Se f è concava (o concava verso il basso) in I se e solo se f ′′ ≤ 0 in I;
- Se f ′′ > 0 in I, allora f è strettamente convessa in I;
- Se f ′′(x0) = 0, e f ′′(x) < 0 (rispettivamente f ′′(x) > 0) in un intorno sinistro di x0 e f ′′(x) > 0
(rispettivamente f ′′(x) < 0) in un intorno destro di x0, allora x0 è un punto di flesso per f in I.
= 0 i k = ±1
2x
Poiché f ′ ( x ) = ; f ′′ ( x ) = 2
1 + x2 (1 + x )
2
2
convessa per – 1 < x < 1, e concava per x < – 1 e x > 1; mentre x = ± 1 sono punti di flesso.
>0 i k >0
⇒ C< 0 i k < 0 ; si ottiene che f è
( x2 +4) ( x2 +4)
(
Poiché f ′ ( x) = 2 1+ 2x e )
; f ′′ ( x) = 4x 2x + 3 e ( )
=0 i k =0
2 2
f ′′ ( x ) =
( )
2 x 2 − 1 − 2 x ( 2 x − 1)
=
(
2 x2 − x − 1 ).
(x ) (x )
2 2
2
+1 2
+1
La f ′(x) > 0 (cioè la f è monotòna crescente) per x > 1/2, la f ′(x) < 0 (cioè la f è monotòna decrescente)
La f ′′(x) < 0 (cioè la f è concava) per x < (1 – √5 )/2 e x > (1 + √5 )/2, la f ′′(x) > 0 (cioè la f è
per x < 1/2, la f ′(x) = 0 per x =1/2, che risulta essere punto di minimo assoluto.
convessa) per (1 – √5 )/2 < x < (1 + √5 )/2, la f ′′(x) = 0 per x = (1 ± √5 )/2, che sono punti di flesso.
243
⎧
⎪ > 0i k < <
3− 7 3+ 7
⎪
⎪
2 2
( x +1) = −2x2 + 6x −1 e( x +1) =
( ) < 0i k < >
3− 7 3+ 7
Poiché la f ′ ( x) = ( 3 − x) 2x −1 e
2 2
⎨
.
⎪
2 2
⎪
⎪ =0 i k =
3± 7
⎩
Si ottiene che f decresce per x < (1 – √7 )/2 e x > (1 + √7 )/2, cresce per (1 – √7 )/2 < x < (1 + √7 )/2,
2
+4≥0
⇒ x > – 4.
+4>0
Per determinare il C.E. della f(x) dobbiamo imporre due condizioni, cioè
Pertanto, il C.E. = D = ] – 4, + ∞[, in cui la f(x) risulta continua e derivabile.
Per determinare gli eventuali estremanti di f , calcoliamo la sua derivata prima imponendone
l’annullamento, cioè:
2 x + 4 log ( x + 4 ) log ( x + 4 )
f ′( x) =
1
( log ( x + 4 ) ) + log ( x + 4 ) + 4 = 0 .
2
=
2 x+4 x+4 2 x+4
Da ciò si ricava x + 4 = 1, cioè x = – 3, e log (x + 4) = – 4, da cui x = – 4 + e-4. Quindi x = – 3 e
x = – 4 + e-4 sono gli unici punti stazionari. Osservando che f ′(x) > 0 per – 4 < x < – 4 + e-4 o x > – 3
e f ′(x) < 0 per – 4 + e-4 < – 3, si ricava che x = – 4 + e-4 è punto di massimo locale e x > – 3 è punto
di minimo locale. La funzione data non ammette massimo assoluto, poiché, per x → + ∞, si ottiene
f(x) → + ∞, quindi essa è superiormente illimitata. Invece, poiché f(x) ≥ 0, nel suo dominio, e
f(– 3) = 0, il punto x = – 3 risulta essere anche di minimo assoluto.
⎧
⎪ i k >0
−x2 + 2x
⎨
3x
⎪ 3 ( x + 3 )2 + 2 x i k ≤ 0
544) Data la funzione f(x) = , stabilire se x = 0 è punto di massimo
⎩
assoluto per f(x) nell’intervallo [2, – 5].
− x2 + 2 x 2x 2