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APPUNTI DI MATEMATICA
ESERCIZI RISOLTI
Edizione 2019
2
Prefazione. –
Questi appunti sono il frutto di studio, dovuto principalmente alla mia passione per la
matematica, prelevando vari esercizi da documentazione specifica e integrandoli con
miei personali pareri che sono, sicuramente, utili per lo svolgimento degli esercizi
trattati. In sintesi, ritengo questi appunti molto utili per approfondire le tematiche di
una materia vasta e, talvolta, complessa, e soprattutto per integrare la teoria, che è
base fondamentale per affrontare un qualsivoglia quesito pratico della matematica.
Questi appunti sono rivolti, principalmente, agli studenti delle scuole superiori
scientifiche ed a quelli che frequentano il primo anno del corso di analisi matematica.
Per facilitare e meglio comprendere la risoluzione degli esercizi descritti, ho inserito
alcuni cenni di teoria, per argomenti trattati, che lo studente approfondirà
adeguatamente.
Buon lavoro.
3
Indice:
- Gli insiemi …………………………………………………………... pag. 5
- Geometria analitica ………………………………………………..... pag. 7
- Cenni su alcune funzioni .…………………………………………… pag. 9
- Studio delle equazioni e disequazioni di 2° grado ..………………… pag. 9
- Teorema di Ruffini ..………………………………………………… pag. 15
- Cenni di trigonometria .……………………………………………... pag. 35
- Esponenziali e logaritmi ..…………………………………………… pag. 44
- Equazioni e disequazioni irrazionali …….………….......................... pag. 51
- Valore assoluto ..…………………………………………………….. pag. 56
- Trigonometria ..……………………………………………………… pag. 59
- Geometria analitica ..………………………………………………… pag. 63
- Immagine inversa .…………………………………………………... pag. 69
- Disequazioni trigonometriche .……………………………………… pag. 71
- Numeri razionali e irrazionali ..……………………………………… pag. 78
- Estremo superiore, inferiore, massimi e minimi di un insieme ……… pag. 78
- Successioni numeriche ...…………………………………………….. pag. 84
- Limiti notevoli ..……………………………………………………... pag. 85
- Casi di indecisioni e ordini di infinito ..……………………………... pag. 87
- Disuguaglianze fondamentali ………………………………………. pag. 118
- Successioni definite induttivamente ..……………………………… pag. 120
- Punto di accumulazione ……………………………………………. pag. 123
- Intorni ………………………………………………………………. pag. 124
- Teorema di Cesaro ………………………………………………….. pag. 127
- Serie numeriche …………………………………………………….. pag. 129
- Serie notevoli ……………………………………………………….. pag. 130
- Funzioni di una variabile reale. Limiti e continuità ....………………. pag. 164
- Derivabilità ………………………………………………………….. pag. 172
- Derivate delle funzioni elementari …………………………………… pag. 173
- Funzioni continue ..………………………………………………….. pag. 179
- Funzioni continue in sistemi chiusi …………………………………. pag. 181
- Continuità uniforme …………………………………………………. pag. 183
- Limite del rapporto incrementale ……………………………………. pag. 189
- Regole di derivazione ……………………………………………….. pag. 193
- Derivazione delle funzioni composte … …………………………….. pag. 196
- Derivazione delle funzioni inverse ………………………………….. pag. 197
- Derivata logaritmica ………………………………………………… pag. 198
- Derivate di ordine superiore ………………………………………… pag. 199
- Moto rettilineo e moto curvilineo …………………………………… pag. 201
- Coefficiente di dilatazione lineare …….……………………………. pag. 204
- Funzioni crescenti e decrescenti …………………………………….. pag. 205
- Teorema di de l’Hospital .……………………………………………. pag. 206
- Altri casi di indeterminazione ……………………………………….. pag. 209
- Osservazioni sul teorema di De L’Hospital …………………………. pag. 212
- Massimi e minimi assoluti e relativi di una funzione ..........………… pag. 212
- Asintoti ……………………………………………………………… pag. 222
- Concavità, convessità e flessi delle curve piane …………………….. pag. 224
4
Cenni di teoria
Gli insiemi.
rappresenta un’inclusione, con: A ⊂ B, e si rappresenta con: [∀x: x∈ A⇒ x∈ B]. Per esprimere che
Si definisce l’insieme A contenuto nell’insieme B, oppure l’insieme A è un sottoinsieme di B, che
caso che l’insieme A fosse vuoto (A=∅), cioè privo di elementi, sarebbe comunque un insieme proprio
gli stessi elementi dell’insieme B. Quindi, in questo caso A è un insieme improprio di B; anche nel
di B.
Il simbolo ∈ rappresenta una relazione di appartenenza, cioè un predicato in due variabili.
L’unione dell’insieme A con l’insieme B, cioè A ∪ B = {x: (x∈ A) o (x∈ B)}, cioè è costituito dagli
elementi x che appartengono ad A o B o insieme.
L’intersezione dell’insieme A con l’insieme B, cioè A ∩ B = {x: x∈ A e x∈ B}, è l’insieme formato
dagli elementi che appartengono sia ad A che a B.
La differenza fra l’insieme A e l’insieme B, cioè A \ B = {x: (x∈ A) e (x∉ B)}, è l’insieme degli elementi
di A che non appartengono a B.
La differenza simmetrica fra l’insieme A e l’insieme B, cioè A Δ B = {x: (x∈ A) e (x∉ B) ∪ (x∉ A) e
(x∈ A)} = (A \ B) ∪ (B \ A) = (A ∪ B) \ (A ∩ B), è l’insieme costituito dagli elementi che appartengono
ad uno solo degli insiemi A o B ((x∈ A) o (x∈ B)), cioè dagli elementi di A che non appartengono a
B e dagli elementi di B che non appartengono ad A.
Il complementare dell’insieme A sottoinsieme dell’insieme U, cioè A' = CA = {x: (x∈ U) e (x∉ A)} =
Figura 1
Insieme dei numeri naturali N = {0, 1, 2, 3, 4, ……. }. In alcuni testi, per motivi storici, è escluso 0.
Esempio: a + x = b, con a, b ∈ N. Esiste x ∈ N? Non sempre. Infatti, nel caso di 5 + x = 3 si ottiene
x ∉ N.
Insieme dei numeri relativi Z = {0, +1, –1, +2, – 2, +3, – 3, ……. }.
Insieme dei numeri razionali Q = {p/q; p,q ∈ Q, q ≠ 0}, p/q = r/s se ps = qr.
, ≥ 0
− , < 0
Il valore assoluto di un numero reale x: |x | =
, ≥ 0
a2 , con a ∈ R, è uguale a a2 =
− , < 0
Esempio = | a |.
7
Geometria analitica.
- La circonferenza è il luogo dei punti del piano (R × R = R2) che hanno distanza r (raggio della
circonferenza) da un punto fisso C = {x0, y0} (centro della circonferenza). Il raggio della
circonferenza è dato da: r = ( x − x )2 + ( y − y )2 .
0 0
- La retta di equazione (forma implicita) ax + by + c = 0, passante per due punti P1 = (x1, y1) e
1
P2 = (x2, y2), si può scrivere x − x1 x2 − x1 = y − y1 y2 − y1 . Quindi si ottiene: a = ,
x 2 − x1
1
b=– e
y 2 − y1
x1 y1
c=– + . L’equazione della retta in forma esplicita è del tipo y = m x + q, in cui m
x 2 − x1 y 2 − y1
è il coefficiente angolare della retta (pendenza) e q è l’ordinata dell’intersezione della retta con
l’asse delle y (fig. 2).
y
B
.
A'
. A x
B'
F=(C,0)
F'=(-C,0)
C= a2 − b2
FIGURA 3
q
.
. (1, m+q)
0
.
1
x
Figura 2
x2 y 2
L’ellisse ha equazione del tipo 2 + 2 = 1, in cui a è il semiasse maggiore, b il semiasse minore, i
a b
fuochi F = (– c, 0) e F’ = (c, 0), c = a 2 − b 2 (figura 3).
x2 y 2
- L’iperbole ha equazione del tipo – =1, in cui i fuochi hanno coordinate F = (– c, 0) e
4p
(figura 5).
9
conto che x1 + x2 = – b/a e x1 x 2 = c/a. Se il Δ > 0 l’equazione ha due soluzioni reali e distinte, se il
Δ = 0 l’equazione ha due soluzioni coincidenti, se il Δ < 0 l’equazione non ammette soluzioni reali.
Nel caso di disequazioni del tipo a x2 + b x + c < > 0 si hanno le seguenti soluzioni:
a>0 a x2 + b x + c > 0
Δ>0
a x2 + b x + c < 0
soddisfatta per x esterni all’intervallo soddisfatta per x interni all’intervallo
soluzione di f(x)=0 soluzione di f(x)=0
a<0 a x2 + b x + c > 0
Δ>0
a x2 + b x + c < 0
soddisfatta per x interni all’intervallo soddisfatta per x esterni all’intervallo
soluzione di f(x)=0 soluzione di f(x)=0
Esercizi
x2 4 x2
1) − x> − ⇔ 2 x 2 − 6 x > 8 − 3x 2 ⇔ 5x 2 − 6 x − 8 > 0
3 3 2
∆ = b2 – 4ac = 36 +4 x 5 x 8 = 196 = 142 > 0,
− b ± b 2 − 4ac 6 ± 14
x1,2 = = x1 = 2, x2 = – 4/5
2a 10
Essendo il coefficiente di x2 > 0, la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x esterni
4
all’intervallo della radice. Quindi è soluzione ∀x ∈ − ∞,− ∪ ]2,+∞[ .
5
2) – x 2 +9 x – 14 > 0
∆ = b2 – 4ac = 81 – 4 (–1)( –14) = 81 – 56 = 25 > 0
− b ± b 2 − 4ac 9 ± 5
x1,2 = = , x1=2, x2 = 7
2a −2
Il coefficiente di x2 < 0, pertanto la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x interni
all’intervallo + 2 e + 7. Quindi è soluzione ∀x ∈ ]2,7[ .
11
3) 2 x2 – 3 x + 5 > 0
∆ = b2 – 4ac = 9 – 4 x 2 x 5 = 9 – 40 = – 31 < 0
Considerato che il coefficiente di x2 > 0 la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x. Quindi
è soluzione ∀x ∈ ]− ∞,+∞[ .
4) x2 – 25 ≥ 0
5) x2 – 6 x + 9 > 0
∆ = b2 – 4ac = 36 – 4 x 9 = 36 – 36 = 0
coefficiente di x2 > 0 la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x tranne il valore x = 3, per
Il primo membro è il quadrato del binomio (x – 3)2, pertanto la soluzione è x = 3. Considerato che il
6) x2 – x + 5 < 0
− b ± b 2 − 4ac 14 ± 4 7 2 2
m1,2 = = , m1 =1 + 7 , m2 =1 – 7
2a 14 7 7
2 2
Quindi, l’equazione di partenza avrà radici reali quando m è compreso fra 1 – 7 ≤ m≤ 1 + 7
7 7
m ∈ , .
1 3
4 4
− 8 + 15 > 0 ( )
#
9) "
2 − 15 + 7 < 0 (+)
#
>5
<3
− b ± b 2 − 4ac 8 ± 2
x1,2)a = = , x1a = 10/2 = 5, x2a = 6/2 = 3
2a 2
b) ∆ = b2 – 4ac = 225 – 56 = 169 > 0,
− b ± b 2 − 4ac 15 ± 13
x1,2)b = = , x1b = 28/4 = 7, x2b = 2/4 = 1/2 1/2 < x < 7.
2a 4
Il sistema è soddisfatto per ∀ x ∈ R: ]1/ 2,3[ ∩ ]5,7[ (figura 7).
13
−1 <0 ( )
#
+2> 1+1 ( )
12 2
3
11) 0 #
+ 3 − 10 < 0 (+)
#
+ − 2 > 0 (c)
a) 9 x +30 > 5 x +15 ⇒ 4 x +15 > 0 x > –15/4
− b ± b 2 − 4ac −3±7
x1,2)b = == , x1b = 2, x2b = – 5 – 5 < x < 2
2a 2
x > 1, x < – 2
− b ± b 2 − 4ac − 1± 3
c) x1,2)c = = , x1c =1, x2c = – 2
2a 2
14
a) m > 2
[
b) (2m − 3) ] − (m − 2)(5m − 6) < 0
2
Teorema di Ruffini.
polinomio Q(x) di grado n – 1 tale che: P(x) = (x – α) Q(x), ∀ x ∈ R. Se la divisione ha resto Pr(x)
Il numero α è radice del polinomio P(x) = an xn + an-1 xn-1 + …….. + a1 x + a0, se e solo se esiste un
P ( x) R( x)
si ha: = Q( x ) +
(x − α ) (x − α )
13) x3 – x2 – 4 x + 4 ≤ 0
Dividendo tale polinomio per (x – 1), di cui x = 1 è radice dell’equazione al primo membro, si ha:
Quindi, applicando il teorema di Ruffini
x3 – x2 – 4 x + 4 = (x – 1)(x2 – 4) =
= (x – 1)( x – 2) (x + 2) ≤ 0
x–1≥0 ⇒ x≥1
x–2≥0 ⇒ x≥2
x+2≥0 ⇒ x≥–2
Si studia il segno del polinomio dato studiando il segno dei singoli fattori.
14) 2 x3 + 5 x2 + 5 x + 2 ≤ 0
Applichiamo il teorema di Ruffini, dividendo il polinomio per x + 1 in quanto x = 1 è soluzione.
Quindi
2 x3 + 5 x2 + 5 x + 2 = (x + 1)( 2 x2 + 3 x + 2)
Adesso studiamo separatamente i segni dei due
fattori:
a) x + 1 ≥ 0 ⇒ x ≥ –1
b) 2 x2 + 3 x + 2 ≥ 0
∀ x ∈ R: ]− ∞,−1] .
sono (figura 12):
15) 3 x3 + x2 – x – 3 ≤ 0
Applichiamo il teorema di Ruffini, dividendo il polinomio per x –1 in quanto x = 1 è soluzione.
Quindi
3x3 + x2 – x – 3 = (x – 1)(3x2 + 4x + 3)
Adesso studiamo separatamente i segni dei due
fattori:
a) x –1 ≥ 0 ⇒ x ≥ 1
b) 3 x2 + 4 x + 3 ≥ 0
∆ = b2 – 4ac = 16 – 4 x 3 x 3 = 16 – 36 = – 20 < 0
Questa è soddisfatta per tutti I valori di x ∈ R. Pertanto la disequazione data è equivalente alla
disequazione x –1 ≤ 0, le cui soluzioni sono: ∀ x ∈ R: ]− ∞,1] .
+2 ):( – 5) +
4 3 2 2 5− x
(5 +3 + 1) = (5 +3
x2 + 1
17
x4 + 1
17) 2
x +2
x4 + 1 5
= x2 − 2 + 2
x +2
2
x +2
3x 3 + 3 y 3
18) 2 = 3x + 3 y
x − xy + y 2
( ) ( )
3 x 3 + y 3 = 3(x + y ) x 2 − xy + y 2 , semplificando con il
denominatore si ottiene il risultato.
x 4 + 2x2 + x − 4 1 5 x2 + x + 4
19) = x+ 3 3 .
3x3 + x 3 3x + x
4x2 − y2
20) = 2x − y
2x + y
18
( =
) ( =
)
3x2 x3 + 1 3x2 x3 + 1 3x4 + 3x 2 1 3x + 3
= − +
1
21)
3x3 + x ( )
x 3x2 + 1 3x2 + 1
x
3 3x2 + 1
.
(
x2 y 2 − x2 + 7 y 2 − 7
=
)( )
y2 −1 x2 + 7
=
x2 + 7 1
= x −1 +
11
22)
( )
2 xy − 2 x + 4 y − 4 y − 1 (2 x + 4) 2 x + 4 2
2 2 2
2x + 4
.
23) x = " ≥ 0 = + x2
− < 0
(figura
13)
x =1 " = 1 , "− = 1
≥0 <0
Le soluzioni sono + 1 e – 1.
−2 x−3 F− + 2 = 2 x − 3
x−2 =2 x−3 ⇒F
−2 ≥0 −2< 0
Queste equivalgono ai quattro sistemi:
−2=2 −6 − − 2 = −2 + 6 − +2=2 −6 − + 2 = −2 + 6
. −2≥ 0 , . −2≥ 0 , . −2< 0 , . −2< 0 ,
−3 ≥0 −3< 0 −3≥ 0 −3< 0
equivalenti a:
− = −4 3 =8 −3 = −8
a) . ≥ 3 , +) .2 ≤ < 3 , I) . < 2 , J) . I sistemi c) e d) non hanno soluzione.
Quindi:
24) x − 3x – 2 = 0.
2
"
#
−3 −2 =0 , " #
−3 −2=0 , " #
−3 +2=0
≥3 ≤0 0< <3
Calcoliamo le soluzioni di #
− 3 − 2 = 0: ∆ = b2 – 4ac = 9 + 4 x 2 = 17 > 0,
− b ± b 2 − 4ac 3 ± 1
x= = , x1 = 2, x2 = 1, che soddisfano il 3° sistema.
2a 2
Quindi le soluzioni dell’equazione proposta sono:
3− 17 3+ 17
x= , 1, 2, .
2 2
25) x + 3x – 2 = 0
2
Considerato che x + 3x ≥ 0, e che, ovviamente, 2 > 0 si può concludere che non esistono soluzioni
2
reali.
26) x – 3 x + 2 > 0.
2
a) ∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1> 0
>2
⇒ x1 = 2, x2 = 1, quindi C <1
− b ± b 2 − 4ac 3 ± 1
≥0
x= =
2a 2
b) ∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1> 0
21
> −1
⇒ x1 = –1, x2 = – 2, quindi C < −2
− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 1
< 0
x= =
2a 2
27) x ∈ R: ⇒ >0
x −1 x − 1 x − 1 x −1
< –
x−2 x x x−2
<0 ⇒
2x − 2 2( x −1)
< 0 Dev’essere x ≠ 2 e x ≠ 0 (insieme di definizione, o campo di esistenza:
x( x − 2) x( x − 2)
∀ x ∈{ R/(0),(2)}).
Come si vede (figura 16), in base alla regola dei segni le soluzioni sono:
∀x ∈ R: ]− ∞,0[ ∪ ]1,2[ .
22
28) x + x 2 − 10 x + 9 ≥ x + x 2 − 10 x + 9
⇒ x1 = 9, x2 = 1 ⇒ ∀x ∈ R: ]− ∞,1] ∪ [9,+∞[
− b ± b 2 − 4ac 10 ± 8
x= =
2a 2
x+ x 2 − 10 x + 9 ≥ 1 ⇒ x 2 − 10 x + 9 ≥ 1 − x
1− ≥0
1 – x < 0, oppure . ⇒ x −10x + 9 ≥ 1+ x − 2x ⇒ – 8x + 8 ≥ 0
x − 10 + 9 ≥ (1 − )
2 2
2 2
8x – 8 ≤ 0 ⇒ x ≤ 1.
29) x + 3 < 3
x 3 + 27
>
x +1 x+2
30)
x2 + 1 x2 + 4
L’insieme di definizione è ∀ x ∈ R.
Si osservi che x + 1 < x + 2 per ∀ x. Se x + 2 ≤ 0 la disequazione equivale a:
⇒
2 2
x +1 x + 2 x2 + 1 + 2x x 2 + 4 + 4 x
< <
2 2 x2 + 1 x2 + 4
x +1 x + 4
23
x +1 x+2
≤0≤ . Invece se x + 1 ≥ 0, la disequazione equivale a:
x2 + 1 x2 + 4
⇒ ⇒ x − 2x < 0
2 2
x + 2 x +1 x 2 + 4 + 4 x x2 + 1 + 2x
< <
3
2 2 x +4
2
x +1
2
x + 4 x +1
1− x
24) <0
x2 + x
x −3
31) ≤3
x−2
9 3
Quindi la soluzione della disequazione di partenza è S = − ∞,− 2 ∪ − 4 ,+∞ ,
32) x x − 2 x + 3 > 0
pertanto x ∈ ]− 3,1[
33) x +1 + x −1 < 1
Il primo membro 2 x 2 − 1 ≥ 0. Gli x che rendono il secondo membro minore di zero, cioè
1 − 2 x < 0 sono gli x > 1/2 non sono soluzioni in quanto non soddisfano l’insieme di definizione
(x ≥ 1). Gli x che rendono il secondo membro maggiore o uguale a zero, cioè 1 − 2 x ≥ 0 sono gli
x ≤ 1/2. Dovendo la disequazione soddisfare contemporaneamente x ≥ 1 e x ≤ 1/2 si può concludere
che la disequazione di partenza non ammette soluzioni.
25
34) x +1 − x −1 < 1
ottiene: ( ) (
x +1 <
2
)
2
x + 1 + 1 , poiché ambo i membri sono positivi, si ottiene:
5
Quindi la soluzione della disequazione di partenza è: S = ,+∞ .
4
1
35) 2 x − 1 ≤ 1 −
x
L’insieme di definizione è x ≠ 0 (∀ x ∈ R\{0})
Questa disequazione è equivalente a:
⇒ 2x + − 2 ≤ 0 ⇒ 2 x 2 − 2 x + 1 ≤ 0
1 1
a) 2 x − 1 ≤ 1 −
x x
∆ = b2 – 4ac = 4 – 16 = –12 < 0, pertanto non ammette soluzioni.
⇒ 2x − ≥ 0 ⇒ ≥ 0 ⇒ (Δ > 0) ⇒ x 2 ≥ ±
1 1 2x2 −1 1
b) − 2 x + 1 ≤ 1 − .
x x x 2
>
1 1
Essendo e considerando
2 2
l’insieme di definizione (figura 19):
x ∈ − ,+∞ .
1 1
,0 ∪
2 2
Quindi la soluzione della disequazione
1
di partenza è: − ,0 .
2
26
36) x 3 < 2 − x 2
Definita per ∀ ∈ N.
Pertanto x 3 + x 2 – 2 = ( − 1) ( x 2 + 2 x + 2) .
Troviamo le soluzioni di x 2 + 2 x + 2 = 0
∆ = b2 – 4ac = 4 – 8 = – 4 < 0
Quindi x 2 + 2 x + 2 > 0 è soddisfatta per ∀ ∈ N.
( − 1) < 0 ⇒ < 1.
37) x2 − x + 1 ≥ x + 3
x 2 − x + 1 ≥ x + 3 ⇒ x 2 − x + 1 ≥ ( x + 3) ⇒ x 2 − x + 1 ≥ x 2 + 9 + 6 x
2
7x + 8 ≤ 0 ⇒ ≤ – 8/7.
8
La soluzione della disequazione di partenza è S = − ∞,− .
7
x −1
38) <2
x +1
<2
P2PQ
<2 <2
P2PQ 2PQ
FP2PQ . F2RQ
2RQ
<0
< −1 ≥0
+1>0
oppure oppure
39) Determinare m ∈ N in modo che l’espressione x 2 − 6 x + m sia positiva per ∀ ∈ N . Per tali m
risolvere la disequazione x2 − 6x + m > 3 – 1.
Il discriminante dell’equazione x 2 − 6 x + m = 0 è:
∈ − ∞, .
1
che rendono il secondo membro 3 – 1 strettamente negativo, cioè
3
= 1 > 1/3.
m −1 8
Si noti che ≥
2 2 2 2
m −1
Se m ≥ 9, la disequazione ha come soluzione S = − ∞, .
2 2
x
1
40) < 25, dire che è verificata per = log 2-5.
10
Il log 10 > 2, essendo 10 ≥ 9 > e il > log 2 (il log 2 −5 < 0).
21 log 25 1 −5
< 1/2, da cui
log10 log10 2
Pertanto la disequazione data non è verificata per = log 2–5.
41) 2 x 4 − 3x 2 >
1
2
Ponendo t = 2
e moltiplicando ambo i membri per 2, si ha: 4t 2 − 6t − 1 > 0
= − ac = 9 + 4 = 13 > 0
2
∆ b
4 2
28
− b ± 13 3 ± 13
t= 2 =
a 4
2 3 − 13
t= , ma, dato che < 0, è ammissibile solo
4
l’espressione x 2 >
3 + 13
.
4
>
3 + 13 3 + 13
Che ha come soluzione <− e .
2 2
1 3 1
42) x − 2 x + 2 x ≤ 0 x x 2 − 2 x + 2 ≤ 0 x( x − 2 ) ≤ 0
2 2
2 2
1 2
Perché ∆ = 4 − 4 ∗ ∗ 2 = 0, x = ∗ 2 = 2
2 2
≤0e = 2.
43) x 3 + 3 x 2 − 4 x < 0 ⇒ ( )
x x 2 + 3x − 4 < 0
x 2 + 3x − 4 = 0
− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 5
x= = x1 = 2/2 = 1, x 2 = – 8/2 = – 4.
2a 2
Dalla regola dei segni: di ogni fattore si studia il segno, quindi dal prodotto dei fattori si ricavano gli
insiemi di positività e negatività del primo membro.
44) 2 x 4 + 4 x 2 + 1 > x 4 + x 3 + 2 x 2 + x
x 4 + 2 x 2 − x3 − x + 1 > 0 ⇒ x 4 − x3 + 2x 2 − x + 1 > 0
(x 4
− x3 + x2 + x2 − x + 1 > 0
) ( ) ⇒ x2 x2 − x + 1 + x2 − x + 1 = x2 − x + 1 x2 + 1 > 0
( ) ( ) ( )( )
Poiché x 2 + 1 > 0, la disequazione è equivalente a x 2 − x + 1 > 0
∆ = b2 – 4ac = 1 – 4 = – 3 < 0.
Pertanto la disequazione è soddisfatta per ∀ ∈ N.
> ⇒ >0
11 5 11 5
45) −
2x + 3 2 − x 2x + 3 2 − x
>0
22 − 11x − 10x − 15 − 21x + 7 21x − 7
= 2
4 x − 2 x + 6 − 3x − 2 x + x + 6 2 x − x − 6
2 2
Equivalente a:
21 − 7 > 0 21 − 7 < 0
a) " b) "
2 2 −x − 6 > 0 2 2 −x − 6 < 0
a) 21 –7>0 ⇒ > 7/21 = 1/3
∀ ∈ N:
La disequazione data è, pertanto, soddisfatta per
4 x 4 x
46) ≻ 3− −3+ ≻0
x+2 x −1 x + 2 x −1
4 x − 4 − 3 x 2 − 3 x + 6 + x 2 + 2 x − 2 x 2 + 3x − 2
= ≻ 0 che è equivalente a:
x2 + x − 2 x2 + x − 2
− 2 x 2 + 3x + 2 > 0 − 2 x 2 + 3x + 2 < 0
a) F b) F
x2 + x − 2 > 0 x2 + x − 2 < 0
∀ ∈ N : x ∈ ]1,2[ .
1
∀x ∈ R: x ∈ − 2,− ∪ ]1,2[ .
2
31
⎧ D( x ) ≥ 0 > 0
⎪
C (x ) > 0 se n è pari.
⎨
C ( x ) ≻ n D(x ) è equivalente a
⎪ [C ( x )]n ≻ D(x )
⎩
Esercizio 2 x + 1 ≻ 3 7 + 8 x 3 .
4 2
−b ± ∆
2 4 = − 1 ± 10 , quindi la soluzione della disequazione data è:
a 3
∀ ∈ N:
− 1 − 10 − 1 + 10
x ∈ − ∞, ∪ ,+∞ .
3 3
48) 2 x + 3 ≻ 4 x 2 − 13x + 3
⎧ 4 x 2 − 13 x + 3 ≥ 0 (a)
⎪
2x − 3 > 0 (b)
⎨
⎪ (2 x − 3)2 > 4 x 2 − 13 x + 3 (I)
⎩
a) ∆ = b2 – 4ac = 169 – 48 = 121 > 0
⇒
− b ± b 2 − 4ac 13 ± 11
x= = ≥3e ≤ 1/4
2a 8
b) > 3/2
Quindi si ha:
1 3
− ∞, 4 ∪ [3,+∞[ ∩ 2 ,+∞ ∩ ]− 6,+∞[ .
49) x − 2 ≺ 3 x 3 − 7 x 2 + 7 x + 16
⇒
− b ± b 2 − 4ac − 5 ± 11
x= = –8< < 3. Cioè è soluzione ∀x ∈R: ]− 8,3[ .
2a 2
50) x − 8 ≺ x 2 − 9 x + 14 .
(x − 8) 2
≺ x 2 − 9x + 14
b) −8 ≥0 ⇒ ≥8
Teoria: per definizione, da log10 x = a x = 10 , e dato che il log10 x cresce al crescere del valore
a
di , allora log10 x ≻ a x ≻ 10 . Si possono calcolare soltanto i logaritmi dei numeri positivi, allora
a
log10 x ≺ a 0 ≺ x ≺ 10a .
∆ = b2 – 4ac = 49 – 24 = 25 > 0
1
Cioè è soluzione ∀x ∈ R: − ∞, ∪ ]3,+∞[ .
2
( )
52) log10 x − 7 x + 11 < 0
2
x 2 − 7 x + 11 > 0 a)
F
x 2 − 7 x + 11 < 10 0 = 1 b)
a) ∆ = b2 – 4ac = 49 – 44 = 5 > 0
⇒ > <
− b ± b 2 − 4ac 7 ± 5 7+ 5 7− 5
x= = e
2a 2 2 2
b) ∆ = b2 – 4ac = 49 - 40 = 9 > 0
⇒ 2<
− b ± b 2 − 4ac 7 ± 3
x= = < 5.
2a 2
34
∩ ]2,5[ ⇒ 2,
7 − 5 7 + 5 7 − 5 7 + 5
, ∪ ,5 .
2 2 2 2
52 x − 7 < 1/3 a)
Quindi:
F
5 2 x −7 > 1 b)
Cenni di trigonometria.
Indicando con la misura in radianti di un angolo, e con y la misura in gradi dello stesso angolo, si
ha:
⇒ x= y e y=
π 180
360 : 2 π = y : x.
180 π
180 π
Quindi, y = = 57017′44′′,8... x = = 0,017453...rad .
π 180
π 135 3
0 0 0
45 3 135
Se α = 33 45′ = 33 + = 33 + =
0
, posto y = 135/4 si ottiene x = ∗ = π
60 4 4 180 4 16
15
Se α = π = x si ha:
22
Con k ∈ Z (interi).
Si chiama secante di α il reciproco di cos α ≠ 0, cioè sec α = 1/cos α; cosecante di α cosecα =1/sin
α.
cos α −2 −2
ctgα = = 3 = 3 =2 5.
− 1 − cos 2 α − 1− 4 − 5 5
9 3
5 tg 5 π − 3 3
Se tg (5/3)π = − 3 sin π = 3 = =− ,
3 1 + tg 2 5 π 1+ 3 2
3
5 1 1 1
e cos π = = = .
3 1 + tg 2 5 π 1+ 3 2
3
36
sin 2α = 2 sin α cos α
cos 2α = cos α − sin α = 1 − 2 sin α = 2 cos α − 1
2 2 2 2
2tgα
tg 2α =
1 − tg 2α
.
α 1 − cos α α 1 + cos α α 1 − cos α
sin =± , cos = ± , tg = ±
2 2 2 2 2 1 + cos α
Formule di prostaferesi:
p+q p−q
sin p + sin q = 2 sin cos
2 2
sin p − sin q = 2 sin p − q cos p + q
2 2
cos p + cos q = 2 cos p + q cos p − q
2 2
p+q p −q
cos p − cos q = −2 sin sin
2 2
2tg α 1 − tg 2 α 2tg α
sin α = 2 , cos α = 2 , tgα = 2 .
2α 2α 2α
1 + tg 1 + tg 1 − tg
2 2 2
x
56) cos
2
+ sin 2 x = 1
2
Dalle formule di bisezione del coseno si ottiene:
1 + cos x 1 + cos x
+ sin 2 x = 1 + 1 − cos2 x = 1 2 cos2 x − cos x − 1 = 0
2 2
∆ = b2 – 4ac = 1 + 8 = 9 > 0
cos2 x − 3 cos x + 2
58) 1 + cos x =
1 − cos x
∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1 > 0,
− b ± b 2 − 4ac 3 ±1
cos = =
2a 4
⇒ cos = 1 ⇒ = 0 = 2Z[e cos = 1/2 ⇒ = ± (1/3)π +2kπ;
però, dall’insieme di definizione, ≠ 2Z[, le soluzioni sono:
= ± π/3 +2kπ.
2tg α 1 − tg 2 α
Dalle formule: sin α = 2 , cos α = 2 otteniamo:
2α 2α
1 + tg 1 + tg
2 2
38
2tg x 1 − tg 2 x
3 2 + 2 = 1 2 3tg x + 1 − tg 2 x = 1 + tg 2 x
2 x 2 x
1 + tg 1 + tg 2 2 2
2 2
x x x x
3tg − tg 2 = 0 tg tg − 3 = 0
2 2 2 2
Pertanto, le soluzioni sono:
= 0 = kπ x = 2kπ con k ∈ Z;
x x
- tg
2 2
tg = 3 = + kπ x = π + 2kπ con k ∈ Z.
x x π 2
-
2 2 3 3
60) x x 2 − 4 x 2 − 3 > 0
( )( )
Da notare che è positivo per > 0 e negativo per < 0;
2
–4>0 ⇒ < – 2, > 2;
2
–3>0 ⇒ > √3, < − √3
Il prodotto dei tre fattori è maggiore di zero quando tutti e tre i fattori sono maggiori di zero, oppure
quando due fattori sono minori di zero ed uno no.
5(x + 1)
61) =6
x+2
Condizione di esistenza +2≠0 ⇒ ≠ – 2.
5(x + 1) = 6(x + 2) 5x + 5 = 6 x + 12 x + 7 = 0 x = −7
x −1
62) +8 =
x +1 x +1
Condizione di esistenza +1≠0 ⇒ ≠ –1.
9
x + 8( x + 1) = −1 9 x + 8 = −1 x = − = −1
9
39
x2 + 1 − 2x x3 − 1
63) =
x+2 x − 2 + x2
Condizione di esistenza + 2 ≠ 0 ⇒ ≠ – 2 e ≠ 1 (le soluzioni dell’equazione di secondo grado
al denominatore del secondo membro sono = 1 e = – 2).
(x + 1)2 = (x − 1)(x 2 + x + 1) x 2 − 2 x + 1 = x 2 + x + 1 3x = 0 x = 0
x+2 (x + 2)(x − 1)
x2 − 4x + 4 2−x
64) = 2
3x − 9 x − 5x + 6
(x − 2)2 = − (x − 2) (x − 2)2 1
= − ( x − 2 ) = −3
2
3( x − 3) (x − 3)(x − 2) 3 1
L’equazione data non ammette soluzioni in quanto ( – 2)2 > 0 mentre – 3 < 0.
x+2
65) ≤2
1− x
Condizione di esistenza 1 – ≠0 ⇒ ≠1
x+2 x + 2 − 2 + 2x 3x 3x
− 2 ≤ 0 minimo comune denominatore ≤ 0 (− 1) ≤0 ≥0
1− x 1− x 1− x x −1
]− ∞,0] ∪ ]1,+∞[ .
>
3 6
66)
x + 4 x−4
Condizione di esistenza ±4≠0 ⇒ ≠ ± 4.
]− ∞,−12[ ∪ ]− 4,4[ .
1
67) < − x2 − 1
x +4
2
Il primo membro è maggiore di zero, mentre il secondo membro è minore di zero. Pertanto,
l’equazione assegnata non ammette soluzioni.
>
x3 − 3x 2 + 2 x − 6 2
68)
x − 2x − 3
2
x +1
Fattorizzando il numeratore al primo membro, e considerando che x1 – x2 = – b e x1 x2= c, si ottiene:
>
x 2 ( x − 3) + 2( x − 3) 2
(x − 3)(x + 1) x +1
( x 2 − 2 x − 3 = 0 ∆ = b 2 − 4ac = 4 + 12 = 16 x = − b ± ∆ x = −1, x = 3 )
2a
Condizioni di esistenza ≠ –1 e ≠ 3.
>0 ⇒ >0
x 2 (x − 3) + 2(x − 3) − 2( x − 3) x2
(x − 3)(x + 1) (x + 1)
x 2 ≥ 0 sempre, quindi possiamo studiare solamente il denominatore che risulta maggiore di zero per
+1>0 ⇒ > –1.
Escludiamo = 0 che annulla il numeratore.
Le soluzioni della disequazione data sono:
]− ∞,−1[ ∪ ]0,+∞[ .
2 +]−5=0
69) "
+] =5
41
70) C ⇒ C
x 2 − 2 = −5 x + 4 x 2 + 5x − 6 = 0
y + 2x 2 = 0 y + 2x 2 = 0
Analizziamo la x 2 + 5 x − 6 = 0 :
∆ = b2 – 4ac = 25 + 24 = 49,
⇒ =1e
−b ± ∆ −5±7
x= = = – 6.
2a 2
Sostituendo tali valori alla seconda equazione si ottiene:
=1 = −6
" "
] = −2 ] = −72
e
71) C
y 2 = 2x 2 + 4x
2 x 2 + y 2 = 3x − 1
C ⇒ C
y 2 − 2x 2 − 4x y 2 = 2x 2 + 4x
− y 2 − 2 x 2 + 3x + 1 4x 2 + x + 1 = 0
Analizziamo la 4 x 2 + x + 1 = 0 :
72) C
x(x − 1) = y( y + 1)
2y − x 2 = 0
2
Applicando il metodo di sostituzione, tenuto conto che y = x , si ottiene:
2
⎧
⎪
x2
x ( x − 1) = ( y + 1)
⎨
2
⎪
,
⎩
2
y=x
2
42
x2 x2 x4 x2 x4 x2
x2 − x = y + x2 − x = + x2 − x − − = 0 4x2 − 4x − x4 − 2x2 = 0
2 2 4 2 4 2
x4 − 2x2 + 4x = 0 ⇒ (
x x3 − 2x + 4 = 0 . )
Oltre alla soluzione = 0 e y = 0 (y = 2/2), le altre soluzioni si ottengono determinando le radici del
( )
polinomio x x 3 − 2 x + 4 = 0 , di cui = – 2 è una radice, per cui, dalla divisione sotto riportata si
ottiene:
( )
x 3 − 2 x + 4 = (x + 2) x 2 − 2 x + 2 = 0
⎧ x 2 + 1 = y y + 1
⎨
73) 2 4
⎩ y = 2x 2
1 1 y 1 1 y 1 y
x2 + = y y + + = y y + + = y 2 + 2 y + 2 = 4 y 2 + y 4 y 2 − y − 2 = 0
2 4 2 2 4 2 2 4
∆ = b2 – 4ac = 1 + 32 = 33 > 0,
1 + 33 1 + 33
(x, y ) = ± , .
4 8
2 +1 > 0
−1> 0
74)
43
Come abbiamo visto, i sistemi di disequazioni si trattano come quelli di equazioni. Dato che
cerchiamo i valori di che soddisfano simultaneamente entrambe le disequazioni, dovremo prendere
in considerazione l’intersezione fra gli insiemi di soluzioni, cioè:
> 1.
continue contemporaneamente su tutte le righe, cioè
+3≥ 0 ≥ −3
⇒
−2≠ 0 ≠ 2
75)
⎧ x − 4x + 3 ≻ 0
⎪
2
⎨
76) x 2 − 3 x + 1 ≻ 0
⎪
⎩ >1
2
x 2 − 4 x + 3 > 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 16 – 12 = 4,
⇒ >3e < 1.
− b ± b 2 − 4ac 4 ± 2
x= =
2a 2
(x − 1)(x − 3) ≻ 0
.
>1
∀x ∈ R
( )
x
ax a
x
= , seα , β ∈ R e α , β ≠ 1 α logα a = a, logα α x = x, logα 1 = 0
b b
logα (a ∗ b ) = logα a + logα b, log = logα a − logα b, logα a x = x logα α , logα = logα (a −1 ) = − logα a,
a 1
b a
log β a 1
logα a = , logα a = logα β log β a, logα β = , a logα β = b logα a. .
log β α log β α
Esercizio:
⇒ x3 + 1 − 2 x = x 2 − ( x + 1)
3 1
ex e x 2 − ( x +1) 1
2x
= e 2
e 2
2 x 3 + 2 − 4 x − 2 x 2 + x + 1 = 0 ⇒ 2 x 3 − 2 x 2 − 3x + 3 = 0
3 3
x3 − x 2 − x + = 0 , che è divisibile per ( – 1)
2 2
3
Quindi ( x − 1) x 2 − = 0
2
78) 52 x − 5 x = 6
Si sostituisce t = 5 x , da cui t 2 − t − 6 = 0
∆ = b2 – 4ac = 1 + 24 = 25 > 0,
⇒
− b ± b 2 − 4ac 1 ± 5
t= = t =3 e t = – 2.
2a 2
Poiché t = 5 x > 0, l’unica soluzione ammissibile è t = 3, cioè 3 = 5 x , da cui log 5 3 = x .
(t − 1)(t 2 + 4t + 1) > 0
t – 1 = 0 ⇒ t = 1,
t 2 + 4t + 1 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 16 – 4 = 12 > 0
− b ± b 2 − 4ac − 4 ± 2 3
t= =
2a 2
t = – 2 + √3 < 0 e t = – 2 – √3 < 0.
unicamente da t – 1, pertanto la disequazione sarà verificata per t – 1> 0, cioè per t > 1, ovvero per
Il fattore t 2 + 4t + 1 è sempre maggiore di zero, ovvero il segno del polinomio sarà determinato
≤ 10 x ⇒ 103 x + 10 x ≤ 10 x ∗ 2 ∗10 x .
(10 )3 x + (10 )
2
x2
2 2 2 2 2
80)
( )
2 10 x x
( )
t t 2 − 2t + 1 ≤ 0 t (t − 1) ≤ 0
2
10 x = 1 10 x = 100. Pertanto
2 2
= 0.
e x = e x x = x 2 x 2 − x = 0 x( x − 1) = 0
2
>0
e3 x − 4e x
82)
ex −1
Insieme di definizione: e x − 1 ≠ 0 e x ≠ 1 e x ≠ e 0 x ≠ 0 .
83) 2 log 3 x = x − x .
log 3 x log 3 x
log 3 x = − x log 2 x = − x , (effettuando un cambio di base, cioè log 2 x = ).
log 3 2 log 3 2
> 2.
log x
1
84)
2
Definita per > 0 (dalla definizione di logaritmo). Dalle proprietà dei logaritmi si ottiene:
>
log x log 1 x
1 1 2
⇔ log x < log 1 x (il segno minore perché la base del secondo membro è minore
2 2 2
di 1), pertanto:
(
log x 1 − log 1 e < 0
2
) ⇔ log x (1 + log 2 e ) < 0, considerato che
log 2 e log 2 e
= = − log 2 e log x (1 + log 2 e ) .
log 2 1 log 2 1 − log 2 2
2
Dato che log 2 e > 0, quindi 1 + log 2 e > 0, abbiamo:
3log 2 − log10
85)
1 ( log 4 − log 5 )
2
Dalle proprietà dei logaritmi si ottiene:
log 23 − log10
=
log 8
10 = ( )
2 log 4
5 =2 ( )
1 log 4
2 5 ( )
1 log 4
2 5
log 4( )
5 ( )
> 0 = log 1 1 , considerato che la base del logaritmo è minore di 1, come si nota dal
3x ( 3 x − 1)
log 1
2 2 2
grafico.
> 0).
3x ( 3 x − 1) 3 x ( 3 x − 1)
log 1 < log 1 1 (dal campo di esistenza
2 2 2 2
<1 ⇒
3 x ( 3 x − 1)
Pertanto 9 x 2 − 3x − 2 < 0
2
∆ = b2 – 4ac = 9 + 72 = 81 > 0,
log 2 x + 2
87) =0
(
log 2 x 2 − 3x )
Il campo di esistenza, o definizione, è: > 0, x 2 − 3 x > 0, e log 2 ( x 2 − 3 x ) > 0; cioè:
⇒ =
− b ± b 2 − 4ac 3 ± 13 3 + 13 3 − 13 3 − 13
x= = = e . Considerato che <0
2a 2 2 2 2
≠
3 + 13
viene scartata. Pertanto si considera .
2
log 2 x + 2 log 2 x 2
L’equazione =0 =− .
(
log 2 x − 3 x
2
)
log 2 x − 3 x
2
( )
log 2 x 2 − 3 x ( )
1
Cioè log 2 x = − 2 x = 2 −2 = , che è incompatibile con le condizioni di esistenza dell’equazione
Le condizioni di esistenza sono: x 2 + 3 > 0 (che non si considera in quanto è certamente maggiore di
zero) e x − 3 > 0, cioè > 3.
log 7 x 2 + 3 − 1 > 0
( ) a)
.
log7 ( x − 3) > 0 b)
cioè > 4.
Il prodotto delle due disequazioni sarà negativo per:
⇒ = – 8/8 = –1.
− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 5
x= = = 2/8 = 1/4 e
2a 8
> 1/4 ⇒ ∀ ∈ , +∞ .
1
Quindi
4
Dalle regole dei logaritmi si ha:
⎧
⎪ a) >1 > 1
4x2 + 3x −1
< 1 <1
log a
⎪b)
x 4x2 + 3x −1
⎩ x
a) 4 x 2 + 2 x − 1 > 0
∆ = b2 – 4ac = 4 + 16 = 20 > 0
− b ± b 2 − 4ac −2 ± 2 5 −1 ± 5
x= = =
2a 8 4
= =
−1 + 5 −1 − 5
e , ma considerato che le condizioni di
4 4
>
−1 + 5
Pertanto, la soluzione ammissibile è .
4
b) 4 x 2 + 2 x − 1 < 0
In questo caso la soluzione ammissibile è:
−1 + 5
1/4 < < .
4
>1
log a ( 4 x − 3 )
90) con 0 < a < 1.
log a ( 2 x − 1)
Per le condizioni di esistenza del logaritmo e del denominatore bisogna imporre il sistema:
4 − 3 > 0 ⇒ x > 3/4
⎧
⎪ 1
2 −1> 0 ⇒ >
2
⎨
⎪ log a ( 2 x − 1) ≠ 0
⎩
2
log a ( 2 x − 1) ≠ log a 1 2 x − 1 ≠ 1 x ≠ =1
2
Quindi:
3/4 < <1 e >1
3
Cioè ∀x ∈ ,1 ∪ ]1, +∞[ .
4
51
⎧a( ) ≥ B ( x )
a( ) ≥ B ( x ) ∪{ x ∈ B} ⎪ a( ) ≥ 0
2
C ⇔ ∪ "
b( ) < 0
2
⎨
A( x ) ≥ 0
⎪
x∈ A
⎩ B ( x) ≥ 0
Tenuto conto che A( ) ≥ B2( ) è più restrittiva di A( ) ≥ 0 le soluzioni sono date da:
C ∪ C
A( x ) ≥ B2 ( x ) A( x ) ≥ 0
b( ) ≥ 0 b( ) < 0
;
⎧ A( x ) ≤ B ( x)
⎪
2
⎩ B ( x) ≥ 0
⎧ A( x) = B ( x)
⎪
2
A x = B2 ( x ) ⇔
F ( ) ⇔ C
A ( x ) = B2 ( x )
⎨ b( ) ≥ 0
A( x ) ≥ 0
∈a
⎪
.
⎩ B ( x) ≥ 0
Esempio
x2 + x = x + 2 .
Le radici sono pari, quindi dobbiamo prima imporre la condizione di esistenza e successivamente
elevare ambo i membri al quadrato.
⎧ x ( x +1) ≥ 0 x ≥ 0; x ≤ −1
0
x2 + x ≥ 0
⎨
x+2≥0 da cui x ≥ −2
x + x= x+2 ⎩
2
x2 = 2 x = ± 2
52
92)
3
x2 − 9 = x − 3
In questo caso abbiamo una radice dispari, quindi non bisogna imporre nessuna condizione di
esistenza.
x 2 − 9 = ( x − 3 ) ⇔ ( x − 3 )( x + 3 ) − ( x − 3 )( x − 3 ) = 0
3 2
( x − 3) x + 3 − ( x2 + 9 − 6 x ) = 0 ⇔ ( x − 3) ( x2 − 7 x + 6) = 0
x2 − 7 x + 6 = 0
∆ = b2 – 4ac = 49 – 24 = 25
− b ± b 2 − 4ac 7 ± 5
x= = x = 6, x = 1 ( x − 6 )( x − 1)
2a 2
= 3, = 6, = 1.
93) x2 + 4 = 2 x − 2
La quantità sotto radice quadrata è sempre positiva. Dobbiamo imporre che il secondo membro sia
maggiore o uguale a zero, cioè:
C ⇒ C
2x − 2 ≥ 0 x ≥1
x2 + 4 = ( 2x − 2)
2
x2 + 4 = 4 x2 + 4 − 8x 3x2 − 8x = 0 x ( 3x − 8) = 0
A( x ) ≥ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 ∪ C
A( x ) ≥ 0
( x −1)
b( ) < 0
2
( ( x − 1) ≥ 0),
2
b( ) ≥ 0
-2< si ottiene
C ⇒ F
x−2≥0 x ≥ 2 x≥2
( x − 2) < ( x − 1) x + 4 − 4 x < x +1− 2x 2x − 3 > 0 ⇒ > 3/2
2 2 2 2
95) x2 − 2x + 8 ≤ x + 6
A( x ) ≤ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 , imponendo le condizioni di esistenza della radice, si ottiene:
b( ) ≥ 0
⎧
⎪
x + 6 ≥ 0 x ≥ −6
⎨ 2
x2 − 2x + 8 ≥ 0
⎪ x − 2 x + 8 ≤ ( x + 6 ) x 2 − 2 x + 8 ≤ x 2 + 36 + 12 x 14 x + 28 ≥ 0 x =
⎩
2 −28
= −2
14
96) x3 − 27 ≥ x − 3 .
La radice è dispari, quindi non ci sono vincoli relativi alle condizioni di esistenza.
x 3 − 27 ≥ ( x − 3 ) x 3 − 27 > x 3 − 27 − 9 x 2 + 27 x − 9 x 2 + 27 x ≤ 0 9 x 2 − 27 x ≥ 0
3
< 0
9x ( x − 3) ≥ 0 ⇒ F e "
< 3
x≥0 x
.
x≥3 x
1
97) 27 x 3 − 27 x 2 + 9 x − 1 ≥ x −
3
( )
2
≥ 1/3 è maggiore di zero. Quindi ( 3x − 1) ≥ x − 1
3
Il secondo membro, in
3 , cioè
2 2
( 3 x − 1) ≥ ( 3 x − 1) ( 3 x − 1) − ( 3 x − 1) ≥ 0
3 1 3 1
3 3
1 2 10
( 3x −1) 3x −1 − 9 ≥ 0 ( 3x −1) 3x − 9 ≥ 0
2
⎧
⎪
1
3x − 1 ≥ 0 x ≥
⎨
3 10
da cui x ≥
⎪ 3x −
cioè .
⎩
10 10 27
≥0 x≥
9 27
98)
4
x +1 > 1−2x
Per eliminare la presenza di indice diverso dalle radici, dopo avere imposto le condizioni di esistenza,
bisogna elevare ambo i membri alla potenza data dal minimo comune multiplo fra i due indici. Nel
nostro caso eleviamo alla quarta potenza:
⎧ ⎧
⎪
x +1 ≥ 0 x ≥ −1
⇒
⎨ ⎨
1− 2x ≥ 0 x≤ 1
⎩
2
(∀ ∈ 0, ).
1
0< ≤ 1/2
2
99) 2 −x + x+4 ≤6
Per le condizioni di esistenza dei due radicandi, dato che ambo i membri della disequazione sono non
negativi, possiamo elevare al quadrato il primo ed il secondo membro della disequazione:
⎧ 2− x ≥ 0 x ≤ 2
⇒ .
−4 ≤ x ≤ 2
⎨
x + 4 ≥ 0 x ≥ −4 36 − 6
⎩(2 − x) + ( x + 4) + 2
( 2 − x )( x + 4 ) ≤ = 15
( 2 − x )( x + 4 ) ≤ 36 2
55
C
−4 ≤ x ≤ 2
( 2 − x )( x + 4) ≤ 225 2x + 8 − x2 − 4x − 225 ≤ 0
− x 2 − 2 x − 217 ≤ 0 2 x + 4 x + 217 ≥ 0
>
9− x
100) –3
x +1
A( x ) ≥ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 ∪ C
A( x ) ≥ 0
b( ) < 0
b( ) ≥ 0
si ottiene:
⎧ ⎧
9− x
⎪ ⎪
≥0 −1 ≤ x ≤ 9
∪ . x +1 ⇒ ∪ " −1 ≤ x ≤ 9
x +1 9− x
≥0 x≥3
⎨ ⎨ 9 − x − ( x − 3 ) ( x + 1) <3
x−3≥ 0
⎪9− x > x−3 < 0 ⎪ > 0
2
⎩ x +1
( x − 3) ⎩
2
x +1
3≤ ≤9 3≤ ≤9
" ⇒ F x x2 − 5x + 4 < 0
x3 − 5x2 + 4 x < 0 ( )
( x − 5 x + 4 ) = 0 ⇒ ∆ = b − 4ac = 25 − 16 = 9, x =
−b ± b2 − 4ac 5 ± 3
2 2
= x = 4, x = 1
2a 2
3≤ ≤9
3≤ ≤9 > 0
F x x −1 x − 4 ⇒ 0
( )( ) < 0 x >1
Dalla regola dei segni per x ( x −1)( x − 4) < 0 otteniamo
>4
< 0e 1< < 4, per cui le soluzioni del sistema sono
3≤ < 4.
Unendo quanto trovato, cioè 3 ≤ < 4, con le soluzioni del
< 4 (∀ ∈ ]−1, 4[ ).
secondo sistema, cioè –1< ≤ 3, le soluzioni della disequazione
data sono: –1<
56
Proprietà:
|≥ 0 ∀ ∈ N, | |= 0 ⇔
∀ ∈N,
| =0, | |= – | |
| ⇔ |= |]| ⇔
= x ∀ x ∈ R, | | | ] | = | ] |,
| |=–| =0, | = ± y, | |=
| + ] | ≤ | |+|] | ∀ ∈ N,
2
x − y ≤ x − y ∀ x ∈ R,
| |≤ ⇔ − ≤ ≤
se a > 0 "
| |≥ ⇔ ≤ − hiijk ≥
;
( x −1) ( x −1)
2 2
Esempio: 1) x2 − 2x +1 = = x −1 x2 − 2x +1 = = x −1 .
Esempio: 2) x − 2 < x − 1 , che è soddisfatta immediatamente se x − 2 < 0, cioè < 2. Se, invece,
x − 2 ≥ 0, cioè ≥ 2, bisogna considerare l’unione delle soluzioni delle due disequazioni:
–1> x − 2 e –1< 2 – . La prima disequazione è sempre verificata, la seconda risulta < 3/2
che non è ammissibile nell’insieme ≥ 2. Pertanto le soluzioni cercate sono date dall’unione dei due
insiemi { x ≺ 2} ∪ { x ≥ 2} ovvero ∀ x ∈ R.
102) x 2 − 5 x = 3 x 2 − 5 x = ±3 , da cui:
a) x 2 − 5 x + 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 25 – 12 = 13 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 5 ± 13
= ,
2a 2
57
b) x 2 − 5 x − 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 25 + 12 = 37 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 5 ± 37
= .
2a 2
7
103) x + = −2
5
Considerato che il primo membro è sempre maggiore o uguale a zero, ed il secondo membro è minore
di zero, l’uguaglianza non sarà mai verificata; pertanto è impossibile.
104) x + 2 = x 2 − 1 x + 2 = ± ( x 2 − 1)
a) x 2 − 1 = x + 2 x 2 − x − 3 = 0
∆ = b2 – 4ac = 1 + 12 = 13 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 1 ± 13
=
2a 2
b) x 2 − 1 = − x − 2 x 2 + x + 1 = 0
b2 – 4ac = 1 – 4 = – 3 Impossibile ( ∀ ∉ N).
1 ± 13
Pertanto le uniche soluzioni sono x = .
2
2 2 1
105) x + x = x−
2
3 3 3
2
Considerato che x 2 + x ≥ 0 , affinché l’equazione data abbia soluzioni, si deve imporre la condizione
3
≥ 1/2.
2 1
x − ≥ 0 , cioè
3 3
Si considerano, pertanto, due equazioni:
2 2 1 1
a) x 2 + x = x − 3x2 + 2 x − 2 x + = 0
3 3 3 3
1 1 1
3x 2 = − x 2 = − x = ± −
3 9 3
2 2 1 2 2 1
b) x + x = − x − x2 + x + x − = 0
2
3 3 3 3 3 3
− b ± b 2 − 4ac −4 ± 28 −4 ± 2 7 −2 ± 7
x= = = =
2a 6 6 3
Tali soluzioni sono incompatibili con la condizione ≥ 1/2, pertanto l’equazione data non ammette
soluzioni reali.
106) x + 2 < 3.
> 1/4.
9
107) x +
2
4
Per le proprietà del valore assoluto si ottiene:
9 9
x2 + = x 2 + (l’espressione contenuta nel valore assoluto è certamente maggiore di zero).
4 4
108) x − 4 ≤ x + 4 − x − 4 ≤ x − 4 ≤ x + 4
Cioè: .
a)4 − x ≤ x + 4 { x ∈ R : 4 − x ≤ 0} = { x ≥ 4}
b) x − 4 ≤ x + 4
109) Trigonometria.
Le funzioni trigonometriche, in quanto funzioni periodiche, non sono invertibili. E’ però possibile
definire le funzioni inverse arcoseno, arcocoseno e arcotangente della restrizione nell’intervallo
π π
− 2 , 2 della funzione seno, della restrizione nell’intervallo [ 0, π ] della funzione coseno e della
π π
restrizione nell’intervallo − , della funzione tangente.
2 2
60
Esempi:
- 2 sin 2 ϑ + 5 sin ϑ = − 2
− b ± b 2 − 4ac − 5 ± 3
t= = t = −1 , t = −2 .
2a 4 2
Considerato che sin ϑ = – 2 è impossibile, l’unica soluzione ammissibile è sin ϑ = –1/2, da cui:
3t 2 − t − 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 1 + 36 = 37
− b ± b 2 − 4ac 1 ± 37
t= = .
2a 6
( ) (
2 1 − 2 sin 2 ϑ + 2 3 sin ϑ − 2 = 0 2 1 − 2 sin 2 ϑ + 2 ) ( ) ( )
3 sin ϑ − 1 = 0 sin ϑ 2 sin ϑ − 3 = 0
−1 > 1
sin ϑ
cos ϑ + sin ϑ
cos ϑ
1 3 π
113) sin 2ϑ + cos 2ϑ ≥ sin ϑ +
2 2 6
1 3 π π π π π
sin 2ϑ + cos 2ϑ = cos sin 2ϑ + sin cos 2ϑ = sin + 2ϑ = 2 sin + ϑ cos + ϑ
2 2 3 3 3 6 6
π π
sin + ϑ 2 cos + ϑ − 1 ≥ 0 che si trasforma nei due sistemi:
6 6
⎧ sin π + ϑ ≥ 0 ⎧ sin π + ϑ ≤ 0
⎪ 6 ⎪ 6
∪
⎨ ⎨
⎪ cos + ϑ ≥ ⎪ cos + ϑ ≤
π 1 π 1
⎩ 6 2 ⎩ 6 2
Restringiamo l’intervallo a [ −π , π ]
⎧ 0 ≤ π +ϑ ≤ π ⎧
⎪ ⎪
π
∪
−π ≤ +ϑ ≤ 0
⎨ π π ⎨
6 6
⎪ − ≤ +ϑ ≤ ⎪ −π ≤ + ϑ ≤ − ≤ + ϑ ≤ π
π π π π π
⎩ 3 6 3 ⎩ 6 3 3 6
π π π π
0 ≤ ϑ + ≤ ∪ −π ≤ ϑ + ≤ − da cui la periodicità
6 3 6 3
π π 7 π
− + 2kπ ≤ ϑ ≤ + 2kπ ∪ − π + 2kπ ≤ ϑ ≤ − + 2kπ
6 6 6 2 .
63
Geometria analitica.
Equazioni canoniche:
- ax + by + c = 0Equazione della retta;
- y = mx + q Caso di rette non verticali: m è il coefficiente angolare m = - a/b, q = - c/b, b ≠
0;
( x − x0 ) + ( y − y0 ) = r 2 Equazione della circonferenza di centro ( x0 , y0 ) e raggio r;
2 2
-
( x − x0 ) ( y − y0 )
2 2
, per a > 0 la concavità è rivolta verso l’alto, per a < 0 la concavità è rivolta
b 4 ac − b 2
− ,
a 4a
verso il basso;
- x = ay2 + by + c Equazione della parabola con asse parallelo all’asse delle e vertice
+ − e > 1, si ottiene:
b2 d 2
Posto che
4a 4c
2 2
b d
x − − 2a y − − 2c
a 2
+c 2
=1
b2 d 2 b2 d 2
+ −e + −e
4 a 4c 4 a 4c
64
( 3 ) che
2
0 = x2 + 2x + y2 − 2 = ( x +1) + y2 − 3 ( x +1) + y2 =
2 2
è l’equazione canonica della
( x+ 1 )
2
2
1 y2 6
0 = 36 x 2 + 12 x − y 2 + 4 = 36 x + − y 2 + 3 − =1
( )
2 2
6 3 1
12
(
Che è l’equazione canonica dell’iperbole di centro − 16 ,0 , semiassi a = 1
12
= 1)2 3
eb= 3
116) 4 x 2 + 2 x + 4 y 2 − 2 y = 3
2
(
Che è l’equazione canonica della circonferenza di centro − 14 , 14 e raggio r = 1
2
. )
117) 4x − y + 2y = 9
2 2
( y −1)
2
3 x2
= 4x2 − y2 + 2 y = 4x2 − ( y −1) +1
2
− =1
( ) (2 2)
2 2
2 2
118) 2x + 3 y = 3( y +1) +1
119) xy − 5 x − 4 y + 20 = 0
xy − 5x − 4 y + 20 = x ( y − 5) − 4 ( y − 5) = ( x − 4)( y − 5)
, essendo log 2> 0, affinché > 3 è necessario che lo g x > 0, ovvero che
log 2 log 2
log x x =
log x log x
121) Confrontare:
π 3
1 1
a) 85/2 e 55/2 b) 2-7/2 e 3-7/2 c) π-5/6 e 3-5/6 d) 2 2
e2 3
e) e .
2 2
2 2 2 2
⎧
⎪
x ∈ ]−∞,1[
x 2 se x ∈ [1, 4[ dominio: o ∈ N
⎨
⎪ 2 x se x ∈ [ 4, +∞[
123) f( ) =
Nel dominio X = R è f(N ) = R, infatti f(I1) = I1, f(I2) = [1,16[ , f(I3) = [16, +∞[ , pertanto:
f ( R ) = f ( I1 ) ∪ f ( I 2 ) ∪ f ( I 3 ) = R .
⎧ y ≤1 e y = ⎧ y ≤1 e y = ] se y ≤ 1
⎪ ⎪ ⎧
y ∈ [1,16[ e y = x 2 ⇔ y ∈ [1,16[ e x = y ⇒ ϕ(y) = y se y ∈ [1,16[ .
⎨ ⎨ ⎨
⎪ y ≥ 16 e y = 2 x ⎪ y ≥ 16 e x = log 2 y ⎩ log 2 y se y ≥ 16
⎩ ⎩
x
124) Sia f: R → R definita da f( ) =
(1 + x )
Se f( ) è dispari: f(− ) =
−x x
=− = − f ( x) .
(1 + − x ) 1 + x
Per x1, x2 > 0 f( 1) < f( 2) cioè x1 (1 + x2 ) < x2 (1 + x1 ) , ovvero x1 < x2 .
Siano ora x1, x2 con x1 < x2: se x1 ≤ 0 < x2, quindi f( 1) ≤ 0 < f( 2 ).
Proviamo che f(N ) = ]−1,1[ : per disparità è sufficiente provare che f ( R+ ) = [ 0,1[ . Se x ≥ 0 si ha:
<1; viceversa se
x
0 ≤ f ( x) = y ∈ [ 0,1[ l’equazione y = f( ) (con x ≥ 0) è:
(1 + x )
x y y
y= ⇔ x (1 − y ) = y ⇔ x = , con ≥ 0 per ∀y ∈ [ 0,1[ , quindi y ∈ f ( R+ ) .
1+ x 1− y 1− y
0 1+ x o . ⇔ 0 1− y o .
x x y y
y= y = x= x=
<0 <0
1− x 1+ y .
x≥0 x≥0
< 0 ⇔ y < 0.
y y
Per y ∈ ]−1,1[ è ≥ 0 ⇔ y ≥ 0 mentre
1− y 1+ y
68
se y ≥ 0, ϕ ( y ) = se y < 0, ovvero:
y y
Ne segue che ϕ ( y ) =
1− y 1+ y
y
ϕ ( y) = per ogni y ∈ ]−1,1[ .
1− y
log x 2 2 log x
log x x 2 = = = 2.
log x log x
126) Date le funzioni f ( x ) = ( x 2 ) e g ( x ) = x , dimostrare che esse coincidono per x > 0, ma non
x 2x
{ x ∈ R : x ≻ 0} ∪{ x ∈ R : x ≺ 0;2x ∈ Z} .
127) f ( x ) = log x 2
Il dominio di f (x) è X, e considerato che è definita per x > 0 e x ≠ 1, il dominio è X = ]0, +∞[ \ {1} .
69
L’immagine f (X) di f (x): y ∈ f (X) se e solo se esiste x > 0, x ≠ 1, tale che y = log x 2 =
log 2
, da
log x
cui y log x = log 2 .
log 2 log 1
Se y = 0, si ha 0 = log 2 (assurdo). Se y ≠ 0, si trova log x =
2
, cioè x = e y
=2 y
.
y
La f (x) è iniettiva.
f (T ) = { x ∈ X : f ( x ) ∈ T } . Ad esempio se f : Z → Q è data da f ( x ) = x e
2
{
T = 0, 1 ,1 . Si ha
2 }
f (T ) = {0.1, −1} . Se T =N, è f ( N ) = Z . Se T = {2} si ha f (T ) = 0 , cioè non c’è nessun intero
il cui quadrato sia 2. A differenza dell’immagine diretta, l’immagine inversa conserva sia unioni che
intersezioni. Se T1, T2 ⊆ Y si ha:
2x − 2xy + y −1 = 0 ⇔ x =
2 2
y ± y2 − 2 y2 −1 ( ) = y± 2 − y2
.
2 2
70
Se 2 − y < 0, cioè se y > 2 non ci sono soluzioni reali; in altre parole la fibra su y è vuota se
2 2
y> 2 .
Se y < 2 , abbiamo: x1 ( y ) =
y − 2 − y2 y + 2 − y2
; x2 ( y ) = , pertanto si ottiene:
2 2
2 x1 ( y ) − y = − 2 − y 2 2 ( x1 ( y ) − y ) = − y − 2 − y 2 ; se x1 ( y ) − y ≥ 0 la soluzione x1 ( y ) è
accettabile, essendo maggiore o uguale a y, e così anche la soluzione x2 ( y) , essendo:
Quindi se − √2 < y ≤ –1 si ha f ( y ) = { x1 ( y ) , x2 ( y )} .
Perché x2 ( y) sia soluzione occorre e basta che sia x2 ( y ) ≥ y ; come abbiamo visto sopra, si ottiene:
Esempio sin x < r ha soluzioni: – arcsin α – π + 2kπ < x < π – arcsin α + 2kπ (k ∈ Z ).
Esempio tan x ≥ α ha come insieme delle soluzioni, in −π 2 ,π 2 , l’intervallo arctanα,π 2 ;
l’intervallo di tutte le soluzioni è: arctan α + kπ ≤ x < π/2 + kπ (k ∈ Z ).
3 1
membro: 2 cos x − sin x .
2 2
π 3 π 1
Sapendo che cos = ,sin = ed applicando la formula di addizione del coseno:
6 2 6 2
π π π
3 cos x − sin x = 2 cos cos x − sin sin x = 2cos x + .
6 6 6
> 1/2.
π
Pertanto la disequazione data diventa: cos x +
6
Come si è visto al 129), la disequazione cos y > 1/2 ha come insieme delle soluzioni;
72
cos (6 x ) < per 1/6 π + 2kπ < 6 x < 11/6 π + 2kπ e l’insieme delle soluzioni è:
3
2
1/36 π + kπ/3 < x < 11/36 π + kπ/3 (k ∈ Z).
1
133) sin x + 2 cos x =
cos x
π
L’equazione è definita per cos x ≠ 0, cioè per x ≠ + kπ .
2
1± 5
t 2 − t −1 = 0 t = = tan x
2
+ kπ , (k ∈ Z).
1 ± 5
tan 2 x − tan x − 1 = 0 se e solo se x = arctan
2
3
134) tan x + cot an π − x = 1
2
3 π
cot an π − x = cot an − x = tan x .
2 2
L’equazione, quindi, equivale a 2 tan x = 1, cioè tan x = 1/2, che ha insieme delle soluzioni:
x = arctan 1 + kπ , (k ∈ Z).
( )
2
135) sin x − cos x = 1
⇔
1 1 1 1 1
sin x − cos x = 1 ⇔ 12 + 12 sin x − cos x = 1 ⇔ sin x − cos x =
2 2 2 2 2
⎧ x − 4 = 4 + 2 kπ (k ∈ Z )
⎪
π π
hiijk
x=π
⇔ ⇔ 0 hiijk
+ 2 kπ (k ∈ Z )
⎨
2
⎪ x − π = π − π + 2kπ
.
⎩ 4 (
4 ) x = π + 2kπ
3 3 x 3 3 x
2 cos x cos ( x ) 2 = 2sin x cos ⇔ cos x − sin x cos = 0
2 2 2 2 2 2
⎧ ( 2) = 0 ⎧
⎪ ⎪
cos x =π + kπ , ( k ∈ Z )
hiijk
x
⇔ hiijk ⇔
2 2
⎨ ⎨
⎪ cos 3 x = sin 3 x ⎪ cos 3 x = cos π − 3 x
( ) ( )
⎩ 2( ) 2 ( ) ⎩ 2 2 2
74
⎧ ⎧ x = π + 2kπ , ( k ∈ Z )
⎪
x = π + 2kπ , ( k ∈ Z )
⇔ hiijk
hiijk
( ) (
cos 3 x = cos π − 3 x ⇔
⎨3
) ⎨
⎪
.
⎩ x = 6 + 3 kπ , ( k ∈ Z )
( )
2 2 2
⎩ 2
x = ± π − 3 x + 2kπ π 2
2 2
> cos x
sin x
137) 1 +
2
sin x sin x+ 1 > 0 ⇔ sin x < –1/2, oppure sin x > 0, equivalente a:
( )
2
7/6 π < x < 11/6 π +2k π, oppure 0 < x < π.
L’insieme delle soluzioni, ristrette all’intervallo [0,2π] è, quindi:
1 − sin x π x
Per x = π + 2kπ , ( k ∈ Z ) si ottiene: = −1 = tan − , altrimenti, se x ≠ π + 2kπ , ( k ∈ Z )
cos x 4 2
x ( )
posto t = tan 2 , si ottiene: sin x =
2t
1+ t 2
,cos x =
1− t 2
1+ t 2
,
π ( ) ( )
π x tan 4 − tan 2
tan − =
x
=
1 − tan x
2 = 1− t ; ( )
4 ( ) ( )
4 2 1 + tan π tan x
2
1 + tan x
2
1+ t ( )
75
x ≠ π + kπ , ( k ∈ Z ) .
2
x
1 − sin x 1 − 2sin 2 cos 2
=
x ( ) ( ) ( )
(dividendo per cos x 2 per x ≠ π + k π , k ∈ Z )
2
( ) ( )
,
cos x cos2 x − sin 2 x
2 2
1
cos 2 x ( 2) ( 2)
− 2 tan x
( 2)
1 + tan 2 x ( 2 ) = ( ( 2 ) − 1)
− 2 tan x tan x
2
( 2) =
1 − tan x
= =
1 − tan 2
(x 2) 1 − tan ( x )
2
2
1 − tan ( x )
2
2
1 + tan ( x )
2
(
tan π − x .
4 )
π kπ
L’equazione è definita per x ≠ + , k ∈ Z ed è:
8 4
sin x sin ( 4 x )
tan x tan ( 4 x ) = −1 ⇔ = −1 ⇔ sin x sin ( 4 x ) + cos x cos ( 4 x ) = 0 ⇔ cos ( 4 x − x ) = 0
cos x cos ( 4 x )
⇔ cos ( 3x ) = 0 ⇔ 3 x = π + k π ⇔ x = π + k π , ( k ∈ Z ) .
2 6 3
6 { 3 8 4 }{
S = π + k π , k ∈ Z \ π + nπ , n ∈ Z = π + k π , k ∈ Z
6 3 } { }
Si ricorda che basta determinare le soluzioni nell’intervallo [0, π].
140) ( )
2 + 1 sin 2 x + ( )
2 − 1 cos 2 x + sin ( 2 x ) = 2
( )
2 + 1 sin 2 x + ( )
2 − 1 cos 2 x + sin ( 2 x ) = 2 + 1 − 2 cos 2 x + 2 sin x cos x ,
(
arctan − 1 ± )
2 + k π , k ∈ Z . Posto t ' = arctan ( )
2 − 1 si ottiene t ' ∈0,π ( √2 –1< 1) e
4
2
b
∆ = − ac = cos 2 t − 1 .
2
Se cos t ≠ ± 1 il polinomio è sempre strettamente positivo.
Se cos t = ± 1 il polinomio si annulla con uno zero doppio in a = − cos t = ±1, altrimenti è positivo.
Quindi: se a ≠ 1, –1 allora Da = R. Se a = 1, Da = – R privato dei punti in cui cos t = –1, cioè:
∈ N vale arccos
1− x2
142) Per quali 2
= 2 arctan x ?
1 + x
( )
Posto x = tan t 2 con t ∈]−π , π [ : è t = 2arctan x e
1 − x 2
=
1 − tan 2 t
2 = cos t , quindi: ( )
1 + x 1 + tan t
2 2
2 ( )
1 − x2
arccos 2
= 2 arctan x ⇔ arccos ( cos t ) = t , questo avviene se e solo se t ∈ ]0, π ] .
1 + x
143) log a ( sin θ ) + log a ( cos θ ) = log a 3 − 2log a 2 , con a > 0, a ≠ 1 (fissato).
(
144) log 2 x = log 2 7 + 5 2 + 8 log 2 ) ( )
2 + 1 + 7 log 2 ( 2 −1 )
Possiamo riscrivere l’equazione nel seguente modo:
(
log 2 x = log 2 7 + 5 2 )( )( )
2 − 1 , quindi:
8 7
2 +1
( )( )( )
8 7
x = 7+5 2 2 +1 2 −1 . Si osservi che 1 = 2 −1
( 2 +1 )
( )( )
8 7
(infatti 1= ( 2 −1 )( )
2 + 1 = 2 − 1 = 1 ), sicché 2 +1 2 −1 = 2 + 1 e
(
x = 7+5 2 )( )
2 + 1 = 12 2 + 17 .
78
coprimi. Tale relazione equivale a 2 = 10p/q ⇔ 2q = 10p = 2p5p. Chiaramente p > 0 (log10 x = 0 se e
supponiamo che tale numero sia invece razionale, quindi sia log2 2 = p/q, con p e q interi positivi
solo se x = 1), quindi 10p è divisibile per 5. Ma gli unici divisori non banali di 2q sono potenze di 2;
quindi è assurdo supporre che 2q = 10p.
Pertanto q divide pm, assurdo perché q e p sono coprimi, quindi tali sono anche q e pm. La
generalizzazione è quasi identica: si ha, eliminando i denominatori:
limitato se esiste un numero reale α tale che, per ogni numero a ∈ A, valga la relazione a ≤ α (a ≥ α).
(Teoria: Dato un sottoinsieme A ≠ 0 di numeri reali, si dice che esso è superiormente (inferiormente)
In tal caso il numero α si chiama maggiorante (minorante) dell’insieme A. L’insieme A si dice limitato
se esso è contemporaneamente superiormente e inferiormente limitato. Dato un insieme di numeri
reali A ≠ 0 superiormente (inferiormente) limitato, si definisce estremo superiore di A o sup A
(estremo inferiore di A o inf A) il più piccolo dei maggioranti (il più grande dei minoranti) che si
dimostra esistere ed essere unico. Più precisamente S = sup A (s = inf A) se valgono le seguenti
proprietà:
S ≥ a ∀ ∈ a ⇔ S è un maggiorante di A;
∀ ε > 0 ∃a ∈ A : S − ε ≤ a ⇔ S è il più piccolo dei maggioranti;
1)
s ≤ a ∀ ∈ a ⇔ S è un minorante di A;
2)
In generale S (s) non appartiene all’insieme A; nel caso particolare in cui ciò avvenga, S è detto il
massimo di A o max A (minimo di A o min A). Per convenzione, se l’insieme A non è superiormente
(inferiormente) limitato, si usa dire che l’estremo superiore (inferiore)di A è +∞ ( −∞) . Ovviamente
poiché è ben noto che +∞ ( −∞) non è un numero reale, un insieme superiormente (inferiormente)
illimitato non ammette mai massimo (minimo) ).
Esempio: Determinare sup, inf e, se esistono, max e min degli insiemi:
A = {n : n ∈ N } ∪ 2 { n3
: n∈ N }
Poiché l’insieme A contiene N, esso è illimitato superiormente. Inoltre l’insieme
diventano sempre più piccoli. In effetti, si osserva che, per ogni ε > 0, prendendo n > `2/u , si
v
ottiene 2/n3 < ε = 0 + ε. Quindi inf A = 0 e poiché 0 ∉ A, l’insieme non ammette minimo,
sup A = +∞ ; inf A = 0 .
≠ 0 ≠ 0 ≠ 0 ≠ 0
2 4
né massimo.
149) A = {n ∈ N : n 2 + 2 n ≥ 5}
x2 + 2x −5 ≥ 0 ⇔ x ≤ −1− 6 e x ≥−1+ 6 .
e3x e3 2 x2 + x+1
3
150) A = x ∈ R : 2x
=e
e
Risolviamo l’equazione che definisce l’insieme A:
80
3
e3 x e3
= e2 x + x+1 ⇔ e3 x −2 x+3 = e2 x + x+1 ⇔ 3x3 − 2 x + 3 = 2 x 2 + x + 1 ⇔ 3x3 − 2 x2 − 3x + 2 = 0
2 3 2
2x
e
x 2 ( 3 x − 2 ) − ( 3 x − 2 ) = 0 ⇔ x 2 − 1 ( 3 x − 2 ) = 0 ⇔ " x + 1 = 0 x = ± 1; x = 2/3.
3 −2=0
( )
2
{ }
Quindi A= −1; 23 ; +1 da cui si ricava inf A = min A = − 1, sup A = max A = 1 .
151) A = { xy : x ∈ R, −2 ≤ x ≤ 1; y ∈ R, −4 ≤ y ≤ −1}
Poiché x cambia di segno, mentre y è sempre strettamente negativo, il valore massimo del prodotto
xy sarà positivo e si otterrà prendendo x = – 2 e y = – 4, cioè xy = 8, mentre il valore minimo sarà
negativo e si otterrà prendendo x =1 e y = – 4, cioè xy = – 4.
Quindi inf A = min A = – 4 e sup A = max A = 8.
1
152) S = + ( −1) : n = 1, 2,3... determinare sup S e inf S.
n
n
1 1
Siano: S+ = 1 + : n ≻ 0, pari ( n = 2, 4, 6,8,...) e S− = −1 + : n ≻ 0, dispari ( n = 1,3,5,7,...)
n n
Chiaramente S = S+ ∪ S- ; inoltre 1 < S+ , e –1 ≤ S- ≤ 0. Ne segue che sup S = sup S+ , mentre
inf S = inf S- . Poiché n ⇒ 1/n è strettamente decrescente, si ottiene:
minorante di S- : se s = –1 + ε, con ε > 0, basta prendere n dispari, con 1/n < ε, per avere
l’estremo superiore di S. Si è osservato che – 1 è minorante di S-; e, chiaramente, –1 è il massimo
x2 + y2
153) Dimostrare che per ogni coppia di numeri reali x e y si ha xy ≤ e che l’uguaglianza
2
vale se e solo se x = y.
1) x2 + y 2 + z 2 ≥ xy + yz + zx ⇔ 2) ( x + y )( y + z )( z + x ) ≥ 8xyz
81
3)x2 y 2 + y 2 z 2 + z 2 x2 ≥ xyz ( x + y + z )
( x − y) + ( y − z ) + ( z − x)
2 2 2
Per la 1) si ha ≥0
Per la 2) si ha
( x + y) ≥ xy
2
Per la 3) sostituire a x xy, a y yz, a z zx nella prima per avere la 3).
xy
155) E = : x, y ∈ ( 0,1) provare che inf E = 0, sup E = 1/2.
x+ y
> 0 per ogni x, y ∈ (0,1), quindi E è inferiormente limitato, con 0 ≤ inf E (zero è un
xy
Si ha
x+ y
minorante di E); si vede facilmente che è inf E = 0. Per questo occorre e basta dimostrare che dato
x2 x
ε ≻ 0 esiste un elemento di E minore di ε. Prendendo x = y si ha = e si ha x/2 < ε non appena
2x 2
x < 2ε. Si noti che zero, non appartenendo ad E, non è minimo di E, che pertanto non ha minimo.
xy y y
= ≤ < 1/2. Ne segue che E è superiormente limitato da 1/2; basta ancora prendere
x + y 1+ y 2
x
< 1/2, per x,y ∈ (0,1) può anche essere ottenuta ricordando
x
usata per maggiorare xy
(x + y)
x2 + y2
l’importante uguaglianza xy ≤ (esercizio precedente), essendo x2 < x, y2 < y, si ottiene:
2
x2 + y2 x + y xy
xy ≤ < , da cui < 1/2.
2 2 x+ y
{ } { }
Qa = y ∈ Q : y ≻ 0, y 2 ≻ a non ha minimo, e che Pa = x ∈ Q : 0 ≺ x, x 2 ≺ a ∪ { x ∈ Q : x ≤ 0} non ha
massimo.
82
Dati x ∈ Pa , x ≥ 0, y ∈ Qa si ha x2 < a < y2 ; mostriamo che esiste un razionale ε > 0, con ε < y, tale
che ( x + ε ) < a < ( y − ε ) . Ciò prova quanto voluto, perché allora
2 2
x +ε ∈Pa , y −ε ∈Qa (essendo
y − ε > 0), quindi x non è il massimo di Pa e y non è il minimo di Qa. Si può supporre che ε < 1,
quindi ε2 < ε. Ora ( x + ε ) = x 2 + 2 xε + ε 2 < x + 2 xε + ε = x + ( 2x + 1) ε e si ottiene che
2 2 2
a − x2
x + ( 2x +1) ε ≤ a se e solo se ε ≤
2
.
2x +1
2n + 3
157) Si consideri l’insieme E dei numeri reali x che si deducono dalla formula x = attribuendo
5n
a n tutti i valori interi positivi (n = 1, 2, 3, …). Determinare l’estremo superiore e inferiore di tale
insieme.
Facciamo vedere che E è un insieme limitato. Infatti:
2n + 3 2 3 2 3
x= = + ≤ + = 1 (n = 1);
5n 5 5n 5 5
sempre almeno un numero di E che è maggiore del numero L – ε). Quindi, sia fissato ε > 0, esiste
verifica la seconda proprietà dell’estremo inferiore (Comunque si fissi un numero positivo ε esiste
n −1 1 n −1 1
x= = 1− < 1 e x = = 1 − ≥ 0 (n = 1).
n n n n
Sarà sempre 0 ≤ x < 1, l’insieme E è limitato.
Considerato che per n = 1 si ricava x = 0, ne segue che zero è il minimo di E, quindi l = 0.
proprietà dell’estremo superiore. Vediamo se comunque sia fissato ε > 0 esiste un numero x di E tale
Verifichiamo se 1 può essere l’estremo superiore di E. Dalla 0 ≤ x < 1 si vede che verifica la prima
che x > 1- ε, cioè 1 – 1/n > 1 - ε ⇒ n > 1/ε, quindi i numeri x di E, attribuendo a n valori interi
maggiori di 1/ε risultano più grandi del numero 1- ε. Dunque l’estremo superiore di E vale 1. Ma 1
non appartiene a E, quindi il nostro insieme è privo di massimo, mentre il suo minimo è 0.
5 ∗ 7 n 5 ( 3m + 7 n )
5∗7 5m + 2n 5 m + 3 = 3 5
ed essendo 2 < risulta x = < =
3 3m + 7n 3m + 7 n 3m + 7 n 3
Qualora anche P(n0) sia vera per un certo indice n0 ∈ N e, qualora, per ogni n ≥ n0 , supposta vera
Teoria. Teorema (principio di induzione). Sia P(n) una proprietà definita sui numeri interi positivi.
la proprietà P(n), risulti vera la proprietà P(n+1), allora essa vale per ogni n ≥ n0 .
numeri reali tali che an ≤ bn ≤ cn , per ogni n ∈ N. Supponiamo che {an} e {cn} convergano entrambe
Teorema del confronto II (o teorema dei carabinieri). Siano date tre successioni {an}, {bn} e {cn} di
(≤ 0), per ogni n ∈ N. Supponiamo che an → l ∈ R (retta reale estesa R ∪ ( ±∞ ) ). Allora, anche
l ≥ 0 (≤ 0).
ogni n ∈ N.
teoremi continuano a valere se le relazioni richieste sono verificate solo definitivamente, anziché per
(decrescente), cioè tale che an ≤ an+1 (an ≥ an+1), per ogni n ∈ N (più in generale, definitivamente);
Teorema. Regolarità delle successioni monotòne. Sia data una successione {an} monotòna crescente
allora {an} è regolare. Più precisamente, se {an} è superiormente (inferiormente) limitata, allora essa
converge al suo estremo superiore (inferiore); se, invece essa è superiormente (inferiormente)
illimitata, allora essa diverge a +∞ ( −∞) . Ovvero:
lim a n = sup {a n } ∈ R
n → +∞
( lim a = inf {a } ∈ R ) .
n→+∞
n n
Teorema. Sia data una successione {an} di numeri reali positivi. Supponiamo che lim n a n = l ∈ [ 0,1[
n → +∞
an+1
oppur e lim = l ∈[ 0,1[ allora an → 0 , cioè la successione è infinitesima.
n→+∞ a
n
85
Limiti notevoli.
2) 1 + → e, 1 + → e (per n → ∞, ∀ θ ∈ N )
an an
1
n 1 ϑ ϑ
1) 1 + → e (per n → ∞)
n an an
→ 0 (per an → ∞, ∀ θ ∈ N, ∀ > 1)
( an ) (a )
ϑ ϑ
7) → 0, n
e an a an
→ 0 (per an → ∞, ∀ θ ∈ N )
( log a n )
ϑ
8) 9)
n
n →1 (per n → ∞)
an
sin ε n 1 − cos ε n 1
10) →1 (per ε n → 0) 11) → (per ε n → 0)
εn εn 2
2
tan ε n arcsin ε n
12) →1 (per ε n → 0) 13) →1 (per ε n → 0)
εn εn
arctan ε n sinh ε n
14) →1 (per ε n → 0) 15) →1 (per ε n → 0)
εn εn
tanh ε n cosh ε n − 1 1
16) →1 (per ε n → 0) 17) → (per ε n → 0)
εn ε 2
n 2
→ 0 (per ε n → 0, ∀α > 0, ∀ β ∈ R )
α β
18) ε n log ε n
r< 0
→C 1 r= 0
+∞
1
0 r> 0
19) Progressione armonica
nα
z>1
1 z=1 ⎧
⎪
+∞
0 |z|<1
⎨ h Ilmm ml?l{ { z = −1
n
⎪
20) Progressione geometrica q →
⎧ se an →l > 1
⎪
⎪
+∞
0 an →l Ih| | m | < 1
⎨ |h| è k }hm k an →l < −1
21) ( an ) →
n
⎪
⎪
⎩|jmm l ijò Jlk an →l = −1
86
n n
1 1 1
Il caso in cui an = ± 1 è, quindi, un caso di indecisione. Esempio 1 + → e , oppure 1 − →
n n e
Ricordiamo che date due successioni {an} e {bn}, i cui termini siano definitivamente non nulli, esse
an
sono dette asintotiche fra loro (asintoticamente equivalenti) se lim = 1 , e si scrive an ∼ bn (se e
n →+∞ b
n
solo se bn ∼ an ).
an ∼ bn e an → 1 non vale il viceversa, cioè due successioni che hanno lo stesso limite non sono
necessariamente asintotiche fra loro. Esempio 1/n → 0 e 1/ |2 → 0, ma 1/n 1/ |2. In realtà, se
Se
≠ ∼
an ,
bn → l ∈ N \ {0} , cioè se entrambe le successioni ammettono lo stesso limite finito e non nullo,
allora an ∼ bn . Al contrario, due successioni possono essere fra loro asintotiche anche se (entrambe)
( −1) ( −1)
n n
n n
non ammettono limite. Esempio ∼ .
n +1 n+3
Assumiamo che {an} e {bn} siano due successioni regolari, fra loro asintotiche, e {cn} sia un’altra
successione regolare; allora:
an bn e cn cn ;
an cn ∼ bn cn , ∼ ∼
cn cn an bn
sin 1 ∼ 1
n n ( n n ) ∼ 2 n − 1n ,
e arctan 2 − 1 4 4
anche se arctan ( 2 − 1 ) ∼ 1 − 1 . 4 4
n n n n
n n
1 1
1 + e 1 + 2 sono fra loro asintotiche, poiché entrambe convergono ad e, ma
n n
n
n3
n 2
n2 n
1 1 n 1 1
1 + = 1 + e 1 + 2 = 1 + 2
, pur divergendo entrambe, non sono fra loro
n n n n
asintotiche, poiché il limite del loro rapporto non vale 1.
87
Nel caso di successioni della forma {( c ) } e {( c ) } (dove per semplicità supponiamo c > 0),
n
an
n
bn
n
{n
3+ 1
log n
} { } benché divergano entrambe, non sono fra loro asintotiche.
e n
3+ 1
n
Se {an} e {bn} non convergono a 1, log an ∼ log bn ; ciò non vale, in generale, se an, bn → 1.
Esempio 1 + 1 ∼ 1 + 1
n n2 ( ) n n ( )
ma log 1+ 1n ∼ 1n e log 1 + 1 2 ∼ 1 2 , quindi non sono asintotiche
fra loro.
Per definizione nessuna successione può essere asintotica a zero.
Come abbiamo visto, le forme indeterminate del tipo: 00 ; 1∞; (+ ∞)0, corrispondenti ai casi 0∞, ∞0,
in bn log an :
= e − a per a ∈ R;
( )
lim ( e )
a
−n
00 : n
n →∞
1 : lim 1 + = ea per a ∈ R;
n
∞ a
n →∞ n
= ea per a ∈ R.
( a log n)
(+ ∞) : 0 lim n
n→∞
88
La forma 0 ∞ non è indeterminata, ma occorre precisare che bn tende a + ∞, nel qual caso, il
lim anb = 0 , oppure se tende a - ∞, in questo caso lim anb = +∞ . In sintesi 0 ∞ = 0, 0 − ∞ = + ∞.
n n
n → +∞ n →+∞
1 7
3n5 + 5n 2 − 6n 3
162) lim 3
n →+∞
4n 4 + 2 n + n9
Raccogliamo, sia a numeratore che a denominatore, l’infinito di ordine superiore, cioè la potenza di
grado massimo:
3n5 1 + 5 9 − 2 8
1 7 1+ 5 9 − 2 8
3n + 5n − 6n 5
2
3n 2 n 3 = lim 3 n 3
3n 2 n 3
lim 3 = lim =
n→+∞
4n + 2 n + n
4 9 n →+∞ n→+∞
n 4 15 + 2 4 + 1
9
4 15 + 2 4 + 1
n 4 n n 4 n
5 9 − 2 8 → 1 , in quanto 5 9 → 0 ,
1 +
2 8 → 0 e 4 15 + 2 4 + 1 → 1 , in quanto
3n 2 n 3 3n 2 n 3
n 4 n
4 15 →0 e 2 → 0.
n 4 n4
In questo tipo di esercizio si può arrivare direttamente al risultato osservando che numeratore e
denominatore sono asintotici agli infiniti di ordine superiore, cioè:
1 7
3n5 + 5n 2 − 6n 3
3n5
3
∼ =3 n.
4n + 2 n + n
4 9
n9
( 2) + ( 43 )
n n
2n − 3
lim
163) n→+∞
( 65 ) − ( 7 6 )
n n
Poiché il limite proposto si presenta come rapporto di somme algebriche di esponenziale n, con basi
diverse, ma tutte maggiori di uno, raccogliamo, sia a numeratore che a denominatore, l’infinito di
ordine superiore, cioè l’esponenziale di base maggiore.
( 2) ( 3 ) ( ) ( )
2n 1 − 3 + 4 ( ) ( )
n n n n n n
2n − 3 + 4 n 1−
3 + 4
( )
n
4 6 5
lim = lim n = lim 10 4 6 = lim = +∞
( 65 ) − ( 7 6 ) ( ) ( )
1 − 35 6
( )
n n n n
n→+∞ n→+∞
6 n →+∞
1 − 35
n→+∞ 3
5 36 36
89
( 34) ( 4 6) ( ) ( 53 )
n n n n
→ 0, → 0 e 35 → 0 perché le basi sono minori di uno, mentre → +∞
36
= >1. Anche in questo caso si può procedere più rapidamente osservando che
10 5
In quanto
6 3
( 2) ( 3 ) ∼ 2
n n
2n − 3 + 4 n
( n)
6
−3 5
n 4
+ 1 − 1
164) lim n10
n →+∞ −7
1 −n 4
n
Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di potenze di 1/n, raccogliendo sia al numeratore che al denominatore la potenza
con l’esponente più piccolo, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore, si ottiene:
( ) ( )
37
( n) ( n) ( n )
9
( n) ( n)
3 6 4
+ − 1
20
−3
6
4 5
10 3
1 1
n 4
+ 1
5
−1 1 + 1 − 1 1 4
n n
lim n10 = lim = lim =
( 1n ) − ( 1n ) ( 1n )
( )
1 4
n →+∞ −7 n →+∞ 1 7 n →+∞ 1 5
1 −n 4 2 4 2
1 −
n n
( 1 )
3
4 1
n 2
1
lim n = lim = lim =0,
( 1n )
n →+∞ 1 n →+∞ 3 n →+∞ 1
2
n 4
n 4
( n) ( n) ( n)
9 37 5
20 4 4
dove , abbiamo considerato che (terza uguaglianza) che 1 , 1 e 1 sono tutte
successioni infinitesime.
( 2) ( 6 )
n n
3− n − 1 + 5
165) nlim
( 34) − ( 25 )
→+∞ n n
Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di esponenziali di n di base minore di uno, raccogliamo sia al numeratore che al
denominatore l’esponenziale con base maggiore, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore.
90
( 2) ( 6) ( ) ( ) ( ) ( 6) ( ) ( )
n n n n n n 2 n − 3 n
3− n − 1 + 5 1 − 1 + 5 5 5 5
lim = lim 3 2 6 = lim =
( 34) − ( 25 ) ( ) ( ) ( 34) ( ) 1 − 8 n
n→+∞ n n n →+∞ n n n →+∞ n
3 − 2
4 5 15
( 5 )
n
( 6) ( )
n
n n
10
lim 6 = lim 5 4 = lim = +∞ ,
( 34) 3
n
n→+∞ n→+∞
n→+∞ 9
( 5) ( 5) ( )
n n n
in cui, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato che 2 , 3 e 8 sono tutte
15
successioni infinitesime.
( 4 ) −(5 )
−n n
3 7
166) lim
( 23 ) + ( 65 ) − ( 4 7 )
n →+∞ n n n
Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di esponenziali di n di base minore di uno, raccogliamo sia al numeratore che al
denominatore l’esponenziale con base maggiore, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore.
( 3) ( 7)
4
−n
− 5
n
( 4) ( 7)
3
n
− 5
n
( 4)
3
n
( ) 1 − 20 n
21
lim = lim = lim =
( 23 ) + ( 65 ) − ( 47 ) ( 23) + ( 65 ) − ( 47) ( 56 ) ( ) ( )
4 n + 1 − 24 n
n →+∞ n n n n →+∞ n n n n →+∞ n
5 35
( )
n
3
( 4) ( 5 )
n
n n
9
lim 4 = lim 3 6 = lim = 0
( 56)
n
n→+∞ n→+∞
n→+∞ 10
( 20 21) , ( 4 5 ) ( 24 35)
n n n
in cui, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato che e sono tutte
successioni infinitesime.
Utilizzando le proprietà dei logaritmi, riscriviamo il limite proposto facendo uso di un’unica base,
per esempio la base naturale e.
lim
log n − log10 n2 + log3 n( ) = lim
( ( ))
log n − ( log10 e ) log n2 + ( log3 e )( log n )
=
n →+∞ log7 ( 2n ) − 3log ( 3n ) n→+∞ log7 2 + ( log7 e )( log n ) − 3log 3 − 3log n
91
Nei passaggi si sono sfruttate le proprietà dei logaritmi e, nella penultima uguaglianza, abbiamo
log 2 3log 3
raccolto l’infinito log n ( 7 →0 e → 0 in quanto log n → ∞).
log n log n
168) lim
( )
log 5n + 22n − 2n4
n →+∞ 5n − 6n + log n3 ( )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi e quelle delle potenze si ottiene:
( )
log 5n + 2 2 n − 2n 4
= lim n
n log 5 + 4 n − 2n 4
= lim
4 n n log 5 n + 1 − 2n n
4
4
4
=
( )
( )
lim
n →+∞ 5 − 6n + log n
n
( )3 n →+∞ 5 − 6 n + 3log n n →+∞
5 1−
n 6 n + 3log n
5n 5n
n n log5 + 1 − 2n
4
n
4 4 4n = lim 4 = 0 .
n
= lim =
n→+∞
5 1 − 6n n + 3log n n n→+∞ 5
5 5
Nella seconda uguaglianza abbiamo raccolto, sia al numeratore che al denominatore, l’infinito di
ordine superiore (secondo la gerarchia degli infiniti) e nella terza uguaglianza abbiamo tenuto conto
4
n log5 → 0 , 2n →0 ,
del fatto che (sempre secondo la gerarchia degli infiniti) 6n →0 e
4 n
4n 5n
( 5)
n
3log n → 0 . Infine 4 → 0 , poiché la base di questo esponenziale è minore di uno.
n
5
2
e n + n5
169) lim
n →+∞ nn
Utilizzando le proprietà delle potenze si ottiene:
( )
2 5
e +nn2 5 en + n2 2
di infinito (log n << n << an , a > 1 << n! << nn ) cioè, sostituendo all’infinito campione n, l’infinito
esponenziale di n2 ed un infinito di tipo potenza di n2, quindi, generalizzando la tabella degli ordini
n2, si ottiene:
( )
5
n2 2
e 1 +
n2
( )
2
( )
5
2
en + n2 2 en 2 5
2
= lim e = lim e
n 2 2 n
lim = lim
1 + n = +∞ .
n →+∞ n n →+∞ n
2
n →+∞ nn n →+∞ nn en
92
( )
5
n2 2
In cui, nella terza uguaglianza, abbiamo tenuto conto del fatto che 2 → 0 , e nell’ultima
en
en
uguaglianza che → +∞ , come conseguenza della gerarchia degli infiniti, e che ( +∞ )+∞ = +∞
n
come risulta dalle proprietà algebriche della retta reale estesa.
( 2)
−6 n
n 7
− e− n + 1
170) lim
( 43 )
n →+∞ −2 n
+1
n4
Utilizzando le proprietà delle potenze, osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di somme
algebriche di infinitesimi, raccogliamo, sia al numeratore che al denominatore, l’infinitesimo di
ordine inferiore:
n67 6
( 2) ( 1 n ) − ( 1e ) + ( 1 2 ) ( 1n )
6 6
−67 n n n
1 − + n 7
n −e + 1−n 7 7
e n
2 n
( )
6
7
1
n4
= lim n
22
= lim = lim n 7
= +∞ .
( 1n )
n →+∞ 4 n →+∞ 6 n→+∞
n 7
6 6
n 7 n 7 n4
Nella terza uguaglianza abbiamo considerato che , e sono tutte successioni
e n 2n
( 9)
n
16
( n )
−6
log 1 + 2 − 1 +n
2
5
n
171) lim
n →+∞
sin 2 ( n ) − sinh ( 3 n )
Ricordando che per εn → 0 si ha log (1 + ε n ) ∼ ε n ,sin ( ε n ) ∼ ε n e sinh ( ε n ) ∼ ε n , ponendo:
( n )
log 1 + 2 − 1 +n
−6
5 2 −1 + 1 6 − 1 − 2 +1− 1 1
2
n n2
n n n n =
5
lim = lim n 5 = lim
n →+∞
sin 2 ( n ) − sinh ( 3 n ) n →+∞ 2 −3
n n
n →+∞
− 1
n
93
1
= lim n = 1 , dove, nella seconda uguaglianza, abbiamo raccolto al numeratore l’infinitesimo di
n →+∞ 1
n
ordine inferiore (cioè quello con esponente minore) e, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato
che − 2 e − 1 1 sono entrambe successioni infinitesime.
n n 5
172) lim
log 1 ( n ) + log
5 n
n →+∞
(
2log n6 + n 2 )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi si ottiene:
log 1 ( n ) + log
5 n
= lim
−5 log n + 1 log n
2 = lim
−5log n + 1 log n
2 =
( )
lim
n →+∞ 2 log ( n6 + n 2 ) n →+∞
2 log n 1 + 4
6 1
(
n
n
)
→+∞
2 log n 6
+ 2 log 1 + 1
n4
173) lim 1
n → +∞
log n sin 1( )
3
n
n2 + sin n − en
174) lim
n →+∞ log 2 n + n n
lim
n 2 + sin n − e n
= lim
−e n
(− n e
2
n − sin x
en
+1 ) = lim − e n
=0.
n → +∞ log 2 n + n n n → +∞ 2
n → +∞ n2
n 2 log n 2 + 1
n
94
Si è considerato che {sin n} è una successione limitata, quindi, dal teorema dei carabinieri, si ottiene
sin n → 0.
en
( )
175) lim
n 3 1 − cos log n
n →+∞
n
log n → 0
Considerando la “gerarchia degli infiniti” si ottiene n . Noto che
( ) ( ) , si ottiene:
2
1 − log n ∼ 1 log n
n 2 n
1 1 2
= lim = lim = 0.
( )
lim 2
n →+∞
n 3 1 − cos log n
n →+∞
n 3 log n
n →+∞ n log 2 n
n 2n 2
176) lim n − 4
n →+∞
( n )( 1+ 3 −1
n )
Considerato che 1 + 3 −1 ∼ 1 3
n 2 2
lim n − 4
n →+∞
( n )( 1 + 3 − 1 = lim n 1 − 4 2
n n →+∞ n ) ( )( n )n →+∞ 2 n ( )
1 + 3 − 1 = lim n 1 3 = 3 ,
2
in quanto 4 → 0.
n2
(
log 1 + 3
n2 )
( n)
177) lim
n→+∞
sin 2 2
log 1 + 3( )
n2 = lim
3
n2 = 3 .
( n)
lim
n →+∞
sin 2
n →+∞ 2 2 2
2 n
n ( n n )
an := n2 log2 1 + 2 − 1 2 ∼ n2 4 2 − 1 2 = n2 3 2 → 3 .
n n
1
179) nlim
→+∞
( ) (
log n sin − 1
4
n )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi e ricordando che sin − 1n ∼ − 1n , si ottiene: ( )
1 1 n
∼− =−
( ) ( )
, quindi
log n sin − 1
4
4 1 log n 4log n
n n
1
lim = −∞ .
n→+∞
( ) (
log n4 sin − 1
n )
3( log n )
log ( n3 ) sin − 1 ∼ −3( log n) 1 = , quindi
n n n
n → +∞
( )
lim log n 3 sin − 1
=0.
n
1
181) nlim
→+∞
(
log n 1 − cos 1
n )
Tenendo conto della “gerarchia degli infiniti” e che 1 − cos 1 ∼ 1 , si ottiene:
n 2n 2
1 1 2n 2
= , quindi
( 1 2n )
∼
(
log n sin 1 − cos 1
n ) ( log n ) 2
log n
1
lim = +∞ .
n→+∞
(
log n 1 − cos 1
n )
n 1 5
182) lim + sin
n→+∞
3 n n
5 5
Considerando che sin ∼ , si ottiene:
n n
96
n 1 5 n5 5
lim + sin = lim = .
3 n n
n →+∞ n →+∞ 3n 3
4
n →+∞
(
183) lim n + 1 1 − cos ) 3
n2
( n ) ∼ 1 2 ( 3 n ) , si ottiene:
2
Considerando che 1 − cos 3 2 2
( 3
) ( ) = 94 .
2
lim n4 + 1 1 − cos 2 = lim n4 1 3 2
n→+∞
n n→+∞ 2 n
en − 2nlog n
184) lim
n→+∞ nn
Considerando che 2 n log n ∼ n n log 2 , si ottiene:
(
Considerando che log 1− 4 n ∼ − 4 n , si ottiene: )
1 4 4
lim 5n − 2 log 1 − = lim 5n − = −20 , in quanto 12 → 0 .
n→+∞
n n n→+∞ n n
1 n+3
2
1 n+3
2
1 3 1 3
lim n log = lim 2n 2n log 1 + n = nlim 2n =
→+∞ 2 n n
n
n→+∞ n 2
2
n
n n→+∞ 2 n 2
2n
1 +
= 6 lim = 0 , in quanto 2 → + ∞ e pertanto 2 → +∞ .
n n
n →+∞ 2n
n
n n
2
n +1
Per le proprietà dei logaritmi si ha: an := log ( n + 1) − log2 e log n = log log e .
n 2
n +1
lim = 0 , quindi lim an = −∞ .
n → +∞ n log 2 e n →+∞
n3 − n 2 − 1 − n3 − n 2 + n
188) lim
n → +∞
n − n2 − n
( n3 − n2 − 1 − n3 − n2 + n )( n3 − n2 − 1 + n3 − n2 + n n − n2 − n )( )=
(n − )(
n2 − n n + n2 − n )( n − n −1 +
3 2
n3 − n2 + n )
=
n3 − n2 − 1 − n3 − n2 + n ( ) (n + n − n )2
=
n2 − n2 − n ( ) ( n3 − n2 −1 + n3 − n2 + n )
n +1
= −
(
n 1+ 1− 1
n )
∼−
2 ( n + 1)
→ 0.
( 1 − 1n − 1n + )
3
n n 32 3 1+ 1 + 1 3 2n 2
n n
n2 n
189) lim
( log n ) 2
n→+∞ n
( log n)
2n
190) lim n
n→+∞
n 2
1
1 + sin 2 4 −1
191) lim n +1
n → +∞ 1
4 n + 5n 2
8
Per ε → 0 si ottiene: 1+ εn −1 ∼ 1 εn e
2 (
sinεn ∼ εn . Ponendo ε n = sin 2 1 )e ε
n4 + 1 n =
1
n +1
4
1 sin 2 1
2 n4 + 1 1 1
2
1
lim = lim 4 4n8 = lim 2n8 8 = 2 ,
1 n→+∞ 2 n + 1
n→+∞
n→+∞ n
8
4n
in cui abbiamo tenuto conto che, nel caso di infiniti di tipo potenza, il termine dominante è quello
con l’esponente maggiore, da cui:
(n )
2
4n8 + 5n 2 ∼ 4 n8 e 4
+1 ∼ n8 .
log ( arctan n )
192) Stabilire il carattere della successione: an := e
Ci domandiamo se ha senso calcolare il lim e log ( arcsin n ) . Non ha senso perché arcsin n è definito
n → +∞
solo per −1 ≤ n ≤ 1 .
1 − cos n
193) lim
n → +∞ n
Poiché 0 ≤ 1 − cos n ≤ 2 e 1/n → 0, come conseguenza del “teorema dei carabinieri” si ottiene
subito che il limite proposto vale zero.
Osservando che 0 < sin 4 n < 1⇒ 0 < sin ( sin 4 n ) < sin (1), in quanto sin x è crescente nell’intervallo
[0,1] e che posto q := 4 sin (1 ) si ha 0 < q < 1, dal “Teorema dei carabinieri ” o “Teorema del
confronto” si ottiene che il limite proposto è nullo, in quanto:
( )
n
0 < sin sin 4 n < qn → 0, per n → + ∞.
4
99
Dato che 1 ≤ 1 + cos n ≤ 3 0 < q1 := cos 3 2 ≤ 1+ cos n 2 ≤ cos 12 := q2 < 1, in quanto cos x
2 2 2 ( )
è decrescente nell’intervallo 12 , 3 2 e poiché q1 → 0 e q2 → 0 , dal “teorema dei carabinieri”
n + n +
( n)
1− cos 1
196) lim sin 1
n → +∞
n
Il limite proposto è un caso di indecisione della forma 00; passando alla forma esponenziale si ottiene:
1− cos 1( n)
1
sin n
(
= exp 1 − cos 1 log sin 1 .
n n ) ( )
Studiamo l’esponente utilizzando i limiti notevoli, cioè noto che 1 − cos 1 ∼ 1 e sin 1 ∼ 1 .
n 2n 2 n n
1−cos 1n ( ) 1 1
1
Quindi: lim sin = lim exp 1− cos log sin = e0 = 1 .
n→+∞
n n→+∞
n n
n3
197) lim 1 + sin 3
1
n →+∞
n
Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 1∞; passando alla forma esponenziale, cioè:
1
n3
(
n 3 log 1+ sin 1 ) . Studiamo il comportamento dell’esponente utilizzando i limiti notevoli.
1 + sin 3 =e n3
n
( n )
n3 log 1 + sin 1 3 ∼ n sin 1 ∼ n
3
3
3 1 = 1.
n n3
Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo ∞0; passando alla forma esponenziale, cioè:
n n log n
n n! = e n!
, possiamo studiare il comportamento dell’esponente, utilizzando la formula di Stirling
ed applicando il “Teorema dei carabinieri”:
100
n
n log n n log n nen log n e3n 1 e3
0≤ ∼ n −n = n ≤ n = → 0,
n! n e 2π n n 2π n 2π 2π n
n!
199) lim
(n )
n→+∞ 1
n 2
(n )
1
n n 2
n! n n e − n 2π n n 2
2π n
lim = lim = lim = lim 2π n = +∞ .
(n )
1 n
n →+∞ n 2 n →+∞
n 2 n →+∞ en n →+∞ en
( )
1
n 2
Come si è visto nell’esercizio n. 198), n! è di ordine superiore a n .
| |
200) lim • €/• €
n→+∞ 2 3
|
Ricordando che il coefficiente binomiale • € =
?
n!
per ogni n ≥ m. Pertanto, per ogni n ≥
m!( n − m ) !
3, si ottiene:
| |
• €/ • €=
n! 3!( n − 3)! 3!( n − 3)!
2 3
3
= = →0 .
2!( n − 2)! n! ( n − 2)( n − 3)! ( n − 2)
( n!)
2
e2n
201) lim
n→+∞ n 2 n+1
Dalla formula di Stirling si ottiene:
( ne )
2
( n!)
2
e2 n
−n
2π n e2n n2n ( 2π n)
∼ = = 2π .
n2n+1 n2n+1 n2n+1
La successione proposta converge a 2π.
n!
n !+ 5
202) lim
n → +∞
n!
Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 1∞:
101
5
n!+ 5 5 n!5
n!
( n)
tan 1
203) lim 1 − cos 1
n → +∞
n
Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 00; passando alla forma esponenziale, si
ottiene:
1 ( n)
tan 1
1 1
1− cos n = exp tan log 1− cos .
n n
5n + n 2
an := n
n!
Considerando la gerarchia degli infiniti e la formula di Stirling, si ottiene:
an :=
n (
5n 1 + n
2
) n
5n ∼ 5 5 ∼ 5
=
5e
.
( ) ( )
1 1
n! n!
n n e − n 2π n 2π n
2 n
n
all’infinito, nullo.
an =
( n 4 + n3 − n 4 − n3 )( n 4 + n3 + n 4 − n3
) 2n 3 n
= α
)( ) ( 1 + 1n + )
∼ .
(n ( )
α
α
+n n +n + n −n n +n
n + n n 1+ 1
4 3 4 3 2
n
0 r>1
Pertanto, il lim an = . # r = 1.
Q
1 r<1
n →+∞
1
lim log nα + α +1
n →+∞
n
Per semplicità poniamo:
+∞ r>0 0 r > −1
lim α log n = C 0 r = 0 , =C 1 r = −1 . Pertanto, per α ≥ → −∞ 1 si
−∞ r<0 +∞ r < −1
e lim 1
n →+∞ n → +∞ n α +1
ottiene:
+∞ r>0
lim a n (α ) = C 0 r=0
−∞ −1 ≤r < 0
.
n → +∞
1 +∞ r > 0, r < −1
lim log nα + α +1 = C 0 r=0
−∞ −1≤r <0
.
n→+∞
n
Nella seconda uguaglianza abbiamo considerato che 1 → 0 e nella terza che, per α ≤ 2, si ha
e2n
103
→ 0 . Tuttavia, nel caso che α > 2, il limite proposto non esiste, poiché
cos3 n e( α − 2 ) n
è una
ne(
2−α ) n
n
successione divergente, mentre – 1 ≤ cos3 n ≤ 1 è oscillante. Quindi la successione risulta essere
illimitata e irregolare.
(e ) 0 r≥2
I h Jl l|J Il lh| 0 ∗ ∞ r<2
2n
− 1 cos 3 n cos 3 n ( 2 −α )n
lim nα
= lim e = .
n →+∞ ne n →+∞ n
e( α − 2 ) n
Tuttavia, nel caso che α < 2, il limite proposto non esiste, poiché è una successione divergente,
n
mentre cos3 n oscilla fra –1 e 1.
r=0
=0
⎨
n →+∞ 2
n n →+∞ n3
⎪
⎪ lim
−2
⎩ n →+∞ n 2 −α n →+∞
n = lim − 2 =0
n 3 −α
0 r< 0 e 0 <r<3
= C −2 se r = 3
2
−∞ se r > 3
lim − se α ≠ 0.
n → +∞ n 3−α
Dove, per α ≠ 0 si è considerato che il termine dominante è l’infinitesimo di ordine inferiore, cioè, in
a n + ( −1)
n
xn ( a ) :=
n log n
104
→ +∞ se a > 1.
an
xn ( a ) ∼
n log n
3 1+ 1 −1
an (α ) := n2
log 1 + 1 ( n2 )
Si osserva che:
⎧ se r > 0
⎪
1
log 2 r=0
nα
1+ 1 −1 ∼ 1 (
e log 1 + 1 ) ∼⎨
⎪ log ( n −α ) = −α log n se r < 0
3 ,
n2 3n2 n2
⎩
da ciò segue:
⎧ nα
r>0
⎪ 3n 2 1 α 3n 2
1
=
⎪
⎪
n
an (α ) ∼
⎨ r=0 .
1
→0
⎪
2
⎪
3n log 2
⎪ →0 r < 0
1
⎩ ( −3α ) n log n
2
0 se r > 1
Concludendo: lim x n ( a ) = . 1/3 se r = 2 .
+∞ < −1
n → +∞
è crescente (cioè αn+1 > αn, oppure n+1 > 1) per ogni
n4 − 1 α
212) Verificare che la successione an :=
n −1 αn
n > 1. Osserviamo che: n 4 − 1 = ( n 2 + 1)( n 2 − 1) = ( n 2 + 1) ( n + 1)( n − 1) , pertanto:
n!
213) Date le successioni a n := e bn = n,
2n
n! n ( n − 1) !
b.- Osserviamo che an − bn = n
− n = n −1 − 2 → +∞
2 2 2
( n −1)!
poiché la successione è infinita per n → + ∞.
2n−1
|
214) Data la successione • €1/n!, stabilire se essa sia monotòna e calcolarne il limite.
2
|
an = • €1/n! =
2
n! 1 1
= ;
( n − 2)!2! n! ( n − 2)!2!
|+1
an+1 = • €/(n + 1)! =
( n + 1)!
2
1 1
= .
( n + 1 − 2 )!2! ( n + 1)! ( n + 1)!2!
an
Si osserva che an+1 = ≤ a n , quindi la successione proposta è monotòna decrescente. Per il
n −1
teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale limite
è proprio il suo estremo inferiore. Quindi:
106
1
inf {an } = lim an = lim =0.
n →+∞ n →+∞ ( n − 2 ) !2!
216) Data la successione an+1 = log (1+ an), con a1 = 1, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che 0 ≤ an+1 = log (1+ an) ≤ an, ovvero la successione è
decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite
e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ an = 1,
per ogni n ∈ N, l ≤ 1. Passando al limite in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si
ottiene:
217) Data la successione an+1 = sin an, con a1 = π/2, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che 0 ≤ sin an ≤ an, ovvero la successione è decrescente. Per
è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ a1 = π/2, per ogni n ∈ N,
il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale limite
l ≤ π/2. Passando al limite in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si ottiene:
l = lim an +1 = lim sin an = sin l . Questa è verificata se e solo se l = 0.
n →+∞ n →+∞
218) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = 2 + an, con a1 = 5, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che an+1 = 2 + an ≥ an, ovvero la successione è crescente.
Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale
limite è proprio il suo estremo inferiore. Supponiamo, per assurdo, che an → l ∈ R , poiché an ≥ a1
= 5, per ogni n ∈ N, si ricava che l ≥ 5. D’altra parte, passando al limite in entrambi i membri della
definizione per ricorrenza, si ottiene:
107
an
219) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = , con a1 = 1, calcolarne il limite.
1+ an
n2
220) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = 2 an , con a1 = 1, calcolarne il limite.
2n +1
n2 n2 l l
l = lim an +1 = lim an = lim = ⇔ = 0.
n →+∞ n → +∞ 2 n 2 + 1 n → +∞
(
2n 2 1 + 1
2n 2 ) 2 2
an
221) Data la successione, definita per ricorrenza, an +1 = + 1 , con a1 = 4, calcolarne il limite.
2
n ∈ N, cioè {an} è decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che
essa ammette limite e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ;
poiché an ≤ a1 = 4, per ogni n ∈ N, l ≤ 4. Passando al limite della definizione per ricorrenza, si ottiene:
an l l
l = lim an +1 = lim +1 = +1 ⇔ = 1 .
n →+∞ n →+∞ 2 2 2
Questa è verificata se e solo se l = 2.
n2
222) Verificare che vale la relazione 1 +
3 3n − 9
∼e 2 .
n
( )
n2
1+ 3 e
n2 log 1+ 3 ( n )
l = lim n = lim =1
n→+∞ 3n − 9 n→+∞ 3n − 9
e 2
e 2
Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al terzo ordine per la funzione di t → log (1 + t ), con t = 3/n,
si ricava:
3
log 1 + = 3 − 9 2 + 9 3 + o 1 3 , da cui:
n n 2n n n ( )
( n)
( )
n2
1+ 3 e
(
n2 log 1+ 3
n ) e
n2 3 − 9 2 + 9 3
n 2n n
lim 3n− 9
= lim 3n − 9
= lim 3n − 9
=
n→+∞ n→+∞ n→+∞
e 2
e 2
e 2
3n−9 + 9 − 9 +o(1) 9
= lim e 2 n 2
= lim e n = 1 .
n→+∞ n→+∞
223) lim 3 − n
n→+∞
( n n
)
Riscrivendo n
n
= 3 n log3 n ricaviamo che:
n→+∞
(
lim 3n − n n
) = lim (3 − 3
n→+∞
n n log3 n
) = lim 3 (1− 3
n→+∞
n n log3 n−n
) = +∞ .
Dalla “gerarchia degli infiniti” si ottiene:
n log 3 n − n = − n − + 1 → −∞ 3
log 3 n n log 3 n − n
log 3 n →0 →0.
n n
n→+∞
3
(
224) lim 3n + 2 sin −
n n
) 1 1
Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al terzo ordine per la funzione di t → sin t, con t = 1/n,
otteniamo:
109
sin
1 1 1
= − n 3 + o 1 3 , pertanto:
n n 6 n ( )
1 1 1 1 1 1
n→+∞
( n n n→+∞
)
n 6n n n→+∞ 6n
1
lim 3n3 + 2 sin − = lim 3n3 − 3 − = lim 3n3 − 3 = − .
2
( )
( )
n2
1+ 1
225) lim n
n→+∞ n
e
Riscrivendo il numeratore in forma esponenziale otteniamo:
(
n 2 log 1+ 1 )
an =
e n
=e
(
n 2 log 1+ 1
n )− n
n
e
Studiamo l’esponente
utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine di
log (1 + t ) = t − t + o ( t ) , con t = 1/n, si ottiene:
2 2
2
n →+∞ n →+∞ n(
lim an = exp lim n 2 log 1 + 1 − n = e 2 = 1 .
−1
e
( ) )
2 n
2
−2 n − n
226) Verificare che vale la relazione e = o 1 −
n
Ricordando la definizione di “o” piccolo, la relazione sarà verificata se e solo se:
e−2n − n
e−2 n− n
lim = lim =0.
( )
( )
n→+∞ n2 n→+∞ n2 log 1− 2
1− 2
n
e
n
Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per la funzione t → log (1 + t ), con t = – 2/n,
si ricava:
(
log 1 + 2
n ) = − 2 n − 2 n + o ( 1n ) , da cui: 2 2
e−2n− n
e−2n− n
e−2n− n
lim = lim = lim = lim e−2n− n +2n+2
= lim e− n +2
=0.
( ) ( )
( )
n→+∞ n2 n→+∞ n2 log 1− 2 n→+∞ n −2 − 2 2
2 n→+∞ n→+∞
1− 2
n
e e n n
n
log n
1 + an
227) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞ e → +∞
1 + bn
1 + an
Tenendo conto che log n → + ∞ è possibile ottenere il risultato voluto richiedendo che → +∞
1 + bn
110
1 + an an
infatti nell’aritmetizzazione parziale di R esteso si ha ∞+∞ = ∞. Inoltre, poiché ∼ , basta
1 + bn bn
scegliere, ad esempio, an = n2 e bn = n.
228) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞, an∼bn e
log n
1 + an
→ +∞ .
1 + bn
Osserviamo che:
1+ a log n
log n log n 1+ an 1+ a n + bn − bn a −b
1 + an 1+ bn
log n log
1+ bn
log n log
1+ bn
log n log 1+ n n
1+ bn
cn := =e
=e =e
=e
,
1 + bn
an − bn an − bn an
poiché ∼ = − 1 → 0 si ottiene:
1 + bn bn bn
a − bn a n − bn a n − bn
log 1 + n ∼ ∼ ; pertanto, affinché cn → + ∞ è sufficiente determinare {an} e
1 + bn 1 + bn bn
{bn} in modo che:
an log n +1 1
( log n) −1 = log n
−1 = log n
= log n →+∞ .
bn log n log n
en
1 + an
229) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞ e →0.
1 + bn
1 + an
Tenendo conto che en → + ∞, è possibile ottenere il risultato voluto richiedendo che →0,
1 + bn
1 + an an
infatti nell’aritmetizzazione parziale di R esteso si ha 0+∞ = 0. Inoltre, poiché ∼ , basta
1 + bn bn
scegliere, ad esempio, an = n e bn = n2.
230) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞, an∼bn e
en
1 + an
→0.
1 + bn
Osserviamo che:
en
1+ an
en log 1+ an 1+ an + bn − bn a −b
1 + an
1+ bn e n log
1+ bn
e n log
1+ bn
e n log 1+ n n
1+ bn
cn := =e
=e =e
=e .
1 + bn
111
an − bn an − bn an
Poiché ∼ = − 1 → 0 , si ottiene:
1 + bn bn bn
a − bn a n − bn
log 1 + n ∼ ; pertanto affinché cn → 0 è sufficiente determinare {an} e {bn} in modo
1 + bn 1 + bn
a
n n −1
che e bn
→ −∞ . Ciò si ottiene scegliendo, ad esempio, an = n – 1 e bn = n, infatti:
a n −1 1 en
en n − 1 = en − 1 = en 1 − − 1 = − → −∞ .
b
n n n n
231) Date due successioni numeriche {an} e {bn} positive e convergenti, con {bn} non infinitesima,
dimostrare che la successione cn = an log bn è convergente.
Mostrare con un controesempio che le precedenti condizioni non sono necessarie per la convergenza
convergente e tenendo conto della continuità della funzione x → log x, si ricava che per ogni ε > 0
esiste n0 (ε) ∈ N tale che | an - ε | < ε e | log bn – log b | < ε ∀ n ≥ n0.
Usando la diseguaglianza triangolare, si ottiene che, per ogni n ≥ n0:
Per l’arbitrarietà di ε si ottiene che cn = an log bn → a log b , cioè è una successione convergente.
Prendendo, ad esempio, an = 1/n e bn = n le condizioni precedenti non sono soddisfatte (in particolare
bn → + ∞, quindi non è convergente) ma, tenendo conto della “gerarchia degli infiniti”, si ottiene che
cn → 0, cioè essa è ugualmente una successione convergente.
5n + 3
232) Data la successione a n = che ha limite pari a 5/2, cioè:
2n + 1
< ε, n >
1 1 1 1
< ε, che per n ≥ 1 − .
4n+ 2 4n + 2 4ε 2
112
- Supponiamo a > 1:
n
a −1 < ε ⇔1 – ε < n a < 1 + ε, essendo a > 1 si prende in esame solamente n a < 1 + ε.
log a < log (1 + ε ) , essendo log a > 0, log (1 + ε ) > 0, perché a > 1, 1 + ε > 1 si ricava
1
n
essendo log a < 0, log (1 + ε) < 0 in quanto è a < 1, 1 + ε < 1, quindi n >
log a
.
log (1 + ε )
Teoria:
Se a1, a2, a3,…, an,… è una successione di numeri positivi avente limite finito e positivo l si ha:
lim log an = log l e se q ∈ R+ ⇒ lim log anq = l q , se b > 0 lim b an = b .
n →+∞ n →+∞ n → +∞
Continuità della funzione esponenziale, logaritmo e delle potenze, ovvero se ( an )n∈N è una
successione reale, tale che lim a n = l ∈ Rɶ (con Rɶ = R ∪{−∞} ∪ {+∞} ) allora lim e an = el ,
lim log an = log l , lim log a nα = l α (α ∈ R), intendendo che e+∞ =+∞ e e-∞ = – ∞, log (+∞)=+ ∞…
n → +∞ n →+∞
n →+∞ n → +∞
n sin n
Esempio: an =
n2 + 1
( n sin n ) ≤
n
→ 0 per n → ∞, quindi lim a n = 0 (Teorema dei Carabinieri).
(n 2
+1 ) n +1
2 n → +∞
1 9 1 − 10n
1
9 9 9 1 1
234) an = 0,9....9 an = 0,9....9 = + ... + n = 1 + + ... + n−1 = = 1 − n , che
n n 10 10 10 10 10 10 1 − 1 10
10
tende a 1 per n → ∞.
113
235) a n = n
(1 − cos (π n ) ) 3 n
+ 7 n . Si ha:
(1 − cos (π n ) ) 3 (
7 n 1 + (1 − cos (π n ) ) )( 3 7 ) = 7 n 1 + (1 − cos (π n ) ) 3 ( 7)
n n
an = n n
+ 7n = n =
= 7 1 + (1 − cos (π n ) ) 3 ( ) 2.
n
7
( 7) ( ) ( 7)
n
Si ha lim (1 − cos π n ) 3
n n
= 0 , essendo (1 − cos π n ) 3 ≤2 3 → 0 per n → ∞, sicché
n→+∞ 7
lim 1 + (1 − cos π n ) 3 ( )
n n
=1 e lim a n = 7 .
n →+∞ 7 n → +∞
236) an = n n!
lim n
n ! = lim n bn = +∞ .
n → +∞ n → +∞
1 1 1 1 1 1
a) lim + ... + , b ) lim + ... + , c) lim + ... + .
n +1 2n n→+∞ ( n + 1) ( 2n ) n→+∞ n2 + 1
2 2
n →+∞
n2 + n
1 1 1 1 n n
a) + ... + ≥ + ... + = = → +∞ (per n → + ∞).
n +1 2n 2n 2n 2n 2
n
n 1 1 n n 1
c) ≤ + ... + ≤ , per per n → ∞, sia ≤ , che
n2 + n n2 + 1 n2 + n n2 + n n2 + n 1+ 1
n
n 1
≤ tendono a 1, per il “Teorema dei Carabinieri”.
n2 + 1 1+ 1
n2
n
x
238) Sapendo che lim 1 + = e x , calcolare i seguenti limiti:
n →+∞
n
n2
a) lim 1 +
1
n →+∞
n
n →+∞
n →+∞
n n n
n
1
b) lim 1 + 2
n → +∞
n
1
n
2
n n n2
1 1
Infatti, 1 + 2 → e per n → ∞, essendo una
lim 1 + 2 = lim 1 + 2 =1. 1
n→+∞
n n→+∞ n
n
sottosuccessione della successione che definisce e, e 1/n → 0.
n!
1
c) lim 1 + n
n →+∞
n
n!
n
n! n nn nn
1 1
lim 1 + n = lim 1 + n = 1 . Infatti, 1 + 1n → e per n → ∞ (sottosuccessione della
n→+∞
n n→+∞ n
n
n!
successione che definisce e), mentre è infinitesimo, come si vede con una maggiorazione
nn
n! ( n ( n −1) ...2)1 n n −1 2 1
= = ... < 1/n essendo minore di uno il termine in parentesi.
nn n n nn
n...n n
n−1
239) Calcolare i limiti delle seguenti successioni (a > 0 e a ≠ 1):
3
2 − 3n
a) an =
2n + 1
3
3
b) an = n 3n + 7 n
1
an = n 3n + 7 n = n 7 n 1 + 3 ( ) = 7n 1+ 3
( ) = 7 1 + 3 ( )
n n n n
→7,
7 7 7
( 7)
n
Nel nostro caso an = 1 + 3 e bn = 1 .
n
(
c) an = n 3n + 1 − ( −1) 7 n
n
)
( )
an = n 3n + 1 − ( −1) 7 n = n 7 n 1 − ( −1) + 3 (
= 7 n 1 − −1 n + 3
) ( ) ( ) ( )
n n
( )
n n
,
7 7
( )
n
che per n → ∞ non ha limite. Infatti, se n è pari si ha: a n = 7 n 3 = 7 3 = 3 → 3 per n → ∞,
7 7
1
( 7) = 7 2 + 3
( )
n n n
mentre se n è dispari si ha: an = 7 2 + 3 → 7 , considerato che ( an ) n → 1 se
b
7
n
an →2 e bn →0.
(
d) an = log a n + 1 + n − log a n
2
)
n + n 1+ 1 2
(
an = log a n + 1 + n 2
) − log a n = log a
n + 1 + n2
n
= log a
n
n = log 1 + 1 + 1
a
n2
= log a 2 ( )
Per n → ∞, dato che loga è continua e che 1 + 1 →1 per la continuità della radice.
n2
(
e) an = log a n + n − 1 + log a n
2
)
( )
an = log a n + n 2 − 1 + log a n = log a n n − n 2 − 1 (( )) e
n− n 2
−1 =
(n − n2 − 1 n + n2 − 1 )( )= n 2
− n2 + 1
=
1
, da cui:
n + n2 − 1 n + n2 − 1 n + n2 − 1
(
n n − n2 − 1 = ) n
=
n
=
1
→
1
( )
.
n + n2 − 1 n 1+ 1− 1 1+ 1− 1 2
n2 n2
Per n → ∞, e per la continuità della radice, si ha an → loga 12 = − loga 2 , per la continuità del ( )
logaritmo.
116
f) an = n ( 1+ 1n − 1− 1
n )
( ) ( )
1+ 1 + 1+ 1
an = n 1+ 1 − 1− 1 = n 1+ 1 − 1− 1 n n =
n n n n
1+ 1 + 1− 1
n n
=n
(1 + 1 ) − (1 − 1 )
n n = 2
=
2
= 1,
1+ 1 + 1− 1 1+ 1 + 1− 1 1+ 1
n n n n
4n4 − 3n3 + n2 − n + 1
a) lim
n→∞ n2 + 6n − 1
4 n 4 − 3n 3 + n 2 − n + 1
=
(
n4 4 − 3 + 1 2 − 1 3 + 1 4
n n n n
=
) 4− 3 + 1 2 − 1 3 + 1 4
n n n n → 4 =2
n 2 + 6n − 1 n 1+
2 6
n
− 1
n2 ( ) 1+ 6 − 1 2
n n
1
n + 5 + n −1 ( n + 5 ) − ( n − 1)
n + 5 − n −1 = ( n + 5 − n −1 ) = =
6
→0
n + 5 + n −1 n ( 1+ 5 + 1− 1
n n ) n ( 1+ 5 + 1− 1
n n )
Per n → ∞ è infinitesima.
( n)
3
3 n4 + n2 +
c) lim
n→∞ n3 n − n
3
( )
4
n 4 1 + 1 2 + n
2
3 n +n +
4 2
n
3 3 4 n 3
3 1+ 1 + 1 3 1+ 1 + 1 5
n n n n2 5
2 n2 n 2 →1
= = =
n 3
n −n n
1+ 1
3
−n
4 1− 1 1
n 3 1 − 1 1 n 3
n 3
n
d) lim
n→∞
n+ n
117
n n 1
= = →1
n+ n 1+ 1
n 1 + 1 n
n
( n − n −1 )( n + n −1 ) n n − ( n − 1) n − ( n − 1)
( n − n −1 ) n= = = =
n
=
n + n −1 n + n −1 n + n −1 n + n 1− 1 ( n )
n 1 1
= = →
(
n 1+ 1− 1
n ) 1+ 1− 1
n
2
( ) ( n)
2 2
3
n +1 + 3 n 3 n +1 + 3
3
n +1 − 3 n = ( 3
n +1 − 3 n) =
1
→0,
( n + 1) n +1 + ( n )
2 2 2
( n + 1) + n ( n + 1)
2 2
3
+ n
3 3 3 3 3
+n 3
dato che il denominatore tende a + ∞ per n → ∞. Come vedremo, in questi casi il metodo degli
sviluppi asintotici è molto più comodo (e meno astuto).
( −1)
n
sin n
g) lim
n →∞ n
( − 1)
n
sin n ≤ 1 → 0 , per n → ∞, quindi il limite vale zero.
n n
2n + n5
h) lim n
n→∞ 3 − n2
2 +nn
=
5 2n 1 + n
n
2 = 2 (n 1+ n
5
n
5
2n = 2 → 0 , )
( )
3n − n2 3n 1 − n2 3 1− n
2
3n
3n 3n
n5
( )n2
n
è infinitesima per n → ∞, dato che il lim 2 = 0 , essendo 2/3 < 1 e lim = 0 , lim =0.
n→∞ 3 n→∞ 2n n→∞ 3n
( −1) − 2
n−1
i) lim
( −1) − 2
n→∞ n
118
( −1) − 2
n −1
( −1− 2) = 3 (1 − 2 ) = 1 .
an = ; se n è pari si ha: an = , se n è dispari si ha: an =
( −1) − 2
n
1− 2 ( −1 − 2 ) 3
Quindi il limite lim an non esiste.
n→∞
Disuguaglianze fondamentali.
(x ∈ R) ⇒
1
Per l’esponenziale ed il logaritmo: 1 + x ≤ x
ex ≤ (x < 1),
1− x
entrambi strette se x ≠ 0.
( n + 1)
n n n
n +1 1 1 1
Si osservi che: = = 1 + ,
n n +1 n n n n
( n + 1)
n
< nn+1 se n ≥ 3. Per n = 0, 1, 2, si calcola direttamente:
per n ∈ N.
log n
242) lim
n→ ∞ n
log n
an =
n
a) Provare che (an)n∈ N è decrescente per n ≥ 3
an+1 − an ≤ 0 (decrescente).
an 2
b) Calcolare (n ≥ 1)
an
n n n n n an n
c) Dedurre il limn an = 0
La successione (an)n∈ N è decrescente a termini positivi, ammette, quindi, un limite finito l. Passando
( )
al limite per n → ∞ dalla relazione an2 = 2 n an si deduce che l = 0* l = 0.
d) Calcolare il lim n n
n→∞
n
n =n
1
n
=e
( 1 n ) log n → 1 per n → ∞.
243) Siano:
a) Provare che (an)n∈ N è strettamente crescente e che (bn)n∈ N è strettamente decrescente (usare le
disuguaglianze fondamentali).
an +1 − an =
1
− log ( n + 2 ) + log ( n + 1) =
1
− log
( n + 2 ) = 1 − log 1 + 1 ≥ 0
n +1 n +1 ( n + 1) n + 1 n
bn+1 − bn =
1
− log ( n + 1) + log n =
1
− log
( n + 2) = 1 − log 1 + 1 ≤ 0
n +1 n +1 n n +1 n
1 ( )
Essendo log 1 + 1 ≤( n
) =
1
( )
.
n 1+ 1 n +1
n
b) Provare che an < bn per ogni n ≥ 1 e dedurne che è ak < be per ogni k, l ≥ 1:
( ) ( )
E’ bn − an = log ( n +1) − log n = log 1+ 1n , considerato che log 1+ 1n → log1 = 0 per n → ∞,
passando al limite si trova l1 = l2.
x +1
245) a) Provare che f ( x ) = è monotòna su ] - 2,+ ∞ [ :
x+2
x + 2 −1 1 1
E’ f ( x ) = = 1− e x→ è decrescente in ] - 2,+ ∞ [.
x+2 x+2 x+2
an + 1
b) Studiare il limite della successione definita induttivamente da a0 = 0, an +1 = :
an + 2
−1 ± 5
l 2 − 2 l = l + 1 , ovvero l 2 + l − 1 = 0 ( ∆ = 1 + 4 = 5) l = ; essendo l ≥ 0 , necessariamente si
2
−1 + 5
ha l = .
2
( 2)
2
( x1 − 1) ≥ ( x 2 − 1) ; a1 = (1 − a0 ) = 1 − 1
2
=1 ,
2 2
essendo a0 = 1/2, a1 = 1/4,
4
delle ridotte dispari è decrescente: pertanto entrambi hanno limite in Rɶ = R ∪{−∞} ∪ {+∞} ; essendo
poi queste limitate, tali limiti sono finiti. Posto l1 = lim a 2 n +1 , l2 = lim a 2 n è necessariamente
n→∞ n→∞
247) Studiare, al variare di λ > 0, esistenza e valore del limite della successione: a0 = λ,
1 1
an +1 = an2 + .
8 8
1 2 1
La funzione f ( x ) = an + è crescente su R+ (ed è an ≥ 0 per ogni n, come si vede per induzione).
8 8
Quindi (an)n∈ N è monotòna ed ammette, pertanto, sempre limite in Rɶ . Si tratta di vedere se (an)n∈ N
è crescente (questo dipenderà solo dal segno di a1 - a0), e se il limite è finito. Si osservi che f ( x ) ≥ x
se e solo se x 2 − 8 x + 1 ≥ 0 , ovvero per x ∈ −∞ , 4 − 15 ∪ 4 + 15 , +∞ . Pertanto (an)n∈ N è
crescente se e solo se a1 = f(a0) ≥ a0, e ciò accade se e solo se 0 < λ < 4 + √15 o λ ≥ 4 + √15 .
{
Si osservi, inoltre, che se il lim an = l ∈ R , necessariamente f(l) = l, cioè l ∈ 4 − 15 , 4 + 15 .
n →∞
}
122
a) 0 < λ < 4 – √15 : (an)n∈ N è crescente e a0 < 4 – √15 , da cui a1 = f(a0) < f(4 – √15 ) = 4 – √15
e, per induzione, an < 4 – √15 per ogni n. Pertanto il lim a n = 4 − 15 .
n→ ∞
c) 4 – √15 < λ < 4 + √15 : (an)n∈ N è decrescente, 4 – √15 < an < 4 + √15 per ogni n, come si verifica
subito per induzione. Pertanto il lim a n = 4 − 15 .
n→ ∞
248) Siano a e b reali, con a < b. Definiamo, induttivamente, una successione ponendo:
a n − 2 + a n −1
a0 = a; a1 =b; a n = . Cioè ogni termine è media aritmetica dei due precedenti.
2
Scrivere una serie c0 + c1 + c2 +…+ cn +… che abbia la successione data come successione delle
ridotte, e servirsene per calcolare il limite della successione (an)n∈ N .
an − 2 + an −1
Sarà c0 = a0 , c1 = a1 – a0 = b – a, cn = ( an − an −1 ) = − an −1 = − cn − 1 , da cui
2 2
( 2)
n−1
cn = − 1 ( b − a ) , e il limite è a
3
+ 2b
3
.
123
Punto di accumulazione
Sia E un sottoinsieme di R, si dice che c ∈ R è di accumulazione per E se esiste una successione di
punti E, distinti da c, che converge a c.
Esempio: Trovare tutti i punti di accumulazione dell’insieme:
{ }
E = 1 + 1 : m, n ≥ 1, m, n ∈ N e descriverne la chiusura.
m n
( )
E’ evidente che 0 è di accumulazione di E ( 0 = lim 1n + 1n , successione di punti distinti di E) e che
n→∞
E). Non ci sono altri punti di accumulazione. Sia, infatti, c di accumulazione per E, e sia (xj)j∈ N
{ }
Se l’insieme N = nν ( k ) : k ∈ N fosse finito, un ragionamento analogo a quello svolto per gli m ci
{
E = E ∪ 1 : p ∈ N , p ≥ 1 ∪ {0} .
p }
Si osservi, tuttavia, che 1 = 1 + 1 ∈ E per ogni naturale p ≥ 1. Pertanto E = E ∪ {0}
p (2 p) (2 p)
124
Intorni.
Chiameremo intorno completo di un numero reale (o punto) << a >> un qualsiasi intervallo aperto
contenente << a >>.
Ad esempio: un intorno completo del numero 5 è dato dall’intervallo aperto ]–1,7[. L’intervallo
]2,5[ costituisce un intorno destro di 2, mentre l’intervallo ]– 7,2[ costituisce un intorno sinistro dello
stesso punto. Sia E un insieme di punti di una retta ed a un punto di questa retta, si dice che il punto a è
di accumulazione di E quando in ogni intorno di a esiste almeno un punto di E distinto da a.
Esempio: Si consideri l’insieme E dei numeri reali x che si deducono da x = 1/n, con n ∈ N, n ≥ 0.
Dimostrare che lo zero è di accumulazione di E.
Basterà far vedere che nell’intorno ]– ε, ε[ del numero zero, con ε > 0, cadono punti di E diversi da
zero. Cioè 0 < 1/n < ε purché si prenda n > 1/ε. Quindi tutti i numeri di ε che si ricavano dalla
formula x = 1/n, attribuendo a n valori interi maggiori di 1/ε, cadono tutti nell’intervallo ]0, ε[, cioè
nell’intervallo ]– ε, ε[. Lo zero è punto di accumulazione di E che non appartiene a E. In definitiva lo
zero è l’unico punto di accumulazione di E.
Proprietà dei punti di accumulazione
L’insieme E non ha punti di accumulazione se contiene un numero finito di punti.
Se a è un punto di accumulazione di E, in ogni intorno di a cadono infiniti punti di E.
Teorema di Bolzano
Ogni insieme limitato contenente infiniti punti ammette almeno un punto di accumulazione.
n
1
249) lim 1 + = e
n →∞
n
n
1
La successione an = 1 + è crescente in senso stretto, superiormente limitata, quindi convergente.
n
n +1
1
La successione bn = 1 + è decrescente in senso stretto e converge verso e.
n
n
1 1
Infatti: bn = 1 + 1 + , che per n → + ∞, bn → e. Il numero e è l’estremo superiore della
n n
→e →1
n n +1
1 1
successione 1 + e l’estremo inferiore della successione 1 + . Quindi:
n n
n n +1
1 1
1 + < e < 1 + .
n n
125
1
250) lim
n →∞ n
Tale successione è decrescente e limitata inferiormente. Il suo estremo inferiore è lo zero. Cioè:
1
lim =0
n→ ∞ n
3n2 + 5n +1
251) lim 2
n→∞ 5n + 2n + 7
5
3n2 + 5n + 1 3 + n + n2
1
3n2 + 5n +1 3
Essendo: = lim =
5n2 + 2n + 7 5 + 2 + 7 2 n→∞ 5n2 + 2n + 7 5
n n
252) lim ( 3 n 2 − 5 n )
n→ ∞
3n − 5n = n 3 − , la successione è divergente a + ∞. Pertanto il lim ( 3n 2 − 5 n ) = +∞ .
2 5 2
n n →∞
→ 0
→3
1 + 2 + 3 + ... + n
353) lim
n →∞ n2
n ( n + 1)
Il numeratore è pari alla somma di n numeri in progressione aritmetica di ragione 1, che vale
2
1 + 2 + 3 + ... + n n ( n + 1) 1 1 1
pertanto: lim = lim = lim + =
n→∞ n2 n→∞ 2n2 n→∞ 2
2n 2
0
8n +1
254) limlog 1+
n→∞
2n + 3
0
8n + 1 8+ 1
Essendo il lim = lim n = 8 = 4 , sarà:
n →∞ 2 n + 3 n →∞
2+ 3 2
n
0
126
8n +1 8n +1
lim 1 + = 1 + 4 = 1 + 2 = 3 , pertanto limlog 1 + = log3 .
n→∞
2n + 3 n→∞
2n + 3
2 n +1
255) an =
2n
a
n +1 =
( n + 1)! = 2 n!
=
2
n! an 2 n
( n + 1)! n + 1
n!
an+1
Per n ≥ 2 si ha 0 < < 1 cioè 0 < an+1 < an e la successione è decrescente, ed essendo limitata
an
inferiormente, in quanto tutti i suoi termini sono maggiori di zero, essa è convergente. Chiamiamo
⇒
an+1 2 2
con l il suo limite, cioè lim a n = l . Dalla = an +1 = an , essendo lim a n +1 = l ,
n→ ∞ an n + 1 n +1 n→ ∞
2
lim a n = l , lim = 0.
n→ ∞ n→ ∞ n +1
2
Dalla an +1 = an , passando al limite, si ottiene:
n +1
2n
l = 0 x l = 0, quindi lim =0.
n→∞ n!
n2 + 5 7 − n2
an = , bn =
n n
1+ 5 7 −1
lim an = n2 = +∞ lim b = n2 = −∞
, n .
n→+∞ 1 n→+∞ 1
n n
Il limite della somma è:
n2 + 5 7 − n2 n2 + 5 + 7 − n2 12
lim ( a n + bn ) = lim + = lim = nlim =0.
n →+∞ n →+∞
n n n →+∞ n → +∞ n
5n + 7 7
Si ha: lim ( an + bn ) = lim log ( 5n + 7 ) + ( − log n ) = lim log = lim log 5 + = log5 .
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n n→+∞
n
258) Studiare il carattere della successione somma delle due successioni di termini generali:
127
an = n, bn = – n + (–1)n.
an + bn = (–1)n . Questa successione è indeterminata.
1 3+ 1
lim ( an + bn ) = lim ( 3n + 1) = nlim n = 3.
n → +∞ n + 2
n →+∞ →+∞
1+ 2
n
Teorema di Cesaro.
La media aritmetica di n numeri è data dalla loro somma divisa per n. La media geometrica di n
numeri positivi è la radice n-esima aritmetica del loro prodotto. Se la successione di termine generale
a + a 2 + ... + a n
an ha per limite l (finito, + ∞, – ∞), cioè lim an = l allora si ha anche che lim 1 =l
n →+∞ n → +∞ n
.
Se an è il termine generale di una successione di numeri positivi e si ha lim an = l (finito oppure
n →+∞
an
Data la successione an se risulta lim ( an +1 − an ) = l (finito oppure ± ∞) allora lim =l.
n →+∞ n → +∞ n
an
Se an è una successione di numeri positivi e si ha lim = l (finito oppure ± ∞) allora
n → +∞ n
lim n an = l
n → +∞
1 − ( −1)
n
1 1 − ( −1)
n
1 1 − ( −1) 1
n
a1 + a2 + ... + an
Quindi lim = lim 1 + = .
n →+∞ n n →+∞ 2 2n 2
⇒
an + 1 n +1 1
260) lim n
n =1 lim = lim = lim 1 + = 1 (con an = n).
n → +∞ n →+∞ a
n
n →+∞ n n →+∞
n
log n
261) lim =0
n →+∞ n
Sia an = log n
( n + 1)!
( n + 1)
n +1 n
a n 1 1 1
lim n +1 = lim = lim = lim = lim = .
n! n →+∞ n + 1 n n
n →+∞ a n →+∞
n →+∞
n +1 n →+∞
1 e
1 +
n
nn
n n
129
Serie numeriche
Teorema (condizione necessaria per la convergenza): Sia data la serie Σ an ed assumiamo che essa
converga. Allora il termine generale an è infinitesimo, cioè an → 0 per n → +∞.
Teorema (criterio del rapporto): Sia data la serie Σ an , con an > 0 per ogni n ∈ ‡. Assumiamo che
esista il
m > 1m kl ikhih { Jlˆ k} ;
= l ∈ [0, +∞[ . Allora si ha: . m <1m kl ikhih { Ih|ˆ k} ;
an+1
m = 1 lm Ikl{ klh |h| ‰hk|l I mIj| l|‰hk? elh| .∗
lim
an
Teorema (criterio della radice): Sia data la serie Σ an , con an ≥ 0 per ogni n ∈ ‡. Assumiamo che
esista il lim n an = l ∈ [ 0, +∞[ . Allora si ha:
* l = 1 significa che la serie va studiata con altri metodi e NON che essa è indeterminata.
+∞
n
Esempio: Σ q applicando il criterio della radice o del rapporto si ricava che:
n =0
|z|<1 m kl Ih|ˆ k} ;
" Quando | z | =1 i due criteri non danno informazioni ma, in tal
|z|>1 m kl Jlˆ k} .
caso, il termine generale non è infinitesimo, quindi la serie diverge. Infine per | z | < 1 si può
+∞ 1
n
calcolare la somma delle serie e si ottiene: Σ q = ∀ q < 1.
n =0 1− q
per ogni n ∈ ‡.
Teorema (criterio del confronto e del confronto asintotico): Siano date Σ an e Σ bn , con an , bn ≥ 0
Serie notevoli:
Ih|ˆ k} i k i > 1
"
Jlˆ k} i k i ≤ 1
+∞ 1
Σ Serie armonica generalizzata; per p = 1 semplicemente serie
n =1 n p
armonica.
Ih|ˆ k} i k i > 1
Ih|ˆ k} i k i = 1 z > 1 l ℎ j| kl Jl a+ m
0
Jlˆ k} i k i = 1 z ≤ 1 si ha una serie di Abel
+∞ 1
Σ p .
Jlˆ k} i k i < 1
n = 2 n log q n
+∞1 +∞ 1
Consideriamo due serie Σ e Σ 2 . In entrambi i casi sia il criterio del rapporto che
n =1 2 n + 1 n =1 2 n − 1
quello della radice non danno informazioni poiché si ottiene l = 1. Utilizzando il criterio del
confronto asintotico con la serie armonica generalizzata si ottiene:
1 11 1 1 1
∼ e ∼ . Quindi la prima serie diverge, mentre la seconda converge.
2n + 1 2 n 2n − 1 2 n 2
2
infinitesimo (= 1) la serie condensata diverge e anche la serie armonica diverge. Più in generale,
utilizzando ancora il criterio di condensazione, lo studio del carattere della serie armonica
generalizzata Σ p (con p > 0 per garantire la decrescenza) ci si può ricondurre allo studio della
1
n
n
+∞ +∞ +∞
1 1 1
serie condensata Σ 2 n
=Σ = Σ p −1 che risultava essere una serie geometrica di
(2 ) (2 )
p p −1
n =1 n n =1 n
n =1 2
n
+∞
5
263) Determinare il carattere della serie Σ n
n =1
6
n
5 5 5
lim n n = lim n = .
n→+∞
6 n→+∞ 6 6
Poiché il limite ottenuto è minore di uno, il criterio assicura che la serie proposta converge.
131
n
+∞
4 1
264) Determinare il carattere della serie Σ 2
n
n =1 3
n
5 1 4 1 4
lim n 2 = lim 2
= .
n→+∞
3 n n→+∞ 3 n 3
Poiché 4/3 > 1, il criterio assicura che la serie proposta diverge.
+∞ 1
265) Determinare il carattere della serie Σ n
n =1
9
n2 + + n
2
Tenendo conto della “gerarchia” degli infiniti ed utilizzando il criterio della radice, si ottiene:
1 1 2 1 2
lim n
= lim n
= lim 2 n n
= .
n →+∞ n n→+∞
9 n 2 n2 n n 2 + 1 + n2
n →+∞ 9 9
2 n n
9
n2 + + n n +1+ n n n
2 2 9 9 9 9
1
| 1
266) Determinare il carattere della serie Σ • € n
n =1 4 3
+∞
|
Ricordando che • € =
4
n!
, ed utilizzando il criterio del rapporto, si ha:
4!( n − 4 ) !
n + 1
4
n
lim n +1
3
= lim
( n + 1) ! ( n − 4 )!4!3n = lim ( n + 1) = 1 + 1 n = 1 < 1. ( )
n →+∞ 3 n n→+∞ ( n − 3) !4!3n +1
n! n→+∞ 3 ( n − 3 )
3 1− 3
n
3 ( )
4
La serie proposta converge.
+∞ nn
267) Determinare il carattere della serie Σ n
n ! ( e + 1)
n =1 n
( ) ( )
n +1 n +1
( n + 1) ( n + 1) n!( e + 1)
n +1 n
( n + 1) = lim
n +1
nn+1 1 + 1 1+ 1 e
lim = lim n = lim n =
n→+∞ nn +1 ( e + 1) ( e + 1) ( e + 1)
( n + 1)!( e + 1)
n +1 n +1
n→+∞ nn n n→+∞ n n→+∞ e +1
132
( n)
n
Dove abbiamo utilizzato il limite notevole 1 + 1 → e . Poiché e < 1, il criterio ci assicura che
e+1
la serie proposta converge.
+∞ 1 n + 1
268) Determinare il carattere della serie Σ
n =1 n ! n − 1
Utilizzando il criterio del rapporto, si ottiene:
n + 2
lim n n!
= lim
( n + 2 )! ( n − 1)!2!n ! = lim ( n + 2 ) = 0 .
n →+∞ ( n + 1) ! n + 1 n →+∞ n !2!( n + 1) ! ( n + 1)! n→+∞ ( n + 1)
n − 1
Poiché lo zero è minore di uno, la serie proposta converge.
( log 2 )
n
+∞
269) Stabilire il carattere della serie Σ
n =0
2n + 3
2
Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:
( log 2 )
n
log 2 1
lim n = lim = log 2 lim = log 2 < 1.
n →+∞
2n + 3 n →+∞
n 2n + 3
n →+∞
n 1+ 3
2 2 4n
La serie proposta converge.
+∞ n
270) Determinare, al variare del parametro reale α < –1, il carattere della serie Σ log (1 + α ) .
n =1
Poiché log (1 + α ) < 1 se e solo se 1/e – 1 < α < e – 1, log (1 + α ) > 1 se e solo se
– 1 < α < 1/e – 1, oppure α > e – 1, e log (1 + α ) = 1 se e solo se α = 1/e – 1, oppure α = e – 1, il
– 1 < α < 1/e – 1, oppure α > e – 1, mentre non fornisce alcuna indicazione per α = 1/e – 1, oppure
criterio assicura che la serie proposta converge per 1/e – 1 < α < e – 1, mentre diverge per
Pertanto, per tali valori di α, non essendo soddisfatta la condizione necessaria che il termine generale
sia infinitesimo, la serie proposta diverge.
133
( )
n+1
eα −3
2
log (1 + n ) eα −3
2
log n α 2 −3
lim = lim =e .
log (1 + n + 1)
(e )
n→+∞ n n→+∞
α 2 −3 log n
Poiché eα − 3 < 1 se e solo se − √3 < α < √3, eα − 3 > 1 se e solo se α < − √3 o α > √3 e eα − 3 = 1 se
e solo se α = ± √3 , il criterio assicura che la serie proposta converge per − √3 < α < √3, diverge
2 2 2
per α < − √3 o α > √3 , mentre non fornisce alcuna indicazione per α = ± √3.
1n 1
an := = → 0 , ma, nonostante sia soddisfatta la condizione necessaria che il
log (1 + n ) log (1 + n )
termine generale sia infinitesimo, la serie proposta diverge per il criterio del confronto asintotico, in
1 1 1
quanto: an = ∼ = 0 e quest’ultimo è il termine generale di una serie di Abel
log (1 + n ) log n n log n
divergente.
dove abbiamo tenuto conto della gerarchia degli infiniti e del limite notevole √| → 1.
•
Poiché α 2 − 5α + 7 < 1 equivale a α – 1 < α 2 − 5α + 7 < 1, che è soddisfatta se e solo se 2 < α < 3,
mentre se α 2 − 5α + 7 >1 se e solo se α < 2 o α > 3, e α 2 − 5α + 7 = 1 se e solo se α = 2 o α = 3,
il criterio assicura che la serie proposta converge per 2 < α < 3, diverge per α < 2 o α > 3, mentre
non fornisce alcuna indicazione per α = 2 o α = 3.
Tuttavia, per tali valori del parametro, la serie proposta ha come termine generale:
1n 1
an := ∼ 2 → 0 che soddisfa la condizione necessaria (cioè infinitesimo) e, inoltre, la
3n + log n 3n
2
serie proposta converge per il criterio del confronto asintotico, in quanto si comporta come il termine
generale di una serie armonica generalizzata di esponente maggiore di uno.
134
n=1 α + 4
.
Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:
α < –1 o α > 1. Mentre 4 > 1 se e solo se –1 < α < 0 oppure 0 < α < 1, e 4
α2 + 4 α2 + 4
= 1 se e solo
α +4 α +4
se α = ± 1, oppure α = 0. Il criterio assicura che la serie proposta converge per α < –1 o α > 1,
diverge per –1 < α < 0 oppure 0 < α < 1, mentre non fornisce alcuna indicazione per α = ± 1, oppure
α = 0. Tuttavia, per tali valori del parametro, la serie proposta ha come termine generale
an := 1n = 1 → 0 . Pertanto, non essendo soddisfatta la condizione necessaria (cioè che il termine
generale sia infinitesimo), per tali valori la serie proposta diverge.
+∞ 1− 1− 2
n
274) Determinare il carattere della serie Σ .
n=2 n
ottiene:
1− 1− 2
n≅ (
1− 1− 1
n = 1 ), che è il termine generale della serie armonica generalizzata
n n n2
di esponente due maggiore di uno. Pertanto, per il criterio del confronto asintotico, la serie proposta
converge.
+∞
2
275) Determinare il carattere della serie Σ n − n + log n arctan
4 2
n =1
( ) 5 .
n
2
( 2
)
Posto an = n − n + log n arctan
4 2 2
5 , e ricordando che arctan 5 ∼ 5 , otteniamo a n = n
n n n
4 2
n 5
2
= .
n
Pertanto, poiché il secondo membro è il termine generale della serie armonica, che diverge, la serie
proposta diverge per il criterio del confronto asintotico.
+∞ 1
276) Stabilire se la serie Σ
( )
converge.
n =1
n 1+ 3 −1
n3
135
( n )
1
3
Ricordando che 1 + 3 −1 = 1+ 3 −1 ∼
2
3 3 , si ottiene:
n 2n 3
1 1 2
= n2 . Pertanto la serie proposta, essendo a termini positivi, diverge,
( )
∼
n 1 + 3 3 − 1 n 3 3 3
n 2n
poiché il termine generale non è infinitesimo.
nα +1 nα +1 nα +1 1
∼ ∼ = che è il termine generale di una serie armonica
arctan 1 + 1 1 + 1 1
n
− ( + 32)
α
n n n n n
Come conseguenza dei limiti notevoli, otteniamo che, per α > 0, arctan
1 1
α
∼ α , pertanto:
n n
1 3−α 1
arctan α n ∼ 2α −3 per n → ∞. Quindi, dal criterio del confronto asintotico, segue che la serie
converge se e solo se 2 α – 3 > 1⇒ α > 2.
n n
280) Stabilire per quali valori del parametro α > 0 la serie Σ sin
+∞
1 3 2 − 2α
n converge.
n =1
n3α
281) Stabilire per quali valori del parametro α > 0 la serie Σ cos
+∞
1
α
− 1 n1−α converge.
n =1
n
Osserviamo che la serie proposta è a termini tutti negativi, quindi, a meno di raccogliere –1 nella
parentesi tonda, essa si riconduce ad una serie a termini positivi, alla quale è possibile applicare i
+∞ 1
Nell’ultimo caso, sostituendo il valore di α nella serie, si ottiene Σ , che è convergente.
n =1 n3
log 4
Concludendo, la serie proposta converge per α ≥ −2.
log7
− 1 n converge.
n =0
n + 2
La serie proposta è a termini negativi, pertanto possiamo applicare i criteri delle serie a termini
positivi, mettendo in evidenza il segno negativo:
1 α 4 n4 −1
cos −1 n ∼ − ∼ 2α −4 .
2 ( n + 2)
2α
n + 2 2n
2 r=7
2
n
= C+ ∞ r > 7.
( log n)
α −7
= lim ( log n)
α −7
= 2 lim
0 r<7
criterio della radice: lim n an 2
n→+∞ n→+∞ n→+∞
n n
286) Determinare, al variare del parametro x ∈ ]0, 5/4[, il carattere della serie:
1 (
−4 x 2 + 5 x )
+∞ ( x− 3 2 )
Σ ( log n ) log 1 + sin .
n= 2
x
Per x ∈ ]0, 5/4[ si ha che l’esponente della successione sin 1 { ( x)} , cioè (– 4 2
+ 5x) è sempre positivo,
quindi tale successione è sempre infinitesima. Pertanto, utilizzando i limiti notevoli, abbiamo:
( x− 3 2 ) ( −4 x 2
+5 x )
1 1
an ( x ) ∼ ( log n ) sin ∼ .
( log n )( 2 ) n ( )
3 −x −4 x 2
+5 x
x
Il termine a ultimo membro corrisponde a quello della serie di Abel. Da quanto visto la serie converge
+5 > 1, oppure F
2 −4 x 2 + 5 x = 1
se - 4 e diverge altrimenti.
−4 x 2 + 5 x ≻ 1
138
Risolvendo si ottiene che la serie converge per 1/4 ≤ x < 1 e, quindi, diverge per 0 < x < 1/4 e
1 ≤ x < 5/4.
287) Determinare, al variare del parametro x < – √3 e x > √3 , il carattere della serie:
+∞ 1 1
Σ arctan 2 .
( 2 x−1)
( x −3)
n=2
( log n ) n
1
an ( x ) ∼ . Il termine a ultimo membro corrisponde a quello della serie di Abel.
( 2 x −1)
( x −3)
( log n )
2
– 3 > 1, oppure F
2 x2 − 3 = 1
Quindi la serie converge se e diverge altrimenti.
2x −1 ≻ 1
Risolvendo, si ottiene che la serie converge per x ≥ 2 e x < – 2, quindi diverge per – 2 ≤ x < – √3
e √3 < x < 2.
Teorema (Criterio della convergenza assoluta): Sia data la serie Σ an . Assumiamo che Σ | an |
converga (cioè, che la serie proposta converga assolutamente). Allora anche Σ an converge (cioè, la
serie proposta converge semplicemente).
Teorema (Criterio di Leibniz): Sia data la serie Σ(- 1)n an , con an ≥ 0, per ogni | ∈ ‡ . assumiamo
che:
1) { an } sia infinitesima 2) { an } sia definitivamente monotòna non crescente, cioè an ≥ an+1 , per
n sufficientemente grande.
Allora la serie proposta converge semplicemente. Inoltre, introdotto il resto N-esimo si ha:
+∞ N +∞
RN = Σ ( −1) an − Σ ( −1) an = Σ ( −1)
n n n
an . Si ha | RN | ≤ an+1 .
n =1 n =0 n = N +1
Ricordiamo che questo criterio (come gli altri) è solo una condizione sufficiente.
Per esempio, la serie definita da:
| è Jl i kl
Σ ( −1) an , in cui an = 0
+∞
1
| è i kl
n n2
n=1 1
n3 + 2
E’ una serie a segni alterni, in cui la successione { an } è positiva e infinitesima, ma, ovviamente,
non è monotòna, neppure definitivamente, quindi, in questo caso, non è possibile applicare il Criterio
139
di Leibniz. D’altra parte, poiché an ≤ 1/ |2 per ogni | ∈ ‡, per confronto con la serie armonica
generalizzata, di esponente 2 > 1, si ottiene che essa converge assolutamente (quindi, anche
semplicemente).
Sottolineiamo che la convergenza semplice è una proprietà meno forte della convergenza assoluta e,
in generale, non la implica.
nα n =1
+∞ 1 1 +∞ 1
Σ + − = Σ che è convergente, per confronto con la serie armonica
n=1
2n 2n +1 n=1 2n ( 2n +1)
generalizzata di potenza 2 > 1, mentre:
Σ (1/2n) e Σ (–1/2n+1), sempre per confronto con la serie armonica, sono entrambi divergenti e la
loro somma non è neppure definibile. D’altronde:
+∞ 1 ( −1)n +∞ 1 +∞ ( −1)n
Σ + = Σ + Σ che è divergente, poiché la prima serie diverge, mentre
n =1
2 n 2 n + 1 n =1 2 n n =1 2 n + 1
la seconda è semplicemente convergente.
1
Poiché lim = 0 , la condizione 1) del Criterio di Leibniz è soddisfatta.
n→+∞ n + log n
1 1 1
( −1)
n
= ∼ , quindi la serie non converge assolutamente.
n + log n n + log n n
140
⎧ | è i kl
⎪ n + 2n
1
⎨
2
⎪ 2 | è Jl i kl
I termini della serie sono della forma an = , quindi
⎩ n − 2n
1
1 1 1
( −1)
n
= ∼ , pertanto la serie proposta converge assolutamente.
n + 2 ( −1) n n + 2 ( −1) n
n n
2 2
n2
Dal Criterio della convergenza assoluta segue che essa converge anche semplicemente. Osserviamo
che, in questo caso, mentre la condizione 1) del Criterio di Leibniz è soddisfatta, la condizione 2) di
monòtonia non lo è. Infatti, se n è dispari (cioè se n + 1 è pari), si ottiene:
Questo fatto mostra che il Criterio di Leibniz fornisce solo una condizione sufficiente e non necessaria
per la convergenza semplice di una serie.
1 1 1
< 0, per ogni n ≥ 3 e ( −1)
1 n
Osserviamo che = ∼ , pertanto la serie proposta non
2−n 2−n 2−n n
converge assolutamente. Per applicare il Criterio di Leibniz, riscriviamo la serie nella forma:
+∞ 1 +∞ 1
Σ ( −1) = − Σ ( −1)
n n
.
n =3 2−n n = 3 n−2
+∞ 1 +∞
m 1
Sostituendo m = n – 2, da cui n = m + 2, otteniamo Σ ( −1) = − Σ ( −1)
m +3
, ovvero la serie
m =1 m m =1 m
armonica a segni alterni che converge a log 2.
141
+∞ n + log n
291) Determinare il carattere della serie Σ ( − 1)
n
n =1 n2
n + log n n + log n 1
Osserviamo che ( −1)
n
= ≥ .
n2 n2 n
La serie non converge. Abbiamo:
n + log n n 1
1) an = 2
∼ 2 = → 0 , per n → + ∞;
n n n
2) a n + 1 ≤ a n , ∀ n ∈ ‡.
( n + 1) + log ( n + 1) n + log n
⇔ n 2 ( n + 1) + n 2 log n (1 + 1 ) ≤ n ( n + 1) + ( n + 1) log n ⇔
2 2
Infatti ≤
( n + 1) n
2 2
n
( −1)
n
e−2 n log n 1 log n 1
n n
an = = 2 ≤ 2 .
n e n e
Poiché la serie dei moduli è maggiorata dalla serie geometrica di ragione q = 1/e2 < 1, che converge,
dal Criterio del confronto, si ottiene che la serie proposta converge assolutamente e, quindi, anche
semplicemente.
e n ( x 2 + x −1) +∞
293) Stabilire per quali valori del parametro reale x la serie Σ ( −1)
n
converge
n =1 2n
assolutamente e semplicemente.
e n ( x 2 + x −1)
Ponendo an ( x ) = ( −1)
n
, dal Criterio della radice si ottiene che, se:
2n
(
n x 2 + x +1 )
lim n a n ( x ) = lim
e
=e
(
n x 2 + x +1 ) < 1, allora la serie convergerà assolutamente.
n → +∞ n → +∞ n
2n
142
2
−1 − 5 −1 + 5
Ciò porta alla condizione + - 4 < 0, ovvero <x< .
2 2
, oppure x >
−1 − 5 −1 + 5
Se x < , il termine generale an (x) non tende a zero e, quindi, non
2 2
essendo soddisfatta la condizione necessaria per la convergenza della serie, essa non convergerà
−1 + 5
neppure semplicemente. Infine per x = , il Criterio della radice non dà informazioni.
2
( −1)
n
+∞
Sostituendo tali valori nella serie, otteniamo Σ
, che è riconducibile alla serie armonica di
2n n =1
−1 − 5 −1 + 5
Concludendo, la serie converge semplicemente per ≤x≤ e converge assolutamente
2 2
−1 − 5 −1 + 5
per <x< .
2 2
1− sin ( nπ ) 2
2
Pertanto, posto a = , si ha:
3n + sin x
n
| è i kl, Ilhè | = 2Z
an = . 3n + sin n
1
0 | è Jl i kl, Ilhè | = 2Z + 1
.
1 1
Poiché ∼ , per k → ∞, dal Criterio del confronto asintotico con la serie armonica, si
6k + sin ( 2k ) 6k
ricava che la serie proposta diverge.
n−1
n n
+∞ 2 2n 2
295) Determinare il carattere della serie Σ − , dove [n/2] indica la parte intera di
n=2
2 2 log n
n/2.
143
|/2 = Z | = 2Z
Osserviamo che [n/2] = "
(| − 1)/2 | = 2Z + 1
; pertanto:
0 | = 2Z
= .
n −1
= − (| − 1)/2 | = 2Z + 1
n n 2
−
k k
2k + 1 1
2 2 k −
2 2
Σ − = Σ = 2Σ .
n =2
2 2 log n n=1 2k log ( 2k + 1) n=1 log ( 2k + 1)
1
La serie ad ultimo membro è una serie a termini di segno alterno, dove, posto ak = , si ha
log ( 2k + 1)
che la successione {ak} è infinitesima e monotòna decrescente (poiché ak è l’inverso di log (2k + 1),
che è crescente). Pertanto, dal Criterio di Leibniz, la serie converge semplicemente.
Concludiamo osservando che la serie proposta non converge assolutamente, in quanto
( −1) 2
k
2
∼ , che è il termine generale della serie di Abel con potenze p = 0 e q = 1, che
log ( 2k + 1) log k
quindi diverge.
⎧ ∼ per | pari
⎪
n2 + 1 n2 + 1 n
=
( −1)
n
(n 2
+ 1) 2n + n2 + n − n2 2n + n 3
⎨
an := =
⎪−
2n + n2 + ( −1) ( n − n2 )
= − per | Jl i kl
n
n2 +1 n2 +1 n2
⎩ 2n + n − n + n
1
= − ∼ −
2 2
2n + n
2
2n2
2
Pertanto la serie proposta è a termini di segno alterno, tale che né la successione dei termini pari, né
quella dei dispari, è infinitesima.
Non essendo soddisfatta la condizione necessaria per la convergenza, la serie proposta non converge.
+∞ n cos (π n ) + 4sin n
297) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 3 n + 2n 2
144
n cos (π n ) + 4sin n
Posto an := , e osservando che cos (n π) = (–1)n , possiamo riscrivere la successione
3 n + 2n2
( − 1)
n
n
4 sin n
come somma di due termini: an = =: bn + cn .
3 n + 2n 3 n + 2n 22
4 2
Osserviamo che cn ≤ = 2 , che è il termine generale della serie armonica generale con rata di
n n 1
1) ∼ 2 = → 0,
3 n + 2n 2n 2n
2
n
2) la successione 2
è monotòna decrescente; infatti:
3 n + 2n
n n +1
≥ ⇔ 2 n 3 + 4 n 2 + 2 n + 3 n + 1 ≥ 3n n + 3 n + 2 n 3 + 2 n 2 ⇔
3 n + 2n 3 n + 1 + 2 ( n + 1)
2 2
⇔ 2 n 2 + 2 n + 3 n + 1 − 3n n − 3 n ≥ 0 ⇔ 2 n 2 + 3n ( n +1 − )
n + ( )
n 2 n −3 ≥ 0.
+∞ 1+ n cos ( nπ )
298) Determinare il carattere della serie Σ .
n=0 2n2 +1
1 1 1
Poiché ≤ , dal Criterio del Confronto con la serie armonica generalizzata di esponente
2n + 1
2
2 n2
+∞ 1 + n cos ( nπ ) +∞ 1 +∞ n cos ( nπ )
Σ =Σ +Σ e la convergenza della serie proposta dipende dal
n=0 2n2 +1 n =0 2n2 +1 n=0 2n2 +1
comportamento del secondo addendo a secondo membro (visto che il primo addendo è una serie a
termini positivi convergente).
145
1 + n cos ( nπ )
Per studiare il comportamento di Σ , sostituiamo cos (n π) con (–1)n e indichiamo con
2n2 + 1
. La serie si scrive nella forma Σ ( −1) an ed è una serie a termini di segno alterno.
1 n
an =
2n + 1
2
1
Osserviamo che essa non converge assolutamente poiché ( −1) an ∼
n
, d’altra parte:
2n
n 11
1) a n ≤ 2
= → 0 per n → + ∞;
2n 2n
2) an+1 ≤ an ∀ | ∈ ‡.
n +1 n
⇔ 2 n 3 + n + 2n 2 + 1 ≤ 2 ( n + 1) + 1 n ⇔ 2n 2 + 2n − 1 ≥ 0 e l’ultima
2
Infatti ≤
2 ( n + 1) + 1
2
2n + 1
2
1 + n cos ( nπ ) 1
Dal Criterio di Leibniz si ottiene che Σ converge semplicemente e, poiché, 2n
2n + 1
2
+1 2
converge, la serie proposta converge semplicemente, in quanto somma di una serie convergente e di
una serie semplicemente convergente.
2
2 2
+∞
299) Determinare il carattere della serie Σ n − sin .
n =1
n n
t = 2/ √|, si ha:
2
2 2 1 2
3
2 2 4
2
16 1
an ∼ n − − = n − + 3 = 2
.
n n 3! n n n 9 n
3 n 2
Per confronto con la serie armonica generalizzata di esponente 2 > 1, si ricava che la serie proposta
converge.
Se indichiamo con an (x) il termine generale della serie proposta, osserviamo che al variare di x, an (x)
assume valori di segno arbitrario. Dobbiamo, quindi, per prima cosa, verificare che sia soddisfatta la
146
condizione necessaria per la convergenza, cioè che an (x) →0 . Tenendo conto degli ordini di infinito
e considerando che ciò si ottiene solo se:
Si osserva che il secondo sistema è impossibile; per quanto riguarda invece il primo sistema, facendo
i conti, si ottiene:
0< ≤ 0< ≤
. 5 3 ⇔ F
− ≤ log x ≤ − e
−5
2
≤ x≤e
−3
2
2 2
( 5 + log x − 1 − log x )
n +1
lim
( n + 1)
4
9
+3
= lim
( 5 + log x − 1 − log x ) ( n
4
9
+3 ) = (5 + log x − 1 − log x ) .
( 5 + log x − 1 − log x ) ( n + 1) 9 + 3
n →+∞ n n →+∞ 4
4
n 9
+3
Quindi, se 5 + log x − 1 − log x < 1, ovvero, dai conti fatti in precedenza, se x ∈ e la serie
−5 −3
2
,e 2
converge assolutamente.
−5 −3
Restano da studiare i due valori x = e 2
e x=e 2
. Sostituendo il primo valore nella serie, si ottiene
( −1)
n
+∞
Σ 4 che converge semplicemente per il Criterio di Leibniz, ma non assolutamente, per
n=1
n 9 +3
confronto con al serie armonica generalizzata di esponente 4/9 < 1. Sostituendo il secondo valore
, che è una serie a termini positivi e non converge per 4/9 < 1.
+∞ 1
nella serie, si ottiene: Σ 4
n =1
n 9 +3
2n 2n 2n
= ∼ → +∞ .
n log 2 log ( n log 2 ) n log 2 ( log n + log ( log 2 ) ) n log n log 2
Pertanto, poiché il termine generale non è infinitesimo, la serie condensata, quindi anche la serie
proposta, diverge.
3
n 2
+∞1
302) Studiare il carattere della serie Σ en 1 − .
n =1
n
3 1
Possiamo riscrivere il termine generale della serie, cioè exp n + n 2
log 1 − .
n
Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al quarto ordine per log (1+t), con t = –1/ √| , otteniamo:
3 1 3 1 1 1 1 1 1 1
n + n 2 log 1− ∼ n + n 2 − − − − 2 = n−n− n − − =
n n 2n 3 n3 4n 2 3 4 n
1 1 1
=− n− − .
2 3 4 n
Poiché i termini successivi a – 1/3 sono infinitesimi, avremo che:
3 1 1 12 1
exp n + n 2 log 1 − ∼ exp − 2 n − 3 .
n
+∞
−1 1 1
Studiamo, quindi, la serie: e
n =1
3
exp − 2 n
2
, che, per il Criterio del confronto asintotico, ha lo
stesso comportamento della serie proposta. Osserviamo che, per t → ∞, t 8 e − t → 0 , da cui ponendo
1
t= n e calcolando la radice quadrata, si ottiene ( ) n2
8 2
− n
n e = → 0 per n → + ∞,
n
exp
2
1 1 1
quindi si ha che exp − n 2 ≤ .
2 n2
Pertanto dal Criterio del confronto con la serie armonica di esponente 2 > 1, si deduce che la serie
+∞ n
5
n =1
n converge, e quindi anche la serie proposta è convergente.
6
+∞ log ( log n)
303) Determinare il carattere della serie Σ .
n =2 log2 n
148
log ( log x )
La serie proposta è a termini positivi. Consideriamo la funzione f ( x ) = , associata al
log 2 x
log ( log n )
termine generale della serie, ovvero f ( n ) = .
log 2 n
log ( log n )
Pertanto, la successione an := sarà anch’essa definitivamente decrescente e, quindi,
log 2 n
possiamo applicare il Criterio di condensazione. La serie condensata associata è data da:
+∞
Σ 2 n
( ( )) = Σ 2
log log 2 n +∞
n log ( n log 2 )
.
n=2 log 2
(2 )
n n=2 n 2 log 2 2
Pertanto, poiché il termine generale non è infinitesimo, la serie condensata, quindi anche la serie
proposta, diverge.
+∞ log ( log n )
304) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 log2 n
1 + ( −1) +∞ ( −1)
n n
+∞ 1 +∞
Σ =Σ +Σ , in cui la prima serie è divergente per confronto con la serie
n =1 3n + 1 n =1 3n + 1 n =1 3n + 1
+∞ 1 1
305) Determinare il carattere della serie Σ sin − log 1 + .
n =1
n n
+∞ 1 +∞ 1
Non è possibile studiare separatamente le due serie Σ sin e Σ log 1 + , poiché sono
n =1 n =
n 1
n
1 1 1
entrambi divergenti, in quanto sin ∼ ∼ log 1 + .
n n n
Utilizzando, invece, gli Sviluppi di Mc Laurin al terzo ordine per sin t e log (1+t), con t = 1/ √| , si
ottiene:
149
3 2 3
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
sin − log 1 + ∼ − − + − =− 3 + − 3 ∼ .
n n n 3! n n 2 n 3 n 6 n 2 2 n 3n 2 2 n
Da ciò si ricava che la serie proposta è, almeno definitivamente, a termini non negativi e, per il
Criterio del confronto asintotico, ha il medesimo carattere della serie armonica; pertanto, essa diverge
a + ∞.
+∞ log ( log n)
306) Determinare il carattere della serie Σ .
n =2 n log2 n
log ( log x )
Consideriamo la funzione f ( x) = , associata al termine generale della serie, ovvero
x log 2 x
log ( log n )
f (n) = . La funzione f risulta essere definitivamente monotòna decrescente, infatti:
n log 2 n
x log 2 x 2 x log x
− log ( log x ) log 2 x +
< 0 per x >> 1.
x log x x 1 − log ( log x ) [ log x + 2]
f ′( x) = 2 4
=
x log x x 2 log 3 x
log ( log n )
Pertanto, la successione an := sarà anch’essa definitivamente decrescente, quindi
n log 2 n
possiamo applicare il Criterio di condensazione.
La serie condensata associata è data da:
+∞
Σ2 n
( ( ) ) = Σ log ( n log 2 ) .
log log 2 n +∞
n=2 n
2 log 2
(2 )
n n=2 n 2 log 2 2
termine generale della serie di Abel con esponente p = 2 e q = –1. Poiché, per p > 1, qualunque sia q,
n log 2 n log 2 2
la serie di Abel converge, il Criterio del confronto asintotico assicura che la serie condensata, e
conseguentemente anche la serie proposta, converge.
2
+∞ e n
−1− x
307) Determinare, al variare del parametro reale x, il carattere della serie Σ n.
n =1 1
n
Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per et, con t = 2/n, si ottiene:
150
⎧ 2 − x se ≠2
⎪ 12
2
−1 − x
n ∼ n 1 + 2 + 1 2 − 1 − x = n 2 − x + 2 (2 − x)
2
e n
⎨ 2
2 n
= + 3 ∼
se =2
.
n 2! n
⎪ 3
1 n n n2
1
n 2 n 2
⎩ n 2
n
Pertanto, la serie proposta è una serie a termini di segno fissato (positivo per x ≤ 2 e negativo per
x > 2) e, dal confronto asintotico con la serie armonica generalizzata, risulta essere divergente per
x ≠ 2 e convergente per x = 2.
+∞ cos n
308) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1
(
n 1 + log 2 n )
La serie proposta è a termini di segno arbitrario, ma non di tipo alterno. D’altra parte, se consideriamo
il valore assoluto del termine generale, otteniamo:
cos n 1 1
≤ ∼ , e per confronto con la serie di Abel, si ha che la serie
(
n 1 + log n
2
) (
n 1 + log n
2
)
n log 2 n
proposta converge assolutamente.
+∞ 1 1
309) Determinare, al variare del parametro reale x, il carattere della serie Σ sinh − arctg α
n =1 n
n
1 1 1 1
Osserviamo che Σ sinh è sempre divergente, poiché sinh ∼ , mentre Σ arctg α
n n n n
converge per α > 1, e diverge per α ≤ 1, poiché arctg ∼ α . Pertanto, per α > 1 possiamo studiare
1 1
α
n n
le due serie separatamente, ottenendo che la serie proposta diverge, in quanto somma di una serie
divergente e di una serie convergente. Per α ≤ 1, invece, non si possono separare le due serie.
t3 t3
+ o ( t 4 ) e arctgt = t − + o ( t 4 ) , da cui sinh
1 1 1
Ricordando che sinh t = t + ∼ + 3 e
6 3 n n 6n 2
1 1 1
arctg α
∼ α − 3α , si ottiene:
n n 3n
⎪ 1
<r≤1 .
Q
#
⎨
1 1 1 1 1 1
sinh − arctg α ∼ + 3 − α + 3α ∼
⎪
n
⎪ r = 1/2
n n n 6n 2 n 3n
⎩
1 3
2n 2
Quindi, la serie proposta è definitivamente a termini di segno fissato (positivi per 0 ≤ r ≤ 1/2 e
negativi per 0 < r < 1/2) e, per il Criterio del confronto asintotico con la serie armonica
generalizzata, converge solo per α = 1/2.
151
+∞ cos ( nπ )
310) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 2n + 2sin n
+∞
Osserviamo che cos ( nπ ) = ( −1) , quindi la serie proposta si può riscrivere Σ ( −1) an , in cui
n n
> 0 , ∀ | ≥ 1.
n=1
1
an =
2 n + 2 sin n
1
Ovviamente, an → 0, ma an ≥ ; pertanto, per confronto con la serie armonica, la serie proposta
2n + 2
1
non converge assolutamente. D’altra parte, se consideriamo la funzione f ( x ) = , risulta
2 x + 2 sin x
2 + 2 cos x
che essa è monotòna decrescente, in quanto la sua derivata prima f ′ ( x ) = − ≤ 0 per
( 2 x + 2 sin x )
2
tutti gli x ≥ 1. Da ciò segue che anche la successione {an} è monotòna decrescente, quindi la serie
proposta converge semplicemente, per il Criterio di Leibniz.
quindi, la serie proposta, in realtà, è sommata solo sugli indici dispari e si può riscrivere:
+∞
Σ
( −1)
n
(
sin n π )
2 = +∞
Σ
( −1) ( −1) = +∞
2 k +1
Σ
k
( −1) .
k +1
n=0 2n + 5 n = 0 2 ( 2k + 1) + 5 n = 0 4k + 7
Questa è una serie a segni alterni ed è semplicemente convergente, per il Criterio di Leibniz, ma non
assolutamente convergente.
1
+∞ e n
−1
312) Determinare il carattere della serie Σ .
n + ( −1)
n=0 n
Osserviamo che e n − 1 > 0, per ogni | ∈ ‡ , e che il denominatore del termine generale vale n + 1,
1
oppure n – 1, a seconda che l’indice n sia pari o dispari. Pertanto, la serie proposta è a termini positivi
1 1 1
e n −1 e n −1 1
e si ha: ≤ ∼ n ∼ 2 .
n + ( −1) n −1 n −1 n
n
la serie armonica generalizzata di potenza 2 > 1, si ricava che la serie proposta è convergente.
Applicando successivamente sia il Criterio del confronto che il Criterio del confronto asintotico con
152
n +1
+∞ x − 12
313) Stabilire per quali valori del parametro reale x la serie Σ converge.
n =1 2n 2e− n
Applicando il Criterio del rapporto, si ottiene:
n+ 2
an+1 x − 12 2n 2e− n n2
= = e x − 12 → e x − 12 .
an 2 ( n + 1)2 e− n−1 x − 12 n +1
( n + 1)
Pertanto la serie converge se x − 12 < 1/e ⇔ -1/e < x – 12 < 1/e ⇔ 12 – 1/e < x < 12 + 1/e, e
diverge se x < 12 – 1/e e x > 12 + 1/e. Per x ± 1/e, il criterio non ci dà informazioni.
Sostituendo i valori trovati nella serie si ha:
+∞ 1 1 +∞ 1
Σ 2
= Σ che è una serie convergente.
n =1 2 en 2e n =1 n 2
Ricapitolando, la serie converge per 12 – 1/e ≤ x ≤ 12 + 1/e, e diverge altrove.
+∞ 3 + sin ( 5n)
314) Determinare il carattere della serie Σ .
n=5 n
Osserviamo che, poiché −1 ≤ sin ( 5n ) ≤ 1, il numeratore del termine generale della serie proposta è
compreso tra 2 e 4. Pertanto si tratta di una serie a termini positivi, dove vale la seguente
3 + sin ( 5n ) 2
disuguaglianza: ≥ . Il Criterio del confronto permette di stabilire che tale serie è
n n
divergente.
Restano da studiare i due valori x = 1/ √ e x = √ . Sostituendo questi valori nella serie si ottiene,
( − 1)
n +1
+∞
in entrambi i casi Σ 1
che converge assolutamente, per confronto con la serie armonica
n =1
n 4
+ n 25 + 15
generalizzata di esponente 25 > 1.
x
Essa converge, assolutamente e semplicemente, se e solo se q = < 1, cioè se e solo se
x −1
x
–1< < 1. Le soluzioni di questa disuguaglianza si ottengono risolvendo i due sistemi:
x −1
−1> 0 −1< 0
∪
1− < < −1 −1< <1−
. Il primo sistema è impossibile, quindi si elimina;
< 1
" ⇔ x < 1/2. Per tali valori di x, la somma della serie sarà:
< 1/2
1 x −1 x −1
S ( x) = = = .
1−
x x −1 − x 2x −1
x −1
( −1) ( log 12 )
n n
+∞
317) Determinare il carattere della serie Σ .
n ( log 2 )
n =1 n −1
( −1) ( log 12 )
n n
Pertanto, la serie proposta non è una serie a segno alterno, bensì una serie a termini positivi che, a
meno del fattore moltiplicativo log 2, è la serie armonica, quindi è divergente.
154
Utilizzando gli Sviluppi di Mc Laurin, al terzo ordine, per le funzioni x → sinh x e x → log (1 + x),
3α 2
con x = 2 e x= 2 , rispettivamente, otteniamo:
n +1 n +1
3α 2 1+α
Pertanto: an (α ) := sinh 2 − log 1 + 2 n ∼
n +1 n + 1
⎧ 3α 2 1+α 3α − 2 1+α
r ≠ 2/3
⎪
⎪
2 − 2 n = 2 n
n +1 n +1 n +1
⎨ 27α 3
r = 2/3
∼ .
⎪
⎪ 6 n2 + 1
2 8 n1+α ∼ 2
+ − n1+α
⎩ (
3
n 2
) (
+ 1
2
)
3 n2 + 1 ( )
( n +1
2
)
2
Quindi, per il Criterio del confronto asintotico con il termine generale della serie armonica
generalizzata, avremo che la serie proposta converge per α = 2/3, mentre diverge per 0 ≤ α < 2/3 e
α > 2/3.
⎧ 6α 1−α
r ≠ 2/3
⎪
4
+ 1 −1 − n
4 6α
1−α n +1 n +1
⎨
an (α ) := sin + 1 − e en +1
n ∼
r = 2/3
.
⎪
n +1 6α 36α 2 216α 3 1−α
⎩
− − − n
( ) ( ) ( )
3 2 3
6 n + 1 2 n + 1 6 n + 1
Quindi, per il Criterio del confronto asintotico con il termine generale della serie armonica
generalizzata, avremo che la serie proposta converge per α = 2/3, oppure per α ≠ 2/3, ma α > 1,
ovvero converge per α > 1 e α = 2/3, mentre diverge per 2/3 < α ≤ 1 e α < 2/3.
155
320) Studiare, al variare del parametro reale α, la convergenza assoluta della serie
+∞ 2 + n2 log n
Σ ( −1)
n
, studiare, inoltre, la convergenza semplice.
n =1 nα
2 + n2 log n
Ponendo an = , lo studio della convergenza assoluta della serie proposta coincide con lo
nα
+∞ n2 log n 1
studio della serie Σ a n . Poiché an ∼ α
= α −2 −1 , per il Criterio del confronto asintotico
n =1 n n log n
con lo serie di Abel, si ottiene che la serie proposta converge se α > 3, mentre diverge se α ≤ 3.
Per quanto riguarda la convergenza semplice, notiamo che an → 0, se e solo se α > 2. In tal caso,
2 + x2 log x 2 x2 log x
ponendo f ( x ) = = α+ := f1 ( x ) + f2 ( x ) , osserviamo che f1 è monotòna
xα x xα
−α xα +1 log x + xα +1 + 2xα +1 log x (α − 2) log x := f x + f x
decrescente e f2′ ( x ) = 2α
∼− 1( ) 2( )< 0 per
x xα −1
x → + ∞. Cioè anche f2 è monotòna decrescente, almeno per valori grandi di x. Pertanto, si ottiene
che an è definitivamente monotòna decrescente, in quanto lo è la funzione ad essa associata.
Quindi, dal Criterio di Leibniz, la serie proposta converge semplicemente per α > 2.
( )
n
x
4nx 4
Posto an = ( −1) , si ha: lim an = ( −1)
n
= 0 ⇔ 4x ≤ 1 ⇔ x ≤ 0 .
n
3 n +1 x→∞ 3 n +1
Quindi la convergenza assoluta e semplice andrà studiata solo per x ≤ 0. Per la convergenza assoluta
utilizziamo il Criterio del rapporto:
→ 4 ⇔ x < 0.
an+1 3 n +1 n→+∞ x
= 4x
an 3 n +1 +1
La serie converge assolutamente e semplicemente per ogni x < 0, mentre il criterio nulla ci dice nel
+∞ 1
caso che x = 0. In tal caso la serie si scrive: Σ ( −1)
n
.
n=0 3 n +1
1
Poiché an ∼ , la serie diverge assolutamente, perché asintotica della serie armonica
3 n
generalizzata, di esponente 1/2 < 1.
n
+∞ 4
1
Studiamo la convergenza semplice con il Criterio di Leibniz, essendo la serie Σ 2 di segno
1 1
3 n+1+1 > 3 n +1 < an > a n +1 .
3 n +1 3 n +1
Pertanto, le ipotesi del Criterio di Leibniz sono verificate e la serie converge semplicemente per
x = 0. Ricapitolando:
- La convergenza assoluta e semplice si ha per x < 0;
- La convergenza semplice, ma non assoluta si ha per x = 0;
- La non convergenza si ha per x > 0.
n =1
La serie è definita in N\{0}. Poiché il log x è non negativo in ]– ∞, –1] ∪ [1,+ ∞[ e negativo in
]–1 ,0[ ∪ ]0,1[, la serie non è a segno alterno per ogni valore di x, nonostante la presenza del termine
(–1)n . Essa è a segno alterno per |x| ≥ 1, mentre è a termini positivi per 0 < |x| < 1. In quest’ultimo
caso, infatti, ( −1) log x ( ) n−2 = ( −1) ( −1) log x = log x .
n n n n n
( log x )
n
n −2 1 1 1
a n = ( − 1)
n
2
→ 0 ⇔ log x ≤ 1 ⇔ − 1 ≤ log x ≤ 1 ⇔ ≤ x ≤ e ⇔ x ∈ − e , − ∪ , e := I
n e e e
Studieremo, dunque, la convergenza della serie solo in I. Per la convergenza assoluta applichiamo,
ad esempio, il Criterio della radice:
Poiché il Criterio della radice nulla ci dice sulla convergenza nei punti x = ± 1/e, x = ± e, studiamo
direttamente le serie numeriche ottenute sostituendo tali valori del parametro nella serie proposta.
( ( e ))
n
+∞ log 1 ( −1) ( −1)
+∞
n n
+∞ 1
Per x = ± 1/e abbiamo Σ ( −1)
n
2
=Σ 2
=Σ , che è una serie convergente, in
n n =1
n n =1 n =1 n2
quanto armonica generalizzata di esponente maggiore di uno.
( log e ) ( −1)
n n
+∞ +∞
Per x = ± e abbiamo Σ ( −1)
n
=Σ
, che è una serie armonica generalizzata di segno
n2 n =1 n 2
n =1
Il Criterio del rapporto implica la convergenza della serie, che è a termini maggiori di zero, pertanto:
( ( n + 1)!) ( 2n )! = ( n + 1)
2 2
1
→ , per n → ∞.
( 2 ( n + 1) )!( n !) ( 2n + 2 )( 2n + 1) 4
2
converge (si può osservare che se n ≥ 2, gli esponenti sono pari e la serie è a termini positivi, quindi
n! n
diverge a + ∞). Se invece |x| < 1, si ha x ≤ x per n ≥ 1, essendo n! ≥ n, per n ≥ 1.
La serie è dominata dalla serie geometrica di ragione |x| < 1, quindi converge. Sono applicabili sia il
Criterio della radice, che quello del rapporto, e si ha:
0 | |<1
= C 1 | |=1
( n−1)!
+∞ | |>1
n!
lim x n
= lim x e
x→∞ x→∞
0 | |<1
= C 1 | |=1 .
( n −1)!
x
+∞ | |>1
n!n
lim n!
= lim x
x →∞ x→∞
x
( −1)
n
1
n n 1+∞ 1
Se x ≠ 0 è ≤
e la serie Σ
= 2 converge, per il Criterio del confronto
1 + n2 x 2 3
n 2
2 2
n x n =1 3 2
x n
la serie converge assolutamente, quindi converge.
n
x
Innanzitutto studiamo il limite del termine generale al variare di x. Il modulo di questo è n ; se
1+ x
|x| =1 esso vale costantemente 1/2; se |x| >1 si ha |x|n → +∞, quindi il termine generale tende in modulo
n
x 1 1
a uno, cioè = +1 → = 1 . Se |x| ≥1 la serie non converge. Se |x| < 1 si ha:
1+ x
n
1+ x
n
0 +1
n
x n
n
≤ x , la serie è dominata dalla serie geometrica di ragione |x| < 1, quindi converge.
1+ x
1+ x 1 n n
Il lim
1+ x
= 0 per n sufficientemente grandi è ≤ , da cui 1 + x ≤ 1 ; per il Criterio del
x →∞ n + x n+ x 2 n+ x 2
confronto la serie converge assolutamente, quindi converge.
Se |x| < 1, la disuguaglianza log (1+ u ) ≤ u , valida per u > –1, implica che il termine generale è
( n +1) x
n
+∞ n +1
= x → x per
n
dominato da n |z| e la serie Σ n x è convergente per |x| < 1, essendo
n
n
n=1
nx n
1 1 1
Se |x| < 1 è lim = 1 ; se |x| =1 è = per ogni n. In entrambi i casi la serie non converge.
n→∞ 1 + x 2 n
1+ x 2 n
2
n
1 1
Se |x| > 1 è 1 + x 2 n ≥ x 2 n da cui 0 ≤ ≤ 2 .
1+ x 2n
x
n
+∞
1
La serie Σ 2 , geometrica di ragione 1/x2 < 1, converge.
n =1 x
159
( n + 1) !
x n n
nn x n 1 x −1 1
= ( n + 1) = ( n + 1) 1 − .
( n + 1) ( n!)
n +1
n +1 n +1 n +1
x
n
1 1
Il lim 1 − = , pertanto, il rapporto considerato tende a zero se x < 1, tende a 1/e se x =1, tende
x →∞
n +1 e
a + ∞ se x > 1. Ne segue che la serie proposta converge, è a termini positivi, se e solo se x ≤ 1.
( n + 1)( ) ( n + 1)
n +1 x x x
n! n + 1
nx
1 n
= 1 + ( n + 1) .
x −1
=
( n + 1)! n nx n n +1 n
( )
x
n
Il lim 1 + 1 = e x , pertanto, il rapporto considerato tende a zero se x < 1, tende ad e se x =1,
x →∞ n
tende a + ∞ se x > 1. Quindi, la serie, a termini maggiori di zero, converge se e solo se x < 1.
332) Sia (an)n∈ N , la successione definita da an = 5*52 ...52 ...52 , si calcoli il limite per n → ∞ di
−1 − n+1 −n
an .
( )
+∞
333) Discutere la convergenza della serie Σ sin ( sin ( n !log n ) ) .
n
n =1
Per ogni | ∈ ‡ è sin ( n !log n ) ≤ 1 < π/2, da cui sin ( sin ( n !log n ) ) ≤ ( sin 1 )n , ed è sin1< 1.
La serie geometrica di ragione sin1 converge, pertanto, si conclude, dal Criterio del confronto, che la
serie proposta converge assolutamente.
160
1 π2 +∞
334) supponendo di sapere, come per primo ha dimostrato Eulero, che si ha Σ 2 = , calcolare le
n =1 n 6
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 1
somme della serie Σ ( −1) ; Σ ; Σ .
( 2n ) ( 2n + 1)
n =1 2 n =1 2 n=0 2
n
+∞ 1 π2 +∞ 1 +∞ 1 π 2
Supponendo che Σ = , si ha per la seconda serie proposta Σ
1
= Σ 2 = .
n =1 n2 6 ( 2 n ) 4 n =1 n 24
n =1 2
E’: Σ
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 π 2 π 2 3π 2 .
+ Σ = Σ , da cui Σ = Σ − Σ = − =
( 2n ) ( 2 n + 1) ( 2 n + 1) n =1 n n =1 ( 2 n )
n =1 2 n =0 2 n =1 n 2 2 2 2
n=0 6 24 24
+∞ +∞
Segue che: Σ ( − 1) 12 = Σ 1 +∞ 1 π2 3π 2 π2 .
− Σ = − =−
( 2n ) ( 2 n + 1)
n =1 n =1 2 n =0 2
n 24 24 12
+∞ 1
335) Discutere la convergenza semplice ed assoluta della serie Σ ( − 1)
n −1
, calcolandone la somma
n =1 n3
con approssimazione migliore di 1/100.
La serie converge anche assolutamente; detta s la somma della serie, per il Criterio di Leibniz, si ha:
1 1 1 1 1
s − 1 − 3 + 3 − 3 ≤ 3 < .
2 3 4 5 100
1 1 1 181
Ed è 1 − 3
+ 3− 3 = .
2 3 4 216
+∞ 2n + 1
336) Dimostrare che la serie Σ ( −1)
n −1
è convergente, ma non assolutamente convergente,
n =1 n ( n + 1)
e calcolarne la somma.
Si ha che
2n + 1
=
( n + 1) + n = 1 + 1 . La somma vale uno.
n ( n + 1) n ( n + 1) n n +1
+∞
337) Discutere la convergenza della serie Σ a n
al variare di a > 0.
n=0
n =0 n =0
n2
Considerato che lim 2 = +∞ , e 0 < a < 1.
x →∞
n
161
( )
1 1
= lim a = 1 . Ricordiamo che il
n n n
originaria, non fornisce informazioni; si ha, infatti, lim a
x →∞ x →∞
Si ha che log x > 1 se x > e; se 1< x ≤ e si ottiene 0 < log x ≤ 1, quindi 1/log x ≥ 1.
Per tali x il termine generale diverge (se 1< x < e), oppure è costantemente 1 (se x = e) e la serie
diverge. Per x > e il termine generale decresce; il Criterio di condensazione porta allo studio della
convergenza della serie, infatti:
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 2
Σ 2n = Σ 2n = Σ , che rappresenta la serie geometrica di ragione
( log x ) ( log x ) ( log x )
n =1 log 2 n
n =1 n log 2 n =1 log 2
2
, che converge se e solo se tale ragione è minore di uno, cioè se e solo se 2
( log x )
log 2
< ( log x ) ⇔ log 2 < log 2(log log x) ⇔ 1< log log x ⇔ e < log x ⇔ ee < x.
log 2
+∞ a 2n +∞ n 2 a
Se entrambi le serie Σ e Σ convergono, la serie proposta, somma delle due, converge
n =1 n n =1 a
anch’essa. La prima serie è a termini positivi, e per il Criterio del rapporto converge se:
a( ) n
2 n +1 a2n+2 1 + 1
lim 2n = lim 2n n = a2 < 1, quindi se |a| < 1.
x→∞ a n + 1 x→∞ a 1
Se |a| > 1, la serie diverge a + ∞, lo stesso per |a| = 1; così la serie diventa armonica di esponente 1,
+∞
cioè Σ 1 .
n =1 n
La seconda serie, a parte il fattore 1/a, è la serie armonica di esponente – 2a, e si può scrivere
( 1a ) Σ 1n
+∞
−2 a . Tale serie converge se e solo se – 2a > 1, cioè se e solo se a < - 1/2. Se – 1 < a < 1/2,
n =1
340) Una palla di massa m cade verticalmente, incontra il suolo e rimbalza più volte. Non essendo
l’urto perfettamente elastico, ad ogni urto con il suolo viene perduta una frazione di energia cinetica,
cioè l’energia cinetica, dopo ogni urto, è legata alla precedente dalla formula: 1 mv dopo
2
= q 1 mv 2prima
2 2
in cui q è un numero puro: 0 < q < 1. Supposto che al primo urto la palla incontri il suolo a velocità
v, si chiede:
1) Quale altezza raggiunge la palla ad ogni successivo rimbalzo;
2) Quanto tempo intercorre fra un rimbalzo ed il successivo;
3) Quanto cammino fa la palla e quanto tempo durano i rimbalzi.
Dopo il primo urto la velocità è v1 = v `z . La palla risale ad una altezza h1 tale che
v12 v12 2
mgh1 = m ⇔ h1 = = qv
2 ( 2g ) ( 2g ) , e ricade in un tempo t1 tale che sia
h1 = g
t12
⇔ t1 = 2
h1
= q v . In tutto il primo rimbalzo ha una durata di 2t1 = q 2 v g .
2 g g
Tale situazione si ripete ad ogni rimbalzo; pertanto, all’n-esimo rimbalzo la velocità iniziale sarà
( q) v,
n
vn = qvn−1 =
2
l’altezza raggiunta sarà hn = q n v , ed il tempo impiegato sarà
( 2g )
( q) v 2 +∞ n v2q
n +∞
2tn = 2 v . Pertanto si avrà che lo spazio totale percorso sarà Σ 2 hn = Σ q = ,
g n =1 g n =1 g (1 − q )
( q)
+∞ 2v +∞ n 2v q
mentre il tempo sarà Σ 2tn = Σ =
( )
.
n =1 g n=1 g 1− q
nα + eαn n +∞
341) Trovare l’insieme di convergenza della serie di potenze Σ z al variare del parametro
α ∈ N.
n=1 n
nα n +∞
Si può immaginare la serie proposta come la somma di due serie di potenze, cioè la serie Σ z e
n =1 n
n=0
163
in R dell’insieme { +∞
}
z * z0 : Σ an ( z − z0 ) converge , come si vede, ad esempio, con il Criterio della
n =0
n
La seconda serie ha, invece, raggio di convergenza pari a e-α, come si vede con il Criterio della
radice, o con quello del rapporto:
eα ( n +1) n n
lim α
z = lim eα z = eα z .
x→∞ e n
n +1 x →∞ n +1
n −1 ( − z )
n
2 +∞ +∞
Se α = 0, la serie diventa Σ z n = −2 Σ ( −1) , cioè la serie logaritmica che converge nel
n =1 n n =1 n
disco aperto di centro nell’origine e raggio uno, e su tutta la circonferenza unitaria, z = 1 escluso (ed
ha per somma – 2 log (1 – z)).
Se α > 0, la prima serie, che ha raggio di convergenza 1>e-α, converge assolutamente sulla
(e z ) ( −e z )
n n
α α
+∞ +∞
= − Σ ( − 1)
n −1
circonferenza di convergenza della seconda serie, la quale, scritta Σ è
n =1 n n =1 n
ancora una serie logaritmica e converge su tuttala circonferenza |z| = e-α, escluso z = e-α.
Se α < 0, la seconda serie converge assolutamente sulla circonferenza unitaria, circonferenza di
convergenza della prima serie, che, peraltro, converge sul disco unitario chiuso, essendo:
nα z
n
1 +∞ 1
≤ 1−α
per |z| ≤ 1, e la serie Σ 1−α
è convergente in quanto 1 – α > 1.
n n n =1 n
In conclusione, l’insieme di convergenza è B ]0,1] se α < 0, e B^ ]0, e-α] \ {e-α} se α ≥ 0.
( x + 1)
α −1 α −1
1 + xα 1 + xα 1
= α
1+ .
1 + ( x + 1) 1 + ( x + 1) x
α
xα −1
164
α −1
1
Considerato che 1 + → 1 per x → + ∞, e se α < 0 il primo fattore tende ad uno, mentre se
x
1 +1
α > 0 il primo fattore si scrive xα → 1 per x → + ∞.
( )
α
1 α + 1 +1
x x
Il raggio di convergenza è, quindi, uno in ogni caso, anche se α = 0. Per studiare il comportamento
n
decrescente, almeno definitivamente. Se α ≤ 0 questo è ovvio. Se α > 0, derivando la funzione
x → log
(
1 + xα )si trova:
x
x + α xα −1 log 1 + x
α
( )
1 + xα
−
2 x =
( ) (
2α xα − 1 + xα log 1 + xα ).
2 (1 + x ) x
3
x α 2
x0 ∈ N , si ottiene:
Definiamo che: data f: I → R, in cui I è un intervallo aperto di numeri reali contenente il punto
∃ lim− f ( x ) = lim+ f ( x ) = f ( x 0 ) ;
x→ x 0
∃ lim+ f ( x ) = l + ∈ R e l- ≠ l+;
x → x0
Teorema di Weierstrass. Sia f: [a,b] → R, una funzione continua sull’intervallo chiuso e limitato
[a,b]. Allora esistono almeno un punto di massimo assoluto ed un punto di minimo assoluto per f in [a,b].
In particolare, f è limitata nell’insieme [a,b].
Teorema dei valori intermedi. Sia I un intervallo (anche illimitato) di R e f: I → R una funzione
x3 + 9x2 + 27 x + 27
343) Calcolare lim .
x→−3 x2 + 6 x + 9
Tale limite è un caso d’indecisione del tipo 0/0. Utilizzando i prodotti notevoli riscriviamo il
numeratore ed il denominatore:
( x + 3) = lim x + 3 = 0
3
x3 + 9 x2 + 27 x + 27
lim = lim ( ) .
x + 6x + 9 ( x + 3) x→−3
x→−3 2 x→−3 2
Si noti che la funzione, non definita in x = – 3, è in realtà prolungabile con continuità in tale punto.
x−8
344) Calcolare il xlim
( )
→−∞ log 1+ e4 x
.
x−8 e−4 x
lim = lim 8 = +∞ .
(
x→−∞ log 1 + e4 x
)x→−∞ x
x2
lim x log (1+ e
2 −7 x
) = xlim = 0.
x→+∞ →+∞ e7 x
(x )
2
2
− 6x + 9
346) Calcolare il lim .
( x −2)
4
x → 3+ 2
e −1
Ponendo t = 2
– 9 e considerando che per t → 0 e t − 1 ∼ t , si ottiene:
(x )
2
− 6x + 9 ( x − 3) ( x − 3)
2 4 4
1
lim = lim+ = lim = .
( x −2) (x ) ( x − 3) ( x + 3)
+ 4 4 + 4 4
x →3 2 x →3 2
−9 x →3 1296
e −1
( x − 2 log ( x − 1))
3 2
t= – 2, si ottiene:
( ) log ( x − 1)
3
2 ( x − 2)( x − 2)
2
x−2
3
2
2 1
lim = lim+ = lim+ = .
(x − 4) ( x − 2) 2 ( x + 2) 2 ( x + 2)
+ 5 5 5 5
x→ 2 2 2 x→ 2 x→2 2 16
π π
lim f sin x = f lim sin x = f (1) = 3 .
x →1
2 x →1 2
Per y → 0, log (1 + y ) ∼ y e che per x → 0 il termine dominante, in una somma di potenze, è quello
di grado più basso, pertanto si ottiene:
lim+
(
log 1 + 3 3 x ) = lim+
33 x 1
= 3 lim+ 2 = +∞ .
x→0 x + 2x4 + 1 x x→0 x x → 0
x 3
2
3x2 + e x
350) Calcolare il lim 3 .
x→+∞ 2 x + log x2
3x 2 + e x ex
lim = lim 3 = +∞ .
x →+∞ 2 x3 + log x 2 x →+∞ 2 x
x 4 + x + 2 x3
351) Calcolare il lim .
x→+∞ ex + 1
Poiché e x + 1 ∼ e x , per x → + ∞, e considerando che in un polinomio domina l’infinito di potenza
superiore, si ottiene:
x 4 + x + 2 x3 x4
lim = lim = 0.
x→+∞ ex +1 x→+∞ e x
≤1
352) Stabilire se la funzione f(x) = "
=1
è continua nel suo dominio.
3− x 3
≠1
353) Stabilire se la funzione f(x) = . x − 1
1
è continua nel suo dominio.
1 s =1
Tale funzione non è continua, infatti il lim f ( x ) = +∞ , mentre f (1) = 1 .
x →1
1−cos( x−3)
354) Calcolare il lim+ ( x − 3)
.
x→3
⎧ e −1
⎪ log x2 + 1 >0
2
x
( )
⎨ 2 x2 + x3
355) Studiare la continuità, in R, della funzione f(x) = .
⎪ ≤0
⎩ ( x − 1)
2
In quanto composizione di due funzioni continue, f risulta continua in tutto l’asse reale, salvo nel
x2
punto x = 0, che risulta essere punto di salto. Sfruttando le approssimazioni e −1 ∼ x
2
e
2
x
log 1 + x 2 ∼ x 2 , per x → 0, otteniamo lim+ f ( x ) = lim+ f
( ) = 1 , mentre lim f ( x ) = 0 = f ( 0 ) .
x→0 x→0 x2 x→0 −
>0
356) Determinare per quali valori di α ∈ R la funzione f(x) = F ( )
xα log 1 + x 2
0 s =0
risulta
continua in x = 0.
Il lim (1 + t ) = 0 , pertanto se t = x2, il lim (1 + x 2 ) = 0 ∀ α ≥ 0.
t →0 x→ 0+
log (1+ t )
Per α < 0, ricordando il limite notevole lim = 1, otteniamo:
t →0 t
α +2
log (1 + x 2 )
lim x = lim+ xα + 2 = 0 ⇔ α > - 2.
x → 0+ x2 x →0
⎧ >0
⎪
log x + 2 x
e3 x
⎨ 2 x + 3x 0 ≤0
⎪ x −1 2
357) Calcolare i limiti della funzione f(x) = 2 3 per x → ± ∞.
⎩ ( )
log x + 2 x 2x 2 x2 + x3 x3
Si ottiene: lim f ( x ) = lim = lim 3 x = 0 e lim f ( x ) = lim = lim = −∞ .
( x − 1) x → −∞ x
x →+∞ x → +∞ 3 x x → +∞ e 2 2
e x → −∞ x → −∞
sin x + 3
358) Calcolare il lim .
x→+∞ x − log x
sin x + 3
lim = 0.
x→+∞ x − log x
169
⎧ log ( x +1)
⎪ > 0
⎪ x2 + x
3 =0 .
⎨ 2
359) Studiare la continuità, in R, della funzione f(x) =
⎪
⎪
x +1
< 0
⎩ ( x − 3)
2
E’ una composizione di funzioni continue, pertanto f è continua in tutto l’asse reale, salvo che nel
punto x = 0 che risulta essere un punto di salto. Infatti per x → 0+, si ottiene:
log ( x + 1) x 1
∼ = , quindi il lim f ( x ) = 1 , mentre il lim f ( x ) = 1 .
x +x
2
x ( x + 1) x + 1 x→0 +
x→0 − 9
x 2 log x sin ( x − 3)
360) Calcolare il lim .
x→3
( 5x + 1) − e( x−3) −1
Considerando i limiti notevoli si ottiene:
r =0
361) Determinare α ∈ N affinché la funzione f : R → R, definita da f(x) = . e −1
≠0
3x
, sia
+2
x
continua nel punto x = 0 .
Poiché il lim f ( x ) = 5 , si ottiene che la funzione proposta è continua nel punto considerato se e solo
x→0
se α = 5. In tutti gli altri casi, f presenta una discontinuità eliminabile nel punto x = 0.
⎧ −(x +α ) =0
⎪
2
⎩
x = 0.
3
1 − e x x3
Poiché il lim− f ( x ) = lim− = −1 ed il lim f ( x ) = f ( 0 ) = −α 2 , la funzione proposta
x→0 x→0 x3 sin3 x x→0 +
risulta continua in x = 0 se e solo se α = ± 1. In tutti gli altri casi f presenta un punto di salto in x = 0.
170
3x 2 + e x
363) Calcolare il lim 3 .
x →0 2 x + log x 2
3x 2 + e x 1
lim 3 = lim = 0− .
x →0 2 x + log x 2 x →0 log x 2
2
sin ( 3α x 2 ) 1 sin ( 3α x ) 3
lim = lim 2 3α x 2 = α .
5x2 3α x
x →0 x→0 5 x 2
5
1
Quindi α = 5/3.
ex −1
365) Calcolare il lim+ .
x →0 x2 + 2 3 x − x3
Considerato che per x → 0, e x − 1 ∼ x e che in un polinomio domina l’infinitesimo di potenza inferiore,
ex −1 x
si ottiene: lim = lim = 0.
x → 0+ x 2 + 2 3 x − x 3 x →0 + 2 3 x
2x + 3x2 − 5 x
366) Calcolare il lim+ .
x→0 e2 x −1
2 x + 3x 2 − 5 x −5 x 5 1
lim+ = lim+ = − lim+ = −∞ .
x →0 2x x →0 2x 2 x →0 x
( x2 + 1 − x2 − 1 )( x2 + 1 + x2 −1 ) = lim ( ) ( )
x x 2 + 1 − x 2 − 1
( )
x
x + 1 − x − 1 = lim =1
( )
2 2
( )
lim x
x →+∞ x →+∞ x →+∞
x2 + 1 + x2 −1 x 1+ 1 + 1− 1
x2 x2
171
tan ( arcsin x )
368) Calcolare il lim .
x→0 x
Considerato che per x → 0, arcsin x ∼ x e per t → 0, tan t ∼ t . Ponendo t = arcsin x, si ottiene:
x 4 +1
x+2 x3 + 5
369) Calcolare il lim .
x →+∞
x
x 4 +1
2 x3 + 5 x4 + 1 2
Possiamo scrivere lim 1 + = lim exp 3 log 1 + .
x →+∞
x x →+∞
x +5 x
x4 + 1 2 x4 2
lim log 1 + = lim = 2.
x →+∞ x3 + 5 3
x x→+∞ x x
Il limite richiesto vale e2.
x2 + x ≥0
370) Stabilire se la funzione f : R → R, definita da f(x) = 0 cos x − cos ( 3x )
< 0
è continua in
x
R.
Quindi f è continua in x = 0.
e−2 x −1 + 3x2
2
−2 x2 + 3x2 x2
lim = lim = lim = 1.
x→0 log 1 + x 2
( x →0
)
x2 x→0 x2
e−2 x −1 + 3x2
2
3x 2 3x 2
lim = lim = lim = +∞ .
x→+∞ log 1 + x 2
( x→+∞ log x 2
) x→+∞ 2log x
Derivabilità.
Data f: I → R, in cui I è un intervallo aperto di numeri reali contenenti il punto x0 , abbiamo le
seguenti definizioni:
f ( x0 + h) − f ( x0 )
- f è derivabile in x0 se e solo se ∃lim , ed è finito.
h→0 h
Se f è derivabile in un punto x0, allora essa è continua in tale punto, mentre non vale il viceversa; ad
esempio f(x) = |x| è continua in R, ma non è derivabile in x0, in quanto il limite per h → 0 non esiste.
Se f: I → R è continua in x0 ∈ I, si ottiene:
- f ha un punto angoloso in x0, se e solo se esistono i seguenti limiti:
f ( x0 + h ) − f ( x0 ) f ( x0 + h ) − f ( x0 )
lim− ≠ lim+ ∈ R , oppure
h→ 0 h h→ 0 h
∈R
f ( x0 + h) − f ( x0 ) f ( x0 + h) − f ( x0 )
±∞ = lim− ≠ lim+ ∈ R , oppure il primo è finito ed il secondo no;
h→0 h h→0 h
- f ha un punto di cuspide in x0 se e solo se:
f ( x0 + h) − f ( x0 ) f ( x0 + h) − f ( x0 )
∃ lim− = ±∞ e ∃ lim− = ∓∞ ;
h→0 h h→0 h
- f ha un punto di flesso a tangente verticale in x0 se e solo se:
f ( x0 + h) − f ( x0 )
∃lim = ±∞ .
h→0 h
173
1 1
f ( x ) = arc sin x → f ′ ( x ) = ; f ( x ) = arc cos x → f ′ ( x ) = − ;
1 − x2 1 − x2
1
f ( x ) = arc tan x → f ′ ( x ) = .
1 + x2
Teorema di Lagrange
Sia f: [a,b] → R una funzione continua in [a,b] e derivabile in ]a,b[. Allora esiste un punto c ∈ ]a,b[
f ( b) − f ( a )
tale che = f ′ ( c) .
b−a
Teorema di derivazione delle funzioni composte
Sia f: I → R derivabile in un punto x0, appartenente all’intervallo I (reale). Sia J ⊆ R un intervallo
tale che f(I)⊆ J e sia g: J → R derivabile in y0 =f(x0). Allora, la funzione h = g o f: I → R, definita da
h(x) = g(f(x)), per ogni x ∈ I, è derivabile nel punto x0, e si ottiene h′ ( x0 ) = g ′ ( f ( x0 ) ) f ′ ( x0 ) .
( f )′ ( y ) = f ′ (1x ) = f ′ f 1 ( y ) .
−1
0
0 ( ) −1
0
log x
374) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
arctan x
a ( x) a ′ ( x ) b ( x ) − b′ ( x ) a ( x )
Dalla Legge di derivazione dei rapporti ( f ( x ) = → f ′( x) = ) , si
b( x) b2 ( x )
ottiene:
1 arctan x − 1 log x
f ′( x) =
x (1 + x 2 ) =
arctan x + x 2 arctan x − x log x
.
arctan 2 x x (1 + x 2 ) arctan 2 x
arctan x
375) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
log x
Dalla Legge di derivazione dei rapporti e utilizzando il Teorema di derivazione delle funzioni
composte, si ottiene:
1 1
2
log x − arctan x
1+ x x x log x − arctan x − x2 arctan x
f ( x) =
′ = .
log2 x (
x 1 + x2 log2 x )
376) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = e sin x .
2
x ( x − 2) ≤ 0 hiijk ≥2
377) Studiare la derivabilità della funzione f(x) = 0
0< < 2
1 , in x = 0 e
2−
x−2
x = 2.
Eseguiamo i limiti:
+
1 1 x→ 0
lim+ f ( x ) = ≠ 0 = f ( 0 ) = lim− f ( x ) e lim− f ( x ) = 2 − lim− = +∞ ≠ 0 = f ( 2 ) = lim+ f ( x ) .
x→0 2 x→0 x→ 2 x→2 x−2 x→ 2
Pertanto, la funzione proposta non è continua in x = 0, né in x = 2, quindi, in tali punti essa non è
neppure derivabile.
log ( x 2 + 1)
378) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
x−2
Dalla formula di derivazione del quoziente, si ottiene:
′ ′ 2x
( ) ( ) ( )
log x + 1 ( x − 2 ) − log x + 1 ( x − 2 ) x 2 + 1 ( x − 2 ) − log x + 1 2 x ( x − 2 ) − x 2 + 1 log x 2 + 1
2 2 2
( ) ( )
f ′( x) = = =
( x − 2)
2
( x − 2)
2
(
x2 + 1 ( x − 2)
2
)
175
( − sin x ) (1 + x 2 ) − 2 x cos x 2π
f ( x) = , da cui f ′ (π ) = .
( ) ( )
2
1+ π 2
2
1 + x2
( 2x + 3) log x
380) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
ex
( 2x + 3) log x =
Si può scrivere f ( x ) = x ( 2x + 3) e− x log x , da cui:
e
f ′ ( x ) = ( 2 x + 3)′ e− x log x + ( 2 x + 3) e− x ′ log x + ( 2 x + 3) e− x ( log x )′ = 2log x − ( 2 x + 3) log x +
( 2 x + 3) e − x =
( ) x
2x + 3 − x ( 2x +1) log x
= .
xex
f ( −4 + h ) − f ( −4) −3 h − 0
lim = lim = −∞ .
h→0 h h→0 h
La funzione non è derivabile nel punto x0 = – 4, che risulta essere un punto di flesso a tangente
1
può ottenere lo stesso risultato calcolando il xlim f ′ ( x ) = − lim = −∞ .
3 ( x + 4)
→−4 x→−4 3
2
La funzione x → log (1+ x) è continua e derivabile su tutto R, quindi possiamo applicare il Teorema
di Lagrange in ogni intervallo della forma [0, x], con x > 0.
Pertanto, per un opportuno ξ ∈ ]0, x[, x > 0 otteniamo:
( f )′ ( 4π ) =
−1 1
=
1
=
1
.
f′ f ( −1
( 4π ) ) f ′ (π ) 4 −π
Abbiamo potuto calcolare la derivata di f -1(y) senza conoscerne la forma esplicita, grazie al suddetto
Teorema.
f ′ ( x ) = e
sin x log ( sin x )
′ − cos ( sin x ) cos x = esin x log(sin x ) sin x log ( sin x )′ − cos ( sin x ) cos x =
= ( sin x )
sin x sin x
cos x log ( sin x ) + sin x cos x − cos ( sin x ) cos x = {(sin x ) sin x
}
log ( sin x ) + 1 − cos ( sin x ) cos x
log(1 + ) ≥0
385) Determinare gli insiemi di continuità e derivabilità della funzione f (x) = "
|1 + | − 1 <0
Le funzioni x →|1 + | − 1 e x → log (1 + x) sono continue in R, dobbiamo verificare la continuità
di f solamente in x = 0.
386) Sia f ∈ C1(R), tale che f (0) = 2 e f ′ ( 0 ) = −3 . Posto g (x) = f 2 (sin x), calcolare g′ ( 0) .
387) Stabilire per quali valori di α, β ∈ R la seguente funzione è continua e derivabile in ]0,+ ∞[
⎧
⎪ 0< <1
ex−1 −1
⎪ x sin x2 −1 ( )
⎨ αx+β ≤1 ≤2
f(x) = .
⎪
⎪
⎩ ( x − 2 ) log ( x − 2 ) >2
2 2
Questa funzione è continua negli intervalli ]0, 1[, ]1, 2[, ]2, + ∞[.
- Studiamo la continuità di f(x) in x1 = 1:
Poiché per t → 0 si ha sint ∼ t e e t ∼ 1 + t , abbiamo che per t = x – 1 e x → 1- ,
1+ ( x −1) −1 x −1 1 1
f ( x) ∼ = = → , da cui α + β = 1/2.
(
x x −1 2
) x ( x −1)( x +1) x ( x +1) 2
r + ‘ = 1/2
x → 0+
Per la verifica della derivabilità, si noti che f ′ ( x) in ]0, 1[ è più complicato che in ]2, + ∞[. Pertanto
verificheremo la derivabilità di f in x2 = 2.
388) Sia Sia f ∈ C2(R), tale che f ′ ( 0 ) = f ′′ ( 0 ) = 2 . Posta g(x) = f (xex), calcolare g′′ ( 0) .
La funzione g ∈ C2(R), in quanto composizione di funzioni di classe C2(R). Pertanto, utilizzando due
volte il Teorema di derivazione della funzione composta, si ottiene:
( ) ( ) ( )
.
g ′ ( x ) = e x + xe x f ′ xe x = (1 + x ) e x f ′ xe x
g′′ ( 0) = f ′′ ( 0) 2 f + 2 f ′ ( 0) = 6 .
g ′′ ( x ) = (1 + x ) e f ′′ ( xe ) + ( 2 + x ) e f ′ ( xe )
2 2x x x x
178
≤ 1 , ∀ x1, x2 ∈ N.
sin x1 − sin x2
x1 − x2
Pertanto si ottiene:
= cos ξ ≤ 1 , ∀ x1, x2 ∈ N .
sin x1 − sin x2
x1 − x 2
‘ +2 <0
x
continua e derivabile in x = 0.
(1 + x )
α
−1
Studiamo la continuità: lim+ f ( x ) = lim = α e lim f ( x ) = f ( 0 ) = 2 ; pertanto, la funzione
(1 + x )
2
−1
Studiamo la derivabilità: per x = 2 e x > 0 si ottiene f ( x ) =
= x + 2 , pertanto è evidente
x
che, al fine di raccordare con regolarità due rette passanti per un medesimo punto (nel nostro caso il
punto (0,2)), le loro equazioni devono coincidere, da cui β = 1.
h′ ( 0 ) = f ′ ( g ( 0 ) g ′ ( 0 ) ) 2 = f ′ (1) g ′ ( 0 ) 2 = −20 .
179
Funzioni continue.
Sia f(x) una funzione definita nell’insieme D ⊆ R. Un punto x0 di D può essere, per D stesso, un punto
isolato oppure un punto di accumulazione (si dice di accumulazione quando in ogni intorno di x0
esiste almeno un punto di D distinto da x0 ).
La f(x) è continua nel punto x0 di D, se x0 è un punto isolato di D, oppure punto di accumulazione di
D e si ha che il lim f ( x ) = f ( x 0 ) (esiste il limite di f per x → x0 che coincide con il valore della
x→ x 0
funzione in quel punto). Se il lim f ( x ) = f ( x0 ) la funzione è continua a destra del punto x0.
x → 0+
Teoremi. Se due funzioni sono continue in un punto x0, sono pure continue in x0 la loro somma,
differenza, prodotto e quoziente (se il denominatore non si annulla per x = x0).
Si dice che f(x) è continua nell’insieme D se essa risulta continua in ogni punto x di D.
continue per ogni valore di x. Ne segue che ogni funzione razionale fratta è continua per ogni x che
non annulli il denominatore.
Ciascuna delle funzioni xα, sin x, cos x, tan x, arcsin x, arccos x, arctan x è continua in ogni punto in
cui è definita.
La funzione y = ax (a > 0) è continua per ogni x ∈ N . Essa è sempre maggiore di zero ed è crescente
per a > 1, decrescente per 0 < a < 1, inoltre:
La funzione y = loga x (a > 0) è continua per ogni x > 0, è crescente ed il lim+ log a x = −∞ ed il
x→ 0
π 1
392) lim sin x = sin
π
x→ 6
=
2
;
x→ 2
( )
lim x 3 − 5 x + 7 = 8 − 20 + 7 = − 5 ; lim 5 x = 53 = 125 ;
x →3
6
2
lim 3x + 2log x + = 3 + 2log1 + 2 = 5 ; lim ( 2 tan 2 x + cos x ) = 2 tan 2 π + cos π = 6 + 1 = 13 ;
x→1
x x→
π
3
3 3 2 2
x2 − 3x + 7 25 −15 + 7 17 π
lim = = ; lim log sin x = log sin = 0.
x→5 2x + 1 10 + 1 11 x→
π 2
2
l| 2 i k ≠0
Q
393) La funzione definita dalla legge y = F
0 i k =0
è continua per x ≠ 0 perché prodotto
(
delle due funzioni continue x e sin 1/x. E’ continua per x = 0 perché il lim x sin 1 x = 0 , e zero è
x→0
)
anche il valore di f(x) per x = 0. Inoltre considerato che:
1
394) Studiare la continuità della funzione f ( x ) = .
1 + x2
Essa è continua in R (insieme chiuso ma non limitato). Questa funzione ammette il massimo nel punto
1
x = 0, ma non ammette il minimo. Pertanto è una funzione limitata 0 < ≤ 1.
1 + x2
182
Cioè (5/4) = 5/4 – 1 = 1/4; (17/3) = 17/3 – 6 = - 1/3; (8) = 8 – 8 = 0; (15/2) = (7 + 1/2) = 0;
(–1/2) = (–1 + 1/2) = 0; (7,63) = 7,63 – 8 = – 0,37; (– 4,92) = – 4,92 – (– 5) = + 0,08.
Il diagramma è costituito da tanti segmenti, privati gli estremi, fra loro paralleli e inclinati di 450
sull’asse x, la cui ascissa è uguale a un intero più 1/2.
Nell’intervallo aperto ]–1/2, 1/2[ la funzione vale y = x; nell’intervallo aperto ]1/2, 3/2[ la funzione vale
y = x – 1; nell’intervallo aperto ]3/2, 5/2[ la funzione vale y = x – 2, … La funzione y(x) è continua
nell’intervallo aperto ]1/2, 3/2[, limitato ma non chiuso. IN questo intervallo non ammette né massimo
né minimo.
396) Nell’insieme D: {0, 1, 1/2, 1/3, ¼, …, 1/n, …} la funzione definita dalla legge:
i k = 1/|
f(x) = C n
1
0 i k =0
2
, studiare la continuità della funzione.
L’insieme D è chiuso e limitato e la f(x) in D è continua. Nei punti x = 1/n (punti isolati di D) è
continua per definizione, mentre nel punto x = 0 è continua in quanto il lim f ( x ) = 0 . La f(x) assume
x→0
il suo valore massimo per x = 1, e questo massimo vale uno, ed il suo valore minimo per x = 0, e
questo minimo vale zero. Però essa non assume tutti i valori compresi fra 0 e 1, perché, ad esempio,
non assume nessun valore compreso fra 1 e 1/4.
183
Continuità uniforme.
Sia f(x) una funzione definita nell’insieme D. La f(x) si dice uniformemente continua in D se, dato ad
arbitrio un numero ε > 0, esiste sempre un δ > 0 tale che per qualsiasi coppia di punti x′ e x′′ di D,
soddisfacente a | x′′- x′|< δ, si abbia | f(x′′) – f(x′)|< ε.
Se f(x) è uniformemente continua in D, essa è anche, ivi, continua. Tale risultato, in generale, non è
reversibile.
2
Esempio: La funzione f(x) = , definita in R, non è uniformemente continua.
Infatti, fissato, ad arbitrio, un 0 < ε < 1 e preso un δ > 0, comunque piccolo, è sempre possibile
determinare almeno una coppia di punti x′ e x′′, con | x′′– x′|< δ in modo che | f(x′′) – f(x′)| > ε. Posto
x′ = 1/ δ e x′′ = 1/ δ + δ/2 si ottiene | x′′– x′| = δ/2 < δ e | f(x′′) – f(x′)|= |(1/δ + δ/2)2 – 1/ δ2| = 1 +
+δ2/4 > 1 > ε. La funzione f(x) = 2 è continua in un insieme chiuso ma non limitato.
Esempio: La funzione f(x) = log x non è uniformemente continua nell’intervallo ]0,1].
Infatti, fissato 0 < δ < 1 indichiamo x′: 0 < x′ < δ/4 e x′′ = x′ + δ/2. Sarà | x′′– x′|< δ e
δ
| f(x′′) – f(x′)| > 1, infatti | f(x′′) – f(x′)| = log (x′ + δ/2) – log x′ = log (1 + δ/2x′) > 1+ =
2δ
4
= log 3 >1. La funzione f(x) = log x è continua in un insieme limitato ma non chiuso. La continuità
uniforme è, in generale, una condizione più restrittiva della semplice continuità.
Una funzione continua in un insieme chiuso e limitato è, ivi, uniformemente continua (Teorema di
Heine).
Le funzioni y = 1/x in ]0,1], y = ex in R e y = |x|/x in [–1, 1]\ {0} non sono uniformemente continue,
ma semplicemente continue.
Punti di discontinuità per una funzione. Sia f(x) una funzione definita in un insieme D∈ R e x0 un
punto di accumulazione di D, appartenente o no a D. Se la f(x) non è continua in x0 il punto x0 si
dice che è punto singolare o di discontinuità di f(x). Ci sono tre casi:
1) Punti di discontinuità di prima specie, cioè se in x0 esistono finiti i limiti destro e sinistro e sono
fra loro diversi. Cioè lim f ( x ) − lim f ( x ) = salto della f(x) in x0 .
x → x 0+ x → x 0−
x
Esempio: y = 2x + , nel punto x = 0 ha una discontinuità di prima specie, con salto pari a 2.
x
2) Punti di discontinuità di seconda specie, cioè se in x0 o non esiste almeno uno dei due limiti destro
e sinistro di x0, oppure quando uno almeno di questi due limiti vale infinito.
Esempio: y = sin 1/x, in x = 0 non esiste il limite destro ed il limite sinistro.
Nel caso di y = tan x, in x = π/2 + k π (con k intero), si ha che il limite destro vale meno infinito,
mentre il limite sinistro vale più infinito.
3) Punti di discontinuità eliminabili, cioè se in x0 esiste, ed è finito, il limite per x → x0, ma f(x) o non
esiste in x0, oppure esiste ma il suo valore non coincide con il valore λ del limite di f(x) per x → x0.
184
sin x
Esempio: y = ha nel punto x = 0 una discontinuità eliminabile perché in tale punto esiste finito
x
il limite , e vale uno, ma non esiste il valore della funzione.
Una funzione f(x) che in ogni intervallo limitato presenti soltanto un numero finito di discontinuità
sarà detta “generalmente continua”. Se i punti di discontinuità sono di prima specie si dice che f(x)
è continua a “tratti”.
sinlog x
397) Studiare la continuità della funzione f ( x) = .
log x
Essa è definita per x > 0 e x ≠ 1. I punti x = 0 e x = 1 sono di discontinuità per la f(x).
1
398) Studiare la continuità della funzione y = .
1 + e tan x
E’ definita per x ≠ (2k + 1) π/2, con k intero. I punti x = (2k + 1) π/2 sono di discontinuità per f(x).
I lim −
tan x = +∞ ed il lim +
tan x = −∞ , quindi lim −
etan x = +∞ e lim +
etan x = 0 .
x→( 2 k +1)π x→( 2 k +1)π x→( 2 k +1)π x →( 2 k +1)π
2 2 2 2
1 1
Pertanto il lim = 0 ed il lim = 1 . Siamo in presenza di discontinuità di
x→( 2 k +1)π
2
−
1 + etan x x →( 2 k +1)π
2
+
1 + etan x
prima specie, quindi la funzione è continua a tratti.
1
400) Studiare la continuità della funzione y = tan .
x
E’ definita per x ≠ 0 e per 1/x ≠ π/2 + k π, ossia nei punti x = 1 , con k intero.
π + kπ
2
1 1 1
I lim tan = +∞ , ed il lim+ tan = −∞ . I punti x0 = sono di discontinuità di seconda
x → x0 −
x x → x0 x π + kπ
2
specie. Il diagramma di f(x) è quello indicato in figura:
Questi punti di discontinuità vanno sempre più addensandosi verso lo zero, in modo che in qualsiasi
intorno completo dello zero ne cadono infiniti. Quindi, in ogni intorno dello zero la f(x) compie
infinite oscillazioni che vanno da meno infinito a più infinito, quindi per x → 0 non esisterà né il
limite destro né il limite sinistro. Il punto x = 0 è un punto di discontinuità di seconda specie.
401) Studiare i punti di discontinuità della funzione, definita in R, dalla seguente legge:
⎧
⎪ x sin i k ≠0 ≠ “2 , Ih| Z l|{ kh k m {lˆh |h| |jmmh;
Q
1
⎨
⎪
f(x) = sin 1 .
0 i k =0 = 1/Z
x
⎩
Questa funzione è discontinua di seconda specie negli infiniti punti x = 1/kπ, con k intero relativo non
1 1
nullo. Infatti, in tali punti il lim = ∞ , mentre non esiste il lim1 sin 1
.
x→
1 1 x→
kπ sin kπ sin
x x
186
Sebbene in un intorno di x = 0 cadano infiniti di tali punti, il punto x = 0 è un punto di continuità per
1
f(x), perché il lim x sin = 0 .
sin 1
x→0
x
0 i k ≠ 2Zπ;
f(x) = F
1 i k = 2Zπ
, e nei punti x = 2kπ la funzione presenta delle discontinuità eliminabili in
n
1 + cos x
403) Studiare i punti singolari della funzione f ( x ) = lim .
n →+∞
2
1 + cos x 1 + cos x
Per ogni valore di x risulta sempre 0 ≤ ≤ 1 , e che = 1 solo per x = 2kπ, con
2 2
k = 0, ± 1, ± 2, …. Per 0 ≤ a < 1 risulta lim a n = 0 , quindi:
x → +∞
0 i k ≠ 2Zπ;
f(x) = F
1 i k = 2Zπ
, e nei punti x = 2kπ la funzione presenta delle discontinuità eliminabili, in
quanto il lim f
x → 2 kπ
( x ) = 0 , mentre risulta f(2kπ) = 1.
1
404) Studiare i punti singolari della funzione f ( x ) = lim .
n →+∞ 1 + x2n
Per x = 0 si ottiene f(0) = 1;
per – 1 < x < 1, cioè per x2n < 1, si ottiene che il lim x 2 n = 0 , quindi f(x) = 1;
x →+∞
per x < - 1 oppure per x > 1, cioè per x2n > 1, si ottiene che il lim x 2 n = +∞ , quindi f(x) = 0;
x →+∞
⎧ 0 i k < −1;
⎪ 1/2 i k = −1;
Riassumendo: f(x) = 1 i k − 1 < < 1;
⎨ 1/2 i k = 1;
⎪
⎩ 0i k >1
187
La f(x) ammette due soli punti di discontinuità di prima specie, che sono i punti x = –1 e x = 1. Infatti
si ha che il lim f ( x ) = 0 , il lim f ( x ) = 1 , il lim f ( x ) = 1 , il lim f ( x ) = 0 .
x → − 1− x →−1+ x →1− x →1+
sin2 ( n!π x)
405) Studiare la funzione f ( x ) = lim lim 2 .
n→+∞ t →0 sin ( n!π x ) + t 2
- Se x è un numero razionale, cioè della forma p/q, con p e q interi e q > 0, allora per n > q il prodotto
n!p/q risulta intero e il sin n !π p
q (
= 0 , per cui; )
sin 2 ( n !π x ) 0
lim = lim = lim 0 = 0 , quindi f(p/q) = 0.
t→0 sin 2
( n !π x ) + t 2 t→0 0 + t 2 t→0
- Se x è un numero irrazionale, il prodotto n!x non sarà intero e per tutti gli n > 0, sarà sin(n!πx) ≠ 0,
per cui:
sin 2 ( n !π x ) sin 2 ( n !π x )
lim = = 1 , quindi f(x) = 1, quindi f(x) = 1.
t →0 sin 2 ( n !π x ) + t 2 sin ( n !π x )
0
La funzione f(x), detta funzione di Dirichelet, è nulla per tutti gli x razionali ed uguale a uno per tutti
gli x irrazionali. Questa funzione è discontinua in ogni punto, con discontinuità di seconda specie, in
quanto non esiste mai, in nessun punto, né il limite sinistro né quello destro.
Infatti, consideriamo le funzioni f(z) = sin πz, g(x) = x – [x], la prima è continua per ogni x ∈ N ; la
406) Vogliamo far vedere che una funzione continua di funzione discontinua non è sempre continua.
(funzione di funzione) F(x) = sin π(x – [x]) e dimostriamo che è continua per ogni valore di x. Per x
non intero la F(x) è continua perché lo sono le funzioni componenti f(z) e g(z). Basterà provare che
F(x) è continua per x = n, con n numero intero qualunque. Sapendo che f(z) è una funzione continua
( )
si ottiene che il lim f ( g ( x ) ) = f lim g ( x ) . Quindi F(n) = sin π(n – [n]) = sin 0 = 0, il
x → x0 x → x0
- lim
1 − cos x
= lim
(1 − cos x )(1 + cos x ) = lim 1 + cos x − cos x − cos 2 x = lim sin 2 x =
x→0 x x→0 x (1 + cos x ) x→0 x (1 + cos x ) x → 0 x (1 + cos x )
188
sin x 1 1
= lim sin x = 1⋅ 0 ⋅ = 0 .
x→0
x 1 + cos x 2
408) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata 0×∞:
∞
1 1
x →0
(
- lim x cot 2 x = lim ) x
2
x → 0 tan x
x
= lim 2 cos 2 x = lim
x → 0 sin x
x 1
x →0 sin x sin x
cos 2 x = ∞ , in quanto:
x 1
lim =1, lim = ∞ , lim cos 2 x = 1 .
x →0 sin x x → 0 sin x x→0
( x2 + 1 − x2 − 3 )( x2 + 1 + x2 − 3 ) = lim
- lim
x →∞
( x +1 − x − 3
2 2
) = − lim
x →∞
x2 + 1 + x2 − 3 x →∞
x2 + 1 − x2 + 3
x2 + 1 + x2 − 3
=
4
= lim = 0;
x →∞ ∞
x x
- lim [log x − log sin 2 x ] = lim log
+ +
= log lim+ log =
x→ 0 x→ 0 sin 2 x x→ 0 2 sin x cos x
x 1 1 1
= log lim+ log = log 1⋅ = log .
x→0 sin x 2cos x 2 2
410) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata ∞/∞:
x + sin x sin x
- lim = 0 , noto che il lim = 0 , si ottiene:
x →∞ 2 x − sin x x → ∞ x
sin x
1+
x + sin x x =1;
lim = lim
x →∞ 2 x − sin x x →∞ sin x 2
2−
x
x+ x2 + 5
- lim , dividendo numeratore e denominatore per x, si ottiene:
x → +∞ 3
5x3 + 4 x + 3
189
5
1+ 1+
x + x2 + 5 x2 = 2 .
lim = lim
x →+∞ 3
5 x 3 + 4 x + 3 x →+∞ 3 5 + 4 + 3
3
5
2 3
x x
Cenni di teoria.
Calcolo della derivata tramite la definizione di limite del rapporto incrementale:
1) Calcolo dell’incremento della funzione in x0: f(x0 + h) – f(x0);
f ( x0 + h ) − f ( x0 )
2) Calcolo del rapporto incrementale ;
h
3) Calcolo del limite del rapporto incrementale per h → 0.
Esempio: Calcolare in x = 2 la derivata della funzione f(x) = x3.
f ( 2 + h ) − f ( 2 ) = ( 2 + h ) − 8 = 8 + 12h + 6h 2 + h 3 − 8 = 12h + 6h 2 + h 3 ;
3
f ( 2 + h) − f ( 2) 12h + 6h2 + h3
= = 12 + 6h + h2 , quest’ultima è una funzione continua della
h h
variabile h (funzione razionale di secondo grado). Essa ammette limite per h → 0 e questo limite vale
12 ( lim x 3 = 12 ).
x→ 2
1 1 1 1
f + h − f = +h − ;
9 9 9 3
(
f 1 +h − f 1
9 ) ( )
9 =
1 +h − 1
9 3=
1 +h− 1
9 9 = 1
( )
.
h h h 1 +h + 1 1 +h + 1
9 3 9 3
lim 9(
f 1 +h − f 1) ( )
9 = 1 =3
.
h→0 h 2 2
3
190
412) Dimostrare che la funzione sin x è derivabile ∀ ∈ N e che la sua derivata vale cos x, purché
l’angolo sia misurato in radianti.
p−q p+q
Quindi si ha che Dsin x = cos x, f(x) dalla Formula di prostaferesi sin p − sin q = 2 sin cos
2 2
h h
si ottiene: f ( x + h ) − f ( x ) = sin ( x + h ) − sin x = 2sin cos x + , ed il rapporto incrementale
2 2
f ( x + h) − f ( x) sin h
h
=
h (
2 cos x + h
2 ).
2
sin h
Posto u = h/2, si ottiene che il lim 2 = lim sin u = 1 .
h→0 h u→0 u
2
sin h
Quindi: lim 2 = 1 (angolo in radianti), essendo cos x una funzione continua si ottiene:
h→ 0 h
2
(
limcos x + h
h→0
)2 = cos x e lim f ( x − hh) − f ( x) = cos x .
h→0
f ( 3 + h) − f ( 3) 3+ h −3 − 0 h h
= = = = 1 , con h > 0.
h h h h
Il rapporto incrementale sinistro della funzione data (h < 0), vale (si ricordi che quando h < 0 si ha
f ( 3 + h) − f ( 3) 3+ h −3 −0 h −h
|h| = – h): = = = = −1 , con h < 0.
h h h h
f ( 3 − h) − f ( 3)
Quindi la derivata destra nel punto x = 3 è: lim+ = 1, mentre la derivata sinistra è
h→0 h
f ( 3 + h) − f ( 3)
lim− = −1.
h→0 h
191
Tale funzione è continua nel punto x = π. Ma in tale punto la derivata destra della f(x) vale √2/2,
mentre quella sinistra vale – √2/2. Quindi nel punto x = π la funzione non è derivabile, pur essendo
continua in tale punto.
Supposto h > 0, calcoliamo il rapporto incrementale destro della f(x), nel punto x = π:
f (π + h ) − f (π ) 1 + cos (π + h ) − 0 1 − cosh
= = .
h h h
h 1 − cosh
Perché cos (π + h) = – cos h. Dalla Formula di bisezione, cioè (*) sin =± .
2 2
Nel nostro caso abbiamo supposto h > 0, ed interessandoci soltanto dei valori di h prossimi allo zero,
f (π + h ) − f (π ) 2 sin h
2=
h
2 sin 2
= .
h h 2 h
2
sin h
Ricordando che il lim 2 = 1 (dal lim sin x = 1 ), si ottiene:
h→ 0 h x →0 x
2
f (π − h ) − f (π ) 1 − cosh
= , con h < 0, tale che – π < h < 0, quindi nella formula (*) dobbiamo
h h
considerare il segno negativo, dinanzi alla radice. Pertanto si ottiene:
√1 + Ih = - √2 sin h/2,
f (π + h ) − f (π ) 2 sin h
2 =− 2
sin h
2,
per cui = da cui
h h 2 h
2
f (π + h ) − f (π ) 2
lim− =− .
h→0 h 2
sin 2 i k ≠0
Q
415) La f(x), definita dalla legge f(x) = F
0 i k =0
è continua nel punto x = 0. Però in tale
f (0 + h ) − f (0 ) h sin 1
h = sin 1 .
Il rapporto incrementale nel punto x = 0 è =
h h h
La funzione 1/h non ammette limite né per h → 0+ né per h → 0-. Ciò prova quanto affermato.
f (1 + h ) − f (1) 3
h −0 1
Il rapporto incrementale di f(x), nel punto x = 1, è = = 3 , quindi il
h h h
f (1+ h) − f (1)
lim = +∞ .
h→0 h
f (0 + h ) − f (0) 3
h2 − 0 1
Il rapporto incrementale di f(x), nel punto x = 0, è = = 3 , quindi, il
h h h
f ( 0 + h ) − f ( 0) f ( 0 + h ) − f ( 0)
lim− = −∞ , ed il lim+ = +∞ .
h→0 h h→0 h
Quindi l’operazione della derivazione non è sempre possibile. La derivabilità di una funzione f(x) è
una condizione più restrittiva della continuità.
193
419) Detto ω l’angolo che la direzione positiva dell’asse delle x forma con la tangente alla curva in
P0, sarà: f ′ ( x0 ) = tan ω . Cioè la derivata della f(x) nel punto x0 è uguale al coefficiente angolare della
retta tangente alla curva y = f(x) nel punto P0. L’equazione di una retta r, passante per il punto
P0 = (x0, y0) ed avente coefficiente angolare m, ha per equazione y – f(x0) = m(x – x0), ponendo
m = f ′ ( x0 ) y − f ( x0 ) = f ′ ( x0 )( x − x0 ) . Se f ′ ( x0 ) = 0 si ottiene ω = 0 e la tangente in P0 alla
curva è parallela all’asse delle x (figura 1).
Quando in x0 esistono, diverse fra loro, le due derivate, cioè quella sinistra e quella destra, allora la
curva in P0 ammette due tangenti diverse t1 e t2. Il punto P0, in questo caso, si chiama punto angoloso
della curva (figura 2).
Quando una f(x) = y è continua in un punto senza, ivi, essere derivabile, per esempio la spezzata in
figura 3, essa è continua ma non ammette tangenti uniche in C, D, E, F, G, H.
Regole di derivazione.
Derivata di una somma f(x) = f1(x) + f2(x) +… + fn(x), si ottiene: f ′ ( x ) = f1′( x ) + f2′ ( x ) + ... + f n′ ( x )
420) Esempi:
1) y = cos x +sin x ⇒ y ′ = − sin x + cos x ;
421) Esempi:
8) y = √x ex cos x ⇒ y′ = 1
”
5 4
e x cos x + 5 xe x cos x − 5 xe x sin x .
5 x
f (x) f ′ ( x ) g ( x ) − g′ ( x ) f ( x )
Derivata di un quoziente F ( x ) = , si ottiene: F ′ ( x ) = .
g (x) g ( x )
2
422) Esempi:
⇒ y ′ = 2 x tan x + x 2 −
1 − sin x 2
− cos x ( x − cos x ) − (1 + sin x )(1 − sin x )
1) y = x 2 tan x − =
x − cos x ( x − cos x )
2
cos x
195
x2 x cos x
= 2 x tan x + + ;
cos x ( x − cos x )2
2
⇒
3x2 + 5
2) y = tan x + ( x + cos x ) +
3 7
x+2
⇒
6 x ( x + 2 ) − ( 3x 2 + 5 )
( 2
)
y′ = 3tan x 1 + tan x + 7 ( x + cos x ) (1 − sin x ) +
6
;
( x + 2)
2
⇒
tan x + x2
+ ( 5sin4 x + cot x + 3)
8
3) y = sin x
3
cos x
tan x + x 2 ( )
1 + tan 2 x + 2 x cos x + sin x tan x + x 2 ( 7 ) 1
y ′ = 3 sin 2 x
cos x
cos x + sin 3 x 2
cos x
(
+ 8 5 sin 4 x + cot x + 3 20 sin 3 x cos x −
sin 2 x
)
⇒
x + arcsin x log 3 x + 5 x
4) y = arccot 2 x −
x2 3
x
1
+ 1
2
x − 2x ( x + arcsin x )
⇒ y′ = 2 arccot x
−1 x + arcsin x 2
2 x 1− x
+ arccot x
2
+
1 + x2 x2 x4
−
(3 log 2
x 1 + 1 5 x4
x 5 ) 3
x−1
3
3
(
x 2 log 3 x + 5 x ).
3
x2
5) La funzione g(x) = sin √ non è derivabile in x = 0, lo stesso dicasi per f(x) = tan √ .
v v
F ( 0 + h ) − F ( 0)
=
tan h − 0
3
=
sin 3 h
cos 3 h
− sin 3 h
=
(
sin 3 h 1 − cos 3 h ) = sin h (1 − cos h )(1 + cos h ) =
3 3 3
3
sin 3 h sin 2 h 1 sin 3 h 1
= = 3 .
h cos 3 h 1 + cos 3 h
( h ) cos 3
h 1 + cos(3
h )
sin 3 h 1 1 F ( 0 + h ) − F ( 0) 1
= lim = risulta che il lim =
( )
Essendo il lim 1 ed il
h→0 3
h h→0
cos 3 h 1 + cos 3 h 2 h→0 h 2
cioè F(0) = 1/2 . Cioè la differenza fra f(x) e g(x) è derivabile.
196
423) Esempi:
1) y = sin ( x 2 + 5 x ) .
( )
x 2 + 5 x come variabile indipendente, e si ottiene cos x 2 + 5 x ; successivamente si calcola la derivata
di x + 5 x che è 2x + 5 e si moltiplicano i due risultati.
2
2) y = log tan ( x 3 + 5 ) .
y′ =
1
( )
1 + tan 2 u 3 x 2 =
1
( )
1 + tan 2 x 3 + 5 3 x 2 .
z (
tan x 3 + 5 )
In pratica, si deriva log tan ( x3 + 5 ) considerando come variabile indipendente tan ( x 3 + 5 ) e si ottiene
⇒
4) y = cot log
5 + sin x
′
y = − 1 + cot log
2 ( )
5 + sin x 1 + x 2 cos x 1 + x − 2 x ( 5 + sin x )
2
.
1 + x2 1 + x 2 5 + sin x 1+ x 2
2
( )
5) y = arctan log ( 3 + x 2 ) + 7 x − esin x ⇒ y′ =
1 1
2 x + 7 x log 7 − esin x cos x .
( )
1 + log 3 + x 2 3 + x
2 2
6) y = arcsin 3 x 2 − 5 + 9x + arccot 3 x ⇒
2
197
1 1 −1
y′ =
2
2 x + 9 x log 9 ⋅ 2 x + 3arccot 2 x .
( ) ( ) 1 + x2
2 2
1− 3
x2 − 5 3 3 x2 − 5
+ arccos x ⇒
x
7) y = arctan
1 + x2
2
1 − x2 + x
⇒ y′ =
1 − x2 −
1 1
(
= 1 − x2 ) 1
−
1
=0.
1− x (1− x )
2 2
1+ x 1 − x2 2
1 − x2 1 − x2
(1− x ) 2
+ arccos x ⇒
x
8) y = arctan
1 + x2
⇒ y′ = arctan
x −1 1 x +1− x +1 1 1
+x − 2x =
x + 1 1 + x −1
( ) ( x + 1)
2 2
x2 + 1 2 x 2 + 1
x +1
x − 1 x ( x + 1)
2
2 x x −1
= arctan + − = arctan .
x + 1 2 x2 + 1 ( ) ( x + 1) 2
x +12
x +1
424) Esempi:
La f(x), per x = 0 è f(x) = 1 (1 = ex + sin x → x = 0); la derivata g′(1) = 1/f ′(x0), pertanto
f ′ ( x ) = ex + cos x f ′ ( 0) = 1 + 1 = 2 , e g ′ (1) = 1 .
2
f′ π ( 4) 4
1
g ′ (π + 3) = .
6
Derivata logaritmica.
In alcuni casi per calcolare la derivata y′ di una funzione, conviene prima calcolare la derivata del
suo logaritmo y′/y, quindi ricavare la y′. Questo procedimento è utile nel caso di derivazione di
potenze con base ed esponenti variabili.
425) Esempi:
y′
1) y = x ⇔ e = e ⇔ log y = x log x , derivando si ottiene = log x +1 , da cui si ricava
x y xlog x
y
y′ = y ( log x + 1) = x x ( log x + 1) .
(1+ x )
( ) ⇔ log y = sin x log (1 + x2 ) , derivando si ottiene:
sin x
sin x 2
2) y = 1 + x ⇔e =e
2 y
y′ 2 x sin x 2 x sin x
( 2x
) ( ) ( ) ( )
sin x
= cos x log 1 + x 2 + sin x y′ = y cos x log 1 + x 2 + 2
= 1 + x2 cos x log 1 + x + 1 + x 2
2
y 1+ x 2
1+ x
3) y = ( sin x ) ⇔ e y = e(
sin x )
tan x
tan x
⇔ log y = tan x log sin x , derivando si ottiene:
( x −1)
3
(x )
5 3 7
3 x
5 3
−1 7
x
⇔ e y = e (9+ x )
43
x +52
y= ⇔
(9 + x )
4 3
4) x +5 2
3
5
1
7
( 1
⇔ log y = log x 3 − 1 + log x − 4 log ( 9 + x ) − x 2 + 5
3
) ( )
y′ 9 x2 1 4 2x
= + − −
( ) ( )
, da cui:
y 5 x3 −1 7x 9 + x 3 x2 + 5
(x − 1)
3
5 3
x 9x2
7
1 4 2x
y′ = + − − .
(9 + x ) x 2 + 5 5 ( x − 1) 7 x 9 + x 3 ( x + 5 )
4 3 3 2
199
tan3 x 5 arcsin x
tan 3 x 5 arcsin x 1
5) y = 9
⇔ ey = e cos9 x
⇔ log y = 3log tan 2 x + log arcsin x − 9 log x ,
cos x 5
tan3 x 5 arcsin x 3 1
y′ = + + 9tan x .
cos9 x sin x cos x 5 1− x arcsin x
2
1) Calcolare le derivate dei primi tre ordini della funzione y = 5x + 3log x − 6sin x .
3
3
Primo ordine: y ′ = 15 x 2 + − 6 cos x ;
x
3
secondo ordine: y ′′ = 30 x − + 6 sin x ;
x2
6
terzo ordine: y ′′′ = 30 + + 6 cos x .
x3
x −1
2) Calcolare nel punto x = 0 la derivata seconda della funzione f ( x ) = .
x2 + 1
f ′( x) =
( )
1 x 2 + 1 − ( x − 1) 2 x
=
− x2 + 2 x + 1
;
(x ) (x )
2 2
2
+1 2
+1
( −2x + 2) ( x2 +1) − ( − x2 + 2 x + 1) 2 ⋅ 2 x
2
2 x3 − 6 x 2 + 2
f ′′ ( x ) = = .
( x +1) ( x +1)
4 3
2 2
3) Calcolare nel punto x = 1 la derivata prima, seconda e terza della funzione f ( x ) = 4log x − x + 1
3
4 4 8
f ′(x) = − 3x2 ; f ′′ ( x ) = − − 6x ; f ′′′ ( x ) = −6.
x x2 x3
π π π
y′ = cos x = sin x + ; y′′ = − sin x = sin x + 2 ; y′′′ = − cos x = sin x + 3 ;
2 2 2
π
y IV = sin x = sin x + 4 …
2
200
( n) π
In generale, con n intero positivo qualunque si ha: y = sin x + n .
2
5) Calcolare la derivata n-esima della funzione y = log x.
1 1 2! 3!
y′ = ; y ′′ = − ; y ′′′ = ; y IV = − ;…
x x2 x3 x4
( n)
= ( −1)
n−1 ( n −1)!
In generale, con n intero positivo qualunque si ha: y .
xn
427) Applicazioni:
x = 2.
L’equazione generica della tangente alla curva y =f(x), in un punto P0, di ascissa x0 è:
y − f ( x0 ) = f ′ ( x0 )( x − x0 ) = m ( x − x0 ) .
m
y − 9 = 7 ( x − 2) ⇔ 7 x − y − 5 = 0 .
2) Determinare l’equazione della tangente alla curva di equazione f ( x ) = 2 x − 5sin x + 1 , nel punto
2
x = 0.
x2 − 4 x + 3
3) Determinare l’equazione della tangente alla curva di equazione f ( x ) = 2 , nel punto
x − 6x + 8
x = 1.
2
Quindi, l’equazione della tangente cercata è y = − ( x − 1) .
3
201
428) Un corpo si muove in linea retta secondo la legge oraria s = t 3 − 9t 2 + 15t , in cui s è misurato in
metri e t in secondi. Trovare la velocità e l’accelerazione che il corpo ha nell’istante t = 6.
Determinare gli intervalli di tempo durante i quali il corpo si sposta in avanti, e quelli durante i quali
si sposta indietro.
Si ottiene che v = f ′ ( t ) = 3t −18t +15 , a = v′ = f ′′ ( t ) = 6t − 18 ; posto t = 6 si ha:
2
m m
v ( 6 ) = 15 , a ( 6) = 18 2 .
s s
Vediamo gli intervalli di tempo durante i quali il corpo si sposta in avanti e quelli durante i quali
indietreggia: cioè per quali valori di t la velocità è maggiore di zero e per quali è minore di zero.
429) Una soluzione è versta in un filtro conico in ragione di 3 cm3 al secondo, e ne esce in ragione di
1 cm3 al secondo. Il raggio della parte superiore del filtro è 10 cm, la profondità del filtro è di 30 cm.
Trovare la velocità con la quale il livello della soluzione cresce nel filtro, in un istante qualsiasi t.
Quando la soluzione è arrivata all’altezza OP = y il suo volume è di (*) π PB y ( cm 3 ) (vedi figura).
1 2
3
Dai triangoli simili OPB e OQD si ottiene:
QD ⋅ OP 10 y y
PB : QD = OP : QO , essendo QD = 10cm , OP = y , OQ = 30cm si ricava: PB = = =
QO 30 3
QD ⋅ OP 10 y y
PB = = = .
QO 30 3
π y3
La formula (*) si scriverà .
27
Considerato che ad ogni secondo, nel filtro, rimane 3 – 1 =
2 cm3 /sec, allora il tempo t impiegato dalla soluzione per
arrivare all’altezza OP = y è dato da
π y3 2t
t= : 2 y = 33 (**), che è il legame fra lo spazio percorso dal punto P ed il tempo impiegato
27 π
a percorrerlo.
La velocità del punto P, con la quale aumenta il livello della soluzione, è paro alla derivata di (**)
rispetto a t, cioè v = y ′ = dy v = y ′ = 3 1 2
=
2 .
dt
( π) π 4π t
2 3 2
3 3 2t
202
Moto curvilineo.
Considerato un punto P in un piano di assi cartesiani 0xy. Ad ogni istante il punto P occupa una
= ({)
posizione ben determinata, variabile da istante a istante. Le sue coordinate x, y saranno funzioni
del tempo t. Le equazioni "
] = ]({)
, sono le equazioni parametriche della, traiettoria in cui il
parametro t indica il tempo traiettoria, quindi esprimono le coordinate di P in funzione del tempo e
vengono chiamate le equazioni del moto del punto P.
La traiettoria (vedi figura)è la curva descritta dal punto
P al variare del tempo. Sia P la posizione del punto
mobile nell’istante t e Q la sua posizione nell’istante
t + h. Il vettore Q – P rappresenta lo spostamento di P
Q−P
nell’intervallo di tempo che va da t a t + h: =
h
velocità vettoriale media relativa all’intervallo di
tempo h.
Q−P
Il vettore velocità nell’istante t è il vettore: lim ,
h→ 0 h
Q−P
cioè v = lim . Adesso individuiamo il modulo, la
h→0 h
direzione ed il verso di questo vettore. Le coordinate di
P ≡ ( x ( t ) , y ( t ) ) , quelle di Q ≡ ( x ( t + h ) , y ( t + h ) ) . Indicati con i e j i versori dell’asse x e y, si
ottiene:
Q − P = x ( t + h ) − x ( t ) i + y ( t + h ) − y ( t ) j , pertanto
Q − P x ( t + h) − x ( t ) y ( t + h) − y ( t )
= i+ j.
h h h
Passando al limite per h → 0, supposto che le funzioni x(t) e y(t) siano derivabili, si trova:
Q−P
lim = x ′ ( t ) i + y ′ ( t ) j , quindi il vettore velocità v , all’istante t è v = x′ ( t ) i + y′ ( t ) j .
h→ 0 h
Q−P Q−P
Il vettore ha la direzione della retta PQ ed il verso da P a Q, quindi il vettore lim
h h → 0 h
avrà la direzione della tangente alla traiettoria nel punto P e verso quello secondo cui avviene il
moto del punto. Il vettore accelerazione del punto P, che si muove di moto curvilineo, è la derivata,
rispetto al tempo, del vettore velocità, cioè: a = v′ = x′′ ( t ) i + y′′ ( t ) j , il cui modulo è l’accelerazione
scalare del punto P, cioè a = x ′′ 2 ( t ) + y ′′ 2 ( t ) .
203
= 2cos { − cos 2{
430) La traiettoria descritta da un mobile ha le seguenti equazioni parametriche: "
] = 2 sin { − sin 2{
in cui t rappresenta il tempo. Trovare la velocità e l’accelerazione scalare nell’istante π/2. Quindi
determinare la direzione del vettore velocità.
Derivando le equazioni parametriche, si ottiene:
′ = −2sin { + 2 sin 2{ ′′ = −2cos { + 4 cos 2{
" ⇒ "
] ′ = 2 cos { − 2cos 2{ ] ′′ = −2 sin { + 4sin 2{
.
Per t = π/2, si ottiene x′ (π/2) = – 2, y′ (π/2) = 2, x′′ (π/2) = – 4, y′′ (π/2) = – 2, quindi, la velocità e
l’accelerazione scalare, nell’istante π/2, sono:
π π
v = x′2 ( t ) + y′2 ( t ) = v = 2 2 ; a = x′′2 ( t ) + y′′2 ( t ) = a = 2 5 .
2 2
3π 3π 3π 3π
−2 + 2i = 2 2 cos + i sin v = 2 2 cos + i sin i (il vettore v forma con la
4 4 4 4
direzione del versore i , cioè con la direzione dell’asse delle x, un angolo di 3π/4).
431) Un punto P si muove di moto uniforme circolare di periodo T. Determinare il vettore velocità e
il vettore accelerazione del punto P.
Troviamo le equazioni parametriche del moto, cioè della
circonferenza descritta dal punto P (il parametro è il tempo
t).
Dalla figura si nota che l’angolo ω descritto dal raggio
vettore 0A, nell’unità di tempo t, vale ω = 2π/T, tenuto conto
che T è il tempo impiegato dal mobile per percorrere l’intera
circonferenza.
Dopo t secondi sarà A 0̂ P = ω t , considerate (x, y) le
coordinate di P, dal triangolo rettangolo 0PQ si ricava
= k cos(•{)
"
] = k sin( •{)
, che sono le equazioni del moto del punto P.
.
x′′ = −rω 2 cos (ωt )
, quindi a = − rω 2 cos (ω t ) i + sin (ω t ) j , ma essendo j = ii , con i = unità
y′′ = −rω sin (ωt )
2
Il vettore accelerazione del punto P, nel moto circolare uniforme, ha la direzione del raggio 0P, ed il
verso diretto verso il centro 0 della circonferenza. Il modulo di tale vettore (accelerazione scalare),
1 2 2 v2
vale a = r ω
2 4
( ( ) ( ))
cos 2
ωt + sin 2
ωt = r ω
2 4
= rω 2
=
r
rω = .
r
f ( x + h) − f ( x)
Il quoziente rappresenta l’allungamento medio della sbarra nell’unità di
h
1 f ( x + h) − f ( x)
temperatura, mentre rappresenta l’allungamento medio dell’unità di sbarra
f (x) h
nell’unità di temperatura.
1 f ( x + h) − f ( x) f ′( x)
Il limite lim = è il coefficiente di dilatazione lineare della sbarra alla
f ( x ) h→0 h f ( x)
temperatura x.
432) Sapendo che la lunghezza l(x) di una sbarra è legata alla temperatura x dalla relazione
x
l ( x) = l0e3+ x , in cui l0 è la lunghezza della sbarra alla temperatura x = 0. Trovare il coefficiente di
dilatazione lineare, alla temperatura x = 5.
x
3+ x − x x
3
l ′ ( x ) = l0 e 3 + x = l0 e 3 + x ;
(3 + x ) (3 + x )
2 2
l′ ( x ) 3 l′( x ) 3
Pertanto il coefficiente di dilatazione lineare è = , che per x = 5, si ottiene =
l (x) (3 + x )
2
l (x) 64
.
433) Sia v(x) il volume occupato da una massa di gas, alla temperatura x, essendo costante la
pressione. L’incremento v(x + h) - v(x) rappresenta l’aumento di volume subito dalla massa di gas nel
205
1 v ( x + h)
passare dalla temperatura x alla temperatura x + h. Il quoziente = rappresenta la
v ( x) h
variazione media nell’unità di volume, nell’unità di temperatura.
1 v ( x + h ) − v ( x ) v′ ( x )
Il limite lim = è il coefficiente di espansione della massa di gas alla
v ( x ) h→0 h v ( x)
temperatura x. In modo del tutto analogo si definisce il coefficiente di pressione, a volume costante,
ed il coefficiente di comprimibilità, a temperatura costante.
3 2
434) Determinare in quali intervalli la funzione y = –2 + è crescente ed in quali è decrescente.
Derivando la funzione data si ottiene y ′ = 3 2 – 4 + 1, essa si annulla per x = 1/3 e x = 1, quindi
risulta negativa per 1/3 < x < 1 (in quanto y ′ < 0, = ∆ 4 > 0) e positiva per x < 1/3 e x > 1 (in quanto
y ′ > 0, ∆ = 4 > 0). Quindi, nell’intervallo 1/3 < x < 1 la f(x) è decrescente in senso stretto, mentre in
x < 1/3 e x > 1 è crescente in senso stretto.
x2 − 5x + 4
435) Determinare in quali intervalli la funzione y = è crescente ed in quali è decrescente.
x −5
La funzione data è definita in R \{5}, la sua derivata è:
( 2 x − 5)( x − 5) − ( x 2 − 5 x + 4 ) x 2 − 10 x + 21
y′ = = .
( ) ( x − 5)
2 2
x − 5
π
436) Trovare in quali intervalli, compresi fra 0 e π, la funzione y = cos x cos x + è crescente ed
3
in quali è decrescente.
π π π
Derivando la funzione data si ottiene y = − sin x cos x + − cos x sin x + = − sin 2 x + .
3 3 3
206
Questa derivata si annulla per x = π/3 e x = 5π/6. Risulta positiva per π/3 < x < 5π/6 e negativa per
0 < x < π/3 e per 5π/6 < x < π. Quindi, nell’intervallo π/3 < x < 5π/6 la funzione data è crescente in
senso stretto, mentre negli intervalli 0 < x < π/3 e 5π/6 < x < π è decrescente in senso stretto.
Teorema di De L’Hospital.
Quando i limiti delle funzioni si presentano sotto una della forme indeterminate, del tipo, 0/0, ∞/∞,
0 x ∞, + ∞ – ∞ i teoremi sui limiti non sono applicabili. Ma ci viene in aiuto il Teorema di De
L’Hospital, che in sintesi dice:
Sia I un intorno sinistro (destro) del punto a, le funzioni f(x) e g(x) siano continue e derivabili
nell’intervallo I – {a} e siano entrambi infinitesime o infinite per x → a. La funzione g(x) e la sua
f ′( x)
derivata g′(x) no siano mai nulle nell’intervallo I – {a}. Con tali ipotesi, se esiste il lim esiste
x→a g ′ ( x )
f ( x) f ′( x)
anche il lim = lim .
x→a g ( x) x→a g′( x)
In sintesi, sia I un intervallo di numeri reali, x0 ∈ I, f, g : I\{x0}→ R due funzioni continue e derivabili
in I, con g e g ′ non nulle in un intorno di x0. Assumiamo che f e g siano entrambi infinitesime o
risultato vale anche se si considera solo il limite per x → x0- oppure x → x0+).
1 − cos x
437) lim
x →0 x2
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
1 − cos x sin x 1 sin x 1
ottiene lim 2
= lim = lim = .
x→0 x x → 0 2x 2 x → 0 x 2
sin2x −1
438) lim
4 2sin x − 2
π
x→
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
sin 2x −1 2cos2x
ottiene lim = lim =0.
4 2sin x − 2
π
x→ x→π 2cos x
4
207
3x5 − 4 x4 + x
439) lim 2 .
x→1 x − 2 x + 1
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
3x5 − 4x4 + x 15x4 −16x3 +1
ottiene lim 2 = lim , anche tale limite è della forma indeterminata del tipo
x→1 x − 2 x + 1 x→1 2x − 2
0/0, quindi applichiamo nuovamente il Teorema di De L’Hospital:
sin x − x
440) lim
x→0 x3
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
sin x − x cos x − 1 − sin x 1 sin x 1
ottiene lim 3
= lim 2
= lim = − lim =− .
x→0 x x→0 3x x→ 0 6x 6 x→ 0 x 6
x→ 0
(1 − cos x )
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:
1
x 2 − arctan x 2 2x − 2x 5 2
2
= lim 1+ x 4 2
= lim
x 2
= lim
1 x x
lim
x→0
(1 − cos x )
3 x→0 2
( 4
)
3 (1 − cos x ) sin x 3x → 0 1 − x (1 − cos x ) sin x 3x → 0 1 − x sin x 1 − cos x
2 4
vedin .437 = 4
x 2 − arctan x 2 8
lim = .
(1 − cos x )
x→0 3
3
x − arctan x
442) lim
x→0 arcsin x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:
1− 1
x − arctan x 1 + x 2
1− x
2
x2 x2 2x
lim = lim = lim =
x→0lim = lim = lim 2 1 − x 2 = 2
x →0 arcsin x − x x →0 1
− 1 x →0 1 + x 1 − 1 − x 2 x →0 2 x
2
1 − 1 − x 2 x →0
1− x 2
1 1− 1− x 2
x − arcsin x
443) lim
x→ 0 sin 3 x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:
208
1− 1 1
x − arcsin x 1 − x = lim 1 2
1 − x2 − 1 1 1 − x2 − 1
lim = lim = lim =
3 2
sin 2 x x → 0 3 sin 2 x
cos x 1 − x
x→ 0 sin x x → 0 3sin x cos x x→ 0 2
− x 1
= lim
1 1 − x = − 1 1 lim x
2
1 11 1
x → 0 3 2 sin x cos x
2 3 x → 0 sin x cos x 1 − x 2 =−23=−6.
e x − 1 + log (1 − x )
444) lim
x →0 tan x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
e x − 1 + log (1 − x ) ex − 1
1 − x = lim cos 2 x e (1 − x ) − 1 =
x
ottiene: lim = lim
tan x − x − 1 x → 0 1 (1 − x ) sin x
x→ 0 x→0 1 2
cos x
e x (1 − x ) − 1 e x (1 − x ) − e x − xe x
= lim = lim = lim =
x→0 (1 − x ) sin 2
x x→0 − sin x + 2 (1 − x ) sin x cos x
2
( )
x → 0 sin x − sin x + 2 1 − x cos x
x −ex 1
= lim =− .
x→0 sin x − sin x + 2 (1 − x ) cos x 2
log sin x
445) lim
x→0 +
cot x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
cos x
ottiene: lim log sin x = lim sin x = lim ( − sin x cos x ) = 0 .
x → 0+ cot x − x x → 0+ − 1
+
x→0
sin 2 x
(
log 1 + 2e x )
446) lim
x→+∞
1 + x2
Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
log (1 + 2e x ) ex
1 + 2 e x 1 + x 2 2e x 1 2e x
ottiene: lim = lim = lim = lim +1 x
=
x → +∞ x x →+∞ + x
x → +∞ 2
+
x → +∞
1 + x2 x 1 2 e x 1 2 e
1 + x2 1
2ex 2ex
= lim = lim x = 1.
x→+∞ 1 + 2e x x→+∞ 2e
209
x
447) lim
x→+∞ log x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
x 1
ottiene: lim = = lim x = +∞ .
x → +∞ log x 1 x → +∞
x
f (x) 0 ∞
Sia il lim f ( x ) = 0 e il lim g ( x ) = ∞ , si ottiene che f ( x ) g ( x ) = , oppure .
x→a x→a 1 0 ∞
g (x)
π x 1− x −1 2
448) lim (1 − x ) tan = lim = lim = .
x →1
2 x →1 π x x →1 πx π π
cot − 1 + cot 2
2 2 2
1
449) lim x log x = lim log x = lim x = lim ( − x ) = 0 .
x → 0+ x → 0+ 1 x → 0+ − 1 2
x→ 0+
x x
2 1
450) lim x log cos (Forma 0 x ∞).
x→+∞
x
1 1 1 1 1
log cos sin 2 sin
1 x = lim cos x x x = lim 1 1 x =−1
lim x2 log cos = lim 1 1
.
x→+∞
x x→+∞ 1 x →+∞ 2 x →+∞ 2 2
− 3 cos
x2 x x x
−1 2
1
( )
( )
1 x
e
x = lim sin x e 1 x = +∞ .
2
1 e x
451) lim+ tan x ⋅ e x
= lim+ = lim+
x→0 x → 0 cot x x →0 −1 2 x → 0+
x
sin x
210
Forma + ∞ – ∞.
1 1
452) lim − .
x→0
sin x x
E’ della forma (+ ∞ – ∞) per x → 0+ e (– ∞ + ∞) per x → 0-. Si procede riducendo la forma a (0/0).
1 1 x − sin x
− = , da cui, utilizzando il Teorema di De L’Hospital, si ottiene:
sin x x x sin x
Hospital
1− 1 Hospital 1 2
1 1 x −1 − log x x x 1
453) lim − = lim = lim = lim = .
x→1 log x
x −1 x→1 ( x −1) log x x→1 log x + 1 − 1 x→1 1
+1 2 2
x x x
1
454) lim x − x 2 log 1 + .
x →+∞
x
1 1
− log 1 +
1 1 1 x x , quindi:
x − x 2 log 1 + = x 2 − log 1 + =
x x x 1
x2
1
1 − log 1 + 1 ( x )
−1 − 1
1 + 1 (
−1 2
x ) 1− 1
1+ 1
lim x − x 2 log 1 + = lim x x = lim x = lim x=
x →+∞
x x →+∞ 1 x →+∞
− 32 x →+∞ 2
x2 x x
1 −1
(1+ 1 )
2
x2
x 1 1 1
= lim = = .
( )
lim
( )
x→+∞ 2
2 −1 2 x→+∞ 1 + 1 2
x2 x
211
g( x) g ( x)
lim g ( x ) = 0 . Se la f ( x ) = e , si ha f ( x ) = elog f ( x) = eg( x) log f ( x) , quindi:
log f ( x )
x→ a
g ( x) lim g ( x ) log( f ( x ) )
lim f ( x ) = ex→a (0∞).
x →a
455) lim x x .
x→ 0+
lim ( x log x )
E’ della forma (00), il lim+ x = lim+ e = ex→0 . Poiché, come abbiamo visto, è lim ( x log x ) = 0
x x log x +
x→0 x→0 x → 0+
sarà lim x = e = 1 .
x 0
x → 0+
1
456) lim x1− x .
x →1
1 log x log x
lim log x
E’ della forma (1∞), quindi il lim x 1− x = lim e 1− x = e x →1 1− x
. Poiché, come abbiamo visto, è lim =
x →1 x →1 x →1 1− x
1 1
−1 1
= lim = −1 , sarà lim x = e = .
x 1− x
x →1 −1 x→1 e
tan x
1
457) lim+ .
x→0 x
tan x
1 tan x log
1 − lim ( tan x log x )
0
E’ della forma (∞ ), quindi il lim+ = lim+ e x
= lim+ e − tan x log x = lim+ e x →0+
.
x →0 x x→0 x →0 x →0
1
Poiché è lim+ ( tan x log x ) = lim+
log x x sin x
= lim+ = lim+ − sin x = 0 , sarà:
x→0 x → 0 cot x x→0 1 x→0 x
−
sin 2 x
tan x
1
lim+ = e0 = 1 .
x →0 x
212
f (x)
De l’Hospital, pur esistendo il lim .
x→ a g ( x)
x 2 sin 1
458) x , per x → 0 si presenta sotto la forma 0/0, quindi può scriversi nel seguente modo:
sin x
x 1 x 2 sin 1
x sin , che per x 0 ha per limite zero. Quindi x =0.
→ lim
sin x x x→0 sin x
1
Ma, considerando il rapporto delle derivate, in ottemperanza del Teorema De l’Hospital, cioè:
2 x sin 1 − cos 1
x x , questa non tende a nessun limite.
cos x
sin x
x − sin x 1−
459) , per x → ∞ si presenta sotto la forma ∞/∞. Questa può scriversi x , che per x
2 x + sin x sin x
2+
x
sin x
→ ∞ vale 1/2, in quanto il lim = 0 . Ma, considerando il rapporto delle derivate, in ottemperanza
x→ ∞ x
1 − cos x
del Teorema De l’Hospital, cioè , vediamo che questa non tende ad alcun limite, in quanto
2 + cos x
il lim cos x non esiste.
x →∞
Analogamente, si dirà che x0 è un punto di minimo relativo per la f(x) se esiste un intorno H del punto
x0, per ogni x del quale risulti f(x) ≥ f(x0).
I punti di massimo e di minimo relativo si chiamano anche estremante relativi (o locali) della
funzione. Il valore che la f(x) assume in un punto di massimo o minimo relativo, si chiama un massimo
o un minimo relativo di f(x).
I massimi ed i minimi assoluti sono particolari massimi e minimi relativi. Il valore assunto dalla f(x)
in un punto di massimo o di minimo relativo è il più grande o il più piccolo fra quelli che la f(x)
assume in un intorno del punto x0 (quindi non è necessariamente il più grande o il più piccolo valore
fra quelli che la f(x) assume in tutto l’intervallo ]a, b[.
La f(x) rappresentata in figura ha punti
di massimo relativo in x0, x2 e b; punti di
minimo relativo in a, x1 e x3. Il minimo
x3, cioè f(x3) è maggiore del massimo
relativo in x0, cioè f(x0). La f(x) assume
il suo minimo assoluto in x1 ed il
massimo assoluto in b.
Il massimo assoluto della f(x) sarà il più
grande fra i valori che essa assume
negli estremi a e b dell’intervallo.
Analogamente per il minimo assoluto.
Un punto x0 si dirà punto di massimo
relativo proprio se f(x) < f(x0) per tutti
gli x dell’intorno H, diversi da x0. Il
punto x0 è punto di minimo relativo proprio se f(x) > f(x0) per tutti gli x dell’intorno H, diversi da x0.
i k h}|l ≠0
460) f(x) = .
1
x 2 sin 2
0 i k =0
x .
in tutti i punti x = 1/kπ, ∀ ∈ ‡\{0} assume valore zero, ed in ogni intorno completo del punto x = 0
Per ogni valore della x → f(x) ≥ 0, si ha un minimo nel punto x = 0, e questo minimo vale zero. Però
x2 sin 2 + 1 i k h}|l ≠0
461) f(x) = 0
1
0 i k =0
x .
462) f ( x ) = ( x − 1) + 2 , f ′ ( x ) = 3 ( x − 1) .
3 2
Teorema: La f(x) sia derivabile n volte (n > 1) nell’intervallo [a, b]. Nel punto x0, interno ad [a, b],
siano nulle le prime n – 1 derivate di f(x) e sia diversa da zero la derivata n-esima. Allora:
1) Se n è pari e f (n)(x0) è maggiore di zero, la f(x) presenta in x0 un minimo relativo proprio;
2) Se n è pari e f (n)( x0) è minore di zero, la f(x) presenta in x0 un massimo relativo proprio;
3) Se n è dispari, x0 non è né un punto di massimo né un punto di minimo relativo per la f(x).
Regola pratica per la determinazione dei massimi e dei minimi relativi, interni all’intervallo ]a, b[,
per una funzione derivabile;
215
=0
C = 1 . Per x = 0 si ha f ′′(0) = 0, f ′′′(0) = 30, quindi, essendo per x = 0 la f ′′′(0) ≠ 0 di ordine
=3
dispari, la f(x) non ha né massimo né minimo.
Per x = 1 si ha f ′′(1) = – 10 < 0, quindi x = 1 è un punto di massimo relativo della f(x), e vale
f(1) = 2.
Per x = 3 si ha f ′′(3) = 90 > 0, quindi x = 3 è un punto di minimo relativo della f(x), e vale
f(3) = – 26.
f(x) = 3 5 – 25 3 + 60 – 1.
464) Nell’intervallo ] – 2/3, 3[ determinare il massimo ed il minimo assoluto della funzione continua
Tale funzione è derivabile in tutti i punti dell’intervallo assegnato, allora il massimo assoluto della
f(x) sarà il più grande fra i valori che essa assume nei punti interni all’intervallo, dove la derivata
prima della funzione data si annulla, ed i valori che essa assume negli estremi – 2/3 e 3 dell’intervallo.
= −2
Analogamente per determinare il minimo assoluto. Quindi:
= −1
f ′(x) = 15( 4 – 5 2 + 4), che si annulla per 4 – 5 2 + 4 = 0 ⇒ 0 .
=1
=2
Il punto x = – 2 si scarta perché non appartiene all’intervallo ] – 2/3, 3[. Si ottiene:
f(– 1) = – 39, f(1) = 37, f(2) = 15 (*).
Negli estremi dell’intervallo abbiamo f(– 3/2) = – 941/32, f(3) = 233. Confrontando questi ultimi
valori con quelli (*) si nota che il massimo assoluto la funzione data lo assume per x = 3 e vale
f(3) = 233, mentre il minimo assoluto lo assume per x = – 1 e vale f(– 1) = – 39.
465) Nell’intervallo ]0, 2π [ determinare il massimo ed il minimo assoluto della funzione continua
f(x) = 1/2 sin 2x + cos x.
La derivata prima della funzione assegnata è f ′(x) = cos 2x – sin x. I valori che annullano la f ′(x) sono
le radici dell’equazione cos 2x – sin x = 0, cioè (dalle formule di duplicazione degli angoli)
216
⇒ 2sin2 x + sin x – 1 = 0 ⇒
−1 ± 1 + 8
cos2 2x – sin2 x – sin x = 0 sin x =
⇒ = π/6, = 5π/6
4
Q
F#
−1 ⇒ = 3π/2
Quindi, f(π/6) = 3 √3/4, f(5π/6) = – 3 √3/4, f(3π/2) = 0. Essendo f(0) = f(2π) = 1, si nota che il
massimo ed il minimo assoluti valgono, rispettivamente, f(π/6) = 3 √3/4 e f(5π/6) = – 3 √3/4.
1 x
f(1) = 1/2, f(– 1) = – 1/2; inoltre il lim x 2 = lim x x 2 ).
= 0 (in quanto
x → ±∞ 1 + x x → ±∞
2 1+ 1 1 + x2 2
x x
Si può affermare che il massimo ed il minimo assoluti valgono, rispettivamente, f(1) = 1/2 e
f(–1) = –1/2.
f ′( x) =
1
−
1 + x2 − 2 x2
=
1
−
1 − x2 ( ) = 2x 2
, che si annulla per x = 0, mentre è
1 + x2 ( ) 1 + x2 1 + x2 ( ) (1 + x )
2 2 2
1 + x2 2
data, pur avendo estremi inferiore e superiore finiti, è priva di massimo e di minimo assoluti.
Quindi x = 1 è un punto di massimo relativo per la funzione data. Questo massimo vale
217
f(1) = 2/ √2 = 21/2 = √2 > 1. La funzione data, considerando che √2 = |x|, può essere scritta nella
x +1 x 1 x 1 1
forma f ( x ) = = + = + .
x +1
2
x +1
2
x +1 x 1+ 1 2
2
x2 + 1
x
1 1
Considerato che il lim = 1 , lim = 0 , x/|x| =1 per x > 0, x/|x| = – 1 per x < 0.
x →±∞
1+ 21 x→±∞
x 2
+ 1
x
x 1 1
Si ottiene che il lim f ( x ) = lim + = 1 , ed il
x →+∞ x →+∞
x 1+ 1 2 x2 + 1
x
x 1 1
lim f ( x ) = lim + = −1 .
x →−∞ x →−∞
x 1+ 1 2 x2 + 1
x
Quindi, per la funzione data f(1) = √2 > 1 è il massimo assoluto, mentre non ammette minimo
assoluto, ed ha per estremo inferiore il valore – 1.
469) Determinare i massimi ed i minimi relativi, nell’intervallo ]– ∞, ∞[, della funzione continua
f ( x ) = x 2 e− x .
( ) (
f ′ ( x ) = 2 xe − x − x 2 e − x = 2 x − x 2 e − x ; f ′′ ( x ) = x 2 − 4 x + 2 e − x . )
La f ′(x) = 0 per x = 0 e per x = 2, corrispondentemente si ha f ′′(0) = 2, f ′′(2) = – 2e–2.
Il punto x = 0 è, quindi, punto di minimo relativo ed assoluto, essendo il lim ( x 2 e − x ) = +∞ . Si osservi
x → −∞
Hospital Hospital
x2
che f(0) = 0 ed il lim ( x 2 e − x ) = lim
2x 2
x
= lim x = lim x = 0 .
x →+∞ x →+∞ e x →+∞ e x →+∞ e
–2
Il valore f(2) = 4e è il massimo assoluto della funzione data nell’intervallo ]– ∞, ∞[.
470) Determinare i massimi ed i minimi relativi, nell’intervallo ]– ∞, ∞[, della funzione continua
1 + 2 x arctan x
f ( x) = .
1 + x2
f ′( x) = 2
1 − x2
arctan x , f ′′ ( x ) = −
4x arctan x
(
+ 2 1 − x2 ) 1− 4x arctan x .
(1+ x ) (1+ x ) 2 2
(1+ x )
2 2
2
2
1 + 2 x arctan x 1 2x
lim f ( x ) = lim = lim + arctan x = 0 .
x→±∞ x→±∞ 1+ x 2 x →±∞
1+ x 1+ x
2 2
Si nota che i punti x = – 1, x = 1 sono di massimo assoluto, invece x = 0 è punto di minimo relativo.
La funzione data manca di minimo assoluto ed il suo estremo inferiore vale zero.
471) fra tutti i parallelepipedi retti, a base quadrata, in cui la somma dei tre spigoli vale a, trovare
quello di volume massimo.
Indicando con x la misura di uno dei due spigoli eguali, la misura del terzo spigolo sarà a – 2x, il
volume sarà f(x) = 2(a – 2x). Di questa funzione vogliamo cercare il massimo assoluto nell’intervallo
0 ≤ x ≤ a/2. Per x = 0 e x = a/2 si ottiene f(0) = f(a/2) = 0, quindi, per il nostro problema questi due
valori sono da scartare. In tutti gli altri punti interni all’intervallo considerato, la derivata:
f ′(x) = 2ax – 6x2, che si annulla, f ′(x) = 0, per
x = a/3 (abbiamo scartato x = 0).
Si conclude che per x = a/3 si ha il massimo assoluto
della funzione (quindi il volume massimo dei
possibili parallelepipedi). Ma per x = a/3 i tre spigoli
sono uguali, pertanto il parallelepipedo, la cui
somma dei tre spigoli è costante, che ha volume
massimo è un cubo.
472) Fra tutti i rettangoli inscritti in un cerchio di raggio r, trovare quello di area massima.
f ( x ) = x 4r 2 − x 2 .
Quindi, per x = r √2, la f(x) assume il suo massimo assoluto. Considerato che per x = r √2, l’altro
lato del rettangolo è uguale a r √2 ( 4r − x = 4r − r ⋅ 2 = r 2 ), possiamo affermare che tra tutti
2 2 2 2
( )
f ′ ( x ) = r 2 2 cos 2 x + cos x − 1 che, nel suddetto
intervallo, si annulla, f ′ ( x ) = 0 , per x = π/3. Si consideri
che f(0) = 0, f(π/2) = r2, f(π/3) = (3√3/4) r2 > r2.
Il punto x = π/3 è per f(x) punto di massimo assoluto, ed il
trapezio isoscele diventa un semiesagono regolare (che è fra
tutti i trapezi isosceli inscritti in un semicerchio, quello di
area massima).
In molti casi per decidere se un punto x0 , dove risulta f ′(x0 ) = 0, è o no un punto di massimo o di
minimo relativo per f(x) si può evitare di ricorrere alle derivate successive, esaminando come si
comporta la derivata prima, f ′(x) in un intorno (x0 – δ, x0 + δ) con δ > 0, del punto x0. Se nell’intorno
sinistro (x0 – δ, x0) è f ′(x) > 0, mentre nell’intorno destro (x0, x0 + δ) è f ′(x) < 0, allora la f(x) è
crescente a sinistra e decrescente a destra di x0, quindi in x0 si ha un massimo relativo. Se, al
contrario, è f ′(x) < 0 a sinistra di x0 e f ′(x) > 0 a destra di x0, allora la f(x) ha un minimo relativo
in x0 . Se in tutto l’intervallo (x0 – δ, x0 + δ), escluso il punto x0, è f ′(x) > 0, oppure f ′(x) < 0, allora
la f(x) sarà in tale intorno o sempre crescente o sempre decrescente, quindi in x0 la f(x) né massima
né minima.
474) Determinare i massimi ed i minimi relativi e assoluti, nell’intervallo – ∞ < x ≤ 1, della funzione
continua f ( x ) = x 1 − x .
f ′ ( x ) = 1− x −
x
=
( )( =
)
2 1 − x 1 − x − x 2 (1 − x ) − x 2 − 3x
= ;
2 1− x 2 1− x 2 1− x 2 1− x
f ′(x) = 0 per x = 2/3, e avendosi f ′(x) > 0 per x < 2/3 e f ′(x) < 0 per x > 2/3 (e minore di uno), si può
concludere che il punto x = 2/3 è un punto di massimo relativo per la funzione data.
2 2 3
Considerato che il lim f ( x ) = lim x 1 − x = −∞ , f(1) = 0, f = , il punto x = 2/3 è di
x → −∞ x → −∞
3 9
massimo assoluto.
220
= 1/2
f ′(x) = 0 per 4 –8 +3=0 ⇒ "
= 3/2
2
. Considerato che il denominatore della f ′(x), cioè
(x –1)2 > 0 per x ≠ 1, la f ′(x) > 0 quando x > 3/2 e x < 1/2 e negativa per 1/2 < x < 3/2 (x ≠ 1).
Si conclude che x = 1/2 è un punto di massimo e x < 3/2 è un punto di minimo per la funzione data.
f ( x ) = 3 ( x − 5 ) , f ′(x) = 0 per x = 5.
2
Essendo f ′(x) > 0 per ∀ ∈ N \{5}, si conclude che x = 5 non è né un punto di massimo né di minimo
per la funzione data.
In base alla definizione di punto di massimo o di minimo relativo alla funzione f(x), non è necessario
che la funzione sia derivabile nei suddetti punti (anzi non è nemmeno necessario che la funzione sia
continua).
480) Determinare il massimo ed il minimo, nell’intervallo [–1/2, 2], della funzione continua
f ( x) = (x − 1) .
2
3 2
4x
Per x ≠ ± 1 la derivata è f ′ ( x ) = = 0 , per x = 0. La f(x) non è derivabile per x = –1 e per
(x − 1)
2
3 2
(x )
2
f ( x ) − f (1) −1 − 0 ( x − 1) ( x + 1) ( x + 1)
3 2 2 2 2
481) Determinare il massimo ed il minimo assoluto, nell’intervallo ] –1, 6[, della funzione continua
f ( x ) = 3 x2 + 3 ( 4 − x2 ) .
2
2 3 4− x − 3 x
Per x ≠ 0 e Per x ≠ 4 si ha f ′ ( x ) = = 0 per x = 2. La funzione data non è derivabile per
3 3 3( 4 − x )
x = 0 e x = 4. Dobbiamo calcolare il valore della f(x) per x = –1, x = 0, x = 2, x = 4 e x = 6. Cioè:
f ( −1) = 1 + 3 25 , f ( 0) = 3 16 , f ( 2 ) = 2 3 4 , f ( 4) = 3 16 e f ( 6 ) = 3 36 + 3 4 .
Quindi il massimo assoluto la funzione data lo raggiunge per x = 6 ed il minimo assoluto per x = 0,
oppure per x = 4.
222
Asintoti.
Data una curva di equazione y = f(x) la quale presenti dei rami che si estendono all’infinito, e sia
P = (x, y) un qualunque punto di uno di questi rami. Se esiste una retta r tale che, al tendere del
punto P = (x, y) all’infinito lungo quel ramo, la distanza di P da r tende a zero, allora la retta r si
chiama asintoto della curva. Per la ricerca degli asintoti si possono presentare i seguenti casi:
1) Esiste un punto c in cui risulta che il lim f ( x ) = ∞ . In questo caso la retta di equazione x = c è
x→c
e y = h.
3) Sia lim f ( x ) = ∞ , in questo caso, se esiste un asintoto per la
x →∞
curva, questo deve essere una retta obliqua rispetto agli assi
cartesiani, quindi avrà un’equazione del tipo y = mx + q.
Inoltre dovrà tendere a zero la distanza fra la curva e
l’asintoto, oppure, la differenza fra le ordinate dei due punti P
e P1 (vedi figura). Quindi il limite:
lim PP1 = lim ( AP1 − AP ) = lim m x + q − f ( x ) = 0 , da cui,
x→ ∞ x→ ∞ x→ ∞
f ( x)
coefficiente angolare di tale retta è dato da m = lim ed intercetta l’asse delle y nel punto
x→∞ x
q = lim f ( x ) − mx . Chiaramente se i limiti di q e di m non esistono, oppure valgono ∞, l’asintoto
x→∞
non esiste.
- Asintoto verticale: Sia f: I\{x0} → R, dove I è un intervallo di numeri reali contenente x0. La retta
− +
verticale x = x0 è un asintoto verticale per x → x0, rispettivamente per x → x0 oppure per x → x0 ,
se il lim f ( x ) = ±∞ (rispettivamente, lim f ( x ) = ± ∞ , oppure lim f ( x ) = ±∞ ).
x→ x 0 x→ x −
0 x→ x +
0
f ( x)
limite lim f ( x ) = ±∞ ed ∃ lim = m ∈ R \ {0} ed ∃ lim f ( x ) − mx = q ∈ R ).
x → −∞ x→−∞ x x → −∞
223
x2 − 4
482) Determinare gli asintoti della curva y = .
x +1
x2 − 4
Essendo il lim y = lim y = lim = ∞ , la retta x = –1 è un asintoto verticale della curva. Inoltre
x→−1 x→−1 x→−1 x + 1
Hospital
x2 − 4 2x
considerando che il lim = lim = ∞ , vediamo se esistono asintoti obliqui. Quindi in base
x →∞ x + 1 x →∞ 1
alle formule relative a m e q si ottiene:
f ( x)
Hospital Hospital
x2 − 4 2x 2
m = lim = lim 2 = lim = lim = 1 ;
x →∞ x x →∞ x + x x →∞ 2 x + 1 x →∞ 2
x2 − 4 x2 − 4 − x2 − x − x − 4 −1
q = lim f ( x ) − mx = lim − x = lim = lim = = −1 .
x →∞ x →∞
x +1 x →∞
x +1 x →∞ x +1 1
Si conclude affermando che la retta di equazione y = x – 1 è un asintoto della curva.
2x2 + 5
483) Determinare gli asintoti della curva y = .
x2 − 4x + 3
Il denominatore della frazione si annulla per x = 1 e x = 3, mentre per tali valori non si annulla il
numeratore.
Il lim y = ∞ , lim y = ∞ , quindi le rette x = 1 e x = 3 sono due asintoti verticali della curva data.
x →1 x→3
2x2 + 5 2 x2
Inoltre, il lim 2 = 2 = 2 , cioè la retta di equazione y = 2 è un asintoto orizzontale della
x→±∞ x − 4 x + 3 x
curva.
x +1
484) Determinare gli asintoti della curva y = .
x2 + 1
Il campo di definizione è ∀ ∈ N. Tale curva non ammette asintoti verticali in quanto il suo limite
non diventa infinito per nessun valore di x.
x +1 x 1 x 1 1
Inoltre, dato che il lim = lim + = xlim + =1
x →+∞
x +1
2 x →+∞
x +1
2
x +1
2 →+∞ x
1+ 1 2
x2 + 1
x 0
1
x3 +1
485) Determinare gli asintoti della curva y = .
x
1
Essendo il lim y = lim x 2 + = ∞ , la retta x = 0 è un asintoto verticale della curva data.
x→0 x→0 x
x +13
Inoltre, il lim = ∞ . Adesso controlliamo se esistono asintoti obliqui, cioè:
x→∞ x
224
f ( x) x3 + 1 1
m = lim = lim 2 = lim x + 2 = ∞ , questo significa che la curva non ha asintoti obliqui.
x →∞ x x→∞ x x →∞
x
x
487) Studiare il grafico della funzione y = .
La curva non è simmetrica rispetto all’asse delle y, in quanto f(x) ≠ – f(x). La curva è simmetrica
rispetto all’origine degli assi cartesiani, in quanto f(–x) ≠ – f(x).
Essendo il lim y = ∞ ed il lim y = +∞ , le rette di equazione x = – 1 e x = 1 sono due asintoti verticali
x →−1 x →+1
della curva.
x
Per meglio comprendere l’andamento della curva, si osservi che è < 0 per x < – 1, mentre risulta
x −1
2
lim− y = −∞ , lim+ y = +∞
.
lim− y = −∞ , lim+ y = +∞
x x →1 x →1
> 0 per – 1 < x < 0, quindi , inoltre poiché il
x −1
2
x →−1 x → −1
x
lim y = lim = 0 , anche la retta di equazione y = 0, cioè l’asse delle x, è un asintoto per la
x → ±∞ x → ±∞ x −1
2
curva.
2 x ( x2 −1) − 2 ( x2 + 1)( x2 −1) 2 x 2 x ( x2 −1) 2 ( x2 + 1) 2 x ( x 2 + 3)
2
x2 + 1
Si ha y′ = − , y′′ = − =− =
( ) ( x2 −1) ( x2 −1) ( x −1)
2 4 4 3
x2 − 1 2
226
x2 − 5x + 4
488) Studiare il grafico della funzione y = .
x −5
L’insieme di esistenza della funzione data è ∀ ∈ N \{5}.
La curva non è simmetrica né rispetto all’origine né rispetto all’asse delle y, in quanto:
x2 − 5x + 4 ( − x ) + 5x − 4 ( − x ) + 5x − 4 .
2 2
≠ e −y ≠
x −5 −x − 5 −x − 5
Essendo il lim− y = −∞ ed il lim+ y = +∞ , la retta x = 5 è un asintoto verticale della curva. Inoltre il
x →5 x →5
x − 5x + 4
2
lim = ∞ , pertanto vediamo se la curva ammette un asintoto obliquo:
x→∓ ∞ x −5
y x2 − 5x + 4
= 1, q = lim ( y − mx ) = lim x −2 5 x + 4 − x = lim 4 = 0 .
2
m = lim = lim 2
x→∞ x x→∞ x − 5x x →∞ x →∞
x − 5x x →∞ x − 5
Quindi, la retta y = x è un asintoto della curva.
Si ottiene y ′ = x − 10 x +2 21 , y ′′ =
2
8
; y′ = 0 per x = 3 e x = 7. Considerato che il denominatore
( x − 5) ( x − 5)
3
è sempre maggiore di zero per x ≠ 5, si ottiene y′ > 0 per x < 3 e per x > 7, e y′ < 0 per 3 < x < 7 e
x ≠ 5. Quindi la curva è crescente nell’intervallo
]–∞, 3[ e ]7, +∞[ e decrescente nell’intervallo
]3, 7[, salvo il salto da – ∞ a + ∞ per x = 5.
Inoltre, per x = 3 la f(x) ha un massimo relativo che
vale y(3) = 1, e per x = 7 un minimo relativo che
vale y(7) = 9.
Essendo y′′ < 0 per x < 5 e y′′ > 0 per x > 5, la curva
volge la concavità verso il basso nell’intervallo
]–∞, 5[ e verso l’alto nell’intervallo ]5, + ∞[.
Non vi sono flessi perché la y′′ non si annulla mai.
La curva interseca gli assi coordinati nei punti
(0, – 4/5), (1, 0) e (4, 0).
227
−x 2
490) Studiare il grafico della funzione y = e .
E’ una funzione periodica di periodo 2π, in quanto, essendo cos ( x + 2π ) = cos x e sin ( x + 2π ) = sin x
si ottiene che y = ( x + 2π ) = y ( x ) , quindi è sufficiente studiare la funzione data nell’intervallo
]0, 2π[. I valori della x nell’intervallo ]0, 2π[, per i quali la funzione è definita, si trovano fra le
soluzioni della seguente disequazione: 4 cos 2 x + 8 sin x − 7 > 0.
4 sin 2 x + 8 sin x + 3 > 0, che è soddisfatta per 1/2 < sin x < 3/2, essendo sempre sin x < 3/2 = 1,5 ⇒
Esprimendo il cos x in funzione del sin x ( sin 2 x + cos 2 x = 1 )e semplificando, si ottiene:
⇒sin x > 1/2, da cui si ricava π/6 < x < 5π/6. Considerando il lim + ( 4 cos 2 x + 8sin x − 7 ) = 0 , i limiti
x →π
6
x → 5π x → 5π
6 6
π π π
y − t = log 4 cos 2 − t + 8sin − t − 7 = log [ 4 sin t + 8 cos t − 7 ] .
2 2 2
π π
Quindi y −t = y +t .
2 2
x3 − 1
493) Studiare il grafico della funzione y = .
x3 1 1
Il lim− y = lim− − = lim− x 2 − = +∞ , la retta x = 0, cioè l’asse delle x, è un asintoto verticale
x →0 x →0 x x x →0 x
della curva. Poiché il lim y = +∞ , vediamo se la curva ammette asintoti obliqui, cioè, considerando
x →±∞
x3 − 1 x3 1 1 1
che y = = − = x 2 − = x 1 − 3 , si ottiene:
x x x x x
y x 1 1
m = lim = lim 1− 3 = lim − 1− 3 = −1,
x→−∞ x x→−∞ x x x→−∞ x
x3 − 1 x3 − 1
+ x − x 1
x x −
x3 − 1
q = lim ( y − mx ) = lim + x = lim = lim x =0.
x →−∞ x→−∞ x3 − 1
x →−∞
x
x →−∞
x −1
3
− x −x
x x
y
Quindi, la retta y = – x è un asintoto della curva. Inoltre si ha che m = lim =1 e
x → +∞ x
q = lim ( y − mx ) = 0 , pertanto anche la retta y = x è un asintoto.
x →+∞
230
2 x3 + 1 x
Inoltre, per x ≠ 1 la y′ = =0
2x 2
x −1
3
x
494) Studiare il grafico della funzione y = .
1 − x2
Essa è definita per x ∈ R\{± 1}.
Il lim y = +∞ , le rette x = 1 e x = – 1 sono asintoti verticali della curva.
x →±∞
1
x
Il xlim = lim x = 0 , l’asse delle x è un asintoto orizzontale della curva. Considerato che
→±∞ 1 − x 2 x→±∞ 1
−1
x2
sostituendo x in – x la y non cambia, il grafico è simmetrico rispetto all’asse delle y, quindi basterà
studiare la funzione per x ≥ 0, cioè per l’intervallo [0, + ∞[. La funzione data si scrive:
⎧ x i k0≤ <1
⎪ 1 − x2 1 + x2
⎨
. Per 0 ≤ x < 1, si ottiene y′ =
⎪ i k >1
f(x) = 2 che è sempre maggiore di
( )
⎩ x −1
x 1− x 2
2
zero.
( )
y ′ = 0 − = − 1 , quindi il punto x = 0 è un punto angoloso
per la curva.
231
⎧ x 2 + 6 x − 9 i k ≤ 3/2
x 2 + 6 x − 9 i k ≤ 3/2 ⎪
equivale a y = . − ( x − 3) i k ≤ ≤ 3 .
#
x2 − 6x + 9 i k ≥ 3/2 ⎨
⎪
1
, cioè y =
⎩ − 3 i k ≥3
log ( x 2 − 2 x + 2 )
496) Studiare il grafico della funzione y = − 2 arctan ( x − 1) .
2x − 2
Il lim arctan ( x − 1) = 0 , il lim
(
log x 2 − 2 x + 2
Hospital
)
= lim x − 2 x + 2 = 0 , pertanto risulta il lim y = 0 .
2
x →1 x →1 x −1 x →1 1 x →1
log ( x 2 − 2 x + 2 )
Hospital Hospital
2x − 2 2
In modo analogo, il lim = lim 2 = lim = 0,
x →±∞ x −1 x →±∞ x − 2 x + 2 x →±∞ 2 x − 2
π π
il lim arctan ( x − 1) = − , il lim arctan ( x − 1) = , da ciò si ottiene che il lim y = +π , ed il
x → −∞ 2 x → +∞ 2 x →+∞
lim y = −π . Quindi, le rette di equazione y = π e y = – π sono due asintoti orizzontali della curva.
x →+∞
( ) = − log 1 + ( x − 1)
2
log x 2 − 2 x + 2 ; questa risulta sempre minore
Per x ≠ 1, si ottiene che la y ′ = −
( x − 1) ( x − 1)
2 2
di zero perché, per x ≠ 1, essendo 1 + (x – 1)2 > 0 risulta che il log [1 + (x – 1)2] > 0. La funzione è,
quindi, sempre decrescente. Considerato che il lim y = 0 , nel punto x = 1 la funzione presenta una
x →1
sin log (1 − x )
497) Calcolare il lim .
x→0
sin x
sin log (1 − x ) sin log (1 − x ) log (1 − x ) −1 −1
lim = lim = 1⋅1⋅ = −1 .
x→0 sin x x→0 log (1 − x ) −x sin x 1
x
log (1 − cos x )
498) Calcolare il lim .
x →0 log x
1 − cos x 2 1 − cos x
Il log (1 − cos x ) = log 2
x = log 2 + 2log x , pertanto la funzione si può scrivere:
x x
1 − cos x
log
log (1 − cos x ) x
2
+2.
=
log x log x
(1 − cos x ) = 1
Essendo il lim (limite notevole), ed il lim+ log x = −∞ , si ottiene:
x→0 x2 2 x →0
1 − cos x
log
log (1 − cos x ) x2
lim = lim +2=2.
x →0 log x x →0 log x
log (1− x )
Moltiplicando e dividendo per x, si ottiene che log x log (1− x ) = x log x .
x
log (1 − x )
Il lim x log x = 0 , il lim = −1, pertanto:
x→0 x→0 x
lim log x log (1 − x ) = 0 .
x→0
E’ del tipo 0∞. Posto log x = t si ottiene lim+ log x log log x = lim+ log t log t = 0 .
x →1 t →0
lim
(
x x
1
x
−1 ) = lim e − t log t
−1
= lim
ew − 1
=1.
x → +∞ log x t → 0+ − t log t w→ 0 w
tan x − sin x 1
502) Calcolare che il lim = .
x3 x→02
Tenendo conto dei limiti notevoli, si ottiene:
233
sin x
− sin x sin x (1 − cos x )
tan x − sin x cos x sin x 1 − cos x 1 1
lim 3
= lim 3
= lim 3
= lim lim 2
lim = .
x →0 x x →0 x x →0 x cos x x →0 x x→0 x x →0 cos x 2
1 1 1
2
lim
cos x
= lim
(
cos t + π )
2 = lim − sin t = −1
.
x→π
2 x −π t →0 t t →0 t
2
a x − bx
504) Calcolare il lim , con a, b > 0.
x→0 x
. Se a = 1 è e x log a − 1 = 0 ∀ ∈ N ; se a ≠ 1 si ottiene
a x − bx ex log a − ex logb ex log a −1 1 − ex logb
= = +
x x x x
e x log a − 1 e x log a − 1
= log a , che tende a log a per x che tende a zero. In entrambi i casi, il
x x log a
exlog a −1 a x − bx a
lim = log a , pertanto, il lim = log a − log b = log .
x→0 x x →0 x b
sin ( ax)
505) Calcolare il lim , con a ≠ 0.
x→0 x
sin t
Posto t = ax, si ottiene che il a lim =a.
t →0 t
1
sin ( ax)
506) lim = 0 , con a ≠ 0.
x→±∞ x
x2 + x sin x
507) Calcolare il lim .
x→0 1− cos x
2
Dividendo il numeratore ed il denominatore per e tenuto conto dei limiti notevoli, si ottiene:
1
sin x
1+
x 2 + x sin x x , al limite per x → 0.
=
1 − cos x 1 − cos x
x2
1
2
1+1
Quindi, per x → 0, si ottiene: = 4.
1
2
234
ecx − 1 + x
508) Calcolare il lim .
x →0 tan x
Dividendo il numeratore ed il denominatore per , si ottiene:
ecx − 1 + x ecx − 1 + x x
= .
tan x x tan x
x ecx − 1 + x ecx − 1 1 − 1 + x
Considerando che il lim = 1 (limite notevole), inoltre che = + ,
x→0 tan x x x x
e cx − 1 et − 1
considerando i limiti, e ponendo cx = t, si ha che lim = lim c=c.
x→ 0 x t →0 t
1
lim
1− 1+ x
= lim
(
1− 1+ x 1+ 1+ x
= lim
1 − (1 + x ) )(1
= − ; pertanto:
)
x→0 x x→0
x 1+ 1+ x x→0
(
x 1+ 1+ x 2 ) ( )
ecx − 1 + x 1
lim =c− .
x →0 tan x 2
x+ x
509) Calcolare il lim 1
.
x→0
x 4
(
x 1+ x )=
x+ x
(1 + x ) = 1 per x → 0.
4
x
1
= 1 4
x 4
x 4 x
x − sin x
510) Calcolare il lim =1.
x + cos x
x → ±∞
t
x
)
= log a .
1
513) Calcolare il lim+ + log x .
x →0 x
235
1 1 + x log x
+ log x = → 0 + per x → 0+ (il lim x log x = 0 ).
x x x→0
x→0
(1 + x ) − 1 + tan x
Dividendo il numeratore ed il denominatore per x si ottiene:
e x − 1 sin x
+
e x − 1 + sin x x x
= , considerati i limiti notevoli:
(1 + x ) − 1 + tan x (1 + x ) − 1 + tan x
2 2
x x
e x −1 (1 + x ) − 1 = x 2 + 2 x = x ( x + 2 ) →
2
(
sin e − yn ) →1
yn
e sin e ( − yn
)
cos yn = e sin e yn
( − yn
)= e − yn
per n → ∞, essendo il lim e − y = 0 ed il
x →∞
n
sin t
lim = 1.
t→0 t
x
sin x
516) Calcolare il lim .
x →+∞
x
x sin x
sin x + sin x x log
x
Il lim = 0 , quindi il lim = e
=0.
x→+∞ x→+∞
x x
x
(1− x )
517) Calcolare il lim x .
x →1
x 1− t log (1 − t )
lim log x = lim log (1 − t ) = lim (1 − t ) = −1 .
x →1 1 − x t→0 t t → 0 t
lim notevole
1
518) Calcolare il lim − tan x .
π− cos x
x→
2
1 2
519) Calcolare il lim − 2 .
x→0
1 − cos x x
Forma indeterminata del tipo + ∞ – ∞.
1− cos α
sinα =
2 2
1 2
− 2 =
x 2 − 2 (1 − cos x ) x − 2 ⋅ 2 sin
=
2 2 x
2 =
x − 2 sin x
2
x + 2 sin x
2 ( ) ( ( )) ( ( )) =
1 − cos x x (1 − cos x ) x 2
(1 − cos x ) x 2
(1 − cos x ) x 2
=
x − 2 sin x ( 2 ) x ( x + 2 sin ( x 2 )) = x − 2 sin ( x 2 )
3
x2 x + 2 sin x( )
2 . Quindi:
x 3
(1 − cos x ) x 2
x 3
1 − cos x x
lim
x − 2sin x ( 2 ) = lim 2 ( x 2 ) − sin ( x 2 ) = 2 lim ( x 2 ) − sin ( x 2 ) = 1 1 = 1 (Riconducendolo al
( x 2)
3
x →0 x3 x →0 x 8 3 x →0
4 6 24
1
4
t − sin t 1
lim = , questo limite si calcola più agevolmente con il metodo degli sviluppi asintotici).
t→0 t3 6
x 2 (1 + cos x ) x 2 (1 + cos x )
2
x2 x
Inoltre, il lim
x →0 1 − cos x
= lim
x →0 (1 − cos x )(1 + cos x )
= lim
x →0 1 − cos x2
= lim (1 + cos x ) = 2 ;
x → 0 sin x
2
sin 2 x 1
lim
x + 2sin x ( 2 ) = lim 1 + sin ( x 2 ) = 2 .
x →0 x x →0 x
2
1+1
1 2 1 1
Quindi, il lim − 2 = ⋅2⋅2 = .
x→0
1 − cos x x 24 6
( )
1
2 log5 x2
520) Calcolare il lim+ sin x .
x→0
Si può osservare che x → 2 è biiettiva da ]0, + ∞[ in ]0, + ∞[, ed ha limite nullo per x → 0+.
Forma indeterminata del tipo 00.
Posto 2 = t, il limite esiste se e solo se esiste (ed in tal caso coincide con esso) il
logsin t
log t
lim+ ( sin t )
1
log5 t
= lim+ e log5 t
. Considerato che il log5 t = , si ottiene:
x→0 t →0 log5
237
((
log sin t log t sin t
=
t )) log 5 = log 5 log t + log (sin t t ) = log 5 1 + log (sin t t ) , che tende a
log 5 t log t log t log t
log 5 per t → 0+. Si conclude che il limite dato vale lim+ sin x ( )
1
2 log5 x2
= elog5 = 5 .
x→0
521) Calcolare la derivata prima e seconda della funzione f ( x ) = tan arccos 1 − sin 2 x , per
x ∈ ]0, π/2[.
In ]0, π/2[ si ha 1 − sin 2 x = cos x e arccos ( cos x ) = x . Pertanto, la f(x) si può scrivere nella forma
−2 cos x sin x −2 sin x
f ( x ) = tan x , per cui: f ′ ( x ) = 1
2
, f ′′ ( x ) = = .
cos x cos 4 x cos 3 x
522) Sia f ∈ C1(R), tale che f ′(1) = 5e. Posto g(x) = f(log x), calcolare la g′(e).
Osserviamo che la funzione g ∈ C1 ]0, + ∞[, in quanto composizione di funzioni di classe C1 del
523) Data la f ( x ) = e − 2π x −1, stabilire se f(x) è invertibile e calcolare la derivata di f ′(y) per
− x +1
( f )′ ( 2π ) =
−1 1
=
1
=−
1
.
(
f′ f −1
( 2π ) ) f ′ (1) 1 + 2π
Quindi, la derivata della funzione data non è definita in x = 3. Pertanto, non possiamo applicare il
Teorema di Lagrange, che richiede che la f(x) sia dovunque derivabile nell’intervallo [1, 4].
‰( ) > −1/2
per x → 0). Quindi, la f(x) è prolungabile con continuità in x = –1/2 mediante la funzione:
fɶ ( x ) = "
0 = −1/2
. Vediamo se fɶ ( x ) è derivabile in x = –1/2, calcolando il rapporto
incrementale destro:
lim+
(
fɶ − 1 + h − fɶ − 1
2 2 ) ( )
= lim+
2 (
2 − 1 + h −1log 2 − 1 + h
2
= lim+
) ((
2h log ( 2h)
= lim+
))
2 log ( 2h)
= −∞
x→0 h x→0 h x→0 h x→0 h
Pertanto, la f(x) non è prolungabile con derivabilità in x = –1/2, dove, invece, presenta una tangente
verticale di equazione x = –1/2.
log ( 2 + arctan x )
=
(
log ( 2 + arctan x ) − log 2 − arctan π ( 4 ) ) = log ( 2 + arctan x ) =
1 1
x − −π ( ) (
x − −π ) x =ξ
2 + arctan x 1 + ξ 2
1 1 1 log ( 2 + arctan x )
≤ = 1, ≤ 1 ; possiamo concludere che ≤ 1,
2 + arctan ξ 2 + arctan − π ( 4 ) 1+ ξ 2
x − −π
4 ( )
da cui c = 1.
Poiché 4
+1> 0 per ∀ ∈ N la radice quadrata interna è sempre definita. Conseguentemente, è
sempre definita e positiva anche arctan ( )
x4 + 1 , così come è sempre definita la radice quadrata
esterna, in quanto il suo argomento è positivo in R. Pertanto il C.E. = R.
arcsin ( log (1 − 3 x ) )
528) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = .
La radice quarta, essendo al denominatore, è definita per 4 – x2 > 0 ⇔ x2 < 4 ⇔ – 2 < x < 2.
4
4 − x2
Affinché l’arcsin sia definito, si dovrà avere – 1 ≤ log (1 – 3x) ≤ 1, ed affinché sia definito il logaritmo,
si dovrà avere 1 – 3x > 0. Pertanto, dobbiamo risolvere il seguente sistema:
239
1−3 ≤ ⎧ ≥ (1 − )/3
1−3 ≥ 1/ ⎪ ≤ (1 − Q)/3
0 ⇔
1−3 >0
—
⎨ < 1/3
⎪
. Quindi, il C.E. = [(1– e)/3, (1–1/e)/3 ].
−2 < <2
⎩ −2 < < 2
∈N
⇔ F ⇔ F ≤ −Q; ≥ 1
2 2 2x2 + x + 1 ≥ 0
#
–2 ≤x+1≤2
che la tangente sia definita, escludendo i valori del suo argomento pari a π/2 + kπ, con k ∈ Z. Quindi,
del logaritmo però impone che la radice quadrata sia strettamente positiva. Infine, bisogna imporre
Fmh} ⇒ C ⇒C
√1 − 2 ≠ #̃ + Zπ; Z ∈ y √1 − 2 ≠ e 2 ; Z ∈ y 1−2 ≠ e 2 ; Z ∈y
π +kπ π +kπ , da
{
cui, il C.E. della funzione è x ∈ −∞, 12 \ x = 12 1− e
( 2k +1)π
, ∀k ∈ Z .}
531) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = ( cos x )(
tan x )
− cos ( tan x ) .
Il primo addendo è definito quando la base è strettamente positiva e quando la tangente di x è definita,
cos > 0
mentre il secondo addendo è definito dove il suo argomento è definito. Pertanto, l’insieme di
x ∈ −π + 2kπ , π + 2kπ ; k ∈ Z .
2 2
x2 1
532) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x ) = log e + 2 .
x −1
Il C.E. della funzione data è C.E. = ]– ∞, 0[ ∪ ]0, 1[ ∪ ]1, + ∞[, e su questo insieme la funzione data
x
1
lim± f ( x ) = lim± x 2 log 2 = lim± x 2 log x 2 = 0 ;
x →0 x →0
x x →0
1
lim± f ( x ) = lim± log ( e + 1) = ±∞ .
x →1 x →1 x − 1
q = lim f ( x ) − mx = lim
x2 1
log e + 2 − x = lim
(
)
x 2 log e 1 + 1 2 − x ( x − 1)
ex
=
x →±∞ x − 1 x −1
x →±∞
x x→±∞
= lim
( ex )
x 2 1 + log 1 + 1 2 − x 2 − x
= lim
x2 + x2 1 2 − x2 + x
ex = 1.
x →±∞ x −1 x →±∞ x −1
Nell’ultimo passaggio si è utilizzato lo Sviluppo di Mc Laurin al primo ordine della funzione
t → log (1 + t), con t = 1/e 2. Quindi, la retta di equazione y = x + 1 è un asintoto obliquo a ± ∞.
533) Determinare i limiti alla frontiera ed eventuali asintoti della funzione f : R → R definita da
x3 + 2
f ( x) = x 2 .
e +x
x3
Il lim f ( x ) = lim x = 0 , in base agli ordini di infinito, pertanto y = 0 è asintoto orizzontale, della
x→+∞ x→+∞ e
funzione data, a + ∞.
x3
Inoltre, il lim f ( x) = lim 2 = −∞ (ex → 0 per x → – ∞);
x→−∞ x→−∞ x
f ( x) x3 2 − xex
il lim = lim x 3 = 1, ed il lim f ( x ) − x = lim = 0.
x→−∞ x x→−∞ xe + x x→−∞ x→−∞ x2
In cui, si è tenuto conto del fatto che ex → 0 per x → – ∞. Pertanto, y = x è asintoto obliquo a – ∞.
534) Determinare i limiti alla frontiera ed eventuali asintoti della funzione f : R → R definita da
xe x + 2
f ( x) = x .
e +1
xex
Il lim f ( x ) = lim = +∞ ;
x→+∞ x→+∞ e x
f ( x) xex
m = lim = lim x = 1 , q = lim f ( x ) − x = lim 2 −x x = 0 , pertanto y = x è asintoto obliquo
x→+∞ x x→+∞ xe x →+∞ x →+∞ e
3x + 5x2
535) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x) = .
x−4
Il denominatore dev’essere diverso da zero, quindi il C.E. = ] – ∞, 4[ ∪ ]4, + ∞[.
Il lim f ( x ) = ±∞ , pertanto, x = 4 è asintoto verticale.
x → ±4
241
5x2
Il lim f ( x ) = lim = ±∞ , pertanto, non ci sono asintoti orizzontali.
x→±∞ x→±∞ x
f ( x) 5x + 3
m = lim = lim = 5 , q = lim f ( x ) − 5 x = lim 23 x = 23 , pertanto, l’equazione
x→±∞ x x →±∞ x −4 x →±∞ x → ±∞ x
x3 − 3x2 + 5x +1
536) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x ) = .
6x − 2 6x − 2
f ( x) = x − 3 + , poiché, per x → ± ∞, 2 → 0 si ottiene che l’equazione dell’asintoto
x −1
2
x −1
obliquo, sia a + ∞ che a – ∞, è y = x – 3.
Monotònia ed estremanti.
Sia data f : I → R, dove I è un intervallo di numeri reali contenenti, nel suo interno, il punto x0, ed f
è una funzione continua è derivabile in I. Si ha che:
- f è monotòna non decrescente in I se e solo se f ′ ≥ 0, in I;
- f è monotòna non crescente in I se e solo se f ′ ≤ 0, in I;
- Se f ′ > 0 in I, allora f è monotòna crescente in I;
- Se f ′ < 0 in I, allora f è monotòna decrescente in I;
- Se x0 è un estremante locale (cioè se x0 è un punto di minimo o di massimo locale) per f in I, allora
f ′(x0) = 0;
- Se f ′(x0) = 0, e f ′(x) ≤ 0 (rispettivamente f ′(x) > 0) in un intorno sinistro di x0, e f ′(x) ≥ 0
(rispettivamente f ′(x) ≤ 0) in un intorno destro di x0, allora x0 è un punto di minimo locale
(rispettivamente un punto di massimo locale) per f in I;
- Se f è due volte derivabile in x0, f ′(x0) = 0 e f ′′(x0) > 0 (rispettivamente f ′′(x) < 0), allora x0 è un
punto di minimo locale (rispettivamente un punto di massimo locale), per f in I;
- Se f ′(x0) = 0 e la derivata prima non cambia di segno in un intorno di x0, allora x0 è un punto di
flesso a tangente orizzontale.
L’insieme dei punti in cui la derivata prima si annulla sono punti critici o stazionari per la funzione
f. Tutti gli estremanti interni al dominio di definizione di una funzione derivabile, sono punti critici.
Non vale il viceversa, come si ricava studiando, ad esempio, f(x) = x3.
242
Ricordiamo il Teorema di Weierstrass, che garantisce l’esistenza di estremanti assoluti per le f(x)
continue, definite in intervalli chiusi e limitati.
Concavità e convessità: Sia data f : I →R, dove I è un intervallo di numeri reali contenente, nel suo
interno, il punto x0, e f è una funzione continua e due volte derivabile in I.
- Se f è convessa (o concava verso l’alto) in I se e solo se f ′′ ≥ 0 in I;
- Se f è concava (o concava verso il basso) in I se e solo se f ′′ ≤ 0 in I;
- Se f ′′ > 0 in I, allora f è strettamente convessa in I;
- Se f ′′(x0) = 0, e f ′′(x) < 0 (rispettivamente f ′′(x) > 0) in un intorno sinistro di x0 e f ′′(x) > 0
(rispettivamente f ′′(x) < 0) in un intorno destro di x0, allora x0 è un punto di flesso per f in I.
= 0 i k = ±1
2x
Poiché f ′ ( x ) = ; f ′′ ( x ) = 2
1 + x2 (1 + x )
2
2
convessa per – 1 < x < 1, e concava per x < – 1 e x > 1; mentre x = ± 1 sono punti di flesso.
>0 i k >0
⇒ C< 0 i k < 0 ; si ottiene che f è
( x2 +4) ( x2 +4)
(
Poiché f ′ ( x) = 2 1+ 2x e )
; f ′′ ( x) = 4x 2x + 3 e ( )
=0 i k =0
2 2
f ′′ ( x ) =
( )
2 x 2 − 1 − 2 x ( 2 x − 1)
=
(
2 x2 − x − 1 ).
(x ) (x )
2 2
2
+1 2
+1
La f ′(x) > 0 (cioè la f è monotòna crescente) per x > 1/2, la f ′(x) < 0 (cioè la f è monotòna decrescente)
La f ′′(x) < 0 (cioè la f è concava) per x < (1 – √5 )/2 e x > (1 + √5 )/2, la f ′′(x) > 0 (cioè la f è
per x < 1/2, la f ′(x) = 0 per x =1/2, che risulta essere punto di minimo assoluto.
convessa) per (1 – √5 )/2 < x < (1 + √5 )/2, la f ′′(x) = 0 per x = (1 ± √5 )/2, che sono punti di flesso.
243
⎧
⎪ > 0i k < <
3− 7 3+ 7
⎪
⎪
2 2
( x +1) = −2x2 + 6x −1 e( x +1) =
( ) < 0i k < >
3− 7 3+ 7
Poiché la f ′ ( x) = ( 3 − x) 2x −1 e
2 2
⎨
.
⎪
2 2
⎪
⎪ =0 i k =
3± 7
⎩
Si ottiene che f decresce per x < (1 – √7 )/2 e x > (1 + √7 )/2, cresce per (1 – √7 )/2 < x < (1 + √7 )/2,
2
+4≥0
⇒ x > – 4.
+4>0
Per determinare il C.E. della f(x) dobbiamo imporre due condizioni, cioè
Pertanto, il C.E. = D = ] – 4, + ∞[, in cui la f(x) risulta continua e derivabile.
Per determinare gli eventuali estremanti di f , calcoliamo la sua derivata prima imponendone
l’annullamento, cioè:
2 x + 4 log ( x + 4 ) log ( x + 4 )
f ′( x) =
1
( log ( x + 4 ) ) + log ( x + 4 ) + 4 = 0 .
2
=
2 x+4 x+4 2 x+4
Da ciò si ricava x + 4 = 1, cioè x = – 3, e log (x + 4) = – 4, da cui x = – 4 + e-4. Quindi x = – 3 e
x = – 4 + e-4 sono gli unici punti stazionari. Osservando che f ′(x) > 0 per – 4 < x < – 4 + e-4 o x > – 3
e f ′(x) < 0 per – 4 + e-4 < – 3, si ricava che x = – 4 + e-4 è punto di massimo locale e x > – 3 è punto
di minimo locale. La funzione data non ammette massimo assoluto, poiché, per x → + ∞, si ottiene
f(x) → + ∞, quindi essa è superiormente illimitata. Invece, poiché f(x) ≥ 0, nel suo dominio, e
f(– 3) = 0, il punto x = – 3 risulta essere anche di minimo assoluto.
⎧
⎪ i k >0
−x2 + 2x
⎨
3x
⎪ 3 ( x + 3 )2 + 2 x i k ≤ 0
544) Data la funzione f(x) = , stabilire se x = 0 è punto di massimo
⎩
assoluto per f(x) nell’intervallo [2, – 5].
− x2 + 2 x 2x 2
Il lim f ( x ) = f ( 0 ) = 27 , ed il lim+ = lim+ = .
x → 0− x→0 3x x→0 3x 3
244
( −2 x + 2 ) 3 x − 3 ( − x 2 + 2 x )
1
f ′( x) = 2
= − < 0, cioè la f(x) è decrescente. Quindi, x = 0 è punto di
3x 3
massimo assoluto per la f(x) nell’intervallo [2, – 5].
545) Determinare gli eventuali punti di minimo e di massimo, relativi e assoluti della funzione
g : R → R, definita da g ( x ) = x + cos x , nell’intervallo [0, 2π]. Inoltre, in quanti punti si annulla
Considerato che g ∈ C 0 ([0, 2π]), per il Teorema di Weierstrass, essa ammette punti di massimo e di
g(x)? Perché?
Nei punti x = π/2 e x lim− g′ ( x ) = 0 = 3π/2, la funzione data non è derivabile, in quanto il
+
3π
x→
2
Tali punti sono, pertanto, punti angolosi. La derivata prima è sempre positiva, dove è definita, quindi
la funzione è sempre crescente ed assumerà i valori massimo e minimo assoluto agli estremi
dell’intervallo. Più precisamente, x = 0 è punto di minimo assoluto e x = 2π è punto di massimo
assoluto. La funzione data non ammette altri punti di estremo relativo.
Notiamo che la funzione data non si annulla mai, poiché è sempre crescente e g(0) = 1> 0. Infine, si
ha che g(2π) = 2π + 1.
sin ∈ [– π, 0]
546) Determinare gli eventuali massimi e minimi, relativi e assoluti, nell’intervallo [– π, π] della
funzione f(x) = "
cos ∈ ]0, π]
.
Il grafico elementare della f(x) è
Otteniamo che x = – π è punto di massimo relativo, x = – π/2 e x = π sono punti di minimo relativo e
assoluto. La f(x) non è continua nell’intervallo [– π, π], pertanto non è possibile applicare il Teorema
di Weierstrass. In effetti, mentre il minimo assoluto
è assunto nei punti x = – π/2 e x = π, la funzione non
ammette massimo assoluto, anche se essa è limitata
superiormente, e sup f = 1. Si osserva che
l’immagine di f è costituita dall’intervallo [– 1, 1[ e
che il lim f ( x ) = 1 , mentre f(0) = 0 ≠ 1.
x→ 0+
⎧
>0 i k < > ;
⎪
−6 − 15 −6 + 15
⎪
⎪
3 3
⎪ =0 i k =
−6 ± 15
;
⎩ 3
−6 − 15 −6 + 15
Quindi, la f(x) è convessa per x < e per x > , mentre è concava per:
3 3
−6 − 15 −6 + 15 −6 ± 15
<x< . I punti x = , sono punti di flesso.
3 3 3
5
548) Stabilire se la funzione f : R → R, definita da f ( x ) = e − x ha un punto di massimo
2x
2
assoluto in x0 = 2.
5
Poiché la f ′ ( x ) = 2e − x + e ( −1) = e ( 4 − 2 x ) , si ottiene che f ′(x) > 0, cioè che la f(x) è
2x 2x 2x
2
crescente per x < 2, la f ′(x) < 0, cioè la f(x) è decrescente, per x > 2. Pertanto, x0 = 2 è un punto di
massimo assoluto per la f(x) in R.
è decrescente per –1– √3 < x < –1+ √3 , x = –1– √3 è punto di massimo relativo, e x = –1+ √3 è
punto di minimo relativo.
⎧
⎪ i k <0
x2 − 2x3
⎨
3x2
⎪ − 4 ( x − 2 )2 + x 2 i k
550) Data la funzione f(x) =
≥0
, stabilire se x = 0 è punto di minimo
⎩
assoluto per f(x), nell’intervallo [– 5, 2].
1
Per x < 0, f(x) = 1/3 – 2x/3, il lim f ( x ) = f ( 0 ) = − 16 ed il lim− f ( x ) = .
+
x→ 0 x→0 3
La funzione data ha, quindi, una discontinuità di salto nel punto x = 0. Inoltre, per – 5 ≤ x < 0, la
f ′ ( x ) = − < 0, cioè la f(x) è decrescente, mentre per 0 < x < 2 la f ′ ( x ) = −6 x + 16 , quantità che è
2
3
positiva per ogni x < 8/3, in particolare, per 0 < x ≤ 2, in cui la f(x) è crescente.
Quindi, si evince che x = 0 è punto di minimo assoluto per la f(x), nell’intervallo [– 5, 2].
246
− x i k ≤0
Se la funzione proposta fosse stata f(x) = 0
1 2
3 3
i k >0
, il punto x = 0 sarebbe
−4 ( x − 2 ) + x
2 2
rimasto punto di salto, in un intorno del quale la f(x) avrebbe mantenuto la stessa monotònia del caso
precedente; ma, per quanto riguarda i limiti in zero, avremmo ottenuto che il lim f ( x ) = − 16 ed il
x → 0+
1
lim− f ( x ) = . Quindi, x = 0 non sarebbe stato un punto di minimo, anzi la f(x) non avrebbe avuto
x→0 3
nessun punto di minimo.
f(x) = F e la f ′(x) = F
<0 <0
3x3 − 3x2 + 3x 3x 2 − 6 x + 3
.
Osserviamo che 3 2 – 6 + 3 = 3( 2 – 2 +1) = 3(x – 1)2 ≥ 0 per ogni ∈ N , abbiamo che la funzione
− x + 3x − 3x
3 2
−3 x + 6 x − 3
2
data decresce nell’intervallo [– 2, 0[ e cresce nell’intervallo ]0, 3]. Quindi, x = – 2 e x = 3 sono punti
di massimo relativo. In particolare, confrontando i valori assunti da f(x) in tali punti (cioè f(– 2) = 26
e f(3) = 9), si ricava che il punto di massimo assoluto è x = – 2.
Da notare che in nessuno degli estremanti x = – 2 e x = 3, che sono estremi dell’intervallo, la derivata
si annulla. Inoltre, poiché il lim f ′ ( x ) = 3 ≠ −3 = lim f ′ ( x ) , la f(x) ha in x = 0 un punto angoloso.
x → 0+ x → 0−
L’unico punto stazionario risulta essere x = 1, che è un punto di flesso a tangente orizzontale.
≤1
Analiticamente, si verifica che la
‰( ) = 0 − x 2 + 4 x + 3 1< < 3,
x2 − 4x + 3
≥3
x − 4x + 3
2
decresce in [0, 1[ e in ]2, 3[; cresce in ]1, 2[ e ]3, 5[. Ha due punti di minimo assoluto in x = 1 e x =
3, che risultano essere punti angolosi; ha due punti di massimo relativo in x = 0 e x = 2 ed un punto
di massimo assoluto in x = 5.
247
Se consideriamo la f(x) nell’intervallo ]0, 5[, il Teorema di Weierstrass non è più applicabile. Infatti,
benché si abbiano ancora i due punti di minimo assoluto, la funzione data non ha più il massimo
assoluto.
x3 − 3x + 2
553) Studiare la funzione f ( x ) = , e tracciarne il grafico.
x 2 −1
Il C.E. = {x ∈ R| x ≠ ± 1}. Conviene determinare, innanzitutto, i limiti della f(x) nei punti non
appartenenti all’insieme di definizione. Osserviamo che:
( x −1) ( x2 + x − 2) x2 + x − 2 ( x −1)( x + 2)
∀
2
f ( x) = = = = x− , ≠ ± 1.
( x −1)( x +1) x +1 x +1 x +1
2 2
Pertanto, il lim+ x − = −∞ ≠ xlim x − = +∞ ; ed il lim f (x) = 0 .
x→−1 x +1 →−1− x +1 x →1
∀ ≠ ±1 .
( x −1)( x + 2)
prolungabile per continuità in x = 1, mediante la funzione fɶ ( x ) = .
0 =1
x +1
Il numeratore si annulla in x = – 2 e in x = 1 (x = 1
non è compreso nel C.E.). Pertanto, la f(x) = 0 solo in
2
x = – 2. Poiché la f ( x ) = x − , per x = ± ∞,
x +1
2
→ 0 , si ricava che essa ha un asintoto obliquo,
x +1
sia destro che sinistro, di equazione y = x.
Si può verificare l’equazione dell’asintoto obliquo con le formule di m e di q.
Analizziamo la monotònia:
>0 ∀ ∈ C.E.
x2 + 2 x + 3
f ′ ( x) =
( x −1)
2
2
La f(x) cresce in ]–∞, –1[, in ]–1, 1[ ed in ]1, +∞[. Non ci sono minimi e massimi relativi o assoluti.
La funzione data è illimitata.
nell’intervallo ]–∞, –1[ e concava negli intervalli ]–1, 1[ e ]1, +∞[. Il punto in cui cambia la concavità
non è un punto di flesso, in quanto in esso la funzione data non è definita.
248
< 0, ∀ > 0.
−2e2 x
f ′( x) =
e2 x − 1
La f(x) è strettamente decrescente nel suo insieme di definizione. Non ci sono punti stazionari. Si
osservi che il lim f ′ ( x ) = −∞ , pertanto il grafico ha pendenza verticale nell’origine degli assi.
x→ 0+
≥0
555) Data la funzione f(x) = .
e−x
2
<0
, determinare l’insieme di definizione, l’insieme di
1
1+ e x
x→0 x→0
( 1
x
) , la funzione data è continua su tutto l’asse
reale.
249
>0
f ′(x) = 0
−2xe− x
2
<0
Derivabilità: 1 ;
−1 e x
x2
ricordando che per ogni α ∈ R, il lim−
1 1
α
e x
= 0 (è
x→0 x
sufficiente operare la sostituzione con t = 1/x e calcolare
il limite, per t → – ∞ della funzione g(t) = |t|α
et), segue che il lim f ′ ( x ) = lim f ′ ( x ) = 0 La f(x) è,
x → 0+ x→ 0−
>0
tangente orizzontale.
(4x − 2 ) e− x
Convessità e concavità: la f ′′(x) = 0 2 x + 1 1
2
2
<0
.
e x
2x2 + 3 x
556) Data la funzione f ( x) = sign arctan − −1 , determinare il C.E., il segno, i limiti
2x 2
alla frontiera, gli eventuali asintoti, la monotònia e tracciarne il grafico qualitativo, nell’ipotesi in cui
2 x3 1 1 1
lim f ( x ) = lim − 1+
= ∓ ; quindi, y = − è asintoto orizzontale a + ∞ ; y =
x →±∞ x →±∞ 2x 2x2 2 2 2
è asintoto orizzontale a – ∞; il lim f ( x ) = ∓ ∞ , x = 0 è asintoto verticale.
x → 0±
3 9 ( x 2 + 1)
La f ′′ ( x ) = x 2x + 3 = −
2 2
, che risulta essere positiva per x < 0
( )
2 3
2 x 2x + 3
2 2 x 2x + 3
3 2 2
e negativa per x > 0. La funzione è convessa in ]–∞, 0[ e concava in ]0, + ∞ [. Non ci sono punti di
flesso.
ex
557) Data la funzione f ( x ) = , determinare il C.E., il segno, i limiti alla frontiera, gli
e2x − 1
eventuali asintoti, la monotònia e tracciarne il grafico qualitativo, nell’ipotesi in cui il numero di flessi
sia minimo.
Osserviamo che la:
1 1 1
f ( x) = −x 2x = x −x
= .
e e −1 e − e 2 sinh x
Pertanto, il C.E. = R\{0} e f(x) > 0 per ogni ∈ C.E..
La f(x) è pari. Inoltre, il lim f ( x ) = 0 + , y = 0 è
x →±∞
⎩ 2sinh x
2
utilizzato l’identità cosh 2 x − sinh 2 x = 1 , per ogni ∈ R. Si ottiene che f ′′(x) > 0 se e solo se
2 2 2 sinh x
sinh x > 0, cioè se e solo se x > 0. Pertanto, la f(x) è convessa in ]–∞, 0[ e, per parità anche in ]0, +∞[.
Non ci sono flessi.
f ( −x ) = e
( )
arctan − x −1
2
arctan x2 −1( )=f x
=e ( ).
π
Inoltre, il lim f ( x ) = lim f ( x ) = e 2 , e la
x→+∞ x→−∞
⎨ arctan 1− x2
⎪ −1< <1
⎪
( ) −2 x
⎩
e
1 + x 2 − 1
( )
2
>0 <0
;
La f ′(x) > 0 ⇔ ∪ ⇔ {x > 1} ∪ {–1< x <1}.
< −1; > 1 −1 < < 1
La f(x) decresce in ]–∞, –1[ ∪ ]0, 1[ e cresce in ] –1, 0[ ∪ ]1, +∞[. Il punto x = 0 è punto di massimo
relativo. I punti simmetrici x = ± 1 sono punti di minimo relativo e assoluto (f(±1) = 1). Poiché il
π
lim f ( x ) = e 2 > e π 4 = f ( 0 ) , non ci sono massimi assoluti.
x→±∞
Il codominio è [1, eπ/2]. La funzione data ammette estremo superiore, che è eπ/2.
Si osservi che il lim f ′ ( x ) = 2 ≠ lim f ′ ( x ) = − 2 . La funzione data ha in x = 1 e, per simmetria, in
x →1+ x →1−
f ′′ ( x ) = e ( 3x )
2
+2 =
4
−2 .
( )
1 + x 2 − 1 ( ) ( )
2 2 2
1 + x 2 − 1 2 1 + x 2 − 1 2
Per –1< x < 1, si ottiene:
( ) ( ) ( )
2
arctan ( x −1) 2 1+ x 2 − 1 − 4 x 2 x 2 − 1 arctan x 2 −1
f ′′ ( x ) = e
4x 2e
( 3x )
2
− 2 =
4
−2 .
( )
1 + x 2 − 1 ( ) ( )
2 2 2
1 + x 2 − 1 2 1 + x 2 − 1 2
< −1; > 1 −1 < <1
Pertanto, f ′′(x) > 0 ⇔ " 4 ∪ " ⇔
3x − 4 x2 − 2 < 0 3x − 2 > 0
4
⇔ −
2 + 10 2 + 10 2 2
= x1 ≺ x ≺ −1;1 ≺ x ≺ x2 = ∪ −1 ≺ x ≺ − 4 ; 4 ≺ x ≺ 1 .
3 3 3 3
Poiché la f(x) è continua anche nei punti x = ± 1, essa è concava in:
252
]–∞, x1[ ∪ ]– ™`2/3, ™`2/3[ ∪ ]x2, +∞[ e convessa in ]x1, – ™`2/3[ ∪ ] ™`2/3, x2[. I punti simmetrici,
2 + 10 2
x=± e x = ± 4 sono punti di flesso.
3 3
⎧
⎪ arctan − ≥0
2x
⎨
4 x2 + 2
⎪
559) Studiare la seguente funzione: f(x) = .
⎩ x x −5 −3 <0
La f(x) è definita in ogni x ≥ 0, in quanto 4 2 +2 >
Dunque, il C.E. = R.
lim f ( x ) = f ( 0 ) = 0 = lim f ( x ) f ∈ C 0 ( R ) .
x → 0+ x → 0−
obliquo sinistro.
⎧
⎪
4 x2
⎧ >0
+ −
> 0
2
4 x 2
⎪ ⎪
−2 4x2 + 2 −2
4x
2
4x + 2
2
( 4 x 2
+ 1 ) 4 x 2
+ 2
⎨ 4x + 2 ⎨
La f ′(x) = 1 + 2 = ;
⎪ ⎪ <0
4 − 3x
⎪ ⎩
< 0
x −
⎩
2 2 x
2− x −
2 2− x
Quindi, la f ′(x) < 0 per ∀ > 0 e f ′(x) > 0 per ∀ < 0.
Il lim f ′ ( x ) = − 2 ≠ lim f ′ ( x ) = 2 , la funzione data ha un punto angoloso in x = 0.
x → 0+ x → 0−
( )( )
2 3
2 2 2
⎨
La f ′′(x) = ; la f(x) è concava in ]0, + ∞[.
⎪ < 0, ∀ <0
1 3x − 8
⎪
⎩
4 ( 2 − x ) 32
253
1
560) Studiare la seguente funzione: f ( x ) = − .
log ( arctan x + 1)
−1
Il lim f ( x ) = 0+ , il lim f ( x ) = , l’asintoto orizzontale destro ha equazione
x→( − tan1)
+
x →+∞ π
log 1 +
2
−1
y= e la funzione è prolungabile con continuità in x = – tan 1.
π
log 1 +
2
La f(x) cresce in ]– tan 1, 0[ ed in ]0, +∞[; inoltre è illimitata e non ha punti stazionari.
1 1
Il lim + f ′ ( x ) = lim + ; ponendo t = arctan x + 1, ed
tan 1 + 1 x→( − tan1) ( arctan x + 1) log ( arctan x + 1)
2 2
x →( − tan1)
Pertanto, la funzione data ha una tangente verticale di equazione x = – tan 1; essendo crescente in
]– tan 1, 0[, essa è necessariamente concava in un intorno destro di x = – tan 1; inoltre, essa diverge
a + ∞, per x → 0+, quindi è necessariamente convessa in un intorno sinistro di x = 0. Nell’ipotesi di
un numero minimale di flessi, deve, senz’altro, esistere un flesso in un punto x0, tale che
– tan 1< x0 < 0. Invece, poiché, per x → 0+, f(x) → – ∞ ed è sempre crescente, con asintoto orizzontale
per x → + ∞, nell’ipotesi di un numero minimo di flessi, essa deve sempre essere concava in ]0, +∞[.
254
<0
561) Data la funzione f(x) = F log 1 + x 2 − arctan x > 0 , stabilire gli eventuali punti di
( )
discontinuità e/o di non derivabilità.
Poiché il lim f ( x ) = 0 = f ( 0 ) = lim f ( x ) , la funzione data risulta essere continua in x = 0, quindi in
x → 0+ x → 0−
1 <0
tutto R. Inoltre:
Sviluppi di Taylor.
r r r r
Ricordiamo i principali sviluppi di Taylor, con centro nell’origine, cioè gli sviluppi di Mc Laurin:
(1 + x) = 1 + αx +• € +• € +…+• € • €
2 3 | Z
n
α 2 3 n n
+ o( ) = k
+ o( n), in cui:
r
k=0
• €= ∀ α ∈ R; ∀ n ∈ N.
α (α −1) ⋅ ...(α − n +1)
| n!
x − x2 + o ( x2 ) ;
1 1
1+ n = 1+
2 8
( ) ( )
n
(1+ x ) = 1− x + x2 − x3 + ... + ( −1) xn + o xn = ( −1) xk +o xn ;
−1 n k
r
k =0
= 1 + x + x2 + x3 + ... + xn + o xn = xk +o xn . Se α ∈ N • €= 0, ∀ m ≥ α + 1.
( ) ( ) ?
n
(1 − x )
−1
k =0
Data la f: I\{x0}→ R, con x0 ∈ I, si dice che essa ha ordine di infinitesimo pari ad α , per x → x0,
Ordini di infinito e di infinitesimi.
f ( x)
±
rispettivamente per x → x0 , se è infinitesima e se il lim α
= l ∈ ]0, +∞[ , rispettivamente
x→x0
x − x0
f (x)
lim± α
, esistono finiti e non nulli.
x → x0 x − x0
( sin x ) 5
3
sin ≥0
cos − 1 <0
563) La funzione f(x) = , ha ordine di infinitesimo pari a 1, per x → 0+ ed odine
di infinitesimo pari a 2 per x → 0-. Dai limiti notevoli si ottiene:
f ( x) sin x f ( x) cos x −1 1
lim+ = lim+ = 1 e lim− 2 = lim− 2
=− .
x→0 x x→0 x x→0 x x→0 x 2
−1
564) La funzione f ( x) = e
x
è infinitesima per x → 0, ma non ha ordine di infinitesimo, poiché il
= 0 , ∀ α ∈ R.
−1
x
e
lim α
x →0
x
256
1
565) La funzione f ( x ) = log 1 + è infinitesima di ordine 1/2, per x → ± ∞, poiché il
x
log 1 + 1
x
lim 1
= 1.
x →±∞ 2
1
x
566) Determinare il polinomio di Taylor di ordine 5, centrato nel punto x0 = 2, della funzione
f(x) = log (x).
Calcoliamo esplicitamente le derivate della f(x), tenuto conto che f ( 2 ) = log 2 , si ottiene:
1 0! 1
f ′( x) = = ; f ′ (2) = ;
x x 2
1 1! 1
f ′′ ( x ) = − 2 = − 2 ; f ′′ ( 2 ) = − ;
x x 4
2 2! 2 1
f ′′′ ( x ) = 3 = − 3 ; f ′′′ ( 2 ) = = ;
x x 8 4
6 3! 6 3
f IV ( x ) = − 4 = − 4 ; f IV ( 2 ) = − =− ;
x x 16 8
24 4! 24 3
f V ( x ) = 5 = − 5 ; f V ( 2) = = .
x x 32 4
1 ( x − 2) 1 ( x − 2) 3 ( x − 2) 3 ( x − 2)
2 3 4 5
1
Pertanto: P ( x, 2 ) = log 2 + ( x − 2 ) − + − + =
2 4 2! 4 3! 8 4! 4 5!
1 1 1 1 1
= log 2 + ( x − 2 ) − ( x − 2 ) + 3 (
x − 2) − 4 (
x − 2) + 5 (
x − 2) .
2 3 4 5
2 8 3⋅ 2 4⋅2 5⋅2
∀ Z ∈ N.
( k −1)! ( k −1)!
( x ) = ( −1)(
k −1)
( 2) = ( −1)(
(k) (k) k −1)
Si osservi che f k e f
x 2k
Quindi, il polinomio di Taylor di grado generico n è dato da:
( −1)(
k −1)
( k − 1) ! ( x − 2 )
k
n n
( k −1)
P ( x , 2 ) = log 2 + ( − 1) = log 2 + ( x − 2)
k
k k
.
k =1 2 k! k =1 2 k
x − 2 x−2
Notiamo che, scrivendo f ( x ) = log 2 + ( x − 2 ) = log 2 + log 1 + , ponendo t = ed
2 2
utilizzando la formula del polinomio di Mc Laurin del logaritmo, otteniamo:
k
x−2
( k −1) ( x − 2 )
k
n n
P ( x , 2 ) = log 2 + ( −1)
( k −1) 2 = log 2 +
( − 1) , cioè la formula trovata in
k =1 k k =1 2k k
precedenza.
567) Determinare il polinomio di Taylor di ordine 3, centrato nel punto x0 = π/4,della funzione
f(x) = sin x. Qual è la formula del polinomio di grado generico n?
257
π 2
Calcoliamo esplicitamente le derivate della f(x), tenuto conto che f = , si ottiene:
4 2
π
f ′ ( x ) = cos x ;
2
f ′ = ;
4 2
π
f ′′ ( x ) = − sin x ;
2
f ′′ = − ;
4 2
π
f ′′′ ( x ) = − cos x ;
2
f ′′′ = − ;
4 2
Pertanto:
π
2
π
3
π π
2 3
x− x−
x − x −
π 2 2 π 2 4 2 1 + π − π −
4 2 4 4
P3 x, = + x− − − = −
4 2 2 4 2 2 2
3! 2 4
2 3!
Per determinare il polinomio di grado generico, ricordiamo le formule:
dk π dk π π π π
k ( sin x ) = sin x + k ; k (
cos x ) = cos x + k ; per cui f k = sin + k .
dx 2 dx 2 4 4 2
L’espressione assume periodicamente i valori √2/2, √2/2, – √2/2, – √2/2, da cui:
π n sin
Quindi Pn x, =
(π 4 + k π 2 ) x − π k n
( −1) 2
k
2 π
k
= x− .
4 k =0 k! 4 k =0 k! 2 4
Qual è l’ordine di infinitesimo della funzione per x → 0? Qual è l’ordine di infinitesimo del resto
f(x) – P6(x)?
t2 t 2 t3
Ricordando che cos t = 1 − + o ( t 3 ) e et = 1 + t + + + o ( t 3 ) avremo:
2 2 3!
x6 x6 x9 x9
( ) ( ) ( ) ( )
3
cos x 3 − e x = 1 − + o t 3 − 1 − x 3 + + + o t 3 = − x3 − x6 + + o t3 .
2 2 3! 3!
Pertanto, il polinomio richiesto è dato da P6(x) = − x 3 − x 6 e l’ordine di infinitesimo della funzione
x9
assegnata, per x → 0 è 3. Poiché f ( x ) − P6 ( x ) = + o ( x ) , si ottiene che il resto richiesto, per
9
3!
x → 0, ha ordine di infinitesimo pari a 9.
La funzione ha, quindi, ordine di infinito pari a 1. Per quanto riguarda il calcolo dell’eventuale
asintoto obliquo, poiché g ( x) ∼ −x , per x → + ∞, si ottiene che m = – 1, in quanto il:
g ( x) −x
lim = lim = −1. A sua volta, utilizzando gli ordini di infinito, si ottiene:
x→+∞ x x→+∞ x
x2ex − ex + x2 − x2ex x2 − ex ex
q = lim g ( x) − mx = lim g ( x) − x = lim = lim = lim = 0.
x→+∞ x→+∞ x→+∞
( )
1 − ex x ( )
x→+∞ 1 − e x x x→+∞ xex
Quindi la g(x) ammette asintoto obliquo per x → + ∞ dato dalla retta di equazione y = – x.
Per x → – ∞, abbiamo che g ( x ) ∼ xe → 0 , in quanto l’esponenziale tende a zero più rapidamente
x
di quanto qualunque polinomio tenda all’infinito. Quindi la funzione data ha asintoto orizzontale di
equazione y = 0, per x → – ∞, e non esiste ordine di infinitesimo a causa della presenza
dell’esponenziale.
In effetti, considerando anche il termine di ordine quattro dello sviluppo di Mc Laurin in t, si può
facilmente dimostrare che il resto dello sviluppo di ordine sette di g(x) è addirittura o( 12).
Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al primo ordine per le funzioni t → log (1 + t), con t = 3 e
x → sin x, e lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per la funzione t → cos t, con t = 2 , otteniamo
lim
( )
log 1 + x 3 sin x
= lim
x3 ⋅ x x4
= 4 = 2.
x→0 1 − cos x 2 x→0
1 − 1 −
x ( )
2 2
x
2
2
x sin2 x − x3
573) Calcolare il lim
( )
.
x→0 5x log 1+ x4
Dagli sviluppi di Mc Laurin delle funzioni sin t e log (1+ t), si ottiene:
2
x3 3 x4
sin x = x − + o x = x − + o x4 ;
2
6
2
3
( ) ( )
( )
log 1 + x 4 = x 4 + o x 4 . ( )
Inserendo quanto ricavato nel limite proposto, si ricava:
lim
x sin 2 x − x3
= lim
x x2 − x
4
3
=
(
lim
− x5 1
=−
1).
x →0 5 x log 1 + x
(4 x →0
)
5x ⋅ x 4 x →0 3 5 x 5
15
Nel caso in cui volessimo calcolare il limite sfruttando il Teorema di de l’Hospital, avremmo, dopo
aver semplificato la frazione:
260
sin 2 x − x 2 sin 2 x − 2 x
Hospital
x4 + 1 sin 2 x − 2 x Hospital 1 cos 2 x − 1 1
= lim = = =− ,
( )
lim lim lim lim
(
x → 0 5 log 1 + x 4
)
x → 0 20 x 3
x4 + 1
x→0 20 x → 0 x 3
30 x → 0 x 2
15
(e x2
)
− 1 x − x3
per x → 0+, rispetto
x( )
574) Stabilire l’ordine di infinitesimo della funzione
x − sin x
all’infinitesimo campione x.
f ( x) ∼
(
1 + x 2 + 1 x4 − 1 x − x3
2 )
1 x5
= 2 5 = 3x 2 .
5
3 1 x 2
x x − x + x 6
3!
Quindi, l’ordine di infinitesimo richiesto è 5/2.
Utilizzando lo sviluppi di Mc Laurin al terzo ordine per il sin t, con t = 2x4/3, e quello al primo ordine
per il log (1 + t), con t = 3, otteniamo:
( )
sin 2 x 3 = 2 x 3 − x 4 + o ( x 4 ) , log (1 + x 3 ) = x 3 + o ( x 3 ) , quindi, il limite proposto diventa:
4 4 8
3!
lim
( )
e 3 x sin 2 x 3 − 2 x 3
4 4
= lim
4
( 3
4
)
e3 x 2 x 3 − 4 x 4 − 2 x 3
= lim −
4e3 x x 4
=0 .
x→0 log (1 + x 3 ) x→0 x3 x→ 0 3x3
576) Stabilire l’ordine di infinito, rispetto a 1/x, per x → 0+, della seguente funzione:
π − 2 arctan 1
f (x) = x3 .
4
x
2 2 4!
2
x4 x2 x4 x4 x4 x4
( ) ( )
f ( x) = x − + o x5 − 1− + + o x5 +1 = 1+ x2 − + o x5 − 1− − x2 + + o x4 ;
2
2
( ) ( )
2 4! 2 4 12
in cui, nello sviluppo del quadrato si sono utilizzate le proprietà degli infinitesimi, raccogliendo nel
termine o( 2) tutti gli addendi dello sviluppo di ordine superiore a 4. Sommando, si ottiene:
f ( x ) = 2 x2 − x4 + o ( x4 ) .
5
6
Quindi, il termine “dominante” è 2 2 e l’ordine di infinitesimo è α = 2.
e x ( sinh x 3 − x 3 )
578) Calcolare il lim .
x →0 log (1 + x 9 )
Utilizzando lo sviluppi di Mc Laurin al terzo ordine per il sinh t, con t = x3, e quello al primo ordine
per il log (1 + t), con t = 9, otteniamo:
sinh x 3 = x 3 + x 9 + o ( x 9 ) , log (1 + x 9 ) = x 9 + o ( x 9 ) . Quindi:
1
3!
lim
(
e x sinh x3 − x3 ) = lim e ( x x 3
+ 1 x9 − x3
6 = lim
)
e x x9 1
= .
x→0
(
log 1 + x 9
) x→0 x9 x→0 6 x9 6
x4 + 3x3 i k ≥0
579) Data la funzione f(x) = 0 log (1 + x 2 ) − x 2
i k <0
;
3
x
a) Stabilire se la f(x) è continua su R;
b) Calcolare la derivata destra e sinistra di f(x) in x = 0;
c) Stabilire se f(x) è derivabile in R.
Ovviamente la f(x) è continua in ogni punto di R\{0}, in quanto composizioni di funzioni continue e
derivabili. Pertanto dobbiamo solamente studiare il comportamento di f(x) nell’origine.
Il lim f ( x ) = f ( 0 ) = 0 . Dallo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per il log (1 + t), con t = 2,
x → 0+
4
x2 − x − x2 x3
4
( ) := lim
f′ 0 −
x → 0− x
= lim− −
x →0
x 3
= lim− −
2 x x →0
x 3
2
= 0;
f ( x ) − f ( 0) x4 − 3x3
f ′ ( 0 ) := lim+
+
= lim+ − = lim+ ( x3 + 3x2 ) = 0 .
x→0x x→0 x x→0
( x +1)
2
sin ( x −1)
2
x −1
lim lim = 4lim = 4.
x→1 x x→1 log x x→1 x − 1
In alternativa, dopo aver distinto i termini a limite finito e diverso da zero da quelli infinitesimi,
applicando il Teorema di de l’Hospital:
(x )
+ 1 sin ( x − 1) (x )
2 2
+1 sin ( x − 1) Hospital
2 2
e3( x −2 ) − ( x − 1) − 3
2(
x − 2)
3 2
0
E’ una forma indeterminata del tipo . Applicando il Teorema di de l’Hospital, si ottiene:
0
e3( x −2) − ( x − 1) − 3
2(
x − 2) 3( x − 2 )
− ( x − 1) − ( x − 2 ) Hospital 1 3e3( x −2) − 2 ( x − 1) − 1
3 2
Hospital
3 e
lim = lim = lim =
( x − 2) ( x − 2) ( x − 2)
x →2 4 3 2
4 x →2 4 x →2
Hospital
1 9e3( x −2) − 2 7 1
= lim = lim .
8 x→2 x − 2 8 x→2 x − 2
Utilizzando separatamente il Teorema di de l’Hospital per x → 2- e x → 2+, otteniamo:
7 1 7 1
lim− = −∞ e lim+ = +∞ .
8 x→2 x − 2 8 x→2 x − 2
La funzione assegnata, quindi non ha limite in x = 2, ma ha un punto di infinito. Il calcolo del limite
ha comportato l’applicazione del Teorema di de l’Hospital tre volte, situazione molto frequente nella
risoluzione di forme indeterminate. In questo caso, però, l’applicazione degli sviluppi di Taylor non
risulta molto più agevole. Infatti:
e3( x −2 ) − ( x − 1) − 3 ( x − 2 )
3 2
2(
x − 2)
2(
x − 2) − 3 ( x − 2 ) + ( x − 2 ) − 3 ( x − 2 ) + o ( x − 2 )
2 3 2 3 2 3
9 +9
= lim = 2 =
( x − 2)
x→2 4
7 ( x − 2) + o ( x − 2)
3 3
7 1
= lim = lim , da cui segue il risultato precedentemente ottenuto.
( x − 2) x→2 2 ( x − 2 )
x →2 2 4
263
Si osservi che, in questo caso, è stato necessario utilizzare gli sviluppi di Mc Laurin fino al terzo
ordine, in quanto i termini di ordine inferiore si semplificano tra di loro.
1 1
582) Determinare l’ordine di infinitesimo, per x → + ∞, della funzione g ( x ) = exp 2
− cos .
x x
Sostituiamo t = 1/x e utilizziamo gli sviluppi di Mc Laurin delle funzioni et e cos t, per t → 0+. Si
1 1 1 1 3 1
ottiene che g ( x ) ∼ 1 + 2 + o 2 − 1 − 2 + o 2 = 2 + o 2 .
x x 2 x x 2 x x
Pertanto, l’ordine di infinitesimo, per x → + ∞ è α = 2.
In alternativa, applicando il Teorema di de l’Hospital al quoziente della funzione, rispetto
all’infinitesimo campione 1/xα = x-α, per x → + ∞, si ottiene:
lim
( x ) − cos ( 1 x )
exp 1 2 Hospital
= lim
−2
x3 ( x ) − 1 x sin ( 1 x ) = lim −2 exp ( 1 x ) − x sin ( 1 x ) = 3 lim x
exp 1 2 2 2
α −2
−α −α −1
x →+∞ x x →+∞ −α x x →+∞ −α x −α −1 α x →+∞
1 sin t
Dove, nell’ultimo passaggio, si è sfruttato il limite notevole lim x sin = lim+ = 1.
x→+∞ x→0 x t
Poiché il limite di f(x)/x-α esiste finito e diverso da zero se e solo se α = 2, si ottiene che l’ordine di
infinitesimo è 2, come si è visto in precedenza.
1
583) Calcolare il lim x log + x log x + 1 ; inoltre, calcolare l’eventuale ordine di infinito o di
x →+∞
1+ x
infinitesimo.
x
1 x 1
Per x→ + ∞, si ottiene x log + x log x + 1 = 1 − log = 1 − log 1 − → 1 − log e = 0 .
1+ x 1+ x x
1 1 1 1
Poiché, per x→ + ∞, si ha: f ( x ) = 1 − x log 1 + ∼ 1 − x − 2
= , pertanto, si ricava che
x x 2x 2x
l’ordine di infinitesimo della f(x), per x→ + ∞, è α = 1.
Alternativamente, possiamo applicare il Teorema di de l’Hospital:
f (x) x log x − x log (1 + x ) + 1 Hospital log x + 1 − log (1 + x ) − x
lim = lim = lim 1+ x =
x →+∞ x −α x → +∞ x −α x →+∞ −α x − α −1
( x)
− 1
1
− log 1 + 1 +1
1+ x Hospital
1 x ( x + 1) (1 + x )
2
1 x α +1 1
= lim = − lim = lim = lim x α −1
−α x −α −1
α − (α + 1) x −α − 2
α (α + 1) x → +∞ (1 + x ) 2
α (α + 1) x → +∞
∈ R\{0} ⇔ α = 1.
x →+∞ x →+∞
7 x 18
584) Calcolare il lim .
( x − sin x )
x→ 0 4
x3
Poiché per x→ 0, sin x ∼ x − , abbiamo che:
6
264
( x − sin x ) ( 6)
x→0 4 x→0 4 x→0 x
x3
e− x − log (1 + x ) − ( x − 1)
2
Per x→ 0, si ottiene:
f ( x) =
1− x + x
2
2
−x
3
6 (
− x−x
2
2
+x
3
6 ) − ( x − 2x +1) + o ( x ) = − x 6 − x 3 + o ( x ) → − 1 .
2 3 3 3 3
x3 x3 2
Con il Teorema di de l’Hospital, abbiamo, analogamente:
e− x + 1 −2 e− x − 2
Hospital −e − x − 1 − 2 ( x − 1) Hospital (1 + x )
2
Hospital
(1 + x )
3
586) Dire se e perché la f ( x ) = e1+ x è invertibile in R2. Detta g la funzione inversa, calcolare g ′(e2).
2
La f(x) è invertibile perché è strettamente monotòna crescente in R+, come si deduce dal fatto che
f ′ ( x ) = 2 xe1+ x > 0, per ogni ∈ R+. Inoltre, f(x) = e2, per x > 0, se e solo se x = 1; pertanto, utilizzando
2
⎪ š̃
⇒ =0 = š̃ , #̃ , š , # ; in quanto in [0, 2π] si ha:
3˜ 1˜
⎨
⎪< 0 0 < < ; < < ;
3˜ 1˜
< < 2π;
⎩ š̃ #̃ š #
cos x > 0 ⇔ x ∈ ]0, π/2[ ∪ ]3π/2, 2π[, sin x > cos x ⇔ x ∈ ]π/4, 5π/4[, cos x = 0 ⇔ x = π/2, 3π/2,
sin x = cos x ⇔ x = π/4, 5π/4.
Pertanto, i punti x = 0, π/2, 3π/2 sono punti di massimo relativo, mentre i punti x = π/4, 5π/4, 2π sono
punti di minimo relativo. Dal confronto dei valori in tali punti, si ottiene che x = 0 è punto di massimo
assoluto (f(0) = 1) e x = 2π è punto di minimo assoluto (f(2π) = 1– 2π).
265
2) Per determinare le soluzioni dell’equazione proposta (che non sono altro che gli zeri della funzione
appena studiata), utilizziamo il punto 1) per determinare la quota dei punti di massimo e di minimo
relativo, cioè f(0) = 1 > 0; f(π/2) = 2 – π/2 > 0; f(3π/2) = 2 – 3π/2 < 0; f(π/4) = – π/4 + 1> 0;
f(5π/4) = – 5π/4 < 0; f(2π) = – 2π + 1 < 0.
Quindi, nell’intervallo [0, 2π] la f(x) è sempre positiva; nell’intervallo ]π/4, 5π/4[, in cui la f(x) è
strettamente decrescente, essa cambia di segno, e per il Teorema degli zeri ammette un solo zero;
nell’intervallo ]π/4, 2π[ la f(x) è sempre negativa.
−4 ≥ −4 1 > −4
Si può avere lo stesso risultato osservando che:
− −4 < −4 −1 < −4
f ( x) = x + 4 = e f ′(x) = , da cui, poiché esistono i
lim f ′ ( x ) , si ottiene che f +′ ( − 4 ) = lim f ′ ( x ) = 1 ≠ − 1 = lim f ′ ( x ) = f −′ ( − 4 ) .
x → −4± x → −4 + x → −4 −
f ( x ) −1 − 2x − 3x2
2
589) Sia f : (–1, 1) → R una funzione di classe C (–1, 1). Sapendo che il lim =0
x→0 x2
f(0), f ′(0) e f ′′(0).
f ( x ) −1 − 2x − 3x2
Affinché il lim = 0 , si deve necessariamente avere f(0) = 1 (altrimenti il limite
x→0 x2
sarebbe infinito). Questa condizione ci porta a una forma indeterminata del tipo 0/0; pertanto, tenuto
conto di questa osservazione, è possibile applicare il Teorema di de l’Hospital, ricavando il
f ′ ( x ) − 2 − 6x f ( x ) − 1 − 2 x − 3x 2
lim = lim =0.
x→0± 2x x→0 x2
Come abbiamo fatto prima, si deve necessariamente avere f ′(0) = 2 (altrimenti il limite sarebbe
infinito), quindi abbiamo ancora una forma indeterminata del tipo 0/0. Riapplicando il Teorema di de
f ′′ ( x) − 6 Hospital f ′ ( x ) − 2 − 6x
l’Hospital, si ottiene che il lim = lim± = 0 , che fornisce f ′′(0) = 6.
x→0 2 x→0 2x
590) Sia f ∈ C1(R), tale che f ′(e) = 4. Considerata la g ( x ) = f ( 3 x cos x + e cos x ) , calcolare la g′(0).
La funzione g ∈ C1(R), in quanto composizione di funzioni di classe C1(R). Pertanto, utilizzando il
Teorema di derivazione della funzione composta, si ricava:
g ′ ( x ) = f ′ ( 3 x cos x + ecos x )( 3cos x − 3 x sin x − ecos x sin x ) g ′ ( x ) = f ′ ( e ) 3 = 12 .
2x
Poiché la f ′ ( x ) = è strettamente positiva in R+, la funzione data è strettamente monotòna
(
1+ 1+ x )
2 2
crescente in R+, quindi essa è invertibile in R+. osserviamo che f(x) = π/3 se e solo se x = 3 −1 ;
pertanto, utilizzando il Teorema di derivazione della funzione inversa, ricaviamo:
( )
2
π 1 1 + 1 + x2 2
g′ = = =
( )
.
3 f′ 3 −1 2x 3 −1
x= 3 −1
2› = 2ℎπ
, per qualche h, k ∈ Z; ovvero se 2k = h.
› = 2Zπ
Pertanto, prendendo k = 1, h = 2, si ottiene che la f(x) è periodica di periodo T′ = 2π.
593)
267
594) Determinare lo sviluppo di Taylor, al terzo ordine, con centro in x = 1, della funzione
f ( x ) = sin (π x ) .
Dalla trigonometria si ha f ( x ) = sin ( π x ) = sin π ( x − 1) + π − sin π ( x − 1) .
t3
Ponendo t = π (1 − x ) e ricordando che sin t = t − + o ( t ) , si ottiene:
6
π 3 (1 − x )
3
f ( x ) = π (1 − x ) −
6
(
+ o (1 − x ) .
3
)
595) Determinare lo sviluppo di Taylor, al secondo ordine, con centro in x = 2, della funzione
πx
f ( x ) = cos .
2
Dalla formula di Taylor generale, si ottiene:
f ′ ( 2) f ′′ ( 2)
f ( x) =
1!
( x − 2) +
2!
( x − 2)
2
( )
+ o ( x − 2) . Inoltre:
2
f(2) = 1, f ′(2) = – π/2 sin π = 0, f ′′(2) = – π2/4 cos π = π2/4, da cui segue:
f ( x ) = −1 +
π2
8
( x − 2)
2
(
+ o ( x − 2) .
2
)
( )
5
3k k ( 2 k +1)
596) Data la funzione f ( x ) = k (
x − 2) + o ( x − 2 ) , calcolare la derivata di
55
k = 0 k ( k + 1) e
k =0 k ( k + 1) e
che k(2k + 1) = 37. Risolvendo questa equazione si ottiene che essa non ha soluzioni intere, pertanto
il termine (x – 2)37 non compone la (**), ovvero il suo coefficiente è nullo. Confrontando con la (*)
e tenendo conto dell’unicità dello sviluppo di Taylor, si ricava che la derivata di ordine 37 di f(x), nel
punto x0 = 2 è nulla.
1
597) Determinare, se esiste, il periodo della f ( x ) = cos x + sin ( x ) .
3
Affinché la f(x) sia periodica, di periodo T, si deve avere:
› = 6ℎπ
3 3 3
, per qualche h, k ∈ Z; ovvero se 2k = h.
› = 2Zπ
Pertanto, si deve avere 6h = 2k, che è verificata per k = 3h, ovvero, prendendo h = 1, quindi k = 3, si
ricava T = 6π.
598) Siano f, g : ]0, 1] → R due funzioni continue e strettamente positive, tali che per x → 0+, si abbia
( ) ( )
f ( x ) = x 2 + x 3 + o x 3 e g ( x ) = x 3 + o x3 . Si consideri la funzione F : [0, 1] → R definita da:
0< ≤1
xf ( x )
F(x) = . g ( x ) , stabilire se F è continua in [0, 1].
1 =0
Osserviamo che la funzione F, per x ∈ ]0, 1], è prodotto e rapporto di funzioni continue e non nulle,
quindi è certamente continua. Inoltre, per x → 0+ si ottiene:
x x 2 + x 3 + o ( x 3 ) x 3
F ( x) = ∼ 3 = 1 = F (0) .
x3 + o ( x3 ) x
Pertanto, F è continua anche nell’origine, quindi è continua in tutto l’intervallo [0, 1].
i k ≠0
599) Stabilire se la funzione f(x) = 0 x
1
0 i k =0
è continua nel suo dominio.
log ( x − 5 )
600) Calcolare il lim+ .
x→5 1
exp
x−5
1 1
Poiché, per x → 5+, → + = +∞ , il limite proposto è un caso d’indecisione del tipo [∞/∞].
x−5 0
Osserviamo anche che le funzioni coinvolte sono tutte di classe C1 in un intorno destro di x = 5; inoltre
la derivata al denominatore è diversa da zero in un intorno destro di x = 5. Possiamo, pertanto,
applicare il Teorema di De l’Hospital, ottenendo:
269
1
log ( x − 5) Hospital ( x − 5) ( x − 5) ( x − 5)
2
punto x0 = 5.
Dallo Sviluppo di Taylor di ordine 17, per f(x) in x0 = 5, si ottiene:
f(
n)
(5)
( ) , che nel nostro caso diventa:
4
(*) f ( x ) = ( x − 5) + o ( x − 5)
n 17
k =0 n!
n=0 k !e
che k2 + 1 = 10. Risolvendo questa equazione si ottiene k = 3, pertanto il termine (x – 5)10 compare
nella (**) per k = 3. Confrontando con la (*) e tenendo conto dell’unicità dello Sviluppo di Taylor, si
3 ⋅ 10!
ricava che f (10 ) ( 5 ) = .
3!e 3
f ( x ) − 3 − 4x2
602) Sia f : (–1, 1) → R una funzione di classe C (–1, 1). Sapendo che il lim 1 = 0,
x→0 x
calcolare f(0) e f ′(0).
f ( x ) − 3 − 4x2
Affinché il lim = 0 , si deve necessariamente avere f(0) = 3 (altrimenti il limite sarebbe
x→0 x
infinito). Quindi, è possibile applicare il Teorema di De l’Hospital, ricavando:
f ′ ( x ) − 8x
lim± = 0 , per cui f ′(0) = 0.
x→0 1
1
603) Calcolare il lim+ tan xe x .
x →0
1
Poiché la tan x = sin x/cos x, ed il lim cos x = 1 , il limite dato diventa lim+ sin xe x , che si presenta
x→0 x→0
nella forma [0/∞] e può essere messo nella forma [0/0], ricordando il limite fondamentale
sin x
lim = 1 , si ottiene:
x→0 x
1 sin x sin x x
lim+ tan xe x = lim+ −1
= lim+ , e considerando 1/x = t avremo :
x→0 x→0
e x x→0 x e− 1 x
1
1
x t et
lim −1
= lim −t = lim = +∞ .
x→0+ x→+∞ e x→+∞ t
e x
270
1 n
zero). Inoltre ricavare il lim sin 2 + ... + sin 2 .
x →∞
n n
Si ha che:
in i
i ( n −1)
i 2i in i i 2i i 1− e n
2
i 1− e n
e n2
+e n2
+ ... + e n2
=e n2
1 + e n2
+ e n2
+ ... + e n2
= e n2
i
= e n2
i
.
1− e n 2
1− e n 2
1− e
i
n
=e
i
2n
(e −i
2n
−e
i
) = −2i sin ( 12n ) e ;
2n
i
2n
1 n i n2 in
1
= sin 1 + 1 sin 2 n = ( )
+ ... + sin 2 = immaginario e + ... + e
n2
( )
sin 2 2
n n 2n 2 n sin 1
n2
=
sin 1 ( 2n 2
+1 1
2n sin 2n
1 2
2n
1 2+1
2n ) ( )
2n 1
( )
, pertanto:
1 2+1 1 sin 1 2 1 2 2n
2n 2n 2n 2n 2n
1 2+1
1 n 2n 1 n +1 1
limsin 2 + ... + sin 2 = lim 2n = lim = .
x→∞
n n x→∞ 1 2 2n x→∞ 2n 2
2n
Se α > 0, si ha:
cos t
sinα t log α α
= sin t logcos t − sin t logsin t ;
sin t
271
α cos t
lim+ sin α t log sin t = lim wα log w = 0 , da cui il lim+ sin t log = 0 se α > 0, sicché il
x→0 w→ 0 x→0 sin t
cosα x
lim− ( tan x ) = e0 = 1 se α > 0.
x→π
2
607) Calcolare:
2 x3 + x 2 x3 + x
1) lim 1 + = exp lim
x →+∞ 3 x =e .
6
x → +∞
x4 x 4
x
x +1 x +1 1
2) lim 1 + = exp lim x = e = e.
x →+∞
x x →+∞ x
Quindi il lim gα ( x ) ) = lim (1+ gα ( x ) −1) exp ( lim xgα ( x) −1) . Cioè il primo membro esiste in
(
x x
(
Il termine 1 + sin x +1 ) , per x → + ∞, tende a 1, pertanto si ottiene:
1 i kr =2
x3 x2
n
arctan n
609) Calcolare il lim 1 + .
n →∞
n
( )
n
arctan n arctan n π
lim 1 + = exp lim n = exp lim arctan n = e 2 .
n →∞
n n →∞ n n →∞
Continuità.
Provare l’esistenza della radice quadrata e del logaritmo usando la continuità delle funzioni 2, ex.
La funzione potenza f : x → 2 è continua e crescente su [0, +∞[, il lim f ( x ) = +∞ , quindi
x → +∞
2
f([0, +∞[) = [0, +∞[: per ogni y ≥ 0 esiste, quindi, x ≥ 0 tale che y = .
Analogamente, la funzione esponenziale è continua, monotòna crescente, il lim e x = 0 , il
x → −∞
610) Sia f : [0, 1] → [0, 1] continua. Provare che esiste x ∈ [0, 1] tale che f(x) = x.
Posto g(x) = f(x) – x è g(0) = f(0) ≥ 0, g(1) = f(1) – 1≤ 0.
Se f(0) = 0 oppure se f(1) =1, non c’è niente da provare, se f(0)
ovvero f(x) = x.
273
arctan + tan + 1 ≥0
612) Dire per quali valori di α e β la seguente funzione risulta essere di classe C1 su R:
f(x) = .
<0( )
.
α x + β + x3 arctan 1 x
Chiaramente f(x) è di classe C1 su R\{0}; basta studiare il carattere della funzione nell’origine.
La f(x) è continua in zero se e solo se il lim f ( x ) = lim f ( x ) = f ( 0 ) , quindi se e solo se β = 1. In
x→ 0− x→ 0+
tal caso, per il Teorema di De L’hospital, la f(x) è derivabile in zero e f ′(x) è continua in zero se e
1
solo se il lim f ′ ( x ) = lim f ′ ( x ) . Per x > 0 è f ′ ( x ) = + 1 + tan 2 x , ed è lim f ′ ( x ) = 2 .
x→0 −
x→0 +
1+ x 2
x→0 +
1 1 1
Se x < 0 è f ′ ( x ) = α + 3x arctan + x − 2 , da cui il xlim f ′ ( x ) = α : la condizione
2 3
x 1+ 1 2 x →0 −
la ϕ′ ( x ) = e + ( x + 1) e − e + ( x + 1) e
−x −x −x
x x
= xe + xe = 2x cosh x .
x
Quindi, il segno di ϕ′(x) è uguale al segno di x. La ϕ(x) risulta crescente su ]– ∞, 0], crescente su
[0,+ ∞[ ed è ϕ(0) = minR ϕ. Essendo ϕ(0) = –1–1 = – 2, si deduce che il valore zero è assunto da ϕ
in due soli punti opposti fra loro (ϕ è pari).
x3 − 9x
≠±1e 2 =α .
x −1
x3 − 9x
Studiamo la funzione ϕ ( x) = su R\{±1}. Chiaramente, la ϕ(x) è dispari, quindi è sufficiente
x2 −1
studiarla in [0,+ ∞[. Si ha che il lim ϕ ( x ) = +∞ , il lim ϕ ( x ) = −∞ e il lim ϕ ( x ) = +∞ . Inoltre:
x → +∞ x →1+ x →1−
( 3x − 9 )( x2 −1) − 2 x ( x3 − 9 x ) (x + 3)
2
2 2
x4 + 6x2 + 9
ϕ′ ( x ) = = = > 0.
(x − 1) ( x −1) ( x − 1)
2 2 2
2 2 2
274
crescente negli intervalli ]– ∞, –1[, ]–1, 1[, ]1, + ∞[, si deduce che la ϕ(x) induce degli omeomorfismi
(funzioni continue, invertibili, con inverse continue) di ]– ∞, –1[ su R, di ]–1, 1[ su R e di ]1, + ∞[ su
R. Pertanto, α reale viene assunto esattamente tre volte.
( )
che vale fh 2 3 = 8 27 + h − 4 9 = h − 4 27 . Qualunque sia h si ha:
lim f h ( x ) = +∞ ( x + h − x = x 1 + h
x →+∞
3 2 3
( x3 )
− 1 ).
x
( )
Quindi, essendo l’immagine di [0,+ ∞[ mediante fh(x) l’intervallo fh [ 0, +∞[ = h − 4 27 , +∞ .
b) Dire che è 2 < h + 3 per ogni x > 0 equivale a dire che è 3 + h – 2 > 0 per ogni x > 0, cioè che
2/3 ∈ ]0, + ∞[ e vale h – 4/27. La condizione richiesta equivale ,quindi, a h – 4/27 > 0, cioè h > 4/27.
f(x) > 0 se x > 0. Si è visto, al punto precedente, che il minimo di fh(x) su [0, + ∞[ è assunto in
y ∈ R è data da:
Si ha f(0) = 1, sicché g(1) = 0; inoltre la g′(1) = 1/f ′(0) = 1/(1 + e0) = 1/2. La derivata seconda in
′ 1 ′ ′ )′ (1) f ′′ ( o ) g ′ (1)
( f og 1
2 = − 1 , essendo f ′′(o) = e0 = 1.
( )( ) ′ ()
g ′ y = 1 = − = = −
( f ′og ) (1) ( f ′ ( o) )
2 2
f og 22 8
617) Sia f : ]– 1, 1[ → R una funzione tale che f(1/2) = 0 e, per ogni x ∈ ]– 1, 1[, f(y) – f(x) = 0(y – x),
per y → x. Quanto vale f(0)?
( 6) 1
2
x
= .
( 2) 3
lim
x →0 −x 2
log x
x − arctan x 0
3) lim+ → .
x→0 x2 0
1− 1
lim+
x − arctan x Hospital
= lim
(1 + x 2 ) = lim x 2 = 0 .
x→0 x2 x → 0+ 2x x→0 2 x
1 sin 3 x 1 3 3
=− lim+ 1
= − . Essendo sin x ∼ x .
2 x→0 x 3 2
1
xsin x −1
5) lim+ .
x→0 x
Il lim x sin x = lim e sin x log x = 1 , essendo sin x log x ∼ x log x per x → 0+, e il lim+ x log x = 0 .
x → 0+ x → 0+ x→ 0
7) lim
sin x x
x → 0+
.
x
sin x
1
sin x x
1 sin x . Calcoliamo il lim log x → 0 , quindi:
= exp log 0
x x →0+ x
x x
sin x
Hospital
x cos x − sin x Hospital − x sin x
lim+ x = lim+ 2
= lim+ = 0.
x →0 x x →0 x x →0 2x
Pertanto, il limite cercato vale 1.
log x 0
8) lim → .
x→1 tan π x 0
1
log x Hospital x 1
lim = lim = .
x →1 tan π x x →1 π 1 + tan 2 π x π ( )
1 − cos x cosh x
9) lim .
x→0 x4
( 1 x ) log(1+ x) = e
Si ha che il lim+ (1 + x )
1
x
= lim+ e . Forma indeterminata del tipo [0/0].
x→0 x→0
′ log (1 + x ) ′
(1 + x )
( )
1
− e Hospital
x 1 ′ 1
( ) ( ) (1+ x) x =
1
lim +
= lim +
1 + x x
= lim +
exp log 1 + x = lim +
x →0 x x →0 x →0
x x→0 x
1
x − log (1 + x ) x − (1 + x ) log (1 + x ) Hospital 1 − log (1 + x ) + 1
= e lim+ 1 + x = e lim = e lim
e
=− .
2 + 2 +
x→0 x x→0 x x→0 2x 2
Essendo log (1 + x ) ∼ x , per x → 0.
x x x
α
3α 1
( x + 2 ) + ( x + 1) − cx α = x α ( 2 − c ) + + o = ( 2 − c ) x α + 3α xα −1 + o x α −1 , per x → + ∞. ( )
α α
x x
Essendo α < 1, si ottiene che il lim x α −1 = 0 , quindi il lim ( x + 2 )α + ( x + 1 )α − cx α = lim ( 2 − c ) x α
x → +∞ x → +∞ x → +∞
, ed essendo α > 0, tale limite è finito se e solo se 2 – c = 0, cioè per c = 2, pertanto vale zero.
2x
8 x2
′
2x
f ( x) = 2 f ( x) =
2 x − 1 − 4 x2 x
f ( x) =
( 2
−4 x 2 − 2 )
f ( x ) < 0.
2x + 1 ( ) ( )
2 2
2 x2 + 1 2x2 + 1
Quindi, f(x) è strettamente decrescente negli intervalli]– ∞, – 1/√2[, ]–1/√2, + 1/√2[ e ]+1/√2, + ∞[.
In particolare la f(x) induce un omeomorfismo (funzione continua, invertibile, con inverso continua),
′ e2 ( f )′′ ( e )
−1 2
( y) = f ( e ) + ( f ) ( )( y − e ) ( y −e ) ( )
2 2
−1 −1 −1
f 2 2
+ 2
+ oe2 y − e2 .
2!
−1 ′′ f ′′ (1)
Inoltre, f
−1
( )( ) ′ e2 = 1 1
=− 2 ,e f e2 = − ( )( )
3 .
f ′ (1) 6e ( )
f ′ (1)
Essendo:
278
8x ( 2 x2 −1) + 2 ( 2 x3 −1) 4 x ( 4 x2 + 2)
2
−4 x2 − 2
f ′′ ( x ) = f ( x) + f ′ ( x ) , si ottiene:
( 2x −1) ( 2x −1)
4 2
2 2
2 (
y − e2 ) + 4 (
y − e 2 ) + o ( y − e 2 ) , per y →e2.
1 19
f ′′ (1) = 76e 2 , quindi f −1 ( y ) = 1 −
2
6e 108e
621) Data la funzione f ( x ) = x + log (1+ x ) , trovare il suo dominio D e l’immagine f(D). Mostrare
che la f(x) è un diffeomorfismo (funzione derivabile, invertibile, con inversa derivabile) di D su f(D).
Determinare i primi tre termini dello sviluppo asintotico di f -1(y) per y → 0.
y y 2 y3
Si trova che f ( y ) = + −
−1
+ o ( y3 ) .
2 16 192
Il dominio è D = { x ∈ R :1 + x ≻ 0} = ]−1, +∞[ .
Essendo somma di funzioni composte mediante funzioni continue, f(x) è continua nel suo dominio,
ed essendo somma di funzioni strettamente crescenti è anche strettamente crescente.
Il lim f ( x ) = −∞ , ed il lim f ( x ) = +∞ ; ne segue che f(D) = R, e che f(x) è omeomorfismo
x → −1+ x → +∞
(funzione continua, invertibile, con inverso continua) di D su R; sarà anche diffeomorfismo se la f ′(x)
f ′′ ( 0) 1
f ′′ ( x ) = −
1
, quindi f ′′(0) = –1, D2 f −1 ( 0) = = .
(1 + x ) ( f ( 0) ) 8
3
′
2
f ′′
Occorre un altro termine; derivando la (*) (la funzione è − oppure f -1) si ottiene:
( f ′)
3
( )( ( )) ( ) ( Df ( f ( y ) )) ( )
3 2
D3 f f −1 ( y ) Df f −1 ( y ) − D2 f f −1 ( y ) D2 f f −1 ( y )
3
−1
1
3
D f −1
( y) = − =
( Df ( f −1
( y )))
6
( )
Df f −1 ( y )
( ( )) ( Df ( f ( y ) ) ) − D f ( f ( y )) ( Df ( f ( y ) ) )
2 2 3
3 D 2 f f −1 ( y ) −1 3 −1 −1
=− .
( Df ( f ( y ) ) )
7
−1
279
, si ottiene f ′′′ ( 0 ) = 2 ,
2
Per y = 0, essendo f ′′′ ( x ) =
(1 + x )
3
3 ( f ′′ ( 0 ) ) ( f ′ ( 0 ) ) − f ′′′ ( 0 ) ( f ′ ( 0 ) ) 3 ( −1) 2 2 − 2 ⋅ 23
2 2 3 2
3−4 1
3
D f −1
(0) = = = =− .
( f ′ (0 ))
7 7 5
2 2 32
y y 2 y3
f ( y) = + −
−1
+ o ( y3 ) .
2 16 192
g (x)
e 1 sono infinitesime ed il termine in parentesi tende a 1.
g (x)
f ( x) x + 5x3 1+ 5x2
= = →1 per x → 0.
x + x4 x + x4 1+ x3
b.- Trovare lo sviluppo asintotico di log cos x attorno a x = 0, supponendo di sapere che, per ogni
2 3 m
Possiamo scrivere log cos x = log (1 + ( cos x − 1) ) , e lim cos x − 1 = cos 0 − 1 = 0 , pertanto si ottiene:
x→0
( cos x − 1) ( cos x − 1)
2 m
m
(
+ o ( cos x − 1)
m
).
280
2 24
x2 x4 x2
per ottenere cos x − 1 = − +
2 24
+ o ( )
x5
cos x − 1 ∼ −
2
, da cui:
x4
( cos x −1) ∼ e ( cos x − 1)m ∈ o ( x 4 ) per m > 2. Quindi:
2
4
x2 x 4 x4 x2 x4
logcos x = − + + o ( x5 ) − + o ( x4 ) = − − + o ( x4 ) .
2 24 8 2 12
623) Calcolare la parte principale, ovvero il primo termine non nullo dello sviluppo asintotico, di
xα − ( sin x ) per x → 0.
α
sin x
α log
Si ha che x α
= eα log x
− eα logsin x
= eα log x
1 − e x
, ed essendo il lim log sin x = 0 , si ottiene:
x→0 x
α log( sin x x ) sin x sin x
1− e ∼ −α log ∼ −α −1 , essendo sin x = 1 + sin x − 1 , e
x x x x
( )
3
sin x − x − 3! + o x
x 3
sin x x2
−1 = = ∼− , per x → 0, quindi:
x x x 6
x2 α α + 2
xα − ( sin x) ∼ αeα log x
α
∼ x per x → 0.
6 6
e x + 3x
624) Calcolare il lim 3 x .
x →+∞ e + x 4 log x
e3 x
lim = +∞ , sicché x 4 log x ∈ o ( e3 x ) , per il principio di
x →+∞ x 4 log x
sostituzione si ha:
e x + 3x 3x − o ( 3x ) 3x 3
x
sin (π cos x)
625) Calcolare il lim .
x→0 x2
sin (π cos x ) sin (π − π cos x ) π (1− cos x ) x2
= ∼0 , essendo il lim π (1 − cos x ) = 0 , ed è 1− cos x ∼ ,
x2 x2 x2 x→0 2
sin (π cos x ) π x2 π
per x → 0. Quindi, il lim 2
= lim 2
= .
x→0 x x→0 2x 2
281
e x + e− x − 2
626) Calcolare il lim .
x→0 1 − cos x
x2 x2
Si ha che e x + e − x − 2 = 1 + x +
2
( )
+ o x 2 + 1 − x +
2
( ) ( )
+ o x2 − 2 = x2 + o x2 .
x2 e x + e− x − 2 x2
1− cos x ∼ per x → 0, quindi, il lim = lim 2 = 2 .
2 x→0 1 − cos x x→0 x
2
esin x −1− x
627) Calcolare il lim .
x→0 x2
Sviluppando e sin x fino al secondo termine, si trova:
esin x = 1 + sin x + o ( sin x ) = 1 + sin x + o ( x ) = 1 + x + o ( x ) , da cui esin x −1− x = o ( x) , e non siamo in
grado di calcolare il limite richiesto. Sviluppando e sin x fino al terzo termine, si trova:
e sin x = 1 + sin x + sin 2 o0 ( x 2 ) , ed essendo sin x ∼0 x è sin x ∼0 x , ovvero sin 2 x = x 2 + o ( x 2 ) , da
x 2 2
2!
sin x
(
cui e = 1+ x + o ( x ) +
2
) x2
2!
x2
o0 ( x2 ) , che porge a esin x −1− x = o ( x2 ) , quindi:
2
x2
e sin x − 1 − x 1
lim 2
= lim 22 = .
x→ 0 x x → 0 x 2
x cos x − sin x
628) Calcolare il lim 2
.
x→0
1 + x 2 − e x + sin 3 x
Come è noto, x cos x ∼0 x,sin x ∼0 x ; ma non si può concludere che x cos x − x,sin x ∼0 0 , è una
funzione asintotica a zero in un punto, è nulla in un intorno del punto. Sviluppando cos x e sin x sino
al secondo termine, attorno a zero, si ottiene:
x2 x3
cos x = 1 − + o ( x ) , sin x = x − + o ( x3 ) , da cui:
3
2 3!
3
x3 x3
x cos x − x sin x = x − + o ( x ) − x + + o ( x ) ∼ − ;
x 4 3
2 6 3
x4 x4
+ o ( x4 ) , sicché 1+ x2 − ex ∼ − , e sin 3 x ∼ x 3 . Quindi:
2 2
mentre, e = 1+ x +
x 2
2! 2!
1 + x 3 − e x ∈ 0 ( sin 3 x ) , ed è, pertanto:
2
3
x cos x − sin x −x
lim = lim 3 = −1 .
2
1+ x2 − ex + sin3 x
x→0 x→0 3
x 3
282
(e )
− 1 − log 2 (1 − x )
3
x
x2
( ) ( )
∈ o 0 lo g 2 (1 − x ) ; inoltre è 1 − cos x = (1 − cos x )(1 + cos x ) ∼ 0
3
2 = x , pertanto, il
2 2
ex −1
2
(e )
− 1 − log 2 (1 − x )
3
− log 2 (1 − x )
x
− x2
lim = lim = lim = −1 .
x→0 1 − cos 2 x x→0 1 − cos 2 x x→0 x2
630) Calcolare:
(
log 2 cosh x 2
)−x 2
(
log cosh t = t − log 2 + log 1 + e − t . Pertanto, il log cosh x ) 2
= x 2 − log 2 + log 1 + e−2 x ( 2
).
−2 x 2
Considerato che il lim e = 0 , si può concludere che il limite assegnato vale – log 2.
x→+∞
) , quindi:
lim
log cosh x 2
−x 2
+ log 2
= lim
(
log 1 + e−2 x
2
) = lim log (1 + t ) = 1 .
x →+∞
e−2 x 2 x →+∞
e−2 x 2 x →+∞ t
sinh x ex − e− x
tanh x = = ∼ 1 per x → +∞, ed è:
cosh x ex + e− x
tanh x − 1 =
(e x
− e− x ) − ( e x + e− x )
= −2
e− x
∼ −2e −2 x per x → +∞ ( e x + e − x ∼ e x , per x → +∞).
e x + e− x e +e
x −x
Quindi tanh x = 1 − 2e + o ( e
e x + e− x e 1 + e
x −2 x
( )
−x −x
) per x → +∞, e cosh x =
2
=
2
, da cui:
( )
log cosh x = x + log 1 + e −2 x − log 2 = x + e −2 x − log 2 + o e −2 x , ( ) per x → +∞ , essendo il
lim
(
e x sin e− x sin x2 ( ))
=0.
x→+∞ x
1 1 1
Inoltre, x 2 e x sin e − x 1 − cos ∼ x 2 e x e − x 1 − cos = x 2 1 − cos .
x x x
1 1 −x 1 1
1 − cos ∼ 2 , per x → + ∞, per cui x e sin e 1 − cos ∼ per x → + ∞.
2 x
x 2x x 2
x log x + cot 2 x
633) Calcolare il lim+ 1
.
x →0
e x+ 1
tanh 2 x
Si ha che tanh x ∼ x , per x → 0 ( sinh x ∼ x ), quindi
1
2
1 1 1
( )
∼ 2 , 2 ∈ o e x per x → 0, pertanto,
tanh x x x
1
e x et
il lim+ 2
= lim 2
= +∞ .
x → 0 tanh x x → 0+ t
Inoltre si ha che x
log x
= exp log2 x , pertanto il lim+ ( ) x→ 0
x log x
1
1
= lim+ exp log 2 x − = 0 .
x →0 x
e x
1
Infatti, si ha lim+ log x − = lim+
2
x log 2 x − 1 (
= −∞ , dato che il lim+ x log x = 0 , quindi, il
2 )
x→0 x x→ 0 x x →0
x→0 t →∞ t
3
e sin x
− 1 − tan 3 x
634) Calcolare il lim .
x→0
(
x 3 e x − e sin
2 2
2x
)
sin 6 x
+ o0 ( x6 ) , sin x ∼0 x ,
3 3 3
Si ha che e
sin x
= 1 + sin3 x +
2!
284
x3 2 2 2 x5
sin x − x = ( sin x − x) ( sin x + x sin x + x ) ∼0 ( x + x + x ) = − , e sin x ∼0 x , quindi:
3 3 2 2 6 6
3! 2
x5 6 x5
+ x + o ( x6 ) = 1 + x3 − + o ( x5 ) , tan x ∼0 x ,
3 3 3
esin x = 1+ x3 −
2 2
x3 2 5
tan x − x = ( tan x − x ) ( tan x + x tan x + x ) ∼0 3x = x , per cui
3 3 2 2
tan3 x = x3 + x5 + o0 ( x5 ) ,
3
5
−1 − tan3 x = x3 − − x3 − x5 + o0 ( x5 ) = − x5 + o0 ( x5 ) .
sin3 x x 3
quindi e
2 2
Inoltre:
= 1 + x2 + o0 ( x 2 ) − 1 − sin 2 2 x + o0 ( x2 ) = x 2 − ( 2 x ) + o0 ( x2 ) = −3x 2 + o0 ( x2 ) , essendo
2
e x − esin
2 2
2x
sin2x ∼0 2x .
1
635) Servirsi dello sviluppo di log (1 + t), per t → 0, per calcolare il lim x − x 2 log 1 + .
x →+∞
x
t2
Si ha che log (1 + t ) = t − + o ( t ) , per t → 0, pertanto:
2
2
( 1x)
2
1 1 1
log 1 + = − + o 2 , per x → + ∞, per cui:
x x 2 x
1 2 1 1 1 1
x − x 2 − 2 + o 2 = x − x + − o (1) , quindi il lim x − x 2 log 1 + = .
x 2x x 2 x →+∞
x 2
636) Senza usare le derivate, determinare i primi due termini non nulli dello sviluppo asintotico di
per x → 0. Inoltre:
arctan x − x t − tan t t − tan t t 3 −1 1
lim 3
= lim 3
= lim 3 3
= ⋅1 = − .
x→0 x t →0 tan t t →0 t tan t 3 3
2
( 2 2
Essendo arctan sin x ∼ sin x ∼ x , e ) a rc ta n x 2 ∼ x 2 , certamente il numeratore è o( 2); per il
x3 x3
sinh x + x ∼ 2 x ; invece, da sinh x = x + + o ( x4 ) si ottiene sinh x − x ∼ , quindi
6 6
x4
sinh x − x ∼ . Occorre usare uno sviluppo più preciso di arctan; infatti:
2 2
3
u3
arctan u = u − + o ( u4 ) , si ottiene:
3
x6
arctan ( sin x ) = sin x − sin 6 x
+ o ( sin x ) , arctan x = x − + o ( x ) , da cui:
2 2 8 2 2 8
3 3
x3
arctan ( sin2 x ) − arctan x2 = sin 2 x − x2 + o ( x6 ) = ( sin x − x )( sin x + x ) + o ( x6 ) , e da sin x − x ∼ − ,
6
sin x + x ∼ 2 x si ottiene, in definitiva:
( )
4
arctan sin 2 x − arctan x 2 −x
lim = lim 3 = −1 .
x →0 sinh x − x
2 2 x →0 x 4
638) Determinare:
a.- I primi due termini non nulli dello sviluppo asintotico per x → 0 si sin2 x e di sinh2 x;
sin (1 − cosh x ) − sin ( cos x − 1)
b.- Calcolare il lim .
x→0 cosh ( sinh x ) − cosh ( sin x )
x2 x2
Si ha che sint = t + o ( t ) , 1− cosh x ∼ − , cos x −1 ∼ − , da cui:
2
2 2
sin (1 − cosh x ) = (1 − cosh x ) + o ( x4 ) e sin ( cos x −1) = cos ( x −1) + o ( x4 ) . Pertanto:
x2 x4 x2 x4
sin (1 − cosh x ) = 1 − 1 −
2!
+ + o x4 = − −
4! 2! 4!
( )
+ o x4 e ( )
x2 x4 x2 x4
sin ( cos x −1) = 1 − + −1 + o ( x4 ) = − − + o ( x4 ) , quindi:
2! 4! 2! 4!
4
x4 x4
+ o ( x ) = − + o ( x ) ∼ − . Inoltre:
2x
sin (1 − cosh x ) − sin ( cos x −1) = − 4 4
4! 12 12
sinh 2 x x2
cosh ( sinh x ) = 1 + + o ( x2 ) = 1 + + o ( x2 ) , ( sinh x ∼ x ),
2! 2!
2 2
+ o ( x2 ) = 1+ + o ( x2 ) , da cui cosh ( sinh x ) − cosh ( sin x ) = o ( x2 ) ,
sin x x
cosh ( sin x ) = 1+
2! 2!
informazione sufficiente per portare a termine il calcolo. Si deve sviluppare oltre che cosh ( sinh x)
e cosh ( sin x) … Si ottiene:
286
2! 4! 2! 4!
sin2 x sin4 x sin2 x x4
cui sinh x = x + o ( x ) , e cosh ( sin x ) = 1 +
2 4 4
+ + o ( x4 ) = 1 + + + o ( x4 ) .
2! 4! 2! 4!
Determiniamo i primi termini, fino all’ordine quattro, di sin2 x e sinh2 x attorno allo zero, rispetto alle
potenze di x.
1° metodo: Si ha sin2 x ∼0 x2 ,
4
2 2 x3 x4 2 2 x
sin x − x = ( sin x − x )( sin x + x ) ∼ − 2 x = − , da cui sin x = x − + o x .
3
4
( )
3! 3
x4
sin2 x = x2 + + o ( x4 ) .
3
2° metodo:
2 2
x3 3 2 x2 2 2 x2 2 x2
( ) ( )
sin x = x − + o x = x 1 − + o x = x 1 − 2 + o x = x − + o x4 ,
2
3!
2
( ) ( )
3! 3! 3
2
x3 3 x4
2
3!
2
3
( )
sin x = x − + o x = x + + o x 4 . Di conseguenza: ( )
x2 x4 x4 x2 x4 x4
cosh ( sinh x ) = 1 + + + + o x 4
( )
e cosh ( sin x ) = 1 + − + ( )
+ o x 4 , da cui:
2 6 4! 2 6 4!
x4 x4
cosh ( sinh x) − cosh ( sin x ) = + o ( x ) ∼0 , quindi:
4
3 3
4
sin (1 − cosh x ) − sin ( cos x − 1) −x
12 = − 3 = − 1 .
lim = lim
x →0 cosh ( sinh x ) − cosh ( sin x ) x →0 x4
12 4
12
log (1 + x arctan x ) − e x + 1
2
3
Inoltre, il
2
( 2
)
log(1+ arctan x) ∼ xarctan x ∼ x2 e −ex +1 = − ex −1 ∼ −x2 , per cui, la differenza è
o( 2). Certamente non è o(0); l’unica funzione che sta in o(0) è la costante nulla.
1 + 2x4 − 1
Per il denominatore si ha 1 + 2x4 − 1 = ∼ x 4 (basta moltiplicare denominatore e
1+ 2x −1 4
Dobbiamo sviluppare il numeratore ad una precisione più accurata, almeno fino alla quarta potenza
di x (se il denominatore fosse stato di ordine inferiore a due, ad esempio asintotico a λx, con λ ≠ 0, si
sarebbe potuto concludere che il limite vale zero, senza ulteriori calcoli). Pertanto si ottiene:
( x arctan x )
2
(x )
2
2
( )
2
Inoltre e x − 1 = x 2 + + o x 4 , quindi:
2
( 5 4 x4
6
x2
2
)
log (1+ x arctan x) − e −1 = − x − + o ( x4 ) = − x4 + o ( x4 ) .
4
3
Per il Principio di sostituzione, si ottiene:
4
log (1 + x arctan x ) − e x + 1 − 4x
2
640) Determinare:
a.- I primi tre termini dello sviluppo di log (1 + sin x) per x → 0, rispetto alle potenze di x (ricordare
che il log (1 + t ) = t − t + t + o ( t 3 ) per t → 0);
2 3
2 3
log (1 + sin x ) − x + x
2
Soluzione:
sin2 x sin3 x
a.- log (1+ sin x) = sin x − + + o ( sin3 x) , sin x ∼ x , da cui sin 3 x ∼ x 3 . In particolare è
2 3
x3
o ( sin x) = o ( x ) e sin x = x + o ( x ) . Inoltre, sin x = x − + o ( x ) , da cui:
3 3 3 3 3 3
3!
∈ o( 3), quindi:
2
x3 x3
( )
sin x = x − + o x3 = x 2 − 2 x + o x3 = x 2 + o x3 , essendo
2
3!
( ) ( ) 4
3!
x3 x2 x 2 x3
log (1 + sin x ) = x −
3!
+ o x3 −
3
( )
+ o x3 + o x3 = x −
2
+
6
( ) ( )
+ o x 3 , per x → 0. ( )
Osservazione:
Sarebbe stato errato affermare che, essendo sin x ∼ x , sin 2 x ∼ x 2 , sin 3 x ∼ x 3 per x → 0, si avrebbe
2 3 2 3
+ o ( x3 ) = x − + + o ( x3 ) ;
sin x sin x x x
log (1 + sin x ) = sin x − + infatti, dalle asintoticità
2 3 2 3
precedenti si ricava che sin x = x + o( x) , sin 2 x = x2 + o ( x2 ) , sin3 x = x3 + o ( x3 ) , da cui:
288
sin 2 x sin3 x x2 x3 x2 x3
sin x − + = x − + + o ( x ) + o ( x ) + o ( x ) = x − + + o ( x ) = x + o ( x ) , essendo
2 3
2 3 2 3 2 3
∈ o( ), ∈ o( ), e questo non prova che il log (1 + sin x ) − x −
2 3 x2 3
è asintotico a /3.
2
x 2 x3
b.- Per il precedente punto a.-, si ha che il log (1 + sin x ) − x + = + o ( x3 ) ; tan x ∼ x , da cui
641) trovare la parte principale, ovvero il primo termine non nullo dello sviluppo asintotico, di
2 2
e x − 2 cos x + 1 e di e x − 2 cosh x + 1 per x → 0; servirsi dei risultati ottenuti per discutere la
∞ ∞
1 n2 1 1n2 1
convergenza delle serie: e − 2 cos n + 1 e
n=0
e − 2 cosh n + 1 .
n=0
x2
( )
Si ha che e x = 1 + x 2 + o x 2 ; cos x = 1 − + o ( x3 ) , per cui:
2
2
ex − 2cos x + 1 = 1 + x2 − 2 + x2 + 1 + o ( x2 ) = 2 x2 + o ( x2 ) .
2
2
Pertanto 2 è la parte principale richiesta.
x2
Analogamente, cosh x = 1+ + o ( x3 ) , pertanto e x − 2cos x + 1 = 1 + x 2 − 2 − x 2 + 1 + o ( x 2 ) = o ( x2 )
2
2
non è pertanto sufficiente la precisione tenuta, dobbiamo arrivare a termini del terzo ordine in x;
x4 x2 x4
e = 1+ x + + o ( x ) ; cosh x = 1 + + + o ( x5 ) . Per cui:
x2 2 4
2 2 24
x4 x4
ex − 2cos x +1 = 1 + x2 + − 2 − x2 − + 1 + o ( x4 ) = x4 + o ( x4 ) , così la parte principale è
2 5
2 12 12
5 4/12.
Il termine generale della prima serie è asintotico a 2/n2, quindi la serie è assolutamente convergente.
Il termine generale della seconda serie è asintotico a 5/12n2, quindi anche la seconda serie è
assolutamente convergente. Si può notare che l’informazione relativa a e x − 2cosh x + 1∈ o x2 , che ( )
2
fa vedere che il termine generale della corrispondente serie è o(1/n2), sarebbe stato sufficiente.
α
( )
0 ≤ α < 1. Se n → n sin 1n fosse decrescente, almeno definitivamente, il Criterio di Leibniz
sarebbe applicabile e direbbe che la serie converge. Usando le derivate, si noti che la funzione
x → xα sin 1 ( x) ha per derivata:
( ) − cos 1
sin 1
α x sin 1 x − x
α −1
( ) α −2
cos 1 ( x) = x (α x sin ( 1 x) − cos ( 1x)) = x
α −2 α −2 α x
( x) ;
( )
1
x
f ′(c) f( (c)
m)
f ( x) = f (c) +
1!
+ ... +
m!
( x − c)
m
(
+ O ( x − c)
m +1
).
Il termine complementare O ( x − c) ( m+1
) vuol dire essere una funzione della forma r ( x)( x − c) m+1
con
r : I → R limitata in un intorno di c. La formula di Taylor con il resto di Peano ci dice come è fatta
σ ( x)
la r, r ( x ) = f m+1 ( c ) + con σ : I → R infinitesima per x → c. Arrestandosi al termine di grado
( m + 1)!
(
m, il resto è O ( x − c) ) ⊆ o(( x − c) ) , l’inclusione essendo propria (si consideri ad esempio
m+1 m+1
5
∞ −n 2
1
643) Studiare la convergenza della serie cosh .
n =1 n
1
Scriviamo il termine generale nella forma exp − n 2 log cosh ; posto x = 1/n, cerchiamo
5
n
2 2
( )
1
5 1 1 n 2 −3
L’esponente si scrive − n 2
2n 2 + O 2n 4 = − 2 + O n
2 .
− n
Quindi, il termine generale della serie assegnata è asintotico a e 2
:
( ( ))
5
−n 2
cosh 1
( )
n n− 12 n− 12 −3
O n−32
= exp − + +O n 2 = e →1 , dato che, in particolare, ogni
e−n
5
2 2 2
funzione di O n ( ) è infinitesima.
−3
2
3 1n
( )
∞
644) Studiare la convergenza della serie 1 + sin − 1 e − 1 .
n
n =1
e
1
n
−1 è asintotico a 1/n (dal limite fondamentale lim
( e −1) t
= 1);
t →0 t
( )
2
1 + sin 3 − 1
3
1 + sin − 1 =
n
=
sin 3
n ∼
3 ( )
, per n → + ∞, in base al limite
( ) ( )
2 2
n 1 + sin 3 + 1 1 + sin 3 + 1 2 n
n n
fondamentale lim sin t = 1 . Il termine generale è, pertanto, asintotico a 3/2n2 e la serie assegnata è,
t→0 t
quindi, assolutamente convergente.
n2
n −1 ∞
645) Studiare la convergenza della serie α .
2n
n =1 n
n
n −1 2
α , e tende a α /e per n → + ∞: la
2
La radice n-esima del termine generale della serie vale
n
serie converge senz’altro per |α| < √ e diverge per |α| > √ ; se |α| = √ si ottiene:
291
n2
n −1 2 log(1− 1 ) 2 log(1− 1 )+ n 1 1 1 1
α = = , ed è log 1 − = − − 2 + o 2 , per n → + ∞, da cui:
2n n n n n n
e e e
n n n 2n n
2
1 1 n
n log 1 − + n = − + o (1) , per cui il lim n − 1 e n = e − 2 ≠ 0 .
2 1
n 2 t →∞
n
Il termine generale non è infinitesimo, quindi la serie assegnata diverge.
x
646) Data la funzione f ( x ) = ( x +1) exp discutere: il dominio, le simmetrie, la continuità, il
x −1
segno, la derivabilità, la monotònia, gli asintoti, la convessità ed i flessi.
- Il dominio è R\{1};
- Le simmetrie: nessuna evidente;
- La continuità: la funzione, composta da funzioni continue, è continua nel suo dominio;
- Il segno: per – 1< x (x ≠ 1) si ha f(x) > 0, per x < – 1 si ha f(x) < 0, f(–1) = 0;
- La derivabilità e la monotònia: in tutto il suo dominio la f(x) è derivabile, essendo composta da
funzioni derivabili. Si ottiene:
x x
( x −1) ( x −1)
x −1+ x
(x − 2 x + 1 − x − 1) =
x x
e e
f ′(x) = e ( x −1)
+ ( x + 1) e ( x −1)
= 2
x ( x − 3) .
( x + 1) ( x + 1) ( x + 1)
2 2 2
Ne segue che f ′(x) > 0 per x > 3 e per x < 0; la f(x) è strettamente crescente negli intervalli [3, + ∞[
e ]– ∞, 0]; inoltre la f ′(x) < 0 per 0 < x < 3 (e x ≠ 1); la f(x) è strettamente decrescente negli intervalli
[0, 1[ e ]1, 3]. Il punto 3 è di minimo locale stretto per la f(x); il punto 0 è di massimo locale stretto.
x
x
tende a 1; ne segue che e ( ) → e > 0, quindi:
x −1
- Gli asintoti: per x → ± ∞, la frazione
x −1
f ( x)
lim f ( x ) = −∞ ; lim f ( x ) = +∞ ; lim =e.
x →−∞ x →+∞ x →±∞ x
Inoltre si ha che
x x −1 x
f ( x ) − ex = x e ( ) − e + e ( ) ;
x −1
dobbiamo
x x −1
calcolare il limite di x e ( ) − e per x → ± ∞,
x 1
e possiamo scrivere e ( ) = e1e ( ) , ponendo
x −1 x −1
1 1
= t (ovvero x = 1 + ) e si calcola il
x −1 t
1 et − 1
lim 1 + e ( e − 1) = e lim ( t − 1)
t
=e,
t →0
t t →0 t
et − 1
ricordando il limite fondamentale lim = 1.
t →0 t
Pertanto, la retta di equazione y = ex + 2e =
= e(x + 2) è un asintoto obliquo di f(x), per
x → ± ∞.
Rimane da studiare il punto x = 1. Essendo:
292
Segue che la f(x) è strettamente convessa negli intervalli [3/5, 1[ e ]1, +∞[, mentre è strettamente
concava nell’intervallo ]– ∞, 3/5]; x = 3/5 è punto di flesso. Dal grafico si osserva che f(0) = 1 e
f(3) = 4e3/2. L’“attacco” della curva in x = 1 da sinistra è orizzontale, cioè si ha che il lim− f ′ ( 0) = 0 ,
x→1
x 2
( x −1) 1 t
infatti il lim e = lim ee t t 2 = e lim = 0 (posto 1/(x – 1) = t, ovvero x = 1/t + 1).
( x − 1) x → −∞ e − t
− 2 x → −∞
x →1
−t
Essendo, come è noto, che t ∈ o e , per t → – ∞, qualunque sia m > 0.
m
( )
647) Grafici di funzioni.
1 − x2
Data la funzione Data la funzione f ( x ) = arcsin 2
discutere: il dominio, le simmetrie, la
1+ x
continuità, il segno, la derivabilità, la monotònia, gli asintoti, la convessità ed i flessi.
1 − x2 1 − x2
- Dominio: dev’esser ≤ 1 ⇔ − 1 ≤ ≤ 1 ⇔ −1 − x 2 ≤ 1 − x 2 ≤ 1 + x 2 ⇔ −1 ≤ 1 ≤ 1 + 2 x 2 ,
1 + x2 1 + x2
disuguaglianze soddisfatte per x ∈ R. Il dominio è tutto R.
- Simmetrie: f(x) è chiaramente pari (simmetrica rispetto all’asse y).
1− x2
- Continuità: Si ha f(x) = arcsin o g, in cui g : R → [–1, 1] è definita da g ( x) = ; ovviamente g,
1+ x2
quoziente di funzioni continue con denominatore mai nullo, è ovunque continua, e continua è la
funzione arcsin. La f(x), composizione di funzioni continue è, quindi, continua.
- Derivabilità: La g(x) è ovunque derivabile; arcsin è derivabile in ]–1, 1[; la f(x) è certamente
derivabile, almeno per gli x ∈ R per cui g(x) ≠ ± 1; si ha che g ( x) =1 ⇔1− x2 =1+ x2 ⇔ x = 0, e
g ( x) = −1 ⇔−1− x2 =1− x2 ⇔−1 =1 impossibile. Certamente, la f(x) è derivabile in R\{0}, ed
1 1 −2 x (1 + x ) − 2 x (1 − x ) 1 −4 x
ha: f ′ ( x ) = g′( x) = = .
1 − ( g ( x ))
2
1 − ( g ( x ))
2
(1 + x )
2 2
1 − ( g ( x ))
2
(1 + x )
2 2
Per vedere se la f(x) è derivabile in x = 0 calcoliamo i limiti destro e sinistro di f ′(x) in x = 0; essendo
la f(x) continua in x = 0, il limite destro, se esiste, sarà la derivata destra, e quello sinistro la derivata
sinistra; essendo la f ′(x) dispari, basta fare il limite destro, per x → 0+. Si ottiene:
293
1 − x2 1 − x2 2x2 ⋅ 2 1 − ( g ( x ) ) ∼ 2x ,
2
1 − ( g ( x ) ) = (1 − g ( x ) ) (1 + g ( x ) ) = 1 −
2
2
1 + 2
= , per cui
1 + x 1 + x (1 + x 2 )
2
(
g (x) g′( x)
2
) + g ′′ ( x ) 2
=
(
1− g′( x)
2
)
1 − x 2 (1 − x ) 16 x 2
2 2
12 x 2 − 4 4 − 4 x 2 12 x 2 − 4 8x2
= + + = + = > 0.
1 + x2 4 x 2 (1 + x 2 )4 (1 + x 2 )3 (1 + x 2 )3 (1 + x 2 )3 (1 + x 2 )3
Pertanto, la f(x) è strettamente convessa sia su ]– ∞, 0] che su [0, +∞[, ma non su tutto R; su R la f(x)
non è né convessa né concava. Dal grafico si nota che la f(x) = 0 se e solo se x = ± 1.
≤1
La funzione assegnata si scrive f(x) = 0
x2 + x − 1
≥1
(|x – 1| ≥ 0, |x – 1| ≤ 0).
x − x +1
2
√5 < 3). Ne segue che la f(x) non è definita su [1, +∞[. Riassumendo:
2 2 2
294
−1 − 5 −1 + 5
- Dominio: R\( , );
2 2
⎧
≤
⎪
−1 − 5
x2 + x − 1
⎪ 2
⎨ x + x −1 ≤ ≤1
f(x) = −1+ 5 .
⎪
2
⎪
2
⎩ x2 − x + 1 ≥1
- Simmetrie: Non ce ne sono di ovvie.
- Continuità: In quanto composizione di funzioni continue la f(x) è continua nel suo dominio.
- Segno: Banalmente la f(x) è positiva nel suo dominio, e nulla alla frontiera di esso, cioè per
−1 ± 5
x= .
2
- Derivabilità: La f(x) è derivabile nel suo dominio, eccetto per x = 1 (in cui x → |x – 1| non è
−1 ± 5
derivabile) e per gli x che annullano l’argomento della radice quadrata, cioè per x = .
2
⎧ 2x + 1
< −1 − 5
( )
⎪ 2 x2 + x − 1
⎪
2
⎪
2 < <1.
2x + 1
Si ha f(x) =
⎨ 2 x2 + x − 1
( −1 + 5 )
⎪
⎪
⎪ 1<
2x −1
⎩ 2 x2 − x + 1
−1 − 5 −1 + 5
Per x → − la derivata prima tende a – ∞, e per x → la derivata prima tende a + ∞. In
2 2+
tali punti la f(x) non è, quindi, derivabile. Per x → 1- la f ′(x) → 3/2, per x → 1+ la f ′(x) → 1/2,
pertanto il punto 1 è angoloso (in quanto la f(x) è continua ed i valori 3/2 e ½ sono le derivate sinistra
e destra della f(x) in x = 1). In conclusione, la f(x) è derivabile in tutto il suo dominio, eccetto nei
−1 ± 5
punti x = e x = 1.
2
Si noti che è
( −1− 5 ) <
(
−1 −1 + 5 ) > 2, pertanto si ha f ′(x) < 0 se x <
( −1− 5 )
2 2 2 ;
[
( −1+ 5 )
2 , +∞[.
( ) (
- Convessità: Se x ∈ −∞, −1− 5 2 ∪ −1+ 5 2,1 si ottiene:
)
295
( 2 x + 1)
2
+ x −1 −
) = 4x
2
(2
2 x
1 x2 + x −1 2
+ 4x − 4 − 4x2 − 4x −1 −5
f ′′ ( x ) = = < 0;
x + x −1 4 ( x + x − 1) 4 ( x + x − 1)
2 3 3
2 2 2 2 2
( ) ( )
negli intervalli −∞, −1− 5 2 e −1+ 5 2,1 la f(x) è, pertanto, strettamente concava.
Se x > 1, si ottiene:
( 2 x − 1)
2
− x +1 −
) = 4x
2
(2
2 x
1 x2 − x + 1 2
− 4 x + 4 − 4 x2 + 4x − 1 3
f ′′ ( x ) = = > 0;
x − x +1 4 ( x − x + 1) 4 ( x − x + 1)
2 3 3
2 2 2 2 2
1 1 1 1
x2 − x − 1 = x 2 1 − sgn x − 2 = x 1 − sgn x − 2 , l’espressione sotto radice tende a 1 per
x x x x
x → ± ∞. Inoltre:
f ( x) x2 − x + 1 1− 1 + 1 2
x x = 1;
lim = lim = lim
x →+∞ x x →+∞ x x →+∞ 1
1 −1
x2 − x + 1 − x2
lim ( f ( x ) − x ) = lim x 1
= lim = − ; pertanto, la retta di equazione
x →+∞ x →+∞
x2 − x + 1 + x x →+∞
x2 − x + 1 + x 2
1− 1 1
= lim x = − , pertanto la retta di equazione y = – x – 1/2 è asintoto obliquo di f(x),
x →−∞ 2
− 1+ 1 − 1 2 −1
x x
(
al tendere di x a – ∞. Essendo la f(x) concava in −∞, −1− 5 2 si ha f(x) < – x – 1/2 per
)
( )
x ≤ −1 − 5 2 , ed essendo la f(x) convessa in [1, +∞[, si ha f(x) > x – 1/2 se x ≥ 1. Si può osservare
che il grafico di f(x) è ottenuto incollando fra loro i pezzi di due iperboli; precisamente l’iperbole di
296
equazione ]2 =
( x+ 1 )
2
2
1 5 2 y2
2
+ – 1, ovvero x + − y 2 = , oppure 2
− 2
= 1 , con centro nel
2 4 2 2
5 5
( x− 1 )
2
2 2
1 3 y 2 = 1 , con centro nel punto (1/2, 0) e la retta x = 1/2
y 2 − x − = , oppure 2
− 2
2 4 2 2
3 3
come asse focale, fornisce al grafico la sua posizione al di sopra dell’asse delle x, con ascissa ≥ 1.
( )
649) Studiare la funzione f ( x) = x log x −1 dopo averla prolungata per continuità ove possibile
2
prolunga per continuità anche in zero, ponendo f(0) = 0. La funzione assegnata ha quindi come
dominio tutto R ed è continua in esso. La funzione è pari (simmetrica rispetto all’asse delle y).
f (x)
Il lim f ( x ) = +∞ ; essendo anche il lim = +∞ non ci sono asintoti obliqui.
x →±∞ x → ±∞ x
x ∈ ]– ∞, – e[ ∪ ]e, +∞[; f(x) < 0 per x ∈ ]– e, 0[ ∪ ]0, e[; f(– e) = f(0) = f(e) = 0.
La f(x) > 0 se e solo se il log |x| > 1, che equivale a |x| > e; pertanto si ottiene che la f(x) > 0 per
x →+∞ x →+∞
ricordi che il lim+ x log x = 0 (considerando x = e-t, che trasforma il limite in lim
( −t )
= 0 ), pertanto
x→0 t →+∞ et
si ha lim+ f ( x ) = 0 .
x→0
f ( x)
= lim x ( log−1) = +∞ .
2
Non si hanno asintoti obliqui a +∞, essendo il lim
x →+∞ x x →+∞
log x >
( −1 + 5 ) , oppure se il log x < ( −1 − 5 ) ; cioè:
2 2
−( 5 +1 ) ( )
5 −1 ( − )
5 +1 ( )
5 −1
f ′′(x) > 0 ⇔ x ∈ 0, e 2
∪ e 2
, +∞ . I punti x1 = e 2
e x2 = e 2
sono di flesso.
Ingrandendo il grafico in prossimità dell’origine si ha f ′(0+) = 0.
1
651) Studiare il grafico della funzione f ( x ) = tanh exp .
x −1
2
Il dominio è D = R\{±1}, la f(x) > 0 su D; la f(x) è pari (simmetrica rispetto all’asse delle y), quindi è
sufficiente studiare la f(x) su R+.
Il lim+ f ( x ) = lim tanh t = 1, il lim− f ( x ) = tanh 0 = 0 , il lim f ( x) = tanh1.
x→1 t →+∞ x →1 x→±∞
per ogni x ∈ D,
1 −2 x
(
f ′ ( x ) = 1 − f 2 ( x ) exp 2 )
x −1 x2 −1 ( )
2
x →1+ t →+∞
( )
lim f ′ ( x ) = lim − 2 1 − tanh 2 ( exp ( t ) ) exp ( t ) t 2 = −2 lim (1 − tanh 2 τ )τ log 2 τ 0 (posto τ = et),
τ → +∞
1 − tanh 2
τ = 1−
(e τ
− e −τ )
=
4
∼
4
(e τ
+e −τ
) (e τ
+e −τ
)
2
e 2τ
τ log2 τ
per cui il lim+ f ′ ( x) = −8 lim =0.
x→1 τ →+∞ e2τ
( x − 1)
3
- Dominio: Df = x ∈ R : x + 2 ≠ 0;
x+2
( x −1)
3
−1
1 ( x − 1) ( x − 1 )3 ′ 3 ( x − 1) ( x + 2 ) − ( x − 1)
3 2 2 3
1 x+2
f ′(x) = − f ( x) = − f ( x) =
2 x+2 x + 2 ( x − 1) ( x + 2)
3 2
2
( x − 1) ( 3 x + 6 − x + 1) = − 1 x + 2 f x x − 1 2 2 x + 7 = − 1 x + 2 f x 2 x + 7
2
1 x+2
=− f (x) ( ) ( ) ( )( )
( x − 1) ( x + 2) 2 ( x − 1) 3 x+2 2 ( x − 1) 3
3 2
2
x −1
3
1 1
f ′( x) = − x − 1 ( 2 x + 7 ) exp .
2 x+2 x+2
3
3 3
Considerato che il lim− x − 1 = 27 > 1, si avrà che x−1 > 1 in un intorno sinistro
x →−2
1 −1
lim exp = lim t 3e−t = 0 , per cui il lim− f ′ ( x ) = 0 .
x →−2
x −1
3 x + 2 t →+∞ x →−2
L’unità di misura dell’asse delle y per il
ramo della curva con x < – 2 è di 2000
volte più grande di quella del ramo della
curva con x ≥ 1.
- Dominio: Df = { x ∈ R : 27 − x 2 ≠ 0; x ≠ 0} = R \ 0, ±3 3 . { }
- Limiti: lim f ( x ) = −∞ (essendo il lim
x →±3 3 x → ±3 3
( 27 − x ) = 0 ).
2
log 27 − x 2
x3 − 27 x + 54 = ( x − 3) ( x + 6) e f ′ ( x ) =
2
x ( x 2 − 27 )
Le rette x = ± 3√3 e x = 0 sono asintoti
verticali, inoltre:
f (x) 1 27 − x 2
= 1+ log → 1 , per x → ± ∞
x x x
27 x 2 − 27
e f ( x ) − x = log → 0, per
x2
x → ± ∞, quindi y = x è asintoto obliquo per x → ± ∞. Si osservi che:
M = f(6) = – 6 + log 9 – 2log 6 = – 6 +3log 3 – 2(log 2 + log 3) = – 6 + log 3 – log 4 < 0;
300
intervalli ]– ∞, –3√3[, ]–3, –3√3[, ]3, 3√3[, ]3√3, +∞[ ed è convessa in ]– 3, 0[ e ]0, 3[.
( )
654) Studiare la funzione f ( x) = log e − e −1 (convessità e flessi compresi).
2x x
2e 2 x − e x e 2 x ( 2e x − 1)
f ′ ( x) = 2x = .
Si ha, quindi, la f ′(x) > 0 per ex > 1/2 ⇔ ⇔ x > log (1/2) = – log 2, mentre la f ′(x) <
e − e x − 1 e2 x − e x − 1
0 se x < – log 2; la f(x) è strettamente crescente nell’intervallo [– log 2, +∞[, strettamente decrescente
nell’intervallo ]– ∞, – log 2], pertanto, il punto – log 2 è punto di minimo assoluto per la f(x), in cui
1 1 3
f ( − log 2) = log − + 1 = log = log3 − 2log 2.
4 2 4
Si noti che f(0) = 0. Per calcolare la derivata seconda conviene scrivere f ′ = g o exp, in cui
g ( y) =
(2 y 2
− y)
è funzione razionale. Pertanto, si ottiene:
( y 2 − y + 1)
2
301
( 4 y − 1) ( y 2 − y + 1) − ( 2 y 2 − y ) ( 2 y − 1)
2
4 y3 − 4 y 2 + 4 y − y 2 + y − 1 − 4 y3 + 2 y 2 + 2 y 2 − y
g′ ( y ) = = =
(y − y + 1) (y − y + 1)
2 2 2 2
− y2 + 4 y −1 e2 x − 4e x + 1
= ; pertanto, la f ′′ ( x ) = g ′ ( e x ) e x f ′′ ( x ) = −e x .
(y − y + 1) (e − e x + 1)
2 2 2x 2
x2 2
655) Per la funzione ( )
f x = arcsin , trovare il dominio e studiare la derivabilità.
2 x − 2x + 2
4 2
–2 +2 > 0 e
x2 2
- Dominio: Dev’essere 4 2
≤ 1.
Pertanto il dominio è R.
- Derivabilità: La f(x) sarà derivabile per ogni x del dominio, eccetto al più gli x che rendono uguale
x2 2
a ± 1 l’argomento dell’arcoseno. Si noti che = 1 se e solo se 2
– 2 = 0, cioè se e solo
2 x − 2x + 2
se x = ± √2 ; l’argomento dell’arcoseno è sempre positivo, quindi mai pari a – 1. Per semplificare la
4 2
. Per x ≠ ± √2 si ottiene f ′ ( x ) =
x2 1
scrittura, poniamo g ( x ) = g ′ ( x ) , e la
2 x − 2x + 2 1 − ( g ( x ))
4 2 2
2 x x4 − 2 x2 + 2 − x2
( 4x 3
− 4x)
g′ ( x ) =
1 (2 x4 − 2 x2 + 2 )= 1
( 4x ( x 4
)
− 2 x 2 + 2 ) − 4 x3 ( x 2 − 1) =
x − 2x + 2 2 ( x − 2x + 2)
4 2 3
2 4 2 2
x ( x 2 − 2 ) , mentre:
2
=
(x − 2x2 + 2)
3
4 2
( x2 − 2)
2
x4 x4 − 4 x2 + 4
1 − ( g ( x )) = 1 −
2
= = , quindi:
2 ( x4 − 2x2 + 2) 2 ( x4 − 2 x2 + 2 ) 2 ( x4 − 2 x2 + 2)
3
2
302
1 2 x 4 − 2 x 2 + 2 , pertanto:
=
1 − ( g ( x )) x2 − 2
2
f ′( x) = −
2x
x − 2x + 2
4 2
sgn ( x 2 − 2 ) = − 4
2x
x − 2x2 + 2
sgn x − 2 ( )( x + 2 ) . Ne segue che il
lim− f ′ ( x) = 2 ed il lim+ f ′ ( x ) = − 2 .
0 < x < √2 e per – ∞ < x < – √2 ; è strettamente negativa per – √2 < x < 0 e per √2 < x < + ∞.
assoluto, in cui la f(x) vale π/2. La derivata è nulla solo per x = 0; è strettamente positiva per
Quanto sopra si vede subito dall’espressione trovata per f ′(x). Se x > 0, si ottiene:
x2 2 1 1
= → , per x → + ∞, pertanto, il
2 x4 − 2 x2 + 2 2 1− 2 + 4
2 2 2
x x
1 π π
lim f ( x ) = arcsin = 4 e per parità si ha anche che il xlim f ( x ) = . La retta y = π/4 è, quindi
x →+∞
2 →−∞ 4
asintoto orizzontale bilatero per la f(x), quando x → ± ∞. Inoltre, la f(x) = π/4 se e solo se
x2 1
= , cioè se e solo se x2 = x4 − 2x2 + 2 ⇔−2x2 + 2 = 0 ⇔ x =±1.
2 x − 2x + 2
4 2
2
Quindi, il grafico della f(x) incontra l’asintoto orizzontale nei punti di ascissa 1 e – 1.
656) Determinare il dominio, i limiti, l’asintoto orizzontale nei punti di frontiera del dominio, la
derivata, la monotònia, i massimi – minimi locali e globali e il grafico della funzione
f ( x ) = log x − 1 − x .
−x + 2 x +1
- Segno di f ′(x): Per x > 0 si ha f ′ ( x ) = .
2 ( x − 1) x
Il polinomio – {2 + 2 { – 1 ha le due radici t = 1± √2 , quindi si ha:
< 0 j −∞,1 − 2 ∪ 1 − 2, +∞
–{ +2{–10
> 0 j 1 − 2,1 + 2
2
.
⎪
– ,
x ∈ ]0,1[ ∪ 3 + 2 2, +∞
⎨
⎪
f ′(x) .
>0
⎩
x ∈ 1,3 + 2 2
in x = –1 un flesso a tangente
( ) ( )
f 3 + 2 2 = log 2 + 2 2 − 3 + 2 2 = log2 + log 1+ 2 − 1+ 2 ; ( ) ( )
Si studi ϕ(x) = log x – x per x > 0: la ϕ(x) è decrescente su ]1, +∞[, per cui:
log 1 + 2 − 1 + 2 = ϕ 1 + 2 ≤ ϕ (1) = log1 − 1 = −1 , da cui f(3 + 2√2) < log 2 – 1< 0.
( ) ( ) ( )
304
x − 2 12
657) Studiare la funzione f ( x ) = arctan , cioè: insieme di definizione, continuità, limiti nei
x+2
punti notevoli, asintoti, derivabilità, crescenza e decrescenza, punti di massimo e di minimo relativo
e assoluto, limiti di f ′(x), grafico, calcolare f(x) + f(– x) e dedurne una simmetria nel grafico, dedurre,
senza calcolare la f ′′(x), che la funzione non è né concava né convessa nel punto (–2, 2).
- Dominio: Df = R\{–2}.
( x − 2)
1
π
2
- Limiti: Il lim = 1 , per cui il lim f ( x ) = , quindi, la retta y = π/4 è asintoto per x
x →±∞ x+2 x →±∞ 4
( x − 2)
1
π
2
→ ± ∞. Inoltre, essendo il lim = +∞ , si ha che il lim f ( x ) = , quindi, la f(x) si può
x →−2 x+2 x →−2 2
estendere, per continuità, a tutto R ponendo f(–2) = π/2. Studiamo la funzione estesa:
( x − 2)
1
2
La funzione x → è derivabile per x ≠ ± 2, per cui la f(x) è derivabile in R\{±2} e si ha per
x+2
x − 2 ′
−1
1 1 x−2 2
x−2
x ≠ ± 2: f ′ ( x ) = sgn =
x − 2 12 2 x + 2 x+2 x+2
2
1+
x+2
=
x+2 x−2
−1
2
( x + 2 ) − ( x − 2 ) sgn x − 2 = 2 1 x−2
sgn ;
x+2 + x−2 x+2 ( x + 2) x+2 x+2 + x−2 x−2 2 x+2 2 x+2
2 1 1
x−2
in particolare, il sgn f ′ ( x ) = sgn
1
per x ≠ ± 2. Inoltre il xlim = +∞ , da cui il
x+2 → ± 2 1 1
x−2 2 x+2 2
lim f ′ ( x ) = ±∞ e il lim± f ′ ( x ) = ±∞ ; essendo la f(x) continua in ± 2 si ottiene, in conseguenza del
x →2± x →−2
Teorema di de L’Hospital, che la funzione assegnata non è derivabile in ± 2, pertanto si una cuspide.
Essendo la f ′(x) > 0 per |x| > 2 e f ′(x) < 0
per |x| < 2 si ottiene che la f(x) è
strettamente crescente negli intervalli
]– ∞, –2[ e ]2, + ∞[, strettamente
decrescente nell’intervallo ]–2, 2[.
305
Possiamo riassumere lo studio della f ′(x) nella tabella rappresentata sopra: la f(x) ha un massimo
1 1
x−2
1
−x − 2 2
x−2 2
1
è g ( −x) =
2
Posto g ( x ) = = = , con x ≠ ± 2, di conseguenza per
x+2 −x + 2 x+2 g ( x)
x ≠ ± 2 si ha f(x) + f(–x) = arctan g(x) + arctan 1/g(x) = π/2, essendo la g(x) > 0.
Per x = ± 2 è f(2) + f(–2) = π/2. Quindi, 1/2(f(x) + f(–x)) = π/4 per ogni x, per cui, il grafico della
funzione assegnata è simmetrico rispetto al punto (0, π/4).
Certamente, la f(x) non è né concava né
convessa nell’intervallo ]–2, 2[, altrimenti
essendo la f(x) derivabile su ]–2, 2[, la
derivata f ′(x) sarebbe monotòna su ]–2,
2[; ma è il lim+ f ′ ( x ) = −∞ = lim− f ′ ( x )
x→−2 x→−2
−1
658) Studiare la funzione f ( x ) = sin exp
x
, nell’intervallo [0, 2π], cioè: insieme di
1 + cos x
definizione, segno, limiti ed eventuali asintoti, continuità ed eventuali prolungamenti, derivabilità,
crescenza e decrescenza, punti di massimo e di minimo relativo e assoluto, limiti di f ′(x) se rilevanti,
abbozzo del grafico anche su tutto R.
{ }
- Dominio: x ∈[ 0,2π ] : cos x ≠ −1 = [ 0,2π ] \ {π } ; la funzione assegnata è continua nel suo dominio.
- Segno: sgn f(x) = sgn sin x, quindi la f(x) > 0 su ]0, 2π[.
1 −1
- Limiti: 1 + cos x ≥ 0 su [0, 2π], pertanto il lim = +∞ e il limexp = 0 per cui il
x →π 1 + cos x x →π
1 + cos x
lim f ( x ) = 0 ; la funzione data si estende per continuità nell’intervallo [0, 2π] ponendo f(π) = 0.Nel
x →π
cos2 x2cos x −1 −1
= exp .
1 + cos x 1 + cos x
Quindi, sgn f ′ ( x ) = sgn cos x + 2cos x −1 ; dato che {2 +2 { +1 = 0 se e solo se t = –1± √2 si ottiene
( )
2
che cos 2 x + 2 cos x − 1 < 0 se e solo se –1– √2 < cos x < –1+ √2 , cioè per cos x < –1+ √2 ; posto
306
θ0 = arccos −1 + 2 , con θ0 ∈ ]0, π/2[ essendo 0 < –1– √2 < 1, è f ′(x) < 0 se e solo se
( )
x ∈ ]θ0, 2π – θ0[ \{π} e f ′(x) > 0 se e solo se x ∈ ]0, θ0[ ∪ ]2π – θ0, 2π]; f ′(θ0) = f ′(2π – θ0) < 0.
Pertanto, la f(x) è strettamente crescente nell’intervallo ]θ0, 2π – θ0].
Essendo la f(0) = f(2π) = 0 < f(θ0) e la f (2π – θ0) < 0 si deduce che θ0 è punto di massimo assoluto e
2π – θ0 è di minimo assoluto. Inoltre:
( ( )) −1
( )
2 −1 −1
f (θ 0 ) = sin arccos −1 + 2 exp = 1 − −1 + 2 e 2
= 2 − 2e 2 , essendo
1 + −1 + 2
( )
−1
sin θ 0 = 1 − cos 2 θ 0 ; analogamente si ha che f ( 2π − θ0 ) = − f (θ0 ) = − 2 2 − 2e 2
.
- Limiti di f ′(x): Considerato che cos 2 π + 2 cos π − 1 = − 2 , si ottiene:
1 −1
lim f ′ ( x ) = −2lim exp = −2 tlim te−t = 0 , posto t = 1
x→π x→π 1 + cos x 1 + cos x →+∞ (1 + cos x ) ; per cui la f(x),
estesa per continuità, è derivabile in π e f ′(π) = 0.
- Grafico su R: La f(x) è periodica di periodo 2π; il grafico su R si ottiene traslando quello su [0, 2π]
con k ∈ Z.
sugli intervalli [2kπ, 2(k + 1)π],
− x+2
e − 3x − 5
659) Studiare la funzione f ( x ) = 4 2.
x+2
- Dominio: Df = R\{– 2}.
− 3x
- Limiti: lim f ( x ) = lim 4 = − 3 = lim f ( x ) ;
x → +∞ x → +∞ x 4 x → −∞
e − ( x + 2 ) − 3 x − 5 Hospital e − ( x + 2 ) − 3
lim+ f ( x ) = lim 4 2 = − 4 = −1 − 3 = − 7 ;
x → −2 x → − 2 x+2 x 4 4
( x+2) 3 x ( + )
e − − 5 Hospital − e x 2
−3
lim− f ( x ) = lim 4 2 = − 4 = 1− 3 = 1 .
x → −2 x → −2 x+2 1 4 4
- Asintoto orizzontale: y = – 3/4; non ci sono asintoti verticali, né obliqui.
- Derivabilità: La funzione assegnata è derivabile su Df e si ottiene:
f ′( x) =
(−e − x+2
sgn ( x + 2 ) − 3
4 ) ( x + 2 ) − ( −e − x+2
sgn ( x + 2 ) − 3 x − 5
4 )
2 = −e
− x+2
sgn ( x + 2 + 2 ) + 1
( x + 2) ( x + 2)
2 2
x < – 2 e g′(x) > 0 se x > – 2, dunque, la g(x) è strettamente decrescente su ]– ∞, –2[, strettamente
crescente su ]2, + ∞[; inoltre, g(–2) = 0, da cui la g(x) ≥ 0 su R, e la g(x) > 0 se x ≠ –2.
Considerato che il sgn f ′(x) = sgn f(x) si ha f ′(x) > 0 su Df , quindi la f(x) è crescente su ]– ∞, –2[ e
su ]– 2, + ∞[. Non è crescente su Df .
−e−t ( t + 1) + 1 Hospital e−t ( t + 1) − e−t te−t 1
- Limiti di f ′(x): lim f ′ ( x ) = lim+ = lim = lim = (avendo posto
x→−2 t →0 t2 t →0 2t t →0 2t 2
t = x +2).
Dalla tabella riportata in basso, si deduce che la f(x) < 0 su ]– 2, + ∞[, si annulla in un solo punto
c < – 2, la f(x) > 0 su ]c, – 2[, la f(x) < 0 su ]– ∞, c[, la f(x) non ha né minimo né massimo; il sup f(x)
= 1/4, l’inf f(x) = – 7/4.
x2 −1
660) Data la funzione f ( x ) = ,
log x
1.- Trovare il dominio ed il segno di f(x).
2.- Mostrare che la f(x) si prolunga per continuità ad una funzione definita su tutto R, che
continueremo a chiamare f(x). Calcolare anche il lim f ( x) . Descrivere la f(x).
3.- Calcolare la f ′(x), dove essa esiste, valutando se è continua dove esiste. E’ vero che f(x) ∈ C1 (R)?
x→±∞
4.- Studiare la monotònia di f(x), i suoi punti di massimo e di minimo locale e assoluto. Tracciare il
grafico di f(x).
Risoluzione:
1.- Il dominio di f(x) è R\{–1, 0, 1}. Inoltre, la f(x) è pari, ed è strettamente positiva nell’intervallo
]0, 1[, in quanto sia il numeratore che il denominatore sono negativi, e nell’intervallo ]1, + ∞[, in
quanto sia il numeratore che il denominatore sono positivi. Quindi la f(x) è strettamente positiva su
R\{–1, 0, 1}.
308
lim log x = 1.
x →1 ( x − 1)
Per parità si ottiene che anche il lim f ( x ) = 2 . Inoltre, il lim f ( x ) = 0 , dato che il denominatore
x →−1 x →0
tende a – ∞ e il numeratore tende a – 1. La f(x) si prolunga, quindi, per continuità a tutto R, ponendo
f(–1) = f(1) = 2, f(0) = 0. Inoltre, il lim f ( x ) = +∞ , dato che il numeratore è asintotico a 2
e il
x →±∞
denominatore è log |x|. Si noti che la funzione data è sempre strettamente positiva, tranne che in 0, in
cui vale 0; il minimo assoluto di f(x) è, quindi, 0, assunto per x = 0; l’estremo superiore è + ∞; per
2 x log x −
(x 2
− 1)
x = 2 x log x − x + 1 .
2 2
f ′( x) =
log 2 x x log 2 x
Per la parità di f(x), possiamo limitarci a considerare solamente x > 0. Come è noto, il lim+ f ′ ( x ) = +∞
x →0
e, per simmetria, il lim− f ′ ( x ) = −∞ , la continuità di f(x) in x = 0 implica, allora, che la f(x) ha una
x →0
Si poteva studiare il segno della funzione g(x) = 2 2 log x – +1; si ha g′(x) = 4x log x + 2x – 2x =
In conclusione, si ha f ′(x) > 0 per ogni x > 0, quindi f ′(x) < 0 per x < 0.
= 4x log x, per cui g′(x) > 0 per x > 1 e g′(x) < 0 per 0 < x <1; essendo g(1) = 0, si ricava g(x) > 0 per
x > 0, x ≠ 1, quindi il segno di f ′(x).
309
Dal grafico si noti che il lim f ′ ( x ) = +∞ , quindi non ci sono asintoti obliqui.
x→+∞
x
661) Studiare la funzione f ( x ) = arctan .
x +1
Il campo di esistenza è dato da ]– ∞, –1[ ∪ ]–1, +∞[.
La funzione assegnata è continua in ogni punto del suo campo di esistenza perché è somma, prodotto
e composizione di funzioni continue. Studiamo il comportamento di f(x) ai bordi del C.E.
x x
All’infinito si ottiene lim = −1, lim = 1 , quindi, considerando la continuità della
x→−∞ x + 1 x →+∞ x + 1
π π
funzione, ϕ(t) = arctan t, si ottiene lim f ( x ) = − , lim f ( x ) = .
x →−∞ 4 x →+∞ 4
Le rette di equazione y = – π/4 e y = π/4 sono
asintoto, per la f(x), rispettivamente sinistro e
x
destro. Inoltre lim− = −∞ ,
x →−1 x +1
x
lim+ = +∞ , quindi per le proprietà della
x →−1 x +1
funzione ϕ(t) = arctan t, si ottiene
π π
lim f ( x ) = − , lim+ f ( x ) = , per cui, si
x →−1− 2 x →− 1 2
evince che la funzione assegnata presenta un
salto di ampiezza π nel punto di ascissa – 1.
Utilizzando i teoremi sull’algebra delle derivate possiamo affermare che la f(x) è derivabile in ogni
punto del C.E. tranne il punto x = 0.
Non possiamo essere certi della derivabilità in x = 0 perché il |x| non è ivi derivabile. Per questo
⎧ >0
⎪
1
( x + 1) + x 2
2
⎨
< 0, ≠ −1
f ′(x) = .
⎪−
1
⎩ ( )
2
x + 1 + x 2
La f(x) non è derivabile in x = 0 perché i limiti laterali di f ′(x), per x → 0, sono finiti ma diversi fra
loro, quindi il punto x = 0 è angoloso. La funzione data risulta monotòna decrescente negli intervalli
]– ∞, –1[ e ]–1, +∞[ e monotòna crescente in ]0, +∞[. Il punto x = 0 è di minimo relativo. Per
completare la raccolta delle informazioni sufficienti per tracciare il grafico in modo qualitativo,
Quindi, calcoliamo la derivata seconda della f(x) e ne studiamo il segno. Per x ∈ R\{–1, 0} si ottiene:
esaminiamo le qualità di convessità della funzione assegnata.
310
⎧ 2 ( 2 x + 1)
>0
⎪
⎪
− 2
( x + 1)2 + x 2
⎨
< 0, ≠ −1
f ′′(x) = .
⎪
2 ( x + 1)
⎪ x + 1 2 + x2 2
⎩ ( )
Dal segno di f ′′(x) si deduce che la f(x) è concava negli intervalli ]– ∞, –1[, ]–1, –1/2[ e ]0, +∞[ mentre
è convessa nell’intervallo ]–1/2, 0[.
funzioni continue. Inoltre, f(x) = f(– x) per ogni ∈ R, pertanto ci limiteremo a studiare la restrizione
La f(x) è definita e continua in ogni punto di R, in quanto è somma, prodotto e composizione di
di f(x) nell’intervallo ]0, +∞[. La funzione data è positiva, tranne per x = 1 in cui si annulla, da cui si
deduce che x = 1 è punto di minimo assoluto.
π
All’infinito si ottiene lim arctan 1 − x 2 = , quindi la retta y = π/2 è asintoto orizzontale destro per
x →+∞ 2
la f(x). Utilizzando i teoremi sull’algebra delle derivate possiamo affermare che la f(x) è derivabile in
ogni punto del campo di esistenza, tranne il punto di ascissa 1. Non possiamo essere certi della
derivabilità in x = 1 in quanto |t| non è derivabile per t = 0. Per questo motivo la derivabilità della f(x)
in x = 1 dev’essere studiata in modo diretto.
⎧ >1
⎪
1
x x2 −1
⎨− 0< <1
Per x > 0 e x ≠ 1 si ha f ′(x) = .
⎪ 2 − x2 1 − x2
x
⎩ ( )
La funzione data è monotòna decrescente
nell’intervallo ]0, 1[ e crescente in ]1, +∞[.
Come abbiamo visto, x = 1 è punto di
minimo assoluto. Inoltre, la funzione
assegnata non è derivabile in x = 1 perché i
limiti laterali della f ′(x), al tendere di x a 1,
sono infiniti e diversi fra loro. Il punto di
ascissa 1 è, quindi, un punto cuspidale.
Esaminiamo le proprietà di convessità della funzione data, quindi calcoliamo la f ′′(x) al fine di
studiarne il segno.
⎧ − 2x −1 >1
⎪
2
⎪ ( x 2 − 1) 2 x 2
3
⎨ 2 x4 − x2 − 2
0< <1
Per x > 0 e x ≠ 1 si ha f ′′(x) = .
⎪
⎪
⎩ ( 2 − x )(1 − x )
3
2 2 2
Dallo studio del segno della f ′′(x) si deduce che la f(x) è concava negli intervalli ]0, 1[ e ]1, +∞[.
311
x
663) Studiare la funzione f ( x ) = arcsin .
2− x
La funzione data è definita nell’intervallo ]0, 1[ ed è ivi continua.
x
La f(x) è composta da ϕ(t) = arcsin t e da g ( x ) = . Risulta limitata in quanto lo è la ϕ(t) e
2− x
ammette, per il Teorema di Weierstrass, massimo e minimo. Inoltre, la funzione data è non negativa
ed ha minimo pari a zero, assunto nell’origine.
La f(x) è derivabile nei punti interni al campo di
esistenza, in quanto è composizione di funzioni
derivabili. La sua derivata prima è:
, ∀ ∈ ]0, 1[.
1 1
f ′ ( x) =
2 x (1 − x )( 2 − x )2
Essa non è derivabile agli estremi dell’intervallo
]0, 1[, perché il lim+ f ′ ( x ) = +∞ , lim− f ′ ( x ) = +∞ .
x →0 x →1
La funzione assegnata è strettamente crescente, in quanto la f ′(x) > 0 per ogni ∈ ]0, 1[. Ammette
Il grafico della f(x) presenta la tangente verticale agli estremi del campo di esistenza.
, ∀ ∈ ]0, 1[.
1 4x2 − 7 x + 2
f ( x) = −
′′
2 x (1 − x )( 2 − x )
Il segno della f ′′(x) è stabilito dal polinomio 4x2 − 7x + 2 . Così si deduce che la funzione è concava
7 − 17
nell’intervallo ]0, x0[ e convessa nell’intervallo ]x0, 1[, in cui x0 = .
8
x
664) Studiare la funzione f ( x ) = ( x + 4 ) 4 − x 2 − 6 arcsin.
2
La funzione assegnata è definita nell’intervallo ]–2, 2[ ed è ivi continua.
Ammette, per il Teorema di Weierstrass, massimo e minimo.
La f(x)è derivabile nei punti interni al campo di esistenza, in quanto somma e composizione di
( x + 1) , ∀ ∈ ]–2, 2[.
2
La funzione data non è derivabile agli estremi dell’intervallo ]–2, 2[ perché il lim+ f ′ ( x ) = −∞ ed il
x →−2
lim f ′ ( x ) = −∞ .
x →2−
312
lim f ( x ) = −∞ ed il lim− f ( x ) = −∞ .
x →π + x→2π
n
x
666) Studiare la funzione f ( x ) = sup .
n∈N x2 + 1
n
x
Lo studio della suddetta funzione viene preceduto dallo studio della successione . L’estremo
x2 + 1
superiore della successione fa parte dello studio della funzione assegnata, quindi il campo di esistenza
della suddetta funzione si ricava imponendo che la successione sia limitata superiormente. Basta
ricordare il comportamento della successione notevole qn da cui si ricava che dev’essere |x| ≤ 1. La
313
n
x
funzione assegnata ha, quindi, campo di esistenza [–1, 1], che coincide con la legge . Da qui in
x2 + 1
poi lo studio prosegue come negli esercizi precedenti.
Si noti la simmetria pari della funzione
data, quindi ci limitiamo a studiarla
nell’intervallo [0, 1]. Le derivate sono:
f ′( x) =
1 − x2
, f ′′ ( x ) = − 2 x
(3 − x )
2
(1 + x )
2 2
(1 + x )
2 3
2
667) Studiare la funzione f ( x ) = min x, .
x +1
2
Lo studio della suddetta funzione viene preceduto dallo studio di una disequazione. Cioè, bisogna
2
stabilire, punto per punto, il minimo tra le due funzioni x e 2 .
x +1
2
Il campo di esistenza è R. Dalla disequazione x ≤ 2 deduciamo che la funzione si può scrivere
≤1
x +1
1 <1 0 <1
x +1
2
( ) ( x +1)
2 3
x +1
2 2
Integrali e primitive.
Se f(x) è una funzione continua su un intervallo I di R, il simbolo f ( x)dx , definito integrale di f(x),
è per lo più inteso come l’insieme di tutte le primitive di f(x), cioè l’insieme di tutte le funzioni
F : I → R tali che sia F ′ ( x ) = f ( x ) , per ogni x appartenente a I. Come facciamo a sapere che tale
insieme di primitive non è vuoto? Ciò è assicurato dal Teorema di Torricelli: fissato un c
x
appartenente a I, tale Teorema ci dice che la funzione I c f ( x ) = f ( t )dt è una primitiva di f(x), se la
c
f(x) è continua. Questo è l’unico modo di vedere che una funzione continua ammette primitive.
Esempio: sia F : R → R tale che F ( 0 ) = 0 ed F ′ ( x ) = sin (π x ) per ogni x ∈ R . Rispondere ai
quesiti:
1) F(x) è unica? Cioè esistono altre funzioni che soddisfano alle stesse condizioni?
2) F(x) è periodica? E’ pari? E’ dispari? E’ monotòna? Se lo è, è crescente? In senso stretto?
Rispondiamo ai suddetti quesiti:
1) Essendo sin (π x ) continua, la sua primitiva, che vale 0 in 0, è unica: infatti, necessariamente si
x x
ha F ( x ) − F ( 0 ) = F ′ ( t ) dt , se F ( 0 ) = 0 è F ( x ) = sin π t dt .
0 0
x
2) Essendo F ′ ( x ) = sin π x ≥ 0 è F ′ ( x ) = 0 se e solo se x ∈ Z , la funzione F(x) è strettamente
0
arcsin tdt = u cos udu = ( u = arcsin t ) = u sin u − u cos udu = u sin u + cos u + k = t arcsin t + 1+ t2 + k
⎧ x arcsin x + 1 − x 2 − π
⎪ ≥0
⎨
2
⎪ 2 − − x arctan x − 1 − x
si ottiene F(x) = .
π
⎩
≤0
2
{ { ∈ [ 0, π ]
2
x t =x
1 2 1 2
La funzione f(t) è bilanciata, quindi integrabile. Per x ≤ π si ottiene f ( t )dt = t = x ;
0 2 t =0 2
315
π π x x
1 1
f ( t )dt = f ( t )dt + f ( t )dt = π 2 + sin tdt = π 2 + [ − cos t ]π =
x
Per x > π è
0 0 π 2 π 2
1 1
= π 2 − cos x + cos π = π 2 − 1 − cos x .
2 2
Si osservi che la f(t) non è continua in π e che F non è derivabile in π, quindi la F non è una primitiva
di f(t); ciò contraddice il Teorema fondamentale del calcolo?
Integrali indefiniti.
Le funzioni razionali sono continue in R se il denominatore non ha zeri reali, oppure, dette
α1 < α2 < … < αp le radici reali del denominatore, in ciascuno degli intervalli che compongono
l’insieme R\{α1 , … αp }. Sia, quindi, P(x)/Q(x) una funzione razionale con grado di P(x) pari a n e
grado di Q(x) pari a m. Il caso in cui n ≥ m si riporta al caso n < m mediante una divisione euclidea.
Ciò significa che non è restrittivo limitarsi a considerare soltanto il caso n < m. Infatti dividendo
P(x) per Q(x) si ottengono due polinomi q(x) e R(x) tali che P(x) = q(x)Q(x) + R(x), in cui il grado di
P ( x) R ( x)
R(x) è strettamente minore di m, da cui = q ( x) + , quindi se conosciamo come integrale
Q ( x) Q ( x)
il termine R(x)/Q(x) il problema dell’integrazione è risolto.
x +1
670) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
x2 − 4
Il denominatore ammette due radici reali e distinte, quindi oissiamo ricorrere alla decomposizione in
fratti semplici, cioè 2
x +1
=
A
+
B
{ }
, ∀x ∈ R \ −2,2 , con A e B opportune costanti reali.
x −4 x−2 x+2
Per determinare le costanti basta eliminare i denominatori moltiplicando per x2 – 4:
x +1 = A( x + 2) + B( x − 2) , ∀x ∈R \ {−2,2} .
Notiamo che l’identità è valida anche anche per x = 2 e per x = – 2 a causa della continuità delle
funzioni coinvolte. Passando al limite per x → 2 e per x → – 2 troviamo A = 3/4 e B = 1/4 da cui si
può integrare facilmente.
, ∀x ∈ R \ {−2,2} , quindi:
x +1 3 1 1 1
= +
x −4 4 x−2 4 x+2
2
x +1 3 1 1 1 3 1
x 2 − 4 dx = 4 x − 2dx + 4 x + 2dx = 4 log x − 2 + 4 log x + 2 + c , indicando con c una arbitraria
costante reale.
x +1
671) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
( x − 3)
2
Il denominatore ammette due radici reali e coincidenti, quindi possiamo ricorrere alla decomposizione
, ∀x ∈R \ {3} , con A e B opportune costanti reali.
x +1 A B
infratti semplici, cioè = +
( x − 3) x − 3 ( x − 3)
2 2
Notiamo che l’identità è valida anche anche per x = 3 a causa della continuità delle funzioni coinvolte.
Passando al limite per x → 3 troviamo B = 4. Calcolando la derivate di ambo i membri troviamo
A = 1.
, ∀x ∈R \ {3} , quindi:
x +1 1 1
= +4
( ) − ( )
2 2
x − 3 x 3 x − 3
x +1 1 1 1
( x − 3) 2
dx =
x −3
dx + 4
( x − 3)
2
dx = log x − 3 − 4 log
x −3
+c.
x +1
672) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
x2 + 4
Il denominatore non ha radici reali, quindi non possiamo eseguire il procedimento indicato negli
esercizi precedent. Pertanto:
x +1
x 2 + 4 dx = x 2 + 4 dx + x 2 + 4 dx = 2 x 2 + 4 dx + x 2 + 4 dx = log ( x + 4 ) + c1 + 2 arctan 2 + c2 =
x 1 1 2x 1 2 1 x
x+2
673) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
x + x +1
2
Il denominatore non ha radici reali. In questo caso abbiamo una difficoltà in più, cioè il polinomio al
denominatore è complete. Applichiamo il metodo del completamento dei quadrati.
x+2 x 2 1 2x 2 1 2x + 1 1
x2 + x +1 dx = x2 + x +1 dx + x2 + x +1 dx = 2 x2 + x +1 dx + x2 + x +1 dx = 2 x2 + x +1 dx + x2 + x +1 dx =
= log ( x 2 + x + 1) + c1 + 2
1
dx .
x + x +1
Applicando il metodo del completamento dei quadrati, si ottiene:
2
1 3
x + x + 1 = x + + , quindi:
2
2 4
x+2
x 2 + x + 1 dx = log ( x + x + 1) + c1 + 1 2 3 dx = log ( x + x + 1) + c1 + 3
1 4 1
2 2
dx =
( )
2
x+ +
2 4 2x +1 +1
3
2x +1
= log ( x 2 + x + 1) + c1 + dx = log ( x 2 + x + 1) + c1 +
2 1 2
3 2x +1
2
3
arctan
3
+ c2 =
+1
3
2x + 1
= log ( x2 + x +1) +
2
arctan + c , in cui c1 e c2 sono due arbitrarie costanti reali e si è posto
3 3
c1 + c2 = c.
Il caso discusso negli esercizi precedenti può essere utilizzato come principio guida per quello in cui
il denominatore ha grado superiore a due.
317
x+2
674) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
( x + 1)( x + 3)
2
In questo caso la funzione assegnata è razionale e presenta grado superiore a due nel denominatore.
Per eseguire l’integrazione determiniamo una decomposizione cercando tre costanti reali A, B e C in
modo che risulti:
, ∀x∈R \ {−3, −1} .
x+2 A B C
= + +
( x + 1)( x + 3) x + 1 x + 3 ( x + 3)
2 2
x + 2 = A( x + 3) + B ( x +1)( x + 3) + C ( x +1) ,
2
∀x ∈ R .
Considerata la presenza di una radice doppia, deriviamo ambo i membri della precedente identità,
ottenendo 1 = 2A( x + 3) + B( 2x + 4) + C , ∀ x ∈ R .
Sostituendo x = ‒ 1 e x = ‒ 3 nelle relazioni precedenti, per determinare le costanti, si trova A = 1/4,
B = ‒1/4 e C = 1/2, quindi:
, ∀x∈R \ {−3, −1} .
x+2 1 1 1 1 1 1
= − +
( x + 1)( x + 3) 4 x + 1 4 x + 3 2 ( x + 3)
2 2
2x +1
675) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
x ( x + 1) ( x 2 + 1)
Il denominatore ha grado superiore a due e ammette radici sia reali che complesse. Operiamo una
decomposizione cercando costanti reali A, B, C, e D tali che:
2x +1 A
= +
B
+ 2 , { }.
Cx + D ∀x ∈ R \ −1,0
x ( x + 1) ( x + 1) x x + 1 x + 1
2
In questo caso, considerate le radici complesse del denominatore, osserviamo che l’eguaglianza è
valida anche in C, cioè:
2 x + 1 = A( x + 1) ( x2 + 1) + Bx ( x2 + 1) + ( Cx + D) x ( x + 1) , ∀x ∈ C .
Per ricavare le costanti basta calcolare ambo i membri per x = 0, x = ‒ 1 e x = i. Pertanto si trova
A = 1, B = 1/2, C = ‒ 3/2 e D = 1/2, da cui:
, ∀x ∈ R \ {−1,0} .
2x +1 1 1 1 3 x 1 1
= + − +
x ( x + 1) ( x + 1) x 2 x + 1 2 x + 1 2 x + 1
2 2 2
Integrando, si ottiene:
318
2x +1
dx = log x + log x + 1 − log ( x 2 + 1) + arctan ( x 2 + 1) + c , in cui c è una
1 3 1
x ( x + 1) ( x 2
+ 1) 2 4 2
arbitraria costante reale.
Per integrare funzioni razionali il cui denominatore presenti radici complesse multiple abbiamo
1 1 x dx
bisogno della seguente identità: I n+1 = 1 − I n + , in cui In = n .
( ) ( )
n
2n 2n x2 + 1 x2 + 1
x +3
676) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
( x + 2) ( x2 + 1)
2
continuità ed al campo complesso perché il denominatore presenta anche radici complesse, quindi:
x + 3 = A ( x 2 + 1) + ( Bx + C )( x + 2 ) ( x 2 + 1) + ( Dx + E )( x + 2 ) , ∀ x ∈ C .
2
L’integrazione dei primi due addendi avviene come negli esercizi precedenti. Per integrare il terzo
1 1 x dx
addendo utilizziamo la formula I n+1 = 1 − I n + , in cui In = n , con n = 1.
( ) ( )
n
2n 2n x2 + 1 x2 + 1
1 1 x 1 1 1 1 x 1 1 x
I2 = I1 + , cioè dx = dx + 2 = arctan x + 2 .
(x + 1) 2 x +1 2 x +1 2 2 x +1
2 2
2 2 x2 + 1 2
2x +1
677) Calcolare il seguente integrale indefinito: I = dx .
( x + 2)
2
Utilizzando i criteri di integrazione per le funzioni razionali e riscrivendo la funzione integranda nella
2x +1 A B A( x + 2) + B
forma = + = ; imponendo l’uguaglianza fra i numeratori del
( x + 2) x + 2 ( x + 2) ( x + 2)
2 2 2
primo e del terzo membro, si ottiene Ax + 2A + B = 2x + 1, per il principio di identità dei polinomi,
a=2 a=2
si trasforma nell’uguaglianza dei coefficienti dei termini di uguale grado, cioè:
⇒
2a + b = 1 b = −3
. pertanto, si ottiene:
1 3 3
I = 2 dx − dx = 2 log x + 2 + +C .
x+2 ( x + 2) x+2
2
Saremmo potuti arrivare, più brevemente, allo stesso risultato, osservando che:
2x +1 2 ( x + 2) − 3 2 3
= = − .
( x + 2) (x + 2) x + 2 ( x + 2 )2
2 2
x
679) Determinare la primitiva di f ( x ) = che vale 0 su x = 0.
x +1
Poiché la f(x) è una funzione razionale, il cui grado del numeratore è uguale a quello del
denominatore, si ottiene:
x x +1− x 1
Fc ( x ) = dx = dx = 1dx − dx = x − log x + 1 + c .
x +1 x +1 x +1
Da cui, imponendo la condizione Fc(0) = 0, si ricava c = 0, cioè la primitiva cercata è data da:
F ( x) = x − log ( x +1) , definita per x > –1.
sin ( log x )
680) Determinare la primitiva di f ( x ) = .
x cos ( log x )
Ponendo y = log x, da cui x = ey e dx = ey dy, si ottiene:
sin ( log x ) sin y sin y 1 ′
x cos ( log x )dx = e y
e y dy = dy = −
cos y
( cos y ) dy
=
cos y y = log x cos y y = log x y = log x
= − ( log cos x dy ) y =log x + c = − log cos x + c .
cos ( 2log x )
682) Calcolare il seguente integrale indefinito: I = x
dx .
1
683) Calcolare la primitiva di f ( x ) = che vale 0 in x = 1.
2x ( 2 − x )
Utilizzando il metodo di integrazione delle funzioni razionali si ottiene:
1 1A B 1 2 A + ( B − A) x
= + = .
2x ( 2 − x ) 2 x 2 − x 2 x ( 2 − x )
Osservando che il numeratore del primo membro è una costante, il principio di identità dei polinomi,
2a = 1
applicato ai numeratori del primo e del terzo membro, ci determina:
⇒ A – B = 1/2, pertanto:
b−a=0
1 1 1
2 x ( 2 − x ) dx = 4 x + 2 − x dx = 4 ( log x − log 2 − x ) + c = 4 log 2 − x + c .
1 1 1 x
cosh x
684) Calcolare la primitiva di f ( x ) = e
x
nell’intervallo ]0, +∞[, che assume il valore
sinh x
e −1
log nel punto x = 1.
e +1
ex − e−x ex + e− x
Ricordando che sinh x = e cosh x = , ed effettuando una sostituzione di variabile
2 2
t = ex, da cui dt = ex dx, si ottiene:
cosh x x e
2x
+ 1 2e x e2 x + 1 x t2 +1
I = ex dx = 2e x e 2 x − 1 e 2 x − 1
e dx = e dx = 2 dt =
sinh x t − 1 t = e x
t2 −1+ 2 2
= 2 dt = 1 + 2 dt .
t −1 t = ex t − 1 t = ex
321
1 1 t −1 ex −1
I = t + dt − dt = t + log + c = e x
+ log x +c.
t −1 t + 1 t = e x t + 1 t = e x e +1
Imponendo la condizione assegnata, si trova c = – e; quindi, la primitiva richiesta è:
∈ ]0, +∞[.
ex −1
F ( x ) = e x + log x − e , per
e +1
1
685) Calcolare il seguente integrale indefinito: I = dx .
2 tan x + 3 cos x
Sapendo che tan x = sin x/cos x, l’integrale propostosi può riscrivere nella forma:
cos x cos x
2 sin x + 3 cos 2 x dx = 2 sin x + 3 − 3sin 2 x dx .
Inoltre, sapendo che cos x è la derivate di sin x, si può effettuare il cambiamento di variabile
y = sin x, riconducendoci, così, al calcolo dell’integrale, risolubile con il metodo di integrazione delle
funzioni razionali., dato da:
y −
1 + 10
( )
1 1 1 1 1 3
3 + 2 y − 3 y2 dy = − 1+ 10 dy − 1− 10 dy = − log +c
2 10
y −
( ) y−
( 2 10
) y−
1 − 10
( )
3 3 y =sin x 3 y=sin x
sin x −
1 − 10 ( )
1 1 3
pertanto dx = log +c.
2 sin x + 3cos x 2 10
sin x −
1 + 10 ( )
3
686) Determinare la primitiva F della funzione f ( x) = tan ( 2x) , tale che il lim F ( x ) = e .
x →0
cos 3 ( 3 x ) cos 5 ( 3 x )
= ( z (1 − z ) dz
2 2
) z = cos 3 x
= ( ( z − z ) dz
2 4
) z = cos 3 x
z3 z5
= −
3 5 z = cos 3 x
+c =
3
−
5
+c,
dove sono state utilizzate la sostituzione della variabile t = 3x, da cui dt = 3dx, l’identità fondamentale
della trigonometria s in 2 t + c o s 2 t = 1 , e l’ulteriore sostituzione z = cos t, da cui dz = – sin t dt.
Osserviamo che l’ultima uguaglianza si è ottenuta integrando due volte per parti e, in analogia con
simili integrali per le funzioni trigonometriche, sfruttando l’identità fondamentale delle funzioni
iperboliche ( c o s h 2 t − s i n h 2 t = 1 ):
cosh
2
tdt = cosh t cosh tdt = sinh t cosh t − sinh t sinh tdt = sinh t cosh t − ( cosh2 t −1) dt =
= sinh t cosh t + t − cosh 2 tdt , da cui 2 cosh2 tdt = sinh t cosh t + t + c .
1
690) Determinare la primitiva F(x) della funzione g ( x ) = , tale che F(0) = 1.
x +1
Ponendo t = √ , da cui x = t2 e dx = 2t dt, si ottiene:
1 t t
x + 1 dx =2 t +1 dx t = x = 2 dt − t + 1 dx t = x = 2 ( t − log t + 1 )t = x + c = 2 x − 2log ( )
x +1 + c
1
691) Calcolare l’integrale indefinito 4 cos x + 3sin x dx .
Utilizzando le formule parametriche per riscrivere le funzioni seno e coseno in termini di tangente
dell’angolo dimezzato, si ottiene:
1 1 2 dt
4cos x + 3sin x 1− t 2 2t 1 + t 2
dx = dt = − 2
2t − 3t − 2 t =tan( x )
=
4 +3 2
1+ t2 1+ t2 t =tan( x 2 )
dt 1 dt dt 1 2t + 1
= − = 2 − = log +c=
( t − 2 )( 2t + 1) t = tan ( x 2 ) 5 2t + 1
t − 2 t = tan ( x ) 5 t − 2 t = tan ( x )
2 2
=
1
log
( )
2 tan x + 1
2 +c.
5 tan ( )
x
2
−2
3 (1 − t )
Per determinare l’insieme di variazione di t teniamo conto del fatto che la funzione ϕ(t) è l’inversa di
ψ(x). Da ciò si ricava che la t varia in ]1, + ∞[ e ]0, 1[ rispettivamente. Applicando la formula di
( )
integrazione per sostituzione ( f ϕ ( x ) ϕ′ ( x )dx = f ( t ) dt t =ϕ ( x)
), si ottiene:
1 3x − 2 3 (1 − t 2 ) 2t 2 t2
x dx = + 1+ t2 2 dt = 6 2 + t 2 1 + t 2 2 dt , in cui t = ψ(x).
3x + 1 2 + t2 ( ) ( )( )
Il problema è stato così ricondotto a quello dell’integrazione di una funzione razionale. Per
decomporre la funzione in fratti semplici poniamo y = t2, ottenendo:
1 3x − 2 1 1 1 t
x 3x + 1
dx = −4
2+t 2
dt +
1− t
dt +
1+ t
dt = −2 2 arctan
2
− log 1 − t + log 1 + t + c =
3x − 2 3x − 2 3x − 2
= −2 2 arctan − log 1 − + log 1 + + c , con c costante reale arbitraria.
2 ( 3x + 1) 3x + 1 3x + 1
xdx
693) Calcolare il seguente integrale indefinito x−3 x
.
La funzione integranda è definita in ciascuno degli intervalli ]0, 1[ e ]1, + ∞[, quindi l’integrazione
si pone in ciascuno di essi. In questo caso, vista la presenza di due diverse radici, poniamo
ψ ( x) = 6 x = t . La funzione ψ(x) è monotòna crescente negli intervalli di cui sopra, quindi invertibile
in ciascuno di essi. Si ha, quindi, x = t 6 = ϕ ( t ) . Per determinare l’insieme di variazione di t teniamo
conto del fatto che la funzione ϕ(t) è l’inversa di ψ(x). Da ciò si ricava che t varia in ]0, 1[ e ]1, + ∞[
rispettivamente.
Adesso applichiamo la formula di integrazione per sostituzione, ottenendo:
xdx t9
x − 3 x = 6 t − 1dt , in cui t = ψ(x).
Il problema è stato ricondotto a quello dell’integrazione di una funzione razionale in cui il grado del
numeratore è superiore a quello del numeratore. Dividendo si ottiene:
t9 1
= t 8 + t 7 + t 6 + t 5 + t 4 + t 3 + t 2 + t +1+ , quindi, integrando per decomposizione in somma:
t −1 t −1
3 4 7 5 2
xdx 2x 2
3x 3 6x 6
6x 6
3x 3
= + + +x+ + + 2 x + 3 3 x + 6 6 x + log x −1 + c .
6
x− x
3
3 4 7 5 2
x
694) Calcolare il seguente integrale indefinito x + x +1
2
dx .
1 1
= x2 + x + 1 + c1 − dx , in cui c1 è una costante reale arbitraria. Per completare
2 x + x +1
2
1
l’esercizio, calcoliamo l’integrale 2 dx completando i quadrati nell’argomento della radice.
x + x +1
1 3 3
2 2
1 2
Si ottiene: x + x + 1 = x + + = x +
2
+ 1 .
2 4 4 2 3
1 2 2 1
Adesso, integrando per sostituzione, ponendo y = x + , ovvero x = y − , otteniamo:
2 3 3 2
325
x 1
x + x +1
2
dx =
y2 +1
dy .
Quest’ultimo integrale si calcola per sostituzione, ponendo y = sinh t, ovvero t = sett sinh y:
1 cosh t
y 2 + 1dy = sinh 2 t + 1dt = t + c2 = sett sinh y + c2 , in cui c1 è una costante reale arbitraria. Allora:
x 1 2
x2 + x + 1
dx = sett sinh x +
2 3
+ c2 , quindi:
x 1 2 1 2
x2 + x + 1
dx = x 2 + x + 1 + c1 + sett sinh x +
2 3
+ c2 = x 2 + x + 1 + sett sinh x +
2 3
+c,
con c = c1 + c2 .
dx
695) Calcolare il seguente integrale indefinito x x2 + x + 1
dx .
x
dx
x2 + x + 1
dx =
1
t −1
dt −
1
t +1
dt = log ( )
x2 + x + 1 − x −1 − log ( )
x2 + x + 1 − x + 1 + c , con c
x +1
696) Calcolare il seguente integrale indefinito ( x + 2) x 2 + 3 x − 10
dx .
Il polinomio argomento della radice, al denominatore della funzione integranda. Ammette due radici
reali. La sostituzione che permette di ricondurre l’integrale a quello di una funzione razionale si
2 + 5t 2
ottiene ponendo x + 3x −10 = t ( x + 5) , ovvero x = ϕ(t), in cui ϕ ( t ) =
2
.
1− t 2
14t
Si ha ϕ ′ ( t ) = f (ϕ ( t ) ϕ ′ ( t ) dt )
2 , quindi, integrando per sostituzione ( f ( x )dx = ), si
(1− t 2 ) ( x)
−1
t =ϕ
ottiene:
x +1 4t 2 + 3
( x + 2) x 2 + 3x − 10
dx = −2 2 dx
( 3t + 4 )( t − 1) t =ϕ −1 x
2
, che si può calcolare decomponendo la
( )
funzione integranda in fratti semplici.
326
, ∀ { ∈ R\{–1, 1}.
4t 2 + 3 A B Ct + D
= + +
( 3t + 4)( t −1) t −1 t +1 3t 2 + 4
2 2
Osserviamo che la funzione integranda è pari, quindi tale dev’essere la sua decomposizione in fratti
semplici. Inoltre, sfruttando l’unicità delle costanti ottenute mediante la decomposizione, possiamo
affermare che:
, ∀ { ∈ R\{–1, 1}, da cui possiamo dedurre che
A B Ct + D − A B − Ct + D
+ + 2 = + + 2
t − 1 t + 1 3t + 4 t − 1 − t + 1 3t + 4
B = – A e C = 0. Allora cerchiamo la decomposizione nella seguente forma:
, ∀ { ∈ R\{–1, 1}.
4t 2 + 3 A A D
= − + 2
( 3t + 4)( t +1) t −1 t +1 3t + 4
2 2
, ∀ { ∈ R\{–1, 1}.
4t 2 + 3 1 1 1 A 1
= − + 2
( 3t + 4)( t +1) 2 t −1 2 t +1 3t + 4
2 2
Integrale binomio.
Siano m, n, p, q, r, s numeri interi di cui n, q e s non nulli. Se i numeri dati soddisfano certe condizioni
binomio.
1.- Se r/s è intero, poniamo x = t ν dove ν è il minimo comune multiplo tra n e q.
p
2.- Se p/q(m/n +1) è intero, poniamo a + bx q
= ts .
p
r qm a + bx q
3.- Se + + 1 è intero, poniamo p
= ts .
s p n
x q
x
697) Calcolare l’integrale dx .
1 + 3 x2
L’integrale è binomio del tipo 1.-.
Infatti, in questo caso risulta m = s = 1, p = 2, q = 3, r = –1, a = 1, b = 1. Integriamo ponendo x = t6.
t8
Si ottiene x = ϕ ( t ) = t , ϕ ′ ( t ) = 6 t , quindi, l’integrale diventa
6 5 dt che si può calcolare
1+ t4
decomponendo la funzione integranda in fratti semplici. Si ottiene:
t8 1
= t 4 −1 + , quindi:
1+ t 4
1+ t 4
t8
1+ t dt = t 4 dt − dt +
1 t5
dt = − t −
1
log t 2 − ( 2t + 1 + ) 1
(
log t 2 + )
2t + 1 + c +
2
arctan ( 2t − 1 + ) 2
arctan ( 2t + 1 )
L’espressione delle primitive si ricava sostituendo √ al posto di x.
4
1+ t4 5 4 4
ž
4 2 4 2
x
698) Calcolare l’integrale
1+ x
dx .
1+
4 3
699) Calcolare l’integrale x 4 dx .
L’integrale è binomio del tipo 3. -. Infatti, in questo caso risulta m = 0, n = r = 1, p = 4, q = 3, s = 4.
1+ 3
x4
= t 4 , ovvero x = ( t 4 − 1) = ϕ ( t ) , da cui ϕ ′ ( t ) = − 3t 3 ( t 4 − 1)
−3 −7
Poniamo 4 4
.
3 4
x
328
t4
L’integrale si riconduce a quello della funzione razionale −3 dt , che si calcola
(t − 1)
4 2
1
primitiva. L’unico termine che bisogna considerare con maggiore attenzione è l’ultimo, cioè
(1+ t ) 2 2
1 1 1 1 1 1 1 1 t
log t − 1 − − log t + 1 − − arctan t + 2 , e le primitive richieste sono:
16 16 t − 1 16 16 t + 1 4 8 t +1
−4
1+ x
4 3
3 −4 3 1 3 −4 3 1 3 14 −4 3
− log 1 + x 3 − 1 + + log 1 + x 3 + 1 − + arctan t + 1+ x 3 − +c
4 4
16 16 −4 16 16 −4 8 8 8 −4
1+ x −1 1+ x +1 1+ x +1
4 3 4 3 4 3
dx
670) Calcolare l’integrale .
( x − 1) ( x + 2)
3 5
4
−3 + t 3
razionalizzarlo, ponendo = y 4 , ovvero t = . Integrando per sostituzione, si ottiene:
t 1 − y4
− 3
2− 5 4 3 4
8 y3 8 4 −3 + t
( t − 3)
5 −3
t 4 4
dt =
1 − y 4 1 − y 4
− 3 dy = +c, con c costante reale
(1 − y )4 2 9 t
Integriamo per sostituzione, ponendo sin x = t, ma non possiamo utilizzare tale sostituzione in tutto
il campo di esistenza perché sin x non è invertibile.
Cerchiamo le primitive nell’intervallo [– π/2, π/2] in modo da poter scrivere x = arcsin t. Integrando
cos x (1 − sin x ) 1− t
per sostituzione si ha ( 2 − cos x) ( sin x −1)dx = (1− t ) ( t − 2)dt , decomponiamo in fratti semplici
2 2
viene condotta come nel caso precedente e le primitive avranno la stessa legge.
2 + sin x
672) Calcolare l’integrale sin x + cos x + 1dx .
3
La funzione integranda è definita e continua nei seguenti intervalli π + 2kπ , π + 2kπ e
2
3
2 π + 2kπ ,3π + 2kπ . Pertanto, eseguiremo l’integrazione in uno qualsiasi di tali intervalli.
Utilizzando le formule parametriche possiamo scrivere:
330
2 tan x
2 2+
1 + tan x 2
2 + sin x
sin x + cos x + 1dx = 2 tan x 1 − tan22 x dx .
2 + 2 +1
1 + tan 2 x 1 + tan x
2 2
Poniamo t = tan x/2. Nel caso in cui x appartenga ad uno degli intervalli sopra riportati, si ottiene:
x x
t = tan = tan − π − kπ , da cui x = 2 arctan t + 2 ( k + 1) π .
2 2
Integriamo per sostituzione in uno qualsiasi degli intervalli considerati:
2t
2+
2 + sin x 1+ t2 2 t2 + t +1
sin x + cos x + 1 2t 1 − t 2 1 + t 2
dx = dt = 2 ( t + 1) ( t 2 + 1)dt .
+ +1
1+ t2 1+ t2
L’ultimo integrale si può calcolare decomponendo la funzione integranda in fratti semplici:
t2 + t +1 t +1
+ c = log t + 1 + log ( t 2 + 1) + arctan t + c
dt 1 2t dt 1
2 dt = + 2 dt = log t + 1 + 2 dt + 2
( t + 1) ( t + 1)
2
t +1 t +1 2 t +1 t +1 2
in cui c è una costante reale arbitraria.
In definitiva:
2 + sin x x 1 x x x 1 x x
sin x + cos x +1dx = log tan 2 +1 + 2 log tan
2
+1 + arctan tan + c = log tan +1 + log tan2 +1 + − π − kπ + c
2 2 2 2 2 2
con c costante reale arbitraria.
cos x
673) Calcolare l’integrale
x
dx . 1 + sin 4
razionale. Per poter applicare la tecnica dei fratti semplici è necessario decomporre il polinomio a
denominatore. Esso non ha zeri reali, ma possiamo decomporlo utilizzando un artificio che fa uso
dei numeri complessi. Le radici complesse del denominatore sono le radici quarte, complesse, del
iπ −iπ 3iπ −3iπ
numero – 1, che sono: e 4
,e 4
,e 4
,e 4
. Quindi:
(
t4 −1 = t − e
iπ
4
)(t − e )(t − e )(t − e ) = t − 2 ( e
− iπ
4
3 iπ
4
−3 i π
4 2 iπ
4
−e
− iπ
4
) t + 1 t − 2 ( e
2 3i π
4
−e
−3 i π
4
) t + 1 =
π 3π
= t 2 − 2cos + 1 t 2 − 2cos + 1 = t 2 − 2t + 1 t 2 + 2t + 1 .
4t 4t
( )( )
Possiamo decomporre la funzione integranda mediante la tecnica dei fratti semplici.
, ∀ { ∈ R.
1 At + B Ct + D
Cerchiamo le costanti reali A, B, C e D tali che = 2 + 2
t + 1 t − 2t + 1 t + 2t + 1
4
, ∀ { ∈ R.
At + B Ct + D − At + B −Ct + D
+ = +
t 2 − 2t +1 t 2 + 2t +1 t 2 − 2t +1 t 2 + 2t +1
Sfruttando l’unicità della decomposizione deduciamo che C = – A e D = B. Il problema si riduce a
quello di determinare due sole costanti A e B tali che:
, ∀ { ∈ R.
1 At + B − At + B
= 2 + 2
t + 1 t − 2t + 1 t + 2t + 1
4
1 2t − 2 + 2 1 2t + 2 − 2 1 1 1 t 1 1 1 1
4 2 t 2 − 2t +1 4 2 t 2 + 2t +1
dt + 2
2 2 t 2 + 2t +1
=− dt + dt + dt + 2 dt + 2 dt =
2 t − 2t +1 2 t − 2t +1 2 t + 2t +1
=−
1
4 2
(
log t 2 − 2t + 1 + )
1
4 2
( 1
log t 2 + 2t + 1 + c + 2
1
)
4 t − 2t + 1
dt +
1
t
2 2 t 2 + 2t + 1
1
dt + 2
1
2 t − 2t + 1
1
dt + 2
1
4 t + 2t + 1
dt
t 4
1
+1
dt = −
1
4 2
(
log t 2 − 2t + 1 +
1
4 2
) 1
(
log t 2 + 2t + 1 + c + 2
1
4 t − 2t + 1
1
)
dt + 2
1
4 t + 2t + 1
dt =
=−
1
(
log t 2 − 2t + 1 +) 1
( )
log t 2 + 2t + 1 + c +
2
4
2
dt +
2
4
2
dt =
( ) ( )
2 2
4 2 4 2 2t −1 + 1 2t + 1 + 1
=−
4 2
1
(
log t 2 − 2t + 1 +
4 2
) 1
( )
log t 2 + 2t + 1 + c +
4
2
arctan ( 2t − 1 +) 4
2
arctan ( 2t + 1 . )
Quindi, le primitive richieste sono:
−
1
4 2
(
log sin 2 x − 2 sin x + 1 +) 1
4 2
( )
log sin 2 x + 2 sin x + 1 +
4
2
arctan ( 2 sin x − 1 +) 4
2
arctan ( 2 sin x + 1 + c )
con c costante reale arbitraria.
y2
2 dy . L’integrale si calcola mediante decomposizione in fratti semplici. Dobbiamo determinare
1 + y4
le costanti reali A, B, C e D in modo che:
, ∀ ] ∈ R.
y2 Ay + B Cy + D
= 2 + 2
1+ y 4
y − 2 y +1 y + 2 y +1
Tenuto conto che la funzione integranda è pari, possiamo scrivere:
, ∀ ] ∈ R.
y2 − Ay + B −Cy + D
= 2 + 2
1+ y 4
y + 2 y +1 y − 2 y +1
332
iπ 1
Portando a forma intera e moltiplicando ambo i membri per y = e 4
si trova A = 3
e B = 0, quindi:
2
, ∀ ] ∈ R. Integrando, si ottiene:
y2 1 y y
= −
1 + y4
( ) 2 y − 2 y +1 y + 2 y +1
3 2 2
y2 1 y y 1 y2 − 2 y +1 2 2dy 2 2dy
1 + y 4 dy = 2 dy − 2 dy = log
y + 2 y + 1 16
+ +
16
=
( 2) y − 2 y +1 y + 2 y +1 ( 2) ( ) ( )
3 5 2 2 2
2 y −1 + 1 2 y +1 +1
y2 − 2 y +1
=
1
log 2 +
1
( arctan )
2 y −1 + arctan ( 2 y +1 . )
( ) y + 2 y +1 ( )
5 7
2 2
Quindi, le primitive richieste nell’intervallo [0, π[ sono:
tan 4 x − 2 tan 2 x + 1
1
log +
1
( arctan 2 tan 2 x −1 + arctan ) ( 2 tan 2 x + 1 + c , )
( 2) tan 4 x + 2 tan 2 x + 1 ( 2)
5 7
con c costante reale arbitraria. Per determinare le primitive negli altri intervalli bisogna adattare le
sostituzione che abbiamo eseguito nel nostro intervallo, nel modo seguente:
Se consideriamo l’intervallo 2 k π , π + 2 k π poniamo tan x = t, come in precedenza, ma osservando
che x – 2kπ ∈ [0, π/2[, scriviamo tan (x – 2kπ) = tan x = t, da cui x = 2kπ + arctan t. Quindi si prosegue
2
dx
675) Calcolare l’integrale 2 + sin x + cos x .
La funzione integranda è definita e continua in R, quindi ammette primitive. Per integrare la funzione
facciamo ricorso alle formule parametriche che ci permettono di esprimere l’integranda come una
funzione razionale di tan x/2.
, ∀ ≠ k π.
1 1 1 + tan 2 x
= = 2
2 + sin x + cos x
2+
2 tan x
2 +
1 − tan 2 x
2 2 1 + tan 2
2 2(
x + 2 tan x + 1 − tan 2 x
2 ) ( )
1 + tan 2 x 1 + tan 2 x
2 2
Possiamo integrare per sostituzione, ponendo t = tan x/2:
dx 1 + tan 2 x
2
2 + sin x + cos x = 2 1 + tan 2 x + 2 tan x + 1 − tan 2 x dx =
(
2 2 ) 2
2 1 + tan
2
( tan x 2 )′ dx = t 2
dt .
( 2
2 x )
+ 2 tan x + 1 − tan x
2 2
2
2
2
+ 2t + 3 t = tan x
tan x + 1
G ( x ) = 4 2 arctan 2 , che però è definita per x ≠ kπ.
2
Consideriamo la funzione G(x) nei due intervalli adiacenti ]–π, π[ e ]π, 3π[. Risulta il
lim G ( x ) = 2 2π e lim+ G ( x ) = −2 2π . Ciò va, apparentemente, in contrasto con il fatto che una
x →π − x →π
primitiva di una funzione continua è derivabile, quindi anche continua. Per risolvere questo problema
occorre considerare due primitive nei rispettivi intervalli e sfruttare la costante reale arbitraria.
∈ ]– [, [[
Precisamente, una primitiva F(x) nell’intervallo ]– π, 3π[ avrà la seguente legge:
F(x) = C
G ( x ) + c1
∈ ][, 3[[
.
G ( x ) + c2
Imponiamo la continuità di F(x) in x = π:
lim F ( x ) = lim+ F ( x ) , ovvero lim− G ( x ) + c1 = lim+ G ( x ) + c2 , da cui:
x →π − x →π x →π x →π
2 2π + c1 = − 2 2π + c 2 , ovvero c 2 = 4 2π + c1 , Quindi:
∈ ]– [, [[
F(x) = .
G ( x ) + c1
∈ ][, 3[[
.
G( x) + 4 2π + c1
Procedendo sulla falsariga di quanto fatto sin qui si può determinare la legge delle primitive in R.
x e dx al variare di n ∈ N.
n x
676) Calcolare l’integrale
Si può impostare il calcolo in modo ricorsivo su n. Posto In = x e dx ricaviamo una formula che ci
n x
xdx al variare di n ∈ N.
π
2
sin
n
678) Calcolare l’integrale
0
π
2
Posto I n = sin
n
xdx ricaviamo una formula che consenta il calcolo di In +1 in funzione di In-2. Si
0
ottiene:
π π π
2 π 2 2
In = sin
n −1
x sin xdx = − cos sin n −1
x 2
+ ( n − 1) cos x sin2 n− 2
xdx = ( n − 1) cos
2
x sin n − 2 xdx =
0
0 0 0
n −1
= ( n − 1) I n − 2 , quindi I n = I n−2 .
n
π ( 2k − 1) !!
2
( 2k )!! ≤ π ( 2k − 1)!! ≤ ( 2k − 2 )!! , da cui 2k
≤ ≤ 1.
( 2k − 1)!! 2 ( 2k )!! ( 2k − 1)!! 2k − 1 2 ( 2k ) !!
( 2k ) !! π
2
generalizzato. L’integrale esiste perché la funzione integranda è non negativa. Proviamo che
l’integrale è finito applicando il criterio del confronto asintotico. Si ottiene:
x2 x2
lim− (1 − x ) f ( x ) = lim− (1 − x ) = lim− (1 − x )
α α α − 12
.
x →1
1 − x 2 x→1
x →1
1 + x2
Per calcolare l’integrale determiniamo una primitiva di f(x). Considerato che ∈ [0, 1[, poniamo
Il limite è finito e diverso da zero nel caso di α = 1/2, pertanto la funzione risulta sommabile.
1 t
1 π
f ( x )dx = lim− f ( x )dx = lim− ( arcsin t − t cos arcsin t ) = .
0
t →1
0
t →1 2 4
1
680) Studiare la sommabilità della funzione f ( x) = nell’intervallo [0, 1/2] ed, eventualmente,
x log x
1
2
calcolare l’integrale f ( x )dx .
0
La funzione f(x) è continua in ]0, 1/2] e si ha che il lim+ f ( x ) = −∞ , pertanto si tratta di integrale
x →0
log (1 + x )
681) Studiare la sommabilità della funzione f ( x) = nell’intervallo ]0, 1] ed,
x2
1
eventualmente, calcolare l’integrale f ( x )dx .
0
Integrali definiti.
Si ricorda che l’integrale definito di una funzione continua e non negativa ha una interpretazione
geometrica come area del sottografico. Infatti se f: [a, b] → [a, +∞ [ è una funzione continua, e se
indichiamo con Rf il suo sottografico, cioè:
1
682) Studiare la sommabilità della funzione f ( x) = nell’intervallo [0, 2] ed,
x (2 − x)
2
eventualmente, calcolare l’integrale f ( x )dx .
0
La funzione f(x) è continua in ]0, 1[ e non limitata in quanto divergente al tendere di x agli estremi
dell’intervallo. La funzione è integrabile perché positiva. Proviamo che è sommabile utilizzando il
criterio del confronto asintotico. Si ottiene:
1 1 1 1
lim+ x α = (se α = 1/2) e lim− ( 2 − x )α = (se α = 1/2), quindi la funzione
x→ 0
x (2 − x ) 2 x→ 2
x (2 − x ) 2
è sommabile.
1
1
Per calcolare l’integrale dobbiamo calcolare separatamente i due integrali x ( 2 − x ) dx
0
e
2
1
x ( 2 − x ) dx .
1
2 −ε
2 −ε π π
2
1 1
x ( 2 − x ) dx = lim
1
ε →0
1 x (2 − x)
dx = lim 2arcsin
ε →0 2
− = .
2 2
Pertanto, l’integrale richiesto vale π.
337
1
683) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [0, 1[ ed,
− x2 − x + 2
1
eventualmente, calcolare l’integrale f ( x )dx .
0
La funzione f(x) è continua in [0, 1[ e non limitata, in quanto divergente per x → 1–.
La funzione è, inoltre, integrabile perché di segno costante. Proviamo che è sommabile, utilizzando
il criterio del confronto asintotico. Si ottiene:
1 1
lim− (1 − x )
α
= , se α = 1/3, quindi la funzione è sommabile.
x→1
− x2 − x + 2 3
Calcoliamo una primitiva della funzione integranda. Completando i quadrati si ha:
1 2 1
− x 2 − x + 2 dx = 3 dx . Integriamo ponendo x = 3/2 t – 1/2, pertanto si ha:
( )
2
1− 2 x + 1
3 2
1 1 2 1
− x2 − x + 2
dx =
1− t2
dt = arcsin t = arcsin x + . Quindi:
3 2
1− ε
2ε 1 π
1
1 1 1
0 −x − x + 2
2
dx = lim
ε →0
0 −x − x + 2
2
dx = lim arcsin 1 −
ε →0
3
− arcsin = − arcsin .
3 2 3
Per ogni a ∈ R si ha
dx
= log x − a + k .
x−a
E’ facile allora integrare tutte le funzioni razionali che si scrivono con un denominatore di primo
grado (che supponiamo monico, cioè con coefficiente del termine di grado massimo è pari a uno, di
un polinomio in una sola variabile ): considerata P(x)/(x – a), anzitutto si calcolano il quoziente Q(x)
ed il resto r = P(a), della divisione di P per x – a; pertanto si ottiene:
P ( x) r
= Q ( x) + , che si integra subito. Adesso ci occupiamo dell’integrazione delle funzioni
( x − a) ( x − a)
razionali con denominatore di secondo grado; usando la divisione, a meno di un polinomio, esse si
a1x + a0
scrivono R ( x ) = , supponiamo che la frazione sia irriducibile, cioè che gli eventuali zeri
x2 + px + q
del denominatore non annullino il numeratore. Se le radici del denominatore sono reali e distinte,
a ≠ b, sappiamo che esistono e sono uniche due costanti c(a) e c(b) residui di R in a, b, tali che sia
338
c ( a ) c ( b)
R ( x) = + , ciò corrisponde allo sviluppo di R in frazioni semplici, anzi c(a)/(x – a) e
x − a x −b
c(b)/(x – b) sono parti principali di R attorno ad a e b. Cioè:
a a + a0 a b + a0
c (a) = 1 , c (b ) = 1 , pertanto risulta:
a−b b−a
a1a + a0
R attorno ad a) che porge subito a
x−a R ( x )dx = a log x − a −
+k. 1
Infine, se le radici del denominatore sono complesse coniugate, s ± it, esso si scrive (x – s)2 + t2; cioè
si ha:
a1 x + a0 a1 ( x − s ) + a1 s + a0 a1 ( x − s ) a1 s + a0 a1 2 ( x − s ) a1 s + a0 1
R (x) = = = + = +
(x − s) (x − s) ( x − s) (x − s) 2 (x − s) + t (x − s)
2 2 2 2 2 2
+t 2
+t 2
+t 2
+t 2 2
t2
+ 1
t
R ( x )dx = 2 log ( ( x − s ) )
a1 2 a1s + a0 x−s
da cui +t + arctan + 1 + k .
t t
1 x 1
684) Calcolare 1)
− 5x + 6 x
dx ; 2) 2
x − 4x + 4
2
dx ; 3) 2
x + x +1
dx .
1 1 1 1
1) 2 = − , da cui 2 dx = log x − 3 − log x − 2 + k .
x − 5x + 6 x − 3 x − 2 x − 5x + 6
x 1 1 x 2
2) 2 = + , da cui 2 dx = log x − 2 − +k .
x − 4 x + 4 x − 2 ( x − 2) 2
x − 4x + 4 x−2
−1 ± i 3
3) Le radici di x + x +1 = 0 , essendo
2
, si ha:
2
1 1 1 1 dx 2 2x + 1
x dx = dx = = arctan +k .
+ x +1
( )
2 2 2
x+ 1 + 3 3 3 3 3
2 4 2 x + 12
1+
2 ( )
3
2
1
685) Calcolare 1 + x dx . 3
−1 ± i 3
Le radici del denominatore sono – 1 e . Cerchiamo le costanti reali c, d, g tali che sia
2
1 c dx + g
= + 2 , da cui (per x ≠ –1, ma allora anche per ogni x reale, per il principio di
1+ x 3
x +1 x − x +1
identità dei polinomi).
339
R ( cosθ ,sinθ )dθ , in cui R ( x , y ) è una funzione razionale di due variabili reali, esso ci riconduce
1− t 2 2t
ad un integrale di funzione razionale con le posizioni cosθ = 2 , sin θ = , dove t = tan(θ/2),
1+ t 1+ t2
ovvero θ = 2arctan t. La motivazione di ciò e la parametrizzazione stereografica del circolo,
1 − t 2 2t 2 dt
l’integrale diventa 1 + t 2 , 1 + t 2
R
1+ t
2
.
1
686) Calcolare 1cos θ dθ .
Moltiplicando numeratore e denominatore per 1 + cos θ, si ottiene:
1 + cos θ 1 cos θ 1
1 − cos 2 θ dθ = sin 2 θ dθ = sin 2 θ dθ = − cot θ − sin θ + k ,
calcolandolo con il metodo precedente, si ottiene:
1 2dt dt 1 1 θ
1− t 1+ t
2 2
= 2 = − + k , da cui
t t 1cosθ dθ = − cot 2 + k , che è coincidente con il
1−
1+ t 2
precedente integrale.
R ( e )dx , in cui
x
Un’altra classe di integrali che si riconducono ad integrali di funzioni razionali è
R è una funzione razionale di una variabile.
R (t )
Si pone e = t , cioè x = log t , così l’integrale diventa t dt .
x
340
dx
687) Calcolare e x
+ e− x
.
dx 1 dt 1
Si pone e = t , quindi e + e t + 1 t t +1dt = arctan e + k .
= =
x x
x − x 2
t
1 1 1
Essendo
e +ex−x
= cosh x , possiamo provare a calcolare
2 cosh x dx , in analogia all’integrale di
1
, si ottiene:
cos x
1 cosh x cosh x
cosh x dx = cosh 2 x dx = 1 + sinh 2 x dx = arctan sinh x + k .
dx 1
Così, si ottiene x − x = arctan sinh x + k .
e +e 2
x
La funzione arctan e e 1/2arctan sinh x differiscono, pertanto, per una costante.
1+ x
688) Calcolare 3
1− x
dx .
1+ x t −1 3
Posto t = 3
, si ottiene x = , da cui:
1− x 1− t3
t 3 − 1 ( t − 1) − 2
3
1+ x t 3 −1 t 3 −1 t 3 −1 t 3 −1 2
3
1− x
dx = tD 3 dt = t 3 − 3 dt = t 3 −
t +1 t +1 t +1 t +1 t +1
3
dt = t 3 − t + 3 dt .
t +1 t +1
Si ha che t +1 = ( t +1) t − t + 1 ;
3 2
( )
1 1 1 3 − t 2 + t −1 −t + 2
− = =
( t +1) ( t 2 − t +1) 3 t +1 3( t +1) ( t 2 + t +1) 3( t 2 − t +1)
, per cui:
Differenziali binomi.
Sono integrali del tipo xα ( x + c ) dx , in cui α, β sono razionali. Se α è intero (oppure se β è intero),
β
689) Calcolare:
1 π 3π
4 2
π π π
3
sin x sin ( 2 x ) 1 4
tan 4 x − 4
3
dx
( arcsin x ) tan x +
2
5) dx ; 6) dx ; 7) dx ; 8) ;
sin 4 x + cos 4 x + 1 π 3 − 4cos
2
0 3 0 2 x
2 4
1 a
dx
9) x
0
x 2 − 2 x + 2 dx ; 10) x − 2x
0
1
3
+4
, con a > 0.
Soluzioni:
1) Posto t = 3x2 e, successivamente, u = arcsin x, si ottiene:
1 π π
1π 1 π 1
3 1 2 2
x arcsin ( 3x ) dx = arcsin tdt =
1 1 1 π 1 π
2
0 u cos udu = [ u cos u ]0
2
− sin udu = + [ cos u ]0 2 = −
0
60 6 6 6 0
66 6 12 6
2) Posto x = sin t, si ottiene:
π π π
1 − x2 1 − sin 2 t
1 2 2 2
cos t 1 π
dx = 1 sin 2 t cos tdt = 1 sin 2 t dt = 1 sin 2 t dt − [ t ] 2
arcsin ( 1 )
=
x2
( 2) ( 2) ( 2)
1 2
2 arcsin arcsin arcsin
π π 1 1 π 1
= [ − cot t ]arcsin
2
− + arcsin = 0 + cot arcsin − + arcsin .
( 12 ) 2 2 2 2 2
1
1 cos arcsin 2
Ma, cot arcsin =
( ( )) = (
1 − sin 2 arcsin 2 1 ( 2 ))
= 2 1−
1
= 3
2 sin arcsin 1 ( ( )) 1
2
4
è arcsin (1/2) ∈ [– π/2, π/2], quindi, l’integrale cercato vale √3 – π/2 + arcsin (1/2).
2
π π
4 0 4
x
2
(
sin xdx = − x cos x + 2 x cos xdx = −x 2 cos x + 2 x sin x − sin xdx = x 2 cos x + 2 x sin x + 2cos x + c
2
)
2
mentre sin 2 x sin xdx = 2 sin 2 x cos xdx = sin 3 x + k ; la conclusione è immediata.
3
π π
sin x sin ( 2 x )
3
3 3
sin 2 x cos x 2
u2
5) dx = 2 0 sin 4 x + 1 − sin 2 x 2 + 1dx = (posto u = sin x) = = du .
0
sin 4 x + cos 4 x + 1 ( ) 0
u4 − u2 +1
2
± iπ 6
oppure u = − e . Di conseguenza:
j4 – j2 + 1 = u − e 6 ( )(u − e ) (u + e )(u + e ) =
iπ − iπ iπ − iπ
6 6 6
3 i 3 1 3 1
2 2
3 i 3 i 3 i
u − −
u − 2 + 2 u + 2 + 2
u + 2 − 2 = u − 2 + 4 u + 2 + 4 =
2 2
(
= u2 − u 3 +1 u2 + u 3 +1 . )( )
u2 au + b cu + d
Determiniamo a, b, c, d tali che = 4 + 4 .
u − u +1 u − u 3 +1 u + u 3 +1
4 2
au + b a
Quindi, si procede in modo usuale. Alternativamente, si osservi che ∼ , per u → + ∞
u4 − u 3 +1 u
cu + d c 1 u2 a+c
e che 4 ∼ , per u → + ∞, quindi a + c = 0 (altrimenti 2 ∼ ∼ per
u + u 3 +1 d u u + u +1
4 2
u
u → + ∞, assurdo); valutando le funzioni per u = 0 si ottiene b + d = 0, pertanto:
u 1 2u − 3 3 1
= + ,
u − u 3 +1 2 u − u 3 +1 2
2 2 2
3
u + 2 + 14
u 1 2u + 3 3 1
= − , ed è:
u + u 3 +1 2 u + u 3 +1 2
2 2 2
3
u + 2 + 14
2u ± 3
du = arctan u ± 3 +c.
1
u 2
± u 3 +1
du = log u 2 ± u 3 + 1 + c , +1
2
2
3
u ± 2
La conclusione è immediata.
π
1 2
( arcsin x ) dx =
2
y
2
6) Ponendo y = arcsin x si ottiene cos ydy ; si effettua una doppia integrazione
3 π
2 3
(
u 4 − 4 = ( u 2 − 2 )( u 2 + 2 ) = u 2 − 2 u 2 + 2 ( u 2 + 2 ) , per cui:)( )
u4 − 4
=
(u 2
)
− 2 ( u 2 + 1 + 1)
=u− 2+
u− 2
, da cui:
(u + 2 ) (1 + u ) 2 u +12
u2 +1
π u =1
4
tan 4 x − 4 1 π
dx = u 2 − 2u + log ( u 2 + 1) − 2 arctan u = − 2 + log 2 − 2 .
1 1 1
0 tan x + 2 2 2 u =0 2 2 4
1
8) Essendo = 1 + tan 2 x , si ottiene:
cos 2 x
1 3tan2 x −1
3 − 4cos2 x = 3 − 4 = , per cui:
1 + tan2 x 1 + tan2 x
π π
3
dx 3
1 + tan 2 x 3
1 1
3
1 1
π
3 − 4cos2 x π 3tan 2 x −1
= dx = (ponendo u = tan x) = =
1
3u − 1
2
du =
2
1 3u − 1
−
3u + 1
du =
4 4
3
1 3u − 1 1 1 3 −1
= log = log − log
2 3 3u + 1 1 2 3 2 3 + 1
1 0 0 0
0 −1 −1 −1
1
ϕ ′ ( u ) (ϕ ( u ) ) 2 du = (ponendo ϕ ( u) =1+ u2 ) = 1
( ϕ (u )) 2 + c =
1 3
Inoltre, u u 2 + 1du = =
2 3
(
1 2
u + 1) 2 + k .
3
=
3
344
2 u + 1 2
+ u 1 + u 2
+ sett sinh u = − 2 2 − − sett sinh ( − 1) = − + log − 1 + 2
2 2 −1 3 3 2 2 3 6 2
a a
dx 3y2
10) Posto y = x1/3, si ottiene x − 2x 1
3
+4
=
y3 − 2 y + 4
dy .
3 2
( )
]2– 2 ] + 2 è irriducibile su R, inoltre è :
3y2 a by + c
= + 2 , per opportuni a, b e c reali.
( y + 2)( y − 2 y + 2) y + 2 y − 2 y + 2
2
1 9 (2 y − 2)
9y + 6 3
y+2 dy = log y + 2 + c , = 2 +
y − 2 y + 2 y − 2 y + 2 ( y − 1)2 + 1
2 2
,
2y − 2 1
y 2
− 2y + 2
dy = log y 2 − 2 y + 2 + c , ( y − 1) 2
+1
dy = arctan ( y − 1) + c .
Se la funzione razionale R = P/Q (deg P < deg Q) ha radici complesse sk + i tk, di molteplicità νk, si
P ( x) p µi ce ( a j ) q νk
dm ( k ) x + gm ( k )
ottiene R ( x) = = + , con ce(aj), dm(k), gm(k)
Q ( x) (x − aj ) (( x − s ) )
2 2 m
j =1 l =1 k =1 m =1
k +t 2
k
univocamente determinati. In quest’ultimo caso è più comodo usare la formula di Hermite, infatti il
1
funzioni , osservando che si ha:
(x + 1)
2 m
ax + b a 2x + p − p b a 2x + p − p b − ap
2
dx = dx + dx = dx + dx
( x 2 + px + q ) 2 ( x + px + q ) ( x + px + q ) ( x 2 + px + q ) ( q)
m m m m m
2 2 2 x 2
+ px +
345
dt (| ∈ N, ∈ R);
x
1
690) Dato l’integrale I n ( x ) =
0 (1 + t )
2 n
2n − 3 x
1) Provare che per ogni n > 1 si ha I n ( x ) = I n−1 ( x ) + n −1 ;
2n − 1 2 ( n − 1) (1 + x 2 )
2) Esprimere I2(x) e I3(x) con formule che non contengono integrali;
Soluzione:
1 1+ t2 − t2 1 t2
1) Si ha = = − , e integrando per parti, si ottiene:
(1 + t 2 ) (1 + t 2 ) (1 + t 2 ) (1 + t 2 )
n n n −1 n
x
x x x
t2 1 2t 1 1 −1 1
0 1 + t 2 n 2 0 1 + t 2 n 2 − n + 1 1 + t 2 n −1 2 0 − n + 1 1 + t 2 n −1 dt =
dt = t dt = t
( ) ( ) ( )( ) 0 ( )( )
−x 1
= + , quindi:
2 ( n − 1) (1 + t )
2 n −1 2 ( n − 1)
x x
1 t2 x 1
In ( x ) = dt − dt = I n −1 ( x ) + − I n −1 ( x ) =
0 (1 + t ) 2 n −1
0 (1 + t ) 2 n
2 ( n − 1) (1 + x )
2 n −1 2 ( n − 1)
1 x 2n − 3 x
= 1 − I n −1 ( x ) + = I n −1 ( x ) + .
2 ( n − 1) 2 ( n − 1) (1 + x 2 )
n −1
2n − 2 2 ( n − 1) (1 + x 2 )
n −1
2⋅3− 3 x 3 x 3 3x x
I3 ( x ) = I2 ( x ) + = I2 ( x ) + = arctan x + +
8 (1 + x ) 4 (1 + x2 )
2 .
2⋅3− 2 2 ( 3 − 1) (1 + x ) 4 4 (1 + x ) 8
2 2 2 2 2
1
691) Calcolare dx .
( x − 1) (x + 1)
2 2 2
Come abbiamo visto, esistono le costanti reali c1, c2, d1, d2, g1, g2 tali che sia:
1 c1 c2 d x + g d x + g2
= + + 12 1 + 2 , per ogni x complesso che non annulli il
( x −1) (x + 1) x − 1 ( x − 1) x + 1 ( x2 + 1)2
2 2 2 2
c1 ( x − 1) ( x 2 + 1) + c2 ( x 2 + 1) + ( d1 x + g1 )( x − 1) ( x 2 + 1) + ( d 2 x + g 2 )( x − 1)
2 2 2 2
1
= ,
( x − 1) (x + 1) ( x − 1) (x + 1)
2 2 2 2 2 2
1 = c1 ( x − 1) ( x 2 + 1) + c2 ( x 2 + 1) + ( d1 x + g1 )( x − 1) ( x 2 + 1) + ( d 2 x + g 2 )( x − 1) ,
2 2 2 2
sempre per
∈ C\{1, i, – i}. Per il Principio di identità dei polinomi (forma forte), oppure per considerazioni di
continuità, la precedente uguaglianza vale, allora, per ogni x complesso 1, i e – i compresi.
Per calcolare i coefficienti reali c1, c2, d1, d2, g1, g2 si possono sviluppare i calcoli, ed uguagliare i
coefficienti dei polinomi a primo membro (la costante 1) ed a secondo membro, ottenendo un sistema
lineare; si possono anche attribuire particolari valori alla variabile x, e sfruttare le relazioni così
ottenute. Seguiamo questo secondo metodo. Conviene usare i valori che annullino il denominatore.
Per x = 1 si ottiene 1 = c2 4, ovvero c2 = ¼; per x = i si ha 1 = ( d2i + g2 )( i − 1) , per x = – i si ottiene
2
− 2i 2
si ha ( − d 2 i + g 2 )( − 1 + 1 + 2i ) = 1 ⇔ − d 2 i + g 2 = = − ; il sistema: 0
d 2i + g 2 = i
1 i 2
si risolve
2i 2 d 2i + g 2 = − i
2
sommando le due equazioni, cosa che porge 2g2 = 0, e sottraendole, cosa che porge 2d2i = 0, quindi
d2 = 1/2, g2 = 0. La relazione precedente è così diventata:
1 = c1 ( x − 1) ( x 2 + 1) + ( x 2 + 1) + ( d1 x + g1 ) ( x 2 − 1) ( x 2 + 1) + ( x 2 − 1) ;
2 1 2 2 x 2
4 2
1 3
ponendo x = 0, si ottiene 1 = −c1 + + g1 , ovvero c1 − g1 = − ⇔ 4c1 − 4 g1 = −3 ; per x = –1, si ottiene
4 4
1=−8c1 +1−8d1 +8g1 −2, ovvero 4c1 +4d1 −4g1 =−1. Infine, posto x = 2, si ottiene
25 5
1 = 25c1 + + ( 2 d1 + g1 ) 5 + 1 , ovvero 5c1 + 2 d1 + g1 = − ⇔ 20c1 + 8d1 + 4 g1 = −5 .
4 4
⎧
⎪
4c1 −4g1 =−3
⎨ 1
Adesso si risolve il sistema lineare 4c +4d1 −4g1 =−1 .
⎪
⎩ 20c1 +8d1 +4g1 =−5
Usando la prima relazione, la seconda porge a –3 + 4 d1 = –1, da cui d1 =1/2. Il sistema è, adesso,
4 c1 – 4 g1 = – 3, 20 c1 + 8 g1 = – 9 (seconda e terza equazione, con d1 =1/2); dalla seconda relazione
si ricava 4 g1 = – 9 – 20 c1, e sostituendo nella prima si ha 4 g1 = – 9 +10, da cui g1 = 1/4. Infine:
−1 1 x +1 x
1 2 4 2 4 2 , e l’integrale è:
= + + 2 +
(
( x −1) x + 1 ) − ( x −1) + ( )
2 2 2 2
2 x 1 x 1 x +1
2
1
1 1 1 1 1 2x 1 2x
x − 1 2 x 2 + 1 2 dx = − 2 log x − 1 − 4 x − 1 + 4 x 2 + 1dx + x 2 +4 1dx + 4 x 2 + 1 2 dx =
( ) ( ) ( )
x2 + x
+ log ( x 2 + 1) + arctan x −
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
= − log x − 1 − + c = − log x − 1 + arctan x − +c
2 4 x −1 4 4 4 x2 + 1 2 4 4 ( x − 1) ( x 2 + 1)
347
x2 + x − 1
692) Calcolare l’integrale x dx in tre modi:
(x + 3)
2 2
∈ C:
x2 + x −1 a bx + c px + q
= + 2 + . Tali costanti sono tali che sia, per ogni
x ( x 2 + 3) x x + 3 ( x 2 + 3)2
2
x 2 + x − 1 = a ( x 2 + 3) + ( bx + c ) x ( x 2 + 3) + ( px + q ) x .
2
ottiene:
x x −1 −1 x 1 x
x dx = −
2 ( x + 3)
dx = + arctan +k.
(x + 3) 2 x +3 ( )
2 2 2 2
2
x 2
+ 3 2 3 3
In definitiva:
2
x x 1 x
f ( x ) dx = − log x + log ( x + 3) − 2 3 +
1 1 1 1
+ − +k =
2
arctan arctan
9 18 x +3 3 3 6 x +3 6 3
2
3
x 1 x−4
= − log x + log ( x 2 + 3) +
1 1 1
arctan + +k.
3 6 x +3
2
9 18 6 3
a b c b c
f ( x) = + + + + . Chiaramente è:
x x−i 3
( ) x+i 3 ( )
2 2
x−i 3 x+i 3
1 1
a = lim xf ( x ) = − 2
=− ;
x→0 3 9
( i 3 ) + i 3 − 1 = −3 + i 3 − 1 = − 1 − i ,
2
( 3) f (x) =
2
c = lim x − i coefficiente della parte
i 3 (i 3 + i 3 ) i 3 ( −4 ⋅ 3 )
2
x→i 3 12 3 3
p ( x)
( )
2
x2 + x −1
, in cui p ( x) = x + x −1− cx x + i 3 .
c c
f ( x) −
2
= − =
(x − i 3) x ( x 2 + 3) (x −i 3) x ( x 2 + 3)
2 2 2 2
(
)
c q (x)
2
b = lim x − i 3 f ( x) −
( )
2 si calcola subito, e coincide con .
i 3 ( 2i 3 )
x→i 3
x −i 3
2
A noi serve solo il valore q(i √3); per calcolarlo si può seguire la seguente procedura:
si ha ( )
p ( x ) = x − i 3 q ( x ) , derivando si ottiene ( )
p′ ( x ) = q ( x ) + x − i 3 q′ ( x ) , da cui
( ) ( ) ( )
2
p ′ i 3 = q i 3 , pertanto, essendo p ( x) = x + x −1− cx x − i 3 , si ottiene:
2
( ) ( ) ( ) ( ) ( )
2 2
p′ ( x) = 2x +1− c x − i 3 − cx2 x + i 3 , quindi p′ i 3 = 2i 3 +1− 2c 2i 3 = q i 3 , e
( )
2
2i 3 + 1 − 2c 2i 3 1 1 c 1 i 1 2 2 1 i
b= = + −2 = + + + = − − =
(
i 3 2i 3 )
2
i 3 2i 3 ( ) i 3 ( −12 ) i 3 −6 12 3 6i 3 3 ⋅ 3 9 6 12 3
1 i 3 2−i 3
= − = . Quindi, si ottiene:
18 36 36
−1
1 2 − i 3 2 + i 3 3 3 + 4i 3 − 4i
f ( x) = 9 + + − + =
x 36 x − i 3 x + i 3 36 x − i 3 2 x + i 3 2
( ) ( )
349
−1
9 2x + 3 3 3 + 4i 3 − 4i
= + − +
x 18( x2 + 3) 36 x − i 3 2 x + i 3 2
( ) ( )
, quindi:
1 1 2x 1 1 3 3 + 4i 3 − 4i
f ( x ) dx = − log x + 2 dx + 2 dx + + =
9 18 x + 3 6 x +3 36 x − i 3 x + i 3
= − log x + log ( x + 3) +
1 1 1
dx
3 + 3 ( )(
3 + 4i x + i 3 + ) ( )(
3 − 4i x − i 3 )=
2
9 18 6 3 x
2
36 x +32
+1
3
x 1 x−4
= − log x + log ( x 2 + 3 ) +
1 1 3
arctan + +k.
3 6 x +3
2
9 18 18
3) Formula di Hermite:
x2 + x −1 a bx + c d p ( x ) d mx + q m ( x + 3 ) − ( mx + q ) 2 x
2
= + + . Essendo = , che si
x ( x 2 + 3) x x 2 + 3 dx x 2 + 3 dx x 2 + 3 ( )
2 2
x 2
+ 3
d 6 − 3
x +1 x 2
−1
f ( x) = + 29 6 + ; l’integrale indefinito è:
9x x +3 dx x 2 + 3
x −2 dx
1 x−4
dx + 62 3 = − log x + log ( x 2 + 3 )
1 1 2x 1 1 1 1 1
f ( x ) dx = − log x + 2 dx + 2
3 + =
9 18 x + 3 6 x +3 x +3 9 18 6 3 x +1 6 x + 3
2 2
3
x 1 x−4
= − log x + log ( x 2 + 3 )
1 1 1
arctan + +k.
3 6 x +3
2
9 18 6 3
350
dx
693) Calcolare x (1 + x ) . 2
2
Aggiungendo e togliendo al numeratore, si ottiene:
(1 + x ) − x dx = 1dx − x dx = log x − 1 2 x dx = log x − 1 log 1 + x + k .
2 2
x (1 + x ) x 1+ x
2
2 1+ x 2 2( ) 2
2
dx
694) Calcolare x .
3
(1 + x )2 3
2
Aggiungendo e togliendo al numeratore, si ottiene:
1 1+ x − x 2 2
1 1
= = − ;
x3 (1 + x )
2 3
x3 (1 + x )
2 3
x3 (1 + x )
2 2
x3 (1 + x 2 )
3
1 1 2x 1 1
dx = dx = − + k (si ripete il procedimento):
(1+ x ) 2 3 2 (1 + x2 ) 4 x (1 + x2 )2
3
1 1 1 2 2x x 1 3 3x 2x x
− − − + + = 3− + + +
x 3 (1 + x )
2 3 x (1 + x ) x (1 + x ) x (1 + x 2 ) x (1 + x 2 ) x 1+ x (1 + x 2 ) (1 + x 2 )
3 2 2 2 3 2 2 3
x x
− 3log x + log (1 + x2 ) −
dx 1 3 1 1 1
Infine x =− − +k.
(1 + x ) 2 3 1 + x 4 (1 + x2 )2
3 2
3 2x 2
x
695) Calcolare x+ x − x2
dx .
1 1
2
Si ha x − x = − ( x − x ) = x − − , per cui:
2 2
2 4
x x
x + x − x2 dx = 1 dx = (posto t = 2x – 1) =
x + + 1 − ( 2 x − 1)
2
2
1 t +1 sin θ + 1
= dt = (posto θ = arcsin t) = = 1 cos θ dt = (posto μ = tan (θ/2) =
2 t +1+ 1− t 2 2 sin θ + 1 + cos θ
2µ
+1
1 (1 + µ ) (1 − µ )
2
1 1+ µ 2 1− µ2 2
= dµ = dµ .
2 2µ
+1+
1− µ2 1+ µ 2 1+ µ 2 2 (1 + µ )
2 2
1+ µ 2 1+ µ
Applicando la formula di Hermite: esistono m, n, p, q ∈ R tali che:
351
(1 + µ ) (1 − µ 2 ) mµ + n pµ + q ′ pµ + q ′ − pµ 2 − 2µ q + p
= + , essendo 2
= , inoltre:
(1 + µ )2 2 1+ µ 2 1+ µ 2 1+ µ (1 + µ 2 )
2
m µ + n mµ 3 + n µ 2 + mµ + n
= , pertanto, l’uguaglianza precedente equivale a:
1+ µ 2 (1 + µ )
2 2
θ
θ sin 2
µ = tan = = 2 ( )
cos θ sin θ ( ) ( )
2 = sin θ ,
2 cos θ
2 ( )
cos 2 θ
2
1 + cos θ( )
t 2x −1
con θ = arcsin t è µ = = , con t = 2x – 1, da cui:
1+ 1− t 2 1 + 2 x − x2
1+ µ2 =
2
1+ 1− t2
=
2
1 + 2 x − x2
,e
x
x + x − x2 4
dx =
1
log 1 + 2 x(− x 2
+
1
2
) (
x − x − x2 + k . )
arcsin (1 − 2 x )
696) Calcolare una primitiva della funzione g ( x ) = .
2 1− x
La funzione g(x) è definita su [0, 1[, infatti 1 – x > 0 se e solo se x < 1 e –1 ≤ 1 – 2x ≤ 1 se e solo se x
≥ 0 e x ≤ 1. Si osservi che arcsin (1 – 2x) = 0 se e solo se x = 1/2 e arcsin (1 – 2x) > 0 se e solo se
(x ∈[0, 1[).
x
1− t dt =
2 1 − (1 − 2t )
2
2 2 1
2
1− t
x x
= − 2 1 − x arcsin (1 − 2 x ) − 2 2 dt = − 2 1 − x arcsin (1 − 2 x ) − 2 2 t 2 =
1
1 2 t 1− t 1 2
2
1
= − 2 1 − x arcsin (1 − 2 x ) − 2 2 x − .
2
Chiaramente, se x ≥ 1/2 è:
1 arcsin (1 − 2 x )
x
1
G ( x) = − dt = 2 1 − x arcsin (1 − 2 x ) + 2 2 x − .
21 1− t 2
2
x
La scelta di c = 1/2 in G ( x ) = g ( t ) dt è del tutto arbitraria ed è fatta per convenienza.
c
352
1 1
697) Trovare quella funzione F: R → R tale che F(0) = 0 e F ′ ( x ) = x + + x− per
∈ R.
1+ x 2
1 + x2
ogni
x
Essendo F′(x) continua, per il Teorema di Torricelli si ha si ha F ( x ) = F ′ ( t )dt . Studiamo il segno
≥0 ≥0
0
⇔ x 1 + x2 = 1 ⇔ C 2
x 1 + x2 = 1 ⇔ " x 4
1 1
di x − . E’ x =
1 + x2 1+ x 2 ( ) + x2 −1 = 0
.
≥0
" ⇔ x=
−1 + 5
=c.
x 4
+ x 2
−1= 0 2
1 1 1
Essendo il lim x − = ±∞ e x − continua, è x− > 0 se e solo se x > c.
x →±∞
1 + x2 1 + x2 1 + x2
x x
2
Pertanto, se x ≤ c è F ( x ) = F ′ ( t )dt = dt = 2 sett sinh x , mentre se x > c si ha:
0 0 1+ t2
x c x x
F ( x ) = F ′ ( t )dt = F ′ ( t )dt + F ′ ( t )dt = F ( c ) + 2tdt = 2 sett sinh c + x 2 − c 2 =
0 0 c c
−1 + 5 −1 + 5
= 2 sett sinh + x2 − .
2 2
698) Calcolare:
Soluzione:
2
1) Posto u = tan (x/2), x = 2arctan u, x ′ ( u ) = , si ottiene:
1+ u2
tan x ( 2 ) dx = u 2 2u ϕ ′ (u )
tan
( x 2) +1 1+ u
du = du = 2 du , (in cui ϕ(u) = 1 +u2), per cui:
2 2
1+ u 2
(1 + u )
2 2
ϕ (u )
0
− 2π − 2π − 2π
0 3 0 3
3
0
3
3
1
f ( x )dx = π f ( x )dx + π f ( x )dx = π sin x + dx + g ( x )dx = − cos x + x − =
−π − −2
3
− 4 − 2π
3
4 −π
( )
1 + tan 2 x
2 − 2π 3
2π 1 1 1 π 1 π
= − cos + cos π − +1 = −1 − +1+ = +
( 2)
.
3 1 + tan 2 x 2 1+ 3 4 3 4 4 3
0 i k ≤ −1
1) Dalla definizione si ha:
⎩ 0 i k1≤
Una funzione F: R → R si dice a scalino se esiste una
suddivisione {x0,..., xm} di R tale che la f(x) sia costante
su ciascuno degli intervalli che compongono
R \ { x0 ,..., xm} . E’ chiaro che la f(x) è a scalino, con
{–1, 0, 1} come minima suddivisione associata, infatti,
la f(x) = 0 su ]– ∞, –1[, vale –1 su ]–1, 0[, vale 1 su
]0, 1[, vale 0 su ]1, + ∞[.
2) La funzione f(x) non è monotòna, infatti – 1< – 1/2 < 0, ma f(–1) = 0 > – 1 = f(–1/2) < 0 = f(0).
3) Il supporto di f(x) è la chiusura dell’insieme {x∈R: f ( x) ≠ 0} , che, in questo caso, è l’insieme
]–1, 0[ ∪ ]0, 1[; la chiusura di esso è [–1, 1], chiaramente compatta. Quindi la f(x) è a supporto
compatto.
4) La funzione f(x) è a scalino, globalmente integrabile su R (essendo a scalino a supporto compatto)
e pertanto localmente integrabile. Ne segue che la g(x) è ovunque definita.
354
x x
f ( t )dt = 0 per x ≤ –1; mentre se –1< x ≤ 0 f ( t )dt = [ −t ]−1 = − x − 1 ; se
x
5) Chiaramente si ha
−1 −1
x 0 x
0 < x ≤ 1 si ha f ( t )dt = f ( t )dt + f ( t )dt = −1 + x ; se x ≥ 1 si ha:
−1 −1 0
1 x x
g ( x) = f ( t )dt + f ( t )dt = g (1) + 0dt = g (1) = 0 ,
0 i k ≤ −1
−1
⎧− − 1 i k − 1 < < 0
1 1
⎪
−1 i k = 0 . Volendo, si può scrivere g ( x) = x −1 χ]−1,1[ ( x) .
⎨ −1 i k0< <1
( )
⎪
g(x) =
⎩ 0 i k1≤
6) In base al Teorema di Torricelli la g(x) è derivabile almeno in tutti i punti in cui la f(x) è continua,
cioè in R\{–1, 0, 1}; la derivata vale costantemente 0 per x < –1 e per x > 1, vale –1 in ]–1, 0[ e 1 in
]0, 1[. I punti –1, 0, 1 sono angolosi per la g(x), come si vede g′ (–1)– = 0, g′ (–1+) = –1, g′ (0-) = –1,
g′ (0+) = 1, g′ (1-) = 1, g′ (1+) = 0, ne segue che la g(x) è derivabile solo nei punti diversi da –1, 0, 1.
700) Sia v: [0, +∞] → R funzione continua; si supponga che sia v(t) ≥ 0 per ogni t ∈ R. Inoltre, si pone
t
s ( t ) = v (τ )dτ .
0
1) Quale condizione degli zeri di v equivale a dire che s è omeomorfismo (funzione continua,
invertibile, con inversa continua) di [0, +∞[ sull’immagine s ([0, +∞[)? E quale equivale a dire che s
è diffeomorfismo (funzione derivabile, invertibile, con inversa derivabile) sull’immagine s ([0, +∞[)?
Un’automobile parte, all’istante t = 0; la velocità dell’automobile varia nel tempo con legge t → v(t)
i k 0 ≤ { ≤ 20
descritta dalla funzione v(t) = . 10 ¡
t2
40 i k 20 < t
.
¡
t
2) Tracciare il grafico di t → v(t) ed il grafico di t → s ( t ) = v (τ )dτ .
0
3) Qual è il tempo T(a) occorrente all’automobile per percorrere una distanza a ≥ 0? Descrivere la
funzione a → T(a) e tracciarne il grafico.
Soluzioni:
1) La funzione s: [0, +∞[ → R è continua e derivabile grazie al Teorema di Torricelli, con derivata
s′(t) = v(t) per ogni t ≥ 0. Essa è crescente poiché, per ipotesi, v(t) ≥ 0; ed è omeomorfismo di [0, +∞[
355
sull’immagine s([0, +∞[) se e solo se essa è strettamente crescente, il che, come è noto, accade se e
solo se il luogo degli zeri di v(t) ha l’interno vuoto (equivalentemente, v(t) non è identicamente nulla
su alcun intervallo non degenere). Perché s(t) sia diffeomorfismo essa deve essere omeomorfismo,
inoltre sappiamo che l’inversa ha derivata infinita nei punti s(t) tali che s′(t) = v(t) = 0. In conclusione,
s(t) è diffeomorfismo di [0, +∞[ sull’immagine s([0, +∞[) se e solo se il luogo degli zeri di v(t) è
vuoto.
2) La funzione s(t) è data da s(t) = t3/30 per 0 ≤ t ≤ 20, e dalla formula:
t 20 t t
203 800
s ( t ) = v (τ )dτ = v (τ )dτ + v (τ )dτ = + 40dτ = + 40 ( t − 20 ) , per t > 20.
0 0 20
30 20 3
I grafici di v(t) e s(t) (nel grafico di s(t) l’unità di misura in ordinate è molto più piccola di quella delle
ascisse; il grafico di s(t) per t > 20 è una retta di pendenza 40, passante per il punto (20, 800/3); si
noti che il grafico di s(t) non ha punti angolosi, la s(t) è di classe C1).
3) La funzione a → T(a) è la funzione inversa di t → s(t), per definizione stessa di funzione inversa;
si noti che t → s(t) è omeomorfismo di [0, +∞[ in sé,
√30 0 ≤ ≤ 800/3
considerato che la v(t) è nulla solo per t = 0. Pertanto, si
v
701) Siano p, q, T > 0 costanti reali positive, inoltre sia 0 < t < T (al solo scopo di tracciare i grafici
Una motocicletta è in grado di accelerare con accelerazione massima di p m/s2 e di frenare con
accelerazione (decelerazione) di q m/s2 . Su una distanza di L > 0 metri, la moto parte da ferma, e
arriva ferma, avendo sempre accelerato dapprima e frenato poi alla massima accelerazione possibile.
Indichiamo con T il tempo che occorre per percorrere, in tal modo, la distanza L. Si chiede:
4) In quale istante t , dopo l’istante iniziale t = 0 la moto deve iniziare la frenata (determinarlo in
funzione di T).
5) Determinare T.
Soluzioni:
1) La a(t) è monotòna decrescente (in senso lato), ed il
relativo grafico è quello in figura.
⎧ { ∈ [0, t ]
⎪
t
pdτ = pτ
⎨t
0
{ ∈ [ t , T]
2) Si ha: v(t) = .
⎪ pdτ + ( − q )dτ = pt − q ( t − t )
t
⎩ 0 t
Nei punti t in cui la a(t) è continua, certamente la v(t) è derivabile, con v′(t) = a(t); la v(t) è derivabile,
quindi, in [0, t [ con derivata costantemente p, ed anche in ] t , T] con derivata costantemente pari a
– q. Il punto t è angoloso per la v(t), con derivata destra pari a – q e derivata sinistra pari a p. Essendo
funzione integrale della funzione limitata a(t), certamente la v(t) è lipschitziana, con costante di
Lipschitz pari alla sup-norma della a(t), cioè a:
t2 t2
( )
max { p, q} v ( t1 ) − v ( t2 ) = a (τ ) dτ ≤ a (τ ) dτ ≤ max { p, q} ( t2 − t1 ) .
t1 t1
Essendo lipschitziana, la v(t) è anche continua, come si vede anche dalla formula trovata per la v(t).
Non essendo derivabile in un punto, chiaramente la v(t) non è di classe C1 in tutto l’intervallo [0, T].
, per { ∈ [ t , T].
q (t − t )
t t 2
t2
s ( t ) = v (τ )dτ + v (τ )dτ = p + pt ( t − t ) −
0 t
2 2
357
i k { ∈ [0, t ]
Riassumendo:
s(t) = . (t − t ) i k { ∈ [ t , {]
2 .
+ pt ( t − t ) − q
2
pt
2 2
La funzione s(t), integrale della funzione continua v(t), è di classe C1 su [0, T], in particolare, ovunque
derivabile. Poiché la v(t) è anche limitata su [0, T] la funzione è lipschitziana (con costante di
Lipschitz pari al massimo del modulo di v(t)). Il grafico di s(t) è ottenuto incollando due archi di
parabola, in un punto in cui le due parabole hanno anche tangente in comune.
p+q 2Lq
T= 2 L; t = .
pq p ( p + q)
π
2
702) Calcolare il seguente integrale definito I = 2 x sin xdx .
0
x
703) Calcolare il seguente integrale definito ecos x sin 3 xdx .
0
0 0 1 −1
( )
1 1
1 1 4
= et (1 − t 2 x )dt = et (1 − t 2 x ) − ( −2t ) et dt = 2tet − 2 tet − et = 2 e + − e + = ,
1 1 1 1
−1 −1 −1
−1
−1
−1 e e e
in cui, nella seconda riga, abbiamo utilizzato due volte l’integrazione per parti.
π
4
π
4 2 2
seconda uguaglianza, abbiamo utilizzato un’integrazione per parti con u(t) = log t e v′(t) = 1.
705) calcolare l’area della regione di piano A compresa tra il grafico della funzione
Il suo minimo assoluto si avrà, pertanto, nel punto `[/2 dove la f(`[/2) = 0. La funzione f(x) è,
e la funzione f(x) è non crescente.
π π π
1 2
π 2
1 π π 2
1
area ( A ) = − sin tdt + 1dx = [ cos t ]0 2 + x 1dx = ( π − 1) .
2 0
2 0
2 2 0
2
1
2 −2 x
706) Calcolare il seguente integrale definito x e
0
dx .
Utilizzando il metodo di integrazione per parti, una prima volta con u(x) = 2 e v′(x) = e-2x e una
seconda volta con u(x) = ed ancora v′(x) = e-2x, in modo da azzerare il grado del polinomio.
Svolgiamo l’esercizio in due modi, equivalenti, sfruttando il Teorema fondamentale del calcolo
integrale: in un caso calcoliamo I valori della primitive agli estremi di integrazione ed ogni passo, in
modo da poter, eventualmente, semplificare l’espressione in qualche passo dell’integrazione; nel
secondo caso, calcoliamo prima l’integrale indefinite, e successivamente calcoliamo la primitive negli
estremi solamente all’ultimo passaggio.
1 1 1 1
1 1
dx = − x 2 e −2 x + xe −2 x dx = − e −2 − e −2 − e −2 x = (1 − 5 e −2 ) . Oppure:
2 −2 x 1 1 1
x e
0 2 0 0 2 2 4 0 4
1 2 −2 x 1 1 1 1
x e x e + xe −2 x dx = − x 2 e −2 x − e −2 x − e −2 x + e −2 x dx =
2 −2 x
dx = −
2 2 2 2 2
= − e −2 x ( 2 x 2 + 2 x + 1) + c =: − ( 5e −2 − 1) .
1 1
4 4
2
e t ( e t − 1)
707) Calcolare il seguente integrale definito I =
1
e 2t − 1
dt .
2
2x
708) Calcolare il seguente integrale definito ( x + 1)( x − 3)dx .
1
( A + B ) x + B − 3 A ⇔ a + b = 2 ⇔ A = 1/2, B = 3/2.
Applicando il metodo di integrazione per le funzioni razionali, si ottiene:
b − 3a = 0
2x A B
= + =
( x + 1)( x − 3) x + 1 x − 3 ( x + 1)( x − 3)
2x 1 1 3
Quindi = + e
( x + 1)( x − 3) 2 x + 1 x − 3
2 2
2x 1 3 1 3
1 ( x + 1)( x − 3 )dx = 2 log x + 1 + 2 log x − 3 1 = 2 log 16 .
2x + 4 2x + 4
2 2
709) Calcolare il seguente integrale definito 0 x 2 + 4 x + 5dx . Ha senso calcolare x
0
2
+ 4x − 5
dx ?
Osserviamo che, nel primo caso, il denominatore non si annulla mai e che il numeratore è la derivata
2x + 4
2
17
( )
2
0 x 2 + 4 x + 5 = + +
0 = log 5
2
del denominatore. Pertanto dx log x 4 x 5 .
Nel secondo caso, invece, il denominatore può essere riscritto nella forma (x + 5)(x – 1), quindi si
annulla nel punto 1. Non ha, quindi, senso calcolare l’integrale nell’intervallo [0, 2].
(
Studiamo il segno della f(x). Poiché f ′ ( x ) = − 2 x2 + 1 e x < 0 per ) ∈ R, la funzione è strettamente
2
20 0
2 2
711) Calcolare l’area del dominio A, delimitato dalle curve di equazione x = 0; x = 2π;
f1(x) = 3 + sin x; f2(x) = 3 + cos x.
Innanzi tutto, occorre stabilire dove f1(x) ≥ f2(x),
ovvero quando sin x ≥ cos x.
Come si può evincere anche dal grafico in figura,
cos x ≥ sin x negli intervalli [0, π/4] e [5π/4, 2π],
mentre sin x ≥ cos x in [π/4, 5π/4].
Pertanto, avremo:
π 5 π
4 4 2π
area ( A ) = ( 3 + cos x − 3 − sin x )dx + π ( 3 + cos x − 3 − sin x )dx + 5 ( 3 + cos x − 3 − sin x )dx =
0
4 4
π
π
= [ cos x + sin x]0 4 − [ cos x + sin x]π 4 + [ cos x + sin x]5
5 π 2π
π
=4 2.
4 4
360
x+2
1
712) Calcolare l’integrale definito I = dx .
0
x2 + 1
1 1 1
x 1 1 2x
dx + 2 2 dx = 2 dx + 2 [ arctan x ]0 =
1
Si ha I =
0
x +1
2
0
x +1 2 0 x +1
log 2 + π
1
1
= log ( x 2 + 1) + 2 arctan x = .
2 0 2
1
log ( arctan x + 1)
713) Calcolare l’integrale definito (1 + x ) ( arctan x + 1) dx .
0
2 2
1
Effettuando il cambio di variabile t 0 arctan x ed osservando che dx = dt , t(0) = 0, t(1) = π/4,
1 + x2
π
1
log ( arctan x + 1) 4
log ( t + 1)
l’integrale dato si riscrive nella forma (1 + x ) ( arctan x + 1)
0
2 2
dx = ( t + 1)
0
2
dt .
1
Integrando l’ultima espressione per parti, con u(t) = log (t + 1) e v′ ( t ) = , si ottiene:
( t + 1)
2
π π π π
4
log ( t + 1) log ( t + 1) 4 4
1 1 π 1 4 1 π
( t + 1) dt = − + ( t + 1) dt = − log 1 + 4 − t + 1 = − log 1 + 4 + 1 + 1
0
2
t + 1 0 0
2
(1 + π 4 ) 0 1+ π ( 4 )
2
ex log (1 + ex )
714) Calcolare l’integrale definito
0
1 + ex
dx .
0
1+ ex 2
t 2 2 2
2
1 1
715) Calcolare l’integrale definito
1
arctan dx .
x
x 3
Effettuando il cambio di variabile t = 1/x, da cui dt = –1/x2dx, t(1) = 1, t(2) = 1/2, l’integrale proposto
2 2 1
1 1 1 1
diventa 1 x3 arctan x dx = −1 x arctanx − x2 dx = 1 t arctan tdt =
2
1π 1
1 2 1
1 1 1 t 1 1 1
= t 2 arctan t 1 − dt = − arctan − 1 − dt =
2 2 2 1 1+ t 2
2 4 4 2 2 1 1 + t 2
2 2
1π 1 1 π 1 5 1
= − arctan − [t − arctan t ] 1 = − − arctan , in cui si è utilizzato il metodo di integrazione
1
8 8 2 2 2 4 4 8 2
per parti.
361
5 2
ex sin x
716) Calcolare l’integrale definito dx .
−5 log (1 + x ) + 1
L’intervallo di integrazione è simmetrico rispetto all’origine, la funzione integranda è dispari, quindi
l’integrale proposto è nullo.
x +1 4
(1+t 2 )
1
t
718) Calcolare l’integrale definito 0 e + 1 + t 3 dt .
t
Osserviamo che:
(1+t 2 ) (1+ t 2 ) 1 (1+t 2 ) 1 1
1 1 1
t t
( ) = ( e 2 − e ) + log 2 .
1 1
1
0
t e + dt = t e dt + dt = e + log 1 + t 3
1+ t
3
1+ t 3
2
0 3 0 2 3
0 0
3
x3
719) Calcolare l’integrale definito 4 − x2
dt .
Ponendo x = 2 cos t, da cui dx = – 2 sin t dt, t = arccos (x/2), t(0) = π/2, t(√3) = π/6, si ottiene:
0
π π π π π
3
x3 6
cos3 t sin t cos3 t sin t
2 2 2
sin3 t
2
dt = 8 cos 2 t cos tdt = 8 (1 − sin 2 ) cos tdt = 8 sin t +
5
0 4 − x2
dt = −16
π 4 (1 − cos t )
2
dt = 8
π sin t π π 3
=
π 3
2 6 6 6 6
π
4
1
720) Calcolare l’integrale definito sin
0
2
x +1
dx .
Utilizzando le formule parametriche, per riscrivere le potenze pari della funzione seno e coseno, in
1
termini della tangente, possiamo scrivere t = tan x, da cui x = arctan x, dx = dt , t(0) = 0,
1+ t2
t(π/4) = 1, otteniamo:
π
( 2t )
4 1 1
1 1 1 1 1 1 1
sin x + 1
2
dx = 2
t 1+ t 2
dt =
1 + 2t 2
dt =
2
arctan
0
=
2
arctan 2 .
0 0
+1 0
1+ t2
362
π2
4
( sin 3
x )( cos x )dx .
721) Calcolare l’integrale definito
0 x
= 4 = 2.
3
t dt 2
0 x 0
Poiché l’ultima funzione è integrabile in un intorno destro di x = 0, la f(x) risulta integrabile in ]0, 1]
e si ha:
1 1
1
log 1+ x dx = log ( x +1) − log xdx = ( x + 1) log ( x + 1) − x − x log x + x = 2log 2 − lim+ ( x + 1) log ( x + 1) − x log x = 2log 2
1
0 x →0
0 0
Poiché la f(x) tende ad un limite finito positivo, essa ha integrale divergente positivamente.
1
1
724) Applicando i criteri di integrabilità, stabilire se esiste finito l’integrale dx . In caso
( )
3
0 x 1+ x
affermativo, calcolare l’integrale.
1 1
Per x → 0+, si ha ∼ .
( )
3
x 1+ x x
La funzione data, pertanto, risulta integrabile in senso improprio, nell’intervallo ]0, 1]. Eseguendo la
sostituzione t = √ , da cui dt =
1
dx , t(0) = 0 e t(1) = 1, si ottiene:
2 x
1 1 1
1 1 3
2
dx = dt = − 2
= .
( () ) +
3 3
0 x 1+ x 0 1 + t 1 t 0 4
363
+∞
caso affermativo, calcolare f ( x )dx . Cosa si può dire dell’integrabilità della f(x) nell’intervallo
3
]2, + ∞[?
Poiché anche il numeratore si annulla in x = 3, possiamo fattorizzarlo, riscrivendo la f(x) nella forma:
∀
( x − 3) ( x 2 − 5 x + 6 ) ( x − 3 )2 ( x − 2 ) 1
f ( x) = = = , ≠ 3.
( x − 2 ) ( x − 3) ( x − 2 ) ( x − 3) ( x − 2 )
3 2 3 3 2
La funzione data, dunque, è prolungabile per continuità nel punto x = 3, quindi è integrabile in ogni
x3 1
intervallo limitato [3, a]. Inoltre, per x → + ∞, la f ( x ) ∼ = , che è impropriamente integrabile
x5 x2
in un intorno di + ∞. Pertanto, l’integrale converge, e si ha:
+∞ +∞ +∞
1
1 1
f ( x ) dx = dx = − = − lim − 1 = 1 .
3 ( x − 2) x − 2 3 x→+∞ x − 2
2
3
1
Considerato che, per x → 2+, la f ( x ) ∼ , essa non è integrabile in senso improprio,
( x − 2)
2
+∞
3 −x
726) Calcolare il seguente integrale improprio xe dx .
= lim ( x n e − x ) = 0 , ∀ | ∈ N.
0
+∞
Si procede integrando tre volte, per parti, ed osservando che x n e − x
0 x → +∞
Si ha:
( )
+∞ +∞ +∞ +∞
+∞ +∞ +∞ +∞
x 3e− x dx = − x3e − x 3x e dx = 3 − x e e
2 −x 2 −x
+ + 2 xe − x dx = 6 − xe − x + −x
dx = 6 −e− x = −6 lim e− x − 1 = 6
0 0 0 0 x →+∞
+∞
n −x
In generale, si può dimostrare che xe
0
1
sin 3 x
727) Stabilire se l’integrale dx esiste finito.
0
e x (1 − cos x )
sin 3 x
Poiché la funzione f ( x ) = è continua nell’intervallo ]0, 1], per stabilire se l’integrale
e x (1 − cos x )
proposto converge è sufficiente studiare il comportamento della f(x) in un intorno destro dell’origine.
Per x → 0+, utilizzando lo Sviluppo di Mc.Laurin al primo ordine per la funzione t → sin t, con
t=√
( x)
3
2
, e quello al secondo ordine per la funzione x → cos x, si ottiene f ( x ) ∼ , dove =
1 x 2 x 12
2
abbiamo tenuto conto del fatto che, per x → 0, ex → 1. Poiché 1/2 < 1, per il criterio del confronto
asintotico, l’integrale proposto esiste finito.
364
+∞
x2
728) Stabilire se l’integrale dx esiste finito.
( 3 + 5 x ) arctan x
5 3
0
2
Per stabilire l’esistenza dell’integrale improprio proposto, dobbiamo studiare il comportamento della
funzione integranda in un intorno destro di x = 0, dove il denominatore non è definito, ed in un intorno
di + ∞. Otteniamo:
U(0+) ⇒ f ( x ) ∼
1
x2 x2 1
3
∼ = − 1 , cioè esiste l’integrale improprio, poiché –1/2 < 1;
3x 2 3 3x 2
U(+ ∞) ⇒ f ( x ) ∼
x2 2 1
∼ = , cioè esiste l’integrale improprio, poiché 3 > 1.
5x 2 π
3
3 5π x3
2
x
Pertanto, l’integrale improprio proposto esiste. Osserviamo che, in realtà, poiché f ( x ) ∼ , per
3
x → 0+, essa è prolungabile con continuità in x = 0, quindi ha integrale finito in U(0+).
729) Stabilire per quali valori del parametro α ∈ R esiste finito il seguente integrale improprio:
α −5
x (1 − 2 x )
1
2
0
sin x
dx .
Per stabilire se l’integrale improprio proposto esiste finito, dobbiamo studiare il comportamento della
funzione integranda in un intorno di x = 0, dove si annullano il denominatore e il termine xα – 5 (che
per α < 5 si troverà anch’esso al denominatore), e in un intorno sinistro di x = 1/2, dove si annulla il
termine (1 − 2x )
α −5
(che, per α < 5 si troverà al denominatore). Otteniamo:
1 1
per x → 0+, f ( x ) = 5 −α
∼ 6 −α l’integrale esiste finito se α > 5.
x sin x x
Poiché, per α > 5, l’espressione (1 − 2x )
α −5
ha sempre esponente positivo, cioè si trova sempre al
numeratore, la funzione integranda si può prolungare con continuità in x = 1/2, quindi, ha integrale
finito in un intorno finito di x = ½. Pertanto, l’integrale improprio proposto esiste finito per x > 5.
+∞
1
730) Stabilire se l’integrale ( cos x ) sin x
0
2
dx esiste finito.
Osserviamo che la funzione integranda è continua e di segno variabile nell’intervallo ]0, + ∞[. Poiché,
( cos x ) sin
1 1 1
per x → 0+, si ha 2
≤ sin 2 ∼ 2 e, quest’ultima funzione è impropriamente
x x x
( cos x ) sin
1 1 1
integrabile per x → 0+. Inoltre, per x → + ∞, si ottiene 2
≤ sin 2 ∼ 2 e,
x x x
quest’ultima funzione è impropriamente integrabile per x → + ∞, quindi la funzione integranda è
assolutamente impropriamente integrabile per x → + ∞. Pertanto l’integrale proposto esiste finito, per
il criterio della convergenza assoluta per gli integrali, in quanto la funzione integranda è
assolutamente impropriamente integrabile, sia per x → 0+ che per x → + ∞.
365
Per x → + ∞ , arctan ( x α ) →
π
2
se α > 0; arctan ( xα ) = arctan (1) =
π
4
( )α α
se α = 0; arctan x ∼ x se α
< 0. Pertanto:
⎧ 2 r > 0 (l|{ }k +lm l| j| l|{hk|h Jl + ∞)
π
⎪
⎪
2x
⎪
x
0 sin x + x
Osserviamo che l’integrale proposto è un integrale improprio, in quanto il denominatore si annulla
2 1
per x = 0 e per α < 0, x α = 2 . Pertanto, bisogna studiare il comportamento della funzione in un
α
x
intorno destro di x = 0. Per x → 0+, si ottiene:
366
⎧
r < 0;
π
⎪
⎪
2 ∼ π
x+x 2 x
⎨ 2α
f (x) ∼ Pertanto, poiché 1/2 – 2/α < 1, per α > 0, l’integrale
⎪
⎪ r > 0.
x 1
⎩ x+x x 2 α
∼ 1 −2
α
1
x2 − 1
733) Stabilire per quali valori del parametro reale α, l’integrale improprio
0
log x
sinh xdx esiste
finito.
Osserviamo che la f(x) va studiata in un intorno destro di x = 0 e in un intorno sinistro di x = 1.
Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al primo ordine per sinh x, si ottiene che, per x → 0+, la
x 1
f ( x) ∼ = −1 , che è impropriamente integrabile.
log x x log x
In realtà, per x → 0+, la f(x) → 0, quindi essa è prolungabile con continuità in x = 0 e, pertanto, è
sicuramente integrabile. Per x → 0–, riscriviamo la funzione integranda nella forma:
α α
x −1 x −1
f ( x) = sinhx .
log 1 + ( x − 1)
Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al primo ordine per log (1 + t), con t = x – 1, si ottiene che, per
2α ( sinh1)
α
x −1
x → 1 , la f ( x ) ∼ 2
– α
( sinh1) = 1−α
, che è impropriamente integrabile per α > 0. Quindi,
x −1 x −1
l’integrale proposto esiste finito per α > 0.
734) Stabilire per quali valori del parametro reale α, esiste finito l’integrale improprio
+∞
log (1 + x 2 )
0 xα (1 + x3 )
dx .
735) Stabilire per quali valori del parametro reale α, esiste finito l’integrale improprio
+∞
log x
0 x 2 − 1 α sin xdx .
La funzione integranda è continua nell’intervallo ]0, 1[.
367
se α < 2.
sin
0
3
x + x2
La funzione integranda è continua nell’intervallo ]0, 1]. Quindi, studiamo il suo comportamento
solamente per x → 0+:
( )∼ x ;
per α > 0, arctan x
1
2α
1
2α
2α − 3
< 0, ovvero per α > – 3/4, condizione sempre verificata per α > 0.
6α
+∞
1 1
737) Stabilire il carattere della serie 2
sin e fornire una stima della somma.
n=1 n n
1 1
Osserviamo che la successione 2 sin è monotòna decrescente, in quanto la funzione
n n
x → sin x è positiva e crescente in un intorno di 0+ e le successioni {1/n} e {1/n2} sono positive e
decrescenti. Possiamo, quindi, applicare il criterio del confronto integrale e studiare l’integrabilità
1 1
impropria della funzione x ֏ 2
sin . Si ricava:
x x
+∞ M M
1 1 1 1 1 1
1
x 2
sin dx := lim 2 sin dx = lim cos = lim cos − cos1 = 1 − cos1 ,
x M →+∞
1
x x M →+∞ x 1 M →+∞ M
1
in cui, nel calcolo integrale, abbiamo sottinteso la sostituzione di variabile t = 1/x, da cui dt = −
dx
x2
Poiché la funzione associata risulta impropriamente integrabile, anche la serie sarà convergente,
+∞
1 1
pertanto si avrà 1 − cos1 ≤ 2
sin ≤ sin1 + 1 − cos1 .
n=1 n n
368
Osserviamo che la funzione integranda è continua e di segno variabile nell’intervallo ]0, 1[. Poiché
si ha
sin x cos 1 ( x) ≤ 1
≤
1
e quest’ultima funzione è impropriamente
(x − 1) ( x + 1) ( x − 1) ( x − 1)
2 3 3 3 3
4 4 4
integrabile in [0, 1[, l’integrale proposto esiste finito per il criterio della convergenza assoluta per gli
integrali, in quanto la funzione integranda è assolutamente impropriamente integrabile.
⎧ 1
⎪ r≠1
π
4
( sin x )
1−α
π
⎨
4
cos x
( sin x ) dx = 1 − α
⎪
=
r=1
0
α
⎩
0 π
log ( sin x ) 0 4
⎧ 1 2
⎪ r≠1
1−α
⎪ 1 − α 2
( )
1−α
−
r<1.
lim sin x
= . 1−α 2
x →0+ 1 α2−1
⎨
+∞ r≥1
=
⎪
⎪ log r=1
2
( sin x )
⎩
− xlim
→ 0+
2
+∞
1
740) Stabilire il carattere della serie α , con α > 0 e fornire una stima della
n=2 n log n log ( log n )
somma.
Per α > 0, è immediato osservare che la successione del termine generale è monotòna decrescente, in
quanto prodotto di successioni positive e decrescenti; quindi, possiamo applicare il criterio della
convergenza integrale. Pertanto, studiamo l’integrabilità impropria della funzione associata:
−∞ M
1 1
x log x log ( log x ) α
dx := lim
M →+∞ x log x log ( log x )α dx =
2 2
⎧
1
r≠1 +∞ 0<r≤1
⇒ . 1
1−α
log ( log x ) |2M
⎨ r>1 .
α −1
r=1
= 1− α
log ( log 2 )
⎩
log log ( log x) |2
M
α −1
Pertanto, si ottiene che la serie proposta converge per α > 1, ed in tal caso si ottiene:
369
+∞
1 1−α 1 1 1 1−α
log ( log 2) ≤ ≤ + log ( log 2 )
1−α n=2 n log n log ( log n )
α
2log 2 log ( log 2 )
α
1−α .
+∞
sin x cos x
741) Stabilire se l’integrale ( 2 + x ) ( x + 2 − sin x )dx
0
esiste finito.
Osserviamo che la funzione integranda è continua e di segno variabile nell’intervallo [0, + ∞[.
Poiché, per x → + ∞, si ottiene:
sin x cos x 1 1
≤ ≤ 2 , e quest’ultima funzione è impropriamente
( 2 + x ) ( x + 2 − sin x ) ( 2 + x ) ( x + 2 − sin x ) x
integrabile per x → + ∞, l’integrale proposto esiste finito per il criterio della convergenza assoluta
per gli integrali, in quanto la funzione integranda è assolutamente impropriamente integrabile.
742) Funzioni integrali (useremo per convenzione la lettera f per indicare la funzione integranda,
seguendo la notazione utilizzata nell’enunciato del Teorema di Torricelli).
x
t log (1 + t )
Calcolare la derivata prima della funzione integrale F ( x ) = dt .
1
2t 2 + 5
x log (1 + x )
Dal Teorema di Torricelli, si ottiene subito che la F ′ ( x ) = .
2x2 + 5
4x
et
743) data la F ( x ) = dt , calcolare la F′(0).
1 ( t + 1) cosh t
e4 x
Dal Teorema fondamentale del calcolo integrale, si ottiene che F ′ ( x ) = 4 , da cui
( 4 x + 1) cosh ( 4 x )
F′(0) = 4.
744) Determinare gli eventuali punti di discontinuità e di non derivabilità della funzione:
⎧ ≥0
⎪
x2 − 5x + 6
−[ < <0 .
x
⎨
F(x) = 2 + t cos tdt
⎪
⎩ π (x + π ) ≤−[
0
Ognuna delle tre funzioni in cui si è spezzata la F(x), è definita, su tutto l’asse reale; pertanto la
funzione stessa è definita su tutto R.
x
F ( 0 ) = 6 = lim+ F ( x ) ≠ lim− F ( x ) = 2 + t cos tdt = 2 .
x →0 x →0
0
In x = 0 abbiamo una discontinuità di salto. Calcolando, per parti, l’integrale definito, abbiamo:
x x
0 0
2 −5 >0
La funzione F(x) è continua nel punto x = – π.
La funzione F(x) è, dunque, anche derivabile in x = – π, e la sua derivata, in tale punto, vale π.
Ovviamente, la funzione F(x), non essendo continua in x = 0, non è neanche derivabile in tale punto.
La funzione integranda è definita in tutto l’asse reale. Per il Teorema di Torricelli, abbiamo:
cos ( x )
( ) ( ) ( ) ] ] [ ]
2
F ′ x = x 1 − x2 e ≥ 0 ⇔ x 1 − x 2 ≥ 0 ⇔ x ∈ −∞ , − 1 ∪ 1, +∞ .
Pertanto, la F(x) cresce negli intervalli ]− 1, 0 [ e ]1, +∞ [ .
In x = ± 1 la F(x) ha dei massimi relativi, mentre in x = 0 ha un minimo relativo.
Si osservi che, data la disparità della funzione integranda, la F(x) è una funzione pari, in accordo con
la presenza di un estremante, in x = 0 e con la simmetria degli altri due estremanti.
x2
et ( 2t − t 2 )
746) Determinare i punti di massimo e di minimo locali, della funzione F ( x ) = dt .
0
π − 2arctan t
ex ( 2x2 − x4 )
2
2
ex
F ′ ( x ) = f (α ( x ) ) α ′ ( x ) , pertanto, la F ′ ( x ) =
π − 2 arctan x 2
2 x = 2 x ( 2 − x ) 3
π − 2 arctan x 2
2
, in
> 0, perché arctan t < π/2, per ogni { ∈ R. Da ciò segue facilmente che F′(x) = 0
2
ex
cui
π − 2arctan x2
x = 0, ± √2; inoltre, F′(x) < 0 per –√2 < x < 0 e x > √2 , e F′(x) > 0 per x < – √2 e 0 < x < √2 .
Pertanto, x = ± √2 sono punti di massimo, mentre x = 0 è punto di minimo.
per
x
747) Calcolare il lim 8 t sin ( t 7 )dt .
1
x →0 3 x
0
Il limite assegnato dà luogo ad una forma indeterminata, che può essere risolta per mezzo del Teorema
di de L’Hospital:
x
t sin ( t )dt
7
Hospital x sin ( x7 ) x sin ( x 7
) =0.
lim 0
8
= lim 7
= lim lim
x→0 3x x→0 24 x x→0 24 x→0 x7
371
>1
748) Data la funzione F: R → R, definita da F(x) = 0 1 t
et − 1
x
dt
; stabilire la natura del
−1 ≤1
punto x = 1.
et −1
Osserviamo che la funzione f ( t ) = è continua nell’intervallo [1, x], per ogni x > 1, pertanto è
t
ivi integrabile. Quindi, anche la funzione F(x) è continua in x = 1, in quanto:
1
lim+ F ( x ) = h ( t )dt = 0 = F (1) = lim− F ( x ) .
x →1 x →1
1
1 <1
Infine, calcolando i limiti destro e sinistro di F′(x), per x → 1, si ottiene che il lim− F ′ ( x ) = 1 ed il
x→1
x
log (1 + t 2 )
749) Stabilire se la funzione integrale F ( x ) = dt , ammette asintoti obliqui, per x → ± ∞.
0 t +1
2
Poiché la funzione integranda è pari e, in questo caso, F(0) = 0, la funzione integrale è dispari, quindi
log t
sarà sufficiente studiarne il comportamento solo a + ∞. Poiché per t → + ∞ si ha f ( t ) ∼ 2 , che
t
log t
non è impropriamente integrabile (in quanto > 1/t, per t > e), otteniamo che F(x) → + ∞ per
t
x → + ∞, quindi non esiste asintoto orizzontale a + ∞ (e per simmetria, neppure a – ∞).
F ( x ) Hospital log ( x2 +1)
D’altra parte, il lim = lim F ′ ( x ) = lim = 0 , e ciò comporta che non esiste
x→+∞ x x→+∞ x→+∞
x2 + 1
asintoto obliquo a + ∞ (e per simmetria, neppure a – ∞).
⎧ x sgn x + 2 + π
⎪ 2 ≤0
2
( )
⎨
3
<0
750) Studiare la funzione F(x) = , tracciandone il grafico.
⎪ 1+ 3
x
⎩
1 3log t
e dt
t + 3t
= t , per ∀ { > 0, possiamo scrivere la funzione data nel seguente modo
1
3log t 3
Osserviamo che, poiché e
(anche tenendo conto del comportamento della funzione sgn (x)):
372
⎧
< −2
x2 π
⎪
− +
⎪
= −2
£
2 3
⎪ 1
⎨ −2< ≤0
F(x) = x2 π .
⎪ 2 3
+
⎪ x 2
⎪1 + 2 >0
x
3
⎩ 1 t +3
t
dt = 1 + 1 − 2 dt
1
t + 3
Per x ≤ 0, il grafico della f(x) è dato da due rami di parabola, tra loro disgiunti, in quanto il
π π
lim− F ( x ) = −2 + ≠ lim+ F ( x ) = 2 + ; quindi, la funzione data ha una discontinuità di salto in
x → −2 3 x → −2 3
x = – 2. Risolviamo l’integrale per x > 0:
x
x
3 t 3 x
F ( x ) = 1 + 1 − 2 dt = 1 + t − 3 arctan = x+ π − 3 arctan .
1
t + 3 3 1 6 3
− < −2
Per il Teorema di Torricelli, si ha:
⎧
⎪ − 2 < < 0
. Dunque, la funzione cresce in ]– ∞, – 2[ ∪ ]0, – ∞[ e decresce in
⎨ x > 0
⎪ x2 + 3
F′(x) = 2
⎩
]– 2, 0[.
π
Essendo il lim− F ( x ) < F ( − 2 ) = < lim+ F ( x ) , il
x →−2 3 x→−2
punto x = – 2 non è di minimo né di massimo. Inoltre,
3
il lim+ F ( x ) = π.
x →0 6
Poiché, in un intorno sinistro di x = 0, la F(x) > F(0) =
π/3, ma F(0) > lim+ F ( x ) , il punto x = 0 (in cui
x→0
−1 < −2
ovviamente, non ha asintoto obliquo per x → – ∞.
⎧
⎪1 −2< <0
⎨ 2 >0
⎪ ( x + 3)
Concavità e convessità: F′′(x) = 6x .
⎩
373
]– 2, 0[ ∪ ]0, + ∞[.
Quindi, la F′′(x) > 0 per x > 0. Pertanto, la funzione data è concava in ]– ∞, – 2[ , convessa in
751) Facendo uso dei teoremi fondamentali del calcolo integrale, determinare l’insieme di
definizione, gli intervalli di monotònia, concavità e convessità della funzione:
x
F ( x ) = t 3 (1 + t 2 ) 2 dt − 2 . Successivamente:
1
x2 ( 4x2 + 3)
In x = 0 si ha un punto di minimo assoluto, e F(0) = – 2, F ′′ ( x ) = > 0, ∀ ∈ R; la funzione
x2 + 1
F(x) è sempre convessa, non ci sono flessi.
1 5 1 3
t (t + 1) 2 dt = t ( t + 1) 2 ( 2tdt ) = ( y − 1) y 2 dy = (1 + t 2 ) 2 − (1 + t 2 ) 2 + c
1 1 2 2 1 1 1 1 5 1 3
= y 2 − y 2 + c
3 2
2 2
y =1+ t 2 5 3 y =1+t 2 5 3
x
1
F ( x ) = (1 + t 2 ) 2 − (1 + t 2 ) 2 − 2 = (1 + x 2 ) 2 − (1 + x 2 ) 2 − = (1 + x 2 ) 2 ( 3 x 2 − 2 ) −
5 1 3 1 5 1 3 28 1 3 28
5 3 0 5 3 15 15 15
F ( x)
b) lim F ( x ) = +∞ ; lim = lim F ′ ( x ) = ±∞ .
x →±∞ x→±∞ x x→±∞
752) Facendo uso dei teoremi fondamentali del calcolo integrale, determinare l’insieme di
definizione, gli intervalli di monotònia, concavità e convessità della funzione:
x
F ( x ) = t + t + 9 dt . Successivamente:
0
c) Scrivere l’equazione della tangente geometrica della curva grafico nel punto x0 = 7/2;
d) Disegnare il grafico della F(x).
⎧ 2t + 9dt i k ∀ ≥0
⎪ 0
x
⎨
0 3dt i k ∀ < 0
Si ha, F(x) = ; poiché 2t + 9 ≥ 0, per t ≥ 0, si ha che il Campo di Esistenza,
⎪
x
3 i k∀ ≤0 0 i k∀ <0
x →0
3 i k∀ <0
3
F(x) = . 1
2 x + 9 ) 2 − 27 i k ∀ ≥ 0
.
(
3
3
b) Poichè F(x) ∈ C1(R), non abbiamo punti di singolarità. Inoltre,
il lim F ( x ) = +∞ , ed il lim F ′ ( x ) = +∞ ; quindi, non si ha
x →+∞ x →+∞
x
t−2
753) Studiare la funzione F ( x ) = dt , tracciandone il grafico.
1 t
2
Il Campo di Esistenza, cioè C.E.(f(x)) = ]0, + ∞[. Poiché , per t → 0+, f ( t ) ∼ , che è
t
impropriamente integrabile in un intorno di x = 0, si ha che il lim+ F ( x ) esiste finito, quindi si può
x→0
{−2 {≥2
prolungare la funzione integrale. Pertanto, il C.E.(F(x)) = [0, + ∞[.
2−{ {<2
Poiché |t – 2| = , la funzione proposta si può riscrivere nella forma:
375
⎧ 0≤ <2
⎪
2−t
x
dt
F(x) =
⎨ 2 2−t
1 t
≥2
, che ne permette il calcolo esplicito. Poiché:
⎪
t −2
x
⎩1 t
dt + dt
2 t
t −2 2 2 3
t dt = tdt − t 3 t − 4 t + c , si ricava:
dt =
⎧ 0≤ <2 ⎧ 4 x − 2 x 3 − 10
⎪ ⎪ 0≤ <2
x
2 3
4 t − 3 t
F(x) =
⎨ ⎨2 3
1 3 3
≥2 ⎪ ≥2
= .
⎪ 4 t −
⎩3
2 x 16 10
⎩
2 3 2 3 x −4 x + 2
t + t −4 t 3 3
3 1 3 2
Dal Teorema di Torricelli, si ricava:
x−2
F′( x) = , lim F ′ ( x ) = lim f ( x ) = +∞ , lim+ F ′ ( x ) = +∞ .
negativa, si ottiene che F(x) < 0 per x ∈ [0, 1[, F(x) > 0
osserviamo che, essendo la funzione integranda f(x) non
x
754) Data la F ( x ) = (1 − t )e − t dt .
1
1) Il C.E.(f) = R ⇒ C.E.(F) = R;
Soluzione:
376
⎧ ≥0
⎪
x
(1 − t )e
−t
dt
⎨0
1
<0
F(x) = ;
⎪ (1 − t )e dt + (1 + t )e dt
x
⎩1
−t −t
≥0
0
Non conoscendo quanto valga il lim F ( x ) , non siamo ancora in grado di stabilire se esista minimo
x →+∞
assoluto.
>0
Concavità e convessità:
F′′(x) = C
( x − 2)e−x
−xe > 0 <0
.
−x
]– ∞, 0[ ∪ ]2, + ∞[ e concava in ]0, 2[. La funzione F(x) non ha derivata seconda in x = 0, in quanto
Per x < 0 e x > 2, la F′′(x) > 0; per 0 < x < 2, la F′′(x) < 0. La funzione F(x) è convessa nell’intervallo
il lim− F ′′ ( x ) = 0 ≠ lim+ F ′′ ( x ) = −2 .
x →0 x →0
x
t− t
755) Data la F ( x ) = t dt .
−1
2
− 2t + 1
1) Determinare il Campo di Esistenza, il segno, la monotònia, la concavità e la convessità di F(x).
2) Calcolare esplicitamente l’integrale e tracciare il grafico qualitativo di F(x).
Soluzione:
t− t
1) Poiché la f ( t ) = , abbiamo il C.E.(f) = R\{1}. Inoltre:
( t −1)
2
{<0
f(x) = 0 ( t − 1)
2t
2
0 { ≥ 0, { ≠ 1
.
Dunque, f(x) è integrabile in un intorno di t = 1. Pertanto, possiamo prolungare la F(x) anche a destra
di x = 1, cosicché il C.E.(F) = R (la F(x) risulterà costante per ogni x ≥ 0).
⎧
⎪ <0
x
⎪
2t
( t −1) dt 2
⎨ 0 2t
−1
F(x) = .
⎪
⎪ ≥0
x 0
2t
dt + 0dt =
⎩
dt
( ) ( )
2 2
t − 1 t − 1
La funzione f(x) è continua per t ≠ 1 e prolungabile con continuità in t = 1; quindi F(x) ∈ C1(R) e, per
−1 0 −1
<0 <0
. ( x − 1) 2
2x
x− x
=
≥0
il Teorema di Torricelli, si ha F′(x) = .
0
( x −1)
2
F ( x)
Inoltre, il lim = lim f ( x ) = 0 ; quindi,
x→−∞ x x→−∞
<0
2 ( x + 1)
F′′(x) = 0
−
( x − 1)
3
.
0 >0
Per x ∈ ]–1, 0[, F′′(x) > 0; per x < –1, F′′(x) > 0. La funzione F(x) è concava in ]– ∞, –1[ e convessa
in ]–1, 0[ ∪ ]0, + ∞[; x = –1 è punto di flesso; in x = 0 non esiste derivata seconda, poiché il
lim− F ′′ ( x ) = 2 ≠ 0 = lim+ F ′′ ( x ) .
x →0 x →0
2t 2 2 2
( t − 1)2 t − 1 ( t − 1)2 dt = 2 log t − 1 − t − 1 + c , da cui:
dt = +
⎧ 2 log t − 1 − 2 <0
⎪ <0
x
=0
2
t − 1 −1 2 log (1 − x ) − − 2 log 2 − 1
⎨
x −1
≥0 ≥0
F(x) = .
⎪ 2 log t − 1 −
0
⎩
2 1− 2log2
t − 1 −1
Pertanto, il lim F ( x ) = 1 − 2log 2 e l’equazione dell’asintoto orizzontale destro è y = 1 – 2 log 2.
x →+∞
x
et
756) Data la F ( x ) = dt .
( t + 1)
1
2 t 3
1) Il C.E.( f(x)) = ]– ∞, –1[ ∪ ]–1, 0[ ∪ ]0, + ∞[. Poiché il punto iniziale x0 = 2 ∈ ]0, + ∞[, sappiamo
Soluzione:
che la F(x) è definita almeno in ]0, + ∞[. Pertanto, controlliamo se è possibile ampliare il suo Campo
di Esistenza oltre la semiretta positiva. Possiamo studiare il comportamento della F(x) per x → 0,
1
utilizzando i criteri dell’integrazione impropria. Poiché, per t → 0, f ( t ) ∼ 1 , essa ammette
t 3
Monotònia:
Concavità e convessità:
e x ( 3 x 2 − x − 1)
F ′′ ( x ) = ;
3 3 x 4 ( x + 1)
2
1 ± 13
F ′′ ( x ) = 0 ⇔ 3x2 − x −1 = 0 ⇔ x = ;
6
1 − 13 1 + 13
F′′(x) < 0 se – 1< <x< < 2; x ≠ 0 (la F(x) è concava).
6 6
1 + 13 1 − 13
F′′(x) > 0 se x > , –1< x < , (la F(x) è convessa).
6 6
x = (1± √3)/6.
Quindi, la F(x) è decrescente in ]–1, 0[ e crescente in ]0, + ∞[, ha una cuspide in x = 0 e due flessi in
2) Per x > 2, essendo la funzione integranda f(x) > 0, la F(x) è positiva e monotòna crescente, quindi
ammette limite positivo per x → + ∞. Essendo anche convessa, non può ammettere asintoto
orizzontale, quindi, necessariamente, diverge a + ∞.
3) Asintoto verticale x = –1; non esiste asintoto obliquo per x → + ∞, in quanto il lim F ′ ( x ) = +∞ .
x →+∞
x
757) Data la F ( x ) = ( sin 2 t ) log ( t − 2 )dt .
3
Soluzione:
( )
1) Il C.E.( f(x)) = ]2, + ∞[; poiché, per t → 2+, la f ( t ) ∼ sin 2 log ( t − 2) , che è impropriamente
2
integrabile (perché log s è integrabile per s → 0+), la F(x) è prolungabile per continuità in x = 2 e
Monotònia:
F′ ( x ) = f ( x ) = ( sin2 t ) log ( t − 2) ; F′(x) > 0 se x > 3, x ≠ k π, k ≥ 1;
F′(x) < 0 se 2 < x < 3; F′(x) = 0 se x = 3, oppure se x = k π, k ≥ 1;
la funzione F(x) decresce in ]2, 3[; cresce in ]3, + ∞[; x = 2 è punto di massimo relativo; x = 3 è punto
di minimo assoluto, x = k π, k ≥ 1, sono punti di flesso a tangente orizzontale.
380
2) Il lim+ F ′ ( x ) = lim+ f ( x ) = −∞ .
x →2 x →2
n −1 ( k +1)π
nπ nπ
( n − 2) π
f (t )dt ≥ π f (t )dt ≥ π
3 2 k =2 k
sin 2 tdt =
2
, da cui:
lim F ( x ) =
+∞
( n − 2)π
x →+∞ f ( t )dt ≥ lim
3
x →+∞ 2
= +∞ .
lim
F ( x) Hospital
= lim
F′( x)
= lim
f ( x)
= lim
( sin x ) log ( x − 2 )
2
Hospital
=
x →3
( x − 3)
2 x →3 2 ( x − 3) x →3 2 ( x − 3) x →3 2 ( x − 3)
x
2 1 2t 4
758) Data la F ( x ) = t − 4 e dt .
1
2
4
x > 1/2; F′(x) < 0 se –1/2 < x < 1/2; F′(x) = 0 se x = ±1/2.
x = –1/2 è punto di massimo relativo; x = 1/2 è punto di minimo relativo;
F ′′ ( x ) = f ′ ( x ) = 2 x ( 4 x4 − x2 + 1) e2 x ; 4x4 − x2 + 1> 0 per ∀ ∈ R ⇒ F′′(x) > 0 se x > 0, F′′(x) < 0
4
se x > 0; F′′(x) = 0 se x = 0.
La funzione F(x) è concava in ]– ∞, 0[; è convessa in ]0, + ∞[; ha un flesso in x = 0.
Osserviamo che la F(x) = 0 per x = 1/2, inoltre, poiché la f(t) > 0 per t < –1/2 e t > 1/2 e la f(t) < 0 per
– 1/2 < t < 1/2, ne consegue che F(x) > 0 per x > 1/2 e, almeno, per – 1/2 < x < 1/2.
2) Poiché la F(x) è convessa e crescente per x → + ∞, essa ammette, necessariamente, limite pari a
+ ∞; analogamente, poiché la F(x) è concava e decrescente per x → – ∞, essa ammette,
necessariamente, limite pari a – ∞.
381
Infine, poiché il
F ( x ) Hospital
lim = lim F′ ( x ) = lim f ( x ) = +∞ , la F(x)
x→±∞ x x→±∞ x→±∞
∈ [– π/2, π/2].
x
759) Sia data la F ( x ) = et ( sin t 2 − 1) dt , con
2
Determinare segno, monotònia, concavità e convessità della F(x) e tracciarne il grafico qualitativo,
evidenziando il comportamento della funzione e della sua derivata agli estremi del C.E.
La funzione integranda f(t) è pari; pertanto, la funzione integrale, considerato che F(0) = 0, è dispari.
±π
π π π
2
Poiché la f ( t ) ∈ C − , , esistono F ± =
0
f ( t )dt = ∓α , con α > 0.
2 2 2
Inoltre, la f ( t ) = −et 1 − sin t 2 ≤ 0 , ∀ { ∈ ]– π/2, π/2[; dunque:
0
( )
2
x = – π/2 è punto di massimo relativo e assoluto; x = π/2 è punto di minimo relativo e assoluto;
π π
F′ ± = f ± = 0;
2 2
⎧ >0
⎪
x
log t
dt
⎨ 2
tet
⎪ x −4 −4
760) Sia data la F(x) = ; determinare il segno, i limiti alla frontiera, la
≤0
1
⎩
monotònia, la concavità e la convessità di F(x) e tracciarne il grafico qualitativo. Stabilire, inoltre, la
natura dei punti x = 0 e x = – 2.
382
⎧ >0
⎪
x
log t
dt
; F(x) = 0 se x = – 2 √2 , x = 0, x = 1.
tet
⎨ − x2 −2≤ ≤0
1
F(x) =
⎪ 2
⎩ x −8 ≤ −2
x 1
log t log t log t log t
Poiché t > 0 per t >1, e < 0 per 0 < t < 1, e, per x > 0, F ( x ) = t
dt = − dt , si ha
t
tet
che essa è positiva per ogni x > 1 e per ogni ∈ ]0, 1[.
te te 1
te x
F(x) < 0 se – 2 √2 < x < 0; F(x) > 0 se x < – 2 √2 , 0 < x < 1, x > 1.
Quindi, la funzione non si annulla in altri punti. Riassumendo:
log t
0< < et, che è impropriamente integrabile; y = α è asintoto orizzontale a + ∞.
tet
Data l’impossibilità di esplicitare la funzione integrale, non
è possibile stabilire il valore di α.
Per x → – ∞ la funzione F(x), il cui grafico è un ramo di
parabola, non ha asintoti.
Monotònia:
>0
F′(x) = 0
log x
−2 −2 < < 0
x
xe ; F′(x) > 0 se – 2 < x < 0,
2 < −2
x > 1; F′(x) < 0 se x < – 2, 0 < x < 1;
La funzione F(x) decresce in ]– ∞, –2[ ∪ ]0, 1[; cresce in ]– 2, 0[ ∪ ]1, + ∞[; x = 1 è punto di minimo
F′(x) = 0 se x = 1.
minimo assoluto.
Concavità e convessità:
⎧ 1− ( x +1) log x
⎪ >0
⎨ −2 − 2 < < 0
2 x
xe
⎪
F′′(x) = ; ovviamente,
⎩ 2 < −2
la f(x) è convessa in ]– ∞, –2[ e concava in ]– 2, 0[.
383
Per x > 0, F′′(x) > 0 ⇔ 1 – (x + 1)log x > 0 ⇔ log x < 1/(x + 1),
(essendo x + 1> 0 per ∀ > 0) ⇔ 0 < x < x0, con x0 > 1, come si evince dalla figura A (confronto tra
il grafico di h(x) = 1/(x + 1) e g(x) = log x). La funzione è, quindi, convessa in ]0, x0[ e concava in
]x0, + ∞[.
x
log (1 + t )
761) Sia data la F ( x ) = dt .
0 t −1
Determinare il Campo di Esistenza, il segno, il comportamento alla frontiera, gli eventuali asintoti, la
monotònia e tracciare un grafico qualitativo della F(x), nell’ipotesi in cui il numero di flessi sia
minimo. Studiare la natura del punto x = 1.
Il C.E.(f) = ]–1, 1[ ∪ ]1, + ∞[. Poiché il punto iniziale x0 = 0 ∈ ]– 1, 1[, sappiamo che la F(x) è definita
Soluzione:
almeno in ]– 1, 1[. Pertanto, controlliamo se è possibile ampliare il suo C.E. oltre tale intervallo.
log 2 1
Tenendo conto che, per t → 1, la f ( t ) ∼ e per t → –1+, la f ( t ) ∼ −1
, essa è
t −1 2 log (1 + t )
integrabile in senso improprio in un intorno di x = 1 e un intorno destro di x = –1. Pertanto, esistono
finiti i lim F ( x ) e lim+ F ( x ) ; dunque la F(x) è prolungabile con continuità in x = ± 1 ed il
x →1 x →−1
Essendo la f(t) > 0, per t > 0; la f(t) < 0, per t ∈ ]–1, 0[ e F(0) = 0; si ha che F(x) > 0 per
C.E.(F) = [–1, + ∞[.
x ∈ [–1, + ∞[\{0}.
1
Poiché, per x → + ∞, la f ( x ) ∼ 1 , essa non è integrabile in senso improprio in un intorno
x 2 log −1 x
di + ∞, quindi il lim F ( x ) = +∞ .
x →+∞
Monotònia:
La funzione F(x) decresce in ]–1, 0[ e cresce in ]0, + ∞[; x = –1 è punto di massimo relativo; x = 0 è
punto di minimo relativo e assoluto; x = 1 è punto di flesso a tangente verticale.
F ( x ) Hospital log (1 + x )
Infine, il lim = lim F ′ ( x ) = lim = 0.
x →+∞ x x →+∞ x →+∞
x −1
La funzione assegnata non ha asintoti di nessun genere. Poiché la F(x) ha tangente verticale in
x = –1 e parte decrescente, nell’ipotesi di numero minimo di flessi, essa sarà convessa in ]–1, 1[ e
concava in ]1, + ∞[.
384
1
earctan x
762) Calcolare 0 1 + x 2 arctan xdx .
1
Operando la sostituzione t = arctan x, da cui t(0) = 0, t(1) = π/4, e osservando che dx = dt , si
1 + x2
π
1
e arctan x 4
ottiene arctan xdx = te dt .
t
0
1 + x 2
0
0 0 4
x2
1 et
763) Calcolare il lim 2
x →0 x 3
0 1+ t 2
dt .
Osserviamo che il limite proposto è un caso d’indecisione del tipo [0/0], quindi possiamo applicare il
Teorema di de L’Hospital, ottenendo:
x2
et ex
3 1+ t2
dt 2x
ex
2
= lim 3 1 + x
Hospital 2
1
lim 0
= lim = .
x→0 x2 x→0 2x x→0
3 1+ x 4 3
2x
log ( e + t 2 )
764) Data la F ( x ) = (t dt , calcolare la F′(0).
0
2
+ 2 ) et
Dal Teorema di Torricelli, si ottiene:
log ( e + 4 x 2 )
F′( x) = 2 , da cui F′(0) = 1.
(4x 2
+ 2 ) e2 x
+∞
1
765) Stabilire il carattere della serie e fornire una stima della somma.
n =1 ( n + 1 ) arctan n
2
Innanzitutto osserviamo che la successione 2
1
è monotòna decrescente, in quanto il
( n + 1) arctan n
denominatore è il prodotto di due successioni positive crescenti. Possiamo, quindi, applicare il
1
Criterio del confronto integrale e studiare l’integrità impropria della funzione x ֏ 2
( x + 1) arctan x
Si ricava:
+∞ M
1 1
dx := lim dx = lim log ( arctan x ) |1M =
1 ( x +1) arctan x
2 M →+∞
1 ( x + 1) arctan x
2 M →+∞
385
π π
= lim log ( arctanM ) − log ( arctan1) = log − log = log 2 , dove, nel calcolo dell’integrale,
M →+∞ 2 4
1
abbiamo sottinteso la sostituzione di variabile t = arctan x, da cui dt = dx . Poiché la funzione
1 + x2
associata risulta impropriamente integrabile, anche la serie sarà convergente e si avrà:
+∞
1 1 2
log 2 ≤ 2 ≤ + log 2 = + log 2 .
n =1 ( n + 1) arctan n 2 arctan1 π
{ }
1 1
2x 1
0 log (1 + x ) − arctan x dx = x log (1 + x ) − arctan x |0 − 0 x 1 + x 2 − 1 + x 2 dx =
2 2 1
{ }
1
x
= x log (1 + x 2 ) − arctan x |10 − 2 − dx = x log (1 + x 2 ) − arctan x − 2 x − 2 arctan x − log (1 + x 2 ) |10 =
2 1
− 2
0
1+ x 1+ x
2
2
1 π
= x + log (1 + x 2 ) + ( 2 − x ) arctan x − 2 x |10 = log 2 + − 2 .
3
2 2 4
π
2
767) Calcolare l’integrale definito I = e
sin x
cos xdx .
0
x
3
x + x − cosh tdt
4
0
768) Calcolare il lim 3 .
x→0 x
Osserviamo che si tratta di un caso di indecisione del tipo [0/0], quindi, possiamo applicare il Teorema
di de L’hospital, ottenendo:
x
3
x + x − cosh tdt
1 + 3x − 1 − x + o ( x 2 )
2 2 2
4 Hospital 1 + 3x − cosh x x2 1 1
lim 0
= lim 4 = lim 4 2 = lim =
x→0 3 x→0 2 x→0 2 x→0 4 3x 2
x 3x 3x 12
in cui, nella seconda uguaglianza, abbiamo utilizzato lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine della
funzione x ֏ cosh x .
769) Facendo uso dei Teoremi fondamentali del calcolo integrale, determinare l’insieme di
definizione, gli intervalli di monotònia, la concavità e la convessità della funzione:
386
⎧ < −3/2
⎪
9 2
−x
4
⎨ log ( 2 + t ) dt ≥ −3/2
F(x) = . Successivamente, calcolare l’integrale definito della F(x)
⎪ 3
x
⎩ 2
−
e studiare il comportamento asintotico e gli eventuali punti singolari della F(x) e della sua derivata.
Per x < – 3/2, la F(x) ha come grafico una parabola con la concavità rivolta verso il basso.
Per x ≥ – 3/2, la funzione integranda è definita e continua, poiché l’argomento del logaritmo è
positivo, quindi anche la funzione integrale è ivi definita e continua. In realtà, la funzione F(x) è
continua anche in x = – 3/2. Infatti:
−3
2
3
lim − F ( x ) = 0 = F − = log ( 2 + t )dt = lim + F ( x ) (l’ultima uguaglianza è vera per la
x →− 3
2 2 −3 x →− 3
2
2
relativo (non assoluto, perché il lim log ( 2 + t ) = +∞ , quindi il lim F ( x ) = +∞ ). Poiché, per
x →+∞ x →+∞
x = – 3/2 un punto angoloso, che, come abbiamo visto, risulta essere punto di massimo relativo.
Infine, per ∀ > – 3/2, la F ′′ ( x ) = > 0 ⇔ x > – 2.
1
x+2
Dunque, la derivata seconda è positiva per x > – 3/2 e la funzione data è convessa in ]– 3/2, + ∞[.
Adesso risolviamo esplicitamente l’integrale, utilizzando il Metodo di integrazione per parti:
t+2
x x
1 3
F ( x) = log ( t + 2 )dt = ( t + 2) log ( t + 2 ) |
x
− dt = ( x + 2 ) log ( x + 2 ) + log 2 − x − , per
−3
2 t+2 2 2
∀ ≥ – 3/2.
−3 −3
2 2
Per completare lo studio, a noi è sufficiente stabilire il segno della F(x). Osserviamo che:
1 5 3
F ( −1) = ( log 2 − 1) < 0, mentre F ( 0 ) = log 2 − ∼ 0, 23 , quindi, tenendo conto del segno della
2 2 2
derivata e del Teorema degli zeri, la funzione data è negativa in ]– ∞, – 3/2[, si annulla in x = – 3/2,
è negativa in ]– 3/2, x0[, dove x0 è un punto compreso fra –1 e 0, è positiva in ]x0, + ∞[.
387
x
x3 x5
770) Determinare l’ordine di infinitesimo, per x → 0, della funzione F ( x ) = − − log (1 + t 2 )dt
3 10 0
Osserviamo che F(0) = 0 e, utilizzando il Teorema di Torricelli e lo Sviluppo di Mc Laurin della
funzione y ֏ log (1 + y ) , con y = x2, otteniamo che:
5x 4 x4 2 x4 x6
− log (1 + x ) = x − − x + − + o ( x6 ) = − x6 + o ( x6 ) ∼ − x6 .
1 1
F ′ ( x ) = x2 − 2 2
10 2 2 3 3 3
Quindi, posto g = F′, la funzione g ha ordine di infinitesimo 6, per x → 0; ciò equivale a dire che
g ( o) = g′ ( o) = g′′ ( o) = g(iii) ( o) = g(iv) ( o) = g( v) ( o) = F(vi) ( o) = 0 . Pertanto:
F ( o ) = F ′ ( o ) = F ′′ ( o ) = F ′′′ ( o ) = F IV ( o ) = F V ( o ) = F VI ( o ) = 0 .
Quindi, la funzione F(x) ha ordine di infinitesimo pari a 7.
n +1
x log x
771) Calcolare il lim
x → +∞ n
x2 − 1
dx .
n +1
x log x c log c c log c
n x 2 − 1 dx = ( n + 1) − n ncn2 − 1 n = ncn2 − 1 n , dove cn è un opportuno punto tale che n < cn < n + 1.
Pertanto, cn → + ∞, quindi:
n +1
x log x c log c c log c log cn
lim 2 dx = lim n 2 n = lim n 2 n = lim = 0 , dove abbiamo tenuto conto della
x →+∞
n
x −1 x →+∞ c
n −1
x →+∞ cn x →+∞ cn
gerarchia degli infiniti.
Negli intervalli di integrazione considerati, entrambi le funzioni integrande sono positive, quindi gli
integrali proposti esistono, finiti o infiniti.
La prima funzione integranda ha una singolarità in x = 0, mentre la seconda è sempre definita e
continua.
x x 1
a) Ricordando che, per x → 0, sin x ∼ x , possiamo scrivere f1 ( x ) := 2
∼ 2
= 3
.
sin x x x 2
Pertanto, f2(x) ammette integrale improprio. Operando la sostituzione t = 2x4, da cui dt = 8x3dx,
t(2-1/4) = 1 ed il lim t ( x ) = +∞ , si ottiene:
x →+∞
( )
+∞ +∞
x 3
1 dt 1 1 1π π π
−1 1+ 4x8 dx = 8 1 1 + t 2 = 8 arctan t |1 = 8 tlim
+∞
arctan t − arctan1 = − = .
→+∞ 8 2 4 32
2 4
388
1
2 sin
x − 1 dx , esiste finito.
773) Stabilire se l’integrale
1 sin ( 2 − x )
Osserviamo che la funzione integranda è continua in ]1, 2[ e di segno variabile.
1
sin
Poiché x −1 ≤ 1
, la funzione integranda, essendo limitata in un intorno di x = 1,
sin ( 2 − x ) sin ( 2 − x )
1
, per x → 2–, e la funzione f ( x ) =
1 1
è ivi integrabile. Inoltre, poiché ∼ è
sin ( 2 − x ) 2−x 2− x
impropriamente integrabile in ]1, 2[, l’integrale proposto esiste finito per il Criterio della convergenza
assoluta per gli integrali, in quanto la funzione integranda è assolutamente impropriamente
integrabile.
x
1
774) Studiare la funzione F ( x ) = − x + 2tdt , tracciandone il grafico.
0( − )
2
1 t
2t
La funzione f ( t ) = è continua nell’insieme R\{±1}. L’intervallo massimale di continuità di
1− t2
f(t), contenente l’origine, cioè ]–1, 1[, coincide con l’intervallo di definizione di F(x), in quanto in un
intorno di x = –1 e di x = 1, la f(t) non è integrabile in senso improprio. Infatti:
2t 1 2t 1
f (t ) = ∼ , per t → 1–, f ( t ) = ∼ , per t → –1+, pertanto, la f(t)
(1 + t )(1 − t ) 1 − t (1 + t )(1 − t ) 1 + t
non ammette integrale finito in ]–1, 1[. Inoltre, il lim− F ( x ) = lim+ F ( x ) = +∞ .
x →1 x →−1
x + 2x −1
2
che la F(x) è positiva in ]–1, 0[ ∪ ] x , 1[, in cui x > xm , è negativa in ]0, x [, vedi il grafico.
la funzione data è convessa (o concava verso l’alto) in tutto il suo insieme di definizione. Considerato
389
Calcolo dell’integrale:
x
| = − log 1 − t 2 = log (1 − t 2 ) , da cui F ( x ) = − x + − log 1 − t 2 , e
( )
1
(1− t ) 2tdt = − log 1− t
2 x
2 0
0
(
F ( xm ) = − 2 + 1 − log 2 2 − 2 ≃ −0, 6 . )
3
n
arctan x dx .
2 2
775) Calcolare il lim n
x →+∞
1
n
Poiché la funzione integranda è continua su tutto R, possiamo applicare il Teorema della media
integrale, ottenendo:
3
n
3 1
lim n2 arctan x2 dx = lim n2 − arctan cn2 , per un opportuno punto 1/n < cn < 3/n.
x →+∞
1
x →+∞
n n
n
Poiché la funzione x ֏ arctan x è crescente, avremo che arctan 1/n2 < arctan cn2 < arctan 3/n2;
pertanto:
2 1 2 1 2 2 3 2 3
0 = lim n 2 2
= lim n 2 arctan 2 ≤ lim n 2 arctan cn2 ≤ lim n 2 arctan 2 = lim n 2 =0,
x →+∞ nn x →+∞ n n x →+∞ n x →+∞ n n x →+∞ n n2
dove abbiamo considerato che, per εn → 0, arctan ε n ∼ ε n , con εn = 1/n e εn = 3/n, rispettivamente.
Quindi, dal Teorema dei Carabinieri, si ricava che il limite proposto vale zero.
x
776) Determinare l’ordine di infinitesimo, per x → 0, della funzione F ( x ) = sin ( arctan t 2 )dt .
0
( arctan x )
2 3
3 3 6
Quindi, posto g = F′, la funzione g ha ordine di infinitesimo 2, per x → 0; ciò equivale a dire che
g(0) = g′(0) = 0. Pertanto, F(0) = F′(0) = F′′(0) = 0, che ci fa affermare che la funzione F(x) ha ordine
di infinitesimo pari a 3.
1
n
777) Calcolare il lim 3n + 2
x →+∞
( 3
) x2 arctan x dx .
−1
n
Poiché la funzione integranda è continua su tutto R, possiamo applicare il Teorema della media
integrale, ottenendo:
390
1
n
1 1 2
x2 arctan xdx = + cn2 arctan cn = cn2 arctan cn , per un opportuno punto –1/n < cn < 1/n.
n n n
−1
n
c2n arctan cn ∼ cn . Inoltre, poiché ( 3n3 + 2 ) 2 > 0, elevando al cubo i tre membri della precedente
3
n
catena di disuguaglianze e moltiplicandoli per ( 3n3 + 2 ) , avremo che:
2
n
6n3 2 6n3
(*) 0 ← − 4 ∼ − 3 ( 3n + 2) ≤ ( 3n + 2) cn ≤ 3 ( 3n + 2) ∼ 4 → 0 .
1 3 2 3 2 3 1 3
n n n n n n n
Pertanto si ricava che:
1
n
lim ( 3n3 + 2) x2 arctan xdx = lim ( 3n3 + 2)
2 3
x →+∞ x→+∞ n
cn = 0 , in cui l’ultima uguaglianza è conseguenza
−1
n
della (*).
2 −α
1 1
− sin
778) Stabilire per quali valori del parametro α ∈ R la funzione f ( x ) =
x x x x
α è
1
exp 3 − 1
x
impropriamente integrabile nell’intervallo [1, + ∞[.
Osserviamo che la funzione proposta è positiva e continua nell’intervallo [1, + ∞[, quindi bisogna
Laurin, al terzo ordine, per la funzione y ֏ sin y , con y = 1/(x√ ) e di quello al primo ordine per la
studiarne solamente il comportamento in un intorno I(+ ∞). Tenendo conto dello Sviluppo di Mc
2 −α
1
( )
3
6 x x 1 x
α
1 1
f ( x) ∼ 3
α
= 2 −α ( 2 −α )
= 2 −α 9 −29α
.
1 6 9 6 x 6
x 2
3
x
29α
Pertanto, la funzione assegnata risulterà impropriamente integrabile se e solo se 9 − > 1, ovvero
6
per α < 48/29.
779) Stabilire per quali valori del parametro α ∈ R\{0} la funzione f: [0, + ∞[ → R, definita da
1 + x3
f ( x) = è impropriamente integrabile nell’intervallo [0, + ∞[.
(1+ x )
1
2 α
391
Poiché la f(x) è una funzione positiva e continua su tutto l’intervallo [0, + ∞[, per stabilire se essa è
impropriamente integrabile in tale intervallo è sufficiente studiarne il comportamento per x → + ∞.
3
x 2
1
Otteniamo f ( x ) ∼ 2
= 2 −3 , per x → + ∞.
α α
x x 2
4 − 5α
Pertanto, la f(x) sarà integrabile se e solo se 2/α – 3/2 > 1, ovvero 2/α – 5/2 > 0, cioè > 0. La
2α
soluzione di quest’ultima disequazione fornisce 0 < α < 4/5.
780) Calcolare l’area della regione di piano compreso fra i punti di intersezione dei grafici delle
5 1
funzioni f(x) = 1/x e g ( x ) = + .
6 x−5
Osserviamo che la f(x) e la g(x) sono due iperboli equilatere che si intersecano nei punti ottenuti dalle
1 5 1
soluzioni dell’equazione = + , che fornisce x = 2 e x = 3.
x 6 x−5
1 5 1
Poiché la disequazione < + è soddisfatta per x < 0, 2 < x < 3 e x > 5, nell’intervallo [2, 3]
x 6 x−5
accade che la g(x) ≥ f(x). Pertanto, l’area richiesta sarà data da:
3 3
5 1 1 5 5 3
2 6 + x − 5 − x dx = 6 x + log ( x − 5 ) − log x 2 = 6 − 2 log 2 .
+∞
e − x sin x
2
Poiché la funzione integranda è continua su tutto R, per stabilire se l’integrale proposto esiste finito,
basta studiarne il comportamento per x → + ∞. Essendo la funzione integranda di segno variabile,
consideriamone il valore assoluto ed osserviamo che:
−x 2
e− x sin x e sin x
2
1
= ≤ 2.
1 + 3x 2
1 + 3x 2
3x
Poiché la funzione 1/(3x2) è impropriamente integrabile a + ∞, l’integrale proposto converge
assolutamente, quindi esiste finito.
3
( 3 − sin x ) log x dx esiste finito.
782) Stabilire se l’integrale
1 x −1
Poiché la funzione integranda è continua e positiva nell’intervallo ]1, 5], per stabilire de l’integrale
proposto esiste finito, basta studiarne il comportamento per x → → 1+. Tenendo conto che la funzione
x ֏ log x è crescente, otteniamo:
0≤
( 3 − sin x ) log x ≤ 4log 5
.
x −1 x −1
1
Poiché la funzione è impropriamente integrabile per x →1+, l’integrale proposto esiste finito.
x −1
392
1
cos x log ( 2 + x )
783) Stabilire se l’integrale
0 x2 ( x2 + 2)
dx esiste finito.
Osserviamo che la funzione proposta è continua e positiva in ]0, 1], pertanto, per stabilire se
l’integrale dato converge, dobbiamo studiarne il comportamento solo per x → 0+. Osserviamo che:
cos x log ( 2 + x ) cos1log 2 1
≥
x ( x + 2)
, dove abbiamo utilizzato la monotònia delle funzioni x ֏ cos x
2 2
3 x2
(crescente) e x ֏ log ( 2 + x ) (crescente) ed abbiamo maggiorato il denominatore, ponendo
x2 + 2 ≤ 3. Poiché la funzione 1/x2 non è impropriamente integrabile, per x → 0+, , l’integrale proposto
diverge.
(e ) x1 dx := lim ( e − 1) x1 dx = lim e
+∞ M M M
1 1 1 1 1 1 1 1 1
x
−1 2
x
2
x
2
dx − 2 dx = lim − e x 2 |1M = − e M + + e − 1 − e − 2
1
M →+∞
1
M →+∞
1
x 1
x M →+∞
x M
dove, nel calcolo del primo integrale, abbiamo sottinteso la sostituzione di variabile t = 1/x, da cui
dt = - 1/x2 dx. Poiché la funzione associata risulta impropriamente integrabile, anche la serie assegnata
sarà convergente, e si avrà:
( ) n1 ≤ e −1+ e = 2e − 3 .
+∞ 1
e − 2 ≤ e n −1 2
n =1
x +1
785) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo ]0, + ∞[ e calcolare
x3 + 8
+∞
l’integrale f ( x )dx .
0
( ) ( )
2 + i 3 = B 1 + i 3 + C 3 + i 3 , da cui, separando le parti reali e quelle immaginarie di primo e
1
T −1 1 π
T
log ( x 2 − 2 x + 4 ) |T0 + log (T 2 − 2T + 4 ) +
1 1 1 1 1 1
=− log ( x + 2 ) |T0 +
3
2
dx = − log ( T + 2 ) + arctan + =
12 24 3 0 x −1 12 24 3 3 3 6
+1
3
(T − 2T + 4 )
1
2π
2 24
1 T −1 1 π
= log + arctan + , e passando al limite per T → + ∞, si ottiene .
(T − 2 )
1
12 3 3 36 3 3
1
786) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [0, + ∞[ e calcolare
( x + 1) 1 + x2
+∞
l’integrale f ( x )dx .
0
La funzione f(x) è continua nell’intervallo assegnato, quindi localmente integrabile secondo Reimann.
L’integrale esiste perché la funzione integranda f(x) non è negativa. Proviamo che l’integrale è finito,
applicando il Criterio del confronto asintotico. Si ottiene che il lim x f ( x ) = 1 , quindi la funzione è
2
x →+∞
sommabile. Per calcolare l’integrale, determiniamo una primitiva di f(x). Ponendo x = sinh t, per
t > 0, si ottiene:
cosh t 1 et
f ( x )dx = (1 + sinh t ) 1 + sinh 2 t
dt =
1 + sinh t
dt = 2 2t
e + 2et −1
dt .
π
−x
x + 5e
2
787) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = − arctan x nell’intervallo [0, + ∞[
1+ x
2
2
+∞
e calcolare l’integrale f ( x )dx .
0
394
La funzione f(x) è continua nell’intervallo [0, + ∞[, quindi localmente integrabile secondo Reimann.
L’integrale esiste perché la funzione integranda f(x) non è negativa. Studiamo la sommabilità della
funzione applicando il Criterio del confronto asintotico. Si ottiene:
π
−x
x + 5e
2
α 1 x 2 + 5e− x
lim x f ( x ) = lim x − arctan x
α α
= lim x arctan = 1 , se si sceglie α = 1,
1+ x x 1 + x2
2
x →+∞ x →+∞
2 x →+∞
quindi la funzione assegnata non è sommabile.
x −1
788) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [0, + ∞[ e calcolare
x3 + 1
+∞
l’integrale f ( x )dx .
0
La funzione f(x) è continua nell’intervallo [0, + ∞[, quindi localmente integrabile secondo Reimann.
In questo caso, la f(x) cambia di segno nell’intervallo dato. Precisamente è positiva per x > 1 e negativa
per 0 < x <1. Proviamo a stabilire l’assoluta sommabilità della f(x), applicando il Criterio del
confronto asintotico.
x −1
Si ottiene che il lim x f ( x ) = lim x
α α
, se si sceglie α = 2.
x→+∞ x→+∞ x3 +1
Ciò prova l’assoluta sommabilità della f(x), quindi la sua sommabilità.
Calcoliamo l’integrale: considerato che la funzione integranda è razionale, procediamo come in
precedenza. Dobbiamo determinare delle costanti reali A, B, C in modo che:
, ∀ ≠ –1.
x −1 A Bx + C
= + 2
x +1 x +1 x − x +1
3
1+ i 3
Calcoliamo in x = –1, ed otteniamo A = – 2/3 e in x = ottenendo B = 2/3, C = –1/3.
2
L’integrazione si effettua per decomposizione in somma:
x −1 1 2x −1 1 T 2 − T +1
T T T
0 x3 +1 dx = −
2 dx
3 0 x + 1
dx +
3 0 x2 − x + 1
dx = −
2
log (1 + T ) +
1
log ( T 2
− T + 1) = log 2 , per
3 3 3 (1 + T )
+∞
x −1
ogni T > 0. Passando al limite, per T → + ∞, si ottiene che
0
x3 + 1
dx = 0 .
1
789) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [1, + ∞[ ed,
x 1 + 4x2
+∞
eventualmente, calcolare l’integrale f ( x )dx .
1
La funzione f(x) è continua nell’intervallo [1, + ∞[, quindi localmente integrabile secondo Reimann.
Inoltre, è integrabile in senso improprio perché di segno costante. Proviamo a stabilire la sommabilità
della f(x), applicando il Criterio del confronto asintotico.
395
1 1
Si ha che il lim x f ( x ) = lim x
α α
= , se si sceglie α = 2. Ciò prova la sommabilità della
x→+∞ x→+∞
x 1 + 4x2 2
f(x). Calcoliamo l’integrale. Per determinare una primitiva della funzione integranda, poniamo
1 1 2e t
2x = sinh t, da cui x 1 + 4x2
dx =
sinh t
dt = 2 t dt . L’ultimo integrale si calcola ponendo
e −1
y = et. Quindi, si ottiene:
2et 2 dy dy
e2t − 1dt = y 2 − 1dy = y − 1 − y + 1 .
2x + 4x2 + 1 −1
Una primitiva della f(x) è log , quindi:
2x + 4x2 + 1 + 1
+∞
2T + 4T 2 + 1 − 1 1+ 5 1+ 5
T
1 1
1 x 1+ 4x 2
dx = lim
T → +∞ x
1 1+ 4x 2
dx = lim log
T → +∞
2T + 4T + 1 + 1
2
− log
3+ 5
= − log
3+ 5
.
1
790) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [1, + ∞[ ed,
x 1+ x
+∞
eventualmente, calcolare l’integrale f ( x )dx .
1
La funzione f(x) è continua nell’intervallo [1, + ∞[, quindi localmente integrabile secondo Reimann.
La funzione data è integrabile in senso improprio perché di segno costante. Proviamo a stabilire la
sommabilità della f(x), applicando il Criterio del confronto asintotico.
1
Si ha che il lim xα = 1 , se α = 5/4, quindi è sommabile. Calcoliamo una primitiva della
x →+∞
x 1+ x
funzione integranda. Posto x = t2, si ottiene:
1 2
x 1 + x dx = t 1 + t dt , ponendo, ancora, t = y2 – 1 si ottiene:
2 2 1− x −1
t 1+ t
dt = 2 dy = log
y −1 1− x +1
. Quindi, l’integrale cercato è:
+∞
1 − T −1 2 −1 2 −1
T
1 1
x
1 1+ x
dx = lim
T →+∞
1 x 1+ x
dx = lim log
T →+∞
1− T +1
− log
2 +1
= − log
2 +1
.
x 2
et
791) Studiare la funzione f ( x ) = dt e tracciarne il grafico qualitativo.
1
t
Per determinare il C.E. della funzione integrale assegnata, dobbiamo tenere conto del C.E. della
2
et
funzione integranda ϕ ( x ) = . In questo caso, il C.E.( ϕ(x)) = R\{0}.
t
396
x
In generale, chiedersi se x appartenga al C.E. di f(x) equivale a chiedersi se l’integrale ϕ ( t )dt sia
1
finito. Per determinare il C.E. di f(x) prendiamo in considerazione gli intervalli ]– ∞, 0[, ]0, 1[ e
]1, + ∞[. Fissato x > 0, la funzione ϕ(x) è sommabile in [1, x], perché ivi continua.
Se ne deduce che x appartiene al C.E. della f(x). I numeri x tali
che 0 < x < 1, appartengono al C.E. della f(x), per lo stesso
motivo. Il punto x = 0 non appartiene al C.E. della f(x) in quanto
il lim+ tϕ ( x ) = 1 , cioè la funzione ϕ(x) è non sommabile in [0, 1].
t →0
Inoltre, il lim ϕ ( t ) = +∞ , da cui segue che la funzione ϕ(t) non è sommabile in ]1, + ∞[. Ciò significa
x→+∞
x +∞
che la f(x) diverge all’infinito. Infatti il lim f ( x ) = lim ϕ ( t )dt = ϕ ( t )dt = +∞ .
x →+∞ x →+∞
1 1
Per determinare gli intervalli di monotònia della f(x), calcoliamo la derivata mediante il Teorema
, ∀
2
ex
fondamentale del calcolo integrale. Si ottiene che f ′ ( x ) = > 0.
x
Osserviamo che la f ′(x) è positiva in ]0, + ∞[ e divergente all’infinito, quindi la f(x) è crescente nel
Campo di Esistenza e non ammette asintoto obliquo. Per determinare gli intervalli di convessità della
, ∀
1
f(x), calcoliamo la f ′′(x). Si ottiene che f ′′ ( x ) = e 2 −
2
x
> 0, quindi la f(x) è concava
x2
nell’intervallo ]0, 1/√2[ e convessa in ]1/√2, + ∞[.
e−t
x 2
f ( x) = dt = −
0 1+ t2 0 1+ y2
restrizione all’intervallo ]0, + ∞[. Studiamo il comportamento all’infinito mediante la sommabilità
397
e−t
2
della funzione integranda. Considerato che il lim t α = 0 per ogni α > 0, la funzione integranda
x →+∞
1+ t2
+∞
e−t e−t
x 2 2
y= 0 1+ t2
dt .
2 (
e− x 2 1 + x2 ) + x ,
2
f ′( x) = , f ′′ ( x ) = −
1− x
∀ ∈ R.
1 + x2
Inoltre, notiamo che il lim+ f ′ ( x ) = 1, quindi la restrizione della f(x) all’intervallo ]0, + ∞[ ammette,
x→0
come tangente al grafico in x = 0, la bisettrice di primo e terzo quadrante. Tenuto conto della
simmetria, possiamo, quindi, tracciare il grafico della f(x).
x
793) Studiare la funzione f ( x ) = t log (1 + t 2 )dt − x nel suo Campo di Esistenza e tracciarne il
0
grafico qualitativo.
La funzione assegnata è definita nell’intervallo [–1, 1], in
cui risulta continua, quindi dotata di massimo e minimo in
virtù del Teorema di Weierstrass.
Si ha f ′ ( x ) = x log 1 + x −1,
2
( )
, ∀ ∈ [–1, 1].
f ′′ ( x ) = log (1 + x 2 ) −
2x
1 − x2
Dall’esame del segno delle derivate si deduce che la f(x) è
concava in [–1, 1], ammette minimo nel punto di ascissa 1 e massimo in un punto x0 dell’intervallo
[–1, 0]. Gli estremi dell’intervallo [–1, 1] sono punti in cui il grafico presenta tangente verticale, in
particolare, il punto di ascissa – 1 è punto
di minimo relativo. Il punto x0 può essere visto come limite della successione x0 = –1/2,
1
xn +1 = .
log (1 + xn2 )
x
−t
( )
794) Studiare la funzione f ( x ) = arctan e dt e tracciarne il grafico qualitativo.
0
, ∀ > 0.
e− x
f ′ ( x ) = arctan ( e− x ) , f ′′ ( x ) = −
1 + e−2 x
398
x →+∞ x →+∞
A = {( x, y ) ∈ R2 : x2 + y2 ≤ 2} ; B = ( x, y ) ∈ R 2 : y ≥ ( x + x ) . Si calcoli l’area di A ∩ B .
x
2
Osserviamo che B = {( x, y ) ∈ R 2
: x ≤ 0, y ≥ 0} ∪{( x, y ) ∈ R2 : x ≥ 0, y ≥ x2} e che A è il disco centrato
nell’origine di raggio √2. Per x ≥ 0 si ha y = x2 e x2 + y2 = 2,
se e solo se x2 + y4 = 2, cioè per x = 1 (porre X = x2 …).
L’insieme A ∩ B è costituito dal quarto di disco compreso
nel quadrante x ≤ 0, y ≥ 0 e dalla regione compresa tra
il grafico di y = x2 e di y = 2 − x per ∈ [0, 1].
2
( 2) + ( )
1
1 2
1
x π x 1 π 1 π 1 3π 1
A∩ B = π 2 − x − x dx = +
2 2
2 − x 2 + arcsin − x = + + − = +
4 0
2 2 2 3 0 2 2 4 3 4 6
f ( x )dx .
A
Questa può essere assunta come definizione di lavoro. Per renderla plausibile,
399
osserviamo solamente che per “brevi” spostamenti da x′ a x′′, con |x′′ – x′| “piccolo”, si può supporre
che il lavoro sia f(x)(x′′ – x′), dove x è un qualsiasi punto dell’intervallo di estremi x′, x′′. Per uno
spostamento da A a B (per fissare le idee, supponiamo a < b) possiamo pensare di dividere lo
spostamento in tanti piccoli spostamenti, da x0 = A ad x1, ad x2 …, da xm-1 a xm = B. Per lo
spostamento da xk-1 a xk il lavoro fatto è approssimativamente f(ck)(xk-1 – xk), in cui ck è un punto
m
dell’intervallo [xk-1, xk]; complessivamente il lavoro fatto è, all’incirca f ( c )( x
k =1
k k − xk −1 ) , e, si
intuisce che, se la f risponde ai requisiti di Reimann, integrabile sull’intervallo [A, B], all’aumentare
della “finezza” della suddivisione, le somme tendono all’integrale di f esteso ad [A, B].
Se B < A, chiaramente si cambia di segno.
796) Considerata una molla di lunghezza, a riposo, nulla sull’asse delle x, attaccata per l’origine.
La Legge di Hooke (legge empirica approssimata) afferma che, se la molla è attaccata con l’estremità
libera ad un punto, posto sull’asse all’ascissa x, e ad essa si applica una forza f(x) = – kx (dove k > 0,
misurata in newton/metro, è la costante elastica della molla), forza che “spinge” la molla verso
l’origine. Se la molla si stira da a a b, il lavoro della forza elastica è:
b
a ( − kx ) dx = − 2 ( b − a ) .
k 2 2
797) Un meteorite, di massa m, cade verticalmente verso il centro della terra, dall’orbita lunare fino
alla superficie della Terra. Qual è il lavoro fatto dalla forza di gravità? (Trascuriamo le attrazioni della
Luna, del Sole e di altri pianeti).
Per la Legge di gravitazione universale, il meteorite è attratto dalla Terra con la forza:
mM
f ( r ) = −G 2 , con G costante di gravitazione, o di Cavendidh, r la distanza dal centro della Terra
r
ed M la massa della Terra (prendiamo un asse con origine il centro della Terra, orientato verso
l’esterno; il segno negativo dice che la forza è diretta verso il centro della Terra).
Il lavoro è, quindi, considerando a il raggio terrestre e b il raggio dell’orbita lunare:
a r =a
mM 1 1 1
b −G r 2 dr = GmM r r=b = GmM a − b , chiaramente positivo, essendo b > a; il meteorite
acquista energia a spese della gravità. Si noti che anche venendo da “infinitamente lontano” (b molto
grande, come di fatto, in genere accade) il meteorite non riceve mai un’energia superiore a Gm/a.
798) Pressione.
Una parete piana di un bacino idrico è lunga 50 metri. Qual è la forza totale esercitata sulla parete
dalla pressione d’acqua, se il livello di questa è 20 metri?
Non è possibile un semplice “forza uguale a pressione per superficie”, perché, come è noto, la
Kg/m3, per l’acqua 103 Kg/m3), g = 9,8 m/sec2 è l’accelerazione di gravità ed h (in metri) la profondità
pressione varia con la profondità secondo la formula p = ρgh, con ρ pari alla densità dell’acqua (in
dell’acqua; la pressione risultante è espressa in Pascal = Newton/m2. La forza esercitata su una striscia
di parete di profondità tra h e h + ∆ h, con ∆ h piccolo, è approssimativamente ρgh(l ∆ h), in cui l, in
questo caso pari a 50 metri, è la lunghezza della parete, quindi l ∆ h è l’area della striscia di parete
400
che stiamo considerando. Quindi, la forza totale sarà, se la profondità totale dell’acqua è indicata con
H (in questo caso H = 20 metri):
H
H
h2 H2
0 ρ ghldh = ρ gl 2 = ρ gl , e risulta una forza di 9,8 ⋅107 newton = 107 Kilogrammi-peso.
0 2
799) Un disco ruota attorno al suo asse centrale, con velocità angolare costante di ω radianti/secondo.
Un punto di massa m può scivolare, senza attrito, in una scanalatura fatta lungo il raggio del disco.
Qual è il lavoro fatto dalla forza centrifuga se il punto si sposta dalla distanza a alla distanza b
dell’asse?
Come è ben noto, la forza centrifuga ha componente radiale mω2r in un punto di distanza r dall’asse
di rotazione. Pertanto, il lavoro è:
b
b
r 2 mω 2 2 2
a ω = ω 2 = 2 (b − a ) .
2 2
m rdr m
a
800) La cicloide è la curva così descritta: si ha un disco di raggio r che rotola, senza strisciare, su una
retta; preso uno dei punti della circonferenza, la curva da esso descritta è una cicloide.
Vediamo di trovare una descrizione della cicloide. Supponiamo che il disco rotoli lungo l’asse delle
ascisse nel piano xy, seguendo il punto dall’origine, ed assumendo, come parametro di riferimento,
l’angolo che il raggio, passante per il punto fissato, forma con la direzione orientata originale
(verticale in basso), si noti che se tale angolo, in radianti, vale θ, il centro ha un’ascissa pari a rθ, e si
comprende come il punto avrà un’ascissa pari a x = rθ – r sin θ, ed un’ordinata pari a y = r – r cos θ.
Vogliamo trovare l’area sotto una delle “cappe” della cicloide. Conosciamo solamente le equazioni
parametriche della cicloide:
= j(¦) = k(¦ − l|¦)
"
] = ˆ(¦) = k(1 − Ih ¦)
. Esse bastano per giungere alla soluzione.
801) Dire, senza calcolarli, fra i seguenti integrali generalizzati, quali esistono finiti, al variare del
parametro s di R (n. 5.-).
π
4
log x − log x log x log x
1.-
0 x cos x
dx L’integrale esiste finito, infatti
x cos x
=
x cos x
∼
x
, per x → 0 e
log x 1
∈ , per x → 0 per ogni α > 1/2.
x xα
π
2
log (1 + x ) log (1 + x ) log (1 + x )
2.-
0
sin x
dx L’integrale esiste finito essendo
sin x
∼
x
∼ 1 , per x → 0.
+∞
cos x cos x cos x 2 2
3.-
−∞
cosh x dx L’integrale esiste finito, infatti
cosh x
=2 x
e +e −x
≤ x
e +e −x
∼ x , per
e
x → + ∞, quindi cos x/cosh x è assolutamente integrabile, quindi integrabile, in senso generalizzato
attorno a + ∞, essendo cos x/cosh x pari, si conclude.
1
e
1
1− x dx Si osservi che 1− x = 1− e
x x log x
4.- x
> 0 su ]0, 1/e] essendo x log x < 0 su ]0, 1/e[. Inoltre
0
1 −1 −1
è 1 − e x log x ∼ − x log x per x → 0, sicché ∼ per x → 0 e si è già stabilito che non
1 − x x x log x x log x
è integrabile attorno a zero.
+∞
(1 − tanh x ) dx
s
5.- E’ tanh x ∼ 1 per x → + ∞; inoltre:
0
ex − e− x e− x e− x
1 − tanh x = 1 − = = 2e−2 x , per x → + ∞. Pertanto, (1 − tanh x ) è dello stesso
s
−x
2 −x
∼ 2
e +e
x
e +e
x
e x
802) Dire se esistono finiti i seguenti integrali impropri, calcolandoli nel caso affermativo.
+∞
1 x 1 x 1
1.-
0
x3 x +1
dx E’ 3
x
∼ 3 per x → + ∞, ne segue che l’integrale esiste finito.
x +1 x
x t2 2t
Posto t = , (quindi x = , x′ ( t ) = ) si ha:
x +1 1− t (1 − t 2 )
2 2
402
+∞
(1 − t ) 2 3
1− t2
1
( )
1 1 1
1 x 2t 1 2
dx = t dt = 2 dt = 2 t − t dt = 2 − t −3 + t −1
−4 −2
= 2− 2
x3 x +1 (1 − t )
2 2
6
0 1
t 1
t4 1 3 1 3
2 2 2 2
− 1 +∞ −1
+∞ x
e e x
2.-
−∞
x2
dx L’integrale proposto esiste finito se e solo se esiste finito 0
x2
dx .
ε A
− 1 −1
+∞ x +∞
e e x
Quindi
−∞
x2
dx = 2
0
x2
dx = 2 .
+∞
x log x
3.-
−∞
1 + x2
dx L’integrale non esiste finito, considerato che:
x log x x x
= log x → +∞ se x → + ∞ e 1/x non è integrabile attorno a + ∞.
1+ x 2
1 + x2
1
x
+∞
1 1 1
4.-
0 x (1 + x )
dx L’integrale esiste finito, essendo
x (1 + x )
∼
x
, per x → 0, inoltre
+∞ +∞
1 1 π
t (1+ t ) 2tdt = 2[arctan t ]
+∞
dx = = 2 − 0 = π .
0 x (1 + x ) 0
2 0
2
−1
Osservazione: Senza calcolo si può vedere che l’integrale 2.- esiste finito, essendo 2 ∈ o α per
e x 1
x x
+∞
dx
803) Si consideri l’integrale
5 ex − e5 ( x − 5)
α +1 ;
1
La funzione fα ( x ) = è continua (quindi localmente Riemann integrabile) e
( x − 5)
α +1
e −ex 5
2 per ogni α ∈ R.
1 x2 1
Inoltre, fα ( x ) ∼ +∞ x ; dato che il lim x
= 0 si ha che fα ( x ) ∈ o+∞
e x 2 α +1 x →+∞
e 2 xα +1 x
+∞
In conclusione, fα ( x ) dx esiste finito se e solo se α < –1/2. Si ha, inoltre, che, posto t = e x − e 5
5
(
ovvero x = log t + e , si ottiene:
2 5
)
+∞ +∞ +∞ t =+∞
dx 1 2t 1 2 t π
5 e −e
x 5
= 2 5 dt = 2 2 5 dt = 5 arctan 5
5
t t +e 0
t +e e 2 e 2 t =0
= 5 .
e 2
( arctan x )
1 α + 12
∈ ]0, 1[.
( arctan x )
α + 12
Sia fα ( x ) = con
(1 − x )
α
Si ha fα ( x ) ∼ 0 x
α + 12
, integrabile attorno a 0 se e solo se – α – 1/2 < 1, ovvero α > – 3/2; attorno a 1
1 1− x 1 1
la fα(x) è dello stesso ordine di (essendo il lim = lim− x = − ); la fα(x) è
x →1 1 − x
(1 − x )
α x →1 2 2
integrabile in 1 se e solo se α < 1. Quindi, la fα(x) è integrabile su [0, 1] in senso generalizzato se e
solo se – 3/2 < α < 1. Se α = –1/2 è f− 1 ( x ) = 1 − x ed è:
2
1 1 t =1
1 1
1 − xdx = 4 t (1 − t )dt = 4 t 3 − t 5 =
8
(posto t = 1 − x ).
2 2
0 0 3 5 t =0 15
404
+∞
2x + 1
805) Dire se l’integrale x (1 + x )dx esiste finito; in caso affermativo, calcolarlo.
1
2 2
Essendo
2x + 1
x (1 + x ) x
2 2
2 2 2
( )
∼ 3 per x → + ∞ e x 1 + x ≠ 0 su [1, + ∞[, l’integrale assegnato esiste finito.
2x +1 2x 1
Inoltre si ha = 2 + 2 , ed è:
x (1 + x ) x (1 + x ) x (1 + x 2 )
2 2 2
2x + 1 2 1 + x2 − x2 1 x
= = 2 = 2 − 2 ;
x (1 + x ) x (1 + x )
2 2 2
x (1 + x )
2
x 1+ x
1 1 + x2 − x 2 1 x
= 2 = −
x (1 + x ) x (1 + x ) x 1 + x
2 2 2 2 , sicché, per ogni b ≥ 1 è:
b
2x +1
b b
2 1
1 x2 (1 + x2 )dx = 1 x − 1 + x2 + x2 − 1 + x2 dx = 2 log x − log (1 + x ) − x − arctan x 1 =
2x 1 2 1
π b2 1 π
= 2 log b − log (1 + b 2 ) −
1
− arctan b + 2 log 2 + 1 + = log − − arctan b + log 4 + 1 + , che
1+ b
2
b 4 b 4
π π π
tende a − + 1 + log 4 + 1 + = + 1 + log 4 per b → + ∞.
2 4 4
+∞ +∞
1 2x
Si osservi che i singoli integrali
1
x
dx e 1+ x
1
2
dx non esistono finiti.
+∞
1
806) Calcolare, se esiste finito, l’integrale dx .
( )
2
1 x 1+ x+x
x2
807) Calcolare per parti l’integrale dx .
(1 + x ) 2 2
x2 x 2x x −1 1 −1 x 1
dx = dx = − dx = − + arctan x + k .
2 (1 + x ) 2
(1 + x ) 2 2 2 (1 + x 2 ) 2 1+ x 2 1+ x
2 2 2 2
1
808) Calcolare l’integrale dx .
(1 + x ) 2 2
1 1 + x2 − x2
Ponendo = , si ottiene:
(1 + x ) 2 2
(1 + x ) 2 2
1 1 + x2 − x2 1 x2 x 1 1 x
dx = dx = dx − dx = arctan x + − arctan x + k = arctan x +
2 (1 + x ) 2 2 (1 + x 2 )
+k
(1 + x )2 2
(1 + x ) 2 2 1+ x (1 + x )
2 2 2
2 2
1
809) Calcolare l’integrale 1+ x + x dx .
( )
2 2
Si scrive: 1 + x + x2 = 1 – 1/4 + 1/4 + 2(x/2) + x2 = 3/4 + (x + 1/2)2 = 3/4[1 + ((2x + 1)/√3)2]; quindi:
2 dx
( 2 x + 1)
1 1 16 3 3 4 3 2x +1 4 3 3 +k
1 + x + x2 2 dx = dx = dx = arctan +
( ) 2 2 2 2
( )
2
+
9 1 + ( 2 x + 1) ( 2 x + 1)
18 8 3 8 2 x 1
1 + 1 +
16 3
3 3
810) Dire per quali valori di α ∈ R esistono finiti gli integrali generalizzati:
+∞
eα t eα t
0
1.-
0 cosh t
dt ; 2.-
−∞ cosh t
dt ;
+∞ −t
e 2
3.- Calcolare
0 cosh t
dt , se esiste finito.
Svolgimento:
Si noti che il cosh t ≥1 per ogni { ∈ R, per cui non ci sono singolarità in R; le uniche singolarità sono
± ∞.
t
t
1.- Per t → + ∞, cosh t ∼ e , quindi cosh t ∼ e 2 ; ne segue che la funzione integranda, per t → + ∞,
eα t (α − 1 2 )t , questa funzione è integrabile in [0, + ∞[ se e solo se
è dello stesso ordine di =e
α – 1/2 ≤ 0 ⇔ α < 1/2 (se α ≥ 1/2 la funzione maggiora la costante 1, certamente, con integrale infinito;
t
e 2
e( −α ) s
+∞
e−α s
0
( −ds ) = ds , l’integrale, che come abbiamo visto al punto 1.-, esiste finito se
+∞ cosh ( − s ) 0 cosh s
e solo se (– α) < 1/2. Ne segue che l’integrale, in questo caso, esiste finito se e solo se α > –1/2.
+∞ −t +∞ −t +∞
e 2 e 2
e−t
3.- Si ha che dt = 2
e (1 + e
dt = 2 dt , pertanto:
0 cosh t 0
t −2t
) 0 1 − e−2t
+∞
−e−t
dt = − 2 sett sinh ( e−t ) = 2 log 1 + 2 , che è l’integrale richiesto. ( )
+∞
− 2
1 + ( e− t )
2 0
0
811) Dire per quali valori del parametro β ∈ R sono convergenti gli integrali
1
2
dx
x log β e
0 ( x)
1
x log β x ; servendosi del Criterio del confronto, dire, inoltre, per quali coppie di valori (α, β) ∈ R2
+∞
dx
2
1
2 +∞
dx dx
convergono gli integrali xα log β e xα log β x .
0 ( 1x) 2
1
2 +∞
dx 1
Posto t = 1/x, si ottiene che xα log β = t dt ; pertanto, è sufficiente studiare la
0 ( 1x) 2
2 −α
log β t
1 1
Se α < 1 sia γ ∈ ]α ,1[ : si ottiene che γ
∈ o α log β x per x → + ∞ e 1γ non è integrabile attorno
x x x
1
a + ∞, quindi neppure log β x lo è.
xα
407
+∞
dx
In conclusione xα log β x
2
esiste finito se e solo se 2 – α > 1, ovvero α < 1 oppure α = 2 – 1 = 1 e
β > 1.
(diciamo fra 0 e 1/2) se e solo se 1– (α + β) < 1 ⇔ α + β > 0. Per x → 1– l’unico termine che non
x x
(1 − x ) ∼ (1 − x )
2α γ γ
per x → 1–, e l’intero integrando è dello stesso ordine di
1
per x → 1–. Ne
(1 − x )
γ
segue che l’integrale è finito attorno a 1 (diciamo fra 1/2 e 1), quando α > 0, se e solo se si ha γ < 1.
Resta da discutere il caso α < 0, per cui dev’essere γ ∈ Z. In tal caso la discussione attorno a 1 resta
valida, ed implica γ intero negativo o nullo per la convergenza dell’integrale attorno ad 1.
xβ 1
Attorno a zero, l’integrando è dello stesso ordine di 1−α 2αγ = 1−α +2αγ −β convergente se e solo se
x x x
α(1 – 2γ) + β > 0.
con γ ∈ Z e γ ≤ 0, e α < 0. Ne segue che I(α, α, 1/2) esiste finito se e solo se si ha α > 0; si ha:
Riassumendo: l’integrale esiste finito se e solo se β ≥ 0, α > 0, α + β > 0, γ < 1, oppure β > α(2γ – 1),
1 arcsin ( x )
1
2 α
arcsin xα arcsin xα π2
( )= x
1 1
1
I α ,α , 1 dx = αx α −1
dx = = (α > 0).
(1 − x )
γ
α
(1 − x ) α 8α
2 1−α 2α 2α
1
2 2
0 0 0
2 αx
813) Calcolare x e dx , con α costante complessa non nulla.
Si integra più volte per parti, prendendo eax come fattore differenziale, fino a far sparire il fattore in
x, cioè:
408
2 αx eα x eα x eα x e α x eα x
x e dx = x − 2x dx = x 2 − 2 x 2 − e 2 dx =
2
a a a a a
eα x eα x eα x x2 2x 2
= x2 − 2 x 2 + 2 x 3 + k = eα x − 2 + 3 +k.
a a a a a a
x
2
cos ( β x ) dx = Re ( x e
2 iβ x
dx ; ) x sin ( β x ) dx = Im ( x e
2 2 iβ x
)
dx .
Adesso, si ottiene, come abbiamo visto sopra, a meno di una costante complessa, che:
iβ x x x 2 2 x 2i
2
2x 2
x 2 iβ x
e dx = e − 2 2+ 3 3 =
cos ( )
β x + i sin ( ) −i + 2 + 3
β x =
iβ i β i β β β β
2 x x 2 2 2 x x2 2 2 x2 2 x
= cos ( β x ) + i sin ( β x ) 2 + i − + 3 = 2 cos ( β x ) + − 3 sin ( β x ) + i cos ( β x ) 2 − 2 sin ( β x )
β β β β β β β β β
per cui si ha, a meno di costanti reali:
x2 2 2x
x 2
cos ( β x ) dx = − − 3 cos ( β x ) + 2 sin ( β x ) ;
β β β
x2 2 2x
x 2
sin ( β x ) dx = − − 3 cos ( β x ) + 2 sin ( β x ) .
β β β
2 −x
una primitiva di x e è, come abbiamo visto (a = –1):
e− x ( −x2 − 2x − 2) = −e− x ( x2 + 2x + 2) ; tale funzione ha limite nullo per x → + ∞ (si ricordi che
xm ∈ o ( ex ) , se x → + ∞, per ogni m ∈ N), quindi, si ottiene:
+∞ +∞
− e − x ( x 2 + 2 x + 2 ) = ( 0 − ( −1 ⋅ 2 ) ) = 1 .
1 1 +∞ 1
5 −t 2 −x
t e dt = xe dx =
2
2 2 0 2
0 0
dx
814) Calcolare il seguente integrale indefinito x ( x − 1)
2 3
.
1 1− x x 1 x −1 + x −x 1− x 1
= + =− + = − 2 + + =
x ( x −1)
2 3
x ( x −1)
2 3
x ( x −1)
2 3
x ( x −1)
2 2
x ( x −1)
2 3
x ( x −1) x ( x −1) x ( x −1) ( x −1)3
2 2 2
1 1 1 1 −1 1 1 1 1 1 1
= − − + = + + − 2
+ − 2
+
x ( x − 1) x ( x − 1) x ( x − 1) ( x − 1) x x ( x − 1) x ( x − 1) x ( x − 1) x ( x − 1) ( x − 1) ( x − 1)3
2 2 2 3
1 1− x x 1 1
ed essendo = + =− + , si ottiene:
x ( x − 1) x ( x − 1) x ( x − 1) x x −1
1 3 1 3 2 1
=− − 2+ − + , che si integra facilmente.
( x − 1) x − 1 ( x − 1) ( x − 1)3
2 3 2
x x x
dx
815) Calcolare il seguente integrale indefinito cos 2
x sin 2 x
.
tan 2 x
Moltiplicando e dividendo per cos2 x si ottiene cos 2 x sin 2 x = cos 4 x tan 2 x = , sicché:
(1 + tan 2 x )
2
(1 + tan 2 x ) (1+ u2 ) 1
2 2
1 1 + u2
cos2 x sin2 xdx = tan2 x dx = ( u = tan x) = u2 1+ u2 du = u2 du =
1
=− + u + k = − cot x + tan x + k .
u
Alternativamente si poteva scrivere:
dx cos2 x + sin2 x 1 1
cos2 x sin2 x cos2 x sin2 x sin2 x cos2 xdx = − cot x + tan x + k .
= dx = dx +
x2 + x − 1
816) Calcolare il seguente integrale indefinito x dx .
( x 2 + 3)
2
x2 + x −1 m nx + p ax + r ′
= + + , ovvero:
x ( x 2 − 1) x x 2 + 3 x2 + 3
2
x 2 + x − 1 = m ( x 2 + 3) + x ( x 2 + 3) ( nx + p ) + qx ( x 2 + 3) − 2 x 2 ( qx + r ) .
2
1 x+ 1
d 6x− 3
1 2
x2 + x − 1 1 9 6
=− + + ,
x ( x 2 − 1) x2 + 3 dx x 2 + 3
2
9x
x2 + x − 1 x 1 x−4
dx = − log x + log ( x 2 + 3 ) +
1 1 3
x arctan + +c.
( x 2 + 3) 3 6 x +3
2 2
9 18 6
dx
817) Calcolare il seguente integrale indefinito x x2 + 1
.
1 u (t ) −1 1 cosh t − 1 1 1 + x2 − 1
= log + c = log + c = log +c.
2 u (t ) + 1 2 cosh t + 1 2 1 + x2 + 1
1
e x
818) Calcolare il seguente integrale indefinito 3 dx .
x
1
x t
x −1
819) Calcolare il seguente integrale indefinito 2x − x2
dx .
2
Si ha 2x – = – (x – 1)2 + 1, da cui:
x −1 x −1
( t ) dt = ( u ( t ) = 1 − t 2 ) =
t 1
dt = ( t = x − 1) = − ( )
−1
dx = dx = u ′ t u 2
2 x − x2 1 − ( x − 1) 1− t 2 2
2
(t ) + c = −
1
= −u 2
1 − t 2 + c = − 2x − x2 + c .
( 3 − x ) dx .
2 3
820) Calcolare il seguente integrale indefinito
( 3 − x ) dx = 27 ( cos2 t )
2 3 3
3 cos tdt = 9 cos4 tdt .
2
cos 2t 1 + cos 4t
Ma cos t = ( cos t ) = 1 + = (1 + 2 cos 2t + cos 2t ) ed è cos 2t =
4 2 2 1 2 2
, da cui
2 4 2
3 1 1 3 1 1
cos 4 t = + cos 2t + cos 4t e cos 4 tdx = t + sin 2t + sin 4t + c .
8 2 8 8 4 32
411
x x2 2
sin 2t = 2sin t cos t = 2 sin t 1 − sin 2 t = 2 1− = x 3 − x2 ,
3 3 3
x2 4
sin 4t = 2 sin 2t cos 2t = 2 sin 2t (1 − 2 sin 2 t ) = 4 = x 3 − x ( 3 − 2 x ) , pertanto:
x
3 − x2 1 − 2 2 2
3 3 9
( 3 − x ) dx = arcsin + x 3 − x2 + x 3 − x2 ( 3 − 2x2 ) + c .
2 3 27 x 3 1
8 3 2 8
x arctan
2
821) Calcolare il seguente integrale indefinito xdx .
x2 x 2 + 1 −1 1 x2
x2 + 1 1 + x 2
= = 1 − ,è dx = x − arctan x + c , quindi, integrando per parti si ottiene:
1 + x2 x2 + 1
x2 x − arctan x
1+ x2 arctan xdx = ( x − arctan x) x − arctan x − 1+ x2 dx ;
log (1 + x 2 ) + c ,
x 1
osservando che 1+ x 2
dx =
2
2 2 2
β ( x) c β ( x)
B ( x) = f ( t )dt ; A ( x ) = α f ( t )dt ; C ( x ) = f ( t )dt sono derivabili in X, e si ottiene:
c ( ) x ( ) α x
412
B ′ ( x ) = f ( β ( x )) β ′ ( x ) ; A ′ ( x ) = − f (α ( x ) ) α ′ ( x ) ; C ′ ( x ) = f ( β ( x ) ) β ′ ( x ) − f (α ( x ) ) α ′ ( x ) ,
per ogni x ∈ X.
Dimostrazione: Dal Teorema di Torricelli, fissato C ∈ Y, la funzione F: Y → R definita da
y
ogni y ∈ Y. La funzione B: X → R non è altro che la funzione Foβ, ottenuta applicando prima
c
c α ( x)
β ( x) c β ( x)
voleva dimostrare.
sin
Esempio: La derivata di x → Fcos •`|{| € J{ vale:
cos ( )
sin x cos x − cos ( x ) ( −2 x ) = cos x cos ( ( ) )
sin x + 2 x .
−∞
Se una funzione f(x) è continua su un intervallo ]a, +∞[, e l’integrale generalizzato f ( t )dt esiste
finito per uno, e quindi per ogni, y ∈ ]a, +∞[, e se α: X → ]a, +∞[ è funzione derivabile, allora anche
y
+∞
c +∞
D ( x) = f ( t )dt + f ( t )dt , cioè D(x) = A(x) + k, dove A(x) è la funzione di cui al precedente
α ( x) c
+∞
enunciato e k è la costante f ( t )dt ; ne segue che D′(x) = A′(x). Analogamente, supponendo la f(x)
c
x֏ f ( t )dt
−∞
è derivabile se f(x) è continua e β è derivabile, con derivata f(β(x))β′(x). Se la f(x) è
+∞
localmente integrabile su un intervallo ]a, +∞[, e l’integrale generalizzato f ( t )dt
y
esiste finito, si
413
+∞
ha lim
x →+∞ f ( t )dt = 0 come risulta dalla definizione stessa di integrale generalizzato e dalla formula
x
+∞ c +∞ +∞ x
sopra osservata f ( t )dt = f ( t )dt + f ( t )dt = f ( t )dt − f ( t )dt .
x x c c c
f ( t )dt
a
esiste
b
finito, si ha lim− f ( t )dt = 0 .
x→b
x
xα
822) Determinare il valore del parametro α > 0 per il quale la funzione F ( x ) = t 1 − cos tdt è dello
0
4 +
stesso ordine di per x → 0 .
y
Posto I ( y ) = t 1 − cos t dt , si ottiene F(x) = I( α). Per il Teorema di de L’Hospital è:
0
F ( x) F ′ ( x)
lim = lim , ed è F ′ ( x ) = I ′ ( xα ) α xα −1 = α xα 1 − cos xα α xα −1 .
x→0 x4 x→0 4x3
y2 F′( x)
Ma 1− cos y ∼ , per cui F′(x) è dello stesso ordine di x α x 2α x α −1 = x 3α −1 . Pertanto, il lim
2 x →0 x3
esiste finito non nullo se e solo se 3α – 1 = 3, cioè se α = 4/3.
2x
823) Studiare la funzione (convessità compresa) F ( x ) = e
−t2
dt .
x
La funzione data è definita in R , in cui e−t è localmente Riemann integrabile. La funzione e−t è
2 2
1
−t
lim F ( x ) = 0 , infatti
2
integrabile attorno a ± ∞ essendo e ∈ o 2 per t → ± ∞. Pertanto il x →±∞
t
1 ±∞ x 2x ±∞
F ( x ) = e dt +−t2
e
−t2
dt , ed il lim e dt = lim −t 2
e
−t2
dt = e
−t2
dt .
x →±∞ x →±∞
x 1 1 1 1
∈ R è F ′ ( x ) = 2e
−( 2 x )
2
− e− x = 2e−4 x − e− x .
2 2 2
Per ogni
Si ha:
log 2 log 2
F ′ ( x ) = 0 ⇔ 2e −4 x = e − x ⇔ 2e x = e 4 x ⇔ e x + log 2 = e 4 x ⇔ x 2 + log 2 = 4 x 2 ⇔ x 2 =
2 2 2 2 2 2
⇔ x=±
3 3
4 3
Inoltre, è F′(0) = 2 – 1 = 1 > 0, F′(± 1) = 2/e – 1/e < 0 essendo e > 2: per il Teorema dei valori
log 2 log 2
intermedi è F′(x) < 0 se x > , F′(x) > 0 per x < .
3 3
414
2 2
(
Inoltre, F ′′ ( x ) = − 16 xe −4 x + 2 xe − x = 2 x e − x − 8e −4 x
2 2
) = 2 xe (1 − 8e ) , ed è 1 − 8e
− x2 −3 x 2 −3 x2
> 0 se e solo
se e−3x < 1/8, cioè 3 > log 8, quindi per |x| > `log 2 ; pertanto la F′′(x) < 0 (la F(x) è concava) se x
2
< – `log 2 , F′′(x) > 0 (la F(x) è convessa) se x ∈ ]– `log 2 , 0[, F′′(x) < 0 (la F(x) è concava) se
2
2 2
et x
824) Sia data la f ( x ) = dt + log :
x
t 2
2 2
e x 1 1 − ex
1) Il Dominio è D = ]0, + ∞[; la f(x) è derivabile su D e la ( )
f ′ x = − + = < 0 su D: f(x) è
x x x
strettamente decrescente su D, quindi la f(x) è invertibile con inversa g(y) continua e derivabile su
f(D) (f ′(x) ≠ 0 su D).
2) Si ottiene f(2) = 0, quindi g(0) = 2; g(y) = g(0) + g′(0)y + o0(y); g′(0) = 1/f ′(2) = 2/(1 – e4), quindi:
2
g ( y) = 2 + y + o0 ( y ) .
1 − e4
2
1 − et
x x
3) Per il Teorema fondamentale del calcolo integrale f ( x ) − f ( 2 ) = f ′ ( x )dt = dt .
2 2
t
2 2
1− et 1 − et
La funzione si estende, per continuità, a t = 0 ( lim = 0 ) ed è, quindi, integrabile in senso
t t →0 t
generalizzato intorno a zero, ovvero il lim f ( x ) esiste finito.
x→0
825) Determinare il più ampio intervallo I contenente il punto c = `log 4 sul quale la funzione
c
415
della biiezione che F(x) induce tra I e F(I), si calcoli l’equazione della retta tangente al grafico di G(y)
x
1
nel punto di ascissa 0. Stesse domande per F(x): ]0, + ∞[ → R data da F ( x ) = sin dt , c = 3π/4.
c t
{] y, x[ ∈ R 2
: x − c = G ′ ( 0 )( y − 0 )} = {] y, x[ ∈ R 2
}
: x = 4 y + log 4 .
2) Calcolare il lim+ xf ( x ) .
x →0
1
1) La funzione −1 è definita per |t| ≤ 1 e t ≠ 0, cioè nell’intervallo [–1, 1]\ {0}; chiaramente è ivi
t2
continua essendo composizione di funzioni continue, quindi vi è localmente Reimann integrabile. Ne
segue che il dominio della f(x) contiene certamente l’intervallo ]0, 1]. Essendo:
2 2
1 1− t2 1 1
− 1 = ∼ per t → 0, la funzione t → − 1 non è integrabile, nemmeno in senso
t t t t
generalizzato, attorno allo zero; pertanto 0 ∉ D, e D = ]0, 1]. Inoltre, si ha che il lim+ f ( x ) = +∞
x →0
3) Si tratta di calcolare:
1
0 0
x
0
1 − x 2 dx =
4
(si considera il fatto che il
1 1 1
s2 −1 x x s 1 x
ds
= − + 2 ds = − x 2 − 1 + 2 =
s
1 1 s − 1 x 1 s − 1
1 1 1
= − 1 − x2 + [ sett cosh s ]1 x = − 1 − x2 + sett cosh = − 1 − x2 + log
1
+ 2 , che si scrive
x x −1 x
(
anche − 1 − x − log x + log 1 + 1 − x .
2 2
)
x
dt
827) Data la funzione f ( x ) = :
0
1+ t3
1) Trovare il dominio della f(x), ed una sua espressione in cui non compaiono integrali;
2) Trovare il lim f ( x ) , ed i primi due termini non nulli dello sviluppo asintotico di f(x) per
x →+∞
1 1
1) Chiaramente t ֏ non è definita in t = –1, in cui va all’infinito con lo stesso ordine di
1+ t 3
1+ t3
pertanto essa non è integrabile, nemmeno in senso generalizzato, su nessun intorno destro di –1.
La funzione f(x) è continua in ]–1, +∞[, quindi è localmente integrabile; ne segue che la f(x) è definita
nell’intervallo ]–1, +∞[. Per eliminare l’integrale dell’espressione della f(x) decomponiamo
l’integrando in funzioni razionali semplici su R:
1 1 a bt + c at 2 − at + a + bt 2 + ct + bt + c
= = + =
1 + t 3 (1 + t ) (1 − t + t 2 ) t +1 t 2 − t +1 (1+ t ) (1 − t + t 2 )
, con a, b, c costanti da
determinare.
Dovendo essere 1 = ( a + b ) t 2 + ( − a + b + c ) t + ( a + c ) per ogni t ∈ R, si ottiene a + b = 0,
– a + b + c = 0, a + c = 1 da cui a + b = 0, a – b = c, quindi c = 2/3, a = 1/3, b = –1/3. Ne segue che
1
1 − t +2
= 3 + 3 3 . Integrando si ottiene:
1+ t3 t +1 t2 − t +1
dt 1 1 t−2
1+ t 3
= log 1 + t − 2
3 3 t − t +1
dt e
1
t−2 t−1 −3 1 2t − 1 3 2 3
2 2
t 2 − t + 1dt = t 2 − t + 1dt + 1 2 3 dt = 2 t 2 − t + 1dt − 2 3 dt =
( )
2
t− + 1 + 2t − 1
2 4
3
2t − 1
log ( t 2 − t + 1) − 3 arctan
1
= +k .
2 3
2t − 1
= log 1 + t − log ( t 2 − t + 1) +
dt 1 1 3
In definitiva: 1+ t 3
3 6 3
arctan
3
+ k , da cui
2x −1
x
1
log (1 + x ) − log ( x 2 − x + 1) +
dt 1 1 3 3
1+ t
0
3
=
3 6 3
arctan
3 3
− arctan −
, cioè
3
2x −1 π 3
x
log (1 + x ) − log ( x 2 − x + 1) +
dt 1 1 3
1+ t
0
3
=
3 6 3
arctan
3 18
+ .
1 1+ x 3 2x −1 π 3
2) Si scrive f ( x ) = log + arctan + , quindi:
3 x − x +1 3
2
3 18
1+ x 1+ 1
lim log = lim log x = log1 = 0 ,
x →+∞
x − x +1
2 x →+∞
1− 1 + 1 2
x x
2x −1 π 3 3
, per cui il lim f ( x ) = 2π
3
lim arctan = .
x →+∞ x→+∞ 9
3 3 6
418
3
Il primo termine dello sviluppo richiesto è chiaramente la costante 2π ; per trovare il secondo
9
1 3
1 1 x
=
( )
termine consideriamo che la derivata della f(x) è ; questa funzione ( ) è
1+ x 3
1+ x 1+ 1
3
x3
asintotica a 1/ 3, quindi si può presumere che, a meno di una costante, la f(x) sia asintotica alla
primitiva di 1/ 3 che è infinitesima per x → + ∞, cioè a – 1/(2 2); questo si verifica subito con la
1
Regola di de l’Hospital, cioè lim
f ( x ) − 2π 3 Hospital
9 = lim
(1 + x3 )
= 1 (caso 0/0); pertanto si
x →+∞
− 1 2 x →+∞ 1 3
(2x ) x
2π 3 1 1
ottiene: f ( x ) = − 2 + o 2 .
9 2x x
1
ξ
828) Si consideri la funzione F ( x ) = dξ :
x
ξ − sin ξ
1) Determinare il dominio D di ξ;
ξ
1) L’integranda ξ ֏ è continua nell’intervallo ]0, + ∞[ (la radice è definita per ξ ≥ 0;
ξ − sin ξ
poiché sin ξ ≤ ξ, per ξ ≥ 0, con uguaglianza solo per ξ = 0) è pertanto localmente integrabile;
il dominio della F(x) contiene, quindi, ogni x > 0, considerato che per tali x l’intervallo
compatto [x, 1] è contenuto in ]0, + ∞[. Per ξ → 0+ l’integrando è dello stesso ordine di
ξ 1
= 5 , funzione non integrabile in senso generalizzato su alcun intorno di ξ = 0 (5/2 >
ξ 3
ξ 2
1); ne segue che zero non appartiene al dominio della F(x). Pertanto, il D = ]0, + ∞[. Anzi,
1
ξ
essendo l’integrando positivo, come abbiamo osservato sopra, si ottiene d ξ = +∞ ,
0
ξ − sin ξ
ovvero il lim F ( x ) = +∞ (rispondendo così a una domanda del punto 2)).
x→0
2) La frontiera di D = ]0, + ∞[ in R consiste nel solo punto zero; il limite della F(x), per x → 0 è
+ ∞, come abbiamo visto al punto precedente. Per ξ → + ∞ l’integrando è asintotico a
ξ 1
= 1 , funzione non integrabile in senso generalizzato su alcun intorno di + ∞.
ξ ξ 2
419
1
ξ
Ne segue che ξ − sin ξ dξ = −∞ , ovvero il xlim F ( x ) = −∞ .
→+∞
+∞
Si noti che è F(1) = 0, F(x) > 0 per 0 < x < 1, F(x) < 0 per x > 1, sempre perché l’integrando
è positivo.
x
3) Si ha, per x > 0, F ′ ( x ) = − < 0 per ogni x > 0; pertanto la F(x) è sempre decrescente
x − sin x
in senso stretto.
4)
− x
5) Per x → 0+ si ottiene che F ′ ( x ) ∼
−5 3
= −6 x 2 (si ricordi che è x − sin x ∼ x per x → 0).
x 3 6
6
−6 − 5 2+1
Si congettura, quindi, che sia F ( x ) ∼
−3
x = 4 x 2 per x → 0+; la Regola di de L’Hospital,
− 5 +1
2
nel caso ∞/∞, mostra subito che ciò è vero, infatti:
− x
F ( x ) Hospital ( x − sin x ) = lim x3
lim+ − 3 = lim+ = 1.
x →0
4x 2 x→0
−6 x
−5
2 x → 0+ 6 ( x − sin x )
tan x
dt
829) Si consideri la funzione definita da f ( x ) = :
π
6 ( t2
)
e − 1 − t 2 (1 − t 2 )
Svolgimento:
tali punti non è integrabile in senso generalizzato, essendo dello stesso ordine di 1/(t ∓ 1) per
1
t → ± 1, ed asintotico a t2
per t → 0, essendo
e −1− t2
definita per ogni x nel dominio di tan (R\(π/2 + Zπ)) per cui tan ∈ ]0, 1[, cioè per ∈ ]0, π/4[
2) Chiaramente la funzione data è periodica, di periodo π; può, quindi, essere studiata solo su
]0, π/4[. L’integrando è positivo, e come si è detto non è integrabile in senso generalizzato
attorno a nessuna delle sue singolarità 0, 1, –1. Ne segue:
1 0
dt dt
π et 2 − 1 − t 2 1 − t 2 = +∞ ; π et 2 − 1 − t 2 1 − t 2 = −∞ ;
6 ( ( ) ) 6 (
( ) )
che sono semplicemente altri modi per scrivere lim− I ( x ) = +∞ ; lim+ I ( x ) = −∞ ; ne segue
x →1 x →0
che:
lim − f ( x ) = lim − I ( y ) o tan x = +∞ ; lim f ( x ) = lim+ I ( y ) o tan x = −∞ e le rette x = π/4,
x →π x →π x → 0+ x →0
4 4
( )
e tan x − 1 − tan 2 x (1 − tan 2 x ) cos x
2
t → 0 l’integrando è asintotico a 2/{4. Si è indotti a ritenere che per y → 0, I(y) sia asintotico
5) Si chiede se la f(x) ha un ordine per x → 0, nella scala delle potenze di x. Si è visto che per
421
a – 2/(3]2), quindi che la f(x) = I(tan x) sia asintotico a – 2/(3]3), quindi che la f(x) = I(tan x)
sia asintotico a – 2/(3 3), essendo tan x ∼ x per x → 0. La Regola di de L’Hospital (caso ∞/∞)
mostra subito che ciò è vero, infatti il
f ( x ) Hospital 1 x4
lim+ = lim+ I ′ ( tan x ) ; essendo
x →0 − 2 x →0 cos 2 x 2
( 3x )
3
1 1
I ′ ( tan x ) = = , si ottiene:
( )
e tan x − 1 − tan 2 x (1 − tan 2 x )
2
tan x + o ( tan 4 x )
4
2
x4
lim 2 = 1 , e chiaramente 1/cos2x → 1 per x → 0. Quindi, si ottiene
x → 0+
(e tan 2 x 2
)
− 1 − tan x (1 − tan x )
2
f ( x) 2
lim+ = 1 , cioè f ( x ) ∼ − 3 per x → 0+.
x →0 − 2 3x
( 3x3 )
x2
830) Si consideri la funzione f: R\{0} → R, definita da f ( x ) = :
1 − e− x
1) Mostrare che la f(x) si prolunga per continuità in x = 0 (il prolungamento è ancora detto f(x)),
calcolare i limiti della f(x) a + ∞ ed a – ∞, quindi studiare il segno di f(x);
2) Calcolare la f ′(x); esiste f ′(0)? E quanto vale? Dire se la f ′(x) è continua;
3) Determinare il segno di f ′(x), giustificandone la risposta, e discutere, quindi, la monòtonia di f(x)
ed i punti di massimo e di minimo;
4) Tracciare il grafico della f(x);
x
5) Discutere il segno, gli zeri, la monòtonia la convessità ed il grafico della funzione F ( x ) = f ( t ) dt
0
(per quanto riguarda i limiti di F(x) a ± ∞, limitarsi a dire se essi sono finiti o meno).
Svolgimento:
x2 1 1 − e− x e− x − 1
1) Scrivendo =x , ed osservando che il lim = lim = 1 , in quanto
1− e −x
1 − e− x x →0 x x →0 −x
x
limite fondamentale, si ottiene che il lim f ( x ) = 0 ; quindi, il prolungamento si ha ponendo
x →0
che il lim f ( x ) = 0 . Inoltre si ha che la f(x) > 0 per x > 0, la f(x) < 0 per x < 0, segno del
x →−∞
denominatore.
422
2 x (1 − e − x ) − x 2 e − x 2 − ( x + 2 ) e− x
2) Se x ≠ 0 si ottiene f ′ ( x ) = =x ;
(1 − e− x ) (1 − e− x )
2 2
la derivata è continua in R\{0}. Calcoliamo il lim f ′ ( x ) , se esso esiste finito, essendo la f(x)
x →0
continua in x = 0, il limite della derivata sarà il valore f ′(0), e la derivata sarà continua in
x = 0 8per un noto risultato, corollario del caso d’indecisione del tipo 0/0 della Regola di de
L’Hospital). Sopra si è visto che per x = 0 si ha 1 − e − x ∼ x , sostituendola si ottiene:
lim f ′ ( x ) = lim x
( 2 − 2e −x
− xe− x )
= lim
2 (1 − e − x ) − xe − x
= 2 −1 = 1.
qualunque sia x ∈ R; dal segno della f(x), precedentemente studiato, si ha che la F(x) è
5) Si ha F(0) = 0, poiché la f(x) è continua in tutto R si ha F′(x) = f(x), per il Teorema di Torricelli,
−∞
831) Un serbatoio per gasolio da riscaldamento ha forma cilindrica, con raggio di base r pari a 80cm,
e lunghezza l non nota. Il serbatoio è posto con l’asse del cilindro orizzontale; un tubicino trasparente
comunicante con il serbatoio permette di conoscere ad ogni istante il livello del gasolio rispetto al
costante, non noto, di c ?3/s. Il tubo di alimentazione del bruciatore termina ad una distanza di 10cm
punto più basso del cilindro. Un bruciatore collegato al serbatoio consuma il gasolio ad un tasso
423
dal punto più basso del cilindro. Ad un dato istante il livello del gasolio è 23cm; 12 ore dopo il livello
è di 22cm. Quanti giorni ancora durerà il riscaldamento?
2x
D = [– r, r]; f ′ ( x ) = −2 r 2 − x 2 , su [– r, r]; f ′′ ( x ) = , su [– r, r]; f(x) è l’area del segmento
r − x2
2
c
l ( f ( x0 ) − f ( x ) ) l ( f ( x0 ) − f ( x ) ) f ( x0 ) − f ( x )
ovvero t = = = t1 .
c l ( f ( x0 ) − f ( x1 ) ) f ( x0 ) − f ( x1 )
t1
Misurando la x in cm si ha:
f ( 57 ) − f ( 70 )
f(x1) = f(58) = 1666,68 cm2; = 11, 28 , da cui:
f ( 57 ) − f ( 58 )
Esercizio. Sia f: R → R la funzione definita da f(x) = exp (– log2 |x|) per x ≠ 0; f(0) = 0.
1) Mostrare che qualunque sia α ∈ R si ha f(x) ∈ o( α), sia per x → + ∞ che per x → 0+.
2) Calcolare la f ′(x) e discuterne il segno. E’ vero che f ∈ Ÿ 1(R)?
3) Calcolare la f ′′(x) e discuterne il segno. E’ vero che f ∈ Ÿ 2(R)?
4) Tracciare il grafico della f(x); dire che è f(R).
424
x
5) Mostrare che la funzione F ( x ) = f ( t )dt stabilisce un omeorfismo (funzione continua,
0
exp ( − log 2 x − α log x ) → 0 ; ne segue che i lim+ α = 0; lim α = 0 per ogni α ∈ R, come
f ( x) f ( x)
x →0 x x →+∞ x
−2 log x
2) Per x ≠ 0 si ottiene f ′ ( x ) = exp ( − log 2 x ) (si ricordi che Dlog |x| = 1/x); vediamo se il
x
lim f ′ ( x ) esiste finito, per disparità della f ′(x) basta calcolarlo per x → 0+, si ottiene:
x →0
e − log x e − log x
2 2
−2 log x
lim+ exp ( − log x ) 2
= lim+ ( − 2 x log x ) = 0 , dato che è lim = 0 , come si è visto al
punto 1), e il lim+ x log x = 0 , come è noto. Ne segue che f ′(x) esiste e vale zero, e f ∈ C1(R). E’
x →0 x x →0 x2 x → 0+ x2
x →0
immediato che si ha f ′(x) > 0 per log |x|/x < 0, cioè per x < –1 e per 0 < x < 1; la f(x) è strettamente
crescente in ]– ∞, –1[ e in [0, 1], strettamente decrescente in [–1, 0] e [1, + ∞[; ±1 sono di massimo e
di minimo assoluto; f(±1) = 1.
3) Per x ≠ 0, si ottiene:
x x x
essendo la f ′(x) continua in x = 0, per vedere se esiste la f ′′(0) proviamo a calcolare il lim f ′′ ( x ) .
x →0
Per parità della f ′′(x) ci limitiamo al lim+ f ′′ ( x ) ; come si è proceduto con la f ′(x) si scrive,
x →0
exp ( − log 2 x )
f ′′ ( x ) =
x 3 ( 4 x log 2
x + 2 ( log x ) x − 2 x ) ,
lim+ ( 4 x log 2 x + 2 x log x − 2 x ) = 0 . Ne segue che è f ∈ C2(R), con f ′′(0) = 0. Si ha f ′′(x) > 0 per
x3
x →0
x →0
4 x log 2 x + 2 x − 2 > 0; il polinomio 4t2 + 2t – 2 ha come radici (–1± 3)/4, cioè 1/2 e – 1; ne segue
425
che si ha f ′′(x) > 0 se log |x| > 1/2 ⇔ |x| > √ , oppure se log |x| < –1⇔ |x| < 1/e (e x ≠ 0). In definitiva,
la f(x) è strettamente convessa negli intervalli ]– ∞, – e], [– 1/e, 1/e], [√ , + ∞[, strettamente concava
in [– √ , –1/e] e [1/e, √ ].
4) Grafico:
Essendo la f(x) continua, la f(R) è intervallo; zero è di
minimo assoluto della f(x), 1 è il massimo assoluto,
quindi f(R) = [0, 1].
5) La funzione F ( x ) = f ( t )dt ha per derivata la f(x), F′(x) = f(x) per ogni x ∈ R, essendo la f(x)
x
continua. Poiché f(x) > 0 per ogni x ≠ 0 la funzione F(x) è strettamente crescente (la derivata è nulla
in {0}, insieme con l’insieme vuoto, altrimenti è positiva), ed essendo continua è, quindi, un
omeomorfismo (funzione continua, invertibile, con inversa continua) di R su Y = F(R), che è un
intervallo necessariamente aperto, dato che la F(x) è strettamente crescente; anzi, si ha
Y = ]F(– ∞), F(+ ∞)[, dove F(± ∞) indicano i limiti della F(x) per x → ± ∞, rispettivamente.
Resta da vedere che Y è limitato, cioè che tali limiti sono finiti; per parità della f(x) si ha
+∞
F(– ∞) = – F(+ ∞); e F(+ ∞) è finito perché è F ( +∞ ) = f ( t )dt , e in base a quanto visto al punto
1), essendo f(t) ∈ o(1/t ) per t → + ∞ la funzione f(x) è sommabile attorno a + ∞.
0
2
0 −∞ −∞ −∞ −∞ −∞
0 −∞
log 2 x
exp − −
log 2 x
2
833) Sia f: R\{n}→ R, definita da f ( x ) = =e 2 .
x x
1) Mostrare che la f(x) si prolunga per continuità anche in x = 0; spiegare come. Continuiamo a
chiamare f(x) la funzione di R in R così ottenuta; d’ora in poi la f(x) è questo prolungamento.
assoluti, immagine f(R), grafico; si chiede, in particolare, se f ∈ C1(R); non è richiesta la f ′′).
2) Studiare la f(x) (segno, zeri, limiti utili, derivata prima, monotònia, massimi e minimi locali e
+∞
3) Calcolare f ( x )dx .
0
426
Svolgimento:
1) Per x > 0 si ottiene:
log 2 x log 2 x
exp − exp −
2 2 log 2 x
f ( x) = = = exp − − log x , ed essendo
x exp log x 2
log 2 x 1
lim+ − − log x = − lim+ log x log x + 1 = +∞ , si ha che il lim+ f ( x ) = 0 ; ma la f(x) è
x →0
2 x →0 2 x →0
dispari, quindi anche il lim− f ( x ) = 0 ; la f(x) si prolunga per continuità in x = 0 prendendo f(0) = 0.
x →0
2) Come si è osservato la f(x) è dispari. Si ha f(x) > 0 per x > 0, e f(x) < 0 per x < 0; l’unico zero si ha
per x = 0. Inoltre, il lim f ( x ) = 0 .
x →±∞
log 2 x
exp −
2
f ′( x) = −
x2
( )
log x + 1 , (x ≠ 0).
2
−t − 2t
e 2 t2 t
= − lim = 0 (si noti che è lim − − 2t = lim − t − 2t = −∞ ); essendo la f ′(x) pari, si ha
t →−∞ t + 2 t →−∞
2 t →−∞
2
che il lim− f ′ ( x ) = 0 ; in conclusione, ricordando che la f(x) è continua in x = 0, si ha che f ′(0) esiste
x →0
avviene se e solo se si ha |x| < 1/e ⇔ –1/e < x < 1/e; si ha poi che f ′(x) = 0 per x = ± 1/e; la f(x) è
e vale 0, anzi la f(x) è di classe C1 su tutto R. Inoltre, la f ′(x) > 0 se e solo se il log |x| + 1< 0, il che
strettamente crescente nell’intervallo [–1/e, 1/e], strettamente decrescente in ]– ∞, –1/e] e ]1/e, + ∞];
–1/e è di minimo assoluto, 1/e di massimo assoluto.
e− s ds = π .
2
−∞
Svolgimento:
x
Inoltre si ha che il lim xe− x = lim = 0 , ne segue che il lim f ( x ) = 0 ; per parità si ha, inoltre,
2
2
x →±∞ x →±∞ x →+∞
ex
, quindi il lim f ( x ) = − π . Si ha f(0) = – √[/2 < 0; per vedere se ci sono zeri, per
0
π
e− t dt =
2
che
2 x →−∞
−∞
f ′ ( x ) = e − x − 2 x 2 e− x = 2e − x (1 − x 2 ) .
2 2 2
Si ha, allora, f ′(x) < 0 per x ∈ ]– ∞, –1[ e x ∈ ]1, + ∞[; in tali semirette la f(x) è strettamente decrescente,
mentre è strettamente crescente in ]–1, 1[, dove è f ′(x) > 0. Si ha, inoltre, che x = –1 è il punto di
minimo assoluto, x = 1 è quello di massimo assoluto. Poiché la f(x) tende a zero a + ∞ e decresce tra
strettamente minore di – √[. La funzione f(x) ha un unico zero, per x = c, compreso strettamente tra
1 e + ∞, il massimo assoluto f(1) è strettamente positivo; analogamente il minimo assoluto f(–1) è
f ′′ ( x ) = −4 xe − x (1 − x 2 ) − 4 xe− x = −4 xe − x ( 2 − x 2 ) .
2 2 2
2) La funzione F(x) ha come derivata prima la funzione f(x); ne segue che la F(x) è strettamente
decrescente su ]– ∞, c[, strettamente crescente su ]c, + ∞[, quindi x = c è punto di minimo
assoluto; poiché F(0) = 0 e c > 0, il minimo assoluto F(c) di F(x) è strettamente negativo. Scriviamo
esplicitamente la F(x):
x
t − s2
x
π
F ( x ) = te dt + e ds dt −
−t 2
x , integrando per parti si ottiene:
0 00 2
t=x
x
t − s2 t − s2 x x x
0 0
−t 2 − s2
te − t dt , per cui:
2
e ds dt = t e ds − te dt = x e ds −
0 t =0 0 0 0
x 2 π
F ( x ) = x e − s ds − .
0 2
Il limite lim F ( x ) si presenta nella forma ∞ 0; scritta la F(x) come rapporto di infinitesimi si ottiene
x →+∞
π
x
− s2
e ds −
2 e− x
2
x2
F ( x) = 0
, usando la Regola di de L’Hospital si ha lim = − lim x2 = 0 .
1 x →+∞
−1 x →+∞
e
x x
F ( x)
Per x → – ∞ chiaramente F(x) → + ∞; inoltre si ha che il lim = − π ; calcoliamo il
x →−∞ x
x
π + e − t dt
2
π 2
( )
x
lim F ( x ) − − π x = lim x + e − t dt = lim
2
0
, il rapporto delle derivate è
x →−∞ x →−∞ x →−∞ 1
2 0 x
e− x
2
x2
= − x2 → 0 per x → – ∞.
−1 e
x
( 2 + i ) (5 − 12 i )
z= .
(1+ 1 i
2 )
Per risolvere l’esercizio dato dobbiamo riscrivere z nella forma a + ib. Effettuando i prodotti a
1 1− 1 i
numeratore e osservando che = 2 , l’espressione diventa:
1+ i 1+ 1 ( )
2
1
2 2
4 1 21 4 25 5
z = 1 − i + 4i = − i = 10 − i .
5 2 2 5 2 4
836) Calcolare 4
3 + 3i .
Poiché il numero complesso 3 +3i si può scrivere in forma esponenziale come 3√2 eiπ/4, si ottiene:
⎧
⎪
iπ
4
3 8 2e 16
⎨
4
3 + 3i = i9 π
⎪ 4 8 i 2516π
4
3 8 2e 16 .
⎩ 3 2e
− 2π + 2kπ − 2π + 2kπ
= 2 2 cos (
3 3 3k − 1) π ( 3k − 1) π
4
z = 4 64 cos + i sin + i sin ,
4 4 6 6
k = 0, 1, 2, 3.
Svolgendo i conti si ottiene:
π π 3 1
w0 = 2 2 cos − + i sin − = 2 2 + i = 6 − i 2 ;
6 6 2 2
π π 1 3
w1 = 2 2 cos + i sin = 2 2 + i = 2 − i 6
;
3 3 2 2
5 5 3 1
w2 = 2 2 cos π + i sin π = 2 2 − + i = − 6 − i 2 ;
3 3 2 2
430
4 4 1 3
w3 = 2 2 cos π + i sin π = 2 2 − + i = − 2 −i 6 .
3 3 2 2
( −1 + 3i )
7
838) Calcolare 7 .
Mentre nel campo reale l’espressione avrebbe condotto a una semplificazione di esponenti, qui
dobbiamo aspettarci 7 soluzioni distinte, date dalle 7 radici settime del numero assegnato.
Ponendo z = –1 + √3i si ottiene che ρ = |z| = 2 e θ = Arg (z) = 2π/3. Pertanto, indicando con wk,
k = 0, 1, … 6, le 7 radici complesse del numero dato, si ottiene:
14π + 2 kπ
i 3 2π 2 kπ
7 i +
wk = 2 e
7 7
= 2e 3 7
, k = 0, 1, … 6.
839) Calcolare 4
3 − 3i .
Poiché il numero complesso 3 – 3i si può scrivere in forma esponenziale come 3√2 e– iπ/4, applicando
la formula delle radici si ottiene:
⎧ 4 3 8 2e 16
− iπ
⎪
⎪ 4 8 i 7π 16
⎨ 4 3 8 2ei15π 16
3 2e
4
3 − 3i = .
⎪
⎪
⎩ 3 2i 16
4 8 i 23π
327
3 i
840) Calcolare − .
2 2
In forma trigonometrica o esponenziale si ha √3/2 – i/2 = cos (π/6) – i sin (π/6) = e– iπ/6, da cui
utilizzando le proprietà delle potenze, si ottiene:
⎧ 2e 4 = 2 (1 + i )
iπ
⎪ 3π
⎪ 2e i 4 = 2 ( − 1 + i )
z = √−16 =
™
⎨ 2ei5π 4 = 2 −1 − i
.
⎪
( )
⎪ i 7π 4
⎩ 2e = 2 (1 − i )
1 3 π π 1 3 π π
z1 = 2 + i = 2 cos + i sin e z2 = 2 − i = 2 cos − i sin .
2 2 3 3 2 2 3 3
z3 = √3; z4 = 3 3 cos
v 2π 2π 4π 4π
+ i sin ; z5 = 3 cos + i sin
3
.
3 3 3 3
Quindi abbiamo cinque soluzioni distinte, come indicato dal Teorema fondamentale dell’algebra.
⎨
2eiπ = 2 ( cos π + i sin π ) = −2 .
⎪ i 53
⎪ 2e = 2 cos π + i sin π = 1 − i 3
5
⎩
5
3 3
432
Poiché si ha e2 = 2 ⇔ z = ± √2, e2 = –1 ⇔ z = ± i.
w1 = cos (π/30) + i sin (π/30), w2 = cos (13π/30) + i sin (13π/30), w3 = cos (25π/30) + i sin (25π/30),
w4 = cos (37π/30) + i sin (37π/30), w5 = cos (49π/30) + i sin (49π/30).
Pertanto le soluzioni richieste sono:
z1 = cos (π/30) + i (2 + sin (π/30)), z2 = cos (13π/30) + i (2 + sin (13π/30)),
z3 = cos (25π/30) + i (2 + sin (25π/30)), z4 = cos (37π/30) + i (2 + sin (37π/30)),
z5 = cos (49π/30) + i (2 + sin (49π/30)).
1 1
Se poniamo w = z – i, l’equazione data diventa w3 = −i , cioè si tratta di trovare le tre radici
2 2
− iπ
cubiche di e 4
, che sono:
− iπ i 7π i15π
w1 = e 12
, w2 = e 12
, w3 = e 12
, da cui:
π π 7π 7π
z1 = cos − i sin − 1 , z2 = cos + i sin + 1 ,
12 12 12 12
15 15 2 2
z3 = cos π + i sin π + 1 = − + i 1 − .
12 12 2 2
433
3 3 3 3 3 3
w0 = − + i , w1 = 3, w2 = − − i . Pertanto:
2 2 2 2
1 3 3 1 3 3
z0 = +i , z1 = 5, w2 = − i .
2 2 2 2
850) Trovare le soluzioni della seguente equazione in campo complesso, esprimendole in forma
trigonometrica, 4 z 4 − 16 z 2 + 32 = 0 .
Ponendo w = e2 e semplificando, si ottiene l’equazione di secondo grado ¨ 2 – 4w + 8 = 0, che ha
come soluzioni:
1 1 π π
w1 = 2 + 2i = 8 +i = 8 cos 4 + i sin 4 ,
2 2
1 1 π π
w2 = 2 − 2i = 8 −i = 8 cos − 4 + i sin − 4 .
2 2
π π π π π π
z1 = 4 8 cos + i sin , z2 = − 4 8 cos + i sin , z3 = 4 8 cos − i sin ,
8 8 8 8 8 8
π π
z4 = − 4 8 cos − i sin .
8 8
1 3 4 4
w2 = −2 − 2 3i = 4 − − i = 4 cos π + i π che ha come soluzioni le due radici quadrate
2 2 3 3
complesse del secondo membro, cioè:
2 2 1 3
w1 = 2 cos π + i sin π = 2 − + i = −1 + i 3 ;
3 3 2 2
5 5 1 3
w2 = 2 cos π + i sin π = 2 − i = 1− i 3 ;
3 3 2 2
( ) ( )
da cui z1 = 2i − 1 + i 3 = −1 + i 2 + 3 , z2 = 2i + 1 − i 3 = 1 + i 2 − 3 .
434
Ponendo w = 2i + 3z, l’equazione data diventa ¨ 2 = –1; bisogna trovare le due radici quadrate
1 i 1
complesse di –1, cioè w1,2 = ± i. Pertanto z1 = ( w1 − 2i ) = − , z2 = ( w2 − 2i ) = −i .
3 3 3
z5 = − z .
Esprimendo z in forma trigonometrica, l’equazione diventa:
ρ =1
. 0
ρ5 = ρ
5ϑ = ( −ϑ + π ) + 2kπ Ih| Z ∈ y π Ih| Z ∈ y
ovvero 2k + 1 .
ϑ=
6
π , con k ∈ Z.
( 2k + 1) ( 2k + 1)
Pertanto, le soluzioni sono z = 0 e z = cos π + i sin
6 6
x 2 − y 2 + 2ixy − x + iy = 0 , da cui C
x2 − y 2 − x = 0
.
2 xy + y = 0
⎧x=−1
⎪
Risolvendo, si ricava F
y=0
⎨ 2 3
2
⎪y =
e , per cui le soluzioni sono:
⎩
x2 − x = 0
4
z −i ≤1
855) Determinare le soluzioni complesse del seguente sistema 0 π .
Arg ( z ) =
4
Esprimendo il numero complesso nella forma z = a + ib, l’equazione Arg(z) = π/4 individua i punti
della bisettrice del primo quadrante; riscriviamo, pertanto il sistema nella forma:
435
⎧ a 2 + ( b − 1) ≤ 1 ⎧ 2a − 2a ≤ 0
⎪ ⎪ 0≤a≤1
2 2
⇒ ⇒
⎨ ⎨ =+
a≥0 a≥0
⎪
,
⎪
⎩ =+
b≥0
⎩ =+
b≥0
le soluzioni cercate sono z = a(1 + i), con 0 ≤ a ≤ 1. Geometricamente questi punti corrispondono a
quelli di intersezione tra il cerchio con centro in (0, 1) e raggio 1 e la bisettrice del primo quadrante.
. ⇒ 0
a 2 + b2 − a a2 + b2 + a = 0 a 2 + b2 − a a2 + b2 + a = 0
( )
.
−b a + b + b = 0
2 2 −b 1 − a 2 + b 2 = 0
+=0 +≠0
F a 2 − a a + a = 0 ; . a + b2 = 1 . Il primo sistema ha come soluzioni b = 0 e a = 0, oppure b = 0 e
1=0
2
a = –1/2; mentre il secondo sistema è impossibile. Quindi, le soluzioni cercate sono z = 0 e z = –1/2.
−2( Im z )
857) Trovare i numeri complessi z = a + ib soluzioni dell’equazione z + 1 e 2iz = 5e , tali che
|Rez| < 2.
( a + 1) + b 2 e 2ia − 2b = 5e −2b .
2
L’equazione proposta si riscrive nella forma esponenziale
Dividendo ambo i membri per e– 2b > 0 e scindendo l’equazione nell’uguaglianza fra i moduli e nella
condizione di periodicità dell’esponenziale immaginario, si ottiene il sistema:
C
( a + 1)
2
+ b2 = 5
2 a = 0 + 2 kπ Z ∈ y
. Nella prima equazione l’unico valore di k tale che |Rez| = |a| < 2 è k = 0, da
8iz
858) Risolvere, in campo complesso, l’equazione –1 = 0.
Al solito, poniamo z = a + ib, con a, b ∈ R; l’equazione data si riscrive nella forma
e8iz = e −8b e8ia = 1 = 1ei 0 . Pertanto, imponendo le condizioni separatamente sui moduli e sugli
argomenti di ambo i membri, le soluzioni cercate devono risolvere il sistema:
436
F
e −8 b = 1
8a = 0 + 2kπ Ih| Z ∈ y
, da cui b = 0 e a = kπ/4. Quindi i numeri complessi che risolvono
l’equazione assegnata sono, in realtà, tutti i numeri reali della forma z = kπ/4, con k ∈ Z.
Osserviamo che la disequazione proposta, anche se coinvolge numeri complessi, è, in realtà, una
9a 2 + b 2 > 2, da cui 9 2
+ +2 > 4, dove l’ultima disequazione, riscritta in forma canonica, risulta
a2 b2
essere + > 1. Pertanto, l’insieme dei numeri complessi, soluzione della disequazione
( 23 )
2
22
proposta si rappresenta nel piano complesso come la parte esterna dell’ellisse di centro l’origine e
semiassi a = 2/3 e b = 2.
Per risolvere l’esercizio dobbiamo utilizzare sia la forma algebrica z = a + ib, a, b ∈ R, che quella
esponenziale (trigonometrica) z = ρ eiϑ = ρ ( cos ϑ + i sin ϑ ) , ρ ≥ 0, ϑ ∈ R. In tal caso, l’equazione
(
proposta si riscrive 0 = a + iϑ − 4 a 2 + b 2 = a − 4 a 2 + b 2 + i ( 2ϑ ) . )
Eguagliando la parte reale e quella immaginaria nella precedente espressione, si perviene al sistema:
+ = 0, ≥0 +=0
Ca−4 a +b = 0 ⇒ ⇒
−4 =0 =0
2
2
.
2ϑ = 0
Pertanto, l’unica soluzione sarà z = 0.
Osserviamo che la disequazione proposta è, in realtà, una disequazione in campo reale, in quanto
z − 1 ( a − 1) + ib ( a − 1) + ib a − i ( b + 1) a ( a − 1) + b ( b + 1) + i ab − ( a − 1)( b + 1)
= = = , in cui,
z + i a + i ( b + 1) a + i ( b + 1) a − i ( b + 1) a 2 + ( b + 1)
2
nella seconda uguaglianza, abbiamo moltiplicato e diviso per il numero complesso coniugato del
denominatore, in modo da ottenere, al denominatore, un numero reale. La disequazione proposta,
pertanto, può essere riscritta nella forma:
a + ( b + 1)
2 2
a + ( b + 1)
2 2
⇒ a + + ( b + 1) − < 1/2.
2 2
1 1
2 2
raggio 1/√2, che, essendo compatibile con la condizione di esistenza, costituisce l’insieme delle
L’ultima disuguaglianza ottenuta rappresenta la parte interna di un cerchio di centro (–1/2, 1/2) e
Per risolvere l’esercizio dobbiamo utilizzare sia la forma algebrica z = a + ib, a, b ∈ R, che quella
esponenziale (trigonometrica) z = ρ eiϑ = ρ ( cos ϑ + i sin ϑ ) , ρ ≥ 0, ϑ ∈ R. In tal caso, l’equazione
proposta si riscrive nella forma aϑ + 2iab = ϑ + 10i .
Eguagliando la parte reale e quella immaginaria, nella precedente espressione, si perviene al sistema:
=1
" aϑ = ϑ ⇒ " ϑ = 0 (cioè a ≥ 0 e b = 0); oppure
2 =+ 0 = 10 +=5
.
e x eix − y = e x e − y = e x − y < 1 ⇔ x – y < 0 ⇔ y > x, dove, nella seconda uguaglianza, abbiamo tenuto
conto che il numero complesso w = eix − y = e − y eix , scritto informa esponenziale, ha modulo dato da
w = e − y e argomento Arg(w) = x. Nel piano complesso, le soluzioni costituiscono il semipiano che si
trova al di sopra della bisettrice principale y = x.
438
(1 + 2i ) − (1 − i )
2 3
(1 + 4 + 4i ) − (1 − 3i + 3i 2 − i 3 ) ( −3 + 4i ) − ( −2 − 2i ) =
1) = =
( 3 + 2i ) − ( 2 + i )
3 2
27 + 3 ⋅ 9 ⋅ 2i + 3 ( 2i ) + ( 2i ) − ( 4 + 4i − 1)
2 3
( 3 + 4i ) − ( 3 + 4i )
−1 + 6i i + 6
= = .
42i 42
(1 + i )
9
2) .
(1 − i )
7
(1 + i )
9
1 i iπ
1+ i = 2 + = 2e
4
( 2 = 1 + i ), da cui:
2 2
( 2) e i 9π
9
(1 + i )
9 4
i
( 9 + 7 )π
= = 2e 4
= 2.
(1 − i ) ( 2) e − i7π
7 7
4
( ) =e
3
1 3 2 iπ
3
2 iπ
3) Analogamente è − + i = e 3 = 1.
2 2
⇒ 1 + i = 2e 4 , 1 + i 3 = 1 +
1+ i 1 3
iπ
( 3) − iπ
2
3) − i = 2e 3 , da cui:
1− i 3 2 2
1+ i 2 iπ 4 + iπ 3 2 i 7π 12
= e = e .
1− i 3 2 2
iπ
3+i 2e 6 iπ iπ + iπ i ( π +π +π ) i11π
4) i =i − iπ
= e 2 2e 6 4 = 2e 2 6 4 = 2e 12 .
1+ i 2e 4
iπ iπ + iπ
i ( i − 1) −1 − i 1+ i iπ 2e 4
2e 4
2 iπ (1+ 1 4 − 13 ) 2 i11π 12
5) = =− =e = = e = e .
( ) ( ) ( ) ( )
2 2 2 2 π
iπ 4 e2i 6 4 4
3 +i 3 +i 3 +i 2e 6
439
6)
(1 + i )( 3 − 3i ) = ( 2e
iπ
4
)(3 2 − e ) − iπ
4
=
6
=
( ) ( )
5 5 2
2 +i 6 3 8 1 + i 3
+ i 6
5
2 + 6 8 8 2 2
6 6 − i 5π
= = e 3
.
( 8 ) (e ) ( 8)
5 5
5 iπ
3
+i
1 iπ
3 1 + i 3 2e 3 iπ ( 1 − 5 ) − iπ
7) = = i 5π = e 3 6 = e 2 .
−1 + i − 3 + i 2e 6
3
π π i(π −α )
8) sin α + i cos α = cos − α + i sin − α = e 2 .
2 2
Si ha (1 + i )( x + iy ) − 2i = x − y + i ( x + y − 2 ) , ed è:
(1 + i )( x + iy ) − 2i = 2 ⇔ (1 + i )( x + iy ) − 2i = 4 ⇔ ( x − y ) + ( x + y − 2 ) = 4 ⇔
2 2 2
⇔ 2 x 2 + 2 y 2 − 4 x − 4 y = 0 ⇔ ( x − 1) + ( y − 1) = 2 .
2 2
2i 2i 2 2i (1 − i )
⇔ ( x + iy ) − = = = 2 ⇔ ( x + iy ) − = 2 ⇔ ( x + iy ) − (1 − i ) = 2 ; che si
1+ i 1+ i 2 2
vede subito che si tratta del cerchio precedentemente trovato.
iz 2 − 2 z − 2 − i = 0 ⇔ i ( x + iy ) − 2 ( x − iy ) − 2 − i = 0 ⇔ i ( x 2 − y 2 + 2iy ) − 2 x − 2 + i ( 2 y − 1) = 0 ⇔
2
i ( x 2 − y 2 + 2iy ) − 2 x − 2 + i ( 2 y − 1) = 0 ⇔ −2 ( xy + x + 1) + i ( x 2 − y 2 + 2 y − 1) = 0 ⇔ xy + x + 1 = 0 e
x2 − y 2 + 2 y − 1 = 0 .
C
xy + x + 1 = 0 3n
ricavando la y dalla seconda equazione, si ottiene:
x − y + 2 y −1 = 0
2 2
2
( )
Riassumendo, si hanno tre soluzioni: –1, 1 + 2 − i 2 , 1 − 2 + i 2 . ( )
z+i
869) Determinare l’insieme S = z ∈ C : ≥ Im ( 2i − z ) , e disegnarlo nel piano di Gauss (piano
i +1
complesso).
z + i = x + i ( y − 1) = x 2 + ( y + 1) e Im ( 2i − z ) = Im − x + i ( 2 − y ) = 2 − y ; pertanto, e ∈ S se e
2
solo se (*) x 2 + ( y + 1) ≥ 2 ( 2 − y ) .
2
y 2 − 10 y + 7 − x 2 ≤ 0 .
{
Quindi, si deduce che S = z = x + iy ∈ C : y ≻ 2 ÷ ( y ≤ 2, y 2 − 10 y + 7 − x 2 ≤ 0 ) . }
Per determinare geometricamente S (e per disegnarlo) si può procedere in almeno due modi:
y ∈ 5 − 18 + x 2 ,5 + 18 + x 2 , .
{
S = z = x + iy ∈ C : y ≥ 5 − 18 − x 2 . }
441
{
S = z = x + iy ∈ C : y ≻ 5 − 18 ÷ y ≤ 5 − 18, x ≥ y 2 − 10 y + 7 . }
Per disegnare S si osservi che x ≥ y 2 − 10 y + 7 se e solo se x ≥ y 2 − 10 y + 7 o x ≤ − y 2 − 10 y + 7
studiare velocemente la funzione y ֏ y 2 − 10 y + 7 e rappresentarla nel piano xy: il suo grafico è la
parte del ramo di iperbole trovato nel punto a), contenuto nel semipiano degli x positivi.
1) 2 + √3 + i.
870) Porre in forma trigonometrica – esponenziale i seguenti numeri complessi:
(2 + 3)
2
2+ 3 +i = + 1 = 8 + 4 3 = 2 2 + 3 da cui:
2+ 3 1 2 2+ 3 1
2+ 3 +i = 2 2+ 3 +i = 2 2+ 3 +i .
2 2+ 3 + 2 +
2 2 3 2 2 3
(2 + 3) + i π π
1
Posto α = arcsin ( 2 + 3 ) è eiα =
1
, infatti α ∈ − , , sicché
2 2 2 ( 2+ 3 ) 2 2
2
ϑ ϑ
1 + cos ϑ + i sin ϑ = 2 cos 2 = 2 cos , se ϑ ∈ [ −π , π ] .
2 2
Se ϑ ∈ {−π , π } è 1 + cos ϑ + i sin ϑ = 0 , quindi (1 + cos ϑ + i sin ϑ ) = 0 (| ∈ N\{0}).
n
Altrimenti, se ϑ ∈ ( −π , π ) è:
442
1 + cos ϑ sin ϑ 2 cos ϑ = cos ϑ + i sin ϑ 2 cos ϑ = 2 cos ϑ eiϑ 2 ,
1 + cos ϑ + i sin ϑ = +i da
2 cos ϑ
2
2 cos ϑ
2 ( ) ( )
2
2 2
2 2
ϑ inϑ
n
cui (1 + cos ϑ + i sin ϑ ) = 2n cos e 2 . In definitiva, è:
n
2
ϑ inϑ
n
(1 + cos ϑ + i sin ϑ ) = 2 cos e 2 per ogni ϑ ∈ [ −π , π ] .
n n
2
( ) + (1 − i 3 ) .
n n
871) Calcolare 1 + i 3
1 3 iπ − iπ
Si ha 1 + i 3 = 2 + i
2 = 2e 3 e 1 − i 3 = 2e 3 , quindi:
2
π π
(1 + i 3 ) + (1 − i 3 ) inπ − inπ
n n
= 2n e 3
+ 2n e 3
= 2n ⋅ 2 cos n = 2 n +1 cos n .
3 3
( )
n
872) Determinare l’insieme S degli esponenti per cui la potenza 3 +i è reale negativa,
S = n∈ N :{ ( )
3 + i ∈ R,
n
( 3 +i )
n
≺0 . }
3 i iπ
( ) inπ
n
Si ha che 3 + i = 3 + 1 = 2 per cui 3 + i = 2 + = 2e 6 ; ne segue che 3 +i = 2n e 6
;
2 2
inπ
tale numero è reale negativo se e solo se tale è e 6
, cioè solo se:
= π + 2kπ ⇔ n = 6 + 12k (k ∈ Z).
inπ π
e 6
= −1 = eiπ ⇔ n
6
Gli esponenti richiesti sono numeri della forma 6 + 12k, al variare di k in N (sono quei numeri naturali
che divisi per 12 hanno 6 come resto).
z
874) Descrivere l’insieme : z ∈ C * = C \ {0} . Si consideri, inoltre, nel campo complesso C
soluzioni non nulle, determinando le soluzioni stesse per tali α. Disegnare, infine, l’insieme delle
soluzioni per α = 1.
z
E’ : z ∈ C * = C \ {0} = U ; l’equazione ha soluzioni non nulle se e solo se |α| = 1; in tal caso
z
l’insieme delle soluzioni è unione delle dodici semirette dall’origine alle radici dodicesime u0 , u1 ,...u11
di – α, {tu ,k : t ≻ 0} , uk12 = −α .
( z + 1) − 1 = 0 ,
5
ovvero a ¨ 5 = 1, con w =
( z + 1) . L’equazione ¨5 = 1 porge a w = w = eik 2π 5 con k = 0, 1, 2, 3, 4;
( z − 1) k
k ∈ {0, …, 4} è
( z + 1) = w se e solo se z w − 1 = 1 + w , se w = 1 non vi sono soluzioni;
fissato poi ( k )
( z − 1) k k k
wk + 1
se wk ≠ 1 si ottiene z = zk = .
wk − 1
wk − 1
1+ i
876) Trovare le soluzioni, in C, delle equazioni z 3 + 1 = 0 , z 5 = 1 , z 6 + 27 = 0 , z 8 = .
3 −i
(π + 2 kπ )
- Si ha z 3 + 1 = 0 ⇔ z 3 = −1 = eiπ ⇔ z = e
i
3
, con k = 0, 1, 2 (formula di Moivre), quindi le
iπ 1 3 iπ i 5π 1 3
soluzioni sono: e 3
= +i , e = −1 , e 3 = − i .
2 2 2 2
- Analogamente è z 5 = 1 = ei 0 ⇔ z = e
(
i 2 kπ
5 ) , con k = 0, 1, 2, 3, 4, quindi z 5 = 1 se e solo se:
{
z ∈ ei 0 = 1, e
i 2π
5
,e
i 4π
5
,e
i 5π
5
,e
i 8π
5
}.
(π + 2 kπ )
- Si ha −27 = 27eiπ , sicché z 6 + 27 = 0 se e solo se z 6 = 33 eiπ , da cui z = 3e
i
6
, con
k = 0, 1, 2, 3, 4, 5.
iπ 3 i iπ i 5π 3 i
Le soluzioni sono: z0 = 3e 6 = 3 + , z1 = 3e 2 = i 3 , z2 = 3e 6 = 3 −
2 + 2
,
2 2
i 7π 3 i i 9π i11π 3 i
z3 = 3e 6
= 3 − − , z4 = 3e 6 = −i 3 , z5 = 3e 6 = 3 − .
2 2 2 2
- Infine,
1+ i
=
2 1 +
2 ( i ) iπ
2 = 1 e 4 = 1 ei(π 4 +π 6 ) = 1 ei5π 12 .
π
3 −i 2 3 −
i 2 e−i 6 2 2
2 2
444
1
1+ i 1 8 i( 5π 96 + k π 4 )
L’equazione z = porge a z =
8
e , con k ∈ {0,1, 2,...7} .
3 −i 2
La ricerca algebrica delle radici quadrate del numero complesso non nullo a + ib, con a, b ∈ R, è
Calcolo delle radici quadrate complesse.
C
x2 − y 2 = a 2
. Per una risoluzione di questo sistema si osservi che si ha anche x + iy = a + ib ,
2xy = b
ovvero x 2 + y 2 = a 2 + b 2 , si ha, allora, usando questa relazione e x 2 + y 2 = a :
a 2 + b2 + a a 2 + b2 − a a 2 + b2 + a a 2 + b2 − a
x2 = ; y2 = , ovvero x = ; y= .
2 2 2 2
Sfruttando 2xy = b per dire che si ha sgn (xy) = sgn b, quindi sgn y = sgn b sgn x; si ottiene che le
a2 + b2 + a a 2 + b 2 − a
radici sono ± + i sgn b .
2 2
877) Determinare le radici quadrate di 1 + i, sia in forma algebrica che in forma trigonometrica.
Dedurre, inoltre, il valore di cos (7π/8).
iπ 1 iπ
E’ 1 + i = 2e , le cui radici quadrate sono ±2 4 e
x − y = 1 (1)
4 8
. Inoltre, posto z = x + iy, è:
=1+i ⇔ C
2 2
(2)
2
e anche z 2 = 1 + i = 2 , da cui x 2 + y 2 = 2 (3).
2 xy = 1
⎨ ⎨
2 2
xy > 0, da cui: oppure .
⎪y= ⎪y=−
2 −1 2 −1
⎩ 2 ⎩ 2
π 1+ 2 7π π 1+ 2
cos = 3
, cos = − cos = − 3
.
8 2 4 8 8 2 4
878) Trovare le radici quadrate di 112 – 66i, e risolvere l’equazione (1 + i ) z 2 − ( 7 + 13i ) z + 2 + 60i = 0
– ]2 = 112, 2xy = – 66, x 2 + y 2 = δ = 112 − 66i =
2
Posto δ = x + iy, è δ2 = 112 – 66 i se e solo se 2
]2 = (130 – 112)/2 = 9, da cui x = ± 11, y = ± 3; la seconda equazione porge, allora, xy < 0, da cui
= 16900 = 130 . Dalla prima e terza equazione ricaviamo 2 = (112 + 130)/2 = 121,
(x, y) = (11, – 3) o (x, y) = (–11, 3). Pertanto δ = ± (11 – 3i). Il discriminante del polinomio dato vale
445
∆ = ( 7 + 13i ) − 4 (1 + i )( 2 + 60i ) = 49 − 169 + 182i − 4 ( 2 − 60 + 62i ) = 112 − 66i , le cui radici sono
2
π π
879) Sia ϑ ∈ − , , determinare:
2 2
1) Le radici quadrate di – 2i tan2 ϑ .
2) Sia g ( z ) = z 2 − ( 2 + 2i ) x , determinare la fibra g ( w ) = { z ∈ C : g ( z ) = w} , di g(z) su
w = −2i (1 + tan 2 ϑ ) .
x 2 = y 2 (1)
1) Posto z = x + iy, è z = −2i tan ϑ ⇔ C ⇔ C
x2 + y 2 = 0
xy = − tan 2 ϑ (2)
2 2
.
2 xy = −2 tan 2 ϑ
Inoltre è z 2 = −2i tan 2 ϑ , da cui x 2 + y 2 = 2 tan 2 ϑ che assieme al punto (1) porge a x 2 = tan 2 ϑ = y 2
da cui x = ± tan ϑ , y = ± tan ϑ . Dalla (2) si ricava xy ≤ 0.
Pertanto si hanno due soluzioni: z = ± (1 − i ) tan ϑ .
2) E’ z ∈ g ( w ) ⇔ g ( z ) = w ⇔ z 2 − 2 (1 + i ) z + 2i (1 + tan 2 ϑ ) = 0 , il cui discriminante ridotto vale
∆′ = (1 + i ) z − 2i (1 + tan 2 ϑ ) = −2i tan 2 ϑ , da cui z = (1 + i ) ± w , con w2 = ∆′ . Per quanto sopra è:
2
δ2 = 8 – 6i ⇔ C
x2 − y 2 = 8
.
2 xy = −6
Inoltre, δ 2 = 82 + 62 = 10 , cioè 2
+ ]2 = 10, da cui 2
= (10 – 8)/2 = 1, ed essendo xy < 0, si trova
−1 + 3i ± ( 3 − i )
δ = ± (3 – i), le radici di z 2 + (1 − 3i ) z − 4 sono, pertanto, z = , ovvero z = – 2 + 2i o
2
z = 1 + i; le radici di f(z) sono, quindi, 2i, – 2 + 2i, 1 + i.
z 6 − 3 z 5 + 2 z 4 + 8 z 3 − 20 z 2 + 20 z − 8 = ,
(z 4
− 4 z 3 + 8 z 2 − 8 z + 4 )( z 2 + z − 2 ) .
Le radici di e2 + e – 2 sono – 2 e 1, pertanto:
z 6 − 3 z 5 + 2 z 4 + 8 z 3 − 20 z 2 + 20 z − 8 = ,
z − (1 + i ) z − (1 − i ) ( z + 2 )( z − 1) ; le altre soluzioni sono – 2 e 1.
2 2
=
∈ R; chiaramente è ( x − 1) + 1 > 0 per ogni ∈ R, quindi l’insieme richiesto è
2
per ogni
{ x ∈ R : ( x + 2 )( x − 1) ≺ 0} = ]−2,1[ .
3) Chiaramente l’equazione si ottiene dalla precedente, al punto 2), sostituendo ¨ 3 a z. Le radici sono,
quindi, le radici cubiche dell’equazione precedente (punto 2)), cioè:
2 iπ −1 + i 3 −1 − i 3 1 1 iπ 1 1+ i 3
1, e 3
= , , radici cubiche di 1, con molteplicità 1; −2 3 , 2 3 e 3 = 2 3 ,
2 2 2
1 1− i 3 iπ
2 3
, radici cubiche di – 2, con molteplicità 1; scritto 1 + i = 2e 4 ci sono le radici doppie
2
1 iπ 1 − iπ + i 2π 1 − iπ + i 4π
2 6e 12
, 2 6e 12 3
, 2 6e 12 3
, e le loro coniugate, le radici di 1 – i, anch’esse radici doppie
1 − iπ 1 − iπ −i 2π 1 − iπ −i 4π
dell’equazione in w, che sono 2 6 e 12 , 2 6 e 12 3
, 2 6e 12 3
.
Volendo, con la formula di bisezione, si ha:
e
iπ π π
= cos + i sin =
12
1 + cos π
6 +i
1 − cos π
6 = 2+ 3 +i 2− 3 , ( ) ( )
12 12 2 2 2 2
e si possono ottenere anche le altre radici espresse in radicali quadratici.
a0, a1, …, am ∈ R, ha una radice complessa c, allora ha anche la coniugata c di c come radice. Si ha,
Si vede facilmente che se un’equazione algebrica a coefficienti reali am z m + ... + a1 z + a0 = 0 ,
infatti, ricordando che il coniugato di una somma è la somma dei coniugati, ed il coniugato di un
prodotto il prodotto dei coniugati:
0 = p ( c ) = a0 + a1c + ...am c m = a0 + a1c + ...am c m = a0 + a1 c + ...am c m = a0 + a1 c + ...am c m , perché i
coefficienti aj sono reali, quindi coincidenti con il loro coniugato.
Proposizione: Se un polinomio, a coefficienti reali, ha una radice complessa c di molteplicità ν, allora
ha come radice anche la coniugata c , con la stessa molteplicità ν.
Fattorizzazione dei polinomi reali.
Ci interessa vedere l’effetto che il risultato precedente ha sulla fattorizzazione di un polinomio a
coefficienti reali. Siano α1, α2, …, αp, con molteplicità μ1, μ2, …, μp, le radici reali, le radici complesse
siano c1, c1 , …, cq, cq con molteplicità ν1 per c1 e c1 , ν2 per c2 e c2 , etc., cosicchè si ha:
deg p ( = m ) = µ1 + ... + µ p + 2ν 1 + ... + 2ν q , il polinomio si scrive:
( )
polinomio ( z − c ) z − c è un polinomio a coefficienti reali, monico (cioè con coefficiente dominante
uguale a 1) e irriducibile sui reali, cioè che non si spezza in un prodotto di polinomi di primo grado
a coefficienti reali, equivalentemente, un polinomio di secondo grado a discriminante strettamente
negativo. Pertanto, si ottiene:
p ( z ) = am ( z − α1 ) 1 ... ( z − α p ) z2 − 2s1 z + ( s12 + t12 ) ... z 2 − 2sq z + ( sq2 + tq2 ) .
µ p µ ν1 νq
884) Trovare gli zeri complessi del polinomio z 6 − 2 z 5 + 5 z 4 − 2 z 3 + 5 z 2 − 2 z + 4 , sapendo che uno di
essi è 1 + i√3. Decomporre p(z) in fattori irriducibili di primo e secondo grado a coefficienti reali.
Essendo p(z) a coefficienti reali, anche 1 – i√3 = 1 + 3 è una radice della p(z); quindi, la p(z) è
( ) ( ) ( )
2
divisibile per z − 1 − i 3 z − 1 + i 3 = ( z − 1) − i 3
2
= z2 − 2z +1+ 3 = z2 − 2z + 4 .
L’algoritmo della divisione dei polinomi porge p ( z ) = ( z 4 + z 2 + 1)( z 2 − 2 z + 4 ) .
Determinando le radici di z 2 − 2 z + 4 = 0 , posto Z = e2 è z 4 + z 2 + 1 = 0 se e solo se Z 2 + Z + 1 = 0 .
−1 ± i 3 ± i 2π
L’equazione Z 2 + Z + 1 = 0 ha il risultato Z = = e 3 , pertanto z 4 + z 2 + 1 = 0 se e solo se
2
1 i 3
z = ± ± , e si ha, sviluppando ogni coppia di termini dove compaiono due radici coniugate,
2 2
1 3
2
1 3
2
= z − + z + + = ( z 2 − z + 1)( z 2 + z + 1) da cui:
2 4 2 4
p ( z ) = ( z 2 − 2 z + 4 )( z 2 − z + 1)( z 2 + z + 1) .
885) Sia n ∈ Nˆ ( Nˆ = N * = {1, 2, 3,...} interi strettamente positivi). Calcolare, per ogni x reale:
cos x + cos ( 2 x ) + ... + cos ( nx ) ; cos 2 x + cos 2 ( 2 x ) + ... + cos 2 ( nx ) .
(Suggerimento: (1 + z + ... + z n −1 ) (1 − z ) = 1 − z n ).
Si ha cos x + cos ( 2 x ) + ... + cos ( nx ) = Re ( eix + ei 2 x + ... + einx ) , ed è:
449
(
eix + ei 2 x + ... + einx = eix 1 + eix + ... + ( eix ) ) . Se e = 1 (x = 2kπ, k ∈ Z) è 1 + eix + ... + ( eix )
n −1 n −1
ix
= n ; se
1 − einx
cos x + cos ( 2 x ) + ... + cos ( nx ) = Re eix .
1− e
ix
2
e
1 − einx
ix
= e ix e
2
in x sin nx ( )
n −1 sin nx
2 = ei 2 x 2 , da cui: ( )
1 − eix ix
e 2 sin x
2 ( ) sin x
2 ( )
⎧
⎪ cos n + 1 x ≠ 2Z[, Z ∈ y
( )
sin nx
2
⎨ ( )
cos x + cos ( 2 x ) + ... + cos ( nx ) =
⎪
2 sin x .
⎩| = 2Z[, Z ∈ y
2
⎪ = [, Z ∈ y
.
⎩
3n
2
886) Linearizzare sin5 x (cioè, scrivere la funzione sin5 x mediante una “combinazione lineare” di
funzioni, quali sin (px), cos (px), cioè vogliamo ottenere un’espressione quale:
5
a
sin 5 x = 0 + ( ak cos ( kx ) + bk sin ( kx ) ) , a0 ,..., a5 , b1 ,..., b5 ∈ R ).
2 k =1
Scriviamo sin x =
(e ix
− e − ix )
e sviluppiamo ( eix − e− ix ) con la formula binomiale:
5
5 5 5 5 5 5
= • €e5ix – • €e4ix e–ix + • €e3ix e–2ix – • €e2ix e–3ix + • €eix e–4ix – • €e–5ix =
2i
0 1 2 3 4 5
(e ix
−e )
− ix 5
1 5 5
ha sin 5 x = sin ( 5 x ) − sin ( 3 x ) + sin x .
16 16 8
450
1 cos ( 2 x ) 1 cos ( 2 x )
Osservazione: Si noti che le formule di bisezione cos 2 x = + , sin 2 x = − sono
2 2 2 2
le linearizzazioni di cos2 x e sin5 x.
Posto z = x + iy si ha z − 1 = ( x − 1) + iy = ( x − 1) + y 2 , e z + 1 = ( x + 1) + iy = ( x + 1)
2 2
+ y 2 , per
cui z − 1 = z + 1 ⇔ ( x + 1) + y 2 ⇔ −2 x = 2 x ⇔ x = 0 .
2
Quindi, l’insieme delle soluzioni è {iy: y ∈ R} = iR, retta degli immaginari puri. Geometricamente
l’insieme delle soluzioni è il luogo dei punti del piano tali che la distanza |z – 1|, dal punto 1, è pari
alla distanza |z + 1| = |z – (–1)| dal punto –1, ed è, quindi, l’asse del segmento di estremi –1, 1,
perpendicolare per il punto medio dello stesso segmento.
Per la disequazione si ha:
z − 1 ≤ z + 1 ⇔ ( x + 1) + y 2 ≤ ( x + 1) + y 2 ⇔ −2 x ≤ 2 x ⇔ x ≥ 0 , che rappresenta il semipiano dei
2 2
punti con parte reale positiva: sono i punti che distano dal punto 1 meno di quanto distino dal punto
–1. Per quanto detto, { z ∈ C : z − a = z − b } sarà l’asse del segmento di estremi a e b, retta passante
per il punto medio (a + b)/2 del segmento, e avente direzione i(b – a)/2 perpendicolare al segmento
stesso (si ricordi che moltiplicare per i equivale a ruotare di un angolo retto nel verso positivo); quindi
sarà la retta (a + b)/2 + it(b – a)/2; si noti che tale retta è ottenuta dall’asse immaginario applicando
la trasformazione σ: z → (a + b)/2 + [(b – a)/2]z, similitudine di rapporto |b – a|/2 che applica il punto
b−a b−a
1 in b e il punto – 1 in a: infatti si ha σ ( z ) − σ ( w ) = ( z − w) = z − w ; cioè, tale
2 2
trasformazione altera le distanze nel rapporto costante |b – a|/2; pertanto, essa muta l’asse nel
segmento di estremi –1, 1 nell’asse del segmento di estremi a e b. Similmente { z ∈ C : z − a ≤ z − b }
dev’essere il trasformato mediante σ del semipiano { z ∈ C : Re z ≤ 0} ; ed è, quindi, il semipiano
a+b b−a
w = + z : Re z ≤ 0 . Comunque, se a = a1 + a2 e b = b1 + b2 si ottiene:
2 2
( x − a1 ) + ( y − a2 ) ( x − b1 ) + ( y − b2 )
2 2 2 2
≤ ⇔ −2a1 x + a12 − 2a2 y + a22 ≤ −2b1 x + b12 − 2b2 y + b22 ⇔
b12 − a12 b22 − a22
⇔ ( b1 − a1 ) x + ( b2 − a2 ) y ≤ + .
2 2
b 2 − a12 b22 − a22
Si vede subito che ( b1 − a1 ) x + ( b2 − a2 ) y = 1 + è l’equazione dell’asse del segmento di
2 2
estremi a, b, e che la disequazione precedente rappresenta quel semipiano contenente a, originato da
tale asse.
451
Legenda:
- Analisi matematica uno: eserciziari per l’ingegneria di Giuseppe Fazio – Pietro Zamboni;
- Esercizi di Analisi matematica uno di M. Amar – A. M. Bersani;
- Esercizi e problemi di Analisi matematica primo volume di J. P. Cecconi – L. C. Piccinini –
G. Stampacchia;
- Esercizi di calcolo in una variabile di Giuseppe De Marco – Carlo Mariconda.