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APPUNTI DI MATEMATICA
ESERCIZI RISOLTI

A cura di Alfio Recupero

Edizione 2019
2

Prefazione. –
Questi appunti sono il frutto di studio, dovuto principalmente alla mia passione per la
matematica, prelevando vari esercizi da documentazione specifica e integrandoli con
miei personali pareri che sono, sicuramente, utili per lo svolgimento degli esercizi
trattati. In sintesi, ritengo questi appunti molto utili per approfondire le tematiche di
una materia vasta e, talvolta, complessa, e soprattutto per integrare la teoria, che è
base fondamentale per affrontare un qualsivoglia quesito pratico della matematica.
Questi appunti sono rivolti, principalmente, agli studenti delle scuole superiori
scientifiche ed a quelli che frequentano il primo anno del corso di analisi matematica.
Per facilitare e meglio comprendere la risoluzione degli esercizi descritti, ho inserito
alcuni cenni di teoria, per argomenti trattati, che lo studente approfondirà
adeguatamente.
Buon lavoro.
3

Indice:
- Gli insiemi …………………………………………………………... pag. 5
- Geometria analitica ………………………………………………..... pag. 7
- Cenni su alcune funzioni .…………………………………………… pag. 9
- Studio delle equazioni e disequazioni di 2° grado ..………………… pag. 9
- Teorema di Ruffini ..………………………………………………… pag. 15
- Cenni di trigonometria .……………………………………………... pag. 35
- Esponenziali e logaritmi ..…………………………………………… pag. 44
- Equazioni e disequazioni irrazionali …….………….......................... pag. 51
- Valore assoluto ..…………………………………………………….. pag. 56
- Trigonometria ..……………………………………………………… pag. 59
- Geometria analitica ..………………………………………………… pag. 63
- Immagine inversa .…………………………………………………... pag. 69
- Disequazioni trigonometriche .……………………………………… pag. 71
- Numeri razionali e irrazionali ..……………………………………… pag. 78
- Estremo superiore, inferiore, massimi e minimi di un insieme ……… pag. 78
- Successioni numeriche ...…………………………………………….. pag. 84
- Limiti notevoli ..……………………………………………………... pag. 85
- Casi di indecisioni e ordini di infinito ..……………………………... pag. 87
- Disuguaglianze fondamentali ………………………………………. pag. 118
- Successioni definite induttivamente ..……………………………… pag. 120
- Punto di accumulazione ……………………………………………. pag. 123
- Intorni ………………………………………………………………. pag. 124
- Teorema di Cesaro ………………………………………………….. pag. 127
- Serie numeriche …………………………………………………….. pag. 129
- Serie notevoli ……………………………………………………….. pag. 130
- Funzioni di una variabile reale. Limiti e continuità ....………………. pag. 164
- Derivabilità ………………………………………………………….. pag. 172
- Derivate delle funzioni elementari …………………………………… pag. 173
- Funzioni continue ..………………………………………………….. pag. 179
- Funzioni continue in sistemi chiusi …………………………………. pag. 181
- Continuità uniforme …………………………………………………. pag. 183
- Limite del rapporto incrementale ……………………………………. pag. 189
- Regole di derivazione ……………………………………………….. pag. 193
- Derivazione delle funzioni composte … …………………………….. pag. 196
- Derivazione delle funzioni inverse ………………………………….. pag. 197
- Derivata logaritmica ………………………………………………… pag. 198
- Derivate di ordine superiore ………………………………………… pag. 199
- Moto rettilineo e moto curvilineo …………………………………… pag. 201
- Coefficiente di dilatazione lineare …….……………………………. pag. 204
- Funzioni crescenti e decrescenti …………………………………….. pag. 205
- Teorema di de l’Hospital .……………………………………………. pag. 206
- Altri casi di indeterminazione ……………………………………….. pag. 209
- Osservazioni sul teorema di De L’Hospital …………………………. pag. 212
- Massimi e minimi assoluti e relativi di una funzione ..........………… pag. 212
- Asintoti ……………………………………………………………… pag. 222
- Concavità, convessità e flessi delle curve piane …………………….. pag. 224
4

- Studio del grafico di una funzione .………………………………….. pag. 225


- Monòtonia ed estremanti .……………………………………………. pag. 241
- Sviluppi di Taylor …………………………………………………… pag. 255
- Ordini di infinito e di infinitesimi …………………………………… pag. 255
- Continuità …………………………………………………………… pag. 272
- Limiti e sviluppi asintotici …………………………………………... pag. 279
- Formula di Taylor con resto O grande ………………………………. pag. 289
- Integrali e primitive …………………………………………………. pag. 314
- Integrali indefiniti …………………………………………………… pag. 315
- Integrazioni di funzioni irrazionali ………………………………….. pag. 323
- Integrale binomio ……………………………………………………. pag. 327
- Integrazione di funzioni trascendenti ……………………………….. pag. 328
- Integrali generalizzati ……………………………………………….. pag. 334
- Integrali definiti ……………………………………………………... pag. 336
- Integrazione delle funzioni razionali ………………………………… pag. 337
- Differenziali binomi …………………………………………………. pag. 341
- Formula di Hermite ………………………………………………….. pag. 349
- Integrali impropri ……………………………………………………. pag. 362
- Il lavoro di una forza di intensità variabile ………………………….. pag. 398
- Criterio del confronto versione O grande …………………………… pag. 401
- Funzioni definite da integrali. Integrali a estremi variabili …………. pag. 411
- L’integrale di Gauss ………………………………………………… pag. 423
- Esercizi sui numeri complessi ………………………………………. pag. 429
- Calcolo delle radici quadrate complesse ……………………………. pag. 444
- Divisione euclidea dei polinomi …………………………………….. pag. 445
- Teorema fondamentale dell’algebra ………………………………… pag. 447
5

Cenni di teoria
Gli insiemi.

rappresenta un’inclusione, con: A ⊂ B, e si rappresenta con: [∀x: x∈ A⇒ x∈ B]. Per esprimere che
Si definisce l’insieme A contenuto nell’insieme B, oppure l’insieme A è un sottoinsieme di B, che

A ⊂ B, ma che l’insieme A ≠ B si dice che il sottoinsieme A di B è proprio (contenuto in B ma non


uguale a questo). Se A ⊆ B vuol dire, in sintesi che l’insieme A è uguale all’insieme B, cioè contiene

caso che l’insieme A fosse vuoto (A=∅), cioè privo di elementi, sarebbe comunque un insieme proprio
gli stessi elementi dell’insieme B. Quindi, in questo caso A è un insieme improprio di B; anche nel

di B.
Il simbolo ∈ rappresenta una relazione di appartenenza, cioè un predicato in due variabili.
L’unione dell’insieme A con l’insieme B, cioè A ∪ B = {x: (x∈ A) o (x∈ B)}, cioè è costituito dagli
elementi x che appartengono ad A o B o insieme.
L’intersezione dell’insieme A con l’insieme B, cioè A ∩ B = {x: x∈ A e x∈ B}, è l’insieme formato
dagli elementi che appartengono sia ad A che a B.
La differenza fra l’insieme A e l’insieme B, cioè A \ B = {x: (x∈ A) e (x∉ B)}, è l’insieme degli elementi
di A che non appartengono a B.
La differenza simmetrica fra l’insieme A e l’insieme B, cioè A Δ B = {x: (x∈ A) e (x∉ B) ∪ (x∉ A) e
(x∈ A)} = (A \ B) ∪ (B \ A) = (A ∪ B) \ (A ∩ B), è l’insieme costituito dagli elementi che appartengono
ad uno solo degli insiemi A o B ((x∈ A) o (x∈ B)), cioè dagli elementi di A che non appartengono a
B e dagli elementi di B che non appartengono ad A.
Il complementare dell’insieme A sottoinsieme dell’insieme U, cioè A' = CA = {x: (x∈ U) e (x∉ A)} =

(A')' = A, (A ∪ B)' = A' ∩ B', (A ∩ B)' = A' ∪ B', A ∪ A' = U, A ∩ A' = ∅.


= U \ A, cioè è l’insieme degli elementi di U che non appartengono ad A, che ha le seguenti proprietà:

Vedere i disegni riportati in pag. 4.


Proprietà delle operazioni sugli insiemi:
A ∪ A = A, A ∩ A = A proprietà di idempotenza;
A ∪ B = B ∪ A, A ∩ B = B ∩ A proprietà commutativa;
(A ∪ B) ∪ C = A ∪ (B ∪ C), (A ∩ B) ∩ C = A ∩ (B ∩ C) proprietà associativa;
A ∪ (B ∩ C) = (A ∪ B) ∩ (A ∪ C), A ∩ (B ∪ C) = (A ∩ B) ∪ (A ∩ C) proprietà distributiva;
A ∩ (A ∪ B) = A, A ∪ (A ∩ B) = A proprietà di assorbimento.
Esempio di prodotto cartesiano fra due insiemi A e B:
Se A = {1,2} e B = {a,b,c}, A×B= {(1,a),(1,b),(1,c),(2,a),(2,b),(2,c)}. E’ importante notare che nel
prodotto cartesiano fra insiemi non è valida la proprietà associativa, cioè A× B ≠ B× A, infatti
B× A= {(a,1),(a,2),(b,1),(b,2),(c,1),(c,2)}.
Il prodotto cartesiano di A× A={(1,1),(2,2),(2,1),(1,2)} = A². Mentre A×A×A = A³.
6

Figura 1

Insieme dei numeri naturali N = {0, 1, 2, 3, 4, ……. }. In alcuni testi, per motivi storici, è escluso 0.
Esempio: a + x = b, con a, b ∈ N. Esiste x ∈ N? Non sempre. Infatti, nel caso di 5 + x = 3 si ottiene
x ∉ N.
Insieme dei numeri relativi Z = {0, +1, –1, +2, – 2, +3, – 3, ……. }.
Insieme dei numeri razionali Q = {p/q; p,q ∈ Q, q ≠ 0}, p/q = r/s se ps = qr.

Insieme dei numeri reali R = Q + {numeri irrazionali} = Q + { 2 , 3, 7 , e, π,….}.

, ≥ 0
− , < 0
Il valore assoluto di un numero reale x: |x | =

, ≥ 0
a2 , con a ∈ R, è uguale a a2 =
− , < 0
Esempio = | a |.
7

Geometria analitica.
- La circonferenza è il luogo dei punti del piano (R × R = R2) che hanno distanza r (raggio della
circonferenza) da un punto fisso C = {x0, y0} (centro della circonferenza). Il raggio della
circonferenza è dato da: r = ( x − x )2 + ( y − y )2 .
0 0

- La retta di equazione (forma implicita) ax + by + c = 0, passante per due punti P1 = (x1, y1) e
1
P2 = (x2, y2), si può scrivere x − x1 x2 − x1 = y − y1 y2 − y1 . Quindi si ottiene: a = ,
x 2 − x1
1
b=– e
y 2 − y1

x1 y1
c=– + . L’equazione della retta in forma esplicita è del tipo y = m x + q, in cui m
x 2 − x1 y 2 − y1
è il coefficiente angolare della retta (pendenza) e q è l’ordinata dell’intersezione della retta con
l’asse delle y (fig. 2).
y

B
.
A'
. A x

B'

F=(C,0)
F'=(-C,0)

C= a2 − b2
FIGURA 3

q
.
. (1, m+q)

0
.
1
x

Figura 2

- L’equazione generale di una conica è la seguente: ax2 + by2 + cxy + dx + ey + f = 0.


8

x2 y 2
L’ellisse ha equazione del tipo 2 + 2 = 1, in cui a è il semiasse maggiore, b il semiasse minore, i
a b
fuochi F = (– c, 0) e F’ = (c, 0), c = a 2 − b 2 (figura 3).

x2 y 2
- L’iperbole ha equazione del tipo – =1, in cui i fuochi hanno coordinate F = (– c, 0) e

PF − PF = 2a con PF > PF′ , b2 = c2 – a2. Le equazioni degli asintoti


a2 b2

PF − PF = 2a con PF′ > PF


F’ = (c, 0), c = a2 + b2 ,
sono:
b b
y= x, y = – x (figura 4).
a a
L’iperbole è il luogo geometrico dei punti equidistanti da un punto fisso, detto fuoco, ed una retta
1 2
detta direttrice. Quindi possiamo scrivere l’equazione: x 2 + ( y − p ) = y + p , y = x = ax 2
2

4p
(figura 5).
9

Cenni su alcune funzioni.


Consideriamo la funzione y = x n considerando i casi:

se n= 2 la funzione è una parabola (n > 0, n pari),


- se n=1 la funzione è la retta diagonale,
-
- se n = –1 la funzione è un’iperbole equilatera.

Se n > 0 ed è pari si ha f(– x) = f(x) per ∀ x ∈ R (fig. 6 a);

Se n > 0 ed è dispari (es. y= x3) si ha f(– x) = – f(x) per ∀ x ∈ R (fig. 6 b);


Se n < 0 ed è pari si ha f(x) = f(– x) (fig. 6 c);
Se n < 0 ed è dispari si ha f(x) = – f(x) (fig. 6 d).
Funzione valore assoluto
Di tale funzione si è fatto cenno a proposito degli insiemi dei numeri reali. Prendiamo, ad esempio,
le funzioni x2 = x2, x2m = x 2m = x2m. E’ inoltre importante, concettualmente, la
diseguaglianza triangolare x+y ≤ x + y .

Studio delle equazioni e disequazioni di 2° grado.


La funzione della parabola y =a x2 + b x + c si può scrivere a (x + b/2a)2 +(4ac – b2)/4a = 0,
con a ≠ 0. Quindi (x + b/2a)2 = (4ac – b2)/4a (parabola traslata di x = – b/2a). Il discriminante ∆ è
− b ± b 2 − 4ac
il seguente: ∆ = b – 4ac e le soluzioni, o zeri, dell’equazione sono x1,2 =
2
, tenuto
2a
10

conto che x1 + x2 = – b/a e x1 x 2 = c/a. Se il Δ > 0 l’equazione ha due soluzioni reali e distinte, se il
Δ = 0 l’equazione ha due soluzioni coincidenti, se il Δ < 0 l’equazione non ammette soluzioni reali.

Nel caso di disequazioni del tipo a x2 + b x + c < > 0 si hanno le seguenti soluzioni:

a>0 a x2 + b x + c > 0
Δ>0
a x2 + b x + c < 0
soddisfatta per x esterni all’intervallo soddisfatta per x interni all’intervallo
soluzione di f(x)=0 soluzione di f(x)=0

Δ =0 soddisfatta per tutti i valori di x, tranne non ammette soluzioni reali


che per – b/2a

Δ<0 soddisfatta per tutti i valori di x non ammette soluzioni reali

a<0 a x2 + b x + c > 0
Δ>0
a x2 + b x + c < 0
soddisfatta per x interni all’intervallo soddisfatta per x esterni all’intervallo
soluzione di f(x)=0 soluzione di f(x)=0

Δ =0 non ammette soluzioni reali soddisfatta per tutti i valori di x, tranne


che per – b/2a

Δ<0 non ammette soluzioni reali soddisfatta per tutti i valori di x

Esercizi

x2 4 x2
1) − x> − ⇔ 2 x 2 − 6 x > 8 − 3x 2 ⇔ 5x 2 − 6 x − 8 > 0
3 3 2
∆ = b2 – 4ac = 36 +4 x 5 x 8 = 196 = 142 > 0,

− b ± b 2 − 4ac 6 ± 14
x1,2 = =  x1 = 2, x2 = – 4/5
2a 10
Essendo il coefficiente di x2 > 0, la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x esterni
 4
all’intervallo della radice. Quindi è soluzione ∀x ∈  − ∞,−  ∪ ]2,+∞[ .
 5

2) – x 2 +9 x – 14 > 0
∆ = b2 – 4ac = 81 – 4 (–1)( –14) = 81 – 56 = 25 > 0

− b ± b 2 − 4ac 9 ± 5
x1,2 = = , x1=2, x2 = 7
2a −2
Il coefficiente di x2 < 0, pertanto la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x interni
all’intervallo + 2 e + 7. Quindi è soluzione ∀x ∈ ]2,7[ .
11

3) 2 x2 – 3 x + 5 > 0

∆ = b2 – 4ac = 9 – 4 x 2 x 5 = 9 – 40 = – 31 < 0
Considerato che il coefficiente di x2 > 0 la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x. Quindi
è soluzione ∀x ∈ ]− ∞,+∞[ .

4) x2 – 25 ≥ 0

∆ = b2 – 4ac = 81 – 4 (– 25) = 100 > 0


L’espressione al primo membro è il prodotto notevole (x – 5)( x + 5), pertanto le soluzioni sono
x1= – 5, x2 = 5. Considerato che il coefficiente di x2 > 0 la disequazione è soddisfatta per tutti i valori
della x esterni all’intervallo – 5 e + 5. Quindi è soluzione ∀x ∈ ]− ∞,−5] ∪ [5,+∞[ .

5) x2 – 6 x + 9 > 0

∆ = b2 – 4ac = 36 – 4 x 9 = 36 – 36 = 0

coefficiente di x2 > 0 la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x tranne il valore x = 3, per
Il primo membro è il quadrato del binomio (x – 3)2, pertanto la soluzione è x = 3. Considerato che il

il quale il trinomio si annulla. Quindi è soluzione ∀x ∈ ]− ∞,3] ∪ [3,+∞[ .

6) x2 – x + 5 < 0

∆ = b2 – 4ac = 1 – 20 = –19 < 0


Considerato che il coefficiente di x2 > 0 la disequazione non è soddisfatta da nessun valore della x
(non ammette soluzioni reali).

7) Per quali valori di m l’equazione:


(2m -1) x2 – (5m –1)x + (4m –1) = 0 ammette radici reali?
Dobbiamo assegnare a m quei valori che rendono positivo o nullo il discriminante della equazione.
Cioè ∆ = b2 – 4ac = (5 –1)2 – 4(2m –1)(4m –1) ≥ 0

24m2 +1 –10m – 4(8m2 – 6m +1) = – 7m2 +14m – 3 ≥ 0 ⇔ 7m2 –14m + 3 ≤ 0

∆ m = b2 – 4ac = 142 – 4 x 7 x 3 = 196 – 84 = 112 > 0


12

− b ± b 2 − 4ac 14 ± 4 7 2 2
m1,2 = = , m1 =1 + 7 , m2 =1 – 7
2a 14 7 7
2 2
Quindi, l’equazione di partenza avrà radici reali quando m è compreso fra 1 – 7 ≤ m≤ 1 + 7
7 7

8) Per quali valori di m la disequazione:


x2 – 2mx + m – 3/16 > 0 è soddisfatta per tutti i valori della x?

Considerato che il coefficiente di x 2 > 0 dev’essere Δ < 0.

∆ = b2 – 4ac = 4m2 – 4(m – 3/16) < 0 ⇒ m2 – m + 3/16 < 0

∆ m = b2 – 4ac = 1 – 4 x 3/16 = 1 – 3/4 = 1/4 > 0


1

− b ± b 2 − 4ac 2 = 1 ± 1  1 , 3 1
m1,2 = = m1 = , m2 =
2a 2  22 4 4

Considerato che il coefficiente di m2 > 0 la disequazione di partenza è soddisfatta per ∀ x ∈ R quando

m ∈  , .
1 3
4 4

− 8 + 15 > 0 ( )
#
9) "
2 − 15 + 7 < 0 (+)
#

a) ∆ = b2 – 4ac = 64 – 4 x15 = 64 – 60 = 4 > 0,

>5
<3
− b ± b 2 − 4ac 8 ± 2
x1,2)a = = , x1a = 10/2 = 5, x2a = 6/2 = 3 
2a 2
b) ∆ = b2 – 4ac = 225 – 56 = 169 > 0,

− b ± b 2 − 4ac 15 ± 13
x1,2)b = = , x1b = 28/4 = 7, x2b = 2/4 = 1/2 1/2 < x < 7.
2a 4
Il sistema è soddisfatto per ∀ x ∈ R: ]1/ 2,3[ ∩ ]5,7[ (figura 7).
13

−1 <0 ( )
#

10) . − 9 < 0 (+)


#
#
− 7 > 0 (c)
a) ∆ = b2 – 4ac = – 4(–1) = 4 > 0,
x = ±1 –1 < x < 1
b) ∆ = b2 – 4ac = – 4(– 9) = 36 > 0,
x = ±3 – 3 < x < 3
c) x > 7

Il Sistema non ha soluzioni, le


disequazioni sono incompatibili.

+2> 1+1 ( )
12 2
3
11) 0 #
+ 3 − 10 < 0 (+)
#
+ − 2 > 0 (c)
a) 9 x +30 > 5 x +15 ⇒ 4 x +15 > 0 x > –15/4

b) ∆ = b2 – 4ac = 9 – 4(–10) = 49 > 0,

− b ± b 2 − 4ac −3±7
x1,2)b = == , x1b = 2, x2b = – 5 – 5 < x < 2
2a 2

x > 1, x < – 2
− b ± b 2 − 4ac − 1± 3
c) x1,2)c = = , x1c =1, x2c = – 2
2a 2
14

Il Sistema è soddisfatto (figura 9) per ∀ x ∈ R:  − , −2  ∩ ]1,2[ .


 15 
 4 

12) per quali valori di m la disequazione:


(m -2) x2 + 2(2m – 3)x + 5m – 6 > 0 risulta soddisfatta da ogni valore della x?
Il coefficiente della x2 dev’essere > 0 ed il Δ < 0, cioè:
?−2>0 ( )
0 ∆ = b 2 – 4ac = 2(2m − 3)
[ ] 2
− 4(m − 2)(5m − 6) < 0 (+)

a) m > 2

[
b) (2m − 3) ] − (m − 2)(5m − 6) < 0
2

4m2 +9 – 12m – 5m2 +16m – 12 < 0 ⇒ – m2 + 4m – 3 < 0


∆ = b2 – 4ac = 16 – 4(–1)( – 3) = 16 –12 = 4 > 0
?>3
m2 = – 6/– 2 = 3 C? < 1
− b ± b 2 − 4ac − 4 ± 2
m1,2 = = , m1 = – 2/– 2 = 1,
2a −2

Pertanto (figura 10), per m >3 la


disequazione data è soddisfatta per ∀ x ∈ R.
15

Teorema di Ruffini.

polinomio Q(x) di grado n – 1 tale che: P(x) = (x – α) Q(x), ∀ x ∈ R. Se la divisione ha resto Pr(x)
Il numero α è radice del polinomio P(x) = an xn + an-1 xn-1 + …….. + a1 x + a0, se e solo se esiste un

P ( x) R( x)
si ha: = Q( x ) +
(x − α ) (x − α )

13) x3 – x2 – 4 x + 4 ≤ 0
Dividendo tale polinomio per (x – 1), di cui x = 1 è radice dell’equazione al primo membro, si ha:
Quindi, applicando il teorema di Ruffini
x3 – x2 – 4 x + 4 = (x – 1)(x2 – 4) =
= (x – 1)( x – 2) (x + 2) ≤ 0
x–1≥0 ⇒ x≥1
x–2≥0 ⇒ x≥2
x+2≥0 ⇒ x≥–2

Si studia il segno del polinomio dato studiando il segno dei singoli fattori.

Per cui la disequazione è soddisfatta per ∀ x ∈ R: ]− ∞,−2] ∪ [1,2] .

14) 2 x3 + 5 x2 + 5 x + 2 ≤ 0
Applichiamo il teorema di Ruffini, dividendo il polinomio per x + 1 in quanto x = 1 è soluzione.
Quindi
2 x3 + 5 x2 + 5 x + 2 = (x + 1)( 2 x2 + 3 x + 2)
Adesso studiamo separatamente i segni dei due
fattori:
a) x + 1 ≥ 0 ⇒ x ≥ –1
b) 2 x2 + 3 x + 2 ≥ 0

Questa è soddisfatta per tutti I valori di x ∈ R.


∆ = b2 – 4ac = 9 – 4 x 2 x 2 x 2 = 9 – 16 = – 7 < 0
16

La disequazione data è equivalente alla


disequazione x + 1 ≤ 0, le cui soluzioni

∀ x ∈ R: ]− ∞,−1] .
sono (figura 12):

15) 3 x3 + x2 – x – 3 ≤ 0
Applichiamo il teorema di Ruffini, dividendo il polinomio per x –1 in quanto x = 1 è soluzione.
Quindi
3x3 + x2 – x – 3 = (x – 1)(3x2 + 4x + 3)
Adesso studiamo separatamente i segni dei due
fattori:
a) x –1 ≥ 0 ⇒ x ≥ 1
b) 3 x2 + 4 x + 3 ≥ 0
∆ = b2 – 4ac = 16 – 4 x 3 x 3 = 16 – 36 = – 20 < 0

Questa è soddisfatta per tutti I valori di x ∈ R. Pertanto la disequazione data è equivalente alla
disequazione x –1 ≤ 0, le cui soluzioni sono: ∀ x ∈ R: ]− ∞,1] .

16) Dividere 5x4 + 3x3 + 2x per x2 + 1

+2 ):( – 5) +
4 3 2 2 5− x
(5 +3 + 1) = (5 +3
x2 + 1
17

x4 + 1
17) 2
x +2

x4 + 1 5
= x2 − 2 + 2
x +2
2
x +2

3x 3 + 3 y 3
18) 2 = 3x + 3 y
x − xy + y 2

Oppure, dato che

( ) ( )
3 x 3 + y 3 = 3(x + y ) x 2 − xy + y 2 , semplificando con il
denominatore si ottiene il risultato.

x 4 + 2x2 + x − 4 1 5 x2 + x + 4
19) = x+ 3 3 .
3x3 + x 3 3x + x

4x2 − y2
20) = 2x − y
2x + y
18

( =
) ( =
)
3x2 x3 + 1 3x2 x3 + 1 3x4 + 3x  2 1  3x + 3
= − +
1
21)
3x3 + x ( )
x 3x2 + 1 3x2 + 1 
 x 
3  3x2 + 1
.

(
x2 y 2 − x2 + 7 y 2 − 7
=
)( )
y2 −1 x2 + 7
=
x2 + 7 1
= x −1 +
11
22)
( )
2 xy − 2 x + 4 y − 4 y − 1 (2 x + 4) 2 x + 4 2
2 2 2
2x + 4
.

23) x = " ≥ 0 = + x2
− < 0
(figura
13)

x =1 " = 1 , "− = 1
≥0 <0

Le soluzioni sono + 1 e – 1.

x − 3 =1 " − 3 = 1 , "− + 3 = 1 ⇒ " = 4 , " = 2, le soluzioni sono " = 4 .


−3 ≥0 −3 <0 ≥3 <3 =2
19

−2 x−3 F− + 2 = 2 x − 3
x−2 =2 x−3 ⇒F
−2 ≥0 −2< 0
Queste equivalgono ai quattro sistemi:

−2=2 −6 − − 2 = −2 + 6 − +2=2 −6 − + 2 = −2 + 6
. −2≥ 0 , . −2≥ 0 , . −2< 0 , . −2< 0 ,
−3 ≥0 −3< 0 −3≥ 0 −3< 0
equivalenti a:

− = −4 3 =8 −3 = −8
a) . ≥ 3 , +) .2 ≤ < 3 , I) . < 2 , J) . I sistemi c) e d) non hanno soluzione.

Le soluzioni dell’equazione data sono: x = 4 e x = 8/3.

x − a < b, con b > 0

Questa disequazione equivale a " − < b , "− + < b.


− ≥0 − < 0

Quindi:

" < a + b, " > a − b.


≥a <
Le soluzioni sono dunque date da a – b < x < a + b, che è un intervallo simmetrico di
semiampiezza b centrato nel punto a. Esso è il
corrispondente in una variabile del cerchio di
equazione (x – a)2 + (y – b)2 = ρ2 (figura 15)
(cerchio di centro (a, b) e raggio ρ).
20

24) x − 3x – 2 = 0.
2

I sistemi associati sono:


−3 −2=0
#
− #+3 −2=0
C #
−3 ≥0 , C #
−3 <0
( ( − 3) ≥ 0) ( ( − 3) < 0)
Cioè

"
#
−3 −2 =0 , " #
−3 −2=0 , " #
−3 +2=0
≥3 ≤0 0< <3
Calcoliamo le soluzioni di #
− 3 − 2 = 0: ∆ = b2 – 4ac = 9 + 4 x 2 = 17 > 0,

> 3 per il 1° sistema, x =


− b ± b 2 − 4ac 3 ± 17 3+ 17 3− 17
x= = , quindi x = < 0 per il 2°

sistema. Calcoliamo le soluzioni di # − 3 + 2 = 0: ∆ = b2 – 4ac = 9 – 4 x 2 = 9 – 8 = 1 > 0,


2a 2 2 2

− b ± b 2 − 4ac 3 ± 1
x= = , x1 = 2, x2 = 1, che soddisfano il 3° sistema.
2a 2
Quindi le soluzioni dell’equazione proposta sono:

3− 17 3+ 17
x= , 1, 2, .
2 2

25) x + 3x – 2 = 0
2

Considerato che x + 3x ≥ 0, e che, ovviamente, 2 > 0 si può concludere che non esistono soluzioni
2

reali.

26) x – 3 x + 2 > 0.
2

Questa disequazione equivale a: a) "


#
− 3 + 2 > 0 , b) " #
+3 +2>0
≥0 <0
Cioè:

a) ∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1> 0
>2
⇒ x1 = 2, x2 = 1, quindi C <1
− b ± b 2 − 4ac 3 ± 1
≥0
x= =
2a 2

b) ∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1> 0
21

> −1
⇒ x1 = –1, x2 = – 2, quindi C < −2
− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 1
< 0
x= =
2a 2

Riportando in grafico le soluzioni trovate si


ottiene (figura 15):

" > 2 , " < 1 , " < −2 , " > −1


≥0 ≥0 <0 <0

La disequazione è, pertanto, soddisfatta


per:
< −2, oppure –1 < < 1, oppure
> 2.

27) x ∈ R: ⇒ >0
x −1 x − 1 x − 1 x −1
< –
x−2 x x x−2

>0 ⇒ >0 ⇒ >0


( x − 2)(x −1) − x( x − 1) x2 − x − 2x + 2 − x2 + x − 2x + 2
x( x − 2) x( x − 2) x(x − 2)

<0 ⇒
2x − 2 2( x −1)
< 0 Dev’essere x ≠ 2 e x ≠ 0 (insieme di definizione, o campo di esistenza:
x( x − 2) x( x − 2)
∀ x ∈{ R/(0),(2)}).
Come si vede (figura 16), in base alla regola dei segni le soluzioni sono:

∀x ∈ R: ]− ∞,0[ ∪ ]1,2[ .
22

28) x + x 2 − 10 x + 9 ≥ x + x 2 − 10 x + 9

Il campo di esistenza, o insieme di definizione, D deve soddisfare le seguenti condizioni:


x2 −10x + 9 ≥ 0 e x + x 2 − 10 x + 9 ≥ 0 .

Calcoliamo le soluzioni di x −10x + 9 = 0


2

∆ = b2 – 4ac = 100 – 36 = 64 > 0

⇒ x1 = 9, x2 = 1 ⇒ ∀x ∈ R: ]− ∞,1] ∪ [9,+∞[
− b ± b 2 − 4ac 10 ± 8
x= =
2a 2

Per x ∈ D la disequazione x 2 − 10 x + 9 ≥ − x è soddisfatta per – x ≤ 0, cioè x ≥ 0, per x < 0 la


disequazione x2 –10 x + 9 ≥ x2 ⇒ x ≤ 9/10, pertanto x 2 − 10 x + 9 + x ≥ 0 è soddisfatta per ∀ x ∈ D.

Per ∀ x ∈ D la disequazione data equivale a:

( x + x 2 − 10x + 9 )( x + x 2 − 10x + 9 − 1) ≥ 0 ⇒ x + x 2 − 10x + 9 ) ≥ 1

x+ x 2 − 10 x + 9 ≥ 1 ⇒ x 2 − 10 x + 9 ≥ 1 − x

1− ≥0
1 – x < 0, oppure . ⇒ x −10x + 9 ≥ 1+ x − 2x ⇒ – 8x + 8 ≥ 0
x − 10 + 9 ≥ (1 − )
2 2
2 2

8x – 8 ≤ 0 ⇒ x ≤ 1.

Quindi sono soluzioni della disequazione data S = D = ]− ∞,1] ∪ [9,+∞[ .

29) x + 3 < 3
x 3 + 27

L’insieme di definizione deve soddisfare x3 + 27 ≥ 0, cioè x ≥ – 3.

x 3 + 27 ⇒ ( x + 3) < x3 + 27 ⇒ x3 + 3x2 3 + 3x32 + 33 < x3 + 27


3
x + 3<
3

9x2 + 27x < 0 ⇒ x2 + 3x < 0 ⇒ x( x + 3) < 0

Quindi la soluzione della disequazione di partenza è S = ]0,3[ .

>
x +1 x+2
30)
x2 + 1 x2 + 4
L’insieme di definizione è ∀ x ∈ R.
Si osservi che x + 1 < x + 2 per ∀ x. Se x + 2 ≤ 0 la disequazione equivale a:

 ⇒
2 2
 x +1   x + 2  x2 + 1 + 2x x 2 + 4 + 4 x
  < <
 2   2  x2 + 1 x2 + 4
 x +1   x + 4 
23

x4 + 4x2 + x2 + 4 + 2x3 + 8x < x4 + x2 + 4x2 + 4 + 4x3 + 4x

2x3 + 8x < 4x3 + 4x ⇒ 2x3 − 4x > 0 ⇒ x3 − 2x > 0


x x 2 − 2 > 0 ⇒ x x − 2 x + 2 > 0 che non è mai soddisfatta per x ≤ – 2
( ) ( )( )
(
Infatti − 2 − 2 − 2 + )( 2 ) > 0 è impossibile in quanto (− 2 − 2 ) < 0 e (− 2 + 2 ) < 0.

Se x + 1 ≤ 0 ≤ x +2, ovvero se x ∈ [− 2,−1] la disequazione non è soddisfatta in quanto è

x +1 x+2
≤0≤ . Invece se x + 1 ≥ 0, la disequazione equivale a:
x2 + 1 x2 + 4

 ⇒ ⇒ x − 2x < 0
2 2
 x + 2   x +1  x 2 + 4 + 4 x x2 + 1 + 2x
  < <
3
 2   2  x +4
2
x +1
2
 x + 4   x +1 

x x − 2 x + 2 < 0, che per x ≥ –1 è soddisfatta solo per x ∈ 0 , 2 = S.


( )( ) ] [

1− x
24) <0
x2 + x

Il campo di esistenza è ∀ x ∈ R\ {0} .

Studiamo separatamente il segno di 1– x e di x2 + x (figura 17):

1– x < 0 ⇒ – x < –1 ⇒ x > 1,


>0
x2 + x = x (x +1) ⇒
> −1
Quindi la soluzione della disequazione di
partenza è S = ]− 1,0[ ∪ ]1,+∞[ .

x −3
31) ≤3
x−2

La disequazione è definita per x + 2 ≠ 0, cioè x ≠ – 2.


(x – 3)2 ≤ 9(x – 2)2 ⇒ x2 + 9 - 6 x ≤ 9(x2 + 4 + 4 x) ⇒ x2 + 9 – 6 x ≤ 9 x2 + 36 + 36 x
8 x2 + 42 x + 27 ≥ 0
∆ = b2 – 4ac = 1764 – 864 = 900 > 0
24

⇒ x1 = –12/16 = – 3/4, x2 = – 72/16 = –18/4 = – 9/2.


− b ± b 2 − 4ac − 42 ± 30
x= =
2a 16

 9  3 
Quindi la soluzione della disequazione di partenza è S = − ∞,− 2  ∪ − 4 ,+∞ ,

tenuto conto che – 9/2 < – 2 < – 3/4.

32) x x − 2 x + 3 > 0

Questa disequazione è equivalente a:

a) F x − 2x + 3 > 0 oppure b) F − x − 2x + 3 > 0


≥0 <0
2 2

x2 − 2x + 3 > 0 ∆ = b2 – 4ac = 4 – 12 = – 8 < 0, soddisfatta per ∀ x ∈ R;

− x2 − 2x + 3 > 0 ∆ = b2 – 4ac = 4 +12 =16 > 0 ⇒ x =


− b ± b 2 − 4ac 2 ± 4
=
2a −2
x1 = 6/– 2 = – 3, x2 = – 2/– 2 = 1,

pertanto x ∈ ]− 3,1[

Quindi la soluzione della disequazione di


partenza è:

S = ]− 3,0] ∪ [0. + ∞[ = ]− 3,+∞[ .

33) x +1 + x −1 < 1

Considerato che nella disequazione in esame x + 1 > 0, l’insieme di definizione è x − 1 ≥ 0, cioè


x ≥ 1. Elevando al quadrato il primo ed il secondo membro della disequazione data, si ottiene:

(x +1) + 2 x2 −1 + (x −1) < 1 ⇒ 2 x2 − 1 < 1− 2x

Il primo membro 2 x 2 − 1 ≥ 0. Gli x che rendono il secondo membro minore di zero, cioè

1 − 2 x < 0 sono gli x > 1/2 non sono soluzioni in quanto non soddisfano l’insieme di definizione
(x ≥ 1). Gli x che rendono il secondo membro maggiore o uguale a zero, cioè 1 − 2 x ≥ 0 sono gli
x ≤ 1/2. Dovendo la disequazione soddisfare contemporaneamente x ≥ 1 e x ≤ 1/2 si può concludere
che la disequazione di partenza non ammette soluzioni.
25

34) x +1 − x −1 < 1

L’insieme di definizione è x − 1 ≥ 0, cioè x ≥ 1 (vedi esercizio 27).

x + 1 < x − 1 + 1 , elevando al quadrato il primo ed il secondo membro della disequazione data, si

ottiene: ( ) (
x +1 <
2
)
2
x + 1 + 1 , poiché ambo i membri sono positivi, si ottiene:

x + 1 < x −1 + 1 + 2 x −1 ⇒ x − 1 > 1/2 ⇒ x − 1 > 1/4 ⇒ x > 1/4 + 1 ⇒ x > 5/4.

5 
Quindi la soluzione della disequazione di partenza è: S =  ,+∞  .
4 

1
35) 2 x − 1 ≤ 1 −
x
L’insieme di definizione è x ≠ 0 (∀ x ∈ R\{0})
Questa disequazione è equivalente a:

>0 − 2x2 +1 ≤ 1− > 0


a) . oppure b) .
1 1
2x − 1 ≤ 1 −
2 − 1 ≥ 0 ⇒ ≥ 1/2 2 − 1 < 0 ⇒ < 1/2
x x

⇒ 2x + − 2 ≤ 0 ⇒ 2 x 2 − 2 x + 1 ≤ 0
1 1
a) 2 x − 1 ≤ 1 −
x x
∆ = b2 – 4ac = 4 – 16 = –12 < 0, pertanto non ammette soluzioni.

⇒ 2x − ≥ 0 ⇒ ≥ 0 ⇒ (Δ > 0) ⇒ x 2 ≥ ±
1 1 2x2 −1 1
b) − 2 x + 1 ≤ 1 − .
x x x 2

>
1 1
Essendo e considerando
2 2
l’insieme di definizione (figura 19):

x ∈ − ,+∞  .
 1   1 
,0 ∪ 
 2   2 
Quindi la soluzione della disequazione
 1 
di partenza è: − ,0 .
 2 
26

36) x 3 < 2 − x 2
Definita per ∀ ∈ N.

x 3 + x 2 – 2, per il teorema di Ruffini, è divisibile per ( − 1):

Pertanto x 3 + x 2 – 2 = ( − 1) ( x 2 + 2 x + 2) .

Troviamo le soluzioni di x 2 + 2 x + 2 = 0

∆ = b2 – 4ac = 4 – 8 = – 4 < 0
Quindi x 2 + 2 x + 2 > 0 è soddisfatta per ∀ ∈ N.
( − 1) < 0 ⇒ < 1.

La soluzione della disequazione di partenza è S = ]− ∞,1[

37) x2 − x + 1 ≥ x + 3

L’insieme di definizione è dato da x 2 − x + 1 > 0,

∆ = b2 – 4ac = 1 – 4 = – 3 < 0, quindi è definita per ∀ ∈ N.

x 2 − x + 1 ≥ x + 3 ⇒ x 2 − x + 1 ≥ ( x + 3) ⇒ x 2 − x + 1 ≥ x 2 + 9 + 6 x
2

7x + 8 ≤ 0 ⇒ ≤ – 8/7.

 8
La soluzione della disequazione di partenza è S =  − ∞,−  .
 7

x −1
38) <2
x +1

L’insieme di definizione è dato da + 1 ≠ 0, cioè ∀ ∈ N\ {− 1} .

Questa disequazione è equivalente a:

<2
P2PQ
<2 <2
P2PQ 2PQ
FP2PQ . F2RQ
2RQ
<0
< −1 ≥0
+1>0
oppure oppure

1<2 −1 < 2 > −3


"
< −1 ∈ (−1,0) ≥0
o o

Dai tre sistemi si ottiene: ∈ ]− ∞,−1[ ∪ ]− 1,0[ ∪ ]0,+∞[

Quindi la soluzione della disequazione di partenza è ∀ ∈ N\ {− 1} .


27

39) Determinare m ∈ N in modo che l’espressione x 2 − 6 x + m sia positiva per ∀ ∈ N . Per tali m
risolvere la disequazione x2 − 6x + m > 3 – 1.

Il discriminante dell’equazione x 2 − 6 x + m = 0 è:

∆ = b2 – 4ac = 36 – 4m = 9 – m; l’espressione data è maggiore o uguale a zero, per ∀ ∈ N , se


9 – m ≤ 0, cioè per m ≥ 9. Per tali m la disequazione proposta ha senz’altro come soluzione gli

∈  − ∞,  .
 1
che rendono il secondo membro 3 – 1 strettamente negativo, cioè
 3

Per gli ≥ 1/3 (3 – 1 ≥ 0) si ha:

x 2 − 6 x + m > 9 x 2 − 6 x + 1 ⇒ 8x 2 < m – 1 ⇒ x 2 <


m −1 m −1 m −1 m +1
 x =±  < < .
8 2 2 2 2 2 2

= 1 > 1/3.
m −1 8
Si noti che ≥
2 2 2 2

 m −1 
Se m ≥ 9, la disequazione ha come soluzione S =  − ∞, .
 2 2 

x
1
40)   < 25, dire che è verificata per = log 2-5.
 10 

< 5 log 2 ⇒ log 10–1 < 5 log 2


1
Il log (base e) è strettamente crescente, per cui log
10

> − (log 10 > 0) ⇒ >


5 log 2 log 2−5
log 10 log10

Il log 10 > 2, essendo 10 ≥ 9 > e il > log 2 (il log 2 −5 < 0).
21 log 25 1 −5
< 1/2, da cui
log10 log10 2
Pertanto la disequazione data non è verificata per = log 2–5.

41) 2 x 4 − 3x 2 >
1
2
Ponendo t = 2
e moltiplicando ambo i membri per 2, si ha: 4t 2 − 6t − 1 > 0

=   − ac = 9 + 4 = 13 > 0
2
∆ b
4  2
28

− b ± 13 3 ± 13
t= 2 =
a 4

2 3 − 13
t= , ma, dato che < 0, è ammissibile solo
4

l’espressione x 2 >
3 + 13
.
4

>
3 + 13 3 + 13
Che ha come soluzione <− e .
2 2

1 3 1 
42) x − 2 x + 2 x ≤ 0  x x 2 − 2 x + 2  ≤ 0  x( x − 2 ) ≤ 0
2 2

2 2 

 1 2 
Perché  ∆ = 4 − 4 ∗ ∗ 2 = 0,  x = ∗ 2 = 2 
 2 2 

Considerato che ( x − 2) ≥ 0 per ∀ x ∈ R avremo ≤ 0, oppure – 2 = 0. Da cui:


2

≤0e = 2.

43) x 3 + 3 x 2 − 4 x < 0 ⇒ ( )
x x 2 + 3x − 4 < 0

x 2 + 3x − 4 = 0

∆ = b2 – 4ac = 9 +16 = 25 > 0

− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 5
x= = x1 = 2/2 = 1, x 2 = – 8/2 = – 4.
2a 2

Quindi possiamo scrivere: ( – 1)( + 4) < 0.

Dalla regola dei segni: di ogni fattore si studia il segno, quindi dal prodotto dei fattori si ricavano gli
insiemi di positività e negatività del primo membro.

La disequazione è soddisfatta per ∀ ∈ N:


]− ∞,−4[ ∪ ]0,1[ .
29

44) 2 x 4 + 4 x 2 + 1 > x 4 + x 3 + 2 x 2 + x

x 4 + 2 x 2 − x3 − x + 1 > 0 ⇒ x 4 − x3 + 2x 2 − x + 1 > 0

(x 4
− x3 + x2 + x2 − x + 1 > 0
) ( ) ⇒ x2 x2 − x + 1 + x2 − x + 1 = x2 − x + 1 x2 + 1 > 0
( ) ( ) ( )( )
Poiché x 2 + 1 > 0, la disequazione è equivalente a x 2 − x + 1 > 0

∆ = b2 – 4ac = 1 – 4 = – 3 < 0.
Pertanto la disequazione è soddisfatta per ∀ ∈ N.

> ⇒ >0
11 5 11 5
45) −
2x + 3 2 − x 2x + 3 2 − x

>0
22 − 11x − 10x − 15 − 21x + 7 21x − 7
=  2
4 x − 2 x + 6 − 3x − 2 x + x + 6 2 x − x − 6
2 2

Equivalente a:
21 − 7 > 0 21 − 7 < 0
a) " b) "
2 2 −x − 6 > 0 2 2 −x − 6 < 0
a) 21 –7>0 ⇒ > 7/21 = 1/3

2 − x − 6 > 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 1 +48 = 49 > 0, x =


2 − b ± b 2 − 4ac 1 ± 7
= ,
2a 4
x > 2, x = – 6/4 < – 3/2
Soluzione a): >2
b) 21 –7<0 ⇒ < 7/21 = 1/3

2 − x − 6 < 0⇒ ∆ = b2 – 4ac = 1 +48 = 49 > 0, x =


2 − b ± b 2 − 4ac 1 ± 7
=
2a 4
– 3/2 < x < 2
Soluzione b): – 3/2 < x < 1/3

∀ ∈ N:
La disequazione data è, pertanto, soddisfatta per

> 2 e – 3/2 < x < 1/3


Rappresentazione geometrica:
30

I polinomi sono entrambi maggiori di zero per


> 2, ed entrambi minori di zero per

pertanto, per – 3/2 < x < 1/3 e per > 2.


– 3/2 < x < 1/3. La disequazione è soddisfatta,

4 x 4 x
46) ≻ 3−  −3+ ≻0
x+2 x −1 x + 2 x −1

4 x − 4 − 3 x 2 − 3 x + 6 + x 2 + 2 x − 2 x 2 + 3x − 2
= ≻ 0 che è equivalente a:
x2 + x − 2 x2 + x − 2

− 2 x 2 + 3x + 2 > 0 − 2 x 2 + 3x + 2 < 0
a) F b) F
x2 + x − 2 > 0 x2 + x − 2 < 0

+2 > 0 ⇒ ∆ = b – 4ac = 9 +16 = 25 > 0, x =


2 2 − b ± b 2 − 4ac − 3 ± 5
a) – 2 +3 =
2a −4
2
pertanto, –1/2 < < 2 (il termine della è minore di zero)

– 2 > 0 ⇒ ∆ = b – 4ac = 1 + 8 = 9 > 0, x =


2 2 − b ± b 2 − 4ac − 1 ± 3
+ =
2a 2
>1e <–2
Pertanto, il sistema a) è soddisfatto per

∀ ∈ N : x ∈ ]1,2[ .

b) Il sistema b) è soddisfatto per ∀ ∈ N:


 1
x ∈  − 2,−  .
 2

In definitiva, la disequazione data è


soddisfatta per – 2 < < –1/2 e 1 < < 2, cioè per:

 1
∀x ∈ R: x ∈  − 2,−  ∪ ]1,2[ .
 2
31

47) Disequazioni irrazionali: [C( x )] ≻ D( x ) è equivalente a C ( x ) ≻ n D(x ) se n è dispari, mentre


n

⎧ D( x ) ≥ 0 > 0

C (x ) > 0 se n è pari.

C ( x ) ≻ n D(x ) è equivalente a
⎪ [C ( x )]n ≻ D(x )

Esercizio 2 x + 1 ≻ 3 7 + 8 x 3 .

L’indice della radice è dispari, quindi la disequazione è equivalente a:

(2x + 1)3 ≻ 7 + 8x3  8x3 + 1 + 6x2 + 4x ≻ 7 + 8x3  7 + 8x3  6x2 + 4x − 6 ≻ 0


2
∆ b
3x + 2 x − 3 ≻ 0  =   − ac = 1 + 9 = 10 ≻ 0
2

4 2

−b ± ∆
2 4 = − 1 ± 10 , quindi la soluzione della disequazione data è:
a 3

∀ ∈ N:
 − 1 − 10   − 1 + 10 
x ∈  − ∞, ∪ ,+∞  .
 3   3 

48) 2 x + 3 ≻ 4 x 2 − 13x + 3

L’indice della radice è pari, quindi la disequazione è equivalente a

⎧ 4 x 2 − 13 x + 3 ≥ 0 (a)

2x − 3 > 0 (b)

⎪ (2 x − 3)2 > 4 x 2 − 13 x + 3 (I)

a) ∆ = b2 – 4ac = 169 – 48 = 121 > 0


− b ± b 2 − 4ac 13 ± 11
x= = ≥3e ≤ 1/4
2a 8
b) > 3/2

c) 4 x 2 + 9 − 12 x − 4 x 2 + 13 x − 3 > 0 ⇒ +6>0 ⇒ > – 6.


32

Quindi si ha:

 1 3 
 − ∞, 4  ∪ [3,+∞[ ∩  2 ,+∞  ∩ ]− 6,+∞[ .

49) x − 2 ≺ 3 x 3 − 7 x 2 + 7 x + 16

L’indice della radice è dispari, quindi:

(x − 2)3 ≺ x3 − 7 x2 + 7 x + 16  x3 − 8 − 6x2 + 12x + 7 x2 − 7 x − 16 ≺ 0  x2 + 5x − 24 ≺ 0


∆ = b2 – 4ac = 25 + 96 = 121 > 0


− b ± b 2 − 4ac − 5 ± 11
x= = –8< < 3. Cioè è soluzione ∀x ∈R: ]− 8,3[ .
2a 2

50) x − 8 ≺ x 2 − 9 x + 14 .

L’indice della radice è pari, quindi la disequazione è equivalente ai seguenti sistemi:


−8 ≥0
a) " x − 9 x + 14 ≥ 0 b) F
−8<0
2

(x − 8) 2
≺ x 2 − 9x + 14

a) ∆ = b2 – 4ac = 81 – 56 = 25 > 0 ⇒ x = ≥7e ≤2


− b ± b 2 − 4ac 9 ± 5
= ,
2a 2
−8<0 ⇒ <8
Pertanto la soluzione del sistema a) è
≤2 e 7≤ <8

b) −8 ≥0 ⇒ ≥8

x 2 + 64 − 16 x − x 2 + 9 x − 14 < 0 ⇒ − 7 x − 50 < 0 ⇒ 7 x + 50 > 0 ⇒ > – 50/7


33

Pertanto la soluzione del sistema a) è


≥8
Pertanto, la disequazione data è soddisfatta per

∀x ∈R: ]− ∞,2] ∪ [7,+∞[ .

51) log10 2 x − 7 x + 103 > 2


( )
2

Teoria: per definizione, da log10 x = a  x = 10 , e dato che il log10 x cresce al crescere del valore
a

di , allora log10 x ≻ a  x ≻ 10 . Si possono calcolare soltanto i logaritmi dei numeri positivi, allora
a

log10 x ≺ a  0 ≺ x ≺ 10a .

Quindi la diseguaglianza data è equivalente a:

2 x 2 − 7 x + 103 > 102 ⇒ 2 x 2 − 7 x + 3 > 0

∆ = b2 – 4ac = 49 – 24 = 25 > 0

⇒ >3e < 1/2.


− b ± b 2 − 4ac 7 ± 5
x= =
2a 4

 1
Cioè è soluzione ∀x ∈ R:  − ∞,  ∪ ]3,+∞[ .
 2

( )
52) log10 x − 7 x + 11 < 0
2

La disequazione è equivalente al sistema:

x 2 − 7 x + 11 > 0 a)
F
x 2 − 7 x + 11 < 10 0 = 1 b)

a) ∆ = b2 – 4ac = 49 – 44 = 5 > 0

⇒ > <
− b ± b 2 − 4ac 7 ± 5 7+ 5 7− 5
x= = e
2a 2 2 2
b) ∆ = b2 – 4ac = 49 - 40 = 9 > 0

⇒ 2<
− b ± b 2 − 4ac 7 ± 3
x= = < 5.
2a 2
34

Le soluzioni del sistema sono:

 ∩ ]2,5[ ⇒  2,
7 − 5 7 + 5   7 − 5  7 + 5 
 , ∪ ,5 .
 2 2   2   2 

53) 3 ∗ 5 2 (2 x−7 ) − 4 ∗ 5 2 x−7 + 1 > 0

Posto 3 ∗ 5( 2 x−7 ) = y , si ottiene:

3 y 2 − 4 y + 1 > 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 16 –12 = 4 > 0

⇒ y > 1 e y < 1/3.


−b ± ∆ 4±2
x= =
2a 6

52 x − 7 < 1/3 a)
Quindi:

F
5 2 x −7 > 1 b)

– 7)log10 5 < log10 (1/3) = – log10 3 ⇒


7 log10 5 − log10 3
a) (2 < ;
2 log10 5

– 7)log10 5 > log10 1 = 0 ⇒ > ⇒ > 7/2.


7 log10 5
b) (2
2 log10 5

54) 2sin2 – cos – 1 > 0


Da sin2 – cos2 = 1 ⇒ 2(1 – cos2 ) – cos – 1 > 0 ⇒ 2 – cos2 –1>0
cos2 + cos – 1 < 0 Le radici dell’equazione cos2 + cos – 1 = 0 sono, considerato che

∆ = b2 – 4ac = 1 + 8 = 9 > 0 ⇒ cos =


− b ± b 2 − 4ac
=
2a
⇒ cos = –1 e cos = 1/2. Quindi la disequazione
−1± 3
è
4
soddisfatta per –1 < cos < 1/2
π/6 < <π (60° < < 180°),
π< < 5/3 π (180° < < 300°).
35

Cenni di trigonometria.
Indicando con la misura in radianti di un angolo, e con y la misura in gradi dello stesso angolo, si
ha:

⇒ x= y e y=
π 180
360 : 2 π = y : x.
180 π
180 π
Quindi, y = = 57017′44′′,8... x = = 0,017453...rad .
π 180

π 135 3
0 0 0
 45   3   135 
Se α = 33 45′ =  33 +  =  33 +  = 
0
 , posto y = 135/4 si ottiene x = ∗ = π
 60   4  4  180 4 16

15
Se α = π = x si ha:
22

= 1220 ,7272... = 122(0,7272 ∗ 60) = 1220 43,63′ = 1220 43′38′′  .



1800 15π 900 ∗15 2
y= ∗ =
π 22 11  11 
sin (− α ) = − sin α , cos(− α ) = cos α , tg (− α ) = −tgα , sin (π − α ) = sin α , cos(π − α ) = − cos α
π 
tg (π − α ) = −tgα , sin (α + π ) = − sin α , cos(α + π ) = − cos α , tg (π + α ) = tgα , sin α = cos − α 
2 
 π  π
sin α +  = cos α , cos α +  = − sin α , sin (α + k 2π ) = sin α , cos(α + k 2π ) = cos α , tg (α + kπ ) = tgα
 2  2

Con k ∈ Z (interi).
Si chiama secante di α il reciproco di cos α ≠ 0, cioè sec α = 1/cos α; cosecante di α cosecα =1/sin
α.

Se sin π/6 = 1/2 ⇒ tg


π sin π 1 1
= 6 = 2 = 2 = 1∗ 2 = 1 ∗ 3 = 3
6 1 − sin 2 π 1− 1
4
3 2 3 3 3 3
6 2
Se cos α = – 2/3 con π < α < 3/2 π si ottiene:

cos α −2 −2
ctgα = = 3 = 3 =2 5.
− 1 − cos 2 α − 1− 4 − 5 5
9 3

5 tg 5 π − 3 3
Se tg (5/3)π = − 3  sin π = 3 = =− ,
3 1 + tg 2 5 π 1+ 3 2
3
5 1 1 1
e cos π = = = .
3 1 + tg 2 5 π 1+ 3 2
3
36

sin (α + β ) = sin α cos β + sin β cos α   tgα + tgβ 


cos(α + β ) = cos α cos β − sin α sin β   tg (α + β ) =
   1 − tgαtgβ 
   
sin (α − β ) = sin α cos β − sin β cos α  tg (α − β ) = tgα − tgβ 
cos(α − β ) = cos α cos β + sin α sin β   1 + tgαtgβ 

 
sin 2α = 2 sin α cos α 
 
cos 2α = cos α − sin α = 1 − 2 sin α = 2 cos α − 1
2 2 2 2

 2tgα 
tg 2α = 
 1 − tg 2α 

.
α 1 − cos α α 1 + cos α α 1 − cos α
sin =± , cos = ± , tg = ±
2 2 2 2 2 1 + cos α

Formule di prostaferesi:

 p+q p−q 
sin p + sin q = 2 sin cos 
2 2
 
sin p − sin q = 2 sin p − q cos p + q 
 2 2 
 
cos p + cos q = 2 cos p + q cos p − q 
 2 2 
 p+q p −q
cos p − cos q = −2 sin sin 
 2 2 

2tg α 1 − tg 2 α 2tg α
sin α = 2 , cos α = 2 , tgα = 2 .
2α 2α 2α
1 + tg 1 + tg 1 − tg
2 2 2

55) cos 2 x + 3 sin x = 2  cos 2 x − sin 2 x + 3 sin x = 2

Dalla relazione fondamentale sin2 – cos2 = 1 si ottiene cos2 = 1 – sin2 , pertanto

grado: ∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1 > 0


1 − sin 2 x − sin 2 x + 3 sin x = 2  2 sin 2 x − 3 sin x + 1 = 0 , che si risolve come un’equazione di secondo

⇒ sin = 1/2 e sin = 1.


− b ± b 2 − 4ac 3 ±1
sin = =
2a 4
Cioè = π/6 e = π – π/6 = 5/6π.
Dato che due angoli supplementari hanno gli stessi seni e dal secondo valore (sin = 1) si deduce che
= π/2, dato che il supplementare di π/2 è ancora π/2. Se agli angoli trovati aggiungiamo multipli
interi di 2π si ottengono angoli che hanno gli stessi seni. Quindi, sono soluzioni:
= π/6 + 2kπ, = (5/6)π + 2kπ, = π/2 + 2kπ.
37

x
56) cos
2
+ sin 2 x = 1
2
Dalle formule di bisezione del coseno si ottiene:
1 + cos x 1 + cos x
+ sin 2 x = 1  + 1 − cos2 x = 1  2 cos2 x − cos x − 1 = 0
2 2
∆ = b2 – 4ac = 1 + 8 = 9 > 0

⇒ cos = 1 ⇒ = 0 e cos = –1/2 ⇒


− b ± b 2 − 4ac 1± 3
cos = = = (2/3)π;
2a 4
l’angolo supplementare di π/3 è – (2/3)π. Le soluzioni dell’equazione sono pertanto:
= 2kπ, = (2/3)π + 2kπ, = – (2/3)π + 2kπ con k ∈ Z.

57) sin 4 x − sin 2 x = sin x


Dalle formule di prostaferesi si ottiene:

2 sin x cos 3x = sin x  sin x(2 cos 3x − 1) = 0 ,

da cui sin =0 ⇒ = k (con k = 0, ± 1, ± 2, …..), e cos 3 = 1/2, da cui 3 = ± π/3 + 2kπ.


Quindi le soluzioni sono: =k (con k = 0, ± 1, ± 2, …..), e = ± π/9 + (2/3)kπ.

cos2 x − 3 cos x + 2
58) 1 + cos x =
1 − cos x

≠ 2Z[ (con k = 0, ± 1, ± 2, …..), si ottiene:


Moltiplicando ambo i membri per 1 – cos , considerando l’insieme di definizione cos ≠ 1, cioè

1 − cos 2 x = cos 2 x − 3 cos x + 2  2 cos 2 x − 3 cos x + 1 = 0 , da cui

∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1 > 0,

− b ± b 2 − 4ac 3 ±1
cos = =
2a 4
⇒ cos = 1 ⇒ = 0 = 2Z[e cos = 1/2 ⇒ = ± (1/3)π +2kπ;
però, dall’insieme di definizione, ≠ 2Z[, le soluzioni sono:
= ± π/3 +2kπ.

59) 3 sin x + cos x = 1

2tg α 1 − tg 2 α
Dalle formule: sin α = 2 , cos α = 2 otteniamo:
2α 2α
1 + tg 1 + tg
2 2
38

2tg x 1 − tg 2 x
3 2 + 2 = 1  2 3tg x + 1 − tg 2 x = 1 + tg 2 x
2 x 2 x
1 + tg 1 + tg 2 2 2
2 2
x x x x 
3tg − tg 2 = 0  tg  tg − 3  = 0
2 2 2 2 
Pertanto, le soluzioni sono:

= 0  = kπ  x = 2kπ con k ∈ Z;
x x
- tg
2 2
tg = 3  = + kπ  x = π + 2kπ con k ∈ Z.
x x π 2
-
2 2 3 3

60) x x 2 − 4 x 2 − 3 > 0
( )( )
Da notare che è positivo per > 0 e negativo per < 0;
2
–4>0 ⇒ < – 2, > 2;
2
–3>0 ⇒ > √3, < − √3
Il prodotto dei tre fattori è maggiore di zero quando tutti e tre i fattori sono maggiori di zero, oppure
quando due fattori sono minori di zero ed uno no.

La disequazione data è soddisfatta per:

–2< < − √3, 0< < √3, > 2.

5(x + 1)
61) =6
x+2
Condizione di esistenza +2≠0 ⇒ ≠ – 2.

5(x + 1) = 6(x + 2)  5x + 5 = 6 x + 12  x + 7 = 0  x = −7

x −1
62) +8 =
x +1 x +1
Condizione di esistenza +1≠0 ⇒ ≠ –1.
9
x + 8( x + 1) = −1  9 x + 8 = −1  x = − = −1
9
39

L’equazione non ammette soluzioni in quanto = –1 non soddisfa le condizioni di esistenza.

x2 + 1 − 2x x3 − 1
63) =
x+2 x − 2 + x2
Condizione di esistenza + 2 ≠ 0 ⇒ ≠ – 2 e ≠ 1 (le soluzioni dell’equazione di secondo grado
al denominatore del secondo membro sono = 1 e = – 2).

(x + 1)2 = (x − 1)(x 2 + x + 1)  x 2 − 2 x + 1 = x 2 + x + 1  3x = 0  x = 0
x+2 (x + 2)(x − 1)
x2 − 4x + 4 2−x
64) = 2
3x − 9 x − 5x + 6

(x − 2)2 = 2 − x , condizione di esistenza ≠ 2 e ≠ 3 (le soluzioni dell’equazione di secondo


3(x − 3) (x − 3)(x − 2)
grado al denominatore del secondo membro sono =1e = 3).

(x − 2)2 = − (x − 2)  (x − 2)2 1
= −  ( x − 2 ) = −3
2

3( x − 3) (x − 3)(x − 2) 3 1

L’equazione data non ammette soluzioni in quanto ( – 2)2 > 0 mentre – 3 < 0.

x+2
65) ≤2
1− x
Condizione di esistenza 1 – ≠0 ⇒ ≠1
x+2 x + 2 − 2 + 2x 3x 3x
− 2 ≤ 0 minimo comune denominatore ≤ 0  (− 1) ≤0 ≥0
1− x 1− x 1− x x −1

Le soluzioni della disequazione data sono:

]− ∞,0] ∪ ]1,+∞[ .

>
3 6
66)
x + 4 x−4
Condizione di esistenza ±4≠0 ⇒ ≠ ± 4.

>0 ⇒ >0 ⇒ >0 ⇒


3( x − 4 ) − 6( x + 4 ) 3x − 12 − 6 x − 24 − 3 x − 36 x + 12
(x + 4)(x − 4) (x + 4)(x − 4) (x + 4)(x − 4) (x + 4)(x − 4)
40

Dalla regola dei segni:


Le soluzioni della disequazione data sono:

]− ∞,−12[ ∪ ]− 4,4[ .

1
67) < − x2 − 1
x +4
2

Il primo membro è maggiore di zero, mentre il secondo membro è minore di zero. Pertanto,
l’equazione assegnata non ammette soluzioni.

>
x3 − 3x 2 + 2 x − 6 2
68)
x − 2x − 3
2
x +1
Fattorizzando il numeratore al primo membro, e considerando che x1 – x2 = – b e x1 x2= c, si ottiene:

>
x 2 ( x − 3) + 2( x − 3) 2
(x − 3)(x + 1) x +1

( x 2 − 2 x − 3 = 0  ∆ = b 2 − 4ac = 4 + 12 = 16  x = − b ± ∆  x = −1, x = 3 )
2a
Condizioni di esistenza ≠ –1 e ≠ 3.

>0 ⇒ >0
x 2 (x − 3) + 2(x − 3) − 2( x − 3) x2
(x − 3)(x + 1) (x + 1)
x 2 ≥ 0 sempre, quindi possiamo studiare solamente il denominatore che risulta maggiore di zero per
+1>0 ⇒ > –1.
Escludiamo = 0 che annulla il numeratore.
Le soluzioni della disequazione data sono:

]− ∞,−1[ ∪ ]0,+∞[ .

2 +]−5=0
69) "
+] =5
41

Applicando il metodo di sostituzione:


2 +5− −5 =0 =0
" ⇒ "
] =5− ]=5

70) C ⇒ C
x 2 − 2 = −5 x + 4 x 2 + 5x − 6 = 0
y + 2x 2 = 0 y + 2x 2 = 0

Analizziamo la x 2 + 5 x − 6 = 0 :

∆ = b2 – 4ac = 25 + 24 = 49,

⇒ =1e
−b ± ∆ −5±7
x= = = – 6.
2a 2
Sostituendo tali valori alla seconda equazione si ottiene:
=1 = −6
" "
] = −2 ] = −72
e

71) C
y 2 = 2x 2 + 4x
2 x 2 + y 2 = 3x − 1

Sottraendo membro a membro la seconda equazione dalla prima, si ottiene:

C ⇒ C
y 2 − 2x 2 − 4x y 2 = 2x 2 + 4x
− y 2 − 2 x 2 + 3x + 1 4x 2 + x + 1 = 0

Analizziamo la 4 x 2 + x + 1 = 0 :

∆ = b2 – 4ac = 1 – 16 = –15 < 0,


Questa equazione non ha soluzioni reali, pertanto il sistema è impossibile.

72) C
x(x − 1) = y( y + 1)
2y − x 2 = 0
2
Applicando il metodo di sostituzione, tenuto conto che y = x , si ottiene:
2



x2
x ( x − 1) = ( y + 1)

2

,


2
y=x
2
42

x2 x2 x4 x2 x4 x2
x2 − x = y +  x2 − x = +  x2 − x − − = 0  4x2 − 4x − x4 − 2x2 = 0
2 2 4 2 4 2

x4 − 2x2 + 4x = 0 ⇒ (
x x3 − 2x + 4 = 0 . )
Oltre alla soluzione = 0 e y = 0 (y = 2/2), le altre soluzioni si ottengono determinando le radici del
( )
polinomio x x 3 − 2 x + 4 = 0 , di cui = – 2 è una radice, per cui, dalla divisione sotto riportata si
ottiene:

( )
x 3 − 2 x + 4 = (x + 2) x 2 − 2 x + 2 = 0

Risolvendo l’equazione di secondo grado:


∆ = b2 – 4ac = 2 – 8 = – 6 < 0, questa equazione non ha soluzioni reali.
Pertanto, le soluzioni del sistema dato sono:
+2=0 ⇒ = – 2 e y = 4/2 = 2.

⎧ x 2 + 1 = y y + 1 


 
73) 2  4
⎩ y = 2x 2

Dalla seconda equazione y = 2 2


⇒ 2
= y/2, che sostituita alla prima si ottiene:

1  1 y 1  1 y 1 y
x2 + = y y +   + = y y +   + = y 2 +  2 y + 2 = 4 y 2 + y  4 y 2 − y − 2 = 0
2  4 2 2  4 2 2 4

∆ = b2 – 4ac = 1 + 32 = 33 > 0,

, considerate che y = 2 > 0 e che √33 > 1, possiamo scartare


− b ± b 2 − 4ac 1 ± 33 2
y= =
2a 8

< 0. Quindi, dalla y = 2 ⇒


1 − 33 2 2 1 + 33
y= = y/2 = 2( ).
8 8
Le soluzioni, pertanto, sono:

 1 + 33 1 + 33 
(x, y ) =  ± , .
4 8 
 

2 +1 > 0
−1> 0
74)
43

Come abbiamo visto, i sistemi di disequazioni si trattano come quelli di equazioni. Dato che
cerchiamo i valori di che soddisfano simultaneamente entrambe le disequazioni, dovremo prendere
in considerazione l’intersezione fra gli insiemi di soluzioni, cioè:

{x ≻ − 1 2}∩ {x ≻ 1} = ]− 1 2 ,+∞[∩ ]1,+∞[ = ]1,+∞[.


Dal metodo grafico, da non confondere con il metodo della regola dei segni per le disequazioni, si ha
il grafico a fianco.
Le soluzioni cercate si trovano prendendo in
considerazione solo le zone caratterizzate da linee

> 1.
continue contemporaneamente su tutte le righe, cioè

+3≥ 0 ≥ −3

−2≠ 0 ≠ 2
75)

Le soluzioni sono ∀ ∈ N : ]− 3,2[ ∪ ]2,+∞[ .

⎧ x − 4x + 3 ≻ 0

2


76) x 2 − 3 x + 1 ≻ 0

⎩ >1
2

x 2 − 4 x + 3 > 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 16 – 12 = 4,

⇒ >3e < 1.
− b ± b 2 − 4ac 4 ± 2
x= =
2a 2

x 2 − x + 1 > 0 ⇒ 2 x 2 − 3 x + 2 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 9 – 16 = – 7 soddisfatta per ∀ ∈N.


3
2

(x − 1)(x − 3) ≻ 0
.
>1
∀x ∈ R

Le soluzioni del sistema dato sono:

∀x ∈ R : ]− ∞,1[ ∪ ]3,+∞[ ∩ ]1,+∞[ ∩ ]− ∞,+∞[ = ]3,+∞[ .


44

77) Esponenziali e logaritmi.


Dati a, b > 0 e , y ∈ R abbiamo:
x
0 1
a = 1, a = a, a + a = a x y x+y ax
a
( )
, y = a x− y , a x
y
=a = a
xy
( ),a
y x x
∗ b = (ab) , a
x x −x 1 1
= x =  ,
a a

( )
x
ax  a 
x
=   , seα , β ∈ R e α , β ≠ 1  α logα a = a, logα α x = x, logα 1 = 0
b b

logα (a ∗ b ) = logα a + logα b, log  = logα a − logα b, logα a x = x logα α , logα   = logα (a −1 ) = − logα a,
a 1
b a
log β a 1
logα a = , logα a = logα β log β a, logα β = , a logα β = b logα a. .
log β α log β α

Esercizio:

⇒ x3 + 1 − 2 x = x 2 − ( x + 1)
3 1
ex e x 2 − ( x +1) 1
2x
= e 2
e 2
2 x 3 + 2 − 4 x − 2 x 2 + x + 1 = 0 ⇒ 2 x 3 − 2 x 2 − 3x + 3 = 0

3 3
x3 − x 2 − x + = 0 , che è divisibile per ( – 1)
2 2

 3
Quindi ( x − 1) x 2 −  = 0
 2

Pertanto, le soluzioni sono:


=1e = ± 3/2.

78) 52 x − 5 x = 6

Si sostituisce t = 5 x , da cui t 2 − t − 6 = 0

∆ = b2 – 4ac = 1 + 24 = 25 > 0,


− b ± b 2 − 4ac 1 ± 5
t= = t =3 e t = – 2.
2a 2
Poiché t = 5 x > 0, l’unica soluzione ammissibile è t = 3, cioè 3 = 5 x , da cui log 5 3 = x .

79) 23 x + 3 ∗ 2 2 x − 3 ∗ 2 x − 1 > 0 ⇒ 2 x 2 x 2 x + 3 ∗ 2 2 x − 3 ∗ 2 x 2 x − 1 > 0


45

Si sostituisce t = 2 x , da cui t 3 − 3t 2 − 3t − 1 > 0, che è divisibile per t – 1, quindi:

(t − 1)(t 2 + 4t + 1) > 0
t – 1 = 0 ⇒ t = 1,

t 2 + 4t + 1 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 16 – 4 = 12 > 0

− b ± b 2 − 4ac − 4 ± 2 3
t= =
2a 2

t = – 2 + √3 < 0 e t = – 2 – √3 < 0.

Considerato che t = 2 x > 0, la soluzione della disequazione è ∀ ∈ N.

unicamente da t – 1, pertanto la disequazione sarà verificata per t – 1> 0, cioè per t > 1, ovvero per
Il fattore t 2 + 4t + 1 è sempre maggiore di zero, ovvero il segno del polinomio sarà determinato

2 x > 1 ⇒ x = log 2 2 x > log2 1 = 0.

Quindi la soluzione della disequazione data è > 0.

≤ 10 x ⇒ 103 x + 10 x ≤ 10 x ∗ 2 ∗10 x .
(10 )3 x + (10 )
2
x2
2 2 2 2 2
80)
( )
2 10 x x

Posto t = 10 x ⇒ 10 x ∗10 x ∗10 x + 10 x − 10 x ∗ 2 ∗10 x ≤ 0  t 3 + t − 2t 2 ≤ 0


2 2 2 2 2 2 2

( )
t t 2 − 2t + 1 ≤ 0  t (t − 1) ≤ 0
2

Questa disequazione è soddisfatta per: t ≤ 0 e t –1 ≤ 0, cioè t ≤ 1.

Essendo t = 10 x > 0, l’unica soluzione ammissibile è t = 1. Quindi:


2

10 x = 1  10 x = 100. Pertanto
2 2
= 0.

81) e3 x + e x = e 2 x+ x + e x  e x e 2 x + 1 = e x e 2 x + 1 in cui e 2 x + 1 > 0


( ) ( ) ( )
2 2 2

e x = e x  x = x 2  x 2 − x = 0  x( x − 1) = 0
2

L’equazione, pertanto, è soddisfatta per =0e = 1.

>0
e3 x − 4e x
82)
ex −1

Insieme di definizione: e x − 1 ≠ 0  e x ≠ 1  e x ≠ e 0  x ≠ 0 .

Posto t = e x , si ottiene >0 ⇒ >0 ⇒ >0


t 3 − 4t t t2 − 4 (
t (t − 2)(t + 2) )
t −1 t −1 t −1
46

Dalla regola dei segni:


si ottiene:
t < – 2, 0 < t < 1, t > 2.

Poiché t = e x > 0, sono ammissibile solamente le


soluzioni 0 < e x < 1, e x > 2, da cui :

e x < e0 ⇒ <0 = log 2.

83) 2 log 3 x = x − x .

Insieme di definizione > 0 ( log 3 x > 0).


−x
Sfruttando le proprietà dei logaritmi: 2log3 x = x − x ⇔ 2log3 x = 2log 2 x = 2 − x log 2 x ⇔ log3 x = − x log 2 x ,

log 3 x log 3 x
log 3 x = − x log 2 x = − x , (effettuando un cambio di base, cioè log 2 x = ).
log 3 2 log 3 2

La soluzione è = 1, (in quanto log 3 1 = 0 , log 3 2 ≠ 0 ,


quindi 0 = −1⋅ 0 = 0 )
x
1= − ⇔ x = − log 3 2 < 0. Quest’ultima soluzione è

incompatibile con l’insieme di definizione ( > 0),


log 3 2

pertanto l’unica soluzione è = 1.

> 2.
log x
1
84)  
2
Definita per > 0 (dalla definizione di logaritmo). Dalle proprietà dei logaritmi si ottiene:

  >  
log x log 1 x
1 1 2
⇔ log x < log 1 x (il segno minore perché la base del secondo membro è minore
2 2 2

di 1), pertanto:

log < log 1 e log ⇔ log - log 1 e log <0


2 2
47

(
log x 1 − log 1 e < 0
2
) ⇔ log x (1 + log 2 e ) < 0, considerato che

log 2 e log 2 e
= = − log 2 e  log x (1 + log 2 e ) .
log 2 1 log 2 1 − log 2 2
2
Dato che log 2 e > 0, quindi 1 + log 2 e > 0, abbiamo:

log <0 ⇒ 0< < 1 ⇒ x ∈ ]0,1[ .

3log 2 − log10
85)
1 ( log 4 − log 5 )
2
Dalle proprietà dei logaritmi si ottiene:

log 23 − log10
=
log 8
10 = ( )
2 log 4
5 =2 ( )
1 log 4
2 5 ( )
1 log 4
2 5
log 4( )
5 ( )

86) log 1 ( 3 x − 1) + log 1 x > log 1 (23)


– 1 > 0, > 0, cioè > 1/3.
2 2 2

Campo di esistenza o definizione: 3

( 3) >0 ⇒ log 1 ( 3x − 1) x > 0 ⇒ >0


3 9 x 2 − 3x
log 1 ( 3x − 1) x − log 1 2 log 1
2 2 2 2 2 2

> 0 = log 1 1 , considerato che la base del logaritmo è minore di 1, come si nota dal
3x ( 3 x − 1)
log 1
2 2 2

grafico.

> 0).
3x ( 3 x − 1) 3 x ( 3 x − 1)
log 1 < log 1 1 (dal campo di esistenza
2 2 2 2

<1 ⇒
3 x ( 3 x − 1)
Pertanto 9 x 2 − 3x − 2 < 0
2
∆ = b2 – 4ac = 9 + 72 = 81 > 0,

⇒ = – 6/18 = –1/3, quindi –1/3 <


− b ± b 2 − 4ac 3 ± 9
x= = = 12/18 = 2/3 e < 2/3.
2a 18
48

Considerando il campo di esistenza della disequazione data, cioè > 1/3,


le soluzioni sono:
1/3 < < 2/3.

log 2 x + 2
87) =0
(
log 2 x 2 − 3x )
Il campo di esistenza, o definizione, è: > 0, x 2 − 3 x > 0, e log 2 ( x 2 − 3 x ) > 0; cioè:

x ( x − 3) > 0 ⇒ > 3, e x 2 − 3 x ≠ 1 ⇒ x 2 − 3 x − 1 ≠ 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 9 + 4 = 13 > 0

⇒ =
− b ± b 2 − 4ac 3 ± 13 3 + 13 3 − 13 3 − 13
x= = = e . Considerato che <0
2a 2 2 2 2


3 + 13
viene scartata. Pertanto si considera .
2
log 2 x + 2 log 2 x 2
L’equazione =0 =− .
(
log 2 x − 3 x
2
)
log 2 x − 3 x
2
( )
log 2 x 2 − 3 x ( )
1
Cioè log 2 x = − 2  x = 2 −2 = , che è incompatibile con le condizioni di esistenza dell’equazione

> 3; pertanto l’equazione è impossibile.


4
data, cioè con

88) log 7 ( x 2 + 3 ) log 7 ( x − 3 ) < log7 ( x − 3)

Le condizioni di esistenza sono: x 2 + 3 > 0 (che non si considera in quanto è certamente maggiore di
zero) e x − 3 > 0, cioè > 3.

log 7 x 2 + 3 log 7 ( x − 3 ) − log 7 ( x − 3 ) < 0 ⇒ log 7 ( x + 3 )  log 7 ( x 2 + 3 ) − 1 < 0.


( )  

Studiamo il segno dei due fattori risolvendo le due disequazioni:

log 7 x 2 + 3 − 1 > 0
( ) a)
.
log7 ( x − 3) > 0 b)

a) log 7 ( x 2 + 3 ) − 1 > 0 ⇒ log 7 ( x 2 + 3 ) > 1 = log7 7 ⇒ x 2 + 3 − 7 > 0 ⇒ x 2 − 4 > 0,

cioè >2e < − 2.

b) log7 ( x − 3) > 0 ⇒ log7 ( x − 3) > log7 1 ⇒ – 3 – 1> 0 ⇒ – 4 > 0,


49

cioè > 4.
Il prodotto delle due disequazioni sarà negativo per:

2< < 4 (∀ ∈ ]2, 4[ )

e < − 2 (∀ ∈ ]−∞, −2[ ).

Tenuto conto delle condizioni di esistenza, cioè > 3, la


disequazione data avrà per soluzioni 3 <
(∀ ∈ ]3, 4[ ).
< 4

89) log a ( 4 x 2 + 3 x − 1) − log a x > 0 con a > 0 a≠1

Per le condizioni di esistenza del logaritmo bisogna imporre il seguente sistema:

" 4 x + 3 x − 1 > 0 , per la disequazione di secondo grado si ha: ∆ = b2 – 4ac = 9 + 16 = 25 > 0


> 0
2

⇒ = – 8/8 = –1.
− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 5
x= = = 2/8 = 1/4 e
2a 8

> 1/4 ⇒ ∀ ∈  , +∞  .
1 
Quindi
4 
Dalle regole dei logaritmi si ha:


⎪ a) >1 > 1
4x2 + 3x −1

 > 0 = loga 1, cioè:


x

 4 x 2 + 3x − 1 

< 1 <1
log a 
⎪b)
 x  4x2 + 3x −1
⎩ x

a) 4 x 2 + 2 x − 1 > 0

∆ = b2 – 4ac = 4 + 16 = 20 > 0

− b ± b 2 − 4ac −2 ± 2 5 −1 ± 5
x= = =
2a 8 4

= =
−1 + 5 −1 − 5
e , ma considerato che le condizioni di
4 4

> 1/4, si scarta =


−1 − 5
esistenza impongono .
4
50

>
−1 + 5
Pertanto, la soluzione ammissibile è .
4

b) 4 x 2 + 2 x − 1 < 0
In questo caso la soluzione ammissibile è:

−1 + 5
1/4 < < .
4

>1
log a ( 4 x − 3 )
90) con 0 < a < 1.
log a ( 2 x − 1)

Per le condizioni di esistenza del logaritmo e del denominatore bisogna imporre il sistema:
4 − 3 > 0 ⇒ x > 3/4

⎪ 1
2 −1> 0 ⇒ >
2

⎪ log a ( 2 x − 1) ≠ 0

2
log a ( 2 x − 1) ≠ log a 1  2 x − 1 ≠ 1  x ≠ =1
2
Quindi:
3/4 < <1 e >1

3 
Cioè ∀x ∈  ,1 ∪ ]1, +∞[ .
4 
51

91) Equazioni e disequazioni irrazionali


La prima operazione è quella di determinare l’insieme di definizione delle radici che ci indica in
quale sottoinsieme di R andranno cercate le soluzioni. L’argomento di una radice pari dev’essere
sempre maggiore o uguale a zero, mentre nessun vincolo si ha nel caso di radici dispari.

Se `a( ) ≥ B( ), bisogna imporre a( ) ≥ 0 e distinguere le due condizioni B( ) ≥ 0 e B( ) < 0.


Se A è l’insieme in cui sia a( ) che B( ) sono maggiori di zero e con B l’insieme in cui a( ) ≥ 0 e
B( ) < 0, la disequazione `a( )≥ B( ) diventa:

⎧a( ) ≥ B ( x )
a( ) ≥ B ( x ) ∪{ x ∈ B} ⎪ a( ) ≥ 0
2

C ⇔ ∪ "
b( ) < 0
2


A( x ) ≥ 0

x∈ A
⎩ B ( x) ≥ 0

Tenuto conto che A( ) ≥ B2( ) è più restrittiva di A( ) ≥ 0 le soluzioni sono date da:

C ∪ C
A( x ) ≥ B2 ( x ) A( x ) ≥ 0
b( ) ≥ 0 b( ) < 0
;

nel caso che A ( x ) ≤ B ( x ) la disequazione si riconduce a A( ) ≤ B2( ), da risolversi in A, mentre

⎧ A( x ) ≤ B ( x)

2

non è mai verificata in B. Pertanto le soluzioni sono date da: F


A( x ) ≤ B2 ( x ) ⇔

A( x ) ≥ 0
∈a

.

⎩ B ( x) ≥ 0

Se l’equazione A ( x ) = B ( x ) bisogna imporre A( ) ≥ 0 e distinguere i due sottocasi B( ) ≥ 0 e B( )


< 0, pertanto le soluzioni sono date dal sistema:

⎧ A( x) = B ( x)

2

A x = B2 ( x ) ⇔
F ( ) ⇔ C
A ( x ) = B2 ( x )
⎨ b( ) ≥ 0
A( x ) ≥ 0
∈a

.

⎩ B ( x) ≥ 0

Esempio

x2 + x = x + 2 .

Le radici sono pari, quindi dobbiamo prima imporre la condizione di esistenza e successivamente
elevare ambo i membri al quadrato.

⎧ x ( x +1) ≥ 0  x ≥ 0; x ≤ −1
0
x2 + x ≥ 0


x+2≥0 da cui x ≥ −2
x + x= x+2 ⎩
2
x2 = 2  x = ± 2
52

Quindi, le soluzioni sono: = ± √2 .

92)
3
x2 − 9 = x − 3
In questo caso abbiamo una radice dispari, quindi non bisogna imporre nessuna condizione di
esistenza.

x 2 − 9 = ( x − 3 ) ⇔ ( x − 3 )( x + 3 ) − ( x − 3 )( x − 3 ) = 0
3 2

( x − 3)  x + 3 − ( x2 + 9 − 6 x ) = 0 ⇔ ( x − 3) ( x2 − 7 x + 6) = 0
x2 − 7 x + 6 = 0
∆ = b2 – 4ac = 49 – 24 = 25

− b ± b 2 − 4ac 7 ± 5
x= =  x = 6, x = 1  ( x − 6 )( x − 1)
2a 2

Quindi, l’equazione data diventa ( x − 3)( x − 6)( x − 1) = 0, e le soluzioni sono:

= 3, = 6, = 1.

93) x2 + 4 = 2 x − 2
La quantità sotto radice quadrata è sempre positiva. Dobbiamo imporre che il secondo membro sia
maggiore o uguale a zero, cioè:

C ⇒ C
2x − 2 ≥ 0 x ≥1
x2 + 4 = ( 2x − 2)
2
x2 + 4 = 4 x2 + 4 − 8x  3x2 − 8x = 0  x ( 3x − 8) = 0

cioè =0 e = 8/3. Pertanto il sistema ha l’unica soluzione = 8/3.

x2 − 2x +1 > –2 ⇔ ( x +1) > –2 ⇒ +1 > x 2 + 4 − 4 x ( ( x + 1) > 0)


2 2
94)

-2< – 1, verificata per ∀ < 2,


53

A( x ) ≥ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 ∪ C
A( x ) ≥ 0
( x −1)
b( ) < 0
2
( ( x − 1) ≥ 0),
2

b( ) ≥ 0
-2< si ottiene

C ⇒ F
x−2≥0 x ≥ 2 x≥2
( x − 2) < ( x − 1) x + 4 − 4 x < x +1− 2x  2x − 3 > 0 ⇒ > 3/2
2 2 2 2

Quindi le soluzioni sono: < 2, ≥ 2, cioè ∀ ∈ N.

95) x2 − 2x + 8 ≤ x + 6

A( x ) ≤ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 , imponendo le condizioni di esistenza della radice, si ottiene:
b( ) ≥ 0



x + 6 ≥ 0  x ≥ −6

⎨ 2
x2 − 2x + 8 ≥ 0

⎪ x − 2 x + 8 ≤ ( x + 6 )  x 2 − 2 x + 8 ≤ x 2 + 36 + 12 x  14 x + 28 ≥ 0  x =

2 −28
= −2
14

La seconda disequazione: x2 − 2 x + 8 ≥ 0  ∆ = b2 − 4ac = 4 − 32 = −28 < 0


è soddisfatta per ∀ ∈N.

Quindi la soluzione della disequazione data è ≥–2 (∀ ∈ [ −2, +∞[ ).

96) x3 − 27 ≥ x − 3 .

La radice è dispari, quindi non ci sono vincoli relativi alle condizioni di esistenza.

x 3 − 27 ≥ ( x − 3 )  x 3 − 27 > x 3 − 27 − 9 x 2 + 27 x  − 9 x 2 + 27 x ≤ 0  9 x 2 − 27 x ≥ 0
3

< 0
9x ( x − 3) ≥ 0 ⇒ F e "
< 3
x≥0 x
.
x≥3 x

Le soluzioni sono ≤ 0 e ≥3 (∀ ∈ ]−∞,0] ∪[3, +∞[ ).

1
97) 27 x 3 − 27 x 2 + 9 x − 1 ≥ x −
3

Sotto radice abbiamo ( 3 x − 1) , le cui condizioni di esistenza sono: 3 x − 1 ≥ 0  x ≥ 1 .


3
3
54

( )
2
≥ 1/3 è maggiore di zero. Quindi ( 3x − 1) ≥ x − 1
3
Il secondo membro, in
3 , cioè
2 2

( 3 x − 1) ≥  ( 3 x − 1)  ( 3 x − 1) −  ( 3 x − 1)  ≥ 0
3 1 3 1
3  3 

Mettendo in evidenza ( 3 x − 1) , si ha:


2

 1 2 10 
( 3x −1) 3x −1 − 9  ≥ 0  ( 3x −1)  3x − 9  ≥ 0
2

   



1
3x − 1 ≥ 0  x ≥


3 10
da cui x ≥
⎪ 3x −
cioè .


10 10 27
≥0 x≥
9 27

98)
4
x +1 > 1−2x
Per eliminare la presenza di indice diverso dalle radici, dopo avere imposto le condizioni di esistenza,
bisogna elevare ambo i membri alla potenza data dal minimo comune multiplo fra i due indici. Nel
nostro caso eleviamo alla quarta potenza:

⎧ ⎧

x +1 ≥ 0 x ≥ −1

⎨ ⎨
1− 2x ≥ 0 x≤ 1

⎩ x+1 > (1 − 2x ) ⎪ x+1 > 1 + 4 x 2 − 4 x  4 x 2 − 5 x < 0  x ( 4 x − 5) < 0


2


2

L’ultima disequazione del sistema ha soluzioni: >0 e < 5/4.


Quindi le soluzioni della disequazione data sono:

(∀ ∈  0,  ).
 1
0< ≤ 1/2
2 

99) 2 −x + x+4 ≤6
Per le condizioni di esistenza dei due radicandi, dato che ambo i membri della disequazione sono non
negativi, possiamo elevare al quadrato il primo ed il secondo membro della disequazione:

⎧ 2− x ≥ 0 x ≤ 2
⇒ .
−4 ≤ x ≤ 2


x + 4 ≥ 0  x ≥ −4 36 − 6
⎩(2 − x) + ( x + 4) + 2
( 2 − x )( x + 4 ) ≤ = 15
( 2 − x )( x + 4 ) ≤ 36 2
55

C
−4 ≤ x ≤ 2
( 2 − x )( x + 4) ≤ 225  2x + 8 − x2 − 4x − 225 ≤ 0
− x 2 − 2 x − 217 ≤ 0  2 x + 4 x + 217 ≥ 0

∆ = b2 – 4ac < 0, questa disequazione è soddisfatta per ∀ ∈ N .


Pertanto le soluzioni della disequazione data sono: – 4 < ≤2 (∀ ∈ ]−4, 2] ).

>
9− x
100) –3
x +1

A( x ) ≥ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 ∪ C
A( x ) ≥ 0
b( ) < 0
b( ) ≥ 0
si ottiene:

⎧ ⎧
9− x
⎪ ⎪
≥0 −1 ≤ x ≤ 9

∪ . x +1 ⇒ ∪ " −1 ≤ x ≤ 9
x +1 9− x
≥0 x≥3
⎨ ⎨ 9 − x − ( x − 3 ) ( x + 1) <3
x−3≥ 0
⎪9− x > x−3 < 0 ⎪ > 0
2

⎩ x +1
( x − 3) ⎩
2
x +1

Pertanto le soluzioni del sistema unione sono: –1< ≤ 3,

3≤ ≤9 3≤ ≤9
" ⇒ F x x2 − 5x + 4 < 0
x3 − 5x2 + 4 x < 0 ( )

( x − 5 x + 4 ) = 0 ⇒ ∆ = b − 4ac = 25 − 16 = 9, x =
−b ± b2 − 4ac 5 ± 3
2 2
=  x = 4, x = 1
2a 2
3≤ ≤9
3≤ ≤9 > 0
F x x −1 x − 4 ⇒ 0
( )( ) < 0 x >1
Dalla regola dei segni per x ( x −1)( x − 4) < 0 otteniamo
>4
< 0e 1< < 4, per cui le soluzioni del sistema sono
3≤ < 4.
Unendo quanto trovato, cioè 3 ≤ < 4, con le soluzioni del

< 4 (∀ ∈ ]−1, 4[ ).
secondo sistema, cioè –1< ≤ 3, le soluzioni della disequazione
data sono: –1<
56

101) Valore assoluto.


Per definizione il valore assoluto, o valore aritmetico, o modulo di un numero reale, è dato da:
≥0
|=
− < 0
| = max {− x , x } = + x 2 .

Proprietà:
|≥ 0 ∀ ∈ N, | |= 0 ⇔
∀ ∈N,
| =0, | |= – | |

| ⇔ |= |]| ⇔
= x ∀ x ∈ R, | | | ] | = | ] |,
| |=–| =0, | = ± y, | |=

| + ] | ≤ | |+|] | ∀ ∈ N,
2

−]|≤| − e |+|e − ] | ∀ , ], e ∈ N, fgf = |g| ,


2 |2|
|

x − y ≤ x − y ∀ x ∈ R,

| |≤ ⇔ − ≤ ≤
se a > 0 "
| |≥ ⇔ ≤ − hiijk ≥
;

| |≤ l?ih l+lm | |< ⇔ − < <


se a < 0 " se a > 0 "
| |≥ ∀ ∈ N | |> ⇔ < − hiijk >
; ;

| |< l?ih l+lm


se a ≤ 0 C
| |> ∀ ∈ N < 0; =0⇒ ∀ ∈ N\ {0}

( x −1) ( x −1)
2 2
Esempio: 1) x2 − 2x +1 = = x −1 x2 − 2x +1 = = x −1 .

Esempio: 2) x − 2 < x − 1 , che è soddisfatta immediatamente se x − 2 < 0, cioè < 2. Se, invece,
x − 2 ≥ 0, cioè ≥ 2, bisogna considerare l’unione delle soluzioni delle due disequazioni:
–1> x − 2 e –1< 2 – . La prima disequazione è sempre verificata, la seconda risulta < 3/2
che non è ammissibile nell’insieme ≥ 2. Pertanto le soluzioni cercate sono date dall’unione dei due
insiemi { x ≺ 2} ∪ { x ≥ 2} ovvero ∀ x ∈ R.

102) x 2 − 5 x = 3  x 2 − 5 x = ±3 , da cui:

a) x 2 − 5 x + 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 25 – 12 = 13 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 5 ± 13
= ,
2a 2
57

b) x 2 − 5 x − 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 25 + 12 = 37 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 5 ± 37
= .
2a 2

7
103) x + = −2
5

Considerato che il primo membro è sempre maggiore o uguale a zero, ed il secondo membro è minore
di zero, l’uguaglianza non sarà mai verificata; pertanto è impossibile.

104) x + 2 = x 2 − 1  x + 2 = ± ( x 2 − 1)

Questa è equivalente alle due equazioni:

a) x 2 − 1 = x + 2  x 2 − x − 3 = 0

∆ = b2 – 4ac = 1 + 12 = 13 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 1 ± 13
=
2a 2

b) x 2 − 1 = − x − 2  x 2 + x + 1 = 0
b2 – 4ac = 1 – 4 = – 3 Impossibile ( ∀ ∉ N).

1 ± 13
Pertanto le uniche soluzioni sono x = .
2

2 2 1
105) x + x = x−
2

3 3 3
2
Considerato che x 2 + x ≥ 0 , affinché l’equazione data abbia soluzioni, si deve imporre la condizione
3

≥ 1/2.
2 1
x − ≥ 0 , cioè
3 3
Si considerano, pertanto, due equazioni:
2 2 1 1
a) x 2 + x = x −  3x2 + 2 x − 2 x + = 0
3 3 3 3

1 1  1
3x 2 = −  x 2 = −  x = ±  − 
3 9  3

2 2 1 2 2 1
b) x + x = −  x −   x2 + x + x − = 0
2

3 3 3 3 3 3

3x2 + 4 x −1 = 0  ∆ = b2 − 4ac = 16 + 12 = 28 > 0


58

− b ± b 2 − 4ac −4 ± 28 −4 ± 2 7 −2 ± 7
x= = = =
2a 6 6 3
Tali soluzioni sono incompatibili con la condizione ≥ 1/2, pertanto l’equazione data non ammette
soluzioni reali.

106) x + 2 < 3.

Per le proprietà del valore assoluto si ottiene:

−3 < x + 2 < 3 da cui −3 − √2 < < 3 − √2 .

> 1/4.
9
107) x +
2

4
Per le proprietà del valore assoluto si ottiene:

9 9
x2 + = x 2 + (l’espressione contenuta nel valore assoluto è certamente maggiore di zero).
4 4

> 1/4 che è sempre verificata per ∀ x ∈ R.


9
Quindi x 2 +
4

108) x − 4 ≤ x + 4  − x − 4 ≤ x − 4 ≤ x + 4

Cioè: .
a)4 − x ≤ x + 4  { x ∈ R : 4 − x ≤ 0} = { x ≥ 4}
b) x − 4 ≤ x + 4

Le soluzioni della a) sono ≥ 4 e delle soluzioni delle due disequazioni x+4 ≥ 4− x e


x + 4 ≤ − ( 4 − x ) nell’insieme { x ≺ 4} .

Le soluzioni della b) si riconducono all’unione dell’insieme { x ∈ R : x − 4 ≤ 0} = { x ≤ 4} e delle


soluzioni delle due disequazioni x + 4 ≥ x − 4 e x + 4 ≤ − ( x − 4 ) nell’insieme { x ≻ 4} .

La disequazione a) è risolta per ∀ x ≥ 0. La disequazione b) è risolta per ∀ x ∈ R.


Pertanto la soluzione del sistema è ≥ 0.
59

109) Trigonometria.
Le funzioni trigonometriche, in quanto funzioni periodiche, non sono invertibili. E’ però possibile
definire le funzioni inverse arcoseno, arcocoseno e arcotangente della restrizione nell’intervallo
 π π
 − 2 , 2  della funzione seno, della restrizione nell’intervallo [ 0, π ] della funzione coseno e della
 
 π π
restrizione nell’intervallo  − ,  della funzione tangente.
 2 2
60

Esempi:

- arcsin ( 3,5) non è definito perché 3,5 ∉ [ −1,1] ;


  9  9 9
- arccos  cos  π   ≠ π perché π ∉ [ 0, π ] ;
  4  4 4
  9  π 9 π
- arccos  cos  π   =  π − 2π =  ;
  4  4 4 4
- cos ( arccos ( 0, 7 ) ) = 0, 7 ;

- 2 sin 2 ϑ + 5 sin ϑ = − 2

Ponendo t = sin ϑ si ha 2t 2 + 5t + 2 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 25 – 16 = 9

− b ± b 2 − 4ac − 5 ± 3
t= =  t = −1 , t = −2 .
2a 4 2

Considerato che sin ϑ = – 2 è impossibile, l’unica soluzione ammissibile è sin ϑ = –1/2, da cui:

+ 2 kπ ; π + 2 kπ (7/6 = 1/6+ 1) con k ∈ Z.


π 7
ϑ=−
6 6

110) 2 cos ϑ + 4 sin 2 ϑ = cos ϑ + sin 2 ϑ


Dalla relazione fondamentale della trigonometria: sin 2 ϑ + cos 2 ϑ = 1  sin 2 ϑ = 1 − cos 2 ϑ

Pertanto si ottiene: 2 cos ϑ + 4 (1 − cos 2 ϑ ) = cos ϑ + 1 − cos 2 ϑ  3cos 2 ϑ − cos ϑ − 3 = 0


61

Ponendo t = cos ϑ si ottiene:

3t 2 − t − 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 1 + 36 = 37

− b ± b 2 − 4ac 1 ± 37
t= = .
2a 6

> 1, l’unica soluzione ammissibile è t = cos ϑ = < 0 e maggiore di – 1.


1 ± 37 1 − 37
Poiché
6 6

Chiamando ϑ1 l’angolo del secondo quadrante del cerchio trigonometrico


1 − 37 1 − 37
che soddisfa cos ϑ = , cioè ϑ1 =arccos ( ).
6 6

Pertanto, la soluzione cercata è ϑ = 2kπ ±ϑ1 , con k ∈ Z.

111) 2cos2ϑ + 2 3sinϑ = 2

Come è noto: cos 2ϑ = 1 − 2 sin 2 ϑ , pertanto

( ) (
2 1 − 2 sin 2 ϑ + 2 3 sin ϑ − 2 = 0  2 1 − 2 sin 2 ϑ + 2 ) ( ) ( )
3 sin ϑ − 1 = 0  sin ϑ 2 sin ϑ − 3 = 0

. Pertanto, la soluzione cercata è: ϑ = k π ; + 2 k π ; π + 2 k π , con k ∈ Z.


3 π 2
sin ϑ = 0 e sin ϑ =
2 3 3

112) cosϑ + sin ϑ tan ϑ > 1


sin ϑ π
Come è noto: tan ϑ = , con ϑ ≠ + k π , pertanto:
cos ϑ 2

−1 > 1
sin ϑ
cos ϑ + sin ϑ
cos ϑ

cos 2 ϑ + sin 2 ϑ − cos ϑ > 0 ⇒ 1 − cos ϑ > 0 ⇒ −1 > 0


1
cos ϑ

> 1 ⇒ che per cosϑ ≤ 0 , cioè per


1 π 3  1 
+ 2 kπ ≤ ϑ ≤ π + 2 kπ è impossibile  ≻ 1 .
cos ϑ 2 2 n≺0 
π π
Per − + 2kπ ≺ ϑ ≺ + 2 k π , con ϑ ≠ 2kπ è sempre verificata.
2 2
62

1 3  π
113) sin 2ϑ + cos 2ϑ ≥ sin  ϑ + 
2 2  6

Dalle formule di addizione e duplicazione si ottiene:

1 3 π  π  π  π  π 
sin 2ϑ + cos 2ϑ = cos   sin 2ϑ + sin   cos 2ϑ = sin  + 2ϑ  = 2 sin  + ϑ  cos  + ϑ 
2 2 3 3 3  6  6 

π  π  
sin  + ϑ   2 cos  + ϑ  − 1 ≥ 0 che si trasforma nei due sistemi:
6  6  

⎧ sin  π + ϑ  ≥ 0 ⎧ sin  π + ϑ  ≤ 0
⎪  6 ⎪  6

 
 
⎨ ⎨
⎪ cos  + ϑ  ≥ ⎪ cos  + ϑ  ≤
π  1 π  1
⎩ 6  2 ⎩ 6  2

Restringiamo l’intervallo a [ −π , π ]

⎧ 0 ≤ π +ϑ ≤ π ⎧
⎪ ⎪
π

−π ≤ +ϑ ≤ 0

⎨ π π ⎨
6 6

⎪ − ≤ +ϑ ≤ ⎪ −π ≤ + ϑ ≤ −  ≤ + ϑ ≤ π
π π π π π
⎩ 3 6 3 ⎩ 6 3 3 6

 π π  π π
0 ≤ ϑ + ≤  ∪ −π ≤ ϑ + ≤ −  da cui la periodicità
 6 3  6 3

 π π   7 π 
− + 2kπ ≤ ϑ ≤ + 2kπ  ∪ − π + 2kπ ≤ ϑ ≤ − + 2kπ 
 6 6   6 2 .
63

Geometria analitica.
Equazioni canoniche:
- ax + by + c = 0Equazione della retta;
- y = mx + q Caso di rette non verticali: m è il coefficiente angolare m = - a/b, q = - c/b, b ≠
0;
( x − x0 ) + ( y − y0 ) = r 2 Equazione della circonferenza di centro ( x0 , y0 ) e raggio r;
2 2
-

( x − x0 ) ( y − y0 )
2 2

- + =1 Equazione dell’ellisse di centro ( x0 , y0 ) e semiassi a e b;


a b
( x − x0 ) ( y − y0 )
2 2

- − =1 Equazione dell’iperbole di centro ( x0 , y0 ) , con l’asse parallelo


a b
all’asse delle y e secante l’asse traverso in y0, ± b;
- xy = a (a ≠ b) Equazione dell’iperbole equilatera di vertici a , a e − a , − a ( ) ( )
per a > 0, e di vertici − a , a ( )e( a , − a per a < 0;
)
- y = ax2 + bx + c Equazione della parabola con asse parallelo all’asse delle y e vertice

 , per a > 0 la concavità è rivolta verso l’alto, per a < 0 la concavità è rivolta
 b 4 ac − b 2 
− ,
 a 4a 
verso il basso;
- x = ay2 + by + c Equazione della parabola con asse parallelo all’asse delle e vertice

 , per a > 0 la concavità è rivolta verso destra, per a < 0 la concavità è


 4 ac − b 2 b 
 ,−
 4a 2a 
rivolta verso sinistra.
Complemento del quadrato:
2 2
  b    d  b2 d 2
ax + bx + cy + dy + e = a  x −  −
2 2
 + c y −−  + e − − =0
  2a     2c   4a 4c

+ − e > 1, si ottiene:
b2 d 2
Posto che
4a 4c
2 2
  b    d 
 x −  − 2a    y −  − 2c  
     
a 2
+c 2
=1
 b2 d 2   b2 d 2 
 + −e  + −e
 4 a 4c   4 a 4c 
   
64

114) Disegnare il luogo geometrico: x + y + 2x − 2 = 0


2 2

Utilizzando il metodo del complemento al quadrato si ottiene:

( 3 ) che
2
0 = x2 + 2x + y2 − 2 = ( x +1) + y2 − 3  ( x +1) + y2 =
2 2
è l’equazione canonica della

circonferenza di centro ( −1,0) e raggio r = 3 .

115) 36x +12x − y + 4 = 0


2 2

Utilizzando il metodo del complemento al quadrato si ottiene:

( x+ 1 )
2
2
 1 y2 6
0 = 36 x 2 + 12 x − y 2 + 4 = 36  x +  − y 2 + 3  − =1
( )
2 2
 6 3  1 
 
 12 

(
Che è l’equazione canonica dell’iperbole di centro − 16 ,0 , semiassi a = 1
12
= 1)2 3
eb= 3

con e asse parallelo all’asse delle y.

116) 4 x 2 + 2 x + 4 y 2 − 2 y = 3
2

Utilizzando il metodo del complemento al quadrato si ottiene:


2 2 2 2 2
3  1  1 1  1  1  1 
= 4x2 + 2x + 4 y2 − 2 y = 4  x +  + 4  y −  −   x +  +  y −  =  
2  4  4 2  4  4  2

(
Che è l’equazione canonica della circonferenza di centro − 14 , 14 e raggio r = 1
2
. )

117) 4x − y + 2y = 9
2 2

Utilizzando il metodo del complemento al quadrato si ottiene:

( y −1)
2
3 x2
= 4x2 − y2 + 2 y = 4x2 − ( y −1) +1 
2
− =1
( ) (2 2)
2 2
2 2

Che è l’equazione canonica dell’iperbole di centro ( 0,1) , semiassi a = 2 e b = 2 2 con e asse


parallelo all’asse delle y.
65

118) 2x + 3 y = 3( y +1) +1

Raccogliendo i monomi simili si ottiene: 2 x − 4 = 0


Questa è l’equazione canonica di una retta parallela all’asse delle y e passante per = 2.

119) xy − 5 x − 4 y + 20 = 0

xy − 5x − 4 y + 20 = x ( y − 5) − 4 ( y − 5) = ( x − 4)( y − 5)

Il luogo geometrico è degenere nella coppia di rette y = 5 (orizzontale) e = 4 (verticale).

120) log x 2 > 3

Affinché la disequazione sia definita è necessario che >0e ≠ 1.

, essendo log 2> 0, affinché > 3 è necessario che lo g x > 0, ovvero che
log 2 log 2
log x x =
log x log x

> 1. Quindi > 3 ⇔ lo g x < ⇔ x< e


log 2 ( log 2)
= ( elog 2 ) 3 = 3 2 .
1
log 2 3
log x 3

Pertanto log x 2 > 3 ammette soluzioni se e solo se x ∈ 1, 3 2 . ( )

121) Confrontare:
π 3
1 1
a) 85/2 e 55/2 b) 2-7/2 e 3-7/2 c) π-5/6 e 3-5/6 d) 2 2
e2 3
e)   e   .
2 2

Per ogni α ∈ N , poniamo pα ( x ) = xα ; ricordiamo che pα è maggiore di zero (strettamente crescente)


per α > 0, decrescente per α < 0. Poniamo ex pa ( x ) = a x ; ex pa è strettamente crescente per a >1,
decrescente per a <1.
66

a) 85/2 = p 5 ( 8 ) > p5 ( 5 ) = 5 ( 2) > ( 3) = 3


5 −7
2
b) 2-7/2 = p− 7 p− 7 2
2 2 2 2

c) π-5/6 = p− 5 (π ) < p− 5 ( 3) = 3 d) 2 2 < exp p2 ( 3) = 2


−5 3
6
6 6

e)   = exp 1 (π ) < exp 1 ( 3) = 1


π
1
( )
3

2 2 2 2

è strettamente crescente su [ 0, +∞[ (e > 1).


e x + e− x
122) Provare che la funzione cosh x =
2
Siano x1, x2 ≥ 0, si ottiene:
e x2 + e− x2 e x1 + e x1 1 x2 1 e x2 − e x1  1
cosh x2 − cosh x1 =
2

2 2
( 1
2
) ( 2
) ( e e  2
)
= e − e x1 + e − x2 − e − x1 =  e x2 − e x1 − x1 x2  = e x2 − e x1 ( ) 1 − e 1e
x1 x2


Se 0 ≤ x1 < x2 si ottiene e x2 > e x1 e e x2 + x1 > e0 = 1 , da cui 1 − > 0; ne segue che:


1
x1 + x2
e
cosh x2 > cosh x1 se 0 < x1 < x2.



x ∈ ]−∞,1[
x 2 se x ∈ [1, 4[ dominio: o ∈ N

⎪ 2 x se x ∈ [ 4, +∞[
123) f( ) =

La f( ) è strettamente crescente su ognuno degli intervalli I1 = ]−∞,1[ , I 2 = [1, 4[ , I 3 = [ 4, +∞[ .

Inoltre per x ∈ I1 ⇒ f( ) = x < 1 = f(1); per x ∈ I2 ⇒ f( ) = 2 < 42 = f(4). Pertanto f( ) è strettamente


crescente su R (monotòna). Quindi essendo strettamente crescente, la f( ) è iniettiva.
67

Nel dominio X = R è f(N ) = R, infatti f(I1) = I1, f(I2) = [1,16[ , f(I3) = [16, +∞[ , pertanto:

f ( R ) = f ( I1 ) ∪ f ( I 2 ) ∪ f ( I 3 ) = R .

Se ϕ è l’inversa della biisezione che f induce su f(X) per trovare ϕ:

Sia y ∈ N , ϕ(y) = x ⇔ y = f( ), quindi:

⎧ y ≤1 e y = ⎧ y ≤1 e y = ] se y ≤ 1
⎪ ⎪ ⎧
y ∈ [1,16[ e y = x 2 ⇔ y ∈ [1,16[ e x = y ⇒ ϕ(y) = y se y ∈ [1,16[ .
⎨ ⎨ ⎨
⎪ y ≥ 16 e y = 2 x ⎪ y ≥ 16 e x = log 2 y ⎩ log 2 y se y ≥ 16
⎩ ⎩

x
124) Sia f: R → R definita da f( ) =
(1 + x )
Se f( ) è dispari: f(− ) =
−x x
=− = − f ( x) .
(1 + − x ) 1 + x
Per x1, x2 > 0 f( 1) < f( 2) cioè x1 (1 + x2 ) < x2 (1 + x1 ) , ovvero x1 < x2 .

Siano ora x1, x2 con x1 < x2: se x1 ≤ 0 < x2, quindi f( 1) ≤ 0 < f( 2 ).

Se 0 ≤ x1 < x2 si ha f( 1) < f( 2 ). Se x1 < x2 ≤ 0 è – x1 > – x2 ≥ 0, da cui f(− 1) > – f( 2 ) e per


disparità si ottiene – f( 1) > – f( 2 ), cioè f( 1) < f( 2 ). In ogni caso è f( 1) < f( 2 ): f( ) è strettamente
crescente.

Proviamo che f(N ) = ]−1,1[ : per disparità è sufficiente provare che f ( R+ ) = [ 0,1[ . Se x ≥ 0 si ha:

<1; viceversa se
x
0 ≤ f ( x) = y ∈ [ 0,1[ l’equazione y = f( ) (con x ≥ 0) è:
(1 + x )
x y y
y= ⇔ x (1 − y ) = y ⇔ x = , con ≥ 0 per ∀y ∈ [ 0,1[ , quindi y ∈ f ( R+ ) .
1+ x 1− y 1− y

Pertanto f ( R+ ) = [ 0,1[ e f ( R ) = ]−1,1[ . La funzione f ristretta nell’intervallo ]−1,1[ = ( −1,1) f è


suriettiva ( ( −1,1) = f ( R ) ) è iniettiva; essendo f strettamente crescente è, quindi, anche biiettiva.
∈ N e la funzione inversa ϕ(y) = x ⇔ y = f( ) ⇔
x
Se y ∈ ]−1,1[ e se y= si ottiene:
1+ x

0 1+ x o . ⇔ 0 1− y o .
x x y y
y= y = x= x=

<0 <0
1− x 1+ y .
x≥0 x≥0

< 0 ⇔ y < 0.
y y
Per y ∈ ]−1,1[ è ≥ 0 ⇔ y ≥ 0 mentre
1− y 1+ y
68

se y ≥ 0, ϕ ( y ) = se y < 0, ovvero:
y y
Ne segue che ϕ ( y ) =
1− y 1+ y

y
ϕ ( y) = per ogni y ∈ ]−1,1[ .
1− y

125) f ( x ) = log x x Trovare il dominio di f e tracciarne il grafico.


2

f(x) è definita per x > 0, x ≠ 1.

log x 2 2 log x
log x x 2 = = = 2.
log x log x

126) Date le funzioni f ( x ) = ( x 2 ) e g ( x ) = x , dimostrare che esse coincidono per x > 0, ma non
x 2x

su tutta l’intersezione dei loro domini.

La f (x) è definita per ogni x ≠ 0 ( ∈ N\ {0} ), mentre g (x) è definita su

{ x ∈ R : x ≻ 0} ∪{ x ∈ R : x ≺ 0;2x ∈ Z} .

127) f ( x ) = log x 2

Il dominio di f (x) è X, e considerato che è definita per x > 0 e x ≠ 1, il dominio è X = ]0, +∞[ \ {1} .
69

L’immagine f (X) di f (x): y ∈ f (X) se e solo se esiste x > 0, x ≠ 1, tale che y = log x 2 =
log 2
, da
log x
cui y log x = log 2 .

log 2 log 1
Se y = 0, si ha 0 = log 2 (assurdo). Se y ≠ 0, si trova log x =
2

, cioè x = e y
=2 y
.
y

Pertanto l’immagine f (X) = N\ {0} e l’inversa f (x)/f ( f ( x) / f )


−1 1
( y) = 2 y
per ogni y ≠ 0.

La f (x) è iniettiva.

128) Data la funzione f : x → x − 1 − x , trovarne il dominio X.


2

Determinare la fibra f ( y ) al variare di y ∈ R, e l’immagine f (X ).


Il dominio X è: { x ∈ R :1 − x 2
} { }
≥ 0 = x ∈ R : x 2 ≤ 1 = [ −1,1] .

(Teoria: Sia f : X → Y una funzione, e sia T ⊆ Y . Si chiama immagine inversa f (T ) ,


controimmagine o antimmagine, di T mediante f l’insieme degli x ∈ X la cui immagine sta in T :
o

f (T ) = { x ∈ X : f ( x ) ∈ T } . Ad esempio se f : Z → Q è data da f ( x ) = x e
2
{
T = 0, 1 ,1 . Si ha
2 }
f (T ) = {0.1, −1} . Se T =N, è f ( N ) = Z . Se T = {2} si ha f (T ) = 0 , cioè non c’è nessun intero
il cui quadrato sia 2. A differenza dell’immagine diretta, l’immagine inversa conserva sia unioni che
intersezioni. Se T1, T2 ⊆ Y si ha:

f (T1 ∪ T2 ) = f (T1 ) ∪ f (T2 ) e f (T1 ∩ T2 ) = f (T1 ) ∩ f (T2 ) .


E‘ sempre f (Y ) = X ; f ( 0) = 0 . Si noti che f : X → Y è suriettiva se e solo se per ogni T ⊆ Y (che
non sia vuoto) si ha f (T ) ≠ 0 .

Se T = { y} contiene un solo y ∈ Y, si scrive, abusando, f ( y) in luogo di f ({ y}) . L’insieme


f ( y ) è chiamato fibra di f su y).
y ∈ R
( y ) = { x ∈ X : f ( x ) = y} , insieme delle soluzioni dell’equazione f ( x ) = y , nell’incognita x ∈ X.
Quindi, nell’esercizio dato, per ogni la fibra di f su y è, per definizione,
f

L’equazione x − 1 − x2 = y equivale a x − y = 1 − x2 che non ha soluzioni per x – y < 0, in quanto

1 − x2 ≥ 0 , ed equivale a: ( x − y ) = 1 − x 2 se x – y ≥ 0 ⇔ x ≥ y. Tale equazione si scrive:


2

2x − 2xy + y −1 = 0 ⇔ x =
2 2
y ± y2 − 2 y2 −1 ( ) = y± 2 − y2
.
2 2
70

Se 2 − y < 0, cioè se y > 2 non ci sono soluzioni reali; in altre parole la fibra su y è vuota se
2 2

y> 2 .

Se 2 − y = 0 , cioè se y = ± 2 le soluzioni sono: x = ± 2 , corrispondente a y = − 2 .


2
=± 1
2 2

Se y < 2 , abbiamo: x1 ( y ) =
y − 2 − y2 y + 2 − y2
; x2 ( y ) = , pertanto si ottiene:
2 2

2 x1 ( y ) − y = − 2 − y 2  2 ( x1 ( y ) − y ) = − y − 2 − y 2 ; se x1 ( y ) − y ≥ 0 la soluzione x1 ( y ) è
accettabile, essendo maggiore o uguale a y, e così anche la soluzione x2 ( y) , essendo:

x2 ( y) > x1 ( y ) ≥ y . Per tali y la fibra f ( y ) ha, quindi, due punti. Si ha − y − 2 − y 2 ≥ 0 se e solo


se y ≤ 0, ed inoltre − y ≥ 2 − y 2 ; essendo – y ≥ 0, quest’ultima disequazione equivale a
y2 ≥ 2 − y2 ⇔ y2 ≥ 1 ⇔ y ≥ 1 , che essendo y ≤ 0 equivale a y ≤ –1.

Quindi se − √2 < y ≤ –1 si ha f ( y ) = { x1 ( y ) , x2 ( y )} .
Perché x2 ( y) sia soluzione occorre e basta che sia x2 ( y ) ≥ y ; come abbiamo visto sopra, si ottiene:

2 x2 ( y ) − y = 2 − y 2  2 ( x2 ( y ) − y ) = − y + 2 − y 2 , quantità che, certamente, è positiva se

– 1< y ≤ 0, e se y > 0 essa è positiva se e solo se si ha: 2 − y2 ≥ y ⇔ 2 − y2 ≥ y2 ⇔ y2 ≤ 1

Cioè 0 < y ≤ 1. Pertanto, se – 1< y ≤ 1 si ha f ( y ) = { x2 ( y )} .


Così si è anche determinata l’immagine f (X) di f (x), insieme degli y ∈ R per cui f ( y) non è
vuoto; si ha f ( X ) =  − 2 ,1 .
 
71

129) Disequazioni trigonometriche.


Esempio: cos x ≥ α non ha soluzioni se α > 1; se α = 1 è soddisfatta da xk = 2kπ (k ∈ Z );
se α ≤ 1 l’insieme delle soluzioni è R. Se –1< α < 1 la disequazione è, nell’intervallo-periodo
[– π, π], soddisfatta per - arccos α ≤ x ≤ arccos α; l’insieme delle soluzioni è, quindi:

– arccos α + 2kπ ≤ x ≤ arccos α + 2kπ (k ∈ Z ).


Esempio cos x ≤ α , nel caso di –1< α < 1 conviene scegliere [0, 2π] come intervallo-periodo, ed
in tale intervallo le soluzioni sono arccos α < x < 2 π – arccos α, quindi l’insieme delle soluzioni è:
arccos α + 2kπ < x < 2 π – arccos α + 2kπ (k ∈ Z ).

Pertanto le soluzioni delle disequazione sin x > r sono:


arcsin α + 2kπ < x < π – arcsin α + 2kπ (k ∈ Z ).

Si considera [– π, π] l’intervallo-periodo se 0 ≤ α < 1; in tale intervallo le soluzioni sono:


arcsin α < x < π – arcsin α;

Se –1< α < 0, si considera −π 2 , 32π  come intervallo-periodo.

Esempio sin x < r ha soluzioni: – arcsin α – π + 2kπ < x < π – arcsin α + 2kπ (k ∈ Z ).

Esempio tan x ≥ α ha come insieme delle soluzioni, in −π 2 ,π 2 , l’intervallo arctanα,π 2 ;
l’intervallo di tutte le soluzioni è: arctan α + kπ ≤ x < π/2 + kπ (k ∈ Z ).

130) 3cos x − sin x > 1.

( 3) + ( −1) = 4 = 2 si ottiene, per il primo


2 2
Moltiplicando e dividendo il primo membro per

 3 1 
membro: 2  cos x − sin x  .
 2 2 

π 3 π 1
Sapendo che cos = ,sin = ed applicando la formula di addizione del coseno:
6 2 6 2

( cos (α + β ) = cos α cos β − sin α sin β ) si ha:

 π π   π
3 cos x − sin x = 2  cos cos x − sin sin x  = 2cos  x +  .
 6 6   6

 > 1/2.
 π
Pertanto la disequazione data diventa: cos  x +
 6

Come si è visto al 129), la disequazione cos y > 1/2 ha come insieme delle soluzioni;
72

– π/3 + 2kπ < y < π/3 + 2kπ (k ∈ Z).


Dato che: – π/3 – π/6 = – π/2 (– 60o – 30o = – 90o), e π/3 – π/6 = π/6, l’insieme delle soluzioni è:
– π/2 + 2kπ < x < π/6 + 2kπ (k ∈ Z).
In generale, le disequazioni del tipo c1 cos ω x + c2 sin ω x ≥ 0 ≤ α , con c1, c2 costanti non entrambe
nulle, possono essere risolte scrivendo il primo membro nella forma a cos (ω x + ϕ ) (si moltiplica e
c1 c
si divide per a = c12 + c2 2 , e si prende ϕ tale che sia cos ϕ = sin ϕ = − 2 .
a a

131) cos x > sin x

cos x – sin x > 0; ( )


cos x − sin x = 2 cosπ cos x − sin π sin x = 2 cos x + π ;
4 4 4 ( )
Quindi cos x + π 4 > 0, che ha come insieme delle soluzioni:
( )
– π/2 + 2kπ < x + π/4 < π/2 + 2kπ ⇔ – π (1/2+1/4) + 2kπ < x < π/4 + 2kπ (k ∈ Z).
Cioè – 3/4 π + 2kπ < x < π/4 + 2kπ (k ∈ Z).
Soluzione diretta: tenendo presente il cerchio unitario, con l’ “avvolgente”, sono soluzioni i punti in
cui l’ascissa cos x è maggiore dell’ordinata sin x, quindi i punti del cerchio al disotto della diagonale
(bisettrice del primo e terzo quadrante). Nell’intervallo [– π, π] le soluzioni sono i punti
dell’intervallo
– 3/4 π + 2kπ < x < π/4 + 2kπ (k ∈ Z).

132) cos ( 7 x ) cos x + sin ( 7 x ) sin x <


3
2
In base alle formule di addizione si ha:

cos ( 7 x ) cos x + sin ( 7 x ) sin x = cos ( 7 x − x ) = cos ( 6 x ) ,

cos (6 x ) < per 1/6 π + 2kπ < 6 x < 11/6 π + 2kπ e l’insieme delle soluzioni è:
3
2
1/36 π + kπ/3 < x < 11/36 π + kπ/3 (k ∈ Z).
1
133) sin x + 2 cos x =
cos x
π
L’equazione è definita per cos x ≠ 0, cioè per x ≠ + kπ .
2

Dividendo ambo i membri per cos x si ha:


1
tan x + 2 = = 1 + tan 2 x ovvero tan 2 x − tan x − 1 = 0 , considerata t = tan x
cos 2 x
73

1± 5
t 2 − t −1 = 0  t = = tan x
2

 + kπ  , (k ∈ Z).
 1 ± 5  
tan 2 x − tan x − 1 = 0 se e solo se x = arctan 
 2  

3 
134) tan x + cot an  π − x  = 1
2 

π − x ≠ nπ (m, n ∈Z ) ovvero per x ≠ + k π , (k ∈ Z).


π 3 π
L’equazione è definita per x ≠ + mπ e
2 2 2

3  π 
cot an  π − x  = cot an  − x  = tan x .
2  2 
L’equazione, quindi, equivale a 2 tan x = 1, cioè tan x = 1/2, che ha insieme delle soluzioni:

x = arctan 1 + kπ , (k ∈ Z).
( )
2
135) sin x − cos x = 1


 1 1  1 1 1
sin x − cos x = 1 ⇔ 12 + 12  sin x − cos x  = 1 ⇔ sin x − cos x =
 2 2  2 2 2

⇔ cos ⇔ sin  x −  = sin ⇔


π π 1  π π
sin x − sin cos x =
4 4 2  4 4

⎧ x − 4 = 4 + 2 kπ (k ∈ Z )

π π
hiijk
x=π
⇔ ⇔ 0 hiijk
+ 2 kπ (k ∈ Z )


2

⎪ x − π = π − π + 2kπ
.

⎩ 4 (
4 ) x = π + 2kπ

136) cos ( 2x ) + cos x = sin ( 2x ) + sin x

Dalle formule di prostaferesi si ottiene:

3  3   x  3   3   x
2 cos  x  cos ( x ) 2 = 2sin  x  cos   ⇔  cos  x  − sin  x   cos   = 0
2  2  2  2   2  2

⎧ ( 2) = 0 ⎧
⎪ ⎪
cos x =π + kπ , ( k ∈ Z )
hiijk
x

⇔ hiijk ⇔
2 2

⎨ ⎨
⎪ cos 3 x = sin 3 x ⎪ cos 3 x = cos π − 3 x
( ) ( )
⎩ 2( ) 2 ( ) ⎩ 2 2 2
74

⎧ ⎧ x = π + 2kπ , ( k ∈ Z )

x = π + 2kπ , ( k ∈ Z )
⇔ hiijk
hiijk
( ) (
cos 3 x = cos π − 3 x ⇔
⎨3
) ⎨

.
⎩ x = 6 + 3 kπ , ( k ∈ Z )
( )
2 2 2
⎩ 2
x = ± π − 3 x + 2kπ π 2
2 2

> cos x
sin x
137) 1 +
2

Per ∀ ∈ N si ha 1 + sin x ≥ 1 − 1 > 0


2 2

Il primo membro è definito, e strettamente maggiore di zero per ∀ ∈N.


Determiniamo le soluzioni della disequazione nell’intervallo [0, 2π]. La disequazione è certamente
verificata per ogni x per cui cos x ≤ 0, ovvero nell’intervallo π 2 , 32π  ; per gli x tali che cos x ≥ 0

essa equivale a 1 + sin x > cos2 x = 1 − sin 2 x ( sin 2


)
x + cos 2 x = 1 , cioè:
2

sin x sin x+ 1 > 0 ⇔ sin x < –1/2, oppure sin x > 0, equivalente a:
( )
2
7/6 π < x < 11/6 π +2k π, oppure 0 < x < π.
L’insieme delle soluzioni, ristrette all’intervallo [0,2π] è, quindi:

π , 3 π  ∪ 7 π ,11 π  ∪ ]0, π [ = 0,11 π  .


 2 2   6 6   6 

Essendo 1 + sin x − cos x periodica di periodo 2π, l’insieme delle soluzioni è:


2

{x ∈ R : 2kπ ≺ x ≺ 11π 6 + 2kπ , k ∈Z} .


1 − sin x π x 
138) = tan  − 
cos x  4 2
π x π π
E’ definita per cos x ≠ 0 e per − ≠ + k π , ovvero per x ≠ + kπ , k ∈ Z .
4 2 2 2

1 − sin x π x 
Per x = π + 2kπ , ( k ∈ Z ) si ottiene: = −1 = tan  −  , altrimenti, se x ≠ π + 2kπ , ( k ∈ Z )
cos x  4 2
x ( )
posto t = tan 2 , si ottiene: sin x =
2t
1+ t 2
,cos x =
1− t 2
1+ t 2
,

π ( ) ( )
 π x  tan 4 − tan 2
tan  −  =
x
=
1 − tan x
2 = 1− t ; ( )
4 ( ) ( )
 4 2  1 + tan π tan x
2
1 + tan x
2
1+ t ( )
75

L’equazione equivale, quindi, a:


2t
1− 1 − sin x π x 
1 + t 2 = 1 − t ⇔ ( t − 1) = (1 − t ) , ed è sempre verificata, cioè è
2 2
= tan  −  per ogni
1− t2 1+ t 1+ t 1+ t cos x  4 2
1+ t 2

x ≠ π + kπ , ( k ∈ Z ) .
2

Soluzione alternativa: Per x ≠ π + k π , ( k ∈ Z ) ,


2

x
1 − sin x 1 − 2sin 2 cos 2
=
x ( ) ( ) ( )
(dividendo per cos x 2 per x ≠ π + k π , k ∈ Z )
2

( ) ( )
,
cos x cos2 x − sin 2 x
2 2

1
cos 2 x ( 2) ( 2)
− 2 tan x
( 2)
1 + tan 2 x ( 2 ) = ( ( 2 ) − 1)
− 2 tan x tan x
2

( 2) =
1 − tan x
= =
1 − tan 2
(x 2) 1 − tan ( x )
2
2
1 − tan ( x )
2
2
1 + tan ( x )
2

(
tan π − x .
4 )

139) tan x tan ( 4 x ) = −1

π kπ
L’equazione è definita per x ≠ + , k ∈ Z ed è:
8 4

sin x sin ( 4 x )
tan x tan ( 4 x ) = −1 ⇔ = −1 ⇔ sin x sin ( 4 x ) + cos x cos ( 4 x ) = 0 ⇔ cos ( 4 x − x ) = 0
cos x cos ( 4 x )

⇔ cos ( 3x ) = 0 ⇔ 3 x = π + k π ⇔ x = π + k π , ( k ∈ Z ) .
2 6 3

Quindi le soluzioni dell’equazione data sono:

6 { 3 8 4 }{
S = π + k π , k ∈ Z \ π + nπ , n ∈ Z = π + k π , k ∈ Z
6 3 } { }
Si ricorda che basta determinare le soluzioni nell’intervallo [0, π].

140) ( )
2 + 1 sin 2 x + ( )
2 − 1 cos 2 x + sin ( 2 x ) = 2

Essendo sin 2 x = 1 − cos 2 x , e tenuto conto delle formule di duplicazione, si ottiene:

( )
2 + 1 sin 2 x + ( )
2 − 1 cos 2 x + sin ( 2 x ) = 2 + 1 − 2 cos 2 x + 2 sin x cos x ,

2 = 2 + 1 − 2 cos 2 x + 2 sin x cos x ⇔ 2 cos 2 x − 1 = 2 sin x cos x , che equivale a:

1 = 2 cos 2 x − 2 sin x cos x . Se x = k π è cos x = 0 e l’equazione non è soddisfatta (1 = 0 assurdo).


76

Se x ≠ kπ, dividendo per cos2 x si ottiene:


1 = 2 − tan x ⇔ 1 + tan 2 x = 2 − 2 tan x ⇔ tan 2 x + 2 tan x − 1 = 0
cos 2 x

Considerando t = tan x, l’equazione diventa t 2 + 2t − 1 = 0 , che ha due radici reali: t = − 1 ± 2 ,


così le soluzioni dell’equazione di partenza sono date da:

(
arctan − 1 ± )
2 + k π , k ∈ Z . Posto t ' = arctan ( )
2 − 1 si ottiene t ' ∈0,π  ( √2 –1< 1) e
 4

tan 2 x = 2 tan t ' =


2 ( 2 −1 ) da cui 2t ' = π  t ' = π analogamente
(1 − tan t ')
2
1 −
 ( 2 − 1  )
2 4 8
 
(
si trova che arctan − 1 − 2 = − 3π .
8 )
Le soluzioni dell’equazione data sono: − 3π + k π , π + k π , ( k ∈ Z ) .
8 8

141) Trovare, al variare di a ∈ R il dominio Da della funzione


1
t→ Il polinomio in a → a 2 + 2 a cos t + 1 ha per discriminante ridotto
1 + a + 2a cos t
2

2
b
∆ =   − ac = cos 2 t − 1 .
2
Se cos t ≠ ± 1 il polinomio è sempre strettamente positivo.
Se cos t = ± 1 il polinomio si annulla con uno zero doppio in a = − cos t = ±1, altrimenti è positivo.
Quindi: se a ≠ 1, –1 allora Da = R. Se a = 1, Da = – R privato dei punti in cui cos t = –1, cioè:

D1 = R \ {( 2k − 1) π : k ∈ Z} , invece D−1 = R \ {2kπ : k ∈ Z} .

∈ N vale arccos 
 1− x2 
142) Per quali 2 
= 2 arctan x ?
 1 + x 

( )
Posto x = tan t 2 con t ∈]−π , π [ : è t = 2arctan x e
1 − x 2
=
1 − tan 2 t
2 = cos t , quindi: ( )
1 + x 1 + tan t
2 2
2 ( )
 1 − x2 
arccos  2 
= 2 arctan x ⇔ arccos ( cos t ) = t , questo avviene se e solo se t ∈ ]0, π ] .
 1 + x 

Quindi per t ∈]−π , π [ l’uguaglianza vale se e solo se t ∈[ 0, π [ , che corrisponde a

x = tan t ( 2) ∈[0, +∞[ .


77

143) log a ( sin θ ) + log a ( cos θ ) = log a 3 − 2log a 2 , con a > 0, a ≠ 1 (fissato).

Per θ ≠ k π , k ∈ Z è loga ( sin θ ) + loga ( cosθ ) = loga ( sin θ cosθ ) , mentre


2

log a 3 − 2 log a 2 = log a 3 − log a 2 2 = log a  3  ; pertanto l’equazione equivale a


 4 

sinθ cosθ = 3 , cioè sin 2θ = 2sin θ cosθ = 3 = sin π da cui 2θ = π + 2 k π oppure


4 2 3 3 ( )
2θ = π − π + 2 k π , k ∈ Z , cioè θ = π + k π oppure θ = π + kπ , k ∈ Z .
3 6 3

(
144) log 2 x = log 2 7 + 5 2 + 8 log 2 ) ( )
2 + 1 + 7 log 2 ( 2 −1 )
Possiamo riscrivere l’equazione nel seguente modo:

(
log 2 x = log 2  7 + 5 2 )( )( )
2 − 1  , quindi:
8 7
2 +1
 

( )( )( )
8 7
x = 7+5 2 2 +1 2 −1 . Si osservi che 1 = 2 −1
( 2 +1 )
( )( )
8 7
(infatti 1= ( 2 −1 )( )
2 + 1 = 2 − 1 = 1 ), sicché 2 +1 2 −1 = 2 + 1 e

(
x = 7+5 2 )( )
2 + 1 = 12 2 + 17 .
78

145) Numeri razionali e irrazionali.


Provare che log2 2 è irrazionale:

coprimi. Tale relazione equivale a 2 = 10p/q ⇔ 2q = 10p = 2p5p. Chiaramente p > 0 (log10 x = 0 se e
supponiamo che tale numero sia invece razionale, quindi sia log2 2 = p/q, con p e q interi positivi

solo se x = 1), quindi 10p è divisibile per 5. Ma gli unici divisori non banali di 2q sono potenze di 2;
quindi è assurdo supporre che 2q = 10p.

146) Determinare le radici razionali dell’equazione:


3x3 − 2 x2 − 6 x + 4 = 0

(Teoria: siano a0,…am-1, interi, m ≥ 1 ∈ N, sia C ∈ R tale che C + am−1C


m−1
m
+ ... + a1C + a0 = 0

pm + am−1qpm−1 + ... + a1qm−1 p + a0qm = 0 , da cui q ( am −1 p m + ... + a1q m − 2 p + a0 q m −1 ) = − p m

Pertanto q divide pm, assurdo perché q e p sono coprimi, quindi tali sono anche q e pm. La
generalizzazione è quasi identica: si ha, eliminando i denominatori:

am pm + am−1qpm + ... + a1qm−1 p + a0qm = 0 , da cui q ( am−1 p m + ... + a1q m − 2 p + a0 q m −1 ) = − am p m , quindi q


divide am; ma si ha anche p ( am −1q m −1 + am −1qp m − 2 + ... + a1q m −1 ) = − a0 q m per cui p divide a0 qm; ma è
primo con q, quindi con qm, quindi divide a0).
Per quanto sopra, se c = p/q è una radice razionale di 3 x 3 − 2 x 2 − 6 x + 4 = 0 allora p divide 4 e q
divide 3; pertanto p ∈ ( ±1, ±2, ±4 ) e q∈ (1,3) ; vi sono in tutto dodici possibilità:

± 1, ± 1 , ± 2, ± 2 , ± 4, ± 4 . Sostituendo si trova che c = 2/3 è l’unica radice razionale del polinomio


3 3 3
dato.

147) Estremo superiore, inferiore, massimi e minimi di un insieme.

limitato se esiste un numero reale α tale che, per ogni numero a ∈ A, valga la relazione a ≤ α (a ≥ α).
(Teoria: Dato un sottoinsieme A ≠ 0 di numeri reali, si dice che esso è superiormente (inferiormente)

In tal caso il numero α si chiama maggiorante (minorante) dell’insieme A. L’insieme A si dice limitato
se esso è contemporaneamente superiormente e inferiormente limitato. Dato un insieme di numeri
reali A ≠ 0 superiormente (inferiormente) limitato, si definisce estremo superiore di A o sup A
(estremo inferiore di A o inf A) il più piccolo dei maggioranti (il più grande dei minoranti) che si
dimostra esistere ed essere unico. Più precisamente S = sup A (s = inf A) se valgono le seguenti
proprietà:
S ≥ a ∀ ∈ a ⇔ S è un maggiorante di A;
∀ ε > 0 ∃a ∈ A : S − ε ≤ a ⇔ S è il più piccolo dei maggioranti;
1)

s ≤ a ∀ ∈ a ⇔ S è un minorante di A;
2)

∀ ε > 0 ∃a ∈ A : S + ε ≤ a ⇔ S è il più piccolo dei minoranti.


3)
4)
79

In generale S (s) non appartiene all’insieme A; nel caso particolare in cui ciò avvenga, S è detto il
massimo di A o max A (minimo di A o min A). Per convenzione, se l’insieme A non è superiormente
(inferiormente) limitato, si usa dire che l’estremo superiore (inferiore)di A è +∞ ( −∞) . Ovviamente
poiché è ben noto che +∞ ( −∞) non è un numero reale, un insieme superiormente (inferiormente)
illimitato non ammette mai massimo (minimo) ).
Esempio: Determinare sup, inf e, se esistono, max e min degli insiemi:

A = {n : n ∈ N } ∪ 2 { n3
: n∈ N }
Poiché l’insieme A contiene N, esso è illimitato superiormente. Inoltre l’insieme

{ 2 n : n ∈ N} = {2, 14 , 2 27 ,...} è formato da elementi strettamente positivi che, al crescere di n,


3

diventano sempre più piccoli. In effetti, si osserva che, per ogni ε > 0, prendendo n > `2/u , si
v

ottiene 2/n3 < ε = 0 + ε. Quindi inf A = 0 e poiché 0 ∉ A, l’insieme non ammette minimo,
sup A = +∞ ; inf A = 0 .

148) A = { x ∈ R \ {0} : 2 log x 2 ≺ 3}

Risolviamo la disequazione che definisce A:

F 2logx < 3 ⇒ F logx < 3/2 ⇒ F x < e 2 ⇒ F −e 4 < < e


2 2 3 3 3

≠ 0 ≠ 0 ≠ 0 ≠ 0
2 4

Cioè A =  − e 4 , 0  ∪  0, e 4  . Quindi inf A = − e 4 , sup A = e 4 e l’insieme non ammette né minimo


3 3 3 3

   
né massimo.

149) A = {n ∈ N : n 2 + 2 n ≥ 5}

Risolviamo, in R, la disequazione che definisce l’insieme A:

x2 + 2x −5 ≥ 0 ⇔ x ≤ −1− 6 e x ≥−1+ 6 .

Osservando che −1− 6 < 0 e 1< −1+ 6 < 2 ( −1 ± )


6 ∉ N , si ottiene che i numeri naturali che
soddisfano la condizione richiesta sono tutti quelli maggiori o uguali a 2, pertanto:

A = {n ∈ N : n ≥ 2} . Quindi inf A = min A = 2,sup A = +∞. ( A = [ 2, +∞[ ∩ N ) .

 e3x e3 2 x2 + x+1 
3

150) A =  x ∈ R : 2x
=e 
 e 
Risolviamo l’equazione che definisce l’insieme A:
80

3
e3 x e3
= e2 x + x+1 ⇔ e3 x −2 x+3 = e2 x + x+1 ⇔ 3x3 − 2 x + 3 = 2 x 2 + x + 1 ⇔ 3x3 − 2 x2 − 3x + 2 = 0
2 3 2

2x
e

x 2 ( 3 x − 2 ) − ( 3 x − 2 ) = 0 ⇔ x 2 − 1 ( 3 x − 2 ) = 0 ⇔ " x + 1 = 0 x = ± 1; x = 2/3.
3 −2=0
( )
2

{ }
Quindi A= −1; 23 ; +1 da cui si ricava inf A = min A = − 1, sup A = max A = 1 .

151) A = { xy : x ∈ R, −2 ≤ x ≤ 1; y ∈ R, −4 ≤ y ≤ −1}

Poiché x cambia di segno, mentre y è sempre strettamente negativo, il valore massimo del prodotto
xy sarà positivo e si otterrà prendendo x = – 2 e y = – 4, cioè xy = 8, mentre il valore minimo sarà
negativo e si otterrà prendendo x =1 e y = – 4, cioè xy = – 4.
Quindi inf A = min A = – 4 e sup A = max A = 8.

1 
152) S =  + ( −1) : n = 1, 2,3... determinare sup S e inf S.
n

n 

 1   1 
Siano: S+ = 1 + : n ≻ 0, pari  ( n = 2, 4, 6,8,...) e S− = −1 + : n ≻ 0, dispari  ( n = 1,3,5,7,...)
 n   n 
Chiaramente S = S+ ∪ S- ; inoltre 1 < S+ , e –1 ≤ S- ≤ 0. Ne segue che sup S = sup S+ , mentre
inf S = inf S- . Poiché n ⇒ 1/n è strettamente decrescente, si ottiene:

1+ 1 < 1+ 1 se m > n; segue che 1 + 1 = 3 è il massimo di S+, quindi il massimo e anche


m n 2 2

minorante di S- : se s = –1 + ε, con ε > 0, basta prendere n dispari, con 1/n < ε, per avere
l’estremo superiore di S. Si è osservato che – 1 è minorante di S-; e, chiaramente, –1 è il massimo

−1 + 1 < s; quindi s non è minorante di S. Riassumendo:


n

sup S = max S = 3 ; inf S = − 1 ; S non ha minimo.


2

x2 + y2
153) Dimostrare che per ogni coppia di numeri reali x e y si ha xy ≤ e che l’uguaglianza
2
vale se e solo se x = y.

Si deduce la disuguaglianza tra la media geometrica √ + e la media aritmetica e la media aritmetica

(a + b)/2, se a,b > 0 si ha √ + ≤ (a + b)/2, si ha l’uguaglianza solo se a = b.

154) Se x, y, z > 0 si ottiene:

1) x2 + y 2 + z 2 ≥ xy + yz + zx ⇔ 2) ( x + y )( y + z )( z + x ) ≥ 8xyz
81

3)x2 y 2 + y 2 z 2 + z 2 x2 ≥ xyz ( x + y + z )

( x − y) + ( y − z ) + ( z − x)
2 2 2
Per la 1) si ha ≥0

Per la 2) si ha
( x + y) ≥ xy
2
Per la 3) sostituire a x xy, a y yz, a z zx nella prima per avere la 3).

 xy 
155) E =  : x, y ∈ ( 0,1)  provare che inf E = 0, sup E = 1/2.
x+ y 

> 0 per ogni x, y ∈ (0,1), quindi E è inferiormente limitato, con 0 ≤ inf E (zero è un
xy
Si ha
x+ y
minorante di E); si vede facilmente che è inf E = 0. Per questo occorre e basta dimostrare che dato
x2 x
ε ≻ 0 esiste un elemento di E minore di ε. Prendendo x = y si ha = e si ha x/2 < ε non appena
2x 2
x < 2ε. Si noti che zero, non appartenendo ad E, non è minimo di E, che pertanto non ha minimo.

Per il sup E questo è più difficile da ricavare. E è superiormente limitato: se y = max { x, y} si ha

xy y y
= ≤ < 1/2. Ne segue che E è superiormente limitato da 1/2; basta ancora prendere
x + y 1+ y 2
x

= è vicino quanto si vuole a 1/2 per x vicino a 1 (se ε > 0,


xy x
y = x e osservare che
x+ y 2
x/2 > 1/2 – ε ⇔ x > 1 – 2 ε). Anche in questo caso si osservi che sup E ∉ E, cioè che E non ha
xy y y
massimo, infatti l’ultima disuguaglianza di = ≤ < 1/2 è in senso stretto. La strada
x + y 1+ y 2

< 1/2, per x,y ∈ (0,1) può anche essere ottenuta ricordando
x
usata per maggiorare xy
(x + y)
x2 + y2
l’importante uguaglianza xy ≤ (esercizio precedente), essendo x2 < x, y2 < y, si ottiene:
2

x2 + y2 x + y xy
xy ≤ < , da cui < 1/2.
2 2 x+ y

156) Mostrare che per ogni razionale strettamente positivo a:

{ } { }
Qa = y ∈ Q : y ≻ 0, y 2 ≻ a non ha minimo, e che Pa = x ∈ Q : 0 ≺ x, x 2 ≺ a ∪ { x ∈ Q : x ≤ 0} non ha
massimo.
82

Dati x ∈ Pa , x ≥ 0, y ∈ Qa si ha x2 < a < y2 ; mostriamo che esiste un razionale ε > 0, con ε < y, tale
che ( x + ε ) < a < ( y − ε ) . Ciò prova quanto voluto, perché allora
2 2
x +ε ∈Pa , y −ε ∈Qa (essendo
y − ε > 0), quindi x non è il massimo di Pa e y non è il minimo di Qa. Si può supporre che ε < 1,
quindi ε2 < ε. Ora ( x + ε ) = x 2 + 2 xε + ε 2 < x + 2 xε + ε = x + ( 2x + 1) ε e si ottiene che
2 2 2

a − x2
x + ( 2x +1) ε ≤ a se e solo se ε ≤
2
.
2x +1

Similmente, ( y − ε ) = y − 2 yε + ε > y − 2yε ; e si ottiene y − 2yε ≥ a se e solo se ε ≤


2 2 2 2 2 y2 − a
.
2y
 a − x2 y2 − a 
Basta allora prendere ε = min 1, ,  per avere ciò che si vuole.
 2x +1 2 y 

2n + 3
157) Si consideri l’insieme E dei numeri reali x che si deducono dalla formula x = attribuendo
5n
a n tutti i valori interi positivi (n = 1, 2, 3, …). Determinare l’estremo superiore e inferiore di tale
insieme.
Facciamo vedere che E è un insieme limitato. Infatti:
2n + 3 2 3 2 3
x= = + ≤ + = 1 (n = 1);
5n 5 5n 5 5

> 2/5, cosicché risultano sempre 2/5 < x ≤ 1.


2n + 3 2 3
x= = +
5n 5 5n
L’insieme E è limitato sia inferiormente che superiormente. Ne segue che i suoi estremi, inferiore e
superiore, sono numeri. Considerato che per n = 1 si ricava x = 1, tenendo presente che 2/5 < x ≤ 1
possiamo affermare che l’insieme E ha massimo, e questo vale 1, quindi è L = 1. Vediamo se il
numero 2/5 possa essere l’estremo inferiore di E. Considerato che 2/5 < x ≤ 1, questo numero verifica
la prima proprietà dell’estremo inferiore (Ogni elemento di E è minore o uguale a L). Vediamo se

sempre almeno un numero di E che è maggiore del numero L – ε). Quindi, sia fissato ε > 0, esiste
verifica la seconda proprietà dell’estremo inferiore (Comunque si fissi un numero positivo ε esiste

< 2/5 + ε ⇒ − <ε ⇒


2n + 3 2n + 3 2
almeno un numero x di E tale da aversi x < 2/5 + ε. Cioè
5n 5n 5

⇒ <ε ⇒ <ε ⇒ n>


2n + 3 − 2n 3 3
. Possiamo, quindi, dire che tutti i numeri dell’insieme
5n 5n 5ε
E:
2n + 3 3 2
x= , attribuendo a n valori interi maggiori di sono tutti minori del numero + ε .
5n 5ε 5
Dunque, l’estremo inferiore è proprio 2/5 (che non appartiene a E), pertanto il nostro insieme è privo
di minimo, mentre il suo massimo vale 1.
n −1
158) Determinare l’estremo superiore e inferiore dell’insieme E costituito dai numeri x = , con
n
n appartenente all’insieme dei numeri interi positivi (n = 1, 2, 3, …), per cui:
83

n −1 1 n −1 1
x= = 1− < 1 e x = = 1 − ≥ 0 (n = 1).
n n n n
Sarà sempre 0 ≤ x < 1, l’insieme E è limitato.
Considerato che per n = 1 si ricava x = 0, ne segue che zero è il minimo di E, quindi l = 0.

proprietà dell’estremo superiore. Vediamo se comunque sia fissato ε > 0 esiste un numero x di E tale
Verifichiamo se 1 può essere l’estremo superiore di E. Dalla 0 ≤ x < 1 si vede che verifica la prima

che x > 1- ε, cioè 1 – 1/n > 1 - ε ⇒ n > 1/ε, quindi i numeri x di E, attribuendo a n valori interi
maggiori di 1/ε risultano più grandi del numero 1- ε. Dunque l’estremo superiore di E vale 1. Ma 1
non appartiene a E, quindi il nostro insieme è privo di massimo, mentre il suo minimo è 0.

159) Determinare l’estremo superiore e inferiore dell’insieme E formato da x ∈ N :

con m, n ∈ y+ (n =1, 2, 3, …).


5m + 2n
x=
3m + 7n

Essendo 5 > >


2 ∗ 3 m + 2 n 2 ( 3m + 7 n )
2∗3 5m + 2n 7 2
si ha x = = 7 = ,
7 3m + 7n 3m + 7 n 3m + 7 n 7

5 ∗ 7 n 5 ( 3m + 7 n )
5∗7 5m + 2n 5 m + 3 = 3 5
ed essendo 2 < risulta x = < =
3 3m + 7n 3m + 7 n 3m + 7 n 3

così risultano sempre 2/7 < x < 5/3, quindi E è limitato.


Adesso esaminiamo se 5/3 può essere l’estremo superiore di E. Questo è verificato da x < 5/3 (1°
> − ε , con
5m + 2 n 5
condizione). Vediamo se si può sempre determinare m e n in modo da aversi
3m + 7 n 3

ε > 0. Cioè <ε ⇒ < ε ⇒ m/n >


29n 29 29 − 21ε
, ne segue che i numeri dell’insieme
3 ( 3m + 7n ) 9 m + 21 9ε
n
E, attribuendo a m e n ∈ y+ , tali che m/n >
29 − 21ε 5
risultano maggiori di −ε .
9ε 3
Dunque, l’estremo superiore di E vale 5/3. Analogamente l’estremo inferiore vale 2/7.
Considerato che 2/7 < x < 5/3, questi estremi non appartengono ad E che, quindi, non ha massimo né
minimo.

160) Determinare l’estremo superiore e inferiore dell’insieme E formato da x ∈ N :

con n ∈ y+ (n =1, 2, 3, …).


1
x = n+
n
1
Considerato che x = n + ≥ 2 , l’insieme E è limitato inferiormente ed è illimitato superiormente
n
[ 2,+∞[ . Ne segue che L = +∞. Inoltre, per n = 1 si ottiene x = 2, pertanto l = 2, che è anche minimo
di E.
84

161) Successioni numeriche.

Qualora anche P(n0) sia vera per un certo indice n0 ∈ N e, qualora, per ogni n ≥ n0 , supposta vera
Teoria. Teorema (principio di induzione). Sia P(n) una proprietà definita sui numeri interi positivi.

la proprietà P(n), risulti vera la proprietà P(n+1), allora essa vale per ogni n ≥ n0 .

ogni n ∈ N. Allora, se an →+∞ , anche bn →+∞ ; se bn → −∞ anche an → −∞ .


Teorema del confronto I. Siano date due successioni {an} e {bn} di numeri reali tali che an ≤ bn , per

numeri reali tali che an ≤ bn ≤ cn , per ogni n ∈ N. Supponiamo che {an} e {cn} convergano entrambe
Teorema del confronto II (o teorema dei carabinieri). Siano date tre successioni {an}, {bn} e {cn} di

al medesimo limite l ∈ N , allora anche bn → l . In particolare, se | bn |≤ cn , per ogni n ∈ N, e {cn} è


infinitesima, anche bn → 0 .
Corollario. Siano date due successioni {an} e {bn} di numeri reali tali che {an} sia limitata e {bn} sia
infinitesima. Allora anbn → 0 , cioè anche {an bn } è infinitesima.
Teorema di permanenza del segno I. Sia data una successione {an} di numeri reali tale che an ≥ 0

(≤ 0), per ogni n ∈ N. Supponiamo che an → l ∈ R (retta reale estesa R ∪ ( ±∞ ) ). Allora, anche

l ≥ 0 (≤ 0).

indice n0 ∈ N: la proprietà in questione è soddisfatta da an , per ogni n ≥ n0 . Quindi , i precedenti


Data una successione {an}, diremo che essa soddisfa una certa proprietà definitivamente se esiste un

ogni n ∈ N.
teoremi continuano a valere se le relazioni richieste sono verificate solo definitivamente, anziché per

→ l ∈ R . Supponendo l > 0 (<0) allora an > 0 (<0) definitivamente.


Teorema di permanenza del segno II. Sia data una successione {an} di numeri reali tale che an

(decrescente), cioè tale che an ≤ an+1 (an ≥ an+1), per ogni n ∈ N (più in generale, definitivamente);
Teorema. Regolarità delle successioni monotòne. Sia data una successione {an} monotòna crescente

allora {an} è regolare. Più precisamente, se {an} è superiormente (inferiormente) limitata, allora essa
converge al suo estremo superiore (inferiore); se, invece essa è superiormente (inferiormente)
illimitata, allora essa diverge a +∞ ( −∞) . Ovvero:

lim a n = sup {a n } ∈ R
n → +∞
( lim a = inf {a } ∈ R ) .
n→+∞
n n

Teorema. Sia data una successione {an} di numeri reali positivi. Supponiamo che lim n a n = l ∈ [ 0,1[
n → +∞

an+1
oppur e lim = l ∈[ 0,1[ allora an → 0 , cioè la successione è infinitesima.
n→+∞ a
n
85

Limiti notevoli.

2) 1 +  → e, 1 +  → e (per n → ∞, ∀ θ ∈ N )
an an
 1
n  1  ϑ ϑ
1)  1 +  → e (per n → ∞)
 n  an   an 

(per ε n → 0, ∀a> 0, a ≠1)


log (1 + ε n ) log a (1 + ε n ) 1
3) (1 + ε n )
1
εn
→ e (per ε n → 0) 4 → 1, →
εn εn log a

→ log a (per ε n → 0, ∀a > 0 ) → ϑ (per n →0, ∀ θ ∈ N )


(1 + ε n )
εn ϑ
a −1 −1
5) 6)
εn εn

→ 0 (per an → ∞, ∀ θ ∈ N, ∀ > 1)
( an ) (a )
ϑ ϑ

7) → 0, n
e an a an

→ 0 (per an → ∞, ∀ θ ∈ N )
( log a n )
ϑ

8) 9)
n
n →1 (per n → ∞)
an

sin ε n 1 − cos ε n 1
10) →1 (per ε n → 0) 11) → (per ε n → 0)
εn εn 2
2

tan ε n arcsin ε n
12) →1 (per ε n → 0) 13) →1 (per ε n → 0)
εn εn

arctan ε n sinh ε n
14) →1 (per ε n → 0) 15) →1 (per ε n → 0)
εn εn

tanh ε n cosh ε n − 1 1
16) →1 (per ε n → 0) 17) → (per ε n → 0)
εn ε 2
n 2

→ 0 (per ε n → 0, ∀α > 0, ∀ β ∈ R )
α β
18) ε n log ε n

r< 0
→C 1 r= 0
+∞
1
0 r> 0
19) Progressione armonica

z>1
1 z=1 ⎧

+∞

0 |z|<1
⎨ h Ilmm ml?l{ { z = −1
n


20) Progressione geometrica q →

⎩h Ilmm lmml?l{ { z < −1

⎧ se an →l > 1


+∞

0 an →l Ih| | m | < 1
⎨ |h| è k }hm k an →l < −1
21) ( an ) →
n



⎩|jmm l ijò Jlk an →l = −1
86

n n
 1  1 1
Il caso in cui an = ± 1 è, quindi, un caso di indecisione. Esempio  1 +  → e , oppure 1 −  →
 n  n e

Ricordiamo che date due successioni {an} e {bn}, i cui termini siano definitivamente non nulli, esse
an
sono dette asintotiche fra loro (asintoticamente equivalenti) se lim = 1 , e si scrive an ∼ bn (se e
n →+∞ b
n

solo se bn ∼ an ).

an ∼ bn e an → 1 non vale il viceversa, cioè due successioni che hanno lo stesso limite non sono
necessariamente asintotiche fra loro. Esempio 1/n → 0 e 1/ |2 → 0, ma 1/n 1/ |2. In realtà, se
Se
≠ ∼
an ,

bn → l ∈ N \ {0} , cioè se entrambe le successioni ammettono lo stesso limite finito e non nullo,
allora an ∼ bn . Al contrario, due successioni possono essere fra loro asintotiche anche se (entrambe)
( −1) ( −1)
n n
n n
non ammettono limite. Esempio ∼ .
n +1 n+3
Assumiamo che {an} e {bn} siano due successioni regolari, fra loro asintotiche, e {cn} sia un’altra
successione regolare; allora:
an bn e cn cn ;
an cn ∼ bn cn , ∼ ∼
cn cn an bn

an ± cn ∼ bn ± cn solo se tra {an} e {cn} “non avvengono delle semplificazioni”. Ad esempio:

sin 1 ∼ 1
n n ( n n ) ∼ 2 n − 1n ,
e arctan 2 − 1 4 4

da cui sin 1 − arctan ( 2 − 1 ) ∼ 1 − ( 2 − 1 ) = − 1 + 1 ∼ − 1 ;


4 4 4
n n n n n n n n n

mentre {sin 1 − arctan ( 1 − 1 )} non è asintotica a { 1 } ,


4 4
n n n n

anche se arctan ( 2 − 1 ) ∼ 1 − 1 . 4 4
n n n n

Se cn → l ∈ N (cioè {cn} non diverge) si ha che ( an ) n ∼ ( bn ) n ; nel caso in cui, invece, cn


c c
→ ∞ , in

generale non si può affermare che {( a ) } sia asintotica a {(b ) } . Esempio:


n
cn
n
cn

n n
 1  1 
 1 +  e  1 + 2  sono fra loro asintotiche, poiché entrambe convergono ad e, ma
 n  n 
n
 n3 
n 2
n2 n
 1  1  n   1 1
 1 +  =  1 +   e 1 + 2  = 1 + 2 
  , pur divergendo entrambe, non sono fra loro
 n  n    n   n  
asintotiche, poiché il limite del loro rapporto non vale 1.
87

Nel caso di successioni della forma {( c ) } e {( c ) } (dove per semplicità supponiamo c > 0),
n
an
n
bn
n

esse possono sempre essere riscritte nella forma e an log cn { } e {e bn log cn


} , ma affinché queste ultime
siano fra loro asintotiche, deve necessariamente accadere o che cn → 1, oppure che an - bn → 0,
proprietà che, in generale, non è implicata dal fatto che an ∼ bn .

Esempio n 2 ∼ n 2 + n , ma n 2 − ( n 2 + n ) = − n → −∞ ≠ 0 . D’altra parte, queste condizioni non sono, in

generale, sufficienti. Ad esempio 3 + 1logn ∼ 3 + 1n e la loro differenza è infinitesima, ma

{n
3+ 1
log n
} { } benché divergano entrambe, non sono fra loro asintotiche.
e n
3+ 1
n

Se {an} e {bn} non convergono a 1, log an ∼ log bn ; ciò non vale, in generale, se an, bn → 1.

Esempio 1 + 1 ∼ 1 + 1
n n2 ( ) n n ( )
ma log 1+ 1n ∼ 1n e log 1 + 1 2 ∼ 1 2 , quindi non sono asintotiche
fra loro.
Per definizione nessuna successione può essere asintotica a zero.

Casi di indecisione(forme indeterminate): ∞ − ∞ , ±∞ ∗ 0, ±∞ , 0 , 0 0 , ( ±∞ ) ,1±∞ .


0
±∞ 0

Ordini di infinito: log n << n << an, a >1 << n! << nn


Esempio log3 n < n3 (infinito di ordine inferiore a n3);
n150 è un infinito di ordine inferiore a en/100;
log (n!) è un infinito di ordine inferiore a en!.

Formula di Stirling: per n → ∞ si ha n! ∼ nne−n 2πn , log (n!) ∼ n log n − n .

Successioni del tipo ann = exp ( bn log an ) : a +∞ = +∞ se a > 1; a +∞ = +∞ se a < 1; ( +∞ )


b b
= +∞ se
b > 0; a −∞ = 0 se a > 1; a −∞ = +∞ se a < 1; ( +∞ )
b
= 0 se b < 0; 0 +∞ = 0 ; 0 −∞ = +∞ .

Come abbiamo visto, le forme indeterminate del tipo: 00 ; 1∞; (+ ∞)0, corrispondenti ai casi 0∞, ∞0,
in bn log an :

= e − a per a ∈ R;
( )
lim ( e )
a
−n
00 : n

n →∞

1 : lim 1 +  = ea per a ∈ R;
n
∞  a
n →∞  n

= ea per a ∈ R.
( a log n)
(+ ∞) : 0 lim n
n→∞
88

n( ( a log n) log n = exp a per ogni a ∈ R.


Si osserva che
a
log n ) = exp 

La forma 0 ∞ non è indeterminata, ma occorre precisare che bn tende a + ∞, nel qual caso, il
lim anb = 0 , oppure se tende a - ∞, in questo caso lim anb = +∞ . In sintesi 0 ∞ = 0, 0 − ∞ = + ∞.
n n

n → +∞ n →+∞

1 7
3n5 + 5n 2 − 6n 3
162) lim 3
n →+∞
4n 4 + 2 n + n9
Raccogliamo, sia a numeratore che a denominatore, l’infinito di ordine superiore, cioè la potenza di
grado massimo:

   
3n5 1 + 5 9 − 2 8 
1 7  1+ 5 9 − 2 8 
3n + 5n − 6n 5
 2
3n 2 n 3  = lim 3 n 3
3n 2 n 3
lim 3 = lim =
n→+∞
4n + 2 n + n
4 9 n →+∞   n→+∞  
n  4 15 + 2 4 + 1
9

4 15 + 2 4 + 1

 n 4 n   n 4 n 

= lim 3 n = +∞ . Nell’ultimo passaggio abbiamo utilizzato il fatto che:


n → +∞

 5 9 − 2 8  → 1 , in quanto 5 9 → 0 ,  
1 + 
2 8 → 0 e  4 15 + 2 4 + 1  → 1 , in quanto
 3n 2 n 3 3n 2 n 3
 n 4 n 

4 15 →0 e 2 → 0.
n 4 n4

In questo tipo di esercizio si può arrivare direttamente al risultato osservando che numeratore e
denominatore sono asintotici agli infiniti di ordine superiore, cioè:
1 7
3n5 + 5n 2 − 6n 3
3n5
3
∼ =3 n.
4n + 2 n + n
4 9
n9

( 2) + ( 43 )
n n
2n − 3
lim
163) n→+∞
( 65 ) − ( 7 6 )
n n

Poiché il limite proposto si presenta come rapporto di somme algebriche di esponenziale n, con basi
diverse, ma tutte maggiori di uno, raccogliamo, sia a numeratore che a denominatore, l’infinito di
ordine superiore, cioè l’esponenziale di base maggiore.

( 2) ( 3 ) ( ) ( )
2n 1 − 3 + 4  ( ) ( )
n n n n n n
2n − 3 + 4 n 1−
3 + 4
( )
n
4 6 5
lim = lim  n  = lim 10 4 6 = lim   = +∞
( 65 ) − ( 7 6 ) ( ) ( )
1 − 35  6
( )
n n n n
n→+∞ n→+∞
6 n →+∞
1 − 35  
n→+∞ 3

5  36  36
89

Dove, nel penultimo passaggio abbiamo utilizzato il fatto che

( 34) ( 4 6) ( ) ( 53 )
n n n n
→ 0, → 0 e 35 → 0 perché le basi sono minori di uno, mentre → +∞
36

= >1. Anche in questo caso si può procedere più rapidamente osservando che
10 5
In quanto
6 3

( 2) ( 3 ) ∼ 2
n n
2n − 3 + 4 n

, da cui il risultato trovato.


( 65 ) − ( 7 6 ) ( 65 )
n n n

( n)
6
−3 5
n 4
+ 1 − 1
164) lim n10
n →+∞ −7
1 −n 4
n
Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di potenze di 1/n, raccogliendo sia al numeratore che al denominatore la potenza
con l’esponente più piccolo, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore, si ottiene:


( ) ( ) 
37

( n) ( n) ( n )
9

( n) ( n)
3 6 4
+ − 1
20
−3
6
4 5
10 3
1 1 
n 4
+ 1
5
−1 1 + 1 − 1 1 4
n n
lim n10 = lim = lim  =

( 1n ) − ( 1n ) ( 1n ) 
( )
1 4
n →+∞ −7 n →+∞ 1 7 n →+∞ 1 5
1 −n 4 2 4 2
1 −
n  n 

( 1 )
3
4 1
n 2
1
lim n = lim = lim =0,
( 1n )
n →+∞ 1 n →+∞ 3 n →+∞ 1
2
n 4
n 4

( n) ( n) ( n)
9 37 5
20 4 4
dove , abbiamo considerato che (terza uguaglianza) che 1 , 1 e 1 sono tutte
successioni infinitesime.

( 2) ( 6 )
n n
3− n − 1 + 5
165) nlim
( 34) − ( 25 )
→+∞ n n

Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di esponenziali di n di base minore di uno, raccogliamo sia al numeratore che al
denominatore l’esponenziale con base maggiore, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore.
90

( 2) ( 6) ( ) ( ) ( ) ( 6) ( ) ( )
n n n n n n  2 n − 3 n
3− n − 1 + 5 1 − 1 + 5 5  5 5 
lim = lim 3 2 6 = lim =
( 34) − ( 25 ) ( ) ( ) ( 34) ( ) 1 − 8 n 
n→+∞ n n n →+∞ n n n →+∞ n
3 − 2
4 5  15 

( 5 )
n

( 6) ( )
n
n n
 10 
lim 6 = lim 5 4 = lim   = +∞ ,
( 34) 3
n
n→+∞ n→+∞
 
n→+∞ 9

( 5) ( 5) ( )
n n n
in cui, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato che 2 , 3 e 8 sono tutte
15
successioni infinitesime.

( 4 ) −(5 )
−n n

3 7
166) lim
( 23 ) + ( 65 ) − ( 4 7 )
n →+∞ n n n

Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di esponenziali di n di base minore di uno, raccogliamo sia al numeratore che al
denominatore l’esponenziale con base maggiore, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore.

( 3) ( 7)
4
−n
− 5
n
( 4) ( 7)
3
n
− 5
n
( 4)
3
n
( ) 1 − 20 n 
 21 
lim = lim = lim =
( 23 ) + ( 65 ) − ( 47 ) ( 23) + ( 65 ) − ( 47) ( 56 ) ( ) ( )
 4 n + 1 − 24 n 
n →+∞ n n n n →+∞ n n n n →+∞ n

 5 35 

( )
n
3
( 4) ( 5 )
n
n n
9
lim 4 = lim 3 6 = lim   = 0
( 56)
n
n→+∞ n→+∞
 
n→+∞ 10

( 20 21) , ( 4 5 ) ( 24 35)
n n n
in cui, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato che e sono tutte
successioni infinitesime.

log n − log10 n2 + log3 n ( )


167) lim
n→+∞ log7 ( 2n ) − 3log ( 3n)

Utilizzando le proprietà dei logaritmi, riscriviamo il limite proposto facendo uso di un’unica base,
per esempio la base naturale e.

lim
log n − log10 n2 + log3 n( ) = lim
( ( ))
log n − ( log10 e ) log n2 + ( log3 e )( log n )
=
n →+∞ log7 ( 2n ) − 3log ( 3n ) n→+∞ log7 2 + ( log7 e )( log n ) − 3log 3 − 3log n
91

log n 1 − 2 ( log10 e ) + ( log 3 e )  1 − 2 ( log10 e ) + ( log 3 e )


= lim =
n →+∞
log n 
log 7 2
+ ( log 7 e ) − 3log 3 − 3 log 7 e − 3
 log n log n 

Nei passaggi si sono sfruttate le proprietà dei logaritmi e, nella penultima uguaglianza, abbiamo
log 2 3log 3
raccolto l’infinito log n ( 7 →0 e → 0 in quanto log n → ∞).
log n log n

168) lim
( )
log 5n + 22n − 2n4
n →+∞ 5n − 6n + log n3 ( )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi e quelle delle potenze si ottiene:

( )
log 5n + 2 2 n − 2n 4
= lim n
n log 5 + 4 n − 2n 4
= lim
4 n n log 5 n + 1 − 2n n
4
4

4
=
( )
( )
lim
n →+∞ 5 − 6n + log n
n
( )3 n →+∞ 5 − 6 n + 3log n n →+∞
5 1−
n 6 n + 3log n
5n 5n

n n log5 + 1 − 2n
4
n
 4 4 4n = lim  4  = 0 .
n
= lim =    
n→+∞
 5  1 − 6n n + 3log n n n→+∞  5 
5 5
Nella seconda uguaglianza abbiamo raccolto, sia al numeratore che al denominatore, l’infinito di
ordine superiore (secondo la gerarchia degli infiniti) e nella terza uguaglianza abbiamo tenuto conto
4
n log5 → 0 , 2n →0 ,
del fatto che (sempre secondo la gerarchia degli infiniti) 6n →0 e
4 n
4n 5n

( 5)
n
3log n → 0 . Infine 4 → 0 , poiché la base di questo esponenziale è minore di uno.
n
5

2
e n + n5
169) lim
n →+∞ nn
Utilizzando le proprietà delle potenze si ottiene:

( )
2 5
e +nn2 5 en + n2 2

lim = lim . Al numeratore abbiamo la somma tra un infinito di tipo


n→+∞ nn n→+∞ nn

di infinito (log n << n << an , a > 1 << n! << nn ) cioè, sostituendo all’infinito campione n, l’infinito
esponenziale di n2 ed un infinito di tipo potenza di n2, quindi, generalizzando la tabella degli ordini

n2, si ottiene:


( ) 
5
n2 2

e 1 +
n2 
( )  
2

( )
5
2
en + n2 2 en 2  5
 2
 = lim  e   = lim  e 
n 2 2 n
lim = lim 
  1 + n  = +∞ .
n →+∞  n   n →+∞  n
2
n →+∞ nn n →+∞ nn   en  
 
92

( )
5
n2 2

In cui, nella terza uguaglianza, abbiamo tenuto conto del fatto che 2 → 0 , e nell’ultima
en
en
uguaglianza che → +∞ , come conseguenza della gerarchia degli infiniti, e che ( +∞ )+∞ = +∞
n
come risulta dalle proprietà algebriche della retta reale estesa.

( 2)
−6 n
n 7
− e− n + 1
170) lim
( 43 )
n →+∞ −2 n
+1
n4
Utilizzando le proprietà delle potenze, osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di somme
algebriche di infinitesimi, raccogliamo, sia al numeratore che al denominatore, l’infinitesimo di
ordine inferiore:

 n67 6

( 2) ( 1 n ) − ( 1e ) + ( 1 2 ) ( 1n )
6 6
−67 n n n
1 − + n 7
n −e + 1−n 7 7
 e n
2 n

lim = lim = lim  =


( 3) ( 916) + ( 1n ) ( 1n )
−2 n
n →+∞
4 +1
n →+∞ n 4 n →+∞ 4
 
n4  n4 
n +1

 ( )
16
9



( )
6
7
1
n4
= lim n
22
= lim = lim n 7
= +∞ .
( 1n )
n →+∞ 4 n →+∞ 6 n→+∞
n 7

6 6
n 7 n 7 n4
Nella terza uguaglianza abbiamo considerato che , e sono tutte successioni
e n 2n
( 9)
n
16

infinitesime, come conseguenza della gerarchia degli infiniti.

( n )
−6
log 1 + 2 − 1 +n
2
5
n
171) lim
n →+∞
sin 2 ( n ) − sinh ( 3 n )
Ricordando che per εn → 0 si ha log (1 + ε n ) ∼ ε n ,sin ( ε n ) ∼ ε n e sinh ( ε n ) ∼ ε n , ponendo:

εn = 2 ,2 e 3 rispettivamente, ed utilizzando le proprietà delle potenze, il limite proposto si


n2 n n
può riscrivere:

( n )
 
log 1 + 2 − 1 +n
−6
5 2 −1 + 1 6 − 1  − 2 +1− 1 1 
2
n n2
n n  n n =
5
lim = lim n 5 = lim
n →+∞
sin 2 ( n ) − sinh ( 3 n ) n →+∞ 2 −3
n n
n →+∞
− 1
n
93

1
= lim n = 1 , dove, nella seconda uguaglianza, abbiamo raccolto al numeratore l’infinitesimo di
n →+∞ 1
n
ordine inferiore (cioè quello con esponente minore) e, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato
che − 2 e − 1 1 sono entrambe successioni infinitesime.
n n 5

172) lim
log 1 ( n ) + log
5 n
n →+∞
(
2log n6 + n 2 )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi si ottiene:

log 1 ( n ) + log
5 n
= lim
−5 log n + 1 log n
2 = lim
−5log n + 1 log n
2 =
( )
lim
n →+∞ 2 log ( n6 + n 2 ) n →+∞ 
2 log n 1 + 4

6 1
(
n 
n
)
→+∞
2 log n 6
+ 2 log 1 + 1
n4

−5log n + 1 log n − 9 log n 3


2 = lim 2 =− ,
( )
lim
n→+∞
12log n + 2log 1 + 1 4
n
n→+∞  log 1 + 1
12log n 1 + n 4

 48
( )
 6log n
 

dove, nell’ultima uguaglianza abbiamo considerato che log 1 + 1 ( n4 ) → log1 = 0 e che 0



= 0 come

risulta dalle proprietà algebriche della retta reale estesa.

173) lim 1
n → +∞
log n sin 1( )
3
n

Utilizzando le proprietà dei logaritmi ed i limiti notevoli, si ottiene:


1 1 n , pertanto, tenendo conto della gerarchia degli infiniti, si
∼ =
( ) sin 1 n
log n 3
3 ( log n ) 1
n
3 log n
1 n
ricava: lim = lim = +∞ .
n → +∞
( )
log n sin 1 3
n
n → +∞ 3 log n

n2 + sin n − en
174) lim
n →+∞ log 2 n + n n

Considerando la “gerarchia degli infiniti” si ricava:

lim
n 2 + sin n − e n
= lim
−e n
(− n e
2
n − sin x
en
+1 ) = lim − e n
=0.
n → +∞ log 2 n + n n n → +∞  2
 n → +∞ n2
n 2  log n 2 + 1 
 n 
94

Si è considerato che {sin n} è una successione limitata, quindi, dal teorema dei carabinieri, si ottiene
sin n → 0.
en

( )
175) lim
n 3 1 − cos log n
n →+∞
n

log n → 0
Considerando la “gerarchia degli infiniti” si ottiene n . Noto che

( ) ( ) , si ottiene:
2
1 − log n ∼ 1 log n
n 2 n

1 1 2
= lim = lim = 0.
( )
lim 2
n →+∞
n 3 1 − cos log n
n →+∞
n 3 log n
n →+∞ n log 2 n
n 2n 2

176) lim n − 4
n →+∞
( n )( 1+ 3 −1
n )
Considerato che 1 + 3 −1 ∼ 1 3 
n 2 2
 lim n − 4
n →+∞
( n )( 1 + 3 − 1 = lim n 1 − 4 2
n n →+∞ n ) ( )( n )n →+∞ 2 n ( )
1 + 3 − 1 = lim n 1 3 = 3 ,
2

in quanto 4 → 0.
n2

(
log 1 + 3
n2 )
( n)
177) lim
n→+∞
sin 2 2

Sapendo che log (1 + ε n ) ∼ ε n e sinεn ∼ εn per εn → 0; ponendo ε n = 3 , nel primo caso è


n2
εn = 2 , nel secondo caso si ottiene:
n2

log 1 + 3( )
n2 = lim
3
n2 = 3 .
( n)
lim
n →+∞
sin 2
n →+∞ 2 2 2
2 n

178) lim n log 1 + 2


2
n→+∞
2
 ( n ) − 1n  2

Ricordando che per εn → 0 log (1 + ε n ) ∼ ε n  log (1 + ε n ) ∼ ε n , ponendo εn = 2/n, si ottiene:


2 2
95

n ( n   n )
an := n2 log2 1 + 2 − 1 2  ∼ n2  4 2 − 1 2  = n2 3 2 → 3 .
 n  n

1
179) nlim
→+∞
( ) (
log n sin − 1
4
n )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi e ricordando che sin − 1n ∼ − 1n , si ottiene: ( )
1 1 n
∼− =−
( ) ( )
, quindi
log n sin − 1
4
4 1 log n 4log n
n n

1
lim = −∞ .
n→+∞
( ) (
log n4 sin − 1
n )

180) lim log ( n 3 ) sin  − 1 



n → +∞  n

Considerando le proprietà dei logaritmi, e che sin  − 1 ∼− 1


 , si ottiene:
 n n

3( log n )
log ( n3 ) sin  − 1  ∼ −3( log n) 1 = , quindi
 n n n

n → +∞
( )
lim log n 3 sin  − 1

=0.

n

1
181) nlim
→+∞
(
log n 1 − cos 1
n )
Tenendo conto della “gerarchia degli infiniti” e che 1 − cos 1 ∼ 1 , si ottiene:
n 2n 2

1 1 2n 2
= , quindi
( 1 2n )

(
log n sin 1 − cos 1
n ) ( log n ) 2
log n

1
lim = +∞ .
n→+∞
(
log n 1 − cos 1
n )
n 1 5
182) lim  +  sin  
n→+∞
3 n n

5 5
Considerando che sin   ∼ , si ottiene:
n n
96

n 1 5 n5 5
lim  +  sin   = lim   = .
3 n n
n →+∞ n →+∞ 3n 3

4
n →+∞
(
183) lim n + 1 1 − cos )  3

n2 

( n ) ∼ 1 2 ( 3 n ) , si ottiene:
2
Considerando che 1 − cos 3 2 2

(  3
) ( ) = 94 .
2
lim n4 + 1 1 − cos 2  = lim n4 1 3 2
n→+∞
 n  n→+∞ 2 n

en − 2nlog n
184) lim
n→+∞ nn
Considerando che 2 n log n ∼ n n log 2 , si ottiene:

→ 0 , in quanto n → 0 e log 2 − 1 < 0.


( )
log 2
en nn en en
( )
log 2 −1
− = n − nn
nn nn n n
 1   4
185) lim  5n −  log 1 − 
n →+∞
 n2   n 

(
Considerando che log 1− 4 n ∼ − 4 n , si ottiene: )
 1   4  4
lim  5n − 2  log 1 −  = lim 5n  −  = −20 , in quanto 12 → 0 .
n→+∞
 n   n  n→+∞  n  n

1   n+3 
2

186) lim n log   


n→+∞ n 2n
2   n  

1   n+3 
2
1   3  1  3 
lim  n log    = lim 2n 2n log 1 + n  = nlim 2n =
 →+∞ 2 n  n
n
n→+∞ n 2
2 
n
 n   n→+∞ 2 n   2

2n
1 +
= 6 lim = 0 , in quanto 2 → + ∞ e pertanto 2 → +∞ .
n n
n →+∞ 2n
n
n n
2

187) lim  log ( n + 1) − log 2 n 


n → +∞

 n +1 
Per le proprietà dei logaritmi si ha: an := log ( n + 1) − log2 e log n = log  log e  .
n 2 

Poiché log2 e > 1, abbiamo:


97

n +1
lim = 0 , quindi lim an = −∞ .
n → +∞ n log 2 e n →+∞

n3 − n 2 − 1 − n3 − n 2 + n
188) lim
n → +∞
n − n2 − n

Il numeratore ed il denominatore danno luogo a forme indeterminate che si risolvono mediante i


prodotti notevoli. Moltiplicando e dividendo per la somma delle radici si ottiene:

( n3 − n2 − 1 − n3 − n2 + n )( n3 − n2 − 1 + n3 − n2 + n n − n2 − n )( )=
(n − )(
n2 − n n + n2 − n )( n − n −1 +
3 2
n3 − n2 + n )
=
n3 − n2 − 1 − n3 − n2 + n ( ) (n + n − n )2

=
n2 − n2 − n ( ) ( n3 − n2 −1 + n3 − n2 + n )

 n +1 
= −
(
n 1+ 1− 1
n ) 

∼−
2 ( n + 1)
→ 0.
( 1 − 1n − 1n + )
 3
 n   n 32 3 1+ 1 + 1 3  2n 2

 n n 

n2 n
189) lim
( log n ) 2
n→+∞ n

Considerando la “gerarchia degli infiniti” si ottiene:


n
n2  2 
lim = +∞ ; pertanto lim  n 1  = +∞ .
( log n) 2
1
 ( log n ) 
n→+∞ n →+∞  2 

( log n)
2n

190) lim n
n→+∞
n 2

Considerando la “gerarchia degli infiniti” si ottiene:


n
( log n )
2
 ( log n )2 
lim 1
+
= 0 pertanto lim  1
 = 0+ .
n → +∞ n →+∞
 n 
2
n 2
98

 1 
1 + sin 2  4  −1
191) lim  n +1
n → +∞ 1
4 n + 5n 2
8

Per ε → 0 si ottiene: 1+ εn −1 ∼ 1 εn e
2 (
sinεn ∼ εn . Ponendo ε n = sin 2 1 )e ε
n4 + 1 n =
1
n +1
4

il limite proposto può essere riscritto:

1 sin 2  1 
2  n4 + 1  1 1 
2
1
lim   = lim  4  4n8 = lim 2n8 8 = 2 ,
1 n→+∞ 2 n + 1
n→+∞
  n→+∞ n
8
4n
in cui abbiamo tenuto conto che, nel caso di infiniti di tipo potenza, il termine dominante è quello
con l’esponente maggiore, da cui:

(n )
2
4n8 + 5n 2 ∼ 4 n8 e 4
+1 ∼ n8 .

log ( arctan n )
192) Stabilire il carattere della successione: an := e

Poiché arctan n → π per n → ∞, e log ( arctan n ) = arctan n , il limite proposto vale π .


2 2

Ci domandiamo se ha senso calcolare il lim e log ( arcsin n ) . Non ha senso perché arcsin n è definito
n → +∞

solo per −1 ≤ n ≤ 1 .

1 − cos n
193) lim
n → +∞ n

Poiché 0 ≤ 1 − cos n ≤ 2 e 1/n → 0, come conseguenza del “teorema dei carabinieri” si ottiene
subito che il limite proposto vale zero.

194) lim sin ( sin 4 n ) 


n
4
n →+∞

Osservando che 0 < sin 4 n < 1⇒ 0 < sin ( sin 4 n ) < sin (1), in quanto sin x è crescente nell’intervallo

[0,1] e che posto q := 4 sin (1 ) si ha 0 < q < 1, dal “Teorema dei carabinieri ” o “Teorema del
confronto” si ottiene che il limite proposto è nullo, in quanto:

( )
n
0 < sin sin 4 n  < qn → 0, per n → + ∞.
4
99

195) lim  cos  1 + cos n   .


n → +∞
 2  

Dato che 1 ≤ 1 + cos n ≤ 3  0 < q1 := cos 3 2 ≤ 1+ cos n 2 ≤ cos 12 := q2 < 1, in quanto cos x
2 2 2 ( )
è decrescente nell’intervallo  12 , 3 2 e poiché q1 → 0 e q2 → 0 , dal “teorema dei carabinieri”
n + n +

o “teorema del confronto”, si ottiene:


n
  cos n   +
lim  cos  1 +  = 0 .
n → +∞
  2 

( n)
1− cos 1
196) lim  sin 1 
n → +∞

n 

Il limite proposto è un caso di indecisione della forma 00; passando alla forma esponenziale si ottiene:
1− cos 1( n)
 1
 sin n 
   (
= exp  1 − cos 1 log sin 1  .
n n  ) ( )
Studiamo l’esponente utilizzando i limiti notevoli, cioè noto che 1 − cos 1 ∼ 1 e sin 1 ∼ 1 .
n 2n 2 n n

1−cos 1n ( )  1   1 
 1
Quindi: lim  sin  = lim exp 1− cos  log  sin  = e0 = 1 .
n→+∞
 n n→+∞
 n   n 
n3
197) lim  1 + sin 3 
1
n →+∞
 n 

Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 1∞; passando alla forma esponenziale, cioè:

 1 
n3
(
n 3 log 1+ sin 1 ) . Studiamo il comportamento dell’esponente utilizzando i limiti notevoli.
 1 + sin 3  =e n3

 n 

Infatti, ricordando che log 1 + sin 1 ( n3 ) ∼ 1n 3 e sin 1


n3
∼ 1
n3
, si ottiene:

( n )
n3 log 1 + sin 1 3 ∼ n sin 1 ∼ n
3
3
3 1 = 1.
n n3

Pertanto: lim  1 + sin 3  = e (


n 3 log 1+ sin 1 3 )
n3
1 n
=e.
n →+∞
 n 
n
198) lim n n!
n→+∞

Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo ∞0; passando alla forma esponenziale, cioè:
n n log n
n n! = e n!
, possiamo studiare il comportamento dell’esponente, utilizzando la formula di Stirling
ed applicando il “Teorema dei carabinieri”:
100

n
n log n n log n nen log n e3n 1  e3 
0≤ ∼ n −n = n ≤ n =   → 0,
n! n e 2π n n 2π n 2π 2π  n 

in cui, per comodità di calcolo, si sono operate le maggiorazioni n ≤ en , log n ≤ en e si è


+∞
→ 0 poiché, per le proprietà algebriche della retta estesa, si ottiene 0 = 0 .
3
considerato che e
n

n!
199) lim
(n )
n→+∞ 1
n 2

Dalla formula di Stirling si ottiene:

(n )
1
n n 2
n! n n e − n 2π n n 2
2π n
lim = lim = lim = lim 2π n = +∞ .
(n )
1 n
n →+∞ n 2 n →+∞
n 2 n →+∞ en n →+∞ en

( )
1
n 2
Come si è visto nell’esercizio n. 198), n! è di ordine superiore a n .

| |
200) lim • €/• €
n→+∞ 2 3

|
Ricordando che il coefficiente binomiale • € =
?
n!
per ogni n ≥ m. Pertanto, per ogni n ≥
m!( n − m ) !
3, si ottiene:

| |
• €/ • €=
 n!   3!( n − 3)!  3!( n − 3)!
2 3
3
   = = →0 .
 2!( n − 2)!   n!  ( n − 2)( n − 3)! ( n − 2)

( n!)
2
e2n
201) lim
n→+∞ n 2 n+1
Dalla formula di Stirling si ottiene:

( ne )
2
( n!)
2
e2 n
−n
2π n e2n n2n ( 2π n)
∼ = = 2π .
n2n+1 n2n+1 n2n+1
La successione proposta converge a 2π.

n!
 n !+ 5 
202) lim  
n → +∞
 n! 
Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 1∞:
101

5
 n!+ 5   5 n!5 
n!

lim   = lim 1 +   = e5 .


n→+∞
 n!  n→+∞  n!  

Questo è il limite notevole che ci dà il numero di Nepero.

( n)
tan 1
203) lim  1 − cos 1 
n → +∞
 n 

Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 00; passando alla forma esponenziale, si
ottiene:

1  ( n)
tan 1
  1  1 
1− cos n  = exp tan   log 1− cos  .
   n  n 

Dai confronti asintotici, ricordando che tan 1 ∼ 1 e 1 − cos 1 ∼ 1 2 , si ha:


n n n 2n

1  1 1  2log n + log 2 


n n
1
2n
1
tan   log 1 − cos  ∼ log 2 = − log 2n2 = − 
n  n  n
 →0,

( )
( n)
tan 1
pertanto: lim  1 − cos 1 
n → +∞ n   n → +∞ n ( ) (
= lim exp  tan 1 log 1 − cos 1  = e n = 1 .
 n  )

204) determinare il carattere della seguente successione:

5n + n 2
an := n
n!
Considerando la gerarchia degli infiniti e la formula di Stirling, si ottiene:

an :=
n (
5n 1 + n
2
) n
5n ∼ 5 5 ∼ 5
=
5e
.
( ) ( )
1 1
n! n!
n n e − n 2π n 2π n
2 n
n

Poiché lim 5 e = 0 e lim 1 = 1 , la successione proposta ha limite, per n tendente


( )
n 1
n→ +∞ n →+∞
2π n
n

all’infinito, nullo.

205) Al variare di α ∈ R , calcolare il lim 


 n4 + n3 − n4 − n3 

n→+∞
 nα + n 

Moltiplichiamo e dividiamo la frazione per la somma delle radici presenti al numeratore:


102


an = 

( n 4 + n3 − n 4 − n3 )( n 4 + n3 + n 4 − n3 
 ) 2n 3 n
= α
)( ) ( 1 + 1n + )
∼ .
(n ( )
α
α
+n n +n + n −n n +n
 n + n n 1+ 1
4 3 4 3 2
 n

0 r>1
Pertanto, il lim an = . # r = 1.
Q

1 r<1
n →+∞

206) Calcolare la dipendenza del parametro reale α con il seguente limite:

 1 
lim  log nα + α +1 
n →+∞
 n 
Per semplicità poniamo:

a n (α ) := log n α + 1 = α log n + 1 , osserviamo che:


n α +1 n α +1

+∞ r>0 0 r > −1
lim α log n = C 0 r = 0 , =C 1 r = −1 . Pertanto, per α ≥ → −∞ 1 si
−∞ r<0 +∞ r < −1
e lim 1
n →+∞ n → +∞ n α +1
ottiene:
+∞ r>0
lim a n (α ) = C 0 r=0
−∞ −1 ≤r < 0
.
n → +∞

Per α < → −∞ 1, il termine 1 si può scrivere n α +1 ed il suo limite è + ∞.


n α +1

D’altronde, α log n → −∞ . Siamo, quindi, in presenza di un caso di indeterminazione del tipo


→ −∞ ,∞+∞, ma ricordando che qualunque potenza maggiore di zero di n diverge più velocemente
di log n, si ottiene che, in questo caso, il limite proposto è ancora + ∞. Ricapitolando:

1  +∞ r > 0, r < −1
lim  log nα + α +1  = C 0 r=0

−∞ −1≤r <0
.
n→+∞
 n 

207) Per α ∈ R , calcolare il nlim


enα cos3 n
→+∞
(
n e2n −1 )
Raccogliendo l’infinito e2n al denominatore ed utilizzando le proprietà delle potenze, si ottiene:
0 r≤2
e nα cos 3 n e nα cos 3 n cos 3 n (α − 2 ) n
=CI h Jl l|J Il lh| .
[0, +∞] r>2
= lim = lim
( )
lim e
(
n →+∞ n e 2 n − 1
) n →+∞
ne 1 − 2 n
2n 1
e
n →+∞ n

Nella seconda uguaglianza abbiamo considerato che 1 → 0 e nella terza che, per α ≤ 2, si ha
e2n
103

→ 0 . Tuttavia, nel caso che α > 2, il limite proposto non esiste, poiché
cos3 n e( α − 2 ) n
è una
ne(
2−α ) n
n
successione divergente, mentre – 1 ≤ cos3 n ≤ 1 è oscillante. Quindi la successione risulta essere
illimitata e irregolare.

208) Per α ∈ R , calcolare il lim


(e 2n
)
− 1 cos3 n
n →+∞ ne nα

(e ) 0 r≥2
I h Jl l|J Il lh| 0 ∗ ∞ r<2
2n
− 1 cos 3 n cos 3 n ( 2 −α )n
lim nα
= lim e = .
n →+∞ ne n →+∞ n

e( α − 2 ) n
Tuttavia, nel caso che α < 2, il limite proposto non esiste, poiché è una successione divergente,
n
mentre cos3 n oscilla fra –1 e 1.

sin  1 α 2+1 + 1  − log 1 + 2 ( )


209) Per α ∈ R , calcolare il lim  n  n
n →+∞ 2 − α
n

Osserviamo che α2 + 1> 0, pertanto, ricordando che, per εn → 0, si ottiene sinεn ∼ εn e

log (1 + ε n ) ∼ ε n , ponendo εn = 1 α2 +1 e ε n = 2 , rispettivamente, il limite proposto si può


n n

sin  1 α 2+1 + 1  − log 1 + 2


 n  n ( 1 2 −2
nα +1 n )
riscrivere lim 2 −α
= lim 2 −α
=
n →+∞ n n →+∞ n


⎪ lim n − n = lim − 1
1 2

r=0
=0

n →+∞ 2
n n →+∞ n3


⎪ lim
−2
⎩ n →+∞ n 2 −α n →+∞
n = lim − 2 =0
n 3 −α

0 r< 0 e 0 <r<3
= C −2 se r = 3
2
−∞ se r > 3
lim − se α ≠ 0.
n → +∞ n 3−α

Dove, per α ≠ 0 si è considerato che il termine dominante è l’infinitesimo di ordine inferiore, cioè, in

per α = 3 e – ∞ per α >3.


questo caso, quello con l’esponente più basso. In conclusione, il limite proposto vale 0 per α < 3, – 2

210) Per a ∈ N calcolare il limite, per n → + ∞, della seguente successione:

a n + ( −1)
n

xn ( a ) :=
n log n
104

Conoscendo il carattere della progressione geometrica { an}, otteniamo:

→ +∞ se a > 1.
an
xn ( a ) ∼
n log n

Per | a | ≤ 1, la successione {a + ( −1) } è limitata, quindi il prodotto con la successione infinitesima


n n

( 1n log n) risulta essere esso stesso infinitesimo.


n
a
Se a < –1, si ottiene xn ( a ) ∼ → +∞ , ma, poiché { an} è una successione a segno alterno,
n log n
{ xn(a)} non ammette limite.
+∞ se > 1
Ricapitolando: lim x n ( a ) = . 0 se | | ≤ 1
|h| l { se < −1
.
n → +∞

211) Al variare di α ∈ R si ha la successione:

3 1+ 1 −1
an (α ) := n2
log 1 + 1 ( n2 )
Si osserva che:

⎧ se r > 0

1

log 2 r=0

1+ 1 −1 ∼ 1 (
e log 1 + 1 ) ∼⎨
⎪ log ( n −α ) = −α log n se r < 0
3 ,
n2 3n2 n2

da ciò segue:

⎧ nα
r>0
⎪ 3n 2 1 α 3n 2
1
=


n
an (α ) ∼
⎨ r=0 .
1
→0

2


3n log 2

⎪ →0 r < 0
1
⎩ ( −3α ) n log n
2

Pertanto l’unico caso da studiare è quello relativo ad r > 0, che ci dà:


0 se 0 < r < 2
→ . 1/3 r=2 .
nα nα −2
an (α ) ∼ 2 =
+ ∞ se r > 0
3n 3
105

0 se r > 1
Concludendo: lim x n ( a ) = . 1/3 se r = 2 .
+∞ < −1
n → +∞

è crescente (cioè αn+1 > αn, oppure n+1 > 1) per ogni
n4 − 1 α
212) Verificare che la successione an :=
n −1 αn
n > 1. Osserviamo che: n 4 − 1 = ( n 2 + 1)( n 2 − 1) = ( n 2 + 1) ( n + 1)( n − 1) , pertanto:

= n 2 − 1 ( n + 1) per ∀ n >1, poichè


(n 2
)
− 1 ( n + 1)( n − 1)
an :=
n −1
( )
( n +1)2 +1 > n 2 + 1 > 0 e ( n + 1) + 1 > n + 1> 0, si ottiene che an+1 > an, per ogni n > 1.
 

n!
213) Date le successioni a n := e bn = n,
2n

a.- verificare se sono monotòne; b.- calcolare il lim ( a n − bn ) .


n → +∞

n> an per ∀ n >1;


( n +1)! = ( n +1) n! = n +1 a
a.- Osserviamo che an+1 =
2n+1 2n2 2
bn+1 = n +1 > n = bn per ∀ n > N;

n! n  ( n − 1) ! 
b.- Osserviamo che an − bn = n
− n =  n −1 − 2  → +∞
2 2 2 

( n −1)!
poiché la successione è infinita per n → + ∞.
2n−1

|
214) Data la successione • €1/n!, stabilire se essa sia monotòna e calcolarne il limite.
2
|
an = • €1/n! =
2
n! 1 1
= ;
( n − 2)!2! n! ( n − 2)!2!
|+1
an+1 = • €/(n + 1)! =
( n + 1)!
2
1 1
= .
( n + 1 − 2 )!2! ( n + 1)! ( n + 1)!2!
an
Si osserva che an+1 = ≤ a n , quindi la successione proposta è monotòna decrescente. Per il
n −1
teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale limite
è proprio il suo estremo inferiore. Quindi:
106

1
inf {an } = lim an = lim =0.
n →+∞ n →+∞ ( n − 2 ) !2!

215) Data la successione an+1 = n an , con a1 = 2, calcolarne il limite.


Osserviamo che an > 0 per ogni n ∈ N, quindi per n ≥ 2, an+1 = n an > an, ovvero la successione è
strettamente crescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa

an → l ∈ R , poiché an ≥ a2 = 2, per ogni n ∈ N, si ricava che l ≥ 2. D’altra parte, passando al limite


ammette limite e che tale limite è proprio il suo estremo superiore. Supponiamo, per assurdo, che

in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si ottiene:


l = lim an +1 = lim nan = l lim n = +∞ , ciò è assurdo, in quanto quest’ultima uguaglianza contraddice
n →+∞ n →+∞ n →+∞

il fatto che l ∈ R ; pertanto l = +∞ .


Si sarebbe potuto risolvere l’esercizio anche esplicitando i termini della successione:
a2 = 1a1 = 2, a3 = 2a2 = 2x2, a4 = 3a3 = 3 x 2 x 2 = 3!2, a5 = 4a4 = 4 x 3 x 2 x 2 = 4!2, …, da cui si
ricava che an = (n – 1)!2 → + ∞.

216) Data la successione an+1 = log (1+ an), con a1 = 1, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che 0 ≤ an+1 = log (1+ an) ≤ an, ovvero la successione è
decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite
e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ an = 1,
per ogni n ∈ N, l ≤ 1. Passando al limite in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si
ottiene:

l = lim a n +1 = lim log (1 + a n ) = log (1 + l ) . Quest’ultima uguaglianza è verificata solamente per l = 0.


n → +∞ n → +∞

217) Data la successione an+1 = sin an, con a1 = π/2, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che 0 ≤ sin an ≤ an, ovvero la successione è decrescente. Per

è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ a1 = π/2, per ogni n ∈ N,
il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale limite

l ≤ π/2. Passando al limite in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si ottiene:
l = lim an +1 = lim sin an = sin l . Questa è verificata se e solo se l = 0.
n →+∞ n →+∞

218) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = 2 + an, con a1 = 5, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che an+1 = 2 + an ≥ an, ovvero la successione è crescente.
Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale
limite è proprio il suo estremo inferiore. Supponiamo, per assurdo, che an → l ∈ R , poiché an ≥ a1
= 5, per ogni n ∈ N, si ricava che l ≥ 5. D’altra parte, passando al limite in entrambi i membri della
definizione per ricorrenza, si ottiene:
107

l = lim a n +1 = lim ( 2 + a n ) = 2 + l , ciò è assurdo, in quanto quest’ultima uguaglianza contraddice il


n → +∞ n → +∞

fatto che l ∈ R ; pertanto l = +∞ .

an
219) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = , con a1 = 1, calcolarne il limite.
1+ an

Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N, e che 0 ≤ an+1 =


an
≤ an , ovvero la successione è
1+ an
decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite
e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ a1 = 1,
per ogni n ∈ N, l ≤ 1. Passando al limite della definizione per ricorrenza, si ottiene:
an l
l = lim an+1 = lim = ⇔ l + l 2 = l . Questa è verificata se e solo se l = 0.
n→+∞ n→+∞ 1 + a 1+ l
n

Come utile esercizio verifichiamo che an = 1/n, tramite il principio di induzione.


Ovviamente per a1 = 1, dato che an = 1/n dimostriamo che a1 = 1/(n + 1). Infatti:
1 1
an n n =1 n = 1 .
an +1 = = =
1 + an 1 + 1
n
( n + 1) n n +1 n +1
n

n2
220) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = 2 an , con a1 = 1, calcolarne il limite.
2n +1

Osserviamo che an > 0 per ogni n ∈ N, e che an+1 =


n2
an ≤ an , ovvero la successione è
2n2 +1
decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite
e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ a1 = 1,
per ogni n ∈ N, l ≤ 1. Passando al limite in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si
ottiene:

n2 n2 l l
l = lim an +1 = lim an = lim = ⇔ = 0.
n →+∞ n → +∞ 2 n 2 + 1 n → +∞
(
2n 2 1 + 1
2n 2 ) 2 2

Questa è verificata se e solo se l = 0.

an
221) Data la successione, definita per ricorrenza, an +1 = + 1 , con a1 = 4, calcolarne il limite.
2

Osserviamo che an > 0 per ogni n ∈ N, e che a2 =


4
+ 1 = 3 < 4 = a1. Supponiamo che an < an-1 e
2
a a
dimostriamo che ciò implica an+1 < an . Infatti an +1 = n + 1 < n −1 + 1 = an dove abbiamo usato l’ipotesi
2 2
di induzione an < an-1. Allora, per il principio di induzione possiamo affermare che an+1 < an per ogni
108

n ∈ N, cioè {an} è decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che
essa ammette limite e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ;
poiché an ≤ a1 = 4, per ogni n ∈ N, l ≤ 4. Passando al limite della definizione per ricorrenza, si ottiene:
an l l
l = lim an +1 = lim +1 = +1 ⇔ = 1 .
n →+∞ n →+∞ 2 2 2
Questa è verificata se e solo se l = 2.

n2
222) Verificare che vale la relazione  1 + 
3 3n − 9
∼e 2 .
 n

Ricordando la definizione di successioni asintotiche, la relazione sarà verificata se e solo se:

( )
n2
1+ 3 e
n2 log 1+ 3 ( n )
l = lim n = lim =1
n→+∞ 3n − 9 n→+∞ 3n − 9
e 2
e 2

Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al terzo ordine per la funzione di t → log (1 + t ), con t = 3/n,
si ricava:

 3
log 1 +  = 3 − 9 2 + 9 3 + o 1 3 , da cui:
 n n 2n n n ( )
( n)
( )
n2
1+ 3 e
(
n2 log 1+ 3
n ) e
n2 3 − 9 2 + 9 3
n 2n n
lim 3n− 9
= lim 3n − 9
= lim 3n − 9
=
n→+∞ n→+∞ n→+∞
e 2
e 2
e 2

3n−9 + 9 − 9 +o(1) 9
= lim e 2 n 2
= lim e n = 1 .
n→+∞ n→+∞

223) lim 3 − n
n→+∞
( n n
)
Riscrivendo n
n
= 3 n log3 n ricaviamo che:

n→+∞
(
lim 3n − n n
) = lim (3 − 3
n→+∞
n n log3 n
) = lim 3 (1− 3
n→+∞
n n log3 n−n
) = +∞ .
Dalla “gerarchia degli infiniti” si ottiene:

n log 3 n − n = − n  − + 1  → −∞  3
log 3 n n log 3 n − n
log 3 n →0 →0.
n  n 

n→+∞
3
(
224) lim 3n + 2 sin − 
n n
)  1 1

Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al terzo ordine per la funzione di t → sin t, con t = 1/n,
otteniamo:
109

sin
1 1 1
= − n 3 + o 1 3 , pertanto:
n n 6 n ( )
 1 1 1 1 1   1 
n→+∞
(  n n  n→+∞
)
 n 6n n  n→+∞  6n 
1
lim 3n3 + 2 sin −  = lim 3n3  − 3 −  = lim 3n3  − 3  = − .
2
( )

( )
n2
1+ 1
225) lim n
n→+∞ n
e
Riscrivendo il numeratore in forma esponenziale otteniamo:
(
n 2 log 1+ 1 )
an =
e n
=e
(
n 2 log 1+ 1
n )− n
n
e

Studiamo l’esponente
utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine di
log (1 + t ) = t − t + o ( t ) , con t = 1/n, si ottiene:
2 2
2

n2 log 1 + 1 ( n ) − n ∼ n  1n − 12n  − n = − 12 . Cioè:


2
2

n →+∞ n →+∞  n(
lim an = exp lim  n 2 log 1 + 1 − n  = e 2 = 1 .

−1

e
( ) )
  2 n 
2

−2 n − n
226) Verificare che vale la relazione e = o  1 −  
 n  
 
Ricordando la definizione di “o” piccolo, la relazione sarà verificata se e solo se:

e−2n − n
e−2 n− n
lim = lim =0.
( )
( )
n→+∞ n2 n→+∞ n2 log 1− 2
1− 2
n
e
n
Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per la funzione t → log (1 + t ), con t = – 2/n,
si ricava:

(
log 1 + 2
n ) = − 2 n − 2 n + o ( 1n ) , da cui: 2 2

e−2n− n
e−2n− n
e−2n− n
lim = lim = lim = lim e−2n− n +2n+2
= lim e− n +2
=0.
( ) ( )
( )
n→+∞ n2 n→+∞ n2 log 1− 2 n→+∞ n −2 − 2 2
2 n→+∞ n→+∞
1− 2
n
e e n n
n
log n
 1 + an 
227) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞ e   → +∞
 1 + bn 
1 + an
Tenendo conto che log n → + ∞ è possibile ottenere il risultato voluto richiedendo che → +∞
1 + bn
110

1 + an an
infatti nell’aritmetizzazione parziale di R esteso si ha ∞+∞ = ∞. Inoltre, poiché ∼ , basta
1 + bn bn
scegliere, ad esempio, an = n2 e bn = n.

228) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞, an∼bn e
log n
 1 + an 
  → +∞ .
 1 + bn 
Osserviamo che:
  1+ a  log n 
log n log  n   1+ an   1+ a n + bn − bn   a −b 
 1 + an   1+ bn 

 log n log  
 1+ bn 
log n log 
1+ bn
 log n log  1+ n n 
1+ bn 
cn :=   =e  
=e =e  
=e 
,
 1 + bn 

an − bn an − bn an
poiché ∼ = − 1 → 0 si ottiene:
1 + bn bn bn

 a − bn  a n − bn a n − bn
log  1 + n ∼ ∼ ; pertanto, affinché cn → + ∞ è sufficiente determinare {an} e
 1 + bn  1 + bn bn
{bn} in modo che:

 an   log n +1  1
( log n)  −1 = log n 

−1 = log n

= log n →+∞ .
 bn   log n  log n
en
 1 + an 
229) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞ e   →0.
 1 + bn 

1 + an
Tenendo conto che en → + ∞, è possibile ottenere il risultato voluto richiedendo che →0,
1 + bn
1 + an an
infatti nell’aritmetizzazione parziale di R esteso si ha 0+∞ = 0. Inoltre, poiché ∼ , basta
1 + bn bn
scegliere, ad esempio, an = n e bn = n2.

230) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞, an∼bn e
en
 1 + an 
  →0.
 1 + bn 

Osserviamo che:
 en 
 1+ an  
en log     1+ an   1+ an + bn − bn   a −b 
 1 + an  
 1+ bn   e n log  
 1+ bn 
e n log 
1+ bn
 e n log  1+ n n 
 1+ bn 
cn :=   =e

=e =e  
=e .
 1 + bn 
111

an − bn an − bn an
Poiché ∼ = − 1 → 0 , si ottiene:
1 + bn bn bn

 a − bn  a n − bn
log  1 + n ∼ ; pertanto affinché cn → 0 è sufficiente determinare {an} e {bn} in modo
 1 + bn  1 + bn

a 
n n −1
che e  bn 
→ −∞ . Ciò si ottiene scegliendo, ad esempio, an = n – 1 e bn = n, infatti:
a   n −1   1  en
en  n − 1 = en  − 1 = en 1 − − 1 = − → −∞ .
b
 n   n   n  n

231) Date due successioni numeriche {an} e {bn} positive e convergenti, con {bn} non infinitesima,
dimostrare che la successione cn = an log bn è convergente.
Mostrare con un controesempio che le precedenti condizioni non sono necessarie per la convergenza

possiamo assumere che an → a ∈ [0,+ ∞ [ e bn → b ∈ [0,+ ∞ [. Quindi, per definizione di successione


della successione {cn}. Poiché {an} e {bn} sono convergenti, positive e {bn} non è infinitesima,

convergente e tenendo conto della continuità della funzione x → log x, si ricava che per ogni ε > 0
esiste n0 (ε) ∈ N tale che | an - ε | < ε e | log bn – log b | < ε ∀ n ≥ n0.
Usando la diseguaglianza triangolare, si ottiene che, per ogni n ≥ n0:

an log bn − a log b = an log bn − an log b + an log b − a log b ≤

≤ an ( log bn − log b ) + ( an − a ) log b = an ( log bn − log b ) − a ( log bn − log b ) + a ( log bn − log b ) +

+ ( an − a ) log b ≤ ( an − a )( log bn − log b ) + a ( log bn − log b ) + ( an − a ) log b < ε + aε + ε log b .


2

Per l’arbitrarietà di ε si ottiene che cn = an log bn → a log b , cioè è una successione convergente.
Prendendo, ad esempio, an = 1/n e bn = n le condizioni precedenti non sono soddisfatte (in particolare
bn → + ∞, quindi non è convergente) ma, tenendo conto della “gerarchia degli infiniti”, si ottiene che
cn → 0, cioè essa è ugualmente una successione convergente.

5n + 3
232) Data la successione a n = che ha limite pari a 5/2, cioè:
2n + 1

= . Fissato un ε > 0 ad arbitrio, consideriamo


5n + 3 5 5n + 3 5
lim − < ε e, dimostrare che essa
n →+∞ 2n + 1 2 2n + 1 2
risulta soddisfatta da ogni valore di n maggiore di un certo numero positivo p.

< ε, n >
1 1 1 1
< ε, che per n ≥ 1  − .
4n+ 2 4n + 2 4ε 2
112

− < ε è soddisfatta per ogni n > p, quindi 5/2 è il limite della


1 1 5n + 3 5
Posto p = − , la
4ε 2 2n + 1 2
successione data.

233) Sia a > 0, dimostrare che lim n


a =1.
n → +∞

- Supponiamo a > 1:

n
a −1 < ε ⇔1 – ε < n a < 1 + ε, essendo a > 1 si prende in esame solamente n a < 1 + ε.

Applicando i logaritmi decimali, si ottiene:

log a < log (1 + ε ) , essendo log a > 0, log (1 + ε ) > 0, perché a > 1, 1 + ε > 1 si ricava
1
n

n> , per ogni n > p vale la


log a log a
, quindi posto p = n
a − 1 < ε.
log (1 + ε ) log (1 + ε )

- Supponiamo 0 < a < 1:


n n
Dalla 1 – ε < a < 1 + ε si considera solamente 1 – ε < a , con ε < 1, log (1 + ε) < 1/n log a,

essendo log a < 0, log (1 + ε) < 0 in quanto è a < 1, 1 + ε < 1, quindi n >
log a
.
log (1 + ε )

Teoria:
Se a1, a2, a3,…, an,… è una successione di numeri positivi avente limite finito e positivo l si ha:
lim log an = log l e se q ∈ R+ ⇒ lim log anq = l q , se b > 0 lim b an = b .
n →+∞ n →+∞ n → +∞

Continuità della funzione esponenziale, logaritmo e delle potenze, ovvero se ( an )n∈N è una
successione reale, tale che lim a n = l ∈ Rɶ (con Rɶ = R ∪{−∞} ∪ {+∞} ) allora lim e an = el ,
lim log an = log l , lim log a nα = l α (α ∈ R), intendendo che e+∞ =+∞ e e-∞ = – ∞, log (+∞)=+ ∞…
n → +∞ n →+∞

n →+∞ n → +∞

n sin n
Esempio: an =
n2 + 1

( n sin n ) ≤
n
→ 0 per n → ∞, quindi lim a n = 0 (Teorema dei Carabinieri).
(n 2
+1 ) n +1
2 n → +∞

1  9 1 − 10n
1
9 9 9 1 1
234) an = 0,9....9  an = 0,9....9 = + ... + n = 1 + + ... + n−1  = = 1 − n , che
n n 10 10 10  10 10  10 1 − 1 10
10
tende a 1 per n → ∞.
113

235) a n = n
(1 − cos (π n ) ) 3 n
+ 7 n . Si ha:

(1 − cos (π n ) ) 3 (
7 n 1 + (1 − cos (π n ) ) )( 3 7 ) = 7 n 1 + (1 − cos (π n ) ) 3 ( 7)
n n
an = n n
+ 7n = n =

= 7 1 + (1 − cos (π n ) ) 3 ( )  2.
n

7 
 

( 7) ( ) ( 7)
n
Si ha lim (1 − cos π n ) 3
n n
= 0 , essendo (1 − cos π n ) 3 ≤2 3 → 0 per n → ∞, sicché
n→+∞ 7

lim  1 + (1 − cos π n ) 3 ( ) 
n n
 =1 e lim a n = 7 .
n →+∞  7  n → +∞

236) an = n n!

Se m ∈ N* è fissato, per n > m si ha:

n! > n mn−m m! = m1−


n m 1− m
n! = n(n – 1)…(m + 1)m! ≥ m....mm! sicché nn
m! ≥ m n
.
n−m

Se n > 2m si ha 1 − m > 1/2, da cui n! ≥ m . Ne segue che il n ! = +∞ (fissato A ∈ R sia


n n
lim

m > A2: per n > 2m = n è an ≥ m > A).


n n → +∞

Alternativamente si poteva osservare che, posto bn = b! è lim bn +1 = lim n + 1 = +∞ , quindi


n →+∞ bn n →+∞

lim n
n ! = lim n bn = +∞ .
n → +∞ n → +∞

237) Trovare i limiti delle seguenti successioni:

 1 1   1 1   1 1 
a) lim  + ... +  , b ) lim  + ... +  , c) lim  + ... + .
 n +1 2n  n→+∞  ( n + 1) ( 2n )  n→+∞  n2 + 1
2 2
n →+∞
n2 + n 

1 1 1 1 n n
a) + ... + ≥ + ... + = = → +∞ (per n → + ∞).
n +1 2n 2n 2n 2n 2
n

Quindi la successione a) è divergente.


1 1 n
b) 0 ≤ + ... + ≤ → 0 (per n → + ∞).
( n + 1) ( 2n ) ( n + 1)
2 2 2

Quindi la successione b) è infinitesima.


114

n 1 1 n n 1
c) ≤ + ... + ≤ , per per n → ∞, sia ≤ , che
n2 + n n2 + 1 n2 + n n2 + n n2 + n 1+ 1
n
n 1
≤ tendono a 1, per il “Teorema dei Carabinieri”.
n2 + 1 1+ 1
n2
n
 x
238) Sapendo che lim  1 +  = e x , calcolare i seguenti limiti:
n →+∞
 n
n2
a) lim 1 + 
1
n →+∞
 n

lim  1 +  = lim   1 +   = +∞ . Infatti,  1 +  → e > 1 per n → ∞.


2 n
 1
n
  1 n   1
n

n →+∞  
n →+∞
 n  n    n

n
 1 
b) lim  1 + 2 
n → +∞
 n 
1
 n
2
n n n2
 1 1
Infatti,  1 + 2  → e per n → ∞, essendo una
lim 1 + 2  = lim  1 + 2   =1. 1
n→+∞
 n  n→+∞   n  
  n 
sottosuccessione della successione che definisce e, e 1/n → 0.
n!
 1 
c) lim  1 + n 
n →+∞
 n 
n!
 
n
n! n nn nn
 1 1
lim 1 + n  = lim  1 + n   = 1 . Infatti,  1 + 1n  → e per n → ∞ (sottosuccessione della
n→+∞
 n  n→+∞   n  
  n 
n!
successione che definisce e), mentre è infinitesimo, come si vede con una maggiorazione
nn
n! ( n ( n −1) ...2)1  n n −1 2  1
= = ...  < 1/n essendo minore di uno il termine in parentesi.
nn   n n nn
 n...n  n
 n−1 
239) Calcolare i limiti delle seguenti successioni (a > 0 e a ≠ 1):
3
 2 − 3n 
a) an =  
 2n + 1 

 3
3

Si ha lim an →  −  , infatti lim


2 − 3n
= lim
n −3 + 2 ( )
n = lim −3 + n = − 3 (2/n e 1/n tendono
2
n →∞
 2 n →∞ 2n + 1 n →∞
n 2+ 1
n
n →∞
2+ 1
n
2 ( )
a zero), e la potenza è una funzione continua.
115

b) an = n 3n + 7 n
1

an = n 3n + 7 n = n 7 n  1 + 3 ( )  = 7n 1+ 3
( ) = 7  1 + 3 ( ) 
n n n n
  →7,
 7  7  7 

considerato che 3/7 < 1, quindi (3/7)n → 0 per n → ∞ e ( an ) an →1 e bn →0.


bn
→ 1 se

( 7)
n
Nel nostro caso an = 1 + 3 e bn = 1 .
n

(
c) an = n 3n + 1 − ( −1) 7 n
n
)
( )
an = n 3n + 1 − ( −1) 7 n = n 7 n  1 − ( −1) + 3 (
 = 7 n 1 − −1 n + 3
) ( ) ( ) ( )
n n
( )
n n
 ,
 7 7

( )
n
che per n → ∞ non ha limite. Infatti, se n è pari si ha: a n = 7 n 3 = 7 3 = 3 → 3 per n → ∞,
7 7
1

( 7) = 7  2 + 3 
( )
n n n
mentre se n è dispari si ha: an = 7 2 + 3 → 7 , considerato che ( an ) n → 1 se
b
7 
n

an →2 e bn →0.

(
d) an = log a n + 1 + n − log a n
2
)
n + n 1+ 1 2
(
an = log a n + 1 + n 2
) − log a n = log a
n + 1 + n2
n
= log a
n
n = log 1 + 1 + 1
a
n2
= log a 2 ( )
Per n → ∞, dato che loga è continua e che 1 + 1 →1 per la continuità della radice.
n2

(
e) an = log a n + n − 1 + log a n
2
)
( )
an = log a n + n 2 − 1 + log a n = log a n n − n 2 − 1 (( )) e

n− n 2
−1 =
(n − n2 − 1 n + n2 − 1 )( )= n 2
− n2 + 1
=
1
, da cui:
n + n2 − 1 n + n2 − 1 n + n2 − 1

(
n n − n2 − 1 = ) n
=
n
=
1

1

( )
.
n + n2 − 1 n 1+ 1− 1 1+ 1− 1 2
n2 n2

Per n → ∞, e per la continuità della radice, si ha an → loga 12 = − loga 2 , per la continuità del ( )
logaritmo.
116

f) an = n ( 1+ 1n − 1− 1
n )
( ) ( )
1+ 1 + 1+ 1
an = n 1+ 1 − 1− 1 = n 1+ 1 − 1− 1 n n =
n n n n
1+ 1 + 1− 1
n n

=n
(1 + 1 ) − (1 − 1 )
n n = 2
=
2
= 1,
1+ 1 + 1− 1 1+ 1 + 1− 1 1+ 1
n n n n

dato che 1 ± 1 → 1 (continuità della radice).


n

240) Calcolare i seguenti limiti:

4n4 − 3n3 + n2 − n + 1
a) lim
n→∞ n2 + 6n − 1

4 n 4 − 3n 3 + n 2 − n + 1
=
(
n4 4 − 3 + 1 2 − 1 3 + 1 4
n n n n
=
) 4− 3 + 1 2 − 1 3 + 1 4
n n n n → 4 =2
n 2 + 6n − 1 n 1+
2 6
n
− 1
n2 ( ) 1+ 6 − 1 2
n n
1

Per n → ∞, e per la continuità della radice.


b) lim ( n + 5 − n − 1 )
n→ ∞

n + 5 + n −1 ( n + 5 ) − ( n − 1)
n + 5 − n −1 = ( n + 5 − n −1 ) = =
6
→0
n + 5 + n −1 n ( 1+ 5 + 1− 1
n n ) n ( 1+ 5 + 1− 1
n n )
Per n → ∞ è infinitesima.

( n)
3
3 n4 + n2 +
c) lim
n→∞ n3 n − n

 3

( )
4
n 4 1 + 1 2 + n
2
3 n +n +
4 2
n
3 3 4 n 3
3 1+ 1 + 1 3 1+ 1 + 1 5
 n n  n n2 5
2 n2 n 2 →1
= = =
n 3
n −n n
1+ 1
3
−n 
4  1− 1 1
n 3 1 − 1 1  n 3
 n 3

Per n → ∞, e per la continuità della radice cubica.

n
d) lim
n→∞
n+ n
117

n n 1
= = →1
n+ n 1+ 1
n 1 + 1  n
 n

Per n → ∞, dato che 1/ √| → 0 e per la continuità della radice.


e) lim ( n − n − 1 ) n
n→ ∞

( n − n −1 )( n + n −1 ) n n − ( n − 1) n − ( n − 1)
( n − n −1 ) n= = = =
n
=
n + n −1 n + n −1 n + n −1 n + n 1− 1 ( n )
n 1 1
= = →
(
n 1+ 1− 1
n ) 1+ 1− 1
n
2

Per n → ∞ e per la continuità della radice.


f) lim ( 3 n + 1 − 3 n )
n→ ∞

Ricordando che: a 3 − b3 = ( a − b ) ( a 2 + ab + b 2 ) , si ha:

( ) ( n)
2 2
3
n +1 + 3 n 3 n +1 + 3
3
n +1 − 3 n = ( 3
n +1 − 3 n) =
1
→0,
( n + 1) n +1 + ( n )
2 2 2
( n + 1) +  n ( n + 1) 
2 2
3
+ n
3 3 3 3 3
+n 3

dato che il denominatore tende a + ∞ per n → ∞. Come vedremo, in questi casi il metodo degli
sviluppi asintotici è molto più comodo (e meno astuto).

( −1)
n
sin n
g) lim
n →∞ n

( − 1)
n
sin n ≤ 1 → 0 , per n → ∞, quindi il limite vale zero.
n n

2n + n5
h) lim n
n→∞ 3 − n2

2 +nn
=
5 2n 1 + n
n
2 =  2 (n 1+ n
5
n
5

2n = 2 → 0 , )
( )
 
3n − n2 3n 1 − n2  3  1− n
2
3n
3n 3n

n5
( )n2
n
è infinitesima per n → ∞, dato che il lim 2 = 0 , essendo 2/3 < 1 e lim = 0 , lim =0.
n→∞ 3 n→∞ 2n n→∞ 3n

( −1) − 2
n−1

i) lim
( −1) − 2
n→∞ n
118

( −1) − 2
n −1
( −1− 2) = 3 (1 − 2 ) = 1 .
an = ; se n è pari si ha: an = , se n è dispari si ha: an =
( −1) − 2
n
1− 2 ( −1 − 2 ) 3
Quindi il limite lim an non esiste.
n→∞

Disuguaglianze fondamentali.

(x ∈ R) ⇒
1
Per l’esponenziale ed il logaritmo: 1 + x ≤ x
ex ≤ (x < 1),
1− x
entrambi strette se x ≠ 0.

≤ log (1 + x ) ≤ x (x > –1; e se x ≠ 0 sono strette).


x
1− x
Esempio: Confrontare log(3/2) e 1/4.

≤ log (1 + x ) ≤ x per x > –1 porge, per x = 1/2


x
La disuguaglianza fondamentale
1− x
1 ≤ log 1+ 1 ≤ 1 , sicché log(3/2) ≥ 1/3 > 1/4.
( )
3 2 2

241) Trovare, al variare di n ∈ N, il più grande tra nn+1 e (n + 1)n .

( n + 1)
n n n
 n +1 1  1 1
Si osservi che: =  = 1 +  ,
n n +1  n  n  n n

( n + 1) < 3/n per ogni n > 0, essendo 3/n ≤ 1 per n ≥ 3 è


n n
 1
e che  1 +  < 3 per ogni n, sicché
 n n n +1

( n + 1)
n
< nn+1 se n ≥ 3. Per n = 0, 1, 2, si calcola direttamente:

(0 + 1)0 = 1 > 00+1 = 0; (1 + 1)1 = 2 > 11+1 = 1; (2 + 1)2 = 9 > 22+1 = 8.

( n + 1) > nn+1 se n ≤ 2, mentre ( n + 1)


n n
In conclusione < nn+1 se n ≥ 3.

per n ∈ N.
log n
242) lim
n→ ∞ n
log n
an =
n
a) Provare che (an)n∈ N è decrescente per n ≥ 3

log ( n +1) log n n log ( n +1) − ( n +1) log n ( n +1)


n
1
an+1 − an = − = = log n+1 .
n +1 n n ( n +1) n ( n +1) n
119

Dall’esercizio precedente si ha: ( n + 1) ≥ n n +1 se, e solo se n ≤ 2. Pertanto, se n ≥ 3 è:


n

an+1 − an ≤ 0 (decrescente).
an 2
b) Calcolare (n ≥ 1)
an

log n2 2log n 2 log n 2 a


an2 = 2 = 2 = = an , sicché n = 2 .
2

n n n n n an n

c) Dedurre il limn an = 0
La successione (an)n∈ N è decrescente a termini positivi, ammette, quindi, un limite finito l. Passando

( )
al limite per n → ∞ dalla relazione an2 = 2 n an si deduce che l = 0* l = 0.

d) Calcolare il lim n n
n→∞

n
n =n
1
n
=e
( 1 n ) log n → 1 per n → ∞.

243) Siano:

a n = 1 + 1 + ... + 1 − log ( n + 1 ) , bn = 1 + 1 + ... + 1 − log n per n ≥ 1.


2 n 2 n

a) Provare che (an)n∈ N è strettamente crescente e che (bn)n∈ N è strettamente decrescente (usare le
disuguaglianze fondamentali).

≤ log (1 + x ) ≤ x per ogni x > –1:


x
a) Ricordiamo che
1− x

an +1 − an =
1
− log ( n + 2 ) + log ( n + 1) =
1
− log
( n + 2 ) = 1 − log 1 + 1  ≥ 0
 
n +1 n +1 ( n + 1) n + 1  n

bn+1 − bn =
1
− log ( n + 1) + log n =
1
− log
( n + 2) = 1 − log 1 + 1  ≤ 0
 
n +1 n +1 n n +1  n

1 ( )
Essendo log 1 + 1 ≤( n
) =
1
( )
.
n 1+ 1 n +1
n
b) Provare che an < bn per ogni n ≥ 1 e dedurne che è ak < be per ogni k, l ≥ 1:

bn − an = log ( n +1) − log n ≥ 0 per la crescenza del logaritmo. Se k, l ≥ 1, posto N = max {k , l} , è

ak ≤ aN < bN ≤ be , da cui ak < be .


c) Mostrare che an e bn convergono allo stesso limite:
120

La successione (an)n∈ N è crescente e limitata, ad esempio da b1, e (bn)n∈ N è decrescente e limitata, ad


esempio da a1, quindi entrambe convergono in R; siano l1 = lim an , l2 = lim bn .
n →∞ n →∞

( ) ( )
E’ bn − an = log ( n +1) − log n = log 1+ 1n , considerato che log 1+ 1n → log1 = 0 per n → ∞,
passando al limite si trova l1 = l2.

244) Successioni definite induttivamente.

Sia (an)n∈ N la successione definita induttivamente da a0 = √2 , an+1 = 2 + an

a) Provare che (an)n∈ N è superiormente limitata da 2:

Per induzione su n è a0 = √2 ≤ 2; se an ≤ 2 è an+1 ≤ 2+2 = 4 =2.

b) Studiare il limite della successione:


Chiaramente (an)n∈ N è crescente, essendo f : [0,+ ∞ [ → [0,+ ∞ [ crescente. Quindi l = lim a n esiste
n→ ∞

in R. Passando al limite per n → ∞ in an+1 = 2 + a n si ottiene (la radice è continua) l = 2+l ,


1± 3
ovvero l 2 = 2 + l , da cui l 2 − l − 2 = 0 ( ∆ = 1 + 8 = 9) l = .
2
Essendo necessariamente l ≥ 0 è l = 2.

Osservazione: si è provato che 2 = 2 + 2 + 2 + ... .

x +1
245) a) Provare che f ( x ) = è monotòna su ] - 2,+ ∞ [ :
x+2
x + 2 −1 1 1
E’ f ( x ) = = 1− e x→ è decrescente in ] - 2,+ ∞ [.
x+2 x+2 x+2

an + 1
b) Studiare il limite della successione definita induttivamente da a0 = 0, an +1 = :
an + 2

Si osservi che an ≥ 0 per ogni n. Verifichiamolo per induzione su n:


an + 1
E’ a0 = 0 ≥ 0; supposto an ≥ 0 è an+1 = ≥ 0 . Essendo f : [0,+ ∞ [ → [0,+ ∞ [ crescente, la
an + 2

= > a0; sia lim an = l ∈ Rɶ


a0 + 1 0 + 1 1
successione (an)n∈ N è monotòna; è crescente essendo a1 = =
a0 + 2 0 + 2 2 n →∞

( Rɶ = R ∪{−∞} ∪ {+∞} ). Chiaramente (an)n∈ N è limitata, infatti è f ( x ) ≤ 1 per ogni x ≥ 0. Quindi

m ∈ N e passando al limite per n → ∞ nella definizione an +1 =


an + 1
si trova l =
( l + 1)
an + 2 ( l + 2 ) , da cui
121

−1 ± 5
l 2 − 2 l = l + 1 , ovvero l 2 + l − 1 = 0 ( ∆ = 1 + 4 = 5) l = ; essendo l ≥ 0 , necessariamente si
2
−1 + 5
ha l = .
2

246) Si consideri la successione definita induttivamente da a0 = 1/2, an +1 = (1 − an ) .


2

a) Provare che 0 ≤ an ≤ 1 per ogni n:

Per induzione su n: 0 ≤ a0 ≤ 1; supposto 0 ≤ an ≤ 1 è 0 ≤ 1 - an ≤ 1, da cui an +1 = (1 + an ) ∈ [ 0,1] .


2

b) Studiare la monotònia della successione (an)n∈ N :


La funzione f(x) = (x – 1)2 è decrescente su [0,1]: se 0 ≤ x1 ≤ x2 ≤ 1 è x1 – 1 ≤ x2 – 2 ≤ 0 da cui

( 2)
2
( x1 − 1) ≥ ( x 2 − 1) ; a1 = (1 − a0 ) = 1 − 1
2
=1 ,
2 2
essendo a0 = 1/2, a1 = 1/4,
4

( 16 > ½, la successione delle ridotte pari è crescente, quelle


4) ( 4 )
2 2
a2 = (1 − a1 ) = 1 − 1
2
= 3 =9

delle ridotte dispari è decrescente: pertanto entrambi hanno limite in Rɶ = R ∪{−∞} ∪ {+∞} ; essendo
poi queste limitate, tali limiti sono finiti. Posto l1 = lim a 2 n +1 , l2 = lim a 2 n è necessariamente
n→∞ n→∞

l1 < 1/4 = a1,


l2 > 1/2 = a0. Quindi l1 ≠ l2 e la successione data non ammette limite.

247) Studiare, al variare di λ > 0, esistenza e valore del limite della successione: a0 = λ,
1 1
an +1 = an2 + .
8 8
1 2 1
La funzione f ( x ) = an + è crescente su R+ (ed è an ≥ 0 per ogni n, come si vede per induzione).
8 8
Quindi (an)n∈ N è monotòna ed ammette, pertanto, sempre limite in Rɶ . Si tratta di vedere se (an)n∈ N
è crescente (questo dipenderà solo dal segno di a1 - a0), e se il limite è finito. Si osservi che f ( x ) ≥ x
se e solo se x 2 − 8 x + 1 ≥ 0 , ovvero per x ∈  −∞ , 4 − 15  ∪  4 + 15 , +∞  . Pertanto (an)n∈ N è

crescente se e solo se a1 = f(a0) ≥ a0, e ciò accade se e solo se 0 < λ < 4 + √15 o λ ≥ 4 + √15 .
   

{
Si osservi, inoltre, che se il lim an = l ∈ R , necessariamente f(l) = l, cioè l ∈ 4 − 15 , 4 + 15 .
n →∞
}
122

Distinguiamo i seguenti casi:

a) 0 < λ < 4 – √15 : (an)n∈ N è crescente e a0 < 4 – √15 , da cui a1 = f(a0) < f(4 – √15 ) = 4 – √15
e, per induzione, an < 4 – √15 per ogni n. Pertanto il lim a n = 4 − 15 .
n→ ∞

b) λ = 4 – √15 : la successione è costante, an = 4 – √15 per ogni n, converge, quindi, a 4 – √15 .

c) 4 – √15 < λ < 4 + √15 : (an)n∈ N è decrescente, 4 – √15 < an < 4 + √15 per ogni n, come si verifica
subito per induzione. Pertanto il lim a n = 4 − 15 .
n→ ∞

d) λ = 4 + √15 : la successione è costante, an = 4 + √15 per ogni n.

e) λ > 4 + √15 : la successione è crescente, quindi il lim an = +∞ .


n →∞

248) Siano a e b reali, con a < b. Definiamo, induttivamente, una successione ponendo:
a n − 2 + a n −1
a0 = a; a1 =b; a n = . Cioè ogni termine è media aritmetica dei due precedenti.
2
Scrivere una serie c0 + c1 + c2 +…+ cn +… che abbia la successione data come successione delle
ridotte, e servirsene per calcolare il limite della successione (an)n∈ N .
an − 2 + an −1
Sarà c0 = a0 , c1 = a1 – a0 = b – a, cn = ( an − an −1 ) = − an −1 = − cn − 1 , da cui
2 2

( 2)
n−1
cn = − 1 ( b − a ) , e il limite è a
3
+ 2b
3
.
123

Punto di accumulazione
Sia E un sottoinsieme di R, si dice che c ∈ R è di accumulazione per E se esiste una successione di
punti E, distinti da c, che converge a c.
Esempio: Trovare tutti i punti di accumulazione dell’insieme:

{ }
E = 1 + 1 : m, n ≥ 1, m, n ∈ N e descriverne la chiusura.
m n

( )
E’ evidente che 0 è di accumulazione di E ( 0 = lim 1n + 1n , successione di punti distinti di E) e che
n→∞

1/m, per ogni m ∈ N, è pure di accumulazione ( 1m = lim 1m + 1n , successione di punti distinti di


( )
n→∞

E). Non ci sono altri punti di accumulazione. Sia, infatti, c di accumulazione per E, e sia (xj)j∈ N

n j ; sia M = { mj: j∈ N}, sono possibili due


successione di punti distinti di E convergente a c, successione che esiste per quanto visto. Scegliamo,
per ogni j interi mj, nj, ≥ 1 tali che sia nj = 1 + 1
mj
casi:
a) l’insieme M è finito b) l’insieme M è infinito.
a) Nel primo caso uno degli interi di M si ripete infinite volte, cioè esiste un m ∈ M tale che

I = { j ∈ N ; m j = m} sia infinito; formiamo una sottosuccessione (x ( ) )


ν k
k∈N
elencando gli elementi

di I; allora xν ( k ) = 1 + 1 . Necessariamente gli nν ( k ) sono tutti distinti, si ha cioè nν ( k ) ≠ nν (l )


m nν ( k )
 
se k ≠ l , poiché altrimenti gli xj non sarebbero tutti distinti. Ma allora lim  1  = 0 , quindi
k →∞
 nν ( k ) 
lim xν ( k ) = 1 ; ne segue che c = 1 .
k→∞ m m

b) Se M è infinito, si trova una sottosuccessione (x ( ) )


ν k
k∈N k →∞

tale che sia lim  1

 = 0.
 mν ( k ) 

{ }
Se l’insieme N = nν ( k ) : k ∈ N fosse finito, un ragionamento analogo a quello svolto per gli m ci

porta a concludere che una sottosuccessione di xν ( k ) converge a 1 , in cui n è un elemento di N


n
che si ripete infinite volte; escluso questo caso, qualche sottosuccessione l → µ ( l ) è tale che
 
 1m + 1 = 0 , quindi c = 0. La chiusura di E è
lim 1
nν ( µ ( l ) )
= 0 . Ne segue che lim
l →∞
( ( ) ) nν ( µ( l )) 
l →∞
 ν µ l 
ovviamente formata da E e dai suoi punti di accumulazione:

{
E = E ∪ 1 : p ∈ N , p ≥ 1 ∪ {0} .
p }
Si osservi, tuttavia, che 1 = 1 + 1 ∈ E per ogni naturale p ≥ 1. Pertanto E = E ∪ {0}
p (2 p) (2 p)
124

Intorni.
Chiameremo intorno completo di un numero reale (o punto) << a >> un qualsiasi intervallo aperto
contenente << a >>.
Ad esempio: un intorno completo del numero 5 è dato dall’intervallo aperto ]–1,7[. L’intervallo
]2,5[ costituisce un intorno destro di 2, mentre l’intervallo ]– 7,2[ costituisce un intorno sinistro dello
stesso punto. Sia E un insieme di punti di una retta ed a un punto di questa retta, si dice che il punto a è
di accumulazione di E quando in ogni intorno di a esiste almeno un punto di E distinto da a.
Esempio: Si consideri l’insieme E dei numeri reali x che si deducono da x = 1/n, con n ∈ N, n ≥ 0.
Dimostrare che lo zero è di accumulazione di E.
Basterà far vedere che nell’intorno ]– ε, ε[ del numero zero, con ε > 0, cadono punti di E diversi da
zero. Cioè 0 < 1/n < ε purché si prenda n > 1/ε. Quindi tutti i numeri di ε che si ricavano dalla
formula x = 1/n, attribuendo a n valori interi maggiori di 1/ε, cadono tutti nell’intervallo ]0, ε[, cioè
nell’intervallo ]– ε, ε[. Lo zero è punto di accumulazione di E che non appartiene a E. In definitiva lo
zero è l’unico punto di accumulazione di E.
Proprietà dei punti di accumulazione
L’insieme E non ha punti di accumulazione se contiene un numero finito di punti.
Se a è un punto di accumulazione di E, in ogni intorno di a cadono infiniti punti di E.
Teorema di Bolzano
Ogni insieme limitato contenente infiniti punti ammette almeno un punto di accumulazione.

n
 1
249) lim  1 +  = e
n →∞
 n
n
 1
La successione an =  1 +  è crescente in senso stretto, superiormente limitata, quindi convergente.
 n
n +1
 1
La successione bn =  1 +  è decrescente in senso stretto e converge verso e.
 n
n
 1  1
Infatti: bn =  1 +  1 +  , che per n → + ∞, bn → e. Il numero e è l’estremo superiore della
 n  n
→e →1
n n +1
 1  1
successione  1 +  e l’estremo inferiore della successione  1 +  . Quindi:
 n  n
n n +1
 1  1
1 +  < e < 1 +  .
 n  n
125

1
250) lim
n →∞ n
Tale successione è decrescente e limitata inferiormente. Il suo estremo inferiore è lo zero. Cioè:
1
lim =0
n→ ∞ n

3n2 + 5n +1
251) lim 2
n→∞ 5n + 2n + 7

5
3n2 + 5n + 1 3 + n + n2
1
3n2 + 5n +1 3
Essendo: =  lim =
5n2 + 2n + 7 5 + 2 + 7 2 n→∞ 5n2 + 2n + 7 5
n n

252) lim ( 3 n 2 − 5 n )
n→ ∞

 
3n − 5n = n 3 −  , la successione è divergente a + ∞. Pertanto il lim ( 3n 2 − 5 n ) = +∞ .
2  5 2

 n n →∞
 → 0
→3

1 + 2 + 3 + ... + n
353) lim
n →∞ n2

n ( n + 1)
Il numeratore è pari alla somma di n numeri in progressione aritmetica di ragione 1, che vale
2
 
1 + 2 + 3 + ... + n n ( n + 1)  1 1  1
pertanto: lim = lim = lim  +  =
n→∞ n2 n→∞ 2n2 n→∞ 2
 2n  2
 0 

 8n +1 
254) limlog 1+ 
n→∞
 2n + 3 
0

8n + 1 8+ 1
Essendo il lim = lim n = 8 = 4 , sarà:
n →∞ 2 n + 3 n →∞
2+ 3 2
n
0
126

 8n +1   8n +1 
lim 1 +  = 1 + 4 = 1 + 2 = 3 , pertanto limlog 1 +  = log3 .
n→∞
 2n + 3  n→∞ 
 2n + 3 

2 n +1
255) an =
2n
a
 n +1 =
( n + 1)! = 2 n!
=
2
n! an 2 n
( n + 1)! n + 1
n!

an+1
Per n ≥ 2 si ha 0 < < 1 cioè 0 < an+1 < an e la successione è decrescente, ed essendo limitata
an
inferiormente, in quanto tutti i suoi termini sono maggiori di zero, essa è convergente. Chiamiamo


an+1 2 2
con l il suo limite, cioè lim a n = l . Dalla = an +1 = an , essendo lim a n +1 = l ,
n→ ∞ an n + 1 n +1 n→ ∞

2
lim a n = l , lim = 0.
n→ ∞ n→ ∞ n +1
2
Dalla an +1 = an , passando al limite, si ottiene:
n +1

2n
l = 0 x l = 0, quindi lim =0.
n→∞ n!

256) Calcolare il limite della somma delle due successioni:

n2 + 5 7 − n2
an = , bn =
n n

1+ 5 7 −1
lim an = n2 = +∞ lim b = n2 = −∞
, n .
n→+∞ 1 n→+∞ 1
n n
Il limite della somma è:

 n2 + 5 7 − n2   n2 + 5 + 7 − n2  12
lim ( a n + bn ) = lim  +  = lim   = nlim =0.
n →+∞ n →+∞
 n n  n →+∞  n  → +∞ n

257) Calcolare il limite della somma delle due successioni: an = log ( 5n + 7) , b n = − lo g n .

5n + 7  7
Si ha: lim ( an + bn ) = lim log ( 5n + 7 ) + ( − log n )  = lim log = lim log  5 +  = log5 .
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n n→+∞
 n

258) Studiare il carattere della successione somma delle due successioni di termini generali:
127

an = n, bn = – n + (–1)n.
an + bn = (–1)n . Questa successione è indeterminata.

259) Calcolare il limite del prodotto delle due successioni:


an = 1/(n + 2), bn = 3n + 1.
Il lim a n = 0 , lim bn = +∞
n → +∞ n → +∞

1 3+ 1
lim ( an + bn ) = lim ( 3n + 1) = nlim n = 3.
n → +∞ n + 2
n →+∞ →+∞
1+ 2
n

Teorema di Cesaro.
La media aritmetica di n numeri è data dalla loro somma divisa per n. La media geometrica di n
numeri positivi è la radice n-esima aritmetica del loro prodotto. Se la successione di termine generale
a + a 2 + ... + a n
an ha per limite l (finito, + ∞, – ∞), cioè lim an = l allora si ha anche che lim 1 =l
n →+∞ n → +∞ n
.
Se an è il termine generale di una successione di numeri positivi e si ha lim an = l (finito oppure
n →+∞

+∞) allora risulta anche lim n a1 + a 2 + ... + a n = l .


n → +∞

an
Data la successione an se risulta lim ( an +1 − an ) = l (finito oppure ± ∞) allora lim =l.
n →+∞ n → +∞ n
an
Se an è una successione di numeri positivi e si ha lim = l (finito oppure ± ∞) allora
n → +∞ n
lim n an = l
n → +∞

1 − ( −1)
n

Esempio: La successione an = , cioè la successione 1, 0, 1, 0, 1… è indeterminata. Facciamo


2
vedere che converge la successione delle medie aritmetiche della successione:

1 − ( −1) 1 − ( −1) 1 − ( −1)


{ }
2 n
1
= n − ( −1) + ( −1) + ... + ( −1)  =
2 n
a1 + a2 + ... + an = + + ... +
2 2 2 2  

1 1 − ( −1) 
n

=  n − ( −1)  . Si ricorda che la somma si n numeri in progressione geometrica:


2 2 

1− qn
a 1 , a 2 , ..., a n , di ragione q è data da a .
1− q
128

1  1 − ( −1)  1
n
a1 + a2 + ... + an
Quindi lim = lim 1 + = .
n →+∞ n n →+∞ 2 2n  2
 


an + 1 n +1  1
260) lim n
n =1 lim = lim = lim 1 +  = 1 (con an = n).
n → +∞ n →+∞ a
n
n →+∞ n n →+∞
 n

log n
261) lim =0
n →+∞ n
Sia an = log n

n→+∞ n→+∞ n→+∞ n (


lim ( an+1 − am ) = lim log ( n +1) − log n = lim 1+ 1 = log1 = 0 .)
n
n! 1
262) lim =
n→+∞ n e
n!
Sia a n =
nn

( n + 1)!
( n + 1)
n +1 n
a  n  1 1 1
lim n +1 = lim = lim   = lim = lim = .
n! n →+∞ n + 1 n n
n →+∞ a n →+∞
  n →+∞
 n +1 n →+∞
 1 e
1 + 
n
nn  
 n   n
129

Serie numeriche
Teorema (condizione necessaria per la convergenza): Sia data la serie Σ an ed assumiamo che essa
converga. Allora il termine generale an è infinitesimo, cioè an → 0 per n → +∞.

Teorema (criterio del rapporto): Sia data la serie Σ an , con an > 0 per ogni n ∈ ‡. Assumiamo che
esista il
m > 1m kl ikhih { Jlˆ k} ;
= l ∈ [0, +∞[ . Allora si ha: . m <1m kl ikhih { Ih|ˆ k} ;
an+1
m = 1 lm Ikl{ klh |h| ‰hk|l I mIj| l|‰hk? elh| .∗
lim
an

Teorema (criterio della radice): Sia data la serie Σ an , con an ≥ 0 per ogni n ∈ ‡. Assumiamo che
esista il lim n an = l ∈ [ 0, +∞[ . Allora si ha:

m >1m kl ikhih { Jlˆ k} ;


. m < 1m kl ikhih { Ih|ˆ k} ;
m = 1 lm Ikl{ klh |h| ‰hk|l I mIj| l|‰hk? elh| .∗

* l = 1 significa che la serie va studiata con altri metodi e NON che essa è indeterminata.
+∞
n
Esempio: Σ q applicando il criterio della radice o del rapporto si ricava che:
n =0

|z|<1 m kl Ih|ˆ k} ;
" Quando | z | =1 i due criteri non danno informazioni ma, in tal
|z|>1 m kl Jlˆ k} .
caso, il termine generale non è infinitesimo, quindi la serie diverge. Infine per | z | < 1 si può
+∞ 1
n
calcolare la somma delle serie e si ottiene: Σ q = ∀ q < 1.
n =0 1− q

per ogni n ∈ ‡.
Teorema (criterio del confronto e del confronto asintotico): Siano date Σ an e Σ bn , con an , bn ≥ 0

a) Assumiamo che an ≤ bn , definitivamente. Allora si ha:


- se la serie Σ an diverge, anche la serie Σ bn diverge;
- se la serie Σ an converge, anche la serie Σ bn converge.
b) Assumiamo a n ∼ b n . Allora il carattere della serie Σ an coincide con il carattere della serie Σ bn ,
cioè convergono/divergono entrambe.
130

Serie notevoli:
Ih|ˆ k} i k i > 1
"
Jlˆ k} i k i ≤ 1
+∞ 1
Σ Serie armonica generalizzata; per p = 1 semplicemente serie
n =1 n p

armonica.
Ih|ˆ k} i k i > 1
Ih|ˆ k} i k i = 1 z > 1 l ℎ j| kl Jl a+ m
0
Jlˆ k} i k i = 1 z ≤ 1 si ha una serie di Abel
+∞ 1
Σ p .
Jlˆ k} i k i < 1
n = 2 n log q n

+∞1 +∞ 1
Consideriamo due serie Σ e Σ 2 . In entrambi i casi sia il criterio del rapporto che
n =1 2 n + 1 n =1 2 n − 1

quello della radice non danno informazioni poiché si ottiene l = 1. Utilizzando il criterio del
confronto asintotico con la serie armonica generalizzata si ottiene:
1 11 1 1 1
∼ e ∼ . Quindi la prima serie diverge, mentre la seconda converge.
2n + 1 2 n 2n − 1 2 n 2
2

∈ ‡. Allora la serie proposta ha il medesimo carattere della serie Σ2 ana2n .


Teorema (criterio di condensazione): Sia data la serie Σ an , con an ≥ 0 e an ≥ an+1 per ogni n
n

Esempio: Utilizziamo il criterio di condensazione per dimostrare la convergenza della serie


1 1 
armonica Σ , essendo   una successione decrescente e positiva. Costruiamo la cosiddetta serie
n n 
+∞ 1 +∞
condensata ad essa associata, data da: Σ 2 n n = Σ 1 . Pertanto, poiché il termine generale non è
n =1 2 n =1

infinitesimo (= 1) la serie condensata diverge e anche la serie armonica diverge. Più in generale,
utilizzando ancora il criterio di condensazione, lo studio del carattere della serie armonica
generalizzata Σ p (con p > 0 per garantire la decrescenza) ci si può ricondurre allo studio della
1
n
n
+∞ +∞ +∞
1 1  1 
serie condensata Σ 2 n
=Σ = Σ  p −1  che risultava essere una serie geometrica di
(2 ) (2 )
p p −1
n =1 n n =1 n 
n =1 2

< 1, ovvero p – 1> 0,


p −1 p −1
1 1
ragione q =   . Pertanto essa risulterà convergente se e solo se  

che fornisce la convergenza per p > 1.


2 2

n
+∞
5
263) Determinare il carattere della serie Σ n  
n =1
6

Utilizzando il criterio della radice e ricordando il limite notevole n


n → 1 si ottiene:

n
5 5 5
lim n n   = lim n   = .
n→+∞
 6  n→+∞  6  6
Poiché il limite ottenuto è minore di uno, il criterio assicura che la serie proposta converge.
131

n
+∞
4 1
264) Determinare il carattere della serie Σ   2
  n
n =1 3

Utilizzando il criterio della radice e ricordando il limite notevole n


n → 1 si ottiene:

n
 5 1 4 1 4
lim n   2 = lim 2
= .
n→+∞
 3  n n→+∞ 3 n 3
Poiché 4/3 > 1, il criterio assicura che la serie proposta diverge.

+∞ 1
265) Determinare il carattere della serie Σ n
n =1
9
n2 +   + n
2

Tenendo conto della “gerarchia” degli infiniti ed utilizzando il criterio della radice, si ottiene:

1 1 2 1 2
lim n
= lim n
= lim   2 n n
= .
n →+∞ n n→+∞
9 n 2 n2    n n 2 + 1 + n2
n →+∞ 9 9
2 n n
9
n2 +   + n    n +1+ n  n n
2 2  9 9  9 9
1

Poiché 2/9 < 1, il criterio assicura che la serie proposta converge.

| 1
266) Determinare il carattere della serie Σ • € n
n =1 4 3
+∞

|
Ricordando che • € =
4
n!
, ed utilizzando il criterio del rapporto, si ha:
4!( n − 4 ) !

 n + 1

4
 n
lim  n +1 
3
= lim
( n + 1) ! ( n − 4 )!4!3n = lim ( n + 1) = 1 + 1 n = 1 < 1. ( )
n →+∞ 3  n  n→+∞ ( n − 3) !4!3n +1
 
n! n→+∞ 3 ( n − 3 )
3 1− 3
n
3 ( )
4
La serie proposta converge.

+∞ nn
267) Determinare il carattere della serie Σ n
n ! ( e + 1)
n =1 n

Utilizzando il criterio del rapporto, si ottiene:

( ) ( )
n +1 n +1

( n + 1) ( n + 1) n!( e + 1)
n +1 n
( n + 1) = lim
n +1
nn+1 1 + 1 1+ 1 e
lim = lim n = lim n =
n→+∞ nn +1 ( e + 1) ( e + 1) ( e + 1)
( n + 1)!( e + 1)
n +1 n +1
n→+∞ nn n n→+∞ n n→+∞ e +1
132

( n)
n
Dove abbiamo utilizzato il limite notevole 1 + 1 → e . Poiché e < 1, il criterio ci assicura che
e+1
la serie proposta converge.

+∞ 1  n + 1
268) Determinare il carattere della serie Σ  
n =1 n ! n − 1
 
Utilizzando il criterio del rapporto, si ottiene:

 n + 2
 
lim  n  n!
= lim
( n + 2 )! ( n − 1)!2!n ! = lim ( n + 2 ) = 0 .
n →+∞ ( n + 1) !  n + 1  n →+∞ n !2!( n + 1) ! ( n + 1)! n→+∞ ( n + 1)
 
 n − 1
Poiché lo zero è minore di uno, la serie proposta converge.

( log 2 )
n
+∞
269) Stabilire il carattere della serie Σ
n =0
2n + 3
2
Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:

( log 2 )
n
log 2 1
lim n = lim = log 2 lim = log 2 < 1.
n →+∞
2n + 3 n →+∞
n 2n + 3
n →+∞
n 1+ 3
2 2 4n
La serie proposta converge.

+∞ n

270) Determinare, al variare del parametro reale α < –1, il carattere della serie Σ log (1 + α ) .
n =1

Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:

log (1 + α ) = lim log (1 + α ) .


n
lim n
n →+∞ n →+∞

Poiché log (1 + α ) < 1 se e solo se 1/e – 1 < α < e – 1, log (1 + α ) > 1 se e solo se
– 1 < α < 1/e – 1, oppure α > e – 1, e log (1 + α ) = 1 se e solo se α = 1/e – 1, oppure α = e – 1, il

– 1 < α < 1/e – 1, oppure α > e – 1, mentre non fornisce alcuna indicazione per α = 1/e – 1, oppure
criterio assicura che la serie proposta converge per 1/e – 1 < α < e – 1, mentre diverge per

α = e – 1. Tuttavia per α = 1/e – 1, oppure α = e – 1 la serie proposta ha come termine generale


n
an := log e = 1n = 1 ≠ 0 .

Pertanto, per tali valori di α, non essendo soddisfatta la condizione necessaria che il termine generale
sia infinitesimo, la serie proposta diverge.
133

271) Determinare, al variare di α ∈ N , il carattere della serie Σ


(e )
n
α 2 −3
+∞
.
n =1 log (1 + n )

Utilizzando il criterio del rapporto, si ottiene:

( )
n+1
eα −3
2

log (1 + n ) eα −3
2
log n α 2 −3
lim = lim =e .
log (1 + n + 1)
(e )
n→+∞ n n→+∞
α 2 −3 log n

Poiché eα − 3 < 1 se e solo se − √3 < α < √3, eα − 3 > 1 se e solo se α < − √3 o α > √3 e eα − 3 = 1 se
e solo se α = ± √3 , il criterio assicura che la serie proposta converge per − √3 < α < √3, diverge
2 2 2

per α < − √3 o α > √3 , mentre non fornisce alcuna indicazione per α = ± √3.

Tuttavia per α = ± √3 la serie proposta ha come termine generale:

1n 1
an := = → 0 , ma, nonostante sia soddisfatta la condizione necessaria che il
log (1 + n ) log (1 + n )
termine generale sia infinitesimo, la serie proposta diverge per il criterio del confronto asintotico, in
1 1 1
quanto: an = ∼ = 0 e quest’ultimo è il termine generale di una serie di Abel
log (1 + n ) log n n log n
divergente.

272) Determinare, al variare di α ∈ N , il carattere della serie Σ


n
+∞ α 2 − 5α + 7
.
n=1 3n2 + log n
Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:
n
α 2 − 5α + 7 α 2 − 5α + 7 α 2 − 5α + 7
lim n
= lim = lim = α 2 − 5α + 7 ,
3n 2 + log n
( n)
2
n →+∞ n →+∞ n
3n + log n
2 n →+∞ n
3 n

dove abbiamo tenuto conto della gerarchia degli infiniti e del limite notevole √| → 1.

Poiché α 2 − 5α + 7 < 1 equivale a α – 1 < α 2 − 5α + 7 < 1, che è soddisfatta se e solo se 2 < α < 3,
mentre se α 2 − 5α + 7 >1 se e solo se α < 2 o α > 3, e α 2 − 5α + 7 = 1 se e solo se α = 2 o α = 3,
il criterio assicura che la serie proposta converge per 2 < α < 3, diverge per α < 2 o α > 3, mentre
non fornisce alcuna indicazione per α = 2 o α = 3.
Tuttavia, per tali valori del parametro, la serie proposta ha come termine generale:

1n 1
an := ∼ 2 → 0 che soddisfa la condizione necessaria (cioè infinitesimo) e, inoltre, la
3n + log n 3n
2

serie proposta converge per il criterio del confronto asintotico, in quanto si comporta come il termine
generale di una serie armonica generalizzata di esponente maggiore di uno.
134

273) Determinare, al variare di α ∈ N , il carattere della serie Σ  4


n
α2 + 4  +∞

n=1 α + 4
 .
 
Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:

< 1, equivale a α 4 − α 2 > 0 che è soddisfatta se e solo se


α +4
n 2
α2 + 4  α2 +4
lim  4
n
 = 4 . Poiché 4
n →+∞
 α + 4  α + 4 α + 4

α < –1 o α > 1. Mentre 4 > 1 se e solo se –1 < α < 0 oppure 0 < α < 1, e 4
α2 + 4 α2 + 4
= 1 se e solo
α +4 α +4
se α = ± 1, oppure α = 0. Il criterio assicura che la serie proposta converge per α < –1 o α > 1,
diverge per –1 < α < 0 oppure 0 < α < 1, mentre non fornisce alcuna indicazione per α = ± 1, oppure
α = 0. Tuttavia, per tali valori del parametro, la serie proposta ha come termine generale
an := 1n = 1 → 0 . Pertanto, non essendo soddisfatta la condizione necessaria (cioè che il termine
generale sia infinitesimo), per tali valori la serie proposta diverge.

+∞ 1− 1− 2
n
274) Determinare il carattere della serie Σ .
n=2 n

Ricordando che, come conseguenza dei limiti notevoli, possiamo scrivere 1 − 2 ∼ 1 − 1 2 , si


n 2 n

ottiene:
1− 1− 2
n≅ (
1− 1− 1
n = 1 ), che è il termine generale della serie armonica generalizzata
n n n2
di esponente due maggiore di uno. Pertanto, per il criterio del confronto asintotico, la serie proposta
converge.

+∞
 2
275) Determinare il carattere della serie Σ n − n + log n arctan 
4 2
n =1
( ) 5 .
n 

2
( 2
)
Posto an = n − n + log n arctan 
4 2 2
5  , e ricordando che arctan 5 ∼ 5 , otteniamo a n = n
n  n n
4 2

n 5
2
= .
n

Pertanto, poiché il secondo membro è il termine generale della serie armonica, che diverge, la serie
proposta diverge per il criterio del confronto asintotico.

+∞ 1
276) Stabilire se la serie Σ
( )
converge.
n =1
n 1+ 3 −1
n3
135

( n )
1
3
Ricordando che 1 + 3 −1 = 1+ 3 −1 ∼
2
3 3 , si ottiene:
n 2n 3
1 1 2
= n2 . Pertanto la serie proposta, essendo a termini positivi, diverge,
( )

n 1 + 3 3 − 1 n  3 3  3
n  2n 
poiché il termine generale non è infinitesimo.

277) Determinare, al variare di α ∈ N , il carattere della serie Σ


+∞ nα +1
.
n =1
arctan 1 + 1
n n
Osserviamo che la serie proposta è a termini positivi. Ricordando che, come conseguenza dei limiti
1 1
notevoli, si ricava arctan ∼ , possiamo scrivere:
n n

nα +1 nα +1 nα +1 1
∼ ∼ = che è il termine generale di una serie armonica
arctan 1 + 1 1 + 1 1
n
− ( + 32)
α
n n n n n

l’esponente è maggiore di uno, ovvero: - (α + 3/2) > 1 se e solo se α < 5/2.


generalizzata. Pertanto, dal criterio del confronto asintotico, la serie proposta converge se e solo se

278) Determinare, al variare di α ∈ N , il carattere della serie Σ  arctan


+∞
 1  3−α
n .
n=1
 nα 

Come conseguenza dei limiti notevoli, otteniamo che, per α > 0, arctan
1 1
α
∼ α , pertanto:
n n

 1  3−α 1
 arctan α  n ∼ 2α −3 per n → ∞. Quindi, dal criterio del confronto asintotico, segue che la serie
converge se e solo se 2 α – 3 > 1⇒ α > 2.
 n  n

279) Stabilire per quali valori di α ∈ N la serie sottoriportata è convergente


+∞ n 2 −α 1 1
Σ ( arctan α
∼ α )
n =1
arctan 1 2 + 1 n n
n n

n2−α n2−α n 2−α 5 −α


∼ ∼ =n 2
arctan 1 2 + 1 1 2+ 1 1
n n n n n
Dal criterio del confronto asintotico segue che la serie converge se e solo se 5/2 – α < –1 ⇔ α > 7/2.
136

280) Stabilire per quali valori del parametro α > 0 la serie Σ  sin
+∞
 1  3 2 − 2α
n converge.
n =1
 n3α 

Poiché, per α > 0, sin 3α ∼ 3α ,  sin 3α


3 −2α
1 1  1  32−2α n 2 1
n ∼ 3α = 5α − 3 .
n n  n  n n 2
Dal criterio del confronto asintotico segue che la serie converge se e solo se 5α – 3/2 > 1 ⇔ α > 1/2.

281) Stabilire per quali valori del parametro α > 0 la serie Σ  cos
+∞
 1 
α
− 1 n1−α converge.
n =1
 n 
Osserviamo che la serie proposta è a termini tutti negativi, quindi, a meno di raccogliere –1 nella
parentesi tonda, essa si riconduce ad una serie a termini positivi, alla quale è possibile applicare i

criteri ricordati. Poiché, per α > 0,


 1  1−α 1 1−α 1
 cos α − 1 n ∼ − 2α n = − 3α −1 , dal criterio del
confronto asintotico segue che la serie converge se e solo se 3α – 1 > 1 ⇔ α > 2/3.
 n  2n 2n

282) Stabilire per quali valori del parametro α > 0 la serie Σ  1 +


+∞  1  2−α
− 1 n converge.
n=1
 nα 

Poiché, per α > 0,  1+


 1  2−α 1 2−α 1
α
−1 n ∼ α n = 2α −2 , dal criterio del confronto asintotico segue
n 2n 2n
che la serie converge se e solo se 2α – 2 > 1 ⇔ α > 3/2.
 

283) Per quali valori del parametro α ∈ N la serie Σ


+∞ 4n
converge.
( )
n
n =1
n3 7α + 2

Dal criterio della radice:


3
4n 4  1 
lim = lim =
n →+∞  n n 
( ) 7α + 2
n n
n → +∞
n 3 7α + 2  

⎧ < 1 se 4 < 7α + 2 , ovvero (la serie converge) α ≻ log4 − 2





log7

= α + 2 > 1 4 > 7 , hˆˆ kh (m kl Jlˆ k} ) α ≺



4 log4
α +2
−2 .

7 log7

⎪ = 1 4 = 7α + 2 , ovvero α =
log 4

−2
log7
137

+∞ 1
Nell’ultimo caso, sostituendo il valore di α nella serie, si ottiene Σ , che è convergente.
n =1 n3
log 4
Concludendo, la serie proposta converge per α ≥ −2.
log7

284) Per quali valori del parametro α ∈ N la serie Σ cos 


  1 α  4 +∞

 − 1 n converge.
n =0
  n + 2  

La serie proposta è a termini negativi, pertanto possiamo applicare i criteri delle serie a termini
positivi, mettendo in evidenza il segno negativo:

  1 α  4 n4 −1
cos   −1 n ∼ − ∼ 2α −4 .
2 ( n + 2)

  n + 2   2n

La serie converge per 2α – 4 > 1 ⇔ α > 5/2.


n
2 ( log n )α −7  +∞
285) Determinare, al variare del parametro reale α, il carattere della serie Σ  2
 .
n =0 n

ed osservando che, per ogni n ≥ 2, an > 0, possiamo applicare il


n
 2 ( log n )α −7 
Ponendo an =  

2 r=7
2
n

= C+ ∞ r > 7.
( log n)
α −7

= lim ( log n)
α −7
= 2 lim
0 r<7
criterio della radice: lim n an 2
n→+∞ n→+∞ n→+∞
n n

Pertanto la serie proposta converge per α < 7, mentre diverge a + ∞ per α ≥ 7.

286) Determinare, al variare del parametro x ∈ ]0, 5/4[, il carattere della serie:

1 (
  −4 x 2 + 5 x ) 
+∞ ( x− 3 2 )
Σ ( log n ) log 1 +  sin  .
n= 2
  x 

Per x ∈ ]0, 5/4[ si ha che l’esponente della successione sin 1 { ( x)} , cioè (– 4 2
+ 5x) è sempre positivo,
quindi tale successione è sempre infinitesima. Pertanto, utilizzando i limiti notevoli, abbiamo:

( x− 3 2 ) ( −4 x 2
+5 x )
 1 1
an ( x ) ∼ ( log n )  sin  ∼ .
( log n )( 2 ) n ( )
3 −x −4 x 2
+5 x
 x

Il termine a ultimo membro corrisponde a quello della serie di Abel. Da quanto visto la serie converge

+5 > 1, oppure F
2 −4 x 2 + 5 x = 1
se - 4 e diverge altrimenti.
−4 x 2 + 5 x ≻ 1
138

Risolvendo si ottiene che la serie converge per 1/4 ≤ x < 1 e, quindi, diverge per 0 < x < 1/4 e
1 ≤ x < 5/4.

287) Determinare, al variare del parametro x < – √3 e x > √3 , il carattere della serie:

+∞ 1  1 
Σ arctan  2  .
( 2 x−1)
 ( x −3) 
n=2
( log n ) n 

Per x < – √3 e x > √3 , si ha che l’esponente di n è sempre positivo, quindi la successione


 
 1 

 (
n x −3
2

)  è sempre infinitesima. Pertanto, utilizzando i limiti notevoli, si ottiene:




1
an ( x ) ∼ . Il termine a ultimo membro corrisponde a quello della serie di Abel.
( 2 x −1)
( x −3)
( log n )
2

– 3 > 1, oppure F
2 x2 − 3 = 1
Quindi la serie converge se e diverge altrimenti.
2x −1 ≻ 1

Risolvendo, si ottiene che la serie converge per x ≥ 2 e x < – 2, quindi diverge per – 2 ≤ x < – √3
e √3 < x < 2.

Teorema (Criterio della convergenza assoluta): Sia data la serie Σ an . Assumiamo che Σ | an |
converga (cioè, che la serie proposta converga assolutamente). Allora anche Σ an converge (cioè, la
serie proposta converge semplicemente).
Teorema (Criterio di Leibniz): Sia data la serie Σ(- 1)n an , con an ≥ 0, per ogni | ∈ ‡ . assumiamo
che:
1) { an } sia infinitesima 2) { an } sia definitivamente monotòna non crescente, cioè an ≥ an+1 , per
n sufficientemente grande.
Allora la serie proposta converge semplicemente. Inoltre, introdotto il resto N-esimo si ha:
+∞ N +∞
RN = Σ ( −1) an − Σ ( −1) an = Σ ( −1)
n n n
an . Si ha | RN | ≤ an+1 .
n =1 n =0 n = N +1

Ricordiamo che questo criterio (come gli altri) è solo una condizione sufficiente.
Per esempio, la serie definita da:

| è Jl i kl
Σ ( −1) an , in cui an = 0
+∞
1

| è i kl
n n2
n=1 1
n3 + 2

E’ una serie a segni alterni, in cui la successione { an } è positiva e infinitesima, ma, ovviamente,
non è monotòna, neppure definitivamente, quindi, in questo caso, non è possibile applicare il Criterio
139

di Leibniz. D’altra parte, poiché an ≤ 1/ |2 per ogni | ∈ ‡, per confronto con la serie armonica
generalizzata, di esponente 2 > 1, si ottiene che essa converge assolutamente (quindi, anche
semplicemente).
Sottolineiamo che la convergenza semplice è una proprietà meno forte della convergenza assoluta e,
in generale, non la implica.

converge assolutamente, quindi semplicemente per α > 1, converge


1 +∞
Ad esempio, la serie Σ ( −1)
n

nα n =1

semplicemente, ma non assolutamente per 0 < α ≤ 1, non converge per α ≤ 0.


Date due successioni { an } e { bn }, in generale la serie della somma, cioè Σ (an + bn ), non coincide
con la somma delle serie, cioè con Σ an + Σ bn , a meno che almeno una delle due non sia convergente.
Ad esempio:

+∞  1   1  +∞  1 
Σ   +  −  = Σ   che è convergente, per confronto con la serie armonica
n=1
 2n   2n +1  n=1  2n ( 2n +1) 
generalizzata di potenza 2 > 1, mentre:
Σ (1/2n) e Σ (–1/2n+1), sempre per confronto con la serie armonica, sono entrambi divergenti e la
loro somma non è neppure definibile. D’altronde:

+∞  1   ( −1)n   +∞  1  +∞  ( −1)n 
Σ  +  = Σ  + Σ   che è divergente, poiché la prima serie diverge, mentre
n =1
 2 n   2 n + 1   n =1  2 n  n =1  2 n + 1 
la seconda è semplicemente convergente.

288) Studiare la convergenza semplice ed assoluta della serie:


+∞ 1
Σ ( −1)
n
.
n=1 n + log n

1
Poiché lim = 0 , la condizione 1) del Criterio di Leibniz è soddisfatta.
n→+∞ n + log n

Inoltre √| + 1 > √| e log (n + 1) > log n ∀ n ∈ ‡, quindi √| + 1 + log (n + 1) > √| + log n

, ovvero an+1 < an per ogni n ∈ ‡, quindi anche la condizione


1 1
da cui <
n + 1 + log ( n + 1) n + log n
2) del Criterio di Leibniz è soddisfatta. Pertanto, la serie proposta converge semplicemente.
Osserviamo, però, che per n → + ∞, si ottiene:

1 1 1
( −1)
n
= ∼ , quindi la serie non converge assolutamente.
n + log n n + log n n
140

289) Studiare la convergenza semplice ed assoluta della serie:


+∞ 1
Σ ( −1)
n
.
n + 2 ( −1) n
n=2 2 n

⎧ | è i kl
⎪ n + 2n
1


2

⎪ 2 | è Jl i kl
I termini della serie sono della forma an = , quindi

⎩ n − 2n
1

1 1 1
( −1)
n
= ∼ , pertanto la serie proposta converge assolutamente.
n + 2 ( −1) n n + 2 ( −1) n
n n
2 2
n2

Dal Criterio della convergenza assoluta segue che essa converge anche semplicemente. Osserviamo
che, in questo caso, mentre la condizione 1) del Criterio di Leibniz è soddisfatta, la condizione 2) di
monòtonia non lo è. Infatti, se n è dispari (cioè se n + 1 è pari), si ottiene:

, e si verifica che per ogni n dispari, an > an+1 .


1 1
an = e an +1 =
n − 2n ( n + 1) − 2 ( n + 1)
2 2

Al contrario, se n è pari (cioè se n + 1 è dispari), si ottiene:

, la condizione an > an+1 non è mai verificata.


1 1
an = e an +1 =
n + 2n ( n + 1) + 2 ( n + 1)
2 2

Questo fatto mostra che il Criterio di Leibniz fornisce solo una condizione sufficiente e non necessaria
per la convergenza semplice di una serie.

290) Studiare la convergenza semplice ed assoluta della serie:


+∞ 1
Σ ( − 1)
n
.
n =3 2−n

1 1 1
< 0, per ogni n ≥ 3 e ( −1)
1 n
Osserviamo che = ∼ , pertanto la serie proposta non
2−n 2−n 2−n n
converge assolutamente. Per applicare il Criterio di Leibniz, riscriviamo la serie nella forma:
+∞ 1 +∞ 1
Σ ( −1) = − Σ ( −1)
n n
.
n =3 2−n n = 3 n−2
+∞ 1 +∞
m 1
Sostituendo m = n – 2, da cui n = m + 2, otteniamo Σ ( −1) = − Σ ( −1)
m +3
, ovvero la serie
m =1 m m =1 m
armonica a segni alterni che converge a log 2.
141

+∞ n + log n
291) Determinare il carattere della serie Σ ( − 1)
n

n =1 n2

n + log n n + log n 1
Osserviamo che ( −1)
n
= ≥ .
n2 n2 n
La serie non converge. Abbiamo:
n + log n n 1
1) an = 2
∼ 2 = → 0 , per n → + ∞;
n n n
2) a n + 1 ≤ a n , ∀ n ∈ ‡.

( n + 1) + log ( n + 1) n + log n
⇔ n 2 ( n + 1) + n 2 log  n (1 + 1 )  ≤ n ( n + 1) + ( n + 1) log n ⇔
2 2
Infatti ≤
( n + 1)  n 
2 2
n

⇔ n2 + n + 2n log n + log n − n2 log 1+ 1 ≥ 0 .


n ( )
Vera per ogni n ∈ ‡, poiché log 1+ 1n ≤ 1n , quindi: ( )
(
n2 + ( 2n + 1) log n + n − n2 log 1 + 1  ≥ n2 + ( 2n + 1) log n ≥ 0 .
 n  )
Pertanto, la serie proposta converge semplicemente per il Criterio di Leibniz.
+∞ cos ( nπ ) e−2n log n
292) Determinare il carattere della serie Σ .
n=1 n
Ricordiamo che cos (n π) = (–1)n ; pertanto, la serie è a termini di segno alterno.
Poiché log n < n, per ogni | ∈ ‡, abbiamo:

( −1)
n
e−2 n log n  1   log n   1 
n n

an = = 2   ≤ 2  .
n e   n  e 

Poiché la serie dei moduli è maggiorata dalla serie geometrica di ragione q = 1/e2 < 1, che converge,
dal Criterio del confronto, si ottiene che la serie proposta converge assolutamente e, quindi, anche
semplicemente.

 e n ( x 2 + x −1)  +∞
293) Stabilire per quali valori del parametro reale x la serie Σ ( −1) 
n
 converge
n =1  2n 
 
assolutamente e semplicemente.

 e n ( x 2 + x −1) 
Ponendo an ( x ) = ( −1) 
n
 , dal Criterio della radice si ottiene che, se:
 2n 
 
(
n x 2 + x +1 )
lim n a n ( x ) = lim
e
=e
(
n x 2 + x +1 ) < 1, allora la serie convergerà assolutamente.
n → +∞ n → +∞ n
2n
142

2
−1 − 5 −1 + 5
Ciò porta alla condizione + - 4 < 0, ovvero <x< .
2 2

, oppure x >
−1 − 5 −1 + 5
Se x < , il termine generale an (x) non tende a zero e, quindi, non
2 2
essendo soddisfatta la condizione necessaria per la convergenza della serie, essa non convergerà
−1 + 5
neppure semplicemente. Infine per x = , il Criterio della radice non dà informazioni.
2

( −1)
n
+∞
Sostituendo tali valori nella serie, otteniamo Σ
, che è riconducibile alla serie armonica di
2n n =1

segno alterno, che converge semplicemente, ma non converge assolutamente.

−1 − 5 −1 + 5
Concludendo, la serie converge semplicemente per ≤x≤ e converge assolutamente
2 2
−1 − 5 −1 + 5
per <x< .
2 2

294) Determinare il carattere della serie Σ


+∞ ( 2) .
1− sin2 nπ
n=2 3n + sin x

( ) 0 | è Jl| èii kl,kl,Ilhè


Osserviamo che sin nπ 2 = "
2
1
Ilhè | = 2Z
| = 2Z + 1
.

1− sin ( nπ ) 2
2
Pertanto, posto a = , si ha:
3n + sin x
n

| è i kl, Ilhè | = 2Z
an = . 3n + sin n
1

0 | è Jl i kl, Ilhè | = 2Z + 1
.

Quindi la serie proposta si può riscrivere nella forma:


+∞ 1 +∞ 1
Σ ( −1)
2k
=Σ . Cioè, è una serie a termini positivi.
n =1 3 ( 2k ) + sin ( 2k ) n =1 6k + sin ( 2k )

1 1
Poiché ∼ , per k → ∞, dal Criterio del confronto asintotico con la serie armonica, si
6k + sin ( 2k ) 6k
ricava che la serie proposta diverge.
n−1
 n n 
+∞ 2  2n 2 
295) Determinare il carattere della serie Σ    −    , dove [n/2] indica la parte intera di
n=2
 2 2   log n 
 
n/2.
143

|/2 = Z | = 2Z
Osserviamo che [n/2] = "
(| − 1)/2 | = 2Z + 1
; pertanto:

0 | = 2Z
= .
n −1

 =  −  (| − 1)/2 | = 2Z + 1
n n  2
 − 
k k
2k + 1   1 
2 2  k −
 2   2

Sostituendo quanto ottenuto nella serie proposta, si ottiene:


n−1 ( 2k +1)
+∞  n n  2  2n 2  +∞ ( −1)k 2 2 +∞ ( −1)
k

Σ   −   = Σ = 2Σ .
n =2
 2 2   log n  n=1 2k log ( 2k + 1) n=1 log ( 2k + 1)
 
1
La serie ad ultimo membro è una serie a termini di segno alterno, dove, posto ak = , si ha
log ( 2k + 1)
che la successione {ak} è infinitesima e monotòna decrescente (poiché ak è l’inverso di log (2k + 1),
che è crescente). Pertanto, dal Criterio di Leibniz, la serie converge semplicemente.
Concludiamo osservando che la serie proposta non converge assolutamente, in quanto
( −1) 2
k
2
∼ , che è il termine generale della serie di Abel con potenze p = 0 e q = 1, che
log ( 2k + 1) log k
quindi diverge.

296) Determinare il carattere della serie Σ


+∞ ( −1)
n
(n 2
+ 1)
.
2n + n 2 + ( −1) ( n − n 2 )
n =1 n

Osserviamo che, posto:

⎧ ∼ per | pari

n2 + 1 n2 + 1 n
=
( −1)
n
(n 2
+ 1) 2n + n2 + n − n2 2n + n 3

an := =
⎪−
2n + n2 + ( −1) ( n − n2 )
= − per | Jl i kl
n
n2 +1 n2 +1 n2
⎩ 2n + n − n + n
1
= − ∼ −
2 2
2n + n
2
2n2
2
Pertanto la serie proposta è a termini di segno alterno, tale che né la successione dei termini pari, né
quella dei dispari, è infinitesima.
Non essendo soddisfatta la condizione necessaria per la convergenza, la serie proposta non converge.

+∞ n cos (π n ) + 4sin n
297) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 3 n + 2n 2
144

n cos (π n ) + 4sin n
Posto an := , e osservando che cos (n π) = (–1)n , possiamo riscrivere la successione
3 n + 2n2
( − 1)
n
n
4 sin n
come somma di due termini: an = =: bn + cn .
3 n + 2n 3 n + 2n 22

4 2
Osserviamo che cn ≤ = 2 , che è il termine generale della serie armonica generale con rata di

esponente 2 > 1; quindi Σ cn converge assolutamente.


2
2n n

A sua volta, Σ bn è una serie a termini di segno alterno tale che:

n n 1
1) ∼ 2 = → 0,
3 n + 2n 2n 2n
2

 n 
2) la successione  2
è monotòna decrescente; infatti:
 3 n + 2n 
n n +1
≥ ⇔ 2 n 3 + 4 n 2 + 2 n + 3 n + 1 ≥ 3n n + 3 n + 2 n 3 + 2 n 2 ⇔
3 n + 2n 3 n + 1 + 2 ( n + 1)
2 2

⇔ 2 n 2 + 2 n + 3 n + 1 − 3n n − 3 n ≥ 0 ⇔ 2 n 2 + 3n ( n +1 − )
n + ( )
n 2 n −3 ≥ 0.

Il primo membro è la somma di tre addendi, definitivamente maggiori di zero, poiché

n +1 − n > 0, per ogni n > 0 e 2 n − 3 > 0, per ogni n > 2.


Quindi la proprietà 2) è verificata per ogni n > 3. Pertanto, dal criterio di Leibniz, si ottiene che Σ bn
converge semplicemente (ma non assolutamente).
In conclusione la serie proposta è semplicemente, ma non assolutamente, convergente, in quanto dalla
1
1), segue che bn ∼ .
2n

+∞ 1+ n cos ( nπ )
298) Determinare il carattere della serie Σ .
n=0 2n2 +1
1 1 1
Poiché ≤ , dal Criterio del Confronto con la serie armonica generalizzata di esponente
2n + 1
2
2 n2

2 > 1, si ottiene che


1
 2n 2
+1
converge. Pertanto:

+∞ 1 + n cos ( nπ ) +∞ 1 +∞ n cos ( nπ )
Σ =Σ +Σ e la convergenza della serie proposta dipende dal
n=0 2n2 +1 n =0 2n2 +1 n=0 2n2 +1
comportamento del secondo addendo a secondo membro (visto che il primo addendo è una serie a
termini positivi convergente).
145

1 + n cos ( nπ )
Per studiare il comportamento di Σ , sostituiamo cos (n π) con (–1)n e indichiamo con
2n2 + 1
. La serie si scrive nella forma Σ ( −1) an ed è una serie a termini di segno alterno.
1 n
an =
2n + 1
2

1
Osserviamo che essa non converge assolutamente poiché ( −1) an ∼
n
, d’altra parte:
2n
n 11
1) a n ≤ 2
= → 0 per n → + ∞;
2n 2n

2) an+1 ≤ an ∀ | ∈ ‡.

n +1 n
⇔ 2 n 3 + n + 2n 2 + 1 ≤  2 ( n + 1) + 1 n ⇔ 2n 2 + 2n − 1 ≥ 0 e l’ultima
2
Infatti ≤
2 ( n + 1) + 1
2
2n + 1
2  

uguaglianza è verificata per ogni | ∈ ‡.

1 + n cos ( nπ ) 1
Dal Criterio di Leibniz si ottiene che Σ converge semplicemente e, poiché,  2n
2n + 1
2
+1 2

converge, la serie proposta converge semplicemente, in quanto somma di una serie convergente e di
una serie semplicemente convergente.

2
 2 2 
+∞
299) Determinare il carattere della serie Σ n  − sin  .
n =1
 n n

Innanzitutto osserviamo che si tratta di una serie a termini non negativi.


2
 2 2 
Posto an = n  − sin  ed utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al terzo ordine per sin t, con
 n n

t = 2/ √|, si ha:
2
 2  2 1  2   
3
 2 2 4 
2
16 1
an ∼ n  − −    = n  − + 3  = 2
.
n  n 3!  n    n n  9 n
    3 n 2

Per confronto con la serie armonica generalizzata di esponente 2 > 1, si ricava che la serie proposta
converge.

300) Determinare, al variare di x ∈ R , il carattere della serie


( 5 + log x − 1 − log x )
n
+∞
+ Σ 4 .
n =1
n +3 9

Se indichiamo con an (x) il termine generale della serie proposta, osserviamo che al variare di x, an (x)
assume valori di segno arbitrario. Dobbiamo, quindi, per prima cosa, verificare che sia soddisfatta la
146

condizione necessaria per la convergenza, cioè che an (x) →0 . Tenendo conto degli ordini di infinito
e considerando che ciò si ottiene solo se:

5 + log x − 1 − log x ≤ 1 ⇔ −1 ≤ 5 + log x − 1 − log x ≤ 1 , ovvero solo se:

log ≤1 log >1


C ∪ F
−1 ≤ 5 + log x − 1 − log x ≤ 1 − 1 ≤ 5 + log x + 1 − log x ≤ 1

Si osserva che il secondo sistema è impossibile; per quanto riguarda invece il primo sistema, facendo
i conti, si ottiene:
0< ≤ 0< ≤
. 5 3 ⇔ F
− ≤ log x ≤ − e
−5
2
≤ x≤e
−3
2
2 2

Applicando il Criterio del rapporto, per studiare la convergenza assoluta, si ottiene:

( 5 + log x − 1 − log x )
n +1

lim
( n + 1)
4
9
+3
= lim
( 5 + log x − 1 − log x ) ( n
4
9
+3 ) = (5 + log x − 1 − log x ) .
( 5 + log x − 1 − log x ) ( n + 1) 9 + 3
n →+∞ n n →+∞ 4

4
n 9
+3

Quindi, se 5 + log x − 1 − log x < 1, ovvero, dai conti fatti in precedenza, se x ∈  e  la serie
−5 −3
2
,e 2
 
converge assolutamente.
−5 −3
Restano da studiare i due valori x = e 2
e x=e 2
. Sostituendo il primo valore nella serie, si ottiene
( −1)
n
+∞
Σ 4 che converge semplicemente per il Criterio di Leibniz, ma non assolutamente, per
n=1
n 9 +3
confronto con al serie armonica generalizzata di esponente 4/9 < 1. Sostituendo il secondo valore
, che è una serie a termini positivi e non converge per 4/9 < 1.
+∞ 1
nella serie, si ottiene: Σ 4
n =1
n 9 +3

Concludendo, la serie proposta converge assolutamente per x ∈  e  , converge semplicemente


−5 −3
2
,e 2
 
−5
, e non converge per x ∈  0, e  ∪ e − 3 2 , +∞  .
−5
per x = e 2 2
   
+∞ 1
301) Determinare il carattere della serie Σ .
n =3 log n log ( log n )

La serie proposta è a termini positivi e decrescenti, quindi possiamo applicare il Criterio di


Condensazione. La serie condensata associata è data da:
+∞ 1 +∞ 2n
Σ 2n = Σ . Osserviamo che:
n =3 log ( 2 n ) log ( log ( 2 n ) ) n = 3 n log 2 log ( n log 2 )
147

2n 2n 2n
= ∼ → +∞ .
n log 2 log ( n log 2 ) n log 2 ( log n + log ( log 2 ) ) n log n log 2

Pertanto, poiché il termine generale non è infinitesimo, la serie condensata, quindi anche la serie
proposta, diverge.
3
n 2

 +∞1 
302) Studiare il carattere della serie Σ en 1 −  .
n =1
 n

 3  1 
Possiamo riscrivere il termine generale della serie, cioè exp  n + n 2
log  1 −  .
  n 

Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al quarto ordine per log (1+t), con t = –1/ √| , otteniamo:

3  1  3  1 1 1 1  1 1 1
n + n 2 log 1−  ∼ n + n 2  − − − − 2  = n−n− n − − =
 n  n 2n 3 n3 4n  2 3 4 n
1 1 1
=− n− − .
2 3 4 n
Poiché i termini successivi a – 1/3 sono infinitesimi, avremo che:

 3  1   1 12 1 
exp  n + n 2 log  1 −   ∼ exp  − 2 n − 3  .
  n   
+∞
−1   1 1
Studiamo, quindi, la serie: e
n =1
3
 exp  − 2 n

2
 , che, per il Criterio del confronto asintotico, ha lo
stesso comportamento della serie proposta. Osserviamo che, per t → ∞, t 8 e − t → 0 , da cui ponendo
1
t= n e calcolando la radice quadrata, si ottiene  ( )  n2
8 2
− n
n e = → 0 per n → + ∞,
   n 
exp 
 2 
 1 1  1
quindi si ha che exp  − n 2  ≤ .
 2  n2

Pertanto dal Criterio del confronto con la serie armonica di esponente 2 > 1, si deduce che la serie
+∞ n
5

n =1
n   converge, e quindi anche la serie proposta è convergente.
6

+∞ log ( log n)
303) Determinare il carattere della serie Σ .
n =2 log2 n
148

log ( log x )
La serie proposta è a termini positivi. Consideriamo la funzione f ( x ) = , associata al
log 2 x
log ( log n )
termine generale della serie, ovvero f ( n ) = .
log 2 n

La funzione f risulta essere definitivamente monotòna decrescente, infatti:


1 log x
log 2 x − 2 log ( log x )
< 0 per x >> 1.
x log x x 1 − 2log ( log x )
f ′ ( x) = =
log 4 x x log3 x

log ( log n )
Pertanto, la successione an := sarà anch’essa definitivamente decrescente e, quindi,
log 2 n
possiamo applicare il Criterio di condensazione. La serie condensata associata è data da:

+∞
Σ 2 n
( ( )) = Σ 2
log log 2 n +∞
n log ( n log 2 )
.
n=2 log 2
(2 )
n n=2 n 2 log 2 2

Osserviamo, inoltre, che:

log ( n log 2 ) log n + log ( log 2 ) 2n log n


2 n
=2 n
∼ 2 → +∞ .
n 2 log 2 2 n2 log 2 2 n log 2 2

Pertanto, poiché il termine generale non è infinitesimo, la serie condensata, quindi anche la serie
proposta, diverge.
+∞ log ( log n )
304) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 log2 n

La serie proposta diverge, poiché si ha:

1 + ( −1) +∞ ( −1)
n n
+∞ 1 +∞
Σ =Σ +Σ , in cui la prima serie è divergente per confronto con la serie
n =1 3n + 1 n =1 3n + 1 n =1 3n + 1

armonica, mentre la seconda è semplicemente convergente per il Criterio di Leibniz.

+∞  1  1 
305) Determinare il carattere della serie Σ sin − log  1 +  .
n =1
 n  n 

+∞ 1 +∞  1 
Non è possibile studiare separatamente le due serie Σ sin e Σ log  1 +  , poiché sono
n =1 n =
n 1
 n
1 1  1 
entrambi divergenti, in quanto sin ∼ ∼ log 1 + .
n n  n

Utilizzando, invece, gli Sviluppi di Mc Laurin al terzo ordine per sin t e log (1+t), con t = 1/ √| , si
ottiene:
149

3 2 3
1  1  1 1 1  1 1 1  1 1  1 1 1 1
sin − log  1 + ∼ −   − +   −   =− 3 + − 3 ∼ .
n  n n 3!  n  n 2 n  3 n  6 n 2 2 n 3n 2 2 n

Da ciò si ricava che la serie proposta è, almeno definitivamente, a termini non negativi e, per il
Criterio del confronto asintotico, ha il medesimo carattere della serie armonica; pertanto, essa diverge
a + ∞.
+∞ log ( log n)
306) Determinare il carattere della serie Σ .
n =2 n log2 n

Osserviamo che la serie proposta è a termini positivi.

log ( log x )
Consideriamo la funzione f ( x) = , associata al termine generale della serie, ovvero
x log 2 x
log ( log n )
f (n) = . La funzione f risulta essere definitivamente monotòna decrescente, infatti:
n log 2 n

x log 2 x  2 x log x 
− log ( log x ) log 2 x +
< 0 per x >> 1.
x log x  x  1 − log ( log x ) [ log x + 2]
f ′( x) = 2 4
=
x log x x 2 log 3 x

log ( log n )
Pertanto, la successione an := sarà anch’essa definitivamente decrescente, quindi
n log 2 n
possiamo applicare il Criterio di condensazione.
La serie condensata associata è data da:

+∞
Σ2 n
( ( ) ) = Σ log ( n log 2 ) .
log log 2 n +∞

n=2 n
2 log 2
(2 )
n n=2 n 2 log 2 2

Osserviamo, inoltre, che:


log ( n log 2 ) log n + log ( log 2 ) 1 1
= ∼ , che, a meno di una costante moltiplicativa, è il
2 2 2 2
log n ( log n ) −1
2

termine generale della serie di Abel con esponente p = 2 e q = –1. Poiché, per p > 1, qualunque sia q,
n log 2 n log 2 2

la serie di Abel converge, il Criterio del confronto asintotico assicura che la serie condensata, e
conseguentemente anche la serie proposta, converge.
2
+∞ e n
−1− x
307) Determinare, al variare del parametro reale x, il carattere della serie Σ n.
n =1 1
n
Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per et, con t = 2/n, si ottiene:
150

⎧ 2 − x se ≠2
⎪ 12
2
−1 − x
n ∼ n 1 + 2 + 1  2  − 1 − x  = n  2 − x + 2  (2 − x)
2
e n

⎨ 2
2 n
= + 3 ∼
se =2
.
 n 2!  n  
⎪ 3
1  n   n n2 
1
n 2 n 2
⎩ n 2
n

Pertanto, la serie proposta è una serie a termini di segno fissato (positivo per x ≤ 2 e negativo per
x > 2) e, dal confronto asintotico con la serie armonica generalizzata, risulta essere divergente per
x ≠ 2 e convergente per x = 2.
+∞ cos n
308) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1
(
n 1 + log 2 n )
La serie proposta è a termini di segno arbitrario, ma non di tipo alterno. D’altra parte, se consideriamo
il valore assoluto del termine generale, otteniamo:

cos n 1 1
≤ ∼ , e per confronto con la serie di Abel, si ha che la serie
(
n 1 + log n
2
) (
n 1 + log n
2
)
n log 2 n
proposta converge assolutamente.
+∞  1 1 
309) Determinare, al variare del parametro reale x, il carattere della serie Σ  sinh − arctg α 
n =1 n 
 n
1 1 1 1
Osserviamo che Σ sinh è sempre divergente, poiché sinh ∼ , mentre Σ arctg α
n n n n

converge per α > 1, e diverge per α ≤ 1, poiché arctg ∼ α . Pertanto, per α > 1 possiamo studiare
1 1
α
n n
le due serie separatamente, ottenendo che la serie proposta diverge, in quanto somma di una serie
divergente e di una serie convergente. Per α ≤ 1, invece, non si possono separare le due serie.

t3 t3
+ o ( t 4 ) e arctgt = t − + o ( t 4 ) , da cui sinh
1 1 1
Ricordando che sinh t = t + ∼ + 3 e
6 3 n n 6n 2
1 1 1
arctg α
∼ α − 3α , si ottiene:
n n 3n

⎧ − nα 0 < r < 1/2



1

⎪ 1
<r≤1 .
Q
#

1 1 1 1 1 1
sinh − arctg α ∼ + 3 − α + 3α ∼

n
⎪ r = 1/2
n n n 6n 2 n 3n


1 3
2n 2

Quindi, la serie proposta è definitivamente a termini di segno fissato (positivi per 0 ≤ r ≤ 1/2 e
negativi per 0 < r < 1/2) e, per il Criterio del confronto asintotico con la serie armonica
generalizzata, converge solo per α = 1/2.
151

+∞ cos ( nπ )
310) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 2n + 2sin n
+∞
Osserviamo che cos ( nπ ) = ( −1) , quindi la serie proposta si può riscrivere Σ ( −1) an , in cui
n n

> 0 , ∀ | ≥ 1.
n=1

1
an =
2 n + 2 sin n
1
Ovviamente, an → 0, ma an ≥ ; pertanto, per confronto con la serie armonica, la serie proposta
2n + 2
1
non converge assolutamente. D’altra parte, se consideriamo la funzione f ( x ) = , risulta
2 x + 2 sin x
2 + 2 cos x
che essa è monotòna decrescente, in quanto la sua derivata prima f ′ ( x ) = − ≤ 0 per
( 2 x + 2 sin x )
2

tutti gli x ≥ 1. Da ciò segue che anche la successione {an} è monotòna decrescente, quindi la serie
proposta converge semplicemente, per il Criterio di Leibniz.

311) Determinare il carattere della serie Σ


+∞ ( −1)
n
sin nπ( 2) .
n=0 2n + 5

= C ( −1) i k | = 2Z + 1, Ilhè | Jl i kl;


sin n π( )
k

0 i k | = 2Z, Ilhè | i kl;


Si ha: 2

quindi, la serie proposta, in realtà, è sommata solo sugli indici dispari e si può riscrivere:

+∞
Σ
( −1)
n
(
sin n π )
2 = +∞
Σ
( −1) ( −1) = +∞
2 k +1

Σ
k
( −1) .
k +1

n=0 2n + 5 n = 0 2 ( 2k + 1) + 5 n = 0 4k + 7

Questa è una serie a segni alterni ed è semplicemente convergente, per il Criterio di Leibniz, ma non
assolutamente convergente.
1
+∞ e n
−1
312) Determinare il carattere della serie Σ .
n + ( −1)
n=0 n

Osserviamo che e n − 1 > 0, per ogni | ∈ ‡ , e che il denominatore del termine generale vale n + 1,
1

oppure n – 1, a seconda che l’indice n sia pari o dispari. Pertanto, la serie proposta è a termini positivi
1 1 1
e n −1 e n −1 1
e si ha: ≤ ∼ n ∼ 2 .
n + ( −1) n −1 n −1 n
n

la serie armonica generalizzata di potenza 2 > 1, si ricava che la serie proposta è convergente.
Applicando successivamente sia il Criterio del confronto che il Criterio del confronto asintotico con
152

n +1
+∞ x − 12
313) Stabilire per quali valori del parametro reale x la serie Σ converge.
n =1 2n 2e− n
Applicando il Criterio del rapporto, si ottiene:
n+ 2
an+1  x − 12  2n 2e− n  n2
=   = e x − 12 → e x − 12 .
an  2 ( n + 1)2 e− n−1   x − 12 n +1 
  ( n + 1)

Pertanto la serie converge se x − 12 < 1/e ⇔ -1/e < x – 12 < 1/e ⇔ 12 – 1/e < x < 12 + 1/e, e
diverge se x < 12 – 1/e e x > 12 + 1/e. Per x ± 1/e, il criterio non ci dà informazioni.
Sostituendo i valori trovati nella serie si ha:
+∞ 1 1 +∞ 1
Σ 2
= Σ che è una serie convergente.
n =1 2 en 2e n =1 n 2
Ricapitolando, la serie converge per 12 – 1/e ≤ x ≤ 12 + 1/e, e diverge altrove.

+∞ 3 + sin ( 5n)
314) Determinare il carattere della serie Σ .
n=5 n

Osserviamo che, poiché −1 ≤ sin ( 5n ) ≤ 1, il numeratore del termine generale della serie proposta è
compreso tra 2 e 4. Pertanto si tratta di una serie a termini positivi, dove vale la seguente
3 + sin ( 5n ) 2
disuguaglianza: ≥ . Il Criterio del confronto permette di stabilire che tale serie è
n n
divergente.

∈ N + , dove converge assolutamente,


n
+∞ 2 log x
315) Data la serie Σ , determinare, al variare di
n0,5 + n 25 + 15
n =1

semplicemente ma non assolutamente e dove non converge.


La serie è a segno alterno ed è definita per ogni x > 0. Determiniamo per quali valori del parametro x
è verificata la condizione necessaria per la convergenza:

= 0 ⇔ 2 log x ≤ 1 , ovvero se e solo se –1/2 ≤ log x ≤ 1/2 ⇔ 1/ √ ≤ √ .


n
2 log x
lim
x →+∞ n 0,5 + n 25 + 15

Pertanto studieremo la convergenza solo nell’intervallo [1/ √ , √ ]. Per studiare la convergenza


assoluta applichiamo il Criterio del rapporto, ottenendo:
n +1
2 log x
( n + 1) + ( n + 1) + 15
0,25 25
n 0,25 + n 25 + 15
lim = lim 2 log x = 2 log x .
( n + 1) + ( n + 1) + 15
x →+∞ n x →+∞ 0,25 25
2 log x
n + n 25 + 15
0,25
153

Quindi, se | 2 log x | < 1, ovvero, dai conti fatti, x ∈ ] 1/ √ , √ [, si ha convergenza assoluta.

Restano da studiare i due valori x = 1/ √ e x = √ . Sostituendo questi valori nella serie si ottiene,
( − 1)
n +1
+∞
in entrambi i casi Σ 1
che converge assolutamente, per confronto con la serie armonica
n =1
n 4
+ n 25 + 15
generalizzata di esponente 25 > 1.

converge per x ∈ ] 0,1/ √ [ ∪ ] √ , + ∞[.


Concludendo, la serie proposta converge semplicemente, ma non assolutamente, ed infine essa non

316) Determinare, al variare del parametro ∈ N , il carattere della serie Σ 


n
 x  +∞
 e, per quali
n=0 x − 1 
 
valori del parametro per cui si ha convergenza, calcolare la somma della serie.
x
Siamo in presenza di una serie geometrica, di ragione q = , definita per ogni x ≠ 1.
x −1

x
Essa converge, assolutamente e semplicemente, se e solo se q = < 1, cioè se e solo se
x −1

x
–1< < 1. Le soluzioni di questa disuguaglianza si ottengono risolvendo i due sistemi:
x −1
−1> 0 −1< 0

1− < < −1 −1< <1−
. Il primo sistema è impossibile, quindi si elimina;

< 1
" ⇔ x < 1/2. Per tali valori di x, la somma della serie sarà:
< 1/2

1 x −1 x −1
S ( x) = = = .
1−
x x −1 − x 2x −1
x −1

( −1) ( log 12 )
n n
+∞
317) Determinare il carattere della serie Σ .
n ( log 2 )
n =1 n −1

Per le proprietà dei logaritmi si ha log (1/2) = - log 2, quindi:

( −1) ( log 12 )
n n

( −1) ( − log 2) ( −1)


n n 2n
log 2 1
= = = ( log 2) .
n ( log 2 ) n ( log 2)
n −1 n −1
n n

Pertanto, la serie proposta non è una serie a segno alterno, bensì una serie a termini positivi che, a
meno del fattore moltiplicativo log 2, è la serie armonica, quindi è divergente.
154

318) Determinare, al variare del parametro reale α il carattere della serie:


+∞ 
 3α   2 
Σ sinh  2  − log 1 + 2   n1+α .
n =1
  n +1   n + 1 

Utilizzando gli Sviluppi di Mc Laurin, al terzo ordine, per le funzioni x → sinh x e x → log (1 + x),
3α 2
con x = 2 e x= 2 , rispettivamente, otteniamo:
n +1 n +1

 3α  3α 27α 3 1  2  2 2 8 1


sinh  2  = 2 + + o   log 1 + = − + + o
( )    6 .
,
 n +1  n +1 6 n2 +1  n +1  n +1 ( n2 +1) 3( n2 +1)
6 2 2 2 3
n  n 

  3α   2   1+α
Pertanto: an (α ) := sinh  2  − log 1 + 2  n ∼
  n +1   n + 1 

⎧  3α 2  1+α 3α − 2 1+α
r ≠ 2/3


 2 − 2 n = 2 n
 n +1 n +1  n +1

⎨  27α 3
r = 2/3
∼   .

⎪  6 n2 + 1
2 8  n1+α ∼ 2
+ − n1+α
⎩ (
3
n 2
) (
+ 1
2
)
3 n2 + 1 ( ) 
 ( n +1
2
)
2

Quindi, per il Criterio del confronto asintotico con il termine generale della serie armonica
generalizzata, avremo che la serie proposta converge per α = 2/3, mentre diverge per 0 ≤ α < 2/3 e
α > 2/3.

319) Determinare, al variare del parametro reale α il carattere della serie



+∞   4   1−α
Σ sin   +1 − e
en +1
n .
n=1
  n +1  
4
Utilizzando gli Sviluppi di Mc Laurin, al terzo ordine, per le funzioni x → sin x e x → ex, con x =
n +1

e x= , rispettivamente, otteniamo:
n +1

 1  , e en +1 = 1 + 6α + 36α 216α 3
2
 4  4 64 1
sin  = − + o 3  + + o  3  . Pertanto:
 n + 1  n + 1 6 ( n + 1) e + 1 2 en + 1 ( ) ( )
n 2 3
3
n  6 en + 1 n 

⎧ 6α  1−α
r ≠ 2/3

 4
 + 1 −1 − n
  4  6α
 1−α  n +1 n +1 
⎨
an (α ) := sin   + 1 − e en +1
n ∼
r = 2/3
.
⎪
  n +1   6α 36α 2 216α 3  1−α

⎩
 − − − n
( ) ( ) ( ) 
3 2 3
6 n + 1 2 n + 1 6 n + 1 
Quindi, per il Criterio del confronto asintotico con il termine generale della serie armonica
generalizzata, avremo che la serie proposta converge per α = 2/3, oppure per α ≠ 2/3, ma α > 1,
ovvero converge per α > 1 e α = 2/3, mentre diverge per 2/3 < α ≤ 1 e α < 2/3.
155

320) Studiare, al variare del parametro reale α, la convergenza assoluta della serie
+∞ 2 + n2 log n
Σ ( −1)
n
, studiare, inoltre, la convergenza semplice.
n =1 nα

2 + n2 log n
Ponendo an = , lo studio della convergenza assoluta della serie proposta coincide con lo

+∞ n2 log n 1
studio della serie Σ a n . Poiché an ∼ α
= α −2 −1 , per il Criterio del confronto asintotico
n =1 n n log n
con lo serie di Abel, si ottiene che la serie proposta converge se α > 3, mentre diverge se α ≤ 3.
Per quanto riguarda la convergenza semplice, notiamo che an → 0, se e solo se α > 2. In tal caso,
2 + x2 log x 2 x2 log x
ponendo f ( x ) = = α+ := f1 ( x ) + f2 ( x ) , osserviamo che f1 è monotòna
xα x xα
−α xα +1 log x + xα +1 + 2xα +1 log x (α − 2) log x := f x + f x
decrescente e f2′ ( x ) = 2α
∼− 1( ) 2( )< 0 per
x xα −1
x → + ∞. Cioè anche f2 è monotòna decrescente, almeno per valori grandi di x. Pertanto, si ottiene
che an è definitivamente monotòna decrescente, in quanto lo è la funzione ad essa associata.
Quindi, dal Criterio di Leibniz, la serie proposta converge semplicemente per α > 2.

∈ N , dove converge assolutamente,


+∞ 4nx
321) Data la serie Σ ( −1)
n
1
, determinare, al variare di
n =0
3n 2 + 1
semplicemente ma non assolutamente e dove non converge.

( )
n
x
4nx 4
Posto an = ( −1) , si ha: lim an = ( −1)
n
= 0 ⇔ 4x ≤ 1 ⇔ x ≤ 0 .
n

3 n +1 x→∞ 3 n +1
Quindi la convergenza assoluta e semplice andrà studiata solo per x ≤ 0. Per la convergenza assoluta
utilizziamo il Criterio del rapporto:

 → 4 ⇔ x < 0.
an+1  3 n +1  n→+∞ x
= 4x 
an  3 n +1 +1
La serie converge assolutamente e semplicemente per ogni x < 0, mentre il criterio nulla ci dice nel
+∞ 1
caso che x = 0. In tal caso la serie si scrive: Σ ( −1)
n
.
n=0 3 n +1
1
Poiché an ∼ , la serie diverge assolutamente, perché asintotica della serie armonica
3 n
generalizzata, di esponente 1/2 < 1.
n
+∞ 4
  1
Studiamo la convergenza semplice con il Criterio di Leibniz, essendo la serie Σ   2 di segno

alterno. Come abbiamo visto, |an| → 0 per n → ∞. Inoltre, per ogni | ∈ ‡ :


  n
n =1 3
156

1 1
3 n+1+1 > 3 n +1  <  an > a n +1 .
3 n +1 3 n +1
Pertanto, le ipotesi del Criterio di Leibniz sono verificate e la serie converge semplicemente per
x = 0. Ricapitolando:
- La convergenza assoluta e semplice si ha per x < 0;
- La convergenza semplice, ma non assoluta si ha per x = 0;
- La non convergenza si ha per x > 0.

∈ N\{0} , dove converge


+∞
322) Data la serie Σ ( −1) ( log x ) n −2 , determinare, al variare di
n n

n =1

assolutamente, semplicemente ma non assolutamente e dove non converge.

La serie è definita in N\{0}. Poiché il log x è non negativo in ]– ∞, –1] ∪ [1,+ ∞[ e negativo in
]–1 ,0[ ∪ ]0,1[, la serie non è a segno alterno per ogni valore di x, nonostante la presenza del termine
(–1)n . Essa è a segno alterno per |x| ≥ 1, mentre è a termini positivi per 0 < |x| < 1. In quest’ultimo

caso, infatti, ( −1) log x ( ) n−2 = ( −1) ( −1) log x  = log x .
n n n n n

Per n → ∞, posto a n = ( − 1)n ( log x ) n −2 , si ha:


n

( log x )
n
n −2 1  1  1 
a n = ( − 1)
n
2
→ 0 ⇔ log x ≤ 1 ⇔ − 1 ≤ log x ≤ 1 ⇔ ≤ x ≤ e ⇔ x ∈  − e , −  ∪  , e  := I
n e  e e 

Studieremo, dunque, la convergenza della serie solo in I. Per la convergenza assoluta applichiamo,
ad esempio, il Criterio della radice:

= log x < 1 ⇔ x ∈ ]- e,- 1/e[ ∪ ]- 1/e, e[.


1 log x
lim an n
= lim
( )
x →∞ x →∞ 2
n
n

Poiché il Criterio della radice nulla ci dice sulla convergenza nei punti x = ± 1/e, x = ± e, studiamo
direttamente le serie numeriche ottenute sostituendo tali valori del parametro nella serie proposta.

( ( e ))
n
+∞ log 1 ( −1) ( −1)
+∞
n n
+∞ 1
Per x = ± 1/e abbiamo Σ ( −1)
n
2
=Σ 2
=Σ , che è una serie convergente, in
n n =1
n n =1 n =1 n2
quanto armonica generalizzata di esponente maggiore di uno.

( log e ) ( −1)
n n
+∞ +∞
Per x = ± e abbiamo Σ ( −1)
n

, che è una serie armonica generalizzata di segno
n2 n =1 n 2
n =1

alterno, che converge semplicemente e assolutamente, avendo esponente maggiore di uno.


In definitiva si ha:
- Un insieme di convergenza assoluta e semplice I = [– e, –1/e] ∪ [1/e, e];
- Un insieme di convergenza semplice, ma non assoluta pari a ∅;
- Un insieme di non convergenza Ic = ]– ∞, – e[ ∪ ]–1/e, 0[ ∪ ]0, 1/e[ ∪ ]e, + ∞[.
157

∈ N , discutere la convergenza semplice e assoluta della serie Σ


( n!)
2
+∞
323) Al variare di .
n=1 ( 2n ) !

Il Criterio del rapporto implica la convergenza della serie, che è a termini maggiori di zero, pertanto:

( ( n + 1)!) ( 2n )! = ( n + 1)
2 2
1
→ , per n → ∞.
( 2 ( n + 1) )!( n !) ( 2n + 2 )( 2n + 1) 4
2

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ x n! .


+∞
324) Al variare di
n =0

Si ha che x n ! = x , se |x| ≥ 0; si ha anche che x ≥ 1 , per ogni | ∈ ‡, e la serie, pertanto, non


n! n!

converge (si può osservare che se n ≥ 2, gli esponenti sono pari e la serie è a termini positivi, quindi
n! n
diverge a + ∞). Se invece |x| < 1, si ha x ≤ x per n ≥ 1, essendo n! ≥ n, per n ≥ 1.

La serie è dominata dalla serie geometrica di ragione |x| < 1, quindi converge. Sono applicabili sia il
Criterio della radice, che quello del rapporto, e si ha:
0 | |<1
= C 1 | |=1
( n−1)!

+∞ | |>1
n!
lim x n
= lim x e
x→∞ x→∞

0 | |<1
= C 1 | |=1 .
( n −1)!
x
+∞ | |>1
n!n
lim n!
= lim x
x →∞ x→∞
x

∈ N , discutere la convergenza della serie


( −1)
n
+∞ x
325) Al variare di Σ .
n=1 1 + n2 x 2

Per x = 0 il termine generale è ( −1)


n
n , la serie non converge dato che lim n = +∞ (non nullo).
n → +∞

( −1)
n
 1 
n n  1+∞ 1
Se x ≠ 0 è    ≤
e la serie Σ
= 2 converge, per il Criterio del confronto
1 + n2 x 2 3
 n 2 
2 2
n x n =1 3 2
x n
la serie converge assolutamente, quindi converge.

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ xn


+∞
326) Al variare di n
.
n =1
1+ x
158

n
x
Innanzitutto studiamo il limite del termine generale al variare di x. Il modulo di questo è n ; se
1+ x
|x| =1 esso vale costantemente 1/2; se |x| >1 si ha |x|n → +∞, quindi il termine generale tende in modulo
n
x 1 1
a uno, cioè = +1 → = 1 . Se |x| ≥1 la serie non converge. Se |x| < 1 si ha:
1+ x
n
1+ x
n
0 +1

n
x n
n
≤ x , la serie è dominata dalla serie geometrica di ragione |x| < 1, quindi converge.
1+ x

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ 


n
 1+ x 
+∞
327) Al variare di  .
n=0 n + x
 

1+ x 1 n n

Il lim
1+ x
= 0 per n sufficientemente grandi è ≤ , da cui 1 + x ≤  1  ; per il Criterio del
x →∞ n + x n+ x 2 n+ x 2
confronto la serie converge assolutamente, quindi converge.

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ n log 1 + x ( ).


+∞
n
328) Al variare di
n =0

Innanzitutto studiamo l’andamento del termine generale.


Se |x| >1 si ha che |x|n → +∞, e, chiaramente, il termine generale tende a + ∞.
Se |x| =1, il termine generale vale nlog 2, ancora divergente a + ∞.
Se |x| ≥1 la serie diverge a + ∞.

Se |x| < 1, la disuguaglianza log (1+ u ) ≤ u , valida per u > –1, implica che il termine generale è

( n +1) x
n
+∞ n +1
= x → x per
n
dominato da n |z| e la serie Σ n x è convergente per |x| < 1, essendo
n
n
n=1
nx n

n → ∞. Quindi la serie converge per |x| < 1.

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ


+∞ 1
329) Al variare di .
n=0 1 + x 2n

1 1 1
Se |x| < 1 è lim = 1 ; se |x| =1 è = per ogni n. In entrambi i casi la serie non converge.
n→∞ 1 + x 2 n
1+ x 2 n
2
n
1  1 
Se |x| > 1 è 1 + x 2 n ≥ x 2 n da cui 0 ≤ ≤ 2  .
1+ x 2n
x 
n
+∞
 1 
La serie Σ  2  , geometrica di ragione 1/x2 < 1, converge.
 
n =1 x
159

La serie data converge per il Criterio del confronto.

∈ N , discutere la convergenza della serie


( n !)
x
+∞
330) Al variare di Σ .
n =1 nn
Applicando il Criterio del rapporto si ottiene:

( n + 1) !
x n n
nn x n  1 x −1  1 
= ( n + 1)   = ( n + 1)  1 −  .
( n + 1) ( n!)
n +1
 n +1 n +1  n +1
x

n
 1  1
Il lim  1 −  = , pertanto, il rapporto considerato tende a zero se x < 1, tende a 1/e se x =1, tende
x →∞
 n +1  e
a + ∞ se x > 1. Ne segue che la serie proposta converge, è a termini positivi, se e solo se x ≤ 1.

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ


n nx +∞
331) Al variare di .
n =1 n !

Applicando il Criterio del rapporto si ottiene:

( n + 1)( ) ( n + 1)
n +1 x x x
n!  n + 1 
nx
 1  n 
=  1 +   ( n + 1) .
x −1
= 
( n + 1)! n nx  n  n +1  n  

( )
x
 n

Il lim  1 + 1  = e x , pertanto, il rapporto considerato tende a zero se x < 1, tende ad e se x =1,
x →∞  n 
tende a + ∞ se x > 1. Quindi, la serie, a termini maggiori di zero, converge se e solo se x < 1.

332) Sia (an)n∈ N , la successione definita da an = 5*52 ...52 ...52 , si calcoli il limite per n → ∞ di
−1 − n+1 −n

an .

Si ha an = 5 n , in cui bn = 1+ 1/2 + … + (1/2)n . Considerato che il lim bn = = 2 (serie


b 1
x →∞
(
1− 1
2 )
geometrica di ragione 1/2), si ottiene che lim a n = 5 2 = 25 .
x→∞

( )
+∞
333) Discutere la convergenza della serie Σ sin ( sin ( n !log n ) ) .
n

n =1

Per ogni | ∈ ‡ è sin ( n !log n ) ≤ 1 < π/2, da cui sin ( sin ( n !log n ) ) ≤ ( sin 1 )n , ed è sin1< 1.

La serie geometrica di ragione sin1 converge, pertanto, si conclude, dal Criterio del confronto, che la
serie proposta converge assolutamente.
160

1 π2 +∞
334) supponendo di sapere, come per primo ha dimostrato Eulero, che si ha Σ 2 = , calcolare le
n =1 n 6
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 1
somme della serie Σ ( −1) ; Σ ; Σ .
( 2n ) ( 2n + 1)
n =1 2 n =1 2 n=0 2
n

+∞ 1 π2 +∞ 1 +∞ 1 π 2
Supponendo che Σ = , si ha per la seconda serie proposta Σ
1
= Σ 2 = .
n =1 n2 6 ( 2 n ) 4 n =1 n 24
n =1 2

E’: Σ
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 π 2 π 2 3π 2 .
+ Σ = Σ , da cui Σ = Σ − Σ = − =
( 2n ) ( 2 n + 1) ( 2 n + 1) n =1 n n =1 ( 2 n )
n =1 2 n =0 2 n =1 n 2 2 2 2
n=0 6 24 24

+∞ +∞
Segue che: Σ ( − 1) 12 = Σ 1 +∞ 1 π2 3π 2 π2 .
− Σ = − =−
( 2n ) ( 2 n + 1)
n =1 n =1 2 n =0 2
n 24 24 12

+∞ 1
335) Discutere la convergenza semplice ed assoluta della serie Σ ( − 1)
n −1
, calcolandone la somma
n =1 n3
con approssimazione migliore di 1/100.
La serie converge anche assolutamente; detta s la somma della serie, per il Criterio di Leibniz, si ha:

 1 1 1 1 1
s − 1 − 3 + 3 − 3  ≤ 3 < .
 2 3 4  5 100

1 1 1 181
Ed è 1 − 3
+ 3− 3 = .
2 3 4 216
+∞ 2n + 1
336) Dimostrare che la serie Σ ( −1)
n −1
è convergente, ma non assolutamente convergente,
n =1 n ( n + 1)
e calcolarne la somma.

Si ha che
2n + 1
=
( n + 1) + n = 1 + 1 . La somma vale uno.
n ( n + 1) n ( n + 1) n n +1

+∞
337) Discutere la convergenza della serie Σ a n
al variare di a > 0.
n=0

Se a ≥ 1, il termine generale non tende a zero e la serie non converge.


Se 0 < a < 1, ricorriamo al Criterio di condensazione, esso è applicabile perché il termine generale è
+∞ +∞ n

maggiore di zero e decrescente, pertanto si ha Σ 2n a = Σ 2n a 2 . Per studiare la convergenza di


2n 2

n =0 n =0

quest’ultima serie applichiamo il Criterio della radice, cioè:


 n2 
n  2 n 
n
= 2a → 0 , per n → ∞.
2
n 2  
2 a

 n2 
Considerato che lim  2 = +∞ , e 0 < a < 1.
x →∞
 n 
161

Pertanto la serie proposta converge se 0 < a < 1.


Si osserva che il Criterio della radice o quello del rapporto, se applicato direttamente alla serie

( )
1 1
= lim a = 1 . Ricordiamo che il
n n n
originaria, non fornisce informazioni; si ha, infatti, lim a
x →∞ x →∞

“andamento esponenziale”, cioè come la successione geometrica; in questo caso l’esponente è √| e


Criterio del rapporto fornisce informazioni su quando il termine generale tende a zero con

non n, e √| va all’infinito più “lentamente” di n.


+∞ 1
338) Discutere, al variare del parametro x > 1, la convergenza della serie Σ .
( log x )
n =1 log x

Si ha che log x > 1 se x > e; se 1< x ≤ e si ottiene 0 < log x ≤ 1, quindi 1/log x ≥ 1.
Per tali x il termine generale diverge (se 1< x < e), oppure è costantemente 1 (se x = e) e la serie
diverge. Per x > e il termine generale decresce; il Criterio di condensazione porta allo studio della
convergenza della serie, infatti:
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 2
Σ 2n = Σ 2n = Σ , che rappresenta la serie geometrica di ragione
( log x ) ( log x ) ( log x )
n =1 log 2 n
n =1 n log 2 n =1 log 2

2
, che converge se e solo se tale ragione è minore di uno, cioè se e solo se 2
( log x )
log 2

< ( log x ) ⇔ log 2 < log 2(log log x) ⇔ 1< log log x ⇔ e < log x ⇔ ee < x.
log 2

Concludendo, la serie converge se e solo se x > ee.


+∞  a 2n n2a 
339) Determinare i numeri reali a ≠ 0 per cui la serie Σ  +  è convergente.
n =1
 n a 

+∞ a 2n +∞ n 2 a
Se entrambi le serie Σ e Σ convergono, la serie proposta, somma delle due, converge
n =1 n n =1 a

anch’essa. La prima serie è a termini positivi, e per il Criterio del rapporto converge se:

a( ) n
2 n +1  a2n+2 1 + 1 
lim 2n = lim  2n n  = a2 < 1, quindi se |a| < 1.
x→∞ a n + 1 x→∞  a 1 
 
Se |a| > 1, la serie diverge a + ∞, lo stesso per |a| = 1; così la serie diventa armonica di esponente 1,
+∞
cioè Σ 1 .
n =1 n

La seconda serie, a parte il fattore 1/a, è la serie armonica di esponente – 2a, e si può scrivere

( 1a ) Σ 1n
+∞
−2 a . Tale serie converge se e solo se – 2a > 1, cioè se e solo se a < - 1/2. Se – 1 < a < 1/2,
n =1

la serie è, quindi, convergente. Se a ≤ - 1 la prima serie diverge a + ∞, la seconda serie converge,


pertanto la serie somma diverge a + ∞. Se – 1/2 ≤ a < 0, la prima serie converge, mentre la seconda
serie diverge a – ∞, e la serie somma, quindi, diverge a – ∞. Se 0 < a < 1, la prima serie converge, ma
162

la seconda diverge a + ∞, pertanto anche la somma diverge a + ∞. Se a ≥ 1, entrambe le serie, con la


serie somma, divergono a + ∞. Riassumendo, la serie proposta:
- converge se e solo se – 1 < a < - 1/2;
- diverge a – ∞ se e solo se – 1/2 ≤ a < 0;
- diverge a + ∞ se e solo se – ∞ < a ≤ –1, oppure per a > 0.

340) Una palla di massa m cade verticalmente, incontra il suolo e rimbalza più volte. Non essendo
l’urto perfettamente elastico, ad ogni urto con il suolo viene perduta una frazione di energia cinetica,
cioè l’energia cinetica, dopo ogni urto, è legata alla precedente dalla formula: 1 mv dopo
2
= q 1 mv 2prima
2 2
in cui q è un numero puro: 0 < q < 1. Supposto che al primo urto la palla incontri il suolo a velocità
v, si chiede:
1) Quale altezza raggiunge la palla ad ogni successivo rimbalzo;
2) Quanto tempo intercorre fra un rimbalzo ed il successivo;
3) Quanto cammino fa la palla e quanto tempo durano i rimbalzi.

Dopo il primo urto la velocità è v1 = v `z . La palla risale ad una altezza h1 tale che
v12 v12 2
mgh1 = m ⇔ h1 = = qv
2 ( 2g ) ( 2g ) , e ricade in un tempo t1 tale che sia

h1 = g
t12
⇔ t1 = 2
h1
= q v . In tutto il primo rimbalzo ha una durata di 2t1 = q 2 v g .
2 g g

Tale situazione si ripete ad ogni rimbalzo; pertanto, all’n-esimo rimbalzo la velocità iniziale sarà

( q) v,
n
vn = qvn−1 =
2
l’altezza raggiunta sarà hn = q n v , ed il tempo impiegato sarà
( 2g )
( q) v 2 +∞ n v2q
n +∞
2tn = 2 v . Pertanto si avrà che lo spazio totale percorso sarà Σ 2 hn = Σ q = ,
g n =1 g n =1 g (1 − q )

( q)
+∞ 2v +∞ n 2v q
mentre il tempo sarà Σ 2tn = Σ =
( )
.
n =1 g n=1 g 1− q

nα + eαn n +∞
341) Trovare l’insieme di convergenza della serie di potenze Σ z al variare del parametro
α ∈ N.
n=1 n

nα n +∞
Si può immaginare la serie proposta come la somma di due serie di potenze, cioè la serie Σ z e
n =1 n

z n . Qualunque sia α ∈ N , la prima serie ha sempre raggio di convergenza pari ad uno;


+∞ eα n
la serie Σ
n=1 n
+∞
considerando che il raggio di convergenza di una serie del tipo Σ an ( z − z0 ) è l’estremo superiore
n

n=0
163

in R dell’insieme { +∞

}
z * z0 : Σ an ( z − z0 ) converge , come si vede, ad esempio, con il Criterio della
n =0
n

radice, osservando che è:


(α −1)
lim n n
z = z .
x →∞

La seconda serie ha, invece, raggio di convergenza pari a e-α, come si vede con il Criterio della
radice, o con quello del rapporto:

eα ( n +1) n n
lim α
z = lim eα z = eα z .
x→∞ e n
n +1 x →∞ n +1

n −1 ( − z )
n
2 +∞ +∞
Se α = 0, la serie diventa Σ z n = −2 Σ ( −1) , cioè la serie logaritmica che converge nel
n =1 n n =1 n
disco aperto di centro nell’origine e raggio uno, e su tutta la circonferenza unitaria, z = 1 escluso (ed
ha per somma – 2 log (1 – z)).
Se α > 0, la prima serie, che ha raggio di convergenza 1>e-α, converge assolutamente sulla
(e z ) ( −e z )
n n
α α
+∞ +∞
= − Σ ( − 1)
n −1
circonferenza di convergenza della seconda serie, la quale, scritta Σ è
n =1 n n =1 n
ancora una serie logaritmica e converge su tuttala circonferenza |z| = e-α, escluso z = e-α.
Se α < 0, la seconda serie converge assolutamente sulla circonferenza unitaria, circonferenza di
convergenza della prima serie, che, peraltro, converge sul disco unitario chiuso, essendo:

nα z
n
1 +∞ 1
≤ 1−α
per |z| ≤ 1, e la serie Σ 1−α
è convergente in quanto 1 – α > 1.
n n n =1 n
In conclusione, l’insieme di convergenza è B ]0,1] se α < 0, e B^ ]0, e-α] \ {e-α} se α ≥ 0.

342) Trovare l’insieme di convergenza della serie Σ


+∞ (
log 1 + nα )x n
.
n =1 n

Usando il Criterio del rapporto, si ottiene


(
log 1 + ( n + 1)
α
) n
x ; chiaramente
n
→ 1.
(
log 1 + n α
) n +1 n +1

Usando la regola di de l’Hôpital per il calcolo del limite


(
log 1 + ( n + 1)
α
) , se α > 0 è un caso
log 1 + n ( α
)
∞ 0
d’indecisione del tipo , se α < 0 è un caso d’indecisione del tipo , pertanto si ha:
∞ 0

( x + 1)
α −1 α −1
1 + xα 1 + xα  1
= α 
1+  .
1 + ( x + 1) 1 + ( x + 1)  x 
α
xα −1
164

α −1
 1
Considerato che  1 +  → 1 per x → + ∞, e se α < 0 il primo fattore tende ad uno, mentre se
 x
1 +1
α > 0 il primo fattore si scrive xα → 1 per x → + ∞.
( )
α
1 α + 1 +1
x x

Il raggio di convergenza è, quindi, uno in ogni caso, anche se α = 0. Per studiare il comportamento

della circonferenza di convergenza cerchiamo di mostrare che la successione n → log


(1+ n ) è
α

n
decrescente, almeno definitivamente. Se α ≤ 0 questo è ovvio. Se α > 0, derivando la funzione

x → log
(
1 + xα )si trova:
x

x + α xα −1 log 1 + x
α
( )
1 + xα

2 x =
( ) (
2α xα − 1 + xα log 1 + xα ).
2 (1 + x ) x
3
x α 2

Se t = xα, si ottiene lim ( 2α t − (1 + t ) log (1 + t ) ) = −∞ , quindi l’espressione della derivata è negativa


t→∞

per t grande. Applicando il Criterio di Abel-Dirichlet si ha convergenza in tutti i punti della

circonferenza di convergenza, escluso il punto x = 1, qualunque sia α. Se α < 0, log


(1+ n )
α
è
n
asintotico a 1 1 −α ; ne segue che se 1/2 – α > 1, e se α < –1/2, la serie converge assolutamente e
n 2
totalmente sull’intero disco unitario chiuso.

Funzioni di una variabile reale. Limiti e continuità.


Osserviamo che la definizione dei punti di discontinuità non è, in generale, uguale in tutti i testi.

x0 ∈ N , si ottiene:
Definiamo che: data f: I → R, in cui I è un intervallo aperto di numeri reali contenente il punto

- f è continua in x0 se e solo se ∃ lim f ( x ) = f ( x0 ) ; oppure, se e solo se


x → x0

∃ lim− f ( x ) = lim+ f ( x ) = f ( x 0 ) ;

- f ha un punto di discontinuità eliminabile in x0 se e solo se ∃ lim f ( x ) = l ≠ f ( x 0 ) con l ∈ R;


x → x0 x → x0

x→ x 0

- f ha un punto di salto o di discontinuità di prima specie in x0 se e solo se ∃ lim f ( x ) = l − ∈ R e −


x→ x 0

∃ lim+ f ( x ) = l + ∈ R e l- ≠ l+;
x → x0

- f ha un punto di discontinuità di seconda specie in x0 se e solo se, dove la f è definita,


∃ lim f ( x ) = ±∞ , oppure in tutti gli altri casi in cui ∃ lim f ( x ) .
x→ x 0 x→ x 0
165

Sia I un intervallo di numeri reali e f: I → R una funzione assegnata. Se f è continua e strettamente


monotòna essa è sempre invertibile e la funzione inversa f -1 , sul suo intervallo di definizione, risulta
essere continua e strettamente monotòna anch’essa. Se f non è continua può accadere che f sia
invertibile, pur non essendo monotòna.
−1 −
−1≤ <0
0≤ ≤1
−1 − ] −1≤] <0
Esempio: f: [–1,1] → R definita da f(x) = , ovviamente f non è monotòna,

ma ha come funzione inversa f -1: [–1,1] → R definita da f -1(y)= "


] 0≤]≤1
.

almeno un punto c ∈ (a,b): f(b) = 0.


Teorema degli zeri. Sia f: [a,b] → R, una funzione continua tale che f(a)*f(b) < 0. Allora esiste

Teorema di Weierstrass. Sia f: [a,b] → R, una funzione continua sull’intervallo chiuso e limitato
[a,b]. Allora esistono almeno un punto di massimo assoluto ed un punto di minimo assoluto per f in [a,b].
In particolare, f è limitata nell’insieme [a,b].
Teorema dei valori intermedi. Sia I un intervallo (anche illimitato) di R e f: I → R una funzione

f ,sup f [ ⊆ f ( I ) ⊆ [ a, b] . In particolare, se x1 e x2 ∈ I e ξ è un punto del codominio, tale che


continua. Allora f(I), cioè l’immagine nell’intervallo I tramite f, è esso stesso un intervallo tale che
]inf
f(x1) < ξ < f(x2), allora esiste un punto c ∈ I (più precisamente c∈ (x1, x2), nel caso x1 < x2, oppure
c∈ (x1, x2), nel caso x1 > x2) tale che f(c) = ξ.

x3 + 9x2 + 27 x + 27
343) Calcolare lim .
x→−3 x2 + 6 x + 9
Tale limite è un caso d’indecisione del tipo 0/0. Utilizzando i prodotti notevoli riscriviamo il
numeratore ed il denominatore:

( x + 3) = lim x + 3 = 0
3
x3 + 9 x2 + 27 x + 27
lim = lim ( ) .
x + 6x + 9 ( x + 3) x→−3
x→−3 2 x→−3 2

Si noti che la funzione, non definita in x = – 3, è in realtà prolungabile con continuità in tale punto.

x−8
344) Calcolare il xlim
( )
→−∞ log 1+ e4 x
.

Ponendo t = e4x, per t → 0 lim (1 + t ) ∼ t e, per x → - ∞, si ottiene:


x → −∞

x−8 e−4 x
lim = lim 8 = +∞ .
(
x→−∞ log 1 + e4 x
)x→−∞ x

345) Calcolare il lim x 2 log (1 + e −7 x ) .


x → +∞

Ricordando che ponendo t = e-7x, per t → 0, log (1 + t ) ∼ t , per x → + ∞, si ottiene:


166

x2
lim x log (1+ e
2 −7 x
) = xlim = 0.
x→+∞ →+∞ e7 x

(x )
2
2
− 6x + 9
346) Calcolare il lim .
( x −2)
4
x → 3+ 2

e −1

Ponendo t = 2
– 9 e considerando che per t → 0 e t − 1 ∼ t , si ottiene:

(x )
2
− 6x + 9 ( x − 3) ( x − 3)
2 4 4
1
lim = lim+ = lim = .
( x −2) (x ) ( x − 3) ( x + 3)
+ 4 4 + 4 4
x →3 2 x →3 2
−9 x →3 1296
e −1

( x − 2 log ( x − 1))
3 2

347) Calcolare il lim .


( x2 − 4)
5
x → 2+ 2

Il log ( x − 1) = 2 log ( x − 1) = 2 log 1 + ( x − 2 )  , inoltre, come è noto, log (1 + t ) ∼ t , ponendo


2

t= – 2, si ottiene:

( ) log ( x − 1)
3
2 ( x − 2)( x − 2)
2
x−2
3
2
2 1
lim = lim+ = lim+ = .
(x − 4) ( x − 2) 2 ( x + 2) 2 ( x + 2)
+ 5 5 5 5
x→ 2 2 2 x→ 2 x→2 2 16

348) Data la funzione f ∈ R e sapendo che f(1) = 3, calcolare il lim f  sin 


 π 
x .
x →1
 2 

Poiché la funzione f è continua, si ottiene:

 π   π 
lim f  sin  x   = f  lim sin x  = f (1) = 3 .
x →1
 2   x →1 2 

349) Calcolare il lim+


(
log 1 + 3 3 x ).
x→0 x + 2x + 1 x 4
2

Per y → 0, log (1 + y ) ∼ y e che per x → 0 il termine dominante, in una somma di potenze, è quello
di grado più basso, pertanto si ottiene:

lim+
(
log 1 + 3 3 x ) = lim+
33 x 1
= 3 lim+ 2 = +∞ .
x→0 x + 2x4 + 1 x x→0 x x → 0
x 3
2

3x2 + e x
350) Calcolare il lim 3 .
x→+∞ 2 x + log x2

Considerando gli ordini di infinito, si ottiene:


167

3x 2 + e x ex
lim = lim 3 = +∞ .
x →+∞ 2 x3 + log x 2 x →+∞ 2 x

x 4 + x + 2 x3
351) Calcolare il lim .
x→+∞ ex + 1
Poiché e x + 1 ∼ e x , per x → + ∞, e considerando che in un polinomio domina l’infinito di potenza
superiore, si ottiene:

x 4 + x + 2 x3 x4
lim = lim = 0.
x→+∞ ex +1 x→+∞ e x

≤1
352) Stabilire se la funzione f(x) = "
=1
è continua nel suo dominio.
3− x 3

Tale funzione, definita in R, non è continua, poiché:


lim f ( x ) = 2 , mentre lim− f ( x ) = 1 = f (1) .
x →1+ x →1

In particolare, x = 1 è punto di salto.

≠1
353) Stabilire se la funzione f(x) = . x − 1
1
è continua nel suo dominio.
1 s =1
Tale funzione non è continua, infatti il lim f ( x ) = +∞ , mentre f (1) = 1 .
x →1

Il punto x = 1 è di discontinuità della seconda specie.

1−cos( x−3) 
354) Calcolare il lim+ ( x − 3)

.
x→3

Sostituiamo t = x – 3, quindi si riscrive la funzione proposta in forma esponenziale, considerato che


2
1 − co s t ∼ t . Pertanto, si ottiene:
2

1−cos( x −3)  t 2 log t


lim+ ( x − 3)  = lim+ e(1−cost ) log t = lim+ e 2
= e0 = 1 .
x→3 t →0 t →0

Come è noto, t2 log t → 0 per t → 0+ .


168

⎧ e −1
⎪ log x2 + 1 >0
2
x

( )
⎨ 2 x2 + x3
355) Studiare la continuità, in R, della funzione f(x) = .
⎪ ≤0
⎩ ( x − 1)
2

In quanto composizione di due funzioni continue, f risulta continua in tutto l’asse reale, salvo nel
x2
punto x = 0, che risulta essere punto di salto. Sfruttando le approssimazioni e −1 ∼ x
2
e
2
x
log 1 + x 2 ∼ x 2 , per x → 0, otteniamo lim+ f ( x ) = lim+ f
( ) = 1 , mentre lim f ( x ) = 0 = f ( 0 ) .
x→0 x→0 x2 x→0 −

>0
356) Determinare per quali valori di α ∈ R la funzione f(x) = F ( )
xα log 1 + x 2
0 s =0
risulta

continua in x = 0.
Il lim (1 + t ) = 0 , pertanto se t = x2, il lim (1 + x 2 ) = 0 ∀ α ≥ 0.
t →0 x→ 0+

log (1+ t )
Per α < 0, ricordando il limite notevole lim = 1, otteniamo:
t →0 t

α +2
log (1 + x 2 )
lim x = lim+ xα + 2 = 0 ⇔ α > - 2.
x → 0+ x2 x →0

Dunque, la funzione proposta è continua in x = 0 per ogni α > – 2.

⎧ >0

log x + 2 x
e3 x
⎨ 2 x + 3x 0 ≤0
⎪ x −1 2
357) Calcolare i limiti della funzione f(x) = 2 3 per x → ± ∞.

⎩ ( )
log x + 2 x 2x 2 x2 + x3 x3
Si ottiene: lim f ( x ) = lim = lim 3 x = 0 e lim f ( x ) = lim = lim = −∞ .
( x − 1) x → −∞ x
x →+∞ x → +∞ 3 x x → +∞ e 2 2
e x → −∞ x → −∞

sin x + 3
358) Calcolare il lim .
x→+∞ x − log x

Considerato che x – log x > 0, per ∀


2 sin x + 3 4
> 0, e che ≤ ≤ , poiché il
x − log x x − log x x − log x
lim ( x − log x ) = +∞ , per il Teorema dei carabinieri, otteniamo:
x → +∞

sin x + 3
lim = 0.
x→+∞ x − log x
169

⎧ log ( x +1)
⎪ > 0
⎪ x2 + x
3 =0 .
⎨ 2
359) Studiare la continuità, in R, della funzione f(x) =


x +1
< 0
⎩ ( x − 3)
2

E’ una composizione di funzioni continue, pertanto f è continua in tutto l’asse reale, salvo che nel
punto x = 0 che risulta essere un punto di salto. Infatti per x → 0+, si ottiene:
log ( x + 1) x 1
∼ = , quindi il lim f ( x ) = 1 , mentre il lim f ( x ) = 1 .
x +x
2
x ( x + 1) x + 1 x→0 +
x→0 − 9

x 2 log x sin ( x − 3)
360) Calcolare il lim .
x→3
( 5x + 1) − e( x−3) −1
Considerando i limiti notevoli si ottiene:

x 2 log x sin ( x − 3 ) x 2 log x sin ( x − 3 ) 9 log 3 sin ( x − 3) ( x − 3) 9 log 3


lim = lim lim = lim = .
x →3
( 5 x + 1) 
−  e ( x − 3)
− 1

x → 3 5 x + 1 x → 3  ( x − 3)
 e − 1

16 x →3 ( x − 3 ) e ( x −3)
− 1 16
1 1

r =0
361) Determinare α ∈ N affinché la funzione f : R → R, definita da f(x) = . e −1
≠0
3x
, sia
+2
x
continua nel punto x = 0 .
Poiché il lim f ( x ) = 5 , si ottiene che la funzione proposta è continua nel punto considerato se e solo
x→0

se α = 5. In tutti gli altri casi, f presenta una discontinuità eliminabile nel punto x = 0.

⎧ −(x +α ) =0

2

362) Determinare α ∈ N affinché la funzione f(x) =


⎨ 1− e −π< <0
⎪ sin 3 x
x3 , sia continua nel punto


x = 0.
3
1 − e x x3
Poiché il lim− f ( x ) = lim− = −1 ed il lim f ( x ) = f ( 0 ) = −α 2 , la funzione proposta
x→0 x→0 x3 sin3 x x→0 +

risulta continua in x = 0 se e solo se α = ± 1. In tutti gli altri casi f presenta un punto di salto in x = 0.
170

3x 2 + e x
363) Calcolare il lim 3 .
x →0 2 x + log x 2

Considerato che ex → 1 e log x2 → - ∞, per x → 0 si ottiene:

3x 2 + e x 1
lim 3 = lim = 0− .
x →0 2 x + log x 2 x →0 log x 2

364) Determinare α ∈ N in modo che il lim


sin ( 3α x 2 )
= 1.
x →0 5x2
Sapendo che sin t/t → 1, per t → 0, e ponendo t = 3αx2, si ottiene:

 2 
sin ( 3α x 2 ) 1  sin ( 3α x )  3
lim = lim 2   3α x 2 = α .
5x2  3α x
x →0 x→0 5 x 2
 5
 1 

Quindi α = 5/3.

ex −1
365) Calcolare il lim+ .
x →0 x2 + 2 3 x − x3
Considerato che per x → 0, e x − 1 ∼ x e che in un polinomio domina l’infinitesimo di potenza inferiore,
ex −1 x
si ottiene: lim = lim = 0.
x → 0+ x 2 + 2 3 x − x 3 x →0 + 2 3 x

2x + 3x2 − 5 x
366) Calcolare il lim+ .
x→0 e2 x −1

Considerato che per y → 0 e −1 ∼ y , e che in un polinomio domina l’infinitesimo di potenza


y

inferiore, pertanto si ottiene:

2 x + 3x 2 − 5 x −5 x 5 1
lim+ = lim+ = − lim+ = −∞ .
x →0 2x x →0 2x 2 x →0 x

367) Calcolare il lim x


x→+∞
( x2 + 1 − x 2 − 1 . )
Questo è un caso d’indecisione del tipo [∞(∞ – ∞)]. Moltiplichiamo e dividiamo per la somma delle
radici quadrate:

( x2 + 1 − x2 − 1 )( x2 + 1 + x2 −1 ) = lim ( ) ( )
x  x 2 + 1 − x 2 − 1 
( )
x
x + 1 − x − 1 = lim =1
( )
2 2

( )
lim x
x →+∞ x →+∞ x →+∞
x2 + 1 + x2 −1 x 1+ 1 + 1− 1
x2 x2
171

tan ( arcsin x )
368) Calcolare il lim .
x→0 x
Considerato che per x → 0, arcsin x ∼ x e per t → 0, tan t ∼ t . Ponendo t = arcsin x, si ottiene:

tan ( arcsin x ) arcsin x x


lim = lim = lim = 1 .
x→0 x x→0 x x→0 x

x 4 +1
 x+2 x3 + 5
369) Calcolare il lim   .
x →+∞
 x 
x 4 +1
 2  x3 + 5  x4 + 1  2 
Possiamo scrivere lim  1 +  = lim exp  3 log  1 +  .
x →+∞
 x x →+∞
x +5  x 

Considerato che log (1 + t ) ∼ t ,per t → 0, e ponendo t = 2/x, si ottiene:

x4 + 1  2  x4 2
lim log  1 +  = lim = 2.
x →+∞ x3 + 5 3
 x  x→+∞ x x
Il limite richiesto vale e2.

x2 + x ≥0
370) Stabilire se la funzione f : R → R, definita da f(x) = 0 cos x − cos ( 3x )
< 0
è continua in
x
R.

Tale funzione è continua e derivabile in R \ {0} , in quanto somma, composizione e rapporto di


funzioni continue. Studiamo il comportamento in x = 0.

Per x → 0+ si ottiene f(x) → 0 = f(0). Considerando che 1 − cos t ∼ 1 t 2 , per t → 0, e ponendo t = x o


2
t = 3x, si ottiene:
2 2
cos x − cos ( 3 x ) cos x − 1 + 1 − cos ( 3 x ) −x + 9x 2
2 = lim 4 x = 0 .
lim− f ( x ) = lim− = lim− = lim− 2
x→0 x→ 0 x x→0 x x→0 x x → 0− x

Quindi f è continua in x = 0.

371) Stabilire se la funzione f ( x ) = − x + 1 ( log ( x + 1) ) è prolungabile con continuità in x = –1.


4

Ponendo t = x + 1, e considerato che, per x = –1+, t → 0+, si ottiene:

lim f ( x ) = − lim + x + 1 log 4 ( x + 1 ) = − lim + t log 4 t = 0 − (abbiamo utilizzato un limite notevole).


x → − 1+ x → −1 x → −1

Quindi la funzione proposta è prolungabile con continuità in x = –1.


172

e−2 x −1 + 3x2 e−2 x −1 + 3x2


2 2

372) Calcolare il lim , ed il lim


( ) ( )
.
x→0 log 1 + x2 x →+∞ log 1 + x 2

Dato che per x → 0 si ha che e


−2x2
−1∼ −2x2 e log (1 + x 2 ) ∼ x 2 , si ottiene:

e−2 x −1 + 3x2
2
−2 x2 + 3x2 x2
lim = lim = lim = 1.
x→0 log 1 + x 2
( x →0
)
x2 x→0 x2

Tenendo conto degli ordini di infinito, si ottiene:

e−2 x −1 + 3x2
2
3x 2 3x 2
lim = lim = lim = +∞ .
x→+∞ log 1 + x 2
( x→+∞ log x 2
) x→+∞ 2log x

Derivabilità.
Data f: I → R, in cui I è un intervallo aperto di numeri reali contenenti il punto x0 , abbiamo le
seguenti definizioni:

f ( x0 + h) − f ( x0 )
- f è derivabile in x0 se e solo se ∃lim , ed è finito.
h→0 h
Se f è derivabile in un punto x0, allora essa è continua in tale punto, mentre non vale il viceversa; ad
esempio f(x) = |x| è continua in R, ma non è derivabile in x0, in quanto il limite per h → 0 non esiste.
Se f: I → R è continua in x0 ∈ I, si ottiene:
- f ha un punto angoloso in x0, se e solo se esistono i seguenti limiti:
f ( x0 + h ) − f ( x0 ) f ( x0 + h ) − f ( x0 )
lim− ≠ lim+ ∈ R , oppure
h→ 0 h h→ 0 h
∈R

f ( x0 + h) − f ( x0 ) f ( x0 + h) − f ( x0 )
±∞ = lim− ≠ lim+ ∈ R , oppure il primo è finito ed il secondo no;
h→0 h h→0 h
- f ha un punto di cuspide in x0 se e solo se:

f ( x0 + h) − f ( x0 ) f ( x0 + h) − f ( x0 )
∃ lim− = ±∞ e ∃ lim− = ∓∞ ;
h→0 h h→0 h
- f ha un punto di flesso a tangente verticale in x0 se e solo se:

f ( x0 + h) − f ( x0 )
∃lim = ±∞ .
h→0 h
173

Derivate delle funzioni elementari:

f(x) = cost → f ′ ( x ) = 0 ; f ( x ) = xα → f ′ ( x ) = α xα −1 ; f ( x ) = a x → f ′ ( x ) = a x log a ;


1 1
f ( x ) = logq x → f ′ ( x ) = loga e = ; f ( x ) = sin x → f ′ ( x ) = cos x;
x x log a

f ( x ) = cos x → f ′ ( x ) = − sin x; f ( x ) = tan x → f ′ ( x ) = 1 + tan 2 x = 1


;
cos 2 x
f ( x ) = cot x → f ′ ( x ) = − (1 + cot 2 x ) = − ; f ( x ) = sinh x → f ′ ( x ) = cosh x;
1
sin 2 x

f ( x ) = cosh x → f ′ ( x ) = − sinh x; f ( x ) = tanh x → f ′ ( x ) = 1 − tanh 2 x = 1


;
cosh 2 x

1 1
f ( x ) = arc sin x → f ′ ( x ) = ; f ( x ) = arc cos x → f ′ ( x ) = − ;
1 − x2 1 − x2
1
f ( x ) = arc tan x → f ′ ( x ) = .
1 + x2
Teorema di Lagrange
Sia f: [a,b] → R una funzione continua in [a,b] e derivabile in ]a,b[. Allora esiste un punto c ∈ ]a,b[
f ( b) − f ( a )
tale che = f ′ ( c) .
b−a
Teorema di derivazione delle funzioni composte
Sia f: I → R derivabile in un punto x0, appartenente all’intervallo I (reale). Sia J ⊆ R un intervallo
tale che f(I)⊆ J e sia g: J → R derivabile in y0 =f(x0). Allora, la funzione h = g o f: I → R, definita da
h(x) = g(f(x)), per ogni x ∈ I, è derivabile nel punto x0, e si ottiene h′ ( x0 ) = g ′ ( f ( x0 ) ) f ′ ( x0 ) .

Teorema di derivazione delle funzioni inverse


Sia f: I → R una funzione invertibile con inversa f -1:J → R. Supponiamo che f sia derivabile in un
punto x0 appartenente all’intervallo reale I, con f ′ ( x ) ≠ 0 .

Sia f(x0 ) = y0 ∈ J; allora, f -1 è derivabile nel punto y0, e si ottiene:

( f )′ ( y ) = f ′ (1x ) = f ′ f 1 ( y ) .
−1
0
0 ( ) −1
0

373) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = log ( sin 2x ) .

Dal Teorema di derivazione delle funzioni composte, si ottiene:


2 cos ( 2 x )
f ′ ( x ) = [ log y ]′ y =sin 2 x [sin t ]′t = 2 x ( 2 x )′ = .
sin ( 2 x )
174

log x
374) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
arctan x

a ( x) a ′ ( x ) b ( x ) − b′ ( x ) a ( x )
Dalla Legge di derivazione dei rapporti ( f ( x ) = → f ′( x) = ) , si
b( x) b2 ( x )
ottiene:
1 arctan x − 1 log x
f ′( x) =
x (1 + x 2 ) =
arctan x + x 2 arctan x − x log x
.
arctan 2 x x (1 + x 2 ) arctan 2 x

arctan x
375) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
log x
Dalla Legge di derivazione dei rapporti e utilizzando il Teorema di derivazione delle funzioni
composte, si ottiene:

 1  1
 2 
log x − arctan x
 1+ x  x x log x − arctan x − x2 arctan x
f ( x) =
′ = .
log2 x (
x 1 + x2 log2 x )
376) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = e sin x .
2

Dal Teorema di derivazione delle funzioni composte, si ottiene:

f ′ ( x ) = 2 sin x cos xe sin x .


2

x ( x − 2) ≤ 0 hiijk ≥2
377) Studiare la derivabilità della funzione f(x) = 0
0< < 2
1 , in x = 0 e
2−
x−2
x = 2.
Eseguiamo i limiti:
+
1 1 x→ 0
lim+ f ( x ) = ≠ 0 = f ( 0 ) = lim− f ( x ) e lim− f ( x ) = 2 − lim− = +∞ ≠ 0 = f ( 2 ) = lim+ f ( x ) .
x→0 2 x→0 x→ 2 x→2 x−2 x→ 2

Pertanto, la funzione proposta non è continua in x = 0, né in x = 2, quindi, in tali punti essa non è
neppure derivabile.

log ( x 2 + 1)
378) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
x−2
Dalla formula di derivazione del quoziente, si ottiene:

 ′ ′   2x 
( ) ( ) ( )
log x + 1 ( x − 2 ) − log x + 1 ( x − 2 )   x 2 + 1  ( x − 2 ) − log x + 1 2 x ( x − 2 ) − x 2 + 1 log x 2 + 1
2 2 2
( ) ( )
f ′( x) =  =  =
( x − 2)
2
( x − 2)
2
(
x2 + 1 ( x − 2)
2
)
175

379) Calcolare f ′ (π ) della funzione f ( x ) =


cos x
.
1 + x2
Dalla Formula di derivazione del quoziente, ed utilizzando il Teorema di derivazione delle funzioni
composte, si ottiene:

( − sin x ) (1 + x 2 ) − 2 x cos x 2π
f ( x) = , da cui f ′ (π ) = .
( ) ( )
2
1+ π 2
2
1 + x2

( 2x + 3) log x
380) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
ex

( 2x + 3) log x =
Si può scrivere f ( x ) = x ( 2x + 3) e− x log x , da cui:
e

f ′ ( x ) = ( 2 x + 3)′ e− x log x + ( 2 x + 3) e− x ′ log x + ( 2 x + 3) e− x ( log x )′ =  2log x − ( 2 x + 3) log x +
( 2 x + 3)  e − x =
( ) x 

2x + 3 − x ( 2x +1) log x
= .
xex

381) Stabilire se la funzione f : R → R, definita da f ( x ) = 3 x + 3 − ( 2 x + 7 ) è derivabile nel punto


x0 = - 4.
La funzione f è continua in tutto R. Utilizzando il rapporto incrementale, si ottiene:

f ( −4 + h ) − f ( −4) −3 h − 0
lim = lim = −∞ .
h→0 h h→0 h
La funzione non è derivabile nel punto x0 = – 4, che risulta essere un punto di flesso a tangente

verticale. Si osservi, inoltre, che poiché f ′ ( x ) = ( 3 ′


)
−x − 4 = −
1
, ed esiste il lim f ′ ( x ) , si
3 3 ( x + 4)
2 x →−4

1
può ottenere lo stesso risultato calcolando il xlim f ′ ( x ) = − lim = −∞ .
3 ( x + 4)
→−4 x→−4 3
2

382) Dimostrare che vale la disuguaglianza log (1+ x) ≤ x , ∀ ≥ 0.

La funzione x → log (1+ x) è continua e derivabile su tutto R, quindi possiamo applicare il Teorema
di Lagrange in ogni intervallo della forma [0, x], con x > 0.
Pertanto, per un opportuno ξ ∈ ]0, x[, x > 0 otteniamo:

≤ x , ∀ ≥ 0, dove abbiamo tenuto conto che


1 1
log (1+ x ) = log (1+ x ) − log (1+ 0) = ≤ 1, per
1+ ξ 1+ ξ
ogni ξ > 0.
176

383) Sia f ( x ) = 4x + π sin x , stabilire se è invertibile e calcolare la derivata di f -1(y) per y = 4 π.

Dal Teorema di derivazione delle funzioni inverse ( ( f −1 ) ( y0 ) =


1 1
= ) si ottiene
(
f ( x0 ) f ′ f ( y 0 )
′ −1
)
che f ′ ( x ) = 4 + π cos x > 0 per ogni ∈ N ,la funzione è strettamente monotòna crescente, quindi
invertibile su tutto R. Inoltre, f (x) = 4π = y se e solo se x = π, cioè f -1(4 π) = π. Quindi:

( f )′ ( 4π ) =
−1 1
=
1
=
1
.
f′ f ( −1
( 4π ) ) f ′ (π ) 4 −π

Abbiamo potuto calcolare la derivata di f -1(y) senza conoscerne la forma esplicita, grazie al suddetto
Teorema.

384) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = ( sin x ) − sin ( sin x ) .


sin x

= e sin x log ( sin x ) , pertanto f ( x ) = e − sin ( sin x ) , e la derivata


sin x log( sin x )
Si ha che ( sin x )
sin x

f ′ ( x ) = e
sin x log ( sin x )
′ − cos ( sin x ) cos x = esin x log(sin x ) sin x log ( sin x )′ − cos ( sin x ) cos x =
  

= ( sin x )
sin x  sin x 
 cos x log ( sin x ) + sin x cos x  − cos ( sin x ) cos x = {(sin x ) sin x
}
 log ( sin x ) + 1 − cos ( sin x ) cos x

log(1 + ) ≥0
385) Determinare gli insiemi di continuità e derivabilità della funzione f (x) = "
|1 + | − 1 <0
Le funzioni x →|1 + | − 1 e x → log (1 + x) sono continue in R, dobbiamo verificare la continuità
di f solamente in x = 0.

lim f ( x ) = 0 = f ( 0 ) = lim+ f ( x ) , la funzione è continua in R. Per quanto riguarda la derivata,


x → 0− x→0

riscriviamo la funzione nella seguente forma:


log(1 + ) ≥0 1/(1 + ) >0
11f (x) = C −1≤ <0 ⇒ f ′ ( x ) = C1 −1< <0
− −2 < −1 −1 < −1
La funzione non è derivabile in x = –1, dove si ha un punto angoloso.

Invece lim f ′ ( x ) = 1 = lim f ′ ( x ) . Quindi f è derivabile in x = 0. L’insieme di derivabilità è R \ {−1}


x → 0+ x → 0−

386) Sia f ∈ C1(R), tale che f (0) = 2 e f ′ ( 0 ) = −3 . Posto g (x) = f 2 (sin x), calcolare g′ ( 0) .

La funzione g ∈ C1 (R), in quanto composizione di funzioni di classe C1(R). Dal Teorema di


derivazione della funzione composta si ottiene:

g ′ ( x ) = 2 f ( sin x ) f ′ ( sin x ) cos x  g ′ ( 0 ) = 2 f ( 0 ) f ′ ( 0 ) = −12 .


2 −3
177

387) Stabilire per quali valori di α, β ∈ R la seguente funzione è continua e derivabile in ]0,+ ∞[


⎪ 0< <1
ex−1 −1
⎪ x sin x2 −1 ( )
⎨ αx+β ≤1 ≤2
f(x) = .


⎩ ( x − 2 ) log ( x − 2 ) >2
2 2

Questa funzione è continua negli intervalli ]0, 1[, ]1, 2[, ]2, + ∞[.
- Studiamo la continuità di f(x) in x1 = 1:
Poiché per t → 0 si ha sint ∼ t e e t ∼ 1 + t , abbiamo che per t = x – 1 e x → 1- ,
1+ ( x −1) −1 x −1 1 1
f ( x) ∼ = = → , da cui α + β = 1/2.
(
x x −1 2
) x ( x −1)( x +1) x ( x +1) 2

- Studiamo la continuità di f(x) in x2 = 2:

= 0 per ogni α > 0 e β ∈ R, per t = x – 2, abbiamo:


β
Poiché il lim t α lo g t

r + ‘ = 1/2
x → 0+

lim+ ( x − 2 ) log 2 ( x − 2 ) = 0 , da cui 2α + β = 0. Otteniamo che, le soluzioni ( "


2r + ‘ = 0
2
)
x→ 2

α = –1/2, β = 1 garantiscono la continuità di f in ]0, + ∞[.

Per la verifica della derivabilità, si noti che f ′ ( x) in ]0, 1[ è più complicato che in ]2, + ∞[. Pertanto
verificheremo la derivabilità di f in x2 = 2.

f ′ ( x ) = 2 ( x − 2) log2 ( x − 2) + 2 ( x − 2) log ( x − 2) , ∀ > 2.

Ripetendo i calcoli precedenti, si ottiene:


1 1
lim+ f ′ ( x ) = 0 ≠ lim− f ′ ( x ) = − ( lim− f ′ ( x ) = (α x + β )′ = α = − ).
x→ 2 x→ 2 2 x→ 2 2
Pertanto, per α = –1/2, β = 1, la funzione è continua in ]0, + ∞[ ma non è ivi derivabile. Per tutti gli
altri valori di α e β, la funzione non è continua in ]0, + ∞[, quindi neppure derivabile.

388) Sia Sia f ∈ C2(R), tale che f ′ ( 0 ) = f ′′ ( 0 ) = 2 . Posta g(x) = f (xex), calcolare g′′ ( 0) .

La funzione g ∈ C2(R), in quanto composizione di funzioni di classe C2(R). Pertanto, utilizzando due
volte il Teorema di derivazione della funzione composta, si ottiene:

( ) ( ) ( )
.
g ′ ( x ) = e x + xe x f ′ xe x = (1 + x ) e x f ′ xe x
 g′′ ( 0) = f ′′ ( 0) 2 f + 2 f ′ ( 0) = 6 .
g ′′ ( x ) = (1 + x ) e f ′′ ( xe ) + ( 2 + x ) e f ′ ( xe )
2 2x x x x
178

389) dimostrare che vale la seguente disuguaglianza:

≤ 1 , ∀ x1, x2 ∈ N.
sin x1 − sin x2
x1 − x2

Lagrange in ogni intervallo [x1, x2]⊂ R, posto x1 < x2 .


Poiché la funzione x → sin x è continua e derivabile su tutto R, possiamo applicare il Teorema di

Pertanto si ottiene:

= ( sin x )′ = cos ξ per un opportuno punto ξ ∈ ]x1, x2[.


sin x1 − sin x2
x1 − x2
x =ξ

Considerato che |cos ξ | ≤ 1, per ogni ξ ∈ R, si ottiene:

= cos ξ ≤ 1 , ∀ x1, x2 ∈ N .
sin x1 − sin x2
x1 − x 2

390) Determinare i valori di α, β ∈R per i quali la funzione f(x) = 0 > 0 risulta


(1 + x )
α
−1

‘ +2 <0
x

continua e derivabile in x = 0.

(1 + x )
α
−1
Studiamo la continuità: lim+ f ( x ) = lim = α e lim f ( x ) = f ( 0 ) = 2 ; pertanto, la funzione

sarà continua in x = 0 e β ∈R.


+
x →0 x →0 x x → 0−

(1 + x )
2
−1
Studiamo la derivabilità: per x = 2 e x > 0 si ottiene f ( x ) =
= x + 2 , pertanto è evidente
x
che, al fine di raccordare con regolarità due rette passanti per un medesimo punto (nel nostro caso il
punto (0,2)), le loro equazioni devono coincidere, da cui β = 1.

391) Siano f, g ∈ C1(R), tale che f ′ (1) = −2, g ( 0 ) = 1 e g ′ ( 0 ) = 5 . Considerato


h ( x ) = f ( g ( sinh 2 x ) ) , calcolare h′ ( 0) .

La funzione h ∈ C1(R), in quanto composizione di funzioni di classe C1(R).


Pertanto, utilizzando il Teorema di derivazione della funzione composta, si ricava:

h′ ( 0 ) = f ′ ( g ( 0 ) g ′ ( 0 ) ) 2 = f ′ (1) g ′ ( 0 ) 2 = −20 .
179

Funzioni continue.
Sia f(x) una funzione definita nell’insieme D ⊆ R. Un punto x0 di D può essere, per D stesso, un punto
isolato oppure un punto di accumulazione (si dice di accumulazione quando in ogni intorno di x0
esiste almeno un punto di D distinto da x0 ).
La f(x) è continua nel punto x0 di D, se x0 è un punto isolato di D, oppure punto di accumulazione di
D e si ha che il lim f ( x ) = f ( x 0 ) (esiste il limite di f per x → x0 che coincide con il valore della
x→ x 0

funzione in quel punto). Se il lim f ( x ) = f ( x0 ) la funzione è continua a destra del punto x0.
x → 0+

Analogamente se il lim f ( x ) = f ( x0 ) , la f è continua a sinistra del punto x0.


x → 0−

Se poniamo x = x0 + h, si può scrivere lim f ( x0 + h ) = f ( x0 ) .


h→0

Teoremi. Se due funzioni sono continue in un punto x0, sono pure continue in x0 la loro somma,
differenza, prodotto e quoziente (se il denominatore non si annulla per x = x0).
Si dice che f(x) è continua nell’insieme D se essa risulta continua in ogni punto x di D.

Esempio. Le funzioni razionali intere del tipo f ( x ) = a0 x + a1 x + a2 x + ... + an−1x + an sono


n n−1 n−2

continue per ogni valore di x. Ne segue che ogni funzione razionale fratta è continua per ogni x che
non annulli il denominatore.
Ciascuna delle funzioni xα, sin x, cos x, tan x, arcsin x, arccos x, arctan x è continua in ogni punto in
cui è definita.
La funzione y = ax (a > 0) è continua per ogni x ∈ N . Essa è sempre maggiore di zero ed è crescente
per a > 1, decrescente per 0 < a < 1, inoltre:

lim a x = 0, lim a x = +∞ , se a > 1; lim a x = +∞ , lim a x = 0 se 0 < a < 1 (vedi figure)


x → −∞ x → +∞ x → −∞ x → +∞
180

La funzione y = loga x (a > 0) è continua per ogni x > 0, è crescente ed il lim+ log a x = −∞ ed il
x→ 0

lim log a x = +∞ (vedi diagramma in figura).


x → 0−

Se f(x) è continua nell’insieme D e g(y) è continua


nell’insieme G che contenga il codominio (immagine) di f(x),
allora la funzione di funzione (composta) g(f(x)) è continua
nell’insieme D.

π 1
392) lim sin x = sin
π
x→ 6
=
2
;
x→ 2
( )
lim x 3 − 5 x + 7 = 8 − 20 + 7 = − 5 ; lim 5 x = 53 = 125 ;
x →3
6

 2
lim  3x + 2log x +  = 3 + 2log1 + 2 = 5 ; lim ( 2 tan 2 x + cos x ) = 2 tan 2 π + cos π = 6 + 1 = 13 ;
x→1
 x x→
π
3
3 3 2 2

x2 − 3x + 7 25 −15 + 7 17 π
lim = = ; lim log sin x = log sin = 0.
x→5 2x + 1 10 + 1 11 x→
π 2
2

l| 2 i k ≠0
Q
393) La funzione definita dalla legge y = F
0 i k =0
è continua per x ≠ 0 perché prodotto

(
delle due funzioni continue x e sin 1/x. E’ continua per x = 0 perché il lim x sin 1 x = 0 , e zero è
x→0
)
anche il valore di f(x) per x = 0. Inoltre considerato che:

y = x sin 1 = x sin 1 ≤ x , il diagramma è situato nell’angolo completo, definito dalle rette di


x x
equazioni y = x e y = - x che contiene l’asse delle x. Vedi grafico:
181

Tale diagramma raggiunge la retta y = x nei punti di ascissa x = 1 , con k = 0, ± 1, ± 2, …,


( 4 k + 1) π 2
cioè nei punti dove risulta sin 1/x = 1; raggiunge la retta y = - x nei punti di ascissa x = 1 ,
( 4 k − 1) π 2
cioè dove risulta sin 1/x = –1. La funzione assume il valore zero negli infiniti punti di ascissa
x = 1/k π, con k = ± 1, ± 2, ± 3,…. Quindi qualsiasi intorno dell’origine assume valori positivi e valori
negativi, compiendo oscillazioni le cui ampiezze vanno smorzandosi al tendere di x a zero. Nel
grafico, in prossimità dell’origine, non può essere disegnato a causa dell’addensamento delle
oscillazioni.

Funzioni continue in sistemi chiusi.


Valgono i teoremi:
1) Se f(x) è una funzione continua in un insieme chiuso e limitato D, essa è dotata, ivi, di massimo e
di minimo assoluti.
2) Se f(x) è una funzione continua in un intervallo chiuso I, essa assume in I tutti i valori compresi
fra il suo minimo e il suo massimo.

1
394) Studiare la continuità della funzione f ( x ) = .
1 + x2
Essa è continua in R (insieme chiuso ma non limitato). Questa funzione ammette il massimo nel punto
1
x = 0, ma non ammette il minimo. Pertanto è una funzione limitata 0 < ≤ 1.
1 + x2
182

395) Studiare la continuità della funzione:


− mm Jl‰‰ k |e ‰k lm ˆ mhk J {h mm m l|{ khilù ˆlIl|h , ≠ l|{ kh
y(x) = "
− e kh, = l|{ kh ilù 1/2
.

Cioè (5/4) = 5/4 – 1 = 1/4; (17/3) = 17/3 – 6 = - 1/3; (8) = 8 – 8 = 0; (15/2) = (7 + 1/2) = 0;
(–1/2) = (–1 + 1/2) = 0; (7,63) = 7,63 – 8 = – 0,37; (– 4,92) = – 4,92 – (– 5) = + 0,08.
Il diagramma è costituito da tanti segmenti, privati gli estremi, fra loro paralleli e inclinati di 450
sull’asse x, la cui ascissa è uguale a un intero più 1/2.

Nell’intervallo aperto ]–1/2, 1/2[ la funzione vale y = x; nell’intervallo aperto ]1/2, 3/2[ la funzione vale
y = x – 1; nell’intervallo aperto ]3/2, 5/2[ la funzione vale y = x – 2, … La funzione y(x) è continua
nell’intervallo aperto ]1/2, 3/2[, limitato ma non chiuso. IN questo intervallo non ammette né massimo
né minimo.

396) Nell’insieme D: {0, 1, 1/2, 1/3, ¼, …, 1/n, …} la funzione definita dalla legge:

i k = 1/|
f(x) = C n
1

0 i k =0
2
, studiare la continuità della funzione.

L’insieme D è chiuso e limitato e la f(x) in D è continua. Nei punti x = 1/n (punti isolati di D) è
continua per definizione, mentre nel punto x = 0 è continua in quanto il lim f ( x ) = 0 . La f(x) assume
x→0

il suo valore massimo per x = 1, e questo massimo vale uno, ed il suo valore minimo per x = 0, e
questo minimo vale zero. Però essa non assume tutti i valori compresi fra 0 e 1, perché, ad esempio,
non assume nessun valore compreso fra 1 e 1/4.
183

Continuità uniforme.
Sia f(x) una funzione definita nell’insieme D. La f(x) si dice uniformemente continua in D se, dato ad
arbitrio un numero ε > 0, esiste sempre un δ > 0 tale che per qualsiasi coppia di punti x′ e x′′ di D,
soddisfacente a | x′′- x′|< δ, si abbia | f(x′′) – f(x′)|< ε.
Se f(x) è uniformemente continua in D, essa è anche, ivi, continua. Tale risultato, in generale, non è
reversibile.
2
Esempio: La funzione f(x) = , definita in R, non è uniformemente continua.
Infatti, fissato, ad arbitrio, un 0 < ε < 1 e preso un δ > 0, comunque piccolo, è sempre possibile
determinare almeno una coppia di punti x′ e x′′, con | x′′– x′|< δ in modo che | f(x′′) – f(x′)| > ε. Posto
x′ = 1/ δ e x′′ = 1/ δ + δ/2 si ottiene | x′′– x′| = δ/2 < δ e | f(x′′) – f(x′)|= |(1/δ + δ/2)2 – 1/ δ2| = 1 +
+δ2/4 > 1 > ε. La funzione f(x) = 2 è continua in un insieme chiuso ma non limitato.
Esempio: La funzione f(x) = log x non è uniformemente continua nell’intervallo ]0,1].
Infatti, fissato 0 < δ < 1 indichiamo x′: 0 < x′ < δ/4 e x′′ = x′ + δ/2. Sarà | x′′– x′|< δ e
 δ 

| f(x′′) – f(x′)| > 1, infatti | f(x′′) – f(x′)| = log (x′ + δ/2) – log x′ = log (1 + δ/2x′) > 1+ =
 2δ 
 4
= log 3 >1. La funzione f(x) = log x è continua in un insieme limitato ma non chiuso. La continuità
uniforme è, in generale, una condizione più restrittiva della semplice continuità.
Una funzione continua in un insieme chiuso e limitato è, ivi, uniformemente continua (Teorema di
Heine).
Le funzioni y = 1/x in ]0,1], y = ex in R e y = |x|/x in [–1, 1]\ {0} non sono uniformemente continue,
ma semplicemente continue.
Punti di discontinuità per una funzione. Sia f(x) una funzione definita in un insieme D∈ R e x0 un
punto di accumulazione di D, appartenente o no a D. Se la f(x) non è continua in x0 il punto x0 si
dice che è punto singolare o di discontinuità di f(x). Ci sono tre casi:
1) Punti di discontinuità di prima specie, cioè se in x0 esistono finiti i limiti destro e sinistro e sono
fra loro diversi. Cioè lim f ( x ) − lim f ( x ) = salto della f(x) in x0 .
x → x 0+ x → x 0−

x
Esempio: y = 2x + , nel punto x = 0 ha una discontinuità di prima specie, con salto pari a 2.
x
2) Punti di discontinuità di seconda specie, cioè se in x0 o non esiste almeno uno dei due limiti destro
e sinistro di x0, oppure quando uno almeno di questi due limiti vale infinito.
Esempio: y = sin 1/x, in x = 0 non esiste il limite destro ed il limite sinistro.
Nel caso di y = tan x, in x = π/2 + k π (con k intero), si ha che il limite destro vale meno infinito,
mentre il limite sinistro vale più infinito.
3) Punti di discontinuità eliminabili, cioè se in x0 esiste, ed è finito, il limite per x → x0, ma f(x) o non
esiste in x0, oppure esiste ma il suo valore non coincide con il valore λ del limite di f(x) per x → x0.
184

sin x
Esempio: y = ha nel punto x = 0 una discontinuità eliminabile perché in tale punto esiste finito
x
il limite , e vale uno, ma non esiste il valore della funzione.
Una funzione f(x) che in ogni intervallo limitato presenti soltanto un numero finito di discontinuità
sarà detta “generalmente continua”. Se i punti di discontinuità sono di prima specie si dice che f(x)
è continua a “tratti”.

sinlog x
397) Studiare la continuità della funzione f ( x) = .
log x
Essa è definita per x > 0 e x ≠ 1. I punti x = 0 e x = 1 sono di discontinuità per la f(x).

sinlog x sin log x


I lim+ = 0 e lim = 1 , infatti il lim log x = −∞ e per x > 0 è sempre sin log x ≤ 1 ,
x→0 log x x→1 log x x→0 +

mentre, posto t = log x e considerato che il lim log x = log1 = 0  lim t = 0 , si ha


x →1 x →t

sin log x sin t


lim = lim =1.
x→1 log x t →0 t
Tali discontinuità sono eliminabili e si eliminano completando la definizione della f(x) in:
0i k =0

⎪ 1i k =1
⎨ sinlog x i k >0 ≠1
⎪ log x
f(x) = .

1
398) Studiare la continuità della funzione y = .
1 + e tan x
E’ definita per x ≠ (2k + 1) π/2, con k intero. I punti x = (2k + 1) π/2 sono di discontinuità per f(x).

I lim −
tan x = +∞ ed il lim +
tan x = −∞ , quindi lim −
etan x = +∞ e lim +
etan x = 0 .
x→( 2 k +1)π x→( 2 k +1)π x→( 2 k +1)π x →( 2 k +1)π
2 2 2 2

1 1
Pertanto il lim = 0 ed il lim = 1 . Siamo in presenza di discontinuità di
x→( 2 k +1)π
2

1 + etan x x →( 2 k +1)π
2
+
1 + etan x
prima specie, quindi la funzione è continua a tratti.

399) Studiare la continuità della funzione y = sin ( cot x ) .

E’ definita per x ≠ k x, con k intero. I punti x = k x sono di discontinuità per f(x).


I lim − cot x = −∞ ed il lim + cot x = +∞ . La discontinuità, nei punti x = k x, è di seconda specie e la
x → kπ x → kπ

funzione è generalmente continua.


185

1
400) Studiare la continuità della funzione y = tan .
x

E’ definita per x ≠ 0 e per 1/x ≠ π/2 + k π, ossia nei punti x = 1 , con k intero.
π + kπ
2

La f(x) ha infiniti punti singolari che sono i punti x = 0 e x0 = 1 , con k = 0, ± 1, ± 2, …


π + kπ
2

1 1 1
I lim tan = +∞ , ed il lim+ tan = −∞ . I punti x0 = sono di discontinuità di seconda
x → x0 −
x x → x0 x π + kπ
2
specie. Il diagramma di f(x) è quello indicato in figura:

Questi punti di discontinuità vanno sempre più addensandosi verso lo zero, in modo che in qualsiasi
intorno completo dello zero ne cadono infiniti. Quindi, in ogni intorno dello zero la f(x) compie
infinite oscillazioni che vanno da meno infinito a più infinito, quindi per x → 0 non esisterà né il
limite destro né il limite sinistro. Il punto x = 0 è un punto di discontinuità di seconda specie.

401) Studiare i punti di discontinuità della funzione, definita in R, dalla seguente legge:


⎪ x sin  i k ≠0 ≠ “2 , Ih| Z l|{ kh k m {lˆh |h| |jmmh;
Q
 1 



f(x) =  sin 1  .

0 i k =0 = 1/Z
 x

Questa funzione è discontinua di seconda specie negli infiniti punti x = 1/kπ, con k intero relativo non
 
1  1 
nullo. Infatti, in tali punti il lim = ∞ , mentre non esiste il lim1 sin  1 
.
x→
1 1 x→ 
kπ sin kπ sin
x  x
186

Sebbene in un intorno di x = 0 cadano infiniti di tali punti, il punto x = 0 è un punto di continuità per
  
  1 
f(x), perché il lim  x sin   = 0 .
 sin 1 
x→0

  x 

L’insieme dei punti di discontinuità ha un punto di accumulazione nell’origine dove la funzione è


continua.
n
 1 + cos x 
402) Studiare i punti singolari della funzione f ( x ) = lim   .
x →+∞
 2 
1 + cos x 1 + cos x
Per ogni valore di x risulta sempre 0 ≤ ≤ 1 , e che = 1 solo per x = 2kπ, con
2 2
k = 0, ± 1, ± 2, … Per 0 ≤ a < 1 risulta il lim a n = 0 , quindi:
x → +∞

0 i k ≠ 2Zπ;
f(x) = F
1 i k = 2Zπ
, e nei punti x = 2kπ la funzione presenta delle discontinuità eliminabili in

quanto il lim f ( x ) = 0 , mentre risulta f(2kπ) = 1.


x → 2 kπ

n
 1 + cos x 
403) Studiare i punti singolari della funzione f ( x ) = lim   .
n →+∞
 2 
1 + cos x 1 + cos x
Per ogni valore di x risulta sempre 0 ≤ ≤ 1 , e che = 1 solo per x = 2kπ, con
2 2
k = 0, ± 1, ± 2, …. Per 0 ≤ a < 1 risulta lim a n = 0 , quindi:
x → +∞

0 i k ≠ 2Zπ;
f(x) = F
1 i k = 2Zπ
, e nei punti x = 2kπ la funzione presenta delle discontinuità eliminabili, in

quanto il lim f
x → 2 kπ
( x ) = 0 , mentre risulta f(2kπ) = 1.
1
404) Studiare i punti singolari della funzione f ( x ) = lim .
n →+∞ 1 + x2n
Per x = 0 si ottiene f(0) = 1;
per – 1 < x < 1, cioè per x2n < 1, si ottiene che il lim x 2 n = 0 , quindi f(x) = 1;
x →+∞

per x < - 1 oppure per x > 1, cioè per x2n > 1, si ottiene che il lim x 2 n = +∞ , quindi f(x) = 0;
x →+∞

per x = ± 1 si ottiene che f(x) = 1/2.

⎧ 0 i k < −1;
⎪ 1/2 i k = −1;
Riassumendo: f(x) = 1 i k − 1 < < 1;
⎨ 1/2 i k = 1;

⎩ 0i k >1
187

La f(x) ammette due soli punti di discontinuità di prima specie, che sono i punti x = –1 e x = 1. Infatti
si ha che il lim f ( x ) = 0 , il lim f ( x ) = 1 , il lim f ( x ) = 1 , il lim f ( x ) = 0 .
x → − 1− x →−1+ x →1− x →1+

 sin2 ( n!π x) 
405) Studiare la funzione f ( x ) = lim lim 2 .
n→+∞ t →0 sin ( n!π x ) + t 2
 
- Se x è un numero razionale, cioè della forma p/q, con p e q interi e q > 0, allora per n > q il prodotto
n!p/q risulta intero e il sin n !π p
q (
= 0 , per cui; )
sin 2 ( n !π x ) 0
lim = lim = lim 0 = 0 , quindi f(p/q) = 0.
t→0 sin 2
( n !π x ) + t 2 t→0 0 + t 2 t→0

- Se x è un numero irrazionale, il prodotto n!x non sarà intero e per tutti gli n > 0, sarà sin(n!πx) ≠ 0,
per cui:

sin 2 ( n !π x ) sin 2 ( n !π x )
lim = = 1 , quindi f(x) = 1, quindi f(x) = 1.
t →0 sin 2 ( n !π x ) + t 2 sin ( n !π x )
0

La funzione f(x), detta funzione di Dirichelet, è nulla per tutti gli x razionali ed uguale a uno per tutti
gli x irrazionali. Questa funzione è discontinua in ogni punto, con discontinuità di seconda specie, in
quanto non esiste mai, in nessun punto, né il limite sinistro né quello destro.

Infatti, consideriamo le funzioni f(z) = sin πz, g(x) = x – [x], la prima è continua per ogni x ∈ N ; la
406) Vogliamo far vedere che una funzione continua di funzione discontinua non è sempre continua.

seconda è discontinua per tutti i valori interi della x.


Detto n un numero intero qualsiasi, si ottiene che g(n) = n – [n] = n – n = 0, ed i
lim g ( n ) = n − ( n − 1) = 1 e lim g ( n ) = n − n = 0 . Adesso consideriamo la funzione composta
n→n− n→n+

(funzione di funzione) F(x) = sin π(x – [x]) e dimostriamo che è continua per ogni valore di x. Per x
non intero la F(x) è continua perché lo sono le funzioni componenti f(z) e g(z). Basterà provare che
F(x) è continua per x = n, con n numero intero qualunque. Sapendo che f(z) è una funzione continua

( )
si ottiene che il lim f ( g ( x ) ) = f lim g ( x ) . Quindi F(n) = sin π(n – [n]) = sin 0 = 0, il
x → x0 x → x0

lim F ( x ) = lim− sin π ( x − [ x]) = sin π lim− ( x − [ x]) = sin π = 0 ,


x→n− x →n  x →n 
lim F ( x ) = sin π lim+ ( x − [ x])  = sin 0 = 0 .
x→n+  x→n 
407) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata 0/0:

sin x 3tan x  sin x 1 


- lim =1; - lim = lim 3  = 3 ⋅1⋅1 = 3 ;
x →0 x x→0 x x→0
 x cos x 

- lim
1 − cos x
= lim
(1 − cos x )(1 + cos x ) = lim 1 + cos x − cos x − cos 2 x = lim sin 2 x =
x→0 x x→0 x (1 + cos x ) x→0 x (1 + cos x ) x → 0 x (1 + cos x )
188

 sin x 1  1
= lim  sin x  = 1⋅ 0 ⋅ = 0 .
x→0
 x 1 + cos x  2

408) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata 0×∞:

 1 1 
   
x →0
(
- lim x cot 2 x = lim ) x
2
x → 0 tan x
x
= lim  2 cos 2 x  = lim 

x → 0 sin x
x 1
 x →0  sin x sin x
cos 2 x  = ∞ , in quanto:

 
x 1
lim =1, lim = ∞ , lim cos 2 x = 1 .
x →0 sin x x → 0 sin x x→0

 tan x (1 − sin x ) = lim


1 − sin x
= lim
(1 − sin x )(1 + sin x )
= lim
cos2 x sin x
=
- lim
x→π x→π x→π cos x x→π cos x (1 + sin x )
2 2 cot x 2
(1 + sin x ) 2
sin x
cos x sin x 0
= lim = = 0.
2 1 + sin x
x→π 2

409) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata ∞ – ∞:

( x2 + 1 − x2 − 3 )( x2 + 1 + x2 − 3 ) = lim
- lim
x →∞
( x +1 − x − 3
2 2
) = − lim
x →∞
x2 + 1 + x2 − 3 x →∞
x2 + 1 − x2 + 3
x2 + 1 + x2 − 3
=

4
= lim = 0;
x →∞ ∞
x x
- lim [log x − log sin 2 x ] = lim log
+ +
= log lim+ log =
x→ 0 x→ 0 sin 2 x x→ 0 2 sin x cos x

 x 1   1 1
= log lim+ log   = log 1⋅  = log .
x→0  sin x 2cos x   2 2

410) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata ∞/∞:
x + sin x sin x
- lim = 0 , noto che il lim = 0 , si ottiene:
x →∞ 2 x − sin x x → ∞ x
sin x
1+
x + sin x x =1;
lim = lim
x →∞ 2 x − sin x x →∞ sin x 2
2−
x

x+ x2 + 5
- lim , dividendo numeratore e denominatore per x, si ottiene:
x → +∞ 3
5x3 + 4 x + 3
189

5
1+ 1+
x + x2 + 5 x2 = 2 .
lim = lim
x →+∞ 3
5 x 3 + 4 x + 3 x →+∞ 3 5 + 4 + 3
3
5
2 3
x x

Cenni di teoria.
Calcolo della derivata tramite la definizione di limite del rapporto incrementale:
1) Calcolo dell’incremento della funzione in x0: f(x0 + h) – f(x0);

f ( x0 + h ) − f ( x0 )
2) Calcolo del rapporto incrementale ;
h
3) Calcolo del limite del rapporto incrementale per h → 0.
Esempio: Calcolare in x = 2 la derivata della funzione f(x) = x3.

f ( 2 + h ) − f ( 2 ) = ( 2 + h ) − 8 = 8 + 12h + 6h 2 + h 3 − 8 = 12h + 6h 2 + h 3 ;
3

f ( 2 + h) − f ( 2) 12h + 6h2 + h3
= = 12 + 6h + h2 , quest’ultima è una funzione continua della
h h
variabile h (funzione razionale di secondo grado). Essa ammette limite per h → 0 e questo limite vale
12 ( lim x 3 = 12 ).
x→ 2

411) Calcolare, nel punto x = 1/9, la derivata della funzione f(x) = √ :

1  1 1 1
f  + h − f  = +h − ;
9  9 9 3

(
f 1 +h − f 1
9 ) ( )
9 =
1 +h − 1
9 3=
1 +h− 1
9 9 = 1

( )
.
h h h 1 +h + 1 1 +h + 1
9 3 9 3

Quest’ultima è una funzione continua nella variabile h, pertanto si ottiene:

lim 9(
f 1 +h − f 1) ( )
9 = 1 =3
.
h→0 h 2 2
3
190

412) Dimostrare che la funzione sin x è derivabile ∀ ∈ N e che la sua derivata vale cos x, purché
l’angolo sia misurato in radianti.
p−q p+q
Quindi si ha che Dsin x = cos x, f(x) dalla Formula di prostaferesi sin p − sin q = 2 sin cos
2 2
h  h
si ottiene: f ( x + h ) − f ( x ) = sin ( x + h ) − sin x = 2sin cos  x +  , ed il rapporto incrementale
2  2
f ( x + h) − f ( x) sin h
h
=
h (
2 cos x + h
2 ).
2

sin h
Posto u = h/2, si ottiene che il lim 2 = lim sin u = 1 .
h→0 h u→0 u
2

sin h
Quindi: lim 2 = 1 (angolo in radianti), essendo cos x una funzione continua si ottiene:
h→ 0 h
2

(
limcos x + h
h→0
)2 = cos x e lim f ( x − hh) − f ( x) = cos x .
h→0

Analogamente si trova che la derivata di cos x vale – sin x.

413) Calcolare la derivata della funzione f(x) = |x – 3|.


Tale funzione è continua nel punto x = 3. Però, come vedremo, in tale punto la derivata destra della
funzione vale uno, mentre quella sinistra vale meno uno, quindi nel punto x = 3 la funzione data non
è derivabile, pur essendo, in tale punto, continua.
Il rapporto incrementale destro della funzione data (ponendo h > 0), nel punto x = 3 è:

f ( 3 + h) − f ( 3) 3+ h −3 − 0 h h
= = = = 1 , con h > 0.
h h h h
Il rapporto incrementale sinistro della funzione data (h < 0), vale (si ricordi che quando h < 0 si ha
f ( 3 + h) − f ( 3) 3+ h −3 −0 h −h
|h| = – h): = = = = −1 , con h < 0.
h h h h
f ( 3 − h) − f ( 3)
Quindi la derivata destra nel punto x = 3 è: lim+ = 1, mentre la derivata sinistra è
h→0 h
f ( 3 + h) − f ( 3)
lim− = −1.
h→0 h
191

414) Calcolare la derivata della funzione f(x) = √1 + Ih .

Tale funzione è continua nel punto x = π. Ma in tale punto la derivata destra della f(x) vale √2/2,
mentre quella sinistra vale – √2/2. Quindi nel punto x = π la funzione non è derivabile, pur essendo
continua in tale punto.
Supposto h > 0, calcoliamo il rapporto incrementale destro della f(x), nel punto x = π:

f (π + h ) − f (π ) 1 + cos (π + h ) − 0 1 − cosh
= = .
h h h

h 1 − cosh
Perché cos (π + h) = – cos h. Dalla Formula di bisezione, cioè (*) sin =± .
2 2
Nel nostro caso abbiamo supposto h > 0, ed interessandoci soltanto dei valori di h prossimi allo zero,

di zero, quindi √1 + Ih ℎ = √2 sin (h/2). Il rapporto incrementale destro si può scrivere:


possiamo supporre 0 < h < π, quindi dalla formula (*) dobbiamo considerare soltanto quella maggiore

f (π + h ) − f (π ) 2 sin h
2=
h
2 sin 2
= .
h h 2 h
2

sin h
Ricordando che il lim 2 = 1 (dal lim sin x = 1 ), si ottiene:
h→ 0 h x →0 x
2

. Quindi la derivata destra di f(x), nel punto x = π, vale √2/2.


f (π − h ) − f (π ) 2
lim+ =
h→0 h 2
Adesso supponiamo h < 0, si otterrà:

f (π − h ) − f (π ) 1 − cosh
= , con h < 0, tale che – π < h < 0, quindi nella formula (*) dobbiamo
h h
considerare il segno negativo, dinanzi alla radice. Pertanto si ottiene:

√1 + Ih = - √2 sin h/2,
f (π + h ) − f (π ) 2 sin h
2 =− 2
sin h
2,
per cui = da cui
h h 2 h
2
f (π + h ) − f (π ) 2
lim− =− .
h→0 h 2

Quindi la derivata sinistra di f(x), nel punto x = π, vale − √2/2.

sin 2 i k ≠0
Q
415) La f(x), definita dalla legge f(x) = F
0 i k =0
è continua nel punto x = 0. Però in tale

punto la f(x) non ammette né derivata destra né derivata sinistra.


192

f (0 + h ) − f (0 ) h sin 1
h = sin 1 .
Il rapporto incrementale nel punto x = 0 è =
h h h

La funzione 1/h non ammette limite né per h → 0+ né per h → 0-. Ciò prova quanto affermato.

416) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = 3 x − 1 .

La funzione data è continua nel punto x = 1, ma non derivabile.

f (1 + h ) − f (1) 3
h −0 1
Il rapporto incrementale di f(x), nel punto x = 1, è = = 3 , quindi il
h h h
f (1+ h) − f (1)
lim = +∞ .
h→0 h

417) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = sin 3 x .

La funzione data è continua nel punto x = 0, ma non derivabile.

f (0 + h) − f (0) sin 3 h − 0 sin 3 h 1


Il rapporto incrementale di f(x), nel punto x = 0, è = = 3 ,
h h h 3h
3
x sin 3 x
abbiamo moltiplicato il numeratore ed il denominatore per 3
x 3
.
x h
3 3
Ponendo
3
x = z si ottiene che il lim sin3 h = lim sin z = 1 . Pertanto il lim sin3 h = 1 , ed il
h →0 z →0h z h→0 h
1 f ( 0 + h ) − f ( 0)
lim 3 = +∞ , quindi il lim = +∞ , e si conclude che la funzione data non è
h→0 h h→0 h
derivabile.

418) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = 3 x 2 .

La funzione data è continua nel punto x = 0, ma non derivabile.

f (0 + h ) − f (0) 3
h2 − 0 1
Il rapporto incrementale di f(x), nel punto x = 0, è = = 3 , quindi, il
h h h
f ( 0 + h ) − f ( 0) f ( 0 + h ) − f ( 0)
lim− = −∞ , ed il lim+ = +∞ .
h→0 h h→0 h
Quindi l’operazione della derivazione non è sempre possibile. La derivabilità di una funzione f(x) è
una condizione più restrittiva della continuità.
193

419) Detto ω l’angolo che la direzione positiva dell’asse delle x forma con la tangente alla curva in
P0, sarà: f ′ ( x0 ) = tan ω . Cioè la derivata della f(x) nel punto x0 è uguale al coefficiente angolare della
retta tangente alla curva y = f(x) nel punto P0. L’equazione di una retta r, passante per il punto
P0 = (x0, y0) ed avente coefficiente angolare m, ha per equazione y – f(x0) = m(x – x0), ponendo
m = f ′ ( x0 )  y − f ( x0 ) = f ′ ( x0 )( x − x0 ) . Se f ′ ( x0 ) = 0 si ottiene ω = 0 e la tangente in P0 alla
curva è parallela all’asse delle x (figura 1).
Quando in x0 esistono, diverse fra loro, le due derivate, cioè quella sinistra e quella destra, allora la
curva in P0 ammette due tangenti diverse t1 e t2. Il punto P0, in questo caso, si chiama punto angoloso
della curva (figura 2).
Quando una f(x) = y è continua in un punto senza, ivi, essere derivabile, per esempio la spezzata in
figura 3, essa è continua ma non ammette tangenti uniche in C, D, E, F, G, H.

Regole di derivazione.

Derivata di una somma f(x) = f1(x) + f2(x) +… + fn(x), si ottiene: f ′ ( x ) = f1′( x ) + f2′ ( x ) + ... + f n′ ( x )

420) Esempi:
1) y = cos x +sin x ⇒ y ′ = − sin x + cos x ;

2) y = x – cos x + log x +7 – arctan x ⇒ y ′ = 1 + sin x + 1 − 1 ;


x (1 + x )
2

3) y = ax +arccos x – 7x ⇒ y′ = a x log a − 1 − 7 x log 7 ;


1− x 2

4) Calcolare la derivata della funzione f(x) = x + sin x + 9 in x = π/3.


194

Nel punto generico x si ha f ′ ( x) = 1 + cos x , quindi f ′ (π 3 ) = 1+ cos (π 3 ) =1+ 12 = 32 ;


5) Calcolare la derivata della funzione f(x) = x3 + arctan x + 3x in x = 1.

Nel punto generico x si ha f ′ ( x ) = 3 x 2 + 1 + 3 x log 3 , quindi:


(
1 + x2 )
f ′ (1 ) = 3 + 1 + 3 log 3 = 7 + 3 log 3 .
2 2

Derivata di un prodotto f ( x ) = f1 ( x ) ⋅ f2 ( x) ⋅ ... ⋅ fn ( x) , si ottiene:

f ′ ( x ) = f1′( x ) ⋅ f2 ( x ) ⋅ f3 ( x ) ⋅ ... ⋅ fn ( x ) + f1 ( x ) ⋅ f2′ ( x ) ⋅ f3 ( x ) ⋅ ... ⋅ fn ( x ) + ... + f1 ( x ) ⋅ f2 ( x ) ⋅ ... ⋅ fn′ ( x )


n −1
Se D  f ( x )  = n  f ( x )  f ′(x) .
n

421) Esempi:

1) y = sin5 x ⇒ y′ = 5sin x cos x ;


4

2) y = 7 x3 + arctan3 x + 9 x ⇒ y ′ = 21x 2 + 3 arctan 2 x 1 − 9 sin x ;


(1 + x )
2

3) y =(3x2 - 5arcsin x + 2)9 ⇒ y′ = 9 3 x 2 − 5 arcsin x + 2  6 x − 5


8 
( 2 
1− x 
; )

4) y = x3 tan6 x ⇒ y ′ = 3 x 2 tan 6 x + 6 x 3 tan 5 1 ;


cos 2 x

5) y = (x2 arccos7 x)log3x ⇒ y′ =  2 x + 7 arccos 6 x −1


  3
2 
1− x 
log x + x 2 + arccos 7 x 3log x 1 ;
x ( )

6) y = (ax+9x2+ √x )arccot x ⇒ y′ =  a x log a + 18 x 1 3 2  arccot x + a x + 9 x 2 + 3 x −1


v 
 3 x 

1 − x2
; ( )
7) y = 5x tan x arcsin2 x ⇒

⇒ y′ = 5x log 5 tan x arcsin x 2 + 5x 1 + tan 2 x arcsin 2 x + 5x tan x arcsin x 2


( ) ;
1 − x2

8) y = √x ex cos x ⇒ y′ = 1

5 4
e x cos x + 5 xe x cos x − 5 xe x sin x .
5 x

f (x) f ′ ( x ) g ( x ) − g′ ( x ) f ( x )
Derivata di un quoziente F ( x ) = , si ottiene: F ′ ( x ) = .
g (x)  g ( x ) 
2

422) Esempi:

⇒ y ′ = 2 x tan x + x 2 −
1 − sin x 2
− cos x ( x − cos x ) − (1 + sin x )(1 − sin x )
1) y = x 2 tan x − =
x − cos x ( x − cos x )
2
cos x
195

x2 x cos x
= 2 x tan x + + ;
cos x ( x − cos x )2
2


3x2 + 5
2) y = tan x + ( x + cos x ) +
3 7

x+2


6 x ( x + 2 ) − ( 3x 2 + 5 )
( 2
)
y′ = 3tan x 1 + tan x + 7 ( x + cos x ) (1 − sin x ) +
6
;
( x + 2)
2


tan x + x2
+ ( 5sin4 x + cot x + 3)
8
3) y = sin x
3

cos x
tan x + x 2 ( )
1 + tan 2 x + 2 x cos x + sin x tan x + x 2 ( 7 ) 1 
y ′ = 3 sin 2 x
cos x
cos x + sin 3 x 2
cos x 
(
+ 8 5 sin 4 x + cot x + 3  20 sin 3 x cos x − 
sin 2 x 
)


x + arcsin x log 3 x + 5 x
4) y = arccot 2 x −
x2 3
x

 1
+ 1
 2
x − 2x ( x + arcsin x )
⇒ y′ = 2 arccot x
−1 x + arcsin x  2 
 2 x 1− x 
+ arccot x
2
+
1 + x2 x2 x4


(3 log 2
x 1 + 1 5 x4
x 5 ) 3
x−1
3
3
(
x 2 log 3 x + 5 x ).
3
x2

5) La funzione g(x) = sin √ non è derivabile in x = 0, lo stesso dicasi per f(x) = tan √ .
v v

La funzione F(x) = f(x) – g(x) = tan √ - sin √


v v
è, invece, derivabile nel punto x = 0. Infatti:

F ( 0 + h ) − F ( 0)
=
tan h − 0
3
=
sin 3 h
cos 3 h
− sin 3 h
=
(
sin 3 h 1 − cos 3 h ) = sin h (1 − cos h )(1 + cos h ) =
3 3 3

h h h h cos 3 h h cos h (1 + cos h )


3 3

3
sin 3 h sin 2 h 1  sin 3 h  1
= = 3  .
h cos 3 h 1 + cos 3 h 
 ( h )  cos 3
h 1 + cos(3
h )
sin 3 h 1 1 F ( 0 + h ) − F ( 0) 1
= lim = risulta che il lim =
( )
Essendo il lim 1 ed il
h→0 3
h h→0
cos 3 h 1 + cos 3 h 2 h→0 h 2
cioè F(0) = 1/2 . Cioè la differenza fra f(x) e g(x) è derivabile.
196

Derivazione delle funzioni composte.


Siano date due funzioni y = f(z) e z = g(x). Supponiamo che al variare di x nell’intervallo (a,b) la
z = g(x) assuma valori appartenenti all’insieme di esistenza della funzione y = f(z). Quindi le funzioni
y e z definiscono una funzione di funzione f[g(x)] e se sono derivabili, anche la funzione composta
f[g(x)] è derivabile e risulta che Df[g(x)] = f ′ ( z ) g′ ( x) , dove è z =g(x). Se le funzioni intermedie sono
più di una, cioè se y =f(z), z = g(u), u = ϕ(x), risulta:
y = f[g(ϕ(x))], quindi la D f[g(ϕ(x))] = f ′(z) g′(u) ϕ′(x).

423) Esempi:

1) y = sin ( x 2 + 5 x ) .

Posto z = x + 5x  y = sin z , si ottiene y ′ = cos z ( 2 x + 5 ) = ( 2 x + 5 ) cos ( x 2 + 5 x ) .


2

In sintesi, non è necessario porre z = x 2 + 5 x , ma si calcola la derivata di sin ( x 2 + 5 x ) , considerando

( )
x 2 + 5 x come variabile indipendente, e si ottiene cos x 2 + 5 x ; successivamente si calcola la derivata
di x + 5 x che è 2x + 5 e si moltiplicano i due risultati.
2

2) y = log tan ( x 3 + 5 ) .

Posto u = x 3 + 5 , z = tan u e y = log z , si ottiene:

y′ =
1
( )
1 + tan 2 u 3 x 2 =
1
( )
1 + tan 2 x 3 + 5  3 x 2 .
z (
tan x 3 + 5  ) 

In pratica, si deriva log tan ( x3 + 5 ) considerando come variabile indipendente tan ( x 3 + 5 ) e si ottiene

; successivamente si deriva tan ( x 3 + 5 ) considerando come variabile indipendente x 3 + 5


1
(
tan x + 5 3
)
e si ottiene 1 + tan 2 ( x 3 + 5 ) , infine si deriva x 3 + 5 , ottenendo 3x2. Il prodotto delle derivate trovate
ci fornisce la derivata della funzione data.

3) y = sin  log ( 2 + cos x )  ⇒ y ′ = cos  log ( 2 + cos x ) 


1
( − sin x ) .
2 + cos x


4) y = cot log
5 + sin x


y = − 1 + cot log
2 ( )
5 + sin x  1 + x 2 cos x 1 + x − 2 x ( 5 + sin x )
2

.
1 + x2  1 + x 2  5 + sin x 1+ x 2
2
( )
5) y = arctan log ( 3 + x 2 ) + 7 x − esin x ⇒ y′ =
1 1
2 x + 7 x log 7 − esin x cos x .
( )
1 + log 3 + x 2  3 + x
2 2

6) y = arcsin 3 x 2 − 5 + 9x + arccot 3 x ⇒
2
197

1 1 −1
y′ =
2
2 x + 9 x log 9 ⋅ 2 x + 3arccot 2 x .
( ) ( ) 1 + x2
2 2
1− 3
x2 − 5 3 3 x2 − 5

+ arccos x ⇒
x
7) y = arctan
1 + x2
2
1 − x2 + x
⇒ y′ =
1 − x2 −
1 1
(
= 1 − x2 ) 1

1
=0.
1− x (1− x )
2 2
1+ x 1 − x2 2
1 − x2 1 − x2
(1− x ) 2

+ arccos x ⇒
x
8) y = arctan
1 + x2

⇒ y′ = arctan
x −1 1 x +1− x +1 1 1
+x − 2x =
x + 1 1 + x −1
( ) ( x + 1)
2 2
x2 + 1 2 x 2 + 1
x +1

x − 1 x ( x + 1)
2
2 x x −1
= arctan + − = arctan .
x + 1 2 x2 + 1 ( ) ( x + 1) 2
x +12
x +1

Derivazione delle funzioni inverse.


Sia y =f(x) una funzione derivabile, con derivata diversa da zero in ogni punto di un intervallo in cui
essa ammette l’inversa x = g(y). Se x0 è un qualunque punto del suddetto intervallo e y0 il
corrispondente valore della f(x), cioè y0 =f(x0) nel punto y0 è pure derivabile la funzione inversa g(y)
.
1
che risulta g ′ ( y0 ) =
f ′ ( x0 )

424) Esempi:

1) y = f ( x ) = e + sin x , calcolare, nel punto y = 1, la derivata della funzione inversa g(y).


x

La f(x), per x = 0 è f(x) = 1 (1 = ex + sin x → x = 0); la derivata g′(1) = 1/f ′(x0), pertanto
f ′ ( x ) = ex + cos x  f ′ ( 0) = 1 + 1 = 2 , e g ′ (1) = 1 .
2

2) y = f ( x ) = 4 x + tan x + 2 , calcolare, nel punto y = π + 3, la derivata della funzione inversa g(y).


198

Si ha che π + 3 = 4x + tan x +2 ⇒ π + 1 = 4x + tan x ( tan x = 1 ⇒ x = π/4, π = 4x ⇒ x = π/4), quindi


1 π 
π + 1 = 4π/4 + tan π/4, pertanto g ′ (π + 3) = , f ′ ( x ) = 4 + 1 + tan x  f ′  =6 e
2

f′ π ( 4) 4
1
g ′ (π + 3) = .
6

Derivata logaritmica.
In alcuni casi per calcolare la derivata y′ di una funzione, conviene prima calcolare la derivata del
suo logaritmo y′/y, quindi ricavare la y′. Questo procedimento è utile nel caso di derivazione di
potenze con base ed esponenti variabili.

425) Esempi:

y′
1) y = x ⇔ e = e ⇔ log y = x log x , derivando si ottiene = log x +1 , da cui si ricava
x y xlog x
y
y′ = y ( log x + 1) = x x ( log x + 1) .

(1+ x )
( ) ⇔ log y = sin x log (1 + x2 ) , derivando si ottiene:
sin x
sin x 2

2) y = 1 + x ⇔e =e
2 y

y′  2 x sin x   2 x sin x 
( 2x
) ( ) ( ) ( )
sin x
= cos x log 1 + x 2 + sin x  y′ = y  cos x log 1 + x 2 + 2 
= 1 + x2  cos x log 1 + x + 1 + x 2 
2

y 1+ x 2
 1+ x 

3) y = ( sin x ) ⇔ e y = e(
sin x )
tan x
tan x
⇔ log y = tan x log sin x , derivando si ottiene:

y′ 1 cos x  1 sin x cos x  tan x  logsin x 


= 2
logsin x + tan x  y′ = y  2 logsin x +  = ( sin x )  2
+ 1
y cos x sin x  cos x cos x sin x   cos x 

( x −1)
3

(x )
5 3 7
3 x
5 3
−1 7
x
⇔ e y = e (9+ x )
43
x +52
y= ⇔
(9 + x )
4 3
4) x +5 2

3
5
1
7
( 1
⇔ log y = log x 3 − 1 + log x − 4 log ( 9 + x ) − x 2 + 5
3
) ( )
y′ 9 x2 1 4 2x
= + − −
( ) ( )
, da cui:
y 5 x3 −1 7x 9 + x 3 x2 + 5

(x − 1)
3
5 3
x  9x2
7
1 4 2x 
y′ =  + − − .
(9 + x ) x 2 + 5  5 ( x − 1) 7 x 9 + x 3 ( x + 5 ) 
4 3 3 2
199

tan3 x 5 arcsin x
tan 3 x 5 arcsin x 1
5) y = 9
⇔ ey = e cos9 x
⇔ log y = 3log tan 2 x + log arcsin x − 9 log x ,
cos x 5

tan3 x 5 arcsin x  3 1 
y′ =  + + 9tan x .
cos9 x  sin x cos x 5 1− x arcsin x
2

Derivate di ordine superiore.


426) Esempi:

1) Calcolare le derivate dei primi tre ordini della funzione y = 5x + 3log x − 6sin x .
3

3
Primo ordine: y ′ = 15 x 2 + − 6 cos x ;
x
3
secondo ordine: y ′′ = 30 x − + 6 sin x ;
x2
6
terzo ordine: y ′′′ = 30 + + 6 cos x .
x3
x −1
2) Calcolare nel punto x = 0 la derivata seconda della funzione f ( x ) = .
x2 + 1

f ′( x) =
( )
1 x 2 + 1 − ( x − 1) 2 x
=
− x2 + 2 x + 1
;
(x ) (x )
2 2
2
+1 2
+1

( −2x + 2) ( x2 +1) − ( − x2 + 2 x + 1) 2 ⋅ 2 x
2
2 x3 − 6 x 2 + 2
f ′′ ( x ) = = .
( x +1) ( x +1)
4 3
2 2

Nel punto x = 0 la derivata seconda vale f ′′(0) = 2.

3) Calcolare nel punto x = 1 la derivata prima, seconda e terza della funzione f ( x ) = 4log x − x + 1
3

4 4 8
f ′(x) = − 3x2 ; f ′′ ( x ) = − − 6x ; f ′′′ ( x ) = −6.
x x2 x3

Pertanto, nel punto x = 1, si ottiene: f ′ (1) = 1 , f ′′ (1) = −10 ; f ′′′ (1) = 2 .

4) Calcolare la derivata n-esima della funzione y = sin x.

 π  π  π
y′ = cos x = sin  x +  ; y′′ = − sin x = sin  x + 2  ; y′′′ = − cos x = sin  x + 3  ;
 2  2  2

 π
y IV = sin x = sin  x + 4  …
 2
200

( n)  π
In generale, con n intero positivo qualunque si ha: y = sin  x + n  .
 2
5) Calcolare la derivata n-esima della funzione y = log x.
1 1 2! 3!
y′ = ; y ′′ = − ; y ′′′ = ; y IV = − ;…
x x2 x3 x4

( n)
= ( −1)
n−1 ( n −1)!
In generale, con n intero positivo qualunque si ha: y .
xn

427) Applicazioni:

1) Determinare l’equazione della tangente alla parabola di equazione f ( x) = 3x − 5x + 7 , nel punto


2

x = 2.
L’equazione generica della tangente alla curva y =f(x), in un punto P0, di ascissa x0 è:

y − f ( x0 ) = f ′ ( x0 )( x − x0 ) = m ( x − x0 ) .
m

Nel nostro caso x0 = 2, quindi f ( x0 ) = f ( 2) = 9 ; f ′ ( x ) = 6 x − 5  f ′ ( 2 ) = 7 .

Quindi, l’equazione richiesta è la seguente:

y − 9 = 7 ( x − 2) ⇔ 7 x − y − 5 = 0 .

2) Determinare l’equazione della tangente alla curva di equazione f ( x ) = 2 x − 5sin x + 1 , nel punto
2

x = 0.

Si considera il punto x0 = 0, pertanto f(0) = 1, f ′ ( x ) = 2 + 5cos x  f ′ ( 0) = 7 .

Quindi, l’equazione della tangente cercata è y − 1 = 7 x .

x2 − 4 x + 3
3) Determinare l’equazione della tangente alla curva di equazione f ( x ) = 2 , nel punto
x − 6x + 8
x = 1.

Si considera il punto x0 = 1, pertanto f(1) = 0, f ′ ( x ) =


(
−2 x 2 − 5 x + 7 )  f ′ (1) = − 2 .
(x )
2
2
− 6x + 8 3

2
Quindi, l’equazione della tangente cercata è y = − ( x − 1) .
3
201

Moto rettilineo e moto curvilineo.


Consideriamo lo spazio s = f(t), la velocità v = f ′(t) e l’accelerazione a = v′ = f ′′(t).
L’intensità della forza è data, per il secondo principio della dinamica, da F = ma = m v′ = m f ′′(t).

428) Un corpo si muove in linea retta secondo la legge oraria s = t 3 − 9t 2 + 15t , in cui s è misurato in
metri e t in secondi. Trovare la velocità e l’accelerazione che il corpo ha nell’istante t = 6.
Determinare gli intervalli di tempo durante i quali il corpo si sposta in avanti, e quelli durante i quali
si sposta indietro.
Si ottiene che v = f ′ ( t ) = 3t −18t +15 , a = v′ = f ′′ ( t ) = 6t − 18 ; posto t = 6 si ha:
2

m m
v ( 6 ) = 15   , a ( 6) = 18  2  .
s s 
Vediamo gli intervalli di tempo durante i quali il corpo si sposta in avanti e quelli durante i quali
indietreggia: cioè per quali valori di t la velocità è maggiore di zero e per quali è minore di zero.

Calcoliamo le radici dell’equazione v ( t ) = 3t − 18t + 15 = 0 ⇒ .


2
t1 = 1
.
t2 = 5
Quindi la v(t) > 0 per t < 1 e t > 5, mentre è v(t) < 0 per 1< t < 5. Cioè, il corpo avanza durante il
primo e dopo il quinto secondo, mentre indietreggia durante l’intervallo di tempo che va dal primo al
quinto secondo.

429) Una soluzione è versta in un filtro conico in ragione di 3 cm3 al secondo, e ne esce in ragione di
1 cm3 al secondo. Il raggio della parte superiore del filtro è 10 cm, la profondità del filtro è di 30 cm.
Trovare la velocità con la quale il livello della soluzione cresce nel filtro, in un istante qualsiasi t.
Quando la soluzione è arrivata all’altezza OP = y il suo volume è di (*) π PB y ( cm 3 ) (vedi figura).
1 2

3
Dai triangoli simili OPB e OQD si ottiene:
QD ⋅ OP 10 y y
PB : QD = OP : QO , essendo QD = 10cm , OP = y , OQ = 30cm si ricava: PB = = =
QO 30 3

QD ⋅ OP 10 y y
PB = = = .
QO 30 3

π y3
La formula (*) si scriverà .
27
Considerato che ad ogni secondo, nel filtro, rimane 3 – 1 =
2 cm3 /sec, allora il tempo t impiegato dalla soluzione per
arrivare all’altezza OP = y è dato da
π y3 2t
t= : 2  y = 33 (**), che è il legame fra lo spazio percorso dal punto P ed il tempo impiegato
27 π
a percorrerlo.
La velocità del punto P, con la quale aumenta il livello della soluzione, è paro alla derivata di (**)
rispetto a t, cioè v = y ′ = dy  v = y ′ = 3 1 2
=
2 .
dt
( π) π 4π t
2 3 2
3 3 2t
202

Moto curvilineo.
Considerato un punto P in un piano di assi cartesiani 0xy. Ad ogni istante il punto P occupa una

= ({)
posizione ben determinata, variabile da istante a istante. Le sue coordinate x, y saranno funzioni
del tempo t. Le equazioni "
] = ]({)
, sono le equazioni parametriche della, traiettoria in cui il
parametro t indica il tempo traiettoria, quindi esprimono le coordinate di P in funzione del tempo e
vengono chiamate le equazioni del moto del punto P.
La traiettoria (vedi figura)è la curva descritta dal punto
P al variare del tempo. Sia P la posizione del punto
mobile nell’istante t e Q la sua posizione nell’istante
t + h. Il vettore Q – P rappresenta lo spostamento di P
Q−P
nell’intervallo di tempo che va da t a t + h: =
h
velocità vettoriale media relativa all’intervallo di
tempo h.
Q−P
Il vettore velocità nell’istante t è il vettore: lim ,
h→ 0 h
Q−P
cioè v = lim . Adesso individuiamo il modulo, la
h→0 h
direzione ed il verso di questo vettore. Le coordinate di
P ≡ ( x ( t ) , y ( t ) ) , quelle di Q ≡ ( x ( t + h ) , y ( t + h ) ) . Indicati con i e j i versori dell’asse x e y, si
ottiene:

Q − P =  x ( t + h ) − x ( t )  i +  y ( t + h ) − y ( t )  j , pertanto

Q − P x ( t + h) − x ( t ) y ( t + h) − y ( t )
= i+ j.
h h h
Passando al limite per h → 0, supposto che le funzioni x(t) e y(t) siano derivabili, si trova:
Q−P
lim = x ′ ( t ) i + y ′ ( t ) j , quindi il vettore velocità v , all’istante t è v = x′ ( t ) i + y′ ( t ) j .
h→ 0 h

Il modulo del vettore velocità istantanea è v = x ′ 2 ( t ) + y ′ 2 ( t ) = velocità scalare del punto P.

Q−P Q−P
Il vettore ha la direzione della retta PQ ed il verso da P a Q, quindi il vettore lim
h h → 0 h
avrà la direzione della tangente alla traiettoria nel punto P e verso quello secondo cui avviene il
moto del punto. Il vettore accelerazione del punto P, che si muove di moto curvilineo, è la derivata,
rispetto al tempo, del vettore velocità, cioè: a = v′ = x′′ ( t ) i + y′′ ( t ) j , il cui modulo è l’accelerazione
scalare del punto P, cioè a = x ′′ 2 ( t ) + y ′′ 2 ( t ) .
203

= 2cos { − cos 2{
430) La traiettoria descritta da un mobile ha le seguenti equazioni parametriche: "
] = 2 sin { − sin 2{
in cui t rappresenta il tempo. Trovare la velocità e l’accelerazione scalare nell’istante π/2. Quindi
determinare la direzione del vettore velocità.
Derivando le equazioni parametriche, si ottiene:
′ = −2sin { + 2 sin 2{ ′′ = −2cos { + 4 cos 2{
" ⇒ "
] ′ = 2 cos { − 2cos 2{ ] ′′ = −2 sin { + 4sin 2{
.

Per t = π/2, si ottiene x′ (π/2) = – 2, y′ (π/2) = 2, x′′ (π/2) = – 4, y′′ (π/2) = – 2, quindi, la velocità e
l’accelerazione scalare, nell’istante π/2, sono:

π  π 
v = x′2 ( t ) + y′2 ( t ) = v   = 2 2 ; a = x′′2 ( t ) + y′′2 ( t ) = a   = 2 5 .
2 2

Dalla v = x′ ( t ) i + y′ ( t ) j = −2i + 2 j (si tenga conto che ( j = ii ) = ( −2 + 2i ) i , con i = unità


immaginaria). Scrivendo il numero complesso – 2 + 2i sotto forma trigonometrica si trova:

 3π 3π   3π 3π 
−2 + 2i = 2 2  cos + i sin   v = 2 2  cos + i sin  i (il vettore v forma con la
 4 4   4 4 
direzione del versore i , cioè con la direzione dell’asse delle x, un angolo di 3π/4).

431) Un punto P si muove di moto uniforme circolare di periodo T. Determinare il vettore velocità e
il vettore accelerazione del punto P.
Troviamo le equazioni parametriche del moto, cioè della
circonferenza descritta dal punto P (il parametro è il tempo
t).
Dalla figura si nota che l’angolo ω descritto dal raggio
vettore 0A, nell’unità di tempo t, vale ω = 2π/T, tenuto conto
che T è il tempo impiegato dal mobile per percorrere l’intera
circonferenza.
Dopo t secondi sarà A 0̂ P = ω t , considerate (x, y) le
coordinate di P, dal triangolo rettangolo 0PQ si ricava
= k cos(•{)
"
] = k sin( •{)
, che sono le equazioni del moto del punto P.

′ = −r• sin( •{)


"
] ′ = k• cos(•{)
, quindi v = − rω sin (ω t ) i − cos (ω t ) j  . Il vettore velocità ha la direzione
della tangente alla circonferenza in P e per verso quella del moto.

Il modulo di v (velocità scalare) sarà v = r ω2 sin2 (ωt ) + cos2 (ωt )  = r 2ω2 = ωr .


2
204

.
x′′ = −rω 2 cos (ωt )
, quindi a = − rω 2  cos (ω t ) i + sin (ω t ) j  , ma essendo j = ii , con i = unità
y′′ = −rω sin (ωt )
2

immaginaria, si ottiene a = − rω 2  cos (ωt ) + i sin (ωt ) j  i .

Il vettore accelerazione del punto P, nel moto circolare uniforme, ha la direzione del raggio 0P, ed il
verso diretto verso il centro 0 della circonferenza. Il modulo di tale vettore (accelerazione scalare),
1 2 2 v2
vale a = r ω
2 4
( ( ) ( ))
cos 2
ωt + sin 2
ωt = r ω
2 4
= rω 2
=
r
rω = .
r

Coefficiente di dilatazione lineare.


Sia f(x) la lunghezza di una sbarra di metallo, alla temperatura x. L’incremento f(x + h) – f(x)
rappresenta l’allungamento subito da tutta la sbarra, nel passare dalla temperatura x a quella
x + h.

f ( x + h) − f ( x)
Il quoziente rappresenta l’allungamento medio della sbarra nell’unità di
h
1 f ( x + h) − f ( x)
temperatura, mentre rappresenta l’allungamento medio dell’unità di sbarra
f (x) h
nell’unità di temperatura.

1 f ( x + h) − f ( x) f ′( x)
Il limite lim = è il coefficiente di dilatazione lineare della sbarra alla
f ( x ) h→0 h f ( x)
temperatura x.

432) Sapendo che la lunghezza l(x) di una sbarra è legata alla temperatura x dalla relazione
x
l ( x) = l0e3+ x , in cui l0 è la lunghezza della sbarra alla temperatura x = 0. Trovare il coefficiente di
dilatazione lineare, alla temperatura x = 5.
x
3+ x − x x
3
l ′ ( x ) = l0 e 3 + x = l0 e 3 + x ;
(3 + x ) (3 + x )
2 2

l′ ( x ) 3 l′( x ) 3
Pertanto il coefficiente di dilatazione lineare è = , che per x = 5, si ottiene =
l (x) (3 + x )
2
l (x) 64
.
433) Sia v(x) il volume occupato da una massa di gas, alla temperatura x, essendo costante la
pressione. L’incremento v(x + h) - v(x) rappresenta l’aumento di volume subito dalla massa di gas nel
205

1 v ( x + h)
passare dalla temperatura x alla temperatura x + h. Il quoziente = rappresenta la
v ( x) h
variazione media nell’unità di volume, nell’unità di temperatura.

1 v ( x + h ) − v ( x ) v′ ( x )
Il limite lim = è il coefficiente di espansione della massa di gas alla
v ( x ) h→0 h v ( x)
temperatura x. In modo del tutto analogo si definisce il coefficiente di pressione, a volume costante,
ed il coefficiente di comprimibilità, a temperatura costante.

Funzioni crescenti o decrescenti.


Come conseguenza del Teorema di Lagrange si ha:
Se la funzione f(x), continua in [a, b], ha nell’interno del suddetto intervallo derivata sempre
maggiore di zero, allora f(x) è crescente in senso stretto in tutto [a, b]. Se, invece, f ′(x) è sempre
negativa in [a, b], la f(x) è decrescente in senso stretto.

3 2
434) Determinare in quali intervalli la funzione y = –2 + è crescente ed in quali è decrescente.
Derivando la funzione data si ottiene y ′ = 3 2 – 4 + 1, essa si annulla per x = 1/3 e x = 1, quindi
risulta negativa per 1/3 < x < 1 (in quanto y ′ < 0, = ∆ 4 > 0) e positiva per x < 1/3 e x > 1 (in quanto
y ′ > 0, ∆ = 4 > 0). Quindi, nell’intervallo 1/3 < x < 1 la f(x) è decrescente in senso stretto, mentre in
x < 1/3 e x > 1 è crescente in senso stretto.

x2 − 5x + 4
435) Determinare in quali intervalli la funzione y = è crescente ed in quali è decrescente.
x −5
La funzione data è definita in R \{5}, la sua derivata è:
( 2 x − 5)( x − 5) − ( x 2 − 5 x + 4 ) x 2 − 10 x + 21
y′ = = .
( ) ( x − 5)
2 2
x − 5

Questa derivata si annulla per 2 – 10 + 21 = 0 ⇒ ∆ = 16 > 0, x = 3 e x = 7. Quindi è negativa,


tenuto conto dell’insieme di definizione (per x = 5 la f(x) non esiste), per 3 < x < 5 e 5 < x < 7. E’
positiva per x < 3 e x > 7. Quindi, la funzione data è crescente in senso stretto per x < 3 e x > 7 e
decrescente in senso stretto per 3 < x < 5 e 5 < x < 7.

 π
436) Trovare in quali intervalli, compresi fra 0 e π, la funzione y = cos x cos  x +  è crescente ed
 3
in quali è decrescente.

 π  π  π
Derivando la funzione data si ottiene y = − sin x cos  x +  − cos x sin  x +  = − sin  2 x +  .
 3  3  3
206

Questa derivata si annulla per x = π/3 e x = 5π/6. Risulta positiva per π/3 < x < 5π/6 e negativa per
0 < x < π/3 e per 5π/6 < x < π. Quindi, nell’intervallo π/3 < x < 5π/6 la funzione data è crescente in
senso stretto, mentre negli intervalli 0 < x < π/3 e 5π/6 < x < π è decrescente in senso stretto.

Teorema di De L’Hospital.
Quando i limiti delle funzioni si presentano sotto una della forme indeterminate, del tipo, 0/0, ∞/∞,
0 x ∞, + ∞ – ∞ i teoremi sui limiti non sono applicabili. Ma ci viene in aiuto il Teorema di De
L’Hospital, che in sintesi dice:
Sia I un intorno sinistro (destro) del punto a, le funzioni f(x) e g(x) siano continue e derivabili
nell’intervallo I – {a} e siano entrambi infinitesime o infinite per x → a. La funzione g(x) e la sua
f ′( x)
derivata g′(x) no siano mai nulle nell’intervallo I – {a}. Con tali ipotesi, se esiste il lim esiste
x→a g ′ ( x )

f ( x) f ′( x)
anche il lim = lim .
x→a g ( x) x→a g′( x)

In sintesi, sia I un intervallo di numeri reali, x0 ∈ I, f, g : I\{x0}→ R due funzioni continue e derivabili
in I, con g e g ′ non nulle in un intorno di x0. Assumiamo che f e g siano entrambi infinitesime o

infinite per x → x0 e che ∃ lim


f ′( x) f ( x) f ( x) f ′( x)
∈ R , allora esiste il lim e lim = lim (il
x → x0 g ′ ( x ) x → x0 g ( x ) x → x0 g ( x ) x → x0 g ′ ( x )

risultato vale anche se si considera solo il limite per x → x0- oppure x → x0+).

1 − cos x
437) lim
x →0 x2
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
1 − cos x sin x 1 sin x 1
ottiene lim 2
= lim = lim = .
x→0 x x → 0 2x 2 x → 0 x 2

sin2x −1
438) lim
4 2sin x − 2
π
x→

Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
sin 2x −1 2cos2x
ottiene lim = lim =0.
4 2sin x − 2
π
x→ x→π 2cos x
4
207

3x5 − 4 x4 + x
439) lim 2 .
x→1 x − 2 x + 1

Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
3x5 − 4x4 + x 15x4 −16x3 +1
ottiene lim 2 = lim , anche tale limite è della forma indeterminata del tipo
x→1 x − 2 x + 1 x→1 2x − 2
0/0, quindi applichiamo nuovamente il Teorema di De L’Hospital:

15x4 −16x3 +1 60x3 − 48x2 +1


lim = lim = 6.
x→1 2x − 2 x→1 2

sin x − x
440) lim
x→0 x3
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
sin x − x cos x − 1 − sin x 1 sin x 1
ottiene lim 3
= lim 2
= lim = − lim =− .
x→0 x x→0 3x x→ 0 6x 6 x→ 0 x 6

441) lim x − arctan 3x


2 2

x→ 0
(1 − cos x )
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:
 1 
x 2 − arctan x 2 2x − 2x 5   2

2

= lim 1+ x 4 2
= lim
x 2
= lim 
1 x x
lim   
x→0
(1 − cos x )
3 x→0 2
( 4
)
3 (1 − cos x ) sin x 3x → 0 1 − x (1 − cos x ) sin x 3x → 0 1 − x sin x  1 − cos x  
2 4

 vedin .437 = 4 

x 2 − arctan x 2 8
 lim = .
(1 − cos x )
x→0 3
3

x − arctan x
442) lim
x→0 arcsin x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:

1− 1  
x − arctan x 1 + x 2
 1− x
2
x2  x2 2x
lim = lim = lim  =
 x→0lim = lim = lim 2 1 − x 2 = 2
x →0 arcsin x − x x →0 1
− 1 x →0  1 + x 1 − 1 − x 2 x →0 2 x
2
 1 − 1 − x 2 x →0

1− x 2
 1 1− 1− x 2

x − arcsin x
443) lim
x→ 0 sin 3 x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:
208

1− 1  1

x − arcsin x 1 − x = lim  1 2
1 − x2 − 1 1 1 − x2 − 1
lim = lim  = lim =
3 2
sin 2 x  x → 0 3 sin 2 x
 cos x 1 − x
x→ 0 sin x x → 0 3sin x cos x x→ 0 2

 

− x  1 
= lim
1 1 − x = − 1 1 lim  x
2
1  11 1
x → 0 3 2 sin x cos x 
2 3 x → 0 sin x cos x 1 − x 2 =−23=−6.
 

e x − 1 + log (1 − x )
444) lim
x →0 tan x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
e x − 1 + log (1 − x ) ex − 1
1 − x = lim  cos 2 x e (1 − x ) − 1  =
x
ottiene: lim = lim  
tan x − x − 1 x → 0  1 (1 − x ) sin x 
x→ 0 x→0 1 2
cos x

e x (1 − x ) − 1 e x (1 − x ) − e x − xe x
= lim = lim = lim =
x→0 (1 − x ) sin 2
x x→0 − sin x + 2 (1 − x ) sin x cos x
2
 ( )
x → 0 sin x  − sin x + 2 1 − x cos x 

 x −ex  1
= lim   =− .
x→0 sin x − sin x + 2 (1 − x ) cos x 2
 

log sin x
445) lim
x→0 +
cot x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
cos x
ottiene: lim log sin x = lim sin x = lim ( − sin x cos x ) = 0 .
x → 0+ cot x − x x → 0+ − 1
+
x→0
sin 2 x

(
log 1 + 2e x )
446) lim
x→+∞
1 + x2
Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
 
log (1 + 2e x ) ex
1 + 2 e x  1 + x 2 2e x   1 2e x 
ottiene: lim = lim = lim   = lim  +1 x 
=
x → +∞ x x →+∞  + x
 x → +∞ 2
+
x → +∞
1 + x2  x 1 2 e   x 1 2 e 
1 + x2  1 

2ex 2ex
= lim = lim x = 1.
x→+∞ 1 + 2e x x→+∞ 2e
209

x
447) lim
x→+∞ log x

Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
x 1
ottiene: lim = = lim x = +∞ .
x → +∞ log x 1 x → +∞
x

Altri casi di indeterminazione.


Forma 0 x ∞.

f (x) 0 ∞ 
Sia il lim f ( x ) = 0 e il lim g ( x ) = ∞ , si ottiene che f ( x ) g ( x ) =    , oppure  .
x→a x→a 1 0 ∞ 
g (x)

 π x 1− x −1 2
448) lim (1 − x ) tan  = lim = lim = .
x →1
 2  x →1 π x x →1  πx π π
cot − 1 + cot 2 
2  2 2

1
449) lim x log x = lim log x = lim x = lim ( − x ) = 0 .
x → 0+ x → 0+ 1 x → 0+ − 1 2
x→ 0+
x x

2  1
450) lim  x log cos  (Forma 0 x ∞).
x→+∞
 x

1 1 1 1  1
log cos sin 2  sin 
 1 x = lim cos x x x = lim 1 1 x =−1
lim  x2 log cos  = lim  1 1 
.
x→+∞
 x  x→+∞ 1 x →+∞ 2 x →+∞ 2 2
− 3  cos 
x2 x  x x 

Infatti, il lim cos = 1 , e posto 1/x = t ⇒ lim


1
1 sin
x = lim sin t = 1 .
x →+∞ x x →+∞ 1 x → +∞ t
x

−1 2
1
( )
( )
1 x
e
x = lim  sin x  e 1 x  = +∞ .
2
1 e x
451) lim+ tan x ⋅ e x
= lim+ = lim+   
x→0 x → 0 cot x x →0 −1 2 x → 0+ 
 x  
sin x
210

Forma + ∞ – ∞.

 1 1
452) lim  − .
x→0
 sin x x 
E’ della forma (+ ∞ – ∞) per x → 0+ e (– ∞ + ∞) per x → 0-. Si procede riducendo la forma a (0/0).
1 1 x − sin x
− = , da cui, utilizzando il Teorema di De L’Hospital, si ottiene:
sin x x x sin x

 1 1 x − sin x 1 − cos x sin x


lim  −  = lim = lim = lim =0 .

x→0 sin x x  x→0 x sin x x→0 sin x + x sin x x→0 2cos x − x sin x

Hospital
1− 1 Hospital 1 2
 1 1  x −1 − log x x x 1
453) lim  −  = lim = lim = lim = .
x→1 log x
 x −1  x→1 ( x −1) log x x→1 log x + 1 − 1 x→1 1
+1 2 2
x x x

  1 
454) lim  x − x 2 log 1 +   .
x →+∞
  x 

E’ della forma (+ ∞ – ∞), in quanto il:


1 −1
 1 1 2
log  1 +  1+ x
  1   x x 1 x
lim x 2 log  1 +   = lim = lim = lim = +∞ .
x →+∞  1 − 2 1
  x   x → +∞ x →+∞ 2 x → +∞
1+
x2 x3 x
2
Raccogliendo il fattore , si ottiene:

1  1
− log 1 + 
 1 1  1  x  x  , quindi:
x − x 2 log 1 +  = x 2  − log 1 +   =
 x x  x  1
x2

  1 
1 − log 1 + 1 ( x )
−1 − 1
1 + 1 (
−1 2
x ) 1− 1
1+ 1
lim  x − x 2 log 1 +   = lim x x = lim x = lim x=
x →+∞
  x  x →+∞ 1 x →+∞
− 32 x →+∞ 2
x2 x x

1 −1

(1+ 1 )
2
x2
x 1 1 1
= lim = = .
( )
lim
( )
x→+∞ 2
2 −1 2 x→+∞ 1 + 1 2
x2 x
211

Forme indeterminate: 00, 1∞, ∞0 .


g ( x)
Si presentano quando si deve calcolare un limite della forma lim  f ( x )  , in cui si abbia,
x→a

rispettivamente: lim f ( x ) = 0 e lim g ( x ) = 0 ; lim f ( x ) = 1 e lim g ( x ) = ∞ ; lim f ( x ) = ∞ e


x→a x→ a x→ a x→a x→ a

g( x) g ( x)
lim g ( x ) = 0 . Se la f ( x ) = e , si ha  f ( x )  = elog f ( x)  = eg( x) log f ( x) , quindi:
log f ( x )
x→ a

g ( x) lim  g ( x ) log( f ( x ) ) 
lim  f ( x ) = ex→a  (0∞).
x →a

455) lim x x .
x→ 0+

lim ( x log x )
E’ della forma (00), il lim+ x = lim+ e = ex→0 . Poiché, come abbiamo visto, è lim ( x log x ) = 0
x x log x +

x→0 x→0 x → 0+

sarà lim x = e = 1 .
x 0
x → 0+

1
456) lim x1− x .
x →1

1 log x log x
lim log x
E’ della forma (1∞), quindi il lim x 1− x = lim e 1− x = e x →1 1− x
. Poiché, come abbiamo visto, è lim =
x →1 x →1 x →1 1− x

1 1
−1 1
= lim = −1 , sarà lim x = e = .
x 1− x
x →1 −1 x→1 e
tan x
1
457) lim+   .
x→0  x 

tan x
1 tan x log
1 − lim ( tan x log x )
0
E’ della forma (∞ ), quindi il lim+   = lim+ e x
= lim+ e − tan x log x = lim+ e x →0+
.
x →0  x  x→0 x →0 x →0

1
Poiché è lim+ ( tan x log x ) = lim+
log x x  sin x 
= lim+ = lim+  − sin x  = 0 , sarà:
x→0 x → 0 cot x x→0 1 x→0  x 

sin 2 x
tan x
1
lim+   = e0 = 1 .
x →0  x 
212

Osservazioni sul Teorema di De l’Hospital.


Tale regola dà soltanto condizioni sufficienti per l’esistenza dei limiti delle espressioni considerate.
f ( x) f ′( x)
Cioè che il lim = lim . Però possono non verificarsi tutte le ipotesi relative al Teorema
x→a g ( x ) x→a g ′ ( x )

f (x)
De l’Hospital, pur esistendo il lim .
x→ a g ( x)

x 2 sin 1
458) x , per x → 0 si presenta sotto la forma 0/0, quindi può scriversi nel seguente modo:
sin x

x  1 x 2 sin 1
x sin , che per x 0 ha per limite zero. Quindi x =0.
  → lim
sin x  x x→0 sin x
1

Ma, considerando il rapporto delle derivate, in ottemperanza del Teorema De l’Hospital, cioè:

2 x sin 1 − cos 1
x x , questa non tende a nessun limite.
cos x

sin x
x − sin x 1−
459) , per x → ∞ si presenta sotto la forma ∞/∞. Questa può scriversi x , che per x
2 x + sin x sin x
2+
x
sin x
→ ∞ vale 1/2, in quanto il lim = 0 . Ma, considerando il rapporto delle derivate, in ottemperanza
x→ ∞ x
1 − cos x
del Teorema De l’Hospital, cioè , vediamo che questa non tende ad alcun limite, in quanto
2 + cos x
il lim cos x non esiste.
x →∞

Massimi e minimi assoluti e relativi di una funzione.


Sia y =f(x) una funzione definita in ]a, b[. Se in tale intervallo esiste un punto c la cui funzione assume
un valore non minore dei valori che essa assume negli altri punti di ]a, b[, il valore f(c) si dice che è
massimo assoluto della f(x) in ]a, b[, ed il punto c si dice punto di massimo assoluto per la f(x) in ]a, b[.
A similitudine, se in ]a, b[ esiste un punto d, in cui la f(x) assume un valore non maggiore dei valori che
essa assume negli altri punti di ]a, b[, il valore f(d) si dice minimo assoluto della f(x) in ]a, b[ ed il punto
d è punto di minimo assoluto per la f(x) in ]a, b[.
Diremo che x0 è un punto di massimo relativo per la f(x) se esiste un intorno H del punto x0, per ogni
x del quale risulti f(x) ≤ f(x0). Se x0 coincide con l’estremo inferiore a, o con l’estremo superiore b,
dell’intervallo ]a, b[, allora l’intorno H sarà, rispettivamente, un intorno destro o sinistro di x0.
213

Analogamente, si dirà che x0 è un punto di minimo relativo per la f(x) se esiste un intorno H del punto
x0, per ogni x del quale risulti f(x) ≥ f(x0).
I punti di massimo e di minimo relativo si chiamano anche estremante relativi (o locali) della
funzione. Il valore che la f(x) assume in un punto di massimo o minimo relativo, si chiama un massimo
o un minimo relativo di f(x).
I massimi ed i minimi assoluti sono particolari massimi e minimi relativi. Il valore assunto dalla f(x)
in un punto di massimo o di minimo relativo è il più grande o il più piccolo fra quelli che la f(x)
assume in un intorno del punto x0 (quindi non è necessariamente il più grande o il più piccolo valore
fra quelli che la f(x) assume in tutto l’intervallo ]a, b[.
La f(x) rappresentata in figura ha punti
di massimo relativo in x0, x2 e b; punti di
minimo relativo in a, x1 e x3. Il minimo
x3, cioè f(x3) è maggiore del massimo
relativo in x0, cioè f(x0). La f(x) assume
il suo minimo assoluto in x1 ed il
massimo assoluto in b.
Il massimo assoluto della f(x) sarà il più
grande fra i valori che essa assume
negli estremi a e b dell’intervallo.
Analogamente per il minimo assoluto.
Un punto x0 si dirà punto di massimo
relativo proprio se f(x) < f(x0) per tutti
gli x dell’intorno H, diversi da x0. Il
punto x0 è punto di minimo relativo proprio se f(x) > f(x0) per tutti gli x dell’intorno H, diversi da x0.

i k h}|l ≠0
460) f(x) = .
1
x 2 sin 2

0 i k =0
x .

in tutti i punti x = 1/kπ, ∀ ∈ ‡\{0} assume valore zero, ed in ogni intorno completo del punto x = 0
Per ogni valore della x → f(x) ≥ 0, si ha un minimo nel punto x = 0, e questo minimo vale zero. Però

sono contenuti infiniti di tali punti. Quindi, in questo


caso, non esiste un intorno completo del punto x = 0, per
ogni x del quale, diverso da zero, risulti sempre
f(x) > f(0); cioè x = 0 è per f(x) un punto di minimo non
proprio. Nell’intervallo ]–1/π, 1/π [ la f(x) ha infinite
arcate che si appoggiano all’asse delle x nei punti
x = 1/kπ, (k = ± 1, ± 2, …), arcate le cui lunghezze ed
altezze vanno tendendo a zero, al tendere di x a zero.
214

x2  sin 2 + 1 i k h}|l ≠0
461) f(x) = 0 
 1 

0 i k =0
x  .

Per ogni x ≠ 0 risulta f(x) > 0, mentre per x = 0 risulta f(0) = 0.


Quindi x = 0 è per f(x) > 0 un punto di minimo relativo proprio. Però nell’intervallo ]–1/π, 1/π [, la
funzione oscilla continuamente, perché risulta somma delle funzioni 2 sin21/x (che abbiamo studiato al
punto precedente) e della funzione 2, che per x > 0 è crescente e per x < 0 è decrescente.

Massimi e minimi delle funzioni derivabili.


Teorema: Se x0 è un punto di massimo o minimo relativo, per f(x), interno all’intervallo ]a, b[, e se
in tale punto la f(x) è derivabile, risulta f ′(x0) = 0. Cioè, geometricamente, la tangente alla curva y =
f(x), se esiste, è parallela all’asse delle x. Se in un punto la derivata della f(x) è nulla non è detto che
la funzione sia massima o minima.

462) f ( x ) = ( x − 1) + 2 , f ′ ( x ) = 3 ( x − 1) .
3 2

Per x = 1, f ′(1) = 0. Ma, f(1) = 2, mentre per x < 1, essendo


(x – 1)3 < 0, si ottiene f(x) < 0, e per x > 1, essendo (x – 1)3 > 0,
si ottiene f(x) > 2.

Nel punto x = 1, la f(x) non ha né massimo, né minimo, in


quanto non esiste un intorno completo di tale punto in cui risulti
sempre f(x) ≤ f(1) = 2, oppure f(x) ≥ f(1) = 2. La tangente alla
curva, nel punto di ascissa x = 1, pur essendo parallelo all’asse
delle x, attraversa la curva (vedi figura).

Quindi f ′(x0) = 0 è una condizione necessaria ma non


sufficiente perché x0 sia un punto di massimo o di minimo
relativo.

Teorema: La f(x) sia derivabile n volte (n > 1) nell’intervallo [a, b]. Nel punto x0, interno ad [a, b],
siano nulle le prime n – 1 derivate di f(x) e sia diversa da zero la derivata n-esima. Allora:
1) Se n è pari e f (n)(x0) è maggiore di zero, la f(x) presenta in x0 un minimo relativo proprio;
2) Se n è pari e f (n)( x0) è minore di zero, la f(x) presenta in x0 un massimo relativo proprio;
3) Se n è dispari, x0 non è né un punto di massimo né un punto di minimo relativo per la f(x).
Regola pratica per la determinazione dei massimi e dei minimi relativi, interni all’intervallo ]a, b[,
per una funzione derivabile;
215

1) Si deriva la f(x) e si determinano i valori della f ′(x) = 0 (soluzioni);


2) Se x0 è una soluzione, interna all’intervallo di definizione della f(x), si calcola f ′′(x0).
Se f ′′(x0) ≠ 0, allora x0 è un punto di massimo o minimo relativo, a seconda che è f ′′(x0) < 0 o
f ′′(x0) > 0;
3) Se f ′′(x0) = 0, allora si calcola la f ′′′(x0). Se f ′′′(x0) ≠ 0, allora x0 non è né un punto di massimo né
un punto di minimo per la f(x).
4) Se f ′′′(x0) = 0, allora si calcolano, in x0, le derivate successive fino a trovare, se esiste, quella che
in x0 non si annulla.
Quindi si applicherà il Teorema di cui sopra per decidere se x0 è o no un punto di massimo o di
minimo relativo.

463) Determinare i punti di massimo e di minimo relativo della f(x) = 5 – 5 4 + 5 3 + 1.


f ′(x) = 5 4 – 20 3 + 15 2; f ′′(x) = 20 3 – 60 2 + 30 ; f ′′′(x) = 60 2 – 120 + 30 .

f(x) si trovano fra le soluzioni della equazione 5 4 - 20 3 + 15 2 = 0 ⇔ 2 ( 2 – 4x + 3) = 0, cioè


Poiché f ′(x) esiste per ogni valore della x, i valori della x che possono rendere massima o minima la

=0
C = 1 . Per x = 0 si ha f ′′(0) = 0, f ′′′(0) = 30, quindi, essendo per x = 0 la f ′′′(0) ≠ 0 di ordine
=3
dispari, la f(x) non ha né massimo né minimo.
Per x = 1 si ha f ′′(1) = – 10 < 0, quindi x = 1 è un punto di massimo relativo della f(x), e vale
f(1) = 2.
Per x = 3 si ha f ′′(3) = 90 > 0, quindi x = 3 è un punto di minimo relativo della f(x), e vale
f(3) = – 26.

f(x) = 3 5 – 25 3 + 60 – 1.
464) Nell’intervallo ] – 2/3, 3[ determinare il massimo ed il minimo assoluto della funzione continua

Tale funzione è derivabile in tutti i punti dell’intervallo assegnato, allora il massimo assoluto della
f(x) sarà il più grande fra i valori che essa assume nei punti interni all’intervallo, dove la derivata
prima della funzione data si annulla, ed i valori che essa assume negli estremi – 2/3 e 3 dell’intervallo.

= −2
Analogamente per determinare il minimo assoluto. Quindi:

= −1
f ′(x) = 15( 4 – 5 2 + 4), che si annulla per 4 – 5 2 + 4 = 0 ⇒ 0 .
=1
=2
Il punto x = – 2 si scarta perché non appartiene all’intervallo ] – 2/3, 3[. Si ottiene:
f(– 1) = – 39, f(1) = 37, f(2) = 15 (*).
Negli estremi dell’intervallo abbiamo f(– 3/2) = – 941/32, f(3) = 233. Confrontando questi ultimi
valori con quelli (*) si nota che il massimo assoluto la funzione data lo assume per x = 3 e vale
f(3) = 233, mentre il minimo assoluto lo assume per x = – 1 e vale f(– 1) = – 39.

465) Nell’intervallo ]0, 2π [ determinare il massimo ed il minimo assoluto della funzione continua
f(x) = 1/2 sin 2x + cos x.
La derivata prima della funzione assegnata è f ′(x) = cos 2x – sin x. I valori che annullano la f ′(x) sono
le radici dell’equazione cos 2x – sin x = 0, cioè (dalle formule di duplicazione degli angoli)
216

⇒ 2sin2 x + sin x – 1 = 0 ⇒
−1 ± 1 + 8
cos2 2x – sin2 x – sin x = 0 sin x = 

⇒ = π/6, = 5π/6
4
Q
F#
−1 ⇒ = 3π/2
Quindi, f(π/6) = 3 √3/4, f(5π/6) = – 3 √3/4, f(3π/2) = 0. Essendo f(0) = f(2π) = 1, si nota che il
massimo ed il minimo assoluti valgono, rispettivamente, f(π/6) = 3 √3/4 e f(5π/6) = – 3 √3/4.

466) Verificare se esiste il massimo ed il minimo assoluto nell’intervallo ]– ∞, ∞[ della funzione


x
continua f ( x ) = .
1 + x2
Poiché la f(x) è considerata in un intervallo illimitato, non è applicabile il Teorema di Weierstrass
(cioè che l’esistenza del massimo e del minimo assoluto per una funzione continua, in un insieme
chiuso e limitato). Quindi non è assicurata, a priori, l’esistenza del minimo e del massimo assoluto.
1 + x2 − x ⋅ 2 x 1 − x2
f ′( x) = = , che si annulla per x = – 1 e per x = 1. Quindi si ottiene:
(1 + x ) (1 + x )
2 2
2 2

1 x
f(1) = 1/2, f(– 1) = – 1/2; inoltre il lim x 2 = lim x x 2 ).
= 0 (in quanto
x → ±∞ 1 + x x → ±∞
2 1+ 1 1 + x2 2
x x
Si può affermare che il massimo ed il minimo assoluti valgono, rispettivamente, f(1) = 1/2 e
f(–1) = –1/2.

467) Verificare se esiste il massimo ed il minimo assoluto nell’intervallo ]– ∞, ∞[ della funzione


x
continua f ( x ) = arctan x − .
1 + x2

f ′( x) =
1

1 + x2 − 2 x2
=
1

1 − x2 ( ) = 2x 2
, che si annulla per x = 0, mentre è
1 + x2 ( ) 1 + x2 1 + x2 ( ) (1 + x )
2 2 2
1 + x2 2

maggiore di zero per qualunque x diverso da zero.


π π
Quindi la funzione data è sempre crescente, ed il lim f ( x ) = − , lim f ( x ) = +
, la funzione
2 x →−∞ 2 x →+∞

data, pur avendo estremi inferiore e superiore finiti, è priva di massimo e di minimo assoluti.

468) Verificare se esiste il massimo ed il minimo assoluto nell’intervallo ]– ∞, ∞[ della funzione


x +1
continua f ( x ) = .
x2 + 1
1− x
f ′( x) = , che si annulla per x = 1, da cui f ′(1) = 0; f ′(x) > 0 per x < 1, f ′(x) < 0 per x > 1.
( )
3
x +1
2

Quindi x = 1 è un punto di massimo relativo per la funzione data. Questo massimo vale
217

f(1) = 2/ √2 = 21/2 = √2 > 1. La funzione data, considerando che √2 = |x|, può essere scritta nella
x +1 x 1 x 1 1
forma f ( x ) = = + = + .
x +1
2
x +1
2
x +1 x 1+ 1 2
2
x2 + 1
x
1 1
Considerato che il lim = 1 , lim = 0 , x/|x| =1 per x > 0, x/|x| = – 1 per x < 0.
x →±∞
1+ 21 x→±∞
x 2
+ 1
x
 
 x 1  1
Si ottiene che il lim f ( x ) = lim  +  = 1 , ed il
x →+∞ x →+∞
 x 1+ 1 2 x2 + 1 
 x 
 
 x 1 1
lim f ( x ) = lim  +  = −1 .
x →−∞ x →−∞
 x 1+ 1 2 x2 + 1 
 x 
Quindi, per la funzione data f(1) = √2 > 1 è il massimo assoluto, mentre non ammette minimo
assoluto, ed ha per estremo inferiore il valore – 1.

469) Determinare i massimi ed i minimi relativi, nell’intervallo ]– ∞, ∞[, della funzione continua
f ( x ) = x 2 e− x .
( ) (
f ′ ( x ) = 2 xe − x − x 2 e − x = 2 x − x 2 e − x ; f ′′ ( x ) = x 2 − 4 x + 2 e − x . )
La f ′(x) = 0 per x = 0 e per x = 2, corrispondentemente si ha f ′′(0) = 2, f ′′(2) = – 2e–2.
Il punto x = 0 è, quindi, punto di minimo relativo ed assoluto, essendo il lim ( x 2 e − x ) = +∞ . Si osservi
x → −∞

Hospital Hospital
x2
che f(0) = 0 ed il lim ( x 2 e − x ) = lim
2x 2
x
= lim x = lim x = 0 .
x →+∞ x →+∞ e x →+∞ e x →+∞ e

–2
Il valore f(2) = 4e è il massimo assoluto della funzione data nell’intervallo ]– ∞, ∞[.

470) Determinare i massimi ed i minimi relativi, nell’intervallo ]– ∞, ∞[, della funzione continua
1 + 2 x arctan x
f ( x) = .
1 + x2

f ′( x) = 2
1 − x2
arctan x , f ′′ ( x ) = −
4x arctan x
(
+ 2 1 − x2 ) 1− 4x arctan x .
(1+ x ) (1+ x ) 2 2
(1+ x )
2 2
2
2

La f ′(x) = 0 per 1 – 2 = 0, cioè x = ± 1 e per arctan x = 0, cioè x = 0, e risulta che


f ′′(–1) = arctan (–1) = – π/4, f ′′(0) = 2, f ′′(1) = – arctan 1 = – π/4. I punti x = – 1 e x = 1 sono di
massimo relativo, e la funzione data assume valore f(–1) = f(1) = (π + 2)/4; nel punto di minimo
relativo x = 0, si ottiene f(0) = 1. Inoltre, essendo il:
2x 2 2
2x x x =0;
lim = lim = lim
x →±∞ 1 + x 2 x →±∞ 1 + x 2 x →±∞ 1
+1
x2 x2
π π
lim arctan x = − , lim arctan x = . Si ottiene:
x →−∞ 2 x → +∞ 2
218

1 + 2 x arctan x  1 2x 
lim f ( x ) = lim = lim  + arctan x  = 0 .
x→±∞ x→±∞ 1+ x 2 x →±∞
 1+ x 1+ x
2 2

Si nota che i punti x = – 1, x = 1 sono di massimo assoluto, invece x = 0 è punto di minimo relativo.
La funzione data manca di minimo assoluto ed il suo estremo inferiore vale zero.

471) fra tutti i parallelepipedi retti, a base quadrata, in cui la somma dei tre spigoli vale a, trovare
quello di volume massimo.
Indicando con x la misura di uno dei due spigoli eguali, la misura del terzo spigolo sarà a – 2x, il
volume sarà f(x) = 2(a – 2x). Di questa funzione vogliamo cercare il massimo assoluto nell’intervallo
0 ≤ x ≤ a/2. Per x = 0 e x = a/2 si ottiene f(0) = f(a/2) = 0, quindi, per il nostro problema questi due
valori sono da scartare. In tutti gli altri punti interni all’intervallo considerato, la derivata:
f ′(x) = 2ax – 6x2, che si annulla, f ′(x) = 0, per
x = a/3 (abbiamo scartato x = 0).
Si conclude che per x = a/3 si ha il massimo assoluto
della funzione (quindi il volume massimo dei
possibili parallelepipedi). Ma per x = a/3 i tre spigoli
sono uguali, pertanto il parallelepipedo, la cui
somma dei tre spigoli è costante, che ha volume
massimo è un cubo.

472) Fra tutti i rettangoli inscritti in un cerchio di raggio r, trovare quello di area massima.

Indicando con x la misura di un lato del rettangolo, la misura dell’altro lato è   = r 2 −   ⇒


2 2
l x
2 2

⇒ l = 4r − x  4r − x , e l’area del rettangolo sarà


2 2 2 2 2

f ( x ) = x 4r 2 − x 2 .

Adesso cerchiamo il massimo assoluto della f(x), con x che


varia nell’intervallo 0 ≤ x ≤ 2r. Per x = 0 e x = 2r, si ottiene
f(0) = f(2r) = 0, pertanto questi due valori sono da scartare. Il
valore della x che rende massima la f(x) rende massima anche
la funzione che si deduce dalla f(x) elevandola al quadrato, e
ciò perché la f(x) > 0, per 0 ≤ x ≤ 2r.

Basterà cercare il valore della x che rende massima la funzione ϕ ( x ) = x 2 ( 4 r 2 − x 2 ) .

ϕ ′ ( x ) = 2 x ( 4r 2 − x 2 ) + x 2 ( −2 x ) = 8 xr 2 − 2 x 3 − 2 x 3 = 8 xr 2 − 4 x 3 ; il valore che rende ϕ′(x) = 0 è


x = r √2, che è interno all’intervallo 0 < x < 2r.
219

Quindi, per x = r √2, la f(x) assume il suo massimo assoluto. Considerato che per x = r √2, l’altro
lato del rettangolo è uguale a r √2 ( 4r − x = 4r − r ⋅ 2 = r 2 ), possiamo affermare che tra tutti
2 2 2 2

i rettangoli inscritti in un dato cerchio, quello di area massima è il quadrato.

473) In un semicerchio, di raggio r, inscrivere il trapezio isoscele di area massima.


Indichiamo con x la misura dell’angolo B Oˆ C . Si ottiene H C = r cos x , O H = r sin x .
L’area del trapezio inscritto sarà:
f ( x ) = OH ⋅ r + OH ⋅ HC = r 2 sin x + r 2 sin x cos x =
= r 2 sin x (1 + cos x ) . Cerchiamo il massimo assoluto della
f(x), con x che varia nell’intervallo 0 ≤ x ≤ π/2;

( )
f ′ ( x ) = r 2 2 cos 2 x + cos x − 1 che, nel suddetto
intervallo, si annulla, f ′ ( x ) = 0 , per x = π/3. Si consideri
che f(0) = 0, f(π/2) = r2, f(π/3) = (3√3/4) r2 > r2.
Il punto x = π/3 è per f(x) punto di massimo assoluto, ed il
trapezio isoscele diventa un semiesagono regolare (che è fra
tutti i trapezi isosceli inscritti in un semicerchio, quello di
area massima).
In molti casi per decidere se un punto x0 , dove risulta f ′(x0 ) = 0, è o no un punto di massimo o di
minimo relativo per f(x) si può evitare di ricorrere alle derivate successive, esaminando come si
comporta la derivata prima, f ′(x) in un intorno (x0 – δ, x0 + δ) con δ > 0, del punto x0. Se nell’intorno
sinistro (x0 – δ, x0) è f ′(x) > 0, mentre nell’intorno destro (x0, x0 + δ) è f ′(x) < 0, allora la f(x) è
crescente a sinistra e decrescente a destra di x0, quindi in x0 si ha un massimo relativo. Se, al
contrario, è f ′(x) < 0 a sinistra di x0 e f ′(x) > 0 a destra di x0, allora la f(x) ha un minimo relativo
in x0 . Se in tutto l’intervallo (x0 – δ, x0 + δ), escluso il punto x0, è f ′(x) > 0, oppure f ′(x) < 0, allora
la f(x) sarà in tale intorno o sempre crescente o sempre decrescente, quindi in x0 la f(x) né massima
né minima.

474) Determinare i massimi ed i minimi relativi e assoluti, nell’intervallo – ∞ < x ≤ 1, della funzione
continua f ( x ) = x 1 − x .

f ′ ( x ) = 1− x −
x
=
( )( =
)
2 1 − x 1 − x − x 2 (1 − x ) − x 2 − 3x
= ;
2 1− x 2 1− x 2 1− x 2 1− x
f ′(x) = 0 per x = 2/3, e avendosi f ′(x) > 0 per x < 2/3 e f ′(x) < 0 per x > 2/3 (e minore di uno), si può
concludere che il punto x = 2/3 è un punto di massimo relativo per la funzione data.
 2 2 3
Considerato che il lim f ( x ) = lim x 1 − x = −∞ , f(1) = 0, f   = , il punto x = 2/3 è di
x → −∞ x → −∞
 3 9
massimo assoluto.
220

475) Determinare il massimo ed il minimo, nell’intervallo – ∞ < x ≤ 1, della funzione continua


4 x2 − 5x + 2
f ( x) = .
x −1
( 8x − 5)( x − 1) − ( 4 x2 − 5x + 2) 4 x2 − 8x + 3
f ′( x) = = ;
( x − 1) ( x − 1)
2 2

= 1/2
f ′(x) = 0 per 4 –8 +3=0 ⇒ "
= 3/2
2
. Considerato che il denominatore della f ′(x), cioè
(x –1)2 > 0 per x ≠ 1, la f ′(x) > 0 quando x > 3/2 e x < 1/2 e negativa per 1/2 < x < 3/2 (x ≠ 1).
Si conclude che x = 1/2 è un punto di massimo e x < 3/2 è un punto di minimo per la funzione data.

476) Determinare il massimo ed il minimo della funzione continua f ( x ) = 3 x 4 .


43
f ′( x) = x , f ′(x) = 0 per x = 0.
3
Avendo f ′(x) < 0 per x < 0, e f ′(x) < 0 per x > 0 per x > 0, si conclude che per x = 0 la f(x) ha un
minimo.

477) Determinare il massimo ed il minimo della funzione continua f ( x ) = ( x − 5 ) .


3

f ( x ) = 3 ( x − 5 ) , f ′(x) = 0 per x = 5.
2

Essendo f ′(x) > 0 per ∀ ∈ N \{5}, si conclude che x = 5 non è né un punto di massimo né di minimo
per la funzione data.

In base alla definizione di punto di massimo o di minimo relativo alla funzione f(x), non è necessario
che la funzione sia derivabile nei suddetti punti (anzi non è nemmeno necessario che la funzione sia
continua).

478) Determinare il massimo ed il minimo della funzione continua f ( x) = x − 3 .


Tale funzione ammette un minimo per x = 3, ma in tale punto non esiste la derivata della f(x).
La funzione data è continua nel punto x = 3, ma la derivata destra vale uno, mentre quella sinistra
vale meno uno, quindi in x = 3 la funzione data non è derivabile, pur essendo continua.
Il rapporto incrementale destro della f(x), per h > 0, nel punto x = 3 è:
f ( 3 + h) − f ( 3) 3+ h −3 − 0h h
= = =
= 1 , con h > 0, quello sinistro è:
h h h h
f ( 3 + h) − f ( 3) 3 + h − 3 − 0 h −h
= = = = −1 , con h < 0
h h h h
f ( 3 + h) − f ( 3)
Quindi, la derivata destra vale lim+ = 1 , mentre quella sinistra vale
x→0 h
f ( 3 + h) − f ( 3)
lim− = −1.
x→0 h
221

479) Determinare il massimo ed il minimo della funzione continua f ( x ) = − 3 x 2 .

f(0) = 0 e f(x) < 0 per ∀ ∈ N \{0}.


Tale funzione non è derivabile per x = 0, ma presenta un massimo nello stesso punto, in quanto

Supposto che nell’intervallo ]a, b[ la derivata non esista soltanto


in un numero finito di punti, allora
per determinare il massimo e il minimo assoluto, oltre che
calcolare il valore della f(x) nei punti dove la f ′(x) = 0 e negli
estremi a e b dell’intervallo, bisognerà calcolarla anche nei
punti dove la derivata non esiste perché il massimo o il minimo
può cadere in uno di questi punti, come si vede in figura.

480) Determinare il massimo ed il minimo, nell’intervallo [–1/2, 2], della funzione continua

f ( x) = (x − 1) .
2
3 2

4x
Per x ≠ ± 1 la derivata è f ′ ( x ) = = 0 , per x = 0. La f(x) non è derivabile per x = –1 e per
(x − 1)
2
3 2

x = 1. Infatti, nel punto x = 1 si ha (ad esempio):

(x )
2
f ( x ) − f (1) −1 − 0 ( x − 1) ( x + 1) ( x + 1)
3 2 2 2 2

lim = lim = lim 3 = lim 3


=∞.
x −1 x −1 ( x − 1) x −1
x →1 x →1 x →1 3 x →1

Per determinare il massimo ed il minimo assoluto, nell’intervallo considerato, dobbiamo calcolare il


valore della funzione per x = –1/2, x = 0 e x = 2. Si ottiene:
 1
f  −  = 3 , f ( 0) = 1, f (1) = 0 , f ( 2 ) = 3 9 , quindi il massimo assoluto la funzione data lo
9
 2 16
raggiunge per x = 2, il minimo assoluto per x = 1.

481) Determinare il massimo ed il minimo assoluto, nell’intervallo ] –1, 6[, della funzione continua

f ( x ) = 3 x2 + 3 ( 4 − x2 ) .
2

2 3 4− x − 3 x
Per x ≠ 0 e Per x ≠ 4 si ha f ′ ( x ) = = 0 per x = 2. La funzione data non è derivabile per
3 3 3( 4 − x )
x = 0 e x = 4. Dobbiamo calcolare il valore della f(x) per x = –1, x = 0, x = 2, x = 4 e x = 6. Cioè:
f ( −1) = 1 + 3 25 , f ( 0) = 3 16 , f ( 2 ) = 2 3 4 , f ( 4) = 3 16 e f ( 6 ) = 3 36 + 3 4 .
Quindi il massimo assoluto la funzione data lo raggiunge per x = 6 ed il minimo assoluto per x = 0,
oppure per x = 4.
222

Asintoti.
Data una curva di equazione y = f(x) la quale presenti dei rami che si estendono all’infinito, e sia
P = (x, y) un qualunque punto di uno di questi rami. Se esiste una retta r tale che, al tendere del
punto P = (x, y) all’infinito lungo quel ramo, la distanza di P da r tende a zero, allora la retta r si
chiama asintoto della curva. Per la ricerca degli asintoti si possono presentare i seguenti casi:
1) Esiste un punto c in cui risulta che il lim f ( x ) = ∞ . In questo caso la retta di equazione x = c è
x→c

un asintoto per la curva.


2) Sia il lim f ( x ) = k , allora la retta x = k è un asintoto per la curva. Se, invece, è il lim f ( x ) = k
x →∞ x → +∞

ed il lim f ( x ) = h , la curva avrà due asintoti, cioè le rette y =k


x → −∞

e y = h.
3) Sia lim f ( x ) = ∞ , in questo caso, se esiste un asintoto per la
x →∞

curva, questo deve essere una retta obliqua rispetto agli assi
cartesiani, quindi avrà un’equazione del tipo y = mx + q.
Inoltre dovrà tendere a zero la distanza fra la curva e
l’asintoto, oppure, la differenza fra le ordinate dei due punti P
e P1 (vedi figura). Quindi il limite:
lim PP1 = lim ( AP1 − AP ) = lim  m x + q − f ( x )  = 0 , da cui,
x→ ∞ x→ ∞ x→ ∞

dividendo per x., si ottiene:


 q f (x) q f ( x)
lim  m + −  = 0 , essendo il lim = 0 , si ricava m = lim , che sostituendolo alla m
x →∞ x x x→∞ x x→∞ x
 
si ottiene q = lim  f ( x ) − mx  . Quindi, se vale che il lim f ( x ) = ∞ , allora, se esiste un asintoto, il
x→∞ x →∞

f ( x)
coefficiente angolare di tale retta è dato da m = lim ed intercetta l’asse delle y nel punto
x→∞ x
q = lim  f ( x ) − mx  . Chiaramente se i limiti di q e di m non esistono, oppure valgono ∞, l’asintoto
x→∞

non esiste.

- Asintoto verticale: Sia f: I\{x0} → R, dove I è un intervallo di numeri reali contenente x0. La retta
− +
verticale x = x0 è un asintoto verticale per x → x0, rispettivamente per x → x0 oppure per x → x0 ,
se il lim f ( x ) = ±∞ (rispettivamente, lim f ( x ) = ± ∞ , oppure lim f ( x ) = ±∞ ).
x→ x 0 x→ x −
0 x→ x +
0

- Asintoto orizzontale: Sia f: ]a, +∞[ → R (rispettivamente f: ]– ∞ , b[ → R). La retta orizzontale


y = y0 è detta asintoto orizzontale per x →+∞ (rispettivamente per x → – ∞), se il limite
lim f ( x ) = y0 .
x →+∞

- Asintoto obliquo: Sia f: ]a, +∞[ → R (rispettivamente f: ]– ∞ , b[ → R). La retta obliqua


y = mx + q è detta asintoto obliquo, per x →+∞ (rispettivamente per x → – ∞), se il limite
f ( x)
lim f ( x ) = ±∞ ed ∃ lim = m ∈ R \ {0} ed ∃ lim f ( x ) − mx = q ∈ R (rispettivamente se il
x → +∞ x→+∞ x x → +∞

f ( x)
limite lim f ( x ) = ±∞ ed ∃ lim = m ∈ R \ {0} ed ∃ lim f ( x ) − mx = q ∈ R ).
x → −∞ x→−∞ x x → −∞
223

x2 − 4
482) Determinare gli asintoti della curva y = .
x +1
x2 − 4
Essendo il lim y = lim y = lim = ∞ , la retta x = –1 è un asintoto verticale della curva. Inoltre
x→−1 x→−1 x→−1 x + 1

Hospital
x2 − 4 2x
considerando che il lim = lim = ∞ , vediamo se esistono asintoti obliqui. Quindi in base
x →∞ x + 1 x →∞ 1
alle formule relative a m e q si ottiene:
f ( x)
Hospital Hospital
x2 − 4 2x 2
m = lim = lim 2 = lim = lim = 1 ;
x →∞ x x →∞ x + x x →∞ 2 x + 1 x →∞ 2

 x2 − 4   x2 − 4 − x2 − x  − x − 4 −1
q = lim  f ( x ) − mx  = lim  − x  = lim   = lim = = −1 .
x →∞ x →∞
 x +1  x →∞
 x +1  x →∞ x +1 1
Si conclude affermando che la retta di equazione y = x – 1 è un asintoto della curva.

2x2 + 5
483) Determinare gli asintoti della curva y = .
x2 − 4x + 3
Il denominatore della frazione si annulla per x = 1 e x = 3, mentre per tali valori non si annulla il
numeratore.
Il lim y = ∞ , lim y = ∞ , quindi le rette x = 1 e x = 3 sono due asintoti verticali della curva data.
x →1 x→3

2x2 + 5 2 x2
Inoltre, il lim 2 = 2 = 2 , cioè la retta di equazione y = 2 è un asintoto orizzontale della
x→±∞ x − 4 x + 3 x
curva.

x +1
484) Determinare gli asintoti della curva y = .
x2 + 1
Il campo di definizione è ∀ ∈ N. Tale curva non ammette asintoti verticali in quanto il suo limite
non diventa infinito per nessun valore di x.
x +1  x 1 x 1 1
Inoltre, dato che il lim = lim  +  = xlim + =1
x →+∞
x +1
2 x →+∞
 x +1
2
x +1 
2 →+∞ x
1+ 1 2
x2 + 1
x 0
1

(x/|x| = 1 per x > 0 e – 1 per x < 0).

x3 +1
485) Determinare gli asintoti della curva y = .
x
1
Essendo il lim y = lim x 2 + = ∞ , la retta x = 0 è un asintoto verticale della curva data.
x→0 x→0 x
x +13
Inoltre, il lim = ∞ . Adesso controlliamo se esistono asintoti obliqui, cioè:
x→∞ x
224

f ( x) x3 + 1  1
m = lim = lim 2 = lim  x + 2  = ∞ , questo significa che la curva non ha asintoti obliqui.
x →∞ x x→∞ x x →∞
 x 

Concavità, convessità e flessi delle curve piane.


Si abbia una curva piana di equazione y = f(x), con f(x) definita nell’intervallo ]a, b[ ed ivi derivabile.
Sia P0 = (x0, y0) un punto qualunque di detta curva, con x0
interno a ]a, b[ e supponiamo f ′(x0) pari ad un numero, allora
in P0 la tangente alla curva non è parallela all’asse y.
Diremo che nel punto P0 la curva la concavità verso la
direzione positiva dell’asse y, o verso l’alto (oppure la
convessità nella direzione opposta o verso il basso) quando
esiste un intorno completo H del punto x0, per ogni x del
quale, diverso da x0, le ordinate della curva sono maggiori
di quelle della tangente in P0 corrispondenti alle medesime
ascisse. Se, invece, in tale intorno le ordinate della curva sono minori di quelle corrispondenti della
tangente, diremo che la curva in P0 volge la concavità verso la direzione negativa dell’asse delle y
o verso il basso (oppure la convessità nella direzione opposta o verso l’alto).
Se non si presenterà nessuno di questi due casi, allora la tangente in P0 attraversa la curva e si dirà
che questa in P0 ha un flesso, o punto di inflessione.
Teorema. Se f ′′(x0) ≠ 0, allora la curva in P0 volge la concavità verso l’alto o verso il basso, a seconda
che è f ′′(x0) > 0 oppure f ′′(x0) < 0. Se, invece, si ha f ′′(x0) = 0 e f ′′′(x0) ≠ 0, allora in P0 la curva
presenta un flesso.

486) Studiare la funzione f ( x ) = x − 3x .


3

Le derivate successive della funzione data sono f ′ ( x ) = 3 x 2 − 3 = 3 ( x 2 − 1) , f ′′ ( x ) = 6x , f ′′′ ( x ) = 6


Nell’intervallo – 1 < x < 1 è f ′(x) < 0, quindi la f(x)
è decrescente.
Per x < – 1 oppure per x > 1 è f ′(x) > 0, quindi la f(x)
è crescente.
Per x = 1, la funzione, ha un minimo relativo che vale
f(1) = – 2.
Per x = –1, la funzione, ha un massimo relativo che
vale f(–1) = 2.
Nell’intervallo ]–∞, 0[ è f ′′(x) < 0, quindi la curva
volge la concavità verso il basso, mentre volge la
concavità verso l’alto nell’intervallo ]0, + ∞ [, in
quanto è f ′′(x) > 0.
Adesso cerchiamo i punti di flesso: f ′′(x) = 0 = 6 x = 0 per x = 0, a cui corrisponde un flesso perché
f ′′′(x) = 6 ≠ 0.
225

Studio del grafico di una funzione y = f(x).


Si procede secondo l’ordine seguente:
1) Determinare l’insieme di esistenza della f(x) (la definizione del campo di esistenza o insieme di
definizione o dominio di una funzione (C.E.) è il primo passo da intraprendere nello studio di una
funzione) e delle eventuali simmetrie rispetto all’asse delle y oppure dell’origine delle coordinate.
Affinché una curva sia simmetrica rispetto all’asse delle y bisogna che, se il punto (x, y) appartiene
alla curva, anche il punto (– x, y) appartiene alla curva.
Se l’equazione della curva è y = f(x), bisogna che risulti f(x) = y, f(– x) = y, quindi f(x) = f(– x).
Perché l’origine delle coordinate sia centro di simmetria per una curva, bisogna e basta che, se il
punto (x, y) appartiene alla curva, anche il punto (– x, – y) appartiene alla curva. Se l’equazione
della curva è y = f(x), risulterà f(x) = y, f(– x) = – y, quindi f(x) = – f(– x).
2) Ricerca di eventuali asintoti della curva.
3) Calcolo della derivata prima e seconda della funzione, per lo studio della crescenza o decrescenza,
dei massimi e minimi, dei flessi, della convessità e concavità.
4) Per ottenere la massima esattezza, nel disegno della curva, si potranno calcolare le coordinate di
alcuni suoi punti, servendosi della sua equazione.

x
487) Studiare il grafico della funzione y = .

L’insieme di esistenza della funzione data è ∀ ∈ N \{±1}.


x −1 2

La curva non è simmetrica rispetto all’asse delle y, in quanto f(x) ≠ – f(x). La curva è simmetrica
rispetto all’origine degli assi cartesiani, in quanto f(–x) ≠ – f(x).
Essendo il lim y = ∞ ed il lim y = +∞ , le rette di equazione x = – 1 e x = 1 sono due asintoti verticali
x →−1 x →+1

della curva.
x
Per meglio comprendere l’andamento della curva, si osservi che è < 0 per x < – 1, mentre risulta
x −1
2

lim− y = −∞ , lim+ y = +∞
.
lim− y = −∞ , lim+ y = +∞
x x →1 x →1
> 0 per – 1 < x < 0, quindi , inoltre poiché il
x −1
2
x →−1 x → −1

x
lim y = lim = 0 , anche la retta di equazione y = 0, cioè l’asse delle x, è un asintoto per la
x → ±∞ x → ±∞ x −1
2

curva.
2 x ( x2 −1) − 2 ( x2 + 1)( x2 −1) 2 x 2 x ( x2 −1) 2 ( x2 + 1) 2 x ( x 2 + 3)
2
x2 + 1
Si ha y′ = − , y′′ = − =− =
( ) ( x2 −1) ( x2 −1) ( x −1)
2 4 4 3
x2 − 1 2
226

La y′ non si annulla mai, quindi la funzione non ha


massimi né minimi relativi. Risultando sempre y′ <
0 la curva sarà sempre decrescente, salvo i due salti
bruschi da – ∞ a + ∞ per x = – 1 e per x = 1.
Inoltre, y′′ < 0 per x = – 1; y′′ > 0 per – 1< x < 0; y′′
< 0 per 0 < x < 1; y′′ = 0 per x > 1, quindi la curva
volge la concavità verso l’alto negli intervalli ]–1, 0[ e
]1, +∞[ e verso il basso negli intervalli ]– ∞, –1[ e ]0,
1[. Per x = 0, y′′(0) = 0 e y′′′(0) ≠ 0, quindi, nell’origine
la curva ha un flesso.
Infine, per x = 0 la y = f(x) = 0, e viceversa; quindi la
curva incontra gli assi coordinati solo nell’origine
delle coordinate.

x2 − 5x + 4
488) Studiare il grafico della funzione y = .
x −5
L’insieme di esistenza della funzione data è ∀ ∈ N \{5}.
La curva non è simmetrica né rispetto all’origine né rispetto all’asse delle y, in quanto:
x2 − 5x + 4 ( − x ) + 5x − 4 ( − x ) + 5x − 4 .
2 2

≠ e −y ≠
x −5 −x − 5 −x − 5
Essendo il lim− y = −∞ ed il lim+ y = +∞ , la retta x = 5 è un asintoto verticale della curva. Inoltre il
x →5 x →5

x − 5x + 4
2
lim = ∞ , pertanto vediamo se la curva ammette un asintoto obliquo:
x→∓ ∞ x −5
y x2 − 5x + 4
= 1, q = lim ( y − mx ) = lim  x −2 5 x + 4 − x  = lim 4 = 0 .
2
m = lim = lim 2
x→∞ x x→∞ x − 5x x →∞ x →∞
 x − 5x  x →∞ x − 5
Quindi, la retta y = x è un asintoto della curva.
Si ottiene y ′ = x − 10 x +2 21 , y ′′ =
2
8
; y′ = 0 per x = 3 e x = 7. Considerato che il denominatore
( x − 5) ( x − 5)
3

è sempre maggiore di zero per x ≠ 5, si ottiene y′ > 0 per x < 3 e per x > 7, e y′ < 0 per 3 < x < 7 e
x ≠ 5. Quindi la curva è crescente nell’intervallo
]–∞, 3[ e ]7, +∞[ e decrescente nell’intervallo
]3, 7[, salvo il salto da – ∞ a + ∞ per x = 5.
Inoltre, per x = 3 la f(x) ha un massimo relativo che
vale y(3) = 1, e per x = 7 un minimo relativo che
vale y(7) = 9.
Essendo y′′ < 0 per x < 5 e y′′ > 0 per x > 5, la curva
volge la concavità verso il basso nell’intervallo
]–∞, 5[ e verso l’alto nell’intervallo ]5, + ∞[.
Non vi sono flessi perché la y′′ non si annulla mai.
La curva interseca gli assi coordinati nei punti
(0, – 4/5), (1, 0) e (4, 0).
227

489) Studiare il grafico della funzione y = 3x + 4 1 − x 2 .


La funzione data è definita per 1 – x2 ≥ 0, cioè per
– 1≤ x ≤ 1 e risulta y(– 1) = – 3 e y(1) = 3.
3 1 − x2 − 4x
y′ = = 0 per x = 3/5.
1 − x2
Nell’intervallo ]–1, 3/5[ la funzione data cresce da
– 3 a 5 e nell’intervallo ]3/5, 1[ decresce da 5 a 3.
Non ci sono flessi perché la y′′ non si annulla mai.

−x 2
490) Studiare il grafico della funzione y = e .

L’insieme di esistenza della funzione data è ∀ ∈ N , ed è sempre positiva.


E’ una funzione pari, quindi simmetrica rispetto all’asse delle y, in quanto sostituendo x in – x la y
non cambia.
lim y = 0 , la retta y = 0, ossia l’asse delle x, è un asintoto orizzontale della curva.
x →±∞

y′ = −2xe− x e y ′′ = 2 ( 2 x 2 − 1) e − x , quindi y′ = 0 solo per x = 0, la curva cresce nell’intervallo


2 2

Assume il suo massimo valore per x = 0 ⇒ y = 1.


]–∞, 0[ e decresce nell’intervallo ]0, +∞[.

y′′ > 0 per x < –1/ √2 e per x >1/ √2 ;


y′′ < 0 per –1/ √2 < x <1/ √2 ;
y′′ = 0 per x = –1/ √2 e per x =1/ √2 .

per x < –1/ √2 e per x >1/ √2 , e verso


Quindi, la curva è concava verso l’alto

il basso per –1/ √2 < x <1/ √2 .


Si ha un flesso per x = –1/ √2 e per
x = 1/ √2 in quanto, in questi punti, la
y′′′ ≠ 0.
Il grafico di questa funzione, che si
chiama curva di Gauss o degli errori, è
disegnato in figura a fianco.
228

491) Studiare il grafico della funzione y = x cos x − sin x .


Essa è definita in R. La funzione è dispari e
y(–x) = – y(x), quindi la curva è simmetrica
rispetto all’origine degli assi coordinati, quindi
basta studiarla in ]0, +∞[.
y(0) = 0; il limite lim y non esiste.
x →+∞

y ′ = − x sin x = 0 nei punti x = kπ con


k = 0, 1, 2, …
y′ < 0 in ]0, π[, ]2π, 3π [, ]4π, 5π [, …; y′ > 0 in
]π, 2π[, ]3π, 4π [, …
I punti x = π, 3π, 5π, … sono punti di minimo
relativo, in cui risulta y = – x.
I punti x = 2π, 4π, 6π, … sono punti di massimo
relativo, in cui risulta y = – x.

492) Studiare il grafico della funzione y = log ( 4 cos 2 x + 8 sin x − 7 ) .

E’ una funzione periodica di periodo 2π, in quanto, essendo cos ( x + 2π ) = cos x e sin ( x + 2π ) = sin x
si ottiene che y = ( x + 2π ) = y ( x ) , quindi è sufficiente studiare la funzione data nell’intervallo
]0, 2π[. I valori della x nell’intervallo ]0, 2π[, per i quali la funzione è definita, si trovano fra le
soluzioni della seguente disequazione: 4 cos 2 x + 8 sin x − 7 > 0.

4 sin 2 x + 8 sin x + 3 > 0, che è soddisfatta per 1/2 < sin x < 3/2, essendo sempre sin x < 3/2 = 1,5 ⇒
Esprimendo il cos x in funzione del sin x ( sin 2 x + cos 2 x = 1 )e semplificando, si ottiene:

⇒sin x > 1/2, da cui si ricava π/6 < x < 5π/6. Considerando il lim + ( 4 cos 2 x + 8sin x − 7 ) = 0 , i limiti
x →π
6

lim − ( 4 cos x + 8sin x − 7 ) = −∞ ,


2
lim + ( 4 cos x + 8sin x − 7 ) = 0 ,
2
il
x →π x → 5π
6 6

lim + ( 4 cos x + 8sin x − 7 ) = 0 lim − ( 4 cos x + 8sin x − 7 ) = −∞ .


2 2

x → 5π x → 5π
6 6

Quindi, le rette x = π/6 e x = 5π/6 sono due asintoti verticali


della curva.
8cos x (1− sin x)
y′ = , che nell’intervallo ]π/6, 5π/6 [, si
4cos2 x + 8sin x − 7
annulla solo per x = π/2.

x ∈ ]π/6, 5π/6 [, si nota che la y è crescente nell’intervallo


Il denominatore della y′ è sempre positivo per

]π/6, π/2 [ e decrescente nell’intervallo ]π/2, 5π/6 [.


229

Per x = π/2, la f(x) assume il massimo assoluto che vale


0 – f(π/2) = 0. La curva è simmetrica rispetto alla retta di
equazione x = π/2. Infatti, presi due punti simmetrici rispetto
a π/2, e precisamente:
π/2 + t e π/2 – t, ricordando che cos (π/2 – t) = sin t;
sin (π/2 – t) = cos t; cos (π/2 + t) = – sin t;
sin (π/2 – t) = cos t, si ottiene:

π   π  π  
y  − t  = log  4 cos 2  − t  + 8sin  − t  − 7  = log [ 4 sin t + 8 cos t − 7 ] .
2   2  2  
π  π 
Quindi y  −t  = y +t .
2  2 

x3 − 1
493) Studiare il grafico della funzione y = .

Essa è definita per x ∈ ] –∞, 0[ ∪ [1, +∞[.


x

x3 1 1
Il lim− y = lim− − = lim− x 2 − = +∞ , la retta x = 0, cioè l’asse delle x, è un asintoto verticale
x →0 x →0 x x x →0 x
della curva. Poiché il lim y = +∞ , vediamo se la curva ammette asintoti obliqui, cioè, considerando
x →±∞

x3 − 1 x3 1 1 1
che y = = − = x 2 − = x 1 − 3 , si ottiene:
x x x x x
y x 1  1
m = lim = lim  1− 3  = lim  − 1− 3  = −1,
x→−∞ x x→−∞ x x  x→−∞  x 

 x3 − 1   x3 − 1 
 + x − x 1
   x  x  −
x3 − 1
q = lim ( y − mx ) = lim  + x  = lim    = lim x =0.
x →−∞   x→−∞  x3 − 1 
x →−∞
 x 
x →−∞
x −1
3

 − x −x
 x  x
 
y
Quindi, la retta y = – x è un asintoto della curva. Inoltre si ha che m = lim =1 e
x → +∞ x
q = lim ( y − mx ) = 0 , pertanto anche la retta y = x è un asintoto.
x →+∞
230

2 x3 + 1 x
Inoltre, per x ≠ 1 la y′ = =0
2x 2
x −1
3

nel campo di definizione della y solo per


1
x = − 3 , questo è un punto di minimo
2
relativo per la funzione data.
Considerando che f(1) = 0, lim+ y′ = +∞ , nel
x →1

punto (1, 0) la tangente alla curva è parallela


all’asse delle y. Non ci sono flessi.

x
494) Studiare il grafico della funzione y = .
1 − x2
Essa è definita per x ∈ R\{± 1}.
Il lim y = +∞ , le rette x = 1 e x = – 1 sono asintoti verticali della curva.
x →±∞

1
x
Il xlim = lim x = 0 , l’asse delle x è un asintoto orizzontale della curva. Considerato che
→±∞ 1 − x 2 x→±∞ 1
−1
x2
sostituendo x in – x la y non cambia, il grafico è simmetrico rispetto all’asse delle y, quindi basterà
studiare la funzione per x ≥ 0, cioè per l’intervallo [0, + ∞[. La funzione data si scrive:
⎧ x i k0≤ <1
⎪ 1 − x2 1 + x2

. Per 0 ≤ x < 1, si ottiene y′ =
⎪ i k >1
f(x) = 2 che è sempre maggiore di
( )
⎩ x −1
x 1− x 2
2

zero.

Quindi la f(x) è crescente nell’intervallo [0, + ∞[.


1 + x2
Per x > 1, si ottiene y′ = − , questa è sempre
(1− x )
2
2

negativa, quindi la f(x) è decrescente nell’intervallo


]+ ∞, 0[.
Per x = 0+ si ottiene y ′ = ( 0 + ) = 1 , per simmetria la

( )
y ′ = 0 − = − 1 , quindi il punto x = 0 è un punto angoloso
per la curva.
231

495) Studiare il grafico della funzione y = x2 − 6x − 9 .

Considerato che 6x − 9 = − ( 6x − 9) per x ≤ 3/2, e 6 x − 9 = 6 x − 9 per x ≥ 3/2, questa funzione

⎧ x 2 + 6 x − 9 i k ≤ 3/2
x 2 + 6 x − 9 i k ≤ 3/2 ⎪
equivale a y = . − ( x − 3) i k ≤ ≤ 3 .
#
x2 − 6x + 9 i k ≥ 3/2 ⎨

1
, cioè y =

⎩ − 3 i k ≥3

log ( x 2 − 2 x + 2 )
496) Studiare il grafico della funzione y = − 2 arctan ( x − 1) .

E’ definita per 2 – 2 + 2 > 0, è soddisfatta per ∀ ∈ N \{1}.


x −1

2x − 2
Il lim arctan ( x − 1) = 0 , il lim
(
log x 2 − 2 x + 2
Hospital
)
= lim x − 2 x + 2 = 0 , pertanto risulta il lim y = 0 .
2

x →1 x →1 x −1 x →1 1 x →1

log ( x 2 − 2 x + 2 )
Hospital Hospital
2x − 2 2
In modo analogo, il lim = lim 2 = lim = 0,
x →±∞ x −1 x →±∞ x − 2 x + 2 x →±∞ 2 x − 2

π π
il lim arctan ( x − 1) = − , il lim arctan ( x − 1) = , da ciò si ottiene che il lim y = +π , ed il
x → −∞ 2 x → +∞ 2 x →+∞

lim y = −π . Quindi, le rette di equazione y = π e y = – π sono due asintoti orizzontali della curva.
x →+∞

( ) = − log 1 + ( x − 1) 
2
log x 2 − 2 x + 2  ; questa risulta sempre minore
Per x ≠ 1, si ottiene che la y ′ = −
( x − 1) ( x − 1)
2 2

di zero perché, per x ≠ 1, essendo 1 + (x – 1)2 > 0 risulta che il log [1 + (x – 1)2] > 0. La funzione è,
quindi, sempre decrescente. Considerato che il lim y = 0 , nel punto x = 1 la funzione presenta una
x →1

discontinuità eliminabile, che si può eliminare ponendo:

− 2 arctan ( x − 1) i k ≠ 1 . Così si ottiene una funzione continua anche nel


log ( x 2 − 2 x + 2 )
y=0
0 i k =1
x −1

punto x = 1. Si nota che nel punto x = 1 la funzione è anche derivabile.


(
log x 2 − 2 x + 2 ) − arctan ( x −1)
f ( x ) − f (1) x −1
lim = lim , con la regola di De L’Hospital, avendo già
x →1 x −1 x →1 x −1
calcolato la derivata del numeratore, si ottiene:
2 ( x − 1)
f ( x ) − f (1) − log ( x 2 − 2 x + 2 ) −
x − 2 x + 2 = lim
2 −1
lim = lim = lim = −1 .
x →1 x −1 x →1
( x − 1)
2 x →1 2 ( x − 1) x →1 x − 2x + 2
2

Quindi f ′(1) = –1.


232

sin log (1 − x )
497) Calcolare il lim .
x→0
sin x
sin log (1 − x ) sin log (1 − x ) log (1 − x ) −1 −1
lim = lim = 1⋅1⋅ = −1 .
x→0 sin x x→0 log (1 − x ) −x sin x 1
x

log (1 − cos x )
498) Calcolare il lim .
x →0 log x
 1 − cos x 2   1 − cos x 
Il log (1 − cos x ) = log  2
x  = log  2  + 2log x , pertanto la funzione si può scrivere:
 x   x 
 1 − cos x 
log  
log (1 − cos x )  x
2
 +2.
=
log x log x
(1 − cos x ) = 1
Essendo il lim (limite notevole), ed il lim+ log x = −∞ , si ottiene:
x→0 x2 2 x →0

 1 − cos x 
log  
log (1 − cos x )  x2 
lim = lim +2=2.
x →0 log x x →0 log x

499) Calcolare il lim log x log (1 − x ) .


x→ 0

log (1− x )
Moltiplicando e dividendo per x, si ottiene che log x log (1− x ) = x log x .
x
log (1 − x )
Il lim x log x = 0 , il lim = −1, pertanto:
x→0 x→0 x
lim log x log (1 − x ) = 0 .
x→0

500) Calcolare il lim+ log x log log x .


x →1

E’ del tipo 0∞. Posto log x = t si ottiene lim+ log x log log x = lim+ log t log t = 0 .
x →1 t →0

501) Calcolare il lim


(
x x
1
x
−1 ).
x →+∞ log x
Posto t = 1/x si ottiene w = t log t, pertanto:

lim
(
x x
1
x
−1 ) = lim e − t log t
−1
= lim
ew − 1
=1.
x → +∞ log x t → 0+ − t log t w→ 0 w

tan x − sin x 1
502) Calcolare che il lim = .
x3 x→02
Tenendo conto dei limiti notevoli, si ottiene:
233

sin x
− sin x sin x (1 − cos x )
tan x − sin x cos x sin x 1 − cos x 1 1
lim 3
= lim 3
= lim 3
= lim lim 2
lim = .
x →0 x x →0 x x →0 x cos x x →0 x x→0 x x →0 cos x 2
1 1 1
2

503) Calcolare il lim cos x .


x →π x − π
2
2
Posto t = x – π/2, si ottiene:

lim
cos x
= lim
(
cos t + π )
2 = lim − sin t = −1
.
x→π
2 x −π t →0 t t →0 t
2

a x − bx
504) Calcolare il lim , con a, b > 0.
x→0 x

. Se a = 1 è e x log a − 1 = 0 ∀ ∈ N ; se a ≠ 1 si ottiene
a x − bx ex log a − ex logb ex log a −1 1 − ex logb
= = +
x x x x
e x log a − 1 e x log a − 1
= log a , che tende a log a per x che tende a zero. In entrambi i casi, il
x x log a
exlog a −1 a x − bx a
lim = log a , pertanto, il lim = log a − log b = log   .
x→0 x x →0 x b

sin ( ax)
505) Calcolare il lim , con a ≠ 0.
x→0 x
sin t
Posto t = ax, si ottiene che il a lim =a.
t →0 t
1

sin ( ax)
506) lim = 0 , con a ≠ 0.
x→±∞ x

x2 + x sin x
507) Calcolare il lim .
x→0 1− cos x
2
Dividendo il numeratore ed il denominatore per e tenuto conto dei limiti notevoli, si ottiene:
1

sin x
1+
x 2 + x sin x x , al limite per x → 0.
=
1 − cos x 1 − cos x
x2
1
2

1+1
Quindi, per x → 0, si ottiene: = 4.
1
2
234

ecx − 1 + x
508) Calcolare il lim .
x →0 tan x
Dividendo il numeratore ed il denominatore per , si ottiene:
ecx − 1 + x ecx − 1 + x x
= .
tan x x tan x
x ecx − 1 + x ecx − 1 1 − 1 + x
Considerando che il lim = 1 (limite notevole), inoltre che = + ,
x→0 tan x x x x
e cx − 1 et − 1
considerando i limiti, e ponendo cx = t, si ha che lim = lim c=c.
x→ 0 x t →0 t
1

lim
1− 1+ x
= lim
(
1− 1+ x 1+ 1+ x
= lim
1 − (1 + x ) )(1
= − ; pertanto:
)
x→0 x x→0
x 1+ 1+ x x→0
(
x 1+ 1+ x 2 ) ( )
ecx − 1 + x 1
lim =c− .
x →0 tan x 2

x+ x
509) Calcolare il lim 1
.
x→0
x 4

(
x 1+ x )=
x+ x
(1 + x ) = 1 per x → 0.
4
x
1
= 1 4
x 4
x 4 x

x − sin x
510) Calcolare il lim =1.
x + cos x
x → ±∞

Dividendo il numeratore ed il denominatore per x si ottiene:


sin x
1−
x − sin x x , i limiti notevoli lim sin x = 0 , lim cos x = 0 .
=
x + cos x 1 + cos x x →±∞ x x → ±∞ x
x
Quindi, il limite cercato vale uno.

511) Calcolare il lim x x .


x→ 0+
x
xx = elog x = exlog x ; il lim x log x = 0 . Quindi, il lim x x = 1 .
x → 0+ x → 0+

512) Calcolare il lim x a


x →+∞ ( 1
x
−1 .)
Ponendo t = 1/x, si ottiene che il lim x a −1 = lim
x→+∞ t →0
at −1
t
= lim
t →0 (
et log a −1
1

t
x
)
= log a .

1 
513) Calcolare il lim+  + log x  .
x →0 x 
235

1 1 + x log x
+ log x = → 0 + per x → 0+ (il lim x log x = 0 ).
x x x→0

514) Calcolare il lim e −21 + sin x .


x

x→0
(1 + x ) − 1 + tan x
Dividendo il numeratore ed il denominatore per x si ottiene:
e x − 1 sin x
+
e x − 1 + sin x x x
= , considerati i limiti notevoli:
(1 + x ) − 1 + tan x (1 + x ) − 1 + tan x
2 2

x x
e x −1 (1 + x ) − 1 = x 2 + 2 x = x ( x + 2 ) →
2

lim = 1 , lim tan x = lim sin x 1 = 1 , e considerato che


x→0 x x→ 0 x x→ 0 x cos x x x x
→ 2 per x → 0. Quindi:
e x − 1 + sin x 2 2
lim = = .
(1 + x ) 2 +1 3
2
x→ 0
− 1 + tan x

515) Calcolare il lim e x sin ( e − x cos x ) .


x → +∞

Si considerino le successioni xn = π/2 + 2nπ e yn = 2nπ, con n ∈ N, si ha che il lim xn = lim yn = +∞


Questo limite non esiste.

per ∀ | ∈ ‡ . Si ottiene che e sin ( e cos xn = 0 ⇒ lim e x sin ( e − x cos x n ) = 0 ;


x →+∞ x →+∞
xn − xn
) x → +∞
n n

(
sin e − yn ) →1
yn
e sin e ( − yn
)
cos yn = e sin e yn
( − yn
)= e − yn
per n → ∞, essendo il lim e − y = 0 ed il
x →∞
n

sin t
lim = 1.
t→0 t

x
 sin x 
516) Calcolare il lim   .
x →+∞
 x 
x  sin x 
sin x +  sin x  x log
x 
Il lim = 0 , quindi il lim   = e 
=0.
x→+∞ x→+∞
x  x 

x
(1− x )
517) Calcolare il lim x .
x →1

Considerando che x (1− x ) = e ( 1− x ) , ponendo 1 – x = t, si ottiene:


x x log x

x 1− t log (1 − t )
lim log x = lim log (1 − t ) = lim (1 − t ) = −1 .
x →1 1 − x t→0 t t → 0 t
lim notevole

1
518) Calcolare il lim − tan x .
π− cos x
x→
2

Forma indeterminata del tipo + ∞ – ∞.


236

Posto x = π/2 – t, con t > 0, si ha cos x = sin t, sin t = cos t, da cui:


1 1 cos t 1 t 1 − cos t t
− tan x = − = (1 − cos t ) = 2
t . Considerando che il lim

= 1 , il
cos x sin t sin t sin t sin t t t 0 sin t
1 − cos t 1 1
lim 2
= . Il lim − tan x = 0 .
t →0 t 2 π cos x −
x→
2

 1 2
519) Calcolare il lim  − 2 .
x→0
 1 − cos x x 
Forma indeterminata del tipo + ∞ – ∞.
1− cos α
sinα =
2 2

1 2
− 2 =
x 2 − 2 (1 − cos x ) x − 2 ⋅ 2 sin
=
2 2 x
2 =
x − 2 sin x
2
x + 2 sin x
2 ( ) ( ( )) ( ( )) =
1 − cos x x (1 − cos x ) x 2
(1 − cos x ) x 2
(1 − cos x ) x 2

=
x − 2 sin x ( 2 ) x ( x + 2 sin ( x 2 )) = x − 2 sin ( x 2 )
3
x2 x + 2 sin x( )
2 . Quindi:
x 3
(1 − cos x ) x 2
x 3
1 − cos x x

lim
x − 2sin x ( 2 ) = lim 2 ( x 2 ) − sin ( x 2 ) = 2 lim ( x 2 ) − sin ( x 2 ) = 1 1 = 1 (Riconducendolo al
( x 2)
3
x →0 x3 x →0 x 8 3 x →0
4 6 24
1
4

t − sin t 1
lim = , questo limite si calcola più agevolmente con il metodo degli sviluppi asintotici).
t→0 t3 6
x 2 (1 + cos x ) x 2 (1 + cos x )
2
x2  x 
Inoltre, il lim
x →0 1 − cos x
= lim
x →0 (1 − cos x )(1 + cos x )
= lim
x →0 1 − cos x2
= lim   (1 + cos x ) = 2 ;

x → 0 sin x
 2
sin 2 x 1

lim
x + 2sin x ( 2 ) = lim 1 + sin ( x 2 )  = 2 .
x →0 x x →0  x 
 2 
1+1

 1 2 1 1
Quindi, il lim  − 2  = ⋅2⋅2 = .
x→0
 1 − cos x x  24 6

( )
1
2 log5 x2
520) Calcolare il lim+ sin x .
x→0

Si può osservare che x → 2 è biiettiva da ]0, + ∞[ in ]0, + ∞[, ed ha limite nullo per x → 0+.
Forma indeterminata del tipo 00.

Posto 2 = t, il limite esiste se e solo se esiste (ed in tal caso coincide con esso) il
 logsin t 
  log t
lim+ ( sin t )
1
log5 t
= lim+ e  log5 t 
. Considerato che il log5 t = , si ottiene:
x→0 t →0 log5
237

((
log sin t log t sin t
=
t )) log 5 = log 5 log t + log (sin t t ) = log 5 1 + log (sin t t )  , che tende a
log 5 t log t log t  log t 
 

log 5 per t → 0+. Si conclude che il limite dato vale lim+ sin x ( )
1
2 log5 x2
= elog5 = 5 .
x→0

521) Calcolare la derivata prima e seconda della funzione f ( x ) = tan arccos 1 − sin 2 x  , per
x ∈ ]0, π/2[.
 

In ]0, π/2[ si ha 1 − sin 2 x = cos x e arccos ( cos x ) = x . Pertanto, la f(x) si può scrivere nella forma
−2 cos x sin x −2 sin x
f ( x ) = tan x , per cui: f ′ ( x ) = 1
2
, f ′′ ( x ) = = .
cos x cos 4 x cos 3 x

522) Sia f ∈ C1(R), tale che f ′(1) = 5e. Posto g(x) = f(log x), calcolare la g′(e).
Osserviamo che la funzione g ∈ C1 ]0, + ∞[, in quanto composizione di funzioni di classe C1 del

g′(e) = f ′ log (x)1/x ⇒ g′(e) = f ′(1)/e = 5.


proprio dominio. Pertanto, utilizzando il Teorema di derivazione delle funzioni composte, si ricava

523) Data la f ( x ) = e − 2π x −1, stabilire se f(x) è invertibile e calcolare la derivata di f ′(y) per
− x +1

∈ N , ricaviamo che f è strettamente monotòna decrescente,


y = – 2π.
La f ′ ( x) = −e − 2π < 0 per ogni
− x+1

quindi è invertibile su tutto R. Osserviamo, inoltre, che f(x) = – 2π se e solo se x = 1, cioè se


f -1(– 2π) = 1. Quindi, dal Teorema di derivazione della funzione inversa, si ricava:

( f )′ ( 2π ) =
−1 1
=
1
=−
1
.
(
f′ f −1
( 2π ) ) f ′ (1) 1 + 2π

524) Stabilire se è possibile applicare il Teorema di Lagrange alla funzione:


f ( x ) = arctan (1 + 5 x ) + ( 3 − x )
1
5 , nell’intervallo [1, 4].

La funzione data è definita e continua in R, inoltre la f ′ ( x ) = 5 1


− .
1 + ( 5 x + 1) 5 (3 − x )
2 4
5

Quindi, la derivata della funzione data non è definita in x = 3. Pertanto, non possiamo applicare il
Teorema di Lagrange, che richiede che la f(x) sia dovunque derivabile nell’intervallo [1, 4].

525) Data la f : R → R, definita da f ( x ) = 2 x + 1log ( 2 x + 1) , determinare il campo di esistenza della


f (x)e gli eventuali punti in cui essa si può prolungare con continuità e derivabilità.
La f(x) è definita se si impone la condizione 2x + 1 > 0, che ha come soluzione x > –1/2; quindi, il
campo di esistenza C.E. (f) = ] –1/2, + ∞[.
Per stabilire se la f(x) è prolungabile con continuità in x = –1/2, calcoliamo il limite:
238

lim+ f ( x ) = lim+ t log t = 0− (abbiamo considerato t = 2x + 1 ed il limite notevole x α log x β


→0
1 x→0
x→−
2

‰( ) > −1/2
per x → 0). Quindi, la f(x) è prolungabile con continuità in x = –1/2 mediante la funzione:
fɶ ( x ) = "
0 = −1/2
. Vediamo se fɶ ( x ) è derivabile in x = –1/2, calcolando il rapporto
incrementale destro:

lim+
(
fɶ − 1 + h − fɶ − 1
2 2 ) ( )
= lim+
2 (
2 − 1 + h −1log 2 − 1 + h
2
= lim+
) ((
2h log ( 2h)
= lim+
))
2 log ( 2h)
= −∞
x→0 h x→0 h x→0 h x→0 h
Pertanto, la f(x) non è prolungabile con derivabilità in x = –1/2, dove, invece, presenta una tangente
verticale di equazione x = –1/2.

526) Determinare una costante c > 0 tale che valga la diseguaglianza:

log ( 2 + arctan x ) ≤ c  x +  , per ∀


 π
≥ – π/4.
 4
Si ha che x + π/4 = x – (– π/4), ed osservando che, detta f(t) = log (2 + arctan t) si ottiene:
 π   π   π π
f  −  = log  2 + arctan  −   = log ( 2 − 1) = log 1 + −  = 0 , quindi possiamo applicare il
 4   4   4 4
Teorema di Lagrange nell’intervallo [– π/4, x], con > – π/4, ottenendo:

log ( 2 + arctan x )
=
(
log ( 2 + arctan x ) − log 2 − arctan π ( 4 ) ) = log ( 2 + arctan x ) =
1 1
x − −π ( ) (
x − −π ) x =ξ
2 + arctan x 1 + ξ 2

avendo considerato un opportuno punto ξ ∈ ] – π/4, x [. Poiché in tale intervallo si ha:


4 4

1 1 1 log ( 2 + arctan x )
≤ = 1, ≤ 1 ; possiamo concludere che ≤ 1,
2 + arctan ξ 2 + arctan − π ( 4 ) 1+ ξ 2
x − −π
4 ( )
da cui c = 1.

527) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = arctan ( )


x4 + 1 .

Poiché 4
+1> 0 per ∀ ∈ N la radice quadrata interna è sempre definita. Conseguentemente, è
sempre definita e positiva anche arctan ( )
x4 + 1 , così come è sempre definita la radice quadrata
esterna, in quanto il suo argomento è positivo in R. Pertanto il C.E. = R.

arcsin ( log (1 − 3 x ) )
528) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = .

La radice quarta, essendo al denominatore, è definita per 4 – x2 > 0 ⇔ x2 < 4 ⇔ – 2 < x < 2.
4
4 − x2

Affinché l’arcsin sia definito, si dovrà avere – 1 ≤ log (1 – 3x) ≤ 1, ed affinché sia definito il logaritmo,
si dovrà avere 1 – 3x > 0. Pertanto, dobbiamo risolvere il seguente sistema:
239

1−3 ≤ ⎧ ≥ (1 − )/3
1−3 ≥ 1/ ⎪ ≤ (1 − Q)/3
0 ⇔
1−3 >0

⎨ < 1/3

. Quindi, il C.E. = [(1– e)/3, (1–1/e)/3 ].
−2 < <2
⎩ −2 < < 2

529) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = 2 x 2 − x + 1 .

La radice quadrata è definita per 2 x − x + 1 ≥ 0 ⇔ |x + 1| ≤ 2 2, da cui:


2

∈N
⇔ F ⇔ F ≤ −Q; ≥ 1
2 2 2x2 + x + 1 ≥ 0
#
–2 ≤x+1≤2

Da cui, il C.E. della funzione data è C.E. = ] – ∞, – 1/2] ∪ [1, + ∞[.


2x2 − x −1 ≥ 0

530) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = tan log 1 − 2 x .( )


La radice quadrata è definita, e non negativa, quando il suo argomento è non negativo. La presenza

che la tangente sia definita, escludendo i valori del suo argomento pari a π/2 + kπ, con k ∈ Z. Quindi,
del logaritmo però impone che la radice quadrata sia strettamente positiva. Infine, bisogna imporre

1−2 >0 < 1/2 < 1/2


consideriamo il sistema:

Fmh} ⇒ C ⇒C
√1 − 2 ≠ #̃ + Zπ; Z ∈ y √1 − 2 ≠ e 2 ; Z ∈ y 1−2 ≠ e 2 ; Z ∈y
π +kπ π +kπ , da

{
cui, il C.E. della funzione è x ∈ −∞, 12 \ x = 12 1− e
( 2k +1)π 
 , ∀k ∈ Z .}
531) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = ( cos x )(
tan x )
− cos ( tan x ) .
Il primo addendo è definito quando la base è strettamente positiva e quando la tangente di x è definita,

cos > 0
mentre il secondo addendo è definito dove il suo argomento è definito. Pertanto, l’insieme di

definizione si ottiene dal sistema F ≠ + Zπ, Z ∈ y , da cui il C.E. della funzione è:


x ∈  −π + 2kπ , π + 2kπ  ; k ∈ Z .
 2 2 

x2  1
532) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x ) = log  e + 2  .
x −1 
Il C.E. della funzione data è C.E. = ]– ∞, 0[ ∪ ]0, 1[ ∪ ]1, + ∞[, e su questo insieme la funzione data
x 

è continua. Per determinare se esistono eventuali asintoti, si procede come segue:


 x2    1  x2
lim f ( x ) =  lim  lim
 x → ±∞ log  e + 
2 
= ( log e ) lim = ±∞ ;
x →±∞
 x → ±∞ x
   x   x → ±∞ x

  1 
lim± f ( x ) = lim±  x 2 log  2   = lim± x 2 log x 2 = 0 ;
x →0 x →0
  x   x →0
1
lim± f ( x ) = lim± log ( e + 1) = ±∞ .
x →1 x →1 x − 1

Non ci sono asintoti orizzontali, esiste un solo asintoto verticale per x → ± 1.


240

Per quanto riguarda gli eventuali asintoti obliqui, si ha:


f ( x)  x2    1 
m = lim =  lim 2   lim log  e + 2   = 1 ;
x →±∞ x  x →±∞ x
 x →±∞
 x 

q = lim  f ( x ) − mx  = lim 
 x2  1 
log  e + 2  − x  = lim
(
 )
x 2 log e 1 + 1 2  − x ( x − 1)
ex 
=
x →±∞ x − 1 x −1
x →±∞
  x   x→±∞

= lim
( ex  )
x 2 1 + log 1 + 1 2  − x 2 − x

= lim
x2 + x2 1 2 − x2 + x
ex = 1.
x →±∞ x −1 x →±∞ x −1
Nell’ultimo passaggio si è utilizzato lo Sviluppo di Mc Laurin al primo ordine della funzione
t → log (1 + t), con t = 1/e 2. Quindi, la retta di equazione y = x + 1 è un asintoto obliquo a ± ∞.

533) Determinare i limiti alla frontiera ed eventuali asintoti della funzione f : R → R definita da
x3 + 2
f ( x) = x 2 .
e +x
x3
Il lim f ( x ) = lim x = 0 , in base agli ordini di infinito, pertanto y = 0 è asintoto orizzontale, della
x→+∞ x→+∞ e

funzione data, a + ∞.
x3
Inoltre, il lim f ( x) = lim 2 = −∞ (ex → 0 per x → – ∞);
x→−∞ x→−∞ x

f ( x) x3 2 − xex
il lim = lim x 3 = 1, ed il lim f ( x ) − x = lim = 0.
x→−∞ x x→−∞ xe + x x→−∞ x→−∞ x2
In cui, si è tenuto conto del fatto che ex → 0 per x → – ∞. Pertanto, y = x è asintoto obliquo a – ∞.

534) Determinare i limiti alla frontiera ed eventuali asintoti della funzione f : R → R definita da
xe x + 2
f ( x) = x .
e +1
xex
Il lim f ( x ) = lim = +∞ ;
x→+∞ x→+∞ e x

f ( x) xex
m = lim = lim x = 1 , q = lim f ( x ) − x = lim 2 −x x = 0 , pertanto y = x è asintoto obliquo
x→+∞ x x→+∞ xe x →+∞ x →+∞ e

della funzione data. Inoltre, il lim f ( x ) = 2 , quindi y = 2 è asintoto orizzontale a – ∞.


x → −∞

3x + 5x2
535) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x) = .
x−4
Il denominatore dev’essere diverso da zero, quindi il C.E. = ] – ∞, 4[ ∪ ]4, + ∞[.
Il lim f ( x ) = ±∞ , pertanto, x = 4 è asintoto verticale.
x → ±4
241

5x2
Il lim f ( x ) = lim = ±∞ , pertanto, non ci sono asintoti orizzontali.
x→±∞ x→±∞ x

f ( x) 5x + 3
m = lim = lim = 5 , q = lim f ( x ) − 5 x = lim 23 x = 23 , pertanto, l’equazione
x→±∞ x x →±∞ x −4 x →±∞ x → ±∞ x

y = 5x + 23 è quella dell’asintoto obliquo a ± ∞.


Si può osservare che potevamo raggiungere lo stesso risultato effettuando la divisione, fra numeratore
92
e denominatore, riscrivendo la f(x) nella forma f ( x ) = 5 x + 23 + , da cui, per x → ± ∞, si ottiene
x−4
92
y = 5x + 23 che, come abbiamo visto, è l’equazione dell’asintoto obliquo (in quanto → 0 , per x
x−4
→ ± ∞).

x3 − 3x2 + 5x +1
536) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x ) = .

Il C.E. è dato da {x ∈ R : x ≠ ± 1} = ]– ∞, – 1[ ∪ ]– 1, + 1[ ∪ ]1, + ∞[.


x2 −1

Il lim f ( x ) = ±∞  x = 1 è asintoto verticale, il lim f ( x ) = ∓ ∞  x = − 1 è asintoto verticale.


x →1± x → − 1±

Il lim f ( x ) = ±∞ . Effettuando la divisione fra numeratore e denominatore, si ottiene:


x → ±∞

6x − 2 6x − 2
f ( x) = x − 3 + , poiché, per x → ± ∞, 2 → 0 si ottiene che l’equazione dell’asintoto
x −1
2
x −1
obliquo, sia a + ∞ che a – ∞, è y = x – 3.

Monotònia ed estremanti.
Sia data f : I → R, dove I è un intervallo di numeri reali contenenti, nel suo interno, il punto x0, ed f
è una funzione continua è derivabile in I. Si ha che:
- f è monotòna non decrescente in I se e solo se f ′ ≥ 0, in I;
- f è monotòna non crescente in I se e solo se f ′ ≤ 0, in I;
- Se f ′ > 0 in I, allora f è monotòna crescente in I;
- Se f ′ < 0 in I, allora f è monotòna decrescente in I;
- Se x0 è un estremante locale (cioè se x0 è un punto di minimo o di massimo locale) per f in I, allora
f ′(x0) = 0;
- Se f ′(x0) = 0, e f ′(x) ≤ 0 (rispettivamente f ′(x) > 0) in un intorno sinistro di x0, e f ′(x) ≥ 0
(rispettivamente f ′(x) ≤ 0) in un intorno destro di x0, allora x0 è un punto di minimo locale
(rispettivamente un punto di massimo locale) per f in I;
- Se f è due volte derivabile in x0, f ′(x0) = 0 e f ′′(x0) > 0 (rispettivamente f ′′(x) < 0), allora x0 è un
punto di minimo locale (rispettivamente un punto di massimo locale), per f in I;
- Se f ′(x0) = 0 e la derivata prima non cambia di segno in un intorno di x0, allora x0 è un punto di
flesso a tangente orizzontale.
L’insieme dei punti in cui la derivata prima si annulla sono punti critici o stazionari per la funzione
f. Tutti gli estremanti interni al dominio di definizione di una funzione derivabile, sono punti critici.
Non vale il viceversa, come si ricava studiando, ad esempio, f(x) = x3.
242

Ricordiamo il Teorema di Weierstrass, che garantisce l’esistenza di estremanti assoluti per le f(x)
continue, definite in intervalli chiusi e limitati.
Concavità e convessità: Sia data f : I →R, dove I è un intervallo di numeri reali contenente, nel suo
interno, il punto x0, e f è una funzione continua e due volte derivabile in I.
- Se f è convessa (o concava verso l’alto) in I se e solo se f ′′ ≥ 0 in I;
- Se f è concava (o concava verso il basso) in I se e solo se f ′′ ≤ 0 in I;
- Se f ′′ > 0 in I, allora f è strettamente convessa in I;
- Se f ′′(x0) = 0, e f ′′(x) < 0 (rispettivamente f ′′(x) > 0) in un intorno sinistro di x0 e f ′′(x) > 0
(rispettivamente f ′′(x) < 0) in un intorno destro di x0, allora x0 è un punto di flesso per f in I.

537) Determinare i punti di massimo e di minimo locale della funzione f ( x ) = arctan ( − x ( x − 1) ) .

Considerato che f ∈ C1(R) e f ′ ( x ) =


1− 2x 1
≤ oppure ≥ 0 ⇔ x ≤ oppure ≥ .
( x − 1)
2
1+ x 2
2
L’unico punto di massimo locale è x = 1/2 e non esistono punti di minimo locale.

538) Studiare la concavità e la convessità della funzione f ( x ) = log (1 + x 2 ) .


>0 i k−1< <1
C < 0 i k <1 > 1; la funzione data risulta
(1 + x )
2

= 0 i k = ±1
2x
Poiché f ′ ( x ) = ; f ′′ ( x ) = 2 
1 + x2 (1 + x )
2
2

convessa per – 1 < x < 1, e concava per x < – 1 e x > 1; mentre x = ± 1 sono punti di flesso.

539) Studiare la concavità e la convessità della funzione f ( x ) = 2 xe ( x + 4 ) .


2

>0 i k >0
⇒ C< 0 i k < 0 ; si ottiene che f è
( x2 +4) ( x2 +4)
(
Poiché f ′ ( x) = 2 1+ 2x e )
; f ′′ ( x) = 4x 2x + 3 e ( )
=0 i k =0
2 2

convessa per x > 0, concava per x > 0, e x = 0 è punto di flesso.

540) Si consideri la funzione f : D → R, definita da f ( x ) = log ( x 2 + 1) − arctan x . Determinare il


dominio D, studiare la monotònia e la concavità di f, determinandone eventuali estremanti e punti di
flesso.
La funzione data è definita su tutto R, in quanto non dobbiamo imporre alcuna condizione, poiché
2
+ 1 > 0 è sempre verificato. Inoltre, le derivate prime e seconde sono:
2x 1 2x −1
f ′( x) = 2 − = 2 ;
x +1 1+ x 2
x +1

f ′′ ( x ) =
( )
2 x 2 − 1 − 2 x ( 2 x − 1)
=
(
2 x2 − x − 1 ).
(x ) (x )
2 2
2
+1 2
+1
La f ′(x) > 0 (cioè la f è monotòna crescente) per x > 1/2, la f ′(x) < 0 (cioè la f è monotòna decrescente)

La f ′′(x) < 0 (cioè la f è concava) per x < (1 – √5 )/2 e x > (1 + √5 )/2, la f ′′(x) > 0 (cioè la f è
per x < 1/2, la f ′(x) = 0 per x =1/2, che risulta essere punto di minimo assoluto.

convessa) per (1 – √5 )/2 < x < (1 + √5 )/2, la f ′′(x) = 0 per x = (1 ± √5 )/2, che sono punti di flesso.
243

541) Studiare la monotònia e gli estremanti della funzione f : R → R, definita da f ( x ) = ( 3 − x ) e ( x + 1)


2


⎪ > 0i k < <
3− 7 3+ 7


2 2
( x +1) = −2x2 + 6x −1 e( x +1) =
( ) < 0i k < >
3− 7 3+ 7
Poiché la f ′ ( x) = ( 3 − x) 2x −1 e
2 2


.

2 2

⎪ =0 i k =
3± 7

Si ottiene che f decresce per x < (1 – √7 )/2 e x > (1 + √7 )/2, cresce per (1 – √7 )/2 < x < (1 + √7 )/2,
2

x = (1 + √7 )/2 è punto di massimo relativo, mentre x = (1 – √7 )/2 è punto di minimo relativo.

542) Determinare i punti di massimo e di minimo locale della funzione f : R → R, definita da


f ( x ) = e− x( x +1) .

Poiché f ∈ C1(R) e f ′ ( x ) = (1 − 2 x ) e − x ( x +1) ≤ oppure ≥ 0 ⇔ x ≤ oppure ≥


1
.
2
Si conclude che l’unico punto di massimo locale è x = 1/2 e non esistono punti di minimo locale.

543) Determinare il C.E. = D e gli estremanti della funzione f : D → R, definita da


f (x) = x + 4 ( log ( x + 4 ) ) .
2

+4≥0
⇒ x > – 4.
+4>0
Per determinare il C.E. della f(x) dobbiamo imporre due condizioni, cioè
Pertanto, il C.E. = D = ] – 4, + ∞[, in cui la f(x) risulta continua e derivabile.
Per determinare gli eventuali estremanti di f , calcoliamo la sua derivata prima imponendone
l’annullamento, cioè:
2 x + 4 log ( x + 4 ) log ( x + 4 )
f ′( x) =
1
( log ( x + 4 ) ) +  log ( x + 4 ) + 4  = 0 .
2
=
2 x+4 x+4 2 x+4
Da ciò si ricava x + 4 = 1, cioè x = – 3, e log (x + 4) = – 4, da cui x = – 4 + e-4. Quindi x = – 3 e
x = – 4 + e-4 sono gli unici punti stazionari. Osservando che f ′(x) > 0 per – 4 < x < – 4 + e-4 o x > – 3
e f ′(x) < 0 per – 4 + e-4 < – 3, si ricava che x = – 4 + e-4 è punto di massimo locale e x > – 3 è punto
di minimo locale. La funzione data non ammette massimo assoluto, poiché, per x → + ∞, si ottiene
f(x) → + ∞, quindi essa è superiormente illimitata. Invece, poiché f(x) ≥ 0, nel suo dominio, e
f(– 3) = 0, il punto x = – 3 risulta essere anche di minimo assoluto.


⎪ i k >0
−x2 + 2x


3x
⎪ 3 ( x + 3 )2 + 2 x i k ≤ 0
544) Data la funzione f(x) = , stabilire se x = 0 è punto di massimo


assoluto per f(x) nell’intervallo [2, – 5].
− x2 + 2 x 2x 2