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APPUNTI DI MATEMATICA
ESERCIZI RISOLTI

A cura di Alfio Recupero

Edizione 2019
2

Prefazione. –
Questi appunti sono il frutto di studio, dovuto principalmente alla mia passione per la
matematica, prelevando vari esercizi da documentazione specifica e integrandoli con
miei personali pareri che sono, sicuramente, utili per lo svolgimento degli esercizi
trattati. In sintesi, ritengo questi appunti molto utili per approfondire le tematiche di
una materia vasta e, talvolta, complessa, e soprattutto per integrare la teoria, che è
base fondamentale per affrontare un qualsivoglia quesito pratico della matematica.
Questi appunti sono rivolti, principalmente, agli studenti delle scuole superiori
scientifiche ed a quelli che frequentano il primo anno del corso di analisi matematica.
Per facilitare e meglio comprendere la risoluzione degli esercizi descritti, ho inserito
alcuni cenni di teoria, per argomenti trattati, che lo studente approfondirà
adeguatamente.
Buon lavoro.
3

Indice:
- Gli insiemi …………………………………………………………... pag. 5
- Geometria analitica ………………………………………………..... pag. 7
- Cenni su alcune funzioni .…………………………………………… pag. 9
- Studio delle equazioni e disequazioni di 2° grado ..………………… pag. 9
- Teorema di Ruffini ..………………………………………………… pag. 15
- Cenni di trigonometria .……………………………………………... pag. 35
- Esponenziali e logaritmi ..…………………………………………… pag. 44
- Equazioni e disequazioni irrazionali …….………….......................... pag. 51
- Valore assoluto ..…………………………………………………….. pag. 56
- Trigonometria ..……………………………………………………… pag. 59
- Geometria analitica ..………………………………………………… pag. 63
- Immagine inversa .…………………………………………………... pag. 69
- Disequazioni trigonometriche .……………………………………… pag. 71
- Numeri razionali e irrazionali ..……………………………………… pag. 78
- Estremo superiore, inferiore, massimi e minimi di un insieme ……… pag. 78
- Successioni numeriche ...…………………………………………….. pag. 84
- Limiti notevoli ..……………………………………………………... pag. 85
- Casi di indecisioni e ordini di infinito ..……………………………... pag. 87
- Disuguaglianze fondamentali ………………………………………. pag. 118
- Successioni definite induttivamente ..……………………………… pag. 120
- Punto di accumulazione ……………………………………………. pag. 123
- Intorni ………………………………………………………………. pag. 124
- Teorema di Cesaro ………………………………………………….. pag. 127
- Serie numeriche …………………………………………………….. pag. 129
- Serie notevoli ……………………………………………………….. pag. 130
- Funzioni di una variabile reale. Limiti e continuità ....………………. pag. 164
- Derivabilità ………………………………………………………….. pag. 172
- Derivate delle funzioni elementari …………………………………… pag. 173
- Funzioni continue ..………………………………………………….. pag. 179
- Funzioni continue in sistemi chiusi …………………………………. pag. 181
- Continuità uniforme …………………………………………………. pag. 183
- Limite del rapporto incrementale ……………………………………. pag. 189
- Regole di derivazione ……………………………………………….. pag. 193
- Derivazione delle funzioni composte … …………………………….. pag. 196
- Derivazione delle funzioni inverse ………………………………….. pag. 197
- Derivata logaritmica ………………………………………………… pag. 198
- Derivate di ordine superiore ………………………………………… pag. 199
- Moto rettilineo e moto curvilineo …………………………………… pag. 201
- Coefficiente di dilatazione lineare …….……………………………. pag. 204
- Funzioni crescenti e decrescenti …………………………………….. pag. 205
- Teorema di de l’Hospital .……………………………………………. pag. 206
- Altri casi di indeterminazione ……………………………………….. pag. 209
- Osservazioni sul teorema di De L’Hospital …………………………. pag. 212
- Massimi e minimi assoluti e relativi di una funzione ..........………… pag. 212
- Asintoti ……………………………………………………………… pag. 222
- Concavità, convessità e flessi delle curve piane …………………….. pag. 224
4

- Studio del grafico di una funzione .………………………………….. pag. 225


- Monòtonia ed estremanti .……………………………………………. pag. 241
- Sviluppi di Taylor …………………………………………………… pag. 255
- Ordini di infinito e di infinitesimi …………………………………… pag. 255
- Continuità …………………………………………………………… pag. 272
- Limiti e sviluppi asintotici …………………………………………... pag. 279
- Formula di Taylor con resto O grande ………………………………. pag. 289
- Integrali e primitive …………………………………………………. pag. 314
- Integrali indefiniti …………………………………………………… pag. 315
- Integrazioni di funzioni irrazionali ………………………………….. pag. 323
- Integrale binomio ……………………………………………………. pag. 327
- Integrazione di funzioni trascendenti ……………………………….. pag. 328
- Integrali generalizzati ……………………………………………….. pag. 334
- Integrali definiti ……………………………………………………... pag. 336
- Integrazione delle funzioni razionali ………………………………… pag. 337
- Differenziali binomi …………………………………………………. pag. 341
- Formula di Hermite ………………………………………………….. pag. 349
- Integrali impropri ……………………………………………………. pag. 362
- Il lavoro di una forza di intensità variabile ………………………….. pag. 398
- Criterio del confronto versione O grande …………………………… pag. 401
- Funzioni definite da integrali. Integrali a estremi variabili …………. pag. 411
- L’integrale di Gauss ………………………………………………… pag. 423
- Esercizi sui numeri complessi ………………………………………. pag. 429
- Calcolo delle radici quadrate complesse ……………………………. pag. 444
- Divisione euclidea dei polinomi …………………………………….. pag. 445
- Teorema fondamentale dell’algebra ………………………………… pag. 447
5

Cenni di teoria
Gli insiemi.

rappresenta un’inclusione, con: A ⊂ B, e si rappresenta con: [∀x: x∈ A⇒ x∈ B]. Per esprimere che
Si definisce l’insieme A contenuto nell’insieme B, oppure l’insieme A è un sottoinsieme di B, che

A ⊂ B, ma che l’insieme A ≠ B si dice che il sottoinsieme A di B è proprio (contenuto in B ma non


uguale a questo). Se A ⊆ B vuol dire, in sintesi che l’insieme A è uguale all’insieme B, cioè contiene

caso che l’insieme A fosse vuoto (A=∅), cioè privo di elementi, sarebbe comunque un insieme proprio
gli stessi elementi dell’insieme B. Quindi, in questo caso A è un insieme improprio di B; anche nel

di B.
Il simbolo ∈ rappresenta una relazione di appartenenza, cioè un predicato in due variabili.
L’unione dell’insieme A con l’insieme B, cioè A ∪ B = {x: (x∈ A) o (x∈ B)}, cioè è costituito dagli
elementi x che appartengono ad A o B o insieme.
L’intersezione dell’insieme A con l’insieme B, cioè A ∩ B = {x: x∈ A e x∈ B}, è l’insieme formato
dagli elementi che appartengono sia ad A che a B.
La differenza fra l’insieme A e l’insieme B, cioè A \ B = {x: (x∈ A) e (x∉ B)}, è l’insieme degli elementi
di A che non appartengono a B.
La differenza simmetrica fra l’insieme A e l’insieme B, cioè A Δ B = {x: (x∈ A) e (x∉ B) ∪ (x∉ A) e
(x∈ A)} = (A \ B) ∪ (B \ A) = (A ∪ B) \ (A ∩ B), è l’insieme costituito dagli elementi che appartengono
ad uno solo degli insiemi A o B ((x∈ A) o (x∈ B)), cioè dagli elementi di A che non appartengono a
B e dagli elementi di B che non appartengono ad A.
Il complementare dell’insieme A sottoinsieme dell’insieme U, cioè A' = CA = {x: (x∈ U) e (x∉ A)} =

(A')' = A, (A ∪ B)' = A' ∩ B', (A ∩ B)' = A' ∪ B', A ∪ A' = U, A ∩ A' = ∅.


= U \ A, cioè è l’insieme degli elementi di U che non appartengono ad A, che ha le seguenti proprietà:

Vedere i disegni riportati in pag. 4.


Proprietà delle operazioni sugli insiemi:
A ∪ A = A, A ∩ A = A proprietà di idempotenza;
A ∪ B = B ∪ A, A ∩ B = B ∩ A proprietà commutativa;
(A ∪ B) ∪ C = A ∪ (B ∪ C), (A ∩ B) ∩ C = A ∩ (B ∩ C) proprietà associativa;
A ∪ (B ∩ C) = (A ∪ B) ∩ (A ∪ C), A ∩ (B ∪ C) = (A ∩ B) ∪ (A ∩ C) proprietà distributiva;
A ∩ (A ∪ B) = A, A ∪ (A ∩ B) = A proprietà di assorbimento.
Esempio di prodotto cartesiano fra due insiemi A e B:
Se A = {1,2} e B = {a,b,c}, A×B= {(1,a),(1,b),(1,c),(2,a),(2,b),(2,c)}. E’ importante notare che nel
prodotto cartesiano fra insiemi non è valida la proprietà associativa, cioè A× B ≠ B× A, infatti
B× A= {(a,1),(a,2),(b,1),(b,2),(c,1),(c,2)}.
Il prodotto cartesiano di A× A={(1,1),(2,2),(2,1),(1,2)} = A². Mentre A×A×A = A³.
6

Figura 1

Insieme dei numeri naturali N = {0, 1, 2, 3, 4, ……. }. In alcuni testi, per motivi storici, è escluso 0.
Esempio: a + x = b, con a, b ∈ N. Esiste x ∈ N? Non sempre. Infatti, nel caso di 5 + x = 3 si ottiene
x ∉ N.
Insieme dei numeri relativi Z = {0, +1, –1, +2, – 2, +3, – 3, ……. }.
Insieme dei numeri razionali Q = {p/q; p,q ∈ Q, q ≠ 0}, p/q = r/s se ps = qr.

Insieme dei numeri reali R = Q + {numeri irrazionali} = Q + { 2 , 3, 7 , e, π,….}.

, ≥ 0
− , < 0
Il valore assoluto di un numero reale x: |x | =

, ≥ 0
a2 , con a ∈ R, è uguale a a2 =
− , < 0
Esempio = | a |.
7

Geometria analitica.
- La circonferenza è il luogo dei punti del piano (R × R = R2) che hanno distanza r (raggio della
circonferenza) da un punto fisso C = {x0, y0} (centro della circonferenza). Il raggio della
circonferenza è dato da: r = ( x − x )2 + ( y − y )2 .
0 0

- La retta di equazione (forma implicita) ax + by + c = 0, passante per due punti P1 = (x1, y1) e
1
P2 = (x2, y2), si può scrivere x − x1 x2 − x1 = y − y1 y2 − y1 . Quindi si ottiene: a = ,
x 2 − x1
1
b=– e
y 2 − y1

x1 y1
c=– + . L’equazione della retta in forma esplicita è del tipo y = m x + q, in cui m
x 2 − x1 y 2 − y1
è il coefficiente angolare della retta (pendenza) e q è l’ordinata dell’intersezione della retta con
l’asse delle y (fig. 2).
y

B
.
A'
. A x

B'

F=(C,0)
F'=(-C,0)

C= a2 − b2
FIGURA 3

q
.
. (1, m+q)

0
.
1
x

Figura 2

- L’equazione generale di una conica è la seguente: ax2 + by2 + cxy + dx + ey + f = 0.


8

x2 y 2
L’ellisse ha equazione del tipo 2 + 2 = 1, in cui a è il semiasse maggiore, b il semiasse minore, i
a b
fuochi F = (– c, 0) e F’ = (c, 0), c = a 2 − b 2 (figura 3).

x2 y 2
- L’iperbole ha equazione del tipo – =1, in cui i fuochi hanno coordinate F = (– c, 0) e

PF − PF = 2a con PF > PF′ , b2 = c2 – a2. Le equazioni degli asintoti


a2 b2

PF − PF = 2a con PF′ > PF


F’ = (c, 0), c = a2 + b2 ,
sono:
b b
y= x, y = – x (figura 4).
a a
L’iperbole è il luogo geometrico dei punti equidistanti da un punto fisso, detto fuoco, ed una retta
1 2
detta direttrice. Quindi possiamo scrivere l’equazione: x 2 + ( y − p ) = y + p , y = x = ax 2
2

4p
(figura 5).
9

Cenni su alcune funzioni.


Consideriamo la funzione y = x n considerando i casi:

se n= 2 la funzione è una parabola (n > 0, n pari),


- se n=1 la funzione è la retta diagonale,
-
- se n = –1 la funzione è un’iperbole equilatera.

Se n > 0 ed è pari si ha f(– x) = f(x) per ∀ x ∈ R (fig. 6 a);

Se n > 0 ed è dispari (es. y= x3) si ha f(– x) = – f(x) per ∀ x ∈ R (fig. 6 b);


Se n < 0 ed è pari si ha f(x) = f(– x) (fig. 6 c);
Se n < 0 ed è dispari si ha f(x) = – f(x) (fig. 6 d).
Funzione valore assoluto
Di tale funzione si è fatto cenno a proposito degli insiemi dei numeri reali. Prendiamo, ad esempio,
le funzioni x2 = x2, x2m = x 2m = x2m. E’ inoltre importante, concettualmente, la
diseguaglianza triangolare x+y ≤ x + y .

Studio delle equazioni e disequazioni di 2° grado.


La funzione della parabola y =a x2 + b x + c si può scrivere a (x + b/2a)2 +(4ac – b2)/4a = 0,
con a ≠ 0. Quindi (x + b/2a)2 = (4ac – b2)/4a (parabola traslata di x = – b/2a). Il discriminante ∆ è
− b ± b 2 − 4ac
il seguente: ∆ = b – 4ac e le soluzioni, o zeri, dell’equazione sono x1,2 =
2
, tenuto
2a
10

conto che x1 + x2 = – b/a e x1 x 2 = c/a. Se il Δ > 0 l’equazione ha due soluzioni reali e distinte, se il
Δ = 0 l’equazione ha due soluzioni coincidenti, se il Δ < 0 l’equazione non ammette soluzioni reali.

Nel caso di disequazioni del tipo a x2 + b x + c < > 0 si hanno le seguenti soluzioni:

a>0 a x2 + b x + c > 0
Δ>0
a x2 + b x + c < 0
soddisfatta per x esterni all’intervallo soddisfatta per x interni all’intervallo
soluzione di f(x)=0 soluzione di f(x)=0

Δ =0 soddisfatta per tutti i valori di x, tranne non ammette soluzioni reali


che per – b/2a

Δ<0 soddisfatta per tutti i valori di x non ammette soluzioni reali

a<0 a x2 + b x + c > 0
Δ>0
a x2 + b x + c < 0
soddisfatta per x interni all’intervallo soddisfatta per x esterni all’intervallo
soluzione di f(x)=0 soluzione di f(x)=0

Δ =0 non ammette soluzioni reali soddisfatta per tutti i valori di x, tranne


che per – b/2a

Δ<0 non ammette soluzioni reali soddisfatta per tutti i valori di x

Esercizi

x2 4 x2
1) − x> − ⇔ 2 x 2 − 6 x > 8 − 3x 2 ⇔ 5x 2 − 6 x − 8 > 0
3 3 2
∆ = b2 – 4ac = 36 +4 x 5 x 8 = 196 = 142 > 0,

− b ± b 2 − 4ac 6 ± 14
x1,2 = =  x1 = 2, x2 = – 4/5
2a 10
Essendo il coefficiente di x2 > 0, la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x esterni
 4
all’intervallo della radice. Quindi è soluzione ∀x ∈  − ∞,−  ∪ ]2,+∞[ .
 5

2) – x 2 +9 x – 14 > 0
∆ = b2 – 4ac = 81 – 4 (–1)( –14) = 81 – 56 = 25 > 0

− b ± b 2 − 4ac 9 ± 5
x1,2 = = , x1=2, x2 = 7
2a −2
Il coefficiente di x2 < 0, pertanto la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x interni
all’intervallo + 2 e + 7. Quindi è soluzione ∀x ∈ ]2,7[ .
11

3) 2 x2 – 3 x + 5 > 0

∆ = b2 – 4ac = 9 – 4 x 2 x 5 = 9 – 40 = – 31 < 0
Considerato che il coefficiente di x2 > 0 la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x. Quindi
è soluzione ∀x ∈ ]− ∞,+∞[ .

4) x2 – 25 ≥ 0

∆ = b2 – 4ac = 81 – 4 (– 25) = 100 > 0


L’espressione al primo membro è il prodotto notevole (x – 5)( x + 5), pertanto le soluzioni sono
x1= – 5, x2 = 5. Considerato che il coefficiente di x2 > 0 la disequazione è soddisfatta per tutti i valori
della x esterni all’intervallo – 5 e + 5. Quindi è soluzione ∀x ∈ ]− ∞,−5] ∪ [5,+∞[ .

5) x2 – 6 x + 9 > 0

∆ = b2 – 4ac = 36 – 4 x 9 = 36 – 36 = 0

coefficiente di x2 > 0 la disequazione è soddisfatta per tutti i valori della x tranne il valore x = 3, per
Il primo membro è il quadrato del binomio (x – 3)2, pertanto la soluzione è x = 3. Considerato che il

il quale il trinomio si annulla. Quindi è soluzione ∀x ∈ ]− ∞,3] ∪ [3,+∞[ .

6) x2 – x + 5 < 0

∆ = b2 – 4ac = 1 – 20 = –19 < 0


Considerato che il coefficiente di x2 > 0 la disequazione non è soddisfatta da nessun valore della x
(non ammette soluzioni reali).

7) Per quali valori di m l’equazione:


(2m -1) x2 – (5m –1)x + (4m –1) = 0 ammette radici reali?
Dobbiamo assegnare a m quei valori che rendono positivo o nullo il discriminante della equazione.
Cioè ∆ = b2 – 4ac = (5 –1)2 – 4(2m –1)(4m –1) ≥ 0

24m2 +1 –10m – 4(8m2 – 6m +1) = – 7m2 +14m – 3 ≥ 0 ⇔ 7m2 –14m + 3 ≤ 0

∆ m = b2 – 4ac = 142 – 4 x 7 x 3 = 196 – 84 = 112 > 0


12

− b ± b 2 − 4ac 14 ± 4 7 2 2
m1,2 = = , m1 =1 + 7 , m2 =1 – 7
2a 14 7 7
2 2
Quindi, l’equazione di partenza avrà radici reali quando m è compreso fra 1 – 7 ≤ m≤ 1 + 7
7 7

8) Per quali valori di m la disequazione:


x2 – 2mx + m – 3/16 > 0 è soddisfatta per tutti i valori della x?

Considerato che il coefficiente di x 2 > 0 dev’essere Δ < 0.

∆ = b2 – 4ac = 4m2 – 4(m – 3/16) < 0 ⇒ m2 – m + 3/16 < 0

∆ m = b2 – 4ac = 1 – 4 x 3/16 = 1 – 3/4 = 1/4 > 0


1

− b ± b 2 − 4ac 2 = 1 ± 1  1 , 3 1
m1,2 = = m1 = , m2 =
2a 2  22 4 4

Considerato che il coefficiente di m2 > 0 la disequazione di partenza è soddisfatta per ∀ x ∈ R quando

m ∈  , .
1 3
4 4

− 8 + 15 > 0 ( )
#
9) "
2 − 15 + 7 < 0 (+)
#

a) ∆ = b2 – 4ac = 64 – 4 x15 = 64 – 60 = 4 > 0,

>5
<3
− b ± b 2 − 4ac 8 ± 2
x1,2)a = = , x1a = 10/2 = 5, x2a = 6/2 = 3 
2a 2
b) ∆ = b2 – 4ac = 225 – 56 = 169 > 0,

− b ± b 2 − 4ac 15 ± 13
x1,2)b = = , x1b = 28/4 = 7, x2b = 2/4 = 1/2 1/2 < x < 7.
2a 4
Il sistema è soddisfatto per ∀ x ∈ R: ]1/ 2,3[ ∩ ]5,7[ (figura 7).
13

−1 <0 ( )
#

10) . − 9 < 0 (+)


#
#
− 7 > 0 (c)
a) ∆ = b2 – 4ac = – 4(–1) = 4 > 0,
x = ±1 –1 < x < 1
b) ∆ = b2 – 4ac = – 4(– 9) = 36 > 0,
x = ±3 – 3 < x < 3
c) x > 7

Il Sistema non ha soluzioni, le


disequazioni sono incompatibili.

+2> 1+1 ( )
12 2
3
11) 0 #
+ 3 − 10 < 0 (+)
#
+ − 2 > 0 (c)
a) 9 x +30 > 5 x +15 ⇒ 4 x +15 > 0 x > –15/4

b) ∆ = b2 – 4ac = 9 – 4(–10) = 49 > 0,

− b ± b 2 − 4ac −3±7
x1,2)b = == , x1b = 2, x2b = – 5 – 5 < x < 2
2a 2

x > 1, x < – 2
− b ± b 2 − 4ac − 1± 3
c) x1,2)c = = , x1c =1, x2c = – 2
2a 2
14

Il Sistema è soddisfatto (figura 9) per ∀ x ∈ R:  − , −2  ∩ ]1,2[ .


 15 
 4 

12) per quali valori di m la disequazione:


(m -2) x2 + 2(2m – 3)x + 5m – 6 > 0 risulta soddisfatta da ogni valore della x?
Il coefficiente della x2 dev’essere > 0 ed il Δ < 0, cioè:
?−2>0 ( )
0 ∆ = b 2 – 4ac = 2(2m − 3)
[ ] 2
− 4(m − 2)(5m − 6) < 0 (+)

a) m > 2

[
b) (2m − 3) ] − (m − 2)(5m − 6) < 0
2

4m2 +9 – 12m – 5m2 +16m – 12 < 0 ⇒ – m2 + 4m – 3 < 0


∆ = b2 – 4ac = 16 – 4(–1)( – 3) = 16 –12 = 4 > 0
?>3
m2 = – 6/– 2 = 3 C? < 1
− b ± b 2 − 4ac − 4 ± 2
m1,2 = = , m1 = – 2/– 2 = 1,
2a −2

Pertanto (figura 10), per m >3 la


disequazione data è soddisfatta per ∀ x ∈ R.
15

Teorema di Ruffini.

polinomio Q(x) di grado n – 1 tale che: P(x) = (x – α) Q(x), ∀ x ∈ R. Se la divisione ha resto Pr(x)
Il numero α è radice del polinomio P(x) = an xn + an-1 xn-1 + …….. + a1 x + a0, se e solo se esiste un

P ( x) R( x)
si ha: = Q( x ) +
(x − α ) (x − α )

13) x3 – x2 – 4 x + 4 ≤ 0
Dividendo tale polinomio per (x – 1), di cui x = 1 è radice dell’equazione al primo membro, si ha:
Quindi, applicando il teorema di Ruffini
x3 – x2 – 4 x + 4 = (x – 1)(x2 – 4) =
= (x – 1)( x – 2) (x + 2) ≤ 0
x–1≥0 ⇒ x≥1
x–2≥0 ⇒ x≥2
x+2≥0 ⇒ x≥–2

Si studia il segno del polinomio dato studiando il segno dei singoli fattori.

Per cui la disequazione è soddisfatta per ∀ x ∈ R: ]− ∞,−2] ∪ [1,2] .

14) 2 x3 + 5 x2 + 5 x + 2 ≤ 0
Applichiamo il teorema di Ruffini, dividendo il polinomio per x + 1 in quanto x = 1 è soluzione.
Quindi
2 x3 + 5 x2 + 5 x + 2 = (x + 1)( 2 x2 + 3 x + 2)
Adesso studiamo separatamente i segni dei due
fattori:
a) x + 1 ≥ 0 ⇒ x ≥ –1
b) 2 x2 + 3 x + 2 ≥ 0

Questa è soddisfatta per tutti I valori di x ∈ R.


∆ = b2 – 4ac = 9 – 4 x 2 x 2 x 2 = 9 – 16 = – 7 < 0
16

La disequazione data è equivalente alla


disequazione x + 1 ≤ 0, le cui soluzioni

∀ x ∈ R: ]− ∞,−1] .
sono (figura 12):

15) 3 x3 + x2 – x – 3 ≤ 0
Applichiamo il teorema di Ruffini, dividendo il polinomio per x –1 in quanto x = 1 è soluzione.
Quindi
3x3 + x2 – x – 3 = (x – 1)(3x2 + 4x + 3)
Adesso studiamo separatamente i segni dei due
fattori:
a) x –1 ≥ 0 ⇒ x ≥ 1
b) 3 x2 + 4 x + 3 ≥ 0
∆ = b2 – 4ac = 16 – 4 x 3 x 3 = 16 – 36 = – 20 < 0

Questa è soddisfatta per tutti I valori di x ∈ R. Pertanto la disequazione data è equivalente alla
disequazione x –1 ≤ 0, le cui soluzioni sono: ∀ x ∈ R: ]− ∞,1] .

16) Dividere 5x4 + 3x3 + 2x per x2 + 1

+2 ):( – 5) +
4 3 2 2 5− x
(5 +3 + 1) = (5 +3
x2 + 1
17

x4 + 1
17) 2
x +2

x4 + 1 5
= x2 − 2 + 2
x +2
2
x +2

3x 3 + 3 y 3
18) 2 = 3x + 3 y
x − xy + y 2

Oppure, dato che

( ) ( )
3 x 3 + y 3 = 3(x + y ) x 2 − xy + y 2 , semplificando con il
denominatore si ottiene il risultato.

x 4 + 2x2 + x − 4 1 5 x2 + x + 4
19) = x+ 3 3 .
3x3 + x 3 3x + x

4x2 − y2
20) = 2x − y
2x + y
18

( =
) ( =
)
3x2 x3 + 1 3x2 x3 + 1 3x4 + 3x  2 1  3x + 3
= − +
1
21)
3x3 + x ( )
x 3x2 + 1 3x2 + 1 
 x 
3  3x2 + 1
.

(
x2 y 2 − x2 + 7 y 2 − 7
=
)( )
y2 −1 x2 + 7
=
x2 + 7 1
= x −1 +
11
22)
( )
2 xy − 2 x + 4 y − 4 y − 1 (2 x + 4) 2 x + 4 2
2 2 2
2x + 4
.

23) x = " ≥ 0 = + x2
− < 0
(figura
13)

x =1 " = 1 , "− = 1
≥0 <0

Le soluzioni sono + 1 e – 1.

x − 3 =1 " − 3 = 1 , "− + 3 = 1 ⇒ " = 4 , " = 2, le soluzioni sono " = 4 .


−3 ≥0 −3 <0 ≥3 <3 =2
19

−2 x−3 F− + 2 = 2 x − 3
x−2 =2 x−3 ⇒F
−2 ≥0 −2< 0
Queste equivalgono ai quattro sistemi:

−2=2 −6 − − 2 = −2 + 6 − +2=2 −6 − + 2 = −2 + 6
. −2≥ 0 , . −2≥ 0 , . −2< 0 , . −2< 0 ,
−3 ≥0 −3< 0 −3≥ 0 −3< 0
equivalenti a:

− = −4 3 =8 −3 = −8
a) . ≥ 3 , +) .2 ≤ < 3 , I) . < 2 , J) . I sistemi c) e d) non hanno soluzione.

Le soluzioni dell’equazione data sono: x = 4 e x = 8/3.

x − a < b, con b > 0

Questa disequazione equivale a " − < b , "− + < b.


− ≥0 − < 0

Quindi:

" < a + b, " > a − b.


≥a <
Le soluzioni sono dunque date da a – b < x < a + b, che è un intervallo simmetrico di
semiampiezza b centrato nel punto a. Esso è il
corrispondente in una variabile del cerchio di
equazione (x – a)2 + (y – b)2 = ρ2 (figura 15)
(cerchio di centro (a, b) e raggio ρ).
20

24) x − 3x – 2 = 0.
2

I sistemi associati sono:


−3 −2=0
#
− #+3 −2=0
C #
−3 ≥0 , C #
−3 <0
( ( − 3) ≥ 0) ( ( − 3) < 0)
Cioè

"
#
−3 −2 =0 , " #
−3 −2=0 , " #
−3 +2=0
≥3 ≤0 0< <3
Calcoliamo le soluzioni di #
− 3 − 2 = 0: ∆ = b2 – 4ac = 9 + 4 x 2 = 17 > 0,

> 3 per il 1° sistema, x =


− b ± b 2 − 4ac 3 ± 17 3+ 17 3− 17
x= = , quindi x = < 0 per il 2°

sistema. Calcoliamo le soluzioni di # − 3 + 2 = 0: ∆ = b2 – 4ac = 9 – 4 x 2 = 9 – 8 = 1 > 0,


2a 2 2 2

− b ± b 2 − 4ac 3 ± 1
x= = , x1 = 2, x2 = 1, che soddisfano il 3° sistema.
2a 2
Quindi le soluzioni dell’equazione proposta sono:

3− 17 3+ 17
x= , 1, 2, .
2 2

25) x + 3x – 2 = 0
2

Considerato che x + 3x ≥ 0, e che, ovviamente, 2 > 0 si può concludere che non esistono soluzioni
2

reali.

26) x – 3 x + 2 > 0.
2

Questa disequazione equivale a: a) "


#
− 3 + 2 > 0 , b) " #
+3 +2>0
≥0 <0
Cioè:

a) ∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1> 0
>2
⇒ x1 = 2, x2 = 1, quindi C <1
− b ± b 2 − 4ac 3 ± 1
≥0
x= =
2a 2

b) ∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1> 0
21

> −1
⇒ x1 = –1, x2 = – 2, quindi C < −2
− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 1
< 0
x= =
2a 2

Riportando in grafico le soluzioni trovate si


ottiene (figura 15):

" > 2 , " < 1 , " < −2 , " > −1


≥0 ≥0 <0 <0

La disequazione è, pertanto, soddisfatta


per:
< −2, oppure –1 < < 1, oppure
> 2.

27) x ∈ R: ⇒ >0
x −1 x − 1 x − 1 x −1
< –
x−2 x x x−2

>0 ⇒ >0 ⇒ >0


( x − 2)(x −1) − x( x − 1) x2 − x − 2x + 2 − x2 + x − 2x + 2
x( x − 2) x( x − 2) x(x − 2)

<0 ⇒
2x − 2 2( x −1)
< 0 Dev’essere x ≠ 2 e x ≠ 0 (insieme di definizione, o campo di esistenza:
x( x − 2) x( x − 2)
∀ x ∈{ R/(0),(2)}).
Come si vede (figura 16), in base alla regola dei segni le soluzioni sono:

∀x ∈ R: ]− ∞,0[ ∪ ]1,2[ .
22

28) x + x 2 − 10 x + 9 ≥ x + x 2 − 10 x + 9

Il campo di esistenza, o insieme di definizione, D deve soddisfare le seguenti condizioni:


x2 −10x + 9 ≥ 0 e x + x 2 − 10 x + 9 ≥ 0 .

Calcoliamo le soluzioni di x −10x + 9 = 0


2

∆ = b2 – 4ac = 100 – 36 = 64 > 0

⇒ x1 = 9, x2 = 1 ⇒ ∀x ∈ R: ]− ∞,1] ∪ [9,+∞[
− b ± b 2 − 4ac 10 ± 8
x= =
2a 2

Per x ∈ D la disequazione x 2 − 10 x + 9 ≥ − x è soddisfatta per – x ≤ 0, cioè x ≥ 0, per x < 0 la


disequazione x2 –10 x + 9 ≥ x2 ⇒ x ≤ 9/10, pertanto x 2 − 10 x + 9 + x ≥ 0 è soddisfatta per ∀ x ∈ D.

Per ∀ x ∈ D la disequazione data equivale a:

( x + x 2 − 10x + 9 )( x + x 2 − 10x + 9 − 1) ≥ 0 ⇒ x + x 2 − 10x + 9 ) ≥ 1

x+ x 2 − 10 x + 9 ≥ 1 ⇒ x 2 − 10 x + 9 ≥ 1 − x

1− ≥0
1 – x < 0, oppure . ⇒ x −10x + 9 ≥ 1+ x − 2x ⇒ – 8x + 8 ≥ 0
x − 10 + 9 ≥ (1 − )
2 2
2 2

8x – 8 ≤ 0 ⇒ x ≤ 1.

Quindi sono soluzioni della disequazione data S = D = ]− ∞,1] ∪ [9,+∞[ .

29) x + 3 < 3
x 3 + 27

L’insieme di definizione deve soddisfare x3 + 27 ≥ 0, cioè x ≥ – 3.

x 3 + 27 ⇒ ( x + 3) < x3 + 27 ⇒ x3 + 3x2 3 + 3x32 + 33 < x3 + 27


3
x + 3<
3

9x2 + 27x < 0 ⇒ x2 + 3x < 0 ⇒ x( x + 3) < 0

Quindi la soluzione della disequazione di partenza è S = ]0,3[ .

>
x +1 x+2
30)
x2 + 1 x2 + 4
L’insieme di definizione è ∀ x ∈ R.
Si osservi che x + 1 < x + 2 per ∀ x. Se x + 2 ≤ 0 la disequazione equivale a:

 ⇒
2 2
 x +1   x + 2  x2 + 1 + 2x x 2 + 4 + 4 x
  < <
 2   2  x2 + 1 x2 + 4
 x +1   x + 4 
23

x4 + 4x2 + x2 + 4 + 2x3 + 8x < x4 + x2 + 4x2 + 4 + 4x3 + 4x

2x3 + 8x < 4x3 + 4x ⇒ 2x3 − 4x > 0 ⇒ x3 − 2x > 0


x x 2 − 2 > 0 ⇒ x x − 2 x + 2 > 0 che non è mai soddisfatta per x ≤ – 2
( ) ( )( )
(
Infatti − 2 − 2 − 2 + )( 2 ) > 0 è impossibile in quanto (− 2 − 2 ) < 0 e (− 2 + 2 ) < 0.

Se x + 1 ≤ 0 ≤ x +2, ovvero se x ∈ [− 2,−1] la disequazione non è soddisfatta in quanto è

x +1 x+2
≤0≤ . Invece se x + 1 ≥ 0, la disequazione equivale a:
x2 + 1 x2 + 4

 ⇒ ⇒ x − 2x < 0
2 2
 x + 2   x +1  x 2 + 4 + 4 x x2 + 1 + 2x
  < <
3
 2   2  x +4
2
x +1
2
 x + 4   x +1 

x x − 2 x + 2 < 0, che per x ≥ –1 è soddisfatta solo per x ∈ 0 , 2 = S.


( )( ) ] [

1− x
24) <0
x2 + x

Il campo di esistenza è ∀ x ∈ R\ {0} .

Studiamo separatamente il segno di 1– x e di x2 + x (figura 17):

1– x < 0 ⇒ – x < –1 ⇒ x > 1,


>0
x2 + x = x (x +1) ⇒
> −1
Quindi la soluzione della disequazione di
partenza è S = ]− 1,0[ ∪ ]1,+∞[ .

x −3
31) ≤3
x−2

La disequazione è definita per x + 2 ≠ 0, cioè x ≠ – 2.


(x – 3)2 ≤ 9(x – 2)2 ⇒ x2 + 9 - 6 x ≤ 9(x2 + 4 + 4 x) ⇒ x2 + 9 – 6 x ≤ 9 x2 + 36 + 36 x
8 x2 + 42 x + 27 ≥ 0
∆ = b2 – 4ac = 1764 – 864 = 900 > 0
24

⇒ x1 = –12/16 = – 3/4, x2 = – 72/16 = –18/4 = – 9/2.


− b ± b 2 − 4ac − 42 ± 30
x= =
2a 16

 9  3 
Quindi la soluzione della disequazione di partenza è S = − ∞,− 2  ∪ − 4 ,+∞ ,

tenuto conto che – 9/2 < – 2 < – 3/4.

32) x x − 2 x + 3 > 0

Questa disequazione è equivalente a:

a) F x − 2x + 3 > 0 oppure b) F − x − 2x + 3 > 0


≥0 <0
2 2

x2 − 2x + 3 > 0 ∆ = b2 – 4ac = 4 – 12 = – 8 < 0, soddisfatta per ∀ x ∈ R;

− x2 − 2x + 3 > 0 ∆ = b2 – 4ac = 4 +12 =16 > 0 ⇒ x =


− b ± b 2 − 4ac 2 ± 4
=
2a −2
x1 = 6/– 2 = – 3, x2 = – 2/– 2 = 1,

pertanto x ∈ ]− 3,1[

Quindi la soluzione della disequazione di


partenza è:

S = ]− 3,0] ∪ [0. + ∞[ = ]− 3,+∞[ .

33) x +1 + x −1 < 1

Considerato che nella disequazione in esame x + 1 > 0, l’insieme di definizione è x − 1 ≥ 0, cioè


x ≥ 1. Elevando al quadrato il primo ed il secondo membro della disequazione data, si ottiene:

(x +1) + 2 x2 −1 + (x −1) < 1 ⇒ 2 x2 − 1 < 1− 2x

Il primo membro 2 x 2 − 1 ≥ 0. Gli x che rendono il secondo membro minore di zero, cioè

1 − 2 x < 0 sono gli x > 1/2 non sono soluzioni in quanto non soddisfano l’insieme di definizione
(x ≥ 1). Gli x che rendono il secondo membro maggiore o uguale a zero, cioè 1 − 2 x ≥ 0 sono gli
x ≤ 1/2. Dovendo la disequazione soddisfare contemporaneamente x ≥ 1 e x ≤ 1/2 si può concludere
che la disequazione di partenza non ammette soluzioni.
25

34) x +1 − x −1 < 1

L’insieme di definizione è x − 1 ≥ 0, cioè x ≥ 1 (vedi esercizio 27).

x + 1 < x − 1 + 1 , elevando al quadrato il primo ed il secondo membro della disequazione data, si

ottiene: ( ) (
x +1 <
2
)
2
x + 1 + 1 , poiché ambo i membri sono positivi, si ottiene:

x + 1 < x −1 + 1 + 2 x −1 ⇒ x − 1 > 1/2 ⇒ x − 1 > 1/4 ⇒ x > 1/4 + 1 ⇒ x > 5/4.

5 
Quindi la soluzione della disequazione di partenza è: S =  ,+∞  .
4 

1
35) 2 x − 1 ≤ 1 −
x
L’insieme di definizione è x ≠ 0 (∀ x ∈ R\{0})
Questa disequazione è equivalente a:

>0 − 2x2 +1 ≤ 1− > 0


a) . oppure b) .
1 1
2x − 1 ≤ 1 −
2 − 1 ≥ 0 ⇒ ≥ 1/2 2 − 1 < 0 ⇒ < 1/2
x x

⇒ 2x + − 2 ≤ 0 ⇒ 2 x 2 − 2 x + 1 ≤ 0
1 1
a) 2 x − 1 ≤ 1 −
x x
∆ = b2 – 4ac = 4 – 16 = –12 < 0, pertanto non ammette soluzioni.

⇒ 2x − ≥ 0 ⇒ ≥ 0 ⇒ (Δ > 0) ⇒ x 2 ≥ ±
1 1 2x2 −1 1
b) − 2 x + 1 ≤ 1 − .
x x x 2

>
1 1
Essendo e considerando
2 2
l’insieme di definizione (figura 19):

x ∈ − ,+∞  .
 1   1 
,0 ∪ 
 2   2 
Quindi la soluzione della disequazione
 1 
di partenza è: − ,0 .
 2 
26

36) x 3 < 2 − x 2
Definita per ∀ ∈ N.

x 3 + x 2 – 2, per il teorema di Ruffini, è divisibile per ( − 1):

Pertanto x 3 + x 2 – 2 = ( − 1) ( x 2 + 2 x + 2) .

Troviamo le soluzioni di x 2 + 2 x + 2 = 0

∆ = b2 – 4ac = 4 – 8 = – 4 < 0
Quindi x 2 + 2 x + 2 > 0 è soddisfatta per ∀ ∈ N.
( − 1) < 0 ⇒ < 1.

La soluzione della disequazione di partenza è S = ]− ∞,1[

37) x2 − x + 1 ≥ x + 3

L’insieme di definizione è dato da x 2 − x + 1 > 0,

∆ = b2 – 4ac = 1 – 4 = – 3 < 0, quindi è definita per ∀ ∈ N.

x 2 − x + 1 ≥ x + 3 ⇒ x 2 − x + 1 ≥ ( x + 3) ⇒ x 2 − x + 1 ≥ x 2 + 9 + 6 x
2

7x + 8 ≤ 0 ⇒ ≤ – 8/7.

 8
La soluzione della disequazione di partenza è S =  − ∞,−  .
 7

x −1
38) <2
x +1

L’insieme di definizione è dato da + 1 ≠ 0, cioè ∀ ∈ N\ {− 1} .

Questa disequazione è equivalente a:

<2
P2PQ
<2 <2
P2PQ 2PQ
FP2PQ . F2RQ
2RQ
<0
< −1 ≥0
+1>0
oppure oppure

1<2 −1 < 2 > −3


"
< −1 ∈ (−1,0) ≥0
o o

Dai tre sistemi si ottiene: ∈ ]− ∞,−1[ ∪ ]− 1,0[ ∪ ]0,+∞[

Quindi la soluzione della disequazione di partenza è ∀ ∈ N\ {− 1} .


27

39) Determinare m ∈ N in modo che l’espressione x 2 − 6 x + m sia positiva per ∀ ∈ N . Per tali m
risolvere la disequazione x2 − 6x + m > 3 – 1.

Il discriminante dell’equazione x 2 − 6 x + m = 0 è:

∆ = b2 – 4ac = 36 – 4m = 9 – m; l’espressione data è maggiore o uguale a zero, per ∀ ∈ N , se


9 – m ≤ 0, cioè per m ≥ 9. Per tali m la disequazione proposta ha senz’altro come soluzione gli

∈  − ∞,  .
 1
che rendono il secondo membro 3 – 1 strettamente negativo, cioè
 3

Per gli ≥ 1/3 (3 – 1 ≥ 0) si ha:

x 2 − 6 x + m > 9 x 2 − 6 x + 1 ⇒ 8x 2 < m – 1 ⇒ x 2 <


m −1 m −1 m −1 m +1
 x =±  < < .
8 2 2 2 2 2 2

= 1 > 1/3.
m −1 8
Si noti che ≥
2 2 2 2

 m −1 
Se m ≥ 9, la disequazione ha come soluzione S =  − ∞, .
 2 2 

x
1
40)   < 25, dire che è verificata per = log 2-5.
 10 

< 5 log 2 ⇒ log 10–1 < 5 log 2


1
Il log (base e) è strettamente crescente, per cui log
10

> − (log 10 > 0) ⇒ >


5 log 2 log 2−5
log 10 log10

Il log 10 > 2, essendo 10 ≥ 9 > e il > log 2 (il log 2 −5 < 0).
21 log 25 1 −5
< 1/2, da cui
log10 log10 2
Pertanto la disequazione data non è verificata per = log 2–5.

41) 2 x 4 − 3x 2 >
1
2
Ponendo t = 2
e moltiplicando ambo i membri per 2, si ha: 4t 2 − 6t − 1 > 0

=   − ac = 9 + 4 = 13 > 0
2
∆ b
4  2
28

− b ± 13 3 ± 13
t= 2 =
a 4

2 3 − 13
t= , ma, dato che < 0, è ammissibile solo
4

l’espressione x 2 >
3 + 13
.
4

>
3 + 13 3 + 13
Che ha come soluzione <− e .
2 2

1 3 1 
42) x − 2 x + 2 x ≤ 0  x x 2 − 2 x + 2  ≤ 0  x( x − 2 ) ≤ 0
2 2

2 2 

 1 2 
Perché  ∆ = 4 − 4 ∗ ∗ 2 = 0,  x = ∗ 2 = 2 
 2 2 

Considerato che ( x − 2) ≥ 0 per ∀ x ∈ R avremo ≤ 0, oppure – 2 = 0. Da cui:


2

≤0e = 2.

43) x 3 + 3 x 2 − 4 x < 0 ⇒ ( )
x x 2 + 3x − 4 < 0

x 2 + 3x − 4 = 0

∆ = b2 – 4ac = 9 +16 = 25 > 0

− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 5
x= = x1 = 2/2 = 1, x 2 = – 8/2 = – 4.
2a 2

Quindi possiamo scrivere: ( – 1)( + 4) < 0.

Dalla regola dei segni: di ogni fattore si studia il segno, quindi dal prodotto dei fattori si ricavano gli
insiemi di positività e negatività del primo membro.

La disequazione è soddisfatta per ∀ ∈ N:


]− ∞,−4[ ∪ ]0,1[ .
29

44) 2 x 4 + 4 x 2 + 1 > x 4 + x 3 + 2 x 2 + x

x 4 + 2 x 2 − x3 − x + 1 > 0 ⇒ x 4 − x3 + 2x 2 − x + 1 > 0

(x 4
− x3 + x2 + x2 − x + 1 > 0
) ( ) ⇒ x2 x2 − x + 1 + x2 − x + 1 = x2 − x + 1 x2 + 1 > 0
( ) ( ) ( )( )
Poiché x 2 + 1 > 0, la disequazione è equivalente a x 2 − x + 1 > 0

∆ = b2 – 4ac = 1 – 4 = – 3 < 0.
Pertanto la disequazione è soddisfatta per ∀ ∈ N.

> ⇒ >0
11 5 11 5
45) −
2x + 3 2 − x 2x + 3 2 − x

>0
22 − 11x − 10x − 15 − 21x + 7 21x − 7
=  2
4 x − 2 x + 6 − 3x − 2 x + x + 6 2 x − x − 6
2 2

Equivalente a:
21 − 7 > 0 21 − 7 < 0
a) " b) "
2 2 −x − 6 > 0 2 2 −x − 6 < 0
a) 21 –7>0 ⇒ > 7/21 = 1/3

2 − x − 6 > 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 1 +48 = 49 > 0, x =


2 − b ± b 2 − 4ac 1 ± 7
= ,
2a 4
x > 2, x = – 6/4 < – 3/2
Soluzione a): >2
b) 21 –7<0 ⇒ < 7/21 = 1/3

2 − x − 6 < 0⇒ ∆ = b2 – 4ac = 1 +48 = 49 > 0, x =


2 − b ± b 2 − 4ac 1 ± 7
=
2a 4
– 3/2 < x < 2
Soluzione b): – 3/2 < x < 1/3

∀ ∈ N:
La disequazione data è, pertanto, soddisfatta per

> 2 e – 3/2 < x < 1/3


Rappresentazione geometrica:
30

I polinomi sono entrambi maggiori di zero per


> 2, ed entrambi minori di zero per

pertanto, per – 3/2 < x < 1/3 e per > 2.


– 3/2 < x < 1/3. La disequazione è soddisfatta,

4 x 4 x
46) ≻ 3−  −3+ ≻0
x+2 x −1 x + 2 x −1

4 x − 4 − 3 x 2 − 3 x + 6 + x 2 + 2 x − 2 x 2 + 3x − 2
= ≻ 0 che è equivalente a:
x2 + x − 2 x2 + x − 2

− 2 x 2 + 3x + 2 > 0 − 2 x 2 + 3x + 2 < 0
a) F b) F
x2 + x − 2 > 0 x2 + x − 2 < 0

+2 > 0 ⇒ ∆ = b – 4ac = 9 +16 = 25 > 0, x =


2 2 − b ± b 2 − 4ac − 3 ± 5
a) – 2 +3 =
2a −4
2
pertanto, –1/2 < < 2 (il termine della è minore di zero)

– 2 > 0 ⇒ ∆ = b – 4ac = 1 + 8 = 9 > 0, x =


2 2 − b ± b 2 − 4ac − 1 ± 3
+ =
2a 2
>1e <–2
Pertanto, il sistema a) è soddisfatto per

∀ ∈ N : x ∈ ]1,2[ .

b) Il sistema b) è soddisfatto per ∀ ∈ N:


 1
x ∈  − 2,−  .
 2

In definitiva, la disequazione data è


soddisfatta per – 2 < < –1/2 e 1 < < 2, cioè per:

 1
∀x ∈ R: x ∈  − 2,−  ∪ ]1,2[ .
 2
31

47) Disequazioni irrazionali: [C( x )] ≻ D( x ) è equivalente a C ( x ) ≻ n D(x ) se n è dispari, mentre


n

⎧ D( x ) ≥ 0 > 0

C (x ) > 0 se n è pari.

C ( x ) ≻ n D(x ) è equivalente a
⎪ [C ( x )]n ≻ D(x )

Esercizio 2 x + 1 ≻ 3 7 + 8 x 3 .

L’indice della radice è dispari, quindi la disequazione è equivalente a:

(2x + 1)3 ≻ 7 + 8x3  8x3 + 1 + 6x2 + 4x ≻ 7 + 8x3  7 + 8x3  6x2 + 4x − 6 ≻ 0


2
∆ b
3x + 2 x − 3 ≻ 0  =   − ac = 1 + 9 = 10 ≻ 0
2

4 2

−b ± ∆
2 4 = − 1 ± 10 , quindi la soluzione della disequazione data è:
a 3

∀ ∈ N:
 − 1 − 10   − 1 + 10 
x ∈  − ∞, ∪ ,+∞  .
 3   3 

48) 2 x + 3 ≻ 4 x 2 − 13x + 3

L’indice della radice è pari, quindi la disequazione è equivalente a

⎧ 4 x 2 − 13 x + 3 ≥ 0 (a)

2x − 3 > 0 (b)

⎪ (2 x − 3)2 > 4 x 2 − 13 x + 3 (I)

a) ∆ = b2 – 4ac = 169 – 48 = 121 > 0


− b ± b 2 − 4ac 13 ± 11
x= = ≥3e ≤ 1/4
2a 8
b) > 3/2

c) 4 x 2 + 9 − 12 x − 4 x 2 + 13 x − 3 > 0 ⇒ +6>0 ⇒ > – 6.


32

Quindi si ha:

 1 3 
 − ∞, 4  ∪ [3,+∞[ ∩  2 ,+∞  ∩ ]− 6,+∞[ .

49) x − 2 ≺ 3 x 3 − 7 x 2 + 7 x + 16

L’indice della radice è dispari, quindi:

(x − 2)3 ≺ x3 − 7 x2 + 7 x + 16  x3 − 8 − 6x2 + 12x + 7 x2 − 7 x − 16 ≺ 0  x2 + 5x − 24 ≺ 0


∆ = b2 – 4ac = 25 + 96 = 121 > 0


− b ± b 2 − 4ac − 5 ± 11
x= = –8< < 3. Cioè è soluzione ∀x ∈R: ]− 8,3[ .
2a 2

50) x − 8 ≺ x 2 − 9 x + 14 .

L’indice della radice è pari, quindi la disequazione è equivalente ai seguenti sistemi:


−8 ≥0
a) " x − 9 x + 14 ≥ 0 b) F
−8<0
2

(x − 8) 2
≺ x 2 − 9x + 14

a) ∆ = b2 – 4ac = 81 – 56 = 25 > 0 ⇒ x = ≥7e ≤2


− b ± b 2 − 4ac 9 ± 5
= ,
2a 2
−8<0 ⇒ <8
Pertanto la soluzione del sistema a) è
≤2 e 7≤ <8

b) −8 ≥0 ⇒ ≥8

x 2 + 64 − 16 x − x 2 + 9 x − 14 < 0 ⇒ − 7 x − 50 < 0 ⇒ 7 x + 50 > 0 ⇒ > – 50/7


33

Pertanto la soluzione del sistema a) è


≥8
Pertanto, la disequazione data è soddisfatta per

∀x ∈R: ]− ∞,2] ∪ [7,+∞[ .

51) log10 2 x − 7 x + 103 > 2


( )
2

Teoria: per definizione, da log10 x = a  x = 10 , e dato che il log10 x cresce al crescere del valore
a

di , allora log10 x ≻ a  x ≻ 10 . Si possono calcolare soltanto i logaritmi dei numeri positivi, allora
a

log10 x ≺ a  0 ≺ x ≺ 10a .

Quindi la diseguaglianza data è equivalente a:

2 x 2 − 7 x + 103 > 102 ⇒ 2 x 2 − 7 x + 3 > 0

∆ = b2 – 4ac = 49 – 24 = 25 > 0

⇒ >3e < 1/2.


− b ± b 2 − 4ac 7 ± 5
x= =
2a 4

 1
Cioè è soluzione ∀x ∈ R:  − ∞,  ∪ ]3,+∞[ .
 2

( )
52) log10 x − 7 x + 11 < 0
2

La disequazione è equivalente al sistema:

x 2 − 7 x + 11 > 0 a)
F
x 2 − 7 x + 11 < 10 0 = 1 b)

a) ∆ = b2 – 4ac = 49 – 44 = 5 > 0

⇒ > <
− b ± b 2 − 4ac 7 ± 5 7+ 5 7− 5
x= = e
2a 2 2 2
b) ∆ = b2 – 4ac = 49 - 40 = 9 > 0

⇒ 2<
− b ± b 2 − 4ac 7 ± 3
x= = < 5.
2a 2
34

Le soluzioni del sistema sono:

 ∩ ]2,5[ ⇒  2,
7 − 5 7 + 5   7 − 5  7 + 5 
 , ∪ ,5 .
 2 2   2   2 

53) 3 ∗ 5 2 (2 x−7 ) − 4 ∗ 5 2 x−7 + 1 > 0

Posto 3 ∗ 5( 2 x−7 ) = y , si ottiene:

3 y 2 − 4 y + 1 > 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 16 –12 = 4 > 0

⇒ y > 1 e y < 1/3.


−b ± ∆ 4±2
x= =
2a 6

52 x − 7 < 1/3 a)
Quindi:

F
5 2 x −7 > 1 b)

– 7)log10 5 < log10 (1/3) = – log10 3 ⇒


7 log10 5 − log10 3
a) (2 < ;
2 log10 5

– 7)log10 5 > log10 1 = 0 ⇒ > ⇒ > 7/2.


7 log10 5
b) (2
2 log10 5

54) 2sin2 – cos – 1 > 0


Da sin2 – cos2 = 1 ⇒ 2(1 – cos2 ) – cos – 1 > 0 ⇒ 2 – cos2 –1>0
cos2 + cos – 1 < 0 Le radici dell’equazione cos2 + cos – 1 = 0 sono, considerato che

∆ = b2 – 4ac = 1 + 8 = 9 > 0 ⇒ cos =


− b ± b 2 − 4ac
=
2a
⇒ cos = –1 e cos = 1/2. Quindi la disequazione
−1± 3
è
4
soddisfatta per –1 < cos < 1/2
π/6 < <π (60° < < 180°),
π< < 5/3 π (180° < < 300°).
35

Cenni di trigonometria.
Indicando con la misura in radianti di un angolo, e con y la misura in gradi dello stesso angolo, si
ha:

⇒ x= y e y=
π 180
360 : 2 π = y : x.
180 π
180 π
Quindi, y = = 57017′44′′,8... x = = 0,017453...rad .
π 180

π 135 3
0 0 0
 45   3   135 
Se α = 33 45′ =  33 +  =  33 +  = 
0
 , posto y = 135/4 si ottiene x = ∗ = π
 60   4  4  180 4 16

15
Se α = π = x si ha:
22

= 1220 ,7272... = 122(0,7272 ∗ 60) = 1220 43,63′ = 1220 43′38′′  .



1800 15π 900 ∗15 2
y= ∗ =
π 22 11  11 
sin (− α ) = − sin α , cos(− α ) = cos α , tg (− α ) = −tgα , sin (π − α ) = sin α , cos(π − α ) = − cos α
π 
tg (π − α ) = −tgα , sin (α + π ) = − sin α , cos(α + π ) = − cos α , tg (π + α ) = tgα , sin α = cos − α 
2 
 π  π
sin α +  = cos α , cos α +  = − sin α , sin (α + k 2π ) = sin α , cos(α + k 2π ) = cos α , tg (α + kπ ) = tgα
 2  2

Con k ∈ Z (interi).
Si chiama secante di α il reciproco di cos α ≠ 0, cioè sec α = 1/cos α; cosecante di α cosecα =1/sin
α.

Se sin π/6 = 1/2 ⇒ tg


π sin π 1 1
= 6 = 2 = 2 = 1∗ 2 = 1 ∗ 3 = 3
6 1 − sin 2 π 1− 1
4
3 2 3 3 3 3
6 2
Se cos α = – 2/3 con π < α < 3/2 π si ottiene:

cos α −2 −2
ctgα = = 3 = 3 =2 5.
− 1 − cos 2 α − 1− 4 − 5 5
9 3

5 tg 5 π − 3 3
Se tg (5/3)π = − 3  sin π = 3 = =− ,
3 1 + tg 2 5 π 1+ 3 2
3
5 1 1 1
e cos π = = = .
3 1 + tg 2 5 π 1+ 3 2
3
36

sin (α + β ) = sin α cos β + sin β cos α   tgα + tgβ 


cos(α + β ) = cos α cos β − sin α sin β   tg (α + β ) =
   1 − tgαtgβ 
   
sin (α − β ) = sin α cos β − sin β cos α  tg (α − β ) = tgα − tgβ 
cos(α − β ) = cos α cos β + sin α sin β   1 + tgαtgβ 

 
sin 2α = 2 sin α cos α 
 
cos 2α = cos α − sin α = 1 − 2 sin α = 2 cos α − 1
2 2 2 2

 2tgα 
tg 2α = 
 1 − tg 2α 

.
α 1 − cos α α 1 + cos α α 1 − cos α
sin =± , cos = ± , tg = ±
2 2 2 2 2 1 + cos α

Formule di prostaferesi:

 p+q p−q 
sin p + sin q = 2 sin cos 
2 2
 
sin p − sin q = 2 sin p − q cos p + q 
 2 2 
 
cos p + cos q = 2 cos p + q cos p − q 
 2 2 
 p+q p −q
cos p − cos q = −2 sin sin 
 2 2 

2tg α 1 − tg 2 α 2tg α
sin α = 2 , cos α = 2 , tgα = 2 .
2α 2α 2α
1 + tg 1 + tg 1 − tg
2 2 2

55) cos 2 x + 3 sin x = 2  cos 2 x − sin 2 x + 3 sin x = 2

Dalla relazione fondamentale sin2 – cos2 = 1 si ottiene cos2 = 1 – sin2 , pertanto

grado: ∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1 > 0


1 − sin 2 x − sin 2 x + 3 sin x = 2  2 sin 2 x − 3 sin x + 1 = 0 , che si risolve come un’equazione di secondo

⇒ sin = 1/2 e sin = 1.


− b ± b 2 − 4ac 3 ±1
sin = =
2a 4
Cioè = π/6 e = π – π/6 = 5/6π.
Dato che due angoli supplementari hanno gli stessi seni e dal secondo valore (sin = 1) si deduce che
= π/2, dato che il supplementare di π/2 è ancora π/2. Se agli angoli trovati aggiungiamo multipli
interi di 2π si ottengono angoli che hanno gli stessi seni. Quindi, sono soluzioni:
= π/6 + 2kπ, = (5/6)π + 2kπ, = π/2 + 2kπ.
37

x
56) cos
2
+ sin 2 x = 1
2
Dalle formule di bisezione del coseno si ottiene:
1 + cos x 1 + cos x
+ sin 2 x = 1  + 1 − cos2 x = 1  2 cos2 x − cos x − 1 = 0
2 2
∆ = b2 – 4ac = 1 + 8 = 9 > 0

⇒ cos = 1 ⇒ = 0 e cos = –1/2 ⇒


− b ± b 2 − 4ac 1± 3
cos = = = (2/3)π;
2a 4
l’angolo supplementare di π/3 è – (2/3)π. Le soluzioni dell’equazione sono pertanto:
= 2kπ, = (2/3)π + 2kπ, = – (2/3)π + 2kπ con k ∈ Z.

57) sin 4 x − sin 2 x = sin x


Dalle formule di prostaferesi si ottiene:

2 sin x cos 3x = sin x  sin x(2 cos 3x − 1) = 0 ,

da cui sin =0 ⇒ = k (con k = 0, ± 1, ± 2, …..), e cos 3 = 1/2, da cui 3 = ± π/3 + 2kπ.


Quindi le soluzioni sono: =k (con k = 0, ± 1, ± 2, …..), e = ± π/9 + (2/3)kπ.

cos2 x − 3 cos x + 2
58) 1 + cos x =
1 − cos x

≠ 2Z[ (con k = 0, ± 1, ± 2, …..), si ottiene:


Moltiplicando ambo i membri per 1 – cos , considerando l’insieme di definizione cos ≠ 1, cioè

1 − cos 2 x = cos 2 x − 3 cos x + 2  2 cos 2 x − 3 cos x + 1 = 0 , da cui

∆ = b2 – 4ac = 9 – 8 = 1 > 0,

− b ± b 2 − 4ac 3 ±1
cos = =
2a 4
⇒ cos = 1 ⇒ = 0 = 2Z[e cos = 1/2 ⇒ = ± (1/3)π +2kπ;
però, dall’insieme di definizione, ≠ 2Z[, le soluzioni sono:
= ± π/3 +2kπ.

59) 3 sin x + cos x = 1

2tg α 1 − tg 2 α
Dalle formule: sin α = 2 , cos α = 2 otteniamo:
2α 2α
1 + tg 1 + tg
2 2
38

2tg x 1 − tg 2 x
3 2 + 2 = 1  2 3tg x + 1 − tg 2 x = 1 + tg 2 x
2 x 2 x
1 + tg 1 + tg 2 2 2
2 2
x x x x 
3tg − tg 2 = 0  tg  tg − 3  = 0
2 2 2 2 
Pertanto, le soluzioni sono:

= 0  = kπ  x = 2kπ con k ∈ Z;
x x
- tg
2 2
tg = 3  = + kπ  x = π + 2kπ con k ∈ Z.
x x π 2
-
2 2 3 3

60) x x 2 − 4 x 2 − 3 > 0
( )( )
Da notare che è positivo per > 0 e negativo per < 0;
2
–4>0 ⇒ < – 2, > 2;
2
–3>0 ⇒ > √3, < − √3
Il prodotto dei tre fattori è maggiore di zero quando tutti e tre i fattori sono maggiori di zero, oppure
quando due fattori sono minori di zero ed uno no.

La disequazione data è soddisfatta per:

–2< < − √3, 0< < √3, > 2.

5(x + 1)
61) =6
x+2
Condizione di esistenza +2≠0 ⇒ ≠ – 2.

5(x + 1) = 6(x + 2)  5x + 5 = 6 x + 12  x + 7 = 0  x = −7

x −1
62) +8 =
x +1 x +1
Condizione di esistenza +1≠0 ⇒ ≠ –1.
9
x + 8( x + 1) = −1  9 x + 8 = −1  x = − = −1
9
39

L’equazione non ammette soluzioni in quanto = –1 non soddisfa le condizioni di esistenza.

x2 + 1 − 2x x3 − 1
63) =
x+2 x − 2 + x2
Condizione di esistenza + 2 ≠ 0 ⇒ ≠ – 2 e ≠ 1 (le soluzioni dell’equazione di secondo grado
al denominatore del secondo membro sono = 1 e = – 2).

(x + 1)2 = (x − 1)(x 2 + x + 1)  x 2 − 2 x + 1 = x 2 + x + 1  3x = 0  x = 0
x+2 (x + 2)(x − 1)
x2 − 4x + 4 2−x
64) = 2
3x − 9 x − 5x + 6

(x − 2)2 = 2 − x , condizione di esistenza ≠ 2 e ≠ 3 (le soluzioni dell’equazione di secondo


3(x − 3) (x − 3)(x − 2)
grado al denominatore del secondo membro sono =1e = 3).

(x − 2)2 = − (x − 2)  (x − 2)2 1
= −  ( x − 2 ) = −3
2

3( x − 3) (x − 3)(x − 2) 3 1

L’equazione data non ammette soluzioni in quanto ( – 2)2 > 0 mentre – 3 < 0.

x+2
65) ≤2
1− x
Condizione di esistenza 1 – ≠0 ⇒ ≠1
x+2 x + 2 − 2 + 2x 3x 3x
− 2 ≤ 0 minimo comune denominatore ≤ 0  (− 1) ≤0 ≥0
1− x 1− x 1− x x −1

Le soluzioni della disequazione data sono:

]− ∞,0] ∪ ]1,+∞[ .

>
3 6
66)
x + 4 x−4
Condizione di esistenza ±4≠0 ⇒ ≠ ± 4.

>0 ⇒ >0 ⇒ >0 ⇒


3( x − 4 ) − 6( x + 4 ) 3x − 12 − 6 x − 24 − 3 x − 36 x + 12
(x + 4)(x − 4) (x + 4)(x − 4) (x + 4)(x − 4) (x + 4)(x − 4)
40

Dalla regola dei segni:


Le soluzioni della disequazione data sono:

]− ∞,−12[ ∪ ]− 4,4[ .

1
67) < − x2 − 1
x +4
2

Il primo membro è maggiore di zero, mentre il secondo membro è minore di zero. Pertanto,
l’equazione assegnata non ammette soluzioni.

>
x3 − 3x 2 + 2 x − 6 2
68)
x − 2x − 3
2
x +1
Fattorizzando il numeratore al primo membro, e considerando che x1 – x2 = – b e x1 x2= c, si ottiene:

>
x 2 ( x − 3) + 2( x − 3) 2
(x − 3)(x + 1) x +1

( x 2 − 2 x − 3 = 0  ∆ = b 2 − 4ac = 4 + 12 = 16  x = − b ± ∆  x = −1, x = 3 )
2a
Condizioni di esistenza ≠ –1 e ≠ 3.

>0 ⇒ >0
x 2 (x − 3) + 2(x − 3) − 2( x − 3) x2
(x − 3)(x + 1) (x + 1)
x 2 ≥ 0 sempre, quindi possiamo studiare solamente il denominatore che risulta maggiore di zero per
+1>0 ⇒ > –1.
Escludiamo = 0 che annulla il numeratore.
Le soluzioni della disequazione data sono:

]− ∞,−1[ ∪ ]0,+∞[ .

2 +]−5=0
69) "
+] =5
41

Applicando il metodo di sostituzione:


2 +5− −5 =0 =0
" ⇒ "
] =5− ]=5

70) C ⇒ C
x 2 − 2 = −5 x + 4 x 2 + 5x − 6 = 0
y + 2x 2 = 0 y + 2x 2 = 0

Analizziamo la x 2 + 5 x − 6 = 0 :

∆ = b2 – 4ac = 25 + 24 = 49,

⇒ =1e
−b ± ∆ −5±7
x= = = – 6.
2a 2
Sostituendo tali valori alla seconda equazione si ottiene:
=1 = −6
" "
] = −2 ] = −72
e

71) C
y 2 = 2x 2 + 4x
2 x 2 + y 2 = 3x − 1

Sottraendo membro a membro la seconda equazione dalla prima, si ottiene:

C ⇒ C
y 2 − 2x 2 − 4x y 2 = 2x 2 + 4x
− y 2 − 2 x 2 + 3x + 1 4x 2 + x + 1 = 0

Analizziamo la 4 x 2 + x + 1 = 0 :

∆ = b2 – 4ac = 1 – 16 = –15 < 0,


Questa equazione non ha soluzioni reali, pertanto il sistema è impossibile.

72) C
x(x − 1) = y( y + 1)
2y − x 2 = 0
2
Applicando il metodo di sostituzione, tenuto conto che y = x , si ottiene:
2



x2
x ( x − 1) = ( y + 1)

2

,


2
y=x
2
42

x2 x2 x4 x2 x4 x2
x2 − x = y +  x2 − x = +  x2 − x − − = 0  4x2 − 4x − x4 − 2x2 = 0
2 2 4 2 4 2

x4 − 2x2 + 4x = 0 ⇒ (
x x3 − 2x + 4 = 0 . )
Oltre alla soluzione = 0 e y = 0 (y = 2/2), le altre soluzioni si ottengono determinando le radici del
( )
polinomio x x 3 − 2 x + 4 = 0 , di cui = – 2 è una radice, per cui, dalla divisione sotto riportata si
ottiene:

( )
x 3 − 2 x + 4 = (x + 2) x 2 − 2 x + 2 = 0

Risolvendo l’equazione di secondo grado:


∆ = b2 – 4ac = 2 – 8 = – 6 < 0, questa equazione non ha soluzioni reali.
Pertanto, le soluzioni del sistema dato sono:
+2=0 ⇒ = – 2 e y = 4/2 = 2.

⎧ x 2 + 1 = y y + 1 


 
73) 2  4
⎩ y = 2x 2

Dalla seconda equazione y = 2 2


⇒ 2
= y/2, che sostituita alla prima si ottiene:

1  1 y 1  1 y 1 y
x2 + = y y +   + = y y +   + = y 2 +  2 y + 2 = 4 y 2 + y  4 y 2 − y − 2 = 0
2  4 2 2  4 2 2 4

∆ = b2 – 4ac = 1 + 32 = 33 > 0,

, considerate che y = 2 > 0 e che √33 > 1, possiamo scartare


− b ± b 2 − 4ac 1 ± 33 2
y= =
2a 8

< 0. Quindi, dalla y = 2 ⇒


1 − 33 2 2 1 + 33
y= = y/2 = 2( ).
8 8
Le soluzioni, pertanto, sono:

 1 + 33 1 + 33 
(x, y ) =  ± , .
4 8 
 

2 +1 > 0
−1> 0
74)
43

Come abbiamo visto, i sistemi di disequazioni si trattano come quelli di equazioni. Dato che
cerchiamo i valori di che soddisfano simultaneamente entrambe le disequazioni, dovremo prendere
in considerazione l’intersezione fra gli insiemi di soluzioni, cioè:

{x ≻ − 1 2}∩ {x ≻ 1} = ]− 1 2 ,+∞[∩ ]1,+∞[ = ]1,+∞[.


Dal metodo grafico, da non confondere con il metodo della regola dei segni per le disequazioni, si ha
il grafico a fianco.
Le soluzioni cercate si trovano prendendo in
considerazione solo le zone caratterizzate da linee

> 1.
continue contemporaneamente su tutte le righe, cioè

+3≥ 0 ≥ −3

−2≠ 0 ≠ 2
75)

Le soluzioni sono ∀ ∈ N : ]− 3,2[ ∪ ]2,+∞[ .

⎧ x − 4x + 3 ≻ 0

2


76) x 2 − 3 x + 1 ≻ 0

⎩ >1
2

x 2 − 4 x + 3 > 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 16 – 12 = 4,

⇒ >3e < 1.
− b ± b 2 − 4ac 4 ± 2
x= =
2a 2

x 2 − x + 1 > 0 ⇒ 2 x 2 − 3 x + 2 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 9 – 16 = – 7 soddisfatta per ∀ ∈N.


3
2

(x − 1)(x − 3) ≻ 0
.
>1
∀x ∈ R

Le soluzioni del sistema dato sono:

∀x ∈ R : ]− ∞,1[ ∪ ]3,+∞[ ∩ ]1,+∞[ ∩ ]− ∞,+∞[ = ]3,+∞[ .


44

77) Esponenziali e logaritmi.


Dati a, b > 0 e , y ∈ R abbiamo:
x
0 1
a = 1, a = a, a + a = a x y x+y ax
a
( )
, y = a x− y , a x
y
=a = a
xy
( ),a
y x x
∗ b = (ab) , a
x x −x 1 1
= x =  ,
a a

( )
x
ax  a 
x
=   , seα , β ∈ R e α , β ≠ 1  α logα a = a, logα α x = x, logα 1 = 0
b b

logα (a ∗ b ) = logα a + logα b, log  = logα a − logα b, logα a x = x logα α , logα   = logα (a −1 ) = − logα a,
a 1
b a
log β a 1
logα a = , logα a = logα β log β a, logα β = , a logα β = b logα a. .
log β α log β α

Esercizio:

⇒ x3 + 1 − 2 x = x 2 − ( x + 1)
3 1
ex e x 2 − ( x +1) 1
2x
= e 2
e 2
2 x 3 + 2 − 4 x − 2 x 2 + x + 1 = 0 ⇒ 2 x 3 − 2 x 2 − 3x + 3 = 0

3 3
x3 − x 2 − x + = 0 , che è divisibile per ( – 1)
2 2

 3
Quindi ( x − 1) x 2 −  = 0
 2

Pertanto, le soluzioni sono:


=1e = ± 3/2.

78) 52 x − 5 x = 6

Si sostituisce t = 5 x , da cui t 2 − t − 6 = 0

∆ = b2 – 4ac = 1 + 24 = 25 > 0,


− b ± b 2 − 4ac 1 ± 5
t= = t =3 e t = – 2.
2a 2
Poiché t = 5 x > 0, l’unica soluzione ammissibile è t = 3, cioè 3 = 5 x , da cui log 5 3 = x .

79) 23 x + 3 ∗ 2 2 x − 3 ∗ 2 x − 1 > 0 ⇒ 2 x 2 x 2 x + 3 ∗ 2 2 x − 3 ∗ 2 x 2 x − 1 > 0


45

Si sostituisce t = 2 x , da cui t 3 − 3t 2 − 3t − 1 > 0, che è divisibile per t – 1, quindi:

(t − 1)(t 2 + 4t + 1) > 0
t – 1 = 0 ⇒ t = 1,

t 2 + 4t + 1 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 16 – 4 = 12 > 0

− b ± b 2 − 4ac − 4 ± 2 3
t= =
2a 2

t = – 2 + √3 < 0 e t = – 2 – √3 < 0.

Considerato che t = 2 x > 0, la soluzione della disequazione è ∀ ∈ N.

unicamente da t – 1, pertanto la disequazione sarà verificata per t – 1> 0, cioè per t > 1, ovvero per
Il fattore t 2 + 4t + 1 è sempre maggiore di zero, ovvero il segno del polinomio sarà determinato

2 x > 1 ⇒ x = log 2 2 x > log2 1 = 0.

Quindi la soluzione della disequazione data è > 0.

≤ 10 x ⇒ 103 x + 10 x ≤ 10 x ∗ 2 ∗10 x .
(10 )3 x + (10 )
2
x2
2 2 2 2 2
80)
( )
2 10 x x

Posto t = 10 x ⇒ 10 x ∗10 x ∗10 x + 10 x − 10 x ∗ 2 ∗10 x ≤ 0  t 3 + t − 2t 2 ≤ 0


2 2 2 2 2 2 2

( )
t t 2 − 2t + 1 ≤ 0  t (t − 1) ≤ 0
2

Questa disequazione è soddisfatta per: t ≤ 0 e t –1 ≤ 0, cioè t ≤ 1.

Essendo t = 10 x > 0, l’unica soluzione ammissibile è t = 1. Quindi:


2

10 x = 1  10 x = 100. Pertanto
2 2
= 0.

81) e3 x + e x = e 2 x+ x + e x  e x e 2 x + 1 = e x e 2 x + 1 in cui e 2 x + 1 > 0


( ) ( ) ( )
2 2 2

e x = e x  x = x 2  x 2 − x = 0  x( x − 1) = 0
2

L’equazione, pertanto, è soddisfatta per =0e = 1.

>0
e3 x − 4e x
82)
ex −1

Insieme di definizione: e x − 1 ≠ 0  e x ≠ 1  e x ≠ e 0  x ≠ 0 .

Posto t = e x , si ottiene >0 ⇒ >0 ⇒ >0


t 3 − 4t t t2 − 4 (
t (t − 2)(t + 2) )
t −1 t −1 t −1
46

Dalla regola dei segni:


si ottiene:
t < – 2, 0 < t < 1, t > 2.

Poiché t = e x > 0, sono ammissibile solamente le


soluzioni 0 < e x < 1, e x > 2, da cui :

e x < e0 ⇒ <0 = log 2.

83) 2 log 3 x = x − x .

Insieme di definizione > 0 ( log 3 x > 0).


−x
Sfruttando le proprietà dei logaritmi: 2log3 x = x − x ⇔ 2log3 x = 2log 2 x = 2 − x log 2 x ⇔ log3 x = − x log 2 x ,

log 3 x log 3 x
log 3 x = − x log 2 x = − x , (effettuando un cambio di base, cioè log 2 x = ).
log 3 2 log 3 2

La soluzione è = 1, (in quanto log 3 1 = 0 , log 3 2 ≠ 0 ,


quindi 0 = −1⋅ 0 = 0 )
x
1= − ⇔ x = − log 3 2 < 0. Quest’ultima soluzione è

incompatibile con l’insieme di definizione ( > 0),


log 3 2

pertanto l’unica soluzione è = 1.

> 2.
log x
1
84)  
2
Definita per > 0 (dalla definizione di logaritmo). Dalle proprietà dei logaritmi si ottiene:

  >  
log x log 1 x
1 1 2
⇔ log x < log 1 x (il segno minore perché la base del secondo membro è minore
2 2 2

di 1), pertanto:

log < log 1 e log ⇔ log - log 1 e log <0


2 2
47

(
log x 1 − log 1 e < 0
2
) ⇔ log x (1 + log 2 e ) < 0, considerato che

log 2 e log 2 e
= = − log 2 e  log x (1 + log 2 e ) .
log 2 1 log 2 1 − log 2 2
2
Dato che log 2 e > 0, quindi 1 + log 2 e > 0, abbiamo:

log <0 ⇒ 0< < 1 ⇒ x ∈ ]0,1[ .

3log 2 − log10
85)
1 ( log 4 − log 5 )
2
Dalle proprietà dei logaritmi si ottiene:

log 23 − log10
=
log 8
10 = ( )
2 log 4
5 =2 ( )
1 log 4
2 5 ( )
1 log 4
2 5
log 4( )
5 ( )

86) log 1 ( 3 x − 1) + log 1 x > log 1 (23)


– 1 > 0, > 0, cioè > 1/3.
2 2 2

Campo di esistenza o definizione: 3

( 3) >0 ⇒ log 1 ( 3x − 1) x > 0 ⇒ >0


3 9 x 2 − 3x
log 1 ( 3x − 1) x − log 1 2 log 1
2 2 2 2 2 2

> 0 = log 1 1 , considerato che la base del logaritmo è minore di 1, come si nota dal
3x ( 3 x − 1)
log 1
2 2 2

grafico.

> 0).
3x ( 3 x − 1) 3 x ( 3 x − 1)
log 1 < log 1 1 (dal campo di esistenza
2 2 2 2

<1 ⇒
3 x ( 3 x − 1)
Pertanto 9 x 2 − 3x − 2 < 0
2
∆ = b2 – 4ac = 9 + 72 = 81 > 0,

⇒ = – 6/18 = –1/3, quindi –1/3 <


− b ± b 2 − 4ac 3 ± 9
x= = = 12/18 = 2/3 e < 2/3.
2a 18
48

Considerando il campo di esistenza della disequazione data, cioè > 1/3,


le soluzioni sono:
1/3 < < 2/3.

log 2 x + 2
87) =0
(
log 2 x 2 − 3x )
Il campo di esistenza, o definizione, è: > 0, x 2 − 3 x > 0, e log 2 ( x 2 − 3 x ) > 0; cioè:

x ( x − 3) > 0 ⇒ > 3, e x 2 − 3 x ≠ 1 ⇒ x 2 − 3 x − 1 ≠ 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 9 + 4 = 13 > 0

⇒ =
− b ± b 2 − 4ac 3 ± 13 3 + 13 3 − 13 3 − 13
x= = = e . Considerato che <0
2a 2 2 2 2


3 + 13
viene scartata. Pertanto si considera .
2
log 2 x + 2 log 2 x 2
L’equazione =0 =− .
(
log 2 x − 3 x
2
)
log 2 x − 3 x
2
( )
log 2 x 2 − 3 x ( )
1
Cioè log 2 x = − 2  x = 2 −2 = , che è incompatibile con le condizioni di esistenza dell’equazione

> 3; pertanto l’equazione è impossibile.


4
data, cioè con

88) log 7 ( x 2 + 3 ) log 7 ( x − 3 ) < log7 ( x − 3)

Le condizioni di esistenza sono: x 2 + 3 > 0 (che non si considera in quanto è certamente maggiore di
zero) e x − 3 > 0, cioè > 3.

log 7 x 2 + 3 log 7 ( x − 3 ) − log 7 ( x − 3 ) < 0 ⇒ log 7 ( x + 3 )  log 7 ( x 2 + 3 ) − 1 < 0.


( )  

Studiamo il segno dei due fattori risolvendo le due disequazioni:

log 7 x 2 + 3 − 1 > 0
( ) a)
.
log7 ( x − 3) > 0 b)

a) log 7 ( x 2 + 3 ) − 1 > 0 ⇒ log 7 ( x 2 + 3 ) > 1 = log7 7 ⇒ x 2 + 3 − 7 > 0 ⇒ x 2 − 4 > 0,

cioè >2e < − 2.

b) log7 ( x − 3) > 0 ⇒ log7 ( x − 3) > log7 1 ⇒ – 3 – 1> 0 ⇒ – 4 > 0,


49

cioè > 4.
Il prodotto delle due disequazioni sarà negativo per:

2< < 4 (∀ ∈ ]2, 4[ )

e < − 2 (∀ ∈ ]−∞, −2[ ).

Tenuto conto delle condizioni di esistenza, cioè > 3, la


disequazione data avrà per soluzioni 3 <
(∀ ∈ ]3, 4[ ).
< 4

89) log a ( 4 x 2 + 3 x − 1) − log a x > 0 con a > 0 a≠1

Per le condizioni di esistenza del logaritmo bisogna imporre il seguente sistema:

" 4 x + 3 x − 1 > 0 , per la disequazione di secondo grado si ha: ∆ = b2 – 4ac = 9 + 16 = 25 > 0


> 0
2

⇒ = – 8/8 = –1.
− b ± b 2 − 4ac − 3 ± 5
x= = = 2/8 = 1/4 e
2a 8

> 1/4 ⇒ ∀ ∈  , +∞  .
1 
Quindi
4 
Dalle regole dei logaritmi si ha:


⎪ a) >1 > 1
4x2 + 3x −1

 > 0 = loga 1, cioè:


x

 4 x 2 + 3x − 1 

< 1 <1
log a 
⎪b)
 x  4x2 + 3x −1
⎩ x

a) 4 x 2 + 2 x − 1 > 0

∆ = b2 – 4ac = 4 + 16 = 20 > 0

− b ± b 2 − 4ac −2 ± 2 5 −1 ± 5
x= = =
2a 8 4

= =
−1 + 5 −1 − 5
e , ma considerato che le condizioni di
4 4

> 1/4, si scarta =


−1 − 5
esistenza impongono .
4
50

>
−1 + 5
Pertanto, la soluzione ammissibile è .
4

b) 4 x 2 + 2 x − 1 < 0
In questo caso la soluzione ammissibile è:

−1 + 5
1/4 < < .
4

>1
log a ( 4 x − 3 )
90) con 0 < a < 1.
log a ( 2 x − 1)

Per le condizioni di esistenza del logaritmo e del denominatore bisogna imporre il sistema:
4 − 3 > 0 ⇒ x > 3/4

⎪ 1
2 −1> 0 ⇒ >
2

⎪ log a ( 2 x − 1) ≠ 0

2
log a ( 2 x − 1) ≠ log a 1  2 x − 1 ≠ 1  x ≠ =1
2
Quindi:
3/4 < <1 e >1

3 
Cioè ∀x ∈  ,1 ∪ ]1, +∞[ .
4 
51

91) Equazioni e disequazioni irrazionali


La prima operazione è quella di determinare l’insieme di definizione delle radici che ci indica in
quale sottoinsieme di R andranno cercate le soluzioni. L’argomento di una radice pari dev’essere
sempre maggiore o uguale a zero, mentre nessun vincolo si ha nel caso di radici dispari.

Se `a( ) ≥ B( ), bisogna imporre a( ) ≥ 0 e distinguere le due condizioni B( ) ≥ 0 e B( ) < 0.


Se A è l’insieme in cui sia a( ) che B( ) sono maggiori di zero e con B l’insieme in cui a( ) ≥ 0 e
B( ) < 0, la disequazione `a( )≥ B( ) diventa:

⎧a( ) ≥ B ( x )
a( ) ≥ B ( x ) ∪{ x ∈ B} ⎪ a( ) ≥ 0
2

C ⇔ ∪ "
b( ) < 0
2


A( x ) ≥ 0

x∈ A
⎩ B ( x) ≥ 0

Tenuto conto che A( ) ≥ B2( ) è più restrittiva di A( ) ≥ 0 le soluzioni sono date da:

C ∪ C
A( x ) ≥ B2 ( x ) A( x ) ≥ 0
b( ) ≥ 0 b( ) < 0
;

nel caso che A ( x ) ≤ B ( x ) la disequazione si riconduce a A( ) ≤ B2( ), da risolversi in A, mentre

⎧ A( x ) ≤ B ( x)

2

non è mai verificata in B. Pertanto le soluzioni sono date da: F


A( x ) ≤ B2 ( x ) ⇔

A( x ) ≥ 0
∈a

.

⎩ B ( x) ≥ 0

Se l’equazione A ( x ) = B ( x ) bisogna imporre A( ) ≥ 0 e distinguere i due sottocasi B( ) ≥ 0 e B( )


< 0, pertanto le soluzioni sono date dal sistema:

⎧ A( x) = B ( x)

2

A x = B2 ( x ) ⇔
F ( ) ⇔ C
A ( x ) = B2 ( x )
⎨ b( ) ≥ 0
A( x ) ≥ 0
∈a

.

⎩ B ( x) ≥ 0

Esempio

x2 + x = x + 2 .

Le radici sono pari, quindi dobbiamo prima imporre la condizione di esistenza e successivamente
elevare ambo i membri al quadrato.

⎧ x ( x +1) ≥ 0  x ≥ 0; x ≤ −1
0
x2 + x ≥ 0


x+2≥0 da cui x ≥ −2
x + x= x+2 ⎩
2
x2 = 2  x = ± 2
52

Quindi, le soluzioni sono: = ± √2 .

92)
3
x2 − 9 = x − 3
In questo caso abbiamo una radice dispari, quindi non bisogna imporre nessuna condizione di
esistenza.

x 2 − 9 = ( x − 3 ) ⇔ ( x − 3 )( x + 3 ) − ( x − 3 )( x − 3 ) = 0
3 2

( x − 3)  x + 3 − ( x2 + 9 − 6 x ) = 0 ⇔ ( x − 3) ( x2 − 7 x + 6) = 0
x2 − 7 x + 6 = 0
∆ = b2 – 4ac = 49 – 24 = 25

− b ± b 2 − 4ac 7 ± 5
x= =  x = 6, x = 1  ( x − 6 )( x − 1)
2a 2

Quindi, l’equazione data diventa ( x − 3)( x − 6)( x − 1) = 0, e le soluzioni sono:

= 3, = 6, = 1.

93) x2 + 4 = 2 x − 2
La quantità sotto radice quadrata è sempre positiva. Dobbiamo imporre che il secondo membro sia
maggiore o uguale a zero, cioè:

C ⇒ C
2x − 2 ≥ 0 x ≥1
x2 + 4 = ( 2x − 2)
2
x2 + 4 = 4 x2 + 4 − 8x  3x2 − 8x = 0  x ( 3x − 8) = 0

cioè =0 e = 8/3. Pertanto il sistema ha l’unica soluzione = 8/3.

x2 − 2x +1 > –2 ⇔ ( x +1) > –2 ⇒ +1 > x 2 + 4 − 4 x ( ( x + 1) > 0)


2 2
94)

-2< – 1, verificata per ∀ < 2,


53

A( x ) ≥ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 ∪ C
A( x ) ≥ 0
( x −1)
b( ) < 0
2
( ( x − 1) ≥ 0),
2

b( ) ≥ 0
-2< si ottiene

C ⇒ F
x−2≥0 x ≥ 2 x≥2
( x − 2) < ( x − 1) x + 4 − 4 x < x +1− 2x  2x − 3 > 0 ⇒ > 3/2
2 2 2 2

Quindi le soluzioni sono: < 2, ≥ 2, cioè ∀ ∈ N.

95) x2 − 2x + 8 ≤ x + 6

A( x ) ≤ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 , imponendo le condizioni di esistenza della radice, si ottiene:
b( ) ≥ 0



x + 6 ≥ 0  x ≥ −6

⎨ 2
x2 − 2x + 8 ≥ 0

⎪ x − 2 x + 8 ≤ ( x + 6 )  x 2 − 2 x + 8 ≤ x 2 + 36 + 12 x  14 x + 28 ≥ 0  x =

2 −28
= −2
14

La seconda disequazione: x2 − 2 x + 8 ≥ 0  ∆ = b2 − 4ac = 4 − 32 = −28 < 0


è soddisfatta per ∀ ∈N.

Quindi la soluzione della disequazione data è ≥–2 (∀ ∈ [ −2, +∞[ ).

96) x3 − 27 ≥ x − 3 .

La radice è dispari, quindi non ci sono vincoli relativi alle condizioni di esistenza.

x 3 − 27 ≥ ( x − 3 )  x 3 − 27 > x 3 − 27 − 9 x 2 + 27 x  − 9 x 2 + 27 x ≤ 0  9 x 2 − 27 x ≥ 0
3

< 0
9x ( x − 3) ≥ 0 ⇒ F e "
< 3
x≥0 x
.
x≥3 x

Le soluzioni sono ≤ 0 e ≥3 (∀ ∈ ]−∞,0] ∪[3, +∞[ ).

1
97) 27 x 3 − 27 x 2 + 9 x − 1 ≥ x −
3

Sotto radice abbiamo ( 3 x − 1) , le cui condizioni di esistenza sono: 3 x − 1 ≥ 0  x ≥ 1 .


3
3
54

( )
2
≥ 1/3 è maggiore di zero. Quindi ( 3x − 1) ≥ x − 1
3
Il secondo membro, in
3 , cioè
2 2

( 3 x − 1) ≥  ( 3 x − 1)  ( 3 x − 1) −  ( 3 x − 1)  ≥ 0
3 1 3 1
3  3 

Mettendo in evidenza ( 3 x − 1) , si ha:


2

 1 2 10 
( 3x −1) 3x −1 − 9  ≥ 0  ( 3x −1)  3x − 9  ≥ 0
2

   



1
3x − 1 ≥ 0  x ≥


3 10
da cui x ≥
⎪ 3x −
cioè .


10 10 27
≥0 x≥
9 27

98)
4
x +1 > 1−2x
Per eliminare la presenza di indice diverso dalle radici, dopo avere imposto le condizioni di esistenza,
bisogna elevare ambo i membri alla potenza data dal minimo comune multiplo fra i due indici. Nel
nostro caso eleviamo alla quarta potenza:

⎧ ⎧

x +1 ≥ 0 x ≥ −1

⎨ ⎨
1− 2x ≥ 0 x≤ 1

⎩ x+1 > (1 − 2x ) ⎪ x+1 > 1 + 4 x 2 − 4 x  4 x 2 − 5 x < 0  x ( 4 x − 5) < 0


2


2

L’ultima disequazione del sistema ha soluzioni: >0 e < 5/4.


Quindi le soluzioni della disequazione data sono:

(∀ ∈  0,  ).
 1
0< ≤ 1/2
2 

99) 2 −x + x+4 ≤6
Per le condizioni di esistenza dei due radicandi, dato che ambo i membri della disequazione sono non
negativi, possiamo elevare al quadrato il primo ed il secondo membro della disequazione:

⎧ 2− x ≥ 0 x ≤ 2
⇒ .
−4 ≤ x ≤ 2


x + 4 ≥ 0  x ≥ −4 36 − 6
⎩(2 − x) + ( x + 4) + 2
( 2 − x )( x + 4 ) ≤ = 15
( 2 − x )( x + 4 ) ≤ 36 2
55

C
−4 ≤ x ≤ 2
( 2 − x )( x + 4) ≤ 225  2x + 8 − x2 − 4x − 225 ≤ 0
− x 2 − 2 x − 217 ≤ 0  2 x + 4 x + 217 ≥ 0

∆ = b2 – 4ac < 0, questa disequazione è soddisfatta per ∀ ∈ N .


Pertanto le soluzioni della disequazione data sono: – 4 < ≤2 (∀ ∈ ]−4, 2] ).

>
9− x
100) –3
x +1

A( x ) ≥ B2 ( x )
dal sistema 0 a( )) ≥ 0 ∪ C
A( x ) ≥ 0
b( ) < 0
b( ) ≥ 0
si ottiene:

⎧ ⎧
9− x
⎪ ⎪
≥0 −1 ≤ x ≤ 9

∪ . x +1 ⇒ ∪ " −1 ≤ x ≤ 9
x +1 9− x
≥0 x≥3
⎨ ⎨ 9 − x − ( x − 3 ) ( x + 1) <3
x−3≥ 0
⎪9− x > x−3 < 0 ⎪ > 0
2

⎩ x +1
( x − 3) ⎩
2
x +1

Pertanto le soluzioni del sistema unione sono: –1< ≤ 3,

3≤ ≤9 3≤ ≤9
" ⇒ F x x2 − 5x + 4 < 0
x3 − 5x2 + 4 x < 0 ( )

( x − 5 x + 4 ) = 0 ⇒ ∆ = b − 4ac = 25 − 16 = 9, x =
−b ± b2 − 4ac 5 ± 3
2 2
=  x = 4, x = 1
2a 2
3≤ ≤9
3≤ ≤9 > 0
F x x −1 x − 4 ⇒ 0
( )( ) < 0 x >1
Dalla regola dei segni per x ( x −1)( x − 4) < 0 otteniamo
>4
< 0e 1< < 4, per cui le soluzioni del sistema sono
3≤ < 4.
Unendo quanto trovato, cioè 3 ≤ < 4, con le soluzioni del

< 4 (∀ ∈ ]−1, 4[ ).
secondo sistema, cioè –1< ≤ 3, le soluzioni della disequazione
data sono: –1<
56

101) Valore assoluto.


Per definizione il valore assoluto, o valore aritmetico, o modulo di un numero reale, è dato da:
≥0
|=
− < 0
| = max {− x , x } = + x 2 .

Proprietà:
|≥ 0 ∀ ∈ N, | |= 0 ⇔
∀ ∈N,
| =0, | |= – | |

| ⇔ |= |]| ⇔
= x ∀ x ∈ R, | | | ] | = | ] |,
| |=–| =0, | = ± y, | |=

| + ] | ≤ | |+|] | ∀ ∈ N,
2

−]|≤| − e |+|e − ] | ∀ , ], e ∈ N, fgf = |g| ,


2 |2|
|

x − y ≤ x − y ∀ x ∈ R,

| |≤ ⇔ − ≤ ≤
se a > 0 "
| |≥ ⇔ ≤ − hiijk ≥
;

| |≤ l?ih l+lm | |< ⇔ − < <


se a < 0 " se a > 0 "
| |≥ ∀ ∈ N | |> ⇔ < − hiijk >
; ;

| |< l?ih l+lm


se a ≤ 0 C
| |> ∀ ∈ N < 0; =0⇒ ∀ ∈ N\ {0}

( x −1) ( x −1)
2 2
Esempio: 1) x2 − 2x +1 = = x −1 x2 − 2x +1 = = x −1 .

Esempio: 2) x − 2 < x − 1 , che è soddisfatta immediatamente se x − 2 < 0, cioè < 2. Se, invece,
x − 2 ≥ 0, cioè ≥ 2, bisogna considerare l’unione delle soluzioni delle due disequazioni:
–1> x − 2 e –1< 2 – . La prima disequazione è sempre verificata, la seconda risulta < 3/2
che non è ammissibile nell’insieme ≥ 2. Pertanto le soluzioni cercate sono date dall’unione dei due
insiemi { x ≺ 2} ∪ { x ≥ 2} ovvero ∀ x ∈ R.

102) x 2 − 5 x = 3  x 2 − 5 x = ±3 , da cui:

a) x 2 − 5 x + 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 25 – 12 = 13 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 5 ± 13
= ,
2a 2
57

b) x 2 − 5 x − 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 25 + 12 = 37 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 5 ± 37
= .
2a 2

7
103) x + = −2
5

Considerato che il primo membro è sempre maggiore o uguale a zero, ed il secondo membro è minore
di zero, l’uguaglianza non sarà mai verificata; pertanto è impossibile.

104) x + 2 = x 2 − 1  x + 2 = ± ( x 2 − 1)

Questa è equivalente alle due equazioni:

a) x 2 − 1 = x + 2  x 2 − x − 3 = 0

∆ = b2 – 4ac = 1 + 12 = 13 ⇒ x =
− b ± b 2 − 4ac 1 ± 13
=
2a 2

b) x 2 − 1 = − x − 2  x 2 + x + 1 = 0
b2 – 4ac = 1 – 4 = – 3 Impossibile ( ∀ ∉ N).

1 ± 13
Pertanto le uniche soluzioni sono x = .
2

2 2 1
105) x + x = x−
2

3 3 3
2
Considerato che x 2 + x ≥ 0 , affinché l’equazione data abbia soluzioni, si deve imporre la condizione
3

≥ 1/2.
2 1
x − ≥ 0 , cioè
3 3
Si considerano, pertanto, due equazioni:
2 2 1 1
a) x 2 + x = x −  3x2 + 2 x − 2 x + = 0
3 3 3 3

1 1  1
3x 2 = −  x 2 = −  x = ±  − 
3 9  3

2 2 1 2 2 1
b) x + x = −  x −   x2 + x + x − = 0
2

3 3 3 3 3 3

3x2 + 4 x −1 = 0  ∆ = b2 − 4ac = 16 + 12 = 28 > 0


58

− b ± b 2 − 4ac −4 ± 28 −4 ± 2 7 −2 ± 7
x= = = =
2a 6 6 3
Tali soluzioni sono incompatibili con la condizione ≥ 1/2, pertanto l’equazione data non ammette
soluzioni reali.

106) x + 2 < 3.

Per le proprietà del valore assoluto si ottiene:

−3 < x + 2 < 3 da cui −3 − √2 < < 3 − √2 .

> 1/4.
9
107) x +
2

4
Per le proprietà del valore assoluto si ottiene:

9 9
x2 + = x 2 + (l’espressione contenuta nel valore assoluto è certamente maggiore di zero).
4 4

> 1/4 che è sempre verificata per ∀ x ∈ R.


9
Quindi x 2 +
4

108) x − 4 ≤ x + 4  − x − 4 ≤ x − 4 ≤ x + 4

Cioè: .
a)4 − x ≤ x + 4  { x ∈ R : 4 − x ≤ 0} = { x ≥ 4}
b) x − 4 ≤ x + 4

Le soluzioni della a) sono ≥ 4 e delle soluzioni delle due disequazioni x+4 ≥ 4− x e


x + 4 ≤ − ( 4 − x ) nell’insieme { x ≺ 4} .

Le soluzioni della b) si riconducono all’unione dell’insieme { x ∈ R : x − 4 ≤ 0} = { x ≤ 4} e delle


soluzioni delle due disequazioni x + 4 ≥ x − 4 e x + 4 ≤ − ( x − 4 ) nell’insieme { x ≻ 4} .

La disequazione a) è risolta per ∀ x ≥ 0. La disequazione b) è risolta per ∀ x ∈ R.


Pertanto la soluzione del sistema è ≥ 0.
59

109) Trigonometria.
Le funzioni trigonometriche, in quanto funzioni periodiche, non sono invertibili. E’ però possibile
definire le funzioni inverse arcoseno, arcocoseno e arcotangente della restrizione nell’intervallo
 π π
 − 2 , 2  della funzione seno, della restrizione nell’intervallo [ 0, π ] della funzione coseno e della
 
 π π
restrizione nell’intervallo  − ,  della funzione tangente.
 2 2
60

Esempi:

- arcsin ( 3,5) non è definito perché 3,5 ∉ [ −1,1] ;


  9  9 9
- arccos  cos  π   ≠ π perché π ∉ [ 0, π ] ;
  4  4 4
  9  π 9 π
- arccos  cos  π   =  π − 2π =  ;
  4  4 4 4
- cos ( arccos ( 0, 7 ) ) = 0, 7 ;

- 2 sin 2 ϑ + 5 sin ϑ = − 2

Ponendo t = sin ϑ si ha 2t 2 + 5t + 2 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 25 – 16 = 9

− b ± b 2 − 4ac − 5 ± 3
t= =  t = −1 , t = −2 .
2a 4 2

Considerato che sin ϑ = – 2 è impossibile, l’unica soluzione ammissibile è sin ϑ = –1/2, da cui:

+ 2 kπ ; π + 2 kπ (7/6 = 1/6+ 1) con k ∈ Z.


π 7
ϑ=−
6 6

110) 2 cos ϑ + 4 sin 2 ϑ = cos ϑ + sin 2 ϑ


Dalla relazione fondamentale della trigonometria: sin 2 ϑ + cos 2 ϑ = 1  sin 2 ϑ = 1 − cos 2 ϑ

Pertanto si ottiene: 2 cos ϑ + 4 (1 − cos 2 ϑ ) = cos ϑ + 1 − cos 2 ϑ  3cos 2 ϑ − cos ϑ − 3 = 0


61

Ponendo t = cos ϑ si ottiene:

3t 2 − t − 3 = 0 ⇒ ∆ = b2 – 4ac = 1 + 36 = 37

− b ± b 2 − 4ac 1 ± 37
t= = .
2a 6

> 1, l’unica soluzione ammissibile è t = cos ϑ = < 0 e maggiore di – 1.


1 ± 37 1 − 37
Poiché
6 6

Chiamando ϑ1 l’angolo del secondo quadrante del cerchio trigonometrico


1 − 37 1 − 37
che soddisfa cos ϑ = , cioè ϑ1 =arccos ( ).
6 6

Pertanto, la soluzione cercata è ϑ = 2kπ ±ϑ1 , con k ∈ Z.

111) 2cos2ϑ + 2 3sinϑ = 2

Come è noto: cos 2ϑ = 1 − 2 sin 2 ϑ , pertanto

( ) (
2 1 − 2 sin 2 ϑ + 2 3 sin ϑ − 2 = 0  2 1 − 2 sin 2 ϑ + 2 ) ( ) ( )
3 sin ϑ − 1 = 0  sin ϑ 2 sin ϑ − 3 = 0

. Pertanto, la soluzione cercata è: ϑ = k π ; + 2 k π ; π + 2 k π , con k ∈ Z.


3 π 2
sin ϑ = 0 e sin ϑ =
2 3 3

112) cosϑ + sin ϑ tan ϑ > 1


sin ϑ π
Come è noto: tan ϑ = , con ϑ ≠ + k π , pertanto:
cos ϑ 2

−1 > 1
sin ϑ
cos ϑ + sin ϑ
cos ϑ

cos 2 ϑ + sin 2 ϑ − cos ϑ > 0 ⇒ 1 − cos ϑ > 0 ⇒ −1 > 0


1
cos ϑ

> 1 ⇒ che per cosϑ ≤ 0 , cioè per


1 π 3  1 
+ 2 kπ ≤ ϑ ≤ π + 2 kπ è impossibile  ≻ 1 .
cos ϑ 2 2 n≺0 
π π
Per − + 2kπ ≺ ϑ ≺ + 2 k π , con ϑ ≠ 2kπ è sempre verificata.
2 2
62

1 3  π
113) sin 2ϑ + cos 2ϑ ≥ sin  ϑ + 
2 2  6

Dalle formule di addizione e duplicazione si ottiene:

1 3 π  π  π  π  π 
sin 2ϑ + cos 2ϑ = cos   sin 2ϑ + sin   cos 2ϑ = sin  + 2ϑ  = 2 sin  + ϑ  cos  + ϑ 
2 2 3 3 3  6  6 

π  π  
sin  + ϑ   2 cos  + ϑ  − 1 ≥ 0 che si trasforma nei due sistemi:
6  6  

⎧ sin  π + ϑ  ≥ 0 ⎧ sin  π + ϑ  ≤ 0
⎪  6 ⎪  6

 
 
⎨ ⎨
⎪ cos  + ϑ  ≥ ⎪ cos  + ϑ  ≤
π  1 π  1
⎩ 6  2 ⎩ 6  2

Restringiamo l’intervallo a [ −π , π ]

⎧ 0 ≤ π +ϑ ≤ π ⎧
⎪ ⎪
π

−π ≤ +ϑ ≤ 0

⎨ π π ⎨
6 6

⎪ − ≤ +ϑ ≤ ⎪ −π ≤ + ϑ ≤ −  ≤ + ϑ ≤ π
π π π π π
⎩ 3 6 3 ⎩ 6 3 3 6

 π π  π π
0 ≤ ϑ + ≤  ∪ −π ≤ ϑ + ≤ −  da cui la periodicità
 6 3  6 3

 π π   7 π 
− + 2kπ ≤ ϑ ≤ + 2kπ  ∪ − π + 2kπ ≤ ϑ ≤ − + 2kπ 
 6 6   6 2 .
63

Geometria analitica.
Equazioni canoniche:
- ax + by + c = 0Equazione della retta;
- y = mx + q Caso di rette non verticali: m è il coefficiente angolare m = - a/b, q = - c/b, b ≠
0;
( x − x0 ) + ( y − y0 ) = r 2 Equazione della circonferenza di centro ( x0 , y0 ) e raggio r;
2 2
-

( x − x0 ) ( y − y0 )
2 2

- + =1 Equazione dell’ellisse di centro ( x0 , y0 ) e semiassi a e b;


a b
( x − x0 ) ( y − y0 )
2 2

- − =1 Equazione dell’iperbole di centro ( x0 , y0 ) , con l’asse parallelo


a b
all’asse delle y e secante l’asse traverso in y0, ± b;
- xy = a (a ≠ b) Equazione dell’iperbole equilatera di vertici a , a e − a , − a ( ) ( )
per a > 0, e di vertici − a , a ( )e( a , − a per a < 0;
)
- y = ax2 + bx + c Equazione della parabola con asse parallelo all’asse delle y e vertice

 , per a > 0 la concavità è rivolta verso l’alto, per a < 0 la concavità è rivolta
 b 4 ac − b 2 
− ,
 a 4a 
verso il basso;
- x = ay2 + by + c Equazione della parabola con asse parallelo all’asse delle e vertice

 , per a > 0 la concavità è rivolta verso destra, per a < 0 la concavità è


 4 ac − b 2 b 
 ,−
 4a 2a 
rivolta verso sinistra.
Complemento del quadrato:
2 2
  b    d  b2 d 2
ax + bx + cy + dy + e = a  x −  −
2 2
 + c y −−  + e − − =0
  2a     2c   4a 4c

+ − e > 1, si ottiene:
b2 d 2
Posto che
4a 4c
2 2
  b    d 
 x −  − 2a    y −  − 2c  
     
a 2
+c 2
=1
 b2 d 2   b2 d 2 
 + −e  + −e
 4 a 4c   4 a 4c 
   
64

114) Disegnare il luogo geometrico: x + y + 2x − 2 = 0


2 2

Utilizzando il metodo del complemento al quadrato si ottiene:

( 3 ) che
2
0 = x2 + 2x + y2 − 2 = ( x +1) + y2 − 3  ( x +1) + y2 =
2 2
è l’equazione canonica della

circonferenza di centro ( −1,0) e raggio r = 3 .

115) 36x +12x − y + 4 = 0


2 2

Utilizzando il metodo del complemento al quadrato si ottiene:

( x+ 1 )
2
2
 1 y2 6
0 = 36 x 2 + 12 x − y 2 + 4 = 36  x +  − y 2 + 3  − =1
( )
2 2
 6 3  1 
 
 12 

(
Che è l’equazione canonica dell’iperbole di centro − 16 ,0 , semiassi a = 1
12
= 1)2 3
eb= 3

con e asse parallelo all’asse delle y.

116) 4 x 2 + 2 x + 4 y 2 − 2 y = 3
2

Utilizzando il metodo del complemento al quadrato si ottiene:


2 2 2 2 2
3  1  1 1  1  1  1 
= 4x2 + 2x + 4 y2 − 2 y = 4  x +  + 4  y −  −   x +  +  y −  =  
2  4  4 2  4  4  2

(
Che è l’equazione canonica della circonferenza di centro − 14 , 14 e raggio r = 1
2
. )

117) 4x − y + 2y = 9
2 2

Utilizzando il metodo del complemento al quadrato si ottiene:

( y −1)
2
3 x2
= 4x2 − y2 + 2 y = 4x2 − ( y −1) +1 
2
− =1
( ) (2 2)
2 2
2 2

Che è l’equazione canonica dell’iperbole di centro ( 0,1) , semiassi a = 2 e b = 2 2 con e asse


parallelo all’asse delle y.
65

118) 2x + 3 y = 3( y +1) +1

Raccogliendo i monomi simili si ottiene: 2 x − 4 = 0


Questa è l’equazione canonica di una retta parallela all’asse delle y e passante per = 2.

119) xy − 5 x − 4 y + 20 = 0

xy − 5x − 4 y + 20 = x ( y − 5) − 4 ( y − 5) = ( x − 4)( y − 5)

Il luogo geometrico è degenere nella coppia di rette y = 5 (orizzontale) e = 4 (verticale).

120) log x 2 > 3

Affinché la disequazione sia definita è necessario che >0e ≠ 1.

, essendo log 2> 0, affinché > 3 è necessario che lo g x > 0, ovvero che
log 2 log 2
log x x =
log x log x

> 1. Quindi > 3 ⇔ lo g x < ⇔ x< e


log 2 ( log 2)
= ( elog 2 ) 3 = 3 2 .
1
log 2 3
log x 3

Pertanto log x 2 > 3 ammette soluzioni se e solo se x ∈ 1, 3 2 . ( )

121) Confrontare:
π 3
1 1
a) 85/2 e 55/2 b) 2-7/2 e 3-7/2 c) π-5/6 e 3-5/6 d) 2 2
e2 3
e)   e   .
2 2

Per ogni α ∈ N , poniamo pα ( x ) = xα ; ricordiamo che pα è maggiore di zero (strettamente crescente)


per α > 0, decrescente per α < 0. Poniamo ex pa ( x ) = a x ; ex pa è strettamente crescente per a >1,
decrescente per a <1.
66

a) 85/2 = p 5 ( 8 ) > p5 ( 5 ) = 5 ( 2) > ( 3) = 3


5 −7
2
b) 2-7/2 = p− 7 p− 7 2
2 2 2 2

c) π-5/6 = p− 5 (π ) < p− 5 ( 3) = 3 d) 2 2 < exp p2 ( 3) = 2


−5 3
6
6 6

e)   = exp 1 (π ) < exp 1 ( 3) = 1


π
1
( )
3

2 2 2 2

è strettamente crescente su [ 0, +∞[ (e > 1).


e x + e− x
122) Provare che la funzione cosh x =
2
Siano x1, x2 ≥ 0, si ottiene:
e x2 + e− x2 e x1 + e x1 1 x2 1 e x2 − e x1  1
cosh x2 − cosh x1 =
2

2 2
( 1
2
) ( 2
) ( e e  2
)
= e − e x1 + e − x2 − e − x1 =  e x2 − e x1 − x1 x2  = e x2 − e x1 ( ) 1 − e 1e
x1 x2


Se 0 ≤ x1 < x2 si ottiene e x2 > e x1 e e x2 + x1 > e0 = 1 , da cui 1 − > 0; ne segue che:


1
x1 + x2
e
cosh x2 > cosh x1 se 0 < x1 < x2.



x ∈ ]−∞,1[
x 2 se x ∈ [1, 4[ dominio: o ∈ N

⎪ 2 x se x ∈ [ 4, +∞[
123) f( ) =

La f( ) è strettamente crescente su ognuno degli intervalli I1 = ]−∞,1[ , I 2 = [1, 4[ , I 3 = [ 4, +∞[ .

Inoltre per x ∈ I1 ⇒ f( ) = x < 1 = f(1); per x ∈ I2 ⇒ f( ) = 2 < 42 = f(4). Pertanto f( ) è strettamente


crescente su R (monotòna). Quindi essendo strettamente crescente, la f( ) è iniettiva.
67

Nel dominio X = R è f(N ) = R, infatti f(I1) = I1, f(I2) = [1,16[ , f(I3) = [16, +∞[ , pertanto:

f ( R ) = f ( I1 ) ∪ f ( I 2 ) ∪ f ( I 3 ) = R .

Se ϕ è l’inversa della biisezione che f induce su f(X) per trovare ϕ:

Sia y ∈ N , ϕ(y) = x ⇔ y = f( ), quindi:

⎧ y ≤1 e y = ⎧ y ≤1 e y = ] se y ≤ 1
⎪ ⎪ ⎧
y ∈ [1,16[ e y = x 2 ⇔ y ∈ [1,16[ e x = y ⇒ ϕ(y) = y se y ∈ [1,16[ .
⎨ ⎨ ⎨
⎪ y ≥ 16 e y = 2 x ⎪ y ≥ 16 e x = log 2 y ⎩ log 2 y se y ≥ 16
⎩ ⎩

x
124) Sia f: R → R definita da f( ) =
(1 + x )
Se f( ) è dispari: f(− ) =
−x x
=− = − f ( x) .
(1 + − x ) 1 + x
Per x1, x2 > 0 f( 1) < f( 2) cioè x1 (1 + x2 ) < x2 (1 + x1 ) , ovvero x1 < x2 .

Siano ora x1, x2 con x1 < x2: se x1 ≤ 0 < x2, quindi f( 1) ≤ 0 < f( 2 ).

Se 0 ≤ x1 < x2 si ha f( 1) < f( 2 ). Se x1 < x2 ≤ 0 è – x1 > – x2 ≥ 0, da cui f(− 1) > – f( 2 ) e per


disparità si ottiene – f( 1) > – f( 2 ), cioè f( 1) < f( 2 ). In ogni caso è f( 1) < f( 2 ): f( ) è strettamente
crescente.

Proviamo che f(N ) = ]−1,1[ : per disparità è sufficiente provare che f ( R+ ) = [ 0,1[ . Se x ≥ 0 si ha:

<1; viceversa se
x
0 ≤ f ( x) = y ∈ [ 0,1[ l’equazione y = f( ) (con x ≥ 0) è:
(1 + x )
x y y
y= ⇔ x (1 − y ) = y ⇔ x = , con ≥ 0 per ∀y ∈ [ 0,1[ , quindi y ∈ f ( R+ ) .
1+ x 1− y 1− y

Pertanto f ( R+ ) = [ 0,1[ e f ( R ) = ]−1,1[ . La funzione f ristretta nell’intervallo ]−1,1[ = ( −1,1) f è


suriettiva ( ( −1,1) = f ( R ) ) è iniettiva; essendo f strettamente crescente è, quindi, anche biiettiva.
∈ N e la funzione inversa ϕ(y) = x ⇔ y = f( ) ⇔
x
Se y ∈ ]−1,1[ e se y= si ottiene:
1+ x

0 1+ x o . ⇔ 0 1− y o .
x x y y
y= y = x= x=

<0 <0
1− x 1+ y .
x≥0 x≥0

< 0 ⇔ y < 0.
y y
Per y ∈ ]−1,1[ è ≥ 0 ⇔ y ≥ 0 mentre
1− y 1+ y
68

se y ≥ 0, ϕ ( y ) = se y < 0, ovvero:
y y
Ne segue che ϕ ( y ) =
1− y 1+ y

y
ϕ ( y) = per ogni y ∈ ]−1,1[ .
1− y

125) f ( x ) = log x x Trovare il dominio di f e tracciarne il grafico.


2

f(x) è definita per x > 0, x ≠ 1.

log x 2 2 log x
log x x 2 = = = 2.
log x log x

126) Date le funzioni f ( x ) = ( x 2 ) e g ( x ) = x , dimostrare che esse coincidono per x > 0, ma non
x 2x

su tutta l’intersezione dei loro domini.

La f (x) è definita per ogni x ≠ 0 ( ∈ N\ {0} ), mentre g (x) è definita su

{ x ∈ R : x ≻ 0} ∪{ x ∈ R : x ≺ 0;2x ∈ Z} .

127) f ( x ) = log x 2

Il dominio di f (x) è X, e considerato che è definita per x > 0 e x ≠ 1, il dominio è X = ]0, +∞[ \ {1} .
69

L’immagine f (X) di f (x): y ∈ f (X) se e solo se esiste x > 0, x ≠ 1, tale che y = log x 2 =
log 2
, da
log x
cui y log x = log 2 .

log 2 log 1
Se y = 0, si ha 0 = log 2 (assurdo). Se y ≠ 0, si trova log x =
2

, cioè x = e y
=2 y
.
y

Pertanto l’immagine f (X) = N\ {0} e l’inversa f (x)/f ( f ( x) / f )


−1 1
( y) = 2 y
per ogni y ≠ 0.

La f (x) è iniettiva.

128) Data la funzione f : x → x − 1 − x , trovarne il dominio X.


2

Determinare la fibra f ( y ) al variare di y ∈ R, e l’immagine f (X ).


Il dominio X è: { x ∈ R :1 − x 2
} { }
≥ 0 = x ∈ R : x 2 ≤ 1 = [ −1,1] .

(Teoria: Sia f : X → Y una funzione, e sia T ⊆ Y . Si chiama immagine inversa f (T ) ,


controimmagine o antimmagine, di T mediante f l’insieme degli x ∈ X la cui immagine sta in T :
o

f (T ) = { x ∈ X : f ( x ) ∈ T } . Ad esempio se f : Z → Q è data da f ( x ) = x e
2
{
T = 0, 1 ,1 . Si ha
2 }
f (T ) = {0.1, −1} . Se T =N, è f ( N ) = Z . Se T = {2} si ha f (T ) = 0 , cioè non c’è nessun intero
il cui quadrato sia 2. A differenza dell’immagine diretta, l’immagine inversa conserva sia unioni che
intersezioni. Se T1, T2 ⊆ Y si ha:

f (T1 ∪ T2 ) = f (T1 ) ∪ f (T2 ) e f (T1 ∩ T2 ) = f (T1 ) ∩ f (T2 ) .


E‘ sempre f (Y ) = X ; f ( 0) = 0 . Si noti che f : X → Y è suriettiva se e solo se per ogni T ⊆ Y (che
non sia vuoto) si ha f (T ) ≠ 0 .

Se T = { y} contiene un solo y ∈ Y, si scrive, abusando, f ( y) in luogo di f ({ y}) . L’insieme


f ( y ) è chiamato fibra di f su y).
y ∈ R
( y ) = { x ∈ X : f ( x ) = y} , insieme delle soluzioni dell’equazione f ( x ) = y , nell’incognita x ∈ X.
Quindi, nell’esercizio dato, per ogni la fibra di f su y è, per definizione,
f

L’equazione x − 1 − x2 = y equivale a x − y = 1 − x2 che non ha soluzioni per x – y < 0, in quanto

1 − x2 ≥ 0 , ed equivale a: ( x − y ) = 1 − x 2 se x – y ≥ 0 ⇔ x ≥ y. Tale equazione si scrive:


2

2x − 2xy + y −1 = 0 ⇔ x =
2 2
y ± y2 − 2 y2 −1 ( ) = y± 2 − y2
.
2 2
70

Se 2 − y < 0, cioè se y > 2 non ci sono soluzioni reali; in altre parole la fibra su y è vuota se
2 2

y> 2 .

Se 2 − y = 0 , cioè se y = ± 2 le soluzioni sono: x = ± 2 , corrispondente a y = − 2 .


2
=± 1
2 2

Se y < 2 , abbiamo: x1 ( y ) =
y − 2 − y2 y + 2 − y2
; x2 ( y ) = , pertanto si ottiene:
2 2

2 x1 ( y ) − y = − 2 − y 2  2 ( x1 ( y ) − y ) = − y − 2 − y 2 ; se x1 ( y ) − y ≥ 0 la soluzione x1 ( y ) è
accettabile, essendo maggiore o uguale a y, e così anche la soluzione x2 ( y) , essendo:

x2 ( y) > x1 ( y ) ≥ y . Per tali y la fibra f ( y ) ha, quindi, due punti. Si ha − y − 2 − y 2 ≥ 0 se e solo


se y ≤ 0, ed inoltre − y ≥ 2 − y 2 ; essendo – y ≥ 0, quest’ultima disequazione equivale a
y2 ≥ 2 − y2 ⇔ y2 ≥ 1 ⇔ y ≥ 1 , che essendo y ≤ 0 equivale a y ≤ –1.

Quindi se − √2 < y ≤ –1 si ha f ( y ) = { x1 ( y ) , x2 ( y )} .
Perché x2 ( y) sia soluzione occorre e basta che sia x2 ( y ) ≥ y ; come abbiamo visto sopra, si ottiene:

2 x2 ( y ) − y = 2 − y 2  2 ( x2 ( y ) − y ) = − y + 2 − y 2 , quantità che, certamente, è positiva se

– 1< y ≤ 0, e se y > 0 essa è positiva se e solo se si ha: 2 − y2 ≥ y ⇔ 2 − y2 ≥ y2 ⇔ y2 ≤ 1

Cioè 0 < y ≤ 1. Pertanto, se – 1< y ≤ 1 si ha f ( y ) = { x2 ( y )} .


Così si è anche determinata l’immagine f (X) di f (x), insieme degli y ∈ R per cui f ( y) non è
vuoto; si ha f ( X ) =  − 2 ,1 .
 
71

129) Disequazioni trigonometriche.


Esempio: cos x ≥ α non ha soluzioni se α > 1; se α = 1 è soddisfatta da xk = 2kπ (k ∈ Z );
se α ≤ 1 l’insieme delle soluzioni è R. Se –1< α < 1 la disequazione è, nell’intervallo-periodo
[– π, π], soddisfatta per - arccos α ≤ x ≤ arccos α; l’insieme delle soluzioni è, quindi:

– arccos α + 2kπ ≤ x ≤ arccos α + 2kπ (k ∈ Z ).


Esempio cos x ≤ α , nel caso di –1< α < 1 conviene scegliere [0, 2π] come intervallo-periodo, ed
in tale intervallo le soluzioni sono arccos α < x < 2 π – arccos α, quindi l’insieme delle soluzioni è:
arccos α + 2kπ < x < 2 π – arccos α + 2kπ (k ∈ Z ).

Pertanto le soluzioni delle disequazione sin x > r sono:


arcsin α + 2kπ < x < π – arcsin α + 2kπ (k ∈ Z ).

Si considera [– π, π] l’intervallo-periodo se 0 ≤ α < 1; in tale intervallo le soluzioni sono:


arcsin α < x < π – arcsin α;

Se –1< α < 0, si considera −π 2 , 32π  come intervallo-periodo.

Esempio sin x < r ha soluzioni: – arcsin α – π + 2kπ < x < π – arcsin α + 2kπ (k ∈ Z ).

Esempio tan x ≥ α ha come insieme delle soluzioni, in −π 2 ,π 2 , l’intervallo arctanα,π 2 ;
l’intervallo di tutte le soluzioni è: arctan α + kπ ≤ x < π/2 + kπ (k ∈ Z ).

130) 3cos x − sin x > 1.

( 3) + ( −1) = 4 = 2 si ottiene, per il primo


2 2
Moltiplicando e dividendo il primo membro per

 3 1 
membro: 2  cos x − sin x  .
 2 2 

π 3 π 1
Sapendo che cos = ,sin = ed applicando la formula di addizione del coseno:
6 2 6 2

( cos (α + β ) = cos α cos β − sin α sin β ) si ha:

 π π   π
3 cos x − sin x = 2  cos cos x − sin sin x  = 2cos  x +  .
 6 6   6

 > 1/2.
 π
Pertanto la disequazione data diventa: cos  x +
 6

Come si è visto al 129), la disequazione cos y > 1/2 ha come insieme delle soluzioni;
72

– π/3 + 2kπ < y < π/3 + 2kπ (k ∈ Z).


Dato che: – π/3 – π/6 = – π/2 (– 60o – 30o = – 90o), e π/3 – π/6 = π/6, l’insieme delle soluzioni è:
– π/2 + 2kπ < x < π/6 + 2kπ (k ∈ Z).
In generale, le disequazioni del tipo c1 cos ω x + c2 sin ω x ≥ 0 ≤ α , con c1, c2 costanti non entrambe
nulle, possono essere risolte scrivendo il primo membro nella forma a cos (ω x + ϕ ) (si moltiplica e
c1 c
si divide per a = c12 + c2 2 , e si prende ϕ tale che sia cos ϕ = sin ϕ = − 2 .
a a

131) cos x > sin x

cos x – sin x > 0; ( )


cos x − sin x = 2 cosπ cos x − sin π sin x = 2 cos x + π ;
4 4 4 ( )
Quindi cos x + π 4 > 0, che ha come insieme delle soluzioni:
( )
– π/2 + 2kπ < x + π/4 < π/2 + 2kπ ⇔ – π (1/2+1/4) + 2kπ < x < π/4 + 2kπ (k ∈ Z).
Cioè – 3/4 π + 2kπ < x < π/4 + 2kπ (k ∈ Z).
Soluzione diretta: tenendo presente il cerchio unitario, con l’ “avvolgente”, sono soluzioni i punti in
cui l’ascissa cos x è maggiore dell’ordinata sin x, quindi i punti del cerchio al disotto della diagonale
(bisettrice del primo e terzo quadrante). Nell’intervallo [– π, π] le soluzioni sono i punti
dell’intervallo
– 3/4 π + 2kπ < x < π/4 + 2kπ (k ∈ Z).

132) cos ( 7 x ) cos x + sin ( 7 x ) sin x <


3
2
In base alle formule di addizione si ha:

cos ( 7 x ) cos x + sin ( 7 x ) sin x = cos ( 7 x − x ) = cos ( 6 x ) ,

cos (6 x ) < per 1/6 π + 2kπ < 6 x < 11/6 π + 2kπ e l’insieme delle soluzioni è:
3
2
1/36 π + kπ/3 < x < 11/36 π + kπ/3 (k ∈ Z).
1
133) sin x + 2 cos x =
cos x
π
L’equazione è definita per cos x ≠ 0, cioè per x ≠ + kπ .
2

Dividendo ambo i membri per cos x si ha:


1
tan x + 2 = = 1 + tan 2 x ovvero tan 2 x − tan x − 1 = 0 , considerata t = tan x
cos 2 x
73

1± 5
t 2 − t −1 = 0  t = = tan x
2

 + kπ  , (k ∈ Z).
 1 ± 5  
tan 2 x − tan x − 1 = 0 se e solo se x = arctan 
 2  

3 
134) tan x + cot an  π − x  = 1
2 

π − x ≠ nπ (m, n ∈Z ) ovvero per x ≠ + k π , (k ∈ Z).


π 3 π
L’equazione è definita per x ≠ + mπ e
2 2 2

3  π 
cot an  π − x  = cot an  − x  = tan x .
2  2 
L’equazione, quindi, equivale a 2 tan x = 1, cioè tan x = 1/2, che ha insieme delle soluzioni:

x = arctan 1 + kπ , (k ∈ Z).
( )
2
135) sin x − cos x = 1


 1 1  1 1 1
sin x − cos x = 1 ⇔ 12 + 12  sin x − cos x  = 1 ⇔ sin x − cos x =
 2 2  2 2 2

⇔ cos ⇔ sin  x −  = sin ⇔


π π 1  π π
sin x − sin cos x =
4 4 2  4 4

⎧ x − 4 = 4 + 2 kπ (k ∈ Z )

π π
hiijk
x=π
⇔ ⇔ 0 hiijk
+ 2 kπ (k ∈ Z )


2

⎪ x − π = π − π + 2kπ
.

⎩ 4 (
4 ) x = π + 2kπ

136) cos ( 2x ) + cos x = sin ( 2x ) + sin x

Dalle formule di prostaferesi si ottiene:

3  3   x  3   3   x
2 cos  x  cos ( x ) 2 = 2sin  x  cos   ⇔  cos  x  − sin  x   cos   = 0
2  2  2  2   2  2

⎧ ( 2) = 0 ⎧
⎪ ⎪
cos x =π + kπ , ( k ∈ Z )
hiijk
x

⇔ hiijk ⇔
2 2

⎨ ⎨
⎪ cos 3 x = sin 3 x ⎪ cos 3 x = cos π − 3 x
( ) ( )
⎩ 2( ) 2 ( ) ⎩ 2 2 2
74

⎧ ⎧ x = π + 2kπ , ( k ∈ Z )

x = π + 2kπ , ( k ∈ Z )
⇔ hiijk
hiijk
( ) (
cos 3 x = cos π − 3 x ⇔
⎨3
) ⎨

.
⎩ x = 6 + 3 kπ , ( k ∈ Z )
( )
2 2 2
⎩ 2
x = ± π − 3 x + 2kπ π 2
2 2

> cos x
sin x
137) 1 +
2

Per ∀ ∈ N si ha 1 + sin x ≥ 1 − 1 > 0


2 2

Il primo membro è definito, e strettamente maggiore di zero per ∀ ∈N.


Determiniamo le soluzioni della disequazione nell’intervallo [0, 2π]. La disequazione è certamente
verificata per ogni x per cui cos x ≤ 0, ovvero nell’intervallo π 2 , 32π  ; per gli x tali che cos x ≥ 0

essa equivale a 1 + sin x > cos2 x = 1 − sin 2 x ( sin 2


)
x + cos 2 x = 1 , cioè:
2

sin x sin x+ 1 > 0 ⇔ sin x < –1/2, oppure sin x > 0, equivalente a:
( )
2
7/6 π < x < 11/6 π +2k π, oppure 0 < x < π.
L’insieme delle soluzioni, ristrette all’intervallo [0,2π] è, quindi:

π , 3 π  ∪ 7 π ,11 π  ∪ ]0, π [ = 0,11 π  .


 2 2   6 6   6 

Essendo 1 + sin x − cos x periodica di periodo 2π, l’insieme delle soluzioni è:


2

{x ∈ R : 2kπ ≺ x ≺ 11π 6 + 2kπ , k ∈Z} .


1 − sin x π x 
138) = tan  − 
cos x  4 2
π x π π
E’ definita per cos x ≠ 0 e per − ≠ + k π , ovvero per x ≠ + kπ , k ∈ Z .
4 2 2 2

1 − sin x π x 
Per x = π + 2kπ , ( k ∈ Z ) si ottiene: = −1 = tan  −  , altrimenti, se x ≠ π + 2kπ , ( k ∈ Z )
cos x  4 2
x ( )
posto t = tan 2 , si ottiene: sin x =
2t
1+ t 2
,cos x =
1− t 2
1+ t 2
,

π ( ) ( )
 π x  tan 4 − tan 2
tan  −  =
x
=
1 − tan x
2 = 1− t ; ( )
4 ( ) ( )
 4 2  1 + tan π tan x
2
1 + tan x
2
1+ t ( )
75

L’equazione equivale, quindi, a:


2t
1− 1 − sin x π x 
1 + t 2 = 1 − t ⇔ ( t − 1) = (1 − t ) , ed è sempre verificata, cioè è
2 2
= tan  −  per ogni
1− t2 1+ t 1+ t 1+ t cos x  4 2
1+ t 2

x ≠ π + kπ , ( k ∈ Z ) .
2

Soluzione alternativa: Per x ≠ π + k π , ( k ∈ Z ) ,


2

x
1 − sin x 1 − 2sin 2 cos 2
=
x ( ) ( ) ( )
(dividendo per cos x 2 per x ≠ π + k π , k ∈ Z )
2

( ) ( )
,
cos x cos2 x − sin 2 x
2 2

1
cos 2 x ( 2) ( 2)
− 2 tan x
( 2)
1 + tan 2 x ( 2 ) = ( ( 2 ) − 1)
− 2 tan x tan x
2

( 2) =
1 − tan x
= =
1 − tan 2
(x 2) 1 − tan ( x )
2
2
1 − tan ( x )
2
2
1 + tan ( x )
2

(
tan π − x .
4 )

139) tan x tan ( 4 x ) = −1

π kπ
L’equazione è definita per x ≠ + , k ∈ Z ed è:
8 4

sin x sin ( 4 x )
tan x tan ( 4 x ) = −1 ⇔ = −1 ⇔ sin x sin ( 4 x ) + cos x cos ( 4 x ) = 0 ⇔ cos ( 4 x − x ) = 0
cos x cos ( 4 x )

⇔ cos ( 3x ) = 0 ⇔ 3 x = π + k π ⇔ x = π + k π , ( k ∈ Z ) .
2 6 3

Quindi le soluzioni dell’equazione data sono:

6 { 3 8 4 }{
S = π + k π , k ∈ Z \ π + nπ , n ∈ Z = π + k π , k ∈ Z
6 3 } { }
Si ricorda che basta determinare le soluzioni nell’intervallo [0, π].

140) ( )
2 + 1 sin 2 x + ( )
2 − 1 cos 2 x + sin ( 2 x ) = 2

Essendo sin 2 x = 1 − cos 2 x , e tenuto conto delle formule di duplicazione, si ottiene:

( )
2 + 1 sin 2 x + ( )
2 − 1 cos 2 x + sin ( 2 x ) = 2 + 1 − 2 cos 2 x + 2 sin x cos x ,

2 = 2 + 1 − 2 cos 2 x + 2 sin x cos x ⇔ 2 cos 2 x − 1 = 2 sin x cos x , che equivale a:

1 = 2 cos 2 x − 2 sin x cos x . Se x = k π è cos x = 0 e l’equazione non è soddisfatta (1 = 0 assurdo).


76

Se x ≠ kπ, dividendo per cos2 x si ottiene:


1 = 2 − tan x ⇔ 1 + tan 2 x = 2 − 2 tan x ⇔ tan 2 x + 2 tan x − 1 = 0
cos 2 x

Considerando t = tan x, l’equazione diventa t 2 + 2t − 1 = 0 , che ha due radici reali: t = − 1 ± 2 ,


così le soluzioni dell’equazione di partenza sono date da:

(
arctan − 1 ± )
2 + k π , k ∈ Z . Posto t ' = arctan ( )
2 − 1 si ottiene t ' ∈0,π  ( √2 –1< 1) e
 4

tan 2 x = 2 tan t ' =


2 ( 2 −1 ) da cui 2t ' = π  t ' = π analogamente
(1 − tan t ')
2
1 −
 ( 2 − 1  )
2 4 8
 
(
si trova che arctan − 1 − 2 = − 3π .
8 )
Le soluzioni dell’equazione data sono: − 3π + k π , π + k π , ( k ∈ Z ) .
8 8

141) Trovare, al variare di a ∈ R il dominio Da della funzione


1
t→ Il polinomio in a → a 2 + 2 a cos t + 1 ha per discriminante ridotto
1 + a + 2a cos t
2

2
b
∆ =   − ac = cos 2 t − 1 .
2
Se cos t ≠ ± 1 il polinomio è sempre strettamente positivo.
Se cos t = ± 1 il polinomio si annulla con uno zero doppio in a = − cos t = ±1, altrimenti è positivo.
Quindi: se a ≠ 1, –1 allora Da = R. Se a = 1, Da = – R privato dei punti in cui cos t = –1, cioè:

D1 = R \ {( 2k − 1) π : k ∈ Z} , invece D−1 = R \ {2kπ : k ∈ Z} .

∈ N vale arccos 
 1− x2 
142) Per quali 2 
= 2 arctan x ?
 1 + x 

( )
Posto x = tan t 2 con t ∈]−π , π [ : è t = 2arctan x e
1 − x 2
=
1 − tan 2 t
2 = cos t , quindi: ( )
1 + x 1 + tan t
2 2
2 ( )
 1 − x2 
arccos  2 
= 2 arctan x ⇔ arccos ( cos t ) = t , questo avviene se e solo se t ∈ ]0, π ] .
 1 + x 

Quindi per t ∈]−π , π [ l’uguaglianza vale se e solo se t ∈[ 0, π [ , che corrisponde a

x = tan t ( 2) ∈[0, +∞[ .


77

143) log a ( sin θ ) + log a ( cos θ ) = log a 3 − 2log a 2 , con a > 0, a ≠ 1 (fissato).

Per θ ≠ k π , k ∈ Z è loga ( sin θ ) + loga ( cosθ ) = loga ( sin θ cosθ ) , mentre


2

log a 3 − 2 log a 2 = log a 3 − log a 2 2 = log a  3  ; pertanto l’equazione equivale a


 4 

sinθ cosθ = 3 , cioè sin 2θ = 2sin θ cosθ = 3 = sin π da cui 2θ = π + 2 k π oppure


4 2 3 3 ( )
2θ = π − π + 2 k π , k ∈ Z , cioè θ = π + k π oppure θ = π + kπ , k ∈ Z .
3 6 3

(
144) log 2 x = log 2 7 + 5 2 + 8 log 2 ) ( )
2 + 1 + 7 log 2 ( 2 −1 )
Possiamo riscrivere l’equazione nel seguente modo:

(
log 2 x = log 2  7 + 5 2 )( )( )
2 − 1  , quindi:
8 7
2 +1
 

( )( )( )
8 7
x = 7+5 2 2 +1 2 −1 . Si osservi che 1 = 2 −1
( 2 +1 )
( )( )
8 7
(infatti 1= ( 2 −1 )( )
2 + 1 = 2 − 1 = 1 ), sicché 2 +1 2 −1 = 2 + 1 e

(
x = 7+5 2 )( )
2 + 1 = 12 2 + 17 .
78

145) Numeri razionali e irrazionali.


Provare che log2 2 è irrazionale:

coprimi. Tale relazione equivale a 2 = 10p/q ⇔ 2q = 10p = 2p5p. Chiaramente p > 0 (log10 x = 0 se e
supponiamo che tale numero sia invece razionale, quindi sia log2 2 = p/q, con p e q interi positivi

solo se x = 1), quindi 10p è divisibile per 5. Ma gli unici divisori non banali di 2q sono potenze di 2;
quindi è assurdo supporre che 2q = 10p.

146) Determinare le radici razionali dell’equazione:


3x3 − 2 x2 − 6 x + 4 = 0

(Teoria: siano a0,…am-1, interi, m ≥ 1 ∈ N, sia C ∈ R tale che C + am−1C


m−1
m
+ ... + a1C + a0 = 0

pm + am−1qpm−1 + ... + a1qm−1 p + a0qm = 0 , da cui q ( am −1 p m + ... + a1q m − 2 p + a0 q m −1 ) = − p m

Pertanto q divide pm, assurdo perché q e p sono coprimi, quindi tali sono anche q e pm. La
generalizzazione è quasi identica: si ha, eliminando i denominatori:

am pm + am−1qpm + ... + a1qm−1 p + a0qm = 0 , da cui q ( am−1 p m + ... + a1q m − 2 p + a0 q m −1 ) = − am p m , quindi q


divide am; ma si ha anche p ( am −1q m −1 + am −1qp m − 2 + ... + a1q m −1 ) = − a0 q m per cui p divide a0 qm; ma è
primo con q, quindi con qm, quindi divide a0).
Per quanto sopra, se c = p/q è una radice razionale di 3 x 3 − 2 x 2 − 6 x + 4 = 0 allora p divide 4 e q
divide 3; pertanto p ∈ ( ±1, ±2, ±4 ) e q∈ (1,3) ; vi sono in tutto dodici possibilità:

± 1, ± 1 , ± 2, ± 2 , ± 4, ± 4 . Sostituendo si trova che c = 2/3 è l’unica radice razionale del polinomio


3 3 3
dato.

147) Estremo superiore, inferiore, massimi e minimi di un insieme.

limitato se esiste un numero reale α tale che, per ogni numero a ∈ A, valga la relazione a ≤ α (a ≥ α).
(Teoria: Dato un sottoinsieme A ≠ 0 di numeri reali, si dice che esso è superiormente (inferiormente)

In tal caso il numero α si chiama maggiorante (minorante) dell’insieme A. L’insieme A si dice limitato
se esso è contemporaneamente superiormente e inferiormente limitato. Dato un insieme di numeri
reali A ≠ 0 superiormente (inferiormente) limitato, si definisce estremo superiore di A o sup A
(estremo inferiore di A o inf A) il più piccolo dei maggioranti (il più grande dei minoranti) che si
dimostra esistere ed essere unico. Più precisamente S = sup A (s = inf A) se valgono le seguenti
proprietà:
S ≥ a ∀ ∈ a ⇔ S è un maggiorante di A;
∀ ε > 0 ∃a ∈ A : S − ε ≤ a ⇔ S è il più piccolo dei maggioranti;
1)

s ≤ a ∀ ∈ a ⇔ S è un minorante di A;
2)

∀ ε > 0 ∃a ∈ A : S + ε ≤ a ⇔ S è il più piccolo dei minoranti.


3)
4)
79

In generale S (s) non appartiene all’insieme A; nel caso particolare in cui ciò avvenga, S è detto il
massimo di A o max A (minimo di A o min A). Per convenzione, se l’insieme A non è superiormente
(inferiormente) limitato, si usa dire che l’estremo superiore (inferiore)di A è +∞ ( −∞) . Ovviamente
poiché è ben noto che +∞ ( −∞) non è un numero reale, un insieme superiormente (inferiormente)
illimitato non ammette mai massimo (minimo) ).
Esempio: Determinare sup, inf e, se esistono, max e min degli insiemi:

A = {n : n ∈ N } ∪ 2 { n3
: n∈ N }
Poiché l’insieme A contiene N, esso è illimitato superiormente. Inoltre l’insieme

{ 2 n : n ∈ N} = {2, 14 , 2 27 ,...} è formato da elementi strettamente positivi che, al crescere di n,


3

diventano sempre più piccoli. In effetti, si osserva che, per ogni ε > 0, prendendo n > `2/u , si
v

ottiene 2/n3 < ε = 0 + ε. Quindi inf A = 0 e poiché 0 ∉ A, l’insieme non ammette minimo,
sup A = +∞ ; inf A = 0 .

148) A = { x ∈ R \ {0} : 2 log x 2 ≺ 3}

Risolviamo la disequazione che definisce A:

F 2logx < 3 ⇒ F logx < 3/2 ⇒ F x < e 2 ⇒ F −e 4 < < e


2 2 3 3 3

≠ 0 ≠ 0 ≠ 0 ≠ 0
2 4

Cioè A =  − e 4 , 0  ∪  0, e 4  . Quindi inf A = − e 4 , sup A = e 4 e l’insieme non ammette né minimo


3 3 3 3

   
né massimo.

149) A = {n ∈ N : n 2 + 2 n ≥ 5}

Risolviamo, in R, la disequazione che definisce l’insieme A:

x2 + 2x −5 ≥ 0 ⇔ x ≤ −1− 6 e x ≥−1+ 6 .

Osservando che −1− 6 < 0 e 1< −1+ 6 < 2 ( −1 ± )


6 ∉ N , si ottiene che i numeri naturali che
soddisfano la condizione richiesta sono tutti quelli maggiori o uguali a 2, pertanto:

A = {n ∈ N : n ≥ 2} . Quindi inf A = min A = 2,sup A = +∞. ( A = [ 2, +∞[ ∩ N ) .

 e3x e3 2 x2 + x+1 
3

150) A =  x ∈ R : 2x
=e 
 e 
Risolviamo l’equazione che definisce l’insieme A:
80

3
e3 x e3
= e2 x + x+1 ⇔ e3 x −2 x+3 = e2 x + x+1 ⇔ 3x3 − 2 x + 3 = 2 x 2 + x + 1 ⇔ 3x3 − 2 x2 − 3x + 2 = 0
2 3 2

2x
e

x 2 ( 3 x − 2 ) − ( 3 x − 2 ) = 0 ⇔ x 2 − 1 ( 3 x − 2 ) = 0 ⇔ " x + 1 = 0 x = ± 1; x = 2/3.
3 −2=0
( )
2

{ }
Quindi A= −1; 23 ; +1 da cui si ricava inf A = min A = − 1, sup A = max A = 1 .

151) A = { xy : x ∈ R, −2 ≤ x ≤ 1; y ∈ R, −4 ≤ y ≤ −1}

Poiché x cambia di segno, mentre y è sempre strettamente negativo, il valore massimo del prodotto
xy sarà positivo e si otterrà prendendo x = – 2 e y = – 4, cioè xy = 8, mentre il valore minimo sarà
negativo e si otterrà prendendo x =1 e y = – 4, cioè xy = – 4.
Quindi inf A = min A = – 4 e sup A = max A = 8.

1 
152) S =  + ( −1) : n = 1, 2,3... determinare sup S e inf S.
n

n 

 1   1 
Siano: S+ = 1 + : n ≻ 0, pari  ( n = 2, 4, 6,8,...) e S− = −1 + : n ≻ 0, dispari  ( n = 1,3,5,7,...)
 n   n 
Chiaramente S = S+ ∪ S- ; inoltre 1 < S+ , e –1 ≤ S- ≤ 0. Ne segue che sup S = sup S+ , mentre
inf S = inf S- . Poiché n ⇒ 1/n è strettamente decrescente, si ottiene:

1+ 1 < 1+ 1 se m > n; segue che 1 + 1 = 3 è il massimo di S+, quindi il massimo e anche


m n 2 2

minorante di S- : se s = –1 + ε, con ε > 0, basta prendere n dispari, con 1/n < ε, per avere
l’estremo superiore di S. Si è osservato che – 1 è minorante di S-; e, chiaramente, –1 è il massimo

−1 + 1 < s; quindi s non è minorante di S. Riassumendo:


n

sup S = max S = 3 ; inf S = − 1 ; S non ha minimo.


2

x2 + y2
153) Dimostrare che per ogni coppia di numeri reali x e y si ha xy ≤ e che l’uguaglianza
2
vale se e solo se x = y.

Si deduce la disuguaglianza tra la media geometrica √ + e la media aritmetica e la media aritmetica

(a + b)/2, se a,b > 0 si ha √ + ≤ (a + b)/2, si ha l’uguaglianza solo se a = b.

154) Se x, y, z > 0 si ottiene:

1) x2 + y 2 + z 2 ≥ xy + yz + zx ⇔ 2) ( x + y )( y + z )( z + x ) ≥ 8xyz
81

3)x2 y 2 + y 2 z 2 + z 2 x2 ≥ xyz ( x + y + z )

( x − y) + ( y − z ) + ( z − x)
2 2 2
Per la 1) si ha ≥0

Per la 2) si ha
( x + y) ≥ xy
2
Per la 3) sostituire a x xy, a y yz, a z zx nella prima per avere la 3).

 xy 
155) E =  : x, y ∈ ( 0,1)  provare che inf E = 0, sup E = 1/2.
x+ y 

> 0 per ogni x, y ∈ (0,1), quindi E è inferiormente limitato, con 0 ≤ inf E (zero è un
xy
Si ha
x+ y
minorante di E); si vede facilmente che è inf E = 0. Per questo occorre e basta dimostrare che dato
x2 x
ε ≻ 0 esiste un elemento di E minore di ε. Prendendo x = y si ha = e si ha x/2 < ε non appena
2x 2
x < 2ε. Si noti che zero, non appartenendo ad E, non è minimo di E, che pertanto non ha minimo.

Per il sup E questo è più difficile da ricavare. E è superiormente limitato: se y = max { x, y} si ha

xy y y
= ≤ < 1/2. Ne segue che E è superiormente limitato da 1/2; basta ancora prendere
x + y 1+ y 2
x

= è vicino quanto si vuole a 1/2 per x vicino a 1 (se ε > 0,


xy x
y = x e osservare che
x+ y 2
x/2 > 1/2 – ε ⇔ x > 1 – 2 ε). Anche in questo caso si osservi che sup E ∉ E, cioè che E non ha
xy y y
massimo, infatti l’ultima disuguaglianza di = ≤ < 1/2 è in senso stretto. La strada
x + y 1+ y 2

< 1/2, per x,y ∈ (0,1) può anche essere ottenuta ricordando
x
usata per maggiorare xy
(x + y)
x2 + y2
l’importante uguaglianza xy ≤ (esercizio precedente), essendo x2 < x, y2 < y, si ottiene:
2

x2 + y2 x + y xy
xy ≤ < , da cui < 1/2.
2 2 x+ y

156) Mostrare che per ogni razionale strettamente positivo a:

{ } { }
Qa = y ∈ Q : y ≻ 0, y 2 ≻ a non ha minimo, e che Pa = x ∈ Q : 0 ≺ x, x 2 ≺ a ∪ { x ∈ Q : x ≤ 0} non ha
massimo.
82

Dati x ∈ Pa , x ≥ 0, y ∈ Qa si ha x2 < a < y2 ; mostriamo che esiste un razionale ε > 0, con ε < y, tale
che ( x + ε ) < a < ( y − ε ) . Ciò prova quanto voluto, perché allora
2 2
x +ε ∈Pa , y −ε ∈Qa (essendo
y − ε > 0), quindi x non è il massimo di Pa e y non è il minimo di Qa. Si può supporre che ε < 1,
quindi ε2 < ε. Ora ( x + ε ) = x 2 + 2 xε + ε 2 < x + 2 xε + ε = x + ( 2x + 1) ε e si ottiene che
2 2 2

a − x2
x + ( 2x +1) ε ≤ a se e solo se ε ≤
2
.
2x +1

Similmente, ( y − ε ) = y − 2 yε + ε > y − 2yε ; e si ottiene y − 2yε ≥ a se e solo se ε ≤


2 2 2 2 2 y2 − a
.
2y
 a − x2 y2 − a 
Basta allora prendere ε = min 1, ,  per avere ciò che si vuole.
 2x +1 2 y 

2n + 3
157) Si consideri l’insieme E dei numeri reali x che si deducono dalla formula x = attribuendo
5n
a n tutti i valori interi positivi (n = 1, 2, 3, …). Determinare l’estremo superiore e inferiore di tale
insieme.
Facciamo vedere che E è un insieme limitato. Infatti:
2n + 3 2 3 2 3
x= = + ≤ + = 1 (n = 1);
5n 5 5n 5 5

> 2/5, cosicché risultano sempre 2/5 < x ≤ 1.


2n + 3 2 3
x= = +
5n 5 5n
L’insieme E è limitato sia inferiormente che superiormente. Ne segue che i suoi estremi, inferiore e
superiore, sono numeri. Considerato che per n = 1 si ricava x = 1, tenendo presente che 2/5 < x ≤ 1
possiamo affermare che l’insieme E ha massimo, e questo vale 1, quindi è L = 1. Vediamo se il
numero 2/5 possa essere l’estremo inferiore di E. Considerato che 2/5 < x ≤ 1, questo numero verifica
la prima proprietà dell’estremo inferiore (Ogni elemento di E è minore o uguale a L). Vediamo se

sempre almeno un numero di E che è maggiore del numero L – ε). Quindi, sia fissato ε > 0, esiste
verifica la seconda proprietà dell’estremo inferiore (Comunque si fissi un numero positivo ε esiste

< 2/5 + ε ⇒ − <ε ⇒


2n + 3 2n + 3 2
almeno un numero x di E tale da aversi x < 2/5 + ε. Cioè
5n 5n 5

⇒ <ε ⇒ <ε ⇒ n>


2n + 3 − 2n 3 3
. Possiamo, quindi, dire che tutti i numeri dell’insieme
5n 5n 5ε
E:
2n + 3 3 2
x= , attribuendo a n valori interi maggiori di sono tutti minori del numero + ε .
5n 5ε 5
Dunque, l’estremo inferiore è proprio 2/5 (che non appartiene a E), pertanto il nostro insieme è privo
di minimo, mentre il suo massimo vale 1.
n −1
158) Determinare l’estremo superiore e inferiore dell’insieme E costituito dai numeri x = , con
n
n appartenente all’insieme dei numeri interi positivi (n = 1, 2, 3, …), per cui:
83

n −1 1 n −1 1
x= = 1− < 1 e x = = 1 − ≥ 0 (n = 1).
n n n n
Sarà sempre 0 ≤ x < 1, l’insieme E è limitato.
Considerato che per n = 1 si ricava x = 0, ne segue che zero è il minimo di E, quindi l = 0.

proprietà dell’estremo superiore. Vediamo se comunque sia fissato ε > 0 esiste un numero x di E tale
Verifichiamo se 1 può essere l’estremo superiore di E. Dalla 0 ≤ x < 1 si vede che verifica la prima

che x > 1- ε, cioè 1 – 1/n > 1 - ε ⇒ n > 1/ε, quindi i numeri x di E, attribuendo a n valori interi
maggiori di 1/ε risultano più grandi del numero 1- ε. Dunque l’estremo superiore di E vale 1. Ma 1
non appartiene a E, quindi il nostro insieme è privo di massimo, mentre il suo minimo è 0.

159) Determinare l’estremo superiore e inferiore dell’insieme E formato da x ∈ N :

con m, n ∈ y+ (n =1, 2, 3, …).


5m + 2n
x=
3m + 7n

Essendo 5 > >


2 ∗ 3 m + 2 n 2 ( 3m + 7 n )
2∗3 5m + 2n 7 2
si ha x = = 7 = ,
7 3m + 7n 3m + 7 n 3m + 7 n 7

5 ∗ 7 n 5 ( 3m + 7 n )
5∗7 5m + 2n 5 m + 3 = 3 5
ed essendo 2 < risulta x = < =
3 3m + 7n 3m + 7 n 3m + 7 n 3

così risultano sempre 2/7 < x < 5/3, quindi E è limitato.


Adesso esaminiamo se 5/3 può essere l’estremo superiore di E. Questo è verificato da x < 5/3 (1°
> − ε , con
5m + 2 n 5
condizione). Vediamo se si può sempre determinare m e n in modo da aversi
3m + 7 n 3

ε > 0. Cioè <ε ⇒ < ε ⇒ m/n >


29n 29 29 − 21ε
, ne segue che i numeri dell’insieme
3 ( 3m + 7n ) 9 m + 21 9ε
n
E, attribuendo a m e n ∈ y+ , tali che m/n >
29 − 21ε 5
risultano maggiori di −ε .
9ε 3
Dunque, l’estremo superiore di E vale 5/3. Analogamente l’estremo inferiore vale 2/7.
Considerato che 2/7 < x < 5/3, questi estremi non appartengono ad E che, quindi, non ha massimo né
minimo.

160) Determinare l’estremo superiore e inferiore dell’insieme E formato da x ∈ N :

con n ∈ y+ (n =1, 2, 3, …).


1
x = n+
n
1
Considerato che x = n + ≥ 2 , l’insieme E è limitato inferiormente ed è illimitato superiormente
n
[ 2,+∞[ . Ne segue che L = +∞. Inoltre, per n = 1 si ottiene x = 2, pertanto l = 2, che è anche minimo
di E.
84

161) Successioni numeriche.

Qualora anche P(n0) sia vera per un certo indice n0 ∈ N e, qualora, per ogni n ≥ n0 , supposta vera
Teoria. Teorema (principio di induzione). Sia P(n) una proprietà definita sui numeri interi positivi.

la proprietà P(n), risulti vera la proprietà P(n+1), allora essa vale per ogni n ≥ n0 .

ogni n ∈ N. Allora, se an →+∞ , anche bn →+∞ ; se bn → −∞ anche an → −∞ .


Teorema del confronto I. Siano date due successioni {an} e {bn} di numeri reali tali che an ≤ bn , per

numeri reali tali che an ≤ bn ≤ cn , per ogni n ∈ N. Supponiamo che {an} e {cn} convergano entrambe
Teorema del confronto II (o teorema dei carabinieri). Siano date tre successioni {an}, {bn} e {cn} di

al medesimo limite l ∈ N , allora anche bn → l . In particolare, se | bn |≤ cn , per ogni n ∈ N, e {cn} è


infinitesima, anche bn → 0 .
Corollario. Siano date due successioni {an} e {bn} di numeri reali tali che {an} sia limitata e {bn} sia
infinitesima. Allora anbn → 0 , cioè anche {an bn } è infinitesima.
Teorema di permanenza del segno I. Sia data una successione {an} di numeri reali tale che an ≥ 0

(≤ 0), per ogni n ∈ N. Supponiamo che an → l ∈ R (retta reale estesa R ∪ ( ±∞ ) ). Allora, anche

l ≥ 0 (≤ 0).

indice n0 ∈ N: la proprietà in questione è soddisfatta da an , per ogni n ≥ n0 . Quindi , i precedenti


Data una successione {an}, diremo che essa soddisfa una certa proprietà definitivamente se esiste un

ogni n ∈ N.
teoremi continuano a valere se le relazioni richieste sono verificate solo definitivamente, anziché per

→ l ∈ R . Supponendo l > 0 (<0) allora an > 0 (<0) definitivamente.


Teorema di permanenza del segno II. Sia data una successione {an} di numeri reali tale che an

(decrescente), cioè tale che an ≤ an+1 (an ≥ an+1), per ogni n ∈ N (più in generale, definitivamente);
Teorema. Regolarità delle successioni monotòne. Sia data una successione {an} monotòna crescente

allora {an} è regolare. Più precisamente, se {an} è superiormente (inferiormente) limitata, allora essa
converge al suo estremo superiore (inferiore); se, invece essa è superiormente (inferiormente)
illimitata, allora essa diverge a +∞ ( −∞) . Ovvero:

lim a n = sup {a n } ∈ R
n → +∞
( lim a = inf {a } ∈ R ) .
n→+∞
n n

Teorema. Sia data una successione {an} di numeri reali positivi. Supponiamo che lim n a n = l ∈ [ 0,1[
n → +∞

an+1
oppur e lim = l ∈[ 0,1[ allora an → 0 , cioè la successione è infinitesima.
n→+∞ a
n
85

Limiti notevoli.

2) 1 +  → e, 1 +  → e (per n → ∞, ∀ θ ∈ N )
an an
 1
n  1  ϑ ϑ
1)  1 +  → e (per n → ∞)
 n  an   an 

(per ε n → 0, ∀a> 0, a ≠1)


log (1 + ε n ) log a (1 + ε n ) 1
3) (1 + ε n )
1
εn
→ e (per ε n → 0) 4 → 1, →
εn εn log a

→ log a (per ε n → 0, ∀a > 0 ) → ϑ (per n →0, ∀ θ ∈ N )


(1 + ε n )
εn ϑ
a −1 −1
5) 6)
εn εn

→ 0 (per an → ∞, ∀ θ ∈ N, ∀ > 1)
( an ) (a )
ϑ ϑ

7) → 0, n
e an a an

→ 0 (per an → ∞, ∀ θ ∈ N )
( log a n )
ϑ

8) 9)
n
n →1 (per n → ∞)
an

sin ε n 1 − cos ε n 1
10) →1 (per ε n → 0) 11) → (per ε n → 0)
εn εn 2
2

tan ε n arcsin ε n
12) →1 (per ε n → 0) 13) →1 (per ε n → 0)
εn εn

arctan ε n sinh ε n
14) →1 (per ε n → 0) 15) →1 (per ε n → 0)
εn εn

tanh ε n cosh ε n − 1 1
16) →1 (per ε n → 0) 17) → (per ε n → 0)
εn ε 2
n 2

→ 0 (per ε n → 0, ∀α > 0, ∀ β ∈ R )
α β
18) ε n log ε n

r< 0
→C 1 r= 0
+∞
1
0 r> 0
19) Progressione armonica

z>1
1 z=1 ⎧

+∞

0 |z|<1
⎨ h Ilmm ml?l{ { z = −1
n


20) Progressione geometrica q →

⎩h Ilmm lmml?l{ { z < −1

⎧ se an →l > 1


+∞

0 an →l Ih| | m | < 1
⎨ |h| è k }hm k an →l < −1
21) ( an ) →
n



⎩|jmm l ijò Jlk an →l = −1
86

n n
 1  1 1
Il caso in cui an = ± 1 è, quindi, un caso di indecisione. Esempio  1 +  → e , oppure 1 −  →
 n  n e

Ricordiamo che date due successioni {an} e {bn}, i cui termini siano definitivamente non nulli, esse
an
sono dette asintotiche fra loro (asintoticamente equivalenti) se lim = 1 , e si scrive an ∼ bn (se e
n →+∞ b
n

solo se bn ∼ an ).

an ∼ bn e an → 1 non vale il viceversa, cioè due successioni che hanno lo stesso limite non sono
necessariamente asintotiche fra loro. Esempio 1/n → 0 e 1/ |2 → 0, ma 1/n 1/ |2. In realtà, se
Se
≠ ∼
an ,

bn → l ∈ N \ {0} , cioè se entrambe le successioni ammettono lo stesso limite finito e non nullo,
allora an ∼ bn . Al contrario, due successioni possono essere fra loro asintotiche anche se (entrambe)
( −1) ( −1)
n n
n n
non ammettono limite. Esempio ∼ .
n +1 n+3
Assumiamo che {an} e {bn} siano due successioni regolari, fra loro asintotiche, e {cn} sia un’altra
successione regolare; allora:
an bn e cn cn ;
an cn ∼ bn cn , ∼ ∼
cn cn an bn

an ± cn ∼ bn ± cn solo se tra {an} e {cn} “non avvengono delle semplificazioni”. Ad esempio:

sin 1 ∼ 1
n n ( n n ) ∼ 2 n − 1n ,
e arctan 2 − 1 4 4

da cui sin 1 − arctan ( 2 − 1 ) ∼ 1 − ( 2 − 1 ) = − 1 + 1 ∼ − 1 ;


4 4 4
n n n n n n n n n

mentre {sin 1 − arctan ( 1 − 1 )} non è asintotica a { 1 } ,


4 4
n n n n

anche se arctan ( 2 − 1 ) ∼ 1 − 1 . 4 4
n n n n

Se cn → l ∈ N (cioè {cn} non diverge) si ha che ( an ) n ∼ ( bn ) n ; nel caso in cui, invece, cn


c c
→ ∞ , in

generale non si può affermare che {( a ) } sia asintotica a {(b ) } . Esempio:


n
cn
n
cn

n n
 1  1 
 1 +  e  1 + 2  sono fra loro asintotiche, poiché entrambe convergono ad e, ma
 n  n 
n
 n3 
n 2
n2 n
 1  1  n   1 1
 1 +  =  1 +   e 1 + 2  = 1 + 2 
  , pur divergendo entrambe, non sono fra loro
 n  n    n   n  
asintotiche, poiché il limite del loro rapporto non vale 1.
87

Nel caso di successioni della forma {( c ) } e {( c ) } (dove per semplicità supponiamo c > 0),
n
an
n
bn
n

esse possono sempre essere riscritte nella forma e an log cn { } e {e bn log cn


} , ma affinché queste ultime
siano fra loro asintotiche, deve necessariamente accadere o che cn → 1, oppure che an - bn → 0,
proprietà che, in generale, non è implicata dal fatto che an ∼ bn .

Esempio n 2 ∼ n 2 + n , ma n 2 − ( n 2 + n ) = − n → −∞ ≠ 0 . D’altra parte, queste condizioni non sono, in

generale, sufficienti. Ad esempio 3 + 1logn ∼ 3 + 1n e la loro differenza è infinitesima, ma

{n
3+ 1
log n
} { } benché divergano entrambe, non sono fra loro asintotiche.
e n
3+ 1
n

Se {an} e {bn} non convergono a 1, log an ∼ log bn ; ciò non vale, in generale, se an, bn → 1.

Esempio 1 + 1 ∼ 1 + 1
n n2 ( ) n n ( )
ma log 1+ 1n ∼ 1n e log 1 + 1 2 ∼ 1 2 , quindi non sono asintotiche
fra loro.
Per definizione nessuna successione può essere asintotica a zero.

Casi di indecisione(forme indeterminate): ∞ − ∞ , ±∞ ∗ 0, ±∞ , 0 , 0 0 , ( ±∞ ) ,1±∞ .


0
±∞ 0

Ordini di infinito: log n << n << an, a >1 << n! << nn


Esempio log3 n < n3 (infinito di ordine inferiore a n3);
n150 è un infinito di ordine inferiore a en/100;
log (n!) è un infinito di ordine inferiore a en!.

Formula di Stirling: per n → ∞ si ha n! ∼ nne−n 2πn , log (n!) ∼ n log n − n .

Successioni del tipo ann = exp ( bn log an ) : a +∞ = +∞ se a > 1; a +∞ = +∞ se a < 1; ( +∞ )


b b
= +∞ se
b > 0; a −∞ = 0 se a > 1; a −∞ = +∞ se a < 1; ( +∞ )
b
= 0 se b < 0; 0 +∞ = 0 ; 0 −∞ = +∞ .

Come abbiamo visto, le forme indeterminate del tipo: 00 ; 1∞; (+ ∞)0, corrispondenti ai casi 0∞, ∞0,
in bn log an :

= e − a per a ∈ R;
( )
lim ( e )
a
−n
00 : n

n →∞

1 : lim 1 +  = ea per a ∈ R;
n
∞  a
n →∞  n

= ea per a ∈ R.
( a log n)
(+ ∞) : 0 lim n
n→∞
88

n( ( a log n) log n = exp a per ogni a ∈ R.


Si osserva che
a
log n ) = exp 

La forma 0 ∞ non è indeterminata, ma occorre precisare che bn tende a + ∞, nel qual caso, il
lim anb = 0 , oppure se tende a - ∞, in questo caso lim anb = +∞ . In sintesi 0 ∞ = 0, 0 − ∞ = + ∞.
n n

n → +∞ n →+∞

1 7
3n5 + 5n 2 − 6n 3
162) lim 3
n →+∞
4n 4 + 2 n + n9
Raccogliamo, sia a numeratore che a denominatore, l’infinito di ordine superiore, cioè la potenza di
grado massimo:

   
3n5 1 + 5 9 − 2 8 
1 7  1+ 5 9 − 2 8 
3n + 5n − 6n 5
 2
3n 2 n 3  = lim 3 n 3
3n 2 n 3
lim 3 = lim =
n→+∞
4n + 2 n + n
4 9 n →+∞   n→+∞  
n  4 15 + 2 4 + 1
9

4 15 + 2 4 + 1

 n 4 n   n 4 n 

= lim 3 n = +∞ . Nell’ultimo passaggio abbiamo utilizzato il fatto che:


n → +∞

 5 9 − 2 8  → 1 , in quanto 5 9 → 0 ,  
1 + 
2 8 → 0 e  4 15 + 2 4 + 1  → 1 , in quanto
 3n 2 n 3 3n 2 n 3
 n 4 n 

4 15 →0 e 2 → 0.
n 4 n4

In questo tipo di esercizio si può arrivare direttamente al risultato osservando che numeratore e
denominatore sono asintotici agli infiniti di ordine superiore, cioè:
1 7
3n5 + 5n 2 − 6n 3
3n5
3
∼ =3 n.
4n + 2 n + n
4 9
n9

( 2) + ( 43 )
n n
2n − 3
lim
163) n→+∞
( 65 ) − ( 7 6 )
n n

Poiché il limite proposto si presenta come rapporto di somme algebriche di esponenziale n, con basi
diverse, ma tutte maggiori di uno, raccogliamo, sia a numeratore che a denominatore, l’infinito di
ordine superiore, cioè l’esponenziale di base maggiore.

( 2) ( 3 ) ( ) ( )
2n 1 − 3 + 4  ( ) ( )
n n n n n n
2n − 3 + 4 n 1−
3 + 4
( )
n
4 6 5
lim = lim  n  = lim 10 4 6 = lim   = +∞
( 65 ) − ( 7 6 ) ( ) ( )
1 − 35  6
( )
n n n n
n→+∞ n→+∞
6 n →+∞
1 − 35  
n→+∞ 3

5  36  36
89

Dove, nel penultimo passaggio abbiamo utilizzato il fatto che

( 34) ( 4 6) ( ) ( 53 )
n n n n
→ 0, → 0 e 35 → 0 perché le basi sono minori di uno, mentre → +∞
36

= >1. Anche in questo caso si può procedere più rapidamente osservando che
10 5
In quanto
6 3

( 2) ( 3 ) ∼ 2
n n
2n − 3 + 4 n

, da cui il risultato trovato.


( 65 ) − ( 7 6 ) ( 65 )
n n n

( n)
6
−3 5
n 4
+ 1 − 1
164) lim n10
n →+∞ −7
1 −n 4
n
Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di potenze di 1/n, raccogliendo sia al numeratore che al denominatore la potenza
con l’esponente più piccolo, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore, si ottiene:


( ) ( ) 
37

( n) ( n) ( n )
9

( n) ( n)
3 6 4
+ − 1
20
−3
6
4 5
10 3
1 1 
n 4
+ 1
5
−1 1 + 1 − 1 1 4
n n
lim n10 = lim = lim  =

( 1n ) − ( 1n ) ( 1n ) 
( )
1 4
n →+∞ −7 n →+∞ 1 7 n →+∞ 1 5
1 −n 4 2 4 2
1 −
n  n 

( 1 )
3
4 1
n 2
1
lim n = lim = lim =0,
( 1n )
n →+∞ 1 n →+∞ 3 n →+∞ 1
2
n 4
n 4

( n) ( n) ( n)
9 37 5
20 4 4
dove , abbiamo considerato che (terza uguaglianza) che 1 , 1 e 1 sono tutte
successioni infinitesime.

( 2) ( 6 )
n n
3− n − 1 + 5
165) nlim
( 34) − ( 25 )
→+∞ n n

Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di esponenziali di n di base minore di uno, raccogliamo sia al numeratore che al
denominatore l’esponenziale con base maggiore, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore.
90

( 2) ( 6) ( ) ( ) ( ) ( 6) ( ) ( )
n n n n n n  2 n − 3 n
3− n − 1 + 5 1 − 1 + 5 5  5 5 
lim = lim 3 2 6 = lim =
( 34) − ( 25 ) ( ) ( ) ( 34) ( ) 1 − 8 n 
n→+∞ n n n →+∞ n n n →+∞ n
3 − 2
4 5  15 

( 5 )
n

( 6) ( )
n
n n
 10 
lim 6 = lim 5 4 = lim   = +∞ ,
( 34) 3
n
n→+∞ n→+∞
 
n→+∞ 9

( 5) ( 5) ( )
n n n
in cui, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato che 2 , 3 e 8 sono tutte
15
successioni infinitesime.

( 4 ) −(5 )
−n n

3 7
166) lim
( 23 ) + ( 65 ) − ( 4 7 )
n →+∞ n n n

Utilizzando le proprietà delle potenze ed osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di
somme algebriche di esponenziali di n di base minore di uno, raccogliamo sia al numeratore che al
denominatore l’esponenziale con base maggiore, cioè l’infinitesimo di ordine inferiore.

( 3) ( 7)
4
−n
− 5
n
( 4) ( 7)
3
n
− 5
n
( 4)
3
n
( ) 1 − 20 n 
 21 
lim = lim = lim =
( 23 ) + ( 65 ) − ( 47 ) ( 23) + ( 65 ) − ( 47) ( 56 ) ( ) ( )
 4 n + 1 − 24 n 
n →+∞ n n n n →+∞ n n n n →+∞ n

 5 35 

( )
n
3
( 4) ( 5 )
n
n n
9
lim 4 = lim 3 6 = lim   = 0
( 56)
n
n→+∞ n→+∞
 
n→+∞ 10

( 20 21) , ( 4 5 ) ( 24 35)
n n n
in cui, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato che e sono tutte
successioni infinitesime.

log n − log10 n2 + log3 n ( )


167) lim
n→+∞ log7 ( 2n ) − 3log ( 3n)

Utilizzando le proprietà dei logaritmi, riscriviamo il limite proposto facendo uso di un’unica base,
per esempio la base naturale e.

lim
log n − log10 n2 + log3 n( ) = lim
( ( ))
log n − ( log10 e ) log n2 + ( log3 e )( log n )
=
n →+∞ log7 ( 2n ) − 3log ( 3n ) n→+∞ log7 2 + ( log7 e )( log n ) − 3log 3 − 3log n
91

log n 1 − 2 ( log10 e ) + ( log 3 e )  1 − 2 ( log10 e ) + ( log 3 e )


= lim =
n →+∞
log n 
log 7 2
+ ( log 7 e ) − 3log 3 − 3 log 7 e − 3
 log n log n 

Nei passaggi si sono sfruttate le proprietà dei logaritmi e, nella penultima uguaglianza, abbiamo
log 2 3log 3
raccolto l’infinito log n ( 7 →0 e → 0 in quanto log n → ∞).
log n log n

168) lim
( )
log 5n + 22n − 2n4
n →+∞ 5n − 6n + log n3 ( )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi e quelle delle potenze si ottiene:

( )
log 5n + 2 2 n − 2n 4
= lim n
n log 5 + 4 n − 2n 4
= lim
4 n n log 5 n + 1 − 2n n
4
4

4
=
( )
( )
lim
n →+∞ 5 − 6n + log n
n
( )3 n →+∞ 5 − 6 n + 3log n n →+∞
5 1−
n 6 n + 3log n
5n 5n

n n log5 + 1 − 2n
4
n
 4 4 4n = lim  4  = 0 .
n
= lim =    
n→+∞
 5  1 − 6n n + 3log n n n→+∞  5 
5 5
Nella seconda uguaglianza abbiamo raccolto, sia al numeratore che al denominatore, l’infinito di
ordine superiore (secondo la gerarchia degli infiniti) e nella terza uguaglianza abbiamo tenuto conto
4
n log5 → 0 , 2n →0 ,
del fatto che (sempre secondo la gerarchia degli infiniti) 6n →0 e
4 n
4n 5n

( 5)
n
3log n → 0 . Infine 4 → 0 , poiché la base di questo esponenziale è minore di uno.
n
5

2
e n + n5
169) lim
n →+∞ nn
Utilizzando le proprietà delle potenze si ottiene:

( )
2 5
e +nn2 5 en + n2 2

lim = lim . Al numeratore abbiamo la somma tra un infinito di tipo


n→+∞ nn n→+∞ nn

di infinito (log n << n << an , a > 1 << n! << nn ) cioè, sostituendo all’infinito campione n, l’infinito
esponenziale di n2 ed un infinito di tipo potenza di n2, quindi, generalizzando la tabella degli ordini

n2, si ottiene:


( ) 
5
n2 2

e 1 +
n2 
( )  
2

( )
5
2
en + n2 2 en 2  5
 2
 = lim  e   = lim  e 
n 2 2 n
lim = lim 
  1 + n  = +∞ .
n →+∞  n   n →+∞  n
2
n →+∞ nn n →+∞ nn   en  
 
92

( )
5
n2 2

In cui, nella terza uguaglianza, abbiamo tenuto conto del fatto che 2 → 0 , e nell’ultima
en
en
uguaglianza che → +∞ , come conseguenza della gerarchia degli infiniti, e che ( +∞ )+∞ = +∞
n
come risulta dalle proprietà algebriche della retta reale estesa.

( 2)
−6 n
n 7
− e− n + 1
170) lim
( 43 )
n →+∞ −2 n
+1
n4
Utilizzando le proprietà delle potenze, osservando che il limite proposto è dato dal rapporto di somme
algebriche di infinitesimi, raccogliamo, sia al numeratore che al denominatore, l’infinitesimo di
ordine inferiore:

 n67 6

( 2) ( 1 n ) − ( 1e ) + ( 1 2 ) ( 1n )
6 6
−67 n n n
1 − + n 7
n −e + 1−n 7 7
 e n
2 n

lim = lim = lim  =


( 3) ( 916) + ( 1n ) ( 1n )
−2 n
n →+∞
4 +1
n →+∞ n 4 n →+∞ 4
 
n4  n4 
n +1

 ( )
16
9



( )
6
7
1
n4
= lim n
22
= lim = lim n 7
= +∞ .
( 1n )
n →+∞ 4 n →+∞ 6 n→+∞
n 7

6 6
n 7 n 7 n4
Nella terza uguaglianza abbiamo considerato che , e sono tutte successioni
e n 2n
( 9)
n
16

infinitesime, come conseguenza della gerarchia degli infiniti.

( n )
−6
log 1 + 2 − 1 +n
2
5
n
171) lim
n →+∞
sin 2 ( n ) − sinh ( 3 n )
Ricordando che per εn → 0 si ha log (1 + ε n ) ∼ ε n ,sin ( ε n ) ∼ ε n e sinh ( ε n ) ∼ ε n , ponendo:

εn = 2 ,2 e 3 rispettivamente, ed utilizzando le proprietà delle potenze, il limite proposto si


n2 n n
può riscrivere:

( n )
 
log 1 + 2 − 1 +n
−6
5 2 −1 + 1 6 − 1  − 2 +1− 1 1 
2
n n2
n n  n n =
5
lim = lim n 5 = lim
n →+∞
sin 2 ( n ) − sinh ( 3 n ) n →+∞ 2 −3
n n
n →+∞
− 1
n
93

1
= lim n = 1 , dove, nella seconda uguaglianza, abbiamo raccolto al numeratore l’infinitesimo di
n →+∞ 1
n
ordine inferiore (cioè quello con esponente minore) e, nella terza uguaglianza, abbiamo considerato
che − 2 e − 1 1 sono entrambe successioni infinitesime.
n n 5

172) lim
log 1 ( n ) + log
5 n
n →+∞
(
2log n6 + n 2 )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi si ottiene:

log 1 ( n ) + log
5 n
= lim
−5 log n + 1 log n
2 = lim
−5log n + 1 log n
2 =
( )
lim
n →+∞ 2 log ( n6 + n 2 ) n →+∞ 
2 log n 1 + 4

6 1
(
n 
n
)
→+∞
2 log n 6
+ 2 log 1 + 1
n4

−5log n + 1 log n − 9 log n 3


2 = lim 2 =− ,
( )
lim
n→+∞
12log n + 2log 1 + 1 4
n
n→+∞  log 1 + 1
12log n 1 + n 4

 48
( )
 6log n
 

dove, nell’ultima uguaglianza abbiamo considerato che log 1 + 1 ( n4 ) → log1 = 0 e che 0



= 0 come

risulta dalle proprietà algebriche della retta reale estesa.

173) lim 1
n → +∞
log n sin 1( )
3
n

Utilizzando le proprietà dei logaritmi ed i limiti notevoli, si ottiene:


1 1 n , pertanto, tenendo conto della gerarchia degli infiniti, si
∼ =
( ) sin 1 n
log n 3
3 ( log n ) 1
n
3 log n
1 n
ricava: lim = lim = +∞ .
n → +∞
( )
log n sin 1 3
n
n → +∞ 3 log n

n2 + sin n − en
174) lim
n →+∞ log 2 n + n n

Considerando la “gerarchia degli infiniti” si ricava:

lim
n 2 + sin n − e n
= lim
−e n
(− n e
2
n − sin x
en
+1 ) = lim − e n
=0.
n → +∞ log 2 n + n n n → +∞  2
 n → +∞ n2
n 2  log n 2 + 1 
 n 
94

Si è considerato che {sin n} è una successione limitata, quindi, dal teorema dei carabinieri, si ottiene
sin n → 0.
en

( )
175) lim
n 3 1 − cos log n
n →+∞
n

log n → 0
Considerando la “gerarchia degli infiniti” si ottiene n . Noto che

( ) ( ) , si ottiene:
2
1 − log n ∼ 1 log n
n 2 n

1 1 2
= lim = lim = 0.
( )
lim 2
n →+∞
n 3 1 − cos log n
n →+∞
n 3 log n
n →+∞ n log 2 n
n 2n 2

176) lim n − 4
n →+∞
( n )( 1+ 3 −1
n )
Considerato che 1 + 3 −1 ∼ 1 3 
n 2 2
 lim n − 4
n →+∞
( n )( 1 + 3 − 1 = lim n 1 − 4 2
n n →+∞ n ) ( )( n )n →+∞ 2 n ( )
1 + 3 − 1 = lim n 1 3 = 3 ,
2

in quanto 4 → 0.
n2

(
log 1 + 3
n2 )
( n)
177) lim
n→+∞
sin 2 2

Sapendo che log (1 + ε n ) ∼ ε n e sinεn ∼ εn per εn → 0; ponendo ε n = 3 , nel primo caso è


n2
εn = 2 , nel secondo caso si ottiene:
n2

log 1 + 3( )
n2 = lim
3
n2 = 3 .
( n)
lim
n →+∞
sin 2
n →+∞ 2 2 2
2 n

178) lim n log 1 + 2


2
n→+∞
2
 ( n ) − 1n  2

Ricordando che per εn → 0 log (1 + ε n ) ∼ ε n  log (1 + ε n ) ∼ ε n , ponendo εn = 2/n, si ottiene:


2 2
95

n ( n   n )
an := n2 log2 1 + 2 − 1 2  ∼ n2  4 2 − 1 2  = n2 3 2 → 3 .
 n  n

1
179) nlim
→+∞
( ) (
log n sin − 1
4
n )
Utilizzando le proprietà dei logaritmi e ricordando che sin − 1n ∼ − 1n , si ottiene: ( )
1 1 n
∼− =−
( ) ( )
, quindi
log n sin − 1
4
4 1 log n 4log n
n n

1
lim = −∞ .
n→+∞
( ) (
log n4 sin − 1
n )

180) lim log ( n 3 ) sin  − 1 



n → +∞  n

Considerando le proprietà dei logaritmi, e che sin  − 1 ∼− 1


 , si ottiene:
 n n

3( log n )
log ( n3 ) sin  − 1  ∼ −3( log n) 1 = , quindi
 n n n

n → +∞
( )
lim log n 3 sin  − 1

=0.

n

1
181) nlim
→+∞
(
log n 1 − cos 1
n )
Tenendo conto della “gerarchia degli infiniti” e che 1 − cos 1 ∼ 1 , si ottiene:
n 2n 2

1 1 2n 2
= , quindi
( 1 2n )

(
log n sin 1 − cos 1
n ) ( log n ) 2
log n

1
lim = +∞ .
n→+∞
(
log n 1 − cos 1
n )
n 1 5
182) lim  +  sin  
n→+∞
3 n n

5 5
Considerando che sin   ∼ , si ottiene:
n n
96

n 1 5 n5 5
lim  +  sin   = lim   = .
3 n n
n →+∞ n →+∞ 3n 3

4
n →+∞
(
183) lim n + 1 1 − cos )  3

n2 

( n ) ∼ 1 2 ( 3 n ) , si ottiene:
2
Considerando che 1 − cos 3 2 2

(  3
) ( ) = 94 .
2
lim n4 + 1 1 − cos 2  = lim n4 1 3 2
n→+∞
 n  n→+∞ 2 n

en − 2nlog n
184) lim
n→+∞ nn
Considerando che 2 n log n ∼ n n log 2 , si ottiene:

→ 0 , in quanto n → 0 e log 2 − 1 < 0.


( )
log 2
en nn en en
( )
log 2 −1
− = n − nn
nn nn n n
 1   4
185) lim  5n −  log 1 − 
n →+∞
 n2   n 

(
Considerando che log 1− 4 n ∼ − 4 n , si ottiene: )
 1   4  4
lim  5n − 2  log 1 −  = lim 5n  −  = −20 , in quanto 12 → 0 .
n→+∞
 n   n  n→+∞  n  n

1   n+3 
2

186) lim n log   


n→+∞ n 2n
2   n  

1   n+3 
2
1   3  1  3 
lim  n log    = lim 2n 2n log 1 + n  = nlim 2n =
 →+∞ 2 n  n
n
n→+∞ n 2
2 
n
 n   n→+∞ 2 n   2

2n
1 +
= 6 lim = 0 , in quanto 2 → + ∞ e pertanto 2 → +∞ .
n n
n →+∞ 2n
n
n n
2

187) lim  log ( n + 1) − log 2 n 


n → +∞

 n +1 
Per le proprietà dei logaritmi si ha: an := log ( n + 1) − log2 e log n = log  log e  .
n 2 

Poiché log2 e > 1, abbiamo:


97

n +1
lim = 0 , quindi lim an = −∞ .
n → +∞ n log 2 e n →+∞

n3 − n 2 − 1 − n3 − n 2 + n
188) lim
n → +∞
n − n2 − n

Il numeratore ed il denominatore danno luogo a forme indeterminate che si risolvono mediante i


prodotti notevoli. Moltiplicando e dividendo per la somma delle radici si ottiene:

( n3 − n2 − 1 − n3 − n2 + n )( n3 − n2 − 1 + n3 − n2 + n n − n2 − n )( )=
(n − )(
n2 − n n + n2 − n )( n − n −1 +
3 2
n3 − n2 + n )
=
n3 − n2 − 1 − n3 − n2 + n ( ) (n + n − n )2

=
n2 − n2 − n ( ) ( n3 − n2 −1 + n3 − n2 + n )

 n +1 
= −
(
n 1+ 1− 1
n ) 

∼−
2 ( n + 1)
→ 0.
( 1 − 1n − 1n + )
 3
 n   n 32 3 1+ 1 + 1 3  2n 2

 n n 

n2 n
189) lim
( log n ) 2
n→+∞ n

Considerando la “gerarchia degli infiniti” si ottiene:


n
n2  2 
lim = +∞ ; pertanto lim  n 1  = +∞ .
( log n) 2
1
 ( log n ) 
n→+∞ n →+∞  2 

( log n)
2n

190) lim n
n→+∞
n 2

Considerando la “gerarchia degli infiniti” si ottiene:


n
( log n )
2
 ( log n )2 
lim 1
+
= 0 pertanto lim  1
 = 0+ .
n → +∞ n →+∞
 n 
2
n 2
98

 1 
1 + sin 2  4  −1
191) lim  n +1
n → +∞ 1
4 n + 5n 2
8

Per ε → 0 si ottiene: 1+ εn −1 ∼ 1 εn e
2 (
sinεn ∼ εn . Ponendo ε n = sin 2 1 )e ε
n4 + 1 n =
1
n +1
4

il limite proposto può essere riscritto:

1 sin 2  1 
2  n4 + 1  1 1 
2
1
lim   = lim  4  4n8 = lim 2n8 8 = 2 ,
1 n→+∞ 2 n + 1
n→+∞
  n→+∞ n
8
4n
in cui abbiamo tenuto conto che, nel caso di infiniti di tipo potenza, il termine dominante è quello
con l’esponente maggiore, da cui:

(n )
2
4n8 + 5n 2 ∼ 4 n8 e 4
+1 ∼ n8 .

log ( arctan n )
192) Stabilire il carattere della successione: an := e

Poiché arctan n → π per n → ∞, e log ( arctan n ) = arctan n , il limite proposto vale π .


2 2

Ci domandiamo se ha senso calcolare il lim e log ( arcsin n ) . Non ha senso perché arcsin n è definito
n → +∞

solo per −1 ≤ n ≤ 1 .

1 − cos n
193) lim
n → +∞ n

Poiché 0 ≤ 1 − cos n ≤ 2 e 1/n → 0, come conseguenza del “teorema dei carabinieri” si ottiene
subito che il limite proposto vale zero.

194) lim sin ( sin 4 n ) 


n
4
n →+∞

Osservando che 0 < sin 4 n < 1⇒ 0 < sin ( sin 4 n ) < sin (1), in quanto sin x è crescente nell’intervallo

[0,1] e che posto q := 4 sin (1 ) si ha 0 < q < 1, dal “Teorema dei carabinieri ” o “Teorema del
confronto” si ottiene che il limite proposto è nullo, in quanto:

( )
n
0 < sin sin 4 n  < qn → 0, per n → + ∞.
4
99

195) lim  cos  1 + cos n   .


n → +∞
 2  

Dato che 1 ≤ 1 + cos n ≤ 3  0 < q1 := cos 3 2 ≤ 1+ cos n 2 ≤ cos 12 := q2 < 1, in quanto cos x
2 2 2 ( )
è decrescente nell’intervallo  12 , 3 2 e poiché q1 → 0 e q2 → 0 , dal “teorema dei carabinieri”
n + n +

o “teorema del confronto”, si ottiene:


n
  cos n   +
lim  cos  1 +  = 0 .
n → +∞
  2 

( n)
1− cos 1
196) lim  sin 1 
n → +∞

n 

Il limite proposto è un caso di indecisione della forma 00; passando alla forma esponenziale si ottiene:
1− cos 1( n)
 1
 sin n 
   (
= exp  1 − cos 1 log sin 1  .
n n  ) ( )
Studiamo l’esponente utilizzando i limiti notevoli, cioè noto che 1 − cos 1 ∼ 1 e sin 1 ∼ 1 .
n 2n 2 n n

1−cos 1n ( )  1   1 
 1
Quindi: lim  sin  = lim exp 1− cos  log  sin  = e0 = 1 .
n→+∞
 n n→+∞
 n   n 
n3
197) lim  1 + sin 3 
1
n →+∞
 n 

Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 1∞; passando alla forma esponenziale, cioè:

 1 
n3
(
n 3 log 1+ sin 1 ) . Studiamo il comportamento dell’esponente utilizzando i limiti notevoli.
 1 + sin 3  =e n3

 n 

Infatti, ricordando che log 1 + sin 1 ( n3 ) ∼ 1n 3 e sin 1


n3
∼ 1
n3
, si ottiene:

( n )
n3 log 1 + sin 1 3 ∼ n sin 1 ∼ n
3
3
3 1 = 1.
n n3

Pertanto: lim  1 + sin 3  = e (


n 3 log 1+ sin 1 3 )
n3
1 n
=e.
n →+∞
 n 
n
198) lim n n!
n→+∞

Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo ∞0; passando alla forma esponenziale, cioè:
n n log n
n n! = e n!
, possiamo studiare il comportamento dell’esponente, utilizzando la formula di Stirling
ed applicando il “Teorema dei carabinieri”:
100

n
n log n n log n nen log n e3n 1  e3 
0≤ ∼ n −n = n ≤ n =   → 0,
n! n e 2π n n 2π n 2π 2π  n 

in cui, per comodità di calcolo, si sono operate le maggiorazioni n ≤ en , log n ≤ en e si è


+∞
→ 0 poiché, per le proprietà algebriche della retta estesa, si ottiene 0 = 0 .
3
considerato che e
n

n!
199) lim
(n )
n→+∞ 1
n 2

Dalla formula di Stirling si ottiene:

(n )
1
n n 2
n! n n e − n 2π n n 2
2π n
lim = lim = lim = lim 2π n = +∞ .
(n )
1 n
n →+∞ n 2 n →+∞
n 2 n →+∞ en n →+∞ en

( )
1
n 2
Come si è visto nell’esercizio n. 198), n! è di ordine superiore a n .

| |
200) lim • €/• €
n→+∞ 2 3

|
Ricordando che il coefficiente binomiale • € =
?
n!
per ogni n ≥ m. Pertanto, per ogni n ≥
m!( n − m ) !
3, si ottiene:

| |
• €/ • €=
 n!   3!( n − 3)!  3!( n − 3)!
2 3
3
   = = →0 .
 2!( n − 2)!   n!  ( n − 2)( n − 3)! ( n − 2)

( n!)
2
e2n
201) lim
n→+∞ n 2 n+1
Dalla formula di Stirling si ottiene:

( ne )
2
( n!)
2
e2 n
−n
2π n e2n n2n ( 2π n)
∼ = = 2π .
n2n+1 n2n+1 n2n+1
La successione proposta converge a 2π.

n!
 n !+ 5 
202) lim  
n → +∞
 n! 
Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 1∞:
101

5
 n!+ 5   5 n!5 
n!

lim   = lim 1 +   = e5 .


n→+∞
 n!  n→+∞  n!  

Questo è il limite notevole che ci dà il numero di Nepero.

( n)
tan 1
203) lim  1 − cos 1 
n → +∞
 n 

Questo limite rappresenta un caso d’indecisione del tipo 00; passando alla forma esponenziale, si
ottiene:

1  ( n)
tan 1
  1  1 
1− cos n  = exp tan   log 1− cos  .
   n  n 

Dai confronti asintotici, ricordando che tan 1 ∼ 1 e 1 − cos 1 ∼ 1 2 , si ha:


n n n 2n

1  1 1  2log n + log 2 


n n
1
2n
1
tan   log 1 − cos  ∼ log 2 = − log 2n2 = − 
n  n  n
 →0,

( )
( n)
tan 1
pertanto: lim  1 − cos 1 
n → +∞ n   n → +∞ n ( ) (
= lim exp  tan 1 log 1 − cos 1  = e n = 1 .
 n  )

204) determinare il carattere della seguente successione:

5n + n 2
an := n
n!
Considerando la gerarchia degli infiniti e la formula di Stirling, si ottiene:

an :=
n (
5n 1 + n
2
) n
5n ∼ 5 5 ∼ 5
=
5e
.
( ) ( )
1 1
n! n!
n n e − n 2π n 2π n
2 n
n

Poiché lim 5 e = 0 e lim 1 = 1 , la successione proposta ha limite, per n tendente


( )
n 1
n→ +∞ n →+∞
2π n
n

all’infinito, nullo.

205) Al variare di α ∈ R , calcolare il lim 


 n4 + n3 − n4 − n3 

n→+∞
 nα + n 

Moltiplichiamo e dividiamo la frazione per la somma delle radici presenti al numeratore:


102


an = 

( n 4 + n3 − n 4 − n3 )( n 4 + n3 + n 4 − n3 
 ) 2n 3 n
= α
)( ) ( 1 + 1n + )
∼ .
(n ( )
α
α
+n n +n + n −n n +n
 n + n n 1+ 1
4 3 4 3 2
 n

0 r>1
Pertanto, il lim an = . # r = 1.
Q

1 r<1
n →+∞

206) Calcolare la dipendenza del parametro reale α con il seguente limite:

 1 
lim  log nα + α +1 
n →+∞
 n 
Per semplicità poniamo:

a n (α ) := log n α + 1 = α log n + 1 , osserviamo che:


n α +1 n α +1

+∞ r>0 0 r > −1
lim α log n = C 0 r = 0 , =C 1 r = −1 . Pertanto, per α ≥ → −∞ 1 si
−∞ r<0 +∞ r < −1
e lim 1
n →+∞ n → +∞ n α +1
ottiene:
+∞ r>0
lim a n (α ) = C 0 r=0
−∞ −1 ≤r < 0
.
n → +∞

Per α < → −∞ 1, il termine 1 si può scrivere n α +1 ed il suo limite è + ∞.


n α +1

D’altronde, α log n → −∞ . Siamo, quindi, in presenza di un caso di indeterminazione del tipo


→ −∞ ,∞+∞, ma ricordando che qualunque potenza maggiore di zero di n diverge più velocemente
di log n, si ottiene che, in questo caso, il limite proposto è ancora + ∞. Ricapitolando:

1  +∞ r > 0, r < −1
lim  log nα + α +1  = C 0 r=0

−∞ −1≤r <0
.
n→+∞
 n 

207) Per α ∈ R , calcolare il nlim


enα cos3 n
→+∞
(
n e2n −1 )
Raccogliendo l’infinito e2n al denominatore ed utilizzando le proprietà delle potenze, si ottiene:
0 r≤2
e nα cos 3 n e nα cos 3 n cos 3 n (α − 2 ) n
=CI h Jl l|J Il lh| .
[0, +∞] r>2
= lim = lim
( )
lim e
(
n →+∞ n e 2 n − 1
) n →+∞
ne 1 − 2 n
2n 1
e
n →+∞ n

Nella seconda uguaglianza abbiamo considerato che 1 → 0 e nella terza che, per α ≤ 2, si ha
e2n
103

→ 0 . Tuttavia, nel caso che α > 2, il limite proposto non esiste, poiché
cos3 n e( α − 2 ) n
è una
ne(
2−α ) n
n
successione divergente, mentre – 1 ≤ cos3 n ≤ 1 è oscillante. Quindi la successione risulta essere
illimitata e irregolare.

208) Per α ∈ R , calcolare il lim


(e 2n
)
− 1 cos3 n
n →+∞ ne nα

(e ) 0 r≥2
I h Jl l|J Il lh| 0 ∗ ∞ r<2
2n
− 1 cos 3 n cos 3 n ( 2 −α )n
lim nα
= lim e = .
n →+∞ ne n →+∞ n

e( α − 2 ) n
Tuttavia, nel caso che α < 2, il limite proposto non esiste, poiché è una successione divergente,
n
mentre cos3 n oscilla fra –1 e 1.

sin  1 α 2+1 + 1  − log 1 + 2 ( )


209) Per α ∈ R , calcolare il lim  n  n
n →+∞ 2 − α
n

Osserviamo che α2 + 1> 0, pertanto, ricordando che, per εn → 0, si ottiene sinεn ∼ εn e

log (1 + ε n ) ∼ ε n , ponendo εn = 1 α2 +1 e ε n = 2 , rispettivamente, il limite proposto si può


n n

sin  1 α 2+1 + 1  − log 1 + 2


 n  n ( 1 2 −2
nα +1 n )
riscrivere lim 2 −α
= lim 2 −α
=
n →+∞ n n →+∞ n


⎪ lim n − n = lim − 1
1 2

r=0
=0

n →+∞ 2
n n →+∞ n3


⎪ lim
−2
⎩ n →+∞ n 2 −α n →+∞
n = lim − 2 =0
n 3 −α

0 r< 0 e 0 <r<3
= C −2 se r = 3
2
−∞ se r > 3
lim − se α ≠ 0.
n → +∞ n 3−α

Dove, per α ≠ 0 si è considerato che il termine dominante è l’infinitesimo di ordine inferiore, cioè, in

per α = 3 e – ∞ per α >3.


questo caso, quello con l’esponente più basso. In conclusione, il limite proposto vale 0 per α < 3, – 2

210) Per a ∈ N calcolare il limite, per n → + ∞, della seguente successione:

a n + ( −1)
n

xn ( a ) :=
n log n
104

Conoscendo il carattere della progressione geometrica { an}, otteniamo:

→ +∞ se a > 1.
an
xn ( a ) ∼
n log n

Per | a | ≤ 1, la successione {a + ( −1) } è limitata, quindi il prodotto con la successione infinitesima


n n

( 1n log n) risulta essere esso stesso infinitesimo.


n
a
Se a < –1, si ottiene xn ( a ) ∼ → +∞ , ma, poiché { an} è una successione a segno alterno,
n log n
{ xn(a)} non ammette limite.
+∞ se > 1
Ricapitolando: lim x n ( a ) = . 0 se | | ≤ 1
|h| l { se < −1
.
n → +∞

211) Al variare di α ∈ R si ha la successione:

3 1+ 1 −1
an (α ) := n2
log 1 + 1 ( n2 )
Si osserva che:

⎧ se r > 0

1

log 2 r=0

1+ 1 −1 ∼ 1 (
e log 1 + 1 ) ∼⎨
⎪ log ( n −α ) = −α log n se r < 0
3 ,
n2 3n2 n2

da ciò segue:

⎧ nα
r>0
⎪ 3n 2 1 α 3n 2
1
=


n
an (α ) ∼
⎨ r=0 .
1
→0

2


3n log 2

⎪ →0 r < 0
1
⎩ ( −3α ) n log n
2

Pertanto l’unico caso da studiare è quello relativo ad r > 0, che ci dà:


0 se 0 < r < 2
→ . 1/3 r=2 .
nα nα −2
an (α ) ∼ 2 =
+ ∞ se r > 0
3n 3
105

0 se r > 1
Concludendo: lim x n ( a ) = . 1/3 se r = 2 .
+∞ < −1
n → +∞

è crescente (cioè αn+1 > αn, oppure n+1 > 1) per ogni
n4 − 1 α
212) Verificare che la successione an :=
n −1 αn
n > 1. Osserviamo che: n 4 − 1 = ( n 2 + 1)( n 2 − 1) = ( n 2 + 1) ( n + 1)( n − 1) , pertanto:

= n 2 − 1 ( n + 1) per ∀ n >1, poichè


(n 2
)
− 1 ( n + 1)( n − 1)
an :=
n −1
( )
( n +1)2 +1 > n 2 + 1 > 0 e ( n + 1) + 1 > n + 1> 0, si ottiene che an+1 > an, per ogni n > 1.
 

n!
213) Date le successioni a n := e bn = n,
2n

a.- verificare se sono monotòne; b.- calcolare il lim ( a n − bn ) .


n → +∞

n> an per ∀ n >1;


( n +1)! = ( n +1) n! = n +1 a
a.- Osserviamo che an+1 =
2n+1 2n2 2
bn+1 = n +1 > n = bn per ∀ n > N;

n! n  ( n − 1) ! 
b.- Osserviamo che an − bn = n
− n =  n −1 − 2  → +∞
2 2 2 

( n −1)!
poiché la successione è infinita per n → + ∞.
2n−1

|
214) Data la successione • €1/n!, stabilire se essa sia monotòna e calcolarne il limite.
2
|
an = • €1/n! =
2
n! 1 1
= ;
( n − 2)!2! n! ( n − 2)!2!
|+1
an+1 = • €/(n + 1)! =
( n + 1)!
2
1 1
= .
( n + 1 − 2 )!2! ( n + 1)! ( n + 1)!2!
an
Si osserva che an+1 = ≤ a n , quindi la successione proposta è monotòna decrescente. Per il
n −1
teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale limite
è proprio il suo estremo inferiore. Quindi:
106

1
inf {an } = lim an = lim =0.
n →+∞ n →+∞ ( n − 2 ) !2!

215) Data la successione an+1 = n an , con a1 = 2, calcolarne il limite.


Osserviamo che an > 0 per ogni n ∈ N, quindi per n ≥ 2, an+1 = n an > an, ovvero la successione è
strettamente crescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa

an → l ∈ R , poiché an ≥ a2 = 2, per ogni n ∈ N, si ricava che l ≥ 2. D’altra parte, passando al limite


ammette limite e che tale limite è proprio il suo estremo superiore. Supponiamo, per assurdo, che

in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si ottiene:


l = lim an +1 = lim nan = l lim n = +∞ , ciò è assurdo, in quanto quest’ultima uguaglianza contraddice
n →+∞ n →+∞ n →+∞

il fatto che l ∈ R ; pertanto l = +∞ .


Si sarebbe potuto risolvere l’esercizio anche esplicitando i termini della successione:
a2 = 1a1 = 2, a3 = 2a2 = 2x2, a4 = 3a3 = 3 x 2 x 2 = 3!2, a5 = 4a4 = 4 x 3 x 2 x 2 = 4!2, …, da cui si
ricava che an = (n – 1)!2 → + ∞.

216) Data la successione an+1 = log (1+ an), con a1 = 1, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che 0 ≤ an+1 = log (1+ an) ≤ an, ovvero la successione è
decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite
e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ an = 1,
per ogni n ∈ N, l ≤ 1. Passando al limite in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si
ottiene:

l = lim a n +1 = lim log (1 + a n ) = log (1 + l ) . Quest’ultima uguaglianza è verificata solamente per l = 0.


n → +∞ n → +∞

217) Data la successione an+1 = sin an, con a1 = π/2, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che 0 ≤ sin an ≤ an, ovvero la successione è decrescente. Per

è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ a1 = π/2, per ogni n ∈ N,
il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale limite

l ≤ π/2. Passando al limite in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si ottiene:
l = lim an +1 = lim sin an = sin l . Questa è verificata se e solo se l = 0.
n →+∞ n →+∞

218) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = 2 + an, con a1 = 5, calcolarne il limite.
Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N e che an+1 = 2 + an ≥ an, ovvero la successione è crescente.
Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite e che tale
limite è proprio il suo estremo inferiore. Supponiamo, per assurdo, che an → l ∈ R , poiché an ≥ a1
= 5, per ogni n ∈ N, si ricava che l ≥ 5. D’altra parte, passando al limite in entrambi i membri della
definizione per ricorrenza, si ottiene:
107

l = lim a n +1 = lim ( 2 + a n ) = 2 + l , ciò è assurdo, in quanto quest’ultima uguaglianza contraddice il


n → +∞ n → +∞

fatto che l ∈ R ; pertanto l = +∞ .

an
219) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = , con a1 = 1, calcolarne il limite.
1+ an

Osserviamo che an ≥ 0 per ogni n ∈ N, e che 0 ≤ an+1 =


an
≤ an , ovvero la successione è
1+ an
decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite
e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ a1 = 1,
per ogni n ∈ N, l ≤ 1. Passando al limite della definizione per ricorrenza, si ottiene:
an l
l = lim an+1 = lim = ⇔ l + l 2 = l . Questa è verificata se e solo se l = 0.
n→+∞ n→+∞ 1 + a 1+ l
n

Come utile esercizio verifichiamo che an = 1/n, tramite il principio di induzione.


Ovviamente per a1 = 1, dato che an = 1/n dimostriamo che a1 = 1/(n + 1). Infatti:
1 1
an n n =1 n = 1 .
an +1 = = =
1 + an 1 + 1
n
( n + 1) n n +1 n +1
n

n2
220) Data la successione, definita per ricorrenza, an+1 = 2 an , con a1 = 1, calcolarne il limite.
2n +1

Osserviamo che an > 0 per ogni n ∈ N, e che an+1 =


n2
an ≤ an , ovvero la successione è
2n2 +1
decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che essa ammette limite
e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ; poiché an ≤ a1 = 1,
per ogni n ∈ N, l ≤ 1. Passando al limite in entrambi i membri della definizione per ricorrenza, si
ottiene:

n2 n2 l l
l = lim an +1 = lim an = lim = ⇔ = 0.
n →+∞ n → +∞ 2 n 2 + 1 n → +∞
(
2n 2 1 + 1
2n 2 ) 2 2

Questa è verificata se e solo se l = 0.

an
221) Data la successione, definita per ricorrenza, an +1 = + 1 , con a1 = 4, calcolarne il limite.
2

Osserviamo che an > 0 per ogni n ∈ N, e che a2 =


4
+ 1 = 3 < 4 = a1. Supponiamo che an < an-1 e
2
a a
dimostriamo che ciò implica an+1 < an . Infatti an +1 = n + 1 < n −1 + 1 = an dove abbiamo usato l’ipotesi
2 2
di induzione an < an-1. Allora, per il principio di induzione possiamo affermare che an+1 < an per ogni
108

n ∈ N, cioè {an} è decrescente. Per il teorema di regolarità delle successioni monotòne si ricava che
essa ammette limite e che tale limite è proprio il suo estremo inferiore. Sia quindi an → l ∈[ 0, +∞[ ;
poiché an ≤ a1 = 4, per ogni n ∈ N, l ≤ 4. Passando al limite della definizione per ricorrenza, si ottiene:
an l l
l = lim an +1 = lim +1 = +1 ⇔ = 1 .
n →+∞ n →+∞ 2 2 2
Questa è verificata se e solo se l = 2.

n2
222) Verificare che vale la relazione  1 + 
3 3n − 9
∼e 2 .
 n

Ricordando la definizione di successioni asintotiche, la relazione sarà verificata se e solo se:

( )
n2
1+ 3 e
n2 log 1+ 3 ( n )
l = lim n = lim =1
n→+∞ 3n − 9 n→+∞ 3n − 9
e 2
e 2

Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al terzo ordine per la funzione di t → log (1 + t ), con t = 3/n,
si ricava:

 3
log 1 +  = 3 − 9 2 + 9 3 + o 1 3 , da cui:
 n n 2n n n ( )
( n)
( )
n2
1+ 3 e
(
n2 log 1+ 3
n ) e
n2 3 − 9 2 + 9 3
n 2n n
lim 3n− 9
= lim 3n − 9
= lim 3n − 9
=
n→+∞ n→+∞ n→+∞
e 2
e 2
e 2

3n−9 + 9 − 9 +o(1) 9
= lim e 2 n 2
= lim e n = 1 .
n→+∞ n→+∞

223) lim 3 − n
n→+∞
( n n
)
Riscrivendo n
n
= 3 n log3 n ricaviamo che:

n→+∞
(
lim 3n − n n
) = lim (3 − 3
n→+∞
n n log3 n
) = lim 3 (1− 3
n→+∞
n n log3 n−n
) = +∞ .
Dalla “gerarchia degli infiniti” si ottiene:

n log 3 n − n = − n  − + 1  → −∞  3
log 3 n n log 3 n − n
log 3 n →0 →0.
n  n 

n→+∞
3
(
224) lim 3n + 2 sin − 
n n
)  1 1

Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al terzo ordine per la funzione di t → sin t, con t = 1/n,
otteniamo:
109

sin
1 1 1
= − n 3 + o 1 3 , pertanto:
n n 6 n ( )
 1 1 1 1 1   1 
n→+∞
(  n n  n→+∞
)
 n 6n n  n→+∞  6n 
1
lim 3n3 + 2 sin −  = lim 3n3  − 3 −  = lim 3n3  − 3  = − .
2
( )

( )
n2
1+ 1
225) lim n
n→+∞ n
e
Riscrivendo il numeratore in forma esponenziale otteniamo:
(
n 2 log 1+ 1 )
an =
e n
=e
(
n 2 log 1+ 1
n )− n
n
e

Studiamo l’esponente
utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine di
log (1 + t ) = t − t + o ( t ) , con t = 1/n, si ottiene:
2 2
2

n2 log 1 + 1 ( n ) − n ∼ n  1n − 12n  − n = − 12 . Cioè:


2
2

n →+∞ n →+∞  n(
lim an = exp lim  n 2 log 1 + 1 − n  = e 2 = 1 .

−1

e
( ) )
  2 n 
2

−2 n − n
226) Verificare che vale la relazione e = o  1 −  
 n  
 
Ricordando la definizione di “o” piccolo, la relazione sarà verificata se e solo se:

e−2n − n
e−2 n− n
lim = lim =0.
( )
( )
n→+∞ n2 n→+∞ n2 log 1− 2
1− 2
n
e
n
Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per la funzione t → log (1 + t ), con t = – 2/n,
si ricava:

(
log 1 + 2
n ) = − 2 n − 2 n + o ( 1n ) , da cui: 2 2

e−2n− n
e−2n− n
e−2n− n
lim = lim = lim = lim e−2n− n +2n+2
= lim e− n +2
=0.
( ) ( )
( )
n→+∞ n2 n→+∞ n2 log 1− 2 n→+∞ n −2 − 2 2
2 n→+∞ n→+∞
1− 2
n
e e n n
n
log n
 1 + an 
227) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞ e   → +∞
 1 + bn 
1 + an
Tenendo conto che log n → + ∞ è possibile ottenere il risultato voluto richiedendo che → +∞
1 + bn
110

1 + an an
infatti nell’aritmetizzazione parziale di R esteso si ha ∞+∞ = ∞. Inoltre, poiché ∼ , basta
1 + bn bn
scegliere, ad esempio, an = n2 e bn = n.

228) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞, an∼bn e
log n
 1 + an 
  → +∞ .
 1 + bn 
Osserviamo che:
  1+ a  log n 
log n log  n   1+ an   1+ a n + bn − bn   a −b 
 1 + an   1+ bn 

 log n log  
 1+ bn 
log n log 
1+ bn
 log n log  1+ n n 
1+ bn 
cn :=   =e  
=e =e  
=e 
,
 1 + bn 

an − bn an − bn an
poiché ∼ = − 1 → 0 si ottiene:
1 + bn bn bn

 a − bn  a n − bn a n − bn
log  1 + n ∼ ∼ ; pertanto, affinché cn → + ∞ è sufficiente determinare {an} e
 1 + bn  1 + bn bn
{bn} in modo che:

 an   log n +1  1
( log n)  −1 = log n 

−1 = log n

= log n →+∞ .
 bn   log n  log n
en
 1 + an 
229) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞ e   →0.
 1 + bn 

1 + an
Tenendo conto che en → + ∞, è possibile ottenere il risultato voluto richiedendo che →0,
1 + bn
1 + an an
infatti nell’aritmetizzazione parziale di R esteso si ha 0+∞ = 0. Inoltre, poiché ∼ , basta
1 + bn bn
scegliere, ad esempio, an = n e bn = n2.

230) Determinare due successioni numeriche {an} e {bn} tali che an , bn → + ∞, an∼bn e
en
 1 + an 
  →0.
 1 + bn 

Osserviamo che:
 en 
 1+ an  
en log     1+ an   1+ an + bn − bn   a −b 
 1 + an  
 1+ bn   e n log  
 1+ bn 
e n log 
1+ bn
 e n log  1+ n n 
 1+ bn 
cn :=   =e

=e =e  
=e .
 1 + bn 
111

an − bn an − bn an
Poiché ∼ = − 1 → 0 , si ottiene:
1 + bn bn bn

 a − bn  a n − bn
log  1 + n ∼ ; pertanto affinché cn → 0 è sufficiente determinare {an} e {bn} in modo
 1 + bn  1 + bn

a 
n n −1
che e  bn 
→ −∞ . Ciò si ottiene scegliendo, ad esempio, an = n – 1 e bn = n, infatti:
a   n −1   1  en
en  n − 1 = en  − 1 = en 1 − − 1 = − → −∞ .
b
 n   n   n  n

231) Date due successioni numeriche {an} e {bn} positive e convergenti, con {bn} non infinitesima,
dimostrare che la successione cn = an log bn è convergente.
Mostrare con un controesempio che le precedenti condizioni non sono necessarie per la convergenza

possiamo assumere che an → a ∈ [0,+ ∞ [ e bn → b ∈ [0,+ ∞ [. Quindi, per definizione di successione


della successione {cn}. Poiché {an} e {bn} sono convergenti, positive e {bn} non è infinitesima,

convergente e tenendo conto della continuità della funzione x → log x, si ricava che per ogni ε > 0
esiste n0 (ε) ∈ N tale che | an - ε | < ε e | log bn – log b | < ε ∀ n ≥ n0.
Usando la diseguaglianza triangolare, si ottiene che, per ogni n ≥ n0:

an log bn − a log b = an log bn − an log b + an log b − a log b ≤

≤ an ( log bn − log b ) + ( an − a ) log b = an ( log bn − log b ) − a ( log bn − log b ) + a ( log bn − log b ) +

+ ( an − a ) log b ≤ ( an − a )( log bn − log b ) + a ( log bn − log b ) + ( an − a ) log b < ε + aε + ε log b .


2

Per l’arbitrarietà di ε si ottiene che cn = an log bn → a log b , cioè è una successione convergente.
Prendendo, ad esempio, an = 1/n e bn = n le condizioni precedenti non sono soddisfatte (in particolare
bn → + ∞, quindi non è convergente) ma, tenendo conto della “gerarchia degli infiniti”, si ottiene che
cn → 0, cioè essa è ugualmente una successione convergente.

5n + 3
232) Data la successione a n = che ha limite pari a 5/2, cioè:
2n + 1

= . Fissato un ε > 0 ad arbitrio, consideriamo


5n + 3 5 5n + 3 5
lim − < ε e, dimostrare che essa
n →+∞ 2n + 1 2 2n + 1 2
risulta soddisfatta da ogni valore di n maggiore di un certo numero positivo p.

< ε, n >
1 1 1 1
< ε, che per n ≥ 1  − .
4n+ 2 4n + 2 4ε 2
112

− < ε è soddisfatta per ogni n > p, quindi 5/2 è il limite della


1 1 5n + 3 5
Posto p = − , la
4ε 2 2n + 1 2
successione data.

233) Sia a > 0, dimostrare che lim n


a =1.
n → +∞

- Supponiamo a > 1:

n
a −1 < ε ⇔1 – ε < n a < 1 + ε, essendo a > 1 si prende in esame solamente n a < 1 + ε.

Applicando i logaritmi decimali, si ottiene:

log a < log (1 + ε ) , essendo log a > 0, log (1 + ε ) > 0, perché a > 1, 1 + ε > 1 si ricava
1
n

n> , per ogni n > p vale la


log a log a
, quindi posto p = n
a − 1 < ε.
log (1 + ε ) log (1 + ε )

- Supponiamo 0 < a < 1:


n n
Dalla 1 – ε < a < 1 + ε si considera solamente 1 – ε < a , con ε < 1, log (1 + ε) < 1/n log a,

essendo log a < 0, log (1 + ε) < 0 in quanto è a < 1, 1 + ε < 1, quindi n >
log a
.
log (1 + ε )

Teoria:
Se a1, a2, a3,…, an,… è una successione di numeri positivi avente limite finito e positivo l si ha:
lim log an = log l e se q ∈ R+ ⇒ lim log anq = l q , se b > 0 lim b an = b .
n →+∞ n →+∞ n → +∞

Continuità della funzione esponenziale, logaritmo e delle potenze, ovvero se ( an )n∈N è una
successione reale, tale che lim a n = l ∈ Rɶ (con Rɶ = R ∪{−∞} ∪ {+∞} ) allora lim e an = el ,
lim log an = log l , lim log a nα = l α (α ∈ R), intendendo che e+∞ =+∞ e e-∞ = – ∞, log (+∞)=+ ∞…
n → +∞ n →+∞

n →+∞ n → +∞

n sin n
Esempio: an =
n2 + 1

( n sin n ) ≤
n
→ 0 per n → ∞, quindi lim a n = 0 (Teorema dei Carabinieri).
(n 2
+1 ) n +1
2 n → +∞

1  9 1 − 10n
1
9 9 9 1 1
234) an = 0,9....9  an = 0,9....9 = + ... + n = 1 + + ... + n−1  = = 1 − n , che
n n 10 10 10  10 10  10 1 − 1 10
10
tende a 1 per n → ∞.
113

235) a n = n
(1 − cos (π n ) ) 3 n
+ 7 n . Si ha:

(1 − cos (π n ) ) 3 (
7 n 1 + (1 − cos (π n ) ) )( 3 7 ) = 7 n 1 + (1 − cos (π n ) ) 3 ( 7)
n n
an = n n
+ 7n = n =

= 7 1 + (1 − cos (π n ) ) 3 ( )  2.
n

7 
 

( 7) ( ) ( 7)
n
Si ha lim (1 − cos π n ) 3
n n
= 0 , essendo (1 − cos π n ) 3 ≤2 3 → 0 per n → ∞, sicché
n→+∞ 7

lim  1 + (1 − cos π n ) 3 ( ) 
n n
 =1 e lim a n = 7 .
n →+∞  7  n → +∞

236) an = n n!

Se m ∈ N* è fissato, per n > m si ha:

n! > n mn−m m! = m1−


n m 1− m
n! = n(n – 1)…(m + 1)m! ≥ m....mm! sicché nn
m! ≥ m n
.
n−m

Se n > 2m si ha 1 − m > 1/2, da cui n! ≥ m . Ne segue che il n ! = +∞ (fissato A ∈ R sia


n n
lim

m > A2: per n > 2m = n è an ≥ m > A).


n n → +∞

Alternativamente si poteva osservare che, posto bn = b! è lim bn +1 = lim n + 1 = +∞ , quindi


n →+∞ bn n →+∞

lim n
n ! = lim n bn = +∞ .
n → +∞ n → +∞

237) Trovare i limiti delle seguenti successioni:

 1 1   1 1   1 1 
a) lim  + ... +  , b ) lim  + ... +  , c) lim  + ... + .
 n +1 2n  n→+∞  ( n + 1) ( 2n )  n→+∞  n2 + 1
2 2
n →+∞
n2 + n 

1 1 1 1 n n
a) + ... + ≥ + ... + = = → +∞ (per n → + ∞).
n +1 2n 2n 2n 2n 2
n

Quindi la successione a) è divergente.


1 1 n
b) 0 ≤ + ... + ≤ → 0 (per n → + ∞).
( n + 1) ( 2n ) ( n + 1)
2 2 2

Quindi la successione b) è infinitesima.


114

n 1 1 n n 1
c) ≤ + ... + ≤ , per per n → ∞, sia ≤ , che
n2 + n n2 + 1 n2 + n n2 + n n2 + n 1+ 1
n
n 1
≤ tendono a 1, per il “Teorema dei Carabinieri”.
n2 + 1 1+ 1
n2
n
 x
238) Sapendo che lim  1 +  = e x , calcolare i seguenti limiti:
n →+∞
 n
n2
a) lim 1 + 
1
n →+∞
 n

lim  1 +  = lim   1 +   = +∞ . Infatti,  1 +  → e > 1 per n → ∞.


2 n
 1
n
  1 n   1
n

n →+∞  
n →+∞
 n  n    n

n
 1 
b) lim  1 + 2 
n → +∞
 n 
1
 n
2
n n n2
 1 1
Infatti,  1 + 2  → e per n → ∞, essendo una
lim 1 + 2  = lim  1 + 2   =1. 1
n→+∞
 n  n→+∞   n  
  n 
sottosuccessione della successione che definisce e, e 1/n → 0.
n!
 1 
c) lim  1 + n 
n →+∞
 n 
n!
 
n
n! n nn nn
 1 1
lim 1 + n  = lim  1 + n   = 1 . Infatti,  1 + 1n  → e per n → ∞ (sottosuccessione della
n→+∞
 n  n→+∞   n  
  n 
n!
successione che definisce e), mentre è infinitesimo, come si vede con una maggiorazione
nn
n! ( n ( n −1) ...2)1  n n −1 2  1
= = ...  < 1/n essendo minore di uno il termine in parentesi.
nn   n n nn
 n...n  n
 n−1 
239) Calcolare i limiti delle seguenti successioni (a > 0 e a ≠ 1):
3
 2 − 3n 
a) an =  
 2n + 1 

 3
3

Si ha lim an →  −  , infatti lim


2 − 3n
= lim
n −3 + 2 ( )
n = lim −3 + n = − 3 (2/n e 1/n tendono
2
n →∞
 2 n →∞ 2n + 1 n →∞
n 2+ 1
n
n →∞
2+ 1
n
2 ( )
a zero), e la potenza è una funzione continua.
115

b) an = n 3n + 7 n
1

an = n 3n + 7 n = n 7 n  1 + 3 ( )  = 7n 1+ 3
( ) = 7  1 + 3 ( ) 
n n n n
  →7,
 7  7  7 

considerato che 3/7 < 1, quindi (3/7)n → 0 per n → ∞ e ( an ) an →1 e bn →0.


bn
→ 1 se

( 7)
n
Nel nostro caso an = 1 + 3 e bn = 1 .
n

(
c) an = n 3n + 1 − ( −1) 7 n
n
)
( )
an = n 3n + 1 − ( −1) 7 n = n 7 n  1 − ( −1) + 3 (
 = 7 n 1 − −1 n + 3
) ( ) ( ) ( )
n n
( )
n n
 ,
 7 7

( )
n
che per n → ∞ non ha limite. Infatti, se n è pari si ha: a n = 7 n 3 = 7 3 = 3 → 3 per n → ∞,
7 7
1

( 7) = 7  2 + 3 
( )
n n n
mentre se n è dispari si ha: an = 7 2 + 3 → 7 , considerato che ( an ) n → 1 se
b
7 
n

an →2 e bn →0.

(
d) an = log a n + 1 + n − log a n
2
)
n + n 1+ 1 2
(
an = log a n + 1 + n 2
) − log a n = log a
n + 1 + n2
n
= log a
n
n = log 1 + 1 + 1
a
n2
= log a 2 ( )
Per n → ∞, dato che loga è continua e che 1 + 1 →1 per la continuità della radice.
n2

(
e) an = log a n + n − 1 + log a n
2
)
( )
an = log a n + n 2 − 1 + log a n = log a n n − n 2 − 1 (( )) e

n− n 2
−1 =
(n − n2 − 1 n + n2 − 1 )( )= n 2
− n2 + 1
=
1
, da cui:
n + n2 − 1 n + n2 − 1 n + n2 − 1

(
n n − n2 − 1 = ) n
=
n
=
1

1

( )
.
n + n2 − 1 n 1+ 1− 1 1+ 1− 1 2
n2 n2

Per n → ∞, e per la continuità della radice, si ha an → loga 12 = − loga 2 , per la continuità del ( )
logaritmo.
116

f) an = n ( 1+ 1n − 1− 1
n )
( ) ( )
1+ 1 + 1+ 1
an = n 1+ 1 − 1− 1 = n 1+ 1 − 1− 1 n n =
n n n n
1+ 1 + 1− 1
n n

=n
(1 + 1 ) − (1 − 1 )
n n = 2
=
2
= 1,
1+ 1 + 1− 1 1+ 1 + 1− 1 1+ 1
n n n n

dato che 1 ± 1 → 1 (continuità della radice).


n

240) Calcolare i seguenti limiti:

4n4 − 3n3 + n2 − n + 1
a) lim
n→∞ n2 + 6n − 1

4 n 4 − 3n 3 + n 2 − n + 1
=
(
n4 4 − 3 + 1 2 − 1 3 + 1 4
n n n n
=
) 4− 3 + 1 2 − 1 3 + 1 4
n n n n → 4 =2
n 2 + 6n − 1 n 1+
2 6
n
− 1
n2 ( ) 1+ 6 − 1 2
n n
1

Per n → ∞, e per la continuità della radice.


b) lim ( n + 5 − n − 1 )
n→ ∞

n + 5 + n −1 ( n + 5 ) − ( n − 1)
n + 5 − n −1 = ( n + 5 − n −1 ) = =
6
→0
n + 5 + n −1 n ( 1+ 5 + 1− 1
n n ) n ( 1+ 5 + 1− 1
n n )
Per n → ∞ è infinitesima.

( n)
3
3 n4 + n2 +
c) lim
n→∞ n3 n − n

 3

( )
4
n 4 1 + 1 2 + n
2
3 n +n +
4 2
n
3 3 4 n 3
3 1+ 1 + 1 3 1+ 1 + 1 5
 n n  n n2 5
2 n2 n 2 →1
= = =
n 3
n −n n
1+ 1
3
−n 
4  1− 1 1
n 3 1 − 1 1  n 3
 n 3

Per n → ∞, e per la continuità della radice cubica.

n
d) lim
n→∞
n+ n
117

n n 1
= = →1
n+ n 1+ 1
n 1 + 1  n
 n

Per n → ∞, dato che 1/ √| → 0 e per la continuità della radice.


e) lim ( n − n − 1 ) n
n→ ∞

( n − n −1 )( n + n −1 ) n n − ( n − 1) n − ( n − 1)
( n − n −1 ) n= = = =
n
=
n + n −1 n + n −1 n + n −1 n + n 1− 1 ( n )
n 1 1
= = →
(
n 1+ 1− 1
n ) 1+ 1− 1
n
2

Per n → ∞ e per la continuità della radice.


f) lim ( 3 n + 1 − 3 n )
n→ ∞

Ricordando che: a 3 − b3 = ( a − b ) ( a 2 + ab + b 2 ) , si ha:

( ) ( n)
2 2
3
n +1 + 3 n 3 n +1 + 3
3
n +1 − 3 n = ( 3
n +1 − 3 n) =
1
→0,
( n + 1) n +1 + ( n )
2 2 2
( n + 1) +  n ( n + 1) 
2 2
3
+ n
3 3 3 3 3
+n 3

dato che il denominatore tende a + ∞ per n → ∞. Come vedremo, in questi casi il metodo degli
sviluppi asintotici è molto più comodo (e meno astuto).

( −1)
n
sin n
g) lim
n →∞ n

( − 1)
n
sin n ≤ 1 → 0 , per n → ∞, quindi il limite vale zero.
n n

2n + n5
h) lim n
n→∞ 3 − n2

2 +nn
=
5 2n 1 + n
n
2 =  2 (n 1+ n
5
n
5

2n = 2 → 0 , )
( )
 
3n − n2 3n 1 − n2  3  1− n
2
3n
3n 3n

n5
( )n2
n
è infinitesima per n → ∞, dato che il lim 2 = 0 , essendo 2/3 < 1 e lim = 0 , lim =0.
n→∞ 3 n→∞ 2n n→∞ 3n

( −1) − 2
n−1

i) lim
( −1) − 2
n→∞ n
118

( −1) − 2
n −1
( −1− 2) = 3 (1 − 2 ) = 1 .
an = ; se n è pari si ha: an = , se n è dispari si ha: an =
( −1) − 2
n
1− 2 ( −1 − 2 ) 3
Quindi il limite lim an non esiste.
n→∞

Disuguaglianze fondamentali.

(x ∈ R) ⇒
1
Per l’esponenziale ed il logaritmo: 1 + x ≤ x
ex ≤ (x < 1),
1− x
entrambi strette se x ≠ 0.

≤ log (1 + x ) ≤ x (x > –1; e se x ≠ 0 sono strette).


x
1− x
Esempio: Confrontare log(3/2) e 1/4.

≤ log (1 + x ) ≤ x per x > –1 porge, per x = 1/2


x
La disuguaglianza fondamentale
1− x
1 ≤ log 1+ 1 ≤ 1 , sicché log(3/2) ≥ 1/3 > 1/4.
( )
3 2 2

241) Trovare, al variare di n ∈ N, il più grande tra nn+1 e (n + 1)n .

( n + 1)
n n n
 n +1 1  1 1
Si osservi che: =  = 1 +  ,
n n +1  n  n  n n

( n + 1) < 3/n per ogni n > 0, essendo 3/n ≤ 1 per n ≥ 3 è


n n
 1
e che  1 +  < 3 per ogni n, sicché
 n n n +1

( n + 1)
n
< nn+1 se n ≥ 3. Per n = 0, 1, 2, si calcola direttamente:

(0 + 1)0 = 1 > 00+1 = 0; (1 + 1)1 = 2 > 11+1 = 1; (2 + 1)2 = 9 > 22+1 = 8.

( n + 1) > nn+1 se n ≤ 2, mentre ( n + 1)


n n
In conclusione < nn+1 se n ≥ 3.

per n ∈ N.
log n
242) lim
n→ ∞ n
log n
an =
n
a) Provare che (an)n∈ N è decrescente per n ≥ 3

log ( n +1) log n n log ( n +1) − ( n +1) log n ( n +1)


n
1
an+1 − an = − = = log n+1 .
n +1 n n ( n +1) n ( n +1) n
119

Dall’esercizio precedente si ha: ( n + 1) ≥ n n +1 se, e solo se n ≤ 2. Pertanto, se n ≥ 3 è:


n

an+1 − an ≤ 0 (decrescente).
an 2
b) Calcolare (n ≥ 1)
an

log n2 2log n 2 log n 2 a


an2 = 2 = 2 = = an , sicché n = 2 .
2

n n n n n an n

c) Dedurre il limn an = 0
La successione (an)n∈ N è decrescente a termini positivi, ammette, quindi, un limite finito l. Passando

( )
al limite per n → ∞ dalla relazione an2 = 2 n an si deduce che l = 0* l = 0.

d) Calcolare il lim n n
n→∞

n
n =n
1
n
=e
( 1 n ) log n → 1 per n → ∞.

243) Siano:

a n = 1 + 1 + ... + 1 − log ( n + 1 ) , bn = 1 + 1 + ... + 1 − log n per n ≥ 1.


2 n 2 n

a) Provare che (an)n∈ N è strettamente crescente e che (bn)n∈ N è strettamente decrescente (usare le
disuguaglianze fondamentali).

≤ log (1 + x ) ≤ x per ogni x > –1:


x
a) Ricordiamo che
1− x

an +1 − an =
1
− log ( n + 2 ) + log ( n + 1) =
1
− log
( n + 2 ) = 1 − log 1 + 1  ≥ 0
 
n +1 n +1 ( n + 1) n + 1  n

bn+1 − bn =
1
− log ( n + 1) + log n =
1
− log
( n + 2) = 1 − log 1 + 1  ≤ 0
 
n +1 n +1 n n +1  n

1 ( )
Essendo log 1 + 1 ≤( n
) =
1
( )
.
n 1+ 1 n +1
n
b) Provare che an < bn per ogni n ≥ 1 e dedurne che è ak < be per ogni k, l ≥ 1:

bn − an = log ( n +1) − log n ≥ 0 per la crescenza del logaritmo. Se k, l ≥ 1, posto N = max {k , l} , è

ak ≤ aN < bN ≤ be , da cui ak < be .


c) Mostrare che an e bn convergono allo stesso limite:
120

La successione (an)n∈ N è crescente e limitata, ad esempio da b1, e (bn)n∈ N è decrescente e limitata, ad


esempio da a1, quindi entrambe convergono in R; siano l1 = lim an , l2 = lim bn .
n →∞ n →∞

( ) ( )
E’ bn − an = log ( n +1) − log n = log 1+ 1n , considerato che log 1+ 1n → log1 = 0 per n → ∞,
passando al limite si trova l1 = l2.

244) Successioni definite induttivamente.

Sia (an)n∈ N la successione definita induttivamente da a0 = √2 , an+1 = 2 + an

a) Provare che (an)n∈ N è superiormente limitata da 2:

Per induzione su n è a0 = √2 ≤ 2; se an ≤ 2 è an+1 ≤ 2+2 = 4 =2.

b) Studiare il limite della successione:


Chiaramente (an)n∈ N è crescente, essendo f : [0,+ ∞ [ → [0,+ ∞ [ crescente. Quindi l = lim a n esiste
n→ ∞

in R. Passando al limite per n → ∞ in an+1 = 2 + a n si ottiene (la radice è continua) l = 2+l ,


1± 3
ovvero l 2 = 2 + l , da cui l 2 − l − 2 = 0 ( ∆ = 1 + 8 = 9) l = .
2
Essendo necessariamente l ≥ 0 è l = 2.

Osservazione: si è provato che 2 = 2 + 2 + 2 + ... .

x +1
245) a) Provare che f ( x ) = è monotòna su ] - 2,+ ∞ [ :
x+2
x + 2 −1 1 1
E’ f ( x ) = = 1− e x→ è decrescente in ] - 2,+ ∞ [.
x+2 x+2 x+2

an + 1
b) Studiare il limite della successione definita induttivamente da a0 = 0, an +1 = :
an + 2

Si osservi che an ≥ 0 per ogni n. Verifichiamolo per induzione su n:


an + 1
E’ a0 = 0 ≥ 0; supposto an ≥ 0 è an+1 = ≥ 0 . Essendo f : [0,+ ∞ [ → [0,+ ∞ [ crescente, la
an + 2

= > a0; sia lim an = l ∈ Rɶ


a0 + 1 0 + 1 1
successione (an)n∈ N è monotòna; è crescente essendo a1 = =
a0 + 2 0 + 2 2 n →∞

( Rɶ = R ∪{−∞} ∪ {+∞} ). Chiaramente (an)n∈ N è limitata, infatti è f ( x ) ≤ 1 per ogni x ≥ 0. Quindi

m ∈ N e passando al limite per n → ∞ nella definizione an +1 =


an + 1
si trova l =
( l + 1)
an + 2 ( l + 2 ) , da cui
121

−1 ± 5
l 2 − 2 l = l + 1 , ovvero l 2 + l − 1 = 0 ( ∆ = 1 + 4 = 5) l = ; essendo l ≥ 0 , necessariamente si
2
−1 + 5
ha l = .
2

246) Si consideri la successione definita induttivamente da a0 = 1/2, an +1 = (1 − an ) .


2

a) Provare che 0 ≤ an ≤ 1 per ogni n:

Per induzione su n: 0 ≤ a0 ≤ 1; supposto 0 ≤ an ≤ 1 è 0 ≤ 1 - an ≤ 1, da cui an +1 = (1 + an ) ∈ [ 0,1] .


2

b) Studiare la monotònia della successione (an)n∈ N :


La funzione f(x) = (x – 1)2 è decrescente su [0,1]: se 0 ≤ x1 ≤ x2 ≤ 1 è x1 – 1 ≤ x2 – 2 ≤ 0 da cui

( 2)
2
( x1 − 1) ≥ ( x 2 − 1) ; a1 = (1 − a0 ) = 1 − 1
2
=1 ,
2 2
essendo a0 = 1/2, a1 = 1/4,
4

( 16 > ½, la successione delle ridotte pari è crescente, quelle


4) ( 4 )
2 2
a2 = (1 − a1 ) = 1 − 1
2
= 3 =9

delle ridotte dispari è decrescente: pertanto entrambi hanno limite in Rɶ = R ∪{−∞} ∪ {+∞} ; essendo
poi queste limitate, tali limiti sono finiti. Posto l1 = lim a 2 n +1 , l2 = lim a 2 n è necessariamente
n→∞ n→∞

l1 < 1/4 = a1,


l2 > 1/2 = a0. Quindi l1 ≠ l2 e la successione data non ammette limite.

247) Studiare, al variare di λ > 0, esistenza e valore del limite della successione: a0 = λ,
1 1
an +1 = an2 + .
8 8
1 2 1
La funzione f ( x ) = an + è crescente su R+ (ed è an ≥ 0 per ogni n, come si vede per induzione).
8 8
Quindi (an)n∈ N è monotòna ed ammette, pertanto, sempre limite in Rɶ . Si tratta di vedere se (an)n∈ N
è crescente (questo dipenderà solo dal segno di a1 - a0), e se il limite è finito. Si osservi che f ( x ) ≥ x
se e solo se x 2 − 8 x + 1 ≥ 0 , ovvero per x ∈  −∞ , 4 − 15  ∪  4 + 15 , +∞  . Pertanto (an)n∈ N è

crescente se e solo se a1 = f(a0) ≥ a0, e ciò accade se e solo se 0 < λ < 4 + √15 o λ ≥ 4 + √15 .
   

{
Si osservi, inoltre, che se il lim an = l ∈ R , necessariamente f(l) = l, cioè l ∈ 4 − 15 , 4 + 15 .
n →∞
}
122

Distinguiamo i seguenti casi:

a) 0 < λ < 4 – √15 : (an)n∈ N è crescente e a0 < 4 – √15 , da cui a1 = f(a0) < f(4 – √15 ) = 4 – √15
e, per induzione, an < 4 – √15 per ogni n. Pertanto il lim a n = 4 − 15 .
n→ ∞

b) λ = 4 – √15 : la successione è costante, an = 4 – √15 per ogni n, converge, quindi, a 4 – √15 .

c) 4 – √15 < λ < 4 + √15 : (an)n∈ N è decrescente, 4 – √15 < an < 4 + √15 per ogni n, come si verifica
subito per induzione. Pertanto il lim a n = 4 − 15 .
n→ ∞

d) λ = 4 + √15 : la successione è costante, an = 4 + √15 per ogni n.

e) λ > 4 + √15 : la successione è crescente, quindi il lim an = +∞ .


n →∞

248) Siano a e b reali, con a < b. Definiamo, induttivamente, una successione ponendo:
a n − 2 + a n −1
a0 = a; a1 =b; a n = . Cioè ogni termine è media aritmetica dei due precedenti.
2
Scrivere una serie c0 + c1 + c2 +…+ cn +… che abbia la successione data come successione delle
ridotte, e servirsene per calcolare il limite della successione (an)n∈ N .
an − 2 + an −1
Sarà c0 = a0 , c1 = a1 – a0 = b – a, cn = ( an − an −1 ) = − an −1 = − cn − 1 , da cui
2 2

( 2)
n−1
cn = − 1 ( b − a ) , e il limite è a
3
+ 2b
3
.
123

Punto di accumulazione
Sia E un sottoinsieme di R, si dice che c ∈ R è di accumulazione per E se esiste una successione di
punti E, distinti da c, che converge a c.
Esempio: Trovare tutti i punti di accumulazione dell’insieme:

{ }
E = 1 + 1 : m, n ≥ 1, m, n ∈ N e descriverne la chiusura.
m n

( )
E’ evidente che 0 è di accumulazione di E ( 0 = lim 1n + 1n , successione di punti distinti di E) e che
n→∞

1/m, per ogni m ∈ N, è pure di accumulazione ( 1m = lim 1m + 1n , successione di punti distinti di


( )
n→∞

E). Non ci sono altri punti di accumulazione. Sia, infatti, c di accumulazione per E, e sia (xj)j∈ N

n j ; sia M = { mj: j∈ N}, sono possibili due


successione di punti distinti di E convergente a c, successione che esiste per quanto visto. Scegliamo,
per ogni j interi mj, nj, ≥ 1 tali che sia nj = 1 + 1
mj
casi:
a) l’insieme M è finito b) l’insieme M è infinito.
a) Nel primo caso uno degli interi di M si ripete infinite volte, cioè esiste un m ∈ M tale che

I = { j ∈ N ; m j = m} sia infinito; formiamo una sottosuccessione (x ( ) )


ν k
k∈N
elencando gli elementi

di I; allora xν ( k ) = 1 + 1 . Necessariamente gli nν ( k ) sono tutti distinti, si ha cioè nν ( k ) ≠ nν (l )


m nν ( k )
 
se k ≠ l , poiché altrimenti gli xj non sarebbero tutti distinti. Ma allora lim  1  = 0 , quindi
k →∞
 nν ( k ) 
lim xν ( k ) = 1 ; ne segue che c = 1 .
k→∞ m m

b) Se M è infinito, si trova una sottosuccessione (x ( ) )


ν k
k∈N k →∞

tale che sia lim  1

 = 0.
 mν ( k ) 

{ }
Se l’insieme N = nν ( k ) : k ∈ N fosse finito, un ragionamento analogo a quello svolto per gli m ci

porta a concludere che una sottosuccessione di xν ( k ) converge a 1 , in cui n è un elemento di N


n
che si ripete infinite volte; escluso questo caso, qualche sottosuccessione l → µ ( l ) è tale che
 
 1m + 1 = 0 , quindi c = 0. La chiusura di E è
lim 1
nν ( µ ( l ) )
= 0 . Ne segue che lim
l →∞
( ( ) ) nν ( µ( l )) 
l →∞
 ν µ l 
ovviamente formata da E e dai suoi punti di accumulazione:

{
E = E ∪ 1 : p ∈ N , p ≥ 1 ∪ {0} .
p }
Si osservi, tuttavia, che 1 = 1 + 1 ∈ E per ogni naturale p ≥ 1. Pertanto E = E ∪ {0}
p (2 p) (2 p)
124

Intorni.
Chiameremo intorno completo di un numero reale (o punto) << a >> un qualsiasi intervallo aperto
contenente << a >>.
Ad esempio: un intorno completo del numero 5 è dato dall’intervallo aperto ]–1,7[. L’intervallo
]2,5[ costituisce un intorno destro di 2, mentre l’intervallo ]– 7,2[ costituisce un intorno sinistro dello
stesso punto. Sia E un insieme di punti di una retta ed a un punto di questa retta, si dice che il punto a è
di accumulazione di E quando in ogni intorno di a esiste almeno un punto di E distinto da a.
Esempio: Si consideri l’insieme E dei numeri reali x che si deducono da x = 1/n, con n ∈ N, n ≥ 0.
Dimostrare che lo zero è di accumulazione di E.
Basterà far vedere che nell’intorno ]– ε, ε[ del numero zero, con ε > 0, cadono punti di E diversi da
zero. Cioè 0 < 1/n < ε purché si prenda n > 1/ε. Quindi tutti i numeri di ε che si ricavano dalla
formula x = 1/n, attribuendo a n valori interi maggiori di 1/ε, cadono tutti nell’intervallo ]0, ε[, cioè
nell’intervallo ]– ε, ε[. Lo zero è punto di accumulazione di E che non appartiene a E. In definitiva lo
zero è l’unico punto di accumulazione di E.
Proprietà dei punti di accumulazione
L’insieme E non ha punti di accumulazione se contiene un numero finito di punti.
Se a è un punto di accumulazione di E, in ogni intorno di a cadono infiniti punti di E.
Teorema di Bolzano
Ogni insieme limitato contenente infiniti punti ammette almeno un punto di accumulazione.

n
 1
249) lim  1 +  = e
n →∞
 n
n
 1
La successione an =  1 +  è crescente in senso stretto, superiormente limitata, quindi convergente.
 n
n +1
 1
La successione bn =  1 +  è decrescente in senso stretto e converge verso e.
 n
n
 1  1
Infatti: bn =  1 +  1 +  , che per n → + ∞, bn → e. Il numero e è l’estremo superiore della
 n  n
→e →1
n n +1
 1  1
successione  1 +  e l’estremo inferiore della successione  1 +  . Quindi:
 n  n
n n +1
 1  1
1 +  < e < 1 +  .
 n  n
125

1
250) lim
n →∞ n
Tale successione è decrescente e limitata inferiormente. Il suo estremo inferiore è lo zero. Cioè:
1
lim =0
n→ ∞ n

3n2 + 5n +1
251) lim 2
n→∞ 5n + 2n + 7

5
3n2 + 5n + 1 3 + n + n2
1
3n2 + 5n +1 3
Essendo: =  lim =
5n2 + 2n + 7 5 + 2 + 7 2 n→∞ 5n2 + 2n + 7 5
n n

252) lim ( 3 n 2 − 5 n )
n→ ∞

 
3n − 5n = n 3 −  , la successione è divergente a + ∞. Pertanto il lim ( 3n 2 − 5 n ) = +∞ .
2  5 2

 n n →∞
 → 0
→3

1 + 2 + 3 + ... + n
353) lim
n →∞ n2

n ( n + 1)
Il numeratore è pari alla somma di n numeri in progressione aritmetica di ragione 1, che vale
2
 
1 + 2 + 3 + ... + n n ( n + 1)  1 1  1
pertanto: lim = lim = lim  +  =
n→∞ n2 n→∞ 2n2 n→∞ 2
 2n  2
 0 

 8n +1 
254) limlog 1+ 
n→∞
 2n + 3 
0

8n + 1 8+ 1
Essendo il lim = lim n = 8 = 4 , sarà:
n →∞ 2 n + 3 n →∞
2+ 3 2
n
0
126

 8n +1   8n +1 
lim 1 +  = 1 + 4 = 1 + 2 = 3 , pertanto limlog 1 +  = log3 .
n→∞
 2n + 3  n→∞ 
 2n + 3 

2 n +1
255) an =
2n
a
 n +1 =
( n + 1)! = 2 n!
=
2
n! an 2 n
( n + 1)! n + 1
n!

an+1
Per n ≥ 2 si ha 0 < < 1 cioè 0 < an+1 < an e la successione è decrescente, ed essendo limitata
an
inferiormente, in quanto tutti i suoi termini sono maggiori di zero, essa è convergente. Chiamiamo


an+1 2 2
con l il suo limite, cioè lim a n = l . Dalla = an +1 = an , essendo lim a n +1 = l ,
n→ ∞ an n + 1 n +1 n→ ∞

2
lim a n = l , lim = 0.
n→ ∞ n→ ∞ n +1
2
Dalla an +1 = an , passando al limite, si ottiene:
n +1

2n
l = 0 x l = 0, quindi lim =0.
n→∞ n!

256) Calcolare il limite della somma delle due successioni:

n2 + 5 7 − n2
an = , bn =
n n

1+ 5 7 −1
lim an = n2 = +∞ lim b = n2 = −∞
, n .
n→+∞ 1 n→+∞ 1
n n
Il limite della somma è:

 n2 + 5 7 − n2   n2 + 5 + 7 − n2  12
lim ( a n + bn ) = lim  +  = lim   = nlim =0.
n →+∞ n →+∞
 n n  n →+∞  n  → +∞ n

257) Calcolare il limite della somma delle due successioni: an = log ( 5n + 7) , b n = − lo g n .

5n + 7  7
Si ha: lim ( an + bn ) = lim log ( 5n + 7 ) + ( − log n )  = lim log = lim log  5 +  = log5 .
n→+∞ n→+∞ n→+∞ n n→+∞
 n

258) Studiare il carattere della successione somma delle due successioni di termini generali:
127

an = n, bn = – n + (–1)n.
an + bn = (–1)n . Questa successione è indeterminata.

259) Calcolare il limite del prodotto delle due successioni:


an = 1/(n + 2), bn = 3n + 1.
Il lim a n = 0 , lim bn = +∞
n → +∞ n → +∞

1 3+ 1
lim ( an + bn ) = lim ( 3n + 1) = nlim n = 3.
n → +∞ n + 2
n →+∞ →+∞
1+ 2
n

Teorema di Cesaro.
La media aritmetica di n numeri è data dalla loro somma divisa per n. La media geometrica di n
numeri positivi è la radice n-esima aritmetica del loro prodotto. Se la successione di termine generale
a + a 2 + ... + a n
an ha per limite l (finito, + ∞, – ∞), cioè lim an = l allora si ha anche che lim 1 =l
n →+∞ n → +∞ n
.
Se an è il termine generale di una successione di numeri positivi e si ha lim an = l (finito oppure
n →+∞

+∞) allora risulta anche lim n a1 + a 2 + ... + a n = l .


n → +∞

an
Data la successione an se risulta lim ( an +1 − an ) = l (finito oppure ± ∞) allora lim =l.
n →+∞ n → +∞ n
an
Se an è una successione di numeri positivi e si ha lim = l (finito oppure ± ∞) allora
n → +∞ n
lim n an = l
n → +∞

1 − ( −1)
n

Esempio: La successione an = , cioè la successione 1, 0, 1, 0, 1… è indeterminata. Facciamo


2
vedere che converge la successione delle medie aritmetiche della successione:

1 − ( −1) 1 − ( −1) 1 − ( −1)


{ }
2 n
1
= n − ( −1) + ( −1) + ... + ( −1)  =
2 n
a1 + a2 + ... + an = + + ... +
2 2 2 2  

1 1 − ( −1) 
n

=  n − ( −1)  . Si ricorda che la somma si n numeri in progressione geometrica:


2 2 

1− qn
a 1 , a 2 , ..., a n , di ragione q è data da a .
1− q
128

1  1 − ( −1)  1
n
a1 + a2 + ... + an
Quindi lim = lim 1 + = .
n →+∞ n n →+∞ 2 2n  2
 


an + 1 n +1  1
260) lim n
n =1 lim = lim = lim 1 +  = 1 (con an = n).
n → +∞ n →+∞ a
n
n →+∞ n n →+∞
 n

log n
261) lim =0
n →+∞ n
Sia an = log n

n→+∞ n→+∞ n→+∞ n (


lim ( an+1 − am ) = lim log ( n +1) − log n = lim 1+ 1 = log1 = 0 .)
n
n! 1
262) lim =
n→+∞ n e
n!
Sia a n =
nn

( n + 1)!
( n + 1)
n +1 n
a  n  1 1 1
lim n +1 = lim = lim   = lim = lim = .
n! n →+∞ n + 1 n n
n →+∞ a n →+∞
  n →+∞
 n +1 n →+∞
 1 e
1 + 
n
nn  
 n   n
129

Serie numeriche
Teorema (condizione necessaria per la convergenza): Sia data la serie Σ an ed assumiamo che essa
converga. Allora il termine generale an è infinitesimo, cioè an → 0 per n → +∞.

Teorema (criterio del rapporto): Sia data la serie Σ an , con an > 0 per ogni n ∈ ‡. Assumiamo che
esista il
m > 1m kl ikhih { Jlˆ k} ;
= l ∈ [0, +∞[ . Allora si ha: . m <1m kl ikhih { Ih|ˆ k} ;
an+1
m = 1 lm Ikl{ klh |h| ‰hk|l I mIj| l|‰hk? elh| .∗
lim
an

Teorema (criterio della radice): Sia data la serie Σ an , con an ≥ 0 per ogni n ∈ ‡. Assumiamo che
esista il lim n an = l ∈ [ 0, +∞[ . Allora si ha:

m >1m kl ikhih { Jlˆ k} ;


. m < 1m kl ikhih { Ih|ˆ k} ;
m = 1 lm Ikl{ klh |h| ‰hk|l I mIj| l|‰hk? elh| .∗

* l = 1 significa che la serie va studiata con altri metodi e NON che essa è indeterminata.
+∞
n
Esempio: Σ q applicando il criterio della radice o del rapporto si ricava che:
n =0

|z|<1 m kl Ih|ˆ k} ;
" Quando | z | =1 i due criteri non danno informazioni ma, in tal
|z|>1 m kl Jlˆ k} .
caso, il termine generale non è infinitesimo, quindi la serie diverge. Infine per | z | < 1 si può
+∞ 1
n
calcolare la somma delle serie e si ottiene: Σ q = ∀ q < 1.
n =0 1− q

per ogni n ∈ ‡.
Teorema (criterio del confronto e del confronto asintotico): Siano date Σ an e Σ bn , con an , bn ≥ 0

a) Assumiamo che an ≤ bn , definitivamente. Allora si ha:


- se la serie Σ an diverge, anche la serie Σ bn diverge;
- se la serie Σ an converge, anche la serie Σ bn converge.
b) Assumiamo a n ∼ b n . Allora il carattere della serie Σ an coincide con il carattere della serie Σ bn ,
cioè convergono/divergono entrambe.
130

Serie notevoli:
Ih|ˆ k} i k i > 1
"
Jlˆ k} i k i ≤ 1
+∞ 1
Σ Serie armonica generalizzata; per p = 1 semplicemente serie
n =1 n p

armonica.
Ih|ˆ k} i k i > 1
Ih|ˆ k} i k i = 1 z > 1 l ℎ j| kl Jl a+ m
0
Jlˆ k} i k i = 1 z ≤ 1 si ha una serie di Abel
+∞ 1
Σ p .
Jlˆ k} i k i < 1
n = 2 n log q n

+∞1 +∞ 1
Consideriamo due serie Σ e Σ 2 . In entrambi i casi sia il criterio del rapporto che
n =1 2 n + 1 n =1 2 n − 1

quello della radice non danno informazioni poiché si ottiene l = 1. Utilizzando il criterio del
confronto asintotico con la serie armonica generalizzata si ottiene:
1 11 1 1 1
∼ e ∼ . Quindi la prima serie diverge, mentre la seconda converge.
2n + 1 2 n 2n − 1 2 n 2
2

∈ ‡. Allora la serie proposta ha il medesimo carattere della serie Σ2 ana2n .


Teorema (criterio di condensazione): Sia data la serie Σ an , con an ≥ 0 e an ≥ an+1 per ogni n
n

Esempio: Utilizziamo il criterio di condensazione per dimostrare la convergenza della serie


1 1 
armonica Σ , essendo   una successione decrescente e positiva. Costruiamo la cosiddetta serie
n n 
+∞ 1 +∞
condensata ad essa associata, data da: Σ 2 n n = Σ 1 . Pertanto, poiché il termine generale non è
n =1 2 n =1

infinitesimo (= 1) la serie condensata diverge e anche la serie armonica diverge. Più in generale,
utilizzando ancora il criterio di condensazione, lo studio del carattere della serie armonica
generalizzata Σ p (con p > 0 per garantire la decrescenza) ci si può ricondurre allo studio della
1
n
n
+∞ +∞ +∞
1 1  1 
serie condensata Σ 2 n
=Σ = Σ  p −1  che risultava essere una serie geometrica di
(2 ) (2 )
p p −1
n =1 n n =1 n 
n =1 2

< 1, ovvero p – 1> 0,


p −1 p −1
1 1
ragione q =   . Pertanto essa risulterà convergente se e solo se  

che fornisce la convergenza per p > 1.


2 2

n
+∞
5
263) Determinare il carattere della serie Σ n  
n =1
6

Utilizzando il criterio della radice e ricordando il limite notevole n


n → 1 si ottiene:

n
5 5 5
lim n n   = lim n   = .
n→+∞
 6  n→+∞  6  6
Poiché il limite ottenuto è minore di uno, il criterio assicura che la serie proposta converge.
131

n
+∞
4 1
264) Determinare il carattere della serie Σ   2
  n
n =1 3

Utilizzando il criterio della radice e ricordando il limite notevole n


n → 1 si ottiene:

n
 5 1 4 1 4
lim n   2 = lim 2
= .
n→+∞
 3  n n→+∞ 3 n 3
Poiché 4/3 > 1, il criterio assicura che la serie proposta diverge.

+∞ 1
265) Determinare il carattere della serie Σ n
n =1
9
n2 +   + n
2

Tenendo conto della “gerarchia” degli infiniti ed utilizzando il criterio della radice, si ottiene:

1 1 2 1 2
lim n
= lim n
= lim   2 n n
= .
n →+∞ n n→+∞
9 n 2 n2    n n 2 + 1 + n2
n →+∞ 9 9
2 n n
9
n2 +   + n    n +1+ n  n n
2 2  9 9  9 9
1

Poiché 2/9 < 1, il criterio assicura che la serie proposta converge.

| 1
266) Determinare il carattere della serie Σ • € n
n =1 4 3
+∞

|
Ricordando che • € =
4
n!
, ed utilizzando il criterio del rapporto, si ha:
4!( n − 4 ) !

 n + 1

4
 n
lim  n +1 
3
= lim
( n + 1) ! ( n − 4 )!4!3n = lim ( n + 1) = 1 + 1 n = 1 < 1. ( )
n →+∞ 3  n  n→+∞ ( n − 3) !4!3n +1
 
n! n→+∞ 3 ( n − 3 )
3 1− 3
n
3 ( )
4
La serie proposta converge.

+∞ nn
267) Determinare il carattere della serie Σ n
n ! ( e + 1)
n =1 n

Utilizzando il criterio del rapporto, si ottiene:

( ) ( )
n +1 n +1

( n + 1) ( n + 1) n!( e + 1)
n +1 n
( n + 1) = lim
n +1
nn+1 1 + 1 1+ 1 e
lim = lim n = lim n =
n→+∞ nn +1 ( e + 1) ( e + 1) ( e + 1)
( n + 1)!( e + 1)
n +1 n +1
n→+∞ nn n n→+∞ n n→+∞ e +1
132

( n)
n
Dove abbiamo utilizzato il limite notevole 1 + 1 → e . Poiché e < 1, il criterio ci assicura che
e+1
la serie proposta converge.

+∞ 1  n + 1
268) Determinare il carattere della serie Σ  
n =1 n ! n − 1
 
Utilizzando il criterio del rapporto, si ottiene:

 n + 2
 
lim  n  n!
= lim
( n + 2 )! ( n − 1)!2!n ! = lim ( n + 2 ) = 0 .
n →+∞ ( n + 1) !  n + 1  n →+∞ n !2!( n + 1) ! ( n + 1)! n→+∞ ( n + 1)
 
 n − 1
Poiché lo zero è minore di uno, la serie proposta converge.

( log 2 )
n
+∞
269) Stabilire il carattere della serie Σ
n =0
2n + 3
2
Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:

( log 2 )
n
log 2 1
lim n = lim = log 2 lim = log 2 < 1.
n →+∞
2n + 3 n →+∞
n 2n + 3
n →+∞
n 1+ 3
2 2 4n
La serie proposta converge.

+∞ n

270) Determinare, al variare del parametro reale α < –1, il carattere della serie Σ log (1 + α ) .
n =1

Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:

log (1 + α ) = lim log (1 + α ) .


n
lim n
n →+∞ n →+∞

Poiché log (1 + α ) < 1 se e solo se 1/e – 1 < α < e – 1, log (1 + α ) > 1 se e solo se
– 1 < α < 1/e – 1, oppure α > e – 1, e log (1 + α ) = 1 se e solo se α = 1/e – 1, oppure α = e – 1, il

– 1 < α < 1/e – 1, oppure α > e – 1, mentre non fornisce alcuna indicazione per α = 1/e – 1, oppure
criterio assicura che la serie proposta converge per 1/e – 1 < α < e – 1, mentre diverge per

α = e – 1. Tuttavia per α = 1/e – 1, oppure α = e – 1 la serie proposta ha come termine generale


n
an := log e = 1n = 1 ≠ 0 .

Pertanto, per tali valori di α, non essendo soddisfatta la condizione necessaria che il termine generale
sia infinitesimo, la serie proposta diverge.
133

271) Determinare, al variare di α ∈ N , il carattere della serie Σ


(e )
n
α 2 −3
+∞
.
n =1 log (1 + n )

Utilizzando il criterio del rapporto, si ottiene:

( )
n+1
eα −3
2

log (1 + n ) eα −3
2
log n α 2 −3
lim = lim =e .
log (1 + n + 1)
(e )
n→+∞ n n→+∞
α 2 −3 log n

Poiché eα − 3 < 1 se e solo se − √3 < α < √3, eα − 3 > 1 se e solo se α < − √3 o α > √3 e eα − 3 = 1 se
e solo se α = ± √3 , il criterio assicura che la serie proposta converge per − √3 < α < √3, diverge
2 2 2

per α < − √3 o α > √3 , mentre non fornisce alcuna indicazione per α = ± √3.

Tuttavia per α = ± √3 la serie proposta ha come termine generale:

1n 1
an := = → 0 , ma, nonostante sia soddisfatta la condizione necessaria che il
log (1 + n ) log (1 + n )
termine generale sia infinitesimo, la serie proposta diverge per il criterio del confronto asintotico, in
1 1 1
quanto: an = ∼ = 0 e quest’ultimo è il termine generale di una serie di Abel
log (1 + n ) log n n log n
divergente.

272) Determinare, al variare di α ∈ N , il carattere della serie Σ


n
+∞ α 2 − 5α + 7
.
n=1 3n2 + log n
Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:
n
α 2 − 5α + 7 α 2 − 5α + 7 α 2 − 5α + 7
lim n
= lim = lim = α 2 − 5α + 7 ,
3n 2 + log n
( n)
2
n →+∞ n →+∞ n
3n + log n
2 n →+∞ n
3 n

dove abbiamo tenuto conto della gerarchia degli infiniti e del limite notevole √| → 1.

Poiché α 2 − 5α + 7 < 1 equivale a α – 1 < α 2 − 5α + 7 < 1, che è soddisfatta se e solo se 2 < α < 3,
mentre se α 2 − 5α + 7 >1 se e solo se α < 2 o α > 3, e α 2 − 5α + 7 = 1 se e solo se α = 2 o α = 3,
il criterio assicura che la serie proposta converge per 2 < α < 3, diverge per α < 2 o α > 3, mentre
non fornisce alcuna indicazione per α = 2 o α = 3.
Tuttavia, per tali valori del parametro, la serie proposta ha come termine generale:

1n 1
an := ∼ 2 → 0 che soddisfa la condizione necessaria (cioè infinitesimo) e, inoltre, la
3n + log n 3n
2

serie proposta converge per il criterio del confronto asintotico, in quanto si comporta come il termine
generale di una serie armonica generalizzata di esponente maggiore di uno.
134

273) Determinare, al variare di α ∈ N , il carattere della serie Σ  4


n
α2 + 4  +∞

n=1 α + 4
 .
 
Utilizzando il criterio della radice, si ottiene:

< 1, equivale a α 4 − α 2 > 0 che è soddisfatta se e solo se


α +4
n 2
α2 + 4  α2 +4
lim  4
n
 = 4 . Poiché 4
n →+∞
 α + 4  α + 4 α + 4

α < –1 o α > 1. Mentre 4 > 1 se e solo se –1 < α < 0 oppure 0 < α < 1, e 4
α2 + 4 α2 + 4
= 1 se e solo
α +4 α +4
se α = ± 1, oppure α = 0. Il criterio assicura che la serie proposta converge per α < –1 o α > 1,
diverge per –1 < α < 0 oppure 0 < α < 1, mentre non fornisce alcuna indicazione per α = ± 1, oppure
α = 0. Tuttavia, per tali valori del parametro, la serie proposta ha come termine generale
an := 1n = 1 → 0 . Pertanto, non essendo soddisfatta la condizione necessaria (cioè che il termine
generale sia infinitesimo), per tali valori la serie proposta diverge.

+∞ 1− 1− 2
n
274) Determinare il carattere della serie Σ .
n=2 n

Ricordando che, come conseguenza dei limiti notevoli, possiamo scrivere 1 − 2 ∼ 1 − 1 2 , si


n 2 n

ottiene:
1− 1− 2
n≅ (
1− 1− 1
n = 1 ), che è il termine generale della serie armonica generalizzata
n n n2
di esponente due maggiore di uno. Pertanto, per il criterio del confronto asintotico, la serie proposta
converge.

+∞
 2
275) Determinare il carattere della serie Σ n − n + log n arctan 
4 2
n =1
( ) 5 .
n 

2
( 2
)
Posto an = n − n + log n arctan 
4 2 2
5  , e ricordando che arctan 5 ∼ 5 , otteniamo a n = n
n  n n
4 2

n 5
2
= .
n

Pertanto, poiché il secondo membro è il termine generale della serie armonica, che diverge, la serie
proposta diverge per il criterio del confronto asintotico.

+∞ 1
276) Stabilire se la serie Σ
( )
converge.
n =1
n 1+ 3 −1
n3
135

( n )
1
3
Ricordando che 1 + 3 −1 = 1+ 3 −1 ∼
2
3 3 , si ottiene:
n 2n 3
1 1 2
= n2 . Pertanto la serie proposta, essendo a termini positivi, diverge,
( )

n 1 + 3 3 − 1 n  3 3  3
n  2n 
poiché il termine generale non è infinitesimo.

277) Determinare, al variare di α ∈ N , il carattere della serie Σ


+∞ nα +1
.
n =1
arctan 1 + 1
n n
Osserviamo che la serie proposta è a termini positivi. Ricordando che, come conseguenza dei limiti
1 1
notevoli, si ricava arctan ∼ , possiamo scrivere:
n n

nα +1 nα +1 nα +1 1
∼ ∼ = che è il termine generale di una serie armonica
arctan 1 + 1 1 + 1 1
n
− ( + 32)
α
n n n n n

l’esponente è maggiore di uno, ovvero: - (α + 3/2) > 1 se e solo se α < 5/2.


generalizzata. Pertanto, dal criterio del confronto asintotico, la serie proposta converge se e solo se

278) Determinare, al variare di α ∈ N , il carattere della serie Σ  arctan


+∞
 1  3−α
n .
n=1
 nα 

Come conseguenza dei limiti notevoli, otteniamo che, per α > 0, arctan
1 1
α
∼ α , pertanto:
n n

 1  3−α 1
 arctan α  n ∼ 2α −3 per n → ∞. Quindi, dal criterio del confronto asintotico, segue che la serie
converge se e solo se 2 α – 3 > 1⇒ α > 2.
 n  n

279) Stabilire per quali valori di α ∈ N la serie sottoriportata è convergente


+∞ n 2 −α 1 1
Σ ( arctan α
∼ α )
n =1
arctan 1 2 + 1 n n
n n

n2−α n2−α n 2−α 5 −α


∼ ∼ =n 2
arctan 1 2 + 1 1 2+ 1 1
n n n n n
Dal criterio del confronto asintotico segue che la serie converge se e solo se 5/2 – α < –1 ⇔ α > 7/2.
136

280) Stabilire per quali valori del parametro α > 0 la serie Σ  sin
+∞
 1  3 2 − 2α
n converge.
n =1
 n3α 

Poiché, per α > 0, sin 3α ∼ 3α ,  sin 3α


3 −2α
1 1  1  32−2α n 2 1
n ∼ 3α = 5α − 3 .
n n  n  n n 2
Dal criterio del confronto asintotico segue che la serie converge se e solo se 5α – 3/2 > 1 ⇔ α > 1/2.

281) Stabilire per quali valori del parametro α > 0 la serie Σ  cos
+∞
 1 
α
− 1 n1−α converge.
n =1
 n 
Osserviamo che la serie proposta è a termini tutti negativi, quindi, a meno di raccogliere –1 nella
parentesi tonda, essa si riconduce ad una serie a termini positivi, alla quale è possibile applicare i

criteri ricordati. Poiché, per α > 0,


 1  1−α 1 1−α 1
 cos α − 1 n ∼ − 2α n = − 3α −1 , dal criterio del
confronto asintotico segue che la serie converge se e solo se 3α – 1 > 1 ⇔ α > 2/3.
 n  2n 2n

282) Stabilire per quali valori del parametro α > 0 la serie Σ  1 +


+∞  1  2−α
− 1 n converge.
n=1
 nα 

Poiché, per α > 0,  1+


 1  2−α 1 2−α 1
α
−1 n ∼ α n = 2α −2 , dal criterio del confronto asintotico segue
n 2n 2n
che la serie converge se e solo se 2α – 2 > 1 ⇔ α > 3/2.
 

283) Per quali valori del parametro α ∈ N la serie Σ


+∞ 4n
converge.
( )
n
n =1
n3 7α + 2

Dal criterio della radice:


3
4n 4  1 
lim = lim =
n →+∞  n n 
( ) 7α + 2
n n
n → +∞
n 3 7α + 2  

⎧ < 1 se 4 < 7α + 2 , ovvero (la serie converge) α ≻ log4 − 2





log7

= α + 2 > 1 4 > 7 , hˆˆ kh (m kl Jlˆ k} ) α ≺



4 log4
α +2
−2 .

7 log7

⎪ = 1 4 = 7α + 2 , ovvero α =
log 4

−2
log7
137

+∞ 1
Nell’ultimo caso, sostituendo il valore di α nella serie, si ottiene Σ , che è convergente.
n =1 n3
log 4
Concludendo, la serie proposta converge per α ≥ −2.
log7

284) Per quali valori del parametro α ∈ N la serie Σ cos 


  1 α  4 +∞

 − 1 n converge.
n =0
  n + 2  

La serie proposta è a termini negativi, pertanto possiamo applicare i criteri delle serie a termini
positivi, mettendo in evidenza il segno negativo:

  1 α  4 n4 −1
cos   −1 n ∼ − ∼ 2α −4 .
2 ( n + 2)

  n + 2   2n

La serie converge per 2α – 4 > 1 ⇔ α > 5/2.


n
2 ( log n )α −7  +∞
285) Determinare, al variare del parametro reale α, il carattere della serie Σ  2
 .
n =0 n

ed osservando che, per ogni n ≥ 2, an > 0, possiamo applicare il


n
 2 ( log n )α −7 
Ponendo an =  

2 r=7
2
n

= C+ ∞ r > 7.
( log n)
α −7

= lim ( log n)
α −7
= 2 lim
0 r<7
criterio della radice: lim n an 2
n→+∞ n→+∞ n→+∞
n n

Pertanto la serie proposta converge per α < 7, mentre diverge a + ∞ per α ≥ 7.

286) Determinare, al variare del parametro x ∈ ]0, 5/4[, il carattere della serie:

1 (
  −4 x 2 + 5 x ) 
+∞ ( x− 3 2 )
Σ ( log n ) log 1 +  sin  .
n= 2
  x 

Per x ∈ ]0, 5/4[ si ha che l’esponente della successione sin 1 { ( x)} , cioè (– 4 2
+ 5x) è sempre positivo,
quindi tale successione è sempre infinitesima. Pertanto, utilizzando i limiti notevoli, abbiamo:

( x− 3 2 ) ( −4 x 2
+5 x )
 1 1
an ( x ) ∼ ( log n )  sin  ∼ .
( log n )( 2 ) n ( )
3 −x −4 x 2
+5 x
 x

Il termine a ultimo membro corrisponde a quello della serie di Abel. Da quanto visto la serie converge

+5 > 1, oppure F
2 −4 x 2 + 5 x = 1
se - 4 e diverge altrimenti.
−4 x 2 + 5 x ≻ 1
138

Risolvendo si ottiene che la serie converge per 1/4 ≤ x < 1 e, quindi, diverge per 0 < x < 1/4 e
1 ≤ x < 5/4.

287) Determinare, al variare del parametro x < – √3 e x > √3 , il carattere della serie:

+∞ 1  1 
Σ arctan  2  .
( 2 x−1)
 ( x −3) 
n=2
( log n ) n 

Per x < – √3 e x > √3 , si ha che l’esponente di n è sempre positivo, quindi la successione


 
 1 

 (
n x −3
2

)  è sempre infinitesima. Pertanto, utilizzando i limiti notevoli, si ottiene:




1
an ( x ) ∼ . Il termine a ultimo membro corrisponde a quello della serie di Abel.
( 2 x −1)
( x −3)
( log n )
2

– 3 > 1, oppure F
2 x2 − 3 = 1
Quindi la serie converge se e diverge altrimenti.
2x −1 ≻ 1

Risolvendo, si ottiene che la serie converge per x ≥ 2 e x < – 2, quindi diverge per – 2 ≤ x < – √3
e √3 < x < 2.

Teorema (Criterio della convergenza assoluta): Sia data la serie Σ an . Assumiamo che Σ | an |
converga (cioè, che la serie proposta converga assolutamente). Allora anche Σ an converge (cioè, la
serie proposta converge semplicemente).
Teorema (Criterio di Leibniz): Sia data la serie Σ(- 1)n an , con an ≥ 0, per ogni | ∈ ‡ . assumiamo
che:
1) { an } sia infinitesima 2) { an } sia definitivamente monotòna non crescente, cioè an ≥ an+1 , per
n sufficientemente grande.
Allora la serie proposta converge semplicemente. Inoltre, introdotto il resto N-esimo si ha:
+∞ N +∞
RN = Σ ( −1) an − Σ ( −1) an = Σ ( −1)
n n n
an . Si ha | RN | ≤ an+1 .
n =1 n =0 n = N +1

Ricordiamo che questo criterio (come gli altri) è solo una condizione sufficiente.
Per esempio, la serie definita da:

| è Jl i kl
Σ ( −1) an , in cui an = 0
+∞
1

| è i kl
n n2
n=1 1
n3 + 2

E’ una serie a segni alterni, in cui la successione { an } è positiva e infinitesima, ma, ovviamente,
non è monotòna, neppure definitivamente, quindi, in questo caso, non è possibile applicare il Criterio
139

di Leibniz. D’altra parte, poiché an ≤ 1/ |2 per ogni | ∈ ‡, per confronto con la serie armonica
generalizzata, di esponente 2 > 1, si ottiene che essa converge assolutamente (quindi, anche
semplicemente).
Sottolineiamo che la convergenza semplice è una proprietà meno forte della convergenza assoluta e,
in generale, non la implica.

converge assolutamente, quindi semplicemente per α > 1, converge


1 +∞
Ad esempio, la serie Σ ( −1)
n

nα n =1

semplicemente, ma non assolutamente per 0 < α ≤ 1, non converge per α ≤ 0.


Date due successioni { an } e { bn }, in generale la serie della somma, cioè Σ (an + bn ), non coincide
con la somma delle serie, cioè con Σ an + Σ bn , a meno che almeno una delle due non sia convergente.
Ad esempio:

+∞  1   1  +∞  1 
Σ   +  −  = Σ   che è convergente, per confronto con la serie armonica
n=1
 2n   2n +1  n=1  2n ( 2n +1) 
generalizzata di potenza 2 > 1, mentre:
Σ (1/2n) e Σ (–1/2n+1), sempre per confronto con la serie armonica, sono entrambi divergenti e la
loro somma non è neppure definibile. D’altronde:

+∞  1   ( −1)n   +∞  1  +∞  ( −1)n 
Σ  +  = Σ  + Σ   che è divergente, poiché la prima serie diverge, mentre
n =1
 2 n   2 n + 1   n =1  2 n  n =1  2 n + 1 
la seconda è semplicemente convergente.

288) Studiare la convergenza semplice ed assoluta della serie:


+∞ 1
Σ ( −1)
n
.
n=1 n + log n

1
Poiché lim = 0 , la condizione 1) del Criterio di Leibniz è soddisfatta.
n→+∞ n + log n

Inoltre √| + 1 > √| e log (n + 1) > log n ∀ n ∈ ‡, quindi √| + 1 + log (n + 1) > √| + log n

, ovvero an+1 < an per ogni n ∈ ‡, quindi anche la condizione


1 1
da cui <
n + 1 + log ( n + 1) n + log n
2) del Criterio di Leibniz è soddisfatta. Pertanto, la serie proposta converge semplicemente.
Osserviamo, però, che per n → + ∞, si ottiene:

1 1 1
( −1)
n
= ∼ , quindi la serie non converge assolutamente.
n + log n n + log n n
140

289) Studiare la convergenza semplice ed assoluta della serie:


+∞ 1
Σ ( −1)
n
.
n + 2 ( −1) n
n=2 2 n

⎧ | è i kl
⎪ n + 2n
1


2

⎪ 2 | è Jl i kl
I termini della serie sono della forma an = , quindi

⎩ n − 2n
1

1 1 1
( −1)
n
= ∼ , pertanto la serie proposta converge assolutamente.
n + 2 ( −1) n n + 2 ( −1) n
n n
2 2
n2

Dal Criterio della convergenza assoluta segue che essa converge anche semplicemente. Osserviamo
che, in questo caso, mentre la condizione 1) del Criterio di Leibniz è soddisfatta, la condizione 2) di
monòtonia non lo è. Infatti, se n è dispari (cioè se n + 1 è pari), si ottiene:

, e si verifica che per ogni n dispari, an > an+1 .


1 1
an = e an +1 =
n − 2n ( n + 1) − 2 ( n + 1)
2 2

Al contrario, se n è pari (cioè se n + 1 è dispari), si ottiene:

, la condizione an > an+1 non è mai verificata.


1 1
an = e an +1 =
n + 2n ( n + 1) + 2 ( n + 1)
2 2

Questo fatto mostra che il Criterio di Leibniz fornisce solo una condizione sufficiente e non necessaria
per la convergenza semplice di una serie.

290) Studiare la convergenza semplice ed assoluta della serie:


+∞ 1
Σ ( − 1)
n
.
n =3 2−n

1 1 1
< 0, per ogni n ≥ 3 e ( −1)
1 n
Osserviamo che = ∼ , pertanto la serie proposta non
2−n 2−n 2−n n
converge assolutamente. Per applicare il Criterio di Leibniz, riscriviamo la serie nella forma:
+∞ 1 +∞ 1
Σ ( −1) = − Σ ( −1)
n n
.
n =3 2−n n = 3 n−2
+∞ 1 +∞
m 1
Sostituendo m = n – 2, da cui n = m + 2, otteniamo Σ ( −1) = − Σ ( −1)
m +3
, ovvero la serie
m =1 m m =1 m
armonica a segni alterni che converge a log 2.
141

+∞ n + log n
291) Determinare il carattere della serie Σ ( − 1)
n

n =1 n2

n + log n n + log n 1
Osserviamo che ( −1)
n
= ≥ .
n2 n2 n
La serie non converge. Abbiamo:
n + log n n 1
1) an = 2
∼ 2 = → 0 , per n → + ∞;
n n n
2) a n + 1 ≤ a n , ∀ n ∈ ‡.

( n + 1) + log ( n + 1) n + log n
⇔ n 2 ( n + 1) + n 2 log  n (1 + 1 )  ≤ n ( n + 1) + ( n + 1) log n ⇔
2 2
Infatti ≤
( n + 1)  n 
2 2
n

⇔ n2 + n + 2n log n + log n − n2 log 1+ 1 ≥ 0 .


n ( )
Vera per ogni n ∈ ‡, poiché log 1+ 1n ≤ 1n , quindi: ( )
(
n2 + ( 2n + 1) log n + n − n2 log 1 + 1  ≥ n2 + ( 2n + 1) log n ≥ 0 .
 n  )
Pertanto, la serie proposta converge semplicemente per il Criterio di Leibniz.
+∞ cos ( nπ ) e−2n log n
292) Determinare il carattere della serie Σ .
n=1 n
Ricordiamo che cos (n π) = (–1)n ; pertanto, la serie è a termini di segno alterno.
Poiché log n < n, per ogni | ∈ ‡, abbiamo:

( −1)
n
e−2 n log n  1   log n   1 
n n

an = = 2   ≤ 2  .
n e   n  e 

Poiché la serie dei moduli è maggiorata dalla serie geometrica di ragione q = 1/e2 < 1, che converge,
dal Criterio del confronto, si ottiene che la serie proposta converge assolutamente e, quindi, anche
semplicemente.

 e n ( x 2 + x −1)  +∞
293) Stabilire per quali valori del parametro reale x la serie Σ ( −1) 
n
 converge
n =1  2n 
 
assolutamente e semplicemente.

 e n ( x 2 + x −1) 
Ponendo an ( x ) = ( −1) 
n
 , dal Criterio della radice si ottiene che, se:
 2n 
 
(
n x 2 + x +1 )
lim n a n ( x ) = lim
e
=e
(
n x 2 + x +1 ) < 1, allora la serie convergerà assolutamente.
n → +∞ n → +∞ n
2n
142

2
−1 − 5 −1 + 5
Ciò porta alla condizione + - 4 < 0, ovvero <x< .
2 2

, oppure x >
−1 − 5 −1 + 5
Se x < , il termine generale an (x) non tende a zero e, quindi, non
2 2
essendo soddisfatta la condizione necessaria per la convergenza della serie, essa non convergerà
−1 + 5
neppure semplicemente. Infine per x = , il Criterio della radice non dà informazioni.
2

( −1)
n
+∞
Sostituendo tali valori nella serie, otteniamo Σ
, che è riconducibile alla serie armonica di
2n n =1

segno alterno, che converge semplicemente, ma non converge assolutamente.

−1 − 5 −1 + 5
Concludendo, la serie converge semplicemente per ≤x≤ e converge assolutamente
2 2
−1 − 5 −1 + 5
per <x< .
2 2

294) Determinare il carattere della serie Σ


+∞ ( 2) .
1− sin2 nπ
n=2 3n + sin x

( ) 0 | è Jl| èii kl,kl,Ilhè


Osserviamo che sin nπ 2 = "
2
1
Ilhè | = 2Z
| = 2Z + 1
.

1− sin ( nπ ) 2
2
Pertanto, posto a = , si ha:
3n + sin x
n

| è i kl, Ilhè | = 2Z
an = . 3n + sin n
1

0 | è Jl i kl, Ilhè | = 2Z + 1
.

Quindi la serie proposta si può riscrivere nella forma:


+∞ 1 +∞ 1
Σ ( −1)
2k
=Σ . Cioè, è una serie a termini positivi.
n =1 3 ( 2k ) + sin ( 2k ) n =1 6k + sin ( 2k )

1 1
Poiché ∼ , per k → ∞, dal Criterio del confronto asintotico con la serie armonica, si
6k + sin ( 2k ) 6k
ricava che la serie proposta diverge.
n−1
 n n 
+∞ 2  2n 2 
295) Determinare il carattere della serie Σ    −    , dove [n/2] indica la parte intera di
n=2
 2 2   log n 
 
n/2.
143

|/2 = Z | = 2Z
Osserviamo che [n/2] = "
(| − 1)/2 | = 2Z + 1
; pertanto:

0 | = 2Z
= .
n −1

 =  −  (| − 1)/2 | = 2Z + 1
n n  2
 − 
k k
2k + 1   1 
2 2  k −
 2   2

Sostituendo quanto ottenuto nella serie proposta, si ottiene:


n−1 ( 2k +1)
+∞  n n  2  2n 2  +∞ ( −1)k 2 2 +∞ ( −1)
k

Σ   −   = Σ = 2Σ .
n =2
 2 2   log n  n=1 2k log ( 2k + 1) n=1 log ( 2k + 1)
 
1
La serie ad ultimo membro è una serie a termini di segno alterno, dove, posto ak = , si ha
log ( 2k + 1)
che la successione {ak} è infinitesima e monotòna decrescente (poiché ak è l’inverso di log (2k + 1),
che è crescente). Pertanto, dal Criterio di Leibniz, la serie converge semplicemente.
Concludiamo osservando che la serie proposta non converge assolutamente, in quanto
( −1) 2
k
2
∼ , che è il termine generale della serie di Abel con potenze p = 0 e q = 1, che
log ( 2k + 1) log k
quindi diverge.

296) Determinare il carattere della serie Σ


+∞ ( −1)
n
(n 2
+ 1)
.
2n + n 2 + ( −1) ( n − n 2 )
n =1 n

Osserviamo che, posto:

⎧ ∼ per | pari

n2 + 1 n2 + 1 n
=
( −1)
n
(n 2
+ 1) 2n + n2 + n − n2 2n + n 3

an := =
⎪−
2n + n2 + ( −1) ( n − n2 )
= − per | Jl i kl
n
n2 +1 n2 +1 n2
⎩ 2n + n − n + n
1
= − ∼ −
2 2
2n + n
2
2n2
2
Pertanto la serie proposta è a termini di segno alterno, tale che né la successione dei termini pari, né
quella dei dispari, è infinitesima.
Non essendo soddisfatta la condizione necessaria per la convergenza, la serie proposta non converge.

+∞ n cos (π n ) + 4sin n
297) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 3 n + 2n 2
144

n cos (π n ) + 4sin n
Posto an := , e osservando che cos (n π) = (–1)n , possiamo riscrivere la successione
3 n + 2n2
( − 1)
n
n
4 sin n
come somma di due termini: an = =: bn + cn .
3 n + 2n 3 n + 2n 22

4 2
Osserviamo che cn ≤ = 2 , che è il termine generale della serie armonica generale con rata di

esponente 2 > 1; quindi Σ cn converge assolutamente.


2
2n n

A sua volta, Σ bn è una serie a termini di segno alterno tale che:

n n 1
1) ∼ 2 = → 0,
3 n + 2n 2n 2n
2

 n 
2) la successione  2
è monotòna decrescente; infatti:
 3 n + 2n 
n n +1
≥ ⇔ 2 n 3 + 4 n 2 + 2 n + 3 n + 1 ≥ 3n n + 3 n + 2 n 3 + 2 n 2 ⇔
3 n + 2n 3 n + 1 + 2 ( n + 1)
2 2

⇔ 2 n 2 + 2 n + 3 n + 1 − 3n n − 3 n ≥ 0 ⇔ 2 n 2 + 3n ( n +1 − )
n + ( )
n 2 n −3 ≥ 0.

Il primo membro è la somma di tre addendi, definitivamente maggiori di zero, poiché

n +1 − n > 0, per ogni n > 0 e 2 n − 3 > 0, per ogni n > 2.


Quindi la proprietà 2) è verificata per ogni n > 3. Pertanto, dal criterio di Leibniz, si ottiene che Σ bn
converge semplicemente (ma non assolutamente).
In conclusione la serie proposta è semplicemente, ma non assolutamente, convergente, in quanto dalla
1
1), segue che bn ∼ .
2n

+∞ 1+ n cos ( nπ )
298) Determinare il carattere della serie Σ .
n=0 2n2 +1
1 1 1
Poiché ≤ , dal Criterio del Confronto con la serie armonica generalizzata di esponente
2n + 1
2
2 n2

2 > 1, si ottiene che


1
 2n 2
+1
converge. Pertanto:

+∞ 1 + n cos ( nπ ) +∞ 1 +∞ n cos ( nπ )
Σ =Σ +Σ e la convergenza della serie proposta dipende dal
n=0 2n2 +1 n =0 2n2 +1 n=0 2n2 +1
comportamento del secondo addendo a secondo membro (visto che il primo addendo è una serie a
termini positivi convergente).
145

1 + n cos ( nπ )
Per studiare il comportamento di Σ , sostituiamo cos (n π) con (–1)n e indichiamo con
2n2 + 1
. La serie si scrive nella forma Σ ( −1) an ed è una serie a termini di segno alterno.
1 n
an =
2n + 1
2

1
Osserviamo che essa non converge assolutamente poiché ( −1) an ∼
n
, d’altra parte:
2n
n 11
1) a n ≤ 2
= → 0 per n → + ∞;
2n 2n

2) an+1 ≤ an ∀ | ∈ ‡.

n +1 n
⇔ 2 n 3 + n + 2n 2 + 1 ≤  2 ( n + 1) + 1 n ⇔ 2n 2 + 2n − 1 ≥ 0 e l’ultima
2
Infatti ≤
2 ( n + 1) + 1
2
2n + 1
2  

uguaglianza è verificata per ogni | ∈ ‡.

1 + n cos ( nπ ) 1
Dal Criterio di Leibniz si ottiene che Σ converge semplicemente e, poiché,  2n
2n + 1
2
+1 2

converge, la serie proposta converge semplicemente, in quanto somma di una serie convergente e di
una serie semplicemente convergente.

2
 2 2 
+∞
299) Determinare il carattere della serie Σ n  − sin  .
n =1
 n n

Innanzitutto osserviamo che si tratta di una serie a termini non negativi.


2
 2 2 
Posto an = n  − sin  ed utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al terzo ordine per sin t, con
 n n

t = 2/ √|, si ha:
2
 2  2 1  2   
3
 2 2 4 
2
16 1
an ∼ n  − −    = n  − + 3  = 2
.
n  n 3!  n    n n  9 n
    3 n 2

Per confronto con la serie armonica generalizzata di esponente 2 > 1, si ricava che la serie proposta
converge.

300) Determinare, al variare di x ∈ R , il carattere della serie


( 5 + log x − 1 − log x )
n
+∞
+ Σ 4 .
n =1
n +3 9

Se indichiamo con an (x) il termine generale della serie proposta, osserviamo che al variare di x, an (x)
assume valori di segno arbitrario. Dobbiamo, quindi, per prima cosa, verificare che sia soddisfatta la
146

condizione necessaria per la convergenza, cioè che an (x) →0 . Tenendo conto degli ordini di infinito
e considerando che ciò si ottiene solo se:

5 + log x − 1 − log x ≤ 1 ⇔ −1 ≤ 5 + log x − 1 − log x ≤ 1 , ovvero solo se:

log ≤1 log >1


C ∪ F
−1 ≤ 5 + log x − 1 − log x ≤ 1 − 1 ≤ 5 + log x + 1 − log x ≤ 1

Si osserva che il secondo sistema è impossibile; per quanto riguarda invece il primo sistema, facendo
i conti, si ottiene:
0< ≤ 0< ≤
. 5 3 ⇔ F
− ≤ log x ≤ − e
−5
2
≤ x≤e
−3
2
2 2

Applicando il Criterio del rapporto, per studiare la convergenza assoluta, si ottiene:

( 5 + log x − 1 − log x )
n +1

lim
( n + 1)
4
9
+3
= lim
( 5 + log x − 1 − log x ) ( n
4
9
+3 ) = (5 + log x − 1 − log x ) .
( 5 + log x − 1 − log x ) ( n + 1) 9 + 3
n →+∞ n n →+∞ 4

4
n 9
+3

Quindi, se 5 + log x − 1 − log x < 1, ovvero, dai conti fatti in precedenza, se x ∈  e  la serie
−5 −3
2
,e 2
 
converge assolutamente.
−5 −3
Restano da studiare i due valori x = e 2
e x=e 2
. Sostituendo il primo valore nella serie, si ottiene
( −1)
n
+∞
Σ 4 che converge semplicemente per il Criterio di Leibniz, ma non assolutamente, per
n=1
n 9 +3
confronto con al serie armonica generalizzata di esponente 4/9 < 1. Sostituendo il secondo valore
, che è una serie a termini positivi e non converge per 4/9 < 1.
+∞ 1
nella serie, si ottiene: Σ 4
n =1
n 9 +3

Concludendo, la serie proposta converge assolutamente per x ∈  e  , converge semplicemente


−5 −3
2
,e 2
 
−5
, e non converge per x ∈  0, e  ∪ e − 3 2 , +∞  .
−5
per x = e 2 2
   
+∞ 1
301) Determinare il carattere della serie Σ .
n =3 log n log ( log n )

La serie proposta è a termini positivi e decrescenti, quindi possiamo applicare il Criterio di


Condensazione. La serie condensata associata è data da:
+∞ 1 +∞ 2n
Σ 2n = Σ . Osserviamo che:
n =3 log ( 2 n ) log ( log ( 2 n ) ) n = 3 n log 2 log ( n log 2 )
147

2n 2n 2n
= ∼ → +∞ .
n log 2 log ( n log 2 ) n log 2 ( log n + log ( log 2 ) ) n log n log 2

Pertanto, poiché il termine generale non è infinitesimo, la serie condensata, quindi anche la serie
proposta, diverge.
3
n 2

 +∞1 
302) Studiare il carattere della serie Σ en 1 −  .
n =1
 n

 3  1 
Possiamo riscrivere il termine generale della serie, cioè exp  n + n 2
log  1 −  .
  n 

Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al quarto ordine per log (1+t), con t = –1/ √| , otteniamo:

3  1  3  1 1 1 1  1 1 1
n + n 2 log 1−  ∼ n + n 2  − − − − 2  = n−n− n − − =
 n  n 2n 3 n3 4n  2 3 4 n
1 1 1
=− n− − .
2 3 4 n
Poiché i termini successivi a – 1/3 sono infinitesimi, avremo che:

 3  1   1 12 1 
exp  n + n 2 log  1 −   ∼ exp  − 2 n − 3  .
  n   
+∞
−1   1 1
Studiamo, quindi, la serie: e
n =1
3
 exp  − 2 n

2
 , che, per il Criterio del confronto asintotico, ha lo
stesso comportamento della serie proposta. Osserviamo che, per t → ∞, t 8 e − t → 0 , da cui ponendo
1
t= n e calcolando la radice quadrata, si ottiene  ( )  n2
8 2
− n
n e = → 0 per n → + ∞,
   n 
exp 
 2 
 1 1  1
quindi si ha che exp  − n 2  ≤ .
 2  n2

Pertanto dal Criterio del confronto con la serie armonica di esponente 2 > 1, si deduce che la serie
+∞ n
5

n =1
n   converge, e quindi anche la serie proposta è convergente.
6

+∞ log ( log n)
303) Determinare il carattere della serie Σ .
n =2 log2 n
148

log ( log x )
La serie proposta è a termini positivi. Consideriamo la funzione f ( x ) = , associata al
log 2 x
log ( log n )
termine generale della serie, ovvero f ( n ) = .
log 2 n

La funzione f risulta essere definitivamente monotòna decrescente, infatti:


1 log x
log 2 x − 2 log ( log x )
< 0 per x >> 1.
x log x x 1 − 2log ( log x )
f ′ ( x) = =
log 4 x x log3 x

log ( log n )
Pertanto, la successione an := sarà anch’essa definitivamente decrescente e, quindi,
log 2 n
possiamo applicare il Criterio di condensazione. La serie condensata associata è data da:

+∞
Σ 2 n
( ( )) = Σ 2
log log 2 n +∞
n log ( n log 2 )
.
n=2 log 2
(2 )
n n=2 n 2 log 2 2

Osserviamo, inoltre, che:

log ( n log 2 ) log n + log ( log 2 ) 2n log n


2 n
=2 n
∼ 2 → +∞ .
n 2 log 2 2 n2 log 2 2 n log 2 2

Pertanto, poiché il termine generale non è infinitesimo, la serie condensata, quindi anche la serie
proposta, diverge.
+∞ log ( log n )
304) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 log2 n

La serie proposta diverge, poiché si ha:

1 + ( −1) +∞ ( −1)
n n
+∞ 1 +∞
Σ =Σ +Σ , in cui la prima serie è divergente per confronto con la serie
n =1 3n + 1 n =1 3n + 1 n =1 3n + 1

armonica, mentre la seconda è semplicemente convergente per il Criterio di Leibniz.

+∞  1  1 
305) Determinare il carattere della serie Σ sin − log  1 +  .
n =1
 n  n 

+∞ 1 +∞  1 
Non è possibile studiare separatamente le due serie Σ sin e Σ log  1 +  , poiché sono
n =1 n =
n 1
 n
1 1  1 
entrambi divergenti, in quanto sin ∼ ∼ log 1 + .
n n  n

Utilizzando, invece, gli Sviluppi di Mc Laurin al terzo ordine per sin t e log (1+t), con t = 1/ √| , si
ottiene:
149

3 2 3
1  1  1 1 1  1 1 1  1 1  1 1 1 1
sin − log  1 + ∼ −   − +   −   =− 3 + − 3 ∼ .
n  n n 3!  n  n 2 n  3 n  6 n 2 2 n 3n 2 2 n

Da ciò si ricava che la serie proposta è, almeno definitivamente, a termini non negativi e, per il
Criterio del confronto asintotico, ha il medesimo carattere della serie armonica; pertanto, essa diverge
a + ∞.
+∞ log ( log n)
306) Determinare il carattere della serie Σ .
n =2 n log2 n

Osserviamo che la serie proposta è a termini positivi.

log ( log x )
Consideriamo la funzione f ( x) = , associata al termine generale della serie, ovvero
x log 2 x
log ( log n )
f (n) = . La funzione f risulta essere definitivamente monotòna decrescente, infatti:
n log 2 n

x log 2 x  2 x log x 
− log ( log x ) log 2 x +
< 0 per x >> 1.
x log x  x  1 − log ( log x ) [ log x + 2]
f ′( x) = 2 4
=
x log x x 2 log 3 x

log ( log n )
Pertanto, la successione an := sarà anch’essa definitivamente decrescente, quindi
n log 2 n
possiamo applicare il Criterio di condensazione.
La serie condensata associata è data da:

+∞
Σ2 n
( ( ) ) = Σ log ( n log 2 ) .
log log 2 n +∞

n=2 n
2 log 2
(2 )
n n=2 n 2 log 2 2

Osserviamo, inoltre, che:


log ( n log 2 ) log n + log ( log 2 ) 1 1
= ∼ , che, a meno di una costante moltiplicativa, è il
2 2 2 2
log n ( log n ) −1
2

termine generale della serie di Abel con esponente p = 2 e q = –1. Poiché, per p > 1, qualunque sia q,
n log 2 n log 2 2

la serie di Abel converge, il Criterio del confronto asintotico assicura che la serie condensata, e
conseguentemente anche la serie proposta, converge.
2
+∞ e n
−1− x
307) Determinare, al variare del parametro reale x, il carattere della serie Σ n.
n =1 1
n
Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per et, con t = 2/n, si ottiene:
150

⎧ 2 − x se ≠2
⎪ 12
2
−1 − x
n ∼ n 1 + 2 + 1  2  − 1 − x  = n  2 − x + 2  (2 − x)
2
e n

⎨ 2
2 n
= + 3 ∼
se =2
.
 n 2!  n  
⎪ 3
1  n   n n2 
1
n 2 n 2
⎩ n 2
n

Pertanto, la serie proposta è una serie a termini di segno fissato (positivo per x ≤ 2 e negativo per
x > 2) e, dal confronto asintotico con la serie armonica generalizzata, risulta essere divergente per
x ≠ 2 e convergente per x = 2.
+∞ cos n
308) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1
(
n 1 + log 2 n )
La serie proposta è a termini di segno arbitrario, ma non di tipo alterno. D’altra parte, se consideriamo
il valore assoluto del termine generale, otteniamo:

cos n 1 1
≤ ∼ , e per confronto con la serie di Abel, si ha che la serie
(
n 1 + log n
2
) (
n 1 + log n
2
)
n log 2 n
proposta converge assolutamente.
+∞  1 1 
309) Determinare, al variare del parametro reale x, il carattere della serie Σ  sinh − arctg α 
n =1 n 
 n
1 1 1 1
Osserviamo che Σ sinh è sempre divergente, poiché sinh ∼ , mentre Σ arctg α
n n n n

converge per α > 1, e diverge per α ≤ 1, poiché arctg ∼ α . Pertanto, per α > 1 possiamo studiare
1 1
α
n n
le due serie separatamente, ottenendo che la serie proposta diverge, in quanto somma di una serie
divergente e di una serie convergente. Per α ≤ 1, invece, non si possono separare le due serie.

t3 t3
+ o ( t 4 ) e arctgt = t − + o ( t 4 ) , da cui sinh
1 1 1
Ricordando che sinh t = t + ∼ + 3 e
6 3 n n 6n 2
1 1 1
arctg α
∼ α − 3α , si ottiene:
n n 3n

⎧ − nα 0 < r < 1/2



1

⎪ 1
<r≤1 .
Q
#

1 1 1 1 1 1
sinh − arctg α ∼ + 3 − α + 3α ∼

n
⎪ r = 1/2
n n n 6n 2 n 3n


1 3
2n 2

Quindi, la serie proposta è definitivamente a termini di segno fissato (positivi per 0 ≤ r ≤ 1/2 e
negativi per 0 < r < 1/2) e, per il Criterio del confronto asintotico con la serie armonica
generalizzata, converge solo per α = 1/2.
151

+∞ cos ( nπ )
310) Determinare il carattere della serie Σ .
n =1 2n + 2sin n
+∞
Osserviamo che cos ( nπ ) = ( −1) , quindi la serie proposta si può riscrivere Σ ( −1) an , in cui
n n

> 0 , ∀ | ≥ 1.
n=1

1
an =
2 n + 2 sin n
1
Ovviamente, an → 0, ma an ≥ ; pertanto, per confronto con la serie armonica, la serie proposta
2n + 2
1
non converge assolutamente. D’altra parte, se consideriamo la funzione f ( x ) = , risulta
2 x + 2 sin x
2 + 2 cos x
che essa è monotòna decrescente, in quanto la sua derivata prima f ′ ( x ) = − ≤ 0 per
( 2 x + 2 sin x )
2

tutti gli x ≥ 1. Da ciò segue che anche la successione {an} è monotòna decrescente, quindi la serie
proposta converge semplicemente, per il Criterio di Leibniz.

311) Determinare il carattere della serie Σ


+∞ ( −1)
n
sin nπ( 2) .
n=0 2n + 5

= C ( −1) i k | = 2Z + 1, Ilhè | Jl i kl;


sin n π( )
k

0 i k | = 2Z, Ilhè | i kl;


Si ha: 2

quindi, la serie proposta, in realtà, è sommata solo sugli indici dispari e si può riscrivere:

+∞
Σ
( −1)
n
(
sin n π )
2 = +∞
Σ
( −1) ( −1) = +∞
2 k +1

Σ
k
( −1) .
k +1

n=0 2n + 5 n = 0 2 ( 2k + 1) + 5 n = 0 4k + 7

Questa è una serie a segni alterni ed è semplicemente convergente, per il Criterio di Leibniz, ma non
assolutamente convergente.
1
+∞ e n
−1
312) Determinare il carattere della serie Σ .
n + ( −1)
n=0 n

Osserviamo che e n − 1 > 0, per ogni | ∈ ‡ , e che il denominatore del termine generale vale n + 1,
1

oppure n – 1, a seconda che l’indice n sia pari o dispari. Pertanto, la serie proposta è a termini positivi
1 1 1
e n −1 e n −1 1
e si ha: ≤ ∼ n ∼ 2 .
n + ( −1) n −1 n −1 n
n

la serie armonica generalizzata di potenza 2 > 1, si ricava che la serie proposta è convergente.
Applicando successivamente sia il Criterio del confronto che il Criterio del confronto asintotico con
152

n +1
+∞ x − 12
313) Stabilire per quali valori del parametro reale x la serie Σ converge.
n =1 2n 2e− n
Applicando il Criterio del rapporto, si ottiene:
n+ 2
an+1  x − 12  2n 2e− n  n2
=   = e x − 12 → e x − 12 .
an  2 ( n + 1)2 e− n−1   x − 12 n +1 
  ( n + 1)

Pertanto la serie converge se x − 12 < 1/e ⇔ -1/e < x – 12 < 1/e ⇔ 12 – 1/e < x < 12 + 1/e, e
diverge se x < 12 – 1/e e x > 12 + 1/e. Per x ± 1/e, il criterio non ci dà informazioni.
Sostituendo i valori trovati nella serie si ha:
+∞ 1 1 +∞ 1
Σ 2
= Σ che è una serie convergente.
n =1 2 en 2e n =1 n 2
Ricapitolando, la serie converge per 12 – 1/e ≤ x ≤ 12 + 1/e, e diverge altrove.

+∞ 3 + sin ( 5n)
314) Determinare il carattere della serie Σ .
n=5 n

Osserviamo che, poiché −1 ≤ sin ( 5n ) ≤ 1, il numeratore del termine generale della serie proposta è
compreso tra 2 e 4. Pertanto si tratta di una serie a termini positivi, dove vale la seguente
3 + sin ( 5n ) 2
disuguaglianza: ≥ . Il Criterio del confronto permette di stabilire che tale serie è
n n
divergente.

∈ N + , dove converge assolutamente,


n
+∞ 2 log x
315) Data la serie Σ , determinare, al variare di
n0,5 + n 25 + 15
n =1

semplicemente ma non assolutamente e dove non converge.


La serie è a segno alterno ed è definita per ogni x > 0. Determiniamo per quali valori del parametro x
è verificata la condizione necessaria per la convergenza:

= 0 ⇔ 2 log x ≤ 1 , ovvero se e solo se –1/2 ≤ log x ≤ 1/2 ⇔ 1/ √ ≤ √ .


n
2 log x
lim
x →+∞ n 0,5 + n 25 + 15

Pertanto studieremo la convergenza solo nell’intervallo [1/ √ , √ ]. Per studiare la convergenza


assoluta applichiamo il Criterio del rapporto, ottenendo:
n +1
2 log x
( n + 1) + ( n + 1) + 15
0,25 25
n 0,25 + n 25 + 15
lim = lim 2 log x = 2 log x .
( n + 1) + ( n + 1) + 15
x →+∞ n x →+∞ 0,25 25
2 log x
n + n 25 + 15
0,25
153

Quindi, se | 2 log x | < 1, ovvero, dai conti fatti, x ∈ ] 1/ √ , √ [, si ha convergenza assoluta.

Restano da studiare i due valori x = 1/ √ e x = √ . Sostituendo questi valori nella serie si ottiene,
( − 1)
n +1
+∞
in entrambi i casi Σ 1
che converge assolutamente, per confronto con la serie armonica
n =1
n 4
+ n 25 + 15
generalizzata di esponente 25 > 1.

converge per x ∈ ] 0,1/ √ [ ∪ ] √ , + ∞[.


Concludendo, la serie proposta converge semplicemente, ma non assolutamente, ed infine essa non

316) Determinare, al variare del parametro ∈ N , il carattere della serie Σ 


n
 x  +∞
 e, per quali
n=0 x − 1 
 
valori del parametro per cui si ha convergenza, calcolare la somma della serie.
x
Siamo in presenza di una serie geometrica, di ragione q = , definita per ogni x ≠ 1.
x −1

x
Essa converge, assolutamente e semplicemente, se e solo se q = < 1, cioè se e solo se
x −1

x
–1< < 1. Le soluzioni di questa disuguaglianza si ottengono risolvendo i due sistemi:
x −1
−1> 0 −1< 0

1− < < −1 −1< <1−
. Il primo sistema è impossibile, quindi si elimina;

< 1
" ⇔ x < 1/2. Per tali valori di x, la somma della serie sarà:
< 1/2

1 x −1 x −1
S ( x) = = = .
1−
x x −1 − x 2x −1
x −1

( −1) ( log 12 )
n n
+∞
317) Determinare il carattere della serie Σ .
n ( log 2 )
n =1 n −1

Per le proprietà dei logaritmi si ha log (1/2) = - log 2, quindi:

( −1) ( log 12 )
n n

( −1) ( − log 2) ( −1)


n n 2n
log 2 1
= = = ( log 2) .
n ( log 2 ) n ( log 2)
n −1 n −1
n n

Pertanto, la serie proposta non è una serie a segno alterno, bensì una serie a termini positivi che, a
meno del fattore moltiplicativo log 2, è la serie armonica, quindi è divergente.
154

318) Determinare, al variare del parametro reale α il carattere della serie:


+∞ 
 3α   2 
Σ sinh  2  − log 1 + 2   n1+α .
n =1
  n +1   n + 1 

Utilizzando gli Sviluppi di Mc Laurin, al terzo ordine, per le funzioni x → sinh x e x → log (1 + x),
3α 2
con x = 2 e x= 2 , rispettivamente, otteniamo:
n +1 n +1

 3α  3α 27α 3 1  2  2 2 8 1


sinh  2  = 2 + + o   log 1 + = − + + o
( )    6 .
,
 n +1  n +1 6 n2 +1  n +1  n +1 ( n2 +1) 3( n2 +1)
6 2 2 2 3
n  n 

  3α   2   1+α
Pertanto: an (α ) := sinh  2  − log 1 + 2  n ∼
  n +1   n + 1 

⎧  3α 2  1+α 3α − 2 1+α
r ≠ 2/3


 2 − 2 n = 2 n
 n +1 n +1  n +1

⎨  27α 3
r = 2/3
∼   .

⎪  6 n2 + 1
2 8  n1+α ∼ 2
+ − n1+α
⎩ (
3
n 2
) (
+ 1
2
)
3 n2 + 1 ( ) 
 ( n +1
2
)
2

Quindi, per il Criterio del confronto asintotico con il termine generale della serie armonica
generalizzata, avremo che la serie proposta converge per α = 2/3, mentre diverge per 0 ≤ α < 2/3 e
α > 2/3.

319) Determinare, al variare del parametro reale α il carattere della serie



+∞   4   1−α
Σ sin   +1 − e
en +1
n .
n=1
  n +1  
4
Utilizzando gli Sviluppi di Mc Laurin, al terzo ordine, per le funzioni x → sin x e x → ex, con x =
n +1

e x= , rispettivamente, otteniamo:
n +1

 1  , e en +1 = 1 + 6α + 36α 216α 3
2
 4  4 64 1
sin  = − + o 3  + + o  3  . Pertanto:
 n + 1  n + 1 6 ( n + 1) e + 1 2 en + 1 ( ) ( )
n 2 3
3
n  6 en + 1 n 

⎧ 6α  1−α
r ≠ 2/3

 4
 + 1 −1 − n
  4  6α
 1−α  n +1 n +1 
⎨
an (α ) := sin   + 1 − e en +1
n ∼
r = 2/3
.
⎪
  n +1   6α 36α 2 216α 3  1−α

⎩
 − − − n
( ) ( ) ( ) 
3 2 3
6 n + 1 2 n + 1 6 n + 1 
Quindi, per il Criterio del confronto asintotico con il termine generale della serie armonica
generalizzata, avremo che la serie proposta converge per α = 2/3, oppure per α ≠ 2/3, ma α > 1,
ovvero converge per α > 1 e α = 2/3, mentre diverge per 2/3 < α ≤ 1 e α < 2/3.
155

320) Studiare, al variare del parametro reale α, la convergenza assoluta della serie
+∞ 2 + n2 log n
Σ ( −1)
n
, studiare, inoltre, la convergenza semplice.
n =1 nα

2 + n2 log n
Ponendo an = , lo studio della convergenza assoluta della serie proposta coincide con lo

+∞ n2 log n 1
studio della serie Σ a n . Poiché an ∼ α
= α −2 −1 , per il Criterio del confronto asintotico
n =1 n n log n
con lo serie di Abel, si ottiene che la serie proposta converge se α > 3, mentre diverge se α ≤ 3.
Per quanto riguarda la convergenza semplice, notiamo che an → 0, se e solo se α > 2. In tal caso,
2 + x2 log x 2 x2 log x
ponendo f ( x ) = = α+ := f1 ( x ) + f2 ( x ) , osserviamo che f1 è monotòna
xα x xα
−α xα +1 log x + xα +1 + 2xα +1 log x (α − 2) log x := f x + f x
decrescente e f2′ ( x ) = 2α
∼− 1( ) 2( )< 0 per
x xα −1
x → + ∞. Cioè anche f2 è monotòna decrescente, almeno per valori grandi di x. Pertanto, si ottiene
che an è definitivamente monotòna decrescente, in quanto lo è la funzione ad essa associata.
Quindi, dal Criterio di Leibniz, la serie proposta converge semplicemente per α > 2.

∈ N , dove converge assolutamente,


+∞ 4nx
321) Data la serie Σ ( −1)
n
1
, determinare, al variare di
n =0
3n 2 + 1
semplicemente ma non assolutamente e dove non converge.

( )
n
x
4nx 4
Posto an = ( −1) , si ha: lim an = ( −1)
n
= 0 ⇔ 4x ≤ 1 ⇔ x ≤ 0 .
n

3 n +1 x→∞ 3 n +1
Quindi la convergenza assoluta e semplice andrà studiata solo per x ≤ 0. Per la convergenza assoluta
utilizziamo il Criterio del rapporto:

 → 4 ⇔ x < 0.
an+1  3 n +1  n→+∞ x
= 4x 
an  3 n +1 +1
La serie converge assolutamente e semplicemente per ogni x < 0, mentre il criterio nulla ci dice nel
+∞ 1
caso che x = 0. In tal caso la serie si scrive: Σ ( −1)
n
.
n=0 3 n +1
1
Poiché an ∼ , la serie diverge assolutamente, perché asintotica della serie armonica
3 n
generalizzata, di esponente 1/2 < 1.
n
+∞ 4
  1
Studiamo la convergenza semplice con il Criterio di Leibniz, essendo la serie Σ   2 di segno

alterno. Come abbiamo visto, |an| → 0 per n → ∞. Inoltre, per ogni | ∈ ‡ :


  n
n =1 3
156

1 1
3 n+1+1 > 3 n +1  <  an > a n +1 .
3 n +1 3 n +1
Pertanto, le ipotesi del Criterio di Leibniz sono verificate e la serie converge semplicemente per
x = 0. Ricapitolando:
- La convergenza assoluta e semplice si ha per x < 0;
- La convergenza semplice, ma non assoluta si ha per x = 0;
- La non convergenza si ha per x > 0.

∈ N\{0} , dove converge


+∞
322) Data la serie Σ ( −1) ( log x ) n −2 , determinare, al variare di
n n

n =1

assolutamente, semplicemente ma non assolutamente e dove non converge.

La serie è definita in N\{0}. Poiché il log x è non negativo in ]– ∞, –1] ∪ [1,+ ∞[ e negativo in
]–1 ,0[ ∪ ]0,1[, la serie non è a segno alterno per ogni valore di x, nonostante la presenza del termine
(–1)n . Essa è a segno alterno per |x| ≥ 1, mentre è a termini positivi per 0 < |x| < 1. In quest’ultimo

caso, infatti, ( −1) log x ( ) n−2 = ( −1) ( −1) log x  = log x .
n n n n n

Per n → ∞, posto a n = ( − 1)n ( log x ) n −2 , si ha:


n

( log x )
n
n −2 1  1  1 
a n = ( − 1)
n
2
→ 0 ⇔ log x ≤ 1 ⇔ − 1 ≤ log x ≤ 1 ⇔ ≤ x ≤ e ⇔ x ∈  − e , −  ∪  , e  := I
n e  e e 

Studieremo, dunque, la convergenza della serie solo in I. Per la convergenza assoluta applichiamo,
ad esempio, il Criterio della radice:

= log x < 1 ⇔ x ∈ ]- e,- 1/e[ ∪ ]- 1/e, e[.


1 log x
lim an n
= lim
( )
x →∞ x →∞ 2
n
n

Poiché il Criterio della radice nulla ci dice sulla convergenza nei punti x = ± 1/e, x = ± e, studiamo
direttamente le serie numeriche ottenute sostituendo tali valori del parametro nella serie proposta.

( ( e ))
n
+∞ log 1 ( −1) ( −1)
+∞
n n
+∞ 1
Per x = ± 1/e abbiamo Σ ( −1)
n
2
=Σ 2
=Σ , che è una serie convergente, in
n n =1
n n =1 n =1 n2
quanto armonica generalizzata di esponente maggiore di uno.

( log e ) ( −1)
n n
+∞ +∞
Per x = ± e abbiamo Σ ( −1)
n

, che è una serie armonica generalizzata di segno
n2 n =1 n 2
n =1

alterno, che converge semplicemente e assolutamente, avendo esponente maggiore di uno.


In definitiva si ha:
- Un insieme di convergenza assoluta e semplice I = [– e, –1/e] ∪ [1/e, e];
- Un insieme di convergenza semplice, ma non assoluta pari a ∅;
- Un insieme di non convergenza Ic = ]– ∞, – e[ ∪ ]–1/e, 0[ ∪ ]0, 1/e[ ∪ ]e, + ∞[.
157

∈ N , discutere la convergenza semplice e assoluta della serie Σ


( n!)
2
+∞
323) Al variare di .
n=1 ( 2n ) !

Il Criterio del rapporto implica la convergenza della serie, che è a termini maggiori di zero, pertanto:

( ( n + 1)!) ( 2n )! = ( n + 1)
2 2
1
→ , per n → ∞.
( 2 ( n + 1) )!( n !) ( 2n + 2 )( 2n + 1) 4
2

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ x n! .


+∞
324) Al variare di
n =0

Si ha che x n ! = x , se |x| ≥ 0; si ha anche che x ≥ 1 , per ogni | ∈ ‡, e la serie, pertanto, non


n! n!

converge (si può osservare che se n ≥ 2, gli esponenti sono pari e la serie è a termini positivi, quindi
n! n
diverge a + ∞). Se invece |x| < 1, si ha x ≤ x per n ≥ 1, essendo n! ≥ n, per n ≥ 1.

La serie è dominata dalla serie geometrica di ragione |x| < 1, quindi converge. Sono applicabili sia il
Criterio della radice, che quello del rapporto, e si ha:
0 | |<1
= C 1 | |=1
( n−1)!

+∞ | |>1
n!
lim x n
= lim x e
x→∞ x→∞

0 | |<1
= C 1 | |=1 .
( n −1)!
x
+∞ | |>1
n!n
lim n!
= lim x
x →∞ x→∞
x

∈ N , discutere la convergenza della serie


( −1)
n
+∞ x
325) Al variare di Σ .
n=1 1 + n2 x 2

Per x = 0 il termine generale è ( −1)


n
n , la serie non converge dato che lim n = +∞ (non nullo).
n → +∞

( −1)
n
 1 
n n  1+∞ 1
Se x ≠ 0 è    ≤
e la serie Σ
= 2 converge, per il Criterio del confronto
1 + n2 x 2 3
 n 2 
2 2
n x n =1 3 2
x n
la serie converge assolutamente, quindi converge.

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ xn


+∞
326) Al variare di n
.
n =1
1+ x
158

n
x
Innanzitutto studiamo il limite del termine generale al variare di x. Il modulo di questo è n ; se
1+ x
|x| =1 esso vale costantemente 1/2; se |x| >1 si ha |x|n → +∞, quindi il termine generale tende in modulo
n
x 1 1
a uno, cioè = +1 → = 1 . Se |x| ≥1 la serie non converge. Se |x| < 1 si ha:
1+ x
n
1+ x
n
0 +1

n
x n
n
≤ x , la serie è dominata dalla serie geometrica di ragione |x| < 1, quindi converge.
1+ x

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ 


n
 1+ x 
+∞
327) Al variare di  .
n=0 n + x
 

1+ x 1 n n

Il lim
1+ x
= 0 per n sufficientemente grandi è ≤ , da cui 1 + x ≤  1  ; per il Criterio del
x →∞ n + x n+ x 2 n+ x 2
confronto la serie converge assolutamente, quindi converge.

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ n log 1 + x ( ).


+∞
n
328) Al variare di
n =0

Innanzitutto studiamo l’andamento del termine generale.


Se |x| >1 si ha che |x|n → +∞, e, chiaramente, il termine generale tende a + ∞.
Se |x| =1, il termine generale vale nlog 2, ancora divergente a + ∞.
Se |x| ≥1 la serie diverge a + ∞.

Se |x| < 1, la disuguaglianza log (1+ u ) ≤ u , valida per u > –1, implica che il termine generale è

( n +1) x
n
+∞ n +1
= x → x per
n
dominato da n |z| e la serie Σ n x è convergente per |x| < 1, essendo
n
n
n=1
nx n

n → ∞. Quindi la serie converge per |x| < 1.

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ


+∞ 1
329) Al variare di .
n=0 1 + x 2n

1 1 1
Se |x| < 1 è lim = 1 ; se |x| =1 è = per ogni n. In entrambi i casi la serie non converge.
n→∞ 1 + x 2 n
1+ x 2 n
2
n
1  1 
Se |x| > 1 è 1 + x 2 n ≥ x 2 n da cui 0 ≤ ≤ 2  .
1+ x 2n
x 
n
+∞
 1 
La serie Σ  2  , geometrica di ragione 1/x2 < 1, converge.
 
n =1 x
159

La serie data converge per il Criterio del confronto.

∈ N , discutere la convergenza della serie


( n !)
x
+∞
330) Al variare di Σ .
n =1 nn
Applicando il Criterio del rapporto si ottiene:

( n + 1) !
x n n
nn x n  1 x −1  1 
= ( n + 1)   = ( n + 1)  1 −  .
( n + 1) ( n!)
n +1
 n +1 n +1  n +1
x

n
 1  1
Il lim  1 −  = , pertanto, il rapporto considerato tende a zero se x < 1, tende a 1/e se x =1, tende
x →∞
 n +1  e
a + ∞ se x > 1. Ne segue che la serie proposta converge, è a termini positivi, se e solo se x ≤ 1.

∈ N , discutere la convergenza della serie Σ


n nx +∞
331) Al variare di .
n =1 n !

Applicando il Criterio del rapporto si ottiene:

( n + 1)( ) ( n + 1)
n +1 x x x
n!  n + 1 
nx
 1  n 
=  1 +   ( n + 1) .
x −1
= 
( n + 1)! n nx  n  n +1  n  

( )
x
 n

Il lim  1 + 1  = e x , pertanto, il rapporto considerato tende a zero se x < 1, tende ad e se x =1,
x →∞  n 
tende a + ∞ se x > 1. Quindi, la serie, a termini maggiori di zero, converge se e solo se x < 1.

332) Sia (an)n∈ N , la successione definita da an = 5*52 ...52 ...52 , si calcoli il limite per n → ∞ di
−1 − n+1 −n

an .

Si ha an = 5 n , in cui bn = 1+ 1/2 + … + (1/2)n . Considerato che il lim bn = = 2 (serie


b 1
x →∞
(
1− 1
2 )
geometrica di ragione 1/2), si ottiene che lim a n = 5 2 = 25 .
x→∞

( )
+∞
333) Discutere la convergenza della serie Σ sin ( sin ( n !log n ) ) .
n

n =1

Per ogni | ∈ ‡ è sin ( n !log n ) ≤ 1 < π/2, da cui sin ( sin ( n !log n ) ) ≤ ( sin 1 )n , ed è sin1< 1.

La serie geometrica di ragione sin1 converge, pertanto, si conclude, dal Criterio del confronto, che la
serie proposta converge assolutamente.
160

1 π2 +∞
334) supponendo di sapere, come per primo ha dimostrato Eulero, che si ha Σ 2 = , calcolare le
n =1 n 6
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 1
somme della serie Σ ( −1) ; Σ ; Σ .
( 2n ) ( 2n + 1)
n =1 2 n =1 2 n=0 2
n

+∞ 1 π2 +∞ 1 +∞ 1 π 2
Supponendo che Σ = , si ha per la seconda serie proposta Σ
1
= Σ 2 = .
n =1 n2 6 ( 2 n ) 4 n =1 n 24
n =1 2

E’: Σ
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 +∞ 1 π 2 π 2 3π 2 .
+ Σ = Σ , da cui Σ = Σ − Σ = − =
( 2n ) ( 2 n + 1) ( 2 n + 1) n =1 n n =1 ( 2 n )
n =1 2 n =0 2 n =1 n 2 2 2 2
n=0 6 24 24

+∞ +∞
Segue che: Σ ( − 1) 12 = Σ 1 +∞ 1 π2 3π 2 π2 .
− Σ = − =−
( 2n ) ( 2 n + 1)
n =1 n =1 2 n =0 2
n 24 24 12

+∞ 1
335) Discutere la convergenza semplice ed assoluta della serie Σ ( − 1)
n −1
, calcolandone la somma
n =1 n3
con approssimazione migliore di 1/100.
La serie converge anche assolutamente; detta s la somma della serie, per il Criterio di Leibniz, si ha:

 1 1 1 1 1
s − 1 − 3 + 3 − 3  ≤ 3 < .
 2 3 4  5 100

1 1 1 181
Ed è 1 − 3
+ 3− 3 = .
2 3 4 216
+∞ 2n + 1
336) Dimostrare che la serie Σ ( −1)
n −1
è convergente, ma non assolutamente convergente,
n =1 n ( n + 1)
e calcolarne la somma.

Si ha che
2n + 1
=
( n + 1) + n = 1 + 1 . La somma vale uno.
n ( n + 1) n ( n + 1) n n +1

+∞
337) Discutere la convergenza della serie Σ a n
al variare di a > 0.
n=0

Se a ≥ 1, il termine generale non tende a zero e la serie non converge.


Se 0 < a < 1, ricorriamo al Criterio di condensazione, esso è applicabile perché il termine generale è
+∞ +∞ n

maggiore di zero e decrescente, pertanto si ha Σ 2n a = Σ 2n a 2 . Per studiare la convergenza di


2n 2

n =0 n =0

quest’ultima serie applichiamo il Criterio della radice, cioè:


 n2 
n  2 n 
n
= 2a → 0 , per n → ∞.
2
n 2  
2 a

 n2 
Considerato che lim  2 = +∞ , e 0 < a < 1.
x →∞
 n 
161

Pertanto la serie proposta converge se 0 < a < 1.


Si osserva che il Criterio della radice o quello del rapporto, se applicato direttamente alla serie

( )
1 1
= lim a = 1 . Ricordiamo che il
n n n
originaria, non fornisce informazioni; si ha, infatti, lim a
x →∞ x →∞

“andamento esponenziale”, cioè come la successione geometrica; in questo caso l’esponente è √| e


Criterio del rapporto fornisce informazioni su quando il termine generale tende a zero con

non n, e √| va all’infinito più “lentamente” di n.


+∞ 1
338) Discutere, al variare del parametro x > 1, la convergenza della serie Σ .
( log x )
n =1 log x

Si ha che log x > 1 se x > e; se 1< x ≤ e si ottiene 0 < log x ≤ 1, quindi 1/log x ≥ 1.
Per tali x il termine generale diverge (se 1< x < e), oppure è costantemente 1 (se x = e) e la serie
diverge. Per x > e il termine generale decresce; il Criterio di condensazione porta allo studio della
convergenza della serie, infatti:
+∞ 1 +∞ 1 +∞ 2
Σ 2n = Σ 2n = Σ , che rappresenta la serie geometrica di ragione
( log x ) ( log x ) ( log x )
n =1 log 2 n
n =1 n log 2 n =1 log 2

2
, che converge se e solo se tale ragione è minore di uno, cioè se e solo se 2
( log x )
log 2

< ( log x ) ⇔ log 2 < log 2(log log x) ⇔ 1< log log x ⇔ e < log x ⇔ ee < x.
log 2

Concludendo, la serie converge se e solo se x > ee.


+∞  a 2n n2a 
339) Determinare i numeri reali a ≠ 0 per cui la serie Σ  +  è convergente.
n =1
 n a 

+∞ a 2n +∞ n 2 a
Se entrambi le serie Σ e Σ convergono, la serie proposta, somma delle due, converge
n =1 n n =1 a

anch’essa. La prima serie è a termini positivi, e per il Criterio del rapporto converge se:

a( ) n
2 n +1  a2n+2 1 + 1 
lim 2n = lim  2n n  = a2 < 1, quindi se |a| < 1.
x→∞ a n + 1 x→∞  a 1 
 
Se |a| > 1, la serie diverge a + ∞, lo stesso per |a| = 1; così la serie diventa armonica di esponente 1,
+∞
cioè Σ 1 .
n =1 n

La seconda serie, a parte il fattore 1/a, è la serie armonica di esponente – 2a, e si può scrivere

( 1a ) Σ 1n
+∞
−2 a . Tale serie converge se e solo se – 2a > 1, cioè se e solo se a < - 1/2. Se – 1 < a < 1/2,
n =1

la serie è, quindi, convergente. Se a ≤ - 1 la prima serie diverge a + ∞, la seconda serie converge,


pertanto la serie somma diverge a + ∞. Se – 1/2 ≤ a < 0, la prima serie converge, mentre la seconda
serie diverge a – ∞, e la serie somma, quindi, diverge a – ∞. Se 0 < a < 1, la prima serie converge, ma
162

la seconda diverge a + ∞, pertanto anche la somma diverge a + ∞. Se a ≥ 1, entrambe le serie, con la


serie somma, divergono a + ∞. Riassumendo, la serie proposta:
- converge se e solo se – 1 < a < - 1/2;
- diverge a – ∞ se e solo se – 1/2 ≤ a < 0;
- diverge a + ∞ se e solo se – ∞ < a ≤ –1, oppure per a > 0.

340) Una palla di massa m cade verticalmente, incontra il suolo e rimbalza più volte. Non essendo
l’urto perfettamente elastico, ad ogni urto con il suolo viene perduta una frazione di energia cinetica,
cioè l’energia cinetica, dopo ogni urto, è legata alla precedente dalla formula: 1 mv dopo
2
= q 1 mv 2prima
2 2
in cui q è un numero puro: 0 < q < 1. Supposto che al primo urto la palla incontri il suolo a velocità
v, si chiede:
1) Quale altezza raggiunge la palla ad ogni successivo rimbalzo;
2) Quanto tempo intercorre fra un rimbalzo ed il successivo;
3) Quanto cammino fa la palla e quanto tempo durano i rimbalzi.

Dopo il primo urto la velocità è v1 = v `z . La palla risale ad una altezza h1 tale che
v12 v12 2
mgh1 = m ⇔ h1 = = qv
2 ( 2g ) ( 2g ) , e ricade in un tempo t1 tale che sia

h1 = g
t12
⇔ t1 = 2
h1
= q v . In tutto il primo rimbalzo ha una durata di 2t1 = q 2 v g .
2 g g

Tale situazione si ripete ad ogni rimbalzo; pertanto, all’n-esimo rimbalzo la velocità iniziale sarà

( q) v,
n
vn = qvn−1 =
2
l’altezza raggiunta sarà hn = q n v , ed il tempo impiegato sarà
( 2g )
( q) v 2 +∞ n v2q
n +∞
2tn = 2 v . Pertanto si avrà che lo spazio totale percorso sarà Σ 2 hn = Σ q = ,
g n =1 g n =1 g (1 − q )

( q)
+∞ 2v +∞ n 2v q
mentre il tempo sarà Σ 2tn = Σ =
( )
.
n =1 g n=1 g 1− q

nα + eαn n +∞
341) Trovare l’insieme di convergenza della serie di potenze Σ z al variare del parametro
α ∈ N.
n=1 n

nα n +∞
Si può immaginare la serie proposta come la somma di due serie di potenze, cioè la serie Σ z e
n =1 n

z n . Qualunque sia α ∈ N , la prima serie ha sempre raggio di convergenza pari ad uno;


+∞ eα n
la serie Σ
n=1 n
+∞
considerando che il raggio di convergenza di una serie del tipo Σ an ( z − z0 ) è l’estremo superiore
n

n=0
163

in R dell’insieme { +∞

}
z * z0 : Σ an ( z − z0 ) converge , come si vede, ad esempio, con il Criterio della
n =0
n

radice, osservando che è:


(α −1)
lim n n
z = z .
x →∞

La seconda serie ha, invece, raggio di convergenza pari a e-α, come si vede con il Criterio della
radice, o con quello del rapporto:

eα ( n +1) n n
lim α
z = lim eα z = eα z .
x→∞ e n
n +1 x →∞ n +1

n −1 ( − z )
n
2 +∞ +∞
Se α = 0, la serie diventa Σ z n = −2 Σ ( −1) , cioè la serie logaritmica che converge nel
n =1 n n =1 n
disco aperto di centro nell’origine e raggio uno, e su tutta la circonferenza unitaria, z = 1 escluso (ed
ha per somma – 2 log (1 – z)).
Se α > 0, la prima serie, che ha raggio di convergenza 1>e-α, converge assolutamente sulla
(e z ) ( −e z )
n n
α α
+∞ +∞
= − Σ ( − 1)
n −1
circonferenza di convergenza della seconda serie, la quale, scritta Σ è
n =1 n n =1 n
ancora una serie logaritmica e converge su tuttala circonferenza |z| = e-α, escluso z = e-α.
Se α < 0, la seconda serie converge assolutamente sulla circonferenza unitaria, circonferenza di
convergenza della prima serie, che, peraltro, converge sul disco unitario chiuso, essendo:

nα z
n
1 +∞ 1
≤ 1−α
per |z| ≤ 1, e la serie Σ 1−α
è convergente in quanto 1 – α > 1.
n n n =1 n
In conclusione, l’insieme di convergenza è B ]0,1] se α < 0, e B^ ]0, e-α] \ {e-α} se α ≥ 0.

342) Trovare l’insieme di convergenza della serie Σ


+∞ (
log 1 + nα )x n
.
n =1 n

Usando il Criterio del rapporto, si ottiene


(
log 1 + ( n + 1)
α
) n
x ; chiaramente
n
→ 1.
(
log 1 + n α
) n +1 n +1

Usando la regola di de l’Hôpital per il calcolo del limite


(
log 1 + ( n + 1)
α
) , se α > 0 è un caso
log 1 + n ( α
)
∞ 0
d’indecisione del tipo , se α < 0 è un caso d’indecisione del tipo , pertanto si ha:
∞ 0

( x + 1)
α −1 α −1
1 + xα 1 + xα  1
= α 
1+  .
1 + ( x + 1) 1 + ( x + 1)  x 
α
xα −1
164

α −1
 1
Considerato che  1 +  → 1 per x → + ∞, e se α < 0 il primo fattore tende ad uno, mentre se
 x
1 +1
α > 0 il primo fattore si scrive xα → 1 per x → + ∞.
( )
α
1 α + 1 +1
x x

Il raggio di convergenza è, quindi, uno in ogni caso, anche se α = 0. Per studiare il comportamento

della circonferenza di convergenza cerchiamo di mostrare che la successione n → log


(1+ n ) è
α

n
decrescente, almeno definitivamente. Se α ≤ 0 questo è ovvio. Se α > 0, derivando la funzione

x → log
(
1 + xα )si trova:
x

x + α xα −1 log 1 + x
α
( )
1 + xα

2 x =
( ) (
2α xα − 1 + xα log 1 + xα ).
2 (1 + x ) x
3
x α 2

Se t = xα, si ottiene lim ( 2α t − (1 + t ) log (1 + t ) ) = −∞ , quindi l’espressione della derivata è negativa


t→∞

per t grande. Applicando il Criterio di Abel-Dirichlet si ha convergenza in tutti i punti della

circonferenza di convergenza, escluso il punto x = 1, qualunque sia α. Se α < 0, log


(1+ n )
α
è
n
asintotico a 1 1 −α ; ne segue che se 1/2 – α > 1, e se α < –1/2, la serie converge assolutamente e
n 2
totalmente sull’intero disco unitario chiuso.

Funzioni di una variabile reale. Limiti e continuità.


Osserviamo che la definizione dei punti di discontinuità non è, in generale, uguale in tutti i testi.

x0 ∈ N , si ottiene:
Definiamo che: data f: I → R, in cui I è un intervallo aperto di numeri reali contenente il punto

- f è continua in x0 se e solo se ∃ lim f ( x ) = f ( x0 ) ; oppure, se e solo se


x → x0

∃ lim− f ( x ) = lim+ f ( x ) = f ( x 0 ) ;

- f ha un punto di discontinuità eliminabile in x0 se e solo se ∃ lim f ( x ) = l ≠ f ( x 0 ) con l ∈ R;


x → x0 x → x0

x→ x 0

- f ha un punto di salto o di discontinuità di prima specie in x0 se e solo se ∃ lim f ( x ) = l − ∈ R e −


x→ x 0

∃ lim+ f ( x ) = l + ∈ R e l- ≠ l+;
x → x0

- f ha un punto di discontinuità di seconda specie in x0 se e solo se, dove la f è definita,


∃ lim f ( x ) = ±∞ , oppure in tutti gli altri casi in cui ∃ lim f ( x ) .
x→ x 0 x→ x 0
165

Sia I un intervallo di numeri reali e f: I → R una funzione assegnata. Se f è continua e strettamente


monotòna essa è sempre invertibile e la funzione inversa f -1 , sul suo intervallo di definizione, risulta
essere continua e strettamente monotòna anch’essa. Se f non è continua può accadere che f sia
invertibile, pur non essendo monotòna.
−1 −
−1≤ <0
0≤ ≤1
−1 − ] −1≤] <0
Esempio: f: [–1,1] → R definita da f(x) = , ovviamente f non è monotòna,

ma ha come funzione inversa f -1: [–1,1] → R definita da f -1(y)= "


] 0≤]≤1
.

almeno un punto c ∈ (a,b): f(b) = 0.


Teorema degli zeri. Sia f: [a,b] → R, una funzione continua tale che f(a)*f(b) < 0. Allora esiste

Teorema di Weierstrass. Sia f: [a,b] → R, una funzione continua sull’intervallo chiuso e limitato
[a,b]. Allora esistono almeno un punto di massimo assoluto ed un punto di minimo assoluto per f in [a,b].
In particolare, f è limitata nell’insieme [a,b].
Teorema dei valori intermedi. Sia I un intervallo (anche illimitato) di R e f: I → R una funzione

f ,sup f [ ⊆ f ( I ) ⊆ [ a, b] . In particolare, se x1 e x2 ∈ I e ξ è un punto del codominio, tale che


continua. Allora f(I), cioè l’immagine nell’intervallo I tramite f, è esso stesso un intervallo tale che
]inf
f(x1) < ξ < f(x2), allora esiste un punto c ∈ I (più precisamente c∈ (x1, x2), nel caso x1 < x2, oppure
c∈ (x1, x2), nel caso x1 > x2) tale che f(c) = ξ.

x3 + 9x2 + 27 x + 27
343) Calcolare lim .
x→−3 x2 + 6 x + 9
Tale limite è un caso d’indecisione del tipo 0/0. Utilizzando i prodotti notevoli riscriviamo il
numeratore ed il denominatore:

( x + 3) = lim x + 3 = 0
3
x3 + 9 x2 + 27 x + 27
lim = lim ( ) .
x + 6x + 9 ( x + 3) x→−3
x→−3 2 x→−3 2

Si noti che la funzione, non definita in x = – 3, è in realtà prolungabile con continuità in tale punto.

x−8
344) Calcolare il xlim
( )
→−∞ log 1+ e4 x
.

Ponendo t = e4x, per t → 0 lim (1 + t ) ∼ t e, per x → - ∞, si ottiene:


x → −∞

x−8 e−4 x
lim = lim 8 = +∞ .
(
x→−∞ log 1 + e4 x
)x→−∞ x

345) Calcolare il lim x 2 log (1 + e −7 x ) .


x → +∞

Ricordando che ponendo t = e-7x, per t → 0, log (1 + t ) ∼ t , per x → + ∞, si ottiene:


166

x2
lim x log (1+ e
2 −7 x
) = xlim = 0.
x→+∞ →+∞ e7 x

(x )
2
2
− 6x + 9
346) Calcolare il lim .
( x −2)
4
x → 3+ 2

e −1

Ponendo t = 2
– 9 e considerando che per t → 0 e t − 1 ∼ t , si ottiene:

(x )
2
− 6x + 9 ( x − 3) ( x − 3)
2 4 4
1
lim = lim+ = lim = .
( x −2) (x ) ( x − 3) ( x + 3)
+ 4 4 + 4 4
x →3 2 x →3 2
−9 x →3 1296
e −1

( x − 2 log ( x − 1))
3 2

347) Calcolare il lim .


( x2 − 4)
5
x → 2+ 2

Il log ( x − 1) = 2 log ( x − 1) = 2 log 1 + ( x − 2 )  , inoltre, come è noto, log (1 + t ) ∼ t , ponendo


2

t= – 2, si ottiene:

( ) log ( x − 1)
3
2 ( x − 2)( x − 2)
2
x−2
3
2
2 1
lim = lim+ = lim+ = .
(x − 4) ( x − 2) 2 ( x + 2) 2 ( x + 2)
+ 5 5 5 5
x→ 2 2 2 x→ 2 x→2 2 16

348) Data la funzione f ∈ R e sapendo che f(1) = 3, calcolare il lim f  sin 


 π 
x .
x →1
 2 

Poiché la funzione f è continua, si ottiene:

 π   π 
lim f  sin  x   = f  lim sin x  = f (1) = 3 .
x →1
 2   x →1 2 

349) Calcolare il lim+


(
log 1 + 3 3 x ).
x→0 x + 2x + 1 x 4
2

Per y → 0, log (1 + y ) ∼ y e che per x → 0 il termine dominante, in una somma di potenze, è quello
di grado più basso, pertanto si ottiene:

lim+
(
log 1 + 3 3 x ) = lim+
33 x 1
= 3 lim+ 2 = +∞ .
x→0 x + 2x4 + 1 x x→0 x x → 0
x 3
2

3x2 + e x
350) Calcolare il lim 3 .
x→+∞ 2 x + log x2

Considerando gli ordini di infinito, si ottiene:


167

3x 2 + e x ex
lim = lim 3 = +∞ .
x →+∞ 2 x3 + log x 2 x →+∞ 2 x

x 4 + x + 2 x3
351) Calcolare il lim .
x→+∞ ex + 1
Poiché e x + 1 ∼ e x , per x → + ∞, e considerando che in un polinomio domina l’infinito di potenza
superiore, si ottiene:

x 4 + x + 2 x3 x4
lim = lim = 0.
x→+∞ ex +1 x→+∞ e x

≤1
352) Stabilire se la funzione f(x) = "
=1
è continua nel suo dominio.
3− x 3

Tale funzione, definita in R, non è continua, poiché:


lim f ( x ) = 2 , mentre lim− f ( x ) = 1 = f (1) .
x →1+ x →1

In particolare, x = 1 è punto di salto.

≠1
353) Stabilire se la funzione f(x) = . x − 1
1
è continua nel suo dominio.
1 s =1
Tale funzione non è continua, infatti il lim f ( x ) = +∞ , mentre f (1) = 1 .
x →1

Il punto x = 1 è di discontinuità della seconda specie.

1−cos( x−3) 
354) Calcolare il lim+ ( x − 3)

.
x→3

Sostituiamo t = x – 3, quindi si riscrive la funzione proposta in forma esponenziale, considerato che


2
1 − co s t ∼ t . Pertanto, si ottiene:
2

1−cos( x −3)  t 2 log t


lim+ ( x − 3)  = lim+ e(1−cost ) log t = lim+ e 2
= e0 = 1 .
x→3 t →0 t →0

Come è noto, t2 log t → 0 per t → 0+ .


168

⎧ e −1
⎪ log x2 + 1 >0
2
x

( )
⎨ 2 x2 + x3
355) Studiare la continuità, in R, della funzione f(x) = .
⎪ ≤0
⎩ ( x − 1)
2

In quanto composizione di due funzioni continue, f risulta continua in tutto l’asse reale, salvo nel
x2
punto x = 0, che risulta essere punto di salto. Sfruttando le approssimazioni e −1 ∼ x
2
e
2
x
log 1 + x 2 ∼ x 2 , per x → 0, otteniamo lim+ f ( x ) = lim+ f
( ) = 1 , mentre lim f ( x ) = 0 = f ( 0 ) .
x→0 x→0 x2 x→0 −

>0
356) Determinare per quali valori di α ∈ R la funzione f(x) = F ( )
xα log 1 + x 2
0 s =0
risulta

continua in x = 0.
Il lim (1 + t ) = 0 , pertanto se t = x2, il lim (1 + x 2 ) = 0 ∀ α ≥ 0.
t →0 x→ 0+

log (1+ t )
Per α < 0, ricordando il limite notevole lim = 1, otteniamo:
t →0 t

α +2
log (1 + x 2 )
lim x = lim+ xα + 2 = 0 ⇔ α > - 2.
x → 0+ x2 x →0

Dunque, la funzione proposta è continua in x = 0 per ogni α > – 2.

⎧ >0

log x + 2 x
e3 x
⎨ 2 x + 3x 0 ≤0
⎪ x −1 2
357) Calcolare i limiti della funzione f(x) = 2 3 per x → ± ∞.

⎩ ( )
log x + 2 x 2x 2 x2 + x3 x3
Si ottiene: lim f ( x ) = lim = lim 3 x = 0 e lim f ( x ) = lim = lim = −∞ .
( x − 1) x → −∞ x
x →+∞ x → +∞ 3 x x → +∞ e 2 2
e x → −∞ x → −∞

sin x + 3
358) Calcolare il lim .
x→+∞ x − log x

Considerato che x – log x > 0, per ∀


2 sin x + 3 4
> 0, e che ≤ ≤ , poiché il
x − log x x − log x x − log x
lim ( x − log x ) = +∞ , per il Teorema dei carabinieri, otteniamo:
x → +∞

sin x + 3
lim = 0.
x→+∞ x − log x
169

⎧ log ( x +1)
⎪ > 0
⎪ x2 + x
3 =0 .
⎨ 2
359) Studiare la continuità, in R, della funzione f(x) =


x +1
< 0
⎩ ( x − 3)
2

E’ una composizione di funzioni continue, pertanto f è continua in tutto l’asse reale, salvo che nel
punto x = 0 che risulta essere un punto di salto. Infatti per x → 0+, si ottiene:
log ( x + 1) x 1
∼ = , quindi il lim f ( x ) = 1 , mentre il lim f ( x ) = 1 .
x +x
2
x ( x + 1) x + 1 x→0 +
x→0 − 9

x 2 log x sin ( x − 3)
360) Calcolare il lim .
x→3
( 5x + 1) − e( x−3) −1
Considerando i limiti notevoli si ottiene:

x 2 log x sin ( x − 3 ) x 2 log x sin ( x − 3 ) 9 log 3 sin ( x − 3) ( x − 3) 9 log 3


lim = lim lim = lim = .
x →3
( 5 x + 1) 
−  e ( x − 3)
− 1

x → 3 5 x + 1 x → 3  ( x − 3)
 e − 1

16 x →3 ( x − 3 ) e ( x −3)
− 1 16
1 1

r =0
361) Determinare α ∈ N affinché la funzione f : R → R, definita da f(x) = . e −1
≠0
3x
, sia
+2
x
continua nel punto x = 0 .
Poiché il lim f ( x ) = 5 , si ottiene che la funzione proposta è continua nel punto considerato se e solo
x→0

se α = 5. In tutti gli altri casi, f presenta una discontinuità eliminabile nel punto x = 0.

⎧ −(x +α ) =0

2

362) Determinare α ∈ N affinché la funzione f(x) =


⎨ 1− e −π< <0
⎪ sin 3 x
x3 , sia continua nel punto


x = 0.
3
1 − e x x3
Poiché il lim− f ( x ) = lim− = −1 ed il lim f ( x ) = f ( 0 ) = −α 2 , la funzione proposta
x→0 x→0 x3 sin3 x x→0 +

risulta continua in x = 0 se e solo se α = ± 1. In tutti gli altri casi f presenta un punto di salto in x = 0.
170

3x 2 + e x
363) Calcolare il lim 3 .
x →0 2 x + log x 2

Considerato che ex → 1 e log x2 → - ∞, per x → 0 si ottiene:

3x 2 + e x 1
lim 3 = lim = 0− .
x →0 2 x + log x 2 x →0 log x 2

364) Determinare α ∈ N in modo che il lim


sin ( 3α x 2 )
= 1.
x →0 5x2
Sapendo che sin t/t → 1, per t → 0, e ponendo t = 3αx2, si ottiene:

 2 
sin ( 3α x 2 ) 1  sin ( 3α x )  3
lim = lim 2   3α x 2 = α .
5x2  3α x
x →0 x→0 5 x 2
 5
 1 

Quindi α = 5/3.

ex −1
365) Calcolare il lim+ .
x →0 x2 + 2 3 x − x3
Considerato che per x → 0, e x − 1 ∼ x e che in un polinomio domina l’infinitesimo di potenza inferiore,
ex −1 x
si ottiene: lim = lim = 0.
x → 0+ x 2 + 2 3 x − x 3 x →0 + 2 3 x

2x + 3x2 − 5 x
366) Calcolare il lim+ .
x→0 e2 x −1

Considerato che per y → 0 e −1 ∼ y , e che in un polinomio domina l’infinitesimo di potenza


y

inferiore, pertanto si ottiene:

2 x + 3x 2 − 5 x −5 x 5 1
lim+ = lim+ = − lim+ = −∞ .
x →0 2x x →0 2x 2 x →0 x

367) Calcolare il lim x


x→+∞
( x2 + 1 − x 2 − 1 . )
Questo è un caso d’indecisione del tipo [∞(∞ – ∞)]. Moltiplichiamo e dividiamo per la somma delle
radici quadrate:

( x2 + 1 − x2 − 1 )( x2 + 1 + x2 −1 ) = lim ( ) ( )
x  x 2 + 1 − x 2 − 1 
( )
x
x + 1 − x − 1 = lim =1
( )
2 2

( )
lim x
x →+∞ x →+∞ x →+∞
x2 + 1 + x2 −1 x 1+ 1 + 1− 1
x2 x2
171

tan ( arcsin x )
368) Calcolare il lim .
x→0 x
Considerato che per x → 0, arcsin x ∼ x e per t → 0, tan t ∼ t . Ponendo t = arcsin x, si ottiene:

tan ( arcsin x ) arcsin x x


lim = lim = lim = 1 .
x→0 x x→0 x x→0 x

x 4 +1
 x+2 x3 + 5
369) Calcolare il lim   .
x →+∞
 x 
x 4 +1
 2  x3 + 5  x4 + 1  2 
Possiamo scrivere lim  1 +  = lim exp  3 log  1 +  .
x →+∞
 x x →+∞
x +5  x 

Considerato che log (1 + t ) ∼ t ,per t → 0, e ponendo t = 2/x, si ottiene:

x4 + 1  2  x4 2
lim log  1 +  = lim = 2.
x →+∞ x3 + 5 3
 x  x→+∞ x x
Il limite richiesto vale e2.

x2 + x ≥0
370) Stabilire se la funzione f : R → R, definita da f(x) = 0 cos x − cos ( 3x )
< 0
è continua in
x
R.

Tale funzione è continua e derivabile in R \ {0} , in quanto somma, composizione e rapporto di


funzioni continue. Studiamo il comportamento in x = 0.

Per x → 0+ si ottiene f(x) → 0 = f(0). Considerando che 1 − cos t ∼ 1 t 2 , per t → 0, e ponendo t = x o


2
t = 3x, si ottiene:
2 2
cos x − cos ( 3 x ) cos x − 1 + 1 − cos ( 3 x ) −x + 9x 2
2 = lim 4 x = 0 .
lim− f ( x ) = lim− = lim− = lim− 2
x→0 x→ 0 x x→0 x x→0 x x → 0− x

Quindi f è continua in x = 0.

371) Stabilire se la funzione f ( x ) = − x + 1 ( log ( x + 1) ) è prolungabile con continuità in x = –1.


4

Ponendo t = x + 1, e considerato che, per x = –1+, t → 0+, si ottiene:

lim f ( x ) = − lim + x + 1 log 4 ( x + 1 ) = − lim + t log 4 t = 0 − (abbiamo utilizzato un limite notevole).


x → − 1+ x → −1 x → −1

Quindi la funzione proposta è prolungabile con continuità in x = –1.


172

e−2 x −1 + 3x2 e−2 x −1 + 3x2


2 2

372) Calcolare il lim , ed il lim


( ) ( )
.
x→0 log 1 + x2 x →+∞ log 1 + x 2

Dato che per x → 0 si ha che e


−2x2
−1∼ −2x2 e log (1 + x 2 ) ∼ x 2 , si ottiene:

e−2 x −1 + 3x2
2
−2 x2 + 3x2 x2
lim = lim = lim = 1.
x→0 log 1 + x 2
( x →0
)
x2 x→0 x2

Tenendo conto degli ordini di infinito, si ottiene:

e−2 x −1 + 3x2
2
3x 2 3x 2
lim = lim = lim = +∞ .
x→+∞ log 1 + x 2
( x→+∞ log x 2
) x→+∞ 2log x

Derivabilità.
Data f: I → R, in cui I è un intervallo aperto di numeri reali contenenti il punto x0 , abbiamo le
seguenti definizioni:

f ( x0 + h) − f ( x0 )
- f è derivabile in x0 se e solo se ∃lim , ed è finito.
h→0 h
Se f è derivabile in un punto x0, allora essa è continua in tale punto, mentre non vale il viceversa; ad
esempio f(x) = |x| è continua in R, ma non è derivabile in x0, in quanto il limite per h → 0 non esiste.
Se f: I → R è continua in x0 ∈ I, si ottiene:
- f ha un punto angoloso in x0, se e solo se esistono i seguenti limiti:
f ( x0 + h ) − f ( x0 ) f ( x0 + h ) − f ( x0 )
lim− ≠ lim+ ∈ R , oppure
h→ 0 h h→ 0 h
∈R

f ( x0 + h) − f ( x0 ) f ( x0 + h) − f ( x0 )
±∞ = lim− ≠ lim+ ∈ R , oppure il primo è finito ed il secondo no;
h→0 h h→0 h
- f ha un punto di cuspide in x0 se e solo se:

f ( x0 + h) − f ( x0 ) f ( x0 + h) − f ( x0 )
∃ lim− = ±∞ e ∃ lim− = ∓∞ ;
h→0 h h→0 h
- f ha un punto di flesso a tangente verticale in x0 se e solo se:

f ( x0 + h) − f ( x0 )
∃lim = ±∞ .
h→0 h
173

Derivate delle funzioni elementari:

f(x) = cost → f ′ ( x ) = 0 ; f ( x ) = xα → f ′ ( x ) = α xα −1 ; f ( x ) = a x → f ′ ( x ) = a x log a ;


1 1
f ( x ) = logq x → f ′ ( x ) = loga e = ; f ( x ) = sin x → f ′ ( x ) = cos x;
x x log a

f ( x ) = cos x → f ′ ( x ) = − sin x; f ( x ) = tan x → f ′ ( x ) = 1 + tan 2 x = 1


;
cos 2 x
f ( x ) = cot x → f ′ ( x ) = − (1 + cot 2 x ) = − ; f ( x ) = sinh x → f ′ ( x ) = cosh x;
1
sin 2 x

f ( x ) = cosh x → f ′ ( x ) = − sinh x; f ( x ) = tanh x → f ′ ( x ) = 1 − tanh 2 x = 1


;
cosh 2 x

1 1
f ( x ) = arc sin x → f ′ ( x ) = ; f ( x ) = arc cos x → f ′ ( x ) = − ;
1 − x2 1 − x2
1
f ( x ) = arc tan x → f ′ ( x ) = .
1 + x2
Teorema di Lagrange
Sia f: [a,b] → R una funzione continua in [a,b] e derivabile in ]a,b[. Allora esiste un punto c ∈ ]a,b[
f ( b) − f ( a )
tale che = f ′ ( c) .
b−a
Teorema di derivazione delle funzioni composte
Sia f: I → R derivabile in un punto x0, appartenente all’intervallo I (reale). Sia J ⊆ R un intervallo
tale che f(I)⊆ J e sia g: J → R derivabile in y0 =f(x0). Allora, la funzione h = g o f: I → R, definita da
h(x) = g(f(x)), per ogni x ∈ I, è derivabile nel punto x0, e si ottiene h′ ( x0 ) = g ′ ( f ( x0 ) ) f ′ ( x0 ) .

Teorema di derivazione delle funzioni inverse


Sia f: I → R una funzione invertibile con inversa f -1:J → R. Supponiamo che f sia derivabile in un
punto x0 appartenente all’intervallo reale I, con f ′ ( x ) ≠ 0 .

Sia f(x0 ) = y0 ∈ J; allora, f -1 è derivabile nel punto y0, e si ottiene:

( f )′ ( y ) = f ′ (1x ) = f ′ f 1 ( y ) .
−1
0
0 ( ) −1
0

373) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = log ( sin 2x ) .

Dal Teorema di derivazione delle funzioni composte, si ottiene:


2 cos ( 2 x )
f ′ ( x ) = [ log y ]′ y =sin 2 x [sin t ]′t = 2 x ( 2 x )′ = .
sin ( 2 x )
174

log x
374) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
arctan x

a ( x) a ′ ( x ) b ( x ) − b′ ( x ) a ( x )
Dalla Legge di derivazione dei rapporti ( f ( x ) = → f ′( x) = ) , si
b( x) b2 ( x )
ottiene:
1 arctan x − 1 log x
f ′( x) =
x (1 + x 2 ) =
arctan x + x 2 arctan x − x log x
.
arctan 2 x x (1 + x 2 ) arctan 2 x

arctan x
375) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
log x
Dalla Legge di derivazione dei rapporti e utilizzando il Teorema di derivazione delle funzioni
composte, si ottiene:

 1  1
 2 
log x − arctan x
 1+ x  x x log x − arctan x − x2 arctan x
f ( x) =
′ = .
log2 x (
x 1 + x2 log2 x )
376) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = e sin x .
2

Dal Teorema di derivazione delle funzioni composte, si ottiene:

f ′ ( x ) = 2 sin x cos xe sin x .


2

x ( x − 2) ≤ 0 hiijk ≥2
377) Studiare la derivabilità della funzione f(x) = 0
0< < 2
1 , in x = 0 e
2−
x−2
x = 2.
Eseguiamo i limiti:
+
1 1 x→ 0
lim+ f ( x ) = ≠ 0 = f ( 0 ) = lim− f ( x ) e lim− f ( x ) = 2 − lim− = +∞ ≠ 0 = f ( 2 ) = lim+ f ( x ) .
x→0 2 x→0 x→ 2 x→2 x−2 x→ 2

Pertanto, la funzione proposta non è continua in x = 0, né in x = 2, quindi, in tali punti essa non è
neppure derivabile.

log ( x 2 + 1)
378) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
x−2
Dalla formula di derivazione del quoziente, si ottiene:

 ′ ′   2x 
( ) ( ) ( )
log x + 1 ( x − 2 ) − log x + 1 ( x − 2 )   x 2 + 1  ( x − 2 ) − log x + 1 2 x ( x − 2 ) − x 2 + 1 log x 2 + 1
2 2 2
( ) ( )
f ′( x) =  =  =
( x − 2)
2
( x − 2)
2
(
x2 + 1 ( x − 2)
2
)
175

379) Calcolare f ′ (π ) della funzione f ( x ) =


cos x
.
1 + x2
Dalla Formula di derivazione del quoziente, ed utilizzando il Teorema di derivazione delle funzioni
composte, si ottiene:

( − sin x ) (1 + x 2 ) − 2 x cos x 2π
f ( x) = , da cui f ′ (π ) = .
( ) ( )
2
1+ π 2
2
1 + x2

( 2x + 3) log x
380) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = .
ex

( 2x + 3) log x =
Si può scrivere f ( x ) = x ( 2x + 3) e− x log x , da cui:
e

f ′ ( x ) = ( 2 x + 3)′ e− x log x + ( 2 x + 3) e− x ′ log x + ( 2 x + 3) e− x ( log x )′ =  2log x − ( 2 x + 3) log x +
( 2 x + 3)  e − x =
( ) x 

2x + 3 − x ( 2x +1) log x
= .
xex

381) Stabilire se la funzione f : R → R, definita da f ( x ) = 3 x + 3 − ( 2 x + 7 ) è derivabile nel punto


x0 = - 4.
La funzione f è continua in tutto R. Utilizzando il rapporto incrementale, si ottiene:

f ( −4 + h ) − f ( −4) −3 h − 0
lim = lim = −∞ .
h→0 h h→0 h
La funzione non è derivabile nel punto x0 = – 4, che risulta essere un punto di flesso a tangente

verticale. Si osservi, inoltre, che poiché f ′ ( x ) = ( 3 ′


)
−x − 4 = −
1
, ed esiste il lim f ′ ( x ) , si
3 3 ( x + 4)
2 x →−4

1
può ottenere lo stesso risultato calcolando il xlim f ′ ( x ) = − lim = −∞ .
3 ( x + 4)
→−4 x→−4 3
2

382) Dimostrare che vale la disuguaglianza log (1+ x) ≤ x , ∀ ≥ 0.

La funzione x → log (1+ x) è continua e derivabile su tutto R, quindi possiamo applicare il Teorema
di Lagrange in ogni intervallo della forma [0, x], con x > 0.
Pertanto, per un opportuno ξ ∈ ]0, x[, x > 0 otteniamo:

≤ x , ∀ ≥ 0, dove abbiamo tenuto conto che


1 1
log (1+ x ) = log (1+ x ) − log (1+ 0) = ≤ 1, per
1+ ξ 1+ ξ
ogni ξ > 0.
176

383) Sia f ( x ) = 4x + π sin x , stabilire se è invertibile e calcolare la derivata di f -1(y) per y = 4 π.

Dal Teorema di derivazione delle funzioni inverse ( ( f −1 ) ( y0 ) =


1 1
= ) si ottiene
(
f ( x0 ) f ′ f ( y 0 )
′ −1
)
che f ′ ( x ) = 4 + π cos x > 0 per ogni ∈ N ,la funzione è strettamente monotòna crescente, quindi
invertibile su tutto R. Inoltre, f (x) = 4π = y se e solo se x = π, cioè f -1(4 π) = π. Quindi:

( f )′ ( 4π ) =
−1 1
=
1
=
1
.
f′ f ( −1
( 4π ) ) f ′ (π ) 4 −π

Abbiamo potuto calcolare la derivata di f -1(y) senza conoscerne la forma esplicita, grazie al suddetto
Teorema.

384) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = ( sin x ) − sin ( sin x ) .


sin x

= e sin x log ( sin x ) , pertanto f ( x ) = e − sin ( sin x ) , e la derivata


sin x log( sin x )
Si ha che ( sin x )
sin x

f ′ ( x ) = e
sin x log ( sin x )
′ − cos ( sin x ) cos x = esin x log(sin x ) sin x log ( sin x )′ − cos ( sin x ) cos x =
  

= ( sin x )
sin x  sin x 
 cos x log ( sin x ) + sin x cos x  − cos ( sin x ) cos x = {(sin x ) sin x
}
 log ( sin x ) + 1 − cos ( sin x ) cos x

log(1 + ) ≥0
385) Determinare gli insiemi di continuità e derivabilità della funzione f (x) = "
|1 + | − 1 <0
Le funzioni x →|1 + | − 1 e x → log (1 + x) sono continue in R, dobbiamo verificare la continuità
di f solamente in x = 0.

lim f ( x ) = 0 = f ( 0 ) = lim+ f ( x ) , la funzione è continua in R. Per quanto riguarda la derivata,


x → 0− x→0

riscriviamo la funzione nella seguente forma:


log(1 + ) ≥0 1/(1 + ) >0
11f (x) = C −1≤ <0 ⇒ f ′ ( x ) = C1 −1< <0
− −2 < −1 −1 < −1
La funzione non è derivabile in x = –1, dove si ha un punto angoloso.

Invece lim f ′ ( x ) = 1 = lim f ′ ( x ) . Quindi f è derivabile in x = 0. L’insieme di derivabilità è R \ {−1}


x → 0+ x → 0−

386) Sia f ∈ C1(R), tale che f (0) = 2 e f ′ ( 0 ) = −3 . Posto g (x) = f 2 (sin x), calcolare g′ ( 0) .

La funzione g ∈ C1 (R), in quanto composizione di funzioni di classe C1(R). Dal Teorema di


derivazione della funzione composta si ottiene:

g ′ ( x ) = 2 f ( sin x ) f ′ ( sin x ) cos x  g ′ ( 0 ) = 2 f ( 0 ) f ′ ( 0 ) = −12 .


2 −3
177

387) Stabilire per quali valori di α, β ∈ R la seguente funzione è continua e derivabile in ]0,+ ∞[


⎪ 0< <1
ex−1 −1
⎪ x sin x2 −1 ( )
⎨ αx+β ≤1 ≤2
f(x) = .


⎩ ( x − 2 ) log ( x − 2 ) >2
2 2

Questa funzione è continua negli intervalli ]0, 1[, ]1, 2[, ]2, + ∞[.
- Studiamo la continuità di f(x) in x1 = 1:
Poiché per t → 0 si ha sint ∼ t e e t ∼ 1 + t , abbiamo che per t = x – 1 e x → 1- ,
1+ ( x −1) −1 x −1 1 1
f ( x) ∼ = = → , da cui α + β = 1/2.
(
x x −1 2
) x ( x −1)( x +1) x ( x +1) 2

- Studiamo la continuità di f(x) in x2 = 2:

= 0 per ogni α > 0 e β ∈ R, per t = x – 2, abbiamo:


β
Poiché il lim t α lo g t

r + ‘ = 1/2
x → 0+

lim+ ( x − 2 ) log 2 ( x − 2 ) = 0 , da cui 2α + β = 0. Otteniamo che, le soluzioni ( "


2r + ‘ = 0
2
)
x→ 2

α = –1/2, β = 1 garantiscono la continuità di f in ]0, + ∞[.

Per la verifica della derivabilità, si noti che f ′ ( x) in ]0, 1[ è più complicato che in ]2, + ∞[. Pertanto
verificheremo la derivabilità di f in x2 = 2.

f ′ ( x ) = 2 ( x − 2) log2 ( x − 2) + 2 ( x − 2) log ( x − 2) , ∀ > 2.

Ripetendo i calcoli precedenti, si ottiene:


1 1
lim+ f ′ ( x ) = 0 ≠ lim− f ′ ( x ) = − ( lim− f ′ ( x ) = (α x + β )′ = α = − ).
x→ 2 x→ 2 2 x→ 2 2
Pertanto, per α = –1/2, β = 1, la funzione è continua in ]0, + ∞[ ma non è ivi derivabile. Per tutti gli
altri valori di α e β, la funzione non è continua in ]0, + ∞[, quindi neppure derivabile.

388) Sia Sia f ∈ C2(R), tale che f ′ ( 0 ) = f ′′ ( 0 ) = 2 . Posta g(x) = f (xex), calcolare g′′ ( 0) .

La funzione g ∈ C2(R), in quanto composizione di funzioni di classe C2(R). Pertanto, utilizzando due
volte il Teorema di derivazione della funzione composta, si ottiene:

( ) ( ) ( )
.
g ′ ( x ) = e x + xe x f ′ xe x = (1 + x ) e x f ′ xe x
 g′′ ( 0) = f ′′ ( 0) 2 f + 2 f ′ ( 0) = 6 .
g ′′ ( x ) = (1 + x ) e f ′′ ( xe ) + ( 2 + x ) e f ′ ( xe )
2 2x x x x
178

389) dimostrare che vale la seguente disuguaglianza:

≤ 1 , ∀ x1, x2 ∈ N.
sin x1 − sin x2
x1 − x2

Lagrange in ogni intervallo [x1, x2]⊂ R, posto x1 < x2 .


Poiché la funzione x → sin x è continua e derivabile su tutto R, possiamo applicare il Teorema di

Pertanto si ottiene:

= ( sin x )′ = cos ξ per un opportuno punto ξ ∈ ]x1, x2[.


sin x1 − sin x2
x1 − x2
x =ξ

Considerato che |cos ξ | ≤ 1, per ogni ξ ∈ R, si ottiene:

= cos ξ ≤ 1 , ∀ x1, x2 ∈ N .
sin x1 − sin x2
x1 − x 2

390) Determinare i valori di α, β ∈R per i quali la funzione f(x) = 0 > 0 risulta


(1 + x )
α
−1

‘ +2 <0
x

continua e derivabile in x = 0.

(1 + x )
α
−1
Studiamo la continuità: lim+ f ( x ) = lim = α e lim f ( x ) = f ( 0 ) = 2 ; pertanto, la funzione

sarà continua in x = 0 e β ∈R.


+
x →0 x →0 x x → 0−

(1 + x )
2
−1
Studiamo la derivabilità: per x = 2 e x > 0 si ottiene f ( x ) =
= x + 2 , pertanto è evidente
x
che, al fine di raccordare con regolarità due rette passanti per un medesimo punto (nel nostro caso il
punto (0,2)), le loro equazioni devono coincidere, da cui β = 1.

391) Siano f, g ∈ C1(R), tale che f ′ (1) = −2, g ( 0 ) = 1 e g ′ ( 0 ) = 5 . Considerato


h ( x ) = f ( g ( sinh 2 x ) ) , calcolare h′ ( 0) .

La funzione h ∈ C1(R), in quanto composizione di funzioni di classe C1(R).


Pertanto, utilizzando il Teorema di derivazione della funzione composta, si ricava:

h′ ( 0 ) = f ′ ( g ( 0 ) g ′ ( 0 ) ) 2 = f ′ (1) g ′ ( 0 ) 2 = −20 .
179

Funzioni continue.
Sia f(x) una funzione definita nell’insieme D ⊆ R. Un punto x0 di D può essere, per D stesso, un punto
isolato oppure un punto di accumulazione (si dice di accumulazione quando in ogni intorno di x0
esiste almeno un punto di D distinto da x0 ).
La f(x) è continua nel punto x0 di D, se x0 è un punto isolato di D, oppure punto di accumulazione di
D e si ha che il lim f ( x ) = f ( x 0 ) (esiste il limite di f per x → x0 che coincide con il valore della
x→ x 0

funzione in quel punto). Se il lim f ( x ) = f ( x0 ) la funzione è continua a destra del punto x0.
x → 0+

Analogamente se il lim f ( x ) = f ( x0 ) , la f è continua a sinistra del punto x0.


x → 0−

Se poniamo x = x0 + h, si può scrivere lim f ( x0 + h ) = f ( x0 ) .


h→0

Teoremi. Se due funzioni sono continue in un punto x0, sono pure continue in x0 la loro somma,
differenza, prodotto e quoziente (se il denominatore non si annulla per x = x0).
Si dice che f(x) è continua nell’insieme D se essa risulta continua in ogni punto x di D.

Esempio. Le funzioni razionali intere del tipo f ( x ) = a0 x + a1 x + a2 x + ... + an−1x + an sono


n n−1 n−2

continue per ogni valore di x. Ne segue che ogni funzione razionale fratta è continua per ogni x che
non annulli il denominatore.
Ciascuna delle funzioni xα, sin x, cos x, tan x, arcsin x, arccos x, arctan x è continua in ogni punto in
cui è definita.
La funzione y = ax (a > 0) è continua per ogni x ∈ N . Essa è sempre maggiore di zero ed è crescente
per a > 1, decrescente per 0 < a < 1, inoltre:

lim a x = 0, lim a x = +∞ , se a > 1; lim a x = +∞ , lim a x = 0 se 0 < a < 1 (vedi figure)


x → −∞ x → +∞ x → −∞ x → +∞
180

La funzione y = loga x (a > 0) è continua per ogni x > 0, è crescente ed il lim+ log a x = −∞ ed il
x→ 0

lim log a x = +∞ (vedi diagramma in figura).


x → 0−

Se f(x) è continua nell’insieme D e g(y) è continua


nell’insieme G che contenga il codominio (immagine) di f(x),
allora la funzione di funzione (composta) g(f(x)) è continua
nell’insieme D.

π 1
392) lim sin x = sin
π
x→ 6
=
2
;
x→ 2
( )
lim x 3 − 5 x + 7 = 8 − 20 + 7 = − 5 ; lim 5 x = 53 = 125 ;
x →3
6

 2
lim  3x + 2log x +  = 3 + 2log1 + 2 = 5 ; lim ( 2 tan 2 x + cos x ) = 2 tan 2 π + cos π = 6 + 1 = 13 ;
x→1
 x x→
π
3
3 3 2 2

x2 − 3x + 7 25 −15 + 7 17 π
lim = = ; lim log sin x = log sin = 0.
x→5 2x + 1 10 + 1 11 x→
π 2
2

l| 2 i k ≠0
Q
393) La funzione definita dalla legge y = F
0 i k =0
è continua per x ≠ 0 perché prodotto

(
delle due funzioni continue x e sin 1/x. E’ continua per x = 0 perché il lim x sin 1 x = 0 , e zero è
x→0
)
anche il valore di f(x) per x = 0. Inoltre considerato che:

y = x sin 1 = x sin 1 ≤ x , il diagramma è situato nell’angolo completo, definito dalle rette di


x x
equazioni y = x e y = - x che contiene l’asse delle x. Vedi grafico:
181

Tale diagramma raggiunge la retta y = x nei punti di ascissa x = 1 , con k = 0, ± 1, ± 2, …,


( 4 k + 1) π 2
cioè nei punti dove risulta sin 1/x = 1; raggiunge la retta y = - x nei punti di ascissa x = 1 ,
( 4 k − 1) π 2
cioè dove risulta sin 1/x = –1. La funzione assume il valore zero negli infiniti punti di ascissa
x = 1/k π, con k = ± 1, ± 2, ± 3,…. Quindi qualsiasi intorno dell’origine assume valori positivi e valori
negativi, compiendo oscillazioni le cui ampiezze vanno smorzandosi al tendere di x a zero. Nel
grafico, in prossimità dell’origine, non può essere disegnato a causa dell’addensamento delle
oscillazioni.

Funzioni continue in sistemi chiusi.


Valgono i teoremi:
1) Se f(x) è una funzione continua in un insieme chiuso e limitato D, essa è dotata, ivi, di massimo e
di minimo assoluti.
2) Se f(x) è una funzione continua in un intervallo chiuso I, essa assume in I tutti i valori compresi
fra il suo minimo e il suo massimo.

1
394) Studiare la continuità della funzione f ( x ) = .
1 + x2
Essa è continua in R (insieme chiuso ma non limitato). Questa funzione ammette il massimo nel punto
1
x = 0, ma non ammette il minimo. Pertanto è una funzione limitata 0 < ≤ 1.
1 + x2
182

395) Studiare la continuità della funzione:


− mm Jl‰‰ k |e ‰k lm ˆ mhk J {h mm m l|{ khilù ˆlIl|h , ≠ l|{ kh
y(x) = "
− e kh, = l|{ kh ilù 1/2
.

Cioè (5/4) = 5/4 – 1 = 1/4; (17/3) = 17/3 – 6 = - 1/3; (8) = 8 – 8 = 0; (15/2) = (7 + 1/2) = 0;
(–1/2) = (–1 + 1/2) = 0; (7,63) = 7,63 – 8 = – 0,37; (– 4,92) = – 4,92 – (– 5) = + 0,08.
Il diagramma è costituito da tanti segmenti, privati gli estremi, fra loro paralleli e inclinati di 450
sull’asse x, la cui ascissa è uguale a un intero più 1/2.

Nell’intervallo aperto ]–1/2, 1/2[ la funzione vale y = x; nell’intervallo aperto ]1/2, 3/2[ la funzione vale
y = x – 1; nell’intervallo aperto ]3/2, 5/2[ la funzione vale y = x – 2, … La funzione y(x) è continua
nell’intervallo aperto ]1/2, 3/2[, limitato ma non chiuso. IN questo intervallo non ammette né massimo
né minimo.

396) Nell’insieme D: {0, 1, 1/2, 1/3, ¼, …, 1/n, …} la funzione definita dalla legge:

i k = 1/|
f(x) = C n
1

0 i k =0
2
, studiare la continuità della funzione.

L’insieme D è chiuso e limitato e la f(x) in D è continua. Nei punti x = 1/n (punti isolati di D) è
continua per definizione, mentre nel punto x = 0 è continua in quanto il lim f ( x ) = 0 . La f(x) assume
x→0

il suo valore massimo per x = 1, e questo massimo vale uno, ed il suo valore minimo per x = 0, e
questo minimo vale zero. Però essa non assume tutti i valori compresi fra 0 e 1, perché, ad esempio,
non assume nessun valore compreso fra 1 e 1/4.
183

Continuità uniforme.
Sia f(x) una funzione definita nell’insieme D. La f(x) si dice uniformemente continua in D se, dato ad
arbitrio un numero ε > 0, esiste sempre un δ > 0 tale che per qualsiasi coppia di punti x′ e x′′ di D,
soddisfacente a | x′′- x′|< δ, si abbia | f(x′′) – f(x′)|< ε.
Se f(x) è uniformemente continua in D, essa è anche, ivi, continua. Tale risultato, in generale, non è
reversibile.
2
Esempio: La funzione f(x) = , definita in R, non è uniformemente continua.
Infatti, fissato, ad arbitrio, un 0 < ε < 1 e preso un δ > 0, comunque piccolo, è sempre possibile
determinare almeno una coppia di punti x′ e x′′, con | x′′– x′|< δ in modo che | f(x′′) – f(x′)| > ε. Posto
x′ = 1/ δ e x′′ = 1/ δ + δ/2 si ottiene | x′′– x′| = δ/2 < δ e | f(x′′) – f(x′)|= |(1/δ + δ/2)2 – 1/ δ2| = 1 +
+δ2/4 > 1 > ε. La funzione f(x) = 2 è continua in un insieme chiuso ma non limitato.
Esempio: La funzione f(x) = log x non è uniformemente continua nell’intervallo ]0,1].
Infatti, fissato 0 < δ < 1 indichiamo x′: 0 < x′ < δ/4 e x′′ = x′ + δ/2. Sarà | x′′– x′|< δ e
 δ 

| f(x′′) – f(x′)| > 1, infatti | f(x′′) – f(x′)| = log (x′ + δ/2) – log x′ = log (1 + δ/2x′) > 1+ =
 2δ 
 4
= log 3 >1. La funzione f(x) = log x è continua in un insieme limitato ma non chiuso. La continuità
uniforme è, in generale, una condizione più restrittiva della semplice continuità.
Una funzione continua in un insieme chiuso e limitato è, ivi, uniformemente continua (Teorema di
Heine).
Le funzioni y = 1/x in ]0,1], y = ex in R e y = |x|/x in [–1, 1]\ {0} non sono uniformemente continue,
ma semplicemente continue.
Punti di discontinuità per una funzione. Sia f(x) una funzione definita in un insieme D∈ R e x0 un
punto di accumulazione di D, appartenente o no a D. Se la f(x) non è continua in x0 il punto x0 si
dice che è punto singolare o di discontinuità di f(x). Ci sono tre casi:
1) Punti di discontinuità di prima specie, cioè se in x0 esistono finiti i limiti destro e sinistro e sono
fra loro diversi. Cioè lim f ( x ) − lim f ( x ) = salto della f(x) in x0 .
x → x 0+ x → x 0−

x
Esempio: y = 2x + , nel punto x = 0 ha una discontinuità di prima specie, con salto pari a 2.
x
2) Punti di discontinuità di seconda specie, cioè se in x0 o non esiste almeno uno dei due limiti destro
e sinistro di x0, oppure quando uno almeno di questi due limiti vale infinito.
Esempio: y = sin 1/x, in x = 0 non esiste il limite destro ed il limite sinistro.
Nel caso di y = tan x, in x = π/2 + k π (con k intero), si ha che il limite destro vale meno infinito,
mentre il limite sinistro vale più infinito.
3) Punti di discontinuità eliminabili, cioè se in x0 esiste, ed è finito, il limite per x → x0, ma f(x) o non
esiste in x0, oppure esiste ma il suo valore non coincide con il valore λ del limite di f(x) per x → x0.
184

sin x
Esempio: y = ha nel punto x = 0 una discontinuità eliminabile perché in tale punto esiste finito
x
il limite , e vale uno, ma non esiste il valore della funzione.
Una funzione f(x) che in ogni intervallo limitato presenti soltanto un numero finito di discontinuità
sarà detta “generalmente continua”. Se i punti di discontinuità sono di prima specie si dice che f(x)
è continua a “tratti”.

sinlog x
397) Studiare la continuità della funzione f ( x) = .
log x
Essa è definita per x > 0 e x ≠ 1. I punti x = 0 e x = 1 sono di discontinuità per la f(x).

sinlog x sin log x


I lim+ = 0 e lim = 1 , infatti il lim log x = −∞ e per x > 0 è sempre sin log x ≤ 1 ,
x→0 log x x→1 log x x→0 +

mentre, posto t = log x e considerato che il lim log x = log1 = 0  lim t = 0 , si ha


x →1 x →t

sin log x sin t


lim = lim =1.
x→1 log x t →0 t
Tali discontinuità sono eliminabili e si eliminano completando la definizione della f(x) in:
0i k =0

⎪ 1i k =1
⎨ sinlog x i k >0 ≠1
⎪ log x
f(x) = .

1
398) Studiare la continuità della funzione y = .
1 + e tan x
E’ definita per x ≠ (2k + 1) π/2, con k intero. I punti x = (2k + 1) π/2 sono di discontinuità per f(x).

I lim −
tan x = +∞ ed il lim +
tan x = −∞ , quindi lim −
etan x = +∞ e lim +
etan x = 0 .
x→( 2 k +1)π x→( 2 k +1)π x→( 2 k +1)π x →( 2 k +1)π
2 2 2 2

1 1
Pertanto il lim = 0 ed il lim = 1 . Siamo in presenza di discontinuità di
x→( 2 k +1)π
2

1 + etan x x →( 2 k +1)π
2
+
1 + etan x
prima specie, quindi la funzione è continua a tratti.

399) Studiare la continuità della funzione y = sin ( cot x ) .

E’ definita per x ≠ k x, con k intero. I punti x = k x sono di discontinuità per f(x).


I lim − cot x = −∞ ed il lim + cot x = +∞ . La discontinuità, nei punti x = k x, è di seconda specie e la
x → kπ x → kπ

funzione è generalmente continua.


185

1
400) Studiare la continuità della funzione y = tan .
x

E’ definita per x ≠ 0 e per 1/x ≠ π/2 + k π, ossia nei punti x = 1 , con k intero.
π + kπ
2

La f(x) ha infiniti punti singolari che sono i punti x = 0 e x0 = 1 , con k = 0, ± 1, ± 2, …


π + kπ
2

1 1 1
I lim tan = +∞ , ed il lim+ tan = −∞ . I punti x0 = sono di discontinuità di seconda
x → x0 −
x x → x0 x π + kπ
2
specie. Il diagramma di f(x) è quello indicato in figura:

Questi punti di discontinuità vanno sempre più addensandosi verso lo zero, in modo che in qualsiasi
intorno completo dello zero ne cadono infiniti. Quindi, in ogni intorno dello zero la f(x) compie
infinite oscillazioni che vanno da meno infinito a più infinito, quindi per x → 0 non esisterà né il
limite destro né il limite sinistro. Il punto x = 0 è un punto di discontinuità di seconda specie.

401) Studiare i punti di discontinuità della funzione, definita in R, dalla seguente legge:


⎪ x sin  i k ≠0 ≠ “2 , Ih| Z l|{ kh k m {lˆh |h| |jmmh;
Q
 1 



f(x) =  sin 1  .

0 i k =0 = 1/Z
 x

Questa funzione è discontinua di seconda specie negli infiniti punti x = 1/kπ, con k intero relativo non
 
1  1 
nullo. Infatti, in tali punti il lim = ∞ , mentre non esiste il lim1 sin  1 
.
x→
1 1 x→ 
kπ sin kπ sin
x  x
186

Sebbene in un intorno di x = 0 cadano infiniti di tali punti, il punto x = 0 è un punto di continuità per
  
  1 
f(x), perché il lim  x sin   = 0 .
 sin 1 
x→0

  x 

L’insieme dei punti di discontinuità ha un punto di accumulazione nell’origine dove la funzione è


continua.
n
 1 + cos x 
402) Studiare i punti singolari della funzione f ( x ) = lim   .
x →+∞
 2 
1 + cos x 1 + cos x
Per ogni valore di x risulta sempre 0 ≤ ≤ 1 , e che = 1 solo per x = 2kπ, con
2 2
k = 0, ± 1, ± 2, … Per 0 ≤ a < 1 risulta il lim a n = 0 , quindi:
x → +∞

0 i k ≠ 2Zπ;
f(x) = F
1 i k = 2Zπ
, e nei punti x = 2kπ la funzione presenta delle discontinuità eliminabili in

quanto il lim f ( x ) = 0 , mentre risulta f(2kπ) = 1.


x → 2 kπ

n
 1 + cos x 
403) Studiare i punti singolari della funzione f ( x ) = lim   .
n →+∞
 2 
1 + cos x 1 + cos x
Per ogni valore di x risulta sempre 0 ≤ ≤ 1 , e che = 1 solo per x = 2kπ, con
2 2
k = 0, ± 1, ± 2, …. Per 0 ≤ a < 1 risulta lim a n = 0 , quindi:
x → +∞

0 i k ≠ 2Zπ;
f(x) = F
1 i k = 2Zπ
, e nei punti x = 2kπ la funzione presenta delle discontinuità eliminabili, in

quanto il lim f
x → 2 kπ
( x ) = 0 , mentre risulta f(2kπ) = 1.
1
404) Studiare i punti singolari della funzione f ( x ) = lim .
n →+∞ 1 + x2n
Per x = 0 si ottiene f(0) = 1;
per – 1 < x < 1, cioè per x2n < 1, si ottiene che il lim x 2 n = 0 , quindi f(x) = 1;
x →+∞

per x < - 1 oppure per x > 1, cioè per x2n > 1, si ottiene che il lim x 2 n = +∞ , quindi f(x) = 0;
x →+∞

per x = ± 1 si ottiene che f(x) = 1/2.

⎧ 0 i k < −1;
⎪ 1/2 i k = −1;
Riassumendo: f(x) = 1 i k − 1 < < 1;
⎨ 1/2 i k = 1;

⎩ 0i k >1
187

La f(x) ammette due soli punti di discontinuità di prima specie, che sono i punti x = –1 e x = 1. Infatti
si ha che il lim f ( x ) = 0 , il lim f ( x ) = 1 , il lim f ( x ) = 1 , il lim f ( x ) = 0 .
x → − 1− x →−1+ x →1− x →1+

 sin2 ( n!π x) 
405) Studiare la funzione f ( x ) = lim lim 2 .
n→+∞ t →0 sin ( n!π x ) + t 2
 
- Se x è un numero razionale, cioè della forma p/q, con p e q interi e q > 0, allora per n > q il prodotto
n!p/q risulta intero e il sin n !π p
q (
= 0 , per cui; )
sin 2 ( n !π x ) 0
lim = lim = lim 0 = 0 , quindi f(p/q) = 0.
t→0 sin 2
( n !π x ) + t 2 t→0 0 + t 2 t→0

- Se x è un numero irrazionale, il prodotto n!x non sarà intero e per tutti gli n > 0, sarà sin(n!πx) ≠ 0,
per cui:

sin 2 ( n !π x ) sin 2 ( n !π x )
lim = = 1 , quindi f(x) = 1, quindi f(x) = 1.
t →0 sin 2 ( n !π x ) + t 2 sin ( n !π x )
0

La funzione f(x), detta funzione di Dirichelet, è nulla per tutti gli x razionali ed uguale a uno per tutti
gli x irrazionali. Questa funzione è discontinua in ogni punto, con discontinuità di seconda specie, in
quanto non esiste mai, in nessun punto, né il limite sinistro né quello destro.

Infatti, consideriamo le funzioni f(z) = sin πz, g(x) = x – [x], la prima è continua per ogni x ∈ N ; la
406) Vogliamo far vedere che una funzione continua di funzione discontinua non è sempre continua.

seconda è discontinua per tutti i valori interi della x.


Detto n un numero intero qualsiasi, si ottiene che g(n) = n – [n] = n – n = 0, ed i
lim g ( n ) = n − ( n − 1) = 1 e lim g ( n ) = n − n = 0 . Adesso consideriamo la funzione composta
n→n− n→n+

(funzione di funzione) F(x) = sin π(x – [x]) e dimostriamo che è continua per ogni valore di x. Per x
non intero la F(x) è continua perché lo sono le funzioni componenti f(z) e g(z). Basterà provare che
F(x) è continua per x = n, con n numero intero qualunque. Sapendo che f(z) è una funzione continua

( )
si ottiene che il lim f ( g ( x ) ) = f lim g ( x ) . Quindi F(n) = sin π(n – [n]) = sin 0 = 0, il
x → x0 x → x0

lim F ( x ) = lim− sin π ( x − [ x]) = sin π lim− ( x − [ x]) = sin π = 0 ,


x→n− x →n  x →n 
lim F ( x ) = sin π lim+ ( x − [ x])  = sin 0 = 0 .
x→n+  x→n 
407) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata 0/0:

sin x 3tan x  sin x 1 


- lim =1; - lim = lim 3  = 3 ⋅1⋅1 = 3 ;
x →0 x x→0 x x→0
 x cos x 

- lim
1 − cos x
= lim
(1 − cos x )(1 + cos x ) = lim 1 + cos x − cos x − cos 2 x = lim sin 2 x =
x→0 x x→0 x (1 + cos x ) x→0 x (1 + cos x ) x → 0 x (1 + cos x )
188

 sin x 1  1
= lim  sin x  = 1⋅ 0 ⋅ = 0 .
x→0
 x 1 + cos x  2

408) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata 0×∞:

 1 1 
   
x →0
(
- lim x cot 2 x = lim ) x
2
x → 0 tan x
x
= lim  2 cos 2 x  = lim 

x → 0 sin x
x 1
 x →0  sin x sin x
cos 2 x  = ∞ , in quanto:

 
x 1
lim =1, lim = ∞ , lim cos 2 x = 1 .
x →0 sin x x → 0 sin x x→0

 tan x (1 − sin x ) = lim


1 − sin x
= lim
(1 − sin x )(1 + sin x )
= lim
cos2 x sin x
=
- lim
x→π x→π x→π cos x x→π cos x (1 + sin x )
2 2 cot x 2
(1 + sin x ) 2
sin x
cos x sin x 0
= lim = = 0.
2 1 + sin x
x→π 2

409) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata ∞ – ∞:

( x2 + 1 − x2 − 3 )( x2 + 1 + x2 − 3 ) = lim
- lim
x →∞
( x +1 − x − 3
2 2
) = − lim
x →∞
x2 + 1 + x2 − 3 x →∞
x2 + 1 − x2 + 3
x2 + 1 + x2 − 3
=

4
= lim = 0;
x →∞ ∞
x x
- lim [log x − log sin 2 x ] = lim log
+ +
= log lim+ log =
x→ 0 x→ 0 sin 2 x x→ 0 2 sin x cos x

 x 1   1 1
= log lim+ log   = log 1⋅  = log .
x→0  sin x 2cos x   2 2

410) Esercizi sui limiti che si presentano sotto la forma indeterminata ∞/∞:
x + sin x sin x
- lim = 0 , noto che il lim = 0 , si ottiene:
x →∞ 2 x − sin x x → ∞ x
sin x
1+
x + sin x x =1;
lim = lim
x →∞ 2 x − sin x x →∞ sin x 2
2−
x

x+ x2 + 5
- lim , dividendo numeratore e denominatore per x, si ottiene:
x → +∞ 3
5x3 + 4 x + 3
189

5
1+ 1+
x + x2 + 5 x2 = 2 .
lim = lim
x →+∞ 3
5 x 3 + 4 x + 3 x →+∞ 3 5 + 4 + 3
3
5
2 3
x x

Cenni di teoria.
Calcolo della derivata tramite la definizione di limite del rapporto incrementale:
1) Calcolo dell’incremento della funzione in x0: f(x0 + h) – f(x0);

f ( x0 + h ) − f ( x0 )
2) Calcolo del rapporto incrementale ;
h
3) Calcolo del limite del rapporto incrementale per h → 0.
Esempio: Calcolare in x = 2 la derivata della funzione f(x) = x3.

f ( 2 + h ) − f ( 2 ) = ( 2 + h ) − 8 = 8 + 12h + 6h 2 + h 3 − 8 = 12h + 6h 2 + h 3 ;
3

f ( 2 + h) − f ( 2) 12h + 6h2 + h3
= = 12 + 6h + h2 , quest’ultima è una funzione continua della
h h
variabile h (funzione razionale di secondo grado). Essa ammette limite per h → 0 e questo limite vale
12 ( lim x 3 = 12 ).
x→ 2

411) Calcolare, nel punto x = 1/9, la derivata della funzione f(x) = √ :

1  1 1 1
f  + h − f  = +h − ;
9  9 9 3

(
f 1 +h − f 1
9 ) ( )
9 =
1 +h − 1
9 3=
1 +h− 1
9 9 = 1

( )
.
h h h 1 +h + 1 1 +h + 1
9 3 9 3

Quest’ultima è una funzione continua nella variabile h, pertanto si ottiene:

lim 9(
f 1 +h − f 1) ( )
9 = 1 =3
.
h→0 h 2 2
3
190

412) Dimostrare che la funzione sin x è derivabile ∀ ∈ N e che la sua derivata vale cos x, purché
l’angolo sia misurato in radianti.
p−q p+q
Quindi si ha che Dsin x = cos x, f(x) dalla Formula di prostaferesi sin p − sin q = 2 sin cos
2 2
h  h
si ottiene: f ( x + h ) − f ( x ) = sin ( x + h ) − sin x = 2sin cos  x +  , ed il rapporto incrementale
2  2
f ( x + h) − f ( x) sin h
h
=
h (
2 cos x + h
2 ).
2

sin h
Posto u = h/2, si ottiene che il lim 2 = lim sin u = 1 .
h→0 h u→0 u
2

sin h
Quindi: lim 2 = 1 (angolo in radianti), essendo cos x una funzione continua si ottiene:
h→ 0 h
2

(
limcos x + h
h→0
)2 = cos x e lim f ( x − hh) − f ( x) = cos x .
h→0

Analogamente si trova che la derivata di cos x vale – sin x.

413) Calcolare la derivata della funzione f(x) = |x – 3|.


Tale funzione è continua nel punto x = 3. Però, come vedremo, in tale punto la derivata destra della
funzione vale uno, mentre quella sinistra vale meno uno, quindi nel punto x = 3 la funzione data non
è derivabile, pur essendo, in tale punto, continua.
Il rapporto incrementale destro della funzione data (ponendo h > 0), nel punto x = 3 è:

f ( 3 + h) − f ( 3) 3+ h −3 − 0 h h
= = = = 1 , con h > 0.
h h h h
Il rapporto incrementale sinistro della funzione data (h < 0), vale (si ricordi che quando h < 0 si ha
f ( 3 + h) − f ( 3) 3+ h −3 −0 h −h
|h| = – h): = = = = −1 , con h < 0.
h h h h
f ( 3 − h) − f ( 3)
Quindi la derivata destra nel punto x = 3 è: lim+ = 1, mentre la derivata sinistra è
h→0 h
f ( 3 + h) − f ( 3)
lim− = −1.
h→0 h
191

414) Calcolare la derivata della funzione f(x) = √1 + Ih .

Tale funzione è continua nel punto x = π. Ma in tale punto la derivata destra della f(x) vale √2/2,
mentre quella sinistra vale – √2/2. Quindi nel punto x = π la funzione non è derivabile, pur essendo
continua in tale punto.
Supposto h > 0, calcoliamo il rapporto incrementale destro della f(x), nel punto x = π:

f (π + h ) − f (π ) 1 + cos (π + h ) − 0 1 − cosh
= = .
h h h

h 1 − cosh
Perché cos (π + h) = – cos h. Dalla Formula di bisezione, cioè (*) sin =± .
2 2
Nel nostro caso abbiamo supposto h > 0, ed interessandoci soltanto dei valori di h prossimi allo zero,

di zero, quindi √1 + Ih ℎ = √2 sin (h/2). Il rapporto incrementale destro si può scrivere:


possiamo supporre 0 < h < π, quindi dalla formula (*) dobbiamo considerare soltanto quella maggiore

f (π + h ) − f (π ) 2 sin h
2=
h
2 sin 2
= .
h h 2 h
2

sin h
Ricordando che il lim 2 = 1 (dal lim sin x = 1 ), si ottiene:
h→ 0 h x →0 x
2

. Quindi la derivata destra di f(x), nel punto x = π, vale √2/2.


f (π − h ) − f (π ) 2
lim+ =
h→0 h 2
Adesso supponiamo h < 0, si otterrà:

f (π − h ) − f (π ) 1 − cosh
= , con h < 0, tale che – π < h < 0, quindi nella formula (*) dobbiamo
h h
considerare il segno negativo, dinanzi alla radice. Pertanto si ottiene:

√1 + Ih = - √2 sin h/2,
f (π + h ) − f (π ) 2 sin h
2 =− 2
sin h
2,
per cui = da cui
h h 2 h
2
f (π + h ) − f (π ) 2
lim− =− .
h→0 h 2

Quindi la derivata sinistra di f(x), nel punto x = π, vale − √2/2.

sin 2 i k ≠0
Q
415) La f(x), definita dalla legge f(x) = F
0 i k =0
è continua nel punto x = 0. Però in tale

punto la f(x) non ammette né derivata destra né derivata sinistra.


192

f (0 + h ) − f (0 ) h sin 1
h = sin 1 .
Il rapporto incrementale nel punto x = 0 è =
h h h

La funzione 1/h non ammette limite né per h → 0+ né per h → 0-. Ciò prova quanto affermato.

416) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = 3 x − 1 .

La funzione data è continua nel punto x = 1, ma non derivabile.

f (1 + h ) − f (1) 3
h −0 1
Il rapporto incrementale di f(x), nel punto x = 1, è = = 3 , quindi il
h h h
f (1+ h) − f (1)
lim = +∞ .
h→0 h

417) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = sin 3 x .

La funzione data è continua nel punto x = 0, ma non derivabile.

f (0 + h) − f (0) sin 3 h − 0 sin 3 h 1


Il rapporto incrementale di f(x), nel punto x = 0, è = = 3 ,
h h h 3h
3
x sin 3 x
abbiamo moltiplicato il numeratore ed il denominatore per 3
x 3
.
x h
3 3
Ponendo
3
x = z si ottiene che il lim sin3 h = lim sin z = 1 . Pertanto il lim sin3 h = 1 , ed il
h →0 z →0h z h→0 h
1 f ( 0 + h ) − f ( 0)
lim 3 = +∞ , quindi il lim = +∞ , e si conclude che la funzione data non è
h→0 h h→0 h
derivabile.

418) Calcolare la derivata della funzione f ( x ) = 3 x 2 .

La funzione data è continua nel punto x = 0, ma non derivabile.

f (0 + h ) − f (0) 3
h2 − 0 1
Il rapporto incrementale di f(x), nel punto x = 0, è = = 3 , quindi, il
h h h
f ( 0 + h ) − f ( 0) f ( 0 + h ) − f ( 0)
lim− = −∞ , ed il lim+ = +∞ .
h→0 h h→0 h
Quindi l’operazione della derivazione non è sempre possibile. La derivabilità di una funzione f(x) è
una condizione più restrittiva della continuità.
193

419) Detto ω l’angolo che la direzione positiva dell’asse delle x forma con la tangente alla curva in
P0, sarà: f ′ ( x0 ) = tan ω . Cioè la derivata della f(x) nel punto x0 è uguale al coefficiente angolare della
retta tangente alla curva y = f(x) nel punto P0. L’equazione di una retta r, passante per il punto
P0 = (x0, y0) ed avente coefficiente angolare m, ha per equazione y – f(x0) = m(x – x0), ponendo
m = f ′ ( x0 )  y − f ( x0 ) = f ′ ( x0 )( x − x0 ) . Se f ′ ( x0 ) = 0 si ottiene ω = 0 e la tangente in P0 alla
curva è parallela all’asse delle x (figura 1).
Quando in x0 esistono, diverse fra loro, le due derivate, cioè quella sinistra e quella destra, allora la
curva in P0 ammette due tangenti diverse t1 e t2. Il punto P0, in questo caso, si chiama punto angoloso
della curva (figura 2).
Quando una f(x) = y è continua in un punto senza, ivi, essere derivabile, per esempio la spezzata in
figura 3, essa è continua ma non ammette tangenti uniche in C, D, E, F, G, H.

Regole di derivazione.

Derivata di una somma f(x) = f1(x) + f2(x) +… + fn(x), si ottiene: f ′ ( x ) = f1′( x ) + f2′ ( x ) + ... + f n′ ( x )

420) Esempi:
1) y = cos x +sin x ⇒ y ′ = − sin x + cos x ;

2) y = x – cos x + log x +7 – arctan x ⇒ y ′ = 1 + sin x + 1 − 1 ;


x (1 + x )
2

3) y = ax +arccos x – 7x ⇒ y′ = a x log a − 1 − 7 x log 7 ;


1− x 2

4) Calcolare la derivata della funzione f(x) = x + sin x + 9 in x = π/3.


194

Nel punto generico x si ha f ′ ( x) = 1 + cos x , quindi f ′ (π 3 ) = 1+ cos (π 3 ) =1+ 12 = 32 ;


5) Calcolare la derivata della funzione f(x) = x3 + arctan x + 3x in x = 1.

Nel punto generico x si ha f ′ ( x ) = 3 x 2 + 1 + 3 x log 3 , quindi:


(
1 + x2 )
f ′ (1 ) = 3 + 1 + 3 log 3 = 7 + 3 log 3 .
2 2

Derivata di un prodotto f ( x ) = f1 ( x ) ⋅ f2 ( x) ⋅ ... ⋅ fn ( x) , si ottiene:

f ′ ( x ) = f1′( x ) ⋅ f2 ( x ) ⋅ f3 ( x ) ⋅ ... ⋅ fn ( x ) + f1 ( x ) ⋅ f2′ ( x ) ⋅ f3 ( x ) ⋅ ... ⋅ fn ( x ) + ... + f1 ( x ) ⋅ f2 ( x ) ⋅ ... ⋅ fn′ ( x )


n −1
Se D  f ( x )  = n  f ( x )  f ′(x) .
n

421) Esempi:

1) y = sin5 x ⇒ y′ = 5sin x cos x ;


4

2) y = 7 x3 + arctan3 x + 9 x ⇒ y ′ = 21x 2 + 3 arctan 2 x 1 − 9 sin x ;


(1 + x )
2

3) y =(3x2 - 5arcsin x + 2)9 ⇒ y′ = 9 3 x 2 − 5 arcsin x + 2  6 x − 5


8 
( 2 
1− x 
; )

4) y = x3 tan6 x ⇒ y ′ = 3 x 2 tan 6 x + 6 x 3 tan 5 1 ;


cos 2 x

5) y = (x2 arccos7 x)log3x ⇒ y′ =  2 x + 7 arccos 6 x −1


  3
2 
1− x 
log x + x 2 + arccos 7 x 3log x 1 ;
x ( )

6) y = (ax+9x2+ √x )arccot x ⇒ y′ =  a x log a + 18 x 1 3 2  arccot x + a x + 9 x 2 + 3 x −1


v 
 3 x 

1 − x2
; ( )
7) y = 5x tan x arcsin2 x ⇒

⇒ y′ = 5x log 5 tan x arcsin x 2 + 5x 1 + tan 2 x arcsin 2 x + 5x tan x arcsin x 2


( ) ;
1 − x2

8) y = √x ex cos x ⇒ y′ = 1

5 4
e x cos x + 5 xe x cos x − 5 xe x sin x .
5 x

f (x) f ′ ( x ) g ( x ) − g′ ( x ) f ( x )
Derivata di un quoziente F ( x ) = , si ottiene: F ′ ( x ) = .
g (x)  g ( x ) 
2

422) Esempi:

⇒ y ′ = 2 x tan x + x 2 −
1 − sin x 2
− cos x ( x − cos x ) − (1 + sin x )(1 − sin x )
1) y = x 2 tan x − =
x − cos x ( x − cos x )
2
cos x
195

x2 x cos x
= 2 x tan x + + ;
cos x ( x − cos x )2
2


3x2 + 5
2) y = tan x + ( x + cos x ) +
3 7

x+2


6 x ( x + 2 ) − ( 3x 2 + 5 )
( 2
)
y′ = 3tan x 1 + tan x + 7 ( x + cos x ) (1 − sin x ) +
6
;
( x + 2)
2


tan x + x2
+ ( 5sin4 x + cot x + 3)
8
3) y = sin x
3

cos x
tan x + x 2 ( )
1 + tan 2 x + 2 x cos x + sin x tan x + x 2 ( 7 ) 1 
y ′ = 3 sin 2 x
cos x
cos x + sin 3 x 2
cos x 
(
+ 8 5 sin 4 x + cot x + 3  20 sin 3 x cos x − 
sin 2 x 
)


x + arcsin x log 3 x + 5 x
4) y = arccot 2 x −
x2 3
x

 1
+ 1
 2
x − 2x ( x + arcsin x )
⇒ y′ = 2 arccot x
−1 x + arcsin x  2 
 2 x 1− x 
+ arccot x
2
+
1 + x2 x2 x4


(3 log 2
x 1 + 1 5 x4
x 5 ) 3
x−1
3
3
(
x 2 log 3 x + 5 x ).
3
x2

5) La funzione g(x) = sin √ non è derivabile in x = 0, lo stesso dicasi per f(x) = tan √ .
v v

La funzione F(x) = f(x) – g(x) = tan √ - sin √


v v
è, invece, derivabile nel punto x = 0. Infatti:

F ( 0 + h ) − F ( 0)
=
tan h − 0
3
=
sin 3 h
cos 3 h
− sin 3 h
=
(
sin 3 h 1 − cos 3 h ) = sin h (1 − cos h )(1 + cos h ) =
3 3 3

h h h h cos 3 h h cos h (1 + cos h )


3 3

3
sin 3 h sin 2 h 1  sin 3 h  1
= = 3  .
h cos 3 h 1 + cos 3 h 
 ( h )  cos 3
h 1 + cos(3
h )
sin 3 h 1 1 F ( 0 + h ) − F ( 0) 1
= lim = risulta che il lim =
( )
Essendo il lim 1 ed il
h→0 3
h h→0
cos 3 h 1 + cos 3 h 2 h→0 h 2
cioè F(0) = 1/2 . Cioè la differenza fra f(x) e g(x) è derivabile.
196

Derivazione delle funzioni composte.


Siano date due funzioni y = f(z) e z = g(x). Supponiamo che al variare di x nell’intervallo (a,b) la
z = g(x) assuma valori appartenenti all’insieme di esistenza della funzione y = f(z). Quindi le funzioni
y e z definiscono una funzione di funzione f[g(x)] e se sono derivabili, anche la funzione composta
f[g(x)] è derivabile e risulta che Df[g(x)] = f ′ ( z ) g′ ( x) , dove è z =g(x). Se le funzioni intermedie sono
più di una, cioè se y =f(z), z = g(u), u = ϕ(x), risulta:
y = f[g(ϕ(x))], quindi la D f[g(ϕ(x))] = f ′(z) g′(u) ϕ′(x).

423) Esempi:

1) y = sin ( x 2 + 5 x ) .

Posto z = x + 5x  y = sin z , si ottiene y ′ = cos z ( 2 x + 5 ) = ( 2 x + 5 ) cos ( x 2 + 5 x ) .


2

In sintesi, non è necessario porre z = x 2 + 5 x , ma si calcola la derivata di sin ( x 2 + 5 x ) , considerando

( )
x 2 + 5 x come variabile indipendente, e si ottiene cos x 2 + 5 x ; successivamente si calcola la derivata
di x + 5 x che è 2x + 5 e si moltiplicano i due risultati.
2

2) y = log tan ( x 3 + 5 ) .

Posto u = x 3 + 5 , z = tan u e y = log z , si ottiene:

y′ =
1
( )
1 + tan 2 u 3 x 2 =
1
( )
1 + tan 2 x 3 + 5  3 x 2 .
z (
tan x 3 + 5  ) 

In pratica, si deriva log tan ( x3 + 5 ) considerando come variabile indipendente tan ( x 3 + 5 ) e si ottiene

; successivamente si deriva tan ( x 3 + 5 ) considerando come variabile indipendente x 3 + 5


1
(
tan x + 5 3
)
e si ottiene 1 + tan 2 ( x 3 + 5 ) , infine si deriva x 3 + 5 , ottenendo 3x2. Il prodotto delle derivate trovate
ci fornisce la derivata della funzione data.

3) y = sin  log ( 2 + cos x )  ⇒ y ′ = cos  log ( 2 + cos x ) 


1
( − sin x ) .
2 + cos x


4) y = cot log
5 + sin x


y = − 1 + cot log
2 ( )
5 + sin x  1 + x 2 cos x 1 + x − 2 x ( 5 + sin x )
2

.
1 + x2  1 + x 2  5 + sin x 1+ x 2
2
( )
5) y = arctan log ( 3 + x 2 ) + 7 x − esin x ⇒ y′ =
1 1
2 x + 7 x log 7 − esin x cos x .
( )
1 + log 3 + x 2  3 + x
2 2

6) y = arcsin 3 x 2 − 5 + 9x + arccot 3 x ⇒
2
197

1 1 −1
y′ =
2
2 x + 9 x log 9 ⋅ 2 x + 3arccot 2 x .
( ) ( ) 1 + x2
2 2
1− 3
x2 − 5 3 3 x2 − 5

+ arccos x ⇒
x
7) y = arctan
1 + x2
2
1 − x2 + x
⇒ y′ =
1 − x2 −
1 1
(
= 1 − x2 ) 1

1
=0.
1− x (1− x )
2 2
1+ x 1 − x2 2
1 − x2 1 − x2
(1− x ) 2

+ arccos x ⇒
x
8) y = arctan
1 + x2

⇒ y′ = arctan
x −1 1 x +1− x +1 1 1
+x − 2x =
x + 1 1 + x −1
( ) ( x + 1)
2 2
x2 + 1 2 x 2 + 1
x +1

x − 1 x ( x + 1)
2
2 x x −1
= arctan + − = arctan .
x + 1 2 x2 + 1 ( ) ( x + 1) 2
x +12
x +1

Derivazione delle funzioni inverse.


Sia y =f(x) una funzione derivabile, con derivata diversa da zero in ogni punto di un intervallo in cui
essa ammette l’inversa x = g(y). Se x0 è un qualunque punto del suddetto intervallo e y0 il
corrispondente valore della f(x), cioè y0 =f(x0) nel punto y0 è pure derivabile la funzione inversa g(y)
.
1
che risulta g ′ ( y0 ) =
f ′ ( x0 )

424) Esempi:

1) y = f ( x ) = e + sin x , calcolare, nel punto y = 1, la derivata della funzione inversa g(y).


x

La f(x), per x = 0 è f(x) = 1 (1 = ex + sin x → x = 0); la derivata g′(1) = 1/f ′(x0), pertanto
f ′ ( x ) = ex + cos x  f ′ ( 0) = 1 + 1 = 2 , e g ′ (1) = 1 .
2

2) y = f ( x ) = 4 x + tan x + 2 , calcolare, nel punto y = π + 3, la derivata della funzione inversa g(y).


198

Si ha che π + 3 = 4x + tan x +2 ⇒ π + 1 = 4x + tan x ( tan x = 1 ⇒ x = π/4, π = 4x ⇒ x = π/4), quindi


1 π 
π + 1 = 4π/4 + tan π/4, pertanto g ′ (π + 3) = , f ′ ( x ) = 4 + 1 + tan x  f ′  =6 e
2

f′ π ( 4) 4
1
g ′ (π + 3) = .
6

Derivata logaritmica.
In alcuni casi per calcolare la derivata y′ di una funzione, conviene prima calcolare la derivata del
suo logaritmo y′/y, quindi ricavare la y′. Questo procedimento è utile nel caso di derivazione di
potenze con base ed esponenti variabili.

425) Esempi:

y′
1) y = x ⇔ e = e ⇔ log y = x log x , derivando si ottiene = log x +1 , da cui si ricava
x y xlog x
y
y′ = y ( log x + 1) = x x ( log x + 1) .

(1+ x )
( ) ⇔ log y = sin x log (1 + x2 ) , derivando si ottiene:
sin x
sin x 2

2) y = 1 + x ⇔e =e
2 y

y′  2 x sin x   2 x sin x 
( 2x
) ( ) ( ) ( )
sin x
= cos x log 1 + x 2 + sin x  y′ = y  cos x log 1 + x 2 + 2 
= 1 + x2  cos x log 1 + x + 1 + x 2 
2

y 1+ x 2
 1+ x 

3) y = ( sin x ) ⇔ e y = e(
sin x )
tan x
tan x
⇔ log y = tan x log sin x , derivando si ottiene:

y′ 1 cos x  1 sin x cos x  tan x  logsin x 


= 2
logsin x + tan x  y′ = y  2 logsin x +  = ( sin x )  2
+ 1
y cos x sin x  cos x cos x sin x   cos x 

( x −1)
3

(x )
5 3 7
3 x
5 3
−1 7
x
⇔ e y = e (9+ x )
43
x +52
y= ⇔
(9 + x )
4 3
4) x +5 2

3
5
1
7
( 1
⇔ log y = log x 3 − 1 + log x − 4 log ( 9 + x ) − x 2 + 5
3
) ( )
y′ 9 x2 1 4 2x
= + − −
( ) ( )
, da cui:
y 5 x3 −1 7x 9 + x 3 x2 + 5

(x − 1)
3
5 3
x  9x2
7
1 4 2x 
y′ =  + − − .
(9 + x ) x 2 + 5  5 ( x − 1) 7 x 9 + x 3 ( x + 5 ) 
4 3 3 2
199

tan3 x 5 arcsin x
tan 3 x 5 arcsin x 1
5) y = 9
⇔ ey = e cos9 x
⇔ log y = 3log tan 2 x + log arcsin x − 9 log x ,
cos x 5

tan3 x 5 arcsin x  3 1 
y′ =  + + 9tan x .
cos9 x  sin x cos x 5 1− x arcsin x
2

Derivate di ordine superiore.


426) Esempi:

1) Calcolare le derivate dei primi tre ordini della funzione y = 5x + 3log x − 6sin x .
3

3
Primo ordine: y ′ = 15 x 2 + − 6 cos x ;
x
3
secondo ordine: y ′′ = 30 x − + 6 sin x ;
x2
6
terzo ordine: y ′′′ = 30 + + 6 cos x .
x3
x −1
2) Calcolare nel punto x = 0 la derivata seconda della funzione f ( x ) = .
x2 + 1

f ′( x) =
( )
1 x 2 + 1 − ( x − 1) 2 x
=
− x2 + 2 x + 1
;
(x ) (x )
2 2
2
+1 2
+1

( −2x + 2) ( x2 +1) − ( − x2 + 2 x + 1) 2 ⋅ 2 x
2
2 x3 − 6 x 2 + 2
f ′′ ( x ) = = .
( x +1) ( x +1)
4 3
2 2

Nel punto x = 0 la derivata seconda vale f ′′(0) = 2.

3) Calcolare nel punto x = 1 la derivata prima, seconda e terza della funzione f ( x ) = 4log x − x + 1
3

4 4 8
f ′(x) = − 3x2 ; f ′′ ( x ) = − − 6x ; f ′′′ ( x ) = −6.
x x2 x3

Pertanto, nel punto x = 1, si ottiene: f ′ (1) = 1 , f ′′ (1) = −10 ; f ′′′ (1) = 2 .

4) Calcolare la derivata n-esima della funzione y = sin x.

 π  π  π
y′ = cos x = sin  x +  ; y′′ = − sin x = sin  x + 2  ; y′′′ = − cos x = sin  x + 3  ;
 2  2  2

 π
y IV = sin x = sin  x + 4  …
 2
200

( n)  π
In generale, con n intero positivo qualunque si ha: y = sin  x + n  .
 2
5) Calcolare la derivata n-esima della funzione y = log x.
1 1 2! 3!
y′ = ; y ′′ = − ; y ′′′ = ; y IV = − ;…
x x2 x3 x4

( n)
= ( −1)
n−1 ( n −1)!
In generale, con n intero positivo qualunque si ha: y .
xn

427) Applicazioni:

1) Determinare l’equazione della tangente alla parabola di equazione f ( x) = 3x − 5x + 7 , nel punto


2

x = 2.
L’equazione generica della tangente alla curva y =f(x), in un punto P0, di ascissa x0 è:

y − f ( x0 ) = f ′ ( x0 )( x − x0 ) = m ( x − x0 ) .
m

Nel nostro caso x0 = 2, quindi f ( x0 ) = f ( 2) = 9 ; f ′ ( x ) = 6 x − 5  f ′ ( 2 ) = 7 .

Quindi, l’equazione richiesta è la seguente:

y − 9 = 7 ( x − 2) ⇔ 7 x − y − 5 = 0 .

2) Determinare l’equazione della tangente alla curva di equazione f ( x ) = 2 x − 5sin x + 1 , nel punto
2

x = 0.

Si considera il punto x0 = 0, pertanto f(0) = 1, f ′ ( x ) = 2 + 5cos x  f ′ ( 0) = 7 .

Quindi, l’equazione della tangente cercata è y − 1 = 7 x .

x2 − 4 x + 3
3) Determinare l’equazione della tangente alla curva di equazione f ( x ) = 2 , nel punto
x − 6x + 8
x = 1.

Si considera il punto x0 = 1, pertanto f(1) = 0, f ′ ( x ) =


(
−2 x 2 − 5 x + 7 )  f ′ (1) = − 2 .
(x )
2
2
− 6x + 8 3

2
Quindi, l’equazione della tangente cercata è y = − ( x − 1) .
3
201

Moto rettilineo e moto curvilineo.


Consideriamo lo spazio s = f(t), la velocità v = f ′(t) e l’accelerazione a = v′ = f ′′(t).
L’intensità della forza è data, per il secondo principio della dinamica, da F = ma = m v′ = m f ′′(t).

428) Un corpo si muove in linea retta secondo la legge oraria s = t 3 − 9t 2 + 15t , in cui s è misurato in
metri e t in secondi. Trovare la velocità e l’accelerazione che il corpo ha nell’istante t = 6.
Determinare gli intervalli di tempo durante i quali il corpo si sposta in avanti, e quelli durante i quali
si sposta indietro.
Si ottiene che v = f ′ ( t ) = 3t −18t +15 , a = v′ = f ′′ ( t ) = 6t − 18 ; posto t = 6 si ha:
2

m m
v ( 6 ) = 15   , a ( 6) = 18  2  .
s s 
Vediamo gli intervalli di tempo durante i quali il corpo si sposta in avanti e quelli durante i quali
indietreggia: cioè per quali valori di t la velocità è maggiore di zero e per quali è minore di zero.

Calcoliamo le radici dell’equazione v ( t ) = 3t − 18t + 15 = 0 ⇒ .


2
t1 = 1
.
t2 = 5
Quindi la v(t) > 0 per t < 1 e t > 5, mentre è v(t) < 0 per 1< t < 5. Cioè, il corpo avanza durante il
primo e dopo il quinto secondo, mentre indietreggia durante l’intervallo di tempo che va dal primo al
quinto secondo.

429) Una soluzione è versta in un filtro conico in ragione di 3 cm3 al secondo, e ne esce in ragione di
1 cm3 al secondo. Il raggio della parte superiore del filtro è 10 cm, la profondità del filtro è di 30 cm.
Trovare la velocità con la quale il livello della soluzione cresce nel filtro, in un istante qualsiasi t.
Quando la soluzione è arrivata all’altezza OP = y il suo volume è di (*) π PB y ( cm 3 ) (vedi figura).
1 2

3
Dai triangoli simili OPB e OQD si ottiene:
QD ⋅ OP 10 y y
PB : QD = OP : QO , essendo QD = 10cm , OP = y , OQ = 30cm si ricava: PB = = =
QO 30 3

QD ⋅ OP 10 y y
PB = = = .
QO 30 3

π y3
La formula (*) si scriverà .
27
Considerato che ad ogni secondo, nel filtro, rimane 3 – 1 =
2 cm3 /sec, allora il tempo t impiegato dalla soluzione per
arrivare all’altezza OP = y è dato da
π y3 2t
t= : 2  y = 33 (**), che è il legame fra lo spazio percorso dal punto P ed il tempo impiegato
27 π
a percorrerlo.
La velocità del punto P, con la quale aumenta il livello della soluzione, è paro alla derivata di (**)
rispetto a t, cioè v = y ′ = dy  v = y ′ = 3 1 2
=
2 .
dt
( π) π 4π t
2 3 2
3 3 2t
202

Moto curvilineo.
Considerato un punto P in un piano di assi cartesiani 0xy. Ad ogni istante il punto P occupa una

= ({)
posizione ben determinata, variabile da istante a istante. Le sue coordinate x, y saranno funzioni
del tempo t. Le equazioni "
] = ]({)
, sono le equazioni parametriche della, traiettoria in cui il
parametro t indica il tempo traiettoria, quindi esprimono le coordinate di P in funzione del tempo e
vengono chiamate le equazioni del moto del punto P.
La traiettoria (vedi figura)è la curva descritta dal punto
P al variare del tempo. Sia P la posizione del punto
mobile nell’istante t e Q la sua posizione nell’istante
t + h. Il vettore Q – P rappresenta lo spostamento di P
Q−P
nell’intervallo di tempo che va da t a t + h: =
h
velocità vettoriale media relativa all’intervallo di
tempo h.
Q−P
Il vettore velocità nell’istante t è il vettore: lim ,
h→ 0 h
Q−P
cioè v = lim . Adesso individuiamo il modulo, la
h→0 h
direzione ed il verso di questo vettore. Le coordinate di
P ≡ ( x ( t ) , y ( t ) ) , quelle di Q ≡ ( x ( t + h ) , y ( t + h ) ) . Indicati con i e j i versori dell’asse x e y, si
ottiene:

Q − P =  x ( t + h ) − x ( t )  i +  y ( t + h ) − y ( t )  j , pertanto

Q − P x ( t + h) − x ( t ) y ( t + h) − y ( t )
= i+ j.
h h h
Passando al limite per h → 0, supposto che le funzioni x(t) e y(t) siano derivabili, si trova:
Q−P
lim = x ′ ( t ) i + y ′ ( t ) j , quindi il vettore velocità v , all’istante t è v = x′ ( t ) i + y′ ( t ) j .
h→ 0 h

Il modulo del vettore velocità istantanea è v = x ′ 2 ( t ) + y ′ 2 ( t ) = velocità scalare del punto P.

Q−P Q−P
Il vettore ha la direzione della retta PQ ed il verso da P a Q, quindi il vettore lim
h h → 0 h
avrà la direzione della tangente alla traiettoria nel punto P e verso quello secondo cui avviene il
moto del punto. Il vettore accelerazione del punto P, che si muove di moto curvilineo, è la derivata,
rispetto al tempo, del vettore velocità, cioè: a = v′ = x′′ ( t ) i + y′′ ( t ) j , il cui modulo è l’accelerazione
scalare del punto P, cioè a = x ′′ 2 ( t ) + y ′′ 2 ( t ) .
203

= 2cos { − cos 2{
430) La traiettoria descritta da un mobile ha le seguenti equazioni parametriche: "
] = 2 sin { − sin 2{
in cui t rappresenta il tempo. Trovare la velocità e l’accelerazione scalare nell’istante π/2. Quindi
determinare la direzione del vettore velocità.
Derivando le equazioni parametriche, si ottiene:
′ = −2sin { + 2 sin 2{ ′′ = −2cos { + 4 cos 2{
" ⇒ "
] ′ = 2 cos { − 2cos 2{ ] ′′ = −2 sin { + 4sin 2{
.

Per t = π/2, si ottiene x′ (π/2) = – 2, y′ (π/2) = 2, x′′ (π/2) = – 4, y′′ (π/2) = – 2, quindi, la velocità e
l’accelerazione scalare, nell’istante π/2, sono:

π  π 
v = x′2 ( t ) + y′2 ( t ) = v   = 2 2 ; a = x′′2 ( t ) + y′′2 ( t ) = a   = 2 5 .
2 2

Dalla v = x′ ( t ) i + y′ ( t ) j = −2i + 2 j (si tenga conto che ( j = ii ) = ( −2 + 2i ) i , con i = unità


immaginaria). Scrivendo il numero complesso – 2 + 2i sotto forma trigonometrica si trova:

 3π 3π   3π 3π 
−2 + 2i = 2 2  cos + i sin   v = 2 2  cos + i sin  i (il vettore v forma con la
 4 4   4 4 
direzione del versore i , cioè con la direzione dell’asse delle x, un angolo di 3π/4).

431) Un punto P si muove di moto uniforme circolare di periodo T. Determinare il vettore velocità e
il vettore accelerazione del punto P.
Troviamo le equazioni parametriche del moto, cioè della
circonferenza descritta dal punto P (il parametro è il tempo
t).
Dalla figura si nota che l’angolo ω descritto dal raggio
vettore 0A, nell’unità di tempo t, vale ω = 2π/T, tenuto conto
che T è il tempo impiegato dal mobile per percorrere l’intera
circonferenza.
Dopo t secondi sarà A 0̂ P = ω t , considerate (x, y) le
coordinate di P, dal triangolo rettangolo 0PQ si ricava
= k cos(•{)
"
] = k sin( •{)
, che sono le equazioni del moto del punto P.

′ = −r• sin( •{)


"
] ′ = k• cos(•{)
, quindi v = − rω sin (ω t ) i − cos (ω t ) j  . Il vettore velocità ha la direzione
della tangente alla circonferenza in P e per verso quella del moto.

Il modulo di v (velocità scalare) sarà v = r ω2 sin2 (ωt ) + cos2 (ωt )  = r 2ω2 = ωr .


2
204

.
x′′ = −rω 2 cos (ωt )
, quindi a = − rω 2  cos (ω t ) i + sin (ω t ) j  , ma essendo j = ii , con i = unità
y′′ = −rω sin (ωt )
2

immaginaria, si ottiene a = − rω 2  cos (ωt ) + i sin (ωt ) j  i .

Il vettore accelerazione del punto P, nel moto circolare uniforme, ha la direzione del raggio 0P, ed il
verso diretto verso il centro 0 della circonferenza. Il modulo di tale vettore (accelerazione scalare),
1 2 2 v2
vale a = r ω
2 4
( ( ) ( ))
cos 2
ωt + sin 2
ωt = r ω
2 4
= rω 2
=
r
rω = .
r

Coefficiente di dilatazione lineare.


Sia f(x) la lunghezza di una sbarra di metallo, alla temperatura x. L’incremento f(x + h) – f(x)
rappresenta l’allungamento subito da tutta la sbarra, nel passare dalla temperatura x a quella
x + h.

f ( x + h) − f ( x)
Il quoziente rappresenta l’allungamento medio della sbarra nell’unità di
h
1 f ( x + h) − f ( x)
temperatura, mentre rappresenta l’allungamento medio dell’unità di sbarra
f (x) h
nell’unità di temperatura.

1 f ( x + h) − f ( x) f ′( x)
Il limite lim = è il coefficiente di dilatazione lineare della sbarra alla
f ( x ) h→0 h f ( x)
temperatura x.

432) Sapendo che la lunghezza l(x) di una sbarra è legata alla temperatura x dalla relazione
x
l ( x) = l0e3+ x , in cui l0 è la lunghezza della sbarra alla temperatura x = 0. Trovare il coefficiente di
dilatazione lineare, alla temperatura x = 5.
x
3+ x − x x
3
l ′ ( x ) = l0 e 3 + x = l0 e 3 + x ;
(3 + x ) (3 + x )
2 2

l′ ( x ) 3 l′( x ) 3
Pertanto il coefficiente di dilatazione lineare è = , che per x = 5, si ottiene =
l (x) (3 + x )
2
l (x) 64
.
433) Sia v(x) il volume occupato da una massa di gas, alla temperatura x, essendo costante la
pressione. L’incremento v(x + h) - v(x) rappresenta l’aumento di volume subito dalla massa di gas nel
205

1 v ( x + h)
passare dalla temperatura x alla temperatura x + h. Il quoziente = rappresenta la
v ( x) h
variazione media nell’unità di volume, nell’unità di temperatura.

1 v ( x + h ) − v ( x ) v′ ( x )
Il limite lim = è il coefficiente di espansione della massa di gas alla
v ( x ) h→0 h v ( x)
temperatura x. In modo del tutto analogo si definisce il coefficiente di pressione, a volume costante,
ed il coefficiente di comprimibilità, a temperatura costante.

Funzioni crescenti o decrescenti.


Come conseguenza del Teorema di Lagrange si ha:
Se la funzione f(x), continua in [a, b], ha nell’interno del suddetto intervallo derivata sempre
maggiore di zero, allora f(x) è crescente in senso stretto in tutto [a, b]. Se, invece, f ′(x) è sempre
negativa in [a, b], la f(x) è decrescente in senso stretto.

3 2
434) Determinare in quali intervalli la funzione y = –2 + è crescente ed in quali è decrescente.
Derivando la funzione data si ottiene y ′ = 3 2 – 4 + 1, essa si annulla per x = 1/3 e x = 1, quindi
risulta negativa per 1/3 < x < 1 (in quanto y ′ < 0, = ∆ 4 > 0) e positiva per x < 1/3 e x > 1 (in quanto
y ′ > 0, ∆ = 4 > 0). Quindi, nell’intervallo 1/3 < x < 1 la f(x) è decrescente in senso stretto, mentre in
x < 1/3 e x > 1 è crescente in senso stretto.

x2 − 5x + 4
435) Determinare in quali intervalli la funzione y = è crescente ed in quali è decrescente.
x −5
La funzione data è definita in R \{5}, la sua derivata è:
( 2 x − 5)( x − 5) − ( x 2 − 5 x + 4 ) x 2 − 10 x + 21
y′ = = .
( ) ( x − 5)
2 2
x − 5

Questa derivata si annulla per 2 – 10 + 21 = 0 ⇒ ∆ = 16 > 0, x = 3 e x = 7. Quindi è negativa,


tenuto conto dell’insieme di definizione (per x = 5 la f(x) non esiste), per 3 < x < 5 e 5 < x < 7. E’
positiva per x < 3 e x > 7. Quindi, la funzione data è crescente in senso stretto per x < 3 e x > 7 e
decrescente in senso stretto per 3 < x < 5 e 5 < x < 7.

 π
436) Trovare in quali intervalli, compresi fra 0 e π, la funzione y = cos x cos  x +  è crescente ed
 3
in quali è decrescente.

 π  π  π
Derivando la funzione data si ottiene y = − sin x cos  x +  − cos x sin  x +  = − sin  2 x +  .
 3  3  3
206

Questa derivata si annulla per x = π/3 e x = 5π/6. Risulta positiva per π/3 < x < 5π/6 e negativa per
0 < x < π/3 e per 5π/6 < x < π. Quindi, nell’intervallo π/3 < x < 5π/6 la funzione data è crescente in
senso stretto, mentre negli intervalli 0 < x < π/3 e 5π/6 < x < π è decrescente in senso stretto.

Teorema di De L’Hospital.
Quando i limiti delle funzioni si presentano sotto una della forme indeterminate, del tipo, 0/0, ∞/∞,
0 x ∞, + ∞ – ∞ i teoremi sui limiti non sono applicabili. Ma ci viene in aiuto il Teorema di De
L’Hospital, che in sintesi dice:
Sia I un intorno sinistro (destro) del punto a, le funzioni f(x) e g(x) siano continue e derivabili
nell’intervallo I – {a} e siano entrambi infinitesime o infinite per x → a. La funzione g(x) e la sua
f ′( x)
derivata g′(x) no siano mai nulle nell’intervallo I – {a}. Con tali ipotesi, se esiste il lim esiste
x→a g ′ ( x )

f ( x) f ′( x)
anche il lim = lim .
x→a g ( x) x→a g′( x)

In sintesi, sia I un intervallo di numeri reali, x0 ∈ I, f, g : I\{x0}→ R due funzioni continue e derivabili
in I, con g e g ′ non nulle in un intorno di x0. Assumiamo che f e g siano entrambi infinitesime o

infinite per x → x0 e che ∃ lim


f ′( x) f ( x) f ( x) f ′( x)
∈ R , allora esiste il lim e lim = lim (il
x → x0 g ′ ( x ) x → x0 g ( x ) x → x0 g ( x ) x → x0 g ′ ( x )

risultato vale anche se si considera solo il limite per x → x0- oppure x → x0+).

1 − cos x
437) lim
x →0 x2
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
1 − cos x sin x 1 sin x 1
ottiene lim 2
= lim = lim = .
x→0 x x → 0 2x 2 x → 0 x 2

sin2x −1
438) lim
4 2sin x − 2
π
x→

Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
sin 2x −1 2cos2x
ottiene lim = lim =0.
4 2sin x − 2
π
x→ x→π 2cos x
4
207

3x5 − 4 x4 + x
439) lim 2 .
x→1 x − 2 x + 1

Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
3x5 − 4x4 + x 15x4 −16x3 +1
ottiene lim 2 = lim , anche tale limite è della forma indeterminata del tipo
x→1 x − 2 x + 1 x→1 2x − 2
0/0, quindi applichiamo nuovamente il Teorema di De L’Hospital:

15x4 −16x3 +1 60x3 − 48x2 +1


lim = lim = 6.
x→1 2x − 2 x→1 2

sin x − x
440) lim
x→0 x3
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
sin x − x cos x − 1 − sin x 1 sin x 1
ottiene lim 3
= lim 2
= lim = − lim =− .
x→0 x x→0 3x x→ 0 6x 6 x→ 0 x 6

441) lim x − arctan 3x


2 2

x→ 0
(1 − cos x )
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:
 1 
x 2 − arctan x 2 2x − 2x 5   2

2

= lim 1+ x 4 2
= lim
x 2
= lim 
1 x x
lim   
x→0
(1 − cos x )
3 x→0 2
( 4
)
3 (1 − cos x ) sin x 3x → 0 1 − x (1 − cos x ) sin x 3x → 0 1 − x sin x  1 − cos x  
2 4

 vedin .437 = 4 

x 2 − arctan x 2 8
 lim = .
(1 − cos x )
x→0 3
3

x − arctan x
442) lim
x→0 arcsin x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:

1− 1  
x − arctan x 1 + x 2
 1− x
2
x2  x2 2x
lim = lim = lim  =
 x→0lim = lim = lim 2 1 − x 2 = 2
x →0 arcsin x − x x →0 1
− 1 x →0  1 + x 1 − 1 − x 2 x →0 2 x
2
 1 − 1 − x 2 x →0

1− x 2
 1 1− 1− x 2

x − arcsin x
443) lim
x→ 0 sin 3 x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
ottiene:
208

1− 1  1

x − arcsin x 1 − x = lim  1 2
1 − x2 − 1 1 1 − x2 − 1
lim = lim  = lim =
3 2
sin 2 x  x → 0 3 sin 2 x
 cos x 1 − x
x→ 0 sin x x → 0 3sin x cos x x→ 0 2

 

− x  1 
= lim
1 1 − x = − 1 1 lim  x
2
1  11 1
x → 0 3 2 sin x cos x 
2 3 x → 0 sin x cos x 1 − x 2 =−23=−6.
 

e x − 1 + log (1 − x )
444) lim
x →0 tan x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo 0/0. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
e x − 1 + log (1 − x ) ex − 1
1 − x = lim  cos 2 x e (1 − x ) − 1  =
x
ottiene: lim = lim  
tan x − x − 1 x → 0  1 (1 − x ) sin x 
x→ 0 x→0 1 2
cos x

e x (1 − x ) − 1 e x (1 − x ) − e x − xe x
= lim = lim = lim =
x→0 (1 − x ) sin 2
x x→0 − sin x + 2 (1 − x ) sin x cos x
2
 ( )
x → 0 sin x  − sin x + 2 1 − x cos x 

 x −ex  1
= lim   =− .
x→0 sin x − sin x + 2 (1 − x ) cos x 2
 

log sin x
445) lim
x→0 +
cot x − x
Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
cos x
ottiene: lim log sin x = lim sin x = lim ( − sin x cos x ) = 0 .
x → 0+ cot x − x x → 0+ − 1
+
x→0
sin 2 x

(
log 1 + 2e x )
446) lim
x→+∞
1 + x2
Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
 
log (1 + 2e x ) ex
1 + 2 e x  1 + x 2 2e x   1 2e x 
ottiene: lim = lim = lim   = lim  +1 x 
=
x → +∞ x x →+∞  + x
 x → +∞ 2
+
x → +∞
1 + x2  x 1 2 e   x 1 2 e 
1 + x2  1 

2ex 2ex
= lim = lim x = 1.
x→+∞ 1 + 2e x x→+∞ 2e
209

x
447) lim
x→+∞ log x

Tale limite è della forma indeterminata del tipo ∞/∞. Applicando il Teorema di De L’Hospital, si
x 1
ottiene: lim = = lim x = +∞ .
x → +∞ log x 1 x → +∞
x

Altri casi di indeterminazione.


Forma 0 x ∞.

f (x) 0 ∞ 
Sia il lim f ( x ) = 0 e il lim g ( x ) = ∞ , si ottiene che f ( x ) g ( x ) =    , oppure  .
x→a x→a 1 0 ∞ 
g (x)

 π x 1− x −1 2
448) lim (1 − x ) tan  = lim = lim = .
x →1
 2  x →1 π x x →1  πx π π
cot − 1 + cot 2 
2  2 2

1
449) lim x log x = lim log x = lim x = lim ( − x ) = 0 .
x → 0+ x → 0+ 1 x → 0+ − 1 2
x→ 0+
x x

2  1
450) lim  x log cos  (Forma 0 x ∞).
x→+∞
 x

1 1 1 1  1
log cos sin 2  sin 
 1 x = lim cos x x x = lim 1 1 x =−1
lim  x2 log cos  = lim  1 1 
.
x→+∞
 x  x→+∞ 1 x →+∞ 2 x →+∞ 2 2
− 3  cos 
x2 x  x x 

Infatti, il lim cos = 1 , e posto 1/x = t ⇒ lim


1
1 sin
x = lim sin t = 1 .
x →+∞ x x →+∞ 1 x → +∞ t
x

−1 2
1
( )
( )
1 x
e
x = lim  sin x  e 1 x  = +∞ .
2
1 e x
451) lim+ tan x ⋅ e x
= lim+ = lim+   
x→0 x → 0 cot x x →0 −1 2 x → 0+ 
 x  
sin x
210

Forma + ∞ – ∞.

 1 1
452) lim  − .
x→0
 sin x x 
E’ della forma (+ ∞ – ∞) per x → 0+ e (– ∞ + ∞) per x → 0-. Si procede riducendo la forma a (0/0).
1 1 x − sin x
− = , da cui, utilizzando il Teorema di De L’Hospital, si ottiene:
sin x x x sin x

 1 1 x − sin x 1 − cos x sin x


lim  −  = lim = lim = lim =0 .

x→0 sin x x  x→0 x sin x x→0 sin x + x sin x x→0 2cos x − x sin x

Hospital
1− 1 Hospital 1 2
 1 1  x −1 − log x x x 1
453) lim  −  = lim = lim = lim = .
x→1 log x
 x −1  x→1 ( x −1) log x x→1 log x + 1 − 1 x→1 1
+1 2 2
x x x

  1 
454) lim  x − x 2 log 1 +   .
x →+∞
  x 

E’ della forma (+ ∞ – ∞), in quanto il:


1 −1
 1 1 2
log  1 +  1+ x
  1   x x 1 x
lim x 2 log  1 +   = lim = lim = lim = +∞ .
x →+∞  1 − 2 1
  x   x → +∞ x →+∞ 2 x → +∞
1+
x2 x3 x
2
Raccogliendo il fattore , si ottiene:

1  1
− log 1 + 
 1 1  1  x  x  , quindi:
x − x 2 log 1 +  = x 2  − log 1 +   =
 x x  x  1
x2

  1 
1 − log 1 + 1 ( x )
−1 − 1
1 + 1 (
−1 2
x ) 1− 1
1+ 1
lim  x − x 2 log 1 +   = lim x x = lim x = lim x=
x →+∞
  x  x →+∞ 1 x →+∞
− 32 x →+∞ 2
x2 x x

1 −1

(1+ 1 )
2
x2
x 1 1 1
= lim = = .
( )
lim
( )
x→+∞ 2
2 −1 2 x→+∞ 1 + 1 2
x2 x
211

Forme indeterminate: 00, 1∞, ∞0 .


g ( x)
Si presentano quando si deve calcolare un limite della forma lim  f ( x )  , in cui si abbia,
x→a

rispettivamente: lim f ( x ) = 0 e lim g ( x ) = 0 ; lim f ( x ) = 1 e lim g ( x ) = ∞ ; lim f ( x ) = ∞ e


x→a x→ a x→ a x→a x→ a

g( x) g ( x)
lim g ( x ) = 0 . Se la f ( x ) = e , si ha  f ( x )  = elog f ( x)  = eg( x) log f ( x) , quindi:
log f ( x )
x→ a

g ( x) lim  g ( x ) log( f ( x ) ) 
lim  f ( x ) = ex→a  (0∞).
x →a

455) lim x x .
x→ 0+

lim ( x log x )
E’ della forma (00), il lim+ x = lim+ e = ex→0 . Poiché, come abbiamo visto, è lim ( x log x ) = 0
x x log x +

x→0 x→0 x → 0+

sarà lim x = e = 1 .
x 0
x → 0+

1
456) lim x1− x .
x →1

1 log x log x
lim log x
E’ della forma (1∞), quindi il lim x 1− x = lim e 1− x = e x →1 1− x
. Poiché, come abbiamo visto, è lim =
x →1 x →1 x →1 1− x

1 1
−1 1
= lim = −1 , sarà lim x = e = .
x 1− x
x →1 −1 x→1 e
tan x
1
457) lim+   .
x→0  x 

tan x
1 tan x log
1 − lim ( tan x log x )
0
E’ della forma (∞ ), quindi il lim+   = lim+ e x
= lim+ e − tan x log x = lim+ e x →0+
.
x →0  x  x→0 x →0 x →0

1
Poiché è lim+ ( tan x log x ) = lim+
log x x  sin x 
= lim+ = lim+  − sin x  = 0 , sarà:
x→0 x → 0 cot x x→0 1 x→0  x 

sin 2 x
tan x
1
lim+   = e0 = 1 .
x →0  x 
212

Osservazioni sul Teorema di De l’Hospital.


Tale regola dà soltanto condizioni sufficienti per l’esistenza dei limiti delle espressioni considerate.
f ( x) f ′( x)
Cioè che il lim = lim . Però possono non verificarsi tutte le ipotesi relative al Teorema
x→a g ( x ) x→a g ′ ( x )

f (x)
De l’Hospital, pur esistendo il lim .
x→ a g ( x)

x 2 sin 1
458) x , per x → 0 si presenta sotto la forma 0/0, quindi può scriversi nel seguente modo:
sin x

x  1 x 2 sin 1
x sin , che per x 0 ha per limite zero. Quindi x =0.
  → lim
sin x  x x→0 sin x
1

Ma, considerando il rapporto delle derivate, in ottemperanza del Teorema De l’Hospital, cioè:

2 x sin 1 − cos 1
x x , questa non tende a nessun limite.
cos x

sin x
x − sin x 1−
459) , per x → ∞ si presenta sotto la forma ∞/∞. Questa può scriversi x , che per x
2 x + sin x sin x
2+
x
sin x
→ ∞ vale 1/2, in quanto il lim = 0 . Ma, considerando il rapporto delle derivate, in ottemperanza
x→ ∞ x
1 − cos x
del Teorema De l’Hospital, cioè , vediamo che questa non tende ad alcun limite, in quanto
2 + cos x
il lim cos x non esiste.
x →∞

Massimi e minimi assoluti e relativi di una funzione.


Sia y =f(x) una funzione definita in ]a, b[. Se in tale intervallo esiste un punto c la cui funzione assume
un valore non minore dei valori che essa assume negli altri punti di ]a, b[, il valore f(c) si dice che è
massimo assoluto della f(x) in ]a, b[, ed il punto c si dice punto di massimo assoluto per la f(x) in ]a, b[.
A similitudine, se in ]a, b[ esiste un punto d, in cui la f(x) assume un valore non maggiore dei valori che
essa assume negli altri punti di ]a, b[, il valore f(d) si dice minimo assoluto della f(x) in ]a, b[ ed il punto
d è punto di minimo assoluto per la f(x) in ]a, b[.
Diremo che x0 è un punto di massimo relativo per la f(x) se esiste un intorno H del punto x0, per ogni
x del quale risulti f(x) ≤ f(x0). Se x0 coincide con l’estremo inferiore a, o con l’estremo superiore b,
dell’intervallo ]a, b[, allora l’intorno H sarà, rispettivamente, un intorno destro o sinistro di x0.
213

Analogamente, si dirà che x0 è un punto di minimo relativo per la f(x) se esiste un intorno H del punto
x0, per ogni x del quale risulti f(x) ≥ f(x0).
I punti di massimo e di minimo relativo si chiamano anche estremante relativi (o locali) della
funzione. Il valore che la f(x) assume in un punto di massimo o minimo relativo, si chiama un massimo
o un minimo relativo di f(x).
I massimi ed i minimi assoluti sono particolari massimi e minimi relativi. Il valore assunto dalla f(x)
in un punto di massimo o di minimo relativo è il più grande o il più piccolo fra quelli che la f(x)
assume in un intorno del punto x0 (quindi non è necessariamente il più grande o il più piccolo valore
fra quelli che la f(x) assume in tutto l’intervallo ]a, b[.
La f(x) rappresentata in figura ha punti
di massimo relativo in x0, x2 e b; punti di
minimo relativo in a, x1 e x3. Il minimo
x3, cioè f(x3) è maggiore del massimo
relativo in x0, cioè f(x0). La f(x) assume
il suo minimo assoluto in x1 ed il
massimo assoluto in b.
Il massimo assoluto della f(x) sarà il più
grande fra i valori che essa assume
negli estremi a e b dell’intervallo.
Analogamente per il minimo assoluto.
Un punto x0 si dirà punto di massimo
relativo proprio se f(x) < f(x0) per tutti
gli x dell’intorno H, diversi da x0. Il
punto x0 è punto di minimo relativo proprio se f(x) > f(x0) per tutti gli x dell’intorno H, diversi da x0.

i k h}|l ≠0
460) f(x) = .
1
x 2 sin 2

0 i k =0
x .

in tutti i punti x = 1/kπ, ∀ ∈ ‡\{0} assume valore zero, ed in ogni intorno completo del punto x = 0
Per ogni valore della x → f(x) ≥ 0, si ha un minimo nel punto x = 0, e questo minimo vale zero. Però

sono contenuti infiniti di tali punti. Quindi, in questo


caso, non esiste un intorno completo del punto x = 0, per
ogni x del quale, diverso da zero, risulti sempre
f(x) > f(0); cioè x = 0 è per f(x) un punto di minimo non
proprio. Nell’intervallo ]–1/π, 1/π [ la f(x) ha infinite
arcate che si appoggiano all’asse delle x nei punti
x = 1/kπ, (k = ± 1, ± 2, …), arcate le cui lunghezze ed
altezze vanno tendendo a zero, al tendere di x a zero.
214

x2  sin 2 + 1 i k h}|l ≠0
461) f(x) = 0 
 1 

0 i k =0
x  .

Per ogni x ≠ 0 risulta f(x) > 0, mentre per x = 0 risulta f(0) = 0.


Quindi x = 0 è per f(x) > 0 un punto di minimo relativo proprio. Però nell’intervallo ]–1/π, 1/π [, la
funzione oscilla continuamente, perché risulta somma delle funzioni 2 sin21/x (che abbiamo studiato al
punto precedente) e della funzione 2, che per x > 0 è crescente e per x < 0 è decrescente.

Massimi e minimi delle funzioni derivabili.


Teorema: Se x0 è un punto di massimo o minimo relativo, per f(x), interno all’intervallo ]a, b[, e se
in tale punto la f(x) è derivabile, risulta f ′(x0) = 0. Cioè, geometricamente, la tangente alla curva y =
f(x), se esiste, è parallela all’asse delle x. Se in un punto la derivata della f(x) è nulla non è detto che
la funzione sia massima o minima.

462) f ( x ) = ( x − 1) + 2 , f ′ ( x ) = 3 ( x − 1) .
3 2

Per x = 1, f ′(1) = 0. Ma, f(1) = 2, mentre per x < 1, essendo


(x – 1)3 < 0, si ottiene f(x) < 0, e per x > 1, essendo (x – 1)3 > 0,
si ottiene f(x) > 2.

Nel punto x = 1, la f(x) non ha né massimo, né minimo, in


quanto non esiste un intorno completo di tale punto in cui risulti
sempre f(x) ≤ f(1) = 2, oppure f(x) ≥ f(1) = 2. La tangente alla
curva, nel punto di ascissa x = 1, pur essendo parallelo all’asse
delle x, attraversa la curva (vedi figura).

Quindi f ′(x0) = 0 è una condizione necessaria ma non


sufficiente perché x0 sia un punto di massimo o di minimo
relativo.

Teorema: La f(x) sia derivabile n volte (n > 1) nell’intervallo [a, b]. Nel punto x0, interno ad [a, b],
siano nulle le prime n – 1 derivate di f(x) e sia diversa da zero la derivata n-esima. Allora:
1) Se n è pari e f (n)(x0) è maggiore di zero, la f(x) presenta in x0 un minimo relativo proprio;
2) Se n è pari e f (n)( x0) è minore di zero, la f(x) presenta in x0 un massimo relativo proprio;
3) Se n è dispari, x0 non è né un punto di massimo né un punto di minimo relativo per la f(x).
Regola pratica per la determinazione dei massimi e dei minimi relativi, interni all’intervallo ]a, b[,
per una funzione derivabile;
215

1) Si deriva la f(x) e si determinano i valori della f ′(x) = 0 (soluzioni);


2) Se x0 è una soluzione, interna all’intervallo di definizione della f(x), si calcola f ′′(x0).
Se f ′′(x0) ≠ 0, allora x0 è un punto di massimo o minimo relativo, a seconda che è f ′′(x0) < 0 o
f ′′(x0) > 0;
3) Se f ′′(x0) = 0, allora si calcola la f ′′′(x0). Se f ′′′(x0) ≠ 0, allora x0 non è né un punto di massimo né
un punto di minimo per la f(x).
4) Se f ′′′(x0) = 0, allora si calcolano, in x0, le derivate successive fino a trovare, se esiste, quella che
in x0 non si annulla.
Quindi si applicherà il Teorema di cui sopra per decidere se x0 è o no un punto di massimo o di
minimo relativo.

463) Determinare i punti di massimo e di minimo relativo della f(x) = 5 – 5 4 + 5 3 + 1.


f ′(x) = 5 4 – 20 3 + 15 2; f ′′(x) = 20 3 – 60 2 + 30 ; f ′′′(x) = 60 2 – 120 + 30 .

f(x) si trovano fra le soluzioni della equazione 5 4 - 20 3 + 15 2 = 0 ⇔ 2 ( 2 – 4x + 3) = 0, cioè


Poiché f ′(x) esiste per ogni valore della x, i valori della x che possono rendere massima o minima la

=0
C = 1 . Per x = 0 si ha f ′′(0) = 0, f ′′′(0) = 30, quindi, essendo per x = 0 la f ′′′(0) ≠ 0 di ordine
=3
dispari, la f(x) non ha né massimo né minimo.
Per x = 1 si ha f ′′(1) = – 10 < 0, quindi x = 1 è un punto di massimo relativo della f(x), e vale
f(1) = 2.
Per x = 3 si ha f ′′(3) = 90 > 0, quindi x = 3 è un punto di minimo relativo della f(x), e vale
f(3) = – 26.

f(x) = 3 5 – 25 3 + 60 – 1.
464) Nell’intervallo ] – 2/3, 3[ determinare il massimo ed il minimo assoluto della funzione continua

Tale funzione è derivabile in tutti i punti dell’intervallo assegnato, allora il massimo assoluto della
f(x) sarà il più grande fra i valori che essa assume nei punti interni all’intervallo, dove la derivata
prima della funzione data si annulla, ed i valori che essa assume negli estremi – 2/3 e 3 dell’intervallo.

= −2
Analogamente per determinare il minimo assoluto. Quindi:

= −1
f ′(x) = 15( 4 – 5 2 + 4), che si annulla per 4 – 5 2 + 4 = 0 ⇒ 0 .
=1
=2
Il punto x = – 2 si scarta perché non appartiene all’intervallo ] – 2/3, 3[. Si ottiene:
f(– 1) = – 39, f(1) = 37, f(2) = 15 (*).
Negli estremi dell’intervallo abbiamo f(– 3/2) = – 941/32, f(3) = 233. Confrontando questi ultimi
valori con quelli (*) si nota che il massimo assoluto la funzione data lo assume per x = 3 e vale
f(3) = 233, mentre il minimo assoluto lo assume per x = – 1 e vale f(– 1) = – 39.

465) Nell’intervallo ]0, 2π [ determinare il massimo ed il minimo assoluto della funzione continua
f(x) = 1/2 sin 2x + cos x.
La derivata prima della funzione assegnata è f ′(x) = cos 2x – sin x. I valori che annullano la f ′(x) sono
le radici dell’equazione cos 2x – sin x = 0, cioè (dalle formule di duplicazione degli angoli)
216

⇒ 2sin2 x + sin x – 1 = 0 ⇒
−1 ± 1 + 8
cos2 2x – sin2 x – sin x = 0 sin x = 

⇒ = π/6, = 5π/6
4
Q
F#
−1 ⇒ = 3π/2
Quindi, f(π/6) = 3 √3/4, f(5π/6) = – 3 √3/4, f(3π/2) = 0. Essendo f(0) = f(2π) = 1, si nota che il
massimo ed il minimo assoluti valgono, rispettivamente, f(π/6) = 3 √3/4 e f(5π/6) = – 3 √3/4.

466) Verificare se esiste il massimo ed il minimo assoluto nell’intervallo ]– ∞, ∞[ della funzione


x
continua f ( x ) = .
1 + x2
Poiché la f(x) è considerata in un intervallo illimitato, non è applicabile il Teorema di Weierstrass
(cioè che l’esistenza del massimo e del minimo assoluto per una funzione continua, in un insieme
chiuso e limitato). Quindi non è assicurata, a priori, l’esistenza del minimo e del massimo assoluto.
1 + x2 − x ⋅ 2 x 1 − x2
f ′( x) = = , che si annulla per x = – 1 e per x = 1. Quindi si ottiene:
(1 + x ) (1 + x )
2 2
2 2

1 x
f(1) = 1/2, f(– 1) = – 1/2; inoltre il lim x 2 = lim x x 2 ).
= 0 (in quanto
x → ±∞ 1 + x x → ±∞
2 1+ 1 1 + x2 2
x x
Si può affermare che il massimo ed il minimo assoluti valgono, rispettivamente, f(1) = 1/2 e
f(–1) = –1/2.

467) Verificare se esiste il massimo ed il minimo assoluto nell’intervallo ]– ∞, ∞[ della funzione


x
continua f ( x ) = arctan x − .
1 + x2

f ′( x) =
1

1 + x2 − 2 x2
=
1

1 − x2 ( ) = 2x 2
, che si annulla per x = 0, mentre è
1 + x2 ( ) 1 + x2 1 + x2 ( ) (1 + x )
2 2 2
1 + x2 2

maggiore di zero per qualunque x diverso da zero.


π π
Quindi la funzione data è sempre crescente, ed il lim f ( x ) = − , lim f ( x ) = +
, la funzione
2 x →−∞ 2 x →+∞

data, pur avendo estremi inferiore e superiore finiti, è priva di massimo e di minimo assoluti.

468) Verificare se esiste il massimo ed il minimo assoluto nell’intervallo ]– ∞, ∞[ della funzione


x +1
continua f ( x ) = .
x2 + 1
1− x
f ′( x) = , che si annulla per x = 1, da cui f ′(1) = 0; f ′(x) > 0 per x < 1, f ′(x) < 0 per x > 1.
( )
3
x +1
2

Quindi x = 1 è un punto di massimo relativo per la funzione data. Questo massimo vale
217

f(1) = 2/ √2 = 21/2 = √2 > 1. La funzione data, considerando che √2 = |x|, può essere scritta nella
x +1 x 1 x 1 1
forma f ( x ) = = + = + .
x +1
2
x +1
2
x +1 x 1+ 1 2
2
x2 + 1
x
1 1
Considerato che il lim = 1 , lim = 0 , x/|x| =1 per x > 0, x/|x| = – 1 per x < 0.
x →±∞
1+ 21 x→±∞
x 2
+ 1
x
 
 x 1  1
Si ottiene che il lim f ( x ) = lim  +  = 1 , ed il
x →+∞ x →+∞
 x 1+ 1 2 x2 + 1 
 x 
 
 x 1 1
lim f ( x ) = lim  +  = −1 .
x →−∞ x →−∞
 x 1+ 1 2 x2 + 1 
 x 
Quindi, per la funzione data f(1) = √2 > 1 è il massimo assoluto, mentre non ammette minimo
assoluto, ed ha per estremo inferiore il valore – 1.

469) Determinare i massimi ed i minimi relativi, nell’intervallo ]– ∞, ∞[, della funzione continua
f ( x ) = x 2 e− x .
( ) (
f ′ ( x ) = 2 xe − x − x 2 e − x = 2 x − x 2 e − x ; f ′′ ( x ) = x 2 − 4 x + 2 e − x . )
La f ′(x) = 0 per x = 0 e per x = 2, corrispondentemente si ha f ′′(0) = 2, f ′′(2) = – 2e–2.
Il punto x = 0 è, quindi, punto di minimo relativo ed assoluto, essendo il lim ( x 2 e − x ) = +∞ . Si osservi
x → −∞

Hospital Hospital
x2
che f(0) = 0 ed il lim ( x 2 e − x ) = lim
2x 2
x
= lim x = lim x = 0 .
x →+∞ x →+∞ e x →+∞ e x →+∞ e

–2
Il valore f(2) = 4e è il massimo assoluto della funzione data nell’intervallo ]– ∞, ∞[.

470) Determinare i massimi ed i minimi relativi, nell’intervallo ]– ∞, ∞[, della funzione continua
1 + 2 x arctan x
f ( x) = .
1 + x2

f ′( x) = 2
1 − x2
arctan x , f ′′ ( x ) = −
4x arctan x
(
+ 2 1 − x2 ) 1− 4x arctan x .
(1+ x ) (1+ x ) 2 2
(1+ x )
2 2
2
2

La f ′(x) = 0 per 1 – 2 = 0, cioè x = ± 1 e per arctan x = 0, cioè x = 0, e risulta che


f ′′(–1) = arctan (–1) = – π/4, f ′′(0) = 2, f ′′(1) = – arctan 1 = – π/4. I punti x = – 1 e x = 1 sono di
massimo relativo, e la funzione data assume valore f(–1) = f(1) = (π + 2)/4; nel punto di minimo
relativo x = 0, si ottiene f(0) = 1. Inoltre, essendo il:
2x 2 2
2x x x =0;
lim = lim = lim
x →±∞ 1 + x 2 x →±∞ 1 + x 2 x →±∞ 1
+1
x2 x2
π π
lim arctan x = − , lim arctan x = . Si ottiene:
x →−∞ 2 x → +∞ 2
218

1 + 2 x arctan x  1 2x 
lim f ( x ) = lim = lim  + arctan x  = 0 .
x→±∞ x→±∞ 1+ x 2 x →±∞
 1+ x 1+ x
2 2

Si nota che i punti x = – 1, x = 1 sono di massimo assoluto, invece x = 0 è punto di minimo relativo.
La funzione data manca di minimo assoluto ed il suo estremo inferiore vale zero.

471) fra tutti i parallelepipedi retti, a base quadrata, in cui la somma dei tre spigoli vale a, trovare
quello di volume massimo.
Indicando con x la misura di uno dei due spigoli eguali, la misura del terzo spigolo sarà a – 2x, il
volume sarà f(x) = 2(a – 2x). Di questa funzione vogliamo cercare il massimo assoluto nell’intervallo
0 ≤ x ≤ a/2. Per x = 0 e x = a/2 si ottiene f(0) = f(a/2) = 0, quindi, per il nostro problema questi due
valori sono da scartare. In tutti gli altri punti interni all’intervallo considerato, la derivata:
f ′(x) = 2ax – 6x2, che si annulla, f ′(x) = 0, per
x = a/3 (abbiamo scartato x = 0).
Si conclude che per x = a/3 si ha il massimo assoluto
della funzione (quindi il volume massimo dei
possibili parallelepipedi). Ma per x = a/3 i tre spigoli
sono uguali, pertanto il parallelepipedo, la cui
somma dei tre spigoli è costante, che ha volume
massimo è un cubo.

472) Fra tutti i rettangoli inscritti in un cerchio di raggio r, trovare quello di area massima.

Indicando con x la misura di un lato del rettangolo, la misura dell’altro lato è   = r 2 −   ⇒


2 2
l x
2 2

⇒ l = 4r − x  4r − x , e l’area del rettangolo sarà


2 2 2 2 2

f ( x ) = x 4r 2 − x 2 .

Adesso cerchiamo il massimo assoluto della f(x), con x che


varia nell’intervallo 0 ≤ x ≤ 2r. Per x = 0 e x = 2r, si ottiene
f(0) = f(2r) = 0, pertanto questi due valori sono da scartare. Il
valore della x che rende massima la f(x) rende massima anche
la funzione che si deduce dalla f(x) elevandola al quadrato, e
ciò perché la f(x) > 0, per 0 ≤ x ≤ 2r.

Basterà cercare il valore della x che rende massima la funzione ϕ ( x ) = x 2 ( 4 r 2 − x 2 ) .

ϕ ′ ( x ) = 2 x ( 4r 2 − x 2 ) + x 2 ( −2 x ) = 8 xr 2 − 2 x 3 − 2 x 3 = 8 xr 2 − 4 x 3 ; il valore che rende ϕ′(x) = 0 è


x = r √2, che è interno all’intervallo 0 < x < 2r.
219

Quindi, per x = r √2, la f(x) assume il suo massimo assoluto. Considerato che per x = r √2, l’altro
lato del rettangolo è uguale a r √2 ( 4r − x = 4r − r ⋅ 2 = r 2 ), possiamo affermare che tra tutti
2 2 2 2

i rettangoli inscritti in un dato cerchio, quello di area massima è il quadrato.

473) In un semicerchio, di raggio r, inscrivere il trapezio isoscele di area massima.


Indichiamo con x la misura dell’angolo B Oˆ C . Si ottiene H C = r cos x , O H = r sin x .
L’area del trapezio inscritto sarà:
f ( x ) = OH ⋅ r + OH ⋅ HC = r 2 sin x + r 2 sin x cos x =
= r 2 sin x (1 + cos x ) . Cerchiamo il massimo assoluto della
f(x), con x che varia nell’intervallo 0 ≤ x ≤ π/2;

( )
f ′ ( x ) = r 2 2 cos 2 x + cos x − 1 che, nel suddetto
intervallo, si annulla, f ′ ( x ) = 0 , per x = π/3. Si consideri
che f(0) = 0, f(π/2) = r2, f(π/3) = (3√3/4) r2 > r2.
Il punto x = π/3 è per f(x) punto di massimo assoluto, ed il
trapezio isoscele diventa un semiesagono regolare (che è fra
tutti i trapezi isosceli inscritti in un semicerchio, quello di
area massima).
In molti casi per decidere se un punto x0 , dove risulta f ′(x0 ) = 0, è o no un punto di massimo o di
minimo relativo per f(x) si può evitare di ricorrere alle derivate successive, esaminando come si
comporta la derivata prima, f ′(x) in un intorno (x0 – δ, x0 + δ) con δ > 0, del punto x0. Se nell’intorno
sinistro (x0 – δ, x0) è f ′(x) > 0, mentre nell’intorno destro (x0, x0 + δ) è f ′(x) < 0, allora la f(x) è
crescente a sinistra e decrescente a destra di x0, quindi in x0 si ha un massimo relativo. Se, al
contrario, è f ′(x) < 0 a sinistra di x0 e f ′(x) > 0 a destra di x0, allora la f(x) ha un minimo relativo
in x0 . Se in tutto l’intervallo (x0 – δ, x0 + δ), escluso il punto x0, è f ′(x) > 0, oppure f ′(x) < 0, allora
la f(x) sarà in tale intorno o sempre crescente o sempre decrescente, quindi in x0 la f(x) né massima
né minima.

474) Determinare i massimi ed i minimi relativi e assoluti, nell’intervallo – ∞ < x ≤ 1, della funzione
continua f ( x ) = x 1 − x .

f ′ ( x ) = 1− x −
x
=
( )( =
)
2 1 − x 1 − x − x 2 (1 − x ) − x 2 − 3x
= ;
2 1− x 2 1− x 2 1− x 2 1− x
f ′(x) = 0 per x = 2/3, e avendosi f ′(x) > 0 per x < 2/3 e f ′(x) < 0 per x > 2/3 (e minore di uno), si può
concludere che il punto x = 2/3 è un punto di massimo relativo per la funzione data.
 2 2 3
Considerato che il lim f ( x ) = lim x 1 − x = −∞ , f(1) = 0, f   = , il punto x = 2/3 è di
x → −∞ x → −∞
 3 9
massimo assoluto.
220

475) Determinare il massimo ed il minimo, nell’intervallo – ∞ < x ≤ 1, della funzione continua


4 x2 − 5x + 2
f ( x) = .
x −1
( 8x − 5)( x − 1) − ( 4 x2 − 5x + 2) 4 x2 − 8x + 3
f ′( x) = = ;
( x − 1) ( x − 1)
2 2

= 1/2
f ′(x) = 0 per 4 –8 +3=0 ⇒ "
= 3/2
2
. Considerato che il denominatore della f ′(x), cioè
(x –1)2 > 0 per x ≠ 1, la f ′(x) > 0 quando x > 3/2 e x < 1/2 e negativa per 1/2 < x < 3/2 (x ≠ 1).
Si conclude che x = 1/2 è un punto di massimo e x < 3/2 è un punto di minimo per la funzione data.

476) Determinare il massimo ed il minimo della funzione continua f ( x ) = 3 x 4 .


43
f ′( x) = x , f ′(x) = 0 per x = 0.
3
Avendo f ′(x) < 0 per x < 0, e f ′(x) < 0 per x > 0 per x > 0, si conclude che per x = 0 la f(x) ha un
minimo.

477) Determinare il massimo ed il minimo della funzione continua f ( x ) = ( x − 5 ) .


3

f ( x ) = 3 ( x − 5 ) , f ′(x) = 0 per x = 5.
2

Essendo f ′(x) > 0 per ∀ ∈ N \{5}, si conclude che x = 5 non è né un punto di massimo né di minimo
per la funzione data.

In base alla definizione di punto di massimo o di minimo relativo alla funzione f(x), non è necessario
che la funzione sia derivabile nei suddetti punti (anzi non è nemmeno necessario che la funzione sia
continua).

478) Determinare il massimo ed il minimo della funzione continua f ( x) = x − 3 .


Tale funzione ammette un minimo per x = 3, ma in tale punto non esiste la derivata della f(x).
La funzione data è continua nel punto x = 3, ma la derivata destra vale uno, mentre quella sinistra
vale meno uno, quindi in x = 3 la funzione data non è derivabile, pur essendo continua.
Il rapporto incrementale destro della f(x), per h > 0, nel punto x = 3 è:
f ( 3 + h) − f ( 3) 3+ h −3 − 0h h
= = =
= 1 , con h > 0, quello sinistro è:
h h h h
f ( 3 + h) − f ( 3) 3 + h − 3 − 0 h −h
= = = = −1 , con h < 0
h h h h
f ( 3 + h) − f ( 3)
Quindi, la derivata destra vale lim+ = 1 , mentre quella sinistra vale
x→0 h
f ( 3 + h) − f ( 3)
lim− = −1.
x→0 h
221

479) Determinare il massimo ed il minimo della funzione continua f ( x ) = − 3 x 2 .

f(0) = 0 e f(x) < 0 per ∀ ∈ N \{0}.


Tale funzione non è derivabile per x = 0, ma presenta un massimo nello stesso punto, in quanto

Supposto che nell’intervallo ]a, b[ la derivata non esista soltanto


in un numero finito di punti, allora
per determinare il massimo e il minimo assoluto, oltre che
calcolare il valore della f(x) nei punti dove la f ′(x) = 0 e negli
estremi a e b dell’intervallo, bisognerà calcolarla anche nei
punti dove la derivata non esiste perché il massimo o il minimo
può cadere in uno di questi punti, come si vede in figura.

480) Determinare il massimo ed il minimo, nell’intervallo [–1/2, 2], della funzione continua

f ( x) = (x − 1) .
2
3 2

4x
Per x ≠ ± 1 la derivata è f ′ ( x ) = = 0 , per x = 0. La f(x) non è derivabile per x = –1 e per
(x − 1)
2
3 2

x = 1. Infatti, nel punto x = 1 si ha (ad esempio):

(x )
2
f ( x ) − f (1) −1 − 0 ( x − 1) ( x + 1) ( x + 1)
3 2 2 2 2

lim = lim = lim 3 = lim 3


=∞.
x −1 x −1 ( x − 1) x −1
x →1 x →1 x →1 3 x →1

Per determinare il massimo ed il minimo assoluto, nell’intervallo considerato, dobbiamo calcolare il


valore della funzione per x = –1/2, x = 0 e x = 2. Si ottiene:
 1
f  −  = 3 , f ( 0) = 1, f (1) = 0 , f ( 2 ) = 3 9 , quindi il massimo assoluto la funzione data lo
9
 2 16
raggiunge per x = 2, il minimo assoluto per x = 1.

481) Determinare il massimo ed il minimo assoluto, nell’intervallo ] –1, 6[, della funzione continua

f ( x ) = 3 x2 + 3 ( 4 − x2 ) .
2

2 3 4− x − 3 x
Per x ≠ 0 e Per x ≠ 4 si ha f ′ ( x ) = = 0 per x = 2. La funzione data non è derivabile per
3 3 3( 4 − x )
x = 0 e x = 4. Dobbiamo calcolare il valore della f(x) per x = –1, x = 0, x = 2, x = 4 e x = 6. Cioè:
f ( −1) = 1 + 3 25 , f ( 0) = 3 16 , f ( 2 ) = 2 3 4 , f ( 4) = 3 16 e f ( 6 ) = 3 36 + 3 4 .
Quindi il massimo assoluto la funzione data lo raggiunge per x = 6 ed il minimo assoluto per x = 0,
oppure per x = 4.
222

Asintoti.
Data una curva di equazione y = f(x) la quale presenti dei rami che si estendono all’infinito, e sia
P = (x, y) un qualunque punto di uno di questi rami. Se esiste una retta r tale che, al tendere del
punto P = (x, y) all’infinito lungo quel ramo, la distanza di P da r tende a zero, allora la retta r si
chiama asintoto della curva. Per la ricerca degli asintoti si possono presentare i seguenti casi:
1) Esiste un punto c in cui risulta che il lim f ( x ) = ∞ . In questo caso la retta di equazione x = c è
x→c

un asintoto per la curva.


2) Sia il lim f ( x ) = k , allora la retta x = k è un asintoto per la curva. Se, invece, è il lim f ( x ) = k
x →∞ x → +∞

ed il lim f ( x ) = h , la curva avrà due asintoti, cioè le rette y =k


x → −∞

e y = h.
3) Sia lim f ( x ) = ∞ , in questo caso, se esiste un asintoto per la
x →∞

curva, questo deve essere una retta obliqua rispetto agli assi
cartesiani, quindi avrà un’equazione del tipo y = mx + q.
Inoltre dovrà tendere a zero la distanza fra la curva e
l’asintoto, oppure, la differenza fra le ordinate dei due punti P
e P1 (vedi figura). Quindi il limite:
lim PP1 = lim ( AP1 − AP ) = lim  m x + q − f ( x )  = 0 , da cui,
x→ ∞ x→ ∞ x→ ∞

dividendo per x., si ottiene:


 q f (x) q f ( x)
lim  m + −  = 0 , essendo il lim = 0 , si ricava m = lim , che sostituendolo alla m
x →∞ x x x→∞ x x→∞ x
 
si ottiene q = lim  f ( x ) − mx  . Quindi, se vale che il lim f ( x ) = ∞ , allora, se esiste un asintoto, il
x→∞ x →∞

f ( x)
coefficiente angolare di tale retta è dato da m = lim ed intercetta l’asse delle y nel punto
x→∞ x
q = lim  f ( x ) − mx  . Chiaramente se i limiti di q e di m non esistono, oppure valgono ∞, l’asintoto
x→∞

non esiste.

- Asintoto verticale: Sia f: I\{x0} → R, dove I è un intervallo di numeri reali contenente x0. La retta
− +
verticale x = x0 è un asintoto verticale per x → x0, rispettivamente per x → x0 oppure per x → x0 ,
se il lim f ( x ) = ±∞ (rispettivamente, lim f ( x ) = ± ∞ , oppure lim f ( x ) = ±∞ ).
x→ x 0 x→ x −
0 x→ x +
0

- Asintoto orizzontale: Sia f: ]a, +∞[ → R (rispettivamente f: ]– ∞ , b[ → R). La retta orizzontale


y = y0 è detta asintoto orizzontale per x →+∞ (rispettivamente per x → – ∞), se il limite
lim f ( x ) = y0 .
x →+∞

- Asintoto obliquo: Sia f: ]a, +∞[ → R (rispettivamente f: ]– ∞ , b[ → R). La retta obliqua


y = mx + q è detta asintoto obliquo, per x →+∞ (rispettivamente per x → – ∞), se il limite
f ( x)
lim f ( x ) = ±∞ ed ∃ lim = m ∈ R \ {0} ed ∃ lim f ( x ) − mx = q ∈ R (rispettivamente se il
x → +∞ x→+∞ x x → +∞

f ( x)
limite lim f ( x ) = ±∞ ed ∃ lim = m ∈ R \ {0} ed ∃ lim f ( x ) − mx = q ∈ R ).
x → −∞ x→−∞ x x → −∞
223

x2 − 4
482) Determinare gli asintoti della curva y = .
x +1
x2 − 4
Essendo il lim y = lim y = lim = ∞ , la retta x = –1 è un asintoto verticale della curva. Inoltre
x→−1 x→−1 x→−1 x + 1

Hospital
x2 − 4 2x
considerando che il lim = lim = ∞ , vediamo se esistono asintoti obliqui. Quindi in base
x →∞ x + 1 x →∞ 1
alle formule relative a m e q si ottiene:
f ( x)
Hospital Hospital
x2 − 4 2x 2
m = lim = lim 2 = lim = lim = 1 ;
x →∞ x x →∞ x + x x →∞ 2 x + 1 x →∞ 2

 x2 − 4   x2 − 4 − x2 − x  − x − 4 −1
q = lim  f ( x ) − mx  = lim  − x  = lim   = lim = = −1 .
x →∞ x →∞
 x +1  x →∞
 x +1  x →∞ x +1 1
Si conclude affermando che la retta di equazione y = x – 1 è un asintoto della curva.

2x2 + 5
483) Determinare gli asintoti della curva y = .
x2 − 4x + 3
Il denominatore della frazione si annulla per x = 1 e x = 3, mentre per tali valori non si annulla il
numeratore.
Il lim y = ∞ , lim y = ∞ , quindi le rette x = 1 e x = 3 sono due asintoti verticali della curva data.
x →1 x→3

2x2 + 5 2 x2
Inoltre, il lim 2 = 2 = 2 , cioè la retta di equazione y = 2 è un asintoto orizzontale della
x→±∞ x − 4 x + 3 x
curva.

x +1
484) Determinare gli asintoti della curva y = .
x2 + 1
Il campo di definizione è ∀ ∈ N. Tale curva non ammette asintoti verticali in quanto il suo limite
non diventa infinito per nessun valore di x.
x +1  x 1 x 1 1
Inoltre, dato che il lim = lim  +  = xlim + =1
x →+∞
x +1
2 x →+∞
 x +1
2
x +1 
2 →+∞ x
1+ 1 2
x2 + 1
x 0
1

(x/|x| = 1 per x > 0 e – 1 per x < 0).

x3 +1
485) Determinare gli asintoti della curva y = .
x
1
Essendo il lim y = lim x 2 + = ∞ , la retta x = 0 è un asintoto verticale della curva data.
x→0 x→0 x
x +13
Inoltre, il lim = ∞ . Adesso controlliamo se esistono asintoti obliqui, cioè:
x→∞ x
224

f ( x) x3 + 1  1
m = lim = lim 2 = lim  x + 2  = ∞ , questo significa che la curva non ha asintoti obliqui.
x →∞ x x→∞ x x →∞
 x 

Concavità, convessità e flessi delle curve piane.


Si abbia una curva piana di equazione y = f(x), con f(x) definita nell’intervallo ]a, b[ ed ivi derivabile.
Sia P0 = (x0, y0) un punto qualunque di detta curva, con x0
interno a ]a, b[ e supponiamo f ′(x0) pari ad un numero, allora
in P0 la tangente alla curva non è parallela all’asse y.
Diremo che nel punto P0 la curva la concavità verso la
direzione positiva dell’asse y, o verso l’alto (oppure la
convessità nella direzione opposta o verso il basso) quando
esiste un intorno completo H del punto x0, per ogni x del
quale, diverso da x0, le ordinate della curva sono maggiori
di quelle della tangente in P0 corrispondenti alle medesime
ascisse. Se, invece, in tale intorno le ordinate della curva sono minori di quelle corrispondenti della
tangente, diremo che la curva in P0 volge la concavità verso la direzione negativa dell’asse delle y
o verso il basso (oppure la convessità nella direzione opposta o verso l’alto).
Se non si presenterà nessuno di questi due casi, allora la tangente in P0 attraversa la curva e si dirà
che questa in P0 ha un flesso, o punto di inflessione.
Teorema. Se f ′′(x0) ≠ 0, allora la curva in P0 volge la concavità verso l’alto o verso il basso, a seconda
che è f ′′(x0) > 0 oppure f ′′(x0) < 0. Se, invece, si ha f ′′(x0) = 0 e f ′′′(x0) ≠ 0, allora in P0 la curva
presenta un flesso.

486) Studiare la funzione f ( x ) = x − 3x .


3

Le derivate successive della funzione data sono f ′ ( x ) = 3 x 2 − 3 = 3 ( x 2 − 1) , f ′′ ( x ) = 6x , f ′′′ ( x ) = 6


Nell’intervallo – 1 < x < 1 è f ′(x) < 0, quindi la f(x)
è decrescente.
Per x < – 1 oppure per x > 1 è f ′(x) > 0, quindi la f(x)
è crescente.
Per x = 1, la funzione, ha un minimo relativo che vale
f(1) = – 2.
Per x = –1, la funzione, ha un massimo relativo che
vale f(–1) = 2.
Nell’intervallo ]–∞, 0[ è f ′′(x) < 0, quindi la curva
volge la concavità verso il basso, mentre volge la
concavità verso l’alto nell’intervallo ]0, + ∞ [, in
quanto è f ′′(x) > 0.
Adesso cerchiamo i punti di flesso: f ′′(x) = 0 = 6 x = 0 per x = 0, a cui corrisponde un flesso perché
f ′′′(x) = 6 ≠ 0.
225

Studio del grafico di una funzione y = f(x).


Si procede secondo l’ordine seguente:
1) Determinare l’insieme di esistenza della f(x) (la definizione del campo di esistenza o insieme di
definizione o dominio di una funzione (C.E.) è il primo passo da intraprendere nello studio di una
funzione) e delle eventuali simmetrie rispetto all’asse delle y oppure dell’origine delle coordinate.
Affinché una curva sia simmetrica rispetto all’asse delle y bisogna che, se il punto (x, y) appartiene
alla curva, anche il punto (– x, y) appartiene alla curva.
Se l’equazione della curva è y = f(x), bisogna che risulti f(x) = y, f(– x) = y, quindi f(x) = f(– x).
Perché l’origine delle coordinate sia centro di simmetria per una curva, bisogna e basta che, se il
punto (x, y) appartiene alla curva, anche il punto (– x, – y) appartiene alla curva. Se l’equazione
della curva è y = f(x), risulterà f(x) = y, f(– x) = – y, quindi f(x) = – f(– x).
2) Ricerca di eventuali asintoti della curva.
3) Calcolo della derivata prima e seconda della funzione, per lo studio della crescenza o decrescenza,
dei massimi e minimi, dei flessi, della convessità e concavità.
4) Per ottenere la massima esattezza, nel disegno della curva, si potranno calcolare le coordinate di
alcuni suoi punti, servendosi della sua equazione.

x
487) Studiare il grafico della funzione y = .

L’insieme di esistenza della funzione data è ∀ ∈ N \{±1}.


x −1 2

La curva non è simmetrica rispetto all’asse delle y, in quanto f(x) ≠ – f(x). La curva è simmetrica
rispetto all’origine degli assi cartesiani, in quanto f(–x) ≠ – f(x).
Essendo il lim y = ∞ ed il lim y = +∞ , le rette di equazione x = – 1 e x = 1 sono due asintoti verticali
x →−1 x →+1

della curva.
x
Per meglio comprendere l’andamento della curva, si osservi che è < 0 per x < – 1, mentre risulta
x −1
2

lim− y = −∞ , lim+ y = +∞
.
lim− y = −∞ , lim+ y = +∞
x x →1 x →1
> 0 per – 1 < x < 0, quindi , inoltre poiché il
x −1
2
x →−1 x → −1

x
lim y = lim = 0 , anche la retta di equazione y = 0, cioè l’asse delle x, è un asintoto per la
x → ±∞ x → ±∞ x −1
2

curva.
2 x ( x2 −1) − 2 ( x2 + 1)( x2 −1) 2 x 2 x ( x2 −1) 2 ( x2 + 1) 2 x ( x 2 + 3)
2
x2 + 1
Si ha y′ = − , y′′ = − =− =
( ) ( x2 −1) ( x2 −1) ( x −1)
2 4 4 3
x2 − 1 2
226

La y′ non si annulla mai, quindi la funzione non ha


massimi né minimi relativi. Risultando sempre y′ <
0 la curva sarà sempre decrescente, salvo i due salti
bruschi da – ∞ a + ∞ per x = – 1 e per x = 1.
Inoltre, y′′ < 0 per x = – 1; y′′ > 0 per – 1< x < 0; y′′
< 0 per 0 < x < 1; y′′ = 0 per x > 1, quindi la curva
volge la concavità verso l’alto negli intervalli ]–1, 0[ e
]1, +∞[ e verso il basso negli intervalli ]– ∞, –1[ e ]0,
1[. Per x = 0, y′′(0) = 0 e y′′′(0) ≠ 0, quindi, nell’origine
la curva ha un flesso.
Infine, per x = 0 la y = f(x) = 0, e viceversa; quindi la
curva incontra gli assi coordinati solo nell’origine
delle coordinate.

x2 − 5x + 4
488) Studiare il grafico della funzione y = .
x −5
L’insieme di esistenza della funzione data è ∀ ∈ N \{5}.
La curva non è simmetrica né rispetto all’origine né rispetto all’asse delle y, in quanto:
x2 − 5x + 4 ( − x ) + 5x − 4 ( − x ) + 5x − 4 .
2 2

≠ e −y ≠
x −5 −x − 5 −x − 5
Essendo il lim− y = −∞ ed il lim+ y = +∞ , la retta x = 5 è un asintoto verticale della curva. Inoltre il
x →5 x →5

x − 5x + 4
2
lim = ∞ , pertanto vediamo se la curva ammette un asintoto obliquo:
x→∓ ∞ x −5
y x2 − 5x + 4
= 1, q = lim ( y − mx ) = lim  x −2 5 x + 4 − x  = lim 4 = 0 .
2
m = lim = lim 2
x→∞ x x→∞ x − 5x x →∞ x →∞
 x − 5x  x →∞ x − 5
Quindi, la retta y = x è un asintoto della curva.
Si ottiene y ′ = x − 10 x +2 21 , y ′′ =
2
8
; y′ = 0 per x = 3 e x = 7. Considerato che il denominatore
( x − 5) ( x − 5)
3

è sempre maggiore di zero per x ≠ 5, si ottiene y′ > 0 per x < 3 e per x > 7, e y′ < 0 per 3 < x < 7 e
x ≠ 5. Quindi la curva è crescente nell’intervallo
]–∞, 3[ e ]7, +∞[ e decrescente nell’intervallo
]3, 7[, salvo il salto da – ∞ a + ∞ per x = 5.
Inoltre, per x = 3 la f(x) ha un massimo relativo che
vale y(3) = 1, e per x = 7 un minimo relativo che
vale y(7) = 9.
Essendo y′′ < 0 per x < 5 e y′′ > 0 per x > 5, la curva
volge la concavità verso il basso nell’intervallo
]–∞, 5[ e verso l’alto nell’intervallo ]5, + ∞[.
Non vi sono flessi perché la y′′ non si annulla mai.
La curva interseca gli assi coordinati nei punti
(0, – 4/5), (1, 0) e (4, 0).
227

489) Studiare il grafico della funzione y = 3x + 4 1 − x 2 .


La funzione data è definita per 1 – x2 ≥ 0, cioè per
– 1≤ x ≤ 1 e risulta y(– 1) = – 3 e y(1) = 3.
3 1 − x2 − 4x
y′ = = 0 per x = 3/5.
1 − x2
Nell’intervallo ]–1, 3/5[ la funzione data cresce da
– 3 a 5 e nell’intervallo ]3/5, 1[ decresce da 5 a 3.
Non ci sono flessi perché la y′′ non si annulla mai.

−x 2
490) Studiare il grafico della funzione y = e .

L’insieme di esistenza della funzione data è ∀ ∈ N , ed è sempre positiva.


E’ una funzione pari, quindi simmetrica rispetto all’asse delle y, in quanto sostituendo x in – x la y
non cambia.
lim y = 0 , la retta y = 0, ossia l’asse delle x, è un asintoto orizzontale della curva.
x →±∞

y′ = −2xe− x e y ′′ = 2 ( 2 x 2 − 1) e − x , quindi y′ = 0 solo per x = 0, la curva cresce nell’intervallo


2 2

Assume il suo massimo valore per x = 0 ⇒ y = 1.


]–∞, 0[ e decresce nell’intervallo ]0, +∞[.

y′′ > 0 per x < –1/ √2 e per x >1/ √2 ;


y′′ < 0 per –1/ √2 < x <1/ √2 ;
y′′ = 0 per x = –1/ √2 e per x =1/ √2 .

per x < –1/ √2 e per x >1/ √2 , e verso


Quindi, la curva è concava verso l’alto

il basso per –1/ √2 < x <1/ √2 .


Si ha un flesso per x = –1/ √2 e per
x = 1/ √2 in quanto, in questi punti, la
y′′′ ≠ 0.
Il grafico di questa funzione, che si
chiama curva di Gauss o degli errori, è
disegnato in figura a fianco.
228

491) Studiare il grafico della funzione y = x cos x − sin x .


Essa è definita in R. La funzione è dispari e
y(–x) = – y(x), quindi la curva è simmetrica
rispetto all’origine degli assi coordinati, quindi
basta studiarla in ]0, +∞[.
y(0) = 0; il limite lim y non esiste.
x →+∞

y ′ = − x sin x = 0 nei punti x = kπ con


k = 0, 1, 2, …
y′ < 0 in ]0, π[, ]2π, 3π [, ]4π, 5π [, …; y′ > 0 in
]π, 2π[, ]3π, 4π [, …
I punti x = π, 3π, 5π, … sono punti di minimo
relativo, in cui risulta y = – x.
I punti x = 2π, 4π, 6π, … sono punti di massimo
relativo, in cui risulta y = – x.

492) Studiare il grafico della funzione y = log ( 4 cos 2 x + 8 sin x − 7 ) .

E’ una funzione periodica di periodo 2π, in quanto, essendo cos ( x + 2π ) = cos x e sin ( x + 2π ) = sin x
si ottiene che y = ( x + 2π ) = y ( x ) , quindi è sufficiente studiare la funzione data nell’intervallo
]0, 2π[. I valori della x nell’intervallo ]0, 2π[, per i quali la funzione è definita, si trovano fra le
soluzioni della seguente disequazione: 4 cos 2 x + 8 sin x − 7 > 0.

4 sin 2 x + 8 sin x + 3 > 0, che è soddisfatta per 1/2 < sin x < 3/2, essendo sempre sin x < 3/2 = 1,5 ⇒
Esprimendo il cos x in funzione del sin x ( sin 2 x + cos 2 x = 1 )e semplificando, si ottiene:

⇒sin x > 1/2, da cui si ricava π/6 < x < 5π/6. Considerando il lim + ( 4 cos 2 x + 8sin x − 7 ) = 0 , i limiti
x →π
6

lim − ( 4 cos x + 8sin x − 7 ) = −∞ ,


2
lim + ( 4 cos x + 8sin x − 7 ) = 0 ,
2
il
x →π x → 5π
6 6

lim + ( 4 cos x + 8sin x − 7 ) = 0 lim − ( 4 cos x + 8sin x − 7 ) = −∞ .


2 2

x → 5π x → 5π
6 6

Quindi, le rette x = π/6 e x = 5π/6 sono due asintoti verticali


della curva.
8cos x (1− sin x)
y′ = , che nell’intervallo ]π/6, 5π/6 [, si
4cos2 x + 8sin x − 7
annulla solo per x = π/2.

x ∈ ]π/6, 5π/6 [, si nota che la y è crescente nell’intervallo


Il denominatore della y′ è sempre positivo per

]π/6, π/2 [ e decrescente nell’intervallo ]π/2, 5π/6 [.


229

Per x = π/2, la f(x) assume il massimo assoluto che vale


0 – f(π/2) = 0. La curva è simmetrica rispetto alla retta di
equazione x = π/2. Infatti, presi due punti simmetrici rispetto
a π/2, e precisamente:
π/2 + t e π/2 – t, ricordando che cos (π/2 – t) = sin t;
sin (π/2 – t) = cos t; cos (π/2 + t) = – sin t;
sin (π/2 – t) = cos t, si ottiene:

π   π  π  
y  − t  = log  4 cos 2  − t  + 8sin  − t  − 7  = log [ 4 sin t + 8 cos t − 7 ] .
2   2  2  
π  π 
Quindi y  −t  = y +t .
2  2 

x3 − 1
493) Studiare il grafico della funzione y = .

Essa è definita per x ∈ ] –∞, 0[ ∪ [1, +∞[.


x

x3 1 1
Il lim− y = lim− − = lim− x 2 − = +∞ , la retta x = 0, cioè l’asse delle x, è un asintoto verticale
x →0 x →0 x x x →0 x
della curva. Poiché il lim y = +∞ , vediamo se la curva ammette asintoti obliqui, cioè, considerando
x →±∞

x3 − 1 x3 1 1 1
che y = = − = x 2 − = x 1 − 3 , si ottiene:
x x x x x
y x 1  1
m = lim = lim  1− 3  = lim  − 1− 3  = −1,
x→−∞ x x→−∞ x x  x→−∞  x 

 x3 − 1   x3 − 1 
 + x − x 1
   x  x  −
x3 − 1
q = lim ( y − mx ) = lim  + x  = lim    = lim x =0.
x →−∞   x→−∞  x3 − 1 
x →−∞
 x 
x →−∞
x −1
3

 − x −x
 x  x
 
y
Quindi, la retta y = – x è un asintoto della curva. Inoltre si ha che m = lim =1 e
x → +∞ x
q = lim ( y − mx ) = 0 , pertanto anche la retta y = x è un asintoto.
x →+∞
230

2 x3 + 1 x
Inoltre, per x ≠ 1 la y′ = =0
2x 2
x −1
3

nel campo di definizione della y solo per


1
x = − 3 , questo è un punto di minimo
2
relativo per la funzione data.
Considerando che f(1) = 0, lim+ y′ = +∞ , nel
x →1

punto (1, 0) la tangente alla curva è parallela


all’asse delle y. Non ci sono flessi.

x
494) Studiare il grafico della funzione y = .
1 − x2
Essa è definita per x ∈ R\{± 1}.
Il lim y = +∞ , le rette x = 1 e x = – 1 sono asintoti verticali della curva.
x →±∞

1
x
Il xlim = lim x = 0 , l’asse delle x è un asintoto orizzontale della curva. Considerato che
→±∞ 1 − x 2 x→±∞ 1
−1
x2
sostituendo x in – x la y non cambia, il grafico è simmetrico rispetto all’asse delle y, quindi basterà
studiare la funzione per x ≥ 0, cioè per l’intervallo [0, + ∞[. La funzione data si scrive:
⎧ x i k0≤ <1
⎪ 1 − x2 1 + x2

. Per 0 ≤ x < 1, si ottiene y′ =
⎪ i k >1
f(x) = 2 che è sempre maggiore di
( )
⎩ x −1
x 1− x 2
2

zero.

Quindi la f(x) è crescente nell’intervallo [0, + ∞[.


1 + x2
Per x > 1, si ottiene y′ = − , questa è sempre
(1− x )
2
2

negativa, quindi la f(x) è decrescente nell’intervallo


]+ ∞, 0[.
Per x = 0+ si ottiene y ′ = ( 0 + ) = 1 , per simmetria la

( )
y ′ = 0 − = − 1 , quindi il punto x = 0 è un punto angoloso
per la curva.
231

495) Studiare il grafico della funzione y = x2 − 6x − 9 .

Considerato che 6x − 9 = − ( 6x − 9) per x ≤ 3/2, e 6 x − 9 = 6 x − 9 per x ≥ 3/2, questa funzione

⎧ x 2 + 6 x − 9 i k ≤ 3/2
x 2 + 6 x − 9 i k ≤ 3/2 ⎪
equivale a y = . − ( x − 3) i k ≤ ≤ 3 .
#
x2 − 6x + 9 i k ≥ 3/2 ⎨

1
, cioè y =

⎩ − 3 i k ≥3

log ( x 2 − 2 x + 2 )
496) Studiare il grafico della funzione y = − 2 arctan ( x − 1) .

E’ definita per 2 – 2 + 2 > 0, è soddisfatta per ∀ ∈ N \{1}.


x −1

2x − 2
Il lim arctan ( x − 1) = 0 , il lim
(
log x 2 − 2 x + 2
Hospital
)
= lim x − 2 x + 2 = 0 , pertanto risulta il lim y = 0 .
2

x →1 x →1 x −1 x →1 1 x →1

log ( x 2 − 2 x + 2 )
Hospital Hospital
2x − 2 2
In modo analogo, il lim = lim 2 = lim = 0,
x →±∞ x −1 x →±∞ x − 2 x + 2 x →±∞ 2 x − 2

π π
il lim arctan ( x − 1) = − , il lim arctan ( x − 1) = , da ciò si ottiene che il lim y = +π , ed il
x → −∞ 2 x → +∞ 2 x →+∞

lim y = −π . Quindi, le rette di equazione y = π e y = – π sono due asintoti orizzontali della curva.
x →+∞

( ) = − log 1 + ( x − 1) 
2
log x 2 − 2 x + 2  ; questa risulta sempre minore
Per x ≠ 1, si ottiene che la y ′ = −
( x − 1) ( x − 1)
2 2

di zero perché, per x ≠ 1, essendo 1 + (x – 1)2 > 0 risulta che il log [1 + (x – 1)2] > 0. La funzione è,
quindi, sempre decrescente. Considerato che il lim y = 0 , nel punto x = 1 la funzione presenta una
x →1

discontinuità eliminabile, che si può eliminare ponendo:

− 2 arctan ( x − 1) i k ≠ 1 . Così si ottiene una funzione continua anche nel


log ( x 2 − 2 x + 2 )
y=0
0 i k =1
x −1

punto x = 1. Si nota che nel punto x = 1 la funzione è anche derivabile.


(
log x 2 − 2 x + 2 ) − arctan ( x −1)
f ( x ) − f (1) x −1
lim = lim , con la regola di De L’Hospital, avendo già
x →1 x −1 x →1 x −1
calcolato la derivata del numeratore, si ottiene:
2 ( x − 1)
f ( x ) − f (1) − log ( x 2 − 2 x + 2 ) −
x − 2 x + 2 = lim
2 −1
lim = lim = lim = −1 .
x →1 x −1 x →1
( x − 1)
2 x →1 2 ( x − 1) x →1 x − 2x + 2
2

Quindi f ′(1) = –1.


232

sin log (1 − x )
497) Calcolare il lim .
x→0
sin x
sin log (1 − x ) sin log (1 − x ) log (1 − x ) −1 −1
lim = lim = 1⋅1⋅ = −1 .
x→0 sin x x→0 log (1 − x ) −x sin x 1
x

log (1 − cos x )
498) Calcolare il lim .
x →0 log x
 1 − cos x 2   1 − cos x 
Il log (1 − cos x ) = log  2
x  = log  2  + 2log x , pertanto la funzione si può scrivere:
 x   x 
 1 − cos x 
log  
log (1 − cos x )  x
2
 +2.
=
log x log x
(1 − cos x ) = 1
Essendo il lim (limite notevole), ed il lim+ log x = −∞ , si ottiene:
x→0 x2 2 x →0

 1 − cos x 
log  
log (1 − cos x )  x2 
lim = lim +2=2.
x →0 log x x →0 log x

499) Calcolare il lim log x log (1 − x ) .


x→ 0

log (1− x )
Moltiplicando e dividendo per x, si ottiene che log x log (1− x ) = x log x .
x
log (1 − x )
Il lim x log x = 0 , il lim = −1, pertanto:
x→0 x→0 x
lim log x log (1 − x ) = 0 .
x→0

500) Calcolare il lim+ log x log log x .


x →1

E’ del tipo 0∞. Posto log x = t si ottiene lim+ log x log log x = lim+ log t log t = 0 .
x →1 t →0

501) Calcolare il lim


(
x x
1
x
−1 ).
x →+∞ log x
Posto t = 1/x si ottiene w = t log t, pertanto:

lim
(
x x
1
x
−1 ) = lim e − t log t
−1
= lim
ew − 1
=1.
x → +∞ log x t → 0+ − t log t w→ 0 w

tan x − sin x 1
502) Calcolare che il lim = .
x3 x→02
Tenendo conto dei limiti notevoli, si ottiene:
233

sin x
− sin x sin x (1 − cos x )
tan x − sin x cos x sin x 1 − cos x 1 1
lim 3
= lim 3
= lim 3
= lim lim 2
lim = .
x →0 x x →0 x x →0 x cos x x →0 x x→0 x x →0 cos x 2
1 1 1
2

503) Calcolare il lim cos x .


x →π x − π
2
2
Posto t = x – π/2, si ottiene:

lim
cos x
= lim
(
cos t + π )
2 = lim − sin t = −1
.
x→π
2 x −π t →0 t t →0 t
2

a x − bx
504) Calcolare il lim , con a, b > 0.
x→0 x

. Se a = 1 è e x log a − 1 = 0 ∀ ∈ N ; se a ≠ 1 si ottiene
a x − bx ex log a − ex logb ex log a −1 1 − ex logb
= = +
x x x x
e x log a − 1 e x log a − 1
= log a , che tende a log a per x che tende a zero. In entrambi i casi, il
x x log a
exlog a −1 a x − bx a
lim = log a , pertanto, il lim = log a − log b = log   .
x→0 x x →0 x b

sin ( ax)
505) Calcolare il lim , con a ≠ 0.
x→0 x
sin t
Posto t = ax, si ottiene che il a lim =a.
t →0 t
1

sin ( ax)
506) lim = 0 , con a ≠ 0.
x→±∞ x

x2 + x sin x
507) Calcolare il lim .
x→0 1− cos x
2
Dividendo il numeratore ed il denominatore per e tenuto conto dei limiti notevoli, si ottiene:
1

sin x
1+
x 2 + x sin x x , al limite per x → 0.
=
1 − cos x 1 − cos x
x2
1
2

1+1
Quindi, per x → 0, si ottiene: = 4.
1
2
234

ecx − 1 + x
508) Calcolare il lim .
x →0 tan x
Dividendo il numeratore ed il denominatore per , si ottiene:
ecx − 1 + x ecx − 1 + x x
= .
tan x x tan x
x ecx − 1 + x ecx − 1 1 − 1 + x
Considerando che il lim = 1 (limite notevole), inoltre che = + ,
x→0 tan x x x x
e cx − 1 et − 1
considerando i limiti, e ponendo cx = t, si ha che lim = lim c=c.
x→ 0 x t →0 t
1

lim
1− 1+ x
= lim
(
1− 1+ x 1+ 1+ x
= lim
1 − (1 + x ) )(1
= − ; pertanto:
)
x→0 x x→0
x 1+ 1+ x x→0
(
x 1+ 1+ x 2 ) ( )
ecx − 1 + x 1
lim =c− .
x →0 tan x 2

x+ x
509) Calcolare il lim 1
.
x→0
x 4

(
x 1+ x )=
x+ x
(1 + x ) = 1 per x → 0.
4
x
1
= 1 4
x 4
x 4 x

x − sin x
510) Calcolare il lim =1.
x + cos x
x → ±∞

Dividendo il numeratore ed il denominatore per x si ottiene:


sin x
1−
x − sin x x , i limiti notevoli lim sin x = 0 , lim cos x = 0 .
=
x + cos x 1 + cos x x →±∞ x x → ±∞ x
x
Quindi, il limite cercato vale uno.

511) Calcolare il lim x x .


x→ 0+
x
xx = elog x = exlog x ; il lim x log x = 0 . Quindi, il lim x x = 1 .
x → 0+ x → 0+

512) Calcolare il lim x a


x →+∞ ( 1
x
−1 .)
Ponendo t = 1/x, si ottiene che il lim x a −1 = lim
x→+∞ t →0
at −1
t
= lim
t →0 (
et log a −1
1

t
x
)
= log a .

1 
513) Calcolare il lim+  + log x  .
x →0 x 
235

1 1 + x log x
+ log x = → 0 + per x → 0+ (il lim x log x = 0 ).
x x x→0

514) Calcolare il lim e −21 + sin x .


x

x→0
(1 + x ) − 1 + tan x
Dividendo il numeratore ed il denominatore per x si ottiene:
e x − 1 sin x
+
e x − 1 + sin x x x
= , considerati i limiti notevoli:
(1 + x ) − 1 + tan x (1 + x ) − 1 + tan x
2 2

x x
e x −1 (1 + x ) − 1 = x 2 + 2 x = x ( x + 2 ) →
2

lim = 1 , lim tan x = lim sin x 1 = 1 , e considerato che


x→0 x x→ 0 x x→ 0 x cos x x x x
→ 2 per x → 0. Quindi:
e x − 1 + sin x 2 2
lim = = .
(1 + x ) 2 +1 3
2
x→ 0
− 1 + tan x

515) Calcolare il lim e x sin ( e − x cos x ) .


x → +∞

Si considerino le successioni xn = π/2 + 2nπ e yn = 2nπ, con n ∈ N, si ha che il lim xn = lim yn = +∞


Questo limite non esiste.

per ∀ | ∈ ‡ . Si ottiene che e sin ( e cos xn = 0 ⇒ lim e x sin ( e − x cos x n ) = 0 ;


x →+∞ x →+∞
xn − xn
) x → +∞
n n

(
sin e − yn ) →1
yn
e sin e ( − yn
)
cos yn = e sin e yn
( − yn
)= e − yn
per n → ∞, essendo il lim e − y = 0 ed il
x →∞
n

sin t
lim = 1.
t→0 t

x
 sin x 
516) Calcolare il lim   .
x →+∞
 x 
x  sin x 
sin x +  sin x  x log
x 
Il lim = 0 , quindi il lim   = e 
=0.
x→+∞ x→+∞
x  x 

x
(1− x )
517) Calcolare il lim x .
x →1

Considerando che x (1− x ) = e ( 1− x ) , ponendo 1 – x = t, si ottiene:


x x log x

x 1− t log (1 − t )
lim log x = lim log (1 − t ) = lim (1 − t ) = −1 .
x →1 1 − x t→0 t t → 0 t
lim notevole

1
518) Calcolare il lim − tan x .
π− cos x
x→
2

Forma indeterminata del tipo + ∞ – ∞.


236

Posto x = π/2 – t, con t > 0, si ha cos x = sin t, sin t = cos t, da cui:


1 1 cos t 1 t 1 − cos t t
− tan x = − = (1 − cos t ) = 2
t . Considerando che il lim

= 1 , il
cos x sin t sin t sin t sin t t t 0 sin t
1 − cos t 1 1
lim 2
= . Il lim − tan x = 0 .
t →0 t 2 π cos x −
x→
2

 1 2
519) Calcolare il lim  − 2 .
x→0
 1 − cos x x 
Forma indeterminata del tipo + ∞ – ∞.
1− cos α
sinα =
2 2

1 2
− 2 =
x 2 − 2 (1 − cos x ) x − 2 ⋅ 2 sin
=
2 2 x
2 =
x − 2 sin x
2
x + 2 sin x
2 ( ) ( ( )) ( ( )) =
1 − cos x x (1 − cos x ) x 2
(1 − cos x ) x 2
(1 − cos x ) x 2

=
x − 2 sin x ( 2 ) x ( x + 2 sin ( x 2 )) = x − 2 sin ( x 2 )
3
x2 x + 2 sin x( )
2 . Quindi:
x 3
(1 − cos x ) x 2
x 3
1 − cos x x

lim
x − 2sin x ( 2 ) = lim 2 ( x 2 ) − sin ( x 2 ) = 2 lim ( x 2 ) − sin ( x 2 ) = 1 1 = 1 (Riconducendolo al
( x 2)
3
x →0 x3 x →0 x 8 3 x →0
4 6 24
1
4

t − sin t 1
lim = , questo limite si calcola più agevolmente con il metodo degli sviluppi asintotici).
t→0 t3 6
x 2 (1 + cos x ) x 2 (1 + cos x )
2
x2  x 
Inoltre, il lim
x →0 1 − cos x
= lim
x →0 (1 − cos x )(1 + cos x )
= lim
x →0 1 − cos x2
= lim   (1 + cos x ) = 2 ;

x → 0 sin x
 2
sin 2 x 1

lim
x + 2sin x ( 2 ) = lim 1 + sin ( x 2 )  = 2 .
x →0 x x →0  x 
 2 
1+1

 1 2 1 1
Quindi, il lim  − 2  = ⋅2⋅2 = .
x→0
 1 − cos x x  24 6

( )
1
2 log5 x2
520) Calcolare il lim+ sin x .
x→0

Si può osservare che x → 2 è biiettiva da ]0, + ∞[ in ]0, + ∞[, ed ha limite nullo per x → 0+.
Forma indeterminata del tipo 00.

Posto 2 = t, il limite esiste se e solo se esiste (ed in tal caso coincide con esso) il
 logsin t 
  log t
lim+ ( sin t )
1
log5 t
= lim+ e  log5 t 
. Considerato che il log5 t = , si ottiene:
x→0 t →0 log5
237

((
log sin t log t sin t
=
t )) log 5 = log 5 log t + log (sin t t ) = log 5 1 + log (sin t t )  , che tende a
log 5 t log t log t  log t 
 

log 5 per t → 0+. Si conclude che il limite dato vale lim+ sin x ( )
1
2 log5 x2
= elog5 = 5 .
x→0

521) Calcolare la derivata prima e seconda della funzione f ( x ) = tan arccos 1 − sin 2 x  , per
x ∈ ]0, π/2[.
 

In ]0, π/2[ si ha 1 − sin 2 x = cos x e arccos ( cos x ) = x . Pertanto, la f(x) si può scrivere nella forma
−2 cos x sin x −2 sin x
f ( x ) = tan x , per cui: f ′ ( x ) = 1
2
, f ′′ ( x ) = = .
cos x cos 4 x cos 3 x

522) Sia f ∈ C1(R), tale che f ′(1) = 5e. Posto g(x) = f(log x), calcolare la g′(e).
Osserviamo che la funzione g ∈ C1 ]0, + ∞[, in quanto composizione di funzioni di classe C1 del

g′(e) = f ′ log (x)1/x ⇒ g′(e) = f ′(1)/e = 5.


proprio dominio. Pertanto, utilizzando il Teorema di derivazione delle funzioni composte, si ricava

523) Data la f ( x ) = e − 2π x −1, stabilire se f(x) è invertibile e calcolare la derivata di f ′(y) per
− x +1

∈ N , ricaviamo che f è strettamente monotòna decrescente,


y = – 2π.
La f ′ ( x) = −e − 2π < 0 per ogni
− x+1

quindi è invertibile su tutto R. Osserviamo, inoltre, che f(x) = – 2π se e solo se x = 1, cioè se


f -1(– 2π) = 1. Quindi, dal Teorema di derivazione della funzione inversa, si ricava:

( f )′ ( 2π ) =
−1 1
=
1
=−
1
.
(
f′ f −1
( 2π ) ) f ′ (1) 1 + 2π

524) Stabilire se è possibile applicare il Teorema di Lagrange alla funzione:


f ( x ) = arctan (1 + 5 x ) + ( 3 − x )
1
5 , nell’intervallo [1, 4].

La funzione data è definita e continua in R, inoltre la f ′ ( x ) = 5 1


− .
1 + ( 5 x + 1) 5 (3 − x )
2 4
5

Quindi, la derivata della funzione data non è definita in x = 3. Pertanto, non possiamo applicare il
Teorema di Lagrange, che richiede che la f(x) sia dovunque derivabile nell’intervallo [1, 4].

525) Data la f : R → R, definita da f ( x ) = 2 x + 1log ( 2 x + 1) , determinare il campo di esistenza della


f (x)e gli eventuali punti in cui essa si può prolungare con continuità e derivabilità.
La f(x) è definita se si impone la condizione 2x + 1 > 0, che ha come soluzione x > –1/2; quindi, il
campo di esistenza C.E. (f) = ] –1/2, + ∞[.
Per stabilire se la f(x) è prolungabile con continuità in x = –1/2, calcoliamo il limite:
238

lim+ f ( x ) = lim+ t log t = 0− (abbiamo considerato t = 2x + 1 ed il limite notevole x α log x β


→0
1 x→0
x→−
2

‰( ) > −1/2
per x → 0). Quindi, la f(x) è prolungabile con continuità in x = –1/2 mediante la funzione:
fɶ ( x ) = "
0 = −1/2
. Vediamo se fɶ ( x ) è derivabile in x = –1/2, calcolando il rapporto
incrementale destro:

lim+
(
fɶ − 1 + h − fɶ − 1
2 2 ) ( )
= lim+
2 (
2 − 1 + h −1log 2 − 1 + h
2
= lim+
) ((
2h log ( 2h)
= lim+
))
2 log ( 2h)
= −∞
x→0 h x→0 h x→0 h x→0 h
Pertanto, la f(x) non è prolungabile con derivabilità in x = –1/2, dove, invece, presenta una tangente
verticale di equazione x = –1/2.

526) Determinare una costante c > 0 tale che valga la diseguaglianza:

log ( 2 + arctan x ) ≤ c  x +  , per ∀


 π
≥ – π/4.
 4
Si ha che x + π/4 = x – (– π/4), ed osservando che, detta f(t) = log (2 + arctan t) si ottiene:
 π   π   π π
f  −  = log  2 + arctan  −   = log ( 2 − 1) = log 1 + −  = 0 , quindi possiamo applicare il
 4   4   4 4
Teorema di Lagrange nell’intervallo [– π/4, x], con > – π/4, ottenendo:

log ( 2 + arctan x )
=
(
log ( 2 + arctan x ) − log 2 − arctan π ( 4 ) ) = log ( 2 + arctan x ) =
1 1
x − −π ( ) (
x − −π ) x =ξ
2 + arctan x 1 + ξ 2

avendo considerato un opportuno punto ξ ∈ ] – π/4, x [. Poiché in tale intervallo si ha:


4 4

1 1 1 log ( 2 + arctan x )
≤ = 1, ≤ 1 ; possiamo concludere che ≤ 1,
2 + arctan ξ 2 + arctan − π ( 4 ) 1+ ξ 2
x − −π
4 ( )
da cui c = 1.

527) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = arctan ( )


x4 + 1 .

Poiché 4
+1> 0 per ∀ ∈ N la radice quadrata interna è sempre definita. Conseguentemente, è
sempre definita e positiva anche arctan ( )
x4 + 1 , così come è sempre definita la radice quadrata
esterna, in quanto il suo argomento è positivo in R. Pertanto il C.E. = R.

arcsin ( log (1 − 3 x ) )
528) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = .

La radice quarta, essendo al denominatore, è definita per 4 – x2 > 0 ⇔ x2 < 4 ⇔ – 2 < x < 2.
4
4 − x2

Affinché l’arcsin sia definito, si dovrà avere – 1 ≤ log (1 – 3x) ≤ 1, ed affinché sia definito il logaritmo,
si dovrà avere 1 – 3x > 0. Pertanto, dobbiamo risolvere il seguente sistema:
239

1−3 ≤ ⎧ ≥ (1 − )/3
1−3 ≥ 1/ ⎪ ≤ (1 − Q)/3
0 ⇔
1−3 >0

⎨ < 1/3

. Quindi, il C.E. = [(1– e)/3, (1–1/e)/3 ].
−2 < <2
⎩ −2 < < 2

529) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = 2 x 2 − x + 1 .

La radice quadrata è definita per 2 x − x + 1 ≥ 0 ⇔ |x + 1| ≤ 2 2, da cui:


2

∈N
⇔ F ⇔ F ≤ −Q; ≥ 1
2 2 2x2 + x + 1 ≥ 0
#
–2 ≤x+1≤2

Da cui, il C.E. della funzione data è C.E. = ] – ∞, – 1/2] ∪ [1, + ∞[.


2x2 − x −1 ≥ 0

530) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = tan log 1 − 2 x .( )


La radice quadrata è definita, e non negativa, quando il suo argomento è non negativo. La presenza

che la tangente sia definita, escludendo i valori del suo argomento pari a π/2 + kπ, con k ∈ Z. Quindi,
del logaritmo però impone che la radice quadrata sia strettamente positiva. Infine, bisogna imporre

1−2 >0 < 1/2 < 1/2


consideriamo il sistema:

Fmh} ⇒ C ⇒C
√1 − 2 ≠ #̃ + Zπ; Z ∈ y √1 − 2 ≠ e 2 ; Z ∈ y 1−2 ≠ e 2 ; Z ∈y
π +kπ π +kπ , da

{
cui, il C.E. della funzione è x ∈ −∞, 12 \ x = 12 1− e
( 2k +1)π 
 , ∀k ∈ Z .}
531) Determinare il C.E. della funzione f ( x ) = ( cos x )(
tan x )
− cos ( tan x ) .
Il primo addendo è definito quando la base è strettamente positiva e quando la tangente di x è definita,

cos > 0
mentre il secondo addendo è definito dove il suo argomento è definito. Pertanto, l’insieme di

definizione si ottiene dal sistema F ≠ + Zπ, Z ∈ y , da cui il C.E. della funzione è:


x ∈  −π + 2kπ , π + 2kπ  ; k ∈ Z .
 2 2 

x2  1
532) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x ) = log  e + 2  .
x −1 
Il C.E. della funzione data è C.E. = ]– ∞, 0[ ∪ ]0, 1[ ∪ ]1, + ∞[, e su questo insieme la funzione data
x 

è continua. Per determinare se esistono eventuali asintoti, si procede come segue:


 x2    1  x2
lim f ( x ) =  lim  lim
 x → ±∞ log  e + 
2 
= ( log e ) lim = ±∞ ;
x →±∞
 x → ±∞ x
   x   x → ±∞ x

  1 
lim± f ( x ) = lim±  x 2 log  2   = lim± x 2 log x 2 = 0 ;
x →0 x →0
  x   x →0
1
lim± f ( x ) = lim± log ( e + 1) = ±∞ .
x →1 x →1 x − 1

Non ci sono asintoti orizzontali, esiste un solo asintoto verticale per x → ± 1.


240

Per quanto riguarda gli eventuali asintoti obliqui, si ha:


f ( x)  x2    1 
m = lim =  lim 2   lim log  e + 2   = 1 ;
x →±∞ x  x →±∞ x
 x →±∞
 x 

q = lim  f ( x ) − mx  = lim 
 x2  1 
log  e + 2  − x  = lim
(
 )
x 2 log e 1 + 1 2  − x ( x − 1)
ex 
=
x →±∞ x − 1 x −1
x →±∞
  x   x→±∞

= lim
( ex  )
x 2 1 + log 1 + 1 2  − x 2 − x

= lim
x2 + x2 1 2 − x2 + x
ex = 1.
x →±∞ x −1 x →±∞ x −1
Nell’ultimo passaggio si è utilizzato lo Sviluppo di Mc Laurin al primo ordine della funzione
t → log (1 + t), con t = 1/e 2. Quindi, la retta di equazione y = x + 1 è un asintoto obliquo a ± ∞.

533) Determinare i limiti alla frontiera ed eventuali asintoti della funzione f : R → R definita da
x3 + 2
f ( x) = x 2 .
e +x
x3
Il lim f ( x ) = lim x = 0 , in base agli ordini di infinito, pertanto y = 0 è asintoto orizzontale, della
x→+∞ x→+∞ e

funzione data, a + ∞.
x3
Inoltre, il lim f ( x) = lim 2 = −∞ (ex → 0 per x → – ∞);
x→−∞ x→−∞ x

f ( x) x3 2 − xex
il lim = lim x 3 = 1, ed il lim f ( x ) − x = lim = 0.
x→−∞ x x→−∞ xe + x x→−∞ x→−∞ x2
In cui, si è tenuto conto del fatto che ex → 0 per x → – ∞. Pertanto, y = x è asintoto obliquo a – ∞.

534) Determinare i limiti alla frontiera ed eventuali asintoti della funzione f : R → R definita da
xe x + 2
f ( x) = x .
e +1
xex
Il lim f ( x ) = lim = +∞ ;
x→+∞ x→+∞ e x

f ( x) xex
m = lim = lim x = 1 , q = lim f ( x ) − x = lim 2 −x x = 0 , pertanto y = x è asintoto obliquo
x→+∞ x x→+∞ xe x →+∞ x →+∞ e

della funzione data. Inoltre, il lim f ( x ) = 2 , quindi y = 2 è asintoto orizzontale a – ∞.


x → −∞

3x + 5x2
535) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x) = .
x−4
Il denominatore dev’essere diverso da zero, quindi il C.E. = ] – ∞, 4[ ∪ ]4, + ∞[.
Il lim f ( x ) = ±∞ , pertanto, x = 4 è asintoto verticale.
x → ±4
241

5x2
Il lim f ( x ) = lim = ±∞ , pertanto, non ci sono asintoti orizzontali.
x→±∞ x→±∞ x

f ( x) 5x + 3
m = lim = lim = 5 , q = lim f ( x ) − 5 x = lim 23 x = 23 , pertanto, l’equazione
x→±∞ x x →±∞ x −4 x →±∞ x → ±∞ x

y = 5x + 23 è quella dell’asintoto obliquo a ± ∞.


Si può osservare che potevamo raggiungere lo stesso risultato effettuando la divisione, fra numeratore
92
e denominatore, riscrivendo la f(x) nella forma f ( x ) = 5 x + 23 + , da cui, per x → ± ∞, si ottiene
x−4
92
y = 5x + 23 che, come abbiamo visto, è l’equazione dell’asintoto obliquo (in quanto → 0 , per x
x−4
→ ± ∞).

x3 − 3x2 + 5x +1
536) Determinare il C.E. e gli eventuali asintoti della funzione f ( x ) = .

Il C.E. è dato da {x ∈ R : x ≠ ± 1} = ]– ∞, – 1[ ∪ ]– 1, + 1[ ∪ ]1, + ∞[.


x2 −1

Il lim f ( x ) = ±∞  x = 1 è asintoto verticale, il lim f ( x ) = ∓ ∞  x = − 1 è asintoto verticale.


x →1± x → − 1±

Il lim f ( x ) = ±∞ . Effettuando la divisione fra numeratore e denominatore, si ottiene:


x → ±∞

6x − 2 6x − 2
f ( x) = x − 3 + , poiché, per x → ± ∞, 2 → 0 si ottiene che l’equazione dell’asintoto
x −1
2
x −1
obliquo, sia a + ∞ che a – ∞, è y = x – 3.

Monotònia ed estremanti.
Sia data f : I → R, dove I è un intervallo di numeri reali contenenti, nel suo interno, il punto x0, ed f
è una funzione continua è derivabile in I. Si ha che:
- f è monotòna non decrescente in I se e solo se f ′ ≥ 0, in I;
- f è monotòna non crescente in I se e solo se f ′ ≤ 0, in I;
- Se f ′ > 0 in I, allora f è monotòna crescente in I;
- Se f ′ < 0 in I, allora f è monotòna decrescente in I;
- Se x0 è un estremante locale (cioè se x0 è un punto di minimo o di massimo locale) per f in I, allora
f ′(x0) = 0;
- Se f ′(x0) = 0, e f ′(x) ≤ 0 (rispettivamente f ′(x) > 0) in un intorno sinistro di x0, e f ′(x) ≥ 0
(rispettivamente f ′(x) ≤ 0) in un intorno destro di x0, allora x0 è un punto di minimo locale
(rispettivamente un punto di massimo locale) per f in I;
- Se f è due volte derivabile in x0, f ′(x0) = 0 e f ′′(x0) > 0 (rispettivamente f ′′(x) < 0), allora x0 è un
punto di minimo locale (rispettivamente un punto di massimo locale), per f in I;
- Se f ′(x0) = 0 e la derivata prima non cambia di segno in un intorno di x0, allora x0 è un punto di
flesso a tangente orizzontale.
L’insieme dei punti in cui la derivata prima si annulla sono punti critici o stazionari per la funzione
f. Tutti gli estremanti interni al dominio di definizione di una funzione derivabile, sono punti critici.
Non vale il viceversa, come si ricava studiando, ad esempio, f(x) = x3.
242

Ricordiamo il Teorema di Weierstrass, che garantisce l’esistenza di estremanti assoluti per le f(x)
continue, definite in intervalli chiusi e limitati.
Concavità e convessità: Sia data f : I →R, dove I è un intervallo di numeri reali contenente, nel suo
interno, il punto x0, e f è una funzione continua e due volte derivabile in I.
- Se f è convessa (o concava verso l’alto) in I se e solo se f ′′ ≥ 0 in I;
- Se f è concava (o concava verso il basso) in I se e solo se f ′′ ≤ 0 in I;
- Se f ′′ > 0 in I, allora f è strettamente convessa in I;
- Se f ′′(x0) = 0, e f ′′(x) < 0 (rispettivamente f ′′(x) > 0) in un intorno sinistro di x0 e f ′′(x) > 0
(rispettivamente f ′′(x) < 0) in un intorno destro di x0, allora x0 è un punto di flesso per f in I.

537) Determinare i punti di massimo e di minimo locale della funzione f ( x ) = arctan ( − x ( x − 1) ) .

Considerato che f ∈ C1(R) e f ′ ( x ) =


1− 2x 1
≤ oppure ≥ 0 ⇔ x ≤ oppure ≥ .
( x − 1)
2
1+ x 2
2
L’unico punto di massimo locale è x = 1/2 e non esistono punti di minimo locale.

538) Studiare la concavità e la convessità della funzione f ( x ) = log (1 + x 2 ) .


>0 i k−1< <1
C < 0 i k <1 > 1; la funzione data risulta
(1 + x )
2

= 0 i k = ±1
2x
Poiché f ′ ( x ) = ; f ′′ ( x ) = 2 
1 + x2 (1 + x )
2
2

convessa per – 1 < x < 1, e concava per x < – 1 e x > 1; mentre x = ± 1 sono punti di flesso.

539) Studiare la concavità e la convessità della funzione f ( x ) = 2 xe ( x + 4 ) .


2

>0 i k >0
⇒ C< 0 i k < 0 ; si ottiene che f è
( x2 +4) ( x2 +4)
(
Poiché f ′ ( x) = 2 1+ 2x e )
; f ′′ ( x) = 4x 2x + 3 e ( )
=0 i k =0
2 2

convessa per x > 0, concava per x > 0, e x = 0 è punto di flesso.

540) Si consideri la funzione f : D → R, definita da f ( x ) = log ( x 2 + 1) − arctan x . Determinare il


dominio D, studiare la monotònia e la concavità di f, determinandone eventuali estremanti e punti di
flesso.
La funzione data è definita su tutto R, in quanto non dobbiamo imporre alcuna condizione, poiché
2
+ 1 > 0 è sempre verificato. Inoltre, le derivate prime e seconde sono:
2x 1 2x −1
f ′( x) = 2 − = 2 ;
x +1 1+ x 2
x +1

f ′′ ( x ) =
( )
2 x 2 − 1 − 2 x ( 2 x − 1)
=
(
2 x2 − x − 1 ).
(x ) (x )
2 2
2
+1 2
+1
La f ′(x) > 0 (cioè la f è monotòna crescente) per x > 1/2, la f ′(x) < 0 (cioè la f è monotòna decrescente)

La f ′′(x) < 0 (cioè la f è concava) per x < (1 – √5 )/2 e x > (1 + √5 )/2, la f ′′(x) > 0 (cioè la f è
per x < 1/2, la f ′(x) = 0 per x =1/2, che risulta essere punto di minimo assoluto.

convessa) per (1 – √5 )/2 < x < (1 + √5 )/2, la f ′′(x) = 0 per x = (1 ± √5 )/2, che sono punti di flesso.
243

541) Studiare la monotònia e gli estremanti della funzione f : R → R, definita da f ( x ) = ( 3 − x ) e ( x + 1)


2


⎪ > 0i k < <
3− 7 3+ 7


2 2
( x +1) = −2x2 + 6x −1 e( x +1) =
( ) < 0i k < >
3− 7 3+ 7
Poiché la f ′ ( x) = ( 3 − x) 2x −1 e
2 2


.

2 2

⎪ =0 i k =
3± 7

Si ottiene che f decresce per x < (1 – √7 )/2 e x > (1 + √7 )/2, cresce per (1 – √7 )/2 < x < (1 + √7 )/2,
2

x = (1 + √7 )/2 è punto di massimo relativo, mentre x = (1 – √7 )/2 è punto di minimo relativo.

542) Determinare i punti di massimo e di minimo locale della funzione f : R → R, definita da


f ( x ) = e− x( x +1) .

Poiché f ∈ C1(R) e f ′ ( x ) = (1 − 2 x ) e − x ( x +1) ≤ oppure ≥ 0 ⇔ x ≤ oppure ≥


1
.
2
Si conclude che l’unico punto di massimo locale è x = 1/2 e non esistono punti di minimo locale.

543) Determinare il C.E. = D e gli estremanti della funzione f : D → R, definita da


f (x) = x + 4 ( log ( x + 4 ) ) .
2

+4≥0
⇒ x > – 4.
+4>0
Per determinare il C.E. della f(x) dobbiamo imporre due condizioni, cioè
Pertanto, il C.E. = D = ] – 4, + ∞[, in cui la f(x) risulta continua e derivabile.
Per determinare gli eventuali estremanti di f , calcoliamo la sua derivata prima imponendone
l’annullamento, cioè:
2 x + 4 log ( x + 4 ) log ( x + 4 )
f ′( x) =
1
( log ( x + 4 ) ) +  log ( x + 4 ) + 4  = 0 .
2
=
2 x+4 x+4 2 x+4
Da ciò si ricava x + 4 = 1, cioè x = – 3, e log (x + 4) = – 4, da cui x = – 4 + e-4. Quindi x = – 3 e
x = – 4 + e-4 sono gli unici punti stazionari. Osservando che f ′(x) > 0 per – 4 < x < – 4 + e-4 o x > – 3
e f ′(x) < 0 per – 4 + e-4 < – 3, si ricava che x = – 4 + e-4 è punto di massimo locale e x > – 3 è punto
di minimo locale. La funzione data non ammette massimo assoluto, poiché, per x → + ∞, si ottiene
f(x) → + ∞, quindi essa è superiormente illimitata. Invece, poiché f(x) ≥ 0, nel suo dominio, e
f(– 3) = 0, il punto x = – 3 risulta essere anche di minimo assoluto.


⎪ i k >0
−x2 + 2x


3x
⎪ 3 ( x + 3 )2 + 2 x i k ≤ 0
544) Data la funzione f(x) = , stabilire se x = 0 è punto di massimo


assoluto per f(x) nell’intervallo [2, – 5].
− x2 + 2 x 2x 2
Il lim f ( x ) = f ( 0 ) = 27 , ed il lim+ = lim+ = .
x → 0− x→0 3x x→0 3x 3
244

Per – 2 ≤ x < 0, la f ′ ( x ) = 6 x + 20 > 0, cioè la f(x) è crescente, mentre per 0 < x ≤ 5 la f ′ è:

( −2 x + 2 ) 3 x − 3 ( − x 2 + 2 x )
1
f ′( x) = 2
= − < 0, cioè la f(x) è decrescente. Quindi, x = 0 è punto di
3x 3
massimo assoluto per la f(x) nell’intervallo [2, – 5].

545) Determinare gli eventuali punti di minimo e di massimo, relativi e assoluti della funzione
g : R → R, definita da g ( x ) = x + cos x , nell’intervallo [0, 2π]. Inoltre, in quanti punti si annulla

Considerato che g ∈ C 0 ([0, 2π]), per il Teorema di Weierstrass, essa ammette punti di massimo e di
g(x)? Perché?

minimo assoluti. Tali punti andranno cercati tra:


- i punti stazionari di g;
- i valori assunti da g negli estremi;

+ cos ∈ [0, 2π] 1 − sin ∈ ]0, π/2[


- i punti di non derivabilità.

g(x) = . − Ih ∈ ]π/2, 3π/2[ , da cui g′(x) = . 1 + l| ∈ ]π/2, 3π/2[ .


+ cos ∈ [ # , 2π] 1 − sin ∈ ]3π/2, 2π[

Nei punti x = π/2 e x lim− g′ ( x ) = 0 = 3π/2, la funzione data non è derivabile, in quanto il
+

x→
2

lim− g′ ( x) = 0+ , il lim+ g′ ( x ) = 2 , il lim− g′ ( x ) = 0+ , il lim+ g′ ( x) = 2 .


π π 3π 3π
x→ x→ x→ x→
2 2 2 2

Tali punti sono, pertanto, punti angolosi. La derivata prima è sempre positiva, dove è definita, quindi
la funzione è sempre crescente ed assumerà i valori massimo e minimo assoluto agli estremi
dell’intervallo. Più precisamente, x = 0 è punto di minimo assoluto e x = 2π è punto di massimo
assoluto. La funzione data non ammette altri punti di estremo relativo.
Notiamo che la funzione data non si annulla mai, poiché è sempre crescente e g(0) = 1> 0. Infine, si
ha che g(2π) = 2π + 1.

sin ∈ [– π, 0]
546) Determinare gli eventuali massimi e minimi, relativi e assoluti, nell’intervallo [– π, π] della
funzione f(x) = "
cos ∈ ]0, π]
.
Il grafico elementare della f(x) è
Otteniamo che x = – π è punto di massimo relativo, x = – π/2 e x = π sono punti di minimo relativo e
assoluto. La f(x) non è continua nell’intervallo [– π, π], pertanto non è possibile applicare il Teorema
di Weierstrass. In effetti, mentre il minimo assoluto
è assunto nei punti x = – π/2 e x = π, la funzione non
ammette massimo assoluto, anche se essa è limitata
superiormente, e sup f = 1. Si osserva che
l’immagine di f è costituita dall’intervallo [– 1, 1[ e
che il lim f ( x ) = 1 , mentre f(0) = 0 ≠ 1.
x→ 0+

In x = 0 la f(x) presenta un punto di discontinuità di


salto.
245

547) Studiare la concavità e la convessità della funzione f : R → R, definita da f ( x ) = ( 3 x 2 + 1) e ( x + 2 )


La f ′ ( x ) = 6 xe( x + 2 ) + ( 3 x 2 + 1) e ( x + 2 ) = ( 3 x 2 + 6 x + 1) e( x + 2 ) ;
La f ′′ ( x ) = ( 6 x + 6 ) e( x + 2 ) + ( 3 x 2 + 6 x + 1) e( x + 2 ) = ( 3 x 2 + 12 x + 7 ) e( x + 2 ) .


>0 i k < > ;

−6 − 15 −6 + 15


3 3

<0 i k < < ;


−6 − 15 −6 + 15

f ′′(x) =


3 3

⎪ =0 i k =
−6 ± 15
;
⎩ 3
−6 − 15 −6 + 15
Quindi, la f(x) è convessa per x < e per x > , mentre è concava per:
3 3
−6 − 15 −6 + 15 −6 ± 15
<x< . I punti x = , sono punti di flesso.
3 3 3

5 
548) Stabilire se la funzione f : R → R, definita da f ( x ) = e  − x  ha un punto di massimo
2x

2 
assoluto in x0 = 2.
5 
Poiché la f ′ ( x ) = 2e  − x  + e ( −1) = e ( 4 − 2 x ) , si ottiene che f ′(x) > 0, cioè che la f(x) è
2x 2x 2x

2 
crescente per x < 2, la f ′(x) < 0, cioè la f(x) è decrescente, per x > 2. Pertanto, x0 = 2 è un punto di
massimo assoluto per la f(x) in R.

549) Studiare la monotònia e gli estremanti della funzione f : R → R, definita da f ( x ) = ( x 2 − 2 ) e( x + 3)


La f ′ ( x ) = ( x 2 + 2 x − 2 ) e ( x + 3) , si ottiene che la f(x) è crescente per x < –1– √3 e x > –1+ √3 , mentre

è decrescente per –1– √3 < x < –1+ √3 , x = –1– √3 è punto di massimo relativo, e x = –1+ √3 è
punto di minimo relativo.


⎪ i k <0
x2 − 2x3


3x2
⎪ − 4 ( x − 2 )2 + x 2 i k
550) Data la funzione f(x) =
≥0
, stabilire se x = 0 è punto di minimo


assoluto per f(x), nell’intervallo [– 5, 2].
1
Per x < 0, f(x) = 1/3 – 2x/3, il lim f ( x ) = f ( 0 ) = − 16 ed il lim− f ( x ) = .
+
x→ 0 x→0 3
La funzione data ha, quindi, una discontinuità di salto nel punto x = 0. Inoltre, per – 5 ≤ x < 0, la
f ′ ( x ) = − < 0, cioè la f(x) è decrescente, mentre per 0 < x < 2 la f ′ ( x ) = −6 x + 16 , quantità che è
2
3
positiva per ogni x < 8/3, in particolare, per 0 < x ≤ 2, in cui la f(x) è crescente.
Quindi, si evince che x = 0 è punto di minimo assoluto per la f(x), nell’intervallo [– 5, 2].
246

− x i k ≤0
Se la funzione proposta fosse stata f(x) = 0
1 2
3 3
i k >0
, il punto x = 0 sarebbe
−4 ( x − 2 ) + x
2 2

rimasto punto di salto, in un intorno del quale la f(x) avrebbe mantenuto la stessa monotònia del caso
precedente; ma, per quanto riguarda i limiti in zero, avremmo ottenuto che il lim f ( x ) = − 16 ed il
x → 0+

1
lim− f ( x ) = . Quindi, x = 0 non sarebbe stato un punto di minimo, anzi la f(x) non avrebbe avuto
x→0 3
nessun punto di minimo.

551) Determinare i punti di massimo e di minimo relativi e assoluti della funzione


f ( x ) = x 3 − 3 x 2 + 3 x , nell’intervallo [– 2, 3].
Essendo la f(x) ≥ 0 per ogni ∈ N e f(0) = 0, otteniamo subito che x = 0 è punto di minimo relativo e
assoluto. Poiché l’equazione 2 – 3 + 3 > 0 per ogni ∈ N , si ottiene che:
– 3 2 + 3 = x( 2 – 3 + 3) ≥ 0 se e solo se x ≥ 0. Pertanto:
>0 >0
3

f(x) = F e la f ′(x) = F
<0 <0
3x3 − 3x2 + 3x 3x 2 − 6 x + 3
.

Osserviamo che 3 2 – 6 + 3 = 3( 2 – 2 +1) = 3(x – 1)2 ≥ 0 per ogni ∈ N , abbiamo che la funzione
− x + 3x − 3x
3 2
−3 x + 6 x − 3
2

data decresce nell’intervallo [– 2, 0[ e cresce nell’intervallo ]0, 3]. Quindi, x = – 2 e x = 3 sono punti
di massimo relativo. In particolare, confrontando i valori assunti da f(x) in tali punti (cioè f(– 2) = 26
e f(3) = 9), si ricava che il punto di massimo assoluto è x = – 2.
Da notare che in nessuno degli estremanti x = – 2 e x = 3, che sono estremi dell’intervallo, la derivata
si annulla. Inoltre, poiché il lim f ′ ( x ) = 3 ≠ −3 = lim f ′ ( x ) , la f(x) ha in x = 0 un punto angoloso.
x → 0+ x → 0−

L’unico punto stazionario risulta essere x = 1, che è un punto di flesso a tangente orizzontale.

552) Determinare il massimo ed il minimo assoluti della funzione f ( x ) = x 2 − 4 x + 3 , nell’intervallo


[0, 5]. Inoltre, nel suddetto intervallo, la f(x) ammette massimo e minimo assoluti?
Dal Teorema di Weierstrass, otteniamo che nell’intervallo chiuso e limitato [0, 5], la f(x), continua,
ha sicuramente massimo e minimo assoluti.
Per la loro determinazione procediamo in
modo geometrico. Tracciamo il grafico di
g ( x ) = x 2 − 4 x + 3 , e poi quello di f(x) =
|g(x)|, che si ottiene “ribaltando”, rispetto
all’asse delle x, le parti del grafico di g(x) a
ordinata negativa.

≤1
Analiticamente, si verifica che la

‰( ) = 0 − x 2 + 4 x + 3 1< < 3,
x2 − 4x + 3

≥3
x − 4x + 3
2

decresce in [0, 1[ e in ]2, 3[; cresce in ]1, 2[ e ]3, 5[. Ha due punti di minimo assoluto in x = 1 e x =
3, che risultano essere punti angolosi; ha due punti di massimo relativo in x = 0 e x = 2 ed un punto
di massimo assoluto in x = 5.
247

Se consideriamo la f(x) nell’intervallo ]0, 5[, il Teorema di Weierstrass non è più applicabile. Infatti,
benché si abbiano ancora i due punti di minimo assoluto, la funzione data non ha più il massimo
assoluto.

x3 − 3x + 2
553) Studiare la funzione f ( x ) = , e tracciarne il grafico.
x 2 −1
Il C.E. = {x ∈ R| x ≠ ± 1}. Conviene determinare, innanzitutto, i limiti della f(x) nei punti non
appartenenti all’insieme di definizione. Osserviamo che:
( x −1) ( x2 + x − 2) x2 + x − 2 ( x −1)( x + 2)

2
f ( x) = = = = x− , ≠ ± 1.
( x −1)( x +1) x +1 x +1 x +1
 2   2 
Pertanto, il lim+  x −  = −∞ ≠ xlim  x −  = +∞ ; ed il lim f (x) = 0 .
x→−1  x +1  →−1−  x +1  x →1

Quindi, x = – 1 è punto di infinito, cioè ha un asintoto verticale di equazione x = – 1. La f(x) è, invece,

∀ ≠ ±1 .
( x −1)( x + 2)
prolungabile per continuità in x = 1, mediante la funzione fɶ ( x ) = .
0 =1
x +1

Analizziamo il segno della f(x):

– f(x) > 0 ⇔ > 0 ⇔ x ∈ ] –2, –1[ ∪


( x −1)( x + 2)
x +1

– f(x) < 0 in x ∈ ]– ∞, –2[ ∪ ]–1, 1[.


]1, + ∞[;

Il numeratore si annulla in x = – 2 e in x = 1 (x = 1
non è compreso nel C.E.). Pertanto, la f(x) = 0 solo in
2
x = – 2. Poiché la f ( x ) = x − , per x = ± ∞,
x +1
2
→ 0 , si ricava che essa ha un asintoto obliquo,
x +1
sia destro che sinistro, di equazione y = x.
Si può verificare l’equazione dell’asintoto obliquo con le formule di m e di q.
Analizziamo la monotònia:

>0 ∀ ∈ C.E.
x2 + 2 x + 3
f ′ ( x) =
( x −1)
2
2

La f(x) cresce in ]–∞, –1[, in ]–1, 1[ ed in ]1, +∞[. Non ci sono minimi e massimi relativi o assoluti.
La funzione data è illimitata.

> 0 ⇔ x < – 1. La f(x) è convessa


4
Analizziamo la concavità e la convessità: f ′′ ( x) = −
( x +1)
2 3

nell’intervallo ]–∞, –1[ e concava negli intervalli ]–1, 1[ e ]1, +∞[. Il punto in cui cambia la concavità
non è un punto di flesso, in quanto in esso la funzione data non è definita.
248

554) Studiare la funzione f ( x ) = − 4e 2 x − 4 , e tracciarne il grafico.


Il C.E. = {x ∈ R| x ≥ 0}. La f(x) è non positiva nel suo insieme di definizione, e si annulla solo in
x = 0. Per x → + ∞, f ( x ) = − 2 e 2 x − 1 ∼ − 2 e x , pertanto, il lim f ( x ) = −∞ .
x → +∞

La funzione data, avendo un andamento asintotico esponenziale, non ha asintoto obliquo.


Analizziamo la monotònia:

< 0, ∀ > 0.
−2e2 x
f ′( x) =
e2 x − 1
La f(x) è strettamente decrescente nel suo insieme di definizione. Non ci sono punti stazionari. Si
osservi che il lim f ′ ( x ) = −∞ , pertanto il grafico ha pendenza verticale nell’origine degli assi.
x→ 0+

Analizziamo la concavità e la convessità:

⇔ e2x – 2 < 0 ⇔ x < log 2/2.


f ′′ ( x ) =
(
−2e 2 x e2 x − 2 )>0
(e )
3
2x
−1
La funzione data è convessa nell’intervallo [0, log 2/2] e concava nell’intervallo ]log 2/2, +∞[. Il
punto x = log 2/2 è un punto di flesso.

≥0
555) Data la funzione f(x) = .
e−x
2

<0
, determinare l’insieme di definizione, l’insieme di
1
1+ e x

continuità, l’insieme di derivabilità, gli intervalli di


crescenza e decrescenza, gli intervalli di convessità e
concavità e gli eventuali asintoti. Disegnare il grafico.
Poiché la funzione x → e1/x non è definita solo in x = 0, e
tale punto non appartiene all’insieme ]– ∞, 0[, in
1/x
cui f(x) = 1 + e , l’insieme di definizione della funzione
è tutto l’asse reale.
Continuità: essendo la f(x) continua per ogni x ≠ 0,
dobbiamo solamente studiare il punto x = 0;

f ( 0 ) = lim+ f ( x ) = lim+ e − x = 1 = lim− f ( x ) = lim− 1 + e


x→0 x→0
2

x→0 x→0
( 1
x
) , la funzione data è continua su tutto l’asse
reale.
249

>0
f ′(x) = 0
−2xe− x
2

<0
Derivabilità: 1 ;
−1 e x
x2
ricordando che per ogni α ∈ R, il lim−
1 1
α
e x
= 0 (è
x→0 x
sufficiente operare la sostituzione con t = 1/x e calcolare
il limite, per t → – ∞ della funzione g(t) = |t|α
et), segue che il lim f ′ ( x ) = lim f ′ ( x ) = 0 La f(x) è,
x → 0+ x→ 0−

pertanto, derivabile su tutto l’asse reale e f ′(0) =


0. In x = 0 si ha un punto stazionario.
Poiché f ′(x) < 0 per ogni x ≠ 0, la funzione è sempre decrescente, quindi x = 0 è punto di flesso a

>0
tangente orizzontale.
(4x − 2 ) e− x
Convessità e concavità: la f ′′(x) = 0 2 x + 1 1
2
2

<0
.
e x

Per x > 0, f ′′(x) > 0 ⇔ 4x2 – 2 > 0 ⇔ x > √2/2.


x4

Per x < 0, f ′′(x) > 0 ⇔ 2x + 1 > 0 ⇔ x > – 1/2.


Quindi, la funzione data è concava verso il basso in ]–2, –∞[ ∪ ]0, √2/2[, è concava verso l’alto in
]–1/2, 0[ ∪ ] √2/2, +∞[, ed i punti x = –1/2 e x = √2/2 sono punti di flesso.
Infine, il lim f ( x ) = 0 , ed il lim f ( x ) = 1 + e 0 = 2 , pertanto, la funzione data ha asintoto
x → +∞ x → −∞

orizzontale destro, di equazione y = 0, e asintoto orizzontale sinistro, di equazione y = 2.

2x2 + 3   x 
556) Data la funzione f ( x) = sign arctan  − −1 , determinare il C.E., il segno, i limiti
2x   2 
alla frontiera, gli eventuali asintoti, la monotònia e tracciarne il grafico qualitativo, nell’ipotesi in cui

La radice è positiva e definita per ogni x ∈ R. Si osservi


il numero di flessi sia minimo.

che – |x|/2 – 1 < 0, per ogni x ∈ R; quindi, anche


arctan (– |x|/2 – 1) < 0, per ogni x ∈ R, e,
  x 
conseguentemente, sign arctan  − −1 = −1, per ogni
  2 
x ∈ R. Pertanto, possiamo scrivere la funzione assegnata
2 x2 + 3
nella forma f ( x ) = − .

La funzione è dispari. Il C.E. = ]–∞, 0[ ∪ ]0, + ∞ [; la f(x)


2x

> 0 per ∀x < 0; la f(x) < 0 per ∀x > 0. La funzione data


non si annulla mai. Il limite:
250

2 x3 1 1 1
lim f ( x ) = lim − 1+
= ∓ ; quindi, y = − è asintoto orizzontale a + ∞ ; y =
x →±∞ x →±∞ 2x 2x2 2 2 2
è asintoto orizzontale a – ∞; il lim f ( x ) = ∓ ∞ , x = 0 è asintoto verticale.
x → 0±

; pertanto f ′(x) > 0 ∀ ∈ C.E.


3
La f ′ ( x ) =
2 x 2x2 + 3
La funzione data cresce in ]–∞, 0[ ∪ ]0, + ∞ [. Non ci sono estremanti, né locali né assoluti.
2

3 9 ( x 2 + 1)
La f ′′ ( x ) = x 2x + 3 = −
2 2
, che risulta essere positiva per x < 0
 
( )
2 3

2 x 2x + 3
2 2  x 2x + 3
3 2 2
 
e negativa per x > 0. La funzione è convessa in ]–∞, 0[ e concava in ]0, + ∞ [. Non ci sono punti di
flesso.

ex
557) Data la funzione f ( x ) = , determinare il C.E., il segno, i limiti alla frontiera, gli
e2x − 1
eventuali asintoti, la monotònia e tracciarne il grafico qualitativo, nell’ipotesi in cui il numero di flessi
sia minimo.
Osserviamo che la:
1 1 1
f ( x) = −x 2x = x −x
= .
e e −1 e − e 2 sinh x
Pertanto, il C.E. = R\{0} e f(x) > 0 per ogni ∈ C.E..
La f(x) è pari. Inoltre, il lim f ( x ) = 0 + , y = 0 è
x →±∞

asintoto orizzontale a ± ∞; il lim f ( x ) = +∞ , x = 0


x→ 0±

è asintoto verticale a x → 0±.


⎧ − cosh x >0
⎪ 2 sinh 2 x
⎨ cosh x <0

La f ′(x) = , da cui si ottiene

⎩ 2sinh x
2

che f ′(x) > 0 se x < 0 e f ′(x) < 0 se x > 0.


La funzione data cresce in ]–∞, 0[ e decresce in ]0, +∞[. Non ci sono estremanti locali né globali.
Per x > 0, la derivata seconda:
1  sinh 3 x − 2 cosh 2 x sinh x  1  2 cosh 2 − sinh 2 x  1  cosh 2 + 1 
f ′′ ( x ) = −  =  =  , in cui abbiamo
sinh 4 x sinh 3 x 3

utilizzato l’identità cosh 2 x − sinh 2 x = 1 , per ogni ∈ R. Si ottiene che f ′′(x) > 0 se e solo se
2  2  2  sinh x 

sinh x > 0, cioè se e solo se x > 0. Pertanto, la f(x) è convessa in ]–∞, 0[ e, per parità anche in ]0, +∞[.
Non ci sono flessi.

558) Studiare la seguente funzione: f ( x ) = e arctan  x


 2
−1 
.
Il C.E. = R, in quanto composizione di funzioni continue in R, f ∈ C0(R). Inoltre, f(x) > 0 per
∀ ∈ R; f ( 0 ) = e arctan1 = e 4 .
π
251

La funzione data è pari, in quanto

f ( −x ) = e
( )
arctan  − x −1 
2
arctan x2 −1( )=f x
 
=e ( ).
π
Inoltre, il lim f ( x ) = lim f ( x ) = e 2 , e la
x→+∞ x→−∞

f(x) ha asintoto orizzontale, destro e sinistro,


π
di equazione y = e 2 .
Studio della monotònia: f ′(x) =

⎧ earctan( x −1) < −1; >1



2
2x
⎪ ( )
2
1 + x2 + 1

⎨ arctan 1− x2 
⎪ −1< <1


( )  −2 x 

e
1 + x 2 − 1
( ) 
2

>0 <0
;
La f ′(x) > 0 ⇔ ∪ ⇔ {x > 1} ∪ {–1< x <1}.
< −1; > 1 −1 < < 1
La f(x) decresce in ]–∞, –1[ ∪ ]0, 1[ e cresce in ] –1, 0[ ∪ ]1, +∞[. Il punto x = 0 è punto di massimo
relativo. I punti simmetrici x = ± 1 sono punti di minimo relativo e assoluto (f(±1) = 1). Poiché il
π
lim f ( x ) = e 2 > e π 4 = f ( 0 ) , non ci sono massimi assoluti.
x→±∞

Il codominio è [1, eπ/2]. La funzione data ammette estremo superiore, che è eπ/2.
Si osservi che il lim f ′ ( x ) = 2 ≠ lim f ′ ( x ) = − 2 . La funzione data ha in x = 1 e, per simmetria, in
x →1+ x →1−

x = – 1, due punti angolosi.


Per x < – 1 e per x > 1, si ottiene:
  
( ) ( ) ( )
2
arctan ( x −1)  4x2 1 + x 2 − 1 − 4 x 2 x 2 − 1   −2e
arctan x 2 −1

f ′′ ( x ) = e ( 3x )
2

 +2  =
4
−2 .
( )
 1 + x 2 − 1  ( ) ( )
2 2 2
 1 + x 2 − 1 2   1 + x 2 − 1  2

         
Per –1< x < 1, si ottiene:
  
( ) ( ) ( )
2
arctan ( x −1)  2  1+ x 2 − 1 − 4 x 2 x 2 − 1   arctan x 2 −1

f ′′ ( x ) = e
4x 2e
( 3x )
2

 − 2   =
4
−2 .
( )
 1 + x 2 − 1  ( ) ( )
2 2 2
 1 + x 2 − 1 2   1 + x 2 − 1 2 
 
        
< −1; > 1 −1 < <1
Pertanto, f ′′(x) > 0 ⇔ " 4 ∪ " ⇔
3x − 4 x2 − 2 < 0 3x − 2 > 0
4

⇔ −
 2 + 10 2 + 10   2 2 
= x1 ≺ x ≺ −1;1 ≺ x ≺ x2 =  ∪  −1 ≺ x ≺ − 4 ; 4 ≺ x ≺ 1 .
 3 3   3 3 

Poiché la f(x) è continua anche nei punti x = ± 1, essa è concava in:
252

]–∞, x1[ ∪ ]– ™`2/3, ™`2/3[ ∪ ]x2, +∞[ e convessa in ]x1, – ™`2/3[ ∪ ] ™`2/3, x2[. I punti simmetrici,
2 + 10 2
x=± e x = ± 4 sono punti di flesso.
3 3


⎪ arctan  − ≥0
 2x 


 4 x2 + 2 

559) Studiare la seguente funzione: f(x) = .

⎩ x x −5 −3 <0
La f(x) è definita in ogni x ≥ 0, in quanto 4 2 +2 >

= √2 − , sempre definita nell’intervallo ]–∞, 0[.


0 sempre; per x < 0 abbiamo che |x – 5| = 5 – x e f(x)

Dunque, il C.E. = R.
lim f ( x ) = f ( 0 ) = 0 = lim f ( x )  f ∈ C 0 ( R ) .
x → 0+ x → 0−

La f(x) < 0 per ogni x ≠ 0, e si annulla solo


nell’origine che, pertanto, è punto di massimo
assoluto. Poiché, per x → +∞ , la
 2x  π
f ( x ) ∼ arctan  −  = − , la funzione data ha
 2x  4
asintoto orizzontale destro, di equazione y = – π/4.
f ( x)
Inoltre, il lim f ( x ) = lim x 2 − x = −∞ ; però, il lim = lim 2 − x = +∞ , non si ha asintoto
x → −∞ x → −∞ x→−∞ x x→−∞

obliquo sinistro.


 4 x2 
⎧ >0
+ −
> 0
2
 4 x 2 
⎪ ⎪
−2 4x2 + 2  −2

 4x  
2
4x + 2
2
 ( 4 x 2
+ 1 ) 4 x 2
+ 2

⎨  4x + 2   ⎨
La f ′(x) = 1 +  2   = ;
⎪ ⎪ <0
 4 − 3x
⎪ ⎩
< 0
x −

2 2 x
2− x −
2 2− x
Quindi, la f ′(x) < 0 per ∀ > 0 e f ′(x) > 0 per ∀ < 0.
Il lim f ′ ( x ) = − 2 ≠ lim f ′ ( x ) = 2 , la funzione data ha un punto angoloso in x = 0.
x → 0+ x → 0−

⎧ (12x + 5 > 0, ∀ > 0


)

8x
⎪ 4x +1 4x + 2
2

( )( )
2 3
2 2 2


La f ′′(x) = ; la f(x) è concava in ]0, + ∞[.
⎪ < 0, ∀ <0
1  3x − 8 


4  ( 2 − x ) 32 
 
253

1
560) Studiare la seguente funzione: f ( x ) = − .
log ( arctan x + 1)

arctan + 1 > 0 arctan > −1 > tan(−1) = − tan1


L’insieme di definizione è dato da:
" ⇒ ⇒
log(arctan + 1) ≠ 0 arctan + 1 ≠ 1 ≠0
, pertanto il
C.E. = ]– tan 1, 0[ ∪ ]0, +∞[.
Per x > 0, la f(x) < 0; per – tan 1< x < 0, la f(x) > 0.
Il lim f ( x ) = −∞ , il lim f ( x ) = +∞ , l’equazione dell’asintoto verticale è x = 0.
x→ 0+ x→ 0−

−1
Il lim f ( x ) = 0+ , il lim f ( x ) = , l’asintoto orizzontale destro ha equazione
x→( − tan1)
+
x →+∞  π
log 1 + 
 2
−1
y= e la funzione è prolungabile con continuità in x = – tan 1.
 π
log  1 + 
 2

 > 0 ⇔ arctan x + 1> 0 ⇔ ∀ ∈ C.E.


1 1  1 
La f ′ ( x ) = 
log ( arctan x + 1) ( arctan x + 1)  x 2 + 1 
2

La f(x) cresce in ]– tan 1, 0[ ed in ]0, +∞[; inoltre è illimitata e non ha punti stazionari.
 1  1
Il lim + f ′ ( x ) =   lim + ; ponendo t = arctan x + 1, ed
 tan 1 + 1  x→( − tan1) ( arctan x + 1) log ( arctan x + 1)
2 2
x →( − tan1)

osservando che t → 0+ se x → (– tan 1)+, otteniamo:


 1  1
lim f ′ ( x) =  2  xlim = +∞ .
 tan 1 + 1  →0 t log t
+ + 2
x→( − tan1)

Pertanto, la funzione data ha una tangente verticale di equazione x = – tan 1; essendo crescente in
]– tan 1, 0[, essa è necessariamente concava in un intorno destro di x = – tan 1; inoltre, essa diverge
a + ∞, per x → 0+, quindi è necessariamente convessa in un intorno sinistro di x = 0. Nell’ipotesi di
un numero minimale di flessi, deve, senz’altro, esistere un flesso in un punto x0, tale che
– tan 1< x0 < 0. Invece, poiché, per x → 0+, f(x) → – ∞ ed è sempre crescente, con asintoto orizzontale
per x → + ∞, nell’ipotesi di un numero minimo di flessi, essa deve sempre essere concava in ]0, +∞[.
254

<0
561) Data la funzione f(x) = F log 1 + x 2 − arctan x > 0 , stabilire gli eventuali punti di
( )
discontinuità e/o di non derivabilità.
Poiché il lim f ( x ) = 0 = f ( 0 ) = lim f ( x ) , la funzione data risulta essere continua in x = 0, quindi in
x → 0+ x → 0−

1 <0
tutto R. Inoltre:

f ′(x) = . 2 x − 1 > 0 , ed il xlim f ′ ( x ) = − 1 ≠ 1 = lim f ′ ( x ) , quindi la f(x) è derivabile per ogni


+ −
→0 x→0

∈ R\{0}, mentre in x = 0 ha un punto angoloso.


1+ x 2

Per x < 0 il grafico è immediato. Studiamo, quindi,

∈ ]1/2, +∞[; pertanto, la f(x) cresce in ]– ∞, 0[ e


la f(x) per x ≥ 0. Otteniamo che la f ′(x) > 0 per x

]1/2, +∞[, mentre decresce in ]0, 1/2[. Il punto x = 0


è un punto angoloso di massimo relativo, il punto x
= 1/2 è un punto di minimo relativo.
Inoltre, per x → + ∞, la f ( x ) ∼ 2log x , quindi essa
diverge a + ∞ e non ammette asintoto obliquo.
L’immagine di f(x) è illimitata, quindi non ammette

né massimo né minimo assoluti. Poiché per x > 0 si ottiene f ′′ ( x ) =


(
2 x2 − x −1 );  1+ 5 
f ′′   = 0 ;
(x ) 2
2
2
+1  
1+ 5 1+ 5
la f ′′(x) > 0 per 0 < x < la f ′′(x) < 0 per x > . La funzione data è convessa in
2 2
1+ 5 1+ 5
]0, [ e concava in ] , + ∞[.
2 2
1+ 5 1+ 5
In x = la f(x) ha un flesso obliquo. Poiché la f(1/2) < 0, e dai calcoli risulta f( ) > 0,
2 2

esiste un punto x0 ∈ ]1/2,


1+ 5
[ tale che f(x0) = 0, inoltre, la f(x) è negativa per x < x0 e positiva
2
per x > x0.
255

Sviluppi di Taylor.

r r r r
Ricordiamo i principali sviluppi di Taylor, con centro nell’origine, cioè gli sviluppi di Mc Laurin:

(1 + x) = 1 + αx +• € +• € +…+• € • €
2 3 | Z
n
α 2 3 n n
+ o( ) =  k
+ o( n), in cui:

r
k=0

• €= ∀ α ∈ R; ∀ n ∈ N.
α (α −1) ⋅ ...(α − n +1)
| n!
x − x2 + o ( x2 ) ;
1 1
1+ n = 1+
2 8

( ) ( )
n
(1+ x ) = 1− x + x2 − x3 + ... + ( −1) xn + o xn = ( −1) xk +o xn ;
−1 n k

r
k =0

= 1 + x + x2 + x3 + ... + xn + o xn =  xk +o xn . Se α ∈ N • €= 0, ∀ m ≥ α + 1.
( ) ( ) ?
n
(1 − x )
−1

k =0

Data la f: I\{x0}→ R, con x0 ∈ I, si dice che essa ha ordine di infinitesimo pari ad α , per x → x0,
Ordini di infinito e di infinitesimi.

f ( x)
±
rispettivamente per x → x0 , se è infinitesima e se il lim α
= l ∈ ]0, +∞[ , rispettivamente
x→x0
x − x0
f (x)
lim± α
, esistono finiti e non nulli.
x → x0 x − x0

562) La funzione f ( x ) = ( sin x )


3
5 è infinitesima di ordine α = 3/5, per x → 0, poiché utilizzando i

( sin x ) 5
3

limiti notevoli, si ottiene che il lim 3


= 1.
x →0
x 5

sin ≥0
cos − 1 <0
563) La funzione f(x) = , ha ordine di infinitesimo pari a 1, per x → 0+ ed odine
di infinitesimo pari a 2 per x → 0-. Dai limiti notevoli si ottiene:
f ( x) sin x f ( x) cos x −1 1
lim+ = lim+ = 1 e lim− 2 = lim− 2
=− .
x→0 x x→0 x x→0 x x→0 x 2

−1
564) La funzione f ( x) = e
x
è infinitesima per x → 0, ma non ha ordine di infinitesimo, poiché il

= 0 , ∀ α ∈ R.
−1
x
e
lim α
x →0
x
256

 1 
565) La funzione f ( x ) = log  1 +  è infinitesima di ordine 1/2, per x → ± ∞, poiché il
 x 
 
 
log  1 + 1 
 x 
 
lim 1
= 1.
x →±∞ 2
1
x

566) Determinare il polinomio di Taylor di ordine 5, centrato nel punto x0 = 2, della funzione
f(x) = log (x).
Calcoliamo esplicitamente le derivate della f(x), tenuto conto che f ( 2 ) = log 2 , si ottiene:
1 0! 1
f ′( x) = = ; f ′ (2) = ;
x x 2
1 1! 1
f ′′ ( x ) = − 2 = − 2 ; f ′′ ( 2 ) = − ;
x x 4
2 2! 2 1
f ′′′ ( x ) = 3 = − 3 ; f ′′′ ( 2 ) = = ;
x x 8 4
6 3! 6 3
f IV ( x ) = − 4 = − 4 ; f IV ( 2 ) = − =− ;
x x 16 8
24 4! 24 3
f V ( x ) = 5 = − 5 ; f V ( 2) = = .
x x 32 4
1 ( x − 2) 1 ( x − 2) 3 ( x − 2) 3 ( x − 2)
2 3 4 5
1
Pertanto: P ( x, 2 ) = log 2 + ( x − 2 ) − + − + =
2 4 2! 4 3! 8 4! 4 5!
1 1 1 1 1
= log 2 + ( x − 2 ) − ( x − 2 ) + 3 (
x − 2) − 4 (
x − 2) + 5 (
x − 2) .
2 3 4 5

2 8 3⋅ 2 4⋅2 5⋅2

∀ Z ∈ N.
( k −1)! ( k −1)!
( x ) = ( −1)(
k −1)
( 2) = ( −1)(
(k) (k) k −1)
Si osservi che f k e f
x 2k
Quindi, il polinomio di Taylor di grado generico n è dato da:
( −1)(
k −1)
( k − 1) ! ( x − 2 )
k
n n
( k −1)
P ( x , 2 ) = log 2 +  ( − 1) = log 2 +  ( x − 2)
k
k k
.
k =1 2 k! k =1 2 k
  x − 2  x−2
Notiamo che, scrivendo f ( x ) = log  2 + ( x − 2 )  = log 2 + log 1 +    , ponendo t = ed
  2  2
utilizzando la formula del polinomio di Mc Laurin del logaritmo, otteniamo:
k
 x−2
 
( k −1) ( x − 2 )
k
n n
P ( x , 2 ) = log 2 +  ( −1)
( k −1)  2  = log 2 +
 ( − 1) , cioè la formula trovata in
k =1 k k =1 2k k
precedenza.

567) Determinare il polinomio di Taylor di ordine 3, centrato nel punto x0 = π/4,della funzione
f(x) = sin x. Qual è la formula del polinomio di grado generico n?
257

π  2
Calcoliamo esplicitamente le derivate della f(x), tenuto conto che f   = , si ottiene:
4 2
π 
f ′ ( x ) = cos x ;
2
f ′  = ;
4 2
π 
f ′′ ( x ) = − sin x ;
2
f ′′   = − ;
4 2
π 
f ′′′ ( x ) = − cos x ;
2
f ′′′   = − ;
4 2
Pertanto:
 π
2
 π
3
 π  π 
2 3

 x−  x− 
  x −   x −  
 π 2 2 π 2 4 2  1 +  π − π  − 
4 2 4  4 
P3  x,  = + x− − − = −
 4 2 2  4 2 2 2  
3! 2 4

2 3! 
 
 
Per determinare il polinomio di grado generico, ricordiamo le formule:
dk  π  dk  π π  π π
k ( sin x ) = sin  x + k ; k (
cos x ) = cos  x + k  ; per cui f k   = sin  + k  .
dx  2  dx  2 4 4 2
L’espressione assume periodicamente i valori √2/2, √2/2, – √2/2, – √2/2, da cui:

, dove [x] indica la parte intera di x ∈ R.


π  k  2
f k   = ( −1)  2 
4 2

 π  n sin
Quindi Pn  x,  = 
(π 4 + k π 2 )  x − π  k n
( −1) 2
k 
2 π
k

  = x−  .
 4  k =0 k!  4  k =0 k! 2  4

568) Determinare il polinomio di Mc Laurin P6(x) di grado 6 della funzione f ( x ) = cos ( x 3 ) − e x .


3

Qual è l’ordine di infinitesimo della funzione per x → 0? Qual è l’ordine di infinitesimo del resto
f(x) – P6(x)?
t2 t 2 t3
Ricordando che cos t = 1 − + o ( t 3 ) e et = 1 + t + + + o ( t 3 ) avremo:
2 2 3!
 x6   x6 x9  x9
( ) ( ) ( ) ( )
3
cos x 3 − e x = 1 − + o t 3  − 1 − x 3 + + + o t 3  = − x3 − x6 + + o t3 .
 2   2 3!  3!
Pertanto, il polinomio richiesto è dato da P6(x) = − x 3 − x 6 e l’ordine di infinitesimo della funzione
x9
assegnata, per x → 0 è 3. Poiché f ( x ) − P6 ( x ) = + o ( x ) , si ottiene che il resto richiesto, per
9

3!
x → 0, ha ordine di infinitesimo pari a 9.

569) Verificare se esistano i limiti, per x → 0, per x → + ∞, per x → – ∞, della funzione:


 ex   x2 −1 
g ( x) =  x   . Determinare gli eventuali ordini di infinito o infinitesimo e gli eventuali
 1− e   x 
asintoti nei suddetti punti.
258

Ricordando che e x − 1 ∼ x , per x → 0, otteniamo:


 x 
x→0 x→0
(
x
1
x →0
)1
lim g ( x ) = lim  − x  ex x2 −1  2 = lim 2 = +∞ .
 e −1  x
Pertanto, la funzione data ha un asintoto verticale in x → 0 ed ha un ordine di infinito pari a 2, in
1
quanto g ( x ) ∼ 2 . Per x → + ∞ si ottiene:
x
 ex  1  x2 −1 
lim g ( x ) = lim   lim 2   = − xlim x = −∞ .
x →+∞ x →+∞ 1 − e x
  x →+∞ x  x  →+∞

La funzione ha, quindi, ordine di infinito pari a 1. Per quanto riguarda il calcolo dell’eventuale
asintoto obliquo, poiché g ( x) ∼ −x , per x → + ∞, si ottiene che m = – 1, in quanto il:
g ( x) −x
lim = lim = −1. A sua volta, utilizzando gli ordini di infinito, si ottiene:
x→+∞ x x→+∞ x

x2ex − ex + x2 − x2ex x2 − ex ex
q = lim  g ( x) − mx = lim  g ( x) − x = lim = lim = lim = 0.
x→+∞ x→+∞ x→+∞
( )
1 − ex x ( )
x→+∞ 1 − e x x x→+∞ xex

Quindi la g(x) ammette asintoto obliquo per x → + ∞ dato dalla retta di equazione y = – x.
Per x → – ∞, abbiamo che g ( x ) ∼ xe → 0 , in quanto l’esponenziale tende a zero più rapidamente
x

di quanto qualunque polinomio tenda all’infinito. Quindi la funzione data ha asintoto orizzontale di
equazione y = 0, per x → – ∞, e non esiste ordine di infinitesimo a causa della presenza
dell’esponenziale.

570) Data la funzione g ( x ) = x cos ( x 3 ) . Determinare:


a) l’equazione della retta tangente al grafico di g(x) nel punto P0 = (0, 0);
b) il polinomio di Mc Laurin di ordine 1;
c) il polinomio di Mc Laurin di ordine 7.
Soluzione:
a) L’equazione della retta tangente nel punto (x0, g(x0)) è y = g ( x0 ) + g′ ( x0 )( x − x0 ) . Occorre
calcolare g(x0) e g′(x0).
g(0) = 0; g ′ ( x ) = cos ( x 3 ) − 3 x 3 sin ( x 3 )  g ′ ( 0 ) = 1 .
L’equazione cercata è y = x.
b) Per definizione, il polinomio di Mc Laurin del primo ordine coincide con la retta tangente, pertanto
esso sarà dato da P1 (x) = x.
c) Poiché la g(x) è data dal prodotto di un polinomio e di una funzione il cui sviluppo di Mc Laurin è
noto, possiamo evitare il calcolo diretto delle derivate fino all’ordine settimo sostituendo, nello
sviluppo di Mc Laurin di cos t, 3 al posto di t, e successivamente moltiplicare lo sviluppo ottenuto
per x. Si osservi che a causa della sostituzione, quando ci si limita allo sviluppo di ordine due in t, si
ottiene lo sviluppo di ordine sei in x, tale che il resto risulta o( 9). Si ricava, pertanto:
 ( ) 
2
x3 x7 x7
g ( x ) = x 1 −
 2 
( ) 2
( )
+ o x 9  = x − + o x10 , da cui P7 ( x) = x − .
2
 
L’unicità del polinomio di Mc Laurin garantisce che il polinomio trovato corrisponda a quello cercato.
259

In effetti, considerando anche il termine di ordine quattro dello sviluppo di Mc Laurin in t, si può
facilmente dimostrare che il resto dello sviluppo di ordine sette di g(x) è addirittura o( 12).

571) Calcolare il polinomio di Mc Laurin di grado 8 della funzione  x 2 − log (1 + x 2 )  sin 2 x .


 
Per evitare di calcolare otto derivate, ricordiamo che:
t 2 t3
log (1 + t ) = t − + + o ( t 3 ) , ponendo t = 2
, si ottiene:
2 3
x4 x6 x3
log (1 + x2 ) = x2 − + + o ( x6 ) ; sin x = x − + o ( x3 ) , da cui:
2 3 3!
2
 x3  x4 x4
sin x = x +   − 2 + o x = x − + o x4 .
2 2 4 2
( ) ( )
 3!  3! 3
Pertanto:
 4 6
 4

 (  ) ( ) ( ) ( )
 x 2 − log 1 + x 2  sin 2 x =  x − x + o x 6   x 2 − x + o x 4  = 1 x 6 − 1 x 8 + o x 8 .
2 3  3  2 3
1
Quindi, il polinomio cercato è P8 ( x ) = x 6 − x 8 .
2
( )

572) Calcolare il lim


( )
log 1 + x 3 sin x
.
1 − cos x 2
x→0

Utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin al primo ordine per le funzioni t → log (1 + t), con t = 3 e
x → sin x, e lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per la funzione t → cos t, con t = 2 , otteniamo

lim
( )
log 1 + x 3 sin x
= lim
x3 ⋅ x x4
= 4 = 2.
x→0 1 − cos x 2 x→0 
1 − 1 −
x ( )
2 2 

x
2
 2 
 

x sin2 x − x3
573) Calcolare il lim
( )
.
x→0 5x log 1+ x4
Dagli sviluppi di Mc Laurin delle funzioni sin t e log (1+ t), si ottiene:
2
 x3 3  x4
sin x =  x − + o x  = x − + o x4 ;
2

6
2

3
( ) ( )
 
( )
log 1 + x 4 = x 4 + o x 4 . ( )
Inserendo quanto ricavato nel limite proposto, si ricava:

lim
x sin 2 x − x3
= lim
x x2 − x
4

3
=
(
lim
− x5 1
=−
1).
x →0 5 x log 1 + x
(4 x →0
)
5x ⋅ x 4 x →0 3 5 x 5
15
Nel caso in cui volessimo calcolare il limite sfruttando il Teorema di de l’Hospital, avremmo, dopo
aver semplificato la frazione:
260

sin 2 x − x 2 sin 2 x − 2 x
Hospital
x4 + 1 sin 2 x − 2 x Hospital 1 cos 2 x − 1 1
= lim = = =− ,
( )
lim lim lim lim
(
x → 0 5 log 1 + x 4
)
x → 0 20 x 3

x4 + 1
x→0 20 x → 0 x 3
30 x → 0 x 2
15

nell’ultimo passaggio si è sfruttato un limite notevole.

(e x2
)
− 1 x − x3
per x → 0+, rispetto
x( )
574) Stabilire l’ordine di infinitesimo della funzione
x − sin x
all’infinitesimo campione x.

sin t, con t = √{ , si ottiene:


Utilizzando lo sviluppi di Mc Laurin al secondo ordine per t, con t = 2
e quello al terzo ordine per

f ( x) ∼
(
1 + x 2 + 1 x4 − 1 x − x3
2 )
1 x5
= 2 5 = 3x 2 .
5

 3  1 x 2
x x − x + x  6
 3! 
Quindi, l’ordine di infinitesimo richiesto è 5/2.

575) Calcolare il lim



4 4
( )
e3 x sin 2 x 3 − 2 x 3 

.
x→ 0 log (1 + x )
3

Utilizzando lo sviluppi di Mc Laurin al terzo ordine per il sin t, con t = 2x4/3, e quello al primo ordine
per il log (1 + t), con t = 3, otteniamo:

( )
sin 2 x 3 = 2 x 3 − x 4 + o ( x 4 ) , log (1 + x 3 ) = x 3 + o ( x 3 ) , quindi, il limite proposto diventa:
4 4 8
3!

lim
 ( )
e 3 x  sin 2 x 3 − 2 x 3 
4 4


= lim
4
( 3
4
)
e3 x 2 x 3 − 4 x 4 − 2 x 3
= lim −
4e3 x x 4
=0 .
x→0 log (1 + x 3 ) x→0 x3 x→ 0 3x3

576) Stabilire l’ordine di infinito, rispetto a 1/x, per x → 0+, della seguente funzione:

π − 2 arctan 1
f (x) = x3 .
4
x

Sapendo che arctan t + arctan (1/t) = π/2, possiamo scrivere f ( x ) =


2 arctan x 3 ( )∼2
, per x → 0+.
4
x x
Pertanto f(x) → + ∞ per x → 0+, con ordine α = 1. Possiamo giungere allo stesso risultato utilizzando
il Teorema di de l’Hospital:
f ( x) π − 2 arctan 1 3 Hospital x2
lim+ = lim n = lim 6 = lim+
6 1
lim+ 1−α .
x →0
( )
1
x
α
x→0 +
x 4 −α +
(
x→0 ( 4 − α ) x + 1 n
6
)
3 −α x →0
( 4 − α ) x + 1 x →0 x
6
( )
Tale limite è finito e diverso da zero se e solo se α = 1.

577) Stabilire l’ordine di infinitesimo, per x → 0, della funzione f ( x ) = log (1 + x 2 ) − cos 2 x + 1 .


261

Dallo sviluppo di Mc Laurin di log (1 + t), con t = 2


, e di cos2 x, otteniamo:
x4 x2 x4
log (1 + x ) = x − + o ( x ) ; cos x = 1 − + + o ( x5 ) , da cui:
2 2
5

2 2 4!
2
x4  x2 x4  x4  x4 x4 
( ) ( )
f ( x) = x − + o x5 − 1− + + o x5  +1 = 1+ x2 − + o x5 − 1− − x2 + + o x4  ;
2
2
( ) ( )
 2 4!  2  4 12 
in cui, nello sviluppo del quadrato si sono utilizzate le proprietà degli infinitesimi, raccogliendo nel
termine o( 2) tutti gli addendi dello sviluppo di ordine superiore a 4. Sommando, si ottiene:
f ( x ) = 2 x2 − x4 + o ( x4 ) .
5
6
Quindi, il termine “dominante” è 2 2 e l’ordine di infinitesimo è α = 2.

e x ( sinh x 3 − x 3 )
578) Calcolare il lim .
x →0 log (1 + x 9 )
Utilizzando lo sviluppi di Mc Laurin al terzo ordine per il sinh t, con t = x3, e quello al primo ordine
per il log (1 + t), con t = 9, otteniamo:
sinh x 3 = x 3 + x 9 + o ( x 9 ) , log (1 + x 9 ) = x 9 + o ( x 9 ) . Quindi:
1
3!

lim
(
e x sinh x3 − x3 ) = lim e ( x x 3
+ 1 x9 − x3
6 = lim
)
e x x9 1
= .
x→0
(
log 1 + x 9
) x→0 x9 x→0 6 x9 6

x4 + 3x3 i k ≥0
579) Data la funzione f(x) = 0 log (1 + x 2 ) − x 2
i k <0
;
3
x
a) Stabilire se la f(x) è continua su R;
b) Calcolare la derivata destra e sinistra di f(x) in x = 0;
c) Stabilire se f(x) è derivabile in R.
Ovviamente la f(x) è continua in ogni punto di R\{0}, in quanto composizioni di funzioni continue e
derivabili. Pertanto dobbiamo solamente studiare il comportamento di f(x) nell’origine.
Il lim f ( x ) = f ( 0 ) = 0 . Dallo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine per il log (1 + t), con t = 2,
x → 0+
4
x2 − x − x2 x3
4

si ottiene che il lim− f ( x ) = lim− 3


2 = lim− − = 0 = f ( 0) .
x→0 x→0 x x→0 2
Quindi, la f(x) è continua anche nell’origine.
Utilizzando i calcoli eseguiti e la definizione di derivata sinistra e destra, si ottiene:
f ( x) − f (0)
11 8

( ) := lim
f′ 0 −
x → 0− x
= lim− −
x →0
x 3
= lim− −
2 x x →0
x 3
2
= 0;

f ( x ) − f ( 0) x4 − 3x3
f ′ ( 0 ) := lim+
+
= lim+ − = lim+ ( x3 + 3x2 ) = 0 .
x→0x x→0 x x→0

Poiché f−′ ( 0) = 0 = f+′ ( 0) , la funzione assegnata risulta derivabile anche nell’origine.


262

( x +1) sin ( x −1)


2
2

580) Calcolare il lim .


x→1 x log x
Osservando che il log x = log 1 + ( x − 1)  , ponendo t = x – 1 e utilizzando lo sviluppo di Mc Laurin
al primo ordine per sin t e log (1 + t), si ottiene:

( x +1)
2
sin ( x −1)
2
x −1
lim lim = 4lim = 4.
x→1 x x→1 log x x→1 x − 1

In alternativa, dopo aver distinto i termini a limite finito e diverso da zero da quelli infinitesimi,
applicando il Teorema di de l’Hospital:

(x )
+ 1 sin ( x − 1) (x )
2 2
+1 sin ( x − 1) Hospital
2 2

lim = lim lim = 4lim x cos ( x − 1) = 4 .


x→1 x log x x→1 x x→1 log x x→1

e3( x −2 ) − ( x − 1) − 3
2(
x − 2)
3 2

581) Calcolare il lim .


( x − 2)
x→2 4

0
E’ una forma indeterminata del tipo   . Applicando il Teorema di de l’Hospital, si ottiene:
0
e3( x −2) − ( x − 1) − 3
2(
x − 2) 3( x − 2 )
− ( x − 1) − ( x − 2 ) Hospital 1 3e3( x −2) − 2 ( x − 1) − 1
3 2
Hospital
3 e
lim = lim = lim =
( x − 2) ( x − 2) ( x − 2)
x →2 4 3 2
4 x →2 4 x →2
Hospital
1 9e3( x −2) − 2 7 1
= lim = lim .
8 x→2 x − 2 8 x→2 x − 2
Utilizzando separatamente il Teorema di de l’Hospital per x → 2- e x → 2+, otteniamo:
7 1 7 1
lim− = −∞ e lim+ = +∞ .
8 x→2 x − 2 8 x→2 x − 2
La funzione assegnata, quindi non ha limite in x = 2, ma ha un punto di infinito. Il calcolo del limite
ha comportato l’applicazione del Teorema di de l’Hospital tre volte, situazione molto frequente nella
risoluzione di forme indeterminate. In questo caso, però, l’applicazione degli sviluppi di Taylor non
risulta molto più agevole. Infatti:
e3( x −2 ) − ( x − 1) − 3 ( x − 2 )
3 2

lim 2 , utilizzando gli sviluppi di Mc Laurin di t e di (1 + t)α al terzo


( x − 2)
x→2 4

ordine, con t = x – 2, otteniamo:


1   9 3   3  3 3 3  3 
3
 1 + 3 ( x − 2 ) + ( x − 2 )  − 1 + 3 ( x − 2 ) +   ( x − 2 ) +   ( x − 2 )  −   ( x − 2 ) + o ( x − 2 )  =
2 2
lim
( x − 2)
4
   
x→ 2 2  2  3  2  2 

2(
x − 2)
2(
x − 2) − 3 ( x − 2 ) + ( x − 2 )  − 3 ( x − 2 ) + o ( x − 2 )
2 3 2 3 2 3
9 +9
= lim =   2 =
( x − 2)
x→2 4

7  ( x − 2) + o ( x − 2) 
3 3
7 1
= lim   = lim , da cui segue il risultato precedentemente ottenuto.
( x − 2)  x→2 2 ( x − 2 )
x →2 2 4

263

Si osservi che, in questo caso, è stato necessario utilizzare gli sviluppi di Mc Laurin fino al terzo
ordine, in quanto i termini di ordine inferiore si semplificano tra di loro.

1 1
582) Determinare l’ordine di infinitesimo, per x → + ∞, della funzione g ( x ) = exp  2 
− cos   .
x   x
Sostituiamo t = 1/x e utilizziamo gli sviluppi di Mc Laurin delle funzioni et e cos t, per t → 0+. Si
 1  1   1  1  3  1 
ottiene che g ( x ) ∼ 1 + 2 + o  2   − 1 − 2 + o  2   = 2 + o  2  .
 x  x   2 x  x  2 x x 
Pertanto, l’ordine di infinitesimo, per x → + ∞ è α = 2.
In alternativa, applicando il Teorema di de l’Hospital al quoziente della funzione, rispetto
all’infinitesimo campione 1/xα = x-α, per x → + ∞, si ottiene:

lim
( x ) − cos ( 1 x )
exp 1 2 Hospital
= lim
−2
x3 ( x ) − 1 x sin ( 1 x ) = lim −2 exp ( 1 x ) − x sin ( 1 x ) = 3 lim x
exp 1 2 2 2
α −2
−α −α −1
x →+∞ x x →+∞ −α x x →+∞ −α x −α −1 α x →+∞

1 sin t
Dove, nell’ultimo passaggio, si è sfruttato il limite notevole lim x sin   = lim+ = 1.
x→+∞ x→0  x t
Poiché il limite di f(x)/x-α esiste finito e diverso da zero se e solo se α = 2, si ottiene che l’ordine di
infinitesimo è 2, come si è visto in precedenza.

  1  
583) Calcolare il lim  x log   + x log x + 1 ; inoltre, calcolare l’eventuale ordine di infinito o di
x →+∞
 1+ x  
infinitesimo.
x
 1   x   1
Per x→ + ∞, si ottiene x log   + x log x + 1 = 1 − log   = 1 − log  1 −  → 1 − log e = 0 .
 1+ x  1+ x   x
 1 1 1  1
Poiché, per x→ + ∞, si ha: f ( x ) = 1 − x log 1 +  ∼ 1 − x  − 2 
= , pertanto, si ricava che
 x  x 2x  2x
l’ordine di infinitesimo della f(x), per x→ + ∞, è α = 1.
Alternativamente, possiamo applicare il Teorema di de l’Hospital:
f (x) x log x − x log (1 + x ) + 1 Hospital log x + 1 − log (1 + x ) − x
lim = lim = lim 1+ x =
x →+∞ x −α x → +∞ x −α x →+∞ −α x − α −1

( x)
− 1
1
− log 1 + 1 +1
1+ x Hospital
1 x ( x + 1) (1 + x )
2
1 x α +1 1
= lim = − lim = lim = lim x α −1
−α x −α −1
α − (α + 1) x −α − 2
α (α + 1) x → +∞ (1 + x ) 2
α (α + 1) x → +∞
∈ R\{0} ⇔ α = 1.
x →+∞ x →+∞

7 x 18
584) Calcolare il lim .
( x − sin x )
x→ 0 4

x3
Poiché per x→ 0, sin x ∼ x − , abbiamo che:
6
264

7 x18 7 x18 x18


lim = lim = 6 ⋅ 7lim 12 = 0 .
4

( x − sin x ) ( 6)
x→0 4 x→0 4 x→0 x
x3

e− x − log (1 + x ) − ( x − 1)
2

585) Data la funzione f ( x ) = , calcolare il lim f ( x ) e il lim f ( x ) .


x3 x→0 x → +∞

Per x→ 0, si ottiene:

f ( x) =
1− x + x
2

2
−x
3

6 (
− x−x
2

2
+x
3

6 ) − ( x − 2x +1) + o ( x ) = − x 6 − x 3 + o ( x ) → − 1 .
2 3 3 3 3

x3 x3 2
Con il Teorema di de l’Hospital, abbiamo, analogamente:
e− x + 1 −2 e− x − 2
Hospital −e − x − 1 − 2 ( x − 1) Hospital (1 + x )
2
Hospital
(1 + x )
3

lim f ( x ) = lim 1+ x = lim = lim =−


1
x →0 x →0 2 x→0 x →0
3x 6x 6 2
2
x
Per x→ + ∞, f ( x ) ∼ − →0.
x3

586) Dire se e perché la f ( x ) = e1+ x è invertibile in R2. Detta g la funzione inversa, calcolare g ′(e2).
2

La f(x) è invertibile perché è strettamente monotòna crescente in R+, come si deduce dal fatto che
f ′ ( x ) = 2 xe1+ x > 0, per ogni ∈ R+. Inoltre, f(x) = e2, per x > 0, se e solo se x = 1; pertanto, utilizzando
2

il Teorema di derivazione della funzione inversa, otteniamo g ′ ( e 2 ) =


1 1 1
= 2 =
.
f ′ (1) 2 xe1+ x
2e 2
x =1

587) Si consideri la funzione f : R → R, definita da f ( x ) = sin x − x − sin x cos x + 1 , determinare:


2

1) I punti di massimo e di minimo relativo di f(x) in [0, 2π];


2) Utilizzare i risultati del punto 1) per determinare quante soluzioni possiede l’equazione
sin 2 x − x − sin x cos x + 1 = 0 , nell’intervallo [0, 2π].
Soluzione:
1) Studiamo la monotònia della f(x) nell’intervallo [0, 2π], determinando il segno della sua derivata
prima, cioè:
f ′ ( x ) = 2sin x cos x −1 − cos2 x + sin 2 x = 2sin x cos x − 2cos2 x = 2cos x ( sin x − cos x ) 

⎧>0 < < #̃ ; š < < # ;


3˜ 1˜

⎪ š̃
⇒ =0 = š̃ , #̃ , š , # ; in quanto in [0, 2π] si ha:
3˜ 1˜


⎪< 0 0 < < ; < < ;
3˜ 1˜
< < 2π;
⎩ š̃ #̃ š #
cos x > 0 ⇔ x ∈ ]0, π/2[ ∪ ]3π/2, 2π[, sin x > cos x ⇔ x ∈ ]π/4, 5π/4[, cos x = 0 ⇔ x = π/2, 3π/2,
sin x = cos x ⇔ x = π/4, 5π/4.
Pertanto, i punti x = 0, π/2, 3π/2 sono punti di massimo relativo, mentre i punti x = π/4, 5π/4, 2π sono
punti di minimo relativo. Dal confronto dei valori in tali punti, si ottiene che x = 0 è punto di massimo
assoluto (f(0) = 1) e x = 2π è punto di minimo assoluto (f(2π) = 1– 2π).
265

2) Per determinare le soluzioni dell’equazione proposta (che non sono altro che gli zeri della funzione
appena studiata), utilizziamo il punto 1) per determinare la quota dei punti di massimo e di minimo
relativo, cioè f(0) = 1 > 0; f(π/2) = 2 – π/2 > 0; f(3π/2) = 2 – 3π/2 < 0; f(π/4) = – π/4 + 1> 0;
f(5π/4) = – 5π/4 < 0; f(2π) = – 2π + 1 < 0.
Quindi, nell’intervallo [0, 2π] la f(x) è sempre positiva; nell’intervallo ]π/4, 5π/4[, in cui la f(x) è
strettamente decrescente, essa cambia di segno, e per il Teorema degli zeri ammette un solo zero;
nell’intervallo ]π/4, 2π[ la f(x) è sempre negativa.

tale che x0 ∈ ]π/2, 5π/4[.


Pertanto, l’equazione proposta ha un’unica soluzione x0 nell’intervallo [0, 2π], localizzata in modo

588) Stabilire se la funzione f : R → R, definita da f ( x ) = 3 x − 1 + ( 5 − 2 x ) , è derivabile nel punto


x0 = – 4.
f ( −4 + h) − f ( −4) h −0
Poiché la f(x) è continua in tutto R ed il lim± = lim± = ±1 , si ottiene che la
h→0 h h→0 h
f(x) non è derivabile nel punto x0 = – 4, che risulta essere un punto angoloso.

−4 ≥ −4 1 > −4
Si può avere lo stesso risultato osservando che:

− −4 < −4 −1 < −4
f ( x) = x + 4 = e f ′(x) = , da cui, poiché esistono i
lim f ′ ( x ) , si ottiene che f +′ ( − 4 ) = lim f ′ ( x ) = 1 ≠ − 1 = lim f ′ ( x ) = f −′ ( − 4 ) .
x → −4± x → −4 + x → −4 −

f ( x ) −1 − 2x − 3x2
2
589) Sia f : (–1, 1) → R una funzione di classe C (–1, 1). Sapendo che il lim =0
x→0 x2
f(0), f ′(0) e f ′′(0).
f ( x ) −1 − 2x − 3x2
Affinché il lim = 0 , si deve necessariamente avere f(0) = 1 (altrimenti il limite
x→0 x2
sarebbe infinito). Questa condizione ci porta a una forma indeterminata del tipo 0/0; pertanto, tenuto
conto di questa osservazione, è possibile applicare il Teorema di de l’Hospital, ricavando il
f ′ ( x ) − 2 − 6x f ( x ) − 1 − 2 x − 3x 2
lim = lim =0.
x→0± 2x x→0 x2
Come abbiamo fatto prima, si deve necessariamente avere f ′(0) = 2 (altrimenti il limite sarebbe
infinito), quindi abbiamo ancora una forma indeterminata del tipo 0/0. Riapplicando il Teorema di de
f ′′ ( x) − 6 Hospital f ′ ( x ) − 2 − 6x
l’Hospital, si ottiene che il lim = lim± = 0 , che fornisce f ′′(0) = 6.
x→0 2 x→0 2x

590) Sia f ∈ C1(R), tale che f ′(e) = 4. Considerata la g ( x ) = f ( 3 x cos x + e cos x ) , calcolare la g′(0).
La funzione g ∈ C1(R), in quanto composizione di funzioni di classe C1(R). Pertanto, utilizzando il
Teorema di derivazione della funzione composta, si ricava:
g ′ ( x ) = f ′ ( 3 x cos x + ecos x )( 3cos x − 3 x sin x − ecos x sin x )  g ′ ( x ) = f ′ ( e ) 3 = 12 .

591) Stabilire se la f ( x ) = arctan (1 + x 2 ) è invertibile in R+, motivando la risposta. Detta g la


funzione inversa, calcolare g′(π/3).
266

2x
Poiché la f ′ ( x ) = è strettamente positiva in R+, la funzione data è strettamente monotòna
(
1+ 1+ x )
2 2

crescente in R+, quindi essa è invertibile in R+. osserviamo che f(x) = π/3 se e solo se x = 3 −1 ;
pertanto, utilizzando il Teorema di derivazione della funzione inversa, ricaviamo:
( )
2
π  1 1 + 1 + x2 2
g′   = = =
( )
.
 3 f′ 3 −1 2x 3 −1
x= 3 −1

592) Determinare, se esiste, il periodo della funzione f ( x ) = cos ( 2 x ) − sin x .

f ( x + T ) = cos ( 2 x + 2T ) − sin ( x + T ) = f ( x ) = cos ( 2x ) − sin x , ∀ ∈ R, e ciò si ottiene se e solo se


Affinché la f(x) sia periodica, di periodo T, si deve avere:

2› = 2ℎπ
, per qualche h, k ∈ Z; ovvero se 2k = h.
› = 2Zπ
Pertanto, prendendo k = 1, h = 2, si ottiene che la f(x) è periodica di periodo T′ = 2π.

593)
267

594) Determinare lo sviluppo di Taylor, al terzo ordine, con centro in x = 1, della funzione
f ( x ) = sin (π x ) .
Dalla trigonometria si ha f ( x ) = sin ( π x ) = sin π ( x − 1) + π  − sin π ( x − 1)  .

t3
Ponendo t = π (1 − x ) e ricordando che sin t = t − + o ( t ) , si ottiene:
6
π 3 (1 − x )
3

f ( x ) = π (1 − x ) −
6
(
+ o (1 − x ) .
3
)
595) Determinare lo sviluppo di Taylor, al secondo ordine, con centro in x = 2, della funzione
πx 
f ( x ) = cos   .
 2 
Dalla formula di Taylor generale, si ottiene:
f ′ ( 2) f ′′ ( 2)
f ( x) =
1!
( x − 2) +
2!
( x − 2)
2
( )
+ o ( x − 2) . Inoltre:
2

f(2) = 1, f ′(2) = – π/2 sin π = 0, f ′′(2) = – π2/4 cos π = π2/4, da cui segue:

f ( x ) = −1 +
π2
8
( x − 2)
2
(
+ o ( x − 2) .
2
)
( )
5
3k k ( 2 k +1)
596) Data la funzione f ( x ) =  k (
x − 2) + o ( x − 2 ) , calcolare la derivata di
55

k = 0 k ( k + 1) e

ordine 37 di f(x) nel punto x0 = 2.


Ricordando che lo sviluppo di Taylor di ordine 55, per f(x), in x0 = 2 è dato da:
f(
n)
( 2)
(( x − 2 ) ) , e nel nostro caso diventa:
55
(*) f ( x ) =  ( x − 2)
n 55
+o
k =0 n!
268

( + o ( x − 2 ) , dobbiamo trovare, se esiste, l’indice k ∈ N tale


)
5
3k k ( 2 k +1)
(**) f ( x ) =  k (
x − 2)
55

k =0 k ( k + 1) e

che k(2k + 1) = 37. Risolvendo questa equazione si ottiene che essa non ha soluzioni intere, pertanto
il termine (x – 2)37 non compone la (**), ovvero il suo coefficiente è nullo. Confrontando con la (*)
e tenendo conto dell’unicità dello sviluppo di Taylor, si ricava che la derivata di ordine 37 di f(x), nel
punto x0 = 2 è nulla.

1 
597) Determinare, se esiste, il periodo della f ( x ) = cos  x  + sin ( x ) .
3 
Affinché la f(x) sia periodica, di periodo T, si deve avere:

f ( x + T ) = cos  +  + sin ( x + T ) = f ( x ) = cos   + sin x , ∀ ∈ R, e ciò si ottiene se e solo se


x T  x

› = 6ℎπ
3 3 3
, per qualche h, k ∈ Z; ovvero se 2k = h.
› = 2Zπ
Pertanto, si deve avere 6h = 2k, che è verificata per k = 3h, ovvero, prendendo h = 1, quindi k = 3, si
ricava T = 6π.

598) Siano f, g : ]0, 1] → R due funzioni continue e strettamente positive, tali che per x → 0+, si abbia
( ) ( )
f ( x ) = x 2 + x 3 + o x 3 e g ( x ) = x 3 + o x3 . Si consideri la funzione F : [0, 1] → R definita da:

0< ≤1
xf ( x )
F(x) = . g ( x ) , stabilire se F è continua in [0, 1].
1 =0
Osserviamo che la funzione F, per x ∈ ]0, 1], è prodotto e rapporto di funzioni continue e non nulle,
quindi è certamente continua. Inoltre, per x → 0+ si ottiene:
x  x 2 + x 3 + o ( x 3 )  x 3
F ( x) = ∼ 3 = 1 = F (0) .
x3 + o ( x3 ) x
Pertanto, F è continua anche nell’origine, quindi è continua in tutto l’intervallo [0, 1].

i k ≠0
599) Stabilire se la funzione f(x) = 0 x
1

0 i k =0
è continua nel suo dominio.

La f(x) non è continua perché il lim f ( x ) = +∞ , mentre f(0) = 0.


x→0

log ( x − 5 )
600) Calcolare il lim+ .
x→5  1 
exp  
 x−5
1 1
Poiché, per x → 5+, → + = +∞ , il limite proposto è un caso d’indecisione del tipo [∞/∞].
x−5 0
Osserviamo anche che le funzioni coinvolte sono tutte di classe C1 in un intorno destro di x = 5; inoltre
la derivata al denominatore è diversa da zero in un intorno destro di x = 5. Possiamo, pertanto,
applicare il Teorema di De l’Hospital, ottenendo:
269

1
log ( x − 5) Hospital ( x − 5) ( x − 5) ( x − 5)
2

lim+ = lim+ = lim+ − = lim+ − = 0− .


 1 
( x − 5) exp 
x→5 x→5 − 1 x→5 1  x→5  1 
exp 
 x −5 
 ( x − 5) 
 x −5 
exp  
 x −5 

( ) , calcolare la derivata di ordine dieci, nel


4
k
 k !e ( x − 5) + o ( x − 5)
k 2 +1 17
601) Data la funzione k
k =0

punto x0 = 5.
Dallo Sviluppo di Taylor di ordine 17, per f(x) in x0 = 5, si ottiene:
f(
n)
(5)
( ) , che nel nostro caso diventa:
4
(*) f ( x ) =  ( x − 5) + o ( x − 5)
n 17

k =0 n!

x − 5) + o ( x − 5) , quindi dobbiamo trovare, se esiste, l’indice k ∈ N, tale


( )
17
k
(**) f ( x ) =  k (
k 2 +1 17

n=0 k !e

che k2 + 1 = 10. Risolvendo questa equazione si ottiene k = 3, pertanto il termine (x – 5)10 compare
nella (**) per k = 3. Confrontando con la (*) e tenendo conto dell’unicità dello Sviluppo di Taylor, si
3 ⋅ 10!
ricava che f (10 ) ( 5 ) = .
3!e 3

f ( x ) − 3 − 4x2
602) Sia f : (–1, 1) → R una funzione di classe C (–1, 1). Sapendo che il lim 1 = 0,
x→0 x
calcolare f(0) e f ′(0).
f ( x ) − 3 − 4x2
Affinché il lim = 0 , si deve necessariamente avere f(0) = 3 (altrimenti il limite sarebbe
x→0 x
infinito). Quindi, è possibile applicare il Teorema di De l’Hospital, ricavando:
f ′ ( x ) − 8x
lim± = 0 , per cui f ′(0) = 0.
x→0 1

1
603) Calcolare il lim+ tan xe x .
x →0
1
Poiché la tan x = sin x/cos x, ed il lim cos x = 1 , il limite dato diventa lim+ sin xe x , che si presenta
x→0 x→0

nella forma [0/∞] e può essere messo nella forma [0/0], ricordando il limite fondamentale
sin x
lim = 1 , si ottiene:
x→0 x
1 sin x sin x x
lim+ tan xe x = lim+ −1
= lim+ , e considerando 1/x = t avremo :
x→0 x→0
e x x→0 x e− 1 x
1

1
x t et
lim −1
= lim −t = lim = +∞ .
x→0+ x→+∞ e x→+∞ t
e x
270

con n ∈ N* (N* = {1, 2, 3, …} interi strettamente maggiori di


i 2i in
604) Calcolare e n2
+e n2
+ ... + e n2

  1   n 
zero). Inoltre ricavare il lim sin  2  + ... + sin  2   .
x →∞
 n   n 
Si ha che:
in i
i ( n −1)
i 2i in i  i 2i  i 1− e n
2
i 1− e n
e n2
+e n2
+ ... + e n2
=e n2
 1 + e n2
+ e n2
+ ... + e n2
 = e n2
i
= e n2
i
.
  1− e n 2
1− e n 2

1− e
i
n
=e
i
2n
(e −i
2n
−e
i
) = −2i sin ( 12n ) e ;
2n
i
2n

 = −2i sin ( 12n ) e


i i
 − i 2 n2  i i
1− e n2
=e 2 n2
e −e 2 n2
2
2 n2
. Quindi:
 
i
n2
+ ... + e
in
n2
=e
i
2 n2
e
i
2n sin 1 ( 2n )   1
= exp  i  2 +
1
1   sin 2 n
.
( )
( ) ( )
e i 
e 2 n2 sin 1   2n 2 n   sin 1
2n 2 2n 2
Dalla formula precedente si ricava:

 1   n   i n2 in
1
 = sin  1 + 1  sin 2 n = ( )
 + ... + sin  2  = immaginario  e + ... + e
n2

( )
sin  2   2 
n  n     2n 2 n  sin 1
n2

=
sin 1 ( 2n 2
+1 1
2n sin 2n
1 2
2n
1 2+1
2n ) ( )
2n 1
( )
, pertanto:
1 2+1 1 sin 1 2 1 2 2n
2n 2n 2n 2n 2n
1 2+1
1 n 2n 1 n +1 1
limsin  2  + ... + sin  2  = lim 2n = lim = .
x→∞
n   n  x→∞ 1 2 2n x→∞ 2n 2
2n

, al variare del parametro α ∈ R.


( cos x )α
605) Discutere esistenza e valore del lim− ( tan x )
x→π
2
α
Si ha che ( tan x )cos x α
= e cos x log tan x
. Posto x = π/2 – t è cos x = sin t, tan x = cotan t, da cui:
 cos t 
cosα x log tan x = sinα t log  .
 sin t 
cos t
Il lim+ log = +∞ , pertanto, se α ≤ 0 è
x→0 sin t
cos t
lim+ sin α t log = +∞ , da cui:
x→0 sin t
( cos x )α
lim− ( tan x ) = +∞ .
x→π
2

Se α > 0, si ha:
 cos t 
sinα t log  α α
 = sin t logcos t − sin t logsin t ;
 sin t 
271

il lim sin α t log cos t = 0 , posto w = sin t, si ottiene:


x → 0+

α  cos t 
lim+ sin α t log sin t = lim wα log w = 0 , da cui il lim+ sin t log   = 0 se α > 0, sicché il
x→0 w→ 0 x→0  sin t 
cosα x
lim− ( tan x ) = e0 = 1 se α > 0.
x→π
2

606) Calcolare, se esiste, il lim (1 − cos x )


tan x
.
x →π
2

Forma indeterminata del tipo [1∞].


lim cos x tan x
(1 − cos x ) x→π sin x
tan x
Il lim =e 2
, ma cos x tan x = cos x = sin x , quindi:
x→π cos x
2
lim sin x
lim (1 − cos x )
tan x x→π
=e 2
= e.
x→π
2

607) Calcolare:
 2 x3 + x   2 x3 + x 
1) lim  1 +  = exp lim
 x →+∞ 3 x =e .
6
x → +∞
 x4   x 4

x
 x +1   x +1  1
2) lim  1 +  = exp  lim x  = e = e.
x →+∞
 x   x →+∞ x 

608) Discutere, al variare del parametro α ∈ R, esistenza e valore del lim  3


x
 x3 + xα 
x→+∞ x + sin x + x
 .
 
( )
Sia gα ( x ) = 3
x3 + xα
=
x3 1 + xα −3
x + sin x + x x3 1 + sin x + 1
, il termine 1 + sin x 3 + 1 2 , per x → + ∞, tende
( x x
)
( )
x3 x2
a 1. Pertanto, si ha che il lim g α ( x ) = lim (1 + x α − 3 ) .
x → +∞ x → +∞

Analizziamo i vari casi:

Se α > 3 ⇒ lim gα ( x ) = +∞ , pertanto, il lim gα ( x) ( )


x
= +∞ ;
x →+∞ x→+∞

Se α = 3 ⇒ lim gα ( x ) = 2 (> 1), pertanto il lim gα ( x) ( )


x
= +∞ ;
x →+∞ x→+∞

Se α < 3 ⇒ lim g α ( x ) = 1 , pertanto il lim gα ( x ) ( )


x
= 1∞ (forma indeterminata).
x → +∞ x→+∞

Quindi il lim gα ( x ) ) = lim (1+ gα ( x ) −1) exp ( lim xgα ( x) −1) . Cioè il primo membro esiste in
(
x x

x→+∞ x→+∞ x→+∞

Rɶ ( R ∪ ( −∞ ) ∪ ( +∞ ) ) se e solo se in Rɶ esiste il secondo membro, in tal caso essi sono uguali.


 x 3 + xα  xα − sin x − x xα − sin x − x
Scriviamo: x ( gα ( x ) − 1) = x  3 − 1 x = .
 x + sin x + x  x 3 1 + sin x 3 + 1 2
x x
x 2 1 + sin x 3 + 1 2
x x ( ) ( )
272

(
Il termine 1 + sin x +1 ) , per x → + ∞, tende a 1, pertanto si ottiene:
1 i kr =2
x3 x2

lim ( gα ( x ) −1) = lim  xα −2 − sin 2 −  = lim xα −2 = C+∞ i k r > 2 .


 x 1
 x x  x→+∞ 0 i kr <2
x→+∞ x→+∞

Riassumendo, il limite proposto vale: + ∞ per α > 2, e per α = 2, 1 per α < 2.

n
 arctan n 
609) Calcolare il lim  1 +  .
n →∞
 n 

( )
n
 arctan n   arctan n  π
lim  1 +  = exp  lim n  = exp lim arctan n = e 2 .
n →∞
 n   n →∞ n  n →∞

Continuità.
Provare l’esistenza della radice quadrata e del logaritmo usando la continuità delle funzioni 2, ex.
La funzione potenza f : x → 2 è continua e crescente su [0, +∞[, il lim f ( x ) = +∞ , quindi
x → +∞
2
f([0, +∞[) = [0, +∞[: per ogni y ≥ 0 esiste, quindi, x ≥ 0 tale che y = .
Analogamente, la funzione esponenziale è continua, monotòna crescente, il lim e x = 0 , il
x → −∞

lim e = +∞ , sicché exp(R) = ]0, +∞[: per ogni y > 0 esiste


x

∈ R tale che y = ex.


x → +∞

610) Sia f : [0, 1] → [0, 1] continua. Provare che esiste x ∈ [0, 1] tale che f(x) = x.
Posto g(x) = f(x) – x è g(0) = f(0) ≥ 0, g(1) = f(1) – 1≤ 0.
Se f(0) = 0 oppure se f(1) =1, non c’è niente da provare, se f(0)

intermedi (g(x) è continua) esiste x ∈ [0, 1] tale che g(x) = 0,


> 0 e f(1) <1 è g(0) > 0, g(1) > 0: per il Teorema dei valori

ovvero f(x) = x.
273

611) Derivate e formula di Taylor.


Calcolare la derivata di 2sin x = e sin x log 2 .
Cioè ( 2 sin x )′ = ( sin x log 2 )′ e sin x log 2 = cos x log 2 ⋅ 2 sin x . Come è noto, la derivata di ax, con a > 0 è
(log a) ax.

arctan + tan + 1 ≥0
612) Dire per quali valori di α e β la seguente funzione risulta essere di classe C1 su R:

f(x) = .
<0( )
.
α x + β + x3 arctan 1 x
Chiaramente f(x) è di classe C1 su R\{0}; basta studiare il carattere della funzione nell’origine.
La f(x) è continua in zero se e solo se il lim f ( x ) = lim f ( x ) = f ( 0 ) , quindi se e solo se β = 1. In
x→ 0− x→ 0+

tal caso, per il Teorema di De L’hospital, la f(x) è derivabile in zero e f ′(x) è continua in zero se e
1
solo se il lim f ′ ( x ) = lim f ′ ( x ) . Per x > 0 è f ′ ( x ) = + 1 + tan 2 x , ed è lim f ′ ( x ) = 2 .
x→0 −
x→0 +
1+ x 2
x→0 +

1 1  1
Se x < 0 è f ′ ( x ) = α + 3x arctan   + x  − 2  , da cui il xlim f ′ ( x ) = α : la condizione
2 3

 x 1+ 1 2  x  →0 −

In conclusione f ∈ C1(R) se e solo se α = 2 e β = 1.


precedente equivale a α = 2.

613) Discutere esistenza e numero delle soluzioni reali dell’equazione ( x − 1) e − ( x + 1) e = 0 .


x −x

Posto ϕ ( x ) = ( x −1) e − ( x + 1) e , si ottiene che il lim ϕ ( x ) = +∞ e il lim ϕ ( x ) = +∞ , pertanto,


x −x
x → +∞ x → −∞

la ϕ′ ( x ) = e + ( x + 1) e − e + ( x + 1) e
−x −x −x
x x
= xe + xe = 2x cosh x .
x

Quindi, il segno di ϕ′(x) è uguale al segno di x. La ϕ(x) risulta crescente su ]– ∞, 0], crescente su
[0,+ ∞[ ed è ϕ(0) = minR ϕ. Essendo ϕ(0) = –1–1 = – 2, si deduce che il valore zero è assunto da ϕ
in due soli punti opposti fra loro (ϕ è pari).

614) Discutere esistenza e numero delle soluzioni reali dell’equazione x 3 − 9 x − α ( x 2 − 1) = 0 al


variare del parametro reale α.
Se x = ± 1 l’equazione non è soddisfatta per nessun α. Pertanto, x 3 − 9 x − α ( x 2 − 1) = 0 se e solo se x

x3 − 9x
≠±1e 2 =α .
x −1
x3 − 9x
Studiamo la funzione ϕ ( x) = su R\{±1}. Chiaramente, la ϕ(x) è dispari, quindi è sufficiente
x2 −1
studiarla in [0,+ ∞[. Si ha che il lim ϕ ( x ) = +∞ , il lim ϕ ( x ) = −∞ e il lim ϕ ( x ) = +∞ . Inoltre:
x → +∞ x →1+ x →1−

( 3x − 9 )( x2 −1) − 2 x ( x3 − 9 x ) (x + 3)
2
2 2
x4 + 6x2 + 9
ϕ′ ( x ) = = = > 0.
(x − 1) ( x −1) ( x − 1)
2 2 2
2 2 2
274

Quindi la ϕ(x) è strettamente crescente sugli intervalli del dominio.


Essendo il lim ϕ ( x ) = −∞ , il lim ϕ ( x ) = +∞ , il lim ϕ ( x ) = −∞ e la ϕ(x) continua e strettamente
x → −∞ x → − 1− x → − 1+

crescente negli intervalli ]– ∞, –1[, ]–1, 1[, ]1, + ∞[, si deduce che la ϕ(x) induce degli omeomorfismi
(funzioni continue, invertibili, con inverse continue) di ]– ∞, –1[ su R, di ]–1, 1[ su R e di ]1, + ∞[ su
R. Pertanto, α reale viene assunto esattamente tre volte.

615) a) Per ogni h ∈ R sia fh : R → R definita da f h ( x ) = x + h − x , determinare f h ([ 0, +∞[ ) .


3 2

b) Dire per quali h ∈ R la disequazione 2 < h + 3 è verificata per ogni x > 0.


Soluzione:
a) La fh(x) è un polinomio di terzo grado, la cui derivata è:
fh′ ( x ) = 3x2 − 2x = x ( 3x − 2) , che è maggiore di zero se x > 2/3, mentre è minore di zero se
0 < x < 2/3; ne segue che la fh(x), considerata nell’intervallo [0,+ ∞[, ha in 2/3 il suo minimo assoluto,

( )
che vale fh 2 3 = 8 27 + h − 4 9 = h − 4 27 . Qualunque sia h si ha:

lim f h ( x ) = +∞ ( x + h − x = x 1 + h
x →+∞
3 2 3
( x3 )
− 1 ).
x

( )
Quindi, essendo l’immagine di [0,+ ∞[ mediante fh(x) l’intervallo fh [ 0, +∞[ = h − 4 27 , +∞ .
b) Dire che è 2 < h + 3 per ogni x > 0 equivale a dire che è 3 + h – 2 > 0 per ogni x > 0, cioè che

2/3 ∈ ]0, + ∞[ e vale h – 4/27. La condizione richiesta equivale ,quindi, a h – 4/27 > 0, cioè h > 4/27.
f(x) > 0 se x > 0. Si è visto, al punto precedente, che il minimo di fh(x) su [0, + ∞[ è assunto in

616) Provare che f : x → x + ex è diffeomorfismo (funzione derivabile, invertibile, con inversa

La f(x) è derivabile su R e f ′(x) = 1+ ex > 0 per ogni x ∈ R : f è quindi strettamente crescente su R.


derivabile) di R in R; detto g il diffeomorfismo inverso, si calcoli g′(1) e g′′(1).

Inoltre il lim f ( x ) = −∞ , ed il lim f ( x ) = +∞ , quindi f(R) = R : f è un diffeomorfismo di R su R.


x → −∞ x → +∞

y ∈ R è data da:
Si ha f(0) = 1, sicché g(1) = 0; inoltre la g′(1) = 1/f ′(0) = 1/(1 + e0) = 1/2. La derivata seconda in

′  1 ′ ′ )′ (1) f ′′ ( o ) g ′ (1)
( f og 1
2 = − 1 , essendo f ′′(o) = e0 = 1.
( )( )  ′ ()
g ′ y = 1 = − = = −
( f ′og ) (1) ( f ′ ( o) )
2 2
 f og  22 8

617) Sia f : ]– 1, 1[ → R una funzione tale che f(1/2) = 0 e, per ogni x ∈ ]– 1, 1[, f(y) – f(x) = 0(y – x),
per y → x. Quanto vale f(0)?

Per ogni x ∈ ]– 1, 1[ si ha f ′ ( x ) = lim


f ( y) − f ( x)
= 0 , quindi f(x) è costante su ]– 1, 1[ ed è allora
y→x y−x
f(x) = f(1/2) = 0 per ogni x; in particolare f(0) = 0.
275

618) Calcolare, possibilmente usando la regola di de L’Hospital, i seguenti limiti:


x x cos x − sin x
1.- lim
log sin x (
x →  0  Hospital )
= lim sin x x2 . Il lim
x
= 1 , il lim
1
= 1 , sin x ∼ x
x → 0 log ( cos x )   1 x →0 sin x x → 0 cos x
0 x→0
( − sin x )
cos x
per x → 0, quindi:
∼x

x cos x − sin x x cos x − sin x cos x − x sin x − cos x


Hospital
x2 1
lim = lim − = lim − = lim = .
x →0 x 2 sin x x →0 x3 x→0 3x 2 x→0 3x 2 3
Usando il metodo degli sviluppi asintotici si può scrivere:
 sin x   sin x  sin x
log   = log 1 + − 1 ∼ − 1 , per x → 0;
 x   x  x
log cos x = log (1 + ( cos x − 1) ) ∼ cos x − 1 , per x → 0; inoltre:
x3
sin x sin x − x x2 x2
−1 = ∼− 6 =− e cos x −1 ∼ − ; pertanto, il limite cercato vale:
x x x 6 2

( 6) 1
2
x
= .
( 2) 3
lim
x →0 −x 2

log ( 3 + sin x ) 0


2) lim → .
x →+∞ x 0
Usando le diseguaglianze log (1 + y ) ≤ y e sin x ≤ 1, si ottiene:
log ( 3 + sin x ) 2 + sin x 3 log ( 3 + sin x )
0≤ ≤ ≤ ; per il Teorema dei Carabinieri è lim = 0.
x x x x→+∞ x
Non si può utilizzare la regola di de L’Hospital, considerato che:

( log ( 3 + sin x ) )′ cos x


lim = lim , non esiste.
x→+∞ x′ x→+∞ 3 + sin x

log x
 x − arctan x  0
3) lim+   → .
x→0  x2  0
1− 1
lim+
x − arctan x Hospital
= lim
(1 + x 2 ) = lim x 2 = 0 .
x→0 x2 x → 0+ 2x x→0 2 x

Mentre il lim+ log x = −∞ , quindi il limite richiesto vale + ∞.


x →0

cos 3 x − 3 cos x  0  Hospital


4) lim 2
→  =
x → 0+ 3 0
x
−2 − 2
Hospital −1 x 3
sin 3 x + 1 cos 3
x sin x 3  1 −2 1 −2 1 
= lim+ 3 3 = lim+  − x 3 sin 3 x + cos 3 x sin x ⋅ x 3  =
2 x− 3
1
x →0 2 x →0  3 3 
3
276

1 sin 3 x 1 3 3
=− lim+ 1
= − . Essendo sin x ∼ x .
2 x→0 x 3 2
1

xsin x −1
5) lim+ .
x→0 x
Il lim x sin x = lim e sin x log x = 1 , essendo sin x log x ∼ x log x per x → 0+, e il lim+ x log x = 0 .
x → 0+ x → 0+ x→ 0

Si tratta, quindi, di una forma indeterminata del tipo [0/0].

xsin x − 1 Hospital (e sin x log x


− 1)′  sin x  x
lim+ = lim+ = lim+  cos x log x + x = −∞ .
x →0 x x →0 1 x →0  x 
sin ( log ( 3 x + 1) ) 0
6) lim → .
x→0 e −3
x x
0
sin ( log ( 3 x + 1) ) ∼ log ( 3 x + 1) per x → 0, pertanto:
3
sin ( log ( 3x +1) ) log ( 3x +1) Hospital
= lim x 3x + 1 x =
3
lim = lim x x .
x→0 ex − 3x x→0 e −3 x →0 e − log3 ⋅ 3 1 − log3
1

7) lim 
sin x  x
x → 0+ 
 .
x 
 sin x 
1  
 sin x  x
 1   sin x   . Calcoliamo il lim log  x  →  0  , quindi:
  = exp    log    0 
 x  x →0+ x
 x   x 
sin x
Hospital
x cos x − sin x Hospital − x sin x
lim+ x = lim+ 2
= lim+ = 0.
x →0 x x →0 x x →0 2x
Pertanto, il limite cercato vale 1.
log x 0
8) lim → .
x→1 tan π x  0 
1
log x Hospital x 1
lim = lim = .
x →1 tan π x x →1 π 1 + tan 2 π x π ( )
1 − cos x cosh x
9) lim .
x→0 x4

1 − cos x cosh x Hospital sin x cosh x − cos x sinh x Hospital


lim 4
= lim =
x→ 0 x x→0 4 x3
Hospital
cos x cosh x + sin x sinh x + sin x sinh x − cos x cosh x sin x sinh x 1
= lim 2
= lim = , essendo
x→0 12x x→0 6 x2 6
sin x ∼ x e sinh x ∼ x , per x → 0.
(1 + x )
1
x
−e
10) lim +
.
x→0 x
277

( 1 x ) log(1+ x) = e
Si ha che il lim+ (1 + x )
1
x
= lim+ e . Forma indeterminata del tipo [0/0].
x→0 x→0

′  log (1 + x ) ′
(1 + x )
( )
1
− e Hospital
x 1 ′  1 
( ) ( ) (1+ x) x =
1
lim +
= lim +
1 + x x
= lim + 
exp  log 1 + x   = lim +
 
x →0 x x →0 x →0
 x   x→0  x 
1
x − log (1 + x ) x − (1 + x ) log (1 + x ) Hospital 1 −  log (1 + x ) + 1
= e lim+ 1 + x = e lim = e lim
e
=− .
2 + 2 +
x→0 x x→0 x x→0 2x 2
Essendo log (1 + x ) ∼ x , per x → 0.

619) Sia 0 < α < 1, per quali c ∈ R esiste finito il lim ( x + 2 )α + ( x + 1 )α − cx α .


x → +∞

Usando lo sviluppo binomiale, si ottiene:


α α
 2α 1 
( x + 2 ) = x α  1 +  = x α  1 + + o    , per x → + ∞;
α 2
 x  x  x 
α α
 1  α  1 
( x + 1)
α
= x  1 +  = x α  1 + + o    , per x → + ∞, da cui:
α

 x  x  x 
α
 3α 1 
( x + 2 ) + ( x + 1) − cx α = x α  ( 2 − c ) + + o    = ( 2 − c ) x α + 3α xα −1 + o x α −1 , per x → + ∞. ( )
α α

 x  x 
Essendo α < 1, si ottiene che il lim x α −1 = 0 , quindi il lim ( x + 2 )α + ( x + 1 )α − cx α = lim ( 2 − c ) x α
x → +∞ x → +∞ x → +∞

, ed essendo α > 0, tale limite è finito se e solo se 2 – c = 0, cioè per c = 2, pertanto vale zero.

2x

620) Data la funzione f ( x ) = e 2 x2 +1


, si provi che essa è invertibile in un intervallo aperto contenente
uno; si calcoli f(1) e si scriva il polinomio di Taylor di ordine due della funzione inversa f -1 a partire

Il dominio di f(x) è R\{±1/√2} = Df. per ogni x ∈ Df si ha:


da y = e2.

8 x2


 2x 
f ( x) =  2  f ( x) =
2 x − 1 − 4 x2 x
f ( x) =
( 2
−4 x 2 − 2 )
f ( x ) < 0.
 2x + 1  ( ) ( )
2 2
2 x2 + 1 2x2 + 1
Quindi, f(x) è strettamente decrescente negli intervalli]– ∞, – 1/√2[, ]–1/√2, + 1/√2[ e ]+1/√2, + ∞[.
In particolare la f(x) induce un omeomorfismo (funzione continua, invertibile, con inverso continua),

]+1/√2, + ∞[ sull’immagine, è quindi invertibile in un intorno di 1 (1∈ ]+1/√2, + ∞[ è intorno di 1).


anzi un diffeomorfismo (funzione derivabile, invertibile, con inversa derivabile), essendo f ′(0) < 0 di

Si ha per f(1) = e2 e f ∈ C2(Df): quindi f -1 è di classe C2 su f(]+1/√2, + ∞[), e si ottiene:

′ e2 ( f )′′ ( e )
−1 2

( y) = f ( e ) + ( f ) ( )( y − e ) ( y −e ) ( )
2 2
−1 −1 −1
f 2 2
+ 2
+ oe2 y − e2 .
2!
−1 ′′ f ′′ (1)
Inoltre, f
−1
( )( ) ′ e2 = 1 1
=− 2 ,e f e2 = − ( )( )
3 .
f ′ (1) 6e ( )
f ′ (1)
Essendo:
278

8x ( 2 x2 −1) + 2 ( 2 x3 −1) 4 x ( 4 x2 + 2)
2
−4 x2 − 2
f ′′ ( x ) = f ( x) + f ′ ( x ) , si ottiene:
( 2x −1) ( 2x −1)
4 2
2 2

2 (
y − e2 ) + 4 (
y − e 2 ) + o ( y − e 2 ) , per y →e2.
1 19
f ′′ (1) = 76e 2 , quindi f −1 ( y ) = 1 −
2

6e 108e

621) Data la funzione f ( x ) = x + log (1+ x ) , trovare il suo dominio D e l’immagine f(D). Mostrare
che la f(x) è un diffeomorfismo (funzione derivabile, invertibile, con inversa derivabile) di D su f(D).
Determinare i primi tre termini dello sviluppo asintotico di f -1(y) per y → 0.
y y 2 y3
Si trova che f ( y ) = + −
−1
+ o ( y3 ) .
2 16 192
Il dominio è D = { x ∈ R :1 + x ≻ 0} = ]−1, +∞[ .
Essendo somma di funzioni composte mediante funzioni continue, f(x) è continua nel suo dominio,
ed essendo somma di funzioni strettamente crescenti è anche strettamente crescente.
Il lim f ( x ) = −∞ , ed il lim f ( x ) = +∞ ; ne segue che f(D) = R, e che f(x) è omeomorfismo
x → −1+ x → +∞

(funzione continua, invertibile, con inverso continua) di D su R; sarà anche diffeomorfismo se la f ′(x)

> 0 per ogni ∈ D, la f(x) è, effettivamente,


1
non è mai nulla in D; essendo f ′ ( x ) = 1 +
(1 + x )
diffeomorfismo di D su R. Si noti che, essendo di f(x) di classe C∞, anche la f -1(y): R → D è di classe
C∞. In base alla formula di Taylor con il resto nella forma di Peano, si ottiene:
y2 y m −1
f −1 ( y ) = f −1 ( 0 ) + Df −1 ( 0 ) + D 2 f −1 ( 0 )
2
+ ... + D m −1 f −1 ( 0 )
( m − 1) !
+ o y m −1 . ( )
1
Si ha f(0) = 0, quindi f -1(0) = 0; dalla formula Df −1 ( y ) = , essendo f ′(0) = 2, si ottiene
Df ( f −1
( y ))
1
Df −1 ( 0 ) = . Derivando, si ottiene:
2
−1 D2 f ( f −1 ( y ) ) D2 f ( f −1 ( y ) )
(*) D 2
f −1
( y) = =− , per cui, essendo:
( Df ( f ( y ))) Df ( f −1 ( y ) ) ( Df ( f
( y)))
2 3
−1 −1

f ′′ ( 0) 1
f ′′ ( x ) = −
1
, quindi f ′′(0) = –1, D2 f −1 ( 0) = = .
(1 + x ) ( f ( 0) ) 8
3

2

f ′′
Occorre un altro termine; derivando la (*) (la funzione è − oppure f -1) si ottiene:
( f ′)
3

( )( ( )) ( ) ( Df ( f ( y ) )) ( )
3 2
D3 f f −1 ( y ) Df f −1 ( y ) − D2 f f −1 ( y ) D2 f f −1 ( y )
3
−1
1
3
D f −1
( y) = − =
( Df ( f −1
( y )))
6
( )
Df f −1 ( y )

( ( )) ( Df ( f ( y ) ) ) − D f ( f ( y )) ( Df ( f ( y ) ) )
2 2 3
3 D 2 f f −1 ( y ) −1 3 −1 −1

=− .
( Df ( f ( y ) ) )
7
−1
279

, si ottiene f ′′′ ( 0 ) = 2 ,
2
Per y = 0, essendo f ′′′ ( x ) =
(1 + x )
3

3 ( f ′′ ( 0 ) ) ( f ′ ( 0 ) ) − f ′′′ ( 0 ) ( f ′ ( 0 ) ) 3 ( −1) 2 2 − 2 ⋅ 23
2 2 3 2
3−4 1
3
D f −1
(0) = = = =− .
( f ′ (0 ))
7 7 5
2 2 32

Riepilogando: f -1(0) = 0; ( f )′ ( 0) = 12 ; ( f )′′ ( 0) = 18 ; ( f )′′′ ( 0) = − 132 ; pertanto:


−1 −1 −1

y y 2 y3
f ( y) = + −
−1
+ o ( y3 ) .
2 16 192

Limiti e sviluppi asintotici.


Siano f, f1, g, g1, funzioni definite in un intorno di c; supponiamo che f, g siano mai nulle, eccetto
eventualmente in c e che f1 sia oc(f) (o piccola di f1 per x → c), g1 sia oc(g) (o piccola di g1 per
 f ( x) 
1+ 1
f ( x ) + f1 ( x ) f ( x)  f ( x)  f ( x) f ( x)
x → c). Allora, si ottiene: lim = lim   = lim , perché 1
x →c g ( x ) + g ( x )
1
x →c g ( x )
 1 + g1 ( x )  x →c g ( x ) f ( x)

 g ( x) 

g (x)
e 1 sono infinitesime ed il termine in parentesi tende a 1.
g (x)

f ∼ λxα e g ∼ µxα per x → 0+, se λ + µ ≠ 0 si ottiene f + g ∼ ( λ + µ ) x .


α
Se
x2
2
x2 2 x2 x2
Pertanto, 1− cos x ∼ , 1−e ∼ −x per x → 0, (1− cos x) + 1− e ∼ − .
2
( )
622) Esempi:
a.- f ( x ) = x + 5x ∼ x + x per x → 0, infatti:
3 4

f ( x) x + 5x3 1+ 5x2
= = →1 per x → 0.
x + x4 x + x4 1+ x3
b.- Trovare lo sviluppo asintotico di log cos x attorno a x = 0, supponendo di sapere che, per ogni

m ∈ N si ha log (1 + u ) = u − + + ... + ( −1)


u 2 u3 m
+ o ( um ) .
m+1 u

2 3 m
Possiamo scrivere log cos x = log (1 + ( cos x − 1) ) , e lim cos x − 1 = cos 0 − 1 = 0 , pertanto si ottiene:
x→0

( cos x − 1) ( cos x − 1)
2 m

log cos x − 1 = ( cos x − 1) −


2
+ ... + ( −1)
m +1

m
(
+ o ( cos x − 1)
m
).
280

Questo sviluppo è laborioso, ma da esso si ottiene lo sviluppo delle potenze di x. Se si chiedesse lo


x2 x4
sviluppo con precisione x attorno allo zero, basta osservare che si ha cos x −1 = − + + o ( x ) ,
4 5

2 24
x2 x4 x2
per ottenere cos x − 1 = − +
2 24
+ o ( )
x5
 cos x − 1 ∼ −
2
, da cui:

x4
( cos x −1) ∼ e ( cos x − 1)m ∈ o ( x 4 ) per m > 2. Quindi:
2

4
x2 x 4 x4 x2 x4
logcos x = − + + o ( x5 ) − + o ( x4 ) = − − + o ( x4 ) .
2 24 8 2 12

623) Calcolare la parte principale, ovvero il primo termine non nullo dello sviluppo asintotico, di
xα − ( sin x ) per x → 0.
α

 
 sin x 
α log
Si ha che x α
= eα log x
− eα logsin x
= eα log x
 1 − e  x 
 , ed essendo il lim log sin x = 0 , si ottiene:
  x→0 x
 
α log( sin x x )  sin x   sin x 
1− e ∼ −α log   ∼ −α  −1 , essendo sin x = 1 + sin x − 1 , e
 x   x  x x

( )
3
sin x − x − 3! + o x
x 3
sin x x2
−1 = = ∼− , per x → 0, quindi:
x x x 6
x2 α α + 2
xα − ( sin x) ∼ αeα log x
α
∼ x per x → 0.
6 6

e x + 3x
624) Calcolare il lim 3 x .
x →+∞ e + x 4 log x

= lim   = 0 , pertanto ex ∈ ]0, +∞[, mentre il


x
ex e
Il lim x
x → +∞ 3
 
x →+∞ 3

e3 x
lim = +∞ , sicché x 4 log x ∈ o ( e3 x ) , per il principio di
x →+∞ x 4 log x

sostituzione si ha:
e x + 3x 3x − o ( 3x ) 3x 3
x

lim = lim 3 x = lim 3 x = lim  3  = 0 , essendo 3 < e3.


x →+∞ e3 x + x 4 log x x →+∞ e + o ( x log x ) x→+∞ e
4
 
x →+∞ e

sin (π cos x)
625) Calcolare il lim .
x→0 x2
sin (π cos x ) sin (π − π cos x ) π (1− cos x ) x2
= ∼0 , essendo il lim π (1 − cos x ) = 0 , ed è 1− cos x ∼ ,
x2 x2 x2 x→0 2
sin (π cos x ) π x2 π
per x → 0. Quindi, il lim 2
= lim 2
= .
x→0 x x→0 2x 2
281

e x + e− x − 2
626) Calcolare il lim .
x→0 1 − cos x

 x2   x2 
Si ha che e x + e − x − 2 =  1 + x +
2
( )
+ o x 2  + 1 − x +
2
( ) ( )
+ o x2  − 2 = x2 + o x2 .
   
x2 e x + e− x − 2 x2
1− cos x ∼ per x → 0, quindi, il lim = lim 2 = 2 .
2 x→0 1 − cos x x→0 x
2

esin x −1− x
627) Calcolare il lim .
x→0 x2
Sviluppando e sin x fino al secondo termine, si trova:
esin x = 1 + sin x + o ( sin x ) = 1 + sin x + o ( x ) = 1 + x + o ( x ) , da cui esin x −1− x = o ( x) , e non siamo in
grado di calcolare il limite richiesto. Sviluppando e sin x fino al terzo termine, si trova:
e sin x = 1 + sin x + sin 2 o0 ( x 2 ) , ed essendo sin x ∼0 x è sin x ∼0 x , ovvero sin 2 x = x 2 + o ( x 2 ) , da
x 2 2

2!
sin x
(
cui e = 1+ x + o ( x ) +
2
) x2
2!
x2
o0 ( x2 ) , che porge a esin x −1− x = o ( x2 ) , quindi:
2
x2
e sin x − 1 − x 1
lim 2
= lim 22 = .
x→ 0 x x → 0 x 2

x cos x − sin x
628) Calcolare il lim 2
.
x→0
1 + x 2 − e x + sin 3 x
Come è noto, x cos x ∼0 x,sin x ∼0 x ; ma non si può concludere che x cos x − x,sin x ∼0 0 , è una
funzione asintotica a zero in un punto, è nulla in un intorno del punto. Sviluppando cos x e sin x sino
al secondo termine, attorno a zero, si ottiene:
x2 x3
cos x = 1 − + o ( x ) , sin x = x − + o ( x3 ) , da cui:
3

2 3!
3
x3 x3
x cos x − x sin x = x − + o ( x ) − x + + o ( x ) ∼ − ;
x 4 3

2 6 3
x4 x4
+ o ( x4 ) , sicché 1+ x2 − ex ∼ − , e sin 3 x ∼ x 3 . Quindi:
2 2
mentre, e = 1+ x +
x 2

2! 2!
1 + x 3 − e x ∈ 0 ( sin 3 x ) , ed è, pertanto:
2

3
x cos x − sin x −x
lim = lim 3 = −1 .
2
1+ x2 − ex + sin3 x
x→0 x→0 3
x 3
282

(e )
− 1 − log 2 (1 − x )
3
x

629) Calcolare il lim .


x→0 1 − cos 2 x
Come è noto, e −1 ∼0 x , da cui ( e x − 1 ) ∼ 0 x 3 e log (1− x) ∼0 x , da cui log (1 − x ) ∼ 0 x . Quindi
x 3 2 2

 x2 
( ) ( )
∈ o 0 lo g 2 (1 − x ) ; inoltre è 1 − cos x = (1 − cos x )(1 + cos x ) ∼ 0 
3
 2 = x , pertanto, il
2 2
ex −1
 2 
(e )
− 1 − log 2 (1 − x )
3
− log 2 (1 − x )
x
− x2
lim = lim = lim = −1 .
x→0 1 − cos 2 x x→0 1 − cos 2 x x→0 x2

630) Calcolare:

(
log 2 cosh x 2
)−x 2

a.- lim logcosh x


x→+∞
( 2
−x 2
) ; b.- lim
x →+∞
e−2 x 2
.

a.- Per ogni t ∈ R si ha che log cosh t = log 


 et + e − t ( )  = log  1  + log
 2 
 
2
(e t
)
+ e − t ; inoltre:

log ( e t + e − t ) = log  e t (1 + e − t )  = t + log (1 + e − t ) , da cui:

(
log cosh t = t − log 2 + log 1 + e − t . Pertanto, il log cosh x ) 2
= x 2 − log 2 + log 1 + e−2 x ( 2

).
−2 x 2
Considerato che il lim e = 0 , si può concludere che il limite assegnato vale – log 2.
x→+∞

b.- Come abbiamo visto al punto a.-, si ha che il log cosh x


2
− x 2 + log 2 = log 1 + e−2 x ( 2

) , quindi:
lim
log cosh x 2
−x 2
+ log 2
= lim
(
log 1 + e−2 x
2

) = lim log (1 + t ) = 1 .
x →+∞
e−2 x 2 x →+∞
e−2 x 2 x →+∞ t

631) Calcolare il lim x tanh x − log cosh x → [ ∞ − ∞ ] .


x → +∞

sinh x ex − e− x
tanh x = = ∼ 1 per x → +∞, ed è:
cosh x ex + e− x

tanh x − 1 =
(e x
− e− x ) − ( e x + e− x )
= −2
e− x
∼ −2e −2 x per x → +∞ ( e x + e − x ∼ e x , per x → +∞).
e x + e− x e +e
x −x

Quindi tanh x = 1 − 2e + o ( e
e x + e− x e 1 + e
x −2 x
( )
−x −x
) per x → +∞, e cosh x =
2
=
2
, da cui:

( )
log cosh x = x + log 1 + e −2 x − log 2 = x + e −2 x − log 2 + o e −2 x , ( ) per x → +∞ , essendo il

log (1 + t ) = t + o ( t ) , per t → 0 ed il lim e −2 x = 0 . Pertanto:


x → +∞

x tanh x − log cosh x = x − 2 xe −x


( ) ( )
+ o xe − x − x − e −2 x + log 2 + o e −2 x = log 2 + o xe − x + o e −2 x , che ( ) ( )
tende a log 2 per x → +∞, essendo il lim xe − x = lim e −2 x = 0 .
x → +∞ x → +∞
283

632) Calcolare, se esistono, i limiti lim


(
ex sin e− x sin x2 ( ))   1 
; lim x 2e x sin  e − x 1 − cos   .
x→+∞ x x →+∞
  x 
(
Si ha che il lim e − x sin ( x 2 ) = 0 , pertanto sin e − x sin ( x 2 ) ∼ e − x sin ( x 2 ) , per x → + ∞, per cui
x → +∞
)
( )
e x sin e − x sin ( x 2 ) ∼ sin x 2 , per x → + ∞, ed essendo sin x ≤ 1 si ottiene che:
2

lim
(
e x sin e− x sin x2 ( ))
=0.
x→+∞ x
  1   1  1
Inoltre, x 2 e x sin  e − x 1 − cos   ∼ x 2 e x e − x 1 − cos  = x 2  1 − cos  .
  x   x  x
1 1  −x  1  1
1 − cos ∼ 2 , per x → + ∞, per cui x e sin  e  1 − cos   ∼ per x → + ∞.
2 x

x 2x   x  2

x log x + cot 2 x
633) Calcolare il lim+ 1
.
x →0
e x+ 1
tanh 2 x
Si ha che tanh x ∼ x , per x → 0 ( sinh x ∼ x ), quindi
1
2
1 1 1
( )
∼ 2 , 2 ∈ o e x per x → 0, pertanto,
tanh x x x
1
e x et
il lim+ 2
= lim 2
= +∞ .
x → 0 tanh x x → 0+ t

Per il Principio di sostituzione si ottiene:


x log x + cot 2 x x log x + cot 2 x  x log x cot 2 x 
lim+ 1
= lim 1
= lim  1 + 1 .
x→0 x → 0+ x → 0+
e +x 1 e x
 e x e x 
tanh 2 x

Inoltre si ha che x
log x
= exp log2 x , pertanto il lim+ ( ) x→ 0
x log x
1
 1
= lim+ exp  log 2 x −  = 0 .
x →0  x
e x

 1
Infatti, si ha lim+  log x −  = lim+
2
x log 2 x − 1 (
= −∞ , dato che il lim+ x log x = 0 , quindi, il
2 )
x→0  x  x→ 0 x x →0

numeratore tende a – 1, mentre il denominatore è positivo e infinitesimo. Inoltre:


cot 2 x cos 2 x 1
lim+ 1 = lim+ 1
= lim+ 1
= 0.
x→0 x→0
e x sin 2 xe x x → 0 x 2 e x
et 1
, ed il lim+ x e = lim 2 = +∞ .
2 2 x
Così si ha cos x → 1 e sin x ∼ x 2 2

x→0 t →∞ t

Quindi, il limite proposto è nullo.

3
e sin x
− 1 − tan 3 x
634) Calcolare il lim .
x→0
(
x 3 e x − e sin
2 2
2x
)
sin 6 x
+ o0 ( x6 ) , sin x ∼0 x ,
3 3 3
Si ha che e
sin x
= 1 + sin3 x +
2!
284

x3 2 2 2 x5
sin x − x = ( sin x − x) ( sin x + x sin x + x ) ∼0 ( x + x + x ) = − , e sin x ∼0 x , quindi:
3 3 2 2 6 6
3! 2
x5 6 x5
+ x + o ( x6 ) = 1 + x3 − + o ( x5 ) , tan x ∼0 x ,
3 3 3
esin x = 1+ x3 −
2 2
x3 2 5
tan x − x = ( tan x − x ) ( tan x + x tan x + x ) ∼0 3x = x , per cui
3 3 2 2
tan3 x = x3 + x5 + o0 ( x5 ) ,
3
5
−1 − tan3 x = x3 − − x3 − x5 + o0 ( x5 ) = − x5 + o0 ( x5 ) .
sin3 x x 3
quindi e
2 2
Inoltre:
= 1 + x2 + o0 ( x 2 ) − 1 − sin 2 2 x + o0 ( x2 ) = x 2 − ( 2 x ) + o0 ( x2 ) = −3x 2 + o0 ( x2 ) , essendo
2
e x − esin
2 2
2x

sin2x ∼0 2x .

Il limite cercato coincide con il lim


( 2) x
− 3 5
( ) − 32 1
+ o0 x5
= = .
x →0 −3x5 + o (x )
0
−35
2

  1 
635) Servirsi dello sviluppo di log (1 + t), per t → 0, per calcolare il lim  x − x 2 log 1 +   .
x →+∞
  x 
t2
Si ha che log (1 + t ) = t − + o ( t ) , per t → 0, pertanto:
2

2
( 1x)
2

 1 1  1 
log  1 +  = − + o 2  , per x → + ∞, per cui:
 x x 2 x 
1 2  1  1   1  1
x − x 2  − 2 + o  2   = x − x + − o (1) , quindi il lim  x − x 2 log 1 +   = .
 x 2x  x  2 x →+∞
  x  2

636) Senza usare le derivate, determinare i primi due termini non nulli dello sviluppo asintotico di

tan x, per x → 0 (usare la considerazione che lim


( tan x − x ) = 1 ). Servirsi di ciò per ricavare i
x→0 x3 3
primi due termini non nulli dello sviluppo asintotico di arctan x, sempre per x → 0.
x3
Ricordiamo che tan x ∼ x , per x → 0, segue che tan x − x ∼ , per x → 0, quindi:
3
x3
tan x = x + + o ( x3 ) . Inoltre, il lim arctan x = lim t = 1 (posto x = tan t), per cui arctan x ∼ x ,
3 x→0 x t → 0 tan t

per x → 0. Inoltre:
arctan x − x t − tan t t − tan t t 3 −1 1
lim 3
= lim 3
= lim 3 3
= ⋅1 = − .
x→0 x t →0 tan t t →0 t tan t 3 3

637) Calcolare il lim


( )
arctan sin 2 x − arctan x 2
.
x→0 sinh x − x 2
2
285

2
( 2 2
Essendo arctan sin x ∼ sin x ∼ x , e ) a rc ta n x 2 ∼ x 2 , certamente il numeratore è o( 2); per il

denominatore, scrivendo sinh2 x − x2 = ( sinh x − x)( sinh x + x) , si ottiene sinh x ∼ x , quindi

x3 x3
sinh x + x ∼ 2 x ; invece, da sinh x = x + + o ( x4 ) si ottiene sinh x − x ∼ , quindi
6 6
x4
sinh x − x ∼ . Occorre usare uno sviluppo più preciso di arctan; infatti:
2 2

3
u3
arctan u = u − + o ( u4 ) , si ottiene:
3
x6
arctan ( sin x ) = sin x − sin 6 x
+ o ( sin x ) , arctan x = x − + o ( x ) , da cui:
2 2 8 2 2 8

3 3
x3
arctan ( sin2 x ) − arctan x2 = sin 2 x − x2 + o ( x6 ) = ( sin x − x )( sin x + x ) + o ( x6 ) , e da sin x − x ∼ − ,
6
sin x + x ∼ 2 x si ottiene, in definitiva:

( )
4
arctan sin 2 x − arctan x 2 −x
lim = lim 3 = −1 .
x →0 sinh x − x
2 2 x →0 x 4

638) Determinare:
a.- I primi due termini non nulli dello sviluppo asintotico per x → 0 si sin2 x e di sinh2 x;
sin (1 − cosh x ) − sin ( cos x − 1)
b.- Calcolare il lim .
x→0 cosh ( sinh x ) − cosh ( sin x )
x2 x2
Si ha che sint = t + o ( t ) , 1− cosh x ∼ − , cos x −1 ∼ − , da cui:
2

2 2
sin (1 − cosh x ) = (1 − cosh x ) + o ( x4 ) e sin ( cos x −1) = cos ( x −1) + o ( x4 ) . Pertanto:
 x2 x4  x2 x4
sin (1 − cosh x ) = 1 −  1 −
2!
+  + o x4 = − −
4! 2! 4!
( )
+ o x4 e ( )
 
x2 x4 x2 x4
sin ( cos x −1) = 1 − + −1 + o ( x4 ) = − − + o ( x4 ) , quindi:
2! 4! 2! 4!
4
x4 x4
+ o ( x ) = − + o ( x ) ∼ − . Inoltre:
2x
sin (1 − cosh x ) − sin ( cos x −1) = − 4 4

4! 12 12
sinh 2 x x2
cosh ( sinh x ) = 1 + + o ( x2 ) = 1 + + o ( x2 ) , ( sinh x ∼ x ),
2! 2!
2 2
+ o ( x2 ) = 1+ + o ( x2 ) , da cui cosh ( sinh x ) − cosh ( sin x ) = o ( x2 ) ,
sin x x
cosh ( sin x ) = 1+
2! 2!
informazione sufficiente per portare a termine il calcolo. Si deve sviluppare oltre che cosh ( sinh x)
e cosh ( sin x) … Si ottiene:
286

sinh2 x sinh4 x sinh2 x x4


cosh ( sinh x ) = 1 + + o ( x ) = 1+ + + o ( x4 ) , in quanto sinh x ∼0 x , per
4 4
+ 4

2! 4! 2! 4!
sin2 x sin4 x sin2 x x4
cui sinh x = x + o ( x ) , e cosh ( sin x ) = 1 +
2 4 4
+ + o ( x4 ) = 1 + + + o ( x4 ) .
2! 4! 2! 4!
Determiniamo i primi termini, fino all’ordine quattro, di sin2 x e sinh2 x attorno allo zero, rispetto alle
potenze di x.
1° metodo: Si ha sin2 x ∼0 x2 ,
4
2 2  x3  x4 2 2 x
sin x − x = ( sin x − x )( sin x + x ) ∼  −  2 x = − , da cui sin x = x − + o x .
3
4
( )
 3!  3

sinh2 x ∼0 x2 , sin 2 x − x 2 = ( sinh x − x )( sinh x + x ) ∼ 0  x 


3
x4
Analogamente  2 x = , da cui:
 3!  3

x4
sin2 x = x2 + + o ( x4 ) .
3
2° metodo:
2 2
 x3 3  2 x2 2  2 x2 2  x2
( ) ( )
sin x =  x − + o x  = x 1 − + o x  = x 1 − 2 + o x  = x − + o x4 ,
2

3!
2
( ) ( )
   3!   3!  3
2
 x3 3  x4
2

3!
2

3
( )
sin x =  x − + o x  = x + + o x 4 . Di conseguenza: ( )
 
 x2 x4  x4  x2 x4  x4
cosh ( sinh x ) = 1 +  +  + + o x 4
( )
e cosh ( sin x ) = 1 +  − + ( )
+ o x 4 , da cui:
 2 6  4!  2 6  4!
x4 x4
cosh ( sinh x) − cosh ( sin x ) = + o ( x ) ∼0 , quindi:
4

3 3
4
sin (1 − cosh x ) − sin ( cos x − 1) −x
12 = − 3 = − 1 .
lim = lim
x →0 cosh ( sinh x ) − cosh ( sin x ) x →0 x4
12 4
12

log (1 + x arctan x ) − e x + 1
2

639) Calcolare, se esiste, il lim .


x→0
1 + 2 x 4 −1
x3
Si ha che arctan x = x − + o ( x ) . Il limite assegnato è indeterminato del tipo [0/0].
3

3
Inoltre, il
2

( 2

)
log(1+ arctan x) ∼ xarctan x ∼ x2 e −ex +1 = − ex −1 ∼ −x2 , per cui, la differenza è
o( 2). Certamente non è o(0); l’unica funzione che sta in o(0) è la costante nulla.
1 + 2x4 − 1
Per il denominatore si ha 1 + 2x4 − 1 = ∼ x 4 (basta moltiplicare denominatore e
1+ 2x −1 4

numeratore per 1+ 2x4 −1).


287

Dobbiamo sviluppare il numeratore ad una precisione più accurata, almeno fino alla quarta potenza
di x (se il denominatore fosse stato di ordine inferiore a due, ad esempio asintotico a λx, con λ ≠ 0, si
sarebbe potuto concludere che il limite vale zero, senza ulteriori calcoli). Pertanto si ottiene:
( x arctan x )
2

log (1 + x arctan x ) = x arctan x −


2
( 2
)
+ o ( x arctan x ) , ed essendo: ( x arctan x)
2
∼ x4 , si

ottiene che x ( x arctan x ) = x4 + o x4 , per cui:


2
( )
 x3  x4 x4 x4
log (1 + x arctan x ) = x  x −
3
+ o x3  − ( )
+ o x4 = x2 − −
5
( )
+ o x4 = x2 − x4 + o x4 ; ( ) ( )
  2 3 2 6

(x )
2
2

( )
2
Inoltre e x − 1 = x 2 + + o x 4 , quindi:
2

( 5 4 x4
6
x2

2
)
log (1+ x arctan x) − e −1 = − x − + o ( x4 ) = − x4 + o ( x4 ) .
4
3
Per il Principio di sostituzione, si ottiene:
4
log (1 + x arctan x ) − e x + 1 − 4x
2

lim = lim 3 =−4.


4
x→0
1 + 2x4 −1 x→0 x 3

640) Determinare:
a.- I primi tre termini dello sviluppo di log (1 + sin x) per x → 0, rispetto alle potenze di x (ricordare
che il log (1 + t ) = t − t + t + o ( t 3 ) per t → 0);
2 3

2 3
log (1 + sin x ) − x + x
2

b.- Calcolare il lim 2 .


x→ 0 tan x + x
3 5

Soluzione:
sin2 x sin3 x
a.- log (1+ sin x) = sin x − + + o ( sin3 x) , sin x ∼ x , da cui sin 3 x ∼ x 3 . In particolare è
2 3
x3
o ( sin x) = o ( x ) e sin x = x + o ( x ) . Inoltre, sin x = x − + o ( x ) , da cui:
3 3 3 3 3 3

3!

∈ o( 3), quindi:
2
 x3   x3 
( )
sin x =  x − + o x3  = x 2 − 2 x   + o x3 = x 2 + o x3 , essendo
2

3!
( ) ( ) 4

   3! 
 x3   x2  x 2 x3
log (1 + sin x ) =  x −
3!
+ o x3  − 
3
( )
+ o x3  + o x3 = x −
2
+
6
( ) ( )
+ o x 3 , per x → 0. ( )
   
Osservazione:
Sarebbe stato errato affermare che, essendo sin x ∼ x , sin 2 x ∼ x 2 , sin 3 x ∼ x 3 per x → 0, si avrebbe
2 3 2 3
+ o ( x3 ) = x − + + o ( x3 ) ;
sin x sin x x x
log (1 + sin x ) = sin x − + infatti, dalle asintoticità
2 3 2 3
precedenti si ricava che sin x = x + o( x) , sin 2 x = x2 + o ( x2 ) , sin3 x = x3 + o ( x3 ) , da cui:
288

sin 2 x sin3 x x2 x3 x2 x3
sin x − + = x − + + o ( x ) + o ( x ) + o ( x ) = x − + + o ( x ) = x + o ( x ) , essendo
2 3

2 3 2 3 2 3
∈ o( ), ∈ o( ), e questo non prova che il log (1 + sin x ) −  x −
2 3  x2  3
 è asintotico a /3.
 2 

x 2 x3
b.- Per il precedente punto a.-, si ha che il log (1 + sin x ) − x + = + o ( x3 ) ; tan x ∼ x , da cui

∈ o( 3): per il principio di sostituzione, si ottiene:


2 6
5
tan 3 x ∼ x 3 ed è
log (1 + sin x ) − x + x x3 ( )
x3
2
+ o x3 1
lim 2 = lim 6 = lim 36 = .
x→0 tan x + x
3 5 x→0 x +o x
3 3
( )
x→0 x 6

641) trovare la parte principale, ovvero il primo termine non nullo dello sviluppo asintotico, di
2 2
e x − 2 cos x + 1 e di e x − 2 cosh x + 1 per x → 0; servirsi dei risultati ottenuti per discutere la
∞ ∞
 1 n2 1   1n2 1 
convergenza delle serie:   e − 2 cos  n  + 1 e
n=0    
  e − 2 cosh  n  + 1  .
n=0    
x2
( )
Si ha che e x = 1 + x 2 + o x 2 ; cos x = 1 − + o ( x3 ) , per cui:
2

2
ex − 2cos x + 1 = 1 + x2 − 2 + x2 + 1 + o ( x2 ) = 2 x2 + o ( x2 ) .
2

2
Pertanto 2 è la parte principale richiesta.
x2
Analogamente, cosh x = 1+ + o ( x3 ) , pertanto e x − 2cos x + 1 = 1 + x 2 − 2 − x 2 + 1 + o ( x 2 ) = o ( x2 )
2

2
non è pertanto sufficiente la precisione tenuta, dobbiamo arrivare a termini del terzo ordine in x;
x4 x2 x4
e = 1+ x + + o ( x ) ; cosh x = 1 + + + o ( x5 ) . Per cui:
x2 2 4

2 2 24
x4 x4
ex − 2cos x +1 = 1 + x2 + − 2 − x2 − + 1 + o ( x4 ) = x4 + o ( x4 ) , così la parte principale è
2 5
2 12 12
5 4/12.
Il termine generale della prima serie è asintotico a 2/n2, quindi la serie è assolutamente convergente.
Il termine generale della seconda serie è asintotico a 5/12n2, quindi anche la seconda serie è
assolutamente convergente. Si può notare che l’informazione relativa a e x − 2cosh x + 1∈ o x2 , che ( )
2

fa vedere che il termine generale della corrispondente serie è o(1/n2), sarebbe stato sufficiente.

642) Per quali α ∈ R la serie


∞ n −1
1
 ( −1)
n =1
nα sin   , converge.
n
α
( )
Il modulo del termine generale n sin 1n è asintotico a nα /n = 1/n1- α ; se 1 – α ≤ 0, cioè se α ≥ 1,
tale quantità non è nemmeno infinitesima e la serie non può convergere. Poiché la serie, di termine
generale 1/n1- α converge, se e solo se, 1 – α >1, cioè, se e solo se, α < 0, il criterio di asintoticità
afferma che la serie assegnata è assolutamente convergente se e solo se α < 0. Rimangono i casi
289

α
( )
0 ≤ α < 1. Se n → n sin 1n fosse decrescente, almeno definitivamente, il Criterio di Leibniz
sarebbe applicabile e direbbe che la serie converge. Usando le derivate, si noti che la funzione
x → xα sin 1 ( x) ha per derivata:
( )  − cos 1
  sin 1
α x sin 1 x − x
α −1
( ) α −2
cos 1 ( x) = x (α x sin ( 1 x) − cos ( 1x)) = x
α −2 α −2 α  x
( x) ;

  ( ) 
  1
x
 

al tendere di x → + ∞, il termine in parentesi tende a α ⋅ 1 − 1 = α − 1 < 0; per il Teorema di permanenza


del segno, tale derivata è, quindi, negativa per x abbastanza grande, x ≥ a, con a conveniente, e si
1 1  1 
conclude. Più semplicemente si può osservare che si ha sin   = + o  2  , da cui:
n n n 
( − 1)  , e che la serie che ha ( −1)
n n

( −1) n sin   = 2 −α + o  2−α


n α 1 1
 come termine generale, converge
n n n  n 2−α
per il Criterio di Leibniz non appena sia 1 – α > 0, mentre se α < 1 si ha 2 – α > 1, quindi ogni serie
il cui termine generale sia o 1 ( n2−α ) converge assolutamente (quindi anche semplicemente). Ne segue
che la serie assegnata converge per ogni α < 1.
Concludendo, si ha convergenza assoluta se e solo se α < 0, semplice se α < 1.

Se I è un intervallo di R, e f : I → R è m + 1 volte derivabile in c ∈ I si ottiene:


Formula di Taylor con resto O grande.

f ′(c) f( (c)
m)

f ( x) = f (c) +
1!
+ ... +
m!
( x − c)
m
(
+ O ( x − c)
m +1
).
Il termine complementare O ( x − c) ( m+1
) vuol dire essere una funzione della forma r ( x)( x − c) m+1
con
r : I → R limitata in un intorno di c. La formula di Taylor con il resto di Peano ci dice come è fatta
σ ( x)
la r, r ( x ) = f m+1 ( c ) + con σ : I → R infinitesima per x → c. Arrestandosi al termine di grado
( m + 1)!
(
m, il resto è O ( x − c) ) ⊆ o(( x − c) ) , l’inclusione essendo propria (si consideri ad esempio
m+1 m+1

log x − c che è in o ( ( x − c) ) ma non in O( ( x − c) ) .


m+1 m+1
( x − c)
m+1
290

5
∞ −n 2
1
643) Studiare la convergenza della serie  cosh   .
n =1 n
  1 
Scriviamo il termine generale nella forma exp  − n 2 log  cosh     ; posto x = 1/n, cerchiamo
5

n    

l’ordine di logcosh x = log(1+ ( cosh x −1) ) , per x → 0:

log (1+ ( cosh x −1) ) = ( cosh x −1) + O ( cosh x −1) ; ( 2


)
x2 x2
cosh x −1 = + O ( x ) , quindi O ( cosh x −1) = O ( x ) e logcosh x = + O ( x4 ) .
4 2 4

2 2

( )
1
5  1  1  n 2 −3
L’esponente si scrive − n 2
 2n 2 + O  2n 4   = − 2 + O n
2 .

  
− n
Quindi, il termine generale della serie assegnata è asintotico a e 2
:

( ( ))
5
−n 2

cosh 1
( )
n  n− 12 n− 12 −3
 O n−32 
= exp  − + +O n 2  = e   →1 , dato che, in particolare, ogni
e−n
5
2  2 2 
 
funzione di O n ( ) è infinitesima.
−3
2

converge, essendo 1/√ < 1.


n
− n  1 
La serie di termine generale e 2
= 
 e

 3  1n
( )

644) Studiare la convergenza della serie   1 + sin − 1 e − 1 .
n 
n =1 

e
1
n
−1 è asintotico a 1/n (dal limite fondamentale lim
( e −1) t

= 1);
t →0 t

( )
2
 1 + sin 3  − 1
3
1 + sin − 1 =

 n 
=
sin 3
n ∼
3 ( )
, per n → + ∞, in base al limite
( ) ( )
2 2
n  1 + sin 3  + 1  1 + sin 3  + 1 2 n
 n   n 
 
fondamentale lim sin t = 1 . Il termine generale è, pertanto, asintotico a 3/2n2 e la serie assegnata è,
t→0 t
quindi, assolutamente convergente.

n2
n −1  ∞
645) Studiare la convergenza della serie    α .
2n

n =1  n 
n
 n −1 2
 α , e tende a α /e per n → + ∞: la
2
La radice n-esima del termine generale della serie vale 
 n 
serie converge senz’altro per |α| < √ e diverge per |α| > √ ; se |α| = √ si ottiene:
291

n2
 n −1 2 log(1− 1 ) 2 log(1− 1 )+ n  1 1 1 1
α = = , ed è log 1 −  = − − 2 + o  2  , per n → + ∞, da cui:
2n n n n n n

  e e e
 n   n n 2n n 
2
 1 1 n
n log 1 −  + n = − + o (1) , per cui il lim  n − 1  e n = e − 2 ≠ 0 .
2 1

 n 2 t →∞
 n 
Il termine generale non è infinitesimo, quindi la serie assegnata diverge.

 x 
646) Data la funzione f ( x ) = ( x +1) exp   discutere: il dominio, le simmetrie, la continuità, il
 x −1 
segno, la derivabilità, la monotònia, gli asintoti, la convessità ed i flessi.
- Il dominio è R\{1};
- Le simmetrie: nessuna evidente;
- La continuità: la funzione, composta da funzioni continue, è continua nel suo dominio;
- Il segno: per – 1< x (x ≠ 1) si ha f(x) > 0, per x < – 1 si ha f(x) < 0, f(–1) = 0;
- La derivabilità e la monotònia: in tutto il suo dominio la f(x) è derivabile, essendo composta da
funzioni derivabili. Si ottiene:
x x
( x −1) ( x −1)
x −1+ x
(x − 2 x + 1 − x − 1) =
x x
e e
f ′(x) = e ( x −1)
+ ( x + 1) e ( x −1)
= 2
x ( x − 3) .
( x + 1) ( x + 1) ( x + 1)
2 2 2

Ne segue che f ′(x) > 0 per x > 3 e per x < 0; la f(x) è strettamente crescente negli intervalli [3, + ∞[
e ]– ∞, 0]; inoltre la f ′(x) < 0 per 0 < x < 3 (e x ≠ 1); la f(x) è strettamente decrescente negli intervalli
[0, 1[ e ]1, 3]. Il punto 3 è di minimo locale stretto per la f(x); il punto 0 è di massimo locale stretto.
x
x
tende a 1; ne segue che e ( ) → e > 0, quindi:
x −1
- Gli asintoti: per x → ± ∞, la frazione
x −1
f ( x)
lim f ( x ) = −∞ ; lim f ( x ) = +∞ ; lim =e.
x →−∞ x →+∞ x →±∞ x
Inoltre si ha che
 x x −1  x
f ( x ) − ex = x  e ( ) − e  + e ( ) ;
x −1
dobbiamo
 
 x x −1 
calcolare il limite di x  e ( ) − e  per x → ± ∞,
 
x 1
e possiamo scrivere e ( ) = e1e ( ) , ponendo
x −1 x −1

1 1
= t (ovvero x = 1 + ) e si calcola il
x −1 t
 1 et − 1
lim 1 +  e ( e − 1) = e lim ( t − 1)
t
=e,
t →0
 t t →0 t
et − 1
ricordando il limite fondamentale lim = 1.
t →0 t
Pertanto, la retta di equazione y = ex + 2e =
= e(x + 2) è un asintoto obliquo di f(x), per
x → ± ∞.
Rimane da studiare il punto x = 1. Essendo:
292

= +∞ , si ha lim− f ( x ) = 0 e lim+ f ( x ) = +∞ , quindi la retta x = 1 è asintoto


x x
lim− = −∞ e lim+
x →1 x − 1 x →1 x − 1 x →1 x→1

verticale destro per la f(x).


- La convessità: si ha che:
x
 − 1 x ( x − 3 ) ( 2 x − 3 )( x − 1) 2 − ( x − 1)  e ( x −1)
(
− x 2 + 3 x + ( x − 1) ( 2 x 2 + 5 x + 3 − 2 x 2 + 6 x ) = )
x
f ′′ ( x ) = e ( x −1)
 + =
 ( x − 1) 2 ( x − 1) 2 ( x − 1)  ( x − 1)
4
 4

x
( x −1)
e
= ( 5 x − 3) ; f ′′(x) > 0 se x > 3/5 e x ≠ 1.
( x − 1)
4

Segue che la f(x) è strettamente convessa negli intervalli [3/5, 1[ e ]1, +∞[, mentre è strettamente
concava nell’intervallo ]– ∞, 3/5]; x = 3/5 è punto di flesso. Dal grafico si osserva che f(0) = 1 e
f(3) = 4e3/2. L’“attacco” della curva in x = 1 da sinistra è orizzontale, cioè si ha che il lim− f ′ ( 0) = 0 ,
x→1
x 2
( x −1) 1 t
infatti il lim e = lim ee t t 2 = e lim = 0 (posto 1/(x – 1) = t, ovvero x = 1/t + 1).
( x − 1) x → −∞ e − t
− 2 x → −∞
x →1

−t
Essendo, come è noto, che t ∈ o e , per t → – ∞, qualunque sia m > 0.
m
( )
647) Grafici di funzioni.
 1 − x2 
Data la funzione Data la funzione f ( x ) = arcsin  2 
discutere: il dominio, le simmetrie, la
1+ x 
continuità, il segno, la derivabilità, la monotònia, gli asintoti, la convessità ed i flessi.
1 − x2 1 − x2
- Dominio: dev’esser ≤ 1 ⇔ − 1 ≤ ≤ 1 ⇔ −1 − x 2 ≤ 1 − x 2 ≤ 1 + x 2 ⇔ −1 ≤ 1 ≤ 1 + 2 x 2 ,
1 + x2 1 + x2
disuguaglianze soddisfatte per x ∈ R. Il dominio è tutto R.
- Simmetrie: f(x) è chiaramente pari (simmetrica rispetto all’asse y).
1− x2
- Continuità: Si ha f(x) = arcsin o g, in cui g : R → [–1, 1] è definita da g ( x) = ; ovviamente g,
1+ x2
quoziente di funzioni continue con denominatore mai nullo, è ovunque continua, e continua è la
funzione arcsin. La f(x), composizione di funzioni continue è, quindi, continua.
- Derivabilità: La g(x) è ovunque derivabile; arcsin è derivabile in ]–1, 1[; la f(x) è certamente
derivabile, almeno per gli x ∈ R per cui g(x) ≠ ± 1; si ha che g ( x) =1 ⇔1− x2 =1+ x2 ⇔ x = 0, e
g ( x) = −1 ⇔−1− x2 =1− x2 ⇔−1 =1 impossibile. Certamente, la f(x) è derivabile in R\{0}, ed
1 1 −2 x (1 + x ) − 2 x (1 − x ) 1 −4 x
ha: f ′ ( x ) = g′( x) = = .
1 − ( g ( x ))
2
1 − ( g ( x ))
2
(1 + x )
2 2
1 − ( g ( x ))
2
(1 + x )
2 2

Per vedere se la f(x) è derivabile in x = 0 calcoliamo i limiti destro e sinistro di f ′(x) in x = 0; essendo
la f(x) continua in x = 0, il limite destro, se esiste, sarà la derivata destra, e quello sinistro la derivata
sinistra; essendo la f ′(x) dispari, basta fare il limite destro, per x → 0+. Si ottiene:
293

 1 − x2   1 − x2  2x2 ⋅ 2 1 − ( g ( x ) ) ∼ 2x ,
2
1 − ( g ( x ) ) = (1 − g ( x ) ) (1 + g ( x ) ) =  1 −
2
2 
1 + 2 
= , per cui
 1 + x   1 + x  (1 + x 2 )
2

per x → 0+, ed in definitiva, il lim+ f ′ ( x ) = −2 ed il lim− f ′ ( x ) = 2 , quindi il punto zero è punto


x →0 x →0

angoloso per la f(x).


- Monotònia: f ′(x) < 0 per x > 0; la f(x) è strettamente
decrescente su [0, +∞[; la f(x) è strettamente crescente su
]– ∞, 0]. Il punto x = 0 è di massimo assoluto, in cui la f(x)
vale f(0) = π/2.
1 2 −1
1
- Asintoti: Essendo il lim g ( x ) = lim x =− =
x →±∞ x →±∞ 1
+1 1
x2
π
= lim f ( x ) = arcsin ( −1) = − .
x →±∞ 2
Quindi, y = – π/2 è asintoto orizzontale bilatero per la f(x); il valore – π/2 è l’estremo inferiore di f(x),
ma non è raggiunto, cioè la f(x) non ha minimo.
- Convessità: Si ha che, se x ≠ 0:
 g ( x ) ( g ′ ( x ) )2 
( )
−3
f ′′ ( x ) = − 1 − ( g ( x ) ) ( −2 g ( x ) g ′ ( x ) g ′ ( x ) ) +
1 1 1
g ′′ ( x ) = ( )
2 2
 + g ′′ x 
2 1 − ( g ( x ))
2
1 − ( g ( x ))
2  1 − ( g ( x ) )2 
 
−4 x 12 x2 − 4
Essendo g′ ( x ) = , si ottiene g ′′ ( x ) =
(1+ x ) 2 2
(1 + x ) 2 3

come abbiamo visto, per cui:

(
g (x) g′( x)
2
) + g ′′ ( x ) 2
=
(
1− g′( x)
2
)
1 − x 2 (1 − x ) 16 x 2
2 2
12 x 2 − 4 4 − 4 x 2 12 x 2 − 4 8x2
= + + = + = > 0.
1 + x2 4 x 2 (1 + x 2 )4 (1 + x 2 )3 (1 + x 2 )3 (1 + x 2 )3 (1 + x 2 )3

Pertanto, la f(x) è strettamente convessa sia su ]– ∞, 0] che su [0, +∞[, ma non su tutto R; su R la f(x)
non è né convessa né concava. Dal grafico si nota che la f(x) = 0 se e solo se x = ± 1.

648) Data la funzione f ( x ) = x 2 − x − 1 , discutere: il dominio, le simmetrie, la continuità, il segno,


la derivabilità, la monotònia, gli asintoti, la convessità ed i flessi.

≤1
La funzione assegnata si scrive f(x) = 0
x2 + x − 1
≥1
(|x – 1| ≥ 0, |x – 1| ≤ 0).
x − x +1
2

< 1 (– 1 + √5 < 2 perché


2
−1 − 5 −1 + 5 −1 + 5
Si ha che + – 1< 0 se <x< . Si noti che

√5 < 3). Ne segue che la f(x) non è definita su [1, +∞[. Riassumendo:
2 2 2
294

−1 − 5 −1 + 5
- Dominio: R\( , );
2 2



−1 − 5
x2 + x − 1
⎪ 2

⎨ x + x −1 ≤ ≤1
f(x) = −1+ 5 .

2


2

⎩ x2 − x + 1 ≥1
- Simmetrie: Non ce ne sono di ovvie.
- Continuità: In quanto composizione di funzioni continue la f(x) è continua nel suo dominio.
- Segno: Banalmente la f(x) è positiva nel suo dominio, e nulla alla frontiera di esso, cioè per
−1 ± 5
x= .
2
- Derivabilità: La f(x) è derivabile nel suo dominio, eccetto per x = 1 (in cui x → |x – 1| non è
−1 ± 5
derivabile) e per gli x che annullano l’argomento della radice quadrata, cioè per x = .
2
⎧ 2x + 1
< −1 − 5
( )
⎪ 2 x2 + x − 1

2


2 < <1.
2x + 1
Si ha f(x) =
⎨ 2 x2 + x − 1
( −1 + 5 )


⎪ 1<
2x −1
⎩ 2 x2 − x + 1
−1 − 5 −1 + 5
Per x → − la derivata prima tende a – ∞, e per x → la derivata prima tende a + ∞. In
2 2+
tali punti la f(x) non è, quindi, derivabile. Per x → 1- la f ′(x) → 3/2, per x → 1+ la f ′(x) → 1/2,
pertanto il punto 1 è angoloso (in quanto la f(x) è continua ed i valori 3/2 e ½ sono le derivate sinistra
e destra della f(x) in x = 1). In conclusione, la f(x) è derivabile in tutto il suo dominio, eccetto nei
−1 ± 5
punti x = e x = 1.
2

Si noti che è
( −1− 5 ) <
(
−1 −1 + 5 ) > 2, pertanto si ha f ′(x) < 0 se x <
( −1− 5 )
2 2 2 ;

quindi, la f(x) è strettamente decrescente in ]– ∞,


( −1− 5 ) ]; invece f ′(x) > 0 per
( −1+ 5 )
2 2 <
x < 1 e per x > 1; quindi la f(x) (che è continua anche nel punto 1) è strettamente crescente in

[
( −1+ 5 )
2 , +∞[.

( ) (
- Convessità: Se x ∈ −∞, −1− 5 2 ∪  −1+ 5 2,1 si ottiene:
   ) 
295

( 2 x + 1)
2

+ x −1 −
) = 4x
2

(2
2 x
1 x2 + x −1 2
+ 4x − 4 − 4x2 − 4x −1 −5
f ′′ ( x ) = = < 0;
x + x −1 4 ( x + x − 1) 4 ( x + x − 1)
2 3 3
2 2 2 2 2

( ) ( )
negli intervalli −∞, −1− 5 2 e  −1+ 5 2,1 la f(x) è, pertanto, strettamente concava.
   
Se x > 1, si ottiene:
( 2 x − 1)
2

− x +1 −
) = 4x
2

(2
2 x
1 x2 − x + 1 2
− 4 x + 4 − 4 x2 + 4x − 1 3
f ′′ ( x ) = = > 0;
x − x +1 4 ( x − x + 1) 4 ( x − x + 1)
2 3 3
2 2 2 2 2

quindi, nell’intervallo [1, +∞[ la f(x) è strettamente convessa.


- Asintoti: Si ha che il lim f ( x ) = +∞ , infatti, si può scrivere:
x →±∞

 1 1  1 1
x2 − x − 1 = x 2 1 − sgn x − 2  = x 1 − sgn x − 2 , l’espressione sotto radice tende a 1 per
 x x  x x
x → ± ∞. Inoltre:

f ( x) x2 − x + 1 1− 1 + 1 2
x x = 1;
lim = lim = lim
x →+∞ x x →+∞ x x →+∞ 1
1 −1
x2 − x + 1 − x2
lim ( f ( x ) − x ) = lim x 1
= lim = − ; pertanto, la retta di equazione
x →+∞ x →+∞
x2 − x + 1 + x x →+∞
x2 − x + 1 + x 2

y = x – 1/2 è asintoto obliquo di f(x), al tendere di x a + ∞.


Inoltre:
f ( x) x2 + x −1
lim = lim =
x →−∞ x x →−∞ x
1+ 1 − 1 2
x x = −1 , e
= lim
x →−∞ −1
x2 + x −1 − x2
lim ( f ( x ) − x ) = lim =
x →−∞ x →−∞
x2 + x − 1 − x

1− 1 1
= lim x = − , pertanto la retta di equazione y = – x – 1/2 è asintoto obliquo di f(x),
x →−∞ 2
− 1+ 1 − 1 2 −1
x x

(
al tendere di x a – ∞. Essendo la f(x) concava in −∞, −1− 5 2 si ha f(x) < – x – 1/2 per
 ) 
( )
x ≤ −1 − 5 2 , ed essendo la f(x) convessa in [1, +∞[, si ha f(x) > x – 1/2 se x ≥ 1. Si può osservare
che il grafico di f(x) è ottenuto incollando fra loro i pezzi di due iperboli; precisamente l’iperbole di
296

equazione ]2 =
( x+ 1 )
2
2
 1 5 2 y2
2
+ – 1, ovvero  x +  − y 2 = , oppure 2
− 2
= 1 , con centro nel
 2 4 2  2 
   
 5  5

) 2 ; l’iperbole di equazione ] = – +1, ovvero


punto (– 1/2, 0), con l’asse delle ascisse come asse focale, fornisce al grafico le sue porzioni al di
(
sopra dell’asse delle x, con ascissa ≤ − 1 − 5 2 2

( x− 1 )
2
2 2
 1 3 y 2 = 1 , con centro nel punto (1/2, 0) e la retta x = 1/2
y 2 −  x −  = , oppure 2
− 2
 2 4 2  2 
   
 3  3
come asse focale, fornisce al grafico la sua posizione al di sopra dell’asse delle x, con ascissa ≥ 1.

( )
649) Studiare la funzione f ( x) = x log x −1 dopo averla prolungata per continuità ove possibile
2

(discutere: il dominio, i limiti importanti, il segno, la monotònia, la convessità ed il grafico).


Il dominio di f(x) è R\{0}; chiaramente il lim f ( x ) = 0 (si ricordi che il lim t = 0 ); la f(x) si
log t
x →0 t →0

prolunga per continuità anche in zero, ponendo f(0) = 0. La funzione assegnata ha quindi come
dominio tutto R ed è continua in esso. La funzione è pari (simmetrica rispetto all’asse delle y).
f (x)
Il lim f ( x ) = +∞ ; essendo anche il lim = +∞ non ci sono asintoti obliqui.
x →±∞ x → ±∞ x

x ∈ ]– ∞, – e[ ∪ ]e, +∞[; f(x) < 0 per x ∈ ]– e, 0[ ∪ ]0, e[; f(– e) = f(0) = f(e) = 0.
La f(x) > 0 se e solo se il log |x| > 1, che equivale a |x| > e; pertanto si ottiene che la f(x) > 0 per

Se x ≠ 0, la f(x) è derivabile, e si ha:


f ′ ( x ) = 2x ( log x −1) + x = 2x log x − x = x ( 2log x −1) , basta ricordare che la D(log |x|)(x) = 1/x per
x ≠ 0; per x > 0 si ha che la f ′(x) > 0 se il log x > 1/2 ⇔ x > √ ; invece la f ′(x) < 0 per 0 < x < √ ;
tenendo conto che la f(x) è pari si ha che essa è strettamente decrescente in ]– ∞, – √ ] e in
[– √ , – ∞[; i punti – √ e √ sono di minimo locale stretto, ed anche di minimo assoluto, e si ottiene
f(±√ ) = – e/2; il punto 0 è invece di massimo
locale stretto.
Adesso vediamo se la f(x) è derivabile anche in
x = 0: il lim f ′ ( x ) = 0 (in quanto il
x→0

lim t log t = 0 ); quindi la f ′(0) esiste e vale zero,


t →0

perché la f(x) è continua.


Inoltre, f ′′( x) = 2log x −1− 2 = 2log x +1,
quindi la f ′′(x) > 0 se il log |x| > –1/2 ⇔ |x| > –1/√ , f ′′(x) < 0 se |x| <1/√ .
Ne segue che la f(x) è strettamente convessa negli intervalli ]– ∞, –1/√ ] e ]–1/√ , +∞],
strettamente concava nell’intervallo [–1/√ , 1/√ ]. I punti ± 1/√ sono di flesso. Inoltre si osservi
che f ′(e) = e.

650) Studiare la funzione f ( x ) = ( x log x − x ) e tracciarne il grafico.


2
297

Il dominio è ∀ ∈ ]0, +∞[.


Il limite: lim f ( x ) = lim x 2 ( log x − 1) = +∞ , essendo un prodotto di funzioni divergenti a + ∞; si
2

x →+∞ x →+∞

ricordi che il lim+ x log x = 0 (considerando x = e-t, che trasforma il limite in lim
( −t )
= 0 ), pertanto
x→0 t →+∞ et
si ha lim+ f ( x ) = 0 .
x→0

f ( x)
= lim x ( log−1) = +∞ .
2
Non si hanno asintoti obliqui a +∞, essendo il lim
x →+∞ x x →+∞

La funzione assegnata è nulla per x = e, ed è sempre positiva in senso stretto.


La derivata prima è f ′ ( x) = 2( x log x − x)( log x +1−1) = 2( x log x − x) log x , strettamente positiva
se (il segno di xlog x – x è quello di log x – 1, essendo x > 0) il (log x – 1)log x > 0 ⇔ log x > 1, oppure
se log x < 0 ⇔ x ∈ ]e, +∞[ ∪ ]0, 1[, la funzione data è, quindi, strettamente crescente in ]0, 1[ e
[0, +∞[; è strettamente decrescente in [1, e], ha il punto 1 come punto di massimo locale stretto, ha e
come punto di minimo sia locale che assoluto, stretto (ed unico punto di minimo assoluto).
Il lim+ f ′ ( x ) = 0 (si osservi che è anche il lim+ x log x = 0 ),
2
x→0 x →0
+
quindi l’ “attacco” in x = 0 è orizzontale. La derivata
seconda è:
1
f ′′ ( x ) = 2 ( log x + 1 − 1) log x + 2 x ( log x − 1) =
x
= 2 ( log2 x + log x −1) , strettamente positiva se il

log x >
( −1 + 5 ) , oppure se il log x < ( −1 − 5 ) ; cioè:
2 2
 −( 5 +1 )   ( )
5 −1  ( − )
5 +1 ( )
5 −1
f ′′(x) > 0 ⇔ x ∈  0, e 2
 ∪ e 2
, +∞  . I punti x1 = e 2
e x2 = e 2
sono di flesso.
   
Ingrandendo il grafico in prossimità dell’origine si ha f ′(0+) = 0.

 1 
651) Studiare il grafico della funzione f ( x ) = tanh exp  .
 x −1 
2

Il dominio è D = R\{±1}, la f(x) > 0 su D; la f(x) è pari (simmetrica rispetto all’asse delle y), quindi è
sufficiente studiare la f(x) su R+.
Il lim+ f ( x ) = lim tanh t = 1, il lim− f ( x ) = tanh 0 = 0 , il lim f ( x) = tanh1.
x→1 t →+∞ x →1 x→±∞

Per quanto riguarda gli asintoti si ha che y = ta n h 1 in ± ∞.


Per la continuità, la f(x) è continua in D, non si estende per
continuità in ± 1.
Per la derivabilità, la:

per ogni x ∈ D,
 1  −2 x
(
f ′ ( x ) = 1 − f 2 ( x ) exp  2  )
 x −1  x2 −1 ( )
2

quindi sgn f ′(x) = sgn (– x), f ′(x) < 0 su R*+ ( R* = R



= R \ {0} = reali non nulli), f ′(x) > 0 su R*.
298

Il massimo relativo è M = f(0) = tanh


e-1; si osservi che essendo 0 < tanh e-1
< 1 si ottiene che il sup f(x) = 1 (non è
massimo).
Limiti di f ′(x): posto t = 1/( 2 – 1) si
ha: lim− f ′ ( x ) = lim − 2 (1 − tanh 2 ( exp ( t ) ) ) exp ( t ) t 2 = − 2 lim t 2 e t = 0 ,
x →1 t → −∞ t →−∞

x →1+ t →+∞
( )
lim f ′ ( x ) = lim − 2 1 − tanh 2 ( exp ( t ) ) exp ( t ) t 2 = −2 lim (1 − tanh 2 τ )τ log 2 τ 0 (posto τ = et),
τ → +∞

1 − tanh 2
τ = 1−
(e τ
− e −τ )
=
4

4
(e τ
+e −τ
) (e τ
+e −τ
)
2
e 2τ

τ log2 τ
per cui il lim+ f ′ ( x) = −8 lim =0.
x→1 τ →+∞ e2τ

 
( x − 1)
3

652) Studiare la funzione f ( x ) = exp  − .


 x+2 
 

≥ 0  = ]– ∞, –2[ ∪ [1, + ∞[. La f(x) > 0 su Df .


 ( x − 1) 
3

- Dominio: Df =  x ∈ R : x + 2 ≠ 0;
 x+2 
( x −1)
3

- Limiti e asintoti: Considerato che il = +∞ , è lim f ( x ) = 0 e il lim− f ( x ) = 0 ; la f(x) si


lim
x+2 x→±∞ x →±∞ x →−2

estende per continuità in x = – 2, ponendo f(– 2) = 0; la f(x) è continua su Df . Studieremo la funzione

- Derivabilità: Per ∈ Df \{1} è:


estesa.

−1

1 ( x − 1)   ( x − 1 )3  ′ 3 ( x − 1) ( x + 2 ) − ( x − 1)
3 2 2 3
1 x+2
f ′(x) = −    f ( x) = − f ( x) =
2 x+2   x + 2  ( x − 1) ( x + 2)
3 2
2
 
( x − 1) ( 3 x + 6 − x + 1) = − 1 x + 2 f x  x − 1  2 2 x + 7 = − 1 x + 2 f x 2 x + 7
2
1 x+2
=− f (x) ( )  ( ) ( )( )
( x − 1) ( x + 2) 2 ( x − 1) 3  x+2 2 ( x − 1) 3
3 2
2

Inoltre, il lim+ f ′ ( x ) = 0 , quindi la f(x) è derivabile in 1 e f ′(1) = 0.


x→1

x < – 7/2 ( ∈ Df \{1}), f ′(–7/2) = 0.


- Segno della derivata: Si ha sgn f ′(x) = – sgn (2x + 7), quindi f ′(x) < 0 se x > – 7/2, f ′(x) > 0 se

Riassumendo, si ha nella tabella sottoriportata: x = – 7/2 è di massimo locale, x = 1 è di massimo


locale. Si osservi che M = f(–7/2) < 1, quindi x = 1 è di massimo assoluto e maxDf f ( x) = f (1) = 1.
Limite di f ′(x) per x → – 2–. Si ottiene:
299

 x −1 
3
1 1
f ′( x) = − x − 1 ( 2 x + 7 ) exp   .
2  x+2  x+2
3
 
3 3
Considerato che il lim− x − 1 = 27 > 1, si avrà che x−1 > 1 in un intorno sinistro
x →−2

U = ]–2 – ε, – 2[ di – 2 (ε > 0). Pertanto, su U si ha:


1  −1  1
f ′( x) ≤ x − 1 ( 2 x + 7 ) exp   .
2  x + 2  x+2
3

1 3
Inoltre, il lim x −1 ( 2x + 7) = 3 e, posto t =
1
, si ottiene:
x →−2 2 2 x+2

1  −1 
lim exp   = lim t 3e−t = 0 , per cui il lim− f ′ ( x ) = 0 .
x →−2
x −1
3  x + 2  t →+∞ x →−2

L’unità di misura dell’asse delle y per il
ramo della curva con x < – 2 è di 2000
volte più grande di quella del ramo della
curva con x ≥ 1.

653) Studiare la funzione f ( x ) = x + log 27 − x − 2log x .


2

- Dominio: Df = { x ∈ R : 27 − x 2 ≠ 0; x ≠ 0} = R \ 0, ±3 3 . { }
- Limiti: lim f ( x ) = −∞ (essendo il lim
x →±3 3 x → ±3 3
( 27 − x ) = 0 ).
2

log 27 − x 2

Dato che la f ( x ) = x + , si deduce che il lim f ( x ) = ±∞ .


2log x x →±∞

- Continuità: La funzione assegnata è continua e derivabile su Df , e per ∈ Df , si ottiene:


2 x ( x − 27 ) + 2 x − 2 ( x − 27 ) x 3 − 27 x + 54
2 2 2
2x
f ′( x) = 1+ − = = .
x 2 − 27 x x ( x 2 − 27 ) x ( x 2 − 27 )
3 3
Si nota che – 27 + 54 si annulla per x = 3 (basta studiare x → – 27 + 54) per cui:
( x − 3) ( x + 6 ) , il cui segno è quello riportato in figura.
2

x3 − 27 x + 54 = ( x − 3) ( x + 6) e f ′ ( x ) =
2

x ( x 2 − 27 )
Le rette x = ± 3√3 e x = 0 sono asintoti
verticali, inoltre:
f (x) 1 27 − x 2
= 1+ log → 1 , per x → ± ∞
x x x
27 x 2 − 27
e f ( x ) − x = log → 0, per
x2
x → ± ∞, quindi y = x è asintoto obliquo per x → ± ∞. Si osservi che:
M = f(6) = – 6 + log 9 – 2log 6 = – 6 +3log 3 – 2(log 2 + log 3) = – 6 + log 3 – log 4 < 0;
300

f(3) = 3 + log 18 – 2log 3 = 3 + log 3 + log 6 – 2log 3 = 3 + (log 6 – log 3) > 0 e


f(–3) = – 3 + log 2 < 0. In particolare, l’equazione f(x) = 0 ammette tre soluzioni.
54 ⋅ 3 ( − x 2 + 9 )
La derivata seconda è, facendo i calcoli, f ′′ ( x ) = , quindi la f(x) è concava negli
(x − 27 )
2 2 2
x

intervalli ]– ∞, –3√3[, ]–3, –3√3[, ]3, 3√3[, ]3√3, +∞[ ed è convessa in ]– 3, 0[ e ]0, 3[.

( )
654) Studiare la funzione f ( x) = log e − e −1 (convessità e flessi compresi).
2x x

Considerato che 12 – 4 = – 3 < 0, il polinomio ]2 – ] + 1 è sempre strettamente positivo, pertanto,


e 2 x − e x − 1 > 0 per ogni x; il dominio di f(x) è R. Inoltre:

lim f ( x ) = log1 = 0 , mentre il lim f ( x ) = +∞ (si può scrivere e2 x − ex −1 = e2 x 1 − e− x + e−2 x ).


x →−∞ x →+∞
( )
Quanto scritto in parentesi dimostra che si può ottenere:
f ( x ) = log e 2 x (1 − e − x + e −2 x )  = log e2 x + log (1 − e − x + e−2 x ) = 2 x + log (1 − e − x + e −2 x ) , quindi che la
f(x) ha la retta di equazione y = 2x come asintoto obliquo, per x → + ∞, infatti
f ( x ) − 2x = log (1 − e− x + e−2 x ) è infinitesimo per x → + ∞. Inoltre:

2e 2 x − e x e 2 x ( 2e x − 1)
f ′ ( x) = 2x = .

Si ha, quindi, la f ′(x) > 0 per ex > 1/2 ⇔ ⇔ x > log (1/2) = – log 2, mentre la f ′(x) <
e − e x − 1 e2 x − e x − 1

0 se x < – log 2; la f(x) è strettamente crescente nell’intervallo [– log 2, +∞[, strettamente decrescente
nell’intervallo ]– ∞, – log 2], pertanto, il punto – log 2 è punto di minimo assoluto per la f(x), in cui
1 1   3
f ( − log 2) = log  − + 1 = log   = log3 − 2log 2.
4 2   4
Si noti che f(0) = 0. Per calcolare la derivata seconda conviene scrivere f ′ = g o exp, in cui

g ( y) =
(2 y 2
− y)
è funzione razionale. Pertanto, si ottiene:
( y 2 − y + 1)
2
301

( 4 y − 1) ( y 2 − y + 1) − ( 2 y 2 − y ) ( 2 y − 1)
2
4 y3 − 4 y 2 + 4 y − y 2 + y − 1 − 4 y3 + 2 y 2 + 2 y 2 − y
g′ ( y ) = = =
(y − y + 1) (y − y + 1)
2 2 2 2

− y2 + 4 y −1 e2 x − 4e x + 1
= ; pertanto, la f ′′ ( x ) = g ′ ( e x ) e x  f ′′ ( x ) = −e x .
(y − y + 1) (e − e x + 1)
2 2 2x 2

Il polinomio ]2 – 4 + 1 è negativo per 2 – √3 < y < 2 + √3, e nullo per y = 2 ± √3 , positivo

intervalli in cui si ha 2 – √3 < ex < 2 + √3, quindi


altrimenti. La f(x) è strettamente convessa negli

nell’intervallo log (2 – √3) < x < log (2 + √3), è

]– ∞, log (2 – √3)] e [log (2 + √3), +∞[. Si noti


strettamente concava negli intervalli

che è 0 < 2 – √3 < 1, quindi il log (2 – √3) < 0.


I punti log (2 – √3) e log (2 + √3) sono di flesso;
f ′(0) = 1.

 x2 2 
655) Per la funzione ( )
f x = arcsin   , trovare il dominio e studiare la derivabilità.
 2 x − 2x + 2 
4 2

–2 +2 > 0 e
x2 2
- Dominio: Dev’essere 4 2
≤ 1.

La prima disequazione è soddisfatta per ogni x in quanto, posto t = 2 il polinomio {2 – 2{ +2 ha il


2 x4 − 2x2 + 2

discriminante ridotto pari a 1 – 2 < 0; la seconda disequazione equivale a:


2 x 4 ≤ 4 ( x 4 − 2 x 2 + 2 ) ⇔ x 4 − 4 x 2 + 4 ≥ 0 ⇔ ( x 2 − 2 ) ≥ 0 , soddisfatta per ogni ∈ R.
2

Pertanto il dominio è R.
- Derivabilità: La f(x) sarà derivabile per ogni x del dominio, eccetto al più gli x che rendono uguale
x2 2
a ± 1 l’argomento dell’arcoseno. Si noti che = 1 se e solo se 2
– 2 = 0, cioè se e solo
2 x − 2x + 2
se x = ± √2 ; l’argomento dell’arcoseno è sempre positivo, quindi mai pari a – 1. Per semplificare la
4 2

. Per x ≠ ± √2 si ottiene f ′ ( x ) =
x2 1
scrittura, poniamo g ( x ) = g ′ ( x ) , e la
2 x − 2x + 2 1 − ( g ( x ))
4 2 2

2 x x4 − 2 x2 + 2 − x2
( 4x 3
− 4x)

g′ ( x ) =
1 (2 x4 − 2 x2 + 2 )= 1
( 4x ( x 4
)
− 2 x 2 + 2 ) − 4 x3 ( x 2 − 1) =
x − 2x + 2 2 ( x − 2x + 2)
4 2 3
2 4 2 2

x ( x 2 − 2 ) , mentre:
2
=
(x − 2x2 + 2)
3
4 2

( x2 − 2)
2
x4 x4 − 4 x2 + 4
1 − ( g ( x )) = 1 −
2
= = , quindi:
2 ( x4 − 2x2 + 2) 2 ( x4 − 2 x2 + 2 ) 2 ( x4 − 2 x2 + 2)
3
2
302

1 2 x 4 − 2 x 2 + 2 , pertanto:
=
1 − ( g ( x )) x2 − 2
2

f ′( x) = −
2x
x − 2x + 2
4 2
sgn ( x 2 − 2 ) = − 4
2x
x − 2x2 + 2
sgn x − 2 ( )( x + 2 ) . Ne segue che il

lim− f ′ ( x) = 2 ed il lim+ f ′ ( x ) = − 2 .

La f(x), essendo continua in √2 , ha in questo


x→ 2 x→ 2

punto il numero √2 come derivata sinistra,


mentre in – √2 come derivata destra; quindi la
f(x) ha un punto angoloso in x = √2; inoltre, la

– √2. In ogni altro punto di R la f(x) è derivabile.


f(x), essendo pari, non è derivabile neanche in

La f(x) ≥ 0 per ogni ∈ R, ed è la f(x) = 0 solo


per x = 0; lo zero è punto di minimo assoluto per la f(x), che ha i valori ± √2 come punti di massimo

0 < x < √2 e per – ∞ < x < – √2 ; è strettamente negativa per – √2 < x < 0 e per √2 < x < + ∞.
assoluto, in cui la f(x) vale π/2. La derivata è nulla solo per x = 0; è strettamente positiva per

Quanto sopra si vede subito dall’espressione trovata per f ′(x). Se x > 0, si ottiene:
x2 2 1 1
= → , per x → + ∞, pertanto, il
2 x4 − 2 x2 + 2 2 1− 2 + 4
2 2 2
x x
 1  π π
lim f ( x ) = arcsin   = 4 e per parità si ha anche che il xlim f ( x ) = . La retta y = π/4 è, quindi
x →+∞
 2 →−∞ 4
asintoto orizzontale bilatero per la f(x), quando x → ± ∞. Inoltre, la f(x) = π/4 se e solo se
x2 1
= , cioè se e solo se x2 = x4 − 2x2 + 2 ⇔−2x2 + 2 = 0 ⇔ x =±1.
2 x − 2x + 2
4 2
2
Quindi, il grafico della f(x) incontra l’asintoto orizzontale nei punti di ascissa 1 e – 1.

656) Determinare il dominio, i limiti, l’asintoto orizzontale nei punti di frontiera del dominio, la
derivata, la monotònia, i massimi – minimi locali e globali e il grafico della funzione
f ( x ) = log x − 1 − x .

- Dominio: D = {x∈R: x −1≠ 0} = R \{1} .


 log x − 1 
- Limiti: lim f ( x ) = −∞ ; lim x  − 1  = −∞ , essendo il log x −1 ∼ log x , per x → ± ∞ ed
x→1 x → ±∞  
 x 
log x
il lim = 0 , la f(x) è continua in D.
x →±∞
x
- Derivata: Su D –{0}= R \{0, 1} la f(x) è composta di funzioni derivabili, ed è:
1 1
f ′( x) = − sgn x , per ogni x ≠ 0, 1.
x −1 2 x
303

Il lim± f ′ ( x ) = ∓∞ : la f(x) non è derivabile nel punto 0 (si ha una cuspide).


x→0

−x + 2 x +1
- Segno di f ′(x): Per x > 0 si ha f ′ ( x ) = .
2 ( x − 1) x
Il polinomio – {2 + 2 { – 1 ha le due radici t = 1± √2 , quindi si ha:
< 0 j  −∞,1 − 2  ∪ 1 − 2, +∞ 
–{ +2{–10
> 0 j 1 − 2,1 + 2 
2
.

Si osservi che 1– √2 < 0, pertanto, ponendo t = √ , è, per x > 0:


⎧= 0
⎪ ( )
2
x = 1+ 2 = 3 + 2 2
+2√ +1
⎨ > 0 se ∈ œ0,3 + 2√2•
2


– ,

⎩ <0 ∈ (3 + 2√2, +∞)


ed, essendo sgn f ′(x) = sgn (x – 1)(– x + 2√ + 1) per x > 0, x ≠ 1, si ottiene:
=0

⎪< 0
x = 3 + 2 2

x ∈ ]0,1[ ∪ 3 + 2 2, +∞ 


f ′(x) .
>0

x ∈ 1,3 + 2 2 

Se x < 0, si ha f ′ ( x ) = x + 2 − x − 1 , essendo – {2 + 2 { – 1= – (t – 1)2, si ottiene, ponendo t = √ ,


2 ( x − 1) − x
che x – 2√− – 1≤ 0 per ogni x < 0 e x + 2√− – 1≤ 0 per √− =1, cioè per x = –1. Quindi, per
x < 0 è f ′(x) > 0, se x ≠ –1 la f ′(x) = 0.
- Massimi e minimi: Riassumiamo lo studio della derivata prima nella figura:
Si può dedurre che la f(x) non ha
massimo assoluto (inf f(x) = – ∞); la

e in x = 3 + 2√2 ; si noti che la f(x) ha


f(x) ha massimi locali in x = 0 (f(0)= 0)

in x = –1 un flesso a tangente

- Osservazione: E’ M = f(3 + 2√2) < 0, infatti:


orizzontale.

( ) ( )
f 3 + 2 2 = log 2 + 2 2 − 3 + 2 2 = log2 + log 1+ 2 − 1+ 2 ; ( ) ( )
Si studi ϕ(x) = log x – x per x > 0: la ϕ(x) è decrescente su ]1, +∞[, per cui:
log 1 + 2 − 1 + 2 = ϕ 1 + 2 ≤ ϕ (1) = log1 − 1 = −1 , da cui f(3 + 2√2) < log 2 – 1< 0.
( ) ( ) ( )
304

Quindi, x = 0 è di massimo assoluto.


-Asintoti: In x = 1 si ha l’asintoto
f ( x)
verticale; il lim = 0 , per cui non
x →±∞ x
ci sono asintoti obliqui.
f ( x)
Il lim f ′ ( x ) = lim = 0 , utile per
x→±∞ x→±∞ x
tracciare il grafico.

 x − 2 12 
657) Studiare la funzione f ( x ) = arctan   , cioè: insieme di definizione, continuità, limiti nei
 x+2 
 
punti notevoli, asintoti, derivabilità, crescenza e decrescenza, punti di massimo e di minimo relativo
e assoluto, limiti di f ′(x), grafico, calcolare f(x) + f(– x) e dedurne una simmetria nel grafico, dedurre,
senza calcolare la f ′′(x), che la funzione non è né concava né convessa nel punto (–2, 2).
- Dominio: Df = R\{–2}.
( x − 2)
1
π
2
- Limiti: Il lim = 1 , per cui il lim f ( x ) = , quindi, la retta y = π/4 è asintoto per x
x →±∞ x+2 x →±∞ 4

( x − 2)
1
π
2
→ ± ∞. Inoltre, essendo il lim = +∞ , si ha che il lim f ( x ) = , quindi, la f(x) si può
x →−2 x+2 x →−2 2
estendere, per continuità, a tutto R ponendo f(–2) = π/2. Studiamo la funzione estesa:
( x − 2)
1
2
La funzione x → è derivabile per x ≠ ± 2, per cui la f(x) è derivabile in R\{±2} e si ha per
x+2

 x − 2 ′
−1
1 1 x−2 2
 x−2
x ≠ ± 2: f ′ ( x ) =   sgn  =
 x − 2 12  2 x + 2  x+2  x+2
2

1+  
 x+2 
 

=
x+2 x−2
−1
2
( x + 2 ) − ( x − 2 ) sgn  x − 2  = 2 1  x−2
  sgn  ;
x+2 + x−2 x+2 ( x + 2)  x+2 x+2 + x−2 x−2 2 x+2 2  x+2
2 1 1

 x−2
in particolare, il sgn f ′ ( x ) = sgn 
1
 per x ≠ ± 2. Inoltre il xlim = +∞ , da cui il
 x+2 → ± 2 1 1
x−2 2 x+2 2
lim f ′ ( x ) = ±∞ e il lim± f ′ ( x ) = ±∞ ; essendo la f(x) continua in ± 2 si ottiene, in conseguenza del
x →2± x →−2

Teorema di de L’Hospital, che la funzione assegnata non è derivabile in ± 2, pertanto si una cuspide.
Essendo la f ′(x) > 0 per |x| > 2 e f ′(x) < 0
per |x| < 2 si ottiene che la f(x) è
strettamente crescente negli intervalli
]– ∞, –2[ e ]2, + ∞[, strettamente
decrescente nell’intervallo ]–2, 2[.
305

Possiamo riassumere lo studio della f ′(x) nella tabella rappresentata sopra: la f(x) ha un massimo

f ′(1) = arctan (1/√3) = π/6, f(–1) = arctan √3 .


assoluto in x = – 2 (f(–2) = π/2) e un minimo assoluto in x = 2 (f(2) = 0). Si osservi che f ′(0) = –1/4,

1 1
x−2
1
−x − 2 2
x−2 2
1
è g ( −x) =
2
Posto g ( x ) = = = , con x ≠ ± 2, di conseguenza per
x+2 −x + 2 x+2 g ( x)
x ≠ ± 2 si ha f(x) + f(–x) = arctan g(x) + arctan 1/g(x) = π/2, essendo la g(x) > 0.
Per x = ± 2 è f(2) + f(–2) = π/2. Quindi, 1/2(f(x) + f(–x)) = π/4 per ogni x, per cui, il grafico della
funzione assegnata è simmetrico rispetto al punto (0, π/4).
Certamente, la f(x) non è né concava né
convessa nell’intervallo ]–2, 2[, altrimenti
essendo la f(x) derivabile su ]–2, 2[, la
derivata f ′(x) sarebbe monotòna su ]–2,
2[; ma è il lim+ f ′ ( x ) = −∞ = lim− f ′ ( x )
x→−2 x→−2

e, per il Teorema sui limiti delle funzioni monotòne, si avrebbe:


sup{ f ′ ( x) : x ∈ ]−2,2[} = inf { f ′ ( x) : x ∈ ]−2,2[} = −∞ , che è assurdo.

 −1 
658) Studiare la funzione f ( x ) = sin exp 
x
 , nell’intervallo [0, 2π], cioè: insieme di
 1 + cos x 
definizione, segno, limiti ed eventuali asintoti, continuità ed eventuali prolungamenti, derivabilità,
crescenza e decrescenza, punti di massimo e di minimo relativo e assoluto, limiti di f ′(x) se rilevanti,
abbozzo del grafico anche su tutto R.
{ }
- Dominio: x ∈[ 0,2π ] : cos x ≠ −1 = [ 0,2π ] \ {π } ; la funzione assegnata è continua nel suo dominio.
- Segno: sgn f(x) = sgn sin x, quindi la f(x) > 0 su ]0, 2π[.
1  −1 
- Limiti: 1 + cos x ≥ 0 su [0, 2π], pertanto il lim = +∞ e il limexp   = 0 per cui il
x →π 1 + cos x x →π
 1 + cos x 
lim f ( x ) = 0 ; la funzione data si estende per continuità nell’intervallo [0, 2π] ponendo f(π) = 0.Nel
x →π

seguito studieremo tale funzione.


- Derivabilità: La funzione data è derivabile su [0, 2π]\{π} e per x ≠ π si ottiene:
 −1   −1 ′  −1   sin 2 x   −1 
f ′ ( x ) = cos x exp   + sin x   exp  =
  cos x −  exp  =
 1 + cos x   1 + cos x   1 + cos x   (1 + cos x )   1 + cos x 

2

cos x (1 + cos x ) − (1 + cos 2 x )  −1  cos x (1 + cos x ) − (1 + cos x )


2
 −1 
= exp  = exp   =,
(1 + cos x )  1 + cos x  1 + cos x  1 + cos x 
2

cos2 x2cos x −1  −1 
= exp  .
1 + cos x  1 + cos x 
Quindi, sgn f ′ ( x ) = sgn cos x + 2cos x −1 ; dato che {2 +2 { +1 = 0 se e solo se t = –1± √2 si ottiene
( )
2

che cos 2 x + 2 cos x − 1 < 0 se e solo se –1– √2 < cos x < –1+ √2 , cioè per cos x < –1+ √2 ; posto
306

θ0 = arccos −1 + 2 , con θ0 ∈ ]0, π/2[ essendo 0 < –1– √2 < 1, è f ′(x) < 0 se e solo se
( )
x ∈ ]θ0, 2π – θ0[ \{π} e f ′(x) > 0 se e solo se x ∈ ]0, θ0[ ∪ ]2π – θ0, 2π]; f ′(θ0) = f ′(2π – θ0) < 0.
Pertanto, la f(x) è strettamente crescente nell’intervallo ]θ0, 2π – θ0].
Essendo la f(0) = f(2π) = 0 < f(θ0) e la f (2π – θ0) < 0 si deduce che θ0 è punto di massimo assoluto e
2π – θ0 è di minimo assoluto. Inoltre:
 
( ( )) −1
( )
2 −1 −1
f (θ 0 ) = sin arccos −1 + 2 exp   = 1 − −1 + 2 e 2
= 2 − 2e 2 , essendo
 1 + −1 + 2 
  ( )
−1
sin θ 0 = 1 − cos 2 θ 0 ; analogamente si ha che f ( 2π − θ0 ) = − f (θ0 ) = − 2 2 − 2e 2
.
- Limiti di f ′(x): Considerato che cos 2 π + 2 cos π − 1 = − 2 , si ottiene:
1  −1 
lim f ′ ( x ) = −2lim exp   = −2 tlim te−t = 0 , posto t = 1
x→π x→π 1 + cos x  1 + cos x  →+∞ (1 + cos x ) ; per cui la f(x),
estesa per continuità, è derivabile in π e f ′(π) = 0.
- Grafico su R: La f(x) è periodica di periodo 2π; il grafico su R si ottiene traslando quello su [0, 2π]

con k ∈ Z.
sugli intervalli [2kπ, 2(k + 1)π],

Dal grafico a fianco, la scala


dell’asse delle y è doppia
rispetto a quella dell’asse delle
x.
Si osservi che la funzione data è dispari, quindi il grafico è simmetrico rispetto all’origine, e che,
essendo f(π – x) = – f(π + x) il grafico è simmetrico rispetto al punto (π, 0).

− x+2
e − 3x − 5
659) Studiare la funzione f ( x ) = 4 2.
x+2
- Dominio: Df = R\{– 2}.
− 3x
- Limiti: lim f ( x ) = lim 4 = − 3 = lim f ( x ) ;
x → +∞ x → +∞ x 4 x → −∞
e − ( x + 2 ) − 3 x − 5 Hospital e − ( x + 2 ) − 3
lim+ f ( x ) = lim 4 2 = − 4 = −1 − 3 = − 7 ;
x → −2 x → − 2 x+2 x 4 4
( x+2) 3 x ( + )
e − − 5 Hospital − e x 2
−3
lim− f ( x ) = lim 4 2 = − 4 = 1− 3 = 1 .
x → −2 x → −2 x+2 1 4 4
- Asintoto orizzontale: y = – 3/4; non ci sono asintoti verticali, né obliqui.
- Derivabilità: La funzione assegnata è derivabile su Df e si ottiene:

f ′( x) =
(−e − x+2
sgn ( x + 2 ) − 3
4 ) ( x + 2 ) − ( −e − x+2
sgn ( x + 2 ) − 3 x − 5
4 )
2 = −e
− x+2
sgn ( x + 2 + 2 ) + 1
( x + 2) ( x + 2)
2 2

per ogni ∈ Df (ricordando che x sgn x = |x|).


Segno di f ′(x): posto g ( x ) = −e
− x +2
( x + 2 + 2) +1 si ha, per x ≠ – 2:
307

g′ ( x ) = e sgn ( x + 2) ( x + 2 + 2 +1) − e sgn ( x + 2) = x + 2 e sgn ( x + 2) , per cui g′(x) < 0 se


− x +2 − x +2 − x +2

x < – 2 e g′(x) > 0 se x > – 2, dunque, la g(x) è strettamente decrescente su ]– ∞, –2[, strettamente
crescente su ]2, + ∞[; inoltre, g(–2) = 0, da cui la g(x) ≥ 0 su R, e la g(x) > 0 se x ≠ –2.
Considerato che il sgn f ′(x) = sgn f(x) si ha f ′(x) > 0 su Df , quindi la f(x) è crescente su ]– ∞, –2[ e
su ]– 2, + ∞[. Non è crescente su Df .
−e−t ( t + 1) + 1 Hospital e−t ( t + 1) − e−t te−t 1
- Limiti di f ′(x): lim f ′ ( x ) = lim+ = lim = lim = (avendo posto
x→−2 t →0 t2 t →0 2t t →0 2t 2
t = x +2).
Dalla tabella riportata in basso, si deduce che la f(x) < 0 su ]– 2, + ∞[, si annulla in un solo punto
c < – 2, la f(x) > 0 su ]c, – 2[, la f(x) < 0 su ]– ∞, c[, la f(x) non ha né minimo né massimo; il sup f(x)
= 1/4, l’inf f(x) = – 7/4.

x2 −1
660) Data la funzione f ( x ) = ,
log x
1.- Trovare il dominio ed il segno di f(x).
2.- Mostrare che la f(x) si prolunga per continuità ad una funzione definita su tutto R, che
continueremo a chiamare f(x). Calcolare anche il lim f ( x) . Descrivere la f(x).
3.- Calcolare la f ′(x), dove essa esiste, valutando se è continua dove esiste. E’ vero che f(x) ∈ C1 (R)?
x→±∞

4.- Studiare la monotònia di f(x), i suoi punti di massimo e di minimo locale e assoluto. Tracciare il
grafico di f(x).
Risoluzione:
1.- Il dominio di f(x) è R\{–1, 0, 1}. Inoltre, la f(x) è pari, ed è strettamente positiva nell’intervallo
]0, 1[, in quanto sia il numeratore che il denominatore sono negativi, e nell’intervallo ]1, + ∞[, in
quanto sia il numeratore che il denominatore sono positivi. Quindi la f(x) è strettamente positiva su
R\{–1, 0, 1}.
308

2.- Si ha che il lim f ( x ) = lim


x2 −1 ( x − 1) x + 1 = 1 ⋅ 2 = 2 , ricordando il limite fondamentale
x →1 x →1 log x
= lim
x →1 log x
( )

lim log x = 1.
x →1 ( x − 1)
Per parità si ottiene che anche il lim f ( x ) = 2 . Inoltre, il lim f ( x ) = 0 , dato che il denominatore
x →−1 x →0

tende a – ∞ e il numeratore tende a – 1. La f(x) si prolunga, quindi, per continuità a tutto R, ponendo
f(–1) = f(1) = 2, f(0) = 0. Inoltre, il lim f ( x ) = +∞ , dato che il numeratore è asintotico a 2
e il
x →±∞

denominatore è log |x|. Si noti che la funzione data è sempre strettamente positiva, tranne che in 0, in
cui vale 0; il minimo assoluto di f(x) è, quindi, 0, assunto per x = 0; l’estremo superiore è + ∞; per

3.- Per x ∈ R\{–1, 0, 1}, si ottiene:


continuità la f(R) è un intervallo di R, quindi f(R) = [0, + ∞[.

2 x log x −
(x 2
− 1)
x = 2 x log x − x + 1 .
2 2

f ′( x) =
log 2 x x log 2 x
Per la parità di f(x), possiamo limitarci a considerare solamente x > 0. Come è noto, il lim+ f ′ ( x ) = +∞
x →0

e, per simmetria, il lim− f ′ ( x ) = −∞ , la continuità di f(x) in x = 0 implica, allora, che la f(x) ha una
x →0

cuspide in x = 0; la f(x) non è derivabile in x = 0. Per x =1 si ha log x ∼ ( x−1) , quindi:


2 x 2 log x − x 2 + 1 2 x 2 log x − x 2 + 1 Hospital 4 x log x − 2 x − 2 x log x
lim f ′ ( x ) = lim = lim = lim = lim 2 x =2
x →1 x →1 x log 2 x x →1
( x − 1)
2 x →1 2 ( x − 1) x → 1 x −1
Essendo la f(x) continua in x =1 si ha che la f ′(1)
esiste e vale 2. Per la simmetria, si ha che
f ′(–1) = – 2. Inoltre, la f ′(x) è continua anche in
–1 e 1. Non essendo derivabile in x = 0, la f(x)
non è di classe C1 su R; ma induce una funzione
C1 su R\{0}.
4.- Limitandoci a x > 0 si ha che la f ′(x) > 0 per
x ≠ 1 se e solo se:
2x2 logx> x2 −1⇔2logx> 1 − 12 ⇔
x
⇔logx2> 1 − 12 . Posto 2 = 1 + t, la
x
diseguaglianza si scrive:
log(1+ t ) > 1 − 1 = t , diseguaglianza che
1+ t 1+ t
2
sappiamo vera se t > –1, t ≠ 0; t > –1 equivale a x > 0, ovvia se x ≠ 0, t ≠ 0 equivale a x ≠ 1; ma
x =1 è comunque da considerare a parte, e sappiamo che f ′(1) = 2.

Si poteva studiare il segno della funzione g(x) = 2 2 log x – +1; si ha g′(x) = 4x log x + 2x – 2x =
In conclusione, si ha f ′(x) > 0 per ogni x > 0, quindi f ′(x) < 0 per x < 0.

= 4x log x, per cui g′(x) > 0 per x > 1 e g′(x) < 0 per 0 < x <1; essendo g(1) = 0, si ricava g(x) > 0 per
x > 0, x ≠ 1, quindi il segno di f ′(x).
309

Dal grafico si noti che il lim f ′ ( x ) = +∞ , quindi non ci sono asintoti obliqui.
x→+∞

x
661) Studiare la funzione f ( x ) = arctan .
x +1
Il campo di esistenza è dato da ]– ∞, –1[ ∪ ]–1, +∞[.
La funzione assegnata è continua in ogni punto del suo campo di esistenza perché è somma, prodotto
e composizione di funzioni continue. Studiamo il comportamento di f(x) ai bordi del C.E.
x x
All’infinito si ottiene lim = −1, lim = 1 , quindi, considerando la continuità della
x→−∞ x + 1 x →+∞ x + 1

π π
funzione, ϕ(t) = arctan t, si ottiene lim f ( x ) = − , lim f ( x ) = .
x →−∞ 4 x →+∞ 4
Le rette di equazione y = – π/4 e y = π/4 sono
asintoto, per la f(x), rispettivamente sinistro e
x
destro. Inoltre lim− = −∞ ,
x →−1 x +1
x
lim+ = +∞ , quindi per le proprietà della
x →−1 x +1
funzione ϕ(t) = arctan t, si ottiene
π π
lim f ( x ) = − , lim+ f ( x ) = , per cui, si
x →−1− 2 x →− 1 2
evince che la funzione assegnata presenta un
salto di ampiezza π nel punto di ascissa – 1.
Utilizzando i teoremi sull’algebra delle derivate possiamo affermare che la f(x) è derivabile in ogni
punto del C.E. tranne il punto x = 0.
Non possiamo essere certi della derivabilità in x = 0 perché il |x| non è ivi derivabile. Per questo

Per x ∈ R\{–1, 0} si ottiene:


motivo studiamo la derivabilità di f(x) in modo diretto.

⎧ >0

1
( x + 1) + x 2
2


< 0, ≠ −1
f ′(x) = .
⎪−
1
⎩ ( )
2
x + 1 + x 2

La f(x) non è derivabile in x = 0 perché i limiti laterali di f ′(x), per x → 0, sono finiti ma diversi fra
loro, quindi il punto x = 0 è angoloso. La funzione data risulta monotòna decrescente negli intervalli
]– ∞, –1[ e ]–1, +∞[ e monotòna crescente in ]0, +∞[. Il punto x = 0 è di minimo relativo. Per
completare la raccolta delle informazioni sufficienti per tracciare il grafico in modo qualitativo,

Quindi, calcoliamo la derivata seconda della f(x) e ne studiamo il segno. Per x ∈ R\{–1, 0} si ottiene:
esaminiamo le qualità di convessità della funzione assegnata.
310

⎧ 2 ( 2 x + 1)
>0


− 2
( x + 1)2 + x 2 


 

< 0, ≠ −1
f ′′(x) = .

2 ( x + 1)
⎪  x + 1 2 + x2 2
⎩ ( ) 
Dal segno di f ′′(x) si deduce che la f(x) è concava negli intervalli ]– ∞, –1[, ]–1, –1/2[ e ]0, +∞[ mentre
è convessa nell’intervallo ]–1/2, 0[.

662) Studiare la funzione f ( x) = arctan 1− x .


2

funzioni continue. Inoltre, f(x) = f(– x) per ogni ∈ R, pertanto ci limiteremo a studiare la restrizione
La f(x) è definita e continua in ogni punto di R, in quanto è somma, prodotto e composizione di

di f(x) nell’intervallo ]0, +∞[. La funzione data è positiva, tranne per x = 1 in cui si annulla, da cui si
deduce che x = 1 è punto di minimo assoluto.
π
All’infinito si ottiene lim arctan 1 − x 2 = , quindi la retta y = π/2 è asintoto orizzontale destro per
x →+∞ 2
la f(x). Utilizzando i teoremi sull’algebra delle derivate possiamo affermare che la f(x) è derivabile in
ogni punto del campo di esistenza, tranne il punto di ascissa 1. Non possiamo essere certi della
derivabilità in x = 1 in quanto |t| non è derivabile per t = 0. Per questo motivo la derivabilità della f(x)
in x = 1 dev’essere studiata in modo diretto.
⎧ >1

1
x x2 −1
⎨− 0< <1
Per x > 0 e x ≠ 1 si ha f ′(x) = .
⎪ 2 − x2 1 − x2
x

⎩ ( )
La funzione data è monotòna decrescente
nell’intervallo ]0, 1[ e crescente in ]1, +∞[.
Come abbiamo visto, x = 1 è punto di
minimo assoluto. Inoltre, la funzione
assegnata non è derivabile in x = 1 perché i
limiti laterali della f ′(x), al tendere di x a 1,
sono infiniti e diversi fra loro. Il punto di
ascissa 1 è, quindi, un punto cuspidale.
Esaminiamo le proprietà di convessità della funzione data, quindi calcoliamo la f ′′(x) al fine di
studiarne il segno.
⎧ − 2x −1 >1

2

⎪ ( x 2 − 1) 2 x 2
3

⎨ 2 x4 − x2 − 2
0< <1
Per x > 0 e x ≠ 1 si ha f ′′(x) = .


⎩ ( 2 − x )(1 − x )
3
2 2 2

Dallo studio del segno della f ′′(x) si deduce che la f(x) è concava negli intervalli ]0, 1[ e ]1, +∞[.
311

x
663) Studiare la funzione f ( x ) = arcsin .
2− x
La funzione data è definita nell’intervallo ]0, 1[ ed è ivi continua.
x
La f(x) è composta da ϕ(t) = arcsin t e da g ( x ) = . Risulta limitata in quanto lo è la ϕ(t) e
2− x
ammette, per il Teorema di Weierstrass, massimo e minimo. Inoltre, la funzione data è non negativa
ed ha minimo pari a zero, assunto nell’origine.
La f(x) è derivabile nei punti interni al campo di
esistenza, in quanto è composizione di funzioni
derivabili. La sua derivata prima è:

, ∀ ∈ ]0, 1[.
1 1
f ′ ( x) =
2 x (1 − x )( 2 − x )2
Essa non è derivabile agli estremi dell’intervallo
]0, 1[, perché il lim+ f ′ ( x ) = +∞ , lim− f ′ ( x ) = +∞ .
x →0 x →1

La funzione assegnata è strettamente crescente, in quanto la f ′(x) > 0 per ogni ∈ ]0, 1[. Ammette
Il grafico della f(x) presenta la tangente verticale agli estremi del campo di esistenza.

massimo in x = 1 e minimo assoluto in x = 0.


Per studiare le proprietà di convessità della funzione data calcoliamo il segno della f ′′(x).

, ∀ ∈ ]0, 1[.
1 4x2 − 7 x + 2
f ( x) = −
′′
2 x (1 − x )( 2 − x )
Il segno della f ′′(x) è stabilito dal polinomio 4x2 − 7x + 2 . Così si deduce che la funzione è concava
7 − 17
nell’intervallo ]0, x0[ e convessa nell’intervallo ]x0, 1[, in cui x0 = .
8

x
664) Studiare la funzione f ( x ) = ( x + 4 ) 4 − x 2 − 6 arcsin.
2
La funzione assegnata è definita nell’intervallo ]–2, 2[ ed è ivi continua.
Ammette, per il Teorema di Weierstrass, massimo e minimo.
La f(x)è derivabile nei punti interni al campo di esistenza, in quanto somma e composizione di
( x + 1) , ∀ ∈ ]–2, 2[.
2

funzioni derivabili. La derivata prima è f ′ ( x ) = − 2


4− x
2

La funzione data non è derivabile agli estremi dell’intervallo ]–2, 2[ perché il lim+ f ′ ( x ) = −∞ ed il
x →−2

lim f ′ ( x ) = −∞ .
x →2−
312

Il grafico della f(x) presenta la tangente verticale


agli estremi del campo di esistenza. La funzione

f ′(x) > 0 per ogni ∈ ]–2, 2[. Essa assume il suo


data è strettamente decrescente, in quanto la

massimo per x = – 2 ed il suo minimo per x = 2.


Esaminiamo le proprietà di convessità, della
funzione, data studiando il segno della f ′′(x):
x 2 − x − 8 ) , ∀ ∈ ]–2, 2[.
x +1
f ′′ ( x ) = 2 (
( 4 − x2 )
3

Studiando il segno della f ′′(x) si deduce che la


funzione data è convessa nell’intervallo ]–2, –1[ e
concava nell’intervallo ]–1, 2[.
e−sin x
665) Studiare la funzione f ( x) = .
sin x
La funzione assegnata è periodica, di periodo 2π, pertanto ci
limitiamo a studiarne una restrizione in un intervallo di
ampiezza pari al periodo, per esempio l’intervallo [0, 2π]. La
funzione data è definita nei punti in cui sin x ≠ 0, cioè per x ≠
0, π, 2π.
Si ha, il lim f ( x ) = +∞ , il lim− f ( x ) = +∞ , il
x → 0+ x →π

lim f ( x ) = −∞ ed il lim− f ( x ) = −∞ .
x →π + x→2π

Le derivate della funzione data sono:


1 + sin x
f ′ ( x ) = − e − sin x cos x e
sin 2 x
e−sin x
f ′′ ( x ) = 3 
cos2 x ( sin2 x + 2sin x + 2) + sin2 x (1 + sin x )  .
sin x 
Dal segno delle derivate si deduce che la funzione data è decrescente nell’intervallo ]0, π/2[, crescente
nell’intervallo ]π/2, π[, convessa nell’intervallo ]0, π[. Inoltre, la funzione è crescente nell’intervallo
]π, 3π/2[, decrescente nell’intervallo ]3π/2, π[ e concava nell’intervallo ]π, 2π[.
Il grafico della funzione assegnata, ristretta all’intervallo di periodicità nel quale è stata studiata è
quello riportato nella figura di sopra.

n
x
666) Studiare la funzione f ( x ) = sup .
n∈N x2 + 1
n
x
Lo studio della suddetta funzione viene preceduto dallo studio della successione . L’estremo
x2 + 1
superiore della successione fa parte dello studio della funzione assegnata, quindi il campo di esistenza
della suddetta funzione si ricava imponendo che la successione sia limitata superiormente. Basta
ricordare il comportamento della successione notevole qn da cui si ricava che dev’essere |x| ≤ 1. La
313

n
x
funzione assegnata ha, quindi, campo di esistenza [–1, 1], che coincide con la legge . Da qui in
x2 + 1
poi lo studio prosegue come negli esercizi precedenti.
Si noti la simmetria pari della funzione
data, quindi ci limitiamo a studiarla
nell’intervallo [0, 1]. Le derivate sono:

f ′( x) =
1 − x2
, f ′′ ( x ) = − 2 x
(3 − x )
2

(1 + x )
2 2
(1 + x )
2 3

∀ ∈ ]0, 1[, da cui si deduce che la


funzione data è crescente e concava
nell’intervallo [0, 1].

 2 
667) Studiare la funzione f ( x ) = min  x, .
 x +1 
2

Lo studio della suddetta funzione viene preceduto dallo studio di una disequazione. Cioè, bisogna
2
stabilire, punto per punto, il minimo tra le due funzioni x e 2 .
x +1
2
Il campo di esistenza è R. Dalla disequazione x ≤ 2 deduciamo che la funzione si può scrivere

≤1
x +1

nel modo seguente: f(x) = . 2 > 1 , quindi:

1 <1 0 <1
x +1
2

f ′(x) = 0 − > 1 , f ′′(x) = 0 4


3x +1
>1.
4x 2

( ) ( x +1)
2 3
x +1
2 2

Da cui si deduce che la funzione è crescente e


convessa nell’intervallo [1, +∞[. In particolare,
il punto di ascissa x = 1 è angoloso, perché il
lim f ′ ( x ) = 1 ed il lim+ f ′ ( x ) = −1 .
x →1− x→1
314

Integrali e primitive.
Se f(x) è una funzione continua su un intervallo I di R, il simbolo  f ( x)dx , definito integrale di f(x),
è per lo più inteso come l’insieme di tutte le primitive di f(x), cioè l’insieme di tutte le funzioni
F : I → R tali che sia F ′ ( x ) = f ( x ) , per ogni x appartenente a I. Come facciamo a sapere che tale
insieme di primitive non è vuoto? Ciò è assicurato dal Teorema di Torricelli: fissato un c
x
appartenente a I, tale Teorema ci dice che la funzione I c f ( x ) =  f ( t )dt è una primitiva di f(x), se la
c

f(x) è continua. Questo è l’unico modo di vedere che una funzione continua ammette primitive.
Esempio: sia F : R → R tale che F ( 0 ) = 0 ed F ′ ( x ) = sin (π x ) per ogni x ∈ R . Rispondere ai
quesiti:
1) F(x) è unica? Cioè esistono altre funzioni che soddisfano alle stesse condizioni?
2) F(x) è periodica? E’ pari? E’ dispari? E’ monotòna? Se lo è, è crescente? In senso stretto?
Rispondiamo ai suddetti quesiti:
1) Essendo sin (π x ) continua, la sua primitiva, che vale 0 in 0, è unica: infatti, necessariamente si
x x
ha F ( x ) − F ( 0 ) =  F ′ ( t ) dt , se F ( 0 ) = 0 è F ( x ) =  sin π t dt .
0 0
x
2) Essendo F ′ ( x ) =  sin π x ≥ 0 è F ′ ( x ) = 0 se e solo se x ∈ Z , la funzione F(x) è strettamente
0

crescente su R, quindi non è periodica.

668) Si trovi quella primitiva di f ( x ) = arcsin x che vale 0 per x = 1.


x x
La primitiva cercata è F ( x ) =  arcsin t dt ( x ≤ 1 ) sicché F ( x ) =  arcsin tdt , per x ≥ 0 , mentre
1 1
0 x
F ( x ) =  arcsin tdt −  arcsin tdt se x ≤ 0 . Essendo:
1 0

 arcsin tdt =  u cos udu = ( u = arcsin t ) = u sin u −  u cos udu = u sin u + cos u + k = t arcsin t + 1+ t2 + k

⎧ x arcsin x + 1 − x 2 − π
⎪ ≥0


2

⎪ 2 − − x arctan x − 1 − x
si ottiene F(x) = .
π

≤0
2

{ { ∈ [ 0, π ]
2

669) Sia F : R → R la funzione definita da f(t) = C


sin {
.
t ∈ [π , 2π ]
x
Provare che la f(t) è integrabile su [ 0, 2π ] e calcolare  f ( t ) dt per ogni
0
x ∈ [ 0, 2π ] .

x t =x
1 2  1 2
La funzione f(t) è bilanciata, quindi integrabile. Per x ≤ π si ottiene  f ( t )dt =  t  = x ;
0  2 t =0 2
315

π π x x
1 1
f ( t )dt =  f ( t )dt +  f ( t )dt = π 2 +  sin tdt = π 2 + [ − cos t ]π =
x
Per x > π è 
0 0 π 2 π 2
1 1
= π 2 − cos x + cos π = π 2 − 1 − cos x .
2 2
Si osservi che la f(t) non è continua in π e che F non è derivabile in π, quindi la F non è una primitiva
di f(t); ciò contraddice il Teorema fondamentale del calcolo?

Integrali indefiniti.
Le funzioni razionali sono continue in R se il denominatore non ha zeri reali, oppure, dette
α1 < α2 < … < αp le radici reali del denominatore, in ciascuno degli intervalli che compongono
l’insieme R\{α1 , … αp }. Sia, quindi, P(x)/Q(x) una funzione razionale con grado di P(x) pari a n e
grado di Q(x) pari a m. Il caso in cui n ≥ m si riporta al caso n < m mediante una divisione euclidea.
Ciò significa che non è restrittivo limitarsi a considerare soltanto il caso n < m. Infatti dividendo
P(x) per Q(x) si ottengono due polinomi q(x) e R(x) tali che P(x) = q(x)Q(x) + R(x), in cui il grado di
P ( x) R ( x)
R(x) è strettamente minore di m, da cui = q ( x) + , quindi se conosciamo come integrale
Q ( x) Q ( x)
il termine R(x)/Q(x) il problema dell’integrazione è risolto.

x +1
670) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
x2 − 4
Il denominatore ammette due radici reali e distinte, quindi oissiamo ricorrere alla decomposizione in
fratti semplici, cioè 2
x +1
=
A
+
B
{ }
, ∀x ∈ R \ −2,2 , con A e B opportune costanti reali.
x −4 x−2 x+2
Per determinare le costanti basta eliminare i denominatori moltiplicando per x2 – 4:
x +1 = A( x + 2) + B( x − 2) , ∀x ∈R \ {−2,2} .
Notiamo che l’identità è valida anche anche per x = 2 e per x = – 2 a causa della continuità delle
funzioni coinvolte. Passando al limite per x → 2 e per x → – 2 troviamo A = 3/4 e B = 1/4 da cui si
può integrare facilmente.
, ∀x ∈ R \ {−2,2} , quindi:
x +1 3 1 1 1
= +
x −4 4 x−2 4 x+2
2

x +1 3 1 1 1 3 1
 x 2 − 4 dx = 4  x − 2dx + 4  x + 2dx = 4 log x − 2 + 4 log x + 2 + c , indicando con c una arbitraria
costante reale.

x +1
671) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
( x − 3)
2

Il denominatore ammette due radici reali e coincidenti, quindi possiamo ricorrere alla decomposizione
, ∀x ∈R \ {3} , con A e B opportune costanti reali.
x +1 A B
infratti semplici, cioè = +
( x − 3) x − 3 ( x − 3)
2 2

Per determinare le costanti basta eliminare i denominatori moltiplicando per (x – 4)2:


x +1 = A( x −3) + B , ∀x ∈R \ {3} .
316

Notiamo che l’identità è valida anche anche per x = 3 a causa della continuità delle funzioni coinvolte.
Passando al limite per x → 3 troviamo B = 4. Calcolando la derivate di ambo i membri troviamo
A = 1.
, ∀x ∈R \ {3} , quindi:
x +1 1 1
= +4
( ) − ( )
2 2
x − 3 x 3 x − 3
x +1 1 1 1
 ( x − 3) 2
dx = 
x −3
dx + 4 
( x − 3)
2
dx = log x − 3 − 4 log
x −3
+c.

Indicando con c una arbitraria costante reale.

x +1
672) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
x2 + 4
Il denominatore non ha radici reali, quindi non possiamo eseguire il procedimento indicato negli
esercizi precedent. Pertanto:
x +1
 x 2 + 4 dx =  x 2 + 4 dx +  x 2 + 4 dx = 2  x 2 + 4 dx +  x 2 + 4 dx = log ( x + 4 ) + c1 + 2 arctan 2 + c2 =
x 1 1 2x 1 2 1 x

= log ( x 2 + 4 ) + arctan + c , in cui c1 e c2 sono due arbitrarie costanti reali e si è posto c1 + c2 = c.


1 x
2 2

x+2
673) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
x + x +1
2

Il denominatore non ha radici reali. In questo caso abbiamo una difficoltà in più, cioè il polinomio al
denominatore è complete. Applichiamo il metodo del completamento dei quadrati.
x+2 x 2 1 2x 2 1 2x + 1 1
 x2 + x +1 dx =  x2 + x +1 dx + x2 + x +1 dx = 2  x2 + x +1 dx + x2 + x +1 dx = 2  x2 + x +1 dx + x2 + x +1 dx =
= log ( x 2 + x + 1) + c1 +  2
1
dx .
x + x +1
Applicando il metodo del completamento dei quadrati, si ottiene:
2
 1 3
x + x + 1 =  x +  + , quindi:
2

 2 4
x+2
 x 2 + x + 1 dx = log ( x + x + 1) + c1 +  1 2 3 dx = log ( x + x + 1) + c1 + 3  
1 4 1
2 2
dx =
( )
2
x+ + 
2 4  2x +1  +1
 3
2x +1
= log ( x 2 + x + 1) + c1 + dx = log ( x 2 + x + 1) + c1 +
2 1 2

3  2x +1 
2
3
arctan
3
+ c2 =
  +1
 3
2x + 1
= log ( x2 + x +1) +
2
arctan + c , in cui c1 e c2 sono due arbitrarie costanti reali e si è posto
3 3
c1 + c2 = c.
Il caso discusso negli esercizi precedenti può essere utilizzato come principio guida per quello in cui
il denominatore ha grado superiore a due.
317

x+2
674) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
( x + 1)( x + 3)
2

In questo caso la funzione assegnata è razionale e presenta grado superiore a due nel denominatore.
Per eseguire l’integrazione determiniamo una decomposizione cercando tre costanti reali A, B e C in
modo che risulti:
, ∀x∈R \ {−3, −1} .
x+2 A B C
= + +
( x + 1)( x + 3) x + 1 x + 3 ( x + 3)
2 2

Pertanto, a forma intera si ha:


x + 2 = A( x + 3) + B ( x +1)( x + 3) + C ( x +1) , ∀x∈R \ {−3, −1} , ovvero per continuità:
2

x + 2 = A( x + 3) + B ( x +1)( x + 3) + C ( x +1) ,
2
∀x ∈ R .
Considerata la presenza di una radice doppia, deriviamo ambo i membri della precedente identità,
ottenendo 1 = 2A( x + 3) + B( 2x + 4) + C , ∀ x ∈ R .
Sostituendo x = ‒ 1 e x = ‒ 3 nelle relazioni precedenti, per determinare le costanti, si trova A = 1/4,
B = ‒1/4 e C = 1/2, quindi:
, ∀x∈R \ {−3, −1} .
x+2 1 1 1 1 1 1
= − +
( x + 1)( x + 3) 4 x + 1 4 x + 3 2 ( x + 3)
2 2

A questo punto, l’integrazione è immediata, si ottiene:


x+2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
 ( x + 1)( x + 3)2 dx = 4  x + 1 dx − 4  x + 3 dx + 2  ( x + 3)2 dx = 4 log x + 1 − 4 log x + 3 − 2 x + 3 + c
con c costante reale arbitraria.

2x +1
675) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
x ( x + 1) ( x 2 + 1)
Il denominatore ha grado superiore a due e ammette radici sia reali che complesse. Operiamo una
decomposizione cercando costanti reali A, B, C, e D tali che:
2x +1 A
= +
B
+ 2 , { }.
Cx + D ∀x ∈ R \ −1,0
x ( x + 1) ( x + 1) x x + 1 x + 1
2

Portando in forma intera abbiamo:


2 x + 1 = A( x + 1) ( x2 + 1) + Bx ( x2 + 1) + ( Cx + D) x ( x + 1) , ∀x ∈ R \ {−1,0} . Cioè:
2 x + 1 = A( x + 1) ( x2 + 1) + Bx ( x2 + 1) + ( Cx + D) x ( x + 1) , ∀ x ∈ R (per continuità).

In questo caso, considerate le radici complesse del denominatore, osserviamo che l’eguaglianza è
valida anche in C, cioè:
2 x + 1 = A( x + 1) ( x2 + 1) + Bx ( x2 + 1) + ( Cx + D) x ( x + 1) , ∀x ∈ C .

Per ricavare le costanti basta calcolare ambo i membri per x = 0, x = ‒ 1 e x = i. Pertanto si trova
A = 1, B = 1/2, C = ‒ 3/2 e D = 1/2, da cui:
, ∀x ∈ R \ {−1,0} .
2x +1 1 1 1 3 x 1 1
= + − +
x ( x + 1) ( x + 1) x 2 x + 1 2 x + 1 2 x + 1
2 2 2

Integrando, si ottiene:
318

2x +1
dx = log x + log x + 1 − log ( x 2 + 1) + arctan ( x 2 + 1) + c , in cui c è una
1 3 1
 x ( x + 1) ( x 2
+ 1) 2 4 2
arbitraria costante reale.
Per integrare funzioni razionali il cui denominatore presenti radici complesse multiple abbiamo
 1  1 x dx
bisogno della seguente identità: I n+1 = 1 −  I n + , in cui In =  n .
( ) ( )
n
 2n  2n x2 + 1 x2 + 1

x +3
676) Determinare le primitive della funzione f ( x ) = .
( x + 2) ( x2 + 1)
2

Operiamo una decomposizione cercando costanti reali A, B, C, D e E tali che:


x+3 Bx + C Dx + E
, ∀x ∈R \ {−2} .
A
= + 2 +
( x + 2) ( x2 + 1) x + 2 x + 1 ( x 2 + 1)2
2

Portando in forma intera abbiamo:


x + 3 = A ( x 2 + 1) + ( Bx + C )( x + 2 ) ( x 2 + 1) + ( Dx + E )( x + 2 ) , ∀x ∈R \ {−2} , che estendiamo a R per
2

continuità ed al campo complesso perché il denominatore presenta anche radici complesse, quindi:
x + 3 = A ( x 2 + 1) + ( Bx + C )( x + 2 ) ( x 2 + 1) + ( Dx + E )( x + 2 ) , ∀ x ∈ C .
2

Considerate le radici complesse al denominatore, deriviamo ambo i membri, ottenendo:


1 = 4 Ax ( x2 +1) + B ( x + 2) ( x2 +1) + ( Bx + C ) ( x2 +1) + 2x ( Bx + C )( x + 2) + D ( x + 2) + Dx + E ,
∀x ∈ C .
Sostituendo x = ‒ 2, e x = i nelle due precedenti identità, ricaviamo i valori delle costanti, cioè
A = 1/25, B = ‒ 88/50, C = ‒ 6/50, D = ‒ 1/5, E = 7/5, da cui:
x+3 1 88x + 6 1 − x + 7
, ∀x ∈R \ {−2} .
1 1
= − +
( x + 2) ( x2 + 1) 25 x + 2 50 x2 + 1 5 ( x2 + 1)2
2

L’integrazione dei primi due addendi avviene come negli esercizi precedenti. Per integrare il terzo
 1  1 x dx
addendo utilizziamo la formula I n+1 = 1 −  I n + , in cui In =  n , con n = 1.
( ) ( )
n
 2n  2n x2 + 1 x2 + 1
1 1 x 1 1 1 1 x 1 1 x
I2 = I1 + , cioè  dx =  dx + 2 = arctan x + 2 .
(x + 1) 2 x +1 2 x +1 2 2 x +1
2 2
2 2 x2 + 1 2

Adesso possiamo eseguire l’integrazione:


x+3
log ( x 2 + 1) +
1 1 88 6 1 1 7 7 x
 dx = log x + 2 − arctan x + + arctan x + +c
( x + 2)( x + 1) 10 x + 1 10 10 x 2 + 1
2 2
2 25 50 100 50

in cui c è un’arbitraria costante reale.


319

2x +1
677) Calcolare il seguente integrale indefinito: I =  dx .
( x + 2)
2

Utilizzando i criteri di integrazione per le funzioni razionali e riscrivendo la funzione integranda nella
2x +1 A B A( x + 2) + B
forma = + = ; imponendo l’uguaglianza fra i numeratori del
( x + 2) x + 2 ( x + 2) ( x + 2)
2 2 2

primo e del terzo membro, si ottiene Ax + 2A + B = 2x + 1, per il principio di identità dei polinomi,

a=2 a=2
si trasforma nell’uguaglianza dei coefficienti dei termini di uguale grado, cioè:

2a + b = 1 b = −3
. pertanto, si ottiene:
1 3 3
I = 2 dx −  dx = 2 log x + 2 + +C .
x+2 ( x + 2) x+2
2

Saremmo potuti arrivare, più brevemente, allo stesso risultato, osservando che:
2x +1 2 ( x + 2) − 3 2 3
= = − .
( x + 2) (x + 2) x + 2 ( x + 2 )2
2 2

678) Calcolare il seguente integrale indefinito: I = 2 x arctan xdx . 


Integrando per parti, con v(x) = 2x e u(x) = arctan x, si ottiene:
x2 1 + x2 − 1 1
I = x arctan x − 
2
dx = x arctan x − 
2
dx = x2 arctan x − 1dx + dx =
1+ x 2
1+ x 2
1 + x2
= x 2 a r c ta n x − x + a r c ta n x + c .

x
679) Determinare la primitiva di f ( x ) = che vale 0 su x = 0.
x +1
Poiché la f(x) è una funzione razionale, il cui grado del numeratore è uguale a quello del
denominatore, si ottiene:
x x +1− x 1
Fc ( x ) =  dx =  dx =  1dx −  dx = x − log x + 1 + c .
x +1 x +1 x +1
Da cui, imponendo la condizione Fc(0) = 0, si ricava c = 0, cioè la primitiva cercata è data da:
F ( x) = x − log ( x +1) , definita per x > –1.

sin ( log x )
680) Determinare la primitiva di f ( x ) = .
x cos ( log x )
Ponendo y = log x, da cui x = ey e dx = ey dy, si ottiene:
sin ( log x )  sin y   sin y   1 ′ 
 x cos ( log x )dx =   e y
e y dy  =  dy  = −
 cos y
( cos y ) dy 

=
cos y  y = log x  cos y  y = log x   y = log x
= − ( log cos x dy ) y =log x + c = − log cos x + c .

681) Calcolare il seguente integrale indefinito: I = e sin e dx .


x x
 ( )
Utilizzando la sostituzione di variabile t = ex, da cui dt = ex dx, si ottiene:
320

I= (  sin tdt ) t =ex


= ( − cos t + c )t = e x = − cos ( e x ) + c .

cos ( 2log x )
682) Calcolare il seguente integrale indefinito: I =  x
dx .

Utilizzando la sostituzione di variabile t = log x, da cui dt = (1/x)dx, si ottiene:


sin ( 2t ) sin ( 2log x)
I =  cos ( 2t )dt = +c = +c .
2 2

1
683) Calcolare la primitiva di f ( x ) = che vale 0 in x = 1.
2x ( 2 − x )
Utilizzando il metodo di integrazione delle funzioni razionali si ottiene:
1 1A B  1  2 A + ( B − A) x 
=  + =  .
2x ( 2 − x ) 2  x 2 − x  2  x ( 2 − x ) 
Osservando che il numeratore del primo membro è una costante, il principio di identità dei polinomi,

2a = 1
applicato ai numeratori del primo e del terzo membro, ci determina:
⇒ A – B = 1/2, pertanto:
b−a=0
1 1 1 
 2 x ( 2 − x ) dx = 4   x + 2 − x  dx = 4 ( log x − log 2 − x ) + c = 4 log 2 − x + c .
1 1 1 x

Infine, sostituendo il valore x = 1 nella precedente espressione, si ottiene:


1 1
log + c = 0 ⇔ c = 0.
4 2 −1
x
Si osservi che, poiché > 0 se 0 < x < 2, che è l’intervallo massimale di continuità della funzione
2− x
integranda, contenente il punto x0 = 1, possiamo togliere il modulo. Allora otteniamo che la primitiva
1  x 
richiesta è F ( x ) = log   , definita per 0 < x < 2.
4  2− x 

 cosh x 
684) Calcolare la primitiva di f ( x ) = e 
x
 nell’intervallo ]0, +∞[, che assume il valore
 sinh x 
 e −1 
log   nel punto x = 1.
 e +1
ex − e−x ex + e− x
Ricordando che sinh x = e cosh x = , ed effettuando una sostituzione di variabile
2 2
t = ex, da cui dt = ex dx, si ottiene:
 cosh x  x e
2x
+ 1 2e x e2 x + 1 x  t2 +1 
I =  ex  dx =  2e x e 2 x − 1  e 2 x − 1
e dx = e dx =   2 dt  =
 sinh x   t − 1 t = e x
 t2 −1+ 2    2  
=  2 dt  =   1 + 2 dt  .
 t −1 t = ex   t − 1  t = ex
321

Il metodo di integrazione delle funzioni razionali ci fa avere:


2 2 A B
= = + ⇔ A = −1, B = 1 , pertanto:
t − 1 ( t − 1)( t + 1) t + 1 t − 1
2

 1 1   t −1   ex −1 
I = t +  dt −  dt  =  t + log + c = e x
+ log  x +c.
 t −1 t + 1 t = e x  t + 1  t = e x  e +1
Imponendo la condizione assegnata, si trova c = – e; quindi, la primitiva richiesta è:

∈ ]0, +∞[.
 ex −1 
F ( x ) = e x + log  x  − e , per
 e +1

1
685) Calcolare il seguente integrale indefinito: I =  dx .
2 tan x + 3 cos x
Sapendo che tan x = sin x/cos x, l’integrale propostosi può riscrivere nella forma:
cos x cos x
 2 sin x + 3 cos 2 x dx =  2 sin x + 3 − 3sin 2 x dx .
Inoltre, sapendo che cos x è la derivate di sin x, si può effettuare il cambiamento di variabile
y = sin x, riconducendoci, così, al calcolo dell’integrale, risolubile con il metodo di integrazione delle
funzioni razionali., dato da:





 y −
1 + 10 
 ( )
1 1 1 1  1 3 
 3 + 2 y − 3 y2 dy = −   1+ 10 dy −  1− 10 dy  = − log +c
2 10 
 y −
( ) y−


(  2 10

) y−
1 − 10 

( )
3 3 y =sin x  3  y=sin x

sin x −
1 − 10 ( )
1 1 3
pertanto  dx = log +c.
2 sin x + 3cos x 2 10
sin x −
1 + 10 ( )
3

686) Determinare la primitiva F della funzione f ( x) = tan ( 2x) , tale che il lim F ( x ) = e .
x →0

Operando la sostituzione di variabile t = cos (2x), da cui dt = – 2 sin (2x)dx, si ottiene:


sin ( 2 x ) 1 1 
 f ( x )dx =  cos ( 2 x )dx = − 2   t dt 
1
(
= − log cos ( 2 x ) + c .
2
)
t = cos ( 2 x )

La soluzione, dovendo essere definita in un intorno di x = 0, va considerata nell’intervallo ]–π/2, π/2[,


in cui cos (2x) > 0. Inoltre, il lim − log ( cos ( 2 x ) ) + c = c , da cui segue che il lim F ( x ) = e ⇔
1
x→0 2 x →0

⇔ c = √ . Pertanto, la primitiva cercata è F ( x ) = − log ( cos ( 2 x ) ) + e .


1
2

687) Determinare l’insieme delle primitive della funzione f : R → R definita da:


f ( x) = −3cos2 ( 3x) sin3 ( 3x) .
L’insieme delle primitive richiesto è dato da:
(
Fc ( x ) = −  3cos 2 ( 3 x ) sin 3 ( 3 x )dx = −  cos 2 t sin 3 tdt ) t =3 x
(
= −  cos 2 t (1 − cos 2 t ) sin tdt ) t =3 x
=
322

cos 3 ( 3 x ) cos 5 ( 3 x )
= (  z (1 − z ) dz
2 2
) z = cos 3 x
= (  ( z − z ) dz
2 4
) z = cos 3 x
 z3 z5 
= − 
 3 5  z = cos 3 x
+c =
3

5
+c,

dove sono state utilizzate la sostituzione della variabile t = 3x, da cui dt = 3dx, l’identità fondamentale
della trigonometria s in 2 t + c o s 2 t = 1 , e l’ulteriore sostituzione z = cos t, da cui dz = – sin t dt.

, nell’intervallo ]– √2, √2[.


1
688) Determinare tutte le primitive della funzione f ( x ) =
2 − x2
Ponendo x = √2 sin x, da cui dx = √2 cos t dt e t = arcsin (x/√2), e osservando che se ∈ ]– √2, √2[,
allora { ∈ ]– π/2, π[, quindi cos t > 0, si ottiene:
 
 

1
2− x 2

dx = 
2 cos t
dt 
 2 (1 − sin t ) 
 2
= 
cos t
2
dt 
 1 − sin t t =arcsin x 
= (  dt ) t =arcsin  x 
 2
=
 t =arcsin x 
 

2
 2

= ( t + c )t = arcsin  x  = arcsin  x +c.





2  2

689) Calcolare l’integrale indefinito  1 + x 2 dx .


Ponendo x = sinh t, da cui dx = cosh t dt e t = sett sinh x (funzione inversa), si ottiene:
2
(
2 2
) 2
(
 sinh t cosh t + t 
 1 + x dx =  1 + sinh t cosh tdt t =sett sinh x =  cosh tdt t =sett sinh x =   )
t = sett sinh x
+c.

Osserviamo che l’ultima uguaglianza si è ottenuta integrando due volte per parti e, in analogia con
simili integrali per le funzioni trigonometriche, sfruttando l’identità fondamentale delle funzioni
iperboliche ( c o s h 2 t − s i n h 2 t = 1 ):

 cosh
2
tdt = cosh t cosh tdt = sinh t cosh t −  sinh t sinh tdt = sinh t cosh t −  ( cosh2 t −1) dt =
= sinh t cosh t + t −  cosh 2 tdt , da cui 2 cosh2 tdt = sinh t cosh t + t + c .

Infine, poichè cosht = 1+sinh2 t , si ricava:


 sinh t 1 + sinh 2 t + t  x 1 + x 2 + sett sinh x
 1 + x 2 dx = 
 2


+c =
2
+c.
 t = sett sinh x

1
690) Determinare la primitiva F(x) della funzione g ( x ) = , tale che F(0) = 1.
x +1
Ponendo t = √ , da cui x = t2 e dx = 2t dt, si ottiene:
1  t   t 
 x + 1 dx =2   t +1 dx t = x = 2   dt − t + 1 dx t = x = 2 ( t − log t + 1 )t = x + c = 2 x − 2log ( )
x +1 + c

Imponendo la condizione 2 x − 2log ( ( x +1 + c ) ) x=0


= 1, si ottiene c = 1, da cui si ricava che la

primitiva cercata è F ( x ) = 2 x − 2 log ( x +1 +1. )


323

1
691) Calcolare l’integrale indefinito  4 cos x + 3sin x dx .
Utilizzando le formule parametriche per riscrivere le funzioni seno e coseno in termini di tangente
dell’angolo dimezzato, si ottiene:
 
1  1 2   dt 
 4cos x + 3sin x   1− t 2 2t 1 + t 2 
dx =  dt = −  2


2t − 3t − 2 t =tan( x )
=
 4 +3  2
 1+ t2 1+ t2 t =tan( x 2 )
 dt  1 dt dt  1 2t + 1 
= −    =  2 −  =  log +c=
 ( t − 2 )( 2t + 1)  t = tan ( x 2 ) 5  2t + 1
 t − 2  t = tan ( x ) 5  t − 2  t = tan ( x )
2 2

=
1
log
( )
2 tan x + 1
2 +c.
5 tan ( )
x
2
−2

692) Integrazioni di funzioni irrazionali.


1 3x − 2
Calcolare il seguente integrale indefinito
3x + 1 x
dx .

La funzione integranda è definita negli intervalli ]– ∞, –1/3[ e ]2/3, + ∞[ e l’integrazione si pone in


ciascuno dei due intervalli.
3x − 2
Considerato che la funzione ψ ( x ) = è monotòna crescente nei due intervalli di cui sopra,
3x + 1
essa è invertibile in ciascuno di essi. Posto, quindi, ψ(x) = t, si ha x = 2 + t 2 = ϕ ( t ) .
2

3 (1 − t )
Per determinare l’insieme di variazione di t teniamo conto del fatto che la funzione ϕ(t) è l’inversa di
ψ(x). Da ciò si ricava che la t varia in ]1, + ∞[ e ]0, 1[ rispettivamente. Applicando la formula di

 ( )
integrazione per sostituzione ( f ϕ ( x ) ϕ′ ( x )dx =  f ( t ) dt t =ϕ ( x)
), si ottiene:

1 3x − 2 3 (1 − t 2 ) 2t 2 t2
x dx =  +  1+ t2 2 dt = 6  2 + t 2 1 + t 2 2 dt , in cui t = ψ(x).
3x + 1 2 + t2 ( ) ( )( )
Il problema è stato così ricondotto a quello dell’integrazione di una funzione razionale. Per
decomporre la funzione in fratti semplici poniamo y = t2, ottenendo:

, ∀ ∈ R\{– 2, 1}, da cui A = – 2/3, B = 1/3. A questo punto


y A B
= +
( y + 2 )(1 − y ) 2 + y 1 − y
completiamo la decomposizione in fratti semplici:
t2 2 1 1 1 2 1 1 1 1 
=− + =− +  + .
( t + 2 )(1 − t ) 3 2 + t 3 1 − t
2 2 2 2
3 2+t 2
6 1− t 1+ t 
Adesso possiamo calcolare l’integrale mediante l’integrazione per decomposizione in somma:
324

1 3x − 2 1 1 1 t
x 3x + 1
dx = −4 
2+t 2
dt + 
1− t
dt + 
1+ t
dt = −2 2 arctan
2
− log 1 − t + log 1 + t + c =

3x − 2 3x − 2  3x − 2 
= −2 2 arctan − log 1 − + log 1 +  + c , con c costante reale arbitraria.
2 ( 3x + 1) 3x + 1  3x + 1 

xdx
693) Calcolare il seguente integrale indefinito  x−3 x
.

La funzione integranda è definita in ciascuno degli intervalli ]0, 1[ e ]1, + ∞[, quindi l’integrazione
si pone in ciascuno di essi. In questo caso, vista la presenza di due diverse radici, poniamo
ψ ( x) = 6 x = t . La funzione ψ(x) è monotòna crescente negli intervalli di cui sopra, quindi invertibile
in ciascuno di essi. Si ha, quindi, x = t 6 = ϕ ( t ) . Per determinare l’insieme di variazione di t teniamo
conto del fatto che la funzione ϕ(t) è l’inversa di ψ(x). Da ciò si ricava che t varia in ]0, 1[ e ]1, + ∞[
rispettivamente.
Adesso applichiamo la formula di integrazione per sostituzione, ottenendo:
xdx t9
 x − 3 x = 6 t − 1dt , in cui t = ψ(x).
Il problema è stato ricondotto a quello dell’integrazione di una funzione razionale in cui il grado del
numeratore è superiore a quello del numeratore. Dividendo si ottiene:
t9 1
= t 8 + t 7 + t 6 + t 5 + t 4 + t 3 + t 2 + t +1+ , quindi, integrando per decomposizione in somma:
t −1 t −1
3 4 7 5 2
xdx 2x 2
3x 3 6x 6
6x 6
3x 3
 = + + +x+ + + 2 x + 3 3 x + 6 6 x + log x −1 + c .
6

x− x
3
3 4 7 5 2

x
694) Calcolare il seguente integrale indefinito  x + x +1
2
dx .

La funzione integranda è definita nell’intervallo ]– ∞, + ∞[.


Si ha:
x 1 2x 1 2x + 1 −1 1 2x + 1 1 1
 x2 + x + 1
dx = 
2 x2 + x + 1
dx = 
2 x2 + x + 1
dx = 
2 x2 + x + 1
dx − 
2 x2 + x + 1
dx =

1 1
= x2 + x + 1 + c1 −  dx , in cui c1 è una costante reale arbitraria. Per completare
2 x + x +1
2

1
l’esercizio, calcoliamo l’integrale  2 dx completando i quadrati nell’argomento della radice.
x + x +1
1  3 3   
2 2
 1 2 
Si ottiene: x + x + 1 =  x +  + =   x + 
2
+ 1 .
 2  4 4   2  3  
 1 2 2 1
Adesso, integrando per sostituzione, ponendo y =  x +  , ovvero x = y − , otteniamo:
 2 3 3 2
325

x 1
 x + x +1
2
dx = 
y2 +1
dy .

Quest’ultimo integrale si calcola per sostituzione, ponendo y = sinh t, ovvero t = sett sinh y:
1 cosh t
 y 2 + 1dy =  sinh 2 t + 1dt = t + c2 = sett sinh y + c2 , in cui c1 è una costante reale arbitraria. Allora:
x  1 2
 x2 + x + 1
dx = sett sinh  x + 
 2 3
+ c2 , quindi:

x  1 2  1 2
 x2 + x + 1
dx = x 2 + x + 1 + c1 + sett sinh  x + 
 2 3
+ c2 = x 2 + x + 1 + sett sinh  x + 
 2 3
+c,

con c = c1 + c2 .

dx
695) Calcolare il seguente integrale indefinito x x2 + x + 1
dx .

La funzione integranda è definita negli intervalli ]– ∞, 0[ e ]0, + ∞[ e l’integrazione si pone su


ciascuno dei due intervalli.
L’esercizio si può svolgere utilizzando le funzioni iperboliche, tuttavia, in questo caso, è più
vantaggioso utilizzare una differente sostituzione, cioè poniamo x 2 + x + 1 = x + t , ovvero
t 2 −1 dx −2 t2 + t +1 2
x= da cui x x2 + x + 1 dx =  dt =  2 dt .
1− 2t t − 1 −t + t − 1 (1 − 2t )
2 2 2
t −1
1 − 2t 1 − 2t
Il problema è stato così ricondotto a quello dell’integrazione di una funzione razionale. Poiché:
, ∀ { ∈ R\{–1, 1} si ottiene:
2 1 1
= −
t −1 t −1 t +1
2

x
dx
x2 + x + 1
dx = 
1
t −1
dt − 
1
t +1
dt = log ( )
x2 + x + 1 − x −1 − log ( )
x2 + x + 1 − x + 1 + c , con c

costante reale arbitraria.

x +1
696) Calcolare il seguente integrale indefinito  ( x + 2) x 2 + 3 x − 10
dx .

Il polinomio argomento della radice, al denominatore della funzione integranda. Ammette due radici
reali. La sostituzione che permette di ricondurre l’integrale a quello di una funzione razionale si
2 + 5t 2
ottiene ponendo x + 3x −10 = t ( x + 5) , ovvero x = ϕ(t), in cui ϕ ( t ) =
2
.
1− t 2
14t
Si ha ϕ ′ ( t ) =  f (ϕ ( t ) ϕ ′ ( t ) dt ) 
2 , quindi, integrando per sostituzione (  f ( x )dx =  ), si
(1− t 2 ) ( x)
−1
t =ϕ

ottiene:
x +1  4t 2 + 3 
 ( x + 2) x 2 + 3x − 10
dx = −2   2 dx 
 ( 3t + 4 )( t − 1) t =ϕ −1 x
2
, che si può calcolare decomponendo la
( )
funzione integranda in fratti semplici.
326

Cerchiamo, quindi, le costanti reali A, B, C e D tali che:

, ∀ { ∈ R\{–1, 1}.
4t 2 + 3 A B Ct + D
= + +
( 3t + 4)( t −1) t −1 t +1 3t 2 + 4
2 2

Osserviamo che la funzione integranda è pari, quindi tale dev’essere la sua decomposizione in fratti
semplici. Inoltre, sfruttando l’unicità delle costanti ottenute mediante la decomposizione, possiamo
affermare che:
, ∀ { ∈ R\{–1, 1}, da cui possiamo dedurre che
A B Ct + D − A B − Ct + D
+ + 2 = + + 2
t − 1 t + 1 3t + 4 t − 1 − t + 1 3t + 4
B = – A e C = 0. Allora cerchiamo la decomposizione nella seguente forma:

, ∀ { ∈ R\{–1, 1}.
4t 2 + 3 A A D
= − + 2
( 3t + 4)( t +1) t −1 t +1 3t + 4
2 2

Pertanto, a forma intera si ottiene:


4t 2 + 3 = A( t +1) ( 3t 2 + 4) − A( t −1) ( 3t 2 + 4) + D ( t 2 −1) , che possiamo assumere valida in tutto il
campo complesso. Sostituendo t = 1 e t = 2i/√3 otteniamo A = 1/2 e D = 1, quindi:

, ∀ { ∈ R\{–1, 1}.
4t 2 + 3 1 1 1 A 1
= − + 2
( 3t + 4)( t +1) 2 t −1 2 t +1 3t + 4
2 2

A questo punto l’integrazione è immediata:


4t 2 + 3 1 1 1 A 1 1 1 1 3
 ( 3t 2 + 4)( t 2 +1) dt = 2  t −1dt − 2  t +1dt +  3t 2 + 4dt = 2 log t −1 − 2 log t +1 + 2 3 arctan 2 t + c
con c costante reale arbitraria.
x 2 + 3x − 10
Per ottenere le primitive richieste bisogna effettuare la sostituzione t = , ovvero
x+5
( x − 2 )( x − 5 )
t= che avrà forma differente a seconda dell’intervallo scelto per l’integrazione. Per
x+5
esempio, se è stato scelto uno degli intervalli ]–5, 2[, ]5, + ∞[ allora x + 5 > 0, quindi la sostituzione
x−2
da eseguire è t = , mentre se abbiamo scelto di integrare in ]– ∞, –5[ si ha x + 5 < 0, per cui
x+5
x−2
la sostituzione è t = − . In definitiva, le primitive richieste sono:
x+5
x−2  x−2  1 1 x−2
− log −1 + log  + 1 − arctan + c , se x + 5 > 0, mentre sono:
x +5  x + 5  3 3 x + 5

x−2  x−2  1 1 x−2


log − 1 − log  + 1 + arctan + c , se x + 5 < 0.
x+5  x + 5  3 3 x + 5
In entrambi i casi c è una costante reale arbitraria.
327

Integrale binomio.
Siano m, n, p, q, r, s numeri interi di cui n, q e s non nulli. Se i numeri dati soddisfano certe condizioni

è possibile calcolare l’integrale  x n  a + bx  dx , con a, b ∈ R, che si chiama integrale


r
 p
q 
s m

 
binomio.
1.- Se r/s è intero, poniamo x = t ν dove ν è il minimo comune multiplo tra n e q.
p
2.- Se p/q(m/n +1) è intero, poniamo a + bx q
= ts .
p
r qm  a + bx q
3.- Se +  + 1 è intero, poniamo p
= ts .
s p n 
x q

x
697) Calcolare l’integrale dx . 
1 + 3 x2
L’integrale è binomio del tipo 1.-.
Infatti, in questo caso risulta m = s = 1, p = 2, q = 3, r = –1, a = 1, b = 1. Integriamo ponendo x = t6.
t8
Si ottiene x = ϕ ( t ) = t , ϕ ′ ( t ) = 6 t , quindi, l’integrale diventa 
6 5 dt che si può calcolare
1+ t4
decomponendo la funzione integranda in fratti semplici. Si ottiene:
t8 1
= t 4 −1 + , quindi:
1+ t 4
1+ t 4
t8
1+ t dt =  t 4 dt −  dt + 
1 t5
dt = − t −
1
log t 2 − ( 2t + 1 + ) 1
(
log t 2 + )
2t + 1 + c +
2
arctan ( 2t − 1 + ) 2
arctan ( 2t + 1 )
L’espressione delle primitive si ricava sostituendo √ al posto di x.
4
1+ t4 5 4 4
ž
4 2 4 2

x
698) Calcolare l’integrale
1+ x
dx . 

q = 2, r = –1, s = 2, a = 1, b = –1. Possiamo integrare ponendo 1 – √ = t2. Si ottiene:


L’integrale è binomio del tipo 2. -. Infatti, in questo caso risulta m = n = p = 1, p = 2, q = 3, r = –1,

x = ϕ ( t ) = (1 − t 2 ) , ϕ′ ( t ) = −4t (1 − t 2 ) , quindi, l’integrale diventa −4  (1 − t 2 ) dt , che si calcola


4

facilmente in quanto la funzione integranda è un polinomio. Si ottiene:


16 24 2 16 7 4 9
− 4t + t 3 − t + t − t + c , ovvero:
3 5 7 9

( ) ( ) ( ) ( ) + c , con c costante reale


3 5 7 9
16 24 16 4
−4 1 − x + 1− x − 1− x + 1− x − 1− x
3 5 7 9
arbitraria.

 1+
4 3
699) Calcolare l’integrale x 4 dx .
L’integrale è binomio del tipo 3. -. Infatti, in questo caso risulta m = 0, n = r = 1, p = 4, q = 3, s = 4.
1+ 3
x4
= t 4 , ovvero x = ( t 4 − 1) = ϕ ( t ) , da cui ϕ ′ ( t ) = − 3t 3 ( t 4 − 1)
−3 −7
Poniamo 4 4
.
3 4
x
328

t4
L’integrale si riconduce a quello della funzione razionale −3 dt , che si calcola
(t − 1)
4 2

decomponendo la funzione integranda in fratti semplici.


Procedendo a similitudine degli esercizi sulle funzioni razionali, si ottiene:
t4 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
= + − + − + , da cui si calcola la
(t − 1) 16 t − 1 16 ( t − 1) 16 t + 1 16 ( t + 1) 4 1 − t 4 (1 + t 2 )2
4 2 2 2 2

1
primitiva. L’unico termine che bisogna considerare con maggiore attenzione è l’ultimo, cioè
(1+ t ) 2 2

che si calcola utilizzando la formula ricorsiva, nel caso di n = 1.


 1  1 x dx
I n +1 = 1 −  I n + , dove I n =  n . Pertanto, si ottiene:
( ) ( )
n
 2n  2n x 2 + 1 x2 + 1
1 1 1 t
 dt = arctan t + 2 , quindi, per ricavare le primitive si ha:
(1 + t ) 2 2 2 2 t +1

1 1 1 1 1 1 1 1 t
log t − 1 − − log t + 1 − − arctan t + 2 , e le primitive richieste sono:
16 16 t − 1 16 16 t + 1 4 8 t +1
−4
1+ x
4 3
3 −4 3 1 3 −4 3 1 3 14 −4 3
− log 1 + x 3 − 1 + + log 1 + x 3 + 1 − + arctan t + 1+ x 3 − +c
4 4

16 16 −4 16 16 −4 8 8 8 −4
1+ x −1 1+ x +1 1+ x +1
4 3 4 3 4 3

con c costante reale arbitraria.

dx
670) Calcolare l’integrale  .
( x − 1) ( x + 2)
3 5
4

Posto x + 2 = t, l’integrale si trasforma in uno binomio di tipo 3. -.


( t − 3)
5 −3
Quindi esso diventa  t 4 4
dt , in cui m = –5, n = 4, p = q = 1, r = –3, s = 4, quindi possiamo

−3 + t 3
razionalizzarlo, ponendo = y 4 , ovvero t = . Integrando per sostituzione, si ottiene:
t 1 − y4
− 3
 2− 5 4   3  4
8 y3 8 4 −3 + t
( t − 3)
5 −3
t 4 4
dt =   
 1 − y 4   1 − y 4
− 3 dy = +c, con c costante reale
   (1 − y )4 2 9 t

arbitraria. Le primitive richieste sono:


8 x +1
4 +c.
9 x+2

671) Integrazione di funzioni trascendenti.


cos x (1 − sin x )
Calcolare l’integrale  ( 2 − cos x ) ( sin x −1)dx .
2

La funzione integranda è definita e continua in R, pertanto ammette primitive.


329

cos x (1 − sin x ) 1 − sin x


 ( 2 − cos x) ( sin x −1)dx =  (1+ sin x) ( sin x − 2) ( sin x)′ dx .
2 2

Integriamo per sostituzione, ponendo sin x = t, ma non possiamo utilizzare tale sostituzione in tutto
il campo di esistenza perché sin x non è invertibile.
Cerchiamo le primitive nell’intervallo [– π/2, π/2] in modo da poter scrivere x = arcsin t. Integrando
cos x (1 − sin x ) 1− t
per sostituzione si ha  ( 2 − cos x) ( sin x −1)dx =  (1− t ) ( t − 2)dt , decomponiamo in fratti semplici
2 2

determinando le costanti reali A, B e C tali che:


, ∀ { ≠ 2.
1− t A Bt + C
= +
(1 − t ) (t − 2 ) t − 2 1 − t 2
2

Pertanto, a forma intera si ottiene:


1 − t = A(1− t 2 ) + ( Bt + C )( t − 2) , che possiamo assumere essere valida in C.
Calcolando ambo i membri in t = 2 e t = i otteniamo A = – 1/5 e 1 − i = ( Bi + C )( i − 2 ) , ovvero:
b + 2Ÿ = 1
2b − Ÿ = 1
, da cui B = 1/5 e C = – 3/5.
La decomposizione sarà:
, ∀ { ≠ 2.
1− t 1 1 1 t −3
=− +
(1 − t ) ( t − 2 ) 5 t − 2 5 1 − t 2
2

Integrando per decomposizione in somma, si ottiene:


cos x (1 − sin x ) 1 t −3
 ( 2 − cos x) ( sin x −1)dx = − 5  t − 2 + 5  1+ t dt = − 5 log t − 2 + 10 log (1+ t ) − 5 arctan t + c =
1 dt 1 1 2 3
2 2

= − log sin x − 2 + log (1 + sin 2 x ) − arctan sin x + c .


1 1 3

Con c costante reale arbitraria e x ∈ [– π/2, π/2].


5 10 5

ovvero – sin (x – π) = t e considerato che x – π ∈ [– π/2, π/2], allora x = π – arcsin t. L’integrazione


Adesso cerchiamo le primitive nell’intervallo [π/2, 3π/2]. In questo caso possiamo scrivere sin x = t,

viene condotta come nel caso precedente e le primitive avranno la stessa legge.

2 + sin x
672) Calcolare l’integrale  sin x + cos x + 1dx .
 3 
La funzione integranda è definita e continua nei seguenti intervalli π + 2kπ , π + 2kπ  e
2  
3 
 2 π + 2kπ ,3π + 2kπ  . Pertanto, eseguiremo l’integrazione in uno qualsiasi di tali intervalli.
Utilizzando le formule parametriche possiamo scrivere:
330

2 tan x
2 2+
1 + tan x 2
2 + sin x
 sin x + cos x + 1dx =  2 tan x 1 − tan22 x dx .
2 + 2 +1
1 + tan 2 x 1 + tan x
2 2
Poniamo t = tan x/2. Nel caso in cui x appartenga ad uno degli intervalli sopra riportati, si ottiene:
x x 
t = tan = tan  − π − kπ  , da cui x = 2 arctan t + 2 ( k + 1) π .
2 2 
Integriamo per sostituzione in uno qualsiasi degli intervalli considerati:
2t
2+
2 + sin x 1+ t2 2 t2 + t +1
 sin x + cos x + 1  2t 1 − t 2 1 + t 2
dx = dt = 2  ( t + 1) ( t 2 + 1)dt .
+ +1
1+ t2 1+ t2
L’ultimo integrale si può calcolare decomponendo la funzione integranda in fratti semplici:
t2 + t +1 t +1
+ c = log t + 1 + log ( t 2 + 1) + arctan t + c
dt 1 2t dt 1
2 dt =  +  2 dt = log t + 1 +  2 dt +  2
( t + 1) ( t + 1)
2
t +1 t +1 2 t +1 t +1 2
in cui c è una costante reale arbitraria.
In definitiva:
2 + sin x x 1  x   x x 1  x  x
 sin x + cos x +1dx = log tan 2 +1 + 2 log  tan
2
+1 + arctan  tan  + c = log tan +1 + log  tan2 +1 + − π − kπ + c
2   2 2 2  2  2
con c costante reale arbitraria.

cos x
673) Calcolare l’integrale
x
dx .  1 + sin 4

La funzione integranda è definita e continua in R, quindi ammette primitive.


Integrando per sostituzione, si ottiene:
cos x  dt 
 1 + sinx
dx =  
4
 1 + t t =sin x
4
, così ci riconduciamo al calcolo dell’integrale di una funzione

razionale. Per poter applicare la tecnica dei fratti semplici è necessario decomporre il polinomio a
denominatore. Esso non ha zeri reali, ma possiamo decomporlo utilizzando un artificio che fa uso
dei numeri complessi. Le radici complesse del denominatore sono le radici quarte, complesse, del
iπ −iπ 3iπ −3iπ
numero – 1, che sono: e 4
,e 4
,e 4
,e 4
. Quindi:

(
t4 −1 = t − e

4
)(t − e )(t − e )(t − e ) = t − 2 ( e
− iπ
4
3 iπ
4
−3 i π
4 2 iπ
4
−e
− iπ
4
) t + 1 t − 2 ( e
2 3i π
4
−e
−3 i π
4
) t + 1 =
π  3π 

=  t 2 − 2cos + 1 t 2 − 2cos + 1 = t 2 − 2t + 1 t 2 + 2t + 1 .
 4t  4t 
( )( )
Possiamo decomporre la funzione integranda mediante la tecnica dei fratti semplici.

, ∀ { ∈ R.
1 At + B Ct + D
Cerchiamo le costanti reali A, B, C e D tali che = 2 + 2
t + 1 t − 2t + 1 t + 2t + 1
4

Considerato che la funzione da decomporre è pari, si ottiene:


331

, ∀ { ∈ R.
At + B Ct + D − At + B −Ct + D
+ = +
t 2 − 2t +1 t 2 + 2t +1 t 2 − 2t +1 t 2 + 2t +1
Sfruttando l’unicità della decomposizione deduciamo che C = – A e D = B. Il problema si riduce a
quello di determinare due sole costanti A e B tali che:

, ∀ { ∈ R.
1 At + B − At + B
= 2 + 2
t + 1 t − 2t + 1 t + 2t + 1
4

Proseguiamo con l’integrazione:


1 1 t 1 1 1 t 1 1
 t +1
4
dt = − 
2 2 t 2 − 2t +1
dt +
2  t 2 − 2t +1
dt + 
2 2 t 2 + 2t +1
dt +
2  t 2 + 2t +1
dt =

1 2t − 2 + 2 1 2t + 2 − 2 1 1 1 t 1 1 1 1
4 2  t 2 − 2t +1 4 2  t 2 + 2t +1
dt +  2
2 2  t 2 + 2t +1
=− dt + dt + dt +  2 dt +  2 dt =
2 t − 2t +1 2 t − 2t +1 2 t + 2t +1
=−
1
4 2
(
log t 2 − 2t + 1 + )
1
4 2
( 1
log t 2 + 2t + 1 + c +  2
1
)
4 t − 2t + 1
dt +
1

t
2 2 t 2 + 2t + 1
1
dt +  2
1
2 t − 2t + 1
1
dt +  2
1
4 t + 2t + 1
dt

con c costante reale arbitraria. Quindi:

t 4
1
+1
dt = −
1
4 2
(
log t 2 − 2t + 1 +
1
4 2
) 1
(
log t 2 + 2t + 1 + c +  2
1
4 t − 2t + 1
1
)
dt +  2
1
4 t + 2t + 1
dt =

=−
1
(
log t 2 − 2t + 1 +) 1
( )
log t 2 + 2t + 1 + c +
2
4 
2
dt +
2
4 
2
dt =
( ) ( )
2 2
4 2 4 2 2t −1 + 1 2t + 1 + 1

=−
4 2
1
(
log t 2 − 2t + 1 +
4 2
) 1
( )
log t 2 + 2t + 1 + c +
4
2
arctan ( 2t − 1 +) 4
2
arctan ( 2t + 1 . )
Quindi, le primitive richieste sono:

1
4 2
(
log sin 2 x − 2 sin x + 1 +) 1
4 2
( )
log sin 2 x + 2 sin x + 1 +
4
2
arctan ( 2 sin x − 1 +) 4
2
arctan ( 2 sin x + 1 + c )
con c costante reale arbitraria.

674) Calcolare l’integrale  tan xdx .


La funzione è continua in U k ∈Z =  2 k π , π + 2 k π  . Determiniamo le primitive in uno di tali
 2 
intervalli. Supponiamo che 0 ≤ x ≤ π/2, posto tan x = t possiamo scrivere x = arctan t, quindi:

dt ; razionalizzando, ponendo √{ = y, ovvero y = t2, quindi ci siamo ricondotti al calcolo di


t
 1+ t 2

y2
2 dy . L’integrale si calcola mediante decomposizione in fratti semplici. Dobbiamo determinare
1 + y4
le costanti reali A, B, C e D in modo che:

, ∀ ] ∈ R.
y2 Ay + B Cy + D
= 2 + 2
1+ y 4
y − 2 y +1 y + 2 y +1
Tenuto conto che la funzione integranda è pari, possiamo scrivere:

, ∀ ] ∈ R.
y2 − Ay + B −Cy + D
= 2 + 2
1+ y 4
y + 2 y +1 y − 2 y +1
332

iπ 1
Portando a forma intera e moltiplicando ambo i membri per y = e 4
si trova A = 3
e B = 0, quindi:
2

 , ∀ ] ∈ R. Integrando, si ottiene:
y2 1  y y 
=  −
1 + y4
( ) 2  y − 2 y +1 y + 2 y +1 
3 2 2

y2 1  y y  1 y2 − 2 y +1 2 2dy 2 2dy
 1 + y 4 dy =  2 dy −  2 dy  = log
y + 2 y + 1 16 
+ +
16 
=
( 2)  y − 2 y +1 y + 2 y +1  ( 2) ( ) ( )
3 5 2 2 2
2 y −1 + 1 2 y +1 +1

y2 − 2 y +1
=
1
log 2 +
1
( arctan )
2 y −1 + arctan ( 2 y +1 . )
( ) y + 2 y +1 ( )
5 7
2 2
Quindi, le primitive richieste nell’intervallo [0, π[ sono:
tan 4 x − 2 tan 2 x + 1
1
log +
1
( arctan 2 tan 2 x −1 + arctan ) ( 2 tan 2 x + 1 + c , )
( 2) tan 4 x + 2 tan 2 x + 1 ( 2)
5 7

con c costante reale arbitraria. Per determinare le primitive negli altri intervalli bisogna adattare le
sostituzione che abbiamo eseguito nel nostro intervallo, nel modo seguente:
Se consideriamo l’intervallo  2 k π , π + 2 k π  poniamo tan x = t, come in precedenza, ma osservando
che x – 2kπ ∈ [0, π/2[, scriviamo tan (x – 2kπ) = tan x = t, da cui x = 2kπ + arctan t. Quindi si prosegue
 2 

sulla falsariga di quanto eseguito nell’intervallo [0, π/2[.

dx
675) Calcolare l’integrale  2 + sin x + cos x .
La funzione integranda è definita e continua in R, quindi ammette primitive. Per integrare la funzione
facciamo ricorso alle formule parametriche che ci permettono di esprimere l’integranda come una
funzione razionale di tan x/2.

, ∀ ≠ k π.
1 1 1 + tan 2 x
= = 2
2 + sin x + cos x
2+
2 tan x
2 +
1 − tan 2 x
2 2 1 + tan 2
2 2(
x + 2 tan x + 1 − tan 2 x
2 ) ( )
1 + tan 2 x 1 + tan 2 x
2 2
Possiamo integrare per sostituzione, ponendo t = tan x/2:

dx 1 + tan 2 x
2
 2 + sin x + cos x =  2 1 + tan 2 x + 2 tan x + 1 − tan 2 x dx =
(
2 2 ) 2

 2 1 + tan
2
( tan x 2 )′ dx =   t 2 
dt  .
( 2
2 x )
+ 2 tan x + 1 − tan x
2 2
2
2
2
+ 2t + 3  t = tan x

Così ci siamo ricondotti al calcolo dell’integrale di una funzione razionale:


1
2 2 2 t +1
 t 2 + 2t + 3dt =  ( t + 1)2 + 2dt = 4 2   2
 +1
dt = 4 2 arctan
2
.
 t + 1 
 2
Una primitiva della funzione integranda è:
333

tan x + 1
G ( x ) = 4 2 arctan 2 , che però è definita per x ≠ kπ.
2
Consideriamo la funzione G(x) nei due intervalli adiacenti ]–π, π[ e ]π, 3π[. Risulta il
lim G ( x ) = 2 2π e lim+ G ( x ) = −2 2π . Ciò va, apparentemente, in contrasto con il fatto che una
x →π − x →π

primitiva di una funzione continua è derivabile, quindi anche continua. Per risolvere questo problema
occorre considerare due primitive nei rispettivi intervalli e sfruttare la costante reale arbitraria.

∈ ]– [, [[
Precisamente, una primitiva F(x) nell’intervallo ]– π, 3π[ avrà la seguente legge:

F(x) = C
G ( x ) + c1
∈ ][, 3[[
.
G ( x ) + c2
Imponiamo la continuità di F(x) in x = π:
lim F ( x ) = lim+ F ( x ) , ovvero lim− G ( x ) + c1 = lim+ G ( x ) + c2 , da cui:
x →π − x →π x →π x →π

2 2π + c1 = − 2 2π + c 2 , ovvero c 2 = 4 2π + c1 , Quindi:
∈ ]– [, [[
F(x) = .
G ( x ) + c1

∈ ][, 3[[
.
G( x) + 4 2π + c1
Procedendo sulla falsariga di quanto fatto sin qui si può determinare la legge delle primitive in R.

 x e dx al variare di n ∈ N.
n x
676) Calcolare l’integrale


Si può impostare il calcolo in modo ricorsivo su n. Posto In = x e dx ricaviamo una formula che ci
n x

consente il calcolo di In +1 in funzione di In. Integrando per parti si ottiene:


In+1 =  xn+1ex dx = xn+1ex − ( n +1)  xnex dx = xn+1ex − ( n +1) In , considerato che I0 = ex, l’integrale
assegnato si può calcolare ricorsivamente.

677) Calcolare l’integrale x


n
sin xdx al variare di n ∈ N.
Si può impostare il calcolo in modo ricorsivo su n sulla falsariga dell’esercizio precedente.

 x e dx . Posto I =  x e dx ricaviamo una formula che consenta il calcolo di In +1 in


n ix n ix
Consideriamo n

funzione di In. Integrando per parti si ottiene:


1 n + 1 n ix
I n +1 =  x n +1e ix dx = x n +1e ix −  x e dx = −ix n +1e ix + i ( n + 1) I n , dato che I0 = –eix, l’integrale
i i
assegnato si può calcolare ricorsivamente. Separando la parte reale e quella immaginaria nella
formula ricavata, si ottiene più di quanto richiesto, infatti:
cos xdx =xn+1 sin x − ( n +1)  xn sin xdx
0
n+1
x .
 x sin xdx = − x cos x + ( n +1)  x cos xdx
n+1 n+1 n
334

xdx al variare di n ∈ N.
π
2

 sin
n
678) Calcolare l’integrale
0
π
2
Posto I n =  sin
n
xdx ricaviamo una formula che consenta il calcolo di In +1 in funzione di In-2. Si
0

ottiene:
π π π
2 π 2 2
In =  sin
n −1
x sin xdx = − cos sin n −1
x  2
+ ( n − 1)  cos x sin2 n− 2
xdx = ( n − 1)  cos
2
x sin n − 2 xdx =
0
0 0 0

n −1
= ( n − 1) I n − 2 , quindi I n = I n−2 .
n

In particolare si ha I0 = π/2 e I1 = 1, quindi I 2 k =


( 2k − 1)!! π , I 2 k +1 =
( 2 k ) !! .
( 2k )!! 2 ( 2 k − 1)!!
Consideriamo che ( sin x ) ≤ ( sin x ) ≤ ( sin x ) , ∀ ∈ [0, π/2].
2k +1 2k 2 k −1

I2k +1 ≤ I2k ≤ I2k -1, ∀ Z ∈ N, quindi:


A partire da questa integriamo ed otteniamo:

π  ( 2k − 1) !! 
2
( 2k )!! ≤ π ( 2k − 1)!! ≤ ( 2k − 2 )!! , da cui 2k
≤   ≤ 1.
( 2k − 1)!! 2 ( 2k )!! ( 2k − 1)!! 2k − 1 2  ( 2k ) !! 

 ( 2k ) !!  π
2

Passando al limite, si ottiene lim   = .


x →+∞  ( 2 k − 1) !! 
  2
Relazione nota come formula di Wallis, che fornisce un’approssimazione di π.

679) Integrali generalizzati.


x2
Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [0, 1] ed, eventualmente,
1 + x2
1
calcolare l’integrale  f ( x )dx .
0

La funzione f(x) è continua in [0, 1[ ed il lim− f ( x ) = +∞ , pertanto si tratta di un integrale


x →1

generalizzato. L’integrale esiste perché la funzione integranda è non negativa. Proviamo che
l’integrale è finito applicando il criterio del confronto asintotico. Si ottiene:
x2 x2
lim− (1 − x ) f ( x ) = lim− (1 − x ) = lim− (1 − x )
α α α − 12
.
x →1
1 − x 2 x→1
x →1
1 + x2

Per calcolare l’integrale determiniamo una primitiva di f(x). Considerato che ∈ [0, 1[, poniamo
Il limite è finito e diverso da zero nel caso di α = 1/2, pertanto la funzione risulta sommabile.

x = sin t per t ∈ [0, π/2[:


 sin 2 t cos t  1  1
 f ( x )dx =   dt  =   sin 2 tdt  =  ( t − sin t cos t )  = ( arcsin x − x cos arcsin x )
 1 − sin t  t =arcsin x
2 t =arcsin x 2  t =arcsin x 2
In definitiva:
335

1 t
1 π
 f ( x )dx = lim−  f ( x )dx = lim− ( arcsin t − t cos arcsin t ) = .
0
t →1
0
t →1 2 4

1
680) Studiare la sommabilità della funzione f ( x) = nell’intervallo [0, 1/2] ed, eventualmente,
x log x
1
2
calcolare l’integrale  f ( x )dx .
0

La funzione f(x) è continua in ]0, 1/2] e si ha che il lim+ f ( x ) = −∞ , pertanto si tratta di integrale
x →0

generalizzato. L’integrale esiste perché la funzione integranda è negativa. Studiamo la sommabilità


applicando il criterio del confronto asintotico.
xα −1
Considerato che il lim+ xα f ( x ) = lim+ xα , ed il limite è nullo o infinito a seconda di α.
x →0 x →0 log x
Precisamente, se 0 < α < 1 il limite è infinito, mentre se α ≥ 1 il limite è zero.
Il Teorema del confronto asintotico, quindi non si può applicare. Per stabilire la sommabilità di f(x)
utilizziamo la definizione di integrale generalizzato. Si ottiene:
1 1

′ dx = lim log log x  1 2 = lim  log log 1 − log log ε  = −∞ .


2 2
dx 1
ε →0 
lim+ ε log x
= lim ( log x ) ε →0+  ε  
ε x log x ε →0+ ε → 0+
 2 
Quindi, la funzione non è sommabile.

log (1 + x )
681) Studiare la sommabilità della funzione f ( x) = nell’intervallo ]0, 1] ed,
x2
1
eventualmente, calcolare l’integrale  f ( x )dx .
0

La funzione f(x) è continua in ]0, 1] e non limitata in un intorno di x = 0. Infatti:


log (1 + x ) 1 log (1 + x )
lim+ f ( x ) = lim+ = lim = +∞ , pertanto si tratta di integrale generalizzato.
x→0 x→0 x2 x→0+ x x
L’integrale esiste perché la funzione integranda è positiva. Studiamo la sommabilità applicando il
criterio del confronto asintotico. Si ottiene:
log (1+ x ) log (1+ x )
lim+ xα f ( x ) = lim+ xα 2
= lim+ xα −1 = 1 (se si sceglie α = 1). Quindi, la funzione non
x→0 x→0 x x→0 x
è sommabile.
336

Integrali definiti.
Si ricorda che l’integrale definito di una funzione continua e non negativa ha una interpretazione
geometrica come area del sottografico. Infatti se f: [a, b] → [a, +∞ [ è una funzione continua, e se
indichiamo con Rf il suo sottografico, cioè:

Rf = {( x, y ) ∈ R2 : a ≤ x ≤ b,0 ≤ y ≤ f ( x ) ∀x ∈[ a, b]} , abbiamo area ( R f ) =  f ( x )dx .


b

Più in generale, se Rfg è un insieme della forma:


Rfg = {( x, y ) ∈ R2 : a ≤ x ≤ b, f ( x ) ≤ y ≤ g ( x ) ∀x ∈[ a, b]} , in cui f, g: [a, b] → R sono due funzioni
b
continue, con f ≤ g si ha area ( R fg ) =   g ( x ) − f ( x ) dx .
a

1
682) Studiare la sommabilità della funzione f ( x) = nell’intervallo [0, 2] ed,
x (2 − x)
2
eventualmente, calcolare l’integrale  f ( x )dx .
0

La funzione f(x) è continua in ]0, 1[ e non limitata in quanto divergente al tendere di x agli estremi
dell’intervallo. La funzione è integrabile perché positiva. Proviamo che è sommabile utilizzando il
criterio del confronto asintotico. Si ottiene:
1 1 1 1
lim+ x α = (se α = 1/2) e lim− ( 2 − x )α = (se α = 1/2), quindi la funzione
x→ 0
x (2 − x ) 2 x→ 2
x (2 − x ) 2
è sommabile.
1
1
Per calcolare l’integrale dobbiamo calcolare separatamente i due integrali  x ( 2 − x ) dx
0
e

2
1
 x ( 2 − x ) dx .
1

Calcoliamo una primitiva della funzione integranda. Ponendo x = t2 si ottiene:


1 2dt dt t x
 dx =  = 2 = 2 arcsin = 2 arcsin . Così si ha:
x (2 − x) (2 − t ) 2
1 −  t 

2
2 2
 2 
1
1
1
1 π ε π
 x ( 2 − x ) dx = lim
0
ε  x ( 2 − x ) dx = lim
→0
0
ε 2
− 2arcsin
→0 2
=
2
, mentre:

2 −ε
2 −ε π π
2
1 1
 x ( 2 − x ) dx = lim
1
ε →0
1 x (2 − x)
dx = lim 2arcsin
ε →0 2
− = .
2 2
Pertanto, l’integrale richiesto vale π.
337

1
683) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [0, 1[ ed,
− x2 − x + 2
1
eventualmente, calcolare l’integrale  f ( x )dx .
0

La funzione f(x) è continua in [0, 1[ e non limitata, in quanto divergente per x → 1–.
La funzione è, inoltre, integrabile perché di segno costante. Proviamo che è sommabile, utilizzando
il criterio del confronto asintotico. Si ottiene:
1 1
lim− (1 − x )
α
= , se α = 1/3, quindi la funzione è sommabile.
x→1
− x2 − x + 2 3
Calcoliamo una primitiva della funzione integranda. Completando i quadrati si ha:
1 2 1
 − x 2 − x + 2 dx = 3  dx . Integriamo ponendo x = 3/2 t – 1/2, pertanto si ha:
( )
2
1− 2 x + 1 
 3 2 
1 1 2 1
 − x2 − x + 2
dx = 
1− t2
dt = arcsin t = arcsin  x +  . Quindi:
3 2
1− ε
 2ε 1 π
1
1 1  1

0 −x − x + 2
2
dx = lim
ε →0 
0 −x − x + 2
2
dx = lim arcsin  1 −
ε →0
 3
 − arcsin = − arcsin .
 3 2 3

Integrazione delle funzioni razionali.


L’integrazione dei polinomi non presenta difficoltà, infatti si ha:

 ( a0 + a1 x + ... + am x )dx = a0 x + 21 x + ... + m +m 1 x + k .


m a 2 a m +1

Per ogni a ∈ R si ha 
dx
= log x − a + k .
x−a
E’ facile allora integrare tutte le funzioni razionali che si scrivono con un denominatore di primo
grado (che supponiamo monico, cioè con coefficiente del termine di grado massimo è pari a uno, di
un polinomio in una sola variabile ): considerata P(x)/(x – a), anzitutto si calcolano il quoziente Q(x)
ed il resto r = P(a), della divisione di P per x – a; pertanto si ottiene:
P ( x) r
= Q ( x) + , che si integra subito. Adesso ci occupiamo dell’integrazione delle funzioni
( x − a) ( x − a)
razionali con denominatore di secondo grado; usando la divisione, a meno di un polinomio, esse si
a1x + a0
scrivono R ( x ) = , supponiamo che la frazione sia irriducibile, cioè che gli eventuali zeri
x2 + px + q
del denominatore non annullino il numeratore. Se le radici del denominatore sono reali e distinte,
a ≠ b, sappiamo che esistono e sono uniche due costanti c(a) e c(b) residui di R in a, b, tali che sia
338

c ( a ) c ( b)
R ( x) = + , ciò corrisponde allo sviluppo di R in frazioni semplici, anzi c(a)/(x – a) e
x − a x −b
c(b)/(x – b) sono parti principali di R attorno ad a e b. Cioè:
a a + a0 a b + a0
c (a) = 1 , c (b ) = 1 , pertanto risulta:
a−b b−a

 R ( x)dx = c ( a) log x − a + c ( b) log x − b + k .


Se il denominatore ha una radice doppia a esso, si scrive (x – a)2, quindi:
a1x + a0 a1 ( x − a ) + a1a + a0 a1 a a + a0
R ( x) = = = + 1 , (che è esattamente lo sviluppo asintotico di
( x − a) ( x − a) x − a ( x − a )2
2 2

a1a + a0
R attorno ad a) che porge subito a
x−a  R ( x )dx = a log x − a −
+k. 1

Infine, se le radici del denominatore sono complesse coniugate, s ± it, esso si scrive (x – s)2 + t2; cioè
si ha:
a1 x + a0 a1 ( x − s ) + a1 s + a0 a1 ( x − s ) a1 s + a0 a1 2 ( x − s ) a1 s + a0 1
R (x) = = = + = +
(x − s) (x − s) ( x − s) (x − s) 2 (x − s) + t (x − s) 
2 2 2 2 2 2
+t 2
+t 2
+t 2
+t 2 2
t2
 + 1
 t 

 R ( x )dx = 2 log ( ( x − s ) )
a1 2 a1s + a0  x−s 
da cui +t + arctan  + 1 + k .
t  t 

1 x 1
684) Calcolare 1)
− 5x + 6 x
dx ; 2)  2
x − 4x + 4
2
dx ; 3)  2
x + x +1
dx .

1 1 1 1
1) 2 = − , da cui  2 dx = log x − 3 − log x − 2 + k .
x − 5x + 6 x − 3 x − 2 x − 5x + 6
x 1 1 x 2
2) 2 = + , da cui  2 dx = log x − 2 − +k .
x − 4 x + 4 x − 2 ( x − 2) 2
x − 4x + 4 x−2

−1 ± i 3
3) Le radici di x + x +1 = 0 , essendo
2
, si ha:
2
1 1 1 1 dx 2  2x + 1 
x dx =  dx =  = arctan  +k .
+ x +1
( )
2 2 2
x+ 1 + 3 3   3 3  3 
2 4 2  x + 12
1+ 


2 ( )
  3 
 2
  

1
685) Calcolare  1 + x dx . 3

−1 ± i 3
Le radici del denominatore sono – 1 e . Cerchiamo le costanti reali c, d, g tali che sia
2
1 c dx + g
= + 2 , da cui (per x ≠ –1, ma allora anche per ogni x reale, per il principio di
1+ x 3
x +1 x − x +1
identità dei polinomi).
339

1 = c ( x2 − x + 1) + ( dx + g )( x +1) ⇔ ( c + d ) x2 + ( d + g − c ) x + ( c + g ) = 1 , per ogni x ∈ R, che


avviene se e solo se c + d = 0, d +g – c = 0, c + g = 1 da cui c = 1 – g, quindi 1 – g + d = 0,
d + g – 1 + g = 0, da cui 1 + d = g, d + (1 + d) – 1 + 1 + d = 0, d = –1/3, g = 2/3, c = 1/3. Quindi:
 2x −1 
 1 + x dx = 3 log x + 1 − 6 log ( x − x + 1) +
1 1 1 1
+k .
2
3
arctan 
3  3 
In generale, dovendo integrare una funzione razionale, si cercherà sempre di scomporre la frazione
in frazioni semplici.
Consideriamo il caso in cui le radici complesse del denominatore abbiano tutte molteplicità uno; si
ha, allora, che per la funzione razionale propria (deg P < deg Q) vale la scomposizione:
P ( x) p µι
ce ( aι ) q
d k x + gk
R ( x) = =  + , dove a j, 1 ≤ j ≤ p, sono le radici reali di Q, con
Q ( x) ι =1 l =1 ( x − aι ) k =1 ( x − sk )
2
+ tk2
molteplicità μ j e i Ce(a j), 1≤ l ≤ p, ed i d k, g k, 1≤ k ≤ q, sono univocamente individuati, e possono
essere trovati risolvendo un sistema lineare.

Alcune sostituzioni importanti.


Cambiamento di variabile di impiego frequente:

 R ( cosθ ,sinθ )dθ , in cui R ( x , y ) è una funzione razionale di due variabili reali, esso ci riconduce
1− t 2 2t
ad un integrale di funzione razionale con le posizioni cosθ = 2 , sin θ = , dove t = tan(θ/2),
1+ t 1+ t2
ovvero θ = 2arctan t. La motivazione di ciò e la parametrizzazione stereografica del circolo,
 1 − t 2 2t  2 dt
l’integrale diventa   1 + t 2 , 1 + t 2
R 
1+ t
2
.

1
686) Calcolare  1cos θ dθ .
Moltiplicando numeratore e denominatore per 1 + cos θ, si ottiene:
1 + cos θ 1 cos θ 1
 1 − cos 2 θ dθ =  sin 2 θ dθ =  sin 2 θ dθ = − cot θ − sin θ + k ,
calcolandolo con il metodo precedente, si ottiene:
1 2dt dt 1 1 θ 
 1− t 1+ t
2 2
=  2 = − + k , da cui
t t  1cosθ dθ = − cot  2  + k , che è coincidente con il
1−
1+ t 2

precedente integrale.

 R ( e )dx , in cui
x
Un’altra classe di integrali che si riconducono ad integrali di funzioni razionali è
R è una funzione razionale di una variabile.
R (t )
Si pone e = t , cioè x = log t , così l’integrale diventa  t dt .
x
340

dx
687) Calcolare e x
+ e− x
.

dx 1 dt 1
Si pone e = t , quindi  e + e  t + 1 t  t +1dt = arctan e + k .
= =
x x
x − x 2
t
1 1 1
Essendo
e +ex−x
= cosh x , possiamo provare a calcolare
2  cosh x dx , in analogia all’integrale di
1
, si ottiene:
cos x
1 cosh x cosh x
 cosh x dx =  cosh 2 x dx =  1 + sinh 2 x dx = arctan sinh x + k .
dx 1
Così, si ottiene  x − x = arctan sinh x + k .
e +e 2
x
La funzione arctan e e 1/2arctan sinh x differiscono, pertanto, per una costante.

1+ x
688) Calcolare  3
1− x
dx .

1+ x t −1 3

Posto t = 3
, si ottiene x = , da cui:
1− x 1− t3
t 3 − 1 ( t − 1) − 2
3
1+ x  t 3 −1  t 3 −1 t 3 −1 t 3 −1 2
 3
1− x
dx =  tD  3 dt = t 3 −  3 dt = t 3 − 
 t +1  t +1 t +1 t +1 t +1
3
dt = t 3 − t +  3 dt .
t +1 t +1
Si ha che t +1 = ( t +1) t − t + 1 ;
3 2
( )
1 1 1 3 − t 2 + t −1 −t + 2
− = =
( t +1) ( t 2 − t +1) 3 t +1 3( t +1) ( t 2 + t +1) 3( t 2 − t +1)
, per cui:

 2 ( 2t − 1) − 3 dt = 2 log t + 1 − 1 log t 2 − t + 1 + 2


2
 t 3 + 1   3( t + 1) 3( t 2 − t + 1)  3
dt =  − ( ) 
1 dt
=
( )
2
 
3 3 3  2t − 1  3
 +1 2
 3 
 2t − 1 
= 2 log t + 1 − log ( t 2 − t + 1) +
2
arctan  +k .
3  3 
1+ x
Basta porre t = 3 per concludere.
1− x

 R ( x, x )dx , dove R è una funzione razionale di


a1 ap
Per razionalizzare un integrale, quale ,..., x
m + 1 variabili, e gli elementi a1 ,..., a p sono razionali, si pone x = tm, dove l’intero positivo m è tale
che tutti gli ak m siano interi (ad esempio, m sia il minimo comune multiplo dei denominatori).
341

Differenziali binomi.
Sono integrali del tipo  xα ( x + c ) dx , in cui α, β sono razionali. Se α è intero (oppure se β è intero),
β

questo integrale si razionalizza ponendo x + c = tq, dove q è il denominatore di β (oppure x = tn, in


cui n è il denominatore di α); se α + β è intero ci si può ancora ricondurre alla forma precedente,
β
 x+c x+c
osservando che è xα ( x + c ) = xα + β 
β
 , quindi la sostituzione = t q , dove q è il
 x  x
denominatore di β, razionalizza l’integrale.

689) Calcolare:
1 π 3π
4 2

 (x + sin ( 2 x ) ) sin xdx ;


1 − x2
3 1
x arcsin ( 3 x ) dx ; 
x 2
  e sin x dx ; 4)
2
1) 2) dx ; 3)
0 1 x2 −π π
2 4 2

π π π
3
sin x sin ( 2 x ) 1 4
tan 4 x − 4
3
dx
  ( arcsin x )  tan x + 
2
5) dx ; 6) dx ; 7) dx ; 8) ;
sin 4 x + cos 4 x + 1 π 3 − 4cos
2
0 3 0 2 x
2 4
1 a
dx
9) x
0
x 2 − 2 x + 2 dx ; 10)  x − 2x
0
1
3
+4
, con a > 0.

Soluzioni:
1) Posto t = 3x2 e, successivamente, u = arcsin x, si ottiene:
1 π π
1π 1 π 1
3 1 2 2
x arcsin ( 3x ) dx =  arcsin tdt =
1 1 1 π 1 π

2
0 u cos udu = [ u cos u ]0
2
−  sin udu = + [ cos u ]0 2 = −
0
60 6 6 6 0
66 6 12 6
2) Posto x = sin t, si ottiene:
π π π
1 − x2 1 − sin 2 t
1 2 2 2
cos t 1 π
 dx =  1 sin 2 t cos tdt =  1 sin 2 t dt =  1 sin 2 t dt − [ t ] 2
arcsin ( 1 )
=
x2
( 2) ( 2) ( 2)
1 2
2 arcsin arcsin arcsin

π π 1   1  π 1
= [ − cot t ]arcsin
2
− + arcsin   = 0 + cot  arcsin    − + arcsin   .
( 12 ) 2 2   2  2 2

 
1
1   cos arcsin 2
Ma, cot  arcsin    =
( ( )) = (
1 − sin 2 arcsin 2 1 ( 2 ))
= 2 1−
1
= 3
  2   sin arcsin 1 ( ( )) 1
2
4

è arcsin (1/2) ∈ [– π/2, π/2], quindi, l’integrale cercato vale √3 – π/2 + arcsin (1/2).
2

π π
4 0 4

 e sin x dx =  e sin xdx +  ex sin xdx = (posto t = – x nel primo integrale) =


x x
3)
−π −π 0
4 4
π π π
0 4 4 4

 (e ) sin xdx = 2  cosh x sin xdx .


−t −x
= −  e sin tdt +  e sin xdx = x x
+e
π 0 0 0
4

Per parti, si ottiene:

 cosh x sin xdx = sinh x sin x −  sinh x cos xdx ,


342

 sinh x cos xdx = cosh x cos x +  cosh x cos xdx , da cui:


 sinh x sin xdx = sinh x sin x − cosh x cos xdx −  cosh x sin xdx , pertanto:
2 cosh x sin xdx = sinh x sin x − cosh x cos x + c , quindi:
π
4
π 2 π4
 e x sin x dx = [sinh x sin x − cosh x cos x]0 4 = 1 − e .
−π
2
4
3π 3π
2 π 2

 (x + sin ( 2 x ) ) sin xdx =  (x + sin ( 2 x ) ) sin xdx −  (x + sin ( 2 x ) ) sin xdx .


2 2 2
4)
π π π
2 2
2
Una primitiva di sin x si ricava integrando per parti due volte:

x
2
(
sin xdx = − x cos x +  2 x cos xdx = −x 2 cos x + 2 x sin x −  sin xdx = x 2 cos x + 2 x sin x + 2cos x + c
2
)
2
mentre  sin 2 x sin xdx =  2 sin 2 x cos xdx = sin 3 x + k ; la conclusione è immediata.
3
π π
sin x sin ( 2 x )
3
3 3
sin 2 x cos x 2
u2
5)  dx = 2 0 sin 4 x + 1 − sin 2 x 2 + 1dx = (posto u = sin x) = =  du .
0
sin 4 x + cos 4 x + 1 ( ) 0
u4 − u2 +1

Considerando che o2 – o + 1 = 0 per X = = e 3 , si ha j4 – j2 + 1 = 0 se e solo se u = e ± 6


1± i 3 ± iπ iπ

2
± iπ 6
oppure u = − e . Di conseguenza:
j4 – j2 + 1 =  u − e 6 ( )(u − e ) (u + e )(u + e ) =
iπ − iπ iπ − iπ
6 6 6


3 i   3  1   3  1
2 2
 3 i  3 i   3 i 
 u − − 
 u − 2 + 2   u + 2 + 2 
 u + 2 − 2  =  u − 2  + 4   u + 2  + 4  =
  
 2 2   
   
      
(
= u2 − u 3 +1 u2 + u 3 +1 . )( )
u2 au + b cu + d
Determiniamo a, b, c, d tali che = 4 + 4 .
u − u +1 u − u 3 +1 u + u 3 +1
4 2

au + b a
Quindi, si procede in modo usuale. Alternativamente, si osservi che ∼ , per u → + ∞
u4 − u 3 +1 u
cu + d c 1 u2 a+c
e che 4 ∼ , per u → + ∞, quindi a + c = 0 (altrimenti 2 ∼ ∼ per
u + u 3 +1 d u u + u +1
4 2
u
u → + ∞, assurdo); valutando le funzioni per u = 0 si ottiene b + d = 0, pertanto:

= ( au + b ) 4 2 , da cui b = 0, a = √3/2, sicchè:


u2 2u 3
u − u +1
4 2
u − u +1
2
u 1 u 1 u
= − . Inoltre:
u − u +1 2 3 u2 − u 3 +1 2 3 u2 + u 3 +1
4 2
343

u 1 2u − 3 3 1
= + ,
u − u 3 +1 2 u − u 3 +1 2 
2 2 2
3 
 u + 2  + 14
 
u 1 2u + 3 3 1
= − , ed è:
u + u 3 +1 2 u + u 3 +1 2 
2 2 2
3 
 u + 2  + 14
 
2u ± 3
du = arctan  u ± 3 +c.
1
u 2
± u 3 +1
du = log u 2 ± u 3 + 1 + c ,   +1
2
 2 

3
u ± 2 

La conclusione è immediata.
π
1 2
( arcsin x ) dx =
2
 y
2
6) Ponendo y = arcsin x si ottiene cos ydy ; si effettua una doppia integrazione
3 π
2 3

per parti, simile a quanto svolto in 4).


π
tan 4 x − 4 u4 − 4
4 1
1
7) Ponendo u = tan x si ottiene  tan x +
0 2
dx = 
0 u+ 2 1+ u
2
du ;

(
u 4 − 4 = ( u 2 − 2 )( u 2 + 2 ) = u 2 − 2 u 2 + 2 ( u 2 + 2 ) , per cui:)( )
u4 − 4
=
(u 2
)
− 2 ( u 2 + 1 + 1)
=u− 2+
u− 2
, da cui:
(u + 2 ) (1 + u ) 2 u +12
u2 +1
π u =1
4
tan 4 x − 4 1  π
dx =  u 2 − 2u + log ( u 2 + 1) − 2 arctan u  = − 2 + log 2 − 2 .
1 1 1
0 tan x + 2 2 2  u =0 2 2 4
1
8) Essendo = 1 + tan 2 x , si ottiene:
cos 2 x
1 3tan2 x −1
3 − 4cos2 x = 3 − 4 = , per cui:
1 + tan2 x 1 + tan2 x
π π
3
dx 3
1 + tan 2 x 3
1 1
3
1 1
π
 3 − 4cos2 x π 3tan 2 x −1
= dx = (ponendo u = tan x) = = 
1
3u − 1
2
du =
2 
1 3u − 1

3u + 1
du =
4 4

3
1  3u − 1  1  1 3 −1 
= log  =  log − log 
2 3  3u + 1 1 2 3 2 3 + 1 

9) Si ha x − 2x +1 = ( x −1) , quindi x − 2x + 2 = ( x −1) +1 ;


2 2 2 2

1 0 0 0

x x − 2 x + 2dx = (ponendo u = x – 1) =  ( u + 1) u + 1du =  u u + 1du +  u 1 + u 2 du .


2 2 2

0 −1 −1 −1

1
ϕ ′ ( u ) (ϕ ( u ) ) 2 du = (ponendo ϕ ( u) =1+ u2 ) = 1
( ϕ (u )) 2 + c =
1 3
Inoltre,  u u 2 + 1du =  =
2 3

(
1 2
u + 1) 2 + k .
3
=
3
344

Posto u = sinh t, si ottiene:


1 1 t
 1 + u 2 du =  1 + sinh 2 t cosh tdt =  cosh 2 tdt =
2  cosh 2t + 1dt = sinh 2t + + k =
4 2
3 5
1 t 1 1 1x 13x
= sinh t cosh t + + k = u 1 + u 2 + sett sinh u (in cui sett sinh x = x − + − ... ).
2 2 2 2 2 3 24 5
L’integrale cercato vale:
1 1 3  1
0
1 2
( ) 1 1  2 1 2 1
( )
3

 2 u + 1 2
+ u 1 + u 2
+ sett sinh u  = −  2 2 − − sett sinh ( − 1)  = − + log − 1 + 2
2 2  −1 3  3 2 2  3 6 2
a a
dx 3y2
10) Posto y = x1/3, si ottiene  x − 2x 1
3
+4
=
y3 − 2 y + 4
dy .

La ]3– 2 ] + 4 si annulla per y = – 2 e y − 2 y + 4 = ( y + 2) y − 2 y + 2 , tenuto conto che


0 0

3 2
( )
]2– 2 ] + 2 è irriducibile su R, inoltre è :
3y2 a by + c
= + 2 , per opportuni a, b e c reali.
( y + 2)( y − 2 y + 2) y + 2 y − 2 y + 2
2

L’equazione di cui sopra è equivalente a 3 y = a y − 2 y + 2 + ( by + c )( y + 2) .


2 2
( )
Per y = 0 si ottiene 2a + 2c = 0; per y = – 2 è 12 = 10a; confrontando i termini di grado secondo si
ottiene 3 = a + b; pertanto è a = 6/5, b = 9/5, c = – 6/5, sicchè:
3y2 1 6 9y + 6 
=  + 2 . Pertanto:
( y + 2 ) ( y − 2 y + 2 ) 5  y + 2 y − 2 y + 2 
2

1 9 (2 y − 2)
9y + 6 3
 y+2 dy = log y + 2 + c , = 2 +
y − 2 y + 2 y − 2 y + 2 ( y − 1)2 + 1
2 2
,

2y − 2 1
y 2
− 2y + 2
dy = log y 2 − 2 y + 2 + c ,  ( y − 1) 2
+1
dy = arctan ( y − 1) + c .

La conclusione è così evidente.

Se la funzione razionale R = P/Q (deg P < deg Q) ha radici complesse sk + i tk, di molteplicità νk, si
P ( x) p µi ce ( a j ) q νk
dm ( k ) x + gm ( k )
ottiene R ( x) = =  +  , con ce(aj), dm(k), gm(k)
Q ( x) (x − aj ) (( x − s ) )
2 2 m
j =1 l =1 k =1 m =1
k +t 2
k

univocamente determinati. In quest’ultimo caso è più comodo usare la formula di Hermite, infatti il

, in cui i2 – 4 z < 0 , si riconduce a quello delle


ax + b
calcolo delle primitive delle funzioni
(x + px + q )
2 m

1
funzioni , osservando che si ha:
(x + 1)
2 m

ax + b a 2x + p − p b a 2x + p − p b − ap
2
 dx =  dx +  dx =  dx +  dx
( x 2 + px + q ) 2 ( x + px + q ) ( x + px + q ) ( x 2 + px + q ) ( q)
m m m m m
2 2 2 x 2
+ px +
345

dt (| ∈ N, ∈ R);
x
1
690) Dato l’integrale I n ( x ) = 
0 (1 + t )
2 n

2n − 3 x
1) Provare che per ogni n > 1 si ha I n ( x ) = I n−1 ( x ) + n −1 ;
2n − 1 2 ( n − 1) (1 + x 2 )
2) Esprimere I2(x) e I3(x) con formule che non contengono integrali;
Soluzione:
1 1+ t2 − t2 1 t2
1) Si ha = = − , e integrando per parti, si ottiene:
(1 + t 2 ) (1 + t 2 ) (1 + t 2 ) (1 + t 2 )
n n n −1 n

x
x x   x
t2 1 2t 1 1  −1 1
0 1 + t 2 n 2 0 1 + t 2 n 2  − n + 1 1 + t 2 n −1  2 0 − n + 1 1 + t 2 n −1 dt =
dt = t dt = t
( ) ( )  ( )( ) 0 ( )( )
−x 1
= + , quindi:
2 ( n − 1) (1 + t )
2 n −1 2 ( n − 1)
x x
1 t2 x 1
In ( x ) =  dt −  dt = I n −1 ( x ) + − I n −1 ( x ) =
0 (1 + t ) 2 n −1
0 (1 + t ) 2 n
2 ( n − 1) (1 + x )
2 n −1 2 ( n − 1)

 1  x 2n − 3 x
=  1 −  I n −1 ( x ) + = I n −1 ( x ) + .
 2 ( n − 1)  2 ( n − 1) (1 + x 2 )
n −1
2n − 2 2 ( n − 1) (1 + x 2 )
n −1

2) Essendo I1(x) = arctan x, si ottiene da 1):


2⋅ 2 − 3 x 1 x
I2 ( x) = I1 ( x ) + = arctan x +
2 (1 + x2 )
;
2 ( n − 1) (1 + x )
n−1
2⋅ 2 − 2 2 2

2⋅3− 3 x 3 x 3 3x x
I3 ( x ) = I2 ( x ) + = I2 ( x ) + = arctan x + +
8 (1 + x ) 4 (1 + x2 )
2 .
2⋅3− 2 2 ( 3 − 1) (1 + x ) 4 4 (1 + x ) 8
2 2 2 2 2

1
691) Calcolare  dx .
( x − 1) (x + 1)
2 2 2

Come abbiamo visto, esistono le costanti reali c1, c2, d1, d2, g1, g2 tali che sia:
1 c1 c2 d x + g d x + g2
= + + 12 1 + 2 , per ogni x complesso che non annulli il
( x −1) (x + 1) x − 1 ( x − 1) x + 1 ( x2 + 1)2
2 2 2 2

denominatore ( x − 1) ( x 2 + 1) , cioè per ogni x ≠ 1, ± i, pertanto si ha:


2 2

c1 ( x − 1) ( x 2 + 1) + c2 ( x 2 + 1) + ( d1 x + g1 )( x − 1) ( x 2 + 1) + ( d 2 x + g 2 )( x − 1)
2 2 2 2
1
= ,
( x − 1) (x + 1) ( x − 1) (x + 1)
2 2 2 2 2 2

per gli stessi x complessi, da cui:


346

1 = c1 ( x − 1) ( x 2 + 1) + c2 ( x 2 + 1) + ( d1 x + g1 )( x − 1) ( x 2 + 1) + ( d 2 x + g 2 )( x − 1) ,
2 2 2 2
sempre per
∈ C\{1, i, – i}. Per il Principio di identità dei polinomi (forma forte), oppure per considerazioni di
continuità, la precedente uguaglianza vale, allora, per ogni x complesso 1, i e – i compresi.
Per calcolare i coefficienti reali c1, c2, d1, d2, g1, g2 si possono sviluppare i calcoli, ed uguagliare i
coefficienti dei polinomi a primo membro (la costante 1) ed a secondo membro, ottenendo un sistema
lineare; si possono anche attribuire particolari valori alla variabile x, e sfruttare le relazioni così
ottenute. Seguiamo questo secondo metodo. Conviene usare i valori che annullino il denominatore.
Per x = 1 si ottiene 1 = c2 4, ovvero c2 = ¼; per x = i si ha 1 = ( d2i + g2 )( i − 1) , per x = – i si ottiene
2

1 = ( −d2i + g2 )( −i −1) , da cui ( d 2i + g 2 )( −1 + 1 − 2i ) = 1 ⇔ d 2i + g 2 = 1 = i , e dall’altra relazione


2

− 2i 2

si ha ( − d 2 i + g 2 )( − 1 + 1 + 2i ) = 1 ⇔ − d 2 i + g 2 = = − ; il sistema: 0
d 2i + g 2 = i
1 i 2
si risolve
2i 2 d 2i + g 2 = − i
2
sommando le due equazioni, cosa che porge 2g2 = 0, e sottraendole, cosa che porge 2d2i = 0, quindi
d2 = 1/2, g2 = 0. La relazione precedente è così diventata:
1 = c1 ( x − 1) ( x 2 + 1) + ( x 2 + 1) + ( d1 x + g1 ) ( x 2 − 1) ( x 2 + 1) + ( x 2 − 1) ;
2 1 2 2 x 2

4 2
1 3
ponendo x = 0, si ottiene 1 = −c1 + + g1 , ovvero c1 − g1 = − ⇔ 4c1 − 4 g1 = −3 ; per x = –1, si ottiene
4 4
1=−8c1 +1−8d1 +8g1 −2, ovvero 4c1 +4d1 −4g1 =−1. Infine, posto x = 2, si ottiene
25 5
1 = 25c1 + + ( 2 d1 + g1 ) 5 + 1 , ovvero 5c1 + 2 d1 + g1 = − ⇔ 20c1 + 8d1 + 4 g1 = −5 .
4 4



4c1 −4g1 =−3

⎨ 1
Adesso si risolve il sistema lineare 4c +4d1 −4g1 =−1 .

⎩ 20c1 +8d1 +4g1 =−5
Usando la prima relazione, la seconda porge a –3 + 4 d1 = –1, da cui d1 =1/2. Il sistema è, adesso,
4 c1 – 4 g1 = – 3, 20 c1 + 8 g1 = – 9 (seconda e terza equazione, con d1 =1/2); dalla seconda relazione
si ricava 4 g1 = – 9 – 20 c1, e sostituendo nella prima si ha 4 g1 = – 9 +10, da cui g1 = 1/4. Infine:
−1 1 x +1 x
1 2 4 2 4 2 , e l’integrale è:
= + + 2 +
(
( x −1) x + 1 ) − ( x −1) + ( )
2 2 2 2
2 x 1 x 1 x +1
2

1
1 1 1 1 1 2x 1 2x
 x − 1 2 x 2 + 1 2 dx = − 2 log x − 1 − 4 x − 1 + 4  x 2 + 1dx +  x 2 +4 1dx + 4  x 2 + 1 2 dx =
( ) ( ) ( )
x2 + x
+ log ( x 2 + 1) + arctan x −
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
= − log x − 1 − + c = − log x − 1 + arctan x − +c
2 4 x −1 4 4 4 x2 + 1 2 4 4 ( x − 1) ( x 2 + 1)
347

x2 + x − 1
692) Calcolare l’integrale x dx in tre modi:
(x + 3)
2 2

1) Con la decomposizione illustrata precedentemente;


2) Con il metodo dei poli;
3) Con la formula di Hermite.
Soluzione:

sia, per x complesso, diverso da 0 e ±i √3:


1) Usando la decomposizione in frazioni semplici reali, esistono le costanti reali a, b, c, p, q tali che

∈ C:
x2 + x −1 a bx + c px + q
= + 2 + . Tali costanti sono tali che sia, per ogni
x ( x 2 + 3) x x + 3 ( x 2 + 3)2
2

x 2 + x − 1 = a ( x 2 + 3) + ( bx + c ) x ( x 2 + 3) + ( px + q ) x .
2

Per x = 0, si ottiene –1 = 9a ⇔ a = –1/9; per x = i √3 si ottiene –3 + i √3 – 1 = – 3p + q i √3 ⇔


⇔ – 4 + i √3 = – 3p + i (z√3), relazione che, ricordando che p e q sono reali, si verifica se e solo se
si ha – 4 = – 3p ⇔ p = 4/3 e √3 = z√3 ⇔ q = 1. Uguagliando a zero i coefficienti dei termini di
quarto e terzo grado nel polinomio a destra, si ottiene a + b = 0 e c = 0, sicché b = 1/9. In definitiva,
la decomposizione in frazioni semplici reali è:
x 4x +1
−1
f ( x) = + 9 + 3 ; inoltre:
9 x x2 + 3 x2 + 3 2 ( )
x
9 dx = 1 log ( x 2 + 3 ) + k ;
2x 1
x 2
+3 
18 x + 3
2
dx =
18
4x +1 2  
3 2 2x 1 2 1 3 + x2 − x2 3 +1  1 −x x dx
 x2 + 3 2 dx =  x2 + 3 2 dx +  x2 + 3 2 dx = − +  x2 + 3 2 dx = −   x2 + 3 x2 + 3 2
( ) ( ) ( ) + ( ) + ( ) 
2 2
3 3 x 3 x 3 3
 
x 1  x 
L’integrale x 2
+3
dx =
3
arctan 
 3
 + k è quasi immediato; inoltre, integrando per parti si

ottiene:
x x −1 −1 x 1  x 
x dx = −
2 ( x + 3)
dx = + arctan  +k.
(x + 3) 2 x +3 ( )
2 2 2 2
2
x 2
+ 3 2 3  3 
In definitiva:
2
 x  x 1  x 
f ( x ) dx = − log x + log ( x + 3) − 2 3 +
1 1 1 1
 + − +k =
2
arctan   arctan 
9 18 x +3 3  3  6 x +3 6 3
2
 3
 x  1 x−4
= − log x + log ( x 2 + 3) +
1 1 1
arctan  + +k.
 3  6 x +3
2
9 18 6 3

è propria, con poli 0, ± i √3, questi ultimi del secondo


x2 + x −1
2) La funzione razionale f ( x ) =
x ( x 2 + 3)
2

ordine. Esistono, quindi, costanti complesse a, b, c tali che:


348

a b c b c
f ( x) = + + + + . Chiaramente è:
x x−i 3
( ) x+i 3 ( )
2 2
x−i 3 x+i 3
1 1
a = lim xf ( x ) = − 2
=− ;
x→0 3 9
( i 3 ) + i 3 − 1 = −3 + i 3 − 1 = − 1 − i ,
2

( 3) f (x) =
2
c = lim x − i coefficiente della parte
i 3 (i 3 + i 3 ) i 3 ( −4 ⋅ 3 )
2
x→i 3 12 3 3

principale di f(x) in i √3 . Per calcolare il termine


b
, cioè b, si calcola la parte principale di
x −i 3
in i √3 ; pertanto, si ottiene:
c
f (x) −
( )
2
x−i 3

p ( x)
( )
2
x2 + x −1
, in cui p ( x) = x + x −1− cx x + i 3 .
c c
f ( x) −
2
= − =
(x − i 3) x ( x 2 + 3) (x −i 3) x ( x 2 + 3)
2 2 2 2

, prima trovato, si nota che è p(i √3) = 0; pertanto p ha


3 + 4i
Se sostituiamo a c il valore c = −
12 3
(x - i √3) come fattore; dividendo p per tale fattore, scritto cioè p ( x ) = x − i 3 q ( x ) , l’espressione ( )
precedente diventa f ( x) −
c (x − i 3)q (x)
= =
q (x)
, così
(x −i 3) x(x − i 3) (x + i 3) ( )( x + i 3 )
2 2 2 2
x x−i 3

 
( 
)
c  q (x)
2
b = lim x − i 3  f ( x) −
( )
2  si calcola subito, e coincide con .
i 3 ( 2i 3 )
x→i 3
 x −i 3 
2

 
A noi serve solo il valore q(i √3); per calcolarlo si può seguire la seguente procedura:
si ha ( )
p ( x ) = x − i 3 q ( x ) , derivando si ottiene ( )
p′ ( x ) = q ( x ) + x − i 3 q′ ( x ) , da cui

( ) ( ) ( )
2
p ′ i 3 = q i 3 , pertanto, essendo p ( x) = x + x −1− cx x − i 3 , si ottiene:
2

( ) ( ) ( ) ( ) ( )
2 2
p′ ( x) = 2x +1− c x − i 3 − cx2 x + i 3 , quindi p′ i 3 = 2i 3 +1− 2c 2i 3 = q i 3 , e

( )
2
2i 3 + 1 − 2c 2i 3 1 1 c 1 i 1 2 2 1 i
b= = + −2 = + + + = − − =
(
i 3 2i 3 )
2
i 3 2i 3 ( ) i 3 ( −12 ) i 3 −6 12 3 6i 3 3 ⋅ 3 9 6 12 3

1 i 3 2−i 3
= − = . Quindi, si ottiene:
18 36 36
−1  
1  2 − i 3 2 + i 3  3  3 + 4i 3 − 4i 
f ( x) = 9 +  + − + =
x 36  x − i 3 x + i 3  36  x − i 3 2 x + i 3 2 
  ( ) ( )
349

−1  
9 2x + 3 3  3 + 4i 3 − 4i 
= + − +
x 18( x2 + 3) 36  x − i 3 2 x + i 3 2 
( ) ( )
, quindi:
 
1 1 2x 1 1 3  3 + 4i 3 − 4i 
 f ( x ) dx = − log x +  2 dx +  2 dx +  + =
9 18 x + 3 6 x +3 36  x − i 3 x + i 3 

= − log x + log ( x + 3) +
1 1 1
dx
3 + 3 ( )(
3 + 4i x + i 3 + ) ( )(
3 − 4i x − i 3 )=

2

9 18 6 3  x 
2
36 x +32

  +1
 3
 x  1 x−4
= − log x + log ( x 2 + 3 ) +
1 1 3
arctan  + +k.
 3  6 x +3
2
9 18 18

3) Formula di Hermite:

ed un polinomio reale p(x), di grado ≤ 1, p(x) = mx + q, con m e q ∈ R, tali che sia:


Utile perché ci sono radici complesse di molteplicità maggiore di uno. Esistono costanti reali a, b, c

x2 + x −1 a bx + c d  p ( x )  d  mx + q  m ( x + 3 ) − ( mx + q ) 2 x
2

= + +   . Essendo   = , che si
x ( x 2 + 3) x x 2 + 3 dx  x 2 + 3  dx  x 2 + 3  ( )
2 2
x 2
+ 3

verifica se e solo se si ha, per ∈ C\{0, ± i√3}:


(
a ( x 2 + 3 ) + ( bx + c ) x ( x 2 + 3 ) + x m ( x 2 + 3 ) − ( mx + q ) 2 x ) , questo accade se e solo
2
x2 + x −1
=
x ( x 2 + 3) x ( x 2 + 3)
2 2

se, per ogni x complesso, si ha:


(
x 2 + x − 1 = a ( x 2 + 3 ) + ( bx + c ) x ( x 2 + 3 ) + x m ( x 2 + 3 ) − ( mx + q ) 2 x . )
2

In tale relazione, posto x = 0 si ha –1 = 9a, ovvero a = –1/9. Per x = i√3 si ottiene:


( )
−3 + i 3 − 1 = 6 mi 3 + q ⇔ −4 + i 3 = 6q + 6 3mi , relazione che (essendo m e q reali) equivale a
q = – 2/3, m = 1/6. Nel polinomio, a secondo membro, debbono essere nulli i coefficienti di 4 e 3,
perché così è il polinomio a primo membro; ciò porge a + b = 0 e c – m = 0, da cui b = – a = 1/9 e
c = m = 1/6. La decomposizione di Hermite è:

d  6 − 3 
x +1 x 2
−1
f ( x) = + 29 6 + ; l’integrale indefinito è:
9x x +3 dx  x 2 + 3 
 
x −2 dx
1 x−4
dx + 62 3 = − log x + log ( x 2 + 3 )
1 1 2x 1 1 1 1 1
 f ( x ) dx = − log x +  2 dx +  2 
3 + =
9 18 x + 3 6 x +3 x +3 9 18 6 3  x  +1 6 x + 3
2 2

 
 3

 x  1 x−4
= − log x + log ( x 2 + 3 )
1 1 1
arctan  + +k.
 3  6 x +3
2
9 18 6 3
350

dx
693) Calcolare  x (1 + x ) . 2

2
Aggiungendo e togliendo al numeratore, si ottiene:
(1 + x ) − x dx = 1dx − x dx = log x − 1 2 x dx = log x − 1 log 1 + x + k .
2 2

 x (1 + x )  x  1+ x
2
2  1+ x 2 2( ) 2
2

dx
694) Calcolare x .
3
(1 + x )2 3

2
Aggiungendo e togliendo al numeratore, si ottiene:
1 1+ x − x 2 2
1 1
= = − ;
x3 (1 + x )
2 3
x3 (1 + x )
2 3
x3 (1 + x )
2 2
x3 (1 + x 2 )
3

ripetendo il procedimento su ambo gli addendi, si ottiene:


1 1 1 x 1 2 x
− − + = 3 − +
x (1 + x ) x (1 + x2 ) x (1 + x2 ) x (1 + x2 ) x (1 + x ) x (1 + x2 ) x (1 + x2 )
3 2 2 2 3 2 2 3 ;

1 1 2x 1 1
 dx =  dx = − + k (si ripete il procedimento):
(1+ x ) 2 3 2 (1 + x2 ) 4 x (1 + x2 )2
3

1 1 1 2 2x x 1 3 3x 2x x
− − − + + = 3− + + +
x 3 (1 + x )
2 3 x (1 + x ) x (1 + x ) x (1 + x 2 ) x (1 + x 2 ) x 1+ x (1 + x 2 ) (1 + x 2 )
3 2 2 2 3 2 2 3
x x

− 3log x + log (1 + x2 ) −
dx 1 3 1 1 1
Infine x =− − +k.
(1 + x ) 2 3 1 + x 4 (1 + x2 )2
3 2
3 2x 2

x
695) Calcolare  x+ x − x2
dx .

 1  1
2

Si ha x − x = − ( x − x ) =  x −  −  , per cui:
2 2

 2  4 
x x
 x + x − x2 dx =  1 dx = (posto t = 2x – 1) =
x + + 1 − ( 2 x − 1)
2
2
1 t +1 sin θ + 1
=  dt = (posto θ = arcsin t) = = 1  cos θ dt = (posto μ = tan (θ/2) =
2 t +1+ 1− t 2 2 sin θ + 1 + cos θ

+1
1 (1 + µ ) (1 − µ )
2
1 1+ µ 2 1− µ2 2
=  dµ =  dµ .
2 2µ
+1+
1− µ2 1+ µ 2 1+ µ 2 2 (1 + µ )
2 2

1+ µ 2 1+ µ
Applicando la formula di Hermite: esistono m, n, p, q ∈ R tali che:
351

(1 + µ ) (1 − µ 2 ) mµ + n  pµ + q ′  pµ + q ′ − pµ 2 − 2µ q + p
= +   , essendo  2 
= , inoltre:
(1 + µ )2 2 1+ µ 2  1+ µ 2   1+ µ  (1 + µ 2 )
2

m µ + n mµ 3 + n µ 2 + mµ + n
= , pertanto, l’uguaglianza precedente equivale a:
1+ µ 2 (1 + µ )
2 2

−µ3 − µ2 + µ −1= mµ3 +( n − p) µ2 +( m− 2q) µ + n + p , da cui m = –1, q = –1, n = 0 e p = 1, sicché:


(1 + µ ) (1 − µ 2 ) µ −1
log (1 + µ 2 ) +
1
 dµ = − + k , ed essendo:
(1 + µ ) 1+ µ2
2
2 2

θ
 θ  sin 2
µ = tan   = = 2 ( )
cos θ sin θ ( ) ( )
2 = sin θ ,
 2  cos θ
2 ( )
cos 2 θ
2
1 + cos θ( )
t 2x −1
con θ = arcsin t è µ = = , con t = 2x – 1, da cui:
1+ 1− t 2 1 + 2 x − x2

1+ µ2 =
2
1+ 1− t2
=
2
1 + 2 x − x2
,e
x
 x + x − x2 4
dx =
1
log 1 + 2 x(− x 2
+
1
2
) (
x − x − x2 + k . )
arcsin (1 − 2 x )
696) Calcolare una primitiva della funzione g ( x ) = .
2 1− x
La funzione g(x) è definita su [0, 1[, infatti 1 – x > 0 se e solo se x < 1 e –1 ≤ 1 – 2x ≤ 1 se e solo se x
≥ 0 e x ≤ 1. Si osservi che arcsin (1 – 2x) = 0 se e solo se x = 1/2 e arcsin (1 – 2x) > 0 se e solo se

(x ∈[0, 1[).
x

x < 1/2. Una primitiva di g(x) è data, ad esempio, da G ( x ) =  g ( t ) dt


1
2

Sia x ∈[0, 1/2[: è g ( x ) =


arcsin (1 − 2t )
; integrando per parti, si ottiene:
2 1− t
−2
x
1 2
G ( x) = −2 1 − t arcsin (1 − 2t )  1 +
x

  1− t dt =
2 1 − (1 − 2t )
2
2 2 1
2

1− t
x x
= − 2 1 − x arcsin (1 − 2 x ) − 2 2  dt = − 2 1 − x arcsin (1 − 2 x ) − 2 2 t 2  =
1

1 2 t 1− t   1 2
2

 1 
= − 2 1 − x arcsin (1 − 2 x ) − 2 2  x − .
 2
Chiaramente, se x ≥ 1/2 è:
1 arcsin (1 − 2 x )
x
 1 
G ( x) = −  dt = 2 1 − x arcsin (1 − 2 x ) + 2 2  x − .
21 1− t  2
2
x
La scelta di c = 1/2 in G ( x ) =  g ( t ) dt è del tutto arbitraria ed è fatta per convenienza.
c
352

1 1
697) Trovare quella funzione F: R → R tale che F(0) = 0 e F ′ ( x ) = x + + x− per

∈ R.
1+ x 2
1 + x2
ogni
x
Essendo F′(x) continua, per il Teorema di Torricelli si ha si ha F ( x ) =  F ′ ( t )dt . Studiamo il segno

≥0 ≥0
0

⇔ x 1 + x2 = 1 ⇔ C 2
x 1 + x2 = 1 ⇔ " x 4
1 1
di x − . E’ x =
1 + x2 1+ x 2 ( ) + x2 −1 = 0
.

≥0
" ⇔ x=
−1 + 5
=c.
x 4
+ x 2
−1= 0 2
 1  1 1
Essendo il lim  x −  = ±∞ e x − continua, è x− > 0 se e solo se x > c.
x →±∞
 1 + x2  1 + x2 1 + x2
x x
2
Pertanto, se x ≤ c è F ( x ) =  F ′ ( t )dt =  dt = 2 sett sinh x , mentre se x > c si ha:
0 0 1+ t2
x c x x
F ( x ) =  F ′ ( t )dt =  F ′ ( t )dt +  F ′ ( t )dt = F ( c ) +  2tdt = 2 sett sinh c + x 2 − c 2 =
0 0 c c

−1 + 5 −1 + 5
= 2 sett sinh + x2 − .
2 2

698) Calcolare:

1) Una primitiva della funzione g ( x ) =


tan x ( 2) .
tan 2
( x 2) +1
sin + r − [ ≤ ≤ −2[/3
2) Determinare α ∈ R in modo che la funzione f(x) = "
}( ) − 2[/3 ≤ ≤ 0
sia continua;
0
calcolare π f ( x )dx .

Soluzione:
2
1) Posto u = tan (x/2), x = 2arctan u, x ′ ( u ) = , si ottiene:
1+ u2
tan x ( 2 ) dx = u 2 2u ϕ ′ (u )
 tan
( x 2) +1  1+ u
du =  du =  2 du , (in cui ϕ(u) = 1 +u2), per cui:
2 2
1+ u 2
(1 + u )
2 2
ϕ (u )

+ c (c costante su ]kπ, (k + 1)π[, Z ∈ Z).


ϕ ′ (u ) 1 1
 ϕ ( u )du = − ϕ ( u ) + c = − 1 + u
2 2

2) La funzione f(x) è continua se e solo se il lim −


f ( x ) = lim +
f ( x ) , ovvero se e solo se
x →− 2π x →− 2π

–√3 + α = –√3/(√3 + 1), quindi se e solo se α = 3/4. Si ha:


3 3
353

0
− 2π − 2π − 2π  
0 3 0 3
 3
0
 3 
3
1
 f ( x )dx = π f ( x )dx + π f ( x )dx = π  sin x + dx +  g ( x )dx =  − cos x + x −  =
−π − −2
3
−  4  − 2π
3
 4  −π
 ( )
1 + tan 2 x 
2  − 2π 3

2π 1 1 1 π 1 π
= − cos + cos π − +1 = −1 − +1+ = +
( 2)
.
3 1 + tan 2 x 2 1+ 3 4 3 4 4 3

699) Integrali di funzioni a scalino.


Sia F: R → R definita da f ( x) = sgn xχ]−1,1[ ( x) per ogni ∈ R (sgn è la funzione segno, χ]−1,1[ è la
funzione caratteristica di ]–1, 1[).
1) Dare la definizione di funzione a scalino. Dire se la f(x) è a scalino, descrivendo, in caso
affermativo, una suddivisione associata a f(x); fare il grafico di f(x).
2) Dire se la f(x) è monotòna, dicendo di quale verso, in caso affermativo.
3) Descrivere il supporto di f(x), dicendo se è compatto.

∈ R per cui la cosa ha senso, g ( x ) =  f ( t )dt , si chiede di:


x
Posto, per ogni
−1

4) Descrivere il dominio D di g(x);

6) dire per quali ∈ D la funzione g(x) è derivabile;


5) dare una formula che descriva la g(x);

7) dire se la g(x) è lipschitziana;


8) tracciare il grafico di g(x) e dire se è convessa.
Soluzioni;

0 i k ≤ −1
1) Dalla definizione si ha:

⎧−1 i k − 1 < < 0



0 i k = 0 . Il grafico è quello in figura
⎨ 1 i k0< <1

f(x) =

⎩ 0 i k1≤
Una funzione F: R → R si dice a scalino se esiste una
suddivisione {x0,..., xm} di R tale che la f(x) sia costante
su ciascuno degli intervalli che compongono
R \ { x0 ,..., xm} . E’ chiaro che la f(x) è a scalino, con
{–1, 0, 1} come minima suddivisione associata, infatti,
la f(x) = 0 su ]– ∞, –1[, vale –1 su ]–1, 0[, vale 1 su
]0, 1[, vale 0 su ]1, + ∞[.
2) La funzione f(x) non è monotòna, infatti – 1< – 1/2 < 0, ma f(–1) = 0 > – 1 = f(–1/2) < 0 = f(0).
3) Il supporto di f(x) è la chiusura dell’insieme {x∈R: f ( x) ≠ 0} , che, in questo caso, è l’insieme
]–1, 0[ ∪ ]0, 1[; la chiusura di esso è [–1, 1], chiaramente compatta. Quindi la f(x) è a supporto
compatto.
4) La funzione f(x) è a scalino, globalmente integrabile su R (essendo a scalino a supporto compatto)
e pertanto localmente integrabile. Ne segue che la g(x) è ovunque definita.
354

x x
f ( t )dt = 0 per x ≤ –1; mentre se –1< x ≤ 0  f ( t )dt = [ −t ]−1 = − x − 1 ; se
x
5) Chiaramente si ha 
−1 −1
x 0 x
0 < x ≤ 1 si ha  f ( t )dt =  f ( t )dt +  f ( t )dt = −1 + x ; se x ≥ 1 si ha:
−1 −1 0
1 x x
g ( x) =  f ( t )dt +  f ( t )dt = g (1) +  0dt = g (1) = 0 ,
0 i k ≤ −1
−1

⎧− − 1 i k − 1 < < 0
1 1


−1 i k = 0 . Volendo, si può scrivere g ( x) = x −1 χ]−1,1[ ( x) .
⎨ −1 i k0< <1
( )

g(x) =

⎩ 0 i k1≤
6) In base al Teorema di Torricelli la g(x) è derivabile almeno in tutti i punti in cui la f(x) è continua,
cioè in R\{–1, 0, 1}; la derivata vale costantemente 0 per x < –1 e per x > 1, vale –1 in ]–1, 0[ e 1 in
]0, 1[. I punti –1, 0, 1 sono angolosi per la g(x), come si vede g′ (–1)– = 0, g′ (–1+) = –1, g′ (0-) = –1,
g′ (0+) = 1, g′ (1-) = 1, g′ (1+) = 0, ne segue che la g(x) è derivabile solo nei punti diversi da –1, 0, 1.

ogni ∈ R), la g(x) è lipschitziana, con costante di Lipschitz 1.


7) Essendo la g(x) la funzione integrale di una funzione integrabile limitata f(x) (si ha |f(x)| ≤ 1 per

8) Il grafico della g(x) è:


Chiaramente la g(x) non è convessa, la sua restrizione
nell’intervallo [–1, 1] è convessa, ma la restrizione
agli intervalli ]– ∞, 0[ e ]0, + ∞[ è concava e non
convessa.

700) Sia v: [0, +∞] → R funzione continua; si supponga che sia v(t) ≥ 0 per ogni t ∈ R. Inoltre, si pone
t
s ( t ) =  v (τ )dτ .
0

1) Quale condizione degli zeri di v equivale a dire che s è omeomorfismo (funzione continua,
invertibile, con inversa continua) di [0, +∞[ sull’immagine s ([0, +∞[)? E quale equivale a dire che s
è diffeomorfismo (funzione derivabile, invertibile, con inversa derivabile) sull’immagine s ([0, +∞[)?
Un’automobile parte, all’istante t = 0; la velocità dell’automobile varia nel tempo con legge t → v(t)
i k 0 ≤ { ≤ 20
descritta dalla funzione v(t) = . 10 ¡
t2

40 i k 20 < t
.
¡
t
2) Tracciare il grafico di t → v(t) ed il grafico di t → s ( t ) =  v (τ )dτ .
0

3) Qual è il tempo T(a) occorrente all’automobile per percorrere una distanza a ≥ 0? Descrivere la
funzione a → T(a) e tracciarne il grafico.
Soluzioni:
1) La funzione s: [0, +∞[ → R è continua e derivabile grazie al Teorema di Torricelli, con derivata
s′(t) = v(t) per ogni t ≥ 0. Essa è crescente poiché, per ipotesi, v(t) ≥ 0; ed è omeomorfismo di [0, +∞[
355

sull’immagine s([0, +∞[) se e solo se essa è strettamente crescente, il che, come è noto, accade se e
solo se il luogo degli zeri di v(t) ha l’interno vuoto (equivalentemente, v(t) non è identicamente nulla
su alcun intervallo non degenere). Perché s(t) sia diffeomorfismo essa deve essere omeomorfismo,
inoltre sappiamo che l’inversa ha derivata infinita nei punti s(t) tali che s′(t) = v(t) = 0. In conclusione,
s(t) è diffeomorfismo di [0, +∞[ sull’immagine s([0, +∞[) se e solo se il luogo degli zeri di v(t) è
vuoto.
2) La funzione s(t) è data da s(t) = t3/30 per 0 ≤ t ≤ 20, e dalla formula:
t 20 t t
203 800
s ( t ) =  v (τ )dτ =  v (τ )dτ +  v (τ )dτ = +  40dτ = + 40 ( t − 20 ) , per t > 20.
0 0 20
30 20 3
I grafici di v(t) e s(t) (nel grafico di s(t) l’unità di misura in ordinate è molto più piccola di quella delle
ascisse; il grafico di s(t) per t > 20 è una retta di pendenza 40, passante per il punto (20, 800/3); si
noti che il grafico di s(t) non ha punti angolosi, la s(t) è di classe C1).

3) La funzione a → T(a) è la funzione inversa di t → s(t), per definizione stessa di funzione inversa;
si noti che t → s(t) è omeomorfismo di [0, +∞[ in sé,

√30 0 ≤ ≤ 800/3
considerato che la v(t) è nulla solo per t = 0. Pertanto, si
v

ha, per ogni a ≥ 0 T(a) = 0 a − 800


>0
.
3 + 20
40
Il grafico di T(a) è simmetrico di quello di quello di s(t),
rispetto alla diagonale.

701) Siano p, q, T > 0 costanti reali positive, inoltre sia 0 < t < T (al solo scopo di tracciare i grafici

1) Tracciare il grafico della funzione a: [0, T[ → R definita da a(t) = p se { ∈ [0, t [, a( t ) = – q se {


si consideri p = ¾, q = 4/3, t = 4, T = 6).

∈ ] t , T]. E’ vero che a è monotòna? Se si, di quale verso?


t
2)Tracciare il grafico della funzione v: [0, T] → R definita da v ( t ) =  a (τ )dτ . Dire dove la v(t) è
0
1
derivabile. E’ vero che la v(t) è di classe C ? E’ vero che la v(t) è lipschitziana? E’ vero che la v(t) è
continua?
t
3) Tracciare il grafico della funzione s ( t ) =  v (τ )dτ . Dire dove la s(t) è derivabile. E’ vero che la
0
1
s(t) è di classe C ? E’ vero che la s(t) è lipschitziana? Esprimer la s(t) con formule.
356

Una motocicletta è in grado di accelerare con accelerazione massima di p m/s2 e di frenare con
accelerazione (decelerazione) di q m/s2 . Su una distanza di L > 0 metri, la moto parte da ferma, e
arriva ferma, avendo sempre accelerato dapprima e frenato poi alla massima accelerazione possibile.
Indichiamo con T il tempo che occorre per percorrere, in tal modo, la distanza L. Si chiede:
4) In quale istante t , dopo l’istante iniziale t = 0 la moto deve iniziare la frenata (determinarlo in
funzione di T).
5) Determinare T.
Soluzioni:
1) La a(t) è monotòna decrescente (in senso lato), ed il
relativo grafico è quello in figura.

⎧ { ∈ [0, t ]

t

 pdτ = pτ
⎨t
0

{ ∈ [ t , T]
2) Si ha: v(t) = .
⎪  pdτ +  ( − q )dτ = pt − q ( t − t )
t

⎩ 0 t

Nei punti t in cui la a(t) è continua, certamente la v(t) è derivabile, con v′(t) = a(t); la v(t) è derivabile,
quindi, in [0, t [ con derivata costantemente p, ed anche in ] t , T] con derivata costantemente pari a
– q. Il punto t è angoloso per la v(t), con derivata destra pari a – q e derivata sinistra pari a p. Essendo
funzione integrale della funzione limitata a(t), certamente la v(t) è lipschitziana, con costante di
Lipschitz pari alla sup-norma della a(t), cioè a:
t2 t2

( )
max { p, q} v ( t1 ) − v ( t2 ) =  a (τ ) dτ ≤  a (τ ) dτ ≤ max { p, q} ( t2 − t1 ) .
t1 t1

Essendo lipschitziana, la v(t) è anche continua, come si vede anche dalla formula trovata per la v(t).
Non essendo derivabile in un punto, chiaramente la v(t) non è di classe C1 in tutto l’intervallo [0, T].

3) Si ha s ( t ) =  v (τ )dτ =  pτ dτ = p , per { ∈ [0, t ],


t t
t2
0 0
2

, per { ∈ [ t , T].
q (t − t )
t t 2
t2
s ( t ) =  v (τ )dτ +  v (τ )dτ = p + pt ( t − t ) −
0 t
2 2
357

i k { ∈ [0, t ]
Riassumendo:

s(t) = . (t − t ) i k { ∈ [ t , {]
2 .
+ pt ( t − t ) − q
2
pt
2 2
La funzione s(t), integrale della funzione continua v(t), è di classe C1 su [0, T], in particolare, ovunque
derivabile. Poiché la v(t) è anche limitata su [0, T] la funzione è lipschitziana (con costante di
Lipschitz pari al massimo del modulo di v(t)). Il grafico di s(t) è ottenuto incollando due archi di
parabola, in un punto in cui le due parabole hanno anche tangente in comune.

4) Imponendo che sia v(t) = 0, si ottiene pt −q(T − t ) = 0, da cui ( p + q) t = qT , quindi t = qT


( p + q)
(T − t )
2
pt 2
5) Si impone s(t) = L, cioè L = + pt (T − t ) − q ; dalla precedente, si ottiene
2 2
pt
T −t = cioè:
q
t2 t2 t2 t2 t2 t2 p  p q 2T 2 q + p 1 pq
L= p + p2 − p2 = p + p2 = p  1 + = = T 2 , da cui:
2 q 2q 2 2q 2  q  2 ( p + q )2 q 2 p+q

p+q 2Lq
T= 2 L; t = .
pq p ( p + q)

π
2
702) Calcolare il seguente integrale definito I =  2 x sin xdx .
0

Integrando per parti, con u(x) = 2x e v′(x) = sin x, si ottiene:


π
2
π π
I = [ −2 x cos x ]0 + 2  cos xdx = [ 2sin x ]0 2 = 2 .
2

x
703) Calcolare il seguente integrale definito  ecos x sin 3 xdx .
0

Ricordando che s in x = 1 − c o s x , ed effettuando il cambiamento di variabile cos x = t, da cui


2 2

sin x dx = – dt, t(0) = 1, t(π) = –1, si ottiene:


x x −1 1

 e sin xdx =  e (1 − cos x ) sinxdx = −  e (1 − t x )dt =  e (1 − t x )dt =


cos x 3 cos x 2 t 2 t 2

0 0 1 −1

( )
1 1
 1 1 4
=  et (1 − t 2 x )dt = et (1 − t 2 x )  −  ( −2t ) et dt =  2tet  − 2 tet  − et  = 2  e + − e +  = ,
1 1 1 1

−1 −1 −1
−1
−1
−1  e e e
in cui, nella seconda riga, abbiamo utilizzato due volte l’integrazione per parti.

π
4

 (1 + tan x ) log (1 + tan x ) dx .


2
704) Calcolare il seguente integrale definito
0

Effettuando il cambio di variabile t = 1 + tan x, da cui d t = 1 + ta n 2 x d x , t(0) = 1, t(π/4) = 2, si ottiene:


358

π
4 2 2

 (1 + tan x ) log (1 + tan x ) dx =  log tdt = [t log t ] −  log tdt = [ 2 log 2 − t ]


2 2
2
1 1
= 2 log 2 − 1 , in cui, nella
0 1 1

seconda uguaglianza, abbiamo utilizzato un’integrazione per parti con u(t) = log t e v′(t) = 1.

705) calcolare l’area della regione di piano A compresa tra il grafico della funzione

, con x ∈ [0, `[/2], e l’asse delle ascisse.


π
f ( x ) = − x sin ( x 2 ) +
2
Studiamo il segno della funzione f(x). Poiché f ′ ( x ) = − sin x − 2x cos x , e nell’intervallo in
2 2 2
( ) ( )
esame le funzioni sin ( 2) e cos ( 2) sono non negative, segue che la derivata è sempre non positiva

Il suo minimo assoluto si avrà, pertanto, nel punto `[/2 dove la f(`[/2) = 0. La funzione f(x) è,
e la funzione f(x) è non crescente.

dunque, non negativa nell’intervallo considerato. Per definizione, l’area:


π
2
 π .
( A) =   − x sin ( x ) +
2
dx
0  2
2

t(0) = 0, t(`[/2) = π/2, si ottiene:


Decomponendo l’integrale per somma, ed effettuando la sostituzione t = , da cui 1/2 dt = x dx,

π π π
1 2
π 2
1 π π 2
1
area ( A ) = −  sin tdt +  1dx = [ cos t ]0 2 + x  1dx = ( π − 1) .
2 0
2 0
2 2 0
2
1
2 −2 x
706) Calcolare il seguente integrale definito x e
0
dx .

Utilizzando il metodo di integrazione per parti, una prima volta con u(x) = 2 e v′(x) = e-2x e una
seconda volta con u(x) = ed ancora v′(x) = e-2x, in modo da azzerare il grado del polinomio.
Svolgiamo l’esercizio in due modi, equivalenti, sfruttando il Teorema fondamentale del calcolo
integrale: in un caso calcoliamo I valori della primitive agli estremi di integrazione ed ogni passo, in
modo da poter, eventualmente, semplificare l’espressione in qualche passo dell’integrazione; nel
secondo caso, calcoliamo prima l’integrale indefinite, e successivamente calcoliamo la primitive negli
estremi solamente all’ultimo passaggio.
1 1 1 1
1  1 
dx = −  x 2 e −2 x  +  xe −2 x dx = − e −2 − e −2 −  e −2 x  = (1 − 5 e −2 ) . Oppure:
2 −2 x 1 1 1
x e
0 2 0 0 2 2 4 0 4
1 2 −2 x 1 1 1 1
x e x e +  xe −2 x dx = − x 2 e −2 x − e −2 x − e −2 x +  e −2 x dx =
2 −2 x
dx = −
2 2 2 2 2
= − e −2 x ( 2 x 2 + 2 x + 1) + c =: − ( 5e −2 − 1) .
1 1
4 4

2
e t ( e t − 1)
707) Calcolare il seguente integrale definito I = 
1
e 2t − 1
dt .

Sostituendo x = et, da cui dx = etdt, x(1) = e, x(2) = e2, si ottiene:


e2 e2
x −1 1 e2  e2 + 1 
I= 
e
x2 −1
dx = 
e
x −1
dx =  log x − 1  e = log 
 e + 1
.

359

2
2x
708) Calcolare il seguente integrale definito  ( x + 1)( x − 3)dx .
1

( A + B ) x + B − 3 A ⇔ a + b = 2 ⇔ A = 1/2, B = 3/2.
Applicando il metodo di integrazione per le funzioni razionali, si ottiene:

b − 3a = 0
2x A B
= + =
( x + 1)( x − 3) x + 1 x − 3 ( x + 1)( x − 3)
2x 1 1 3 
Quindi =  + e
( x + 1)( x − 3) 2  x + 1 x − 3 
2 2
2x 1 3  1 3
1 ( x + 1)( x − 3 )dx =  2 log x + 1 + 2 log x − 3 1 = 2 log 16 .

2x + 4 2x + 4
2 2
709) Calcolare il seguente integrale definito 0 x 2 + 4 x + 5dx . Ha senso calcolare x
0
2
+ 4x − 5
dx ?

Osserviamo che, nel primo caso, il denominatore non si annulla mai e che il numeratore è la derivata
2x + 4
2
 17 
( )
2
0 x 2 + 4 x + 5  =  + + 
 0 = log  5 
2
del denominatore. Pertanto dx log x 4 x 5 .

Nel secondo caso, invece, il denominatore può essere riscritto nella forma (x + 5)(x – 1), quindi si
annulla nel punto 1. Non ha, quindi, senso calcolare l’integrale nell’intervallo [0, 2].

con ∈ [0, 1], e l’asse delle ascisse.


710) Calcolare l’area della regione di piano A, compresa tra il grafico della funzione f(x) = - x ex + e,

(
Studiamo il segno della f(x). Poiché f ′ ( x ) = − 2 x2 + 1 e x < 0 per ) ∈ R, la funzione è strettamente
2

decrescente e, nell’intervallo in considerazione, assumerà il minimo in x = 1, dove si ha f(1) = 0.


Dunque, nell’intervallo [0, 1], la funzione f(x) è non negativa. Per definizione l’area:
1 1
1 1 1
( A) = −  et dt + e  1dx = − et  0 + e [ x ]0 = ( e + 1) .
1 1

20 0
2 2

711) Calcolare l’area del dominio A, delimitato dalle curve di equazione x = 0; x = 2π;
f1(x) = 3 + sin x; f2(x) = 3 + cos x.
Innanzi tutto, occorre stabilire dove f1(x) ≥ f2(x),
ovvero quando sin x ≥ cos x.
Come si può evincere anche dal grafico in figura,
cos x ≥ sin x negli intervalli [0, π/4] e [5π/4, 2π],
mentre sin x ≥ cos x in [π/4, 5π/4].
Pertanto, avremo:

π 5 π
4 4 2π
area ( A ) =  ( 3 + cos x − 3 − sin x )dx + π ( 3 + cos x − 3 − sin x )dx + 5 ( 3 + cos x − 3 − sin x )dx =
0
4 4
π

π
= [ cos x + sin x]0 4 − [ cos x + sin x]π 4 + [ cos x + sin x]5
5 π 2π
π
=4 2.
4 4
360

x+2
1
712) Calcolare l’integrale definito I =  dx .
0
x2 + 1
1 1 1
x 1 1 2x
dx + 2  2 dx =  2 dx + 2 [ arctan x ]0 =
1
Si ha I = 
0
x +1
2
0
x +1 2 0 x +1
log 2 + π
1
1 
=  log ( x 2 + 1) + 2 arctan x  = .
2 0 2

1
log ( arctan x + 1)
713) Calcolare l’integrale definito  (1 + x ) ( arctan x + 1) dx .
0
2 2

1
Effettuando il cambio di variabile t 0 arctan x ed osservando che dx = dt , t(0) = 0, t(1) = π/4,
1 + x2
π
1
log ( arctan x + 1) 4
log ( t + 1)
l’integrale dato si riscrive nella forma  (1 + x ) ( arctan x + 1)
0
2 2
dx =  ( t + 1)
0
2
dt .

1
Integrando l’ultima espressione per parti, con u(t) = log (t + 1) e v′ ( t ) = , si ottiene:
( t + 1)
2

π π π π
4
log ( t + 1)  log ( t + 1)  4 4
1 1   π 1  4 1   π 
 ( t + 1) dt = −   +  ( t + 1) dt = − log  1 + 4  − t + 1  = − log 1 + 4  + 1 + 1
0
2
 t + 1 0 0
2
(1 + π 4 )    0 1+ π ( 4 )    

2
ex log (1 + ex )
714) Calcolare l’integrale definito 
0
1 + ex
dx .

Osserviamo che, effettuando la sostituzione di variabile t = 1 + ex, da cui dt = ex + dx, t(0) = 2,


t(2) = 1 + e2, l’integrale proposto diventa:
2
e x log (1 + e x ) 1+ e2
dt = log t  = log (1 + e2 ) − log2 2 .
log t 1 1+ e2 1
 dx =   
2

0
1+ ex 2
t 2 2 2

2
1 1
715) Calcolare l’integrale definito
1
arctan  dx .
x
x 3

Effettuando il cambio di variabile t = 1/x, da cui dt = –1/x2dx, t(1) = 1, t(2) = 1/2, l’integrale proposto
2 2 1
1 1 1  1
diventa 1 x3 arctan  x dx = −1 x arctanx  − x2 dx = 1 t arctan tdt =
2

1π 1
1 2 1
1 1 1 t 1 1  1 
= t 2 arctan t  1 −  dt =  − arctan  −  1 − dt =
2 2 2 1 1+ t 2
2 4 4 2  2 1  1 + t 2 
2 2

1π 1 1 π 1 5 1
= − arctan − [t − arctan t ] 1 = − − arctan , in cui si è utilizzato il metodo di integrazione
1

8 8 2 2 2 4 4 8 2
per parti.
361

5 2
ex sin x
716) Calcolare l’integrale definito  dx .
−5 log (1 + x ) + 1
L’intervallo di integrazione è simmetrico rispetto all’origine, la funzione integranda è dispari, quindi
l’integrale proposto è nullo.

 x +1 4

717) Calcolare l’integrale definito


x
dx . arctan 
1  
Nell’intervallo di integrazione si ha che la funzione integranda è maggiore di zero, pertanto possiamo
 x +1 
elidere il modulo. Integrando, successivamente, per parti, con u ( x ) = arctan   e v′(x) = 1, si ha:
 x 
4
4
 x +1   x + 1 
4
1  −1  5 1
4
x
1 arctan  dx =  x arctan    x + 1  2 
 x  1 1
− x
x 
dx = 4 arctan  
4
− arctan 2 + 
2 1 x +x+ 1
2
dx =
 x   2
x
4
5 1 1  1  5 1  41  1 1
= 4 arctan   − arctan 2 +  log  x 2 + x +  − arctan ( 2 x + 1)  = 4 arctan   − arctan 2 + log   + arctan 3 − arctan 9
 
4 2  2  2  1  
4 4  
5 2 2

 (1+t 2 )
1
t 
718) Calcolare l’integrale definito 0  e + 1 + t 3 dt .
t

Osserviamo che:
 (1+t 2 ) (1+ t 2 ) 1  (1+t 2 ) 1 1
1 1 1
t  t
( ) = ( e 2 − e ) + log 2 .
1 1
1
0 
t  e + dt =  t e dt +  dt = e +  log 1 + t 3

1+ t 
3
1+ t 3
2 
0 3   0 2 3
0 0

3
x3
719) Calcolare l’integrale definito  4 − x2
dt .

Ponendo x = 2 cos t, da cui dx = – 2 sin t dt, t = arccos (x/2), t(0) = π/2, t(√3) = π/6, si ottiene:
0

π π π π π
3
x3 6
cos3 t sin t cos3 t sin t
2 2 2
 sin3 t 
2
dt = 8  cos 2 t cos tdt = 8  (1 − sin 2 ) cos tdt = 8  sin t +
5

0 4 − x2
dt = −16 
π 4 (1 − cos t )
2
dt = 8 
π sin t π π  3
 =
 π 3
2 6 6 6 6

π
4
1
720) Calcolare l’integrale definito  sin
0
2
x +1
dx .

Utilizzando le formule parametriche, per riscrivere le potenze pari della funzione seno e coseno, in
1
termini della tangente, possiamo scrivere t = tan x, da cui x = arctan x, dx = dt , t(0) = 0,
1+ t2
t(π/4) = 1, otteniamo:
π

( 2t )
4 1 1
1 1 1 1 1  1 1
 sin x + 1
2
dx =  2
t 1+ t 2
dt = 
1 + 2t 2
dt =
2
arctan
0
=
2
arctan 2 .
0 0
+1 0
1+ t2
362

π2
4
( sin 3
x )( cos x )dx .
721) Calcolare l’integrale definito 
0 x

Eseguendo il cambio di variabile t = sin √ , da cui t(0) = 0, dt =


cos x
, si ottiene:
2 x
π2
4
(sin 3
x )( cos x )dx = 2 1
t4  1
1

  = 4 = 2.
3
t dt 2
0 x  0

722) Integrali impropri.


 1
Stabilire se la funzione f ( x ) = log 1 +  è impropriamente integrabile nell’intervallo]0, + ∞[.
 x
1
 1
Calcolare esplicitamente l’integrale  log  1 +  dx .
0  x
1
Per x → + ∞, f ( x ) ∼ ; essa, pertanto, non è integrabile nell’intervallo]0, + ∞[. D’altra parte, per
x
x → 0+, la f ( x ) ∼ log   = − log x = −
1 1
.
x ( log x )
−1
x 0

Poiché l’ultima funzione è integrabile in un intorno destro di x = 0, la f(x) risulta integrabile in ]0, 1]
e si ha:
1 1
 1
 log 1+ x  dx =  log ( x +1) − log xdx = ( x + 1) log ( x + 1) − x − x log x + x = 2log 2 − lim+ ( x + 1) log ( x + 1) − x log x  = 2log 2
1
0 x →0
0 0

723) Studiare l’integrabilità, in R, della funzione f ( x ) = arctan ( x ) arctan ( 2 x ) .


La funzione assegnata è pari, perché prodotto di due funzioni dispari, pertanto
+∞ +∞
π π π 2

 f ( x )dx = 2  f ( x )dx . D’altra parte, il lim f ( x ) = ⋅ = .


x→+∞ 2 2 4
−∞ 0

Poiché la f(x) tende ad un limite finito positivo, essa ha integrale divergente positivamente.

1
1
724) Applicando i criteri di integrabilità, stabilire se esiste finito l’integrale  dx . In caso
( )
3
0 x 1+ x
affermativo, calcolare l’integrale.
1 1
Per x → 0+, si ha ∼ .
( )
3
x 1+ x x

La funzione data, pertanto, risulta integrabile in senso improprio, nell’intervallo ]0, 1]. Eseguendo la

sostituzione t = √ , da cui dt =
1
dx , t(0) = 0 e t(1) = 1, si ottiene:
2 x
1 1 1
1  1  3
2
 dx =  dt = − 2
= .
( () ) +
3 3
0 x 1+ x 0 1 + t  1 t  0 4
363

x3 − 8x2 + 21x −18


725) Studiare l’integrabilità, nell’intervallo ]3, + ∞[, della funzione f ( x ) = . In
( x − 2) ( x − 3)
3 2

+∞
caso affermativo, calcolare  f ( x )dx . Cosa si può dire dell’integrabilità della f(x) nell’intervallo
3

]2, + ∞[?
Poiché anche il numeratore si annulla in x = 3, possiamo fattorizzarlo, riscrivendo la f(x) nella forma:


( x − 3) ( x 2 − 5 x + 6 ) ( x − 3 )2 ( x − 2 ) 1
f ( x) = = = , ≠ 3.
( x − 2 ) ( x − 3) ( x − 2 ) ( x − 3) ( x − 2 )
3 2 3 3 2

La funzione data, dunque, è prolungabile per continuità nel punto x = 3, quindi è integrabile in ogni
x3 1
intervallo limitato [3, a]. Inoltre, per x → + ∞, la f ( x ) ∼ = , che è impropriamente integrabile
x5 x2
in un intorno di + ∞. Pertanto, l’integrale converge, e si ha:
+∞ +∞ +∞
 1 
1  1 
 f ( x ) dx =  dx = −   = −  lim − 1 = 1 .
3 ( x − 2)  x − 2 3  x→+∞ x − 2 
2
3

1
Considerato che, per x → 2+, la f ( x ) ∼ , essa non è integrabile in senso improprio,
( x − 2)
2

nell’intervallo ]2, + ∞[.

+∞
3 −x
726) Calcolare il seguente integrale improprio xe dx .

= lim ( x n e − x ) = 0 , ∀ | ∈ N.
0
+∞
Si procede integrando tre volte, per parti, ed osservando che  x n e − x 
0 x → +∞

Si ha:

( )
+∞ +∞ +∞ +∞
+∞ +∞ +∞ +∞
 x 3e− x dx =  − x3e − x   3x e dx = 3 − x e   e
2 −x 2 −x
+ + 2 xe − x dx = 6  − xe − x  + −x
dx = 6  −e− x  = −6 lim e− x − 1 = 6
0 0 0 0 x →+∞

dx = n ! , ∀ | ∈ N, effettuando n integrazioni per parti.


0 0 0 0

+∞
n −x
In generale, si può dimostrare che xe
0

1
sin 3 x
727) Stabilire se l’integrale  dx esiste finito.
0
e x (1 − cos x )
sin 3 x
Poiché la funzione f ( x ) = è continua nell’intervallo ]0, 1], per stabilire se l’integrale
e x (1 − cos x )
proposto converge è sufficiente studiare il comportamento della f(x) in un intorno destro dell’origine.
Per x → 0+, utilizzando lo Sviluppo di Mc.Laurin al primo ordine per la funzione t → sin t, con

t=√
( x)
3
2
, e quello al secondo ordine per la funzione x → cos x, si ottiene f ( x ) ∼ , dove =
1 x 2 x 12
2
abbiamo tenuto conto del fatto che, per x → 0, ex → 1. Poiché 1/2 < 1, per il criterio del confronto
asintotico, l’integrale proposto esiste finito.
364

+∞
x2
728) Stabilire se l’integrale  dx esiste finito.
( 3 + 5 x ) arctan x
5 3
0
2
Per stabilire l’esistenza dell’integrale improprio proposto, dobbiamo studiare il comportamento della
funzione integranda in un intorno destro di x = 0, dove il denominatore non è definito, ed in un intorno
di + ∞. Otteniamo:

U(0+) ⇒ f ( x ) ∼
1
x2 x2 1
3
∼ = − 1 , cioè esiste l’integrale improprio, poiché –1/2 < 1;
3x 2 3 3x 2

U(+ ∞) ⇒ f ( x ) ∼
x2 2 1
∼ = , cioè esiste l’integrale improprio, poiché 3 > 1.
5x 2 π
3
3 5π x3
2
x
Pertanto, l’integrale improprio proposto esiste. Osserviamo che, in realtà, poiché f ( x ) ∼ , per
3
x → 0+, essa è prolungabile con continuità in x = 0, quindi ha integrale finito in U(0+).

729) Stabilire per quali valori del parametro α ∈ R esiste finito il seguente integrale improprio:
α −5
 x (1 − 2 x ) 
1
2


0
sin x
dx .

Per stabilire se l’integrale improprio proposto esiste finito, dobbiamo studiare il comportamento della
funzione integranda in un intorno di x = 0, dove si annullano il denominatore e il termine xα – 5 (che
per α < 5 si troverà anch’esso al denominatore), e in un intorno sinistro di x = 1/2, dove si annulla il
termine (1 − 2x )
α −5
(che, per α < 5 si troverà al denominatore). Otteniamo:
1 1
per x → 0+, f ( x ) = 5 −α
∼ 6 −α  l’integrale esiste finito se α > 5.
x sin x x
Poiché, per α > 5, l’espressione (1 − 2x )
α −5
ha sempre esponente positivo, cioè si trova sempre al
numeratore, la funzione integranda si può prolungare con continuità in x = 1/2, quindi, ha integrale
finito in un intorno finito di x = ½. Pertanto, l’integrale improprio proposto esiste finito per x > 5.

+∞
 1 
730) Stabilire se l’integrale  ( cos x )  sin x
0
2 

dx esiste finito.

Osserviamo che la funzione integranda è continua e di segno variabile nell’intervallo ]0, + ∞[. Poiché,

( cos x )  sin
1   1  1
per x → 0+, si ha 2 
≤ sin  2  ∼ 2 e, quest’ultima funzione è impropriamente
 x  x  x

( cos x )  sin
1   1  1
integrabile per x → 0+. Inoltre, per x → + ∞, si ottiene 2 
≤ sin  2  ∼ 2 e,
 x  x  x
quest’ultima funzione è impropriamente integrabile per x → + ∞, quindi la funzione integranda è
assolutamente impropriamente integrabile per x → + ∞. Pertanto l’integrale proposto esiste finito, per
il criterio della convergenza assoluta per gli integrali, in quanto la funzione integranda è
assolutamente impropriamente integrabile, sia per x → 0+ che per x → + ∞.
365

731) Determinare i valori α ∈ R tali che la funzione f ( x ) = arctan ( xα ) risulti integrabile


1
x2
+∞
nell’intervallo ]0, + ∞[. Calcolare esplicitamente  f ( x )dx .
0

Per x → + ∞ , arctan ( x α ) →
π
2
se α > 0; arctan ( xα ) = arctan (1) =
π
4
( )α α
se α = 0; arctan x ∼ x se α

< 0. Pertanto:
⎧ 2 r > 0 (l|{ }k +lm l| j| l|{hk|h Jl + ∞)
π


2x

r = 0 (l|{ }k +lm l| j| l|{hk|h Jl + ∞) .


π
⎨ 4x
f(x) =

2

⎪ r < 0 (l|{ }k +lm r < 1)



1
2−α
x
α α
( )
Per x → 0+, arctan x ∼ x se α > 0; arctan ( xα ) =
π
4
se α = 0; arctan ( x α ) →
π
2
se α < 0. Pertanto:

⎧ 2−α r > 0 (l|{ }k +lm l| j| l|{hk|h Jl 0, r > 1)



1


x

r = 0 (|h| l|{ }k +lm )


π

f(x) = .

4 x2
⎪ r < 0 (|h| l|{ }k +lm )

π
2 x2
Quindi, la funzione data è impropriamente integrabile nell’intervallo ]0, + ∞[ per α > 1.
+∞ +∞
1
Poiché  2 arctan  dx =  2 arctan ( x −1 )dx , cioè α = –1, l’integrale richiesto diverge
1 1
0
x x 0
x
positivamente.
1
Adesso procediamo al calcolo esplicito dell’integrale: ponendo t = 1/x, da cui dt = − dx , otteniamo:
x2
+∞ +∞ +∞ +∞
1    2 
dt  = t arctan t − log (1 + t )  =
1 1 +∞ t 1
0
x2
arctan  dx = −  2 arctan tdt = t arctan t |0 − 
 x 0
x  0
1 + t 2
  2 0
 
= lim t arctan t − log (1 + t 2 )  = +∞ .
1
x→+∞
 2 

732) Stabilire per quali valori di α ∈ R\{0} esiste finito


1
( )dx .
arctan x
2
α

0 sin x + x
Osserviamo che l’integrale proposto è un integrale improprio, in quanto il denominatore si annulla
2 1
per x = 0 e per α < 0, x α = 2 . Pertanto, bisogna studiare il comportamento della funzione in un
α
x
intorno destro di x = 0. Per x → 0+, si ottiene:
366


r < 0;
π


2 ∼ π
x+x 2 x
⎨ 2α
f (x) ∼ Pertanto, poiché 1/2 – 2/α < 1, per α > 0, l’integrale

⎪ r > 0.
x 1
⎩ x+x x 2 α
∼ 1 −2

improprio esiste finito per ogni α ∈ R\{0}.

α
1
x2 − 1
733) Stabilire per quali valori del parametro reale α, l’integrale improprio 
0
log x
sinh xdx esiste

finito.
Osserviamo che la f(x) va studiata in un intorno destro di x = 0 e in un intorno sinistro di x = 1.
Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al primo ordine per sinh x, si ottiene che, per x → 0+, la
x 1
f ( x) ∼ = −1 , che è impropriamente integrabile.
log x x log x
In realtà, per x → 0+, la f(x) → 0, quindi essa è prolungabile con continuità in x = 0 e, pertanto, è
sicuramente integrabile. Per x → 0–, riscriviamo la funzione integranda nella forma:
α α
x −1 x −1
f ( x) = sinhx .
log 1 + ( x − 1) 
Utilizzando lo Sviluppo di Mc Laurin al primo ordine per log (1 + t), con t = x – 1, si ottiene che, per
2α ( sinh1)
α
x −1
x → 1 , la f ( x ) ∼ 2
– α
( sinh1) = 1−α
, che è impropriamente integrabile per α > 0. Quindi,
x −1 x −1
l’integrale proposto esiste finito per α > 0.

734) Stabilire per quali valori del parametro reale α, esiste finito l’integrale improprio
+∞
log (1 + x 2 )
0 xα (1 + x3 )
dx .

La funzione integranda è definita e continua nell’intervallo ]0, + ∞[.


x2 1
Per x → 0+, la f ( x ) ∼ α
= α −2 , che è impropriamente integrabile per α < 3.
x x
log ( x 2 ) 2 log x 2
Per x → + ∞, la f ( x ) ∼ = = α +3 , che è impropriamente integrabile per
x ( log x )
α 3 α +3 −1
x x x
α > – 2. In conclusione, l’integrale converge se – 2 < α < 3.

735) Stabilire per quali valori del parametro reale α, esiste finito l’integrale improprio
+∞
log x
0 x 2 − 1 α sin xdx .
La funzione integranda è continua nell’intervallo ]0, 1[.
367

Per x → 0+, la f ( x ) ∼ log x x → 0 , quindi, è prolungabile con continuità in x = 0; pertanto, la f(x)


ha integrale finito in un intorno destro di x = 0.
Per x → 1–, riscriviamo la funzione f(x) nella forma:
log 1 + ( x − 1)  sin1 x − 1 sin1 1
f ( x) = α α
sin x ∼ α
= α , ed il suo integrale converge in ]0, 1[
x2 + 1 x2 − 1
α
2 x2 − 1 2 x2 − 1 α −1

se α < 2.

736) Stabilire per quali valori di α ∈ R\{0} esiste finito


1 arctan x( )dx .
1

 sin
0
3
x + x2
La funzione integranda è continua nell’intervallo ]0, 1]. Quindi, studiamo il suo comportamento
solamente per x → 0+:

( )∼ x ;
per α > 0, arctan x
1

1

per α < 0, arctan ( x ) → .


π 1

2
1 1
2α 2α
x x 1
Pertanto, per α > 0, f ( x ) = 1
∼ 1
= 2α −3 , ed è impropriamente integrabile se
x + x2
3
x 3
x 6α

2α − 3
< 0, ovvero per α > – 3/4, condizione sempre verificata per α > 0.

, ed è impropriamente integrabile per ogni α ∈ R\{0}.


π
Per α < 0, f ( x ) ∼ 1
2x 3

+∞
1 1
737) Stabilire il carattere della serie  2
sin   e fornire una stima della somma.
n=1 n n
1  1 
Osserviamo che la successione  2 sin    è monotòna decrescente, in quanto la funzione
n  n 
x → sin x è positiva e crescente in un intorno di 0+ e le successioni {1/n} e {1/n2} sono positive e
decrescenti. Possiamo, quindi, applicare il criterio del confronto integrale e studiare l’integrabilità
1 1
impropria della funzione x ֏ 2
sin   . Si ricava:
x  x
+∞ M M
1 1 1 1   1    1 
1
x 2
sin  dx := lim  2 sin  dx =  lim cos   = lim cos   − cos1 = 1 − cos1 ,
 x M →+∞
1
x  x M →+∞  x 1 M →+∞   M  
1
in cui, nel calcolo integrale, abbiamo sottinteso la sostituzione di variabile t = 1/x, da cui dt = −
dx
x2
Poiché la funzione associata risulta impropriamente integrabile, anche la serie sarà convergente,
+∞
1 1
pertanto si avrà 1 − cos1 ≤  2
sin   ≤ sin1 + 1 − cos1 .
n=1 n n
368

1 sin x cos 1 ( x )dx esiste finito.


738) Stabilire se l’integrale 
(x − 1)
2 3
0 4

Osserviamo che la funzione integranda è continua e di segno variabile nell’intervallo ]0, 1[. Poiché

si ha
sin x cos 1 ( x) ≤ 1

1
e quest’ultima funzione è impropriamente
(x − 1) ( x + 1) ( x − 1) ( x − 1)
2 3 3 3 3
4 4 4

integrabile in [0, 1[, l’integrale proposto esiste finito per il criterio della convergenza assoluta per gli
integrali, in quanto la funzione integranda è assolutamente impropriamente integrabile.

739) Applicando i criteri di integrabilità, stabilire per quali valori di α ∈ R l’integrale


π
4
cos x
 ( sin x )α dx
+

risulta convergente. In caso di convergenza, calcolare l’integrale.


1
Per x → 0+, la f ( x ) ∼ α , ed è integrabile per α < 1. In tal caso si ha:
x

⎧ 1
⎪ r≠1
π
 4
( sin x )
1−α
π


4
cos x
 ( sin x ) dx = 1 − α

=
r=1
0
α


0 π
 log ( sin x )  0 4

⎧ 1  2 
⎪ r≠1
1−α

⎪ 1 − α  2 
( )
1−α
  − 
r<1.
lim sin x
= . 1−α 2
  x →0+  1 α2−1

 

+∞ r≥1
=

⎪ log  r=1
 2
( sin x )

 − xlim
→ 0+
 2 

+∞
1
740) Stabilire il carattere della serie  α , con α > 0 e fornire una stima della
n=2 n log n log ( log n ) 
somma.
Per α > 0, è immediato osservare che la successione del termine generale è monotòna decrescente, in
quanto prodotto di successioni positive e decrescenti; quindi, possiamo applicare il criterio della
convergenza integrale. Pertanto, studiamo l’integrabilità impropria della funzione associata:
−∞ M
1 1
 x log x log ( log x ) α
dx := lim
M →+∞  x log x log ( log x )α dx =
2   2  

1
r≠1 +∞ 0<r≤1
⇒ . 1
1−α
 log ( log x )  |2M

⎨ r>1 .
α −1
r=1
= 1− α
 log ( log 2 ) 

log log ( log x)  |2
M
α −1
Pertanto, si ottiene che la serie proposta converge per α > 1, ed in tal caso si ottiene:
369

+∞
1 1−α 1 1 1 1−α
log ( log 2)  ≤  ≤ +  log ( log 2 ) 
1−α n=2 n log n log ( log n ) 
α
2log 2  log ( log 2 ) 
α
1−α   .
   

+∞
sin x cos x
741) Stabilire se l’integrale  ( 2 + x ) ( x + 2 − sin x )dx
0
esiste finito.

Osserviamo che la funzione integranda è continua e di segno variabile nell’intervallo [0, + ∞[.
Poiché, per x → + ∞, si ottiene:
sin x cos x 1 1
≤ ≤ 2 , e quest’ultima funzione è impropriamente
( 2 + x ) ( x + 2 − sin x ) ( 2 + x ) ( x + 2 − sin x ) x
integrabile per x → + ∞, l’integrale proposto esiste finito per il criterio della convergenza assoluta
per gli integrali, in quanto la funzione integranda è assolutamente impropriamente integrabile.

742) Funzioni integrali (useremo per convenzione la lettera f per indicare la funzione integranda,
seguendo la notazione utilizzata nell’enunciato del Teorema di Torricelli).
x
t log (1 + t )
Calcolare la derivata prima della funzione integrale F ( x ) =  dt .
1
2t 2 + 5
x log (1 + x )
Dal Teorema di Torricelli, si ottiene subito che la F ′ ( x ) = .
2x2 + 5

4x
et
743) data la F ( x ) =  dt , calcolare la F′(0).
1 ( t + 1) cosh t
e4 x
Dal Teorema fondamentale del calcolo integrale, si ottiene che F ′ ( x ) = 4 , da cui
( 4 x + 1) cosh ( 4 x )
F′(0) = 4.

744) Determinare gli eventuali punti di discontinuità e di non derivabilità della funzione:
⎧ ≥0

x2 − 5x + 6

−[ < <0 .
x


F(x) = 2 +  t cos tdt

⎩ π (x + π ) ≤−[
0

Ognuna delle tre funzioni in cui si è spezzata la F(x), è definita, su tutto l’asse reale; pertanto la
funzione stessa è definita su tutto R.
x
F ( 0 ) = 6 = lim+ F ( x ) ≠ lim− F ( x ) = 2 +  t cos tdt = 2 .
x →0 x →0
0

In x = 0 abbiamo una discontinuità di salto. Calcolando, per parti, l’integrale definito, abbiamo:
x x

 t cos tdt = ( t sin t ) |0 −  sin tdt = a sin x + cos x − 1 , ne segue che:


x

0 0

lim F ( x ) = lim+ ( 2 + x sin x + cos x − 1) = 0 = lim− F ( x ) = F ( −π ) .


x →−π + x →−π x →−π
370

2 −5 >0
La funzione F(x) è continua nel punto x = – π.

Per il Teorema di Torricelli, abbiamo F′(x) = C cos −[ < <−[ .


[ <−[
Pertanto, il lim+ F ′ ( x ) = π = lim− F ′ ( x ) .
x →−π x →−π

La funzione F(x) è, dunque, anche derivabile in x = – π, e la sua derivata, in tale punto, vale π.
Ovviamente, la funzione F(x), non essendo continua in x = 0, non è neanche derivabile in tale punto.

745) Determinare gli intervalli di crescenza e decrescenza della funzione integrale:


( ) dt .
x
F ( x ) =  t (1 − t 2 )e
cos t 2

La funzione integranda è definita in tutto l’asse reale. Per il Teorema di Torricelli, abbiamo:
cos ( x )
( ) ( ) ( ) ] ] [ ]
2

F ′ x = x 1 − x2 e ≥ 0 ⇔ x 1 − x 2 ≥ 0 ⇔ x ∈ −∞ , − 1 ∪ 1, +∞ .
Pertanto, la F(x) cresce negli intervalli ]− 1, 0 [ e ]1, +∞ [ .
In x = ± 1 la F(x) ha dei massimi relativi, mentre in x = 0 ha un minimo relativo.
Si osservi che, data la disparità della funzione integranda, la F(x) è una funzione pari, in accordo con
la presenza di un estremante, in x = 0 e con la simmetria degli altri due estremanti.

x2
et ( 2t − t 2 )
746) Determinare i punti di massimo e di minimo locali, della funzione F ( x ) =  dt .
0
π − 2arctan t

 f ( t )dt , con α(x) ∈ C1(R), allora:


α ( x)

Dal Teorema di Torricelli si ha che, se F ( x ) =


x0

ex ( 2x2 − x4 )
2
2
ex
F ′ ( x ) = f (α ( x ) ) α ′ ( x ) , pertanto, la F ′ ( x ) =
π − 2 arctan x 2
2 x = 2 x ( 2 − x ) 3

π − 2 arctan x 2
2
, in

> 0, perché arctan t < π/2, per ogni { ∈ R. Da ciò segue facilmente che F′(x) = 0
2
ex
cui
π − 2arctan x2
x = 0, ± √2; inoltre, F′(x) < 0 per –√2 < x < 0 e x > √2 , e F′(x) > 0 per x < – √2 e 0 < x < √2 .
Pertanto, x = ± √2 sono punti di massimo, mentre x = 0 è punto di minimo.
per

x
747) Calcolare il lim 8  t sin ( t 7 )dt .
1
x →0 3 x
0

Il limite assegnato dà luogo ad una forma indeterminata, che può essere risolta per mezzo del Teorema
di de L’Hospital:
x

 t sin ( t )dt
7
Hospital x sin ( x7 ) x sin ( x 7
) =0.
lim 0
8
= lim 7
= lim lim
x→0 3x x→0 24 x x→0 24 x→0 x7
371

>1
748) Data la funzione F: R → R, definita da F(x) = 0 1 t
et − 1
x
dt
; stabilire la natura del
−1 ≤1
punto x = 1.
et −1
Osserviamo che la funzione f ( t ) = è continua nell’intervallo [1, x], per ogni x > 1, pertanto è
t
ivi integrabile. Quindi, anche la funzione F(x) è continua in x = 1, in quanto:
1
lim+ F ( x ) =  h ( t )dt = 0 = F (1) = lim− F ( x ) .
x →1 x →1
1

Inoltre, la F′(x) = . x >1 .


e x −1

1 <1
Infine, calcolando i limiti destro e sinistro di F′(x), per x → 1, si ottiene che il lim− F ′ ( x ) = 1 ed il
x→1

lim F ′ ( x ) = e − 1 , che sono entrambi finiti, ma diversi. Pertanto, il punto x = 1 è angoloso.


x →1+

x
log (1 + t 2 )
749) Stabilire se la funzione integrale F ( x ) =  dt , ammette asintoti obliqui, per x → ± ∞.
0 t +1
2

Poiché la funzione integranda è pari e, in questo caso, F(0) = 0, la funzione integrale è dispari, quindi
log t
sarà sufficiente studiarne il comportamento solo a + ∞. Poiché per t → + ∞ si ha f ( t ) ∼ 2 , che
t
log t
non è impropriamente integrabile (in quanto > 1/t, per t > e), otteniamo che F(x) → + ∞ per
t
x → + ∞, quindi non esiste asintoto orizzontale a + ∞ (e per simmetria, neppure a – ∞).
F ( x ) Hospital log ( x2 +1)
D’altra parte, il lim = lim F ′ ( x ) = lim = 0 , e ciò comporta che non esiste
x→+∞ x x→+∞ x→+∞
x2 + 1
asintoto obliquo a + ∞ (e per simmetria, neppure a – ∞).

⎧ x sgn x + 2 + π
⎪ 2 ≤0
2
( )

3

<0
750) Studiare la funzione F(x) = , tracciandone il grafico.
⎪ 1+  3
x


1 3log t
e dt
t + 3t
= t , per ∀ { > 0, possiamo scrivere la funzione data nel seguente modo
1
3log t 3
Osserviamo che, poiché e
(anche tenendo conto del comportamento della funzione sgn (x)):
372


< −2
x2 π

− +

= −2
£
2 3
⎪ 1

⎨ −2< ≤0
F(x) = x2 π .
⎪ 2 3
+
⎪ x 2
⎪1 +  2 >0
x
 3 
⎩ 1 t +3
t
dt = 1 +  1 − 2 dt
1 
t + 3 
Per x ≤ 0, il grafico della f(x) è dato da due rami di parabola, tra loro disgiunti, in quanto il
π π
lim− F ( x ) = −2 + ≠ lim+ F ( x ) = 2 + ; quindi, la funzione data ha una discontinuità di salto in
x → −2 3 x → −2 3
x = – 2. Risolviamo l’integrale per x > 0:
x
x
 3    t  3  x 
F ( x ) = 1 +  1 − 2 dt = 1 + t − 3 arctan    = x+ π − 3 arctan   .
1
t + 3   3 1 6  3

− < −2
Per il Teorema di Torricelli, si ha:

⎪ − 2 < < 0
. Dunque, la funzione cresce in ]– ∞, – 2[ ∪ ]0, – ∞[ e decresce in
⎨ x > 0
⎪ x2 + 3
F′(x) = 2


]– 2, 0[.
π
Essendo il lim− F ( x ) < F ( − 2 ) = < lim+ F ( x ) , il
x →−2 3 x→−2
punto x = – 2 non è di minimo né di massimo. Inoltre,
3
il lim+ F ( x ) = π.
x →0 6
Poiché, in un intorno sinistro di x = 0, la F(x) > F(0) =
π/3, ma F(0) > lim+ F ( x ) , il punto x = 0 (in cui
x→0

abbiamo una discontinuità di salto) non è né di minimo né di massimo.


 3  x 
Asintoti: Il lim F ( x ) = lim  x + π − 3 arctan   = +∞ ;
x →+∞ x →+∞ 6
  3 
2
x
lim F ′ ( x ) = lim = 1; lim  F ( x ) − x  = 3 π − 3 lim arctan  x  = − 3 π .
x→+∞ x→+∞ x + 3
2
x →+∞ 6 x →+∞
 3 3
3
Pertanto, la funzione assegnata ha asintoto obliquo per x → ∞, di equazione y = x − π , mentre,
3

−1 < −2
ovviamente, non ha asintoto obliquo per x → – ∞.

⎪1 −2< <0
⎨ 2 >0
⎪ ( x + 3)
Concavità e convessità: F′′(x) = 6x .


373

]– 2, 0[ ∪ ]0, + ∞[.
Quindi, la F′′(x) > 0 per x > 0. Pertanto, la funzione data è concava in ]– ∞, – 2[ , convessa in

751) Facendo uso dei teoremi fondamentali del calcolo integrale, determinare l’insieme di
definizione, gli intervalli di monotònia, concavità e convessità della funzione:
x
F ( x ) =  t 3 (1 + t 2 ) 2 dt − 2 . Successivamente:
1

a) Calcolare l’integrale definito;


b) Studiare il comportamento asintotico e gli eventuali punti singolari della funzione F(x) e della sua
derivata;
c) Scrivere l’equazione della tangente geometrica della curva grafico negli, eventuali, punti di flesso;
d) Disegnare il grafico della F(x).
La F(x), essendo primitiva di funzione dispari, è pari. Inoltre, poiché la funzione integranda è continua
in tutto R, si ha F(x) ∈ C1(R). Dal Teorema di Torricelli, si ha che . F ′ ( x ) = x x + 1 > 0 ⇔ x > 0.
3 2

x2 ( 4x2 + 3)
In x = 0 si ha un punto di minimo assoluto, e F(0) = – 2, F ′′ ( x ) = > 0, ∀ ∈ R; la funzione
x2 + 1
F(x) è sempre convessa, non ci sono flessi.

ponendo y = {2 + 1, da cui dy = 2t dt, si ottiene:


a) Calcoliamo l’integrale:

1 5 1 3 
 t (t + 1) 2 dt = t ( t + 1) 2 ( 2tdt ) =   ( y − 1) y 2 dy  = (1 + t 2 ) 2 − (1 + t 2 ) 2 + c
1 1 2 2 1 1 1 1 5 1 3

 =  y 2 − y 2 + c
3 2

2 2 
 y =1+ t 2  5 3  y =1+t 2 5 3
x
1 
F ( x ) =  (1 + t 2 ) 2 − (1 + t 2 ) 2  − 2 = (1 + x 2 ) 2 − (1 + x 2 ) 2 − = (1 + x 2 ) 2 ( 3 x 2 − 2 ) −
5 1 3 1 5 1 3 28 1 3 28
5 3 0 5 3 15 15 15
F ( x)
b) lim F ( x ) = +∞ ; lim = lim F ′ ( x ) = ±∞ .
x →±∞ x→±∞ x x→±∞

Non esistono asintoti obliqui. Da tali limiti

o assoluti. Come già osservato, F(x) ∈ C1(R). Non


ricaviamo anche che non esistono massimi relativi

ci sono punti singolari.


c) Come si è osservato, non ci sono punti di flesso.

F(x) si annulli, possiamo solamente osservare


d) Non essendo semplice stabilire in quali punti la

che, poiché F(0) = – 2 < 0, la funzione si annulla in


due soli punti, fra loro opposti.

752) Facendo uso dei teoremi fondamentali del calcolo integrale, determinare l’insieme di
definizione, gli intervalli di monotònia, concavità e convessità della funzione:
x
F ( x ) =  t + t + 9 dt . Successivamente:
0

a) Calcolare l’integrale definito;


b) Studiare il comportamento asintotico e gli eventuali punti singolari della funzione F(x) e della sua
derivata;
374

c) Scrivere l’equazione della tangente geometrica della curva grafico nel punto x0 = 7/2;
d) Disegnare il grafico della F(x).
⎧ 2t + 9dt i k ∀ ≥0
⎪ 0
x


0 3dt i k ∀ < 0
Si ha, F(x) = ; poiché 2t + 9 ≥ 0, per t ≥ 0, si ha che il Campo di Esistenza,

x

Essendo la funzione integranda continua in tutto R, ne segue che F(x) ∈ C1(R).


cioè C.E.(F) = R. Il grafico di F(x), per x < 0, è una retta.

Per il Teorema di Torricelli, la F ′ ( x ) = t + t + 9 > 0, per ogni ∈ R. La funzione F(x) è strettamente


crescente e, poiché F(0) = 0, essa è negativa in ]– ∞, 0[ e positiva in ]0, + ∞[.
Non ci sono punti di minimo o di massimo. Poiché il lim F ′ ( x ) = F ′ ( 0 ) = 3 , otteniamo:

3 i k∀ ≤0 0 i k∀ <0
x →0

F′(x) = " ; F′′(x) = F Q


√2 + 9 i k ∀ > 0 >0 i k∀ >0
.
√#2R¥
La funzione è lineare in ]– ∞, 0[ e convessa in ]0, + ∞[. Non esistono flessi.
Inoltre F(x) ∉ C2(R), infatti il lim+ F ′′ ( x ) = ≠ lim− F ′′ ( x ) = 0 .
1
x→0 3 x→0
1
a) Poiché  2t + 9 dt = ( 2t + 9 ) 2 + c , abbiamo:
3

3 i k∀ <0
3

F(x) = . 1 
2 x + 9 ) 2 − 27  i k ∀ ≥ 0
.
(
3

3  
b) Poichè F(x) ∈ C1(R), non abbiamo punti di singolarità. Inoltre,
il lim F ( x ) = +∞ , ed il lim F ′ ( x ) = +∞ ; quindi, non si ha
x →+∞ x →+∞

asintoto obliquo destro, mentre, ovviamente, l’asintoto obliquo


sinistro ha equazione y = 3x.
c) Poiché F(7/2) = 37/3; F′(7/2) = 4, l’equazione della retta tangente alla curva grafico, nel punto
37  7 
x0 = 7/2 è y = + 4  x −  , cioè y = 4x – 5/3.
3  2
d) Il grafico è riportato in figura.

x
t−2
753) Studiare la funzione F ( x ) =  dt , tracciandone il grafico.
1 t
2
Il Campo di Esistenza, cioè C.E.(f(x)) = ]0, + ∞[. Poiché , per t → 0+, f ( t ) ∼ , che è
t
impropriamente integrabile in un intorno di x = 0, si ha che il lim+ F ( x ) esiste finito, quindi si può
x→0

{−2 {≥2
prolungare la funzione integrale. Pertanto, il C.E.(F(x)) = [0, + ∞[.

2−{ {<2
Poiché |t – 2| = , la funzione proposta si può riscrivere nella forma:
375

⎧ 0≤ <2

2−t
x

 dt
F(x) =
⎨ 2 2−t
1 t

≥2
, che ne permette il calcolo esplicito. Poiché:
⎪
t −2
x

⎩1 t
dt +  dt
2 t
t −2 2 2 3
 t dt = tdt −  t 3 t − 4 t + c , si ricava:
dt =

⎧ 0≤ <2 ⎧ 4 x − 2 x 3 − 10
⎪ ⎪ 0≤ <2
x
 2 3
 4 t − 3 t 
F(x) =
⎨ ⎨2 3
1 3 3

≥2 ⎪ ≥2
= .
⎪ 4 t −
⎩3
2 x 16 10
⎩
2 3  2 3  x −4 x + 2
t  + t −4 t 3 3
3 1  3 2
Dal Teorema di Torricelli, si ricava:
x−2
F′( x) = , lim F ′ ( x ) = lim f ( x ) = +∞ , lim+ F ′ ( x ) = +∞ .

Pertanto, F′(x) > 0 per x ∈ ]0, 2[∪]2, + ∞[ e F′(2) = 0,


x x→+∞ x →+∞ x→0

quindi la F(x) è strettamente crescente ed ha un punto di


flesso a tangente orizzontale in x = 2. Inoltre, dal primo
dei precedenti limiti, segue che il lim F ( x ) = +∞ e non
x →+∞

ci sono asintoti obliqui.


Lo studio del segno della F(x) non è agevole. Però

negativa, si ottiene che F(x) < 0 per x ∈ [0, 1[, F(x) > 0
osserviamo che, essendo la funzione integranda f(x) non

per x ∈ ]1, +∞[ e F(1) = 0. In particolare, F(0) = –10/3 e


x = 0 è punto di minimo relativo e assoluto.
Concavità e convessità:
⎧− x+2 0< <2
⎪ 2 x3

>2
F′′(x) = , da cui segue che la funzione è concava in ]1, 2[ e convessa in

x+2
⎩ 2 x3
]2, +∞[. Osserviamo che, in x = 2, non esiste la derivata seconda, in quanto il
1 1
lim− F′′ ( x) = − ≠ = lim F′′ ( x) .
x→2 2 2 x→2+

x
754) Data la F ( x ) =  (1 − t )e − t dt .
1

1) Determinare il Campo di Esistenza, il segno, la monotònia, la concavità e la convessità di F(x).


2) Calcolare esplicitamente l’integrale e tracciare il grafico qualitativo di F(x).

1) Il C.E.(f) = R ⇒ C.E.(F) = R;
Soluzione:
376

⎧ ≥0

x

 (1 − t )e
−t
dt

⎨0
1

<0
F(x) = ;
⎪  (1 − t )e dt +  (1 + t )e dt
x

⎩1
−t −t

≥0
0

f(x) ∈ C (R) ⇒ F(x) ∈ C (R) e F′(x) = f(x) = 1 − x e = C


(1 − x ) e − x
<0
0 1
( ) −t
;
(1 + x ) e − x
F′(x) > 0 ⇔ –1 < x < 1, F′(x) < 0 ⇔ x < –1, x > 1.
La funzione F(x) decresce in ]– ∞, –1[ ∪ ]–1, + ∞[; cresce in ]–1, 1[; x = –1 è punto di minimo
relativo, x = 1 è punto di massimo relativo e F(1) = 0.
−t
Poiché, per t → + ∞, la f(t) ∼ −te , che è integrabile impropriamente in un intorno di + ∞, come ogni
funzione della forma Pn ( t ) e − t (dove Pn è un polinomio di grado generico n), allora il lim F ( x ) esiste
x →+∞

finito (e negativo) per x → + ∞, quindi esiste l’asintoto orizzontale. Inoltre:


lim f ( t ) = −∞  lim F ( x ) = +∞ (si ricordi che,
x →−∞ x →−∞
x x
per x < 0,  f ( t )dt = −  f ( t )dt ) e non si ha
0 0

asintoto obliquo per x → – ∞. Non esiste massimo


assoluto.
A causa dei risultati sopra ottenuti, in base ai quali
F(–1) < 0, la funzione si annulla solo in x = 1 e in

negativa in ]x0, 1[ ∪ ]1, + ∞[.


un punto x0 < –1. Essa è positiva in ]– ∞, x0[ e

Non conoscendo quanto valga il lim F ( x ) , non siamo ancora in grado di stabilire se esista minimo
x →+∞

assoluto.

>0
Concavità e convessità:

F′′(x) = C
( x − 2)e−x
−xe > 0 <0
.
−x

]– ∞, 0[ ∪ ]2, + ∞[ e concava in ]0, 2[. La funzione F(x) non ha derivata seconda in x = 0, in quanto
Per x < 0 e x > 2, la F′′(x) > 0; per 0 < x < 2, la F′′(x) < 0. La funzione F(x) è convessa nell’intervallo

il lim− F ′′ ( x ) = 0 ≠ lim+ F ′′ ( x ) = −2 .
x →0 x →0

2) Calcoliamo esplicitamente l’integrale utilizzando il metodo di integrazione per parti. Si ottiene:


≥0
F(x) = 0
xe− x − 1
e
<0
;
− ( x + 2) e + 2 − 1
−x
e
1
lim F ( x ) = − , asintoto orizzontale destro, di equazione y = –1/e;
x →+∞ e
F(–1) = – e + 2 – 1/e < – 1/e (x = –1 è, dunque, punto di minimo assoluto);
F(0) = –1/e; F(2) = 2/e2 –1/e.
377

x
t− t
755) Data la F ( x ) = t dt .
−1
2
− 2t + 1
1) Determinare il Campo di Esistenza, il segno, la monotònia, la concavità e la convessità di F(x).
2) Calcolare esplicitamente l’integrale e tracciare il grafico qualitativo di F(x).
Soluzione:
t− t
1) Poiché la f ( t ) = , abbiamo il C.E.(f) = R\{1}. Inoltre:
( t −1)
2

{<0
f(x) = 0 ( t − 1)
2t
2

0 { ≥ 0, { ≠ 1
.

Dunque, f(x) è integrabile in un intorno di t = 1. Pertanto, possiamo prolungare la F(x) anche a destra
di x = 1, cosicché il C.E.(F) = R (la F(x) risulterà costante per ogni x ≥ 0).

⎪ <0
x


2t
 ( t −1) dt 2

⎨ 0 2t
−1
F(x) = .

⎪ ≥0
x 0
2t
 dt + 0dt = 

dt
( ) ( )
2 2
t − 1 t − 1
La funzione f(x) è continua per t ≠ 1 e prolungabile con continuità in t = 1; quindi F(x) ∈ C1(R) e, per
−1 0 −1

<0 <0
. ( x − 1) 2
2x
x− x
=
≥0
il Teorema di Torricelli, si ha F′(x) = .
0
( x −1)
2

Poiché la funzione decresce in ]– ∞, 0[, è costante in [0, + ∞[ e F(–1) = 0, essa è positiva in


]– ∞, –1[ e negativa in ]–1, + ∞[.
2
Per t → – ∞, f ( t ) ∼ , che non è integrabile
t
impropriamente; allora il lim F ( x ) = +∞ .
x →−∞

F ( x)
Inoltre, il lim = lim f ( x ) = 0 ; quindi,
x→−∞ x x→−∞

non c’è asintoto obliquo per x → – ∞, mentre,


ovviamente, c’è asintoto orizzontale per x → + ∞.
Concavità e convessità:

<0
2 ( x + 1)
F′′(x) = 0

( x − 1)
3
.
0 >0
Per x ∈ ]–1, 0[, F′′(x) > 0; per x < –1, F′′(x) > 0. La funzione F(x) è concava in ]– ∞, –1[ e convessa
in ]–1, 0[ ∪ ]0, + ∞[; x = –1 è punto di flesso; in x = 0 non esiste derivata seconda, poiché il
lim− F ′′ ( x ) = 2 ≠ 0 = lim+ F ′′ ( x ) .
x →0 x →0

2) Calcoliamo l’integrale; con il metodo di integrazione delle funzioni razionali, otteniamo:


378

2t  2 2   2 
 ( t − 1)2   t − 1 ( t − 1)2 dt =  2 log t − 1 − t − 1 + c , da cui:
dt =  +
 

⎧  2 log t − 1 − 2  <0
⎪  <0
x

=0
2
t − 1  −1 2 log (1 − x ) − − 2 log 2 − 1
⎨
x −1
≥0 ≥0
F(x) = .
⎪  2 log t − 1 −
0

⎩
2  1− 2log2
t − 1  −1
Pertanto, il lim F ( x ) = 1 − 2log 2 e l’equazione dell’asintoto orizzontale destro è y = 1 – 2 log 2.
x →+∞

x
et
756) Data la F ( x ) =  dt .
( t + 1)
1
2 t 3

1) Determinare il Campo di Esistenza, il segno, la monotònia, la concavità e la convessità di F(x).


2) Dimostrare che esiste il lim F ( x ) = +∞ .
x →+∞

3) Sapendo che esiste il lim+ F ( x ) = +∞ , tracciare il grafico qualitativo di F(x).


x→−1

1) Il C.E.( f(x)) = ]– ∞, –1[ ∪ ]–1, 0[ ∪ ]0, + ∞[. Poiché il punto iniziale x0 = 2 ∈ ]0, + ∞[, sappiamo
Soluzione:

che la F(x) è definita almeno in ]0, + ∞[. Pertanto, controlliamo se è possibile ampliare il suo Campo
di Esistenza oltre la semiretta positiva. Possiamo studiare il comportamento della F(x) per x → 0,
1
utilizzando i criteri dell’integrazione impropria. Poiché, per t → 0, f ( t ) ∼ 1 , essa ammette
t 3

integrale in senso improprio in un intorno di x = 0. Dunque, la F(x) ha limite finito per x → 0, ed è


prolungabile, per continuità, in x = 0. Pertanto, essa è definita almeno in ]–1, + ∞[ e dobbiamo
verificare se è possibile ampliare ulteriormente il suo Campo di Esistenza.
Utilizzando i criteri dell’integrazione impropria, studiamo il comportamento della F(x) per x → –1.
1
Poiché, per t → –1, la f ( t ) ∼ − , essa non ammette integrale improprio in alcun intorno di
e ( t + 1)
x = –1 e la funzione F(x) non è ulteriormente prolungabile. Da ciò si ricava che il

e f(t) < 0 ∀ ∈ ]–1, 0[, allora:


x 2
C.E.( f(x)) = ]–1, + ∞[. Inoltre, poiché  f ( t )dt = −  f ( t )dt
2 x
2
lim F ( x ) = lim+ −  f ( t )dt = +∞ .
x →−1+ x →−1
x

Monotònia:

= f ( x ) > 0, ∀ ∈ ]0, + ∞[; F′(x) < 0, ∀ ∈ ]–1, 0[;


ex
F ′( x) = 3
x ( x + 1)
lim F ′ ( x ) = +∞ ; lim− F ′ ( x ) = −∞ ; x = 0 è un punto di cuspide.
x→0+ x→0
379

Poiché la f(t) > 0, per ogni t ∈ ]0, + ∞[, si ha che


F(x) > 0 se x > 2; F(x) < 0 se 0 < x < 2; F(2) = 0.
Poiché la F(x) → + ∞, per x → –1+, la F(x) è continua

annulla in un solo altro x0 ∈ ]–1, 0[.


e decrescente in ]–1, 0[ e la F(0) < 0, la funzione si

Concavità e convessità:
e x ( 3 x 2 − x − 1)
F ′′ ( x ) = ;
3 3 x 4 ( x + 1)
2

1 ± 13
F ′′ ( x ) = 0 ⇔ 3x2 − x −1 = 0 ⇔ x = ;
6
1 − 13 1 + 13
F′′(x) < 0 se – 1< <x< < 2; x ≠ 0 (la F(x) è concava).
6 6
1 + 13 1 − 13
F′′(x) > 0 se x > , –1< x < , (la F(x) è convessa).
6 6

x = (1± √3)/6.
Quindi, la F(x) è decrescente in ]–1, 0[ e crescente in ]0, + ∞[, ha una cuspide in x = 0 e due flessi in

2) Per x > 2, essendo la funzione integranda f(x) > 0, la F(x) è positiva e monotòna crescente, quindi
ammette limite positivo per x → + ∞. Essendo anche convessa, non può ammettere asintoto
orizzontale, quindi, necessariamente, diverge a + ∞.
3) Asintoto verticale x = –1; non esiste asintoto obliquo per x → + ∞, in quanto il lim F ′ ( x ) = +∞ .
x →+∞

x
757) Data la F ( x ) =  ( sin 2 t ) log ( t − 2 )dt .
3

1) Determinare il Campo di Esistenza, il segno, la monotònia e punti di flesso a tangente orizzontale.


2) Sapendo che il lim F ( x ) = +∞ , tracciare il grafico qualitativo della F(x), evidenziando anche il
x →+∞

comportamento della derivata per x → 2+.


 F ( x) 
3) Calcolare il lim  2 
.
 ( x − 3 ) 
x →3

Soluzione:
( )
1) Il C.E.( f(x)) = ]2, + ∞[; poiché, per t → 2+, la f ( t ) ∼ sin 2 log ( t − 2) , che è impropriamente
2

integrabile (perché log s è integrabile per s → 0+), la F(x) è prolungabile per continuità in x = 2 e

F(x) > 0 per ogni ∈ C.E.\{3}.


C.E.( F(x)) = [2, + ∞[. Poiché la F(x) = 0 per x = 3; la f(t) ≥ 0, per t ≥ 3, e f(t) < 0, per 2 < x < 3, si ha

Monotònia:
F′ ( x ) = f ( x ) = ( sin2 t ) log ( t − 2) ; F′(x) > 0 se x > 3, x ≠ k π, k ≥ 1;
F′(x) < 0 se 2 < x < 3; F′(x) = 0 se x = 3, oppure se x = k π, k ≥ 1;
la funzione F(x) decresce in ]2, 3[; cresce in ]3, + ∞[; x = 2 è punto di massimo relativo; x = 3 è punto
di minimo assoluto, x = k π, k ≥ 1, sono punti di flesso a tangente orizzontale.
380

2) Il lim+ F ′ ( x ) = lim+ f ( x ) = −∞ .
x →2 x →2

Osserviamo che, benché non sia richiesto, è


possibile stabilire direttamente il lim F ( x )
x →+∞

(che esiste, perché la F(x) è monotòna


crescente), nonostante non si conosca
l’espressione esplicita della funzione e non
esista il lim f ( t ) . Infatti:

log ( t − 2 ) sin 2 t ≥ sin 2 t , ∀ { ≥ e + 2;


x →+∞

n −1 ( k +1)π
nπ nπ
( n − 2) π
 f (t )dt ≥ π f (t )dt ≥  π
3 2 k =2 k
sin 2 tdt =
2
, da cui:

lim F ( x ) =
+∞
( n − 2)π
x →+∞  f ( t )dt ≥ lim
3
x →+∞ 2
= +∞ .

3) Applicando due volte il Teorema di de L’Hospital, si ottiene:

lim
F ( x) Hospital
= lim
F′( x)
= lim
f ( x)
= lim
( sin x ) log ( x − 2 )
2
Hospital
=
x →3
( x − 3)
2 x →3 2 ( x − 3) x →3 2 ( x − 3) x →3 2 ( x − 3)

2 sin x cos x log ( x − 2 ) + ( sin 2 x ) 1


Hospital
= lim
( x − 2 ) = sin 2 3 .
x →3 2 2

x
 2 1  2t 4
758) Data la F ( x ) =   t − 4  e dt .
1 
2

1) Determinare il Campo di Esistenza, la monotònia, la concavità e la convessità di F(x).


2) Dimostrare che il lim F ( x ) = ±∞ e che la F(x) non ammette asintoti obliqui.
x →±∞

3) Tracciare il grafico qualitativo della F(x).


Soluzione:
 1 4
1) Il C.E.( f(x)) = C.E.( F(x)) = ]– ∞, + ∞[; F′(x) = f(x) =  x −  e ; F′(x) > 0 se x < –1/2, oppure
2 2x

 4
x > 1/2; F′(x) < 0 se –1/2 < x < 1/2; F′(x) = 0 se x = ±1/2.
x = –1/2 è punto di massimo relativo; x = 1/2 è punto di minimo relativo;
F ′′ ( x ) = f ′ ( x ) = 2 x ( 4 x4 − x2 + 1) e2 x ; 4x4 − x2 + 1> 0 per ∀ ∈ R ⇒ F′′(x) > 0 se x > 0, F′′(x) < 0
4

se x > 0; F′′(x) = 0 se x = 0.
La funzione F(x) è concava in ]– ∞, 0[; è convessa in ]0, + ∞[; ha un flesso in x = 0.
Osserviamo che la F(x) = 0 per x = 1/2, inoltre, poiché la f(t) > 0 per t < –1/2 e t > 1/2 e la f(t) < 0 per
– 1/2 < t < 1/2, ne consegue che F(x) > 0 per x > 1/2 e, almeno, per – 1/2 < x < 1/2.
2) Poiché la F(x) è convessa e crescente per x → + ∞, essa ammette, necessariamente, limite pari a
+ ∞; analogamente, poiché la F(x) è concava e decrescente per x → – ∞, essa ammette,
necessariamente, limite pari a – ∞.
381

Infine, poiché il
F ( x ) Hospital
lim = lim F′ ( x ) = lim f ( x ) = +∞ , la F(x)
x→±∞ x x→±∞ x→±∞

non ammette asintoti obliqui.


3) Essendo la F(x) crescente in ]– ∞, –1/2[ ed essendo
la F(–1/2) > 0, essa si annulla in un solo altro punto x0
< –1/2.

∈ [– π/2, π/2].
x
759) Sia data la F ( x ) =  et ( sin t 2 − 1) dt , con
2

Determinare segno, monotònia, concavità e convessità della F(x) e tracciarne il grafico qualitativo,
evidenziando il comportamento della funzione e della sua derivata agli estremi del C.E.
La funzione integranda f(t) è pari; pertanto, la funzione integrale, considerato che F(0) = 0, è dispari.
±π
 π π   π
2
Poiché la f ( t ) ∈ C   − ,   , esistono F  ±  =
0
 f ( t )dt = ∓α , con α > 0.
 2 2   2
Inoltre, la f ( t ) = −et 1 − sin t 2 ≤ 0 , ∀ { ∈ ]– π/2, π/2[; dunque:
0

( )
2

F(x) > 0 se – π/2 ≤ x < 0; F(x) < 0 se 0 < x ≤ π/2; F(x) = 0 se x = 0;


F ′ ( x ) = f ( x ) = −e x (1 − sin 2 x ) < 0, ∀ ∈ ]– π/2, π/2[;
2

x = – π/2 è punto di massimo relativo e assoluto; x = π/2 è punto di minimo relativo e assoluto;
 π  π
F′  ±  = f ±  = 0;
 2  2

F′′ ( x ) = f ′ ( x ) = 2ex cos x ( sin x − x cos x ) ; poiché il cos x ≥ 0 in


2
[– π/2, π/2], si ha F′′(x)
> 0 ⇔ sin x – cos x > 0 ⇔ tan x > x ⇔ ∈ [– π/2, π/2], come si evince dalla figura A.
Inoltre, F′′(x) = 0 se x = 0; x = ± π/2. La funzione è concava in [– π/2, 0[ e convessa in ]0, – π/2]; ha
un flesso in x = 0.

⎧ >0

x
log t
 dt

⎨ 2
tet

⎪ x −4 −4
760) Sia data la F(x) = ; determinare il segno, i limiti alla frontiera, la
≤0
1


monotònia, la concavità e la convessità di F(x) e tracciarne il grafico qualitativo. Stabilire, inoltre, la
natura dei punti x = 0 e x = – 2.
382

⎧ >0

x
log t
 dt
; F(x) = 0 se x = – 2 √2 , x = 0, x = 1.
tet
⎨ − x2 −2≤ ≤0
1
F(x) =
⎪ 2
⎩ x −8 ≤ −2
x 1
log t log t log t log t
Poiché t > 0 per t >1, e < 0 per 0 < t < 1, e, per x > 0, F ( x ) =  t
dt = −  dt , si ha
t
tet
che essa è positiva per ogni x > 1 e per ogni ∈ ]0, 1[.
te te 1
te x

F(x) < 0 se – 2 √2 < x < 0; F(x) > 0 se x < – 2 √2 , 0 < x < 1, x > 1.
Quindi, la funzione non si annulla in altri punti. Riassumendo:

Ovviamente, la funzione F(x) è continua in R\{0}. Inoltre:


1
log t log t 1
lim+ F ( x ) = −  t dt = +∞ , poiché, per t → 0+, la f ( t ) = t ∼ , che non è
t ( log t )
−1
x→0
x
te te
impropriamente integrabile in un intorno di 0+; x = 0 è punto di infinito per la F(x), quindi x = 0 è
+∞
log t
asintoto verticale per x → 0+; il lim F ( x ) =  t dt = α > 0, poiché in un intorno di + ∞,
x →+∞ te
x

log t
0< < et, che è impropriamente integrabile; y = α è asintoto orizzontale a + ∞.
tet
Data l’impossibilità di esplicitare la funzione integrale, non
è possibile stabilire il valore di α.
Per x → – ∞ la funzione F(x), il cui grafico è un ramo di
parabola, non ha asintoti.
Monotònia:

>0
F′(x) = 0
log x

−2 −2 < < 0
x
xe ; F′(x) > 0 se – 2 < x < 0,

2 < −2
x > 1; F′(x) < 0 se x < – 2, 0 < x < 1;

La funzione F(x) decresce in ]– ∞, –2[ ∪ ]0, 1[; cresce in ]– 2, 0[ ∪ ]1, + ∞[; x = 1 è punto di minimo
F′(x) = 0 se x = 1.

relativo. Inoltre, osserviamo che:


lim F ′ ( x ) = 0 e lim± F ′ ( x ) = ±4 ; quindi, in particolare si ottiene che x = – 2 è, in realtà, punto di
x →0 − x →−2

minimo assoluto.
Concavità e convessità:

⎧ 1− ( x +1) log x
⎪ >0
⎨ −2 − 2 < < 0
2 x
xe

F′′(x) = ; ovviamente,

⎩ 2 < −2
la f(x) è convessa in ]– ∞, –2[ e concava in ]– 2, 0[.
383

Per x > 0, F′′(x) > 0 ⇔ 1 – (x + 1)log x > 0 ⇔ log x < 1/(x + 1),
(essendo x + 1> 0 per ∀ > 0) ⇔ 0 < x < x0, con x0 > 1, come si evince dalla figura A (confronto tra
il grafico di h(x) = 1/(x + 1) e g(x) = log x). La funzione è, quindi, convessa in ]0, x0[ e concava in
]x0, + ∞[.

x
log (1 + t )
761) Sia data la F ( x ) =  dt .
0 t −1
Determinare il Campo di Esistenza, il segno, il comportamento alla frontiera, gli eventuali asintoti, la
monotònia e tracciare un grafico qualitativo della F(x), nell’ipotesi in cui il numero di flessi sia
minimo. Studiare la natura del punto x = 1.

Il C.E.(f) = ]–1, 1[ ∪ ]1, + ∞[. Poiché il punto iniziale x0 = 0 ∈ ]– 1, 1[, sappiamo che la F(x) è definita
Soluzione:

almeno in ]– 1, 1[. Pertanto, controlliamo se è possibile ampliare il suo C.E. oltre tale intervallo.
log 2 1
Tenendo conto che, per t → 1, la f ( t ) ∼ e per t → –1+, la f ( t ) ∼ −1
, essa è
t −1 2  log (1 + t ) 
integrabile in senso improprio in un intorno di x = 1 e un intorno destro di x = –1. Pertanto, esistono
finiti i lim F ( x ) e lim+ F ( x ) ; dunque la F(x) è prolungabile con continuità in x = ± 1 ed il
x →1 x →−1

Essendo la f(t) > 0, per t > 0; la f(t) < 0, per t ∈ ]–1, 0[ e F(0) = 0; si ha che F(x) > 0 per
C.E.(F) = [–1, + ∞[.

x ∈ [–1, + ∞[\{0}.
1
Poiché, per x → + ∞, la f ( x ) ∼ 1 , essa non è integrabile in senso improprio in un intorno
x 2 log −1 x
di + ∞, quindi il lim F ( x ) = +∞ .
x →+∞

Monotònia:

; F′(x) > 0 per ∀ ∈ ]–1, + ∞[\{0};


log ( x + 1)
F′( x) =
x −1
F′(x) < 0 per ∀ ∈ ]–1, 0[; F′(x) = 0 se x = 0;
lim+ F ′ ( x ) = −∞ ; lim± F ′ ( x ) = +∞ .
x →−1 x →1

La funzione F(x) decresce in ]–1, 0[ e cresce in ]0, + ∞[; x = –1 è punto di massimo relativo; x = 0 è
punto di minimo relativo e assoluto; x = 1 è punto di flesso a tangente verticale.
F ( x ) Hospital log (1 + x )
Infine, il lim = lim F ′ ( x ) = lim = 0.
x →+∞ x x →+∞ x →+∞
x −1
La funzione assegnata non ha asintoti di nessun genere. Poiché la F(x) ha tangente verticale in
x = –1 e parte decrescente, nell’ipotesi di numero minimo di flessi, essa sarà convessa in ]–1, 1[ e
concava in ]1, + ∞[.
384

1
earctan x
762) Calcolare 0 1 + x 2 arctan xdx .
1
Operando la sostituzione t = arctan x, da cui t(0) = 0, t(1) = π/4, e osservando che dx = dt , si
1 + x2
π
1
e arctan x 4
ottiene  arctan xdx =  te dt .
t

0
1 + x 2
0

Integrando l’ultima espressione, per parti, si ottiene:


π π
π
4 4
π π  π
 te dt = te |0 −  et dt = ( t − 1) et |0 4 =  − 1  e 4 + 1 .
t t 4

0 0 4 

x2
1 et
763) Calcolare il lim 2
x →0 x 3
0 1+ t 2
dt .

Osserviamo che il limite proposto è un caso d’indecisione del tipo [0/0], quindi possiamo applicare il
Teorema di de L’Hospital, ottenendo:
x2
et ex
3 1+ t2
dt 2x
ex
2

= lim 3 1 + x
Hospital 2
1
lim 0
= lim = .
x→0 x2 x→0 2x x→0
3 1+ x 4 3

2x
log ( e + t 2 )
764) Data la F ( x ) =  (t dt , calcolare la F′(0).
0
2
+ 2 ) et
Dal Teorema di Torricelli, si ottiene:
log ( e + 4 x 2 )
F′( x) = 2 , da cui F′(0) = 1.
(4x 2
+ 2 ) e2 x

+∞
1
765) Stabilire il carattere della serie  e fornire una stima della somma.
n =1 ( n + 1 ) arctan n
2

 
Innanzitutto osserviamo che la successione  2
1
 è monotòna decrescente, in quanto il
 ( n + 1) arctan n 
denominatore è il prodotto di due successioni positive crescenti. Possiamo, quindi, applicare il
1
Criterio del confronto integrale e studiare l’integrità impropria della funzione x ֏ 2
( x + 1) arctan x
Si ricava:
+∞ M
1 1
 dx := lim  dx = lim log ( arctan x ) |1M =
1 ( x +1) arctan x
2 M →+∞
1 ( x + 1) arctan x
2 M →+∞
385

π π
= lim  log ( arctanM ) − log ( arctan1)  = log − log = log 2 , dove, nel calcolo dell’integrale,
M →+∞ 2 4
1
abbiamo sottinteso la sostituzione di variabile t = arctan x, da cui dt = dx . Poiché la funzione
1 + x2
associata risulta impropriamente integrabile, anche la serie sarà convergente e si avrà:
+∞
1 1 2
log 2 ≤  2 ≤ + log 2 = + log 2 .
n =1 ( n + 1) arctan n 2 arctan1 π

 log (1 + x ) − arctan x dx .


2
766) Calcolare
0

Risolviamo integrando per parti:

{ }
1 1
 2x 1 
0  log (1 + x ) − arctan x dx = x log (1 + x ) − arctan x  |0 − 0 x 1 + x 2 − 1 + x 2 dx =
2 2 1

{ }
1
 x    
= x  log (1 + x 2 ) − arctan x  |10 −   2 − dx =  x  log (1 + x 2 ) − arctan x  −  2 x − 2 arctan x − log (1 + x 2 )  |10 =
2 1
− 2
0 
1+ x 1+ x 
2
  2 

 1  π
=  x +  log (1 + x 2 ) + ( 2 − x ) arctan x − 2 x  |10 = log 2 + − 2 .
3
 2  2 4

π
2
767) Calcolare l’integrale definito I = e
sin x
cos xdx .
0

Eseguendo la sostituzione t = sin x, da cui dt = cos x dx, t(0) = 0, t(π/2) = 1, si ottiene:


π
2
I=  e dt = e − 1 .
t

x
3
x + x −  cosh tdt
4
0
768) Calcolare il lim 3 .
x→0 x
Osserviamo che si tratta di un caso di indecisione del tipo [0/0], quindi, possiamo applicare il Teorema
di de L’hospital, ottenendo:
x
3
x + x −  cosh tdt
1 + 3x − 1 − x + o ( x 2 )
2 2 2
4 Hospital 1 + 3x − cosh x x2 1 1
lim 0
= lim 4 = lim 4 2 = lim =
x→0 3 x→0 2 x→0 2 x→0 4 3x 2
x 3x 3x 12
in cui, nella seconda uguaglianza, abbiamo utilizzato lo sviluppo di Mc Laurin al secondo ordine della
funzione x ֏ cosh x .

769) Facendo uso dei Teoremi fondamentali del calcolo integrale, determinare l’insieme di
definizione, gli intervalli di monotònia, la concavità e la convessità della funzione:
386

⎧ < −3/2

9 2
−x
4

⎨ log ( 2 + t ) dt ≥ −3/2
F(x) = . Successivamente, calcolare l’integrale definito della F(x)
⎪ 3
x

⎩ 2

e studiare il comportamento asintotico e gli eventuali punti singolari della F(x) e della sua derivata.
Per x < – 3/2, la F(x) ha come grafico una parabola con la concavità rivolta verso il basso.
Per x ≥ – 3/2, la funzione integranda è definita e continua, poiché l’argomento del logaritmo è
positivo, quindi anche la funzione integrale è ivi definita e continua. In realtà, la funzione F(x) è
continua anche in x = – 3/2. Infatti:
−3
2
 3
lim − F ( x ) = 0 = F  −  =  log ( 2 + t )dt = lim + F ( x ) (l’ultima uguaglianza è vera per la
x →− 3
2  2  −3 x →− 3
2
2

continuità della funzione integrale).


Studieremo le derivate solo per x > – 3/2, avendo
presente che, per ogni x < – 3/2, la funzione è
crescente e concava verso il basso, in quanto il
vertice della parabola è posto in x0 = 0 > – 3/2.

∀ > – 3/2, la F′(x) = log (2 + x) ⇔ x > –1.


Per il Teorema di Torricelli, abbiamo che

Dunque, la funzione F(x) decresce in


]– 3/2, –1[ e cresce in ]–1, + ∞[. Il punto x = –1 è di minimo
Relativo (non assoluto, considerato che il lim F ( x ) = −∞ ). Il punto x = – 3/2 è punto di massimo
x →−∞

relativo (non assoluto, perché il lim log ( 2 + t ) = +∞ , quindi il lim F ( x ) = +∞ ). Poiché, per
x →+∞ x →+∞

x → + ∞, la F′(x) → + ∞, non esiste asintoto obliquo destro, né, ovviamente, sinistro.


Osserviamo che il lim − F ′ ( x ) = 3 ≠ lim + F ′ ( x ) = − log 2 , si ottiene che la funzione data ha in
x →− 3 x →− 3
2 2

x = – 3/2 un punto angoloso, che, come abbiamo visto, risulta essere punto di massimo relativo.
Infine, per ∀ > – 3/2, la F ′′ ( x ) = > 0 ⇔ x > – 2.
1
x+2
Dunque, la derivata seconda è positiva per x > – 3/2 e la funzione data è convessa in ]– 3/2, + ∞[.
Adesso risolviamo esplicitamente l’integrale, utilizzando il Metodo di integrazione per parti:
t+2
x x
1 3
F ( x) =  log ( t + 2 )dt = ( t + 2) log ( t + 2 ) |
x
−  dt = ( x + 2 ) log ( x + 2 ) + log 2 − x − , per
−3
2 t+2 2 2
∀ ≥ – 3/2.
−3 −3
2 2

Per completare lo studio, a noi è sufficiente stabilire il segno della F(x). Osserviamo che:
1 5 3
F ( −1) = ( log 2 − 1) < 0, mentre F ( 0 ) = log 2 − ∼ 0, 23 , quindi, tenendo conto del segno della
2 2 2
derivata e del Teorema degli zeri, la funzione data è negativa in ]– ∞, – 3/2[, si annulla in x = – 3/2,
è negativa in ]– 3/2, x0[, dove x0 è un punto compreso fra –1 e 0, è positiva in ]x0, + ∞[.
387

x
x3 x5
770) Determinare l’ordine di infinitesimo, per x → 0, della funzione F ( x ) = − −  log (1 + t 2 )dt
3 10 0
Osserviamo che F(0) = 0 e, utilizzando il Teorema di Torricelli e lo Sviluppo di Mc Laurin della
funzione y ֏ log (1 + y ) , con y = x2, otteniamo che:
5x 4 x4 2 x4 x6
− log (1 + x ) = x − − x + − + o ( x6 ) = − x6 + o ( x6 ) ∼ − x6 .
1 1
F ′ ( x ) = x2 − 2 2

10 2 2 3 3 3
Quindi, posto g = F′, la funzione g ha ordine di infinitesimo 6, per x → 0; ciò equivale a dire che
g ( o) = g′ ( o) = g′′ ( o) = g(iii) ( o) = g(iv) ( o) = g( v) ( o) = F(vi) ( o) = 0 . Pertanto:
F ( o ) = F ′ ( o ) = F ′′ ( o ) = F ′′′ ( o ) = F IV ( o ) = F V ( o ) = F VI ( o ) = 0 .
Quindi, la funzione F(x) ha ordine di infinitesimo pari a 7.

n +1
x log x
771) Calcolare il lim
x → +∞ n
x2 − 1
dx .

integrale per ogni | ∈ N, ottenendo:


Poiché la funzione integranda è continua su tutto R, possiamo applicare il Teorema della media

n +1
x log x c log c c log c
n x 2 − 1 dx = ( n + 1) − n  ncn2 − 1 n = ncn2 − 1 n , dove cn è un opportuno punto tale che n < cn < n + 1.
Pertanto, cn → + ∞, quindi:
n +1
x log x c log c c log c log cn
lim  2 dx = lim n 2 n = lim n 2 n = lim = 0 , dove abbiamo tenuto conto della
x →+∞
n
x −1 x →+∞ c
n −1
x →+∞ cn x →+∞ cn
gerarchia degli infiniti.

772) Applicando i criteri di integrabilità, stabilire se gli integrali:


π +∞
2
x x3
a)  dx , b)  dx , sono convergenti. In caso di convergenza, calcolare l’integrale.
0
sin 2 x − 1
4
1 + 4 x 8
2

Negli intervalli di integrazione considerati, entrambi le funzioni integrande sono positive, quindi gli
integrali proposti esistono, finiti o infiniti.
La prima funzione integranda ha una singolarità in x = 0, mentre la seconda è sempre definita e
continua.
x x 1
a) Ricordando che, per x → 0, sin x ∼ x , possiamo scrivere f1 ( x ) := 2
∼ 2
= 3
.
sin x x x 2

Pertanto, l’integrale di f1(x) non converge.


x3 x3 1
b) Per x → + ∞, f2 ( x ) := ∼ = 5.
1 + 4 x 4 x 4x
8 8

Pertanto, f2(x) ammette integrale improprio. Operando la sostituzione t = 2x4, da cui dt = 8x3dx,
t(2-1/4) = 1 ed il lim t ( x ) = +∞ , si ottiene:
x →+∞

( )
+∞ +∞
x 3
1 dt 1 1 1π π  π
−1 1+ 4x8 dx = 8 1 1 + t 2 = 8 arctan t |1 = 8 tlim
+∞
arctan t − arctan1 =  −  = .
→+∞ 8  2 4  32
2 4
388

 1 
2 sin  
 x − 1  dx , esiste finito.
773) Stabilire se l’integrale 
1 sin ( 2 − x )
Osserviamo che la funzione integranda è continua in ]1, 2[ e di segno variabile.
 1 
sin  
Poiché  x −1  ≤ 1
, la funzione integranda, essendo limitata in un intorno di x = 1,
sin ( 2 − x ) sin ( 2 − x )

1
, per x → 2–, e la funzione f ( x ) =
1 1
è ivi integrabile. Inoltre, poiché ∼ è
sin ( 2 − x ) 2−x 2− x
impropriamente integrabile in ]1, 2[, l’integrale proposto esiste finito per il Criterio della convergenza
assoluta per gli integrali, in quanto la funzione integranda è assolutamente impropriamente
integrabile.

x
1
774) Studiare la funzione F ( x ) = − x +  2tdt , tracciandone il grafico.
0( − )
2
1 t
2t
La funzione f ( t ) = è continua nell’insieme R\{±1}. L’intervallo massimale di continuità di
1− t2
f(t), contenente l’origine, cioè ]–1, 1[, coincide con l’intervallo di definizione di F(x), in quanto in un
intorno di x = –1 e di x = 1, la f(t) non è integrabile in senso improprio. Infatti:
2t 1 2t 1
f (t ) = ∼ , per t → 1–, f ( t ) = ∼ , per t → –1+, pertanto, la f(t)
(1 + t )(1 − t ) 1 − t (1 + t )(1 − t ) 1 + t
non ammette integrale finito in ]–1, 1[. Inoltre, il lim− F ( x ) = lim+ F ( x ) = +∞ .
x →1 x →−1

x + 2x −1
2

Pertanto, il C.E.( F(x)) = ]–1, 1[; F ′ ( x ) =


1 − x2
(
; F ′ −1 + 2 = 0 ; )
∈ ]–1 + √2, 1[; F′(x) < 0 per ∈ ]–1, –1 + √2[.
La funzione F(x) decresce in ]–1, –1 + √2[, cresce
F′(x) > 0 per

in ]–1 + √2, 1[ ed ha in xm = –1 + √2 > 0 un punto


di minimo relativo e assoluto. Poiché F(0) = 0,
otteniamo che F(xm) < 0.Considerato che la
funzione data è illimitata superiormente, essa non
ammette massimo assoluto.
Le due rette x = ±1 sono asintoti verticali.
Convessità e concavità:

> 0, per ∀ ∈ ]–1, 1[, quindi


 
1 + x2 
F (x) = 2
′′ 
 (1 − x 2 )2 
 

che la F(x) è positiva in ]–1, 0[ ∪ ] x , 1[, in cui x > xm , è negativa in ]0, x [, vedi il grafico.
la funzione data è convessa (o concava verso l’alto) in tutto il suo insieme di definizione. Considerato
389

Calcolo dell’integrale:
x
| = − log 1 − t 2 = log (1 − t 2 ) , da cui F ( x ) = − x + − log 1 − t 2 , e
( )
1
 (1− t ) 2tdt = − log 1− t
2 x
2 0
0

(
F ( xm ) = − 2 + 1 − log 2 2 − 2 ≃ −0, 6 . )
3
n

 arctan x dx .
2 2
775) Calcolare il lim n
x →+∞
1
n

Poiché la funzione integranda è continua su tutto R, possiamo applicare il Teorema della media
integrale, ottenendo:
3
n
3 1
lim n2  arctan x2 dx = lim n2  −  arctan cn2 , per un opportuno punto 1/n < cn < 3/n.
x →+∞
1
x →+∞
n n
n

Poiché la funzione x ֏ arctan x è crescente, avremo che arctan 1/n2 < arctan cn2 < arctan 3/n2;
pertanto:
2 1 2 1 2 2 3 2 3
0 = lim n 2 2
= lim n 2 arctan 2 ≤ lim n 2 arctan cn2 ≤ lim n 2 arctan 2 = lim n 2 =0,
x →+∞ nn x →+∞ n n x →+∞ n x →+∞ n n x →+∞ n n2
dove abbiamo considerato che, per εn → 0, arctan ε n ∼ ε n , con εn = 1/n e εn = 3/n, rispettivamente.
Quindi, dal Teorema dei Carabinieri, si ricava che il limite proposto vale zero.

x
776) Determinare l’ordine di infinitesimo, per x → 0, della funzione F ( x ) =  sin ( arctan t 2 )dt .
0

Innanzitutto, osserviamo che la F(0) = 0 e, utilizzando il Teorema di Torricelli e lo Sviluppo di Mc


Laurin della funzione y ֏ siny , con y = arctan x2, e quello della funzione y ֏ arctan y , con y = x2,

( arctan x )
2 3

otteniamo anche F ′ ( x ) = sin arctan x = arctan x


2 2
( ) −
3! (
+ o ( arctan x2 ) =
3
)
( x −x )
2 6
6 6
x6
+ o(x ) − + o(x ) = x −− + o ( x6 ) ∼ x2 .
x 3 x
=x −2 6 6 2

3 3 6
Quindi, posto g = F′, la funzione g ha ordine di infinitesimo 2, per x → 0; ciò equivale a dire che
g(0) = g′(0) = 0. Pertanto, F(0) = F′(0) = F′′(0) = 0, che ci fa affermare che la funzione F(x) ha ordine
di infinitesimo pari a 3.

1
n
777) Calcolare il lim 3n + 2
x →+∞
( 3
) x2 arctan x dx .
−1
n

Poiché la funzione integranda è continua su tutto R, possiamo applicare il Teorema della media
integrale, ottenendo:
390

1
n
1 1 2
 x2 arctan xdx =  +  cn2 arctan cn = cn2 arctan cn , per un opportuno punto –1/n < cn < 1/n.
n n n
−1
n

Pertanto, per il Teorema dei Carabinieri, si ha che cn → 0, quindi, arctan c n ∼ c n , ovvero

c2n arctan cn ∼ cn . Inoltre, poiché ( 3n3 + 2 ) 2 > 0, elevando al cubo i tre membri della precedente
3

n
catena di disuguaglianze e moltiplicandoli per ( 3n3 + 2 ) , avremo che:
2
n
6n3 2 6n3
(*) 0 ← − 4 ∼ − 3 ( 3n + 2) ≤ ( 3n + 2) cn ≤ 3 ( 3n + 2) ∼ 4 → 0 .
1 3 2 3 2 3 1 3

n n n n n n n
Pertanto si ricava che:
1
n
lim ( 3n3 + 2) x2 arctan xdx = lim ( 3n3 + 2)
2 3
x →+∞  x→+∞ n
cn = 0 , in cui l’ultima uguaglianza è conseguenza
−1
n

della (*).

2 −α
 1 1 
− sin
778) Stabilire per quali valori del parametro α ∈ R la funzione f ( x ) =
 
x x x x
α è
  1  
exp  3  − 1
  x 
impropriamente integrabile nell’intervallo [1, + ∞[.
Osserviamo che la funzione proposta è positiva e continua nell’intervallo [1, + ∞[, quindi bisogna

Laurin, al terzo ordine, per la funzione y ֏ sin y , con y = 1/(x√ ) e di quello al primo ordine per la
studiarne solamente il comportamento in un intorno I(+ ∞). Tenendo conto dello Sviluppo di Mc

funzione y ֏ e y , con y = 1/ √ , si ricava che, per x → + ∞:


v

2 −α
 
 1 

( )
3 
6 x x  1 x
α
1 1
f ( x) ∼   3

α
= 2 −α ( 2 −α )
= 2 −α 9 −29α
.
 1  6 9 6 x 6
x 2
3 
 x
29α
Pertanto, la funzione assegnata risulterà impropriamente integrabile se e solo se 9 − > 1, ovvero
6
per α < 48/29.

779) Stabilire per quali valori del parametro α ∈ R\{0} la funzione f: [0, + ∞[ → R, definita da
1 + x3
f ( x) = è impropriamente integrabile nell’intervallo [0, + ∞[.
(1+ x )
1
2 α
391

Poiché la f(x) è una funzione positiva e continua su tutto l’intervallo [0, + ∞[, per stabilire se essa è
impropriamente integrabile in tale intervallo è sufficiente studiarne il comportamento per x → + ∞.
3
x 2
1
Otteniamo f ( x ) ∼ 2
= 2 −3 , per x → + ∞.
α α
x x 2

4 − 5α
Pertanto, la f(x) sarà integrabile se e solo se 2/α – 3/2 > 1, ovvero 2/α – 5/2 > 0, cioè > 0. La

soluzione di quest’ultima disequazione fornisce 0 < α < 4/5.

780) Calcolare l’area della regione di piano compreso fra i punti di intersezione dei grafici delle
5 1
funzioni f(x) = 1/x e g ( x ) = + .
6 x−5
Osserviamo che la f(x) e la g(x) sono due iperboli equilatere che si intersecano nei punti ottenuti dalle
1 5 1
soluzioni dell’equazione = + , che fornisce x = 2 e x = 3.
x 6 x−5
1 5 1
Poiché la disequazione < + è soddisfatta per x < 0, 2 < x < 3 e x > 5, nell’intervallo [2, 3]
x 6 x−5
accade che la g(x) ≥ f(x). Pertanto, l’area richiesta sarà data da:
3 3
5 1 1 5  5 3
2  6 + x − 5 − x dx =  6 x + log ( x − 5 ) − log x  2 = 6 − 2 log 2 .

+∞
e − x sin x
2

781) Stabilire se l’integrale  0


1 + 3x2
dx esiste finito.

Poiché la funzione integranda è continua su tutto R, per stabilire se l’integrale proposto esiste finito,
basta studiarne il comportamento per x → + ∞. Essendo la funzione integranda di segno variabile,
consideriamone il valore assoluto ed osserviamo che:
−x 2
e− x sin x e sin x
2
1
= ≤ 2.
1 + 3x 2
1 + 3x 2
3x
Poiché la funzione 1/(3x2) è impropriamente integrabile a + ∞, l’integrale proposto converge
assolutamente, quindi esiste finito.

3
( 3 − sin x ) log x dx esiste finito.
782) Stabilire se l’integrale 
1 x −1
Poiché la funzione integranda è continua e positiva nell’intervallo ]1, 5], per stabilire de l’integrale
proposto esiste finito, basta studiarne il comportamento per x → → 1+. Tenendo conto che la funzione
x ֏ log x è crescente, otteniamo:

0≤
( 3 − sin x ) log x ≤ 4log 5
.
x −1 x −1
1
Poiché la funzione è impropriamente integrabile per x →1+, l’integrale proposto esiste finito.
x −1
392

1
cos x log ( 2 + x )
783) Stabilire se l’integrale 
0 x2 ( x2 + 2)
dx esiste finito.

Osserviamo che la funzione proposta è continua e positiva in ]0, 1], pertanto, per stabilire se
l’integrale dato converge, dobbiamo studiarne il comportamento solo per x → 0+. Osserviamo che:
cos x log ( 2 + x ) cos1log 2 1

x ( x + 2)
, dove abbiamo utilizzato la monotònia delle funzioni x ֏ cos x
2 2
3 x2
(crescente) e x ֏ log ( 2 + x ) (crescente) ed abbiamo maggiorato il denominatore, ponendo
x2 + 2 ≤ 3. Poiché la funzione 1/x2 non è impropriamente integrabile, per x → 0+, , l’integrale proposto
diverge.

) n1 e fornire una stima della somma.


( e
+∞ 1
784) Stabilire il carattere della serie n
−1 2
n =1

Innanzitutto, osserviamo che la successione ( e − 1)  è a termini positivi e monotòna


 1 1
n
2
 n 
x
decrescente, in quanto la funzione x ֏ e è crescente e le successioni {1/n} e {1/n2} sono
decrescenti. Possiamo, quindi, applicare il Criterio del confronto integrale e studiare l’integrabilità
impropria della funzione x ֏ ( e x − 1) 2 . Si ricava:
1
x

 (e ) x1 dx := lim  ( e − 1) x1 dx = lim  e
+∞ M M M
1 1 1 1 1  1 1   1 1 
x
−1 2
x
2
x
2
dx −  2 dx = lim  − e x 2  |1M =  − e M + + e − 1 − e − 2
1
M →+∞
1
M →+∞
1
x 1
x M →+∞
 x   M 
dove, nel calcolo del primo integrale, abbiamo sottinteso la sostituzione di variabile t = 1/x, da cui
dt = - 1/x2 dx. Poiché la funzione associata risulta impropriamente integrabile, anche la serie assegnata
sarà convergente, e si avrà:

( ) n1 ≤ e −1+ e = 2e − 3 .
+∞ 1
e − 2 ≤  e n −1 2
n =1

x +1
785) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo ]0, + ∞[ e calcolare
x3 + 8
+∞
l’integrale  f ( x )dx .
0

La funzione f(x) è continua nell’intervallo assegnato, quindi dobbiamo studiarne la sommabilità


all’infinito. Considerato che la f(x) è positiva, possiamo applicare il Criterio del confronto asintotico.
x +1 1 1+ x
1
x +1
Pertanto si ha f ( x ) = 3 = da cui il lim x 2 f ( x ) = lim x 2 3 = 1.
x + 8 x 1+ 8 3 x →+∞ x →+∞ x +8
x
Quindi, la f(x) è sommabile perché asintotica a 1/x2. Per calcolare l’integrale, determiniamo una
primitiva di f(x). Cerchiamo opportune costanti A, B, C reali, in modo che valga la seguente identità:
, ∀ ∈ R\{– 2}.
x +1 A Bx + C
= + 2
x + 8 x + 2 x − 2x + 4
3
393

Liberandoci dei denominatori, si ottiene x + 1 = A x − 2x + 4 + ( Bx + C )( x + 2) , che possiamo


2
( )
ritenere valida in C. Calcoliamo ambo i membri in x = – 2 e x = 1 + i√3 , ottenendo A = –1/12 e

 ( ) ( )
2 + i 3 =  B 1 + i 3 + C  3 + i 3 , da cui, separando le parti reali e quelle immaginarie di primo e

secondo membro, segue B = 1/12 e C = 2/3.


A questo punto possiamo calcolare l’integrale secondo la definizione di integrale improprio.
Per ogni T > 0, si ha:
x +1
T T T T T

0 x3 + 8dx = − 12 0 x + 2dx + 12 0 x2 − 2x + 4dx + 3 0 x2 − 2x + 4dx = − 12 log ( x + 2) |0 + 24 log ( x − 2x + 4) |0 + 4 0 x2 − 2x + 4dx =


1 1 1 x 2 1 1 T 1 2 T 3 1

1
T −1 1 π
T
log ( x 2 − 2 x + 4 ) |T0 + log (T 2 − 2T + 4 ) +
1 1 1 1 1 1
=− log ( x + 2 ) |T0 + 
3
2
dx = − log ( T + 2 ) + arctan + =
12 24 3 0  x −1  12 24 3 3 3 6
  +1
 3

(T − 2T + 4 )
1

2 24
1 T −1 1 π
= log + arctan + , e passando al limite per T → + ∞, si ottiene .
(T − 2 )
1
12 3 3 36 3 3

1
786) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [0, + ∞[ e calcolare
( x + 1) 1 + x2
+∞
l’integrale  f ( x )dx .
0

La funzione f(x) è continua nell’intervallo assegnato, quindi localmente integrabile secondo Reimann.
L’integrale esiste perché la funzione integranda f(x) non è negativa. Proviamo che l’integrale è finito,
applicando il Criterio del confronto asintotico. Si ottiene che il lim x f ( x ) = 1 , quindi la funzione è
2
x →+∞

sommabile. Per calcolare l’integrale, determiniamo una primitiva di f(x). Ponendo x = sinh t, per
t > 0, si ottiene:
cosh t 1 et
 f ( x )dx =  (1 + sinh t ) 1 + sinh 2 t
dt = 
1 + sinh t
dt = 2 2t
e + 2et −1
dt .

Possiamo ricondurre il calcolo a quello dell’integrale di una funzione razionale, mediante la


sostituzione y = et. Cioè:
et dy 1  1 1  1
 e2t + 2et −1dt =  y2 + 2 y −1 = 2 2   y +1 − 2 dy −  y + 1+ 2 dy  = 2 2 log y + 1− 2 − log y + 1+ 2 = ( )
=
2
1
2
( log e +1−
t
2 − log et +1 + 2 . Quindi: )
( )
+∞
T + T 2 +1 +1− 2
T sett sinh T
1  1
 f ( x )dx = lim  f ( x )dx = lim log e t
+ 1 − 2 − log e t
+ 1 + 2  = lim log
0
T →+∞
0
T →+∞ 2   0 T →+∞ 2 T + T 2 +1 +1+ 2

π
−x
 x + 5e
2
787) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) =  − arctan x  nell’intervallo [0, + ∞[
 1+ x
2
2
+∞
e calcolare l’integrale  f ( x )dx .
0
394

La funzione f(x) è continua nell’intervallo [0, + ∞[, quindi localmente integrabile secondo Reimann.
L’integrale esiste perché la funzione integranda f(x) non è negativa. Studiamo la sommabilità della
funzione applicando il Criterio del confronto asintotico. Si ottiene:
π
−x
 x + 5e
2
α  1  x 2 + 5e− x
lim x f ( x ) = lim x  − arctan x 
α α
= lim x  arctan  = 1 , se si sceglie α = 1,
 1+ x x  1 + x2
2
x →+∞ x →+∞
2 x →+∞

quindi la funzione assegnata non è sommabile.

x −1
788) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [0, + ∞[ e calcolare
x3 + 1
+∞
l’integrale  f ( x )dx .
0

La funzione f(x) è continua nell’intervallo [0, + ∞[, quindi localmente integrabile secondo Reimann.
In questo caso, la f(x) cambia di segno nell’intervallo dato. Precisamente è positiva per x > 1 e negativa
per 0 < x <1. Proviamo a stabilire l’assoluta sommabilità della f(x), applicando il Criterio del
confronto asintotico.
x −1
Si ottiene che il lim x f ( x ) = lim x
α α
, se si sceglie α = 2.
x→+∞ x→+∞ x3 +1
Ciò prova l’assoluta sommabilità della f(x), quindi la sua sommabilità.
Calcoliamo l’integrale: considerato che la funzione integranda è razionale, procediamo come in
precedenza. Dobbiamo determinare delle costanti reali A, B, C in modo che:
, ∀ ≠ –1.
x −1 A Bx + C
= + 2
x +1 x +1 x − x +1
3

Portando a forma intera, si ottiene x −1 = A x − x +1 + ( Bx + C )( x +1) , ∀


( ) ∈ C.
2

1+ i 3
Calcoliamo in x = –1, ed otteniamo A = – 2/3 e in x = ottenendo B = 2/3, C = –1/3.
2
L’integrazione si effettua per decomposizione in somma:
x −1 1 2x −1 1 T 2 − T +1
T T T

0 x3 +1 dx = −
2 dx
3 0 x + 1
dx +
3 0 x2 − x + 1
dx = −
2
log (1 + T ) +
1
log ( T 2
− T + 1) = log 2 , per
3 3 3 (1 + T )
+∞
x −1
ogni T > 0. Passando al limite, per T → + ∞, si ottiene che 
0
x3 + 1
dx = 0 .

1
789) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [1, + ∞[ ed,
x 1 + 4x2
+∞
eventualmente, calcolare l’integrale  f ( x )dx .
1

La funzione f(x) è continua nell’intervallo [1, + ∞[, quindi localmente integrabile secondo Reimann.
Inoltre, è integrabile in senso improprio perché di segno costante. Proviamo a stabilire la sommabilità
della f(x), applicando il Criterio del confronto asintotico.
395

1 1
Si ha che il lim x f ( x ) = lim x
α α
= , se si sceglie α = 2. Ciò prova la sommabilità della
x→+∞ x→+∞
x 1 + 4x2 2
f(x). Calcoliamo l’integrale. Per determinare una primitiva della funzione integranda, poniamo
1 1 2e t
2x = sinh t, da cui x 1 + 4x2
dx = 
sinh t
dt =  2 t dt . L’ultimo integrale si calcola ponendo
e −1
y = et. Quindi, si ottiene:
2et 2 dy dy
 e2t − 1dt =  y 2 − 1dy =  y − 1 −  y + 1 .
2x + 4x2 + 1 −1
Una primitiva della f(x) è log , quindi:
2x + 4x2 + 1 + 1
+∞
2T + 4T 2 + 1 − 1 1+ 5 1+ 5
T
1 1
1 x 1+ 4x 2
dx = lim
T → +∞ x
1 1+ 4x 2
dx = lim log
T → +∞
2T + 4T + 1 + 1
2
− log
3+ 5
= − log
3+ 5
.

1
790) Studiare la sommabilità della funzione f ( x ) = nell’intervallo [1, + ∞[ ed,
x 1+ x
+∞
eventualmente, calcolare l’integrale  f ( x )dx .
1

La funzione f(x) è continua nell’intervallo [1, + ∞[, quindi localmente integrabile secondo Reimann.
La funzione data è integrabile in senso improprio perché di segno costante. Proviamo a stabilire la
sommabilità della f(x), applicando il Criterio del confronto asintotico.
1
Si ha che il lim xα = 1 , se α = 5/4, quindi è sommabile. Calcoliamo una primitiva della
x →+∞
x 1+ x
funzione integranda. Posto x = t2, si ottiene:
1 2
 x 1 + x dx =  t 1 + t dt , ponendo, ancora, t = y2 – 1 si ottiene:
2 2 1− x −1
t 1+ t
dt =  2 dy = log
y −1 1− x +1
. Quindi, l’integrale cercato è:

+∞
1 − T −1 2 −1 2 −1
T
1 1
x
1 1+ x
dx = lim 
T →+∞
1 x 1+ x
dx = lim log
T →+∞
1− T +1
− log
2 +1
= − log
2 +1
.

x 2
et
791) Studiare la funzione f ( x ) =  dt e tracciarne il grafico qualitativo.
1
t
Per determinare il C.E. della funzione integrale assegnata, dobbiamo tenere conto del C.E. della
2
et
funzione integranda ϕ ( x ) = . In questo caso, il C.E.( ϕ(x)) = R\{0}.
t
396

x
In generale, chiedersi se x appartenga al C.E. di f(x) equivale a chiedersi se l’integrale  ϕ ( t )dt sia
1

finito. Per determinare il C.E. di f(x) prendiamo in considerazione gli intervalli ]– ∞, 0[, ]0, 1[ e
]1, + ∞[. Fissato x > 0, la funzione ϕ(x) è sommabile in [1, x], perché ivi continua.
Se ne deduce che x appartiene al C.E. della f(x). I numeri x tali
che 0 < x < 1, appartengono al C.E. della f(x), per lo stesso
motivo. Il punto x = 0 non appartiene al C.E. della f(x) in quanto
il lim+ tϕ ( x ) = 1 , cioè la funzione ϕ(x) è non sommabile in [0, 1].
t →0

I numeri x < 0 non appartengono al C.E. della f(x) perché la


funzione ϕ(x) dovrebbe essere sommabile in [x, 0], ma ciò è
impossibile perché la ϕ(x) è non sommabile in [0, 1].
Il C.E. della f(x) è, quindi, l’intervallo ]0, + ∞[.
Una diretta conseguenza del fatto che la funzione ϕ(x) non sia
sommabile in [0, 1] è la presenza di un asintoto verticale per la
f(x) . Infatti:
x 1 1
lim+ f ( x ) = lim+  ϕ ( t )dt = − lim+  ϕ ( t )dt = −  ϕ ( t )dt = −∞ .
x→0 x→0 x→0
1 x 0

Inoltre, il lim ϕ ( t ) = +∞ , da cui segue che la funzione ϕ(t) non è sommabile in ]1, + ∞[. Ciò significa
x→+∞
x +∞
che la f(x) diverge all’infinito. Infatti il lim f ( x ) = lim  ϕ ( t )dt =  ϕ ( t )dt = +∞ .
x →+∞ x →+∞
1 1

Per determinare gli intervalli di monotònia della f(x), calcoliamo la derivata mediante il Teorema

, ∀
2
ex
fondamentale del calcolo integrale. Si ottiene che f ′ ( x ) = > 0.
x
Osserviamo che la f ′(x) è positiva in ]0, + ∞[ e divergente all’infinito, quindi la f(x) è crescente nel
Campo di Esistenza e non ammette asintoto obliquo. Per determinare gli intervalli di convessità della

, ∀
 1
f(x), calcoliamo la f ′′(x). Si ottiene che f ′′ ( x ) = e  2 −
2
x
> 0, quindi la f(x) è concava
 x2 
nell’intervallo ]0, 1/√2[ e convessa in ]1/√2, + ∞[.

e−t
x 2

792) Studiare la funzione f ( x ) =  dt e tracciarne il grafico qualitativo.


0 1+ t2
La funzione integranda è definita e continua in R, pertanto ivi localmente integrabile. Quindi, la f(x)
è definita in R. Osserviamo che la f(x) è dispari, infatti, integrando per sostituzione y = – t si ottiene:

dy = − f ( − x ) , ∀ ∈ R, pertanto possiamo limitarci a studiarne la


−x
e− t e− y
x 2 2

f ( x) =  dt = − 
0 1+ t2 0 1+ y2
restrizione all’intervallo ]0, + ∞[. Studiamo il comportamento all’infinito mediante la sommabilità
397

e−t
2

della funzione integranda. Considerato che il lim t α = 0 per ogni α > 0, la funzione integranda
x →+∞
1+ t2
+∞
e−t e−t
x 2 2

è sommabile, cioè il lim f ( x ) = lim  dt =  dt ∈ R .


x → +∞ x →+∞
0 1+ t2 0 1+ t2
Quindi, la f(x) ammette asintoto orizzontale di equazione
+∞
e−t
2

y=  0 1+ t2
dt .

La funzione data è crescente e concava per x > 0, come


si evince dall’esame del segno delle derivate:
xe− x
2

2  (
e− x  2 1 + x2 ) + x  ,
2

f ′( x) = , f ′′ ( x ) = − 
1− x
∀ ∈ R.
1 + x2

Inoltre, notiamo che il lim+ f ′ ( x ) = 1, quindi la restrizione della f(x) all’intervallo ]0, + ∞[ ammette,
x→0

come tangente al grafico in x = 0, la bisettrice di primo e terzo quadrante. Tenuto conto della
simmetria, possiamo, quindi, tracciare il grafico della f(x).

x
793) Studiare la funzione f ( x ) =  t log (1 + t 2 )dt − x nel suo Campo di Esistenza e tracciarne il
0

grafico qualitativo.
La funzione assegnata è definita nell’intervallo [–1, 1], in
cui risulta continua, quindi dotata di massimo e minimo in
virtù del Teorema di Weierstrass.
Si ha f ′ ( x ) = x log 1 + x −1,
2
( )
, ∀ ∈ [–1, 1].
f ′′ ( x ) = log (1 + x 2 ) −
2x
1 − x2
Dall’esame del segno delle derivate si deduce che la f(x) è
concava in [–1, 1], ammette minimo nel punto di ascissa 1 e massimo in un punto x0 dell’intervallo
[–1, 0]. Gli estremi dell’intervallo [–1, 1] sono punti in cui il grafico presenta tangente verticale, in
particolare, il punto di ascissa – 1 è punto
di minimo relativo. Il punto x0 può essere visto come limite della successione x0 = –1/2,
1
xn +1 = .
log (1 + xn2 )

x
−t
 ( )
794) Studiare la funzione f ( x ) = arctan e dt e tracciarne il grafico qualitativo.
0

La funzione assegnata è definita e continua in R, e risulta pari. Pertanto possiamo studiare la


restrizione della f(x) all’intervallo ]0, + ∞[. La funzione è derivabile in ]0, + ∞[ e si ottiene che

, ∀ > 0.
e− x
f ′ ( x ) = arctan ( e− x ) , f ′′ ( x ) = −
1 + e−2 x
398

Dallo studio del segno delle derivate, si deduce che la


funzione data presenta un punto angoloso nell’origine e
risulta crescente e concava nell’intervallo ]0, + ∞[.
La funzione data ammette asintoto orizzontale, perché la

lim t α arctan ( e − t ) = lim t α e − t = 0 , ∀α > 0.


funzione integranda è sommabile all’infinito. Infatti, il

x →+∞ x →+∞

795) Applicazioni dell’integrale.


Siano A e B i sottoinsiemi di R2 così definiti:

A = {( x, y ) ∈ R2 : x2 + y2 ≤ 2} ; B = ( x, y ) ∈ R 2 : y ≥ ( x + x )  . Si calcoli l’area di A ∩ B .
 x 
 2 
Osserviamo che B = {( x, y ) ∈ R 2
: x ≤ 0, y ≥ 0} ∪{( x, y ) ∈ R2 : x ≥ 0, y ≥ x2} e che A è il disco centrato
nell’origine di raggio √2. Per x ≥ 0 si ha y = x2 e x2 + y2 = 2,
se e solo se x2 + y4 = 2, cioè per x = 1 (porre X = x2 …).
L’insieme A ∩ B è costituito dal quarto di disco compreso
nel quadrante x ≤ 0, y ≥ 0 e dalla regione compresa tra
il grafico di y = x2 e di y = 2 − x per ∈ [0, 1].
2

L’area di A ∩ B è data, quindi, da:

( 2) + ( )
1
1 2
1
x π x 1  π 1 π 1 3π 1
A∩ B = π 2 − x − x dx = + 
2 2
2 − x 2 + arcsin − x = + + − = +
4 0
2 2 2 3 0 2 2 4 3 4 6

Il lavoro di una forza di intensità variabile.


In fisica elementare, il lavoro di una forza, il cui punto di applicazione si sposta, è definito come il
prodotto della forza per lo spostamento per il coseno dell’angolo formato dal vettore forza con il
vettore spostamento. Questa definizione presuppone uno spostamento rettilineo, ed una forza la cui
intensità (modulo) e direzione restino costanti durante lo spostamento. Nella maggior parte dei casi,
nessuna di queste condizioni è verificata.
Consideriamo alcuni casi che possano dare un’idea del perché gli integrali sono lo strumento che
occorre per una corretta definizione.
Ci limitiamo al caso della forza variabile in intensità, ma costante in direzione, con spostamento
nella stessa direzione della forza (il verso può essere, però, opposto a quello della forza); forza e
spostamento avvengono, dunque, nella direzione di una retta su cui c’è un sistema di ascisse.
Sia f(x) l’intensità di una forza applicata in x (positiva o negativa, a seconda che il verso sia quello
positivo del sistema di ascisse, o quello opposto). Quando il punto di applicazione della forza si
sposta da A a B, descrivendo l’intervallo di estremi A, B, il lavoro compiuto dalla forza stessa è
B

 f ( x )dx .
A
Questa può essere assunta come definizione di lavoro. Per renderla plausibile,
399

osserviamo solamente che per “brevi” spostamenti da x′ a x′′, con |x′′ – x′| “piccolo”, si può supporre
che il lavoro sia f(x)(x′′ – x′), dove x è un qualsiasi punto dell’intervallo di estremi x′, x′′. Per uno
spostamento da A a B (per fissare le idee, supponiamo a < b) possiamo pensare di dividere lo
spostamento in tanti piccoli spostamenti, da x0 = A ad x1, ad x2 …, da xm-1 a xm = B. Per lo
spostamento da xk-1 a xk il lavoro fatto è approssimativamente f(ck)(xk-1 – xk), in cui ck è un punto
m
dell’intervallo [xk-1, xk]; complessivamente il lavoro fatto è, all’incirca  f ( c )( x
k =1
k k − xk −1 ) , e, si

intuisce che, se la f risponde ai requisiti di Reimann, integrabile sull’intervallo [A, B], all’aumentare
della “finezza” della suddivisione, le somme tendono all’integrale di f esteso ad [A, B].
Se B < A, chiaramente si cambia di segno.

796) Considerata una molla di lunghezza, a riposo, nulla sull’asse delle x, attaccata per l’origine.
La Legge di Hooke (legge empirica approssimata) afferma che, se la molla è attaccata con l’estremità
libera ad un punto, posto sull’asse all’ascissa x, e ad essa si applica una forza f(x) = – kx (dove k > 0,
misurata in newton/metro, è la costante elastica della molla), forza che “spinge” la molla verso
l’origine. Se la molla si stira da a a b, il lavoro della forza elastica è:
b

a ( − kx ) dx = − 2 ( b − a ) .
k 2 2

797) Un meteorite, di massa m, cade verticalmente verso il centro della terra, dall’orbita lunare fino
alla superficie della Terra. Qual è il lavoro fatto dalla forza di gravità? (Trascuriamo le attrazioni della
Luna, del Sole e di altri pianeti).
Per la Legge di gravitazione universale, il meteorite è attratto dalla Terra con la forza:
mM
f ( r ) = −G 2 , con G costante di gravitazione, o di Cavendidh, r la distanza dal centro della Terra
r
ed M la massa della Terra (prendiamo un asse con origine il centro della Terra, orientato verso
l’esterno; il segno negativo dice che la forza è diretta verso il centro della Terra).
Il lavoro è, quindi, considerando a il raggio terrestre e b il raggio dell’orbita lunare:
a r =a
 mM  1 1 1
b  −G r 2 dr = GmM  r r=b = GmM  a − b  , chiaramente positivo, essendo b > a; il meteorite
acquista energia a spese della gravità. Si noti che anche venendo da “infinitamente lontano” (b molto
grande, come di fatto, in genere accade) il meteorite non riceve mai un’energia superiore a Gm/a.

798) Pressione.
Una parete piana di un bacino idrico è lunga 50 metri. Qual è la forza totale esercitata sulla parete
dalla pressione d’acqua, se il livello di questa è 20 metri?
Non è possibile un semplice “forza uguale a pressione per superficie”, perché, come è noto, la

Kg/m3, per l’acqua 103 Kg/m3), g = 9,8 m/sec2 è l’accelerazione di gravità ed h (in metri) la profondità
pressione varia con la profondità secondo la formula p = ρgh, con ρ pari alla densità dell’acqua (in

dell’acqua; la pressione risultante è espressa in Pascal = Newton/m2. La forza esercitata su una striscia
di parete di profondità tra h e h + ∆ h, con ∆ h piccolo, è approssimativamente ρgh(l ∆ h), in cui l, in
questo caso pari a 50 metri, è la lunghezza della parete, quindi l ∆ h è l’area della striscia di parete
400

che stiamo considerando. Quindi, la forza totale sarà, se la profondità totale dell’acqua è indicata con
H (in questo caso H = 20 metri):
H
H
 h2  H2
0 ρ ghldh = ρ gl 2 = ρ gl , e risulta una forza di 9,8 ⋅107 newton = 107 Kilogrammi-peso.
 0 2

799) Un disco ruota attorno al suo asse centrale, con velocità angolare costante di ω radianti/secondo.
Un punto di massa m può scivolare, senza attrito, in una scanalatura fatta lungo il raggio del disco.
Qual è il lavoro fatto dalla forza centrifuga se il punto si sposta dalla distanza a alla distanza b
dell’asse?
Come è ben noto, la forza centrifuga ha componente radiale mω2r in un punto di distanza r dall’asse
di rotazione. Pertanto, il lavoro è:
b
b
 r 2  mω 2 2 2
a ω = ω  2  = 2 (b − a ) .
2 2
m rdr m
 a

800) La cicloide è la curva così descritta: si ha un disco di raggio r che rotola, senza strisciare, su una
retta; preso uno dei punti della circonferenza, la curva da esso descritta è una cicloide.

Vediamo di trovare una descrizione della cicloide. Supponiamo che il disco rotoli lungo l’asse delle
ascisse nel piano xy, seguendo il punto dall’origine, ed assumendo, come parametro di riferimento,
l’angolo che il raggio, passante per il punto fissato, forma con la direzione orientata originale
(verticale in basso), si noti che se tale angolo, in radianti, vale θ, il centro ha un’ascissa pari a rθ, e si
comprende come il punto avrà un’ascissa pari a x = rθ – r sin θ, ed un’ordinata pari a y = r – r cos θ.
Vogliamo trovare l’area sotto una delle “cappe” della cicloide. Conosciamo solamente le equazioni
parametriche della cicloide:
= j(¦) = k(¦ − l|¦)
"
] = ˆ(¦) = k(1 − Ih ¦)
. Esse bastano per giungere alla soluzione.

La u(θ) è un omeomorfismo (funzione continua, invertibile, con inversa continua) strettamente


crescente di R su R.
401

Criterio del confronto versione O grande.


Siano I un intervallo di R, c un estremo di I, f, g: I → R integrabili su ogni intervallo chiuso di I e sia
|f| ≤ g vicino a c (in un intorno di c in I). Se g è sommabile attorno a c, allora f è sommabile attorno
a c. Pertanto, se f è Oc(g) e g è sommabile attorno a c, allora anche f è sommabile attorno a c.

801) Dire, senza calcolarli, fra i seguenti integrali generalizzati, quali esistono finiti, al variare del
parametro s di R (n. 5.-).
π
4
log x − log x log x log x
1.- 
0 x cos x
dx  L’integrale esiste finito, infatti
x cos x
=
x cos x

x
, per x → 0 e

log x 1
∈ , per x → 0 per ogni α > 1/2.
x xα
π
2
log (1 + x ) log (1 + x ) log (1 + x )
2.- 
0
sin x
dx  L’integrale esiste finito essendo
sin x

x
∼ 1 , per x → 0.

+∞
cos x cos x cos x 2 2
3.-
−∞
 cosh x dx  L’integrale esiste finito, infatti
cosh x
=2 x
e +e −x
≤ x
e +e −x
∼ x , per
e
x → + ∞, quindi cos x/cosh x è assolutamente integrabile, quindi integrabile, in senso generalizzato
attorno a + ∞, essendo cos x/cosh x pari, si conclude.
1
e
1
 1− x dx  Si osservi che 1− x = 1− e
x x log x
4.- x
> 0 su ]0, 1/e] essendo x log x < 0 su ]0, 1/e[. Inoltre
0

1 −1 −1
è 1 − e x log x ∼ − x log x per x → 0, sicché ∼ per x → 0 e si è già stabilito che non
1 − x x x log x x log x
è integrabile attorno a zero.
+∞

 (1 − tanh x ) dx 
s
5.- E’ tanh x ∼ 1 per x → + ∞; inoltre:
0

ex − e− x e− x e− x
1 − tanh x = 1 − = = 2e−2 x , per x → + ∞. Pertanto, (1 − tanh x ) è dello stesso
s
−x
2 −x
∼ 2
e +e
x
e +e
x
e x

ordine di e-2sx per x → + ∞, quindi integrabile se e solo se s > 0.

802) Dire se esistono finiti i seguenti integrali impropri, calcolandoli nel caso affermativo.
+∞
1 x 1 x 1
1.- 
0
x3 x +1
dx  E’ 3
x
∼ 3 per x → + ∞, ne segue che l’integrale esiste finito.
x +1 x

x t2 2t
Posto t = , (quindi x = , x′ ( t ) = ) si ha:
x +1 1− t (1 − t 2 )
2 2
402

+∞
(1 − t ) 2 3
1− t2
1

( )
1 1 1
1 x 2t  1  2
 dx =  t dt = 2  dt = 2  t − t dt = 2 − t −3 + t −1 
−4 −2
= 2− 2
x3 x +1 (1 − t )
2 2
6
0 1
t 1
t4 1  3 1 3
2 2 2 2

− 1 +∞ −1
+∞ x
e e x
2.- 
−∞
x2
dx  L’integrale proposto esiste finito se e solo se esiste finito  0
x2
dx .

Posto t = 1/x si ha (0 < ε < A):


−1 1 1
A A ε
e x −t −t −t
1
ε −1 −1
ε x2 dx = − 1 e dt = 1 e dt = 
 −e  1 A = −e + e , che tende a 1 per A → + ∞ e ε → 0 .
 ε A +

ε A

− 1 −1
+∞ x +∞
e e x
Quindi 
−∞
x2
dx = 2 
0
x2
dx = 2 .

+∞
x log x
3.- 
−∞
1 + x2
dx  L’integrale non esiste finito, considerato che:

x log x x x
= log x → +∞ se x → + ∞ e 1/x non è integrabile attorno a + ∞.
1+ x 2
1 + x2
1
x
+∞
1 1 1
4.- 
0 x (1 + x )
dx  L’integrale esiste finito, essendo
x (1 + x )

x
, per x → 0, inoltre

, per x → + ∞. Posto t = √ , si ha:


1 1

x (1 + x )
3
x 2

+∞ +∞
1 1 π 
 t (1+ t ) 2tdt = 2[arctan t ]
+∞
 dx = = 2 − 0 = π .
0 x (1 + x ) 0
2 0
2 
−1

Osservazione: Senza calcolo si può vedere che l’integrale 2.- esiste finito, essendo 2 ∈ o  α  per
e x 1
x x 

x → + ∞, per ogni α ∈ R; in particolare (α = 2) è 2 ∈ o+∞  α


−1 −1
 , quindi e
x
e x 1
 è integrabile anche
x x  x2
attorno a + ∞.

+∞
dx
803) Si consideri l’integrale 
5 ex − e5 ( x − 5)
α +1 ;

1) si determinino tutti gli α ∈ R per i quali esso risulta convergente;


2) lo si calcoli per α = –1.
403

1
La funzione fα ( x ) = è continua (quindi localmente Riemann integrabile) e
( x − 5)
α +1
e −ex 5

positiva su ]5, + ∞[.


x 5 5 x −5 5
( t
)
Essendo e − e = e e −1 ∼5 e ( x − 5) , e − 1 ∼ 0 t si ha fα ( x ) ∼ 5 ( ) 1
; pertanto, la
( x − 5)
5 α +1+ 1
e 2 2

f α(x) è integrabile attorno a 5 se e solo se α + 1 + 1/2 < 1, ovvero α < –1/2.

2  per ogni α ∈ R.
1 x2 1
Inoltre, fα ( x ) ∼ +∞ x ; dato che il lim x
= 0 si ha che fα ( x ) ∈ o+∞ 
e x 2 α +1 x →+∞
e 2 xα +1 x 
+∞
In conclusione,  fα ( x ) dx esiste finito se e solo se α < –1/2. Si ha, inoltre, che, posto t = e x − e 5
5

(
ovvero x = log t + e , si ottiene:
2 5
)
+∞ +∞ +∞ t =+∞
dx 1 2t 1 2  t  π
5 e −e
x 5
=  2 5 dt = 2  2 5 dt = 5 arctan 5 
5
t t +e 0
t +e e 2 e 2  t =0
= 5 .
e 2

( arctan x )
1 α + 12

804) Studiare la convergenza dell’integrale  dx , e calcolarlo per α = –1/2.


( )
α
0 1− x

∈ ]0, 1[.
( arctan x )
α + 12

Sia fα ( x ) = con
(1 − x )
α

Si ha fα ( x ) ∼ 0 x
α + 12
, integrabile attorno a 0 se e solo se – α – 1/2 < 1, ovvero α > – 3/2; attorno a 1

1 1− x 1 1
la fα(x) è dello stesso ordine di (essendo il lim = lim− x = − ); la fα(x) è
x →1 1 − x
(1 − x )
α x →1 2 2
integrabile in 1 se e solo se α < 1. Quindi, la fα(x) è integrabile su [0, 1] in senso generalizzato se e
solo se – 3/2 < α < 1. Se α = –1/2 è f− 1 ( x ) = 1 − x ed è:
2

1 1 t =1
1 1 
1 − xdx = 4 t (1 − t )dt = 4  t 3 − t 5  =
8
 (posto t = 1 − x ).
2 2

0 0  3 5  t =0 15
404

+∞
2x + 1
805) Dire se l’integrale  x (1 + x )dx esiste finito; in caso affermativo, calcolarlo.
1
2 2

Essendo
2x + 1
x (1 + x ) x
2 2
2 2 2
( )
∼ 3 per x → + ∞ e x 1 + x ≠ 0 su [1, + ∞[, l’integrale assegnato esiste finito.

2x +1 2x 1
Inoltre si ha = 2 + 2 , ed è:
x (1 + x ) x (1 + x ) x (1 + x 2 )
2 2 2

2x + 1 2 1 + x2 − x2 1 x 
= = 2 = 2 − 2 ;
x (1 + x ) x (1 + x )
2 2 2
x (1 + x )
2
 x 1+ x 

1 1 + x2 − x 2 1 x
= 2 = −
x (1 + x ) x (1 + x ) x 1 + x
2 2 2 2 , sicché, per ogni b ≥ 1 è:

b
2x +1
b b
2 1   
1 x2 (1 + x2 )dx = 1  x − 1 + x2 + x2 − 1 + x2 dx = 2 log x − log (1 + x ) − x − arctan x 1 =
2x 1 2 1

π  b2  1 π
= 2 log b − log (1 + b 2 ) −
1
− arctan b + 2 log 2 + 1 + = log   − − arctan b + log 4 + 1 + , che
1+ b
2
b 4  b 4
π π π
tende a − + 1 + log 4 + 1 + = + 1 + log 4 per b → + ∞.
2 4 4
+∞ +∞
1 2x
Si osservi che i singoli integrali 
1
x
dx e  1+ x
1
2
dx non esistono finiti.

+∞
1
806) Calcolare, se esiste finito, l’integrale  dx .
( )
2
1 x 1+ x+x

Posto x = t2, si ottiene:


+∞
 
+∞ +∞ +∞  ( 2t + 1) 
1 1 1 8 3  2t + 1  3  =
 dx = 0 t 1 + t + t 2 2 2tdt = 2 0 1 + t + t 2 dt = arctan   +
( ) ( ) 9   ( 2t + 1)  
2 2
x 1+ x + x  3 
1+ 
0
 
  3   0
 1 
8 3 π π 3  = 8 3 π − 3  = 8 3 π − 2 .
= − −  
9  2 6 1 + 1  9  3 4  27 3
 3 
405

x2
807) Calcolare per parti l’integrale  dx .
(1 + x ) 2 2

x2 x 2x x −1 1 −1 x 1
 dx =  dx = − dx = − + arctan x + k .
2 (1 + x ) 2
(1 + x ) 2 2 2 (1 + x 2 ) 2 1+ x 2 1+ x
2 2 2 2

1
808) Calcolare l’integrale  dx .
(1 + x ) 2 2

1 1 + x2 − x2
Ponendo = , si ottiene:
(1 + x ) 2 2
(1 + x ) 2 2

1 1 + x2 − x2 1 x2 x 1 1 x
 dx =  dx =  dx −  dx = arctan x + − arctan x + k = arctan x +
2 (1 + x ) 2 2 (1 + x 2 )
+k
(1 + x )2 2
(1 + x ) 2 2 1+ x (1 + x )
2 2 2
2 2

1
809) Calcolare l’integrale  1+ x + x dx .
( )
2 2

Si scrive: 1 + x + x2 = 1 – 1/4 + 1/4 + 2(x/2) + x2 = 3/4 + (x + 1/2)2 = 3/4[1 + ((2x + 1)/√3)2]; quindi:

2 dx
( 2 x + 1)
1 1 16 3 3 4 3 2x +1 4 3 3 +k
 1 + x + x2 2 dx =   dx =  dx = arctan +
( ) 2 2 2 2
( ) 
2
+
9 1 +  ( 2 x + 1)    ( 2 x + 1)
 18   8 3 8  2 x 1
1 +  1 + 
16  3  
3    3 
     

810) Dire per quali valori di α ∈ R esistono finiti gli integrali generalizzati:
+∞
eα t eα t
0
1.- 
0 cosh t
dt ; 2.- 
−∞ cosh t
dt ;

+∞ −t
e 2
3.- Calcolare 
0 cosh t
dt , se esiste finito.

Svolgimento:
Si noti che il cosh t ≥1 per ogni { ∈ R, per cui non ci sono singolarità in R; le uniche singolarità sono
± ∞.
t
t
1.- Per t → + ∞, cosh t ∼ e , quindi cosh t ∼ e 2 ; ne segue che la funzione integranda, per t → + ∞,
eα t (α − 1 2 )t , questa funzione è integrabile in [0, + ∞[ se e solo se
è dello stesso ordine di =e

α – 1/2 ≤ 0 ⇔ α < 1/2 (se α ≥ 1/2 la funzione maggiora la costante 1, certamente, con integrale infinito;
t
e 2

se α – 1/2 < 0, la funzione è o(1/xp) per x → + ∞, qualunque sia p > 0).


406

In definitiva, l’integrale esiste finito se e solo se α < 1/2.


2.- Il cambiamento di variabile s = – t trasforma l’integrale in:

e( −α ) s
+∞
e−α s
0

 ( −ds ) =  ds , l’integrale, che come abbiamo visto al punto 1.-, esiste finito se
+∞ cosh ( − s ) 0 cosh s
e solo se (– α) < 1/2. Ne segue che l’integrale, in questo caso, esiste finito se e solo se α > –1/2.
+∞ −t +∞ −t +∞
e 2 e 2
e−t
3.- Si ha che  dt = 2 
e (1 + e
dt = 2  dt , pertanto:
0 cosh t 0
t −2t
) 0 1 − e−2t

+∞
−e−t
dt = − 2  sett sinh ( e−t )  = 2 log 1 + 2 , che è l’integrale richiesto. ( )
+∞
− 2
1 + ( e− t )
2 0
0

811) Dire per quali valori del parametro β ∈ R sono convergenti gli integrali
1
2
dx
 x log β e
0 ( x)
1

 x log β x ; servendosi del Criterio del confronto, dire, inoltre, per quali coppie di valori (α, β) ∈ R2
+∞
dx
2
1
2 +∞
dx dx
convergono gli integrali  xα log β e  xα log β x .
0 ( 1x) 2

1
2 +∞
dx 1
Posto t = 1/x, si ottiene che  xα log β = t dt ; pertanto, è sufficiente studiare la
0 ( 1x) 2
2 −α
log β t

convergenza dell’ultimo integrale.


+∞ +∞
1 1
Per α = 1 si ottiene che 
2
β
x log x
dx =  β du , che esiste finito se e solo se β > 1. Adesso, siano
log 2
u

α > 1 e β ∈ R; per ogni γ ∈ ]1, α [ si ha


1 log β x
xα = xγ −α log − β x → 0 , per x → + ∞; quindi:
1 γ
x

esiste finito per α > 1, per ogni β ∈ R.


+∞
1  1  dx
α
log β x ∈ o  γ  , per x → + ∞; ne segue che  xα log β x
x x  2

1  1 
Se α < 1 sia γ ∈ ]α ,1[ : si ottiene che γ
∈ o  α log β x  per x → + ∞ e 1γ non è integrabile attorno
x x  x
1
a + ∞, quindi neppure log β x lo è.

407

+∞
dx
In conclusione  xα log β x
2
esiste finito se e solo se 2 – α > 1, ovvero α < 1 oppure α = 2 – 1 = 1 e

β > 1.

812) Dire per quali valori dei parametri α, β, γ ∈ R esiste finito I (α , β , γ ) = 


arcsin x β
1
dx .
0 x 1−α
(1 − x )
2α γ

Calcolare, inoltre, I(α, α, 1/2), quando è finito.


Dev’essere β ≥ 0 perché altrimenti arcsin xβ non è definito nell’intervallo [0, 1]; inoltre dev’essere
α ≠ 0 perché altrimenti (1 – x2α), al denominatore, è identicamente nullo; se α < 0, (1 – x2α) assume
valori negativi e non può essere definito (1 – x2α)γ se γ non è intero.
Supponiamo per primo α > 0. Essendo β ≥ 0, arcsin xβ è dello stesso ordine di xβ per x → 0, essendo
xβ 1
α > 0, l’integrando è dello stesso ordine di 1−α
= 1−(α +β ) ; la funzione è integrabile attorno allo zero

(diciamo fra 0 e 1/2) se e solo se 1– (α + β) < 1 ⇔ α + β > 0. Per x → 1– l’unico termine che non
x x

1 − x2α Hospital −2α x2α −1


2α γ
tende a costanti finite non nulle è (1 – x ) ; poiché il lim = lim = 2α (in realtà
x →1 1 − x x→1 −1
questo è per noi uno dei limiti fondamentali) per x → 1–, se α ≠ 0 si ottiene 1 − x 2α ∼ (1 − x ) , quindi

(1 − x ) ∼ (1 − x )
2α γ γ
per x → 1–, e l’intero integrando è dello stesso ordine di
1
per x → 1–. Ne
(1 − x )
γ

segue che l’integrale è finito attorno a 1 (diciamo fra 1/2 e 1), quando α > 0, se e solo se si ha γ < 1.
Resta da discutere il caso α < 0, per cui dev’essere γ ∈ Z. In tal caso la discussione attorno a 1 resta
valida, ed implica γ intero negativo o nullo per la convergenza dell’integrale attorno ad 1.

xβ 1
Attorno a zero, l’integrando è dello stesso ordine di 1−α 2αγ = 1−α +2αγ −β convergente se e solo se
x x x
α(1 – 2γ) + β > 0.

con γ ∈ Z e γ ≤ 0, e α < 0. Ne segue che I(α, α, 1/2) esiste finito se e solo se si ha α > 0; si ha:
Riassumendo: l’integrale esiste finito se e solo se β ≥ 0, α > 0, α + β > 0, γ < 1, oppure β > α(2γ – 1),

1  arcsin ( x ) 
1
2 α
arcsin xα arcsin xα π2
( )= x
1 1
1
I α ,α , 1 dx =  αx α −1
dx =   = (α > 0).
(1 − x )
γ
α
(1 − x ) α 8α
2 1−α 2α 2α
1
2 2 
0 0  0

2 αx
813) Calcolare x e dx , con α costante complessa non nulla.

Servirsi del risultato per calcolare gli integrali x


2
cos ( β x ) dx , x
2
sin ( β x ) dx in cui β è una
+∞
5 −t
 t e dt .
2
costante reale. Calcolare, inoltre, l’integrale
0

Si integra più volte per parti, prendendo eax come fattore differenziale, fino a far sparire il fattore in
x, cioè:
408

2 αx eα x eα x eα x  e α x eα x 
 x e dx = x −  2x dx = x 2 −  2 x 2 −  e 2 dx  =
2

a a a  a a 

eα x eα x eα x  x2 2x 2 
= x2 − 2 x 2 + 2 x 3 + k = eα x  − 2 + 3 +k.
a a a  a a a 

Si ha poi che x 2 cos ( β x ) = Re ( x 2 eiβ x ) ; x 2 sin ( β x ) = Im ( x e ) per cui:


2 iβ x
reale immaginario

x
2
cos ( β x ) dx = Re ( x e
2 iβ x
dx ; )  x sin ( β x ) dx = Im (  x e
2 2 iβ x
)
dx .

Adesso, si ottiene, come abbiamo visto sopra, a meno di una costante complessa, che:

iβ x  x   x 2 2 x 2i 
2
2x 2
 x 2 iβ x
e dx = e  − 2 2+ 3 3 =
   cos ( )
β x + i sin ( )  −i + 2 + 3
β x  =
 iβ i β i β   β β β 

 2 x  x 2 2  2 x  x2 2    2 x2  2 x 
= cos ( β x ) + i sin ( β x )   2 + i  − + 3  = 2 cos ( β x ) +  − 3  sin ( β x ) + i cos ( β x )  2 −  2 sin ( β x ) 
β  β β  β β β   β β β 
per cui si ha, a meno di costanti reali:

 x2 2  2x
 x 2
cos ( β x ) dx = −  − 3  cos ( β x ) + 2 sin ( β x ) ;
β β  β

 x2 2  2x
 x 2
sin ( β x ) dx = −  − 3  cos ( β x ) + 2 sin ( β x ) .
 β β  β

Infine, ponendo nell’ultimo integrale t2 = x, ovvero t = √ , esso diventa:


+∞ +∞ +∞
5 −t
5 dx 1
 t e dt =  x 2 e− x = xe
2 −x
2
dx ;
0 0 2 2 2 0

2 −x
una primitiva di x e è, come abbiamo visto (a = –1):

e− x ( −x2 − 2x − 2) = −e− x ( x2 + 2x + 2) ; tale funzione ha limite nullo per x → + ∞ (si ricordi che
xm ∈ o ( ex ) , se x → + ∞, per ogni m ∈ N), quindi, si ottiene:
+∞ +∞
 − e − x ( x 2 + 2 x + 2 )  = ( 0 − ( −1 ⋅ 2 ) ) = 1 .
1 1 +∞ 1
5 −t 2 −x
 t e dt = xe dx =
2

2 2   0 2
0 0

dx
814) Calcolare il seguente integrale indefinito  x ( x − 1)
2 3
.

Come è noto, esistono a, b, c, d, e reali, tali che:


1 a b c d e
= + 2+ + + , e questi si calcolano con il metodo usuale.
( x − 1) x − 1 ( x − 1) ( x − 1)3
2 3 2
x x x

Adesso illustreremo una tecnica alternativa. Aggiungiamo e togliamo – x al numeratore:


409

1 1− x x 1 x −1 + x −x 1− x 1
= + =− + = − 2 + + =
x ( x −1)
2 3
x ( x −1)
2 3
x ( x −1)
2 3
x ( x −1)
2 2
x ( x −1)
2 3
x ( x −1) x ( x −1) x ( x −1) ( x −1)3
2 2 2

1 1 1 1  −1 1   1 1   1 1  1
= − − + = + + − 2
+ − 2
+
x ( x − 1) x ( x − 1) x ( x − 1) ( x − 1)  x x ( x − 1)   x ( x − 1) x ( x − 1)   x ( x − 1) ( x − 1)  ( x − 1)3
2 2 2 3

1 1− x x 1 1
ed essendo = + =− + , si ottiene:
x ( x − 1) x ( x − 1) x ( x − 1) x x −1

1 3 1 3 2 1
=− − 2+ − + , che si integra facilmente.
( x − 1) x − 1 ( x − 1) ( x − 1)3
2 3 2
x x x

dx
815) Calcolare il seguente integrale indefinito  cos 2
x sin 2 x
.

tan 2 x
Moltiplicando e dividendo per cos2 x si ottiene cos 2 x sin 2 x = cos 4 x tan 2 x = , sicché:
(1 + tan 2 x )
2

(1 + tan 2 x ) (1+ u2 ) 1
2 2
1 1 + u2
 cos2 x sin2 xdx =  tan2 x dx = ( u = tan x) =  u2 1+ u2 du =  u2 du =
1
=− + u + k = − cot x + tan x + k .
u
Alternativamente si poteva scrivere:

dx cos2 x + sin2 x 1 1
 cos2 x sin2 x  cos2 x sin2 x  sin2 x  cos2 xdx = − cot x + tan x + k .
= dx = dx +

x2 + x − 1
816) Calcolare il seguente integrale indefinito x dx .
( x 2 + 3)
2

Utilizzando il Metodo di Hermite, esistono m, n, p, q, r tali che:

x2 + x −1 m nx + p  ax + r ′
= + +  , ovvero:
x ( x 2 − 1) x x 2 + 3  x2 + 3 
2

x 2 + x − 1 = m ( x 2 + 3) + x ( x 2 + 3) ( nx + p ) + qx ( x 2 + 3) − 2 x 2 ( qx + r ) .
2

Si possono determinare m, n, p, q, r con un sistema di cinque equazioni in cinque incognite,


uguagliando i coefficienti dei due polinomi.

Alternativamente, si osservi che per x = 0 si ottiene – 1 = 9 m, per x = i √3 si ha


i √3 – 4 = 6(q i √3 + r); inoltre, il coefficiente a + b di 4 è nullo come anche quello di 3, p – q.
Quindi, si ha m = –1/9, r = – 2/3, q = 1/6, b = 1/9, p = q = 1/6. Pertanto:
410

1 x+ 1
d 6x− 3
1 2
x2 + x − 1 1 9 6
=− + + ,
x ( x 2 − 1) x2 + 3 dx x 2 + 3
2
9x

x2 + x − 1 x 1 x−4
dx = − log x + log ( x 2 + 3 ) +
1 1 3
x arctan + +c.
( x 2 + 3) 3 6 x +3
2 2
9 18 6

dx
817) Calcolare il seguente integrale indefinito x x2 + 1
.

Posto x = sinh t si ottiene:


u′ ( t )
dt = ( u ( t ) = cosh t ) =
dx cosh t dt sinh t sinh t
x x2 + 1
=
sinh t cosh t
dt = 
sinh t
= 2
sinh t
dt = 
cosh t − 1
2
dt =  2
u (t )

1 u (t ) −1 1 cosh t − 1 1 1 + x2 − 1
= log + c = log + c = log +c.
2 u (t ) + 1 2 cosh t + 1 2 1 + x2 + 1
1
e x
818) Calcolare il seguente integrale indefinito  3 dx .
x
1

Posto t = 1/x, si ottiene  3 dx =  t 3e t  − 2 


e x 1
 dt = −  te dt ;
t

x  t 

si conclude integrando per parti.

x −1
819) Calcolare il seguente integrale indefinito  2x − x2
dx .

2
Si ha 2x – = – (x – 1)2 + 1, da cui:
x −1 x −1
( t ) dt = ( u ( t ) = 1 − t 2 ) =
t 1
dt = ( t = x − 1) = − ( )
−1
 dx =  dx =   u ′ t u 2

2 x − x2 1 − ( x − 1) 1− t 2 2
2

(t ) + c = −
1
= −u 2
1 − t 2 + c = − 2x − x2 + c .

 ( 3 − x ) dx .
2 3
820) Calcolare il seguente integrale indefinito

Posto x = √3 sin t, t = arcsin (x/√3), si ottiene:

 ( 3 − x ) dx =  27 ( cos2 t )
2 3 3
3 cos tdt = 9 cos4 tdt .

2
 cos 2t  1 + cos 4t
Ma cos t = ( cos t ) =  1 +  = (1 + 2 cos 2t + cos 2t ) ed è cos 2t =
4 2 2 1 2 2
, da cui
 2  4 2
3 1 1 3 1 1
cos 4 t = + cos 2t + cos 4t e  cos 4 tdx = t + sin 2t + sin 4t + c .
8 2 8 8 4 32
411

Ricordando che t = arcsin (x/√3), si ottiene:

x x2 2
sin 2t = 2sin t cos t = 2 sin t 1 − sin 2 t = 2 1− = x 3 − x2 ,
3 3 3

 x2  4
sin 4t = 2 sin 2t cos 2t = 2 sin 2t (1 − 2 sin 2 t ) = 4  = x 3 − x ( 3 − 2 x ) , pertanto:
x
3 − x2  1 − 2 2 2

3  3  9

 ( 3 − x ) dx = arcsin + x 3 − x2 + x 3 − x2 ( 3 − 2x2 ) + c .
2 3 27 x 3 1
8 3 2 8

 x arctan
2
821) Calcolare il seguente integrale indefinito xdx .

Integrando per parti, si ottiene:


1 2 1 1
 x arctan xdx = x arctan 2 x −  x 2 2 arctan x
2
dx ; inoltre, essendo:
2 2 1 + x2

x2 x 2 + 1 −1 1 x2
x2 + 1  1 + x 2
= = 1 − ,è dx = x − arctan x + c , quindi, integrando per parti si ottiene:
1 + x2 x2 + 1

x2 x − arctan x
 1+ x2 arctan xdx = ( x − arctan x) x − arctan x −  1+ x2 dx ;
log (1 + x 2 ) + c ,
x 1
osservando che  1+ x 2
dx =
2

dx =  u ′ ( x )u ( x ) dx = ( u ( x ) = arctan x ) = u 2 ( x ) + c = arctan 2 x + c . Sicchè:


arctan x 1 1
 1+ x 2
2 2

arctan 2 x − x arctan x + arctan 2 x − log (1 + x 2 ) + arctan 2 x + c =


1 1 1
 x arctan xdx =
2

2 2 2

x arctan 2 x − x arctan x + arctan 2 x − log (1 + x 2 ) + c .


1 2 3 1
=
2 2 2

Funzioni definite da integrali. Integrali a estremi variabili.


Molte funzioni sono date nella forma di integrale ad estremi variabili. Vediamo alcuni risultati che
sono conseguenza del Teorema di Torricelli.

β: X → Y derivabili, sia c ∈ Y fissato. Allora: le funzioni A, B, C: X → R, definite da:


Sia Y un intervallo di R, e sia f: Y → R una funzione continua. Sia X un altro intervallo di R, siano α,

β ( x) c β ( x)
B ( x) =  f ( t )dt ; A ( x ) = α f ( t )dt ; C ( x ) =  f ( t )dt sono derivabili in X, e si ottiene:
c ( ) x ( ) α x
412

B ′ ( x ) = f ( β ( x )) β ′ ( x ) ; A ′ ( x ) = − f (α ( x ) ) α ′ ( x ) ; C ′ ( x ) = f ( β ( x ) ) β ′ ( x ) − f (α ( x ) ) α ′ ( x ) ,
per ogni x ∈ X.
Dimostrazione: Dal Teorema di Torricelli, fissato C ∈ Y, la funzione F: Y → R definita da
y

F ( y) =  f ( t )dt è derivabile in Y, essendo per ipotesi F continua in Y, e si ha F ′ ( y ) = f ( y ) , per

ogni y ∈ Y. La funzione B: X → R non è altro che la funzione Foβ, ottenuta applicando prima
c

β: X → Y e successivamente F: Y → R; ne segue ( Fo β )′ ( x ) = F ′ ( β ( x ) ) β ′ ( x ) per il Teorema di


derivazione delle funzioni composte. Ma F ′ ( β ( x ) ) = f ( β ( x ) ) , per il Teorema di Torricelli; si
conclude che è B ′ ( x ) = f ( β ( x ) ) β ′ ( x ) . Essendo:

c α ( x)

A( x) =  f ( t )dt = −  f ( t )dt = − Foα ( x ) , si ottiene A ′ ( x ) = − f (α ( x ) ) α ′ ( x ) , da quanto

appena visto. Infine, fissato c ∈ X, si ottiene:


α ( x) c

β ( x) c β ( x)

C ( x) =  f ( t )dt = α f ( t )dt +  f ( t )dt = A ( x ) + B ( x ) , quindi C ′ ( x ) = A′ ( x ) + B ′ ( x ) , come si


α ( x) ( x) c

voleva dimostrare.
sin
Esempio: La derivata di x → Fcos •`|{| € J{ vale:

cos ( )
sin x cos x − cos ( x ) ( −2 x ) = cos x cos ( ( ) )
sin x + 2 x .

−∞
Se una funzione f(x) è continua su un intervallo ]a, +∞[, e l’integrale generalizzato  f ( t )dt esiste
finito per uno, e quindi per ogni, y ∈ ]a, +∞[, e se α: X → ]a, +∞[ è funzione derivabile, allora anche
y

+∞

la funzione D ( x ) =  f ( t )dt è derivabile, con derivata A ′ ( x ) = − f (α ( x ) ) α ′ ( x ) ; basta infatti

fissare c ∈ ]a, +∞[ ed osservare che si può scrivere:


α ( x)

c +∞
D ( x) =  f ( t )dt +  f ( t )dt , cioè D(x) = A(x) + k, dove A(x) è la funzione di cui al precedente
α ( x) c
+∞
enunciato e k è la costante  f ( t )dt ; ne segue che D′(x) = A′(x). Analogamente, supponendo la f(x)
c

definita in un intervallo ]– ∞, b[, ed integrabile in senso generalizzato attorno a – ∞, la funzione


β (x)

x֏  f ( t )dt
−∞
è derivabile se f(x) è continua e β è derivabile, con derivata f(β(x))β′(x). Se la f(x) è
+∞
localmente integrabile su un intervallo ]a, +∞[, e l’integrale generalizzato  f ( t )dt
y
esiste finito, si
413

+∞
ha lim
x →+∞  f ( t )dt = 0 come risulta dalla definizione stessa di integrale generalizzato e dalla formula
x
+∞ c +∞ +∞ x
sopra osservata  f ( t )dt =  f ( t )dt +  f ( t )dt =  f ( t )dt −  f ( t )dt .
x x c c c

Analogamente, se la f(x) è localmente integrabile in [a, b[, con b ∈ R e l’integrale


b

 f ( t )dt
a
esiste

b
finito, si ha lim−  f ( t )dt = 0 .
x→b
x

822) Determinare il valore del parametro α > 0 per il quale la funzione F ( x ) = t 1 − cos tdt è dello 
0
4 +
stesso ordine di per x → 0 .
y
Posto I ( y ) =  t 1 − cos t dt , si ottiene F(x) = I( α). Per il Teorema di de L’Hospital è:
0

F ( x) F ′ ( x)
lim = lim , ed è F ′ ( x ) = I ′ ( xα ) α xα −1 = α xα 1 − cos xα α xα −1 .
x→0 x4 x→0 4x3

y2 F′( x)
Ma 1− cos y ∼ , per cui F′(x) è dello stesso ordine di x α x 2α x α −1 = x 3α −1 . Pertanto, il lim
2 x →0 x3
esiste finito non nullo se e solo se 3α – 1 = 3, cioè se α = 4/3.
2x
823) Studiare la funzione (convessità compresa) F ( x ) = e
−t2
dt .
x

La funzione data è definita in R , in cui e−t è localmente Riemann integrabile. La funzione e−t è
2 2

1
−t
lim F ( x ) = 0 , infatti
2
integrabile attorno a ± ∞ essendo e ∈ o  2  per t → ± ∞. Pertanto il x →±∞
t 
1 ±∞ x 2x ±∞

F ( x ) =  e dt +−t2
e
−t2
dt , ed il lim  e dt = lim −t 2
e
−t2
dt = e
−t2
dt .
x →±∞ x →±∞
x 1 1 1 1

∈ R è F ′ ( x ) = 2e
−( 2 x )
2
− e− x = 2e−4 x − e− x .
2 2 2
Per ogni

Si ha:
log 2 log 2
F ′ ( x ) = 0 ⇔ 2e −4 x = e − x ⇔ 2e x = e 4 x ⇔ e x + log 2 = e 4 x ⇔ x 2 + log 2 = 4 x 2 ⇔ x 2 =
2 2 2 2 2 2
⇔ x=±
3 3
4 3
Inoltre, è F′(0) = 2 – 1 = 1 > 0, F′(± 1) = 2/e – 1/e < 0 essendo e > 2: per il Teorema dei valori
log 2 log 2
intermedi è F′(x) < 0 se x > , F′(x) > 0 per x < .
3 3
414

2 2

(
Inoltre, F ′′ ( x ) = − 16 xe −4 x + 2 xe − x = 2 x e − x − 8e −4 x
2 2

) = 2 xe (1 − 8e ) , ed è 1 − 8e
− x2 −3 x 2 −3 x2
> 0 se e solo

se e−3x < 1/8, cioè 3 > log 8, quindi per |x| > `log 2 ; pertanto la F′′(x) < 0 (la F(x) è concava) se x
2

< – `log 2 , F′′(x) > 0 (la F(x) è convessa) se x ∈ ]– `log 2 , 0[, F′′(x) < 0 (la F(x) è concava) se
2

x ∈ ]0, `log 2 [, F′′(x) > 0 (la F(x) è convessa) se


x > `log 2 . Infine:
−2 x 2x
F (−x) = e
−t 2
dt = ( u = −t ) = −  e −u du = − F ( x ) ,
2

quindi la F(x) è dispari. Il punto x = `(log 2)/3


−x x

(rispettivamente – x = `(log 2)/3 ) è di massimo (rispettivamente di minimo) assoluto; i punti


± `log 2 e zero sono di flesso.

2 2
et x
824) Sia data la f ( x ) =  dt + log :
x
t 2

1) Determinare il Dominio D di f(x); dimostrare che f(x): D → f(D) è invertibile;


2) Calcolare f(2) e scrivere la formula di Taylor con il resto di Peano di centro 0 e ordine 1 per g;
2
1 − et
x
3) Verificare che f ( x ) =  dt e dimostrare che il lim+ f ( x ) esiste finito.
t x→0
2

2 2
e x 1 1 − ex
1) Il Dominio è D = ]0, + ∞[; la f(x) è derivabile su D e la ( )
f ′ x = − + = < 0 su D: f(x) è
x x x
strettamente decrescente su D, quindi la f(x) è invertibile con inversa g(y) continua e derivabile su
f(D) (f ′(x) ≠ 0 su D).
2) Si ottiene f(2) = 0, quindi g(0) = 2; g(y) = g(0) + g′(0)y + o0(y); g′(0) = 1/f ′(2) = 2/(1 – e4), quindi:
2
g ( y) = 2 + y + o0 ( y ) .
1 − e4
2
1 − et
x x
3) Per il Teorema fondamentale del calcolo integrale f ( x ) − f ( 2 ) =  f ′ ( x )dt =  dt .
2 2
t
2 2
1− et 1 − et
La funzione si estende, per continuità, a t = 0 ( lim = 0 ) ed è, quindi, integrabile in senso
t t →0 t
generalizzato intorno a zero, ovvero il lim f ( x ) esiste finito.
x→0

825) Determinare il più ampio intervallo I contenente il punto c = `log 4 sul quale la funzione

F: R → R definita da F ( x ) =  e − t dt , c = `log 4 , induce una funzione iniettiva. Detta G l’inversa


x
2

c
415

della biiezione che F(x) induce tra I e F(I), si calcoli l’equazione della retta tangente al grafico di G(y)
x
1
nel punto di ascissa 0. Stesse domande per F(x): ]0, + ∞[ → R data da F ( x ) =  sin  dt , c = 3π/4.
c t

Solamente per la prima funzione la F(x) è derivabile su R e si ha F′ ( x) = e > 0 per ogni x.


−x 2

Pertanto la F(x) è un diffeomorfismo (funzione derivabile, invertibile, con inversa derivabile) di


I = R su F(I). essendo F(0) = 0 è G(0) = c e G′(0) = 1/F′(0) = e–c2, ovvero G′(0) = elog 4 = 4.
La retta tangente al grafico di G(y) in ]0, G(0)[ = ]0, c[ è, pertanto, l’insieme:

{] y, x[ ∈ R 2
: x − c = G ′ ( 0 )( y − 0 )} = {] y, x[ ∈ R 2
}
: x = 4 y + log 4 .

826) 1) Trovare l’insieme D degli x ∈ R per cui l’integrale f ( x ) = 


1
1
− 1dt esiste finito in senso
x
t2
proprio o generalizzato.

2) Calcolare il lim+ xf ( x ) .
x →0

3) Calcolare se esiste finito l’integrale  f ( x )dx .


D

4) Studiare la monotònia, la convessità ed i limiti significativi della funzione f: D → R, definita nel


punto 1) dal precedente integrale.
5) Trovare, per la f(x) un’espressione in cui non compaiono integrali.
Soluzioni:

1
1) La funzione −1 è definita per |t| ≤ 1 e t ≠ 0, cioè nell’intervallo [–1, 1]\ {0}; chiaramente è ivi
t2
continua essendo composizione di funzioni continue, quindi vi è localmente Reimann integrabile. Ne
segue che il dominio della f(x) contiene certamente l’intervallo ]0, 1]. Essendo:
2 2
1 1− t2 1 1
  − 1 = ∼ per t → 0, la funzione t →   − 1 non è integrabile, nemmeno in senso
t  t t t 
generalizzato, attorno allo zero; pertanto 0 ∉ D, e D = ]0, 1]. Inoltre, si ha che il lim+ f ( x ) = +∞
x →0

(l’integrando è positivo e non integrabile in senso generalizzato attorno allo zero).


2) Il limite è nella forma indeterminata del tipo [0∞]. Scriviamolo nella forma
f ( x ) Hospital f ′( x) ∼ ∼
lim+ = lim+ , se l’ultimo limite scritto esiste in R ( R = R ∪ {−∞ } ∪ {+∞ } ); per il
x→0 1 x →0 − 1
x x2
2
1 1 − x2
Teorema di Torricelli si ottiene, se 0 < x ≤ 1, che f ′ ( x ) = −   − 1 = − ; pertanto il
t  x
f ′( x)
lim+ = lim+ x 1 − x 2 = 0 .
x →0 − 1 x →0
x2
416

3) Si tratta di calcolare:
1

 f ( x )dx = (per parti, 1 fattore differenziale) =


0
1 1
1
1
π
=  xf ( x )  0 −  xf ′ ( x )dx = 0 +  x 2 − 1dx =
1

0 0
x 
0
1 − x 2 dx =
4
(si considera il fatto che il

lim xf ( x ) = 0 , e che f(1) = 0).


x →0+

L’ultimo integrale è immediato se si pensa che il trapezoide della funzione x ֏ 1 − x 2 al di sopra


dell’intervallo ]0, 1] è un quarto di circolo unitario; in ogni caso esso si può calcolare per parti o con
la sostituzione x = sin t.

< 0 per ogni x ∈ ]0, 1[; quindi la f(x) è strettamente


1 − x2
4) Come si è già visto, f ′ ( x ) = −
x
2
−x − 1 − x2
decrescente. La derivata seconda è f ′′ ( x ) = −
1− x 2
=
1
> 0 per ogni
x x 1 − x2
x ∈ ]0, 1[, ed è strettamente convessa. Come si è visto, si ha che il lim+ f ( x ) = +∞ , mentre
x →0

f (1) = 0 = lim− f ( x ) , essendo la f(x) continua, e derivabile, in 1.


x →1

5) Posto s = 1/t, si ottiene, integrando per parti:


1
−ds
1 1 x
1 ds

x
t 2
− 1dt =  s 2 − 1 2 =
1 s 
1
s2 −1 −
s2
=
x

1 1 1
 s2 −1  x x s 1 x
ds
= −  +  2 ds = − x 2 − 1 +  2 =
 s 
1 1 s − 1 x 1 s − 1
1  1 1 
= − 1 − x2 + [ sett cosh s ]1 x = − 1 − x2 + sett cosh = − 1 − x2 + log 
1
+ 2  , che si scrive
x  x −1 x 

(
anche − 1 − x − log x + log 1 + 1 − x .
2 2
)
x
dt
827) Data la funzione f ( x ) =  :
0
1+ t3

1) Trovare il dominio della f(x), ed una sua espressione in cui non compaiono integrali;

2) Trovare il lim f ( x ) , ed i primi due termini non nulli dello sviluppo asintotico di f(x) per
x →+∞

x → + ∞, nella scala delle potenze di x.


Svolgimento:
417

1 1
1) Chiaramente t ֏ non è definita in t = –1, in cui va all’infinito con lo stesso ordine di
1+ t 3
1+ t3
pertanto essa non è integrabile, nemmeno in senso generalizzato, su nessun intorno destro di –1.
La funzione f(x) è continua in ]–1, +∞[, quindi è localmente integrabile; ne segue che la f(x) è definita
nell’intervallo ]–1, +∞[. Per eliminare l’integrale dell’espressione della f(x) decomponiamo
l’integrando in funzioni razionali semplici su R:

1 1 a bt + c at 2 − at + a + bt 2 + ct + bt + c
= = + =
1 + t 3 (1 + t ) (1 − t + t 2 ) t +1 t 2 − t +1 (1+ t ) (1 − t + t 2 )
, con a, b, c costanti da

determinare.
Dovendo essere 1 = ( a + b ) t 2 + ( − a + b + c ) t + ( a + c ) per ogni t ∈ R, si ottiene a + b = 0,
– a + b + c = 0, a + c = 1 da cui a + b = 0, a – b = c, quindi c = 2/3, a = 1/3, b = –1/3. Ne segue che
1
1 − t +2
= 3 + 3 3 . Integrando si ottiene:
1+ t3 t +1 t2 − t +1

dt 1 1 t−2
 1+ t 3
= log 1 + t −  2
3 3 t − t +1
dt e

1
t−2 t−1 −3 1 2t − 1 3 2 3
2 2
 t 2 − t + 1dt =  t 2 − t + 1dt +  1 2 3 dt = 2  t 2 − t + 1dt − 2 3   dt =
( )
2
t− + 1 +  2t − 1 
2 4
 3

 2t − 1 
log ( t 2 − t + 1) − 3 arctan 
1
= +k .
2  3 

 2t − 1 
= log 1 + t − log ( t 2 − t + 1) +
dt 1 1 3
In definitiva:  1+ t 3
3 6 3
arctan 
 3 
 + k , da cui

 2x −1 
x
 1 
log (1 + x ) − log ( x 2 − x + 1) +
dt 1 1 3 3
1+ t
0
3
=
3 6 3
arctan 
 3  3
 − arctan  −

 , cioè
3

 2x −1  π 3
x

log (1 + x ) − log ( x 2 − x + 1) +
dt 1 1 3
1+ t
0
3
=
3 6 3
arctan 
 3  18
+ .

1  1+ x  3  2x −1  π 3
2) Si scrive f ( x ) = log  + arctan  + , quindi:
3  x − x +1  3
2
 3  18

1+ x 1+ 1
lim log = lim log x = log1 = 0 ,
x →+∞
x − x +1
2 x →+∞
1− 1 + 1 2
x x

 2x −1  π 3 3
, per cui il lim f ( x ) = 2π
3
lim arctan   = .
x →+∞ x→+∞ 9
3  3  6
418

3
Il primo termine dello sviluppo richiesto è chiaramente la costante 2π ; per trovare il secondo
9
1 3
1 1 x
=
( )
termine consideriamo che la derivata della f(x) è ; questa funzione ( ) è
1+ x 3
1+ x 1+ 1
3

x3
asintotica a 1/ 3, quindi si può presumere che, a meno di una costante, la f(x) sia asintotica alla
primitiva di 1/ 3 che è infinitesima per x → + ∞, cioè a – 1/(2 2); questo si verifica subito con la
1
Regola di de l’Hospital, cioè lim
f ( x ) − 2π 3 Hospital
9 = lim
(1 + x3 )
= 1 (caso 0/0); pertanto si
x →+∞
− 1 2 x →+∞ 1 3
(2x ) x

2π 3 1  1 
ottiene: f ( x ) = − 2 + o 2  .
9 2x x 
1
ξ
828) Si consideri la funzione F ( x ) =  dξ :
x
ξ − sin ξ

1) Determinare il dominio D di ξ;

2) Calcolare il lim F ( x ) ed il lim F ( x ) , per ogni x0 ∈ fr (D);


x →+∞ x → x0

3) Determinare la F′(x) e studiarne il segno;


4) Tracciare il grafico della F(x);
5) Trovare la parte principale della F(x) per x → 0, nella scala delle potenze di x.
Svolgimento:

ξ
1) L’integranda ξ ֏ è continua nell’intervallo ]0, + ∞[ (la radice è definita per ξ ≥ 0;
ξ − sin ξ
poiché sin ξ ≤ ξ, per ξ ≥ 0, con uguaglianza solo per ξ = 0) è pertanto localmente integrabile;
il dominio della F(x) contiene, quindi, ogni x > 0, considerato che per tali x l’intervallo
compatto [x, 1] è contenuto in ]0, + ∞[. Per ξ → 0+ l’integrando è dello stesso ordine di
ξ 1
= 5 , funzione non integrabile in senso generalizzato su alcun intorno di ξ = 0 (5/2 >
ξ 3
ξ 2
1); ne segue che zero non appartiene al dominio della F(x). Pertanto, il D = ]0, + ∞[. Anzi,
1
ξ
essendo l’integrando positivo, come abbiamo osservato sopra, si ottiene  d ξ = +∞ ,
0
ξ − sin ξ
ovvero il lim F ( x ) = +∞ (rispondendo così a una domanda del punto 2)).
x→0

2) La frontiera di D = ]0, + ∞[ in R consiste nel solo punto zero; il limite della F(x), per x → 0 è
+ ∞, come abbiamo visto al punto precedente. Per ξ → + ∞ l’integrando è asintotico a
ξ 1
= 1 , funzione non integrabile in senso generalizzato su alcun intorno di + ∞.
ξ ξ 2
419

1
ξ
Ne segue che  ξ − sin ξ dξ = −∞ , ovvero il xlim F ( x ) = −∞ .
→+∞
+∞

Si noti che è F(1) = 0, F(x) > 0 per 0 < x < 1, F(x) < 0 per x > 1, sempre perché l’integrando
è positivo.
x
3) Si ha, per x > 0, F ′ ( x ) = − < 0 per ogni x > 0; pertanto la F(x) è sempre decrescente
x − sin x
in senso stretto.
4)

− x
5) Per x → 0+ si ottiene che F ′ ( x ) ∼
−5 3
= −6 x 2 (si ricordi che è x − sin x ∼ x per x → 0).
x 3 6
6

 −6  − 5 2+1
Si congettura, quindi, che sia F ( x ) ∼ 
−3
x = 4 x 2 per x → 0+; la Regola di de L’Hospital,
 − 5 +1 
 2 
nel caso ∞/∞, mostra subito che ciò è vero, infatti:

− x
F ( x ) Hospital ( x − sin x ) = lim x3
lim+ − 3 = lim+ = 1.
x →0
4x 2 x→0
−6 x
−5
2 x → 0+ 6 ( x − sin x )

tan x
dt
829) Si consideri la funzione definita da f ( x ) =  :
π
6 ( t2
)
e − 1 − t 2 (1 − t 2 )

1) Trovare D ∩ ]– π, π[, in cui D è il dominio della f(x);


2) Trovare gli eventuali asintoti della f(x) in D ∩ ]– π, π[;
3) Studiare il segno della f ′(x);
4) Tracciare il grafico della f(x);

5) E’ vero che esiste α ∈ R tale che il lim x f ( x ) ∈ R \ {0} ?


−α
x →0

Svolgimento:

1) Si ha che et ≥ 1 + t 2 per ogni t ∈ R, con uguaglianza solamente per t = 0; inoltre 1 – t2 = 0 se e


2

solo se t = ± 1. L’integrando è, quindi, non definito per t = 0, 1, –1; e attorno a ciascuno di


420

tali punti non è integrabile in senso generalizzato, essendo dello stesso ordine di 1/(t ∓ 1) per
1
t → ± 1, ed asintotico a t2
per t → 0, essendo
e −1− t2

+ o ( t 4 ) −1 − t 2 = + o ( t 4 ) , l’integrando è asintotico a 2/{4 per t → 0,


2 t4 t4
et −1 − t 2 = 1 + t 2 +
2 2
quindi è certamente non integrabile in senso generalizzato su nessun intorno dello zero.
y
dt
Introduciamo la variabile ausiliaria y, la funzione I ( y ) =  2 risulta
π
6
e t
− 1 − t 2
(1 − t 2
) ( )
poiché 0 < π/6 < 1, essa è definita per y ∈ ]0, 1[. La funzione data, che è I o tan, sarà allora
definita per ogni y reale tale che l’intervallo chiuso di estremi π/6 e y non contenga 0, 1, –1;

definita per ogni x nel dominio di tan (R\(π/2 + Zπ)) per cui tan ∈ ]0, 1[, cioè per ∈ ]0, π/4[

]– π, – 3π/4[ ∪ ]0, 3π/4[.


+ Zπ = D; a noi interessa la parte di quest’insieme contenuta in ]– π, π[, quindi D ∩ ]– π, π[ =

2) Chiaramente la funzione data è periodica, di periodo π; può, quindi, essere studiata solo su
]0, π/4[. L’integrando è positivo, e come si è detto non è integrabile in senso generalizzato
attorno a nessuna delle sue singolarità 0, 1, –1. Ne segue:
1 0
dt dt
π et 2 − 1 − t 2 1 − t 2 = +∞ ; π et 2 − 1 − t 2 1 − t 2 = −∞ ;
6 ( ( ) ) 6 (
( ) )
che sono semplicemente altri modi per scrivere lim− I ( x ) = +∞ ; lim+ I ( x ) = −∞ ; ne segue
x →1 x →0

che:
lim − f ( x ) = lim − I ( y ) o tan x = +∞ ; lim f ( x ) = lim+ I ( y ) o tan x = −∞ e le rette x = π/4,
x →π x →π x → 0+ x →0
4 4

x = 0 sono asintoti verticali per la f(x), così come x = – π e x = – 3π/4.


, x ∈ D, espressione
d 1 1
3) Si ha f ′ ( x ) = I ′ ( tan x ) ( tan x ) =
dx 2

( )
e tan x − 1 − tan 2 x (1 − tan 2 x ) cos x
2

che è strettamente positiva. La funzione f(x) è crescente su ogni intervallo contenuto in D.


4)
Si tenga presente che è f(arctan (π/6)) = 0.

t → 0 l’integrando è asintotico a 2/{4. Si è indotti a ritenere che per y → 0, I(y) sia asintotico
5) Si chiede se la f(x) ha un ordine per x → 0, nella scala delle potenze di x. Si è visto che per
421

a – 2/(3]2), quindi che la f(x) = I(tan x) sia asintotico a – 2/(3]3), quindi che la f(x) = I(tan x)
sia asintotico a – 2/(3 3), essendo tan x ∼ x per x → 0. La Regola di de L’Hospital (caso ∞/∞)
mostra subito che ciò è vero, infatti il
f ( x ) Hospital 1 x4
lim+ = lim+ I ′ ( tan x ) ; essendo
x →0 − 2 x →0 cos 2 x 2
( 3x )
3

1 1
I ′ ( tan x ) = = , si ottiene:
( )
e tan x − 1 − tan 2 x (1 − tan 2 x )
2
tan x + o ( tan 4 x )
4
2
x4
lim 2 = 1 , e chiaramente 1/cos2x → 1 per x → 0. Quindi, si ottiene
x → 0+
(e tan 2 x 2
)
− 1 − tan x (1 − tan x )
2

f ( x) 2
lim+ = 1 , cioè f ( x ) ∼ − 3 per x → 0+.
x →0 − 2 3x
( 3x3 )

x2
830) Si consideri la funzione f: R\{0} → R, definita da f ( x ) = :
1 − e− x
1) Mostrare che la f(x) si prolunga per continuità in x = 0 (il prolungamento è ancora detto f(x)),
calcolare i limiti della f(x) a + ∞ ed a – ∞, quindi studiare il segno di f(x);
2) Calcolare la f ′(x); esiste f ′(0)? E quanto vale? Dire se la f ′(x) è continua;
3) Determinare il segno di f ′(x), giustificandone la risposta, e discutere, quindi, la monòtonia di f(x)
ed i punti di massimo e di minimo;
4) Tracciare il grafico della f(x);
x
5) Discutere il segno, gli zeri, la monòtonia la convessità ed il grafico della funzione F ( x ) =  f ( t ) dt
0

(per quanto riguarda i limiti di F(x) a ± ∞, limitarsi a dire se essi sono finiti o meno).
Svolgimento:

x2 1 1 − e− x e− x − 1
1) Scrivendo =x , ed osservando che il lim = lim = 1 , in quanto
1− e −x
1 − e− x x →0 x x →0 −x
x
limite fondamentale, si ottiene che il lim f ( x ) = 0 ; quindi, il prolungamento si ha ponendo
x →0

f(0) = 0. Se x → + ∞ il denominatore tende a uno, il numeratore tende a + ∞, quindi il


lim f ( x ) = +∞ ; se x → – ∞ il denominatore è asintotico a – e–x, il numeratore è 2, ne segue
x →+∞

che il lim f ( x ) = 0 . Inoltre si ha che la f(x) > 0 per x > 0, la f(x) < 0 per x < 0, segno del
x →−∞

denominatore.
422

2 x (1 − e − x ) − x 2 e − x 2 − ( x + 2 ) e− x
2) Se x ≠ 0 si ottiene f ′ ( x ) = =x ;
(1 − e− x ) (1 − e− x )
2 2

la derivata è continua in R\{0}. Calcoliamo il lim f ′ ( x ) , se esso esiste finito, essendo la f(x)
x →0

continua in x = 0, il limite della derivata sarà il valore f ′(0), e la derivata sarà continua in
x = 0 8per un noto risultato, corollario del caso d’indecisione del tipo 0/0 della Regola di de
L’Hospital). Sopra si è visto che per x = 0 si ha 1 − e − x ∼ x , sostituendola si ottiene:

lim f ′ ( x ) = lim x
( 2 − 2e −x
− xe− x )
= lim
2 (1 − e − x ) − xe − x
= 2 −1 = 1.

Ne segue che la f(x) è Ÿ 1 su R, con f ′(0) = 1.


x →0 x →0 x2 x →0 x

3) Studiamo la disequazione 2 – (x +2)e –x > 0, equivalente a g(x) = 2 e –x – (x +2) > 0; si noti


che la g(0) = 0. Derivando la g(x) si ottiene g′(x) = 2 e x – 1> 0 se x > 0; essendo la g(0) = 0 si
ha g(x) > 0 per x > 0, quindi f ′(x) > 0 se x > 0 (alternativamente, ricordando che se x ≠ 0 si ha
2 e x > 2x + 2 > x + 2 se x > 0). Se x < 0, si osservi che la g(x) tende a + ∞ per x → – ∞, e
g′(x) = 2 e x – 1 è negativa per x < – log 2; ne segue che esiste c < 0, anzi c < – log 2, tale che
sia f ′(x) < 0 per x < c, f ′(c) = 0 e f ′(x) > 0 per c < x < 0. Essendo, come si è visto, f ′(0) = 1,
si può affermare che la f(x) è strettamente decrescente in ]– ∞, c] e strettamente crescente in
[c, + ∞[, pertanto c è di minimo assoluto per la f(x) in R; la f(x) non ha altri estremanti, né
locali né assoluti (si vede che essendo g(– 2) = 2/e2 – (– 2 +2) = 2/e2 > 0 e
g(–1) = 2/e2 – (–1 +2) = 2/e2 –1 < 0, si ha – 2 < c < –1.
4) Grafico della f(x)
Osservazione: per studiare il segno della f ′(x) è, al solito,
consigliato di intuire prima l’andamento tracciando grafici
ausiliari, ma poi si richiede di giustificare con cura la
risposta, usando argomenti tipo quelli addotti nella
soluzione; un disegno non è una valida giustificazione, è
solamente un aiuto per l’intuizione.

qualunque sia x ∈ R; dal segno della f(x), precedentemente studiato, si ha che la F(x) è
5) Si ha F(0) = 0, poiché la f(x) è continua in tutto R si ha F′(x) = f(x), per il Teorema di Torricelli,

strettamente decrescente in ]– ∞, 0] e strettamente crescente in [0, + ∞[, ne segue che lo zero


è di minimo assoluto per la F(x), e che la F(x) > 0 se x ≠ 0; la F(x) è strettamente concava in
]– ∞, c] e strettamente convessa in [c, + ∞[.
E’ evidente che il lim F ( x ) = +∞ ; inoltre, il
x →+∞
−∞
lim
x →−∞  f ( t )dt
0
esiste finito in quanto la f(x) è

assolutamente integrabile su ]– ∞, 0] , essendo


0
f ( t ) < t2et per t < 0 e chiaramente  t e dt esiste finito.
2 t

−∞

831) Un serbatoio per gasolio da riscaldamento ha forma cilindrica, con raggio di base r pari a 80cm,
e lunghezza l non nota. Il serbatoio è posto con l’asse del cilindro orizzontale; un tubicino trasparente
comunicante con il serbatoio permette di conoscere ad ogni istante il livello del gasolio rispetto al

costante, non noto, di c ?3/s. Il tubo di alimentazione del bruciatore termina ad una distanza di 10cm
punto più basso del cilindro. Un bruciatore collegato al serbatoio consuma il gasolio ad un tasso
423

dal punto più basso del cilindro. Ad un dato istante il livello del gasolio è 23cm; 12 ore dopo il livello
è di 22cm. Quanti giorni ancora durerà il riscaldamento?
2x
D = [– r, r]; f ′ ( x ) = −2 r 2 − x 2 , su [– r, r]; f ′′ ( x ) = , su [– r, r]; f(x) è l’area del segmento
r − x2
2

circolare S ( x ) = {(ξ ,η ) ∈ R 2 : ξ 2 + η 2 ; ξ ≥ x} ; f(D) = [0, πr2]; la f(x) è omeomorfismo (funzione


continua, invertibile, con inversa continua) di D su f(D), ma non diffeomorfismo (funzione derivabile,
invertibile, con inversa derivabile) perché f ′(r) = 0, quindi l’inversa non è derivabile in y = 0,
x
f ( x ) = r 2 arccos   − x r 2 − x 2 .
r
Risoluzione dell’ultimo quesito: detta x l’ascissa del livello del gasolio, in un sistema di ascisse
verticale verso il basso centrato sull’asse del cilindro, il volume di gasolio presente è f(x)l ( in cui la
f(x) è la funzione precedentemente discussa). Scegliamo come istante zero quello in cui il livello è
h0 = 23cm, quindi x0 = r – h0 = 80 – 23 = 57cm, ed il volume di gasolio è v0 = f(x0)l. All’istante generico
t il volume sarà v0 – ct; in particolare, all’istante t1 = 12 ore si avrà f(x1)l = v0 – c t1, dove
v − lf ( x1 ) l ( f ( x0 ) − f ( x1 ) )
x1 = x0 + (1cm) = 58cm. Allora si ricava c = 0 = ; il bruciatore funziona
t1 t1

sino all’istante t in cui v0 − ct = f ( x ) l , dove x = 80 − 10 = 70cm , cioè fino a t =


( f ( x ) − f ( x )) l
0

c
l ( f ( x0 ) − f ( x ) ) l ( f ( x0 ) − f ( x ) ) f ( x0 ) − f ( x )
ovvero t = = = t1 .
c l ( f ( x0 ) − f ( x1 ) ) f ( x0 ) − f ( x1 )
t1

Misurando la x in cm si ha:

f(x0) = f(57) = 1777,92 cm2; f ( x ) = f ( 70 ) = 523, 22cm2 ,

f ( 57 ) − f ( 70 )
f(x1) = f(58) = 1666,68 cm2; = 11, 28 , da cui:
f ( 57 ) − f ( 58 )

t = t1 11,28 = (12 ore)11,28 = (1/2 giorni)11,28 = 5,64 giorni.

832) L’integrale di Gauss


+∞
La formula dell’integrale di Gauss è e
−t 2
dt = π .
−∞

Esercizio. Sia f: R → R la funzione definita da f(x) = exp (– log2 |x|) per x ≠ 0; f(0) = 0.
1) Mostrare che qualunque sia α ∈ R si ha f(x) ∈ o( α), sia per x → + ∞ che per x → 0+.
2) Calcolare la f ′(x) e discuterne il segno. E’ vero che f ∈ Ÿ 1(R)?
3) Calcolare la f ′′(x) e discuterne il segno. E’ vero che f ∈ Ÿ 2(R)?
4) Tracciare il grafico della f(x); dire che è f(R).
424

x
5) Mostrare che la funzione F ( x ) =  f ( t )dt stabilisce un omeorfismo (funzione continua,
0

invertibile, con inversa continua) di R su un intervallo aperto limitato Y di R.


6) Determinare l’intervallo Y di cui al punto precedente.
Soluzioni:
α
1) Scriviamo, per x > 0, = exp (log ( α)) = exp (α log x), pertanto:

exp ( − log 2 x ) ( − log x )


2

= exp = exp ( − log 2 x − α log x ) ; se x → 0+ oppure x → + ∞ la funzione


x α
exp (α log x )
 α 
( − log 2
x − α log x ) → −∞ (si − log 2 x − α log x = − log 2 x 1 +
ha, infatti,  ), quindi
 log x 

exp ( − log 2 x − α log x ) → 0 ; ne segue che i lim+ α = 0; lim α = 0 per ogni α ∈ R, come
f ( x) f ( x)
x →0 x x →+∞ x

asserito. Si noti che la f(x) è pari, e che si ha f(1/x) = f(x) se x ≠ 0.

−2 log x
2) Per x ≠ 0 si ottiene f ′ ( x ) = exp ( − log 2 x ) (si ricordi che Dlog |x| = 1/x); vediamo se il
x
lim f ′ ( x ) esiste finito, per disparità della f ′(x) basta calcolarlo per x → 0+, si ottiene:
x →0

e − log x e − log x
2 2
−2 log x
lim+ exp ( − log x ) 2
= lim+ ( − 2 x log x ) = 0 , dato che è lim = 0 , come si è visto al

punto 1), e il lim+ x log x = 0 , come è noto. Ne segue che f ′(x) esiste e vale zero, e f ∈ C1(R). E’
x →0 x x →0 x2 x → 0+ x2
x →0

immediato che si ha f ′(x) > 0 per log |x|/x < 0, cioè per x < –1 e per 0 < x < 1; la f(x) è strettamente
crescente in ]– ∞, –1[ e in [0, 1], strettamente decrescente in [–1, 0] e [1, + ∞[; ±1 sono di massimo e
di minimo assoluto; f(±1) = 1.
3) Per x ≠ 0, si ottiene:

4 log 2 x −1 + log x exp ( − log 2 x )


f ′′ ( x ) = exp ( − log x ) 2
2
+ 2 exp ( − log x ) 2
x + 2 log x − 2 )
2
= 2 ( 4 log 2

x x x
essendo la f ′(x) continua in x = 0, per vedere se esiste la f ′′(0) proviamo a calcolare il lim f ′′ ( x ) .
x →0

Per parità della f ′′(x) ci limitiamo al lim+ f ′′ ( x ) ; come si è proceduto con la f ′(x) si scrive,
x →0

moltiplicando e dividendo per x:

exp ( − log 2 x )
f ′′ ( x ) =
x 3 ( 4 x log 2
x + 2 ( log x ) x − 2 x ) ,

e si ottiene che il lim+ exp


( − log x ) = 0 , per quanto visto al punto 1); come è noto si ha anche che il
2

lim+ ( 4 x log 2 x + 2 x log x − 2 x ) = 0 . Ne segue che è f ∈ C2(R), con f ′′(0) = 0. Si ha f ′′(x) > 0 per
x3
x →0

x →0

4 x log 2 x + 2 x − 2 > 0; il polinomio 4t2 + 2t – 2 ha come radici (–1± 3)/4, cioè 1/2 e – 1; ne segue
425

che si ha f ′′(x) > 0 se log |x| > 1/2 ⇔ |x| > √ , oppure se log |x| < –1⇔ |x| < 1/e (e x ≠ 0). In definitiva,
la f(x) è strettamente convessa negli intervalli ]– ∞, – e], [– 1/e, 1/e], [√ , + ∞[, strettamente concava
in [– √ , –1/e] e [1/e, √ ].
4) Grafico:
Essendo la f(x) continua, la f(R) è intervallo; zero è di
minimo assoluto della f(x), 1 è il massimo assoluto,
quindi f(R) = [0, 1].

5) La funzione F ( x ) =  f ( t )dt ha per derivata la f(x), F′(x) = f(x) per ogni x ∈ R, essendo la f(x)
x

continua. Poiché f(x) > 0 per ogni x ≠ 0 la funzione F(x) è strettamente crescente (la derivata è nulla
in {0}, insieme con l’insieme vuoto, altrimenti è positiva), ed essendo continua è, quindi, un
omeomorfismo (funzione continua, invertibile, con inversa continua) di R su Y = F(R), che è un
intervallo necessariamente aperto, dato che la F(x) è strettamente crescente; anzi, si ha
Y = ]F(– ∞), F(+ ∞)[, dove F(± ∞) indicano i limiti della F(x) per x → ± ∞, rispettivamente.
Resta da vedere che Y è limitato, cioè che tali limiti sono finiti; per parità della f(x) si ha
+∞
F(– ∞) = – F(+ ∞); e F(+ ∞) è finito perché è F ( +∞ ) =  f ( t )dt , e in base a quanto visto al punto
1), essendo f(t) ∈ o(1/t ) per t → + ∞ la funzione f(x) è sommabile attorno a + ∞.
0
2

6) Si deve calcolare, ponendo il log t = s ⇔ t = es:


+∞ +∞ +∞ +∞ +∞ +∞
( ) ds = ( ) ds = e 1 4 e −( s − 1 2 ) ds ;
2
− s2 − s − s2 −s+ 1 − 1
 e− log t dt =  e − s e s ds = e e  
2 2
−s 2
+s
ds = e 4 4

0 −∞ −∞ −∞ −∞ −∞

ponendo s – 1/2 = u, nell’ultimo integrale si ottiene:

du = π e 4 . Pertanto si ottiene Y = ]– √[e1/4, √[e1/4[ = ] ]– `[√ e, `[√ e [ [


+∞ +∞
1 1
 e− log t dt = e e
2
4 −u2

0 −∞

  log 2 x  
exp  −    −
log 2 x
2 
833) Sia f: R\{n}→ R, definita da f ( x ) =   =e 2 .
x x
1) Mostrare che la f(x) si prolunga per continuità anche in x = 0; spiegare come. Continuiamo a
chiamare f(x) la funzione di R in R così ottenuta; d’ora in poi la f(x) è questo prolungamento.

assoluti, immagine f(R), grafico; si chiede, in particolare, se f ∈ C1(R); non è richiesta la f ′′).
2) Studiare la f(x) (segno, zeri, limiti utili, derivata prima, monotònia, massimi e minimi locali e

+∞
3) Calcolare  f ( x )dx .
0
426

Svolgimento:
1) Per x > 0 si ottiene:

  log 2 x     log 2 x  
exp  −  exp − 
 2    2    log 2 x 
f ( x) =   =   = exp  − − log x  , ed essendo
x exp log x  2 

 log 2 x  1 
lim+  − − log x  = − lim+ log x  log x + 1  = +∞ , si ha che il lim+ f ( x ) = 0 ; ma la f(x) è
x →0
 2  x →0 2  x →0

dispari, quindi anche il lim− f ( x ) = 0 ; la f(x) si prolunga per continuità in x = 0 prendendo f(0) = 0.
x →0

2) Come si è osservato la f(x) è dispari. Si ha f(x) > 0 per x > 0, e f(x) < 0 per x < 0; l’unico zero si ha
per x = 0. Inoltre, il lim f ( x ) = 0 .
x →±∞

Calcolo della derivata prima: per x ≠ 0, si ottiene:

  log 2 x    log x   log x 


exp  −    −  x − exp  −
 2   x   x 
f ′( x) =   , ovvero
x2

  log 2 x  
exp  − 
 2  
f ′( x) = − 
x2
( )
 log x + 1 , (x ≠ 0).

Inoltre, posto il log x = t, si ottiene:


2
−t
e 2 2
t +1 Hospital
1
lim+ f ′ ( x ) = − lim 2t ( t + 1) = − lim e 2 ( t + 1) = − lim t 2
−t − 2 t
= − lim t2
=
(t + 2) e
x →0 t →−∞ e t →−∞ t →−∞ + 2t t →−∞ + 2t
e 2 2

2
−t − 2t
e 2  t2  t 
= − lim = 0 (si noti che è lim  − − 2t  = lim − t  − 2t = −∞  ); essendo la f ′(x) pari, si ha
t →−∞ t + 2 t →−∞
 2  t →−∞
2 
che il lim− f ′ ( x ) = 0 ; in conclusione, ricordando che la f(x) è continua in x = 0, si ha che f ′(0) esiste
x →0

avviene se e solo se si ha |x| < 1/e ⇔ –1/e < x < 1/e; si ha poi che f ′(x) = 0 per x = ± 1/e; la f(x) è
e vale 0, anzi la f(x) è di classe C1 su tutto R. Inoltre, la f ′(x) > 0 se e solo se il log |x| + 1< 0, il che

strettamente crescente nell’intervallo [–1/e, 1/e], strettamente decrescente in ]– ∞, –1/e] e ]1/e, + ∞];
–1/e è di minimo assoluto, 1/e di massimo assoluto.

f(–1/e) = – √ , f(1/e) = √ ; f(R) = [– √ , √ ].

3) Posto il log x = ξ, l’integrale diventa:


427

= 2  e− s ds = √2 √[ = √2[, ricordando l’integrale di Gauss


2
+∞ +∞ +∞
−ξ
2
− ξ 
 ξ
 dξ = 2  e
2
 2
e 2
d
−∞ −∞ 2 −∞
+∞

 e− s ds = π .
2

−∞

834) Studiare le funzioni:


x
π
1) f ( x ) = xe − x2
+  e− t dt −
2
(dominio, segno, zeri, asintoti, crescenza, decrescenza, convessità,
0
2
+∞
π
e
−t 2
flessi, grafico; si accerti che è dt ).
0
2
x
2) F ( x ) =  f ( t )dt , e tracciarne il grafico e gli asintoti.
0

Svolgimento:

1) Il dominio è tutto R poiché t → e− t è continua su tutto R.


2

x
Inoltre si ha che il lim xe− x = lim = 0 , ne segue che il lim f ( x ) = 0 ; per parità si ha, inoltre,
2

2
x →±∞ x →±∞ x →+∞
ex

, quindi il lim f ( x ) = − π . Si ha f(0) = – √[/2 < 0; per vedere se ci sono zeri, per
0
π
 e− t dt =
2
che
2 x →−∞
−∞

la f(x), conviene studiare la monotònia della f(x). Si ha:

f ′ ( x ) = e − x − 2 x 2 e− x = 2e − x (1 − x 2 ) .
2 2 2

Si ha, allora, f ′(x) < 0 per x ∈ ]– ∞, –1[ e x ∈ ]1, + ∞[; in tali semirette la f(x) è strettamente decrescente,
mentre è strettamente crescente in ]–1, 1[, dove è f ′(x) > 0. Si ha, inoltre, che x = –1 è il punto di
minimo assoluto, x = 1 è quello di massimo assoluto. Poiché la f(x) tende a zero a + ∞ e decresce tra

strettamente minore di – √[. La funzione f(x) ha un unico zero, per x = c, compreso strettamente tra
1 e + ∞, il massimo assoluto f(1) è strettamente positivo; analogamente il minimo assoluto f(–1) è

simmetrico rispetto al punto di coordinate (0, – √[/2). La derivata seconda è:


x = 0 e x = 1, 0 < c < 1. Si noti che la f ′(x) è pari; ne segue che f(x) – f(0) è dispari, cioè il grafico è

f ′′ ( x ) = −4 xe − x (1 − x 2 ) − 4 xe− x = −4 xe − x ( 2 − x 2 ) .
2 2 2

di ascissa 0 e ± √2 , e che è convessa negli intervalli


Ne segue che il grafico della f(x) ha dei flessi nei punti

]– √2, 0[ e ]√2, + ∞[, e concava in ]– ∞, –√2[ e


]0, √2[. Il grafico è disegnato in figura.
428

2) La funzione F(x) ha come derivata prima la funzione f(x); ne segue che la F(x) è strettamente
decrescente su ]– ∞, c[, strettamente crescente su ]c, + ∞[, quindi x = c è punto di minimo
assoluto; poiché F(0) = 0 e c > 0, il minimo assoluto F(c) di F(x) è strettamente negativo. Scriviamo
esplicitamente la F(x):
x
 t − s2 
x
π
F ( x ) =  te dt +    e ds dt −
−t 2
x , integrando per parti si ottiene:
0 00  2
t=x
x
 t − s2   t − s2  x x x

0  0    
−t 2 − s2
te − t dt , per cui:
2
e ds dt = t e ds  − te dt = x e ds −
  0  t =0 0 0 0

x 2 π
F ( x ) = x   e − s ds −  .
0 2 

Il limite lim F ( x ) si presenta nella forma ∞ 0; scritta la F(x) come rapporto di infinitesimi si ottiene
x →+∞

π
x
− s2
e ds −
2 e− x
2
x2
F ( x) = 0
, usando la Regola di de L’Hospital si ha lim = − lim x2 = 0 .
1 x →+∞
−1 x →+∞
e
x x

F ( x)
Per x → – ∞ chiaramente F(x) → + ∞; inoltre si ha che il lim = − π ; calcoliamo il
x →−∞ x
x
π +  e − t dt
2

 π  2
( )
x
lim  F ( x ) − − π x  = lim x  +  e − t dt  = lim
2
0
, il rapporto delle derivate è
x →−∞   x →−∞ x →−∞ 1
 2 0  x
e− x
2
x2
= − x2 → 0 per x → – ∞.
−1 e
x

Ne segue che la retta di equazione y = – √[ x è asintoto obliquo per la F(x), quando x → – ∞.

Inoltre, la F ′′ ( x ) = f ′ ( x ) = 2e − x (1 − x 2 ) , quindi la F(x) è strettamente convessa in ]–1, 1[,


2

strettamente concava in ]– ∞, –1[ e ]1,+ ∞[, ed ha flessi in ±1.

Inoltre F′(0) = f(0) = – √[/2.


Osservazione: sarebbe errato ritenere che essendo:
t
π  t − s2 +∞
π
0
− s2
e ds − → 0 , per t → + ∞ , allora 0  0
 e ds −  dt = 0
2  2 
(tale integrale dev’essere strettamente negativo).
429

Esercizi sui numeri complessi.


835) Determinare la parte reale e quella immaginaria del numero complesso:

( 2 + i ) (5 − 12 i )
z= .
(1+ 1 i
2 )
Per risolvere l’esercizio dato dobbiamo riscrivere z nella forma a + ib. Effettuando i prodotti a
1 1− 1 i
numeratore e osservando che = 2 , l’espressione diventa:
1+ i 1+ 1 ( )
2
1
2 2

4  1   21  4  25 5 
z = 1 − i   + 4i  =  − i  = 10 − i .
5  2  2  5 2 4 

Pertanto, la parte reale è Re (z) = 10, quella immaginaria è Im (z) = –1.

836) Calcolare 4
3 + 3i .

Poiché il numero complesso 3 +3i si può scrivere in forma esponenziale come 3√2 eiπ/4, si ottiene:




4
3 8 2e 16


4
3 + 3i = i9 π

⎪ 4 8 i 2516π
4
3 8 2e 16 .

⎩ 3 2e

837) Calcolare 4 −32 ( )


3i + 1 .

Ponendo z = – 32(√3i + 1) si ottiene |z| = 32√3 + 1 = 64 ⇒ z = 64(− 1/2 − √3/2i) =


= 64 [cos (– 2π/3) + i sin (– 2π/3)]. Pertanto:

  − 2π + 2kπ   − 2π + 2kπ 
  = 2 2 cos  (
3 3   3k − 1) π   ( 3k − 1) π 
4
z = 4 64 cos   + i sin   + i sin   ,
  4   4    6   6  
    

k = 0, 1, 2, 3.
Svolgendo i conti si ottiene:

  π  π   3 1
w0 = 2 2  cos  −  + i sin  −   = 2 2  + i  = 6 − i 2 ;
  6  6   2 2

 π   π  1 3
w1 = 2 2 cos   + i sin    = 2 2  + i  = 2 − i 6
;
 3  3   2 2 

 5   5   3 1
w2 = 2 2 cos  π  + i sin  π   = 2 2  − + i  = − 6 − i 2 ;
 3   3   2 2
430

 4   4   1 3
w3 = 2 2  cos  π  + i sin  π   = 2 2  − + i  = − 2 −i 6 .
 3   3   2 2 

( −1 + 3i )
7
838) Calcolare 7 .

Mentre nel campo reale l’espressione avrebbe condotto a una semplificazione di esponenti, qui
dobbiamo aspettarci 7 soluzioni distinte, date dalle 7 radici settime del numero assegnato.

Ponendo z = –1 + √3i si ottiene che ρ = |z| = 2 e θ = Arg (z) = 2π/3. Pertanto, indicando con wk,
k = 0, 1, … 6, le 7 radici complesse del numero dato, si ottiene:
 14π + 2 kπ 
i 3   2π 2 kπ 
 7  i + 
wk = 2 e
7 7  
= 2e  3 7 
, k = 0, 1, … 6.

839) Calcolare 4
3 − 3i .

Poiché il numero complesso 3 – 3i si può scrivere in forma esponenziale come 3√2 e– iπ/4, applicando
la formula delle radici si ottiene:

⎧ 4 3 8 2e 16
− iπ


⎪ 4 8 i 7π 16

⎨ 4 3 8 2ei15π 16
3 2e
4
3 − 3i = .


⎩ 3 2i 16
4 8 i 23π

327
 3 i
840) Calcolare  −  .
 2 2

In forma trigonometrica o esponenziale si ha √3/2 – i/2 = cos (π/6) – i sin (π/6) = e– iπ/6, da cui
utilizzando le proprietà delle potenze, si ottiene:

(√3/2 – i/2)327 = (e– iπ/6)327 = e– i327π/6 = e– i(54+ π/2) = e– iπ/2 = – i.

841) Calcolare i223.


Osservando che i1 = i, i2 = –1, i3 = – i, i4 = 1, e, in generale, se n = 4k + h, si ha:
in = i4k+h = i4k ih = (i4)k ih = 1k ih = ih.
Pertanto, per calcolare i223 è sufficiente calcolare il resto della divisione tra 223 e 4, ovvero 3, da cui
i223 = i220 i3 = i3 = – i.
431

842) Determinare le soluzioni z ∈ C dell’equazione e4 + 16 = 0.


L’equazione proposta si può riscrivere nella forma e4 = –16, pertanto, dalla formula delle radici si
ottiene:

⎧ 2e 4 = 2 (1 + i )

⎪ 3π
⎪ 2e i 4 = 2 ( − 1 + i )
z = √−16 =

⎨ 2ei5π 4 = 2 −1 − i
.

( )
⎪ i 7π 4
⎩ 2e = 2 (1 − i )

trigonometrica: (e2 – 2z + 4)(e3 – 3) = 0.


843) Trovare le soluzioni della seguente equazione, in campo complesso, esprimendole in forma

separatamente le due equazioni: 1) e2 – 2z + 4 = 0; 2) e3 – 3 = 0.


Poiché l’equazione proposta, di quinto grado, è fattorizzata, le soluzioni si otterranno risolvendo

1) Si ottengono le soluzioni z1 = 1 + i√3 e z2 = 1 – i√3. Per esprimere z1 e z2 in forma trigonometrica


osserviamo che |z1| = |z2| = √1 + 3 = 2, quindi:

1 3  π   π  1 3  π   π 
z1 = 2  + i  = 2  cos   + i sin    e z2 = 2  − i  = 2 cos   − i sin    .
2 2   3  3  2 2   3  3 

2) Ha come soluzioni le tre radici cubiche complesse di 3, cioè:

z3 = √3; z4 = 3 3 cos 
v   2π   2π    4π   4π 
 + i sin    ; z5 = 3 cos   + i sin 
3
 .
  3   3    3   3 

Quindi abbiamo cinque soluzioni distinte, come indicato dal Teorema fondamentale dell’algebra.

844) Determinare le soluzioni z ∈ C dell’equazione e3 + 8 = 0.


L’equazione proposta si può scrivere nella forma e3 = – 8, pertanto, dalla formula delle radici, si
ottiene:

⎧ zeiπ 3 = 2 cos  π  + i sin  π   = 1 + i 3




 3  
    3 
z = √−8 =
v


2eiπ = 2 ( cos π + i sin π ) = −2 .
⎪ i 53
⎪ 2e = 2 cos  π  + i sin  π   = 1 − i 3
 5 

5
 3   3 
432

845) Determinare le soluzioni z ∈ C della seguente equazione, esprimendole in forma algebrica:


e4 – e2 – 2 = 0.
2
Ponendo y = e2, si ottiene l’equazione ]2 – ] – 2 = 0 ⇔ y =
−1
.

Poiché si ha e2 = 2 ⇔ z = ± √2, e2 = –1 ⇔ z = ± i.

Quindi, le soluzioni sono z = ± √2 e z = ± i.

846) Determinare le soluzioni z ∈ C della seguente equazione, esprimendole in forma algebrica:


(3z – i)2 = 1.
Ponendo w = 3z – i, l’equazione proposta diventa ¨ 2 = 1; si tratta di trovare le due radici complesse
di 1, cioè w1,2 = ±1. Pertanto z1 = (1 + i)/3, z2 = (–1 + i)/3.

847) Determinare le soluzioni z ∈ C dell’equazione (z – 2i)5 = √3/2 + i1/2.


1 1
Ponendo z – 2i = w, si ottiene w3 = −i , ovvero:
2 2

w1 = cos (π/30) + i sin (π/30), w2 = cos (13π/30) + i sin (13π/30), w3 = cos (25π/30) + i sin (25π/30),
w4 = cos (37π/30) + i sin (37π/30), w5 = cos (49π/30) + i sin (49π/30).
Pertanto le soluzioni richieste sono:
z1 = cos (π/30) + i (2 + sin (π/30)), z2 = cos (13π/30) + i (2 + sin (13π/30)),
z3 = cos (25π/30) + i (2 + sin (25π/30)), z4 = cos (37π/30) + i (2 + sin (37π/30)),
z5 = cos (49π/30) + i (2 + sin (49π/30)).

848) Determinare le soluzioni z ∈ C dell’equazione ( z − i ) =


3 1 1
−i .
2 2

1 1
Se poniamo w = z – i, l’equazione data diventa w3 = −i , cioè si tratta di trovare le tre radici
2 2
− iπ
cubiche di e 4
, che sono:
− iπ i 7π i15π
w1 = e 12
, w2 = e 12
, w3 = e 12
, da cui:

π   π    7π   7π  
z1 = cos   − i sin   − 1 , z2 = cos   + i sin   + 1 ,
 12   12    12   12  
 15   15   2  2
z3 = cos  π  + i sin  π  + 1 = − + i  1 −  .
 12   12   2  2 
433

849) Determinare le soluzioni z ∈ C dell’equazione ( z − 2 ) = 27 .


3

Ponendo w = z – 2, l’equazione data si può riscrivere nella forma ¨ 3 = 27, da cui:

3 3 3 3 3 3
w0 = − + i , w1 = 3, w2 = − − i . Pertanto:
2 2 2 2

1 3 3 1 3 3
z0 = +i , z1 = 5, w2 = − i .
2 2 2 2

850) Trovare le soluzioni della seguente equazione in campo complesso, esprimendole in forma
trigonometrica, 4 z 4 − 16 z 2 + 32 = 0 .
Ponendo w = e2 e semplificando, si ottiene l’equazione di secondo grado ¨ 2 – 4w + 8 = 0, che ha
come soluzioni:

 1 1   π π
w1 = 2 + 2i = 8  +i  = 8  cos 4 + i sin 4  ,
 2 2  

 1 1    π  π 
w2 = 2 − 2i = 8  −i  = 8  cos  − 4  + i sin  − 4   .
 2 2     

Estraendo le rispettive radici complesse, si ottiene:

 π π  π π  π π
z1 = 4 8  cos + i sin  , z2 = − 4 8  cos + i sin  , z3 = 4 8  cos − i sin  ,
 8 8  8 8  8 8

 π π
z4 = − 4 8  cos − i sin  .
 8 8

851) Trovare le soluzioni della seguente equazione in campo complesso: ( z − 2i ) + 2 + 2 3i = 0 .


2

Ponendo w = z – 2i, si ottiene l’equazione di secondo grado:

 1 3  4 4 
w2 = −2 − 2 3i = 4  − − i  = 4  cos π + i π  che ha come soluzioni le due radici quadrate
 2 2   3 3 
complesse del secondo membro, cioè:

 2   2   1 3
w1 = 2  cos  π  + i sin  π   = 2  − + i  = −1 + i 3 ;
 3   3   2 2 

 5   5  1 3
w2 = 2  cos  π  + i sin  π   = 2  − i  = 1− i 3 ;
 3   3  2 2 

( ) ( )
da cui z1 = 2i − 1 + i 3 = −1 + i 2 + 3 , z2 = 2i + 1 − i 3 = 1 + i 2 − 3 .
434

852) Determinare le soluzioni z ∈ C dell’equazione ( 2i + 3 z ) = −1 .


2

Ponendo w = 2i + 3z, l’equazione data diventa ¨ 2 = –1; bisogna trovare le due radici quadrate
1 i 1
complesse di –1, cioè w1,2 = ± i. Pertanto z1 = ( w1 − 2i ) = − , z2 = ( w2 − 2i ) = −i .
3 3 3

853) Determinare le soluzioni z ∈ C della seguente equazione, esprimendole in forma trigonometrica:

z5 = − z .
Esprimendo z in forma trigonometrica, l’equazione diventa:

ρ 5  cos ( 5ϑ ) + i sin ( 5ϑ )  = − ρ ( cos ϑ − i sin ϑ ) = ρ ( − cos ϑ + i sin ϑ ) = ρ  cos ( π − ϑ ) + i sin (π − ϑ )  ,


in cui l’ultima uguaglianza è dovuta alle formule trigonometriche. Da ciò si ricava il sistema:

ρ =1
. 0
ρ5 = ρ
5ϑ = ( −ϑ + π ) + 2kπ Ih| Z ∈ y π Ih| Z ∈ y
ovvero 2k + 1 .
ϑ=
6

π  , con k ∈ Z.
 ( 2k + 1)   ( 2k + 1) 
Pertanto, le soluzioni sono z = 0 e z = cos  π  + i sin 
 6   6 

854) Determinare le soluzioni z ∈ C della seguente equazione, esprimendole in forma cartesiana:


z2 − z = 0 .
Riscrivendo l’equazione data in forma algebrica, si ottiene:

x 2 − y 2 + 2ixy − x + iy = 0 , da cui C
x2 − y 2 − x = 0
.
2 xy + y = 0

⎧x=−1

Risolvendo, si ricava F
y=0
⎨ 2 3
2

⎪y =
e , per cui le soluzioni sono:


x2 − x = 0
4

z1 = (0, 0), z2 = (1, 0), z3 = (–1/2, √3/2), z4 = (–1/2, – √3/2).

z −i ≤1
855) Determinare le soluzioni complesse del seguente sistema 0 π .
Arg ( z ) =
4
Esprimendo il numero complesso nella forma z = a + ib, l’equazione Arg(z) = π/4 individua i punti
della bisettrice del primo quadrante; riscriviamo, pertanto il sistema nella forma:
435

⎧ a 2 + ( b − 1) ≤ 1 ⎧ 2a − 2a ≤ 0
⎪ ⎪ 0≤a≤1
2 2

⇒ ⇒
⎨ ⎨ =+
a≥0 a≥0

,

⎩ =+
b≥0
⎩ =+
b≥0

le soluzioni cercate sono z = a(1 + i), con 0 ≤ a ≤ 1. Geometricamente questi punti corrispondono a
quelli di intersezione tra il cerchio con centro in (0, 1) e raggio 1 e la bisettrice del primo quadrante.

856) Determinare tutte le soluzioni dell’equazione complessa |z|2 – z|z| + z = 0.


Osserviamo che quella proposta non è un’equazione algebrica di secondo grado, a causa della
presenza dei moduli; pertanto, ad essa non si applica il Teorema fondamentale dell’Algebra. Ponendo
z = a + ib, l’equazione data diventa a 2 + b 2 − ( a + ib ) a 2 + b 2 + a + ib = 0 , ovvero, separando la parte
reale e quella immaginaria, si ottiene:

. ⇒ 0
a 2 + b2 − a a2 + b2 + a = 0 a 2 + b2 − a a2 + b2 + a = 0

( )
.
−b a + b + b = 0
2 2 −b 1 − a 2 + b 2 = 0

Dalla seconda equazione si ottengono due sistemi:

+=0 +≠0
F a 2 − a a + a = 0 ; . a + b2 = 1 . Il primo sistema ha come soluzioni b = 0 e a = 0, oppure b = 0 e
1=0
2

a = –1/2; mentre il secondo sistema è impossibile. Quindi, le soluzioni cercate sono z = 0 e z = –1/2.

−2( Im z )
857) Trovare i numeri complessi z = a + ib soluzioni dell’equazione z + 1 e 2iz = 5e , tali che
|Rez| < 2.

( a + 1) + b 2 e 2ia − 2b = 5e −2b .
2
L’equazione proposta si riscrive nella forma esponenziale

Dividendo ambo i membri per e– 2b > 0 e scindendo l’equazione nell’uguaglianza fra i moduli e nella
condizione di periodicità dell’esponenziale immaginario, si ottiene il sistema:

C
( a + 1)
2
+ b2 = 5
2 a = 0 + 2 kπ Z ∈ y
. Nella prima equazione l’unico valore di k tale che |Rez| = |a| < 2 è k = 0, da

cui a = 0, quindi +2 = 4. La soluzione è, pertanto, z = ± 2i.

8iz
858) Risolvere, in campo complesso, l’equazione –1 = 0.
Al solito, poniamo z = a + ib, con a, b ∈ R; l’equazione data si riscrive nella forma
e8iz = e −8b e8ia = 1 = 1ei 0 . Pertanto, imponendo le condizioni separatamente sui moduli e sugli
argomenti di ambo i membri, le soluzioni cercate devono risolvere il sistema:
436

F
e −8 b = 1
8a = 0 + 2kπ Ih| Z ∈ y
, da cui b = 0 e a = kπ/4. Quindi i numeri complessi che risolvono

l’equazione assegnata sono, in realtà, tutti i numeri reali della forma z = kπ/4, con k ∈ Z.

859) Risolvere, in campo complesso, l’equazione |ez| = 7i.


Poiché il modulo di un numero complesso è un numero reale, e il numero 7i è un numero immaginario
puro, l’equazione risulta impossibile.

860) Determinare l’insieme dei numeri e ∈ C che risolvono la disequazione z + 2 z > 2.

Osserviamo che la disequazione proposta, anche se coinvolge numeri complessi, è, in realtà, una

avrebbe senso). Poniamo, come al solito, z = a + ib, con a, b ∈ R; allora z = a − ib . Inoltre


disequazione in campo reale, in quanto il modulo di un numero complesso è reale (altrimenti non

z + 2 z = 3a − ib , quindi la disequazione proposta si riscrive nella forma:

9a 2 + b 2 > 2, da cui 9 2
+ +2 > 4, dove l’ultima disequazione, riscritta in forma canonica, risulta
a2 b2
essere + > 1. Pertanto, l’insieme dei numeri complessi, soluzione della disequazione
( 23 )
2
22

proposta si rappresenta nel piano complesso come la parte esterna dell’ellisse di centro l’origine e
semiassi a = 2/3 e b = 2.

861) Determinare tutte le soluzioni dell’equazione complessa Re ( z ) + 2iArg ( z ) − 4 z = 0 .

Per risolvere l’esercizio dobbiamo utilizzare sia la forma algebrica z = a + ib, a, b ∈ R, che quella
esponenziale (trigonometrica) z = ρ eiϑ = ρ ( cos ϑ + i sin ϑ ) , ρ ≥ 0, ϑ ∈ R. In tal caso, l’equazione

(
proposta si riscrive 0 = a + iϑ − 4 a 2 + b 2 = a − 4 a 2 + b 2 + i ( 2ϑ ) . )
Eguagliando la parte reale e quella immaginaria nella precedente espressione, si perviene al sistema:

+ = 0, ≥0 +=0
Ca−4 a +b = 0 ⇒ ⇒
−4 =0 =0
2
2
.
2ϑ = 0
Pertanto, l’unica soluzione sarà z = 0.

862) Determinare tutte le soluzioni z ∈ C della disequazione Im 


 z −1 
 > 1.
 z +i 
437

Osserviamo che la disequazione proposta è, in realtà, una disequazione in campo reale, in quanto

 ∈ R, per definizione. Dopo aver imposto la condizione di esistenza z ≠ – i, utilizzando la


 z −1 
Im 

forma algebrica z = a + ib, a, b ∈ R, otteniamo:


 z +i 

z − 1 ( a − 1) + ib ( a − 1) + ib a − i ( b + 1)  a ( a − 1) + b ( b + 1)  + i  ab − ( a − 1)( b + 1) 
= = = , in cui,
z + i a + i ( b + 1) a + i ( b + 1) a − i ( b + 1) a 2 + ( b + 1)
2

nella seconda uguaglianza, abbiamo moltiplicato e diviso per il numero complesso coniugato del
denominatore, in modo da ottenere, al denominatore, un numero reale. La disequazione proposta,
pertanto, può essere riscritta nella forma:

>1 ⇒ > 1 ⇒  a 2 + a  + ( b + 1) − ( b + 1)  < 1 ⇒


ab − ( a − 1)( b + 1) b − a +1 2

a + ( b + 1)
2 2
a + ( b + 1)
2 2  

⇒  a +  + ( b + 1) −  < 1/2.
2 2
 1  1
 2  2

raggio 1/√2, che, essendo compatibile con la condizione di esistenza, costituisce l’insieme delle
L’ultima disuguaglianza ottenuta rappresenta la parte interna di un cerchio di centro (–1/2, 1/2) e

soluzioni della disequazione data.

863) Determinare tutte le soluzioni dell’equazione complessa:

Re ( z ) Arg ( z ) + Im ( z 2 ) = Arg ( z ) + 10i .

Per risolvere l’esercizio dobbiamo utilizzare sia la forma algebrica z = a + ib, a, b ∈ R, che quella
esponenziale (trigonometrica) z = ρ eiϑ = ρ ( cos ϑ + i sin ϑ ) , ρ ≥ 0, ϑ ∈ R. In tal caso, l’equazione
proposta si riscrive nella forma aϑ + 2iab = ϑ + 10i .
Eguagliando la parte reale e quella immaginaria, nella precedente espressione, si perviene al sistema:
=1
" aϑ = ϑ ⇒ " ϑ = 0 (cioè a ≥ 0 e b = 0); oppure
2 =+ 0 = 10 +=5
.

Poiché il primo sistema risulta impossibile, l’unica soluzione sarà z = 1 + 5i.

864) Determinare le soluzioni z ∈ C dell’equazione e Re( z ) eiz < 1.

Ponendo z = x + iy, l’equazione proposta diventa:

e x eix − y = e x e − y = e x − y < 1 ⇔ x – y < 0 ⇔ y > x, dove, nella seconda uguaglianza, abbiamo tenuto
conto che il numero complesso w = eix − y = e − y eix , scritto informa esponenziale, ha modulo dato da
w = e − y e argomento Arg(w) = x. Nel piano complesso, le soluzioni costituiscono il semipiano che si
trova al di sopra della bisettrice principale y = x.
438

865) Trovare le parti reali e immaginarie dei numeri complessi:

(1 + 2i ) − (1 − i )
2 3
(1 + 4 + 4i ) − (1 − 3i + 3i 2 − i 3 ) ( −3 + 4i ) − ( −2 − 2i ) =
1) = =
( 3 + 2i ) − ( 2 + i )
3 2
 27 + 3 ⋅ 9 ⋅ 2i + 3 ( 2i ) + ( 2i )  − ( 4 + 4i − 1)
2 3
( 3 + 4i ) − ( 3 + 4i )
 

−1 + 6i i + 6
= = .
42i 42

(1 + i )
9

2) .
(1 − i )
7

(1 + i )
9

Per calcolare è conveniente scrivere 1 + i in forma trigonometrica:


(1 − i )
7

 1 i  iπ
1+ i = 2  +  = 2e
4
( 2 = 1 + i ), da cui:
 2 2

( 2) e i 9π
9
(1 + i )
9 4
i
( 9 + 7 )π
= = 2e 4
= 2.
(1 − i ) ( 2) e − i7π
7 7
4

( ) =e
3
 1 3 2 iπ
3
2 iπ
3) Analogamente è  − + i  = e 3 = 1.
 2 2 

866) Porre informa trigonometrica – esponenziale i seguenti numeri complessi:


1) – 3 ⇒ – 3 = 3(–1) = 3eiπ.
2) 2i ⇒ 2i = 2eiπ/2.

⇒ 1 + i = 2e 4 , 1 + i 3 = 1 +
1+ i 1 3

( 3) − iπ
2
3)  − i  = 2e 3 , da cui:
1− i 3 2 2 

1+ i 2 iπ 4 + iπ 3 2 i 7π 12
= e = e .
1− i 3 2 2

3+i 2e 6 iπ iπ + iπ i ( π +π +π ) i11π
4) i =i − iπ
= e 2 2e 6 4 = 2e 2 6 4 = 2e 12 .
1+ i 2e 4
iπ iπ + iπ
i ( i − 1) −1 − i 1+ i iπ 2e 4
2e 4
2 iπ (1+ 1 4 − 13 ) 2 i11π 12
5) = =− =e = = e = e .
( ) ( ) ( ) ( )
2 2 2 2 π
iπ 4 e2i 6 4 4
3 +i 3 +i 3 +i 2e 6
439

6)
(1 + i )( 3 − 3i ) = ( 2e

4
)(3 2 − e ) − iπ
4

=
6
=
( ) ( )
5 5 2
2 +i 6   3  8  1 + i 3 
+ i 6  
5

 2 + 6  8 8   2 2

6 6 − i 5π
= = e 3
.
( 8 ) (e ) ( 8)
5 5
5 iπ
3

+i
1 iπ
3 1 + i 3 2e 3 iπ ( 1 − 5 ) − iπ
7) = = i 5π = e 3 6 = e 2 .
−1 + i − 3 + i 2e 6
3

π  π  i(π −α )
8) sin α + i cos α = cos  − α  + i sin  − α  = e 2 .
2  2 

867) Disegnare nel piano l’insieme {( x, y ) ∈ R 2


}
: (1 + i )( x + iy ) − 2i = 2 .

Si ha (1 + i )( x + iy ) − 2i = x − y + i ( x + y − 2 ) , ed è:

(1 + i )( x + iy ) − 2i = 2 ⇔ (1 + i )( x + iy ) − 2i = 4 ⇔ ( x − y ) + ( x + y − 2 ) = 4 ⇔
2 2 2

⇔ 2 x 2 + 2 y 2 − 4 x − 4 y = 0 ⇔ ( x − 1) + ( y − 1) = 2 .
2 2

L’insieme dato è il cerchio di centro (1, 1) e raggio √2.


Si poteva procedere anche così:

dividendo per |x + i| si ottiene (1 + i )( x + iy ) − 2i = 2 ⇔

2i 2i 2 2i (1 − i )
⇔ ( x + iy ) − = = = 2 ⇔ ( x + iy ) − = 2 ⇔ ( x + iy ) − (1 − i ) = 2 ; che si
1+ i 1+ i 2 2
vede subito che si tratta del cerchio precedentemente trovato.

868) Risolvere l’equazione iz 2 − 2 z − 2 − i = 0 .


Posto z = x + iy si ottiene:

iz 2 − 2 z − 2 − i = 0 ⇔ i ( x + iy ) − 2 ( x − iy ) − 2 − i = 0 ⇔ i ( x 2 − y 2 + 2iy ) − 2 x − 2 + i ( 2 y − 1) = 0 ⇔
2

i ( x 2 − y 2 + 2iy ) − 2 x − 2 + i ( 2 y − 1) = 0 ⇔ −2 ( xy + x + 1) + i ( x 2 − y 2 + 2 y − 1) = 0 ⇔ xy + x + 1 = 0 e
x2 − y 2 + 2 y − 1 = 0 .

Le soluzioni reali del sistema sono:


440

C
xy + x + 1 = 0 3n
ricavando la y dalla seconda equazione, si ottiene:
x − y + 2 y −1 = 0
2 2
2

y 2 − 2 y + (1 − x 2 ) = 0 ⇔ y = 1 ± 1 − (1 − x 2 ) = 1 ± x 2 = 1 ± x = 1 ± x , e sostituendola nella prima


equazione, si ottiene:

- caso y = 1 + x; x (1 + x ) + x + 1 = 0 ⇔ y = (1 − x 2 ) = 1 ± x 2 = 0 ⇔ x = −1 , cosicché una soluzione è


z = –1 + 0i = –1.

- caso y = 1 – x; x (1 − x ) + x + 1 = 0 ⇔ y = x 2 − 2 x − 1 = 0 ⇔ x = 1 ± 2 , cosicché le altre soluzioni


sono z = 1 ± 2 ∓ i 2 .

( )
Riassumendo, si hanno tre soluzioni: –1, 1 + 2 − i 2 , 1 − 2 + i 2 . ( )

 z+i 
869) Determinare l’insieme S =  z ∈ C : ≥ Im ( 2i − z )  , e disegnarlo nel piano di Gauss (piano
 i +1 
complesso).

e i + 1 = 2 ; inoltre, posto z = x + iy con x, y ∈ R, si ha:


z +i z+i
Si ha =
i +1 i +1

z + i = x + i ( y − 1) = x 2 + ( y + 1) e Im ( 2i − z ) = Im  − x + i ( 2 − y )  = 2 − y ; pertanto, e ∈ S se e
2

solo se (*) x 2 + ( y + 1) ≥ 2 ( 2 − y ) .
2

- Se 2 – y < 0, ovvero y > 2, la precedente disequazione (*) è soddisfatta per ogni x;

- Se 2 – y ≥ 0, ovvero y ≤ 2, la disequazione (*) equivale a x 2 + ( y + 1) ≥ 2 ( 2 − y ) , cioè


2 2

y 2 − 10 y + 7 − x 2 ≤ 0 .

{
Quindi, si deduce che S = z = x + iy ∈ C : y ≻ 2 ÷ ( y ≤ 2, y 2 − 10 y + 7 − x 2 ≤ 0 ) . }
Per determinare geometricamente S (e per disegnarlo) si può procedere in almeno due modi:

a) Considerando y 2 − 10 y + 7 − x 2 come polinomio in y per ogni x fissato, si ha y 2 − 10 y + ( 7 − x 2 ) = 0

se e solo se y = 5 ± 18 + x 2 , quindi y 2 − 10 y + ( 7 − x 2 ) < 0 se e solo se:

y ∈ 5 − 18 + x 2 ,5 + 18 + x 2 ,  .
 

Si osservi che 5 − 18 + x 2 ≤ 2 ≤ 5 + 18 + x 2 (3 = √9 < 18 + x 2 ); pertanto si ha:

{
S = z = x + iy ∈ C : y ≥ 5 − 18 − x 2 . }
441

Si vede subito che la curva di equazione y = 5 − 18 + x 2 è un ramo di iperbole con massimo in


x = 0, y = 5 – √18 e asintoti y = 5 ± x.

b) Si studia la disequazione x 2 ≥ y 2 − 10 y + 7 per y ≤ 2; se


y 2 − 10 y + 7 < 0, ovvero y ∈  5 − 18, 2  la disequazione è

verificata per ogni ∈ R; altrimenti, se y ≤ 5 − 18 la


disequazione è equivalente a x ≥ y 2 − 10 y + 7 , da cui:

{
S = z = x + iy ∈ C : y ≻ 5 − 18 ÷ y ≤ 5 − 18, x ≥ y 2 − 10 y + 7 . }
Per disegnare S si osservi che x ≥ y 2 − 10 y + 7 se e solo se x ≥ y 2 − 10 y + 7 o x ≤ − y 2 − 10 y + 7
studiare velocemente la funzione y ֏ y 2 − 10 y + 7 e rappresentarla nel piano xy: il suo grafico è la
parte del ramo di iperbole trovato nel punto a), contenuto nel semipiano degli x positivi.

1) 2 + √3 + i.
870) Porre in forma trigonometrica – esponenziale i seguenti numeri complessi:

(2 + 3)
2
2+ 3 +i = + 1 = 8 + 4 3 = 2 2 + 3 da cui:

 2+ 3 1   2 2+ 3 1 
2+ 3 +i = 2 2+ 3  +i  = 2 2+ 3  +i .
 2 2+ 3 +   2 + 
 2 2 3   2 2 3 
(2 + 3) + i  π π
1
Posto α = arcsin  ( 2 + 3 )  è eiα =
1
, infatti α ∈  − ,  , sicché
2 2 2 ( 2+ 3 )  2 2

cos α = 1 − sin 2 α ≥ 0 . Quindi 2 + 3 + i = 2 2 + 3 eiα .


2
 1+ i 3 
2)   .
 1− i 
1 3 iπ  1 i  iπ
Si ha che 1 + i 3 = 2  + i  = 2 e 3
; 1− i = 2  −  = 2e 4 , per cui:
2 2   2 2

π 2
 1 + i 3   2ei 3 
2
i ( π +π )  i ( 2π + π )
2
 i 7π
 =   =  2e  = 2e = 2e 6 .
3 4 3 2
 − iπ
 1 − i   1 2e 4  


ϑ 
3) (1 + cos ϑ + i sin ϑ ) = (1 + cos ϑ ) + sin ϑ = 2 + 2 cos ϑ = 2 (1 + cos ϑ ) = 2 ⋅ 2 cos 2   , sicché:
n 2

2
ϑ  ϑ 
1 + cos ϑ + i sin ϑ = 2 cos 2   = 2 cos   , se ϑ ∈ [ −π , π ] .
2 2
Se ϑ ∈ {−π , π } è 1 + cos ϑ + i sin ϑ = 0 , quindi (1 + cos ϑ + i sin ϑ ) = 0 (| ∈ N\{0}).
n

Altrimenti, se ϑ ∈ ( −π , π ) è:
442

 
1 + cos ϑ sin ϑ  2 cos ϑ =  cos ϑ + i sin ϑ  2 cos ϑ = 2 cos ϑ eiϑ 2 ,
1 + cos ϑ + i sin ϑ =  +i da
 2 cos ϑ
 2
2 cos ϑ
2 ( ) ( ) 

2 

2 2

2 2

ϑ  inϑ
n

cui (1 + cos ϑ + i sin ϑ ) = 2n  cos  e 2 . In definitiva, è:
n

 2
ϑ  inϑ
n

(1 + cos ϑ + i sin ϑ ) = 2  cos  e 2 per ogni ϑ ∈ [ −π , π ] .
n n

 2

( ) + (1 − i 3 ) .
n n
871) Calcolare 1 + i 3
1 3 iπ − iπ
Si ha 1 + i 3 = 2  + i
2  = 2e 3 e 1 − i 3 = 2e 3 , quindi:
 2 
 π  π
(1 + i 3 ) + (1 − i 3 ) inπ − inπ
n n
= 2n e 3
+ 2n e 3
= 2n ⋅ 2 cos  n  = 2 n +1 cos  n  .
 3  3

( )
n
872) Determinare l’insieme S degli esponenti per cui la potenza 3 +i è reale negativa,

S = n∈ N :{ ( )
3 + i ∈ R,
n
( 3 +i )
n
≺0 . }
 3 i iπ
( ) inπ
n
Si ha che 3 + i = 3 + 1 = 2 per cui 3 + i = 2  +  = 2e 6 ; ne segue che 3 +i = 2n e 6
;
 2 2
inπ
tale numero è reale negativo se e solo se tale è e 6
, cioè solo se:
= π + 2kπ ⇔ n = 6 + 12k (k ∈ Z).
inπ π
e 6
= −1 = eiπ ⇔ n
6
Gli esponenti richiesti sono numeri della forma 6 + 12k, al variare di k in N (sono quei numeri naturali
che divisi per 12 hanno 6 come resto).

873) Sia u = 2 − 2 − i 2 − 2 , calcolare j2 e j4 e dedurre la rappresentazione trigonometrica di


u.
( ) ( )
Si ha: u 2 = 2 − 2 − 2 + 2 − 2i 2 − 2 2 + 2 = −2 2 − 2i 4 − 2 = 2 2 − 2i 2 ,

= ( 2 2 ) − ( 2 2 ) + 16i = 16i = 16e


iπ (
i π +kπ ) per qualche k ∈ 0,1, 2,3 .
{ }
2 2
u4 2
, da cui u = 2e 8 4

E’ Re(u) > 0, Im(u) < 0, ed è Re  e


(
i π + k 2π
8 4 )  > 0, Im  ei(π 8 + k 2π 4 )  < 0 se e solo se k = 3 (0 ≤ k ≤ 3),
  
   
i (π + 3π ) i (13π )  13π 13π 
pertanto u = 2e 8 2 = 2e 8 = 2  cos + i sin .
 8 8 

z 
874) Descrivere l’insieme  : z ∈ C * = C \ {0} . Si consideri, inoltre, nel campo complesso C

l’equazione z + α z = 0 , con α ∈ C (parametro costante). Stabilire per quali α ∈ C l’equazione ha


z 
6 6
443

soluzioni non nulle, determinando le soluzioni stesse per tali α. Disegnare, infine, l’insieme delle
soluzioni per α = 1.
z 
E’  : z ∈ C * = C \ {0} = U ; l’equazione ha soluzioni non nulle se e solo se |α| = 1; in tal caso
z 
l’insieme delle soluzioni è unione delle dodici semirette dall’origine alle radici dodicesime u0 , u1 ,...u11
di – α, {tu ,k : t ≻ 0} , uk12 = −α .

875) Risolvere nel campo C l’equazione ( z + 1) − ( z − 1) = 0 .


5 5

( z + 1) − 1 = 0 ,
5

Si osservi che z = 1 non è radice dell’equazione data; quindi, l’equazione equivale a


( z − 1)
5

ovvero a ¨ 5 = 1, con w =
( z + 1) . L’equazione ¨5 = 1 porge a w = w = eik 2π 5 con k = 0, 1, 2, 3, 4;
( z − 1) k

k ∈ {0, …, 4} è
( z + 1) = w se e solo se z w − 1 = 1 + w , se w = 1 non vi sono soluzioni;
fissato poi ( k )
( z − 1) k k k

wk + 1
se wk ≠ 1 si ottiene z = zk = .
wk − 1

con k ∈ {0, 1, 2, 3, 4}.


wk + 1
Pertanto, ( z + 1) − ( z − 1) = 0 se e solo se z =
5 5

wk − 1

1+ i
876) Trovare le soluzioni, in C, delle equazioni z 3 + 1 = 0 , z 5 = 1 , z 6 + 27 = 0 , z 8 = .
3 −i
(π + 2 kπ )
- Si ha z 3 + 1 = 0 ⇔ z 3 = −1 = eiπ ⇔ z = e
i
3
, con k = 0, 1, 2 (formula di Moivre), quindi le
iπ 1 3 iπ i 5π 1 3
soluzioni sono: e 3
= +i , e = −1 , e 3 = − i .
2 2 2 2
- Analogamente è z 5 = 1 = ei 0 ⇔ z = e
(
i 2 kπ
5 ) , con k = 0, 1, 2, 3, 4, quindi z 5 = 1 se e solo se:

{
z ∈ ei 0 = 1, e
i 2π
5
,e
i 4π
5
,e
i 5π
5
,e
i 8π
5
}.
(π + 2 kπ )
- Si ha −27 = 27eiπ , sicché z 6 + 27 = 0 se e solo se z 6 = 33 eiπ , da cui z = 3e
i
6
, con
k = 0, 1, 2, 3, 4, 5.
iπ  3 i iπ i 5π  3 i
Le soluzioni sono: z0 = 3e 6 = 3  + , z1 = 3e 2 = i 3 , z2 = 3e 6 = 3  −
  2 + 2 
,
 2 2
   
i 7π  3 i i 9π i11π  3 i
z3 = 3e 6
= 3  − −  , z4 = 3e 6 = −i 3 , z5 = 3e 6 = 3  −  .
 2 2   2 2

- Infine,
1+ i
=
2 1 +
2 ( i ) iπ
2 = 1 e 4 = 1 ei(π 4 +π 6 ) = 1 ei5π 12 .
π
3 −i 2 3 −
 i  2 e−i 6 2 2
 2 2

444

1
1+ i  1  8 i( 5π 96 + k π 4 )
L’equazione z = porge a z = 
8
 e , con k ∈ {0,1, 2,...7} .
3 −i  2

La ricerca algebrica delle radici quadrate del numero complesso non nullo a + ib, con a, b ∈ R, è
Calcolo delle radici quadrate complesse.

argomento di Analisi Uno; si ha ( x + iy ) = a + ib se e solo se x, y ∈ R, e verificano il sistema:


2

C
x2 − y 2 = a 2
. Per una risoluzione di questo sistema si osservi che si ha anche x + iy = a + ib ,
2xy = b
ovvero x 2 + y 2 = a 2 + b 2 , si ha, allora, usando questa relazione e x 2 + y 2 = a :

a 2 + b2 + a a 2 + b2 − a a 2 + b2 + a a 2 + b2 − a
x2 = ; y2 = , ovvero x = ; y= .
2 2 2 2
Sfruttando 2xy = b per dire che si ha sgn (xy) = sgn b, quindi sgn y = sgn b sgn x; si ottiene che le
 a2 + b2 + a a 2 + b 2 − a 
radici sono ±  + i sgn b .
 2 2 
 

877) Determinare le radici quadrate di 1 + i, sia in forma algebrica che in forma trigonometrica.
Dedurre, inoltre, il valore di cos (7π/8).
iπ 1 iπ
E’ 1 + i = 2e , le cui radici quadrate sono ±2 4 e
x − y = 1 (1)
4 8
. Inoltre, posto z = x + iy, è:

=1+i ⇔ C
2 2

(2)
2
e anche z 2 = 1 + i = 2 , da cui x 2 + y 2 = 2 (3).
2 xy = 1

Sommando (1) e (3) si trova x 2 =


(1 + 2 ) ; sottraendoli si ha y2 =
( 2 −1) ; dalla (2) si ricava
2 2
⎧ ⎧
⎪x= ⎪x=−
1+ 2 1+ 2

⎨ ⎨
2 2
xy > 0, da cui: oppure .
⎪y= ⎪y=−
2 −1 2 −1
⎩ 2 ⎩ 2

Dato che Re e ( ) > 0, si ricava che 2



8
1
4
e

8
=
1+ 2
2
+i
2 −1
2
, quindi:

π 1+ 2 7π π 1+ 2
cos = 3
, cos = − cos = − 3
.
8 2 4 8 8 2 4

878) Trovare le radici quadrate di 112 – 66i, e risolvere l’equazione (1 + i ) z 2 − ( 7 + 13i ) z + 2 + 60i = 0
– ]2 = 112, 2xy = – 66, x 2 + y 2 = δ = 112 − 66i =
2
Posto δ = x + iy, è δ2 = 112 – 66 i se e solo se 2

]2 = (130 – 112)/2 = 9, da cui x = ± 11, y = ± 3; la seconda equazione porge, allora, xy < 0, da cui
= 16900 = 130 . Dalla prima e terza equazione ricaviamo 2 = (112 + 130)/2 = 121,

(x, y) = (11, – 3) o (x, y) = (–11, 3). Pertanto δ = ± (11 – 3i). Il discriminante del polinomio dato vale
445

∆ = ( 7 + 13i ) − 4 (1 + i )( 2 + 60i ) = 49 − 169 + 182i − 4 ( 2 − 60 + 62i ) = 112 − 66i , le cui radici sono
2

state calcolate. Quindi, le soluzioni sono:


7 + 13i ± (11 − 3i ) 9 + 5i ( 9 + 5i )(1 − i )
z= , ovvero z = = = 7 − 2i ;
z (1 + i ) 1+ i 2
−2 + 8i
z= = ( −1 + 4i )(1 + i ) = 3 + 5i .
1+ i

 π π
879) Sia ϑ ∈  − ,  , determinare:
 2 2
1) Le radici quadrate di – 2i tan2 ϑ .
2) Sia g ( z ) = z 2 − ( 2 + 2i ) x , determinare la fibra g ( w ) = { z ∈ C : g ( z ) = w} , di g(z) su
w = −2i (1 + tan 2 ϑ ) .

x 2 = y 2 (1)
1) Posto z = x + iy, è z = −2i tan ϑ ⇔ C ⇔ C
x2 + y 2 = 0
xy = − tan 2 ϑ (2)
2 2
.
2 xy = −2 tan 2 ϑ
Inoltre è z 2 = −2i tan 2 ϑ , da cui x 2 + y 2 = 2 tan 2 ϑ che assieme al punto (1) porge a x 2 = tan 2 ϑ = y 2
da cui x = ± tan ϑ , y = ± tan ϑ . Dalla (2) si ricava xy ≤ 0.
Pertanto si hanno due soluzioni: z = ± (1 − i ) tan ϑ .
2) E’ z ∈ g ( w ) ⇔ g ( z ) = w ⇔ z 2 − 2 (1 + i ) z + 2i (1 + tan 2 ϑ ) = 0 , il cui discriminante ridotto vale
∆′ = (1 + i ) z − 2i (1 + tan 2 ϑ ) = −2i tan 2 ϑ , da cui z = (1 + i ) ± w , con w2 = ∆′ . Per quanto sopra è:
2

z = (1 + i ) ± (1 − i ) tan ϑ , quindi g ( w ) = {(1 + i ) ± (1 − i ) tan ϑ} .

Divisione euclidea dei polinomi.


Fra polinomi in una variabile a coefficienti in un corpo commutativo, c’è l’algoritmo della divisione
euclidea, o divisione con resto. La lettera K indica uno dei corpi Q, R, C.
Siano f(x) e g(x) polinomi a coefficienti in K, si supponga g(x) non nullo. Esistono allora, e sono
unici, polinomi q(x) e r(x), a coefficienti in K, con deg (r(x)) < deg (g(x)), tali che sia f(x) = g(x)q(x)
+ r(x); q(x) è detto quoziente e r(x) resto della divisione della f(x) per g(x).

880) Sia f: C → C la funzione f ( z ) = z 3 + (1 + 5i ) z 2 − 2 ( 5 + i ) z + 8i , calcolare f(2i) e risolvere


l’equazione f(z) = 0.
f ( 2i ) = ( 2i ) + (1 + 5i )( 2i ) − 2 ( 5 + i )( 21) + 8i = −8i − 4 (1 − 5i ) − 4i ( 5 + i ) + 81 = 0 , quindi f(z) è
3 4

divisibile per z – 2i.


L’algoritmo della divisione dei polinomi è descritto nella
figura a fianco. Per cui:
f ( z ) = ( z − 2i ) ( z 2 + (1 − 3i ) z − 4 ) , quindi f(z) = 0 se e
solo se z = 2i o z 2 + (1 − 3i ) z − 4 = 0 .
Il discriminante di z 2 + (1 − 3i ) z − 4 è:
∆ = (1 − 3i ) + 16 = 1 − 9 − 6i + 16 = 8 − 6i . Posto δ = x + iy, si ha:
2
446

δ2 = 8 – 6i ⇔ C
x2 − y 2 = 8
.
2 xy = −6
Inoltre, δ 2 = 82 + 62 = 10 , cioè 2
+ ]2 = 10, da cui 2
= (10 – 8)/2 = 1, ed essendo xy < 0, si trova
−1 + 3i ± ( 3 − i )
δ = ± (3 – i), le radici di z 2 + (1 − 3i ) z − 4 sono, pertanto, z = , ovvero z = – 2 + 2i o
2
z = 1 + i; le radici di f(z) sono, quindi, 2i, – 2 + 2i, 1 + i.

881) Sia p ( z ) = z 3 − ( 7 − 9i ) z 2 + ( 39i − 14 ) z + 50 , provare che l’equazione p(z) = 0 ammette un’unica


soluzione della forma z = ib, con b reale; inoltre, risolvere l’equazione p(z) = 0.
Posto z = ib, si ottiene:
p ( ib ) = −ib3 + ( 7 − 9i ) b 2 + i ( 39i − 14 ) b + 50 = 7b 2 − 39b + 50 + i ( −b3 + 9b 2 − 14b ) , quindi p(ib) = 0 se
−b3 + 9b 2 − 14b = 0 (1)
e solo se F
7b 2 − 39b + 50 = 0 (2)
.

La (1) porge b = 0 o – +2 + 9+ – 14 = 0: b = 0 non è soluzione di (2), pertanto è – +2 + 9+ – 14 = 0, da


cui +2 = 9+ – 14, che sostituita in (2) si ricava 7(9+ – 14) – 39b + 50 = 0, quindi b = 2.
Si verifica, inoltre, che b = 2 è soluzione di (1) e (2). Dividendo la p(z) per z – 2i si può procedere
come si è visto con l’esercizio n. 880).

882) Risolvere, nel campo complesso:


1) l’equazione z 6 − 3 z 5 + 2 z 4 + 8 z 3 − 20 z 2 + 20 z − 8 = 0 , sapendo che il polinomio a primo membro
ha 1 + i come radice doppia.
2) Trovare l’insieme { x ∈ R : x 6 − 3 x 5 + 2 x 4 + 8 x 3 − 20 x 2 + 20 x − 8 ≺ 0} .
3) Risolvere l’equazione w18 − 3w15 + 2 w12 + 8w9 − 20 w6 + 20 w3 − 8 = 0 .
Svolgimento:
1) Si sa che il polinomio ha anche 1 – i come radice doppia, essendo reali i coefficienti. Pertanto, il
polinomio è divisibile per:
2
 z − (1 + i )   z − (1 − i )  = ( z − 1) − i  ( z − 1) + i  = ( z − 1) + 1 = ( z − 1) + 2 ( z − 1) + 1 =
2 2 2 2 2 4 2
 
z 4 − 4 z 3 + 6 z 2 ( z − 1) + i  − 4 z + 1 + 2 z 2 − 4 z + 2 + 1 = z 4 − 4 z 3 + 8 z 2 − 8 z + 4 .
2

Il quoziente è e2 + e – 2; cioè si ha:


Applicando l’algoritmo di divisione, si ottiene:

z 6 − 3 z 5 + 2 z 4 + 8 z 3 − 20 z 2 + 20 z − 8 = ,
(z 4
− 4 z 3 + 8 z 2 − 8 z + 4 )( z 2 + z − 2 ) .
Le radici di e2 + e – 2 sono – 2 e 1, pertanto:
z 6 − 3 z 5 + 2 z 4 + 8 z 3 − 20 z 2 + 20 z − 8 = ,
 z − (1 + i )   z − (1 − i )  ( z + 2 )( z − 1) ; le altre soluzioni sono – 2 e 1.
2 2

2) Come si è visto al punto precedente, si ha x 6 − 3 x 5 + 2 x 4 + 8 x 3 − 20 x 2 + 20 x − 8 =


447

 x − (1 + i )   x − (1 − i )  ( x + 2 )( x − 1) = ( x − 1) + 1 ( x + 2 )( x − 1) , per ogni ∈ C, quindi anche


2 2 2

=
∈ R; chiaramente è ( x − 1) + 1 > 0 per ogni ∈ R, quindi l’insieme richiesto è
2
per ogni
{ x ∈ R : ( x + 2 )( x − 1) ≺ 0} = ]−2,1[ .
3) Chiaramente l’equazione si ottiene dalla precedente, al punto 2), sostituendo ¨ 3 a z. Le radici sono,
quindi, le radici cubiche dell’equazione precedente (punto 2)), cioè:
2 iπ −1 + i 3 −1 − i 3 1 1 iπ 1 1+ i 3
1, e 3
= , , radici cubiche di 1, con molteplicità 1; −2 3 , 2 3 e 3 = 2 3 ,
2 2 2
1 1− i 3 iπ
2 3
, radici cubiche di – 2, con molteplicità 1; scritto 1 + i = 2e 4 ci sono le radici doppie
2
1 iπ 1 − iπ + i 2π 1 − iπ + i 4π
2 6e 12
, 2 6e 12 3
, 2 6e 12 3
, e le loro coniugate, le radici di 1 – i, anch’esse radici doppie
1 − iπ 1 − iπ −i 2π 1 − iπ −i 4π
dell’equazione in w, che sono 2 6 e 12 , 2 6 e 12 3
, 2 6e 12 3
.
Volendo, con la formula di bisezione, si ha:

e
iπ π  π 
= cos   + i sin   =
12
1 + cos π
6 +i
1 − cos π
6 = 2+ 3 +i 2− 3 , ( ) ( )
 12   12  2 2 2 2
e si possono ottenere anche le altre radici espresse in radicali quadratici.

Teorema fondamentale dell’algebra.


Nel corpo complesso, ogni polinomio si scompone in un prodotto di fattori di primo grado (a meno
di un fattore costante).
Raggruppando le radici uguali fra loro, supposto cioè che l’insieme delle radici {c1 , c2 ,...cm } abbia
r elementi distinti α1, α2, …, αr (con r ≤ m) e che nella m-pla ordinata {c1 , c2 ,...cm } la radice α1
compaia ν1 volte, la radice α2 ν2 volte, … , la radice αr νr volte (cosicché ν1 + ν2 + … + νr = m) il
polinomio si scrive p ( z ) = am ( z − α1 ) 1 ( z − α 2 ) 2 ... ( z − α r ) r , con αm ≠ 0 coefficiente dominante.
ν ν ν

L’intero νk ≥ 1 è detto molteplicità della radice αk.

a0, a1, …, am ∈ R, ha una radice complessa c, allora ha anche la coniugata c di c come radice. Si ha,
Si vede facilmente che se un’equazione algebrica a coefficienti reali am z m + ... + a1 z + a0 = 0 ,

infatti, ricordando che il coniugato di una somma è la somma dei coniugati, ed il coniugato di un
prodotto il prodotto dei coniugati:
0 = p ( c ) = a0 + a1c + ...am c m = a0 + a1c + ...am c m = a0 + a1 c + ...am c m = a0 + a1 c + ...am c m , perché i
coefficienti aj sono reali, quindi coincidenti con il loro coniugato.
Proposizione: Se un polinomio, a coefficienti reali, ha una radice complessa c di molteplicità ν, allora
ha come radice anche la coniugata c , con la stessa molteplicità ν.
Fattorizzazione dei polinomi reali.
Ci interessa vedere l’effetto che il risultato precedente ha sulla fattorizzazione di un polinomio a
coefficienti reali. Siano α1, α2, …, αp, con molteplicità μ1, μ2, …, μp, le radici reali, le radici complesse
siano c1, c1 , …, cq, cq con molteplicità ν1 per c1 e c1 , ν2 per c2 e c2 , etc., cosicchè si ha:
deg p ( = m ) = µ1 + ... + µ p + 2ν 1 + ... + 2ν q , il polinomio si scrive:

p ( z ) = am ( z − α1 ) 1 ... ( z − α p ) ( z − c ) ...( z − c ) ( z − c ) , con am ∈ R, am ≠ 0.


µp ν1 νq νq
( z − c1 )
µ ν1
1 q q
448

Adesso si ha c j = s j + it j , con sj, tj ∈ R, tj ≠ 0. In generale, si ha, se c = s + it, con s ∈ R, t ∈ R\{0},


( z − c ) ( z − c ) =  z − ( s + it )  z − ( s − it )  = ( z − s ) − ( it ) = ( z − s ) + t 2 = z 2 − 2 sz + ( s 2 + t 2 ) , cioè il
2 2 2

( )
polinomio ( z − c ) z − c è un polinomio a coefficienti reali, monico (cioè con coefficiente dominante
uguale a 1) e irriducibile sui reali, cioè che non si spezza in un prodotto di polinomi di primo grado
a coefficienti reali, equivalentemente, un polinomio di secondo grado a discriminante strettamente
negativo. Pertanto, si ottiene:
p ( z ) = am ( z − α1 ) 1 ... ( z − α p )  z2 − 2s1 z + ( s12 + t12 )  ...  z 2 − 2sq z + ( sq2 + tq2 )  .
µ p µ ν1 νq

883) Sia p ( z ) = z 4 − 4 z 3 + 4 z 2 − 4 z + 3 , calcolare p(i) e dedurre le radici di p(z). Scomporre p(z) in


fattori irriducibili di primo e secondo grado a coefficienti reali.
Chiaramente p(i) = 1 + 4i – 4 – 4i + 3 = 0; essendo p(i) a coefficienti reali, anche – i è radice. Pertanto,
p(x) è divisibile per (x – i)(x + i) = 2 + 1. L’algoritmo della divisione dei polinomi porge:
x 4 − 4 x 3 + 4 x 2 − 4 x + 3 = ( x 2 + 1)( x 2 − 4 x + 3) = ( x 2 + 1) ( x − 1)( x − 3) .

884) Trovare gli zeri complessi del polinomio z 6 − 2 z 5 + 5 z 4 − 2 z 3 + 5 z 2 − 2 z + 4 , sapendo che uno di
essi è 1 + i√3. Decomporre p(z) in fattori irriducibili di primo e secondo grado a coefficienti reali.
Essendo p(z) a coefficienti reali, anche 1 – i√3 = 1 + 3 è una radice della p(z); quindi, la p(z) è

( ) ( ) ( )
2
divisibile per  z − 1 − i 3   z − 1 + i 3  = ( z − 1) − i 3
2
= z2 − 2z +1+ 3 = z2 − 2z + 4 .
  
L’algoritmo della divisione dei polinomi porge p ( z ) = ( z 4 + z 2 + 1)( z 2 − 2 z + 4 ) .
Determinando le radici di z 2 − 2 z + 4 = 0 , posto Z = e2 è z 4 + z 2 + 1 = 0 se e solo se Z 2 + Z + 1 = 0 .
−1 ± i 3 ± i 2π
L’equazione Z 2 + Z + 1 = 0 ha il risultato Z = = e 3 , pertanto z 4 + z 2 + 1 = 0 se e solo se
2
1 i 3
z = ±  ±  , e si ha, sviluppando ogni coppia di termini dove compaiono due radici coniugate,
2 2 

( )( z − e )( z + e )( z + e ) =  z − 12 − i 23   z − 12 + i 23   z + 12 + i 23   z + 12 − i 23  =


iπ − iπ iπ − iπ   
z4 + z2 +1 = z − e 3 3 3 3

 1  3  
2
1  3
2

=  z −  +   z +  +  = ( z 2 − z + 1)( z 2 + z + 1) da cui:
 2  4   2  4 
p ( z ) = ( z 2 − 2 z + 4 )( z 2 − z + 1)( z 2 + z + 1) .

885) Sia n ∈ Nˆ ( Nˆ = N * = {1, 2, 3,...} interi strettamente positivi). Calcolare, per ogni x reale:
cos x + cos ( 2 x ) + ... + cos ( nx ) ; cos 2 x + cos 2 ( 2 x ) + ... + cos 2 ( nx ) .
(Suggerimento: (1 + z + ... + z n −1 ) (1 − z ) = 1 − z n ).
Si ha cos x + cos ( 2 x ) + ... + cos ( nx ) = Re ( eix + ei 2 x + ... + einx ) , ed è:
449

(
eix + ei 2 x + ... + einx = eix 1 + eix + ... + ( eix ) ) . Se e = 1 (x = 2kπ, k ∈ Z) è 1 + eix + ... + ( eix )
n −1 n −1
ix
= n ; se

eix ≠ 1 (x ≠ 2kπ, k ∈ Z) è 1 + eix + ... + ( e


1 − ( eix )
n
1 − einx
ix n −1
) =
1 − eix
=
1 − eix
, da cui:

 1 − einx 
cos x + cos ( 2 x ) + ... + cos ( nx ) = Re  eix .
 1− e
ix

Si osservi che 1 − einx = e


in x
2
(e − in x
2
−e
in x
2
) = −2ie in x
2  nx 
sin   ;
 2 

(e sin   , sicchè per x ≠ 2kπ, Z ∈ Z, si ottiene:


) = −2ie
ix −i x ix x ix
1 − eix = e 2 2
−e 2 2

2

e
1 − einx
ix
= e ix e
2
in x sin nx ( )
n −1 sin nx
2 = ei 2 x 2 , da cui: ( )
1 − eix ix
e 2 sin x
2 ( ) sin x
2 ( )

⎪ cos  n + 1 x  ≠ 2Z[, Z ∈ y
( )
sin nx
2
⎨ ( )
cos x + cos ( 2 x ) + ... + cos ( nx ) =  

 2  sin x .

⎩| = 2Z[, Z ∈ y
2

Si osservi, inoltre, che cos 2 (α x ) =


(1 + cos ( 2α x ) ) , da cui:
2
n
cos 2 x + cos 2 ( 2 x ) + ... + cos 2 ( nx ) = + cos ( 2 x ) + cos ( 4 x ) + ... + cos ( 2nx ) , ed usando il risultato
2
precedente (con 2x al posto di x) si trova:
⎧ n + cos ( n + 1) x  sin ( nx ) ≠ Z ,Z ∈ y
⎪2

cos x + cos ( 2 x ) + ... + cos ( nx ) =
2 2 2 sin x

⎪ = [, Z ∈ y
.


3n
2

886) Linearizzare sin5 x (cioè, scrivere la funzione sin5 x mediante una “combinazione lineare” di
funzioni, quali sin (px), cos (px), cioè vogliamo ottenere un’espressione quale:
5
a
sin 5 x = 0 +  ( ak cos ( kx ) + bk sin ( kx ) ) , a0 ,..., a5 , b1 ,..., b5 ∈ R ).
2 k =1

Scriviamo sin x =
(e ix
− e − ix )
e sviluppiamo ( eix − e− ix ) con la formula binomiale:
5

5 5 5 5 5 5
= • €e5ix – • €e4ix e–ix + • €e3ix e–2ix – • €e2ix e–3ix + • €eix e–4ix – • €e–5ix =
2i

0 1 2 3 4 5
(e ix
−e )
− ix 5

5 5ix –5ix 5 3ix –3ix 5 ix –ix


= • €(e – e ) – • €(e – e ) + • €(e – e ).
0 1 2
5 5
(Si ricordi che • € = • €). Usando le Formule di Eulero si ottiene:
Z 5−Z
( eix − e−ix ) = 2i sin ( 5 x ) − 10i sin ( 3x ) + 20i sin x , da cui, dividendo per (2i)5 = 25i ambo i membro, si
5

1 5 5
ha sin 5 x = sin ( 5 x ) − sin ( 3 x ) + sin x .
16 16 8
450

1 cos ( 2 x ) 1 cos ( 2 x )
Osservazione: Si noti che le formule di bisezione cos 2 x = + , sin 2 x = − sono
2 2 2 2
le linearizzazioni di cos2 x e sin5 x.

887) Trovare e disegnare gli insiemi { z ∈ C : z − 1 = z + 1} ; { z ∈ C : z − 1 ≤ z + 1} . Interpretare


geometricamente il risultato; usare tale interpretazione per descrivere a parole (e non solo

{ z ∈ C : z − a = z − b } ; { z ∈ C : z − a ≤ z − b } , dove a, b ∈ C, a ≠ b sono complessi qualsiasi.


analiticamente) gli insiemi:

Posto z = x + iy si ha z − 1 = ( x − 1) + iy = ( x − 1) + y 2 , e z + 1 = ( x + 1) + iy = ( x + 1)
2 2
+ y 2 , per

cui z − 1 = z + 1 ⇔ ( x + 1) + y 2 ⇔ −2 x = 2 x ⇔ x = 0 .
2

Quindi, l’insieme delle soluzioni è {iy: y ∈ R} = iR, retta degli immaginari puri. Geometricamente
l’insieme delle soluzioni è il luogo dei punti del piano tali che la distanza |z – 1|, dal punto 1, è pari
alla distanza |z + 1| = |z – (–1)| dal punto –1, ed è, quindi, l’asse del segmento di estremi –1, 1,
perpendicolare per il punto medio dello stesso segmento.
Per la disequazione si ha:
z − 1 ≤ z + 1 ⇔ ( x + 1) + y 2 ≤ ( x + 1) + y 2 ⇔ −2 x ≤ 2 x ⇔ x ≥ 0 , che rappresenta il semipiano dei
2 2

punti con parte reale positiva: sono i punti che distano dal punto 1 meno di quanto distino dal punto
–1. Per quanto detto, { z ∈ C : z − a = z − b } sarà l’asse del segmento di estremi a e b, retta passante
per il punto medio (a + b)/2 del segmento, e avente direzione i(b – a)/2 perpendicolare al segmento
stesso (si ricordi che moltiplicare per i equivale a ruotare di un angolo retto nel verso positivo); quindi
sarà la retta (a + b)/2 + it(b – a)/2; si noti che tale retta è ottenuta dall’asse immaginario applicando
la trasformazione σ: z → (a + b)/2 + [(b – a)/2]z, similitudine di rapporto |b – a|/2 che applica il punto
b−a b−a
1 in b e il punto – 1 in a: infatti si ha σ ( z ) − σ ( w ) = ( z − w) = z − w ; cioè, tale
2 2
trasformazione altera le distanze nel rapporto costante |b – a|/2; pertanto, essa muta l’asse nel
segmento di estremi –1, 1 nell’asse del segmento di estremi a e b. Similmente { z ∈ C : z − a ≤ z − b }
dev’essere il trasformato mediante σ del semipiano { z ∈ C : Re z ≤ 0} ; ed è, quindi, il semipiano
 a+b b−a  
w = +  z : Re z ≤ 0  . Comunque, se a = a1 + a2 e b = b1 + b2 si ottiene:
 2  2  
( x − a1 ) + ( y − a2 ) ( x − b1 ) + ( y − b2 )
2 2 2 2
≤ ⇔ −2a1 x + a12 − 2a2 y + a22 ≤ −2b1 x + b12 − 2b2 y + b22 ⇔
b12 − a12 b22 − a22
⇔ ( b1 − a1 ) x + ( b2 − a2 ) y ≤ + .
2 2
b 2 − a12 b22 − a22
Si vede subito che ( b1 − a1 ) x + ( b2 − a2 ) y = 1 + è l’equazione dell’asse del segmento di
2 2
estremi a, b, e che la disequazione precedente rappresenta quel semipiano contenente a, originato da
tale asse.
451

Legenda:
- Analisi matematica uno: eserciziari per l’ingegneria di Giuseppe Fazio – Pietro Zamboni;
- Esercizi di Analisi matematica uno di M. Amar – A. M. Bersani;
- Esercizi e problemi di Analisi matematica primo volume di J. P. Cecconi – L. C. Piccinini –
G. Stampacchia;
- Esercizi di calcolo in una variabile di Giuseppe De Marco – Carlo Mariconda.

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