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danno che ad un negoziante è derivato dal comportamento di un (possibile) cliente che, entrato in un negozio
di abbigliamento, se ne allontana senza aver acquistato nulla dopo aver provato cinque paia di calzoni e non
aver trovato quello che gli piace?
È per questo motivo che, pur scartata una terza teoria che configura la responsabilità precontrattuale come un
tertium genus autonomo a causa della sua inutilità (dato che non sarebbe rinvenibile concretamente alcuna
normativa di riferimento al di fuori delle due specifiche norme dettate dal codice civile), risulta preferibile
aderire all’opinione prevalente, secondo la quale la responsabilità precontrattuale ha natura
extracontrattuale. L’argomentazione fondamentale è che non vi è (ancora) alcun contratto e quindi
neppure la responsabilità contrattuale (Cass. Civ. Sez. I, 9157/1995). Questa impostazione è stata
accolta anche a livello comunitario (cfr. Corte Giustizia CEE sent. 17 settembre 2002, Causa C 334/00).
Come detto, la classificazione non è priva di rilevanza pratica: dell’illecito extracontrattuale non risponde
l’incapace naturale (cfr. art. 2046 c.c., norma che fa discendere la responsabilità dalla sussistenza della
capacità di intendere e di volere), il quale invece non è esonerato dalla responsabilità contrattuale.
Differente è la normativa di riferimento nell’ipotesi in cui il soggetto si sia avvalso di ulteriori ausiliari
(dovendosi far capo all’art. 1228 c.c.1 in tema di responsabilità contrattuale e all’art. 2049 c.c. 2 in materia di
responsabilità extracontrattuale).
Diverso è anche il termine di prescrizione: ordinario decennale per la responsabilità contrattuale, breve,
quinquennale, per la responsabilità extracontrattuale (art. 2947 c.c.). In giurisprudenza l’aspetto della
prescrizione è stato oggetto di disamina specifica.
La prescrizione non può dirsi inoltre interrotta da un atto di costituzione in mora relativo ad un’azione
restitutoria, ontologicamente diversa dal credito risarcitorio precontrattuale (Cass. Civ Sez. III, 5371/1987).
La natura extracontrattuale della responsabilità precontrattuale non è priva di rilevanza anche a livello
processuale (Cass. Civ. Sez. Un., 749/1976). L’onere della prova dell’illiceità della condotta incombe
infatti sul danneggiato (Cass. Civ. Sez. II, 1169/1995). Essa inoltre può influire sulla individuazione del
Giudice, sia a livello di competenza, sia di giurisdizione.
Da ultimo è possibile riferite, in accordo con le cose dette, che la violazione del dovere di buona fede non
può essere dedotta a fondamento di una domanda di risoluzione del contratto, che è piuttosto da porre
in relazione all’inadempimento di una specifica obbligazione (Cass. Civ. Sez. III, 9802/1994). Il punto in
esame sollecita l’interprete su un ulteriore nodo problematico: se cioè sia praticabile la cumulabilità tra
azione contrattuale e azione volta a far valere una responsabilità di tipo precontrattuale. In
giurisprudenza è data al quesito risposta negativa (Cass. Civ. Sez. III, 16937/2006).
1
Art. 1228 c.c.: «Salva diversa volontà delle parti, il debitore che nell’adempimento dell’obbligazione si vale dell’opera di terzi,
risponde anche dei fatti dolosi o colposi di costoro.»
2
Art. 2049 c.c.: «I padroni e i committenti sono responsabili per i danni arrecati dal fatto illecito dei loro domestici e commessi
nell’esercizio delle incombenze a cui sono adibiti.»