EPICONDILITE: EZIOPATOGENESI,
DIAGNOSI E TRATTAMENTO ALLA LUCE DI
VECCHIE E NUOVE...
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Riv Chir Mano - Vol. 39 (2) 2002
KEY WORDS
Epicondylitis, treatment, elbow
RIASSUNTO
Eziopatogenesi e terapia dell’epicondilite sono ancor oggi oggetto di ricerca. L’ipotesi eziopatogenetica meccanica, es-
senzialmente microtraumatica, è ancor oggi la più accreditata, accanto alla senescenza fisiologica del tessuto tendi-
neo ed alla predisposizione individuale. Dal punto di vista clinico è indubbio che la chiave diagnostica dell’epicon-
dilite sia il dolore, cui possono associarsi modesta tumefazione locale e deficit della forza. La terapia, ancor oggi arti-
colata in diversi tipi di terapia non chirurgica e cruenta, sintomatica e causale, presenta la focalizzazione dell’ezio-
patogenesi e l’individuazione dello stadio quali chiave di successo. Vengono analizzati i principali aspetti diagnosti-
ci e terapeutici alla luce della recenti fonti bibliografiche.
PAROLE CHIAVE
Epicondilite, trattamento, gomito
La condizione clinica venne descritta per la pri- scontro della tendinopatia in soggetti che non pra-
ma volta da Runge come “writers cramp” (1) ma fu ticano questa disciplina sportiva (malattia profes-
Morris nel 1882 (2) ad introdurre il termine di sionale in manovali, idraulici, imbianchini) rende
“tennis elbow”: peraltro il sempre più frequente ri- più attuale il termine di epicondilite laterale.
Studi recenti rilevano assoluta concordanza tra male rispetto al centro dell’articolazione. Ad
immagini ottenute con RMN in pazienti con epi- esempio, tra gli epicondiloidei il muscolo bra-
condilite cronica recidivante o persistente, caratte- chioradiale è posto in posizione più eccentrica ri-
ristiche macroscopiche a carico del ERBC osserva- spetto al centro di rotazione del gomito (eccen-
te durante l’intervento chirurgico (tendine di colo- tricità di 10 cm), mentre l’ERLC ha un’eccentri-
rito biancastro-giallastro, friabile o edematoso) ed cità di 4 cm e l’ERBC di 2.5 cm. La diversa ec-
alterazioni anatomo-patologiche in campioni isto- centricità condiziona la variazione di lunghezza
logici degli stessi soggetti (neovascolarizzazione e di questi muscoli durante l’escursione articolare
degenerazione ialina). Secondo Greenbaum et al. del gomito (il brachioradiale è quello soggetto a
(15) tuttavia ascrivere la sintomatologia dolorosa maggiori variazioni, l’ERBC mantiene pressochè
nell’epicondilite al solo ERBC non è corretto, sulla la medesima lunghezza) ed, in ultima analisi, la
base di un’analisi anatomica condotta su 40 sezioni lunghezza finale delle fibre muscolari, di 8 cm
di cadavere che ha dimostrato l’insufficiente sepa- nell’ERLC e di 5 cm nell’ERBC;
razione tra le giunzioni osteo-tendinee del ERBC e - dal rapporto tra volume e lunghezza delle fibre
l’estensore comune delle dita. muscolari in esame si può ottenere la sezione mu-
Come si può dedurre da questa breve revisione scolare funzionale fisiologica (PCSA), che a sua
degli aspetti eziopatogenetici dell’epicondilite late- volta rappresenta la potenza espressa da ogni sin-
rale, si è ben lontani dall’aver compreso il preciso golo muscolo. La PCSA è di 2.4 cm2 per l’ERLC
meccanismo che determina le alterazioni riscontra- e 3 cm2 per l’ERBC. A questo punto se si consi-
te a livello tendineo. L’attenzione si è concentrata dera che l’ERLC ha un minor braccio di leva al
sugli aspetti anatomo-patologici e su di una analisi polso, 1 cm, rispetto all’ERBC, 1.5 cm, si può de-
a posteriori, che se da un lato conferma il ruolo pri- durre che il primo produce al polso un momento
mario svolto dal ERBC dall’altro non è in grado di estensorio di 2.4 unità ed il secondo di 4.5 unità.
dare una risposta esauriente ad un semplice quesi- Viceversa al gomito l’ERBC non ha praticamente
to: perché l ’ERBC o perché principalmente braccio funzionale.
l’ERBC è interessato dal processo degenerativo? A causa della combinazione dei due fattori pre-
Una spiegazione, anche se incompleta, viene for- cedentemente descritti, lunghezza delle fibre ed as-
nita da studi di biomeccanica, condotti a partire da senza di braccio di leva al gomito, l’ERBC utilizza
quelle che sono le caratteristiche intrinseche di cia- nei movimenti combinati di polso e gomito sola-
scun muscolo estensore del polso, per poi analizzar- mente il 50% della lunghezza disponibile delle fi-
ne, mediante studio EMG, le modificazioni indot- bre muscolari e di conseguenza si trova nella condi-
te dal movimento, soprattutto con riferimento al zione di esercitare la medesima tensione durante
gioco del tennis. l’intera escursione articolare del gomito. Questo
Brand nel 1981 ha condotto un’analisi funziona- dato funzionale potrebbe spiegarne il maggiore
le dei muscoli estensore radiale lungo del carpo coinvolgimento nella patologia tendinea.
(ERLC) ed ERBC. Su un campione di 10 soggetti Roetert ed al. (16) identificano nei movimenti
è risultato che il 20% degli individui possedeva eccentrici la causa dell’epicondilite in una percen-
un’origine comune dei due muscoli estensori, tutta- tuale compresa tra il 37% ed il 50% dei tennisti, so-
via l’autore ne sottolinea due importanti differenze: prattutto tra i non professionisti. In particolare, sot-
– l’ERLC s’inserisce sull’epicondilo laterale decor- tolineano che la patologia è semplicemente dovuta
rendo da circa 5 cm prossimalmente sino quasi al al sovraccarico funzionale dei gruppi muscolari
centro dell’articolazione del gomito e le fibre mu- coinvolti piuttosto che alle elevate forze di impatto
scolari più prossimali risultano lunghe quasi il durante il gioco (soprattutto durante l’esecuzione
doppio di quelle poste più distalmente, in conti- del rovescio ad una mano). Questo concetto è riba-
guità con quelle dell’ERBC. Questa differenza è dito da Giangarra, Morris, Leache (4, 17, 18) ed al-
dipendente dalla posizione dell’inserzione prossi- tri ancora, che hanno monitorato mediante EMG
EPICONDILITE: EZIOPATOGENESI, DIAGNOSI E TRATTAMENTO 107
Tabella 1.
Fase Caratteristiche cliniche
1 Indolenzimento dopo sport e lavoro, si risolve
spontaneamente entro 24 ore (peritendiniti, ten-
diniti).
2 Indolenzimento (può comparire dopo 48 ore), si
Figura 2. Algoritmo eziopatologico. risolve entro 72 ore. Il preriscaldamento evita il
dolore (peritendiniti, tendiniti).
3 Dolore presente prima e durante attività; si ridu-
l’intervento dei muscoli dell’avambraccio in vari tipi ce col preriscaldamento, non impedisce brevi at-
di colpi. Gli AA hanno osservato che sia durante la tività (tendinosi). Sintomi controllabili con la va-
fase di accelerazione sia nelle fasi successive del riazione del gesto sportivo e la limitazione del-
dritto, l’ERBC presenta un elevato livello di attività l’attività causale.
o massima contrazione volontaria (dal 33 al 70%), 4 Dolore lieve che condiziona lavoro e sport, pre-
condizione che potrebbe rappresentare un motivo di sente quotidianamente.
predisposizione di questo muscolo al danno cronico. 5 Dolore moderato/intenso presente a riposo, du-
rante e dopo l’esercizio; recede col riposo assolu-
Tuttavia aggiungono che sono necessari ulteriori
to.
studi sull’intervento degli estensori durante la fase
6 Come in fase 5; non recede col riposo.
di impatto, in particolare nell’esecuzione del rove- 7 Dolore intenso, anche di notte.
scio a due mani. Si ipotizza, infatti, che la minor
percentuale di epicondiliti riscontrata in tennisti
che utilizzano questo colpo possa risiedere nel fatto non vi sono in genere alterazioni della mobilità,
che l’arto “aiutante” assorba parte dell’energia ed fatta eccezione per un lieve ed occasionale deficit
intervenga nel modificare la meccanica del movi- dell’estensione del gomito.
mento. I tests clinici più attendibili sono rappresentati
dall’estensione del polso contro resistenza a gomito
flesso (manovra di Cozen), dalla supinazione con-
ASPETTI CLINICI E DIAGNOSTICI tro resistenza sempre a gomito flesso e dalla prona-
zione passiva forzata con polso flesso e gomito
È indubbio che la chiave diagnostica dell’epi- esteso (manovra di Mills).
condilite sia il dolore, spontaneo od evocato dalla A completamento dell’esame obiettivo è indi-
pressione sull’apice dell’epicondilo interessato e 5 spensabile un’attenta valutazione della spalla, del
cm distalmente ed anteriormente ad esso. Il dolore, polso e del rachide cervicale.
cui può associarsi una modesta tumefazione locale, Anamnesi ed esame clinico sono sufficienti per
ha caratteristiche cronologiche e d’intensità diverse porre diagnosi di tendinosi del gomito ma le inda-
a seconda dello stadio in cui la patologia giunge ad gini di primo livello comprendono esame radiogra-
osservazione. Nirschl ha proposto un’utile classifi- fico standard al fine di identificare eventuali calcifi-
cazione in 7 fasi, che presentano un’ottima correla- cazioni od esostosi a livello dell’epicondilo (presen-
zione con i dati istopatologici ed un buon valore ti in circa il 20-50% dei casi) ed escludere altera-
prognostico e terapeutico (Tab. 1). zioni dei segmenti scheletrici, in particolare a cari-
Le fasi dalla quarta alla settima sono caratteriz- co della testa del radio.
zate dal progressivo estendersi del danno tendineo Rappresentano indagini di secondo livello l’eco-
e dalla crescente necessità di ricorrere a metodiche tomografia (Fig. 3) e la RMN. Potter et al. (7) di-
di trattamento cruente. mostrano che i dati acquisiti mediante RMN cor-
Un deficit della forza è di comune riscontro, co- relano con quelli intraoperatori ed istologici in una
me dimostrato mediante test con Cybex mentre elevata percentuale di casi. A volte può essere utile
108 L. GIORGI, L. TRENTANI, E. VIOLA, L. CECILIANI
nere fondamentale per il processo riparativo un con epicondilite cronica unilaterale sia ridotta la
protocollo riabilitativo completo con la supervisio- velocità della risposta motoria addirittura nell’arto
ne del fisioterapista e l’utilizzo di terapie fisiche controlaterale.
quali ultrasuoni, ionoforesi, massoterapia, idromas- Durante la riabilitazione è fondamentale che gli
saggi ed elettrostimolazione. Gli obiettivi essenziali esercizi vengano svolti in assenza di dolore e che
sono quelli della riabilitazione muscolo-tendinea in siano minimizzate e, se possibile, eliminate le po-
generale e cioè il miglioramento della forza, dell’e- tenziali forze in grado di determinare il danno tis-
lasticità e della resistenza. Tale stadio del tratta- sutale. La seconda condizione può essere soddisfat-
mento ha in genere inizio 1-2 settimane dalla som- ta mediante l’utilizzo di tutori pneumatici, che evi-
ministrazione della terapia antinfiammatoria, du- tano lo sbilanciamento tra gruppi muscolari coin-
rante la quale il paziente ha osservato il riposo fun- volti nel movimento e sembra possano ridurre la
zionale. tensione muscolare a livello dell’unità muscolo-ten-
Il recupero dell’elasticità richiede un program- dinea interessata. L’uso del tutore va quindi inteso
ma di stretching, che può essere iniziato precoce- come ausilio agli esercizi di potenziamento musco-
mente, mentre la resistenza può essere sviluppata lare e non come sostitutivo.
non appena il paziente sia in grado di tollerare più L’attenuazione del dolore si può ottenere me-
ripetizioni, con esercizi ad elevata intensità contro diante terapie fisiche. Se il ruolo degli ultrasuoni
basse resistenze (questo aspetto è importante per- piuttosto che della ionoforesi è ormai a tutti noto,
ché un ventre muscolare non resistente non è in studi recenti attribuiscono valore terapeutico alla
grado di assorbire gli stress associati ai movimenti laser-terapia ed all’agopuntura. Simunovic (25) et
iterativi, stress che vengono trasferiti direttamente al. in uno studio multicentrico del 1998 hanno ana-
al tendine, con sviluppo di un quadro cronico reci- lizzato gli effetti del laser a bassa energia su 324
divante). pazienti con epicondilite, ottenendo ottimi risultati
Sia il potenziamento eccentrico che quello con- in termini di risoluzione della sintomatologia dolo-
centrico sono usati per i gruppi muscolari coinvolti; rosa nell’82% dei casi in stadio acuto e nel 66% di
il paziente può iniziare con esercizi concentrici e quelli in fase di cronicizzazione.
basse resistenze ed il numero delle ripetizioni e Un cenno a parte merita l’introduzione in questo
l’intensità vanno gradualmente aumentate. Il lavoro ambito dell’ortopedia della terapia con onde d’urto
eccentrico, ad esempio con elastici a resistenza gra- extracorporee; non sono attualmente disponibili
duata, è sconsigliato da alcuni AA perché poten- dati conclusivi relativi all’efficacia di questa meto-
zialmente dannoso, ma quando la lesione sia impu- dica ma i risultati preliminari sono entusiasmanti,
tabile ad un sovraccarico eccentrico è importante soprattutto per quanto riguarda la riduzione ed in
per prevenire le recidive. Kibler et al. (23) includo- alcuni casi al scomparsa di calcificazioni dolorose
no nel loro programma riabilitativo esercizi per in- dell’’epicondilo laterale. Le microlacerazioni e le
crementare la forza nei muscoli antagonisti, come i microemorragie indotte dal trattamento a livello
flessori del polso e delle dita, per creare un adegua- muscolo-tendineo sembrerebbero favorire il pro-
to bilancio tra coppie di forze e potenziamento dei cesso di rimodellamento della fase cronica recidi-
muscoli della spalla nei casi di ipotonia degli stessi. vante della malattia, senza peraltro esercitare signi-
Un altro aspetto del programma riabilitativo da ficativi effetti dannosi. Heller e Krischek (26-28)
non sottovalutare è quello volto a ristabilire un cor- riportano una percentuale di buoni ed ottimi risul-
retto feedback propriocettivo; infatti il dolore, che tati del 60% in 30 pazienti che avevano ricevuto
accompagna il paziente anche per lunghi periodi, 500 impulsi di 0.08 mJ/mm2 per 3 volte ad inter-
crea un decondizionamento neuromuscolare, una valli di una settimana. Rompe et al. (29) presentano
riduzione della velocità dei riflessi ed una disorga- uno studio su 50 pazienti con epicondilite cronica
nizzazione dell’intera catena cinetica. Pienimaki persistente (non attenuazione della sintomatologia
(24) ha ad esempio dimostrato come in pazienti dopo 12 mesi di terapia conservativa e riposo), che
110 L. GIORGI, L. TRENTANI, E. VIOLA, L. CECILIANI
sono stati sottoposti in modo random a terapia con lezza muscolare, 3 o più infiltrazioni con corti-
onde d’urto per un totale di 3000 impulsi nel 1° costeroidi o atrofia iatrogena da cortisone;
gruppo e 30 nel secondo gruppo (placebo); il 56% – inaccettabile qualità di vita.
dei soggetti trattati ha avuto una significativa ridu- Quando il trattamento chirurgico diviene inevi-
zione del dolore ed un miglioramento altrettanto tabile, è necessario per ottenere buoni risultati ri-
significativo della funzionalità. cordare che la terapia cruenta deve rispettare una
Nonostante il reale meccanismo che determina serie di criteri:
la riduzione del dolore non sia noto, questo tipo di – identificazione eziopatogenetica;
trattamento si propone come un’efficace alternativa – asportazione del tessuto patologico;
ad altre metodiche conservative note da molto – salvaguarda dei tessuti sani circostanti;
tempo e con effetti meno immediati. Sono necessa- – adeguata riabilitazione post-operatoria.
rie peraltro ulteriori sperimentazioni per definire il Le procedure chirurgiche che sono state propo-
livello energetico ed il numero di impulsi in grado ste per l’epicondilite possono essere raggruppate in
di garantire il massimo risultato. 5 gruppi principali.
Sia Barry (3) che Nirschl et al. (5, 10) sottoli- Il primo gruppo, che peraltro comprende le tec-
neano infine il ruolo del “general conditioning”, in- niche chirurgiche più frequentemente utilizzate, è
teso come mantenimento di una buona forma fisica quello del lateral release del tendine di origine co-
generale, come stimolo addizionale nella riparazio- mune degli estensori a cielo aperto o per via percu-
ne del danno soprattutto in atleti, nei quali esso tanea, secondo la teoria inserzionale proposta da
impedisce il verificarsi di recidive legate ad errori Hohmann nel 1926. Una tecnica alternativa per ri-
nella tecnica di esecuzione del gesto per mancanza durre le forze di tensione prevede un allungamento
di “aerobic conditioning”. prossimale o distale dell’ERBC mediante una pla-
Verso la fine di questo stadio del protocollo tera- stica a Z. La percentuale di successo con queste
peutico, se non compare dolore, il paziente può metodiche è compresa tra il 54 ed il 99%; Garden
gradualmente riprendere attività sotto sforzo e ri- (30) addirittura riporta il 100% di successi in 50
tornare all’attività sportiva agonistica o lavorativa pazienti nei quali ha effettuato plastica di allunga-
precedentemente eseguita. mento a Z a livello distale del ERBC, mentre Car-
Si stima, sulla base delle casistiche attuali, che roll e Jorgensen (31) documentano solo un 19% di
meno del 5% dei soggetti necessiti di intervento casi con risultati buoni. Baumgard e Schwartz (32)
chirurgico, anche se Nirschl (5, 10) riporta una riferiscono buoni risultati nel 92% dei casi trattati
percentuale del 25% tra i 4000 pazienti della sua con lateral release per via percutanea (8, 32, 33).
personale casistica degli ultimi 30 anni. Secondo lo Il secondo gruppo comprende le tecniche propo-
stesso autore e secondo la letteratura le principali ste da Goldie (14), Coonrad e Hooper (13), Nirschl
indicazioni al trattamento cruento sono: e Pettrone (10), che prevedono l’asportazione dell’a-
– sintomatologia cronica o dolore in stadio 4 o rea degenerata, creando un difetto longitudinale nel
maggiore di durata superiore a 6 mesi - 1 an- tendine comune degli estensori che viene successi-
no; vamente riparata mediante sutura. La percentuale di
– fallimento della risposta al programma riabili- buoni risultati è compresa tra il 77 e l’85%.
tativo (a questo proposito è opportuno ricorda- Il terzo gruppo di procedure si basa sulla cosid-
re che di fronte ad un paziente che riferisca detta “teoria dell’intrappolamento del nervo radia-
persistenza dei sintomi nonostante il protocol- le”, che identifica come causa del dolore la irrita-
lo riabilitativo, si dovrà verificare che questo zione e/o compressione dei nervi radiale ed interos-
sia stato realmente accurato prima di dare seo posteriore a livello dell’arcata di Frohse. L’in-
un’indicazione chirurgica); tervento chirurgico, particolarmente indicato in pa-
– dolore persistente in associazione con una sto- zienti con epicondilite cronica persistente, prevede
ria di sindrome mesenchimale, atrofia e debo- la denervazione per via anteriore dell’epicondilo la-
EPICONDILITE: EZIOPATOGENESI, DIAGNOSI E TRATTAMENTO 111
terale, come proposto inizialmente da Wilhelm cessiva asportazione dell’aponeurosi degli estenso-
(34), che ottene ottimi risultati in tutti e nove i casi ri, lesione del legamento collaterale radiale, lesio-
trattati. Wanivenhaus (35) riporta una percentuale ne del legamento anulare con sublussazione della
di successi del 93%. In studi su cadaveri, si è osser- testa del radio, lesione del ramo profondo del ner-
vato che l’ERBC e la porzione superficiale del mu- vo radiale). In ultimo, ma da non dimenticare co-
scolo supinatore sono in parte embricati, il che po- me possibile causa di insuccesso, l’inadeguata sele-
trebbe spiegare perché la decompressione possa zione del paziente candidato al trattamento chi-
avere rilevanti effetti sul decremento della tensione rurgico.
muscolo-tendinea (36, 37). Indipendentemente dalla tecnica chirurgica pre-
Il quarto gruppo annovera diversi tipi di proce- scelta, nel postoperatorio il gomito va tutelato a 90°
dure intrarticolari. Nel 1955 Bosworth (38) ha per almeno 1 settimana (il tutore deve consentire
suggerito che una causa della tendinopatia potesse movimenti attivi di polso, mano e spalla in base a
essere la degenerazione del legamento anulare quella che è la tolleranza del paziente), dopodiché
(“teoria dei disordini intrarticolari od ossei”) ed ha si possono iniziare esercizi per il recupero dell’ela-
proposto l’asportazione del suo terzo prossimale sticità, che vanno proseguiti per 2 settimane e asso-
in associazione a sinoviectomia di eventuale tessu- ciati, a partire dalla terza settimana, ad esercizi di
to sinoviale ridondante tra testa radiale ed epicon- potenziamento per il recupero della forza e della
dilo. Altri AA hanno attuato successivamente in- resistenza. Generalmente il recupero della forza
terventi combinati di lateral release e sinoviecto- dopo il trattamento cruento richiede 2-3 mesi e
mia e/o parziale o completa separazione del lega- non è consigliabile il ritorno all’attività agonisti-
mento anulare, con ottimi risultati nel 75-100% ca prima del completo ristabilimento della forza
dei casi. Nell’opinione di Nirschl (10) ed altri AA stessa.
il release del legamento orbicolare darebbe solo
effetti dannosi.
Il quinto gruppo comprende un’unica tecnica, la BIBLIOGRAFIA
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