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DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA CELLE 18/09

PROGRAMMA/CONTENUTO

La struttura dell’UE; i rapporti tra UE e Stati membri; le istituzioni; il


sistema normativo; l’UE come soggetto di diritto internazionale; la
formazione e l’attuazione del diritto dell’UE; il sistema giurisdizionale; la
cittadinanza europea; i diritti e le libertà fondamentali; la disciplina della
concorrenza per imprese e Stati.

CORSO DA 8 CREDITI: Studenti frequentanti:

-Daniele, Diritto dell’Unione europea. Sistema istituzionale – ordinamento –


tutela giurisdizionale – competenze, Giuffrè, Milano, 2014 o successiva (esclusa
l’Introduzione);

-Daniele, Diritto del mercato unico europeo e dello spazio di libertà, sicurezza e
giustizia, Giuffrè Milano, 2016 – capitoli 1, 2, 3, 4, 6 e 7;

-Celle, La tutela dei diritti fondamentali dell’Unione europea, Aracne Editrice,


2016, Cap. XII.

Prova d’esame scritta, facilita il superamento dell’esame orale.


Si può sostenere la prova scritta nel pre appello.
Vai su aulaweb, prova finale 2 parti, 1 da risposte chiuse (a crocette), (non
penalizza le domande sbagliate), in totale sono 18 domande.
2 parte sono 4 domande aperte tra le quali scegliamo 2 argomenti e
rispondiamo scrivendo la risposta. 4 argomenti che toccano argomenti toccati
in particolare a lezione. (Le domande aperte danno 12 punti max). Non fa il
salto dell’appello.
-Corso integrativo di 12 ore tenuto verso la fine del corso ordinario (2 CFU).
(I diritti dei cittadini dell’Unione Europea e la Brexit).

ORARI:
Lunedì alle 14:00 Aula 3
Giovedì alle 17
Venerdì alle 08:30

LIBRI:
Edizione pubblicata nel 2016, poche differenze
21/09 INTRODUZIONE
Attraverso quali regole giuridiche si realizza l’esistenza e il funzionamento
dell’Unione Europea? È una realtà che incide su tutti gli aspetti di un soggetto
che vive nel continente europeo. Quasi nessun ambito è alieno all’esistenza
europea. Originale e complessa:
 COMPLESSA per 2 ragioni:
-motivo storico: percorso, creazione dell’unione è complesso, 1951 CA.
Accumulazione di passaggi, norme, trattati, si è cercato di semplificare
con il Trattato di Lisbona 2009. Rimane comunque un lungo processo.
Molte regole sono il risultato di scelte fatte 30/40 anni fa che sono
entrate nel sistema.
 ORIGINALITA’: non esistenza nell’esperienza giuridica, temporaneo
nessun esperimento dato dal modello dell’Unione Europea. Eccezionalità
dell’esperimento, si devono trovare soluzioni specifiche e originali per
problematiche. La specificità dell’ordinamento dell’UE rende necessaria
complessità, e, questa complessità fa sì che l’UE venga percepita
distante da interessi.

GLI IDEALI DELL’UNIONE EUROPEA:

Gli ideali dell'Unione europea


Letture di approfondimento:
– CHABOD FEDERICO, Storia dell'idea d'Europa, Laterza, 2007
– GRAGLIA PIERO S., Unione europea, Il Mulino, 2011
– PREDA DANIELA, Alle radici del dibattito costituente europeo: progetti,
aspirazioni, sconfitte, in The Federalist, Anno XLV, 2003, Numero 1, Pagina 11
reperibile al link: http://www.thefederalist.eu/site/index.php?
option=com_content&view=article&id=531&lang=it
– ROSSI PIETRO, L'identità dell'Europa, Il Mulino, 2007

CENNI STORICI:

“Ideali” non sempre collegati all’UE: critica all’unione è quella di essere solo
una realtà che perseguita fini economici. L’integrazione europea affonda radici
in un patrimonio ideale notevole.
(Vastità del patrimonio ideale).
Ideale a: L’idea di Europa non nasce con il processo di integrazione, nasce ben
prima. Per alcuni nasce con il cristianesimo, o SRI, monachesimo, illuminismo.
Ideale b: Idea di Europa proteiforme: il processo di integrazione europea è
stato concepito dopo la II guerra mondiale, non a caso avviene dopo questa
guerra che lasciò sul continente europeo, a livello materiale, delle conseguenze
devastanti (soprattutto nelle sue infrastrutture economiche, fabbriche, città). Il
processo di integrazione appariva come l’unica possibile risposta alla crisi.
Situazione di devastazione economica e materiale a cui si aggiungeva il fatto
che in passato l’Europa si considerava superiore (avamposto di civiltà) rispetto
al resto della popolazione internazionale, mentre ora questa auto-
rappresentazione ne usciva distrutta dalla IIGM per brutalità e irrazionalità del
fenomeno bellico e perché con grande chiarezza si è compreso come un tratto
che fino a quel momento era tipico del modello europeo, cioè quello dello stato
nazionale, portasse in se un germe di conflittualità che era stato capace di
contribuire allo scoppio di due conflitti mondiali in pochi decenni.
Il processo d’integrazione europea si avvia anche per contrapporsi
maggiormente al blocco filo-sovietico che raggiunse presto una stabilità sotto il
profilo economico (tramite Comecon), ed una stabilità militare (tramite la firma
del Patto di Varsavia).

IDEALI DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA:

Proprio per questo, finita la guerra assistiamo a livello internazionale


all’affermarsi di alcuni principi che rappresentano i pilastri della costruzione del
cosiddetto nuovo ordine della comunità internazionale (stati):
 PACE: Si afferma a livello internazionale sulla scia della cooperazione
realizzata in chiave militare per combattere un nemico comune l’idea che
le tensioni e i problemi internazionali non possono e non debbano
sfociare in operazioni di tipo militare.
Dopo la IIGM c’è stata una Presa di coscienza da parte della comunità
internazionale: l’uso della violenza non può essere il metodo di
risoluzione dei problemi tra gli stati.
Non a caso vediamo nascere l’esperimento dell’ONU, organizzazione
delle nazioni unite (uno dei pilastri della comunità è l’affermazione del
divieto dell’uso della forza di tipo bellico nelle relazioni internazionali.
L’unica eccezione è per legittima difesa).
Questa consapevolezza è percepita come un valore supremo da questa
generazione, si comprendeva come l’unico modo per rendere effettivo
questo rifiuto della guerra, e quindi la ricerca della pace come
situazione normale, era di superare quel modello che aveva contribuito
a portare conflitti mondiali, cioè lo stato nazionale come unica sede di
elaborazione e di scelta delle politiche condotte dai singoli stati.
Quello che si afferma dopo è il MODELLO SOVRANNAZIONALE che non
nega la sovranità e la legittimità del perseguimento dell’interesse
nazionale, ma nega che il modello con la quale gli attori perseguono i loro
fini sia un modello assoluto e unilaterale.
Sede di interessi nazionali nel dialogo e confronto tra stati con modello
multilaterale e sovrannazionale, la cooperazione era lo strumento con cui
risolvere contrapposizioni.
Nasce il modello multilaterale: realizzazione nella pluralità dei campi,
soprattutto ONU.
Per realizzare questo modello bisogna affrontare il problema attuale, cioè
che la maggior parte degli stati della comunità internazionale post IIGM
erano materialmente in situazione disastrosa.
<<La Dichiarazione Schumann del 1950 sottolineava come “la pace
mondiale non potrà essere salvaguardata senza sforzi creatori che siano
all’altezza dei pericoli che la minacciano… l’unione delle nazioni europee
erige che l’opposizione secolare fra la Francia e la Germania sia
eliminata” e tale prospettiva sembrava possibile solo in un quadro di
reciproca solidarietà tra le nazioni europee, che rendesse “impensabile”
e “materialmente impossibile” un conflitto tra di esse.
Non è un caso che tra i primi settori ad essere presi in considerazione per
la costruzione europea vi fossero quelli del carbone e dell’acciaio, in
allora di importanza strategica non solo in termini meramente economici,
ma anche di politica di potenza, anche bellica, da parte dei singoli
Stati.>>

 SVILUPPO ECONOMICO/ PROSPERITA’ che contribuisce a risolvere


conseguenze della guerra: i conflitti avevano seminato morte fisica e
spirituale, ma anche distrutto il tessuto produttivo delle nazioni europee
-> lo sforzo per la ricostruzione non era possibile individualmente. Solo in
un contesto di reciproco aiuto e sostegno economico sembrava possibile
la solidarietà tra le nazioni. L’ideale dello sviluppo economico veniva
quindi legato, nella prospettiva dell’integrazione, ad uno sforzo
cooperativo (Dopo la guerra si è passati a forme istituzionali di
cooperazione economica) in cui la scelta di un modello economico
competitivo e di libero mercato era associata ad elementi di solidarietà
economica tra stati membri.
Economico: il Trattato Istitutivo delle Nazioni Unite prevedeva una parte
economica, non raggiunta. Riproposto come accordo per favorire
commercio internazionale, poi diventerà organizzazione mondiale per il
commercio. Fondo monetario internazionale, Banca Mondiale.

 SOVRANAZIONALISMO: uscite da un periodo in cui l’esasperazione


dell’ideale della nazione aveva portato ad una corsa alla conquista della
supremazia a qualunque costo e con qualunque mezzo -> gli stati
europei vedevano nel ricorso a procedure e istituzioni (che si occupavano
di cooperazione interstatale) la risposta all’esigenza di evitare il ricorso
alla guerra. L’integrazione non si poneva contro gli stati-nazione, ma
offriva ad essi delle sedi istituzionali e degli strumenti che rendevano più
vantaggiosa la soluzione delle controversie e il perseguimento dei
legittimi interessi.
L’unico modo per rendere effettivo questo rifiuto della guerra, e quindi la
ricerca della pace come situazione normale, era di superare quel
modello che aveva contribuito a portare conflitti mondiali, cioè lo stato
nazionale come unica sede di elaborazione e di scelta delle politiche
condotte dai singoli stati.
Quello che si afferma dopo è il MODELLO SOVRANNAZIONALE che non
nega la sovranità e la legittimità del perseguimento dell’interesse
nazionale, ma nega che il modello con la quale gli attori perseguono i loro
fini sia un modello assoluto e unilaterale.

Questo modello, affermatosi nella comunità internazionale è la risposta che la


comunità ha dato a esigenze comuni a tutto il mondo, pace, sviluppo
economico e sovrannazionalismo.
Tali aspirazioni erano condivise dalla gran parte della Comunità Internazionale
(Nazioni Unite e altre proposte).
Quello che è peculiare è il tipo di risposta che è stata data a queste 3 esigenze
è stata diversa: le 2 guerre mondiali in realtà sono scoppiate in EUROPA, perciò
più in Europa era percepito il problema della pace, dello sviluppo economico
(azzerato). Inoltre, in Europa questa idea di risolvere i problemi della pace e
dello sviluppo economico si innesta su quella storia comune che faceva sì che
ci si percepiva come europei (autocoscienza di appartenere ad un entità
che superava quelle nazionali).

L’integrazione europea segue due metodi: uno TRADIZIONALE ed uno più


innovativo, definito come COMUNITARIO.
Il metodo tradizionale si fonda sulla “cooperazione intergovernativa”, basata
a sua volta su 3 principi:
• Prevalenza di organi di Stati: organi in cui siedono soggetti direttamente
dipendenti nonché appartenenti al potere politico (e quindi al governo) dello
Stato di appartenenza;
• Prevalenza del metodo decisionale dell’unanimità: ogni Stato quindi può
porre il veto su una determinata decisione;
• Assenza o rarità di atti vincolanti ed obbligatori: vi sono per lo più atti
raccomandatori.
Seguendo il metodo tradizionale, la cooperazione intergovernativa si applicherà
in 3 diversi campi:

1. CAMPO MILITARE:
• UEO (UNIONE EUROPA OCCIDENTALE): trattato di Bruxelles del 17 marzo
1948; vi parteciparono membri a pieno titolo, membri osservatori e membri
partner. Organo fondamentale era il Consiglio, che decideva all’unanimità ed
era composto da rappresentanti permanenti dei vari Stati. Attuò per un
determinato periodo la PESC;
• NATO (ORGANIZZAZIONE DEL TRATTATO NORD ATLANTICO): trattato di
Washington del 4 aprile 1949; organizzazione non solo europea sotto il profilo
geografico, data la partecipazione di Stati Uniti e Canada. Organo principale:
Consiglio del Nord Atlantico, cui partecipano i membri permanenti di ogni
Stato, accompagnati dai ministri degli esteri e della difesa. Le decisioni
vengono prese all’unanimità e non hanno carattere vincolante.

2. CAMPO ECONOMICO: occorreva dare applicazione al piano Marshall, il piano


di aiuti economici da parte degli USA nei confronti di un Europa distrutta dalla
guerra.
• OECE (ORGANIZZAZIONE EUROPEA PER LA COOPERAZIONE ECONOMICA):
trattato di Parigi del 16 aprile 1948. Organo principale: Consiglio, formato da un
rappresentante per ogni Stato. Esso decide all’unanimità o a maggioranza,
qualora quest’ultima sia stata deliberata comunque da tutti gli Stati. Tra l’altro
agli Stati contrari non si applica tale disciplina (NO CARATTERE VINCOLANTE).
Esaurita la funzione originaria, l’OECE sarebbe dovuta diventare una zona di
libero scambio, il che avvenne per alcuni Stati, tra cui AUS-SVI-UK-SVE- NOR-
DAN-POR, i quali diedero vita all’AELE (ASSOCIAZIONE EUROPEA LIBERO
SCAMBIO), anche detta EFTA. Altri Stati invece, tra cui GER-ITA-FRA-BEL-OLA-
LUX decisero di ampliare la cooperazione e diedero vita alle 3 Comunità
europee, alle quali aderiranno in seguito anche gli Stati dell’AELE. L’OECE,
invece, si trasformerà con il trattato di Parigi del 1960 in OCSE
(ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO ECONOMICO).

3. CAMPO POLITICO/SOCIALE/CULTURALE: nacque l’esigenza di collaborare e di


unirsi anche sotto una serie di principi comuni, di salvaguardare alcuni interessi
fondamentali e di favorire il progresso.
• CONSIGLIO D’EUROPA: nacque con il trattato di Londra del 5 maggio 1949.
Organo principale: Comitato dei ministri, formato dai ministri degli esteri dei
vari Stati. Strumento d’azione del Comitato sono le Convenzioni internazionali,
tra cui la più importante fra tutte è sicuramente la CONVENZIONE PER LA
SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELL’UOMO E DELLE LIBERTA’ FONDAMENTALI
firmata a Roma il 4 novembre del 1950 (nacque anche la Corte europea dei
diritti dell’uomo).
Il metodo tradizionale, benché molto utile, presentava però delle importanti
debolezze proprio nei suoi punti chiave. Ecco perché si decise di applicare un
metodo più innovativo, definito come COMUNITARIO.

Il metodo comunitario si basa su 3 principi:


• Presenza di organi di individui ≠dagli organi di Stati presenti nel metodo
tradizionale: i soggetti rappresentano se stessi e sono indipendenti dallo Stato
di appartenenza;
• Prevalenza del metodo decisionale maggioritario e presenza di atti vincolanti
ed obbligatori per tutti, anche per coloro in minoranza;
• Presenza di un organo giurisdizionale di controllo di legittimità degli atti
scaturenti dai vari organi.

Il metodo comunitario ed il concetto di Europa legata sotto diversi profili,


nacque e trova concretizzazione con la DICHIARAZIONE DI SHUMAN del 9
maggio 1950  Shuman allora ministro degli esteri francese, parlò nel suo
discorso di “Europa dei piccoli passi”, di un’Europa più unita nei fatti che nelle
parole e propose di porre sotto il controllo di un’Alta Autorità, con potere
vincolante e indipendente, il settore carbo-siderurgico francese e tedesco. A
tale accordo avrebbero potuto aderire anche altri stati. La dichiarazione
Schuman, rilasciata dall'allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman il
9 maggio 1950, proponeva la creazione di una Comunità europea del carbone e
dell'acciaio, i cui membri avrebbero messo in comune le produzioni di carbone
e acciaio.
L’idea di creare strutture istituzionali soprannazionali preposte a realizzare un
cammino di integrazione tra i paesi europei volto al perseguimento della pace,
dello sviluppo economico e del superamento dei conflitti con diplomazia (e che
evitasse il conflitto tra nazioni europee).
Esso nasce per realizzare un assetto che rendesse impensabile un conflitto tra
nazioni europee.
Il processo di integrazione europea nasce per realizzare la pace in Europa!
Lo strumento per evitare questa guerra è fare passi in avanti in ambiti settoriali
fidando che il successo di questi esperimenti e ambiti settoriali di
cooperazione, attraverso un modello di integrazione europea, risulterebbe
cosi di successo da persuadere gli stati ad estendere questo modello anche ad
altri settori -> modello/METODO FUNZIONALISTA (iniziare con un settore,
se funziona espanderlo anche ad altri).
La realtà che si vuole ottenere è una realtà non di semplice cooperazione tra
stati, ma di vera integrazione. Il settore scelto per realizzare in concreto i 3
ideali è stato quello del CARBONE e dell’ACCIAIO.

 si arriva così nel 1951 al Trattato istitutivo della CECA (Comunità Europea
per il Carbone e l’Acciaio), cui aderirono Francia, Germania, Belgio,
Lussemburgo, Olanda e Italia. Si ebbe il concetto di PICCOLA EUROPA.
Si pensava, giustamente, che mettere in comune gli interessi economici
avrebbe contribuito ad innalzare i livelli di vita e sarebbe stato il primo passo
verso un'Europa più unita. L'adesione alla CECA era aperta ad altri paesi. Nel
1950 carbone a acciaio avevano davvero molta importanza economica e
simbolica (nell’800 il carbone era l’energia, l’acciaio era lo strumento per la
difesa dello stato).
Per unire questi due settori considerati strategici per la polizia nazionale.
Rinunciare al controllo unilaterale sui due elementi più importanti per imporre
superiorità di una nazione sulle altre.
La CECA prevedeva un mercato comune carbo-siderurgico e si presentava
come un ENTE SOVRANNAZIONALE = ossia con potere di vincolare anche
soggetti privati di quel settore.
-Nel 1950 carbone a acciaio avevano davvero molta importanza economica e
simbolica (nell’800 il carbone era l’energia, l’acciaio era lo strumento per la
difesa dello stato).
La CECA presentava 4 istituzioni:
 L’ALTA AUTORITA’ organo di individui (uno per ogni stato membro) con il
compito di applicare il trattato ed emanare atti vincolanti in tutti i loro
elementi (direttive) o solo negli scopi (raccomandazioni);
 IL CONSIGLIO SPECIALE DEI MINISTRI un rappresentante per ogni stato
con funzione consultiva con il solo potere di fornire parere vincolante su
alcune materie all’Alta Autorità;
 L’ASSEMBLEA COMUNE formata dai rappresentanti dei Parlamenti
nazionali con funzione consultiva;
 LA CORTE DI GIUSTIZIA: organo adibito al controllo giurisdizionale degli
atti dell’Alta Autorità.

- In seguito si cercò di attuare la medesima cooperazione anche nel


settore della difesa, tramite la creazione della CED (Comunità Europea
Difesa). In realtà il Trattato sulla CED non venne mai ratificato,
specialmente dalla FRA.  non avendo potere politico alle spalle, la CED
non avrebbe potuto garantire la difesa dei vari territori.
- Nella Conferenza di Messina del 1955 venne istituito un apposito
Comitato con il compito di ampliare l’esperienza della CECA ad altri
ambiti.
- Nel 1957 si arrivò alla firma dei Trattati di Roma, definiti come TRATTATI
DELLA COMUNITA’ EUROPEA (TCE) con i quali vennero istituite le:
1. CEE (COMUNITA’ ECONOMICA EUROPEA)
2. CEEA (COMUNITA’ EUROPEA PER L’ENERGIA ATOMICA =
EURATOM)
Furono previste 4 istituzioni: la COMMISSIONE (corrispondente all’Alta
Autorità), il CONSIGLIO con ampio potere normativo, l’ASSEMBLEA
PARLAMENTARE e la CORTE DI GIUSTIZIA.
- Con i Trattati di Roma si unificarono 2 istituzioni: l’Assemblea
Parlamentare e la Corte di Giustizia.
- Con il Trattato di Bruxelles del 1965 si unificarono le altre 2:
Commissione e Consiglio (Alta Autorità sostituita dalla Commissione).
Quello che rende il processo unico è che fin dall’inizio si e scelto di
adottare degli strumenti unici originali di cui non si era fatta esperienza a
nessun livello nella comunità internazionale.
Per apprezzare l’innovatività del modello bisogna conoscere i modelli
esistenti in quel momento storico.
- CECA, dopo 70 anni rimane nella sua realizzazione pratica indietro
rispetto al modello ideale pensato da ideatori. Compromessi, perdurante
esistenza di interessi nazionali ecc. La CECA è scomparsa nel 2001.

CARATTERI del MODELLO di INTEGRAZIONE EUROPEA del 1950:


(Presi nell’idealità, non nel concreto, non sempre viene realizzato un modello
puro, troveremo regole ispirate ad esso. Non toglie che la realizzazione
concreta del modello è diversa da ogni altra realtà).
Tratti caratterizzanti del modello dell’integrazione dell’unione europea: si ispira
a 3 valori fondanti: pace, sviluppo economico e sovranazionalismo.

Modo in cui si è scelto di concretizzare -> CARATTERI DEL MODELLO

-Scelta di creare istituzioni permanenti dotate di competenze che possono


assumere natura esclusiva realizzandosi un vero e proprio trasferimento di
compiti dal livello nazionale al livello sovranazionale (questo è atipico perché la
comunità internazionale sa che è rarissimo che gli stati accettino di spogliarsi
di una competenza e di trasferirla ad un’istituzione sovranazionale rinunciando
ad esercitare questa competenza).
Le competenze possono essere solo dell’ordinamento sovranazionale, gli stati
non se ne devono più occupare se non nelle istituzioni dell’Unione. Azioni
unilaterali sono vietate giuridicamente.

-Associare a questo trasferimento di compiti (potenzialmente esclusivi) al


conferimento da parte degli stati a istituzioni sovranazionali di poteri effettivi.
Una delle caratteristiche è che le istituzioni hanno anche il potere di operare
nei settori di competenza in modo effettivo attraverso meccanismi atipici:

1. Le ISTITUZIONI SOVRANAZIONALI possono adottare ATTI VINCOLANTI per


gli stati membri per rendere effettivo il potere (se per gli stati singoli è
possibile bloccare le misure vincolanti/il processo decisionale, l’effettività
di questo potere è discutibile).
2. Gli atti devono essere adottati con provvedimenti di tipo maggioritario
con voti diversi, ma di fatti sappiamo che, prevedendo almeno a livello
teorico e pratico, le decisioni vengono prese a maggioranza e non
all’unanimità, ciò significa che una stato che fa parte dell’unione
europea, già si spoglia di una competenza e sa anche che le decisioni
prese dalle istituzioni non sono sempre a favore suo. Modello temperato,
con eccezioni ma di norma si segue.
3. Il terzo elemento volto a garantire le effettività del potere conferito ai
settori di competenza è dato dalla SCELTA di SUPERARE quello che nel
1950 era il modello tipico adottato a livello sovrannazionale: quando gli
stati si mettono d’accordo prevede che le istituzioni siano organi
composti da rappresentanti degli stati.
Nell’integrazione europea non e cosi, vi è un modello diverso: si era
proposta eccezione alla regola dei delegati, vi è il segretario generale
delle nazioni unite che ha alcuni compiti (può portare una certa questione
all’ordine del giorno nel Consiglio di Sicurezza) e alcune caratteristiche:
egli non è un delegato di uno stato, è un organo dell’istituzione che si
incardina in un individuo, viene nominato a svolgere questa funzione e
serve che si impegni a svolgerla, è necessario che operi in modo
indipendente senza vincoli di obbligo di mandati a paesi membri. Ha
poteri soprattutto amministrativi.

Nel sistema dell’integrazione europea, fin dal 50, abbiamo in origine 3


istituzioni principali:

-CONSIGLIO composto dai rappresentanti degli stati


-COMMISSIONE composta da individui (per definizione sono indipendenti dagli
stati, con dovere di agire solo nell’interesse dell’istituzione)
-PARLAMENTO, in origine erano nominanti, oggi vengono eletti, sono delle
persone fisiche /organi individuali che compongono l’Assemblea. È un
istituzione di nomina diretta dei cittadini europei.

Vengono chiamati ORGANI INDIVIDUALI quando non agiscono come


rappresentanti dello Stato ma come individui.
Abbiamo meccanismi decisionali che vedono obbligatoriamente la
partecipazione di tutti e 3 gli organi, fin dall’inizio si è deciso di adottare questo
modello che coinvolgeva tutti gli organi istituzionali. Effettivamente coinvolti
nel processo istituzionale
-Questo significa bilanciare il ruolo dei singoli stati membri e limita gli interessi.
-Questo rende effettivo il potere delle istituzioni perché le istituzioni europee
rappresentano un centro decisionale autonomo ed effettivo che si può
addirittura contrapporre alla volontà dei singoli stati membri (le istituzioni sono
autonome rispetto agli stati, non vuol dire indifferenti, ma che la decisione può
essere presa e si può imporre anche contro la volontà dello stato nazionale).
L’UE è l unica ad avere questo modello.
Nel DIRITTO INTERNAZIONALE vige: “Ogni stato è sovrano e non riconosce
nessuna autorità sopra di se”: significa che nessuno può imporre qualcosa ad
uno stato, non è cosi abbiamo visto, ma quindi come viene bilanciata questa
novità? Inserendo: nelle organizzazioni internazionali vige una regola ogni
organo quando applica le regole del trattato istitutivo decide come
interpretarle e applicarle, gli stati non sono obbligati a riconoscere come
legittima l’interpretazione e l’applicazione delle regole da parte dell’organo,
perciò può rifiutare.
Se lo stato non accetta non c’è modo di obbligare qualcuno qualcosa (non è
così nell’EU) quindi si continua per la propria strada e si va avanti finché uno
dei due cede.
Se gli stati accettano l’interpretazione diventa vincolante, si forma una
CONSUETUDINE (art. Carta delle Nazioni Unite sono stati applicati in modo
diverso da com’è scritto).
Questo tipo di conflitti non hanno possibilità di essere risolti a meno che,
volontariamente, uno stato non accetti di sottoporre una questione che gli
riguarda al giudizio di un organo internazionale (come la corte internazionale di
giustizia, uno dei suoi cardini è che se uno stato accetta queste condizione
allora lo stato può essere assoggettato alla giurisdizione di organi
internazionali, succede raramente che uno stato accetti però di sottoporsi).

-Nel modello di integrazione europea è diverso: pilastro essenziale del modello


è che tutti gli stati, tutte le istituzioni sono soggette alla giurisdizione
obbligatoria della Corte di Giustizia che è l’unico organo
giurisdizionale preposto ad interpretare il diritto dei trattati e a
risolvere le controversie del diritto di applicazione dei trattati.
L’ordinamento europeo è un ordinamento fondato sul DIRITTO, tutte le norme
che disciplinano i rapporti sono regole di diritto che vengono applicate e
interpretate in modo esclusivo dalla corte. Vige il principio dello stato di diritto.
Non c’è spazio per maneggi politici, consuetudini.
Il processo di integrazione europeo presenta 2 ulteriori caratteristiche, non
scritte nei trattati materialmente (a differenza di o quello che ha spiegato
prima), ma ricavate dall’interpretazione.
2 ulteriori conseguenze:

22/09

Se gli stati non riaspettano i Trattati ci saranno azioni giurisdizionali davanti


alla corte di giustizia per vedere se c’è stato un inadempimento da parte dello
stato. Corte di giustizia (monopolio ..) ha potuto trarre dal testo del trattato 2
indicazioni che non sono esplicite. Garantiscono in misura maggiore l’effettività
dell’applicazione delle regole previste dal sistema delle istituzioni comuni:

1. Primato del diritto dell’Unione: le regole che vengono adottate a livello


di unione prevalgono su qualsiasi regola nazionale. Nessuno stato membro può
opporre all’applicazione delle norme l’esistenza di norme interne che sono
contrarie alle norme dell’Unione. Una volta che legittimamente è stata adottata
una regola questa viene applicata senza possibilità di opporsi se non
contestando la legittimità (con un ricorso alla Corte di Giustizia) laddove la
stessa norma consente allo stato di applicarne una limitata.

2. Diretta applicabilità del diritto dell’Unione: nel momento in cui la


norma viene adottata a livello di Unione questa diventa anche applicabile in
quanto tale nell’ordinamento degli stati membri. Non c’è più nessun diaframma
tra ordinamento dell’unione e quello nazionale. Una volta che le regole
vengono adottate diventano automaticamente norme vincolanti giuridicamente
per l’ordinamento singoli degli stati membri. Tutti i soggetti devono rispettare e
farle rispettare. Se è direttamente applicabile non serve altro intervento per
farla entrare in funzione. È obbligo per tutte le articolazioni del governo
rispettare e farle rispettare.
Ordinamento UE è dotato di carattere di effettività, è capace di incidere
direttamente nelle relazioni degli ordinamenti degli stati membri.
Il Carattere effettivo ha fatto prendere atto di un’ulteriore realtà…. soggetti
delle norme europee sono anche gli individui che vivono nell’unione. Sono
immediatamente destinatarie. Questo causa una serie di problemi,
legittimizzazione democratica, tutela (da atti che ledono), diritti (ammesso che
mi diano diritti, come posso farli valere?). Individui hanno rilevanza nei trattati
(solo eu).

SENTENZA DAZI 1963(aulaweb)


Trattato prevede diritti soggettivi. Gli individui sono soggetti giuridici
dell’ordinamento. C’è una serie di regole volte a disciplinare come gli individui
possono attivamente partecipare alla vita dell’unione e passivamente vedersi
regolare reciproche relazioni in modo diretto da regole dell’unione.
La Soggettività giuridica degli individui trova espressione nel concetto di
CITTADINANZA EUROPEA, diritti politici e giuridici (anche processuale).
Evoluzione del sistema delle istituzioni comuni. Uno dei motori dell’evoluzione
dei trattati, la necessità di adeguare realtà dei trattati all’esistenza di soggetti,
individui europei i quali dovevano essere resi partecipi pienamente alla vita
delle istituzioni in quanto cittadini.

TAPPE FORMAZIONE UNIONE


1. COMUNITA’ EUROPEA del CARBONE e dell’ACCIAIO 1952 entra in
vigore il Trattato: Francia Germania Belgio Olanda Lussemburgo Italia. I 6
paesi fondatori.
Scopo della CECA era creare interdipendenza nel settore del carbone e
acciaio con un ulteriore beneficio: si metteva in comune un settore in modo
da rendere non percorribile una strada di escalation militare da parte di un
singolo stato.

In seguito si cercò di attuare la medesima cooperazione anche nel settore della


difesa, tramite la creazione della CED (Comunità Europea Difesa), all’interno
della quale un’istituzione, definita come Commissione, avrebbe avuto lo stesso
ruolo dell’Alta Autorità. In realtà il trattato sulla CED non venne mai ratificato,
specialmente dalla Francia. Non avendo un potere politico comune alle spalle,
la CED non avrebbe mai potuto garantire in egual misura la difesa dei vari
territori. Inoltre i singoli Stati avrebbero perso la propria sovranità, rinunciando
al supremo potere di comando.
Nella Conferenza di Messina del 1955 venne istituito un apposito Comitato con
il compito di ampliare l’esperienza della CECA anche ad altri ambiti.

Scopo: dimostrare che si poteva integrare settori essenziali per uno stato
in un ordinamento internazionale. Primi anni sono molto positivi anche
perché è fresco il ricordo della II GM. Viene lanciato un nuovo progetto=
(1)CED: comunità europea di difesa: metà anni 50 (guerra fredda) Francia
respinge ratifica del trattato. (2)CPE: comunità politica europea,
abbandonata anche questa idea.)
1. Ispirato da dichiarazione di Schuman (funzionalismo): cooperazione
economica, decidiamo di integrarci nella COMUNITA’ ECONOMICA
EUROPEA. Trattato che riguardava il settore prevalentemente
dell’economia, esclusi temi della politica di difesa.
Nel 1957 si arrivò, dunque, alla firma dei Trattati di Roma, definiti come
TRATTATI DELLA COMUNITA’ EUROPEA (TCE) con i quali vennero istituite la
CEE (COMUNITA’ ECONOMICA EUROPEA) e la CEEA (COMUNITA’ EUROPEA
PER L’ENERGIA ATOMICA, anche detta Euratom). Furono previste 4
istituzioni: la COMMISSIONE, corrispondente all’Alta Autorità della Ceca, il
CONSIGLIO, con ampio potere normativo, l’ASSEMBLEA PARLAMENTARE e
la CORTE DI GIUSTIZIA.
(Questo è un processo però unitario. Istituzioni sono comuni alle tre
comunità, non ci sono 3 corti, ecc. 1 commissione, un parlamento, un
consiglio, una corte, a seconda delle materie si applicano trattati specifici.
Fusione degli esecutivi. Le comunità funzionano secondo il modello di
poteri competenze, istituzioni).
I due trattati istitutivi della CECA e della CEE erano ben diversi tra loro. Il
trattato istitutivo della CECA era un trattato- legge, all’interno del quale era già
prevista l’intera disciplina che, un organo amministrativo, ossia l’ALTA
AUTORITA’, avrebbe semplicemente dovuto applicare. Il trattato della CEE,
invece, era un trattato-quadro, ossia fissava semplicemente dei principi che, un
organo legislativo, ossia il CONSIGLIO, avrebbe dovuto meglio disciplinare. Ecco
perché anche la stessa Corte di Giustizia assunse due ruoli diversi: nei confronti
della CECA era un giudice amministrativo, mentre verso la CEE si presentava
come organo di controllo della conformità degli atti legislativi del Consiglio con
il trattato-quadro.
In seguito si cercò di unificare le 3 Comunità, senza però mai riuscirci.
Già con i Trattati di Roma del 1957 si unificarono 2 istituzioni: l’Assemblea
Parlamentare e la Corte di giustizia.
Con il Trattato di Bruxelles del 1965 si unificarono le altre 2: Commissione e
Consiglio (sparì quindi l’Alta Autorità, sostituita in tutto e per tutto dalla
Commissione).
Ovviamente, però, le istituzioni assumevano diversi ruoli di operatività a
seconda della Comunità con la quale si rapportavano. Va, inoltre, ricordato che
la CECA è scomparsa nel 2001, benché ci fosse la possibilità di rinnovarla.

ALLARGAMENTO DEI PAESI MEMBRI


Progressiva evoluzione dell’integrazione europea. ALLARGAMENTO
SOGGETTIVO: entrano a far parte delle comunità stati che non erano
originariamente compresi. AMPLIAMENTO delle COMPETENZE. Si passa da 6
membri a 27 stati.
Gli Stati hanno cominciato a rendersi conto che per far funzionare veramente
l’integrazione bisognava regolare con gli stessi meccanismi integrativi settori
che originariamente non erano stati assegnati a istituzioni. Es: la libera
circolazione dei lavoratori, ora persone. Deficit democratico (realtà diversa da
“utopia”).
‘80: Anni di riforme. In assenza di adeguato modernamente del modello
strutturale il processo di integrazione non si sviluppa. Individui non si sentono
rappresentati e coinvolti.
2. Si cerca di dare risposte a questi problemi e di rendere più ambizioso il
processo col Trattato di Maastricht 1992. Viene creata l’UNIONE
EUROPEA. Rappresentata da pilastri (aulaweb):

Primo pilastro: Comunità europee per economia, politica ambientale,


sociale ecc, monetaria.
Secondo pilastro: Politica estera e sicurezza comune. Prima parte del
trattato di Maastricht. La novità è che questo pilastro non segue il modello
del primo, non si basa su integrazione ma sul metodo della COOPERAZIONE
INTERGOVERNATIVA. Spia più evidente, si decide all’unanimità (pochissime
eccezioni).
Terzo pilastro: Giustizia e affari interni. A metà strada tra integrazione e
cooperazione intergovernativa.

TRATTATO DI AMSTERDAM E NIZZA.


Europa è un gigante economico, non politico -> Crisi del modello integrativo.
Gli Stati non vogliono cedere poteri ad un altro ordinamento. Nasce così la
struttura ibrida che dura da Maastricht a Nizza 2001 -> Modello superato.
Complicato processo decisionale.
-COSTITUZIONE EUROPEA, post Nizza 2001 nasce il progetto: “Trattato che
istituisce costituzione” per l’Europa, è un trattato non una costituzione.
Questo trattato non cambiava natura delle cose, ma non rende l’unione
europea uno stato, rimaneva un organizzazione internazionale. Rifiutato con
referendum in Francia. Si cerca di dare risposta a tutte le sfide: processo
politico, pieno ruolo a individui, ampliare campo d’azione delle istituzioni,
rendere più efficace il processo decisionale.

TRATTATO di LISBONA in vigore nel 2009(che modifica il trattato


sull’Unione Europea e il trattato che istituisce la Comunità Europea)
Col fine di rendere più democratica ed efficace, scompare struttura a pilastri.
Scompare la Comunità europea, esiste un unico soggetto -> l’UNIONE
EUROPEA. Rimane comunità europea energia atomica.
Aggiorna procedure decisionali, rafforza posizione dei cittadini, rende effettiva
la partecipazione democratica a vita unione, rafforza cittadinanza europea.
Il Trattato di Lisbona è il trattato sulla costituzione europea con modifiche
linguistiche, quello che era stato respinto viene accettato con Lisbona. Entra in
vigore nel 2009.
Non c’è più struttura né pilastri, abbiamo:
1) TRATTATO SU UNIONE EUROPEA(TUE): regole delle competenze delle
istituzioni, che è vecchia parte da Maastricht.
2) TRATTATO SU FUNZIONAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA(TFUE ):
regole sul funzionamento delle istituzioni, vecchio trattato di Roma con
modifiche fino a Lisbona.
Non cambiano però tutte le regole, rimane una differenza tra materie di ex-
primo e terzo pilastro (integrazione) procedure simili. La Politica di sicurezza
comune ed estera rimane cooperazione intergovernativa. (Motivo Brexit è
maggiore integrazione di questa)
Sforzo per cercare di far funzionare meglio le cose, dopo Lisbona non si può più
parlare di deficit democratico, i cittadini sono pienamente coinvolti. Espansione
competenze parlamento europeo. Modello semplificato.
Cos’è l’Unione Europea? Fenomeno unico, non è uno stato ma non è nemmeno
un’organizzazione internazionale come le altre. Soggetto di diritto autonomo
rispetto a stati membri capace di imporre volontà elaborate in modo autonomo
anche indipendentemente dalla volontà degli stati membri.

25/09

europa.eu
Principi che non sono comuni nell’esperienza di studi. (Slide)

PRINCIPIO DI ATTRIBUZIONE: UE agisce esclusivamente nei limiti delle


competenze che gli sono state attribuite agli stati membri al fine di realizzare
obiettivi dei trattati. Attribuzione di questi compiti alle istituzioni non spoglia gli
stati membri della loro autorità sulle competenze nazionali, affiancano, non
sostituiscono. Le Organizzazioni internazionali hanno poco potere effettivo.
Vitale e fondamentale per l’UE avere competenze su materie di cui stati
membri hanno rinunciato.
UE adotta provvedimenti vincolanti, anche quando uno stato non è d’accordo.
Rapporti UE - stati membri se ue prova ad agire fuori da settori che le sono
state affidate questa azione è illegittima. Non si può violare le regolare dei
trattati. Corte di giustizia.
Tutte le competenze che non sono attribuite all’unione rimangono competenze
degli stati membri. UE non può e non deve invadere queste competenze.
Tutte le volte in cui l’ue vuole agire (adottare atto ecc) non può farlo se
preventivamente non viene identificata quale norma del trattato attribuisca
all’unione la competenza a fare quell’atto.
Ue non ha sovranità illimitata, prima di agire deve rispondere alla domanda
“qual è la base giuridica di questa azione?”. Se non è nel trattato, l’unione non
può agire.
Nessun istituzione può arrogarsi compiti che non siano previsti dal trattato.
Primo passo: identificare quali regole attribuiscono la competenza.
(Stato di diritto: tutti atti ue devono essere conformi ai trattati)
Possibilità di eserciate controllo di legalità degli atti dell’ue da parte della corte
di giustizia. Attivato da più soggetti: istituzioni, stati, anche individui. Se atto
non rispetta attribuzione -> è illegittimo.

es: art 114.1 TFUE


Obiettivo: instaurazione del mercato interno,
Poteri e competenze: adottare misure regolative in ravvicinamento alle
disposizione = tutti gli stati devono adottare una disciplina …, ma questo non
significa un ravvicinamento, è più un unione della disciplina.
CGCE 2006 nella causa c-217/04 : ….rientra nelle competenze dell unione,
quelle che l art 114 consente di adottare, ma con un limite che le mansioni
delegate vadano ad organizzazioni,..
Principio di attribuzione si, ma non e detto che tutto sia esplicitato nel trattato.
Puo creare organi a cui delegare funzioni anche se sono organi non previsti dal
tratta.
Misure relative a ravvicinamento??
Consiglio utilizza norma per organo esterno, agenzia. Corte di giustizia ha
sottolineato che misure relative a ravvicinamento danno spazio di manovra per
ottenere risultato auspicato soprattutto per materie tecniche complesse.
Ovviamente hanno limite: materie delegate ad organizzazioni sono
esclusivamente relative a ravvicinamento, non altro. UE può creare organi e
organismi anche se non previsti da trattato.

Va ricordata differenze tra COMPETENZE e POTERI. Ordinamenti di tipo federale


si pone problema simile a principio di attribuzione.

Profonda differenza tra


COMPETENZE io posso agire in uncerto settore nel perseguimento di
un certo fine
POTERI ma che poteri posso usare per raggiungere questo fine,
competenza? Sono quelli nei trattati che spesso dicono quali , ma non
sempre e possibile, non sempre disciplinano in maniera esaustiva i
poteri conferiti alle istituzioni per agire nei settori di competenza nel
raggiungimento degli obiettivi comuni.
Se i trattati dicono che l unione ha una certa competenza, am nondicono quali
poteri concretamente utilizzati, allora perde di significato, si crea la TEORIA DEI
POTERI IMPLICITI: se i trattati attribuiscono all unione una competenza
implicitamente attribuiscono anche i poteri necessari per realizzare
pienamente quella competenza.= la corte di giustizia ha ritenuto che anche se
nel trattato sono indicati alcuni poteri, questa indicazione non è di per se
esaustiva in quanto possono essere comunque ricavati dei poteri impliciti ache
quando il trattato menziona alcuni poteri esplicitamente.
ES: settore trasporti ( l unione dopo aver disciplinato alcuni aspetti nel mercato
interno, ha disciplinato accordi con altri stati volti a regolamentare elementi
interni con elementi esterni.
Nel trattato vi e anche la CLAUSOLA DI FLESSIBILITA se norma ue necessaria,
ASIONE NECESSARIA, IL CONSIGLIO Adotta le predisposizioni appropriate,
clausola da unire al principio di attribuzione. Solo se l azione e necessaria nel
quadro delle politiche definite dai trattati. Solo se la zione è nel settore di
competenze. La clausola non puo essere usata per dare ulteriori competenze
all ue, puo essere usata solo all interno dei settori che sono gia di competenza
all interno del unione. Serve x prevedere azioni non espressamente previste
dai trattai. No si allarga a settori non espressamente previsti dai trattati.
Problema attributivo delle competenze, simile alla costituzione italiana. Un
conto e parlare di competenze, un cinto dei poteri

COMPETENZE UNIONE
L ue si fonda sui valori
Art 3 individua gli obiettivi dell ue, creare uno spazio di libera senza frontiere,
instaurazione mercato interno basato su un economia sociale, promuove
coesione economica sociale, ecc..

Art 4 e 5 L ue persegue questi obiettivi in ragione delle competenze attribuitele


dai trattati, ma oer agire necessitiamo di una specifica competenza che
troviamo nell art4 in particolare art 5, dove vengono affermati valori su cui si
fonda l’ue. Le competenze non attribuitele restano di competenza dei singoli
stati.
Con il trattato di lisbona, art 4-5 principi relativi alle competenze. Nel trattao
sul funzionamento dell ue TFUE, il trattato ha identificato espressamente quelle
che sono le competenze dell ue.
TFUE art 2 prima categoria di competenze:

COMPETENZE ESCLUSIVE che i trattati affidano in via esclusiva all eu


escludendo la competenza degli stati membri. Nelle compteenze esclusive solo
l ue puo agire e legiferare adottando atti vincolanti in questo settore, agli stati
menbri e vietato …nei settori di competenza esclusiva a meno che non sia l eu
che decide di affedare alcuni aspetti al singolo stato membro.
Lo stato in quel settore non ha più la sovranità in quanto e stata trasferita all
unione.

Nel art 3TFUE vi sono settori a competenza esclusiva dell unione: doganale,
concorrenza, politica monetaria, conservazione risorse biologiche, economia
commerciale. (competenze affidate tramite sentenze della corte di giustizia)
Inoltre, l unione ha competenza esclusiva per gli accordi internazionali
particolare perche non limitata ad un settore ma trasversale a tutti. Se la
competenza a stipulare accordi internazionali è necessaria. SLIDE TREATY
MAKING POWER ART 3.2 TFUE.
In tutti i settori di competenza dell unione, se ci sono 1 dei 3 casi/condizioni (è
prevista in un atto legislativo, e necessaria per consentirle di esercitare le sue
competenze s livello interni, se e necessaria nella misura in cui può decidere su
norme comuni o modificarne la portata) su aulaweb allora la competenza è
esclusiva dell unione.

2 tipo: COMPETENZE CONCORRENTI


Laddove il trattato attribuisca all unione una competenza non esclusiva siamo
in presenza di una competenza concorrente= sia l unione, sia gli stati membri
possono adottare atti vincolanti in questo settore, tuttavia ci deve essere un
criterio di riparto dell esercizio di una competenza concorrente, criterio molto
sbilanciato a favore dell unione perche gli stati possono legiferare solo per
quelli aspetti che non siano stati oggetti di intervento legislativo da parte dell
unione. Quando unione esercita competenza concorrente sull altra parte del
settore diventa competenza esclusiva, stati non possono piu legiferare su
questo settore.
All inizio la comunita non aveva adottato regole percio gli stati piu liberi,
tuttavia quando progressivamente l unione ha iniziato ad intervenire, lo spazio
lasciato agli stati membri e andato a diminuire (oggi abbiamo settori a
competenza concorrente in cui ormai la quantita di regole dettate dall unione e
enorme che non rimane piu spazio per gli stati in quanto le nuove norme
andrebbero in conflitto)

Nelle esclusive anche le unione non agisce lo statonon puo agire


Nelle concorrenti lo stato non puo piu afgire se l unione ha gia agito (va a
coprire lo spazio degli sttai)

Quando l unione esercitava le sue competenze, quando o esercito della


competenze dello stato era irreversibili, con il trattao di lisbona e stato
introdotto il fatto che l unione possa decidere di spogliarsi delle competenze
concorrenti e renderle reversibili. Quindi lo stato puo intervenire.
Alcune delle competenze concorrenti l esercizio in alcuni settori delle
competenze da parte dell unione non impedisce agli stati membri di continuare
ad esercitare le proprie competenze. Ragioni storiche (gli statI proposero di
rimanere competenti anche se l unione interviene, x es se l unione si occupa di
ricerche spaziali, questo non preclude che anche gli stati se ne occupino, altri
es settori di aiuti umanitari; 2 specifici settori concorrenti)
Quando si dice che l esercizio della competenza da parte dell unione impedisce
agli stati di continuare ad occuparsi di quel settore provoca un trasferimento di
competenza esclusiva in capo all unione -> spostamento da livello statale a
livello unione, ci si chiede quando l unione possa esercitare queste competenze
concorrenti? In base a cosa l unione decide di adottare queste misure? Cosa
giustifica l azione dell unione in un settore a competenza concorrente?

PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’ art 5


Lo conosciamo nella versione per l unione eu. L ue deve rispettare la sovranita
degli stati membri, essa interviene nei settori a competenza concorrente con
quell effetto di trasferimento se e solo se gli obiettivi dell azione prevista non
possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli stati membri, ma possono
essere eseguiti meglio dall unione.
Questo principio non si applica nelle competenze esclusive. Ci deve essere una
giustificazione/ragione che giustifichi di spogliare gli stati membri della loro
competenza. Gli stati hanno voluto che fosse paradigma che giustifichi azione
dell unione, l eu può agire solo se l obiettivo previsto può essere raggiunto solo
a livello di unione. Es: Politica ambientale.

PRINCIPIO DI PROPORZIONALITA
unione agisce deve rispettare anche questo principio, valenx tutte le politiche.
Il contenuto e la forma dell azione dell unione si limitanona quanto necessario x
il conseguimento degli obiettivi dei trattati.
L ue e limitata nella sua azione, nono puo scegliere le modalità con cui
agire,quando puo agire ed e opportuno che agisce deve agire limitando a
quanto é necessario la portata della sua azione.
Va Rispettare il principio nel contenuto e nella FORMA dell azione (quando il
trattato prevede che l unione possa adottare diversi atti, il principio di prop
dice che la scelta dell atto deve imoegnarsi al raggiungimento degli obiettivi e
alla tutela degli stati membri. Il modo in cui agisce dimostra che rispetta il
principio di prop)

Ultimo settore di COMPETENZE DI SOSTEGNO E COMPLETAMENTO:

Settori specifici delle politiche economiche o ocupazionali

COMPETENZE DELLA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE


E nata in modo diverso, non sotto l integrazione, ma sotto la cooperazione.
Originariamente l eu aveva minime competenze in questo settore, diversi
funzionamento.
Progressivamente da Maastricht questo e cambiato. Caso interessante: oggi il
trattato afferma che quanto meno gli atti pesc che sono controllati dalla corte
di giustizia.
Se la competenza non e attribuita all unione appartiene agli stati membri,
tuttavia anche nei settori di competenza degli stati membri, l appartenenza all
unione comporta conseguenze.( Caso Garcia, vanno a vivere in belgio e gli
nasce un figlio che vogliono chiamare come gli spagnoli chiamano i figli, non
come i belgi (esiste il diritto al nome). Cosi la corte disse che gli stati membri,
anche quando regolano questioni non previste dall ue ma rispetto a soggetti
presenti nel loro ordinamento devono cercare di non ostacolare l la vita di
queste persone, deve consentire la ,maggiore liberta possibile,quindi lo stato
doveva consentire alla famimglia di chiamare il figlio come volevano in Spagna.

Espresso più dal PRINCIPIO DI LEALE COOPERAZIONE (impone agli stati di agire
in buona fede x realizzare gli obiettivi impostati dall ue nei trattati). Tutte le
norme sono lette in questa chiave, bisogna essere in buona fede, l obiettivo va
raggiunto, comportati d conseguenza.

28/09 lezione con la tipa


INTEGRAZIONE
Sviluppo dei diritti fondamentali e fonti del diritto scritto.
Problema di produzione dei diritti fondamentali lo abbiamo sia dall’inizio: nel
Secondo dopoguerra, per mantenere pace duratura in Europa => cooperazione
sovranazionale.
Consiglio d’Europa indipendente dall’unione. Nasce nel 48 oer garantire diritti
fondamentali. Creare meccanismi sovranazionali per controllare operato degli
stati.
1950 CEDU convenzione europea dei diritti dell’uomo: Vincola tutti gli stati dell
unione eu ma non è una fonte.
In ambito del percorso comunitario il tema dei diritti fondamentali non viene
incluso nel trattato sulla comunità eu TUE, ma viene comunque discusso nel
dibattito politico. Porta avanti integrazione economica e solidarietà tra stati.
Si tenta un passo in avanti nel processo di integrazione cercano di allargare le
competenze attraverso la creazione di un trattato sull’unita di difesa. Il
tema dei diritti fondamentali riscontra successo nella CECA. Prima integrazione
di tipo politico.
Questo trattato pero non entrerà mai in vigore.
Nel trattato sulla politica europea troviamo già delle disposizioni/ cooperazioni
tra corte dei diritti e giustizia.
Al fine di garantire unità e coerenza della tutela dei diritti tra le due
cooperazioni/corti, viene sciolta questa unione.
Percorso di integrazione riprende , ma fallimento di vari trattati come quello di
Messina del 1955che sfocia poi nel trattato di Roma.
La corte di Giustizia deve modificare il funzionamento.
Per evitare che nasca un blocco da parte degli stati e delle imprese, la Corte di
giustizia inizia a farsi carico del potere di far rispettare i diritti fondamentali da
parte delle istituzioni dell’ordinamento, in cambio chiede una fonte non scritta
elaborata in via non giurisdizionale.
Questo porta al principio che deriva dalla CEDU.
Presto ci si rende conto che questa soluzione non era sufficiente: fonte non
scritta, di tutela che interviene, ma non e completa, essendo un catalogo di
diritti scritti.
Flessibile al tema dei diritti sarà il PARLAMENTO e la COMMISSIONE eu che
porteranno sviluppi.
Anni ‘70 abbiamo una corte già ben consolidata. Commissione si interroga su 2
soluzioni:
-Adozione catalogo diritti fondamentale oppure l’Adesione dell’unione alla
CEDU.
L’adozione di un catalogo avrebbe portato a un lungo negoziato, con il rischio
di non arrivare ad un risultato soddisfacente.
I diritti sociali che più importavano agli stati membri erano percepiti in modo
diversi a seconda delle diverse costituzioni nazionali.
1976: Dichiarazione formale, catalogo (carta scritta) che avrebbe imbrogliato
la corte di Giustizia.
Adozione Dichiarazione Congiunta dei Diritti Fondamentali dove le istituzioni
impegnano a rispettarli. Ha valore politico, non cambia status dei diritti
nell’ordinamento comunitario -> problema non risolto.

Si guarda cosi all’altra strada, quella dell’adesione alla CEDU. La


Commissione fa un memorandum(considera pro e contro su adesione cedu)
politicamente vantaggi numerosi e positivi (avrebbe migliorati immagine).
In realtá la proposta della commissione non ha nessun seguito ne politico nè
economico. Arriviamo agli inizi degli anni 80: le comunità europee richiedono
un elevato rispetto dei diritti fondamentali. Da Comunità ad Unione.
Nel nuovi rilancio del progetto di integrazione torna anche questo tema dei
diritti, nonostante i tentativi delle istituzioni di offrire una posizione più
rilevante nel trattato dei diritti, non riserva una disciplina specifica in tema di
diritti fondamentali.
Atto unico europeo: nel preambolo ci dice che gli stati membri affermano la
loro volontà attraverso la democrazia basata su diritti fondamentali su
costituzione e su CEDU.
Non avremo piu nulla di così rilevante se paragoniamo l’Atto Unico europeo
con il PROGETTO SPINELLI 1984(progetto di accordi avanzato che propone la
costituzione dell’unione eu), importante perchè attribuiva finalmente uno
spazio alla materia dei diritti fondamentali, dedicava ad essa un intera
disposizione. Di stampo federalista.
Tutela identità dell’individuo, dei suoi diritti. Il progetto introduce la CEDU e
prevedeva per lei la possibilità di aderire o no alla CEDU entro 5 anni.
ART 7 nel trattato sull unione eu.
Prospettiva di procedere verso un unione effettiva, unione che dovrà decidere
come comportarsi. Siamo nel contesto storico della Guerra Fredda.
Per quanto riguarda i diritti abbiamo poco (abbiamo solo il preambolo e la corte
di giustizia).
Qui sarà il PARLAMENTO a rilanciare la tematica: DICHIARAZIONE DEI DIRITTI
E DELLE LIBERTA’ FONDAMENTALI 1989 (parlamento interessato a potenziare il
proprio ruolo in fine alle comunità).
Molto importante perchè contiene un primo catalogo di diritti e libertà che
possono essere considerati la pietra miliare, CARTA dei diritti fondamentali.
DICHIARAZIONE DEI DIRITTI FONDAMENTALI: Tutela dei valori alla vita, dignità,
uguaglianza difronte alla legge. Diritti economici sociali e culturali nell 89,
introduce anche la tutela dell'ambiente e dei consumatori.
 1992 TRATTATO DI MAASTRICHT: sancisce la nascita dell’Unione europea
e in relazione ai diritti fondamentali, la giurisprudenza della Corte di Giustizia
trova disposizioni nel trattato (articolo F del tratto sull unione eu).
Diritti fondamentali tutelati: valenza simbolica e scritta, ha ora pieno valore
giuridico. Disposizione inclusa in trattato giuridico/diritto primario significa che
la materia dei diritti fondamentali diventano legittimi ed entrano nelle
istituzioni europee. DISPOSIZIONE PIU IMPORTANTE. Le istituzioni comunitarie
dovranno assicurare questi diritti anche tramite il diritto derivato.
Art K: enunciazione istituzioni che si impegnano a rispettare i diritti
fondamentali.
Problema: al tempo la Corte di giustizia non aveva il potere però di legittimarlo.
Nell’ambito del sistema comunitario, la commissione chiedeva al consiglio
possibilità di aprire i negoziati per entrare nella CEDU( il consiglio ci pensa 2
anni, chiede alla corte un parare, la quale risponde negativamente perche
ritiene che non ci siano le condizioni giuridiche, ovvero che la comunità
europea non abbia la competenza necessaria per aderire alla CEDU).
Questo perché la materia dei diritti fondamentali non è competenza
dell’unione.
La corte esclude la competenza DIRETTA.
Questa idea viene lasciata da parte fino al 1996 quando la corte richiama la
CEDU e la corte dei diritti dell’uomo. Per far riconoscere lavoro di quest’ultima,
anche entrata in vigore del trattato di Maastricht. Fondamento giuridico (ART
F).

Gli sviluppi successivi sono dati dal TRATTATO DI AMSTERDAM 1997


(importante per diritti pur non trovando una soluzione definitiva).
Copenaghen 1993: ART 49 rispetto dei principi per entrare nell’Unione.
Trattato formale: trattato di Amsterdam controllo degli stati membri sul rispetto
e la condotta dei principi fondamentali. Non solo diritto dell’unione, ma anche
dello stato.
Ampliamento delle competenze.
Il Trattato di Amsterdam fornisce una base giuridica, l’allora art. 13 è l’attuale
19 del TFUE. Diritto antidiscriminatorio, possibilità di creare corpo normativo
per tutela nel diritto del lavoro. Contro Discriminazione di genere, età,
orientamento sessuale.
Non abbiamo ancora la Carta. Redatta, ispirata dalla Dichiarazione del 1989.
1995 Comitato di esperti che è chiamato a valutare come sviluppare un
catalogo proprio dell’Unione.
CATALOGO: progetto di contenuti e procedure avanzate. -> abbandonato.
Proposta anche di costruire una Corte ad hoc, giudici non permanenti col
compito di ricevere ricorso in materia di diritti fondamentali.
1999(?) Convenzione con mandato di creare finalmente la Carta 
partecipano il Consiglio d’Europa, i giudici della Corte di Giustizia, il Parlamento
Europeo.
CARTA: proclamata e adottata a margine del Consiglio Europeo di Nizza che
esporta modifiche non particolarmente significative.
Proclamazione della Carta è politica, ma non ancora vincolante -> perché
problema del collocamento delle fonti.
L’idea è di farla diventare vincolante col fallito trattato per la costituzione
europea. Non entra in vigore.
TRATTATO DI LISBONA: la Carta diventa vincolante, entra nella gerarchia
delle fonti dell’Unione Europea, e conserva l’idea di conferire efficacia giuridica
vincolante alla carta stessa.
Non trova collocazione nei trattati istitutivi. TUE: art 6. La Carta ha sto stesso
valore giuridico dei trattati. Forse si trova un gradino sotto ai trattati
fondamentali. -> attuata e applicata dalla Corte di Giustizia.
Art 6.3comma: diritti fondamentali anche principi fondamentali???

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