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Transumanza e Tratturi

Etimologia

Tratturo: il termine tratturo deriva dal verbo latino trahere che vuol dire trascinare, tirare. In uso
nei dialetti abruzzese, molisano e pugliese, dalla seconda metà del XVII secolo, si ricorda la
parola tratturë. Nella a forma medievale si esprimeva in tracturus. In lingua siciliana le vie
armentizie sono individuate con la parola trazzere.

Transumanza: per descrivere le fasi in cui si compiono gli spostamenti che danno luogo alla
transumanza si usano i termini di: "monticazione" e "demonticazione".

Con monticazione, parola che deriva dal verbo monticare, s'indica la fase iniziale della
transumanza, che si compie nel periodo primaverile, quando avviene il trasferimento degli
animali e dei pastori dalle zone di pianura ai pascoli di alta quota ed ha inizio l'alpeggio.

Con demonticazione si definisce il successivo trasferimento che, nel periodo autunnale, riporta
gli animali e i pastori dai pascoli in quota a quelli di pianura nella fase di discesa successiva al
periodo estivo dell'alpeggio.
Cos'è un tratturo?

Il tratturo è un largo sentiero erboso, a tratti arborato o a volte pietroso o in terra battuta, sempre
a fondo naturale, originatosi dal passaggio e dal calpestio delle greggi. Di norma la misura della
larghezza della sede del tracciato viario è di 111 metri, corrispondenti a sessanta passi
napoletani.

Il suo tragitto segna la direttrice principale del complesso sistema reticolare dei percorsi che
progressivamente si snodano e si diramano in sentieri minori (i tratturelli), bretelle che univano
tra loro i tratturi principali (i bracci) e aree destinate alla sosta delle greggi (i riposi). Questi
percorsi erano utilizzati dai pastori per compiere la transumanza, ossia per trasferire con
cadenza stagionale mandrie e greggi da un pascolo all'altro, in un periodo tradizionalmente
compreso tra il 29 settembre (festa di San Michele) e l'8 maggio (apparizione dell'arcangelo
Michele presso la grotta di Monte Sant'Angelo sul Gargano).

Questa versione mediterranea della transumanza, per distinguerla dalle transumanze alpine di
breve raggio ("verticale"), è detta anche "orizzontale" in quanto comporta lo spostamento degli
animali su percorsi lunghi fino a oltre 200 chilometri dalle montagne dell'Abruzzo e del Molise
verso i pascoli del Tavoliere e, in parte minore della Murgia e della Terra d'Otranto e della
Basilicata.
La transumanza nella storia

Le testimonianze documentali più vetuste sull'esistenza dei tratturi risalgono al VI secolo a.C.
Queste erano contenute in un'iscrizione rinvenuta presso Termoli che riferiva di un percorso
costiero.

Nel centro urbano del paese di Sepino, un'iscrizione redatta tra il 169 ed il 172 d.C., apposto
sul concio di una porta, tramanda l'avvenuto contrasto fra le autorità locali e gli «appaltatori
privati di greggi imperiali» risolto dall'intervento del prefetto del pretorio. Una ulteriore
testimonianza è fornita da un elemento lapideo di epoca romana, attualmente conservato
presso la sede del museo civico di Sulmona, che riproduce, nelle figure del suo bassorilievo,
uno spaccato della vita e dell'attività pastorale durante il trasferimento del bestiame.
Marco Terenzio Varrone, georgico latino del I secolo a.C., nella sua opera didascalica De re
rustica considera la transumanza come un fenomeno economico che si incardinava nelle
rendite dello stato romano durante il periodo sannitico. Riporta stralci di vita dei pastori sabelli
che, con i loro spostamenti, congiungevano distanti pasture e l'obbligo di questi di segnalare
le greggi che conducevano al pascolo nei territori pugliesi al fine di corrispondere il tributo,
dovuto alle casse di Roma, per fruire dell'attraversamento delle strade pubbliche (calles
publicae). Narra di guardiani di greggi che migravano, con cadenza stagionale, dalla Daunia e
dal Bruzio trasferendosi nelle aree del Sannio e della Lucania.

Nell'anno 1155 il re normanno Guglielmo I, detto il Malo, aggiunse nella sua Costituzione norme
volte a disciplinare l'uso dei pascoli per regolamentarne i canoni d'affitto e decretò che vaste
superfici delle regioni Abruzzo, Puglia e Basilicata fossero adibite a pascolo.

Gli Aragonesi nel 1456 regolamentarono il sistema tratturale con la Dogana delle pecore,
seguita nel 1532 dall'istituzione della Doganella d'Abruzzo, e crearono in favore del demanio
armentizio un regime protezionistico che durò fino al 1806
Poi con l'arrivo della ferrovia e della rete stradale asfaltata il trasferimento del bestiame è stato
sempre più spesso compiuto con camion o furgoni ed i tratturi persero sempre più importanza
perché i grossi armentari preferivano risparmiare sulla maggior quantità di manodopera
occorrente per le transumanze a piedi. Già in epoca fascista la larghezza fu ridotta da 60 a 30
passi napoletani e i proprietari frontisti poterono accaparrarsi quegli ambiti terreni per migliaia di
anni lasciati incolti e destinati al solo pascolo delle greggi.

Tra il 1976 ed il 1983 una serie di decreti ministeriali ha riconosciuto l'interesse storico-artistico
dei tratturi ai sensi della L. 1089/1939, dapprima solo per il Molise (1976) e successivamente
anche alle Regioni Abruzzo, Puglia e Basilicata (1983). Inoltre, il decreto del 1980 introduce il
vincolo per tutti i suoli tratturali, anche quelli non detenuti dallo Stato, istituendo lo strumento del
Piano Quadro-Tratturo. Nello specifico del vincolo, la legge numero 1089 del 1º giugno 1939
Tutela delle cose d'interesse Artistico o Storico, del Ministero dei beni culturali ed ambientali,
l'articolo 1 afferma:

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