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“Iconoclastia e Concilio di Nices II (787)” - di Antonio Calisi pag.

Iconoclastia
e Concilio di Nicea II (787)
Studio di Antonio Calisi
(pubblicato su www.iconecristiane.it il 31 maggio 2009)

SOMMARIO

PRIMO PERIODO ICONOCLASTA .............................................................................................1


1. L'attacco contro le sacre icone durante il regno di Leone III...................................................1
2. Costantino V ed il concilio di Hieria .......................................................................................4
IL CONCILIO DI NICEA II (787) ..................................................................................................6
1. La preparazione al concilio di Nicea II....................................................................................6
2. Prima sessione (24 settembre)..................................................................................................7
3. Seconda sessione (26 settembre)..............................................................................................8
4. Terza sessione (28 settembre) ..................................................................................................9
5. Quarta sessione (1°ottobre)......................................................................................................9
6. Quinta sessione (4 ottobre) ....................................................................................................12
7. Sesta sessione (6 ottobre).......................................................................................................14
8. Settima sessione (13 ottobre) .................................................................................................14
9. Ottava sessione (23 ottobre)...................................................................................................15
SECONDO PERIODO ICONOCLASTA (813-842) E VITTORIA DELL’ORTODOSSIA .......15

PRIMO PERIODO 25 marzo 717, promise al patriarca di


Costantinopoli, Germano, di non introdurre
ICONOCLASTA innovazioni nei dogmi della chiesa; ma dopo
aver intrapreso numerose battaglie, da lui
facilmente vinte, si dedicò alla politica
religiosa. Nel 722 obbligò gli ebrei a farsi
1. L'attacco contro le sacre icone battezzare ed emanò un editto contro i
durante il regno di Leone III Manichei: questi, però, pur di non sottostare a
tale legge, preferirono suicidarsi nelle loro
Alla morte dell'imperatore Teodosio III, chiese o talvolta si convertirono solo
avvenuta il 18 aprile 717, poco dopo la sua apparentemente1. Tra il 717 e il 720 Omar
deposizione, salì al trono imperiale Leone III ben Abdel-Arif ordinò ad uno dei suoi
(717-741), soprannominato l'Isaurico in governatori di bruciare e distruggere le
quanto d’origine siriaca: egli, infatti, immagini della croce e nel 721 il califfo
proveniva da Germanicia (attuale Marast) nel Yazid II, su istigazione di un ebreo di
nord della Siria, regione prevalentemente Tiberiade, fece distruggere le icone nelle
monofisita che risentiva molto dell'influenza chiese cristiane e nelle case delle province a
islamica ed ebraica. Incoronato imperatore il lui sottoposte2. Quest'ordine fu eseguito dagli
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Ebrei e dagli Arabi e furono distrutte non solo confermata la venerazione delle icone,
le immagini sacre, ma tutte le facendo riferimento a molti passi della Sacra
rappresentazioni d’esseri viventi3. Verso il Scrittura, in particolare al Tabernacolo di
724-725, l’imperatore, probabilmente Mosè e ai cherubini d'oro su di esso scolpiti
influenzato da questi decreti islamici, mostrò (Es 25,18-20). Nel 727 l'imperatore passò ai
la sua ostilità contro le sacre icone ed fatti ordinando di distruggere l'immagine di
incontrando il popolo «incominciò a parlare Cristo posta sulla porta di bronzo detta Chalké
di sopprimere le sante immagini»4. Secondo del palazzo imperiale di Costantinopoli12.
alcuni storici Leone III avrebbe deciso di Questa immagine, probabilmente un mosaico,
abolire il culto delle icone per eliminare uno era la più venerata dal popolo e simbolo della
dei principali ostacoli alla conversione di particolare protezione che Cristo concedeva al
ebrei, musulmani, manichei e pauliciani e piissimo basileus e tramite lui all’impero.
facilitare la sottomissione di tutti al suo Essa fu sostituita da una croce, simbolo
impero5; oppure che egli desiderasse costantiniano della vittoria cristiana riservato
svincolare il popolo dall'influenza della all’imperatore, con l'iscrizione: «Il Signore
Chiesa, di cui le icone erano uno strumento6. non sopporta che venga dipinta un'immagine
Altri studiosi, invece, affermano che il fine di Cristo muta e senza soffio vitale fatta di
degli imperatori iconoclasti fosse quello di materia terrestre che le (sacre) Scritture
sottrarre l'educazione al clero7, o anche di disprezzano: Leone, con il suo figlio, il nuovo
ridurre il gran numero dei monasteri, ritenuto Costantino, incide sulle porte reali il tre volte
dannoso per lo stato dal momento che molti benedetto segno della croce, gloria dei
uomini si dedicavano alla vita monastica a fedeli»13. Questo doppio atto ci svela i
discapito dell'agricoltura, dell'esercito e dei propositi di Leone III: preservare l’impero
servizi pubblici8. Non solo, ma, attraverso dalla colpa dell’adorazione degli idoli e
l'iconoclastia, avrebbe convertito alla retta affidarlo al segno vincente di Cristo, sotto il
fede anche la corrente manichea-pauliciana, quale, tempo addietro, Costantino il grande
proveniente dall'interno dell'Armenia, in Asia aveva ottenuto il trionfo, in hoc signo vinces.
Minore, contraria al culto delle icone. Sembra che l’imperatore abbia formulato la
Nell'estate del 726 una violenta eruzione di un propria intenzione nella seguente frase:
vulcano sottomarino provocò l'emersione di «Ozia, re dei Giudei, dopo ottocento anni ha
una nuova isola a nord-est di Creta9, evento tolto il serpente di bronzo dal tempio, e io
che fu interpretato da Leone III come un dopo ottocento anni ho fatto togliere gli idoli
monito divino contro la pratica del culto delle dalle Chiese»14. Tale avvenimento provocò
immagini, inoltre, una successione l'ira del popolo, particolarmente delle donne,
sbalorditiva di trionfi bellici veniva ad che intervenne uccidendo il funzionario
attestare che Dio benediceva quest’opera di imperiale, lo spatarocandidato15 Giuliano,
riforma. L'imperatore, come un novello Mosè, incaricato di asportare l'immagine. La morte
si sentì ispirato alla riforma religiosa dello spatarocandidato offrì a Leone II il
nell'impero e, reputando pagano il culto delle cavillo per imporre una violenta repressione.
icone, scrisse al papa Gregorio II (715-731), La rivolta popolare fu duramente soffocata
comunicandogli il suo disegno di distruggere nel sangue e molte persone illustri per nobiltà
le sacre immagini. Nella lettera era scritto: e cultura furono perseguitate. La dottrina
«Io sono imperatore e sacerdot»10, mettendo iconoclasta ottenne l'appoggio non solo
in evidenza il suo principio politico dell'imperatore, ma anche dei vescovi
cesaropapista. Il papa rispose energicamente, dell'Asia Minore, il metropolita Tommaso di
esortando l'imperatore a non interferire in Claudiopoli e Costantino di Nacolia in Frigia,
questioni religiose e a non violare le antiche quest'ultimo guida spirituale dell'iconoclastia
dottrine della Chiesa11. Leone III indispettito e soprannominato «eresiarca» dai bizantini
da questa resistenza, tentò più volte di far ortodossi16. Tommaso di Claudiopoli si recò
deporre o sopprimere il papa. Gregorio II a Costantinopoli per convincere il patriarca
convocò a Roma un concilio, nel quale fu Germano alla dottrina iconoclasta, facendo
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riferimento alla proibizione riportata nel libro incarnazione vivificante e indicibile»18. Papa
dell'Esodo; ma il patriarca rifiutò, poiché tale Gregorio II, intanto, scrisse una lettera di
dottrina era contraria alla Tradizione della incoraggiamento al patriarca Germano, nella
Chiesa. I due vescovi iconoclasti ottennero quale si congratulò per la sua lotta contro gli
anche l'appoggio dell'arcivescovo d’Efeso, iconoclasti e per la sua difesa del culto dele
Teodosio, figlio dell'imperatore Tiberio II icone19. La controversia scoppiò quando
Absimaro (698-705) e, sostenuti dal sovrano, Leone III il 17 gennaio 730, dopo aver
portarono avanti il loro programma. Il convocato in una grande sala del palazzo di
patriarca Germano scrisse tre lettere Daphné un incontro con le autorità civili ed
indirizzate a questi vescovi, sostenendo il ecclesiastiche, emanò il suo decreto contro il
culto delle icone e affermando che non si può culto delle immagini. L'imperatore cercò con
turbare il popolo di Dio, sovvertendo gli tutti i mezzi di convincere il patriarca di
antichi usi della chiesa e sostituendoli con le Costantinopoli, Germano, ad approvare
novità (Kainotomiai)17. Nella lettera a l'iconoclastia e a firmare questo decreto. Egli
Giovanni di Sinade, metropolita di una rifiutò categoricamente, dichiarando
regione in cui era presente una tendenza ostile all'imperatore che non avrebbe accettato
alle immagini, Germano espone la sua nessuna modifica alla dottrina della chiesa
concezione teologica che verrà ripresa senza l'approvazione di un concilio
successivamente dai difensori delle immagini: ecumenico e si esiliò volontariamente nella
«Noi permettiamo la produzione di icone casa paterna, dove rimase fino alla fine della
dipinte con cera e colori, non per pervertire la sua vita20. L'imperatore il 22 gennaio 730
perfezione del culto divino. Perché, fece eleggere un nuovo patriarca di
dell'invisibile divinità, noi non facciamo né Costantinopoli, il suo sincello Anastasio (730-
icone né riproduzioni né alcuna figura. Infatti, 753), iconoclasta e uomo a lui fedele. Questi
persino i nobili cori dei santi angeli non dopo qualche giorno pubblicò un decreto
possono conoscere pienamente o scandagliare iconoclasta firmato non solo dall'imperatore,
la divinità. Ora, però, l'unigenito Figlio che è ma anche dal patriarca, unitamente ad un
nel seno del Padre, poiché volle richiamare editto sinodale che invierà al papa21. Nel De
dalla sentenza di morte la sua propria haeresibus et synodis22 di Germano,
creatura, secondo il consiglio del Padre e composto tra il 730 e il 733, sappiamo che
dello Spirito Santo, ha benignamente deciso seguirono distruzioni di icone e di affreschi,
di farsi uomo. Egli è divenuto partecipe della le reliquie dei santi vennero profanate e
nostra carne e sangue, simile a noi in tutto moltissimi iconoduli vennero mutilati. Nelle
eccetto il peccato, come dice il grande chiese le icone furono sostituite da
apostolo. Per questa ragione noi decorazioni di fiori e uccelli e da
rappresentiamo in immagini i suoi tratti rappresentazioni di caccia. L'immagine in tal
umani, così come egli appariva quale uomo modo rivestì uno scopo puramente decorativo,
secondo la carne e non secondo la sua la predicazione fu sostituita dalla poesia
invisibile e incomprensibile divinità. Perché religiosa ed il canto liturgico con ogni genere
ci sentiamo spinti a rappresentare ciò che è musicale. Sulle monete venne eliminato il
proprio della nostra fede e cioè che Cristo non segno della croce e raffigurato il volto
si è fatto uomo solo apparentemente, come dell'imperatore su entrambi i lati. Papa
un'ombra (...), ma realmente e veracemente, Gregorio II inviò un suo scritto a Leone III
perfetto in tutto eccetto il peccato che il per mano del presbitero Giorgio dove
Nemico ha seminato in noi. In ragione di esponeva la teologia romana dell'icona e
questa incrollabile fede in Cristo, noi confutava il suo editto iconoclasta,
rappresentiamo l'espressione (charaktéra) rimproverandolo e richiamandolo al rispetto
della sua santa carne sulle icone e a queste della tradizione della chiesa: «Tu hai
tributiamo onore inchinandoci davanti a loro intrattenuto il popolo con discorsi vani, con
con la dovuta riverenza, perché mediante propositi futili, con cetre, nacchere, flauti, con
queste noi veniamo richiamati alla sua sciocchezze: invece di azioni di grazia e di
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dossologia, tu l'hai gettato nelle favole»23. infatti, raccolse le sue forze e sconfisse nel
Papa Gregorio III (731-741), originario della maggio del 743 a Sardi il suo nemico e il 2
Siria, continuò energicamente l'opera novembre entrò trionfalmente a
intrapresa dal suo predecessore e il 1° Costantinopoli. Punì duramente il cognato
novembre 731 convocò un sinodo a Roma. Vi con i suoi figli e impose al patriarca Anastasio
parteciparono 93 vescovi, e fu deliberata la di appoggiare nuovamente l'eresia iconoclasta
scomunica per tutti gli avversari delle dopo averlo davanti a tutti dileggiato
immagini sacre. Durante questo sinodo si nell’ippodromo facendogli cavalcare alla
dichiarò: «In futuro, chiunque strapperà, rovescia un asino27.
distruggerà, disonorerà, insulterà le immagini
del Signore, quelle della sua santa Madre, o L'imperatore Costantino, piccandosi di
degli apostoli,... non potrà ricevere il Corpo e teologia, pubblicò per l’episcopato una serie
il Sangue del Signore e sarà escluso dalla di «questioni» che contenevano una teologia
Chiesa»24. Fu in questa occasione che il papa iconoclasta molto astuta, che avrebbe in
istituì la festa di Ognissanti, fissata seguito orientato teologicamente il concilio di
successivamente dal papa Gregorio IV (827- Hieria28. Invitò i governatori e i vescovi a
844), per rendere onore ai Santi ingiuriati. partecipare a delle riunioni in molte città, al
Con la promulgazione del nuovo codice fine di divulgare i suoi scritti. Secondo
emanato nel marzo del 741 da Leone III e da Costantino V, la vera immagine deve essere
Costantino V, la Eclogh25, la persecuzione consustanziale al modello originario, in altre
iconoclasta s’inasprì ancora maggiormente parole deve riprodurre i lineamenti del volto
con confische ed esili di laici, presbiteri e della persona così come realmente è29, per
monaci. questo tra il prototipo e la sua immagine vi
deve essere una perfetta identità. Applicando
tale affermazione all’icona di Cristo, ecco le
2. Costantino V ed il concilio di conseguenze: Cristo è una sola persona con
Hieria due nature, umana e divina, unite senza
confusione, pertanto non è possibile
Alla morte di Leone III, avvenuta il 18 giugno rappresentare la sua immagine con una sola
741, salì al trono imperiale suo figlio natura, quella umana, in quanto la natura
Costantino V, soprannominato Copronimo divina di Cristo, essendo immateriale, non
(741-775). Gli storici iconofili lo descrivono può essere circoscritta (aperìgrapton), quindi
come un personaggio «nervoso, sofferente di non potendo separare le due nature
gravi malattie, in preda a insane passioni, era riproducendo soltanto l'immagine umana di
una natura complicata, contradittoria. La Cristo, ne deriva che non è possibile dipingere
smisurata crudeltà con cui perseguitò e torturò il prosopon di Gesù. «Colui che fa questa
i suoi oppositori religiosi non deriva da immagine dice che è l'immagine di Cristo. Ma
rozzezza primitiva, ma dalla sua morbosa noi sappiamo che questo nome di Cristo non
ipertensione»26. Dopo un anno dalla sua designa solamente un uomo, ma Dio»30. Egli
ascesa al trono, Artavasde, stratega del tema afferma che dipingere l'immagine di Cristo
armeno, che aveva aiutato Leone a significa cadere nelle grandi eresie del
conquistare il potere, ricevendo come nestorianesimo o dell'arianesimo. Se si
ricompensa la figlia dell'imperatore in moglie, dipinge l'immagine di Cristo, dipingendo solo
macchinò un complotto contro Costantino: la carne, si divide il Cristo unico, cadendo
organizzò una rivolta aiutato dagli ortodossi e nell'eresia nestoriana; se si separa, attraverso
riuscì a cacciarlo dall'impero. Il patriarca la pittura, la carne dalla divinità, si fa della
Anastasio si mostrò favorevole ad Artavasde, carne un'ipostasi separata che si introduce
lo incoronò e ripristinò il culto delle nella Trinità. La scelta è drastica, e l’unica via
immagini, scomunicando il precedente di uscita è l’ammissione che il Mistero di
imperatore. Il nuovo regno, riconosciuto da Cristo è inafferrabile dall’arte umana. E'
Roma, durò appena sedici mesi. Costantino, evidente in tale affermazione come
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l'imperatore-teologo confonda i concetti di comprendere se l'autore si rivolgesse ai


prosopon e di hypostasis: egli ammetterà pagani o ai cristiani. Anfilochio di Iconio e
soltanto un’icona, l'Eucaristia, poiché nel Teodoto di Ancira furono citati perché
pane e nel vino, riempiti dello Spirito Santo, invitavano i fedeli a rappresentare i santi non
vi è la consustanzialità con il Verbo divino. con i colori, ma con l'imitazione delle loro
L'Eucaristia è l'unica vera icona che Cristo virtù. Questo conciliabolo, inoltre, pretese di
stesso ha dato di sé ed è piena della sua collocarsi nella tradizione dei sei grandi
presenza. Secondo queste conclusioni è un concili precedenti, definendosi settimo ed
atto blasfemo anche dipingere la Madre di ecumenico34.
Dio e i santi, giacché vivono in Dio, e
raffigurarli significa distruggere la speranza L'ultima sessione, nella quale l'imperatore
cristiana della resurrezione. Questo trattato Costantino annunciò che il monaco
iconoclasta di Costantino non ci è pervenuto, Costantino di Sylaion era stato nominato
dal momento che fu bruciato dagli iconofili; patriarca35, si tenne l'8 agosto nella chiesa
tuttavia siamo a conoscenza dei suoi contenuti delle Blacherne, situata a nord-ovest di
perché fu frequentemente citato dal patriarca Costantinopoli. Il giorno 27, dello stesso
Niceforo in una sua opera contro mese, l'imperatore ed il nuovo patriarca,
l'imperatore31. resero pubbliche le decisioni del concilio nel
foro della città. Gli atti non ci sono pervenuti
Costantino V, volendo onorare in modo ma nell'horos, che è fedelmente citato e
solenne la riforma religiosa inaugurata da suo confutato nella VI sessione del concilio di
padre, convocò un concilio presieduto da Nicea II36, si legge: «Sia anatema chi si
Teodoro di Efeso il 10 febbraio 754 nel applica a fissare l'aspetto dei santi in icone
palazzo imperiale di Hieria, città situata tra inanimate e mute con colori materiali, perché
Crisopoli e Calcedonia, cui parteciparono 338 tali immagini non portano alcun profitto;
vescovi. Non vi presero parte il Papa, i produrle è un'idea insensata e una trovata
Patriarchi orientali e i loro rappresentanti. Era diabolica; invece di riprodurre in se stessi
assente lo stesso patriarca di Costantinopoli, come icone viventi le virtù dei santi, che ci
Anastasio, morto nel gennaio del 75432. Oltre sono state da loro tramandate per iscritto,
alla dottrina elaborata da Costantino V, i essendo così spronati a uno zelo uguale al
sinodali dichiararono le loro tesi iconoclaste, loro»37; inoltre, fu lanciato l'anatema contro i
basandosi sull'interdizione citato nel libro del difensori delle sacre icone e furono
Deuterononio 5,4, in cui è condannata menzionati i nomi di Germano di
l'idolatria. A Dio dunque spetta solo Costantinopoli, Giorgio di Cipro e Giovanni
l'adorazione in spirito e verità, facendosi forti Damasceno38.
dell’apostolo Paolo che afferma: «Cosicché
ormai noi non conosciamo più nessuno Il decreto del nuovo «concilio decise che
secondo la carne; e anche se abbiamo chiunque avesse dipinto o conservato presso
conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo di sé delle icone, fosse privato del sacerdozio
conosciamo più così» (2Cor 5, 16). Inoltre, se era un chierico, e anatematizzato, se era
sostenevano la dottrina di Eusebio di Cesarea, monaco o laico. I colpevoli sarebbero stati
esposta nella lettera a Costanza33, nella quale consegnati al tribunale civile, cosicché le
si asseriva che Cristo, dopo la resurrezione, questioni relative alla fede si trovarono ad
non era più rappresentabile. Furono citati essere sottomesse alla giurisdizione del potere
anche molti Padri della Chiesa, Epifanio, pubblico»39. Si scatenarono ulteriori e
Gregorio Nazianzieno, Giovanni Crisostomo violente persecuzioni, paragonabili a quelle di
e Basilio, i quali approvavano le immagini Diocleziano, contro i sostenitori delle
spirituali; fu, inoltre, citato un testo di immagini, in quanto considerati ribelli ed
Atanasio nel quale si esponeva un culto reso eretici. Gli affreschi nelle chiese furono
alle creature, ma furono omessi di proposito i trasformati e sostituiti da alberi, animali e
destinatari dell'opera, perciò non era possibile uccelli, le icone dei santi furono cambiate da
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rappresentazioni di scene da ippodromo40. Lo


zelo del nuovo patriarca Niceta arrivò ad Attraverso una lettera synodica di Teodoro
asportare i mosaici e le icone dipinte su patriarca di Antiochia, sappiamo che fu
tavola41. I monasteri furono spogliati dei loro riunito un altro sinodo in tale città nel 781,
beni, profanati e trasformati in caserme, in durante il quale i vescovi esaminarono la
stabilimenti termali o in edifici pubblici42. La dottrina iconoclasta e giunsero alla
furia iconoclasta si abbatté in modo conclusione che è lecito il culto delle icone,
particolare contro i monaci, considerati da dopo aver respinto l'accusa di idolatria contro
Costantino «idolatri e adoratori delle i veneratori delle sacre immagini49.
tenebre». I difensori della fede furono
decapitati, usando le icone come ceppi. Agli
iconografi furono mutilate le mani, molti
fedeli furono imprigionati nelle carceri del IL CONCILIO DI NICEA II
Pretorio. Tra quelli che conseguirono la
corona del martirio ricordiamo santo Stefano (787)
il Giovane, eremita sul Monte sant'Auxenzio,
in Bitinia43, san Mamas, martirizzato nel
circo alla presenza dell'imperatore, san Pietro
il Calybita, gettato in mare44; san Giovanni, 1. La preparazione al concilio di
igumeno del monastero di Monagria, gettato Nicea II
in un sacco e sprofondato in mare perché si
era rifiutato di calpestare l'icona della Madre Nel 769, l’imperatore Costantino V diede in
di Dio45 e, infine, san Paolo di Creta, moglie a suo figlio un’ateniese di nome
arrestato nel suo monastero dal generale Irene1, donna ambiziosa, amica dei monaci e
Teofane Lardatyris. Questi mostrandogli devota al culto delle icone. Alla morte
un’icona del Signore crocifisso e i terribili dell’imperatore, avvenuta il 14 settembre 775,
strumenti di tortura, gli propose di scegliere salì al trono il figlio Leone IV il Cazaro (775-
tra calpestare l'immagine sacra o essere 780). Fu questo un periodo di relativa
consegnato ai supplizi; per risposta, il santo si tranquillità. Ufficialmente lo Stato non
inginocchiò e baciò l'icona con devozione. I tollerava le sacre icone e, infatti, qualche alto
soldati lo presero e lo sospesero a testa in giù funzionario iconofilo troppo coraggioso finì
su un rogo46. Il 25 agosto del 765 diciannove in prigione2, ma il nuovo imperatore non
alti funzionari iconofili furono arrestati e perseguì l’attività iconoclasta con la stessa
condotti nell'Ippodromo dove trovarono la ferocia del padre. Sicuramente tutto questo
morte47. Molti monaci cercarono rifugio in avvenne grazie all’influenza di sua moglie
luoghi solitari per continuare la loro vita Irene. Dopo la morte di Leone IV, avvenuta
ascetica, come il monte Athos, in quel tempo l’8 settembre 780, la reggenza dell’impero fu
disabitato: così vi si stabilirono numerosi assunta da Irene, perché il figlio Costantino
asceti, come san Pietro l'Athonita e VI Porfirogenito aveva dieci anni. Dopo
sant'Eutimio il Giovane, spesso rappresentati quaranta giorni alcuni funzionari imperiali
negli affreschi dei monasteri della Santa cospirarono contro di lei per far eleggere
Montagna48. imperatore Niceforo, fratello di Leone IV, ma
Irene ebbe ragione di questa congiura ed
I tre patriarchi orientali tennero un contro- esiliò i capi cospiratori. Il 29 agosto 784 Irene
sinodo a Gerusalemme nel 767, mentre a e Costantino scrissero una lettera al papa
Roma papa Stefano III (768-772) convocò un Adriano I (772-795), per comunicargli la
altro sinodo nel 769. In tale assemblea il Papa decisione di convocare un nuovo concilio
ricordò la tradizione comune del culto delle ecumenico e lo invitarono a parteciparvi al
icone in oriente e occidente, ricevendo fine di dichiarare insieme la stessa fede e la
l'appoggio dei patriarchi di Gerusalemme, stessa tradizione delle sacre icone3. Il papa
Alessandria e Antiochia. accolse l’invito e si accordò per la restituzione
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di quei beni confiscati a lui da Costantino V. legati del papa. Questi, però, giunti in Sicilia
Il patriarca Paolo IV, successore del patriarca furono richiamati a Costantinopoli da Irene, la
Niceta, morto il 6 febbraio 780, avendo quale non aveva abbandonato il progetto di
promesso al suo sovrano Leone IV di non realizzare il concilio6. Una campagna contro
venerare le icone, il 31 agosto 784 presentò le gli Arabi permise di inviare in Asia Minore
dimissioni per motivi di salute e si ritirò nel questi contingenti militari che furono
monastero di san Floro. Allora l’imperatrice rimpiazzati da truppe provenienti dalla Tracia.
riunì una grande assemblea popolare nel I vescovi arrivarono a Nicea (Iznik) durante
Palazzo Magnaura, nella quale presentò come l’estate del 787 e la prima sessione del
nuovo candidato al soglio patriarcale Tarasio concilio si tenne nella chiesa di Santa Sofia, il
(784-806), segretario imperiale. Questi 24 settembre. Il numero dei vescovi variò, a
esperto teologo aveva esperienza negli affari, secondo delle sessioni, da
ma era laico, per tale motivo, secondo i duecentocinquantadue, nella prima seduta, a
canoni della Chiesa, non poteva accedere a trecentosessantacinque; la tradizione giuridica
questa carica. Tarasio in quella assemblea ne contò trecentosessantasette7.
prese la parola, dimostrò la sua devozione
all’imperatore e con un lungo discorso
dichiarò la sua indegnità per tale carica, ma 2. Prima sessione (24 settembre)
spiegò che la sua consacrazione era
subordinata alla convocazione del concilio al Alla prima sessione parteciparono circa 250
fine di ristabilire l’unità della Chiesa4. Subito vescovi. Secondo l’ordine gerarchico, gli atti
dopo la sua consacrazione, avvenuta il 25 del concilio riportano ai primi posti i due
dicembre 784, rese nulle le decisioni prese rappresentanti del papa, Pietro, arciprete di
durante il concilio di Hieria e cominciò ad San Pietro e Pietro igumeno del monastero di
organizzare il nuovo concilio. Nella San Saba a Roma. Seguono Tarasio, patriarca
primavera del 785 il patriarca Tarasio inviò al di Costantinopoli, i monaci Giovanni e
papa e agli altri patriarchi una lettera nella Tommaso in rappresentanza delle sedi
quale spiegò il suo passaggio dallo stato patriarcali di Antiochia, Alessandria e
laicale alla dignità patriarcale, si mostrò Gerusalemme e duecentocinquanta vescovi.
favorevole al culto delle icone ed illustrò la Alle sedute parteciparono anche due
necessità di convocare un concilio ecumenico rappresentanti degli imperatori, il patrizio
al quale era indispensabile che partecipassero Petronas e il logoteta militare Giovanni,
tutti i patriarchi5: il papa Adriano I infatti nonché vari monaci, igumeni ed archimandriti
inviò due presbiteri entrambi di nome Pietro. che il concilio aveva invitato per onorarli
Il primo era arciprete della santa chiesa di san poiché erano stati i più colpiti a causa
Pietro a Roma ed era considerato la persona dell’iconoclasmo8. Il primo intervento fu
più autorevole dopo il papa nell’ordine emesso dai vescovi dell’Italia meridionale, i
spirituale; il secondo era stato scelto dal quali proposero che il sinodo iniziasse con
pontefice perché conosceva perfettamente le una relazione del Patriarca di Costantinopoli9.
lingue greca e latina, in quanto igumeno del In tal modo proposero che Tarasio divenisse
monastero di san Saba a Roma. Erano di fatto il presidente dell’assemblea,
presenti anche i monaci Giovanni e Tommaso appellandolo ton procaqezomenon10. Il
rappresentanti delle sedi patriarcali di discorso di Tarasio si aprì con la narrazione
Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Il 17 degli episodi dell’agosto 786, che avevano
agosto del 786, il concilio si riunì nella chiesa impedito lo svolgimento del concilio a
dei Santi Apostoli di Costantinopoli, ma Costantinopoli. Dopo le opportune lodi ai
alcune guardie imperiali fedeli a Costantino V sovrani, il Patriarca invitò l’assemblea a
entrarono in chiesa con le armi in pugno e trovare una giusta ed equilibrata soluzione
provocarono la sospensione del concilio, tra le alle questioni che in quel periodo storico
grida di gioia dei vescovi iconoclasti presenti affliggevano la Chiesa. La questione che
in chiesa. Molti vescovi andarono via, tra cui i maggiormente lo preoccupava non riguardava
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di certo l’esito dottrinale del concilio, in discussione: "La pace di Dio sia con tutti noi.
quanto già scontato, ma la reintegrazione dei Amen"13.
vescovi e dei metropoliti iconoclasti pentiti:
era questa una questione molto delicata e si
cercò di affrontarla subito. Furono riabilitati 3. Seconda sessione (26 settembre)
tre vescovi iconoclasti: Basilio di Ancira, il
quale chiese perdono e, dopo aver letto una Nella seconda sessione un funzionario
professione di fede, riconobbe ed accettò le imperiale fece comparire il vescovo
sante icone, condannando in tal modo il iconoclasta Gregorio di Neocesarea, divenuto
concilio di Hieria e i distruttori delle icone. ortodosso. Tarasio, costatata la sincerità della
Furono poi reintegrati, Teodoro di Mira, il sua conversione, gli chiese di presentarsi nella
quale lesse lo stesso testo e Teodoro di prossima sessione con una dichiarazione
Amorio che chiese perdono ai presenti, scritta. In seguito fu letta la lettera di papa
dichiarandosi "peccatore miserabilmente Adriano, indirizzata agli imperatori
sedotto" suscitando commozione nei Costantino ed Irene, nella quale egli
presenti11. In seguito fu contestata la esprimeva la sua gioia nel costatare la loro
riabilitazione di sei vescovi iconoclasti, Ipazio ortodossia, paragonandoli ai santi imperatori
di Nicea, Leone di Rodi, Gregorio di Costantino ed Elena14. La lettera si apre con
Pessinunte, Leone d’Iconio, Giorgio di delle citazioni paoline (2Cor 4,6 e Col
Ierapoli e Leone dell’isola di Carpathos, i 1,13.19-20), le quali affermano la dottrina del
quali avevano complottato per impedire lo culto delle immagini nella prospettiva del
svolgimento del concilio l’anno precedente a mistero dell’incarnazione. Papa Adriano
Costantinopoli. Questi chiesero perdono, riferisce poi un episodio per dimostrare che il
ammettendo di aver agito nell’ignoranza e per culto delle immagini risale alla tradizione
stupidità12. A tal proposito si accese il apostolica. Costantino il Grande (306-337)
dibattito conciliare con due schieramenti: il ammalato di lebbra vide in sogno Pietro e
primo capeggiato da Saba, igumeno del Paolo, i quali affermarono che lo avrebbero
monastero di Stoudion, con tutti i monaci, il guarito, se papa Silvestro, esiliato a causa
quale sosteneva un atteggiamento rigorista nei delle persecuzioni, lo avesse immerso in una
riguardi dei vescovi iconoclasti; il secondo, piscina per tre volte. L’imperatore mandò
guidato dal patriarca Tarasio, favorevole al alcuni soldati a prelevare il papa; quando papa
perdono per garantire l’unità, in quanto gran Silvestro fu presentato a Costantino, questi gli
parte dell’episcopato bizantino e molti dei chiese amichevolmente chi fossero quei due
vescovi partecipanti al sinodo erano stati uomini che aveva visto in sogno. Il papa fece
ordinati al tempo dell’iconoclastia. Se avesse portare un’icona di Pietro e Paolo e
prevalso il primo schieramento si sarebbe l’imperatore riconobbe nei due santi apostoli i
dovuto procedere ad una generale due uomini che aveva visto in sogno. Adriano
purificazione dell’episcopato con I, inoltre, spiegò la funzione pedagogica e
conseguenze dolorose. Grazie all’abile catechetica delle icone, rifacendosi alla lettera
conduzione del dibattito, però, Tarasio riuscì di San Gregorio Magno indirizzata al vescovo
a far prevalere la sua posizione conciliatrice e Sereno di Marsiglia (600 circa). Mise in
antirigorista. Il dibattimento continuò acceso evidenza il fondamento della legittimità del
e dopo aver riportato molte testimonianze, il culto delle icone, basato sulla Sacra Scrittura,
concilio si dichiarò d’accordo per la adducendo come esempio i cherubini scolpiti
reintegrazione dei vescovi iconoclasti pentiti e sull’arca, il serpente di bronzo; citò, poi, le
i monaci acconsentirono. Leone di Iconio fu testimonianze dei padri, Agostino, Gregorio
l’unico a non essere integrato e si propose di di Nissa, Basilio (o pseudo Basilio), Giovanni
rimettere ad un’altra sessione l’accoglienza Crisostomo, Cirillo di Alessandria, Atanasio,
dei vescovi pentiti. La sessione si concluse Ambrogio, Epifanio, Stefano di Bostra e
con le parole di Tarasio che posero fine alla Girolamo di Gerusalemme. Al termine della
lettura della lettera di papa Adriano e su
“Iconoclastia e Concilio di Nices II (787)” - di Antonio Calisi pag. 9

domanda del patriarca Tarasio, che voleva intransigente, lo denunciò come uno dei capi
conferma sull’ortodossia della lettera, i legati del concilio di Hieria del 754. Giovanni,
del papa affermarono di aver ricevuto questa reverendissimo sacerdote, rappresentante
lettera direttamente dalle mani del Pontefice e delle diocesi orientali, invitò il concilio ad
la loro testimonianza fu confermata dagli essere più clemente e a rendere grazie a Dio,
interventi del legato degli imperatori, poiché vi erano stati uomini, come il vescovo
Giovanni, logoteta15. Fu, in seguito, letta di Neocesarea, che avevano riconosciuto le
anche la lettera del papa Adriano, indirizzata loro colpe e si erano pentiti, mostrando
al patriarca Tarasio, nella quale il Pontefice pubblicamente la loro confusione19.
aveva affermato che la sede romana aveva il
primato su tutta la Chiesa, contestandogli il In seguito all’intervento del presbitero Pietro,
titolo di «patriarca ecumenico» che si era legato del papa, e di Giovanni e Tommaso,
attribuito, perché contrario alla tradizione dei legati delle diocesi orientali, i sette vescovi
padri e in chiara opposizione ai santi concili. poterono occupare le loro sedi episcopali20.
Spiegò, inoltre, che era stato eletto al soglio Dopo la soluzione di questa delicata
patriarcale al fine di ristabilire l’unità della questione, in un clima più sereno e disteso, fu
chiesa convocando un concilio, altrimenti non letta dal diacono Stefano la synodica del
gli avrebbe riconosciuto la sua patriarca Tarasio inviata ai patriarcati di
consacrazione16. Al termine della lettura Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, dove
della lettera, i delegati del papa chiesero a proclamava la sua professione di fede e
Tarasio se fosse d’accordo sulla dottrina di l’accettazione del culto delle icone. I legati
Adriano, espressa nella lettera. Il patriarca pontifici affermarono che la lettera era
elogiò la fede della chiesa di Roma concorde con la dottrina esposta nella lettera
riconoscendo che essa manteneva la stessa di papa Adriano I21. Furono lette anche le
tradizione e dichiarò di essere favorevole al risposte dei patriarchi orientali e la synodica
culto delle icone. Dopo rivolsero la stessa di Teodoro di Gerusalemme. I legati del papa
domanda a tutto il sinodo riunito e questo si assicurarono che le lettere proclamassero la
dichiarò di accettare la dottrina esposta dal stessa fede della lettera del papa di Roma e,
papa di Roma. avendo verificato ciò, il sinodo si dichiarò
d’accordo22. In chiusura, tutti d’accordo,
poterono rendere grazie a Dio ed augurare
4. Terza sessione (28 settembre) lunghi anni ai pii imperatori Costantino ed
Irene, acclamati con i titoli di nuovo
La terza sessione fu dedicata alla Costantino e di nuova Elena. In meno di una
riconciliazione delle diocesi orientali, rette da settimana, nella più completa libertà e
vescovi ordinati dagli iconoclasti. Furono serenità, il concilio aveva potuto costatare di
introdotti Gregorio di Neocesarea e sette essere unito nell’unica fede ortodossa.
vescovi accusati di aver usato violenza contro Tarasio, il papa e i patriarchi orientali
gli iconofili. Gregorio di Neocesarea lesse la affermavano la stessa fede ortodossa,
professione di fede già letta da Basilio di condizione indispensabile per passare ad
Ancira nella prima sessione17, e fu esaminare la questione dottrinale delle icone.
riconciliato. Fu sollevata, allora, un’altra
questione se cioè fosse lecito riconciliare i
vescovi, che avevano fatto torturare, durante 5. Quarta sessione (1°ottobre)
il periodo iconoclasta, i difensori delle sacre
icone. Tarasio sottolineò che un vescovo che Nella quarta sessione si elaborò una teologia
infligge persecuzioni e torture non è degno delle immagini, sulla base di quaranta
dell’episcopato e, allo stesso modo, tutto il testimonianze tratte dalla Sacra Scrittura, dai
Sinodo rispose "non è degno"18. Gregorio di santi Padri e dalle testimonianze della
Neocesarea si dichiarò innocente, ma Saba Tradizione orale sulle icone miracolose, lette
igumeno di Stoudios, mostrandosi dai diaconi-notai Gregorio, Stefano e Cosma.
“Iconoclastia e Concilio di Nices II (787)” - di Antonio Calisi pag. 10

Alcuni vescovi, igumeni e monaci offrirono i Scitopoli, sul capro espiatorio28 di san Cirillo
loro contributi dottrinali, sottolineati dagli di Alessandria. Cosma diacono, segretario e
interventi di Tarasio. Il concilio meditò sugli cubuclésio lesse dei versi tratti dal Discorso
scritti delle più grandi autorità patristiche sulla virtù29 di san Gregorio il Teologo;
riguardo al culto delle immagini sacre, sulla Gregorio, diacono e segretario del santo
venerazione dei santi, sulla somiglianza tra patriarcato, lesse un brano dal Discorso
immagine e prototipo. Leonzio, che svolgeva sull’emorroissa30 di Antipatro di Bostra, in
funzione di segretario e, nell’ambito della cui si racconta che la donna, guarita dal
burocrazia imperiale, ricopriva un’importante Signore Gesù Cristo, eresse in suo onore una
carica nella cancelleria, presentò i primi testi statua. Tommaso, monaco del monastero di
scritturistici di Es 25,17-22 e di Nm 7,88b-89 Chenolacco, portò con sé un libro, Panegirico
che trattano dell’arca dell’alleanza e dei in onore di Eufemia martire31 del beato
cherubini scolpiti sul suo coperchio, mentre di Asterio di Amasea, che fu letto da Costantino
Ez 41,16b-20 fu analizzata la visione dei diacono e notaio. Attraverso la lettura di
cherubini da parte del profeta; dal Nuovo queste testimonianze, si arrivò ad affermare
Testamento, poi, fu citato Eb 9,1-5a circa il che la pittura è un’arte pia ed è superiore
santuario dell’Antica e della Nuova all’arte oratoria. Il diacono Gregorio poi lesse
Alleanza23. Costantino di Costanza di Cipro un brano tratto dal Martirio di sant’Anastasio
aggiunse che i cherubini avevano figura di martire ed Eutimio, diacono e monaco, lesse
uomo e Tarasio affermò che i santi, i quali alcuni passi tratti dai Miracoli di
avevano meritato la visione degli angeli, li sant’Anastasio martire. In questi brani sono
avevano visti sotto forma di uomini: pertanto riportate altre due testimonianze di
era legittima la loro rappresentazione conversioni, quella di un pagano e di una
antropomorfica24. In seguito si passò donna ostili alle icone, avvenute per mezzo
all’analisi della tradizione citando gli scritti dell’icona del filosofo accademico Polemon,
dei Padri della chiesa. Il diacono Demetrio rinomato per la temperanza dei suoi modi di
skeuophylax, sacrestano e custode degli arredi comportarsi e dai padri conciliari confuso con
sacri, dei paramenti liturgici e di tutti gli san Palamone, anacoreta egiziano maestro di
oggetti appartenenti alla chiesa compresi i san Pacomio32. Dalla lettura di questi testi
libri, per cui svolgeva anche la funzione di sono posti in evidenza l’uso di esporre le
bibliotecario, lesse un passo dall’Encomio a sante icone nelle chiese e la venerazione delle
Melezio25 di Giovanni Crisostomo. In tale sacre reliquie. Fu letto da Stefano, diacono e
brano il santo padre dichiarava che i fedeli notaio, l’episodio tratto dal Discorso del santo
avevano disegnato le immagini del martire padre nostro Atanasio sul miracolo avvenuto
Melezio sulle coppe, sui vasi, sui muri della nella città di Beirut dell’immagine del nostro
camera da letto; Teodosio, igumeno del Signore Gesù Cristo vero Dio nostro, dove si
monastero di sant’Andrea di Nesio, citò uno narra che alcuni ebrei colpirono l’icona di
scritto di San Giovanni Crisostomo, Uno solo Cristo crocifisso e questa versò sangue,
è il legislatore dell’Antico e del Nuovo portando guarigione e conversione33.
Testamento e sulla veste del sacerdote26, Teodoro, poi, diacono e notaio, lesse un brano
dove l’autore aveva dichiarato la sua dall’Epistola del beato Nilo ad Eliodoro34,
devozione alle immagini sacre, in particolare dove si racconta come un giovane ritrovò il
per l’icona di un angelo che metteva in fuga i padre, dal quale era stato separato a causa dei
barbari. Gregorio, diacono e notaio, lesse un barbari, grazie ad un intervento del martire
passo dal discorso Sulla divinità del Figlio e Platone. Fu riportata, poi, una testimonianza
dello Spirito e su Abramo27 di Gregorio di personale di Teodoro di Mira, il quale
Nissa dove il santo padre, davanti ad una dichiarò che il suo arcidiacono aveva visto, in
rappresentazione del sacrificio di Abramo, visione, san Nicola "come è rappresentato
affermò di aver pianto per la commozione. Il sulle icone"35. Cosma, diacono e cubuclesio,
diacono Stefano, notaio e referendario, lesse lesse una Lettera del santo padre Nilo di
un brano dalla Lettera ad Acacio, vescovo di Ancira al Prefetto Olimpiodoro, che a Hieria
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fu riconosciuto iconoclasta e invece, secondo Giovanni44, letto dal monaco Stefano; un


l’ammissione dei vescovi iconoclasti pentiti altro brano tratto Dalla stessa composizione
Teodoro di Mira, Gregorio di Neocesarea e dello stesso padre sul miracolo dei medesimi
Teodoro di Amorio, al conciliabolo il testo fu santi, racconta i miracoli compiuti dalle icone
volutamente troncato36. Teodoro di Mira di Gesù, della Madre di Dio e di san Giovanni
riconobbe che i vescovi durante il concilio il Precursore. Inoltre è riportato l’episodio di
iconoclasta erano stati volutamente un anacoreta tentato dal diavolo, il quale gli
imbrogliati, poiché erano stati forniti loro prometteva la serenità se avesse smesso di
degli estratti incompleti37. Costantino, venerare l’icona della Madre di Dio45.
diacono e notaio, lesse Da questi dogmi, che Numerosi, ancora, furono i racconti su icone
sono stati tratti tra le sante memorie di miracolose dei santi Cosma e Damiano e su
Massimo e Teodosio, vescovo di Cesarea di icone della Madre di Dio e del Salvatore
Bitinia, e dei consoli che erano con lui Gesù, che sudavano olio46. Simeone,
durante il III concilio di Costantinopoli nel igumeno della regione, porse un libro a
quale si afferma che "tutti avevano venerato i Niceta, diacono e notaio del patriarcato, il
santi vangeli, la preziosa croce e l’immagine quale lesse un brano tratto da Per la lavanda
di Gesù Cristo nostro Dio e Salvatore, e della dei piedi47 di Severiano di Gabala,
nostra Signora, la tutta santa Théotokos..."38. erroneamente attribuito a san Giovanni
Elia, protopresbitero della santa chiesa della Crisostomo. Pietro, lettore e notaio del santo
Nostra Signora Madre di Dio delle Blacherne, patriarcato, lesse un passo dal Quarto discorso
lesse il canone 82° del concilio Quinisesto, contro gli Ariani48 di sant’Atanasio, dove il
detto anche Trullano (692) dove si afferma santo padre aveva affermato che tutto ciò che
che l’antica immagine di Cristo, è indirizzato all’immagine dell’imperatore è
simboleggiato dall’Agnello, può essere diretto alla persona dell’imperatore stesso49.
sostituita dalla sua figura umana39. I due Niceta, diacono e notaio, lesse un passo dai
legati del papa avevano con sé il Quinto Trenta capitoli ad Anfilochio sullo Spirito
discorso in difesa dei Cristiani contro i santo, capitolo diciassettesimo di san
Giudei, o delle icone dei santi40 di Leonzio di Basilio50. Costantino, diacono e notaio, lesse
Neapoli di Cipro che attaccava i Giudei nella un altro testo tratto dal Discorso contro i
prima metà del VII secolo, proposero a Sabelliani, Ario e gli Anomei di san
Stefano, diacono e notaio, di leggere da tale Basilio51. I legati del papa presentarono,
testo un brano, in cui il concetto di immagine tramite lettura di Demetrio diacono, un brano
è definito come un “segno” che rimanda ad tratto Dall’epistola del nostro santo padre
una realtà così come la parola41. Si ricordò, Basilio al trasgressore Giuliano52.
inoltre, la differenza concreta che si manifesta Interessante approfondire questa lettera che
nella venerazione dell’icona rispetto al culto non è presente nei manoscritti dell’epistolario
della materia: "noi non adoriamo la materia, basiliano e quindi evidentemente un apocrifo
ma il Dio invisibile"42. Il monaco Stefano risalente all’età dell’iconoclasmo53. Gregorio
lesse un brano tratto dalla Lettera di il diacono lesse un brano tratto dalla Vita di
sant’Anastasio vescovo di Theopolis ad uno san Simeone lo Stilita, scritta da Teodoreto
scolastico, per mezzo della quale gli risponde vescovo di Cyro, mentre Cosma diacono lesse
sul dubbio postogli da lui, mentre Costantino dalla Vita del padre nostro Simeone, della
citò un passo tratto dal Discorso del sabato mirabile montagna capitolo
del nostro santo padre Anastasio a Simeone centodiciottesimo. A proposito della donna di
vescovo di Bostra, nel quale è spiegata la Rosopoli che era sterile, oppressa dal potente
differenza tra i termini proskunhsiV e latreia demonio la quale resa sana e feconda, collocò
cioè tra venerare e adorare. Venerare è nella sua casa l’immagine del giusto, che
rendere onore, adorare è riconoscersi creature magnificamente compiva miracoli54. Il
di Dio43. Gregorio, igumeno del monastero di vescovo Teodoro di Catania suggerì un brano
Orsmida, portò un libro di san Sofronio di tratto dal Discorso in onore del beato Barlaam
Gerusalemme, Encomio dei santi Ciro e martire di san Basilio55, probabilmente
“Iconoclastia e Concilio di Nices II (787)” - di Antonio Calisi pag. 12

apocrifo di origine occidentale. Furono letti monaci non fanno parte del concilio e la loro
brani tratti dalla Vita di san Giovanni il partecipazione risponde ad una volontà
digiunatore, dalla Vita di santa Maria patriarcale di coinvolgere il partito monastico,
Egiziaca, dalla Passione del santo martire relegandolo, però, ad un ruolo gerarchico
Procopio, dalla Vita del santo padre nostro inferiore.
Teodoro archimandrita di Sikeon56. Cosma,
diacono e cubuclesio, citò la Lettera di
Gregorio, santissimo papa di Roma, a 6. Quinta sessione (4 ottobre)
Germano, santissimo patriarca di
Costantinopoli57. Teodoro, monaco e notaio Nella quinta sessione il patriarca Tarasio
lesse la Lettera di Germano al vescovo denunciò l’origine dell’ispirazione
Giovanni di Synada58. Teodoro, diacono e dell’iconoclasmo secondo le convinzioni
notaio, lesse la Lettera di Germano al vescovo religiose degli ebrei, dei musulmani, dei
Costantino di Nacolia59, mentre Costantino, pagani, dei samaritani, dei manichei, dei
diacono e notaio, lesse la Lettera di Germano fantasiasti e soprattutto dei teopaschiti i quali
al vescovo Tommaso di Claudiopolis60, credevano che l’incarnazione di Cristo fosse
dimostrando così come il seggio di avvenuta apparentemente. Il Patriarca affermò
Costantinopoli avesse conservato l’ortodossia. che gli iconoclasti non erano veramente
Dalla lettura di queste lettere il santo Patriarca cristiani, poiché si erano posti fuori della
concluse che i cristiani adorano un solo Dio, tradizione della Chiesa e, pertanto, dovevano
non gli idoli61 e pertanto l’icona di Cristo essere considerati eretici66. Si riprese la
permette di comprendere la Redenzione lettura dei testi favorevoli al culto delle icone
grazie alla Sua santa Incarnazione. Se il e furono smascherate le frodi del concilio di
Cristo non avesse scelto di diventare uomo, Hieria, che fu, quindi, dichiarato eretico.
non ci sarebbe bisogno di rappresentazioni62. Cosma, diacono e notaio, lesse un brano tratto
L’onore che si rende ai santi è diverso: è un dal Secondo insegnamento di san Cirillo,
omaggio ispirato dall’amore, in quanto arcivescovo di Gerusalemme e un altro tratto
costituiscono un esempio di forza, una regola dalla Quinta lettera al giovane imperatore
di vita, uno stimolo per rendere gloria a Giustino di san Simeone lo Stilita, il quale salì
Dio63. Al termine della sessione, Tarasio sulla mirabile montagna67. Demetrio diacono
elogiò i santi padri, custodi della Chiesa citò un brano tratto dal Discorso di Giovanni
cattolica; i membri del concilio condannarono vescovo di Tessalonica68. Il monaco Stefano
le novità introdotte dagli iconoclasti e fu lesse una pagina dalla Disputa fra un giudeo e
elaborata una prima stesura di un documento un cristiano69 e il diacono Epifanio, che
che sarebbe divenuto l’horos del concilio64, parlava a nome di Tommaso, vescovo di
in cui furono ribaditi i dogmi del simbolo Sardegna, lesse due brani tratti dai Viaggi
niceno-costantinopolitano, la validità delle apocrifi dei santi Apostoli. Questi brani,
tradizioni scritte e orali della Chiesa, dei sei presentati da Epifanio, furono letti per far
precedenti concili ecumenici e infine fu conoscere al concilio su quali testi gli
sancita la legittimità del culto delle sacre iconoclasti basarono le loro affermazioni
icone. Questo documento fu firmato da eretiche. Tarasio dichiarò che questo testo era
trecentotrenta membri presenti, primi tra tutti contrario al santo Vangelo e che conteneva
i legati del papa, Tarasio, i rappresentanti dei affermazioni simili a quelle dei Fantasiasti, i
troni orientali, da tutti i vescovi, dai ventotto quali consideravano il corpo di Gesù
preti o monaci rappresentanti di vescovi e in incorruttibile sin dal momento
testa Saba igumeno di Stoudios seguito da dell’Incarnazione. Il patrizio Petronas chiese a
centotredici igumeni e dieci monaci delegati Gregorio di Neocesarea e a Teodoro di
dai loro monasteri65. È interessante notare Amorio se questi libri fossero stati letti a
che le firme dei monaci non furono apposte Hieria ed i vescovi risposero che i pittakia
all’horos finale del concilio, che costituisce il erano stati corrotti. Pietro il lettore, lesse un
testo dogmatico ufficiale. Ciò significa che i passo dal Libro di Anfilochio di Iconio sulla
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falsa attribuzione degli eretici70, dove si gli angeli portando divisione tra il popolo
afferma che questo scritto era stato attribuito cristiano di Giovanni, vescovo di Gabala78. Il
agli Apostoli. A Hieria furono letti, inoltre, diacono Demetrio affermò che, quando era
alcuni scritti di Eusebio di Cesarea, di stato mandato nella santa Grande Chiesa di
Filosseno di Mabbug e di Severo di Costantinopoli con l’incarico di skeuophylax,
Antiochia. I legati romani affermarono che la aveva esaminato il registro e aveva scoperto
dottrina di Eusebio era estranea alla Chiesa che mancavano due grandi libri con immagini
universale, poiché conteneva elementi della miniate; facendo ricerche, scoprì che gli
dottrina ariana71. Il monaco Stefano lesse un iconoclasti li avevano bruciati. Aveva trovato,
sermone di Antipatro di Bostra, poi, un libro di Costantino chartophylax che
Contraddizioni in Eusebio vescovo di Cesarea conteneva scritti sulle venerande icone e,
favorevole alle definizioni di Origene, in cui mostrando il volume all’assemblea conciliare,
dimostra che Eusebio di Cesarea era propenso fece notare che molti fogli erano stati tagliati;
alle dichiarazioni di Origene72. Il diacono e dallo stesso volume aveva letto, inoltre, un
skeuophilax Demetrio lesse un brano dalla brano del Panegirico per tutti i santi martiri79,
Storia ecclesiastica di Teodoro Lettore73, in dove veniva spiegata la legittimità delle icone.
cui si racconta che Filosseno di Mabbug era Tarasio, dopo questa lettura, condannò i suoi
stato consacrato vescovo, senza aver ricevuto predecessori Anastasio, Costantino e Niceta
prima la divina iniziazione74. Stefano, per la loro disonestà nell’aver mutilato i libri.
diacono e notaio del patriarcato, lesse dalla Furono analizzati, poi, altri testi, i quali
Storia ecclesiastica di Giovanni attribuivano notevole importanza
Diacrinomeno un’affermazione di Filosseno all’atteggiamento dei cristiani nei riguardi
di Mabbug secondo la quale attribuire corpo delle icone. In tale ottica il concilio citò vari
agli angeli non è conforme all’ordine divino, miracoli attribuiti alle icone e reputò autentico
dipingere l’icona di Cristo non rende a Lui l’episodio, raccontato nel Quarto discorso
onore e gloria e rappresentare lo Spirito Santo della storia ecclesiastica di Evagrio80,
sotto forma di colomba costituisce un atto dell’invio del ritratto di Gesù Cristo al re
puerile. Inoltre lo stesso autore, oltre ad Abgar di Edessa81. Il monaco Stefano lesse
insegnare queste cose, distrusse molte alcuni brani in cui viene narrata la storia
icone75. Dopo queste letture il patriarca dell’eremita Limonario, il quale venerava
Tarasio affermò che coloro i quali non un’icona della Madre di Dio miracolosa82. In
avevano accolto le sante icone non erano seguito Tarasio invitò Giovanni, che
battezzati e, quindi, non potevano essere rappresentava i patriarchi di Oriente, a
considerati cristiani. Costantino lettore citò un favorire la sua testimonianza. I legati orientali
brano tratto dalla Vita del santo padre nostro narrarono in breve la storia musulmana fino al
Saba76 e il monaco Antonio lesse un passo califfato di Yazid II; furono raccontate,
dalla Petizione consegnata al santo concilio, quindi, le vicende di un falso profeta ebreo, il
riunitosi in questa imperiale città contro quale aveva promesso al califfo che il suo
Severo, eretico ed acefalo, dai chierici e dai regno sarebbe durato trent’anni se egli avesse
monaci della santa Chiesa di Dio della ordinato di distruggere le icone nel suo
megalopoli di Antiochia, in cui Severo di califfato. L’ordine fu eseguito dagli ebrei e
Antiochia è presentato come il capo degli dai musulmani e, così, furono distrutte le
acefali; questi aveva aggiunto al suo icone su tavole, sui mosaici, sui vasi sacri e
monofisismo una attività iconoclasta, sulle vesti; Yazid, però, morì due anni più
appropriandosi, per proprio utile, delle tardi e Giovanni dichiarò che egli era stato
colombe d’oro e d’argento appese sopra i condannato al fuoco eterno83. Al termine
fonti battesimali e sugli altari, che della presentazione di queste nuove
rappresentavano lo Spirito Santo77. Inoltre il testimonianze, Saba, igumeno di Studios,
diacono notaio e referendario Stefano lesse chiese che le icone fossero portate in
da: Sulla vita e la condotta dell’eresiarca processione. La proposta fu sottoposta al
Severo che predicava insane dottrine contro concilio. Il primo delegato del papa, poi,
“Iconoclastia e Concilio di Nices II (787)” - di Antonio Calisi pag. 14

espresse il desiderio di portare un’icona nel quel concilio. L’incarico di leggere per esteso
mezzo dell’aula conciliare, perché tutti le l’horos del concilio di Hieria aveva un duplice
rendessero omaggio. Le proposte furono intento, garantire l’autenticità delle
accettate ed al termine della sessione dichiarazioni iconoclaste e dare una
s’intronizzò l’icona di Cristo accanto al Santo testimonianza tangibile della sua sincera
Vangelo, riconoscendo, in tal modo, all’Icona conversione all’iconofilia. Successivamente il
lo stesso valore e ruolo della Parola. Egli diacono Giovanni lesse gli articoli del
suggerì inoltre di distruggere e di bruciare concilio di Hieria, mentre il diacono Epifanio,
tutti gli scritti pubblicati contro le sante icone, appartenente all’eparchia di Catania e
ma tale proposta non fu eseguita84. Giovanni, rappresentante dell’arcivescovo di Sardegna
delegato dei patriarcati orientali, glorificò la Tommaso, ne confutava i contenuti, mediante
città di Nicea che per la prima volta aveva la lettura di testi redatti da autori
espresso la piena fede nel Cristo e che per la sconosciuti86. Non intervenne nessun
seconda volta manifestava il Cristo nei vescovo, ma pazientemente, ascoltarono le
simboli della sua economia85. Venne, così, risposte, le osservazioni e le critiche al
condannato il concilio di Hieria, poiché aveva conciliabolo.
ingannato i cristiani.

8. Settima sessione (13 ottobre)


7. Sesta sessione (6 ottobre)
Nella settima sessione fu esposta la dottrina
La sesta sessione fu la più lunga. Iniziata il 6 del concilio. Gli atti iniziano con la lista di
ottobre, secondo gli Atti greci (il 5 secondo tutti i vescovi presenti, trecentoquarantatre,
gli Atti latini) aveva lo scopo di scomunicare esclusi gli igumeni e i monaci, in quanto non
coloro che erano contrari al culto delle icone, avevano potere deliberativo. Erano tutti riuniti
qui definiti Cristianokathgoroi (accusatori dei davanti all’ambone di santa Sofia, da dove
Cristiani) e invalidare il sinodo iconoclasta, Teodoro, santissimo vescovo di Tauriana,
che si era definito "settimo ed ecumenico", isola dei Siculi, preso nelle mani il libro, lesse
difatti, l’esposizione delle prerogative e delle la decisione, dopo che era stata spiegata87.
qualità necessarie per l’ecumenicità di un L’horos, il documento ufficiale del Concilio,
sinodo erano state rese formali per la prima si può dividere in quattro parti: la prima è
volta in questa sede. È chiaro, per i sinodali, dedicata alla presentazione dell’opinione di
che un concilio per essere universale doveva quanti hanno disonorato le immagini sacre di
avere la presenza, o se non altro, l’invio dei Cristo, della Vergine e dei santi mettendole
legati del Papa di Roma e dei quattro sullo stesso livello degli idoli. La seconda
Patriarchi orientali, doveva confessare i parte manifesta il proposito del Concilio di
principi della fede conformi alle dottrine accodarsi con la Tradizione ininterrotta della
esposte dai passati concili ecumenici e dopo Chiesa presentata dai sei concili ecumenici
di che, le sue deliberazioni dovevano essere precedenti, tanto è vero, è riportato il credo
accolte da tutte le Chiese. In seguito, durante niceno-costantinopolitano e sono riepilogate
questa sessione, si esaminò paragrafo per le eresie condannate da essi. La terza parte è
paragrafo il concilio iconoclasta di Hieria del dedicata alla difesa delle icone sacre nella
754, fornendo spiegazioni e confutando punto quale si asserisce che la pittura iconografica
per punto le sue affermazioni. Su proposta del fa parte della Tradizione stabilita in forma
segretario Leonzio, Gregorio, vescovo di scritta e orale della Chiesa, che è in accordo
Neocesarea, che aveva partecipato al con le Sacre Scritture e con l’insegnamento
conciliabolo, lesse le definizioni del pseudo- dei santi Padri e dichiarando che il Verbo di
concilio. Fu scelto Gregorio tra i diciassette Dio si è realmente fatto uomo in Cristo Gesù,
vescovi iconoclasti riconciliati, poiché il con un’incarnazione vera e non immaginaria,
sinodo niceno riconosceva in lui il capo del appunto per questo, l’immagine è apportatrice
movimento iconoclasta e il protagonista di di un beneficio identico a quello del racconto
“Iconoclastia e Concilio di Nices II (787)” - di Antonio Calisi pag. 15

evangelico, giacché cose che alludono decreto insieme al figlio89, assumendo con
reciprocamente l’una all’altra, senza dubbio, tale gesto il ruolo di protettori della Chiesa.
recano il riflesso l’una dell’altra. Appunto per Gli atti del concilio riportano in seguito
questo, le icone di Gesù e quella della sua ventidue canoni di carattere legislativo,
santa e vivificante Croce, della Madre di Dio, amministrativo e disciplinare. Al termine
degli onorabili angeli e di tutti i santi, fatte di degli atti conciliari, vi è un encomio che
colori, di pietre preziose o di altro materiale doveva essere pronunciato dal patriarca
conveniente, devono essere mostrate nelle Tarasio ma fu proferito dal diacono Epifanio.
chiese, sui muri e sulle tavole, sui sacri vasi e Tale documento respinge nuovamente
sui paramenti, nelle case e per le strade. l’accusa di idolatria mossa nei confronti degli
Quanto più di continuo Essi vengono visti ortodossi che veneravano le sacre icone. La
attraverso la rappresentazione iconica, tanto Chiesa ha sempre rispettato la dottrina di
più quelli che le guardano vengono elevati al Cristo, il quale ha liberato l’umanità
ricordo ed all’ardente desiderio dei Prototipi. dall’idolatria. Per tale motivo Epifanio invita
Alle icone si può rendere tributo con un a rendere gloria a Dio e a lodare il santo
amorevole saluto ed una venerazione fatta di concilio attualmente riunito, rivolgendo,
offerta di incenso e di luci, secondo il devoto infine, un ringraziamento al patriarca
modo di comportarsi degli antichi, non con Tarasio90. Come espressione visibile del
l’autentica adorazione (latreia), che è dovuta ristabilimento del culto delle immagini, fu
soltanto alla divina natura, ma con lo stesso ripristinata l’icona di Cristo sulla porta
tipo di venerazione (proskunhsiV) Chalké del palazzo imperiale, assumendo
riconosciuta all’immagine della preziosa e valore di emblema per eccellenza della
vivificante croce, ai santi Vangeli ed alle altre testimonianza di reazione tra iconoclastia ed
cose sacre consacrate a Dio, difatti, l’onore iconodulia91.
dato all’icona passa al suo Prototipo, a Colui
che è rappresentato, si venera l’immagine ma
l’onore va alla Persona che essa riproduce. La
quarta ed ultima parte contiene gli anatemi SECONDO PERIODO
contro coloro che rifiutano le sacre immagini,
che osano pensare o insegnare diversamente, ICONOCLASTA (813-842) E
o come gli eretici sacrileghi, osano violare le VITTORIA
Tradizioni della Chiesa o rigettare qualcuno DELL’ORTODOSSIA
degli oggetti che per la Chiesa sono sacri, se
sono vescovi o chierici, saranno deposti, se
monaci o laici, saranno esclusi dalla Costantino VI, nel 790 si era impadronito del
comunione88. Di seguito vengono riportate potere al posto della madre Irene e portò il
trecentodue firme dei vescovi e dei presbiteri regno verso la rovina con le sue campagne
vicari delegati. Ai primi posti, in ordine di militari in Bulgaria, dove fu sconfitto. Inoltre
onore, troviamo le firme dei legati del papa, lo scandalo dei suoi matrimoni sollevò delle
di Tarasio e di Giovanni, rappresentante dei proteste. Il 15 agosto 797 Irene riprese il suo
Troni orientali. posto e fece uccidere il figlio nella sala di
porpora in cui era nato ventisette anni prima.
Fu un episodio che certamente non la rese
9. Ottava sessione (23 ottobre) popolare agli occhi del popolo. Intanto la
situazione precipitava sempre di più fino al
L’ottava e ultima sessione si tenne nel palazzo 802, che vide il rovesciamento del trono. I
Magnaura a Costantinopoli e fu convocata suoi due successori, Niceforo Logoteta (802-
allo scopo di esporre agli imperatori 811) e Michele Rangabé (811-813) restarono
Costantino e Irene i risultati del santo ed fedeli alle decisioni del concilio di Nicea.
universale sinodo. L’imperatrice, dopo aver Morì il patriarca di Costantinopoli Tarasio e
pronunciato un discorso, sottoscrisse il al suo posto venne eletto un eremita laico di
“Iconoclastia e Concilio di Nices II (787)” - di Antonio Calisi pag. 16

nome Niceforo. I monaci si opposero a questa convocò un concilio che rinnovò i decreti
elezione non canonica perché fu eletto iconoclastici. Ma questa notizia è tarda e
direttamente patriarca. Niceforo annullò la molto sospetta dal momento che fonti
scomunica al sacerdote Giuseppe che aveva contemporanee mostrano di non sapere nulla.
celebrato il matrimonio illecito di Costantino Nell'842 morì l'imperatore Teofilo ed il potere
VI. Il 26 luglio 811 muore in battaglia passò nelle mani della moglie Teodora perché
Niceforo ed il 2 ottobre venne eletto Michele il figlio Michele III (842-867) era ancora
I suo cognato. Egli fu un sovrano molto bambino. Ella per prima cosa depose il
debole ma un ardente sostenitore del culto patriarca Giovanni perché si rifiutò di
delle icone. Sotto il suo regno molti iconoduli partecipare ad un concilio da lei convocato
esiliati ritornarono in patria L'11 luglio 813 nel marzo 843 a Costantinopoli e al suo posto
Michele Rangabé venne deposto dal trono e si fu promosso Metodio che subì numerose
ritirò in un monastero e al suo posto fu eletto torture e fu mutilato nel viso e nelle labbra
Leone V l'Armeno (813-820). Questi era sotto gli imperatori Michele e Teofilo. Questo
ostile alle immagini sacre e quindi raccolse concilio ripropose i canoni dei sette concili
tutti gli atti del concilio di Hieria e costrinse il ecumenici precedenti, dichiarò legittimo il
patriarca Niceforo a proibire il culto delle culto delle icone e l'iconoclastia fu
icone. Egli si rifiutò e fu esiliato e sostituito nuovamente condannata come eresia. Questo
da un laico che divenne patriarca col nome di avvenimento fu celebrato l'11 marzo 843 e
Teodoto Melisseno (815-821). Nell'815 tutt'ora si ripete ogni prima domenica di
convocò un concilio a Santa Sofia che Quaresima. Nella cattedrale di Santa Sofia,
confermò il concilio iconoclasta di Hieria e finalmente la vera dottrina aveva trionfato.
condannò il concilio di Nicea II. Il popolo si
oppose a questa decisione e Teodoro lo
Studita organizzò una solenne processione di
icone portate da monaci nella domenica delle
palme. La notte di Natale dell'820 Michele
l'Amoriano, vecchio amico d'armi
dell'imperatore, nella chiesa di Santa Sofia
fece uccidere Leone V davanti all'altare e si
face proclamare imperatore. Questi, che era
un uomo d'armi senza istruzione, scrisse una
lettera a Ludovico il Pio dove si lamentava
degli abusi nel culto delle icone. Egli
ammetteva l'uso delle icone, ma non il loro
culto perché aveva paura che tutto
degenerasse nella superstizione. Sicuramente
egli era un iconoclasta visto le sue origini, il
fatto che abbia fatto educare il figlio da
Giovanni Grammatico e che dopo la morte di
Teodoto fu eletto il vescovo Antonio Sileo
che con Giovanni Grammatico partecipò alla
stesura degli atti del sinodo iconoclasta
dell'815. Alla sua morte gli successe il figlio
Teofilo (829-842). Sotto l'influenza del nuovo
patriarca Giovanni il Grammatico,
incominciarono le persecuzioni contro i
vescovi e i monaci favorevoli al culto delle
icone, come Teodoro e Teofane, ai quali
furono incise col fuoco sulla fronte frasi
oltraggianti. Nell'832 sembra che l'imperatore

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