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D IR IT TO CIVILE
A U STRI A CO
SISTEMATICAMENTE ESPOSTO ED ILLUSTRATO
DAL
V ENEZIA
CO' TIPI DELL' ED. GIUSEPPE ANTONELLI
PREMIATo con medaglia d'ono
1837
A C HI I IL E G G. E
ºe Segº egatº
IL TRADUTTORE.
PREFAZIONE DELL'AUTORE.
–-rºº -–
-sººs e --
– ºè Gd --
S. 1.
S. 2.
Sunto della storia del Diritto Privato Austriaco.
Diritto Austriaco prima della compilazione
di un Codice proprio.
S. 4.
S. 5.
Primo progetto del Codice Civile Universale,
S. 6.
Codice Giuseppino.
- S. 7. -
S. 8.
S. 9 ,
Fonti del Diritto Civile Austriaco, a) Codici
diversi da quello Civile.
(6) Editto del 12 agosto 1814. Collezione delle leggi tirolesi, Tomo I,
pag. 369. - -
(7) Aulico Decreto del 2o luglio 1816. Leggi Giudiz., 268. N. 1147.
(8) Decreto della Cancelleria Aulica 4 ottobre 1816. Collezione delle leggi -
S. 1o.
b) Collezioni,
S. 11.
(1) Jus civile est, quod neque in totum a naturali, vel gentium recedit, nec
Per omnia ei servit ; itaque cum aliquid addimus, vel detrahimus juricommu
mi, ius proprium, id est civile, efficimus. L. 6. pr. D. De justitia et jure,
22 I N TIR O D U Z I O N E
scono sulle leggi civili. La quale scienza per noi si acquista mercè
lo studio della storia, della statistica e della dottrina di Stato
in istretto senso, cioè a dire della politica.
3) La cognizione delle basi positive, a cui si appoggia l'at
tuale Diritto, e quindi delle leggi precedenti.
4) La cognizione della letteratura del Diritto Austriaco.
5) Finalmente la conoscenza del Codici stranieri, e massime
di quelli che immediatamente influirono nella formazione del
l'austriaco, sì per la teorica loro utilità, come anche per la pra
tica applicazione delle leggi straniere che talvolta rendesi pur
necessaria. -
S. I 2.
S. 13.
Codici stranieri
(1) Vedi il Giornale Viennese, Anno 1833, N.° 153, e gli Annali di Schunk,
l'omo XXIII, fasc. II, pag. 1o9.
S. 13. conici srRANIERI. 33
– tºººd -–
F7 -) !! !! |× × × ± •
PATENTE PROMULGAToRIA
–ssessº –
S. 14.
S. 15.
In qualiProvince ed a quali poche il codice civile abbia
ottenuto forza obbligatoria,
( Capoverso III della Pat. Promulg.)
S. 16.
Quali Leggi siano state abolite dal Codice Civile.
(Capoverso IVdella Pat. Promulg.)
(1) Vedi nel Manuale dell'Autore le diverse epoche, in cui ebbe forza di
legge il Codice Civile; Vol. I, pag. 13. -
(2) Patente del 6 agosto 18o6. Leggi Politiche, Tomo XXVII, pag. 1.
(3) Decreto dell'Aulica Cancelleria 12 marzo 1813. (Leggi Politiche, T. XL,
p. 4o); ed Aulico Decreto del 22 febbraio 1822. (Leggi Giudiz., N. 1845, p. 82).
- CAPOVERSO QUARTO DELLA PAT. PROMULG. 39
Quantunque sotto la denominazione di Diritto comune soglia
intendersi in lato senso tanto il Diritto romano ed il canonico,
come ancora il Diritto feudale longobardico, nullameno il Legisla
tore non può aver qui dato a tali parole la maggior loro esten
sione; perocchè avendo Egli disposto al S. 359 del Codice, che,
ºguanto ai feudi, se ne tratta nel Diritto particolare feudale, e
constando appunto esso Diritto feudale non solo delle prescrizio
mi di legge relativamente a feudi emanate nell'Austria, ma ben
anche di quelle del Diritto feudale longobardico, l'efficacia di
questa parte del Diritto comune venne per conseguenza espres
samente confermata. - - -
(i) Aulico Decreto del 21 febbraio 18oo. Leggi Giud, N. 494, pag. 78.
(2) Aulico Decreto del Sup. Trib. di Giust., 15 luglio 1826. Vedi il Manuale
dell'Aut., Parte II, pag. 283. -
CAPOVERSO v DELLA PAT. PROMULG. 4i
S. 17.
6
42 S. 18. APPLIC. DEL con. ALL'Usoc. ED ALLA PREsCR.
mandato, quanto mediante un atto bilaterale, per es. un cou
tratto. Sotto il nome poi di dichiarazioni di volontà, che possano
cambiarsi ad arbitrio del dichiarante, si debbono comprendere
principalmente le dichiarazioni d'ultima volontà già emesse dai
testatori, che vivevano ancora al momento nel quale questo Co
dice fu pubblicato, ovvero che vivono tuttavia; perocchè pote
vano queste venir ad arbitrio cangiate, siccome quelle per cui,
vivente il testatore, nessuno conseguì ancora un diritto. Ed il
perchè si credette opportuno di non prescrivere ai testatori, che
abbiano a mutare queste loro disposizioni, sta nella ripugnanza
che d'ordinario provano gli uomini adintraprendere cotale azione.
Altri atti di simil genere sarebbero, per esempio, il mandato di
conchiudere un matrimonio, rispettivamente alla persona, con cui
dev'essere celebrato, ovvero la semplice promessa fatta a van
taggio di un terzo; mentre finchè il matrimonio non sia contratto,
finchè il terzo non abbia ricevuto notizia della promessa che a
suo vantaggio fu emessa ($ 1o 19), siccome queste terze per
sone non acquistarono ancora verun diritto, può la fatta dichia
razione rivocarsi del tutto, e quindi tanto più essere ad arbi
trio cangiata.
S. 18.
Se ed in quanto il Codice possa applicarsi riguardo
all'Usucapione ed alla Prescrizione.
(Capoverso VI della Pat. Promulg.) -
S. 19.
S. 2o.
(1) Vedi il Fasc. VIII del Giornale della Giurisp. Austr., Anno 1836, p. 76.
48 S. 12, confermA DELLE LEGGI PoliTICHE, Ecc.
ricorrere nei casi da esso Art. VII contemplati; e che in oltre
non si può dimostrare, com'esso Diritto romano sia mai dive
nuto parte integrante delle leggi mercantili e cambiarie per esser
visi elleno in alcuno passo riportate, locchè a rincontro accade
in più luoghi del Diritto feudale longobardico; duopo sarà con
chiudere, che le leggi romane non possano riguardarsi come ri
confermate dal sovra citato passo della Patente promulgatoria.
S. 2 1.
(2) Notificazione Governativa del 7 giugno 1826. Collezione delle Leggi pel
l'irolo, Tomo XllI, pag. 235.
1 7
5o S. 22. coNFERMA DELLA PATENTE FINANZIARIA.
S. 22.
(1) Vedi il Manuale dell'Aut., ediz. seconda, Vol. I, pag. 22. Una versione
francese di questo Codice Civile trovasi nell'opera intitolata: Collection des
lois civiles et criminelles des états modernes; Rennes 1836, III e IV di
spensa. Vedi al proposito i cenni di Mittermaier nel Giornale per la Giurispru
denza straniera, Tomo IX, Fasc. II, pag. 323. - -
CAPOVERSO X DELLA PAT. PROMULG. 53
– e º di e- –
INTRODUZIONE
AL
S. 24.
S. 25.
Gli aulici decreti emanano dai Dicasteri Aulici. Sono vere leg
gi, quando riferiscono una Risoluzione del Monarca; nel qual
caso la promulgazione del Sovrano volere viene eseguita per or
gano di quell'aulico dicastero, che tratta la relativa materia. Ma
se questa appartiene a più dicasteri, ciascuno ne fa per parte sua
comunicazione alle magistrature da sè dipendenti: onde avviene
che una stessa disposizione porti date diverse, per cui a ritrovarla
più facilmente nelle varie Collezioni di leggi, è necessario osser
vare da qual dicastero sia stata pubblicata. -
(1) Vedi le disposizioni relative, nel Manuale dell'Autore, Vol. I, pag. 23-26.
62 S. 25. PRoMULG. DELLE LEGGI E suE coNsEGUENZE.
tenere, ed anche nelle Raccolte provinciali, qualora sieno di
maggiore e più generale importanza.
La regola del S 2 parte dal principio, che, pubblicata debita
mente una legge, ciascuno è tenuto a prenderne cognizione, ed a
conformarvisi nei casi occorrenti. Senza questa regola, nulla sa
rebbe l'efficacia delle leggi, poichè, per non osservarla, baste
rebbe allegare di non averla conosciuta: mentre la prova del
contrario riuscirebbe nella maggior parte dei casi assai difficile,
e forse del tutto impossibile. Per la qual cosa siffatta massima è
stabilita non solo nelle civili, ma in ogni altra specie di legge. Nè
la sua applicazione presenta realmente le gravi difficoltà che apri
ma giunta potrebbe sembrare; imperocchè le norme da osservarsi
negli ordinari affari, come dire, nelle compre, nelle locazioni e si
mili, si apprendono prestamente dall'uso quotidiano; quanto poi
agli affari meno comuni o più gravi, vuole prudenza che di caso
in caso si studino le prescrizioni relative, e, dove non basti la
propria intelligenza, si consultino esperte persone. Eleggendo
instrutti legali, ed obbligando in campagna i giudici delle Signo
rie (Sustitiaten) ad assistere i sudditi (untettºanen) col loro consi
glio, lo Stato provvede abbastanza perchè il cittadino non manchi
d'istruzione ne' casi occorrenti; e talvolta impone perfino a co
loro, che agiscono in nome delle parti, l'obbligo d'invigilare per
chè certi negozi sieno conclusi in forma da sortire pieno effetto
legale: come, per esempio, ai curati nella celebrazione del ma
trimonio. -
(1) Vedi l'Aulico Decreto 13 febbraio 1795, let. p (Leggi giudiziarie pagi
ne 181, num. 217. e la Memoria del Dott. Hirschmann nel Giornale di Giuri
sprudenza Austriaca an. 1836, fasc. 9. Pag. 163.)
64 S. 26. PRINCIrio E coNsee. DELL'EFFICACIA DELLA LEGGE.
S. 26.
mostrar dunque qual debba essere nei vari casi la norma del
decidere, osserveremo quanto segue: - ,
S. 27.
(1) Aulico Decreto 15 gennaio 1787, let. ii, Leggi giudiziarie pag. 89,
n.° 621. -
(2) Leggi giudiziarie pag. 378 n. 1258 e Manuale dell'Autore Vol. I, p. 17.
(3) Vedi la dissertazione dell'Autore sulla invalidità degli atti contrari alla
legge. Giornale di Waguer an. 1826, fasc. 6, P. 321.
68 S. 27. Estensione DELLA LEGGE RIGUARDo ALLA PERsoNa.
ne viene limitata la personale loro facoltà d'intrapren
derli, ed in quanto detti atti ed affari abbiano a produrre
delle conseguenze legali anche in queste provincie. In
quanto gli stranieri sieno obbligati a queste leggi si de
termina nel seguente capitolo.
Volendo il Codice definire più ragguagliatamente, per quali
persone sieno obbligatorie le leggi civili, distingue i cittadini,
ossia membri dello Stato, dagli stranieri. Quanto agli stranieri
conviene osservare le prescrizioni stabilite nel Capitolo seguen
te (SS. 33-38). Riguardo poi ai membri dello Stato abbiamo la
regola che le leggi civili obbligano tutti i cittadini di quelle pro
vincie, per le quali sono promulgate: sicchè, sotto questo aspetto,
le provincie austriache, per le quali il presente Codice non fu
promulgato, cioè l'Ungheria e i vicini paesi (9te6eniſinber) voglio
no riguardarsi come uno Stato estero, e i loro cittadini come
stranieri. Tuttavia la mentovata regola del S. 4 ha pieno effetto
nel solo caso che i membri dello Stato si trovino nel territorio,
pel quale queste leggi vennero promulgate; fuori di esso v'ha
luogo a qualche eccezione: onde appunto il S. 4 prosegue dicen
do che « rimangono i cittadini soggetti a queste leggi anche negli
atti e negli affari che intraprendono fuori del territorio dello Stato,
in quanto ne viene limitata la personale loro facoltà d'intrapren
derli, ed in quanto detti atti ed affari abbiano a produrre delle
conseguenze legali anche in queste provincie- »
Il paragrafo parla di atti e di affari, come di cose diverse,
perchè in realtà gli uni sono essenzialmente distinti dagli altri.
E vaglia il vero Atto è qualunque operazione (3 itigteite-ºſeuge
rung) eseguita con libero arbitrio; sia che consista nel fare, sia
che consista nell'omettere. Affare è un atto intrapreso col fine
di fondare, togliere o mutare qualche relazione giuridica. L'atto
dunque non suppone questo fine, tuttochè esso pure dia luogo
sovente a fondare o mutare relazioni giuridiche: come, per esem
S. 4 DEL CoD. civ. 69
pio il danno recato per negligenza, o la nascita d'un figlio ille
gittimo; l'affare invece vien propriamente intrapreso col fine
di variare in alcun modo lo stato di diritto: come, verbigrazia,
fanno le dichiarazioni di ultima volontà, i contratti ecc. Perciò
agli affari si dà anche la denominazione di atti legali od affari
giuridici.
Dalla disposizione superiormente riportata apparisce che due
requisiti debbono concorrere, perchè le leggi nazionali siano ob
bligatorie fuori dello Stato. Il secondo è per sè stesso evidente;
voglio dir quello che gli atti ed affari intrapresi in paese estero
sieno per produrre conseguenze legali anche nelle nostre pro
vincie; poichè, fuori di questo caso, l'atto riesce indifferente per
lo Stato, e non dà nemmen luogo all'applicazione delle nostre
leggi; come per es. se un Austriaco abbia contratto matrimonio
in paese straniero, e nè l'uno nè l'altro dei coniugi muova in
tal qualità veruna pretensione nel territorio dello Stato. Ma, posto
che i figli nati da questo matrimonio volessero far valere un di
ritto di successione legittima sulla sostanza qui lasciata dal loro
avo; allora converrebbe vedere se il matrimonio sia stato valida
mente contratto, da ciò dipendendo la decisione se loro competa
o no il diritto di successione legittima. Si avrà dunque riguardo
al primo requisito, voglio dire si cercherà se il padre aveva o no
facoltà di contrarre quel tal matrimonio; stante che le leggi, le
quali restringono la capacità personale, sono obbligatorie anche
in paese straniero.
Capacità in genere è l'attitudine ad impiegare una certa forza
o potenza in modo, che ne segua l'effetto contemplatone (1). Per
ciò, anche trattando della capacità d'intraprendere affari giuri
dici, conviene aver riguardo a certe attitudini. Queste o consi
stono in qualità inerenti alla persona: come, per esempio, il
sesso, l'età o simili; o nascono dalle relazioni in cui una persona
(1) On a toujours distingué les lois qui sont relatives à l'état et à la capa
cité des personnes, d'avec celles qui réglent la disposition des biens. Les pre
mières sont appelées personnelles, et les secondes réelles.
Les lois personnelles suivent la personne partout. Ainsi la loi française,
avec des yeux de mère, suit les Français jusque dans les régions les plus éloi
gnées; elle les suit jusqu'aux extrémités du globe. Discours prononcé par
Portalis, en présentant au Corps législatif le projet de loi formant le titre
préliminaire du Code civil.
S, 4 DEL con. civ. 73
leggi che vietano alcun atto, senza riguardo alle relazioni e qua
lità personali, vogliono riguardarsi piuttosto restrizioni della libertà
di agire, che non limitazioni della capacità personale. Onde segue,
a cagion d'esempio, che gl'interessi validamente convenuti secon
do le leggi del luogo in cui fu contratto il debito, vanno classi
ficati nella loro interezza, ancorchè per avventura sorpassassero
il limite ammesso ne' nostri Stati (1). - -
e'
74 S. 27. EsTENsione DELLA LEGGE RIGUARDO ALLA PERsoNA.
di esso si trovi sul territorio austriaco : sia che si trovi in
paese straniero. Le persone militari pertanto rimangono ob
bligate anche fuori dello Stato alle leggi austriache, quantunque
non ne sia limitata la loro capacità personale; cosicchè il S. 4
riesce loro applicabile nel solo caso, che si trovino in paese stra
(2) Aulico Decreto del 15 gennaio 1787, let. ii. Leggi Giudiz., pag. 69,
Num. G21.
S. 5 DEL cod. civ. 77
S. 28.
(1) Vedi la Memoria del Dott. Luigi Fischer intitolata: Osservazioni illu
strative del S. 5 del Cod. Civ.; Giorn. di Giurispr. Austr. an. 1835, Fasc. t 1,
pag. 247.
(2) Vedi Manuale dell'Autore Vol. I, pag. 183.
S. 5 DEL con. civ. 79
diritto acquistato. Ma sui beni non ancora pervenuti ai figli
sotto l'impero della legge Italiana, mal potevano i genitori
vantare azione di usufrutto, stantechè rispetto a questi avevano,
nell'epoca dell'introduzione del nuovo Codice, la sola possi
bilità di acquistarlo; e l'acquisto non era più ammissibile, to
stochè veniva posto in vigore il Codice Austriaco che esclude i
genitori dall'usufruttuare i beni dei figli (S. 15o).
Sonvi però certi diritti procedenti bensì immediatamente
dalla legge, ma annessi a qualche atto, in guisa che non si potreb
bero immaginare scompagnati da quello: i quali per conseguenza
vengono propriamente determinati da esso, e vanno decisi piut
tosto colle leggi imperanti all'epoca dell'atto intrapreso, che non
con quelle sussistenti al tempo dell'effettivo acquisto.
Questa distinzione rende motivo dell'Aulico Decreto 16 no
vembre 1814 sulla Falcidia e sulla legittima (1). Ed infatti vero è
che il diritto di pretendere la quarta Falcidia, o la legittima, non
che procedere dalla disposizione d'ultima volontà, viene anzi eser
citato contro di quella; ma siccome esso non potrebbe supporsi
senz'atto d'ultima volontà, giacchè, questo mancando, nè vi sa
rebbe erede gravato eccessivamente di legati, nè erede necessa
rio circoscritto nella legittima: perciò determina il succitato De
creto Aulico che l'erede eccessivamente gravato, abbia diritto di
trattenersi la quarta falcidia conformemente alle leggi anteriori,
e che in generale le dichiarazioni di ultima volontà erette avanti
l'attivazione del nuovo Codice debbano giudicarsi secondo le
leggi vigenti all'epoca in cui vennero fatte, non solo riguardo alla
validità delle forme esteriori, ma anche riguardo al contenuto,
quantunque la morte del testatore avvenisse sotto la legge nuova.
A termini di quest'aulico decreto, deve dirsi il medesimo del
diritto di accrescere, e di ogni altra determinazione di ultima
(1) Vedi il caso di diritto esposto nei materiali di Pratobevera, Vol. II,
pag. 354.
(2) Aulico Decreto 8 ottobre 1817. (Leggi Giud. p. 477. num. 1378).
- i S, 5 DEL con. civ. 83
- - , º -e . - a :
S. 29.
- i - o
(1) Conf. Ermeneutica del diritto privato Austriaco del sig. Schuster Imp.
B. Consigliere e Professore, Giornale di Wagner Anno 1828 fasc. Io; Anno
183o fasc. 5 e seg.
S. 6 DEL con. civ. 87
- - -
- - -
S, 3o,
-
; Interpretazione grammaticale.
tecniche derivate dal Diritto romano, (così, per esempio, leggiamo nel S. 191
Scusa necessaria per esimersi dalla tutela in generale; al 5.471 Del di
ritto di ritenzione; al S. 956 Donazione per caso di morte) senza che per
altro esprimano sempre l'idea, che l'antica giurisprudenza soleva attribuirvi.
Per la qual cosa conviene in tali casi stare al testo della legge anzichè all'epi
grafe, giacchè la regola Rubrica legis non est lea vale anche nell'applica
zione del Codice civile, nè possono le rubriche riguardarsi come autentica
fonte d'interpretazione: attesochè neppure si trovano nell'Edizione del Co
dice inserita nella raccolta ufficiale delle leggi giudiziarie.
S. 6 DEL con. civ. 89
sessi: come, per esempio, Coniuge, Testatore, Pupillo, Fideius
sore ecc., allora, giusta la regola grammaticale che il sesso ma
scolino comprende il femminino, e non viceversa, tali voci si ap
plicheranno ad entrambi i sessi, salvochè dal complesso della
legge non risultasse evidentemente il contrario. (1)
S. 31.
Interpretazione logica.
Stabilito il senso delle parole d'una legge, rimane ancora a
vedere se la volontà ossia intenzione del legislatore, sia rettamen
te e chiaramente espressa con quelle. Ora appartiene appunto
alla interpretazione logica il determinare, se convenga prendere
le parole secondo il loro senso naturale, ovvero darvi un signifi
cato più ampio o ristretto. Nella quale interpretazione non è già
da cercare ciò che il legislatore poteva forse pensare o volere, ma
sibbene ciò che ragionevolmente, o secondo l'ordine logico, do
veva volere. Perocchè il possibile non dà sufficiente fondamento
alla interpretazione della legge,appunto perch'è accidentale, incer
to ed indeterminato (2). Fra le varie dichiarazioni possibili a senso
della parola, conviene pertanto scegliere quelle, che nulla hanno
di contradditorio, di vago, d' assurdo, e per le quali la dis
posizione della legge non rimane senz'effetto (confr. i SS 655
e 914). Di che però non segue potersi sostenere che in ogni
parola e in ogni passo, si debba trovare un senso speciale; giac
ch'è manifesto che in molti passi la legge null'altro fa che ripe
tere o ricordare le cose già dette. Così per esempio nei SS. 153
e 245 è ripetuta la disposizione del S. 49 e seg., colà espressa
mente citati; e così del pari il $ 8o9 ripete con diverse parole
(1) Helm Critica di alcune regole proposte per l'interpretazione delle leggi,
5. 1X; Giornale di Wagner, An. 1828, Fasc. 11, pag. 294.
(2) v. Guyet, Trattati sulla materia del diritto civile. Eidelberga, 1829.
Trattato 7.º - .
- 1* I 2
9o S. 31. INTERPRETAZIONE Logica.
il tenore del S. 537 ivi stesso citato, e va discorrendo. Oltracciò
occorrono sovente alcuni passi, i quali, comechè sembrino aggiun
ti per maggiore chiarezza, pure in fatto sono superflui, e dareb
bero luogo a dubbi e contraddizioni, se altri volesse attribuirvi
una speciale importanza. Così per esempio, il S. 88 parla degli
impedimenti che fossero esistiti al tempo della conclusione del
matrimonio, sebbene ogn'impedimento, consista per sua natura
in una circostanza, anteriore al matrimonio. Così i SS. 943 e
1o45 parlano d'una tradizione effettiva, mentre pure dall'intero
tenore della legge apparisce che si vuole indicare la tradizione
effettivamente avvenuta, qual contrapposto della semplice promes
sa, ecc. Da ultimo frequentissimi sono i casi, in cui trovansi es
pressi certi corollari che, senz'altro scenderebbero per sè natural
mente dalle premesse. Ma questi corollari servono tuttavia a pre
venire ogni dubbio od errore, ed ove a ciò non servissero, voglio
no attribuirsi allo studio di parlare con la maggior chiarezza pos
sibile, il quale non di rado trae chi parla o chi scrive, a una so
verchia abbondanza.
S. 32.
-
-
S. 33.
i
º
Il S. 7 prosegue:
Rimanendo nondimeno dubbioso il caso (ossia non ba
stando i sopraindicati mezzi a deciderlo ), dovrà deci
dersi secondo i principii del diritto naturale, avuto ri
guardo alle circostanze raccolte con diligenza e matura
mente ponderate. -
(1) Nell'emergenza di un caso che non fosse deciso dalle parole della legge
dovrà il giudice avere riguardo al corrispondente senso di essa; a quanto viene
prescritto in casi analoghi, ed ai principii, e alle massime dominanti in tutta la
legge; e di qui prenderà norma al decidere Pat. 22 febb. 1791, S. 2. Collezione
tedesca delle leggi giudiziarie, pag. 12, n. 1 15; vedi anche il S. 56o del Reg. del
Proc. Civ. pel Regno Lombardo Veneto.
(2) Mittermaier Principii del Diritto privato comune germanico S. 11.
Colui, dice altrove quest'Autore (nota V. al S. 7), che chiama natura della cosa
S. 7 DEL cod. civ. 97
I* - 13
98 S. 33. Decisioni dedotte dai princiru DEL DIR NAT.
Dico pericolosi, perchè accadrebbe sovente che il giudice
partisse da altri principii che quelli del legislatore, senza che al
cuno potesse mover lagno della sua decisione: mentr'egli, avreb
be sempre modo di giustificarsi, allegando di aver giudicato se
condo l'opinione che a lui parve di dover preferire. Ed ora quali
non ne sarebbero le conseguenze, se verbigrazia, il giudice avesse
facoltà di considerare il matrimonio secondo l'una o l'altra delle
varie definizioni che ce ne danno i trattatisti del gius naturale?
Acciocchè dunque i giudizi non contengano erronee opinioni,
nè vi entri l'arbitrio, nè riescano contradditorii, fa di mestieri
che il giudice s'attenga alle massime fondamentali del diritto po
sitivo, e che quando poi è costretto ad allontanarsene, perchè
queste massime non gli offrono alcuna norma al decidere, ricorra
ai principii della pura ragione, siccome a quelli che sono l'ori
ginario fonte d'ogni diritto, giusta la dichiarazione espressamente
contenuta nel primo capoverso della Patente promulgatrice del
Codice.
Noi non intendiamo per altro di dire che il diritto di natura o
di ragione riesca inutile per lo studio e l'applicazione del diritto
positivo; giacchè, sendone esso il fonte primitivo, gli serve anzi
di fondamento alle disposizioni positive, e le giustifica, giova a
rintracciarne il vero senso, e può altresì, secondochè vedemmo,
esservi in qualche raro caso, immediatamente applicato. Così
verbigrazia lo si deve di necessità consultare nel S. 17, qualora
accada di decidere che cosa sia conforme agl'innati diritti
naturali (1).
Già s'intende che, occorrendo di dover decidere un caso se
condo i principii universali di diritto, forza è che tutte le circo
stanze importanti sieno accuratamente raccolte, e ponderatamente
esaminate, come appunto si fa in ogni altra specie di decisione.
S. 34.
S. 35.
S. 36.
anche nei casi, in cui la legge, ritenendo che certe idee si modi
fichino diversamente a seconda delle varianti circostanze di tempo
e di luogo, non credette di poter dare una stabile norma accon
cia a tutti i casi: come, per esempio, nella determinazione del
convenevole mantenimento, o della proporzionata dote, e simili.
- È naturale poi che questi modi di agire, a cui si dà il nome di
consuetudini, variino continuamente al variare delle circostanze.
Così, verbigrazia, la notificazione delle cose ritrovate, che per l'ad
dietro si faceva mercè di pubbliche strida, ora si fa coll'inserire
un avviso nelle gazzette, o coll'affiggerlo alle colonne, o ai canti
delle vie di passaggio; i tempi del pascolo, che una volta erano
indeterminati, ora sono stabiliti con maggior precisione dai nuovi
metodi di agricoltura; le spese dei funerali furono al presente
accresciute, colla recente introduzione della camera mortuaria, e
va discorrendo. E chi non sa che la misura delle doti varia se
condo la maggiore o minore prosperità delle provincie o dei di
stretti, secondo la maggiore o minor massa del danaro circolante,
secondo il maggiore o minor lusso dei tempi? Onde segue che
le consuetudini esistenti possono essere esse medesime abolite o
mutate da altre. E poichè la legge non determina quale spazio di
tempo e qual numero di atti si richiegga a stabilirle, bisogna in
tale proposito prendere per norma il senso comune, ed osservare
soltanto se si possa dire che tale sia l'uso o il costume. Di che
seende l'ulterior conseguenza che non può esservi presso noi una
consuetudine universale, avente vigore in tutti i paesi pe quali
venne promulgato questo Codice; poichè si ha sempre riguardo
all'uso dei singoli luoghi e distretti, nei quali le circostanze diver
sificano così grandemente fra loro, da non doversi sperare in tanta
vastità di territorio, che vi sia accordo fra tutti questi usi (1).
(1) Confr.
te
Wagner, Relazione dei fonti (ºutllen-Serbiltniſº) SS./ 72 78.
I I4
1o6 S. 37. statuti rnovinciali.
S. 37.
b) Statuti provinciali
(S. 11 del Cod. Civ.)
S. 38.
c) Decisioni giudiziali.
S. 39.
d) Privilegi.
(S. 13 del Cod. Civ.)
(1) Res judicata pro veritate accipitur, leg, 2o3. Dig. deregulis juris,
I lO S. 39. PRIVILEGI.
intere corporazioni, particolari diritti, oppure introduce in loro
riguardo una eccezione al diritto comune. Tale è, per esempio,
il diritto di esigere una gabella (S)lautº), e l'esenzione dall'uso
della carta bollata (e timpel-Sapier). In senso stretto i Privilegi
si distinguono dalle Esenzioni (pefreyungen): sotto il qual nome,
stando anche all'etimologia della parola, s'intendono propria
mente quelle disposizioni, in forza delle quali taluno è liberato
da qualche obbligo ad ogni altra persona incombente. Se la esen
zione si riferisce a singoli casi dicesi remissione o dispensa. Cosic
chè il Privilegio contrapposto alla Esenzione sarebbe quella spe
ciale facoltà, in virtù di cui taluno è abilitato a scostarsi in qual
che atto dal diritto comune. La quale distinzione tra Privilegi ed
Esenzioni, comechè corrispondente alla divisione che suol farsi
dei Privilegi in affermativi e negativi, riesce tuttavia presso noi
spoglia affatto di pratica importanza, poichè il S. 13 regola con
le medesime norme sì queste che quelli. Al presente la voce
Privilegio si adopera con frequenza, per dinotare la facoltà che,
come premio, viene accordata all'autore di scoperte o d'inven
zioni, di poter egli solo, ad esclusione d'ogni altro, fabbricare e
mettere in commercio certi prodotti. I quali privilegi, per distin
guerli dagli altri, chiamansi comunemente Privilegi di scoperta o
d'industria, poichè sono regolati da particolari prescrizioni non
applicabili ad altra specie di privilegi (1). È da avvertire però che,
secondo l'uso moderno della lingua, il Privilegio dà sempre l'idea
di un atto favorevole, quantunque, stando all'origine di questa
voce, derivata da priva lex, indicherebbe senza più una disposi
zione speciale, emanata sia a favore, sia a danno di qualche
persona.
-
I I2 S. 39. PRIvILEGI.
mente la sua autorità, ma la conferisce alle Magistrature da lui
costituite, così parimenti può avvenire che i Privilegi sieno con
cessi per lui da una potestà delegata. E così appunto, nel numero
delle maggiori facoltà state attribuite all'Imperial Regia Camera
Aulica, vediamo compreso anche il potere di conceder Privilegi
per nuove scoperte a termini delle prescrizioni vigenti, e di pro
rogare la durata di quelli già conceduti. (1) I principii del buon
governo insegnano se giovi in massima concedere Privilegi o to
gliere i concessi, intorno a che trovansi positive disposizioni nelle
leggi politiche. Quanto alle relazioni giuridiche dei privati fra
loro, il Codice stabilisce ciò che segue:
13. I privilegi e le esenzioni accordate a singole per
sone, od anche ad intere corporazioni saranno da consi
derarsi come ogni altro diritto se le ordinanze politiche
non contengono su di ciò una speciale determinazione.
I Privilegi adunque non differiscono dagli altri diritti se non
riguardo alla forma dell'acquisto. Rispetto poi al modo di eser
citarli, di trasferirli ad altrui e di assicurarli, vi si applicano piena
mente le regole comuni di diritto. Che se nel giudicare sulla loro
efficacia, e sulle conseguenze legali che ne derivano è prescritto
che si abbia riguardo alle relative disposizioni contenute nelle leggi
politiche, osserveremo che ciò non avviene solamente nella ma
teria del privilegi, ma che lo stesso ha luogo anche per altri diritti
privati, verbigrazia, nell'acquisto della proprietà, nel diritto di
successione, nella stipulazione dei contratti, e va discorrendo. I
privilegi d'industria sono parificati agli altri diritti anche sotto
l'aspetto che formano al pari di questi un oggetto di commercio;
poichè il privilegiato può disporne per atto di ultima volontà, ven
derlo, locarlo, o trasmetterlo ad altri in qualunque altro modo a
suo arbitrio. (2)
(1) Decreto 11 febb 1829 della Camera Aulica a tutti i Governi.
(2) Patente 31 marzo 1832 S. 1o. Leggi Giudiziarie pag. 37, n.° 2556.
S. 13 DEL con. civ. 1.13
(1) Patente 12 dicembre 1659 Cod. Aust. Parte II, pag. 183.
(2) Vedi il Decreto 25 maggio 1792 dell'Aulica Cancelleria nel Manuale
dell'Autore Vol. I, pag. 42. S. M. Imperatore Ferdinando I, nel salire al trono
paterno dispensò dalla conferma dei Privilegi. Vedi il Decreto 16 gennaio 1836
della Cancelleria Aulica, nell'Appendice al Manuale dell'Autore, pag. 1.
S. 14 DEL cod. civ. 115
S. 4o.
D E L C o DICE CIVILE
2e dia 4 %mone
-º-
CAPITOLO PRIMO
-- 9 e 23 - -
S. 41. -
- . S. 42. - - - - - . . . -
S. 43.