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D IR IT TO CIVILE
A U STRI A CO
SISTEMATICAMENTE ESPOSTO ED ILLUSTRATO

DAL

DORTo GlUSEPPE WNNN TW ARTNER


n. R. coNSIGLIERE EFF. DI GOVERNO
E PRoF. DI DIRITTo NELLA UNIvERsITA DI VIENNA

D E IL DIRITTO DELLE PERSONE


GIUSTA IL CODICE CIVILE UNIVERSALE AUSTRIACO

ºciata ºevsione Stafava


PER CURA

DEL DOTT. ANNIBALE CALLEGARI

V ENEZIA
CO' TIPI DELL' ED. GIUSEPPE ANTONELLI
PREMIATo con medaglia d'ono
1837
A C HI I IL E G G. E

ºe Segº egatº

L a somma importanza di quella parte della legislazio


ne, la quale determina i diritti e gli obblighi privati de'cit
tadini, a sè richiamava nell'Impero Austriaco sì fatta
mente le provide cure del Legislatore e le assidue medita
zioni del giureconsulti, che in seguito alla pubblicazione del
Codice Civile molte leggi e molti commenti apparirono
a complemento od illustrazione del Codice stesso. Questa
ricchissima copia di varie leggi e dottrine, difficoltando
lo studio del civile diritto nel punto medesimo che con
tribuiva a perfezionarlo, da qualche tempo rendeva alta
mente desiderevole un'opera, la quale col presentare sì
delle prime come delle seconde una compendiosa e siste
matica sposizione, agli studiosi ne agevolasse il pieno e
perfetto conoscimento. Ora a tale bisogno acconciamente
provvide nelle provincie tedesche della Monarchia il chiar.
prof. Winiwarter col suo Diritto Civile Austriaco siste
maticamente esposto ed illustrato: a tale bisogno ci go
de l'animo di poter anche noi sopperire nelle italiane,
offerendo al pubblico la versione di quest'utile suo lavoro.
IV

Il sig. Winiwarter, la cui profonda scienza nelle mate


rie civili è già ben conosciuta anche in Italia, che vide
tradotti i di lui trattati sul Possesso, sulla Collazione nella
porzione legittima ed ereditaria, sulla Prescrizione ec.,
nella presente opera, che in cinque non ampli volumi ab
braccia un commento all'intero Codice, non aggiunge
soltanto, come il più de'commentatori, ad ogni singolo
paragrafo dello stesso alcune slegate ed occasionali osserva
zioni; ma rendendo agli studiosi familiare lo spirito e la
connessione del tutto, li guida ad attribuire a ciascuna
disposizione di legge quel senso, che veramente presenta
osservata nella sua relazione coll'altre. Nè già è da
credere ch'ei si diffonda in porgere e conciliare insieme
fra loro le svariate opinioni del giureconsulti intorno
a questo od a quel passo di legge ( opera sempre
lunghissima, e spesso a leggitori nojosa); ma dopo
averle tutte con severa bilancia pesate, ne addita in
breve quel risultamenti, che portano seco l'impronta
della ragione e del vero. Egli in somma effettivamente
raggiunge il difficile scopo, che nella sua prefazione accen
nò di proporsi, quello cioè di giovare ad un punto alla
scolastica instituzione ed alla pratica del foro mediante
un'opera di cotal indole, che col dispendio di tempo
comportabile dalle altre cure della vita mostrasse il
vero senso e l'applicazione del Codice sotto tutti i
principali punti di vista, ed inoltre offerisse quanto di
più utile e buono racchiude in proposito la straniera non
meno che la nazionale giuridica letteratura. Quindi avvi
siamo non potersi con più brevità ed aggiustatezza in
dicare il merito del sig. Winiwarter, che ad esso pure
V

applicando una degna lode, la quale per altro genere di


sapienza a Romagnosi nostro fu data da un critico;
perocchè se si credette bene assestato al secondo l'ag
giunto di Rappresentante della moderna civilità, po
trebbe anche il primo a buon diritto appellarsi il Rap
presentante della dottrina attuale del diritto civile
austriaco,
Questa copiosa dottrina, opportunamente dall'Aut.
trasfusa nella presente opera, non può che tornare utilis
sima, anzi pur necessaria alla retta applicazione del Codi
ce Civile anche nelle province italiche della Monarchia. Egli
è infatti principio dal medesimo Codice ammesso, che
nell'applicare la legge debbasi attribuirle quel senso, che
si manifesta dalla chiara intenzione del Legislatore. Ora
se questo Codice venne condotto a fine in un'epoca,
nella quale non si mirava ad estenderne l'efficacia alle
nostre province, che non ancora erano aggregate all'Im
pero, in qual altro modo meglio rileveremo codesta, per
così dire, originaria intenzione del Legislatore, se non
che studiando l' intero complesso delle leggi e consue
tudini, sulla cui base fu eretto, siccome pure quelle
altre disposizioni che nell'Austria lo susseguirono,
quand'anche tutte per avventura non si fossero promul
gate nelle nostre province? Conosciuto poi una volta
lo spirito primigenio delle prescrizioni del Codice, os
sia l'intenzione con cui furono queste primamente
dettate, si può, a nostro giudizio, con assai più agevolezza
comprendere a quante e quali modificazioni esse vadano
fra noi soggette, attesa la diversità delle leggi di diritto pub
blico qui particolarmente vigenti, e quale sia inoltre il vero
VI

spirito, quale la retta applicazione delle altre leggi civili,


con cui la sapienza del Legislatore provvide alle nuove
nostre emergenze.
Delle quali poche leggi civili proprie esclusivamente
delle nostre province non sarebbe cosa nè lunga nè
malagevole il riportare il contenuto e l'epoca della pro
mulgazione, in quanto non l'abbia già fatto l'illustre
Autore: e noi ci proponiamo di formarne una breve ap
pendice al fine dell' opera, seguendo l'ordine delle mate
rie dalla stessa abbracciate.
Affine poi di rendere compiuta l'utilità del presente
lavoro, abbiamo in animo di arricchire la ricordata appen
dice coll'opportuna citazione di tutte quelle altre leggi, che,
sebbene non risguardino direttamente il Codice Civile,
nulla di meno influiscono su qualche parte delle sue dis
posizioni, limitandone, od in diversa foggia determinan
done l'applicazione. Tale è la moltiplicità delle prescri
zioni di legge, che al diritto civile si riferiscono, che,
come presso altre nazioni, così ancora nell'Impero Au
striaco, si trovò conveniente di raccoglierle in alcuni
corpi appartati, giusta certe speciali materie. Così dal
Codice Civile, parte principalissima di questo ramo di
legislazione, si disgiunsero le leggi processuali in affari
sì di onoraria come di contenziosa giurisdizione, non che
le commerciali colla relativa lorprocessura: così parimen
ti si lasciarono sussistere separate dal Codice stesso tutte
le disposizioni vigenti in materie politiche, camerali, mili
tari e punitive, quantunque alcune fra esse tendano im
mediatamente a sussidiare l'interesse privato, siccome i
libri battesimali, del matrimºni ec., le Ipoteche, il Regi
VII

stro, ed il Notariato ; altre limitino in casi speciali la


facoltà ed i modi di agire contro certe persone fisiche o
morali; altre diminuiscano in parte, o pel dominio emi
nente dello Stato, o per motivi di pubblica utilità, i diritti
inerenti alla proprietà delle cose, o delle rendite che se ne
traggono; altre in fine possano dar luogo ad azioni eser
citabili nelle vie ordinarie civili, sebbene si tratti della
inflizione di qualche pena, ovvero delle conseguenze
giuridiche di atti ed affari intrapresi fra i privati ed il
pubblico. Il richiamare adunque ordinatamente sotto a'
singoli paragrafi del Codice, fatto quasi comune centro,
oltre le consuetudini locali ne pochi luoghi dov'esso vi
si riporta, anche tutte codeste disposizioni di legge,
dandone a conoscere la sostanza, e prestando il mezzo
di agevolmente rinvenirle nelle collezioni ove stanno dis
perse, sarà opera, a quanto ne pare, vantaggiosissima,
massime nel Regno Lombardo-Veneto, in cui questa parte
di legislazione consta di elementi diversi, cioè leggi e
regolamenti italici, leggi e regolamenti austriaci, coi
quali ultimi il Legislatore talora derogò ai primi, e talora
vi surrogò più opportune disposizioni. Dicemmo che
tale operazione può tornare vantaggiosissima; perocchè
offrirà da una parte la piena e concreta nozione di
tutte quelle speciali modificazioni che il Codice dalle ac
cenate leggi riceve, e dall'altra porgerà radunate qua
si in ragionato repertorio, secondo l'ordine tenuto
dallo stesso Codice, tutte quelle leggi, che insieme con
esso costituiscono il complesso del diritto civile vigente
in particolare delle provincie italiche dell'Impero.
Per tal modo, speriamo, si sarà conseguito uno scopo
VIII

della più alta importanza, quello cioè di raccogliere in


un solo corpo tutti quegli elementi giuridici, da cui
anche a quelli, che per loro ufficio giornalmente non
versano nello studio della giurisprudenza, sia dato di ri
conoscere senza grave fatica e lunghissimo studio tutti i
diritti ed i doveri privati del cittadino.

IL TRADUTTORE.
PREFAZIONE DELL'AUTORE.
–-rºº -–

La pubblicazione di una nuova opera avente per


iscopo di commentare l'intero Codice Civile Universale
potrebbe per avventura apparire superflua, se si volesse
por mente a molti scritti, fra cui non pochi eccellenti,
che noi già possediamo intorno a questa materia. Qual
volta però si consideri, che può l'uomo soltanto a poco a
poco raggiungere il più alto grado di perfezione; che da
dottissimi e perspicacissimi scrittori tanto e tanto fu detto
relativamente al romano Diritto, senza che veruna parte
principale di esso si riguardasse ancora come esaurita; e
che di gran lunga più estesa si è la letteratura del Diritto
prussiano e francese appetto a quella, che si riferisce
all'austriaca legislazione; sembrerà certamente meno stra
no che venga ora intrapreso un nuovo Commentario al
Codice Civile Austriaco: il quale, comecchè breve al pa
ragone del francese e di quel della Prussia, tuttavolta
assai cose comprende. Chi si conosce quanto ºri e Iſla
ºr

lagevole opera sia il versare generalmente intorno ad una


fra le più ragguardevoli parti del Diritto positivo, dovrà
di leggeri concedere, potersi qui pure non senza fonda
mento applicare ciò che Seneca nella sua lettera LXIV a
Lucilio diceva rispetto alla filosofia: Multum adhuc restat
operis, multumque restabit, nec ulli nato post mille sae
cula praecludetur occasio aliquid adhuc adjiciendi. Non
faremo dunque altre parole all'uopo di giustificare la pub
blicazione di questo lavoro; e chiederemo piuttosto che
ne sia lecito di spenderne alcune per accennare ed a quali
fini sia desso rivolto, e quali mezzi abbiamo posti in opera
pel conseguimento di questi fini. -

Fra i varii commenti al Codice Civile Austriaco usciti

finora alla luce, niuno certamente fu compilato in maniera


che possa essere proposto siccome base allo studio di esso;
imperocchè il metodo adottato dalla più parte de'commen
tatori, che fino a questo punto hanno scritto, di aggiun
gere cioè, secondo il porta l'occasione, a singoli paragrafi
le proprie osservazioni, non è di tutti il più adatto ad am
maestrare i lettori nello spirito e nella connessione del
tutto, ed a guidarli ad attribuire ai singoli passi della legge
quel senso, che veramente presentano considerati insieme
cogli altri: cosa tanto essenziale alla retta sua applicazione,
che solamente in tal guisa si giunge ad evitare gli erro
ri, ne'quali altrimenti senza dubbio cadrebbesi tenendo
sott'occhio le disposizioni isolate.
ti
XI

Vero è che, seguita appena la pubblicazione del Com


mentario del Consigliere Aulico sig. de Zeiller, fu non a
torto osservato, come, esistendo già un' opera, la quale
abbracciava l'intero Codice, non tanto sarebbero riuscite
proficue al perfezionamento del Diritto civile le nuove
illustrazioni che a tutto il Codice stesso si fossero estese,
quanto quegli speciali trattati e quelle monografie, che aves
sero solamente presa di mira alcuna sua parte. Nulla di
meno, lasciando anche da un lato che il civile Diritto nei
vent'anni già scorsi, dacchè l'opera dello Zeiller vide la
luce, di nuove leggi e dottrine fu talmente arricchito, che
volendo emettere una nuova edizione di tal Commentario,
ottimo certamente nel genere suo, tornerebbero necessarie
non poche mutazioni ed aggiunte; dall'altra parte niuno,
crediamo, vorrà negare, che alla scolastica instituzione
non meno che alla pratica del foro è pur mestieri di tali
opere, le quali, senza richiedere più tempo o fatica di
quelli che siano comportabili coll'esercizio di altre faccende
della vita, rendano agevole la cognizione del Diritto civile
non che del presente stato della relativa legislazione e let
teratura. Or ecco a quale bisogno l'Autore desiderava di
sopperire con questa sua opera: ed egli spera che, mercè
l'ajuto degli svariati lavori già in precedenza usciti alla
luce, gli verrà fatto di offerire un libro didascalico od un
manuale, che senza perdersi in troppo minute particolarità,
nè scoraggiare i lettori col soverchio accumulamento di casi
xII

complicati o di dubbiezze, additi il vero senso e l'appli


cazione del Codice sotto gli aspetti suoi principali, e pre
senti in breve tutte quelle conseguenze, che potrebbero
soltanto dedursi dopo lunghe meditazioni ed accuratissimi
studj. Oltracciò avrà l'Autore precipua cura di notare tutto
quanto di buono ed utile ne porge la nazionale giuridica
letteratura; non che di accennare a luoghi opportuni quelle
opere degli stranieri, che pur qualche cosa abbracciassero
non disutile al perfezionamento del nostro Diritto. L'aver
egli messi a profitto codesti scritti nella compilazione del
proprio lavoro, non è cosa che, a suo credere, meriti biasi
mo alcuno; essendo anzi questo il dovere di chi versa
per ultimo intorno a materie da qualche altro in prece
denza trattate, purchè però non se ne valga in maniera,
che sotto colore di dar alla luce un lavoro suo proprio,
riproduca in quella vece le identiche altrui fatiche.
Quanto all'ordine, che si è dato alla sposizione delle
materie, gioverà soltanto osservare, che vi abbiamo inse
rito il testo letterale del Codice; aggiungendovi immedia
tamente, qualunque volta ne riuscì fattibile, i relativi com
menti e per evitare le ripetizioni, e per mantenere quella
maggior brevità, che fosse conciliabile colla debita chiarezza
ed estensione dei pensamenti. Nulla di meno l'Autore si
fe' anche lecito di deviare talvolta dall'ordine progressivo
del Codice: ma l'indicazione dei paragrafi commentati
sottoposta ad ogni intestazione, renderà facile a chiunque
XIII

il rinvenimento anche dei passi, che vennero collocati in


ordine alquanto diverso. Le leggi emanatesi posteriormente
al Codice Civile, non che le altre disposizioni che ad esso
si riferiscono, furono dall'Autore (qualunque volta si
trovò in grado di farlo senza trasandare alcun che di es
senziale) solamente accennate in brevi parole e con riferi
mento al suo Manuale delle leggi e prescrizioni relative
al Codice Civile; essendochè ogni lettore, il quale ami di
acquistarne una piena cognizione, può rinvenirle o nel
menzionato Manuale, ovvero sia nelle Collezioni delle leggi.
Per tal modo egli porta speranza di poter raccogliere i suoi
commenti all'intero Codice in cinque parti: ciascuna delle
quali, abbracciandone una fra le principali materie, costi
tuirà da per sè e con proprio titolo un solo tutto,
(5 ***
PR E FAz I o N E
DELL' AUTORE . -

ALLA SECONDA EDIZIONE DELLA PRIMA PARTE

-sººs e --

Nel pubblicare la prima volta il suo Commentario al


Codice Civile, fu già dall'Autore indicato, come suo inten
dimento si fosse quello di rendere a leggitori familiare il
vero spirito della legge, non che di far loro conoscere, raf.
frontando con brevità e chiarezza tutto ciò che ad illustra
zione di esso Codice giovar potesse, il presente stato della
legislazione e della letteratura risguardanti il Diritto Civile.
S egli abbia o meno raggiunto questo suo fine, ora lo si
potrà tanto più sicuramente decidere, in quanto che l'ope
ra è già condotta al suo termine.
Nel compilare poi questa seconda edizione, l'Autore
si studiò e di portare a maggior compimento la prima
mercè quelle aggiunte, che le nuove leggi ed i lavori let
terari susseguentemente pubblicatisi rendevano necessarie,
e di emendarla in modo conforme al crescente progresso
xVI

dei lumi. Non si sono però in complesso cangiati nè l'or


dine nè la collocazione delle materie: e quì pure le pre
scrizioni di legge al Codice relative furono brevemente ac
cennate qualunque volta, essendo esse comprese nel Ma
nuale dell'Autore o nelle giunte da lui già fattevi in una
seconda edizione, bastava ch'egli ad esso Manuale si ri
portasse. Così avvisa egli di avere nel miglior modo acco
modato il suo libro all'uso non meno degli studenti che
delle persone di affari; ed anche questa edizione presenta
al pubblico, col desiderio che contribuir possa ad age
volare vie maggiormente lo studio e la piena cognizione
del civile Diritto. -

Vienna, nell'Ottobre del 1838.


INTRODUZIONE

ALLA SPOSIZIONE DEL DIRITTO CIVILE AUSTRIACO

– ºè Gd --

S. 1.

Del Diritto Austriaco in generale.

Sotto la generale denominazione di Diritto Austriaco vuolsi


intendere il complesso delle leggi, che determinano nell'Austria
i diritti e gli obblighi degli abitanti dello Stato. Preso adunque -

nel più lato senso, il Diritto Austriaco abbraccia in sè ciascuna


parte della legislazione: ma noi per altro verseremo intorno a
quella soltanto, che si riferisce alle relazioni private degli abi
tanti delle Province dell'Impero, fatta eccezione dall'Ungheria.
Siccome presso qualsivoglia altro popolo, anche nell'Austria
vennesi a poco poco formando un Diritto privato suo proprio:
il quale, per una tal qual gradazione che suole osservarsi in ogni
Diritto positivo, composto già di elementi parte nazionali e parte
stranieri, fondavasi per lo più nella consuetudine e nelle tradi
zioni. Questo Diritto, dappoichè fu in appresso e mediante
la sanzione espressa di ciò ch'era prima solamente d'uso, e me
diante l'aggiunta di nuove prescrizioni di legge ridotto in iscritto,
acquistò il nome di Diritto civile universale, siccome quello
ch'è ormai divenuto comune a tutte le Provincie Austriache:
salvo soltanto il Regno ungherese coi paesi di confine che ad
esso furono aggiunti. -- -

Affine per tanto d'iniziare i nostri lettori nella più estesa e


perfetta conoscenza di questo ramo di legislazione, avvisiamo
t
I I
º i N T R O D U Z I O N E

opportuno di premettere innanzi a tutto alcuni cenni intorno


alla sua origine ed a successivi cangiamenti, a quali soggiacque;
poscia additeremo le fonti non meno che i mezzi sussidiari di
acquistarne la cognizione; ed infine passeremo alla sposizione di
quelle leggi, che costituiscono il Diritto civile universale attual
mente in vigore (1). -

S. 2.
Sunto della storia del Diritto Privato Austriaco.
Diritto Austriaco prima della compilazione
di un Codice proprio.

Le Provincie Austriache ebbero nelle età più remote eguali


leggi che tutti gli altri paesi, i quali costituivano l'antico Impero
germanico. Nel decimoterzo secolo e nei susseguenti però esse
cominciarono ad acquistare un Diritto lor proprio sotto la deno
minazione di Diritti Provinciali (2anbtefte), di Regolamenti Pro
vinciali (8anbcs otònungen), e di Costituzioni Provinciali (2antes
Sanºfesten); siccome del pari tutte le città più ragguardevoli gli
speciali loro statuti (2). -

Frattanto il Diritto romano, che nel duodecimo secolo avea


già cominciato a rifiorire in Italia, non meno che il Diritto ca
nonico stato appunto in quell'epoca raccolto in apposite Colle
zioni, influirono grandemente, siccome in pressochè tutta
l'Europa, così ancora nella Germania e massime nelle Province

(1) Si confrontino le cognizioni preliminari del Commentario del


Cons. Aulico sig. de Zeiller intorno al Cod. Civ. Univ., non che il primo
de' suoi trattati, che s'intitolano: Apparecchiamento alle nuove leggi giudi
ziarie austriache,
(2) Molte Ordinanze e Privilegi relativi alla città di Vienna vengono men
zionati dall'Imperatore Ferdinando I nell'occasione di confermarli (Cod. Aust.
P. II, p. 471). Vedi anche il Quadro storico delle antiche leggi della Mo
ravia, di Crist. d'Elvert, nel Giornale di Wagner, Anno 1829, Fasc. I, p. 59.
S. 2. suNTO DELLA storIA DEL DIR. PRrv. AUSTR. 3

dell'Austria a perfezionare la patria legislazione. È però a no


tarsi che l'uno e l'altro non fu in sulle prime che tacitamente
riconosciuto qual legge: mentre solo nel Giudiziario Regola
mento della Camera (Rammet-C5eriſteoronung) emanato nell'an
no 1495 venne prescritto, che gli Auditori di essa dovessero
giudicare in conformità del Diritto dell'Impero e del Diritto
comune: sotto il qual ultimo nome si vuol intendere il complesso
delle leggi romane e canoniche. Nell'Austria il comune Diritto
feudale scritto venne solo per la prima volta riconosciuto in
un'Ordinanza di Ferdinando I in data del 16 ottobre 1542 (1),
ed il Diritto imperiale scritto in un'altra di Rodolfo II emanata
nel 18 giugno 1589 (2).
Il timore che le leggi straniere non avessero per avventura a
sbandire del tutto le patrie, fu causa che in genere nelle Pro
vince della Germania siraccogliessero le norme di diritto lor pro
prie. Ora fra codeste collezioni, che contenevano le consuetudini
aventi forza di legge, la più antica, e quella che diede fondamento
a tutte le altre, si fu il così detto Specchio de' Sassoni compilato
da Eicke di Repgow nell'anno 12 15: ad imitazione del quale
venne poi fra gli anni 1253 e 129o eretto per le province non
sassoni il Diritto patrio della Svevia, cui fu anche più tardi at
tribuita la denominazione di Specchio degli Svevi. Quanto poi
a paesi de' Franchi, ebbe ivi precipuo vigore il così detto Di
ritto imperiale, stato raccolto in sul finire del terzodecimo se
colo (3): sotto il qual nome per altro nel medio evo intendevasi
tal volta l'intera legislazione dell'Impero, tal altra anche il solo
Diritto romano.

(1) Cod. Austr. I, pag. 778.


(2) Cod. Austr. II, pag. 297.
(3) Intorno a queste Collezioni ed alla letteratura che vi si riferisce, veg
gansi i Principi del comune Diritto privato tedesco, di Mittermaier: ediz,
terza, S. 22, pag. 31 ; non che l'Introduzione al Diritto privato tedesco di
Eichhorn, S. 1o e seguenti.
4 I N T R O D U Z I O N E

Nell'Austria inferiore venne successivamente introdotto,


l'anno 155o, presso il Governo (3tegierung) instituito dall'Impe
ratore Ferdinando I, il così detto Libro de'Motivi; nel quale
doveano inserirsi le decisioni delle più importanti controversie
insieme coi motivi loro, affinchè valer potessero come norma
ne' simili casi avvenire. E poichè all'emettersi di queste deci
sioni insorgeva sovente il dubbio, se una od altra consuetudi
ne tuttavia sussistesse; si ebbe cura di compilare altresì alcune
apposite raccolte delle consuetudini aventi forza di legge, ossia i
così detti Consuetudinaria (fra i quali quello relativo al Gover
no dell'Austria inferiore che conta l'epoca del 1554): raccolte,
alle quali furono anche frammezzate le Sovrane disposizioni, che
a seconda de' bisogni si venivano d' ora in ora emanando. E fu
poi ad eccitamento di esso Governo che Bernardo VValter, Con
sigliere e fino dal 1556 Cancelliere di esso, affine di agevolare
la conoscenza di tali consuetudini, scrisse dodici trattati, che
vennero poi uniti alle Consuetudini da Suttinger date in luce.
Anche gli Stati Provinciali, a cui per consueto si ricorreva
per sapere quali consuetudini fossero o no in vigore, ebbero
cura di conservare le patrie leggi, radunandole in apposite col
lezioni, che qui vennero appellate Tavole Provinciali. In fatti
nell'anno 1573 comparve la Tavola della bassa Austria, che
constava di quattro libri: de'quali il primo riferivasi alla giurisdi
zione ed a giudici, il secondo ai contratti, il terzo a testamenti,
alle tutele ed alle cure, ed il quarto in fine a tutti quegli oggetti,
che furono successivamente raccolti nel Tractatus de juribus
incorporalibus (1). Per egual modo, se stiamo all'attestazione di
Suttinger, nel 1629 fu compilata la Tavola dell'Austria superiore,
ed il Diritto provinciale di più paesi aggregati all'Austria venne
rinnovato e reso pubblico mercè la stampa. Così il Regolamento

(1) VossII Legum et consuetudinum Austriacarum cum jure Romano


collatio, S. 23, p. 17.
S. 2. suNTO DELLA STORIA DEL DIR. PRIv. AUST. 5

provinciale per la Boemia, già compilato fin dall'anno 1492,


venne nel 1565 ridotto in quella forma che ora presenta, e suc
cessivamente più volte pubblicato in lingua tedesca e boema:
così gli Statuti boemi furono primamente nel 1536 raccolti in
linguaggio boemo, indi nel 1579 riveduti, e dati alla luce in di
verse edizioni: così il Diritto provinciale della Moravia fu per
la prima fiata stampato a Leutomischl nel 1538. Il Regolamento
provinciale novellamente riformato della Contea principesca del
Tirolo comparve nel 1537 : la riforma di bel nuovo compilata
del Diritto provinciale e di Corte risguardante il Principato di
Stiria uscì nell'anno 1574, e così via discorri..
Insieme però a queste collezioni furono anche pubblicati
sul Diritto austriaco parecchi lavori, dei quali parte comparve
separatamente, parte in unione al Diritto romano. Sì fatte opere
trovansi annoverate, sotto la voce Biblioteca, nel quinto volume
a pag. 253 del Codice Giudiziario di de Luca, stampato in
Vienna da Schmidbauer nell'anno 1795; siccome pure nella
seconda sezione, pag. 33 del Manuale della letteratura pubbli
cato da Kreuzer pure in Vienna presso Mösle nell'anno 18o8.
Fra tutti questi però di maggiore importanza per l'uso pratico
che può farsene, si è il lavoro di Suttinger, il quale, già dato in
luce fin dall'anno 1662, fu poi ripubblicato con molte giunte
sotto il titolo di: Consuetudines Austriacae ad stylum Eaccelsi
Regiminis infra Anasum, per Joan. Baptistam Suttinger.
Nunc accesserunt Additiones praedictarum consuetudinum
renovatae, nec non aureus juris Austriaci tractatus continens
observationes selectas authore Bernardo Valtero. Norimber
gae 1718. 4. - -

Se non che in onta a queste letterarie fatiche, la cognizione


del Diritto rimase pur sempre in uno stato molto imperfetto;
mentre il valersi delle raccolte di decisioni e consuetudini compilate
presso le pubbliche autorità non era dato che a pochi; e mentre
nè le collezioni formatesi per cura de privati godevano bastevole
6 . I NTR o D Uz I o N E

credito, nè agevol cosa era il trovare le leggi più di recente pro


mulgate; le quali appunto perchè non venivano regolarmente rac
colte, cadevano di bel nuovo in dimenticanza. Finalmente si diede
incominciamento ad una compiuta ed autorevole raccolta: la quale
per più secoli proseguita senza alcun interrompimento, parte in
forza dell'intriseco suo valore, e parte a motivo delle continuazioni
che posteriormente vi vennero aggiunte coll'intervento della pub
blica Autorità, ottenne l'efficacia di un'autentica Collezione,
$ 3.
Prima Collezione compiuta di leggi : Codex Austriacus
Leopoldinus.
Questa collezione comparve alla luce sotto il seguente titolo:
Codicis Austriaci ordine alphabetico compilati pars prima;
ossia: Vera idea e contenuto di tutte le Generali (6eneralien),
Patenti ec. emanate sotto la serenissima Casa arciducale d'Au
stria, e massimamente sotto il gloriosissimo regno di Sua Mae
stà l'Imperatore de Romani e re d'Ungheria e Boemia Leo
poldo I, Vienna, 17o4, Fol. La dedica poi all'Imperatore Leo
poldo I è così sottoscritta : Francesco Antonio Nobile Signor
de GTARIENT. -

In questa collezione si trovano radunate, come apparisce dallo


stesso suo titolo, le leggi e prescrizioni di qualunque specie, di
sposte in ordine alfabetico per guisa tale, che la prima parte con
tiene dalla lettera A alla L ; e la seconda tutte le altre lettere,
senza però intestazione, rinnovata soltanto la numerazion delle
pagine.
Successivamente fu pubblicata una continuazione di questa
raccolta coll'antiporta di: Supplementum Codicis Austriaci, e
col frontispizio tedesco, a cui corrisponderrebbero le seguenti
parole: Collezione di tutte le Leggi ed Ordinanze Austriache,
che oltre a quelle di già inserite nella parte I et II Codicis
S. 3. con Ex AUSTRIAcUs LeopoldiNUs. 7

Austriaci, vennero emanate fino al 172o: raccolte ed in


quest'ordine disposte da S. G. H. Lipsia, 1748, Fol.
Però quel raccoglitore, abbandonato l'ordine alfabetico, si
appigliò invece al cronologico, indicando i motivi del nuovo si
stema da sè adottato nella sua prefazione: ove offerse eziandio un
breve quadro della storia del Diritto austriaco.
Allo stesso modo vide poi anche la luce in Vienna nell'anno
1752 una seconda continuazione: la quale abbraccia le leggi ed
i regolamenti promulgatisi dall'anno 1721 fino alla morte del
l'Imperatore Carlo VI, ed in cui trovasi questa volta per esteso
il nome del raccoglitore, che appellavasi Sebastiano Amadio
Herrenleben. - - -

La terza continuazione, che per Supremo comando fu data


alle stampe in Vienna l'anno 1777 sotto l' immediata direzione
del Consigliere Aulico e Cancellier di Reggenza sig. barone Tom
maso Ignazio de Pöck, contiene le leggi ed ordinanze emesse
dal giorno 2o ottobre 174o a tutto il dicembre 1758: come del
pari la quarta, ossia il sesto volume dell'intero Codice comprende
tutte le leggi emanatesi dall'anno 1759 sino al finire del 177o.
Comecchè tale raccolta senza dubbio si riferisca propriamen
te all'Arciducato d'Austria, tuttavia fa duopo notare che le leggi
e disposizioni state ivi inserite costituiscono il fondamento del
l'attuale austriaca legislazione; che non poche fra esse sono anche
oggidì l'unica norma decisiva in diversi rapporti giuridici: quali,
verbigrazia, sarebbero quelli fra le Signorie ed i loro Sudditi, quelli
relativi ai feudi, alle Tavole Provinciali e simili; e che in fine le
leggi penali, le politiche e quelle di polizia ivi comprese racchiu
dono i materiali più interessanti per tessere la storia de tempi e
costumi del decimosettimo e del decimottavo secolo.
L'autentica Collezione delle leggi venne poscia interrotta dal
l'anno 1771 fino alla morte dell'Imperatrice Maria Teresa, ac
caduta nel 29 novembre 178o: sicchè non troviamo le leggi
uscite in quest'intervallo che nelle private raccolte, cioè a dire
8 I N TR O D U Z I o N E

nel Codice giudiziario del de Luca (Tomo III, pag. 2oo-369),


e nella Collezione delle leggi ed ordinanze dall'anno 174o
al 178o compilata da Kropatschek in nove volumi compreso
il repertorio. -

S. 4.

Lavori preparatori al Codice Civile.

Le semplici collezioni delle leggi non costituiscono se non che un


mezzo molto imperfetto a chi voglia conseguire una piena e com
piuta cognizione del Diritto, e perchè assai di rado succede che
nelle singole disposizioni emanatesi in diverse epoche regni sempre
il medesimo spirito; e perchè, quand'anche ciò si avverasse, as
sai malagevole tuttavia riuscirebbe il desumervi i principi, da cui
partiva il legislatore, e quindi l'applicarle a casi speciali confor
memente alla vera intenzione di lui quando o non abbiavi alcuna
norma positiva, ovvero di alcuna fra esse dubbioso riesca il signi
ficato. Oltracciò egli è ben chiaro a vedersi, come debba quasi
inevitabilmente sorgere alcuna reale contraddizione fra più dispo
sizioni di legge emesse d'ora in ora secondo il richieggono le cir
costanze; e come pressochè impossibile sarebbe il tenere presenti
alla memoria tante singole determinazioni, in maniera tale da
ottener la certezza che nell'imprendere o nel giudicare qualsivo
glia atto giuridico niuna affatto se ne sia dimenticata o trasgredita.
A rincontro un Codice sistematico offre sott'occhio ad un tratto
le singole sue disposizioni: permettendo che si possa evitare qual
siasi ripetizione, e collocare ogni cosa al suo luogo, dà campo al
conseguimento della massima brevità: ed in fine, stabilendo dege
nerali principi, rende possibile la decisione anche de casi non
contemplati da espresse norme di legge, col far luogo all'analo
gia e coll'additare l'intenzione del legislatore (1).
(1) La questione così di frequente agitata in questi ultimi tempi, se cioè
giovi più il compilare de'nuovi Codici, oppure il limitarsi senz'altro a perfe
S. 4. Lavori PREPARA roR: AL con ICE civiLE. 9
Mossa appunto da sì fatte considerazioni l'Imperatrice Maria
Teresa determinava, che i suoi popoli goder potessero il bene
ficio d'un simile Codice, dichiarando nell'anno 1753 alla supre
ma sua Corte di Giustizia di voler mediante la compilazione di
esso statuire in tutte le sue Province un sicuro ed eguale diritto,
ed una uniforme giudizial procedura. - -

zionare gradatamente le leggi di già sussistenti, venne promossa in ispecialtà


a quell'epoca, nella quale le Province germaniche vennero liberate dall'in
fluenza della francese dominazione. Trattavasi allora di stabilire, se dopo l'abo
lizione già effettuata od ancora da effettuarsi delle leggi francesi sarebbe stato
più utile il richiamar in vigore l'antico Diritto, o più tosto il crear nuove
leggi; e se si avesse dovuto erigere un Codice proprio e comune a tutti i paesi
della Germania, ovvero uno particolare per ogni suo Stato. Thibaut in un
suo trattato, che prima vide separatamente la luce, e poscia in una seconda
edizione aumentata venne da lui stampato in Heidelberg l'anno 1814 fra i
suoi Trattati civilistici, col titolo di " Memoria intorno alla necessità di
un Diritto civile universale, propose doversi redigere un Codice a tutta la
Germania comune: ma contro tale proposta insorse nello stesso anno 1814
Savigny con un suo scritto stampato pure in Heidelberg sotto il titolo: Della
vocazione del nostri tempi alla legislazione ed alla giurisprudenza, del
quale poi comparve nel 1828 una ristampa aumentata di due nuove giunte.
Nè rispetto alla controversia in tali scritti agitata è di meno rilievo l'altra me
moria di Savigny stata inserita nel Giornale per la Giurisprudenza storica
compilato da lui medesimo in unione a C. F. Eichhorn e ad I. F. L. Göschen;
memoria, nella quale fu portato giudizio intorno a tutti i principali scritti,
che si riferiscono all'accennata questione. Or dunque in queste sue opere Sa
vigny s'ingegna di dimostrare, che a nostri tempi non havvi nè sufficiente
motivo, nè attitudine a compilare de'nuovi Codici; e che si dovrebbe piuttosto
profondamente studiare il Diritto di già esistente, ed ove pur sia necessario,
perfezionarlo, accomodandolo al nuovo stato di cose. I partigiani e difensori di
tale sistema formano tra i Giureconsulti la così detta scuola storica, perchè ap
punto si fanno a sostenere in principalità il Diritto storico, ossia di già sussi
stente. Del resto il quesito, se sia o no vantaggiosa la compilazione de'nuovi
Codici (Codification) venne sovente promossa anche dagli scrittori inglesi e
francesi (Veggansi i cenni di Warnkönig intorno allo scritto: De la codifica
tion en général et de celle d'Angleterre en particulier, par J. D. Meyer.
Amsterdam, 183o; nel Giornale critico della giurisprudenza e legislazione
estera, compilatori Mittermaier e Zacharià, Tomo III, pag. 231 ).
I 2
lo i N T R o D U Z t O N E

La Commissione a questo fine instituita ricevette pertanto l'av


vertimento che: « nel compilare il Codice si limitasse puramente
al Diritto privato; dovesse conservare, quant'era possibile, le
leggi di già vigenti; ponesse in armonia fra loro le varie norme
di diritto aventi efficacia nelle diverse Province, in quanto lo con
cedevano le speciali loro circostanze: nel che fare poi traesse
profitto non meno dal Diritto comune e da suoi interpreti, che
dalle leggi di altri Stati; ed in fine per rettificare e comple
tare il lavoro ricorresse mai sempre all'universale Diritto della
ragione.

Non può certamente rivocarsi in dubbio, essere assai malagevole il de


terminare, se la compilazione de nuovi Codici non rechi più danno che
utilità; ma egli è pur dimostrato dalla sperienza, che non minori difficoltà
presenta il perfezionare e adattare a tempi la legislazione da prima vigente,
siccome quella, che il più delle volte è composta di parti fra loro eteroge,
nee; e che, d'altra parte, i nuovi Codici, essendo in armonia co rapporti
attuali, contribuiscono essenzialmente a minorare le cause ed abbreviar i
processi, ad agevolare il commercio, ed in genere ad assicurare i diritti
de'cittadini. Gli è per ciò che nella più parte degli Stati si fece altamente
sentire il desiderio di essi Codici; e che in molti altri si procedette anche
effettivamente alla loro compilazione. Del rimanente, se parliamo dell'Au
stria in particolare, nell'anno 1814 non più poteva aver luogo la ricerca,
quale fra le indicate due strade avesse dovuto calcarsi dalla pubblica Ammi
nistrazione; perocchè, siccome l'Austria possedeva già da gran tempo i
suoi propri Codici, rispetto ad essa non c'era luogo a discorrere se non
che di ridurli al maggior possibile perfezionamento.
S. 5. PRIMO PRoGETTo DEL CoD. Civ. UNIv, l i

S. 5.
Primo progetto del Codice Civile Universale,

L'incarico di stendere il piano del Codice ſu dall'Im


peratrice commesso ad Azzoni, antico Professore di Diritto
in Praga; il quale nello sbozzarlo seguì la partizione delle mate
rie di già adottata nelle Instituzioni di Giustiniano: trattando
prima delle persone, indi delle cose, ed in fine delle obbligazioni.
Ne uscì quindi, fino dall'anno 1767, un Codice di otto volumi
in foglio; il quale venne allora assoggettato alla Sovrana sanzio
ne. Ma poichè un'opera così prolissa non poteva, come ognun
vede, valere qual norma per decidere ogni controversia nelle
materie di Diritto privato, fu essa dall'Imperatrice rimandata alla
Commissione col cenno: – Che se ne facesse un estratto, ommet
tendo tutto quello che spetta al cattedratico anzichè al legislatore;
si ricorresse non tanto al romano Diritto, quanto alla naturale
equità; e si cercasse nel miglior modo possibile di semplificare
le leggi. – In conseguenza di tale incarico il Consigliere di Governo
sig. de Horten compilò un estratto di quest'opera voluminosa;
il quale però sotto il regno di Maria Teresa non fu pubblicato.

S. 6.

Codice Giuseppino.

Sotto il regno di Giuseppe II, dopochè aveva egli emanato


il nuovo Giudiziario Regolamento, il Regolamento delle auto
rità giudiziarie, l'Instruzione ad esse relativa, non che molte
altre rilevanti leggi politiche e civili, finalmente la prima parte
del Codice Civile, di già abbozzata dal sig. de Horten, venne poi
sottoposta a nuova elaborazione dal Consigliere Aulico de Keess,
I 2. I N T R O D U Z I O N E

del cui preclarissimo ingegno quell'Imperatore massimamente


valevasi nell'intraprendere le sue giudiziarie riforme. Divenuta
per tal modo acconcia ad essere posta in attività, venne ella di
fatti promulgata mediante la Sovrana Patente del 1° novembre
1786 (1); ma però colla clausola che avrebbe soltanto nel primo
gennaio 1787 cominciato ad aver forza di legge in tutti gli
Stati ereditari tedeschi. Questo termine per altro venne, rispetti
vamente alla Galizia, protratto fino al 1.º maggio dello stesso
anno 1787.
La Parte I del Codice Giuseppino, che abbraccia soltanto il
Diritto delle Persone, era divisa in cinque capitoli: de quali il
primo tratta delle leggi, il secondo de' sudditi in genere, il terzo
dei diritti fra coniugi, a cui però si unirono le regole risguardanti
i patti nuziali, il quarto dei diritti fra i genitori e la prole, ed il
quinto dei diritti spettanti ai minori ed alle altre persone incapaci
di provvedere alle cose proprie.
In forza dell'accennata Patente promulgatoria vennero bensì
abolite tutte quelle precedenti leggi, così patrie come straniere,
che avevano riferimento agli oggetti contemplati da questa pri
ma parte del Codice; ma, poichè le altre sue parti rimasero tut
tora senza efficacia, così rispettivamente ai diritti sulle cose pro
seguì ad essere operativo, siccome prima, il Diritto comune: salvi
que soli oggetti, intorno a cui furono emanate speciali dispo
Sl2lOnl,

(1) Collezione delle Leggi Giudiziarie, N.° 591, pag. 71.


S. 7. PRoGETTO DEL codICE ATTUALE. 13

- S. 7. -

Progetto del Codice attuale (Codice Galiziano). -

L'Imperatore Leopoldo II, accresciuta di nuovi membri


PAulica Commissione legislativa, le ingiunse di migliorare le leggi
così civili come penali di già esistenti, non che di dar compimento
a quelle parti del Codice Civile, che tuttora mancavano. Intro
dottesi quindi, mercè la Patente del 22 febbraio 1791 (1), quelle
modificazioni, onde il Codice Giuseppino maggiormente avea
d'uopo, massime per ciò che riguarda la dichiarazione di nullità
e lo scioglimento del matrimonio, non meno che i diritti dei figli
illegittimi; il barone de Martini, personaggio già celebre come
professore, letterato ed uomo d'affari, ed allora Presidente di
Giustizia e dell'Aulica Commissione, intraprese un nuovo pro
getto del Codice Civile, che, siccome nel successivo paragrafo
per noi sarà detto, venne tostamente attivato in entrambe le parti
della Galizia, e che per ciò appunto acquistò la denominazione
di Codice Galiziano. - -

S. 8.

Compimento e promulgazione del presente


Codice Civile Universale.

L'Imperatore Francesco I, cui stava sommamente a cuore


che venisse recato a compimento un Codice patrio, ordinò a tal
uopo che il progetto, di che abbiamo fatta menzione nel prece
dente paragrafo, dovesse giudicarsi in ogni Provincia da Commis
sioni appositamente nominate, e dalle Facoltà giuridiche delle

(1) Collez. delle Leggi Giud., Nº 115, pag. 12.


14 I N T R O D U Z I O N E

Università dell'Impero; e che in pari tempo lo si pubblicasse


colla stampa, affinchè i giureconsulti sì nazionali che esteri mani
festar potessero il proprio parere: dopo di che si dovesse dal
l'Aulica Commissione legislativa bilanciare le osservazioni in pro
posito offertesi, notare nel progetto quei cangiamenti, che si aves
se statuito di operarsi, e sottoporre alla suprema determinazione
i protocolli delle deliberazioni co' relativi risultamenti. In questo
mentre però l'accennato progetto, mediante Sovrana Patente del
13 febbraio 1797 (1) venne posto in attività nella Galizia occiden
tale, allora provincia di nuovo acquisto; e poscia mediante l'Au
lico Decreto 18 novembre 1797 (2) anche nell'altra Galizia, cioè
nella orientale, col primo gennaio dell'anno 1798.
Allorchè sul finire dell'anno 18o 1 furono raccolte le osser
vazioni fatte dalle singole Commissioni delle Province, dalla Com
missione Aulica legislativa si procedette a compilare un nuovo
progetto. In fatti il Consigliere Aulico sig. de Zeiller, che in quel
l'epoca erasi di già reso sommamente benemerito così nel teori
co come nel pratico perfezionamento del Diritto, propose quale
Referente in questa materia, le modificazioni da praticarsi, avuto
riguardo alle presentate memorie (3); dopo di che inseritesi nel
nuovo progetto tutte quelle dall'Aulica Commissione approvate,
venne questo, unitamente ai protocolli delle deliberazioni, assog.
gettato alla Sovrana sanzione. Alla fine, dappoichè intorno ad esso
ebbe anche discusso il Consiglio di Stato, ad alcuni altri cangia
menti vi furono introdotti dal sig. Pfleger di Wertenau, già per
lo innanzi Professore di Diritto nell'Università di Leopoli ed al
lora Consigliere di Stato e di Conferenza (4), in unione ad alcuni
- e

(1) Leggi Giud. N.° 336, pag. 258.


(2) Leggi Politiche, Tomo II, pag. 2o7.
(3) Vedi la sua necrologia inserita dal sig. Prof. Kudler nel Giornale di Wa
gner (Anno 1828, Fasc. IX), ed anche separatamente stampata presso Sollinger.
(4) Vedi la sua necrologia ne'Materiali di Pratobevera, Tomo V, pag.384.
S. 9. FoNTI DEL DIRITTo Civ. AUSTR. 15

membri dell'Aulica Commissione, fu emanata il 7 giugno 181o


la Suprema Risoluzione, che ordinava doversi promulgare qual
Codice, il surriferito progetto in cotal guisa rettificato: ma la
stampa di esso e l'effettiva sua promulgazione, siccome legge, av
venne soltanto, per la Sovrana Patente che leggiamo in fronte al
Codice stesso, nel primo giugno dell'anno 1811.

S. 9 ,
Fonti del Diritto Civile Austriaco, a) Codici
diversi da quello Civile.

Quale sorgente della cognizione del Diritto civile austriaco,


considerato nella maggiore sua ampiezza, non dobbiamo già ri
guardare soltanto il Codice Civile, ma sibbene anche tutti gli altri
Codici, che contemporaneamente ad esso sussistono, co relativi
loro schiarimenti e supplementi, non meno che tutte le disposi
zioni di legge vigenti in ogni altra parte della legislazione; men
tre e lo stesso Codice Civile non di rado vi si riporta, e le leggi
civili vengono da esse in varie guise modificate, o più specifica
tamente determinate.
Oltre al Civile hannovi pertanto i seguenti Codici:
1.° Il Regolamento Giudiziario. In forza della Patente
1.° maggio 1781 (1) venne questo emanato nelle antiche Pro
vince tedesche, fatta eccezione dalla Galizia, colla clausola che
avrebbe solo incominciato ad avere efficacia nel 1.º gennaio 1782:
efficacia però, il cui principio fu in seguito protratto fino al di
primo maggio 1782 dall'altra Patente in data del primo dicem
bre 1781. Quanto poi alla Galizia, la Patente Sovrana del 31
ottobre 1783 ve lo pose in attività pel successivo primo gennaio
1784. Questo Giudiziario Regolamento ſu in sulle prime, e viene

(1) Leggi Giudiz., pag. 6, N. 13. - g ?


i6 I N T R o D U Z I O N E

pur tuttavia appellato generale; ma chi consideri ch'esso non è


più tale di fatto, perchè in parecchie fra le Province tedesche
ne vige un'altro, vedrà come sarebbe più conveniente il chiamar
lo Giuseppino dal nome dell'Autor suo. Con Patente del 19 di
cembre 1796 (1) venne poi promulgato un nuovo Giudiziario
Regolamento, il quale per consueto suole denominarsi Regola
mento della Galizia occidentale, perchè allora ebbe ivi prima
mente forza di legge. Se non che poscia la Patente del 15 gen
majo 18o7 (2) lo poneva in attività anche nella Galizia orientale;
una traduzione italiana se ne emanava in Venezia l'anno 18o3,
più tardi nell'Istria ed a Fiume (3), indi nella Dalmazia il primo
luglio 1815 (4), e con parecchie mutazioni anche nel regno Lom
bardo-Veneto (5); ed il testo originale veniva promulgato nel
Tirolo e nel Vorarlberg (6), nel Giudizio di Vils al Tirolo con
giunto, e nelle valli di Bressanone e di Ziller (7), ed in fine nel
Ducato di Salisburgo (8). - - -

2.° L'Instruzione generale per tutte le Autorità giudiziarie


intorno alla procedura, ossia alla trattazione degli affari loro affi
dati,la quale fu promulgata colla Patente del 9 settembre 1785(9).
Ora però anche questa mal dirsi potrebbe generale; perocchè
l'Aulico Decreto del 27 novembre 18o1 (1o) pose in attività nella

(1) Leggi Giudiz., pag. 149, N. 329, Parte II.


(2) Leggi Giudiz., pag. 91, N. 797.
(3) Patente del 24 aprile 1815. Leggi Giud., pag. 268, N. 1147.
(4) Aulico Decreto del 2 novembre 1819. Leggi Giudiz., N. 162o, pag. 132.
(5) Patente del 24 aprile 1815. Collezione delle Leggi Veneta Vol. II, Par
te I, pag. 138. -

(6) Editto del 12 agosto 1814. Collezione delle leggi tirolesi, Tomo I,
pag. 369. - -

(7) Aulico Decreto del 2o luglio 1816. Leggi Giudiz., 268. N. 1147.
(8) Decreto della Cancelleria Aulica 4 ottobre 1816. Collezione delle leggi -

di Goutta, Tomo XII, pag. 161.


(9) Leggi Giudiz., pag. 41. N. 464.
(1o) Leggi Giudiz., pag. 165, N. 543.
S. 1o. coLLEzioNI. 17

Galizia occidentale una nuova Norma intorno al modo di proce


dere delle Autorità giudiziarie: la quale fu poi anche estesa
alla Galizia orientale dall'altro Aulico Decreto del 14 marzo
18o7 (1). -

3.” Il Codice Penale, che dalla Sovrana Patente del 3 set


tembre 18o3 fu da prima emanato nelle antiche Provincie tede
sche; ed in processo di tempo con altre particolari disposizioni
anche nelle Provincie così tedesche come italiane novellamente
aggregate all'Impero Austriaco.
4.° Il Regolamento sulle Dogane e Privative dello Stato, e
5.° La Legge Penale sulle Contravvenzioni di Finanza.
Entrambi questi Codici in forza della Patente promulgatoria
11 luglio 1835 acquistarono forza di legge dal dì primo apri
le 1836.

S. 1o.

b) Collezioni,

Le singole prescrizioni di legge, che al Diritto civile si riferi


scono, trovansi radunate nelle collezioni. Queste poi si appellano
Collezioni ufficiali, o private, secondo che vengono intraprese
o dalla stessa Amministrazione dello Stato, oppur dai privati: si
appellano generali,o particolari tanto riguardo alloro contenuto,
come nel senso geografico; vale a dire, secondo che od abbrac
ciano tutte le norme promulgate in ogni ramo di legislazione od
in ogni Provincia della Monarchia Austriaca, oppure soltanto in
una od alcune parti della legislazione, in una od alcune Pro
vince della stessa Monarchia.
Le Collezioni ufficiali, che possediamo al presente, sono
quelle che seguono:
1.” La Collezione delle Leggi Giudiziarie. Sotto la deno
minazione di leggi giudiziarie devono quì comprendersi tutte
(1) Collezione
tr
delle leggi di Kropatschek, Tomo XXIII, pag. 141.
1 - 3
18 1 N T R O D U Z I o N E

quelle, la cui cognizione è precipuamente necessaria ai tribunali:


e quindi ogni disposizione che si riferisca al Diritto civile comune
ed agli altri rami particolari del Diritto privato, al Regolamento
Giudiziario e Processo edittale, all'organizzazione del tribunali ed
alle norme di giurisdizione, ed in fine alla Parte I del Codice
Penale.
Ebbe cominciamento questa Collezione sotto il Regno di
Giuseppe II; e col titolo di Leggi e Costituzioni (Serfaſsungen)
di Giuseppe II in materia giudiziaria comparve alla luce in
Praga e Vienna presso Schönfeld dal 1786 al 1789, in sei volumi
in foglio. Per egual modo venne poi continuata sotto quello del
l'Imperatore Francesco I, di guisa che si pubblicarono due tomi
delle leggi emanate dal primo, ed otto delle leggi emanate dal
secondo: i quali tomi comprendono tutte le leggi ed ordinanze
in materia giudiziaria promulgatesi fino al primo marzo 1835
negli Stati tedeschi della Monarchia. Ciascheduno di questi è
provveduto del suo proprio Indice, ed al quinto delle leggi ema
nate dall'Imperatore Francesco I venne aggiunto un Repertorio
generale di tutte le leggi contenute nella Collezione dall'anno 178o
al finire del 182o. Questa raccolta venne anche sulle prime ap
pellata dal nome di Schönfeld, che la diede in luce: ma come
questa denominazione ora non le sarebbe più adatta, sarà invece
più conveniente il chiamarla, siccome già sopra abbiam fatto, Col
lezione delle Leggi Giudiziarie, dalla specie degli oggetti che ab
braccia. - - -

Si trovano in essa raccolte così le leggi emanate in tutte le


Province dell'Impero, come ancora quelle che hanno vigore sol
tanto in alcuna; ma importantissime riescono pure quest'ultime,
essendo prescritto dall'Aulico Decreto del 29 dicembre 1785 (1),
che le disposizioni da questa Collezione abbracciate, sebbene già
state emesse alle singole Autorità e sopra particolari domande,

(1) Leggi Giudiziarie, pag. 3o, N."509


S. 1o. COLLEzioNI. I9

debbano ciò non di meno applicarsi in genere da tutti i Tribunali


e Giudizi per rischiarire e togliere que dubbi, che in appresso
fossero per insorgere ne' simili casi. -

2) La Collezione delle Leggi Politiche. Sotto il nome di


leggi politiche vuolsi quì intendere tutte le altre leggi, eccettuate
le giudiziarie. Ora tale raccolta, che venne intrapresa per coman
damento dell'Imperatore Leopoldo II, ed uscì da prima in Vien
na col titolo di: Leggi ed Ordinanze Politiche di S. Maestà
Imp. R. Leopoldo II, pegli Stati ereditari tedeschi, boemi e ga
liziani, fu portata sotto il suo regno fino a quattro volumi in ot
tavo: mentre poi sotto l'Imperatore Francesco venne in pari
modo proseguita fino a contare altri 53 tomi, cangiato solamente
il titolo in quello che segue: Leggi ed Ordinanze Politiche di
Sua Maestà Imp. R. Francesco I, per tutto l'Impero Austriaco,
ad eccezione dell'Ungheria e della Transilvania. Il sessante
simoterzo volume contiene le leggi emanatesi nel gennaio e feb
brajo del 1835, cioè fino alla morte di S. M. l'Imperatore Fran
cesco I, non che quelle che si pubblicarono dal giorno, in cui
salì al trono S. Maestà Imp. R. Ferdinando I attualmente regnan
te, fino a tutto il dicembre 1835. - -

3.° Le Collezioni Provinciali delle Leggi, che in seguito


alla venerata Sovrana Risoluzione del 17 luglio 1818, vengono
raccolte e rese pubbliche mercè la stampa dagli stessi Governi
di ciascuna Provincia, quanto agli antichi Stati Austriaci fin dal
l'anno 1819, e quanto agli altri di nuovo acquisto fino dal punto
della loro rioccupazione. In queste sono comprese tutte le leggi
ed ordinanze obbligatorie per le singole Province, ad eccezione
però delle prescrizioni relative agli oggetti disciplinari e di ma
nipolazione, alle instruzioni emesse per le singole Autorità, pegli
Impiegati ecc.; le quali tutte vanno inserite nel libro delle Nor
mali, che ogni Ufficio è in obbligo di tenere (1). Dal momento poi

(1) Decreti dell'Aulica Cancelleria 4 agosto 1818 e 12 aprile 182 1.


2O . I N T R O D U Z I O N E

che s'incominciarono queste Collezioni, cessò l'uso precedente


di stampare nelle singole Provincie gli estratti trimestrali delle
leggi rispettivamente emanate; e così pure le Raccolte delle Pa
tenti, che per lo innanzi solevano farsi in ogni Provincia.
4.” La Collezione delle Leggi e Prescrizioni normali pro
mulgate in materia di Amministrazione militare, compilata
per supremo comando, in 4.” Sotto di questo titolo comparve fin
dall'anno 1818 la raccolta delle prescrizioni pubblicate od emes
se dall'I. R. Consiglio Aulico di Guerra, risguardanti l'Ammini
strazione in genere, ed in conseguenza anche quella della Giustizia
nel militare: di maniera che ogni volume abbraccia le leggi di un
anno. Fino ad ora ne uscirono già dieciotto.

Le Collezioni Private sono per diversi riguardi diversamente


disposte, ed or più or meno estese. Quella che sì pel tempo come
per le materie apparisce più delle altre compiuta, si è la raccolta,
che prese il nome dal suo autore Kropatschek Segretario Aulico,
che venne poi proseguita dall'anno 18o9 fino al 1831 dall'altro
Segretario Aulico Goutta, e che in fine dall'anno 1832 in
poi viene pubblicata dall'I. R. Registrante Aulico sig. Fran
cesco Saverio Pichl. Contiene questa le leggi tanto politiche
quanto giudiziarie: racchiudendo in nove tomi quelle dell'Im
peratrice Maria Teresa, in diecinove quelle di Giuseppe II, in
cinque quelle di Leopoldo II, ed in sessanta quelle dell'Impera
tore Francesco. Il tomo sessantesimo primo dell'intera Collezione
comprende, come appendice del precedente, le leggi che furono
emanate dal 1° gennaio al finir del febbraio 1835; indi quelle
che il furono dal marzo fino a tutto il dicembre dell'anno stesso,
ed in forza delle quali viene anche a costituire il primo volume
della Collezione delle leggi di Sua Maestà l'Imperatore Ferdi
nando I attualmente regnante.
S. I I, MEZZI SUSSIDIARJ ALLA COGNIZ. DEL DIR. CIV. AUSTR. 2I

All'uopo di rinvenire più agevolmente le prescrizioni abbrac


ciate da questa, non meno che dalla Collezione delle leggi poli
tiche, giova il Repertorio Generale delle leggi ed ordinanze
state emanate dall'anno 174o fino al 1821 : repertorio, che
dato alla luce presso Mösle in dieci volumi dal Segretario Aulico
sig. Hempel Kürsinger, venne poi anche proseguito fino all'an
no 1824. -

S. 11.

Mezzi sussidiari alla cognizione del Diritto Civile Austriaco.

Affinchè riesca pienamente fruttuoso lo studio del Diritto


Austriaco, fa duopo altresì ricorrere a de'mezzi sussidiarj. Egli
è dell'indole propria del positivo Diritto privato, ch'esso debba
discendere dai principi del Diritto naturale, solo che siano ap
plicati e più peculiarmente determinati a tenore delle relazioni
proprie dello Stato, quali dal legislatore vengono espresse e san
zionate (1). Chi pertanto desideri acquistarne una piena cono
scenza, deve primamente sapere quali siano i principi generali
che scaturiscono dalla natura degli uomini e dello Stato; deve
in secondo luogo conoscere i motivi e le circostanze, che trag
gono seco la necessità di deviare da sì fatti principi del naturale
diritto. Quali mezzi, che giovano alla cognizione del Diritto civile,
dovranno pertanto considerarsi quelli ch'or seguono:
1) Il Diritto naturale o della ragione in ogni suo ramo,
quale fondamento del Diritto positivo. -

2) La scienza dell'organizzazione dello Stato e dei Tribunali,


non che di tutte le circostanze, che per parte della religione,
dell'incivilimento e de fisici e morali rapporti del paese influi

(1) Jus civile est, quod neque in totum a naturali, vel gentium recedit, nec
Per omnia ei servit ; itaque cum aliquid addimus, vel detrahimus juricommu
mi, ius proprium, id est civile, efficimus. L. 6. pr. D. De justitia et jure,
22 I N TIR O D U Z I O N E

scono sulle leggi civili. La quale scienza per noi si acquista mercè
lo studio della storia, della statistica e della dottrina di Stato
in istretto senso, cioè a dire della politica.
3) La cognizione delle basi positive, a cui si appoggia l'at
tuale Diritto, e quindi delle leggi precedenti.
4) La cognizione della letteratura del Diritto Austriaco.
5) Finalmente la conoscenza del Codici stranieri, e massime
di quelli che immediatamente influirono nella formazione del
l'austriaco, sì per la teorica loro utilità, come anche per la pra
tica applicazione delle leggi straniere che talvolta rendesi pur
necessaria. -

Il Diritto naturale, la storia, la statistica e la politica, non


meno che i tre rami principali del così detto Diritto comune già
precedentemente in vigore, vale a dire il Diritto romano, cano
nico e feudale, formano oggetto di altrettante discipline, il cui
insegnamento è presso noi affidato a speciali institutori: e sola
mente il Diritto germanico non viene nelle nostre Università,
come in altre dell'estero, separatamente insegnato. Esso per altro
merita che anche i giureconsulti dell'Austria vi pongano la mag
giore attenzione, e se ne deve quindi raccomandar espressamente
lo studio (1). Quì pertanto non rimane a tenere discorso, se non
che della letteratura del Diritto civile austriaco e dei Codici civili
stranieri.

(1) Le opere più rilevanti, onde se ne può attingere la cognizione, sono


quelle che seguono:
Di Runde: Principi del comune Diritto privato tedesco, edizione ottava,
Gottinga, 1829. -

Di Lichhorn: Introduzione al Diritto privato tedesco; escluse le leggi feu


dali; edizione quarta, Gottinga, 1836.
Di Mittermaier: Principi del comune Diritto privato tedesco, escluso il
Diritto mercantile, cambiario e marittimo; edizione quinta, Landshut, 1838,
in due tomi. -

Di Weiske: Introduzione al Diritto privato tedesco; edizione seconda,


Lipsia, 1834. -
S. 12. LETTERATURA DEL DIR. civ. AusTR. 2 o

S. I 2.

Letteratura del Diritto Civile Austriaco.

. Intorno alla letteratura del Diritto austriaco abbiamo due


opere, che di essa esclusivamente si dedicano. L'una di Giu
seppe Kreuzer, che riguarda ogni ramo della giurisprudenza
austriaca, comparve alla luce primamente in Vienna nel 1804
co” tipi di Gassler sotto la denominazione di: Saggio d'una sto
ria letteraria del Diritto privato austriaco; e poscia di nuovo
in Vienna l'anno 1808 presso Mösle coll'altro titolo di: Ma
nuale della letteratura del Diritto Privato Austriaco.
L'altra poi, che si riferisce principalmente al Codice Civile,
fu dal suo autore dott. Giovanni Vesque di Pittlingen nel 1827
stampata in Vienna presso Sollinger col titolo di: Sposizione
della letteratura del Codice Civile Universale Austriaco.
È inoltre a notare che il sig. Professore Springer inserì fin
ora ne fascicoli IX ed XI dell'anno 1835, indi nel VI, VII e
X del 1836, e poscia nel XII dell'anno 1837 del Giornale della
Giurisprudenza Austriaca una Rivista di quelle opere letterarie,
che hanno per iscopo la giurisprudenza, la politica e la stati
stica austriaca. Questa però non contiene che il titolo giusta
l'ordine degli anni, in cui le opere indicatevi uscirono alla luce,
od al più anche la citazione del giornali che per avventura ne
avessero fatto un sunto.
Dobbiamo qui far menzione soltanto delle opere più rag
guardevoli che o si riferiscono in genere al Diritto austriaco, o
riguardano il Codice Civile in tutta la sua estensione. Quelle a
rincontro, che versano intorno alle singole materie del Codice
stesso, verranno opportunamente citate in quel luoghi della pre
sente opera, ove tali materie sono illustrate.
24 I N TR O D U Z I O N E,

I. Opere che risguardano la Giurisprudenza austriaca


in generale.
Fra le opere, che si estendono alla giurisprudenza in gene
rale, vuolsi prima d'altro annoverare quella che sotto il titolo
di: Cenni di supplimento alla scienza delle leggi ed alla giu
risprudenza, il Consigliere Aulico sig. de Zeiller pubblicava negli
anni 18o6-18o9 in quattro opuscoli, col fine di diffondere giuste
idee intorno al Codice Penale già promulgatosi nell'anno 18o3,
e di apparecchiare le menti alla conoscenza del Codice Civile
Universale. Contiene quest'opera trattati teorici e casi pratici
di Diritto, ed oltracciò notizie intorno alle nuove leggi, a nuovi
regolamenti giudiziari ed alle nuove opere letterarie, che o si
riferivano all'austriaca giurisprudenza, od almeno potevano riu
scire di particolar interesse a legisti dell'Austria (1). Ma poichè
questo lavoro ebbe cessato d'essere periodico, comparve di nuovo
al pubblico sotto la denominazione di: Apparecchiamento alla
cognizione delle nuove leggi giudiziarie austriache: fascicoli
quattro annuali. Vienna presso Geistinger, 181o.
Quasi in continuazione di tale opera il sig. Carlo Giuseppe
Cavaliere di Pratobevera, Presidente del Tribunale d'Appello del
l'Austria inferiore, cominciò nell'anno 1814 a pubblicare i suoi
Materiali per la scienza delle leggi e per l'amministrazione
della giustizia negli Stati ereditari austriaci; il cui scopo si è
parimenti quello d'illustrare la storia della legislazione, non che
di offerire discussioni intorno alle vecchie e nuove leggi entro
tutta la sfera del Diritto austriaco sì civile come criminale, notizie
intorno alla letteratura giuridica, all'organizzazione giudiziaria, e
così via discorri. Di questi materiali vennero in luce otto volumi,
l'ultimo de'quali nell'anno 1824.
(1) Vedi i succitati cenni dell'Autore in Antonii Rosbierscki Annalibus
jurisprudentiae. Leopoli, 18io, p. 54.
p

S. I 2. LETTERATURA DEL DIR. CIV. AUSTR. 2O

Succedette a questo lavoro il Giornale per la Giurispru


denza e pella cognizione delle leggi politiche austriache del
sig. Professore Wagner; il quale, seguendo in complesso il
medesimo piano, vi differisce in ciò solo, che si pubblica in fasci
coli mensili, ciascuno de'quali comprende un foglio principale
ed un foglio di notizie; e che mentre nel primo venivano inseriti
trattati e casi di diritto, in questo a rincontro si stampano osser
vazioni critiche intorno alle opere giuridiche nazionali e riviste
delle straniere, una cronaca delle leggi, le necrologie, ecc. Fu
nel 1825 la prima annata di questo giornale, che proseguì sem
pre fino ad ora senza interruzione, e dal 1834 in poi per opera
del sig. Consigliere Aulico Dolliner e del sig. Consigliere di Go
verno Kudler: a quali inoltre si associò fino dall'uscire del 4.º
fascicolo del 1838 il sig. Professore Fränzl. Un indice alfabetico
di ciò ch'è compreso nel foglio principale di quest'opera, quanto
a primi sei anni (1825-1831), fu pubblicato in Vienna co tipi
di Sollinger nell'anno 1832 da F... I... S...
Lavori di tendenza simigliante a quella de' Materiali di Pra
tobevera, ma che però nè pel contenuto nè per l'estensione loro
possono a questa eguagliarsi, siccome quelli ch'ebbero precipua
mente di mira i bisogni speciali delle Province, ove furono pub
blicati, sarebbero gli Annali dati in luce dal Consigliere d'Appello
Rosbierski, e l'Archivio del Consigliere Provinciale Wagersbach.
De'primi uscirono due volumi in lingua latina col titolo: Anto
nii Rosbierski, Annales jurisprudentiae pro regnis Galiciae
et Lodomeriae. Leopoli 181 o et 1811; e poscia due altri vo
lumi in idioma tedesco coll'altro titolo: Annali della Giurispru
denza pegl'Impiegati e per le persone di affari Vienna e Leo
poli, 1812 e 1813. -

Quanto poi alla seconda opera, or eccone tradotta l'inte


stazione: Archivio delle più rilevanti disposizioni di legge
relative negl' I. R. Stati Austriaci alla Giustizia così cri
minale come
l a
civile, di Giuseppe Carlo Nobile de Wagersbach,
4
26 I N T R o D U Z I O N E

in Gratz, presso Kienreich, dal 1814 fino al 182o, sei


fascicoli.
Fin dall'anno 1837 si cominciò poi a dare in luce dal
sig. Francesco G. Schopf un altro Giornale giuridico sotto il
nome di: Archivio per l'Amministrazione giudiziaria civile,
e per quella politica e camerale nelle Provincie tedesche, boe
me, galiziane ed ungariche della Monarchia austriaca. Ogni
annata consta di dodici fascicoli: i quali, non altrimenti che il
Giornale instituito da Wagner, comprendono una parte princi
pale ed un foglio di notizie: e le memorie che vi s'inseriscono,
scritte per la più parte dallo stesso editore, hanno massimamente
in mira di provvedere all'instruzione degl' Impiegati, cui spetta
l'amministrazione degli affari così giudiziari come politici.

II. Opere che riguardano massimamente la sposizione


delle leggi relative al Codice Civile Universale.

In questo novero debbono collocarsi le seguenti opere:


De Adelshofen : Breve sposizione delle leggi e prescrizioni
politiche, ecclesiastiche, militari ecc.: di cui una prima edizione
uscì alla luce in Praga nel 1813 co' tipi di Sommer, ed una se
conda aumentata uscì in Vienna presso Mösle nell'anno 1816.
De Scheidlein: Commentario alle leggi civili e politiche,
emanatesi dopo la promulgazione del Codice Civile. Ne abbia
mo una prima edizione stampata in Vienna da Mösle nel 1819,
ed una seconda migliorata dell'anno 1823.
Wittig: Il Codice Civile Universale confrontato col Giusep
pino e col Galiziano, siccome pure colle Normali emanatesi nella
Galizia; Vienna, 1829, un volume.
Winiwarter: Manuale delle leggi e prescrizioni giudiziarie e
politiche, risguardanti il Codice Civile Universale; Vienna, 1829,
presso Mösle, volumi tre. Di questo si pubblicò nel 1835 una
seconda edizione: e nel 1837 vennero in luce anche le giunte
a

S. 12. LETTERATURA DEL DIR. Civ. AUSTR. 27

relative alle leggi e prescrizioni successivamente promulgate fino


alla fine del maggio 1837. - . -

Ad instituire poi il confronto colle leggi anteriori può giovare:


Linden : Il Diritto comune e particolare vigente per lo
passato nell'Austria, esposto secondo l'ordine del paragrafi del
Codice Civile; Vienna presso Geistinger, 1815-182o, vol. tre.
Finalmente alla classe di cui parliamo appartiene anche,
giusta il principale suo contenuto: -

Bergmayr: Il Diritto civile dell'I. R. Armata Austriaca,


e delle Province militari di confine: Vienna, 1827-1837, presso
Mösle: opera, che, divisa in tre parti e compresa in cinque vo
lumi, ha per iscopo di esporre le leggi civili particolarmente
vigenti per lo stato militare. -

III. Opere illustrative l'intero Codice Civile,

Spettano a questa classe:


Zeiller: Commentario al Codice Civile Universale; Vienna,
presso Geistinger, 1811-1813, vol. quattro, ed uno dell'indice.
Scheidlein : Manuale del Diritto privato austriaco, Vienna,
presso Geistinger, 1814, in tre volumi. -

Schuster : Commentario teorico-pratico al Codice Civile


Universale; Praga, un volume che contiene la Patente promul
gatoria ed i SS. 1-43 del Codice. - - -

Nippel: Illustrazione del Codice Civile Universale; Gratz,


183o-1838, presso Damian e Sorge, nove volumi.
Di quanti e quali lavori sia poi ricca l'italiana letteratura
rispettivamente al Codice Civile Austriaco apparisce e dalla preac
cennata Sposizione della letteratura del sig. Vesque, e dalle
Riviste del sig. Prof Springer, di cui sopra abbiamo fatta parola.
28 I N TR o D U Z 1 O N E

Alla cognizione del Diritto civile, che in precedenza ebbe


vigore nell'Austria, gioveranno massimamente:
L. F.Vossii: Legum et consuetudinum Austriacarum, earum
potissimum, quae infra Anasum vigent, cum Romano jure col
latio, ad ordinem Digestorum I. O. Westenbergii principiis juris
accomodata. Viennae, 1774.
G. U. Donner : Introduzione alla cognizione del Diritto
austriaco; Vienna 1778, quattro volumi; siccome pure la
Illustrazione del Diritto provinciale austriaco, giusta le
lezioni del sig. Prof. Scheidlein; edizione terza, Vienna, 18o5,
tre volumi.
Tiller: Sistema della dottrina del Diritto civile, tratto dal
l'intero Diritto romano con riferimento alle leggi austriache;
Gratz, 1787-1789, volumi quattro.
Luksche: L'antico e nuovo Diritto della Moravia e della
Slesia; Brünn, 1818, volumi due.

Intorno al Diritto civile vigente nel regno di Ungheria vo


glionsi consultare massimamente :
Kelemen: Institutionesjuris privati Hungarici. Pestini, 1814;
tre volumi.
Epitome institutionum juris Hungarici privati. Budae, 18 19.
Jung: Sposizione del Diritto privato ungarico: edizione se
conda, Vienna, 1827, in due volumi.
Frank: Principia juris civilis Hungarici. Pestini, 1829, vol. 2.
Szlemenics: Elementa juris Hungarici judiciaris civilis; Po
sonii, 1829, edit. II, tomi 4.
Kövy: Elementa jurisprudentiae Hungaricae; Sarospatalini,
1833, editio III.
S. 13. Codici strANIERI. 29

S. 13.

Codici stranieri

Fra i Codici stranieri merita d'essere prima di ogni altro


ricordato quello delle Prussia, tanto a motivo della sua perſe
zione, come ancora perchè in più materie giovò alla compila
zione del Codice Austriaco. Venne questo promulgato nell'an
no 1794 col titolo di: Universale Diritto patrio (2anoreſt) pei
R. Stati Prussiani, ed acquistò forza di legge col primo giugno
dello stesso anno. È diviso in due parti, e stampato in quattro
volumi, oltre ad un quinto che ne abbraccia l'indice.
Negli anni 18o3, 1806, 1817 e 1822 se ne diedero alla luce
altre nuove edizioni; alle quali furono altresì aggiunte non poche
supplettorie disposizioni sotto i paragrafi, cui spettavano.
Questo Codice per altro non contiene soltanto il Diritto pri
vato generale, ma ben anche le speciali sue parti, cioè il Diritto
feudale, mercantile, cambiario, marittimo e montanistico; ed
oltracciò il Diritto pubblico, ed in particolare nel Titolo XX
della Parte II anche le leggi penali.
Intorno a questo Codice fu scritto dal D. G. U. Bielitz un
esteso commentario, che in otto volumi uscì alla luce ad Erfurt
presso Keyser negli anni 1823-183o; commentario, il quale dà
pure contezza degli altri lavori risguardanti la letteratura del
Diritto prussiano. Le più recenti opere sopra quest'argomento
possono conoscersi consultando i Giornali, che or ora verremo
accennando. -

Il secondo fra i Codici, che qui meritano d'essere menzio


nati, si è quello francese: il quale fu promulgato col titolo di:
Code civil des Francais, nell'anno XII della Repubblica (1804).
Ma poichè la francese democrazia venne a tramutarsi in impero,
si dovettero introdurre anche nel Codice civile quelle modifica
3o I N T R o D U Z I O N E

zioni, ch'erano conformi al nuovo ordine di cose: ond'esso si vide


ripubblicato nel 18o7 coll'altro titolo di: Code Napoleon. Al
tempo della restaurazione questo tornò bensì a sofferire nuovi can
giamenti in forza di alcune leggi particolari: ma non di meno ven
ne interamente conservato sotto la denominazione di Code civil.
Questo Codice, e quanto alle materie che abbraccia e quanto
alla forma, si avvicina all'austriaco più assai che il prussiano:
siccome quello che per la maggior parte riguarda il Diritto pri
vato, e si divide in tre libri; de'quali il primo tratta dei diritti
delle persone, il secondo dei beni e delle differenti modificazioni
della proprietà, ed il terzo dei vari modi, coi quali essa pro
prietà viene acquistata. E raccolto in un solo tomo, che con
tiene articoli 2281, numerati progressivamente sino alla fine.
Fra i molti scritti, che si pubblicarono intorno al Diritto fran
cese, quello più eccellente e di maggiore pratica utilità pei Giu
reconsulti tedeschi si è il Manuale del Diritto civile francese,
di C. S. Zacharià, edizione quarta, Heidelberg, presso Mohr,
1837 e 1838, vol. 4.
Il Codice Napoleone ottenne forza di legge in tutti quei
paesi, che vennero a poco a poco aggregati alla Francia, e segna
tamente in Italia, in Olanda, nel ducato di Varsavia, ed in diverse
parti della Germania. Però quasi ovunque fu esso da nuove leggi
abolito, allorquando queste province divennero indipendenti dal
dominio francese: e soltanto vige per anche:
a) Nel regno di Polonia e nella Signoria libera di Cracovia;
però con quelle essenziali modificazioni, che vi furono recate
dalle leggi posteriori. La qual cosa avvenne precipuamente in
Polonia mediante la Dieta dell'anno 1825, ove si adottarono i
cangiamenti propostisi intorno alla prima parte del Codice fran
cese, non che un nuovo Regolamento ipotecario. Veggasi a tale
proposito il: Primo libro del Codice civile pel regno di Po
lonia, unitamente alle altre leggi civili della Dieta dell'anno
1825, di C. G. Faltz; Breslavia, 1826.
S. 13. copici srRANIERI. 31

b) In alcune altre province germaniche, e specialmente nel


granducato di Baden, però non senza molte giunte e modifica
zioni. In fatti venne esso colà promulgato col seguente titolo:
Codice Napoleone con aggiunte e colle, leggi mercantili,
quale Diritto del paese (8anoteºt) pel granducato di Baden 3
Carlsruhe, 18o9. - -

c) Nelle Province situate sulla sponda sinistra del Reno, che


ora appartengono a regni di Prussia e di Baviera.
d) Nei ducati di Köthen e Nassau e nella città libera di
Francoforte, però ivi pure con parecchie modificazioni.
Quanto poi agli altri Stati della Germania, essendosi colà per
lo più rivolta ogni cura della legislazione al perfezionamento della
Procedura giudiziaria e del Diritto penale, in nessuno di essi
venne ancora compilato un Codice civile lor proprio.
In questi ultimi tempi si crearono un proprio Codice Civile
anche diversi Cantoni della Svizzera; fra cui quello di Vaud, che
sotto il titolo di Code civil du Canton de Vaud, promulgò non
altro in complesso che una copia del Codice francese. Anche il
Cantone di Berna possiede un Codice: del quale la parte relativa
al Diritto personale ottenne forza obbligatoria nel 1° aprile
1826, quella che riguarda i Diritti reali sulle cose nel 1. aprile
1828, e quella in fine che si riferisce ai diritti personali sulle
cose nel 1. aprile del 1831. Fu esso stampato a Berna, quanto
alla prima parte nel 1825, quanto alla seconda nel 1827 e
quanto alla terza nel 1831, col titolo di Codice civile per la
città e repubblica di Berna, e con annotazioni dettate dal
D. S. L. Schnell. Sulle stesse basi poi dell'austriaco venne
compilato il Codice civile universale pel Cantone di Argovia,
impresso/in Argovia nel 1826; del quale però finora non uscì
che la " parte, la cui efficacia ebbe cominciamento nel
1.° gennaio 1828 (1). -

(1) Vedi i cenni fatti a questo proposito dall'Autore nel Giornale di Wa


gner, Anno 1829, Fasc. VII. e- -
32 IN T R o o Uz I o N E

Oltracciò fu emanato nel Cantone di Lucerna un Codice


Civile, intorno alla cui prima parte, relativa al Diritto delle per
sone, Casimiro Pfyfer pubblicò nel 1832 un'illustrazione, sic
come pure un'altra nel 1835 intorno alla prima sezione del
Diritto sulle cose, (cioè intorno al possesso, alla proprietà, ed
alle servitù ). -

Sono poi degne da considerarsi le cose, che in questi ultimi


tempi produsse la Russia in fatto di legislazione: e chi volesse
attingerne esatte notizie, non avrebbe che a leggere lo scritto
pubblicatosi a Pietroburgo nel 1833 sotto il titolo di: Precis
des notions historiques sur la formations du corps des lois
Russes (1). Da questo apparisce, come sotto il regno dell'Impe
rator Nicolao venisse condotto a termine il Codice, alla compi
lazione del quale s'era già data opera fino dai tempi di Pietro il
Grande. Esso però non contiene un nuovo Diritto, ma bensì
l'unione di tutte le leggi fin allora vigenti, raccolte in otto se
zioni, delle quali forma ciascuna quasi un Codice particolare. Or
eccone il contenuto: I. Organizzazione delle Autorità ammini
strative e giudiziarie; II. Leggi intorno alla servitù ed alla
coscrizione; III. Leggi finanziarie; IV. Diritto delle persone;
V. Diritto civile, di famiglia, di matrimonio; tutela, patria pote
stà, diritti reali ed obbligazioni, procedura civile; VI. Economia
pubblica, manifatture, commercio, fabbriche, strade, fuoco, po
lizia e pubblica instruzione; VII. Polizia interna; ed VIII. Di
ritto penale e procedura criminale. Questo Codice compreso in
quindici volumi fu pubblicato in lingua russa, e mediante Ukase
del 31 gennaio 1833 acquistò forza di legge a contare dal
1.° gennaio 1835. Devono però nulla ostante mantenersi in vi
gore, ed anzi essere rivedute e raccolte in altrettanti Codici sepa
rati le particolari leggi delle diverse Province.

(1) Vedi il Giornale Viennese, Anno 1833, N.° 153, e gli Annali di Schunk,
l'omo XXIII, fasc. II, pag. 1o9.
S. 13. conici srRANIERI. 33

La più recente di tutte le produzioni in fatto di legislazione


civile si è il progetto di un Codice pel regno di Sardegna, pub
blicatosi con regio Editto del 2o giugno 1837, sotto il titolo di:
Codice civile per gli Stati di S. M. il Re di Sardegna. Torino,
1837 (1).
Più compiute ed estese notizie intorno alle straniere legisla
zioni potranno rinvenirsi nelle Note del già citato Giornale, che
si pubblica da Mittermaier e Zacharià, e di cui finora già usci
rono dieci tomi.

Anche gli altri giornali dedicati alla giurisprudenza offrono


di quando in quando cenni e riviste delle più recenti produzioni
in materia di legislazione. A questo riguardo meritano speciale
attenzione i seguenti:
Archivio per la pratica relativa al Diritto civile, pubblicato
da Linde, Löhr, Mittermaier, Mühlenbruch, Thibaut e Wächter.
Heidelberg presso Mohr. Quest'opera, ch'ebbe cominciamento
nell'anno 1818, conta già volumi ventuno.
Annali dell'intera giuridica letteratura pubblicati dal D. F.
Cr. C. Schunk; Erlangen, 1826. Essi però ebbero termine col
Tomo XXIII, che venne in luce nel 1833.
Giornale critico intorno alla Giurisprudenza, compilato dai
Professori Mohl, Rogge, Scheurlen, Schrader, C. Wächter e
K. Wächter. Tubinga, 1826-183o, vol. 6.
Annali critici intorno alla Giurisprudenza, compilati dal
D. E. L. Richter, in unione a molti altri giuresconsulti. Lipsia,
presso Focke. Escono in fascicoli mensili fin dal gennaio del
l'anno 1837.
(1) Vedi i cenni fatti a questo proposito da Mittermaier nel Giornale cri
tico per la giurisprudenza e legislazione straniera; Tomo X, Fase. I, pag. 118,

– tºººd -–
F7 -) !! !! |× × × ± •
PATENTE PROMULGAToRIA
–ssessº –

S. 14.

Fondamento e scopo della promulgazione del Codice


- Civile Universale. -

(Capoversi I e II della Pat. Promulgatoria.)

Il Codice Civile Universale ora vigente nelle Province tede


sche della Monarchia austriaca ottenne forza obbligatoria col
primo giugno dell'anno 1811 mediante la Patente di promul
gazione, che vi sta in fronte.
In questa Patente il Legislatore innanzi a tutto dichiara
per quali motivi si sia determinato a compilare esso Codice;
esprimendosi nel primo capoverso siccome segue:
ConsidERANDo Noi che le leggi civili, affinchè i citta
dini siano pienamente tranquilli e sicuri nell'esercizio
de loro privati diritti, debbono non solamente aver per
base i principi generali della giustizia, ma essere ezian
dio determinate conforme alle speciali relazioni degli
abitanti dello Stato, pubblicate in lingua ad essi intelli
gibile, ed ordinatamente raccolte insieme, onde viva se
ne mantenga sempre la ricordanza, abbiamo fino dal
Nostro avvenimento al Trono rivolte senza intermis
sione le Nostre cure allo scopo che fosse condotto a ter
mine un compiuto Codice civile patrio, la cui compila
zione era stata già dai Nostri Predecessori ordinata ed
intrapresa.
Scopo del Codice attuale si è dunque di provvedere alla
piena tranquillità e sicurezza del cittadini quanto all'esercizio dei
36 S. 14. scopo DELLA FRomULGAzioNE DEL con. civ.
privati loro diritti: la qual cosa non potrebbe mai conseguirsi se
non che procacciando ad essi, mediante la debita promulgazione
di chiare leggi, una perfetta cognizione di questi loro diritti, e
per conseguente anche la certezza che i medesimi otterranno
piena efficacia; mentre niuno di certo si cimenterebbe di operare
in opposizione alle prescrizioni chiaramente espresse, e, quand'an
che per avventura tentasse di farlo, con tanto più facilità e sicu
rezza v'interverrebbe il soccorso del giudice, quanto meglio sono
determinate le regole, giusta le quali gli viene imposto di emet
tere le sue decisioni. Del rimanente è già per sè manifesto, che
al conseguimento di questo fine fa duopo concorra eziandio un
buon giudiziario Regolamento; perocchè le più sane leggi ver
rebbero svisate o tornerebbero del tutto vuote di effetto, se
la procedura lasciasse campo a raggiratori di sottrarsi con arbi
trarie dilazioni o con altri artifizi dalla giudiziale coazione, oppure,
moltiplicando le spese e le lungherie, togliesse alle parti l' adito
di ricorrere ai tribunali.
Ora il modo, in che debbano crearsi le leggi civili affinchè
conseguano sì fatto scopo, e viene qui in breve descritto dal
Legislatore, e fu già per noi estesamente indicato nell'introdu
zione, e massime al S. 4.
Così parimenti abbiamo in essa introduzione minutamente
esposto tutto quello che il secondo, ed in parte anche il terzo
capoverso della Patente promulgatoria contiene rispetto all'ori
gine del Codice nelle seguenti parole:
Il progetto che sotto il Nostro Governo fu dalla No
stra Commissione aulica in oggetti di legislazione portato
a compimento, venne, siccome era stato praticato col
progetto del Codice dei delitti e delle gravi trasgressioni
di polizia, sottoposto all' esame delle speciali Commis
sioni state stabilite a tal fine nelle diverse provincie, e
frattanto messo subito in esecuzione in Galizia.
CAPOVERso TERZO DELLA PAT. PROMULGATORIA. 37

S. 15.
In qualiProvince ed a quali poche il codice civile abbia
ottenuto forza obbligatoria,
( Capoverso III della Pat. Promulg.)

Dopo avere in tal modo, onde provvedere a questo


ramo tanto importante della legislazione, messi a profit
to i pareri de giurisperiti, non meno che l'esperienza
acquistata mediante la pratica esecuzione, abbiamo ora
risoluto di promulgare questo Codice civile generale per
tutti i Nostri Stati ereditari tedeschi, ed ordiniamo che
incominciar debba ad aver forza e vigore di legge il dì
primo gennaio 1812. -

Quest'ultima proposizione determina il punto, in cui dovette


il Codice incominciare ad aver forza obbligatoria; perocchè la
massima di diritto, la quale varrebbe nel più de casi, che cioè
una legge obblighi fin dal momento in cui fu promulgata (Cod.
Civ. S. 2 ), non può di certo applicarsi all'emanazione di un in
tero Codice, siccome quello che domanda un qualche spazio di
tempo per poter essere debitamente conosciuto.
Nella quale disposizione viene altresì indicata l'estensione geo
grafica,entro alla quale deve il Codice avere efficacia. Orale espres
sioni: Stati ereditari tedeschi, come quelle che debbono inten
dersi quale contrapposto degli Stati ungarici, abbracciano tutte le
Province dell' Impero austriaco, fatta solamente eccezione del
l'Ungheria con la Crovazia, la Slavonia e la Transilvania. Nulla di
meno egli è chiaro a vedersi, che questo passo della Patente si può
riferire a quelle sole Province tedesche, le quali nel 1811 erano
già soggette all'austriaca dominazione: mentre ne'paesi dall'Au
stria acquistati in conseguenza della Pace di Parigi fermata il
38 S. 16. LEGGI STATE ABoLITE DAL codice civile.
3o maggio 1814 venne esso Codice più tardi promulgato in di
verse epoche (1).
Stati o paesi ereditari per lo passato si chiamavano quelli
spettanti agli Arciduchi d'Austria per diritto di eredità; e ciò al
fine di distinguerli dall'Impero Romano-Germanico, il quale in
forza di libera elezione venne anch'esso per più secoli retto dagli
stessi Arciduchi, quali Imperatori. Ma dacchè S. M. Francesco I
depose nell'anno 1806 la dignità d'Imperatore Germanico, e
fu dichiarato sciolto ogni legame delle austriache Province col
l'Impero tedesco (2), le espressioni: Imperatore ereditario,
Paesi ereditari, Stati ereditari e simili non ebbero più rispet
tivamente alle Provincie dell'Austria uno speciale significato; il
perchè, a toglimento di qualsivoglia errore, venne ripetutamente
proibito l'uso di queste voci, ed imposto che si abbiano a sosti
tuirvi quelle d'Imperatore d'Austria, d' Impero Austriaco, e
così via discorri (3).

S. 16.
Quali Leggi siano state abolite dal Codice Civile.
(Capoverso IVdella Pat. Promulg.)

Dichiariamo per ciò aboliti il diritto comune fin quì


adottato, la prima parte del Codice civile pubblicata il dì
primo di novembre 1786, il Codice civile che fu pro
mulgato per la Galizia, non meno che ogni altra legge e
consuetudine relativa agli oggetti di questo Codice civile
generale. -

(1) Vedi nel Manuale dell'Autore le diverse epoche, in cui ebbe forza di
legge il Codice Civile; Vol. I, pag. 13. -

(2) Patente del 6 agosto 18o6. Leggi Politiche, Tomo XXVII, pag. 1.
(3) Decreto dell'Aulica Cancelleria 12 marzo 1813. (Leggi Politiche, T. XL,
p. 4o); ed Aulico Decreto del 22 febbraio 1822. (Leggi Giudiz., N. 1845, p. 82).
- CAPOVERSO QUARTO DELLA PAT. PROMULG. 39
Quantunque sotto la denominazione di Diritto comune soglia
intendersi in lato senso tanto il Diritto romano ed il canonico,
come ancora il Diritto feudale longobardico, nullameno il Legisla
tore non può aver qui dato a tali parole la maggior loro esten
sione; perocchè avendo Egli disposto al S. 359 del Codice, che,
ºguanto ai feudi, se ne tratta nel Diritto particolare feudale, e
constando appunto esso Diritto feudale non solo delle prescrizio
mi di legge relativamente a feudi emanate nell'Austria, ma ben
anche di quelle del Diritto feudale longobardico, l'efficacia di
questa parte del Diritto comune venne per conseguenza espres
samente confermata. - - -

Però anche il Diritto romano e canonico possono riguar


darsi come aboliti, solamente in quanto contengano oggetti rela
tivi al presente Codice (1). Laonde il Diritto canonico avrà tut
tavia efficacia in tutte quelle materie ecclesiastiche e miste (non
meramente civili), che non vennero abrogate da altre leggi au
striache particolari; ed il Diritto romano potrà ancor sempre
quale fonte sussidiaria, considerarsi come uno de'rami più rag
guardevoli del Diritto privato tuttora vigenti oltre a quello delle
leggi propriamente civili mentr'esso conserva appunto questo
carattere riguardo al Diritto feudale (2). -

Parimenti il Codice Giuseppino e quello della Galizia rima


sero aboliti nella parte loro soltanto, che si riferisce al Diritto
civile; onde avranno ancora vigore per quello riguarda le altre
loro disposizioni, che vogliono considerarsi come spettanti ad

(1) Vedi le Osservazioni di Haimberger intorno ai rapporti del Diritto au


striaco col Diritto romano; nel Giornale della Giurisprudenza Austriaca, An
mo 1837, Fasc. III, pag. 179. ,
t2) Vedi il Rapporto delle fonti del Codice Civile co'rami particolari de
Diritto privato, che Wagner pubblicò in Vienna nel 1818; non che il Supple
mento alla cognizione del rapporti tra le fonti del Codice Civile Universale ed
il Diritto feudale austriaco, inserito da Neupauer nel Giornale di Wagner,
Anno 1826, Fasc. IV, pag. 214.
4o S. 16. LEGGI STATE ABoLITE DAL coefCE CIviLE
altra parte della legislazione. Così è tuttora in attività, come
legge politica (1), l'intero Capitolo VI del Codice Galiziano, che
si riferisce ai diritti ed agli obblighi fra le Signorie ed i Servi
(Dienstperfomen): così molte sue disposizioni valgono ancora sie
come regole di procedura (2). -

Restano poi abrogate tutte le leggi e consuetudini, che risguar


dano oggetti contemplati dal Codice Civile, sieno esse separate
o formanti parte di altri Codici; perocchè qualunque volta ac
cadesse, che in detto Codice Civile si trovassero disposizioni in
compatibili con quelle di già vigenti in un altro Codice, v. g. nel
Giudiziario Regolamento, la legge posteriore prevaler dovrebbe
alla precedente: mentre quella disposizione, che per lo innanzi
era stata inserita in altro ramo di legislazione, essendo, appunto
per questo fatto dell'esser ora stata compresa nel presente
Codice, divenuta una legge di civile Diritto, deve portare di
conseguenza l'abolizione delle altre precedenti di eguale specie.
Così, per esempio, il S. 58 del Regolamento Giudiziario Giusep
pino, ed il S. 49 di quelli per la Galizia e pel Regno Lombardo
Veneto, dovranno modificarsi a tenore delle disposizioni state ora
adottate dal S. 93 1 del Codice. -

È poi da notarsi che le leggi civili anteriori rimangono del


tutto abolite, quand'anche le attuali fossero per avventura men
previdenti; giacchè in tutti i casi da questo Codice non decisi,
deve aversi riguardo non già alle precedenti leggi, ma sibbene
all'analogia ed a principi del naturale diritto (Cod. Civ. S. 7).
Nulla di meno tanto le leggi patrie anteriori, quanto ancora le
straniere, che servirono qual fondamento alle disposizioni del
nostro Codice, si debbono aver in mira nell'interpretarlo, e per
chè giovano soventi volte a scoprire il vero senso e l'estensione

(i) Aulico Decreto del 21 febbraio 18oo. Leggi Giud, N. 494, pag. 78.
(2) Aulico Decreto del Sup. Trib. di Giust., 15 luglio 1826. Vedi il Manuale
dell'Aut., Parte II, pag. 283. -
CAPOVERSO v DELLA PAT. PROMULG. 4i

delle disposizioni medesime, e perchè talora espressamente ricor


dano quel principi del naturale diritto, a quali, siccome ad ultime
norme decisive, il Codice si riporta. - - .

S. 17.

A quali atti e diritti questo Codice debba applicarsi.


(Capoverso V della Pat. Promulg.)

Come precipua norma nell'applicazione di questo Codice il


quinto capoverso della Patente promulgatoria statuisce quello
che segue:
Siccome però in quest'istesso Codice è stato da Noi
stabilito per regola generale, che le leggi non possano
aver effetto retroattivo; così pure non dovrà questo Co
dice aver influenza veruna sopra atti che hanno prece
duto il giorno in cui esso ottiene forza obbligatoria, nè
tampoco sopra i diritti acquistati in virtù di leggi ante
riori, sia che tali atti consistano in affari di diritto bila
terali (tiveyfeitig verbinoſiſen, bilateralmente obbligatori), o
sia in dichiarazioni di volontà tali che possano essere
ancora cambiate ad arbitrio di chi le ha fatte e confor
mate a quanto nel presente Codice viene prescritto.
Alla regola, che le leggi non hanno effetto retroattivo, espres
sa dal S. 5 del Codice ed ivi da noi commentata, è conseguente,
che lo stesso Codice non possa mai applicarsi a quegli atti, i
quali avvennero prima che avesse efficacia: siano poi questi uni
laterali, ovvero bilaterali. Affari di diritto bilateralmente obbliga
tori son tutti quelli, che producono fra due o più persone un do
vere reciproco; e questi tanto possono effettuarsi mediante un
atto unilaterale, v. gr. l'amministrazione d'un affare altrui senza
a -
1
-

6
42 S. 18. APPLIC. DEL con. ALL'Usoc. ED ALLA PREsCR.
mandato, quanto mediante un atto bilaterale, per es. un cou
tratto. Sotto il nome poi di dichiarazioni di volontà, che possano
cambiarsi ad arbitrio del dichiarante, si debbono comprendere
principalmente le dichiarazioni d'ultima volontà già emesse dai
testatori, che vivevano ancora al momento nel quale questo Co
dice fu pubblicato, ovvero che vivono tuttavia; perocchè pote
vano queste venir ad arbitrio cangiate, siccome quelle per cui,
vivente il testatore, nessuno conseguì ancora un diritto. Ed il
perchè si credette opportuno di non prescrivere ai testatori, che
abbiano a mutare queste loro disposizioni, sta nella ripugnanza
che d'ordinario provano gli uomini adintraprendere cotale azione.
Altri atti di simil genere sarebbero, per esempio, il mandato di
conchiudere un matrimonio, rispettivamente alla persona, con cui
dev'essere celebrato, ovvero la semplice promessa fatta a van
taggio di un terzo; mentre finchè il matrimonio non sia contratto,
finchè il terzo non abbia ricevuto notizia della promessa che a
suo vantaggio fu emessa ($ 1o 19), siccome queste terze per
sone non acquistarono ancora verun diritto, può la fatta dichia
razione rivocarsi del tutto, e quindi tanto più essere ad arbi
trio cangiata.

S. 18.
Se ed in quanto il Codice possa applicarsi riguardo
all'Usucapione ed alla Prescrizione.
(Capoverso VI della Pat. Promulg.) -

Dopo le norme del precedente capoverso il Legislatore


soggiunge:

Quindi è che l'usucapione o la prescrizione eziandio,


incominciata avanti che abbia avuto vigore questo Codi
ce, dovrà essere giudicata secondo le leggi anteriori.
CAPOVERSO VI DELLA PAT. PROMULG. 43
Se in fatti pressochè tutti i diritti vengono mediante le leggi
della prescrizione circoscritti entro un certo intervallo di tempo,
e se il nuovo Codice non deve mai aver effetto retroattivo, è ben
giusto che ogni diritto di già acquistato goda quella estensione,
che le leggi precedenti gli concedevano. Pongasi, per esempio,
che alcuno sia entrato nell'anno 18oo in possesso d'una cosa
altrui, ad usucapire la quale le leggi avessero in allora richiesti
trentadue anni. Or dunque, supposto che v'intervengano anche
gli altri requisiti dalla presente legge voluti per l'usucapione,
dovrebbe questa effettuarsi anche adesso in soli trentadue anni,
quantunque il nuovo Codice ne esigesse a tal uopo quaranta;
perocchè il diritto di conseguire la proprietà di essa cosa sotto
certe condizioni erasi appunto di già acquistato coll'incominciar
del possesso. - -

Nè diversamente dovremo dire quanto alla prescrizione pro


priamente detta, cioè a quella estintiva. Se in fatti la precedente
legislazione ammetteva, che la durata di un diritto avesse a ces
sare, se non veniva esercitato entro un certo intervallo di tempo,
è da sè manifesto, che il non uso di questo diritto, incomin
ciato prima ancora della promulgazione del nuovo Codice, aveva
già attribuito alla persona obbligata il diritto di liberarsi entro
un certo intervallo dal dover suo, purchè questo non uso avesse
proseguito per tutto il tempo dalle leggi precedenti determinato.
Ma il nuovo Codice non deve minimamente influire sui diritti
anteriormente acquistati, dunque, tale liberazione dall'obbligo
vuol essere effettuata secondo le leggi anteriori, quantunque le
nuove richieggano un termine più lungo per lo stesso genere di
prescrizione. - -

L'accennata regola, siccome quella che venne espressa in


via generale, varrebbe riguardo a tutte le disposizioni della legge
relative sì all'usucapione che alla prescrizione, se, rispettivamente
al tempo, non si trovasse nel secondo periodo del medesimo
capoverso la seguente modificazione: -
44 S. 18. APPLIC. DEL con ALL'Uscc. ED ALLA PREscR.
Che se taluno riportar si volesse all'usucapione o
prescrizione che nella legge più recente viene fissata ad
un tempo più breve di quello che è stabilito dalle leggi
anteriori, non potrà egli principiare a computare questo
termine più breve che dal momento soltanto in cui il
presente Codice acquista forza obbligatoria.
Di questa regola si possono additar due motivi: il primo,
che computando la prescrizione solamente dal giorno, nel quale
fu posto in attività il presente Codice, e per conseguente esclu
dendo tutto il tempo precedentemente decorso, si entra a giu
dicare di un rapporto giuridico in sostanza contemporaneo al
Codice stesso: il secondo, che dopo uscita la nuova legge, da
cui venne abbreviato il termine della prescrizione, sarebbe con
tradditorio il vedere che una usucapione od una prescrizione
già incominciata sotto le leggi precedenti, per ottenere il suo
compimento abbisognasse ora di un termine più lungo, che
quella, la quale avesse incominciato soltanto dopo la promulga
zione della legge nuova.
È poi cosa per sè evidente, come si fatta eccezione sia una
facoltà e non un obbligo per chi vuole prescrivere; e che
quindi gli è sempre libero di riportarsi, giusta la prima regola di
questo capoverso, alle leggi anteriori, quando il tempo che richie
derebbesi a compiere l'usucapione o la prescrizioue computata
a norma di quelle, fosse più breve, che tutto l'intero termine
necessario a maturarla giusta le leggi presenti. -
CAPoveRso VII DELLA PAT. PROMULG. 45

S. 19.

Forza obbligatoria del Codice Civile rispettivamente


ai Militari.

( Capoverso VII della Pat. Promulg.)

Comecchè tutto quello che in questo Codice viene


prescritto, sia generalmente obbligatorio, sussistono nulla
ostante per lo stato militare e per le persone al corpo
militare appartenenti delle leggi particolari che al diritto
privato si riferiscono, le quali dovranno essere osservate
in affari di diritto che da esse o con esse verranno intra
presi, quantunque il presente Codice non vi si riporti
espressamente.
'Dalla stessa circostanza che il Codice, siccome appunto uni
versale, fu promulgato perchè dovesse aver efficacia per qualsi
voglia stato o rapporto giuridico, discenderebbe senz'altro che
le sue disposizioni obblighino eziandio le persone militari. Nulla
di meno ciò venne anche specialmente dichiarato, quanto a tutti i
Corpi Militari, esclusi i Confini di Warasdino, della Schiavonia,
del Banato e della Transilvania, mediante Circolare 17 giugno
1811 dell'Aulico Consiglio di Guerra; e quanto ai Confini Ba
nali e di Carlstadt in forza della Pace di Parigi nuovamente ag
gregati all'Impero, mediante Ordinanza del 2o aprile 1814. Il
perchè le allegate parole della Patente promulgatoria possono
solo intendersi in questo senso, che per lo stato militare, cioè a
dire tanto per la parte effettiva dell'Armata, quanto ancora per le
persone addette ai Corpi Militari, per es. i Cappellani de Reg
gimenti, gl'Impiegati, i Medici, i Chirurghi, oltre al Codice civile
- universale hannovi ancora altre speciali disposizioni di privato
46 S. 2o. LEGGI suL coMMERCIO E SUL CAMBIo.
Diritto,, le quali, fondate come sono nell'organizzazione
le quali, 3 propria
prop
dei Corpi e dei Confini Militari, non vengono da questo Codice
per nulla abolite od alterate.

S. 2o.

Giusta quali leggi debbano regolarsi gli affari di Commercio


e di Cambio. -

( Continuazione del Capoverso VII della Pat. Promulg.)

Saranno da giudicarsi a norma delle leggi mercantili


e cambiarie i negozi di commercio e di cambio, in quan
to che quelle discostansi dalle norme in questo Codice
Contenute. -

Atti od affari mercantili diconsi quelli, che vengono intrapresi


dai commercianti in forza della facoltà loro competente di eser
citare un certo genere di commercio. -

Sono poi negoziazioni cambiarie tutte quelle, che si riferi


scono al contratto di cambio. Del quale contratto l'indole spe
ciale sta in questo, che assoggetta chi lo stipula all'obbligo di
fare o di procurare del pagamenti sotto una più stretta rispon
sabilità dalle leggi particolarmente determinata.
I riguardi dovuti al prosperamento del commercio, ed il fine
a cui tendono le operazioni cambiarie, rendono indispensabili
alcune norme legali, che, in genere, si distinguono da tutte le altre
e nel concedere una libertà maggiore nella conchiusione del patti,
e nell'esigere la stretta osservanza di certe forme, e nell'esclude
re molte e molte opposizioni che sogliono trarre in lungo le altre
specie di affari, ed in fine nello statuire una procedura più celere
quanto all'esercizio delle relative azioni. La legge in fatti, allor
chè si tratta di simili affari, può adoperarsi più efficacemente al
conseguimento di tali scopi, che in genere sono desiderabilissimi;
CAPOVERSO VII DELLA PAT, PROMULG. 47
mentr'essi, di regola, vengono intrapresi soltanto da persone
esperte, e mentre dall'uso furono già introdotte certe modalità,
le quali e li rendono più determinati, e traggono seco certi ef
fetti speciali ormai di già conosciuti da coloro che gl'intra
prendono. - - - -

Veramente anche il Codice offre parecchie regole risguar


danti gli affari di commercio, siccome può scorgersi dai SS. 995,
1179, 12o3, 12o4, 12o7, 12 14 e 12 15; ma il legislatore non
ebbe certamente l'intendimento di esaurire tutta questa materia,
poichè anzi vi si riporta ed in genere qui nella Patente pro
mulgatoria, ed in ispecie ne' SS. 1o27, 12 16 e 141o del Codice
stesso. Quanto alle negoziazioni cambiarie, restano tuttora in
vigore le leggi speciali emanatesi in tal proposito: a cui si riporta
in ispecielità il solo S. 1492 rispettivamente alla prescrizione del
diritto di cambio. -

E quì potrebbesi domandare, se in mancanza di un'espressa


disposizione delle leggi mercantili o cambiarie debbasi ricorrere
alla legislazione romana, quale sussidiario Diritto. Se non che a
tale quesito rispondeva il sig. Prof. Haimerl (1), dimostrando che,
siccome la Patente promulgatoria, diversamente da ciò che di
spone il S. 359 rispetto al Diritto feudale, non riportasi in genere
alle leggi mercantili e cambiarie, ma solamente in quanto che
quelle discostansi dalle norme in questo Codice contenute, qua
lunque volta si presenti un caso giuridico non contemplato dalle
leggi di commercio e di cambio che differiscono da quelle del
Codice, debba esso caso decidersi giusta le prescrizioni del Co
dice stesso. Alle quali cose poi se si aggiunga, che l'Art. VII
del Regolamento Cambiario 1.º ottobre 1763, facendo menzione
della restitutio in integrum e del S. C. Velleiano, si riporta al
romano Diritto, non già quale norma decisiva, ma soltanto qual
legge stata per lo innanzi in vigore, ed a cui più non si debba

(1) Vedi il Fasc. VIII del Giornale della Giurisp. Austr., Anno 1836, p. 76.
48 S. 12, confermA DELLE LEGGI PoliTICHE, Ecc.
ricorrere nei casi da esso Art. VII contemplati; e che in oltre
non si può dimostrare, com'esso Diritto romano sia mai dive
nuto parte integrante delle leggi mercantili e cambiarie per esser
visi elleno in alcuno passo riportate, locchè a rincontro accade
in più luoghi del Diritto feudale longobardico; duopo sarà con
chiudere, che le leggi romane non possano riguardarsi come ri
confermate dal sovra citato passo della Patente promulgatoria.

S. 2 1.

Conferma delle Leggi politiche, camerali e finanziarie


( Capoverso VIII della Pat. Promulg.)

Dappoichè il fine, cui tende il presente Codice, è riposto nel


regolare le relazioni di privato diritto, sembrar potrebbe a taluno
che, stante la disposizione del quarto capoverso della Patente,
la quale dichiara abolita ogni legge e consuetudine relativa agli
oggetti del Codice stesso, avessero a riguardarsi come abrogate
anche tutte le prescrizioni, che, sebbene contenute in altri rami
di legislazione, influiscono tuttavia sul privato Diritto. Sicco
me però simiglianti leggi, riferendosi soltanto in via seconda
ria ad esso Diritto privato, hanno principalmente di mira il co
mune benessere; e siccome non era intendimento del Legislatore
di porgere in questo Codice anche le norme regolatrici di quei
rapporti, ne'quali si trovano i singoli considerati nel legame loro
col tutto: ecco il perchè volle Egli aggiungere nell'ottavo capo
verso della sua Patente promulgatoria le seguenti parole:
Restano parimenti in pieno vigore le leggi già pro
mulgate in materie politiche, camerali o di finanza, per
cui vengono limitati o più precisamente determinati i
privati diritti, ancorchè non ne sia stata fatta espressa
mente menzione in questo Codice.
- CAPO VERSO VIII DELLA PAT, PROMULG. - 49
S'egli è vero che per conseguire il benessere dello Stato, fa
mestieri raggiungerne da tutti i lati lo scopo, e se ciò non potrà
mai effettuarsi senza considerare ed applicare sotto qualunque
rispetto le disposizioni a tal uopo emanate; manifesta cosa è
pertanto che, siccome abbiamo altrove osservato (1), tornerebbe
nocevolissimo il ritenere, che nè le leggi politiche risguardino le
Autorità giudiziarie, nè viceversa le leggi giudiziarie abbiano a far
nulla colle politiche Autorità. Meglio quindi sarà il conchiu
dere, che a buon diritto dagl'Impiegati giudiziari si esige altresì
la cognizione delle leggi politiche, in quanto possano desse influire
sui privati diritti del cittadini. Gli è perciò che il Decreto dell'Au
lica Cancelleria, emanato nel 19 maggio 1826 pel Tirolo, ordi-.
nava doversi tenere da tutti i Giudizi Patrimoniali la Collezione
ufficiale delle leggi giudiziarie; osservando poi, quanto alle poli
tiche, che senza addossare a funzionari giudiciali l'espresso ob
bligo di provvedersi le antiche e nuove Collezioni stampate, ri
chiedesi però dagli accennati Giudizi Patrimoniali la più esatta
cognizione delle leggi e prescrizioni vigenti in tutta la loro am
piezza; cosicchè il lasciarne qualcuna inavvertita o non appli
catali assoggetterebbe alla più stretta risponsabilità (2).

(1) Vedi la prefazione dell'Autore alla sua opera intitolata: Sposizione


dell'Organizzazione ed Amministrazione dei regni di Galizia e Lodomiria.
Leopoli e Tarnow, 1826. Fra i lavori più recenti, che si riferiscono alla scien
za delle leggi politiche, merita d'essere massimamente studiato quello che il
sig. Conte Bart. Barthenheim pubblicava in Vienna nel 1836 sotto il titolo:
L'intera politica Amministrazione austriaca con precipuo riguardo all'Arci
ducato dell'Austria sotto l'Enno; opera, della quale uscirono fin ora otto
fascicoli. -

(2) Notificazione Governativa del 7 giugno 1826. Collezione delle Leggi pel
l'irolo, Tomo XllI, pag. 235.
1 7
5o S. 22. coNFERMA DELLA PATENTE FINANZIARIA.

S. 22.

'Conferma in ispecieltà della Patente Finanziaria dell'anno


181 1, siccome pure delle altre disposizioni di legge
che ad essa ri riferiscono.
( Capoverso IX della Pat. Promulg.) » e - º

In particolare poi i diritti e gli obblighi relativi a pa


gamenti da farsi in danaro dovranno giudicarsi a norma
della Patente emanata il dì 2o febbrajo 1811 intorno al
danaro destinato a circolare e servire di valuta generale
nei Nostri Stati, sotto la denominazione di valuta di
Vienna, o secondo le leggi speciali da promulgarsi in
appresso; ed in mancanza di esse soltanto, secondo le
norme generali di questo Codice. - - - -

Fra le leggi finanziarie, che maggiormente influiscono sul


privato Diritto, vuolsi annoverare in princidalità la Patente So
vrana promulgatasi nel 2o febbrajo 1811; in virtù di cui fu ri
dotto al quinto il valor nominale delle Cedole di Banco, che già
si trovavano in corso, ed in luogo di esse i viglietti di ricatto
(Ginlösungº-66eine) vennero introdotti e dichiarati valuta di
Vienna, e sola valuta corrente nell'interno dello Stato. Questa
legge, comecchè sopra tutto tendesse a determinare in qual
modo avessero a conchiudersi per l'avvenire gli affari giuridici,
che riguardano pagamenti in denaro, conteneva però anche altre
disposizioni concernenti la maniera, in cui dovevano adempiersi
gli obbligi di pagare già in precedenza contratti. Però, non ostante
che queste prescrizioni di legge avessero così grande importanza
sui privati diritti del cittadini, il legislatore non trovò di doverle
inserire nel Codice, siccome quelle che, promulgate in circostanze
caroverso X DELLa rar. Promulo. 5I

politiche transitorie, doveano non guari dopo divenire inapplica


bili a casi futuri. Ed infatti nel 1° giugno 1816 fu emanata una
Sovrana Patente, la quale al S. 3 permise di stipulare mediante
contratto scritto i pagamenti in moneta di convenzione, od in
altra legale moneta d'oro o d'argento, ed anche in carta mone
tata: e nel dì 2o ottobre 1817 uscì un Decreto dell' Aulica
Cancelleria, in vigor del quale si fatta concessione venne anche
estesa ai contratti verbali, ed alle convenzioni preliminari: di
guisa che non occorre al presente che di riportarsi alle sole deter
minazioni abbracciate dal Codice. Nulla di meno allorchè si trat
tasse di decidere casi, che si avverarono per lo passato, dovreb
besi ancora, siccome apparisce dal Decreto dell'Aulica Cancel
leria in data 28 dicembre 182o, ricorrere all'accennata Patente
Finanziaria ed alle prescrizioni che vi si riferiscono : il perchè
l'Autore trovava opportuno d'inserirle nel suo Manuale sotto
questo capoverso della Patente promulgatoria.
S. 23.

Testo originale del Codice e sue versioni.


( Capoverso X della Pat. Promulg.),

Al pubblicarsi di questo Codice, se ne fecero due versioni,


l'una in lingua boema e l'altra in lingua polacca. E siccome in
Galizia riguardo al Codice stesso suole usarsi l'idioma latino
presso i tribunali non meno che nelle scuole, fin dall'anno 1812
l'Autore del presente lavoro ne intraprese privatamente una
traduzione; la quale poi, da esso lui migliorata dietro incarico
affidatogli dall'Aulica Commissione legislativa, fu data in luce
nel 1817 a conto del pubblico erario dalla Stamperia dello Stato.
Parimenti, dappoichè il detto Codice dovea porsi in attività
anche nel Regno Lombardo-Veneto, se ne fece una versione
italiana; delle cui due edizioni fu dichiarata ufficiale solamente
52 S. 23. Trsto originaLE E versioni DEL codice. .
la seconda, quella cioè uscita dalla Stamperia Reale di Milano
nel 1815 (1). - -

Ora e queste e le altre versioni, che per avventura fossero


per pubblicarsi, vanno giudicate secondo il testo tedesco, siccome
originale; e per conseguente tutti gli errori ed i dubbi, che in
quelle venissero mai scoperti, devono essere a tenor di questo
corretti e rischiarati: mentre le traduzioni non sono a riguardarsi
che come semplici mezzi, per cui si possano più agevolmente com
prendere le regole dal legislatore espresse nel Codice originale
tutti coloro, i quali non sono abbastanza conoscitori del linguag
gio tedesco. Quindi è che in sì fatto modo dispongono le ultime
parole della Patente promulgatoria:
Dichiariamo al tempo stesso il presente testo tedesco
del Codice come testo originale, secondo il quale si dovrà
giudicare delle versioni che ne saranno fatte nelle diverse
lingue proprie alle Nostre provincie.
E quì gioverà notare, che anche del testo tedesco del Co
dice furono date in luce diverse edizioni, le quali siccome in tutto
e per tutto non si accordano fra di loro, per conseguente danno
luogo al quesito, quale di così fatte deviazioni debba preferirsi
alle altre. Rispetto a due fra questi passi di legge essenzialmente
discordi, abbiamo già posteriori disposizioni che pongono fuori
d'ogni dubbio, quale testo si debba addottare. L'edizione in mi
nuti caratteri pubblicata nel 1814, non però ufficialmente, dalla
Stamperia Aulica e di Stato contiene parecchi errori; i quali

(1) Vedi il Manuale dell'Aut., ediz. seconda, Vol. I, pag. 22. Una versione
francese di questo Codice Civile trovasi nell'opera intitolata: Collection des
lois civiles et criminelles des états modernes; Rennes 1836, III e IV di
spensa. Vedi al proposito i cenni di Mittermaier nel Giornale per la Giurispru
denza straniera, Tomo IX, Fasc. II, pag. 323. - -
CAPOVERSO X DELLA PAT. PROMULG. 53

debbono emendarsi conformemente a quella del 1811 comuni


catasi d'ufficio alle pubbliche Autorità, e massime conformemente
all'altra che forma parte della Collezione ufficiale delle Leggi
giudiziarie, sì perchè giova presumere che nella stampa d'una
raccolta permanente sia stata posta la maggior possibile diligenza,
e sì ancora perchè tal Collezione tende in generale a togliere
tutte le difficoltà e dubbiezze che insorgono intorno alle leggi
emanate: dacchè l'Aulico Decreto del 5 aprile 1822, nell'emen
dare il S. 163 del Codice espressamente riportasi alle correzioni
di esso, che nell'accennata Collezione erano già state fatte. Però
dopo tutto questo non conviene dimenticare, che il testo, anche
quale fu pubblicato nelle edizioni da ultimo menzionate, abbiso
gna quì e colà di parecchie emendazioni, siccome ne' luoghi
opportuni dimostreremo.

– e º di e- –
INTRODUZIONE
AL

CoD ICE CIVILE UNIVERSALE (3)


–º e

DELLE LEGGI CIVILI IN GENERE

S. 24.

Definizione del Diritto civile.

(S. 1 del Cod. Civ.).

Il complesso delle leggi che determinano i diritti ed


obblighi privati degli abitanti dello Stato fra di loro co
stituisce il diritto civile.
Doppio è il senso, nel quale principalmente suole usarsi la.
voce diritto, secondo che viene riferita all'oggetto od alla per
sona. Riferita all'oggetto, significa un complesso di leggi d'una
data specie; e in questo senso appunto l'adopera il paragrafo, e
l'adoperiamo noi tuttodi, dicendo per esempio : Diritto austriaco,
Diritto romano ecc. Riferita invece alla persona, significa la fa
coltà di far checchessia, o, meglio, la possibilità giuridica di fare
o tralasciar checchessia, oppure di pretendere che altri faccia o
tralasci checchessia a nostro vantaggio.

(1) Scheidlein: Commentario sulla Introduzione e sul primo Capitolo del


Cod. Civ. gen. Vienna, 1823,
56 S. 24. DEFINIZIONE DAL DIRITTo civiLE.
La legge, in senso giuridico, è una prescrizione del Sovrano,
alla quale sono tenuti di conformare il loro esteriore contegno
que' sudditi, pe quali venne emanata. .
Le leggi che prendono a regolare le relazioni dei sudditi col
Sovrano, o le relazioni loro colla totalità, ossia collo Stato, chia
mansi pubbliche, e costituiscono il Diritto pubblico o dello Stato;
le leggi, che regolano le relazioni giuridiche dei singoli cittadini
fra loro, chiamansi leggi di diritto privato, e costituiscono il Di
ritto privato.
Le quali due specie di leggi sono molto essenzialmente di
stinte. Perocchè le pubbliche tendono al bene universale, quelle
di diritto privato al bene dei singoli cittadini; le prime c'impon
gono obbligazioni a cui non possiamo sottrarci (1), le seconde ci
accordano facoltà di cui possiamo valerci o no a nostro grado:
salvochè, per conseguire un certo fine, come verbigrazia quello
di trasmettere dopo morte le nostre sostanze a qualcuno, ci
conviene osservare i modi determinati all'uopo dalla legge; pel
mantenimento di quelle provvedono le competenti podestà, senza
bisogno di venirne invocate, cioè in forza del loro ufficio: pel man
tenimento di queste, le podestà competenti, ossia le magistrature
giudiziarie, non procedono se non quando ne sieno invocate, giusta
l'adagio Ubi nullus actor, nullus judec. Da ultimo la materia
delle leggi di diritto pubblico esigendo spesso un riguardo a spe
ciali circostanze, che non si possono prevedere,e quindi non posso
no essere previamente sottoposte a certa regola, è mestieri lasciare
alla magistratura un arbitrio più largo, e stabilire una proce
dura più rapida. Invece le circostanze, che cadono sotto le leggi
di diritto privato, possono benissimo essere anzi tratto regolate;
nel proferirne giudizio non è pericoloso un breve ritardo, ma anzi
ſa d'uopo esaminarle accuratamente e maturamente, per applicarvi

(1) Jus publicum pactis privatorum inutari non potest, l. 38, ff De


pactis. -
S. 1 DEL con. civ. 57
le norme sussistenti: giacchè in ciò sta la essenza e la sicurezza
del diritto; ond'è appunto che le magistrature giudiziarie all'atto
del deliberare si uniscono di regola in collegio, e procedono con
ispeciali forme loro tracciate.
Le leggi inoltre si distinguono in fondamentali e governa
tive, secondochè determinano i diritti del Capo dello Stato e la
Costituzione, o regolano l'esercizio del potere amministrativo.
Le governative si suddividono in leggi di polizia, politiche,
camerali, di finanza e giudiziarie (Suſti;-6eſette). Le leggi di
polizia sono intese a prevenire ed allontanare ogni causa turba
trice dell'interna sicurezza; le politiche hanno per fine di pro
muovere la coltura e la prosperità dei cittadini; le camerali e
quelle di finanza provvedono ai mezzi di conservare ed accresce
re il patrimonio dello Stato, e di sostenerne le spese. Oggetto
delle giudiziarie è la immediata conservazione e reintegrazione
dei diritti privati, in quanto non vi si richiegga minaccia di pena.
Quelle che, supponendo noto l'obbligo di tenere un certo con
tegno, minacciano qualche male a chi vi manchi, chiamansi leggi
penali. Le leggi di Diritto privato hanno una sufficiente sanzione
nella inefficacia degli atti ad esse contrarie, e nella facoltà del po
ter giudiziario di costringere i cittadini alla prestazione di ciò
che debbono. Perciò esse non minacciano alcuna pena a chi le
viola, e in que'casi medesimi, ne'quali ha luogo il contrario, l'ec
cezione è introdotta piuttosto per riguardi di bene pubblico che
di bene privato. - -

Le leggi giudiziarie altre appartengono al diritto pubblico,


altre al privato. Al pubblico appartengono quelle, le quali, come
chè emanate per la conservazione dei diritti privati, hanno preci
puamente riguardo al bene comune. Del qual numero sono nella
massima parte quelle che determinano le forme e i modi di far
valere i diritti: cioè quelle che trattano sull'organizzazione dei
giudizi, sulla procedura (sia onoraria sia contenziosa), sul numero
e sulla gerarchia delle Istanze, sull'ammissibilità dei mezzi di prova
l 8
58 S. 24. DEFINIzioNE DEL DIRITTo civiLE.
e via discorrendo. Per la qual cosa,poche mutazioni è concesso alle
parti di farvi (1). In Austria queste leggi trovansi nelle Norme di
giurisdizione, nel Regolamento giudiziario, nelle particolari Istru
zioni date alle autorità giudiziali, e nelle varie disposizioni ema
nate per la retta amministrazione della giustizia.
º Ma, ad onta della essenzial differenza che passa tra le leggi
di ordine pubblico, e quelle di diritto privato, difficilmente accade
che le une sieno ben distinte dalle altre; perocchè talvolta sono
inseparabili, a motivo dello stretto legame che le congiunge:
laonde, per esempio, indarno vorremmo trattare del matrimonio
come fonte di diritti privati, senza avere insieme riguardo alla
sua importante influenza sullo Stato; talvolta i confini che le se
parano, trovansi sì fattamente confusi dalla pratica adottata nel
l'amministrazione, che non sarebbe possibile ristabilirli senza in
trodurre massime riforme, sulla cui utilità resterebbe molto a di
scutere. Così, per esempio, le prescrizioni relative alle tutele e
alle cure, furono fin dalla introduzione del Diritto Romano, col
locate fra le leggi civili, quantunque entrino la maggior parte nel
numero di quelle di polizia. E di qui appunto procede la varietà
delle opinioni, e la difficoltà che i dotti incontrano nello stabilirne
con certe regole la linea di confine (2).

(1) V. Mittermaier Sulla collisione delle leggi processuali S. 1 nell'Archivio


per la pratica del diritto civile, V. 13, Fasc. 2.
(2) V. a questo proposito Pratobevera Sui confini che separano la materia
giudiziaria dall'amministrativa, e sulle relazioni del poter giudiziario col po
ter Sovrano; Vol. I de' suoi Materiali.
Sul Foro competente per gli affari amministrativi contenziosi; Ulma, 1821.
Veiler: Del potere amministrativo e del giudiziario, e dei confini che
separano l'uno dall'altro, Mannheim, 183o. Seconda edizione.
Pfeiffer: Sulle relazioni giuridiche che passano fra il potere giudiziario
e l'amministrativo, e sulle loro pratiche conseguenze dedotte da tutte le parti
delle scienze legali, Annover, 1831, 3 volumi.
Pfizer: Esame delle più recenti eccezioni contro l'ammissibilità della
giustizia amministrativa (8etivaltungèiuſti, e la sua estensioue, Stoccarda 1833.
S. 1 DEL cod. civ. 59
Separate le leggi di ordine pubblico dalle leggi di diritto pri
vato, conviene poi tra queste distinguere quelle che si riferiscono
ad ogni persona o cosa, da quelle che si riferiscono a certe specie
di persone o di cose. Il complesso delle prime costituisce il Di
ritto privato generale, ossia il Diritto Civile; le seconde formano
gli speciali rami del Diritto privato, cioè il Diritto montanistico, il
feudale, il mercantile, il cambiario e discorri.
Il diritto civile è dunque il complesso delle leggi che deter
minano i diritti ed obblighi privati, che generalmente hanno gli
abitanti dello Stato fra loro. Dico generalmente, perchè questa
generalità appunto distingue il Diritto civile dagli speciali rami
del Diritto privato,ond'è che le espressioni Diritto civile generale,
e Codice Civile generale, in sè stesse per verità ridondanti, sono
usate ad indicare che le regole ivi statuite valgono per ogni qua
lità di persone: avuto riguardo alla divisione che anticamente
facevasi del Diritto privato germanico in generale e speciale,
intendendosi per Diritto generale il complesso delle leggi applica
bili a ciascun cittadino senza differenza di stato, e per Diritto spe
ciale le particolari leggi convenienti ai vari stati (1). -

Il termine Diritto civile è una traduzione del jus civile dei


Romani, quantunque ne renda idee affatto diverse (2).
Ad ogni diritto corrisponde naturalmente un'obbligazione.
Pure il paragrafo fa speciale menzione anche degli obblighi,
perchè riesce non di rado necessario il trattarne, a fine di stabilir

Vittermaier Sbozzo di un esame sugli oggetti attinenti al processo Civile,


nell'Archivio per la pratica del diritto civile, V. 12, Fasc. 3 pag. 393.
Funke: Il potere amministrativo considerato nelle sue relazioni col giu
diziario, Zvikau, 1838.
(1) Vedi Mittermaier, Principii del diritto privato germanico S. 1, Weiske,
Introduzione al diritto privato germanico, S. 2.
(2) Jus civile a jure gentium distinguitur: quod omnes populi, qui legi
bus et moribus reguntur, partim communi omnium hominum jure utuntnr
Nam quod quisque populus ipse sibi jus constituit, ad ipsius proprium ci
vitatis est, vocaturque jus civile S. 1. Instit. De iure naturali gentium et civile.
6o S. 25. PaoMULGAzioNE DELLE LEGGI E sue conseg.
meglio i confini del diritto, come pratica frequentemente lo stesso
Codice. - - -

Nella definizione testè riferita si parla degli albitanti dello Stato


in genere, perchè il Diritto civile vale anche pel Sovrano e per
gli stranieri, siccome quello che non entra nelle loro relazioni
collo Stato medesimo.

S. 25.

Promulgazione delle leggi e sue conseguenze,


(S. 2 del Cod. Civ.)

Tosto che una legge è stata debitamente promulgata,


nessuno può allegarne ignoranza a sua scusa.
La promulgazione è quell'atto della magistratura, mercè cui
una legge vien come tale recata a notizia di coloro che debbono
osservarla. Essa promulgazione spetta alle podestà politiche (1):
non sempre si eseguisce ad un modo: nè v'ha prescrizione che
determini quando possa ritenersi avvenuta; per cui indarno ten
teremmo di statuire con certa regola, da qual giorno la legge
acquisti forza obbligatoria, ov'esso non sia previamente stabilito
all'atto medesimo della promulgazione, come suole farsi nel pub
blicare nuovi Codici. -

Per imparar a conoscere i vari modi usati nella promulga


zione delle leggi, bisogna avere riguardo alla forma, sotto la quale
vengono emanate. La più comune è quella delle Patenti e degli
Aulici decreti.
Le patenti si usano d'ordinario per le più importanti dispo
sizioni d'interesse generale. Portano in ſronte il nome ed i titoli
del Sovrano; hanno appiedi la sua sottoscrizione; vengono sem
(1) Aulico Decreto del 16 novembre 1827, vedi il Manuale dell'Aut. Vol.
I, pag. 26. -
S. 2 DEL con. civ. - 6i

pre date alle stampe, e di regola si pubblicano in tutte le provinr


cie colla medesima data. - - -

Gli aulici decreti emanano dai Dicasteri Aulici. Sono vere leg
gi, quando riferiscono una Risoluzione del Monarca; nel qual
caso la promulgazione del Sovrano volere viene eseguita per or
gano di quell'aulico dicastero, che tratta la relativa materia. Ma
se questa appartiene a più dicasteri, ciascuno ne fa per parte sua
comunicazione alle magistrature da sè dipendenti: onde avviene
che una stessa disposizione porti date diverse, per cui a ritrovarla
più facilmente nelle varie Collezioni di leggi, è necessario osser
vare da qual dicastero sia stata pubblicata. -

Spesso però i decreti aulici provengono immediatamente da


gli aulici dicasteri; nel qual caso, comechè non sieno vere leggi a
rigor di parola, ne hanno tuttavia l'efficacia, in quanto contenga
no l'applicazione de generali principii stabiliti dal legislatore. Im
perocchè, entro questi limiti, non solo i dicasteri aulici, ma anche
i Governi, e le stesse magistrature loro subordinate, hanno facol
tà di emanare norme obbligatorie per gli uffici dipendenti,
Le accennate prescrizioni vengono ulteriormente recate apub
blica notizia, per mezzo de'Governi in iscritto od a stampa; e gli
aulici decreti in forma di Circolari, Ordinanze (treisióveiſen), Noti
ficazioni, Dispacci (Sntinuate), Decreti. Se è necessario che ciascuno
le conosca, s'inseriscono nelle Gazzette provinciali e nel Foglio Uf
ficiale, si affiggono alle pareti delle Chiese ed altrove; si spedisco
no per mezzo degli Uffici Circolari (treicimiter) alle Signorie (Do
minitn), ed in qualche paese si leggono nella sala del consiglio
(Stathauſe) o nella residenza de capi del Comune, (6enneinteſtate)
presente il curato del luogo (1). Se invece interessano le sole ma
gistrature, dimodochè non sia necessario che ciascuno le conosca,
vengono comunicate in iscritto alle autorità competenti e s'inseri
scono inoltre nel Libro delle Normali, che ogni dicastero deve

(1) Vedi le disposizioni relative, nel Manuale dell'Autore, Vol. I, pag. 23-26.
62 S. 25. PRoMULG. DELLE LEGGI E suE coNsEGUENZE.
tenere, ed anche nelle Raccolte provinciali, qualora sieno di
maggiore e più generale importanza.
La regola del S 2 parte dal principio, che, pubblicata debita
mente una legge, ciascuno è tenuto a prenderne cognizione, ed a
conformarvisi nei casi occorrenti. Senza questa regola, nulla sa
rebbe l'efficacia delle leggi, poichè, per non osservarla, baste
rebbe allegare di non averla conosciuta: mentre la prova del
contrario riuscirebbe nella maggior parte dei casi assai difficile,
e forse del tutto impossibile. Per la qual cosa siffatta massima è
stabilita non solo nelle civili, ma in ogni altra specie di legge. Nè
la sua applicazione presenta realmente le gravi difficoltà che apri
ma giunta potrebbe sembrare; imperocchè le norme da osservarsi
negli ordinari affari, come dire, nelle compre, nelle locazioni e si
mili, si apprendono prestamente dall'uso quotidiano; quanto poi
agli affari meno comuni o più gravi, vuole prudenza che di caso
in caso si studino le prescrizioni relative, e, dove non basti la
propria intelligenza, si consultino esperte persone. Eleggendo
instrutti legali, ed obbligando in campagna i giudici delle Signo
rie (Sustitiaten) ad assistere i sudditi (untettºanen) col loro consi
glio, lo Stato provvede abbastanza perchè il cittadino non manchi
d'istruzione ne' casi occorrenti; e talvolta impone perfino a co
loro, che agiscono in nome delle parti, l'obbligo d'invigilare per
chè certi negozi sieno conclusi in forma da sortire pieno effetto
legale: come, per esempio, ai curati nella celebrazione del ma
trimonio. -

Ma dal dovere che ha ciascun cittadino di conoscere le leggi


regolarmente pubblicate, segue bensì ch'ei deve tollerarne gli eſe
ſetti, sia che gli fossero note, sia che l'ignorasse; ma non ne se
gue però ch'ei perda il diritto di giovarsi delle conseguenze legali
a sè favorevoli, perchè non le ha conosciute. Ognuno dunque, il
quale, per errore od ignoranza, contrasse un'affare invalido, sarà
abilitato ad impugnarlo, ove se n'accorga più tardi della invalidità.
Ed invero, allegando egli a suo favore gli effetti della legge, l'av
S. 2 DEL cod. civ. 63

versario male gli opporrebbe: Tu hai ritenuto l'affare per va


lido; mentre non può l'ignoranza della legge servire a sua discol
pa. Per questo motivo appunto abbiamo azione a ridomandare
ciò che da noi fu pagato, o prestato per error di diritto (1431):
poichè se ci venisse negata in questo caso la restituzione del ri
cevuto, l'ignoranza della legge servirebbe piuttosto di scusa al
nostro avversario. Un altro caso, in cui l'ignoranza non reca pre
giudizio, è quello del possesso di buona fede (S. 325): perchè
trattandosi di giudicare dell'interna opinione del possessore, ba
sta, che, per qual si voglia motivo, ei ritenesse sua la cosa posse
duta (S. 326). - -

La regola stabilita dal S. 2. intorno all'obbligo di conoscere


le leggi vale sotto un certo aspetto anche riguardo agli editti le
galmente e debitamente pubblicati: esigendo in molti casi l'ammi
nistrazione della giustizia che le conseguenze legali dipendenti da
gli editti sortano effetto, quantunque gl'interessati non ne avesse
ro per avventura notizia: stante che altrimenti certi affari non po
trebbero ventilarsi, o rimarrebbero sospesi, oppur mancherebbe
il fine di certe provvidenze necessarie, come per es. nei casi
della divisione di un'eredità, del concorso dei creditori, delle di
chiarazioni di morte, o di prodigalità, e simili. Nondimeno fra gli
effetti della pubblicazione d'un editto, e gli effetti della pubblica
zione d'una legge v'ha questa differenza, che l'ignoranza de'pri
mi ammette discolpa, e fa luogo alla restituzione in intiero contro
le conseguenze che ne derivano, qualora essa restituzione non sia
per ledere gli altrui diritti (1). È da notare altresì che gli editti
non sortono tale efficacia se non quando sieno stati pubblicati, a
termini d'una disposizione di legge, non essendo in facoltà del
giudice, e molto meno dei privati l'imporre a chicchessia obbli
gazioni, senza l'autorità della legge. e r

(1) Vedi l'Aulico Decreto 13 febbraio 1795, let. p (Leggi giudiziarie pagi
ne 181, num. 217. e la Memoria del Dott. Hirschmann nel Giornale di Giuri
sprudenza Austriaca an. 1836, fasc. 9. Pag. 163.)
64 S. 26. PRINCIrio E coNsee. DELL'EFFICACIA DELLA LEGGE.

S. 26.

Principio e conseguenze dell'efficacia della legge.

(S. 3 del Cod. Civ. )

S. 3. L'efficacia della legge e le conseguenze di di


ritto che ne derivano incominciano immediatamente
dopo la promulgazione di essa, a meno che la stessa
legge promulgata non fissi un termine più rimoto, da
cui debba incominciare ad essere operativa.
L'efficacia d'una legge consiste nell'essere tenuti ad istruir
sene e conformarvisi tutti quelli pei quali fu pubblicata. Le con
seguenze legali che ne derivano, sono i diritti e gli obblighi pro
cedenti dalla pubblicata legge o immediatamente, o mediante
alcun atto. Di regola poi incominciano subito dopo la promulga
zione, perchè, come notammo nel paragrafo precedente, nessuno
può a sua scusa allegare ignoranza d'una legge debitamente pro
mulgata: e chi la conosce deve osservarla. Nullostante il legisla
tore protrae talora l'efficacia della legge, sia perchè a metterla
in pratica occorrano alcune preliminari disposizioni, le quali ri
chieggano un certo spazio di tempo; sia perchè importi che la
legge cominci ad essere osservata da per tutto nella stessa epoca,
e tuttavia non possa farsene in ogni luogo la contemporanea pub
blicazione, senza speciali provvidenze: come, verbigrazia, nel
caso che vengano introdotti nuovi dazi, da levarsi uniforme
mente a tutti i confini. - - - -

Mal si potrebbe definire con regola generale, se fra le con


seguenze accennate dal S. 3 vi sia pur quella che gli atti intra
presi in opposizione alla legge riescano invalidi; giacchè le sin
gole circostanze fanno luogo a parecchie modificazioni. Per
S. 3 DEL cod. civ. - 65

mostrar dunque qual debba essere nei vari casi la norma del
decidere, osserveremo quanto segue: - ,

1) La quistione della validità o invalidità d'un atto illegale


non può riferirsi che alle leggi imperative o proibitive. Difatti le
altre o si restringono a dar consigli, o raccomandano certe pra
tiche in via di cautela: come per esempio il S. 585, o lasciano in
libertà dell'agente la scelta d'una o d'altra forma: come il
S. 587, o finalmente stabiliscono alcune norme pel solo caso che
nulla sia determinato dalle parti: come fanno verbigrazia i
S. 555-562 riguardo alla divisione dell'eredità. Le quali leggi
non limitando la libertà dell'agente, certo è che gli atti cui esse
si riferiscono, non debbono riuscir invalidi, perch'egli abbia usato
della sua libertà, e nell'intraprenderli siasi conformato al proprio
volere. Queste leggi pertanto sono propriamente permissive.
2) Ma se la legge proibisce alcun atto a tutti generalmente o
a certe persone, per le loro qualità e relazioni particolari, oppure
se loro permette d'intraprenderlo in un determinato modo, o con
determinate limitazioni: l'atto intrapreso in opposizione alla
legge vuole di regola considerarsi invalido; perchè il legis
latore cadrebbe in contraddizione con sè stesso, qualora dopo
aver proibito un atto, lo lasciasse sussistere, o, dopo aver prescritto
una data maniera di eseguirlo, desse efficacia ad una maniera di
versa. Tuttavia questa regola soggiace alle eccezioni seguenti:
a) Essa non vale nella materia del matrimonio; conciossia
chè, stante l'importanza che lo stato attribuisce alla conserva
zione della società coniugale, ed avuto riguardo ai gravi danni
che ne derivano dallo scioglimento allo stesso coniuge innocente,
ed ai figli; la legge (S. 99) stabilisce espressamente il principio
che la presunzione sta sempre in favore della validità del matri
monio: laonde, nascendo dubbio se la contravvenzione ad una
prescrizione di legge porti la nullità del matrimonio, conviene
sempre ritenere il contrario;
b) La idetta regola non vale neppur nel caso che il legislatore
I 9
66 S. 26. PRINCIPIo E conseg. DELL'EFFICACIA DELLA LEGGE.
dichiari espressamente di tener fermo l'atto contrario alla legge,
locch'ei suole fare, qualvolta possa raggiugnere il suo fine, an
che senza l'annullamento dell'atto; oppur qualora il male, deri
vante dall'annullazione, dell'atto superi quello procedente dalla
contravvenzione della legge. Ne porgono esempio i SS 74 e 12o.
c) Se l'efficacia dell'atto ammette divisione, dimodochè possa
riguardarsi parte conforme, parte contrario alla legge, rimarrà
valido in quella parte che non contravviene alla legge. Così, il
mutuante può benissimo domandare gl'interessi legali, ancorchè
il mutuo sia stato conchiuso in contravvenzione al S. 993; così
la dichiarazione di ultima volontà rimane valida, benchè vi sieno
stati preteriti gli eredi necessari in contravvenzione al S. 762.
d) Ha luogo eccezione anche nel caso che la restrizione
della capacità personale sia introdotta a favore dello stesso agen
te, o di altre determinate persone: perchè in tal caso la facoltà
d'impugnare l'atto intrapreso spetta soltanto a loro; così, per
esempio, spetta ai soli eredi legittimi d'impugnare il testamento,
nel quale il prodigo abbia disposto d'oltre la metà de' suoi beni
in contravvenzione al S. 568.
e) Finalmente, se manchi una formalità non essenziale alla
esistenza dell'atto, ma prescritta per istabilirne la prova, l'atto
rimane efficace, qualora non venga impugnato, o possa formar
sene la necessaria prova in altro modo egualmente valido.
Ma quantunque un atto sia assolutamente invalido, non com
pete però al giudice d'indagarne l'invalidità ex officio; sendo
i diritti privati, per lor natura, tali che altri vi possa rinunciare
a suo beneplacito, come vedemmo testè al nostro S. 24. E gli
stessi casi, che sembrano fare eccezione a questo principio, voglio
dire il caso dell'invalidità del matrimonio per gl'impedimenti
indicati nel S. 94, e quello del mutuo usurario appartengono pro
priamente al diritto pubblico: giacchè l'investigazione in tali casi
è prescritta per riguardi di ordine pubblico.
Venendo per altro il giudice invocato dalle parti a loro
S. 4 DEI, cod. civ. - 67
tutela, dee, non ostante il loro silenzio, pronunciare la invalidità,
qualvolta la legge espressamente dichiari l'atto invalido, oppure
l'agente mancasse assolutamente della capacità necessaria ad
intraprendere l'atto da cui si pretende che sorga l'obbligazione.
Conciossiachè il giudice è tenuto a conoscere il diritto e la legge
ex officio, quantunque le parti erroneamente vi si riferissero, o
tralasciassero anche al tutto di riferirvisi. (1) Il giudice dunque
non può mai imporre l'adempimento di una obbligazione inva
lida, ma non deve nemmeno rigettare le petizioni o le altre istanze
fondate sopra un'affare invalido, quando abbiano per oggetto
un'azione di risarcimento, o la restituzione di ciò che fosse stato
prestato in causa dell'atto invalido: altro essendo queste azioni,
ed altra quella diretta all'esecuzione d'una promessa contraria alla
legge. E così appunto va inteso l'Aulico Decreto 15 giugno 1816,
il quale dichiara (2) « non competere al giudice di pronunciare
ex officio la invalidità d'un contratto, ma doversi lasciar in ar
bitrio delle parti il far valere le loro reciproche azioni. » (3)

S. 27.

Estensione della legge riguardo alla persona.


(S. 4 del Cod. Civ.)

Le leggi civili obbligano tutti i cittadini di quelle


provincie per le quali sono promulgate. Rimangono essi
soggetti a queste leggi anche negli atti e negli affari che
intraprendono fuori del territorio dello Stato, in quanto

(1) Aulico Decreto 15 gennaio 1787, let. ii, Leggi giudiziarie pag. 89,
n.° 621. -

(2) Leggi giudiziarie pag. 378 n. 1258 e Manuale dell'Autore Vol. I, p. 17.
(3) Vedi la dissertazione dell'Autore sulla invalidità degli atti contrari alla
legge. Giornale di Waguer an. 1826, fasc. 6, P. 321.
68 S. 27. Estensione DELLA LEGGE RIGUARDo ALLA PERsoNa.
ne viene limitata la personale loro facoltà d'intrapren
derli, ed in quanto detti atti ed affari abbiano a produrre
delle conseguenze legali anche in queste provincie. In
quanto gli stranieri sieno obbligati a queste leggi si de
termina nel seguente capitolo.
Volendo il Codice definire più ragguagliatamente, per quali
persone sieno obbligatorie le leggi civili, distingue i cittadini,
ossia membri dello Stato, dagli stranieri. Quanto agli stranieri
conviene osservare le prescrizioni stabilite nel Capitolo seguen
te (SS. 33-38). Riguardo poi ai membri dello Stato abbiamo la
regola che le leggi civili obbligano tutti i cittadini di quelle pro
vincie, per le quali sono promulgate: sicchè, sotto questo aspetto,
le provincie austriache, per le quali il presente Codice non fu
promulgato, cioè l'Ungheria e i vicini paesi (9te6eniſinber) voglio
no riguardarsi come uno Stato estero, e i loro cittadini come
stranieri. Tuttavia la mentovata regola del S. 4 ha pieno effetto
nel solo caso che i membri dello Stato si trovino nel territorio,
pel quale queste leggi vennero promulgate; fuori di esso v'ha
luogo a qualche eccezione: onde appunto il S. 4 prosegue dicen
do che « rimangono i cittadini soggetti a queste leggi anche negli
atti e negli affari che intraprendono fuori del territorio dello Stato,
in quanto ne viene limitata la personale loro facoltà d'intrapren
derli, ed in quanto detti atti ed affari abbiano a produrre delle
conseguenze legali anche in queste provincie- »
Il paragrafo parla di atti e di affari, come di cose diverse,
perchè in realtà gli uni sono essenzialmente distinti dagli altri.
E vaglia il vero Atto è qualunque operazione (3 itigteite-ºſeuge
rung) eseguita con libero arbitrio; sia che consista nel fare, sia
che consista nell'omettere. Affare è un atto intrapreso col fine
di fondare, togliere o mutare qualche relazione giuridica. L'atto
dunque non suppone questo fine, tuttochè esso pure dia luogo
sovente a fondare o mutare relazioni giuridiche: come, per esem
S. 4 DEL CoD. civ. 69
pio il danno recato per negligenza, o la nascita d'un figlio ille
gittimo; l'affare invece vien propriamente intrapreso col fine
di variare in alcun modo lo stato di diritto: come, verbigrazia,
fanno le dichiarazioni di ultima volontà, i contratti ecc. Perciò
agli affari si dà anche la denominazione di atti legali od affari
giuridici.
Dalla disposizione superiormente riportata apparisce che due
requisiti debbono concorrere, perchè le leggi nazionali siano ob
bligatorie fuori dello Stato. Il secondo è per sè stesso evidente;
voglio dir quello che gli atti ed affari intrapresi in paese estero
sieno per produrre conseguenze legali anche nelle nostre pro
vincie; poichè, fuori di questo caso, l'atto riesce indifferente per
lo Stato, e non dà nemmen luogo all'applicazione delle nostre
leggi; come per es. se un Austriaco abbia contratto matrimonio
in paese straniero, e nè l'uno nè l'altro dei coniugi muova in
tal qualità veruna pretensione nel territorio dello Stato. Ma, posto
che i figli nati da questo matrimonio volessero far valere un di
ritto di successione legittima sulla sostanza qui lasciata dal loro
avo; allora converrebbe vedere se il matrimonio sia stato valida
mente contratto, da ciò dipendendo la decisione se loro competa
o no il diritto di successione legittima. Si avrà dunque riguardo
al primo requisito, voglio dire si cercherà se il padre aveva o no
facoltà di contrarre quel tal matrimonio; stante che le leggi, le
quali restringono la capacità personale, sono obbligatorie anche
in paese straniero.
Capacità in genere è l'attitudine ad impiegare una certa forza
o potenza in modo, che ne segua l'effetto contemplatone (1). Per
ciò, anche trattando della capacità d'intraprendere affari giuri
dici, conviene aver riguardo a certe attitudini. Queste o consi
stono in qualità inerenti alla persona: come, per esempio, il
sesso, l'età o simili; o nascono dalle relazioni in cui una persona

(1) V. Eberhard, Dizionario dei sinonimi.


7o S. 27. ESTENSIONE DELLA LEGGE RIGUARDO ALLA PERSONA.

si trova con altre: come v. g. la consanguinità, il consorzio coniu


gale ecc. La capacità personale, ossia la capacità intesa in senso
giuridico è adunque la potenza, dipendente da certe qualità e
relazioni, d'intraprendere un atto od affare, in modo che ne con
seguano gli effetti contemplati. Tale potenza non competendo
che alle sole persone, chiaro è che la capacità può essere soltanto
personale; ma la legge vi aggiugne questo addiettivo ridondante,
per indicare più notevolmente ch'essa capacità risguarda sempre
certe qualità e relazioni della persona; comechè sovente venga
espressa anche per mezzo di altri vocaboli, cioè, per esempio, colle
voci, potere, essere autorizzato, abilitato, non escluso, e simili.
Ma il vocabolo Capacità si riferisce sempre a qualità, e relazioni
della persona. Che se nel S. 146o si fa parola di una capacità
dell'oggetto, o, in altri termini, si attribuisce capacita ad una cosa,
quivi però è adoperata impropriamente, come significativa d'ido
neità. Imperocchè non si può distinguere la capacità in subbiet
tiva ed obbiettiva senza sovvertire il senso naturale delle parole.
Saranno dunque leggi limitative della capacità personale
quelle, che proibiscono qualche atto per riguardo a certe qualità,
o relazioni della persona: o che permettono qualche atto, solo in
quanto concorrano certe qualità o relazioni, di maniera che ne
resti circoscritta la capacità di tutti quelli che non le posseggono.
Alla prima specie appartengono, per esempio, le leggi che inter
dicono ai militari di emetter chirografi di debito: nel qual caso
l'atto è proibito a tali persone per la qualità del loro stato;
viceversa, le leggi che permettono l'emissione delle cambiali ai
soli negozianti, fabbricatori ed artisti, restringono indirettamente
la capacità di tutte le altre persone.
Considerata la cosa in sè stessa può farsi distinzione fra man
canza e limitazione della capacità personale: intendendo cioè,
esservi mancanza nel caso che alcuno difetti dei requisiti neces
sari per intraprendere qualsivoglia atto legale od, in altri termini,
manchi dell'uso di ragione. Ma siccome tolto l'uso della ragione
$ 4 DEL con civ. - 7

sparisce immediatamente l'idea della capacità giuridica, ne viene


che tutte le leggi, le quali proibiscono, nel concorso di certe cir
costanze, questo o quell'atto, non sieno propriamente altro che
limitazioni della capacità personale. Così il S. 865 distingue la
mancanza dalla limitazione della facoltà di fare contratti, dicendo
che chi non ha l'uso della ragione, come pure l'infante non an
cor giunto all'età di sette anni è incapace di fare o di accettare
una promessa. Mentre all'incontro, parlando delle altre persone
dipendenti dal padre, dal tutore, o dal curatore dice, che, salve
certe condizioni, possono obbligarsi; perchè sono puramente
limitate nella facoltà di contrarre. Tuttavia sotto un certo aspetto
anche la limitazione veste il carattere d'una maneanza, siccome
quella che toglie alla persona circoscritta una parte delle facoltà
che altrimenti le spetterebbero. º - l

La ragione poi per la quale il S. 4 parla senza più delle li


mitazioni, è appunto perchè, presa questa voce in amplo senso,
comprende anche l'idea della mancanza, e perchè, quando la
capacità manchi del tutto (come per esempio nel caso di tota
le perdita dell'uso della ragione), non occorre far distinzione fra
leggi nazionali, o straniere. Bensì fa mestieri di norme positive in
que'casi, nei quali, secondo i principii del diritto naturale, essen
dovi luogo a dubitare se la capacità, esista, o no, come verbi
grazia quando si tratti di stabilire l'età in cui comincia l'uso della
ragione, grandemente potrebbero diversificare le legislazioni dei
vari paesi. Ma siccome queste norme modificanti il diritto natu
rale vengono ordinate in riguardo alle materiali e morali condi
zioni degli abitatori de vari paesi: le quali ciascun legislatore sa
valutare meglio di qualunque altro; perciò esse norme vogliono
considerarsi opportunissime anche in paese straniero, e perciò
altresì dev'esser libero al legislatore, di circoscrivere pel bene
universale la capacità de' suoi sudditi, anche sotto comminato
ria di pena; oppure di confermare la restrizione che il suddito
avesse imposto a sè stesso, colla prestazione di voti religiosi;
72 S. 27. ESTENSIONE DELLA LEGGE RIGUARDO ALLA PERSONA.

oppure di permettere esclusivamente ad alcune classi di sudditi


l'esercizio di certi atti, od affari: per esempio l'acquisto del beni
inscritti nelle tavole provinciali. Imperocchè siffatte limitazioni
hanno sempre influenza sul bene della intera società, e non con
templano singoli atti, ma stabiliscono in generale i fondamenti
delle relazioni giuridiche, da cui dipende la decisione di molti casi
singolari. Cosicchè la stessa importanza di tali norme ci spiega
per qual motivo il legislatore vi tenga obbligati i suoi sudditi an
che fuori del proprio Stato. Ma ei non poteva estendere egual
mente la forza obbligatoria delle altre disposizioni, senza difficol
tare o render impossibile il commercio cogli stranieri (1). Così,
per esempio, se la patente di finanza dell'anno 181 1 avesse di
chiarato la valuta di Vienna come unica moneta spendibile non
solo nei paesi austriaci, ma anche negli stranieri, certamente si
sarebbero tolte o per lo meno sospese le relazioni commerciali
cogli altri Stati.
Di rincontro le leggi, le quali, piuttostochè alle qualità o re
lazioni della persona, si riferiscono alla natura, od alle forme del
l'atto: quelle che determinano l'estensione e la durata dei diritti
da esso nascenti: quelle che trattano sulle conseguenze del timore,
dell'errore, della sproporzione del prezzo, o dei difetti della cosa;
finalmente quelle che hanno per oggetto le azioni precedenti dal
l'affare, o le positive regole da osservarsi nel proferirne giudizio;
siffatte leggi, dico, siccome non limitano la capacità personale,
così neppure sono obbligatorie fuor dello Stato. In ispecie, le

(1) On a toujours distingué les lois qui sont relatives à l'état et à la capa
cité des personnes, d'avec celles qui réglent la disposition des biens. Les pre
mières sont appelées personnelles, et les secondes réelles.
Les lois personnelles suivent la personne partout. Ainsi la loi française,
avec des yeux de mère, suit les Français jusque dans les régions les plus éloi
gnées; elle les suit jusqu'aux extrémités du globe. Discours prononcé par
Portalis, en présentant au Corps législatif le projet de loi formant le titre
préliminaire du Code civil.
S, 4 DEL con. civ. 73
leggi che vietano alcun atto, senza riguardo alle relazioni e qua
lità personali, vogliono riguardarsi piuttosto restrizioni della libertà
di agire, che non limitazioni della capacità personale. Onde segue,
a cagion d'esempio, che gl'interessi validamente convenuti secon
do le leggi del luogo in cui fu contratto il debito, vanno classi
ficati nella loro interezza, ancorchè per avventura sorpassassero
il limite ammesso ne' nostri Stati (1). - -

Questa opinione è rafforzata anche dal S. 37 del Cod. Civ.,


giusta il quale gli affari intrapresi in paesi esteri da sudditi
austriaci, debbono giudicarsi secondo le leggi del luogo dove
l'affare è stato conchiuso, a meno che nel conchiuderlo non
sia apertamente stata presa per base altra legge, e che non vi

osti il prescritto dal S. 4. Ed avuto inoltre riguardo al principio


della esatta reciprocità, dominante nella legislazione austriaca,
possiamo cavare un nuovo argomento anche dalle disposizioni
stabilite nei SS. 34-36 sui diritti degli stranieri: a tenor delle quali
gli affari intrapresi da uno straniero in questi Stati, debbono giu
dicarsi secondo le leggi del suo paese, se riguardano alla capacità
personale; altrimenti, secondo la legge del luogo in cui vengono
fatti. - - - - -

Siffatte massime soggiacciono ad una speciale modificazione,


rispetto ai militari; perchè non avendo essi stabilità di domicilio,
siccome quelli che debbono tenersi sempre pronti a marciare per
dove vien loro ordinato: riuscirebbe oltremodo pregiudiziale che
ad ogni cangianento di luogo, cangiassero anche le norme rego.
lanti i loro atti. Laonde, riguardo alle truppe austriache, fu con
servato sempre in vigore il Diritto privato che aveva forza di legge
nell'antico nucleo dell'Impero, voglio dire nella Provincia della
Bassa Austria, secondo il quale pronunciano anche oggidì le loro
decisioni, tutti i giudici militari, sia che l'esercito o un membro

(1) Leggi giudiziarie degli anni 1821-1823, pag. 272.


1* 1O

e'
74 S. 27. EsTENsione DELLA LEGGE RIGUARDO ALLA PERsoNA.
di esso si trovi sul territorio austriaco : sia che si trovi in
paese straniero. Le persone militari pertanto rimangono ob
bligate anche fuori dello Stato alle leggi austriache, quantunque
non ne sia limitata la loro capacità personale; cosicchè il S. 4
riesce loro applicabile nel solo caso, che si trovino in paese stra

niero per sè stesse, senza formar parte d'un corpo armato o


dell'esercito in genere.
Anche i navigli nazionali venendo considerati come territorio
austriaco, gli atti intrapresi a bordo di essi da un suddito di que
sti Stati, si devono giudicare secondo le leggi austriache. Locchè
riguardo alla Marina militare, non ammette dubbio: mentre la re
lativa Norma di giurisdizione (i) dichiara al S. , espressamente
che l'armata di mare forma parte delle I. R. Truppe ; onde val
gono rispetto ad essa, le eccezioni che generalmente vedemmo
introdotte per le persone militari, ancorchè gli individui apparte
menti alla Marina si trovino col loro corpo in paese straniero a
bordo della nave o fuori di essa. - -

Ma anche le altre navi nazionali vogliono egualmente consi


derarsi territorio Austriaco, sì perchè vi sono espressamente pari
ficate nel S. 1. della Sovrana Risoluzione 25 giugno 1826 rela
tiva al traffico degli schiavi: sì perchè, non ammessa la massima
che gli atti intrapresi, o i delitti commessi a bordo di un basti
mento, sottostieno alle leggi del paese di cui è inalberata la ban
diera (2), ne seguirebbe l'assurdo che le persone imbarcate s'un
bastimento, trovandosi in mari non soggetti al particolare domi
mio di questo o quello Stato, fossero libere e franche da qual
sivoglia disposizione positiva di legge.
Ma, per meglio applicare ai singoli casi la regola del S. 4,
gioveranno ancora le osservazioni seguenti.
I. Acciocchè un obbligo riesca efficace nel territorio dei no

(1) Vedi il Manuale dell'Aut. Vol. I pag. 44.


(2) Bielitz: Commentario al Cod. Civ. Prussiano, Vol. I, pag. 137.
S. 4 DEL cod. civ. - 75
stri Stati, deve aver per oggetto prestazioni in sè stesse possibili,
e lecite, e non contrarie alle politiche disposizioni stabilite pel
bene comune, stantechè ciò che assolutamente è impossibile o
illecito non può in verun luogo nè in verun tempo dare materia
ad una valida obbligazione (Cod. Civ. S. 828); ed i forestieri
medesimi sono tenuti all'osservanza dei generali regolamenti ris
guardanti la pubblica sicurezza, ed il buon ordine (1). Nè certa
mente i nazionali, per avere intrapreso un atto in territorio stra
niero, possono conseguire diritti maggiori di quelli,che nello stesso
caso conseguirebbe un forestiere. Così, per esempio, se è vietato
allo straniero di esercitare in questi paesi il traffico di merci proi
bite, non potrà esercitarlo neppure il nazionale, ancorchè ne
avesse assunto l' obbligazione fuori dello Stato.
II. Parimenti il cittadino Austriaco non può stipulare nem
meno in paese straniero una convenzione, che sovvertisse quelle
regole di procedura giudiziaria, alle quali la legge non concede
espressamente che sia fatta eccezione. Sarà dunque libero alle
parti di convenire che si usi la procedura verbale piuttosto che
la scritta, di scegliere la prova sommaria de' testimoni, anzichè
la ordinaria, di rimettere la decisione al giudizio di arbitri, e
va discorrendo: perchè la legge il permette espressamente an
che in questi paesi; ma non potranno imporre al giudice una
particolare procedura qui non riconosciuta: verbigrazia il pub
blico dibattimento, nè alterare la gerarchia dei tribunali, nè in
somma esigere che il Giudice nel processo abbia a prendere per
norma altra legge che quella imperante nel luogo. Anzi convien
sempre presumere che gli stranieri, qual volta ricorrono ai giu
dici Austriaci, intendano ipso facto di sottoporsi alle leggi, secon
do le quali esso Giudice deve pronunciare la sua decisione (2).

(1) Cod. Pen. P. lI, S. 2.


(2) Mittermaier: Sulla collisione delle leggi processuali, nell'Archivio per
la pratica degli affari civili Vol. 13, Fasc. 2, pag. 293.
76 S. 27. EsTENSIONE DELLA LEGGE RIGUARDO ALLA PERSONA.

E però l'Aul. Dec. 18 maggio 1792 let, c. (1) dichiara che il


Giudice non possa mai proferire giudizio, se non a termini delle
leggi dello Stato in cui esercita il suo ufficio: salvochè si trattasse
di applicare il diritto di reciprocità.Onde segue altresì che,com'era
espressamente stabilito dal Codice Giuseppino (Capitolo Primo
S. 5), il trasporto della proprietà d'un bene immobile situato
nelle provincie Austriache, o la costituzione di un diritto reale
ad esso inerente non possano eseguirsi se non colle forme am
messe dalle leggi nazionali; perchè i diritti reali sulle cose in
mobili acquistandosi solamente coll'inscrizione nei pubblici libri
(SS 425 e 43 i ), il Giudice non deve concedere tale inscrizione,
se non in quanto vi concorrono i requisiti legali che gli sono dati
per norma del suo contegno, non avuto riguardo a qualsivoglia
determinazione diversa dei privati. Questa massima è viemmag
giormente avvalorata dalla considerazione che le leggi regolanti
la procedura formano parte del diritto pubblico, il quale, come
vedemmo al nostro S. 24, non può esser mutato dalla conven
zione dei privati. Senzachè i diritti, che ne derivano, sono imme
diate conseguenze delle leggi, cui il Giudice deve applicare, ancor
chè la parte avesse per avventura tralasciato di riportarvisi (2).
III. Gli atti intrapresi da un Austriaco in istato estero non
valgono a limitare i diritti che spettano ad un terzo indipenden
temente da tali atti secondo le nostre leggi: sendo ciascun citta
dino abilitato a pretendere che le sue relazioni giuridiche ven
gano giudicate secondo le leggi dello Stato ond'è membro, e che
gli rimangano salvi i diritti non commessi all'altrui arbitrio. Per
ciò gli eredi necessari potranno esigere la legittima anche con
tro un testamento eretto in paese straniero; perciò l'ipotecata
cita competente ad un creditore secondo le leggi estere, non pre

(1) Leggi Giudiz., pag. 1o, N. 16. -

(2) Aulico Decreto del 15 gennaio 1787, let. ii. Leggi Giudiz., pag. 69,
Num. G21.
S. 5 DEL cod. civ. 77

giudicherà le ipoteche inscritte nei libri pubblici di questi Stati,


e va discorrendo. Onde viene l'ulterior conseguenza che tutti i
diritti nascenti da relazioni di famiglia, come verbigrazia quelli
del marito sui beni della moglie, la comunion legale de beni
fra coniugi, i diritti e gli obblighi verso i figli ec., in quanto han
no influenza sui diritti d'un terzo, debbano venir giudicati secon
do le leggi nazionali, ancorchè l'atto, che costituisce il fonda
mento di coteste relazioni, fosse stato intrapreso in paese stra
niero: come, per esempio, se il matrimonio si contraeva, o il
figlio veniva concepito e nasceva ſuori delle provincie austria
che (1). - - -

S. 28.

Estensione della legge riguardo all'oggetto.


(6. 5. del Cod. Civ.)

Le leggi non hanno effetto retroattivo, e perciò non


influiscono sopra atti precedenti, nè sopra diritti anterior
mente acquistati. -

Avrebbe effetto retroattivo la legge, se le conseguenze legali


di un atto, o di un fatto si giudicassero secondo disposizioni
emanate dipoi. Facilmente si comprende quanto sconverrebbe
una tal massima. Imperciocchè essendo impossibile al cittadino di
regolare i suoi atti secondo una norma che non ancora conosce,
assurda cosa sarebbe obbligarlo ad osservarla antecipatamente,
Senzachè, sparirebbe affatto ogni idea di sicurezza legale, se il
diritto oggi acquistato, o ceduto, potesse domani essere tolto, o
reso inefficace da una legge posteriore.
(1) Conf la dissertazione del nob. Francesco de Hilleprandt sulla questio
ne: In quanto un cittadino austriaco rimanga in paese straniero soggetto alle
leggi civili dello Stato a cui appartiene; Vienna, r821.
78 S. 28. EsTENsIoNE DELLA LEGGE RIGUARDo ALL'oGGETTo.
Ma, per intendere più precisamente il senso di questo para
grafo, giova osservare quanto segue:
Ogni diritto emana immediatamente o mediatamente dalla
legge, secondochè la sua esistenza si deduce senza più dalla dis
posizione della legge, o piuttosto da alcun atto, il quale la leg
ge riconosca per titolo del diritto.
Se il diritto emana immediatamente dalla legge, è acquistato,
qualora vi concorrano tutte le circostanze richieste alla sua esi
stenza. Mancando alcuna delle quali, vero è che, stante l'esisten
za delle altre, abbiamo la possibilità di acquistare il diritto; ma
non essendone realmente fatto l'acquisto, conviene applicarvi la
nuova legge uscita per avventura nel frattempo. Da ciò appunto
avviene che le generali ipoteche legali concesse dalla legge ante
riore a certi crediti: come, per esempio, a quelli delle mogli per
la dote e la contradote, non possono essere operative che sopra
i beni stati acquistati sotto esse leggi; conciossiacchè la legge
dà solamente il titolo all'acquisto dell'ipoteca, ma, per acqui
starla realmente, è necessaria l'esistenza dei beni che ne devono
venire colpiti. Pubblicate le nuove leggi, che questo titolo esclu
dono, cessa la possibilità di acquistare effettivamente il diritto di
pegno, ed ecco perchè la ipoteca generale non colpisce i beni
acquistati dopo la introduzione della legge novella (1).
Queste considerazioni servono anche a spiegare il principio,
onde mosse l'Aulico Decreto 12 decembre 1817 (2) dichiaran
te che « l'usufrutto concesso dall'Art. 384 del cessato Codice
Italiano ai genitori sui beni dei loro figli, ed incominciato avanti
la promulgazione del Codice Civile Austriaco rimaneva confer
mato. » Ed invero quell'usufrutto, esistendo già i beni, era un

(1) Vedi la Memoria del Dott. Luigi Fischer intitolata: Osservazioni illu
strative del S. 5 del Cod. Civ.; Giorn. di Giurispr. Austr. an. 1835, Fasc. t 1,
pag. 247.
(2) Vedi Manuale dell'Autore Vol. I, pag. 183.
S. 5 DEL con. civ. 79
diritto acquistato. Ma sui beni non ancora pervenuti ai figli
sotto l'impero della legge Italiana, mal potevano i genitori
vantare azione di usufrutto, stantechè rispetto a questi avevano,
nell'epoca dell'introduzione del nuovo Codice, la sola possi
bilità di acquistarlo; e l'acquisto non era più ammissibile, to
stochè veniva posto in vigore il Codice Austriaco che esclude i
genitori dall'usufruttuare i beni dei figli (S. 15o).
Sonvi però certi diritti procedenti bensì immediatamente
dalla legge, ma annessi a qualche atto, in guisa che non si potreb
bero immaginare scompagnati da quello: i quali per conseguenza
vengono propriamente determinati da esso, e vanno decisi piut
tosto colle leggi imperanti all'epoca dell'atto intrapreso, che non
con quelle sussistenti al tempo dell'effettivo acquisto.
Questa distinzione rende motivo dell'Aulico Decreto 16 no
vembre 1814 sulla Falcidia e sulla legittima (1). Ed infatti vero è
che il diritto di pretendere la quarta Falcidia, o la legittima, non
che procedere dalla disposizione d'ultima volontà, viene anzi eser
citato contro di quella; ma siccome esso non potrebbe supporsi
senz'atto d'ultima volontà, giacchè, questo mancando, nè vi sa
rebbe erede gravato eccessivamente di legati, nè erede necessa
rio circoscritto nella legittima: perciò determina il succitato De
creto Aulico che l'erede eccessivamente gravato, abbia diritto di
trattenersi la quarta falcidia conformemente alle leggi anteriori,
e che in generale le dichiarazioni di ultima volontà erette avanti
l'attivazione del nuovo Codice debbano giudicarsi secondo le
leggi vigenti all'epoca in cui vennero fatte, non solo riguardo alla
validità delle forme esteriori, ma anche riguardo al contenuto,
quantunque la morte del testatore avvenisse sotto la legge nuova.
A termini di quest'aulico decreto, deve dirsi il medesimo del
diritto di accrescere, e di ogni altra determinazione di ultima

(1) Vedi Manuale dell'Aut. Vol. I, pag. 183.


8o S. 28. EsTENSIONE DELLA LEGGE RIGUARDo ALL'oggetto.
volontà, nella quale le regole del nuovo Codice si scostassero da
quelle ch'erano anteriormente in vigore.
Quanto poi ai diritti che procedono dalla legge mediatamen
te, acciocchè il fatto, sul quale si fondano venga giudicato secon
do la legge anteriore, conviene che sia un atto passato, voglio
dire che vi concorressero tutti i requisiti, necessari a renderlo
compiuto, prima che la legge nuova entrasse in vigore. Fuori di
questo caso l'atto sarebbe senza più cominciato, nè potrebbe
quindi produrre le conseguenze legali, che suppongono un atto
pienamente compiuto. Ma perchè un atto possa dirsi passato, non
è già necessario che ne sia anche incominciato l'effetto: poichè
questa è appunto la conseguenza dell'atto passato, e deve
aver luogo sotto la legge nuova, come sotto l'antica; altri
menti la nuova avrebbe forza retroattiva.
Se dunque alcuno cominciò senz'altro a scrivere la sua dis
posizione d'ultima volontà, o intavolò trattative intorno alla com
pra di qualche cosa, se furono fatte le pubblicazioni di un matri
monio da concludersi, se fu eretta la convenzione di un futuro
contratto ec.: ne' primi due casi l'atto non è compiuto: negli
altri due è compiuto sotto un solo riguardo, ma non riguardo
all'oggetto contemplato come principale, voglio dire il matrimo
nio, e il contratto definitivo. Per la qual cosa tutti codesti atti
debbono giudicarsi secondo la legge nuova; di che può facilmen
te avvenire che non sieno più eseguibili nel modo ch'era stato
precedentemente convenuto.
L'atto passato può essere unilaterale, o bilaterale, e quello
lecito od illecito, suscettivo o non suscettivo di modificazioni
consentanee alla nuova legge. In ogni caso continua a sus
sistere anche sotto la nuova legge, con tutte le sue conseguenze
prossime: quantunque, per avventura, esse conseguenze non fos
sero conosciute dalle parti medesime, e quantunque non potreb
bero più aver principio secondo la nuova legge. Ond'è che la
Patente 2 o aprile 1815 promulgata nelle provincie di nuovo
, - S. 5 DEL con. civ. - 81

acquisto dichiarò al S º validi i matrimoni validamente contrat


ti secondo le leggi anteriori. Equindi è pure che possono con
tinuare a pretendersi gl'interessi convenzionali di un mutuo pre
cedentemente conchiuso, quantunque sorpassassero la misura al
presente permessa, e quantunque avessero cominciato a scadere
sotto la nuova legge: giacchè l'esercizio del diritto di pretende
re gl'interessi alla loro scadenza, non è un atto nuovo, ma sib
bene la conseguenza di un diritto precedentemente acquistato.
La qual cosa vien confermata dalla Patente sulla usura, la quale
al S. 39 statuisce che gli affari conchiusi prima di quella legge,
debbano giudicarsi ancora secondo la Patente 25 febbraio 1791.
Così del pari un affare, intrapreso sotto le leggi anteriori con una
condizione sospensiva, avrebbe effetto, testochè fosse verificata
la condizione, quantunque l'affare più non potesse conchiudersi
secondo le leggi vigenti all'epoca in cui si verifica, perchè an
che qui, sebbene condizionatamente, il diritto era acquistato, e,
l'adempimento della condizione trasmutandolo in diritto assolu
to, può esercitarsi, come se fin dapprincipio fosse stato senza con
dizione acquistato: protrattone soltanto il giorno del pagamento.
Medesimamente il modo di far valere le azioni in giudizio es
sendo una conseguenza dell'atto passato, o del diritto acquistato;
verrà ammessa la domanda relativa a tali atti, o diritti solo in
guanto si sarebbe potuta proporre secondo le leggi precedenti: e
quei soli mezzi di prova verranno ammessi che sotto le leggi an
teriori potevano usarsi; come pure fra le determinazioni introdot
te per supplire alla volontà del privato, e fra le presunzioni le
gali, quelle sole varranno, che fossero fondate nella legge antica.
Poichè dunque le leggi Italiane anteriormente in vigore
proibivano di fare investigazione della paternità dei figli naturali,
tale investigazione non sarà ammessa neppure sotto le leggi Au
striache (1).Viceversa il donatario potrà pretendere l'adempimento

(1) Vedi-Manuale dell'Autore Vol. I, pag. 113.


-
-.
l 1 I
82 S. 28. EsTENsIoNE DELLA LEGGE RIGUARDO ALL'oggETre
di una donazione fatta a voce efficacemente secondo le leggi
anteriori, quantunque secondo quelle al presente imperanti (5.943)
dalla donazione verbale non sorga azione al donatario. I docu
menti stati eretti dai notai, nel tempo in cui il loro officio aveva
un carattere di pubblico ministero, si annovereranno tuttavia fra i
documenti pubblici (1). Per contrario la prova testimoniale anche
al presente non sarà ammessa in quel casi, ne'quali le leggi fran
cesi ed italiane la escludevano (2). Vuolsi avvertire però che noi
parliamo della materia del diritto, e non della forma del procedere,
rispetto alla quale conviene osservare le leggi sussistenti all'epo
ca in cui viene agitato il processo, ancorchè la domanda avesse
per fondamento un atto passato od un diritto precedentemente
acquistato; per lo motivo che le prescrizioni relative alla proce
dura non possono variare secondo la diversità dei singoli casi.
Senzachè il promuover una causa (sia pur dipendente da un di
ritto anteriore) è in sostanza un nuovo atto, il quale perciò ap
punto deve essere giudicato secondo la legge nuova. Del resto
appartiene al legislatore, lo stabilire più precisamente in quanto
una nuova legge di procedura, che fosse per introdurre, riesca
applicabile ai casi passati. -

Siccome le forme da osservarsi nella erezione di un atto ne co


stituiscono parte integrale, così debbono giudicarsi secondo le
leggi ch'erano in vigore all'epoca in cui esso atto venne intra
preso: quantunque alcuna di quelle forme non fosse più necessa
ria secondo la nuova legge. Un testamento pertanto eretto in
Gallizia senza data si considererà nullo anche al presente, qualo
ra venga provato, che fu eretto sotto l'impero del Codice Gal
liziano, il quale prescriveva l'apposizione della data: sebbene
questa formalità oggidi non sia più necessaria (S. 578). Conviene

(1) Vedi il caso di diritto esposto nei materiali di Pratobevera, Vol. II,
pag. 354.
(2) Aulico Decreto 8 ottobre 1817. (Leggi Giud. p. 477. num. 1378).
- i S, 5 DEL con. civ. 83

però sempre che sieno osservate pienamente o le forme della


legge anteriore o le forme della nuova, stantechè l'atto non può
essere insieme passato e presente; per la qual cosa sarebbe as
surdo applicarvi in parte quelle dell' una, ed in parte quelle
dell'altra. Ma la regola, che le leggi non hanno effetto retroatti
vo, patisce eccezione in certi casi: di maniera che non possan
cominciare o cessare, secondo la nuova legge, le conseguenze na
scenti dall'atto anteriore o dal diritto precedentemente acquistato.
Quanto più in generale è grave il rinunciare ad un bene già
conseguito che non il rimaner privo di un vantaggio aspettato,
tanto più la retroattività della seconda specie è maggiormente
violenta della prima, e tanto più deve il legislatore astenersi
dell'ordinarla, qualora eminenti ragioni non ve le costringano.
Di retroattività della prima specie ci dà esempio la Patente di Fi
nanza dell'anno 1811, siccome quella, la quale, nei paragrafi 12
al 15, ordina un determinato modo di pagamento anche per quei
casi in cui l'affare, onde sorge l'obbligo della prestazione, fosse
stato conchiuso anteriormente. Un esempio di retroattività della
seconda specie abbiamo nelle prescrizioni state emanate in alcune
provincie riguardo alla capacità di acquistar beni inscritti nelle
tavole provinciali: statuendo esse che, se più sudditi insieme pos
seggono un bene tavolare, sieno obbligati a trasferire i lor diritti
in un solo del consorti, o ad alienare tutto il fondo; cosicchè
questa legge toglie l'acquisto precedente, e il possesso comune
che fino allora sussisteva. (Vedi coteste disposizioni nel Volume
secondo del Manuale dell'Autore pag. 5o e seg.) (1). -

- - , º -e . - a :

a (1) Confr. il Trattato di c. e P. di fattuer sulla forza retroattiva dellº


legge; Vienna, 1817. - . - - - º
-

84 S. 29. Intenrnerazione DELLE LEGGI IN GENERE.

S. 29.
- i - o

Della interpretazione delle leggi in genere.


(S. 6 del Cod. Civ. ) . a

Le leggi vengono emanate, affinchè si applichino ai casi in


esse compresi. L'applicazione poi della legge consiste o nel de
terminare come altri debba dirigere le proprie azioni, per otte
nerne certe conseguenze legali, o nel giudicare quali diritti ed
obblighi sorgano da certi fatti. r

L'applicazione avviene in giudizio o fuori di giudizio, si fa


da persona pubblica o da persona privata; serve ad uso teorico
o pratico, secondo che si tratti solamente di stabilire il vero sen
so d'una legge in generale, o per la decisione d' un caso par
ticolare. -

È mestieri pertanto confrontare con la disposizione della


legge l'atto o il fatto da giudicarsi, ossia formare un sillogismo,
nel quale la maggiore sia la legge, la minore il fatto, la conclu
sione il giudizio se questo fatto sia valido od invalido, se produ
o no il tale o tal altro effetto. -

Acciocchè la conclusione sia giusta, conviene che scenda da


legittime promesse, e che nella operazione stessa del concludere
non occorresse verun errore. Il modo di bene dedurre le conse
guenze è insegnato dai principii della buona logica: ma per bene
stabilir le premesse è necessaria una esatta cognizione della legge
e del fatto da giudicarsi. Certo, l'agente, quanto a sè, conosce il
fatto, al quale si riporta; ma deve pur procurarne la cognizione
e provarne la esistenza agli altri (S. 1o6 del Regolamento giudi
ziario Giuseppino, corrispondente al S. 17o del Galiziano, e 162
dell'Italiano). All'incontro la legge deve essere conosciuta da
colui che giudica; per la quale cognizione non basta già ch'ei
S, 6 DEE con. civ. . . ..
-
85,

sappia le parole della legge, ma è necessario che ne indaghi il


senso (mens, sententia, vis ac potestas legis), voglio dire ciò
che il legislatore intese propriamente di ordinare. Ora siccome
il senso della legge riesce sovente oscuro e dubbio, perciò è me
stieri l'interpretazione, cioè la spiegazione del vero senso della
legge, dedotta da determinati principi. Il complesso pertanto
delle regole, giusta le quali deve il giureconsmlto procedere alla
interpretazione, costituisce quella scienza che dicesi Ermeneutica
legale (Hermeneutica Juris).
Dalla interpretazione però convien distinguere la illustrazio
ne o dichiarazione della legge, la quale consiste senza più nel
confrontare fra loro le varie determinazioni, nell'additare i casi
che vi sono compresi, e nello spiegare i motivi pe quali essa,
legge venne emanata - - i

La cognizione del vero senso della legge si deduce dalle sue


parole e dalla intenzione del legislatore. Laonde il S. 6 dice: a
Nell'applicare la legge non è lecito d'attribuirle altro
-
- -
.-

senso che quello che si manifesta dal proprio significato


delle parole secondo la connessione di esse, e dalla chia
ra intenzione del legislatore.
La interpretazione pertanto distinguesi in grammaticale o
logica; quella ha per oggetto di spiegare il senso delle parole 5,
questa di determinare l'estensione di una legge, deducendola
dalla intenzione del legislatore (1). r

Per poter bene interpretare e spiegare la legge, occorre so


venti volte di dover anche esaminare se il testo sia genuino e non
errato. La qual cosa spetta alla Critica. Se non che, nel nuovo

(1) Confr. Nippel, Della interpretazione ed applicazione delle leggi, Linz,


1822; e Kostetzky, Regole pratiche per la interpretazione ed applicazione delle
teggi, Vienna, 1823. -
86 S. 29. INTERPRETAZIONE DELLE LEGGI IN GENERE.
Diritto in genere, ed in ispecie nel Codice Civile, poco ha da
fare la critica; dovendo noi strettamente attenerci alla Edizione
ufficiale, ch' è la sola autentica. Nullostante anche nel testo
autentico occorsero errori, alcuni dei quali sono già stati retti
ficati con successive disposizioni (vedi sopra n. 23), altri, evi
dentemente procedenti da inavvertenza dello scrittore, possono di
leggieri essere corretti. Così, per esempio, nel ultimo passo del
S. 29o sono, secondo il testo tedesco, ommesse le parole in inſiſt:
(che in italiano trovansi espresse col verbale risguardanti); così
nella fine del S. 743, ove è detto Estinta l'una e l'altra stirpe del
lato paterno E materno trovasi per errore usata la particella co
pulativa E in cambio della particella disgiuntiva O; nel S. 819,
ov'è detto: Siasi prestato, convien leggere Abbia provato, e
simili. Ma è cosa ben diversa dal rettificare il testo l'aggiugnervi,
o il levarne qualche parola, sia per rendere più chiara la dispo
sizione della legge, sia per togliere contraddizioni apparenti; in
somma l'introdurre una lezione differente da quella del testo au
tentico: ºcchè espone primieramente al pericolo di sostituire
forse un dpinione erronea alla vera disposizione della legge, e,
dato pure che non vi fosse questo pericolo, non appartiene in
ogni caso al privato di far mutamenti nel testo della legge.
Le circonlocuzioni, i trasponimenti, la sostituzione di altre
parole ecc. possono bensì ammettersi per interpretazione della
legge, ma debbono comparir quali sono, voglio dire opinione pri
vata, non mai testo di legge; altrimenti il commentatore usurpe
rebbe gli attributi della legislazione, e darebbe per dimostrato ciò
che appunto gli spetta di provare (1).

(1) Conf. Ermeneutica del diritto privato Austriaco del sig. Schuster Imp.
B. Consigliere e Professore, Giornale di Wagner Anno 1828 fasc. Io; Anno
183o fasc. 5 e seg.
S. 6 DEL con. civ. 87
- - -

- - -

S, 3o,
-

; Interpretazione grammaticale.

La prima cosa, a cui nell'interpretazione conviene aver ri


guardo, sono le parole della legge, dovendo supporsi che il legis
latore si proponesse di voler essere inteso, e adoperasse quindi
le parole significative della sua mente in tal forma, che potessero
rappresentare agli altri le idee medesime da lui concepite. Ecco
ilmotivo, per cui le parole vogliono essere prese in senso pro
prio, cioè in quel senso che risulta dall'uso comune della lingua,
avuto riguardo al luogo ed al tempo: oppure in quel senso che il
legislatore dichiarò espressamente di attribuirvi.
L'uso della lingua è volgare o tecnico, secondochè viene de
terminato dal maggior numero della popolazione di un dato tem
po, e di un dato luogo, oppure dall'applicazione che gli artisti e
gli scienziati, scrivendo o parlando, sogliono farne ad oggetti della
loro arte o scienza. Nell'interpretazione della legge vuolsi avere
precipuamente riguardo allo stile giuridico, poichè il legislatore
l'adopera affine di poter dichiarare la sua volontà con mag
gior brevità, e precisione, e farsi meglio intendere da quelli
che piu spesso devono versare intorno alla legge; la qual cosa
dimostra essa pure come sia necessaria una buona institu
zione legale per rettamente intendere il Codice. Imperciocchè
sebbene il legislatore cerchi ordinariamente di parlare in termini
intelligibili universalmente, e diffinisca molto spesso l'espressioni
tecniche qua e colà occorrenti; troppo era familiare ai compila
tori del Codice le voci della scienza, perchè potessero dimenti
carsene affatto: laonde è mestieri non di rado ricorrere alle difi
nizioni del diritto comune per intendere le leggi austriache (1).

(1) In vari luoghi le rubriche poste a margine contengono espressioni


88 S. 3o. INTERPRETAZIONE GRAMMATIcALE.
Ma le parole devono intendersi secondo il loro legame, per
chè la comunicazione di varie idee insieme congiunte non po
tendo avvenire tutto ad un tratto, ciascuna parola riceve matu
ralmente il senso dal suo confronto con tutte le altre: cosicchè
l'una serve a riempire ciò che manca in un'altra, o ne restringe
il senso o ne rafferma il tenore. E quello che diciamo delle pa
role rispetto ad un passo, convien dire ugualmente dei vari passi
rispetto a tutto il Codice; perocchè esso Codice ci venne dato
come un tutto, e deve come tale essere considerato, e tenuto
continuamente presente. Così, sebbene nella Parte Prima, vi sia
un capitolo apposito, che tratta dei diritti fra i genitori ed i figli,
nullostante troviamo disposizioni su questa materia, in quasi tutte
le altre Sezioni, e specialmente nei capitoli Del Diritto d'eredità,
Delle Donazioni, Dei Patti nuziali, e Della Prescrizione.
Dal complesso della legge apparisce se una parola sia usata
in senso lato o stretto, universale o particolare (come, verbigra
zia, l'addiettivo legittimo nei SS. 316 e 321 ecc.), ed in ispecie
ancora se le disposizioni, che parlano soltanto del sesso maschile,
sieno da estendere anche all'altro; intorno a che propongo le
due regole seguenti: -

1. Se sono usate voci applicabili ad un solo sesso: come, per


esempio, Padre, Madre, Sposa, Moglie ecc., vanno queste di re
gola riferite senza più al sesso espressamente nominato;
2. Se invece occorrono voci, idonee ad indicare entrambi i

tecniche derivate dal Diritto romano, (così, per esempio, leggiamo nel S. 191
Scusa necessaria per esimersi dalla tutela in generale; al 5.471 Del di
ritto di ritenzione; al S. 956 Donazione per caso di morte) senza che per
altro esprimano sempre l'idea, che l'antica giurisprudenza soleva attribuirvi.
Per la qual cosa conviene in tali casi stare al testo della legge anzichè all'epi
grafe, giacchè la regola Rubrica legis non est lea vale anche nell'applica
zione del Codice civile, nè possono le rubriche riguardarsi come autentica
fonte d'interpretazione: attesochè neppure si trovano nell'Edizione del Co
dice inserita nella raccolta ufficiale delle leggi giudiziarie.
S. 6 DEL con. civ. 89
sessi: come, per esempio, Coniuge, Testatore, Pupillo, Fideius
sore ecc., allora, giusta la regola grammaticale che il sesso ma
scolino comprende il femminino, e non viceversa, tali voci si ap
plicheranno ad entrambi i sessi, salvochè dal complesso della
legge non risultasse evidentemente il contrario. (1)

S. 31.
Interpretazione logica.
Stabilito il senso delle parole d'una legge, rimane ancora a
vedere se la volontà ossia intenzione del legislatore, sia rettamen
te e chiaramente espressa con quelle. Ora appartiene appunto
alla interpretazione logica il determinare, se convenga prendere
le parole secondo il loro senso naturale, ovvero darvi un signifi
cato più ampio o ristretto. Nella quale interpretazione non è già
da cercare ciò che il legislatore poteva forse pensare o volere, ma
sibbene ciò che ragionevolmente, o secondo l'ordine logico, do
veva volere. Perocchè il possibile non dà sufficiente fondamento
alla interpretazione della legge,appunto perch'è accidentale, incer
to ed indeterminato (2). Fra le varie dichiarazioni possibili a senso
della parola, conviene pertanto scegliere quelle, che nulla hanno
di contradditorio, di vago, d' assurdo, e per le quali la dis
posizione della legge non rimane senz'effetto (confr. i SS 655
e 914). Di che però non segue potersi sostenere che in ogni
parola e in ogni passo, si debba trovare un senso speciale; giac
ch'è manifesto che in molti passi la legge null'altro fa che ripe
tere o ricordare le cose già dette. Così per esempio nei SS. 153
e 245 è ripetuta la disposizione del S. 49 e seg., colà espressa
mente citati; e così del pari il $ 8o9 ripete con diverse parole
(1) Helm Critica di alcune regole proposte per l'interpretazione delle leggi,
5. 1X; Giornale di Wagner, An. 1828, Fasc. 11, pag. 294.
(2) v. Guyet, Trattati sulla materia del diritto civile. Eidelberga, 1829.
Trattato 7.º - .
- 1* I 2
9o S. 31. INTERPRETAZIONE Logica.
il tenore del S. 537 ivi stesso citato, e va discorrendo. Oltracciò
occorrono sovente alcuni passi, i quali, comechè sembrino aggiun
ti per maggiore chiarezza, pure in fatto sono superflui, e dareb
bero luogo a dubbi e contraddizioni, se altri volesse attribuirvi
una speciale importanza. Così per esempio, il S. 88 parla degli
impedimenti che fossero esistiti al tempo della conclusione del
matrimonio, sebbene ogn'impedimento, consista per sua natura
in una circostanza, anteriore al matrimonio. Così i SS. 943 e
1o45 parlano d'una tradizione effettiva, mentre pure dall'intero
tenore della legge apparisce che si vuole indicare la tradizione
effettivamente avvenuta, qual contrapposto della semplice promes
sa, ecc. Da ultimo frequentissimi sono i casi, in cui trovansi es
pressi certi corollari che, senz'altro scenderebbero per sè natural
mente dalle premesse. Ma questi corollari servono tuttavia a pre
venire ogni dubbio od errore, ed ove a ciò non servissero, voglio
no attribuirsi allo studio di parlare con la maggior chiarezza pos
sibile, il quale non di rado trae chi parla o chi scrive, a una so
verchia abbondanza.

Confrontate le parole della legge colla vera intenzione del


legislatore, avviene sovente di osservare che non esprimano esat
tamente la sua volontà, o sieno suscettive di molteplici signifi
cati, o significhino più o meno di ciò che dovrebbono esprimere.
Ond'è che la interpretazione logica si distingue in dichiarativa
(declarativa), estensiva (extensiva seu extendens), e restritti
va (restrictiva seu restringens). -

La dichiarativa è quella, che determina l'estensione delle


parole secondo l'intenzione del legislatore, e quindi indaga se
giovi ritenerne il senso proprio, o prenderle in senso improprio;
oppure quale fra più significati sia, nel proposto caso, da ammet
ter per buono. Così, per esempio, si determinerà che il verbo
Prenotare sia nel 5.812 da intendersi secondo l'uso ordinario,
della lingua; che il sostantivo Indigenza nel S. 154 indichi quel
lo stato, in cui i genitori mancano d'un convenevole manteni
S. 6 DEL con. civ. 9I

mento, mentre invece altrove (per esempio nel S. 947) indica


quello stato in cui altri manca del necessario. :

Ha luogo la interpretazione estensiva, quando apparisca che


nella intenzione del legislatore sia compreso qualche caso non
abbracciato dalle parole della legge; viceversa ha luogo la re
strittiva, qualora le parole esprimano più di quello, che, secondo
l'intenzione del legislatore, debbon comprendere. Perciò nella
prima ipotesi conviene applicare la disposizione della legge anche
ai casi in essa non compresi: nella seconda ipotesi invece non
conviene applicarla a tutti i casi, in essa compresi. Così verbigra
zia il S. 15o parla senza più dell'usufrutto accordato al padre
sui beni del figlio: ma, secondo la manifesta intenzione della legge,
è applicabile la stessa disposizione anche alla madre, quantun
que il sostantivo mascolino Padre escluda di regola la madre.
(Vedi l'anteriore paragrafo). Così, viceversa la voce Debito
usata nel S. 131 suole esser presa in un senso più ristretto del
l'ordinario, come vedremo a suo luogo. - -

Ma questa specie d'interpretazione non è ammissibile, se non


quando l'intendimento del legislatore appaia evidente; voglio
dire quando sia indubitato ch'egli volesse effettivamente espri
mere più o meno di quello che suona la lettera. Rimanendo al
cun dubbio, conviene supplire al difetto dell'espressione, e rite
nere prescrizione di legge ciò che il legislatore volle e doveva
volere in armonia colle altre parti dell'orazione e in coerenza
alle altre disposizioni; altrimenti la legge è stravolta o circuita.
(lea calumniatur in fraudem legis agitur).
Talvolta la intenzione del legislatore risulta immediatamente
dalla legge, qualora cioè essa medesima spieghi il fine a cui tende;
ma per lo più si deduce mediatamente in via di conghiettura dai
motivi che la dettarono, dall'occasione in cui fu emanata, e dalle
particolari circostanze alle quali il legislatore procura di adattare
i generali principi di equità, come nella Patente promulgatrice
del Codice. La intenzione deve di regola collimare coi motivi;
92 S. 31. INTERPRETAZIONE LEGALE.
poichè è realmente determinata da questi. Ma vari potendo essere
i motivi determinanti la volontà, senza che l'autore della legge ne
scelga sempre il vero e decisivo, avviene non di rado che una
buona legge parta da una cattiva ragione; locchè mostra quanto
sia mal sicura l'interpretazione dedotta dai motivi e quanto poco
riguardo meritino i noti aforismi. Ubi eadem ratio ibi eadem le
gis dispositio; Cessante ratione legis cessat legis dispositio. Im
perocchè dall'avere il legislatore stabilita una speciale disposizio
ne per un caso determinato, non iscende per legittima conseguen
za che volesse il medesimo anche in altri casi, nei quali concorra
lo stesso motivo: potendo forse altri motivi averlo indotto a dis
porre per questi diversamente od a comprenderli nelle regole ge
nerali a suo luogo tracciate. E così parimenti, cessando il motivo,
non cessa la disposizione della legge, sì perchè il legislatore non
di rado stanzia deliberatamente una norma generale amplissima,
quantunque conosca che in qualche singolo caso non concorra
il supposto motivo; sì perchè può esser cessato il motivo d'una
legge, e nullostante il legislatore lasciarla sussistere, o per conser
vare l'armonia con altre disposizioni, o per servire a nuove cause,
sopraggiunte, che per avventura la rendan necessaria. Alle quali
considerazioni vuolsi aggiungere che, giusta l'espresso tenore del
S. 9, le leggi hanno vigore finoatantochè non sieno dal legisla
tore cangiate o espressamente abolite: cosicchè non basta la ces
sazione del motivo a toglierne la forza obbligatoria. a , º

L'occasione, che diede origine alla legge, non è di necessità


congiunta coll'intenzione del legislatore, il quale spesso coglie
deliberatamente un'opportunità accidentale, per emanare amplis
sime leggi. Ma non è a dire però ch'essa non serva di guida a
rintracciare l'intenzione del legislatore: sendo naturale ch'egli
avesse precipuamente innanzi agli occhi quelle circostanze, che
furono sottoposte alla sua decisione (1).
(1) Confr. Helm, Critica di alcune speciali regole suggerite per la interpre
tazione delle leggi, Giornale di Wagner, an. 1828, fasc. 11 pag. 253.
S. 7 DEL cod. civ. e. 93

S. 32.

Decisioni dedotte dall'analogia.


(s. 7 del Cod. Civ.)

( S. 7 in principio ) Qualora un caso non si possa de


cidere nè secondo le parole (prese nel loro complesso),
nè secondo il senso naturale della legge (cioè desunto
dalla intenzione del legislatore), si avrà riguardo ai
casi consimili precisamente dalle leggi decisi ed ai mo
tivi di altre leggi analoghe.
Sono simili quei casi che hanno più caratteri comuni. Così,
per esempio, il S. 11 o9 dichiara che il conduttore non può esi
mersi dal restituire la cosa locata coll'eccezione di un anteriore
diritto di proprietà. Ma trovandosi il mandatario ed il deposita
rio sotto quest'aspetto alla condizione medesima del conduttore
riesce loro applicabile la stessa disposizione. - -

Leggi analoghe, secondo l'etimologia della parola, diconsi


quelle che partono dal medesimo principio; onde segue che le
determinazioni ordinate per l'un caso sieno da adattarsi anche
all'altro. Così, per esempio, il Codice non dichiara che sia di diritto
nel caso che la legna di più proprietari venga travolta da un tor
rente, e nel travolgimento confusa in modo, da non potersi distin
guere quali travi appartengano all'uno e quali all'altro. Ma ricor
rendo ai principii del S. 853, si deciderà che questa legna vada
divisa fra i proprietari in proporzione della perdita sofferta da
ciascuno: stantechè la perdita, siccome quella ch'è il titolo onde
procede il diritto alla formatasi massa comune, deve necessaria
mente servire di norma nell'assegnazione rispettiva.
Dicesi decisione dedotta dall'analogia quella che si desume
dalla somiglianza di un caso, o dalla identità dei principii di una
94 S. 32. DECIsioNI DEDoTTE DALL'ANALogia.
legge affine, o dal confronto dei casi contrari. Per lo più è una
conghiettura tratta da un caso simile deciso ad un'altro caso
non deciso, nel quale la ragione del decidere concorra in eguale
grado, o maggiore; locchè è concesso di fare: dovendosi presu
mere che il legislatore non avrebbe diversamente deciso il caso
non contemplato se gli fosse caduto sott'occhio. Qui dunque
vale la regola, Ubi eadem ratio, ibi eadem legis dispositio, e rie
sce opportunissima, perchè, dove manca un'espressa decisione,
la norma del decidere può trarsi soltanto dallo spirito della legge;
mentre all'incontro dalla lettera di una disposizione sussistente
non ci è permesso dilungarci se non in quanto la chiara inten
zione della legge mostri evidentemente che il senso letterale non
può reggere.
Ma acciocchè questa regola sia bene applicata, bisogna che
il caso proposto non si trovi già dalla legge deciso; e sarebbe
deciso se la legge avesse stabilito una regola generale derogandovi
per pochi casi particolari. Ond'è che le leggi singolari non vanno
mai applicate per analogia ad altri casi. E quindi, a cagione di
esempio, mal si conchiuderebbe che le donne non possano servi
re come testimoni negli affari di maggiore momento, perchè
non sono ammesse a quest'ufficio nei documenti tavolari e nelle
disposizioni d'ultima volontà. Conviene inoltre che il caso dato
per norma al decidere sia veramente simile al proposto, od, in
altri termini, che le circostanze e i caratteri sostanziali sieno co
muni ad entrambi, di maniera che non rimanga escluso qualche
amminicolo che porti un'essenziale diversità fra l'uno e l'altro.
Così per esempio, i creditori dell'erede non possono pretendere,
giusta il S. 812, la separazione dell'eredità dal suo particolare
patrimonio; comechè per avventura la loro condizione fosse
uguale a quella dei creditori del defunto.
Noi possiamo anche in altro modo fare che un caso dalla
legge deciso, serva di norma alla decisione di casi non contem
plativi, voglio dire qualora, dall'essere una disposizione di legge
º S. 7 DEL con. civ. 95
circoscritta a certi casi, concludiamo che debba valere una dispo
sizione contraria per tutti gli altri; oppure dall'opposto princi
pio di una legge analoga, concludiamo che opposta debba pur
essere la decisione del caso non compreso. La qual maniera di
argomentazione che dicesi, a contrario o ad contrarium; non è
ammissibile se non in quanto sia necessaria per la conseguenza,
e vuol sempre usarsi con grande cautela: avvenendo spessissimo
che il legislatore annoveri più casi, senza esaurire tutti quelli che
cadono sotto la stessa regola, o che il principio di una disposi
zione non sia tanto decisivo da potersi nel caso opposto ammet
tere con sicurezza la disposizione contraria. Così, per esempio, se
il S. 53 enumera i motivi pe'quali può dinegarsi il consenso al
matrimonio del minore, non ne segue però che altri motivi egual
mente forti non possano produrre il medesimo effetto. Diremo
dunque che questa maniera di argomentazione vale allora sola
mente quando apparisca che si contropererebbe alla intenzion
della legge, non facendo luogo ad una decisione contraria.
L'argomento tratto dalle singole eccezioni alla opposta regola
è un'applicazione di questa maniera d'interpretare (ecceptio
Jirmat regulam in casihus non exceptis).
96 5. 33. DECISIONI DEDoTrE DAI PRINCIPI DEL DIR. Nar.
,

-
-
S. 33.
i
º

º º 2, Decisioni dedotte dai principii del diritto naturale.


(Continuazione e fine del S. 7 del Codice Civile.)

Il S. 7 prosegue:
Rimanendo nondimeno dubbioso il caso (ossia non ba
stando i sopraindicati mezzi a deciderlo ), dovrà deci
dersi secondo i principii del diritto naturale, avuto ri
guardo alle circostanze raccolte con diligenza e matura
mente ponderate. -

Per principii del diritto naturale vogliono qui intendersi


quelli che risultano dalla natura della cosa, avuto riguardo alla
essenza, all'origine, ed al fine delle disposizioni relative ad un
certo oggetto (1). Bisogna dunque stabilire qual sia la vera natu
ra della cosa, senza partire da arbitrarie ipotesi, o da astratte
considerazioni: laonde il giudice s'atterrà ai principii già ammessi,
cercherà di valersi delle massime poste per base a quella tale
dottrina, e su queste e quelle modellerà la sua decisione, in for
ma che s'accordi col sistema delle leggi positive, e sia tale, quale
il legislatore medesimo l'avrebbe dettata, se il caso gli fosse ca
duto sott'occhio. (2)

(1) Nell'emergenza di un caso che non fosse deciso dalle parole della legge
dovrà il giudice avere riguardo al corrispondente senso di essa; a quanto viene
prescritto in casi analoghi, ed ai principii, e alle massime dominanti in tutta la
legge; e di qui prenderà norma al decidere Pat. 22 febb. 1791, S. 2. Collezione
tedesca delle leggi giudiziarie, pag. 12, n. 1 15; vedi anche il S. 56o del Reg. del
Proc. Civ. pel Regno Lombardo Veneto.
(2) Mittermaier Principii del Diritto privato comune germanico S. 11.
Colui, dice altrove quest'Autore (nota V. al S. 7), che chiama natura della cosa
S. 7 DEL cod. civ. 97

Ora se per filosofia del diritto positivo, s'intende ciò che di


questa guisa viene a stabilirsi come natura della cosa, ammettiamo
anche noi che i generali principii di giurisprudenza, abbiano a
derivarsi dalla filosofia del diritto. Ma se per filosofia del diritto
positivo, s'intende, come volgarmente è ritenuto, il giudizio sulla
bontà od ingiustizia, sulla opportunità o sconvenienza d'una po
sitiva disposizione, dico, ch'essa pure, non altrimenti che il diritto
di natura o di ragione, non può riguardarsi come il fonte, a cui,
in mancanza di norme positive, ci manda il S. 7 (1); impercioc
chè in questo senso i principii del diritto naturale, presi come
legge sussidiaria, sarebbero insufficienti insieme e pericolosi.
Dico insufficienti, perchè tali principii non possono servir di
norma nelle relazioni giuridiche, che, derivanti da positive deter
minazioni, sono ignote al diritto naturale,o da esso non ammesse:
come verbigrazia nell'acquisto per via d'inscrizione ne' pubblici
libri, di successione, di prescrizione ecc.

le deduzioni da sè formate col solo soccorso della sana ragione, trasmuta in


Diritto positivo le sue opinioni particolari. - -

Le jurisconsulte, qui veut meriter ce mom, examine les dispositions de


la loi entière: si elle est muette sur le cas qui se presente, il s” applique
d en pénétrer l'esprit, d en développer les principes, d déterminer ce que
le legislateur, en consequence de son but, et de sa manière de voir, aurait
statué sur chaque espèce non exprimee; il etablit avee clarté l'affaire en
question, il distingue ses caractères généraux d'avec ceux qui lui sont.
individuels, il supplée au raisonnement de la loi qui n'est pas expresse, etc.
Esprit, origine, et progrés des institutions judiciaires par J. D. Meyer.
La Haye, 1819, T. II, p. 3oo.
(1) Il signor Consigliere Aulico de Zeiller, nel suo Commentario al S. 7,
N. 4, pur sostenendo il contrario, riporta nella nota a p. 59. (Traduzione Ita
liana del Calderoni, Venezia 1815) un passo tratto dalla Biblioteca univer
sale di Scienze politiche, ov'è detto che: « la giurisprudenza non può e non
deve appoggiarsi immediatamente alla filosofia. » Egli stesso avverte però che
non debbono perdersi di vista le condizioni, sotto le quali è permessa l'appli
cazione del diritto di natura, e dice nella quinta osservazione al medesimo S. 7 :
« Il Codice della ragione non è che sussidiario, ed in supplimento del Codice
Civile. » -

I* - 13
98 S. 33. Decisioni dedotte dai princiru DEL DIR NAT.
Dico pericolosi, perchè accadrebbe sovente che il giudice
partisse da altri principii che quelli del legislatore, senza che al
cuno potesse mover lagno della sua decisione: mentr'egli, avreb
be sempre modo di giustificarsi, allegando di aver giudicato se
condo l'opinione che a lui parve di dover preferire. Ed ora quali
non ne sarebbero le conseguenze, se verbigrazia, il giudice avesse
facoltà di considerare il matrimonio secondo l'una o l'altra delle
varie definizioni che ce ne danno i trattatisti del gius naturale?
Acciocchè dunque i giudizi non contengano erronee opinioni,
nè vi entri l'arbitrio, nè riescano contradditorii, fa di mestieri
che il giudice s'attenga alle massime fondamentali del diritto po
sitivo, e che quando poi è costretto ad allontanarsene, perchè
queste massime non gli offrono alcuna norma al decidere, ricorra
ai principii della pura ragione, siccome a quelli che sono l'ori
ginario fonte d'ogni diritto, giusta la dichiarazione espressamente
contenuta nel primo capoverso della Patente promulgatrice del
Codice.
Noi non intendiamo per altro di dire che il diritto di natura o
di ragione riesca inutile per lo studio e l'applicazione del diritto
positivo; giacchè, sendone esso il fonte primitivo, gli serve anzi
di fondamento alle disposizioni positive, e le giustifica, giova a
rintracciarne il vero senso, e può altresì, secondochè vedemmo,
esservi in qualche raro caso, immediatamente applicato. Così
verbigrazia lo si deve di necessità consultare nel S. 17, qualora
accada di decidere che cosa sia conforme agl'innati diritti
naturali (1).
Già s'intende che, occorrendo di dover decidere un caso se
condo i principii universali di diritto, forza è che tutte le circo
stanze importanti sieno accuratamente raccolte, e ponderatamente
esaminate, come appunto si fa in ogni altra specie di decisione.

(1) V. Helm, Critica di alcune regole, proposte per l'interpretazione delle


leggi, S. V.
S. 7 DEL cod. civ. sº 99

Imperocchè senza un'esatta cognizione, e un attento studio del


fatto, indarno si può sperare una giusta applicazion della legge.
E tanto meno nel caso qui supposto, nel quale, a differenza degli
altri, la disposizione della legge non richiama per sè stessa il giu
dice all'esame delle circostanze decisive.
Applicati debitamente questi sussidiari fonti di legge, raro av
verrà che al giudice manchi una norma per decidere i casi sotto
posti al suo giudizio; per la qual cosa egli non potrà mai ricu
sare il suo ministero sotto pretesto di non sapere come prestarlo.
Che se veramente non gli si presentassero nè da una parte, nè
dall'altra ragioni bastevoli a decidere in alcun modo la contro
versia, dovrà, ricorrendo ad analoghe disposizioni di legge, o
proporre, se è fattibile, una divisione (S. 853), o pronunciare in
generale a termini di equità, voglio dire secondo una norma, la
quale, lontana da ogni arbitrio, offra una decisione acconcia nel
miglior modo possibile alle particolari circostanze maturamente
considerate. In questo senso appunto la legge ci rimette espres
samente nel S. 131o alla equità; secondo la quale pertanto con
verrà giudicare tutti que'casi, in cui la legge può bensì indicare in
astratto una norma regolatrice, ma deve poi affidare la determi
nazione della quantità e qualità al buon discernimento del giudice:
come, per esempio, nella scelta della cosa legata (S. 659), nel
l'assegnazione della dote (SS. 67o, 1221), nella determinazione
del termine ad eseguir la promessa (S. 9o4), e via discorrendo.
Ma se per equità s'intendesse una deviazione dallo stretto di
ritto o l'adempimento dei doveri morali, non potrebbe il giudice
mai prenderla a norma delle sue decisioni; sendogli vietato il di
lungarsi sotto verun pretesto dalla disposizione della legge, an
corchè i giudizi ad essa conformi sembrassero per avventura nei
singoli casi troppo rigidi, od anche inopportuni. Perciò dovrà il
giudice osservare rigorosamente i termini di prescrizione stabiliti
dalla legge, quantunque un solo giorno, o (come avviene in ma
teria di successione) un solo momento decidesse della esistenza
Io o S. 34. INTERPRETAZIoNE AUTENTICA.
del diritto; stantechè ogni menoma deviazione condurrebbe ne.
cessariamente all'arbitrio: mentre, varcato d'un punto il confine
della legge, non resterebbe più altro limite che non fosse lecito
di sorpassare. È bensì permesso al giudice d'insinuare, secondo
le circostanze, questa specie di equità nell'animo delle parti, pro
curando nei casi, in cui vi è chiamato dalla legge, di persuaderle
a un'onesta transazione, ma, adempiuto tale ufficio, deve lasciare
che ciascuno decida secondo la sua coscienza se, ed in quanto
voglia conformarvisi.

S. 34.

Della interpretazione autentica.


(5.8 del Cod. Civ.)

La interpretazione, proposta dai privati, si adotta e si segue,


in quanto sia giustificata da buoni argomenti e fondata sui princi
pii della scienza; per cui chiamasi appunto dottrinale. Ma la in
terpretazione ch'emana dallo stesso legislatore, è universalmente
obbligatoria, e perciò dicesi autentica. (1)
S. 8. Al solo legislatore spetta d'interpretare la legge
in modo per tutti obbligatorio. Tale interpretazione si
applicherà a tutti i casi che sono ancora da decidersi, a
meno che il legislatore non aggiunga che la interpreta
zione non debba riferirsi alla decisione di quelle cause
che hanno per oggetto azioni intraprese e diritti doman
dati avanti l'interpretazione medesima. -
(1) Altri dividono l' interpretazione in legale e dottrinale; e suddividono la
prima in autentica ed usuale, intendendo per usuale quella dedotta dalle consue
tudini e dalla pratica del foro; ma da tal fonte non può sorgere una interpre
tazione universalmente obbligatoria, poichè, secondo il Codice austriaco, le de
cisioni dei Tribunali, e le cousuetudini non hanno alcuna forza di legge.
S. 8 DEL con. civ. I 01

Il solo legislatore ha facoltà d'interpretare la legge in modo


per tutti obbligatorio, perchè questa interpretazione è una vera
legge, la quale non può emanarsi se non da chi è investito del
potere legislativo.
Perciò anche al Supremo Tribunale di Giustizia è espressa
mente vietato « di arrogarsi un poter legislativo o di emanare da
sè solo illustrazioni alle leggi ». Il Senato Lombardo Veneto nei
casi di fondato dubbio che gli si presentano, deve concertarsi co
gli altri Senati del Supremo Tribunale di Giustizia, acciocchè
riesca uniforme l'applicazione e l'intelligenza delle leggi; e per
ciò, qualora vi fosse disparità di opinione fra i diversi Senati, do
vrà il Supremo Tribunale invocare le Risoluzioni di Sua Maestà,
consultata previamente la I. R. Commissione Aulica di legisla
zione giudiziaria (1). -

La interpretazione emanata dal legislatore deve applicarsi a


tutti i casi che sono ancora da decidersi, siccome quella, la quale
manifesta indubbiamente la volontà di lui; e perciò dobbiamo
senz'altro osservarla (Vedi sopra S. 25). Locchè vale anche pel
caso che la decisione pendesse in ultima istanza; mentre la inter
pretazione autentica non è una legge nuova, ma vuole considerarsi
come una norma stabilita per la migliore applicazione delle leggi
già sussistenti. Solamente allorquando sia stato fatto un convegno
o proferita una sentenza passata in giudicato, il diritto è già acqui
stato e non può essere tolto, ancorchè il convegno o la sentenza
si fondassero sopra un erronea interpretazione della legge: come
è espressamente determinato nelle dichiarazioni aggiunte alla Pa
tente di Finanza dell'anno 1811,con le parole seguenti: « Riman

(1) Organizzazione del Senato Lombardo Veneto del Supremo Tribunale


di Giustizia 13 settembre 1816 S. 11, let. c. Leggi Giudiziarie 5.394 num. 1182.
L'Aulico decreto 1 agosto 1837 diretto al Tribunale d'Appello della Gallizia
dichiara in ispecie che « le risposte del Consiglio Aulico di Guerra alle que
stioni legislative propostegli, non possono senza Sovrano Comando servire di
guida (Gvnoſur) pei Tribunali Civili ». -
Io2 S. 35. DURATA DELLA LEGGE.
gono ferme le convenzioni giudiziali che furono concluse e le sen
tenze passate in giudicato che furono intimate avanti la pubblica
zione della presente, quantunque non s'accordassero colle disposi
zioni nella medesima contenute ».

S. 35.

IDurata della legge.


(S. 9 del Cod. Civ.).

Le leggi hanno vigore fino a tanto che non siano del


legislatore cambiate o espressamente abolite.
Il solo legislatore può abolire o cangiare le leggi; poichè a lui
solo appartiene il determinare secondo quali norme debbano i
sudditi conformare le loro azioni: locchè si fa così mutando la
legge antica, come pubblicando una legge nuova.
Per abolizione in genere s'intende dunque quell'atto, mercè
cui il legislatore toglie la forza obbligatoria ad una legge. Ora due
sono i modi di abolire le leggi: uno espresso l'altro tacito. Es
presso è, quando il legislatore dichiara esplicitamente che più
non debba valere una disposizione, la quale per lo innanzi sussi
steva; tacito, quando emana una nuova disposizione, la quale non
possa sussistere insieme coll'anteriore.
La legge espressamente abolita non deve più applicarsi, an
corchè per avventura potesse in qualche parte convenire con la
posteriore. Ond'è appunto che non hanno più veruna efficacia
tutte le leggi antiche e consuetudini che si riferiscono agli oggetti
trattati in questo Codice. (Vedi sopra S. 16). Ma da una legge
posteriore, comechè emanata sullo stesso oggetto e sotto lo stesso
riguardo, l'anteriore non è abolita se non in quanto non possa
accordarsi con quella; nel qual caso contiene propriamente una
deroga, poichè sostituisce alla prima disposizione una disposizione
S. 1o DEL con. civ. 1o3
diversa. Suolsi distinguere la deroga dall'espressa abolizione, per
chè nella deroga la cessazione della legge precedente si deduce
per via di conghiettura, ossia implicitamente, da un atto signifi
cante del legislatore, cioè dalla pubblicazione di una posterior
legge non conciliabile coll'antica: stante il principio che opposte
norme non possono essere nello stesso tempo osservate. Nella
collisione adunque delle une colle altre dovendosi fare una scelta,
conviene necessariamente preferire la disposizion posteriore, sic
come quella che manifesta l'attual volontà del legislatore (1).

S. 36.

Norme aventi somiglianza colle leggi. a) Consuetudini.


(S. 1o del Cod. Civ.)

Nei SS. 1o-13 tratta il Codice di quelle norme, le quali, SG


condo il Diritto comune per lo passato vigente, erano sotto più
aspetti parificate alle leggi. In nessun luogo poteva più opportu
namente caderne il discorso, che qui ove si parla delle leggi. Tali
norme sono le Consuetudini, gli Statuti provinciali, le Decisioni
giudiciali, e i Privilegi.
La Consuetudine in senso legale è una regola, che per tacito
consenso del legislatore ottenne forza di legge, in virtù della lunga
ed uniforme osservanza.
Negli Stati sprovvisti d'una legislazione compiuta, conviene
necessariamente che la legge scritta sia integrata dalla consuetu
dine: non essendovi altro modo di escludere ogni arbitrio, e d'in
trodurre l'uniformità nei giudizi, che quello di seguire la pratica
costantemente osservata. Perciò in tali Stati la Consuetudine può
benissimo introdur nuove leggi, abolire le antiche, interpretare le

(1) Confr. Wagner Relazione delle Fonti (Gueſſengerbältniſi) SS. 13 24.


1 o4 S. 36. coNsUETUDINI.
sussistenti in forma universalmente obbligatoria. Ma, qualora il
governo abbia preso a regolare le azioni dei sudditi con leggi es
pressamente emanate, e raccolte insieme in appositi Codici, non
può esso attribuire cotesta efficacia alle Consuetudini senza attra
versarsi la via di raggiugnere il fine proposto; e tanto meno, quan
tochè difficilissima cosa riesce il determinare i requisiti legali della
Consuetudine, ed anche in fatto raro è che si possa decidere con
certezza se effettivamente sussista. Locchè dimostra quanto poco
s'accordi con la sicurezza del diritto il principio di dar forza
obbligatoria alle Consuetudini, e quanto sia commendevole la se
guente massima ritenuta dal Codice:

S. 1o. A Consuetudini non si avrà riguardo se non nei


casi nei quali la legge si riporta alle medesime.

Ciò per altro, giusta il quarto capoverso della Patente di pro


mulgazione, vuole intendersi di quelle sole Consuetudini, le quali si
riferiscono ad oggetti trattati dal Codice; perchè le norme pro
mulgate per l'addietro in altre materie non furono da esso poste
ſuor di vigore (ottavo capoverso della suddetta Patente).
Ma, bene esaminati i pochi casi in cui il Codice Austriaco si
riporta alle Consuetudini, occorre di osservare che non vi sono
mai ammesse Consuetudini contenenti, a guisa di legge, una norma
sussistente per sè stessa, ma sibbene pratiche comuni, le quali de
terminano un certo modo di agire dei sudditi, spiegando come
debbasi mandare ad effetto una disposizione di legge, secondo le
varie relazioni de'tempi e de luoghi; per cui non fa mestieri di
presupporre il tacito assenso del Supremo reggente, che pur si
riguarda come un requisito indispensabile delle consuetudini prese
in senso legale. Cotesti riferimenti occorrono espressamente nei
SS. 389 e 39o, riguardo al modo di notificare le cose trovate;
nel S. 5o 1, riguardo ai tempi del pascolo; nel S. 549, riguardo
alle spese funerarie. Ma alle consuetudini conviene aver riguardo
S. 1o DEL cod. civ. 1 o5

anche nei casi, in cui la legge, ritenendo che certe idee si modi
fichino diversamente a seconda delle varianti circostanze di tempo
e di luogo, non credette di poter dare una stabile norma accon
cia a tutti i casi: come, per esempio, nella determinazione del
convenevole mantenimento, o della proporzionata dote, e simili.
- È naturale poi che questi modi di agire, a cui si dà il nome di
consuetudini, variino continuamente al variare delle circostanze.
Così, verbigrazia, la notificazione delle cose ritrovate, che per l'ad
dietro si faceva mercè di pubbliche strida, ora si fa coll'inserire
un avviso nelle gazzette, o coll'affiggerlo alle colonne, o ai canti
delle vie di passaggio; i tempi del pascolo, che una volta erano
indeterminati, ora sono stabiliti con maggior precisione dai nuovi
metodi di agricoltura; le spese dei funerali furono al presente
accresciute, colla recente introduzione della camera mortuaria, e
va discorrendo. E chi non sa che la misura delle doti varia se
condo la maggiore o minore prosperità delle provincie o dei di
stretti, secondo la maggiore o minor massa del danaro circolante,
secondo il maggiore o minor lusso dei tempi? Onde segue che
le consuetudini esistenti possono essere esse medesime abolite o
mutate da altre. E poichè la legge non determina quale spazio di
tempo e qual numero di atti si richiegga a stabilirle, bisogna in
tale proposito prendere per norma il senso comune, ed osservare
soltanto se si possa dire che tale sia l'uso o il costume. Di che
seende l'ulterior conseguenza che non può esservi presso noi una
consuetudine universale, avente vigore in tutti i paesi pe quali
venne promulgato questo Codice; poichè si ha sempre riguardo
all'uso dei singoli luoghi e distretti, nei quali le circostanze diver
sificano così grandemente fra loro, da non doversi sperare in tanta
vastità di territorio, che vi sia accordo fra tutti questi usi (1).

(1) Confr.
te
Wagner, Relazione dei fonti (ºutllen-Serbiltniſº) SS./ 72 78.
I I4
1o6 S. 37. statuti rnovinciali.

S. 37.
b) Statuti provinciali
(S. 11 del Cod. Civ.)

Quei soli statuti di singole provincie e di singoli di


stretti avranno forza di legge, che dopo la promulgazione
del presente Codice saranno stati dal legislatore espres
samente confermati.

Per Statuti qui s'intendono i Diritti particolari che un tempo


aveva ciascun paese, anzi ciascuna città (1),sotto la denominazione
di Leggi territoriali (8anbes-ortmungen), Costituzioni della provin
cia (Sanofesten), Leggi consentite (Siſtiren), Regolamenti distret
tuali (Ati46iſbet) ecc., il cui complesso forma il Diritto statutario.
Dal tenore di questo paragrafo si deduce che all'epoca della
pubblicazione del Codice vi era ancora intenzione di confermare
alcuni Statuti; ma poscia (probabilmente perchè esaminatili a
- - - - - - - - - - - -

parte a parte si ritrovò che i punti di diritto privato in cui deviava


no dalle massime generali del Codice non avessero certa impor
tanza) fu deciso non ammettersi verun Diritto particolare, o Sta
tuto nelle Provincie, in cui regge il Codice Civile Universale (2).
S'intende però che tale abolizione colpisce que soli Statuti, che
(1) Perciò si distinguono gli Statuti in provinciali e municipali. I primi
abbracciano un intero paese, onde hanno anche il nome di Diritto territoriale
(jura terrestria), e si chiamavano altresì Costituzioni, perchè fondati sopra
convenzioni o stipulazioni. I secondi valevano soltanto per singole città o di
stretti, e dicevansi Leggi consentite (jus electum ); Regolamenti distret
tuali, in tedesco 90eigbiſter, dall'antica voce ſºit (vicus) significante una
strada popolata di case. E siccome i confini del territorio d'una città erano
spesso contrassegnati da statue o da imagini, che in tedesco diconsi eiſter,
perciò appellarono gli Alemanni 23ei46iſter, il distretto (più tardi chiamato
e tabt o 3urgfrieben) che era soggetto alla giurisdizione di una città o d'un
borgo. V. Tiller Dottrina del diritto civile, Parte I, S. 41.
(2) Aulico decreto giudiciario, 13 luglio 1811.
S. I 1 DEL con. civ. 1o7

contengono materie di privato diritto, e che, in quanto risguar


dano la costituzione fondamentale dello Stato od hanno per og
getto materie politiche, rimangono in pieno vigore giusta l'otta
vo capoverso della Patente di promulgazione. Anzi lo stesso Co
dice si riporta espressamente alle costituzioni della Provincia nei
SS. 1 14o, 1146, e il decreto 26 maggio 1828 conferma ai si
gnori Stati della Stiria tutte le franchigie doganali (grivatmautº
2eftegungen) fondate sulla costituzione della Provincia, e sulla
Patente doganale (gtivatmautſ-gatent) del 1 febbraio i 757; di
manierachè debbono ritenersi come tuttavia sussistenti (1).
Ma sotto la denominazione di Statuti s'intendono pure talo
ra quelle norme che vengono date dal Sovrano medesimo alle
Comunità o a qualche Istituto: come, per esempio, gli Statuti
della Fiera di Bolzano (30tinet-9/tattt-etatuten) e gli Statuti della
Banca nazionale ec., oppure quelle che vengono date dal Preside
d'una Corporazione, o Maestranza (5emeinmeien) alle persone sog
gette, o che i membri medesimi di tali società costituiscono a sè
stessi. I quali Statuti si chiamano di Corporazione, di Maestranza,
d'Università (6efeſſate-3nnungº-tuniverſitäts-e tatuten), e simili.
Di questa specie di Statuti il presente paragrafo però non parla,
e dai generali principii risulta che simili disposizioni emanate come
norme politiche, e stabilite dai privati in virtù delle facoltà lor
competenti non poterono essere abolite colla pubblicazione del
Codice (2). Ma anche gli Statuti dei privati abbisognano della
conferma sovrana, in quanto debbano riuscire obbligatorii pei
futuri membri delle corporazioni, o comunità; poichè diversa
mente non hanno altra efficacia che quella di un contratto. Il
Codice Giuseppino esigeva espressamente cotesta conferma
(Cap. I, S. 8) ed il presente non l'ha abolita, siccome quello
che non fa menzione della specie di Statuti ivi contemplata.
(1) Circolare del Governo della Stiria 9 giugno 1828. Vedi Giornale di Wa
gner Anno 1828, Bullettino pag. 398.
(2) Confr. Wagner Relazione dei fonti (ºutfſen.38erbiltniſi) S. 79 e 8o.
1 o8 S. 38. DECIsIoNI GIUDIZIALI.

S. 38.

c) Decisioni giudiziali.

(S. 12 del Cod. Civ.)

Le disposizioni date in casi particolari e le sentenze


proferite dai tribunali in cause speciali non hanno mai
forza di legge, nè possono estendersi ad altri casi o ad
altre persone.
Nelle disposizioni e decisioni risguardanti un caso particolare
le magistrature non possono proporsi di dettare una norma ap
plicabile ad altri casi; poichè hanno sott'occhio le circostanze
di quel solo che trattano: le quali, comechè sembrino del tutto
simili, rado è che si trovino ripetute compiutamente in un se.
condo. E quando pure vi fosse questa uguaglianza, mancherebbe
tuttavia a cotali disposizioni la forza di legge, sì perchè il solo
Sovrano è investito del potere legislativo, sì perchè esse decisioni
vengono comunicate alle parti che vi hanno interesse, ma non
rese pubblicamente note.
E parlando in ispecie delle sentenze giudiciali, vuolsi notare
che i giudici (dalla Istanza inferiore salendo fino alla suprema)
sono obbligati a render ragione secondo le leggi, e che, stante
l'espressa abolizione del diritto consuetudinario, e delle antiche
pratiche del foro, non possono menomamente attenersi alle de
cisioni pronunciate nei casi simili. Certo è assai desiderabile che
i casi veramente eguali sieno ad un egual modo trattati e decisi;
ma bisogna pur non dimenticare che i caratteri della egualità
sono sovente ingannevoli, mentre avviene che una circostanza a
primo aspetto inconcludente cangi affatto la natura del caso.
Oltredichè una differente difesa può di leggieri condurre ad un
S. 13 DEL con. civ. Io9

diverso giudizio; al che si aggiugne che il caso anteriore potreb


be essere stato erroneamente inteso, o la legge male applicata:
nella quale ipotesi non vi sarebbe ragione di persistere nell'erro
re, e continuare ancora a decidere in senso contrario alla legge.
Ma se le decisioni de'casi particolari non possono estendersi
ad altri casi occorrenti sia fra le medesime parti, sia fra persone
diverse, spesso avviene però che la decisione di un caso abbia
tale influenza su quella di un altro, che la seconda dipenda neces
sariamente dalla prima. La qual cosa avvenendo, convien ricono
scere per valido anche nel caso posteriore il giudizio proferito
nell'anteriore, stantechè la sentenza passata in giudicato è in di
ritto una verità legale da non potersi ulteriormente impugnare (1).
Così, a cagion d'esempio, ciascuno dovrà tenere per legittimo
quel figlio, cui il marito fu condannato a riconoscere per suo;
così parimenti la decisione pronunciata sulla proprietà dell'autore
avrà influenza sulla decisione dei diritti del successore (S. 442)
e va discorrendo. Ma questa osservazione non fa contro alla re
gola proposta nel paragrafo, poich'essa è una mera applicazione
del principio, che non si possa più declinare da ciò che fu una
volta ritenuto per vero. -

S. 39.

d) Privilegi.
(S. 13 del Cod. Civ.)

Fra le disposizioni che sono generalmente obbligatorie, vo


gliono (almeno sotto un certo aspetto) annoverarsi eziandio i
Privilegi. Per Privilegio in lato senso s'intende una disposizione,
con la quale il Sovrano concede a singole persone o anche ad

(1) Res judicata pro veritate accipitur, leg, 2o3. Dig. deregulis juris,
I lO S. 39. PRIVILEGI.
intere corporazioni, particolari diritti, oppure introduce in loro
riguardo una eccezione al diritto comune. Tale è, per esempio,
il diritto di esigere una gabella (S)lautº), e l'esenzione dall'uso
della carta bollata (e timpel-Sapier). In senso stretto i Privilegi
si distinguono dalle Esenzioni (pefreyungen): sotto il qual nome,
stando anche all'etimologia della parola, s'intendono propria
mente quelle disposizioni, in forza delle quali taluno è liberato
da qualche obbligo ad ogni altra persona incombente. Se la esen
zione si riferisce a singoli casi dicesi remissione o dispensa. Cosic
chè il Privilegio contrapposto alla Esenzione sarebbe quella spe
ciale facoltà, in virtù di cui taluno è abilitato a scostarsi in qual
che atto dal diritto comune. La quale distinzione tra Privilegi ed
Esenzioni, comechè corrispondente alla divisione che suol farsi
dei Privilegi in affermativi e negativi, riesce tuttavia presso noi
spoglia affatto di pratica importanza, poichè il S. 13 regola con
le medesime norme sì queste che quelli. Al presente la voce
Privilegio si adopera con frequenza, per dinotare la facoltà che,
come premio, viene accordata all'autore di scoperte o d'inven
zioni, di poter egli solo, ad esclusione d'ogni altro, fabbricare e
mettere in commercio certi prodotti. I quali privilegi, per distin
guerli dagli altri, chiamansi comunemente Privilegi di scoperta o
d'industria, poichè sono regolati da particolari prescrizioni non
applicabili ad altra specie di privilegi (1). È da avvertire però che,
secondo l'uso moderno della lingua, il Privilegio dà sempre l'idea
di un atto favorevole, quantunque, stando all'origine di questa
voce, derivata da priva lex, indicherebbe senza più una disposi
zione speciale, emanata sia a favore, sia a danno di qualche
persona.

(1) Queste prescrizioni si trovano nel Manuale dell'Autore pag. 28 e seg. ;


nei Materiali per la cognizione degli lnstituti Mercantili ed Industriali dell'Im
pero Austriaco di Giuseppe Harcup, Vienna presso Gerold 1829, e nella Giu
risprudenza industriale Austriaca di Gustavo Kopetz, Vol. II, S5.355-366,
Vienna presso Volke, 183o.
S. 13 DEL con. civ. I I Il

Dai Privilegi e dalle Esenzioni convien distinguere primie


ramente :

1) I Diritti singolari (jura singularia), vale a dire quelle


disposizioni mercè le quali è introdotta un'eccezione alle regole
generali in riguardo all'età, al sesso, allo stato o alla classe:
come, per esempio, quelle che trattano dei minori, delle donne,
de'religiosi, degl'israeliti ec.; oppure in riguardo a tutti i sudditi,
qualora si trovino in una certa condizione: come, per esempio,
nel caso che abbiano prestato sicurtà. Siffatte disposizioni, in
quanto sieno favorevoli, diconsi anche benefizi legali; così, ver
bigrazia i SS. 8oo ed 8o2 fanno menzione di quello dell'Inven
tario. Differiscono poi i Diritti singolari, dai Privilegi in ciò che
primieramente non contemplano singole persone fisiche o morali,
ma risguardano intere classi; secondamente non si fondano sopra
speciali disposizioni emanate di caso in caso, ma sono già stabi
liti nel Codice, o in altri regolamenti generali. Da ultimo non
consistono sempre in un favore, ma servono talvolta ad escludere
dal godimento di un diritto comune; come, per esempio, quella
disposizione che esclude gli Ottomani dall'acquisto dei beni im
mobili.

2) Dai Privilegi bisogna inoltre distinguere quelle abilitazioni,


le quali, benchè concesse originariamente come veri privilegi,
tuttavolta entrarono in processo di tempo a formar parte della
costituzione dello Stato, o divennero inerenti al possesso di certi
beni, in modo che si trasferiscono necessariamente al successivo
possessore: come, per es., le giurisdizioni, i diritti di caccia, di
decima, e simili. Perocchè, non sì tosto quelle abilitazioni comin
ciarono ad esser regolate dalle norme generali, perdettero il ca
rattere di privilegi, e divennero diritto comune per qualunque si
trovasse in egual condizione.
Sendo i Privilegi altrettante eccezioni della legge, spetta natu
ralmente al solo Sovrano la facoltà di accordarle; ma, come nel
conceder dispense, il Sovrano non sempre esercita immediata

-
I I2 S. 39. PRIvILEGI.
mente la sua autorità, ma la conferisce alle Magistrature da lui
costituite, così parimenti può avvenire che i Privilegi sieno con
cessi per lui da una potestà delegata. E così appunto, nel numero
delle maggiori facoltà state attribuite all'Imperial Regia Camera
Aulica, vediamo compreso anche il potere di conceder Privilegi
per nuove scoperte a termini delle prescrizioni vigenti, e di pro
rogare la durata di quelli già conceduti. (1) I principii del buon
governo insegnano se giovi in massima concedere Privilegi o to
gliere i concessi, intorno a che trovansi positive disposizioni nelle
leggi politiche. Quanto alle relazioni giuridiche dei privati fra
loro, il Codice stabilisce ciò che segue:
13. I privilegi e le esenzioni accordate a singole per
sone, od anche ad intere corporazioni saranno da consi
derarsi come ogni altro diritto se le ordinanze politiche
non contengono su di ciò una speciale determinazione.
I Privilegi adunque non differiscono dagli altri diritti se non
riguardo alla forma dell'acquisto. Rispetto poi al modo di eser
citarli, di trasferirli ad altrui e di assicurarli, vi si applicano piena
mente le regole comuni di diritto. Che se nel giudicare sulla loro
efficacia, e sulle conseguenze legali che ne derivano è prescritto
che si abbia riguardo alle relative disposizioni contenute nelle leggi
politiche, osserveremo che ciò non avviene solamente nella ma
teria del privilegi, ma che lo stesso ha luogo anche per altri diritti
privati, verbigrazia, nell'acquisto della proprietà, nel diritto di
successione, nella stipulazione dei contratti, e va discorrendo. I
privilegi d'industria sono parificati agli altri diritti anche sotto
l'aspetto che formano al pari di questi un oggetto di commercio;
poichè il privilegiato può disporne per atto di ultima volontà, ven
derlo, locarlo, o trasmetterlo ad altri in qualunque altro modo a
suo arbitrio. (2)
(1) Decreto 11 febb 1829 della Camera Aulica a tutti i Governi.
(2) Patente 31 marzo 1832 S. 1o. Leggi Giudiziarie pag. 37, n.° 2556.
S. 13 DEL con. civ. 1.13

La regola dunque del S. 13 non è da verun lato manchevo


le, nè v'ha quindi luogo a ritenere che le disposizioni del Codice
Giuseppino, e del Galliziano relative ai Privilegi continuino anco
ra a sussistere, come leggi politiche. Quanto ai privilegi d'indu
stria, le disposizioni emanate iutorno ad essi appena lasciano dub
bio che il Legislatore non abbia avuto intenzione di regolarli se
condo il nuovo sistema introdotto (1): ond'è che anche l'Aulico
Decreto 2 novembre 1827 del Supremo Tribunal di Giustizia (2),
parlando dei privilegi anteriormente concessi, cita la Patente del
l'anno 1812, anzichè il Codice Giuseppino, o il Galliziano. Ma
con evidenza ancor maggiore ciò è dimostrato dalle Patenti 8 di
cembre 182o e 31 marzo 1832, le quali considerano i Privilegi
d'industria sotto ogni immaginabile aspetto, e cadrebbero spesso
in aperta contraddizione coi citati Codici, ove non si volesse am
mettere che questi fossero stati da quelle, come da posterior legge,
abrogati. Lo stesso però convien ritenere anche delle altre specie
di privilegi. Ed invero, o i Codici precedenti contengono norme
dedotte dai generali principii consentanei alla natura della cosa:
come, per esempio, la massima che un diritto concesso a una
persona per sè sola si estingua colla sua morte, ed allora certa
mente quelle norme continueranno a sussistere, non però in forza
della legge anteriore, ma qual conseguenza del generale principio;
o i precedenti Codici contengono norme non conformi al pre
sente, ed allora verranno senza dubbio applicate le disposizioni
posteriori: poichè i Privilegi debbono giudicarsi allo stesso modo
degli altri diritti. Così per esempio più non riesce oggidi applica
bile il S. 2o del Codice Giuseppino, il quale determinava che, se

(1) Confronta a questo proposito l'Aulico Decreto 14 aprile 18o2, e i De


creti 22 gennaro 18ro, e 17 agosto 1814, della Camera Aulica, nell'Opera di
Harkup superiormente citata. Vedi anche lo Spirito della Legislazione Au
striaca nel promuovere i ritrovati in materia d'Industria; del sig. Cons. Auli
co Nob. Antonio di Krauss, Vienna 1838.
(2) Leggi Giudiziarie, pag. 1o2, n." 2815. 5
l I
1 14 S. 39. PRIvILEGI.
la persona favorita era dispensata da una gravezza comune, ces
sasse la franchigia, qualora tale persona per tre volte si fosse
spontaneamente, scientemente e senza riserva soggettata alla gra
vezza rimessale. Imperocchè l'atto quivi supposto od equivale
ad una tacita rinuncia, e non è necessario che sia intrapreso tre
volte, ma basta che sia occorso una sola fiata, qualora riguardi a
un diritto che possa cessare mediante rinuncia: o l'atto non
equivale ad una tacita rinuncia, e nemmeno la sua ripetizione
non recherà pregiudizio: mentre il presente Codice non con
templa questo modo di estinzione, il quale per conseguenza non
si applicherà neppure ai privilegi, stante che abbiamo veduto che
i privilegi si debbono trattare come gli altri diritti.
I Privilegi concessi per altro motivo che quello di promuover
l'industria, debbono venir confermati dal nuovo Sovrano in ogni
caso di successione al trono, altrimenti ne cessa l'efficacia. Questa
massima introdotta sotto l'Imperatore Leopoldo I. (1) fu d'allora
in poi osservata costantemente in tutti i casi di successione (2).
La quale conferma tende (come dice espressamente la dispo
sizione dell'anno 1659) allo scopo di far conoscere al Sovrano
la quantità dei Privilegi sussistenti e d'impedirgliene il conferimen
to di nuovi, o già estinti. Quanto ai Privilegi d'industria non fu
data ancora veruna determinazione in tale proposito, ma sembra
che non abbisognino di conferma, sì perchè sono limitati ad un
certo spazio di tempo, sì perchè la legge determina esattamente
i modi, coi quali cessano per altro motivo che quello dello spirare
del termine: oltredichè tutti i Governi delle singole Provincie ten
gomo per tali Privilegi un apposito registro che ne rende facile
la conoscenza.

(1) Patente 12 dicembre 1659 Cod. Aust. Parte II, pag. 183.
(2) Vedi il Decreto 25 maggio 1792 dell'Aulica Cancelleria nel Manuale
dell'Autore Vol. I, pag. 42. S. M. Imperatore Ferdinando I, nel salire al trono
paterno dispensò dalla conferma dei Privilegi. Vedi il Decreto 16 gennaio 1836
della Cancelleria Aulica, nell'Appendice al Manuale dell'Autore, pag. 1.
S. 14 DEL cod. civ. 115

S. 4o.

Principale divisione del Codice Civile e speciale


o del suo contenuto.

(S. 14 del Cod. Civ.)

Oggetto delle leggi sono diritti ed obblighi. A ciascun diritto


considerato in relazione alla persona, ossia come una facoltà di
fare, o di pretendere da altrui qualche cosa, corrisponde dall'al
tra parte un dovere, ossia obbligo, che consiste nella necessità im
postaci dalla ragione in generale, o dalle leggi positive in ispecie
di regolare il nostro contegno, cioè l'esterne azioni od ommissioni
in modo consentaneo alle facoltà che agli altri competono. Questo
obbligo od è generale spettante a ciascun uomo, e consiste sola
mente nel non turbare ad altrui l'esercizio del suo diritto; od è
speciale spettante alle sole persone che si trovano in determinate
circostanze, e consiste nella prestazione di ciò che altri ha diritto
di pretendere da siffatte persone. Per la qual cosa il diritto nel
primo caso può dirsi assoluto, nel secondo relativo.
Anche un'altra divisione si fa dei diritti, dedotta dal loro fon
damento, il quale consiste in una legge naturale, od in una legge
positiva. Se la legge conferisce ad alcuno dei diritti per le sue
qualità, o per le relazioni in cui si trova con altri, tali diritti di
consi Diritti delle persone: se la legge concede ad alcuno dei
diritti non in riguardo alle sue qualità, ma nell'ipotesi d'un qual
che avvenimento, e di un qualche atto, i diritti diconsi Diritti delle
cose. Se il diritto sulle cose si fonda in un acquisto, mercè il quale
divenga operativo contro qualunque detentore di un certo ogget
to, dicesi reale. Se invece è operativo in confronto di tale, o tale
altra persona obbligatavi per un titolo particolare, chiamasi diritto
personale sulle cose. I diritti delle persone, e delle cose, sono
regolati sotto certi aspetti da determinazioni comuni, potendo
ºrgº
1 16 S. 4o. DivisioNE DEL con ICE.
entrambi verbigrazia essere in uno stesso modo costituiti, mutati,
e tolti.

Da questa diversa qualità dei diritti parte la divisione che ne


fa il Codice al S. 14.

S. 14. Le leggi del Codice Civile hanno per oggetto i di


ritti delle persone, i diritti sulle cose, e le determinazioni
comuni agli uni e agli altri.

E però il Codice si divide in tre Parti principali, delle quali


la Prima tratta del Diritto delle persone, la Seconda del Diritto
sulle cose, la Terza delle Disposizioni comuni ai diritti delle
persone, ed ai diritti sulle cose; la Seconda poi si suddivide in
due Sessioni, delle quali una comprende i diritti reali, l'altra i
personali.
Ma intorno a questa divisione si vuol notare che la separa
zione del diritto delle persone da quello sulle cose non è dapper
tutto si precisamente conservata, che in una parte non si trovi
qualche norma, che a rigore dovrebbe trovarsi piuttosto in
un'altra. Così, per esempio, il diritto della successione intestata,
quantunque si fondi sulle particolari relazioni dell'erede col de
funto, è nondimeno trattato nella Sessione dei Diritti reali, perchè
non era possibile separarlo dalla trattazione generale del Diritto di
Eredità. Così parimenti le Comuni disposizioni che formano ma
teria della Parte terza del Codice sono applicabili ai diritti delle
persone quando non risguardino i diritti personalissimi, ma si so
lamente le prestazioni aventi per oggetto il patrimonio; perocchè
i diritti aventi per oggetto prestazioni, che non si pretendono se
non da una determinata persona: come, per esempio, la fedeltà e
il decente trattamento fra coniugi, la cura dell'educazione ecc.,
non possono essere costituiti, nè mutati nè tolti coi modi indicati
nella Terza parte del Codice. Della Prescrizione non occorre par
lare, poichè il S. 1481 dichiara espressamente che non ha luogo
S. 14 DEL con. civ. i 17

pel diritto delle persone, anzi la legge stessa determina i modi


onde coteste relazioni personali, quali verbigrazia il matrimonio,
la tutela, e i diritti che ne derivano vengono fondate e tolte. Ma
in quanto dalle suddette relazioni sorgono diritti aventi per oggetto
la sostanza, verbigrazia il diritto di pretendere il mantenimento,
riescono pienamente ad esse applicabili i modi di assicurazione, di
cangiamento, e di estinzione contenuti nella Terza Parte del Codice.
Veduta la principal divisione, facilmente si scuopre l'ordine e
l'armonia con cui le varie materie sono disposte nel Codice. Ed
in vero siccome i diritti delle persone sono dedotti dalle qualità
e relazioni delle singole persone e dallo stato di famiglia (S 15);
trattasi primieramente nel Capitolo primo dei diritti che riguar
dano le qualità e relazioni personali, e tra quelle di famiglia si
annoverano solamente la consanguinità, e l'affinità con qualche
cenno generale sui rapporti che ne discendono (S. 41-43). Le
particolari relazioni di famiglia nascenti dal matrimonio, dalla pro
creazione dei figli, dalla tutela, dalla curatela, formano il soggetto
dei Capitoli secondo, terzo e quarto della Parte prima.
Alla trattazione del Diritto sulle cose che forma la materia
della Terza parte precedono alcune disposizioni generali intorno
alle cose, ed alla divisione legale di essa. Viene poi diviso esso
diritto nelle due precipue specie di reale e personale (S. 3o7),
e ciascuna specie è trattata in apposita Sessione. Siccome poi i
diritti reali sulle cose sono il Possesso, la Proprietà, il Pegno, la
Servitù, e l'Eredità (S. 3o8), trovansi perciò codesti diritti dis
sposti nella prima Sessione coll'ordine medesimo, col quale li
abbiamo qui annoverati: cioè il Capitolo Primo tratta del posses
so e dei diritti che ne derivano, il Secondo fino al Quinto della
Proprietà, cioè prima della Proprietà in generale, poi dell'acqui
sto di essa per Occupazione, per Accessione, per Tradizione; il
Capitolo Sesto del diritto di Pegno, il Settimo delle Servitù.
I Capitoli, dall'Ottavo fino al Decimoquinto sono dedicati al
diritto di Eredità; cioè l'Ottavo tratta del diritto di Eredità in
1 18 S. 4o. DivisioNE DEL CoDICE.
genere, i seguenti dei due titoli sui quali più frequentemente si
fonda, voglio dire la dichiarazione di ultima volontà e la legge.
Gli atti d'ultima volontà o contengono una diretta instituzione di
erede, o nominano un successore di particolari diritti, o introdu
cono qualche modificazione; perciò il Capitolo Nono tratta della
Dichiarazione di ultima volontà in genere, e dei Testamenti in is
pecie; il Decimo delle Sostituzioni, e dei Fedecommessi; l'Un
decimo dei Legati; il Dodicesimo dei Modi di limitare o togliere
l'ultima volontà. La Successione legittima ha un doppio aspetto;
ora apparisce come presunta volontà del lefunto in quanto manchi
una valida disposizione del suo patrimonio; ora si presenta come
un diritto speciale che a certe persone compete sopra una parte
della sostanza anche contro la dichiarata volontà del testatore. La
prima specie di successione dicesi legittima in senso stretto, ossia
precisamente Successione intestata: la seconda dicesi Diritto della
porzione legittima; e siccome in entrambe può occorrere il caso
della Collazione, perciò il Capitolo Decimoterzo tratta della Suc
cessione legittima, (in senso stretto), il Decimo quarto della Por
zione legittima, e della Collazione della porzione legittima ed ere
ditaria. Il terzo titolo possibile del Diritto di eredità, cioè il Patto
successorio è trattato nella Sezione Seconda al Capitolo de Patti
nuziali, perchè non occorre se non fra sposi in contemplazione
del futuro matrimonio, oppure fra coniugi. Oltre al titolo, pre
suppone l'Eredità, come tutti gli altri diritti reali (S. 425), una
legittima tradizione ed accettazione, la quale consiste nella giudi
ziale consegna od immissione in possesso (S. 819), a cui non si
fa luogo se non dopo compiuta una certa procedura d'ufficio.
Quali pratiche a ciò si richieggano, e quali diritti ne provengano
vedesi nel Capitolo Decimoquinto intitolato Dell'Acquisto del
possesso dell'Eredità. Termina la prima Sezione col Sedicesimo
Capitolo Della Comproprietà, e della Comunione di altri diritti
reali; perchè ciascuno di tali diritti può competere tanto ad una
che a più persone,
S. 14 DEL cod. civ. I 19

I diritti personali che formano il soggetto della Sezione Se


conda del Diritto sulle cose, sono fondati nella legge o immediata
mente, o mediante qualche atto che diviene la più prossima causa
della corrispondente obbligazione. Questo atto poi può essere
unilaterale, o bilaterale, ed il bilaterale lecito od illecito. I diritti
nascenti dalla legge o immediatamente o in causa di un atto lecito
unilaterale trovansi quà e là trattati in diversi luoghi del Codice;
quelli poi procedenti da atti bilaterali (Contratti) o da atti illeciti
unilaterali, sono trattati in appositi capitoli, cioè i Contratti nei
Capitoli dal Decimosettimo al Ventesimonono , il Diritto d'In
dennizzazione e di Soddisfacimento nel Capitolo trentesimo. Come
introduzione ai Diritti personali nascenti dai Contratti, il Capitolo
Diciasettesimo tratta dei Contratti in genere; i seguenti Capitoli
poi versano intorno alle singole loro specie più comuni, cioè quelli
dal Diciottesimo al Vigesimosecondo parlano dei contratti che si
fanno o esclusivamente, o nella maggior parte dei casi, a titolo
gratuito, quali sono le Donazioni, il Contratto di deposito, il Con
tratto di comodato, il Contratto di mutuo, il Mandato ed altre
specie d'amministrazione di affari; i Capitoli dal Vigesimoterzo
al Vigesimonono trattano di quelli che o esclusivamente o nella
maggior parte dei casi si fanno a titolo oneroso, quali sono la
Permuta, la Compra vendita, i Contratti di Locazione, e condu
zione ereditaria, e di enfiteusi, i Contratti onerosi di prestazione
di opere, il Contratto di Comunione di beni, i Patti nuziali ed i
Contratti di sorte.
Come disposizioni comuni ai diritti delle persone, ed ai di
ritti sulle cose si annoverano nella Parte Terza, dal capitolo pri
mo al terzo, l'Assicurazione, la Mutazione e la Cessazione dei
diritti e degli obblighi. Fra i modi di estinzione è annoverata
anche la Prescrizione, ma, costituendo essa talvolta nel tempo
medesimo un modo di acquisto, vi è dedicato un apposito Capi
tolo, il Quarto, che s'intitola Della Prescrizione e della Usuca
pione, col quale appunto finisce il Codice. F-Tis.
P A R TE PRIMA

D E L C o DICE CIVILE
2e dia 4 %mone
-º-

CAPITOLO PRIMO

DEI DIRITTI CHE RIGUARDANO LE QUALITA' E LE RELAZIONI PERSONALI.

-- 9 e 23 - -

S. 41. -

Idea dei diritti delle persone.


. (S. 15 dei Cod. Civ.)

I diritti delle persone riguardano alcuni le qualità tº


le relazioni personali, ed alcuni si fondano nello stato di
famiglia.
Il Diritto delle persone in genere è dunque il complesso di
quei diritti che hanno il lor fondamento nelle qualità o relazioni
della persona, o nello stato di famiglia; di maniera che non sia
necessario un atto particolare per acquistarlo, o tutto il più
quest'atto ne riesca soltanto la causa occasionale. Tali diritti o
si esercitano contro altrui senza riguardo ai beni, ossia alle so
stanze: come, per esempio, il diritto dei coniugi alla fedeltà, e
ad un decente trattamento; o si riferiscono anche ai beni, ed
hanno luogo in contemplazione di essi: come, per esempio, il
diritto di pretendere un convenevol mantenimento, o l'educa
zione. Per la qual cosa se ne possono distinguere due specie;
a
l 16
1 22 S. 41. DEA DEI DIRITTI DELLE PERSONE.
cioè diritti delle persone propriamente detti, e diritti delle per
sone in lato senso. Non supposta questa distinzione, mal si com
prenderebbe l'ordine della divisione del Codice; poichè le dispo
sizioni indicate nella Parte Terza come comuni, voglio dir quelle
che trattano dell'assicurazione, del mutamento, e dell'estinzione
dei diritti, sendo affatto inapplicabili ai diritti delle persone pro
priamente detti, non possono riguardo ad essi appellarsi comuni;
mentre invece i diritti delle persone risguardanti la sostanza, pos
sono benissimo al pari dei diritti sulle cose venire assicurati, mu
tati e tolti coi modi stabiliti nella Terza Parte del Codice.
Le qualità e relazioni personali, che danno fondamento ai
diritti delle persone, o sono connaturali all'uomo, o sorgono da
leggi, ed instituzioni positive. Entrano nella prima specie la per
sonalità, lo stato di embrione o di feto già partorito, il sesso, l'età,
le qualità del corpo o dell'animo, il grado d'intelligenza; della
seconda specie sono, la cittadinanza, lo stato di religioso, o seco
lare, di civile, o militare, di nobile, di suddito e simili; inoltre la
relazione di persona morale, di assenza, e di religione.
Le differenze dello stato hanno grande importanza anche
nella materia del diritto privato; verbigrazia riguardo alla capa
cità di contrarrematrimonio, di acquistar beni, di disporre delle
sostanze per atto di ultima volontà ecc. Ma propriamente siffatte
differenze formano soggetto delle leggi politiche, e se il presente
Capitolo ed altri non ne fanno menzione, il motivo è perchè le
suppongono già altrimenti conosciute. Le altre qualità e relazioni
personali che danno fondamento ai diritti delle persone sono,
giusta l'ordine seguito dal Codice, le seguenti:
1) la personalità: -

2) quello stato da cui nasce la inettitudine ad avere la con


veniente cura dei propri interessi; -

3) la relazione di persona morale;


4) la relazione di cittadinanza;
5) la relazione di religione.
S. 16 DEL cod. civ. 123

Intorno al carattere della personalità, ed ai diritti da esso


procedenti trattano i SS. 16-2o. Sono incapaci di avere la con
veniente cura dei propri interessi, la prole non ancor nata, i mi
nori d'età, quelli che non hanno il pieno uso della ragione, i pro
dighi dichiarati tali, gli assenti, o mancanti (ºttmiſte), le per
sone morali, le comunità; intorno a che parlano i SS. dal 21
al 27. Dei cittadini e degli stranieri parlano i SS. 28 al 38,
della religione il S. 39. - - . . . . . .

Fra le varie relazioni di famiglia, che costituiscono il secondo


fonte del Diritto delle persone non si tratta nel presente Capitolo
che di quelle di consanguinità ed affinità (SS. 4o-43); le altre
formano il soggetto dei seguenti Capitoli della Parte prima del
Codice. - - - - - a - i -

- . S. 42. - - - - - . . . -

- I. Diritti delle persone procedenti dal carattere della


personalità. Diritti innati.
(5 16 del cod. civ.)
(S. 16 in principio). Ogni uomo ha dei diritti innati
che si conoscono colla sola ragione, perciò egli è da con
siderarsi come una persona. -

La legge annunzia qui la verità d'un principio che si mani


festa da sè, al solo considerare l'uomo come un essere sensitivo
e ragionevole. L'ulteriore svolgimento di tale principio spetta al
Gius naturale, o di ragione che si voglia dire ed il Codice non
fa che premetterlo qual fondamento delle conseguenze, che ne va
poi deducendo. -

Tutti i diritti innati fanno centro in un diritto cardinale od


originario, ch'è la facoltà d'intraprendere tutto ciò, che appari
sce un uso dell'umana libertà consentito dalla ragione, e che non
impedisce gli altri dall'usar della loro libertà in egual modo.
124 S. 42. DIRITTI INNATI.
Le emanazioni di questo originario diritto sono tanto varie,
quanto le circostanze che possono modificarlo, e difficile riusci
rebbe l'annoverarle compiutamente. Onde avviene appunto che
il numero dei diritti innati secondo alcuni Trattatisti comparisca
maggiore, secondo altri minore. Alla legge positiva mal si conviene
entrare in tale enumerazione, poichè l'esercizio dei diritti innati
può aver luogo nello Stato, solo in quanto non venga circoscritto
da essa (S. 17): di maniera che, per giudicare se sussistano o
no le facoltà procedenti dal diritto originario, bisogna confron
tare insieme tutte le leggi positive dello Stato. (1)
L'uomo, considerato specialmente qual soggetto di diritti
dicesi Persona. Ora, sendochè gli esseri, nei quali, per la loro co
stituzione, e pel loro modo di vita, deve supporsi un'eguale na
tura, vogliono altresì riconoscersi come fini a sè stessi, aventi una
sfera egualmente libera d'azione, in somma persone; ne viene
che tanto valga dire uomo quanto persona, e che non vi sia uo
mo, il quale non abbia la qualità di persona. Una delle più
prossime applicazioni dei diritti innati si contiene nell'ulteriore
disposizione del S. 16.
(Continuazione e fine del S. 16). La schiavitù, o pro
prietà sull'uomo, e l'esercizio della potestà ad essa re
lativa non sono tollerati in questi Stati.
Per ischiavitù s'intende quello stato, nel quale l'uomo viene
alienato come una merce, adoperato come mezzo agli altrui fini
(1) Il Codice Galliziano tentò di riuscire in questo assunto, così dicendo al
S. 21 della Parte I. a. Nel numero de'diritti innati voglionsi specialmente anno
verare il diritto alla conservazione della vita, il diritto di procacciarsi le cose a
tal uopo necessarie, il diritto di migliorare le forze del corpo, e dello spirito, il
diritto di difendere la propria persona, e le proprie robe, il diritto di mantenere
incolume la buona fama, finalmente il diritto di disporre delle cose proprie ad
arbitrio. » Ma di leggieri ognun vede che nella pratica applicazione, inutili,
od almeno pochissimo utili riescono queste generali massime, soggette ad una
infinità di restrizioni. - -
S. 16 DEL con. civ. i 25

arbitrari, senza riguardo ai fini di lui medesimo, e costrettovi non


altrimenti che un animale. Il quale stato sendo evidentemente
contrario al carattere della personalità, non può risguardarsi per
uno stato giuridico, siccome non può tollerarsi l'esercizio della
relativa potestà nei paesi ov'è in vigore questo Codice, ch'espres
samente riconosce la personalità in ciascun uomo (1). Un'impor
tante applicazione di tale principio si contiene nella disposizione
emanata affine d'impedire il commercio degli schiavi (2): men
tre, a termini di essa (S. 1), ogni schiavo diviene libero, tostochè
mette piede sul territorio imperiale reale, od anche soltanto sur
un legno austriaco, ed altresì in istato estero, qualora venga con
segnato come schiavo, sotto qualsiasi titolo, ad un imperial regio
suddito austriaco (3). -

Acciocchè poi gli stranieri, e specialmente i Maomettani, che


entrano negli Stati Austriaci conducendo seco schiavi, abbiano a
regolarsi a tenore delle vigenti leggi, è imposto agl'Impiegati Do
ganali, ed agli Ufficiali di Sanità marittima di far loro conoscere
come la schiavitù sia in Austria vietata (4).
La proprietà dell'uomo anticamente era ammessa ed in parte
è tollerata ancora in qualche paese con limiti più o meno ristretti.
In generale consiste in una certa relazione, nella quale le persone,
indipendentemente dal possesso di beni, sono per nascita, e tal
volta pel solo domicilio obbligate di prestar servigi e contribnzio
ni ad altrui: di maniera che al signore compete sulle loro per
sone in certo modo un diritto di padronanza, o proprietà:

(1) Vedi Zeiller Sulla punibilità del trattamento servile,Giornale di Wagner


anno 1825, fasc. 1, pag. 1.
(2) Aulico Decreto giudiziario 19 agosto 1826. Vedi Manuale dell'Autore
Vol. I, pag. 44. - - -

(3) Vedi le Osservazioni del sig. Consigliere di Governo Egger su questa


disposizione nel Giornale di Wagner An. 1829, fasc. 4, pag. 249.
(4) Decreto 19 aprile 183o dell'Aulica Cancelleria. Vedi l'Appendice al
Manuale dell'Autore pag. 1. - - - - -
126 S. 43. conseguenze DEI DIRITTI INNATI.
incumbendogli però di rincontro l'obbligo di prestar loro difesa
e protezione (1). Speciali disposizioni abolirono questa relazione
nelle Provincie Austriache in cui sussisteva, e vi sostituirono una
relazione di sudditanza (nexus subditelae) (2), la quale si distin
gue essenzialmente dalla proprietà dell'uomo in ciò che i sudditi
rimangono, quanto alla loro persona, indipendenti; che quindi
non possono venire in guisa alcuna maltrattati, nè adoperati in ar
bitrari servigi; che hanno facoltà di contrar matrimonio a loro
scelta, o di seguire una vocazione diversa, che alle Signorie non
compete il diritto di disporre della sostanza del sudditi; che la
misura delle opere, o delle contribuzioni da prestarsi è determi
nata precisamente; che i sudditi, come tali, non sono circoscritti
nelle loro azioni se non in quanto è stabilito dalle disposizioni di
legge emanate riguardo a loro e in ispecie regolanti la coscri- .
zione militare (ºſtilitar-gfiſtigteit) ed il godimento dei terreni loro
concessi dalla Superiorità fondiaria a titolo di dominio utile, o ad
altro consimile; finalmente che i sudditi, in virtù di varie ordi
nanze, godono di special protezione in confronto delle Signo
rie, e vengono difesi contro esse dal così detto Avvocato dei
Sudditi.

S. 43.

Ulteriori conseguenze procedenti dal riconoscimento


dei diritti innati.

( SS. 17-19 del Cod. Civ. )

Posto il principio che ogni uomo ha dei diritti innati, ne


viene da sè qual conseguenza la disposizione del
S. 17. Tutto ciò ch'è conforme agl'innati diritti naturali

(1) Mittermaier: Principii del Diritto privato germanico S. 74.


(2) Vedi le relative disposizioni nel Manuale dell'Autore Vol. I pag. 43.
SS. 17-19 DEL cod. civ. a7
si avrà per sussistente sino a tanto che non venga pro
vata una legale restrizione di questi diritti.
Ed in vero riunendosi gli uomini in forma di società civile
non cessano di essere uomini, non si spogliano con ciò dei loro
naturali diritti, ma sì anzi intendono di assicurarne l'effettuazione,
la quale, fuori della società civile, non sarebbe possibile. Questa
unione però degli uomini congregati per uno scopo comune e
sotto un capo supremo restringe e modifica necessariamente in
varie guise i naturali diritti; alcune delle quali modificazioni e re
strizioni sono introdotte dagli atti che ciascuno intraprende per
conseguire il suo più prossimo fine, onde ognuno reciprocamente
dipende più o meno dall'altrui volontà. Ma siffatte limitazioni non
riescono efficaci se non in quanto siano riconosciute dalla legge; -

e come prima legge vuole osservarsi il principio, che l'uomo non


può rinunciare al carattere della personalità, nè obbligarsi a cosa,
la quale
q apparisca
pp come un uso di libertà riprovato
- p dalla ragione:
gione;
onde appunto dice il S. 878: « Ciò che non può prestarsi, che
assolutamente è impossibile
un valido contratto. » o illecito non può essere l'oggetto di
- a - -

Le restrizioni, che le leggi positive recano ai diritti naturali,


non hanno veramente bisogno di special prova, poichè ciascuno
è tenuto a conoscer la legge promulgata; ma qualora vi sia dub
bio se la legge abbia o no introdotto alcuna restrizione, si fa
luogo alla presunzione contenuta nel S. 17, la quale dal legisla
tore medesimo viene posta come fondamento di varie disposizioni,
e premessa, come regola genera