GIORGIO ANTONUCCI
mm
»I PREGIUDIZI E LA CONOSCENZA
CRITICA ALLA PSICHIATRIA
Prefazione
Thomas S. Szasz
Coordinam ento E ditoriale
Alessio Coppola
GIORGIO ANTONUCCI
I PREGIUDIZI E LA CONOSCENZA
CRITICA ALLA PSICHIATRIA
Giorgio Antonucci
I PREGIUDIZI E LA CONOSCENZA
CRITICA ALLA PSICHIATRIA
Prefazione
Thomas S. Szasz
Coordinamento Editoriale
Alessio Coppola
Questa opera non sarebbe mai arriv ata a com pim ento
senza lo stim olo e l’entusiasm o di alcune persone che mi so
no vicine.
Alessio Coppola può essere considerato il regista di tu t
to il lavoro svolto da diversi autori.
Infatti ha discusso e coordinato tu tti i co n tributi con
intelligenza e con passione, del resto secondo il suo tem pe
ram ento e il suo stile.
Piero Colacicchi, mio am ico da anni, mi ha aiu tato fin
dall’inizio della m ia attività nei m odi più differenti, spesso
allargando i rap p o rti culturali con l’im plicare persone di
diverso tipo, da Carlo Levi a Elena Scoti, da Dacia M arami,
a Ilaria Ciuti, a Thomas Szasz, con cui più volte è andato a
discutere incontrandosi con lui negli Stati Uniti.
Noris O rlandi Luzzi, mia moglie, mi è stata di aiuto in
dispensabile p er alcune scelte difficili — come ad esempio
la decisione di andare a lavorare a Gorizia, per la p rim a vol
ta in un istituto psichiatrico — e mi è stata di consiglio e di
controllo nella stesu ra del testo.
Paola Cecchi è stata la prim a a sollecitarm i a iniziare
questa indagine, e mi ha fatto conoscere Alessio e gli altri
responsabili della Cooperativa Apache. Inoltre ha collabo
rato efficacem ente alle ricerche.
Isa Ciani e Giuliano Campioni hanno messo a disposi
zione il loro prezioso saggio di critica ai pregiudizi della fi
losofia lom brosiana.
Il risultato è opera di tu tte queste persone che io rin
grazio.
Come scrive Saffo: "Esse mi resero onore concedendo
mi le loro o pere” .
G. A.
Prefazione di Thomas S. Szasz
Thom as Szasz
14
Introduzione
17
I PREGIUDIZI E LA CONOSCENZA
CRITICA ALLA PSICHIATRIA
19
II giudizio psichiatrico costituisce la prima
e più diffusa segregazione
23
L'Anticristo
26
le, e questo aspetto m etteva in dubbio l’intera sua persona
lità etica.
L’A nticristo può fare qualsiasi cosa, diceva.
Le acque dell’alluvione avevano d istru tto il suo labora
torio artigiano, e lo avevano sballato com pletam ente dal
punto di vista economico. Pensava che tu tto questo p er lui
e p er m olti altri avesse un significato superiore come nella
storia biblica di Sodoma e Gomorra.
Discutem mo così insieme da diversi punti di vista la
problem aticità dei rapporti tra l'etica sessuale e la tradizio
ne religiosa.
Quell’uom o non fu mai ricoverato né curato dagli psi
chiatri.
Superò la sua crisi esistenziale discutendone in term ini
reali.
27
Streghe ieri
e streghe oggi
30
Thomas S. Szasz ironizza intelligentem ente sul fatto
che quasi tu tti gli psichiatri hanno considerato le streghe
come m alate di m ente, senza d ir nulla sugli inquisitori.
31
L'origine dei manicomi
35
Razzismo e psichiatria sempre insiem e
40
Dal r e p a r to n .6 di A. Cechov
ai reparti di Imola
42
Come furono felici Budda e
Maometto e Shakespeare,
che i loro buoni parenti e i
dottori non curarono delle
loro estasi o delle loro ispira
zioni. Se Maometto avesse
preso del brom uro contro i
nervi, avesse lavorato soltan
to due ore al giorno e bevuto
del latte, di questo uomo
eminente sarebbe rimasto
tanto poco quanto del suo ca
ne. I dottori e i buoni parenti
alla fine fanno si che l'umani
tà diventi ottusa, la medio
crità si consideri genio e la
civiltà vada in rovina.
Occorre dire a questo punto che Schum ann e Van Gogh
non furono fortunati com e Budda, M aom etto e Shakespea
re.
48
Psichiatria r o m a n tic a e storie vere
Caro Tobino,
il tuo articolo ’Vedo il ghigno della follia’ apparso sul
’Resto del C arlino’ di dom enica 7 maggio, mi h a indotto a
scrivere questa le ttera aperta, perché ritengo doveroso for
nire al lettore alcune valutazioni critiche e qualche spunto
di riflessione.
Tu affronti il problem a della follia nel tuo stile consue
to. Per te la follia è sem pre qualche cosa di m isterioso ed
arcano che ad u n dato m om ento si scatena: è, tu tto som m a
to, una m alattia. Da queste prem esse, logicamente, passi a
difendere i m anicom i, gli psicofarm aci, il sistem a, e così ti
accusano di essere strum ento del potere dom inante.
Caro Tobino, credo che non basti andare a ’prendere il
caffè, a passeggiare o giocare a c a rte ’ con i ricoverati p er
sentirsi giustificati; p er essere contro quel potere che, di
rettam ente o indirettam ente, è responsabile dell'em argina
zione di tan ti individui. Però vedo in te un sentim ento di
49
grande um anità, che apprezzo moltissimo, e non voglio en
trare nei soliti (anche se sacrosanti) discorsi politico-sociali
che negli ultim i quindici anni hanno so rretto i temi antipsi
chiatrici. Desidero solam ente raccontarti la m ia piccola
esperienza che com unque mi ha condotto a conclusioni di
verse dalle tue. Ho lavorato nell’istituzione psichiatrica
nell’era della psicofarm acologia. Non ho conosciuto i m ani
comi di una volta (non ’psicofarm acologizzati’), se non dai
racconti dei colleghi p iù anziani.
N onostante gli psicofarm aci ho udito 'quei gemiti, u r
la, im precazioni, im plorazioni’ di cui tu parli, m a che spes
so, troppo spesso non mi sono sem brati il fru tto del delirio,
m a la risposta, im potente e disperata, ad una situazione
um ana ed am bientale inaccettabile.
E veniamo pure al 'delirio ’ a questo linguaggio che tu
senti trem endo e m isterioso, m a che si fa così chiaro e logi
co quando riesci a cogliere la stru ttu ra in tern a che lo muo
ve; s tru ttu ra fatta di em arginazione e sfruttam ento sociale
e culturale, di dram m i fam iliari ed affettivi. Te la prendi
con Basaglia quando dice che 'i manicomi li hanno voluti i
p ad ro n i’.
50
Se im pariam o a cogliere il messaggio del delirio ed i
suoi simboli ritroverem o una storia dram m atica, tu tt’altro
che m isteriosa ed oscura.
E gli psicofarm aci? Tu scrivi: poi nel 1952 arriv aro
no gli psicofarm aci che riescono a velare, a intorpidire, a
rendere apparentem ente molli m olti segni della pazzia. Ec
co allora per me il vero interrogativo: se non si scoprivano
gli psicofarm aci si sarebbero potuti liberalizzare i m anico
mi?’. Perm ettim i di rispondere in m aniera paradossale (ma
non troppo): i m anicom i hanno potuto seguire un processo
di reale liberalizzazione solo dove l’invasione farm acologi
ca è stata di m olto ridim ensionata. E qui mi vengono alla
mente decine di persone inebetite dagli psicofarm aci; rid o t
te a livello quasi vegetativo da dosi m assacranti di cloro-
prom azina e di aloperidolo. Voglio raccontarti una storia;
la storia di un rep arto dove 'vivono’ queste persone.
Storia del Reparto 14
dell’Istituto psichiatrico
"Osservanza” di Imola.
51
sciuta solo dal medico che l’h a com piuto. Comunque oggi il
14 è un rep arto aperto, nessun mezzo coercitivo è usato,
neppure la 'contenzione psicofarm acologica’ tan to a te ca
ra. Le pazienti, sebbene orm ai d istru tte dagli elettroshock e
dai neurolettici, hanno riappreso a com unicare, passeggia
no liberam ente nel parco, partecipano alla gestione del re
parto.
Teresa, ad esempio, p e r vent’anni ha vissuto chiusa in
un cam erino, legata al letto m ani e piedi, con u n a m ascheri
na di cuoio sulla bocca, fino ad in torpidirsi in posizione fe
tale. Oggi cam m ina, esce nel parco, p arla si veste, si p etti
na. Alcune donne sono state ad d irittu ra dim esse e reinseri
te socialm ente. Sem bra paradossale, m a il 14 è oggi il re
p a rto forse più tranquillo dell'ospedale.
Mi dispiace, caro Tobino, forse sei rim asto indietro,
perché ti sei fossilizzato sul sintom o. Sei rim asto ancora
prim a di Freud: si, perché già Freud ci insegnava che il sin
tom o è solo l’epigono di u n a storia, e solam ente dalla cono
scenza di questa nasce quel sapere che decifra il delirio e
che può spaccare e distruggere il sintom o stesso”25.
52
L e c a la te
Visite popolari al manicom io di S. Lazzaro
53
ebrei d u ran te la persecuzione razziale: se tu non li denunci,
non serve a nulla tanto li denunciano gli altri'.
Il fatto è che si delineava una divergenza di fondo. Je r
vis ragionava in term ini psichiatrici e di tu tela dell'ordine
pubblico, e distingueva p ertan to "i casi gravi più pericolo
si” da internarsi, da quelli "m eno gravi e meno pericolosi”
da assistersi a casa.
10 invece ragionavo in term ini di conflitto problem ati
co tra individuo e società, e di diritto dell’individuo di esse
re risp ettato nella sua lib ertà nel contesto di una società
che vuol progredire p er divenire più ap erta e meno intolle
rante.
Fu così che, in rap p o rto a questa m ia linea teorica, il
gruppo della m ontagna da me diretto, cominciò, diversa-
m ente dagli altri gruppi che operavano nel resto del te rrito
rio di Reggio Emilia, a organizzare nei più diversi paesi e
villaggi, assem blee popolari p er discutere i problem i, gravi,
in una zona econom icam ente sottosviluppata, e ad alto tas
so di em igrazione, del disagio sociale e dell’internam ento
in manicomio.
11 lavoro in m ontagna, in rapporto ai casi individuali, e
in relazione alle attività delle assemblee popolari fu p o rta
to avanti o ltre che da me e dal mio gruppo, anche dalla dot
toressa Eugenia Omodei Zorini, una intelligente interprete
attuale del pensiero freudiano più avanzato.
La prim a assem blea popolare si svolse a Cervarezza e
ricordo che m entre esponevo i miei punti di vista ci fu un
uomo, un contadino che mi disse:
«Tu ci dici che in manicomio
non ci sono dei matti, ma i
nostri compagni più sfortu
nati che sono stati internati
per motivi di produttività e
di ordine sociale. Altri invece
ci dicono diversamente. Co
me facciamo noi a sapere chi
ha ragione?»
Allora intervenne un altro
che disse: «Perché non andia
mo a vedere?»
54
Così nacque l ’idea ed ebbero inizio le calate dalla m on
tagna della popolazione interessata a rendersi conto d iret
tam ente della realtà e del significato del manicomio.
55
bosa e divertita curiosità a chi cerca invece di com piere il
suo dovere di cittadino.
A questo pun to ci riteniam o ingiuriati e denunciam o il
tentativo di bloccare queste iniziative dem ocratiche a van
taggio del m antenim ento di interessi nocivi p e r la salute
dei n o stri concittadini e lesivi della econom ia della n o stra
com unità.
Non si illudano coloro che ci hanno incolpati di 'in ter
ruzione di pubblico servizio’, di ferm are quel movimento
che p erm ette ai cittadini, con la garanzia della costituzione
e deH’ordinam ento regionale, azioni di intervento e di con
trollo su tu tte le stru ttu re.
Ogni cittadino deve conoscere i suoi d iritti e deve ricor
rervi senza tim ore. Lo statu to regionale prevede la possibi
lità, anche p er un singolo cittadino, di avere copia e con
trollo di a tti am m inistrativi; la creazione di com m issioni di
inchiesta e di studio su m aterie e problem i che com unque
interessano la regione; sp etta agli elettori, alle organizza
zioni dei lavoratori di p ro p o rre a tti am m inistrativi, m isure
e provvedim enti che la Regione può ad o ttare nell’am bito
dei suoi poteri.
Noi chiediam o e vogliamo controllare com e sono spesi
i soldi p e r questo servizio.
Noi chiediam o, già da ora, come m ai i ragazzi ricovera
ti al De Sanctis, che costano alla com unità 14.000 lire al
giorno, erano rinchiusi senza assistenza e senza lib ertà in
stanze dove spesso era m essa a repentaglio anche la loro in
colum ità fisica. Chiediamo perchè i gabinetti erano intasati
e spargevano feci ed u rin e fino nei corridoi; chiediam o per
ché i bam bini m angiavano carn e in scatola quando la re tta
giornaliera pensiam o p erm etta un trattam en to diverso.
Q ueste cose non possono venire accertate da chi visita
il S. Lazzaro guidato dagli 'ad d etti al traffico ”; in questo
modo il cittadino vede soltanto ciò che la direzione vuole
m ostrare.
Ma se qualcuno si perd e p e r la strada, in queste visite
guidate, ed accerta personalm ente le condizioni dei degenti
fuori della 'p ista ciclabile’, ecco allora scoprire gente lega
ta da anni, persone obbligate a letto p e r m esi da frattu re
mai com poste o curate; cittadini rinchiusi perché dopo an
56
ni e anni di lavoro, al servizio di padroni che mai hanno pa
gato contributi si ritrovano nella m iseria, nella fame e con
la com pagnia della silicosi.
A. A. fu costretto dai nazisti, m itra puntato nella schie
na, a seppellire i suoi compagni, precedentem ente fucilati.
Uno di questi era p ro p rio un suo amico, non era morto; A.
A. dovette seppellirlo vivo. Uno spaventoso senso di colpa
ha devastato la vita di quest’uomo, che venne rinchiuso al
S. Lazzaro.
Q uesta n o stra linda e organizzata società, condotta dai
potenti e m oralizzata dai benpensanti, ha come scopo lo
sfruttam ento dell'uom o p er p ro d u rre denaro o potenza: co
me risultato, l'elim inazione del lavoratore che non regge il
ritm o di produzione, il cottim o, la catena di montaggio, il
lavoro pendolare, la disoccupazione, l'em igrazione e lo
sfruttam ento.
Queste persone, i lavoratori ed i loro figli, riem piono
gli istitu ti psichiatrici dove il sistem a compie il secondo,
grande delitto contro di loro. Poiché non servono più alla
società dei consumi, poiché sono uno specchio fastidioso
p er la coscienza del benpensante, vengono isolati e ridotti
al silenzio; vengono posti in condizione di non difendersi
(mezzi di contenzione, psicofarm aci) e di non tu rb are il son
no dei colpevoli.
Questi nostri frate lli vantano un credito m olto pesante
verso la società, cioè verso tu tti noi. È p er questo che siam o
andati al S. Lazzaro e che ci tornerem o; perché ci sentiam o
responsabili, anche noi, e colpevoli nell’accettare una so
cietà ingiusta senza lottare.
Ci accusano di fare della politica. V orremmo che la
stam pa che ci rivolge tale accusa, ci spiegasse anche com ’è
possibile cam biare radicalm ente questa società senza fare
della politica. Com’è possibile lavorare con sicurezza p er
vivere dignitosam ente senza andare contro gli interessi di
un sistem a che sprem e il lavoro del cittadino p er p ro d u rre
profitti m a non benessere e libertà, com ’è possibile avere
una casa propria, u n ’assistenza san itaria efficace, una pen
sione dignitosa, u n a scuola che non sia una fabbrica di di
soccupati, senza com battere politicam ente un sistem a che
queste riform e non h a ancora attu ato dopo 26 anni di pote
re.
C. C., studente universitario, h a abbandonato deluso
57
gli studi perché lo portavano ad una professione già intasa
ta da tanti disoccupati.
Dopo aver invano cercato lavoro, lo scoraggiam ento ed
il rim orso di pesare su ll’econom ia fam iliare corrodono
giorno p er giorno la sua volontà di vivere.
Il S. Lazzaro viene presentato come una cittadella o
am pia com unità fra ricoverati, medici, inferm ieri, persona
le di servizio. Contestiam o in pieno questa afferm azione.
Non dubitiam o che esista anche il personale dedito con
abnegazione a questo difficile compito; m a anche la m iglior
buona volontà si perde in una s tru ttu ra com e quella del S.
Lazzaro, dove tu tto fa pensare alla repressione e alla vio
lenza. La m entalità che è responsabile della sua condizione
um ana priva il ricoverato della fiducia e della dignità ne
cessarie per rito rn are ad essere libero.
Il professor Benassi, d iretto re del S. Lazzaro, dice che
non ha certo nulla da nascondere. Noi contestiam o questa
affermazione.
Perché i parenti dei ricoverati, quando si recano in visi
ta, devono attendere tanto tem po prim a di p o ter vedere i lo
ro congiunti? Perché le delegazioni di cittadini che si reca
no in visita sono bloccate, deviate su itin erari prestabiliti, o
a d d irittu ra non possono accedere ai rep arti e vengono re
spinte a suon di denunce?
Non crediam o che le nostre visite siano di danno ai ri
coverati.
D urante una visita al rep arto Morel, dove vengono rin
chiuse le degenti più esasperate e agitate, una donna ha af
frontato una visitatrice percuotendola e tentando di strap
parle la borsetta. È b astato che la visitatrice non perdesse
la calm a e le cedesse di buon grado l’oggetto della sua at
tenzione per sm ontare ogni anim osità. La degente ha aper
to la b orsetta, ha estratto un fazzoletto che ha usato, richiu
dendo poi con cu ra la b o rsetta e restituendola con un gra
zie. Ogni atteggiam ento aggressivo era scom parso lascian
do il posto ad una m eravigliata soddisfazione, forse soltan
to perché invece di una iniezione le si era d im o strata fidu
cia.
Siam o stati abbracciati festosam ente dai ragazzi rico
verati e siam o stati tratten u ti perché la n o stra visita era un
regalo prezioso per loro. Alcuni degenti piangevano di
commozione al vederci, e ci guardavano con una ricono
scenza che ci riem piva l’anim o di rim orso p er tan ta inerzia
nei loro confronti. Con aria scandalizzata il 'R esto del Car
58
lino’ del 21 aprile 1971 chiede Si m irerebbe a "sm antel
lare” un'antica e illu stre istituzione psichiatrica come il S.
Lazzaro. A ddirittura! E dove andrebbero a finire i m illecin
quecento ricoverati?’
Il problem a è d a rovesciare. Bisogna evitare i ricoveri
con una efficace azione di politica preventiva. D isperati e
ricoverati si finisce p e r cause ben individuabili e quindi
evitabili.
Non basta distruggere una prigione come quella del
manicomio: bisogna evitare che il sistem a violenti la libertà
degli individui fino a condurli al ricovero. Dobbiamo lotta
re p er una società organizzata in modo da garantire al citta
dino i suoi diritti, p er u n a politica di radicali riform e che
migliorino la vita dei lavoratori. In questo modo tu tti i m a
nicomi com preso il S. Lazzaro si esauriranno da soli.
Lo scopo del com itato, che è espressione della volontà
popolare, è quello di denunciare la situazione m ostruosa
dei manicom i e di prom uovere una m obilitazione continua
fino alla scom parsa di questi istituti.
59
Jervis e il PCI contro le calate
62
meglio il loro futuro, degli individui cioè che, dopo essere
stati sprem uti fino all’estrem o limite della tollerabilità,
vengono rifiutati da un sistem a economico e sociale che ac
cetta solo chi è in grado di p rodurre secondo le esigenze del
capitale e di adeguarsi ai modelli di vita "civile” che gli
vengono imposti. Di conseguenza vedono nelle varie istitu
zioni "assistenziali” dei luoghi custodialistici che, proprio
per le loro caratteristich e e per la loro collocazione sociale,
condannano alla m orte civile chi non ha potuto reggere allo
stillicidio quotidiano dello sfruttam ento.
La stessa lotta condotta in questi giorni dagli operai
della Bertolini si muove nella consapevolezza che è oggi ne
cessario portare l’attacco all’organizzazione capitalistica
del lavoro, pilastro e cuore del sistema.
La lotta contro l’uso padronale delle qualifiche è lo tta
contro le gerarchie del capitalism o. La lotta 'sulle qualifi
che è lotta contro una organizzazione del lavoro alienante.
Per questo i lavoratori della Bertolini, m entre rivendicano
a sé il controllo e la gestione della p ro p ria salute nella fab
brica, come mom ento preventivo della m alattia fisica e del
m alessere psicologico, riconferm ano la loro volontà di
estendere e di im porre tale controllo a tu tti i ghetti assi
stenziali, dagli ospedali psichiatrici alle case di riposo ed
altre simili istituzioni che la società capitalistica utilizza
come copertura ’scientifica’ degli effetti alienanti del suo
sistem a di vita e di lavoro, e per g aran tire la sua sopravvi
venza»26.
64
- 30.1.1971 - V isita di un gruppo di abitanti del Comune
di M ontecchio
Tali iniziative p artite dall’intento di venire a visitare
degenti originari dei rispettivi Comuni debordavano dagli
addotti criteri originari, m a non davano luogo a inconve
nienti di rilievo. Ciò p er il num ero non eccessivo dei visita
to ri e per l’attento controllo che è stato possibile effettuare
sugli stessi nonostante tentativi di scattare fotografie e a t
teggiam enti di cu rio sità m orbosa alla vista dei m alati m e
nali.
In m erito a tali visite è pervenuta a questa Direzione
S anitaria una unica p ro testa ufficiale da p arte di un infer
m iere di questi Istitu ti, a nome (...) originario di Ramiseto,
in m erito alla visita effettu ata a sua insaputa e senza il suo
consenso nei confronti della sorella (...) da anni degente
presso questo ospedale.
Il (...) ha p eraltro dichiarato che non intendeva prom uo
vere azione legale verso i visitatori e che si riteneva soddi
sfatto delle assicurazioni fornitegli da questa Direzione Sa
nitaria.
Prem e com unque allo scrivente sottolineare che in oc
casione delle visite delle delegazioni degli abitanti dei Co
m uni di Ram iseto e C arpineti, il gruppo composito era ac
com pagnato da un unico laureato in m edicina (non è noto
se sia in possesso di specializzazione in psichiatria) dipen
dente dal Servizio P sichiatrico Provinciale di Reggio Emi
lia a nome Giorgio Antonucci.
Tale unico medico, responsabile sanitario del gruppo,
sia in occasione delle due visite o ra richiam ate che soprat
tu tto in quella effettu ata il giorno 3 m arzo (della quale è
stato dato ragguaglio alla S. V. con la n o ta del 3.3.71 Prot.
n° 1 - 1673/1) ha m anifestato chiaram ente un com portam en
to di grave turbativ a in quanto arringava e aizzava m alati e
m alate contro l’Istituzione, im partiva consigli ed esprim e
va arrogantem ente p areri sulle m odalità tecniche di com
portam ento e di assistenza ai m alati rivolgendosi ad infer
m ieri ed a medici e svolgeva u n ’opera chiaram ente denigra
to ria e diffam atoria nei confronti dell’ospedale che in quel
mom ento lo ospitava.
Si ritiene doveroso segnalare che su tale medico è già
stato inviato alla S. V. un esposto dal sottoscritto in data
19.1.1971 — Prot. n° 1 — 648/12.»28.
65
Forse ha ragione "Die R attin ”, il ratto fem m ina di Gün
ter G rass, quando dice rivolgendosi all’uomo: 'Fine, è fini
to, voi non esistete più, ap p arten ete al passato, vi si ricorda
come delle chim ere, avete finito di cacare una volta per
sem pre’.
Quando, duran te le visite di cui il prof. Benassi si la
m enta col P rocu rato re della Repubblica, alcuni gruppi di
persone entrarono nei rep arti dei bam bini, ci fu un momen
to di grave tensione, che poteva anche risolversi in vie di
fatto.
I m edici e gli inferm ieri del S. Lazzaro vissero mom enti
di paura.
In pratica* la gente diceva:
66
R icordo che la do tto ressa Letizia Jervis Comba e il dot
to r Stefano M istura si erano prodigati senza risu ltato per
ferm are la gente, che poi aveva cam biato atteggiam ento,
passando dal furo re alla discussione, solo in seguito al mio
intervento.
La Letizia Comba mi disse: "Tu sei un capo carism ati
co" e il d o tto r Stefano M istura andava dicendo: "Q uesta è
roba da garibaldini!”.
È chiaro che l’intervento d iretto dei cittadini in difesa
dei p ro p ri interessi vitali non piaceva nem m eno agli psi
chiatri dem ocratici. Infatti, a mio parere, il problem a non è
certo di p assare da un tipo all’altro di psichiatri, m a di ini
ziare una cu ltu ra in cui le idee e le discipline repressive, di
cui la psichiatria è nella n o stra epoca un cardine fonda-
m entale, siano, come direbbe Hegel, "attrav ersate dalla fu
ria del dileguare”.
La sto ria del trattam en to dei bam bini in rap p o rto alla
ipocrisia m oralistica (o alla m oralità dei costum i) nell’inte
ro arco della civiltà borghese daH’'Ospedale degli Innocen
ti’ del B runelleschi ai n ostri giorni richiederebbe uno stu
dio p artico lare e dettagliato.
Il m anicom io, accanto all’orfanotrofio e al collegio, è
uno dei principali recipienti di raccolta. La m oralità della
gente perbene richiede da noi che una p arte dell’infanzia
sia tra tta ta come immondizia.
69
L’u so della psichiatria per le persecuzioni
71
« D ietro la scena:
Sullo schermo:
Ufficio di un manicomio.
72
Davanti a un arm adio, un inferm iere. Presso la finestra
con inferriata il professor Ludin.
INFERMIERE — Un paio di calzoni grigi. Un paio di calze
ro tti di lana. B iancheria non ne aveva?
KARL — Non so.
INFERMIERE — Già... Un gilè nero. Una giacchetta nera.
Un paio di calzini. Niente cappello.
PROFESSOR LUDIN — E denaro?
INFERMIERE — Niente, professore.
PROFESSOR LUDIN — Parenti?
KARL — Ho avuto ieri la notizia che m ia m adre è m o rta tre
anni fa.
PROFESSOR LUDIN — Non sarà facile, per lei. Oggi la vita
è dura. Bisogna lavorare di gomiti. Mai disperare. Dar
tem po al tempo.
INFERMIERE — Dimesso 1*8 maggio 1927.
KARL — NO!
PROFESSOR LUDIN — Ma sì, m a sì.
KARL — 1927?
PROFESSOR LUDIN — Eh già, otto annetti in pensione da
noi. Vestito, n u trito , assistito. Non le è m ancato nulla.
Pensi: lei è stato un caso clinico interessante.
KARL — Come se tu tto si fosse cancellato... Eppure... Q ual
cosa ricordo...
PROFESSOR LUDIN — Che cosa?
KARL — Mi trovavo al m argine di un bosco. Alberi che svet
tavano bruni sul cielo, come punte di frecce. Faggi. Il
bosco era tu tto uno sfavillio verde, con migliaia di pic
coli soli. Una delizia. Io volevo entrarvi, mi struggevo
dal desiderio; m a non ci riuscivo. I tronchi si arcuava
no ostili verso l’esterno e mi respingevano indietro co
me una palla di gomma.
PROFESSOR LUDIN — Alt! Come una palla di gomma! As
sociazione interessante. Mi ascolti, tanto orm ai i suoi
nervi sono in grado di sopportare la verità. La foresta è
la cella d ’isolam ento. I tronchi sono i m uri di gomma di
prim a qualità. Si, ricordo, una volta l’anno diventava
furioso e si doveva isolarla. Sem pre lo stesso giorno.
Un vero reco rd clinico.
KARL — Che giorno?
PROFESSOR LUDIN — Il giorno che... bè, lo sa anche lei.
KARL — Il giorno che mi graziarono...
PROFESSOR LUDIN — Ricorda tutto, dunque?
73
KARL — Si.
PROFESSOR LUDIN — Anche sotto questo aspetto l’abbia
mo cu ra ta qui.
KARL — A spettare la m orte p er dei m inuti... Ma p er dieci
giorni! Dieci volte v en tiq u attr’ore. Ogni o ra sessanta
m inuti. Ogni m inuto sessanta secondi. Ogni secondo un
colpo m ortale.
M illequattrocentoquaranta volte ricevere la m orte
ogni giorno! E le notti!... Ho odiato la grazia, ho odiato
il presidente! Solo un m ascalzone poteva agire così...
PROFESSOR LUDIN — Piano, piano. Lei ha tu tte le ragioni
di essergli riconoscente... Qui non facciam o caso alle
parole forti, ma fuori... si sarebbe già guadagnato un
altro anno di carcere p er offese al capo dello stato. Sia
prudente. Dovrebbe averne abbastanza, mi pare.
KARL — È logico che lei parli così, dato che è dalla parte
dei padroni.
PROFESSOR LUDIN — Chiudiamo questa conversazione.
Non è il caso che lei si ab b atta perché è stato in m ani
comio. In realtà, la m aggior parte degli uom ini non m e
riterebbero altro. A visitarne mille, novecentonovanta-
nove dovrei tratten e rli qua dentro.
KARL — E perché non lo fa?
PROFESSOR LUDIN — Non è nell’interesse dello stato. Un
granello di pazzia rende gli uomini buoni padri di fam i
glia. Due granelli li rendono sociali... Non faccia scioc
chezze: glielo dico per il suo bene. Vada a trovare qual
che suo amico.
KARL — Chi sa dove sono andati a finire...
PROFESSOR LUDIN — Non eravate in m olti in quella cel
la?
KARL — Cinque. Soltanto uno non è stato graziato. Si chia
m ava W ilhelm Kilman.
PROFESSOR LUDIN — Quello non è stato graziato? Ah ah
ah! Quello è andato in gran carriera! Più furbo di lei, è
stato.
KARL — Non capisco.
PROFESSOR LUDIN — Oh, capirà. Vada a trovarlo. Lui po
trebbe aiutarla. Purché voglia aiutarla, purché voglia
conoscerla.
KARL — È ancora vivo?
PROFESSOR LUDIN — Avrà di che trasecolare. Per lei sarà
il vero toccasana. Io l’ho g uarita clinicam ente; quello
la cu rerà delle sue ubbie ideali. Vada al m inistero
74
dell’interno e chieda del signor Kilman. E buon viag
gio.
KARL — Buon giorno, professore. Buon giorno, inferm iere.
Oh, che profum o di lillà si sente qui... Ah già, è prim a
vera... Fuori della finestra ci sono dei faggi, si?... Non
un m uro di gomma...
(esce).
PROFESSOR LUDIN — B ru tta razza. »
Buio.
76
NIKOLAEV — Le mie opinioni, con la psichiatria non han
no niente a che vedere. E le opinioni sbagliate non sono
sem pre un sintom o di m alattia. Per esempio, u n ’opinio
ne sbagliata può derivare da una carenza di inform a
zioni.
DMITRIEVSKIJ — Io ho saputo che lei è stato espulso dal
Komsomol.
NIKOLAEV — Non sono stato espulso. Mi sono ritirato io.
DMITRIEVSKIJ — Perché si è ritirato ? L’ha fatto per le sue
opinioni ?
NIKOLAEV — Q uesto non c ’en tra niente con la psichiatria.
DMITRIEVSKIJ — No, è vero. Però, questa è la q u arta vol
ta che lei viene ricoverato in un ospedale psichiatrico.
Insomma, non tu tti quelli che si ritiran o dal Komsomol
vengono m andati in manicomio.
NIKOLAEV — Ho lasciato il Komsomol diciotto anni fa. È
una storia vecchia.
DMITRIEVSKIJ — Certo. Non è che voglia darle u n ’im por
tanza speciale. Q ual’è la sua professione?
NIKOLAEV — Biologo.
DMITRIEVSKIJ — Conosce lingue straniere?
NIKOLAEV — Si.
DMITRIEVSKIJ — Molte?
NIKOLAEV — Qualcuna.
DMITRIEVSKIJ — Dove ha lavorato?
NIKOLAEV — Per q u attro anni ho lavorato all’Istituto ge
nerale di inform azione tecnica e scientifica, poi un an
no all’Istituto di disinfezione.
DMITRIEVSKIJ — Perché ha avuto co n trasti con i colleghi
di lavoro?
NIKOLAEV — Non ho mai avuto contrasti con i miei colle
ghi.
DMITRIEVSKIJ — Che cos’altro ha studiato oltre la biolo
gia e le lingue?
NIKOLAEV — T utto quanto mi poteva interessare.
DMITRIEVSKIJ — Lei si interessa di filosofia? Di problem i
politici e giuridici?
NIKOLAEV — No. N aturalm ente, ho studiato queste cose
all’università, m a dopo di allora non me ne sono più oc
cupato.
DMITRIEVSKIJ — E p er la filosofia, non ha avuto nessun
particolare interesse?
NIKOLAEV — No.
DMITRIEVSKIJ — Quali sono le sue opinioni sulla nostra
77
società?
NIKOLAEV — Se lei vuole p arlare della n o stra società, fa
rebbe meglio a interpellare persone più com petenti di
me. Le ho già detto che, dopo avere superato all’univer
sità gli esam i di argom ento politico, non ho più aperto
quei libri. Le mie critiche potrebbero non avere alcun
valore.
DMITRIEVSKIJ — Non mi interessa quanto lei ha im para
to nei corsi universitari. Quello che mi in teressa sono
quelle sue opinioni. Al medico che l’ha m andato in
ospedale era stato riferito p er telefono che lei ha idee
sbagliate sulla n o stra società.
NIKOLAEV — Q ualunque sia la mia opinione, non ha nien
te a che vedere con la psichiatria.
DMITRIEVSKIJ — Se così fosse, lei ora non sarebbe qui. Se
le sue idee sulla società non costituissero un pericolo
sociale, non sarebbe stato ricoverato in ospedale... È
vero o no che lei è stato già prim a in ospedali psichia
trici, per tre volte e p er lunghi periodi?
NIKOLAEV — È vero.
DMITRIEVSKIJ — E allora sa come funziona la nostra
m acchina di governo. Siam o tu tti sottoposti a determ i
nati organism i e quando ne riceviam o istruzioni siamo
obbligati a seguirle.
NIKOLAEV — Ed è per questo che dim ostra tan to interesse
alle opinioni che ho io sulla società?
DMITRIEVSKIJ — Si. Ma lei ha messo come un m uro tra di
noi. E mi creda, questo non le conviene. Q uanto più si
o stina a non rispondere alle nostre dom ande, tanto più
a lungo resterà in ospedale. Io le faccio queste dom an
de p e r il suo bene. Si sa rà certam ente accorto che non
prendo appunti.
NIKOLAEV — Nemmeno io prendo appunti.
DMITRIEVSKIJ — Per di più, lei può essere classificato co
me individuo socialm ente pericoloso. In tal caso, p ri
ma di qualche anniversario dello stato sovietico, come
m isu ra preventiva verrebbe chiuso in un ospedale psi
chiatrico, che le piaccia o no.
NIKOLAEV — So che qui c ’è questa usanza.
DMITRIEVSKIJ — E si ricordi che lei non è una persona fa
m osa come Solzenicyn. Se lui è stato espulso perché
aveva certe opinioni e faceva certe critiche, lei, per le
sue opinioni e le sue critiche, sarà soltanto ricoverato
in ospedale psichiatrico.
78
NIKOLAEV — E senza scopo, perché le mie opinioni non
rappresentano un pericolo sociale. Q uanto a coloro che
non sono d ’accordo con le mie idee e fanno telefonate
in clinica per parlarne, dico solo che hanno tendenza a
esagerare — probabilm ente perché è gente piena di
paure. È vero che io non sono famoso come Solzenicyn,
tu ttav ia il mio nom e è abbastanza noto a chi studia lin
gue straniere. E ogni volta che vengo ricoverato in
ospedale, ciò può avere soltanto un effetto negativo,
dato che non posso dare la m ia cu ltu ra e la m ia espe
rienza a quella società p e r la cui sicurezza lei si preoc
cupa tanto.
DMITRIEVSKIJ — Mi dica, dove ha fatto le sue critiche
sbagliate al n o stro sistem a sociale?
NIKOLAEV — Credo che lei farebbe meglio a chiederlo a
quelli che hanno telefonato alla clinica.
DMITRIEVSKIJ — Può darsi. Ma mi piacerebbe di più ri
farm i alla fonte originale.
NIKOLAEV — In tal caso, la fonte originale è la persona
che mi ha denunziato. Non so chi sia, e non posso nem
meno fare delle congetture perché non ho mai fatto
nessuna critica sleale.
DMITRIEVSKIJ — Ma lei è qui. Dunque, quelle critiche al
la n o stra società le ha fatte, e quelle critiche rap p re
sentano un pericolo sociale.
NIKOLAEV — Lei si sbaglia. Mi dica u n a cosa: in rep arto è
stata fatta qualche lam entela nei miei riguardi?
DMITRIEVSKIJ — No, non c’è stata nessuna lagnanza da
p arte del personale. La sua condotta è stata irrep ren si
bile.
NIKOLAEV — Ora, se davvero fossi socialm ente pericolo
so, la m ia condotta non avrebbe potuto essere irrep ren
sibile.
DMITRIEVSKIJ — Non è la sua condotta ad essere social
m ente pericolosa, m a le sue opinioni.
NIKOLAEV — Non credo. Qualunque sia il mio atteggia
m ento nei confronti di questa società, non per questo
essa cam bia. Se la condanno, non peggiorerà, e se l’ap
provo, non diventerà perciò migliore. Quello che dico
io, non può cam biarla in meglio, e neanche in peggio.
Perciò le mie idee non possono essere pericolose p er la
società.
DMITRIEVSKIJ — E lei che cosa preferisce fare: approva
re la nostra società o condannarla?
79
NIKOLAEV — Preferisco rib ad ire il principio che la cosa
non m i riguarda.
DMITRIEVSKIJ — Anche questo atteggiam ento nei rig u ar
di della società rap p resen ta un pericolo sociale. Se lei
continuerà a seguire tale principio, sarà sem pre ricove
rato in ospedali psichiatrici.
NIKOLAEV — Lo so. Ne ho avuto la prova. Q uanto tem po
avete ancora intenzione di tenerm i in ospedale?
DMITRIEVSKIJ — Non glielo posso dire. T utto dipende da
lei. Non se la caverà con u n mese soltanto.
NIKOLAEV — Sono qui d a tre settim ane.
DMITRIEVSKIJ — S arà dim esso da una com m issione me
dica appositam ente convocata. Se lei davanti alla com
m issione continuerà ad eludere tu tte le dom ande, non
to rn e rà a suo vantaggio.
NIKOLAEV — Q uanto mi è successo in p assato mi h a con
vinto del contrario. Un m edico dell’ospedale psichiatri-
co n° 15, dopo che ho p arlato con lui del mio atteggia
m ento nei confronti della società, m i h a spedito
all’ospedale suburbano di Stol'bovaja dove sono poi ri
m asto otto mesi. Come vede, è pericoloso esprim ere le
proprie opinioni. Adesso da lei ho im p arato che è peri
coloso anche non dire niente. A quanto pare, quello che
mi tocca scegliere, è il m inore dei mali.
DMITRIEVSKIJ — Cerchi di capirm i bene. Ho buone ragio
ni p e r farle queste dom ande.
NIKOLAEV — Sono sano di m ente e le m ie opinioni non
hanno niente a che fare con la psichiatria.
DMITRIEVSKIJ — Ma tu tti i m edici che l’hanno avuta in
c u ra nei vari ospedali, e - ciò che più conta - che sono
stati tu rb a ti dalle sue idee, certam ente non possono es
sersi tu tti sbagliati.
NIKOLAEV — Può essere che i medici non si siano sbaglia
ti. Del resto, è stato p ro p rio lei a dirm i poco fa che chi occu
pa posizioni ufficiali è sottoposto a d eterm inati organism i
e obbligato a seguire le loro direttive.
DMITRIEVSKIJ — In che rap p o rti è con la fam iglia?
NIKOLAEV — Non è questione che interessi ora.
DMITRIEVSKIJ — Lei, a varie riprese, h a pubblicato m olti
articoli.
NIKOLAEV — Si. Sul 'Moskovskij Komsomolec’ e su alcu
ni giornali della regione di Mosca — a K aluga e Ob-
ninsk. Gli articoli p iù recenti sono sta ti pubblicati nel
Kam catka.
80
DMITRIEVSKIJ — In tali articoli, parlava delle sue idee
sulla società?
NIKOLAEV — No. Quegli articoli riguardavano un metodo
intensivo per l’apprendim ento delle lingue. Erano de
stinati a coloro che si interessano di queste cose.
DMITRIEVSKIJ — Dove e in quali occasioni, lei h a fatto
propaganda alle sue idee sbagliate?
NIKOLAEV — In nessun posto. E, in ultim a analisi, m ette
re uno in un ospedale psichiatrico a causa delle sue
opinioni, è un trucco comodo, indegno della professio
ne medica.
DMITRIEVSKIJ — Adesso devo fare il mio giro di visite,
m a più tardi continuerem o questa discussione. Devo
accertarm i quale sia il suo atteggiam ento verso la so
cietà. Può darsi che tra poco le prescriva u n ’altra cura. ) )
81
La castrazione com e terapia
84
non riconosceranno che una buona politica sociale deve
proporsi di far sp arire la follia prescrivendo la castrazione
di tu tti i folli e l'asportazione delle ovaie di tu tte le donne
folli’ (1882)”32.
A noi resta da dire che, nonostante i progressi del fu tu
ro, probabilm ente nem m eno H itler, tra i capi di stato, ha
avuto tan ta im m aginazione quanta il d o tto r Goodell ne
avrebbe voluta.
C’è poi da chiedersi come mai secondo alcuni psichia
tri am ericani del XX secolo la m asturbazione è diventata
una terapia.
85
Il caso Sabattini
G.A. Già da quello che hai detto risu lta che Carlo Sabat-
tini riscuote fiducia fra i cittadini: infatti è stato eletto.
Q uesta elezione significa che in un m ovim ento nuovo come
quello dei "V erdi” vi sono m olti che vogliono cam biare cer
te cose e che a Modena hanno preso S abattini come punto
di riferim ento. Il valore di Sabattini è conferm ato dalla sti
ma e dalla fiducia dei suoi am ici e dei suoi collaboratori,
con alcuni dei quali io ho parlato.
Inoltre Sabattini aveva credito preso le banche ed ha la
stim a dei figli e della moglie: tu tti sono concordi nel dire
che le iniziative di S abattini sono m olto pensate, pondera
te, e precise.
Alcuni dei suoi am ici hanno condiviso con lui le inizia
tive prese nel criticare le condizioni ecologiche e altri
aspetti della vita modenese.
91
E non è certo "la m ia volontà dom inata d all’idea deli
ran te” (come ha scritto Persico), che mi fa giudicare il mio
ricovero un vero e proprio sequestro di persona, poiché fu
considerato tale da m olti34.
92
«Il sonno della ragione genera mostri»
LA GUERRA È PACE
LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ
L’IGNORANZA È FORZA".
(George Orwell - 1984)
93
Per fortuna O riana Fallaci, au trice dell’articolo, essen
do una persona intelligente, non priva di um orism o, inizia
scrivendo: "Il guaio è che l’aggettivo pazzo è così vago, am
biguo. Che cosa significa essere pazzo? Se lo chiedi a uno
psichiatra lui ti risponde che con questo term ine viene indi
cata u na qualsiasi form a di alterazione m entale, un qual
siasi tipo di anom alia che si m anifesti attrav erso azioni
sconsiderate o troppo stravaganti o com unque fuori del
norm ale. Poi aggiunge che siam o tu tti un p o ’ pazzi, ogni no
stra ossessione o superstizione o m ania è un fenomeno con
trario alla norm alità. Però quando gli chiedi che cosa signi
fica essere norm ale o anorm ale, risponde che essere nor
mali significa agire all’interno della realtà e riconoscerne
l’am bivalenza di buono e di cattivo; essere anorm ali signifi
ca agire al di fuori della realtà e non riconoscerne l’am biva
lenza, cioè scinderla in m odo drastico e rifiutando i dubbi.
Un discorso che lascia perplessi perché, se la salute del cer
vello consiste nell’avere buon senso e accettare i dubbi, la
stessa fede è follia.
94
In particolare, pazzo colui che comanda: il leader che
detiene il potere. Infatti, politico o religioso che sia, il lea
der non può prescindere eia una drastica scissione del bene
e del male, non può perm ettersi dubbi su ciò che predica o
impone, su ciò che è o rappresenta. Dopo avere sposato la
sua verità, deve atten ersi ad essa con un rigore che esclude
ogni incertezza o ripensam ento. A m aggior ragione se è un
dittatore...”.
96
trice che proprio da questa semplificazione trae la sua for
za.
Dalla crisi, vista da B urckhardt come crescita di poten
zialità per l’individuo, sorge com unque il pericolo dei 'te r
ribili sem plificatori’ che tendono a presentare la loro parte
come il tu tto e irrigidiscono con i loro m iti (Religione - Sta
to) la spontaneità del processo culturale (l’individuo, la ci
viltà). La semplificazione della "m alattia m entale” è uno di
quei m iti che sopravvive proprio p er la sua funzionalità o r
dinatrice rispetto alle crisi.
Nietzsche valorizza le potenzialità della crisi seguendo
la lezione di B urckhardt e lo tta contro il m ito totalitario po
sitivista come, d ’a ltra parte, contro le false redenzioni del
m ito estetico wagneriano. In un fram m ento postum o
dell’estate-autunno 1881, scrive una riflessione che bene
com m enta ed esplicita la direzione del mio discorso. Lo ri
porto quindi qui di seguito per intero.
97
In fondo, la scienza...
F. Nietzsche, F r a m m e n to 11 (248) da
L a g a ia s c ie n z a e F r a m m e n ti p o s t u m i
99
tempo cercata m ediante la società e la religione viene o ra
cercata m ediante la scienza: si fissa il gusto normale in tu t
te le cose; la conoscenza, fondandosi sulla fede in ciò che
persiste, è al servizio delle form e più rozze di persistenza
(massa, popolo, um anità) e vuole espellere e uccidere le for
me più raffinate, il gusto idiosincratico; essa lavora contro
l’individualizzazione, il gusto, che è condizione di vita per
uno solo.
La specie è l’erro re più grossolano, l’individuo quello
più raffinato, egli viene più tardi. Egli lotta p er la sua esi
stenza, per il suo nuovo gusto, per la sua posizione relativa
m ente unica rispetto a tu tte le cose, la ritiene m igliore del
gusto generale e disprezza q u est’ultim o. Vuol dominare.
Ma, a questo punto, scopre di essere egli stesso qualcosa di
m utevole e di avere un gusto alterno, con la sua raffinatez
za giunge a scoprire il m istero che non vi è individuo, che
nell’attim o più inafferabile egli è qualcosa di diverso da ciò
che è in quello seguente, e che le sue condizioni di esistenza
sono quelle di un num ero enorm e di individui: l 'attimo infi
nitamente piccolo è la realtà e verità superiore, u n ’immagi
ne subitanea del flusso eterno. Così im para com e ogni co
noscenza fruitiva si fondi su ll’errore rozzo della specie, su
gli e rro ri raffinati dell’individuo e sull’errore, più raffinato
di tu tti, dell'attim o creativo. »
100
Il conform ism o e la diversità
I
La m ente - scrivono Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli
nel "Dizionario della lingua italiana" - è il com plesso delle
possibilità e dei contenuti intellettuali e specialm ente spiri
tuali dell’individuo.
B runetto Latini, il m aestro di Dante, u sa questo term i
ne tra i prim i au to ri in lingua italiana, intendendo intelli
genza o intelletto (1294). Altri au to ri vogliono significare
pensiero. Altri ragione.
La m alattia della m ente o m alattia m entale — che come
si è già visto non si deve confondere con le m alattie del cer
vello di pertinenza della neurologia — è dunque prim a di
tutto, secondo la teo retica degli psichiatri, un difetto della
personalità, un dubbio su ll’integrità intellettuale e spiri
tuale dei pazienti.
Si p arte da un giudizio negativo sul pensiero e sul com
portam ento della persona indiziata, e poi si procede.
N aturalm ente l’a rb itra rie tà di questo tipo di giudizio
apre la possibilità a qualsiasi uso del concetto, che sem bra
essere m etaforico e m olto simile al concetto di m alattia
dell’anim a.
T utti gli uom ini, volendo, come si vede anche dal caso
101
Sakharov, possono essere, ogni volta che conviene, inclusi
o esclusi da questa definizione, che non h a nu lla di scienti
fico se non altro p er la su a indeterm inatezza.
Il noto esponente della cam o rra Cutolo p o trà essere de
finito m alato di m ente o no quando si vuole, tenendo conto
delle convenienze contingenti. Così l'indeterm inazione del
concetto può essere, come si vede, m olto u tile dal punto di
vista pratico.
Però gli psichiatri non si ferm ano a quella che poteva
sem brare u na m etafora, e procedono decisam ente più
avanti. Le persone indiziate sono, come dicevo, sospette
perché riten u te non responsabili di sé, così d a dover essere
requisite con l’au to rità e controllate con la costrizione.
Considerando soltanto la situazione italian a si vede
che p rim a del maggio del 7 8 c'era il ricovero coatto in m a
nicomio, dal 7 8 in poi c ’è il trattam en to san itario obbliga
torio nei centri ospedalieri di "Diagnosi e C ura".
La m aggior p arte degli psichiatri afferm a che le perso
ne, sottoposte a questo tipo di diagnosi, sono, anche se non
si è potuto ancora dim ostrarlo, difettose fin dalle origini,
per probabili carenze s tru ttu ra li o biochim iche del p a tri
monio genetico35.
Così i pazienti diagnosticati sarebbero biologicam ente
difettosi dal concepim ento fino alla m orte.
Vediamo così che si è p rep arata u n a trap p o la teorica
da cui le vittim e non possono uscire, indipendentem ente
dall’essere o non essere rinchiuse in m anicom io.
I teorici della biologia e della p sichiatria dicono che il
difetto genetico e cerebrale non è ancora stato trovato, ma
è pensabile che lo si trovi col perfezionam ento degli stru
m enti scientifici di ricerca.
Ma il problem a è un altro: in chi dobbiam o cercarlo
questo difetto? Negli om osessuali, negli anarchici, nelle
prostitute, nei dissidenti, nei disoccupati, negli studenti
che si drogano?
O ppure negli operai che non sopportano la fabbrica?
Nei pensionati che non ce la fanno a vivere? Nelle casalin
ghe infedeli? Nei bam bini che non vanno bene a scuola?
Ricordo che una Volta a Firenze mi è capitato di sot
tra rre all’attenzione delle assistenti sociali e degli psichia
tri un bam bino di otto anni, m esso sotto c u ra dagli inse
gnanti perché mancino.
Ram m ento che dissi alla m adre di riferire ai dottori
che anche Leonardo da Vinci era m ancino e generalm ente
102
scriveva procedendo da destra verso sinistra, al contrario
di tu tti gli altri scrittori.
II
È notizia di questi giorni che, in una casa colonica vicino
a Scandicci, un vecchio contadino in pensione ha ucciso la
moglie, orm ai quasi com pletam ente paralizzata da una
em orragia cerebrale, e poi si è suicidato.
Sui quotidiani di oggi (martedì 24 luglio 1984) vengono
riportate le dichiarazioni di alcuni personaggi della cu ltu
ra, tra cui il m edico gerontologo Professor Francesco Anto
nini, e il sacerdote teologo Padre Gino Ciolini.
Francesco Antonini dice in modo molto chiaro: 'Io sono
dalla parte di q u est’uomo, se diventassi paralizzato mi uc
ciderei anch’io, se potessi” e aggiunge, com m entando lo
stato di disperata solitudine in cui si trova una persona o r
mai riten u ta dagli altri inutile: "C erto puoi pensare che vali
per quello che hai fatto di buono nel passato. Ma voi crede
te che gli altri se lo ricordino? E allora che cosa c ’è di me
glio che m orire? È u n ’accusa p er tutti, m a è u n ’accusa giu
sta. Perché orm ai siam o buoni solo a dare medicine, e non
siamo buoni ad a ltro ”.
Il sacerdote teologo Padre Gino Ciolini, sia pure m ani
festando il suo dissenso di n atu ra etica e religiosa sulla de
cisione di uccidere ed uccidersi, è com unque consapevole
dei motivi reali della tragedia.
"Non lo giudico - dice - nel senso che com prendo la for
za del suo dolore. Così com e sono d ’accordo nel dire che è
questa società che spinge, e non solo spinge, ma insegna a
sopprim ere la vita, diventata inutile dal punto di vista pro
duttivo. E allora non è più l’uomo che uccide, ma la società
che ha ucciso l’uomo ossessionato dall’idea di non servire
più a nulla e a nessuno.
Ma questa è una cu ltu ra nichilista, per la quale uno
non vale più perché non produce p iù ” .
Da p arte m ia io mi domando però che cosa sarebbe ac
caduto a questo uom o se, casualm ente, come è successo ad
altri, non fosse riuscito a uccidersi. Come sappiamo, sareb
be inevitabilm ente caduto nelle m ani degli psichiatri, che
avrebbero com pletato il lavoro di svalutazione della sua
esistenza, e, sul piano generale, avrebbero gettato la co rti
na fumogena intorno al vero significato di questa vicenda.
103
Ili
N ella storia italiana di questi anni, dopo il successo de
''L ’istituzione negata” uscita nel 1968, e il varo della Legge
180 dieci anni dopo, gli psichiatri più in vista, da Trieste fi
no a Napoli, da Milano fino a Palermo, hanno com inciato a
fare a gara per distinguersi in bravura in quel progetto che
si è soliti chiam are 'superam ento del m anicom io’.
Altri si sono affrettati a lasciare il manicomio, che per
10 più loro stessi avevano difeso dalle critiche e contribuito
ad alim entare, pensando di qualificarsi meglio nelle attivi
tà degli ospedali civili e del territorio.
Le cliniche universitarie sono rim aste im m utate, come
se nulla fosse accaduto, e hanno continuato, quasi senza ec
cezione, nella difesa delle concezioni psichiatriche ortodos
se e nell’insegnam ento dei concetti tradizionali. Ogni tanto
ripropongono nuove ipotesi biochimiche (arbitrarie) che
naturalm ente possono essere applicate a chi si vuole.
Così dovunque si è riconferm ato, sia p u re a volte in for
me apparentem ente diverse, il controllo sociale come fun
zione specifica dello p sichiatra per il m antenim ento
dell’ordine di cui hanno bisogno le gerarchie, l’ideologia
d’élite, l’intolleranza di pensiero, e l’arretratezza dei costu
mi.
Non bisogna dim enticare, tra l’altro, che la persecuzio
ne dei dissidenti m endiante gli strum enti della psichiatria
è stata un fenomeno italiano, molto prim a che sovietico,e d
era, com e tu tti sanno, il cavallo di battaglia di Lombroso.
Negli ultim i anni, dopo la parentesi del ’68, le distinzio
ni sociali hanno riacq u istato credibilità e prestigio e ora
quasi più nessuno le discute. D’a ltra p arte il sostanziale
conform ism o degli addetti ai lavori in psichiatria, vecchia e
nuova, è indiscutibile, ed è u n a garanzia p er tutti. Gli psi
chiatri si sono accorti che possono funzionare benissimo,
m antenendo tu tti i loro vantaggi culturali o economici, e
possono continuare a elim inare le persone scomode, anche
con le form e giuridiche, debolm ente riform iste e fortem en
te am bigue, della nuova legge del ’78. Solo i meno intelli
genti, tra cui gli universitari, vorrebbero re in tro d u rre for
me giuridiche più antiquate.
Fin tanto che la legge prevede gli interventi au to ritari e
11 trattam en to sanitario obbligatorio la p sich iatria non cor
re rischi e la società dei benpensanti può continuare a rite
nersi sicura.
104
IV
In una cu ltu ra in cui lo scopo dell’individuo non è mi
gliorarsi dal punto di vista intellettuale o etico, o dal punto
di vista della conoscenza, o della creatività, o della profon
dità interiore, m a il fine è essere al di sopra degli altri nella
gerarchia sociale con tu tti i mezzi a disposizione (a volte le
gali, a volte no), c ’è bisogno di qualcuno da disprezzare.
Ci sono le m ode ricorrenti che possono essere gli ebrei,
i negri, oppure i b rig atisti o i drogati, però ci vogliono an
che strati di popolazione perennem ente squalificati come,
ad esempio, i ricoverati psichiatrici o gli indiziati della psi
chiatria.
L’ultim o dei cittadini può sem pre dire, anche se la cosa
non ha alcun senso: "Però io sono n orm ale”, e sentirsi così
qualcuno.
Allora ci vuole qualcun altro a cui dare la colpa di tu tti
i propri mali legati alle disarm onie e ai disagi della società.
I potenti della politica sanno benissim o (come Hitler)
quale può essere l'u tilità di questi pregiudizi per il m ante
nim ento del proprio potere autoritario^6.
In società come queste i funzionari, sia tecnici che am
m inistrativi, insiem e alla schiera m onotona dei loro dipen
denti, ripetono la caratteristica m entalità del personaggio
Gogoliano de "Le Anime M orte” Pavel Ivanovic Cicikov.
Lascio la parola direttam ente a Gògol:
105
Q uest’ultim e parole piacquero a Manìlov, m a nel nocciolo
della questione non riuscì tuttav ia a p en etrarci più che tan
to: e, invece di dare una risposta, si m ise a succhiare il suo
bocchino così di forza, che quello cominciò, alla fine, a ran
tolare com e un contrabasso. »
V
N essun valore e nessuna qualità sono m ai riusciti a sot
tra rsi alle insidie dei pregiudizi.
A V ienna si diceva che Beethoven fosse sem inferm o di
m ente perché criticava le au to rità a voce alta nei locali
pubblici, non apprezzava le divise m ilitari, e ra diffidente,
viveva solitario. Così p are che l'au to re del q u artetto opera
132 avesse il cervello u n p o ’ difettoso...
R obert Schumann, dopo il tentativo di suicidio, fu co
stretto a m orire in manicomio. La stessa fine fu im posta a
Hugo Wolf.
Sulla pazzia di Vincent Van Gogh sono state scritte pa
gine intere su libri m olto qualificati. E anche p er Van Gogh
ci fu 1’internam ento. E si potrebbe continuare a lungo con
molti a ltri esempi.
Però non serve.
A noi ci basta caso m ai dom andarci se non sarebbe u ti
le per la conoscenza della psicologia dell’uom o com inciare
a ragionare in term ini diversi.
Come preludio alla civiltà dei lager e di H iroshim a scri
veva Franz Kafka (che resterà probabilm ente Io scrittore
più grande del nostro secolo):
106
Lo so e quindi non grido per invocare aiuto, anche se in
certi m om enti - indom ito come sono, p er esempio appunto
ora - ci pensi fortem ente. Ma a scacciar questi pensieri ba
sta che mi guardi intorno e mi renda conto del luogo ove so
no e dove - questo posso ben afferm arlo - io abito da secoli. ) )
(Il cacciatore gracco da II messagio dell’Imperatore’
Frassinelli p. 38)37.
107
Infatti il suo saggio sulla vita di Van Gogh appare, a
mio giudizio, estrem am ente con trad d itto rio 38.
Scriveva Vincent Van Gogh nella sua u ltim a lettera in
com piuta al fratello Theo, che fu scritta il 27 luglio 1890, il
giorno in cui il pitto re si sparò un colpo di pistola, e che gli
fu trovata addosso dopo la sua morte:
« (Auvers-sur-Oise, 27-7-1890)
108
Eppure, mio caro fratel
lo, c'è questo che ti ho sem
pre detto e che ti ripeto anco
ra una volta con tu tta la se
rietà che può provenire DA
UN PENSIERO COSTANTE-
MENTE TESO A CERCARE
DI FARE IL MEGLIO POSSI
BILE, te lo ripeto ancora che
ti ho sempre considerato
qualcosa di più di un sempli
ce m ercante di Corot,
109
Si racconta che Kafka, prim a di m orire p er la sua t u
bercolosi polm onare, disse al medico invitandolo ad affret
tare la sua m orte: "Mi uccida, altrim enti è un assassino”.
110
Jaspers dunque prende in considerazione tre possibili
ipotesi diagnostiche. La prim a sarebbe una diagnosi neuro
logica, secondo le indicazioni dei medici di Van Gogh, che
attribuirebbe all’artista una sindrom e di tipo epilettico. Pe
rò - come dice lo stesso Jaspers - m ancano gli attacchi epi
lettici. E m ancherebbe anche quella che Jaspers definisce,
in modo tu tt’altro che chiaro, 'la dem enza caratteristica di
questa m alattia’.
La seconda ipotesi diagnostica è ancora una ipotesi
neurologica di paralisi generale, che secondo Jaspers non è
dim ostrabile non essendo presenti, secondo quanto sappia
mo, i sintom i caratteristici di questa m alattia infettiva.
Poiché la sifilide allo stadio di infezione cerebrale com
prom ette le funzioni della vita di relazione Jaspers nota
giustam ente che in Van Gogh il senso critico e le capacità di
vita di relazione sono intatti, come del resto abbiamo visto
nella sua ultim a le ttera al fratello Theo che abbiam o citato.
Rim ane in fondo l’ultim a ipotesi diagnostica, che non è
più, come le prim e due, una ipotesi neurologica, ma è la
schizofrenia, un giudizio psichiatrico.
Però Jaspers, e questo va detto a suo vantaggio, appare
Terribilm ente incerto: "Il m antenim ento del senso critico e
della disciplina... nella schizofrenia sarebbe insolito, ma
possibile”.
Infatti in definitiva, come si è visto, nella schizofrenia è
ossibile tu tto e nulla, secondo i pregiudizi di chi form ula
E l diagnosi.
Ricordo dai miei studi universitari che il Gozzano dice
va: "Lo schizofrenico è capace di tutto, perfino di com por
ta rsi bene”.
In ogni modo, nonostante le sue incertezze, Jaspers di
chiara, come si è visto, che è fuor di dubbio che Van Gogh
soffrisse di un processo psicotico.
L’aggettivo psicotico deriva dal sostantivo psicosi.
Secondo R. A. H unter e I. M acalpine, il term ine di psi
cosi è stato introdotto nel 1845 da Feuchtersleben nel suo
m anuale di psicologia m edica’ (Lehrbuch der arztlichen
Seelenkunde) per designare la m alattia m entale (Seelenk-
rankheit), m entre nevrosi si riferisce alle affezioni del siste
m a nervoso di cui solo alcune possono trad u rsi nei sintom i
di una psicosi.
Il term ine è com posto dalla parola 'psiche’, che signifi
ca in greco 'anim a’ e che deriva dal term ine indoeuropeo
'psychein’ che significa 'soffiare’, e dal suffisso medico
111
Il suffisso medico 'ose' in tedesco, e 'o si’ in italiano vie
ne usato nei tra tta ti di patologia p er indicare le degenera
zioni delle cellule, degli organi e dei tessuti.
Applicato arb itrariam en te alla psicologia (psicosi, ne
vrosi) è un modo di esprim ersi, non solo generico, ma quel
lo che più conta dim inuitivo p er non dire dispregiativo nei
riguardi delle persone a cui queste definizioni vengono a t
tribuite.
In term ini più popolari si usano anche le espressioni
'degenerato’ e 'p erv ertito ’ specialm ente nei casi in cui ci si
riferisce ai problem i della sessualità.
Per il tradizionale significato di 'degenerato’ riprendo
da F. Rinuccini che scrive 'm oralm ente p erv ertito ’; e dal Di
zionario m oderno di A. Panzini del 1905 dove è scritto: "di
questa voce oggi m olto si u sa ed abusa p er indicare coloro i
quali per abitudini, gusti, q ualità m orali e fisiche, eredita
rie o acquisite, si allontanano dallo stato norm ale fisiologi
co, sano, e tendono a form e squilibrate, p ervertite e anor
mali del vivere individuale e sociale”.
Sigm und Freud nei "Tre saggi sulla teo ria della sessua
lità ” basa appunto la sua ricerca sulla distinzione tra attivi
tà sessuali norm ali e attiv ità sessuali anorm ali, precluden
dosi così a mio parere uno studio effettivo del problem a.40
Anche in Freud, che p u re ha intuito e d escritto molti
aspetti profondi della problem atica sessuale, la distinzione
tra norm ale e anorm ale, sano e patologico (naturalm ente ri
ferita alla vita interiore e al com portam ento dell’uomo), è
una esclusiva derivazione dei pregiudizi m oralistici.
La conoscenza della sessualità com incerà a prendere
form a soltanto dopo con le opere di W ilhelm Reich41, e con
gli studi successivi di alcune esperte degli S tati Uniti, colle
gate col m ovimento fem m inista am ericano, e, più o meno
direttam ente, col pensiero di Thomas Szasz42.
R itornando un m om ento, dopo questa divagazione filo
logica e scientifica, al significato etico e sociale di Van
Gogh e della sua opera, rip o rto qui alcune annotazioni inte
ressanti su ll'artista da l’'Enciclopedia dell’Arte Tumminel-
li’ dell’T stituto Editoriale E uropeo’ alla voce Van Gogh: "...
Innam oratosi (1873) della figlia della sua pad ro n a di casa a
Londra, ne venne respinto, e lo scacco e la delusione prova
ti lo spinsero a ricercare una consolazione nello studio del
la Bibbia. O ssessionato da questa vocazione religiosa, nel
1877 decise di avviarsi agli studi teologici p e r diventare pa
112
store protestante com e suo padre; poi, p er alcuni mesi, si
dedicò all’apostolato sociale (1878) tra i m inatori del Bori-
nage, in Belgio. Infine nel 1880 decise di dedicarsi alla p it
tura, vedendo in essa il mezzo p er realizzare anche la sua
vocazione religiosa e um anitaria. Ebbe così inizio la sua a t
tività di pittore solitario, anticonform ista...”.
"... Nelle sue tele esplodono ora la luce e il colore: ri
correndo alle tecniche più varie, Van Gogh fissa i caratteri
essenziali degli uom ini e dei paesaggi in colori contrastanti
o in accordi im previsti, in contorni calcolati, incisivi nella
voluta deformazione, quasi per m ettere a nudo l’essenza
più intim a della re a ltà ”.
Kafka, neH’esperim ere gli stessi problem i, scriveva nei
'Diari':
"L’uomo non può vivere senza una costante fiducia in
qualche cosa di ind istru ttib ile dentro di lui. Credere signi
fica liberare l’ind istru ttib ile dentro di sé o, meglio, essere
indistruttibile o, meglio, essere”43.
Il 29 luglio 1890 Van Gogh moriva, a 37 anni di età, e "il
30, sotto un sole im placabile, si svolgono i funerali, con
qualche difficoltà dovuta al fatto che il prete cattolico di
Auvers si rifiu ta di benedire la salm a e di fornire il carro
funebre perché il defunto è un suicida”.
Dal 'Campo di grano con corvi’ l’ultim o dei suoi pae
saggi sem bra che gli uccelli neri escano fuori dal quadro
per volare verso il n o stro secolo.
113
Polizia e carabinieri all'assalto
dell'ospedale di Cividale
115
alternativa agli internam enti in manicomio.
Cotti, che allora seguiva le teorie di Szasz, mi conosce
va sia p e r le m ie idee che p e r il mio modo di lavorare.
Da Gorizia arrivarono il d o tto r Tesi e tre giovani assi
stenti sanitarie, tu tte persone del gruppo di Basaglia.
L 'entusiasm o e l’intelligenza che m ettem m o nel lavoro
ci d ettero m om entaneam ente l’illusione di intravedere già
il tram o n to della psichiatria. Però la differenza sem pre più
grande tr a i criteri della n o stra attiv ità e i pregiudizi
dell’am biente sociale provocarono in breve l’intervento del
governo e la ch iu su ra del rep arto con la forza.
R acconta R oberto Vigevani ("Il Ponte” settem bre
1968):
ASSALTO A CIVIDALE
116
la d ata rim anevano nel reparto; tra questi m olti anziani e
un invalido del lavoro.
Nel corso del m ese di settem bre il Consiglio di stato
avrebbe dovuto riu n irsi p er decidere sulla continuazione o
meno della vita di quel reparto, la costruzione del quale era
costata allo stato qualche centinaio di milioni. La vertenza
era ufficialm ente di carattere am m inistrativo: l’ammini-
strazione dell'ospedale, dopo soli tre m esi dall’ap ertu ra del
reparto, aveva deliberato che il rep arto stesso venisse sop
presso in quanto econom icam ente non autosufficiente. Il
Professor Cotti aveva invece m ostrato valide ragioni p er la
continuazione del reparto; non solo il suo bilancio era al
meno p aritario m a in più si sapeva che l’afflusso dei degen
ti era stato lim itato dagli am m inistratori che avevano bloc
cato il convenzionam ento INAM e avevano scoraggiato i ri
coveri, facendo circolare fin dall’inizio voci sulla cessazio
ne della attività di quel luogo di cura.
Questi i motivi ufficiali. In realtà i m etodi applicati dal
Prof. Cotti e dai suoi collaboratori nella cu ra dei degenti
sconvolgevano la falsa tran q u illità della valle del Natisone.
Nel vicino m anicom io di Gemona, vi sono celle di segrega
zione con panche lunghe quanto b asta a far sdraiare 3/4 di
una persona, vi è u n a donna rinchiusa dall’età di q u attro
anni alla quale nessuno ha insegnato a parlare.
Insom m a è un cronicario dal quale presum ibilm ente
non si esce se non dopo m orti. Q uesta è la psichiatria che
tranquillizza gli am m in istrato ri e forse anche i fabbricanti
di psicofarm aci, m a cosa dire di quel Professor Cotti che
p arla con 'schizofrenici' e 'catatonici' dei loro problem i,
che ha abolito nel suo reparto non solo ogni mezzo di con
tenzione sia fisico che farmacologico, che ha persino evita
to - a ribadire la non pericolosità delle persone alle prese
con problem i anche gravissim i - di assum ere personale in
ferm ieristico m aschile? Che dire so p rattu tto di quelle riu
nioni dei degenti nelle quali i problem i sociali-e quelli affet
tivi em ergono nella loro dram m atica consistenza spostan
do l’accento dalla 'follia' di chi p arla ai problem i delle fam i
glie a quelli della m iseria, a quelli del lavoro o della disoc
cupazione?
Agli am m in istrato ri cividalesi non im portava se gli
'schizofrenici' non erano più 'schizofrenici' ma uscivano
dal rep arto in grado di riorganizzarsi - nei limiti concessi
dall’am biente - una vita diversa e migliore, non im portava
se a Cividale le degenze duravano un mese invece di venti
117
anni e so p rattu tto se esse conducevano spesso alla g uari
gione. Se le degenze nel rep arto Cotti avessero avuto la du
ra ta m edia soltanto di un decimo di quella di un norm ale
ospedale psichiatrico italiano, il reparto Cotti sarebbe sta
to 'com pleto’ dopo un mese dalla ap ertu ra, forse le lunghe
degenze avrebbero sp untato persino i p retesti degli am m i
nistratori.
Ciò che turbava i sogni del perito tecnico C antarutti,
presidente del Consiglio di Am m inistrazione dell’Ospedale
Civile, e del senatore Pelizzo, sottosegretario alla Difesa,
era anche questo: che il P rofessor Cotti ed i suoi collabora
tori p er cu rare un degente andassero anche nella sua casa,
che chiam assero in causa i fam iliari perché i problem i di
una persona nascono sem pre in rapporto con altre persone,
che i fam iliari venissero all’ospedale e partecipassero alle
discussioni, che guarire significasse appunto capire i p ro
pri problem i e quelli dell’am biente. Questo occorreva im
pedire. Di qui la soppressione del reparto, p er poi le denun
zie pretestuose contro il Professor Cotti e i suoi collabora
tori p er violazione di dom icilio aggravata, a loro che aspet
tavano la decisione del Consiglio di stato; p er danneggia
mento, m entre avevano soltanto costruito e arricchito con
il loro lavoro il vuoto di un padiglione di ospedale; per
usurpazione di pubblico impiego, m entre rim anevano, o r
m ai senza stipendio, solo p er p o ter m andare a casa gli ulti
mi degenti.
- Dal 1943 non si era vista una cosa del genere - così si
diceva in u na fam iglia del luogo di in so sp ettata ortodossia
dem ocristiana, e in effetti l’irruzione nell’ospedale di poli
ziotti, carabinieri e inferm ieri del m anicom io di Udine è
stato un episodio inaudito: il te rro re dei degenti, la m inac
cia che venissero condotti con la forza al m anicom io di Udi
ne p er mezzo dei cellulari della polizia, la distruzione di
quel rep arto che p er il lavoro intenso di Cotti, Antonucci,
Tesi, delle signorine Campadelli, B runi e Tusulin, assisten
te sociale la prim a, assistenti sanitarie le ultim e due, era di
venuto un modello di convivenza civile, sono state dimo
strazioni m em orabili di quel progresso all'inverso che i no
stri governanti ogni giorno ti offrono.
Non mi è possibile in qu esta nota diffonderm i sui modi
di cu ra e sulle verità scientifiche conquistate e provate dal
gruppo Cotti, il quale si ispirava tra l’altro ai principi pro
posti dall’Organizzazione m ondiale della san ità p er l’am bi
to psichiatrico. Dirò soltanto che nonostante la m inacciosa
118
irruzione poliziesca, Cotti ed i suoi collaboratori, coerenti
ai loro principi, hanno im pedito che i degenti fossero con
dotti in manicomio e sono riusciti a dim etterli in modo che
potessero tornare alle loro case.
Ogni giorno nei n o stri manicomi migliaia di persone
sono segregate, to rtu ra te in ogni senso, messe in condizioni
tali che i loro problem i si aggravano sem pre di più fino a di
venire cronici ed inelim ii abili. È in questi luoghi che si
crea, che si costruisce la vera e pro p ria m alattia mentale.
La polizia qui non interviene mai.
Questi sono luoghi ordinati, chiusi e silenziosi, e
dall’a ltra parte, come sem bra abbia detto recentem ente
Leone a un senatore che gli parlava di Cividale, è vero che i
nostri fratelli soffrono nei manicomi, ma bisogna fare at
tenzione ai cam biam enti troppo rapidi perché essi possono
essere pericolosi!
Se oggi, dopo la chiusura del reparto Cotti, un cittad i
no del m andam ento di Cividale del Friuli si trova nella ne
cessità di una cu ra psichiatrica, o tte rrà per mezzo della sua
assicurazione la possibilità di ricoveri di contenzione, di te
rapia di shock, di m altrattam en ti e forse anche di una lobo-
tomia: tu tto gratuito. "
119
Significato dell'esperienza di Cividale
121
sulla psichiatria:
122
Lo afferm iam o e siam o sem pre disposti a dim ostrarlo.
Sul piano politico si potrebbe fare un parallelo m olto
significativo. Non è possibile app restarsi a distruggere i la-
ger e i ghetti senza negare e distruggere l’ideologia della
razza, di cui i lager e i ghetti sono una logica e inevitabile
conseguenza.
Nel periodo feudale della n o stra civiltà la giovane ra
gazza esasperata, che gridava o aveva svenimenti o si dibat
teva o aveva convulsioni, era considerata indem oniata e esi
steva un a tecnica ben precisa p er giudicarla e per lib erar
sene.
Nel periodo m oderno o contem poraneo una ragazza in
condizioni simili è considerata isterica o schizofrenica,
spesso a seconda delle condizioni sociali.
L’ideologia psichiatrica ha sostituito l’ideologia demo-
nologica con le stesse identiche funzioni. Esorcizzare o eli
m inare. Se al contrario si affrontano sul serio i difficili pro
blem i della esistenza um ana individuale nei suoi continui
concreti e reali rap p o rti con la realtà sociale, si collabora
con la persona interessata m ettendo in discussione tu tto e
tutto sotto critica.
Allora non abbiam o più bisogno di p arlare di isterici o
di schizofrenici p er lo stesso motivo che non abbiamo più
bisogno di parlare di indemoniati.
E logico che - m ettere in discussione tu tto - è l’ultim a
cosa che l’ordine costituito è disposto ad accettare, special-
m ente quando questo - m ettere in discussione tutto -non è
teorico m a è operativo. Così si lavorava a Cividade, e per
questo è arrivata la polizia.
Siamo anche noi medici e sappiam o benissim o che, ol
tre a m alattie dei reni dello stomaco e dei polmoni, esistono
anche definite m alattie del sistem a nervoso centrale, m a è
proprio questo che ci perm ette di distinguere gli effetti di
un processo m orboso (ad esempio l’encefalite o la paralisi
progressiva) dagli effetti terribili dovuti alla disperazione
di vivere in una società disumana.
Per questi motivi noi lavoriamo non p er riform are la
psichiatria, m a operiam o perché la psichiatria, insieme alle
orribili istituzioni che h a distribuito p er il mondo, sia final
m ente, come direbbe Hegel, 'attrav ersata dalla furia del di
leguare’. ))
123
La s c ie n z a del "Mal di madre"
la ru o ta
gira
gira
gira
e non sa come mai
125
H vento salta giù dai m onti
e p o rta via la farin a
ma non si sa dove
m a non si sa dove.
II
M anicomio di Gemona
400 recluse
O ra ne ha tren ta
ma se vuoi
puoi rip assare fra tre n t’anni
allora ne avrà sessanta
Ili
Vedendo Gemona d all’orizzonte
perché la verità
è u n ’altra.
127
re ad alcuni uomini, certam ente la "scienza” h a potuto giu
stificare il loro potere. Così il razzism o e il sessism o si sono
allontanati dal regno del pregiudizio per p assare nella luce
delle scienze "oggettive”. Gli im m igrati neri ed europei so
no stati d escritti come congenitam ente inferiori rispetto ai
protestanti anglosassoni; si è detto che hanno un cervello
più piccolo, m uscoli più sviluppati, e m olti altri caratteri
sociali " e re d ita ri”. L’oppressione razzista e quella di clas
se, così come l'oppressione sessuale, non erano considerate
quindi antidem ocratiche: erano sem plicem ente naturali.
D urante questo periodo di transizione il m oralism o era
ancora m escolato alla scienza nella ideologia della classe
dom inante. Gli scienziati credevano veram ente che alcuni
aspetti del cara ttere - com e la supposta inettitudine dei ne
ri e la turbolenza degli im m igrati irlandesi - fossero eredi
tari. I pubblici ufficiali della san ità parlavano di "Leggi sa
nitarie divine” e i medici si ritenevano custodi della salute
morale, oltre che fisica, delle donne. Oggi il periodo di tra n
sizione sem bra proprio finito: la scienza non ha più bisogno
di consensi dal pulpito. Q uando form ula giudizi sul quo
ziente di intelligenza dei neri o sulle differenze psicologi
che tra i sessi determ inate p rim a della nascita, essa vuole
essere soltanto "oggettiva”. L’ideologia scientifica da quan
do ha perd u to anche le ultim e vestigia del m oralism o reli
gioso è diventata anche più m istificante e più efficace come
strum ento del po tere”4^.
128
I m iei capelli arruffati
129
quando legava le viti. Ricordo che allora i pagliai erano cu
pole tu tte dorate. Allora quando andavam o al campo del
grano usava la vanga p er rig irare la te rra e la zappa per
rom pere le zolle e si asciugava la fronte con la m anica della
cam icia e beveva il vino dal fiasco per so p p o rtare i raggi in
focati del sole, e tra una giornata e l'altra, quando arrivava
il sollievo della sera, appoggiava la schiena sul vecchio
m andorlo, socchiudeva gli occhi, e cantava.
130
Lettera da un istituto psichiatrico
131
anzi la sua regola e il suo significato, se di significato si può
parlare — questo dunque e ra quel "m ondo dei fin i”, di cui
mi aveva p arlato mio padre, studioso di Kant, prim a che
l’uccidessero m ediante im piccagione perché politicam ente
sospetto.
Anzi, i m iei prim i anni erano stati felici in un am biente
culturale effim ero (e o ra m i rendo conto falso) m a apparen
tem ente ricco di valori, tr a la solida saggezza di Goethe e la
profondità riflessiva delle C antate chiarissim e e belle (an
che se un po' m isteriose) di Giovanni Sebastiano Bach, qua
si il num e tu telare della n o stra famiglia, com e di m olte fa
miglie di ingenui e forse un po’ ipocriti piccoli borghesi del
la G erm ania.
Non vale tra stu lla rsi con la grandezza dei poeti e con la
dialettica dei filosofi quando il crim ine e il sopruso conti
nuano a essere padroni del mondo.
132
Ho com inciato col d irti che il ghetto di Dachau era più
pulito e se vuoi era anche più logico, più pulito e più logico
dell’insensato cortile di cem ento dove sono orm ai segrega
to e dim enticato da più di vent’anni.
Qui nessuno dei miei compagni p arla se non da solo,
qui m olti si salvano seguendo le vie innum erevoli e m eravi
gliose dell’im maginazione (i nostri guardiani ci chiam ano
deliranti), qui chi non crea continuam ente mondi immagi
nari come i poeti più fantasiosi, prim a o dopo cerca di sfug
gire ai guardiani p er raggiungere i binari della ferrovia, per
spezzettarsi sotto il treno, unica via di scampo.
A Dachau era possibile uccidersi o farsi ammazzare,
qui riesce di rado.
Qui non sei più nessuno, qui non puoi decidere più n u l
la. Qui dentro nella tu a ultim a ricerca disperata di un signi
ficato sia pure illusorio della tu a indescrivibile condizione
um ana sei considerato senza cervello e ti sorvegliano di
continuo anche al gabinetto, e se p arli ridono e ti sputano
addosso con un disprezzo e con una o ttu sità che anche noi
che abbiam o provato tu tto stentiam o a sopportare.
Purtroppo d u ran te la prigionia in un campo am ericano
nelle vicinanze di Napoli, io avevo tentato di sparire, m a il
colpo di pistola di cui mi ero servito mi attraversò la bocca
e il collo senza ucciderm i.
Così sono qui dentro e ci resto, ho passato anni interi
im mobile in cella o in un angolo del cortile, ho ripercorso
tu tta la m ia vita passata, ho udito di nuovo le prom esse di
felicità di Goethe e di Bach, ho riascoltato la voce chiara e
serena di mio padre acceso di entusiasm o per il ragionare
pacato e penetrante di Im m anuel K ant e degli Illum inisti,
no rivissuto sussultando la violenza dei Lager e dei cam pi
di battaglia, ho sognato spesso i boschi profondi e i larghi
fiumi della mia te rra d ’origine, ho p arlato e mi sono agitato
da solo perché orm ai nessuno mi si rivolgeva più se non per
insultarm i, m a tu tto questo ti assicuro non vale niente, non
serve a nessuno, e se mi offrissero di uscire mi rifiuterei,
non tornerei per nessuna ragione in un mondo che soprav
vive soltanto p er nascondersi la sua disum anità e il suo non
senso, preferisco restare qui più vero più genuino più au
tentico perché orm ai inchiodato nella mia lucidità e nella
mia im m utabile disperazione.
Dicono che sono dissociato perché non mi associo più
all’ipocrisia del m ondo - non vedo il vestito dell’Im peratore
anche se non c ’è -, dicono che sono un delirio di disastro
133
perché u n a volta ho gridato che H itler non era nessuno se
non un m odesto precursore, dicono che c ’è u n ’om bra in
spiegabile che d’im provviso si è im padronita della mia
mente.
Sem brano m olto com passati e tranquilli - sono i custo
di dell’ordine, sono i custodi e i guardiani della verità e del
la saggezza - m a diventano feroci e spaventosam ente agitati
ogni volta che qualcuno di noi ten ta ancora di dire qualco
sa, di parlare, di spiegarsi, di m escolarsi con loro.
Una volta sono stato in cam icia di forza p er un mese di
seguito, non me la toglievano neanche p er i pasti, e m angia
vo p er te rra acchiappando il cibo con la bocca e strisciando
nel cortile come una biscia — e tu tto questo perché avevo
avuto l’im prudenza di dire a una suora sorvegliante che la
croce di C risto è una tru ffa e che gli Apostoli forse avevano
capito che la m orte di Gesù non era servita a niente.
Ricordi Federico Nietzsche, ricordi gli Apostoli che si
dom andano davanti al corpo to rtu ra to e ucciso del M aestro
"Chi era costui? Che cos’e ra costui? Cosa voleva?”.
Forse te ne ricordi, forse no. Ma non im porta. Piuttosto
sai dirm i tu che cos’è questa saggezza che p er sopravvivere
ha bisogno di asservire o di uccidere m ilioni di persone?
Piuttosto sai dare una risposta a questa vita norm ale che ha
attrav ersato Auschwitz e Treblinka, e che è passata su Sta
lingrado, su Dresda, su H iroshim a, su N agasaki?
Non ascoltare le mie dom ande, dim enticam i, dim enti
cami, dim enticam i p resto e continua a seguire la via della
saggezza, c h ’è più sicura, che è più serena, forse è falsa co
me dico io, forse mi sbaglio, m a sicuram ente in quella dire
zione p o trai illuderti dFvivere, m agari di u n a vita artificia
le, m agari di u n ’esistenza finta come quella dei b u rattin i
che saltano sotto i fili nei piccoli te atri di periferia delle
grandi e delle piccole città di quel mondo che io ho rifiutato
e che per non m ettersi in discussione mi h a confinato die
tro le m u ra gialle sporche e assolate di questo squallido
istituto di pena47.
134
CARTELLE CLINICHE E POESIE
Prem essa
137
La prim a volta ho fatto il saluto
e mi sono messo a ridere
e mi hanno sb attu to in carcere
139
poi avuto atteggiam enti m anierati, si va coprendo il
capo col lenzuolo, a m om enti si irrigidisce ed ha rapi
di cam biam enti di posizione: una breve crisi di pianto,
non m otivata (...).
30/6/51 - Ha dorm ito più a lungo: più ordinato, ma
ad intervalli gesti o atteggiam enti m anierati, dice che
ha bisogno di far ginnastica p er stare meglio, ha accu
sato senso di stiram ento al collo ed alle spalle, va sor
ridendo fra sè, si n u tre volentieri, dice che non ha nul
la da chiedere (...).
2/7/51 - È un po’ meno smanioso, più accessibile,
riferisce egli stesso di avere la testa meno “invanita”,
risponde con buona volontà alle dom ande che gli ven
gono rivolte ed in genere è tranquillo e ubbidiente.
Più che im magini deliranti sistem ate egli p resenta
piuttosto interpretazioni m orbose ed assu rd e in rela
zione a sensazioni varie p er il corpo. P er esem pio rite
neva che anim aletti gli girassero fra le scapole. Di not
te non dorm e molto. Si nutre.
5/7/51 - Iniziata p iro terap ia che sopporta bene. Dal
punto di vista m entale non si rilevano m odificazioni
apprezzabili. Comunque com portam ento tranquillo.
Si nutre. Di notte riposa abbastanza.
10/7/51 - Si nota qualche m iglioram ento della te ra
pia in stau rata. Il paziente insiste meno relativam ente
alle sensazioni del suo corpo. È di um ore più sollevato
e si interessa dell’am biente e delle persone che lo av
vicinano. Si nutre. Di notte riposa.
21/7/51 - Persistono le buone condizioni di cui so
pra.
4/8/51 - Visitato dal prof. Zanelli di Bologna per
conto di una assicurazione. Si è m ostrato m entalm en
te ordinato, m a alquanto disaffettivo, fatuo, dissocia
to, un po’ m anierato.
28/9/51 - 28/10/51 -[note im possibili da leggere].
10/6/52 - II Ammissione. Dopo le dim issioni il pa
ziente ha trasco rso due m esi di relativo benessere in
cui h a tentato di rip ren d ere il proprio lavoro di au ti
sta; m a tosto ha dovuto abbandonarlo, dato che il pa
ziente si sentiva come inceppato nel pensiero e soprat
tu tto nell’azione. Infatti il paziente, aggravandosi tale
stato, si è ridotto ben p resto in casa, inerte, abulico,
ostacolato in ogni sua azione da una forza interiore.
140
Cosciente del suo stato il p. avrebbe desiderato farsi
subito ricoverare di nuovo se u n fratello non vi si fos
se opposto. Anche i fam iliari in fatti notarono tale in
ceppam ento, d ato che il m alato se ne stava inerte, mu-
tacico, rifiutava il cibo, non voleva uscire di casa, ri
posava poco, ta n to che dovettero convincersi a ricon
durlo qui. All’ingresso infatti il paziente presentava
uno stato di parziale arresto psicom otorio con m uta-
cismo, lentezza nei movimenti, assenza di iniziativa
nell’azione, senso di m alattia p resente e vivo deside
rio di cura.
13/6/52 - Sem pre chiuso e scarsam ente accessibile,
inerte nell’azione, risponde stentatam ente alle do
m ande rivoltegli, accusa m odico stordim ento del ca
po, dorm e e si n u tre con regolarità.
16/6/52 - Sostanzialm ente invariato. Persiste lo
stato di parziale arresto psicom otorio.
17/6/52 - È trasferito al pad. 17.
10/3/54 - A ttualm ente sta meglio. Gli è stato effet
tuato un ciclo di cu ra con elettroshock che ha dim i
nuito un poco in lui lo stato di parziale arresto psico-
motorio. A ttualm ente è ancora chiuso, poco accessibi
le, quasi sem pre silenzioso, m a sta alzato e aiu ta gli
im bianchini a rasch iare i letti, dim ostrando sufficien
te buona volontà e destrezza.
11/5/55 - P ersiste l'arresto psicom otorio a c ara tte
re catatonico, p erò il m alato sta alzato ed è abbastan
za pulito e ubbidiente. M utacico, anaffettivo, inerte,
conserva il senso dei bisogni organici e si n utre con
appetito. P assa al pad. 7.
14/5/55 - P er ragioni di posto passa al pad. 9.
15/5/55 - P assa al pad. 13.
19/7/56 - N otandosi un peggioram ento dello stato
psicofisico passa al pad. 17.
7/8/56 - P assa al pad. 14.
28/8/57 - Viene trasferito al pad. 9 p er le condizio
ni di arresto psicom otorio.
29/4/59 - In stato di avanzata demenza. A dattato
all’am biente, anaffettivo, apatico, m utacico, inerte.
Ideazione rallen tata, non esprim e alcun concetto o ra
gionam ento com piuto.
29/4/59 - Indifferente a tu tto . A tra tti allucinato.
Abbastanza co rretto nel contegno. È tranquillo e non
h a impulsi. Si n u tre regolarm ente. Condizioni fisiche
141
generali buone.
2/4/60 - Ha presen tato im provvisam ente un atto
im pulsivo e precisam ente ha tentato di colpire con
una panca altri ricoverati, ed h a invece colpito il m u
ro piuttosto violentem ente tan to da rom pere la panca
stessa. Viene pertan to in d ata odierna trasferito al
pad. 11.
2/10/60 - Non ha più presentato atti im pulsivi e si
m antiene calmo e passivam ente ad attato all’am bien
te, m ostrandosi indifferente a tutto, inerte, un poco
rallentato in ogni m anifestazione psicom otoria. Con
dizioni generali fisiche buone.
7/62 - Notevolmente rallentato, m a calm o ed abba
stanza accessibile. Si n u tre e riposa sufficientem ente.
4/63 - Si è m olto accentuato lo stato di arresto psi
com otorio. Tanto che non ha più voluto alzarsi ed an
che appare qualche resistenza nel n u trirsi. Deve esse
re parzialm ente ferm ato in quanto scende improvvi
sam ente dal letto e si scaglia contro altri ricoverati o
contro il personale.
12/63 - Pressoché invariato. Sono state praticate
cure ricostituenti, in quanto è fisicam ente deperito.
64 - Relativam ente accessibile, a tra tti sporadici
stato di arresto psicom otorio. Persiste talo ra im pulsi
vità.
65 - Sostanzialm ente im m odificate le condizioni
psichiche.
5.66 - Dopo breve periodo di trattam en to con Talo-
fen e successivam ente [Illeggibile] (...). Condizioni lie
vem ente m igliorate.
67 - [Illeggibile].
1968 - Contegno im m odificato le condizioni fisi
che sono scadute.
20/12/69 - A ttualm ente assum e 2 M elleril 50 al dì.
N essuna modificazione apprezzabile dello stato psi
chico e del contegno.
70/71/72 -[Brevi note quasi illegibili con riferim en
to alle terapie farmacologiche].
15/3/73 - Tranquillo, am bientato: sufficientem ente
lucido e ordinato. Si potrebbe ten tare una dim issione.
15/9/73 - Condizioni psichiche im m odificate. Non
p resen ta attualm ente spunti di pericolosità.
11/1/74 - Stazionario.
31/3/74 - Ha presentato una im pulsività ed ha ag-
142
gredito un altro paziente poi un inferm iere che cerca
va di calm arlo. Interrogato in proposito non ha rispo
sto per giustificare il proprio gesto. Crisi psicosenso
riale? Inizia Neoleptil.
24/4/74 - Non ha più presentato manifestazioni im
pulsive. Sem pre ap p artato taciturno, in atteggiam en
to catatoneggiante.
7/7/74 - A ppartato, taciturno, rim ane ore intere
immobile, col capo chino, quasi sem pre in corrispon
denza di angoli del cortile o del refettorio. Interrogato
in m erito a tale suo atteggiam ento o non risponde o ri
sponde con un "non so”.
12/9/74 - Invariato il com portam ento. Non parla
spontaneam ente, risponde invece a tono, anche se do
po m olta insistenza, se interrogato, dim ostrando luci
dità mentale.
28/11/74 - Sem pre rallentato nelle attività psico-
m otorie, per lo più in atteggiam ento catatonico. Talo
ra allucinatorio. Non m anifestazioni impulsive.
3/3/75 - Condizioni fisiche buone. Si alim enta con
regolarità e sufficienza. N orm ale il ritm o sonno-
veglia.
18/5/75 - Non sostanziali m odificazioni del quadro
psichico.
13/8/75 - T erapie attuali: N eoleptil (10 gt X 2) Talo-
fen 25 mg. (...)
25/9/75 - Passivam ente ad attato all’ambiente, soli
tam ente taciturno, appartato, m a tranquillo.
15/10/75 - Non m anifestazioni impulsive o aggres
sive.
7/11/75 - In considerazione della non pericolosità
attuale del paziente viene proposta la trasform azione
del ricovero coatto in volontario.
2/4/76 - Im m odificato.
24/9/76 - I a Vaccinazione an titetan ica a scopo p ro
filattico.
27/10/76 - II f H ATETAL.
10/12/76 - P raticate gam m aglobuline per profilassi
epatite (complessivamente tre fiale) Sul piano psichi
co continua chiuso in sé, rallentato, ma calmo e co r
retto.
10/2/77 - Stam ani non dà adito a particolari rilievi.
14/3/77 - T aciturno tuttavia se interrogato rispon
de abbastanza a tono, si m antiene tranquillo, corret-
143
to, im poverito negli interessi e nella iniziativa.
26/4/77 - Non m odificazioni di rilievo da segnalare.
4/6/77 - Invariato.
30/7/77 - Q uadro di rilevante im poverim ento men
tale, m a com portam ento tranquillo e co rretto . I pa
renti venuti a trovarlo o invitati a conferire non si so
no m o strati sostanzialm ente disposti p er una dim is
sione in fam iglia del paziente.
12/9/77 - Sem pre chiuso, appartato, con evidenti
note di im poverim ento della personalità, come rallen
tato, m a co rretto e governabile.
11/10/77 - Avendo accusato disturbi piu tto sto m al
definiti, variabili, fra cui dolenzie in sede precordiale,
ha p raticato un E.C.G. di controllo: non patologico.
Condizioni generali di nutrizione buone. Esam e obiet
tivo sostanzialm ente negativo.
14/10/77 - Non ha più accusato i d istu rb i di cui so
pra. A volte si fa pressoché inaccessibile ai colloqui;
sem pre co rretto nel com portam ento.
30/11/77 - Stazionario.
10/1/78 - Usuale quadro psicopatologico.
9/3/78 - Ha iniziato u n a com pressa... fino a questo
m om ento senza risu ltati apprezzabili.
14/4/78 - Sem pre assai scarsam ente accessibile,
chiuso in sé, appartato, tu ttav ia corretto nel com por
tam ento. H a iniziato un tentativo di cu ra con... coni.
200 mg..
16/5/78 - Non m odificazioni di rilievo da segnalare.
30/6/78 - Usuale quadro dissociativo di vecchia da
ta, con scarsissim a accessibilità e rallentam ento psi
com otorio.
15/7/78 - D isordinato nella cu ra della persona, in
differente, abulico, poco accessibile al colloquio. È
m entalm ente lucido, m a povero di idee, carente nel
ragionam ento e nella critica.
12/8/78 - Condizioni fisiche buone.
9/9/78 - Terapie in atto: Equilid 200 mg. (2 c.) - Disi-
pal (2 c.) - Talofen (30 gt.) - Neoleptil (20 gt.) - Effortil.
23/10/78 - Com portam ento tranquillo anche se il
paziente rim ane appartato, tacitu rn o e verosim ilm en
te allucinato.
5/11/78 - Invariato.
20/12/78 - Il p. rim ane alzato durante il giorno, pas
seggia sem pre da solo fuori del reparto. Alla no tte ri-
144
posa.
10/1/79 - Contegno stazionario.
15/2/79 - Episodicam ente scontroso, irascibile, an
che impulsivo; d u ran te queste m anifestazioni chiede
spesso di essere contenuto con fasce ai polsi.
24/3/79 - Non modificazioni di rilievo.
8/4/79 - Condizioni fisiche buone.
18/5/79 - Taciturno, appartato, tranquillo.
20/6/79 - Privo di iniziativa, interessi, volontà, lim i
tato e incoerente nelle idee.
12/7/79 - Invariato.
27/8/79 - R allentato nelle attività psicom otorie, a
volte in atteggiam enti catatonici o allucinatori.
11/9/79 - Stazionario.
21/10/79 - A volte impulsivo.
11/10/79 - Terapia invariata.
13/12/79 - Condizioni fisiche buone.
5/1/80 - Spesso in atteggiam enti catatoneggianti;
meno impulsivo.
17/2/80 - Invariato.
30/3/80 - Sem pre poco accessibile al colloquio;
spesso le risposte sono a tono.
11/4/80 - Stazionario.
15/5/80 - Vaccinoprofilassi antitifica.
20/6/80 - Com portam ento autistico immodificato.
2/7/80 - Non si segnalano dati di rilievo.
4/8/80- Taciturno, appartato, allucinato, meno im
pulsivo.
14/9/80 - R allentato nelle attività m otorie, abulico,
vorrebbe spesso rim anere a letto p er l’intera giornata.
22/10/80 - Invariato.
12/11/80 - Non si segnalano dati di rilievo.
10/12/80 - Stazionario.
8/1/81 - A volte in atteggiam enti catatonici, negati-
visti.
24/3/81 - M utacico, appartato, m a tranquillo.
10/4/81 - Condizioni fisiche buone.
7/5/81 - Scontroso, a volte allucinato, ma non im
pulsivo.
18/6/81 - Senza motivo ha colpito un degente con
una sedia procurandogli una lieve ferita.
1/7/81 - Tranquillo, disordinato.
20/8/81 - Invariato.
16/9/81 - Non si segnalano dati di rilievo.
145
Quando sono venuto
mi hanno interrogato
eccetera eccetera
Mi hanno denudato
eccetera eccetera
Mi hanno fru stato
eccetera eccetera
Mi hanno sputato
eccetera eccetera
Dovevo cacare e pisciare
nella cella
eccetera eccetera
Nella ciotola di mollica
mangiavo con avidità
una broda da maiali.
L'agonia di un uomo
non è
nulla
quello che conta è il regolam ento
- Le regole del campo -
tagliatem i a pezzi
ma fatelo
con ordine
con m etodo
con precisione
Uccideteli tu tti
ma fatelo
con ordine
con m etodo
con precisione
L’agonia di un uomo
non è
nulla
quello che conta è il regolam ento
- Le regole del campo -
Tagliatemi
a pezzi!
Uccideteli
tutti!
Tagliatemi
a pezzi!
Uccideteli
tutti!
Quello che conta è il regolam ento
- le regole del campo -
Tagliatemi
a pezzi!
Uccideteli
tutti!
Incontro al m anicom io di Volterra
154
gno, ecc.).
18/10/79 - Invariato.
21/11/79 - Buone le condizioni generali di nutrizio
ne.
1/12/79 - Alla notte riposa, d u ran te il giorno è tra n
quillo.
14/1/80 - Molto sudicio, disordinato.
9/2/80 - Conduce vita esclusivam ente vegetativa.
17/3/80 - Invariato.
15/5/80 - Vaccino-profilassi antitifico.
2/6/80 - Il paziente è affetto da diarrea, senza sinto
mi obbiettivi a carico dell’ap parato digerente.
4/6/80 - È com parsa febbre, p er cui agli antisettici
intestinali si associano antibiotici.
5/6/80 - Poiché la sintom atologia non tende a re
gredire ed è com parso sangue fram m isto alle feci, il p.
viene ricoverato all’O.C. di Imola.
10/6/80 - Dimesso dall’O.C. rien tra in reparto con
diagnosi di "colica addom inale p er intasam ento feca
le causato da alim entazione im propria (bacche, arb u
sti, radici e pezzi di legno)”.
20/6/80 - Il p. va meglio. Segue la terapia p rescritta
all’O.C. sem icupi 2-3 volte al dì em ulsione di olio di va-
sellina.
15/7/80 - Condizioni fisiche buone.
10/8/80 - Invariato il quadro di grave frenastenia.
30/6/84 - V isita chirurgica. Asportazione dall’am
polla del retto di m ateriale fecale con pezzi di legno
frantum ato.
155
Lo so che tu tto quello che mi è accaduto
vi è sem brato strano
Ma so anche
che non avete
capito
nulla
Non avete capito nulla e non me ne importa nulla
Se tu avessi capito
fino a che punto
l’um iliazione
può distruggere un uomo
Se tu avessi capito
Se tu avessi capito
sapresti uccidere
sapresti uccidere senza pietà
Tu non mi senti m a io ti voglio dire lo stesso
ti voglio dire
ti voglio dire
che non è il dolore
che non è la to rtu ra
ch’io provo
Ti voglio dire anche se non mi senti
Ti voglio dire che non è la paura
non è la paura
non è la paura
Non sono gl’incubi
che attraversano
che attraversano la m ia testa
che attraversano la m ia cella
e che bruciano i miei occhi
com e il fuoco del sole
Ti voglio dire anche se non mi senti
che non ho mai gridato
che non ho mai gridato
p e r lè mie to rtu re
per le mie torture che subisco da anni
Potrebbero tagliare
Potrebbero tagliare
senza farm i nulla
Ma se urlo
Ma se urlo
m a se urlo a pieni polm oni
e vorrei u rlare sem pre
se mi bastasse la gola
se mi bastasse la voce
Ma se urlo
com e un lupo ferito
è la m ia umiliazione
che non ha nome
che non ha fine
che non ha vendetta
158
1» :
Se tu avessi capito
fino a che pu n to
l’um iliazione
può distruggere un uomo
Se tu avessi capito
Se tu avessi capito
sapresti uccidere
sapresti u ccidere senza pietà.
161
si inizia com binato con elettroshock.
11/3/55 - M entalm ente sopita e progressivo decadi
mento. Acritica, stolida, con idee deliranti di persecu
zione e di influenzam ento. Spesso se la prende con i
medici e con il personale. Continua insulinoterapia
com binata con elettroshock.
7/5/55 - Sono stati eseguiti complessivi 18 accessi
convulsi com binati con altrettan ti coma. In totale è
en tra ta in com a profondo solo 18 volte raggiungendo
però il precom a quasi ogni giorno. All’inizio della
com binata con l’elettroshock s’era notato un notevole
m iglioram ento che però è stato di brevissim a durata.
11/6/55 - È m entalm ente molto decaduta ed in pre
da ad eccessi psicosensoriali che la rendono scontro
sa, diffidente, totalm ente priva di critica. Passa al
pad. 10.
22/10/56 - Lo stato m entale dell’inferm a non subi
sce che scarse variazioni in seguito ad applicazioni di
elettroshock. È spesso disordinata, stolida, sconnes
sa, sitofoba [avversione per il cibo].
1/3/57 - Sono stati fatti altri elettroshock con mi
glioram ento transitorio. Sottoposta ad iniezioni di
Largactil. Sem pre stolida, sconnessa, sudicia.
5/12/57 - Notevole decadim ento m entale. Passa al
pad. 8.
4/2/58 - Sem pre sotto l’influenza di idee deliranti
crede che i cibi siano avvelenati, teme di tutto, si sen
te contagiosa e p er questo sta appartata. Condizioni
fisiche buone.
20/2/59 - Da parecchi mesi sta sem pre in letto. Si
nutre solo di liquido (brodetto). A volte sudicia e di
sordinata. Non si interessa, né risponde ad alcuna do
m anda. Condizioni fisiche in netto e progressivo peg
gioram ento.
14/5/59 - Sitofoba, negativista a volte sudicia. Con
dizioni fisiche molto decadute (vengono, oltre le cure
del caso, p raticate ipoderm oclisi di vitamine, a giorni
alterni).
20/11/59 - Solite condizioni mentali. Sem pre sito
foba. Condizioni fisiche m olto decadute.
20/1/60 - A ttualm ente si n u tre spontaneam ente. Le
condizioni fisiche sono migliorate. Spesso clam orosa
e allucinata.
26/2/60 - Non modificazioni dello stato m entale. Si
162
nutre spontaneam ente.
5/5/60 - Di nuovo sitofoba. Di notte clam orosa a
tratti. Condizioni fisiche decadute.
13/5/60 - S p u ta continuam ente ed è scomposta.
Passa al pad. 14.
14/10/60 - A lterna periodi di discreto benessere a
periodi di eccitam ento e sitofobia.
8/2/61 - Le condizioni psichiche sono stazionarie,
nonostante abbia fatto un ciclo di elettroshock.
10/3/61 - L’am m alata pare più rio rd in ata ed equili
b rata dopo che si è iniziata una terap ia con Serenase.
14/4/61 - Va nettam ente meglio. Le condizioni in
tellettive sono discrete nonostante le facoltà fisiche
siano nettam ente indebolite. Passa al pad. 16.
28/7/61 - Dopo un discreto periodo di relativo be
nessere, da ieri è ricaduta in uno stato delirante-
ansioso: essa sente un fluido u scire dal suo corpo che
strega le persone che le stanno vicine.
15/12/61 - Ultim am ente continua a presentare le
sue idee deliranti, da una settim ana fa terapia con Fa
seina (3 com pr. al dì) e con psicoterapia; la paziente di
ce "di non essere più stregata e di non stregare”. Un
po’ più riequilib rata anche come um ore. Fisicamente
sta benino, un po’ anemica, fa terap ia con estratto
epatico.
25/6/62 - È stata benino p er qualche mese, andava
a lavorare in guardaroba. Non presentava più idee de
liranti, critica buona, ora è ricaduta, ogni tanto è ne
cessario tenerla in letto. Faseina e Talofen.
5/8/62 - Da qualche giorno è peggiorata, anoressia,
bisogna alim entarla con la sonda. Subeccitata è ne
cessario contenerla. Viene inviata al pad. 14.
18/3/63 - In questo periodo è stata sottoposta a di
versi brevi cicli di elettroshock, che la riordinano ab
bastanza. L’altro giorno ha avuto uno scatto-im pulsi
vo improvviso ed immotivato. Nel complesso nessun
m igioram ento dello stato m entale sem pre allucinato e
delirante.
13/9/63 - N essuna modificazione apprezzabile del
lo stato m entale; vi è in lei un vuoto com pleto delle co
gnizioni di m edicina e chirurgia e della specializzzio-
ne in pediatria. Spesso inerte, indifferente, talvolta
con m anie religiose.
7/6/64 - A ttualm ente è abbastanza calma, ma senza
163
cognizioni del proprio essere, adattandosi talvolta ad
um ili servizi.
[Illeggibili 20 righe della cartella].
30/2/68 - A bbastanza calma, Sem pre dissociata.
O rientata nello spazio e nel tempo. Non disturba. Si
n u tre regolarm ente.
4/6/70 - Quadro psico-fisico invariato. T erapia Lar-
gactil 100+ 100 + mezzo Letargin alla sera.
20/9/71 - La paziente è o rientata nello spazio e nel
tempo. Sem bra abbastanza coerente, ma du ran te il
colloquio si evidenziano spunti deliranti e allucinazio
ni uditive. Afferma di essere a volte dom inata da im
pulsi dem oniaci che riesce a respingere. C’è anche un
certo grado di regressione mentale. Vive appartata.
Si lam enta di essere sola al mondo. Terapie in corso
Largactil 100+100 Letargin 1/2 cp. sera.
15/1/72 - Sospesa ogni terap ia psicofarm acologica
p er 10 giorni in attesa di iniziare nuovo trattam en to
con farm aco MD 7 332. Richiesti esam i di routine.
10/2/72 - Riprende terap ia con Largactil p e r m an
cato trattam en to con farm aco MD 7 332. La paziente è
più agitata ed impulsiva.
17/8/72 - Solite condizioni mentali: dissociata, al
lucinata, delirante, im pulsiva (a tratti). C om porta
m ento stereotipato ed infantile. Largactil 100 + 100
Letargin 1/2 alla sera.
1/2/73 ■P.A. 200. È stata colta da m alore, m a si è ri
presa subito. Condizioni m entali invariate.
2/3/74 - Condizioni psichiche tipiche della schizo
frenia paranoide. Glicemia alterata. Terapia: ...... ,
adelfan, largactil.
8/11/74 - Essendo la paziente da tem po istituziona
lizzata ed abbastanza calma, non presenta attualm en
te segni di pericolosità, si propone quindi per la tra
sform azione in volontaria.
19/4/75 - Stato febbrile. C atarro su tu tti gli......
polnonari........Sobrepin.....................
23/4/75 - In data odierna viene ricoverata all’ospe
dale civile p er broncopolm onite, (esami vari in rep ar
to)
2 a AMMISSIONE (Rientro dall’Osp. Civ.)
7/5/75 - R ientra dall’Osp. Civ. psichicam ente inva
riata, terap ia consigliata................... .
16/4/77 - Psichicam ente invariata. Paziente istitu
i i
zionalizzata. Glicemia 135. Azotemia IO. -
8/7/78 - Di um ore estrem am ente variabile: ora ac
cessibile e cordiale, ora estrem am ente scontrosa. Non
accetta suggerim enti circa le limitazioni qualitative
della dieta, in quanto diabetica.
13/8/78 - Glicemia: 104, Condizioni stazionarie.
12/9/78 - Non dati di rilievo da segnalare.
9/10/78 - Glicemia 108...........
19/10/78 - In v iata p e r v isita sp ecia listica
all’O.C......
[Troviamo sette annotazioni che si riferiscono
esclusivam ente alle condizioni fisiche di V ittoria e un
ricovero in osp. civ. per blocco renale acuto].
3/4/79 - Esam e scherm ografico di controllo. Più
calma.
25/5/79 - Non accetta limitazioni nella dieta
14/6/79 - Spesso scontrosa, a volte aggressiva.
[La cartella continua con m olte annotazioni sugli
esami della glicem ia e della azotem ia e termina:]
24/3/82 - Sostanzialm ente invariato il quadro di
decadim ento mentale.
165
Ero troppo malinconico
Indifferente a tu tto
Ma cinque giorni
di cura
mi sono b astati
Ero troppo malinconico
Indifferente a tu tto
Ma cinque giorni
di cu ra
mi sono b astati
167
e ancora
la rabbia
la rabbia
da anni
da anni
mi brucia le viscere
e mi consum a il cervello
Dopo tre giorni di consegna
perchè non avevo la divisa a posto
ho sfregiato il sergente
E ancora la rab b ia da anni
mi brucia le viscere
e mi consum a il cervello.
Dopo tre giorni di consegna
perchè non avevo la divisa a posto
ho tirato un coltello
in direzione del sergente
in direzione del sergente
in direzione del sergente
ma purtroppo
ma purtroppo
ma p u rtroppo
non l’ho preso
ma purtroppo
non l’ho am m azzato
Dovevo ucciderlo
Dovevo ucciderlo
Dopo tre giorni di consegna
perchè non avevo la divisa a posto
ho tirato un coltello
in direzione del sergente.
Se tu b atti un colpo fuori tempo
(come il tim panista bizzarro) tu tti
gli altri ti saltano addosso come
tigri, e tu devi sp erare che ti
sbranino nel m inor tem po possibile.
Non im porta se quel colpo fuori tem po
e ra proprio quello che ci voleva.
Bianca B.
172
lavoretto non conclude nulla. Si scusa dicendo che la
vorerebbe a casa, aiutando il babbo, ed in questi gior
ni ha insistito ripetutam ente p er essere m andata a ca
sa presto, ché non sa per quale ragione debba star qui
e non ci vuole più stare. Alle obbiezioni che è necessa
rio che ella rim anga qualche tempo p er essere studia
ta, sem bra non com prendere e ripete con la solita insi
stenza che non intende ragione: voglio andare a casa,
mi mandi a casa subito. Oggi si è lam entata anche di
mal di capo e stam attin a era piuttosto irrequieta, non
trovava pace, girava di qua e di là senza scopo ma con
evidente irrequietudine. Appariva anche un po’ inton
tita, più torpida nel com prendere e nel rispondere, nel
pomeriggio era più calm a e più pronta.
17/11/27 - L’a. p u r essendo tranquilla e com posta nel
contegno, continua a m ostrarsi m olto fatua e strana,
sem pre indolente e oziosa, non si riesce a farla occu
pare in alcun lavoretto, anche semplice; ripete più e
più volte la stessa cosa, m onotonam ente, insistente
mente, senza risen tire effetto di richiam i o di ragioni.
S oprattutto insistente è nel chiedere di tornare a ca
sa, e per quanto si cerchi di farle com prendere che
questo sarà possibile presto, m a non subito, essa non
si persuade e risponde ripetendo la sua richiesta con
le solite parole cadenzate e come in cantilena. Mangia
e dorm e regolarm ente.
19/11/27 - C hiam ata nell’ufficio del medico e in ter
rogata.
Come va? - R. Poco bene - Che cosa hai? - R. Nien
te -E allora cosa dici? - R. Che sto bene - A dom. ri
sponde - Il babbo si chiam a B. Francesco, la mamma
non ce l'ho; è m orta, si chiam ava Angelina T.; è m orta
che io ero piccinina; eravam o in America, Brasile, a
Belo Horizonte, io ho 17 anni; com piuti il 15 agosto,
non so in che anno sono nata, sono stata a scuola al
Brasile, insegnavano anche l’italiano; ho fatto la I o e
la 2° classe; non ho fatto la 3° perché m ia zia mi ha te
nuto a casa; ho due fratelli, uno di 22 anni e uno di 15;
essi sono ora al Brasile, con gli zii; io sono tornata in
Italia col babbo, il 16 marzo di q u est’anno, ora siamo
nel 1900..., non ricordo.... siamo nel mese di ottobre
ne abbiam o 22 ed è sabato; dom ani è domenica; il
giorno in cui sono venuta qui non ricordo, credo m er
coledì, era al principio del mese di ottobre, non rico r
173
do di preciso; venivo da Cesena; mi ha accom pagnato
un signore che è sposato e conosce il m io babbo, tiene
un scrittoio che scrive, non mi disse niente perché mi
portava qui; questo luogo... non so... è un ospitale di
malati, mi pare che sono m alati di nervosia (sono m at
ti?) R. Può essere. Io sto bene non faccio niente.
Anch'io tenevo la nervosia, m a non adesso, in America
quando ero con la zia, mi arrabbiavo; tenevo m ale alla
testa e mi davo i pugni nella testa, e delle volte dalla
rabbia cascavo per terra; m a adesso non ho più niente
e voglio andare via con il mio babbo. Ora il mio babbo
lavorava da m uratore, a Cesena dalla m attin a alle 6 fi
no a sera. Non so che città è questa. Ma se mi lascia
andare sola vado a casa a piedi. Non so quanto ci sia
da qui a Cesena, mi disse quel signore che c ’è un kilo-
m etro solo. (Quant’è un km? quanti m etri?) R. Non so,
non ricordo. (Più di 100 m etri?) R. No, no. Mi lasci an
dare a casa che vado a piedi. (Quante ore ci vogliono a
andare a Cesena?) R. A venire ho preso il tren o di m at
tina alla 7 e arriv ata qui alle due. Io a pie<Ji ci m etterò
una giornata; sono costum ata a andare a piedi anche
tu tto il giorno. (In un giorno quante ore?) R. Non so
(Mezzogiorno che ora è?) R. si dice le 12. (A m ezzanot
te ci si vede come a mezzogiorno?) R. Sì che ci si vede
(Anche senza lume?) R. Sì senza lume. (Un anno quanti
mesi ha?) R. un anno tiene... sono... non ricordo... 8...
9... 10... non so (Sono 12 e si chiamano?) R. gennaio
ecc... (li dice bene in ordine). (I giorni della settim ana
quanti sono?) R. Una settim ana tiene trenta?... no...
mah...(come si chiamano?) R. lunedì, m ercoledì , m ar
tedì, giovedì, sabato, domenica. (Come si chiam ano le
dita della mano?) R. Le dita... là in B rasile dicono le
dita... senza un nome... qui come dicono? (Pollice, in
dice... non conosci?) R. No, non conosco. (Prova a con
tare) R. 1,2,3, ecc.... (bene fino a venti e anche oltre).
(Prova a contare p er 2 ad esempio 2 4 6 ecc..R.
2.4.6.9.10.12.15.16.19.21.23.26.27.28.30.32.39 va bene?
(2 + 2? = 4; 3 + 3? = 6; 4 + 4 = 8: 8 + 8 = ? R = ... 19... 17...
7 + 7 ? = ...18; 5 + 5? = ...10; 5 + 6? = ..sono...l2?...sì 12;
Il N atale viene nel dicembre... il 20... 20... non ri
cordo; la festa di Pasqua nel mese di... non ricordo...
non so se gennaio, febbraio; l’orologio lo conosco...(gli
si fa vedere) lì sono le 4 1/2 (sono le 4,20’) (invitata leg
ge esattam ente le cifre del quadrante.) Conosce le mo
174
nete italiane abbastanza bene: m onete da 2 lire, da 1
lira, da 4, 2, e 1 soldo; è capace di fare piccole somme
coi soldi; fino a m eno di 20 e non sem pre esattam ente;
non sa quanti cent, siano 1 soldo, 2 soldi, 4 soldi; non
sa quanti soldi siano una lira. Dice che a casa sua (in
Brasile) andava a fare la spesa, m a senza soldi con un
foglietto in cui era scritto ciò che occorreva, e senza
pagare.
22/11/27 - Nei due giorni ultim i, p u r m antenendosi
tranquilla, si m ostrò più del solito querula e insisten
te nel chiedere di vedere il suo babbo e di tornare a ca
sa. Appare di um ore piuttosto depresso e più ap p arta
ta e scontrosetta del solito. Oggi ha avuto visita dal
padre, a due riprese. Stam ane stette in sua compagnia
poco tem po (circa 15’-20'), lo accolse con gioia, ma su
bito si mise a lam entarsi con lui di dover star qui, si
lagnò del vitto, del luogo, della com pagnia ecc.. Vole
va andarsene con il padre. P ersuasa da questi che egli
sarebbe tornato, si rassegnò. Ma poco dopo mezzo
giorno, fu colta d ’un tra tto da grande impazienza; vo
leva ad d irittu ra uscire subito p er andargli incontro;
all’opposizione delle inferm iere entrò in uno stato di
vivissima agitazione; picchiò, graffiò, tentò di m orde
re le inferm iere; m essa a letto continuò a dim enarsi,
tentando di fuggire, reagendo alle inferm iere che e ra
no costrette a tratten erla. Ciò è du rato circa 10’. La
ragazza ha continuato in questo tem po a gridare e
strep itare e non ha mai perduto coscienza, neppure
in form a di assenza o vertigini. Nel pomeriggio ebbe
di nuovo la visita del padre; fu calma; raccontò essa
stessa la crisi di rab b ia presentata qualche ora prim a,
ne chiese scusa alle inferm iere. Col padre ha poi di
scorso di cose banali, più che tu tto insistendo nella ri
chiesta di to rn are a casa con lui. Con la prom essa che
ciò accadrebbe fra una settim ana o due, si è convinta
a lasciar p artire il padre senza far scenate.
23/11/27 - In terro g ata nel pomeriggio si m ostra
tranquilla,rem issiva, ricorda perfettam ente l’episo
dio di ieri, la reazione violenta avuta contro le infer
m iere che volevano ricondurla in padiglione, lo stato
p ro tratto di irritazione provocata dal fatto che il p er
sonale si era opposto al suo desiderio di attendere il
padre stando fuori; afferm a che è stata una delle soli
te crisi alle quali già molte altre volte è andata sogget
175
ta quando è stata co n tra riata in qualche cosa dai fa
m iliari. Dice di trovarsi bene qui, m a desidera di to r
nare presto a Cesena dal padre, poi in America; vuol
to rn are presso i suoi fratelli e suoi zii, m entre qui non
ha nessun parente: a suo dire ha com inciato a piange
re p er tornarsene subito al prim o giorno del suo a rri
vo in Italia. Ricorda di averli fatti arrab b iare i suoi
parenti; voleva tu tto a modo suo, si arrabbiava facil
mente, voleva andare a spasso, spesso non aveva vo
glia di lavorare e allora scappava o piangeva o si pic
chiava al capo o si strap p av a i capelli e vesti o si b u tta
va a terra: se to rn erà v o rrà essere invece buona con
tutti. Le sue m estruazioni sarebbero com inciate nello
scorso anno, non ricorda di preciso il mese, e da allo
ra sono sem pre state regolari: in America non h a mai
avuto fidanzati, non ha baciato nessuno che non fosse
ro i suoi parenti. Poco tem po dopo il suo arrivo in Ita
lia h a conosciuto il calzolaio B. Paolo, suo vicino di ca
sa: egli era buono, le voleva bene, l’invitava spesso a
casa sua dove stava a lavorare: presto com inciò a ca
rezzarla, a darle dei baci, a dirle che era bella, che le
voleva pulire ed accom odare bene le sue scarpe senza
per questo volere dei soldi: poi le passava le m ani sul
petto, sulle " tettin e” dicendo che erano belle grandi:
poi m ise le m ani sotto nella "p atacca” arrivando an
che ad introd u rle il dito in vagina, dicendole che non
le avrebbe fatto male, che "aveva volontà di fare un
pochettino” : lei non lo lasciava fare tu tte le volte, m a
qualche volta sì, dandogli anche lei qualche bacio. Fi
nalm ente, u n a volta sola, la m ise sul suo letto, le tolse
le m utande, le introdusse il m em bro in vagina almeno
in parte, giungendo fino all’eiaculazione ed asciugan
dosi poi con im a tovaglia; essa non avrebbe provato né
dolore né piacere, non avrebbe notato em orragia né in
seguito dolore. L’avrebbe così posseduta un a volta so
la, carezze, baci, a tti di m asturbazione li avrebbe inve
ce rip etu ti m olte volte. Il F. non l'aveva m ai visto; sa
peva però che era u n am ico di suo babbo; egli la seguì
su p er le scale p er veder se il babbo c ’era, si in trodus
se in casa, volle en trare m entre ella non avrebbe volu
to dicendo anzi che giù c ’e ra im a ragazza che l’aspet
tava; poi lui com inciò ad avvicinarsela, a carezzarla, a
dirle che voleva m ettersi al letto con lei, a pro m etter
le soldi, caffè e gelato; essa voleva so ttra rsi m a egli in
176
sistette, fino a che si avvicinò alla finestra chiudendo
gli scuri, chiuse la porta, la prese di peso m ettendola
sul letto, le tolse le m utande, le divaricò le gambe. Es
sa provò a gridare m a egli le disse di tacere, che non le
avrebbe fatto male; egli si sbottonò, ed essa per non
vedere si mise le m ani sugli occhi; egli arrivò ad in tro
durle il m em bro in p arte in vagina, m a non fece in
tem po a com piere l’atto sessuale quando arrivò il pa
dre che com inciò a gridare. Anche questa volta essa
non avrebbe sentito alcun dolore. Verso le ore 10,45,
dopo essere stata p er qualche tem po un po’ noiosa (ri
peteva più volte la stessa cosa, chiedeva alle inferm ie
re o ra u n a cosa o ra l'altra, si lagnava di male al capo,
chiedeva con insistenza una purga ecc..) è caduta im
provvisam ente a terra, senza urlo, diventando inten
sam ente pallida e presentando contrazioni cloniche
diffuse a tu tti i muscoli, con rigidità com pleta dei m u
scoli della schiena e del collo, senza arco di cerchio,
con scosse cloniche diffuse alle palpebre ed ai musco
li della faccia, senza bava alla bocca, senza m orsicatu
ra alla lingua, senza p erdita delle feci né delle orine,
con apparente abolizione com pleta della coscienza.
Quando è stata colta dall’accesso era seduta ad un ta
volo e stava facendo qualche po’ di calza, è caduta vio
lentem ente all’indietro, però senza prodursi né contu
sioni né altre lesioni.
Le scosse generali si sono prolungate solo per 15
-20 m inuti secondi, poi la m alata si è alzata da sola ed
ha com inciato a g irare p er la sala confusam ente b o r
bottando tra sé parole confuse, forse in lingua p orto
ghese, e come cercando qualche cosa; le inferm iere le
hanno chiesto che cosa cercasse, m a essa ha continua
to a girare qua e là sem pre borbottando fra sé, e mo
strando di non capire le dom ande e di non conoscere
chi gliele rivolgeva. H a continuato così per una decina
di m inuti all’incirca, poi ha ripreso il suo colore, si è
seduta nuovam ente un po’ in disparte dalle altre con
fare tranquillo; all’o ra del pranzo lo ha consum ato re
golarm ente. Anche nel pomeriggio è stata con le infer
m iere di nuovo buona, ha detto che non aveva più m a
le di testa, ed h a m ostrato di non ricordare affatto
l’accesso avuto né il conseguente stato confusionale:
ricordava soltanto di aver avuto m ale di testa e di aver
chiesto la purga.
177
24/11/27 - Ieri m attina, alle 10 1/2, subito dopo la
visita del medico, ebbe un eccesso convulsivo, così de
scritto daH’inferm iera presente: la B. che era seduta
in una panca, di colpo p erdette coscienza cadendo a
te rra senza precedente quindi subito en trò in una fase
di contrazione generale, seguita da scosse cloniche
pure generalizzate, non si m orse la lingua né presentò
bava sanguigna. T utto l’accesso durò 20” - 30”; poi l’a.
si rialzò restando però confusa p er circa 10’. Poi rito r
nò com e prim a, m a diede a vedere che non si era ac
corta di quanto le era accaduto e che non sapeva di
aver avuto una convulsione. Oggi è tranquilla, anzi
più calm a dei giorni precedenti l’accesso, più serena e
di buon um ore. Non rico rd a l’accesso, o meglio non sa
di averlo avuto.
24/11/27 - S tanotte h a riposato regolarm ente: sta
m ani di um ore buono, accessibile, buona colle infer
m iere e colle altre m alate, p er lo più inerte, m ostran
do poca o nessuna capacità p er i com uni lavori fem
minili; più che altro si p resta volentieri in qualche la
voro di pulizia. Si m o stra sem pre fiduciosa in una
prossim a dimissione.
29/11/27 - In questi giorni tranquilla, com posta,
più docile e più di buon um ore che nei giorni prim a
dell’accesso. Però sem pre oziosa, m ostrandosi incapa
ce tanto di fare la calza che di cucire; m ostra altresì
grande svogliatezza se le inferm iere cercano di inse
gnarle ciò che non sa.
30/11/27 - Continua ad essere tranquilla, rem issi
va, inerte, senza crisi di m alum ore o di irritab ilità, né
impazienze di sorta: al solito dice però che aspetta di
tornare presto a casa, che vuole to rn are a fare i suoi
lavoretti in casa sua con suo babbo; poi dopo vuol to r
nare in America dove ha i parenti cui è più affeziona
ta.
4/12/27 - In questi giorni sem pre tranquilla, inerte,
apatica: inutilm ente le inferm iere hanno ancora ten
tato di occuparla e di .insegnarle qualche lavoretto,
spesso vorrebbe ferm arsi in letto m ostrandosi pigra e
freddolosa. Non accenna mai spontaneam ente a quan
to le è avvenuto: ripetutam ente ha espresso il deside
rio che tu tto sia finito in modo che essa possa arrivare
a trasco rrere il N atale col padre. D urante la notte son
no tranquillo: come non h a più presentato fatti di irre
178
quietudine così non si è più osservato accenno di sor
ta a m anifestazioni accessuali di n atu ra convulsiva o
a tipo vertiginoso.
1112121 - Racconta il fatto sem pre allo stesso mo
do, che il giorno 23 Novembre il F. non sarebbe giunto
a com piere per intero l’atto sessuale. Circa i suoi rap
porti col B. si esprim e pure nello stesso modo: l’ha ba
ciata e accarezzata mille volte, soltanto tre volte sa
rebbe stata a letto con lui, era lui che aveva "volontà
di fare” m entre lei non avrebbe voluto ma nello stesso
tem po non si opponeva. Compiuto l’atto sessuale co
me lui le aveva insegnato si asciugava "la patacca” e
si lavava coll’acqua. Ora capisce che ha fatto male, e
non lo farebbe più: il B. è p er lei troppo vecchio e non
lo sposerebbe mai; non conserva verso di lui alcun
rancore per quello che le aveva fatto, anzi pensa che
sia stato buono con lei. Dice che a Cesena viveva vici
no a "signore cattive” che di giorno e notte stanno con
uomini e fanno con loro del male; una volta una di
queste signore l’aveva invitata ad andare con lei al
caffè, m a essa aveva rifiutato com prendendo che non
era una buona com pagnia per una ragazza onesta. Nei
giorni scorsi sottoposta all’esam e fisico si è p restata
con un m isto di vergogna e di compiacenza; scopren
dosi diceva che era b ru tta alle gambe, al petto ecc,
forse per provocare una sm entita o un complimento;
più volte m entre quello di noi che seguiva l'esam e si
voltava p er scrivere o altro (così h a detto l’inferm iera
che assisteva) la B. faceva l’atto di m andare un bacio
al medico o si baciava nel punto dove era stata toccata
o punta duran te l’esame. Oggi invece afferm a che non
voleva d ar baci, e con un fare serio o quasi offeso dice
che non voleva d a r dei baci m a che era p ortata a fare
così sentendo qualcosa di m olesto nell’interstizio fra
due denti. Poi chiede scusa, dice che non è una scostu
mata, né così poco seria da dare baci ad un medico
che ha bisogno di esam inarla. M ostra di essere a cono
scenza del pericolo che ha corso di restare incinta: si
lavava dppo i rap p o rti col B. appunto per portare via
tutto per non restare incinta ciò che sarebbe stata per
lei "una cosa b ru tta ”: sarebbe stato bello avere dei
bam bini se fosse stata sposata, m a non essendo sposa
ta non sarebbe certam ente stata contenta. Ed afferm a
che non è cosa bella p er nessuna ragazza m ettersi con
179
uom ini ed avere bam bini. Quando si sposerà le piace
rà m olto avere dei bam bini, che le piacciono come le
sono sem pre piaciuti i bam bini delle sue zie con cui
ha convissuto.
7/72/27 - Da quando ebbe l’accesso convulsivo del
24 u.s., si è m antenuta calm a, ordinata, di um ore sere
no, aH’infuori dell’insistenza del voler an d are a casa
dal babbo. Continua a m antenersi oziosa, inerte,
sciocchina, m ostrando in tu tte le m anifestazioni, ver
bali del contegno, una congenita deficienza mentale.
9/12/27 - Per un motivo m olto futile (un b atten te di
p orta che casualm ente l’ha u rta ta alla faccia senza
nessuna conseguenza) si è fortem ente irrita ta contro
un’altra m alata, l’ha investita violentem ente con mi
nacce ed offese, ha ten tato di colpirla con pugni e
graffiarla; si è frenata soltanto dopo parecchio tempo
in seguito all’intervento delle inferm iere, m a ancora
stasera col medico che l’ha interrogata ha m ostrato di
essere sem pre vivamente risen tita p er la p resu n ta of
fesa ricevuta. Nel restan te del tem po m antiene sem
pre lo stesso contegno apatico ed inerte.
10/12/27 - Cessata la sfu riata e cessato il risenti
m ento p ro tratto si per non tu tta la g iornata è rim asta
nel suo stato abituale; apatica, inerte, non si occupa di
nulla, dicendo che non sa lavorare, che non ha mai fat
to nulla.
22/12/27 - Ieri ebbe una vertigine. Del resto condiz.
solite.
23/72/27 - Viene dim essa per u ltim ata osservazio
ne e siccome il padre ha scritto di non volerla si m an
da a casa a mezzo della V. Ispettrice la quale è incari
cata di consegnarla direttam ente al padre o al Signor
com m issario di polizia, quando il padre si rifiuti di ac
coglierla. Nel piazzale della stazione di Cesena incon
trano il padre il quale, sebbene a m alincuore, la pren
de con sé.
180
2 a AMMISSIONE
181
19/2/28 - Nei giorni decorsi una vertigine; ieri sera
di nuovo una vertigine. Negli ultim i due giorni più
noiosa e scontrosa del solito; stam ani poi insistentis
sim a nel chiedere di essere m andata a casa, intolle
rante ai richiam i, facendo diversi tentativi di fuggire
quando l’inferm iera apriva la porta. Alle ore 10 1/2,
presente il medico fu colta da un accesso con perdita
com pleta della coscienza. L’a. che era seduta su una
panca cadde di colpo p er terra, entrando poi subito in
uno stato di contrazione tonica, prevalente nel lato de
stro. Il viso era volto verso giù e i bulbi oculari girati
fortem ente verso d estra e verso l’alto. Dopo alcuni mi
nuti alla fase tonica succedette non la fase di scosse
cloniche m a atteggiam enti sem ipassionali di tipo iste-
roide, con borbottio di frasi da parte dell’a. Dopo cir
ca 1’ rilassam ento generale poi graduale rip resa della
coscienza.
29/2/28 - Nei giorni decorsi nessun accesso, conte
gno più calmo, m a sem pre la B. si m ostra fatua, scrite
riata, debole di intelligenza, incapace di occuparsi in
qualsiasi cosa o di apprendere anche i lavori più sem
plici.
3/3/28 - Oggi nel pom eriggio un accesso con perdi
ta della coscienza non però seguito da scosse cloni
che, m a da attitu d in i passionali.
5/3/28 - Oggi dopo un lieve accesso per futili m oti
vi è stata colta da eccitam ento fortissim o: ha picchia
to con una scarpa una com pagna che le era accanto,
poi si è scagliata contro le inferm iere e p er un paio
d'ore si è m antenuta così violenta e aggressiva che si
dovette ferm arla.
Dopo quanto è stato osservato si chiede.... am
m issione definitiva.
8/3/28 In questi giorni due nuovi accessi vertigi
nosi seguiti da atteggiam enti isteroidi; periodo di ma
lum ore, irritab ile con irascibilità im pulsiva e aggres
siva.
12/3/28 - Non accessi in questi 4 giorni e contegno
più calmo. T rasferita al pad. 2
13/3/28 - Dal 2 trasferita al 10
28/3/28 - È impulsiva, attaccabrighe in continui [Il
leggibile] con le com pagne in padiglione. La si passa
in padiglione 8.
5/4/28 - Ha di quando in quando stati di.......confu-
182
sionale fo rti.... d u ran te i quali è abbastanza insolen
te, sub tollerante....
15/4/28 - Il Presidente del tribunale di Forlì decise
che per la causa è indispensabile la sua presenza per
il 25 c.m. ore 9. Dato che la m alata da due giorni è ab
bastanza calm a e o rdinata dato che non si abbiano a
verificare m utam enti notevoli del contegno attuale si
m anderà il 25 al processo accom pagnata da una infer
m iera (vedi corrispondenza agli atti).
15/4/28 - È più calm a da qualche tempo. Passa al
Pad. 2.
26/4/28 - Ieri si è p resentata accom pagnata da una
inferm iera al trib u n ale di Forlì. Ha avuto un contegno
ottim o.
10/7/28 - Da qualche tempo l’a. era divenuta più ir
requieta m olestava le altre degenti, anche impulsiva.
Ieri poi ha sorpreso all'im provviso una m alata ed è
riuscita a produrgli alcune escoriazioni al viso. Per
questo è stata trasferita al Pad. 8.
3/12/28 - Condizioni m entali a un di presso invaria
te. Passa al Pad. 2.
14/4/29 - Ha avuto un periodo abbastanza lungo in
cui si è p o rtata bene, lavorava ed e ra in complesso ab
bastanza tranquilla. Da circa un mese è to rn ata nuo
vamente irascibile, scontrosa, aggressiva e m olesta
verso le altre am m alate. Ieri poi ebbe un mom ento di
eccessiva im pulsività verso le compagne, inferm iere e
medico, fu necessario contenerla ed è in seguito stata
trasferita al pad. 8.
19/10/29 - A bbastanza calm a e composta. Si occu
pa di lavori di cucito. Passa al Pad. 2.
11/12/29 - H a dei brevi periodi in cui è relativa
m ente tranquilla e va a lavorare di cucito; presenta di
tanto in tanto delle convulsioni o degli equivalenti
(forti dolori di testa) rim anendo poi irascibile, scon
tro sa ed anche impulsiva.
31/7/30 - D urante questo periodo gli accessi con
vulsivi sono stati piuttosto rari, frequenti gli equiva
lenti con violente reazioni impulsive. Trasferita al
Pad. 8.
12/11/30 - È abbastanza calm a e composta. Per
aderire ad un suo desiderio si passa al Pad. 2.
16/1/31 - D urante questo tem po non si hanno avuto
veri fatti convulsivi, m a è frequente il ripetersi di
183
equivalenti: spesso l’am m alata è colta im provvisa
m ente da u n senso di m alessere generale, o d a un mal
di testa; contem poraneam ente diviene irritabilissim a,
reagisce violentem ente a qualsiasi co n tra rietà anche
non sussistente, ad un sem plice richiam o benevolo;
poi h a crisi di pianto convulso. Al di fuori di questi
episodi m antiene an co ra u n a spiccata irritab ilità, e al
m inim o intoppo sono calci e graffi p e r le compagne,
verso le quali conserva rancore per qualche tem po. È
buona soltanto quando ha da chiedere di an d are a
m essa e al ballo; p rivarla dell’una o dell’altro signifi
ca non lasciare in pace nessuno. Sem pre oziosa, inca
pace di occuparsi di un qualsiasi lavoruccio.
Fisicam ente sta bene.
17/1/31 - Si trasferisce al Pad. 8 perché litigiosa e
attaccabrighe.
14/4/31 - È più calma e ubbidiente. Si passa al Pad. 2.
21/7/31 - M entre in a ltri padiglioni si m antiene cal
ma e rem issiva, tan to che dorm e sem pre fuori guar
dia, in questo si m o stra irritabilissim a, prepotente,
aggressiva. Si trasferisce perciò al pad. 8.
13/9/31 - Passa al pad. 14 perchè irritatissim a.
27/9/31 - [Illeggibile],
2/7/33 - Condizioni invariate. Alti e bassi di relati
va calm a e di irritam ento e irrequietudine. Per neces
sità di posti passa al Pad. 6.
15/1/34 - Sempre lo stesso carattere, irritabilità,
aggressività. Più volte ha litigato venendo a vie di fat
to. Oggi p e r futili m otivi h a picchiato con corpo con
tundente u n ’am m alata. Si trasferisce al Pad. 8.
14/6/34 - Per suo desiderio passa al Pad. 6. Le con
dizioni m entali sono pressappoco invariate.
31/12/34 - D urante questo tempo le condizioni
m entali dell’inferm a si sono m antenute p ress’a poco
invariate: h a avuto qualche vertigine (4-5) ed una con
vulsione ; cara ttere irritabile, contegno stolido e pue
rile.
4/4/35 - Solite condizioni m entali: avendo litigato
due volte con la stessa am m alata viene tra sfe rita al
pad. 8.
6/5/35 - Condizioni invariate. Passa al Pad. 6.
29/1/36 - Solite condizioni mentali, solito cara tte
re. Passa al Pad. 10 per necessità di posti.
184
7/2/36 - Per necessità di posti passa al Pad. 10.
24/6/36 - H a litigato con una sua com pagna e alle
parole sono seguiti i fatti. Si passa al Pad. 14.
16/7/36 - Più buona. Si passa al Pad. 10.
11/9/36 - H a litigato con la ricoverata F. Ricomin
cia a essere un po’ irrequieta. Passa al Pad. 2.
5/10/36 - Passa al Pad. 10
18/10/36 - Irrequieta, impulsiva. Passa al Pad. 8.
30/10/36 - Litigio a vie di fatto con una ricoverata.
Passa al Pad. 14.
16/11/36 - Passa al Pad. 8 sem pre per la solita sto
ria di litigi.
9/11/37 - R are convulsioni e vertigini. Spesso cefa
lee. In....... litigiosa, prepotente e spesso clam orosa e
irrequieta. Fisicam ente bene.
5/3/39 - Indocile, attaccabrighe. Passa al Pad. 8.
15/10/40 - Impulsiva, noiosa, litigiosa. Passa al P.
14.
30/3/40 - Da qualche tempo più calm a e ordinata.
Ha rare m a gravi convulsioni epilettiche. Passa al
Pad. 10.
3/7/40 - È to rn ata ad essere impulsiva. Passa al
Pad. 8.
19/7/40 - Passa al 14 continuando nelle stesse con
dizioni.
7/8/40 - Si è fa tta un po' più calm a ed ordinata. Sa
lute buona. Passa al P. 10
31/1/41 - Da qualche tempo si è fatta molesta, p re
potente e m inacciosa contro tu tti ed insubordinata.
Passa al Pad. 14.
7/7/41 - Si è fatta più calm a e ordinata. Passa al
Pad. 10.
18/12/41 - La solita prepotente, m olesta e im pulsi
va. Passa al Pad. 14.
12/1/42 - P er necessità di posti passa al Pad. 10.
29/3/42 - Im pulsiva è to rn ata ad essere prepotente.
Passa al Pad. 14.
8/4/42 - È più buona passa al Pad. 8.
23/5/42 - Com posta obbediente passa al Pad. 10.
20/12/42 - Inquieta indocile passa al Pad. 8.
17/11/43 - H a avuto impulsi contro altre ricovera
te. Passa al 14.
10/12/43 - È calm a. Per suo desiderio si rim anda al
Pad. 8.
185
29/4/44 - Stolida nel contegno e nei discorsi con
frequenti crisi di irrequietudine e litigiosità, special-
m ente come prodrom i e postum i di accesso epilettico.
25/5/45 - Solite condizioni mentali. Gli accessi epi
lettici si ripetono in m edia due - tre volte al mese.
17/4/46 - Solita deficiente, monotona, noiosa. Va
soggetta a frequenti accessi e vertigini epilettiche.
29/6/47 - Condizioni m entali pressappoco invaria
te.
7/4/48 - N essuna m odificazione apprezzabile dello
stato m entale: si lam enta frequentem ente di cefalea
specialm ente prim a e dopo gli accessi convulsivi e
vertiginosi.
3 a AMMISSIONE
188
3/7/71 - Iteran te e perseveratrice; im m utata la si
tuazione neurologica di fondo.
12/7/71 - Persistono i movimenti di mulinazione,
canticchia continuam ente.
19/7/71 - Iterazioni verbali e m otorie, oggi i movi
m enti paleocinetici sono solo evidenziabili alla lin
gua.
27/7/71 - A destra, alla prova indice-naso com pare
trem ore.... frenàge; le ipercinesi agli arti di sinistra ri
vestono i caratteri di iterazioni paleocinetiche.
3/8/71 - Tende sem pre al dispetto insulso ed irre
frenabile.
11/8/71 - Oggi non si evidenziano i trem ori all’arto
di sinistra. Perm ane la m ulinazione della lingua. Diso
rientam ento apatico-am nestico.
23/8/71 - Ripete sem pre le stesse cose e nello stes
so modo. N ull’altro di rilevante.
6/9/71 - Le ipercinesie all'arto superiore di sinistra
ricadono insieme i movimenti paleocinetici e le ste
reotipie di movimento.
14/9/71 - P ersistenti i movimenti di m ulinazione
nel cavo orale. D isorientam ento tem porale su base....
am nestica e su base apatica.
27/9/71 - Invariata nelle sue solite richieste; le
ipercinesie paleocinetiche a sinistra sono evidenziabi
li solo a momenti.
9/10/71 Umore sereno; meno d istu rb ata dalle iper
cinesie m otorie arto di sinistra.
19/10/71 - Continuano i movimenti di mulinazione
della lingua. Nei movimenti intenzionali com pare tre
more all’arto superiore di destra.
30/10/71 - Iteran te nelle solite risposte.
8/11/71 - Umore gaio e stolido; ripete sem pre che
lei è am ericana e non sa niente.
16/11/71 - Perseverazioni sui vari piani espressivi e
com portam entali. Non sa rendersi conto della diffe
renza che passa tra varie età espresse sui simboli nu
merici.
2/12/71 - Ogni volta si ripresentano gli stessi mo
duli iterativi psicobiologici.
15/12/71 - Costantem ente euforica, si esprim e sem
pre alla stessa m aniera, ripetendo i medesimi temi.
7/1/72 - Iteran te e perseverante anche sul piano
motorio, continui movimenti di mulinazione.
189
24/7/72 - Umore euforico fatuo. Im m utata nelle
sue interrogazioni verbali rivolte al medico.
8/2/72 - N essuna coscienza di anom alie del suo
com portam ento; assicura di essere venuta in Italia ed
in ospedale per fare pulizie.
3/3/72 - Condizioni invariate.
20/3/72 - Ripete sem pre le stesse cose sul fondo di
uno stato d ’animo euforico demenziale.
6/4/72 - I movimenti di m ulinazione non si sono
m inim am ente attenuati.
31/5/72 - Condizioni invariate. Tranquilla.
29/8/72 - Stato m entale e com portam entale im mo
dificato.
21/11/72 - Poco dell’um ore euforico, contegno fa
tuo. M entalm ente decaduta. Presenta m ovim enti con
tinui alle labbra. Ripete con m onotonia uniform ata le
stesse frasi (sono venuta d all’America e mi hanno
m andata in ospedale) terapia:
12/5/73 - .... coerente, tono dell’um ore sereno. Pre
senta trem ori localizzati alle estrem ità distali degli
arti inferiori. Continua terap ia p rescritta. Presenta
tendenza alla iterazione verbale insistendo con mono
tona uniform ità nelle stesse richieste.
14/12/73 - Si richiede la trasform azione del ricove
ro coatto in ricovero volontario.
5/7/75 - La paziente è stata u rta ta accidentalm ente
dalla ricoverata B. e si è p ro cu rata una contusione al
la m ano destra.
20/11/75 - I o dose vaccino H. Atetal.
20/12/75 - 2° dose vaccino H. Atetal.
25/9/76 - 3° dose vaccino H. Atetal.
10/9/76 - La paziente è cu rata per d istu rb i di n atu
ra epilettica, potrebbe anche essere cu ra ta fuori
dell'istitu to se avesse un am biente in cui vivere e se
volesse uscire. È ricoverata fin dal lontano 1927 e non
ha più nessun parente che la possa accogliere fuori.
6/4/77 - Non ha più avuto disturbi epilettici. Non
può uscire perché non ha nessuno da cui andare. Con
tinua il trattam ento terapeutico antiepilettico.
25/8/81 - Ricovero urgente in ospedale civile per
edemi di n atu ra cardiaca.
5/12/84 - Dose di richiam o Atetal.
190
Mi rivolgo al sole
come al mio unico amico
per chiedergli di non venire
dom attina
a illum inare
me che saltello nel mondo
allegram ente
e rido
tra uom ini d ’acciaio
che tagliano le carni
dei miei fratelli
che p er gridare
non hanno più voce.
— Ricordi B arbara
quei giorni
di Montevago
quando eri bella
quando volevi vivere
quando eri libera
quando volevi vivere
quando volevi vivere
Ricordi B arbara
quei giorni
di Montevago?
— La te rra è inquieta
Uccidimi ti prego!
La te rra è inquieta
La te rra è terribile
loro sono finiti
tu tti finiti
Uccidimi! ti prego!
La notte è buia
il freddo mi fa trem are
e io non posso muoverm i
Uccidimi! ti prego!
La notte è buia
il freddo mi fa trem are
e io non posso muovermi
Uccidimi! ti prego!
— Ricordi B arbara
le sere di Montevago
quando eri bella
quando eri libera
e mi correvi incontro
e mi amavi
con i tuoi occhi di luce?
la luce della luna
la luce della luna
Ricordi B arbara
come eri viva
come eri bella?
Ricordi B arbara
le sere di Montevago?
la luce della luna
la luce della luna
— La te rra è inquieta
la te rra è terribile
tu tti che gridavano
sotto le travi
sotto la polvere
Uccidimi! ti prego!
Poi il silenzio
La notte è buia
il freddo mi fa trem are
e io non posso m uoverm i
Uccidimi! ti prego!
Poi il silenzio
poi nessuno.
Ma che volete da me?
Io non vi capisco
10 non vi capisco
Voi mi avete insultato
10 mi sono difeso
Allora mi avete serrato le braccia
mi avete serrato i piedi
mi avete inchiodato al letto
Poi il dolore
11 dolore
11 dolore dei colpi sulla testa
il dolore dei pugni nella pancia
il dolore dell’im potenza e deH’um iliazione
il dolore
dell’im potenza
e dell’um iliazione
Più volte
mi avete
soffocato
più volte
mi avete
soffocato
Io non vi capisco
Io non vi capisco
Voi continuate
a insultare
a picchiare
a sputare
Voi continuate
a insultare
a picchiare
a sputare
Ora sono muto
e non so più muovermi
Ora sono muto
e non so più muoverm i
Voi quando passate
mi spostate coi piede
e mi sputate addosso
Voi quando passate
mi spostate col piede
e mi sputate addosso
Io non vi capisco
Io non vi capisco
Lo so che siete feroci
Lo so che siete feroci
ma non ho capito perché
Lo so che siete feroci
Lo so che siete feroci
m a non ho capito perchè.
Io volevo am m azzarm i
e me l’hanno im pedito
e me l’hanno im pedito
Io volevo am m azzarm i
e me l’hanno im pedito
e me l’hanno im pedito
"Senza noi che fareste?
Io volevo m orire
e me l’hanno im pedito
Senza noi che fareste?
Che fareste?
M ancherebbe il lavoro
ai guardiani del campo.
M ancherebbe il lavoro
ai guardiani del campo
ai guardiani del campo.
196
TERESA B.
197
15/3/52 - Incerta, disattenta, poco o rientata, si nu
tre poco e si è dovuta alim entare. Si trasferisce al Pad.
10.
12/1/53 - Sono state fatte oltre 40 applicazioni di
elettroshock senza apprezzabili m iglioram enti. L’am
m alata si nutre poco ed ha frequenti scatti impulsivi.
Passa al pad. 14.
28/2/53 - Più calm a passa al pad. 10.
6/3/54 - Sono state fatte altre applicazioni di elet
troshock: sem pre stolida, sudicia. Passa al pad. 4.
12/3/54 - Per rendere possibile alla paziente di re
stare alzata si trasferisce al pad. 2. Sem pre sudicia e
disorientata. Condizioni fisiche buone.
20/3/54 - È necessario trasferirla di rep arto perché
m olto sudicia e a volte un poco irrequieta. Viene p er
tanto passata al pad. 4.
16/9/55 - Dissociata, sem pre al letto, a volte scon
trosa. Passa al pad. 14.
23/10/55 - Invariata, passa al pad. 12.
4/11/55 - Per necessità di posti, passa al pad. 10.
7/12/55 - Passa al pad. 4.
18/12/56 - Due giorni fa è stata colpita da una vici
na di letto col vaso riportando due ferite profonde in
regione frontale e parietale, si sutura. Onde prevenire
altri fatti del genere viene trasferita al pad. 14.
27/4/58 - Stolida, sconnessa, sudicia.
13/7/60 - Condizioni invariate.
4/6/62 - Sudicia dissociata a volte im pulsiva. Lace-
ratrice deve essere a volte contenuta. Fisicam ente in
buone condizioni.
14/8/64 - Deve essere contenuta perché in conti
nuazione lacera [le due righe seguenti sono illeggibili].
4/7/68 - Sempre in letto, spesso contenuta, perché
lacera continuam ente. Sudicia.
6/10/69 - Condizioni m entali invariate.
4/11/70 - Decadute le condizioni fisiche. È sem pre
in letto. Autolesionista, sudicia.
8/3/71 - Accetta il colloquio sul piano del diverti
mento, nonostante le sue condizioni di laceratrice ed
autolesionista em ergono tra tti di spontaneità anche
se subito ricoperte da una situazione che è al limite
dell’umano. Si propone u n ’intensiva terap ia psicofar
macologica al fine di lim itare il più possibile lo stato
di contenzione.
198
2/4/11 - N onostante si sia giunti ad alti livelli di te
rapia (11 mg di Serpasil e 30 mg d i ..... ) la condizione
di im pulsività laceratrice non si è atten u ata quasi af
fatto. La paziente ha dei mom enti in cui form alm ente
è capace di fare osservazioni e di porsi con una certa,
sia pure m om entanea ed effim era, distanza verso il
proprio stato.
9/4/71 - Ieri è stata alzata senza lacerare, ma segui
ta da u n ’inferm iera che ha com inciato a rieducarla al
la vita di relazione. Si è giunti a 13 mg. di Serpasil, più
20 mg. di... [Illeggibile]. Da 100-105.
11/4/11 - A lterna giorni in cui riesce a stare alzata
senza lacerare a giorni in cui l’im pulsività laceratrice
si fa inarrestabile. Comunque riesce a passare m olte
ore senza m useruola.
30/4/71 - "H o ro tto solo un vestito” fa questa affer
mazione fra il serio e il faceto. Dà delle risposte p a ra
logiche. Lo sguardo è spesso estatico nel vuoto. Note
vole (............) della m uscolatura striata.
8/5/71 - A lterna periodi in cui è più accessibile al
com portam ento com unitario a periodi in cui continua
a lacerare sia p u re in m aniera più ridotta. Comunque
è tu tto il giorno alzata ed esce anche nel parco.
26/5/71 - Va bene nei giorni in cui il personale rie
sce a seguirla con accuratezza.
7/6/71 - Ieri è uscita con i fam iliari per u n ’intera
giornata: si è com portata adeguatam ente.
22/6/71 - Nuova uscita con i p aren ti con buon risu l
tato; se non la si distrae tende sem pre a lacerare, spe
cie la roba dell’Ospedale.
3/7/71 - Nei giorni scorsi c ’è stato un modico peg
gioram ento anche in relazione ad u n ’atm osfera di re
parto scarsam ente permissiva.
12/7/71 - La paziente appare astenica per cui si di
m inuisce m om entaneam ente la terapia.
19/7/71 - A bbastanza governabile; non ha ritegno o
pudore, m a è avvicinabile in m odo sufficientem ente
corretto se presa in buone m aniere.
27/7/71 - A ttraversa un periodo di relativa tra n
quillità senza eccedere in laceram enti.
6/9/71 - In questi ultim i tem pi p er ragioni indipen
denti da co rrette im postazioni m ediche la paziente ha
dovuto subite delle restrizioni nello spazio dei liberi
interventi: ciò h a p ortato una certa regressione rispet-
199
to ai mesi scorsi.
14/9/71 - Ieri ha m anifestato stolide idee di fine in
rapporto però al fatto di essere stata so rp resa dal me
dico im b rattata di feci.
27/9/71 - Tre giorni fa crisi neurodislettica con
substrutturazione tem atica costituita da idee di m or
te.
9/10/71 - È stata vista dal ginecologo il quale ha
prescritto indagini orm onali sulle urine.
8/11/71 - Ambivalente nelle decisioni, com porta
m ento infantile con atteggiam enti da "Alice nel paese
delle m eraviglie”.
16/11/71 - Situazione invariata.
2/12/71 - Oggi ha presentato una grave crisi dislet-
tica che si è estrinsecata con vomito e m alessere gene
rale espressso dalla m alata come p au ra di m orire e
con uno stato d'ansia e paura.
15/12/72 - In questi giorni presentato ascesso nella
regione glutea sinistra con lieve rialzo term ico.
7/1/72 - Nei giorni scorsi frequenti crisi dislettiche
sotto form a di m alessere generale che si esteriorizza
con lam entele infantili.
24/1/72 - Ha superato un episodio influenzale.
8/2/72 - Sostanzialm ente invariata; com portam en
to sufficientem ente socializzato quando è presente il
medico. Il suo lacerare è un modo di esprim ersi diver
tendosi.
3/3/72 - La percezione degli oggetti si concentra su
aspetti parziali e del tu tto secondari. F atu ità m arcata.
20/3/72 - Quando la si p o rta fuori, frequentem ente
si accascia a terra: l’atto è però da vedersi nel campo
delle bizzarrie com portam entali.
6/4/72 - Da qualche giorno spesso è di m alum ore:
in questo periodo lacera e tende a farsi del male.
31/5/72 - H a iniziato la terap ia con Anatensol do
saggio attu ale 500 mg. al dì. Fino ad o ra non si sono
avuti risu ltati apprezzabili anzi la paziente è p iù in
stabile e scomposta. R aram ente em ergono elem enti
im putabili a im pregnazione farm acologica p er cui si
ha la possibilità di salire ulteriorm ente coi dosaggi.
Continua a lacerare. È pure stata in prim avera a casa
e i fam iliari hanno riferito di aver faticato parecchio a
tenerla costantem ente sotto controllo. H anno riferito,
e la paziente lo conferm a, di aver preso la m adre per i
200
capelli. Il racconto dell'am m alata in proposito è fatuo
e privo di adeguata partecipazione affettiva.
29/8/72 - C ontinua a lacerare coperte e lenzuoli.
Ha smesso di lacerare i m aterassi da quando è stata
inform ata che il m aterasso su cui giaceva era l'ultim o
e che in magazzino avevano finito la scorta.
17/11/72 - M anifesta pulsioni clastiche con tenden
za a lacerare lenzuola e m aterassi ("non so cosa fare,
quando ho ro tto la roba sto bene''); sputa saltu aria
m ente sulle p areti della cam era . Presenta tendenze
m asturbatone.
20/1/73 - S tolida e fatua nel contegno, puerile in
tu tte le sue manifestazioni.
Lacera pressoché in continuazione m aterassi e len
zuola, si m a stu rb a frequentem ente. Terapia: Letarghi
tre fiale al dì, Becozym 3 comp., Pineale 1 fiala intra-
musc.
18/2/73 - La paziente presenta fatu ità e stolidità
nel contegno, lacera vestiti, lenzuola e m aterassi, spu
ta in continuazione p er te rra e sui m uri, si m astu rb a
frequentem ente. Viene inviata in d ata odierna presso
la clinica ginecologica p er m etro rrag ia di n a tu ra da
determ inare. T e ra p ia :..........................
14/5/73 - La paziente appare fatua, stolida, estern a
un sorriso puerile, lacera saltuariam ente lenzuola e
vestiti. Tono dell’um ore indifferente. Si n u tre e riposa
regolarm ente.
5/12/73 - Si richiede la trasform azione del ricovero
coatto in ricovero volontario.
21/11/75 - 1 vaccino h. Atetal
21/12/75 - II vaccino h. Atetal
25/9/76 - III vaccino h. Atetal
5/12/84 - Dose di richiam o Anatetal
201
Il sole Il sole
diventa diventa
rosso rosso
ogni sera ogni sera
perchè si vergogna perchè si vergogna
il sole
diventa perchè si vergogna
rosso di avere
ogni sera fatto
perchè si vergogna il giro
di questa
perchè si vergogna nostra
di avere terra
fatto
il giro di questa
nostra
di avere terra
fatto schiava
il giro
di questa di questa
nostra nostra
te rra terra
che m uore
di questa
n o stra Tra le colline
te rra livide di polvere
•*
schiava tra le vallate
di questa aspre di pietre
n o stra io ho
te rra lavorato
che m uore ho lavorato m olto
202
poi II sole
quando
avevo diventa
lo sguardo rosso
spento ogni sera
come perchè si vergogna
un cavallo il sole
stanco diventa
rosso
mi hanno ogni sera
messo da parte perchè si vergogna
nella paglia
perchè si vergogna
come di avere
un cavallo fatto
stanco il giro
di avere
poi fatto
quando il giro
avevo di questa
lo sguardo nostra
spento te rra
come
un cavallo stanco di questa
n o stra
mi hanno terra
messo da p arte schiava
nella paglia di questa
come nostra
un cavallo te rra
stanco che muore.
203
Se esco da questo squallore
da questo squallore senza nome
da questo squallore
da questo squallore
siamo giovani vecchi bam bini
tu tti senza fu tu ro
tu tti am m assati
tu tti isolati
tu tti senza fu tu ro
tu tti senza tem po
tu tti senza fu tu ro
tu tti senza tem po
tu tti vuoti
tu tti vuoti
Li hai visti i m anichini?
Li hai visti come sono?
Li hai visti come sono?
Specialmente la sera
Specialm ente la sera
quando sem brano ancora
più vuoti
quando sem brano ancora
più vuoti
nella luce finta
nei bagliori delle insegne
che s’accendono
che si spengono
che s’accendono
che si spengono
come i rintocchi
di u n a cam pana
che t ’impedisce
di dorm ire
come i rintocchi
d ’u n a cam pana
che t ’impedisce
di dorm ire
Se esco da questo squallore
da questo squallore
Se esco fuori
mi ammazzo
Per tornare
finalm ente
nel nulla
Per tornare
finalm ente
nel nulla
Voi direte: gesto insano
di un pazzo
fuggito
dal manicomio
Io non so perchè il sole
non scappa
Come fa a sopportarvi?
Come fa a sopportarvi?
Attimo per attim o dubitavo di me stesso
fino a ridurm i al silenzio.
Intervista al dott. Giorgio Antonucci
su Teresa B.
207
La Teresa era la persona riten u ta la più pericolo
sa di tu tte nel reparto delle "pericolose”, era quello
che con term ini molto usati o ra si chiam a "il m ostro”,
lei era considerata il "m ostro di Im ola”. Dunque
quando io arrivo intanto, dovevo passare tu tte queste
b arrie re (anche Noris, m ia moglie, ha visto questa sce
na tanto che mi disse: Cosa ci fai qui dentro, non puoi
m ica farci nulla; è una cosa trem enda, assurda, è una
cam era di tortura). Arrivati davanti alla p o rta vedevi
solo dallo spioncino; di Teresa dallo spioncino vedevi
solo gli occhi e i capelli, perché lei aveva la m aschera
(descritta come m useruola nella cartella, all'annota
zione del 17/4/71), poi aveva la cam icia di forza toraci
ca che la teneva fissa al letto, le cinture di contenzione
alle gam be e ai polsi, p er cui era come una mummia.
208
re dei medici. Anche se il reparto dipendeva in tera
m ente da me, il medico precedente si ritirò subito e
così le inferm iere, avevano paura, e si capisce anche
perché avevano paura, data la situazione, il modo abi
tuale di pensare e il fatto che tu tto sem brava andare
contro la volontà dello stesso paziente. Ma dopo un
mese, che io ho trascorso interam ente nel reparto not
te e giorno, perché non c’era solo Teresa, nel rep arto
c’erano q u aran taq u attro donne, di cui una tren tin a
erano legate in continuazione, m entre le altre stavano
slegate qualche o ra al giorno. C’era tu tto questo lavo
rio di legarle e slegarle.
Dopo un mese ho consegnato alla direzione i mez
zi di contenzione in un sacco accom pagnato da un bi
glietto con su scritto: "QUESTI STRUMENTI DI TOR
TURA DEVONO USCIRE DA UN REPARTO OSPEDA
LIERO”.
Ogni volta che prendevo un rep arto facevo questo
lavoro, slegavo tu tti e poi consegnavo i mezzi di con
tenzione. Perché consegnarli? Perché fino a che si ten
gono lì, anche se non si usano, sono una possibilità
terroristica. Q uando m andai tu tto via lo feci sapere
ufficialm ente a tu tti, inferm ieri e degenti: era finita!
209
D: Tu hai tolto a lei come a tu tte le altre gli psico
farm aci? Dalla cartella risu lta che veniva pesante
m ente im bottita di psicofarm aci, e nonostante questo
continuava giustam ente a ribellarsi.
211
SAGGI TESTIMONIANZE INTERVISTE
Ideologia e strum enti
del trattamento psichiatrico in concreto
Ricostruzione critica a partire
dalla esperienza
I - L’INTERVENTO AUTORITARIO
Innanzitutto bisogna dire che non vi sarebbe la psichiatria
con tu tti quelli che sono gli strum enti con essa collegati se
alla sua base non vi fosse L’INTERVENTO AUTORITARIO.
Finché si resta aH 'interno di una libera discussione tr a di
versi punti di vista e com portam enti si resta aH’interno di
un incontro tra persone che si cercano liberam ente p er aiu
tarsi a capire nei pro p ri problem i. Si possono avere discus
sioni anche vivaci, ci si può scontrare lì p er lì anche con for
za. Fin qui non c ’è psichiatria né m ai ci sarebbe.
LA PSICHIATRIA INIZIA IL SUO TRATTAMENTO
QUANDO QUALCUNO PENSA CHE TI DEVE PRENDERE
CON LA FORZA PER CAMBIARE LE TUE IDEE.
Infatti si può essere certi che la psichiatria non sareb
be so rta e sviluppata se non fosse esistito l’istituto del rico
vero obbligatorio. Se si toglie questo, la psichiatria viene
m essa in crisi alla radice. Un esempio. Poniamo il caso che
a te piacciano le ragazzine di 14 anni. È probabile allora
che tu cerchi di avere rapporti sessuali con loro. Se lo psi
chiatra pensa che questo sia un com portam ento antisocia
le, perché si tra tta di m inorenni, stabilisce che il tu o inte
resse per le ragazze di 14 anni è "m orboso”. Interesse mor
boso vuol dire che già h a dato di te u n a diagnosi di m alattia
m entale. Q uesta diagnosi diventa assolutam ente necessaria
p e r lo psichiatra e p er la società che richiede il suo in ter
vento. Ed infatti, com e farebbe senza questa diagnosi, ad
215
im pedirti di frequentare le ragazze di 14 anni? Ti deve to
gliere dalla "circolazione” ! Ecco, allora, ti fa un bel ricove
ro obbligatorio. Ecco il m edico del territo rio che conferm a.
Il sindaco fa il certificato. O ra ti prendono con la forza e ti
portano al Centro di Diagnosi e Cura. Tu non ci vuoi anda
re. Quando arrivano, qualcosa devono fare. Ecco, chiam ano
le guardie m unicipali. Sono alm eno in q uattro: due infer
m ieri e due guardie m unicipali. In q u attro TI PRENDONO
CON LA FORZA E TI PORTANO DENTRO. Tu o ra stai lì e
non hai alcuna intenzione di rinunciare subito alla tu a idea.
La p o rta è aperta? No, la p o rta è chiusa. Se l’avessero la
sciata a p e rta te ne saresti già scappato. Tu, con quella idea,
non p o trai an d ar via per quella porta. Ecco, pian piano si
sta costruendo il manicomio...
Come sei chiuso là dentro, se sei una persona energica
e forte, com inci a spaccare tu tto quello che c ’è nella stanza.
Dici: m a io voglio an d ar fuori, perché m ai non devo avere
l’idea di p o ter andare con le ragazze di 14 anni? Spacchi
tutto. E loro, loro che fanno? TI LEGANO AL LETTO! Ti
hanno legato, stai stretto, m a p u re così tu fai casino, e ti
m etti ad urlare, e, se sei uno forte, può d arsi p u re che ti
svincoli, che ti sciogli dal letto.
A QUESTO PUNTO TI FANNO LA PUNTURA! Ti fanno
un bel punturone. Tu chiedi: m a cos'è, non voglio. Loro ti
dicono, se ti dicono qualcosa, che in questo m odo tu ti " ri
lassi”. Dormi. Dormi molto. Quando ti svegli ti senti la lin
gua gonfia e meno forza in tu tto il corpo. Allora loro si ri
fanno vivi: "Allora, che ne dici delle ragazze di 14 anni?”. E
tu, p u r con la lingua tu tta attaccata, gli fai: "Beh, sono mol
to a ttra e n ti” . Loro pensano: È PIÙ RILASSATO, MA NON È
GUARITO! QUINDI? QUINDI ALTRA PUNTURA. Questo si
ripete fino a che tu non ricordi più che esistono le ragazze
di 14 anni. Almeno m om entaneam ente. O ppure tu cominci
a pensare m olto con te stesso e dici a te stesso: Oh! qui se io
continuo a dire che mi piacciono le raga... questi mi m assa
crano. Allora gli fai: "No, a me le ragazze di 14 anni non mi
interessano più. Trovo del tu tto sbagliato e fuori luogo UN
INTERESSE SESSUALE NEI LORO CONFRONTI”. PRA
TICAMENTE, RITRATTI.
ALLORA TI DIMETTONO, TI MANDANO FINALMEN
TE A CASA. CON LA CURA: UNA PUNTURA AL MESE OP
PURE UNA SERIE DI PUNTURE A ONDATE SUCCESSI
VE.
ECCO COME NASCE IL MANICOMIO ED IL SUO PRO-
216
LUNGAMENTO DOMESTICO. ESSO NON È UNA COSA
CASUALE; IN UNA CERTA LOGICA ESSO È NECESSA
RIO, INDISPENSABILE. CHI PRETENDE DI CONTROL
LARE CON CERTEZZA IDEE E COMPORTAMENTI HA BI
SOGNO DEI MANICOMI E DELLE CURE PSICHIATRI
CHE. L’ALTERNATIVA È QUELLA DI ELIMINARE FISI
CAMENTE I SOGGETTI SGRADITI, MA QUESTO NEPPU
RE A HITLER ERA SEMPRE POSSIBILE.
224
"neutralizzate” dalla psichiatria coattiva.
Episodi quotidiani possono ch iarire questo concetto.
Giorni fa, ad esempio, ci siamo fatti ap rire la p orta di uno
dei rep arti chiusi che stanno qui a pochi m etri. Ebbene lì
abbiam o potuto notare com portam enti apparentem ente
strani che nei reparti, aperti non si vedono più.
Qualche recluso ad esempio girava nudo. Ora uno che
viene dal mondo esterno si può "scandalizzare”; ma la do
m anda da farsi è: m a a che serve vestirsi quando si resta tra
quattro pareti tu tta una vita e gli altri con cui sei '"obbliga
to ” a vivere sono persone ridotte a oggetti con cui non ci si
"incontra” più?
Quindi non va dim enticato che la reclusione fisica
dall'esterno, l’obbligo cioè a vivere in spazi ristretti e con le
stesse persone, in una parola la restrizione della lib ertà
personale di movimento, oltre alla ben nota aggressività
com porta una riduzione netta di quelle m odalità di com
portam ento che costituiscono il patrim onio sociale di rico
noscim ento reciproco.
225
La s c ie n z a infelice di Cesare Lombroso
ricerca a cu ra di
Isa Ciani e Giuliano Campioni
234
elucubrazioni più volgari e spropositate, io non ci troverei
nulla a ridire (la nuova Biblioteca Elzeviriana sarebbe lì a
provarcelo); m a che un cuoco, anzi uno sguattero, acuisca
l’ingegno m aggiore che n a tu ra gli diede, non neU’ammanni-
re nuovi intingoli, m a nello scrivere continuam ente, nel
progettare repubbliche ideali, com e non Toserebbe forse
attualm ente Mazzini, e nel continuarvi anche quando non
trova alcuno che gli badi, tanto da rid u rsi alla fame, qui tro
viamo im a di quelle specie di eroi che, piuttosto di toccare
le soglie del W alhalla, raggiungono o, almeno rasentano
quelle del m anicom io, tanto più se egli è di quelle regioni
dove l’ideale delle basse plebi difficilm ente si spinge verso
le alte questioni politiche e m orali, dove, p er servirm i dei
detti delTiflustre statista napoletano Rocco De Zerbi,
'T idealism o h a poca presa, dove la fede è so stitu ita dalla
speranza, speranza di spender m eno negli onesti, guada
gnar di più nei m eno onesti e bisognosi, dove la tendenza
non è già l’entusiasm o p er un principio, p er un’idea, m a p er
u n m aterialism o politico, che consiste, in fondo, nel voler
pagare 10 lire di m eno all’agente delle tasse, od aver un po
sto al Banco di Napoli, o una croce d a cavaliere e, nei p iù ri-
spettabili e delicati, nel non aver fastidi ed essere rip ettati
dagli altri". Q uando in un simile am biente un uomo, senza
una speciale educazione, si caccia d ietro ad ideali così di
versi da quelli della sua classe, è certo anormale: p o trà es
sere un genio, un Giotto da pastore trasform abile in p itto
re; m a se questo p astore trascu ra d a una p arte le pecore e
dall’altra mi traccia solo degli sgorbi, indegni persino di un
im bianchino, allora comincio a dubitare, non che si tra tti
di un vero pazzo, m a di quella form a interm edia che io chia
m ai già del mattoide...» (Considerazioni al processo Passa-
nante, in Delitti vecchi e delitti nuovi, Torino 1902, p. 202).
Abbiamo voluto rip o rtare per esteso la citazione p er
ché, di passaggio m a non casualm ente, dà anche un esem
pio di com oda e sbrigativa psicologizzazione antropologica
del 'tipo’ napoletano. Lombroso riporta, per oggettivare e
suffragare positivam ente il giudizio, la testim onianza di un
'esperto', Ton. De Zerbi, seguace della nuova scuola. L’u ti
lizzazione di categorie m ateriate di un rozzo e deteriore psi
cologismo, com ’è noto (ma va ricordato), non fu certo neu
tra o 'riform ista' m a funzionale al diffondersi di teorie raz
ziste sull'inferiorità biologica e 'atavica' dei m eridionali
che rispondevano a tan ti scomodi perché.
Il darw inism o sociale, il positivism o lom brosiano furo
235
no il terreno fertile per il prosperare di tu tta una sottocul
tu ra di m edici, giuristi, avvocati che grandem ente influen
zò l’opinione pubblica e che risolveva l’im pegno in una ap
plicazione em pirica, assidua, ad ogni fatto, anche di crona
ca, p er funzionare da raccolta di luoghi com uni, pregiudizi,
razionalizzati e restitu iti sotto il nome di 'scienza' (Su que
sto cfr. in particolare G ram sci, Alcuni temi della quistione
meridionale, Roma 1966 pp. 135-36 e sulle sue orm e M. Sal-
vadori, Il mito del buongoverno, Torino 1972 p. 184 sgg.).
In considerazioni successive sul caso Passanante, dopo
aver citato gli esempi delle pazzie epidem iche del medio
evo "che si ripetono nei nihilisti di Russia, nei m orm oni e
nei m etodisti d ’America, negli incendiari N orm anni, ed ora
in quelli della Comune di P arigi” assim ilati per quanto ri
guarda l’Italia "ai torbidi suscitati nell’Em ilia dal m acina
to, nei quali, secondo uno studio accuratissim o dello Zani,
appunto presero p arte sette alienati”, propone com e rispo
sta risolutiva p e r la difesa sociale l’istituzione del m anico
mio crim inale e così conclude alla ricerca di una com une
sicurezza: "Forse che non era egli più consolante il po ter di
re che non fu sano di m ente quello che attentava il nostro
re, che il tentativo del regicidio non fu l'espressione delle
passioni di un p artito e nem m eno d’un individuo, ma l’ef
fetto di una m alattia...?” (Pazzi e anomali, cit. pp. 343-44).
Se dal quadro generale, tracciato a grandi linee, scen
diamo quindi alla concretezza dei singoli interventi sul so
ciale (qualche altro significativo esempio lo darem o discu
tendo brevem ente l’introduzione del Giacanelli) ci sem bra
di vedere una conferm a della funzione ideologicam ente re
pressiva svolta dallo stesso Lombroso. Non ci sentiam o in
fatti di po ter accreditare l’immagine che, p u r all'interno di
un’equilibrata e articolata le ttu ra del fenomeno Lombroso,
em erge dalle pagine del Giacanelli. Egli inserisce la posi
zione del crim inologo nel movimento generale del processo
costitutivo dello stato e della coscienza u n itaria nell’am bi
to di fo rti contraddizioni: il ruolo dell’intellettuale è note
vole p er la razionalizzazione riform ista di una patologia so
ciale. Lom broso app artereb b e all'ala più avanzata e radica
le di questa borghesia che non si rifiuta al confronto con i
>roblemi reali, non si nasconde che dopo Firnificazione il
[avoro è tu tto da com piere p er una v ittoria su ll’a rretratez
za. "È — scrive Giacanelli — tra quelli che si collocano più
a sin istra rispetto al potere ufficiale, e si erigono a coscien
za critica di un a società che indugia sul vecchio ed esita a
236
intraprendere la strad a della sua organizzazione più avan
zata, cioè razionale, 'positiva', scientifica" (p. 11).
In realtà, nel constatare una m ilitanza dell’intellettua-
le che non identifica la sua m arcia con quella delle classi di
rigenti, si concede poi un po’ troppo a Lombroso con questa
definizione. Ci sem bra che il "tecnico" voglia im porre una
"su a" norm a, certo im m anente e razionalizzatrice, critica
di ogni residuo spiritualistico, m a tale da non incrinare il
fondo sostanzialm ente apologetico. Non di "appropriazio
ne scientifica dei grandi problem i nazionali" (p. 13) si tra t
ta, bensì di fa r passare, esorcizzandoli, i grandi problem i
attraverso le m aglie dell’ideologia "scientifista", g aran tita
dalla superiore n eu tra lità del "tecnico".
È presente in Lombroso il mito, diffuso dopo la Comu
ne, di una politica "sperim entale” di cui lo scienziato si fa
depositario, u na so rta di ingegneria sociale lontana dalle
astrazioni e passioni del giacobinism o (basti pensare ai Dia
loghi filosofici di R enan col sogno inquieto di una aristo cra
zia dei "savants” che dominano saldam ente col te rro re una
società naturalisticam ente gerarchizzata, ed alle posizioni
di Taine).
In nom e dei fatti "positivi” e del rifiuto a brutalizzarli
e violentarli com e facevano i rivoluzionari (malati dell’idea
le) di Taine (e, ripetendo la stessa follia, i com unardi), si
vuol costruire u n ordine che tenga conto, come si è visto,
deH’inelim inabile fondo di violenza nella "bestia um an a”.
La dem ocrazia, il parlam ento, sono oggetto di attacco da
parte di Lom broso, che si muove sulle orm e della comtem-
poranea cu ltu ra reazionaria francese. Non è in nom e di una
reale “rappresen tativ ità popolare” di contro all’accentra
m ento (p. 13) com e sem bra credere Giacanelli, che Lom bro
so critica la "superstizione p arlam en tare”, m a seguendo la
logica del "Senatores boni viri, senatus mala bestia" (cfr. Il
momento attuale, p. 19). Non dim entichiam o che Lombroso
fu, se non il padre, come pretendeva la sua scuola, certo
uno dei padri della psicologia delle folle e che Scipio Sigíle
le era uno dei suoi allievi più fedeli e stim ati.
Lombroso afferm a, citando le sue fonti francesi, che il
parlam entarism o è "la più grande delle superstizioni mo
derne”, che il suffragio universale è un pericolo in quanto
"corrisponde al dominio del num ero sul m erito, della quan
tità...”. "È il benessere, non il dom inio dei più che bisogna
cercare, e il prim o esclude necessariam ente il secondo, co
me la salute e la ricchezza di un bam bino vanno in ragione
237
i n v e r s a d e l la s u a p ie n a l i b e r t à , d e l la s u a
onnipotenza....L'aristocrazia della scienza... è la sola che
ssa rendere la borghesia superiore al p ro letaria to ”. Il va-
E ■e del voto dovrebbe essere quindi proporzionato al m eri
to e tale che controbilanciasse l’influsso del num ero. In a r
monia con il quadro si auspica infine l’istituzione di "m ini
steri affatto tecnici, e so ttratti ad ogni influenza di
partito...” (Il delitto politico e le rivoluzioni, cit. p. 511-523).
Lom broso to rn erà a p iù riprese sulla "follia” delle masse,
basti ricordare, p er tu tte, la grossolanità con cui diffonde e
com pleta le teorie del Taine nello scritto (conferenza) La de
linquenza nella rivoluzione francese (Milano 1897). La tesi
storiografica viene annunciata con invidiabile im p ertu rb a
bilità: "Q uella che si suole chiam are Rivoluzione dell’89,
non fu che una grande rivolta e un grande delitto politico
che servì ad aum entare una triste serie di com uni delitti...”
(P- 3).
Q uesta assu rd a sequela di crim ini e aneddoti di gratui
ta violenza raccontati con com piacim ento letterario e non
senza un certo gusto sadico, offre un tipico esem pio della
p retesa ’scienza a p erta’ di Cesare Lombroso, di quell’opera
di pubblicista infaticabile che diffondeva e ’popolarizzava’
le sue teorie. Ogni atten tato anarchico, in qualunque p arte
del m ondo avvenisse, non m ancava di avere, fra i tanti, an
che il com m ento della scienza lom brosiana: un rim astica-
m ento puntuale di vecchie sciocchezze generali che rip er
correvano la storia del delitto politico: da B ruto alla Cor-
day, a Orsini, fino ad arrivare, già stanca, all’episodio da il
lum inare. E qui allora non rim aneva a Lom broso che accet
tare, com e d irà Pietro Gori, la "sozza versione questurine-
sca” m agari facendo vedere, in più, il determ inante influs
so del clim a o le ascendenze pellagrose del reo. Si com pren
de perciò il largo successo internazionale di questi suoi
scritti nell’opinione media, al di là dello ’scientifico’ sospet
to di risu ltare ingrato sia agli anarchici che agli sbirri (Gli
anarchici, Roma 1972, p. 7).
Per quanto riguarda il "decentram ento am m inistrati
vo” (Giacanelli, cit. p. 13), l’adesione della scuola positiva a
questa tem atica agitata dai gruppi più progressisti, non è
certo priva di am biguità. Non si può fa r discendere tale po
sizione, come apologeticam ente-è stato fatto, unicam ente
dalla tradizione dei Cattaneo e della p arte più avanzata del
risorgim ento; infatti l’adesione al decentram ento è guidata
spesso da convinzioni razzistiche: la "scienza” aveva inse
238
gnato l’inferiorità biologica e la pericolosità d certe popola
zioni e ciò dettava la m isura prudenziale di non accom una
re e m escolare troppo le razze superiori del nord con le in
feriori del sud e delle isole. Queste le posizioni del Sergi,
dell’Orano, che vengono energicam ente sostenute dai sedi
centi socialisti F erri e Niceforo.
Certo la posizione del Lombroso appare in m olti casi
più sfum ata (cfr. p er esempio lo scritto In Calabria) p er il
desiderio che la scienza si ponesse come reale sostegno e
non dissolvente della raggiunta e fragile unità. In altri
scritti però le convinzioni razzistiche em ergono chiaram en
te anche su questo punto: "E questa politica del distacco e
dell’autonom ia conviene, talora, anche in una stessa nazio
ne, quando, p er le condizioni di razza, vi sia 'una disugua
glianza enorme. Allora una legge uniform e, come un vestito
uguale applicato a m em bri disuguali, produce dolore e dan
no e quel continuo m alessere che si esplica colla rivoluzio
ne...” (Il delitto politico e le rivoluzioni, cit. p. 502).
Per il problem a dell’educazione (cfr. Giacanelli, pp 13-
14), centrale negli interessi delle classi dirigenti dell’Italia
unita, a nostro p arere bisogna distinguere il discorso di
Lombroso dalle posizioni più ap erte presenti nell’am bito
del positivismo. L’educazione, agendo solo sullo strato av
ventizio del cara ttere e quindi incapace di operare m odifi
che in profondità, non è certo un fatto re di rigenerazione o,
tanto meno, di coscienza critica, m a di quietistico ad atta
m ento al proprio stato ("normale"). Per questo si dà una
certa im portanza in Lombroso, com e in Sergi, all’educazio
ne delle classi che meno sem brano conciliate con la p ro
p ria condizione: operai, artigiani, piccola borghesia, p er
conferm arli nella loro situazione di onesta produttività.
Scetticism o si n u tre invece nei confronti di una educazione
indirizzata alle classi contadine, chiuse nel loro "atavico”
isolamento, incapaci di un sostanziale sviluppo.
La problem aticità era m olto diffusa: il misoneismo,
YIdiotismus des Landslebens erano dati "scientifici” con
cui bisognava fare i conti. Così si esprim eva il Ferri: i cer
velli dei contadini sono "così anem ici di idee, non tan to p er
la m iseria fisiologica cui sono troppo spesso condannati
quanto, piuttosto, perché essi sono realm ente p er ragioni
sociali m a anche naturali, una stratificazione, che rap p re
senta una anterio re fase dell’evoluzione psichica um an a”
(Ferri, Socialismo e criminalità, Torino 1883).
L’educazione deve essere so p rattu tto tecnica; questa
239
dà dignità all’operaio e lo rappacifica con la p ro p ria funzio
ne.
In Lom broso la polem ica contro l’educazione classica è
scopertam ente politica: il classicism o con la sua esaltazio
ne delle virtù " a s tra tte ” (libertà, coraggio, etc.) e dell’uomo
in sé, è fom entatore di rivoluzioni: "... ecco perché, m an
cando così di una solida base, il giovane si getta in braccio
alla p rim a novazione, anche la più errata, la più discorde
dai tem pi, quando gli rico rd a là m ale in tra w e d u ta antichi
tà. Chi ne dubitasse, ricordi il classicism o dei rivoluzionari
dell’89...” e, citando Ferrerò, “T utta l’educazione classica
che altro è se non una glorificazione continua della violen
za, in tu tte le sue form e?” (Gli anarchici, Rom a 1972, p. 41).
Anche in Lombroso, R ousseau è l’esem pio "geniale” di
quali conseguenze può avere il connubio fra classicism o
(l'uomo a stra tto e uguale nella "ragione”) e follia p er cui si
m isconosce la "re a ltà ” sperim entabile delle differenze di
razza, clim a, sesso p er rid d u rre tu tto alla volontà generale
e al co n tratto sociale.
Q uesto tipo di problem atica ha, ancora im a volta, le
sue m atrici puntuali nel Taine (del resto m olto spesso cita
to) e nelle polem iche contro lo spirito classico-astratto dei
giacobini nate in am biente francese dopo il ’70 e diffuse in
tu tta la cu ltu ra borghese europea. Taine caratterizza del
resto tu tta la sua opera su Le Origini della Francia contem
poranea come una analisi p u n tuale del 'germ e patogeno’
del classicism o essenziale p er com prendere i principi
dell’89 e le loro funeste conseguenze. "In fondo, la Francia
è stata dem olita e poi daccapo rico stru ita sulla base di un
falso principio, che si muove dietro uno spirito angusto e
superficiale: lo spirito classico. Dalla p rim a fino all’ultim a
frase del mio libro questo spirito costituisce l’unico e p rin
cipale oggetto d ’indagine” (H. Taine, Sa Vie et sa Correspon
dence, voi. IV, Paris 1907. p. 124)48.
Siamo orm ai ben lontani dallo spirito con cui Cattaneo
trattav a dell’istruzione tecnico-scientifica o um anistico-
classica. Ancora significativo è l’atteggiam ento sostanzial
m ente pessim istico nei confronti dell’educazione nel suo
complesso: siam o in u n a problem atica in cui il biologico è
il dato insorm ontabile: razze inferiori, ataviche o crim inali,
rei nati, sono il lim ite estrem o su cui l’educazione non può
niente.
Lom broso afferm a che ogni uomo, da bam bino, è un
prim itivo, quindi è fisiologicam ente un crim inale. L’educa
240
zione h a una sua forza soltanto di inibizione, non certo di
potenziam ento di capacità positive, in quanto provoca il
meccanism o deH’adattam ento alle regole della società a t
tuale (in cui la crim inalità, individuale, è m orbosa perché
priva della funzionalità che le è p ro p ria in un am biente p ri
mitivo).
L’ducazione im pedisce che tu tti rim angano crim inali
ma non può certo im pedire agli organism i predisposti —
im possibilitati dalla p ro p ria organizzazione fisica ad acco
gliere gli " stra ti avventizi" del cara ttere — di restare peri
colosi. Verso questi ultim i la società h a un solo compito: la
repressione. Ricordiam o, di passaggio, le posizioni assunte
dalla scuola positiva verso il codice Zanardelli, accusato di
eccessiva mitezza (Lombroso recrim ina tra l’altro l’aboli
zione della "pena p iù sensibile di tutte, la m orte”): "Ma
questo è piuttosto u n difendere i rei dalle vittime, che le vit
tim e dai rei..." (Troppo presto, Appunti al Nuovo Codice pe
nale, Torino 1888). L’atteggiam ento è conseguente: la scuo
la condusse u n a assidua autodifesa contro le illazioni um a
nitarie che si potevano tra rre dalle nuove teorie, p e r non
p arlare dei casi p iù aberranti, dalla logica estrem a, di euge
netica razzista di m olti seguaci di Lombroso.
Lombroso distingue "educazione" da "istruzione alfa
betica” la quale può cam biare la n a tu ra del delitto m a au
m enta il num ero dei reati. Di conseguenza in una o p eretta
del 1879 (Sull’incremento del delitto in Italia) viene indicata
come un pericolo (p. 80). Anche nella polem ica con Gabelli
ed altri autori, Lom broso a chiare lettere si esprim e contro
l’istruzione alfabetica per le classi pericolose e si fa corag
gioso portavoce di u n a lotta contro il pregiudizio riassunto
dal «noto errore di Guizot:"Ad ogni scuola che aum enta
scem erà una prigione” » (Polemica in difesa della scuola cri
minale positiva, Bologna 1886 p. 24). In ogni modo, p e r edu
cazione bisogna intendere: "una serie di impulsioni, moti
reflessi sostituiti lentam ente a quegli altri che furono cau
se dirette o alm eno favorevoli al m antenim ento della prave
tendenze....” (L ’uomo delinquente, cit. voi. I, p. 132), una
sorta di rigido condizionam ento fisico-psicologico che mai
p o rterà ad un dom inio consapevole sulla realtà.
Dato quanto si è detto finora, risu lta poco credibile un
Lombroso che senta fortem ente il problem a di una alfabe
tizzazione di m assa e creda veram ente all'esigenza di edu
care il popolo (Giacanelli, p. 14). La stessa battaglia contro
la pellagra, che fu indubbiam ente quella che Lombroso
241
condusse con più a p ertu ra verso il m ondo contadino,non fu
certo un «portare "alla b ase” » il problem a per intim a con
vinzione (Giacanelli, cit. p. 14).
Perm ane, a viziare l’atteggiam ento di fondo, la forza
del pregiudizio verso i crani atavici dei contadini, presso
ché irrecuperabili ad un ordinato progresso, facilm ente
preda di m attoidi come Lazzaretti o del furore anarchico.
Lom broso crede ad una scienza " se p a ra ta ”: il contadi
no pellagroso è, prevalentem ente, oggetto di esperim ento,
"fatto ” e reperto da valorizzare per rifarsi dei sarcasm i e
delle delusioni accadem iche. Infatti definisce "povere arti
degli avversari” lo scendere verso l’opinione pubblica "ab
bandonando le serene regioni della scienza” cui si sentì co
stretto p er vincere "le risa degli ignoranti e l’incredulità
dei benevoli” (L ’uomo delinquente, cit. p. V).
Nelle Memorie di un pellagrologo, pubblicate postume,
Lom broso rivela con chiarezza ancora maggiore il suo a t
teggiam ento verso la diffusione "popolare” della scienza:
p er quanto riguarda i Comizi Agrari, Congressi medici, "i
discorsi furono molti, né vi m ancarono i soliti plausi e i
banchetti, ma p u rtro p p o l’unico risu ltato fu l’indigestione
di alcuni dei m em bri” "Pensai allora di rivolgerm i diretta-
m ente al popolo m inuto, con pubblicazioni analoghe a quel
le canzoncine popolari, ad un soldo che form ano la sua deli
zia esclusiva. Ma delle diecim ila copie sparse p er mezzo dei
rivenditori e dei rivenduglioli, poche giunsero alle capanne
a cui le destinava; perché il contadino che trovava in questa
diffusione una specie di offesa, una specie di denunzia pale
se dell’esistenza di quel m orbo che egli p u r soffrendo, si
vergognava di vedersi attrib u ire, bastonava di santa ragio
ne il venditore, che non volle più saperm e di quella m erce”
(cit. in Gina Lombroso, op. cit., p. 169).
Dopo la delusione, scontata, che gli veniva dal popolo
delle cam pagne, si rivolse agli uomini di governo (e non vi
ceversa, come afferm a Giacanelli, cit. p. 14) proponendo,
inascoltato ancora una volta, iniziative di prevenzione nei
confronti della m alattia m a anche per p resentare loro una
proposta più am pia a livello sociale: decidersi a colpire i di
sonesti p arassiti per im pedire che i poveri onesti e angaria
ti cercassero consolazione nel prete e nel paradiso o, mi
naccia ben più urgente, fossero trascinati in pericolose ri
volte, (ib.).
Questo è forse il punto di arrivo più progressista, alla
Villari, a cui può giungere Lombroso. Q uesta buona, m ora
242
listica volontà, che non scende m ai dal "noi” (classi dom i
nanti), ma che spesso è capace di u n a notevole forza di de
nuncia contro singoli agrari p ro fittato ri e disonesti, non in
crina, però, l’effetto di nascondim ento che la teoria, nel
complesso, ha. Vediamo brevem ente perché.
Per Lom broso la m alattia è cau sata non da una alim en
tazione esclusivam ente m aidica m a d all’uso ripetuto di g ra
noturco guasto. Ne veniva fuori un quadro, tu tto sommato,
più rassicurante rispetto alla tesi d ell’insufficienza alim en
tare, in quanto non erano rap p o rti stru ttu rali ad essere
messi in forse. L’alim entazione a base di mais guasto è do
vuta infatti da un lato a casi di disonestà malvagia di com
m ercianti o agrari, favoriti, questi ultim i, da patti colonici
particolarm ente iniqui, dall’altro alla rozza psicologia ali
m entare che Lom broso attribuisce ai contadini. Pregio del
mais per il contadino è infatti che "occupa un gran volume
nel suo stomaco... Q uesta sm ania della q uantità in confron
to della qualità dell’alimento, è giunta nel contadino a tal
punto che non solo egli cam bia il frum ento anche a pari
prezzo contro la polenta che è più pesante, ma, cosa davve
ro incredibile, preferisce m angiare il mais già p u trefatto
quando è rifiu tato dagli anim ali meno intelligenti, quali il
pollo e il m aiale” (Del mais in rapporto alla salute, in La ras
segna settimanale 1878).
Si propone quindi la solita moralizzazione attraverso
un minimo di controllo sui padroni e l’obbligatorietà di es
siccatoi nei possedim enti agricoli. Per quanto riguarda la
d ib attu ta abolizione della tassa sul m acinato, Lombroso è
favorevole soltanto alla sua eliminazone per i grani inferio
ri: "P er lo m eno il contadino m engerebbe sano il maiz, se si
scemasse la tassa su tu tti i grani sarebbe inutile, tanto il
contadino continuerebbe a m angiare m aiz” (Macinato e pel
lagra, ivi, 7 luglio 1878).
L’im m odificabilità dell’atteggiam ento alim entare dei
contadini non si discute, Lombroso la prova conferm ando
il suo determ inism o razzista: "Il popolo nostro, delle cam
pagne almeno, è trascinato alla preferenza di alcuni suoi
alim enti poco salubri così inesorabilm ente che non vi è ta
riffa, né tassa, né disposizione di legge che valga a m utarve-
lo. L’italiano del nord e del centro m angerà il suo granone
come i siciliani i loro fichi d'india, ed i napoletani i loro
m accheroni anche se gli si provasse esserci dentro una tri
china od un alcaloide” (ibidem).
Questo modo "psicologico” di giustificare comoda-
243
m ente le forzate abitudini alim entari di popolazioni ridotte
spesso al lim ite vitale è estrem am ente significativa con la
sua forza di nascondim ento. Del resto, il mais, di p er sé, sa
rebbe un ottim o alim ento, o alm eno non nocivo. Lo confer
mò, racconta Lombroso, anche un esperim ento condotto in
corpore vili da un suo avversario. Questi aveva distribuito
ad una fam iglia di contadini, p er molto tem po, polenta sana
sorvegliando che non m angiassero altro alim ento e "con
suo gran dolore non li vide diventar pellagrosi” (La pellagra
in Italia in rapporto alla pretesa insufficienza alimentare,
Torino 1880, p. 11).
Il tipo di esperim ento non suscita n ep p u re una parola
di condanna in Lombroso, m entre grande e sincera è l’indi
gnazione p er la 'scorrettezza scientifica’ di quello studioso
che non gli aveva com unicato i risu ltati delle ricerche suf
fraganti la sua teoria. Inoltre neppure sarebbe vero che i
contadini delle zone pellagrose si cibino esclusivam ente di
mais. Una p arte dell’o p eretta di Lom broso sopracitata, si
gnificativa già nel titolo, è volta a provare coi 'fa tti’ quanto
varia, e in fondo ricca, fosse l’alim entazione dei contadini
che si am malavano.
Q uadretti fam iliari co rred ati di statistiche come il se
guente sono frequentissim i: "È una sola fam iglia di agricol
tori, dove non c ’è grave caso di pellagra, m a pochi ne sono
affatto esenti. Sono lavoratori esem plari, com e esem plari
m angiatori. La pietanza della colazione e ra il formaggio e
quella di desinare salam e, sale ed acqua. Ogni kilogram m o
di riso ne dà q u attro di m inestra, ed ogni kilogram m o di fa
rina di m elicotto ne dà tre di polenta. Noto che non siano
nell’epoca dei lavori cam pestri, allora i pasti sono q u attro e
tu tti più abbondanti” , (ib., p. 67) E d ’altro n d e — sostiene
Lom broso — "è certissim a cosa che non tu tti i ricchi sfug
gono alla pellag ra” (ib. p. 46).
La m edicina e la sociologia lom brosiana dim ostrano
che non è la scarsa nutrizione (direttam ente legata alla m i
seria) che p o rta alla pellagra, m a il gran o tu rco guasto, che
effettivam ente genera tossine nocive. È quindi n atu rale che
sia p u re m olto tardi, nel 1902, il riconoscim ento legislativo
gratifichi le posizioni lom brosiane, anche se i sostenitori
dell’insufficienza alim entare avevano forn ito prove ed
esperim enti quanto, se non più, dei fau to ri d ell’eziologia
lom brosiana.
"M edici studiosi e colti, che hanno conoscenze dei luo
ghi ed esperienza della m alattia, quotidianam ente, per l’uf-
244
ficio loro, riferiscono che il maiz di cui si alim entano i con
tadini anche più poveri e gli stessi colpiti da pellagra è ge
neralm ente sano”. Così G. Badaloni nella sua Relazione sul
la pellagra nel bolognese (1902). Q uest’ultim o au to re cita
poi sue num erose esperienze conferm anti la non incidenza
del màiz guasto sulla pellagra.
A conferm a dell'ipotesi dell’insufficienza alim entare si
citano anche le prim e istituzioni di locande sanitarie, per
ora, per lo più, fru tto di iniziative private filantropiche, in
cui il contadino con ascendenti pellagrosi o che presentava
i prim i sintom i della m alattia era ammesso a m angiare pa
sti variati e sufficientem ente abbondanti: i risulati delle lo
cande per la guarigione o il m iglioram ento di m olti soggetti
fu eccellente. Q uindi esistendo prove suffraganti alm eno
am bedue le teorie, è chiaro perché il governo optasse per
quella lom brosiana: infatti persuase "il governo con l’allon
tanargli lo spauracchio della necessità di una radicale ri
form a economico-sociale, quale si imponeva ai sostenitori
dell’insufficienza alim entare, della possibilità di iniziare i
provvedimenti profilattici, regolando sem plicem ente con
m isure di polizia san itaria il com m ercio del m aiz” (Antoni
ni e Tirelli, L ’opera pellagrologica di Cesare Lombroso, in
L'opera di Cesare Lombroso, cit. p. 127). È chiaro quindi che
al di là della personale e talvolta coraggiosa lotta di Lom
broso contro i disonesti proprietari terrieri con la denuncia
di situazioni lim ite di particolare crim inalità padronale
(cfr. La pellagra in Italia ecc. cit. p. 78 e sgg.), la sua tesi fu
usata dal governo come la più comoda.
Lui stesso ha la consapevolezza della convenienza eco
nomica delle sue proposte e si m eraviglia che la legge abbia
m antenuto qualche piccola am biguità con lievi concessioni
ai sostenitori dell’insufficienza alim entare: "E sono un al
tro avanzo delle ubbie sulla scarsezza dell’azoto e della c a r
ne come causa di pellagra gli articoli 11 e 12 dove si p arla di
alim entazione curativa dei pellagrosi poveri; jion che io
non creda di qualche vantaggio la buona ed abbondante ali
m entazione in questo caso come lo è in tu tte le intossicazio
ni; m a quando si tra tta di farlo in grande scala, trova im pe
dim ento nella difficoltà dell'esecuzione, m entre invece la
cura farm acologica affatto dim enticata, arsenio, cocculo
etc. raggiunge l’effetto col minimo sforzo” (La nuova legge
sulla pellagra etc. in Archivio di Psic. p. 450).
Se infatti l'istituzione delle locande sanitarie poteva es
sere in sé poco costosa ed era solo un tentativo filantropico
245
e generoso di alcuni medici ed am m inistratori, proporla le
galm ente come rimedio, sarebbe stata u n a grave am m issio
ne del fatto più generale di una condizione contadina che
non certo una singola legge poteva sanare e di fronte alla
quale e ra meglio, per il governo, affrontare piuttosto le ire
di qualche prop rietario crim inale ed arretrato .
Quindi non condividiam o affatto la suggestiva e populi
stica im m agine che, attrav erso le parole dell’anarchico
Berneri, Giacanelli ci propone nelle ultim e pagine dell’in
troduzione, cioè di un Lom broso che va "verso i poveri con
tadini ignoranti” teso in u n ’opera di redenzione sociale49.
Giacanelli, nella seconda p arte del suo saggio, m ette bene
in luce i lim iti del discorso lom brosiano (ad es. l’ipostasi
del fatto e della situazione, senza tener conto di qualsiasi
specificità e differenza - l’ipostasi del fatto grafico come nei
Palimsesti p. 17). I num erosi esempi di tale procedim ento
vengono riproposti nella docum entazione fotografica de La
scienza infelice (p. 153 e sgg.).
Non sem pre però questi lim iti sono visti chiaram ente
nella loro valenza ideologica. Il Giacanelli non manca di
rap p o rtare il discorso di Lombroso al pregiudizio dell’epo
ca, spesso l’unica fonte per rico stru ire il "tip o ” delinquente
attraverso la ripetizione di stereotipi presenti in certi strati
della società.
«Di "scientifico” c ’è solo il procedim ento m atem atico
(curve di frequenza e percentuali) ma le categorie adopera
te per l’analisi sono altrettan te pennellate di un ritratto
m orale che ispira sdegno e orrore, obiettivazione del vissu
to quotidiano del "m ale"» (p. 20). Le pagine più felici del
saggio ci sem brano perciò le più critiche, com e quelle in
cui l’autore, sulla scia di Gramsci, coglie il legame tra certa
le tte ra tu ra d ’appendice, feuilletons e l’interesse della so
ciologia lom brosiana per la crim inalità ("un postum o del
basso rom anticism o del ’48”). Q uesta p arte del discorso
(com pletam ente accettabile) sostanzialm ente m ette in crisi
l’im m agine progressista abbozzata nella p rim a parte del
saggio e rip resa nella conclusione. La p resu n ta scienza
aperta e im pegnata sul sociale, non ancora chiusa nelle ac
cademie al servizio silenzioso ed efficiente dello stato dato,
o il naturalism o critico di ogni residuo spiritualistico, non
sono sufficienti a garantire, a nostro parere, neppure uno
spazio di serio riform ism o al discorso lom brosiano.
La ragione nuova borghese, in realtà, cosa che il Giaca
nelli non sem bra avvertire a sufficienza, h a in sé forti ele
246
menti repressivi di cui Lombroso è espressione (significati
ve le polemiche che la sua opera suscitò anche all’interno
del positivismo). Il passaggio all’istituzionalizzazione della
psichiatria sarà natu rale conseguenza di prem esse e non
dovuto ad una rile ttu ra "tecnica” (chiusa e tu tta strum en
tale per il potere dato) attraverso una forzatura e stravolgi
mento dell’ideologia m aterialistica e in fondo, per Giaca-
nelli um anitariam ente progressiva del criminologo (p. 29 e
sgg.)
Si è detto che il m erito dei positivisti ed anche dei lom-
brosiani è l’attenzione concreta a problem i reali, lontana
dall’evasione e d all’astrattezza letteraria propria dell’intel
lettuale italiano. Questo è vero: bisogna però notare che in
quella crisi di valori e di sicurezze che caratterizza gli ulti
mi decenni del secolo, u n ’opera di nascondim ento ap erta
m ente apologetica era di per sé impossibile.
Il sentim ento di una catastrofe sociale im m inente si
realizzava per altri in angosce cosmiche oppure in proiezio
ni m itiche e rigeneratrici, che preparavano il terreno ad un
attivism o irrazionalistico e reazionario. Il medico si trova
di fronte alla m alattia sociale che deborda ogni lim ite e
possibilità di controllo (i frequenti casi di "m isdeism o” per
il disagio nell’esercito, le ingenti m asse di contadini pella
grosi, la sequela dolente dei bam bini degli ospizi e degli or-
fanatrofi già irrecuperabili soggetti nati a delinquere, inte
re popolazioni in m iseria decretate come chiuse in un atavi
co im mobilismo etc.).
N onostante questo, la forza del nascondim ento im pie
trisce ed immobilizza nel catalogare e distinguere. Nella
stessa form ulazione del male c ’è già pronta la cop ertu ra
ideologica: il "fa tto ” ritagliato veniva offerto come proban
te di per sé. In realtà, nella m iseria della teoria, ciò che p ar
lava era la violenza oggettiva del potere.
249
L'esperimento di Rosenham
dalla relazione dell’autore
L’IMPOSTAZIONE DELL’ESPERIMENTO
252
Im m ediatam ente dopo l’am m issione nel rep arto psi
chiatrico, lo pseudopaziente cessava di sim ulare ogni sinto
mo di anorm alità. In alcuni casi, si verificava un breve pe
riodo di leggero nervosism o e ansia, dato che nessuno degli
pseudopazienti davvero credeva che sarebbe stato am m es
so in ospedale tanto facilmente. In vero, il tim ore che ave
vano tu tti quanti era di essere subito identificati come im
postori e di trovarsi quindi in una situazione grandem ente
im barazzante. Inoltre, molti di loro non erano mai entrati
prim a in un rep arto psichiatrico; anche coloro che vi erano
già entrati, tuttavia, erano sinceram ente preoccupati di
quello che sarebbe potuto capitare loro. Il loro nervosismo,
dunque, era del tu tto giustificabile in relazione alla novità
dell’am biente ospedaliero, e dim inuì rapidam ente.
Se si esclude questo breve periodo di nervosismo, lo
pseudo paziente si com portò in rep arto così come si com
portava "norm alm ente". Lo pseudopaziente parlava con i
pazienti e con lo staff così come avrebbe potuto fare abi
tualm ente. Siccome in un reparto psichiatrico ci sono ecce
zionalmente poche cose da fare, cercò di intrattenersi con
gli altri conversando. Quando lo staff gli chiedeva come si
sentisse, diceva che stava bene e che non aveva più sintomi.
Rispondeva alle istruzioni che gli davano gli inservienti, al
la som m inistrazione di farm aci (che però non venivano in
geriti) e alle istruzioni che gli erano state date quando si
trovava in sala da pranzo. Oltre alle attività che gli era pos
sibile svolgere nel reparto di accettazione, trascorreva il
suo tempo a trascriv ere le sue osservazioni sul reparto, i
pazienti e lo staff. Inizialm ente queste annotazioni veniva
no prese "in segreto", ma, non appena apparve chiaro che
nessuno ci faceva m olta attenzione, gli pseudopazienti si
m isero a scriverle su norm ali blocchi di fogli, in luoghi
pubblici come poteva essere il soggiorno. Di queste attività
non si tenne alcun segreto.
Lo pseudopaziente, proprio come se fosse stato un vero
paziente psichiatrico, entrò in ospedale senza sapere asso
lutam ente quando sarebbe stato dimesso. Ad ognuno di lo
ro fu detto che p er uscire avrebbe dovuto contare solo sui
propri mezzi, so p rattu tto riuscendo a convincere lo staff di
essere guarito. Gli stress psicologici associati all'ospedaliz-
zazione erano considerevoli, e tu tti gli pseudopazienti fuor
ché uno volevano essere dimessi quasi subito dopo essere
stati ammessi. E rano quindi m otivati non solo a com portar
si da persone sane, m a anche ad esser presi come esempi di
253
collaborazione.
Che il loro com portam ento non sia stato in alcun modo
distruttivo è conferm ato dalle relazioni degli inferm ieri,
che sono state ottenute p er la m aggior p arte dei pazienti.
Queste relazioni indicano in modo uniform e che i pazienti
si com portavano in modo "am ichevole”, "collaboravano” e
" n o n m o s tra v a n o a lc u n a in d ic a z io n e d e lla lo ro
anorm alità”.
* O ltre alle d iffico ltà p erso n ali che lo p seu d o p azien te deve con ogni
p ro b ab ilità a ffro n ta re in o spedale, ci sono d iffico ltà di o rd in e legale e so
ciale che, com binate insiem e, richiedono u n ’atten zio n e considerevole p ri
m a d ell'in g re sso in o sp ed ale. P er esem pio u n a v olta am m essi in u n ’is titu
zione p sic h ia tric a è difficile, se non im p o ssib ile e ssern e dim essi con un
breve preavviso, n o n o sta n te la legge sta ta le p rev ed a il c o n trario . Al m o
m ento di v a ra re q u esto p ro g e tto non e ro a conoscenza di q u este d ifficoltà,
né di a ltri ev en tu ali ep iso d i p erso n ali o legati a lla situ azio n e p a rtic o la re
che av reb b ero p o tu to v erific arsi; m a p iù ta rd i fu p re p a ra to un do cu m en to
di abeas corpus p e r o g n u n o degli p seu d o p azien ti che si accingeva a d e n tr a
re in m anicom io e un avvocato si ten n e a disposizione "g io rn o e n o tte ” nel
corso di ogni ospedalizzazione. R ingrazio Jo h n K aplan e R o b ert B a rte ls
p e r i consigli e l ’a ss iste n z a legale fo rn ita su q u este questioni.
257
L'esperienza di Reggio Emilia
Testimonianze di lotta popolare contro il
m anicomio. Linea Antonucci contro linea
Jervis*
260
dicendo che non era vero nulla quello che cantavo. E invece
è tu tto vero, ogni cosa che racconto è vera. Ho sofferto m ol
tissimo, io, e quello che racconto è la storia di quello che ho
passato e di quello che ho visto. Come lo racconto a te sono
pronta a dirlo a chiunque.
II
LUCIANO MASINI (DI FORNOLO DI RAMISETO)
263
presentava il S. Lazzaro: o riesci a vivere qua o il tuo posto
è là. Perciò capim m o che la lotta doveva svolgersi su due
fronti: contro il S. Lazzaro, da una parte, e quassù, perché
la m ontagna cam biasse e diventasse un posto dove si può
vivere. È perciò che le "calate” furono sentite subito, e pro
fondam ente, come form e di protesta: si pretendeva p er lo
m eno che i ricoverati fossero tra tta ti meglio.
La partenza della prim a "calata” fu unitaria: parteci
parono tu tti i partiti. Ma già arrivati a Reggio com inciaro
no i prim i tentativi di ro ttu ra. Un consigliere provinciale
socialdem ocratico, Coselli, che in qualche modo aveva sa
puto della n o stra intenzione di "calare” e aspettava davanti
al S. Lazzaro, chiese se erano venuti a farsi ricoverare (io a
quelle "calate” non andai, partecipai soltanto all’organizza
zione). E dire che lui si diceva amico della montagna...
Quando tornarono, portarono racconti disastrosi, te r
ribili: bam bini legati, sporcizia, violenze di ogni genere.
E ra p er questo che si era fatta la lotta partigiana? Non era
per questo! Quelli del S. Lazzaro volevano soltanto far cre
dere quello che volevano loro e fu necessario obbligare la
gente con la forza ad ap rire certe porte. Al S. Lazzaro, l’uni
ca m entalità e ra quella inum ana dell’em arginazione e della
segregazione: altro non volevano.
Dopo la prim a riunione ci furono altre riunioni e altra
gente di qua scese insieme con la popolazione di altri paesi,
non ricordo quante volte.
Dopo le "calate” il C.I.M. di Reggio com inciò a cam bia
re. All’inizio il C.I.M. aveva rap p resen tato il prim o passo al
la contestazione contro la m alattia mentale: e la gente ave
va fiducia. Si aspettava m olto perché quello che dicevano
era veram ente e profondam ente rivoluzionario. Poi, dopo
qualche mese dalle "calate”, le cose sono cam biate. Ora ci
portano le pillole e se po rtano le pillole non risolvono nulla.
Capisci: se si fa una strad a questa resta, questa dopo c'è...;
se invece si dà una pillola, dopo non c’è più niente...
Ci vorrebbe un legame delle forze politiche, m a serio.
La riform a sanitaria dovrebbe essere fatta non da chi se ne
intende m a da chi non se ne intende: non da tecnici, ma da
chi deve usare la m edicina e sa a cosa serve. Per esempio il
medico condotto, in m ontagna ora è indispensabile: è uno
che sta qua, che può sapere tu tto delle famiglie e servire da
interm ediario p er risolvere veram ente i problem i, singoli e
della com unità, cioè i problem i della salute e quelli detti
mentali. Ci sono tante cose da cam biare. E anche il C.I.M.
264
dovrebbe essere un organism o che aiuti a trasfo rm are l’am
biente.
All’inizio, in collegam ento col noi della m onta
gna avevamo chiesto tante cose e si pensava piano piano di
arrivare a risolvere alcuni dei grossi problem i che ci im pe
discono di sopravvivere. Ma di queste cose, solo poche sono
state attuate. P er esempio noi qui o ra abbiamo una stalla
sociale e questa ha rappresentato una risposta positiva; ma
per quanto rigu ard a gli altri obiettivi abbiamo avuto ben
poco. Si parlava di turism o: qualcosa a Succiso è stato fat
to, ma poco. Si chiedevano industrie di legname, m a non se
ne è fatto di niente, anzi o ra si p arla di aprire fabbriche in
pianura. Si voleva un allevam ento di pecore modernizzato,
invece niente.
Evidentem ente si è trattato di scelte politiche. Accordi,
senz’altro im portanti in linea generali nei quali però noi
siamo stati l'oggetto di scambio: la m ontagna è stata sacri
ficata a interessi superiori. Quel che è certo è che noi erava
mo abbandonati prim a e ora non è cam biato gran che, sia
mo rim asti sem pre abbandonati.
A Febio, dove al massimo c’è neve per tre giorni l’anno,
hanno fatto tante sciovie, m entre qui, che di neve ce n ’è tan
ta, sciovie non ce ne sono. La strada che passa di qua e che
potrebbe unire l’Em ilia con la Toscana abbrevierebbe il
tragitto di u n ’o ra almeno, m a non è mai stata term inata per
non tagliare fuori zone più potenti. E le nostre genti quan
do em igrano - anche stagionalm ente - vanno in Toscana o in
Liguria, a La Spezia, a C arrara, a Massa, e non in pianura, a
Reggio: la m ontagna è sempre stata tagliata fuori da Reg
gio, e lo è ancora. Pensa che non c ’è mai stato un consigliere
provinciale che venisse dalla zona di Ramiseto.
All’epoca delle "calate” c ’erano stati anche collega-
m enti fra le fabbriche della p ianura e la montagna. A Casi
na vennero gli operai della Bertolini e altri che non ricordo.
Ma tu tto finì quando si spense la carica com battiva del
C.I.M. dopo qualche mese dalle "calate”, e diventò più forte
quella p arte politica che fin dall’inizio aveva fatto di tu tto
per frenare e reprim ere il movimento della m ontagna.
Quando poi c’è stato l'accostam ento fra De e Pei, è avvenu
to un rilassam ento che si è risolto in un barato, che ha la
sciato la m ontagna nei guai in cui si è sempre trovata.
Lo capisci che se non si risolvono i problem i della mon
tagna per m olti di noi è il ricovero, al S. Lazzaro o negli
ospizi là in p ian u ra? È così. Non c’è scampo.
265
Ili
266
plesso, nella sua storia, con le sue indecisioni verbali, con
la sua cu ltu ra non im pregnata di conoscenze psichiatriche,
poteva in stau rare rapporti diversi da quelli che esistono
fra psichiatri e pazienti, e cioè poteva in stau rare un rap p o r
to di partecipazione.
Ricordo di Antonucci quando diceva che il nostro lavo
ro poteva avere dei mom enti criticabili, m a aggiungeva: so
soltanto che un proletario (lui usava sem pre questi term ini,
politici), un proletario che non p artecipa è com unque un
proletario messo da parte, è uno che non può avere in mano
le redini della sua storia. Io ricordo bene questa e altre fra
si sulle quali poggiavano le nostre posizioni: erano il conte
nuto di fondo di quegli anni.
Si diceva che questo operatore psichiatrico, provenen
do da classi operaie o contadine e portando con sé valori
culturali e contenuti comuni a quelli delle persone che ave
vano bisogno di aiuto, non creava il rapporto di dipendenza
che norm alm ente si instaura fra tecnico, detentore del po
tere, e paziente. Il rapporto, cioè, restava alla pari.
Invece gli psichiatri, i manicomi gestiscono il rapporto
con le persone con tu tta una serie di m om enti violenti, vio
lentatori: e noi questo lo vedevamo di continuo. Ti posso di
re io quante persone ci trovavam o davanti distrutte, demo
lite, persone che o ltre ad avere una difficile storia di classe
erano poi state in manicomio. Ce le trovavam o di fronte im
bottite di farm aci. E allora noi dovevamo fare in modo che
esse ci sentissero vicini come classe, come individui che
fanno p arte della stessa classe e che quindi capiscono cosa
vuol dire essere m essi da parte, non aver mai potuto dire né
sì né no, cosa vuol dire essere persone che non hanno mai
deciso della loro stessa vita.
Ce le trovavam o lì, schiere di donne m ute che erano
sem pre state m ute e che non avevano m ai parlato. E così, di
m om ento in m om ento, affrontavam o un tipo di cu ltu ra che
noi stessi non conoscevamo e non conosciamo bene. E in
quei mom enti lì prendevam o coraggio, sentendo che in un’
modo o in un altro questa c u ltu ra com une c ’era, e ci pone
vamo su un terren o comune: questo significava p er noi es
sere operatori di base.
Ci muovevamo in questo senso anche sapendo che que
sta cu ltu ra era pro p rio quella che la psichiatria tendeva a
sm ontare dim ostrando che non e ra cultura. Anche nel Cen
tro c ’era chi definiva le nostre posizioni come "P sichiatria
della p ortinaia’’: p er quei personaggi che tu tto som m ato
267
tendevano a gestire il Centro, noi eravam o i buoni, i bravi,
quelli che provenivano dalla classe operaia, che potevano
fare un po’ quello che volevano, tanto grossi guai non ne po
tevano com binare perché lavoravano su persone ap p arte
nenti al manicomio.
Spesso si arrivava a discussioni feroci sul concetto di
m alattia m entale. Ai medici che erano contro di noi, noi di
cevamo che bastava che una persona si trovasse di fronte
ad un m edico di cui aveva soggezione p er assum ere per at
teggiam enti che per quel m edico erano abnorm ali: si ingar
bugliasse, non riuscisse a tira re fuori una paro la o si ecci
tasse. Noi contestavam o in questo modo le posizioni degli
psichiatri del C.I.M., dei "sa n to n i”.
La n o stra linea era questa e ne eravam o convinti: linea
che potrei definire "linea A ntonucci”, in quanto è stato lui
che ha incoraggiato noi inferm ieri dicendo che proprio nel
nostro modo di operare, di m uoverci nei rap p o rti persona
li, stava la validità del nostro lavoro.
Con lui facevamo lunghe discussioni (soprattuto Lucia
no B ertolini e Giuseppe G aruti, m a un po’ tu tti noi), e lui ci
incoraggiava a trasfo rm are l’odio di classe in lo tta politica.
Diceva che a ll’interno della cu ltu ra borghese non ci sono
mom enti che possano veram ente rinnovarla e paragonava
la cu ltu ra dei lavoratori, non espressa letterariam ente, alla
cu ltura dei borghesi che, p er quanto bene espressa, è sem
pre tu tta d iretta verso se stessa. Faceva spesso riferim ento
al concetto dell'intellettuale nella sua to rre d ’avorio, di
staccato dalla gente.
Ecco dunque come in quegli anni, vivendo tra tu tte
queste difficoltà, fra queste linee co n trastan ti ci siamo for
mati u na cultura. Noi operatori, da una parte, ci sentivamo
incoraggiati a diventare autonom i; dall’altra, spinti a resi
stere contro questo no stro im pulso. Da queste lotte ci sia
mo form ati una coscienza che prim a non avevamo: m olto ci
ha aiu tato il capire i m eccanism i che portano le persone a
quello che viene definito sintom o psichiatrico. Siamo certa
m ente riusciti a farci una coscienza politica nuova, com
prendendo quali erano i nodi, i conflitti che portano una
persona a distaccarsi dal mondo, ad em arginarsi, a non vo
lerne più sapere di nessuno.
Noi rifiutavam o, e ancora rifiutiam o, la diagnosi: quel
lo che cerchiam o di capire è la sto ria delle persone. Fare la
diagnosi significa schem atizzare tu tti i rapporti, significa
inquadrare le persone. Il rifiuto della diagnosi (che quei so
268
liti "santoni" di cui parlavo prim a definivano rifiuto m ora
listico) è invece m olto im portante in quanto non ha un valo
re, come dire, letterario , m a un valore politico: la diagnosi
im pedisce di ten er conto della persona nella sua totalità,
con tu tta la sua storia, ed è da questa storia che bisogna
sforzarsi di com inciare.
I medici del Centro in p arte erano con noi, come dice
vo, in p arte contro di noi. Alcuni, poi, cercavano più che al
tro di tenere a freno la tendenza a difendere il ruolo di me
dici, a fare diagnosi, a dare farm aci. Infatti, col tempo, la
differenza fra le due linee è diventata anche più ch iara e
questo è dim ostrato dal fatto che noi operatori non siam o
diventati b ru tte copie dei medici, come succede general
m ente aU’interno delle istituzioni. Noi siam o rim asti figure
a parte, nella tradizione iniziata al C.I.M. di Reggio, m entre
i medici sono orm ai to rn ati ad essere quasi tu tti medici. C’è
chi si è iscritto di nuovo all’Università p er procurarsi nuo
ve specializzazioni, chi si è dato a fare l’analisi privatam en
te o si occupa di te ra p ia fam iliare. Quasi tu tti insom m a si
sono cercati il loro rifugio: e questo rappresenta una grossa
involuzione rispetto a quello che e ra lo spirito del C.I.M.
all'inizio, spirito a cui aveva in p arte contribuito Jervis
stesso nei prim i tem pi.
Jervis p artiva da E rnesto De M artino e dava m olto peso
allo studio delle superstizioni, del pianto e dei riti popolari.
Con noi tentava sem pre di en trare in rapporto p er capire
cosa dovesse essere l’operatore di base e m olto spesso ci
spingeva anche alla critica e alla contestazione. Questo agli
inizi: ad un certo p u nto però non ci ha creduto più e si è riti
rato in se stesso abbandonando un po’ il campo (a questo
proposito, è interessantissim a u n a dispensa di Jervis su i
deliri di gruppo. In un prim o tem po aveva afferm ato che
all’interno della società esistono dei gruppi, organizzati,
che esprim ono idee diverse e che perciò vengono em argina
ti. Più tard i fece circolare quella dispensa in cui si rim an
giava tutto, chiam ando queste posizioni deliri di gruppo).
Questo avveniva anche perché nel frattem po il movi
m ento generale stava rientrando, da p arte delle sinistre ve
niva la riproposta del lavoro istituzionale ("la lunga m arcia
attraverso le istituzioni”) e quindi rientrava anche quella
che era stata l’esperienza sul territo rio .
Così anche nel Centro, se da una p arte la base, legata a
quei contenuti di classe di cui parlavo prim a, continuava
nella sua linea, d a ll'a ltra invece com inciavano grosse b a tta
269
glie p er il potere. Il C entro diventò una p alestra in cui vari
personaggi si allenavano in attesa di p o ter andare altrove a
coltivare un proprio orticello e in queste lotte cercavano di
attira rsi le alleanze di noi inferm ieri con ogni mezzo possi
bile: alcuni di noi, purtroppo, si sono lasciati com prare. Ci
sono inferm ieri e inferm ieri: alcuni sono inferm ieri da cor
tile, altri invece riescono a rim anere se stessi.
Ma p er to rn are a Jervis, io sono convinta di una cosa,
anche se la dico più istintivam ente che p er conoscenza di
fatti, e cioè che in quel periodo - mi riferisco al ’72 o giù di lì
- ci sia stata u n ’azione del Pei che ha im posto a Jervis di fer
m are le cose e di tornare indietro rispetto alle "calate”, alle
quali lui, in ogni modo, era stato contrario.
Io non ho dati precisi però ricordo come subito dopo le
"calate” il discorso si sia irrigidito. All’inizio le "calate”
erano state esaltate anche da p arte della federazione cumu-
nista com e azioni politiche im portanti. Poi, dopo una quin
dicina di giorni, mi risu lta che ci fu u n ’asp ra discussione
fra un consigliere del S. Lazzaro (che era considerato l’ala
destra del Pei, colui che non aveva voluto il C.I.M. e che vo
leva m antenere in piedi il S. Lazzaro facendo il discorso
m eccanicistico che, finché la società è organizzata come lo
è ora, i m anicom i sono indispensabili) e un dirigente della
federazione. Dopo di ché le cose com inciarono a cam biare.
Si com inciò a dire che le "calate” erano state fatte con
tro la volontà della direzione (e questo in realtà era vero) e
in modo clandestino. Ci fu una divisione n etta fra quelli che
continuavano a sostenere la non esistenza della m alattia
m entale - il discorso di Antonucci - e quelli che, come Je r
vis, riproponevano la tecnicizzazione degli interventi.
Noi che sostenevam o Antonucci venivamo accusati di
esserci fatti trascin are perché legati da am icizia personale
e non perché convinti. Invece bisogna dire che Antonucci
per me è una figura molto bella nel senso che lui si dà tu tto
per quello in cui crede (e questo noi lo sentivamo). Non so
se lui sia ancora così, m a era una di quelle persone che
coinvolgono la gente; e in effetti se lui è stato b u ttato fuori
è stato perché aveva dietro di sé molti inferm ieri, perché
aveva creato un movimento politico che faceva paura. Noi
vedevamo in Antonucci un leader politico: aveva valori vici
no ai nostri, partecipava della nostra cu ltu ra e ci faceva av
vertire tu tto il valore di questa stessa cultura.
Nel Centro si com inciò a dire che non si doveva fare il
discorso in term ini così frontali, che bisognava ten tare di
270
sm ussare la contrapposizione fra S. Lazzaro e C.I.M. La fe
derazione com unista si mise dalla p arte di questa linea, co
m inciando a criticare sottilm ente ma in modo continuo le
nostre posizioni, definendole "viscerali”, antistituzionali e
di ro ttu ra fra lavoratori.
A quell’epoca io facevo un corso al S. Lazzaro e ricordo
che circolava il discorso che "in tern o ” e "esterno” devono
andare d ’accordo: questa era la linea p o rtata avanti dal Pei
e dal Psi. Si parlava di politica di settore (i meno convinti si
m andavano a vedere le esperienze francesi: io sono stata
una di quelli m andati) e quindi il rapporto fra 'in tern o ” e
"estern o ” dovette essere ridim ensionato: era necessario ta
gliare quella contrapposizione che era, dopotutto, con trap
posizione di contenuti, aqzi di contenuti e di interessi.
In questa contrapposizione entravano naturalm ente
anche i sindacati, p u r se sul problem a specifico del rap p o r
to fra C.I.M. e S. Lazzaro non so se siano mai state espresse
posizioni precise.
Il fatto è che, all’interno dei sindacati si scontravano
varie linee. Ma posso dire che se nel S. Lazzaro c’era qual
cuno che appoggiava l’esperienza esterna perché più prep a
rato — m agari era qualcuno che proveniva dall’F.L.M. e che
aveva già approfondito il rapporto fra il movimento ope
raio e istituzioni — e che era d ’accordo con il discorso del
C.I.M., questi veniva im m ediatam ente demolito: e si lascia
va che all’interno del S. Lazzaro em ergesse in modo esclusi
vo l’ala "socialdem ocratica”.
Ecco, io credo che se c’è stato un limite a livello politi
co - e mi dispiace dirlo -, questo lim ite è stato nel nostro
partito, nel Pei, che in quegli anni non ha voluto scontrarsi
realm ente e fino in fondo su alcuni contenuti e sul proble
m a delle istituzioni. Non si è voluto toccare questa grande
istituzione, il S. Lazzaro, con tu tta la sua logica interna di
interessi.
IV
274
gente che veniva - in modo più o meno coperto - am mazzata.
Dopo tu tto quei tem po avevo deciso di andarm ene.
E ntrai a lavorare al C.I.M.
Quando arrivai, G aruti mi fece il quadro della situazio
ne. G aruti e io facem m o subito gruppo con Antonucci, sia
nel senso che cercavam o di lavorare il più possibile insieme
e sia nel senso che ci trovavamo sem pre la sera a discutere.
Noi avevamo m olte perplessità e cercavamo di ch iarir
cele, di capire il vero perché di certe cose, di andare fino in
fondo. Mi ricordo u n a volta che parlai di una persona che
era stata in cam po di prigionia tedesco e che ne era uscito
piena di rancore m a che si era reiserito e che ora viveva re
golarm ente, e paragonai questa persona ad un suo com pa
gno di prigionia, della stessa prigione, che aveva sofferto
quanto lui m a che dopo non si era mai ripreso, aveva passa
to mom enti di grave disperazione ed era stato dichiarato
azzo e ricoverato in manicomio. Con Antonucci si cercò al
E ma di ricostruire la storia di questi due uomini. E lui mi
aiutò a capire come l’uno aveva trovato un am biente socia
le in grado di capire quello che aveva passato e di aiutarlo a
non dim enticare m a a vivere; all’altro invece era stato sem
pre chiesto di dim enticare, senza però condividere assolu
tam ente la sua reale sofferenza, e perciò si era trovato da
solo, solo e disperato.
Ascoltavamo le persone, senza fare diagnosi: soltanto
ascoltando veram ente si capiscono le persone, e così si pos
sono discutere con loro i loro problem i.
Questo modo di pensare è molto diverso da quello di
tanti che apparentem ente dicono che la m alattia m entale
non c ’è: per esempio, Jervis diceva che esistono persone
con problem i, m a poi ci proponeva, q uand’era qua, la te ra
pia per l’elettroshock.
279
Rosa e rosso:
storia di Maria Luigia
di Dacia M arami,
Paese Sera 6.7.'80
283
Dialoghi con Giorgio Antonucci
e visita ai reparti aperti di Imola
di Dacia M arami,
La Stampa, 26.7., 29 e 30.12.78
LA CONVERSAZIONE
"È così infatti... Nel mio caso quei sepolti vivi che dopo
cinque anni di lavoro durissim o avevo riportato alla vita, ri
schiano di to rn are in stato di prigionia”.
"P er prim a cosa chiesi di lavorare nel rep arto dei più
pericolosi, i cosiddetti 'irrecu p erab ili’ ”.
"Q uando io entrai nel rep arto delle irrecu p erab ili i me
dici mi ridevano dietro. C’eran o donne legate da dieci, venti
anni, che non erano più capaci di parlare, di cam m inare, di
m angiare. Io le slegai. T utti si aspettavano la catastrofe.
Fra l’altro c ’era stato il precedente di un m edico che aveva
dato l’ordine di slegarle e poi se ne era andato. Le donne,
abituate alla costrizione, con tu tta l’angoscia che avevano
dentro, appena slegate hanno com inciato a picchiarsi. E su
bito naturalm ente le avevano rilegate”.
"E quanti rep arti hai aperto con questo sistem a?” .
"E ora?”.
290
LA FESTA
296
Conversazione con Thomas S. Szasz sul
pensiero e la pratica di Giorgio Antonucci
A cu ra di Piero COLACICCHI*
297
questo punto di vista coloro che sono vittim e della violenza
sociale, e in particolare di quella psichiatrica, devono to r
nare ad essere persone libere di scegliersi la p ro p ria vita.
3) Qui a Zurigo Antonucci ha concluso proponendo che
la popolazione vada a visitare l’ospedale psichiatrico e così
si renda conto personalm ente del perché ci sono persone
chiuse là dentro. Poi intervenga p er cam biare la situazione
e chiudere il manicomio.
A questo punto vorrei avere un suo com m ento, Prof.
Szasz, al discorso di Antonucci, inoltre, se possibile, mi in
teresserebbe sapere quali sarebbero state le risposte sue al
le stesse domande, poiché credo ci sia un parallelo fra lei e
Antonucci sia per quanto rig u ard a il pensiero che la p ratica
di lavoro.
T.S. È vero.
P.C. Del resto in un articolo pubblicato recentem ente
su "Collettivo R.”, Antonucci stesso ha riconosciuto di do
vere a lei e ai suoi libri vari aspetti del suo m odo di pensare
e di lavorare.
T.S. Infatti.
302
P.C. Un altro era un contadino, un partigiano, a cui i te
deschi avevano fatto scavare la fossa p er fucilarlo e che
poi, all’ultim o m om ento,-era stato lasciato andare. Questi,
dopo una tale esperienza viveva pieno di paura, di una pau
ra trem enda e non riusciva a dim enticare. Ora, da tr e n ta n
ni, era là, rinchiuso in manicomio, invece di ricevere aiuto.
305
NOTE
307
20 - D. Jackson The E tio lo g y o f S c h iz o p h r e n ia trad. ital: E zio
logia d ella sch izo fren ia .
308
i p o veri, c o lp iti da tale m a la ttia , r isu ltin o p iù fa c ilm e n te in d iv i
d u a b ili d i q u a n to lo sia n o i n o n p o veri, ta n to p iù ch e la d ia g n o si
p sich ia trica , il p iù d e lle volte, vien e c o n sid e ra to u n m a rch io . In o l
tre la sc h izo fre n ia sp esso d e b ilita a ta l p u n to le su e v ittim e d a ren
d erle in capaci d i g u a d a g n a rsi da vivere". T he N e w Y o rk T im es, 16
m a rzo 1986.
309
42 - T. S. Szasz, The m y th o f p sic o th e ra p y , trad. ital. I l m ito
della p sic o te r a p ia ; T. S. Szasz, S e x b y p re sc rip tio n , trad. ital. S esso
a tu tti i costi.
310
51 ■Alla fine della relazione, Rosenham è sconcertato: "È evi
dente che non siamo in grado di distinguere i sani dai malati di
mente negli ospedali psichiatrici”. Ma se Rosenham fosse un po’
più distaccato dalla sua stessa professione, concluderebbe con noi
che questa distinzione è del tutto soggettiva anche fuori degli
ospedali psichiatrici. Non si tratta di aspettare metodi più infalli
bili. Rosenham parte dal presupposto che accanto ai malati clan
destini da lui introdotti (pseudopazienti) ci siano i "veri” pazienti.
Se la sorte dei falsi pazienti fosse stata lasciata al giudizio degli
psichiatri curanti e non a quello di legali, notai e sperimentatore,
essi sarebbero risultati "veri” pazienti agli occhi della società né
più né meno come gli altri!
Rosenham aggiunge in conclusione: "Anche ora, non riesco a
capire sufficientemente bene questo problema da immaginarne
una soluzione”. La difficoltà di Roshenam ci sarà fino a quando si
crederà che esiste urna malattia mentale a n c h e se la s u a d ia g n o si è
d e l tu tto o p in a b ile!
(Gli ampi stralci della relazione di Rosenham sono stati ripre
si dal testo tradotto e pubblicato nella raccolta antologica a cura
di Laura Forti, L ’a ltra Pazzia, F eltrinelli, M ila n o 1979).
311
Bibliografia
AA.VV. M ed icin a p r e v e n tiv a e sociale n elle c ittà e n elle c a m p a g n e
v ie tn a m ite . A cura del Collettivo di Medicina dell’Università di Ve
rona. Bertani, 1974.
BALDUZZI, Edoardo L e terapie d i sh o c k Feltrinelli, Milano 1962
BOATMAN, Meleta J, Szurek S.A. S tu d io c lin ic o della s c h izo fre n ia
in fa n tile in: Jackson, Don D. E zio lo g ia della sc h izo fre n ia Feltrinel
li, Milano 1964
BOOK, Jan A. A s p e tti g en etici delle p sic o si sc h izo fre n ic h e in: Jack
son, Don D. E zio lo g ia della sc h izo fre n ia Feltrinelli, Milano 1964
BROD, Max, F ranz K a fk a , trad. ital. Franz Kafka trad. di E. Pocar,
Mondadori, Milano 1956
BUKOVSKIJ, V., Gluzman S. G uida p sic h ia tric a p e r d is s id e n ti
l’Erba voglio, Milano 1979
CECHOV, Anton, I ca p o la vo ri Mursia 1966
CECHOV, Anton, o str o v S a ch a lin , 1890 trad. ital. L ’Iso la d i Sacha-
Un a cura di G. Garritano. Editori Riuniti, Roma 1985.
CORTELLAZZO, Manlio, Zolli, Paolo Dizionario Etimologico della
Lingua Italiana. Zanichelli, Bologna 1983.
EHRENREICH, Barbara, English, Deindre W itch es M id w ife s a n d
N urses, c o m p la in ts a n d d iso rd ers Feminist Press, N. Y., 1973 trad.
ital. L e streg h e s ia m o noi: il ruolo d ella m e d ic in a nella rep ressio n e
d ella d onna, La Salamandra, Milano 1977.
DE FREMINVILLE, B e rn a rd La raison d u p lu s fo rt Edition du Se-
nil, 1977 trad. ital. La ragione d e l p iù fo rte Feltrinelli, Milano 1979.
ILLICH, Ivan, L im its to M edicine Penguin Books, London 1977
trad. ital. N e m e si M edica: L 'esp ro p ia zio n e della sa lu te Mondatori,
Milano 1977.
FANON, Franz, Le d a m n é d e la terre Maspero, Paris 1961 trad. ital.
I d a n n a ti d ella terra Einaudi, Torino 1962
FAVATI, Giuseppe, (a cura di) D o ssier Im o la e legge 180, Idea
Books, Milano 1979
FOUCAULT, Michel, H isto rié de la fo lie à l ’âge cla ssiq u e. Galli
mard, Paris 1972 trad. ital. S to ria della fo llia n e ll’e tà classica, trad.
di F. Ferrucci Rizzoli, Milano 1963.
FREUD, Sigmund, Tre saggi su lla teoria d ella se ssu a lità Dall’Oglio,
Milano 1949.
JACKSON, Don D., E sa m e critico d e lla le tte ra tu ra su lla g en etica
d ella sc h izo fre n ia . In: Ja ckso n D. D. E zio lo g ia della sc h izo fre n ia
Feltrinelli, Milano 1964.
313
JACKSON, Don D., The etiology of schizophrenia Basic Books,
N.Y. 1970 trad. ital. Eziologia della schizofrenia. Feltrinelli, Mila
no 1964.
MALCOLM, X, The autobiography of Malcolm X-Grove Press, N.Y.
l954trad. ital. Autobiografia Einaudi, Torino 1967.
MAUDRON, Robert, Magistrati e streghe nella Francia del Seicen
to. Laterza, Bari 1973.
MEHRING, Franz, Geschichte der deutchen Sozialdemokratie,
trad. ital. Storia della Socialdemocrazia tedesca, trad, di Mazzino
Montinari, Editori Riuniti, Roma 1961.
MITSCHERLICH, Alexander, Mielke, Fred, (a cura di) Medizin oh
ne mensclichkeit dokumente des Nürnberg arzteprozesess Frank
furt 1949 trad. ital. Medicina disumana. Documenti del "Processo
dei medici” di Norimberga. Feltrinelli, Milano 1967.
PAPPWORTH, M.H., Human guinea pigs, here and Now. Experi
mentation on man. London 1967 trad. ital. Cavie umane. La speri
mentazione sull'uomo. Feltrinelli, Milano 1971. A cura delle sezio
ni del P.C.I. e P.S.I.U.P. della Fabbrica Bertolini. Ordine del giorno
approvato dal Consiglio approvato dal Consiglio di Fabbrica della
Bertolini in: Al s’cifloun, numero unico, maggio 1971. Anche in: Il
Ponte n. 10 Ottobre 1971 col titolo: San Lazzaro: Documenti della
repressione a cura di P. Colacicchi e A. Rosselli.
POLIAKOV, Leon, Historie de l'antisemitismo Paris, 1968 trad,
ital. Storia dell’antisemitismo di R. Salvadori, La Nuova Italia, Fi
renze 1975.
POLIAKOV, Leon, Le mythe arien Parigi 1973 trad. ital. Il mito
ariano: Storia di un'antropologia negativa Rizzoli, Milano 1976.
REICH, Wilhelm, The sexual revolution trad. ital. La rivoluzione
sessuale. Feltrinelli, Milano 1963.
SZASZ, Thomas S., Sex by prescription the startling truth about to
day's sex therapy, Doubleday N.Y., 1980 trad. ital. Sesso a tutti i co
sti, Feltrinelli, Milano 1982.
SZASZ, Thomas S., The myth of psicotherapy: mental healing as re
ligion, rethoric and repression. Doubleday N.Y. 1978. trad. ital. II
mito della psicoterapia. La cura della mente come religione, retori
ca e repressione, Feltrinelli, Milano 1981.
SZASZ, Thomas S., The Mith of Mental Illness: Fondations of a
Theory of Personal Conduct, Hoeber-Harper N.Y. 1961 trad. ital. II
mito della malattia mentale. Fondamenti per una teoria del com
portamento individuale. Il Saggiatore, Milano 1966.
TADOLINI, Gianni, Lettera aperta a Mario Tobino. In: Il Ponte, n.
10 Settembre 1978; anche in Dossier Imola e legge 180 a cura di G.
Favati. Idea Books, Milano 1979.
314
TOBINO, Mario, L e libere d o n n e di M agliano. Vallecchi, Firenze
1953.
TOLLER, Ernst, T eatro, A cura di E. Castellani. Einaudi, Torino
1971.
VAN GOGH, Vincent, L ettere a Theo, a cura di: M. Cescon. Con un
saggio introduttivo di K. Jasper. Guanda, Milano 1954.
315
INDICE
Prefazione
di Thomas S. Sza sz........................................................... 11
Introduzione
di Giorgio Antonucci ........................................................... 15
I PREGIUDIZI E LA CONOSCENZA
CRITICA ALLA PSICHIATRIA
318
finito di stampare
nel m ese di dicembre 1986
OTR - Via G.B. Pirelli 16
ROMA