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Lo spunto alla base della partitura, tuttavia, era precedente, e derivava dal
racconto di un giovane polacco scampato alla strage compiuta dai nazisti nel
ghetto di Varsavia. Schönberg aveva scritto di getto il testo sotto
l'impressione di quel racconto, per poi decidere di metterlo in musica. Il testo
narra di come un mattino gli ebrei di Varsavia furono destati per essere
condotti, dietro l'incitamento efferato dei calci dei fucili nazisti, verso le
camere a gas. I numeri, scanditi a voce alta, che incalzavano la macabra
conta, vennero interrotti dal canto spontaneo delle vittime per darsi coraggio,
lo "Schema Yisroel", la preghiera che comanda di amare Dio, unico Signore.
Forse nessun artista più di Schönberg, nel nostro secolo, ha avuto una
concezione etica dell'arte, avvertendo il proprio lavoro come un'autentica
missione. In questa concezione un ruolo centrale rivestiva l'esperienza
religiosa. La conversione alla religione dei padri, compiuta a Parigi nel 1933,
dopo la fuga dalla Germania nazista, e per reazione, era però frutto di una
lunga metabolizzazione, che aveva portato il compositore a meditare sulla
cultura ebraica e a far proprie - senza però una partecipazione attiva - tutte le
tematiche che si dibattevano all'interno del movimento sionista.