Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Analisi Matematica 1-Marcellini Sbordone
Analisi Matematica 1-Marcellini Sbordone
0;x= 0% percid um punto di Ls funsione fx) = 2° ~ 3x ha come desivata £ = 33° 1) che si annulla per x= 1, podiivn alfesterno deintervaio [- 1,1}, ed ® negative alVinerno. Quind te funione {8 Reoenis pers >1 ex i,ed& dectesonte per~1a) risulta allo seo tempo £(5) 2 f(a) e f(x) < fla); cio’ f(x) & identicamente uguale ad yor ax Figura 64 ' Combinando i cierio di monotonis ¢ il teorema di carsterizasione dalle funsion! costani in un inervalio si giunge faclmente al seguente: CRITERIO DI STRETTA MONOTONIA. — Sia fun funcione continua in (a,b) erivabile in (8,0). Allora £9) 20, vx (0, bs (625) Fonon ah annul denicomane in |- £2 aetamenecscon in ftcunintervao conten in (3,3) aed £09) <0. ¥4 © (625) F'non af amulis\denicamente in| ems £2 sretamente deri n[,] ‘akon iiersallo conten ix (4) " Dimosteazione: proviamo l'implicazione => in (62.5); essendo f(x) 2 0 per ogni x ¢ (a, b) ger Haag uaciona GL) 40)» aenome uf Semen fou ate ecko a “f &) sonar ‘s %; tall che f(x4) = £(2); ma alloca, dsto che! a) le fo) cca toca cena lea) =O ‘Provimo or Iimplicasone = in (25); dato che 8 (trettament) crescent ia [bt per iH nto © monotonia (62) FU) 2 0 par ops x (6 Dy Ios £6) a po214 Capitolo 6 Figura 65 nulla identicamente in un iatervallo fx, 2] ¢ (2, 8) perehé atrimenti in tle intervatio {ia) sarebbe costant, contrariamente allipotes di stretta monotonia. ‘Osservimo che uns funzione srertamente crescent ¢ desivabile im un inervalio pod svore dervata nulla in qualche punto (0 exter (625) esuge che la deriva x! anoull ldenicomente wn itervallo). Ad esempio, ls fanzine fx) = rappresentata in figura 65, 2 soettamentecresente su, perce: (a) fm) 0= Fstrettamente eesoonte in x) ‘ove oon fsuettamentecresents int inteadiamo che este 8> O tale che per x~ xd < 8 xen cinta 2280, 9 3 ‘La (62.8) & immediata consegueaza del tcorema sulla permanenza del segn0. THOREMA. — Se f(3) > 0, per x (a, D),allora {€ sreamente crescete in fb DIM. Supponiamo per assurd che esita Xp € (a,b) tale che Tinsieme Applicazioni delle derivate. Studio di funzioni 215 (es) Soe (6,201 10) 2 flea sia non woto, Detto x, Pestremo seperire di 8, dot x, = sup S, sha intanto (e230) acncte tate ewater09>0emn > ones | em £0) <0, \ Yee G8.) {in quanto In funsione 2 suettamente cresonts in Xe | ‘Supposiame che sa (02) 1092100. | Exseado (> 0, este 9 > 0, tle che | (a3) £9) >), i We 4 +9) Da (62.12) ¢ (233) epve \ eu 13) >), : Vee (+2 id contrata eam il fatto che 3, = sup S. Dowd esr allorn as) fs) « to) per la cootnuith di fin x, dow esistere o> 0 tae che (216) 100) « fe, Wee G95) 1 che contrata os il fatto ebe x, = sup S, perch implica che non vi sono pant dS vie = 1, minori di mE oid & assurdo, COROLLARIO 1. — Se F(x) = 0 per x6 (a,b) allra f 2 crescents in a, DIM. Dobbiamo éimortare che: an perm ye [0b], x #y. Fsato e> 0, conkideriamo ls funzione (238) (2) =) +e ‘Essq & strettamente crescente in [a, b], perché216 Capiolo 6 (a) ffs) = f(a) +22 e> 0. Ne vege, porx#y oc HAO) 0) 199 , (a2) Sayrniteey, er Pavbitareth di esi ha (oxy os) a COROLLARIO 2. — Se f(x) = 0 per x (a) alors ¢ contante br [8] 63. Funzioni convesse € concave Introduciamo una nuova definizione utile per studiare il grafico di una funzione. z ‘Si dice che una funzione & convessa in un intervallo [a,b], se pet ogni punto x) € [a, b] il grafico della funzione in [e, b] & al di sopra della retta tangente al grafico della funzione nel punto di coorcinate (rp, f(xq)). Analoga~ ‘mente si dice che una funzione & concava in [a b] se per ogni punto Xy€ (2, b] il grafico della funzione @, nell'intervallo [s,b}, al di soto della retta tangente in (oy f(3)). Figura 66 Ad esompio, nella figura 6.6 la funzione f(x) & convessa in (a, bJ, ed & concava in [b, ¢}. 1 punto b & un punto di flesso, cio’ un punto in cui cambia la concavita. Possiamo ripetere Ie definizioni in modo pid preciso utilizeando I'e- spressione analitica dell’equazione della retta tangente. Supponiamo che f Applicarion! delle derivate. Seudio di funzioni 217 sia una fumzione derivabile nell'intervallo [, bJ; diamo le seguenti defini- ioni (per definizioni pid general, senza ipotesi di derivabilita, si veda il paragrafo 69 in appendice): A(x) 2 Hx) + FG) (K-%Q), (G1) f convessa in [a,b] = ¥ x 0 € fa, bf fe S 0%) + £9) (x — 24), (63.2) f concave in {a, b] => YX. % € [a,b Se, come in figura 6.6, una funzione f(x) & convessa in fa, b] © concava in fb, e] (a fle) + fe) @ =), vine [a h! Vee [abl | —218 Capito 6 In (633), (634) x2 un punto generico di [a, b}; scegtiendo x = x in (633) ex = % in (63.4), sommando membro a membro ¢ semplificando si ottiene (5) 02 £6) (& - x) + fy) Gy - x), ciod (8.6) [€G,) - £@)] - @- m) 2 0. Essendo x, > x, ne segue che () 2 £(%). Dimostrazione che (b) => (8): fissati x, % € [a, bj, con x # Xp per il teorema di Lagrange esiste x, nell'intervallo di estremi xs, x, per-cui (87) £2) ~ £(%q) = £05) - &— Distinguiamo i casi x >% € x < Xp Se x > Mo, essendo x € (Xm x) (ioe, in ppartcolare, x, > x), per la monotonia di f(x) sisulta F(x) 2 £(%), che, Insieme alla (63.7), d& luogo alla conclusione: (38) ) ~ f(s) 2 £69) - (& = %) Sex < 195i procede in modo analogo, osservando che x € (x, %) 2 minore di Xe quindi f'(x,) < (xa); anche in questo caso si ottiene la conclusione (63:8) perehé, di nuovo, £(3,) (x — x) 2 fp) (X ~ Xp, dato che (x ~ x4) < 0. Ripreadiamo gli esempi introdott nel paragrafo precedente, La funzione e* &convessa sa tuto dato hens dents eon) pit La foe og coneva p> 0 ech on devia socnde (~~ 1) ®nogativa Teor pub verre cela faxzone Etpxé conven pry 10d 8 concave perx> 0, il punto 08 di eso pera fone arcig x. La funzione x° & convessa su tutto R. “e fncione £0) = 2 ~ x ceuidrata in precedena, bn come derivate successive: f= 3° — 3, # = 6x Quindi i) & convessa per x > 0 ed 2 concava per x < 0. Si conéronti con i alcn'in Seon 6A Le propre bite i que tn due pera c comsentono di ota i aco tet fuo igonometice sn sco. Contienamo ed excapo i fundus f) sea iitatamentalfintervallo [0 23), Caen seg lle derivate € = con, Pen = Aplin dete detract fuciont 219 ¥ x | acta [2 i. ocxcd | Jean | xcxcdn | Zacxcrm segno di f + + tH + semno dif + = L- + segno di = = [ie + In corrgpondenrs abbiamo le informasioni di monotonin ¢ i concavitt per & So) ot [Bs [ke] ee seqno dif ‘positivo 7 negative mtn dit | wecmate a cme jcomcavitd di f concasa i sonvessa (Quest informazioni,insieme ad alti valor facimeste calolabili di sen x, indcano come disogaare il grafico ben noto dell Sigur 6.7. Figura 67 In particolare i punto x=/22di messin, punto x= di fest, i punto x=(S/2)nb dt ‘minim. Ta modo anslogo HJettore pub stadiare il graico della fuszione cos x pet xe [0.23 Chiudiamo il paragrafo anticipando un criterio basato sul segno della derivata seconda e studiato in condizioni pit generali alla fine del paragrafo220 Captolo 6 66, per stabilire se un punto 9 & di massimo o di minimo relativo per una funzione f(x) derivabile due volte in un intorno di x). Consideriamo i] caso in cui (639) 1G) = 0, FO) > 0, supponendo che la derivata seconda sia continua in xp Per il teorema della ‘del segno (paragrafo 46), P(x) ® positiva in un intorno di Xp» (Kp — 8, X + 8), con & > O; quindi £ & convessa in tale intormo, Te- nendo presente che f(t) = 0, risulta (3.10) (a) 2 Hla) + ECO) = fx), percid x, 2 un punto di minimo relativo per f. TH caso PG.) < 0 si trata in modo analogo. Riassumendo, abbiamo dimostrato il seguente criterio, valido per una funzione che ammette deri- ‘ata seconda (continva): (63.1) (6.12) Vee by 8 7+ £(%q) = 0, (%) > 0 => % punto di minimo relative; (4) = 0, faq) <0 = % punto di massimo relativo, 64. 11 teorema di L’HOpital Siano f(x), e(z) due funzioni che tendono a zero per x -> Xp. Abbiamo 4 visto vel paragrafo 26 che il rapporto f(z)/e(x) & una forma indetermi- hata per x %q. Ciae, in genere non & possibile dedurre immediatamente il risultato del limite de] rapporto ma occorre preliminarmente trasformare il rapporto in modo da togliere l'indeterminazione, Ti teorema’ di L’Hopital serve a questo scope. ‘TROREMA DI L'HOPITAL. — Siano f, g funzioni derivabiti in un intorno di xy (con la eventuale eccezione di Xa) tali che (642) lim f(x) = 0, lim g(x) = 0. mm ae Se in un intorno di Xo risulta g(x), g(x) # 0 per ogni x + Xe, allora si ha (42) purché esisa.il secondo limite. Applicazion delle derivate. Sudo dt fensions 295 1M teorema di L'HOpital vale anche per forme indeterminate del tipo % (andi, basta che la sola g tenda all'infinito). Inoltre il teorema vale per limiti deste e sinistri (x + x7) e vale anche per x ~+ +, oppure x — La dimostrazione del teorema di L'Hopital nel caso generale 2 proposta nel paragrafo 67 in appendice; in questa sede ci limitiamo a provare il teorema nel caso particolare, ma signifcativo, in eui fg sono derivabili it 4%, con derivata continua, e (14) * 0. ‘In tal caso, dato che f, g sono derivabili in x, esse sono anche continue in % € quindi, per la (641), risute f(iq) = g(x) = 0. Si ottiene (643) ctim 77% _ FOO) 5, F@ “Brew “Fed” S26) = % : Cmeame sane Cale ke eo t bie em ‘Si tate di une forma indeterminsta 1, che veri le ipotesi det worema di L'Hopital (ect anzi verfca le ipotesi che abbiamo ascuato nel fare Is dimostrazione)-Siha quindi: | e-1 eo (643) im = lm et 1 : woe sen Bx "yoy Feces 2 Us'alirn situasioe in cui sowo verficate Je ipotes assunts nella dimostasione & It sequente (45) tin 22a uy Bon CConsideriamo ora due init ote, ansloghi si tnt i sucrone (83.3), ¢ che si caleolano facieate per mezzo dl teorta di Popa Inichiamo con bu parameyol posiv: per calclar imi (948) SerMamo succesavamente n yt X mimeraiere 2 {ino ad otencre une potznza 3° con esponeateb~ a ueplivoo allo (it pou b= wb inte, n= [+1 avimentim BE U t 4 a es te fe pri ger ie bet a oe (64.8) ©. b= Hu—m+ Dr tim teorems di Hopital & utile anche per i ealcolo del limite di una diferenza £3) ~ x62) che si presenta soto a forma indeterminata = ~ =, oppure peril ealolo del tite di un ‘rodott che i presenta sotto Ia forma indeterminata O. Peril prodotto wi pone fg = H(/e), ‘oppure f = e((LUD), per ricondur! rspetivamente ed mos forma OD oppure wim, Ad esempio, 6 b & un parametro postive, si ha: (9) (e430) (eas) 65, Stadio det grafico di una funzione I risultati ottenuti in questo capitolo ci permettono di studiare l’anda~ mento di una funzione f(x) ¢ di disegname il grafico. Si pud procedere secondo lo schema seguente: A. — Si determina il dominio (0 insieme di definizione) della funzione f(x). Applicazioni delle derivase. Srudio di funzioni 223 B. — Si esamina se la funzione gode di qualche simmetria; ad esempio se £8 una funzione part {(- x) = f(x), V x, oppure dispari:_f(- x) = ~ f(x), ‘Ys, (6i confronti con Pesercizio 5.12), oppure periodica di periodo T: f(x + T) = f(x), Vx e R. ‘Quando semplice farlo, i calcolano le intersezioni con gli assi ed il segno della funzione. C. —Si determinano gli eventuali asintoti orizzontali o vertical. Ricor- diamo che gli asintoi orizzonal i trovano calcolando i limiti per x ->:t =, se tall limiti esistono e sono finitl, Cioé: (65.4) y= Casintoto orizzontale =>. lim f(x) = Ce R. Nel caso della definizione (65.1), si parla di asintoto orizzontale per x ~+ +e; si pud avere in modo analogo un asintoto orizzontale per x -> ~ =. Gi asintoti verticali si trovano calcolando il limite per x — % (eventual- mente x > X', oppure x—+ x5) quando il risultato del limite @ infinito: (65.2) D. Si determinano gi interval! dove la funzione & erescenteo decre- scente, ed i punti di massinio o minimo relatvo, studiando i] segno della derivate prima. Si calcolano i valori di f nei punti di-massimo o minimo relativo. 1X, asintoto verticale => lim _ f(x) = + E, — Si determinano gli intervalli dove la funzione @ convessa 0 con- cava, e gli eventuali punti di flesso, studiando il segno della derivata se- conda. Si calcolano i valori di f nei punti di flesso. F. — Si determinano gli eventual asintoti obliqui. Un asintowo obliquo perx—> +o uma retta di equazione y = mx + q con la propriett: (653) Him [f(s) - (ax + g)) = 0. Gio significa che, per x -> +=, il grafico della funzione & vicino al grafico della retta y = mx + q. ‘Supponiamo che esista un asintoto obliquo, cio supponiamo che valge la relazione (65.3), € ricaviamo i valori di m, g. Se f(x) ~ mx q tende & zero per x —> + =, a maggiore ragione dividendo lespressione per x otte- ‘iamo una quantita che tende a zero. Quindi24 Capitolo 6 Application! delle derivate, Sto di funzioni 225 (4) oe tn HDA GEHD «tig Woy (quindtareavertale di equasione x= 0 & un aitoto per x + 0°, ney Es D.— La devia priza vale TI valore di q si ricava direttamente dalla (65.3). Riassumendo, i valori di m, (6520) fa) =o xo Jee(-2) bone dati de: i 7 er os xs o> 0, Qala sds pa posi 2 = 36) > 0, od te x>1 : See ae rten aces bored ae ee sy maim 2; q= Bp 16)- ms} | slant (= Ope Ge 9 yee decent ater i) Mio r= ed | minim relative, in comispondenza la funzione assume il valore (1) = | a Naturalmente considerazioni andloghe valgono per x —> ~'e. Notiamo E — La deivata second vale i anche che, se esiste un asintoto orizzontale y = f per x > + =, allora & core (3) (-2eent inutile rireare un asintoto obliquo per x —> + =. Infati, se (x) ~> ¢ per z)f-Jee3- x9 + allora {Vx 0, quindi m = 0, q=€ Ciod si ritrova l'asintoto di (sa) equazione y = & as tebeaeand, ‘Secondo lo scheme propesto, studiams la segueate funtion: sy fa) exe. ‘A.—La funalone & deSinita per ogn! x #0, Quind! il dominio dif (-«. 0) U (0,4). [B.—Lauazione non deinita per x= 0¢ non «i annua per aleunvalore dix R~ (0) pera i grafico df) non stress cartesian’ x) rita posta perx> Oc nogativn err <0 (Gato ebe fl fttore e” & positivo per ogni x ¢ R ~ {0 q C.—Per deterinare gi asiaotorizzontali e verticals calcolano mit api etre et dominio, Ne postr pao calolan ini dif(z)per3—+—=,2-+0"4x-#0 x p4mPer | xo tee ee = I; quindl on im xche ee } pers nono sono asintotorizzoniali Per x» 0” abbiamo un alto mite immediate; infatt Eral cass x >=, € qld &™ — 0, Ne segue oa) te re 0 dd significa che perx-> ("non c' un asintoto verticale. Per calclare il mite per x -> ‘siamo il tearema éf L'HOpitak xetm fe Bee Be (9) i ! POE) ge ake on “B Tie Se i Figura 6228 Captilo 9 {La derivate seconda & postiv per x> 0, ed & negativa per x <0. Quindi ts funsione & convesse per x>0, ed coucava per x <0. Dato che f(x) non 8 definita per x= ncn e soo punt di fess, F.— Poiché il limite (65.7) per x > * = vale infisto, oocore esaminare se esttono aintot obtiqu, Caleoliamo, come in (65.5), iit (622) (6533) per caleolare qs & ute lorem di L'ABpital i trovato che a ets di equazione y =x S12 um asintoto oblique per x + + per Ia funzione f(3). Con gl element trovai (dominio della funzione, sepno, asintoto verticale per x 0". limite notevole (658) pet x» 0 interval di monotoniae di convessit, punto minima relative in X= 1, asitoto obliqua) si esegue il disegno del grafico i f come in Bgura 68, 66, La formula di Taylor: prime proprieti Abbiamo gia introdotto nel paragrafo 57 un metodo per “approssi- mare” una funzione derivabile con un polinomio di primo grado. Abbiamo infatti affermato che (66.1) (3) & AC) + £0) (& - 9) (per x vicino ad x3), dove con i} simbolo = intendiamo che la differenza tra il primo ed il se- ‘condo membro, che indichiamo con R(x) (resto di ordine 1), tende a zero pid rapidamente di x ~ xq Cio8, riserivendo Ja (57.5) con il resto Ry, abbiamo: (662) fix) = f(s) + £13) (m4) + RAG), R@) (66.3) jim Application’ dle deriva. Studio funtion 227 Sapendo che una funzione & derivatile fino ad un ordine n> 1, ¢ si pud domandare se sia possibile ottenere un migliot grado di approssimazione rispetto al caso n = 1, cioé se sia possitile decomporre f(x) in un polinomio di grado n ed un resto R,(x) che tenda a zero pith rapidamente di (x ~ x9)". La formula di Taylor risponde affermativamente al quesito posto. Prime di enunciare 1a formule di Taylor, introduciamo il simbolo di soramatoria, wile per scrivere in modo compatto la somma di pit addendi. ‘Diamo alounj esempi; in particolare, il simbolo a primo membro della (66.4) significa che si considera la somma di n addendi, con il termine generico ‘uguale ad a,, con 'indice k che assume tutti i valori compresi tra = ek =n: 4) Sea bear eee asa ece & 5) S Gk se at43+5+4 0042), &% A kia desiede (66.6) & : 241-2-341-2-3-4=32, Nelultima sommatoria abbiamo usato il simbolo k! introdotto in (33.2), che si legge k fasioriale, ed & uguale al prodotto dei primi k numeri naturali FORMULA DI TAYLOR. — Sia f(x) una funzione derivabile u votte in oe Risulta 2 ©(,) (667) fo) = Ep wh + RA), ae RG) 66.8) im At rm oH) Nella formula (667), pr k= 0, intend fx) = tag), © 0 = 1. Quindi ad esexspio, Ov (3) Ha) = em) + Fay) —4) + ~ 29? +R,228 Capitolo 6 (630) tim G20 per n =1 8 slotengono le (662), (663). I eto seive eplicitamente a sommatoris pet fe valor di ‘Dimostriamo ora la formula di Taylor supponendo che la derivata f°") sia continua in Il lettore interessato al caso generale, con £(x) nom hnecessariamente continua in % pud consultare il paragrafo 98. Inottre, vendo difficolta a considerare m generico, si consighia di rleggere il metodo sto conn = 2. TRicavando R(x) dalla (66:7), occorre dimostrare che: 2) [+ Cg) (2— He) +n + a Hl oor) tm Ma Faolanad=— "(Be e— ms) sh (e-¥) 1 limite si presenta sotto forma indeterminata 0/0, Utilizziamo il teo- rema di L'HOpital. Notiamo esplicitamente che occorre derivare numera- tore ¢ denominatore rispetto ad x; quindi ad esempio la derivata di £(%) fale zero, meatie la derivata di f(x) (x — xf! ® uguale a £0) - mba ~ 9)? _ HO) = = xt (6.2) Go ‘Quindi il limite nella (66.11) @ lo stesso di sn 10) HED + + EDK HI" He <9 i te =) (66.3) purché il secondo limite esista. Se n >1, abbiamo ottenuto una nuova forma ‘V0. Dopo aver applicato in totale n volte il teorema di L’Hépital, abbiamo: (66.14) | Quest’ultimo limite 2 zero, perché f(x) @ continua in . Percid 1a tesi (66.11) & dimostrata, ‘Suiluppiamo secondo la formule di Taylor lcune fanzioni lementari. Se £3) =e, Application: dele derivate. Studio di frzioni 228 2° = 1 per ogni a. Pescid (6615) Peter eens ERO Analogamente, sceplisndo x= 0, s ottiene (e636) Jol + x) = area Zs RO) a wean) waa GE + Ral (618) wer Eanes ‘Ao wap di yrs patents isa tan, sano pra ns ea 69 gat pont gap, ta, int cho sora ao slap ia fort Tpke per anne Sn ened cons dl G0), abba ons ed (6) foes Kex-Es we \ Figura 69 1 disopno cella figura 6:9 8 stato eseguio con uso di un computer. Si not ehiera- rente che | potinomfy.(k=0, 1,2.) Taylor han un grafico pet x veo & 240, au oy srfico dels famzione sea x, qtanto pik & grande230 Capitolo 6 Per mezzo delia formula di Taylor & possibile generalizzare il criterio (63.11), (63.12) nel modo seguente: CRITERIO PER I PUNTI DI MASSIMO O DI MINIMO. — Se esi- . stono le derivate sottoindicate della furzione §() nel punto %, vale il se- (guente schema: Tom) = 0: (f(a) > 0 minimo relativo in x9 tag) <0 massimo relative in x Irae) = 10%) #0. né massimo, né minimo in x Pm) =O: fAed>o minima relasvo in x5 E(x) <0 massimo relative in ry [f(a = 0: Dimostrazione: una situazione generica nello schema sopra proposto:2 quella in cui f(x) & derivable n volte in x per qualche n > 2, ¢ risulta (66.20) £9) = P%) NG) = 0; 11%) #0. CConsideriamo il caso in cui f*(xq) > 0 (la trattazione del caso f"%(xq) < 02 analoga) Per Tannullasi delle derivate, la formula di Teylor (66.7) diviene (66.21) f(x) = fi) + ~ Re)" + Rx) e, per le (66.8): f(x) a Ga (6622) f%) Re ]_ a) oa a * (& = %) at Applicazion! dele derivate. Studio funsioni 252 Per il teorema della permanenza del segno, esiste 6 > 0 tale che 4) ~ fla) { (23) Boge 8 | YROR = HL <8 Se n 2 pari il denominatore (x ~ x)" & positive per ogni x + xg: percid risuita f(x) > f(%,) per ogni x € (Xe~ 8, 3» +3) — fr} € quindi x, @ un punto f(x), oppure (x) < (x9), rispettivamente per x > %y, oppure x < Xe Percid Ja funzione f(x) non ha né massimo né minimo in x. ‘A titolo di esempio osserviamo che per la funzione f(x) = 2* risute 1900) = 41 = « pertanto, in base al eiterio precedente, f(x) ammetie minimo nel punto y = 0; Ia erica iceta oi tale proprota& immedina infati f(s) = x° 2 0» (0) per omni x € R. Tnvece, per Ta fanzione g(x) = si be: (6624) £@ = F(0) = 0) =0, 728) FO) =e =0, £0) =31, ‘per cu, in x9 =0, g(x) nom assume masse né minim, neath Ja famaioe g(x), rappreses- tata in figura 65, ba un flesso in rq = 0. Oserviamo che tale propretA vale in generale lun pun la prim derivata non mala ai ordine dapari(maggiore od uguele a3) allors le funcione presenia un flesso nel punto (si veds Veverizio 639). ppendice al capitolo 6 67. 11 teorema di Cauchy. II teorema di L’Hépital nel easo generale Allo scopo di dimostrare il teorema di L'Hopital nel caso generale, ® utile il seguente ‘TEOREMA DI CAUCHY. — Siano f(x), g(x) due funzioni continue in [a, b] e derivabill in (a, b). Se g(x) #0 per ogni x € (a, b), esiste un punto %o € (8, b) per cui fo) _ 1) - 0) cee F@)" a0) = a0)232. Capitolo 6 procede come per la prova del teorema di Lagrange (oargrte 61), utilizzando Ia funzione f(b), B= S oe9 - oe]. che & ben definita in [a,b] perché g(b) ~ g(@) +0 (infatti, se fosse g(a) = a(b), per il teorema di Rolle esisterebbe un punto x € (a, b) per cui g(a) = 0, contrariamente allipotesi g'(x) * 0 per ogni x € (a, b)) La funzione h(x) @ continu in [a, b} © verifica le condizioni h(a) = b(b) = G; inoltre & derivabile in (a, b) € ta derivata vale (612) A(x) = f(z) - | f(@) + 7) aay f(b) = f(@)_ (73) WO) © £6) - aa) +e). Per il teorema di Rolle esiste x» ¢ (2, b) per cui h’(x:) = 0 che, essendo ¥ #0, equivale alle tesi (67.1). Se nel teorema di Cauchy (come pure nel tzorema dl Lagrange del paregrafo'61) si anche che f(s) ~1(0), dala tea (671) s otiene Vesistenza di un punto %y € (4b) Det cui F(xg)~ 0; ciod si rotiene UI teorema di Role, che » cus volta alla base delle ‘Simostrazioni propotte per i teoremi di Lagrange e dé Cauchy. ‘Pertanto, le formalzzion dei teoremi i Roll, Lagrange, Cauchy, sono da considers ‘hq loo equivalent. Siamo ora in grado di enunciare e dimostrare il teorema di L’Hopital (gid introdotto nel paragrafo 64) in ipotesi generali. ‘TEOREMA DI L'HOPITAL. — Siano f(x), 2(x) due funzioni derivabili: in (a, B}~ {mo} sali che (ra) | lim £(x) = Tim g(x) = 0. i mn Se gh) # 0 per ogni x cla, b} ~ {ra} € 2 esiste i limite £0) tim 22, rm BG) allora esiste anche il limite per x -¥ %q dal rapporto f(x\la(s) ¢ si ha i rs) | Applicovion delle derivate. Suto di funsioni 233 nm f(x) f(x) 678) fim $2) £@ — Bw". Fe Inoltre i! teorema vale anche in ognuna delle seguenti situazioni: (67.7) si considerano limiti destri (x —> X0°) o sinistri (x — x5); (678) in logo dellipotesi (67.4) si suppone che limt() = limg() = + oppure — = (anzi, 2 sufficiente che, per x —+ Xp, la sola funzione 80%) diverge a te 0.a~ =); (5), g(x) sono derivabili in interval iimitati ¢ si considera it Limite per x + «, oppure per x ~ =. (679) Dimostrazione: utiizzando Vipotési (67.4), estendiamo per continuitd (2) (2) nel punto x conil valore 0; poniamo cio®f(0) = (0) = 0 (eon abuso 4 notazione usiamo lo stesso simbolo per le funzioni f(x), g(x), @ priori definite soltanto in (e, b] - fx} per le loro estensioni continue in tuto [a, bb). Cosi definite) g(X)sisultano continue negli interval fa eh [kb] | (Ge a # % # b) € Gerivabill in (2, %), (eo b)- ‘Osserviamo preliminermente che anche la funzione (x), ole che gx), non sl annua in [a | ~ (a nfat, se esses un panto % [a,b] = ft] per cui g(%:) = 0, per il teorema di Rolle applicato alla funzione g(x) nellintervallo di estremi xy, 3, esisterebbe un punto X2 € [a,b] ~ [x pet cui £(@:) = 0. Consideriamo una generica successione x, convergente ad Xy tale che X | « [a,b] ~ fxd, Va € Ni. Por il teorema di Cauchy applicato alintervallo di esiremi x %y, per ogni n esiste un punto x, interno a tale intervallo per cut Moe) _ Hy) = Hag) _ a) ” BG) Be) FE)” Dato che x’, 2, per ogni n N, interno all'intervallo di estremi xy € X18 suocessione x’, converge ad X» pet n —+ + o. Percid f{,), £6 BB.3G)7 S- Fe (67.0) Fe) / Ago ; ultimo passaggio vale perché il limite (675) existe per ipotesi ray)234 Captoto 6 Pertanto il limite a primo membro della (67-11) & indipendente dalla pparticolare successione x, —> % per Ja caratterizzazione dei. limiti di fun- ioni mediante successioni (paragrafo 42), ne segue che esiste il limite di funzione a primo membro della seguente Telazione conclusiva j = tim £ £0) jim $02 © tin FO (r32) Pa)” A age) ~ £6) Dimostrazione dei teorema di L’Hépital nel'ipotesi (67.7): si procede ‘esattamente come nel caso sopra considerato. Ad esempio, per il limite destro x ~» x; si suppone ovviamente che x) b e si prende in considerazione tuna generica successione x, convergente ad %, COM % € (Xo, b], Va € N. Dimostrazione del teorema di L’Hopital nell'ipotesi (67.8): dimostriamo 4a tesi (67.6) per il limite sinistro x —> x (Supponendo % > a). Dato che la dimostrazione per il caso x xg & analoga, combinando i due risultati si | ottiene la tesi per i limite completo x — Xp Indichiamo con il limite perx —> x4 del rapporte f(x)/g'(x),esistente per ipotesi. Consideriamo, per fissare le idee, Ce R (la dimostrazione nei casi t= ee e f=—ee 2 analoga); per ogni > O esiste 8; > 0 (con a xq~6,) tale che Oey - (713) yoces Wxe (%~ 8,0). Lipotesi g’(x) #0 in [a, x») equivale a supporre g'(x) di segno costante in tale intervallo, diciamo g(x) > 0 im [a, %) (infatti, se fosse g’(x:) <0, (a) > 0, allora per la proprict4 (68.6) della funzione derivata,risulterebbe (2s) = 0 per almeno un punto x; nellintervallo di estremi, x, x). Dalla (67.13) segue aliora (eras) f@)- (+e) 3) <0, Vxe (%- 8, %). Definiamo nellintervallo (xp ~ 63, %) le funzioni (eras) u(x) = £08) - (€+ ©) £03), Ine(x) = £(R) ~ (€ + 2e) BC); cessendo g/(x) > 0, per la (67-14) risulta h(x) < 0, h(x) < 0 in (%p~ 84,30); ‘quindi by(x), hy{x) sono funzioni strettamente decrescenti in tale intervallo Appessons dete derivate Stute& fations 235 (ed in particolare ammettono limite per x XG). Per x ~> x6 le due funzioni by(x),bo(x) nom possono convesgere contem- porancamente a limiti finiti, perché le diferenza by(x) — f(x) = ep(x) diverge al'infinito. Supponiamo quindi, ad esempio, che perx —> x5 by(x) diverga; trattandosi di una funzione decrescente, divergera a — «, Esisterd quindi b, < 6; tale che by(x) <0 per ogni x € (x)— 8) 24); cod (67.16) A(x) -— (f+ &) g(x) < 0, i Ve (y~ 3, x). Dato che g(x) > 0, g(x) diverge positivamenite per x ~> x5; percid esiste 52 0c ue) > Oper © (85, ).-Poro 8 = mi [bn Bie ep £0 (7.17) 2 ¢ la definizone i imite i apporte (3) ha qund! lime opuse ad t per x3. Dimostrazione del teorema di L’Hopital nell'ipotesi (67.2); supponiamo che {(x), g(x) siano derivabili nelintervallo [2, +>), cona> Ce con g(x) #0 per ogni x2 a. Definiamo nell'intervallo (0, V/s] le fenzioni (6718) Ki) = £0), a(t) = eA), Vt € (0, Va] {aotiamo che, se t © (0, 1/a), allora x = I/t € [a, +e); quindi le espression 1(1/), g(1/) sono ben definite). Fe : Risuita poi lin H(t) = lim f(1/t) = im f(x); ee = (6749) ‘im, (1) = him a(t) = Sim ax: ‘quindi, se f(x), (x) sono infinitesime o infinite per x +», allora H(t), B(t) ‘sono rspettivamente infinitesime 0 infinite per t -» 0°. Applicando il teo- tema di L’Hopital al limite del rapporto delle funzioni I(t) p(t) per t > 0° (che & un caso gid wattalo) si ottiene236 Copiolo 6 Sag) ~ Be FO em DEM sien FON) CU A) Aiea = AB Dediy * Oe gam Cre) f(A) “3 ran’ ‘purché ultimo limite essta. Ma, con il cambio di variabile 1 = x, Pultimo limite & uguale a fO) _ i, FO (ayy oar gaa)” Be FG)” che esiste per ipotesi: pertanto Puguaglianza dei limiti in (67.20) & ginstifi- cata, Le (67.20), (67.21) forniscono 1a conclusione: fn 1) 2 tm HD BR. go) Oe Ga) ~ (12) tino im £2 0 BE) stem BGR) © 68, Sulla continuita della funzione derivata L eo chef) na foione desi bu Interval, 1) Ome fasion dest), £0) non neceuraiamente © cots int, evempi, o£) € deta come io (3) de | { ° * 1 foe} ot 2 { Fel ow | lors sisal (ei veda In (57.14): 32) (2) £0) = 9, mente, da verifica iret, } Applicazion! dele derivate Seuio di funsioni 227 3) 4 0) focan cn?) te ereibIadervatn della funione (3) defini in (68.1), ba per x= 0 una discontioith di seconda specie, [Nel teoreme che sogue (che sruhs una conseguenza del teorems di Lagrange) mo- strimo che le derivata dius funzione derivable pub avere sollantodiscontisuita ct seconda specie e inoltre in ogni caso, vale il torema di esstenza dei valor intermedi pela funzione derivate, indipendentemente dlls sua contiouiti. ‘TTEOREMA (SULLA FUNZIONE DERIVATA). — Valgono te propre: (G84) sia) derivabite br a,b] ¢ 30 « [oD se site Uli per x39 di f(,allora tate limite ®uguale «(2g analogament, se existe Uline per xx di (2), tale inte uguale a ():quind existe line per x + xy di £(2),onche tle limite 2B uguale a £39) (G5) sia 4x) derivable in 0,0} ~ fa] ¢ continu int; seit ito it limite per x + xp ‘4 £(3) allre 3) derivable anche in xy ¢ le deriva gual al valor del Lit, (688) sia tx) derivable in [, Wh per ogni Yo compreso tra valor F(a), £() exe Xp in) tle he ad) = 9 Dimostrazione di (6¢.4):consderiamo-soltanto i limite per x x} (supponendo x) 0 ex + By Sb per ogni ig N Feil teorema di Lagrange, per ogu xen peat ball inervale (y+ fy) wn fee ay; pressed ate fle + hy) - Hee) se eecneer (os) = im_£() = tim, £02); has ‘rulkimo pessagio vale perché, per ipo imite per x x (x) esse perch, essendo By << + hy, Vo€ N, le successions Xy converge 8% per n> + =, Dimostrazione dl (68.5): con le notazion! ed U1 metodo del caso precedente stove , (vigtet el comtnuta fx) sel punto ng ® zeta wel'applae i eoreme ot Lagrange iotrvallo deste 1 9) im 124 B= fad (69) ig SS ino:238 Capitle 6 ‘per en anche it mite a primo membro (oltre che quello a secondo membre) & Fnito ed & indipendente dala particolare ucceasione i ~»-0. Ci pica che existe Umit di funove 5+) ~ ta) r (6830) 1m, ed & uguale'al valore in (68.9). Dimontrzione 4 (68.6): se 3o = F(a), oppure yo = f(b), won c° nulla da provare: ‘consideriamo quind! i aso F(a) < yo < £(b} (supponcndo, per fssare le idee, F(a) <£(b). ‘La funzione g(x) = f{) ~ yo x ha erivata (x) = £(3) — Fo ebe assume valor & seguo iscorde aph extremi dellintervallo (a,b, exsendo (wasn) B=) -%<% £00) =F) Peril teorema delia permanenza del segne esistono b> Oe k 0. s+) 2 eax cu OHH, da cui pa) > g(a + b), mente gb + 4) < gb) (si rleondl che K & nogativo). ‘Ci implica che esistano x, . x, (a, Bh, con x #% tl che gf) = ge) 5 per pro= vate ed considesiamo i seguenti tre cas: @ a6 afb) basta prendore a5 = 32 = b. W g(a) < g(by siuttando gfa +1) < (8) < aC), pe il teorema di esstenan dei vost imesmoedi, per ogni (68:13) ye [e+ b}, G)} cela +h), em) esistono 3, € [2,2 +b] © 2p € [0+ b, b] tall che fim) = ffm) = 7. (Gi) g(a} > e(): si procede in modo analogo al caso procedeute; cot, exsendo gt +) < (0) < gC), per ogni ay, 6 [at +1), 2009) © Kala) afb + b)) ssistono x € [b +k, b) © xp cle, b + H]tali che ffx) = fn) = y, Infine, per il teorema di Role existe un punto 3p nelVinervallo di extrem xy, x5, €00 2 proprieth che (ag) = O; od, tale che F(R) = 3o. Applcarion| dele derivate, Saidio di funtion! 239 69. Funzioni convesse in un intervallo Abbiamo gid detto, con Ja (63.1), che una funzione 2 convessa in ua intervallo[a, bj se, per ogni punto Xp ¢ [a bil grafico della funzione & al di sopra della retta tangente al grafico della funzione nel punto di coordinate (%» f(20)). Tale enunciato, se assunto come definizione di funzione convessa in un intervallo, hail difetto di richiedere a priori, come ipotesi Ia derivabi- Tita della funzione, per potemne considerare la retta tangente, Di seguito proponiamo una definizione pitt generale di convessitd, che non richiede Ia derivabilita a priori, ma che risultera equivalente alla (63.1) quando la funzione & derivabile. DEFINIZIONE, ~~ Una funzione f(x) definita in (a, b] & convessa in tale intervallo se, per ogni ry, x, € [a,b], risulia (2) 10s, + -2) %) SAN) + -2) fe), VE [0,1], Geometricamente la (69.1) esprime il fatto che il grafico della funzione y = f(x), neWintervallo di estremi x,, x, al di sotto della retta congiun. gente i punti di coordinate (x, (%:)) € (x, fla) (si vede la figura 6.10) fexp MOd+ AFG). eA Figura 6.10, Se nella definizione (10.1) vale il segno di minore stretto per ogni 2. (, 1), allora si dice che f(3) & strectamente convessa in (a, b), Riferendosi di nuovo alla Gigura 6.10, notiamo che, se f(x) & convessa in [e, bj, allora il suo grafico, al di fuori detV'intervallo (x, x, @ al di sopra240 Cepiolo 6 Applicarion delle derivate. Sedio di frcion’ 241 dela retta congiungente i punti di coordinate (x, f(x)), (Ba f(23))s cio’ & espresso analiticamente dalla seguente PROPOSIZIONE. — Una funcione f(x) definita in [a, b] risulta con- vvessa in tale intervallo se e solianto se, per ogni %), X2 € [2 b), st ha (2) ft + (1-1) x) 2 t fly) +A -9) f) per ogni t esterno al'ntervallo (0, 1} ¢ sale che tx, + (1-1) m € [a Uh Dimostrazione: consideriamo il caso t > 1 (il caso t-< 0 & anslogo); la (69.2) si scrive equivalentemente Fire 6 1 3), te) sien 40-0 m)- 0-9 fd) (Ges eterna tat caateeciouy Weeks as ia : 7 pati di coordinate (xp, fq) © (0 {0)): cea Posto A = 1, risulta 2 € (0,1) € 10)- 1609) wn yatta > Sana), 26 [9 (94) 1- con la auove notazioni, la (69:3) diviene | 5) fx.) s A(t x, + 0 =) 3) + - 2) fhe) ‘ed & equivaiente alla definizione di convessitA (69.1), scambiando il ruolo dei simboli e ponendo x’, = tx; + (I~ tk (da cui x, = 4 x, + (1-2) x). i : 1s Sigua 6.1 & rappresentsto il grafico della fonzione I { 1 sexe0 ro) ao-{ : 0 exe 0.3 Si vein facmente che (4) sods Is defnxione (69.1), cot (2) & un esempio di ‘funcione convessa nell'ntervallo [0,2 Naturalmente f(x) non € continua in [0 2}, easendo ‘Govostinas al primo estemo delintervalla, Con il orema che segue vericheremo che wos Greclone convesse pab eesere discontinna solo agli esremi deW'intervallo di defiizione, Po fintene dtr 8 meseramentssmtn | TEOREMA 1 (CONTINUITA DELLE FUNZIONI CONVESSE). — Se {) 2 une Figure 612 ' ‘uncon somes has alone contin neg pano 39 © (6) Per In definicone di convessit (69.1) tale vets & ald sopra nz imostrazione: 2 interno allinervallo[a, bj, quindi i tre pant a, Xp. b a eee sone mado: px pt sb) a att 8. Xe, 4G) in rte Vintervalo [a,b ioe risulta 1242 Capioio 6 $0) ~ ve ‘Anslogaments la reta passante peri punt (Zo, f(%) © (e f(e)) ba equazione (28) 13) s fom) + Gna. Vine fed) (9) ref}, «in base ella propoeizione precedent, rsulte che tale retta& al di sotto del grafico della ‘uazione #2) in tutto Pintervallo fx, Bf; clot: )~ fo 69.10) (x) 2 f(a) + ‘ eo «-m), Wx e bab) =e PPassando al limite per x > x§ dalle (698), (69.10) si ottene Ia continith a destra della funzione nel punto: (uy im £0) = fxg. Si procede poi analogamente per x35 - Al contrario della continuita, una fanzione convessa pud non essere derivabile in qualche punto delintervallo di definizione, Ad esempio, la funzione {(x) = Ix| non & derivabile per x = 0, pur essendo convessa (se~ condo la definizione (69.1)) in ogni intervallo [a, bl; infatti, se x, x € [a, b] he (0,1), risuha f(xy + (1-2) x) = gy + (1-0) al (1) < Dax + 1-2) my) = yl + =) bagl'= = f(x) + = 1) fox. Si pud per verficare (si veda Mesercizio 6.40) che una funzione convessa ammette in ogni punto interno sia derivate destra che derivata sinistra, potendo essere tali derivate distinte fra Joro, come nel caso della fanzione fix) = In|, con x = 0, risultando in tal caso f, (0) = 1, (0) =-1. Si pud anche verificare (si ve convesse f(x) ® derivabile in ogni punto di un intervallo [a, b], allora Ia funzione derivata f(x) ® continu in [a, b]. TEOREMA 2. — Sia f(x) una funzione derivabile in (a, b). Valgono ie propriets: esercizio 6.41) che se una funzione ” pees del devo Sats dfn a (69.13) f(x) 2 convessa (secondo la definizione (69.1)) in [a, b] se € solo se f8) f(a) + £60) (=), Yay fa, of t (69.14) se 1(x) & derivabite due volte in (a,b), allora ® convessa in [a,b] se © solo se £"(x) 2 0 per ogni x € (a, b). : f Dimostrazione della (69.13): supponiamo che valgaI'ipotesi di convessita (69.1); allora, vale anche la condizione equivalente (69.2). Ponendo nella (69.2)x=m% +O -Drariltax m= 84 +11) ==, x) dae, se % 4m (9.15) (a, #x). La (69.2) diviene AR) 2 fx.) + t1f(,) - £0,)] = (69.16) = fe) + @-x) fx) - fs) ue 6, al limite per xj > x 17) A(x) 2 f(x.) + £(,) (x - 2) che & quanto si voleva dimostrare. | Viceversa, siano x, , x € [a, bl, con x #™ € A (0, 1}. Poniamo %y = Ax, + (1 2) 5 per ipotesi si ha: £0) 2 fh) + FQ) ( ~ ms (69.18) 0%) 2 f(a) + £0) Ga — %). Moltiplichiamo la prima relazione per 2 e la seconda per 1 - he som- miamo: MG) + (1-9) fx) 2 Mag) + A(R, ~ 29) + (69.9) +12) ) + =) £05) (—m) = = flag) + £644) DM, ~ 39) + (1 lay ~ a)244 Captolo 6 “Applicariont dee derivate, Suadio at fanzioni 245 ‘imane da provare che la quantita in parentesi quadra @ nulla. A tale scopo teorema di Lagrange allintervallo [, x], supponendo, per semplicita, che ricordiamo che, essendo Xp = Ax, + (1 ~ 4) x, , risulta ; X> Xp Esiste %, € (x) per cui (69.20) =~ Dy ~ xs 7 y= Mm - %)- (69.26) (3) ~ flag) = £6) ( ~ %). Pereid Essendo f” 2 0 in (a, b), Ja funzione f(x) risulta crescente; percid £(%) 2: (32) che, unitamente alla (69.26), d2 la conclusione (in base alla proprieta, [ha = 39) + (=) (=) = MO ly =m) +m m) =O q i equivalenza (69.13) gid dimostrata). Dimostrazione della (69.14): supponiamo per ipotes! che valga Ia rela- 1 ezoreconfont la dimostarone sopra propos. con quella de ite di convent ione di convessita (69.1); sexe (a b)ehe Retalechex+hex—h = | Cost enndaiias ' appartengono ed [a, b], poniamo 4 (on) 4 70. Metodo di Newton per il calcolo delle radici di un’equazione 1 Esponiamo il metodo di Newton, o delle tangent, per caloolare Te radici di © k= 12, da cui 4 ‘un'equazione f(2) =0, con (x) fumzione continua in un intervallo [a,b] talg F cbe f(a) <0, {(0) > 0. Ricordiamo che nel paragrafo 47 abbiamo git esaminate 1 1 4 metodo di bisezione che risolve, in modo diverso, lo stesso problema, (22) Ams (O-)maz ath) +7 @- bas 1 teorems dell’esistenza degli zeri (paragrafo 46) assicura Vesistenza tuna radice Xp, ciot Vesistenza di um numero reale xy € (a,b) tale che fq) = con tali notazioni Ia relazione di convessita (69.1) diviene Se fé strettamente crescente in [a,b], xo anche l'unica radice dell equazion, 1(2) = 0 nelVintervallo [a, b]. Allo scopo'di calcolare quest’unica radice x, 1 supponiamo che f(x) sia una funzione derivabile, con derivata f(x) >0, Vx (23) f(a) $5 [ix +h) + fb), 3 [a bj, © sia comvessa in {a, b] (figura 6.13). i ‘0, equivalentemente fe +h) + £68 ~ b) ~ 2403) (69.24) 7 ‘Passiamo al limite in (69.24) per h 0 e utilizziamo due volte il teorema di L'Hopital (si noti che si deriva rispetto alla variabile h) si otiene la tesi: | i (25) 05 lim e Figura 6.13 1 : : : Scelto un punto x; nell’intervallo [xo, b], tracciamo la retta tangente al Viveversa, supponiamo che f"(x) 2 0 per ogni x € (a, b). Applichiamo il | grafico della funzione per x = x; tale retta ha equazione: \246 Copitoio 6 70.1) y =f) +f@) &- 4) La retta tangente incontra Iasse delle x in un punto xp che si ottiene ponendo x = x € y = 0 nella relazione precedente: (70.2) =~ (ER) - TI numero x; @ una approssimazione, migtiore di x;, della radice x che cerchiamo. Dato che f @ convessa, risulta f(x) 2 f(x,) + P(m)(e — x); in particolare, per x = % si ottiene (703) (4) 2 fq) + IG ~ 1) = 0 = 1%) - Dato che f @ strettamente crescente, risulta x; 2 % Inoltre, essendo f(x) 2 0, f(x) > 0, dalla (702) si deduce che x < x. Percid (70) SHS SE. TI punto x; & nello stess0 intervallo [xo, b] dove avevamo scelto x, ‘Quindi possiamo ripetere I'argomento da x. Iterando il pracedimento otte~ ‘niamo tna successione definita per ticorreaza, Se il primo termine @ uguale 2b, abbiamo A(x.) (70.5) You =~ FG ‘TEOREMA. — Sia f(x) una funzione derivabile in (a, 0], ‘con derivata continua, e sia convessa in tale intervailo. Supponiamo che f(a) < 0, f(b) > 0 @ che f(x) > 0 per ogni x € [a, bl. Allora la succession Xp definita per Ficorrenza dalla (70-5), converge decrescendo all'unica soluzione Xo € [a,b] del equazione {(x) = 0. Dimosrasine: per il eoreta dlesstenan plz este inf, ¥] une soluione 29 etequaone (2) = 0, Dato che £8) > 0 per ogni x € [a,b] la funzooe & strettameate Ganlues qui Fequazione f@) = 0 ammette Xp come nics sluzione inf, 6 Trovianw che ag per ogaln Pern=1la reliever, fatty => ap Fer a> 1 czzame Ie convent £9): (0) ft9) 2 0) + FCM 2), vac {nd} Ponendo x = tau € Fcordando che 2) ~ = ~ f{y)F(5,),otteniaano ‘Applicazioni delle derivate. Sui di funziont 247 sys) BAe) + Fle 5) = bast FH) + 1G) Mx, YG] = 0. 1 Percid f(x,41) 2 0; dato che la funzione f(x) positiva in (xo, b] ed ® negative in [a, xo), risulta, get € [Xo bl; cio’ im particolare & xy = Ky I ‘Verichiamo che fa siceslone ty 8 Usresene:esendo 2 Xo, vue fxg) 2 0. notre per ipoten P(x) > 0; pert | fx) yan-men, | Ben. (708) : Bate TEER | Yuen petra te meno mote, ie ne pen Indl Pate rita - ‘ 9 905) Fe tim 3 wl a) -$ (obbiamo mitizzato la continuta dif) e dif’ (x)). Ne segue che) =0. Dato che fix) =Oha ‘Sune sleioe neler bri = 39 qu converge a yet 2 # = ' ‘Usiamo il metodo di Newton per calcolare le'radici delle due equazioni (46.2), (46.3), gid studiate con il metodo di bisezione nel paragrafo 47. CComincamo con Pequasione x0) terested [Abbins gi oservato che {(0) <0, (2) >0. Rl inaive: f(x) = 33° + 1> 0 per cent a0) = G80 per te [O 1} und 2 conve « suetinmente crescents in 0 re poisiamo voare il teorema precedente, Definiamo per rcorrenaa Ia sucestione aan “seer (703) meh he che, come seppiamo, coaverge allt radicecorcata. Si calcolasubito xy» 1~W/4. Con aiuto di ‘un computer si trovano i valor: iced Eee % s % us| esses | _ooscse | cama | aman ‘La radice reale delrequazione (70.10) € x) = VSzs27.. CConsideriame ora Tequazione248 Capito 6 032) Si rieonoice faciimente cbe pomiamo applicare il tereata precedente. unica race ettequazione (7012) # limite, per n ++", cella sccesione defini per ricorenza ds fa) =e 41-0, 033) ery ; Si rovano i valor: j a x x Xs % 4 =05 ~ossan | -osenas | -osenes | -osene La radice delVequazione (1012) 2 x9 = ~ 0567143... 1 lettore confoati In repidih dels coovergenza ottesute coo it metodo di Newton, sisptto alls velocit di convergenta del metodo di bisezione considersto nel paragrafo 47 er finite, indichiamo come calcolare la radice quadrata di un numéro positive a, utlizzando il metodo di Newton. 11 numero fe & unica solu- Zione positive dell'equazione (70.14) f(x) = -a=0. TD numero a 8 anche il limite, per n —> + co, della successione: se art se asi (70.15) Come al solito, abbiamo fatto riferimento alla definizione generale | (205). Si not che (2) = 2x > 0 nelVintervalio{ Ja , x, J. Semplificando Ia (70.15) otteniamo la relazione di ricorrenza 1G 48) Boat = 3 [Be | COsserviamo che abbiamo git studiato questa successione per a = 2: si conéronti con la (323). Inoltre & la stessa successione definita con I'algo- nittno di Erone nei paragtafi 12 36. 7036) ‘Tenendo présente tale fatto, cit che i metodo di Newton & una"generalizazione Appleation! delle derivate. audio di furclont 249 elPalgortmo di Krone, i lettore seriva un igoritmo di siorrenza peril calenlo numerico ‘ella radice cubica di un numero reale © > I (i veda Teserciio 643). Eserciai Gi Indicare i punt di massimo ed i punti di minimo relativo delle funzione sen x nelVintervalo [0, 2]. (Pond ai mux 202, 25 punt di min: 0, (72)x} 62 Indicare i punti di messmo ed i punti di minim relativo dell funzione sen x su (Punt di max 212 + 2k, Wie = 2; punti ci min: (372) + Dk, Vk © Z] 63 Tra tutti é rettangoli di area fissts, determinare quello di perimetro [Se um lato del rettangolo vale x, Paltro Into vale a/, dove a 2 la mssura det area; occomre determinare i! minimo, per x > 0, della funzione f(x) = 2+ 2afe. Annullando le deriva prime dif) si trova i quadrato i lata x=%] G4 Tre tutti rettangoli di perimetio fssato, deteiminare quello di area, [Hla area mescima il quadrato che be per lato la quarts parte det pri= eto} 65 Determinare if rettangolo di area massima,inscrivibile in uns ciconfe: renze di reggio r. (Si veda ta figra 614 Si trova i quadrato. 4 lato Ee 66 Consideriamo i rettmgol com: in figura 615, con una base sss delle X insrt alin parabola a equcione y= 1~ x, Detrminre tet golo di area massima. i= G0) f 67 Sie f(x) = ax* + bx + ¢, con a +0, b* ~ 4ac > 0. Indichiamo con x, % le due| radi delTequarione di secondo grado f(x) =, cice ffx) = 1.) = 01 Verifiare che este 1p per uit (0a) =O, che 2p interso alnterallo. delimitato dalle de radii 1, %, in ascordo con i teorema dt Rolle [Risuta xo ~ b/24, xq @ i panto Gi mezzo tr My 39) 88 —Determinare Passa del verte dela parabola di equatione y= a! + bx ++ (@#0),tenendo conto che i vertce& wn punto Gi minimo ge > 0, ‘un punto di massimo se a < 0. | (— 2a) { 69 Mostrare che la funzione x? - x soddisia {I teorema di Rolle negli inter sek Le Tv ese | apd pe 8a] i610 ou 612 613 64 61s Figura 614 Sia 1(x) = 1. Verifcare che la derivata (x) non si annul per alean ‘alore reale di x. Perehé non vale Is tesi del teorema di Rolle nelinter- vallo [- 1, 1}, nonostante che £(- 1) = £(1)? {Le funzione fix) ® definita in tutto Pimtervallo [- 1, 1} ‘Sin f(x) = lal. Verilicare che f (x) assume soltanto i valoti + 1 ¢ - 1. Perché noo vale ia tei dl teorema di Rolle neWintervallo [- 1, 1}, nono- stante che 1) = £(1)? {Le funzione f(x) rsulta derivabile in tutto Vintervallo (— 1, 19} ‘Trovare explcitamente i valore intgpmedio Xp del teorems di Lagrange, qelatve alle funzione f(z) = %°— 3x" nelatervalo [0 1} {y=1-84) Sin f(x) = (x - 1)x ~ 2) 3X ~'4), Mostrare che la derivate f(x) anoulle in ire punt. [Si usi il teorema di Rolle ed i fatto che f(x) 2 un polinomio di terzo redo] Supponiamo che f(x) sa una funzione dervebile tre volte in wm intervallo {ab} Dimostrare che, se silt f(a} = (0) = F(a) = F(b)= 0 allora existe wee (a,b) dove f(a) = 0. {Si cominci con l'spplicare il teorema di Rolle ala funzione f(x)} Dimostrare che per ogni x ef, 1] rsulta Figura 615 arosen x + arceos x = wis [Si vertichi Ia formula (ad esempio) per x= 0 e poi si utiizi In caratteriz~ ‘zazione delle funzioni costanti in un intervallo, proposta nel paragrafo 62. 616 617 618 19 Applicasion’ delle derivate Seudio di funzion’ 251 Si trova cost che la funzione f(x) = arosen x'+ arccos x 6 uguale & 2/2 per ‘ogni x ¢ (~ 1, 1). Dato che f(x) 8 continua in [- 1, 1] (essendo somma di funzioni continue) risulta f(x) = 3/2 anche nei puntix=1ex=~1 ‘Si confronti con il metodo dell'esereizio 5.27] Determinare i punti di massimo o di minimo relative pit insiemi dove le funzioni seguenti rsultano crescenti o decrescenti: @) 1G) = x1) @ 1) =m +0 ®t) © ti) =x@’-x- [G) crescente Wx; (b) crescente per x > 12, decrescemte per x < 12. ‘Minimo per x = 172; (€) crescente in (—+=,— 1/3) e (1, +=), deerescente in (18, 1). Massimo per x =~ 1/3, minimo per x = 1; (4) crescente in (1, Dementia my 1) e (1, +=). Massimo per x = 1, minimo per x= -1 ‘Determinare i punti di massimo o di minimo relativo e gli insiemi dove le funzioni seguenti risultano crescenti o decrescent: @ fh) =senx-xesx © fax 1G) = xe @ 1) =xlogx [(a) x= kx, k € Z, k #0, sono punti di massimo o di minimo relative. Si ‘poti che la funzione @ crescente in un intorno del punto x = 0; (b} & crescente per x >~ 1, decrescente per x <- 1.0) puntox= -1e di ‘minimo; (c) crescente per x < 1, decrescente per x > 1. C8 un massimo perx= 1; (d) & decrescente in (0, ), &crescente in (We, +). I punta x = Le ® di minimo] In base al teorema dellesisienza degli zeri, le equazioni (462), (46:3) ammettono almeno tna soluzione. Verificare che la saluzione & unica in centrambi i casi. [Verificare che le funzioni a primo membro delle (462), (463) sono strettamente monotone] Verificare che le equazioni proposte nellesercizio 47 ammetiono solu: Determinare gli intervalli di convessitt e concavith delle funzioni se- guenti: (@) te (@ @ax-¥-32 @ =P (t-e 41)252 Capitolo 6 6a 62 624 le) convessa per x > 0, concava per x <0; (b) convessa se fx] > 22, concn se = (8 2cx 9B 2: (¢)coaveiain (=m, = 12) € (ly +) concave i (12.1): @) eonvesn ¥ xe R etemicae gi interval i convesieconcavi dele sequen fusions @ ty =a (©) 1) = tg jog x1 ©) 1) = G+ tye @ t= {(0) £8 convesta se ex < x < (2k +1) x, Vk € 2, concava alsimenti;(b) convessa per X <1 oppure x > 3, coucava per 1 < x < 3; (c) convessa nell'intervallo (0, W/e) e concava negli intervalli (Ve, 1) € (1, + =); (4) conveasa per 1.<¢x- e] Caloolare i mitt £08 x eel Boa toad © Set @) fo tm Flog (41) (gy tim tet [(@) ~ 45 () 3; ©) 0; (@) 0} Caleotare i imiti @ ime © te 6 -ieara) (te ee @ tia (SS [@) 13; @) - 4121) 5 Caleolare i limiti (sen x)" eae (@) lim (sen x) ©) im + 23%) © tim (+ sen xy (@_ fim Gea x)" 1 WeOA Ove @ 625 628 Applcariont dele derivase. Studio di funzioni 253 [I toorems di L'Hépital afferma che vale Pugusglianze tra limiti (64.2), Durché esiste il secondo limite. Verifoare che il teorema di L'Hopital non 2 epplicabile al imite Determinae li asintot!oizontal, versal, obbqui dele seguent fn- (a) fx) = 2 2 - 4x + 3) © -@r1 © te -x+ tx @) @=0-e) @ @=@-Ye+D © fa) = @ + Pye - 29) [(a)x=1,x=3,y=0;(b) x=0,y=1 (perx—»—=),y=0 (per r+); Oyaxigers > +0},y=-x(perx =): sG you ()x=0x=2y=x+2(perxrs—»)] Disegnare il grafico delle finzioni @ ri-P) ) a) =k + a © Boare De @) fa)» G@~ 3x71 F 10) G minimo, x= massimo, = 0 flesso; : (b) & definita neintervalo [0,1], & crescente in 0, 12], @ concava; la desivata tende alnfinito agli estremi del'inter- vallo di definizione; (¢) x ‘mar, x = Imi; convessa perx > 0,concava 3; (4) © una funzone dispar punt di | =\Bspunt dimininess = Bx = 18a’ | @) f(x) = xe © (@)croscente per x>~ 1,x=~1 un punto di minimo; convessa per x > — 2,x=~20 di fesso; y = 0 © un asintoto orizontale per x ~>~ =, (0) funzione pari, x= 0 ¢ un punto di massimo, x = + 3/2 sono punti di | flesso, y = 0 & un ssitoto orizzontale]286 Capitola 6 629 630 eat 632 633 6st Disegnare il grafico delle funzioni (a) f(x) = (log x) () fi) = aflog x ((a) B definita per x > 0, min in x = 1, max in x = e%, concava nell'inter- vallo (e@-8¥ , &©+ 47 ), asintoti di equazione: x = 0, y = 0; (b) & ‘definite per x > 0, x # 1; min per x = ¢, convessa per 1 wiz) Disegaare il grafico delle funzioni @ f@)-x-fe-F {a definite in 0,2), positiva in (1,2) x timo interog, max in x= 0,1 = 2; convessa; la derivetateade allingiaito ali evr dellintervallo, (6) deBnita per x =~ 17 per x2 12 punt di tmastino agli extrem delfitervallo di definiione x = = 472, minimo in- temo per x» (B /3sesintoto per x» + di equazone y = 2x, asntoto perx->—=di equazione y = 6x18 deriva prime tende alinfnito per yosig Verifcae che Ia funzione f(a) = 4x- fF aT = 2 22 un punto di mi- fe) =x 209 ‘be un grafico del tipo di quello rappresentato in figura 6.16. Diseyuare il grafico dele funzioni © f= ©) =x {(@) 2 deGinita per x > 0,2 decrescente in (0, Ve}, 2 crescent in [Ie, +=), E comvests, tende ad 1 per x — OF (b) & definite per x> 0, x12 uo unto Gi minimo, @ convessa, 'asse y & un asintoto verticale) Ditegnare il grafico delle funzion! 636 Applicazion delle derivate Sadia di funcion: 255 (@) (8) = x(log Ix] - 1) (©) f(x) = x4og bx ~ 172) Figura 6.16 {(0)2 una funzione dispari, 8 efinita perx #0, i annulla per x= # e,x=1 un punto diminimo, x=~ 12 un punto di massimo, & convessa pert > 0; erx—» Orinulta f(x) > 0, Ge) + =e (0) 2 uma fanzione pari, defnita per x #0; (* Ye ) = 0; i punti x= + 1 sono di minimo; ® convessa negli interval (=, — Me) (He, + =); per xO risua: 12) 0, 73) —> 0} Disegnare il grafico delle funzioni (@ f(a) =H + 3-42 108 Bal © 3) = 2 = 443-42 0p bd [(@) x = 0 esintoto verticae; (1) = 0; punti di minimo per x= - 2, x= 1/2; ‘convessa in (~ ©, 0) (0, + =); (b) x = 0 asintoto; decrescente per x < 0, crescente per x > 0; convessa per x <—1e per x> Is i punti x= 1 sono i fesso; in particolare risulta {(1) = £(1) =f") = 0} Disegnare il grafico delle seguenti fuazioni @ f=" © fx) =x" (0) 1) = yx sen x (@) 1G) = Gogtaiys256 Captolo 6 Applicacion’ delle derivate, Snudio di fanzioni 251 ©) tex tx) = xtur? | Nella onions es es > 0, per il teorema della permanenza del segno esiste 5 > © 1G) = arctg(tis) (8) f(s) = aretg(x - 1s) @ qayexs 4arcig Tox (ffs) = aresen (1-2) 637 Serivere in modo compatto, usando il simbolo ¢ sommatoria (si veda il paragrafo 66), le formule dellesercizio 1.42. tee TAd esempio la formule in (a) si scrive >0, Vo Gy~ 8,89 +8) ~ yh $xert-g faye, Yee Gy 5.3: vo ; 638 —_Usando i simbolo i sommatora scrivere in modo compatto is formula di 1 Gd) > a, Ya e (5, %) +8) ‘Taylor di centro 1 = Oe di oréine b per le fusion ‘Alors (” decrescente in [xo ~ 8, x] e4 & crescent it fx, 3% + 8] edi @ ¢ @) ea + 0) punto x & di minimo assoluto per (x) nelPintervaio [xo ~ 8, x + 8}: © sax (@ — cosx pind | Gx) 2 fay) = 0, Vx6 by 8,.% +8} [Si vedano le (66.15), (66.16), (66.17), (66.18)] ia f(x) une derivabile 3 volte in un intomo di 3y ¢ tale che Ne segue che £"(z) 2 una funzione crescente in (1p ~ 6, x + 5h essendo eee eet fs (30) =O rsulta in particolare che | @) F@)=F)=0, #0 £0) 5 Ce) = Ya [ty xd; fe) 20%) YE fay 10+ 8} ‘oppure derivaile 5 volte in un intorno xp ¢ tle che ©) FED=TE)=H%)=£9 =O, £9 (x0. ‘Anche in questo caso (3) é-concav in fxp~ 8, xa]? convesta in Fo, Xo 4» “Dimostrare che xo 2 un punto di fless0 per f(x). : 8} e x0 di Hlesso per fix] "er isare ede, nella condone (a) sponta chef) > 0 Peri 640 Dimosrare che una funzione cones is un itrvallo [a,b] amet in teorems della permanenza del sogno existe 5 > 0 tale che i ogni punto interno sia derivata destra che derivata sinistra. Cele [Fsiamo xo, x, 2 in modo che 8 < xy 0, Yee Go. %) +8) ells funzione f(x) in tutto Pintervallo {xs %2; quindi ercid f(x) & concava in [xa —6, xq), & convessa in [Xo, x0 + 6] € il punto x) 2 di fleso per f(x). Vxe fem) |258 Captolo 6 6a Figura 617 Ponendo x = Xj, dato che x; ~ xy > 0, risulta 445) ~ Hap) 3) ~ fr) mom BAH In altre parole, data Perbitrareta di x3, %2 € (Xp, b) con x; < Xp, il rapporto incrementale £02) ~ eo) x-% 7 xe Gb) 2% monotono crescente in (Xb). Pertanto esiste it limite Si verificano analoghe proprieta per la derivata sinistra f(s) e in defini- ‘ive si ottiene: a) - £0) (0) ~ 0) Fe EIS MGS] Dimostrare che una funzione convessa ¢ deri abide in ogni punto di fa, b} 642 643 Application! dele derivate. Studio di funzioni 289 | sammette funzione derivata continua in [a, 0) [La funzione derivata di ogni funzione derivabile pud ammettere soltanto iscontinuitA di seconda specie (paragrafo 68); attra parte la derivata di ‘una funzione convessa + una funzione monotina, € pertanto pud ammet- tere soltanto discontinuitt i prima specie (paragrafo 49). Le due condi- ‘toni si escludono a vicenda: a funzione derivata non ammette disconti- uit] : (Consideriamo un'equazione di primo grado f(x) = mx + q = 0, con m > 0. ‘Verificare che le ipotesi per la convergenza del metodo di Newton sono soddisfatte. Costruire esplicitamente ta suocessione x, [Si trova per n > 2 la successione costante x, = ~ q/m] Fissato k € N, scrivere esplicitamente P'algoritmo di Newton per caleolaze {Ya per un numero a > 1, come soluzione positiva dell'equazione x*~ a0,CAPITOLO 7 FUNZIONI DI PI) VARIABILI REALI In questo capitolo diamo alcuni cenni di un argomento — quello deile fonzioni di pi variebili reali — che in genere viene ripreso e approfondito in un secondo corso di Analisi Matematica. ‘71. Funzioni di due variabili: dominio; rappresentazione cartesiana Indichiamo con R? Vnsieme delle coppie ordinate di numeri reali (ma) R= (@, yi xe Rye Rj. Sia D un sottoinsieme di R?. Un'applicazione f che ad ogni elemento di D fa corrispondere uno ed un solo elemento di R & detta una funzione di due variabili; come nel paragrafo 6, & denotata con il simbolo £D —> R, oppure, ‘per mettere in evidenza il fatto che D & R’, con il simbolo (12) fy) Gye D, ‘oppure semplicements con il simbolo f(x,y). Liinsieme D si dice il dominio della fumzione 1, 0 anche V'insieme di definizione dif. Per rappresentare graficamente una funzione di due variabili z = f(x, y), | speaso si utlzza un riferimento cartesiano ortogonale, di assi x, y, 2; considera un generico punto (x, y) € D nel piano di base x,y (figura 7.1) ed il corrispondente punto (x, ¥, 2) « quota z, con z = f(x, y) (figura 72). Si oftiene cos, nello spazio tridimensionale di coordinate (x,y, 2), un superficie, che & detta grafico della funzione f(x, y) : ‘Consideriamo alean! exer. CCominciamo son la fuszione ms\ 262 Ceplolo 7 q Parion pit vari a 263 zelixy) Figura 71 Figura 72 ‘ an ‘che 8 definita per ogni (x, y) ¢ R’, Si comprende il comportamento della firazione fissando_ tna delle due variabil indipendenti x,y. Per y fssato si oftengano delle parabole comvese i Figura 75 — ffx, 9) =2- 7 equine 2 =: sae p73 me pene as ee pate mcr 6 equazione 2 = comtante — ¥ (Rua 74) ‘Analogamente, sarbiando i rulo delle varisbl x,y, i otiene il grafico dels fonzione 4 ms) fa yay? Figure 73 Figura 74 1 grafico della fuaione (712), eseguito al computer (con il metodo del paragrafo 130) 2 rappresentao in figura 75 liiiatamente ai punt (x, y) del dominio & forma quadrats: as oy DeliaeR: -1sxst, -1systk tie gro prende i nome paraboloid pero. Figura 76 — fx, y) =? - 3?Figure 77 sn figura 7.65, desrito ds parsbole concave di equarione z= cstante ~ so y Szeto, € ds petabole convense di equazione 2 = y" ~ costante, sex ® fisato, ‘La funzione ms fia, 3) = y+) ha, per y> 0 fisao, fl compottamento di una parabola convessa del ipo = +1, meat se {78 un numero nepetivo fisao, i comportamento 2 quello di una parabola concave del tipo 2 =~ x ~x (@iveda la gua 77). Tavece pet x fssat la funzione (71.6) ha un comportamento Uneae: si rata duns rte ‘ioquasione 2= costante-y. Pertanto il grafico della Tunzione fx, y),reppreseniato in figura 716 tious di wna famigia di rete, per tale motivo si dice che Ml grafio & une superfice ‘Le funzione: / a hs.) = cool? + ¥9) « ceita per og! (x3) © Rs gor compreademe i greco 8 opporaso pensar fs, ¥) funzione composts bel modo seguente: ms) fayyecet) Perey «20. Yel pievo x,y Fequusiine 2+ y*= eon ¢> 0, appresenta una cronferena di ext Feigne ¢reqgio ome in Gguca 79, im igura 7.10 tavece rappresentaa lx fanzione rovcas E pert 20. 1 tattong (3) a (7.7) comune (Cob assume fo tess valore) nt ip etn cicconforenaa yf com Sato, eft valor &eppuntoupuale a= os I yrfco fey) 8 ortene faceado Tuotare ‘tomo alas Zi prof dsegnato i Sige 7.1 pevvene ala superfce rappesenal a figure 721. i die be (x, 9) in (7.7) dvarane er roucion, ‘Rantioni di pid varia rea 25 Figura 78 — f(c, 9) = y(e +) Tnvece in figura 7.12 (6 veds anche Ja Sigure 138) & rappreseatato i Is ci igure 13.8) & rappresentato il grafico dels 2m cart? Figura 79 Figura 720SERS oS \y Iyitticrraregeavei NN Ar aN ATT SS \\ Figure 731 — fx, y) = cox +34) ms) 4x, y) = sen ay, che & costante sulle iperboli del piano x, y i equazione x y= t, com fisaio in R. ‘Come le fanzione (7.7), anche a0) f(x, y) = logts? + 7) igus 712 — (, 9) = ven 2y 2 imvasante per rotazioni; non perd definita per x” + y*= 0, cod nel punto (0, 0-1 grafico fi ottiene favendo rootare infor ella 2 i profilo della fanzione 2 = log t= 2 log t, con > 0, come in figura 7.13, ‘Sono invariant per votasioni anche le seguenti funzioni qt) fur) 1 (aay fa ye love ey, Pancion’ di pit varabut reali 267 Figura 7.13 — f(x, y) = boat? +94) (ma) fu yy=2-Wayd. | cui grafic soao reppreentatirgpetivamente nelle figure 714, 7.15, 716, La funtion fo, definita mu tutto R’, ha per y = 0-un profilo descritto dall'equazione aay zat at- ht anlogament, per x= 0 rsa f(0, 9) = 1— ys not punto spose, dora al vlore 1La funzionef, & definite se x+y" 2 1, che corrisponde al'esieno del cerchio del piano audi czato origins ¢ragio 1 Anslopaments, a fesione f&denitaaeteaa de ce. chio di centro Fongine © apio G2 Figura 74 —2 = 1 -FoF268 Capitolo 7 FRunsioné ai pil varabilt reali 269 i \ Figura 77 Figura 738 | xappressots uns cireonferenza del piano x, y di cestro nel punto ai coordinate (1 0) © ‘f—mggio 12; ansiogamente Tequazione mis) Payal +y-180 Wy Figua 716-20 1-VFSE ay come uo in (212), (LAS, se SSH My mas), zet-Y=F G5 SSSI : (6), 2e{ery ) aE , oe yy Wy, \ on soko definite x ito R?. Le (7L15) & defiita quando | ena} O-F) Gov )20 4 clot quando i faton| 1- ie 1 —y% hanno lo sesso sxgno, eb actade nel'aseae i feeggito gue 737 O}i sk ‘ottiene i dominio tratteggiato in fgura 7.18 ‘Nelle figure 7.19 © 720 sono rappreseatatitspettivamente il grafico dels funzione (71.25), limittamente al quadmato D = ((xy) € RK. = Les, ~1 Sys), ‘ella funzione (71.16) «vista da distros, Got cambiando il vero alae x ( mente, coreponde a eampbiare x con ~ 7) Figure 720 2= SPs a) PB) i ‘72. Limiti e continaita t q Un intomo circolare 1, di raggio 8 (> 0) di un punto (Xo, yo) ¢ RP, per 4 efinizione, il cerchio aperto di centro (x yo) ¢ Faggio 6 (in figura 7.21); ‘analiticamente V'intoro I, @ individuato dalla condizione: (7.1) y= [ye Ri @-aP + G-W< Bs j talvolta, equivalentemente, si preferisce scrvere: (72.2) Gy) eh Ta-wW + - yr <8 Sia f(x,y) una funzione definite in un insieme D cK" e sia (te Yo) Us punto di R® con la propriet& che in ogni intorno circolare di (te, Yo) cada ‘lmeno tn punto del dominio D distinto da (rp, ys) (come in figura 7.22); in Funzioni di pid vaviabitrea 275 ‘amalogia con la definizione introdotta nel paragrafo 50 per Ie funzioni di una ‘variable reale, si dice che (xo, ya) un punto di accumulazione per il dominio D di definizione della fuazione f(x,y). Figura 721, Nelle condizioni anzidette si dice che f(x, y) converge ad un numero reale ¢ per (x, y) che tende ad (1, ya), € si scrive (723) tim f, y= 6 G5 138) se pet ogni e > O esste 8 > 0 tale che Ii, y) 1
0 35> Vixy)e D-(% Wh em + G-yr Osi pone 8 = fe , si ottiene272 Capitolo 7 mn | eG, Wee Sey tas eve ie rap Co) La@yerey , anslogamente, la derivatavispetto ad y: en 1, 9) = Day. Le funzione 3) Kx, 9) = sen my, NER, i ei graco& rapresentato ia figura 7.12 smmete le segues derivate paral 39) feyorm =x, eye R (Come ultimo esempioeonsderiamo Is fumzione (310) fia yaes strats una funsone costante rspeto ad y« le ue deviate paral valgooo: may) heey 6 vey) eR Se la funzione f ammette derivate parziali f, fin un punto (x, y) in tale punto si definisce il gradiente dif, indicato con grad f, oppure con Di, come il vetore di R? avente per componenti le derivate parziali di f; in simboli (7342) wad f= Di= &,f). Si dimostra che, se non & nulla, il vettore gradiente indica la direzione di massima pendenza del grafico della funzione. ‘Ad esempio, la funzione a9) ffx, y)= 1-4 2y, ane Fursion! di pid variabilt reali 275 zatxy) = axtbytec Figura 7.24 amet erate pl = 1, = mtn oR pent per Senin vettore a 4) gad t= (2) | ‘ed eaprime Is direzione ed il verso we piano di base x, y in eai conviene muoversi per fttenere il massimo incremento della kxzioge f(a pasth di pereorso nel pisno x,y. ‘Generalizzando Vesempio (73.13) in figura 724 & stato rappresentao il grafico i une generica funzione lneare di due vara di equazione (7315) zefuyearrbyes ‘can (x,y) € D, deve come dominio D ¢ gato sexo un cercio det plano x, . I grafico, 9), ‘con (f, 3) € D, € ma porzone éi un piano dello spanio tidimensionale di ast x,y, 2 1 radionte di f(y, y): 7318) wad f= (5) = (8,9) 2 sappreseutato in figura 7.24 da un vettore gincente (vel piano x, y) nel cerchio D; nella irezione del gradinte, in corrspondenza, ts funzione f(y) he le massima pendeuza.276 Capltole 7 ‘7A, Derivate successive. Teorema di Schwarz ‘Sia f una funzione di due variabili definita in un intono circolare 1, di ‘un punto di R? e supponiamo che in tutti punti di I, f ammette derivate parziali (74.1) £&y, GY Se a loro volta le funzioni fy, f, ammettono derivate parzall @yel (742) dn. zn. ds. Zt. questultime si chiamano derivate parziali seconde della funzione f si indieano rispettivamente con i simboli 743) fete teeta ‘oppure con i simboli er fe vt ve 48) ay RR ae In particolare fy, fy vengono dette derivate seconde mise, mente fu fy vengono dette derivate seconde pure. ‘Ad esempio, la fuazione ms) i ery fisnto & uns potecs, meat per x Sato 2 un exponen che, iid deriva Jove napeto dy, & opportune reppresestre nella forma f(y) = e7. Le desivate pera rie Gf) lg fy), Vit. y) € D= Gy) € Rex > 0) | 46) | aye yar loge Le derivate seaonde pure sono date da an | fa = YV-DF, fy er ona: per ttenere fy derivamo fin (745 rispetto ad y con fe regola di desivazione del prodoto: 48) fy cat gy a Tog x = 27 (1+ y tog x), i | | ‘untioné dt pid varia reali 277 ve dita poem desiveado veto 0 x fin 48 sy secre cleat Lae gs 2D Tore ee bn sept elo fy fy 0h lh che, com pss nema Siren ei ue ca & 6 ont Ie cua fale ‘Goat sana edt formant aatimprinte teres he segs ‘TEOREMA DI SCHWARZ. — Se una funcione { ammette entrambe le derivate miste fry fy. € se tali derivate seconde sono continue in (Xo, Yo), allora fay(Ko¥e) = fCeoo)- Dimostrazione: indichiamo con Jy un intorno circolare del punto (% Yo) dove risultano definite le derivate seconde miste fay. fy sia (x, y) un panto i ly, con x # xq € y # Yo, come in figura 7.25. ‘Utlizzando i valori della funzione f in corrispondenza ai punti rappre- sentati in figura 7.25, definiamo ' (74.10) F(x) = thx) ~ fo) (per y fssatoy; (74.1) GQ) = Gy) ~ foxy) (per x fissato). i Rimulta:278 Capitolo 7 FG) = Flay) = £629) ~ fay) ~ [l%9) ~ fey} (74.12) G(y) — Glyo) = £659) ~ fl) ~ [1G.¥e) ~ Hoyo] per cui (74.13) F(R) ~ F(xq) = GY) - Go). Applichiamo il teorema di Lagrange (paragrafo 61) alla funzione F(x) nel- Fintervallo di estremi X, x: esiste in tale intervallo un punto x; per cui F(x) ~ Fig) = Faux ~ %0) = [aGiy) ~ Gry] ( ~ %) applicando di nuovo il teorema di Lagrange alla funzione y —> f,(% ¥) nell'intervallo di estremi y,,y, otteniamo Pesistenza in tale intervallo di un Punto ys per cui F(R) ~ FC) = [EG ¥) ~ G1 Yo] ( ~ Xa) = (74.14) (74.15) = fy (ie Yo) (= Ho) Y ~ Ye) Procediamo in modo analogo con Ia funzione G(y) nelPintervallo di estremi Ye, ¥: esistono yz, © Poi Xn per cul GY) - GO) = GO) -y = / (74.6) = Gy) — f@oy2)] Y ~ Fo = = f(y) (% — Ka)(9 ~ ¥a)- Confrontando le (74.13), (74:15), (74.16), si perviene alla condizione (aa) foy(91) = faXa¥a)s cessendo i punti (x1, 1) © (2%) interni al rettangolo disegnato in figura 7.26. Passando al limite per (x, y) + (a Yo) anche (%y, ys) © (3,32) tendono a (Xp, Jo)s per Vipotesi di continuitd di fyy, fx si ottiene Ia tesi yy Go¥e) = SaRovo) ‘Randioni di pid varabilt reali 279 ‘Per finire osserviaino che se le derivate seconde miste ‘non sono continue, allora non recessuriamente sono ugual (si veda Tesercizio 7.7). Oserviamo inolie che i teorems di Sehwar2fornsce informazionl anche per le desivate terze, quaite, ¢ cos) via infat, appti- ceando ad esempio il eoremn alla derivate parle fy, ove GbE fox = fey PUrChE tal derivate terze sino contioue. Pertanto, se uns foazione di due variabii ammette derivate terze continue, quelle distinte sono al pil quattro, ¢ cid: | (74.18) fx» fogs fap | Soy i + ¥ i \ 2 . 1 I Gey) 1 1 ( vs : xy) Yo: & ---4 Ux6,Y) Xo. xe My x Figua726 75. Massimi ¢ minimi relativi Sia f(x,y) una funzione di due variabili definita in un insieme Dc RY Un punto (x yo) € D & di massime relativo per la funzione i(x, y) nel dominio D se esiste un intorno circolate I, di (Xp, yo) tale che (sa) for) 2 fy), VY E RAD (ricordiamo che 1, @ stato definito nel paragrafo 72). ‘Analogamente, un punto (x, Yo) € D di minimo relative per la fun- zione {(x, y) nel dominio D se esiste un intomno circolare I, di (xe, ys) tale che | (152) fixeyo) Sf y) Vin yye oD.220 Captolo 7 Un punto (xo) @ interno ad un insieme D < R° se esiste un intorno circolare Is di (Xoo) contenuto in D (si veda la figura 7.27). interno @ D Figura 727 Pertanto un punto (Xo, yg) € D 2 di massimo (rispettivamente minimo) relativo interno allinsieme D per la funzione f se esiste un intorno circolare Ty di (Xa Yo) tale che (753) ; fExoy0) 2 £0, 9), VG 9) € Ty (rispettivamente f(xp,¥a) = f(x, y), V(x, ¥) € 1,). 1 due teoremi che seguono sono utili per la determinazione dei punti di massimo ¢ di minimo relativo interni al dominio di una funzione ei duc variabili, TEOREMA (CONDIZIONE NECESSARIA). — Se (Zojo) 2 un unto di massimo o di minimo relaivo interno al dominio D di una funzione £(%, y) € se f(x, y) & dotata di derivate parziali prime in (x»yq), allora risulta 54) A090) = % —Gleo90) = 0. Dimostrazione: supponiamo ad esempio che (x34) sia un punto di Pinion’ di pid variabit reali 281 massimo relativo interno al dominio D di una funzione f(x, y); esiste allora un intomno circolare I, per cui vale la disuguaglianza (75.3). Fissato y = yo, consideriamo la funzione di una variable reale 55) FG) = f(s, yo) che, per la (75.3) con y = yo, soddista (15.6) FO) 2 F(x), ciob x2 un punto di massimo relativo interno per la funzione F(x) nell'in- tervallo (x, ~ 6, % +8). Per il teorema di Fermat (paragrafo 60), risulta F(x) = 0, cio’, ricordando Ia definizione (75.5) della funzione F(x) (75.7) F'(4q) = f,(to¥o) = 0. ‘Si procede in modo snalogo per ottenere f(x) = 0. Vee Ry b 0, f(a) > 0 dallora (xayq) ® un punto di minimo relativo per (x3). Se invece risulia (oye) =O L(V) = 0 as 20, fxl%¥o) < 0 (75:10) allora (xq Yo) # un punto di massimo relative per {(x.y). Infine, se risulta (15.1) HiGpyq) < 0; allora it punto (%, yp) non 2 né di massimo, né di minimo per f(x,y) (ed in tal caso si dice anche che (Xo, ye) @ un punto a sella per {(x, y)) Pertanto un punto critico (xo, ye) risulta di massimo 0 di minimo relativo per una funzione f(x, y) se H(Xo, Yo) > 0; se invece Hi(X, Ye) <0 allora il unto (, yo) non é né di massimo né di minimo. Il caso Hi (xp, yo) = 0 non & contempiato neil'enunciato del teorema, potendosi verificare sia che (Xe, ¥o) di massimo o di minimo, sia il caso contrari. ‘Non diamo la dimostrazione della condizione sufficiente sopra enun- siata, ma illustriamo alcuni esempi, La fumzione (sz) Wa, yevsy smmette deviate pail f, = 2x, f, = 2y che si ennullano nel puote di coordinate (0,0) Aeterminante Hesiano vale sas) 2 qui postivo.Essendo fy =2 > 0,1 punto (0, 0) in base ala (758), dt minim relaivo per la funzione. Si veriica anche detente che (, 0) sivua punto i minimo samoluto per f(s, y) a RY, perché (saa) 10,0) Oss Fat), Yous eR 1 grafico di (x, ) in (75:12) 8 rappresentato in Gigure 6.12. ‘Anche Ia funzioue Funtioni di pit variabi reall 283 535) faye y-2 | ts derivate paz f =~ 2x, fy =2y ce si annulano in (0,0. Ped, esendo il dterminante Hsiao ° 7516) ccsnivo io be al (53) (0 $a pnt spr faite put ami en Etre ceo eden fae 2 hone a asi fx, y) = 38 — 6y&x + 9) ‘ dofinita net dominio D costituito de tutto lo spezio R’. Tl gradiente di f si annulla in ‘corrspoadenza ai puati di coordinate (x,y), soluzioni del sistema oo t rsa) : Ip=-o- tay =0 dala seconds equzione scar x= ~23, che sso nla prima ch ogo #225°—6y=0, Git y= 0 oppure 9 = V2: in corponcene tx =O, oppure x= — 3. Bera pot di coordinate (0,0 (1, 172) suo ei perl fone tio (5:7), 1 detentionate Hemiano i £ vale m= ss) Hey) = = tds = 36. 6 -n In partiolare per (x,y) = (0,0) strove (0, 0) » ~ 36 siamo guind nella condizione (75.11) el teorema precedente e (0,0) un punto a sels per f(y) Invee, per (e,9)= (1,12) sb trova H(- 1, 12) = 108 > essendo fp(~ 1, 1/2) =~ 12-< 0, samo nella condizione (7510) e3 1 panto di coordinate (~ 1, 12) & di mastime relativo per f(x 9). Tn figura 728 & reppresentsto grafico dif, y); si notin particolare i punto di rmassimo relativo nel quadrants delle ¥ postive e dele x negative. 1 punt exitiei dlls funzione (75.20) Ha yey eee, # aeterninan rsovendo it sistema i fee tay et Feo sz p= a-2yeW0 ‘La prima equazione fornise le condizion! x= 0 oppure y =O. Quesutima, cit y = 0, non &84 Capitolo 7 ‘compatible con V'ltracondizione fy = 0, che invece & soddisfatta per 1 ~ 25? = 0, cob per Je 2/2 Si tovane qund § punt eit (0, 422), (0, ~ 2.2) Figura 128 — 1x9) = 2° ~ 6y(s +9) Si verti che i detenminante Hessazo & positive in entrambi i casi, mentre per 522)! fg =e dy +4) Per) ' : She BMF 05,0 — 2) Be >t Pera (8 2)8 ‘un punto di massimo ¢ (0, - 3 /2) 2 un punto di minimo per la funzione f(x, y), il eui grafico Tippin ue 72. "Einlann perp cn a comio di pnt maine (0 minis) por we tonne con ctr os malo Dalla ur" teas carmen pao Sal, stat (0,2 & maine pe ozone | 7523) fix, y) = 00s (+ ¥F) i & efidente anche analicamente, perché, essendo 20 (ono oarzaeeivaten — veneR, il punte (0, 0) risuta di massimo assluto per fix, y) su R?, In eezordo con Ia condizione necessara (754), (0,0) & una soluzione del sistema ‘Furcioni di pit veriabil reali 285 Figura 729 — f(x, y) = y et#*7? ama (7523) I, =-2y sent + v= 0 1 determinante Hesiane vale sen(x + y3)—4 37 cools? + y*) ~Ary cos(x? + y*) ~xycala+y9) Donal +92) Ayo ry?) ‘es annua in (0, 0) (inartiturte Ye derivate parial seconde si annullano in (0,0). 7826) Ht 76. Funzioni di tre o pit variabili reali Indichiamo con R° l'insieme delle terne ordinate di wumeri reali: (76.1) R? = (x, y, 2): xeR, yeR, ze R) ¢, pid generalmente, con R", linsieme delle n-ple ordinate di numeri reali: 62) Re (Gyn) R VEEL Qo) Un'applicazione f che ad ogni elemento di un insieme D ¢ R° fa corri-286 Copitolo 7 spondere uno ed un solo elemento di R 2 detta una funzione di n variabili ‘ed & denotata con il simbolo (76.3) FR. Xp vo Bi nel caso particolare n= 3 si ba una funzione f di tre variabili reali, che & denotata anche con il simbolo (76.4) f(x, ¥, 2) in ogni caso si usa anche il simbolo f D + R e Vinsieme D @ detto il dominio della funzione £. Molte definizioni ¢ concetti introdotti nei paragrafi precedenti per le funzioni di due variabili si estendono alle funzioni di tre o pid variabili; cid vale ad esempio per le definizion! di limite, continuith, derivate parziali ‘Vediamo pit in dettaglio quest'ultimo argomento. ‘La derivata parziale di una funzione f rispetto alla variabile x, nel punto (hi, Kaen), Elimite ais on eH Bn AOR o Xone Ba) ; : ppurché tale limite esista e sia into; in tal caso si denota con uno dei simboli # De De (766) Re gg Dy Ad esemplo, le derivate parcial deiafunzione di te verabili ery fay ets es eee sono date da (768) Rekty Gadyem gemtay ‘Meotre la funione di n varsbil, deta modulo 0 norma, dfinita 66 769) 1, t= Woe ee ammete, per ogni (3, 535-1) # (0, Or). desivate pariali date de (76.10) ‘Buncioni dl pla variabit rea 2) Come per le funzioni di due variabili, anche per le fanzioni di n variabili si definiscono le derivate parziali seconde, che vengono a costituire la se- guente matrice quadrata n x n, detta matrice Hessiana a fam om fax say fax faa fax, U fan om fan Applicando il teorenia di Schwarz (paragrafo 74) sull'inversione dell'or- dine di derivazione alla funzione di due variabili (76.12) iia Gi. lasciando fissate Je altre variabili con il ruolo di parametri, si ottiene la formula 804) = M5 (76.13) a purché tali derivate seconde esistano e siano continue. Pertanto Ia matrice ‘Hessiana (76.11) & una matrice simmetrica, nel caso in cui tutte le derivate parziali seconde siano continue. Con le stesse definizioni ¢ la stessa dimostrazione del paragrafo prece- dente si prova che in un punto di massimo o di minimo relativo interno al dominio di definizione risulta Vin j= 1, Qo, Ge i, (76.18) f= f= 28 =0 nell'ipotesi che le derivate parziali prime esistano nel punto. ‘Una condizione suficiente per i mass edi mini, in termini della matrice Hesians (76.1), esste ma 2 pid complessa dela formulazione data nel paragrafo precedente nel caro i funzioni di due variabili tale condizione suiciente si esprime dicendo che Ia matrice ‘Hessiana (961) & definita postiva (rimundiamo ad un testo di Analisi Matexatice 2,0 di Geometia, per Ie nozione di matrce quadrata deGnita positiva). La condizione suicent, caso di fuuzion! din varabil,ba a notevoleinteresse toric, ma un minoreioteresse spplicativo nella visokrione di eserca288 Capioio 7 Appendice al capitolo 7 ‘71. Differenziabitita E ben noto che, per le funzioni di una variabile reale, la derivabilita in ‘un punto implica la continuita delia funzione nel punto (si veda il paragrafo 53). ”'von vale uaa propiet anloga pr Ye funaioni di du o pi vaibi esistono infatti funzioni f(x, y) definite in un intorno di un punto (Xo, yo), aventi derivate parziali f(x, Ys fei No) Pur non“essendo continue in (ro, yo). La nozione naturale per le funzion), di due o pit variabili, che estende il ‘concetto di derivabilita per le funzioni di una variabile reale, 2 quella di differenziabit, CComsincame eotpresenase un egmpo di farsione che ammetic derivate petal ot che non # continua in un punto di R. ‘Consideriamo la funzione f(x, y) definita su R da: y ma) tay= | ¥+¥ ° & G9) #0.) GY=00 ‘La funzione si annua, le ebe in (0,0), in tat gi ale punt det piano x, y.che giacciono sag si! coordizat, pertanto: ra) 40.0 ~ ia BO im 0= 0. ‘Analogamente uh £0, 0) = 0. La funzione f(xy) amet quind dexivete parcial nel ‘unto dt coordinate (0,0) (ed anche in tut gi alisi pont dR, "Pero f(y) aon & continua m (0,0), perché non esiste i Timite (ei veda Peserixo 7.4): i »y j tin Peer dora PF i Una funzione f & differenziabile in un punto (x, y) ¢ R° se esistono in tale puto le derivate paral ff, © se risulta (74) | tim expen) f+ hy+k)-f&N-FEWME-R@yE z wre ‘osserviamo che si pud dare una definizione apparentemente pid generale, 0; 4 i anciont di pi variait eall 259 senza richiedere a priori che esistano le derivate parziali f(x, y), f,(x. y) (si veda Pesercizio 7.11). Se £2 differenziabile in (x,y), la quantita, y) h + £6, y)k & deta il differenziale i { in (, y)- Con lo stesso procedimento ulilizzato nel paragrafo 53 per le funzioni reali di una variabile reale, proviamo ora che ogni funzione differenziabile | ~ in (x, y) & anche continua in (x, y);infati: ms) im fee y+ Ref y)+ tim lite + by +%)~ fix, Ns aman onan) ella poi We + hy +8 - fi, 9 = Rye 1h Mb—G MI eee k ms) shen merge 7 Seon pes th On peal WePs shy sh) - fe) GBH -{ nyen- fon ra Sey satis WP er a defnizione di diferenzibits (774), dto che (A + B+ 0 per (hk) -> (0,0), dlls (7165) dee che i Iimite x secondo membro dela (775) vale ero © penants ' m7, Tim, ffx hy +¥) = 3,9), ' courte te equiva alls cominivt df nel punto (5, y) I- Un importante criterio per stabilire se una data funzione & differenzia.' bile in um punto espresso dal seguente: ; ‘TEOREMA DEL DIFFERENZIALE, — Se una furzione f ammette' derivate parziali prime continue in ur punto (x, y), allora { & anche differen- ziabile in (x,y). ‘Dimostrazione: allo scopo di provare la elazione di limite (77-4), apolicando due volte 2 teorema di Lagrange (relative funzion! di wna variable), abbiamo i Hes hy +) te y= ma) miles by +) fly +1) HAG y+ B= fy) = =H Oy +H) D+ KG YB) i290 Capitoto 7 dove x(t) ua punto opportune dellintervall di estremi x, x +, mentre yk) & um puto ‘opportuno dellintervallo di eaten yy + K (si not in particolare che x), x(k) convergono rapettivemente 4 x,y per (b, K) ~ (0, 0) Si ottione lx stimn sequent: «s) fixe by +8) fe 9) wee yk 214 GO) +B) GG yIl +14, yO) -f EL Pee 51 fC), ¥ #1) HG P+ (% VOD), Ge Ds per Vipotei di continita dee derivate parcial f€ fy, ultkmo membro della (779) tende & 2x0 per (hk) ~> (0, 0}; pereb anche il primo membro della (77.9) tende a 2er0. ‘Se una funzione f continua in un dominio D (che supponiamo aperto) si dice anche che f 2 di classe C® in D e si scrive f € C*(D); se f ammetic derivate serive f¢ CD) parziali prime continue in D si dice che £& di classe C! in De si ; pid gencralmente £ ¢ C*(D), com k € N, significa che la funzione f ammette derivate parziali continue in D fino al’ordine k. Infine; sefe CO) per oF ik € N, si dice che f « C-(D). Con le notazioni introdotte, il teorema del differenziale c la proprieta di continuita precedentemente dimostrate si scrivono: 77.10) Esercizi a feCW) = fdifferenziabilein D = fe'C(D), ‘Determinare il dominio di definizione delle funzioni Wi =F ty) = Amy {() I fanzine define y 2220, hod se yx trata dei punt del iano x, a di sopr dels parabola & equszione y~ x tale nsieme © traegpato in Sura 730 (b) La funzione 2 definita in tutti i punti di R® al di sotto della parabola di ‘equazione y = x” (insieme tratteggiato in figura 731)} 12 13 ‘Funzion di pid veriabit rest 291 Figura 730 Determinare il dominio dells funzione x $(%, y) = aresen, {La fumzione arcoseno definita al variare dellargomento nell'intervallo (+1, 1], Pertanto si impongono le condizionit states, oltre, ovviamente, a x ¥ 0. Ne consegue che: x20 -xsy 0 poniamo ¢ = 6, rsulta che la quantita in (*) ® minore di per ogni (x, y) # (0, 0) tale a? + y? < 8) Verificare che non esise i limite agit een Pay [Proviamo che, qualungue sia © R, esiste ¢ > 0 tale che In relazione paved a ¥+¥ i? non & verfcta da tut i punt (x,y) i um intomo crcolare di (0, 0). Sula eta per Porigine ci equazione y = x (cn x 0), si ba F 1] eee la-fens 15 16 Funalon! di pi arial reali 293 snslopameats sl eta per Verge emsione Y= (6m 0), biamo Fal lands Le relazon’ otteaute si serivono equivalentemente 1 1 Perea fegctedte, ~fraste 54% € si cocudono a vicenda see) 10 fat in tal css0 dovrebbe risultare flo stesso tempo €> 0 (perchE (> 12. ~ t9)€ €< 0 (perché €< t= 12] CCaloolare, nel relasvo dominio, e derivate paral delle seguentifunzioni | © te y=arty @bER ©) fayearroyrey fbeeR © tens @ ty) = ems Oy) © tty) = seats | © 5,9) = arog FA W) Qeagen ©) f= 2ax 4 by, f= be + 2oy: © ha -ayle sy Pe Ey Me es (@ t.=~y 00 (xy), = — x sen(39)5 © fa2senxcosx,f=GOL=-M+F)G=u+ yy) | Vesiicare che Ia funsione feyei-wery, | ‘i eu gratico & rappresentato in figura 7.14, non ammette derivate parzali, prime nel punto (0, 0)294 Capitolo 7 ‘Fupalont i pid varabit reali 295 [Ad exempio, per exleolare £0, 0) oom consderare Limite 4 unt di coordinate (0,0) e (1 1. Risulta 1,0) =~ 36 <0 equing (0,0) ; rum punto a el per fx, 9 iuta poi HC, 1) = 36> 0, fq = 6> C; _ 0+ b, 0) 0,0) 1-1 i ‘quind: (1, 1) & un punto di minimo relotivo per ls funzione. fn OOO in = E i (@) La fnone amet quattro punt ey, coordinate (23, 16),(0.1), ot 3 (6,-1),3); primo pete sing mee a soo Fm = 4 sella] 79 Si vede chiaramente dal grafico rappresentto in Sgura 7.32, che la fun- one " a { 4 AG, y= ay cP 4 ammette due punti i massino relaivo © due punt di minino relavo. i Dimowtare tl efermacione. VeiGcare inlize che (00) 8 un punto a 77 Verificare che la funzione f(x, y) definita da: : ete ee i ey 10,0) = 0, {(%, y) => 5 vi = (0,0), 4 Fea Meno), | i mete detvate seconde mise, nel pento (0,0), fa loro ditinte. j [Per ogni (x, y) # (0, 0) si he 4 sysaey 4 BOD Say mente in (0, 0) risulta (0,0) = fim ABO -109) gag, “ B = Si ha poi ®- £0) (0,0) = tin BOD 69) ono, me i Percidfy(0, 0) = 0, mentre, con lo stesso metodo, si trova fy (0, 0) = 1} 78 — Determinare i punti di massimo o di minimo relativo delle funzioni: @ ty) =38425- Gy Figua 733 — fix, 9) = 37 #197 740 Determinare i punti di massimo 0 di minimo relative deli fuazione fe) te y=-aP-F + -aP 1 faw-Fry sary (a) Le derivate parzali prime si annullano contemporaneamente nei296 Capote 7 ma [Le derivate parziali salto: sa(- aa) 4 annallano contemporaneamente in tutti i punti (2, y) che giacciono sla cconforenza del piano di base x, y di equazione x + y* = 1 (6 noti in partcolare che f(, 9) nom & defini in (0, 0); percid tale punto non & exitico per f(x,y). Jn corsspondenza a tali puntiil determinante Hessino si annull; perc il cxiterio sufficient enunciato ne) paragrafo 75 non & applicabile.Per® si ‘verifica facimente, ulizando la definizione, che tut punt crite sono di minimo assoluto per f(x,y) in R ~ ((, 0) Infati, essendo fe y=2 Vayre eyed, oocomre provare che feN=P ret 2% Vay) # 0,0) id equiva ala relaione sicuramente veriieata: aa 1 Fal 20, ¥(a y) # (0, 0)] La definzione di diferensiablitt, date nel paregrafo 77, pud essare for- smulata equivalentemente nel modo seguente: f& ditferenzisbile in (x, y) se esistono A, B in R tali che 1G $y +h) =f y) —Ab = Be wee Provare V'equivalenza con la definizione del paragrafo 77. {Se vale la relazione di Limite sopra seritta, ponendo k = 0 (e h ¥ 0} si ottiene lim 00 o. sim #4 y) = fx) AD Tal t quindi papas sccsieuianss fx + b, y) ~ ( y) eee. ‘he equivale a serivere A io BHD, Pertanto Ia funzione f ammette derivata parzile f, nel punto (x, ) ¢ tale 0), come in figura 8.1. Dividiamo lintervallo (0, b] in p € N intervalli, [x - 1, %q], ciascuno di ampiezza b/a, ponendo: 2 (78.1) M20, HAT, BADD my HATE + HED Calcoliamo T'area della regione tratteggiata nella figura 8.2. La regione tratteggiata @ unione di rettangoli. Il generico retiangolo ha per base T'inter- vallo [xi.1, 34], di lunghezza uguale a bfs, ed ba per altezza il valore della funzione in x, 108 f(%q) = 8 - L’area totale & data dalla somma dettefoo at T ge he > x Figura 82 aree dei rettangoli componenti, cio’ (il simbolo di sommatoria & stato introdotto nel paragrafo 66): z b be Ftoo eno = Pep = FES (782) [Neli'ultimo passaggio abbiamo semplicemente messo in evidenza il fat- tore bin, comune a tutti gli addendi della somma. Integrazione secondo Riemann per funtion’ dt una variable 303 Pes faciitare il lettore osserviamo che la (782) si pub sservere esplctemente, senza Fuso de! simbolo ai sommatorig, nel modo segueate: 6a) — He) + Haya — my) tat fH Mad te (es) Md Eee ePrice be ahha theese La somma indicate nella (78.2) & un'approssimazione per difetto del: Yarea della regione S, Anslogamente otteniamo un’approssimazione per eocesso considerando area della unione di rettangoli, come in figura 8.3 foes Figura 83 ' Rispetto al caso precedente, stiamo considerando rettangoli con la ' stessa base, ma con diverse altezza Il generico rettangolo ha per base Vintervallo [,_1, %y}, € per altezza f(x,) = m7. L’area totale in questo caso 8 | data da : x i (784) Ewan = Fa? > ‘Quindi abbiame ottenuto Je seguenti stime per difetto © per eccesso dell'area della regione S:32 Capito 8 Sty caeas<2 Fx, vn N; P=s Dist (78.5) Ja somma a primo membro 8 detta somma integrale inferiore, mentre quella all'ultimo membro 2 detta somma integrale superiore. Ricordando la definizione (78.1) di %, valutiamo l'ultima sommatoria: eeeteatiata it ata (786) Lad (Ee) woe oat Po Ja (78.5) si pud quindi riscrivere: yet 7 0) PS ev caeas cE FR. a Pe ‘Utilizziamo 1a formula dell’esercizio 1.42(b), che si verifica facilmente per mezzo del principio di induzione: os Sv eta@en men. ct Sostituiamo questo valore nel['ultimo membro della (78.7), mentre a primo membro sostituiamo il valore della somma corrispondente, cam- biando quindi n con n ~ 1. Otteniamo: B®) a@o-1) agg Pale +) Ca+d) ¢ ee ” 6 @ : cio, semplificando: w 120-1) ‘< area: (78.10) or ct? (at}en's) 6 a 7 # vneN. Si calcola facilmente il limite per n + + « delle successioni che com- palono nelia elazione precedente (si pub ad esempio dividere mumeratore © ‘denominatore per n°). Dato che il limite del primo membro @ uguale al limite del membro a destra il comune valore (= b’3) & area della regione 8. Ab- Interasione secondo Riemann per funsiont di na varabite 303 biamo quindi ritrovato ilrisultato di Archimede: area del settore di S, come in figura 8.1, 2 data da fee ean wa 328. Si noti cid che apparentemente pud sembrare una coincidenza: deri- vvando il rsultato trovato rispetto a b otteniamo: (78.12) < (area $) =. Cio’, Ia derivata dell'area, pensata come funzione del parametro b, & uguale al valore della funzione f(x) = x7, che ci & servita per definire Ia regione S, calcolata per x = b. Chiariremo nel paragrafo 86 l'importanza di ‘questa apparente curiosita. ‘Nei paragrafi seguenti introduciamo l'integrale definito sulla base delle idee sopra esposte, ). Definizioni e notazioni Sia f(x) una funzione limitaia nelVintervallo chiuso (2, b] di R. ‘Una partizione P di [a, b] un insieme ordinato costituto di n-+ 1 punts distinti o, Xjnny %q Conn € N, tai che (79:1) Bay CK Se SS HED. Quindi, per definizione, risulta P= fx. ns Xp) Glin + 1 punti individuano n intervalli [re sy 32, con K = 4, 2eny Per ogni partizione P di (a, bj, poniamo (79.2) my = inf {f60):x © by -1 mlb 93) My = sup (6): € Ba ll Definiamo poi le somme (integrali) inferiori a 9.4) s@) = Ym nD i € le somme (integrali) superior:304 Capote 8 S(P) = 3 My (% — He) (79.5) Se la funzione f(x) & positiva in [a,b], le somme integrali hanno i) chiaro significato geometrico di somma delle aree dei rettangoli rispettivamente inscriti ¢ circoscritti, come in figura 8.4, Si noti perd che s(P), S(P) sono definite, indipendentemente dal significato geometrico di area, anche se f(x) non positiva neli'intervallo fa, b]. Figure 84 Dato che my < M; per ogni k, dalla definizione risulta che 795) | SP) SP), ve. Pid in generale, vale il seguente LEMMA. — Sia m s f(x) ng, 2 my, in quanto V'nsieme dei valor f(a) perx € [xs.xd contiene sia Vinsieme delle f(x) per x € {x-1»¥) sia Vinsieme delle (2) per xe [x nd otteniamo: 79.01) S(R) = 9(P) > my G— my +H -F— HHH) =O, Si procede in modo analogo se In partizione R contiene pit di um punto rispetto alla partizione P. Quindi i (79.12) s(P) < s(R). H Analogamente si dimostra che (7933) S(R) < 9(Q). ‘i De tali relazioni ¢ dalla (79.6) siricava i (79.14) 8(P) < s(R) < S(R) < S(Q). Per concladere In dimostaxions del lemme, bara provare che, per ogni} “ partizione R di (a,b), sisulta 79.15) m(b — a) < s(R) S(R) $ M(b — a). Indichiamo ora con A Vinsieme oumerico descritto dalle somme inte- Limitiamoci a provare la prima disuguaglianza di (79.15). A tale scopo basta applicare il ragionamento, che ci ha permesso di ottenere la (79.14), alla partizione banale P = (a, bj; ifattirisulta R = P, owvero R ha almeno tun puuto pid di P.306 Capitolo 8 gral inferiori s(P) al variare delle partizioni P dellintervallo [a, b] ¢ con B Finsieme delle corsispondenti somme superiori (79.16) A=(sP)i B= (S(P)] Dal lemma precedente segue che i due insiemi A ¢ B sono separati, cio® a Sb per ogni a ¢ A, b © B. Dallassioma (2.11) di completezza segue che esiste almeno un numero reale c maggiore o uguale a tuti gli elementi di A © minore 0 uguale 2 tutti gli clementi di B. In generale non vi sard un unico elemento di separazione tra A.€ B; i dit in proposito la seguente importante DEFINIZIONE DI INTEGRALE DEFINITO. — Se vi é un unico elemento di separazione cira A eB, allora si dice che (x) 2 iniegrabite in [a, 0] secondo Riemann e Velemento c si indica con . 79.17) f oe ¢ si chiama integrale definito di { in [a, bh Im altre parole, posto (79.18) s(f) = sup [s(P): P partizione di (a, by) , (79.19) SH = inf {S(P): P partizione di [a, b]), se risulte : (79.20) ff) = S(O, allora f(x) 2 integrabile secondo Riemann in [2, 0} Come git detto, si dice che Pintegrale in (79.17) & un integrale definito, per distinguerlo dagli inegrali indefnisi che verranno presi in considers, ione nel capitolo successivo, in cui non sono fissati gli estremi di integra- zione a, b. ‘Dal lemma procedcote (si veda la (79:7) scque banalmente che, se f(x) & una fanzione comtaste oon fix) = m per ogni x € [a b,allora {nvegraztone secondo Riemann per funtion! di uaa varabite sy Dalle proprieta dellestremo inferiore e del'estremo superiore si ricava poi il seguente: ! ‘TEOREMA. — Una funzione { limitata in (a, b] 2 ivi integrabile secondo Riemann se ¢ solo se, per ogni t > 0, esiste una partzione P di [a,b] tale che (79.22) S@)-s(P) 0 esistono partizioni P, Q dell'intervallo, [ab] tal che i (7923) sf S(Q), Posto R = Pu Q, dalla (79.14) si deduce che (79.25) 5) ~ 5 < s(P) = A(R) 5 8(R) < 8() <8 + £, da cui, exsendo s(f) = Sif, (7928) see) - sR) < 5) +5 - (49 -§) Viceversa, se vale la (79,22), essendo s(P) < s(f), S(f) s S(P), otteniamo. (19.27) 0 < Sif) ~ s(f) < S(P) ~ sR) 0 solo nel caso in cui S(6)~ s(f) = 0, cot quando f & integrable secondo Riemann in fa, b]. Liintegrale definito di una fanzione ha un notevole significato geome- trio. Ad esempio, se {(x) ® una funzione non negativa, integrabile nell'in ‘ervallo chiuso fa, b], qualunque sia la partizione P = (x 5 X y-.¥) di308 Captoto & [a b), 1a somma s(P) rappresenta Parea di un pluriretangolo (cioe di una tunione di rettangoli) contenuso nell'insieme (79.28) S= iy) € BX ROSy <1), entre la somma S(P) rappresenta ares di un plurirettangolo contenente S (Gi veda anche la precedente figura 8.4), L’insieme $ prende il nome di rettangoloide di base {a, b] relativo alla funzione {(x). Tl teorema precedente afferma allora che, nelle nostre ipotesi, si pos- sono trovare’ un plurirettangolo contenente $ ed uno contenuto in S Je cui tree differiscono per meno di e. Dunue & ragionevole attribuire 2 $ tun'area uguale all'elemento di separazione tra le aree dei plurirettangoli “Gnseritt> e quelle dei plurirettangoli «eircoscriti». In altre parole, pos- ‘iamo affermare che, se f(x) 2 non negariva e integrabile, Varea del rettango- loide di base (a, 6] 2 uguale allinsegrale (79.17). Conciudiamo i} paragrafo con alcune notazioni ¢ definizioni, utili peril seguito, NelPespressione (79.17) i numeri a, b si dicono estremi di integra- Zione, la funzione f si dice funzione integranda, a vatiabile x si dice varia- bile dt integrazione. $i noti che il risultato dell'integrazione non dipende da x, cio’ non & tuna funzione (aon costante) di x, ms @ semplicemente un numero reale. E utile considerare I'integrale definito (79.17) anche se il primo estremo i integrazione non 2 minore del secondo. Poniamo: (7929) (79.30) 80, Proprieth degli integrali definiti Esaminiamo alcune semplici proprieta deli'integrale definito di una fun- tione integrabile secondo Riemann in un intervallo chiuso e limitato. Co- ‘minciamo con una propriet& che ha un chiaro significato geometrico quando si interpretano gh integrali definiti di funzioni positive come aree di Certe regioni piane. In tale contesto la proprieta di additvita corrisponde al fatto che Parea della unione di due regioni piane prive di punti in comune & ‘uguale alla somme delle due aree. nati, con riferimento alla figura 85, se f(x) 2 0 in [a, b] la formula Integrasione secondo Riemann pet fursion’ di una veriabile 308 (80.1) comtisponde ad affermare che Varea dell‘insieme A 2 uguale alla somma delle aree degli insiemi A, e A;. Tl ettore esamini il caso con f(x) di segno indefinite. y ac b ADDITIVITA DELL*INTEGRALE RISPETTO ALL'INTE! VALLO. — Se a, b, c sono tre punti di un intervallo dove la funzione f(x) & integrabile, allora 7 » #0) ac + ft) a (80.1) f f(x) dx = ‘Dimostrazione: se due, tra i tre punt a,b, ¢, coincidono fra loro, allora la tesi (80.1) segue dalle definizioni (79.29), (79.30). Altrimenti, consideriamo preliminarmente il caso in cui c sig un punto interno all'intervallo [a, 0} Se P,, P, sono partizioni rispettivamente degli interval (a, c], (eb), allora P =P, U Py ume partizione del'intervallo [a, b © risulta: (80.2) 8(P) = s(P,) + s(P,) S(P) = S(P,) + SP). __ Da cid segue facilmente la tesi 1 casi rimaneati (ad esempio con b interno all'intervallo (2, c}, ecc) si riconducono al caso gid tratlato, tramite Ja (79.29). LINEARITA DELLINTEGRALE. — Se f, g sono funzioni integrabili in [a,b] ese e2 un numero reale, anche f+ § ¢ ¢-{ sono integrabili in [a,b risulta310 Capitolo 8 » (03) i {ffx) + g(x)] dx = f fix) dx + J a(x) dx; (e0.4) > “1(@) ax = ¢ f (a) dx. Dimostrazione: dato che f, ¢ sono funzioni integrabili secondo Riemann in [a, bh, per ogni'e > 0 esistono P e Q partizioni di [a, b] tali che ‘S(Q, g) - s(Q, g) < 2. Indichiamo con R la partizione generata da P e Q, cick R = PU Q. Come nel Jemma del paragrafo 79 (si veda in particolare la (79.14)) otteniamo 5) SRNR <0, (606) SRN - sR <2, — SR g)~ A(R, 9) < e2 ‘Dialtra parte & immediato verificare che (80.7) SRD +(R,g)<(R f+ 9) SSR its) SSR) +R, g) quindi, per Ia Gefinizione di integrale relativo alla funzione f + g, 8) (RH +9(R 8) s f (HG) + B(9)] dx < SIR, 9 + SCR g). Poiché & anche » 5B +8088) 5 f f(x) dx + (60.9) : +f eo arssih 945m B. dalle (80.5), (80.8), (80.9) segue JIntegracione secondo Riemann pér funsion di una variable 314 : 5 (6010) i Us) + (3) ax [f 109) a+ [x «| , per Parbitrarieta di e, I'asserto (80.3). La (80.4) si prova in modo analogo. Dalla definizione di integrale segue faciimente anche la seguente pro- iets CONFRONTO TRA INTEGRALI — Se f,g sono funzion! integrabili in [a b] e se £02) < g(x) per ogni x € {s, b]allora poe 60.3) f (2) ax sf 809) dx Dato che Pintegrale definito delle funzione identicamente nulla 2 zero, dalla proprieta precedente si deduce che: (80.12) i) 20 = fe éx20(a O esiste 8 = d(x, ¢) > O tale che, sexe Te lx— xl <3, isulta If) ~ t(9] < e. Tale numero 8 dipende, in generale, sis da ¢ che da x ‘Ad esmpi, Saf) = 1 pers T= R Fao «> 0, pponiame che ete 8 > 0 Aipcoeste slo dat © om ne Ce oy -mled 9 Bgl ce Posto x = + b, pur dl prendere [hl < 8, si ba 12) Ig P= |= Bagh + Lee, vaeR Me cid 8 assrdo in quanto, per opnih' 0, rislta 3) tn _Rub+i late E opportuno introdurre la seguente DEFINIZIONE DI FUNZIONE UNIFORMEMENTE CONTINUA. — Si dice che £1 > R & uniformemente continua nellntervalo Xd Re per ogni e >,0 esiste 8 = (¢) > 0, tale che, per ognixx eT, 614) | be-x1<8 = HG) - FI 0,38 > 0: Vx, x’ € fa, b}, Ie- x <5 => @L5) = Mz) - RW O tale che, qualunque sia 8 > 0, esistono in corsispondenza x, x’ (dipendenti da 8) con le proprieta (81.6) ex <8, ffs) - 10091 2 ty: in simboli: 7) Bq > 0: 8 > 0, dx, x’ [a, bl: vale (61.6). Scegliamo § = 1/n con n € N ¢ indichiamo com x, , x’, i corrispondenti punt di [a, b} per cui vale la (81.6); abbiamo quindi Bard VneN, 3x,x,¢ fa, bi (618) 1 I xQ1< 23 lt) - Ae 0. Peril teorema di Bolzano-Weierstrass (paragrafo 34) esiste una successione 1%, Ostratla da X,, convergente verso un punto % € [2, bh; inoltre, essendo (ais) ~dexyexet vkeN, Roa cea ta , peril teorema dei carabinieri anche x, converge ad xy per k > + =. Dall'ipotesi di continuita di f(x) segue (61.10) ‘Him _[6(2,,) ~ £00,.)] = f€30) ~ £29) che contrasta con il fatto che (eit) He) ~ A012 & Veen {ina imerinie ime di fnsion! iformente contin costa date feos Apache in ier, wade nel pagal #5 i appendi.34 Capito 8 82. Integrabilita delle fanzioni continne Dimostriamo il seguente teorema di INTEGRABILITA DELLE FUNZIONI CONTINUE. — Sia f(x) una fuuscione continua in [a,b}.Allora f(x) ®integrabile secondo Riemann in [a,b}. Dimostrazione: per il teorema di Cantor {(x) é uniformemente continua © pereid, fissato & > 0, esiste 8 > 0 tale che (21) He) ~ 1001 < 5 per ogni coppia di puntix,x’« [a,b] tali che [x—x/| <8, Se P& una partizione % }s COM Ky = a, X = b, tale che [ny~— mal < d per ogni k = 1, my, = inf {{): x €[a , mI), M, = supli(x): x el.» mJy (622) risulta pet la (82.1): « meee VkeL © percid SP) ~ 5) = 3s mae.) < (623) cpa bern al teorema del paragrafo 79 segue Vasserto. 83. I teoremi della media (PRIMO) TEOREMA DELLA MEDIA. — Sia f wna funcione limitata ed irtegrabile secondo Riemann in [a b], Allora suis Insegrazione secondo Riemann per fursioni di una variable 315 (8.1) nibs) s f 0) ars), ove m= inf (f(x): x € [a, b]}, M = sup (f(a): x € a, b). | Dimostrazione: T'integrale definito 2 elemento di separazione delle somme integrali inferion e delle somme integrali superiori; percid, qua- Iungue sia la partizione P dellintervallo fa, bj, si ha b | (632) 3?) sf f(8) a <'80. Scegliendo la pactizione banale di [a, b),costituita dai soli punti a,b (P= [a, b)), risulta ' (833) s(P) = m(b~ a), S(P) = M(b - a), che, insieme alla (83.2), da la tesi (83.1). (SECONDO) TEOREMA DELLA MEDIA. — Se f(x) 2 continua in Ie, bl, esiste wx punto x € [a, b] tale che » (34) f (x) dx = £(5,)(b- a). Dimostrazione: per il teorema di Weierstrass (paragrali 46 © 48) esi- ‘stono il valore minimo m ed il valore massimo M di {(x) in [a, b]. Dividendo per b~ a (> 0) tutti i membri della tesi (83.1) del primo veorema della media, abbiamo froarsm Mees Sora percid il valore medio y di f(x) in fa, b}, definito da (3.6)316 Copitolo 8 2 un valore compreso fra il minimo m ed il massimo M di f(x) in [a, bl. In base al secondo teorema dell’esistenza dei valori intermedi (paragrafo 46), esiste x9 ¢ (a, b] tale che f(x») = y, che, ricordando la definizione (63.6) di y, cequivale alla tesi (83.4). y areaC = areaD yet tn) Figura 86 Con riferiment alla igura 86, dove ® rappresenatoil grafic di una funzion: f(x) 2 Oia {a,b} il (secondo) teorems della media aferma che area del rttangolode A relative alla fanzione f(x) neitintervalo [a, b} @ uguale alaree di un rettangolo R che ha per bese Fintervalo [a,b] ¢ per sltezaa un valore opporuno f(x) (ioe un vlore non sceto a caso, ‘ma determinato in bate alla parcolare fanzione eonsiderata) Appendice al capitolo 8 ‘84, Integrabilita delle fanzioni monotone Mostriamo con il teorema che segue che le funzioni monotdne, indipen- dentemente dalla loro continuita, sono integrabili secondo Riemann in ogni intervallo chiuso e limitato. INTEGRABILITA DELLE FUNZIONI MONOTONE. — Sia f(x) tuna funzione monotona in (a, b). Allora f(x) @ integrabile secondo Riemann in (6, b) Dimostrazione: dividiamo F'intervallo (a, b] inn parti uguali, ciascuna di ampiezea (b— a)/n; comsidesimuo la partizioue Py = [Xp yy 2 susttuite + ©, per gai © > 0 esiste v tale che318 Captolo 8 (B46) SP) = sR) er il teorema del paragrafo 79 la funzione f(x) & integrabile secondo ‘Riemann in [a, b]. . Funzioni lipschitziane in un intervallo In questo paragrafo introduciamo alcune classi di funzioni che costitui- soono esempi notevoli di funzioni uniformemente continue. Sia {(3) uns funzione lipschitziana nell'intervallo I di R, cio’ tale che sista una costante L >0 per cui (85.1) K(x) ~ (9 < Lil = x1 Vuxel Una tale funzione & anche uniformemente continua in I, in quanto, fissato e > 0 € posto 8, = e/L, risulta I(x) ~ f(2’)] < e per ogni coppia, x, x’ di ppunti di I tai che Ik ~ x11 <8 La funcone fx) = fe pera T= [0,=) frisce un esempio di funione usiformemeate continu ma noo lipshitzans io I. ‘nfati, fissato e > 0, temuio conto della disuguagiianca | 4 ~ {F [ < yix= x] che si prove fainent, posto & = 2 sia |e | Osia > Otileche fx -x'1 <8 = MG) alee er ipotes esse v tale che 1x,-x',| <8 perm > allora® ancl 6 ag) = EG) < per ogni n> vi Kim Ifa) ~ f= 0. Viceversa, se vale la condizione indicat, supponiamo per assusdo che esisla tg > 0 ed exstno x,,x, € 1 taiche [x,-y,| ep Allors sta im fx, x= O'mentre non pub vesitcars tim is) ~ t= 0) CAPITOLO 9 INTEGRALI INDEFINITL 86. II teorema fondamentale del calcolo integrale Gi proponiamo di mettere in evidenza una importante relazione tra integrali ¢ derivate, che ha notevoli applicazioni in tutto il calcolo integrale. Sia f una fimzione continua nellintervalio (2, b]. Per ogni x « (a, b] consideriamo l'integrale definito (86:1) FQ) f (0) a Notiamo che abbiamo rappresentato l'integrale definito usando la varis- bile di integrazione t, invece che la x, con un puro scambio di simboli Invece abbiamo denotato con x il secondo estremo di integrazione. Per ogni x & determinato lintegrale definito nell'intervallo fa, x} della funzione f; ppertanto il risultato deliintegrazione risulta una funzione di x. Cid spiege ill simbolo di funzione F(x) a primo membro della (86.1); tale funzione si chiama funcione integrale. ‘Ad esempio, con i alolo Gel settre di parabola (6 veda la (78.1) si & ottenuto Py ro= [eae ae 4 Tnaqvesto execapio funtion integra vale Px) =; a sua drivata,ugule a (3) « 2, anche ugule alla fusions integranda 1() =, caleoata per t= x ‘Tale proprieth vale ia generale; infati,rsuta in generale che F(x) = f(), seconde i teorema che segue. ‘TBOREMA FONDAMENTALE DEL CALCOLO INTEGRALE. — Sia £ una funzione continua nell'intervatio[a, b}. La funzione integrale F(x), , definita in (86.1), ® derivabile e ta derivata vate2 Copitolo © 66.3) F() = 10), vr [a,b ‘Dimostrazione: occorre calcolare il limite del rapporto incrementale della funzione F(x), quando I'incremento tende a zero. Cominciamo con il rapporto incrementale a Moor aff wa- [aoa o (86.4) afloat woa- fava] - =f toa Abbiamo utilizzato la proprietd di additivita del'integrale rispetto al- Vintervallo, Trasformiamo ‘ultimo integrale per mezzo del (secondo) teo- rema delia media applicato allintervallo di estremi x e x + hr esiste un punto compres tra xed x+ h, che dipende quindi da h, che indichiamo con x(h), tale che, “ (65) Fest) Fi) 1 f A) at = fix). Dato che x(h) & compreso tra x ed x +b, per h—> 0 risulta: (866) fim x(h) = x La tesi segue dalla continuita della funzione integranda f; infa (86.7) lip F+W =F) im fim fox) = 0). seasispubeosimlasd Insert indefints 32 87, Primitive. Formula fondamentale del calcolo integrale DEFINIZIONE. — Una funzione F(x), derivabile nell ntervallo [a,b], ® una primitiva di f(x) se F(x) = f(x) per ogni x € (a, b) Ag exempio una primitive deb fusion £3) =x & 2) = 272. Un primitive deta fonzions f(x) = sen x 2 F(x) =~ coe x i ‘Tenendo presente 1a definizione di primitiva, possiamo enunciare il teorema fondamentale del calcolo integrale dicendo che: se £8 una funzione continua in (a, 6}, allora la funzione integrale F, definita in (86.1), ? una primitiva dif. E chiaro che, se F(x) ® tna primitiva di una funzione £(x), anche G(x) = F(z) +c, qualunque sia le costante c, 2 una primitiva di f(x). Come provato nel lemma seguente, vale anche il viceversa, cio’ tutte le primitive di f si ottengono nel modo anzidetto, Cid caratterizza V'insieme delle primitive di ‘una data funzione. CARATTERIZZAZIONE DELLE PRIMITIVE DI UNA FUN- ‘ZIONE IN UN INTERVALLO, — Se F(x) € G(x) sono due primitive di tuna stessa funzione {(x) in un intervallo {a, b], esiste una costante ¢ tale che (74) GQ) = FQ) +6, Va € [a b}. Dimostrazione: poniamo H(t) = G(x) ~ F(a); risulta (672) He) = G(x) — F(R) = f(x) - f(x) = 0. ‘Applichiamo il teorema di Lagrange alla funzione H(x) nelVintervallo (2, x) con x fissato in (a, bj: esiste X € (a, x) tale che (673) Hx) — H(@) = HiGa)x - a) = 0- (x2) = 0; percid H(x) = H(a), per ogni xe (a, b)- Ponendo ¢ = Ha), H(x) risulta costante, uguale a c, per ogni x € [a,b] (Si noti che avremmo potuto equivaientemente dedurre dalla (87.2) che H(x) & una funzione costante in [a, b], utilizzando la caratterizzazione delle funzioni costanti del paragrafo 62). ‘Quindi, G(x) = FO) + A(x) = F(x) + 6, per ogni x ¢ {a, bl. ‘La formula che segue riconduce il calcolo degh integrait detinit alla ricerca delle primitive delle funzioni continue.324 Captolo 9 FORMULA FONDAMENTALE DEL CALCOLO INTEGRALE. — Sia { una funzione continua in [a, b}. Sia G una primitive di f. Allora (er) j fx) dx = [GQn]} = Gt) - GE). Tsimbolo [G(a)f significa appunto Ja differenza dei valori dela fun- aione G(x) per x= bex=a Per dimostrare la formula fondamentale, consideriamo la funzione inte- grale (86.1), indicando con t la variabile di integrezione. [La funziope integrale F e la funzione G sono entrambe primitive della funsione {. In base alla caratterizzazione precedente, esiste una costante ¢ tale che (875) G(a) = FG) tee e+ f (2) dt, Vice fa, b) Per x= a abbiamo 8) Gia)=e+ f f(t) dt =e ¢, sostituendo il valore trovato al posto di c nella (87.5), on Ge) = 04+ fn a ‘La tesi segue ponendo x = b in (87.7). cans ema endo il eo neo ron mene 2 risutao (18.1); con | smbofi dogl integral efit, Varea del setiore parabola coaside- ‘to nel paraginfo 78 & dato ds . ws) few ‘Una primitive della funzione x7 & la funzione G(x) = x°/3, Quindi Integral indefinii 325 9) fra ¥ Come uiteriore eserpio consideriamo Mntegrale deinito dell funzione f(x) ‘elVintervaio (0, =}: dato che una primitive della funzone sea x¢ G(x) = —cor x si otiene morte are eee 88, Liintegrale indefinito [Nel paragrafo precedente abbiamo ricondotto il ealeolo di un integrale definito alla ticerca delle primitive della funzione integrands. B percid naturale porre la seguente: DEFINIZIONE. — Sia f una funzione continua in un intervalio (2, b). Liinsieme di tute le primitive di in [a,b] si chiama integrale indefinio dit ¢ i indica con il simbolo 81) i roe In base alla carutterizzazione data nel paragrafo precedente, possiamo affermare che (682) ff) a = FO) +6 dove F & una primitiva dif e c 2 una costante arbitrari. Sottolineamo che c'? una sostanziale differenza tra 'integrale definito quello indefinito, che indichiamo rispettivamente con i simboli 83) foe fee il primo dei due integrali @ un numero reale, il secondo integrale & un insieme di funzioni. TI legame tra i due integrali @ dato dalla formula fondamentale (87.4) 1 Ricordando che la derivata di una somma @ uguale alla somma delle derivate, si ottiene le proprieté corrispondente per gli integrali indefinit326 Captoto 8 (684) J is) + aco é J 09 a+ fst a Analogamente, ricordando la formule (54.7), che esprime la derivata del prodotto di una costante per una funzione, risulta (885) fe f(@) dx = fro ax (c= costante). oti Tanalogia delle due propretd sopra clencate per Tintegrale indefinito con Te propriet di Hinearih (803), (804) per Mintzgrle defisit, Riportiamo di seguito una serie di integrali indefiniti immediati. Tati integral, di facile verifica, sono ottenuti a partire dalle tabelle per le deri- vate esposte nei paragrafi 56, $8. (85) fea-Zire bets (88.7) fF eabexts 1305 (688) fearess 89) feeax ar=~corx es 210) foosx dr -sea xt es (gett) meme ress (98.12) [permeates (98.13) Js 4 a= meg +e ‘A proposte delintegrale (88:7), notismo che rsata scones Iruegralt indefiid 327 (14) D log ial = = vxeg, infatti, se x > 0 le relarione precedente & ben nota, Invece, se x < 0, per la regola di derivazione delle funzionk compost, Felts easy D log fa = D lop(- x) <0) 1a (814), in tein integral nde, & equivalent a e216) date hl ee, stele he pe (56 cone en inter tent pe 1 mote sirurson ci reonduce a integral immed el po wopra indicate tz anda formula cevacoe delle fain! compost. Col xem a forsan (86) 5 feueraliza nel modo sequente: si parte dalla formula di derivasion,vaide per una fanzione Hi) positive e derivable (8.17) plat? = (ea to @ #0. In corispondenza si ottene la formule di integazione indefinite (5.18) foci re oc Ty tepetee wand. Un clneo integral indent dt questo tipo spore nelTescrsio 92. Come 519) foex dee [2% arto orn ses abbiamo calcoiato una primitiva dopo aver riconosciuto che a mmeratore della funzione integrands C8, a meno del segno, 1a derivata del denominator. 89, Integrazione per decomposizione in somma In molti casi il caleolo dell”integrale indefinito di una funzione si pud ricondurre al calcolo di integrali gid noti, o di tipo pid semplice. Un metodo particolarmente frequente consiste nel decomporre la funzione integrands nella somma di due o pid funzioni, applicando poi la proprieta di linearita (88.4). Dlustriamo cid con alcuni esempi.328 Capitolo 9 CCalcoliame il seguente integrale indefimko 3) 7 fram sommando ¢ sottriendo 1 al numeratore dels funcione integrand ottenismo Jane (2) ‘ wfrenfftperieenes Calta Matt indeiit> © fora: orden a defncone dla tune tageat, sino 9 were Ee per decompasizione in somma cttniamo Jesu fl (89.3) “(ae Jerurrse nt pn 7) Samrewt! : ‘anche in questo caso sesviame | nomersiore della funzione integrands in modo cbe sit Possible scndere tn frsione nell somma di due fraioai tet nt eae wn sex | cote genx | cos x integrando eatrambi i membsi otteniamo i fact @ ea = og foe x] + fog sem + ©. Iver indefins 309 Callie Tategileindefinko 0) foeeens sicordiamo 1a formula (10.7) a dupiczione 10) cos 2x = oot x ~ sen? 4s ui i educe che sen? x = (1 oot 2x). Ottniamo x) fevxac-}{@-ou 29 a ‘el ulkimo peasegyio si 8 tonuto conto che D sen 2x = 2 ove 2x. Se loa prefers, si pub sive il rislato uslizando In formula di dupicezione (106) per Ia faaslone seno, uel ‘mod seguente: (932) Jos? xare 3 saxon) +e, Dal sueto otenuto& facile dedure il valor deinegrale foo? xtc f 0~sest a= (13) ca ftnaeelie suman) +e 90, Integrazione delle funzioni razionali B sempre possibile, in linea di principio, calcolare per decomposizione ‘in somma J'integrale indefinito delle funzioni razionali, cio delle fumzioni che sono il rapporto di due polinomi f(x), g(x): Bg BP $ Og Et Ha + OD Pah eae hae PEN fo) on Nella (90.1) & rappresentata una funzione razionale ottenuta come rap- porto tra un polinomic f(x), di grado m, ed un polinomio g(x), di grado n. Se m2 n, cio’ se il grado del numeratore & maggiore od uguale al grado del denominatore, si esegue Ia divisione 1a i polinomi f(x) © g(x). Se. {indichiamo con r(x), q(x) rispettivamente il resto ed il quoziente della divi- sione, possiamo scrivere la scomposizione (02) 443) = g(s) ala) + #08)330 Capitolo 9 cioé: moltiplicando il quoziente q(x) per il divisore g(x), ed aggiungendo iL resto, si ottiene il dividendo f(x). La stessa relazione si pud scrivere met- tendo in luce il rapporto f/g nel modo seguente: (903) Ricordiamo che il resto & un polinomio di grado inferiore al grado n det divisore g(2). Per Fintegrale della funzione razionale f(x)/g(x) si ottiene fom ars [ex Dato che q(x) ® un polinomio, il suo integrale indefinito ® immediato, Gi siamo quindi ricondotti « calcolare V'integrale della funzione razionale 1(x)/g(%), che ha la proprieta che il grado del potinomio a numeratore & inferiore al grado del polinomio a denominatore. 10) (904) 3G) dx Prima di prosegire ad inteprare1(2)/g(),icordiamo con un esempio came si esegue Ia ‘ivsione ra polinemi. Consideriamo la fusziane razionale Soaxtens os) oe, rocediamo neta dvisone ia modo enalogo sl modo in eu si effettua Ia divisione tra due ‘numeri natural, secondo i! semuente schema 0s) Yoowts OHO RE ® : ~afe ee x* 3 nat + 438 y= Owe oe 8 Integral ndefintsi 391 Tiresto r(x) ed i quozicnte ¢{x) valgono rispettivamente: r(x) = 2x, q(x) =x" 33+ x~3. Jn, questo cazo la scompotzione (903) corrisponde = Botteeeh ogee oon) aot (Ora si ottiene facloente Vintegraleindefinito Baaxtexss east ae for- aven-dare [Poa (8) 4 3,7 = H-8 45 me bogie tlee Ritorniamo al calcolo dellintegrale della funzione razionale r(x)/g(x), dove r(x) un polinomio di grado inferiore al grado del polinomio g(x). Per semplicita ci limitiamo a considerare il caso in cui g(x) sia un polinomio di secondo grado. In tali condizioni, il grado di r(x) ® minore di due, Quindi ri- sulta (09) ga)savsbxte (0; 1G)=dxte Per calcolare Fintegrale indefinito di r(x)g(x) & opportuno distinguere i tre casi, in cui equazione g(x) = 0 abbia 2 radici reali distinte, oppure 2 i coincidenti, oppure nessuna radice reale. Consideriamo tre esempi in verificano Gueste situazioni. 1 cato b? ~ dae > Osi tatta come nel'eeinpio segveate: dopo aver trovato Ie radi del eoominatore (x; = ~ 1. %2 = 2), seomponieme le frezone 010) = ‘con A, B numeri reali da determinare. Sviluppando il secondo mecrbre otteniamo A,B _Ax-2A+Br+B_(A+B)x-2A+B Eene- F-e-2 on) affinché valga Tuguaglianza (90.10) per ogni x, deve riaaltare [A+ B= 012) . |-2A+B=7 Si ricalve W sistema per sostiturione, oppure sottriendo le due equazioni membre a membro, ¢ 6 reava A= 2, B= 3. Con i valor trovati di A,B, tenendo conto della332 Caplolo 9 seomposizione (9010), 6 calcola Tintegrale defisito xy? =2 3 are face [5 on) Faas frie [ea nn Blog be + 11 +3 og -21 46. 1 cam 6 = dnc = Os atta come nl? ceempioseguente: x LA, B Pomel Tei wap! come in prosedeaca si datrminano le costnti A,B in modo che vag Videatith (9014) per Optix eR (@ ~ 1); 8 calcola if denomiaatore comune © s trovano le condixcni A = 1, At BeQdet A=1,B=- 1. Risli in éefsitve (04) | pane litelets 1 sions tlertite, Infne, seb —4ac < , clot se Fequeridne g(s) = 0 moa ha radi real, procede come pelVesempio seguente: Fens Fexpressone (2x 4 2), che compare nella relaxione precedente, & stata sclta perché & la positvo per opt ‘Scompoaiane timo integrle nel modo sects, tneado conto che x ex sno due send del polinonio (e+ 3} Jn ada oe 2 facta atamattiee 4) f+ iape1 2 2 ssricewonrpousaseuenbesiininint | Integral indefinici 333 Indichiamo il metodo segui to per un generico polinomio g(x), con a > sevens mnsens (Pex d)- b cb seat ia oes) a) 2a, ae |" infine si mette in evidenza il fattore positive (4ac ~ b*V/4a’. (00.19) iamo ancora un esempio relativo al cao We < 0: pied las nay laa 1 = loge? ++) = dest 3 (_& Fa [eae Neate 4 1 = Flog GF x41) 5 020) shop sev 2 Ef ee = hinge +x41)-B acs (Go) e BB metodo descritto si applica anche @ funzioni razionali che hanno 2 ‘denominatore un polinomio di grado superiore a due, purché sia possibile calcolame esplicitamente le radici, come nell'esempio che segue. ‘Come in precedenss, a nisin con dizsione tra potinomi axel (oan) we are frac oi si scompone ulna itegrando334 Coptolo 9 Bax-1_Sex-l AB Cede wait sca Mee P+ F si nove che vale identi se A= C= 1, B==1,D = 0 Quind Foxsty ? 1 023) eit oa =F lg bh F— arog x +6 91. Integrazione per parti Mente il metodo di integrazione per decomposizione in somma si basa sulla regola di derivazione della somma di due funzioni, il metodo di inte- ‘grazione per parti, che stiamo per descrivere, si basa sulla formula di deri- vazione del prodotto di due funzioni FORMULA DI INTEGRAZIONE PER PARTI — Se in un intervalio f, g sono due funzioni derivabili con derivata continua; risulta ay $9) ex ax = «09 a0) — f £0) 909 ax ‘Chiameremo f(x) il fatiore finito, mentre g'(x) & detto fattore differen- ziale, L'ipotesi che Je derivate f(x), g'(x) siano continue assicura che gli integrali in (91.1) siano ben defini. I lettore non confonda tale ipotesi con Is condizione, pit debole, che f(x), g(3) siano continue; un esempio di funzione derivabile, con derivata non continua, ® proposto all'inizio del paragrafo 68. Per dimostrare la (91.1) partiamo dalla formula di derivazione del pro- dotto 1.2) [8&) BY = £0) g(x) + £) e@). ‘Calcoliamo gli integrali indefiniti di entrambi i membri ed utilizziamo la propricta ai Lncata (8.4) ay ft) aoa x= f 46) a6 d+ | 9 860 x. La tesi (91.4) si ottiene osservando che la funzione fg @ una primitiva ella sua derivata [fs] Integral indents 305, Considerane aluniesemp. Cominco cor Finer indent ou) froms sppichamo i formula (9.2) dl integrazione per par con f(x) = x © (8) = eo x, quid (0) = sen x (8 noi che, poneado g(@) = eos 3 potemmo eceglre (3) =¢ 9 ten son c fostante, vericare per exercio ce il slats Sale on cama: a [corsde=seenx~ [sen dc= ‘Calooimo per part, ponendo fx) = x, x(a) = cots, Tikegale indent m6 Jeowreressnx-2 freeorar Integrando di nuovo per part, segliendo come fatore fnito x ¢ come fattore differeaziale sen f, oneniamo 2 cos x dr = xisen x + 2x con x-2 [ coe x dr = en J J 2 Fen x4 2x cox 2eenx+e CCaleotiamo per pari Iintegrale seguente, ponendo f(s) = log x, ¢() tt Jrsracesies- [2x0 wrlog xan be. ‘Assumendo come fattorefnto x © come fare eiferezile c, calotiamo per par Timegrie os) fremeze-[edrere-eve [NelVintegrale seguente assuminmo com fatore-fnito * © come fattore diferensiale (110) Jemax aca ctooxs [oreo an {tegriamo di nuovo per part ulin integrate oun feta ner =~ econ et wn x fet sean ar:6 ct diane tnt se 8 we tinea * eum) foresee Leese ee conto ean tl oi i Fatal cof x dx = [cons one xde =sen xem {sesh d= (133) senxeae x f= c02 3) d= sen xeon +x [owt x ae; ricavando dalla selazione precedente i velore delfinteprale si ritvovs i risltato,ottenuto ‘per alia vie in (9.13): oun foesaraFenxerxes ee Chiadiamo iI paragrafo serivendo esplicitamente la regola di integra- zione per parti per gli integrali definid. Tenendo conto della relazione tra gli integrali indefiniti e gh integrali definiti espressa dalla formule fondamen- tale (87.4), otteniamo dalla (91.1): » 1s) f f(x) gf) dx = [f() a) IP PGR) efx) dx. 92, Integrazione per sostituzione Abbiamo visto che il metodo di integrazione per decomposizione in somma si basa sulla regola di derivazione di una somma ed il metodo di integrazione per part si basa sulla formula di derivazione di un prodotto. I metodo di integrazione per sostituzione, che descriviamo in questo para- ‘aio, si basa sulla formula di derivazione delle funzioni composte. FORMULA DI INTEGRAZIONE PER SOSTITUZIONE. ~ Sia f una funzione continua e g una funzione derivabile con derivaia continua. Risulia | gay | [foo ae] = fate #00 Integral indefinis 237 Osserviamo che la formula di integrazione per sostiusiane (92.1) non richiede, per Ia ‘sua valicta che g(t) sie una funzione invertible; natwrslmente i iulato dellinteprazione indefinita espreso in funzione dit, mediante la posiione x = ft), com x che veria nel codominio della fimione g. Per poter esprimere il reltato in funsione ei x, ccorre sup porte che g() sia una funzione invertible; intl casos otticne i isultato finale, in funzione 41x, con Flteriore sostituzione t= ge). Notiamo pesd ebe, per i caleolo di un integrale etinito, pu non essere necessaio invertre g(t), come mostreto ells succesiva formula (234). TI simbolo a primo membro della (92.1) significa, indicando con F(x) ‘una primitiva di f(x), che 2) ft09 d= FQ) +6 if i) «| ig Fa) #6 ‘La dimostrazione della (92.1) consiste nell'osservare che (92.3) Fig) + ¢ = | f(g) ge) ats id 2 conseguenza del teorema di derivazione delle funzioni composte. Infatti, dato che i (4) Ere) = FeO £0 fg) 80, abbiamo verificato che F(g(t)) ® una primitiva di £(g(2)e'(t), ciot abbiamo verificato la test (92.3). Se x= g(t), a quantita g(t) - dt (che & una funzione delle due variabili t, dt) si chiama il differenziale della funzione g(t), ¢ si indica con il simbolo dx, Percid, il differenziale della funzione derivabile x = g(t) 2, per defini- zione, dato da (25) ax = 2(0 at; tale definizione & motivata dalla formula (92.1) di integrazione per sostitu- zione; infatti in (92.1) x si trasforma in g(t), mentre il differenziale dx si trasforma secondo In (92.5). ‘Consieriemo slcuni esempi, cominciando con Vintegrale338 Capitolo 9 4) ae) jn = U4 Glog ht-3i ee; volendo servere il rsuato finale in furione Gi x, si sostinisce t = Yr, ottenendo: os) feign rt Fe omniinaee Com 1 sortie 2x~1 = 2 ob = 0) = (2+ 1)2, aooliame Vinten, pert > 0 2871 Ee ns) L(@emest ge feeeere (epa-t ) Peer bbinmo ottenuto Mntegrale i una fonzionerarionale, che possiimo risolvere con J metodo fadieato nel paragrafo 90. Notiame che i denominatore ha due radici concidente che, ‘esequendo i conti, si ottiene la seomposizione: fezPet 84 Poke 2 fete scrvere i irltato zal in fimzione di x, tenendo presente che t= 2x =i ‘Con Ia vostituione x + sen t cleoliamo Vintegrale (ci imitiamo ai valori dit per cki cas 120) Inegrat tndefints 939 [WHF ae [aerate (resent (9212) = footie be ssn cats | Talo integrate era sato calla in (6913) (ed anche in (8114). : Per finire, scriviamo esplicitamente la formula di integrazione per sosti- tuzione per gi integrali definiti. Consideriamo V'integrale di una funzione £ festeso ad un intervallo {a, 6] ed effettuiamo la sosttuzione x = g(t), Suppo- niamo che ad x = a, x= b corrispondano tramite la funzione gi valori t= c, 4; cioe supponiamo che risulti: (92.13) a= a, afd) =b. In tali condizioni deduciamo immediatamente la regola di integrazione ‘per sostituzione per gli integral definiti: . (02.6) fe ax = [st 80 & ‘Ad esempio, consideriamo Vintegale definito, cmispondente alstegrale indciito (e232), 5) f eee Abbiamo verifcato che 8 wile effettare la sostitaione x = sent, Dato che rislta 216) eyM0 Capitolo 9 93. Calcolo di aree di figure piane ‘Abbiamo introdotto Vintegrale definito con lo scopo principale di caloo- lure arce di figure piane del tipo 3a) An(myk x5, O uguale a P=. Quinn questo exempiorstha AG) = x(¢?— x), Nea figura 93 & rior ‘abo del mone A(3), che bel Bowuo esempio & una parabola Consideriamo ora le somme integrali della funzione A(x) nell'intervallo [s, bj. Ad esempio, limitiamoci alle somme integrali inferiori, Fissiamo una Integral indefinii 343 partizione P del?intervalio [a, b],€ sia [x.s,%4] un generico intervallo della ppartizione. In figura 9.4 & disegnato il rettangolo, avente come base Vinter- vallo [tz %e) Telativo alla somma integrale inferiore di A(x), ed & anche disegnata una interpretazione geometrica relativa al solido V. Aco a Figur 93 Jn figura 9.4, al rettangolo di area A(x4)(m ~ %,1) corrisponde i cilindro che ha per base un cerchio di area A(%) €la cui allezza vale (14 ~%-2). Cio® ad ogni rettangolo di una certa area corrisponde un citindro di pari volume. ‘Ad ogni somma integrale relativa alla funzione A(x) nel!’intervalio {a,b}, cozrisponde un solido costituito dalla unione di ua numero finito di indti,e tale unione & una approssimazione del solide V. E quindi naturale che il volume di V sia uguale alVintegrale della funzione A(x) nelt'inter- vallo [a, b], cio. (942) volume di V= { A(x) dx [Nel caso delis sfera di rapgio x otteniamo oa)Aw) Acxal Meas Xe z Figura 94 # particolarmente semplice il caso in cui V & un solido di rotazione, cio& ii contomo di V @ ottenuto facendo ruotare intorno all'asse delle xi grafico i una funzione f(x), come per la sfera raffigurata in figura 92, 0, pid generalmente, come nella figura 9.5. Figura 95 In tal caso Ia regione piana S(x) @ un cerchio di raggio f(x). Ouindi area di S(x) & data da (044) AG) = MEPs Integral indefnti 345 in corrispondenza abbiamo la formula che esprime il volume di un solido di rorazione: » (045) =f [t@) Fax. Nel caso della sfera di raggio x, exsendo f(x) = YP — =, otteniamo lo stesso risultato di (94.3). Pet mezzo delle formule (94.5) possamo calcolae it volume di un como crcolare reno, 0; aquindht ponto x= 0 @ a! massimo, Per la derivata seconds si be (63) fe) --2e8 4 FoF a 2eF OF -D) La derivate secooda negativa nelimervallo (~ 2 2, £2). Tn tae interato ta fanzione & concava al i fuori i tale itervallo Ia funzione & convessa. Si ottiene i grafico ‘come in figura 9.7. Per disegnare il grafico con precisione @ utile notare che 3 /2 & circa 0.7, mentre e! ‘yale crea 0,6 Inoltre Ia funzione i avicna rapidammente al suo asintot; ad exempio rislte 4) = 048... 3) = 0.0001, La funzione gaussiana ha un'importanza fondamentale in calcolo delle probabilita. In tale ambito una delle informazioni principali sulla funzione ‘gaussiana @ il valore del suo integrale improprio in (~~, + =). Dimostre- remo che risulta (954) f ef drag. ! I vEe Vez na Rgura 97 [Notiamo che, generalizzando In (96-1), gaussiana anche Ia funzione seguente, per ogni secon dei paramets A, B, tp, con A, B post: (65) 1) = Ac ‘La tuntione gaussiana in (96.5) & simmetsica rspeito al punto xp I grafico ei tale funzione s ottene dal grafico in fgore 9.7, enendo conto che i parametsi A, B agiscono Insegraliindefinitl 35 come an abi petit ogi any pt 98 son spor ga Sapiens due divers wale del pimeet ABs Nac oan acne ee pt > =i ngs pace A, Bia noo ce Mates impopi dels uno Ma) ml (= +=) aa ante a1 Con serine t= B (13g) sin ba ine (9) pean care Vtepl i- prt: 069) Figwa 98 Dato che A Ril = 16 ¢ solo se A = Bix, con quest scelia del parametro A; per ogni B > 0 ottenissno: 6 aye omer [apparent (968) oo Jn Iuogo dei simboll B, xp spesso si utlizane i simboll 9, u, con © > 0, ponendo oe Te352 Capitolo 9 si camsidern quin la segvente fuzione gaussian, che be itepale lmpropi, exes a- fervallo (+ =), aguale ad 1: 59) Sunzione ((3). ‘Rimane da caloolare V'integrale improprio (964). Dato che non & possi- sie esprimere in modo elementare une primitiva della fonzione ¢* bile opines i mods Catan diver Paramo dal aco della hn Gione e°” in figura 9.7 e facciamo ruotare tale grafico intorno allasse ys Stieniamo un solido di rotezione come in figura 9:9. Figura 99 Per dare un'espressione analitica alla funzione di due variabili'rappre- sentata in figura 9.9, osserviamo che ad ogni aumero reale x positivo (sul- Tasso x delle ascisse) abbiamo associato tutti quei punti del piano di base di veordinate (2, 1), che sono sulla circonferenza di centro l'origine ¢ raggio x Gob, in base al teorema di Pitagora, dobbiamo sostituie ad x la quantita ‘Ouindi nella figura 9.9 & rappresentato il grafico della funzione di ee due variabi (96.10), fe peer Integra indefniti 353 Proponiamoci di calcolare il volume del solido V a forma di campana, rappresentato in figura 9.9, e delimitato analiticamente dalle condizioni (96:1) Velimty: Osyse®t), Con il metodo descritto nel paragrafo 94, per ogni x fissato indichiamo én S(x) la sezione piana comune al solido V e al piano, di ascissa x, perpendicolare al’asse x, come in figura 9.10. Figura 930 Indichiamo con A(x) Yarea di S(x); risulta Piet ats (66.12) awe fect asf” notiamo che, essendo t la vatiabile di integrazione, la quantita e* co: Stante rispetto a t; quindi pud essere portata al di fuori del segno di inte- grale: (96:13) AG) =e" ie ef dt=Ce®; abbiamo indicato con C il valore incognito del!'integrale da calcolare. In ‘base alla formula (94.2) otleniamo» (9644) 384 Caputo 9 volume di V ra teniamo conto del fatto che V & un solido di rotazione. Per applicare i metodo del paragrafo 94, occorre scambiare il ruolo degli assi x, y. Analiticamente dobbiamo pensare y come variabile indipendente cio’ dob- ‘biamo invertire la funzione y =e” . Per x > 0 risulta: fe xe Fiogy > 0). Notiamo che, essendo 0 < y <1, risulte — log y 2 0. In base alla formula (945), che esprime il volume di un solido di rotazione, otteniamo: (96.15) y (96.16) votune a ax [ ETEFP 8. 0 Liintegrale (96.16) & improprio, perché la funzione — log y tende a += per y -> 0. Ricordando Vntegrale indefinito (91.8) otteniamo vote Y= mf (he 9 (96.7) ery = im fy - y log yl = x - lim x(h — blog h) = slim sty ~ yes sh bm. xt log h) = x. Dalle (96.14), (96.17) ricaviamo cid che volevamo dimostrare: (9618) flere C= Wolmed¥ = 4 Incgrait ndefiis 355 97. Definizione di logaritmo, esponenziale, potenza Abbiamo introdotto le funzioni potenza, esponenziale, logaritmo nel paragrafo 9 2 partire dalia espressione a’, con a, b numeri reali (a > 0). Ci siamo basati preliminarmente sulla idea intuitiva di clevazione ad espo- nente reale ed abbiamo dato un significato rigoroso alla espressione a nel paragrafo 20 per mezzo di un lerwma di densiti del codominio della fun- zione esponenziale. In questa sede seguiremo un approccio diverso, basato sul concetto di integrale definito. In questo paragrafo ci proponiamo infatti di definire In funzione loga- ritmo per mezzo di una opportuna funzione integrale e da questa dedurre Ie definizioni della funzione esponentiale ¢ delia furzione potenza. Natural: mente supponiamo validi eli assiomi dei numeri real; in particolare sono definiti il prodotto ed il quoziente tra numeri reali ¢ Ta elevazione ad esponente naturale a", come prodotto del numero 4 per se stesso n volte. Olire a cid, utiizziamo i risultati dimostrati senza far uso delle tre funzioni che intendiamo definire, ‘La funzione 1/t 2 continua e decresceute per t > 0; a partire da essa, consideriamo per x > 0 Ja funzione integrale (71) FQ) = f fat > 0) A In base al teorema fondamentale del calcolo integrale, F(x) & derivabile per x > Oe la sua derivata vale I/x. In particolare F(x) ® una funzione ‘continua. Fissati due numeri positivi x, , caleoliamo la funzione F nel prodotto mh » hh fe(s sy 12) ‘NelPultimo integrale effettuiamo la sostiturione { = g(6) = x38. Risulta ¥(6) = x). Inoltre, se s ¢ [1, x2), allora t © [xy X32] Ip base alla formula (62.14) di integrazione per sostituzione per gli integrali defini, otteniamo as * x, ds oe[ ae 3) f % 4 f #6).356 Capitolo 9 In definitiva, con le (97.2), (97.3) abbiamo provato che FOxy%) = Fox) + Fa), In particolare, per x, = x; = x, risulta F(x") = 2F(x) e pid generalmente (14) Vu. >0 (975) Fo") = oF (x), vane NO Dalla stessa definizione segue che F(1) = 0. Verifichiamo ora che F(e) 1,cone numero di Nepero definito nel paragrafo 31 come risultato del limite Va > 0, lim. m= (1+ Per in proprieta (975) e dato che F(1) = Fo) =a (1+2)-a[r(a+? FO + tm) -F) Yo : abbiamo nel'ultimo membro compare il rapporto incrementale della funzione F nel Punto x = 1, con incremento h = lin. Per n> + = otteniamo lim (978) FO) = Bm Fy Fat) FO). FQ): ato che F(x) = Ws, risulta F’(1) = 1 © quindi 79) Fle) = 1 La funzione F(x) ha derivata (= 1/x) positiva per ogni x > 0; percid 2 ‘una funzione continua e strettamente crescente per x > 0. In base al criterio i invertibilita del paragrafo 46, F @ invertibile, cio esiste Ia funzione fnversa di F, che indichiamo con Fe che & definite da (1.10) Fy) x = Faey. Fissato a > 0, scriviamo la telazione precedente con x = a°. Dato che y = F(x) = F(@") = oF (a), abbiamo Inlegraliindefinu 35 oral) a =x =F" (y) =F! (F(a). La relazione precedente giustifica la seguente DEFINIZIONE. — Se 2, x sono numeri real, con & > 0, de Pespressione «a elevato ad x» nel modo seguente: cae (97.2) at = F! (x F(a). Is patticolare, ponendo a csporenziale: (9732) =F Gy Se, come al solito, Ia funzione logariomo (in base ¢) i sane SOF si BF (in base e) @ Ja funzione (97:19 log x = Fx). Rieultano quindi definite Je funzioni potenza, esponenziale, logaritmo e si riecnosce facilmente (si vedano ad esempio ghi esercizi 938, 9.29) che © godono delle propricta illustrate nel paragrafo'9, Esercizi 94 Uillzande i tcoeme fondamentale et eleoko cake derivata delle funzioni Se mia @ Fe) firee Faye fest at ) r= [a fot @ Fa-[" Pea nl fs (@) J+3", @) ~ sen? x ; (©) atiizare ln regola i desivazione delle funzioni composie. La funzione data 2 Ia composizione della funzione x? « dela fuzioneintegale, I suato # 2 es (@) (og xP } 92 Tenendo present gi ategraliiadefint imme del pararafo 88, cal colare i seguent integral aden358 Capiolo 8 @ forrne oy fora © fe @ {Re «fons o fre [@) 284x460) +6 © lace ODN +6 (2) log Hi + x1 #65 (©) Gen SHY + 6 © Blog 2 +d) 93 Ricordando la formula di derivazione delle finzioni composte, verificare, che risulta [torre are pty totes bed (22 ax = tog ie) + © of aes Heo) © fe reyane se @ feos) £3) dx =~ 005 f(x) +6 te) feos te -F09 a= en ta) +6 re) cos? f(z) o a= ite dx = aresen fa) +¢ FQ) o J ro £G) o [ate 94 In base alla formula (2) del’ssercizio precedente, con f(x) = x +1, risulta ‘ex = arcig f(x) + ¢ ee JarvecdaemteeBershes le dato pud essere anche calcolato per decomporizione in 95 96 or negra indeft 359 formar furs fareZeree 1 risultati ottenuti sono differenti fra loro? La funzione covangente t definite da! cotg x = cos wisen x. Verificare che risults: Densch: [cerae-muaee Vex nie de Joesarengiensiee. [Per Vultimo integrale utilizzare Ia formula (b) dellesercizio 9:3} ‘Unilizzando le formule dellesercizio 93, calcolase i sequent integral in- definiti 7 ®@ Joos teas 0 fee? x con x ae @ free [de 1 © fre © Saar e (@}enaee Ofstxes O-fetes @-e%+e (e) log ogxi+c = 2" V+) Utitizzando le formule dellesercitio 9.3, cacolere { seguenti integral in- defini x 3 © See © Jee Uo J eesen + 5) 3 args? +360 Ceplioto 8 98 99 9i0 oun Calcolare, per decomposizione in somma, i seguenti integrali indefiniti o {ie wo Ppa aes 2 © ad @ [ye {(2) Scomporte it numeratore nel modo seguente: 1-x=~1-x4+2. ‘Liimtegrale vale — x + 2 log [x + 11 +c; (b) log Ix] + Ui + 6 (2) — (32+ 2° + 1H) + (8) X~ arelg x +o} Calcolare, per decormposizione in somma, i seguenti integrali @ cos’ x dx ex ©) eeveots {(@) iizare Ia scomposizione oo: x = cos" x- coe x= (1~ sen? x) cos x Liintegrale vale senx ~ (Seu°x)3 + ¢; (b) senx/3 ~ sen*x/5 + ¢; (¢) Proce- Gere some nella (88.7), L'integrale vale 1/(2 cos’) ~ log feos xi + Jog isen x] + c; (4) te x - tg x +e} Calcolae | sequent integra indetiniti di funzioni vexionali xa xw-1 @ [ie o fee , Poxst Bot © \ay* @ [re (0) 8 4x4 log bx—1]- loge + 1146) PB 4x45) KD+E+ loght ~ 31 ~ loghal + c; (d) x~2 arcig x + ¢} Caleolare i seguenti integrali indefiniti di funzioni raziouali o [FSF © eam és ex © jae © fxs 9.2 923 944 945 Incegrat indefinu 361 {(@) %— lop be ~ 31 + 65 (6) 2B ~ Ax + 8 arts (02) + 6, (6) log fl = log be = 21 = 1x - 1) + 65 (4) (is) log bx — 31 = (/4) log fx + 11 — (12) arte x + ¢} CCaloolare per parti i sepuentiintegrali indefniti () [xsea ax Oo) [Fie a © frre @ fete a [(a) ~ x 008 x + sen x + 5 (b) (23) log x- 9 +c, (@) x log 2 - 2 (log 2 + 6; (@) ~ og x + i)lk + ¢] Integrare per part i seguent integral indefin (of atogs * a © fake © feswexas @ f sseax ax [(@) (2 2) log x ~ (2 2) log +2 4+ 6 (6) xg Hog loos +6; (©)x arcig x ~ (12) log(t + 32) + 6 (€) x reson x + YE e+ 6] CCalcolare per sostituzione i seguenti integra indefniti @ fxarte ) faesryes © Iea 0 fF {(@) Conta sostituzionex~ 1 «fs ottiene 2) =i)" + @15) (x1) + <; (b) con Ja sostituzione x + 1 = tsi ottione (x + 1)" — (x +1)" +6 (c)! sostituendo yx = t si ottiene 2 \x-2log (x +1) +c ; (d) sostituendo ef 1 =1si ottiene log le" 11x +o} Calolare Vintegrale indefinito a3 Capitolo 9 9.16 oa 98 939 920 921 {Coo la sostituzione «* = t, si trove il risultato arc e* + ¢] CCalcolare per sostituzione i seguenti integral indeGniti © \gRe © fes cos} x o /ee {(e) 22+ 210g Ge + D+) +3 B-rAs, (@)2veenx(i-(1/5)sen"x)}+6, (@) log h fe 41-11 ~log (fe 1+) +e) Catcolare i sepuent integra defini [sare of peewee t © {ss © fee b , eo) 0% ) 4 (Jo 2 (6) 81 Calcolace i seguent integral definitt ® f ane cx (o) [geen N © [ake @ [stshe le a [@ m: (b) 4 © 2m (6) 1-4 log 5 +7 10g 2 F \Verificare che le tre regioni R, 8, T, in figura 9.11, banno le stessa area, CCalcolare Varea delasteroid, iot dela regione piane in figure 9.12, rac- tchiusa dalla curva del piano x, y dl equazione x + y= 1 [NetViotegvale da calcolare utile Ia sostturione x = sen” tl risultato & (8) =) Calcolare il volume di up settore di paraboloid, ciot de! solido ai rota- done che si ottene facendo ruotare il grafico della funzione f(x) = YE . 922 923 Inceprat indefinis 363 perx€ [0, b] (b> 0), intomo al'asse delle x [xb 1 Figura 93 Figura 932 ‘Verificare che il volume di un cifindro circolare rerio ® uguale al prodotto ell'area di base per Valtezza. [Un eilindro retto ai altezza b, avente per base un cerchio di raggio r,2 uo solide di rotazione che si ottiene facendo ruotare intorno all'asse x i] (rafico della funzione costante f(x) = x, von 0 ‘Figare 10:1 — f(x) = sen x? Figura 102 — fx) = sen 2?37 Capito 10 Figura 103 — f(x) =1 + sen(e"- 1) 99. Uso della formula di Taylor nel calcolo di limiti La formula di Taylor con il resto di Peano si dimostra utile nel calcolo i limiti di forme indeterminate, come nell’esempio che segue. Si vogiacalclare i limite: a) tim (4 1 limites presenta sotto la forms indeterminta +s ~ (4). Utitiziamo la formals ‘Taylor delta funzione sen x centro 1g = 0 (6 veds Ie (98:18) con m = 1): ws eae Sion tases), Fr 3) tm ZEB Hob) BFFs of" Formula di Taylor 373, ‘5 €-utliazato i fatto che x7 - o(34) = o(a°) (si ved la seguente); cos pure si Le oe ea CO he “Dedede namcrote€ Ssoniantoce dda 93) per? ¢teunde proves che 229 2) oper x40, BT OR RA ‘come pare o(:‘Va° + 0 per x 0, si oftiene infine i limite equivelente Hwee? 1 Meee) meron 8 na Ai fini del calcolo di Simiti sone utili le proprieta degli «0 piccoli» elencate nella seguente PROPOSIZIONE. — Valgono le propriett (m,n € Ny: (996) ofa") + of") = of") 5 (9927) © = costante # 0; (998) fx) — of3") = of") + 93) 2B o(78) = of" (99.10) 08) + o(2%) = of") 5 (9.41) 0(0(5")) = of") (99.12) o(2" + (3%) = oft"). Dimostriamo 1a (99.6): siano 1(9) = o(8"), £(3) = o(x*j due funzioni infinitesime di ordine superiore a x* per x — 0, cot tali che 18) 2g, tim 8 (99.13) dim 7% in e Ma allora anche [f(x) + g(x)Ji*-20 per 1-10, cid f(x) + a(x) = o(2"), come si voleva dimostrare. ‘La (99.7) afferma Vorvin proprieth che se f(x)/x" -> 0 per x ->0, allora anche ef) fe) (09.14) ae314 Capito 10 convergono # ero per x90, qualunque sia Ia costante © = 0 Tc t95 8) si prova come la (9.6); si osservi che, in generale non & leco porre o(s") — o(x") = ‘0! Infatti o(s") — o(x*) denota la differenza di Gue Ronzion’ 1(x), eC), entrambe infinitesime di ordine superiore a © per x90. ‘Le (99.9), (99.10) si dimostrano in modo analogo. ‘Dimostriamo 1a (99.11): posto: £00) = ofo(x")), risulte (03) £2) oe) 2 9 ee per x0; percid £(2) = o(3") per x > 0. cDumostrazione della (99.12): posto f(x) = 0° + 0(2")). si ha: A(x) _ oft + of") 6 7 2) i (9936) FOR) per x 0, Percid f(x) = ofa") per x — 0 Come uiterione esempio caloliamo i Lite e ef i) ‘onendo Sr al poito di x nolo sviuppo della funsione sen xi (96.18) ¢ wllizand Ie (9927), $1 ottiene oni) eee JP 206 ‘Untizzando ance To situppo (6:19) dea funzione cosen, i faite (9937) Avene 3x deco et een Oe = 3 - oo, sete = 224 obey 4 38 90) 2 + of 19) -_ eM eee eum PE LOD FA OES a = ae Come ultimo esempio studamo il Hite di sucsatione (9520) Formula di Taylor 375 che & icondoctile (mediante 1s compesizions co la succesdone %, = Ue ¢ wiizzand it teorema del paragrafo 42) al Iinite i fumsione (98.28) im (08) F = im € ‘Vslizando gi wuppi in formula i Taylor dete fusion cor x ¢ log +x) ¢ le proprietb deg 0 picsabe, si wes den yea (i-E eB da cis deduce immeditament che jini 09.20), 98.21) vgono «= 100, Resto integrale FORMULA DI TAYLOR CON IL RESTO INTEGRALE. — Se f > derivable 1+ 1 volte ins (a, b), con derivate £°™ continua i resto Ro(®), definito in (98.7), si rappresenta nella forma (2001) RO) = f GaP seenar, vx ela, by Nh, Dimostrazione: per la definizione (98.7), © per ls (98.6). il resto Re(x) @ dato da = (0002) RG) = 109 - FP eas % pertanto Ia tesi consist nel dimostrare che il secondo membro deta (200.2) Peher opm X¢ [a bl, uguale al secondo membro dela (1002); proviamo ci per induzione su n= 0, 1, 2 pane o, Puguaglianza dei secondi membri delle (100), (1002) & consepuenca della formula fondamentale del caleolo integrale; inf (100.3) f £(t) at = [BCR = £08) ~ fC) = Rol): vx e {a,b}. % [NelPipotesi che (x) ammetta derivata di ordine n +2 continua in [2 Pl ‘assumiamo per induzione che398 Captolo 10 2 Rye) = 16) - Fea e a (200.4) 2 f GaP gona, Yee fab] ne Integrando per parti otteniamo yt aed R@ “it? 9] ae Fae (2005) net =" oo B50) ae 9 aa =" pe | oro 19 de che equivale alla tesi, con n + 1 al posto din: ye (005) Rt = f SAI mone a, A a Wx fa, bh. 201 Resto di Lagrange Continuiamo ad indicaré con R,(x) il resto nella formula di Taylor, definito in (98.7), FORMULA DI TAYLOR CON IL RESTO DILAGRANGE, — Sef? derivabile n +1 volte in [a, b], con derivata f°" continua, per ogni x « {a, b] existe un numero x, compreso t1a X ed x, tale che Gq) ent io. RO) = ear oe na Dimostrazione (primo metodo): supponiamo x > Xa (le differenze con i ‘Formula di Taylor 371 as0 x < Xq sono soltanto formali). Indichiamo con m, M rispettivamente i minimo ed il massimo di f**(t) nell’intervallo [o, x], certo esistenti es- sendo f continua. Dalle disuguagiianze m < f*"5 (Q)< M, Vte [xp 2] ¢ dall’espressione integrale (100.1) del resto R,(x} deduciamo che (101.2) af SPasreem fa: 2 he Vintegrale & calcolabile elementarmente ¢ vale 1 sare 2 | @ ae feo aod | Gaor he Bet (101.3) oa ery Percid @+0! aoL4) ms RO): Gog SM Peril teorema del'csistenza dei valori intermedi applicato alla funzione t-P() (tale funzione assume tutti i valori compresi tra i! minimo m ed il ‘massimo M) esiste x € [Xo x] tale che 015) 1%.) = RA) Dimostrazione (secondo metodo): osserviamo preliminarmente che questo secondo metado di dimostrazione mon fa uso degli integrali ed ha il pregio di supporre lesistenza della derivate f*"? senza richiedemne la conti- amuita 11 difetto 2, forse, che ta funzione g(t) con cui si lavora @ un po* artificiosa. Fissati x, x € [a,b], con x # Xp (alirimenti Ry() = 0 e la tesi (101.1) & ‘owvia), Ja funzione g(t) di cui si @ detto & definita per ogni t ¢ fa, b] de & 40 cos) 20-F SO. oot ne)318 Capitol 10 a(t) isulta derivabile nellintervallo chiuso di estremi x) ed x; inoltre, agli estremi dell'intervalio assume i valori g(x) = f(x) € 21 (01.7) 3G) = > oo ( — mW) + R(x) = £08). ae Essendo g(x) = g(t), il teorema di Rolle assicura V'esistenza di un punto x, nelPintervallo aperto di estremi xp ed x, tale che g'(x:) = 0: esplicitando ia derivate di g(t): 20 =F P20 ot -F LO eye & mm a = DI (aon) -@+)RG@) 22 @- ey 09) m (=o Be = 4 RO) BS ¢ sostituendo a t il valore t = x em) Mm) @-oF eo Ra) ow si tiene la tesi (01.1). : dois) @+y ec n = 0 Ia formula & Taylor con il resto di Lagrange non & altro che il teoreaua i Lagrange (parapralo 61): eviste x, neWntervallo di estremi Xp ed x tale che (130) A(x) ~ fx) = Ry) = £1) - &— x9) Per n genesio la formula di Taylor com i resto di Lagrange & utlizzaa pet la tabula- ose numerica di funioni;® initial base della stima del resto (1022), proposta nel pevagrafo seguente, 102, Tabulazione di funzioni La formula di Taylor & utile, oltre che per il calcolo di limiti, anche per Js tabulazione numerica delle funzioni clementari: si approssima un valore Formada di Taylor 319 4i una funzione f(x) con un polinomio di Taylor di grado n, scepliendo X ed ‘bin modo tale che il resto R,(x) sia compatibile con il grado di precisione consentito dal problema. A questo scopo & necessario avere una stima del resto Re i STIMA DEL RESTO. — Sia f(x) una funcione derivabile n + 1 volte in un intervallo fa, b} contenente Yq, con derivata f°? continua in {a, b}. Posto (102.1) Myo: = max {if*9(x)] : x [a, bl, il resto R(x) della formula di Taylor verifica la disuguaglianza = sgt | waa neta (402.2) TR, OO! S Maa Dimostrazione: 2 diretta conseguenza della rappresentazione del resto secondo la formula ci Lagrange (101.1); infatti, fissati x, x < [a, bh se indichiamo con x, il punto per cui vale la formula (101.1), si ortiene: os bon TRG)! = 1" Pow)I want * (ozs) xp < Mon ET Diamo un‘indicazione di come calcolare numericamente i valori di una data funzione usando Ja formula di Taylor. Con il metodo che esponiamo si possono costruire le tavole dei logaritmi.o delle funzioni trigonometriche. ‘Si fissa preliminarmente il numero di cifre decimali con cui lavorare, © pia precisamente, il grado di approssimazione con cui si vuole conoscere il risultato. Si esegue il calcolo usando il polinomio di Taylor (98.6), trascu- rando il resto R,(x). II resto, 0 errore che si commette, & stimato con la formula (102.2). ‘Ad esempio, si proponiamo di calcolare sen (1/0) son un errore inferore 0 107 Serio a gaa Tar pre sone) en e005 0 x= 10, Dato she la derivate f'(x) @ upuale a = sen x oppure = cos x, risubts {f")(x)] = 1, ¢ guindi ms) Myr =m {HMI p a 1380 Captiolo 10 Percit, e 0.5 x 1/10, otteniamo 1 (a2) FR OLS Mya ape si pub calotae (a +1)!-30°* per {primi valor din: in partcoere perm + 1 = 5 strove 1 025) Rls sts os ‘quindi commettiamo us errore inferiore a 10” se approasimiamo il valore del seno di x con it Sree ee al i amy euct wef Ponendo x = 1/10 otteaiame i valor: aot Ed 2. waded. 2 . oovoesss or 30°10" 710 ~ eM = Lerrore commesso & inferiore a 10 = 0000001, Cid signi! che Ie prime sel ite ‘dcimali trovate sono esate. Quin possamo semza dubbio afermare che 029) Velendo conoscere alte cite decal ise, (1/I0), esta sumentare n. Ad esempio, se ‘vuole in rswhato con un grroreinferiore a 10-", basta prendere n = 6. Das stima (1025) S ottene [Rg(2) < U7! 107) < 10", Eaepuendo i calea a rove il valoe esato fino alla ‘one ca decimale: 1 4 aon eee oe oe 10 * sao * Zap * OOPPHSMIE- Calcoliamo ora valori numerici approssimati del numero di Nepero e; utilizziamo Ia formula di Taylor per la funzione f(x) = e*, con centro x)= 0 con x = Poiché la derivata f(x) & uguale ad e* qualunque sia n, ¢ dato che la funzione e* 2 strettamente crescente, risulta (2e2.11)' Myay = max ("x € [0, I] = <3, Ponendo x = 0, x nella stima de! resto (102.2), abbiamo Forma di Taylor 381 3 (102.12) IR, OLS Mags ma wD ‘Ad esempio per n = 10 si trova [R,(x)| < 3/1! < 107, Quindi otteniamo it numero e dal polinomio i Taylor (98.16) per la funcione e* con x = 0, x=in= 10: siete dest -2nenisou.. (202.13) 38 a Tirisoltato & stato ottenuto # meno di un errore inferiore a 10”. Percid il valore di ¢, esatto fino alla sesta cifra decimale, 2 il seguente: (ag2.14) e = 2718281. er valori pit grandi di n, con lo stesso metodo si trovano, ad esempio, le prime trenta cifre decimal: 202.15) ¢ = 2.718281828450045235360287471352... Appendice al capitolo 10 103. Il binomio di Newton come conseguenza della formula di Taylor ‘Tutti gi studenti sanno che (2 +b)’ = a? + 2ab + D7. Esaminiamo qui il modo di esprimere esplicitamente la potenza del binomio (a + b)*, conn 2 2, utllizzando un metodo analitico basato sulla formula di Taylor. Ricordiamo che Fargomento & stato gia trattato nel paragrafo 16 con due dimostrazioni basate sul calcolo combinatorio ¢ sul principio di induzione. Esaminiamo preliminarmente la potenza (a + b)* del binomio a + b, con ; dato che considereremo b variabile, utiizziamo la notazione b = x. Gio, ‘studiamo Ta funzione 13a) fa) = (+a% xe RB, che, essendo pradotto din fattori uguali a1 + x, "un polinomio in x di grado n. La derivata f & quinai un polinomio di grado n - 1; le derivata f° 2 una costante; la derivate f*” 2 identicamente mulla,382 Capitolo 10 Ufilizzando la rappresentarione di Lagrange (101.1), si vede che il resto R(x) & nullo, D'altra parte che, nel caso di un polinomio, il resto fosse identicamente nullo era gia stato osservato alfinizio del capitolo con la formula (98.4). Scegliendo x = 0 abbiamo, come in (98.3), V'identita 4 iS (0) #0) (a=) +O x+ 04s SP (103.2) we = POe Zu Le derivate successive di f(x) = (1 + x)* valgono (ke Bae x 0. IR,@) = 0 ~ 9) 103 Scaivere la formula di Taylor di ordine n ¢ di centro x= 0 per le funzioni (a) sen? (e) cos x? © et - x) @ 104 —Ubilizeando la formula di Taylor, calcolare i limit: sn EtE yyy Eee Rall +) roo 5 sen Tx by ¥ @)384 Cepitolo 10 105 106 107 108 (a) Siust sen t= t- 26 + Ry(t) con t= 77 ¢ t= 2x: rsutato de limite 2 1U12; (0) si usino le formule di Taylor al primo ordine per le funzioai e* os x ela formula di Taylor al secondo ordine per log(1 + x); I risulkato & 3a Utilizzando Is formula di Taylor, caloolare i limit: ® tin, $10.4 38) =a} ©) tim (or 2) [@ si usino: e' =1+t + oft), ogg +2) 5 x + of"); il risultato @ uguale fad 1; () si usin: cos x = 1 - £2 + of); log (L +1) © t + of), da cui log (cos x) = it riultato & Ye] ‘Si considesi la funzione f(x) = (1 + x)°, oon 0 < b <2. Verificare che per ‘ogni x2 O sisutta IP (x) 0, exprimere in forma decimale i numeri seguent, dando snche une stim ellerore. ® £8 oO O # @ ay (la) Wo = 1 4 1)! 21.4 12 = 15 con un exrore TR, Q)I < U8 = 0.125; (b) YI2 = 1 + U0 = 11, | R, |< 17200 = 0.005; fi (©) e145 = 12, R 1s 225 = 008; (@) A yh 51 + 370 = 135, | R, | 3500 = 0.00575] Usando Ja formula di Taylor, esprimere in forma decimale i seguenti ‘pumeri, con un errore inferiore a 1/10. @ € ©) Tos 3) © sna @ cost Ua) Ye = 1+ 12 + UR = 1.625, 1 Ry (12) < 1; (6) log (1.3) #03, 1, | 5 97200; (6) en (12) = 05,1 Ry 1 5 1/48; @ cos 1 205, | R15 124) 109 Formula dt Taylor 385 issato b ¢ R,verificare che vale il seguontesvloppo secondo la formula 4 Taylor (con Pusuae signiicato di RAC): dsah= 3 (sR, 000 ()= bb - 1).(b~ +1) BeadedCAPITOLO 1 SERIE i 104, Serie numeriche 4 Sia a, una successione di numeri reali. Ci proponiamo di definire le somma dei termini della successione, cio® di definire Fespressione a04.1) ata tata tat Introduciamo Ja somma s, dei primi n termini della successione (detta anche somma parziale, 0 ridotta n-sima): (2042) gaqtarata= Dae a ‘Tale successione prende il nome di sere di termine generale a, Ricordiamo che il simbolo £, di sommatoria, @ stato introdotto nel para— srafo 66. naturale definire Pespressione (1041) come limite, per n+ +=, della successione 5, delle somme parziali. Cio® poniamo per definizione (104.3) Zax lim y= tim Ya. et wt aan Ii simbolo a primo membro si legge: somma, 0 serie, per k che va da 1 a Se il limite pern—+ + « dis, esiste ed & un numero finito, si dice che la serie & convergent. Se il limite dis, vale + e (oppure ~ =), si dice che ta serie 2 divergente. Una serie convergente o divergente si dice regolare. Se no esiste il limite per n > + di s, si dice che In serie & indeterminau: naturalmente, la somma della serie @ primo membro della (104.3) @ definita solo nel caso’ in cui la serie & regolare. Il carattere di uma seric & Ja sua proprieta di essere convergente, 0 divergente oppure indeterminata.388 Caplolo 21 [A titolo i esempio consderiam la serie seguente, dena serie di Mengolt 1 044) *ynte Tatra sa ‘La somma s dei primi 0 termini dela sere 2 data dalla formula (che, come proposto nel'esercio'142(@), i dimostrafaclmente per indaione}: 1 2 ans Eos; - wh wep per ny += 5, converge ad 1. Quindl In serie data 2 coavergente © Ia somms vale (104.6) Zieep 7s CConsiesami ora ere zona alle eurcessone a,» (= 1), ot (0047) 141-144 De ‘Perla guecesine ¢ delle somme parill oteniamo: sy =~ 1; = 0. La succescione non Be limite; quinl le serie (2047) indeterminate shane. ‘Si noti che ’esempio (104.7) di serie indeterminata 2 stato dato a partire dalla successione a, = (~ 1)* che non converge a zero; questo un motivo per esclndere a priori che la serie converga, secondo la seguente: CONDIZIONE NECESSARIA PER LA CONVERGENZA DI UNA. SERIE. + Se la serie J) a, 2 convergente, allora la successione aq tende a | et wero pern > +=. Dimdstrazione: indicbiamo con s, la successione delle sommnie parziall ¢ con € R la somma della serie. Essendo (104s) | Sheth ven, risulta. | 2049) | imag, = Tiny) — Jim 8, COsservawo che Is coodizione precedente 2 nocessaria ma non suffiiente pela conver ‘naa di una serie, come si vede dal segueate Serie 369 ESEMPIO, —Il termine generale della serie = 4 Pre ‘2 infntesimo, ms la serie 8 divergene. Verifichiamo inf, per induzione, che le sua ridotta asia & dat ds (oe) gaveed-1. Cio & immediato per n = 1, Supposta vera Ia (10411) perm =m, verifichiamola per 2= m +1. Sia dunque g, = me 1~ 1, allora (40410) 1 1 ay Sts Soe al Resende evideteneate 1 104 HEE a faced ae Gxtaeeta ee fats (104.13) segue 5,3 = ED ~ 1, sid ta es. Dal criterio di convergenzs di Cauchy per le successioni di numeri reali siticava il CRITERIO DI CAUCHY PER LE SERIE. — Condizione necessaria ¢ suffciente affinché la serie 5. m, sia convergente é che per ogni e > 0 esisia rot v> 0 tale che ap 0414) 1S a Le L ae t Baa tm + Aap |S vo per ogni n> ve per ogni pe N. Dimostrazione: indichiamo con s, la successione delle somme parziali © ricordiamo, dal eriterio di Cauchy per le suecessioni (paragrafo 35), che 5, converge se e solo se per ogni e > 0 esiste v > O tale che per m>~.n > ¥ (404.15) eq - Sol <8390 Capitolo 17 Essendo per m>n,m=n+pconpe N, si ha » 2 ow (10436) w= Dae Dae yw Be ate da cui la tesi- i facile verifin somo le teguent proposzon. [PROPOSIZIONE 1. — Se le sere di termine generale ¢ by sono regolarte se (047) Tasty a significato in Re RU os +0), lors la serle al termine generale my + by @ regolare € sul 10428) Lerwedardn PROPOSIZIONE 2, — Se le sere di termine generale ty 2 repolare, anche la serie di termine generale © ay @regolere per opni c € Re ai ha 0439) Utie & Ia nozloue di resto di une sere. Data ia seie 5 a por ogni = N conieriamo ta seie reo nino! ao420) Ban Aaa Bs tt Ba ‘ortenutatrascurand i prin termini dela serie data © cot da serie di termine generale by per ketan 042i) be a per perk Suse i segue ‘TEOREMA DEL RESTO. — Se laserie 5, ay #comvrgente anche a serie resto mimo 1b & Deta Ble sus soma, cod posto Serie 391 10422) R Eada sha tlre t ans) lim Ry=0. | ‘Dimostrazione: essendo, per m > nb ~ Hy cosa9 Za-neko-w ‘Per opsi m > n. Pertanto la sere di temmine generale by - a, & convesgeate. Tale situlta ‘lors im ase ala proposizione 1, anche Ia serie di termine generale by = (by ~ ty) + a4 ‘La (10424) pu exer rscita come 10425) da-w- Eo-weEs. per ogni > pe cl, pasando ine pee m =, bn mae) Zormenensarn, eae ean Backoa tatty ‘Passando al Tinite per n+ = in tale relaaione, e icava le (10423). 105. Serie a termini non negativi Diremo che una serie J, a, & a termini non negativi se per ogni n¢ N a risulta a, > 0. Diremo che una serie & a termini positivi se a, > 0 per ogni n. ‘La successione s, delle somme parziali di una serie a termini non nega- tivi 2 crescente. Infatti, dato che &,.: 2 0 per ogni n, risulta anche sy. = 5, + se; 2 Sy Ovindi, in base al teorema sulle successioni monotone (paragrafo 30), §, non pud essere indeterminata, ma ammette sicuramente limite (e- ventualmente uguale a + e). Abbiamo cos) dimostrato il seguente:392 Capitolo 11 'TEOREMA SULLE SERIE A TERMINI NON NEGATIVL — Una serie a termini non negativi non pud essere indeterminata. E quindi conver- gente, oppure divergente positivamente. ‘Ad esempio, in base al tcorema sulle sere & teri non negativi ed alls propoxzione del paragrafo precedente, & possible effermare che cas ies {nfut, Ja serie data & a termini postvi, quindl pud estere-divergente 2 + =, oppure ‘convergente, Ma non 2 convergent, perché Ja suceasone a, = 2/(n + 1),non tende & 220 ‘per no} +, ma tende a 1 Evidentemente la somma di una serie 2 termini non negativi conver ‘gente @ maggiore o uguale di ciascuna delle sue somme parziali s,. 106. La serie geometrica Per ogni numero reale x consideriamo la serie geometrica (106.1) Ftetexete wees a TI numero x si dice ragione della serie geometrica. ‘Se x2 positivo, la serie @ a termini positivi; percid, se x > 0, la serie & convergente oppure divergente. Se x 2 1, 1a successione a, = x" non tende zero; quindi, in base alla condizione necessaria per la convergenza di una serie, In serie @ divergente, ciot risulta (1062), yee veo. & Fissato x < 1, calooliamo la somma parziale 5,. Ricordando la formula (117), abbiamo (1063) Serie 393 In accordo con la relazione di limite (29.1), por n> + =x" tende a zero se x€ (- 1,1), mentre non he limite se x =~ 1. In corrispondenza otteniamo Ul-x), se ~1 +e quindi anche Ia successione 5, tende a + w, Ciot la serie armonica (107.1) & divergente. Seie 395 Data anportana Ss 0 na seoindadmoxrzioos de diver cos ln ee umonie, ei fr oa det elo integra (on ter metodo core ene propo nelfeerco 1.15). : “a te topo nicotine (ptagrato 31) che ame nef? une successione crescents, convergenie al numero di Nepero © per k-» + s: abbiamo quindi conn) eH Veen. Dato che te funzione log x8 crescent in (0, +=), sult log e2 log a, per ogni K€ Ni cio ons) exe zie (i§) wen, aa aura, 2 eg (ELE) ete wen Secunda pet = 1, 2 nino oo s-EB ore 2 flog(n + 1) - log n] + flog m ~ login -1)) +. + igo 1) = tof # 1) =o = ota + 5 not ee, pr air vi, tet di ove I (105), Dao eb seine tog(a #1) diverge a += per a-> +=, anche Ia suceesione fy delle somme paral dverge = Considetiamo, per ogni valore del parametro positive p, Ja seguente serie armonica generalizzata: 1 1 agra l+5tet Procediamo analogamente a come fatto in precedenza. Sek Sx $k + 1, risulta (107.12) vee Kk k+1h396 Capiolo 12 Integriamo nell'intervallo [k, k + 1] © sommiamo rispetio a k: 1 a& S12 107.13) Seyi tea, Aways ede La somma a destra & la ridotta n-sima sy; ls somma a sinistra, a meno 4ol primo termine (uguale ad 1), Ia ridotta (a + 1)-sima. Quindi possiamo riscrivere Ja relarione precedente nella forma a (1074) aa-is{ 2s Abbiamo gia considerato il caso p= 1. Se p< 1 oiteniamo 1 a a fey et ae 2s Pal -S2"-45 ; distinguiamo ora i casi p <1e p> dato che 1 ~ p> 0,Y'ultimo membro tende a + » per n-> +e; quindi anche la successione 6, tende a + «. Pertanto Ia serie armonica generalizenta & ivergente se p< 1 Invece, se p > 1, dalla (107.14) otteniamo (107.16) fea S14 fr & # dato che 1- p< 0, per n> + = la successione (n + 1)" tende a zero. ‘Quindi ia successione s,,; (che ha limite perché Ia serie & a termini positivi) 2 convergente. ‘Riassumendo, abbiamo dimostrato che la serie armonica generalizzate 2 convergente se p'> 1 ed 2 divergente se 0 < p <1. Naturalmente la. serie (07.1) @ divergente anche se p < 0, in quanto il suo termine n-simo non tende a zero. 108. Criteri di convergenza Non sempre ® semplice calcolare esplicitamente la somma di una serie (per questo spesso si ticorre a metodi numerici). B pit facile ed & sempre interessante poter stabilire a priori il carattere di una serie, cioé stabilire se una data serie @ convergente oppure no. Considereremo sempre in questo paragrafo serie @ termini non negativi. CRITERIO DEL CONFRONTO, — Siano ay, by due succession’ tali che 0S a ¥, con v fssate, CRITERIO DEGLI INFINITESIMI — Sia a, una successione a ter- mini non negativi. Supponiamo che, fissato un numero reale p, esista il timite: (208.3) lim a? a. ‘St ha: (108.4) fete pri => Ya v. Per tali nm risulta quindi 0 < a, < (¢+ 1)/n". Applichiamo il criterio di contronto (108.1), con by = (¢ + Ijin. Dato'che p > 1, 1a serie armonica generalizzata relativa a b, & convergente; quindi anche la serie relativa ad a, converge. Nella condizione (108.5) con ¢ # 0, esiste un indice tale che (per semplicita consideriamo f< R) (108.7) BP a, > €2, Va>v. Procedendo in modo analogo a come fatto in precedenza otteniamo la (208.5). A titolo 4i esempio, possiamo affermare che la serie om) ivtas {2 convergente. Cid segue dal criterio (1084) con p 4: infat riulta dost (108.9) at dee os ane3 A stevo moe, spplicndo it riteto (1034) con p = 2,5 vec cel ei egueate convergent casio 5 ft-ont Jeon CRITERIO DEL RAPPORTO. — Sia a, una successione a termini positivi. Supponiamo che esista il litte (108.11) Alora si ha: Serie 399 (208.12) tel = actos Sacre cf (108.13) Ol = Dimostrazione: supponiamo ¢< 1 e scegliamo un numero x tale che ( 1, esiste un indice ¥ per cui oy (08.16) >1, vn >¥. Quindi la successione a, 2 strettamente crescente per n>, ¢ percid non ‘pud convergere a zero; in base alla condizione necessaria del paragrafo 104, Ia serie data & divergente (essendo a termini positiv) ‘Come esempio consieriamo 1a serie expanenzlaie (a08:17) con x mumero seale asa, Ponendo aq = x", se x > Osi trova400 Capitolo 12 sateen (008.18) = % arin ln quantitt ag 4 fag tende a zet0 per n -» +; in base al atterio del rapport, la serie ‘sponenzisle &ccnvergente per x> 0. Dimosteremo nel peragrafo 132 che la sere esponea- ale b convergente per opai x, ¢ che la somma dela serie vale €% Talvolta @ utile anche il criterio seguente, detto della radice, che si dimostra confrontando la serie data con la serie geometrica, analogamente a quanto @ stato fatto per dimostrare il eriterio del rapporto, CRITERIO DELLA RADICE. — Sia a, una successione @ termini non negativi. Supponiamo che esista I! limite 108.19) = lim Alllora valgono le stesse conclusioni (108.12), (108.13) del eriterio prece- dente. Dimostrazione: neltipotesi ¢ < 1, sia e > 0 tale che ¢+ © < 1. Per definizione di limite, esiste v ¢ N tale che Ya, < + € per nv, ovvero tale che 2, < (¢+ e)" per m 2 v. Poiché la serie geometrica di ragione ¢+ e<1 converge, anche la serie di termine generale a, converge, per il criterio del confronts, ‘Se ¢> 1,sia-v N tale che fe > 1, ciod-a,> 1 pér ogni n > v. Poiché a, non pud essere infinitesima, per la condizione necessaria del paragrafo 104 le serie non @ convergente ¢ dunque @ divergente (in quanto & termini non negativi) 109. Serie alternate Nei paragrafi precedienti abbiamo considerato essenzialmente serie a termini non negativi. Nel presente paragrafo eliminiamo tale restrizione; in particolare, consideriamo serie alternate, cio: serie det tipo (209.1) Ay 8 + a yt HE tw ‘con a, > 0. Proveremo, ad esempio, che la serie armonica alternata (108.2) 2 convergente Vale il seguente CRITERIO DI CONVERGENZA PER LA SERIE ALTERNATE. = Sia a, 2 0 una successione decrescente ed infinitesima. Alora la serie (109.1) & convergente. Inolire, deta s la somma, 5, la ridowa n-sima, si ha (1093) Isl Sans ve N. Dimostrazione: essendo, per k = 1, 2, 3 (ane.4) Sapea = She + (Bnnat ~ Bae) 2 Sat » (08.5) Soest = Sea ~ (Bae ~ Anes) S Saya + la successione Sp, Sq.» Hisulta crescente, mentre la successione 5, 8, 2 decrescente, cio’, si ha (209.6) Su S85. SiS (108.7) 252% 2285. Essendo inoltre (109.8) San — Sa = Mat © fyi 2 0, siha 209.9) Sawer = Soe 2 8 WkeN. Pertanto, la successione 6}, 5, 5, .. & decrescente ¢ limitata inferiormente ¢, grazie al teorema sul limite delle succession monotdac del paragrafo 30, 2 convergente. Analogamente si vede che Ia successione ©, tS... & convergente, Ricordando che lim a; = 0 dalla (109.8) segue che tali succession hanno lo stesso limite (209.10) fim ea = Him Bags = 5402 Capitolo 11 Dal citato teorema sulle successioni monotdne seguono anche le rela- zion 209.11) SS Suer Saar SS, per cui (499.12) OS ~ Sux S Sat ~ Se = Banas (109.13) 0S Sages — 8 Stet ~ Saeea = Meee + cio 1a (1093). ‘Talvolta la (109.3) viene descritta in maniera esprestive affermando che errore che si commetie sostituendo alla somma della serie la somma det Primi n termini ® maggiorato in valore assoluto, dal primo termine trascu- rato. ‘La erie armonica alternata (00814) een verica Te ipotesi del precedente citerio € percid converge. Domandiamoc! quant termini ‘dobbiemo sommare ia modo che le somma parile 5 diffesca dalla somma s della serie pet ‘iepo di 3/100, In ale pale, voriamo detcrminare ain modo che [¢~ sl ¢ 1/10. A tale fcopo, per Ia (108.3), aster deierminare min mode che a, +1 1/100, ci a + 1) < 100, che & soddisita per 02 98. 110. Convergemza sssoluta Una serie (1102) tata tate si dice assolutamente convergente se risulta convergente la serie dei valori assoluti: a102) Ja l+lal+otiagt In generale una serie convergente non necessariamente 2 assolutamente convergente, come si vede pensando alla serie armonica alternata. Il vice- versa sussiste, grazie al seguente Serie 403 i TEOREMA. — Una serie assolutamente convergente 2 convergente, Proponiamo due diverse dimostrazioni; la prima, classica, fa uso del criterio di Cauchy (paragrafo 104). Dimostrazione (primo metodo): per ipotesi la serie (103) Dial | fon 2 convergente. In base al crterio di Cauchy per le serie (paragrafo 104), per ogni ¢ > 0 esiste ve N tale che ' mp (u04) Y lal ve per ogni p © N. Per gli stessi indici, dalla disuguaglianza trjangolare otteniamo wp |Ee = Byer + Base to tap S (105) wp S Wega + Iapaal + ~ + Pyigt = > lal - vst Combinando le (110.4), (110.5) otteaiamo (1106) alee ian per ogni n > ve per ogni p ¢ N. Di nuovo, peril crite i Cauchy, la serie di termine generale a, & convergente. Dimostrazione (secondo metodo): 1a serie (07) Em@+tad a404 Captolo 11 2 comvergente per il criterio del confronto, essendo (a108) Osatlals2iah vee N, ed essendo la serie di termine generale |ay|, per ipotesi, convergente. Per ognin ¢ N, si ha (109) Da-L@tiad-Dlal atm = ed il imite per n -» + « del primo membro esiste finito perché esiste finito {I limite dei singoli addendi del secondo membro. ‘LL Proprieta commutativa delle serie Data Ia serie quia) ay byt tat remo che la serie (ani.2) tb te EB tm 2 ottemuta riordinando i termini della serie (111.1), s¢ esiste un'applicazione invertibile i: N > N-tale che @13) by = Bi) + nen. In tal caso si pud anche affermare che la serie data ® ottenuta riordi- nando i termini della serie (111.2), pur di ricorrere all'applicazione inversa a ‘Ci domanciamo se due serie, ottenute Tuna dall'altra per riordinamento dei termini, abbiamo Jo stesso carattere, cio®, in altre parole, se sussiste una specie di propriet2 commutativa per le serie. in proposito sussiste il seguente TEOREMA. — Se la serie (111.1) & a termint non negativi ed ® conver- gente (rispetivamente, divergente) allora anche la serie (111.2) convergente verso la stessa somuma (rispettivamente, divergente). Serie 405 Dimosrasione: sora de ovement dele suesesion mmole de pargato 30, baste provare che slates ama) 80 (By t= + Ay) = HBP (HH + ‘wero, per le proprictkdetTesemo superioe, che valgono le conizioni ans) gy + = + Ba SP + #4, Veen ans) Va < map (6,4 #8), SOE NE Oy +o # Mya) > Per provare (111), poniamo ja) = max (2.n) alloca a ba any ag ty Si tt yy SOP CB Fo AD Per provare (111.6) indichiamo con kun mero naturale tale che a ‘yon {mer} natural tli che ang) Ste) = 1 ay) = Posto 2 = max (Buh sa ants) ey tt hag BA Ht come volevasi dimostare Dal teorema precedente segue il _COROLLARIO. — Se la serie (111.1) 2 assolutamente convergente ¢ la serie (111.2) 2 ottenuta da essa riordinando i termini come in (111.3), allora 4a serie (111.2) @ assolutamente convergente ¢ le due serie considerate hanno Ja stessa soma. Dimostrazione: peri teorema precedente, si ba an110) E bay! = Fle. Dialta parte, poiché la serie di termine generale lag| ~ a, & a termini non negativi © ; ‘convergente, dal teorema precedents si ricava anche che onan Eta Angas)406 Captoto,11 date (1120), 1.3 segue ou) Ea-Eow- I risultato espresso dal corollario si pud invertire, nel senso che, se, qualungue sia l'applicazione invertibile i : N —> N, risulta aus) Ea- Lew. a allora necessariamente la serie di termine goncrale 2, ? assolutamente con- vergente, Omettiamo, per brevita, la dimostrazione di tale affermazione, U2. Serie di Taylor Consideriamo una funzione f(x) definita in un intomo di un punto Xy. Supponiamo che in xy f(x) ammetta infinite derivate £0), a), fe), ‘» Traendo spunto dalla formula di Taylor (paragrafo 66, 0 capitolo 10), & aaturale considerare la serie en fla) + £5) =) + 289 = ag at (za) 19 +E gre La (1121) detta serie di Taylor della funzione f(x) con centro nel punto x, La funzione f(x) @ svituppabile in serie di Taylor (con centro Xq) $€ per ogni x in un intorno di xy Ia serie (112-1) & convergente e la somma della serie vale f(x); clot, se esiste 8 > 0 tale che = 12.2) ft) = a @-x, Wx fr~ x1 0. Supponiamo che esista un numero M per cui 23) Wf 0 per ogni x € [%- 6, % + 3} Ricavando 5,(x) dalla (112.4), ofteaiamo 12.6) (8) = (5) — RQ) + #2) Cid significa che vale la formula (112.2), ciot f(x) 2 sviluppabile in serie di Taylor di centro xp nellintervallo [xp ~ 8, % + ‘teorema precedente applic, a esempio, alle fuszioni tice sep 1,208. {nfats, indicande eon f(x) uoa di tal fuxzion, x vede subito che if (a) per ogg a= N {pet ogni xc R. Cindi Ie funzion! sen X, cot sono sviluppabili in sere di Taylor, ad ‘Seempio con ceatro in 0. Ricordando a formula di Taylor (66.17), (66.18) ital fuzioni, st fottengono pi svitupp! in serie azn a) 1 teorem precedente si applica sche alla fuszione esponenzale f(x) = e. Risults ans) Wel a etse=M, vre (8, 8} ‘Quind le ipotesi det teorema precedente sono sexist anche per In fuarione espo- ‘neoziale, Perc la fanaione eeponenziale @svluppabil in serie i Taylor con centro Oe vale Ja formala408 Capitoto 11 (20) ain (Cénikideriamo alti esempi di funzioni svDuppabi in serie di Taylor. Abbiamo gid verfcato con la (1066) che, te X€ (~ 1 1), la serie geometrica 8 convergent € la soma vale: 1 an) elexe eee tate Ioviamo lettre vetioare pr exerci ce, posto fe) = V3), allra #40) » a per opal ns Quin le (1232) & lo ovluppo in see Taylor eon centro O, de fanzine M2). Bike severe a formula i Teylor per Ie funtion precedent: Lo} ser@: 233) ime 2 ponsbile scrivere esplictamente it resto Ry(z); infst, in base alla relaione (11.7), ab- iamo: oni dees vee Cuts ‘on fale espressione del resto, integrende tes Oe x eatrambi i membsi dela (112.13), cass) vega FP + [Roe ‘La fumsione 10 —t) & cotcente; quindl a t .414 Capitola 11 Naturalmente Jo stesso Zenone era convinto del contrario, ma non riusel a trovare Perrore mel ragionamento da ini proposto. Allo scopo di trovare lerrore del ragionamento, schematizziamo Ia situazione con due punti materiali A e 'T, che si tincorrono con moto rettiineo uniforme. Indichiamo con vp, vr le velocita rispettive dei due punti, supponendo vy > vr > 0. Se indichiamo con t il tempo, e se d @ Ia ddistanza iniziale tra i due punti, lo spazio percorso &7, 84 & dato dalis legge lineare del moto uniforme: 14a) HOME srt dtypt Ripétiamo il ragionamento di Zenone; indichiamo con t; Vistante di tempo in cui A raggiunge la posizione i partenza di T (s(t) = d); nel frattempo il punto T si & spostato ¢ all'stante t; ha raggiunto una nuova pposizione s(;). Indichiamo con t, Pstante di tempo in cui A raggiunge la nuova posizione s(t); cio® sq(tz) = S(t). E cost via. Definiamo per ricor- renza la suocessione t, nel modo seguente: aia) q(t) = a 54 (aod = 51 (b)- Dalla legge (114.1) del moto ricaviamo (1143) Va fast = 8a (ae) = Sr (th) H+ vt tenendo conto che vat; = a(t) = 4, risulta quindi a (114.4) eo cent on Ya A questo punto Zenone considera git intervalli di tempo (t ~ t,) € afferma che la somma di tutti gli imervalli di tempo & infinita (id equivale 2 dire che A non raggiunge 'T). Calcoliamo tali intervalii di tempo: (4s) bot bok a4) Serie 415 analogamente si verifica che (147) tea th fs. La somma, o serie, degii intervalli di tempo @ data da wt Boe orw ECS a =f 38) LER) : i Wa, imo Wa, ‘Nel ultimo membro compare la serie geometrica di ragione vr/vq, che & ore tee Ceanors A. queso punto soopenmo Fonte Sa ragionamento di Zenone: la somma degli infiniti intervalli di tempo non & infinita, ma 2 finita , in accordo con la (114.5), vale 14g) ars) Sa ee Quindi il punto A raggiunge il punto T nellintervallo di tempo espresso in (1149). : ‘Si noti che il risultato trovato tramite il ragionamento di Zenone, utliz- zando la somma di una serie geometrica convergeate, ® in accordo con la legge (114.1) del moto uniforme; infatti dalla (114.1) s. ricava che il tempo + in cui sa(t) = so(t) & appunto espresso dalla (114.9). Esereizi 11d Verificare che Ia serie. log £2 aivergeate, dopo aver ealeolto Ia a somma s, dei primi n termini ; {St ueilefelaone log (k= 1) = log(k-+1)~logk Si tovasy = lox(n +] 112 Dopo aver dimostrato per induzione Is formula & t3F | 20 +3) 2 ge "oe16 Capitolo 11 u3 4 us m6 mt S gg HDF caloolare le somma della serie 5, log are Ea 3 flog 2] Dopo aver dimostrato per induzione le formula ree ea PEPE SeePed Heeb Ree Sas a ayia" 1 sama em te te Ba) Verificare che la serie seguente ® divergenta: fo. [E suffiicnte omservare che 2° 1 pera > +=) ‘Calcolare Ia somuna delle seguenti seri geometriche =a a A 5 © 35 © o ts © % (20) LO += @ 5) Verificare che, per ogni xe (1, 1), vale Ja formula [Basta oservare che 5 2 mer (ers Detcrminare if carattere (convergente o divergente) delle seguenti serie armoniche generalizate @® pee o Dee ea a [(a) divergente; (b) convergente) us ms m0 mui Sere ax? Utilizzando il criterio del confronto, stabilre 1 carattere delle seguenti serie numeriche © five © fie [(a) Si usi le disuguaglianzn 1 + sen k <2. Le serie date & convergeate; (b) convergente} Utilizando il criterio degli infiitesimi, stabilire il caratere delle segueati serie numeriche: © 2am © Jem ~ Me+1 = 1 © Lay @ Livige a 1 Sed © Eveles) © E&-3) {{@) convergent; (b) divergent; (c) convergent; () divergent; (e)con- vergente; (f) convergeste}] 1 etter del rapporto non di alcuna informazione se il rimltato del limite (108.11) vale 1 Giustiicare tale affermzione considerando Ia serie ‘monica genoralizta (107.1). {Se 8, =", il limite (108.11) vale 1 qualungue sia p. Per® la serie & convergente se p > 3, divergeate se p'< 1] Uiizzando il criteio det rapport, stabilie i caratere delle seguenti serie oumeriche: © Lan © xx a a Sa at © ent @ £ Oo Le @ Ly yo = KE © z z © sep418 Captolo 12 ua 13 uaa as 1116 [(e) divergente; (b) convergente; (c) convergente; (d) divergente;(e) con- ‘vorgente; (f) convergent] T eriterio deli radice non da alcuns informazione te il rsultato de limite (108.19) vale 1. Giustifcare tale affermazione considerando la serie armo- nice generalizzata (107.11). Utilizzando il citerio dela radice, stable il carattere delle seguent serie ‘numeric: @ ie _ ze ay . iGSs) ) = (ety (2) convergente; (b) convergente, (¢) divergente, (4) convergente] Stabilive per quali numeri reali x 2 0 risultzno convergent le seguenti se a) = 0) ® ZF © o sat @ a le) xO) xsh@x 0, segue che (115.2) PW = ape. Abbiamo ottemuto una delle pid semplici equazioni differenziali che si possano considerare. La funzione p(t) ® una soluzione dell'equazione diffe-422 Capiolo 12 renziale (115.2). L'equarione differenziale (115.2) esprime un legame tra la funzione incogeita p(t) la sua derivata prima. Sottolineamo che incognita i una equazione differenziale & una funzione (o pitt funzioni), e non & un ‘numero reale (0 pith numeri reali), come accede ad esempio per le equa- oni algebriche. [Non avenda ancora desert slcun me:géo risolutivo per le equazionidiflerenriali, limitiamo a veriGeare che la fuszione p(t) =e" tna solizione dell equarione (1152). Inti in tal cao ciate p(®) = ae, e quindi Tequacione (1152) 2 soddlafatta per ogni t Pit generalmente, per ogni valore della costentec, la fumzione p(t) = ce & soluaione; infat: (usa) Perc it peo deli celia eresce secondo 1a lege p(t) = ce". La costae © pud ester eterminats concecendo i] peto py allstante inziale. Se indichiamo con py il peso (Bet0) ella cells allstante ¢ = 0, abbismo Ia condizione iniziale: asa) PO) = © 1m defntiva ta soluzione & p(t) = pre. Nei paragrafi seguenti prenderemo in considerazione, oltre all’eq Zione differenziale (115.2), alcune generalizzazioni, utili nelle applicazioni. Studicremo preliminarmente le equazioni del primo ordine, ciot equezioni éifferenziali che esprimono un legame tra una funzione incognita ¢ Ia sua erivata prima; considereremo le equazioni lineari, le equazioni di Ber- nouli, le equazioni a variabili separabili. Suocessivamente studieremo al- cune equarioni del secondo ordine, cio’ equazioni differenziali che espri- ‘mono un legame tra una funzione incognita e le sue derivate prime e seconde; considereremo in particolare le equazioni Lineari © coefficienti ccostenti Prenderemo anche in considerazione alcuni sistem differenziali del primo ordine in due equazioni e due incognite. ‘116, Equazioni differenziali lineari del primo ordine Un’equazione differenciale tneare det primo ordine & del tipo 6.) ¥ = als) y + BG), dove a(x), b(3) sono funzioni continue in un intervallo fissato. La funzione y= y(x) @ incognita del’equazione differenziale (116.1). Una funzione y(x) Conn su aleune equacion! differenzali del primo e del secondo ordine 623 si chiama soluzione delPequazione data se derivabile e se y(x), yx) soddistano Tequazione (116.1) per ogni x dol'intervallo fissato. Se la funzione b(x) @ identicamente nulla, Nequazione si dice omogenea, altrimenti si dice non omogenea. Se a, b sono costanti, con b = O, si ritrova Vequazione omogenea (115.2) considerata nel paragrafo precedente, che ba come soluzioni le funzioni p(t) = py et. E percid naturale aspettarsi che, anche in generale, equazione (1161) abbia un insieme di soluzioni dipendenti da una costante scelta arbitrariamente. TEOREMA. — Tutte le soluzioni dell equazione differenziale (116.1) sono espresse da (116.2) ‘y(x) = 8? fe ‘b(e) dx, dove A(x) @ una primitiva della funzione a(x). Dimostrazione: sin A(x) una primitiva della funzione a(x), ciod A(x) a(x) per ogni x delVintervallo considerato. Le funzioze e"™ & positiva per ogni x moltiplichiamo entrambi i membri dell'equarione differenziale (1163) per tale funzione: 163) eA) y'(a) = 7AM ax) (a) + eH) B(x). Si riconosce che Pequazione precedente contiene gli addendi della se- guente derivata: oA (A) yO) + asa) ie + M8) (x) = A yi) ~ eM a(x) yO, da tale osservazione si deduce che equazione (1163) @ equivalente a (ai65) 40) y(xy] = eX? bia). Integrando entrambi i membri otteniamo (116.6) eA yx) = f oA D(x) dx4 Captoto 12 ¢, moliplicando ambo i membri per &%, otteniamo Ia (1162), Infine no- timo che tutti passaggi fatti sono invertibili; quindi con i passagg! indicat si verifca che le funzioni y(x) in (116.2) sono effettivamente soluzioni del’e- ‘quazione differenziale (116.1). Cd completa la prova. Per le equazion’ differenziali lineari del primo ordine omogenee, ciob con b(x) = 0, le soluzioni (1162) divengono pid semplicemente (116.7) yx) = 0 eA | dove A(x) ® una primitiva della funzione a(x), e dove ¢ ® una costante aubitvara. ‘Come primo esesnpio, ppichiamo i eorema al'squazione (1152) che, con i simbol di ‘questa paraprafo,ssrive equivalentemente y’ = ay. Essendo a costante, ponismo A(z) = 8x. In seeordo con quate detto nel paragafo precedente, dalla (1167) otteniamo che Te solu- sion delequazione (1152) sono date, per ogni sceta dela costae c, da: uss) yaya ee Come ttesioe esempio, eterminiamo perx > 0 rtte le sluzion}delequasione diffe reaziale (169) y= Scomponendo Vespresione « secondo membro, si isonosce che si tatta di una equa- sioue dittereainlelineare con coeBcient (3) “Un, bfx) = 1", Easendo imteressati al caso. ‘Vx. Dall formals rislutve (1162) s ottene 0, poniamo A(a) = logy; quindi © (216.10), = 117. Teorema di Cauchy per Je equazioni differenziali lineari del Primo ordine In questo paragrafo mettiamo in luce la dipendenza delle soluzioni y(x) dellequazione differenziale lineare del primo ordine (116.1) dal dato ini- ‘iale. Precisamente, mostriamo che, per ogni dato Iniziale yy © per Ogi unto Xo, @ possibile scegliere Ia costante che deriva dall"integrazione indefi- hhita ix (116.2), im modo da soddisfare 1a condizione inizale y(3) ~ Yo Risclviamo il seguente probleme differenziale, che viene chiamato pro- blema di Cauchy: Cenmi su alcune equazion: differential del primo ¢ de! secondo ordine 42 [y’ = a(x)y + b(x) yo) : ‘TEOREMA DI CAUCHY (PER LE EQUAZIONI LINEARI DEL PRIMO ORDINE). — Sia x9 un punto di un intervallo dove a(x), b(x) sono continue. Per ogni numero reale yp esiste ed @ unica la soluzione del pro- blema di Cauchy (117.1). ata) fo Dimostrazione: sappiamo git che Vequazione differenziale ha infinite soluzioni. Occorre provare che ira queste ne esiste una, ed una sola, con la roprieta che y(t) = yo. A tale scopo scegliamo A(x), primitive di a(x), in modo che A(3,) = 0, clot: ay72) AG) = f a(t) dt a Inolire scriviamo la formule (1162), di rappreseatazione delle soluzioni, in modo da mettere in luce la costante additiva che proviene dalfintegra- Zione indefinita: ( + f ot BO 2) se Dato che A(x) = 0, risulta y(x,) = eM(c +0) = 6; quindi esiste uma ed una sola costante c per cui = 173) yG@) = (117.4) © = Yo = ¥(%0)- Diamo un‘interpretazione geometrica del teorema di Cauchy. Suppo- niamo per sempliciti che a(x), b(x) siano continue su tutto Tasse reale, Fissiamo un sistema di assi cartesiani x, y. Il teoema di Cauchy per le ‘equazioni differenzialilineari del primo ordine afferma che, per ogni punto i coordinate (xo, yo), passa una ed una sola soluzione, © curva integrale, delequazione differenziale in (117-1) E possibile disegnare tali curve integrali tenendo conto che, per ogni unto (Zo, Yo) il coefficiente angolare y/(xa) dels retta tangente a tai curve @ determinato dall’equazione differenziale stessa; infarti si ha ais) ¥'(Ko) = aC%) y{a) + B(%) = ACK) Yo + B(%e).25 Capitolo 2 In figura 12.1 riportiamo il grafico delle curve integrali corrispondenti al caso a= 1, b = 0; ciod comispondenti allequazione y' = y. In tal caso il coefficients angolare & uguale allordinata di ogni punto. I disegno mostra chiaramente che Tequazione data ha come soluzioni le curve esponcnziali y{a) = c2%, con ¢ costante, Figura 121 118, Equazioni di Bernoulli Si dicono di Bernoulli le equazioni cifferenciali del primo ordine del tipo (218.4) Y= a(x)y + DG) y*, oa a(2), b(x) funzioni continue in uno stesso intervalo. L’esponente a & un rumero reale che supporremo diverso da 0 ¢ da 1, per non ricadere nel caso elle equazioni lineari, considerato nel paragrafo precedente. Notiamo che, se a > 0, la funzione y(x) identicamente nulla é soluzione dellequazione data. Se a > 0 e y(x) non si annulla per slcun valore di x, ‘oppure se & <0, & opportuno dividere entrambi i membri del'equazione per y*: Cemni su aicune equazioni differenziali del primo ¢ del secondo ordine $27 y 118.2) E = aga) yt +b). (118.2) y : E ora naturale efféttuare ia costituzione 2(x) = (y(z)J"*; per la regola di erivazione delle funzioni composte risulta | 1 (1183) v= (l-ayty + sostituiamo il valore trovato nell'equazione (118.2): 1184) ¥ = (1 a) a(z)z + (1 - a) 6G). Questa 2 un'equazione Iineare del primo ordine che si risolve con il ‘metodo indicato nei paragrafo 116. Ad ogni soluzione 2(x) di (118.4) cor- sponde tna sohizione y(x), dell'equazione iniziale (118.1), data da (1185) ye) = Fogo, purché sia definito il secondo membro. Risolviamo i seguente problems di Cavey iad ewrcxcan) (85) (a1 ‘Llequaziove eiferenzale& i Bernoulli, eon esponcate a= 12. La fuazione y = 0 non @ soluzione (infots non verifica la condizioneiniziale), Divigiamo V'equazione per 4 gus7) aay text ds effettuiamo Ia sostituzione 2(x) = Yyi) : per Ia condizione iniziale y(0) = 1, deve anche risuhare 2(Q) = 1. note, easendo 2 = y/2 Wf), otteniao il probleme di Cavchy wells funzione incognita = nex+0 cass) { eo) 21 equavione diferenziale & lineare: una primitiva deli funrione a(x) = tg x8 AG) = ~ loz oor x: pero, dato che nelintrvallo (~ 2, 72) la funzione co x& positive, i al intervallo ‘AG = log oot x2 une primitiva dela funsione tg x. Risulta‘ax Capitlo 12 poeryanreesgaeienuaect par or) a ‘pa foe lie (162) pet le equation! neu, ofeiamo 10) 1 Least oipGemte fury Se condi inal (0) « 1 determina a conan che realta auale emesis del roblemaé Cauchy (1186) @ le funsione defiita nelintervallo (2, nf) de usin 0 Oras] cone second ese, deteminins tcl scion degen dfererle 82) fo? vemuacione 4} Bermouli con esponente c= 3. Si not che I fnsione y =O 8 uns sot 0, ddendo per Y oteiame (118.13), Lee sjoz 0 in base al segno dei tre fator: x, Y. Conn su aleune equacion! diferencia! del primo e del secondo ordine 29 ae one Figura 122 1 ~y* Limitiamoci alle soluzioni y(x) positive. Se 0< y <1, allora > O per x > 0, mentre y’ << 0s0x-<0. a ual caso panto ¥= 0 di msimo per opi solunoae. avec, 9 > (che conisponde analiicamente a ¢ ~ 0), punio x = 0°? ei massino par ogi solzione Ripordamo in gra 1221 gral dele sounon! rove 119. Equazioni # variabili separabili Si dicono a variabili separabili le equazioni differenziali del primo or-, dine del tipo ¥ =f) - 8), con f(x), g(9) funzioni continue. Faccndo riferimento alle equazioni diffe- reniali del paragrafo precedente, "equazione (118.12) & a variabili separa- bili, mentre Fequazione considerate in (118.6) non & a variabili separabili ‘Se g(¥o) = 0 per qualche valore reale yo allora la funzione costante y(x) Yo? soluzione dell'equazione differenziale (119.1). Se g(y) non si annulls,! Possiamo dividere entrambi i membri per g(y) ed integrare rispetio ad x: «ai9.a)420 Capitolo 12 YE ac f ax= [tar. sua Saban J Indichiamo con F(x) una primitiva della funzione f(x); indichiamo con Gy) una primitiva dela funzione Wa(y), pensando y come variabile indi- pendente. La relazione precedente si pud riscrivere nella forma (119.3) GY) = Fa) + Se G 8 una funzione invertbile si ricava l'espressione della soluzione ye). ‘Per ricordare il metodo proposto, si consiglia di procedere come segue: si serive la derivata y’ con il simbolo dy/dx. Poi si separano le variabili, ciod si porta a primo membro tutto cid che dipende da y e a secondo membro id che dipende da x. Infine si integra: «aya [S-foe Si osservi che, nell'integrale a primo membro, y la variabile di integra- zione. Dopo effettuata Vintegrazione, ricordando che y @ funzione di x, si ‘ottiene la (1193). Sottolineiamo che questo metodo & puramente mnemo- nico ed & giustficato dal fatto che il risultato & corretto, come abbiamo di- ‘maostrato nella prima parte del paragrafo. CConsderamo du esemi. Cominsiamo coo Vequsnione ditereazile as) yarary) ‘equations data noo & lneare,né i Berpoul, ms & s varsbilisepaabilinfati secopio memivo pub mettre in evidetn i fttore x Seviamo Y = dyidxeerparamo le vsiabili ay (1196) pepe Tntegrcmo il primo membro Fspetto ed y ed il secondo rispetio ad x: (97) wos y= Fe, dove ¢ una costante arbiters, infin, iesvando lay, otteniamo Te sluzioni: (1198) sO) = te (P+). Cnn alone equscon! differen el primo ¢ et secondo ordine 481 CCerchiino una slucone del segueate problems & Cauchy: Lee ly@=0 (1199) Con il metodo i separazione delle variabil otenisio0 forxce ‘Dovendo raultare y= 0 per x= 0,5 trova tg 0» c,ciot ¢=0. Quid Ia soluzione & yx) ate ‘Liequeziove (1152) oltre ad essere lieare, & anche a variabli separabili. 1 lettre ritrov le soluioni di tale equszione per Ia via indicat in questo paragrafo (119,10) {3 120. Proprieth generali delle equarioni differenziali Hineari del secondo ordine ‘Un'equazione differenziale del secondo ordine & un'equazione nella quale, oltre allincognita y(x), compaiono anche la derivata prima y'(x) € la derivata seconda y"(). ‘Un‘equazione differenziale lineare del secondo ordine « coefficienti co- stanti @ del tipo 420.1) y+ ay + by =f), con a, b costantie f(x) funzione continua in un intervalofissato. T numeri 2, si dicono coefficienti dell’equazione, mentre f(x) il termine noto. L'equa- ione si dice omogenea se f(x) = 0, altrimenti si dice non omogenea. Una funzione y = y(x) & soluzione dell'equazione differenziale data se @ deriva- bile due volte e se y(x), ¥'(a), ¥“(#) soddisfano requazione (120.1) per ogni x dell'intervallo fissato. L'iasieme di tutte le soluzioni si chiama integrale generale. Studiando le equazioni differenziali del primo ordine abbiamo visto che fesse hanno come soluzioni un insieme di funzioni dipendente da una co- stante arbitraria. E percid naturale aspettarsi che anche Mequazione (120.1) abbia infinite soluzioni. A tal proposito, coasideriamo preliminermente quella che forse pud ritenersi le pid semplice equazione differenziale del secondo ordine: (120.2) yoo.422 Capitolo 2 un'equazione lineare omogenca. E del tipo (120.1) con a =b= f(x) = 0. Poniamoy(a) = 0x). Risulta y’=7 =O; quindi2® costante:esiste un numero Teale c, por ti 204) =, Percid (3) = Cy, La funaione v(x) come primitiva di cy, data da (1203) ¥(K) = e+ ‘Ouindi Pequazione differenziale (120.2) ha infinite soluzioni, espresse dalla (12033). In particolare Vinsieme delle soluzioni, o integrale generale, dipende da due parametri, o costanti arbitrarie. Tl caso precedente 2 particolarmente semplice; in generale non & possi. bile procedere allo stesso mado per risolvere un’equazione differenziale del secondo ordine. ‘Ad exerplo, Pequazione lineare omogenes (204) vrye0 on ei rsolve con doe successive integrazionl. Invece si verifia faciimente che a fumione yt) = seax 8 una solione, Tafa sata yx) = os 3, y"(X) = = — sea %, € quindt (a0) 97(2) +300) = ~ temx + senx = 0. “Analogamente si verifica che anche I faze y(t) = cos x & soluaone. Pb general. mente propa welts di paramettc,¢,son0 solzioni delequazione (120.4) Je fumzioni (08) yle) = 6 Some + 6 cose, 1 ettore avra certamente notato che 2 semplice veriicare se une data funzione & soiuaions Ai van equasione differeaale. E meno facile stabiire quali sieno le soluziont Jeulue non ¢ ciiaro a pron ae Ie aoluaiol ovate slano tte le pon solution Ad ‘Ritnpia,tapiam ebe e foozon (zinta in (120.6) son sohuzonideequaione Tere (1004), comangne si sslgano i parame c, C3; non sapiasno ancora st esistono Teche alte soluzion’ (Simostezemo nel paragrafo 121 che non esistono alte sluzioni). In Gd che segue ci proponiamo due scopi: (a) determinare alcune sols- sion’ del'equazione differengiale (120.1); (b) stabilize wn criterio per veris- care che le soluzioni trovate sono tutte quelle possibili, ‘Ritorniamo alla situazione generale (120.1) ¢ introduciamo il simbolo L(y) (detto anche, pitt propriamente, operatore): (420.7) Ly) =" + ay + bys per mezzo di tale simbolo Vequazione differenziale (120-1) si srive Conni su alcune equacion!differensiali del primo « del secondo ordine 433 (1208) Lo)=t Nel teorema che segue considereremo, unitamente all - renziale (120.8), anche lequazione ae (4209) Ly) =, che chiameremo equazione omogenee associata alla (1208). TEOREMA. — Sia (x) una solutione delequazione differenziale (1208), Opn ala soucione (0)? dela forma a (120.10) ye) 1p (X) + ¥(X), dove yx) 2 una soluzione dell'equazione omogenea associata L(y) = 0. a Dimostrazione: per ipotesi ¥(x) € y(x) sono due soluzioni dell’ ic ater 16) ps 3.0570) mer ena L6¥0) = ¥'0 + ay'0 + bY = =U H+ ay dO -D= = y' + ay + by — "+ ay’ + by) = = Ly) - LG) =f- azo.) =0. Con il teorema precedente abbiamo dimostrato che, per trovare tutte le soluzioni dell'equazione differenziale L(y) = f, si pud procedere secondo i due punti seguenti: a) si cerca una soluzione 7(x) dell’equaaione L(y) = f 'b) si cercano nutte le soluzioni yo(x) dell'equazione omogenea associata Ly) = 0. Dopo aver sslti punta), ),Vntograle generale delPequazione Ly) = Fis obetrereere renee saab aronanth pectin 58) + ¥60). ‘Rmandiamo i problemi «)e b) ai parayrafi sucess, dopo aver prec-434 Copiolo 12 sato la dipendenza delie soluzioni dai dati iniziali, Abbiamo visto che per le equazion: differenziali del primo ordine @ naturale porre la condizione iniziale y(%q) = yo. Gli esempi (1203), (120.6), relativi a equazioni del se~ condo ordine, hanno messo in luce che Ie soluzioni dipendono da due costanti arbitrarie. Per determinare tali costanti sara necesserio imporre ‘due condizioni iniziali: si richiede che in un punto x) Ia soluzione abbie un assegnato valore Yo, € la derivata prima un assegnato valore ys, Tl problema di Cauchy per le equazioni differenziali lineari del secondo ordine ha la seguente forma: trovare, nell'intervallo dove f(x) ® continua, tuna funzione y(x) che soddisfi le condizioni Ly) = 9" + ay! + by = A) (120.12) - (YG) = You ¥Go) = Ys 121. Teorema di uniciti per le equazioni differenziali linesri del secondo ordine U1 teorema che segue, di unicita della soluzione del problema di Cauchy (120.12), 2 fondamentale per caratterizzare I'insieme di tutte Je soluzioni i tuna equazione differenziale lineare de! secondo ordine. TEOREMA DI UNICITA. — Sia i(x) una funzione continua in un intervallo fissate. Siano ys(x). Y2(3) due soluzioni del problema di Cauchy (120.12). Alora yy(x) = yalR) per ogni x nell'intervallo fissato. Dimoetrazione: y,(x)e ¥,(x) sono solutioni della stesse equizione ditfe- renziale; poniamo y(x) = y:(x) ~ yo(x). Per il teoremea del paragrafo prece- dente (formula (120.10)), ia differenza y(x) & soluzione dell'equazione omo- genea associata. Tenendo conto che y,(x) ¢ ya(x) verificano le stesse condizioni iniziali, abbiamo (121.1) ¥(e) = Ys (a) ~ ¥2 (a) =O; Yo) = 1, Ce) — ¥'2 (a) = O- Riassumendo, abbiamo provato che y(x) & soluzione del problema di Cauchy. say’ thy=0 (12.2) : y(%q) = 0, ¥'(xo) = 0 Conn’ su alcune equanion! differential del primo « del secondo ordine 435 i La tesi consiste nel provare che y(x) = 0 per ogni x nellintervallo fissato; infatti in tal-caso risulta y,(x) — ya(x) = y(x) = 0. A tale scopo, indichiamo con 8 il seguente numero (213) om f nari} . naturalmente poniamo 8 = 1 se lal + Tb! = 0. Dato che 8 < 1, risulta 8° < 8; inoltre (Jal + fbl) 8 < 1/2. ‘Quindi vaie la relazione (214) [als + Tol 6 < (lal + Ib) 8 < 17. Gi proponiamo di dimostrare che risults yx) = 0 nell'intervallo [xo, % +8]. Indichiamo’con M il massimo del valore assoluto della derivata se- conda y” nell'intervallo [x x9 + 8] (occorre osservare che la funzione y"(x) 2 continus, dato che y’(x) é uguale alla quantita ~ ay'(x) — by(x), che & de- rivabile): 25) M = max (ly"G)L : x'€ fa, % + BI}. Per ogai x € (X X + 3} applichiamo il teorema di Lagrange alla funzione y(x) nell'intervallo [xo, x} esiste un punto x, € (Xo, x) per cui (21.6) ¥) — YG) = YOu) - %)- Ricordando che y(Ks) = 0, che ly")! $M, € che x ~ 9 < 6, otteniamo 21.7) ly) = ly") mL SM 8, Vie [xm + 5. Analogamente, per ogni x € (Xo, %» + 5], applichiamo il teorema di ‘Lagrange alla funzione y(x) nell’intervallo [X, x}: esiste un punto x; ¢ (Xo, X) per cui (421.8) CR) — YGte) = YG) ~ Xe) ‘Dato che y(xa) = 0, che x ~ xp < 6, € che per la (121.7) risulte |y’(x)| < Md, ofteniamo ans) Iy@)I = WG.) &-m SMH, Wx e [ep % + 8)496 Cepolo 12 Ora teniamo conto che y"(x) = - ay'(x) ~ by(a), ¢ utilizziamo le rela- soni (121.7), (121.9). Per ogni x € [x % + 6] risulta y"@ = |= ay’ ~ byl s Tal Iy/l + Ib Iyi s << la] M6 + [bl M és M2. 221.10) ‘Nel? ultimo passaggio abbiamo utilizzato la disuguaglienza (121.4), Dato che ia relazione precedente vale per ogni x € [xy % + 6], varra anche nel punto di massimo. Ricordando il significato di M dato dalla (121.5), ab- biamo az.) MsM2 Me un numero meggiore od uguale # zero; non pud veriGicare la (121.11) se 2 diverso da zero; quindi M = 0. Ricordando di nuovo la definizione (121.5) di M, da M = O segue che y” (x) = 0 pet ogni x € [xq % + 8]. ‘Guindi y’, avendo la derivata nulla, & costante nelf'intervallo; dato che (ae) = 0, risulta y’ = 0 per ognt x €[Xo, X + 8]. Ne segue che anche y(x), vendo la derivata nulla, costante; dato che y(%q) = 0, risulta y(x) = 0 per ‘nellintervallo [Xo, % + 8], in particolare risulta y(ao + 8) = 0, ¥'(Bq + 8) = 0. Possiamo ripetere il ragionamento a ‘patie dal punto x, + 8, € arrvare a concludere che y(x) = 0 nelfintervallo bho +8, Xe + 25], In questo modo rusciamo a provare che y(x) vale zero pet ogni xa destra di xy. A sinistra di xy si procede in modo analogo, comin- ciando col considerare Mintervallo [x ~ 8, , 122, Equazioni omogenee Jn questo paragrafo prendiamo in considerazione Je equazioni differen- ali lineari del secondo ordine a coefficienti costanti omogenee: (22) Ly) = ¥" + ay’ + by = 0, con a, b costanti, Dato che la funzione f(x) = 0 a secondo membro é definita Su R. prendiamo in considerazione soluzioni definite sn tutto lasse reale, "Abbiamo gia inontrato Je due equazioni omogenee (120.2), (1204). In centrambi i casi Tinsieme delle soluzioni @ del tipo ys(x) + caya(x), con 9403), ya(x) soluzioni dell'equazione © ¢, ¢ parametri. CCenni su sicune equation! diferencia del prime e del secondo ordine 437 Questa struttura vale in generale; infatti, se ¥:(x). y:(3) sono soluzioni, procedendo in modo analogo alle (120.11), risulta Leayy; + caja) = Leys) + Mea) = (122.2) = GLy;) + caLG) = 0 Abbiamo verificato che, se L(y;) = L(Vz) = 0, cot se y1(), y2(x) sono soluzioni delequazione omogenea (122.1), anche oiy,(t) + ciy.tx) & solu- ‘Tone, per ogni sceta dei parametric, c;. In questo modo abbiamo trovsto _ tute Je soluzion!? La risposta & data dal teorema seguente. ‘TEOREMA. —Siano y,(x), yolx) due soluzioni dell'equazione differen- ‘tiale lineare omogenca (122.1), soddisfacenti per x = 0 la condizione ¥(0) — y2(0) ¥;0) allora tute le solution dell’equazione (121.1) sono del tipo exyx(x) + 69308) ‘al variare dei parametri cx, C am3) | = yu(0) ¥'(0) ~ y2{0) y'l0) #05 ¥00) Dimostrazione: abbiamo gia verificato che ciyi(2) + c1¥4(x) ¢ soluzione, aqualaaque siano ¢,, ¢;. Rimane da dimostrare che in questo modo orte- Samo turte le possbili soluzioni; ciot che, se 2(2) @ una soluzione, allore ‘esistono due costanti ¢, ¢ in modo che 2(x) = G\y,(x) + Giys(x). A tale scopo ‘oseervinmo che 2(x) & ovviemente soluzione del problema di Cauchy: y+ ay + by=0 a4) y¥@) = 20) yO=20 Gi proponiamo di verificare che & possibile determinare due costant 6, % in modo che la funzione y(x) = tiy(x) + G(x) risulti soluzione del problema di Cauchy (122.4). Avendo dimostrato nel paragrafo precedente! the tale prablema di Cauchy non pud avere due soluziont distinte, si avr 2{3) = Gx), cio’ quanto si vuole dimostrare. Het ‘Rimane da provare che & possibile scegliere due eostanti€, & in modo, che y(0) = 2(0), ¥'(0) = 2/(0), eto’:488 Capito 12 | (0) (122.5) yx) iys(0) + Exya(0) = 2(0) By + By'f0) = 20)" ‘Abbiamo un sisteme di due equezioni, nelle due incognite &;, & Molti- plicando la prima equazione per y'(0), la seconda per ya(0), € sottraendo, otteniamo Eqys(0) y'2(0) + eaval0) 210) ~ ey's(O) y2(0) - 26) z ~ Gy0) yo(0) = 2) y'2(0) ~ 2) y2(0), da cui, semplificando 2(0) ¥20) - (0) yO) ©) ¥20) = yO) YO) importante osservare che il quoziente in (122.7) & ben definitd, dato che il denominatore @ diverso da zero per ipotesi. Sostituendo il valore trovato 6, in una delle due equazioni del sistema (122.5), siricava anche € La dimostrazione & completa. 22.7) i proponiamo ora di trovare esplictamente le soluzioni dell’equazione comogenca. Ricordiamo preliminarmente che, per le equazionilinezri omo- gence del primo ordine y'~ ay, con a costante, y(x) = e & una soluzione. B quindi naturale ricercare le soluzioni dell’equazione (122.1) nella forma: (72.8) ya) =e, essendo A un parametro da determinare. Risulta y'=2 e™ Pee Ab. >iamo quindi ans) 2) Liequazione differenziale L(e™) = 0 & soddisfatta se © soltanto seh & soluzione dellequazione algebrica di secondo grado 2 ake + bet = eH OP + ah +b) 122.10) Ra ah+d=0, Q che prende il nome di equatione caratteristca associata all’equazione diffe- Conn! eu aleune equacion diferencia de! primo e del secondo ordine 439 renziale (122.1). Indichiamo con hy, 4y le radici (211) ‘Se il discriminante A = a? — 45 non & negativo, iy € hz Sono ben definiti ‘come numeri reali, altrimenti, se A <0, & utile considerare EA fet 2 (72.12) a= -3, p-S* D lettore che conosce i numeri complessi (paragrafo 17) avra notaro che, se A <0, ae + B sono rispettivamente la parte reale e il coefficiente ella parte immaginaria dei numeri complessi hi, ha. SOLUZIONI DELL'EQUAZIONE OMOGENEA. — Tutte le solu- zioni dellequazione del secondo ordine lineare omogenea (122.1) si descri vono nel modo seguente, nei casi A > 0, A= 0, A < 0: (122.13) se A> 0: ya) aq htt aes; 2214) se A= 0: y@=qetsqxehts Q2215) se A< y(e) = & e% cos Bx + ce sem Bx. Dimostrazione: facciamo riferimento al teorema precedente, dove & dato un criterio per caratterizzare T'sieme di tutte le soluzioni. Se A.>0,) e Ay sono le radici dell’equazione caratteristica (122.10); dalla (122.9) segue che L(e'*) = Le") =0; quindi_y, (x) =e", y, (x) = e* sono soluzioni dellequazione ditferenziale. Rimane da verificare la condi- ione (1223): Wr - ws ht et = eta eh = (122.16) 2b = PEO a) HEH, I risultato & diverso da zero per ogni x, in particolare per x = che hy # lo perché il discriminante A & diverso da zero, |, dato40 Captolo 12 Se A =0 risulta h, = — a2; come in precedenza si verifca che yi(x) = eh* 2 soluzione; invete per y, (x) =x e** si ba (22.17) vitae t+ ixe™; (218) yy @)=met+hertedadt ark et aixe™, Risulta quindi LO; @) = Qh +Rxtasah xt bx) te 2219) =Q+ad +b) xe + Qa talehx=0; {nfatt Je quantita entro parentesi valgono zero perché h ® soluzione dell'e- cuazione caatteristicn (he + a, + BO) ¢ incite, esendo A= O, rita 12, ciot 2h; + & = 0. $i verifica faciimente anche la condizione 023) v2 — WY ett ea xe rh hia et (422.20) T risultato 2 diverso da zero per ogni x, in particolare & diverso da zero per x=0. ; Se A < 0 lequazione caratteristica non ha. radici reali. L'equazione differenziale data ha invece come soluzioni le funzioni an) yula) = e% cos fix, als) = 6 sen Bx con a, i definiti in (122.12). Faociamo la verifica per ys: (122.22) ¥i(x) =a e™ cos Bx—B e™ sen Bx (122.23). ¥\(x) = a? e™ cos B x — 2aB e™ sen fix ~ e* cos Bx. Risulta quindi LO; (&)) = e [(@- f?) cos Bx ~ 2a sen Bx + az2.24) ++ aa cos Bx ~ aB sem Bx + b cos Bx} = = &% cos Bix (a? - fi + a0 + b) —e% sen fix (2a + a) B. Cenni si: oleae equacion!difrensalt del primo e del secondo ordine 44) Utilizziamo la definizione (122,12) di a, B: (122.25) @-P+aa+b= pte 27226) ates Cat}+aro Quindi L(y.) = 0; analogamente si verifica che L(y.) = 0. Infine si verifica Ia condizione (122.3): wN- WE e% cos fix ( ae™ sen fix +B e% cos fix) ~ (122.27) ~ e% sen x (a e™ cos Bx - Be sen Bx) = 2 ( cos? Bx + sen? x) = I risultato 2 diverso da zero per ogni r, in particolare & diverso da zero per x= 0. Cid completa la prove. 1 letore invite a verifcare, con i! metodo proposto in questo paragrafo, che le folusion! dele equazioni omogenee (1202), (1204) sono date rispetivamente da (1203), (106). 123. Equazioni non omogence di tipo particolare Abbiamo visto nel paragrafo 120 come rappresentare tutte le soluzioni i une equazione differenziale lineare del secondo ordine, non appena se ne ‘conosca tuna sohuzione particolare. Indichiamo ora come ricercare tna solt- one dellequazione non omogenea, esaminando preliminarmente alcuni ‘casi particolari di semaplice soluzione. Daremo poi, nel paragrafo seguente, un metodo generale. Se il termine note f(x) dell'equazione (120.1) & un polinomio, si cerca ‘come soluzione particolare un polinomio, con coefficienti da determinate, dello stesso grado di f(x) se b # 0, o di grado maggiore di una unita (se « > 0) mel caso in eu b = 0. ‘Ad esempio consideriamo l'equazione (any Yeyero242 Capitolo 12 Ponendo JQ) =a Psa s axa. siba (1232) F@asa Fo e2yxt as Ke 6axt 2a; vin (233) Fo Fea v sees + 6a) lye 2 ap “Afinché F(x) sia scuzione deequazione dfferearale (1221) occorre che i poliomio sopra sorito sin uguale @ x! ~ 2, cok corre che: a4) ae a Suet atthe? ‘Si ricava co Ia souzione partcolare ¥(x) = x = &x ~ 2. Determioando separatameate le soludeni deW'equadios omogenea ssocatn all (azu.i),s trove che Mngeme tte ke soluion dato, al varie det paramet ¢- ¢ da os) yla) = ¢, cose + 6, sen #2? = 6x — 2 Se (x) & una combinazione lineare delle funcioni senx, cosx, ciot se (x) = A senx + B cosx, si cerca come soluzione una funzione ¥(x) dello stesso tipo, con coefficienti da determinare. [Ad exempin,consierimo Yequavone 039 © yay sry 02 co Con sempiciderivazion dels fanzione (x) = A sens +B 00s x si reave 37) PF +Y + F=(A~B) seas (A +B) cox, ‘Afinché (x) sia eoluione delequazione (123.6) occore che A ~B = 0,A +B =2, da cui A= B= 1, Percd (2) = soax + cost & tna soluzione particolre. Determinendo ‘Separatamenie Ie soluzion delfequerione omogence sezocita s trova l'integrale generale ett equazione (123.6): way Wet (yn fargm fa) oon. Se il termine noto @ del tipo A e, si cerca una soluzione particolare ello stesso tipo, con coefficiente A da determinare (ocorre perd che ¢™* non sia soluzione dell'quazione omogenea associata). _Ad exempio, consideriamo Pequazione Cenni su alcune equazioni differenciali dei primo e del secondo ordine 443 (239) oS a3 ponindo F(x) = A e™, si otiene 2510) HSH ata a aoa, [La funsione ¥(x) 2 solusione se ~ 6A = 3, cit A = ~ 12. Dopo aver ris Fequazione ‘omogenea associate, i ove che Fimseme di tute Je scluioni delTequazione (123.9) & dato ae e asa w=q+ae 1 3 Gli esempi precedenti hanno mostrato che si pud cercare una soluzione particolare (x) dello stesso tipo del termine moto f(x), quando f(x) e f(x) ‘sono simili tra loro. Abbiamo considerato esempi con f(x) polinomio, fun- ‘Zone esponenziale, funzione trigonometrica del tipo senx 0 cosx. Pitt gene~ ralmente, Io stesso metodo si pud applicare a somme 0 prodotti di tali fanzioni, ad esempio come nei casi seguenti (2) = polinomio - (A senx + B vosx); (8) = polinomio -e™ 5 (123.12) f(x) = A sen ax + B sen bx + C cos ax + D cos bx; f(x) = Ae + Be™ 5 (x) = polinomio - (A senx + B cosx) e* . 124, 11 metodo della variazione delle costanti Siano y4(x), ye) due soluzioni dell'equazione omogenea associata ad ‘una data equazione differenziale lineare 2 coeificienticostanti del secondo ordine, Nel paragrafo 122 abbiamo visto come determinare dve tali solu- zioni soddisfacenti la condizione 2) y2) =%,@y2@)-y2@) yO, WxeR. ¥s@) ¥2@) vans | A partire da tali funzioni abbiamo determinato l'integrale generale del-44 Copitoto 12 Pequazione omogenca, ciot Vinsieme di-tutte le soluzioni, che si rappre~ senta nella forma (1242) ay: &) + Gaye (Hy al variare dei parametri cy, ‘In questo paragrafo esponiamo un metodo, detto delia variazione delle ccostanti, per la ricerca di una soluzione particolare dell'equazione non omo- genea, Il metodo inizia facendo «variare le costantir ¢3, in (124.2); cio’ si ricerca una soluzione particolare ¥ della forma (1243) CR) = ca(2) yu(R) + 046%) yal). ‘TEOREMA. — La funzione ¥(x) in (1243) 2 una soluzione dell'equa- zione non omogenea y" + ay’ + by = f(x), scegliendo c,(x), ¢;(x) in modo che le loro derivate siano soluzioni del sistema (o'(2) yi(2) + 6) yl) = 0 (1244) '1(8) ¥'u(x) + ole) yx) = f(x) Osserviamo preliminarmente che il sisteme (1244) & sicuramente risotu- bile per ogni x; infatti possiamo procedere ad esempio come per risolvere il sistema (122.5); qui c', 2 hanno lo stesso ruolo di ¢, 6 nel sistema (122. Te soluaioni sono espresse da un rapporto del tipo (122.7), che & ben defi- nito, perché a denominatore appare Ja quantita (124.1), che diverse da zero. Pit repidamente potremmo uilizzare il teorema di Cramér sui sistemi lineari per affermare che il sistema (124.4) risolubile Per dimostrare il teorema, calcoliamo la derivata di ¥(x): (424.5) Y= Cy + Gy + Cate + 2 = Y's + OY: nel? eseguire ultimo passaggio si 8 tenuto conto della prima equazione del sistema (124.4). Derivando ancora si ottiene (124.6) CY FG + Oa + Yd Ricordando che ys, y2 sono soluzioni dell"equazione omogenea asso- ciata, ¢ tenendo conto della seconda equazione del sistema (124.4), si ha Cen su aicune equazion! differenclali del primo ¢ del secondo ordine 645 LY) = cy + cys + cay + oy" + + aly + y's) + Dla, + cay) = (124.7) = Cas + cava t es + ay + by) + + ey's + ay’; + by.) = f(a). ‘A too di esempio cexchimo Pinteprale generale delequasione citerenziale: (248) Y ty thea x integral generale del?equazions omogenee asocisia& c coss + 2 s00%. Per trovare tna voluzione partcolare con il metodo della variazione dele costant, a ritlve it sisema fey cone 4c sen = 0 (25) = ean com = home Sitsora cy = uexsenx una privat a funcond & dat da 2430) eq We-k 6 (8) = log bensl Persid une solazione portiolare ® = e(3) y(t) + ss) ya6xh, con s(t), cla) press in (124.10). Lintegrale generale del'equazione (1248) & quiadi (24a YG) =; com + 6 seme — x osx + Senx log he x 125. Sistemi differenziali lineari del primo ordine Un sistema di equazioni ditferenzial linesri a coefficenti costasti, del ‘primo ordine, in due equazioni ¢ due incognite, ha la forma fy’s(x) ays) + byo(x) + f(x) H (425) 200 = oy.) + dya(x) + 86) i Le costanti a, b, c,d sono i coefficient del sistema. Le funzioni f(x), a(x) sono i termini not; si suppone che le funzioni f(x), g(x) siamo derivabili in ‘uno stesso intervallo. I! sistema si dice omogeneo se f(x) = g(x) = 0 per ogni x: altrimenti il sistema si dice non omogeneo. Une solurione del sisters tuna coppia di funzioni ys(x), ya(x) derivabili, che soddisfa le due equazioni (125.1) per ogni x neltintervallo fissato.M5 Caplio 2 Osserviamo pretiminarmente che, se la coppia di funzioni v(x), ya(x) & ‘una soluzione del sistema (125.1), allora le due funzioni sono derivabili due volte. Infatti, ad esempio, la derivata y'(x) ® uguale alla funzione ay;(x) + by,(x) + f(x), che @ una funzione derivabile perehé somma di funzioni derivabili. Possiamo quindi procedere derivande rispetto ad x una delle due equazioni, ad esempio la prima: (0252) Vira + bye Sosttuendo il valore diy vicavato dal sistems (125.1), omeniamo Via ay + Wen + at Ott = (125.3) Bay + bey + bay + bg +E Si pud ricavare i valore bys dalla prime equazione del sistema (125: by: = Vi ~ ayy ~ fsostimendo si ottiens (1254) Ys = ay; + bey, + dy’, - ay, - f+ bert. Infine otteniamo Pequazione nellincognta yx) (ass) Fy @F yy + Ad = be) y= gas si tratta di un'equazione lineare del secondo otdine a coefficienti costanti, che si pud risolvere con i metodi esposti nei paragraii precedenti. Dopo aver trovato y,(x) si ricava y5(x) dal sistema (125.1), Applichizmo if metodo proposto al seguente esempio: i nt (2s) : y= 3y- tee 0) la costante di proporzionalit, si ha 22) F =~ ka(t) Dalla legge di Newton (127.1) ricaviamo Pequazione del moto armo- nico: (1273) s+ z (<0. Si tratta di un'equazione differenziale lineare omogenes del secondo or- dine. Liequazione caratteristica & 2? + k/m = 0; dato che kim > 0, si trova Vintegrale generale ; coo wean) Da un punto di vista fisico & interessante supporre che, allistante t = 0, Ja particella si trovi ad una distanza so dal punto di equilibrio, con velocita iniziale nulla. In tal caso il moto & descritto dalle soluzione s(t) del seguente problema di Cauchy +e sa 0 (az7s) s@=5, s(O)=0 Cenni su aleane equazioni differential del primo e del secondo ordine 481 Si ricava faciimente, dall'imegrale generale (127.4), la sohuzione det pro- blema di Cauchy: 76) s(t) = 5 cos (& ) Riportiamo in figura 12.5 il grafico della soluzione e le corrispondenti posizioni della particelia, sce ae fo] Heelers Piftrere este ee ee ee ven ___Usaltrasiazione fsa ateremante she quando la fora dipende anche ée un temine ease aoe eee ea ann Fe-k 5 - bat), cessendo i, ky due costanti postive, In tal cas, della legge di Newton (127.1), rcaviamo Yeguazione differential lincare omogeaea 27a) sn) + 7 e+ 2a =o452 Cepitolo 12 Scriviamo, almeno formelmente le sotuzioni iy, iy dellequasione carattcrstice: ozs) ‘er srivere espictamente Ie solusioni delequazioge (1778) ¢ necessario distinguere i cas in cu iscriminante 779) sin postvo, nullo, 0 negative. Se 4 > Ole solumion! somo az d)- gets e! oto che 4 <12/ urinate (2 < by hn; quid, dalesprsione (127.9), si vede che le radii, iy sono entrambe negative. Pered s(t) tende a nero per t+, I rai di tuna soltzione ® rappresentato in figure 12.6, sco) Figura 126 ‘Se 4 <0, # trovano fe solurion’ secondo I formula (122.15) cam wrenfven (FZ )ram (J ‘Dato che i eoefficiente ~ (kaf2m) del’ at cm eet Regent ae a ee a eA ote ine wah sale Ste pon ae ee rat a ce ec vate ae ee ce onan ns CCenré su alcune equation! differential del primo e del secondo ordine 453 st a Potrebbero piacerti anche
The Subtle Art of Not Giving a F*ck: A Counterintuitive Approach to Living a Good LifeDa EverandThe Subtle Art of Not Giving a F*ck: A Counterintuitive Approach to Living a Good LifeValutazione: 4 su 5 stelle4/5 (5819) The Perfect Marriage: A Completely Gripping Psychological SuspenseDa EverandThe Perfect Marriage: A Completely Gripping Psychological SuspenseValutazione: 4 su 5 stelle4/5 (1139) The 7 Habits of Highly Effective PeopleDa EverandThe 7 Habits of Highly Effective PeopleValutazione: 4 su 5 stelle4/5 (353) The Subtle Art of Not Giving a F*ck: A Counterintuitive Approach to Living a Good LifeDa EverandThe Subtle Art of Not Giving a F*ck: A Counterintuitive Approach to Living a Good LifeValutazione: 4.5 su 5 stelle4.5/5 (20108) Pride and Prejudice: Bestsellers and famous BooksDa EverandPride and Prejudice: Bestsellers and famous BooksValutazione: 4.5 su 5 stelle4.5/5 (20479) Remarkably Bright Creatures: A NovelDa EverandRemarkably Bright Creatures: A NovelValutazione: 4.5 su 5 stelle4.5/5 (5786) Never Split the Difference: Negotiating As If Your Life Depended On ItDa EverandNever Split the Difference: Negotiating As If Your Life Depended On ItValutazione: 4.5 su 5 stelle4.5/5 (3313) Art of War: The Definitive Interpretation of Sun Tzu's Classic Book of StrategyDa EverandArt of War: The Definitive Interpretation of Sun Tzu's Classic Book of StrategyValutazione: 4 su 5 stelle4/5 (3321) The 7 Habits of Highly Effective People: The Infographics EditionDa EverandThe 7 Habits of Highly Effective People: The Infographics EditionValutazione: 4 su 5 stelle4/5 (2487) American Gods: The Tenth Anniversary EditionDa EverandAmerican Gods: The Tenth Anniversary EditionValutazione: 4 su 5 stelle4/5 (12956) Habit 1 Be Proactive: The Habit of ChoiceDa EverandHabit 1 Be Proactive: The Habit of ChoiceValutazione: 4 su 5 stelle4/5 (2559) How To Win Friends And Influence PeopleDa EverandHow To Win Friends And Influence PeopleValutazione: 4.5 su 5 stelle4.5/5 (6702) Habit 3 Put First Things First: The Habit of Integrity and ExecutionDa EverandHabit 3 Put First Things First: The Habit of Integrity and ExecutionValutazione: 4 su 5 stelle4/5 (2508) Habit 6 Synergize: The Habit of Creative CooperationDa EverandHabit 6 Synergize: The Habit of Creative CooperationValutazione: 4 su 5 stelle4/5 (2499) The 7 Habits of Highly Effective PeopleDa EverandThe 7 Habits of Highly Effective PeopleValutazione: 4 su 5 stelle4/5 (2572) The Great Gatsby: The Original 1925 Unabridged And Complete Edition (Original Classic Editions)Da EverandThe Great Gatsby: The Original 1925 Unabridged And Complete Edition (Original Classic Editions)Valutazione: 4 su 5 stelle4/5 (20573) Wuthering Heights (Seasons Edition -- Winter)Da EverandWuthering Heights (Seasons Edition -- Winter)Valutazione: 4 su 5 stelle4/5 (9975)