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Paolo Marcellini - Carlo Sbordone Analisi Matematica Uno ‘Liguosi Editore “Tutt {cit sono ritervatl, Neswuns pare di questa pubblicasione pu essere tredotia, riprodotta,copiata 0 raamesta senza Tautorizarione scrita dell'ediore. L'ATDRO (Aasoeuzione Haliana per | Disiti di Riproduzione delle Opere dell'ingegno), via delle ‘Etbe 2, 20121 Milano, pot concedere uaa icenta dk ripredusione a pagameuto per une prone non superiore # un decino del presente volume. Prima ediaione italiana Setiernbre 1998 Liguori Editor, Se va 2 1 80123 Napoli ‘spar diguorat Copyright © Liguoci Eaitore, Srl 1998 Marcel, Paolo ‘Analit! Matemarten Uno(Paoto Marcellni, Carlo Sbordone ‘Napoli: Liguori, 1998 ISBN 68 = 207 - 2819 - 2 1. Fumzioni di una variable 2. Caleolodiffreaziale ed integrale 1. Titolo. Ritampe: TS 7 © 5 4 3 2006 2005 DOK 30N5 2002 200T ‘Questo volume 8 stampato in alia dalle Officine Grafche Liguosi - Napoli su carta inalterabie,prive dni, 2 PH neutro, conforme alle norm Iso 9706 = PREFAZIONE, Capitoto 1 NUMERI BLE FUNZIONT REALL 1 z 3. ‘ 5 6 1 8 9 10. rte Premessa (Gii assiomi dei numeri reali ‘Alame conseguenze degli assiomi dei numeri reali ‘Cenni di teoria degli insiemi ‘Numeri natural, inter, razionali Funsioni e rappresentazione cartesiana Funzion invertbil. Funzioni monotone ‘Funzioni lineari. Fumione valore assoluto ‘Le funzioni potenza, esponenziale, logaritmo ‘Le funzioni trigonometriche 1 principio di induzione Appendice al eapitolo 1 12, Un primo esempio di approssimazione: Valgoritmo di Erone Beer Capitlo DX COMPLEMENT. AL NUMER REALL 3. 4 15. 16 Fo Massimo, minimo, estremo superiore, estremo inferiore Rappresentarione decimale dei aumeri reali Caleolo combinatorio 1 binomio di Newton T numeri comple Appendice al capitoto 2 18, 1, Aleune proprieta delPinsieme dei numeri naturali Insiem infinit uu SYBIRRREESG 6 a2aeu n r 20. La fncione eeponenziale su R pag. 15 2h, Ue mode non Handard ci consierare i moment intr: Je clas resto “on sere oa Capitolo 3. AMET DI sUCCESSION. 2 Premoua “a 23. Defnizion e prime propsita 7 8 2A. Sooteeioas Limitate > 8 25, Operarion’ con i mit > 9 26. Forme indeteminate 35 2]. Teoremi di confronto "OT 2A. Altre propreth dei Kimi di successions » 99 2, Alain! lit notevel » ao 30. Soccesioni monotOne » io 31. Mnumero e ” 106 32. Sucesson! efate per icoreaza > 0 32. Infinit ordine cresoente > ie 34, Succession! ete Nfeorema di Bolzano Weiemirass "Ile 35. Succession! i Cauchy > us Appeniice a coptoto 3 » 8 36. Algoritmo di Erone: coovergenza e stine delrrore us 31, Ta suscesooe di Fhoaacs BL 34 Valod di aderenza di uaa suciesione > 39. Limite inferiore mite siperiore di una sucorsione 125 sercst 18 Cfitolo$ LIMIT DI FUNZIONL FUNZIONI CONTINUE 40, Premessa > 41. Definiconi * ie ‘© Legnme tr lini i funzioni «Kimi di secession) =” 147 ‘©, Eeemp © proprieta de iit fusion * us 44. Runrion!continse cael 45. iscontinata >is 46. Alcan! teoremi sue fanzion! comtione ” 156 {© Metodo ai bisoge per I caeolo dele radi une ‘equazione "162 48. Tieorema di Weiertass > 6s 49. Continuith delle funzioni monotine ¢ delle funzioni inverse Appendice al eapitolo 4 1 50. Punti di accumulazione SL. Insiemi compatti Bsercizi CapitoloS DERIVATE XX 52, Tasso di accrescimento. Significato meccanico della decivata 53, Definizione di derivata ‘S54, Operazioni con le derivate 55. Derivate delle funzioni composte ¢ delle funzioni inverse 56. Derivate delle funzioni elementari ‘57. Significato geometrioo della derivata. Retta tangente Appendice al capitolo $ 7 58 Le funzioni trigonometriche inverse 59. Le funzioni iperboliche e le loro inverse Esercizi Capitolo 6 FUNIONI Massimi ¢ minimi relativi Teorema di Fermat [ tooremi i Rolle e di Lagrange Funzioni crescenti e decrescenti Panzioni convesse ¢ concave U teorema di L"H6pital ‘Studio del grafico di una funzione La formula di Taylor: prime proprieta angapes Appendice al capitolo 6 67. Tl teorema di Cauchy. I teorems di L'Hopital nel caso generale 68. Sulla continvita della funzione derivata 9. Funzioni convesse in un intervallo AFPLICAZIONI DELLE DERIVATE. STUDIO DI ag. 166 168 168 wa m us 116 9 161 188 2 26 26 21 gee 70. Metodo di Newton per il caleolo delle radiel di un'equa- aione ag, 245 Esercizi ” 29 Capitolo 7 FUNZIONI DI PIU VARIABILI REALL ‘7. Funzioni di due variabli: dominio; rappresentazione car- tesiana 261 72 Limiti e continuita 0 73, Derivate parziali. Gradiente » mm 74, Derivate successive. Teorema di Schwarz ” 26 75. Massimi e mninimi relativi ” 29 76. Funzioni di tre pit variabili reali ” 285 Appendice al capitolo 7 ” 88 71, Differensiabilita ” 288 Beercizi ” 290 Capitclo 8. INTEGRAZIONE SECONDO RIEMANN PER FUNZIONI DI UNA VARIABILE 78 Tl metodo di esaustione 299 79. Definizoni e notazioni 303 80. Proprieta degli integrali defini » 308 81, Uniforme continuit’. Teorema di Cantor 32 82. Integrabiita delle funzioni continue ae 83. I teoremi della media ” 34 Appendice al capitolo 8 ~ 36 84, Integrabilita dele funzioni monotone > 316 85. Funcioni lipschitziane in un intervallo ” 318 Esercizi 39 Capitolo 9 INTEGRALI INDEFINITT 86. 10 teorenma fondamentale del calcolo integrale. 321 87. Primitive. Formula fondamentale del calcolo integrale "323, 88 L'integrale indefinito 305 189. Integrazione per decomposizione in comma “a7 90. Integrazione dele funzion! razionali 329 veteortnanrn a i sraceicetoatasinisnc onto |. Integrazione per past . Tategrazione per sosttazione Calcolo di aree di igure piane Caleoto di volun Integral impropr Appendice al capitoto 9 96. La funzione gaussian 97. Definizione di logaritmo, esponenziale, potema Bsercizi RES8E Copitolo 10 FORMULA DITAYLOR XX 98, Resto di Pesno 99. Uso della formula di Taylor nel calcolo di liiti 100. Resto integrale 101. Resto di Lagrange 102. Tabulazione di funzioni Appendice al capitole 10 103. 1 binomio di Newton come conseguenza della formuls di Taylor Esercizi Capitolo LL SERIE }< 104. Serie numeriche 105. Serie # termini non negativi 106. La serie geometries 107. La serie armonica 108. Criteri di convergenza 109. Serie alternate. 110. Convergenza assoluta 111. Propricta commutativa delle serie 112. Serie di Taylor 113, Cenni sulle serie di Fourier Appendice al capitolo 1 114, TI paradesso di Zenone Esercizi 8 ge SSEseees ee ats Prefazione tone & ee 1) 4 ee tran pe (1D 4 cs et it le 4 Sees Seen 39) 4 4 rem ace tea nes (130) ‘suena 8 u a een & Wo (18, wrens 6 Cor (8 4 ‘ 4 u ren Ht 6) eh ee ore ease 8 enema a) a 7 a rome aoe 6) = et tan ren dene 00) > ciate en mte aia heen 89) a 4 4 secon ci 69, som ten epi eh epee a Site a eer OD u a ver Hei 6) ef BES io u 4 ort Te conning re 8D cont ne tag (20) CAPITOLO 1 1 NUMERI E LE FUNZIONI REAL 1. Premessa 1 metodo comuiemente usato in Matematica consiste nel precisare sean ambiguith i presupposti, da non cambiare durante Yelaborazions 4c} ar ngells teoria,€ nel dedure da tali presuppost, im modo logice ¢ aan oc maggior oumero di informazioni posibit. In alte parole; | jresupposti somo le regole del gioco, che potrebbero esse SA anche | Bresuppows che, una volta inzialo il gioeo, non vengono pi cambite, 1p er ca tal presupposti vengpn0 chiamati postulatioassion. Da ess wiatfante dimostrezion, si deducono i rsultati 0 tzoreni-Sinonimo Gi o> aay vemma, parol pib spess usata per indicate un risultato interme ‘Ge sopeatutte per dimostraze un altro teoreme; alts sinonimi sono coral lario ¢ proposizione. pees punto di partenza & quello di assumere, come postulato, che esata stema def numeri reali. Cio® assumiamo che esista uminsieme ¢4 i> caste the chianiamo nuzeri reali e che inichiamo con R, su cui sia possib}e, wid ccempio, eseguie l-quattro operazionielementari (+, ~y ~»/) OPPure sia possbile stabilire quale @ il maggiore tre due numeri. MT aistema dei numeri reali sicuramente gia familire alla maggioranré degli student che leggono quest pagine. Init stiamo assumendo come, punto di partenza (come assiona) quellinsieme di regole per ops’ ft aaar take i lettre ha sempre usato in modo naturale fin da quando be Fmparato a fax di conto, Per esempio, & per tut namrale che 2+ 3 sia ale a 342, oche 2-3.=3 2 Exprimiame cb in modo generac Pot he Bee aati i b, dicendo che valgono le proprieta commutative delie somme ¢ del prodott: ee bea Qa) aebabea Th tettore conosce sicuramente (provi a scriverle) anche le propriet assouitive, sia rspetto alla sommma che al prodotto, © Ja proprita distribu 10 Indice Capitolo 12. CENNI SU ALCUNE EQUAZIONI DIFFEREN- Sa enna : a at 4 ceed end aaa 7 A es Pas a é tit ee arctal ie eee - EO rene pear eee ori pee a - a ly ee cee es | 122. Equazioni omogence 436 il se mee ee ||| || aa 2 ese ae orp re as ee tes ie He a Me ee eee a \ aes mag ; ee eee “8 UU or e So es ea tt «as | ae rp bebe jee Pi ore PREFAZIONE Gi autori hanno realizzato questo testo di Analisi Matematica I rielabo- rando il materiale del volume di Calcoio, gi ampiamente sperimentato in vari corsi universitari di laurea e di diploma. E stata tenuta nella massima considerazione l'esigenza, sentita da molti, i un libro di testo rigoroso nei contenuti e, allo stesso tempo, snelio e di facile lettura; cid infatti dovrebbe facilitare lo studio della maggioranza di ‘quegli studenti che si avvicinano al corso universitario di Analisi Matema- tica T con il timore (0, forse, con il preconcetto) di non essere a priori in grado di comprendere a fondo I'argomento. Nel contempo, non & stato sottovalutato il desiderio di quegli studenti, ¢ non sono pochi, che deside- rano approfondire argomenti appresi a lezione e risultati particolarmente (e talvolta inaspettatamente) interessant ‘Allo scopo di fornire un quadro schematico d'insieme degli argomenti trattati in questo libro 2 proposto di seguito uno schema di collegamento ei principali teoremi (in génere, di esistenza) trattati nel testo; tale schema dovrebbe contribuire a dare un'idea al lettore del contenuto culturale di un corso di Analisi Matematica, basato non su di un cleuco di formule © affermazioni fini a sé stessé, ma su di una serie di argomentazioni logiche tra loro coerenti e conseguenti, Lo schema dovrebbe rivelarsi utile allo studente, anche per Ia preparazione dell’esame. Oitre all'assioma di completezza, 'intero sistema di assiomi dei numeri reali ® presupposto di tutta la teoria. ‘Altre implicazioni importanti, non contenute nello schema, sono quelle del teorema di Bolzano-Weierstrass (§ 34), che implica il criterio di conver- genza di Cauchy (§ 35) ¢ quella del teorema del’esistenza dei valori intex- medi (§ 46), che implica le continuita delle funzion! inverse (§ 49), che a sua volta implica la derivabilit2 delle funzioni inverse (¢ 55). Inoltre esistenza del limite delle successioni monotone ($ 30) & utilizzata per fo studio det carattere delle serie a termini non negativi (§ 105). Infine, il teorema di Lagrange (§ 61) ha altre importanti applicazioni, ad esempio nei criteri di monotonia (§ 62) e di convéssita (§ 63), 0 nel teorema di Schwarz sullinver- sione dellordine di derivazione (§ 74) 14 Coptoto 1 tiv Nel paragrafo successive @ riportato un elenco completo delle pro- Prieta che assumiamo valere per assioma. Dividiamo tali propriet® in tre gruppi: quelle relative alle operazioni, le proprieta relative all’ordinamento, ¢ Tassioma di completezza 2, Gli assiomi dei numeri reali Assiomi relativi alle operazioni. Sono definite le operazioni di addizione (4) e mokiplicazione (.) tre coppie di numeri reali, con le seguenti proprieta (eb, ¢ indicano numeri reali generici): 21) Proprieid associative: G@edtcratG+o, @-b)-cHa- bo, (22) Proprietd commutative: a+b=b+a, a-b=b-a (23) Proprieta diveibutive: a (b+ c) = a+ b+ (24) Esistenza degli elementi neutr:esistono in R due numeri distint 0,1, talt che ae Oza alee (25) Bsistenze deglt opposti: per ogni numero reale a esiste un numero real, indicato con — a, tale che a+ (~a)=0. (2.6) Eristenza degli inverst per ogni numero reale a # 0 existe un numero, indicato con a", ale che a (a) =1. Assiomi relativi alfordinamento. £ definita Ja relazione di minore o uguale (S) tra coppie di mumeri reali con le seguenti propricta: (07) Dicotomia: per ogni coppia di numeri reali a, 6 si ha a's b oppure b Sa (28) Proprietasimmetrica: se valgono contemporaneamente le relazioni a Sb, 84, allora a= b. @9) Seas aliora vale anche w+ esb+o (210) Se0<%e0 di ogni studente, come ad esempio il fatto che un prodoto > nullo quando almeno uno dei due fatori & mullo, oppure quella regola dei segni per il prodotto (che, dagli studenti delle scuole elementari talvolta 2 accettata come imposizione, perché incompresa) che schematica- ‘mente si enuncia: meno per meno fa pi, oppure Ja norma di frequente applicazione nel risolvere disequazioni: moltiplicando enirambi i membri er una quantita negativa, it verso della disequazione cambia. ‘Di seguito esaminiamo alcane proprieta, come quelle sopra enunciate, che sono conseguenza degii assiomi dei numeri reali (G41) Vale ta regola di semplifcazione rspeto alla somma: se a+b allora'b =. +6 Utiiesiamo gli asiomi (24) © (2), di esstenzn dello zero © delVopposto. 2, ¢ le proprieth commutative © anocative: beOebalee Ca eb= [ea sajeb= C9462) euendo n+ b= ac, si otiene d=Ca+@+b =Car @rdaiededtes = [a+ Casena+e=cs0ne, G2) Vale la semplificazione rispetto al prodoto:se a-b=a-c ese a0, allora b = c. Si pud procedere come nella dimostrazions della proprieth precedent, scabiando la somms eon il prodotio ¢ avendo Waccorteza di ricordare che Vinvervo a” di un numero reale a onze purché sia a0. In tal enzo, nella linea dela dimostrazione ei (21), si hx: bab Lal be(eea)- bea) b= sat @ beat G@- Qala) c= =(0-#)-cxl-coc-iee 36 Capitolo 1 (G3) prodotio ab nullo se e solianto se almeno uno dei due fatior ® mullo. Proviamo preliminarmente "implicazione can it “se”; ot she 40 =O per ogni ‘numero rele . Ricordiamo che lo zero &, per Yassioms (24), elemento neutro ripetto alla Somme, co tnle chen +0 = a per ogni reale a; ricordiamo anche che 1, elemento nevtro ‘apetto al prodotto sompre per Vassioma (2.4) toddisla a relazione a-l= & per ogni reale a. Jn base alls proprietd associative sbbiamo allora ateQra-T4a-Oen- (14 Qeateanaso 4 cui, semplificnndo entrambi i membri in base alla proprith (3.1), otteniamo 20 = 0. ‘Proviatho ors implicazione con solo se tale sop suppaniamo che x= 0:6 #=0 ta tes &rapgiunt; ltiment, se '0, ete Tiaverto #7 © sibs be ona stabs Qn) 2b) Si not che, neltutime passaggio, abbiamo utilizato quamto gid provato nella prime parte delle dimostrazione. La precedente proposizione (3.3) splega perché nell’ambito dei numeri reali non sia possibile la divisione per zero, cioé porché nell'assioma (2.6) di esistenza dellinverso a si richieda che av0. Infatti, se a= 0 allora ab = Ob = 0 per ogni sumero reale be pereid non esiste un numero reale 0 tale che oor a1. G4) Lropposto ai un numero reale & unico. 1m base allassioma (25), per opal numero reals # esse Toppost dia indicato con ~ tale che a + (a) =O. Se aupponiamo che rtu anche # + b = 0, allora, per Ia legge di ‘semplifezione (3.1) i ba ~ a = by quindk Vopposto & unico. 7 G5) Liinverso di un numero reale non nullo unico. ‘Suetsa dimostrarione del ceso presedente. (36) Per ogni reale a vale la proprieih ~ (— 1 numero ~ (~ ) &, per definizione, Yopposto di ~ a; ma essendo Q area reno, risuta che a & Popposto di — 2, cok tun ntmero rele € unico. ‘ ),im base ala proprieth (34) che Popposto di G2) Per ogni coppia di numeri reali a, b rsulta (- 2} i } 1 i 1 ruaer be funzion reall 17 ‘Fer Ia propriet distributive s ba che Ca) baa de (Ca) +a) b=0- bed, a ani ab 2 Popporto di (ab, ict — 0 = ab (88) Per ogni coppia di numeri reat x,» risulta (- a)(~b) = ab. Come conseguensa dela precedente proprith (3.7) della propeetd commutative (22) sbbiame eae [eC b- 1B) a= © Me-F DE Ja conchsione segue intine dalla (36), essendo ~ [+ (8)] = eb. Gili assiomi del paragrafo 2, relativi allordinamento, si riferiscono alla relazione di minore od uguale (S) tra le coppie di numeri reali. La relazione i maggiore od uguale (2) & ricondotta a quella di minore od uguale me- diante la definizione: arbebsa (Il simbolo e= sta per ), dette anche relazioni i minore stretto e, rispettivamente, di maggiore stretto, sono definite da: acbeasbard a>berarbasb 89) Le relazione a ) be, ancora per la (39), equivale ad a Se, (G11) Risulte a 2 0 se ¢ solianto se ~ 2 0. Jafati,per a (29), s¢ 0 5 0 allore OF easasee, ciob nS 0. Viceverst, a $0, allora a+ (~ a) 0,08<2}, Be (be Q:b>0, b>). ‘Tutti i numeri di A sono minori di tutti i numeri di B. Inoltre, per la proposizione precedente, risulta AUB = Q © ANB = ¢. Se esistesse un numero razionale c con la proprietA che a Sc b, per ogni ae A, be B, tale numero dovrebbe appartenere ad A oppure a B. ‘Supponiamo c¢ A. Non potendo essere c $0, ne segue che c’ <2. Siam ‘un numero naturale maggiore di (2c + 1)(2~ ¢), certamente esistente per la proprieta di Archimede (si veda il paragrafo 18). Allora, essendo Un’ < 1/n, 66) (e+t}-e+%s e+ a e+ <2 ad per cui e+} A, il che B assurdo perché ct pit grande di tut al clementi di A. Analogamente si perviene ad us assurdo supponendo c ¢ B. ‘Osserviamo ora che i due insiemi A e B, costituiti da numeri razionali, possono essere riguardati come insiemi di numeri reali ¢ quindi, per I'as- sioma di completezza, existe un numero reale c con la propricth che as ¢ © bper ogniae A,be B. Tale numero, che si pud dimostrare essere unico, & tale che = 2, 2 irrazionale e si denote con il simbolo ¢ = 2. Riassumendo con parole semplici, possiamo dire che velt'insieme dei ‘numeri neturali N si possono eseguire le operazioni di addizione ¢ di molti- plicazione, ma non & possibile in genere eseguire le operazioni inverse di sottrazione ¢ di divisione. Z & un ampliamento di N che permette di caleo- “lare anche le differeaze, ma non i quozienti, Q & un ulteriore ampliamento; in Q 2 possibile esoguire le quattro operazioni fondamentali (ranne natu- ralmente la divisione per zero), ma non @ possibile in generale eseguire altri calcoli altrettanto utili, come ad esempio Pestrazione di radice. Come ve~ dremo, R & invece sufficientemente ricco per la maggior parte delle applica~ | | : | | i J numeri ¢ le funzioni reali 25 t 6. Funzioni e rappresentazione cartesiana ‘Siano A e B due insiemi di numeri reali. Una funzione di A in B& una t legge che ad ogni elemento di A fa corrispondere tno ed uno solo elemento iB. Se indichisimo con f tale funzione, scriveremo f : A + B, oppure y = f(Z), intendendo che ad ogni elemento x € A corrisponde, tramite la funzione f, elemento y = f(z) € B. Si dice che A @ il dominio o insieme di definizione di f. Il simbolo 1( ) indica ua complesso di operazioni che devono effettuarsi su x (argomento di 4) per ottenere y (valore di £), come negli esempi seguenti: L i (61) f() = 2x41 (62) f(x) = ie 63) f= ‘occorre moltiplicare x per 2 e sommare 1; ‘occorre calcolare Vinverso di x; si deve caleolare Ia radice di x; sexe Z (64) f(x) = { Sea eit ety no, € di conseguenza assegnare ad f(2) i 1 attmensi —_valore 0 oppure 1. : ___Lafunzione (6.1 definita pr oguxrealei lire parole i suo dominio! @ tutto R. La fumzione (62) @ definite per x # 0, quindi il sto cominio & A= (re Rex +0} dominio della (63) 8A = [xe Rix 2 0), meatrela (64) 8 defimita su tutto R. i valore f(x) della funzione f in x si chiama anche immagine di x mediante £ | f \ Py b Figure LS i | Ricordiamo brevemente come effettuare-la rappresentazione cartesiana | 26 Captoio 1 4diuna funzione. Riferendoci alla figura 1.5, consideriamo due rette perpenci- ‘colar che si intersecano in un punto 0, origine degli assi. Fissiamo sulle due rette una direzione positiva ed una unit’ di misura. Chiamiamo asse delle ascisse, 0 asce x, una delle due rette, asse delle ordinate, o asse y,'altra retta. ‘Ad ogai numero reale x corrisponde in modo biunivoco un punto Py dett'asse delle x, scelto in modo che il segmento OP, abbia lunghezza ‘guale ad x. Analogamente ad ogni numero reale y corrisponde un punto P, B invertibile © della sua inversa f: BA. cy Figure 17 ‘Ad csempio, la funtione (61) ® invertible infatti sto y = x) rrulta x= (9~ 192. La funzione inveres della (61) ® quindi 73) rie tt ‘Anche la funzione (62) ® invertible e risata 7 (x) = 1 (& soto wn caso che fed T ‘coincidano!). La funzione (63) & anche invertible € C(x) = x, per x 0. Meaire I (64) ‘aoa 2 invertible, perehé non stabilises une corispondenza binnivora tra Tinsieme A= Re Piieme B costtito dei soli due valori 0.1. 28 Capitolo 1 Diremo che una funzione { 2 monotina in un insieme A, se verifica una delle condizioni seguenti (Vx), % € A): (74) £ stretiamente crescente; 1% <%= f(x) < i(,), Hy <%= MR) $ £0), xy <%= M5) > fla), <9 ti) 2 fp, (78) fcrescente: (76) f stretiamente decrescenie: (1) f decrescente: ‘Una funzione che verifica la (7.4), oppure la (7.6), si dice stretamente ‘monotbna. : "Ad esempio, la funzione (6.1) & strottamenite crescente su R; le funzione (62). strettamemte decrescente, separatamente negli insiemi {x > 0) ¢ [x < 0}, La funzione (63) @ strettamente crescente. La fonzioné (64) non & monotina su R, ‘Cisara utile nel seguito un criterio per riconoscere se una data funzione & invertibile. Rimandando al criterio di invertibilita del paragrafo 46 per una visione pid completa dell'argomento, supponiamo che a corrispondenza tramite tina funzione f tra-due insiemi A © B sia tale che ad ogni y¢ B corrisponde almeno un x ¢ A. Se £2 stretiamente monotdna allora ® anche inveribile. Infatti, ad ogni y €B corrisponde un solo x € A per cui f(x) = Ys perehé, se ne esistessero due distinti x, # X,, i corrispondenti valori f(a). (2) Sovrebbero essere diversi fra loro a causa della stretta monotonia. ‘Concludiamo il paragrafo con alcune utili definizioni e notazioni. Sia: A > B una funzione da A verso B. Se X @ un sottoinsieme di A, Vimmagine di X mediante f, indicata con £(X), & il sottoinsieme di B desi- nto da a) £00 Gi simbolo 3 si legge esiste). Liinsieme f(A), cio® "immagine di A mediante f, si chiama codominio if, Evidentemente, la funzione f & suriettiva da A verso B se e solo se il suo codominio coincide con B. Se ¥ @ un sottoinsieme di B, immagine inversa di Y mediante f, indicata con £°(Y) @ il sottoinsieme di A definito da = lye Bidxe X:y=1@)) (79) 1X) = (ke A: f(x) © Y}- Diamo infine la definizione di funzione composa mediante due fun- 1 mumeri ete fancioni reli 29 ‘oni, Siano X, Y, Z tre insiemi e siamo g : X + ¥ ef: ¥ ~> Z due funzioni, tali che l'insieme Y contenente i valori della prizaa coincida con il dominio della seconda. Allora si pud considerare la funzione composia bh : X > Z, ddefinita da h(x) = f(a(x)) per x € X. Tn tal caso si sa la notazione b = fog; in altre parole, si pone fg(3) = f(g(s)) per ogni x © X. 8. Funzioni lineari, Funzione valore assoluto Si chiama funzione lineare (0 funzione affine) una funzione del tipo 1) yem+q ove m, q sono numeri reali fissati Si verifica facilmente che il grafico di una tale funzione & una retta, di cui if parametro m é detto coefficiente angolare. ‘Ogni funzione linease @ monotdaa su R, anzi,strettamente monotone se m 0, Infatti, basta considerare x <%; © f(x) = mx + q, da cui (2) fix) = mx, +4) = mm + 4 se il coeificiente angolare m positivo, allora, essendo x, < x, risulta anche mx, < mx € quindi {(x,) < f(x) ; in questo caso f(x) risulta strettamente crescente su R. Se invece m @ negativo, allora da x, < x, Segue mx, > mx, € quindi £(2,) > £(x) ; percid, se m < 0, la funzione lineate f(x) @ stretamente Geerescente. Infine, se m = 0, allora risulta f(x) = q = costante; essendo 4(x,) = f() per ogni coppia di valori x;, x, la fanzione f(x) & contempora- neamente crescente e decrescente su R; si dice brevemente che la furzione @ costante su R. Il grafico di f(x) in questo caso & una retta parallels all'asse x, costituita dai punt (x,y) con ascissa arbitrariae ordinata costante uguale 2 g Rivordiamo i eriterio esposto nel paragrafo precedente eiterio in base al quale un funsione rretimente monoténs #1 un isieme & anche inveiile su tae insieme. Nel caso {in consideranion la ftione f(x) =anx + qe sretamente monotone su Rse my Oe quindt tach invertible em + 0, Tale fatto & di semplie verfica dretta: infat se m + 0, vale equivalence: @ yemeqg © pet} ‘he, con i simbolintodott nl parugrafo precedente, sign che I nzine vers *G) deli funzione lincare f(x) « mx + q data da yea 6) Pye 30 Capitolo 1 Al contrario, se m = 0, la funzione cortante f(s) = q non stabilise una corrspondensa Dinnivoce tre Vinsieme Re V'inseme B = (g)costtuito dal solo valore y = q; pere® Is funzione costante f: R + {q) non 2 invertible. Dato che per due punti distinti del piano passa una ed una sola retta, per disegnare il grafico di una funzione lineare & sufficiente calcolare V'ordi- nata y in (8.1) in cortispondenza a due valori distinti della variabile x. ‘Ad esempio, nel caso della funzione linesre y= 3x 1, xd x = Oorvsponde y =~ 1¢ ad 1 1 corrsponde y = 2: pertanto il grafic & come quello in figura Lf ottenuto cisegoando la rma paseante per i punt di coordinate (0, ~ 1) « (1, 2). I lettre ritrovi da solo i grafico in figura 19 relative allx fumsione lineare y ~ 3 ~ 2x. Figura 18 Figura 19 11 valore assoluto (0 modulo) di x, indicato con il simbolo |xl, & definito da x se x20 @s) Ble yee I grafico della funzione valore assoluso f(x) = [x] & composto da due semirette per Vorigine, di equazione rispettivamente y = x ¢ y = — x, come nell figura 1.10. {I muameri ee furcioni reali 31 : y=lx) 7 x Figure 110 Pit precisamente il grafico in figura 1.10 della funzione valore assoluto & lunione della semiretta di equazione lineate y = x, con x2 0. della semiretta y=~%,conx <0. ‘Le seguenti proprieta.sono diretta conseguenza della definizione (8.5): @6) kl20, vxeR; C2) be =o; (88) [ext = be, VxeR 9) bys ml = bal - Boal Va meR 810) In / mle bm, Vx Rm 0. Dimostrinmo ad exempio la (8.9): sx 2 Oallora [xl = xe quid in qusto caso [a2 se ince 0,allor [l= — xc qun exeado—>0, a> Odeon el 2 per omixe La (67) & immediate; le (89), (210) sono dizetn conteguensa della egola dei ey Proviamo in (83):sex> alot =x e[-xlv= (ex) = aa che ~2 0; anche in questo caso [al = - x. Infine, e 2 = 0, si ha ~ 0 = O'e pertanto | Ol = [0 Esaminiamo ora le seguenti proprietA (8.11) ¢ (8.12), la eui interpreta- ione geometrica & schematizzata in figura 1.11. PROPOSIZIONE. — Per ogni numero reale + 2 0 valgono le equiva lenze: al) Wsre “1 a a a 6.12) bi 3 (6: veda soche i paragrafo 11 sul principio i indozion). (2) Osu 0 per ‘cui (x) = x = y. La condizione di stretta monotonia (9-2) implica, come osservato nel paragrafo 7, che Ja funzione & invertible. Percid & definita la funzione inversa di f(x) = x* (x 2 0), che si chiama fumzione radice n-sima, € si indica con @3) £1) @20). I grafici delle funzioni (9.1), per x 2 0, ¢ (9.3) sono come in figura 1.12. SP eee ape berpe i ee pe ee Ee eee eee aoe eae 3 Capitolo 2 sasuarinadoscraustl i | i Figura 112 Per mezzo delle funzioni (9.1), (93) si pud definire lelevazione ad esponente razionale (m, p ¢ N,x€R, x>0): (4) ee, me ee, ¥ ‘A questo punto 2 stato definito il significato di a’, con a numero reale positive e b numero razionale. Utilizzando V'assioma di completezza é possi- bile estendere la definizione di # anche se Pesponente b ® ua numero reale non razionale, come vedremo nel paragrafo 20 in appendice al capitolo 2. ‘Un’altra definizione equivalente & proposta nel paragrafo 97. Blenchiamo aleune proprieta: (05) abeateabtey (atyeate. (9.6) a> 0. oe ON acd c>0 = aed. 3 (98) acd, e<0 > fot | @9) art bee = aa! (010) acl, bec = aoe Dallespressione a derivano due diversi tipi di funzione, a seconda che si faccia variare la base a o Pesponente . Nel primo caso consideriamo la {funzione potenza {(x) = x" ,con'b € R fissato, Nel secondo caso abbiamo lai 1 numeri ete funzioni reali 35, funzione esponenciale {(x) = a , con a numero reale positivo fissato. Casi particolari della funzione potenza f(z) = x° sono quelli con b = n € N, oppure b= 1/a, gi esaminat in precedenza, La funzione potenza, per x > 0, in base alla (9.6), & positiva. Inoltre x* 2 une funzione stretiamente crescente se b > 0 e stretiamente decrescente se, b <0, in base alle (9.7), (9.8). Esempi di grafici nei vari casi sono riportati in figura 1.13. y y| y 4 4 7 7 7 x 1 x » ® con b>1 x con O 1 e stretiamente decrescente se 8 <1, in base alle (9.6), (9.9), (9.10). ‘Esempi di grafici sono riportati in figura 1.14, 7 x Figura 14 Uncaso notevolmente importante, ¢ cid diventera chiaro nel paragrafo 56 nello studio delie derivate, si ha quando la base & uguale al numero di Nepero = 2.7. (definito nel paragrafo 31). In tal caso ovviamente si indica la 36 Capitolo 1 funzione esponenziale con f(x) = e* ; dato che ¢ > 1, la funzione e & cre- seente, Se a= 1, la funzione a" & identicamente uguale a 1. Si dice in tal caso che la funzione ® costante, Naturalmente una funzione costante non & inver- tibile. Se invece a # 1, allora la funzione esponenziale a° & invertibile, La funzione inversa ® definita sui numeti reali positivi (dato, che immagine della funzione y = a° & appunto costituita dai numeri reali positiv); si chiama furzione logarimo ¢ si scrive £(x) = log,x. ‘Quindi la fiunzione logaritmo & definita da: (41) yelox Wax Si suole omettere Vindicazione esplicita della base, se tale base @ il ‘umero e. Quindi: (0.12) yrlgr = © Le formule (9.11), (9-12) sono molto usate anche nella forma seguente: (9.13) aha; eta (x>0) Se ta base ® maggiore di 1, come nel caso (9.12), if logaritmo ® una funzione stretiamente crescente. - Tnfatt, siano x, con O 0; 16) Jog, x = blog, x, Wx> 0 hb (0.17) 10g, x = log, x / log, b, Vx>0. : 10. Le fanzioni trigonometriche Riportiamo in questo paragrafo up breve riassunto di nozioni di trigo- nomeiria, in genere gid note al lettore. 1 letiore sa misurare gli angoli in gradi; ad esempio un angolo retto rmisura 90°, un angolo piatto 180°, un angolo giro 360°. Per studiare le funzioni trigonometriche @ oppottuno adottare una diversa unita di misura per gli angol. Definiamo la misura dé un angolo piano espressa in radiant, Essa & data dalla lunghezza dell'arco di circonferenza di raggio 1 © centro nel vertice dell’angolo intercettato dalle due semirette individuanti 'angolo (si veda la figura 1.16). (AEN Figura 116 Ie ete =~ I sens Ea 38 Copitlo 1 Si conviene di denotare con x (pi gréco) la lunghezza di una semicircon- ferenza di raggio 1. Cid significa che, espresso in radianti, un angolo piatto misura 2, un angolo retto misura 2/2, mentre un angolo gito misura 2x (la unghezza di una circonferenzs di raggio 1 & 2x). Come tutti sano, un valore numerico approssimato di x & s ~ 3.14. ‘Analogamente 2 quanto si fa per M'ascissa su di una retta, si definisce unorigine ed un verso di rotazione positivo (si suole scegliere il verso antiorario a partie dall'asse delle x) € si considerano in modo naturale anche angoli maggiori di 2x radianti, o angoli minori di zero. Cosi Tangolo x geometricamente corrisponde all'angolo x + 2x ed anche all'angolo x + 4, oppure all'angolo x— 2x, o in generale all’angolo x + 2k, per ogni ke Z. ‘Le funzioni sen x, cos x si definiscono rispettivamente come Uordinata © ascissa del punto che si trova sulla circonferenza di centro T'origine € raggio 1 e che sotfende un angolo crientato di hunghezza x, a partire dal- Passe delle ascisse (Geura 1.16). ‘Le funzioni sen x, cos x sono definite per ogni x ¢ R, mentre l'immagine delle due funzioni & compresa tra - 1 ed 1, cio: 01) -1Ssenxs1, -~1Scsx<1, vreR, 1D grafico delle due funzioni # riportato in figura 1.17. Nel paragrafo 63 sara indicato come ottenere il grafico; per ora il lettore controlli sul grafico il segno delle due funzioni in base alla definizione. Le funzioni sen x € cos x ‘hon sono monotne su R. Figur a7 elle numerose relazioni tra queste due funzioni, la pit importante ® senza dubbio quella che segue dal teorema di Pitagora su triangolirettangoli. 1 numeri te fanzioni real! 39 b Figura 138 E uli siocdare come s ottiene una dimostrione del teorema di Pitagre per un ‘vangolo retangolo con exe funghi s,b € ipoteausa Inaga ci veds la figura 22.1 trangoo retangoioripetuto pi vole i Sgura 1.18 ha eae Tang, be dagok c, 2 ore alFangoioreto, Evidentemeate e +B = 3/2 (percé la toma Soi angol tera ch ‘sianglo vale) ne segue che ance Tango y in fina 3.18 ® upuale a2. Perdb rombo ai ato © rappresentato nella parte desrn dll gata 1.18 2 in reat un quadato, ‘Lratea del quadrato pit grande, dl Ito a = b,@ (a+ b)- Tale ern 8 po ottasre sommando le aeeéelle gure component (quataa tango retangoi dicated, , ed un ‘quadrato di ato), eo’ 4(ab2) + &. Pers dab +2 = at + b+ 2a, cui il tcorema di Phogore: 02) sed, Applicando il eorema di Pitagora al triangolo rettangolo di cateti [sen x| ¢ loos x} ¢ ipotenusa uguale a 1, si trova la relazione fondamentale (203) sen? x + cos* x= 1, YreR. Sono anche importanti ie formule di addizione: (20.4) sen(x, + 5) = sen x, 008 x, + sen x, 008 x; - os) 08 (x; + 1) = 08 x; 608 xy F Sen xy Sen xy Se nelle identita sopra scritte scegliamo il segno + € poniamo + otteniamo le formule di duplicazione: sen 2x = 2 sen x-cos x 40 Capito 1 = ~~ Figun 119 (10.7) 08 2x = cos? x ~ sen? x. ‘A partie dalle funzioni sen x e cos x si definisce la funzione sangente sen x 08) x= iV cui grafico & rappresentato in figura 1.19. : q ! E » tox Oo cosx A 8 : Figura 1.20 La funrione tangente & definita se cos x # 0, ciot se x #:/2 + kit, con k © Z. Usando le proprietd dei triangoli simili (BT = BT/OB = AP/OA), si vede che la tangente di un angolo x si pud rappresentare come in figura i ; Truameri¢ le furzion! reali $1 1.20. Dalla figura risulta chiaro che, se 0 < x < s/2 allora valgono le disuguaglianze Gos) O 0: idea di base @ Ja seguente: supponiamo che a, sia un'approssimazione per ‘ccoesso di fr, cio’ a, > 4. Alora, moltipticando entrambi i membri per 1K /ay, si ottiene 24) mE ‘Quindi il numero x/a, 2 un’approssimazione per difetto di yx , come in figura 1.21, a a 0 az Figura 121 # ragionevole pensare (¢ lo verificheremo tra poco) che Ia media tra a, wa, cioé il mamero wa “fed, sia napprossimarione migiiore i Yk Inlte, a un’approssimazione per ccesso i x, cok ay > 4x; infatt: (023) (a, - BF > 0. (+x -2 a, 8) i Ta Come fatto in precedenza, # partire da a; possiamo costruire una nuova approssimazione per eccesso'ay € cosl via, secondo la legge: wa | an 3(a+2) arheez): uameri¢ le funtioni rea 45 Volendo calcolare 2 , si pone x = 2 € si sceglie, ad esempio, a; = 2. Si ottengono i valori: ee eer Lae JLRS SG eae 2 [as [tases | amas [ras [uae | \Verifichiamo in generale che I'algoritmo di Erone & un buon metodo di calcolo per kx . Assegnato a,, abbiamo definito a,., in funzione di a,: (125) mand fs + 2) Abbiamo gid verificato, con le (12.1), (12.3), che (26) ak, xe. WneN. a Dalla seconda delle due relazioni sopra scritte si deduce che 27 aad f* + 4) Law. 2 Sottraendo ad entrambi i membri (x , otteniamo. (28) fn <3 ee voeN Orsi, a iferenca tag € nore della meta della iferenza tra 8, © joe Lenore (= a, ~ fr) che si commette, scegendo a, come valore approssimato di yx , si dimezza ad ogni iterazione. Dalla (128) si deduce Ia STIMA DELL'ERRORE. — La differenza, 0 errore, ayy, — Xt stima, con Ferrore iniziale ay — 4% nel modo seguente (29) ta Rk y= vneN 45 Capioto 1 Dimostrazione: si basa sul principio di induzione (introdotto nel para- grafo 11) ¢ atitizza la disuguagiianza (12.8). Pern = 1 la tesi (129) & ‘erificata, perché essa coincide con le (12.8), quando nella (12.8) sisia posto nel. ‘Seguendo il metodo di induzione, assumiamo la (12.9) come ipotesi; allora per la (12.8), con n + 1 al posto di n, si ha: aa} Gen < (42.10) 1 <2 Wes ew. Cid prova che vale la (12.9) con n + 1 al posto di n. In base al principio i induzione Ie (129) & dimostrata per ogni n © N. ‘Anticipiamo i Linguaggjo dei limiti del capitolo 3: dato che il secondo membro della (12.9) tende a zero per n+ (U2" & vicine a zero se m @ grande), ne segue che anche ayy ~ Vi (> 0) tende a zero, cio? ay; (ed anche a,) tende a yx per n=, Riprenderemo 'argomento nel paragrafo 36, approfondendo in partico- Jare quanto detto circa Ia convergenza dia, a yx. Esercizi 11 —_Dimostraze che a? 2 0 qualunque sia il aumero reale a! [Se 220, la conclusione segue direttamente dall'assioma (2.10). Se invece a <6, allora risulta — a 2 0 (si veda Ja (3.11); ancora dall’assioma (2.10) segue che (~ a) ( &) © 0. Infine la conclusione deriva dalla eregola dei segnir (38): a) Ca) =a-a] 12 —_Dimostrare Fequivaleaza enunciats in (45), cits AcB «@ BeAr [Nelhipotesi che A cB, se x € BF allora x-€ B ¢ quindi, dato che AGR.1e A Perdd x © A‘: Gd prova che Bt c A*. Limplicazione jnversa & si prova in modo analogo] 13. Mostrare che sono equivalenti le te affermazioni: AcB, AnB=A; AUB=B. i 14 1s 16 ww 18 19 [ ruameri ee funziont reali 47 Dati due insiemi A, B con A 2 B, indichiamo con A - B T'insieme complementare di B, cio’ A - B= [a ¢ A: a € Bl, Mostrare che A-@00=(A-B)U(A-C) A-BvG=(A-B)n(A~C). [NeWVinsieme $ delle rette del piano consideriamo la relazione % definita da (¢, 8) © se r= s oppure r 2 parallels a s; verifcare che & 2 una relazione di equivalenza. Nettnsome N dei umes net cosderiamo a relzione defiita (mn)eR se Ike Nu[:n=mek ‘Verificare che @ una relazione d'ordine (deta relazione dordine usuale in N). Invece le relazione 3 definita in N de (mn) eH se 3kENom=msk 4 chiama relazione ordine siretto in N. Provare che se 2 ¢ Ze be R~Zalloraa+be R~Z. [Supponiamo per assurdo che a + b « R~ Z, ciot che a + b ¢ Z. Allora, dato che a ¢ Z, anche ~ a ¢ Ze quindi (a+b) + (a) € Zu} Provare che se ae Q,a#0,be R-Qallorsa- be R-Q. Provare che il numero (2 + 8) non ® razionse [Se pee assurdofosse 2+ Y3 = min, com m,n numeri natural primi fre Joro, alors, elevando al quadrato entrambi i membri, avemmo (B+ GP a242Ge3em se, io’ ancora, sviluppande i ealooli: gee 2 ‘A secondo membro della elzione precedente compare wn aumero rch ale. Perc In dimostreione & ricandotta a provare che non ® un Share risionale; la dimovtesione di te atforscaene, da tna ainie ila prova dela propociione del paragrafo 8 relatvn ala irezionl 2,2 lascata al Jere] Provare che ¥2 non & un numero razionale. 48 Copitolo I aL 12 113 ae ais 116 Dire per quali x € R sono definite le seguenti funzioni: ® Woz ©) gy - Foes (c) (4) 1 © wey © wey © =yRITT © 1) = [@)251; (0) Vee RB; ()x# = 1;(@).x<—1 oppure x> 1; (e) x21 oppure xS-L(f Vee R) isi riferisce alle fuazioni del?eserixio precedente, Stabilire te Ie fun- ‘oni (a) (0) sone inverbili nel loro inseme di defisiione. Stabile noire s le funioni(c, (4), (¢)() sono iver neti intersezione del Toro insieme di definizione con Finieme [x > 0), Calclare, se possibile, la funzione inverea Disegnare per punt { grafic delle funzioni (c), (9. {Tutte le funzion, tranne quella in (b), sono invertbli neg insiemi indicat] Dimmostrare che lef? = x. Dimostrare che la relazione fxl > 0 8 equivalente alla relazione x # 0. Dimestrare I disuguaglianza ty, ~ Ha < bl + Do [La esuguegtionzs triangoare (8.14) applica a numer eam © ~ 8 hii fy — ml 1, allora x" < x"; mentre, se 0 < x < 1, allora > 2", Une quae prope per dsejpare pprecsiaivamente pr To 0i gate iP. porn lon OBEN Stubite per quali sume ral x valgoo le diequaion ) My ) any-8 oy © anroin + @ 3 © aya? ® any-¥s0 Ula) x <1 oppure x >3; (6) 1 h@)x<- 12; ¥x6 R) ‘Consicerinmo la funzione esponenziale f(x) = a" ,con a> 1 Si provi che, comunque si fissa un numero reale y, esiste un numero reale x per cui Boy. [Si us le disuguaglianza di Bemoalli (115)} Si calcoli i valore dei seguentilogaritmi: og: 2 logs 27; loge 8 1ogs 5; logs 36; logy 1 logs (1/2); logs (1/3); Josie 4; logis (19); 10g 2: onus I BE 8 32; 1250; ~~ 1, 2:2, - ua; 0) Si dimost la relazione (9.14), ciot lots (5%) = Jog, x; + log,» oniamo logy x; = ¥; «Jon, 3 ah xn, de cain) Si dimostrino le relazioni (9.15), (9.16) per i logaritmi. [Si pad usar Io stesso metodo indicato nell eserczio precedente} ‘Si dimostr'sformela (9.17) di cambiamento di base peri logaritmi. Cit, Van 0. = Yi clot a Pex Qhindi 50 Capito 1 128 129 130 13 sex>0e8,b>0,4,b21, allora log, x= log, x/ log, b. [Ponizmo y = log x, ciod b” = x. Caloolando i logaritmi in base a di eatrambi i membri ..) Sapendo che log, x = y, Yetificare che toratesy begs lon Gey etty Risolvere le disequazioni (Ja base del logaritmo @ il numero e) (beg x>0 ©) gx 1 (a) jog <1 (©) tog P=Sr4 N20 Og r-x4) <0 [(@) x> 1; (0) 0< x <1; ()x> 6; (A) 0cx< Ve; (©) x<2 oppure x> 3: () -1 0, invece che da una circoaferenza di raggio 1. Per angoli x maggiori di zero € minor di x/2 ci si pud riferire ad un triangolo rettangolo OBD come in figura 1.22. Sceglicndo sulipotenuse OD un panto C in modo che OC = 1, risuta sea x = AC, cos x= OA. ‘Usande le proprieta dei triangolisimil, veifcare che valgono le seguenti relazioni per {lati del triangolo OBD: 30 op sak OD” oD’ > c 1 ° A B Fer 22 ‘Verificare che sen (n/6) = 1/2, sen (xi4) = ¥2 12, sen (x13) = 1B 2 [Si us il teorema di Pitogora per i triangoli in Ggura 1.25) 132 133 134 135 136 137 Figura 1.23, Analogamente all'esercizio precedente, verificare che cos(z/6) = = 1B 2, cos (x14) = 2 22, cos?) = 172. ‘Usando la definizione, verficare che @) senex= sen x ©) cos (=x) = cos x (© sen (+ 2) = cos x @ sea ls| = been al, ‘Usando le (10.6), (10.7), (10.8), verificare che Veebma] 2ex wm: ‘NelVintervallo 0 < x < 7/2 la funcione sen x ¢ crescente, mentre Ja fun- ione cos x decrescente. Dimostrare che in tale intervallo la funzione tg x 2 crescente. [Si msi ta definizione; Vipotesi ¢: Dex, <0 e) xP ¥3r>0 @ 1-80 @ B34 4>0 {Gx =}, oppure x> 2; (0) x< ~3, oppure x>0, (0) -10 (@) #4384220 © ta +4oo © 24150 [(@ x<-3, -2 3; (b) nessuma solutions; (-) x < = 2 3>2@O VIER: re2 Pi Ve R] ‘Vsondo il principio di induzione, dimostrare le formu: @ 2444 Braet eDen2 ) P42e Peete nla tt) Gas 6 (0 PePs R448 =pOryae i 1 2 nei) aed " Dimostrare, usando it principio di induzione, che se x = y 2 0 allora si ha F-ysGty Ph @-y) : ee {Siu la elaine: +9)" —y) ox ay taty y= ay Saye y") 22" yh eke vale dato che 32 y"] ‘ Dimonrare che 1 somaa delle misure dghangot inter! un poligono i piano con 3 3) lati (@ ~ 2) a. {Congiungsndo due verti si pud dividers un poligono con (x +1) lati in hn poligono con n lati ed un taugolo ~) ‘Consideriamo Valgoritmo di Brone proposto nel paragrafo 12. Verificare the, sex =, allora vale i sno ot uguale nella stima (128), coe { 5 i : * numeri ¢ te funsioni reali 33 1 va Nat eN Sia x > 0 ¢ sia a; un’approssimazione per difetto di~ fx, cic? 8, < ~ Sino inoltre 9, 85, Hy n~ Gefiniti come in (12.4), (12.5) Verificare che si 8 costruito un algoritmo per caleolare - 4 FA CAPITOLO 2 | COMPLEMENII Al NUMERI REALL Raccogliamo in questo capitolo alcuni complementi ai numeri reali Introduciamo Vestremo superiore ¢ Festremo inferiore di un insieme di numeri reali, Ricordiamo la rappresentazione, decimale. Introduciamo il caleolo combinatorio ed i numeri complessi. Ticoncetto di estremo superiore, introdotto nel seguente paragrafo 13, 2 fondamentale per la trattazione della maggior parte dei teoremi di esistenza dell’Analisi Matematica, come ad esempio per Ja dimostrazione del teo- tema sulle succession! monotdne del paragrafo 30, 0 per altri teoremi di esistenza (Bolzano-Weierstrass, Weierstrass, ecc.). 13. Massimo, minimo, estremo superiore, estremo inferiore Sia A un insieme di numeri reali. I! massimo di A, se esiste, 2 un ‘numero M dellinsieme A che & maggiore od uguale ad ogni altro elemento dellinsieme. In simboli: (31) M massimo di A Mza Vac As (Ms max A) = { Mea. Analogamente, il minimo di un insieme di numeri reali A, se esiste, ¢ un ‘numero m dellinsieme A che ¢ minore od uguale ad ogni altro elemento di A. In simboli (m=min A) <= (132) m minimo di A. msa, Vac Ay Ime A. ‘Non tutti gli insiemi di numeri reali hanno il massimo ed il minimo, Ad 56 Captoto 2 esempio, se A 2 costituito da tutti i numeri reali positivi, A non ha né ‘massimo, né minimo (non esiste il pit picoolo numero reale positivo; ad ‘esempio, lo zero non & il minimo, perché non appartiene ad A). Si verifies facilmente che quando esistono, i! massimo o il minimo sono nici. Infatti, se My € Mz sono due massimi di un insieme A, allora per definizione M?a M24, sma dato che M, ed Mp sono clementi di A, posto a rispettivamente uguale a M, ed a M, nelle relazioni precedenti, si ottiene M; 2M; e My > My, cio Mi = Ma. Un numero reale L si dice un maggiorante per un insieme A se L> a per ogni ae A. Analogamente un numero -reale ¢ & un minorante di A, se FS a per omiae A E bene notare esplicitamente che un insieme A non sempre ammette maggioranti o minoranti, Se A & di nuovo linsieme dei numeri reali posi- tivi, A non ammette alcun maggiorante, mentre lo zero (ed anche qualsiasi snumero reale negative) @ un minorante di A. Diciamo che A 2 limitato superiormente se ammette un maggiorante. A 2 limitato inferiormente se ammette un minorante. Infine si dice limitaro wn insieme che & limitato sia superiormente che inferiormente. In simboli (si Jegge esistono): wack 33) Alimtao => 36LeRtsasl Vaca, ‘Tenendo presente la definizione (8.5) della funzione valore assoluto, si riconosce facilmente che: PROPOSIZIONE. — Un insieme A 2 limitato se e solianto se esiste un numero positive M tale che 34) fal 0daeA:M-eQaacAmeera, 58 Captolo 2 Quindi, se un insieme 2 limitato superiormente esiste |'estremo superiore ed 2 un numero reale. Se un insieme @ limitato inferiormente esiste Vestremo inferiore ed & un numero reale. E utile introdurre i simboli + =, ~ » per descrivere gli insiemi non limited. Preisemente, sin A un insieme non wioto. L'estremo soperiore di ‘At see A non ¢limitato saperiormente;estremo infriore di A & = se ‘A non & limitato inferiormeate. In simboli: 23:10) supA=te = VLdaeAa>L aaa) infA=-0 o> VGRae Arace Nelle relazioni sopra scritte oi si pud limitare considerare L > 0 ¢ ¢<0. Facendo uso dei simboli +e e - e si pud quindi affermare che ogni insieme non vuoto di numeri reali ammette sia estremo superiore che estremo inferiore. Se Vinsieme & limitato superiormente allora Vestremo superiore & finito; se Tinsieme & limitato inferiormente allora T'estremo inferiore & finito. Concludiamo con alcuni esempi; se A (x © Rx > 0}, allora (3342) supA=+e, infA=0 ed il massimo e minimo di A non esistono. Se B = {(n ~ 1)/n: n © N} ('in- sieme B @ schematizzato in figura 2.1), risulta minB 41= supB (0313) Se infine C = {(a + 1)in: n € N}) (si veda Ia figura 2.2), si trova (34) sup C=maxC=2, inf C=1. Siano A e B due sottoinsiemi di R e f una funzione da A verso B. Per ogni sottoinsieme X di A, Iestremo inferiore (risp. Vestremo superiore) deilinsieme £(X) si chiama estremo inferiore (visp. superiore) di { su X. Si pone inoltre intact tantly isan eioe aan Sata ena eet Complement a numeri reali 59 (3s) ing, f(x) = inf (X), sup f(x) = sup £(%) Se poi {(X) & limitato inferionmente (risp. superiormente) si dice che la funzione f & limiata inferiormente (risp. superiormente) su X. Se infine f(X) @ un insieme imitato, si dice che f & limitaza su X. Ame infC 2=maxC 65 4 3 1 fe ah ae eT ‘Figure 2.2 14. Rappresentazione decimale dei numeri reali Ricordiamo la rappresentazione di un numero reale in forma decimale, utilizzando le dieci cifre: 0, 1, 2,.., 8, 9. Per un numero naturale a, con n+ 1 cifre, usiamo Ia rappresentazione 4.) a 10 +a, 10+. +0, 1P +0, 1042, dove ay 5 & yan &, Sono numeri interi compresi tra 0 ¢ 9; cio® sono Je cifre del numero a. (Ogni mumero razionale m/n ¢ il repporto tra due numeri interi m, n, di cui il secondo diverso da zero. E ben noto che, nel sistema di numerazione ecimale, min pud essere rappresentato mediante un allineamento decimale periodico, eseguendo ta divisione del numeratore per il denominatore. Ad esempio: 042) = 05 = 0.5000. 1 1 3 3703 = 0333.. Se il periodo & zero, come per 1/2, si parla anche di allineamento decimale finito. Notiamo uso del punto, anziché della virgols, in confor- ‘mita alle notazioni internazionali, ed anche alla notazione adoperata dai computers. Sempre il risultato di una divisione tra due numert interi dt luogo ad una espressione decimate periodica. Supponiamo di esegnize la divisione tra due fnteri m, 0 (per semplicita prendiamo 0 < m < n), ed indichiamo con CG): tas Ge Joos Te » Ge) » tispettivamente i Testi e le cifre quo iente (scriviamo accanto il caso particolare m = 1, n = 7): © Coptic 2 (143) om a 1 n aa 3 (0.428571 8 2 6 : 4 y 1 (Ogni resto my un mumero naturale minore din. Quindi, dopo n itera zioni, il resto r, deve necessariemente coincidere con uno dei rest trovati in precedenza, Cid implica che da quel punto in poi il procedimento di divi sione si ripete ciclicamente. Nell’esempio sopra indicato risulta 1/7 = (0.542857, con un periodo di 6 cifre. Viceversa, ogni allineamento decimale periodico pud essere tasformato in un numero razionale mediante la sua frazione generatrice, cod quella frazione che ha per mumeratore le cifre del periodo e per denominatore altrettanti 9, Ad esempic: (14.4) 04131313... = 13199 ; (43) 0.1333... = 0.1 + 0.0333... ape ne gc 10 * 10° 9" 30" 15" ‘Torneremo su questo punto nel capitolo 11 (paragrafo 106) sulle serie. (Ogai numero reale si pud rappresentare con un allineamento decimale del tipo A 46) ae ma, a as se a 2 un numero reale positive, m 8 la parte intera di a, cio’: (ary T numeri a , a , ay .. sono cifre decimali, ossia clementi dellinsieme {0, 1, 2, , 8, 9}. Abbiamo visto che un mumero.reale & razionale se la successione delle sue cifre decimali 2 periodica; & irrazionale nel caso con- taro. Introduciamo le seguenti notazioni, per indicare wn intervallo di estremi abeR = il pit grande intero minore od uguale ad a. esses cents cet SL aN eR DL RSS niece Complament ai numeri reali 6 @bafeRacr 2, si procede allo stesso modo, cio® si scealie il terzo elemento tra gli (a ~ 2) Fimasti, Quindi, se k = 3, il numero delle disposizioni & n(n ~ 1)(a - 2). E cost via, se k > 3. ‘Une disposizione di n elementi tra gli n dati (k = n) si chiama permute- ione deplin elmenti, Ponendo k =n nella proposizione precedente, si ottiene che i mimero delle permutazioni di n clementi &: asa) phon (a1) + (a 2nd 25 il simbolo n!, che indica il prodotto dei primi n numeri naturali, si legge «n ‘fatioriate>. stsarcasenskibeat Complement i numeri reali 63 Tenendo conto del simbolo di fattoriale sopra introdotto, si riconosce che il numero di disposizioni di k element tra n dati si pud anche scrivere: ass) nfo = 1a =k +1) = Una combinazione di k (¢ n) elementi tra n dati ¢ un sottoinsieme (non ordinato) di k elementi; consideriamo uguali due combinazioni che hanno aii stessi elementi, indipendentemente dall’ordine. PROPOSIZIONE. — Il numero delle combinazioni di k elementi ra n dati 2 Prima di passare alla dimostrazione osserviamo che il simbolo a primo membro della (15.6) si legge «nsw ke, ed & chiamato coefficiente binomiale. E utile dare un significato a tali espressioni anche per k = Oe k= n nel ios rsa» an @eGty Ritornando all'esempio di un insieme con 3 elementi { a; , a , a), si hanno 31/(! 2!) = 3 combinazioni con due clementi, che sono: (57) VaoeN, Vie (0,1,.., 0]. (159) farsak ta a (aa) La proposizione precedente si dimostra osservando che il aumero delle combinazioni @ inferiore (se k > 1) al pumero delie disposizioni,¢ che ad ogni combinazione con k elementi corrispondono tutte le disposizioni che si ottengono permutando tra loro i k elementi. Ouindi ad ogni combinazione corrispondono k! disposizioni. 1 numero totale delie combinazion’ ottenuto dal mumero (15.2), oppure da (15.5), che esprime il numero di disposizioni di k elementi tra n dati, diviso per kl, 64 Capitolo 2 16. 1 binomio di Newton ‘Una importante applicazione (che peraltro & anche conseguenza del principio di induzione, come mostrato nella seconda parte del paragrafo) {ei risultati del paragrafo precedente & costituita dalla FORMULA DEL BINOMIO (DI NEWTON). — Per ogni coppia di numeri reali a,b vale identi rope (tars) oe Greve. n+ (Certo a= (E)e Infatti, immaginiamo di esoguire il seguente prodotto di n fattori: (06.1) (062) (et bY = (Hb) HD) HDS iI risultato del prodotto si scrive come somma algebrica di molti addendi. Fissiamo la nostre attenzione sull'addendo del tipo 2™*b', Eseguendo la ‘mottiplicazione indicata, si ottiene tale addendo tante volte quante & possi- bile scegliere k fattori uguali a b dagli n dati, Cioé n bu k. La formula del binomio (16.1) in particolare fornisce dei risultati di {facile verifica per n = 2 en =3: infatti, per tali valori di n si ottengono le ben note relazioni: 63) Ben @=2Q)=5 da cui (a+ b= a? + Zab + bP; eso @)-6)-@)-@)->- dacs (a+b =a +3ahb+3abed?. Le considerazioni che seguono sono utili per sviluppare esplicitamente ii secondo membro della formula del binomio (16.1) per valori di m pit. grand di 3: LEMMA. — Per ogni coppia di numeri nanuralt n, k vale ta formula | i tbe ssa cacanictanannenlonestansie Complement ai numer reali 65 (165) re Ce (0): Infatti, dalla definizione (15.6) otteniamo: (166 fa-1),(n-1) __ @-1) @-9 (51) ( k ) “€-p@-wi i @-k-Di~ ___@-1y aH tet ed eee ee €-D)@-k-ii ke-_H~ -aea La proprieta (16.5) del lemma precedente permette di scrivere il se- guente triangolo di Tartaglia (noto anche come triangoto di Pascal), dove ‘ogni coefficiente & uguale alla somma det coefficienti pit vicini della riga ~ precedente: Quindi ad esempio risulta 167) 4d abe Saf b+ 1008 be 10 8 bi + Sa bt + be 66 Caploio 2 Osserviamo che uel paragrafo 103 & proposto un diverso metodo di dimostrazione della formula del binomio (16.1), basato sulluso delle deri- vate ed in particolare sulla formula di Taylor. Di seguito esponiamo.un"ul teriore dimostrazione della formula del binomio con il metodo di induzione. Dimostracione per indusione dels (16-1): cominciamo con Posservare che ln formula det ‘inomio (164) ® verfcata per a = 1; infu: sbi =Q)eoC)oeere Secondo Hips di indusioge supponiamo vers la (164) per un indice m « Ne dimo- ‘sriamo la valéith dellsformala aneloza con n+ 1 al posto din; «tal fine molipliciamo ‘entrambi | membri della (16:1) per (a + b), otlzmendo fretewts()roeoeGjet ete vars cee n (teen e (teva om ge sere (8) sforoe [Qe Qtape oafeQtajereo stele Oper wel e (are ee 1Qe Gtr tenendo conto che, per Is (164), risuta Brb2a-Ci4) i otiene infine le conctsione Yk (2, -40h Groin (satel eee eft gtertete Oram et Dom. (49) 17.1 numeri complessi Consideriamo una generica equarione di secondo grado nellincognita z: (aay att be+e=0, arts ane n ni ubatr e ecASee cesnEEURcoReeRr iS eatbL Complement i mame reali 67 ‘che ha come soluzioni (reali, se b? ~ 4ae > 0): 72) zs Tcvetficienti a, b, c sono legtti alle soluzioni z, 2 anche dalle semplici relazioni, che si verificano immediatamente: @73) atme-bs am Proviamo a scrivere tali relazioni nel caso dell’equazione: ara) 2+1=0; in tal caso le (17.3) diventano 7s) +m 20; oh Le selazioni (17.5), anche se fommalmente ben definite, non hanno alcun senso nell’ambito dei numeri reai, perché non esistono 2), 2 soluzioni reali della equazione (17.4). Questo esempio mostra come tavolta sia utile pen- sare che qualsiasi equazione di secondo grado ammetts soluzione. Dato che id non vale nell'ambito dei muneri reali R, si estende R introducendo il campo € dei numeri complessi Consideriamo ancora Yesempio (17.4). Formalmente Pequazione (17.4) ha soluzioni (17.6) Pi. ‘Definiamo il numero complesso i = (1. Si dice che i & unitt immagi- naria, Risulta per definizione: an7 ? Limsieme dei numeri complessi si rappresenta in forma algebrica (G78) Ca(e=xtiy: nye Ri. @ Copiolo 2 Si dice che x 2 le parte reale ed y & il coefficiente della pant immaginaria del numero complesso 2 [Le operazion! sui numeri compless si eseguono con le stesse regole dei numeri reali, tenendo anche conto della (17.7). Quindi: 79) (+ iy) + @ +) = GFX) +i +); (a7.10) (x + iy) - @& + iy) = ae + bay + ix’ yt yy = = (ex ~ yy) + fey’ + vy). 1 numero complesso % = x ~ jy si chiama complesto coniugaro del numero % = x + iy. Dato che risulta aan zE= K+) Garey, il coniugato 2 particolarmente utile nel calcolo del quoziente di due numeri complessi; infatt: (742) x siy _ G+ iy iy) _ +e) xtiy “@+ierw) ey away xy See Bae Come si vede dal conto precedente, la divisione tra due aumeri com plessi é possibile purché il denominatore z = z + iy sia diverso da zero, cio’ purché rion risulti contemporaneamente x = 0, y = 0. E utile le rappresentazione cartesiana dei numeri complessi, che si ot- tiene facendo corrispondere ad ogni numero complesso z = x + iy il punto P i coordinate (x, y), come in figura 2.3. ‘Un punto P del piano pud essere individuato anche dalla distanza @ dal centro 0 degli assi, ¢ dall'angolo & che il segmento OP forma con Passe elle x, come in figura 23. Dal teorema di Pitagora si deduce che 733) o- WF: Vangolo # & legato alla parte reale x ed al coctiiciente dellimmaginario y, dalle formule Complement ei numer reali 5 sen = 2 a7) cos # = = e e __ Si dice che 9 @ il modulo del numero complesso 2 = x + iy, mentre misurato in radianti, 2 Pargomento, Naturalmeate $ & definito a meno d tultipli di 2x. Tenendo conto delle relazioni tra g, # © x, y, possiame scrivere il numero complesso z = x + iy in forma trigonometrica a7asy 2 =Q (00s + i send), E particolarmente semplice scrivere il prodotto ed il quoziente di due ‘numeri complessi espressi in forma trigonometrica. A tale scopo, conside riamo due numeri complessi , 2 nella forma: (716) (os ® +isen 8}; z=" (cos 8 + isen 6). ‘Tenendo conto delle formule di addizione (10.4), (10.5) si ottiene: (717) a a! = (cos 8 + i sem 8) - of (008 # +i sen 8’) = = 00" {(cos # 00s ” ~ sen 0 sen 6") + i(sen 4 cos 8 + sen" cos J)) = = 00! (cos(8 + #7) +i sen(8 + 0). Cio’ il prodotto tra due numeri complessi ha per modulo il prodotto dei moduli, © per argomento la somma degli azzamenti Per il quoziente si ottiene la formula analoga: G78) ait’ = g(cos 8 + i sen B)/fo" (cos & + i sen #9} 10 Capiolo 2 _@ (cos # + i sen 8)(cos Yi sen) _ <9 (cos © + isen © Moos F-isen ¥) @ (cos # cos #" + sen # sen {Y) + i(sen # cos # - sen *¥ cos 8) _ cos #7? sen? & § feos (0 #) +i sen @- 89}. Dalla formula (17.17) por il prodotto, si deduce la forma trigonometrica della potenza 2° con esponente n € N (1719) z= [o(cos # + i sen 8)f" = Moos nt + i sen n 8). Un mimero complesso 2! & ia radice n-sima diz so risulta (2° = 2 uindi se z, 7 sono rappresentati in forma trigonometrica dalla (17.16) come in precedenza, deve risultare (2) = (7) {cos(at") + i sen(nd)) = 47.20) (cos # + i sen #) = = @ [cost + 2kn) +i sen(d + 2kn)}, qualungue sia k € Z. Otteniamo quindi: (721) ate: %= (42mm, ke Z! Jn particolare il modulo di una radice n-sima & uguale alla radice n-sima del ‘modulo. Si riconosce anche che Ia (17.21) fornisce n valori distinti dell’argo- mento #, Quindi se 2 + 0, esistono n radici n-esime distinte del numero complesso 2. ‘Ad esempio,caleatiam le radii quadrate del nimero complessoz~ i. In forina trigono- metrics iba modulo uguale ad 1, ed argomento ugualem x72. Quin in base alle (17.21), Je ue ade quadrate diz = jhanbo modnlo oguale ad 1, ed axgomento uguale 8 sivas avai piel es aii ea neon se botanist eae (Complement ai numeri reli 71 com safetoimgh ectlmejim Ga} 724) Segnaliamo una notazione di tipo esponenziale per i mumeri complessi ar2s) cos 8 +isen @ =e, ‘un inuimero complésso z = @ (cos @ + i sen6) si potra rappresentare nella forma (1726) rae" Jn tal modo Ia (17.17) si riserive come 727 zea qe- gag. g' el e la potenza n-sima di z’ = oe , come (17.28) P= (oy em. Sez’ =o’ el & una radice n-sima di z= ¢ e%, sara (o'* &™ = 0 e® ered! = %@ , cos a0’ = cow® e sen 26’ + sen0. Ne seguono le (1721), Appendice al capitolo 2 18. Aleune propriet& dell’insieme dei numeri natarali Neliinsieme R dei numeri reali, a partire dal’elemento 1, si possono determinare gli elementi 2= 1+ 1, 3-= 2+ 1 € cos) via. Tali element Costituiscono linsieme dei numeri natural di R, ciot Finsieme N=(1,2,3,..] i cui elementi sono.ordinati secondo ie relazioni (si veda anche esercizio 1.6) (asa) 1<2<3 &. Dimostrazione: se la proprieta di Archimede fosse falsa, Vinsieme dei numeri reali sarebbe limitato superiormente ¢ quindi, per 'assioma di com- pletezza, dotato di estremo superiore M.¢ R. In particolare, per ogni mu- mero naturale n di R sarebbe n 0,sian ‘€ Ntale che n> 1/ (b~a),percui risultera nb—na > 1, Dettom il pit piccolo ‘numero naturale tale che na< m, si avra m—1Sna 6, ‘Un insieme A equipotente a N si dice numerabile. Quindt A & mumera bile se existe una suocessione di numeri reali a due a due distinti il cu: ‘codominio (0 insieme di clementi della successione) coincide con A. CARATTERIZZ.AZIONE DEGLI INSIEMI INFINITI. — Un insiem, A @ infinito se e solo se & equipotente ad una sua parte propria Dimostrazione: poiché un insieme finito non pud essere equipotente at luna sua parte propria, per dimostrare il teorema baste provare che ognl insieme inginito 2 equipotente ad una sua parte propria Sia dunque A infinito e sia (a,) : N > A una successione di elementi d ‘A-a due a due distinti,ciot una funzione iniettiva da N verso A, i ex! codominio indichiamo con B. Posto C= A-B, siha A=BUCeBnC=4. Sia A'=(B - faj) UC La funzione f: A A’ definite da A Capitolo 2 fayay SEX = (19.2) 1) { sexe C una corrispondenza biunivoca fra A e la sua parte propria A’. Proviamo ora il seguente TEOREMA. — I! prodotio cartesiano A x B di due insiemi A e B numerabili @ numerabile. Dimostrazione: siano (a,) ¢ (b,) corrispondenze biunivoche tra Ne A’e tra N e B rispettivamente. Seguendo un procedimento di tipo diagonale ‘come indicato in figura (ab) ba) (ayrba) (aya nt isi nents gta ta tnt ! a aye aura (ab) € cio’ costrueindo Ta suczessione che a 1 associa (ay, by), 2 2 associa (a,b), 23 associa (az, b,) € cosi Via, si perviene ad una corrispondenza bitinivoca te Ne AxB. Dal teorema precedente segue che Tinsieme Q dei numeri rarionali & numerabile, perché ogni numero razionale positivo & individuato da una coppia (m,n) di numeri naturali primi fra loro ¢ Punione di due insieme numerabili ® numerabile (vederé 'esercizio 2.25). ‘Diamo ora un esempio di insieme infinito non numerabile. TEOREMA — Liintervallo (0, 1] @ un insieme infinito non numerabile. Dimostrazione: sia, per assurdo, (x,) una successiva iniettiva e suricttiva da N verso Fintervallo [0, 1}, Sia [a, by, con a; < by um intervallo contenuto in [0, 1} tale che x; € [as, by} Sia inoltve (2a, ha} ¢ [a by] con fa < be, tale che % € [a bi]. E cos via. Si ottiene una successione [a,b] di intervalli chiusi contenuti in (0, 1] tali che x, € [a,b] per ogni ne N Di conseguenza, Vintersezione di tutti questi intervalli, non contenendo. csc cea aH Reinet Dulane | abana Complement i numeri reais 75 alcan elemento della successione x,, il cui insieme ¢'elementi per ipotesi ‘coincide con [0, 1], 2 necessariamente vuota. Ma cid & assurdo perché, posto M= sup, a, Sika a, 1, strettainente decrescente se 0 < a < 1. Alllo scopo di definire la funzione esponenziale su R, proviamo il seguente: LEMMA DI DENSITA, — I! codominio f(Q) della funzione f 2 dense in R’ Dimostrazione: verifichiamo che, per ogni coppi positivi, con a < B, esiste y¢ Q tale che a< al 1, 1 ae sia m il massimo intero tale che a < of. Si ha 6, f di numeri reali (202) atc at < B, in quanto risulta B* > a- a 2 a- 2. Dalla (20.2) segue subito I'asserto. Dal lemma precedente si ricavano facilmente le formule 203) a = sup, a? (>a) 04) a supp, @x}, se 0 1 (risp. 0 1, la funzione esponenzisle di ‘base a strettamente crescente, Siano %, 0 poniamo (208) A=yeQ:vcq ¢ verifchiamo che (209) ate A tale scopo, essendo per definizione ‘ (20.0) ams = sup fa”: y € Q, y < supA) sila ovviamente a" < z. Se fosse 2&4 < z, detto y un numero razionale, tsistente per i lemma di densita, tale che 20.21) a calcz, avremmo y € Y, il che & assuréo. ‘Nel paragrafo 97 indicheremo un metodo diverso per definire la fun- one eaponenziale eu R. aecsuctitaaeeaase iio cesses icin Complement i rumert reali 77 21. Un modo non standard di considerare i numeri interi: le classi resto Eexminiamo un argomento d algebra, pi precisameate di eora elementare dei grup. ‘Mostsamo come sa possibile defsize «clas» di numer interiedintrodumre gu di ese delle ‘operezini diverse da quelle standard, ma che vispettno le propieth alpsbriche enuncate tra ‘Bi assiomi dei mumert reali (4 rifexiamo api assioms 2.1), (22), (23), 2.4), (25))relativi file operazioni. Tnvece, come indicato nelVeserezio 2.24, Fassoms (2.6) di esstenza degli {vera vale solianio se m & un numero prkme). Tinrodusiame le classi reo modulo m (mm & N). Finaliziemo le definiion! che diamo ale dimostrazions dei ben not eter: dt divisiblth dun mumere intro per 2, 3,5, 1, Ad ‘ecemplo, dimeetriamo che un mumerointero 8 divisible per 3 ee sltento se la somma delle sve cre & divsbile per 3. Se un intero n ¢ divisible per un intero m, 0 & neoesseriamente un maltiplo di m ( Jon) quind gi intext divisibti perm sano tutte sok vy ~ om, = 2m, m, Om, Zan, Km, (Quemo insime oi mummers caratterizanto dal fatto che ogni elemento, dvi perm, ba resto sero. In generle, a m # = 1, in queso iasieme non i sarmano ttt i numed infer, ma ne sarnano escisislmeno tuts quell che éivisl por m danno rest 1, cit: sey Ba Aye = 2 Tm 4D Kom + 1 2 a n+ Le Sem #+ 2, questi due insiemi i numeri non conterranao ancora txt li inter, me ne saranno esclsi almeno quell ehe vii per m danno resto 2, ciot: em + 2,5 2m + 2, ~ 42, 2, m + 2, 2m + 2,kmn +2, Procedende di questo paso, avremo scrito tutti gi inter, quando avremo examinato fut possi resi della division per m, che sono 0,1, 2, 3,um~ 2), (m1); eat quando avremo sert: Hm Sing = Dn 4 3, + 3.3, m+ 3m + 3k + Bon monk + hag 2m 4 4, — mm + 44m + 42m + Ak + fn eo Km + (= Dyoy m+ (=H), m+ (~ 2) dm + (= 1) er esemplo, se m =, potemo suddividere insieme dei quer inter in cingue tra clas in questo modo: aus J+ ble book ‘el senso che commungue si prenda un x della classe [x] e un y della classe y) ee ne facca Somme, come istltato si otiene sempre un elemento dela classe [x + y ‘Ue ragionamento del tort analogo vale per i] prodotia: comungue si prendano due inter! in due classi ese ne facia i prodoto, come risuuao si onengono sempre element di una sess classe (estore ne fein Ia verfca per m = 5). ‘fat sex, x” appartengono alls tesa clase ed anche y, y/ appartengono ad una tense laze, a bs che! as Yertim 9 yaythm Ma alone: (Complement! ai numeri rea! 79 Xo = (+ km) (y+ bm) = as) "ny + xm + ym + kh a = ry + (Ah 3 yi Kem) dod x'- y° diferisoe da x- y per un multiplo di m, quindi sppariene per costraione alla classe di x+y ‘Possamo definire il eprodottos tra cla in questo modo: an BW bl=b-, nel ens ch comngue si preada un x dels case [x] © wn y del case) ¢ te ne tacia profotto, come risltato si otiene sempre un elemesto dela case [x -¥. ‘Torniamo all'esempio i m = 5. Se dobbiamo tvolgere queste operation! (1-6 +15) E-6), per intr i elo pouemo bens preeere al iti qualia, purché appartencnti alle rispettive classi, clot potremo ad esempio prencere 12) = (7), 1] = (6) (0) = (5), 1] = [- 6). Faeciamo ical nei deca, secondo le operazions efiite in (21.4), 21.7: +8 F997 -6+5- CH= = 2) + 30] = [24 © 30) = 1, as) P+ O)-Ey-P-+ C= =E+O)-2+ 0-7) ‘ sisulato 2 numericamentediverso, ms 2 € 12 sppartengom alla stesea caste (quella ‘caratterizaata dal resto 2 nella divsione per 5), quind! abbiamo etenuto lo sesso risltato servendoei di un cerchio i raggio I (potremmo scepiere anche un diverso valore per il aggio) con figure che wdiffriscono di poco» dal cercio, e dieu sa possibile ‘aloolare Fares. Nel capitolosugl integral vedremo che 2 comodo considerare, come figure spprossimanti, unioni di retiangol. Qui pes ogni 2 3 cousideriamo Py, um poligono rego~ laze in lati loserito al cerchio di ragzio 1. Ciot, per n = 3 consideriamo un triangolo equilatero (= Ps) Interito at cexchlo, per n = 4 un quadrato (= P,),€ col via (figura 3.1. ‘Agli a lat del poligono P, eorrspondono 2 angol al eentzo upuali fa loro, che sono ‘Mo-sima parte dellangolo giro ¢ che quindi minurano 2e/p radiant, Quind! Tangolo a indi- cato in figura vale a= nfm radiant Dato che }cateti del trangolo rettangolo in figure ‘minarano sen 0 e cot ola sua area vale (fon « cos ©). Per ottenese area del poligano ¥, ‘cecorre moltipliare Pultimo vnuliato per il numero dei trlangolrettangoli in ul & som. ‘posto Py. Tale numero ¢ 22. Quindi Yarea di Py, che indichamo con ap vale: Pe P. 88 Captolo 2 en sama @)em Fenacee ‘Usando le formule di dupicazione (10.6) e ricordande il valoe di @ ottenlamo Limit di succesioni 89 tante & che comunque si fisi ¢ > 0, in corrispondenza esiste un indice v con Je proprieta suddette, are @ ate, a tt t, 8 He a um eH a fase 8 ate Reece ee CEE eee cee oe Tog EAM eee ‘Riportiamo ay pr ales! vlo! nH ettore controll prim! valor, ino adn = 12, usando a So om oe In abla da pera 10 i ates Sit r crm aT 7 @ 8 [2 [| % | 10] 2m a o wm {88 ] 2 [28a] s | sm | sus | aim | asso Come ci aepettiamo, per a grande j valori di ay si avvcinano # x = 3,4159266.. ‘Archimede, pariendo dallsagono ¢ raddoppiando per 4 vole il numero dela, consider’ ‘un poligono regolare con 96 lati eviusd a cacolare le prime du cifre decimal dix. Alla fine del paragrafo 29 dimostreremo, tramite Ia (22.2), che l'area di tun cerchio di raggio 1 vale x Perd la (22.2) non 2 utile per il caloolo numerico di x, perché x entra nella definizione stessa di a,. Qui deside- iamo sottolineare Jo schema del procedimento: abbiamo introdotto una successione di numeri reali 3) BO BS BG ym By Di tale successione oi interessa il comportamento per n grande. Infatt numero a, rappresenta 'area del poligono regolare di n lati inscritto al cerchio, ed & tanto pid vicino allobiettivo area del cerchio, quanto pi n & grande. Se avesse un senso, diremmo che ci interessa <'ultimo» termine della suocessione 24; perd cid non ha senso perché non esiste Pultimo termine delia successione. Gio che realmente ci interessa & il limite della successione a, cio’ un numero a € R che sia «vicino» ai termini della successione che hanno Vindice n egrande>. Cid si esprime pit precisamente cosi: a, limite della successione aq, ? un mumero reale tale che comunque si scelga un intervallo i numeri intomno ad a, diciamo (a ~ ¢, a + €) con € > 0, allora esiste un indice v tale che, per n > v, a sta in questo intervallo, cioe a-ecacate, Abbiamo rappresentato in figura 3.2 tre casi per diversi valori di ¢; se si cambia £ con un numero minore, V'indice v in genere aumenta. L'impor- hi ionideesi scant Lintervallo (a formula, da , A + e) considerato in precedenza e definito, in 24) (@-eate=fre Ra-ecxrcase), & detto intorno del numero a, di-raggio « Nel paragrafo seguente diamo la definizione di limite di suecessione consideriamo alcuni esempi. . Definizioni e prime proprieth i ‘Una successione & una legge che ad ogni numero naturale m fa corri- spondere uno ed un solo numero reale ay. Ricordando la definizione dil funzione (paragrafo 6) si pud dire che wna successione ® una funzione da N' in R. Indichiamo una successione coz i! simbolo (a,), 0 pid semplicemente, con a4, 0 per esteso con @3ay BL AD Bay BY oy My Parleremo allo stesso modo di successione anche se non sono definit ij termini a, per i primi indicin, cioé per un numero finito di indici n, come nel caso considerato nel paragrafo precedente, dove era n > 3. Esempi di successioni sono: Ie (32) gat 9 Coptoio 3 (233) a = (34) 35) aC HAH 1 te OP (23.6) a, = 0? 1,4, 9, 16, .. 0 DEFINIZIONE. — Un numero reale a il limite delia euccessione a, (si dice anche che a, tende o converge ad a), e si scrive 37 lim a,=@ (oppure a, +8), 8, qualunque sia > 0, esste un numero v tale che a-€ y La relazione a—e 0,3vilay—aly. Osserviamo, perché ci sara utile nel seguito, che la (23.9) & equivalente a (2310) im a, = a => Fe > 0 Ve > 0, Bv: la — al < ce, Va av; infatti dalla (23.10) si riottiene Ja (23.9) cambiando € con ele. ‘Usando ix cetnisione, vertehame cae ey es ' i 1 L Limit di euccessioni 9} Rinulta [a ~ a= [Vol » Yn. Dato che tin cecequivale an > te, bara scegliee-y < Ve Gio abbiamo vegeta che per opal > O ee v = Ye per eit, ~al= tn et pe op Vortchiamo ora che waz) iutta (as) ja ‘HELE {in questo esempio si vee Timportena di cousderare i valor: astute din, — ln, al = ime poi af procade come el caso precedents Natursinente noo abtiamoscelo a cao i valoth a= 0 62 1a de exempt enti. Proviamo a vodere che succede s¢ invece tentassimo di dimostrare che oe a4) me yeaie[Lea fer tegm dor Questa relaxione non cree problemi se € grande, 2d escapio se ¢ = 1 verfcata da ofan € N. Ma se ¢ pid piceolo, ad ecempio te e~ 12. allora Win > 12.8 vere ae 2<2 Giot solo a vertical relations dat, e non ay conn >, CHO preva che 8st non ba limite della succession Lia Con un argomento simile verifichiamo la UNICITA DEL LIMITE. — Una successione convergente non ud ‘avere due limiti distin. Dimostrazione: supponiamo per assurdo che esistano due limiti distint, cio’ supponiamo che a, > a, a, > b, con az b. Poniamo €= la ~ bi2 (> 0). Siha BAS) Avr aly; Ivy: la, bl vy. Pumendo v = max (¥; , 2} , le relazioni sopra scrtte valgono contem- Poraneamente e si ha (utilizzando la disuguaglianza triangolare Ix, + 331 s fl + [el del paragrafo 8): 92 Capiolo 3 la-b] = @-a,) +(@~ dS (23.16) fa — ag! + lay — bl = bl Abbiamo cos trovato che |a ~ b] < Ja ~ b] , che & assurdo. = le, al + la bl +e). ‘86, qualungue sia M > 0, esiste un numero ~ tale che 24> M, per ogni n> v. Si da una definizione ansloga nel caso di limite ugusle a ~ = Ad cesempio, le successione a, = ~n° tende a ~ «. In simiboli sciveremo le due VM>03 45M, Vaow 321) im ae-0 == VM>0, 3% ac-M, Vnow Come git detto, una successione si dice convergente se ammette limite finito, mentre si dice divergente se ammette limite uguale @ +e oppure @ Limit di succession 9 ~ =, Le successioni convergenti o divergenti si dicono regolari, mentre le suocessioni che non ammettono limite si dicono non regolari. Infine, una successione che converge a zero si dice infinitesima, mentre luna successione divergente si dice anche infiniza. 24, Snceessioni limitate Abbiamo detto nel paragrafo precedente che una successione si dice regolare se ammette limite (finito © infinito), Invece una successione a, si dice limiata se existe un numero reale M tale che (24.4) lal ¥. Quindi, utilizzando la disuguaglianza triango- lane (8.14), (245) fal = H@,-a)+alSla~altlal<1+ fa 9 Yar Ma allora, per ogni m ¢ N, si ba: (248) lag] 0, (54) Avi ly-alys 3%: Ib-bl w- Ponendo v = max [ ¥,¥%}, per ogni n > v si ha ea, +) ~ @ + BL = I@,— a) + (Be - BIS 055) 7 Ae S la, — al + Ib, - bl < 2e La prova 8 completa. Si noti che abbiamo wssto la disuguaglianza trian golare (8°14) e la definizione di limite nella forma (23.10). I! lettore dimostri Ta (25.1) con il segno ~ (si veda Yesercizio 3.9). ‘Dimostriamo la formula (25.2) relativa al limite di un prodotto con due siiseiine deieas saws Lint di succesiont 95 1etodi, il primo dei quali non fa uso del concetto di successione limitata. Dimostrazione della (252) (primo metodo): atiliziamo Videntita 4, 0,~ ab (a,—a)(b,-b) +4, b+ ab, —2ab= 6 6) = (eq a)(by—b) + (a, —8) b+ a(b,—b). NelVipotesi (254) sigulta quindt fag by ~ abl < ing ~ af - [by — Bl + ly ~ af = Io} + 52) + Lal - [by di-< e+e [bl + fale per ogni n> v= max {y, , va. Dimostrazione della (252) (secondo metodo): per i teorema de! para- stafo precedente la successione 2, & lintata, coé csiste un numerc reale M ©0) tle che 58) Ils M, oe N Dallipotesi (25.4), per ogni n> v = max {¥,, vy si otiene Ia, by ~ abl = fa, by — a, b+ a, b— abl = (25.9) = lag(by ~ b) + bla, — a)l < la, [Ib ~ bl + [blla, al< < Me + [ble = (M+ Ib) &. La prova che il limite di un quodiente & uguale al quoziente dei limiti & pe Prova della relazione peril limite di un prodotio (si veda Teser- cizio 3. cat amino oe ete di aplcazione dele operon comin. Avendo veri 3¢ la sucressione Lin converge a zero per i >=, dal mite del prodotto (25.2) con 8, 6, = Un si deduce che in oe e510) tm 6 iterando il procedimento, esa) Him a? =0, ti Vben, 9% Captolo 3 “Modiante le operazioni con iimit si calcola, ad esempio, i seuente Lite, dtvidendo ‘nameraiore ¢ deaominatore per 3°: Ls Se— 4? 1 sha sa-4 ae saz) in Seed Sei Be Ore te 26. Forme indeterminate i prova che valgono le operazioni con limit infiniti nei casi seguenti (a «e Reie guosteationt et alcune dele propritAsottolencate sono proposte negli eserciai 3.12 e 3.13): (61) ae ote 3 those 62) wee, OTe = athote 63). ard, Bee = dle 64) gee, ote = lyblore (26.5) aaa, bate = a/b 0 (66) yay bate = Ibsalote 267) aed, 90 = las bl ote Risultano eschisi dalla tabella alcuni casi che schematizziemo nelle forme seguenti, dette forme indeterminate: (268) wee, Om oy ON ‘Altre forme indeterminate sono date nella (31.9). Dire che un limite & tuna forms indeterminata nop significa dire che il limite non esiste, ma Sgnifica somplicemente che occorre preliminarmente eseguire trasforma- “ioni, 6 serplificazioni, per togliere, se possible, Vindeterminazione. “Ad esempio, le seecesioni sequent esprimono forme indeterminate: ue i f 263) (eryF-@-F Gee eth nce ¢ frm 0 — 0 Pes egends nit ron ce a es Tiga ene om Lascocn se ue rma 0 =n 8 pasion Limit di sucessons 97 suche exivere in +n, che tende s zero, La terea suoceesione & un forme mim, ma gi sappiamo che tende a1. La quarta sucessone ¢ del tipo 00, ma semplificando si tova lin +0, 21, Teoremi di confronto Studiamo in questo paragrafo alcune relazioni tra limiti e ordinamento. TEOREMA DELLA PERMANENZA DEL SEGNO. — Se lim_@, = 2 > 0, esiste un numero v tale che a, > 0 per ogni n > v. ‘Prime di proporre In dimostrazione del teorema della perrsanenza del segno sotto: neiamo che, © une suocesione a, converge ad un ntimero reale positiv &, non spud aflermare in generale che ntti termini dela mucessione ay son post. ‘Ad esempio, in axalogia con In (232), le successone sy = (2 ~ Tn converge a numero 1 per n+, perdi primi termini dela suocessione (1, 42, fino a) sono nepativi ‘numero x, nela test det teorema dela permanenzs del sepne, in questo ease & uguse & 7. Dimostrazione: dato che a > 0, possiamo scegliere e = a/2. Esiste quindi tun numero ¥ per cui lay - al ca/2 per ogni n> v. Cid equivale a) = 2 b. Per ottenere la dimostrazione di quest ultimo corollario, baste applicare il corolario precedente alla successione 8, ~ b, Possiamo schematizzare i risultati ottenuti nel modo seguente (si noti la differenza tra i segni > e >): 98 Captolo 3 272) a a0 + Svar voy Q73) aa, 8,20, VneN = 220; G14) ya bob, a2, VneN = abd, TEOREMA DEI CARABINIERL — Siano ag, by, Gy tre successioni tali che @75) a Sesh, vane N. Se tim a, = lim b, =a, allora anche la successione ¢, 2 convergente € lim =a ‘Dimostrazione: per ipotesi, per ogni e > 0 16). Ay: t-al vy. Ricordiamo che Je disuguaglianze con il valore assoluto si possono anche scrivere 7) a-e v= max fy, , %p) ,sisulta (28) a-e v, come volevasi dimostrare. Valgono analoghi teoremi di confronto anche per i limiti infinit (279) asd, WneN grote = bate (27.10) ash, WEN, o-e = as - Dimostriamo la (27.9) (Ia prova della (27.10) & analoga): per ipotesi a, + © che, per la definizione di limite (23.20), significa: grat) YM >03v:a,>M, 9 Yn>y Limi dt succenion 99 Dato che b, 2, per ogni n € N, si ottiene Is tesi 732) bea, >M, Vo>y. 28, Altre proprieta dei limiti di successioni Riportiamo in questo paragrafo due ulteriori proprieta dei limiti di suc- cessioni; in particolare la seconda, enunciata sotto forma di teorems, & importante per le applicazioni. PROPOSIZIONE. — a, converge a zero se e'soltanto se |ag| converge a 2er0. Dimostrazione: posto b, = [ayl, in base alla definizione (23.9) b, con- verge a zero se ¢ solo se (31) Ve>Oavilhl<, 9 vn>% Dato che (282) {bg = Mayll = Tah vne N, Ja (28.1) & equivalente alla convergenza a zero della successione ay. ‘Si noti che, nella proposiione precedente, & importante considerare non solo suses- soni convergent, ma pill in paticolare succession! convergent a zero. Ad esempio, se (- 1, allora ay non & convergente, mentre b, = It) ® la saccestione eottante 1, Yo e N., che ovviamente converge aa 1 Ricordiamo che una successione a, 2 Hmitata se esiste un numero M > 0 tale che (28.3) Jal s M, voeN Ricordiamo inoltre che una successione che converge a zero si dice infinite- sima. ‘TEOREMA DEL LIMITE DEL PRODOTTO DI UNA SUCCES. SIONE LIMITATA PER UNA INFINITESIMA. — Se a, @ una succes- sione limitata eb, 2 una successione che converge a zero, allora la succes- sione prodotio a,-b, converge a zero. 100 Captolo 3 Dimostrazione (primo metodo): per Vipotesi (28.3) si ha (28.4) lag byl = lagt + Ibgl 0, per la proposizione precedente anche la successione [bal converge a zero. Per il teorema dei carabinier, dalla (28.5) si deduce infine che a, - by > 0. Dimostrazione (secondo metodo): per la definizione di limite’si ha: (28.6) Ve>0, "Sv: [bl , Dal'potesi di limitatezza (28.3) si ottiene poi 87) Hay byl = lagl = Ibgl SM Mbgl < Me, va>w, che equivale (si veda la (23.10)) al fatto che Ia successione prodotio a, - by converge # zero. ‘A ttlo di esempio verifchiamo che Eur) on cress bari) eae / infat i atta del tiie del prodotto dela suscessione lnitata a, ‘one infitesina B45 tins Sit 9) - a“ Saran Seine” Come ulterire exempio Yrifctiamo che (2810) tm SEP ag (ietore nor confonda questo mite cox quello proposto in (29.17), uguale #1; ne iis in (20) mane Sonneries in canara (80) | Limit dt succession’ 101 limite in 2810) t aero perehé limite de prodoto delissucetsione limit a2 (l= heual st, Vac N) peta avoczoneinfatesina by = Un 29, Alcuni limiti notevoli In questo paragrafo esaminiamo alcuni ésempi di limiti particolarmente importanti. Cominciamo con (a € R fissato): $00 se a> sees se G94) tim =) 9 se -1cact non esitle se as-1 Se a>10 posse uiizeare 1a disaguaphanea di Bennoulk (11.5): (292) #214 a(e-0). 1,1 secondo membro tende a + » se > + =; peril tsorems di coatronto (279) anche a + 4. [casi a= 1.2 9.=0 tono ovvi. Se ab dverto da zero e compreso ts 1 (0 < [ol <1), riewts Wal > 1, e quind! dal caso gid tattato ofteniano: 3) oe Ta Seas 1 g{sfotiece Uline (22.1), Se infine # <1 ede ey i sucesscne con esponesti pari at» +=, mente la successone con espaneatt dispar a*'-> = per k > + ve, Perelb non esiste limite per'n + + = dia”. Si noi che invece existe, edb uguale a +=, limite di |o, te a 1. Proviamo ore che, se a @ un numero reale positivo, risulta 94) lim Notiamo preliminarmente come sia facile ricordare il limite (29.4) per mezzo dei passaggt fa = a!* — a? = 1. imostazions Gets (29.4); nel ca¥o a 21 si na Ga 2 4. Poniamo b, b, 2.0. inolze, sempre per le disuguaglianza di Bernoulli 295) ae (ebyfeiend, 102 Capitolo 3 Percio 298) Os b,s (= Dia Dal teorems dei cerabiniei segue cheb, > 0, cod che Yi 01. Se Oe <1, allora Va > 1 e quindi, per quanto gid dimostrato, eon (298) lim aaminiano pretiminarmente il cto b = 12, Frocedendo come fito in precedeazs, pouianeb, = {54 —1 20, Ullizande ancora la dsgmaphana di Beraoul, tian (299) a= (1+ dyret+eb. Pere 2910) sys Quindi b,9 0, cdot Ya = pI 1 Aleuni quasi peril lenore: perché si ® scelto il valore b = U2? La dimosteaione propose on fossions ve wi mephc b = 1; perch? Qual ali valci di, ole b = 12, petsono essere set in modo che la dimortraxione funzioni? CConsiderismo ors i cao in cu Texponente b € Z. (ha) + 1® = 1. Per trattare il caso generale b ¢ R, introdaciamo Ja fumzione parte inere dix: esa) i} =H pit grande intro minore od uguaie ad x Se be R, sbbiamo [b] ¢ b < [bo] +1, ¢ quind 22) Pls Ancors, pe il eorema del carsbinier, si otiene Ia tesi (29.8), Esaminiamo ora tré limiti relativi alle fumzioni trigonometriche. I primi ue sono: Lint dt scemsion! 08 2913) a0 = sen a9 O e924) 490 = coal Ad esempio sen (I/n) — 0, cos (Lin) + 1, perché i/m — 0. Dimostrazione della (2913): dato che w, converge a er, po 1 definiion dite cesiste uo indice v per exi [ac x/2 per ogai n> v. Per tal valori din, wtlizeando Veserenio 153 @) e la dimguaianaa (109), oteniamo e915) Os jen J = sen al v (¥ existe per In Aefinzione di limite, dato che a, > 0). Per tall vari di rsa os a, 2 0 & quit 218) coo flee, veo “Avendo jit provato che sen a, ~+ 0, ne segue che by =1~ sen” ay —> 1; la tesi & infine consquonaa Gel fatto che yf = 1 (6 veda Teer 316) Il terzo limite di funzione trigonometrica che prendiamo in considera- zione &: e917) a0 Vas Sto. ‘Notiamo cbe, dato che 9, -> 0, (en 4/9, & una forma indeeerminats ‘Cominciame so! dimostrare che (298) ehh om omxe Sher. Ifa, te x 8 postivo, dalla (103) si otiene (29.19) ten cre tg Se (a us, dvidendo per sen x (che & postive) © promca li haves, a las (920) coe x < SEE ¥, Dalle (2.8) x otdene 921) * cas x = 0s (x) < say 29.22) coe, < et, vay, «a922) as Pern -> +=, oo a, + 1. La tes (20.17) disconde quind dal teorema dei carebinier. Applichinmo i sisultato eppenn dimostrato per concludere Mergemento del paragrafo 2, Gok per provare che Perea del cezehio di raggio 1 uguale a x. Ricardiamo ebe, dat un ‘cere di raggio 1, per definiione x & la lunghezza della semicirconferengs, mente Peres el cerchio # i Kimite, per a» +=, delle aree dei poligon reglar din lt inst. In base ala (222) si otiene 7 coz) rd! ni eg» tin en = sto che, per > + =, Ie sucessions e/a tende a zero, siamo pela situazione del limite notevale (2.17) € quindi area = tim x SEGzh) (2928) Jel cerchio a rggio = fim = Succession! monotdne 7 Abbiamo gid dato nel paragrafo 7 Ia definizione di funzioni (stretta~ ‘mente) crescenti o decrescenti. Allo stesso modo per le successioni diciamo che (30.1) a, siretiamente crescente: aa < Bes vneN 302) a, crescente: S41, vaeN; (203) og stretamente decrescnte: ty > 85.41 + YaeN (804) a, decrescente: 28.15 vneN. ‘Una successione a, monotona se verifica una delle quattro condizioni Limit di successions 105 sopra scritte, Una successione & strettamente monotona se verifica la (30.1) oppure la (303). Se a, = a per ogni n € N, con a numero real fissato, si dice che a, ® una successione costante. Le succession’ costanti sono allo stesso tempo cre~ soenti e decrescenti. ‘Ad eaempio le succession’ (23.2) (233) sono strettamente monotone; 18 (23.2) ay = Un {2 suertamente decrescente, mente la (23.3) e, = (a ~ I) ¢suettamente crescone; inf oe a, = Ws, allora 05) Bee hay be me ntioe Pultima disuguagliaazs & verficats per ogni n € N. Invece se ns) allora eon 8S te lest anche questa volta Tultina disaguapianza & verficata per ogi n € N. I rigultato seguente & di fondamentale importanza. TEOREMA SULLE SUCCESSIONI MONOTONE. — Ogni succes- sione monotona ammette limite. In particolare, ogni successione monotona limitaia ® convergente, ciok ammette limite fiito. La scoessone (234) 2, = (—1)%a non # monotbaa; infattj termini di posto par sono ‘ositiv, menire quell i posto dispar sono negativi i termini della sucessione oscilano {ntomo allo 2ero, La avoceasione a, = (- 1)"!a quindl un esempio di successions conver. ‘gente, pur non exzendo monotina (owerviamo che cb noa contraice i teorems nga nel Teoreina non si afferma che ogni succesione convergente & monotént). ‘Le succestione non regolare (23.5) a, = (- 1)" non & monotbat: eb 2 in uccord coo i teorema rulle suecession| monotone, perche se In successone (255) forte monotone do- vrebbe avere limite Dimostrazione det teorema sulle successioni monotdne: consideriamo il caso ditma successione a, crescente elimitata. Posto ¢ = sup, ay, fissato €> 0, per le proprieta delt’estremo superiore (paragrafo 13) esiste Ve N tale che 08) freca, 106 | Capitoio 3 Per o> virisulta a, < @, © dungue (309) fre O esiste v < N tale che a, > M, Dato che a, 2 crescente, per ogni n > v risultz 0.10) a, 2a,>M da cui lim a =+ =, Jn modo analogo si trattano i casi relativi a successioni decrescenti Ricordando che una successione si dice regolare se essa ammette limite (Gnito 0 infinto), il precedente teorema afferma che ogni successione mo- notona ® regolare, 31D aumero e ‘Il teorema sulle suecessioni monotdne é utile per definire il numero di Nepero e come limite di una particolare successione monotona ¢ limitata. Infatt, introduciamo tale numero mediante il limite: @uy es tim a om xeliesh La Gil) & Ia definizione det numero di Nepero-e. Tale definizione & siustificata dal fatto che, come provato alla fine del paragrafo, la succes- sione a = (1+ Un)" & (siretiamente) crescentee limitata, quindi esiste, ed & tun mumero reale, il limite per n > + % di ap. Nel paragrafo 102 indicheremo il metodo per calcolare espressioni deci- ‘mali approssimate del numero ¢, del tipo (31.2) e .71828182845904523536... ; ‘qui riportiamo alcuni valori numerici approssimati di a, che, essendo a, una Successione strettamente crescente, sono approssimazioni per difetto del numero e: | amit dt successions 107 [= [2] 0 [2 | 10 | sw | 100 | i [es amy]? | 25987 [ 2.6015 [2-7008 | 27155 | 27169 | 2.7180 Nelle applicazioni sono utili anche i limiti ‘seguenti, generalizzazioni della definizione (31.1): L G13) epee (+3) ae G14) aoe f+d}se imorrasoae della (1.3): ndehiamo com [6 come nls 9.11) pate ite a, cin tin pan inter mire od pale of oy Fonatal a} 2m <1 ]¢1 =e g8 sow aw aye tel fied cee dl. sad (ert) +; della ‘successione (1.10) as 6 a iy : Come git detto, In definizione & giustificata (in base al teorema sulle succession’ monotine) dalle seguenti propricti: GLI) la successione ng 2 monotdna crescente; (3112) Ia successione %, 2 limitata. Dionne tL ha easy aeQJenredy. 7 wee ‘Esequendo In some delle frazioni, si pud scrivere in modo equivalente: Cys) clot ancora jus) ou9) Limi di sucessioni 109 ‘La (51.16) 2 equivaleate alls tes dt provare. ‘Gib premesso, ricordiamo la dsuguaglianza di Bernoul (115), che vale pera € Ne per x2-E oun (espe La concinsione (31.16) si ottene ponendo nella cizuguagianzs di Bernoulli x =~ 1/a? ‘Osservando che la disnguaglianza di Bernoulli (31.17) vale con il segno stretto di maggiore se x 0 e n #1 (il lettore provi tale affermazione per induzione, con n = 2, 3,..), 1a dimostrazione sopra proposta mostra pid precisamente che a, > 2, per ogni n 2 2; cio’ la successione a, risulta strettamente crescente, Dimostrarione della (31.12): introduelamo la ruccessione bese Bt bode et Provereino che by una successions srettamsate decrescene; dato che ay & (sete. ‘ments) crescente, ne Segue che ous) Per ogni ne N si be 1s) e120) sacBcby voe2 © quindl, essendo (121) asmecd, Yoe Ns ‘perio la ccesione 5, rsultsIimitaa, come s voleve dimostrare. Rimane da veriare che >, una euecesione tettamente decrecente a tale seopo provediame come nella dimostre: lone deli (31.11: la tes & 122) bes Lyomefeyt, woe sot eines 123) NO Capioto 3 ‘Come sella dimostrzione precedente isliamo 1 come addendo: youd cn (es ‘La Gisupusglinnzs di Bernoulli (3.17), con x = U(x? ~ 1) , da le conclusione a (gaan va Pi (wetrutimo passages st wszate Jo dimuguaganza ni a? — 1) > Vn che 8 vera perebé ‘equivale en > x? 1), Un'osservazione a proposito della stima (31.21): desiderando tina stima piit precisa si pud uilizzare ia relazione (31.26) a < Bp vo, me N, che vale perché, posto k= max {n, m), risulte gin Sm a, naturalmente anche aya —> a. Passando al limite, per n > + ~, nelle relazioni sopra scritte si ottiene un'equazione nellincognita a, che & utile per determinare a. Consiteiamo la mcesone (22) Da tyy = Fa per n+ + wore = Ya a ‘caso perché non veriicherebbe O's" « esse Per procedere lie & opporiano sakizare se Ia suesone ¢ monotine, Dato ce ‘rimi de termini sone, = 1 ay = > 1, 8 naturale chiedersise In sucresione 8 ett reste erescente "Bo ule stercsio dimortree per induzione che 4, < ty per oppi . Abbiamo git verifato che a; Oper ops) (Fm < YS Bo SE Ry < By PeD Ja fucessione& strertmente resent eri core nile mcsenion mons ieee po guano spe vero, essere 4 3, oppure t= 4= (oon pub ese 2 = 0 perch ia sureatone& ettameate ont odin tein le gu Ines deve ener rae). Oe Se (ie valor 2 ite? Dimi » 3 2. few ween pr ictiione che my <9 per oon wpporiame <3 allors 325 <9, ¢ guindi uy = (Sm <3. ‘Passiamo alla sacessione (523). Supponiamo che a, 2, €quindl anche ags1-> 2. Per tise 112 Coptolo 5 2 > +esottene a= + Maja 2m von post souzonl Lesoluion rea sone radi elPoquasion che ote esuendoiclcol,cict a? = 2¢ quod x= = 5 Notiamo prelitninarmente che tutti { termini souo mapgiori o uguall a 4-20 =A N+ V2 ewe f4232 Ga ccdonivdles 2-2 Yb a, +2 = (ay~ 2 chet sempre verte, Qin tt termini eon mag- slo! o tua «2: mone permite ancora ci decider se i imte eit, ed in quarto caso se 2 ygule no a += (ped posiamo vara Heasia= a= — 2) a repose Jfiltva si oliene pravando che In sicessone ¢ deceeceate aft 8,2 ny esnlose 4,2 4, 2+ 1/4, 00 & verbcao perch 9 2-2 eter ego satel "issrumcade, abbiamo provat che la (32.3) 2 una suectsione decrecete che qui converge a3. Dao ehe 2 defn tiendo soo sommee division, pub eer eat por calle munerco del numero ¥2 = 1.414213... vede anche Palacio di Erone proposto si puagra. 32 36) 1 prim! vari a sono porta lin tbellaseguente, = 2 3 4 3 6 swede fafss] snes | uaers | anes | rane it a ‘Considerar ta (92.4) Se limite site od 8 uguale ada, si deve avere-a =~ 921; = = = non soddisin Tequarione, perché « primo membro ti oxjene i segao opposto al sequo del secondo membro. Per a ¢ R, Vquazione si sive (92) 4° =~ 1, che non ha ric reali, Quind la secessione defini dala ($2.4) nox ammette limite ‘Studiamo is (525) Se i Timite 2 esse, deve soddictre 9 = We, ind a= & 1, Essendo ‘ut termini posi, 2 = 1 & Funisn limite possibile, ‘Questo @ an esempio che mostra quanto sa importante vecfcare che i mite existe, ‘ole che eseguir il ealclo del suo possibile valore. Inat in questo esempi il laste no fect, dato che = 3, ap = 18,25 = 3, 4 = 13, 0 = 3, : ‘Studio infine ia (3.6). Se timite este e vale, dove isla a= 24-1, cid ‘oppure =~ 1. Dlettore pub verfcare che a, 0, e che Ia suceasione & cescenteQuindl limite & +. Pit. generalmente si possono definire successioni per ricorrenza asse- ‘gnando il termine ay, in funzione, non solo dif, ma anche di altri termini ‘Precedenti e dello stess0 indice n. Un esempio di questo tipo & costituito dalla successione di Fibonacci, studiata nel paragrafo 37. 33. Infiniti di ordine creseente ‘Con lo stesso metodo ulllizato per studiare le succession’ definite per ricorrenza dimostriamo il seguente: hu std aba 4 Lint dt succesion! 113, CRITERIO DEL RAPPORTO (PER LE SUCCESSIONN. — Sia a, une successione a termini positivi. Definiamo b, = ayy; | 8 - Se la succes sione b, converge ad un limite b < 1, allora la successione a, tende a zero. Dimostrazione: per il teorema della permancnza del scgno del paragrafo 27 (epplcato ‘ile successione I~ b,), esate un indice per cui by < 1 per ogni m > ¥. Quin tans! 8 <1, GOP yy © Per Op! 2 > ¥. Il teoreme salle succession! monotbne asicure TYesatenan del limite 4, che & un numero reale nom negativo, dato che Ie suscesione 2 ‘ecrescente. Supponendo per assurdo a De passtndo a limite per n ~>+~ nella elazione b, ‘fy oftene b= ale = i comtrasto con Fipotesib < 1. Pertanto risus = 0 Applichiamo il criterio del rapporto al confronto delle succession: (3.1) log; nb; at; nn, Abbiamo scelto b > 0, a > 1, I! simbolo n! (a fattoriale) significa il prodotto dei primi » numeri natur 632) ate1-2-3-.-@-1ea Pern + = le cingue sucestoni (35:1) tendomo tutte 8 + =, Possiamo perd dire che sono infin In crdinecrescente, ne senso che i limi dei rapport valgone a ‘Rimandiamo al paragrafo 44 (4 veda la (445)) lo studio del primo det tre mit? Riguardo al recondo, poainmo ; a4) 114 Copitolo 3 34. Successioni estratte. Il teorema di Bolzano- Weierstrass Sia a, una successione di numeri reali e sia ny una successione stretta- mente crescente di numeri naturali. La successione a,, definita da (4a) keNoa, prende il nome di successione esiratta da ay, di indici m,. ‘Ad esempio, se m= 2K, In successione estatta do oq di indies 2, cio’ di indi esi & 42) re Se invece my = 2k 1,3 ottiene Vestrata da ay di indict dispais (43) 8 teen tana LEMMA. — Per ogni successione ny strettamente crescente di numeri naturali, si ha G44) nek, VkeN, Dimostrazione: per k ~ 1 si ha owviamente n, > 1. Inoltre, supponendo valida la (34.4), proviamo che risulta a... 2 k + 1, da cui, per il principio di induziove, 1a (34.4) risultera vera per ogni k. Per ipotesi @ yy. > my > I, owvero nyu, > Ke percid ny 2 K+ 1. Datla (344) si ricava facilmente la seguente PROPOSIZIONE. — Se 2, converge verso a, allora ogni estratta a, converge verso 2. Dimostrazione: fissato e > 0 esiste ky tale che lay ~ al < € per ogni n> kp Se k > ko, essendo m 2 k peril lemma precedente, si ba anche my > ky © persid la, — al 0 tale che la, -+ e, sia il primo che T'ultime membro delle (34.12) convengono ad f per k + + =. Dal teorema dei carabinieri si ottiene allora la conchusione (3413) lim a, = 35, Succession! di Cauchy Sia a, una succession di numeri reali. Si dice che a, & una successione dl Cauchy 2, per ogni e > 0, esiste un indice y tale che per h, k > v risulti (35.4) lag = ayl < e Dimostriamo in primo luogo ta seguente PROPOSIZIONE. — Ogni successione convergente ® di Cauchy. Dimostrazione: se a, converge verso a allora, per ogni e > 0, esiste v tale che (352) la, -al < e2, va>y. Limit di succession! 1 Dalla disuguaplianza triangolare segue allora, per h, k > v: e 653) loyal S lag~al + Ie ayl 545 Per dimostrare che, viceversa, ogni successione di Cauchy 8 conve gente, premettiamo alcini Jemmi LEMMA 1. — Una successione di Cauchy 2 limitata, Dimostrazione: sia ¢ = 1; per ipotesi esiste.v € N tale che (5) fay - al <1, Vik>y Fissiamo ua indice he > v. Allora, dalla (25.4), per le proprieti del valore assoluto, segue (55) ale a cat, wk>4. Posto . Ace min (0) 5 04 5 8-1, B= max (0) yon Se, +2), evidentemente sista 5.6) AsSasB, VkeN. € percid la successione & limitata LEMMA 2. — Se una successione di Cauchy 8, contiene un'estratta 2) convergente verso f, allora anche a, converge verso & Dimostrazione: fissato ¢ > 0 sia v € N tale che @7) lay — gl < e2, Vey Sia inoltre ka > v tale che ' 58) a, 4 < 02, Vek! Poiché si ha: my, = ky > v (vedi la (344)), per ogni n > v risulta MB Captolo 3 (35.9) Ta ~s] a, — a) + laa ‘Combinando i risultati precedenti si dimostra il seguente CRITERIO DI CONVERGENZA DI CAUCHY, — Una successione a & convergenie se e solo se & di Cauchy. ‘Dimostrazione: con la proposizione allinizio del paragrafo abbiamo gia provato che le successioni convergenti sono di Cauchy. Viceversa, se a, 2 di Cauchy, per il lemma 1 anche limitata. In base al teorema di Bolzano- Weierstrass (paragrafo 24) a, ammette una successione estratta a,, conver- gente, Per il lemma 2, , & convergente, Appendice al capitolo 3 36. Algoritmo di Erone: convergenza e stime dell’errore Con gli strumenti introdotti in questo capitoto siamo in grado di giustifi- care in modo rigoroso laffermazione, fatta nel paragrafo 12, che V'algoritmo di Erone & un buon metodo per il calcolo approssimato della radice qua- drata di un numero reale postivo. Riprendendo i simboli del paragrafo 12, ricordiamo che x & un numero reale positive e a, @ una successione definita per ricorrenza dalla formula ay assegnato (> ) (36.1) a3 (4+ 3), voeN PROPOSIZIONE. — La successione a, definita in (36.1) converge, per aan veo. ‘Dimostrazione (prime metodo): proviamo preliminarmente, per induzione, che 62) ark, ve Inat 2 per ipotes verfca tale relanione;risulta pot | | 1 1 Limit di succession 119 (363) ferdpoe G64) Sarre ee soltanto oe (6:8 tenuto conto che, emendo per tpotes i indsione >in parcolare& 8, > 0), Got equvalentomente (365) 2a exe ( Qa Poo, che 2 verificata perché in paticolae,rnilta a + YF - Cid complta fa prova della (362) [Ne segue che la succession a, & steriamente decrescene; fat 266) cequivile a G6 2dodex, cick box, cist ancora (cusodo &, > 0,8 € N) ay > Rinamimendo, a 2a succemione Hretamentedecresonte, mitts inferiormente da “i. Peril eorema slle svocsion! monotine sist a ¢ B, limite per n+ + = di ay Dato he anche go, >a, passndo a ite per n+ +~ nea relic per rcotrenza i (36.1) 2+) te ei iotvendorispetio alfinconta a, si trova a? = x, lob (nuendo a > Oa = 2 CaO prova che a, converge dectescendo a Yi 68) 2 imostrazione (secondo metodo): rigsendiamo la stima deWerrore (129) (dimostrata per induzione nel paragrato 32): 263) aa ec 3, Voen in, witament als (562), sxve nel forms pit completa (610) ean ch tE@-e) vneN ‘Ricordando it imite notevale (29.2): 120 Coptoio 3 (6.1) tim, pesndo.al limite per n> +» nella (15.10), dal teorems dei carabinier sl deduce che eet ( quind! anche w,) converge & ‘Terminiamo il paragrafo proponendo tre stime dellerrore che si com- mette nel'approssimare yx (x >0) con il termine a,,; della successione. Le stime (36.13), (36:14) sono e complemento della stima (36.12), gid ottenuta nel paragrafo 12. STIME DELL'ERRORE. — La differenza a,,, ~ Jk (detta anche er- rore) si stima nei modi seguenti: (36.2) Boat — <5 %) (36.13) ~VR Yr; infatti ' 636) Dewey t oem gk . ‘Ao stop i dimosrae (56:24) vrifichinmo preiminarmest che (3617) hyo tens daft i be i (618) junio Limit di succesioni 321 oltre @s19) tata end(+3) Perso vale i (3617) 6, esend0 ayy > (aad? = aban = Coes + FED ton = FEY > +E) (en — HE) = 2 ae - ED = (9820) che equlvale as (3614). 37. La snccessione di Fibonacci Leonardo Pisano, detto Fibonacci, pose intomo al 1200 il seguente problema: una coppia di conigli adulti genera una coppia di figli al mese, € ‘questi diventano adulti in due mesi generando a loro volta un‘alira coppia di’ conigli. Se si inizia wn allevamento con una coppia di conigli adult, quante coppie di conigli ci saranno dopo n mesi? Indichiamo con a, il numero delle coppie di conigli adulti nell'n-simo; ‘ese. Nel primo e nel secondo mese Mallevemento conta una sola coppia di ‘adulti, quindi a W Conérontiamo fra oro 2, 5 ty: + dye - Hi numero ay,2 , che rappresenta; le coppie di adulti nel mese (n+ 2)-simo, & uguale al numero di copie adulte del mese precedente, che & ayn, aumentato del numero di coppie adulte di due mesi precedenti, che appunto due mesi prims hanno generato! altrettante coppic giovani, diventate adulte nel frattempo. Quindi ray Beet La suecessione di Fibonacci ® definita per ricorrenza dalla retazione G74). La legge di ticorrenza & che ogni elemento della successione & somma dei due elementi precedenti. I primi elementi sono: ef j2[ste[sfe[7[s 12 [e[a[ 2 ls (72) ax [sfx ]2 [5 [5 [s fs [2 | 34 [55 | 29 | 44 | 235 Neturalmente la susessione di Flbonace diverge a + =. Volendolo verficare analitica-, mente, si osterva, per induzione, che a, 2 uns sucessione a tem) postive strettamente| 122 Captolo 3 ‘rescente. Quin cist il limite a, Per n— +, dalla (97.1) si deduce che a =2a, cho8 a =0 ‘oppure a = + =, Bstendo Is succesione crescente od esseudo = 1 limite vale a= + —. B interessante studiare quale sia il tasso di erescta dellallevamento, cioe studiare la successione Boat ay 73) Notiamo che, in base al criterio del rapporto (paragrafo 33), b, non pud convergere ad un limite b < 1. Dimostrezemo che b, & convergente e che il suo limite b vale (1 + y5 )/2 = 1.61. Dividendo per a,.; 1a (37.1), si trova per b, la relazione di ricorrenza: 4 74) b a ban =I ‘siamo i! metodo inrootto nel paragaf 32 perl socenioni definite pr scotnza Suiponiao ch by ~ b Passando amie perm + ~ ale (974, ttn b= i ‘limite b deve essere finito e soddisfare Vequazione b” ~b~1= 0, ciobb = (1 + 8 2 Dalla defniioe (313) tan the by > 0 pr ogni. Oundle eb, ie & by deve valere b = (1 +15 )/2 , dato che il numero (i ~ 5 2 & negativo. ‘Non 8 elemesttce dimosrae che by nmmette Lime, perche non ¢ na swcesone ovotdas im excite otome slaunero (1 +6 J inate by < (1+ Yaa adore te 88 te) melee ing 2 S verfeafacmente atime passgiorsionlzaando I azine, cot moliplcando aumeraore ¢ denominator per YB ~1 , oppure exeguendo la mokiplcaiose in ere 23+ 8)=048F- ‘Quin 6 by Be, aaMogateate, bys 0. Siriglve le Limi di maccemion! 123 disequazione di secondo grado ¢ ti trova, dato che by > 0, 1a condizione, b> (+48 Y= Bb. Tale condizione, come abblamo visto, & soddisiatta dai termini di indice pari. "Perelb la euccessione by , by by v8 stettamente decrescente, { sto termini sono rmaggiotidib,e quine! ammette Lait fino, I Timite vale b, eome si riconosce passando al Timite per 2 -> += nella (37.6) Ee zi “Up anaiogo rapionamento si fa peri sermiai i indice éispar, e quindi in conclusione tutta In soocesione by tende s b = (1+ V2 = 1 61808996. Riassumendo, 1a suocessione di Fibonacci 2, descrive il numero di eoppie di conigii presenti in un allevamento che iniria con una sola coppia Gi adulti. I] tasso di accrescimento by = aqui/@ tende ab = (I + + ¥ 2 = 1.61... cio® la percentuale di crescita dell'allevamento da un ese a quello successivo 2, per m grande, di circa il 61%. 36, Valori di aderenza di una successione Sia a, una sucessione di numeri reali D numero reale a 5 dice valore daderenza di ty se, per ogni € > 0, Pinsome (o © NE lag~ al 0, sa me N tale che Yin <,allora & ly c(a—ea-+ 6) per opal km 124 Capitoto 3 eta esa) Kchehc@-gate, deal lim a= 8 ‘Vicoverts, 82 4, ~ 4, fisato €> 0, Tinsieme (ke N:| a, ~al ce} 2 infil ete esult anche Vinsieme J = fo, € Ni lay ~ al < in quanto & una suecessione strttamente ccoscente e percid binnivocs. L'asserto segue dalfincisione Jc {0 « N: | a,~ al 0, Mnsieme (2 Ne [ng— al ¢ 1 init alora, 4 on pete infiteVoe, sua tito ance Pcsieme [sity “alc, a9 a) dumgue nel generico inter cin vi sono inf lement i A dint dn 3 ess, owero a 8 di socumulazione per A. ‘Viceversa, se 2 2 di accumulazione per A, per ogni ¢> 0, all'interno (a —e, a + e) di a appertengone init clement a ¢pereid reat infiito Vinsieme cenit da Toro inc, lob a8 valore di aderenza per fy Se poi 8s pete infinite volte ina, 2 vio che a8 valore Pederemza dit ‘Si not che, dal viutato precedente segue, in partcoare, che se unt sucessione convergete verso a eFiaseme [esa = | non & infin, allor »& un punto di sccm tions per Tinaieme A de sol element ‘Dal teorema precedente € dal corema di Bolzano-Weiertwass «i deduce il seguente importante teorems, che talvolta viene denomiaate “secondo teorema di Boleano- Weseraran. TEOREMA 3.— Se Xun soninsiome di infinio ¢Hratat,allore este almeno un punto di accumuezione per X. imostrazione: Vimieme X, essendo infinito, contine Viasieme degl element di une suoressione 2, lmitatae biunivocs (cot tale che bt K'= as 9,). Dal teorems di Boleano- ‘Weterstrass segue che esse unestratin a, convergente Verso uh certo numero reale a, che ‘ertamente non puo nipeters infinite oe in a, . Ne segue che & € un punto accumuls- one per Vinsieme A degli elementi di a, e percib dellinseme X, in quanto Xz A. i | Limit di sucensioni 125 39, Limite inferiore e limite superiore di una suceessione ‘Definiamo il limite inferiore di uns successione aq, indicato con im inf a, mediante Ia posizione 94) € = Tim inf 2, = sup inf a, talvolta (si dice anche minimo limite di a, € si scrive lim’... 8, ‘Analogamente si definisce il limite superiore (0 massimo limite) di a, oo Pain op 4 0, ime Na 0, 93) =e sup inta, 0, Vike N, inf 0 ke N n2k wleche act +e 9.7) lake N tale che -e 0, valgono i), ii) cont = fe }), i) con ¢”= ne] lemma 1; per cui ¢= f= ¢". Viceversa, se vale ia (39.8), fissato e > 0, per la ii) e la ji) del lemma 1, esiste v € NN tale che (39.3) toe cessione pretiamente crescente di numeri natura, per ogni h ¢ N si ha 922) inf 0, ¢iat a, ‘in quanto Vinseme degl indict ny, con k 2 h,& comtenuto nelVinsieme degli n tal chem 2, ato che m 2 Kz b (ai veda le (394). Passando alestremo superioe inh nelle (39.12), si otticae Tasserto, Analogamente si mostra Tula disuguagbanza in (39.1) imestrszione del tsorems 2: dal Jena 2 segue che se a & un valor d'aderenzs per a5, sot se we A. allora a ¢ [¢("]. Inti dal teoreme 1 de! paragrafo precedente segue che to ‘be A. allor cate uestraita a, tale che a = lim. © dalla (3911) a deduce te [FC Per eoachudere, basta provare che f'e "sono ancteat valor daderenca; veriickiamo io perf. Dal lemme 1 sogus che, per ogni t > 0, Tisieme [ne Nif.—e< aq < f+ e)8 infnto © pered, par defmiione di‘valore d'dereama, sia Te A. ‘Abbiamo git csservato nel pargrafo presedetite che una susossione convergent ve:80 ‘2 ammette a come unico valore @aderensa. Dal teorema 2 s deduce i seguente Diimostrazione: per ipotesiVisieme A dei valor aderenza si sidnce «A = (a) Percid, or it trem 2, 2 = tim inf a, = lim sup a. over per i woreme 1, = lina + Conciudiamo il paragrafo ribadendo che le definizioni di limite inferiore superiore possono darsi anche per succession’ non limitate. Le definizioni (39.1) € (39.2) valgono anche in tal caso, potendosi ottenere anche valori ‘uguali a - = oppure a + =. Ad csempio, se a, non é limitata superiormente si avr lim sup 2, = +», mente, se a, non & limitata ineriormente si avra Jim int 4, =~ ©. Un lemma analogo al lemma 1 vale anche in questa situa- one pit generale. Il teorema 1 pud poi essere enunciato, affermando che luna successione 2, ® regolare se e solo se (29.3) Jim inf a, = lim sup a, « 328 Coptolo 3 Boercizi 34 32 33 34 35 CCalootare I'area di un poligono regolare di Ini circoscritto ad un cerchio 0] [Si ust: cos x > 1/2 se Ix < 273] {Si usi fa (12.5): 2" 241 + 0) ©) fim xd tn= == Mostrare che la sussessione [Si proceda come in (25.18)] ‘Une successione a, 2 limitata se veriica una delle seguenti condiioni: | sen (nx) non & regolare, @) 3M>0: las (0) 8 vale (a) allora vale anche (b) oon (ad esempio) R= M + 1; infattrsata fai 0 esistono %, ¥y tall che la -al ys Iy-bly. Posto v = max | ¥, .%) , per ogni m > ¥ si ha lea ~ by) — (a= BH = Hea, 8) + ~BIs STi, al 4 fo~ byl = lay ~ al + fb, ~ bl < 2c} Dimostrare la formula (25.3) relativa al limite de] quoziente di due suc- cessioni convergent. [Consideriamo le succestioni a,b, convergenti rispettivamente ad a, b, € R Per ipotesi & b + 0. Supponendo che risulti b > 0 (il caso b < 08 analog), posto & = bi2 existe un indice vy tale che b-2 vy; in particolare va>y Per ipotesi, per ogai © > O esistono vs € vs tai che f-alceg Vary: Iby-bl y si ha al_fab-abj 1 E beg = Tea lte = 00 a0 — bol 1 — pp ce 202 lab wy a] b+ fal - Ib, - bl) e ] Caleolare i limit (4b, 4 € Bc ¥ 0}: an+ B web © mo © BOG 7 meh gg SEH ronemed meom ed 32 313 314 315 316 I | Lint i meceions 131 {Si dividano numeratore ¢ denominatore pér m, 0 per x, (b) # ea secondo del segno di ae se a £0, invece Ose Provare che se a,—+2¢ Re by—>+=allora is suécessione somma e, + by diverge a + =. [Secondo le defsiconi di limite (239) © (23.20) rislta: Ve>Qay: a-ecqcate Vaan; WM> 0,34: b> MyVa> ay. Soetto e = 1, he atbrart+M, | Vn>vemex ty, yg) Provare che, se a, >a ¢ R, con a> 0 ce by += allo In successions prodotto a, - by diverge a t=. {in base alla deinizione di tin che existe un indice y, per cti (229) rinita in panicoure, per ¢= a2, a>aceen Liipotesi b, > + » significa: YM>0, 34: beoM, Ne segue che a, by -> + o perché: Va>v, YM> 0, abo 52M, Vn v= max fy. vl) Verificae it mite fim (a + 8en ) = + « {Utiizeando le disuguaglianza sen x2 ~ 1, valida per ogni x € R, si ha ntsennen—1 La conclusione segue dal tearema di confronto (27.9) con a, = a—-Leb, = n+ sen a} Generalizzando Iesercizio precedente dimostrare che, s¢.2, > + = €s0 by una successfone imitate, allore a, +b, > + ==. Dimostrare che, se a, converge. ad a € & z 0 per ogni n € N, allora fim a= 132 Capitolo 5 347 318 {Omerviamo pretiminanmcate che, peril teorema di cononto (273), limite a € un numero non negative © perianto & ben definita la rade quadrats dia ‘Esaminiamo prima il caso a ¢ 0, Per le definizione di limite (con ¢ = a/2) inte un indice vy tale che ap > ae = a2 per ogni n > ¥y. Ne segues ' tay-al a, > al Nee eh [per ogni n> vi.Dato che a, ~>a, per ogni e> 0 esate v, tale che a, al < f per ogni n> vz. Ma allora . aie, | Yay YEE Tou ‘Eseminiamo ora il caso a = 0. Per ipotesi ay +0 © 5 20 per ogni ne N; aquindi, per ogaie> Oesistev tale che 0 ,'< per ogni =v. Dato be la fungione f(x) = YX & monotdna strettamente crescente, risulte anche vn > v= max (y, val Ose 0) @ im Wari-o © am Wea WTT {Si mottiplichie si divide per la somma delle radii I risaltati sono: (2) 0; (©) +e; (©) U2; (d) + wa secondo del segno di (8 c),s0 ave, altrimenti 0 se 8 = o} Caleotare i tii ©) ty Ye=T © im fare era ° Sim _n eo Fou © fim _s*(1 om 2) (@ tm Micsostl) im Bti ad tn eG) @ tim sen roe ted 1(@) 2 () 10,5 otiene motipiando e dvidendo per 1 + os (Un); (6) ‘42; (d) MY | i 319 3.20 321 32 323 324 325 Liisi dt succession 12 Verificare che le succession’ considerate nell'eserciio 3.5 (escludere re sercizio (¢}) sono monotone. Dimostrare Ja relazione di limite di succession im (i eevree {Si utlizzino le (31.3), (31.4) com a, = mh se x 0, Altsimenti, se x = 0, .] Studiare le seguenti successioni definite per ricorrenza @ Qaim ara 0) =a. said © y=%a.=-U2+_) @ Laas © &--hane2e41 y=-Aags2aed [(@) converge crescendo # 2; (b) tende crescendo a +=; (6) tende decre condo & — 1; (€) non ha limite; (e), (f si confrontino con la successione (92.6). La successione (+) 2 costante = — 1, la suecessione (f) tende decre seendo a — =] Sia a, una successione a termini positvi, Definiamo b, = Q4: / 8, . Dimo: sure che, se by > b > 1, allora a, + + =, [Si proceda come fatto per dimostrare il citerio del rapporto del para srafo 33] ‘Usando le formule (33.3) caloolare i Titi @ — fim_(n~ tog») (©) tim (2*=2) ° © im * (+= + OG @q) Studiare la successione definite per ricorrenza da: 1 4 =0, ‘ a [La successione nou 2 mouoidus, mi bs lo stesto comportamento della ‘successione by definita dalla formula (37.4). I limite esiste © vale (2 ~ 1) Indichiamo con a, la successione di Fibonacci, definite in (37.1). Dimo- 134 Capito 3 326° 3m 328 strare per induzione che + 5)" fs. vee [Dopo aver verifcato a formula per n = 1 ¢ = 2, si suppone che GY) oh Per somma «i ottiene worn OP EB] quini risultato, tenendo conto che le quant in parentesi quare bil quadrato di +52) Dimostrare che i termini a della sucessone di Fibonacci (371) hanno la forma espliia (ancorché tn po’ complcata se messa in rlazione con il fatto che ai tatta di numeri inter!) HS) ET [Da esame diretto risulis a = a, = 1; Ia relazion€ ayer = & + yyy PLO essere ricondotta alla verifice delle due identi: is ey; a Bop s8y 2 2 ] 2 Modifichiamo il modell di Fibonacci. Supponiamo che la meta dei co- nigh nati ogni mese venga Yenduta, o che comunque non faccia pit parte delallevamento, Cua ¢ le nuova svcczssione a, che descrve i mumero ci coppie di conigli adult delVallevamento dopo m mesi? Quanto vale il limite per n -+ + = del taso di acezescimento? Qual & la percentuale di resets pera + =? [= 2, a2 1 ayy = ayy +8, 2 b= (0 4 V9 2 = 136 ..5 quindi le pereenuale di crescia 8, perm gaoile, a circa i] 3696) ‘Determinare successioni regolari estratte dalle succession seguenti: @) Gipen o | etitee © are (- 1)" 2) @ | Wy @ =(%) © BE sea o ff o FB Ifa) posto a, = (1) m, rsulta { 2 send part ae : a seme dispar Percid aq, (succesione extrata composta dai termini di posto pari) ai- verge a =, mente 93.4 (termini di posto dispar) diverge a =i (©) lt successione estraia dai termini i posto pati diverge a +=, mentre Ja suecessione estratte dei termini di posto dispar converge & 2210; ©) posto a, = arcig ((- 1)" m), ay Converge @ wf2 mentre t.1 con- verge a ~ 2/2; (d) se n 2 dispart risulta YC =- 1, mente se ne Yet = Y= Perio | Cec, van la successione estratta dei termi di posto pari 8 costante e converge & ‘+1, mentre quella dei termini di posto dispari converge a ~ 1; (¢) i primi termini della successione a, = sea(ax/2) sono: = 3 seo Fl, son =0, ten5x=—1, sen 2x Si individuano le tre succession estratte: tx=0, ' Vike Ns ween; vee N, 136 Captoto 3 329 3.30 Ym eG lim aqp=% lim agg =-2 (@) La parte intera i w/2 vale: E- { ne yn pertanto [n/2] 2 (a - 1)2 ¢, per il teorema di contromto (27.9), {w2) diverge a 4 e per n > + © (c, evidentemente, anche ogni suecessione cestratta diverge & + =); (p) tenendo presente il precedente punto (g), si he: sen part sen dlspari’ o sen part sen? dispari Pertanto 2, = 02 ~ [972] & unione di due sotosuccession! costa) Sin a, ta sucessione lmitata di numeri reall. Supposto che Pestratia di indid pari age quella di indici dispari ay abbiamo lo stesso imite a, imostrare che anche il Timite di a, & uguale ad a, {Si puo procedere in base alla definizione di limite. Fissato e > 0, sia vi tale che fgg ~ al wy © sia vp tale che lage ~al <€ perk > vo Posto v = max [¥, a), per E> v valgono entrambe le disaguaglianze precedenti e dunque per'n > 2+ 1 si be jey~ al tim sup 16), ¥ allora f(x) & decrescente su R} Sapendo che mb os 140 Capitolo 3 dimostrare che, se 9, 2 una successione (non necessariamente crescente) che diverge a + se con [as indica, per ogni neN, la parte intera dia, allora er ein ine, ¢> 0 ite nd ve © erty] <« east Got, qualange inter pid grande div soda (1), “a parte inte [a] vec le dsaguaganze a 1< bd s%, vaeN , dato che a, —>+=, anche [a,} —>+e. In base ala definizione di limite, fisato ¥ come in (*), esiste in corrispondenza un indice », tale che lado». Vn>v ssendo [a4] ¢ N per ogni n € N, si pud sosttuire nefla (*) n con [a] si ‘ottiene ()”- ve eid prova Vasterto} 339 “Traendo spunto dallesercizio precedente, dimostrare Ia seguente pro- | prieta di limite per succession! compost: se a,» ,con ae RU [+=,~-), fe se n,2 una successione di interi (non necessariamente monotdna) diver- gente a +=, allora a, -» a (si osservi che a, una sottosuccessione di a, solo se m2 strettamente crescente), <6 vay CAPITOLO QUARTO. LIMIT DI FUNZIONL FUNZIONE CONTINUE 40, Premessa 7 ‘Consideriamo Ia funzione (oy A(x) = 2 che & definita per ogni xe R - osserviamo preliminarmente che — ii membri per x otteniamo (0). Allo scopo di disegnarae il grafico, “I Ssenxs 1 per ognize R; dividendo tutt, (402) ee 7 » yess, vx>0. Figura 41 142 Capitoto 4 ‘Se x-< 0 otiene Ie situnzione analogs Lx ¢ fs) <~ 1x; comuogue, esendo f(x) una, {fanzione pari (io (2) pet opal xe R ~ (0), suficiente studiarne le propriet per J 0, rportando poi il diego anche per x < 0, per simsmetria rispeto alae. ‘Le funzioni y = ~ 1/x e y = Ix, che appaiono nella stima (40.2), henno per grefico dei rami di iperbole, come in figura 4.1. Tenendo conto del segno di f(x), che per x > 0 lo stesso segno di sea x, si ottiene per f(x) un grafico come quello disegnato con tratto continue in figura 4.1.11 disegno & significativo per x sulficientemente grande; 2 invece indeterminato per x @ “vicino" a zero. ‘Ricordiamo che ls funzione f(x) in (40:1) pon &definita per xq =O, cioé non ® caleplabile 140). lnvece & possibile calolare valor. di f(z) per a “vicino” a zero; ad exempio vale fa abel x 2 2B ait IG a8 2m 3 28, 2B wom, | 2+ 098. Bao. | Baas. | 5 econ Two di una caleolatice,s otiene (ad exempio)Pulteriore tavola i valor x OL a0 001 ‘oom 3) ce 09999599. [elie abella precedente somo sai selt valor di x suficintemante vein «xp = 07 Uno, Aue, tre 6 otto valor di = non sono — in assluto —ne vicininé lontani da zero, Certameste, fulla bate delle precedent belle & pub intuire che f(x, per x vieio a zero; assuma valor ‘ini al numero 1 (G2) assume valor del spo 1 ~ €, 600 « > 0 “picsolo"), Non & perd ‘Domibileeacludere che, per x ancors pi vicino ay = 0 rispeto agli otto valori git conside- ‘ati, (2) cambi comportamente ‘Una formulazione rigorosa del comportamento di f(x) per x “‘vicino” ad xy $i ottiene nel modo seguente: si considera una tabella ideale, ilimitata a destra, del tipo | wet) | m=) | m=O) Cicd, si considera una generica successione x, che converge ad Xp (3 “vieino” ad xy se n 2 grande”) ela corrispondente successione y.,costituita Limit di funsioni. Funzion| continue 143 ai valor assunti dalla funzione (2) (y,~ f(2,), ¥ m € N). Se yy conve ‘taunerof (ese l numero fuon combi quahaque sale sceesnone che converge ad 2) allora si dice che la funzione f(x) ammeie limite, uguale 0 Per XX F ‘Tomiamo allesempio della funzione {3 18 gia verficato (6 ve oe mp f(x) in (403; si 2 gi verficato (si veda i! limite (403) im f(x) = te 2 ae 1 uous a sete ry che converge = 0 on x #0, ¥ a ¢ In onde ‘con quaate deto sopra, in termini di Limit di funioni lea dice che mn do ep ote funzion I (403) equivale a die che fx) ha (04) im 3) = fig =O = Figure 42 In figura 4.2 8 riportato il grafico della fuazione (sen x) mle fenzione non ® defiita per 2-0 (ash pic 6 tte Senn con wy" a, aoe a bs Sfepeeane pac ae le wns = Ot oy et aT) se SGladt=lquniostveoa wet ‘vEzten tc se la nuance po entrap vs nde ie (5) fin sea 2 nom ese (Gi veda in (405). CO nti 43 goat gai, cept al omputs, dla foe tn} So in partners eats dea faoy oe daaee age 14 Capitol 4 Figura 43 - y = sea (18) Nel paragrafo che segue formalizziamo la definizione di limite di fun- sone secondo le idee sopra exposte. 41. Definiziont Si define mite dune fusion fx), per x ce tend a xp € R, el ca in tl xg ‘suki un punt dt accamudzione yer dominio dX) 2 a en on tp i scuntie inins min ee oposte nel paragafo 50 in append, Ad wns prin leur same. fssere rival, Inf, wel presiego del aptolo vengono pee in consdermione sola fanzon! ex! domino At como deus iervalo (o al untone fit terval) eX. [po presto per i alclo del Kine, appariens ad A of un punto doer pe i ‘ominto A (ad ssempio % & wn estremo deintevallo A nel caso fn ei A % appent, 3 Intervallo i mumer realm entrambi cas sala punto di accumulazioe per aseme A | Se a, b sono due mumeri reali (con a & Secondo questa definizione Ia relazione (29.17), come gid detto nel ‘paragrafo precedente, diventa: (41.10) Jim S22 Cosi pure le relazioni (29.13), (29.14) diventano: (aan) Jim sen x = 0; Jim cos x = 1. 346 Captoio 4 Possiamo formulare la definizione di limite direttamente per i disnguaglianze, come git fatto per le successioni, usando i simboli e, v. I simboli usati classicamente per i limiti di funzioni sono e, 8 (delta) nel ‘modo seguente: ‘TEOREMA.— Siha lim {(2) = se esoltanto se, qualunque sia 8 > 0, = existe un numero 8 >in modo che te < f(z) <¢+e, per ognixe A- (rq, tale che m- BK CH +8. Ti teorema, che pud essere enunciato in simboli lim f(x) =¢ <=> Ve>0,35>0: If) -d0, 36 > 0: f(x) >M, Vre A: O#k-uicd. (4114) lim f@) =f Vt xe Ane Ne fle) 965 = Ve>0, 3k MG) —M0, 3k f(@) >M, Vre Arr k I lettore, tenendo conto della definizione (23.21) relativa alle succes- sioni che tendono a ~ =, formuli i casi corrispondenti con ~ eal posto di E utile considerare anche i cosiddetti limite destro (x —> 1") € limite sinisro (x % ), quando ci si avvicina al punto x per valori dix ¢ A rispetiivamente solo maggior: di %, 0 solo minori. ‘Consideriamo per brevita solo icasi i limite ¢fnito (i ettore formuli i casi con limite infinito}: Limit di fanclont. Furaioni continue 147 t (21.16) im.) = ¢ <9 Vigra, m6 Aen DIYS Nai) > Ve > 0, 38> 0: Ht) -A OI -dee, | Vee Arm 8 0,36>0: xe A, OFlk-my1<3 = It)-t 0, sia 8 > 0 if numero reale per cui vale Pipotesi (42.2); consideriamo poi una fsenerica suocessione Xai punt di A, convergente dX con x, # % per ogni ne i Per la definizione di limite di successione, esiste un indice y per cui Ixy ~ tol < 8 per ogni n > 8; inoltre, essendo x, + Xo, in definitiva si ha 148 Capitolo 4 (423) meA, OF |x, - mI <8, Wa>v. Per V'ipotesi (42.2) segue allora (224) Ha) —y che, in base alla definizione di limite di successione, significa che f(2,) > € Per Proviam ora, per assurdo, che (421) implica (42.2): contraddice ia (422) equivale ad atfermare che: (425) Dep > 0 VO>0, Fre AOS hk H1< 8, I) - M2 ey. Poniamo § = Wa, con n € Ne indichiamo con x = x, il valore di x che compare in (42.5) in dipendenza da 8 = Vin: 1 (26) ere NIE ADE la = Kl 0, an (a4) > 1 (in contrast oom il fatto che f(x,) +0). Ne segue cbe f(x) non sammete limite per x“ O (i veda il graico di f(2) im figure 43). Altri limiti notevoli, conseguenza della definizione di limite di funzione © dei limiti di successione (31.3), (31.4), sono 150 Capitolo 4 wo tin felon ae (ede Dato che i limiti di funzioni sono definiti a partire dai limiti di succes- sioni, anche per essi valgono le proprieta git dimostrate per i limiti di successioni. Dal paragrafo 25 deduciamo le: OPERAZIONI CON I LIMITI DI FUNZIONI, — I limite della somma, differenza, prodotto, quoziente di due funzioni & rispettivamente luguale alla somma, differenza, prodotio, quoziente (se il denominatore & ddiverso da zero) dei due limit, purché non sia una delle forme indeterminate wom 0, 0, ele, 0. ‘Ad czempio dimostriamo che i! limite dt un progotto & upuale al prodotto dei limit ‘Supponiamo che por xp isl (3) — 6, g(x) > Cid significa che qualungne sia ta fuecessione x, che tende ad Xp, con Xy © Ae Xp # xo Vin © Ni risulte Ho) > fata) > & Per la (25.2), che eoprime il modo di calolare il mite del prodotto i due succession, sista f(x) -2(4,) > &- € 6 complets a prova ‘Come applicazione calcoliamo il limite, per x ~» 0, del rapporto (1 ~ cos x)/x2,E una forma indeterminata 0/0, Moltiplicando numeratore € denomi- natore per (i + cos x) otteniamo tim Looe cos? x in- 7 Fave sent x cad + iia sen x ae BBG) | GT ¥ eos x “2 I lettose verifichi che, con lo stesso metodo, si ottiene 1-205 x (43.10) tim = = 0. ‘nw ulteriore propriate ute per le appliazioni& a sequent. LIMIT DI FUNZJONI COMPOSTE — Siano gX 9 ¥ © £Y —+ R due funzion tal che ‘Limidi di fanzioni. Funzioni continue 151 (ea Jim als) = Yo tim fi) = 6, a rn I ed ensta 8 > O tle che risul ft) ¥ yp per og x » xp dellintervllo (xy ~ 8, xy + 8). Allora é anche | I (32) tim f(g(9)) = a Dimostrazione:comsideriamo una generca succestione% convergcote a con X€ X © %q oper ogni a N.Fer le definizone di limite di succesione esse tale che lng = Tal < 8, per ogni a> v. Peri, per ogi n> ssa anche g(t) 3p Dato che Yq = gq) & una ‘iccosione contenuta in Y che converge a ye ed tale che Yq #70 Pern >¥, Got figt)) > & came wi voleva dimosrare. 1 44, Funzioni continue ‘Come nel paragrafo precedente, considetiamo funzioni f(x) definite in un dominio A costituito da un intervallo, o dall'unione finita di intervalli, con % punto di A o punto estremo ad tino degli interval costituenti A. Abbiamo introdotto i limiti di funzioni per desczivere il comportamento i funzioni nelle vicinanze ai loro punti singolari. Naturalmene possiamo calcolare il limite, per x — x anche se Ja funzione non presenta alcuna singolarita in %p Ad esempio abbiamo gia calcolato in (41.11) i limiti (44.1) Jim sen x =0=sen 0; lim cos x= 1 = cos 0; a) a) il valore limite, per x + 0, & uguale al valore che si ottiene calcolando la funzione, per x = 0. Si dice che le funzioni sen x, cos x sono continue per x = 0 (ed in realta sono continue per ogni x ¢ R) in accordo con Ia: DEFINIZIONE. — Una funzione f(x) ? continua in un punto %, se (442) lim (x) = £(%) = tuna fiinzione ® continua in un intervalto [a,b se continua in ogni punto Xp [a,b] (se mp = a si considera in (44.2) il solo limite destro x —> 2", mentre se 9 = b si considera il limite sinistro xb”). Dato che il limite di somma, differenza, prodotio & uguale rispettive- ‘mente alla somma, differenza, prodotto dei limiti,risulta che la somma, a Aifferenza, il prodotto di furzioni continue & una funzione continua. Anche il quoziente di funzioni continue & una funzione continua, ma come al solito 182 Capitolo 4 ‘occorre fare attenzione ai punti dove il denominatore si annulla. ‘Uiilizzando la proprieta relativa ai limiti di funzioni composte paragrafo precedente) si vérifica che Ja funcione composta mediante fun- zion! continue 2 continua. ‘L'importanza delle funzioni continue ¢ anche nel fatto che molte fun- ‘ioni elementari sono continue nel loro insieme di definizione: potenze y =%", esponeniali y = a, logaritmi y = log, x, funzioni trigonometriche y = sen x, y= cos x, y = tg X valore assolato y = [xl ‘La cootinith od etre propriet dele potenze esponeniai vere} eseminata ‘nel paragrafo 97 (si veda anche Peserczio 4.6). La contimuth delisfunzione f(x) = sen x nel ‘Panto 2p € R si esprime con la relazione di limite ay Um sed x= sen 39 fan ‘0, equivelentemeate, con la relaxone ct ite way im sen (04 8) = 00%, - che & conseguenza della formula i adic per i seco © dei mit im (46); ina ig sess +8) = im fn cn +06 xs = 43) fen ty ct b+ cos xy in mb = Be xp qulungus sin xq © R,co8 x converge a o0s x per = sen tlds per re n2 + kx (Ke Z), docende {ial ~ ball be — ‘porre 8 = ¢ nella relazione of tite (41.12) se Ix ~ ap| < e allora anche VayeR, ata ines I) ~ f= I~ Dll Mostriamo con due esempi Vimportanza del concetto di continuita per ceseguire calcoli di imiti, ‘Usiamo'ia continuit® dela funsione potenza 2° per ealcolare, a partie dalla (42.8), seguente nite notevoie (paniamo y = (bx) € consieriamo i eao b > 0; se invere b <0 ‘oecorre cambine i segno = con i Segno =; infie se 6 = Oil risultato & ovvio)- mn | tim, + oo = u(t +3) [i IT 1 f Liisi dt fanziond. Fanzioné continue 153 Uitiziamo orale continuith dolla funzions log per x=1, per ottenere, partie dalla (298), i timite notevole: (4a) Per comprendere Ix prima ugunglinza, si veda la propreth (9.16) del logariunl, Analo- samente al limite precedente, dato che log n = (1/0) log ni ottiene fog 9) tie EP =o, vb>0. 48, Discontinuita La funzione (a) 1 sex>0 I-12 sex x0 4 Hx); precmente (ai vedano le (4.18), (41.19) il mite deauo & diverso dal Lite sinisto. “Tutto a accade qualonque esi valore£selto in (452) per In definiione i x). che risulta una estensione non continua (0 progomento non continuo) della funione (3); inoitre Ia discontiuita ai f(x) nel punto X = 0 si die non eliminabile. “Vicevers, it funsione studiata nel paragrafo 40: as) ft) = 2% on & contin i. ‘mediante fe funaione: (perché noo ® definite), ma & posible prolungare per conti (x) fy Eo e0 say Fa 7 1 oe ‘A causa del lite notevole (404), a) & continus anche nel punto X= 0.1 grafic dita) #1 ‘Sulene “completando” il disegno in Sgura 42 con Paberiore punto di coordinate (0, 1) Sia f(x) une funzione definita in A ¢ xy un punto di A. Le discontinuita 4 f() si classficano nel modo seguente: (a) la funzione presenta in xy una discontinuit eliminabile se existe i limite di {(@) per x % € risulta (45.5) lim_ f(x) # 0). ws In tal caso, posto ¢= lim f(x) , la funzione : iG) ¢ | Ke A bal (45.6) ig)= { tse ke risulta continua nel punto (b) 1a funzione f(x) presenta in x, una discontinuiti di prima specie se esistono finiti i limiti destro ¢ sinistro di f(x) in x ¢ si ha 52) lim f(s) # lim f(3)- Be se ene bili etetntlacgeE tel | Limit di funciont. Fuzion continue 185 ‘Ad esempio la funzione part intra dix, definita i (29.11 rappreseatata in igus 45, presenta discontinuiti di prima ypecie in corispondeaza ad ogni valore x € mise RoniteRes. ani Z, mente & Figura 45 (©) La funaione {(2) presenta in xj una discontinuite di uno almeno dei due limiti Peet (458) lim (2), tina f(x) me 8 non esiste oppure 2 infinito, Sia A un intervallo (0 unione finite di interval funzione definita in A ~ {; se esiste il limite Xe e Ave f(x) una (45.9) lim f(x) =6 nm allora la funzione F(x), definita in A da 156 Capote # f(x) se XE A- fx) ¢ se x (45.10) Ia) = 2 detta prolungamento per continuita di f(x) in x (x) risulta continua in Xe. Se poi {(x) & continua in A - {xp}, allora i(x), continua su tutto V'insieme A, 2 detta prolungamento per continuita di {(x) su A. 46, Aleoni teoremi sulle funzioni continue ‘Il teorema seguente & analogo al teorema della permanenza del segno (paragrafo 27) per le successioni. ‘TEOREMA DELLA PERMANENZA DEL SEGNO: — Sia f(x) una {furzione definita in un intorno di Xy e sia continua in Xo. Se f(%q) > 0, essie ‘un numero 8 > 0 con la proprith che f(x) > 0 per ogni x € (Xp ~ 8, X48). La dimostrazone s fa come nel paregrafo 21: dato che f(t) > 0, posiamo scelire fag) este quid ua numer > Opes ei f()—( <2 per opal nelFiervallo fe-ag <8. Gi equate a =f) 0, allora esiste 3 (8b) tale che f(a) = 0. ‘Naturalmente ta tesi vale anche se f(a) > 0 e f(b) < 0; ciod il teorema ddellesistenza degli zeri vale supponendo che i valori f(a), f(b) siano di segno discorde. La dimostrazione del teorema 2 riportata nel paragrafo 47 che segue. Per mostare Ia portata del teorema, consdeviame come esemnpio le segitenti due equa- ‘on! nella incogaia 463) Pak 1=0, Limi i fnciont Fanziont continue 1 (463) eared he non rientrano tra le equazion!algebrche di primo © secondo grado di cui & fac! oordare i formula rsolutiva. La prima delle due equazion one algebrica : ‘uma equatione algebrice di ‘arco grado, mente la seconde 8 unlequazione rascendente. Procediamo pet tensa, soe x =2 =1 o 1 2 | fay e8ox-1 : 1 8 = 1 ent [ery Nel caso f(x) = 2 + x ~ 1, sbbismo i(0) <0, (1) > 0. fn base l teorema dellesit ES del ze, existe us numero x nel"ntervalo (0, 1) ale she fq) = cad wea che ‘elequazione (46.2). Nei en efeucone (62) Nel pag edremo come calcolare numeticamente tle [Net secondo caso f(x) = + ,siuta { ~ 3) = Ve ~1.<0, 1(0) = 1 > 0. Quindi esi ‘ellntervallo (1,0) usa radice xp deequazione (7.3) . eee 2% dell’ equazione (73), Nei paragrfi 47 © 70 troveremo ch Notiamo che este una formule ritolutiv per le equazioni di tezo grado, slusione rele del'equazione (862) mimera Seat Ee Ga) * ‘Vieeverse, non & nota alcuna formula risofutiva per Pequazione (46:3). (464) Applchiamo ancora una volts J teorema dellestenza degli eri per dimeatrare une 5 utizata o site un ops wnat el paragraoS: per ops 9920 mero rele 20 solution, (465) ey. Rite, endo fon) <3" setaene eset per > Oyun) ~ stumero ap 8 unico, ¢ -chiamato radice n-esima di yo. Dimostriarao che Nequazionc. (455) totsion wy Onaturinentebipm Se9p> Openaas ioc ae 0) = — 30 0; vmans da trove un punto dow le fitout 2 pate Se 9g Cos cinn {) = 1~ yo > 0 ¢ quindl esiste uns radice Xp neI'intervallo (0,1). Se invece yp > 1 llera + fC yo) = ¥8 ~ Yo = Ye (¥87 ~ 1) > 0 quindi in questo caso esste una radice nelVintervalle (0,30) infin se yp 3 Bata yrodere ay 1 (PRIMO) TEOREMA DELL'ESISTENZA DET VALORI INTER. MEDI. — Una funcione continua in un int a, b) assur 7 ee nee tervallo (a, b] assume tut! i valori ‘Dimostrazione: per semplificare le notazioni considetiamo il caso in cui 158 Captolo 4 f(a) < f(b). La tesi consiste nel provare che, qualunque sia yo € {f(a}, f(b)}. cesiste % € [a, b] tale che £(%) = Yor ‘Se yo = f(a) si pud porte x = a analogamente se yo = f(b), allora basta prendere 3 = b. Per trattare il caso Yo € (f(a), £(b)) consideriamo Ja fun- zone (466) Be) = 1x) — Yo > v x ela, bj; essendo f(a) < yo < f(b), risulta (46.7) (a) = f(@) - yo < 0, a(b) = £(b) — yo > 0. Per il teorema dell’esistenza degli zeri esiste un aumero X) € (a, b) tale che (Xa) = 0, cio’ 4(%0) = Yor ‘TEOREMA DI WEIERSTRASS. — Sia f(x) una funzione continua in tun intervalio chiuso ¢ limitato (a, 8). Allora f(x) assume massimo ¢ minimo in (a, b), cit esistono in [a,b] XX tali che (46.8) fi) < f(x) < fx), Vere [a,b]. [numeri x;, %, sono detti rispettivamente punti di minimo ¢ di massimo per f(x) nellintervallo[a,b};i corrispondenti valori m = f(x,) e M = f(x) sono Getti minimo e massimo di f(s) in {a, b] (si veda la figura 46). Figura 46 1 teorema di Weierstrass @ dimostrato net paragrafo 48; in questa sede Limisi di function! Funzion! conainue 159 Gi limitiamo a mettere in luce con degli esempi limportanza delle ipotesi (funzione continua definita in un intervallo chiuso e limizaio) che garanti- scono Pesistenza del massimo e del minimo. Canidsinmo per x> 0 i usone 69) tet; f(x) non assume massimo nelVintevallosperto a sinista (0, I; ifatti on & imitate supe orsente in tale intervall: ¥ M> Oiaultaf{) > Mse x ¢ (, UM) (5 veda figure 4.7). Ls fuazione non assume minimo uelatervalloilimitato (1, +); la funione & Uimitats in tale intervalo perehé rsulla (sf veda anche Ie figure 48): (46310) o Yim. too t YP ttoe E con xe ¢0,11 con xe [1,e0) Figure 47 Figura 48 La fanzione f(x) = 2° sarume mastino ¢ minimo in ogni itervallo chiuso © limitato [a,b], in paricolare neatervallo [1,1]. Invece In funzione gf), rappresentate in figura 49 e definite da (asin) ee reba -o wwf be x Limit dt funciont Punzéoni continue 161 160 Capitol + ‘ {SECONDO) TEOREMA DELL'ESISTENZA DEI VALORI IN- TERMEDI: — Una fuunzione continua in un intervalo (6, b] assume tutti valori compresi tra il minimo ed i! massimo. | Dimostrazione: i valori di massimo M ¢ di minimo m sono assunti in base al teorema di Weierstrass; rimane da provare che, qualunque sia yo € (m, M), esiste x € [a, b] tale che f(x) Indichiamo con x;, x21 punti di minimo ¢ di massimo di f(s), cio tali che £(x;) = m, f(x:) ='M e consideriamo la funzione (46.13) aC) = £0) - yo 5 Vxe [a,b Essendo f(x, m < yo < M = f(x), sisulta Figura 49) (46.14) 8%) = 0) -¥0 <0, BCH,) = Kx) - yy > 0; sume minine vente cho « initate [3,3] pee amume valor ps reat a alo sa) pr a) m8 pe aa wee ae en cae mnacants del ann © cana la dentin ‘el punto » 0. per il teorema dellesistenza degli zeri esiste un numero Xo, appartenente alPintervalio aperto di estremi x, X, tale che g(4) = 0, cid tale che f(%,) = yo. Caiudiamo il paragrafo precisando un criterio, introdotto nel paragrafo | 7, per riconoscere se una data funzione & invertible. Le continuita della funzione inversa & invece studiata nel paragrafo 49, CRITERIO DI INVERTIBILITA. — Una funtione continua e steta- ‘menie monotiona in un incervalio (a, 6] 2 invertbile in tale intervallo, Proponiamo la dimostrazione nel caso in cui la fonzione f sia stretta- mente crescente in [a, bj risulta j (4635) f(a) < 10) < 1), Vxe (@b) t ‘Figura 410 quindi f(a) @ if minimo della f in [a, b], mentre f(b) il massimo. Inoltre si ] 7 a ates verifica come nel teorema precedente che f assume tutti i valori compresi Perla decom in corapondena el nmes x ¢ Za fons pan acon tra {() f(b). Ciob, per ogni y ¢ [fa {b)} esiste almeno un x e (a, b} rappresentat in figura “ pet cui f(x) = y. Tale x & unico; infatti, se esistessero due valori x, x, distinti (46.32) | fe) =x- be tra loro, diciamo x -< x2, per cui y = f(x) = f(x), allora dovrebbe risultare gral Oe remem el anche f(x) < f(a), dato che f& strettamente crescente, Quindi £4, 5] —> ea cg nw se. | (a), 1€0)& invert Siamo ora in grado di provare una nuove formulazione del teorema di esistensa det valon intermedi. | 162 Capltolo 4 47, Metodo di bisezione per il calcolo delle radici di una equazione In questo pareprafo dimostriamo il teofema delVesistenza degli zeri, enunciato allinizio del paragrafo precedente. Utilizziamo nella dimostra~ tione il metodo di bisezione; si tratta di un procedimento costruttivo che, dltre a dimostrare Pesistenza di una soluzione di una equazione data, for- nisce anche un metodo per calcolarla. Nel paragrafo 70 verra esposto il metodo di Newton per il calcolo delle radici di una equazione, che & un procedimento pid efficiente, ma che non si applica alla totalita dei casi a cui si applica il metodo di bisezione. ‘Prendiamo in considerazione equazioni del tipo any 4) con f(x) funzione definita in un intervallo (a, b]. Risolvere l'equazione significa determinare tutti i numeri reali x € [a, b] per cui f(xq) = 0; tali numeri si dicono soluzioni dell'equazione (47-1), od anche zeri della fun- zione f(x). Se la funzione f(x) un polinomio, si dice che (47.1)'® un'equazione algebrica. Se f(x) ¢ una funzione trascendente (ad esempio composta tra- mite le funzioni e, log x, sen x, cos x) allora Ja (47.1) prende il nome di equazione trascendente. Una soluzione di un'equazione algebrica si dice anche radice dell’equa- ione. Per estensione, si use il termine di radici anche per le soluzioni di equazioni trascendenti Ricordiamo le ipotesi del teorema dell’esistenza degli zeri: f(z) @ una funzione continua in [a, b] © (472) f(a) <0, f(b) > 0. Consideriamo il numero c, punto di mezzo delintervallo [a,b], cio® (a + b)?2. Se f(c) = 0 abbiamo trovato una radice, Altrimenti consideriamo i due casi (¢) > 0, (©) < 0. Se f(€) > 0, Ia funzione f assume valori di segno ‘iscorde agli estremi dell'intervallo a, cl], mentre se f(c) < 0, fc, b] & Vintervallo dove £ cambia segno. Indichiamo con [a, b,] Vintervallo da considerare, ciot definiamo: se f()>0 = a= aby (413) se <0 = =e, ‘nt faci, Funcont continue 163 i Abbiamo coal trovato un intervallo (ay, b;). di ampiezza meta del prece- dente [a, b), per cui risulta f(2,) <0, f(b;) > 0. Definiamo c, = (a, + by \2e ‘petiamo il ragionamento. Otteniamo tre successioni ay, by cy che per n 21 sono definite, analogamente alla (47.3), da i [se Hq) >O = ayy = aye be = Gy (474) ata t Pot fea ise f(c,) <0 => yay vebeaeeeaeee 1 Baas = | Se per qualche m risulta f(c,)= 0, ci si ferma perché si & trovata u radice; altrimenti, per costruzione, risulta i i (475) f(a) <0, £(b,) > 0, | wane N. E-semplice scrivere-la relzione che loga a, (oppure con sat adopt ate, nghoor sino fo dines ‘Quindi by — a; = (b ~ a)/2, by ~ a = (b — a)/2", e dopo n passi b-a (476) eee ete we N. __ Per costruzione, In successione a, & crescemte (a, $ a < a <..) ed & Timitata, perché contenuta neWintervallo (a, b]. Per il teorema sulle sveces- sioni monotone a, ammette limite finito, e sia % tale limite; anche ta successione b,, espressa mediante le (47.6) da (77) negetetl ra converge ad % per n> + =. : ‘Quindi, ricordando la (47.5), dalla continuita di f si ottiene 78) flag) = lim f(a) <0; 16) lim _f(b,) 2 0. i Percid f(%q) = 0 ed il teorema dell’esstenza degli zeri 2 provato. Dalla dimostrazione proposta risus chiaro come caloolare numericamente Ia soluzione 4 fie messes, Ge comerOn a 3p termi uns using dele re succession’ sono valoi approssimati dx: in paticolare, {valor diag sono approssimazioni per difetto, que di by sono approssimazionl per ecceso, ioe 164 Capitolo + ws) asteshy voen Date (416), (479) si dees che Pemore di approgimasone che e commeti soa tuento x, Son tg (oppure con by afro «(© ~a)/2", Dato che ei punto dt mezo Siena Bb Yertore ches commeltene'appossinre ny eon © minors di (D— Riprendiamo io consieresone le equcion, (462), (463). Ci preponiamo it calenio dete epettve radi con un crore inferioree 10°. In entambi i cst abbiamo un intevallo Gi ampieer b sa = I nfat uel primo caso a, bl = 0,1, nel soondo [ob] = [= 3 0 Lerrere dh approsasazione che si commett sosiuendo Ia soluzione 29 00 & &minore di 2"; im parcolare, per 0 « 9, sui (4730) | exp | 5 12 = 1024 < 10° Si ortene Ja tabella di valor: e[alj-| « 2 a & Paxcizo | 05 | 07 | ~ | osrs6 | cows | cams | 0.586 Faxeo | 05 [-ors| — [~ 0570s | ose | ~ asexs | - 05673 Quindl te race dell Bax 2b xy = O6R2 (2 0.0); a radice ‘ett squarione of r= 0b x9 ~0567(+ 001). 1! mumero + 0.001 & una sia del erore; tod ad esemplo nel primo caso riults O61 < xp < 0.653. Xi meiado al Newtan per il calolo delle radii di uequarion, che experremo vel ‘paragrafo 70, rirla pi efciente, Ifa, co meno itrszini, i caleolano pi etre signif tative dap. (Chiudiamo il paragrafo con un'osservazione sull'assioma di completezza (2.11), Abbiamo utilizzato tale assioma nella dimostrazione del teorema dell'esistenza degli zeri, in particolare nell'affermazione che la successione fa, essenido monotona e limitata,risulta convergeate. : Cid essenziale; infati,nel'ambito dei numeri razionali Q, dove non & verificato Pessioma di completezza, non vale nemmeno il teorema dell’esi- Trenza gil zr. Ad esempio, Pequazione ff) =x! ~2~ 0 non he soluziont nnelPintervallo di razional {x € Q: 0x2}, nonostante che £(0) < 0, (2) > 0. ‘infatti si gia verificato ne! paragrafo S che {2 non é razionale. L’assioma di completezza ¢ essenziale anche in altri teoremi di esistenza; ad esempio nel teorema di Weierstrass, 0, come gid detto, nel teorema sull'esistenza del limite per le succession monotdne. Limiti di funcioni. Funzioni continue 165 48. II teorema di Weierstrass Dimostriamo il segnente teorema, enunciato nel paragrafo 46. ‘TEOREMA DI WEIERSTRASS. — Sia f(x) una funzione continua in un intervallo chiuso e limitaco {a, b]. Allora f(x) assume minimo e massimo in [2, b), ciob esisiono x;, x in (a, b] tall che (48a) f(s.) s £8) < f(x), Vee [ab] Dimostrazione: posto M = sup {f(x}: x € [a, b], verifichiamo che es une mesons Hl pu fat) tl ch ae adorned (482) lim f(s.) = M. Infatti, se M = + =, per le proprieta dell’estremo super superiore, esiste 2 [a b] tale che (G,) > ne percid {0,) > M =". Se invece risulta M < +, per ogni n € N esiste x, in [a, b) tale che ognine N aay M-=<1() 9) allora, per la (48.2), (48.6) M = Sim f(3,) = lim_ f(x) = f(%) « Abbiamo cos! dimostrato che i 87) fx) = = sup (f(x): x € [a, b}); 166 Capitoto 4 ‘cid implica allo stesso tempo che M < +e e che estremo superiore &, in effetti, um massimo. ‘Analogamente si ragiona per determinare un punto di iinimo, par- tendo dalPestremo inferiore di f(x) in [s, b). 49. Continuiti dele funzioni monotine e delle fanzioni inverse Con Jo stesso metodo ulilizaato per la dimostrazione del teorema sulle succession monotine si prova il seguente: ‘TEOREMA SUL LIMITE DELLE FUNZIONI MONOTONE. — Sia {(2) monotona in (a, bf; allora esistono finiti i limit (49.1) tims, per fix) i (x) € (a, b) (492) Jimsts), tims), Ve (2b) Dimostrazione: consideriamo il caso di na funzione f(x) crescente in [a bj; osserviamo subito che £(x) & limitata in [a, b]: (493) (a) s {(9) < (6), vee [a bh cio’ f(a) 2 i! minimo di f(x) nelintervailo (2, b], mentre f(b) & if massimo. Fissato xe € (a, b}, poniamo (94) t= sup ({Q9: x [a x9) Per la (493) Vestremo superiore ¢& finito. Per le proprieta dell'estremo superiore (paragrafo 13), per ogni e > 0 enisto x, € fa, m) tale che (49.5) te < f(x). Per x > x; risulta f(x) 2 f(x,) e dunque (49.6) te < fix) sf) st [A(@), (b)};-£* -{f(a), £(d)] = [a,b]. In particolare F assume tutti i valori delfintervallo [a, bl; peril criterio precedente (di continuitd delle funzioni monotone), £' @ continua, Appendice al capitolo 4 |. Punti di accumnlazione DEFINIZIONE. — Sia A un insieme di numeri reali. Un inumero reale x2 un punto di accurmulazione per Vinsieme A.se, qualungue sia 6 > 0, esiste almeno un numero reale x ¢ A tale che 0+ |x ~ x1 <3. In altre parole, x» € R di accumulazione per V'insieme A, se in ogni intorno di % del tipo (6 > 0): 01) (iq - 8 %0 + 8) = fee Bim 5 0,38: It) -A 0) (60.7) (M, +=) = (re Rix>M), ‘menire un intorno di —% & un intervallo del tipo (508) (Ce, -M)= fre Rx<-M). Si dice che +o (rispettivamente - «) & di accumulazione per un insieme A CR se in ogni intorno di + « (rispettivamente - ~) cade almeno un punto di A. irene conepuenza delle defssion! (si vodane Ye (2310), (13.1)) che + = 2 6 accumulazione per A se e solanto te Leszemo superiore di A vale. + ~,€ che — = di fccumulazione per A te ¢ soltanto se Festemo inferore di A ® upuale Con tali notazioni vale la seguente definizione generale di limite: DEFINIZIONE. — Sia f(x) una fanzione definita in un insieme Ac Re sia xq € BU [+ os, — =} un punto di accwmulazione per A; f(x) ha limite uguale ad fe RU [+ 0, ~<} per x che tende ad Xq se, per ogni intorno U dit, csiste un intone V di iq tale che (509) xeAnV-[y) = fev. Limi di front Funzioni continue 171 Osserviamo che anche i limiti di successione|rientrano nella definizione genesale sopra proposta; infatti una suecessione’ a, 2 una funzione da N in R, cio pud essere rappresentata nella forma a, > f(n), Vn ¢ N; in tal caso EN — R 2 una funzione definite sullinsieme N dei numeri naturali, con valori reali. Secondo le definizioni poste, "unico, punto di accumulazione di N2 + em; per tale motivo si calcola il limite di uba successione soltanto per note. 51, Insiemi compatti ‘Se X b un insieme di numeri reali, indichiamo con D(X) il derivato di X, cio’ Pinsieme (eventualmente vuoto) costituito dai punti di accumulazione per X (ia definizione di punto di accumulazione & data nel paragrafo prece- dente). je Si chiama chiusura (0 aderenza) di X Vinsieme X definito da ou =xXud@, Linsieme X si dice chiuso s¢ risuta X = X, cio’ se X 2 DEX). Dall’osservazione successiva al teorema 2 del paragrafo 38 segue che, se una successione a, di punti di X converge verso il numero reale a, allora aeX. Un insieme X c R si dice compatto se da ogni successione a, di punti di X si pud estrarre una sottosuccessione convergente verso un punto a di X. I teorema seguente caratterizza gli insiemi compatti di R. TEOREMA DI HEINE-BOREL. — Un sottoinsieme X di R 2 com- patio se ¢ solo se X & chiuso e limitato. Dimostrazione: sia X chiuso e limitato e sia a, una successione di punti i X. Dal teorema di Bolzano-Weierstrass segue che a, ha un'estratta con- ‘vergente verso un punto a, che appartiene a X grazie all’csservazione prece- dente ¢ al fatto che @ X = X per ipotesi. Dungue X & compatto. ‘Viceversa, se X 2 compatto, X @ limitato; altrimenti esisterebbe una successione a, di punti di X divergente, dalla quale non si potrebbe estrarre. alcuna successione convergente. L’insieme X risulta anche chiuso, perché, se X)€ D(X), limsieme X - {xq} contiene almeno una successione a, conver ‘gente verso (si veda il teorema del paragrafo 50). Delta a, un'estratte da 4 convergente, per la supposta compattezza di X il suo limite (che & neves- sariamente %) deve appartenere a X. 372 Caphoto 4 Esercizi 4a 42 43 Unilizando la definizione di limite di funzione (espressa mediante disu- ‘gueplianze) verifcare che a = [Occarre stimare la quantita: a a48 ai 3st Invece di risolvere la disequazione 4|(x - 2)/(x ~ 1)| < €, si pud osservare ‘che, per ogni x appartenente all'intorno di % = 2 di ampiezza 1/2, risulta 332 (i) (ed anche x~ 1 > 12); perc ett 28, risa ven 2x sen 2x pee © ante 2 fi=mx tim x eos? peers Be x 25 (6) 29; (c) 0, tenendo conto che Ia funzione eos t& compresa tra — 1 FLORA tare § Kimi po @ tm Prari-x ? © tim +4) 3 } i i } 4 44 45 46 47 © ments © lim en os Es) 11% O25 OE O-307 Indiare per quill amen real x sono continue Ie fusion on © 19) ig Fs {() x 0, ©) fa) & detnta per x2 0, ma & continna solo per x > 0) Sia f(x) is fuazione efinta in R da fm) #00) = hin © (con x20) w-5 se xsl =| © sexed Sort qual condzion sul parameto reac a fntione fs) coninun su {La funzione f(x) 2 continua su R ~ {1} indipendentemente dal valore dic, 2 continua nel punto % = I se soltanto se c= ~ 3 (se cv 3 le funzione presenta in x = 1 una discontinita di prima specie)} ‘Verificare che Je funzioni © ter © ger con n © N, sono continue nel loro insieme di defnizione ((e) La funzione f(x) = 3° & prodotto din fattor, fa lore uguali alla funzione y= x, che & continua su R Dato che i prodotio dt fanzioni ‘continue ¢ uns funzione continua, x" ¢ continua su R; (b) risulta g(x) = A(z); per il teorema sul limite del quoziente, (3) ® continua in ogni punto x dove f(x) ¥ 0, ciot per ogni x + 0] Provare che esiste una soluzione (positiva) delle equazion: x cox =0 oF + 143) =0 () loge sct=o o © Pex-coor-0 @ Provare che esiste una soluzion¢ del'equazione x + log x = 0. Tenendo conto dei risultati del paragrefi 46, 47, provare che tale radice vale 056743. {Sitrovi la relzione tr le adic delle due equazioni:e' +x=0, x-+Iogx =o) im 49 410 an 432 Capiolo ¢ ‘Le fanzine (45.1) £2) = nlx & tale che ‘azume solo i valori+1,~ 1, qbind f(x) 0 per ogni. Perehé in questo caso fron vale ln tesi del teorema deU'esistenza degli zen? Si dice che x8 un punto fiso por In funzione fx), se rsutaf(3q) = Xo Srovare che se #2 une fuszione continua in un intervatlo (a ], con valor 4G) nello stesso inervalo[a, V, allora {ha un punto fs. {Si conser la funzione g(2) = x ~ f(x) Risuta g(a) ¢ On] Provare che up polisomio di grado dispari ammettealmeno une radice reale [Risultano di segno discord i limiti per x > + =] Dimostrase la seguente versione del teorema di Weierstrass in intervalii pert sa f(3) continua in (a,b); se esistono i imiti fz) pec x — ae per x» be se existe % € (2, D) tale che f(x) < im 9), Hg) < Kim 00), allora exist i minimo di f(x) in (a 8) Faden con hime per x — 4 ds) © con Gil line perx > 6 Oot templcia watano yollant casein ol (ed sono ini Sextoe > Dale che e- €> fem, AG) > &- © > ta) vad (80+ 8))5 o va e'(- bb) Peril torema di Weierstrass (x) samette minimo nelVntervalo [2+ bi. Er Ssforserviamo che a+ 6, = b ~ by pescé Mervallo non # vio", Scare eMade almeno i punto %),Indicando cox m i valore i misimo, st Grnee ie eat che m 2 i minimo 6 f() su tuto Tintevalo (a bs inf ms fi, Vue ia+a,.b-&) «in particolare m s f(t)- Risuta poi, per le (*), ms f(x) < ft), Wee @a+d)U@-% DI) CAPITOLO 5 DERIVATE 52. Tasso di accrescimento. Significato meccanico della derivata Considine un sexpieprocowo di react un corpo supponndo che i cepa eng es pons om ns rend in cousderaione vaso pes a pared un certo fate tupeave pea awantet rh dopo die ¢ uucro en enpo pasa yi es ‘xt B). Gund, net"nteraio d tempo beam a peso ® + ) 0). I rape 2) pets Bw) a wm iniesione ci qumto is cambio peso pe ni ‘ ania tengo. Pi preceameste gr) ens acon med pe ah ap psec Sie nace emai mento Sato, 9s te aves cl vasnsone media intra [+b peo pid sie asinine satay at engesFein ) Pael h tcmre pit vid» aero: Cannon pit pone nolo ne capo prsade, 8 calcola i limite, per h — 0, del rapporto (52.1): a 22) Tasso di acerscimento = tim AL * = HO Sint cme a ndipesai ar nite per, dts (23) cietunene 0,4 otcr un como whos psn, vs, ot ina iii ie in (22) © un fron ndtemins 0 Ge 2 a aoe contin) Ter metare ome aan dures pom car esivencse lsc deme» tole ee cv ne emo ec leo a Bodo anc (23) pie per ogni hw 0, risulta @o meron 175 Caplolo 5 tinned 2) ne 8-7 un wn nate 2 aga al exesere dl tempo 0), non slant peso ese come fy ma 2 ebamano di peso per wai tempo auments (nel caso in considerazione, in ‘modo proporzianale al tempo). retasmo an ecaponumcio: scoondo Ia epg p= Pl tmpo oul een agua « pal) 100 ao 0 senescent apa a tempo Tole ue ce, do nn i i teeps peso dl copo sumeata ec 20 wit 7 ae alfogiee 20, Sot che efeivaneat vale wovto 120 aon difensce & molto da p(11) = 11° = 121; approfondiremo questo aspetto nei paragrafi 57 ¢ 102, nello Stat dela Yona Tylor “Avbiamo #8 detto che “velocith di accrescimento” & Gnonimo di "tasso di acrescinen- to"; o deriva dl fatto che una veloct® si defisisoe in modo snalogo a quanto fatto sopra ‘Consideriamo ad esempio mx'automotile che pereorre una trada’ed indicbiamo cons) lo Speaio percorso in fonrione del tempo. Le veloc media de'utomobile nenteralio di {Epo [tt + h] &aguale al rapporto ta lo spazio percorso a(t + 3) ~ s(t) ed i tempo fb Enplegato 2 fare il pereoro, La veloc istantanes (quella indicat dal tachimetro sul cru- Sains detPanto, te e() @ eopresso in chilomesse t im ore), & limite, per b - ¢, della amen os eb anon = Bg MEM) chiaro che pei due esempi precedent: lo schema matematioo ¢ identico. In entrambi ‘gi esempi ceoocre oalcolare limite di un rapporio increreniale, oxi chismasto percht 8 Locmtnce deca Indie ville por, nme a ume et Scene ne re pce ; ° Tears Ce sl A pce rene ae nwa eset sm i tt hl ceo nee ea ale TIRES thc Shctlaae elon cnpotie oneal noone Un ste Sem eFip nei tt nl re 3 Test dat ts ean pantera eGlropa eae cual nse ate " 53, Definione di derivata Sia f(x) definita nelintervalio aperto (a, b) e sia x un punto di (a, b): si dice che la funzione £ & derivabile nel punto x se esiste finito il lite del rapponto incremensale { «say | tim n=), ‘Tale Limite & la derivata di f,¢ ai indica con una delle eeguenti notazioni, fra loro equivalenti: Derivate 7 2 ra 2. pm y, 2 . vy. Si dice che f & derivabile nellntervallo aperto (a, b) s¢ & derivabile in ogni punto x € (2, b). In alcuni casi utile considerare al posto della definizione (53.1), invece el limite completo per h —> 0, soltanto il limite destro per b> 0°, oppure il limite per b — 0. Nel primo caso si parta di derivata destra, nel secondo caso si parle di derivata sinistra. Se f(x) & definita in [a,b], si dice che f & derivable nel ntervallo chiuso [u, b] se 2 derivabile in ogni punto x ¢ (a, b) e inoltre se f ammette derivata destra nel punto x= a ¢ derivata sinistra nel punto x = b. Consideriamo aleuniesempi Tnizisme dalle funzione cos tant (x) = 9, per ogni xe ‘ proviamo che tale funzione & derivabile su rio He che In evivata& idenioamente wala {ft rapport incrementsle vale costantemente zero, quahunque sia Yinerementa h + 0 (6 ‘veda la figira 51}. fx +h)~f) g-a_9 ta Rae quindi anche i Timite det rapport inceemental, per h -> 0, vale zero (@letore non cada aelVerrore di considerare il limite per b -> Odi (533) una forma indeterminate OW). Pid gencralmente verichiamo che la decvata lis funzone (3) = mx +g, con m € @ costanti (I eui grafico una retta),?denicamente ule ad m inft il rapport saeremen- tule vale contantemente 1, quahuaque sa b 0: (4 f+ 3) | om +b) + a] — mx + ® a 100— Fen, fOcle costante 178 Capitola 5 “Abbiamo gia caleolato nel paragrafo precedente la derivata delin funzione f(2) = 3°, ‘wovando £13) “Verifchiamo invece che la fanzione f(x) = |x| non 2 derivable por x = 0. Infat ve h-# 0 She Hee worn =1O Demo a ‘Abbiamo gid incontrato questa funzione nella (451). U limite per b ~» 0 dl rapporio inerementale S00 esse, perehé risulti: an tim, =; im Se rk ‘Quindt (x) « sl non 2 derivable per x= 0; mente esstono le derivate desta e sinstra, ‘agua rspettvamente a+ Le ~ 3. ‘Confrontiamo la nozione di derivabilit2 con quella di continuita. Ricor- diamo che una fonzione f @ continua in un punto x se (riprendiamo la definizione (44.2) cambiando x,con x, € X con x +h): 53: lim f(x + b) = 160. eo) dim f+) = £6. ‘Leesempio precedente, con (x) = Ie, mostre che una fuszione continua pud non essere derivabile. Invece, ogni funzione derivabile in x ® continua in; infati: 48) = 165) + tim =f] = (638) fi Ax +B) = 3) + Lim [fx +b) ~ 6] = fx) + tim eo = f(@) + £ () 0 = fG). fx +b) - 1) b ‘Se una funzione ? derivabile in tutti i punti di un intervallo (a,b), allora la sua derivata £(x) ® una funzione definite su (a,b). Se questa funzione t a sua volta derivabile, diremo che la sua derivata (f) & la derivata seconda ella funzione f, ed indicheremo tale derivata con uno dei simboli: ad e (39) rc, 28, oe ov, Sy wy Derivate 379 Se a sua volta la derivata seconda & derivabile parleremo di deriva terza_ 17" 8 cost via Useremo, i simbolo f° per le denvatawesina, Pu sezaderche uaa funzions ammeta dvivae fno ad ua ordine 2 & N oppure che sia derivabile infinite volte, cio’ che ammetta ual- Sey che i erivate di qual [Ad exeapio, busine fi) = 2 amet deriva ops ode: it abiam verificato nel paragrafo precodente che f(x) = 2x: poi dalla: (53.4) ef(g)=20 ‘a (533) ehe PQ) = Oat che tb codane Wome ees amogenene FG) COe ogni n 23, : a Tnvee la fmsone (4) =x ammete per = 0 eis prin, ma sent nit end eee erent Pow x20/ 5310) ts { tal, “Pom ree fia) & derivable , per x 0, si ba | (sat) ra) meutze, se x= 0, i ha sa) ta SOPHO py MNP ts wn ppertanto £(0) = 0. In definitive f(x) & derivable per ogni x © Ie ln desivat vale (313) f(a) « 2k, vreR Perf (3) aon deivabile por x= 0; gun on exe a deviate secon fe puto 54. Operazioni con le derivate i Per le derivate valgono le seguenti regole di calcolo: = OPERAZIONI. CON LE DERIVATE. — Se { ¢ g sono due funzioni dorivabilé in un punto x, allora sono derivabili in x anche la sormmay, lt differenza, it prodowo, il quoziente (purché il denominatore sia diverso da zero), € si ha: i 180 Cepitoio 5 (4.1) @seyafee; (54.2) (fg) = fe + fe’; (43) (f)’ fen te’ ©). Qt ween Dimostriamo la (54.1) com il segno + : per ogni h # 0, seriviamo il rapporto incrementale relativo alla fimzione somma f + g: (ie 1) + abn + W]~ fe) + a0) _ bh (us) f(x +b) ~ 10) , efx +b) - gs) h Bs Dato che il imite di una somme ¢ uguale alla somma dei limiti, per h > 0 si ottiene la (54.1). z ‘Dimostrizmo ora ls regola di derivazione del prodotto. A tal fine scri- vviamo il rapporto incrementale relativo alla funzione prodotto fg: an f+ W e+ 8) =f) 0). (x + h) g(x + b) ~ f(x) g(x + b) + f(x) g(x + h) ~ f(x) ge) _ Ee a) ACA N =O ote by 4 a) SESH), La finzione g, essendo per ipotest derivabile in x, & anche continua, Quindi al limite per h -> 0 risulte g(x + h) — g(x). Dalla relazione sopra scritta si-ottiene la tesi, passando al limite per b > 0. Per dimostrare la formula (543) relativa al quoziente, supponiamo g(x) +0, Per il teorema della permanenza del segno (paragrafo 46), esiste un mumero 6 > 0 per cui, se [hl < 6, allora g(x-+ h) + 0. Scriviamo il rapporto incrementale di f/g. Derivate 16 oss) (EH - #9) fl +b) ex) =f) eG +) _ se +h) g@))b~ ‘a +B) g(x) = 01+ B) ats) ~ 9) aC) +0) obs) = 16) eG +m) a(x + b) g(x) bh Ax +b) ~ 10) oe _ egy BE +b) - BO) 1 (EO 0-9 RH) Dr) Alllimite per h ~ 0 si ottiene la tesi, ricordando che, come nel caso dé! prodotto, la funzione g ® continua in x'e quindi g(x +h) tende a g(x). Notiamo che un caso particolarmente importante di derivazione di ui: prodotto si ha quando una delle due funzioni & costante. Dato che la Gerivata di una costante vale zero, dalla regola (542) si ottiene (47) (chy = of (© = costante). 55. Derivate delle funzioni composte ¢ delle fanzioni inverse Una delle pit importanti regole di derivazione @ quella relativa alle fanzioni composte. Se y & funzione diz (y = f(2)) €z& sua volta funzions Gix (@ = 2(x)), y= f(g(x)) & la funzione composta risultante, Si usa anche il simbolo {(g(x)) = f g(x). ‘Sgnofinsion compote, ad esempio, y = sen x° (y= sep 2,2 = 2°), oppure y = (7,2 = ten), TEOREMA DI DERIVAZIONE DELLE FUNZIONI COMPOSTE: — Se § @ una funcione derivabile in x, ¢ se f @ una funcione derivable nel Punto a(x), aliora la funzione composta f(a(x)) 2 derivabile in x, e si ha (55.1) D&g(x)) = P(e) - Gx). (Coa, a esmpio, ip hate ali 0 ela fupcione y = sen x val y= conte (Gen x) vale y/ = 2 san x» eo@ x 4 derivasone delle funzioni comport, Is deriv 2x, meotre la derivate della funzione y = set" x = Per semplifcarc la dimostrazione, consideriamo prellminarmente i! caso in cui risulti g(x + h) + g(3) per ogni h + O; il caso generale & trattato di Seguito. I rapporto incremeatale della funzione composta, ne! punto x, vale 182 Capitolo 5 cosa) S082 DY =H) _ a+) — Me) 8+ )= 60) “gx +h)= 20) h Net primo dei due quozienti a secondo membro compare il rapporto incrementale dela funzione f nel punto g(x), con ineremento k= g(x +) ‘ale ineremento k tende a zero per h -» 0, dato che g & continua in figta + b)) = Hts) _ Ba +B) = 2) (553) = in fel) + B = 18) _ pigeey), che corrisponde alla tesi (55:1). Pasciamo alla dimostazione del eorema di derivazione dele furzioni compost: ue caso ‘ iyo preliminarmente che It funzione gd desivaile in un punto x (ed definita ‘in un intorno di tale punto), mente la funzione f & desivabile nel punto y = g(x) (ed efinita in ua latorno i y)-Poniamo fy+-1) # Keo (54) FH) fo) we kao ec Fipotei i doviabitd {el punto ye perl Gefizione ci FO) isla 35) {ioe Fe) ® consis ne} punto k = 0} Posto 56 k= als +) ~ 20), fet emendo g(t) = 9, p(t +B) = a6n) + = y 4K, per opal k # Ossie fUgGc +b) ~ Kal) _ fa) +19 ~ HH) ~~ e ¥ i sn SHENAE pgp B= ‘La novithrspetto alla dimostrazione proposta precedente & che Tideatith Derlvate 183 ony 0 ND =H py Y=) ‘alo solo perk #0, ra anche perk =, perch in al ao, esendo = gx +1) (3) = 0, ‘sua nul i secondo embod (S3.8) ma anche primg metro, dato che gb) = gf) ‘ale, non so per K+) ma anche perk =O, perebé inal as, eaendok~ gx +4) ga) = ‘ia nul ise, «40 memlco di ($58); me anche primo memo, dato che fa +8) gs) Pasiamo al Fite 'n (55.8) per b+ 0. Per a continuta di & continua in x send, peripotes derives we puuto) k= (s+) ~f3) converge a zero per h~» Calor, pet Je (855), 658), 5 ome | in Hate in 655) =e 7 th 18) = £0) « BR) = FRC) - BO 0 «os Fe) big B=. Esaminir 1 la regola di derivazione delle funzioni inverse. Ricor- dismo quan’ _etto circa le funzioni strettamente monotdne: una fun- zione f(x) & » uamente crescente nelTintervallo [a, b] se (5510) aSK 0. La funzione inversa 7! x= £1 G) = Wy. Abbiamo git visto che la forzione y = x2 & derivabile © che Ie desivata vale y’ = 25. In base al teorema di derivasione delle funzioni inverse, anche x erivabile per y > 0 In derivata vale ‘ 6512) De5a 384 Copitolo $ yk =f (eth) y=too LL. 0 Cy) u yeh) Figura 52 Passiamo alla dimostazione del teorema: con sferimento al figure 52, ax comigponde = fs); ad 1+ corisponde y + k= 3 +1), doves & posto k = f(x +h) ~ f(x). In termini di f risulta quindi x = f(y) ex+h= iy +b), Sexviamo il rapporto incrementale relativo ad f* Py+)-ry) b (5:13) r Tet) 1e) Dato che £2 stretiamente monotbna,sisults'b# Ose e sole'se k + 0. Si pod anche verificare che se k tende a zero allora anche h tende & 2210: infatih = £Yy +k) ~ £19) + 0 per k > 0 perché f @ uma funzione continua (si veda il paragrafo 49). Dato che a secondo membro compare il reciproco del rapporto incrementale dela f, passando al limite nella (55.13) per k-- 0 si oftene la tex. 56. Deriyate delle funzioni clementari In questo paragrafo calcoliamo le derivate di aloune funzioni elemen- tari. Cominciamo con la potenza ad esponente naturale n: (661) Dr=nx Derivae 285 ‘Questa formula (che si ottiene anche dalla pi generale formula (56.10) si pud dimostrare facendo uso del principio di induzione: abbiamo gia verificato che D x = 1 (si veda la (534)); quindi Ia (56.1) @ vera per n= 1. Supponiamo, secondo Jo schema del principio di induzione, che Ia (56.1) sia vera ¢ calcoliamo per mezzo della regola di derivazione del prodotto: Dx = DGP 3) = DOP) x + x" Dx = (96.2) saxtxest-1=(n+i)x. Abbiamo quindi verificato che la (56.1) vale anche per Pindice n 4 1, Percid la (56.1) & provata. Notiamo che 1 visultato ottenuto ci permette di calcolare la derivata di us polinomio quasias: YRa Pease sae ays 63) Yom + q tery 4 particolare, la derivats di un poinomio grado mun polinomio ct gradon—1 (a N). Proviamo che la derivata del logaritmo in base-a (a > 0, a # 1) dix vate: (564) D tog, x= Zilog, 2, ¥x>0 i Utilizziamo le proprieta del logaritmo (tra cui la sua comtinuita) ed il | limite notevole (44.7) (nel limite (44.7) cambiamo x > 0 con h 0, b con Us): tim O81 + B) (665) = fim tos, ey. im iG +t : 2 hog. i x = log, e Risulta ora chiaro 'interesse nel considerare logaritmi in base e: dato, ‘che Jog, ¢ = 1, la derivata del logaritmo in base e di x & semplicemente 186 Captoto 5 (96.6) La funzione y = log x 2 invertibile ¢ la sua inversa 8 x = e?. Dal teorema 4i derivazione delle funzioni inverse otteniamo toa ($6.7) Dea gs ik xae Usando, come si & soliti fare, il simbolo x per denotare la variabile indipendente, possiamo riserivere la formula precedente: (66.8) De Ricordiamo la proprieth (0.13): e"** = x, che & sempre utile quando si ‘wuole calvolare la derivata di un esponenziale o di una poteuza che non rientrano nei casi precedenti. Ad esempio, si pud calcolare a derivata delle funzioni esponenziali con base a > 0, a 1, facendo uso del teorema di derivazione delle funzioni composte: Dat=D =p eter = (569) = e€8* Dox log a) = af log Analogamente si calcola la derivate della funzione potenza x*, con espo- nente b reale , Dxb=D ete =D chet (56.10) 0 D(b log x bx, ‘La formula precedente 2 molto wile B uilzzta ad esempio nei cai b= 172 (in questo caso si rottiene (55.12)) € b = ~ 1 (ssa) DiaDitairte (6632) vQjspe-cor | 4 ] Dervare 181 Caictiemo orate derivate delle funzionitigonometiche sen 2, cos tg x. Cominciamo con * ee (56.13) D sen = cos x; D cos x= ~ sen x. Dimostriamo la prima delle due: facciamo uso delle formule di addi- ione (10.4) e dei limiti notevoli (41.10), (43.10): tim S00 + h) ~ Sen x _ oS 2 ae wy $00. 608 B + Som h 606 x ~ sen x heed es AEE IRE eT = sen x fim B=? cos x» tm $00 cos Alllo stesso modo si calcola Ia detivata di cos x: tim 028. + h) = cos x a i a1) Hi $08 £008 ben sem b~ cos x _ wo t = con x fim SSE E on x tim = by m0 ‘La derivata della funzione tg x si calcola con la regola di derivazione del rapporte: (36.16) Riassumiamo in una tabela Je pricipali formule di deivazione trovate in questo paragrafo: 188 Capioto 5 1) [re x” batt log x tx . 7 sen x cos x cos x = sen x tgx Loe x 57. Signifieato geometrico della derivata. Retta tangente ‘Sia {(4) una funzione definita in un intorno di un punto xe si consideri ‘nel piano x, yil grafico della funzione, come in figura 53. Ci proponiamo di determinare 'equazione della retta r passante peri) punto Py di coordinate (ey f(xq)) € tangente al grafico della funzione f. Gid che preliminarmente & pit opportno fare, @ determinare Vequa- vione di una retta 1’ secante il grafico della funzione f nei punti Po =(%q . £(%q)) € P = (Xo + b, f(%p + h)). L’equazione di una generica retta non verticale & y = mx + q; determiniamo i parametri m, q imponendo che Ja retta passi per i punti dati: Derive 199 a fq) = m x +4 (assaggio per P.) or: f(x +h) = m(% +h) +q — (passaggio per P), Abbiamo un sistema in due equazioni nelle due incognite m, q, che si pub risolvere per sostituzione, oppure sottraendo la prima equazione dalla se- onda. Si ottiene m = [f(x +b) ~ #(%)Jb © poi si ricava q dalla prima cquazione. L’equazione della retta secante risulta essere: +h) — f(x) (572) Y= fla + et eo) Tae exe Lequazione della retta tangente, quando esiste, 2 il limite per h + 0 delequazione della retta secante. Si pud passare al limite nella (57.2) se © solo se £2 derivabile in Xe, Quindi, se f & derivabile in x, si ottiene Pequa. lone della retia tangente in (x, f(%9)) al grafico della funzione f: 613) Y= Hx) + FO) - 9. Quanto stabilito fornisce il significato geometrico della derivata. Dato che nell’equazione della retta tangente il coefficiente della x2 uguale a m = (49), si dice che la derivata di una funzione f in un punto %2 il coefficiente angolare della retta tangente al grafico della funzione nel punto (ty, f(%)). La derivata & quindi una misura della pendenza del gratico della funzione. ‘Diamo wn esempio mumerico dl utlizazione del equscion della ret tangent, esi ‘pando un problema di calcolo approssizato de! valor dunk fuazione, Normaimente non & ‘mmediato il caleolo del valore numerco di una funzione in un punto. Ad esempio, facile ‘atlcolare a mente i valori numerici delle funzion’ yx , oppure sem x, solo per particolai valori ella. Al contrario, & sempre elementarecaleoave | valor: numeri delle ftnzion’y = mx + 4, che benno per grafico tna retta, Lidea & quelle di “soettuire” wna ‘unzione date co "equazione dell sua retia tangents in un punto dass 3, con vino l punto in cat vuole caicolare ia funzione. Dalla figure 54 & intuitvamente chisro exe Terrore che commette & tanto pib picooio, quanto pit x ¢ vicino alist del punted tangenza Xp Goé la quanti tl) + FCaghx ~ x9) rappresenta una approstimezione dfx), tanto migore quanto pit x Vicino 6 x seriveremo: og) fa) 2 hag) + Fa) (=) 1 punto x9 va scelto in modo che sia semplicecaleolare f(x) ¢ f(s) ‘Spud dare un signiicatorigoroso alla svitua (574) usando ji La (57.4) significa che, non solo la diferenza tra primo ¢ secondo memo tende & zero quando x ~ ry. ma anche che tende a zero pit rapidamente della quantita x~ a. cob che or ie 2H fog Mig (ex 2 vicina ad x9) 190 Capiolo 5 Figura 54 ‘La verifica della zelazione sopra sexta & immediata; infati, dato che {derivable in 9, possiamo rscrivere il Timite precedente nel forma: oo tig SED ey = 091-9 = ‘Ad esempio, se f(x) = Yin (574) diventa on ek ae? \Voleadoexpimere in fowa decimate 5. smpendo y= 81 oteiaio (ex+x). 1 (8) = 9-5 = BD (i valoreesatto ¢ YBi-= 8.9442), Qualeano fores aved penseto ce il conto # stato posse soltanto perché 89 vicio al quadrato perfetto 81. Proviamo con si pud calcotare {300 « poi divider i risultato per 10, 1 quadrato pit vicino a 200 & 396 = 14; ai ha quinds 1 a ies testes ws) Marty dei spo Maes enit = 141408 (i valore esti di * 141421.) cond fat dovrebbere aver dato un'dea del/ailith delle derivate nels xbulzione elle fanaoni elomentari, Tomeremo net paragafo 102 in modo pit completo ss questo Imteressnte aspetto del ealolo differenziale. Derivate 191 ‘Utilizzando fra Paltra il significato geometrico della derivata, studiamo Ja continuita ¢ Ia derivabilita, nel punto x5 = 0, della funzione f,(x) (n 1, 2) definita su R dalla formula (97.10) 0) =0, &@) = 2 sen? se x#0, Per n= 12,6) ® ein rapetivrente ° ex=0 sexeo ore re sexe oe Been} sexed mente pet 0 = 0 si ottiene is funzione we x0 be non contin ne pate = 0, presenta usa dscotimit i seconde specie Gath ‘come rina dalla (3), non este ite per x 0 dl ft): noire f, non essendo ontnos in = 0,300 $ eanche derivable tn tale punto. La funiooe {(2),prodotio del fatore infitesine x per J tttorelimitatosen(te), converge 4 zr0 pet x0, esendof(0) = 0, a fusion &eotion anche) in xp = pero fon ita dertabl in ale punto prché non este I it (6 ved a (43.5) del rapport. sncrementale ous) sy 0-80, fn we La funzione 4) 2 derivable (¢ quind! anche continua) anche per xp = 0 ¢ la dervata vale F3(0) = 0; inde 10) - 50) 1 im bea in (734) £50) = tin [ risoltat trovati sooo riassunt nella seguente abel: = a ae f@) a no 12 Captolo $ et fg 55,85, smo represent gral dle fs gs som oui Naina na purge ye poy = 0 con i Be aun ara Sle covet uand okra 0 BMG ES. pope soe © vet por aoe Sl fuaone Io Rp #3) dh Figura 55 — y= 60) Figura sé — yf) Derivate 198 voce la erivabiit di fy ela non derivabilia 6 f corsispondono al att che i grafico di fs in figura 56 ammetie retta angente ache nel punto xy = O (dato che (0) =f (0) = equazione (573) dela ret tangente & y = 0) mente i grafic di fy in gure 53 non ‘ett tngente nell origin degli sai (le rete y =x, y= ~x, con cottcienti angolas + 1¢~ 1, anno un'des del ocilazione della reta tangents in tn generico punto (x, f(x), con x che ‘ei avvicia” ag 0) Teli proprieth sono evidensate in figura 5.1, dove sono rappreseaal in un intorno oi X) = 01 goalie delicfunzioni f,f, con particolste enfas alle Hmitzionk: ors) ~ bes (9) sb, vee R (736) -Psh@)se, vee R eet Figura 57 Appendice al capitolo 5 58. Le funzioni trigonometriche inverse ‘Le funzioni trigonometriche sen x, cos x, 1 % non sono mouoténe st tutto R e non esistono le loro funzioni inverse su R. Perd possiamo restrin- ere ad un intervallo limitato V'insieme in cui prendere in considerazione ‘ali funzioni, in modo che risultino monotdne nell'insieme considerato, Cominciamo con ia funzione sen x. E una funzione strettamente cre- soente nelfintervallo [- 2/2, n/2}. Consideriamo quindi f(x) = sen x, con £ [- w2, 2/2] +> [-1, 1}. La fimaione f 2 continua © quindi assume tulll{ valori compresi tra il suo minimo (= ~ 1) ed il massimo (= 1). Essendo stret- tamente monotona, ® anche invertible. Pertanto esiste la funzione inversa 194 Capitolo 5 £: [1,1] + [- 12, w/2}, che viene indicata con f(x) = arcsen x (arcoseno dix). 1/nome deriva dal fatio che, se y = arcsen x, vuol dire che y & uguale alla misura dell'arco, 0 angolo, il cit seno & x (sen y = x). Il grafico dell'arcoseno si ottiene immediatamente dal grafico della funzione seno, come nella figura 58, x=seny ane Figura 58 ‘La funsione arcoseno @ quindi definita nel'intervallo chiuso [= 1, 1]. Dal teorema di derivazione delle funzioni inverse si.ottiene che la funzione arcsen x & derivabile nelPintervallo aperto (- 1, 1), e la derivata vale: Tee D aien x= SS" Sey (58.1) eee eee eee , ii sen' (aresen x) -¥" 7 ‘sono state utilizzate le relazioni (582) cos y = i ~ sen y, Ja prima delle quali vale perché cos'y > 0 per ogni y € (~ 2/2, 7/2). ‘La funzione arcsen x non & derivabille per x = + 1, dato che cosy = D sen y si snnulla per i corrispondenti valori y = = arcsen (1) = ta/2. Graficamente, cid corrisponde al fatto che la funzione arcsen x ha retta tangente verticale se x = 21. ‘Passiamo alla funzione f(x) = cos x. Risuka che'f{0, a] — [- 1, 1] & continua e strettamente decrescente; quindi 2 invertibile in tale intervallo. La funzione inversa f° [- 1, 1] + [0, 2] viene indicata con f(x) = arocos x sen(aresein x) = x, Dervate 195 (arcocoseno di x). Il gratico si ottiene dal grafico della funzione coseno, come in figura 5.9. xm cosy y= ero008 x ale i Riu 59 La funzione y = arccos x @ definita nelW’intervallo chiuso [- 1, 1]. & derivabile nelPintervallo aperto (— 1, 1) ¢ la derivate vale: 1 D arceos x = Boy (583) -1 m1 i= cos? (arecos x) Y=” La pit usate funzione trigonometrica inversa & quella relativa alla tan- gente, La funzione f(x) = tgx & continua e strettamente crescente neil'inter- vallo aperto (- 2/2, 1/2). E quinci invertibile in tale intervallo. La funzione inversa £1: R— (— 1/2, 1/2) viene indicata con f(x) = arctg x (arcotangente di x) ed ha il grafico come in figura 5.10. La funzione y = arctg x definita per ogni x reale, Per i limiti all'infinito si ba: (58.4) im _arcts x lim aretg x = — vist B una funzione derivabile per ogni x ¢ R ¢ la derivata vale: 196 Capitolo 5 (585) Risssumiamo nella tabelia seguente i valori trovati per le derivate: “ym aretgx «/2 Figura 50, D arctg x= 1 * costly + sen? yl oy 1 “T+ (acts x) 1 Duy Very 1 "Tee" 1 lvwy (3) aresen x arccos x arcig x Fe) — Derivare 197 59, Le funzioni iperboliche € le loro inverse Le funzioni seno iperbolico, coseno iperbolico © tangente iperbolica, dette funzioni iperboliche, sono definite rispettivamente dalle formule (aa) (592) coh x = = geet (93) w= 5S Si tratta di funzioni elementari definite, mediante 1a funzione esponen- ziale e, su tutto R. I Joro grafici sono rappresentati rispettivamente nelle figure 5.11, 5.12 € 513. yew i * yooh Figura 52 Figure 5.12 Per Je funzioni iperbotiche vangono molte idemtta fomalmente simili ad analog identi trigonometrche. Ad esempio segue abit dalle defini oni (59.1), (592) e (58.3) che senh x cosh x H (504) teh x= 198 Capitolo 5 Figura 5.13, Da verifica diretta segue anche che (59.5) cosh? x - sen? x= 1; infatti cost? x-senk?x= 7 [(e +e) (- = 1 a 69.6) [e+ 2+e™ (24+) Altre identita valide per le funzion! iperboliche sono proposte nel’eser- iio 5.28. ‘Le funzioni iperboliche sono derivabili su R e Je loro derivate valgono: (97) D senh x = cosh x, (598) D cosh x= senh x, 1 (599) D tgh cosh? x" ‘Tali formule di derivazione si verificano elementarmente in base alle Omenttey ~ fF +1 <0 Ia dotermisasione cn il aegno~& da sartare.Risulte ‘ind i 922) e 1 6933) rales @ +o 9) La funzione inversa del seno iperbolico preside il nome di settore seno iperbolico ed & pertanto definita, per ogni y € R, da (69.14) sett seuh y = log (y + Vr ¥). La funzione settore seno iperbolico risulta derivabile su R e, in base alla formula di derivazione delle funzioni inverse, Ja derivata vale (essendo y senh x, cosh’ x ~ senh? x = 1): 1 1 6915) D sett senh y= ox cox 7 = : VyeR Viesnk’x fivy I lettore & invitato a verificare il sisultato delle (59.15) derivando il secondo membro della formula (59.14). La funzione caseno iperbolico 2 defiaita su R, ha codomino (1, 1=) ¢ non @ invertibile su R. Limitatamente (ad esempio) alle x > 0 la funzione cosh x @ perd strestamente crescente, perché D cosh x = senh x> 0 per ogai 200 Capiolo 5 x> 0. Quindi il coseno jperbolico, come appiicazione da [0, +) in 1, 4), & invertible. er ogni y 2 1 isolviamo Vequazione rspetio «x > O: oy proba 2 omesiee, log (= F-4)- (oy pee nei ave cou) | bog 9 FFI) == oe 9 + FHT pertanto le due determinazioni della x trovate in (59.16) sono tna opposta delValtra. Dovendo Faultare x2 0 (come gh detto, avremmo potato sepliare equvalentemente il ceso x sO per Jvertize D coseno iperbolico) oteniamo dalla (59.16) (329) yrcohs x20 => = tog + 47-2). La funzione inversa del coseno iperbolico prende il nome di settore coseno iperbolico ¢, per quanto detto, & definta per ogni y 21 da 59.20) | sett cosh y = log (y + fy? - 1). La fanzione settore coseno iperbolico risulta derivabile per ogni y > 1 (aon & derivabile per y = 1) e la derivata vale 1 Fai ¢ tale deriyata si calcola utilizzando la formula di derivazione delle funzioni inverce, oppure derivando diretiamente il secondo membro dell (59.20) ‘Tnfine, la funzione tangente iperbolica é definita su R, il suo codominio 2 Yimtervallo aperto (+A, 1) 2 strettamente crescente su R (perché D tgh x = (5921) D sett cosh y = vy>h, Derivaie 201 ‘cosh! x > 0 per ogni x € R). La tangente iperbolica ¢ quindi una funzione invertbile su R. Perye (1.1) Hsotviemo (922) yethre eb eqivalente 2 (223) ety (324) x= dig ltt Ls funzione inverse delia tangente iperbolica prende il nome di settore tangerte iperbolica e, pet ogni y € (1, 1) & definita da (69.25) sett tgh y pee d Le funzione settore tangente iperbolica @ derivabile nel suo insieme di definizione ¢ Ia derivate vale : xr=sattsanh y Figura 514 h 202 Captolo $ : (99.26) : vye (0. La derivata si caleola utilizzando la formula di derivazione delle’ fun- zioni inverse, oppure derivando direttamente il secondo membro della (69.25). T grafici delle funzioni iperboliche inverse sono riportati nelle figure 5d, 5.15 e 5.16. sa 52 Figura 525 Figur 5.16 ‘Per un corpo in caduta libera nel voto lo spazio percorso s(t) si esprime in funzione del tempo con, s(t) = (1/2) gt", dove g, accelerazione di gravith, & ‘irea uguale a 9.8 m/sec” (s misurato in mets; et in secondi). Calcolare la ‘velocita istantanes, secondo la formula (52.5), agli istanti t = 0,t = 1,t= 2 0; 98; 196] Caleolare, come limite del rapporto incrementale, la derivata delle se- oeati funzioni: @ @ees1 ) f@)=x © we @ f@)=3 (©) fix) = tx ta) =1 ® q=fe2 (b) fz) = a+ 2) 53 54 55 56 87 58 59 S10 Sat saz | Devvate 203 Stabile per quali x rsatano derivaili le funsioniseguenti, ecalcolare la Serivata in tabi punt 1 @ fx) =-1) ©) f= (5) (pare intra ais) | {(@) derivabile per ogni x 1 ela derivata vale f = Isex> 1,f'=—1sex<1; (@) derivatile per ogni x & Z ed in tli punti f = 0} Stobiire se per x = 0 cult derivable la funzione f(x) = xf {0 letore von si lasci confondere dal fatto che [el non ® derivebile per X= 0; si veda la (3.13)) i Verificare che la funzione f(x) = x non ammette derivata destra per x = 0. 0 limite (destro) del rapporto inerementale vale +~] Caloolare tutte le derivate successive della farione sen x, Calcolare Ia derivata quinta del polinomio f(x) = x +9 +x? 4x41. ‘Quante valgono le derivate di ordine 100 « 101 della funzione i) = x! [Si intuince i risultao rsolvendo Weserezio precedente} Usando le regole di derivazione, calcolare le derivate delle funzioni: (®) 2) = sen x 008 @ f@)= Ger 17 @) 1) (©) f(s) = log (eos 2) La) 2icos"2x; (b) coe? x ~ sen? x; (c) tg x (6) 2x01) +x) el] Calcolare le derivate delle seguent funzioni: @ =z ® (O° ffx) = sen (3) 1) = 9% © f(a) = (Gen x (Si usi ta relazione f(x) = e€ ®, come fatto per ottencre le formule (96.9), (56.10)) Dimostrare che, se fe g sono derivabili,risulte Dft(x *) = # [p’ log f+ grMf, ‘Una funzione st dice pari se f(- x) = f(x), si dice dispar se (x) ‘Ad esempio (x) = x" & pari o dispari seconda che n sia pati o dispar: la funzione sen x & dispar, la funzione cos x & par 204 Captolo § 5.13 sat 54s 516 347 548 519) 520 $2. 52 Dimostrate che la derivata ci una fonzione pari @ unt funzione dispar. ‘Dimostare inclie che la derivata di una funzions dispar & pac. rvare entrambi | membridellideatita s(- x) = f(x), valida per ogni x ¢¢ R.ce f(x) & une fumzione pari su R] Sin (x) un funzione derivabile due volte per x = 0. Dimostrare che se £2 dispan allora {(0) = (0) = 0. Dimostrae che se f& pari allora £(0) = 0 Siano f, g due funsioni (strettamente) crescenti in uno stesso interval ‘Verifcare, in base alla definizione, che le funzione somms f+ g& (stretta- mente) crescent, Sianof,g due funzioni crescent e positive in uno stesso intervallo, Utz zando la definizione,dimostrare che il prodotio fg 2 erescente. Dare un ‘controeseanpio all'ipotesi di positvith; cot trovare cue funzioni crescenti 41 ai prodotto non 8 eresente Sianof due funzioni cresccati. Dimostrare che la funzione compostaf* g croscente. Che cosa accade se f, g sono decrescenti? Enuncare delle jpotesi suificient affinché f+ g risulti decresoente. Verificare (ad esempio usando leserezio 514) che la funzione f(2) = 2x + Jog x2 sucttamente recente per x > 0. Dato che f(s) ® continu, & anche invertible per x > 0, Sia la funzioneinverst. Calcolare $*(2),'2e + 1), Verifcare che €& derivable, Caloolare la derivata di (x) per x = 2xe2e+1, (PO =1; Pies D=e (PY @)=15; HY Rete @e+2)) Veriticare che la funzione f(2) = x + ef & stettamente crescenle su R. Detta £ Ia funzione inversa, calcolare £*(1), TC +e), (PY (, ey (+e) (oie; vas oo ‘erivere Pequazione dels retta tangents al grafico dela fynzione y pei punt di ascisa x= Lex =~ 1 Yeex- Sy =~ 4-3) Kexivere 'equazione dela retiatangeate al grafico dela tonzione y = 4 nei pant di ascisaa x= Le x = & [y= G3)x +25; y = O/2)x + 413) ‘iseynarenetinervalo (272, 2/2) i grafico della Tunsione 1g x dopo laver disegnato te le tre rete tangent al grafico rispetiva- (mente net punt di aisea x = 0, x = xP, x= ~ 27. [Per eaegire il diseguo si pud aosumere che (A/3)x ~ {3 = 2.456, Inet seguente clenco c% una vlutazione numerica sbagliata, Troverla, Tusando Vequazione della ret tangente come fatto ne! paragrafo 57. (f= r0n0. © 0 1544, 523 524 525 526 Devivate 2 © Ma 1451. @ (©) sen 02) = - 0198. (8) log (1.055) = 0661... 0.053. [Come nel peragrafo 57, si possono usare Je formule di approssimaziane: (@) WD = a9 + 1102 Vad ); (0) 10 = YB + UGC HRY ); per (c), (G) sisi: ‘= 1+ x; per (e) si usi sen x =; per (f) si usi log (1 +x) =x] ‘Usando Ia definzione dele funionitrigonometrche inverse, calcolare: saresen 0; aresen (1/2); aresen (~1); arose 2; areos 0, aeos (12), arcoe : — aroos 1; arcig 0, arcig(~ 1); aretg 13 ; arcte (15 13). (0, 16; ~ 72; non & definite; 2; 2/3 non B dein Veriticare Je identita: (= 3; bp @ © .iEES vrei vr 6 4, [(e) Si pod verificare, equivalentemente, che hee AA tale scopo poniamo y = arcsen x; si ottiene la conchusione: tg(aresen x) vee Gin. feny__seny x wy f-ety oF i notiamo cbe Ja formula cos y = {I - seu y vale perché cos y > 0 ef sendo y = aresen x € (~ 32, w2). (b) Si procede come in (a), osservando che y = arcoos x ¢ [0, 22) se x € (0, M1 e guindi, essendo in tal caso sen y 2 0, risuta anche sen y = Yi coe? y } CCalcolare la derivata delle seguenti funzioni | B (@) A(x) = aretg (U2) (b) M(x) = aresen Veriticare che la funzione #08) = arccos (1 4x1? 1 206 527 528 529 Capivolo 5 2 derivabile per ogni x # 0 € che Ia derivata vale uassy sex30 to {iaed aece [Risutta 1 ieee Calolare is devvata deli funione A(x) = aresen x 4 arosot x, x € 1,1), ‘Si ottiene un risaltato molto particolare; come & possibile? [Perteodo dalla formula trigonometrica cos (a/2 —y)= sen ys tiene 22 = y = arecos(sen y), da cul, posto y = arcsen x: Percid la funziove f(x) 8 costante nellintervallo (~ 1,1). Si confronti con il metodo dell'eserczio 5.15) ‘Verificare che valgono le seguenti formule di adiizione per le funzioni iperboliche: senh(s, % 3) = senb x, cosh x, * sony con cosh(a, * %,) = cosh x, cosh x; + senh x, senh % 5 egy hE wm hn =) P eh CCalcolare la derivata dell funzione f(x) = & (cosh x - senh x). 5 ofieue un rnltato molto particolare; come & posible? [Urisultato dipende dal fatto che Ia funzione f costantemente uguale ad 1, come si verifice usando le definizioni di cosh x, sen 3] CAPITOLO 6 APPLICAZIONI DELLE DERIVATE. STUDIO DI FUNZIONI 60. Massirai e minimi relativi. Teorema di Fermat In questo capitolo affrontiamo tra Maltro lo studio de! grafico di una funzione. Cominciamo col definire i punti di massimo ed i punti di minimo relativo. Sia {(x) una funzione definita in un intervallo {a, b). Diremo che un punto x € [a,b] & di massimo (relativo) per f, nelPintervallo [2, bl, se il ‘valore f(x) @ pit grande dei valori f(x), con x € [a, b] vicino ad x; pid precisamente, se esiste un numerp 6 > 0 tale che faq) 2 f(x), Si noti che non si richiede che la (60.1) valga per ogni x € [a,b], ma solo per x vicino ad xy. Nella figura 6.1, %; © X, sono punti di massimo; anche il punto x = a2 un punto di massimo relativo. I pid grande dei valori f(x) per x ¢ [a,b { nell’intervallo [a, b]. In figura 6.1 il massimo assoluto & assunto per x = x2 fe vale f(x). (0.4) Vee [dk k-mi<8. 208 Capialo 6 Analogamente, x» @ un punto di minimo (relative) per la funzione f, nellintervallo [a, b], se esiste 6 > 0 per cui (602) $%) $1), Vee [a bk k-m |< 8. Nella figura 641, x, %, b sono punti di minimo. Dilla figura 61 aotiamo ance i ft seguente sel soge le ret tangete a grafico ete fone io Gaapomo dei punt, .%,% »X, « PUDE dl masio o dno ise alrimervalo[e,6] (an punto e [,b}® interno al'ntervallo se ny € (4,6), ob 6396 [3 Sle tor Ags 0), tle tous sina omosale. Queea propeot val i rut} puoi dl fussas¢ i minino intern allintervalo ci deticone. Non vale perb (necesaamente) ei punt ag extrem deintervallo, dove il grafico dela fandone pub avere Ie rets tase 3 noo orton. ‘Fan reca bene «slo ea eguson y= ensure Teguone (073) ela ota angen ol rai duns feione{(2) pee =X. ale ret tangente Gremalale oe solo w fq) = 0. Dinoramo nel toorema seguent ia propreth in gene- me ‘TEOREMA DI FERMAT: — Sia f una funzione definta in fa, b] e sia xe un puto di massimo 0 di minimo relative interno ad [a, bl. Se f 2 derivable in Xy risulta (24) = 0. ‘Dimostrazione: consideriamo il caso in cui Xp sia un punto di massimo (relativo); significa che esiste 8 > 0 per cui 3) | Home) 2 £m + 8), seudidins separatamente i casi h > 0 b < 0; dalla (60.3) si ottiene: fbag +b) ~ £30) f one | 7 20 se -8 0* | £(5) = Him, Ulsy + 8) — Mx) = 05 (60.5) | £ (4) = lim [f+ h) ~ ph 20 : Be Ne segue che f(x) = 0. Application delle derivate. Seadio di funcioni 209 [Nola dimostrarione precedente !ipotesi che xp sa un punto interno alintervall [1b] 2 csenuiale. Cd a conseasto di poter consderare increment h sa positvi che nega, Se invece tp un punto noa interno dellintervallo [a,b], s© ad esempio x9 = a, alors mgt hw a+b con0 6°) gungendo alla conclusione che os) fem) = f(a) <0 sellpotesi che 3p = a sa un punto di massimo relstvo per £9) in fa, bl _-Analogaments, sex) sult xy +h =b~ he [a,b) sollanto seh negativo (-8 ("a ottiene (on Tag = £0) 20, sempre nellipotes: che x= b sin un punto di massime relativo per f(x) in [e, ). 1a ognt cao risus wa) tm) @-—) <0, Vee [eth infat ¢ 9 = a llorax—xp= x8 > 0 per ogaix (0, be quindi ih (608) s riduce a (4s) £0 come in (0.6). Mente te xp = bllora x= xy=—b< Oper ogni xe fe, b)e quad (608) diventa (29) 2 0 come in (0.7). infin, ve x9 interno ad [a,b], a diferenza x = 1p cambia segno in dipendenza da x © i (608) & quindi equvalene alls condiaione f(x) = 0, oom; game i ees erat ‘Come git detio la (608) vale nellpotesi che sia un punto e massimo reatvo per (2) netistervall [0 intipendentementedal/esumere che a ero ad [BY Rau mente, € x) tn punto di minimo relatvo per fx) in [a,b]. allora nell (608) combi i segno di minore o uguale con quello di maggiore o ugusle. Vale quindi la sezueate PROPOSIZIONE, — Sia (x) una funione definite in [, be derivable in un punto x0 [ab] Se xp 2 un prune di massimo reltivo per f(x) in [ab] allore (3) Thx) = %)50, Vee (eth 58% @ um punto di miimo reiatvo per f(x) in [a,b] route wo) fad &—%) 20, Vxe fab) 61. I teoremi di Rolle e di Lagrange TEOREMA DI ROLLE. — Sia f(x) una funzione continua in fa, b) ¢ derivabile in (a, b). Se f(a) = (6), esiste un punto xy (a,b) per cui (2%) = 0. _ Dimostrazione: indichiamo con x; ¢ x; due punti, rispettivamente di minimo € di massimo assoluto per f nel'intervallo [2, b]; cio® 210 Capitoto 6 oun A(x,) $ (8) < f(x). Vxe [a bh ‘Tali punti di massimo e di minimo assoluto per f esistono, in base al teorema di Weierstrass (paragrafi 46 © 48) ; tise almeno uno dei due punti x, x, interno alintevallo[a, bin corrispondenza la derivata si annulla (per il teorema di Fermat). Rimane da esaminare il caso in cui entrambi i punti x, % non sono intern; diciamo x, = a, X= b. La (61.1) diventa f(a) 5 f(x) < f(b), per ogni x nell'intervallo [a, b]. Dato che per ipotesi f(a) = f(b), risulta f(x) = f(a) per ogni x € fa, bj quindi f é costante e Ja sua derivata 2 ovunque zero. I teorema ® dimostrato anche in questo caso. ‘Gcometicarsenteil teorema di Rolle afferma che, per tuna funrione (x) continna in [.b], ~ 8) TTEOREMA DILAGRANGE. — Sia f(x) una funzione continua ir [a 8] ¢ derivabile in (a, 9). Esiste un punto x € (8, b) per cui (b) = f(a) (a2) £0) -O-®. Appliazion! dele derivate. Sruo & funtion! 213 | Dimostrazione: ci si riconduce al teorema precedente per mezzo della funzione i (3) ats) =) -[ + B= gg). Si noti che g(x) ottenuta sottraendo da f(x) l'espressione della retta congitingente gli estremi del grafico. Ponendo successivamente x = a, x= b, si verifica che g(a) = g(b) = 0. Inoltre g 2 derivabile in (a, b) e risulta (614) @)=F@)-O-@) | xe (a,b). Per il teorema di Rolle, esiste quindi x <' (a, b) per cui g(x) = 0. Ponendo nella relazione precedente (1) = 0, si ottiene la tesi (61.2). Le jpotesi sila funzione f(x) (Continua in a,b] edesivabile in (2, )), omni orem 41 Rolle € di Lagrange, certamente suststono se supponiamo eizettamente che f(x) sia ecivabile in tuto Vintervalo [a b, extrem! inchs: infat intl cago f(x) srebbe automat ‘comente continga in [a,b] e ovviamente, derivable in (, 9). Le contnuit d ((s) ag esremi delfntarval 8 comungue uo'potest indispensable; 26 sempio, la fuszione (il cui grafico & rapprescatato in Sigua 4.10) x oe xe (a1) 3) AG)= { ow x 1 2 derivable in (a,b) = (0, 1,2 conta (a destra) per x = O (ma von ¢ cantous per x = 1), ‘soddla Pipotes de! teoreaa dj Rolle (0) = £(1), ma noa sods Ia te del tecreme Rolle, perché Ia detivata & costantemente uguale ad in (0, 1). 62. Funzioni crescenti e decrescenti ‘Una conseguenze del teorema di Lagrange ® il seguente criterio di monotonia, fondamentale per studiare il grafico di una fuazione. Ricor- siamo che Je definizione di funzione monotina (ad esempio crescente) & stata data nel paragrafo 7. CRITERIO DI MONOTONIA. — Sia f una funzione continua in [2.6] e derivabile in (a, b). Allora. (621) F@) ZO, Vxe (a,b) =e £2 crescente in [a, bs 212 Capitolo 6 (622) f(x) $0, Vxe (a,b) <> £2 decrescente in [a,b]. Dimostrazione: proviamo la (62.1); la (62.2) si ottiene in modo analogo. Nell'implicazione =», supponendo f(x) 2 0 per ogni x ¢ (2, b), occorre dimostrare che, se 8 SX; < XS b, allora {(%) $ f(x,). Scriviamo la tesi del teorema di Lagrange nell’intervallo [x Ral: esiste % € (%, %2) per ci (23) £052) ~ fl) = £0) @ — =)5 Gato che f(x) 2 0 € dato che x: > X. risulta anche f(s) > f(x). “Viceverse, se la funzione f erescente in a,b, per ogni x © (e,b) eh> 0 tale che x + he (a, b) risulta {(x +h) & f(%) € quind: (@) fara fB9 (i tettore noti che ta (624) vale anche pet h < 0}; al limite per h — O° si trova la tesi £(8) 2 0. Censdelamo slum exenp dk appicacon del tri peewee, La fnsone €*¢ (evettamente)eressentes tutto R, perehé la dervata D c* =e positive, La fumaione lop x izeacente per > 0, perc la sun dervata D log x = x & postive, Coe pure la fassions tuctg xt crerconte, su tuto R, perehe D(arctg x) = ML + x) > 0 ‘La funzione 2° ha derivate uguale & 2x, che & positive per x > 0, negativa per x 0;x= 0% percid um punto di Ls funsione fx) = 2° ~ 3x ha come desivata £ = 33° 1) che si annulla per x= 1, podiivn alfesterno deintervaio [- 1,1}, ed ® negative alVinerno. Quind te funione {8 Reoenis pers >1 ex i,ed& dectesonte per~1 a) risulta allo seo tempo £(5) 2 f(a) e f(x) < fla); cio’ f(x) & identicamente uguale ad yor ax Figura 64 ' Combinando i cierio di monotonis ¢ il teorema di carsterizasione dalle funsion! costani in un inervalio si giunge faclmente al seguente: CRITERIO DI STRETTA MONOTONIA. — Sia fun funcione continua in (a,b) erivabile in (8,0). Allora £9) 20, vx (0, bs (625) Fonon ah annul denicomane in |- £2 aetamenecscon in ftcunintervao conten in (3,3) aed £09) <0. ¥4 © (625) F'non af amulis\denicamente in| ems £2 sretamente deri n[,] ‘akon iiersallo conten ix (4) " Dimosteazione: proviamo l'implicazione => in (62.5); essendo f(x) 2 0 per ogni x ¢ (a, b) ger Haag uaciona GL) 40)» aenome uf Semen fou ate ecko a “f &) sonar ‘s %; tall che f(x4) = £(2); ma alloca, dsto che! a) le fo) cca toca cena lea) =O ‘Provimo or Iimplicasone = in (25); dato che 8 (trettament) crescent ia [bt per iH nto © monotonia (62) FU) 2 0 par ops x (6 Dy Ios £6) a po 214 Capitolo 6 Figura 65 nulla identicamente in un iatervallo fx, 2] ¢ (2, 8) perehé atrimenti in tle intervatio {ia) sarebbe costant, contrariamente allipotes di stretta monotonia. ‘Osservimo che uns funzione srertamente crescent ¢ desivabile im un inervalio pod svore dervata nulla in qualche punto (0 exter (625) esuge che la deriva x! anoull ldenicomente wn itervallo). Ad esempio, ls fanzine fx) = rappresentata in figura 65, 2 soettamentecresente su, perce: (a) fm) 0= Fstrettamente eesoonte in x) ‘ove oon fsuettamentecresents int inteadiamo che este 8> O tale che per x~ xd < 8 xen cinta 2280, 9 3 ‘La (62.8) & immediata consegueaza del tcorema sulla permanenza del segn0. THOREMA. — Se f(3) > 0, per x (a, D),allora {€ sreamente crescete in fb DIM. Supponiamo per assurd che esita Xp € (a,b) tale che Tinsieme Applicazioni delle derivate. Studio di funzioni 215 (es) Soe (6,201 10) 2 flea sia non woto, Detto x, Pestremo seperire di 8, dot x, = sup S, sha intanto (e230) acncte tate ewater09>0emn > ones | em £0) <0, \ Yee G8.) {in quanto In funsione 2 suettamente cresonts in Xe | ‘Supposiame che sa (02) 1092100. | Exseado (> 0, este 9 > 0, tle che | (a3) £9) >), i We 4 +9) Da (62.12) ¢ (233) epve \ eu 13) >), : Vee (+2 id contrata eam il fatto che 3, = sup S. Dowd esr allorn as) fs) « to) per la cootnuith di fin x, dow esistere o> 0 tae che (216) 100) « fe, Wee G95) 1 che contrata os il fatto ebe x, = sup S, perch implica che non vi sono pant dS vie = 1, minori di mE oid & assurdo, COROLLARIO 1. — Se F(x) = 0 per x6 (a,b) allra f 2 crescents in a, DIM. Dobbiamo éimortare che: an perm ye [0b], x #y. Fsato e> 0, conkideriamo ls funzione (238) (2) =) +e ‘Essq & strettamente crescente in [a, b], perché 216 Capiolo 6 (a) ffs) = f(a) +22 e> 0. Ne vege, porx#y oc HAO) 0) 199 , (a2) Sayrniteey, er Pavbitareth di esi ha (oxy os) a COROLLARIO 2. — Se f(x) = 0 per x (a) alors ¢ contante br [8] 63. Funzioni convesse € concave Introduciamo una nuova definizione utile per studiare il grafico di una funzione. z ‘Si dice che una funzione & convessa in un intervallo [a,b], se pet ogni punto x) € [a, b] il grafico della funzione in [e, b] & al di sopra della retta tangente al grafico della funzione nel punto di coorcinate (rp, f(xq)). Analoga~ ‘mente si dice che una funzione & concava in [a b] se per ogni punto Xy€ (2, b] il grafico della funzione @, nell'intervallo [s,b}, al di soto della retta tangente in (oy f(3)). Figura 66 Ad esompio, nella figura 6.6 la funzione f(x) & convessa in (a, bJ, ed & concava in [b, ¢}. 1 punto b & un punto di flesso, cio’ un punto in cui cambia la concavita. Possiamo ripetere Ie definizioni in modo pid preciso utilizeando I'e- spressione analitica dell’equazione della retta tangente. Supponiamo che f Applicarion! delle derivate. Seudio di funzioni 217 sia una fumzione derivabile nell'intervallo [, bJ; diamo le seguenti defini- ioni (per definizioni pid general, senza ipotesi di derivabilita, si veda il paragrafo 69 in appendice): A(x) 2 Hx) + FG) (K-%Q), (G1) f convessa in [a,b] = ¥ x 0 € fa, bf fe S 0%) + £9) (x — 24), (63.2) f concave in {a, b] => YX. % € [a,b Se, come in figura 6.6, una funzione f(x) & convessa in fa, b] © concava in fb, e] (a fle) + fe) @ =), vine [a h! Vee [abl | — 218 Capito 6 In (633), (634) x2 un punto generico di [a, b}; scegtiendo x = x in (633) ex = % in (63.4), sommando membro a membro ¢ semplificando si ottiene (5) 02 £6) (& - x) + fy) Gy - x), ciod (8.6) [€G,) - £@)] - @- m) 2 0. Essendo x, > x, ne segue che () 2 £(%). Dimostrazione che (b) => (8): fissati x, % € [a, bj, con x # Xp per il teorema di Lagrange esiste x, nell'intervallo di estremi xs, x, per-cui (87) £2) ~ £(%q) = £05) - &— Distinguiamo i casi x >% € x < Xp Se x > Mo, essendo x € (Xm x) (ioe, in ppartcolare, x, > x), per la monotonia di f(x) sisulta F(x) 2 £(%), che, Insieme alla (63.7), d& luogo alla conclusione: (38) ) ~ f(s) 2 £69) - (& = %) Sex < 195i procede in modo analogo, osservando che x € (x, %) 2 minore di Xe quindi f'(x,) < (xa); anche in questo caso si ottiene la conclusione (63:8) perehé, di nuovo, £(3,) (x — x) 2 fp) (X ~ Xp, dato che (x ~ x4) < 0. Ripreadiamo gli esempi introdott nel paragrafo precedente, La funzione e* &convessa sa tuto dato hens dents eon) pit La foe og coneva p> 0 ech on devia socnde (~~ 1) ®nogativa Teor pub verre cela faxzone Etpxé conven pry 10d 8 concave perx> 0, il punto 08 di eso pera fone arcig x. La funzione x° & convessa su tutto R. “e fncione £0) = 2 ~ x ceuidrata in precedena, bn come derivate successive: f= 3° — 3, # = 6x Quindi i) & convessa per x > 0 ed 2 concava per x < 0. Si conéronti con i alcn'in Seon 6A Le propre bite i que tn due pera c comsentono di ota i aco tet fuo igonometice sn sco. Contienamo ed excapo i fundus f) sea iitatamentalfintervallo [0 23), Caen seg lle derivate € = con, Pen = Aplin dete detract fuciont 219 ¥ x | acta [2 i. ocxcd | Jean | xcxcdn | Zacxcrm segno di f + + tH + semno dif + = L- + segno di = = [ie + In corrgpondenrs abbiamo le informasioni di monotonin ¢ i concavitt per & So) ot [Bs [ke] ee seqno dif ‘positivo 7 negative mtn dit | wecmate a cme jcomcavitd di f concasa i sonvessa (Quest informazioni,insieme ad alti valor facimeste calolabili di sen x, indcano come disogaare il grafico ben noto dell Sigur 6.7. Figura 67 In particolare i punto x=/22di messin, punto x= di fest, i punto x=(S/2)nb dt ‘minim. Ta modo anslogo HJettore pub stadiare il graico della fuszione cos x pet xe [0.23 Chiudiamo il paragrafo anticipando un criterio basato sul segno della derivata seconda e studiato in condizioni pit generali alla fine del paragrafo 220 Captolo 6 66, per stabilire se un punto 9 & di massimo o di minimo relativo per una funzione f(x) derivabile due volte in un intorno di x). Consideriamo i] caso in cui (639) 1G) = 0, FO) > 0, supponendo che la derivata seconda sia continua in xp Per il teorema della ‘del segno (paragrafo 46), P(x) ® positiva in un intorno di Xp» (Kp — 8, X + 8), con & > O; quindi £ & convessa in tale intormo, Te- nendo presente che f(t) = 0, risulta (3.10) (a) 2 Hla) + ECO) = fx), percid x, 2 un punto di minimo relativo per f. TH caso PG.) < 0 si trata in modo analogo. Riassumendo, abbiamo dimostrato il seguente criterio, valido per una funzione che ammette deri- ‘ata seconda (continva): (63.1) (6.12) Vee by 8 7+ £(%q) = 0, (%) > 0 => % punto di minimo relative; (4) = 0, faq) <0 = % punto di massimo relativo, 64. 11 teorema di L’HOpital Siano f(x), e(z) due funzioni che tendono a zero per x -> Xp. Abbiamo 4 visto vel paragrafo 26 che il rapporto f(z)/e(x) & una forma indetermi- hata per x %q. Ciae, in genere non & possibile dedurre immediatamente il risultato del limite de] rapporto ma occorre preliminarmente trasformare il rapporto in modo da togliere l'indeterminazione, Ti teorema’ di L’Hopital serve a questo scope. ‘TROREMA DI L'HOPITAL. — Siano f, g funzioni derivabiti in un intorno di xy (con la eventuale eccezione di Xa) tali che (642) lim f(x) = 0, lim g(x) = 0. mm ae Se in un intorno di Xo risulta g(x), g(x) # 0 per ogni x + Xe, allora si ha (42) purché esisa.il secondo limite. Applicazion delle derivate. Sudo dt fensions 295 1M teorema di L'HOpital vale anche per forme indeterminate del tipo % (andi, basta che la sola g tenda all'infinito). Inoltre il teorema vale per limiti deste e sinistri (x + x7) e vale anche per x ~+ +, oppure x — La dimostrazione del teorema di L'Hopital nel caso generale 2 proposta nel paragrafo 67 in appendice; in questa sede ci limitiamo a provare il teorema nel caso particolare, ma signifcativo, in eui fg sono derivabili it 4%, con derivata continua, e (14) * 0. ‘In tal caso, dato che f, g sono derivabili in x, esse sono anche continue in % € quindi, per la (641), risute f(iq) = g(x) = 0. Si ottiene (643) ctim 77% _ FOO) 5, F@ “Brew “Fed” S26) = % : Cmeame sane Cale ke eo t bie em ‘Si tate di une forma indeterminsta 1, che veri le ipotesi det worema di L'Hopital (ect anzi verfca le ipotesi che abbiamo ascuato nel fare Is dimostrazione)-Siha quindi: | e-1 eo (643) im = lm et 1 : woe sen Bx "yoy Feces 2 Us'alirn situasioe in cui sowo verficate Je ipotes assunts nella dimostasione & It sequente (45) tin 22a uy Bon CConsideriamo ora due init ote, ansloghi si tnt i sucrone (83.3), ¢ che si caleolano facieate per mezzo dl teorta di Popa Inichiamo con bu parameyol posiv: per calclar imi (948) SerMamo succesavamente n yt X mimeraiere 2 {ino ad otencre une potznza 3° con esponeateb~ a ueplivoo allo (it pou b= wb inte, n= [+1 aviment im BE U t 4 a es te fe pri ger ie bet a oe (64.8) ©. b= Hu—m+ Dr tim teorems di Hopital & utile anche per i ealcolo del limite di una diferenza £3) ~ x62) che si presenta soto a forma indeterminata = ~ =, oppure peril ealolo del tite di un ‘rodott che i presenta sotto Ia forma indeterminata O. Peril prodotto wi pone fg = H(/e), ‘oppure f = e((LUD), per ricondur! rspetivamente ed mos forma OD oppure wim, Ad esempio, 6 b & un parametro postive, si ha: (9) (e430) (eas) 65, Stadio det grafico di una funzione I risultati ottenuti in questo capitolo ci permettono di studiare l’anda~ mento di una funzione f(x) ¢ di disegname il grafico. Si pud procedere secondo lo schema seguente: A. — Si determina il dominio (0 insieme di definizione) della funzione f(x). Applicazioni delle derivase. Srudio di funzioni 223 B. — Si esamina se la funzione gode di qualche simmetria; ad esempio se £8 una funzione part {(- x) = f(x), V x, oppure dispari:_f(- x) = ~ f(x), ‘Ys, (6i confronti con Pesercizio 5.12), oppure periodica di periodo T: f(x + T) = f(x), Vx e R. ‘Quando semplice farlo, i calcolano le intersezioni con gli assi ed il segno della funzione. C. —Si determinano gli eventuali asintoti orizzontali o vertical. Ricor- diamo che gli asintoi orizzonal i trovano calcolando i limiti per x ->:t =, se tall limiti esistono e sono finitl, Cioé: (65.4) y= Casintoto orizzontale =>. lim f(x) = Ce R. Nel caso della definizione (65.1), si parla di asintoto orizzontale per x ~+ +e; si pud avere in modo analogo un asintoto orizzontale per x -> ~ =. Gi asintoti verticali si trovano calcolando il limite per x — % (eventual- mente x > X', oppure x—+ x5) quando il risultato del limite @ infinito: (65.2) D. Si determinano gi interval! dove la funzione & erescenteo decre- scente, ed i punti di massinio o minimo relatvo, studiando i] segno della derivate prima. Si calcolano i valori di f nei punti di-massimo o minimo relativo. 1X, asintoto verticale => lim _ f(x) = + E, — Si determinano gli intervalli dove la funzione @ convessa 0 con- cava, e gli eventuali punti di flesso, studiando il segno della derivata se- conda. Si calcolano i valori di f nei punti di flesso. F. — Si determinano gli eventual asintoti obliqui. Un asintowo obliquo perx—> +o uma retta di equazione y = mx + q con la propriett: (653) Him [f(s) - (ax + g)) = 0. Gio significa che, per x -> +=, il grafico della funzione & vicino al grafico della retta y = mx + q. ‘Supponiamo che esista un asintoto obliquo, cio supponiamo che valge la relazione (65.3), € ricaviamo i valori di m, g. Se f(x) ~ mx q tende & zero per x —> + =, a maggiore ragione dividendo lespressione per x otte- ‘iamo una quantita che tende a zero. Quindi 24 Capitolo 6 Application! delle derivate, Sto di funzioni 225 (4) oe tn HDA GEHD «tig Woy (quindtareavertale di equasione x= 0 & un aitoto per x + 0°, ney Es D.— La devia priza vale TI valore di q si ricava direttamente dalla (65.3). Riassumendo, i valori di m, (6520) fa) =o xo Jee(-2) bone dati de: i 7 er os xs o> 0, Qala sds pa posi 2 = 36) > 0, od te x>1 : See ae rten aces bored ae ee sy maim 2; q= Bp 16)- ms} | slant (= Ope Ge 9 yee decent ater i) Mio r= ed | minim relative, in comispondenza la funzione assume il valore (1) = | a Naturalmente considerazioni andloghe valgono per x —> ~'e. Notiamo E — La deivata second vale i anche che, se esiste un asintoto orizzontale y = f per x > + =, allora & core (3) (-2eent inutile rireare un asintoto obliquo per x —> + =. Infati, se (x) ~> ¢ per z)f-Jee3- x9 + allora {Vx 0, quindi m = 0, q=€ Ciod si ritrova l'asintoto di (sa) equazione y = & as tebeaeand, ‘Secondo lo scheme propesto, studiams la segueate funtion: sy fa) exe. ‘A.—La funalone & deSinita per ogn! x #0, Quind! il dominio dif (-«. 0) U (0,4). [B.—Lauazione non deinita per x= 0¢ non «i annua per aleunvalore dix R~ (0) pera i grafico df) non stress cartesian’ x) rita posta perx> Oc nogativn err <0 (Gato ebe fl fttore e” & positivo per ogni x ¢ R ~ {0 q C.—Per deterinare gi asiaotorizzontali e verticals calcolano mit api etre et dominio, Ne postr pao calolan ini dif(z)per3—+—=,2-+0"4x-#0 x p4mPer | xo tee ee = I; quindl on im xche ee } pers nono sono asintotorizzoniali Per x» 0” abbiamo un alto mite immediate; infatt Eral cass x >=, € qld &™ — 0, Ne segue oa) te re 0 dd significa che perx-> ("non c' un asintoto verticale. Per calclare il mite per x -> ‘siamo il tearema éf L'HOpitak xetm fe Bee Be (9) i ! POE) ge ake on “B Tie Se i Figura 6 228 Captilo 9 {La derivate seconda & postiv per x> 0, ed & negativa per x <0. Quindi ts funsione & convesse per x>0, ed coucava per x <0. Dato che f(x) non 8 definita per x= ncn e soo punt di fess, F.— Poiché il limite (65.7) per x > * = vale infisto, oocore esaminare se esttono aintot obtiqu, Caleoliamo, come in (65.5), iit (622) (6533) per caleolare qs & ute lorem di L'ABpital i trovato che a ets di equazione y =x S12 um asintoto oblique per x + + per Ia funzione f(3). Con gl element trovai (dominio della funzione, sepno, asintoto verticale per x 0". limite notevole (658) pet x» 0 interval di monotoniae di convessit, punto minima relative in X= 1, asitoto obliqua) si esegue il disegno del grafico i f come in Bgura 68, 66, La formula di Taylor: prime proprieti Abbiamo gia introdotto nel paragrafo 57 un metodo per “approssi- mare” una funzione derivabile con un polinomio di primo grado. Abbiamo infatti affermato che (66.1) (3) & AC) + £0) (& - 9) (per x vicino ad x3), dove con i} simbolo = intendiamo che la differenza tra il primo ed il se- ‘condo membro, che indichiamo con R(x) (resto di ordine 1), tende a zero pid rapidamente di x ~ xq Cio8, riserivendo Ja (57.5) con il resto Ry, abbiamo: (662) fix) = f(s) + £13) (m4) + RAG), R@) (66.3) jim Application’ dle deriva. Studio funtion 227 Sapendo che una funzione & derivatile fino ad un ordine n> 1, ¢ si pud domandare se sia possibile ottenere un migliot grado di approssimazione rispetto al caso n = 1, cioé se sia possitile decomporre f(x) in un polinomio di grado n ed un resto R,(x) che tenda a zero pith rapidamente di (x ~ x9)". La formula di Taylor risponde affermativamente al quesito posto. Prime di enunciare 1a formule di Taylor, introduciamo il simbolo di soramatoria, wile per scrivere in modo compatto la somma di pit addendi. ‘Diamo alounj esempi; in particolare, il simbolo a primo membro della (66.4) significa che si considera la somma di n addendi, con il termine generico ‘uguale ad a,, con 'indice k che assume tutti i valori compresi tra = ek =n: 4) Sea bear eee asa ece & 5) S Gk se at43+5+4 0042), &% A kia desiede (66.6) & : 241-2-341-2-3-4=32, Nelultima sommatoria abbiamo usato il simbolo k! introdotto in (33.2), che si legge k fasioriale, ed & uguale al prodotto dei primi k numeri naturali FORMULA DI TAYLOR. — Sia f(x) una funzione derivabile u votte in oe Risulta 2 ©(,) (667) fo) = Ep wh + RA), ae RG) 66.8) im At rm oH) Nella formula (667), pr k= 0, intend fx) = tag), © 0 = 1. Quindi ad esexspio, Ov (3) Ha) = em) + Fay) —4) + ~ 29? +R, 228 Capitolo 6 (630) tim G20 per n =1 8 slotengono le (662), (663). I eto seive eplicitamente a sommatoris pet fe valor di ‘Dimostriamo ora la formula di Taylor supponendo che la derivata f°") sia continua in Il lettore interessato al caso generale, con £(x) nom hnecessariamente continua in % pud consultare il paragrafo 98. Inottre, vendo difficolta a considerare m generico, si consighia di rleggere il metodo sto conn = 2. TRicavando R(x) dalla (66:7), occorre dimostrare che: 2) [+ Cg) (2— He) +n + a Hl oor) tm Ma Faolanad=— "(Be e— ms) sh (e-¥) 1 limite si presenta sotto forma indeterminata 0/0, Utilizziamo il teo- rema di L'HOpital. Notiamo esplicitamente che occorre derivare numera- tore ¢ denominatore rispetto ad x; quindi ad esempio la derivata di £(%) fale zero, meatie la derivata di f(x) (x — xf! ® uguale a £0) - mba ~ 9)? _ HO) = = xt (6.2) Go ‘Quindi il limite nella (66.11) @ lo stesso di sn 10) HED + + EDK HI" He <9 i te =) (66.3) purché il secondo limite esista. Se n >1, abbiamo ottenuto una nuova forma ‘V0. Dopo aver applicato in totale n volte il teorema di L’Hépital, abbiamo: (66.14) | Quest’ultimo limite 2 zero, perché f(x) @ continua in . Percid 1a tesi (66.11) & dimostrata, ‘Suiluppiamo secondo la formule di Taylor lcune fanzioni lementari. Se £3) =e, Application: dele derivate. Studio di frzioni 228 2° = 1 per ogni a. Pescid (6615) Peter eens ERO Analogamente, sceplisndo x= 0, s ottiene (e636) Jol + x) = area Zs RO) a wean) waa GE + Ral (618) wer Eanes ‘Ao wap di yrs patents isa tan, sano pra ns ea 69 gat pont gap, ta, int cho sora ao slap ia fort Tpke per anne Sn ened cons dl G0), abba ons ed (6) foes Kex-Es we \ Figura 69 1 disopno cella figura 6:9 8 stato eseguio con uso di un computer. Si not ehiera- rente che | potinomfy.(k=0, 1,2.) Taylor han un grafico pet x veo & 240, au oy srfico dels famzione sea x, qtanto pik & grande 230 Capitolo 6 Per mezzo delia formula di Taylor & possibile generalizzare il criterio (63.11), (63.12) nel modo seguente: CRITERIO PER I PUNTI DI MASSIMO O DI MINIMO. — Se esi- . stono le derivate sottoindicate della furzione §() nel punto %, vale il se- (guente schema: Tom) = 0: (f(a) > 0 minimo relativo in x9 tag) <0 massimo relative in x Irae) = 10%) #0. né massimo, né minimo in x Pm) =O: fAed>o minima relasvo in x5 E(x) <0 massimo relative in ry [f(a = 0: Dimostrazione: una situazione generica nello schema sopra proposto:2 quella in cui f(x) & derivable n volte in x per qualche n > 2, ¢ risulta (66.20) £9) = P%) NG) = 0; 11%) #0. CConsideriamo il caso in cui f*(xq) > 0 (la trattazione del caso f"%(xq) < 02 analoga) Per Tannullasi delle derivate, la formula di Teylor (66.7) diviene (66.21) f(x) = fi) + ~ Re)" + Rx) e, per le (66.8): f(x) a Ga (6622) f%) Re ]_ a) oa a * (& = %) at Applicazion! dele derivate. Studio funsioni 252 Per il teorema della permanenza del segno, esiste 6 > 0 tale che 4) ~ fla) { (23) Boge 8 | YROR = HL <8 Se n 2 pari il denominatore (x ~ x)" & positive per ogni x + xg: percid risuita f(x) > f(%,) per ogni x € (Xe~ 8, 3» +3) — fr} € quindi x, @ un punto f(x), oppure (x) < (x9), rispettivamente per x > %y, oppure x < Xe Percid Ja funzione f(x) non ha né massimo né minimo in x. ‘A titolo di esempio osserviamo che per la funzione f(x) = 2* risute 1900) = 41 = « pertanto, in base al eiterio precedente, f(x) ammetie minimo nel punto y = 0; Ia erica iceta oi tale proprota& immedina infati f(s) = x° 2 0» (0) per omni x € R. Tnvece, per Ta fanzione g(x) = si be: (6624) £@ = F(0) = 0) =0, 728) FO) =e =0, £0) =31, ‘per cu, in x9 =0, g(x) nom assume masse né minim, neath Ja famaioe g(x), rappreses- tata in figura 65, ba un flesso in rq = 0. Oserviamo che tale propretA vale in generale lun pun la prim derivata non mala ai ordine dapari(maggiore od uguele a3) allors le funcione presenia un flesso nel punto (si veds Veverizio 639). ppendice al capitolo 6 67. 11 teorema di Cauchy. II teorema di L’Hépital nel easo generale Allo scopo di dimostrare il teorema di L'Hopital nel caso generale, ® utile il seguente ‘TEOREMA DI CAUCHY. — Siano f(x), g(x) due funzioni continue in [a, b] e derivabill in (a, b). Se g(x) #0 per ogni x € (a, b), esiste un punto %o € (8, b) per cui fo) _ 1) - 0) cee F@)" a0) = a0) 232. Capitolo 6 procede come per la prova del teorema di Lagrange (oargrte 61), utilizzando Ia funzione f(b), B= S oe9 - oe]. che & ben definita in [a,b] perché g(b) ~ g(@) +0 (infatti, se fosse g(a) = a(b), per il teorema di Rolle esisterebbe un punto x € (a, b) per cui g(a) = 0, contrariamente allipotesi g'(x) * 0 per ogni x € (a, b)) La funzione h(x) @ continu in [a, b} © verifica le condizioni h(a) = b(b) = G; inoltre & derivabile in (a, b) € ta derivata vale (612) A(x) = f(z) - | f(@) + 7) aay f(b) = f(@)_ (73) WO) © £6) - aa) +e). Per il teorema di Rolle esiste x» ¢ (2, b) per cui h’(x:) = 0 che, essendo ¥ #0, equivale alle tesi (67.1). Se nel teorema di Cauchy (come pure nel tzorema dl Lagrange del paregrafo'61) si anche che f(s) ~1(0), dala tea (671) s otiene Vesistenza di un punto %y € (4b) Det cui F(xg)~ 0; ciod si rotiene UI teorema di Role, che » cus volta alla base delle ‘Simostrazioni propotte per i teoremi di Lagrange e dé Cauchy. ‘Pertanto, le formalzzion dei teoremi i Roll, Lagrange, Cauchy, sono da considers ‘hq loo equivalent. Siamo ora in grado di enunciare e dimostrare il teorema di L’Hopital (gid introdotto nel paragrafo 64) in ipotesi generali. ‘TEOREMA DI L'HOPITAL. — Siano f(x), 2(x) due funzioni derivabili: in (a, B}~ {mo} sali che (ra) | lim £(x) = Tim g(x) = 0. i mn Se gh) # 0 per ogni x cla, b} ~ {ra} € 2 esiste i limite £0) tim 22, rm BG) allora esiste anche il limite per x -¥ %q dal rapporto f(x\la(s) ¢ si ha i rs) | Applicovion delle derivate. Suto di funsioni 233 nm f(x) f(x) 678) fim $2) £@ — Bw". Fe Inoltre i! teorema vale anche in ognuna delle seguenti situazioni: (67.7) si considerano limiti destri (x —> X0°) o sinistri (x — x5); (678) in logo dellipotesi (67.4) si suppone che limt() = limg() = + oppure — = (anzi, 2 sufficiente che, per x —+ Xp, la sola funzione 80%) diverge a te 0.a~ =); (5), g(x) sono derivabili in interval iimitati ¢ si considera it Limite per x + «, oppure per x ~ =. (679) Dimostrazione: utiizzando Vipotési (67.4), estendiamo per continuitd (2) (2) nel punto x conil valore 0; poniamo cio®f(0) = (0) = 0 (eon abuso 4 notazione usiamo lo stesso simbolo per le funzioni f(x), g(x), @ priori definite soltanto in (e, b] - fx} per le loro estensioni continue in tuto [a, bb). Cosi definite) g(X)sisultano continue negli interval fa eh [kb] | (Ge a # % # b) € Gerivabill in (2, %), (eo b)- ‘Osserviamo preliminermente che anche la funzione (x), ole che gx), non sl annua in [a | ~ (a nfat, se esses un panto % [a,b] = ft] per cui g(%:) = 0, per il teorema di Rolle applicato alla funzione g(x) nellintervallo di estremi xy, 3, esisterebbe un punto X2 € [a,b] ~ [x pet cui £(@:) = 0. Consideriamo una generica successione x, convergente ad Xy tale che X | « [a,b] ~ fxd, Va € Ni. Por il teorema di Cauchy applicato alintervallo di esiremi x %y, per ogni n esiste un punto x, interno a tale intervallo per cut Moe) _ Hy) = Hag) _ a) ” BG) Be) FE)” Dato che x’, 2, per ogni n N, interno all'intervallo di estremi xy € X18 suocessione x’, converge ad X» pet n —+ + o. Percid f{,), £6 BB.3G)7 S- Fe (67.0) Fe) / Ago ; ultimo passaggio vale perché il limite (675) existe per ipotesi ray) 234 Captoto 6 Pertanto il limite a primo membro della (67-11) & indipendente dalla pparticolare successione x, —> % per Ja caratterizzazione dei. limiti di fun- ioni mediante successioni (paragrafo 42), ne segue che esiste il limite di funzione a primo membro della seguente Telazione conclusiva j = tim £ £0) jim $02 © tin FO (r32) Pa)” A age) ~ £6) Dimostrazione dei teorema di L’Hépital nel'ipotesi (67.7): si procede ‘esattamente come nel caso sopra considerato. Ad esempio, per il limite destro x ~» x; si suppone ovviamente che x) b e si prende in considerazione tuna generica successione x, convergente ad %, COM % € (Xo, b], Va € N. Dimostrazione del teorema di L’Hopital nell'ipotesi (67.8): dimostriamo 4a tesi (67.6) per il limite sinistro x —> x (Supponendo % > a). Dato che la dimostrazione per il caso x xg & analoga, combinando i due risultati si | ottiene la tesi per i limite completo x — Xp Indichiamo con il limite perx —> x4 del rapporte f(x)/g'(x),esistente per ipotesi. Consideriamo, per fissare le idee, Ce R (la dimostrazione nei casi t= ee e f=—ee 2 analoga); per ogni > O esiste 8; > 0 (con a xq~6,) tale che Oey - (713) yoces Wxe (%~ 8,0). Lipotesi g’(x) #0 in [a, x») equivale a supporre g'(x) di segno costante in tale intervallo, diciamo g(x) > 0 im [a, %) (infatti, se fosse g’(x:) <0, (a) > 0, allora per la proprict4 (68.6) della funzione derivata,risulterebbe (2s) = 0 per almeno un punto x; nellintervallo di estremi, x, x). Dalla (67.13) segue aliora (eras) f@)- (+e) 3) <0, Vxe (%- 8, %). Definiamo nellintervallo (xp ~ 63, %) le funzioni (eras) u(x) = £08) - (€+ ©) £03), Ine(x) = £(R) ~ (€ + 2e) BC); cessendo g/(x) > 0, per la (67-14) risulta h(x) < 0, h(x) < 0 in (%p~ 84,30); ‘quindi by(x), hy{x) sono funzioni strettamente decrescenti in tale intervallo Appessons dete derivate Stute& fations 235 (ed in particolare ammettono limite per x XG). Per x ~> x6 le due funzioni by(x),bo(x) nom possono convesgere contem- porancamente a limiti finiti, perché le diferenza by(x) — f(x) = ep(x) diverge al'infinito. Supponiamo quindi, ad esempio, che perx —> x5 by(x) diverga; trattandosi di una funzione decrescente, divergera a — «, Esisterd quindi b, < 6; tale che by(x) <0 per ogni x € (x)— 8) 24); cod (67.16) A(x) -— (f+ &) g(x) < 0, i Ve (y~ 3, x). Dato che g(x) > 0, g(x) diverge positivamenite per x ~> x5; percid esiste 52 0c ue) > Oper © (85, ).-Poro 8 = mi [bn Bie ep £0 (7.17) 2 ¢ la definizone i imite i apporte (3) ha qund! lime opuse ad t per x3. Dimostrazione del teorema di L’Hopital nell'ipotesi (67.2); supponiamo che {(x), g(x) siano derivabili nelintervallo [2, +>), cona> Ce con g(x) #0 per ogni x2 a. Definiamo nell'intervallo (0, V/s] le fenzioni (6718) Ki) = £0), a(t) = eA), Vt € (0, Va] {aotiamo che, se t © (0, 1/a), allora x = I/t € [a, +e); quindi le espression 1(1/), g(1/) sono ben definite). Fe : Risuita poi lin H(t) = lim f(1/t) = im f(x); ee = (6749) ‘im, (1) = him a(t) = Sim ax: ‘quindi, se f(x), (x) sono infinitesime o infinite per x +», allora H(t), B(t) ‘sono rspettivamente infinitesime 0 infinite per t -» 0°. Applicando il teo- tema di L’Hopital al limite del rapporto delle funzioni I(t) p(t) per t > 0° (che & un caso gid wattalo) si ottiene 236 Copiolo 6 Sag) ~ Be FO em DEM sien FON) CU A) Aiea = AB Dediy * Oe gam Cre) f(A) “3 ran’ ‘purché ultimo limite essta. Ma, con il cambio di variabile 1 = x, Pultimo limite & uguale a fO) _ i, FO (ayy oar gaa)” Be FG)” che esiste per ipotesi: pertanto Puguaglianza dei limiti in (67.20) & ginstifi- cata, Le (67.20), (67.21) forniscono 1a conclusione: fn 1) 2 tm HD BR. go) Oe Ga) ~ (12) tino im £2 0 BE) stem BGR) © 68, Sulla continuita della funzione derivata L eo chef) na foione desi bu Interval, 1) Ome fasion dest), £0) non neceuraiamente © cots int, evempi, o£) € deta come io (3) de | { ° * 1 foe} ot 2 { Fel ow | lors sisal (ei veda In (57.14): 32) (2) £0) = 9, mente, da verifica iret, } Applicazion! dele derivate Seuio di funsioni 227 3) 4 0) focan cn?) te ereibIadervatn della funione (3) defini in (68.1), ba per x= 0 una discontioith di seconda specie, [Nel teoreme che sogue (che sruhs una conseguenza del teorems di Lagrange) mo- strimo che le derivata dius funzione derivable pub avere sollantodiscontisuita ct seconda specie e inoltre in ogni caso, vale il torema di esstenza dei valor intermedi pela funzione derivate, indipendentemente dlls sua contiouiti. ‘TTEOREMA (SULLA FUNZIONE DERIVATA). — Valgono te propre: (G84) sia) derivabite br a,b] ¢ 30 « [oD se site Uli per x39 di f(,allora tate limite ®uguale «(2g analogament, se existe Uline per xx di (2), tale inte uguale a ():quind existe line per x + xy di £(2),onche tle limite 2B uguale a £39) (G5) sia 4x) derivable in 0,0} ~ fa] ¢ continu int; seit ito it limite per x + xp ‘4 £(3) allre 3) derivable anche in xy ¢ le deriva gual al valor del Lit, (688) sia tx) derivable in [, Wh per ogni Yo compreso tra valor F(a), £() exe Xp in) tle he ad) = 9 Dimostrazione di (6¢.4):consderiamo-soltanto i limite per x x} (supponendo x) 0 ex + By Sb per ogni ig N Feil teorema di Lagrange, per ogu xen peat ball inervale (y+ fy) wn fee ay; pressed ate fle + hy) - Hee) se eecneer (os) = im_£() = tim, £02); has ‘rulkimo pessagio vale perché, per ipo imite per x x (x) esse perch, essendo By << + hy, Vo€ N, le successions Xy converge 8% per n> + =, Dimostrazione dl (68.5): con le notazion! ed U1 metodo del caso precedente stove , (vigtet el comtnuta fx) sel punto ng ® zeta wel'applae i eoreme ot Lagrange iotrvallo deste 1 9) im 124 B= fad (69) ig SS ino: 238 Capitle 6 ‘per en anche it mite a primo membro (oltre che quello a secondo membre) & Fnito ed & indipendente dala particolare ucceasione i ~»-0. Ci pica che existe Umit di funove 5+) ~ ta) r (6830) 1m, ed & uguale'al valore in (68.9). Dimontrzione 4 (68.6): se 3o = F(a), oppure yo = f(b), won c° nulla da provare: ‘consideriamo quind! i aso F(a) < yo < £(b} (supponcndo, per fssare le idee, F(a) <£(b). ‘La funzione g(x) = f{) ~ yo x ha erivata (x) = £(3) — Fo ebe assume valor & seguo iscorde aph extremi dellintervallo (a,b, exsendo (wasn) B=) -%<% £00) =F) Peril teorema delia permanenza del segne esistono b> Oe k 0. s+) 2 eax cu OHH, da cui pa) > g(a + b), mente gb + 4) < gb) (si rleondl che K & nogativo). ‘Ci implica che esistano x, . x, (a, Bh, con x #% tl che gf) = ge) 5 per pro= vate ed considesiamo i seguenti tre cas: @ a6 afb) basta prendore a5 = 32 = b. W g(a) < g(by siuttando gfa +1) < (8) < aC), pe il teorema di esstenan dei vost imesmoedi, per ogni (68:13) ye [e+ b}, G)} cela +h), em) esistono 3, € [2,2 +b] © 2p € [0+ b, b] tall che fim) = ffm) = 7. (Gi) g(a} > e(): si procede in modo analogo al caso procedeute; cot, exsendo gt +) < (0) < gC), per ogni ay, 6 [at +1), 2009) © Kala) afb + b)) ssistono x € [b +k, b) © xp cle, b + H]tali che ffx) = fn) = y, Infine, per il teorema di Role existe un punto 3p nelVinervallo di extrem xy, x5, €00 2 proprieth che (ag) = O; od, tale che F(R) = 3o. Applcarion| dele derivate, Saidio di funtion! 239 69. Funzioni convesse in un intervallo Abbiamo gid detto, con Ja (63.1), che una funzione 2 convessa in ua intervallo[a, bj se, per ogni punto Xp ¢ [a bil grafico della funzione & al di sopra della retta tangente al grafico della funzione nel punto di coordinate (%» f(20)). Tale enunciato, se assunto come definizione di funzione convessa in un intervallo, hail difetto di richiedere a priori, come ipotesi Ia derivabi- Tita della funzione, per potemne considerare la retta tangente, Di seguito proponiamo una definizione pitt generale di convessitd, che non richiede Ia derivabilita a priori, ma che risultera equivalente alla (63.1) quando la funzione & derivabile. DEFINIZIONE, ~~ Una funzione f(x) definita in (a, b] & convessa in tale intervallo se, per ogni ry, x, € [a,b], risulia (2) 10s, + -2) %) SAN) + -2) fe), VE [0,1], Geometricamente la (69.1) esprime il fatto che il grafico della funzione y = f(x), neWintervallo di estremi x,, x, al di sotto della retta congiun. gente i punti di coordinate (x, (%:)) € (x, fla) (si vede la figura 6.10) fexp MOd+ AFG). eA Figura 6.10, Se nella definizione (10.1) vale il segno di minore stretto per ogni 2. (, 1), allora si dice che f(3) & strectamente convessa in (a, b), Riferendosi di nuovo alla Gigura 6.10, notiamo che, se f(x) & convessa in [e, bj, allora il suo grafico, al di fuori detV'intervallo (x, x, @ al di sopra 240 Cepiolo 6 Applicarion delle derivate. Sedio di frcion’ 241 dela retta congiungente i punti di coordinate (x, f(x)), (Ba f(23))s cio’ & espresso analiticamente dalla seguente PROPOSIZIONE. — Una funcione f(x) definita in [a, b] risulta con- vvessa in tale intervallo se e solianto se, per ogni %), X2 € [2 b), st ha (2) ft + (1-1) x) 2 t fly) +A -9) f) per ogni t esterno al'ntervallo (0, 1} ¢ sale che tx, + (1-1) m € [a Uh Dimostrazione: consideriamo il caso t > 1 (il caso t-< 0 & anslogo); la (69.2) si scrive equivalentemente Fire 6 1 3), te) sien 40-0 m)- 0-9 fd) (Ges eterna tat caateeciouy Weeks as ia : 7 pati di coordinate (xp, fq) © (0 {0)): cea Posto A = 1, risulta 2 € (0,1) € 10)- 1609) wn yatta > Sana), 26 [9 (94) 1- con la auove notazioni, la (69:3) diviene | 5) fx.) s A(t x, + 0 =) 3) + - 2) fhe) ‘ed & equivaiente alla definizione di convessitA (69.1), scambiando il ruolo dei simboli e ponendo x’, = tx; + (I~ tk (da cui x, = 4 x, + (1-2) x). i : 1s Sigua 6.1 & rappresentsto il grafico della fonzione I { 1 sexe0 ro) ao-{ : 0 exe 0.3 Si vein facmente che (4) sods Is defnxione (69.1), cot (2) & un esempio di ‘funcione convessa nell'ntervallo [0,2 Naturalmente f(x) non € continua in [0 2}, easendo ‘Govostinas al primo estemo delintervalla, Con il orema che segue vericheremo che wos Greclone convesse pab eesere discontinna solo agli esremi deW'intervallo di defiizione, Po fintene dtr 8 meseramentssmtn | TEOREMA 1 (CONTINUITA DELLE FUNZIONI CONVESSE). — Se {) 2 une Figure 612 ' ‘uncon somes has alone contin neg pano 39 © (6) Per In definicone di convessit (69.1) tale vets & ald sopra nz imostrazione: 2 interno allinervallo[a, bj, quindi i tre pant a, Xp. b a eee sone mado: px pt sb) a att 8. Xe, 4G) in rte Vintervalo [a,b ioe risulta 1 242 Capioio 6 $0) ~ ve ‘Anslogaments la reta passante peri punt (Zo, f(%) © (e f(e)) ba equazione (28) 13) s fom) + Gna. Vine fed) (9) ref}, «in base ella propoeizione precedent, rsulte che tale retta& al di sotto del grafico della ‘uazione #2) in tutto Pintervallo fx, Bf; clot: )~ fo 69.10) (x) 2 f(a) + ‘ eo «-m), Wx e bab) =e PPassando al limite per x > x§ dalle (698), (69.10) si ottene Ia continith a destra della funzione nel punto: (uy im £0) = fxg. Si procede poi analogamente per x35 - Al contrario della continuita, una fanzione convessa pud non essere derivabile in qualche punto delintervallo di definizione, Ad esempio, la funzione {(x) = Ix| non & derivabile per x = 0, pur essendo convessa (se~ condo la definizione (69.1)) in ogni intervallo [a, bl; infatti, se x, x € [a, b] he (0,1), risuha f(xy + (1-2) x) = gy + (1-0) al (1) < Dax + 1-2) my) = yl + =) bagl'= = f(x) + = 1) fox. Si pud per verficare (si veda Mesercizio 6.40) che una funzione convessa ammette in ogni punto interno sia derivate destra che derivata sinistra, potendo essere tali derivate distinte fra Joro, come nel caso della fanzione fix) = In|, con x = 0, risultando in tal caso f, (0) = 1, (0) =-1. Si pud anche verificare (si ve convesse f(x) ® derivabile in ogni punto di un intervallo [a, b], allora Ia funzione derivata f(x) ® continu in [a, b]. TEOREMA 2. — Sia f(x) una funzione derivabile in (a, b). Valgono ie propriets: esercizio 6.41) che se una funzione ” pees del devo Sats dfn a (69.13) f(x) 2 convessa (secondo la definizione (69.1)) in [a, b] se € solo se f8) f(a) + £60) (=), Yay fa, of t (69.14) se 1(x) & derivabite due volte in (a,b), allora ® convessa in [a,b] se © solo se £"(x) 2 0 per ogni x € (a, b). : f Dimostrazione della (69.13): supponiamo che valgaI'ipotesi di convessita (69.1); allora, vale anche la condizione equivalente (69.2). Ponendo nella (69.2)x=m% +O -Drariltax m= 84 +11) ==, x) dae, se % 4m (9.15) (a, #x). La (69.2) diviene AR) 2 fx.) + t1f(,) - £0,)] = (69.16) = fe) + @-x) fx) - fs) ue 6, al limite per xj > x 17) A(x) 2 f(x.) + £(,) (x - 2) che & quanto si voleva dimostrare. | Viceversa, siano x, , x € [a, bl, con x #™ € A (0, 1}. Poniamo %y = Ax, + (1 2) 5 per ipotesi si ha: £0) 2 fh) + FQ) ( ~ ms (69.18) 0%) 2 f(a) + £0) Ga — %). Moltiplichiamo la prima relazione per 2 e la seconda per 1 - he som- miamo: MG) + (1-9) fx) 2 Mag) + A(R, ~ 29) + (69.9) +12) ) + =) £05) (—m) = = flag) + £644) DM, ~ 39) + (1 lay ~ a) 244 Captolo 6 “Applicariont dee derivate, Suadio at fanzioni 245 ‘imane da provare che la quantita in parentesi quadra @ nulla. A tale scopo teorema di Lagrange allintervallo [, x], supponendo, per semplicita, che ricordiamo che, essendo Xp = Ax, + (1 ~ 4) x, , risulta ; X> Xp Esiste %, € (x) per cui (69.20) =~ Dy ~ xs 7 y= Mm - %)- (69.26) (3) ~ flag) = £6) ( ~ %). Pereid Essendo f” 2 0 in (a, b), Ja funzione f(x) risulta crescente; percid £(%) 2: (32) che, unitamente alla (69.26), d2 la conclusione (in base alla proprieta, [ha = 39) + (=) (=) = MO ly =m) +m m) =O q i equivalenza (69.13) gid dimostrata). Dimostrazione della (69.14): supponiamo per ipotes! che valga Ia rela- 1 ezoreconfont la dimostarone sopra propos. con quella de ite di convent ione di convessita (69.1); sexe (a b)ehe Retalechex+hex—h = | Cost enndaiias ' appartengono ed [a, b], poniamo 4 (on) 4 70. Metodo di Newton per il calcolo delle radici di un’equazione 1 Esponiamo il metodo di Newton, o delle tangent, per caloolare Te radici di © k= 12, da cui 4 ‘un'equazione f(2) =0, con (x) fumzione continua in un intervallo [a,b] talg F cbe f(a) <0, {(0) > 0. Ricordiamo che nel paragrafo 47 abbiamo git esaminate 1 1 4 metodo di bisezione che risolve, in modo diverso, lo stesso problema, (22) Ams (O-)maz ath) +7 @- bas 1 teorems dell’esistenza degli zeri (paragrafo 46) assicura Vesistenza tuna radice Xp, ciot Vesistenza di um numero reale xy € (a,b) tale che fq) = con tali notazioni Ia relazione di convessita (69.1) diviene Se fé strettamente crescente in [a,b], xo anche l'unica radice dell equazion, 1(2) = 0 nelVintervallo [a, b]. Allo scopo'di calcolare quest’unica radice x, 1 supponiamo che f(x) sia una funzione derivabile, con derivata f(x) >0, Vx (23) f(a) $5 [ix +h) + fb), 3 [a bj, © sia comvessa in {a, b] (figura 6.13). i ‘0, equivalentemente fe +h) + £68 ~ b) ~ 2403) (69.24) 7 ‘Passiamo al limite in (69.24) per h 0 e utilizziamo due volte il teorema di L'Hopital (si noti che si deriva rispetto alla variabile h) si otiene la tesi: | i (25) 05 lim e Figura 6.13 1 : : : Scelto un punto x; nell’intervallo [xo, b], tracciamo la retta tangente al Viveversa, supponiamo che f"(x) 2 0 per ogni x € (a, b). Applichiamo il | grafico della funzione per x = x; tale retta ha equazione: \ 246 Copitoio 6 70.1) y =f) +f@) &- 4) La retta tangente incontra Iasse delle x in un punto xp che si ottiene ponendo x = x € y = 0 nella relazione precedente: (70.2) =~ (ER) - TI numero x; @ una approssimazione, migtiore di x;, della radice x che cerchiamo. Dato che f @ convessa, risulta f(x) 2 f(x,) + P(m)(e — x); in particolare, per x = % si ottiene (703) (4) 2 fq) + IG ~ 1) = 0 = 1%) - Dato che f @ strettamente crescente, risulta x; 2 % Inoltre, essendo f(x) 2 0, f(x) > 0, dalla (702) si deduce che x < x. Percid (70) SHS SE. TI punto x; & nello stess0 intervallo [xo, b] dove avevamo scelto x, ‘Quindi possiamo ripetere I'argomento da x. Iterando il pracedimento otte~ ‘niamo tna successione definita per ticorreaza, Se il primo termine @ uguale 2b, abbiamo A(x.) (70.5) You =~ FG ‘TEOREMA. — Sia f(x) una funzione derivabile in (a, 0], ‘con derivata continua, e sia convessa in tale intervailo. Supponiamo che f(a) < 0, f(b) > 0 @ che f(x) > 0 per ogni x € [a, bl. Allora la succession Xp definita per Ficorrenza dalla (70-5), converge decrescendo all'unica soluzione Xo € [a,b] del equazione {(x) = 0. Dimosrasine: per il eoreta dlesstenan plz este inf, ¥] une soluione 29 etequaone (2) = 0, Dato che £8) > 0 per ogni x € [a,b] la funzooe & strettameate Ganlues qui Fequazione f@) = 0 ammette Xp come nics sluzione inf, 6 Trovianw che ag per ogaln Pern=1la reliever, fatty => ap Fer a> 1 czzame Ie convent £9): (0) ft9) 2 0) + FCM 2), vac {nd} Ponendo x = tau € Fcordando che 2) ~ = ~ f{y)F(5,),otteniaano ‘Applicazioni delle derivate. Sui di funziont 247 sys) BAe) + Fle 5) = bast FH) + 1G) Mx, YG] = 0. 1 Percid f(x,41) 2 0; dato che la funzione f(x) positiva in (xo, b] ed ® negative in [a, xo), risulta, get € [Xo bl; cio’ im particolare & xy = Ky I ‘Verichiamo che fa siceslone ty 8 Usresene:esendo 2 Xo, vue fxg) 2 0. notre per ipoten P(x) > 0; pert | fx) yan-men, | Ben. (708) : Bate TEER | Yuen petra te meno mote, ie ne pen Indl Pate rita - ‘ 9 905) Fe tim 3 wl a) -$ (obbiamo mitizzato la continuta dif) e dif’ (x)). Ne segue che) =0. Dato che fix) =Oha ‘Sune sleioe neler bri = 39 qu converge a yet 2 # = ' ‘Usiamo il metodo di Newton per calcolare le'radici delle due equazioni (46.2), (46.3), gid studiate con il metodo di bisezione nel paragrafo 47. CComincamo con Pequasione x0) terested [Abbins gi oservato che {(0) <0, (2) >0. Rl inaive: f(x) = 33° + 1> 0 per cent a0) = G80 per te [O 1} und 2 conve « suetinmente crescents in 0 re poisiamo voare il teorema precedente, Definiamo per rcorrenaa Ia sucestione aan “seer (703) meh he che, come seppiamo, coaverge allt radicecorcata. Si calcolasubito xy» 1~W/4. Con aiuto di ‘un computer si trovano i valor: iced Eee % s % us| esses | _ooscse | cama | aman ‘La radice reale delrequazione (70.10) € x) = VSzs27.. CConsideriame ora Tequazione 248 Capito 6 032) Si rieonoice faciimente cbe pomiamo applicare il tereata precedente. unica race ettequazione (7012) # limite, per n ++", cella sccesione defini per ricorenza ds fa) =e 41-0, 033) ery ; Si rovano i valor: j a x x Xs % 4 =05 ~ossan | -osenas | -osenes | -osene La radice delVequazione (1012) 2 x9 = ~ 0567143... 1 lettore confoati In repidih dels coovergenza ottesute coo it metodo di Newton, sisptto alls velocit di convergenta del metodo di bisezione considersto nel paragrafo 47 er finite, indichiamo come calcolare la radice quadrata di un numéro positive a, utlizzando il metodo di Newton. 11 numero fe & unica solu- Zione positive dell'equazione (70.14) f(x) = -a=0. TD numero a 8 anche il limite, per n —> + co, della successione: se art se asi (70.15) Come al solito, abbiamo fatto riferimento alla definizione generale | (205). Si not che (2) = 2x > 0 nelVintervalio{ Ja , x, J. Semplificando Ia (70.15) otteniamo la relazione di ricorrenza 1G 48) Boat = 3 [Be | COsserviamo che abbiamo git studiato questa successione per a = 2: si conéronti con la (323). Inoltre & la stessa successione definita con I'algo- nittno di Erone nei paragtafi 12 36. 7036) ‘Tenendo présente tale fatto, cit che i metodo di Newton & una"generalizazione Appleation! delle derivate. audio di furclont 249 elPalgortmo di Krone, i lettore seriva un igoritmo di siorrenza peril calenlo numerico ‘ella radice cubica di un numero reale © > I (i veda Teserciio 643). Eserciai Gi Indicare i punt di massimo ed i punti di minimo relativo delle funzione sen x nelVintervalo [0, 2]. (Pond ai mux 202, 25 punt di min: 0, (72)x} 62 Indicare i punti di messmo ed i punti di minim relativo dell funzione sen x su (Punt di max 212 + 2k, Wie = 2; punti ci min: (372) + Dk, Vk © Z] 63 Tra tutti é rettangoli di area fissts, determinare quello di perimetro [Se um lato del rettangolo vale x, Paltro Into vale a/, dove a 2 la mssura det area; occomre determinare i! minimo, per x > 0, della funzione f(x) = 2+ 2afe. Annullando le deriva prime dif) si trova i quadrato i lata x=%] G4 Tre tutti rettangoli di perimetio fssato, deteiminare quello di area, [Hla area mescima il quadrato che be per lato la quarts parte det pri= eto} 65 Determinare if rettangolo di area massima,inscrivibile in uns ciconfe: renze di reggio r. (Si veda ta figra 614 Si trova i quadrato. 4 lato Ee 66 Consideriamo i rettmgol com: in figura 615, con una base sss delle X insrt alin parabola a equcione y= 1~ x, Detrminre tet golo di area massima. i= G0) f 67 Sie f(x) = ax* + bx + ¢, con a +0, b* ~ 4ac > 0. Indichiamo con x, % le due| radi delTequarione di secondo grado f(x) =, cice ffx) = 1.) = 01 Verifiare che este 1p per uit (0a) =O, che 2p interso alnterallo. delimitato dalle de radii 1, %, in ascordo con i teorema dt Rolle [Risuta xo ~ b/24, xq @ i panto Gi mezzo tr My 39) 88 —Determinare Passa del verte dela parabola di equatione y= a! + bx ++ (@#0),tenendo conto che i vertce& wn punto Gi minimo ge > 0, ‘un punto di massimo se a < 0. | (— 2a) { 69 Mostrare che la funzione x? - x soddisia {I teorema di Rolle negli inter sek Le Tv ese | apd pe 8a] i 610 ou 612 613 64 61s Figura 614 Sia 1(x) = 1. Verifcare che la derivata (x) non si annul per alean ‘alore reale di x. Perehé non vale Is tesi del teorema di Rolle nelinter- vallo [- 1, 1}, nonostante che £(- 1) = £(1)? {Le funzione fix) ® definita in tutto Pimtervallo [- 1, 1} ‘Sin f(x) = lal. Verilicare che f (x) assume soltanto i valoti + 1 ¢ - 1. Perché noo vale ia tei dl teorema di Rolle neWintervallo [- 1, 1}, nono- stante che 1) = £(1)? {Le funzione f(x) rsulta derivabile in tutto Vintervallo (— 1, 19} ‘Trovare explcitamente i valore intgpmedio Xp del teorems di Lagrange, qelatve alle funzione f(z) = %°— 3x" nelatervalo [0 1} {y=1-84) Sin f(x) = (x - 1)x ~ 2) 3X ~'4), Mostrare che la derivate f(x) anoulle in ire punt. [Si usi il teorema di Rolle ed i fatto che f(x) 2 un polinomio di terzo redo] Supponiamo che f(x) sa una funzione dervebile tre volte in wm intervallo {ab} Dimostrare che, se silt f(a} = (0) = F(a) = F(b)= 0 allora existe wee (a,b) dove f(a) = 0. {Si cominci con l'spplicare il teorema di Rolle ala funzione f(x)} Dimostrare che per ogni x ef, 1] rsulta Figura 615 arosen x + arceos x = wis [Si vertichi Ia formula (ad esempio) per x= 0 e poi si utiizi In caratteriz~ ‘zazione delle funzioni costanti in un intervallo, proposta nel paragrafo 62. 616 617 618 19 Applicasion’ delle derivate Seudio di funzion’ 251 Si trova cost che la funzione f(x) = arosen x'+ arccos x 6 uguale & 2/2 per ‘ogni x ¢ (~ 1, 1). Dato che f(x) 8 continua in [- 1, 1] (essendo somma di funzioni continue) risulta f(x) = 3/2 anche nei puntix=1ex=~1 ‘Si confronti con il metodo dell'esereizio 5.27] Determinare i punti di massimo o di minimo relative pit insiemi dove le funzioni seguenti rsultano crescenti o decrescenti: @) 1G) = x1) @ 1) =m +0 ®t) © ti) =x@’-x- [G) crescente Wx; (b) crescente per x > 12, decrescemte per x < 12. ‘Minimo per x = 172; (€) crescente in (—+=,— 1/3) e (1, +=), deerescente in (18, 1). Massimo per x =~ 1/3, minimo per x = 1; (4) crescente in (1, Dementia my 1) e (1, +=). Massimo per x = 1, minimo per x= -1 ‘Determinare i punti di massimo o di minimo relativo e gli insiemi dove le funzioni seguenti risultano crescenti o decrescent: @ fh) =senx-xesx © fax 1G) = xe @ 1) =xlogx [(a) x= kx, k € Z, k #0, sono punti di massimo o di minimo relative. Si ‘poti che la funzione @ crescente in un intorno del punto x = 0; (b} & crescente per x >~ 1, decrescente per x <- 1.0) puntox= -1e di ‘minimo; (c) crescente per x < 1, decrescente per x > 1. C8 un massimo perx= 1; (d) & decrescente in (0, ), &crescente in (We, +). I punta x = Le ® di minimo] In base al teorema dellesisienza degli zeri, le equazioni (462), (46:3) ammettono almeno tna soluzione. Verificare che la saluzione & unica in centrambi i casi. [Verificare che le funzioni a primo membro delle (462), (463) sono strettamente monotone] Verificare che le equazioni proposte nellesercizio 47 ammetiono solu: Determinare gli intervalli di convessitt e concavith delle funzioni se- guenti: (@) te (@ @ax-¥-32 @ =P (t-e 41) 252 Capitolo 6 6a 62 624 le) convessa per x > 0, concava per x <0; (b) convessa se fx] > 22, concn se = (8 2cx 9B 2: (¢)coaveiain (=m, = 12) € (ly +) concave i (12.1): @) eonvesn ¥ xe R etemicae gi interval i convesieconcavi dele sequen fusions @ ty =a (©) 1) = tg jog x1 ©) 1) = G+ tye @ t= {(0) £8 convesta se ex < x < (2k +1) x, Vk € 2, concava alsimenti;(b) convessa per X <1 oppure x > 3, coucava per 1 < x < 3; (c) convessa nell'intervallo (0, W/e) e concava negli intervalli (Ve, 1) € (1, + =); (4) conveasa per 1.<¢x-e] Caloolare i mitt £08 x eel Boa toad © Set @) fo tm Flog (41) (gy tim tet [(@) ~ 45 () 3; ©) 0; (@) 0} Caleotare i imiti @ ime © te 6 -ieara) (te ee @ tia (SS [@) 13; @) - 4121) 5 Caleolare i limiti (sen x)" eae (@) lim (sen x) ©) im + 23%) © tim (+ sen xy (@_ fim Gea x)" 1 WeOA Ove @ 625 628 Applcariont dele derivase. Studio di funzioni 253 [I toorems di L'Hépital afferma che vale Pugusglianze tra limiti (64.2), Durché esiste il secondo limite. Verifoare che il teorema di L'Hopital non 2 epplicabile al imite Determinae li asintot!oizontal, versal, obbqui dele seguent fn- (a) fx) = 2 2 - 4x + 3) © -@r1 © te -x+ tx @) @=0-e) @ @=@-Ye+D © fa) = @ + Pye - 29) [(a)x=1,x=3,y=0;(b) x=0,y=1 (perx—»—=),y=0 (per r+); Oyaxigers > +0},y=-x(perx =): sG you ()x=0x=2y=x+2(perxrs—»)] Disegnare il grafico delle finzioni @ ri-P) ) a) =k + a © Boare De @) fa)» G@~ 3x71 F 10) G minimo, x= massimo, = 0 flesso; : (b) & definita neintervalo [0,1], & crescente in 0, 12], @ concava; la desivata tende alnfinito agli estremi del'inter- vallo di definizione; (¢) x ‘mar, x = Imi; convessa perx > 0,concava 3; (4) © una funzone dispar punt di | =\Bspunt dimininess = Bx = 18a’ | @) f(x) = xe © (@)croscente per x>~ 1,x=~1 un punto di minimo; convessa per x > — 2,x=~20 di fesso; y = 0 © un asintoto orizontale per x ~>~ =, (0) funzione pari, x= 0 ¢ un punto di massimo, x = + 3/2 sono punti di | flesso, y = 0 & un ssitoto orizzontale] 286 Capitola 6 629 630 eat 632 633 6st Disegnare il grafico delle funzioni (a) f(x) = (log x) () fi) = aflog x ((a) B definita per x > 0, min in x = 1, max in x = e%, concava nell'inter- vallo (e@-8¥ , &©+ 47 ), asintoti di equazione: x = 0, y = 0; (b) & ‘definite per x > 0, x # 1; min per x = ¢, convessa per 1 wiz) Disegaare il grafico delle funzioni @ f@)-x-fe-F {a definite in 0,2), positiva in (1,2) x timo interog, max in x= 0,1 = 2; convessa; la derivetateade allingiaito ali evr dellintervallo, (6) deBnita per x =~ 17 per x2 12 punt di tmastino agli extrem delfitervallo di definiione x = = 472, minimo in- temo per x» (B /3sesintoto per x» + di equazone y = 2x, asntoto perx->—=di equazione y = 6x18 deriva prime tende alinfnito per yosig Verifcae che Ia funzione f(a) = 4x- fF aT = 2 22 un punto di mi- fe) =x 209 ‘be un grafico del tipo di quello rappresentato in figura 6.16. Diseyuare il grafico dele funzioni © f= ©) =x {(@) 2 deGinita per x > 0,2 decrescente in (0, Ve}, 2 crescent in [Ie, +=), E comvests, tende ad 1 per x — OF (b) & definite per x> 0, x12 uo unto Gi minimo, @ convessa, 'asse y & un asintoto verticale) Ditegnare il grafico delle funzion! 636 Applicazion delle derivate Sadia di funcion: 255 (@) (8) = x(log Ix] - 1) (©) f(x) = x4og bx ~ 172) Figura 6.16 {(0)2 una funzione dispari, 8 efinita perx #0, i annulla per x= # e,x=1 un punto diminimo, x=~ 12 un punto di massimo, & convessa pert > 0; erx—» Orinulta f(x) > 0, Ge) + =e (0) 2 uma fanzione pari, defnita per x #0; (* Ye ) = 0; i punti x= + 1 sono di minimo; ® convessa negli interval (=, — Me) (He, + =); per xO risua: 12) 0, 73) —> 0} Disegnare il grafico delle funzioni (@ f(a) =H + 3-42 108 Bal © 3) = 2 = 443-42 0p bd [(@) x = 0 esintoto verticae; (1) = 0; punti di minimo per x= - 2, x= 1/2; ‘convessa in (~ ©, 0) (0, + =); (b) x = 0 asintoto; decrescente per x < 0, crescente per x > 0; convessa per x <—1e per x> Is i punti x= 1 sono i fesso; in particolare risulta {(1) = £(1) =f") = 0} Disegnare il grafico delle seguenti fuazioni @ f=" © fx) =x" (0) 1) = yx sen x (@) 1G) = Gogtaiys 256 Captolo 6 Applicacion’ delle derivate, Snudio di fanzioni 251 ©) tex tx) = xtur? | Nella onions es es > 0, per il teorema della permanenza del segno esiste 5 > © 1G) = arctg(tis) (8) f(s) = aretg(x - 1s) @ qayexs 4arcig Tox (ffs) = aresen (1-2) 637 Serivere in modo compatto, usando il simbolo ¢ sommatoria (si veda il paragrafo 66), le formule dellesercizio 1.42. tee TAd esempio la formule in (a) si scrive >0, Vo Gy~ 8,89 +8) ~ yh $xert-g faye, Yee Gy 5.3: vo ; 638 —_Usando i simbolo i sommatora scrivere in modo compatto is formula di 1 Gd) > a, Ya e (5, %) +8) ‘Taylor di centro 1 = Oe di oréine b per le fusion ‘Alors (” decrescente in [xo ~ 8, x] e4 & crescent it fx, 3% + 8] edi @ ¢ @) ea + 0) punto x & di minimo assoluto per (x) nelPintervaio [xo ~ 8, x + 8}: © sax (@ — cosx pind | Gx) 2 fay) = 0, Vx6 by 8,.% +8} [Si vedano le (66.15), (66.16), (66.17), (66.18)] ia f(x) une derivabile 3 volte in un intomo di 3y ¢ tale che Ne segue che £"(z) 2 una funzione crescente in (1p ~ 6, x + 5h essendo eee eet fs (30) =O rsulta in particolare che | @) F@)=F)=0, #0 £0) 5 Ce) = Ya [ty xd; fe) 20%) YE fay 10+ 8} ‘oppure derivaile 5 volte in un intorno xp ¢ tle che ©) FED=TE)=H%)=£9 =O, £9 (x0. ‘Anche in questo caso (3) é-concav in fxp~ 8, xa]? convesta in Fo, Xo 4» “Dimostrare che xo 2 un punto di fless0 per f(x). : 8} e x0 di Hlesso per fix] "er isare ede, nella condone (a) sponta chef) > 0 Peri 640 Dimosrare che una funzione cones is un itrvallo [a,b] amet in teorems della permanenza del sogno existe 5 > 0 tale che i ogni punto interno sia derivata destra che derivata sinistra. Cele [Fsiamo xo, x, 2 in modo che 8 < xy 0, Yee Go. %) +8) ells funzione f(x) in tutto Pintervallo {xs %2; quindi ercid f(x) & concava in [xa —6, xq), & convessa in [Xo, x0 + 6] € il punto x) 2 di fleso per f(x). Vxe fem) | 258 Captolo 6 6a Figura 617 Ponendo x = Xj, dato che x; ~ xy > 0, risulta 445) ~ Hap) 3) ~ fr) mom BAH In altre parole, data Perbitrareta di x3, %2 € (Xp, b) con x; < Xp, il rapporto incrementale £02) ~ eo) x-% 7 xe Gb) 2% monotono crescente in (Xb). Pertanto esiste it limite Si verificano analoghe proprieta per la derivata sinistra f(s) e in defini- ‘ive si ottiene: a) - £0) (0) ~ 0) Fe EIS MGS] Dimostrare che una funzione convessa ¢ deri abide in ogni punto di fa, b} 642 643 Application! dele derivate. Studio di funzioni 289 | sammette funzione derivata continua in [a, 0) [La funzione derivata di ogni funzione derivabile pud ammettere soltanto iscontinuitA di seconda specie (paragrafo 68); attra parte la derivata di ‘una funzione convessa + una funzione monotina, € pertanto pud ammet- tere soltanto discontinuitt i prima specie (paragrafo 49). Le due condi- ‘toni si escludono a vicenda: a funzione derivata non ammette disconti- uit] : (Consideriamo un'equazione di primo grado f(x) = mx + q = 0, con m > 0. ‘Verificare che le ipotesi per la convergenza del metodo di Newton sono soddisfatte. Costruire esplicitamente ta suocessione x, [Si trova per n > 2 la successione costante x, = ~ q/m] Fissato k € N, scrivere esplicitamente P'algoritmo di Newton per caleolaze {Ya per un numero a > 1, come soluzione positiva dell'equazione x*~ a0, CAPITOLO 7 FUNZIONI DI PI) VARIABILI REALI In questo capitolo diamo alcuni cenni di un argomento — quello deile fonzioni di pi variebili reali — che in genere viene ripreso e approfondito in un secondo corso di Analisi Matematica. ‘71. Funzioni di due variabili: dominio; rappresentazione cartesiana Indichiamo con R? Vnsieme delle coppie ordinate di numeri reali (ma) R= (@, yi xe Rye Rj. Sia D un sottoinsieme di R?. Un'applicazione f che ad ogni elemento di D fa corrispondere uno ed un solo elemento di R & detta una funzione di due variabili; come nel paragrafo 6, & denotata con il simbolo £D —> R, oppure, ‘per mettere in evidenza il fatto che D & R’, con il simbolo (12) fy) Gye D, ‘oppure semplicements con il simbolo f(x,y). Liinsieme D si dice il dominio della fumzione 1, 0 anche V'insieme di definizione dif. Per rappresentare graficamente una funzione di due variabili z = f(x, y), | speaso si utlzza un riferimento cartesiano ortogonale, di assi x, y, 2; considera un generico punto (x, y) € D nel piano di base x,y (figura 7.1) ed il corrispondente punto (x, ¥, 2) « quota z, con z = f(x, y) (figura 72). Si oftiene cos, nello spazio tridimensionale di coordinate (x,y, 2), un superficie, che & detta grafico della funzione f(x, y) : ‘Consideriamo alean! exer. CCominciamo son la fuszione ms \ 262 Ceplolo 7 q Parion pit vari a 263 zelixy) Figura 71 Figura 72 ‘ an ‘che 8 definita per ogni (x, y) ¢ R’, Si comprende il comportamento della firazione fissando_ tna delle due variabil indipendenti x,y. Per y fssato si oftengano delle parabole comvese i Figura 75 — ffx, 9) =2- 7 equine 2 =: sae p73 me pene as ee pate mcr 6 equazione 2 = comtante — ¥ (Rua 74) ‘Analogamente, sarbiando i rulo delle varisbl x,y, i otiene il grafico dels fonzione 4 ms) fa yay? Figure 73 Figura 74 1 grafico della fuaione (712), eseguito al computer (con il metodo del paragrafo 130) 2 rappresentao in figura 75 liiiatamente ai punt (x, y) del dominio & forma quadrats: as oy DeliaeR: -1sxst, -1systk tie gro prende i nome paraboloid pero. Figura 76 — fx, y) =? - 3? Figure 77 sn figura 7.65, desrito ds parsbole concave di equarione z= cstante ~ so y Szeto, € ds petabole convense di equazione 2 = y" ~ costante, sex ® fisato, ‘La funzione ms fia, 3) = y+) ha, per y> 0 fisao, fl compottamento di una parabola convessa del ipo = +1, meat se {78 un numero nepetivo fisao, i comportamento 2 quello di una parabola concave del tipo 2 =~ x ~x (@iveda la gua 77). Tavece pet x fssat la funzione (71.6) ha un comportamento Uneae: si rata duns rte ‘ioquasione 2= costante-y. Pertanto il grafico della Tunzione fx, y),reppreseniato in figura 716 tious di wna famigia di rete, per tale motivo si dice che Ml grafio & une superfice ‘Le funzione: / a hs.) = cool? + ¥9) « ceita per og! (x3) © Rs gor compreademe i greco 8 opporaso pensar fs, ¥) funzione composts bel modo seguente: ms) fayyecet) Perey «20. Yel pievo x,y Fequusiine 2+ y*= eon ¢> 0, appresenta una cronferena di ext Feigne ¢reqgio ome in Gguca 79, im igura 7.10 tavece rappresentaa lx fanzione rovcas E pert 20. 1 tattong (3) a (7.7) comune (Cob assume fo tess valore) nt ip etn cicconforenaa yf com Sato, eft valor &eppuntoupuale a= os I yrfco fey) 8 ortene faceado Tuotare ‘tomo alas Zi prof dsegnato i Sige 7.1 pevvene ala superfce rappesenal a figure 721. i die be (x, 9) in (7.7) dvarane er roucion, ‘Rantioni di pid varia rea 25 Figura 78 — f(c, 9) = y(e +) Tnvece in figura 7.12 (6 veds anche Ja Sigure 138) & rappreseatato i Is ci igure 13.8) & rappresentato il grafico dels 2m cart? Figura 79 Figura 720 SERS oS \y Iyitticrraregeavei NN Ar aN ATT SS \\ Figure 731 — fx, y) = cox +34) ms) 4x, y) = sen ay, che & costante sulle iperboli del piano x, y i equazione x y= t, com fisaio in R. ‘Come le fanzione (7.7), anche a0) f(x, y) = logts? + 7) igus 712 — (, 9) = ven 2y 2 imvasante per rotazioni; non perd definita per x” + y*= 0, cod nel punto (0, 0-1 grafico fi ottiene favendo rootare infor ella 2 i profilo della fanzione 2 = log t= 2 log t, con > 0, come in figura 7.13, ‘Sono invariant per votasioni anche le seguenti funzioni qt) fur) 1 (aay fa ye love ey, Pancion’ di pit varabut reali 267 Figura 7.13 — f(x, y) = boat? +94) (ma) fu yy=2-Wayd. | cui grafic soao reppreentatirgpetivamente nelle figure 714, 7.15, 716, La funtion fo, definita mu tutto R’, ha per y = 0-un profilo descritto dall'equazione aay zat at- ht anlogament, per x= 0 rsa f(0, 9) = 1— ys not punto spose, dora al vlore 1La funzionef, & definite se x+y" 2 1, che corrisponde al'esieno del cerchio del piano audi czato origins ¢ragio 1 Anslopaments, a fesione f&denitaaeteaa de ce. chio di centro Fongine © apio G2 Figura 74 —2 = 1 -FoF 268 Capitolo 7 FRunsioné ai pil varabilt reali 269 i \ Figura 77 Figura 738 | xappressots uns cireonferenza del piano x, y di cestro nel punto ai coordinate (1 0) © ‘f—mggio 12; ansiogamente Tequazione mis) Payal +y-180 Wy Figua 716-20 1-VFSE ay come uo in (212), (LAS, se SSH My mas), zet-Y=F G5 SSSI : (6), 2e{ery ) aE , oe yy Wy, \ on soko definite x ito R?. Le (7L15) & defiita quando | ena} O-F) Gov )20 4 clot quando i faton| 1- ie 1 —y% hanno lo sesso sxgno, eb actade nel'aseae i feeggito gue 737

O}i sk ‘ottiene i dominio tratteggiato in fgura 7.18 ‘Nelle figure 7.19 © 720 sono rappreseatatitspettivamente il grafico dels funzione (71.25), limittamente al quadmato D = ((xy) € RK. = Les, ~1 Sys), ‘ella funzione (71.16) «vista da distros, Got cambiando il vero alae x ( mente, coreponde a eampbiare x con ~ 7) Figure 720 2= SPs a) PB) i ‘72. Limiti e continaita t q Un intomo circolare 1, di raggio 8 (> 0) di un punto (Xo, yo) ¢ RP, per 4 efinizione, il cerchio aperto di centro (x yo) ¢ Faggio 6 (in figura 7.21); ‘analiticamente V'intoro I, @ individuato dalla condizione: (7.1) y= [ye Ri @-aP + G-W< Bs j talvolta, equivalentemente, si preferisce scrvere: (72.2) Gy) eh Ta-wW + - yr <8 Sia f(x,y) una funzione definite in un insieme D cK" e sia (te Yo) Us punto di R® con la propriet& che in ogni intorno circolare di (te, Yo) cada ‘lmeno tn punto del dominio D distinto da (rp, ys) (come in figura 7.22); in Funzioni di pid vaviabitrea 275 ‘amalogia con la definizione introdotta nel paragrafo 50 per Ie funzioni di una ‘variable reale, si dice che (xo, ya) un punto di accumulazione per il dominio D di definizione della fuazione f(x,y). Figura 721, Nelle condizioni anzidette si dice che f(x, y) converge ad un numero reale ¢ per (x, y) che tende ad (1, ya), € si scrive (723) tim f, y= 6 G5 138) se pet ogni e > O esste 8 > 0 tale che Ii, y) 1 0 35> Vixy)e D-(% Wh em + G-yr Osi pone 8 = fe , si ottiene 272 Capitolo 7 mn | eG, Wee Sey tas eve ie rap Co) La@yerey , anslogamente, la derivatavispetto ad y: en 1, 9) = Day. Le funzione 3) Kx, 9) = sen my, NER, i ei graco& rapresentato ia figura 7.12 smmete le segues derivate paral 39) feyorm =x, eye R (Come ultimo esempioeonsderiamo Is fumzione (310) fia yaes strats una funsone costante rspeto ad y« le ue deviate paral valgooo: may) heey 6 vey) eR Se la funzione f ammette derivate parziali f, fin un punto (x, y) in tale punto si definisce il gradiente dif, indicato con grad f, oppure con Di, come il vetore di R? avente per componenti le derivate parziali di f; in simboli (7342) wad f= Di= &,f). Si dimostra che, se non & nulla, il vettore gradiente indica la direzione di massima pendenza del grafico della funzione. ‘Ad esempio, la funzione a9) ffx, y)= 1-4 2y, ane Fursion! di pid variabilt reali 275 zatxy) = axtbytec Figura 7.24 amet erate pl = 1, = mtn oR pent per Senin vettore a 4) gad t= (2) | ‘ed eaprime Is direzione ed il verso we piano di base x, y in eai conviene muoversi per fttenere il massimo incremento della kxzioge f(a pasth di pereorso nel pisno x,y. ‘Generalizzando Vesempio (73.13) in figura 724 & stato rappresentao il grafico i une generica funzione lneare di due vara di equazione (7315) zefuyearrbyes ‘can (x,y) € D, deve come dominio D ¢ gato sexo un cercio det plano x, . I grafico, 9), ‘con (f, 3) € D, € ma porzone éi un piano dello spanio tidimensionale di ast x,y, 2 1 radionte di f(y, y): 7318) wad f= (5) = (8,9) 2 sappreseutato in figura 7.24 da un vettore gincente (vel piano x, y) nel cerchio D; nella irezione del gradinte, in corrspondenza, ts funzione f(y) he le massima pendeuza. 276 Capltole 7 ‘7A, Derivate successive. Teorema di Schwarz ‘Sia f una funzione di due variabili definita in un intono circolare 1, di ‘un punto di R? e supponiamo che in tutti punti di I, f ammette derivate parziali (74.1) £&y, GY Se a loro volta le funzioni fy, f, ammettono derivate parzall @yel (742) dn. zn. ds. Zt. questultime si chiamano derivate parziali seconde della funzione f si indieano rispettivamente con i simboli 743) fete teeta ‘oppure con i simboli er fe vt ve 48) ay RR ae In particolare fy, fy vengono dette derivate seconde mise, mente fu fy vengono dette derivate seconde pure. ‘Ad esempio, la fuazione ms) i ery fisnto & uns potecs, meat per x Sato 2 un exponen che, iid deriva Jove napeto dy, & opportune reppresestre nella forma f(y) = e7. Le desivate pera rie Gf) lg fy), Vit. y) € D= Gy) € Rex > 0) | 46) | aye yar loge Le derivate seaonde pure sono date da an | fa = YV-DF, fy er ona: per ttenere fy derivamo fin (745 rispetto ad y con fe regola di desivazione del prodoto: 48) fy cat gy a Tog x = 27 (1+ y tog x), i | | ‘untioné dt pid varia reali 277 ve dita poem desiveado veto 0 x fin 48 sy secre cleat Lae gs 2D Tore ee bn sept elo fy fy 0h lh che, com pss nema Siren ei ue ca & 6 ont Ie cua fale ‘Goat sana edt formant aatimprinte teres he segs ‘TEOREMA DI SCHWARZ. — Se una funcione { ammette entrambe le derivate miste fry fy. € se tali derivate seconde sono continue in (Xo, Yo), allora fay(Ko¥e) = fCeoo)- Dimostrazione: indichiamo con Jy un intorno circolare del punto (% Yo) dove risultano definite le derivate seconde miste fay. fy sia (x, y) un panto i ly, con x # xq € y # Yo, come in figura 7.25. ‘Utlizzando i valori della funzione f in corrispondenza ai punti rappre- sentati in figura 7.25, definiamo ' (74.10) F(x) = thx) ~ fo) (per y fssatoy; (74.1) GQ) = Gy) ~ foxy) (per x fissato). i Rimulta: 278 Capitolo 7 FG) = Flay) = £629) ~ fay) ~ [l%9) ~ fey} (74.12) G(y) — Glyo) = £659) ~ fl) ~ [1G.¥e) ~ Hoyo] per cui (74.13) F(R) ~ F(xq) = GY) - Go). Applichiamo il teorema di Lagrange (paragrafo 61) alla funzione F(x) nel- Fintervallo di estremi X, x: esiste in tale intervallo un punto x; per cui F(x) ~ Fig) = Faux ~ %0) = [aGiy) ~ Gry] ( ~ %) applicando di nuovo il teorema di Lagrange alla funzione y —> f,(% ¥) nell'intervallo di estremi y,,y, otteniamo Pesistenza in tale intervallo di un Punto ys per cui F(R) ~ FC) = [EG ¥) ~ G1 Yo] ( ~ Xa) = (74.14) (74.15) = fy (ie Yo) (= Ho) Y ~ Ye) Procediamo in modo analogo con Ia funzione G(y) nelPintervallo di estremi Ye, ¥: esistono yz, © Poi Xn per cul GY) - GO) = GO) -y = / (74.6) = Gy) — f@oy2)] Y ~ Fo = = f(y) (% — Ka)(9 ~ ¥a)- Confrontando le (74.13), (74:15), (74.16), si perviene alla condizione (aa) foy(91) = faXa¥a)s cessendo i punti (x1, 1) © (2%) interni al rettangolo disegnato in figura 7.26. Passando al limite per (x, y) + (a Yo) anche (%y, ys) © (3,32) tendono a (Xp, Jo)s per Vipotesi di continuitd di fyy, fx si ottiene Ia tesi yy Go¥e) = SaRovo) ‘Randioni di pid varabilt reali 279 ‘Per finire osserviaino che se le derivate seconde miste ‘non sono continue, allora non recessuriamente sono ugual (si veda Tesercizio 7.7). Oserviamo inolie che i teorems di Sehwar2fornsce informazionl anche per le desivate terze, quaite, ¢ cos) via infat, appti- ceando ad esempio il eoremn alla derivate parle fy, ove GbE fox = fey PUrChE tal derivate terze sino contioue. Pertanto, se uns foazione di due variabii ammette derivate terze continue, quelle distinte sono al pil quattro, ¢ cid: | (74.18) fx» fogs fap | Soy i + ¥ i \ 2 . 1 I Gey) 1 1 ( vs : xy) Yo: & ---4 Ux6,Y) Xo. xe My x Figua726 75. Massimi ¢ minimi relativi Sia f(x,y) una funzione di due variabili definita in un insieme Dc RY Un punto (x yo) € D & di massime relativo per la funzione i(x, y) nel dominio D se esiste un intorno circolate I, di (Xp, yo) tale che (sa) for) 2 fy), VY E RAD (ricordiamo che 1, @ stato definito nel paragrafo 72). ‘Analogamente, un punto (x, Yo) € D di minimo relative per la fun- zione {(x, y) nel dominio D se esiste un intomno circolare I, di (xe, ys) tale che | (152) fixeyo) Sf y) Vin yye oD. 220 Captolo 7 Un punto (xo) @ interno ad un insieme D < R° se esiste un intorno circolare Is di (Xoo) contenuto in D (si veda la figura 7.27). interno @ D Figura 727 Pertanto un punto (Xo, yg) € D 2 di massimo (rispettivamente minimo) relativo interno allinsieme D per la funzione f se esiste un intorno circolare Ty di (Xa Yo) tale che (753) ; fExoy0) 2 £0, 9), VG 9) € Ty (rispettivamente f(xp,¥a) = f(x, y), V(x, ¥) € 1,). 1 due teoremi che seguono sono utili per la determinazione dei punti di massimo ¢ di minimo relativo interni al dominio di una funzione ei duc variabili, TEOREMA (CONDIZIONE NECESSARIA). — Se (Zojo) 2 un unto di massimo o di minimo relaivo interno al dominio D di una funzione £(%, y) € se f(x, y) & dotata di derivate parziali prime in (x»yq), allora risulta 54) A090) = % —Gleo90) = 0. Dimostrazione: supponiamo ad esempio che (x34) sia un punto di Pinion’ di pid variabit reali 281 massimo relativo interno al dominio D di una funzione f(x, y); esiste allora un intomno circolare I, per cui vale la disuguaglianza (75.3). Fissato y = yo, consideriamo la funzione di una variable reale 55) FG) = f(s, yo) che, per la (75.3) con y = yo, soddista (15.6) FO) 2 F(x), ciob x2 un punto di massimo relativo interno per la funzione F(x) nell'in- tervallo (x, ~ 6, % +8). Per il teorema di Fermat (paragrafo 60), risulta F(x) = 0, cio’, ricordando Ia definizione (75.5) della funzione F(x) (75.7) F'(4q) = f,(to¥o) = 0. ‘Si procede in modo snalogo per ottenere f(x) = 0. Vee Ry b 0, f(a) > 0 dallora (xayq) ® un punto di minimo relativo per (x3). Se invece risulia (oye) =O L(V) = 0 as 20, fxl%¥o) < 0 (75:10) allora (xq Yo) # un punto di massimo relative per {(x.y). Infine, se risulta (15.1) HiGpyq) < 0; allora it punto (%, yp) non 2 né di massimo, né di minimo per f(x,y) (ed in tal caso si dice anche che (Xo, ye) @ un punto a sella per {(x, y)) Pertanto un punto critico (xo, ye) risulta di massimo 0 di minimo relativo per una funzione f(x, y) se H(Xo, Yo) > 0; se invece Hi(X, Ye) <0 allora il unto (, yo) non é né di massimo né di minimo. Il caso Hi (xp, yo) = 0 non & contempiato neil'enunciato del teorema, potendosi verificare sia che (Xe, ¥o) di massimo o di minimo, sia il caso contrari. ‘Non diamo la dimostrazione della condizione sufficiente sopra enun- siata, ma illustriamo alcuni esempi, La fumzione (sz) Wa, yevsy smmette deviate pail f, = 2x, f, = 2y che si ennullano nel puote di coordinate (0,0) Aeterminante Hesiano vale sas) 2 qui postivo.Essendo fy =2 > 0,1 punto (0, 0) in base ala (758), dt minim relaivo per la funzione. Si veriica anche detente che (, 0) sivua punto i minimo samoluto per f(s, y) a RY, perché (saa) 10,0) Oss Fat), Yous eR 1 grafico di (x, ) in (75:12) 8 rappresentato in Gigure 6.12. ‘Anche Ia funzioue Funtioni di pit variabi reall 283 535) faye y-2 | ts derivate paz f =~ 2x, fy =2y ce si annulano in (0,0. Ped, esendo il dterminante Hsiao ° 7516) ccsnivo io be al (53) (0 $a pnt spr faite put ami en Etre ceo eden fae 2 hone a asi fx, y) = 38 — 6y&x + 9) ‘ dofinita net dominio D costituito de tutto lo spezio R’. Tl gradiente di f si annulla in ‘corrspoadenza ai puati di coordinate (x,y), soluzioni del sistema oo t rsa) : Ip=-o- tay =0 dala seconds equzione scar x= ~23, che sso nla prima ch ogo #225°—6y=0, Git y= 0 oppure 9 = V2: in corponcene tx =O, oppure x= — 3. Bera pot di coordinate (0,0 (1, 172) suo ei perl fone tio (5:7), 1 detentionate Hemiano i £ vale m= ss) Hey) = = tds = 36. 6 -n In partiolare per (x,y) = (0,0) strove (0, 0) » ~ 36 siamo guind nella condizione (75.11) el teorema precedente e (0,0) un punto a sels per f(y) Invee, per (e,9)= (1,12) sb trova H(- 1, 12) = 108 > essendo fp(~ 1, 1/2) =~ 12-< 0, samo nella condizione (7510) e3 1 panto di coordinate (~ 1, 12) & di mastime relativo per f(x 9). Tn figura 728 & reppresentsto grafico dif, y); si notin particolare i punto di rmassimo relativo nel quadrants delle ¥ postive e dele x negative. 1 punt exitiei dlls funzione (75.20) Ha yey eee, # aeterninan rsovendo it sistema i fee tay et Feo sz p= a-2yeW0 ‘La prima equazione fornise le condizion! x= 0 oppure y =O. Quesutima, cit y = 0, non & 84 Capitolo 7 ‘compatible con V'ltracondizione fy = 0, che invece & soddisfatta per 1 ~ 25? = 0, cob per Je 2/2 Si tovane qund § punt eit (0, 422), (0, ~ 2.2) Figura 128 — 1x9) = 2° ~ 6y(s +9) Si verti che i detenminante Hessazo & positive in entrambi i casi, mentre per 522)! fg =e dy +4) Per) ' : She BMF 05,0 — 2) Be >t Pera (8 2)8 ‘un punto di massimo ¢ (0, - 3 /2) 2 un punto di minimo per la funzione f(x, y), il eui grafico Tippin ue 72. "Einlann perp cn a comio di pnt maine (0 minis) por we tonne con ctr os malo Dalla ur" teas carmen pao Sal, stat (0,2 & maine pe ozone | 7523) fix, y) = 00s (+ ¥F) i & efidente anche analicamente, perché, essendo 20 (ono oarzaeeivaten — veneR, il punte (0, 0) risuta di massimo assluto per fix, y) su R?, In eezordo con Ia condizione necessara (754), (0,0) & una soluzione del sistema ‘Furcioni di pit veriabil reali 285 Figura 729 — f(x, y) = y et#*7? ama (7523) I, =-2y sent + v= 0 1 determinante Hesiane vale sen(x + y3)—4 37 cools? + y*) ~Ary cos(x? + y*) ~xycala+y9) Donal +92) Ayo ry?) ‘es annua in (0, 0) (inartiturte Ye derivate parial seconde si annullano in (0,0). 7826) Ht 76. Funzioni di tre o pit variabili reali Indichiamo con R° l'insieme delle terne ordinate di wumeri reali: (76.1) R? = (x, y, 2): xeR, yeR, ze R) ¢, pid generalmente, con R", linsieme delle n-ple ordinate di numeri reali: 62) Re (Gyn) R VEEL Qo) Un'applicazione f che ad ogni elemento di un insieme D ¢ R° fa corri- 286 Copitolo 7 spondere uno ed un solo elemento di R 2 detta una funzione di n variabili ‘ed & denotata con il simbolo (76.3) FR. Xp vo Bi nel caso particolare n= 3 si ba una funzione f di tre variabili reali, che & denotata anche con il simbolo (76.4) f(x, ¥, 2) in ogni caso si usa anche il simbolo f D + R e Vinsieme D @ detto il dominio della funzione £. Molte definizioni ¢ concetti introdotti nei paragrafi precedenti per le funzioni di due variabili si estendono alle funzioni di tre o pid variabili; cid vale ad esempio per le definizion! di limite, continuith, derivate parziali ‘Vediamo pit in dettaglio quest'ultimo argomento. ‘La derivata parziale di una funzione f rispetto alla variabile x, nel punto (hi, Kaen), Elimite ais on eH Bn AOR o Xone Ba) ; : ppurché tale limite esista e sia into; in tal caso si denota con uno dei simboli # De De (766) Re gg Dy Ad esemplo, le derivate parcial deiafunzione di te verabili ery fay ets es eee sono date da (768) Rekty Gadyem gemtay ‘Meotre la funione di n varsbil, deta modulo 0 norma, dfinita 66 769) 1, t= Woe ee ammete, per ogni (3, 535-1) # (0, Or). desivate pariali date de (76.10) ‘Buncioni dl pla variabit rea 2) Come per le funzioni di due variabili, anche per le fanzioni di n variabili si definiscono le derivate parziali seconde, che vengono a costituire la se- guente matrice quadrata n x n, detta matrice Hessiana a fam om fax say fax faa fax, U fan om fan Applicando il teorenia di Schwarz (paragrafo 74) sull'inversione dell'or- dine di derivazione alla funzione di due variabili (76.12) iia Gi. lasciando fissate Je altre variabili con il ruolo di parametri, si ottiene la formula 804) = M5 (76.13) a purché tali derivate seconde esistano e siano continue. Pertanto Ia matrice ‘Hessiana (76.11) & una matrice simmetrica, nel caso in cui tutte le derivate parziali seconde siano continue. Con le stesse definizioni ¢ la stessa dimostrazione del paragrafo prece- dente si prova che in un punto di massimo o di minimo relativo interno al dominio di definizione risulta Vin j= 1, Qo, Ge i, (76.18) f= f= 28 =0 nell'ipotesi che le derivate parziali prime esistano nel punto. ‘Una condizione suficiente per i mass edi mini, in termini della matrice Hesians (76.1), esste ma 2 pid complessa dela formulazione data nel paragrafo precedente nel caro i funzioni di due variabili tale condizione suiciente si esprime dicendo che Ia matrice ‘Hessiana (961) & definita postiva (rimundiamo ad un testo di Analisi Matexatice 2,0 di Geometia, per Ie nozione di matrce quadrata deGnita positiva). La condizione suicent, caso di fuuzion! din varabil,ba a notevoleinteresse toric, ma un minoreioteresse spplicativo nella visokrione di eserca 288 Capioio 7 Appendice al capitolo 7 ‘71. Differenziabitita E ben noto che, per le funzioni di una variabile reale, la derivabilita in ‘un punto implica la continuita delia funzione nel punto (si veda il paragrafo 53). ”'von vale uaa propiet anloga pr Ye funaioni di du o pi vaibi esistono infatti funzioni f(x, y) definite in un intorno di un punto (Xo, yo), aventi derivate parziali f(x, Ys fei No) Pur non“essendo continue in (ro, yo). La nozione naturale per le funzion), di due o pit variabili, che estende il ‘concetto di derivabilita per le funzioni di una variabile reale, 2 quella di differenziabit, CComsincame eotpresenase un egmpo di farsione che ammetic derivate petal ot che non # continua in un punto di R. ‘Consideriamo la funzione f(x, y) definita su R da: y ma) tay= | ¥+¥ ° & G9) #0.) GY=00 ‘La funzione si annua, le ebe in (0,0), in tat gi ale punt det piano x, y.che giacciono sag si! coordizat, pertanto: ra) 40.0 ~ ia BO im 0= 0. ‘Analogamente uh £0, 0) = 0. La funzione f(xy) amet quind dexivete parcial nel ‘unto dt coordinate (0,0) (ed anche in tut gi alisi pont dR, "Pero f(y) aon & continua m (0,0), perché non esiste i Timite (ei veda Peserixo 7.4): i »y j tin Peer dora PF i Una funzione f & differenziabile in un punto (x, y) ¢ R° se esistono in tale puto le derivate paral ff, © se risulta (74) | tim expen) f+ hy+k)-f&N-FEWME-R@yE z wre ‘osserviamo che si pud dare una definizione apparentemente pid generale, 0; 4 i anciont di pi variait eall 259 senza richiedere a priori che esistano le derivate parziali f(x, y), f,(x. y) (si veda Pesercizio 7.11). Se £2 differenziabile in (x,y), la quantita, y) h + £6, y)k & deta il differenziale i { in (, y)- Con lo stesso procedimento ulilizzato nel paragrafo 53 per le funzioni reali di una variabile reale, proviamo ora che ogni funzione differenziabile | ~ in (x, y) & anche continua in (x, y);infati: ms) im fee y+ Ref y)+ tim lite + by +%)~ fix, Ns aman onan) ella poi We + hy +8 - fi, 9 = Rye 1h Mb—G MI eee k ms) shen merge 7 Seon pes th On peal WePs shy sh) - fe) GBH -{ nyen- fon ra Sey satis WP er a defnizione di diferenzibits (774), dto che (A + B+ 0 per (hk) -> (0,0), dlls (7165) dee che i Iimite x secondo membro dela (775) vale ero © penants ' m7, Tim, ffx hy +¥) = 3,9), ' courte te equiva alls cominivt df nel punto (5, y) I- Un importante criterio per stabilire se una data funzione & differenzia.' bile in um punto espresso dal seguente: ; ‘TEOREMA DEL DIFFERENZIALE, — Se una furzione f ammette' derivate parziali prime continue in ur punto (x, y), allora { & anche differen- ziabile in (x,y). ‘Dimostrazione: allo scopo di provare la elazione di limite (77-4), apolicando due volte 2 teorema di Lagrange (relative funzion! di wna variable), abbiamo i Hes hy +) te y= ma) miles by +) fly +1) HAG y+ B= fy) = =H Oy +H) D+ KG YB) i 290 Capitoto 7 dove x(t) ua punto opportune dellintervall di estremi x, x +, mentre yk) & um puto ‘opportuno dellintervallo di eaten yy + K (si not in particolare che x), x(k) convergono rapettivemente 4 x,y per (b, K) ~ (0, 0) Si ottione lx stimn sequent: «s) fixe by +8) fe 9) wee yk 214 GO) +B) GG yIl +14, yO) -f EL Pee 51 fC), ¥ #1) HG P+ (% VOD), Ge Ds per Vipotei di continita dee derivate parcial f€ fy, ultkmo membro della (779) tende & 2x0 per (hk) ~> (0, 0}; pereb anche il primo membro della (77.9) tende a 2er0. ‘Se una funzione f continua in un dominio D (che supponiamo aperto) si dice anche che f 2 di classe C® in D e si scrive f € C*(D); se f ammetic derivate serive f¢ CD) parziali prime continue in D si dice che £& di classe C! in De si ; pid gencralmente £ ¢ C*(D), com k € N, significa che la funzione f ammette derivate parziali continue in D fino al’ordine k. Infine; sefe CO) per oF ik € N, si dice che f « C-(D). Con le notazioni introdotte, il teorema del differenziale c la proprieta di continuita precedentemente dimostrate si scrivono: 77.10) Esercizi a feCW) = fdifferenziabilein D = fe'C(D), ‘Determinare il dominio di definizione delle funzioni Wi =F ty) = Amy {() I fanzine define y 2220, hod se yx trata dei punt del iano x, a di sopr dels parabola & equszione y~ x tale nsieme © traegpato in Sura 730 (b) La funzione 2 definita in tutti i punti di R® al di sotto della parabola di ‘equazione y = x” (insieme tratteggiato in figura 731)} 12 13 ‘Funzion di pid veriabit rest 291 Figura 730 Determinare il dominio dells funzione x $(%, y) = aresen, {La fumzione arcoseno definita al variare dellargomento nell'intervallo (+1, 1], Pertanto si impongono le condizionit states, oltre, ovviamente, a x ¥ 0. Ne consegue che: x20 -xsy 0 poniamo ¢ = 6, rsulta che la quantita in (*) ® minore di per ogni (x, y) # (0, 0) tale a? + y? < 8) Verificare che non esise i limite agit een Pay [Proviamo che, qualungue sia © R, esiste ¢ > 0 tale che In relazione paved a ¥+¥ i? non & verfcta da tut i punt (x,y) i um intomo crcolare di (0, 0). Sula eta per Porigine ci equazione y = x (cn x 0), si ba F 1] eee la-fens 15 16 Funalon! di pi arial reali 293 snslopameats sl eta per Verge emsione Y= (6m 0), biamo Fal lands Le relazon’ otteaute si serivono equivalentemente 1 1 Perea fegctedte, ~fraste 54% € si cocudono a vicenda see) 10 fat in tal css0 dovrebbe risultare flo stesso tempo €> 0 (perchE (> 12. ~ t9)€ €< 0 (perché €< t= 12] CCaloolare, nel relasvo dominio, e derivate paral delle seguentifunzioni | © te y=arty @bER ©) fayearroyrey fbeeR © tens @ ty) = ems Oy) © tty) = seats | © 5,9) = arog FA W) Qeagen ©) f= 2ax 4 by, f= be + 2oy: © ha -ayle sy Pe Ey Me es (@ t.=~y 00 (xy), = — x sen(39)5 © fa2senxcosx,f=GOL=-M+F)G=u+ yy) | Vesiicare che Ia funsione feyei-wery, | ‘i eu gratico & rappresentato in figura 7.14, non ammette derivate parzali, prime nel punto (0, 0) 294 Capitolo 7 ‘Fupalont i pid varabit reali 295 [Ad exempio, per exleolare £0, 0) oom consderare Limite 4 unt di coordinate (0,0) e (1 1. Risulta 1,0) =~ 36 <0 equing (0,0) ; rum punto a el per fx, 9 iuta poi HC, 1) = 36> 0, fq = 6> C; _ 0+ b, 0) 0,0) 1-1 i ‘quind: (1, 1) & un punto di minimo relotivo per ls funzione. fn OOO in = E i (@) La fnone amet quattro punt ey, coordinate (23, 16),(0.1), ot 3 (6,-1),3); primo pete sing mee a soo Fm = 4 sella] 79 Si vede chiaramente dal grafico rappresentto in Sgura 7.32, che la fun- one " a { 4 AG, y= ay cP 4 ammette due punti i massino relaivo © due punt di minino relavo. i Dimowtare tl efermacione. VeiGcare inlize che (00) 8 un punto a 77 Verificare che la funzione f(x, y) definita da: : ete ee i ey 10,0) = 0, {(%, y) => 5 vi = (0,0), 4 Fea Meno), | i mete detvate seconde mise, nel pento (0,0), fa loro ditinte. j [Per ogni (x, y) # (0, 0) si he 4 sysaey 4 BOD Say mente in (0, 0) risulta (0,0) = fim ABO -109) gag, “ B = Si ha poi ®- £0) (0,0) = tin BOD 69) ono, me i Percidfy(0, 0) = 0, mentre, con lo stesso metodo, si trova fy (0, 0) = 1} 78 — Determinare i punti di massimo o di minimo relativo delle funzioni: @ ty) =38425- Gy Figua 733 — fix, 9) = 37 #197 740 Determinare i punti di massimo 0 di minimo relative deli fuazione fe) te y=-aP-F + -aP 1 faw-Fry sary (a) Le derivate parzali prime si annullano contemporaneamente nei 296 Capote 7 ma [Le derivate parziali salto: sa(- aa) 4 annallano contemporaneamente in tutti i punti (2, y) che giacciono sla cconforenza del piano di base x, y di equazione x + y* = 1 (6 noti in partcolare che f(, 9) nom & defini in (0, 0); percid tale punto non & exitico per f(x,y). Jn corsspondenza a tali puntiil determinante Hessino si annull; perc il cxiterio sufficient enunciato ne) paragrafo 75 non & applicabile.Per® si ‘verifica facimente, ulizando la definizione, che tut punt crite sono di minimo assoluto per f(x,y) in R ~ ((, 0) Infati, essendo fe y=2 Vayre eyed, oocomre provare che feN=P ret 2% Vay) # 0,0) id equiva ala relaione sicuramente veriieata: aa 1 Fal 20, ¥(a y) # (0, 0)] La definzione di diferensiablitt, date nel paregrafo 77, pud essare for- smulata equivalentemente nel modo seguente: f& ditferenzisbile in (x, y) se esistono A, B in R tali che 1G $y +h) =f y) —Ab = Be wee Provare V'equivalenza con la definizione del paragrafo 77. {Se vale la relazione di Limite sopra seritta, ponendo k = 0 (e h ¥ 0} si ottiene lim 00 o. sim #4 y) = fx) AD Tal t quindi papas sccsieuianss fx + b, y) ~ ( y) eee. ‘he equivale a serivere A io BHD, Pertanto Ia funzione f ammette derivata parzile f, nel punto (x, ) ¢ tale 0), come in figura 8.1. Dividiamo lintervallo (0, b] in p € N intervalli, [x - 1, %q], ciascuno di ampiezza b/a, ponendo: 2 (78.1) M20, HAT, BADD my HATE + HED Calcoliamo T'area della regione tratteggiata nella figura 8.2. La regione tratteggiata @ unione di rettangoli. Il generico retiangolo ha per base T'inter- vallo [xi.1, 34], di lunghezza uguale a bfs, ed ba per altezza il valore della funzione in x, 108 f(%q) = 8 - L’area totale & data dalla somma dette foo at T ge he > x Figura 82 aree dei rettangoli componenti, cio’ (il simbolo di sommatoria & stato introdotto nel paragrafo 66): z b be Ftoo eno = Pep = FES (782) [Neli'ultimo passaggio abbiamo semplicemente messo in evidenza il fat- tore bin, comune a tutti gli addendi della somma. Integrazione secondo Riemann per funtion’ dt una variable 303 Pes faciitare il lettore osserviamo che la (782) si pub sservere esplctemente, senza Fuso de! simbolo ai sommatorig, nel modo segueate: 6a) — He) + Haya — my) tat fH Mad te (es) Md Eee ePrice be ahha theese La somma indicate nella (78.2) & un'approssimazione per difetto del: Yarea della regione S, Anslogamente otteniamo un’approssimazione per eocesso considerando area della unione di rettangoli, come in figura 8.3 foes Figura 83 ' Rispetto al caso precedente, stiamo considerando rettangoli con la ' stessa base, ma con diverse altezza Il generico rettangolo ha per base Vintervallo [,_1, %y}, € per altezza f(x,) = m7. L’area totale in questo caso 8 | data da : x i (784) Ewan = Fa? > ‘Quindi abbiame ottenuto Je seguenti stime per difetto © per eccesso dell'area della regione S: 32 Capito 8 Sty caeas<2 Fx, vn N; P=s Dist (78.5) Ja somma a primo membro 8 detta somma integrale inferiore, mentre quella all'ultimo membro 2 detta somma integrale superiore. Ricordando la definizione (78.1) di %, valutiamo l'ultima sommatoria: eeeteatiata it ata (786) Lad (Ee) woe oat Po Ja (78.5) si pud quindi riscrivere: yet 7 0) PS ev caeas cE FR. a Pe ‘Utilizziamo 1a formula dell’esercizio 1.42(b), che si verifica facilmente per mezzo del principio di induzione: os Sv eta@en men. ct Sostituiamo questo valore nel['ultimo membro della (78.7), mentre a primo membro sostituiamo il valore della somma corrispondente, cam- biando quindi n con n ~ 1. Otteniamo: B®) a@o-1) agg Pale +) Ca+d) ¢ ee ” 6 @ : cio, semplificando: w 120-1) ‘< area: (78.10) or ct? (at}en's) 6 a 7 # vneN. Si calcola facilmente il limite per n + + « delle successioni che com- palono nelia elazione precedente (si pub ad esempio dividere mumeratore © ‘denominatore per n°). Dato che il limite del primo membro @ uguale al limite del membro a destra il comune valore (= b’3) & area della regione 8. Ab- Interasione secondo Riemann per funsiont di na varabite 303 biamo quindi ritrovato ilrisultato di Archimede: area del settore di S, come in figura 8.1, 2 data da fee ean wa 328. Si noti cid che apparentemente pud sembrare una coincidenza: deri- vvando il rsultato trovato rispetto a b otteniamo: (78.12) < (area $) =. Cio’, Ia derivata dell'area, pensata come funzione del parametro b, & uguale al valore della funzione f(x) = x7, che ci & servita per definire Ia regione S, calcolata per x = b. Chiariremo nel paragrafo 86 l'importanza di ‘questa apparente curiosita. ‘Nei paragrafi seguenti introduciamo l'integrale definito sulla base delle idee sopra esposte, ). Definizioni e notazioni Sia f(x) una funzione limitaia nelVintervallo chiuso (2, b] di R. ‘Una partizione P di [a, b] un insieme ordinato costituto di n-+ 1 punts distinti o, Xjnny %q Conn € N, tai che (79:1) Bay CK Se SS HED. Quindi, per definizione, risulta P= fx. ns Xp) Glin + 1 punti individuano n intervalli [re sy 32, con K = 4, 2eny Per ogni partizione P di (a, bj, poniamo (79.2) my = inf {f60):x © by -1 mlb 93) My = sup (6): € Ba ll Definiamo poi le somme (integrali) inferiori a 9.4) s@) = Ym nD i € le somme (integrali) superior: 304 Capote 8 S(P) = 3 My (% — He) (79.5) Se la funzione f(x) & positiva in [a,b], le somme integrali hanno i) chiaro significato geometrico di somma delle aree dei rettangoli rispettivamente inscriti ¢ circoscritti, come in figura 8.4, Si noti perd che s(P), S(P) sono definite, indipendentemente dal significato geometrico di area, anche se f(x) non positiva neli'intervallo fa, b]. Figure 84 Dato che my < M; per ogni k, dalla definizione risulta che 795) | SP) SP), ve. Pid in generale, vale il seguente LEMMA. — Sia m s f(x) ng, 2 my, in quanto V'nsieme dei valor f(a) perx € [xs.xd contiene sia Vinsieme delle f(x) per x € {x-1»¥) sia Vinsieme delle (2) per xe [x nd otteniamo: 79.01) S(R) = 9(P) > my G— my +H -F— HHH) =O, Si procede in modo analogo se In partizione R contiene pit di um punto rispetto alla partizione P. Quindi i (79.12) s(P) < s(R). H Analogamente si dimostra che (7933) S(R) < 9(Q). ‘i De tali relazioni ¢ dalla (79.6) siricava i (79.14) 8(P) < s(R) < S(R) < S(Q). Per concladere In dimostaxions del lemme, bara provare che, per ogni} “ partizione R di (a,b), sisulta 79.15) m(b — a) < s(R) S(R) $ M(b — a). Indichiamo ora con A Vinsieme oumerico descritto dalle somme inte- Limitiamoci a provare la prima disuguaglianza di (79.15). A tale scopo basta applicare il ragionamento, che ci ha permesso di ottenere la (79.14), alla partizione banale P = (a, bj; ifattirisulta R = P, owvero R ha almeno tun puuto pid di P. 306 Capitolo 8 gral inferiori s(P) al variare delle partizioni P dellintervallo [a, b] ¢ con B Finsieme delle corsispondenti somme superiori (79.16) A=(sP)i B= (S(P)] Dal lemma precedente segue che i due insiemi A ¢ B sono separati, cio® a Sb per ogni a ¢ A, b © B. Dallassioma (2.11) di completezza segue che esiste almeno un numero reale c maggiore o uguale a tuti gli elementi di A © minore 0 uguale 2 tutti gli clementi di B. In generale non vi sard un unico elemento di separazione tra A.€ B; i dit in proposito la seguente importante DEFINIZIONE DI INTEGRALE DEFINITO. — Se vi é un unico elemento di separazione cira A eB, allora si dice che (x) 2 iniegrabite in [a, 0] secondo Riemann e Velemento c si indica con . 79.17) f oe ¢ si chiama integrale definito di { in [a, bh Im altre parole, posto (79.18) s(f) = sup [s(P): P partizione di (a, by) , (79.19) SH = inf {S(P): P partizione di [a, b]), se risulte : (79.20) ff) = S(O, allora f(x) 2 integrabile secondo Riemann in [2, 0} Come git detto, si dice che Pintegrale in (79.17) & un integrale definito, per distinguerlo dagli inegrali indefnisi che verranno presi in considers, ione nel capitolo successivo, in cui non sono fissati gli estremi di integra- zione a, b. ‘Dal lemma procedcote (si veda la (79:7) scque banalmente che, se f(x) & una fanzione comtaste oon fix) = m per ogni x € [a b,allora {nvegraztone secondo Riemann per funtion! di uaa varabite sy Dalle proprieta dellestremo inferiore e del'estremo superiore si ricava poi il seguente: ! ‘TEOREMA. — Una funzione { limitata in (a, b] 2 ivi integrabile secondo Riemann se ¢ solo se, per ogni t > 0, esiste una partzione P di [a,b] tale che (79.22) S@)-s(P) 0 esistono partizioni P, Q dell'intervallo, [ab] tal che i (7923) sf S(Q), Posto R = Pu Q, dalla (79.14) si deduce che (79.25) 5) ~ 5 < s(P) = A(R) 5 8(R) < 8() <8 + £, da cui, exsendo s(f) = Sif, (7928) see) - sR) < 5) +5 - (49 -§) Viceversa, se vale la (79,22), essendo s(P) < s(f), S(f) s S(P), otteniamo. (19.27) 0 < Sif) ~ s(f) < S(P) ~ sR) 0 solo nel caso in cui S(6)~ s(f) = 0, cot quando f & integrable secondo Riemann in fa, b]. Liintegrale definito di una fanzione ha un notevole significato geome- trio. Ad esempio, se {(x) ® una funzione non negativa, integrabile nell'in ‘ervallo chiuso fa, b], qualunque sia la partizione P = (x 5 X y-.¥) di 308 Captoto & [a b), 1a somma s(P) rappresenta Parea di un pluriretangolo (cioe di una tunione di rettangoli) contenuso nell'insieme (79.28) S= iy) € BX ROSy <1), entre la somma S(P) rappresenta ares di un plurirettangolo contenente S (Gi veda anche la precedente figura 8.4), L’insieme $ prende il nome di rettangoloide di base {a, b] relativo alla funzione {(x). Tl teorema precedente afferma allora che, nelle nostre ipotesi, si pos- sono trovare’ un plurirettangolo contenente $ ed uno contenuto in S Je cui tree differiscono per meno di e. Dunue & ragionevole attribuire 2 $ tun'area uguale all'elemento di separazione tra le aree dei plurirettangoli “Gnseritt> e quelle dei plurirettangoli «eircoscriti». In altre parole, pos- ‘iamo affermare che, se f(x) 2 non negariva e integrabile, Varea del rettango- loide di base (a, 6] 2 uguale allinsegrale (79.17). Conciudiamo i} paragrafo con alcune notazioni ¢ definizioni, utili peril seguito, NelPespressione (79.17) i numeri a, b si dicono estremi di integra- Zione, la funzione f si dice funzione integranda, a vatiabile x si dice varia- bile dt integrazione. $i noti che il risultato dell'integrazione non dipende da x, cio’ non & tuna funzione (aon costante) di x, ms @ semplicemente un numero reale. E utile considerare I'integrale definito (79.17) anche se il primo estremo i integrazione non 2 minore del secondo. Poniamo: (7929) (79.30) 80, Proprieth degli integrali definiti Esaminiamo alcune semplici proprieta deli'integrale definito di una fun- tione integrabile secondo Riemann in un intervallo chiuso e limitato. Co- ‘minciamo con una propriet& che ha un chiaro significato geometrico quando si interpretano gh integrali definiti di funzioni positive come aree di Certe regioni piane. In tale contesto la proprieta di additvita corrisponde al fatto che Parea della unione di due regioni piane prive di punti in comune & ‘uguale alla somme delle due aree. nati, con riferimento alla figura 85, se f(x) 2 0 in [a, b] la formula Integrasione secondo Riemann pet fursion’ di una veriabile 308 (80.1) comtisponde ad affermare che Varea dell‘insieme A 2 uguale alla somma delle aree degli insiemi A, e A;. Tl ettore esamini il caso con f(x) di segno indefinite. y ac b ADDITIVITA DELL*INTEGRALE RISPETTO ALL'INTE! VALLO. — Se a, b, c sono tre punti di un intervallo dove la funzione f(x) & integrabile, allora 7 » #0) ac + ft) a (80.1) f f(x) dx = ‘Dimostrazione: se due, tra i tre punt a,b, ¢, coincidono fra loro, allora la tesi (80.1) segue dalle definizioni (79.29), (79.30). Altrimenti, consideriamo preliminarmente il caso in cui c sig un punto interno all'intervallo [a, 0} Se P,, P, sono partizioni rispettivamente degli interval (a, c], (eb), allora P =P, U Py ume partizione del'intervallo [a, b © risulta: (80.2) 8(P) = s(P,) + s(P,) S(P) = S(P,) + SP). __ Da cid segue facilmente la tesi 1 casi rimaneati (ad esempio con b interno all'intervallo (2, c}, ecc) si riconducono al caso gid tratlato, tramite Ja (79.29). LINEARITA DELLINTEGRALE. — Se f, g sono funzioni integrabili in [a,b] ese e2 un numero reale, anche f+ § ¢ ¢-{ sono integrabili in [a,b risulta 310 Capitolo 8 » (03) i {ffx) + g(x)] dx = f fix) dx + J a(x) dx; (e0.4) > “1(@) ax = ¢ f (a) dx. Dimostrazione: dato che f, ¢ sono funzioni integrabili secondo Riemann in [a, bh, per ogni'e > 0 esistono P e Q partizioni di [a, b] tali che ‘S(Q, g) - s(Q, g) < 2. Indichiamo con R la partizione generata da P e Q, cick R = PU Q. Come nel Jemma del paragrafo 79 (si veda in particolare la (79.14)) otteniamo 5) SRNR <0, (606) SRN - sR <2, — SR g)~ A(R, 9) < e2 ‘Dialtra parte & immediato verificare che (80.7) SRD +(R,g)<(R f+ 9) SSR its) SSR) +R, g) quindi, per Ia Gefinizione di integrale relativo alla funzione f + g, 8) (RH +9(R 8) s f (HG) + B(9)] dx < SIR, 9 + SCR g). Poiché & anche » 5B +8088) 5 f f(x) dx + (60.9) : +f eo arssih 945m B. dalle (80.5), (80.8), (80.9) segue JIntegracione secondo Riemann pér funsion di una variable 314 : 5 (6010) i Us) + (3) ax [f 109) a+ [x «| , per Parbitrarieta di e, I'asserto (80.3). La (80.4) si prova in modo analogo. Dalla definizione di integrale segue faciimente anche la seguente pro- iets CONFRONTO TRA INTEGRALI — Se f,g sono funzion! integrabili in [a b] e se £02) < g(x) per ogni x € {s, b]allora poe 60.3) f (2) ax sf 809) dx Dato che Pintegrale definito delle funzione identicamente nulla 2 zero, dalla proprieta precedente si deduce che: (80.12) i) 20 = fe éx20(a O esiste 8 = d(x, ¢) > O tale che, sexe Te lx— xl <3, isulta If) ~ t(9] < e. Tale numero 8 dipende, in generale, sis da ¢ che da x ‘Ad esmpi, Saf) = 1 pers T= R Fao «> 0, pponiame che ete 8 > 0 Aipcoeste slo dat © om ne Ce oy -mled 9 Bgl ce Posto x = + b, pur dl prendere [hl < 8, si ba 12) Ig P= |= Bagh + Lee, vaeR Me cid 8 assrdo in quanto, per opnih' 0, rislta 3) tn _Rub+i late E opportuno introdurre la seguente DEFINIZIONE DI FUNZIONE UNIFORMEMENTE CONTINUA. — Si dice che £1 > R & uniformemente continua nellntervalo Xd Re per ogni e >,0 esiste 8 = (¢) > 0, tale che, per ognixx eT, 614) | be-x1<8 = HG) - FI 0,38 > 0: Vx, x’ € fa, b}, Ie- x <5 => @L5) = Mz) - RW O tale che, qualunque sia 8 > 0, esistono in corsispondenza x, x’ (dipendenti da 8) con le proprieta (81.6) ex <8, ffs) - 10091 2 ty: in simboli: 7) Bq > 0: 8 > 0, dx, x’ [a, bl: vale (61.6). Scegliamo § = 1/n con n € N ¢ indichiamo com x, , x’, i corrispondenti punt di [a, b} per cui vale la (81.6); abbiamo quindi Bard VneN, 3x,x,¢ fa, bi (618) 1 I xQ1< 23 lt) - Ae 0. Peril teorema di Bolzano-Weierstrass (paragrafo 34) esiste una successione 1%, Ostratla da X,, convergente verso un punto % € [2, bh; inoltre, essendo (ais) ~dexyexet vkeN, Roa cea ta , peril teorema dei carabinieri anche x, converge ad xy per k > + =. Dall'ipotesi di continuita di f(x) segue (61.10) ‘Him _[6(2,,) ~ £00,.)] = f€30) ~ £29) che contrasta con il fatto che (eit) He) ~ A012 & Veen {ina imerinie ime di fnsion! iformente contin costa date feos Apache in ier, wade nel pagal #5 i appendi. 34 Capito 8 82. Integrabilita delle fanzioni continne Dimostriamo il seguente teorema di INTEGRABILITA DELLE FUNZIONI CONTINUE. — Sia f(x) una fuuscione continua in [a,b}.Allora f(x) ®integrabile secondo Riemann in [a,b}. Dimostrazione: per il teorema di Cantor {(x) é uniformemente continua © pereid, fissato & > 0, esiste 8 > 0 tale che (21) He) ~ 1001 < 5 per ogni coppia di puntix,x’« [a,b] tali che [x—x/| <8, Se P& una partizione % }s COM Ky = a, X = b, tale che [ny~— mal < d per ogni k = 1, my, = inf {{): x €[a , mI), M, = supli(x): x el.» mJy (622) risulta pet la (82.1): « meee VkeL © percid SP) ~ 5) = 3s mae.) < (623) cpa bern al teorema del paragrafo 79 segue Vasserto. 83. I teoremi della media (PRIMO) TEOREMA DELLA MEDIA. — Sia f wna funcione limitata ed irtegrabile secondo Riemann in [a b], Allora suis Insegrazione secondo Riemann per fursioni di una variable 315 (8.1) nibs) s f 0) ars), ove m= inf (f(x): x € [a, b]}, M = sup (f(a): x € a, b). | Dimostrazione: T'integrale definito 2 elemento di separazione delle somme integrali inferion e delle somme integrali superiori; percid, qua- Iungue sia la partizione P dellintervallo fa, bj, si ha b | (632) 3?) sf f(8) a <'80. Scegliendo la pactizione banale di [a, b),costituita dai soli punti a,b (P= [a, b)), risulta ' (833) s(P) = m(b~ a), S(P) = M(b - a), che, insieme alla (83.2), da la tesi (83.1). (SECONDO) TEOREMA DELLA MEDIA. — Se f(x) 2 continua in Ie, bl, esiste wx punto x € [a, b] tale che » (34) f (x) dx = £(5,)(b- a). Dimostrazione: per il teorema di Weierstrass (paragrali 46 © 48) esi- ‘stono il valore minimo m ed il valore massimo M di {(x) in [a, b]. Dividendo per b~ a (> 0) tutti i membri della tesi (83.1) del primo veorema della media, abbiamo froarsm Mees Sora percid il valore medio y di f(x) in fa, b}, definito da (3.6) 316 Copitolo 8 2 un valore compreso fra il minimo m ed il massimo M di f(x) in [a, bl. In base al secondo teorema dell’esistenza dei valori intermedi (paragrafo 46), esiste x9 ¢ (a, b] tale che f(x») = y, che, ricordando la definizione (63.6) di y, cequivale alla tesi (83.4). y areaC = areaD yet tn) Figura 86 Con riferiment alla igura 86, dove ® rappresenatoil grafic di una funzion: f(x) 2 Oia {a,b} il (secondo) teorems della media aferma che area del rttangolode A relative alla fanzione f(x) neitintervalo [a, b} @ uguale alaree di un rettangolo R che ha per bese Fintervalo [a,b] ¢ per sltezaa un valore opporuno f(x) (ioe un vlore non sceto a caso, ‘ma determinato in bate alla parcolare fanzione eonsiderata) Appendice al capitolo 8 ‘84, Integrabilita delle fanzioni monotone Mostriamo con il teorema che segue che le funzioni monotdne, indipen- dentemente dalla loro continuita, sono integrabili secondo Riemann in ogni intervallo chiuso e limitato. INTEGRABILITA DELLE FUNZIONI MONOTONE. — Sia f(x) tuna funzione monotona in (a, b). Allora f(x) @ integrabile secondo Riemann in (6, b) Dimostrazione: dividiamo F'intervallo (a, b] inn parti uguali, ciascuna di ampiezea (b— a)/n; comsidesimuo la partizioue Py = [Xp yy 2 susttuite + ©, per gai © > 0 esiste v tale che 318 Captolo 8 (B46) SP) = sR) er il teorema del paragrafo 79 la funzione f(x) & integrabile secondo ‘Riemann in [a, b]. . Funzioni lipschitziane in un intervallo In questo paragrafo introduciamo alcune classi di funzioni che costitui- soono esempi notevoli di funzioni uniformemente continue. Sia {(3) uns funzione lipschitziana nell'intervallo I di R, cio’ tale che sista una costante L >0 per cui (85.1) K(x) ~ (9 < Lil = x1 Vuxel Una tale funzione & anche uniformemente continua in I, in quanto, fissato e > 0 € posto 8, = e/L, risulta I(x) ~ f(2’)] < e per ogni coppia, x, x’ di ppunti di I tai che Ik ~ x11 <8 La funcone fx) = fe pera T= [0,=) frisce un esempio di funione usiformemeate continu ma noo lipshitzans io I. ‘nfati, fissato e > 0, temuio conto della disuguagiianca | 4 ~ {F [ < yix= x] che si prove fainent, posto & = 2 sia |e | Osia > Otileche fx -x'1 <8 = MG) alee er ipotes esse v tale che 1x,-x',| <8 perm > allora® ancl 6 ag) = EG) < per ogni n> vi Kim Ifa) ~ f= 0. Viceversa, se vale la condizione indicat, supponiamo per assusdo che esisla tg > 0 ed exstno x,,x, € 1 taiche [x,-y,| ep Allors sta im fx, x= O'mentre non pub vesitcars tim is) ~ t= 0) CAPITOLO 9 INTEGRALI INDEFINITL 86. II teorema fondamentale del calcolo integrale Gi proponiamo di mettere in evidenza una importante relazione tra integrali ¢ derivate, che ha notevoli applicazioni in tutto il calcolo integrale. Sia f una fimzione continua nellintervalio (2, b]. Per ogni x « (a, b] consideriamo l'integrale definito (86:1) FQ) f (0) a Notiamo che abbiamo rappresentato l'integrale definito usando la varis- bile di integrazione t, invece che la x, con un puro scambio di simboli Invece abbiamo denotato con x il secondo estremo di integrazione. Per ogni x & determinato lintegrale definito nell'intervallo fa, x} della funzione f; ppertanto il risultato deliintegrazione risulta una funzione di x. Cid spiege ill simbolo di funzione F(x) a primo membro della (86.1); tale funzione si chiama funcione integrale. ‘Ad esempio, con i alolo Gel settre di parabola (6 veda la (78.1) si & ottenuto Py ro= [eae ae 4 Tnaqvesto execapio funtion integra vale Px) =; a sua drivata,ugule a (3) « 2, anche ugule alla fusions integranda 1() =, caleoata per t= x ‘Tale proprieth vale ia generale; infati,rsuta in generale che F(x) = f(), seconde i teorema che segue. ‘TBOREMA FONDAMENTALE DEL CALCOLO INTEGRALE. — Sia £ una funzione continua nell'intervatio[a, b}. La funzione integrale F(x), , definita in (86.1), ® derivabile e ta derivata vate 2 Copitolo © 66.3) F() = 10), vr [a,b ‘Dimostrazione: occorre calcolare il limite del rapporto incrementale della funzione F(x), quando I'incremento tende a zero. Cominciamo con il rapporto incrementale a Moor aff wa- [aoa o (86.4) afloat woa- fava] - =f toa Abbiamo utilizzato la proprietd di additivita del'integrale rispetto al- Vintervallo, Trasformiamo ‘ultimo integrale per mezzo del (secondo) teo- rema delia media applicato allintervallo di estremi x e x + hr esiste un punto compres tra xed x+ h, che dipende quindi da h, che indichiamo con x(h), tale che, “ (65) Fest) Fi) 1 f A) at = fix). Dato che x(h) & compreso tra x ed x +b, per h—> 0 risulta: (866) fim x(h) = x La tesi segue dalla continuita della funzione integranda f; infa (86.7) lip F+W =F) im fim fox) = 0). seasispubeosimlasd Insert indefints 32 87, Primitive. Formula fondamentale del calcolo integrale DEFINIZIONE. — Una funzione F(x), derivabile nell ntervallo [a,b], ® una primitiva di f(x) se F(x) = f(x) per ogni x € (a, b) Ag exempio una primitive deb fusion £3) =x & 2) = 272. Un primitive deta fonzions f(x) = sen x 2 F(x) =~ coe x i ‘Tenendo presente 1a definizione di primitiva, possiamo enunciare il teorema fondamentale del calcolo integrale dicendo che: se £8 una funzione continua in (a, 6}, allora la funzione integrale F, definita in (86.1), ? una primitiva dif. E chiaro che, se F(x) ® tna primitiva di una funzione £(x), anche G(x) = F(z) +c, qualunque sia le costante c, 2 una primitiva di f(x). Come provato nel lemma seguente, vale anche il viceversa, cio’ tutte le primitive di f si ottengono nel modo anzidetto, Cid caratterizza V'insieme delle primitive di ‘una data funzione. CARATTERIZZAZIONE DELLE PRIMITIVE DI UNA FUN- ‘ZIONE IN UN INTERVALLO, — Se F(x) € G(x) sono due primitive di tuna stessa funzione {(x) in un intervallo {a, b], esiste una costante ¢ tale che (74) GQ) = FQ) +6, Va € [a b}. Dimostrazione: poniamo H(t) = G(x) ~ F(a); risulta (672) He) = G(x) — F(R) = f(x) - f(x) = 0. ‘Applichiamo il teorema di Lagrange alla funzione H(x) nelVintervallo (2, x) con x fissato in (a, bj: esiste X € (a, x) tale che (673) Hx) — H(@) = HiGa)x - a) = 0- (x2) = 0; percid H(x) = H(a), per ogni xe (a, b)- Ponendo ¢ = Ha), H(x) risulta costante, uguale a c, per ogni x € [a,b] (Si noti che avremmo potuto equivaientemente dedurre dalla (87.2) che H(x) & una funzione costante in [a, b], utilizzando la caratterizzazione delle funzioni costanti del paragrafo 62). ‘Quindi, G(x) = FO) + A(x) = F(x) + 6, per ogni x ¢ {a, bl. ‘La formula che segue riconduce il calcolo degh integrait detinit alla ricerca delle primitive delle funzioni continue. 324 Captolo 9 FORMULA FONDAMENTALE DEL CALCOLO INTEGRALE. — Sia { una funzione continua in [a, b}. Sia G una primitive di f. Allora (er) j fx) dx = [GQn]} = Gt) - GE). Tsimbolo [G(a)f significa appunto Ja differenza dei valori dela fun- aione G(x) per x= bex=a Per dimostrare la formula fondamentale, consideriamo la funzione inte- grale (86.1), indicando con t la variabile di integrezione. [La funziope integrale F e la funzione G sono entrambe primitive della funsione {. In base alla caratterizzazione precedente, esiste una costante ¢ tale che (875) G(a) = FG) tee e+ f (2) dt, Vice fa, b) Per x= a abbiamo 8) Gia)=e+ f f(t) dt =e ¢, sostituendo il valore trovato al posto di c nella (87.5), on Ge) = 04+ fn a ‘La tesi segue ponendo x = b in (87.7). cans ema endo il eo neo ron mene 2 risutao (18.1); con | smbofi dogl integral efit, Varea del setiore parabola coaside- ‘to nel paraginfo 78 & dato ds . ws) few ‘Una primitive della funzione x7 & la funzione G(x) = x°/3, Quindi Integral indefinii 325 9) fra ¥ Come uiteriore eserpio consideriamo Mntegrale deinito dell funzione f(x) ‘elVintervaio (0, =}: dato che una primitive della funzone sea x¢ G(x) = —cor x si otiene morte are eee 88, Liintegrale indefinito [Nel paragrafo precedente abbiamo ricondotto il ealeolo di un integrale definito alla ticerca delle primitive della funzione integrands. B percid naturale porre la seguente: DEFINIZIONE. — Sia f una funzione continua in un intervalio (2, b). Liinsieme di tute le primitive di in [a,b] si chiama integrale indefinio dit ¢ i indica con il simbolo 81) i roe In base alla carutterizzazione data nel paragrafo precedente, possiamo affermare che (682) ff) a = FO) +6 dove F & una primitiva dif e c 2 una costante arbitrari. Sottolineamo che c'? una sostanziale differenza tra 'integrale definito quello indefinito, che indichiamo rispettivamente con i simboli 83) foe fee il primo dei due integrali @ un numero reale, il secondo integrale & un insieme di funzioni. TI legame tra i due integrali @ dato dalla formula fondamentale (87.4) 1 Ricordando che la derivata di una somma @ uguale alla somma delle derivate, si ottiene le proprieté corrispondente per gli integrali indefinit 326 Captoto 8 (684) J is) + aco é J 09 a+ fst a Analogamente, ricordando la formule (54.7), che esprime la derivata del prodotto di una costante per una funzione, risulta (885) fe f(@) dx = fro ax (c= costante). oti Tanalogia delle due propretd sopra clencate per Tintegrale indefinito con Te propriet di Hinearih (803), (804) per Mintzgrle defisit, Riportiamo di seguito una serie di integrali indefiniti immediati. Tati integral, di facile verifica, sono ottenuti a partire dalle tabelle per le deri- vate esposte nei paragrafi 56, $8. (85) fea-Zire bets (88.7) fF eabexts 1305 (688) fearess 89) feeax ar=~corx es 210) foosx dr -sea xt es (gett) meme ress (98.12) [permeates (98.13) Js 4 a= meg +e ‘A proposte delintegrale (88:7), notismo che rsata scones Iruegralt indefiid 327 (14) D log ial = = vxeg, infatti, se x > 0 le relarione precedente & ben nota, Invece, se x < 0, per la regola di derivazione delle funzionk compost, Felts easy D log fa = D lop(- x) <0) 1a (814), in tein integral nde, & equivalent a e216) date hl ee, stele he pe (56 cone en inter tent pe 1 mote sirurson ci reonduce a integral immed el po wopra indicate tz anda formula cevacoe delle fain! compost. Col xem a forsan (86) 5 feueraliza nel modo sequente: si parte dalla formula di derivasion,vaide per una fanzione Hi) positive e derivable (8.17) plat? = (ea to @ #0. In corispondenza si ottene la formule di integazione indefinite (5.18) foci re oc Ty tepetee wand. Un clneo integral indent dt questo tipo spore nelTescrsio 92. Come 519) foex dee [2% arto orn ses abbiamo calcoiato una primitiva dopo aver riconosciuto che a mmeratore della funzione integrands C8, a meno del segno, 1a derivata del denominator. 89, Integrazione per decomposizione in somma In molti casi il caleolo dell”integrale indefinito di una funzione si pud ricondurre al calcolo di integrali gid noti, o di tipo pid semplice. Un metodo particolarmente frequente consiste nel decomporre la funzione integrands nella somma di due o pid funzioni, applicando poi la proprieta di linearita (88.4). Dlustriamo cid con alcuni esempi. 328 Capitolo 9 CCalcoliame il seguente integrale indefimko 3) 7 fram sommando ¢ sottriendo 1 al numeratore dels funcione integrand ottenismo Jane (2) ‘ wfrenfftperieenes Calta Matt indeiit> © fora: orden a defncone dla tune tageat, sino 9 were Ee per decompasizione in somma cttniamo Jesu fl (89.3) “(ae Jerurrse nt pn 7) Samrewt! : ‘anche in questo caso sesviame | nomersiore della funzione integrands in modo cbe sit Possible scndere tn frsione nell somma di due fraioai tet nt eae wn sex | cote genx | cos x integrando eatrambi i membsi otteniamo i fact @ ea = og foe x] + fog sem + ©. Iver indefins 309 Callie Tategileindefinko 0) foeeens sicordiamo 1a formula (10.7) a dupiczione 10) cos 2x = oot x ~ sen? 4s ui i educe che sen? x = (1 oot 2x). Ottniamo x) fevxac-}{@-ou 29 a ‘el ulkimo peasegyio si 8 tonuto conto che D sen 2x = 2 ove 2x. Se loa prefers, si pub sive il rislato uslizando In formula di dupicezione (106) per Ia faaslone seno, uel ‘mod seguente: (932) Jos? xare 3 saxon) +e, Dal sueto otenuto& facile dedure il valor deinegrale foo? xtc f 0~sest a= (13) ca ftnaeelie suman) +e 90, Integrazione delle funzioni razionali B sempre possibile, in linea di principio, calcolare per decomposizione ‘in somma J'integrale indefinito delle funzioni razionali, cio delle fumzioni che sono il rapporto di due polinomi f(x), g(x): Bg BP $ Og Et Ha + OD Pah eae hae PEN fo) on Nella (90.1) & rappresentata una funzione razionale ottenuta come rap- porto tra un polinomic f(x), di grado m, ed un polinomio g(x), di grado n. Se m2 n, cio’ se il grado del numeratore & maggiore od uguale al grado del denominatore, si esegue Ia divisione 1a i polinomi f(x) © g(x). Se. {indichiamo con r(x), q(x) rispettivamente il resto ed il quoziente della divi- sione, possiamo scrivere la scomposizione (02) 443) = g(s) ala) + #08) 330 Capitolo 9 cioé: moltiplicando il quoziente q(x) per il divisore g(x), ed aggiungendo iL resto, si ottiene il dividendo f(x). La stessa relazione si pud scrivere met- tendo in luce il rapporto f/g nel modo seguente: (903) Ricordiamo che il resto & un polinomio di grado inferiore al grado n det divisore g(2). Per Fintegrale della funzione razionale f(x)/g(x) si ottiene fom ars [ex Dato che q(x) ® un polinomio, il suo integrale indefinito ® immediato, Gi siamo quindi ricondotti « calcolare V'integrale della funzione razionale 1(x)/g(%), che ha la proprieta che il grado del potinomio a numeratore & inferiore al grado del polinomio a denominatore. 10) (904) 3G) dx Prima di prosegire ad inteprare1(2)/g(),icordiamo con un esempio came si esegue Ia ‘ivsione ra polinemi. Consideriamo la fusziane razionale Soaxtens os) oe, rocediamo neta dvisone ia modo enalogo sl modo in eu si effettua Ia divisione tra due ‘numeri natural, secondo i! semuente schema 0s) Yoowts OHO RE ® : ~afe ee x* 3 nat + 438 y= Owe oe 8 Integral ndefintsi 391 Tiresto r(x) ed i quozicnte ¢{x) valgono rispettivamente: r(x) = 2x, q(x) =x" 33+ x~3. Jn, questo cazo la scompotzione (903) corrisponde = Botteeeh ogee oon) aot (Ora si ottiene facloente Vintegraleindefinito Baaxtexss east ae for- aven-dare [Poa (8) 4 3,7 = H-8 45 me bogie tlee Ritorniamo al calcolo dellintegrale della funzione razionale r(x)/g(x), dove r(x) un polinomio di grado inferiore al grado del polinomio g(x). Per semplicita ci limitiamo a considerare il caso in cui g(x) sia un polinomio di secondo grado. In tali condizioni, il grado di r(x) ® minore di due, Quindi ri- sulta (09) ga)savsbxte (0; 1G)=dxte Per calcolare Fintegrale indefinito di r(x)g(x) & opportuno distinguere i tre casi, in cui equazione g(x) = 0 abbia 2 radici reali distinte, oppure 2 i coincidenti, oppure nessuna radice reale. Consideriamo tre esempi in verificano Gueste situazioni. 1 cato b? ~ dae > Osi tatta come nel'eeinpio segveate: dopo aver trovato Ie radi del eoominatore (x; = ~ 1. %2 = 2), seomponieme le frezone 010) = ‘con A, B numeri reali da determinare. Sviluppando il secondo mecrbre otteniamo A,B _Ax-2A+Br+B_(A+B)x-2A+B Eene- F-e-2 on) affinché valga Tuguaglianza (90.10) per ogni x, deve riaaltare [A+ B= 012) . |-2A+B=7 Si ricalve W sistema per sostiturione, oppure sottriendo le due equazioni membre a membro, ¢ 6 reava A= 2, B= 3. Con i valor trovati di A,B, tenendo conto della 332 Caplolo 9 seomposizione (9010), 6 calcola Tintegrale defisito xy? =2 3 are face [5 on) Faas frie [ea nn Blog be + 11 +3 og -21 46. 1 cam 6 = dnc = Os atta come nl? ceempioseguente: x LA, B Pomel Tei wap! come in prosedeaca si datrminano le costnti A,B in modo che vag Videatith (9014) per Optix eR (@ ~ 1); 8 calcola if denomiaatore comune © s trovano le condixcni A = 1, At BeQdet A=1,B=- 1. Risli in éefsitve (04) | pane litelets 1 sions tlertite, Infne, seb —4ac < , clot se Fequeridne g(s) = 0 moa ha radi real, procede come pelVesempio seguente: Fens Fexpressone (2x 4 2), che compare nella relaxione precedente, & stata sclta perché & la positvo per opt ‘Scompoaiane timo integrle nel modo sects, tneado conto che x ex sno due send del polinonio (e+ 3} Jn ada oe 2 facta atamattiee 4) f+ iape1 2 2 ssricewonrpousaseuenbesiininint | Integral indefinici 333 Indichiamo il metodo segui to per un generico polinomio g(x), con a > sevens mnsens (Pex d)- b cb seat ia oes) a) 2a, ae |" infine si mette in evidenza il fattore positive (4ac ~ b*V/4a’. (00.19) iamo ancora un esempio relativo al cao We < 0: pied las nay laa 1 = loge? ++) = dest 3 (_& Fa [eae Neate 4 1 = Flog GF x41) 5 020) shop sev 2 Ef ee = hinge +x41)-B acs (Go) e BB metodo descritto si applica anche @ funzioni razionali che hanno 2 ‘denominatore un polinomio di grado superiore a due, purché sia possibile calcolame esplicitamente le radici, come nell'esempio che segue. ‘Come in precedenss, a nisin con dizsione tra potinomi axel (oan) we are frac oi si scompone ulna itegrando 334 Coptolo 9 Bax-1_Sex-l AB Cede wait sca Mee P+ F si nove che vale identi se A= C= 1, B==1,D = 0 Quind Foxsty ? 1 023) eit oa =F lg bh F— arog x +6 91. Integrazione per parti Mente il metodo di integrazione per decomposizione in somma si basa sulla regola di derivazione della somma di due funzioni, il metodo di inte- ‘grazione per parti, che stiamo per descrivere, si basa sulla formula di deri- vazione del prodotto di due funzioni FORMULA DI INTEGRAZIONE PER PARTI — Se in un intervalio f, g sono due funzioni derivabili con derivata continua; risulta ay $9) ex ax = «09 a0) — f £0) 909 ax ‘Chiameremo f(x) il fatiore finito, mentre g'(x) & detto fattore differen- ziale, L'ipotesi che Je derivate f(x), g'(x) siano continue assicura che gli integrali in (91.1) siano ben defini. I lettore non confonda tale ipotesi con Is condizione, pit debole, che f(x), g(3) siano continue; un esempio di funzione derivabile, con derivata non continua, ® proposto all'inizio del paragrafo 68. Per dimostrare la (91.1) partiamo dalla formula di derivazione del pro- dotto 1.2) [8&) BY = £0) g(x) + £) e@). ‘Calcoliamo gli integrali indefiniti di entrambi i membri ed utilizziamo la propricta ai Lncata (8.4) ay ft) aoa x= f 46) a6 d+ | 9 860 x. La tesi (91.4) si ottiene osservando che la funzione fg @ una primitiva ella sua derivata [fs] Integral indents 305, Considerane aluniesemp. Cominco cor Finer indent ou) froms sppichamo i formula (9.2) dl integrazione per par con f(x) = x © (8) = eo x, quid (0) = sen x (8 noi che, poneado g(@) = eos 3 potemmo eceglre (3) =¢ 9 ten son c fostante, vericare per exercio ce il slats Sale on cama: a [corsde=seenx~ [sen dc= ‘Calooimo per part, ponendo fx) = x, x(a) = cots, Tikegale indent m6 Jeowreressnx-2 freeorar Integrando di nuovo per part, segliendo come fatore fnito x ¢ come fattore differeaziale sen f, oneniamo 2 cos x dr = xisen x + 2x con x-2 [ coe x dr = en J J 2 Fen x4 2x cox 2eenx+e CCaleotiamo per pari Iintegrale seguente, ponendo f(s) = log x, ¢() tt Jrsracesies- [2x0 wrlog xan be. ‘Assumendo come fattorefnto x © come fare eiferezile c, calotiamo per par Timegrie os) fremeze-[edrere-eve [NelVintegrale seguente assuminmo com fatore-fnito * © come fattore diferensiale (110) Jemax aca ctooxs [oreo an {tegriamo di nuovo per part ulin integrate oun feta ner =~ econ et wn x fet sean ar: 6 ct diane tnt se 8 we tinea * eum) foresee Leese ee conto ean tl oi i Fatal cof x dx = [cons one xde =sen xem {sesh d= (133) senxeae x f= c02 3) d= sen xeon +x [owt x ae; ricavando dalla selazione precedente i velore delfinteprale si ritvovs i risltato,ottenuto ‘per alia vie in (9.13): oun foesaraFenxerxes ee Chiadiamo iI paragrafo serivendo esplicitamente la regola di integra- zione per parti per gli integrali definid. Tenendo conto della relazione tra gli integrali indefiniti e gh integrali definiti espressa dalla formule fondamen- tale (87.4), otteniamo dalla (91.1): » 1s) f f(x) gf) dx = [f() a) IP PGR) efx) dx. 92, Integrazione per sostituzione Abbiamo visto che il metodo di integrazione per decomposizione in somma si basa sulla regola di derivazione di una somma ed il metodo di integrazione per part si basa sulla formula di derivazione di un prodotto. I metodo di integrazione per sostituzione, che descriviamo in questo para- ‘aio, si basa sulla formula di derivazione delle funzioni composte. FORMULA DI INTEGRAZIONE PER SOSTITUZIONE. ~ Sia f una funzione continua e g una funzione derivabile con derivaia continua. Risulia | gay | [foo ae] = fate #00 Integral indefinis 237 Osserviamo che la formula di integrazione per sostiusiane (92.1) non richiede, per Ia ‘sua valicta che g(t) sie una funzione invertible; natwrslmente i iulato dellinteprazione indefinita espreso in funzione dit, mediante la posiione x = ft), com x che veria nel codominio della fimione g. Per poter esprimere il reltato in funsione ei x, ccorre sup porte che g() sia una funzione invertible; intl casos otticne i isultato finale, in funzione 41x, con Flteriore sostituzione t= ge). Notiamo pesd ebe, per i caleolo di un integrale etinito, pu non essere necessaio invertre g(t), come mostreto ells succesiva formula (234). TI simbolo a primo membro della (92.1) significa, indicando con F(x) ‘una primitiva di f(x), che 2) ft09 d= FQ) +6 if i) «| ig Fa) #6 ‘La dimostrazione della (92.1) consiste nell'osservare che (92.3) Fig) + ¢ = | f(g) ge) ats id 2 conseguenza del teorema di derivazione delle funzioni composte. Infatti, dato che i (4) Ere) = FeO £0 fg) 80, abbiamo verificato che F(g(t)) ® una primitiva di £(g(2)e'(t), ciot abbiamo verificato la test (92.3). Se x= g(t), a quantita g(t) - dt (che & una funzione delle due variabili t, dt) si chiama il differenziale della funzione g(t), ¢ si indica con il simbolo dx, Percid, il differenziale della funzione derivabile x = g(t) 2, per defini- zione, dato da (25) ax = 2(0 at; tale definizione & motivata dalla formula (92.1) di integrazione per sostitu- zione; infatti in (92.1) x si trasforma in g(t), mentre il differenziale dx si trasforma secondo In (92.5). ‘Consieriemo slcuni esempi, cominciando con Vintegrale 338 Capitolo 9 4) ae) jn = U4 Glog ht-3i ee; volendo servere il rsuato finale in furione Gi x, si sostinisce t = Yr, ottenendo: os) feign rt Fe omniinaee Com 1 sortie 2x~1 = 2 ob = 0) = (2+ 1)2, aooliame Vinten, pert > 0 2871 Ee ns) L(@emest ge feeeere (epa-t ) Peer bbinmo ottenuto Mntegrale i una fonzionerarionale, che possiimo risolvere con J metodo fadieato nel paragrafo 90. Notiame che i denominatore ha due radici concidente che, ‘esequendo i conti, si ottiene la seomposizione: fezPet 84 Poke 2 fete scrvere i irltato zal in fimzione di x, tenendo presente che t= 2x =i ‘Con Ia vostituione x + sen t cleoliamo Vintegrale (ci imitiamo ai valori dit per cki cas 120) Inegrat tndefints 939 [WHF ae [aerate (resent (9212) = footie be ssn cats | Talo integrate era sato calla in (6913) (ed anche in (8114). : Per finire, scriviamo esplicitamente la formula di integrazione per sosti- tuzione per gi integrali definiti. Consideriamo V'integrale di una funzione £ festeso ad un intervallo {a, 6] ed effettuiamo la sosttuzione x = g(t), Suppo- niamo che ad x = a, x= b corrispondano tramite la funzione gi valori t= c, 4; cioe supponiamo che risulti: (92.13) a= a, afd) =b. In tali condizioni deduciamo immediatamente la regola di integrazione ‘per sostituzione per gli integral definiti: . (02.6) fe ax = [st 80 & ‘Ad esempio, consideriamo Vintegale definito, cmispondente alstegrale indciito (e232), 5) f eee Abbiamo verifcato che 8 wile effettare la sostitaione x = sent, Dato che rislta 216) ey M0 Capitolo 9 93. Calcolo di aree di figure piane ‘Abbiamo introdotto Vintegrale definito con lo scopo principale di caloo- lure arce di figure piane del tipo 3a) An(myk x5, O uguale a P=. Quinn questo exempiorstha AG) = x(¢?— x), Nea figura 93 & rior ‘abo del mone A(3), che bel Bowuo esempio & una parabola Consideriamo ora le somme integrali della funzione A(x) nell'intervallo [s, bj. Ad esempio, limitiamoci alle somme integrali inferiori, Fissiamo una Integral indefinii 343 partizione P del?intervalio [a, b],€ sia [x.s,%4] un generico intervallo della ppartizione. In figura 9.4 & disegnato il rettangolo, avente come base Vinter- vallo [tz %e) Telativo alla somma integrale inferiore di A(x), ed & anche disegnata una interpretazione geometrica relativa al solido V. Aco a Figur 93 Jn figura 9.4, al rettangolo di area A(x4)(m ~ %,1) corrisponde i cilindro che ha per base un cerchio di area A(%) €la cui allezza vale (14 ~%-2). Cio® ad ogni rettangolo di una certa area corrisponde un citindro di pari volume. ‘Ad ogni somma integrale relativa alla funzione A(x) nel!’intervalio {a,b}, cozrisponde un solido costituito dalla unione di ua numero finito di indti,e tale unione & una approssimazione del solide V. E quindi naturale che il volume di V sia uguale alVintegrale della funzione A(x) nelt'inter- vallo [a, b], cio. (942) volume di V= { A(x) dx [Nel caso delis sfera di rapgio x otteniamo oa) Aw) Acxal Meas Xe z Figura 94 # particolarmente semplice il caso in cui V & un solido di rotazione, cio& ii contomo di V @ ottenuto facendo ruotare intorno all'asse delle xi grafico i una funzione f(x), come per la sfera raffigurata in figura 92, 0, pid generalmente, come nella figura 9.5. Figura 95 In tal caso Ia regione piana S(x) @ un cerchio di raggio f(x). Ouindi area di S(x) & data da (044) AG) = MEPs Integral indefnti 345 in corrispondenza abbiamo la formula che esprime il volume di un solido di rorazione: » (045) =f [t@) Fax. Nel caso della sfera di raggio x, exsendo f(x) = YP — =, otteniamo lo stesso risultato di (94.3). Pet mezzo delle formule (94.5) possamo calcolae it volume di un como crcolare reno, 0; aquindht ponto x= 0 @ a! massimo, Per la derivata seconds si be (63) fe) --2e8 4 FoF a 2eF OF -D) La derivate secooda negativa nelimervallo (~ 2 2, £2). Tn tae interato ta fanzione & concava al i fuori i tale itervallo Ia funzione & convessa. Si ottiene i grafico ‘come in figura 9.7. Per disegnare il grafico con precisione @ utile notare che 3 /2 & circa 0.7, mentre e! ‘yale crea 0,6 Inoltre Ia funzione i avicna rapidammente al suo asintot; ad exempio rislte 4) = 048... 3) = 0.0001, La funzione gaussiana ha un'importanza fondamentale in calcolo delle probabilita. In tale ambito una delle informazioni principali sulla funzione ‘gaussiana @ il valore del suo integrale improprio in (~~, + =). Dimostre- remo che risulta (954) f ef drag. ! I vEe Vez na Rgura 97 [Notiamo che, generalizzando In (96-1), gaussiana anche Ia funzione seguente, per ogni secon dei paramets A, B, tp, con A, B post: (65) 1) = Ac ‘La tuntione gaussiana in (96.5) & simmetsica rspeito al punto xp I grafico ei tale funzione s ottene dal grafico in fgore 9.7, enendo conto che i parametsi A, B agiscono Insegraliindefinitl 35 come an abi petit ogi any pt 98 son spor ga Sapiens due divers wale del pimeet ABs Nac oan acne ee pt > =i ngs pace A, Bia noo ce Mates impopi dels uno Ma) ml (= +=) aa ante a1 Con serine t= B (13g) sin ba ine (9) pean care Vtepl i- prt: 069) Figwa 98 Dato che A Ril = 16 ¢ solo se A = Bix, con quest scelia del parametro A; per ogni B > 0 ottenissno: 6 aye omer [apparent (968) oo Jn Iuogo dei simboll B, xp spesso si utlizane i simboll 9, u, con © > 0, ponendo oe Te 352 Capitolo 9 si camsidern quin la segvente fuzione gaussian, che be itepale lmpropi, exes a- fervallo (+ =), aguale ad 1: 59) Sunzione ((3). ‘Rimane da caloolare V'integrale improprio (964). Dato che non & possi- sie esprimere in modo elementare une primitiva della fonzione ¢* bile opines i mods Catan diver Paramo dal aco della hn Gione e°” in figura 9.7 e facciamo ruotare tale grafico intorno allasse ys Stieniamo un solido di rotezione come in figura 9:9. Figura 99 Per dare un'espressione analitica alla funzione di due variabili'rappre- sentata in figura 9.9, osserviamo che ad ogni aumero reale x positivo (sul- Tasso x delle ascisse) abbiamo associato tutti quei punti del piano di base di veordinate (2, 1), che sono sulla circonferenza di centro l'origine ¢ raggio x Gob, in base al teorema di Pitagora, dobbiamo sostituie ad x la quantita ‘Ouindi nella figura 9.9 & rappresentato il grafico della funzione di ee due variabi (96.10), fe peer Integra indefniti 353 Proponiamoci di calcolare il volume del solido V a forma di campana, rappresentato in figura 9.9, e delimitato analiticamente dalle condizioni (96:1) Velimty: Osyse®t), Con il metodo descritto nel paragrafo 94, per ogni x fissato indichiamo én S(x) la sezione piana comune al solido V e al piano, di ascissa x, perpendicolare al’asse x, come in figura 9.10. Figura 930 Indichiamo con A(x) Yarea di S(x); risulta Piet ats (66.12) awe fect asf” notiamo che, essendo t la vatiabile di integrazione, la quantita e* co: Stante rispetto a t; quindi pud essere portata al di fuori del segno di inte- grale: (96:13) AG) =e" ie ef dt=Ce®; abbiamo indicato con C il valore incognito del!'integrale da calcolare. In ‘base alla formula (94.2) otleniamo » (9644) 384 Caputo 9 volume di V ra teniamo conto del fatto che V & un solido di rotazione. Per applicare i metodo del paragrafo 94, occorre scambiare il ruolo degli assi x, y. Analiticamente dobbiamo pensare y come variabile indipendente cio’ dob- ‘biamo invertire la funzione y =e” . Per x > 0 risulta: fe xe Fiogy > 0). Notiamo che, essendo 0 < y <1, risulte — log y 2 0. In base alla formula (945), che esprime il volume di un solido di rotazione, otteniamo: (96.15) y (96.16) votune a ax [ ETEFP 8. 0 Liintegrale (96.16) & improprio, perché la funzione — log y tende a += per y -> 0. Ricordando Vntegrale indefinito (91.8) otteniamo vote Y= mf (he 9 (96.7) ery = im fy - y log yl = x - lim x(h — blog h) = slim sty ~ yes sh bm. xt log h) = x. Dalle (96.14), (96.17) ricaviamo cid che volevamo dimostrare: (9618) flere C= Wolmed¥ = 4 Incgrait ndefiis 355 97. Definizione di logaritmo, esponenziale, potenza Abbiamo introdotto le funzioni potenza, esponenziale, logaritmo nel paragrafo 9 2 partire dalia espressione a’, con a, b numeri reali (a > 0). Ci siamo basati preliminarmente sulla idea intuitiva di clevazione ad espo- nente reale ed abbiamo dato un significato rigoroso alla espressione a nel paragrafo 20 per mezzo di un lerwma di densiti del codominio della fun- zione esponenziale. In questa sede seguiremo un approccio diverso, basato sul concetto di integrale definito. In questo paragrafo ci proponiamo infatti di definire In funzione loga- ritmo per mezzo di una opportuna funzione integrale e da questa dedurre Ie definizioni della funzione esponentiale ¢ delia furzione potenza. Natural: mente supponiamo validi eli assiomi dei numeri real; in particolare sono definiti il prodotto ed il quoziente tra numeri reali ¢ Ta elevazione ad esponente naturale a", come prodotto del numero 4 per se stesso n volte. Olire a cid, utiizziamo i risultati dimostrati senza far uso delle tre funzioni che intendiamo definire, ‘La funzione 1/t 2 continua e decresceute per t > 0; a partire da essa, consideriamo per x > 0 Ja funzione integrale (71) FQ) = f fat > 0) A In base al teorema fondamentale del calcolo integrale, F(x) & derivabile per x > Oe la sua derivata vale I/x. In particolare F(x) ® una funzione ‘continua. Fissati due numeri positivi x, , caleoliamo la funzione F nel prodotto mh » hh fe(s sy 12) ‘NelPultimo integrale effettuiamo la sostiturione { = g(6) = x38. Risulta ¥(6) = x). Inoltre, se s ¢ [1, x2), allora t © [xy X32] Ip base alla formula (62.14) di integrazione per sostituzione per gli integrali defini, otteniamo as * x, ds oe[ ae 3) f % 4 f #6). 356 Capitolo 9 In definitiva, con le (97.2), (97.3) abbiamo provato che FOxy%) = Fox) + Fa), In particolare, per x, = x; = x, risulta F(x") = 2F(x) e pid generalmente (14) Vu. >0 (975) Fo") = oF (x), vane NO Dalla stessa definizione segue che F(1) = 0. Verifichiamo ora che F(e) 1,cone numero di Nepero definito nel paragrafo 31 come risultato del limite Va > 0, lim. m= (1+ Per in proprieta (975) e dato che F(1) = Fo) =a (1+2)-a[r(a+? FO + tm) -F) Yo : abbiamo nel'ultimo membro compare il rapporto incrementale della funzione F nel Punto x = 1, con incremento h = lin. Per n> + = otteniamo lim (978) FO) = Bm Fy Fat) FO). FQ): ato che F(x) = Ws, risulta F’(1) = 1 © quindi 79) Fle) = 1 La funzione F(x) ha derivata (= 1/x) positiva per ogni x > 0; percid 2 ‘una funzione continua e strettamente crescente per x > 0. In base al criterio i invertibilita del paragrafo 46, F @ invertibile, cio esiste Ia funzione fnversa di F, che indichiamo con Fe che & definite da (1.10) Fy) x = Faey. Fissato a > 0, scriviamo la telazione precedente con x = a°. Dato che y = F(x) = F(@") = oF (a), abbiamo Inlegraliindefinu 35 oral) a =x =F" (y) =F! (F(a). La relazione precedente giustifica la seguente DEFINIZIONE. — Se 2, x sono numeri real, con & > 0, de Pespressione «a elevato ad x» nel modo seguente: cae (97.2) at = F! (x F(a). Is patticolare, ponendo a csporenziale: (9732) =F Gy Se, come al solito, Ia funzione logariomo (in base ¢) i sane SOF si BF (in base e) @ Ja funzione (97:19 log x = Fx). Rieultano quindi definite Je funzioni potenza, esponenziale, logaritmo e si riecnosce facilmente (si vedano ad esempio ghi esercizi 938, 9.29) che © godono delle propricta illustrate nel paragrafo'9, Esercizi 94 Uillzande i tcoeme fondamentale et eleoko cake derivata delle funzioni Se mia @ Fe) firee Faye fest at ) r= [a fot @ Fa-[" Pea nl fs (@) J+3", @) ~ sen? x ; (©) atiizare ln regola i desivazione delle funzioni composie. La funzione data 2 Ia composizione della funzione x? « dela fuzioneintegale, I suato # 2 es (@) (og xP } 92 Tenendo present gi ategraliiadefint imme del pararafo 88, cal colare i seguent integral aden 358 Capiolo 8 @ forrne oy fora © fe @ {Re «fons o fre [@) 284x460) +6 © lace ODN +6 (2) log Hi + x1 #65 (©) Gen SHY + 6 © Blog 2 +d) 93 Ricordando la formula di derivazione delle finzioni composte, verificare, che risulta [torre are pty totes bed (22 ax = tog ie) + © of aes Heo) © fe reyane se @ feos) £3) dx =~ 005 f(x) +6 te) feos te -F09 a= en ta) +6 re) cos? f(z) o a= ite dx = aresen fa) +¢ FQ) o J ro £G) o [ate 94 In base alla formula (2) del’ssercizio precedente, con f(x) = x +1, risulta ‘ex = arcig f(x) + ¢ ee JarvecdaemteeBershes le dato pud essere anche calcolato per decomporizione in 95 96 or negra indeft 359 formar furs fareZeree 1 risultati ottenuti sono differenti fra loro? La funzione covangente t definite da! cotg x = cos wisen x. Verificare che risults: Densch: [cerae-muaee Vex nie de Joesarengiensiee. [Per Vultimo integrale utilizzare Ia formula (b) dellesercizio 9:3} ‘Unilizzando le formule dellesercizio 93, calcolase i sequent integral in- definiti 7 ®@ Joos teas 0 fee? x con x ae @ free [de 1 © fre © Saar e (@}enaee Ofstxes O-fetes @-e%+e (e) log ogxi+c = 2" V+) Utitizzando le formule dellesercitio 9.3, cacolere { seguenti integral in- defini x 3 © See © Jee Uo J eesen + 5) 3 args? + 360 Ceplioto 8 98 99 9i0 oun Calcolare, per decomposizione in somma, i seguenti integrali indefiniti o {ie wo Ppa aes 2 © ad @ [ye {(2) Scomporte it numeratore nel modo seguente: 1-x=~1-x4+2. ‘Liimtegrale vale — x + 2 log [x + 11 +c; (b) log Ix] + Ui + 6 (2) — (32+ 2° + 1H) + (8) X~ arelg x +o} Calcolare, per decormposizione in somma, i seguenti integrali @ cos’ x dx ex ©) eeveots {(@) iizare Ia scomposizione oo: x = cos" x- coe x= (1~ sen? x) cos x Liintegrale vale senx ~ (Seu°x)3 + ¢; (b) senx/3 ~ sen*x/5 + ¢; (¢) Proce- Gere some nella (88.7), L'integrale vale 1/(2 cos’) ~ log feos xi + Jog isen x] + c; (4) te x - tg x +e} Calcolae | sequent integra indetiniti di funzioni vexionali xa xw-1 @ [ie o fee , Poxst Bot © \ay* @ [re (0) 8 4x4 log bx—1]- loge + 1146) PB 4x45) KD+E+ loght ~ 31 ~ loghal + c; (d) x~2 arcig x + ¢} Caleolare i seguenti integrali indefiniti di funzioni raziouali o [FSF © eam és ex © jae © fxs 9.2 923 944 945 Incegrat indefinu 361 {(@) %— lop be ~ 31 + 65 (6) 2B ~ Ax + 8 arts (02) + 6, (6) log fl = log be = 21 = 1x - 1) + 65 (4) (is) log bx — 31 = (/4) log fx + 11 — (12) arte x + ¢} CCaloolare per parti i sepuentiintegrali indefniti () [xsea ax Oo) [Fie a © frre @ fete a [(a) ~ x 008 x + sen x + 5 (b) (23) log x- 9 +c, (@) x log 2 - 2 (log 2 + 6; (@) ~ og x + i)lk + ¢] Integrare per part i seguent integral indefin (of atogs * a © fake © feswexas @ f sseax ax [(@) (2 2) log x ~ (2 2) log +2 4+ 6 (6) xg Hog loos +6; (©)x arcig x ~ (12) log(t + 32) + 6 (€) x reson x + YE e+ 6] CCalcolare per sostituzione i seguenti integra indefniti @ fxarte ) faesryes © Iea 0 fF {(@) Conta sostituzionex~ 1 «fs ottiene 2) =i)" + @15) (x1) + <; (b) con Ja sostituzione x + 1 = tsi ottione (x + 1)" — (x +1)" +6 (c)! sostituendo yx = t si ottiene 2 \x-2log (x +1) +c ; (d) sostituendo ef 1 =1si ottiene log le" 11x +o} Calolare Vintegrale indefinito a 3 Capitolo 9 9.16 oa 98 939 920 921 {Coo la sostituzione «* = t, si trove il risultato arc e* + ¢] CCalcolare per sostituzione i seguenti integral indeGniti © \gRe © fes cos} x o /ee {(e) 22+ 210g Ge + D+) +3 B-rAs, (@)2veenx(i-(1/5)sen"x)}+6, (@) log h fe 41-11 ~log (fe 1+) +e) Catcolare i sepuent integra defini [sare of peewee t © {ss © fee b , eo) 0% ) 4 (Jo 2 (6) 81 Calcolace i seguent integral definitt ® f ane cx (o) [geen N © [ake @ [stshe le a [@ m: (b) 4 © 2m (6) 1-4 log 5 +7 10g 2 F \Verificare che le tre regioni R, 8, T, in figura 9.11, banno le stessa area, CCalcolare Varea delasteroid, iot dela regione piane in figure 9.12, rac- tchiusa dalla curva del piano x, y dl equazione x + y= 1 [NetViotegvale da calcolare utile Ia sostturione x = sen” tl risultato & (8) =) Calcolare il volume di up settore di paraboloid, ciot de! solido ai rota- done che si ottene facendo ruotare il grafico della funzione f(x) = YE . 922 923 Inceprat indefinis 363 perx€ [0, b] (b> 0), intomo al'asse delle x [xb 1 Figura 93 Figura 932 ‘Verificare che il volume di un cifindro circolare rerio ® uguale al prodotto ell'area di base per Valtezza. [Un eilindro retto ai altezza b, avente per base un cerchio di raggio r,2 uo solide di rotazione che si ottiene facendo ruotare intorno all'asse x i] (rafico della funzione costante f(x) = x, von 0 ‘Figare 10:1 — f(x) = sen x? Figura 102 — fx) = sen 2? 37 Capito 10 Figura 103 — f(x) =1 + sen(e"- 1) 99. Uso della formula di Taylor nel calcolo di limiti La formula di Taylor con il resto di Peano si dimostra utile nel calcolo i limiti di forme indeterminate, come nell’esempio che segue. Si vogiacalclare i limite: a) tim (4 1 limites presenta sotto la forms indeterminta +s ~ (4). Utitiziamo la formals ‘Taylor delta funzione sen x centro 1g = 0 (6 veds Ie (98:18) con m = 1): ws eae Sion tases), Fr 3) tm ZEB Hob) BFFs of" Formula di Taylor 373, ‘5 €-utliazato i fatto che x7 - o(34) = o(a°) (si ved la seguente); cos pure si Le oe ea CO he “Dedede namcrote€ Ssoniantoce dda 93) per? ¢teunde proves che 229 2) oper x40, BT OR RA ‘come pare o(:‘Va° + 0 per x 0, si oftiene infine i limite equivelente Hwee? 1 Meee) meron 8 na Ai fini del calcolo di Simiti sone utili le proprieta degli «0 piccoli» elencate nella seguente PROPOSIZIONE. — Valgono le propriett (m,n € Ny: (996) ofa") + of") = of") 5 (9927) © = costante # 0; (998) fx) — of3") = of") + 93) 2B o(78) = of" (99.10) 08) + o(2%) = of") 5 (9.41) 0(0(5")) = of") (99.12) o(2" + (3%) = oft"). Dimostriamo 1a (99.6): siano 1(9) = o(8"), £(3) = o(x*j due funzioni infinitesime di ordine superiore a x* per x — 0, cot tali che 18) 2g, tim 8 (99.13) dim 7% in e Ma allora anche [f(x) + g(x)Ji*-20 per 1-10, cid f(x) + a(x) = o(2"), come si voleva dimostrare. ‘La (99.7) afferma Vorvin proprieth che se f(x)/x" -> 0 per x ->0, allora anche ef) fe) (09.14) ae 314 Capito 10 convergono # ero per x90, qualunque sia Ia costante © = 0 Tc t95 8) si prova come la (9.6); si osservi che, in generale non & leco porre o(s") — o(x") = ‘0! Infatti o(s") — o(x*) denota la differenza di Gue Ronzion’ 1(x), eC), entrambe infinitesime di ordine superiore a © per x90. ‘Le (99.9), (99.10) si dimostrano in modo analogo. ‘Dimostriamo 1a (99.11): posto: £00) = ofo(x")), risulte (03) £2) oe) 2 9 ee per x0; percid £(2) = o(3") per x > 0. cDumostrazione della (99.12): posto f(x) = 0° + 0(2")). si ha: A(x) _ oft + of") 6 7 2) i (9936) FOR) per x 0, Percid f(x) = ofa") per x — 0 Come uiterione esempio caloliamo i Lite e ef i) ‘onendo Sr al poito di x nolo sviuppo della funsione sen xi (96.18) ¢ wllizand Ie (9927), $1 ottiene oni) eee JP 206 ‘Untizzando ance To situppo (6:19) dea funzione cosen, i faite (9937) Avene 3x deco et een Oe = 3 - oo, sete = 224 obey 4 38 90) 2 + of 19) -_ eM eee eum PE LOD FA OES a = ae Come ultimo esempio studamo il Hite di sucsatione (9520) Formula di Taylor 375 che & icondoctile (mediante 1s compesizions co la succesdone %, = Ue ¢ wiizzand it teorema del paragrafo 42) al Iinite i fumsione (98.28) im (08) F = im € ‘Vslizando gi wuppi in formula i Taylor dete fusion cor x ¢ log +x) ¢ le proprietb deg 0 picsabe, si wes den yea (i-E eB da cis deduce immeditament che jini 09.20), 98.21) vgono «= 100, Resto integrale FORMULA DI TAYLOR CON IL RESTO INTEGRALE. — Se f > derivable 1+ 1 volte ins (a, b), con derivate £°™ continua i resto Ro(®), definito in (98.7), si rappresenta nella forma (2001) RO) = f GaP seenar, vx ela, by Nh, Dimostrazione: per la definizione (98.7), © per ls (98.6). il resto Re(x) @ dato da = (0002) RG) = 109 - FP eas % pertanto Ia tesi consist nel dimostrare che il secondo membro deta (200.2) Peher opm X¢ [a bl, uguale al secondo membro dela (1002); proviamo ci per induzione su n= 0, 1, 2 pane o, Puguaglianza dei secondi membri delle (100), (1002) & consepuenca della formula fondamentale del caleolo integrale; inf (100.3) f £(t) at = [BCR = £08) ~ fC) = Rol): vx e {a,b}. % [NelPipotesi che (x) ammetta derivata di ordine n +2 continua in [2 Pl ‘assumiamo per induzione che 398 Captolo 10 2 Rye) = 16) - Fea e a (200.4) 2 f GaP gona, Yee fab] ne Integrando per parti otteniamo yt aed R@ “it? 9] ae Fae (2005) net =" oo B50) ae 9 aa =" pe | oro 19 de che equivale alla tesi, con n + 1 al posto din: ye (005) Rt = f SAI mone a, A a Wx fa, bh. 201 Resto di Lagrange Continuiamo ad indicaré con R,(x) il resto nella formula di Taylor, definito in (98.7), FORMULA DI TAYLOR CON IL RESTO DILAGRANGE, — Sef? derivabile n +1 volte in [a, b], con derivata f°" continua, per ogni x « {a, b] existe un numero x, compreso t1a X ed x, tale che Gq) ent io. RO) = ear oe na Dimostrazione (primo metodo): supponiamo x > Xa (le differenze con i ‘Formula di Taylor 371 as0 x < Xq sono soltanto formali). Indichiamo con m, M rispettivamente i minimo ed il massimo di f**(t) nell’intervallo [o, x], certo esistenti es- sendo f continua. Dalle disuguagiianze m < f*"5 (Q)< M, Vte [xp 2] ¢ dall’espressione integrale (100.1) del resto R,(x} deduciamo che (101.2) af SPasreem fa: 2 he Vintegrale & calcolabile elementarmente ¢ vale 1 sare 2 | @ ae feo aod | Gaor he Bet (101.3) oa ery Percid @+0! aoL4) ms RO): Gog SM Peril teorema del'csistenza dei valori intermedi applicato alla funzione t-P() (tale funzione assume tutti i valori compresi tra i! minimo m ed il ‘massimo M) esiste x € [Xo x] tale che 015) 1%.) = RA) Dimostrazione (secondo metodo): osserviamo preliminarmente che questo secondo metado di dimostrazione mon fa uso degli integrali ed ha il pregio di supporre lesistenza della derivate f*"? senza richiedemne la conti- amuita 11 difetto 2, forse, che ta funzione g(t) con cui si lavora @ un po* artificiosa. Fissati x, x € [a,b], con x # Xp (alirimenti Ry() = 0 e la tesi (101.1) & ‘owvia), Ja funzione g(t) di cui si @ detto & definita per ogni t ¢ fa, b] de & 40 cos) 20-F SO. oot ne) 318 Capitol 10 a(t) isulta derivabile nellintervallo chiuso di estremi x) ed x; inoltre, agli estremi dell'intervalio assume i valori g(x) = f(x) € 21 (01.7) 3G) = > oo ( — mW) + R(x) = £08). ae Essendo g(x) = g(t), il teorema di Rolle assicura V'esistenza di un punto x, nelPintervallo aperto di estremi xp ed x, tale che g'(x:) = 0: esplicitando ia derivate di g(t): 20 =F P20 ot -F LO eye & mm a = DI (aon) -@+)RG@) 22 @- ey 09) m (=o Be = 4 RO) BS ¢ sostituendo a t il valore t = x em) Mm) @-oF eo Ra) ow si tiene la tesi (01.1). : dois) @+y ec n = 0 Ia formula & Taylor con il resto di Lagrange non & altro che il teoreaua i Lagrange (parapralo 61): eviste x, neWntervallo di estremi Xp ed x tale che (130) A(x) ~ fx) = Ry) = £1) - &— x9) Per n genesio la formula di Taylor com i resto di Lagrange & utlizzaa pet la tabula- ose numerica di funioni;® initial base della stima del resto (1022), proposta nel pevagrafo seguente, 102, Tabulazione di funzioni La formula di Taylor & utile, oltre che per il calcolo di limiti, anche per Js tabulazione numerica delle funzioni clementari: si approssima un valore Formada di Taylor 319 4i una funzione f(x) con un polinomio di Taylor di grado n, scepliendo X ed ‘bin modo tale che il resto R,(x) sia compatibile con il grado di precisione consentito dal problema. A questo scopo & necessario avere una stima del resto Re i STIMA DEL RESTO. — Sia f(x) una funcione derivabile n + 1 volte in un intervallo fa, b} contenente Yq, con derivata f°? continua in {a, b}. Posto (102.1) Myo: = max {if*9(x)] : x [a, bl, il resto R(x) della formula di Taylor verifica la disuguaglianza = sgt | waa neta (402.2) TR, OO! S Maa Dimostrazione: 2 diretta conseguenza della rappresentazione del resto secondo la formula ci Lagrange (101.1); infatti, fissati x, x < [a, bh se indichiamo con x, il punto per cui vale la formula (101.1), si ortiene: os bon TRG)! = 1" Pow)I want * (ozs) xp < Mon ET Diamo un‘indicazione di come calcolare numericamente i valori di una data funzione usando Ja formula di Taylor. Con il metodo che esponiamo si possono costruire le tavole dei logaritmi.o delle funzioni trigonometriche. ‘Si fissa preliminarmente il numero di cifre decimali con cui lavorare, © pia precisamente, il grado di approssimazione con cui si vuole conoscere il risultato. Si esegue il calcolo usando il polinomio di Taylor (98.6), trascu- rando il resto R,(x). II resto, 0 errore che si commette, & stimato con la formula (102.2). ‘Ad esempio, si proponiamo di calcolare sen (1/0) son un errore inferore 0 107 Serio a gaa Tar pre sone) en e005 0 x= 10, Dato she la derivate f'(x) @ upuale a = sen x oppure = cos x, risubts {f")(x)] = 1, ¢ guindi ms) Myr =m {HMI p a 1 380 Captiolo 10 Percit, e 0.5 x 1/10, otteniamo 1 (a2) FR OLS Mya ape si pub calotae (a +1)!-30°* per {primi valor din: in partcoere perm + 1 = 5 strove 1 025) Rls sts os ‘quindi commettiamo us errore inferiore a 10” se approasimiamo il valore del seno di x con it Sree ee al i amy euct wef Ponendo x = 1/10 otteaiame i valor: aot Ed 2. waded. 2 . oovoesss or 30°10" 710 ~ eM = Lerrore commesso & inferiore a 10 = 0000001, Cid signi! che Ie prime sel ite ‘dcimali trovate sono esate. Quin possamo semza dubbio afermare che 029) Velendo conoscere alte cite decal ise, (1/I0), esta sumentare n. Ad esempio, se ‘vuole in rswhato con un grroreinferiore a 10-", basta prendere n = 6. Das stima (1025) S ottene [Rg(2) < U7! 107) < 10", Eaepuendo i calea a rove il valoe esato fino alla ‘one ca decimale: 1 4 aon eee oe oe 10 * sao * Zap * OOPPHSMIE- Calcoliamo ora valori numerici approssimati del numero di Nepero e; utilizziamo Ia formula di Taylor per la funzione f(x) = e*, con centro x)= 0 con x = Poiché la derivata f(x) & uguale ad e* qualunque sia n, ¢ dato che la funzione e* 2 strettamente crescente, risulta (2e2.11)' Myay = max ("x € [0, I] = <3, Ponendo x = 0, x nella stima de! resto (102.2), abbiamo Forma di Taylor 381 3 (102.12) IR, OLS Mags ma wD ‘Ad esempio per n = 10 si trova [R,(x)| < 3/1! < 107, Quindi otteniamo it numero e dal polinomio i Taylor (98.16) per la funcione e* con x = 0, x=in= 10: siete dest -2nenisou.. (202.13) 38 a Tirisoltato & stato ottenuto # meno di un errore inferiore a 10”. Percid il valore di ¢, esatto fino alla sesta cifra decimale, 2 il seguente: (ag2.14) e = 2718281. er valori pit grandi di n, con lo stesso metodo si trovano, ad esempio, le prime trenta cifre decimal: 202.15) ¢ = 2.718281828450045235360287471352... Appendice al capitolo 10 103. Il binomio di Newton come conseguenza della formula di Taylor ‘Tutti gi studenti sanno che (2 +b)’ = a? + 2ab + D7. Esaminiamo qui il modo di esprimere esplicitamente la potenza del binomio (a + b)*, conn 2 2, utllizzando un metodo analitico basato sulla formula di Taylor. Ricordiamo che Fargomento & stato gia trattato nel paragrafo 16 con due dimostrazioni basate sul calcolo combinatorio ¢ sul principio di induzione. Esaminiamo preliminarmente la potenza (a + b)* del binomio a + b, con ; dato che considereremo b variabile, utiizziamo la notazione b = x. Gio, ‘studiamo Ta funzione 13a) fa) = (+a% xe RB, che, essendo pradotto din fattori uguali a1 + x, "un polinomio in x di grado n. La derivata f & quinai un polinomio di grado n - 1; le derivata f° 2 una costante; la derivate f*” 2 identicamente mulla, 382 Capitolo 10 Ufilizzando la rappresentarione di Lagrange (101.1), si vede che il resto R(x) & nullo, D'altra parte che, nel caso di un polinomio, il resto fosse identicamente nullo era gia stato osservato alfinizio del capitolo con la formula (98.4). Scegliendo x = 0 abbiamo, come in (98.3), V'identita 4 iS (0) #0) (a=) +O x+ 04s SP (103.2) we = POe Zu Le derivate successive di f(x) = (1 + x)* valgono (ke Bae x 0. IR,@) = 0 ~ 9) 103 Scaivere la formula di Taylor di ordine n ¢ di centro x= 0 per le funzioni (a) sen? (e) cos x? © et - x) @ 104 —Ubilizeando la formula di Taylor, calcolare i limit: sn EtE yyy Eee Rall +) roo 5 sen Tx by ¥ @) 384 Cepitolo 10 105 106 107 108 (a) Siust sen t= t- 26 + Ry(t) con t= 77 ¢ t= 2x: rsutato de limite 2 1U12; (0) si usino le formule di Taylor al primo ordine per le funzioai e* os x ela formula di Taylor al secondo ordine per log(1 + x); I risulkato & 3a Utilizzando Is formula di Taylor, caloolare i limit: ® tin, $10.4 38) =a} ©) tim (or 2) [@ si usino: e' =1+t + oft), ogg +2) 5 x + of"); il risultato @ uguale fad 1; () si usin: cos x = 1 - £2 + of); log (L +1) © t + of), da cui log (cos x) = it riultato & Ye] ‘Si considesi la funzione f(x) = (1 + x)°, oon 0 < b <2. Verificare che per ‘ogni x2 O sisutta IP (x) 0, exprimere in forma decimale i numeri seguent, dando snche une stim ellerore. ® £8 oO O # @ ay (la) Wo = 1 4 1)! 21.4 12 = 15 con un exrore TR, Q)I < U8 = 0.125; (b) YI2 = 1 + U0 = 11, | R, |< 17200 = 0.005; fi (©) e145 = 12, R 1s 225 = 008; (@) A yh 51 + 370 = 135, | R, | 3500 = 0.00575] Usando Ja formula di Taylor, esprimere in forma decimale i seguenti ‘pumeri, con un errore inferiore a 1/10. @ € ©) Tos 3) © sna @ cost Ua) Ye = 1+ 12 + UR = 1.625, 1 Ry (12) < 1; (6) log (1.3) #03, 1, | 5 97200; (6) en (12) = 05,1 Ry 1 5 1/48; @ cos 1 205, | R15 124) 109 Formula dt Taylor 385 issato b ¢ R,verificare che vale il seguontesvloppo secondo la formula 4 Taylor (con Pusuae signiicato di RAC): dsah= 3 (sR, 000 ()= bb - 1).(b~ +1) Beaded CAPITOLO 1 SERIE i 104, Serie numeriche 4 Sia a, una successione di numeri reali. Ci proponiamo di definire le somma dei termini della successione, cio® di definire Fespressione a04.1) ata tata tat Introduciamo Ja somma s, dei primi n termini della successione (detta anche somma parziale, 0 ridotta n-sima): (2042) gaqtarata= Dae a ‘Tale successione prende il nome di sere di termine generale a, Ricordiamo che il simbolo £, di sommatoria, @ stato introdotto nel para— srafo 66. naturale definire Pespressione (1041) come limite, per n+ +=, della successione 5, delle somme parziali. Cio® poniamo per definizione (104.3) Zax lim y= tim Ya. et wt aan Ii simbolo a primo membro si legge: somma, 0 serie, per k che va da 1 a Se il limite pern—+ + « dis, esiste ed & un numero finito, si dice che la serie & convergent. Se il limite dis, vale + e (oppure ~ =), si dice che ta serie 2 divergente. Una serie convergente o divergente si dice regolare. Se no esiste il limite per n > + di s, si dice che In serie & indeterminau: naturalmente, la somma della serie @ primo membro della (104.3) @ definita solo nel caso’ in cui la serie & regolare. Il carattere di uma seric & Ja sua proprieta di essere convergente, 0 divergente oppure indeterminata. 388 Caplolo 21 [A titolo i esempio consderiam la serie seguente, dena serie di Mengolt 1 044) *ynte Tatra sa ‘La somma s dei primi 0 termini dela sere 2 data dalla formula (che, come proposto nel'esercio'142(@), i dimostrafaclmente per indaione}: 1 2 ans Eos; - wh wep per ny += 5, converge ad 1. Quindl In serie data 2 coavergente © Ia somms vale (104.6) Zieep 7s CConsiesami ora ere zona alle eurcessone a,» (= 1), ot (0047) 141-144 De ‘Perla guecesine ¢ delle somme parill oteniamo: sy =~ 1; = 0. La succescione non Be limite; quinl le serie (2047) indeterminate shane. ‘Si noti che ’esempio (104.7) di serie indeterminata 2 stato dato a partire dalla successione a, = (~ 1)* che non converge a zero; questo un motivo per esclndere a priori che la serie converga, secondo la seguente: CONDIZIONE NECESSARIA PER LA CONVERGENZA DI UNA. SERIE. + Se la serie J) a, 2 convergente, allora la successione aq tende a | et wero pern > +=. Dimdstrazione: indicbiamo con s, la successione delle sommnie parziall ¢ con € R la somma della serie. Essendo (104s) | Sheth ven, risulta. | 2049) | imag, = Tiny) — Jim 8, COsservawo che Is coodizione precedente 2 nocessaria ma non suffiiente pela conver ‘naa di una serie, come si vede dal segueate Serie 369 ESEMPIO, —Il termine generale della serie = 4 Pre ‘2 infntesimo, ms la serie 8 divergene. Verifichiamo inf, per induzione, che le sua ridotta asia & dat ds (oe) gaveed-1. Cio & immediato per n = 1, Supposta vera Ia (10411) perm =m, verifichiamola per 2= m +1. Sia dunque g, = me 1~ 1, allora (40410) 1 1 ay Sts Soe al Resende evideteneate 1 104 HEE a faced ae Gxtaeeta ee fats (104.13) segue 5,3 = ED ~ 1, sid ta es. Dal criterio di convergenzs di Cauchy per le successioni di numeri reali siticava il CRITERIO DI CAUCHY PER LE SERIE. — Condizione necessaria ¢ suffciente affinché la serie 5. m, sia convergente é che per ogni e > 0 esisia rot v> 0 tale che ap 0414) 1S a Le L ae t Baa tm + Aap |S vo per ogni n> ve per ogni pe N. Dimostrazione: indichiamo con s, la successione delle somme parziali © ricordiamo, dal eriterio di Cauchy per le suecessioni (paragrafo 35), che 5, converge se e solo se per ogni e > 0 esiste v > O tale che per m>~.n > ¥ (404.15) eq - Sol <8 390 Capitolo 17 Essendo per m>n,m=n+pconpe N, si ha » 2 ow (10436) w= Dae Dae yw Be ate da cui la tesi- i facile verifin somo le teguent proposzon. [PROPOSIZIONE 1. — Se le sere di termine generale ¢ by sono regolarte se (047) Tasty a significato in Re RU os +0), lors la serle al termine generale my + by @ regolare € sul 10428) Lerwedardn PROPOSIZIONE 2, — Se le sere di termine generale ty 2 repolare, anche la serie di termine generale © ay @regolere per opni c € Re ai ha 0439) Utie & Ia nozloue di resto di une sere. Data ia seie 5 a por ogni = N conieriamo ta seie reo nino! ao420) Ban Aaa Bs tt Ba ‘ortenutatrascurand i prin termini dela serie data © cot da serie di termine generale by per ketan 042i) be a per perk Suse i segue ‘TEOREMA DEL RESTO. — Se laserie 5, ay #comvrgente anche a serie resto mimo 1b & Deta Ble sus soma, cod posto Serie 391 10422) R Eada sha tlre t ans) lim Ry=0. | ‘Dimostrazione: essendo, per m > nb ~ Hy cosa9 Za-neko-w ‘Per opsi m > n. Pertanto la sere di temmine generale by - a, & convesgeate. Tale situlta ‘lors im ase ala proposizione 1, anche Ia serie di termine generale by = (by ~ ty) + a4 ‘La (10424) pu exer rscita come 10425) da-w- Eo-weEs. per ogni > pe cl, pasando ine pee m =, bn mae) Zormenensarn, eae ean Backoa tatty ‘Passando al Tinite per n+ = in tale relaaione, e icava le (10423). 105. Serie a termini non negativi Diremo che una serie J, a, & a termini non negativi se per ogni n¢ N a risulta a, > 0. Diremo che una serie & a termini positivi se a, > 0 per ogni n. ‘La successione s, delle somme parziali di una serie a termini non nega- tivi 2 crescente. Infatti, dato che &,.: 2 0 per ogni n, risulta anche sy. = 5, + se; 2 Sy Ovindi, in base al teorema sulle successioni monotone (paragrafo 30), §, non pud essere indeterminata, ma ammette sicuramente limite (e- ventualmente uguale a + e). Abbiamo cos) dimostrato il seguente: 392 Capitolo 11 'TEOREMA SULLE SERIE A TERMINI NON NEGATIVL — Una serie a termini non negativi non pud essere indeterminata. E quindi conver- gente, oppure divergente positivamente. ‘Ad esempio, in base al tcorema sulle sere & teri non negativi ed alls propoxzione del paragrafo precedente, & possible effermare che cas ies {nfut, Ja serie data & a termini postvi, quindl pud estere-divergente 2 + =, oppure ‘convergente, Ma non 2 convergent, perché Ja suceasone a, = 2/(n + 1),non tende & 220 ‘per no} +, ma tende a 1 Evidentemente la somma di una serie 2 termini non negativi conver ‘gente @ maggiore o uguale di ciascuna delle sue somme parziali s,. 106. La serie geometrica Per ogni numero reale x consideriamo la serie geometrica (106.1) Ftetexete wees a TI numero x si dice ragione della serie geometrica. ‘Se x2 positivo, la serie @ a termini positivi; percid, se x > 0, la serie & convergente oppure divergente. Se x 2 1, 1a successione a, = x" non tende zero; quindi, in base alla condizione necessaria per la convergenza di una serie, In serie @ divergente, ciot risulta (1062), yee veo. & Fissato x < 1, calooliamo la somma parziale 5,. Ricordando la formula (117), abbiamo (1063) Serie 393 In accordo con la relazione di limite (29.1), por n> + =x" tende a zero se x€ (- 1,1), mentre non he limite se x =~ 1. In corrispondenza otteniamo Ul-x), se ~1 +e quindi anche Ia successione 5, tende a + w, Ciot la serie armonica (107.1) & divergente. Seie 395 Data anportana Ss 0 na seoindadmoxrzioos de diver cos ln ee umonie, ei fr oa det elo integra (on ter metodo core ene propo nelfeerco 1.15). : “a te topo nicotine (ptagrato 31) che ame nef? une successione crescents, convergenie al numero di Nepero © per k-» + s: abbiamo quindi conn) eH Veen. Dato che te funzione log x8 crescent in (0, +=), sult log e2 log a, per ogni K€ Ni cio ons) exe zie (i§) wen, aa aura, 2 eg (ELE) ete wen Secunda pet = 1, 2 nino oo s-EB ore 2 flog(n + 1) - log n] + flog m ~ login -1)) +. + igo 1) = tof # 1) =o = ota + 5 not ee, pr air vi, tet di ove I (105), Dao eb seine tog(a #1) diverge a += per a-> +=, anche Ia suceesione fy delle somme paral dverge = Considetiamo, per ogni valore del parametro positive p, Ja seguente serie armonica generalizzata: 1 1 agra l+5tet Procediamo analogamente a come fatto in precedenza. Sek Sx $k + 1, risulta (107.12) vee Kk k+1h 396 Capiolo 12 Integriamo nell'intervallo [k, k + 1] © sommiamo rispetio a k: 1 a& S12 107.13) Seyi tea, Aways ede La somma a destra & la ridotta n-sima sy; ls somma a sinistra, a meno 4ol primo termine (uguale ad 1), Ia ridotta (a + 1)-sima. Quindi possiamo riscrivere Ja relarione precedente nella forma a (1074) aa-is{ 2s Abbiamo gia considerato il caso p= 1. Se p< 1 oiteniamo 1 a a fey et ae 2s Pal -S2"-45 ; distinguiamo ora i casi p <1e p> dato che 1 ~ p> 0,Y'ultimo membro tende a + » per n-> +e; quindi anche la successione 6, tende a + «. Pertanto Ia serie armonica generalizenta & ivergente se p< 1 Invece, se p > 1, dalla (107.14) otteniamo (107.16) fea S14 fr & # dato che 1- p< 0, per n> + = la successione (n + 1)" tende a zero. ‘Quindi ia successione s,,; (che ha limite perché Ia serie & a termini positivi) 2 convergente. ‘Riassumendo, abbiamo dimostrato che la serie armonica generalizzate 2 convergente se p'> 1 ed 2 divergente se 0 < p <1. Naturalmente la. serie (07.1) @ divergente anche se p < 0, in quanto il suo termine n-simo non tende a zero. 108. Criteri di convergenza Non sempre ® semplice calcolare esplicitamente la somma di una serie (per questo spesso si ticorre a metodi numerici). B pit facile ed & sempre interessante poter stabilire a priori il carattere di una serie, cioé stabilire se una data serie @ convergente oppure no. Considereremo sempre in questo paragrafo serie @ termini non negativi. CRITERIO DEL CONFRONTO, — Siano ay, by due succession’ tali che 0S a ¥, con v fssate, CRITERIO DEGLI INFINITESIMI — Sia a, una successione a ter- mini non negativi. Supponiamo che, fissato un numero reale p, esista il timite: (208.3) lim a? a. ‘St ha: (108.4) fete pri => Yav. Per tali nm risulta quindi 0 < a, < (¢+ 1)/n". Applichiamo il criterio di contronto (108.1), con by = (¢ + Ijin. Dato'che p > 1, 1a serie armonica generalizzata relativa a b, & convergente; quindi anche la serie relativa ad a, converge. Nella condizione (108.5) con ¢ # 0, esiste un indice tale che (per semplicita consideriamo f< R) (108.7) BP a, > €2, Va>v. Procedendo in modo analogo a come fatto in precedenza otteniamo la (208.5). A titolo 4i esempio, possiamo affermare che la serie om) ivtas {2 convergente. Cid segue dal criterio (1084) con p 4: infat riulta dost (108.9) at dee os ane3 A stevo moe, spplicndo it riteto (1034) con p = 2,5 vec cel ei egueate convergent casio 5 ft-ont Jeon CRITERIO DEL RAPPORTO. — Sia a, una successione a termini positivi. Supponiamo che esista il litte (108.11) Alora si ha: Serie 399 (208.12) tel = actos Sacre cf (108.13) Ol = Dimostrazione: supponiamo ¢< 1 e scegliamo un numero x tale che ( 1, esiste un indice ¥ per cui oy (08.16) >1, vn >¥. Quindi la successione a, 2 strettamente crescente per n>, ¢ percid non ‘pud convergere a zero; in base alla condizione necessaria del paragrafo 104, Ia serie data & divergente (essendo a termini positiv) ‘Come esempio consieriamo 1a serie expanenzlaie (a08:17) con x mumero seale asa, Ponendo aq = x", se x > Osi trova 400 Capitolo 12 sateen (008.18) = % arin ln quantitt ag 4 fag tende a zet0 per n -» +; in base al atterio del rapport, la serie ‘sponenzisle &ccnvergente per x> 0. Dimosteremo nel peragrafo 132 che la sere esponea- ale b convergente per opai x, ¢ che la somma dela serie vale €% Talvolta @ utile anche il criterio seguente, detto della radice, che si dimostra confrontando la serie data con la serie geometrica, analogamente a quanto @ stato fatto per dimostrare il eriterio del rapporto, CRITERIO DELLA RADICE. — Sia a, una successione @ termini non negativi. Supponiamo che esista I! limite 108.19) = lim Alllora valgono le stesse conclusioni (108.12), (108.13) del eriterio prece- dente. Dimostrazione: neltipotesi ¢ < 1, sia e > 0 tale che ¢+ © < 1. Per definizione di limite, esiste v ¢ N tale che Ya, < + € per nv, ovvero tale che 2, < (¢+ e)" per m 2 v. Poiché la serie geometrica di ragione ¢+ e<1 converge, anche la serie di termine generale a, converge, per il criterio del confronts, ‘Se ¢> 1,sia-v N tale che fe > 1, ciod-a,> 1 pér ogni n > v. Poiché a, non pud essere infinitesima, per la condizione necessaria del paragrafo 104 le serie non @ convergente ¢ dunque @ divergente (in quanto & termini non negativi) 109. Serie alternate Nei paragrafi precedienti abbiamo considerato essenzialmente serie a termini non negativi. Nel presente paragrafo eliminiamo tale restrizione; in particolare, consideriamo serie alternate, cio: serie det tipo (209.1) Ay 8 + a yt HE tw ‘con a, > 0. Proveremo, ad esempio, che la serie armonica alternata (108.2) 2 convergente Vale il seguente CRITERIO DI CONVERGENZA PER LA SERIE ALTERNATE. = Sia a, 2 0 una successione decrescente ed infinitesima. Alora la serie (109.1) & convergente. Inolire, deta s la somma, 5, la ridowa n-sima, si ha (1093) Isl Sans ve N. Dimostrazione: essendo, per k = 1, 2, 3 (ane.4) Sapea = She + (Bnnat ~ Bae) 2 Sat » (08.5) Soest = Sea ~ (Bae ~ Anes) S Saya + la successione Sp, Sq.» Hisulta crescente, mentre la successione 5, 8, 2 decrescente, cio’, si ha (209.6) Su S85. SiS (108.7) 252% 2285. Essendo inoltre (109.8) San — Sa = Mat © fyi 2 0, siha 209.9) Sawer = Soe 2 8 WkeN. Pertanto, la successione 6}, 5, 5, .. & decrescente ¢ limitata inferiormente ¢, grazie al teorema sul limite delle succession monotdac del paragrafo 30, 2 convergente. Analogamente si vede che Ia successione ©, tS... & convergente, Ricordando che lim a; = 0 dalla (109.8) segue che tali succession hanno lo stesso limite (209.10) fim ea = Him Bags = 5 402 Capitolo 11 Dal citato teorema sulle successioni monotdne seguono anche le rela- zion 209.11) SS Suer Saar SS, per cui (499.12) OS ~ Sux S Sat ~ Se = Banas (109.13) 0S Sages — 8 Stet ~ Saeea = Meee + cio 1a (1093). ‘Talvolta la (109.3) viene descritta in maniera esprestive affermando che errore che si commetie sostituendo alla somma della serie la somma det Primi n termini ® maggiorato in valore assoluto, dal primo termine trascu- rato. ‘La erie armonica alternata (00814) een verica Te ipotesi del precedente citerio € percid converge. Domandiamoc! quant termini ‘dobbiemo sommare ia modo che le somma parile 5 diffesca dalla somma s della serie pet ‘iepo di 3/100, In ale pale, voriamo detcrminare ain modo che [¢~ sl ¢ 1/10. A tale fcopo, per Ia (108.3), aster deierminare min mode che a, +1 1/100, ci a + 1) < 100, che & soddisita per 02 98. 110. Convergemza sssoluta Una serie (1102) tata tate si dice assolutamente convergente se risulta convergente la serie dei valori assoluti: a102) Ja l+lal+otiagt In generale una serie convergente non necessariamente 2 assolutamente convergente, come si vede pensando alla serie armonica alternata. Il vice- versa sussiste, grazie al seguente Serie 403 i TEOREMA. — Una serie assolutamente convergente 2 convergente, Proponiamo due diverse dimostrazioni; la prima, classica, fa uso del criterio di Cauchy (paragrafo 104). Dimostrazione (primo metodo): per ipotesi la serie (103) Dial | fon 2 convergente. In base al crterio di Cauchy per le serie (paragrafo 104), per ogni ¢ > 0 esiste ve N tale che ' mp (u04) Y lal ve per ogni p © N. Per gli stessi indici, dalla disuguaglianza trjangolare otteniamo wp |Ee = Byer + Base to tap S (105) wp S Wega + Iapaal + ~ + Pyigt = > lal - vst Combinando le (110.4), (110.5) otteaiamo (1106) alee ian per ogni n > ve per ogni p ¢ N. Di nuovo, peril crite i Cauchy, la serie di termine generale a, & convergente. Dimostrazione (secondo metodo): 1a serie (07) Em@+tad a 404 Captolo 11 2 comvergente per il criterio del confronto, essendo (a108) Osatlals2iah vee N, ed essendo la serie di termine generale |ay|, per ipotesi, convergente. Per ognin ¢ N, si ha (109) Da-L@tiad-Dlal atm = ed il imite per n -» + « del primo membro esiste finito perché esiste finito {I limite dei singoli addendi del secondo membro. ‘LL Proprieta commutativa delle serie Data Ia serie quia) ay byt tat remo che la serie (ani.2) tb te EB tm 2 ottemuta riordinando i termini della serie (111.1), s¢ esiste un'applicazione invertibile i: N > N-tale che @13) by = Bi) + nen. In tal caso si pud anche affermare che la serie data ® ottenuta riordi- nando i termini della serie (111.2), pur di ricorrere all'applicazione inversa a ‘Ci domanciamo se due serie, ottenute Tuna dall'altra per riordinamento dei termini, abbiamo Jo stesso carattere, cio®, in altre parole, se sussiste una specie di propriet2 commutativa per le serie. in proposito sussiste il seguente TEOREMA. — Se la serie (111.1) & a termint non negativi ed ® conver- gente (rispetivamente, divergente) allora anche la serie (111.2) convergente verso la stessa somuma (rispettivamente, divergente). Serie 405 Dimosrasione: sora de ovement dele suesesion mmole de pargato 30, baste provare che slates ama) 80 (By t= + Ay) = HBP (HH + ‘wero, per le proprictkdetTesemo superioe, che valgono le conizioni ans) gy + = + Ba SP + #4, Veen ans) Va < map (6,4 #8), SOE NE Oy +o # Mya) > Per provare (111), poniamo ja) = max (2.n) alloca a ba any ag ty Si tt yy SOP CB Fo AD Per provare (111.6) indichiamo con kun mero naturale tale che a ‘yon {mer} natural tli che ang) Ste) = 1 ay) = Posto 2 = max (Buh sa ants) ey tt hag BA Ht come volevasi dimostare Dal teorema precedente segue il _COROLLARIO. — Se la serie (111.1) 2 assolutamente convergente ¢ la serie (111.2) 2 ottenuta da essa riordinando i termini come in (111.3), allora 4a serie (111.2) @ assolutamente convergente ¢ le due serie considerate hanno Ja stessa soma. Dimostrazione: peri teorema precedente, si ba an110) E bay! = Fle. Dialta parte, poiché la serie di termine generale lag| ~ a, & a termini non negativi © ; ‘convergente, dal teorema precedents si ricava anche che onan Eta Angas) 406 Captoto,11 date (1120), 1.3 segue ou) Ea-Eow- I risultato espresso dal corollario si pud invertire, nel senso che, se, qualungue sia l'applicazione invertibile i : N —> N, risulta aus) Ea- Lew. a allora necessariamente la serie di termine goncrale 2, ? assolutamente con- vergente, Omettiamo, per brevita, la dimostrazione di tale affermazione, U2. Serie di Taylor Consideriamo una funzione f(x) definita in un intomo di un punto Xy. Supponiamo che in xy f(x) ammetta infinite derivate £0), a), fe), ‘» Traendo spunto dalla formula di Taylor (paragrafo 66, 0 capitolo 10), & aaturale considerare la serie en fla) + £5) =) + 289 = ag at (za) 19 +E gre La (1121) detta serie di Taylor della funzione f(x) con centro nel punto x, La funzione f(x) @ svituppabile in serie di Taylor (con centro Xq) $€ per ogni x in un intorno di xy Ia serie (112-1) & convergente e la somma della serie vale f(x); clot, se esiste 8 > 0 tale che = 12.2) ft) = a @-x, Wx fr~ x1 0. Supponiamo che esista un numero M per cui 23) Wf 0 per ogni x € [%- 6, % + 3} Ricavando 5,(x) dalla (112.4), ofteaiamo 12.6) (8) = (5) — RQ) + #2) Cid significa che vale la formula (112.2), ciot f(x) 2 sviluppabile in serie di Taylor di centro xp nellintervallo [xp ~ 8, % + ‘teorema precedente applic, a esempio, alle fuszioni tice sep 1,208. {nfats, indicande eon f(x) uoa di tal fuxzion, x vede subito che if (a) per ogg a= N {pet ogni xc R. Cindi Ie funzion! sen X, cot sono sviluppabili in sere di Taylor, ad ‘Seempio con ceatro in 0. Ricordando a formula di Taylor (66.17), (66.18) ital fuzioni, st fottengono pi svitupp! in serie azn a) 1 teorem precedente si applica sche alla fuszione esponenzale f(x) = e. Risults ans) Wel a etse=M, vre (8, 8} ‘Quind le ipotesi det teorema precedente sono sexist anche per In fuarione espo- ‘neoziale, Perc la fanaione eeponenziale @svluppabil in serie i Taylor con centro Oe vale Ja formala 408 Capitoto 11 (20) ain (Cénikideriamo alti esempi di funzioni svDuppabi in serie di Taylor. Abbiamo gid verfcato con la (1066) che, te X€ (~ 1 1), la serie geometrica 8 convergent € la soma vale: 1 an) elexe eee tate Ioviamo lettre vetioare pr exerci ce, posto fe) = V3), allra #40) » a per opal ns Quin le (1232) & lo ovluppo in see Taylor eon centro O, de fanzine M2). Bike severe a formula i Teylor per Ie funtion precedent: Lo} ser@: 233) ime 2 ponsbile scrivere esplictamente it resto Ry(z); infst, in base alla relaione (11.7), ab- iamo: oni dees vee Cuts ‘on fale espressione del resto, integrende tes Oe x eatrambi i membsi dela (112.13), cass) vega FP + [Roe ‘La fumsione 10 —t) & cotcente; quindl a t . 414 Capitola 11 Naturalmente Jo stesso Zenone era convinto del contrario, ma non riusel a trovare Perrore mel ragionamento da ini proposto. Allo scopo di trovare lerrore del ragionamento, schematizziamo Ia situazione con due punti materiali A e 'T, che si tincorrono con moto rettiineo uniforme. Indichiamo con vp, vr le velocita rispettive dei due punti, supponendo vy > vr > 0. Se indichiamo con t il tempo, e se d @ Ia ddistanza iniziale tra i due punti, lo spazio percorso &7, 84 & dato dalis legge lineare del moto uniforme: 14a) HOME srt dtypt Ripétiamo il ragionamento di Zenone; indichiamo con t; Vistante di tempo in cui A raggiunge la posizione i partenza di T (s(t) = d); nel frattempo il punto T si & spostato ¢ all'stante t; ha raggiunto una nuova pposizione s(;). Indichiamo con t, Pstante di tempo in cui A raggiunge la nuova posizione s(t); cio® sq(tz) = S(t). E cost via. Definiamo per ricor- renza la suocessione t, nel modo seguente: aia) q(t) = a 54 (aod = 51 (b)- Dalla legge (114.1) del moto ricaviamo (1143) Va fast = 8a (ae) = Sr (th) H+ vt tenendo conto che vat; = a(t) = 4, risulta quindi a (114.4) eo cent on Ya A questo punto Zenone considera git intervalli di tempo (t ~ t,) € afferma che la somma di tutti gli imervalli di tempo & infinita (id equivale 2 dire che A non raggiunge 'T). Calcoliamo tali intervalii di tempo: (4s) bot bok a4) Serie 415 analogamente si verifica che (147) tea th fs. La somma, o serie, degii intervalli di tempo @ data da wt Boe orw ECS a =f 38) LER) : i Wa, imo Wa, ‘Nel ultimo membro compare la serie geometrica di ragione vr/vq, che & ore tee Ceanors A. queso punto soopenmo Fonte Sa ragionamento di Zenone: la somma degli infiniti intervalli di tempo non & infinita, ma 2 finita , in accordo con la (114.5), vale 14g) ars) Sa ee Quindi il punto A raggiunge il punto T nellintervallo di tempo espresso in (1149). : ‘Si noti che il risultato trovato tramite il ragionamento di Zenone, utliz- zando la somma di una serie geometrica convergeate, ® in accordo con la legge (114.1) del moto uniforme; infatti dalla (114.1) s. ricava che il tempo + in cui sa(t) = so(t) & appunto espresso dalla (114.9). Esereizi 11d Verificare che Ia serie. log £2 aivergeate, dopo aver ealeolto Ia a somma s, dei primi n termini ; {St ueilefelaone log (k= 1) = log(k-+1)~logk Si tovasy = lox(n +] 112 Dopo aver dimostrato per induzione Is formula & t3F | 20 +3) 2 ge "oe 16 Capitolo 11 u3 4 us m6 mt S gg HDF caloolare le somma della serie 5, log are Ea 3 flog 2] Dopo aver dimostrato per induzione le formula ree ea PEPE SeePed Heeb Ree Sas a ayia" 1 sama em te te Ba) Verificare che la serie seguente ® divergenta: fo. [E suffiicnte omservare che 2° 1 pera > +=) ‘Calcolare Ia somuna delle seguenti seri geometriche =a a A 5 © 35 © o ts © % (20) LO += @ 5) Verificare che, per ogni xe (1, 1), vale Ja formula [Basta oservare che 5 2 mer (ers Detcrminare if carattere (convergente o divergente) delle seguenti serie armoniche generalizate @® pee o Dee ea a [(a) divergente; (b) convergente) us ms m0 mui Sere ax? Utilizzando il criterio del confronto, stabilre 1 carattere delle seguenti serie numeriche © five © fie [(a) Si usi le disuguaglianzn 1 + sen k <2. Le serie date & convergeate; (b) convergente} Utilizando il criterio degli infiitesimi, stabilire il caratere delle segueati serie numeriche: © 2am © Jem ~ Me+1 = 1 © Lay @ Livige a 1 Sed © Eveles) © E&-3) {{@) convergent; (b) divergent; (c) convergent; () divergent; (e)con- vergente; (f) convergeste}] 1 etter del rapporto non di alcuna informazione se il rimltato del limite (108.11) vale 1 Giustiicare tale affermzione considerando Ia serie ‘monica genoralizta (107.1). {Se 8, =", il limite (108.11) vale 1 qualungue sia p. Per® la serie & convergente se p > 3, divergeate se p'< 1] Uiizzando il criteio det rapport, stabilie i caratere delle seguenti serie oumeriche: © Lan © xx a a Sa at © ent @ £ Oo Le @ Ly yo = KE © z z © sep 418 Captolo 12 ua 13 uaa as 1116 [(e) divergente; (b) convergente; (c) convergente; (d) divergente;(e) con- ‘vorgente; (f) convergent] T eriterio deli radice non da alcuns informazione te il rsultato de limite (108.19) vale 1. Giustifcare tale affermazione considerando la serie armo- nice generalizzata (107.11). Utilizzando il citerio dela radice, stable il carattere delle seguent serie ‘numeric: @ ie _ ze ay . iGSs) ) = (ety (2) convergente; (b) convergente, (¢) divergente, (4) convergente] Stabilive per quali numeri reali x 2 0 risultzno convergent le seguenti se a) = 0) ® ZF © o sat @ a le) xO) xsh@x 0, segue che (115.2) PW = ape. Abbiamo ottemuto una delle pid semplici equazioni differenziali che si possano considerare. La funzione p(t) ® una soluzione dell'equazione diffe- 422 Capiolo 12 renziale (115.2). L'equarione differenziale (115.2) esprime un legame tra la funzione incogeita p(t) la sua derivata prima. Sottolineamo che incognita i una equazione differenziale & una funzione (o pitt funzioni), e non & un ‘numero reale (0 pith numeri reali), come accede ad esempio per le equa- oni algebriche. [Non avenda ancora desert slcun me:géo risolutivo per le equazionidiflerenriali, limitiamo a veriGeare che la fuszione p(t) =e" tna solizione dell equarione (1152). Inti in tal cao ciate p(®) = ae, e quindi Tequacione (1152) 2 soddlafatta per ogni t Pit generalmente, per ogni valore della costentec, la fumzione p(t) = ce & soluaione; infat: (usa) Perc it peo deli celia eresce secondo 1a lege p(t) = ce". La costae © pud ester eterminats concecendo i] peto py allstante inziale. Se indichiamo con py il peso (Bet0) ella cells allstante ¢ = 0, abbismo Ia condizione iniziale: asa) PO) = © 1m defntiva ta soluzione & p(t) = pre. Nei paragrafi seguenti prenderemo in considerazione, oltre all’eq Zione differenziale (115.2), alcune generalizzazioni, utili nelle applicazioni. Studicremo preliminarmente le equazioni del primo ordine, ciot equezioni éifferenziali che esprimono un legame tra una funzione incognita ¢ Ia sua erivata prima; considereremo le equazioni lineari, le equazioni di Ber- nouli, le equazioni a variabili separabili. Suocessivamente studieremo al- cune equarioni del secondo ordine, cio’ equazioni differenziali che espri- ‘mono un legame tra una funzione incognita e le sue derivate prime e seconde; considereremo in particolare le equazioni Lineari © coefficienti ccostenti Prenderemo anche in considerazione alcuni sistem differenziali del primo ordine in due equazioni e due incognite. ‘116, Equazioni differenziali lineari del primo ordine Un’equazione differenciale tneare det primo ordine & del tipo 6.) ¥ = als) y + BG), dove a(x), b(3) sono funzioni continue in un intervallo fissato. La funzione y= y(x) @ incognita del’equazione differenziale (116.1). Una funzione y(x) Conn su aleune equacion! differenzali del primo e del secondo ordine 623 si chiama soluzione delPequazione data se derivabile e se y(x), yx) soddistano Tequazione (116.1) per ogni x dol'intervallo fissato. Se la funzione b(x) @ identicamente nulla, Nequazione si dice omogenea, altrimenti si dice non omogenea. Se a, b sono costanti, con b = O, si ritrova Vequazione omogenea (115.2) considerata nel paragrafo precedente, che ba come soluzioni le funzioni p(t) = py et. E percid naturale aspettarsi che, anche in generale, equazione (1161) abbia un insieme di soluzioni dipendenti da una costante scelta arbitrariamente. TEOREMA. — Tutte le soluzioni dell equazione differenziale (116.1) sono espresse da (116.2) ‘y(x) = 8? fe ‘b(e) dx, dove A(x) @ una primitiva della funzione a(x). Dimostrazione: sin A(x) una primitiva della funzione a(x), ciod A(x) a(x) per ogni x delVintervallo considerato. Le funzioze e"™ & positiva per ogni x moltiplichiamo entrambi i membri dell'equarione differenziale (1163) per tale funzione: 163) eA) y'(a) = 7AM ax) (a) + eH) B(x). Si riconosce che Pequazione precedente contiene gli addendi della se- guente derivata: oA (A) yO) + asa) ie + M8) (x) = A yi) ~ eM a(x) yO, da tale osservazione si deduce che equazione (1163) @ equivalente a (ai65) 40) y(xy] = eX? bia). Integrando entrambi i membri otteniamo (116.6) eA yx) = f oA D(x) dx 4 Captoto 12 ¢, moliplicando ambo i membri per &%, otteniamo Ia (1162), Infine no- timo che tutti passaggi fatti sono invertibili; quindi con i passagg! indicat si verifca che le funzioni y(x) in (116.2) sono effettivamente soluzioni del’e- ‘quazione differenziale (116.1). Cd completa la prova. Per le equazion’ differenziali lineari del primo ordine omogenee, ciob con b(x) = 0, le soluzioni (1162) divengono pid semplicemente (116.7) yx) = 0 eA | dove A(x) ® una primitiva della funzione a(x), e dove ¢ ® una costante aubitvara. ‘Come primo esesnpio, ppichiamo i eorema al'squazione (1152) che, con i simbol di ‘questa paraprafo,ssrive equivalentemente y’ = ay. Essendo a costante, ponismo A(z) = 8x. In seeordo con quate detto nel paragafo precedente, dalla (1167) otteniamo che Te solu- sion delequazione (1152) sono date, per ogni sceta dela costae c, da: uss) yaya ee Come ttesioe esempio, eterminiamo perx > 0 rtte le sluzion}delequasione diffe reaziale (169) y= Scomponendo Vespresione « secondo membro, si isonosce che si tatta di una equa- sioue dittereainlelineare con coeBcient (3) “Un, bfx) = 1", Easendo imteressati al caso. ‘Vx. Dall formals rislutve (1162) s ottene 0, poniamo A(a) = logy; quindi © (216.10), = 117. Teorema di Cauchy per Je equazioni differenziali lineari del Primo ordine In questo paragrafo mettiamo in luce la dipendenza delle soluzioni y(x) dellequazione differenziale lineare del primo ordine (116.1) dal dato ini- ‘iale. Precisamente, mostriamo che, per ogni dato Iniziale yy © per Ogi unto Xo, @ possibile scegliere Ia costante che deriva dall"integrazione indefi- hhita ix (116.2), im modo da soddisfare 1a condizione inizale y(3) ~ Yo Risclviamo il seguente probleme differenziale, che viene chiamato pro- blema di Cauchy: Cenmi su alcune equazion: differential del primo ¢ de! secondo ordine 42 [y’ = a(x)y + b(x) yo) : ‘TEOREMA DI CAUCHY (PER LE EQUAZIONI LINEARI DEL PRIMO ORDINE). — Sia x9 un punto di un intervallo dove a(x), b(x) sono continue. Per ogni numero reale yp esiste ed @ unica la soluzione del pro- blema di Cauchy (117.1). ata) fo Dimostrazione: sappiamo git che Vequazione differenziale ha infinite soluzioni. Occorre provare che ira queste ne esiste una, ed una sola, con la roprieta che y(t) = yo. A tale scopo scegliamo A(x), primitive di a(x), in modo che A(3,) = 0, clot: ay72) AG) = f a(t) dt a Inolire scriviamo la formule (1162), di rappreseatazione delle soluzioni, in modo da mettere in luce la costante additiva che proviene dalfintegra- Zione indefinita: ( + f ot BO 2) se Dato che A(x) = 0, risulta y(x,) = eM(c +0) = 6; quindi esiste uma ed una sola costante c per cui = 173) yG@) = (117.4) © = Yo = ¥(%0)- Diamo un‘interpretazione geometrica del teorema di Cauchy. Suppo- niamo per sempliciti che a(x), b(x) siano continue su tutto Tasse reale, Fissiamo un sistema di assi cartesiani x, y. Il teoema di Cauchy per le ‘equazioni differenzialilineari del primo ordine afferma che, per ogni punto i coordinate (xo, yo), passa una ed una sola soluzione, © curva integrale, delequazione differenziale in (117-1) E possibile disegnare tali curve integrali tenendo conto che, per ogni unto (Zo, Yo) il coefficiente angolare y/(xa) dels retta tangente a tai curve @ determinato dall’equazione differenziale stessa; infarti si ha ais) ¥'(Ko) = aC%) y{a) + B(%) = ACK) Yo + B(%e). 25 Capitolo 2 In figura 12.1 riportiamo il grafico delle curve integrali corrispondenti al caso a= 1, b = 0; ciod comispondenti allequazione y' = y. In tal caso il coefficients angolare & uguale allordinata di ogni punto. I disegno mostra chiaramente che Tequazione data ha come soluzioni le curve esponcnziali y{a) = c2%, con ¢ costante, Figura 121 118, Equazioni di Bernoulli Si dicono di Bernoulli le equazioni cifferenciali del primo ordine del tipo (218.4) Y= a(x)y + DG) y*, oa a(2), b(x) funzioni continue in uno stesso intervalo. L’esponente a & un rumero reale che supporremo diverso da 0 ¢ da 1, per non ricadere nel caso elle equazioni lineari, considerato nel paragrafo precedente. Notiamo che, se a > 0, la funzione y(x) identicamente nulla é soluzione dellequazione data. Se a > 0 e y(x) non si annulla per slcun valore di x, ‘oppure se & <0, & opportuno dividere entrambi i membri del'equazione per y*: Cemni su aicune equazioni differenziali del primo ¢ del secondo ordine $27 y 118.2) E = aga) yt +b). (118.2) y : E ora naturale efféttuare ia costituzione 2(x) = (y(z)J"*; per la regola di erivazione delle funzioni composte risulta | 1 (1183) v= (l-ayty + sostituiamo il valore trovato nell'equazione (118.2): 1184) ¥ = (1 a) a(z)z + (1 - a) 6G). Questa 2 un'equazione Iineare del primo ordine che si risolve con il ‘metodo indicato nei paragrafo 116. Ad ogni soluzione 2(x) di (118.4) cor- sponde tna sohizione y(x), dell'equazione iniziale (118.1), data da (1185) ye) = Fogo, purché sia definito il secondo membro. Risolviamo i seguente problems di Cavey iad ewrcxcan) (85) (a1 ‘Llequaziove eiferenzale& i Bernoulli, eon esponcate a= 12. La fuazione y = 0 non @ soluzione (infots non verifica la condizioneiniziale), Divigiamo V'equazione per 4 gus7) aay text ds effettuiamo Ia sostituzione 2(x) = Yyi) : per Ia condizione iniziale y(0) = 1, deve anche risuhare 2(Q) = 1. note, easendo 2 = y/2 Wf), otteniao il probleme di Cavchy wells funzione incognita = nex+0 cass) { eo) 21 equavione diferenziale & lineare: una primitiva deli funrione a(x) = tg x8 AG) = ~ loz oor x: pero, dato che nelintrvallo (~ 2, 72) la funzione co x& positive, i al intervallo ‘AG = log oot x2 une primitiva dela funsione tg x. Risulta ‘ax Capitlo 12 poeryanreesgaeienuaect par or) a ‘pa foe lie (162) pet le equation! neu, ofeiamo 10) 1 Least oipGemte fury Se condi inal (0) « 1 determina a conan che realta auale emesis del roblemaé Cauchy (1186) @ le funsione defiita nelintervallo (2, nf) de usin 0 Oras] cone second ese, deteminins tcl scion degen dfererle 82) fo? vemuacione 4} Bermouli con esponente c= 3. Si not che I fnsione y =O 8 uns sot 0, ddendo per Y oteiame (118.13), Lee sjoz 0 in base al segno dei tre fator: x, Y. Conn su aleune equacion! diferencia! del primo e del secondo ordine 29 ae one Figura 122 1 ~y* Limitiamoci alle soluzioni y(x) positive. Se 0< y <1, allora > O per x > 0, mentre y’ << 0s0x-<0. a ual caso panto ¥= 0 di msimo per opi solunoae. avec, 9 > (che conisponde analiicamente a ¢ ~ 0), punio x = 0°? ei massino par ogi solzione Ripordamo in gra 1221 gral dele sounon! rove 119. Equazioni # variabili separabili Si dicono a variabili separabili le equazioni differenziali del primo or-, dine del tipo ¥ =f) - 8), con f(x), g(9) funzioni continue. Faccndo riferimento alle equazioni diffe- reniali del paragrafo precedente, "equazione (118.12) & a variabili separa- bili, mentre Fequazione considerate in (118.6) non & a variabili separabili ‘Se g(¥o) = 0 per qualche valore reale yo allora la funzione costante y(x) Yo? soluzione dell'equazione differenziale (119.1). Se g(y) non si annulls,! Possiamo dividere entrambi i membri per g(y) ed integrare rispetio ad x: «ai9.a) 420 Capitolo 12 YE ac f ax= [tar. sua Saban J Indichiamo con F(x) una primitiva della funzione f(x); indichiamo con Gy) una primitiva dela funzione Wa(y), pensando y come variabile indi- pendente. La relazione precedente si pud riscrivere nella forma (119.3) GY) = Fa) + Se G 8 una funzione invertbile si ricava l'espressione della soluzione ye). ‘Per ricordare il metodo proposto, si consiglia di procedere come segue: si serive la derivata y’ con il simbolo dy/dx. Poi si separano le variabili, ciod si porta a primo membro tutto cid che dipende da y e a secondo membro id che dipende da x. Infine si integra: «aya [S-foe Si osservi che, nell'integrale a primo membro, y la variabile di integra- zione. Dopo effettuata Vintegrazione, ricordando che y @ funzione di x, si ‘ottiene la (1193). Sottolineiamo che questo metodo & puramente mnemo- nico ed & giustficato dal fatto che il risultato & corretto, come abbiamo di- ‘maostrato nella prima parte del paragrafo. CConsderamo du esemi. Cominsiamo coo Vequsnione ditereazile as) yarary) ‘equations data noo & lneare,né i Berpoul, ms & s varsbilisepaabilinfati secopio memivo pub mettre in evidetn i fttore x Seviamo Y = dyidxeerparamo le vsiabili ay (1196) pepe Tntegrcmo il primo membro Fspetto ed y ed il secondo rispetio ad x: (97) wos y= Fe, dove ¢ una costante arbiters, infin, iesvando lay, otteniamo Te sluzioni: (1198) sO) = te (P+). Cnn alone equscon! differen el primo ¢ et secondo ordine 481 CCerchiino una slucone del segueate problems & Cauchy: Lee ly@=0 (1199) Con il metodo i separazione delle variabil otenisio0 forxce ‘Dovendo raultare y= 0 per x= 0,5 trova tg 0» c,ciot ¢=0. Quid Ia soluzione & yx) ate ‘Liequeziove (1152) oltre ad essere lieare, & anche a variabli separabili. 1 lettre ritrov le soluioni di tale equszione per Ia via indicat in questo paragrafo (119,10) {3 120. Proprieth generali delle equarioni differenziali Hineari del secondo ordine ‘Un'equazione differenziale del secondo ordine & un'equazione nella quale, oltre allincognita y(x), compaiono anche la derivata prima y'(x) € la derivata seconda y"(). ‘Un‘equazione differenziale lineare del secondo ordine « coefficienti co- stanti @ del tipo 420.1) y+ ay + by =f), con a, b costantie f(x) funzione continua in un intervalofissato. T numeri 2, si dicono coefficienti dell’equazione, mentre f(x) il termine noto. L'equa- ione si dice omogenea se f(x) = 0, altrimenti si dice non omogenea. Una funzione y = y(x) & soluzione dell'equazione differenziale data se @ deriva- bile due volte e se y(x), ¥'(a), ¥“(#) soddisfano requazione (120.1) per ogni x dell'intervallo fissato. L'iasieme di tutte le soluzioni si chiama integrale generale. Studiando le equazioni differenziali del primo ordine abbiamo visto che fesse hanno come soluzioni un insieme di funzioni dipendente da una co- stante arbitraria. E percid naturale aspettarsi che anche Mequazione (120.1) abbia infinite soluzioni. A tal proposito, coasideriamo preliminermente quella che forse pud ritenersi le pid semplice equazione differenziale del secondo ordine: (120.2) yoo. 422 Capitolo 2 un'equazione lineare omogenca. E del tipo (120.1) con a =b= f(x) = 0. Poniamoy(a) = 0x). Risulta y’=7 =O; quindi2® costante:esiste un numero Teale c, por ti 204) =, Percid (3) = Cy, La funaione v(x) come primitiva di cy, data da (1203) ¥(K) = e+ ‘Ouindi Pequazione differenziale (120.2) ha infinite soluzioni, espresse dalla (12033). In particolare Vinsieme delle soluzioni, o integrale generale, dipende da due parametri, o costanti arbitrarie. Tl caso precedente 2 particolarmente semplice; in generale non & possi. bile procedere allo stesso mado per risolvere un’equazione differenziale del secondo ordine. ‘Ad exerplo, Pequazione lineare omogenes (204) vrye0 on ei rsolve con doe successive integrazionl. Invece si verifia faciimente che a fumione yt) = seax 8 una solione, Tafa sata yx) = os 3, y"(X) = = — sea %, € quindt (a0) 97(2) +300) = ~ temx + senx = 0. “Analogamente si verifica che anche I faze y(t) = cos x & soluaone. Pb general. mente propa welts di paramettc,¢,son0 solzioni delequazione (120.4) Je fumzioni (08) yle) = 6 Some + 6 cose, 1 ettore avra certamente notato che 2 semplice veriicare se une data funzione & soiuaions Ai van equasione differeaale. E meno facile stabiire quali sieno le soluziont Jeulue non ¢ ciiaro a pron ae Ie aoluaiol ovate slano tte le pon solution Ad ‘Ritnpia,tapiam ebe e foozon (zinta in (120.6) son sohuzonideequaione Tere (1004), comangne si sslgano i parame c, C3; non sapiasno ancora st esistono Teche alte soluzion’ (Simostezemo nel paragrafo 121 che non esistono alte sluzioni). In Gd che segue ci proponiamo due scopi: (a) determinare alcune sols- sion’ del'equazione differengiale (120.1); (b) stabilize wn criterio per veris- care che le soluzioni trovate sono tutte quelle possibili, ‘Ritorniamo alla situazione generale (120.1) ¢ introduciamo il simbolo L(y) (detto anche, pitt propriamente, operatore): (420.7) Ly) =" + ay + bys per mezzo di tale simbolo Vequazione differenziale (120-1) si srive Conni su alcune equacion!differensiali del primo « del secondo ordine 433 (1208) Lo)=t Nel teorema che segue considereremo, unitamente all - renziale (120.8), anche lequazione ae (4209) Ly) =, che chiameremo equazione omogenee associata alla (1208). TEOREMA. — Sia (x) una solutione delequazione differenziale (1208), Opn ala soucione (0)? dela forma a (120.10) ye) 1p (X) + ¥(X), dove yx) 2 una soluzione dell'equazione omogenea associata L(y) = 0. a Dimostrazione: per ipotesi ¥(x) € y(x) sono due soluzioni dell’ ic ater 16) ps 3.0570) mer ena L6¥0) = ¥'0 + ay'0 + bY = =U H+ ay dO -D= = y' + ay + by — "+ ay’ + by) = = Ly) - LG) =f- azo.) =0. Con il teorema precedente abbiamo dimostrato che, per trovare tutte le soluzioni dell'equazione differenziale L(y) = f, si pud procedere secondo i due punti seguenti: a) si cerca una soluzione 7(x) dell’equaaione L(y) = f 'b) si cercano nutte le soluzioni yo(x) dell'equazione omogenea associata Ly) = 0. Dopo aver sslti punta), ),Vntograle generale delPequazione Ly) = Fis obetrereere renee saab aronanth pectin 58) + ¥60). ‘Rmandiamo i problemi «)e b) ai parayrafi sucess, dopo aver prec- 434 Copiolo 12 sato la dipendenza delie soluzioni dai dati iniziali, Abbiamo visto che per le equazion: differenziali del primo ordine @ naturale porre la condizione iniziale y(%q) = yo. Gli esempi (1203), (120.6), relativi a equazioni del se~ condo ordine, hanno messo in luce che Ie soluzioni dipendono da due costanti arbitrarie. Per determinare tali costanti sara necesserio imporre ‘due condizioni iniziali: si richiede che in un punto x) Ia soluzione abbie un assegnato valore Yo, € la derivata prima un assegnato valore ys, Tl problema di Cauchy per le equazioni differenziali lineari del secondo ordine ha la seguente forma: trovare, nell'intervallo dove f(x) ® continua, tuna funzione y(x) che soddisfi le condizioni Ly) = 9" + ay! + by = A) (120.12) - (YG) = You ¥Go) = Ys 121. Teorema di uniciti per le equazioni differenziali linesri del secondo ordine U1 teorema che segue, di unicita della soluzione del problema di Cauchy (120.12), 2 fondamentale per caratterizzare I'insieme di tutte Je soluzioni i tuna equazione differenziale lineare de! secondo ordine. TEOREMA DI UNICITA. — Sia i(x) una funzione continua in un intervallo fissate. Siano ys(x). Y2(3) due soluzioni del problema di Cauchy (120.12). Alora yy(x) = yalR) per ogni x nell'intervallo fissato. Dimoetrazione: y,(x)e ¥,(x) sono solutioni della stesse equizione ditfe- renziale; poniamo y(x) = y:(x) ~ yo(x). Per il teoremea del paragrafo prece- dente (formula (120.10)), ia differenza y(x) & soluzione dell'equazione omo- genea associata. Tenendo conto che y,(x) ¢ ya(x) verificano le stesse condizioni iniziali, abbiamo (121.1) ¥(e) = Ys (a) ~ ¥2 (a) =O; Yo) = 1, Ce) — ¥'2 (a) = O- Riassumendo, abbiamo provato che y(x) & soluzione del problema di Cauchy. say’ thy=0 (12.2) : y(%q) = 0, ¥'(xo) = 0 Conn’ su alcune equanion! differential del primo « del secondo ordine 435 i La tesi consiste nel provare che y(x) = 0 per ogni x nellintervallo fissato; infatti in tal-caso risulta y,(x) — ya(x) = y(x) = 0. A tale scopo, indichiamo con 8 il seguente numero (213) om f nari} . naturalmente poniamo 8 = 1 se lal + Tb! = 0. Dato che 8 < 1, risulta 8° < 8; inoltre (Jal + fbl) 8 < 1/2. ‘Quindi vaie la relazione (214) [als + Tol 6 < (lal + Ib) 8 < 17. Gi proponiamo di dimostrare che risults yx) = 0 nell'intervallo [xo, % +8]. Indichiamo’con M il massimo del valore assoluto della derivata se- conda y” nell'intervallo [x x9 + 8] (occorre osservare che la funzione y"(x) 2 continus, dato che y’(x) é uguale alla quantita ~ ay'(x) — by(x), che & de- rivabile): 25) M = max (ly"G)L : x'€ fa, % + BI}. Per ogai x € (X X + 3} applichiamo il teorema di Lagrange alla funzione y(x) nell'intervallo [xo, x} esiste un punto x, € (Xo, x) per cui (21.6) ¥) — YG) = YOu) - %)- Ricordando che y(Ks) = 0, che ly")! $M, € che x ~ 9 < 6, otteniamo 21.7) ly) = ly") mL SM 8, Vie [xm + 5. Analogamente, per ogni x € (Xo, %» + 5], applichiamo il teorema di ‘Lagrange alla funzione y(x) nell’intervallo [X, x}: esiste un punto x; ¢ (Xo, X) per cui (421.8) CR) — YGte) = YG) ~ Xe) ‘Dato che y(xa) = 0, che x ~ xp < 6, € che per la (121.7) risulte |y’(x)| < Md, ofteniamo ans) Iy@)I = WG.) &-m SMH, Wx e [ep % + 8) 496 Cepolo 12 Ora teniamo conto che y"(x) = - ay'(x) ~ by(a), ¢ utilizziamo le rela- soni (121.7), (121.9). Per ogni x € [x % + 6] risulta y"@ = |= ay’ ~ byl s Tal Iy/l + Ib Iyi s << la] M6 + [bl M és M2. 221.10) ‘Nel? ultimo passaggio abbiamo utilizzato la disuguaglienza (121.4), Dato che ia relazione precedente vale per ogni x € [xy % + 6], varra anche nel punto di massimo. Ricordando il significato di M dato dalla (121.5), ab- biamo az.) MsM2 Me un numero meggiore od uguale # zero; non pud veriGicare la (121.11) se 2 diverso da zero; quindi M = 0. Ricordando di nuovo la definizione (121.5) di M, da M = O segue che y” (x) = 0 pet ogni x € [xq % + 8]. ‘Guindi y’, avendo la derivata nulla, & costante nelf'intervallo; dato che (ae) = 0, risulta y’ = 0 per ognt x €[Xo, X + 8]. Ne segue che anche y(x), vendo la derivata nulla, costante; dato che y(%q) = 0, risulta y(x) = 0 per ‘nellintervallo [Xo, % + 8], in particolare risulta y(ao + 8) = 0, ¥'(Bq + 8) = 0. Possiamo ripetere il ragionamento a ‘patie dal punto x, + 8, € arrvare a concludere che y(x) = 0 nelfintervallo bho +8, Xe + 25], In questo modo rusciamo a provare che y(x) vale zero pet ogni xa destra di xy. A sinistra di xy si procede in modo analogo, comin- ciando col considerare Mintervallo [x ~ 8, , 122, Equazioni omogenee Jn questo paragrafo prendiamo in considerazione Je equazioni differen- ali lineari del secondo ordine a coefficienti costanti omogenee: (22) Ly) = ¥" + ay’ + by = 0, con a, b costanti, Dato che la funzione f(x) = 0 a secondo membro é definita Su R. prendiamo in considerazione soluzioni definite sn tutto lasse reale, "Abbiamo gia inontrato Je due equazioni omogenee (120.2), (1204). In centrambi i casi Tinsieme delle soluzioni @ del tipo ys(x) + caya(x), con 9403), ya(x) soluzioni dell'equazione © ¢, ¢ parametri. CCenni su sicune equation! diferencia del prime e del secondo ordine 437 Questa struttura vale in generale; infatti, se ¥:(x). y:(3) sono soluzioni, procedendo in modo analogo alle (120.11), risulta Leayy; + caja) = Leys) + Mea) = (122.2) = GLy;) + caLG) = 0 Abbiamo verificato che, se L(y;) = L(Vz) = 0, cot se y1(), y2(x) sono soluzioni delequazione omogenea (122.1), anche oiy,(t) + ciy.tx) & solu- ‘Tone, per ogni sceta dei parametric, c;. In questo modo abbiamo trovsto _ tute Je soluzion!? La risposta & data dal teorema seguente. ‘TEOREMA. —Siano y,(x), yolx) due soluzioni dell'equazione differen- ‘tiale lineare omogenca (122.1), soddisfacenti per x = 0 la condizione ¥(0) — y2(0) ¥;0) allora tute le solution dell’equazione (121.1) sono del tipo exyx(x) + 69308) ‘al variare dei parametri cx, C am3) | = yu(0) ¥'(0) ~ y2{0) y'l0) #05 ¥00) Dimostrazione: abbiamo gia verificato che ciyi(2) + c1¥4(x) ¢ soluzione, aqualaaque siano ¢,, ¢;. Rimane da dimostrare che in questo modo orte- Samo turte le possbili soluzioni; ciot che, se 2(2) @ una soluzione, allore ‘esistono due costanti ¢, ¢ in modo che 2(x) = G\y,(x) + Giys(x). A tale scopo ‘oseervinmo che 2(x) & ovviemente soluzione del problema di Cauchy: y+ ay + by=0 a4) y¥@) = 20) yO=20 Gi proponiamo di verificare che & possibile determinare due costant 6, % in modo che la funzione y(x) = tiy(x) + G(x) risulti soluzione del problema di Cauchy (122.4). Avendo dimostrato nel paragrafo precedente! the tale prablema di Cauchy non pud avere due soluziont distinte, si avr 2{3) = Gx), cio’ quanto si vuole dimostrare. Het ‘Rimane da provare che & possibile scegliere due eostanti€, & in modo, che y(0) = 2(0), ¥'(0) = 2/(0), eto’: 488 Capito 12 | (0) (122.5) yx) iys(0) + Exya(0) = 2(0) By + By'f0) = 20)" ‘Abbiamo un sisteme di due equezioni, nelle due incognite &;, & Molti- plicando la prima equazione per y'(0), la seconda per ya(0), € sottraendo, otteniamo Eqys(0) y'2(0) + eaval0) 210) ~ ey's(O) y2(0) - 26) z ~ Gy0) yo(0) = 2) y'2(0) ~ 2) y2(0), da cui, semplificando 2(0) ¥20) - (0) yO) ©) ¥20) = yO) YO) importante osservare che il quoziente in (122.7) & ben definitd, dato che il denominatore @ diverso da zero per ipotesi. Sostituendo il valore trovato 6, in una delle due equazioni del sistema (122.5), siricava anche € La dimostrazione & completa. 22.7) i proponiamo ora di trovare esplictamente le soluzioni dell’equazione comogenca. Ricordiamo preliminarmente che, per le equazionilinezri omo- gence del primo ordine y'~ ay, con a costante, y(x) = e & una soluzione. B quindi naturale ricercare le soluzioni dell’equazione (122.1) nella forma: (72.8) ya) =e, essendo A un parametro da determinare. Risulta y'=2 e™ Pee Ab. >iamo quindi ans) 2) Liequazione differenziale L(e™) = 0 & soddisfatta se © soltanto seh & soluzione dellequazione algebrica di secondo grado 2 ake + bet = eH OP + ah +b) 122.10) Ra ah+d=0, Q che prende il nome di equatione caratteristca associata all’equazione diffe- Conn! eu aleune equacion diferencia de! primo e del secondo ordine 439 renziale (122.1). Indichiamo con hy, 4y le radici (211) ‘Se il discriminante A = a? — 45 non & negativo, iy € hz Sono ben definiti ‘come numeri reali, altrimenti, se A <0, & utile considerare EA fet 2 (72.12) a= -3, p-S* D lettore che conosce i numeri complessi (paragrafo 17) avra notaro che, se A <0, ae + B sono rispettivamente la parte reale e il coefficiente ella parte immaginaria dei numeri complessi hi, ha. SOLUZIONI DELL'EQUAZIONE OMOGENEA. — Tutte le solu- zioni dellequazione del secondo ordine lineare omogenea (122.1) si descri vono nel modo seguente, nei casi A > 0, A= 0, A < 0: (122.13) se A> 0: ya) aq htt aes; 2214) se A= 0: y@=qetsqxehts Q2215) se A< y(e) = & e% cos Bx + ce sem Bx. Dimostrazione: facciamo riferimento al teorema precedente, dove & dato un criterio per caratterizzare T'sieme di tutte le soluzioni. Se A.>0,) e Ay sono le radici dell’equazione caratteristica (122.10); dalla (122.9) segue che L(e'*) = Le") =0; quindi_y, (x) =e", y, (x) = e* sono soluzioni dellequazione ditferenziale. Rimane da verificare la condi- ione (1223): Wr - ws ht et = eta eh = (122.16) 2b = PEO a) HEH, I risultato & diverso da zero per ogni x, in particolare per x = che hy # lo perché il discriminante A & diverso da zero, |, dato 40 Captolo 12 Se A =0 risulta h, = — a2; come in precedenza si verifca che yi(x) = eh* 2 soluzione; invete per y, (x) =x e** si ba (22.17) vitae t+ ixe™; (218) yy @)=met+hertedadt ark et aixe™, Risulta quindi LO; @) = Qh +Rxtasah xt bx) te 2219) =Q+ad +b) xe + Qa talehx=0; {nfatt Je quantita entro parentesi valgono zero perché h ® soluzione dell'e- cuazione caatteristicn (he + a, + BO) ¢ incite, esendo A= O, rita 12, ciot 2h; + & = 0. $i verifica faciimente anche la condizione 023) v2 — WY ett ea xe rh hia et (422.20) T risultato 2 diverso da zero per ogni x, in particolare & diverso da zero per x=0. ; Se A < 0 lequazione caratteristica non ha. radici reali. L'equazione differenziale data ha invece come soluzioni le funzioni an) yula) = e% cos fix, als) = 6 sen Bx con a, i definiti in (122.12). Faociamo la verifica per ys: (122.22) ¥i(x) =a e™ cos Bx—B e™ sen Bx (122.23). ¥\(x) = a? e™ cos B x — 2aB e™ sen fix ~ e* cos Bx. Risulta quindi LO; (&)) = e [(@- f?) cos Bx ~ 2a sen Bx + az2.24) ++ aa cos Bx ~ aB sem Bx + b cos Bx} = = &% cos Bix (a? - fi + a0 + b) —e% sen fix (2a + a) B. Cenni si: oleae equacion!difrensalt del primo e del secondo ordine 44) Utilizziamo la definizione (122,12) di a, B: (122.25) @-P+aa+b= pte 27226) ates Cat}+aro Quindi L(y.) = 0; analogamente si verifica che L(y.) = 0. Infine si verifica Ia condizione (122.3): wN- WE e% cos fix ( ae™ sen fix +B e% cos fix) ~ (122.27) ~ e% sen x (a e™ cos Bx - Be sen Bx) = 2 ( cos? Bx + sen? x) = I risultato 2 diverso da zero per ogni r, in particolare & diverso da zero per x= 0. Cid completa la prove. 1 letore invite a verifcare, con i! metodo proposto in questo paragrafo, che le folusion! dele equazioni omogenee (1202), (1204) sono date rispetivamente da (1203), (106). 123. Equazioni non omogence di tipo particolare Abbiamo visto nel paragrafo 120 come rappresentare tutte le soluzioni i une equazione differenziale lineare del secondo ordine, non appena se ne ‘conosca tuna sohuzione particolare. Indichiamo ora come ricercare tna solt- one dellequazione non omogenea, esaminando preliminarmente alcuni ‘casi particolari di semaplice soluzione. Daremo poi, nel paragrafo seguente, un metodo generale. Se il termine note f(x) dell'equazione (120.1) & un polinomio, si cerca ‘come soluzione particolare un polinomio, con coefficienti da determinate, dello stesso grado di f(x) se b # 0, o di grado maggiore di una unita (se « > 0) mel caso in eu b = 0. ‘Ad esempio consideriamo l'equazione (any Yeyero2 42 Capitolo 12 Ponendo JQ) =a Psa s axa. siba (1232) F@asa Fo e2yxt as Ke 6axt 2a; vin (233) Fo Fea v sees + 6a) lye 2 ap “Afinché F(x) sia scuzione deequazione dfferearale (1221) occorre che i poliomio sopra sorito sin uguale @ x! ~ 2, cok corre che: a4) ae a Suet atthe? ‘Si ricava co Ia souzione partcolare ¥(x) = x = &x ~ 2. Determioando separatameate le soludeni deW'equadios omogenea ssocatn all (azu.i),s trove che Mngeme tte ke soluion dato, al varie det paramet ¢- ¢ da os) yla) = ¢, cose + 6, sen #2? = 6x — 2 Se (x) & una combinazione lineare delle funcioni senx, cosx, ciot se (x) = A senx + B cosx, si cerca come soluzione una funzione ¥(x) dello stesso tipo, con coefficienti da determinare. [Ad exempin,consierimo Yequavone 039 © yay sry 02 co Con sempiciderivazion dels fanzione (x) = A sens +B 00s x si reave 37) PF +Y + F=(A~B) seas (A +B) cox, ‘Afinché (x) sia eoluione delequazione (123.6) occore che A ~B = 0,A +B =2, da cui A= B= 1, Percd (2) = soax + cost & tna soluzione particolre. Determinendo ‘Separatamenie Ie soluzion delfequerione omogence sezocita s trova l'integrale generale ett equazione (123.6): way Wet (yn fargm fa) oon. Se il termine noto @ del tipo A e, si cerca una soluzione particolare ello stesso tipo, con coefficiente A da determinare (ocorre perd che ¢™* non sia soluzione dell'quazione omogenea associata). _Ad exempio, consideriamo Pequazione Cenni su alcune equazioni differenciali dei primo e del secondo ordine 443 (239) oS a3 ponindo F(x) = A e™, si otiene 2510) HSH ata a aoa, [La funsione ¥(x) 2 solusione se ~ 6A = 3, cit A = ~ 12. Dopo aver ris Fequazione ‘omogenea associate, i ove che Fimseme di tute Je scluioni delTequazione (123.9) & dato ae e asa w=q+ae 1 3 Gli esempi precedenti hanno mostrato che si pud cercare una soluzione particolare (x) dello stesso tipo del termine moto f(x), quando f(x) e f(x) ‘sono simili tra loro. Abbiamo considerato esempi con f(x) polinomio, fun- ‘Zone esponenziale, funzione trigonometrica del tipo senx 0 cosx. Pitt gene~ ralmente, Io stesso metodo si pud applicare a somme 0 prodotti di tali fanzioni, ad esempio come nei casi seguenti (2) = polinomio - (A senx + B vosx); (8) = polinomio -e™ 5 (123.12) f(x) = A sen ax + B sen bx + C cos ax + D cos bx; f(x) = Ae + Be™ 5 (x) = polinomio - (A senx + B cosx) e* . 124, 11 metodo della variazione delle costanti Siano y4(x), ye) due soluzioni dell'equazione omogenea associata ad ‘una data equazione differenziale lineare 2 coeificienticostanti del secondo ordine, Nel paragrafo 122 abbiamo visto come determinare dve tali solu- zioni soddisfacenti la condizione 2) y2) =%,@y2@)-y2@) yO, WxeR. ¥s@) ¥2@) vans | A partire da tali funzioni abbiamo determinato l'integrale generale del- 44 Copitoto 12 Pequazione omogenca, ciot Vinsieme di-tutte le soluzioni, che si rappre~ senta nella forma (1242) ay: &) + Gaye (Hy al variare dei parametri cy, ‘In questo paragrafo esponiamo un metodo, detto delia variazione delle ccostanti, per la ricerca di una soluzione particolare dell'equazione non omo- genea, Il metodo inizia facendo «variare le costantir ¢3, in (124.2); cio’ si ricerca una soluzione particolare ¥ della forma (1243) CR) = ca(2) yu(R) + 046%) yal). ‘TEOREMA. — La funzione ¥(x) in (1243) 2 una soluzione dell'equa- zione non omogenea y" + ay’ + by = f(x), scegliendo c,(x), ¢;(x) in modo che le loro derivate siano soluzioni del sistema (o'(2) yi(2) + 6) yl) = 0 (1244) '1(8) ¥'u(x) + ole) yx) = f(x) Osserviamo preliminarmente che il sisteme (1244) & sicuramente risotu- bile per ogni x; infatti possiamo procedere ad esempio come per risolvere il sistema (122.5); qui c', 2 hanno lo stesso ruolo di ¢, 6 nel sistema (122. Te soluaioni sono espresse da un rapporto del tipo (122.7), che & ben defi- nito, perché a denominatore appare Ja quantita (124.1), che diverse da zero. Pit repidamente potremmo uilizzare il teorema di Cramér sui sistemi lineari per affermare che il sistema (124.4) risolubile Per dimostrare il teorema, calcoliamo la derivata di ¥(x): (424.5) Y= Cy + Gy + Cate + 2 = Y's + OY: nel? eseguire ultimo passaggio si 8 tenuto conto della prima equazione del sistema (124.4). Derivando ancora si ottiene (124.6) CY FG + Oa + Yd Ricordando che ys, y2 sono soluzioni dell"equazione omogenea asso- ciata, ¢ tenendo conto della seconda equazione del sistema (124.4), si ha Cen su aicune equazion! differenclali del primo ¢ del secondo ordine 645 LY) = cy + cys + cay + oy" + + aly + y's) + Dla, + cay) = (124.7) = Cas + cava t es + ay + by) + + ey's + ay’; + by.) = f(a). ‘A too di esempio cexchimo Pinteprale generale delequasione citerenziale: (248) Y ty thea x integral generale del?equazions omogenee asocisia& c coss + 2 s00%. Per trovare tna voluzione partcolare con il metodo della variazione dele costant, a ritlve it sisema fey cone 4c sen = 0 (25) = ean com = home Sitsora cy = uexsenx una privat a funcond & dat da 2430) eq We-k 6 (8) = log bensl Persid une solazione portiolare ® = e(3) y(t) + ss) ya6xh, con s(t), cla) press in (124.10). Lintegrale generale del'equazione (1248) & quiadi (24a YG) =; com + 6 seme — x osx + Senx log he x 125. Sistemi differenziali lineari del primo ordine Un sistema di equazioni ditferenzial linesri a coefficenti costasti, del ‘primo ordine, in due equazioni ¢ due incognite, ha la forma fy’s(x) ays) + byo(x) + f(x) H (425) 200 = oy.) + dya(x) + 86) i Le costanti a, b, c,d sono i coefficient del sistema. Le funzioni f(x), a(x) sono i termini not; si suppone che le funzioni f(x), g(x) siamo derivabili in ‘uno stesso intervallo. I! sistema si dice omogeneo se f(x) = g(x) = 0 per ogni x: altrimenti il sistema si dice non omogeneo. Une solurione del sisters tuna coppia di funzioni ys(x), ya(x) derivabili, che soddisfa le due equazioni (125.1) per ogni x neltintervallo fissato. M5 Caplio 2 Osserviamo pretiminarmente che, se la coppia di funzioni v(x), ya(x) & ‘una soluzione del sistema (125.1), allora le due funzioni sono derivabili due volte. Infatti, ad esempio, la derivata y'(x) ® uguale alla funzione ay;(x) + by,(x) + f(x), che @ una funzione derivabile perehé somma di funzioni derivabili. Possiamo quindi procedere derivande rispetto ad x una delle due equazioni, ad esempio la prima: (0252) Vira + bye Sosttuendo il valore diy vicavato dal sistems (125.1), omeniamo Via ay + Wen + at Ott = (125.3) Bay + bey + bay + bg +E Si pud ricavare i valore bys dalla prime equazione del sistema (125: by: = Vi ~ ayy ~ fsostimendo si ottiens (1254) Ys = ay; + bey, + dy’, - ay, - f+ bert. Infine otteniamo Pequazione nellincognta yx) (ass) Fy @F yy + Ad = be) y= gas si tratta di un'equazione lineare del secondo otdine a coefficienti costanti, che si pud risolvere con i metodi esposti nei paragraii precedenti. Dopo aver trovato y,(x) si ricava y5(x) dal sistema (125.1), Applichizmo if metodo proposto al seguente esempio: i nt (2s) : y= 3y- tee 0) la costante di proporzionalit, si ha 22) F =~ ka(t) Dalla legge di Newton (127.1) ricaviamo Pequazione del moto armo- nico: (1273) s+ z (<0. Si tratta di un'equazione differenziale lineare omogenes del secondo or- dine. Liequazione caratteristica & 2? + k/m = 0; dato che kim > 0, si trova Vintegrale generale ; coo wean) Da un punto di vista fisico & interessante supporre che, allistante t = 0, Ja particella si trovi ad una distanza so dal punto di equilibrio, con velocita iniziale nulla. In tal caso il moto & descritto dalle soluzione s(t) del seguente problema di Cauchy +e sa 0 (az7s) s@=5, s(O)=0 Cenni su aleane equazioni differential del primo e del secondo ordine 481 Si ricava faciimente, dall'imegrale generale (127.4), la sohuzione det pro- blema di Cauchy: 76) s(t) = 5 cos (& ) Riportiamo in figura 12.5 il grafico della soluzione e le corrispondenti posizioni della particelia, sce ae fo] Heelers Piftrere este ee ee ee ven ___Usaltrasiazione fsa ateremante she quando la fora dipende anche ée un temine ease aoe eee ea ann Fe-k 5 - bat), cessendo i, ky due costanti postive, In tal cas, della legge di Newton (127.1), rcaviamo Yeguazione differential lincare omogeaea 27a) sn) + 7 e+ 2a =o 452 Cepitolo 12 Scriviamo, almeno formelmente le sotuzioni iy, iy dellequasione carattcrstice: ozs) ‘er srivere espictamente Ie solusioni delequazioge (1778) ¢ necessario distinguere i cas in cu iscriminante 779) sin postvo, nullo, 0 negative. Se 4 > Ole solumion! somo az d)- gets e! oto che 4 <12/ urinate (2 < by hn; quid, dalesprsione (127.9), si vede che le radii, iy sono entrambe negative. Pered s(t) tende a nero per t+, I rai di tuna soltzione ® rappresentato in figure 12.6, sco) Figura 126 ‘Se 4 <0, # trovano fe solurion’ secondo I formula (122.15) cam wrenfven (FZ )ram (J ‘Dato che i eoefficiente ~ (kaf2m) del’ at cm eet Regent ae a ee a eA ote ine wah sale Ste pon ae ee rat a ce ec vate ae ee ce onan ns CCenré su alcune equation! differential del primo e del secondo ordine 453 st a

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