Sei sulla pagina 1di 10

SOLIDI PLATONICI, MOSAICI

E FIOCCHI DI NEVE
Simmetrie e Immagine nella Scienza

D o c u m e n t o r e a l i z z a t o d a :

Mauro Carfora e Annalisa Marzuoli


(Dipartimento di Fisica Nucleare e Teorica, Università degli Studi di
Pavia.)

Introduzione

L'idea di considerare forme geometriche con particolari simmetrie come


oggetti fondamentali nella visione del mondo risale agli albori della
civiltà umana. Spazio e movimento rivestono un'importanza fondamentale
nella cultura di tutte le popolazioni primitive, e l'attrazione che hanno
sempre suscitato decorazioni periodiche e ripetitive di pareti e
pavimenti è probabilmente legata a meccanismi evolutivi e percettivi
complessi e ancora non ben compresi. E sicuramente alcuni di questi
meccanismi giustificano l'interesse che molti di noi, talvolta
inconsciamente, provano verso giochi, puzzles e opere d'arte che si
basino su relazioni simmetriche di forme geometriche: chi non ricorda il
Cubo di Rubik, o le opere di C.M. Escher? Tuttavia, ciò che in questo
contesto consideriamo veramente appagante dal punto di vista estetico
coincide spesso col fatto che la simmetria, resa manifesta in una qualche
forma, non è spinta fino alla perfezione. È probabilmente questo
contrasto, che inconsciamente motiva il nostro appagamento nell'osservare
o un fenomeno fisico o un'opera d'arte. In questo senso il venir meno
della simmetria (o, parafrasando il linguaggio della Fisica teorica, la
rottura di una simmetria) si dimostra cruciale sia nella realizzazione di
un'opera d'arte che nella scienza, nella fisica in particolare. Un
esempio familiare è costituito dai modelli più o meno simmetrici delle
strutture cristalline. Un esempio più sofisticato è fornito
dall'importanza che le rotture di simmetrie (più complicate in realtà di
quelle di cui ci occuperemo qui) hanno nella fisica delle particelle
elementari e nella comprensione di fenomeni quali il magnetismo, la
superconduttività, le transizioni di fase. È proprio questa rottura della
simmetria a rappresentare la dinamica e il cambiamento. In un certo senso
i nostri modelli mentali reagiscono a quello che è un aspetto tipico
delle proprietà termodinamiche di un sistema: la simmetria non è
dominante, ma qualche caratteristica alla fine rompe sempre ogni
simmetria macroscopica, anche se non necessariamente in maniera caotica.
Poligoni e simmetrie del piano

L'essenza del ruolo della simmetria nella Scienza e il fascino visivo


dell'immagine nelle sue realizzazioni scientifiche, sono ben descritti
dal ruolo dei poligoni regolari in connessione con la realizzazione delle
simmetrie rotazionali nel piano. È facile convincersi che le rotazioni

finite nel piano sono descritte da rotazioni di un angolo ,


con n intero. Le figure più semplici che possiedono questo tipo di
simmetrie sono i poligoni regolari: il triangolo equilatero, il quadrato,

il pentagono, e così via. Il fatto che per ogni esista un


gruppo di simmetrie rotazionali del piano implica che per ogni

esistano poligoni regolari con n lati. Questa è una


proprietà assolutamente non banale della geometria piana, che a noi
sembra un fatto scontato tanto è pervasiva la sua utilizzazione nella
vita quotidiana: non riflettiamo molto sull'aspetto del pavimento che
calpestiamo o sul gioco complicato delle tessere di un mosaico. A questo
livello la natura profonda della simmetrie geometriche, anche se in fondo
non compresa, era forse più apprezzata nell'antichità. È questo un fatto
molto probabilmente dovuto al ruolo della filosofia neoplatonica nel
Rinascimento, o comunque alla profonda considerazione in cui era tenuto
il ruolo delle simmetrie del mondo naturale. Un ordine che l'Uomo non
poteva non rispettare. Per esempio, Leonardo di fatto classificò i gruppi
finiti di rotazioni del piano nel tentativo di determinare
sistematicamente le possibili piante simmetriche di un edificio in
maniera tale che l'aggiunta di cappelle e nicchie non distruggesse la
simmetria del nucleo centrale.

Alcuni Poligoni Regolari

I Solidi Platonici
Nell'ant ichità class ica i l ru olo dell a simm etria come prin cipio
ispiratore nella concezione del mondo fisico veniva accentuato dalla
rarità di figure solide simmetriche analoghe ai poligoni regolari. Mentre
infatti nel piano abbiamo un'infinità numerabile di poligoni regolari
corrispondenti alle rotazioni finite, nello spazio tridimensionale si
possono realizzare soltanto cinque poliedri regolari: il Cubo, il
Tetraedro, l' Ottaedro, il Dodecaedro, e l' Isocosaedro. Questi poliedri
regolari sono tradizionalmente chiamati Solidi Platonici per il ruolo
fondamentale che giocano nella cosmogonia elaborata da Platone. In realtà
negli Elementi di Euclide (libro XIII), si puntualizza che l'attribuzione
a Platone della scoperta di questi poliedri regolari è inesatta. Il cubo,
la piramide (il tetraedro) e il dodecaedro vengono attribuiti ai
Pitagorici, mentre la scoperta dell' ottaedro e dell' icosaedro viene
fatta risalire a Theaetetus. Di fatto, l'esistenza del cubo, del
tetraedro, e dell'ottaedro non sorprende più di tanto data la particolare
semplicità di queste figure. Ben diverso è il caso del dodecaedro e
dell'icosaedro. Nel bacino culturale greco, la scoperta del dodecaedro
può esser fatta risalire al fatto che nella Magna Grecia (in Sicilia, in
particolare) si rinvenivano con facilità bellissimi cristalli di pirite
di questa forma. Si tratta di cristalli quasi perfettamente dodecaedrici,
(ma non esattamente: le facce pentagonali dei cristalli di pirite hanno
solo 4 lati uguali, come del resto è previsto dalle leggi fisiche della
cristallografia classica). In ogni caso è significativo che oggetti
scolpiti in forma di dodecaedro regolare, databili intorno al VI
sec.A.C., siano stati rinvenuti in vari siti archeologici italiani.

Platone nel suo dialogo, Timeo, associa il tetraedro, l'ottaedro, il


cubo, e l'icosaedro rispettivamente a quelli che erano allora ritenuti i
quattro elementi fondamentali: fuoco, aria, terra, e acqua. Il
dodecaedro, non realizzabile unendo opportunamente triangoli (come invece
avviene per gli altri poliedri citati), veniva invece associato
all'immagine del cosmo intero, realizzando la cosiddetta quintessenza.
Questa identificazione suggerisce un'immagine di perfezione che
indubbiamente nasce anche dal fatto che il dodecaedro, in volume,
approssima più degli altri poliedri regolari la sfera. Un'idea,
quest'ultima, già sfruttata da Platone nel dialogo Fedone e sviluppata
poi ampiamente nella cosmologia Tolemaico-Aristotelica. È istruttivo
riportare alcuni passi dal Timeo; essi rappresentano certamente uno dei
più suggestivi paradigmi dell'immagine nella scienza:

...Assegniamo alla terra la forma cubica: infatti fra i quattro generi la


terra è il più immobile e il più plastico dei corpi: ed è assolutamente
necessario che sia risultato così quello che ha ricevuto le ba si più
solide; ma, fra i triangoli postulati da principio, è per natura più
solida la base formata da lati uguali rispetto a quella formata da lati
disuguali. All'acqua attribuiremo invece la forma meno mobile fra le
rimanenti, quella più mobile al fuoco, quella intermedia all'aria; e il
corpo più piccolo al fuoco, il più grande all'acqua, quello intermedio
all'aria; e il più acuto al fuoco, il successivo all'aria e il terzo
all'acqua. Tutte queste forme occorre pensarle così piccole da
risultare invisibili a noi, ognuna di esse in ciascun genere, a causa
della loro esiguità; quando invece se ne aggregano molte, la loro massa
risulta visibile. Quanto ai rapporti numerici riguardanti la quantità, i
movimenti e le altre loro proprietà, il dio li ha realizzati in tutti i
casi in modo esatto e li ha armonizzati matematicamente nella misura in
c u i l a n a tu r a d e l la n ec e s si tà s i la s c ia v a p e rs u a de r e e pi e g a r e
s p o n t a n e a m e n t e .
In base a tutto ciò che abbiamo detto sui generi, ecco come potrebbero
stare verosimilmente le cose. La terra, incontrando il fuoco e dissolta
dalla sua acutezza, se ne va via, dissolvendosi nel fuoco stesso oppure
nella ma ssa de ll'ari a o d ell' acqua, f inché le sue part icel le si
incontrano in qualche luogo e di nuovo si aggregano; e allora rinasce la
terra, dato che essa non potrebbe passare in nessun'altra specie. L'acqua
disgregata dal fuoco o anche dall'aria, può ricostituirsi e diventare un
solo corpo di fuoco e due di aria. Le particelle dell'aria, se perdono la
loro unità, possono diventare due corpi di fuoco. E, al contrario, quando
una piccola quantità di fuoco si trova circondata da molta acqua o da
molta terra, muovendosi fra elementi mobili a loro volta, combattendo e
risultando vinta, viene fatta a pezzi, e due corpi di fuoco si aggregano
a c o m p o r r e u n ' u n i c a f o r m a d i a r i a .

La fortuna dei solidi Platonici nell'immaginario scientifico della


cultura occidentale è stata enorme, ed è forse connessa ad un punto di
vista filosofico che riteneva di poter penetrare profondamente nei
segreti della creazione guardando a questi simulacri euclidei del mondo
delle idee di Platone. Arte e Scienza si mescolano in maniera profonda,
P i e r o d e l la F ra n c es c a s c r iv e i l L ib e l lu s d e qu i n qu e co r po r i b u s
regularibus, e Luca Pacioli ne dà una versione in volgare nel De divina
Proportione (di fatto Vasari, nelle sue Vite, accusa Pacioli di plagio!),
commissionando 60 tavole a Leonardo da Vinci con lo scopo di illustrare
le possibili variazioni dei poliedri regolari semplici. L'idea che ispira
un tale progetto è di una singolare modernità nel senso che si vuole
sostener e (sia mo all a fin e de l XV sec olo!), contr o i p regi udizi
umanistici, come la scienza non sia solo astrazione o pura tecnica ma
anche ar te lib erale. Kepl ero, noto ai più p er il suo c ontr ibuto
fondamentale all'astronomia, diede un non meno fondamentale contributo
sia alla teoria delle tessellazioni del piano, sia allo sviluppo della
teoria dei solidi Platonici ( Harmonice mundi 1619). Questi due ruoli di
Keplero si fondono poi singolarmente nel suo tentativo (Mysterium
cosmographicum) di attribuire le regolarità del sistema planetario alle
p r o p r i e t à d e i s o l i d i p l a t o n i c i .

Come avviene per i poligoni nel piano, la regolarità dei solidi platonici
è strettamente legata alle proprietà di simmetria dello spazio fisico. I
gruppi finiti di rotazioni associati alle simmetrie dei poliedri regolari
costituiscono il punto di partenza di molti campi di ricerca estremamente
attivi nella matematica e nella fisica teorica moderna. Si va dallo
studio della classificazione di tutte le geometrie tridimensionali
possibili, allo studio dei metodi di quantizzazione del campo
gravitazionale tramite l'utilizzo di poliedri generati incollando un
numero enormemente grande di tetraedri. La dinamica di insiemi di
poligoni ha applicazioni importanti nella fisica delle superficie e nella
teoria delle stringhe. Vale la pena osservare che in tutti questi casi la
dinamica nasce dalla competizione fra ordine e rottura di simmetria:
l'antico paradigma si ripete, forse ad un livello più sofisticato, ma
sostanzialmente simile a quello che ha ispirato gli antichi filosofi
della natura.
I Cinque Solidi Platonici:
Tetraedro, Esaedro, Ottaedro, Icosaedro, Dodecaedro.

Tessellazioni del piano

M a t o rn i a mo a l n o st r o f i l o co n d u t to r e , l e s i mm e t ri e de l p i a n o .
Consideriamo in particolare il problema antico e affascinante delle
pavimentazioni di una superficie piana (il termine tecnico è quello di
tessellazione piana). Le tessere più usate a tal scopo sono alcuni dei
poligoni regolari a noi più familiari: triangoli equilateri, quadrati, ed
esagoni. Ne risultano pavimentazioni semplici e molto simmetriche, e
forse per questo poco attraenti esteticamente, a meno che le tessere non
vengano decorate in maniera particolare (rottura della simmetria!) Il
problema delle pavimentazioni acquista un fascino particolare se si usano
come tessere due figure piane non regolari note come kite (aquilone) and
dart (dardo) . Con queste mattonelle fondamentali Roger Penrose è
riuscito a costruire una pavimentazione del piano che non si ripete
simile a se stessa in maniera regolare ad intervalli interi come avviene
per le usuali pavimentazioni. Il numero che pervade questa particolare
tesselazione piana è la sezione aurea, ovvero la divina proporzione di
Luca Pacioli, legata alla simmetria pentagonale, (che succede se si prova
a pavimentare un piano con pentagoni regolari?)

In realtà esistono infiniti modi distinti per pavimentare un piano con


darts e kites, nessuna di queste pavimentazioni è periodica, e quello che
colpisce è il gioco fra ordine apparente e asimmetrie inaspettate.
Passeggi ando i n una stanz a pa vimentat a à la Penro se, a vrem mo la
possibilità di incontrare, più o meno a caso, qualsiasi possibile
disposizione delle due tessere utilizzate: un pavimento affascinante! Ma
ancora più affascinante, in questa immagine di conflitto fra simmetria e
asimmetria, èconstatare come la struttura non periodica associata alle
pavimentazioni di Penrose sia di realizzata da strutture crist alline
esistenti in natura. Siccome le unità atomiche che formano i cristalli si
devono disporre in modo regolare così da riempire completamente lo
spazio, strutture non periodiche erano quasi dogmaticamente escluse dalla
cristallografia classica. Si immagini quindi la sorpresa negli ambienti
scientifici alla scoperta di cristalli (di alluminio e manganese), con
simmetria pentagonale alla Penrose: piccoli inaspettati fiocchi di neve a
c i n q u e p u n t e . . . .

Castorp fece un passo avanti per farne cadere alcuni sulla manica e
osservarli con la competenza dello studioso dilettante. Sembravano
straccetti informi, ma più di una volta egli ne aveva visti attraverso la
sua buona lente e sapeva benissimo di che gioielli graziosamente regolari
erano composti, di oggetti preziosi, stelle cavalleresche, fermagli di
brillanti, che più ricchi e minuziosi non avrebbe saputo creare neanche
il più coscienzioso gioielliere,... anzi quel bianco polverio, lieve e
soffice, che ammassato gravava sul bosco e copriva la landa, e sul quale
lo portavano le sue assicelle, era pur diverso dalla natia rena marina,
alla quale faceva pensare: questi non erano, si sa, granelli di sasso,
bensì miriadi di particelle d'acqua congelate e variamente cristallizzate
- particelle della sostanza inorganica che fa sbocciare anche il plasma
della vita, il corpo dei vegetali e dell'uomo - e tra quelle miriadi di
stelline magiche nella loro minuta e segreta magnificenza, inaccessibile
e d'altronde neanche destinati al nudo occhio umano, non ce n'era una che
fosse uguale all'altra; una illimitata gioia d'inventare si manifestava
nella variazione e nella finissima elaborazione di uno stesso invariabile
schema, quello dell'esagono equilatero -equiangolo; ma in se stesso
ciascuno di quei freddi prodotti era di una simmetria assoluta, di una
gelida regolarità, anzi questo era il loro lato inquietante,
antiorganico, ostile alla vita; erano troppo regolari, la sostanza
organizzata per vivere non lo è mai fino a tal punto, la vita aborre la
precisione esatta, la considera letale, come l'enigma della morte stessa,
e Castorp credette di intuire perché i costruttori di templi antichi
abbiano introdotto di nascosto piccole divergenze nella simmetria dei
l o r o o r d i n i d i c o l o n n e .
(Thomas Mann La Montagna Incantata ed. Corbaccio, 1992).
Una tessellazione del piano

Una tessellazione di Penrose

Un esempio di coppia Dart-Kite


I cinque Solidi Platonici

"...E li platonici assomigliano quattro solidi regulari a questi quattro


elementi [Aria, Acqua, Terra, Fuoco. N.d.A.], et il quinto al Cielo...Il
Dodecaedro al Cielo perchè come il cielo è più ampio di tutti gli
elementi, et abbraccia ogni cosa, così il Dodecaedro è il più grande de
cinque solidi chiusi intra una spera, et può circoscrivere ogn'uno de l '
altri, come Hypsicle demostra nelli Anaphorici...".
Così si esprime il matematico e filosofo Francesco Maurolico (1494-1575)
nella sua 'Cosmographia' trattando dei Solidi Platonici. Ma perché un
solido regolare come un Dodecaedro veniva assimilato all'intero Universo?
Perchè in antico ci si era già resi conto di quanto fossero rare figure
solide dotate di simmetria, comparabili con i poligoni regolari della
g e o m e t r i a p i a n a .
Solo cinque sono i poliedri regolari che la geometria solida offriva a
chi cercava strette analogie tra il mondo delle idee, l'universo
m a t e m a t i c o e l ' U n i v e r s o f i s i c o .
Anche se Euclide, nel XII libro della sua opera 'Elementi' , si mostra di
opinione contraria, è a Platone che viene attribuita la scoperta - base
della sua cosmogonia - dei solidi simmetrici che da lui hanno appunto
preso il nome: il Cubo, il Tetraedro, l'Ottaedro, il Dodecaedro e l '
I c o s a e d r o .
"... E prima di tutto, che Fuoco e Terra e Acqua e Aria siano corpi, è
chiaro ad ognuno. Ma ogni specie di corpo ha anche profondità...Restava
una quinta combinazione (dopo aver esaminato la composizione 'geometrica'
degli altri solidi regolari - N.d.A.) e Dio se ne giovò per decorare
l'Universo", scrive Platone nel Timeo (XX, 55) associando la "quinta
combinazione" - il Dodecaedro - all'intero Creato o ad una sorta di etere
c h e d o v r e b b e p e r v a d e r l o t u t t o .
Enorme fu la fortuna che questi cinque 'Solidi Platonici' trovarono nella
cultura occidentale. Piero della Francesca ne trattò nel suo 'Libellus de
quinque corporibus regolaribus' e il grande matematico Luca Pacioli
affrontò l'argomento delle cinque figure solide regolari e della loro
corrispondenza con alcuni elementi della Natura nel suo 'De Divina
Proportione'. Senza dimenticare ovviamente Keplero e le due sue opere
'Harmoniae mundi', del 1619, e 'Mysterium Cosmographicum' di poco
posteriore, opera nella quale si sforza di 'giustificare' i movimenti dei
pianeti con le caratteristiche geometriche dei 'Solidi Platonici' :
"...La Terra è la sfera che misura tutte le altre. Circoscrivi ad essa un
Dodecaedro: la sfera che lo comprende sarà Marte. Circoscrivi a Marte un
Tetraedro: la sfera che lo comprende sarà Giove. Circoscrivi a Giove un
cubo: la sfera che lo comprende sarà Saturno...", e così via.
I solidi geometrici regolari, i 'Solidi Platonici' - ma soprattutto il
nostro Dodecaedro - assursero quindi a modello matematico per cercare un
collegamento tra Macrocosmo e Microcosmo, poichè le idee che si avevano
sull'infinitamennte grande si riflettevano, in alcuni casi,
n e l l ' in f i ni t a me n t e p i cc o l o (o m e g li o , i n q u e ll o ch e a l l or a e r a
considerato tale!), soprattutto in alcune manifestazione del 'Regno
Minerale'. Per quanto riguarda il Dodecaedro, estremamente interessante
appare infatti - al fine di poter avanzare qualche plausibile ipotesi,
nell'ott ica so pra es posta , ri guardo i l repe rto di Tong eren - il
constatare come nella Magna Grecia, soprattutto in Sicilia, fossero stati
rinvenuti molti cristalli di Pirite con struttura quasi perfettamente
dodecaedrica. Cristalli a cui ci si potrebbe essere ispirati per aver
conferma della stretta corrispondenza tra 'ciò che è in alto' e 'ciò che
è in basso'. L'enigmatica "Iron Pillar", Delhi (India), alta sette metri,
ha un diametro di circa quaranta centimetri e venne realizzata in ferro
purissimo, ma in un epoca talmente remota da rappresentare un reale
mistero per la metallurgia antica. Infatti non arruginisce.E ancor più
interessante appare l'aver rinvenuto in alcuni siti archeologici italiani
oggetti in forma dodecaedrica, databili al VI secolo a.C.

Riferimenti Bibliografici:

H. Weyl: Symmetry, Princeton University Press (1952)


B. Grunbaum, G.C. Shephard : Tilings and Patterns, Freeman co. (New York)
(1987).
Luca Pacioli: De Divina Proportione, Fac-simile dall'opera conservata
alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, (Silvana Editoriale, Milano)
Platone: Timæus, (Versione di Marsilio Ficino) Lo vanio (1550)
T. Mann: La Montagna Incantata, ed. Corbaccio (1992).

Potrebbero piacerti anche