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Biciclette d’epoca

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di Luciano
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UNA NU I
OVA RU
COME S BRICA CHE SV
Iè ELA
LA BICIC EVOLUTA
LETTA

COPPI, SANREMO ‘46


LA LEGGENDARIA IMPRESA
DEL CAMPIONISSIMO IN LIGURIA

DAGLI
ESORDI
FINO AL BIS
GIRO E TOUR
LE PRIME INNOVAZIONI
COME NASCE LA TECNOLOGIA SULLE ORME
DEL GRANDE
DELLA BICICLETTA NEL XIX SECOLO

FAUSTO
COPPI

marco
KNUT KNUDSEN
DAL PROFONDO NORD EUROPA UN
VICHINGO IMBATTIBILE SUL PASSO

pantani IL RACCONTO
TANDEM PISTA ‘900
RITROVAMENTO E RESTAURO DI UN CICLOSTORICHE // GLI EVENTI DE L’EROICA // L’ARTICA
VECCHIO LEONE DA VELODROMO!
IL GIDE 2019 // LE CICLOSTORICHE DI LOMBARDIA //
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Photo credits: © Wilier Triestina - in copertina: Pantani sull'Alpe d'Huez nel 1997
Editoriale

In due, sul tetto del mondo


S
e state leggendo queste righe, sicuramente che per molti il Pirata è stato l'ultimo a riuscire a
avrete visto - magari con una qualche sorpre- scaldare veramente i cuori, a portare tanti appas-
sa - la copertina dedicata a Marco Pantani. sionati a gioire per i suoi successi e a soffrire con
Ci abbiamo messo il Pirata, con le braccia lui di fronte ai tanti ostacoli che la malasorte gli ha
alzate, quel giorno del 1997 in cui vinse per messo davanti. Lui, in cambio, ha saputo superare
l'ennesima volta all'Alpe D'Huez, buttandosi ogni avversità con forza e determinazione fino ad
alle spalle un periodo nerissimo e preparan- arrivare alla clamorosa accoppiata Giro d'Italia e
dosi a vivere quella stagione pazzesca che Tour de France del 1998.
l'avrebbe consegnato all'immortalità. Ci si
Grazie a quel successo - per certi versi inaspet-
stringe il cuore a scrivere queste parole, perché la
tato - Pantani ha gettato nella propria carriera un
realtà - amara, amarissima - è che Marco Pantani
collegamento con l'anima più pura del ciclismo
“Se n'è andato”, come ti-
d'epoca, riportando la
tolava la Gazzetta il gior-
memoria a colui che fu
no dopo, in una tragica
il primo a centrare una
notte di San Valentino
simile impresa, prima
quindici anni fa.
nel '49 e poi nel '52.
Dedicare la copertina Parliamo ovviamente
a Pantani, e la conse- di Fausto Coppi, di cui
guente cover story in cui si celebra nel 2019 il
riviviamo le sue gesta, è centenario della nasci-
stata una scelta azzar- ta e a cui dedicheremo
data, perché parliamo quest'anno una serie
di un corridore che ha di approfondimen-
dato il massimo alla fine ti delle imprese più
degli Anni '90. Siamo emblematiche a firma
quindi lontani almeno Il momumento dedicato a Pantani a Cesentatico.
di una memoria storica
di un decennio da quello che viene considerato importante come quella di Carlo Delfino.
“ciclismo d'epoca”. Tuttavia, guardandoci alle spalle,
Non si può non constatare come Coppi e Pantani,
non abbiamo potuto fare a meno di notare che da
stelle luminosissime del nostro ciclismo, abbiano
quel famoso Giro del '94, quando il Pirata si rivelò al
avuto un simile destino: grandissimi in sella, al
mondo come uno schiaffo improvviso, siano passati
centro dei riflettori nella vita privata, mai scontati
già 25 anni. Anni in cui il tempo in un certo senso si
e - soprattutto - strappati presto, troppo presto,
è fermato, perché il ciclismo che abbiamo visto da
all'abbraccio dei propri tifosi e dei propri cari. For-
allora, con i suoi attori contemporanei che sembra-
se è anche per questo che ci sono rimasti nel pro-
no costruiti in laboratorio, è molto molto lontano
fondo. Noi, di certo, in questo anno denso di ricordi
da quelle suggestioni eroiche di cui parliamo ogni
non ce ne vogliamo dimenticare e li guardiamo
mese in queste pagine.
sempre con affetto e ammirazione mentre se ne
Ecco allora che la scelta di Pantani è stata una stanno lì, in due, a pedalare sul tetto del mondo.
scelta naturale e una scelta d'amore perché, parlan-
Alessandro Galli
done all'interno della redazione, ci siamo resi conto
info@biciclettedepoca.net

Biciclette d'Epoca 1
IL PROSSIMO NUMERO ESCE IL 5 maggio 2019

in questo numero
6
Oggi come ieri
Riparte L'Eroica...........................................................................................4

Il Giro d'Italia d'Epoca si rinnova.......................................................... 6

Ciclostoriche di Lombardia..................................................................... 7
10
L'Artica........................................................................................................... 8

Calendario 2019........................................................................................... 9

Cover Story
Marco Pantani: il racconto....................................................................10
20
24 Le Biciclette
L'Automoto di Bottecchia al Tour del '23.......................................... 20

NSU tandem pista 1905......................................................................... 24

Colnago Super '84 Campagnolo Cinquantenario.......................... 28


28
Le bici dei lettori.......................................................................................32

Storie di Personaggi & Campioni


Knut Knudsen.......................................................................................... 34

Josè Meiffret e il record di velocità.................................................. 40


34
Romagna, terra di ciclisti.................................................................... 44

Bicicultura
Le prime innovazioni (parte prima)................................................. 47

Fausto Coppi: i libri..................................................................................52


56
La Riviera di Fausto................................................................................ 54

Genesis: il telaio (parte prima)............................................................ 56

Guida pratica
Andiamo per fiere e mercatini........................................................... 62

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Dwww.eroica.it Photo credits: Guido P. Rubino

Riparte L'Eroica
Al via la nuova stagione tra Gaiole e il resto del mondo

C
i eravamo lasciati il 7 di
ottobre dopo un bellissimo
fine settimana spruzzato da
qualche goccia di pioggia e ci ritro-
viamo qui, come ogni primavera, di
fronte al magniloquente calendario
degli eventi organizzati da L'Eroica
per il 2019. Come sempre, il team che
gestisce l'ormai consistente network
di appuntamenti della capostipite
di tutte le ciclostoriche ha saputo
mettere in piedi un calendario molto
corposo e interessante che porterà
chi lo vorrà seguire in toto a pedalare
in diverse parti del mondo. Questo al
netto delle disponibilità economiche
e di tempo, perché per pedalare in
tutte le “Eroiche” previste nel corso di
quest'anno servirà averne parecchie
di entrambe.
I primi eventi, infatti, saranno
lontani dai patri confini e si terranno
in Sud Africa (16 marzo - Motagu) e in
California (7 aprile - Cambria), permet-
tendo agli appassionati di pedalare in
contesti molto diversi rispetto a quelli
toscani ma accomunati dallo stesso
amore per il ciclismo e per le eccel-
lenze del territorio. A Buonconvento, il
28 aprile, si terrà invece Nova Eroica,
singolarità all'interno del programma
dato che è una manifestazione dedi-
cata non alle bici storiche ma a quelle
contemporanee, siano esse gravel,
ciclocross o strada, su una parte del
percorso permanente de L'Eroica. Al-
tra particolarità: la presenza di cinque
tratti cronometrati che metteranno in
evidenza i cinque migliori corridori,
dando all'evento una connotazione
agonistica assente negli altri.
«Ben venga maggio» - toscanissima
citazione da Lorenzo De Medici - e
con lui Eroica Montalcino (26 mag-

4
B
L
G

D
C J
E
H N M

SA

gio - Montalcino), spin-off de L'Eroica


tradizionale che si colloca a sud di
scenario dei Paesi Bassi attorno alla
cità di Valkenburg, più volte sede dei
Calendario
Siena tra la Val d'Orca, la Val d'Arbia e Campionati del Mondo e punto di
le Crete Senesi. Un esperimento che va arrivo dell'Amstel Gold Race. SA 16 marzo - South Africa
avanti da qualche anno abbracciando Passati i giorni più caldi dell'esta-
un territorio favoloso e ricchissimo te, ecco arrivare due appuntamenti C 7 aprile - California
di tradizione enogastronomica, che riservati all'esclusivo Ciclo Club Eroica:
quest'anno potrà vantare, come la so- Eroica Germania (24 agosto - Rhein-
N 28 aprile - Nova
rella maggiore, un percorso permanen- gau) e Eroica Dolomiti (7 settembre
te volto a fare da volano al cicloturismo - San Candido), tappe dalla bellezza
nella zona per tutto l'anno. abbagliante che fanno da antipasto per M 26 maggio - Montalcino
Il 2 di giugno si vola in Giappone, nel quello che è il piatto di portata che tutti
distretto di Agatsuma, per un excursus aspettano per tutto l'anno. Parliamo de J 2 giugno - Japan
ciclistico veramente particolare. Peral- L'Eroica (6 ottobre - Gaiole in Chianti),
tro, com'è noto i giapponesi hanno un ovviamente, che come al solito è attesa
H 2 giugno - Hispania
vero amore per tutto ciò che è italiano, per la prima domenica di ottobre.
comprese le nostre bellissime bici Le iscrizioni si sono aperte il 29 gen-
d'epoca artigianali, per cui un viaggio naioe sono state “bruciate” in poche
L 29 giugno - Limburg
del genere sarebbe una vera chic- ore, a testimonianza del solito grande
ca. Negli stessi giorni, nella regione successo di una manifestazione che B 18 agosto - Britannia
spagnola della La Rioja, si terrà Eroica rappresenta il mondo delle ciclosto-
Hispania (2 giugno - Cenicero), tra le riche e che permette di far avvicinare G 24 agosto - Germania (CCE)
sfide eroiche più impegnative ma con al ciclismo d'epoca - alle sue storie,
un grande coefficiente di appagamen- alle sue tradizioni, alle sue eccellenze
D 7 settembre - Dolomiti (CCE)
to dato dalla bellezza del paesaggio e - persone che magari fino a qualche
dall'eccellenza dei vini locali. Sem- anno fa ne stavano molto lontane. E
pre a giugno, ma il 29, ci sarà Eroica questo è senz'altro un bel risultato. E 6 ottobre - L'Eroica
Limburg, ambientata nel suggestivo Buone pedalate eroiche a tutti! I

Biciclette d'Epoca 5
Il Giro d'Italia
d'Epoca si rinnova
Il più tradizionale degli appuntamenti a tappe dedicato al ciclismo
d'epoca si presenta nel 2019 con diverse interessanti novità

P
arli di ciclostoriche e - ovvia- e diminuiscono le tappe all'interno possibile. «Anche per quest'anno»,
mente - non può mancare il del circuito. La ragione è che voglia- continua Michela, «la magnifica Ma-
GIDE, ovvero il Giro d'Italia mo puntare sulla qualità e non sulla glia Rosa verrà consegnata al miglior
d'Epoca, che ormai dal 2011 si occupa quantità. Il GIDE, giunto all'ottavo abbinamento bici/abbigliamento. La
di coordinare tra loro una serie di anno, nasce per far conoscere il novità di quest'anno, invece, sarà
ciclostoriche e attività collaterali nostro territorio ma anche per far la simpatica Cronosquadre Vinta-
volte a propagare la cultura, mon- ricordare la storia del vero ciclismo. ge che si terrà a san Vincenzo il
tante, attorno al ciclismo vintage. Per questo abbiamo deciso di coor- sabato prima della 99 Curve. I nostri
La novità principale consiste in una dinare solo dieci eventi per noi più ciclisti vintage dovranno percorrere
riduzione del calendario, che per il di qualità. Ci sarà tanto da lavorare un percorso ad anello e vincerà chi
2019 sarà composto di dieci tappe più per perfezionare tutto ma intanto è si avvicinerà di più al tempo predi-
una patrocinata (La Ghisallo, che fa un nuovo inizio. Tre eventi su dieci sposto dagli organizzatori. Oltre alle
anche parte, come La Viscontea, del raccontano la storia: La Ghisallo, La nostre Tappe saremo presenti anche
circuito delle Ciclostoriche di Lom- Moserissima, La Classica di Pinerolo. sul Circuito del Giro d'Italia Profess-
bardia di cui parliamo nella pagina Le altre tappe non sono da meno ma sionisti RCS con la rappresentanza
qui accanto. sono più adatte alla scoperta dei pae- del Ciclismo storico».
Una scelta che è figlia della ne- saggi. Ognuna di queste ha la propria Le tappe del GIDE vi aspettano in
cessità di garantire ai partecipanti particolarità». giro per l'Italia dal 24 marzo (giorno
esperienze di un certo tipo, come Un attenzione non solo alla storia e della Lambrustorica) al 22 settem-
ci racconta Michela Piccioni, vice- la paesaggio, ma anche alla bellezza bre con La Francesca, tra le migliori
presidente del GIDE: «Aumentano i dell'andare in bici e all'impegno del ciclostoriche dello scorso anno, che
ciclisti che hanno voglia di pedalare presentarsi al via nel miglior modo chiuderà in bellezza la stagione. a

6
Oggi come ieri

Ciclostoriche
di Lombardia
Il circuito lombardo si rilancia con ancora più appuntamenti

T
orna in pista il l circuito delle stupendi come quelli del lago di Varese Altro appuntamento di questo serra-
Ciclostoriche di Lombardia e del lago di Comabbio. tissimo calendario sarà L'Ambrosiana
che include alcune tra le più A seguire La Ducale (12 maggio - Vige- (16 giugno - Milano), che vedrà i ciclisti
importanti manifestazioni che si svol- vano), ciclostorica che negli anni scorsi muoversi attorno al grande capoluogo
gono nel corso dell'anno sotto quel cielo ci ha regalato scorci bellissimi e inizia- lombardo, seguita da un'altra nuova ar-
azzurro tanto caro al Manzoni. Rispetto tive molto interessanti. Confidiamo che rivata per il circuito, La Ghisallo (7 luglio
allo scorso anno troviamo qualche new anche quest'anno saprà regalarci grandi - Magreglio), che vanta già un grande
entry e diverse conferme. «Il nostro soddisfazioni. Così come Tra Borghi e successo forte della sua destinazione
obiettivo», spiega Primo Barchiesi, coor- Castelli (26 maggio - Pagazzano) che ci di arrivo, il santuario della Madonna del
dinatore delle Ciclostoriche di Lombar- porterà a pedalare nei bellissimi territori Ghisallo. Anche La Belvedere (25 agosto
dia, «è quello di dare agli appassionati attorno al parco dell'Adda, alla scoperta - Mendrisio) è arruolata solo dal 2019
lombardi l'opportunità di vivere delle di ciò che il suo nome stesso promette. ma vanta una tradizione che la con-
esperienze appaganti anche senza La Colli Brianzoli (2 giugno - Oreno), si traddistingue come unica delle tappe
dover uscire dalla regione». addentrerà tra i saliscendi della Brianza in calendario che di disputa all'estero,
La prima manifestazione dell'anno che tante gambe hanno fiaccato in ovvero in Svizzera. Chiudono il quadro
sarà La Crennese (31 marzo - Crenna), passato. Come al solito, la manifesta- due ciclostoriche già presenti lo scorso
una novità assoluta dato che si tratta di zione offrirà anche diversi momenti per anno, ovvero La Viscontea (8 settembre
una prima edizione. Organizzata dallo parlare con cognizione di causa della - Belgioioso), ambientata nelle campa-
storico Ciclo Club Crennese, questa cultura della bicicletta. Sarà poi la volta gne pavesi, e La Lacustre (20 ottobre
ciclostorica porterà pedalare sulle stra- de La Franzacurta (9 giugno - Castegna- - Marone), nello splendido scenario del
de del Seprio, un'area che comprende to), dove i grandi protagonisti saranno i lago d'Iseo, che è l'occasione per uno
percorsi molto interessanti e paesaggi vitigni della Franciacorta. scenografico finale di stagione. T

Biciclette d'Epoca 7
Dwww.l'artica.it Photo credits: Alessandro Lazzarin

L'Artica
1

Nel gelo di Lonigo prende il via


la stagione delle ciclostoriche

T
radizionale appuntamento è spalmata su ben tre giorni, preveden-
2
d'inizio stagione per le ci- do incontri sul cicloturismo, mostre
clostoriche, L'Artica di Loni- d'arte e tanto altro ancora. «Per noi la
go (VI) è scattata quest'anno componente culturale è molto impor-
il 27 di gennaio coinvolgendo oltre tante», prosegue Noro, «anche se poi
700 appassionati. Un numero che ha dobbiamo fare i conti con il grande
lasciato ampiamente soddisfatti gli successo che ha la nostra ciclostorica.
organizzatori - il gruppo Lone Eagles Molti dei partecipanti hanno biciclette
- che da ormai sette anni, insieme importanti e abbigliamento impecca-
ad altre realtà associazionistiche e bile ma altri, invece, si avvicinano al
istituzionali della zona dei colli Berici, mondo delle biciclette d'epoca solo in
danno vita a questo appuntamento che questa circostanza, per cui capiamo
ha dato l'opportunità a molti habitué benissimo che da loro non è possibile
3
delle pedalate d'epoca di ritrovarsi a pretendere un livello analogo ai parte-
pedalare proprio nel cuore dell'inver- cipanti più assidui».
no. Una scelta che parte da lontano, L'attenzione alle bellezze artistiche,
come di spiega, a nome dell'organizza- però, è importante. «Il nostro percorso
zione, Francesco Noro: classico, quello da circa 58 km», spie-
«L'Artica è partita come idea di un ga Francesco, «è più o meno sempre
gruppo di amici che volevano fare lo stesso. Quest'anno, però, abbiamo
qualcosa di speciale», spiega France- fortemente voluto che passasse da
sco. «Abbiamo scelto l'inverno perché villa San Fermo, un luogo bellissimo
ci piaceva il fatto di non sovrapporci che abbiamo il piacere di avere qui a
ai tantissimi eventi che vengono orga- Lonigo, in modo che tutti potessero
nizzati in primavera o estate, quando apprezzarlo, anche chi ha fatto il “cor-
la stagione è più dolce. Se questa cosa to” di 25 km. Anche se siamo in pieno
era vera una volta, oggi lo è a maggior inverno, ci piace avere un 30/40% di
ragione, dato che le ciclostoriche sono strade bianche sul nostro percorso,
notevolmente aumentate di numero. perché sanno dare emozioni uniche».
Inoltre, il fatto di essere in inverno ci Un successo reso possibile solo
ha sempre permesso di pensare ad ap- grazie ai tanti volontari che lavorano
puntamenti gastronomici più sostan- all'organizzazione della ciclostorica.
ziosi, con piatti decisamente impor- «Con gli anni, L'Artica è diventata un
tanti come il risotto con il rampuzzolo punto di riferimento importante»,
- un germoglio locale - che abbiamo conclude Francesco Noro. «Per il
proposto alla Cena Artica, uno dei tanti prossimo anno ci piacerebbe organiz-
1: la poderosa partenza dei 700 de
L'Artica 2: nonostante il gelo, si pedala eventi a corredo che abbiamo organiz- zare una grande festa all'arrivo per
sotto occhi... vigili! 3: gli inconvenienti zato quest'anno». far sentire i ciclostorici ancora più
non mancano mai ma come sempre c'è Per l'edizione 2019, infatti, L'Artica si protagonisti». T
qualcuno pronto a dare una mano.

8
Oggi come ieri

Il Calendario 2019
Segna con un  le ciclostoriche a cui hai preso o vuoi prendere parte!

I
n questa pagina troverete il calendario delle ciclostoriche del 2019, il più possibile aggiornato, realizzato da
Mario Labadessa, ciclostorico e gestore della community Facebook Bici d'Epoca. Per farlo, ovviamente, abbiamo
bisogno di tutte le vostre segnalazioni grazie alle quali provvederemo tutte le integrazioni e le correzioni del
caso. V'invitiamo a inviare le vostre segnalazioni via mail a: info@biciclettedepoca.net

GENNAIO 12 // LA DUCALE 23 // LA VIA DEI CARRARESI 15 // la classica


M Vigevano (PV)  M Cittadella (PD)  M Pinerolo (TO) 
27 // L'ARTICA
M Lonigo (VI)  12 // LA MAREMMANA 30 // LA mitica 15 // la malaventum
M Cast. della Pescaia (GR)  M Castellania (AL)  M San Giorgio del Sannio (BN) 
MARZO 19 // LA CERTOSINA 22 // la francescana
LUGLIO
M Galluzzo - Firenze  M Foligno (PG) 
3 // la gibostorica
M Castel Fiorentino (AR)  7 // LA CORTONESE
19 // RETRO BOSCHILONGA 29 // francesco nei sentieri
M Cortona (AR) 
M Uboldo (VA)  M Perugia 
3 // l'omino di ferro
M Cecina (LI)  7 // LA GHISALLO
26 // EROICA MONTALCINO 29 // la superba
M Magreglio (CO) 
M Montalcino (SI)  M Nervi (GE) 
22-23 // la classicissima
M Da Binasco (MI) a Sanremo 7 // LA LANGAROLA
26 // LA NURAGIKA OTTOBRE
(IM) in due tappe  M Grinzane Cavour (CN) 
M Ballao (CA) 
23 // la fuRiosa 13 // LA moserissima 6 // l'EROICA
26 // TRA BORGHI E CASTELLI M Gaiole in Chianti (SI) 
M Ferrara  M Trento 
M Pagazzano (BG) 
13 // l'imperiale
24 // lambrustorica 31-1 giu. // L'ALPINA DOLOMITI AGOSTO M via Appia (Roma) 
M Carpi (MO)  M Passo Rolle (TN) in due
4 // la CRODA
24 // l'ardita tappe  20 // la lacustre
M Follina (TV) 
M Arezzo  M Marone (BS) 
GIUGNO 25 // la belvedere
24 // STRADE BIANCHE 27 // l'olimpica
M Mendrisio (Svizzera) 
DI ROMAGNA 1 // LA matta M Dossobuono (VR) 
M Mordano (BO)  M Noci (BA)  25 // la scaligera
27 // LA TRASIMENA
M Soave (VR) 
31 // LA CRENNESE 2 // LA canavesana M Castiglione del Lago (PG) 
M Gallarate (VA)  M Ivrea (TO)  25 // la vinaria
M Montecarlo (LU) 
2 // LA COLLI BRIANZOLI
APRILE M Oreno Vimercate (MB)  25 // sanvido classic
7 // CICLOCOLLI STORICA M Cesiomaggiore (BL) 
2 // LA medicea
M Tolentino (MC)  M Carminiano (PO) 
SETTEMBRE
13 // orgoglio pieghevole 9 // LA FRANZACURTA
M Lugo (RA)  M Castegnato (BS)  1 // la CARRARECCIA L'EROICA
M Bolsena (VT) 
14 // l'etrusca 9 // LA polverosa
M Bolgheri e Castegneto (LI)  1 // LA MIA LEGNANO
M Montechiarugiolo (PR) 
M Legnano (MI) 
28 // la leonessa 9 // un abbraccio
M Pelago (FI)  7 // EROICA DOLOMITI
ai sibillinI
M San Candido (BZ) 
M Norcia (PG) 
28 // la valentiniana
M Piediluco - Terni  8 // la collio brda classic GIRO D'ITALIA D'EPOCA
15 - 16 // LA chianina M Cormons (GO) 
M Marciano della Chiana (AR)
28 // NOVA EROICA
due tappe  8 // la marzocchina
M Buonconvento (SI) 
M San Giovanni Valdarno (AR) 
16 // k2 ciclostorica
MAGGIO M Udine  8 // la viscontea
1 // LA PUNZONATURA M Belgioioso (PV) 
16 // L'ambrosiana
M Castel Goffredo (MN)  M Milano  CICLOSTORICHE DI
8 // top dolomites LOMBARDIA
5 // LA 99 CURVE VINTAGE granfondo vintage
23 // la monsterrato
M San Vincenzo (LI)  M Madonna di Campiglio (TN) 
M Camagna Monferrato (AL) 

Biciclette d'Epoca 9
Cover Story:

Marco Pantani

Il ragazzo, l'uomo, il campione, l'ultimo dei ciclisti eroici


Impossibile dimenticare le sue imprese più grandi
10
1/2/3: un giovane Marco Pantani ai tempi A cura di: Alessio Stefano Berti Foto credits: Archivio Spazio Pantani
della G.S Lambrusco Giacobazzi, squadra
dilettantistica con cui corse dal '90 al '92,
vincendo proprio nel giugno di quell'anno il
Giro d'Italia dei dilettanti.

1 2 3

L
a gente che si arrampica sulle montagne per vedere andare giù in quel modo. A inventare quella posizione fu
le corse di ciclismo e ha a disposizione appena un Dmitrij Konyšev, che la usò per la prima volta in mondovisione
attimo per vedere il passaggio dei corridori, lì sul ciglio al mondiale di Chambèry nel 1989, conquistando un insperato
della strada, spera sempre di vedere un uomo solo al coman- secondo posto alle spalle di Greg Lemond. E proprio con quella
do, come capitava ai tempi di Coppi e Bartali. L'ultimo che è stessa posizione Pantani riprende Pascal Richard che era in
riuscito a far battere così forte il cuore degli appassionati è fuga da più di cento chilometri. La sua è una picchiata terrifi-
stato un ragazzo che ha compiuto delle imprese riservate solo cante, e così il ragazzino vivace che si inerpicava sulle colline
a campioni, eroi e angeli. Un ragazzo che è stato molto amato romagnole vola verso la sua prima vittoria da professionista,
perché lui era uno di quelli che non si sono mai arresi e che tagliando il traguardo di Merano a braccia alzate.
tutte le volte che è caduto si è sempre rialzato prontamente.
È per questo che nessuno era pronto quando, per la prima IL BIS DELL'APRICA
volta, si è arreso. Quel ragazzo era Marco Pantani, l'ultimo a L’indomani, il 5 giugno 1994 si corre la Merano - Aprica, una
riuscire nell'accoppiata Giro d'Italia e Tour del France, nel 1998, tappa che fa gelare il sangue solo al pensiero: 188 chilometri
talmente forte da staccare tutti ed essere andato avanti ad quasi tutti in montagna, passando per lo Stelvio innevato e
aspettare tutti gli altri, lì, nell'Empireo dei ciclisti, la notte di il terribile Mortirolo, una salita interminabile dalle penden-
San Valentino di quindici anni fa. ze monstre. I campioni sono molti e tutti molto forti. Oltre a
Claudio Chiappucci, capitano di Pantani, c’è Miguel Indurain,
UN COLPO DI FULMINE il gigante Navarro che domina le corse a tappe da anni, e c’è il
Il primo scatto - quello che rivela Pantani al mondo - arriva il giovane russo Evgenij Berzin che a sorpresa da ben dieci tappe
4 giugno 1994. Si corre la 14° tappa del Giro d’Italia, da Lienz è in Maglia Rosa. A fare la prima mossa stavolta è proprio
a Merano. A un chilometro dalla vetta del passo di Giovo, un Chiappucci. Attacca da lontano sullo Stelvio, a 130 chilome-
giovane stempiato, che sembra più vecchio dei suoi anni, si tri dal traguardo, e trascina con sé un manipolo di fuggitivi
alza sui pedali. Il suo allungo è irresistibile, nessuno riesce sognatori. Pantani attende come un candelotto di dinamite cui
a stargli dietro. Nessuno lo segue, forse perché pensano che viene accesa la miccia, che esplode quando inizia il Mortirolo.
sia uno dei tanti avventurieri di giornata. Invece è un colpo di Berzin lo segue. Gli resta attaccato per tre chilometri e
fulmine. Il giovane della Carrera - Tassoni è secondo sul Gran mezzo, poi non c’è niente da fare. La progressione di Panta-
Premio della Montagna ma la tappa non è ancora finita. Manca ni è impressionante, impertinente, e lo lancia all’attacco del
una terribile discesa che porta al traguardo di Merano ma, proprio capitano. Raggiunto, Chiappucci deve suo malgrado
leggero com’è, l'unica chanche che ha è la posizione a uovo: passare la mano e lasciare campo al giovane romagnolo.
il sedere sospeso sulla ruota posteriore, le braccia allungate «Marco», gli dice, «se ne hai vai davanti e attacca perché qui
per raggiungere il manubrio e lo sterno appoggiato sul sellino. li vedo tutti molto stanchi». E Pantani ne ha ancora, supera
Mamma Tonina da casa è terrorizzata nel vedere suo figlio tutti di slancio senza rifiatare un attimo e arriva da solo in

Biciclette d'Epoca 11
4: sul podio di tappa giro d’Italia Dilettanti 1992. 5: gara
Cover Story: Marco Pantani a cronometro, con maglia della selezione Nazionale, alla
settimana Bergamasca nel 1991. 6: poco più che ventenne a
un arrivo in volata, nel 1992. 7/8: Marco Pantani al Giro del '94
4 con la maglia della Carrera - Tassoni, così come si è svelato al
mondo del ciclismo.

contare la partita che Marco Pantani dovette giocare a partire


dal suo strepitoso esordio al Giro del '94. Una sfida contro la
più temibile e subdola delle avversarie: la malasorte.
Al Tour del '94, durante la diciassettesima tappa da Bourg-
d'Oisans a Val Thorens, giù dalla discesa del Col Du Glandon,
Pantani cade, batte il ginocchio, sanguina e tutti temono un
suo ritiro. E invece lui si rialza e lentamente, quando tutti i
sogni sembravano svaniti, si riaccoda al gruppo. Un corrido-
re normale sarebbe felicissimo di aver portato a casa la pelle
e di non essersi ritirato, ma lui normale non lo è stato mai.
cima al Mortirolo, come i grandi scalatori di un tempo. Al Da radio corsa parte un urlo: «Attaque de Pantanì!». Arriverà

traguardo però manca ancora tanto: prima una lunga disce- terzo, quel giorno, ma la sfida contro la sfortuna era solo al
sa e poi un tratto in pianura che Pantani dovrebbe percor- primo round.
rere da solo e controvento. Dal punto di vista tattico sarebbe Alla fine Marco salirà sul terzo gradino del podio di Parigi.
un suicidio. Allora, furbescamente, decide di attendere i Un risultato eccezionale dopo il secondo al Giro ma se vuole
suoi più immediati inseguitori, Nelson “Cacaito” Rodriguez e entrare nell’Olimpo del ciclismo deve vincere una grande
Miguel Indurain, e di proseguire con loro. Appena la strada corsa a tappe. Non è l'unico a pensarla così, al punto che il Giro
torna ad impennarsi, però, al valico di Santa Cristina, Pantani d’Italia del 1995 sembra disegnato apposta lui: è pieno di salite,
attacca di nuovo con decisione. Marco continua a rilancia- terreno sul quale non ha rivali. Ma la malasorte è in agguato. Il
re in piedi sui pedali e persino il grande Miguel Indurain 1° maggio del 1995, durante un allenamento, Marco viene inve-
arranca sfinito, senza più forze: nessuno nella sua carriera stito da un’auto che non si ferma a uno stop. Riporta un trauma
l’aveva mai messo così in crisi. cranico e varie contusioni al ginocchio che lo costringono a
Il ragazzino, invece, scatta ancora come una furia. Sia in saltare il Giro d’Italia, la corsa che aspettava da un anno.
salita sia giù in discesa, a capofitto, tra due ali festanti di tifosi Pantani però non si scoraggia e con tenacia inizia da
che ancora lo conoscono poco. E infine il rettilineo dell’Aprica, subito a immaginare nuovi orizzonti. Chiuso nella sua stanza,
che aspetta le sue braccia alzate come una liberazione. Due bloccato sul letto, vede una salita, una montagna. E quella
vittorie nel giro di due giorni in due tappe massacranti. Marco leggendaria dell'Alpe d'Huez, che lo aspetta al Tour de France,
Pantani chiuderà quel Giro d’Italia al secondo posto ma fu lì, cui riuscirà a partecipare, e che vincerà trionfalmente in con
su quelle che negli anni a venire sarebbero diventate le “sue” l'incredibile tempo di 36'40”, record ancora oggi imbattuto.
montagne, che in molti capirono che era nata una stella. Per dare un'idea di quell'impresa e di quelle che furono le sue
capacità, Pantani occupa ancora oggi i primi tre posti in classi-
LA PARTITA CON LA SORTE fica, mentre campioni come Ullrich, Indurain e Zulle sono
Maggio 1998. Siamo alla vigilia del Giro D’Italia e, nonostante staccati di oltre un minuto.
il soprannome, il Pirata non è un incosciente ma prepara
l’assalto al Giro con meticolosità assoluta, facendo diventare UN ALTRO INCIDENTE
matti i meccanici e i compagni di squadra. Per capire questa La sfortuna però tornerà presto a bussare alla sua porta. Siamo
storia, però, è necessario fare un salto indietro nel tempo rac- nell'ottobre del 1995 quando Marco partecipa alla Milano - To-

5 6

12
rino. Purtroppo non è in gran forma e non riesce a stare con il 7
gruppo di testa, per cui arriva sotto alla salita del Superga con
quattro minuti di ritardo dai primi. All’improvviso, però scatta.
«Volevo provare la gamba per il Lombardia» dirà poi in un'in-
tervista. Una volta arrivato in vetta, sfreccia giù a 80 km/h, ma
dietro a una curva, all'improvviso, un'auto in contromano sfug-
gita ai controlli investe tutto il gruppetto di corridori, tra cui
Marco Pantani e i suoi compagni Davide Dall’Olio e Francesco
Secchiari.
L’impatto è tremendo. Marco viene traportato d’urgenza
al centro traumatologico ortopedico di Torino e la dignosi è
impietosa: frattura esposta di tibia e perone. Praticamente la
gamba sinistra è spezzata di netto! Per un infortunio del gene-
re molti ciclisti hanno dovuto chiudere la propria carriera. Il
recupero, se mai ci sarà, si presenta lungo e pieno di incognite.
Anche il suo terapista, Fabrizio Borra, è preoccupato perché sa
che con un trauma come quello di Pantani l’80% delle persone
fa fatica a camminare in modo corretto, in quanto la gamba
rischia di rimanere più corta o ruotata rispetto all'altra. Qui
però parliamo di tornare a pedalare a livelli altissimi, quelli di
un campione.
Marco ancora una volta non si abbatte, comincia subito la
sua riabilitazione e compie un'autentica impresa: anche se
la gamba sinistra resta più corta di otto millimetri, sette mesi
8
dopo l’infortuni può finalmente tornare in bici. Il 23 marzo del
1996 riprende ufficialmente gli allenamenti con un bel regalo
8
tutto per lui: Luciano Pezzi, già gregario di Coppi, e l’impren-
ditore Romano Cenni gli costruiscono la Mercatone Uno, la
squadra con cui otterrà i suoi successi più grandi.

UNA VITA DA PIRATA


Nel 1997 in tanti ormai sono convinti che Pantani sia in gra-
do di compiere imprese come prima dell’infortunio e la gen-
te comincia a chiamarlo “Il Pirata” per via della bandana che
inizia a indossare in gara. La sfortuna, però, è come il suo
talento… illimitata! Nella tappa del Giro d'Italia del 24 maggio
che andava da Mondragone a Cava dei Tirreni, assume la
classica forma di un gatto nero, facendo finire la sua corsa
tre chilometri dopo il Valico di Chiunzi, lungo quella che in
un articolo di Repubblica viene definita “tormentata discesa
che piomba a Maiori”. «Erano le 16 e 11 minuti quando un gat-
to nero tagliò d’improvviso la strada ai corridori, tra i quali
c'era il campione romagnolo» si legge in una cronaca dell’e-
poca. Pantani, scartando all'improvviso, va a sbattere contro
un muretto a sinistra che limitava la carreggiata riportando
abrasioni e contusioni. Aiutato dai proprio compagni, il Pira-
ta prosegue a rilento e appena giunto a Cava ricorre alle cure
dei sanitari. La prognosi dei medici dell’ospedale di Santa
Maria dell’Olmo, in cui si evidenzia una lesione muscolare
di un centimetro nella gamba sinistra, è una pugnalata. Una
ferita difficile da rimarginare in fretta, che vuole dire ritiro
dalla Corsa Rosa.

Biciclette d'Epoca 13
Cover Story: Marco Pantani
Il destino sembra davvero accanirsi sul povero Pantani: ogni


9
volta che, al prezzo di mille fatiche, tenta di rialzare la testa
lo ricaccia sempre sul fondo. Quando lo portano all’ospedale
Marco non ha nemmeno la forza di piangere. Non gli resta che
leccarsi le ferite ancora una volta e, nella sua stanza, chiudere
gli occhi e immaginare un altro orizzonte e un’altra salita da
scalare. Un mese dopo però è pronto per il Tour de France del
'97. I corridori più attesi sono il campione in carica Bjarne Riis,
l’idolo di casa Richard Virenque e il fortissimo tedesco Jan
Ulrich, che indosserà presto la Maglia Gialla portandola fino a
Parigi. Pantani in quel Tour ha poche ambizioni di classifica e
aspetta solo il suo momento. Ha cerchiato in rosso la tredice-
sima tappa, dove c’è in programma una montagna che come
abbiamo visto conosce bene: l’Alpe d’Huez.
Quel 19 luglio il primo ad accendere la gara è il compagno
di squadra Roberto Conti. Subito dopo il Pirata comincia un
forcing incredibile, seguito a ruota da Virenque e Ulrich: in tre
fanno il vuoto. Gli attacchi di Pantani, però, fatto male e a un
10 chilometro e mezzo dalla vetta rimane solo. Mentre gli altri
arrancano, lui frena nei tornanti. In telecronaca diretta, Adria-
no De Zan dirà: «dopo due anni di sofferenze, dopo due anni di
sfortune, l’Alpe dHuez ci riporta Pantani». Dopo tanta sfortuna,
quell’arrivo solitario salutato da un’urlo liberatorio fece il giro
del mondo. A Parigi sarebbe stato terzo. Dì lì in poi, sarebbe
stata tutta un'altra storia.

L'ANNO MAGICO
Ed eccoci quindi tornare alla primavera del 1998, dove aveva-
mo lasciato il Pirata intento a preparare meticolosamente la
sua Bianchi Mega Pro XL con cui avrebbe partecipato di lì poco
alla Corsa Rosa. I metereologi alla TV sostengono che quella
sarebbe stata la primavera più calda degli ultimi 200 anni e
pensandoci bene forse avevano davvero ragione visto quello
che stava per accadere sulle strade del Giro d'Italia. Dopo tanti
infortuni, dopo tanta sfortuna e dopo il terzo posto al Tour del
11 '97, Pantani è un uomo rinato che fa sognare un'intera nazione.
Quando si alza sui pedali, in salita, con lui salta in piedi tutta
l'Italia. Marco è pronto a tutto per poter vincere finalmente il
Giro ma quell'anno c'è un temibile avversario ad aspettarlo al
varco: è elvetico e risponde al nome di Alex Zülle. Lo chiamano
ironicamente “la talpa svizzera”: in salita si difende ma a cro-
nometro va come un fulmine e lo confermerà il fatto che sarà
il primo ad indossare la maglia rosa proprio dopo il prologo di
Nizza, che ospita la partenza di quello che sarà un Giro avvin-
cente e combattutissimo.
All'inizio è il Giro di Mario Cipollini, di Michele Bartoli,
di Hončar, di Noè, di Laurent Roux. Le tappe procedono in
maniera interlocutoria fino alla 15° - i 40 km a cronometro di
Trieste - dove Pantani, vincitore il giorno prima a Piancaval-
lo, viene raggiunto e addirittura staccato da Zülle, partito tre
minuti dopo di lui. Una vera e propria umiliazione, Marco ha
il morale a terra. Dopo una simile batosta il giro sembra ormai

14
m
Stefano Fiori
Pantani vive
9: sul Colle dell'Agnello, Cima Coppi del Giro del'94 con i suoi edizioni Eecloonaar
2748 m. Si arrivava a Les Deux Alps. 10: Pantani salì due
Lettura suggerita da Carlo Delfino
volte sul gradino più alto del podio, quell'anno, a Merano e
all'Aprica. 11: all'arrivo a Milano con Berzin, vincitore, e un
incredulo Miguel Indurain, battuto da due giovani. 12: Pantani
con mamma Tonina dopo l'incidente del 1995. 13: al lavoro per 12
la riabilitazione. Impressionante il tutore esterno sulla gamba.

perso per il Pirata, che al microfono farà una considerazione


quantomeno realistica sul fatto che negli ultimi anni nei gran-
di giri siano stati premiati più gli specialisti del cronometro
che non gli scalatori. In effetti da tempo le grandi corse a tappe
finiscono nelle mani degli specialisti contro il tempo, e per gli
scalatori romantici non restano che le briciole da raccogliere
nelle poche tappe in altura. Il pirata è teso. Sa che cambiare
il corso della storia non sarà facile, tanto più che gli restano
soltanto tre tappe di montagna per recuperare quei 3'48” che lo
dividono da Zülle in classifica generale.

l'incognita della marmolada


La prima, sulle Dolomiti, è quella di Selva di Val Gardena con
tre Gran Premi della Montagna e due ascese terribili, quella al tallona a soli 27” di distanza e che il giorno dopo, sull'Alpe di
passo Sella e quella al passo Fedaia sulla Marmolada attraver- Pampeago, taglierà il traguardo per primo mettendo la sua
so Malga Ciapèla, una salita davvero infernale. Alla riunione ruota un secondo avanti quella di Pantani.
della sera prima il DS Martinelli ordina a Pantani di attaccare
sul pezzo duro della Marmolada, poco prima di Capanna Bill. sfida all'ok corral con tonkov
Marco a questo punto, preoccupato, deve confessare di non L'appuntamento decisivo è fissato per il 4 giugno, sulla salita di
aver mai fatto quella salita e di non conoscere il percorso. Ad Montecampione. La giornata è torrida, l'asfalto si scioglie sotto
aiutarlo interviene Roberto Conti, fidatissimo gregario, che ai copertoni e gli spettatori fremono al desiderio di vivere una
indica come occasione migliore per l'attacco il punto appena giornata epica per il ciclismo e per Pantani. Il duello al Sole
usciti dalle due gallerie, perchè da lì sarebbe iniziato il pezzo comincia a 16 km dal traguardo. Il primo attacco è di Pantani,
più ripido di tutta la giornata. all'inizio della salita, ma Tonkov non molla e i due danno vita a
L'indomani, però, a metà della Marmolada Pantani non scat- un testa a testa al cardiopalmo, seminando il resto del gruppo.
ta: sta aspettando le gallerie come gli aveva suggerito il suo Pantani scatta, Tonkov resiste ma non gli da cambi. Marco
compagno ma nessuno dei due sa che il percorso è cambiato non si gira mai ed è costretto capire dove sia il russo guardan-


all'ultimo momento! Conti, in affanno, avvicina Pantani chie-
dendogli «Ma quand'è che attacchi?» sentendosi rispondere 13

«Ma quand'è che inizia sto pezzo duro?». Tutto all'improvviso


diventa chiaro: Conti gli spiega che le gallerie non ci sarebbe-
ro state e il pezzo duro lo stavano pedalando in quel preciso
momento. Così il Pirata scatta.
Quando Pantani attacca solo Pavel Tonkov e Giuseppe Gue-
rini riescono a tenere il suo passo. Zülle, invece, crolla. Pochi
tornanti e anche Tonkov non resiste al forcing del Pirata. Solo
Guerini tiene la sua scia e insieme arrivano al traguardo: tappa
a Guerini, Maglia Rosa a Pantani e Zülle alla deriva. È 2 giugno
del '98 e Marco indossa per la prima volta la Maglia Rosa. Lui
pensa a non farsela scappare, anche perché ha una motiva-
zione molto forte nel profondo del suo cuore. Quando nel 1992
vince il Giro d'Italia dilettanti, infatti, Marco corre subito dal
nonno, colui che gli aveva regalato la prima bicicletta da corsa,
che gli aveva insegnato a pescare, un punto di riferimento
insomma. Quel nonno che ora si trovava in ospedale e che sa-
rebbe morto di li a pochi giorni. Marco quel giorno gli promette
che avrebbe vinto il Giro dei Grandi. C'è però ancora un'ombra
che si getta tra lui e la possibilità di mantenere la promessa.
Un'ombra enorme, gigantesca: quella di Pavel Tonkov, che lo

Biciclette d'Epoca 15
Cover Story: Marco Pantani

14

LA SFIDA IN GIALLO

do la sua ombra sull'asfalto. Prova uno scatto e poi un altro


ancora ma Tonkov è sempre li a ruota. Ad ogni accelerazione Dopo avere dominato il Giro d’Italia del 1998, il Pirata si vuole
il Pirata si libera di qualcosa: prima della bandana, poi dei godere il trionfo festeggiando con gli amici in quel di Cesena-
guantini e così via. Al sesto scatto si libera pure del piercing al tico comportandosi come un qualunque ragazzo della Riviera.
naso e riparte, e questa volta l'ombra del gigante russo smette Ma i giorni di spensieratezza sono turbati da un grave lutto: il
d'inseguirlo. Tonkov, stremato, ai microfoni dirà: «dopo l'ultimo 26 giugno, il cuore di Luciano Pezzi smette di battere. Un vero
scatto di Pantani non sentivo più le braccia, mi sembrava di dramma per Marco, visto che Pezzi era stato per lui come un
essere immerso nella nebbia, e l'ho visto allontanarsi». padre. Così, memore di una promessa fatta al vecchio mentore,
Pantani a mani basse rilancia ancora e ancora. Insiste fino decide di partecipare al Tour de France. La sfida è ardua, dato
al traguardo compiendo un'impresa straordinaria che rimarrà che mancano solo dieci giorni alla partenza e lui è stato due
nel cuore dei tifosi per sempre. Tonkov arriva un minuto più settimane senza salire in sella a una bicicletta. Ricomincia
tardi. A tre tappe dalla fine, Pirata ha messo ormai le mani sul così ad allenarsi duramente per ritornare in peso, al punto che
Giro. A Milano Marco Pantani trionfa nella Corsa Rosa, vincen- la leggenda vuole che mangiasse a volte anche solo una fetta
do il suo primo grande giro mantenendo così la promessa fatta di cocomero dopo otto ore di allenamento.
sei anni prima a nonno Sotero. Quello che fino a quel momento A quel Tour c’è un super favorito, Jan Ullrich, un tedesco bio-
era solo un sogno, diventava finalmente realtà. nico di 24 anni, già vincitore l’anno prima. La Grande Boucle

15 16

16
14: la bici con cui Pantani vinse Giro e Tour nel '98, oggi
esposta al museo Italian Legend Bicycles del nostro Dario
Corsi. Vi racconteremo la sua storia nel prossimo numero.
15: Pantani con Luciano Pezzi, suo mentore, scomparso nel
'98 subito dopo la vittoria al Giro. 17: in lotta con l'irriducibile
Pavel Tonkov. 18: un sorriso in un momento di relax.

inizia l’11 luglio con partenza da Dublino e il cronoprologo di


5,6 km lo vince Chris Boardman, che prende la Maglia Gialla.
Per Pantani, invece, l’esordio è pessimo: si piazza 181° su 189
concorrenti. Al Tour del '98, però, lo sport non sarà l’unico
protagonista: tre giorni prima del via l’auto di un massaggia-
tore della Festina viene fermata alla frontiera franco - belga
e la polizia trova al suo interno oltre 400 flaconi di prodotti
dopanti. Scoppia così lo scandalo doping che accompagnerà
tutta la corsa con gli atleti della Festina, capeggiati da Richard
Virenque, che si dichiarano innocenti.
Durante le prime tappe che attraversano la Bretagna, Panta-
ni e gli altri corridori della Mercatone Uno si nascondono nella
pancia del gruppo. Marco fatica a ingranare, la sua pedalata
sembra non promettere nulla di buono e gli manca la tenuta
sulla distanza. Mentre il Pirata stringe i denti, un altro italiano
fa parlare di sé: è Mario Cipollini, che dopo una serie di cadute
sfortunate offre un doppio show, il 16 e il 17 luglio a Chate-
auroux e a Brive la Gaillarde vincendo in volata. Ma proprio
il 17 luglio l’affaire Festina esplode in tutto il suo clamore: il
direttore sportivo Bruno Roussel ammette l’uso sistematico
di sostanze dopanti tra i corridori e così una delle squadre più
17
importanti viene allontanata dal Tour de France. Con la Festi-
na fuori dai giochi, il 18 luglio si disputa la prima vera tappa
dirimente del Tour, la cronometro che va da Meyrignac l’Eglise 18

a Corrèze di 58 chilometri.

ULLRICH, IL TEDESCO BIONICO


Come da pronostico, è Jan Ullrich a vincere con autorità e a
conquistare la Maglia Gialla. Pantani si conferma allergico alle
cronometro e finisce a 4'21” dal tedesco. Marco dopo la tappa
dirà: «Ullrich è stato eccezionale, ha dominato una crono non
adatta a lui. Se ci fossero stati lunghi rettilinei da pedalare
anziché tante curve come oggi avrebbe ucciso la corsa in una
sola tappa».
La gara, invece, sopravvive e il 21 luglio, dopo nove giorni e
1700 chilometri fatti tutti in pianura, la tappa di Pau - Luchon
apre la battaglia sulla salite dei Pirenei. Giornata di pioggia e
nebbia, la Deutsche Telekom traina il gruppo a lungo ma a un
chilometro e mezzo dalla cima Pantani ha una fiammata e
lascia tutti alle spalle. Davanti c’è soltanto Rodolfo Massi della
Casino-Ag2r. Il Pirata scatta, bastano poche pedalate per fare
il vuoto. Vince Massi, Pantani secondo e Ullrich conquista la
Maglia Gialla. Marco è lontano in classifica ma il tedesco ha
strane sensazioni e sente che questo è solo il primo round.
22 luglio, undicesima tappa da Luchon a Plateau de Beille.
Un caldo torrido, le condizioni che Marco Pantani predilige.
L’arrivo è in salita ma la bagarre si accende prima: a sette chi-
lometri dall’inizio dell’ascesa Ullrich fora. Pantani e la squadra
rallentano ma appena il tedesco rientra in gruppo Marco parte

Biciclette d'Epoca 17
Cover Story: Marco Pantani
19 20

e riprende uno ad uno i fuggitivi di giornata e, con il coraggio la buona sorte: Ullrich, in affanno, buca in discesa la gomma

e quel pizzico di eroismo che hanno condito ogni sua impresa, anteriore. I minuti di vantaggio diventano quattro e ai piedi
guadagna la sua prima vittoria al Tour del '98. Jan Ullrich arri- dell'ultima salita, quella de Les Deux Alps, Pantani rilancia
va con 1'33” di ritardo, ma il divario tra i due è ancora enorme. di nuovo. Sul traguardo, Jan Ullrich arriva con otto minuti di
Il giorno dopo, il 23 luglio, è quello di riposo ma in realtà ritardo e cinque in classifica generale: il Pirata è finalmente
nessuno si ferma perché ci sono i blitz della gendarmerie a in Maglia Gialla.
seguito dello scandalo Festina. Molti corridori vengono portati
in caserma ed emergono molte prove dell’uso sistematico del PEDALANDO NELL'ETERNITà
doping. Nei sacchetti delle immodizie si trova il finimondo, Il 28 luglio, nella seconda tappa alpina, Ullrich e Pantani sa-
cinque corridori della Festina confessano e si rischia perfino ranno ancora i protagonisti dello show. A 14 km dalla vetta del
che il Tour non arrivi a Parigi. I modi, però, sono brutali e così il Colle della Maddalena salutano il gruppetto e se ne vanno via
giorno seguente i corridori ritardano la partenza e si mettono insieme. In salita il tedesco va fortissimo, in discesa ancora
in silenzio stampa. Tre giorni dopo, il Tour degli scandali arriva di più ma Marco - che confesserà di avere fatto molta fatica
finalmente ai piedi delle Alpi, dove i riflettori sono tutti puntati a restargli attaccato - gli lascia la vittoria sul traguardo di Al-
sulla sfida tra Ullrich e Pantani. bertville senza perdere un solo secondo. Mentre i giornali fran-
Marco spera nel caldo, invece quella mattina del 27 luglio cesi osannano Pantani, la questione giudiziaria tiene ancora
fuori dell’albergo c'è il diluvio e in corsa, da subito, il tempo banco. Gli atleti della TVM vengono portati in ospedale per
infernale non dà tregua ai corridori. La tappa va da Grenoble a tutta la notte e obbligati ai prelievi ancora una volta con me-
Les Deux Alps: 189 chilometri di pura adrenalina. Pantani az- todi piuttosto bruschi. La 17° tappa, che andava da Albertville
zarda l’attacco da lontano quando ne mancano 47 km all’arrivo ad Aix le Bain, non si corre e viene neutralizzata: i ciclisti si
e 5,5 alla vetta del Galibier. Insiste, ogni pedalata è una legnata. fermano, si tolgono il numero di gara, incrociano le gambe. Il
Fabiano Fontanelli, suo compagno alla Mercatone Uno, dice traguardo viene tagliato simbolicamente dai corridori della
al DS Beppe Martinelli via radio: «ma questo è pazzo, tenetelo
tranquillo, manca troppo all’arrivo!». In televisone, invece, 21
Adriano de Zan grida: «Ullrich è in difficoltà e non riesce a
rispondre alle rasoiate del Pirata, vedere uno come Pantani 19
salire è qualcosa di emozionante, sembra che la sua bicicletta
non tocchi neanche l’asfalto, accarezza i pedali, questo modo
di scalare con le mani basse sul manubrio, allunghi, scatti a
ripetizione... è proprio il suo modo di pedalare che è unico.
Sembra essere nato per staccare tutti gli altri in salita».
Sulla vetta del Galibier Pantani è solo ma con lui ci sono
due avversari temibili: il freddo glaciale e la pioggia battente.
In vetta i secondi di svantaggio dalla Maglia Gialla sono solo
dieci ma all'improvviso - incredibilmente - arriva l'aiuto del-

18
19: al Tour de France del '98 nel momento esatto dell'attacco a
5,5 km dalla vetta del Galibier. 20: foto di gruppo a Parigi con la
Maglia Verde Erik Zabel e quella a Pois Christophe Rinero. 21:
il sogno d'indossare la Maglia Gialla per una doppietta che è
rimasta nella storia. 22: la "biglia" di Pantani a Imola, davanti
alla sede della Mercatone Uno.
UN MUSEO PER MARCO
TVM. Nessuno può dire con certezza che il Tour riesca a con- Dwww.spaziopantani.it
tinuare. Il plotone dei corridori è spaccato in due e una parte è
decisa di fermare la corsa. Anche Pantani, in Maglia Gialla, è al A Cesenatico, città natale di Marco Pantani, è stata
centro della protesta, nonostante rischi di farsi scappare dalle realizzata nei pressi della stazione ferroviaria locale
mani un successo epocale. Cinque squadre spagnole - Once, un’area chiamata Spazio Pantani, interamente
Banesto, Vitalicio, Riso Scotti e Kelme - si ritirano. Però, alla dedicata al campione romagnolo. Al suo interno è
fine, la Grande Boucle riparte. possibile ripercorrere la carriera del Pirata attraverso
Ormai pochi chilometri separano il Pirata dal leggendario l’esposizione di foto, cimeli e materiali audiovisivi.
Fausto Coppi, autore dell'ultima doppietta italiana Giro + Tour Lo Spazio Pantani nasce dalla volontà della famiglia
nel 1952, ma prima di Parigi c’è un’altra prova impegnativa. È il Pantani e della Fondazione Marco Pantani di realizzare
primo agosto, il giorno della tappa di Le Creusot: 52 chilometri una struttura per mantenere viva la memoria del
a cronometro. Marco Pantani ha un vantaggio rassicurante nei campione romagnolo e delle sue epiche imprese.
confronti di Ulrich ma le corse contro il tempo sono sempre Il museo, aperto dall'ottobre 2006, viene gestito
state il suo punto debole. Il tedesco va come una locomotiva e direttamente dalla famiglia Pantani con lo scopo di
nei lunghi rettilinei spinge rapporti poderosi. Pantani, invece, produrre utili da devolvere a scopi benefici.
pedala agile, perché per lui è una tortura. Basterebbero una
foratura o un incidente meccanico per mandare tutto a monte APERTURE
e la pioggia non aiuta. Sul traguardo, UIlrich stacca Pantani, • Da aprile a settembre è aperto sette giorni su sette,
terzo, di 2'35”, un tempo non sufficiente a scavalcarlo. Fatti i dalle 9:00 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 19:00
debiti scongiuri, il Tour è nelle mani del Pirata! Il giorno dopo è • Da Ottobre a Marzo è aperto da mercoledì a venerdì
una passerella trionfale. Sugli Champs Elysées tutti i corridori dalle 9:00 alle 13:00, sabato e domenica dalle 15:00
si tingono i capelli di giallo e si mettono l’orecchino: Marco alle 18:00.
Pantani ha vinto il Tour de France, 33 anni dopo Felice Gimon-
di, centrando una doppietta epocale.
Pochi, molto pochi sono quelli che sono riusciti nell'im-
presa di vincere nello stesso anno Giro e Tour e i loro nomi
sono Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard
Hinault, Stephen Roche, Miguel Indurain: leggende nel mondo
del ciclismo. Pantani è uno di loro, per il momento l'ultimo ad
avercela fatta . La sua è la vittoria più vicina, quella che in mol-
ti hanno ancora negli occhi. Una vittoria arrivata dopo anni
di vicende sfortunata e seguita da un epilogo che nessuno MEMORIAL E GRAN FONDO PANTANI
avrebbe mai voluto vedere. Proprio per questo, il Pirata resterà Dwww.gfmarcopantani.it
per sempre nel cuore di tutti gli appassionati, quelli che hanno
sofferto e gioito con lui nel momento di quei trionfi che l'hanno Organizzati da Alessandro
consegnato all'eternità e che abbiamo voluto rivivere in queste Vanotti e Marco Casadio
pagine. I Strozzi (soci fondatori
di Vanotti Cycle Camp)
22
e dallo lo storico gruppo
della ASD Amici di Marco
Pantani, si terranno a
settembre, a Cesenatico, due
appuntamenti imperdibili per
i fan del Pirata. Sabato 21 arriverà il Memorial Pantani,
aperto ai professionisti, mentre domenica 22 si correrà
la Gran Fondo Marco Pantani, che l'anno scorso ha
visto più di mille iscritti e tanti eventi a corredo.
Per le iscrizioni, aperte dall’ultima settimana di
Gennaio 2019, ed altre novità vi rimandiamo al sito.

Biciclette d'Epoca 19
Photo credits: Deejay 500 Museo Cosseria Fwww.facebook.com/lucianoberruti

L'Automoto n°26
di Bottecchia
Da Luciano Berruti a Botescià lungo il Tour del '23

Q
uando si parla di Eroica, non parliamo in questo numero. È una 1: la Automoto di Bottecchia con cui
può non passare per la men- delle circa 200 presenti nel museo corse il Tour del '23, esposta al museo
della famiglia Berruti a Cosseria (SV).
te Luciano Berruti, perso- di Cosseria, dove la famiglia Ber- 2/3/4: dettagli dell'anteriore, con la
naggio simbolo della madre di tutte ruti ha creato un'esposizione delle caratteristica piega degli anni '10/'20 e
le ciclostoriche scomparso purtrop- bici appartenute a Luciano, ma è le borracce dedicate alla Grand Boucle.
5: la rivista francese L'Auto del 23
po nel 2017 e ampiamente ricordato anche una bicicletta molto spe- giugno del 1923 parla del Tour de
nell'ultima edizione con diversi ciale perché si tratta di quella con France di quell'anno, che sarebbe
momenti toccanti, tra cui l'inaugu- cui Ottavio Bottecchia - Botescià partito il giorno seguente.
6: Bottecchia era iscritto con il
razione della scultura a lui dedicata - partecipò al suo primo Tour de numero 26 e avrebbe duellato per tutta
nel centro di Gaiole in Chianti. France, nel lontano 1923, vincendo la competizione arrendendosi solo a
E proprio dalla collezione di Berruti la seconda tappa Le Havre - Cher- Henri Péllissier. L'anno dopo, invece,
avrebbe vinto.
viene la “Bicicletta Eroica” di cui burg e piazzandosi secondo alle

20
Numero progessivo: 0105 Registrazione: 06/10/07 Proprietario: Luciano Berruti

2 3

4 5

spalle del francese Henri Pélissier. poter pedalare con il numero 26 6

A raccontarcela è Jacek Berruti, di Ottavio Bottecchia al Tour è un


ciclista figlio di Luciano e oggi fiero grande onore, perché un personag-
possessore di questa bicicletta con gio molto positivo che mi piace ri-
cui ha partecipato più volte a L'E- cordare». Bottecchia, ingaggiato da
roica a partire dal 2003. Automoto per poter poi esportare il
marchio in Italia, è stato un simbolo
UNA FIGURA ICONICA della fatica di quegli anni e di come
«Anche se quest'anno compie cento il ciclismo fosse un modo, per i figli
anni, questa Automoto del 1919 è della parte più umile del popolo, di
una bici comodissima da usare, su affrancarsi da situazioni di povertà
cui puoi stare a pedalare delle ore», e condizioni di lavoro durissime.
ci racconta. «Ho avuto il privile- «Mi riconosco molto in Bottec-
gio di usarla a Gaiole con la divisa chia», continua Jacek. «Anche la
originale Automoto dell'epoca per nostra è una famiglia di origini
poter assaporare le sensazioni che popolari e Bottecchia è stato un
era in grado di dare. Il movimento ciclista di grande determinazione,
centrale gira come un orologio e perché correre era molto meno
la postura è perfetta. Per me, poi, faticoso che cercare di sbancare il

Biciclette d'Epoca 21
Registro delle biciclette eroiche Dwww.eroicagaiole.it/bici-eroiche

7 8

lunario in qualche altro modo, per ta e di chi l'ha inforcata. Per cui 7: attacco del tubo sella dove si vedono

i freni a fascetta al posteriore. 8: la bici


cui s'impegnava sempre al massi- abbiamo fatto solo una profonda
è tuttora marciante e ha fatto diverse
mo. Correva “per fame” con grande manutenzione per farla tornare volte L'Eroica. Ecco la ragione della
naturalezza ed è anche stato uno perfettamente marciante e cam- camera d'aria sotto la sella. 9: dettaglio
del cerchio in legno. 10: particolare
tra coloro che non si sono tirati biato componenti che con il tempo
della forcella. Da notare il dettaglio
indietro quando c'era da opporsi si erano usurate al punto da non del trifoglo, simbolo di Automoto,
al regime che opprimeva l'Italia essere più recuperabili, sostituen- inserito nella testa. 11: la guarnitura
da 46 denti. 12: il movimento centrale,
in quegli anni. L'alone di mistero dole con analoghe coeve». perfettamente restaurato e marciante.
che c'è ancora oggi attorno alla La Automoto di Bottecchia porta 13: dettaglio del posteriore con i due
sua morte lo rende secondo me un con sé un secolo di storia. Un secolo pignoni del giro ruota: da 23 scatto fisso
e da 20 ruota libera. 14: dettaglio del
personaggio simbolo di libertà e in cui il ciclismo è cambiato tanto freno anteriore, anch'esso a fascetta.
giustizia». e che una volta parlava ai corridori Alle sue spalle lo strappachiodi,
in maniera differente, più analogi- accessorio che le bici montavano fino
agli anni in cui le strade asfaltate e
CONSERVARE LE EMOZIONI ca, meno computerizzata, con un ben mantenute non diventarono la
La Automoto di Bottecchia non rapporto diverso e più personale normalità.
dimostra i suoi anni, anche se con il proprio mezzo. Anche questa
le rughe si vedono perché non è bici ha una voce, ruggente in salita, 10
stato fatto alcun restauro ma solo fischiante in pianura sulle strade
interventi conservativi. «Noi non della Grand Boucle. Osvaldo Bot-
restauriamo», conclude Jacek, tecchia e Luciano Berruti l'hanno
«perché per noi il conservato ascoltata e chissà se, da qualche
lascia emozioni, trasmette quello a parte, proprio adesso ne stanno
che è stato della vita della biciclet- parlando. I

22
11

I
Scheda tecnica
Marca: Automoto
Modello: Corsa
Anno: 1919
Telaio: in acciaio
Freni: a fascetta
Guarnitura: da 46 denti
Pignone: fisso 23, libero 20 denti
Cambio: giro ruota
Cerchi: in legno

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13 14

Biciclette d'Epoca 23
Collezione: Manuel Gomiero Restauro e foto: Salvatore Bonifacio FLa Bicicletta Racconta

Un bolide
da velodromo
molto... eccentrico!

NSU
Tandem
Pista 1905
24
Le Biciclette
1 2

1: il tandem pista NSU come si presentava prima del restauro conservativo. 2: la 3


guarnitura anteriore, con il curioso blocco eccentrico che permette di tendere la
catena. 3: corone centrali, pedale e catena prima di essere liberati da sporco e ruggine.
4: le condizioni non certo ottimali del mozzo posteriore e dei cerchi, neri.

N
ei primi anni del Novecento, la attività una volta acquistata con la
bicicletta è un mezzo di loco- Volkswagen che, nel 1969 la fonderà con
mozione dallo spirito straordi- la Auto Union per dare vita all'Audi,.
nario e il mondo che le ruota attorno è È in questo articolato contesto che
in pieno fermento. Gli anni dei penny- s'inserisce il tandem da pista che ve-
farthing (i classici velocipedi a ruota dete in queste immagini, letteralmente
alta) sono ormai alle spalle e i produttori emerso da una montagna di ruggine e
si concentrano ora su tantissimi modelli portato a nuova vita per essere inserito
che servono agli usi più disparati, dal nella collezione di Manuel Gomiero.
lavoro agli spostamenti quotidiani fino Questo modello presentava una serie di
ad arrivare alle competizioni sportive. criticità abbastanza complesse da risol-
A cavalcare quest'onda ci sono diver- vere, in primis quelle legate alla serie
se aziende in vari i paesi. In Germania, sterzo - bloccata - e alla trasmissione,
troviamo la Neckarsulm Strickmachi- caratterizzata dalla doppia catena e da 4
nenfabrick, azienda fondata nel 1873 un alloggio eccentrico del movimento
da Christian Schmidt a Riedlingen, nei centrale anteriore.
pressi del Danubio alle pendici delle
Alpi bavaresi. La produzione, inizial- SPAZZOLARE E CONSERVARE
mente, è di macchine da cucire ma, «Il restauro conservativo di questo tan-
come capiterà con diverse altre imprese, dem è stato molto impegnativo», spiega
come per esempio la Singer, ben presto Salvatore Bonifacio, che si è occupato di
verrà integrata e poi soppiantata dalla tutte le operazioni del caso che vedete
più proficua produzione di biciclette, documentate in queste pagine. «Per
anche per via delle politiche daziali prima cosa ho dovuto smontare tutte
poste nel frattempo in essere tra i paesi le componenti per trovarmi con il solo
europei dell'epoca. La NSU, trasferitasi telaio. Ho pulito faticosamente tutto, dai
nel frattempo a Neckarsulm, più a nord, pedali ai pignoni alle pieghe, togliendo
si specializzerà ulteriormente negli anni la ruggine e riportandoli in condizioni
come produttore di motociclette prima eccellenti». Il primo grosso problema è
e di autovetture poi, per finire la propria stata appunto la serie sterzo.

Biciclette d'Epoca 25
5 6

I
«Era completamente fuori registro e ho capito che svolge la funzione di ten-

irrecuperabile. Smontandola, ho nota- dere catena anteriore, che non dispone


to che in passato erano già stati fatti di un forcellino aperto tipo corsa come
dei tentativi per sistemarla ma senza
successo. È stato quindi necessario
quello al posteriore. Capito il mecca-
nismo, dopo aver revisionato tutte le
Scheda tecnica
far ricostruire i pezzi danneggiati, componenti, ho potuto rimontare tutta Marca: NSU
rimettere insieme la serie con tutte le la complessa trasmissione rendendola Modello: Tandem Pista
sfere, ingrassare e riposizionarla nella perfettamente funzionante». Anno: 1905
sua sede. Adesso è a posto, anche se Il lavoro di Salvatore è stato molto ap- Trasmissione: scatto fisso con
guidare questo tandem è un'impre- profondito e ha riguardato anche le due tendicatena eccentrico
sa rischiosa a causa dell'assenza di pieghe, liberate dalle corde di cui erano
Pedali: in acciaio a sega
freni, dato che essendo un pista è a state rivestite, sostituite da più oppor-
Telaio: in acciaio
scatto fisso». tune manopole in bachelite, le forcelle
L'NSU 1905 è dotato di due serie di a fodero e persino i cerchi, che grazie
Catena: passo Humber
pedali con relativi movimenti centrali. a una paziente operazione di pulizia
Quello posteriore ha due guarniture sono tornati a mostrare il loro colore 5: le pedivelle, prima e dopo la
concentriche: una per trasmettere la originale, verde con tracce di filetti oro. spazzolatura. 6: di nuovo il blocco del
movimento centrale eccentrico, questa
pedalata alla ruota posteriore e una per Un grande lavoro è stato dedicato an- volta ripulito. 7: ecco il blocco nella
riceverla dal ciclista anteriore. Proprio che al restauro delle due catene a passo sua sede. Ruotandolo e fissandolo
quest'ultima si appoggia a un movi- Humber, che difficilmente avrebbero in posizione è possibile tendere
correttamente la catena. 8: le pieghe,
mento centrale che, come anticipato, potuto essere sostituite. Il tandem è prima e dopo. 9: dettaglio del movimento
non è centrato ma eccentrico. «Inizial- stato datato 1905. Una supposizione centrale posteriore con inciso il numero
mente non capivo quale fosse lo scopo che è partita da un numero trovato sul 05 da cui è stata stimata la datazione 10:
momento del restauro della serie sterzo.
di questo movimento centrale eccentri- movimento centrale posteriore e con- 11: una vista del posteriore. Notare i
co, ossia con il perno spostato rispetto fermata da un riscontro con la produ- cerchi colorati di verde e le condizioni
eccellenti del mozzo e delle catene.
al centro del tubo in cui va inserito. Poi zione NSU di inizio Novecento. T

26
Le Biciclette
7 8

9 10

11

Biciclette d'Epoca 27
Collezione: Mario Zangrando Foto: Michele Lozza Ithebikeplace

Un Super
anniversario
La bicicletta che ha segnato una
svolta nel mondo delle corse incontra
il Gruppo del Cinquantenario

D
ella Colnago Super abbiamo ti al prezzo esorbitante, per allora,
già parlato nella primave- di 600.000 lire. Oggi, un gruppo di
ra dello scorso anno. È una questo tipo, se completo di tutti i
bicicletta importante, che ha stabilito pezzi, dotato della sua valigetta ori-
un nuovo standard per le biciclette ginale e mai montato, viene venduto
sportive, portandole verso un design sul mercato degli appassionati a
più compatto, rigido e in grado di circa 2.000 euro, confermandosi un
veicolare meglio a terra la potenza ottimo investimento. Un rendimento
del corridore. Un modello di grande paragonabile a quello di un'opera
successo, prodotto dall'azienda di d'arte, anche perché in un certo
Cambiago dalla fine degli Anni '60 senso lo è, considerato l'elevatissimo
fino alla metà degli Anni '80, quando livello di dettaglio artigianale che
modelli differenti - come il Nuovo lo caratterizza: teste delle viti in oro
Mexico o il Master, prodotto ancora zecchino, logo del Cinquantenario su
oggi per gli appassionati dell'accia- tutte le componenti, firma autografa
io - soppiantarono definitivamente del fondatore dell'azienda - “Cam-
questo tipo di telaio, realizzato ancora pagnolo Tullio” - laddove possibile.
con tubi tondi anziché quelli profilati. Il Gruppo del Cinquantenario, che a
Il modello che presentiamo in tutti gli effetti è un Super Record in
queste pagine si colloca esattamen- versione De Luxe, rimasto un'opera
te verso la fine della parabola del commemorativa che oggi ha rag-
Super, essendo datato 1984, e ne giunto lo status di Santo Graal tra i
sancisce in qualche modo la fine. Lo collezionisti.
fa però in maniera magniloquente,
dato che monta uno dei gruppi più UNA BICI PER RICORDO
interessanti nella storia del ciclismo Ecco perché il connubio tra questo
sportivo. Anzi, forse il più interes- gruppo eccezionale e il telaio Colnago
sante di tutti, dato che stiamo par- Super diventa una testimonianza in-
lando del Gruppo del Cinquantenario teressante, nata dalla grande passio-
di Campagnolo, prodotto nel 1983 in ne per il ciclismo del suo proprietario,
edizione limitatissima - inizialmente Mario Zangrando, che ci ha racconta-
5000 esemplari numerati - e vendu- to com'è nata questa bicicletta.

28
Le Biciclette

Sopra: il Gruppo del Cinquantenario così


come veniva presentato da Campagnolo
nell'inverno tra il 1982 e il 1983. Si trattava
di un gruppo Super Record impreziosito
da dettagli celebrativi unici.
Sotto: il telaio della Colnago Super che
vedete in queste pagine con la valigetta
del Gruppo del Cinquantenario, prima del
montaggio.

Biciclette d'Epoca 29
I
«Sono un grande appassionato di tenario non ho avuto dubbi. Per me

ciclismo sin da quando correvo in questa è una bicicletta soprattutto


bici, all'inizio degli Anni '70, e an- celebrativa, dato che il 1984 è anche
cora oggi mi cimento in imprese di
una certa difficoltà, come il percorso
l'anno della nascita di mio figlio.
Mi piaceva l'idea di avere qualcosa
Scheda tecnica
lungo de L'Eroica», ci spiega Mario. che avesse la sua stessa età e che Marca: Colnago
«Da qualche anno ho iniziato a colle- fosse al contempo di grande valore. Modello: Super
zionare biciclette che mi ricordano Il gruppo che ho montato non era Anno: 1984
quell'epoca, arrivando fino alla metà intatto ma senz'altro poco usato, Gruppo: Campagnolo Gruppo
degli Anni '80 con una certa pre- ragion per cui sono molto soddifatto del Cinquantenario
dilezione per Colnago, anche se ho del risultato».
Ruote: Ambrosio Synthesis
biciclette di altri marchi meno noti, Il risultato del restauro, effettuato
Tubi: Columbus SL
come le bellissime Milani». da Michele Lozza, lo vedete in queste
Mario è anche presidente dell'U- pagine. Questo telaio Super che Manubrio: 3ttt curva Gimondi
SB Ciclismo, consolidata realtà di rischiava di essere rottamato è oggi Pipa: 3ttt Record '78
Bormio che organizza anche una una bellissima bicicletta. Una bici- Sella: Concor
Gran Fondo da 3500 iscritti, di cui cletta che per il proprietario è ricca
più della metà stranieri. Anche se lui di significati affettivi ma che anche 1: da notare la firma "Campagnolo Tullio"
e il logo del Cinquantenario sia sulla
è uno che ama utilizzare le proprie per tutti gli appassionati identifica
pedivella sia sulla guarnitura. La vite
bici in strada, la storia di questa in maniera precisa un momento di di chiusura sul perno del movimento
Colnago è diversa. «Ho recuperato il gloria delle biciclette in acciaio e centrale, con il logo Campagnolo, è
in oro zecchino. 2: il passaggio cavi,
telaio da un mio amico, che addirit- della grandissima qualità della pro-
ovvimente, era ancora esterno. 3:
tura lo voleva buttare. Le condizioni duzione italiana. Una qualità figlia l'anteriore, dove si possono notare le
erano buone ma montava un gruppo dell'artiginalità e delle mani che congiunzioni cromate, a differenza del
posteriore. 4: il classico Asso di Fiori di
scadente. Così ho pensato a un mon- lavorano, che emana calore e che Colnago sotto il movimento centrale con
taggio d'eccezione e una volta messe ancora oggi non può che essere vista le guide per il passaggio dei cavi.
le mani su un Gruppo del Cinquan- con ammirazione. I

30
Le Biciclette
1

2 3

Biciclette d'Epoca 31
La Giuffredi, un centone
e un giogo antico
Come lo scambio con un motorino può aprire
a scenari del tutto inaspettati
La storia di Fabio Farina e della vincia di Parma mi ha fatto questa ressare una Giuffredi Anni '60/'70,
sua Giuffredi è divertente e inte- offerta a cambio del mio cinquan- marchio storico di Parma?». Mea
ressante. Ve la lasciamo qui sotto, tino da strada del 1970, che era già culpa, ammetto che la proposta
così come ce l'ha scritta lui, perché da qualche settimana su un sito di mi spiazza. Mai sentita! Sul sito di
è una bella testimonianza di come compravendite molto noto. Offrivo vendite cerco tale marca e trovo
il mondo delle biciclette d'epoca il mio motorino in cambio di una quattro bici in tutta Italia, due delle
sappia conquistare con le proprie bici da corsa degli Anni '70. Non quali in Parma e provincia. Non so,
storie, umane e professionali, an- sono un esperto, né un meccanico le somme richieste sono circa la
che quelle di personaggi meno noti e nemmeno un affarista; sono solo metà del valore del mio motorino.
che però hanno fatto la storia della un grande appassionato. Comincio a risalire alle origini del
bici in Italia. Come quella volta che La mia richiesta si orientava marchio e mi innamoro della storia
Gianni Ghidini... non vi sveliamo principalmente su marche più che gira intorno a questa donzel-
niente, buona lettura! note al grande pubblico, qualcosa, la d'acciaio. Una storia comune
inoltre, che fosse economicamen- a tanti marchi italiani durante il

«S
embra il titolo di un te congruo per entrambe le parti. Dopoguerra.
film western di Sergio Dopo diverse settimane di silenzio, Piccole officine, meccanici
Leone»: è quello che ho una sera mi ha contattato un tal operosi che, con sudore in fronte e
pensato quando Beppe della pro- Beppe, chiedendomi: «Ti può inte- grasso nelle mani, sono riusciti a

32
I Restauri dei Lettori

ritagliarsi un posto nella storia a 1 2

due ruote del nostro Paese. Sco-


pro, poi, che il giovane dilettante
Gianni Ghidini, in sella a una
mitica Giuffredi, vinse i Campio-
nati Mondiali Dilettanti di ciclismo
svoltisi a Varese nel 1951. Mi sono
definitivamente innamorato!
Chiamo Beppe e gli chiedo al
brucio di offrirmi qualche euro in
più per il motorino, oltre alla bici
(che non voglio assolutamente
perdere). Lui titubante mi dice
che ci pensa. Contrattacco e gli
chiedo di farmi un'offerta che mi
convinca di più. È allora che, senza
perdere un secondo, mi sentenzia:
«La Giuffredi, 100 euro e un giogo 3 4

antico!». Accetto! Non mi importa.


Un giogo? Boh..?!? Mi vorrà rifilare
un vecchio catorcio da palo?
Va bene! Quel che importa è che
la Giuffredi sarà mia! Due giorni
dopo ci vediamo a Rapallo, dove
abito. Beppe scende dal furgone e,
dopo esserci salutati, mi mette in
mano il centone, tira fuori dal retro
del mezzo la MIA bellissima bici
e... un giogo! Un vero giogo antico!
Mentre l'aiuto a caricare il moto-
rino sul furgone non posso credere
ai miei occhi: la Giuffredi ed il
giogo. Due storie di fatica e sudore
fianco a fianco. Quante ne avranno
viste! Anche gli oggetti possiedono 5 6

un'anima, ne sono convinto. La


mia, la mia anima, è felice. Saluto
Beppe e rimango lì ammirando,
ammirato. Nella mia mente parte
una musica di Ennio Morricone
e qui, davanti a me, il centone, la
Giuffredi e un giogo antico. I

In apertura: la Giuffredi di Fabio Farina, ottenuta in cambio di un cinquantino Anni '70. 1: dettagli delle congiunzioni all'anteriore.
2: la decal sul tubo reggisella celebra la vittoria di Giuffredi al Campionato Mondiale Dilettanti del 1951. 3: la Gazzetta dello Sport di
domenica 3 settembre 1951 celebra la vittoria di Gianni Ghidini. 4: la registrazione all'Ufficio Centrale Brevetti del marchio Giuffredi,
datata 11 gennaio 1956. 5: la foto che celebra il Mondiale conquistato da Gianni Ghidini. Nel 1952 l'atleta di Golese (Parma) avrebbe
vinto anche la Medaglia d'Argento alle Olimpiadi di Helsinki del 1952 nella gara in linea a squadre in team con Dino Bruni e Vincenzo
Zucconelli 6: un antico giogo, un'altra storia di fatica e sudore.

Inviateci i vostri restauri!


Email: info@biciclettedepoca.net Facebook: @biciclettedepocamagazine

Biciclette d'Epoca 33
A cura di: Dario Corsi e Adriano Vispi Dwww.italianlegendbicycles.com

KNUT KNUDSEN
Dalla lontana Norvegia, la storia e la bicicletta molto speciale
di un campione di regolarità

K
nut Knudsen arriva al pro- '70 ed '80. Nato il 12 ottobre 1950 a dendo piede (ricordiamo il mondia-
fessionismo nel 1975. In tanti Levanger (Norvegia), Knudsen iniziò le organizzato in Svezia nel 1958
capiscono subito che un a correre a 14 anni, spinto dalla dove un giovane dal nome di Edson
nuovo atleta longilineo, possente e passione verso il ciclismo del padre Arantes do Nascimento in arte Pele’
serio si presenta al mondo ciclistico buon dilettante in passato. aveva fatto innamorare tutti) e dove
con delle ottime credenziali, facen- La Scandinavia in quegli anni è il ciclismo è vissuto ancora a livello
dosi notare tra i campioni degli anni una terra dove il calcio sta pren- semiprofessionistico.
Non è possibile vivere pensando
1 al ciclismo come una professione
e solo una grande passione per la
bicicletta sostiene il giovane Knut
Knudsen che ben presto riesce a
farsi notare fino a entrare nella
nazionale norvegese. Sul passo non
lo batte nessuno e vince spesso tra i
dilettanti, senza disdegnare la pista
per affinare le sue caratteristiche di
passista veloce.
In estate Knut Knudsen si reca
spesso a Copenaghen per sfruttare
l’impianto esistente e imparare l’arte
della pista, e così nel 1968 viene con-

34
Personaggi & Campioni
2 3

1: Knudsen dilettante a metà Anni '60 con i compagni norvegesi prima di una
competizione in pista. 2: prime esperienze a livello internazionale del giovane
Knut – Olimpiadi di Citta del Mexico 1968 3: 1978, Knut approda al Team Bianchi
Faema 4: Knudsen oggi e in Maglia Rosa al Giro d’Italia con Silvano Contini
compagno di squadra nel 1981 alla Bianchi Piaggio.

vocato per le Olimpiadi in Messico e vestendo la relativa Maglia Rosa adatte al suo fisico alto e possente, e
nella specialità dell’inseguimento. per due giorni. Inoltre è finalista ai deve farsi valere soprattutto a crono
Nella distanza dei 4 km, dopo aver Mondiali di inseguimento a Rocourt e lavorare per il proprio capitano
passato le qualificazioni, si ferma ai battuto dall’olandese Schuiten. Nel nelle corse di un giorno. Inoltre
quarti battuto dal francese Rebillard, 1976 arriva terzo nell’inseguimento conquista l’argento nella finale del
futuro Oro Olimpico. mondiale professionisti battuto da Campionato del Mondo inseguimen-
Moser e Schuiten. Vince comunque to in pista a San Cristobal.
ORO ALLE OLIMPIADI la cronostaffetta del Giro d’Italia con
Passano quattro anni di sudore e la Jolly Ceramica. IL PASSAGGIO ALLA BIANCHI
fatica e nel 1972 Knudsen si pre- Il primo anno dove Knudsen si fa Dopo quattro anni di professionismo
senta alle Olimpiadi di Monaco di veramente notare è il 1977, l’anno del Knut Knudsen nel 1978 passa alla
Baviera, dove vince la medaglia d’oro Mondiale di Moser a San Cristobal. Bianchi e riesce a vincere il Giro di
nell’inseguimento individuale con Al Giro d’Italia batte proprio Moser Sardegna, il Trofeo Laigueglia, il Giro
un dominio inaspettato. Nel 1972 e nella cronometro di Pisa, infliggen- della provincia di Reggio Calabria
1973 vince i titoli nazionali su strada, do distacchi ragguardevoli a tutti. e il trofeo Baracchi in coppia con
su pista e a cronometro e nel 1972 Purtroppo, le lunghe salite non sono Schuiten. Il 1979 lo vede vittorioso


anche il Giro di Norvegia dilettanti.
4
Nel 1973 vince a San Sebastian il
Campionato Mondiale inseguimento
su pista mostrando incredibili doti
sul passo e un talento innato per le
corse a cronometro. Il 1974 lo vede
passare tra i professionisti nella
Jolly Ceramica, al fianco di Giovanni
Battaglin, con il ruolo di primattore
nelle gare contro il tempo e in pista.
Sebbene preparato e fortissimo, non
riesce a esprimersi a livelli assoluti
Sarà il 1975 che vedrà il giovane
e possente Knut Knudsen mettersi
in luce con la vittoria della 1° tappa
al Giro d’Italia, battendo allo sprint
Van Linden, Poppe, Sercù e Gavazzi

Biciclette d'Epoca 35
1
2

5 nella Tirreno Adriatico (era giunto se- caduta nella discesa verso Pieve di

condo nel '74, '75 e '78!) e si classifica Cadore che comprometterà il resto
al terzo posto nella Milano - Sanremo della sua stagione. Il 1980 lo vede di
dello stesso anno battuto in volata da nuovo vincitore nella cronostaffetta
3 due campioni del calibro di Roger De del Giro d’Italia (per la squadra era
Vlaeminck e Giuseppe Saronni. una vera locomotiva umana) e vince
Vince anche al Giro del Trentino, il Gran Premio Merckx a Bruxelles.
dove mette in mostra un fisico più Il 1981 è il suo anno migliore e
asciutto e più adatto alle lunghe torna prepotentemente protagoni-
salite e un'attitudine a sopportare sta al Giro d’Italia: vince il prologo
il freddo e le avverse condizioni di Trieste davanti a mostri sacri
climatiche, lui che viene dal Nord quali Moser e Braun. Vince le altre
Europa. due crono del Giro a Montecatini e
Knudsen è ormai pronto per il Verona e si classifica 22° nel giro
Giro d’Italia e nel 1979 si ritrova a vinto da Battaglin sulle tre Cime di
lottare sul filo dei secondi con un Lavaredo. Vince anche la Ruota d’O-
giovanissimo Giuseppe Saronni ro e di nuovo il Gran premio Merckx
per la vittoria finale. Purtroppo, a Bruxelles.
quando mancano solo tre giorni È questo l’ultimo acuto di Knut
alla conclusione, che prevede una Knudsen che si ritira dal ciclismo
lunga cronometro, è costretto al professionistico a soli 31 anni,
ritiro dalla corsa rosa per una brutta quando molti team preferiscono

36
Personaggi & Campioni
6 7
5

A sinistra: con il team Bianchi impegnato in una cronosquadre (in testa lo svedese Tommy Prim). 5: Knut presso nella sede
della Somec con il titolare Somec, Oliviero Gallegati, e il DS della Bianchi Giancarlo Ferretti (a destra). 6: il team Bianchi Faema
con Gimondi compagno di squadra di Knudsen. 7: cartolina della Bianchi Piaggio di Knut Knudsen del 1981. 8: Knudsen alle
Olimpiadi del 1972 vincitore della prova inseguimento individuale.

giovani emergenti a un luogotenete UNA BICI DEDICATA abbellendola con decalcomanie


di lusso quale era diventato. Lascia Finita la sua carriera agonistica raffiguranti il volto di questo cam-
il ciclismo in punta di piedi senza Knut rientra in Norvegia dove divie- pione e pantografie del suo nome.
clamore, con la stessa eleganza con ne il distributore Peugeot. Per il suo Non manca naturalmente il tipico
cui riusciva a imporsi a cronome- impegno e dedizione nel suo nuovo tulipano della Somec .
tro e rimane in tutti la simpatia e lavoro la Peugeot commisiona alla Il telaio è in acciaio Columbus e
la gentilezza di questo campione Somec di Ravenna una bicicletta ha la particolarità del tubo orizzon-
vichingo. speciale per Knut Knudsen. tale con l’incavo per far sparire il
L’Italia rimane nel cuore a Knut La potete ammirare in queste pa- filo del freno lungo la lunghezza del
che si stabilisce per circa sei mesi gine. I colori sono quelli tipici della tubo stesso. la bici è montata con il
all’anno nel Viterbese (diverrà citta- casa automobilistica Peugeot, cioè il gruppo Campagnolo Super Record,
dino onorario di Vasanello nel 2017), rosso bordeaux e panna che distin- componentistica top dell’epoca Non
dove la sua casa diventa un punto di gueva le macchine della famiglia è una bici delle 49 vittorie tra i pro-
ritrovo per accogliere tanti suoi con- Peugeot. La Somec ha preparato que- fessionisti di Knut che corse con la
nazionali alla scoperta dell’Italia. sta bici nel 1982 al meglio per Knut, Pinarello (1975-1977) e con la Bianchi ▼

"
8

NEL 1981 A
SOLI 31 ANNI
KNUDSEN SI
RITIRA DAL
CICLISMO
Biciclette d'Epoca 37
9

10 (1978 -1981) ma ha le sue particola- ca tutti utilizzavano dei simboli ha


rità e mostra agli appassionati di optato per questo..


ciclismo vintage la maestria degli La Somec ha sponsorizzato negli
artigiani italiani nel costruire telai Anni '80 squadre colombiane e spa-
in acciaio su misura, impreziosendo- gnole di dilettanti e professionisti
li con ricercate soluzioni tecniche e e ha ottenuto ben tre titoli Mondiali
pantografie. nelle diverse categorie. Da ricordare
Abbiamo intervistato a Lugo, sede il titolo mondiale di Giancarlo Contri
della Somec, Oliviero Gallegati che nella 100 km a squadre del 1991 nei
iniziò nel 1973 a costruire biciclette dilettanti. Hincapie era sponsoriz-
da corsa esclusivamente su misura. zato Somec in America prima di di-
Ricorda bene la bicicletta costruita venire professionista e il compianto
per Knut e ci racconta che il norve- attore statunitense Robin Williams,
gese ne ordinò poi un piccolo quanti- che come noto amava il ciclismo,
tativo per gli appassionati del suo
paese. 9: la bici Somec che Peugeot ha fatto
realizzare appositamenteper Knudsen.
Gallegati, felice di rivederla, ci ha
10: il tulipano, tipico simbolo di Somec.
ricordato che la sua azienda non ha 11: la bici di Knudsen è personalizzata
mai smesso di credere nell’acciaio in ogni dettaglio, come dimostra in
nome pantografato sull'attacco del
e a tutt’oggi produce dei telai su mi-
carro a tubo sella. 12: anche la testa
sura in questo materiale. Oliviero ci della forcella è personalizzata con le
svelato anche il segreto nella scelta iniziali di Knudsen. La bici monta un
gruppo Campagnolo Super Record del
del tulipano: semplicemente, non 1982. 13: la foto di Knut campeggia sul
solo non era ancora stato utilizzato canotto di sterzo. 14: Knudsen intento
da nessuno, ma gli appariva anche a saldare personalmente uno dei telai
di Somec.
molto elegante, e visto che all'epo-

38
Personaggi & Campioni

11 12

aveva tra le sue biciclette una Somec Colori brillanti, cromature stupen-
proprio per il fatto di apprezzarne il de e congiunzioni delicate continua-
gusto e l’eleganza italiana. no la tradizione Somec nel settore
Per Oliviero Gallegati l’acciaio non delle bici in acciaio. All’acciaio si
ha segreti e ancora oggi costruisce affianca la produzione di telai in
telai in acciaio come il Top Class, carbonio utilizzando carbonio Ho-
con tubazioni Columbus SL dal peso neycomb che rende la produzione di
di soli 1705 grammi (telaio) e 735 g la questa azienda davvero unica. Nel
forcella, e il modello Rex, che utilizza passato le biciclette Somec reggeva- 13
tubazioni Columbus Spirit per otte- no la forza vichinga di Knut e ancora
nere telai da 1620 g e forcella da 670 oggi questa piccola azienda propone
g. Siamo al triplo del peso di un buon bici tecnicamente validissime sia in
telaio in carbonio ma anche al triplo acciaio sia in carbonio che regalano
di eleganza e bellezza. emozioni a non finire. I

14

Biciclette d'Epoca 39
A cura di: Franco Varisco

A lato: Meiffret con il pilota francese


Jean Behra, campione di Francia
della categoria Sport e per nove anni
pilota di Formula 1, anche per la
Scuderia Ferrari.

La curiosa storia
di José Meiffret,
l'uomo che voleva
spingersi oltre ogni
limite e sfrecciare
in scia alle
automobili

B
asso di statura, un metro e
sessanta, leggero come una
piuma -solo 52 chilogrammi -
José Meiffret è nato il 27 aprile 1913
a Boulouris sur Mer in Costa Az-
zurra, ai piedi del Colle Esterel. Fin
da piccolo è colpito da una sfrenata
passione per la bicicletta. A quindici
anni partecipa alla sua prima corsa
ciclistica, si classifica ventinove-
simo su sessantasei partenti. Un
risultato che spinge il ragazzo a con-
tinuare fin quando una dottoressa
gli proibisce l’attività agonistica per
debolezza cardiaca. Un duro colpo
per il giovane che pensa al suicidio.
Si racconta che a salvarlo fu un per-
sonaggio famoso, Henry Desgrange,
l’inventore del Tour de France. Qual-
che anno dopo è scartato alla visita
di leva per insufficienza toracica
e scarsità del tono muscolare. Ciò
non gli impedisce di interrompere
l’attività con le due ruote, in più si
arruola volontario nelle truppe di
montagna. Durante la Seconda Guer-
ra Mondiale, prigioniero dei tedeschi
è deportato ad Arkona, un’isola del
Mar Nero, dove d’inverno la tempe-
ratura scende a quaranta sottozero.
Una condizione che gli procura una
grave forma di artrosi.

UN NUOVO INIZIO
Qualche anno dopo, nel 1950, il 28
giugno, riprende la bici e dietro ad

40
Personaggi & Campioni

A 200 km/h
in bicicletta!

Sopra: la bici stayer modificata con cui Josè Meiffret stabilì lo storico record di 204
km/h spingendo l'impossibile rapporto 142x12 nel 1962.

una motocicletta in un’ora percorre smo, vola a 175,287 chilometri orari.


104 chilometri e 870 metri dopo aver Da quel giorno la caccia ai record
raggiunto 139,500 all’ora sul chilo- diventa una vera ossessione per
metro lanciato. Intanto arriva una l’ormai quasi quarantenne ciclista
notizia dagli Stati Uniti. Il noto sta- francese sempre sostenuto da una
yer e seigiornista Alfred Letourneur volontà d’acciaio e da un coraggio
dietro a un'auto opportunamente estremo a dispetto di un fisico non
modificata ha raggiunto 172,032 eccezionale.
chilometri orari. La risposta di José Esattamente due anni dopo, il
Meiffret non tarda ad arrivare. Il 13 13 ottobre 1953, all’Autodromo di
ottobre 1951 dietro a una monoposto Linas-Montlhéry tenta di migliorare
da Gran Premio, una Talbot 4500 il suo Record dell’Ora e del chilo-
pilotata da Yves Giraud-Cabantous metro lanciato ma all’uscita da una
campione francese di automobili- curva sopraelevata dietro a una

Biciclette d'Epoca 41
4

1
2

motocicletta, mentre procedeva a con la morte”, che sarà anche il ti-


140 all’ora, è vittima di una rovino- tolo di un dei suoi libri di successo.
sa caduta che lo fa rotolare per più Uscito rinfrancato dal monastero
di cento metri sull’asfalto mentre nel 1955 inizia a viaggiare in Fran-
cerca di proteggersi la testa con le cia e in Europa alla ricerca di piste
mani. Tra lo stupore dei presenti si e autostrade con un manto stradale
rialza in piedi per poi stramazzare a liscio e scorrevole. Arriva anche a
terra privo di conoscenza. Traspor- Monza, in quel momento la pista più
tato in un ospedale di Parigi, a una veloce del mondo trovando però i
quarantina di chilometri, gli riscon- rettilinei troppo corti.
trano fratture multiple al cranio in Nell’ottobre 1955 è protagonista
ben cinque punti. Per diversi giorni di un altro spaventoso incidente
3 resta in coma, lottando disperata- per un colpo di vento laterale da cui
mente tra la vita e la morte. Dopo però esce completamente illeso. Poi,
una lunga convalescenza, uscito nel 1956, compie una serie di ten-
dall’ospedale decide di entrare in un tativi falliti per diversi motivi, che
monastero di trappisti in Proven- però non sono abbastanza per farlo
za per condurre una vita ritirata e desistere. Fino a quel momento
austera. José Meiffret ha usato una normale
Tra meditazioni e preghiere fa di bicicletta da stayer con qualche
tutto per ritemprare lo spirito, la piccola modifica, montando un
volontà e il coraggio per prepararsi rapporto 124x12 con sviluppo ogni
a nuovi tentativi di record quelli che pedalata di metri 22,04. A questo
lui definiva “I miei appuntamenti punto si prende una lunga pausa.

1: Meiffret con l'attore francese Michel Simon. La testa è fasciata a causa


dell'incidente di Linas-Montlhéry del '53. 2: Meiffret con il grande campione
svizzero Hugo Koblet (in ginocchio), vincitore del Giro del '50 e del Tour del '51. 3:
foto insieme a Gil Delamare, tra i migliori stuntman del cinema francese degli Anni
'50 e deceduto, purtroppo, durante una ripresa.

42
Personaggi & Campioni
5

4: 13 ottobre 1951: Meiffret dietro a una


monoposto Talbot 4500 da Gran Premio
pilotata da Yves Giraud-Cabantous
vola a 175,287km/h. 5: 13 ottobre
1953: Meiffret in curva a 140 km/h
nell'autodromo di Linas-Montlhéry
poco prima della caduta che gli
Torna sulla scena nel 1961 miglio- volta dietro a una Mercedes 300 SL causerà numerose fratture al cranio. 6:
foto con il pugile di colore americano
rando il suo primato di 175,287. In appositamente attrezzata e pilotata Sugar Ray Robinson, tra i migliori di
tre tentativi tocca prima 176,470, poi da Adolf Zimmer, percorre un chi- tutti i tempi.
176,560 e infine 186,625 km/h. Non lometro alla velocità di 204 chilo-
abbastanza per soddisfarlo. metri orari spingendo un rapporto 6
impossibile: 142x12, 25,24 metri a
UNA LUNGA PAUSA ogni pedalata!
Ricompare sulla scena l’anno dopo, Per il piccolo grande uomo basso
nel 1962. Il 20 giugno in Germania, di statura, leggero come una piuma
nei pressi di Lahr nel Baden - Wur- e una volontà d’acciaio, da molti
temberg, non lontano dalla Selva ritenuto completamente pazzo, è
Nera, su un un tratto di autostrada un’enorme soddisfazione. Il sogno
che sarebbe stata inaugurata il della sua vita si è avverato. È il
giorno seguente, José Meiffret, sta- primo ciclista a superare il muro dei

"
duecento chilometri all’ora.
Non appena concluso il tentati-
vo, il pilota dell’auto Adolf Zimmer
dichiarò: «Quando la lancetta del
tachimetro della Mercedes 300 SL

il 20 giugno era esattamente posizionata sui 200


chilometri orari, attraverso il citofo-
1962 meiffret no sentii la voce di José che mi ur-
lava di accelerare. In quel momento
raggiunge ebbi quasi un mancamento e un
brivido mi corse lungo la schiena».
l'impossibile Dieci anni dopo, nel 1972, il medi-
co californiano Allan Abbot sul Lago
velocità Salato nello Utah, dopo sette tenta-

di 204 km/h
tivi, supera il limite di 223 all’ora.
Questa però è un’altra storia. I

Biciclette d'Epoca 43
PAROLE IN FUGA // di Gino Cervi

Romagna, terra
di passatori
e passisti-scalatori
Tanti sono i corridori nati in questa regione che
hanno saputo emozionare i tifosi italiani e non

«M
ia terra, mia labile strada, / sei tu che Diciamo dunque che quella terra “solatia, dolce paese,
trascorri o son io? / Che importa? Ch’io / cui regnarono Guidi e Malatesta” (è sempre Pascoli, in
venga o tu vada, / non è che un addio! una delle sue poesie più famose, che non a caso s’intito-
// Ma bello è quest’impeto d’ala, / ma grata è l’ebbrezza la Romagna) fin dai primi anni del Novecento di furono
del giorno. / Pur dolce è il riposo… Già cala / la notte: io le condizioni per coltivare una passione a pedali che
ritorno. // La piccola lampada brilla / per mezzo all’oscu- dalle pagine dei racconti e dai versi delle poesie conta-
ra città. / Più lenta la piccola squilla / dà un palpito, e giasse anche la strada e le corse in bicicletta, tra Riviera
va… / dlin… dlin…» adriatica e le aspre salite appeniniche che dalla Roma-
gna puntano alla Toscana e al Montefeltro marchigiano.
Ci sono terre che hanno spiccate vocazioni. Le Langhe, Marco Pantani, il Pirata di Cesenatico, ha alle spalle
ad esempio, ci regalano grandi rossi (Barolo, Barbaresco, una lunga tradizione di campioni ciclisti. Passiamoli in
Nebbiolo) e grandi scrittori di racconti (Fenoglio, Pavese, rassegna.
Arpino). La Romagna è terra di poesie e di biciclette, due
mondi che a volte s’incrociano. I versi che avete letto Negli anni Venti correva Michele Gordini (1896-1970),
sono di Giovanni Pascoli, un grande romagnolo anche se detto Bucàza, boccaccia. Era di Budrio di Cotignola,
trapiantato in Garfagnana, e sono tratti dalla poesia La come il condottiero e capitano di ventura Muzio Atten-
bicicletta, pubblicata nella raccolta I canti di Castelvec- dolo Sforza, padre di Francesco che divenne poi duca di
chio, del 1903. Milano. Neanche a Bucàza mancava forza e coraggio:
durante il Tour del 1927, che correva da isolato, tentò
Erano gli anni pionieri della bicicletta e del ciclismo (il l’impresa andando in fuga subito dopo la partenza della
primo Tour de France è proprio di quell’anno). Ma in Ro- prima tappa pirenaica, la Bayonne-Luchon, di 326 km,
magna la passione del velocipede aveva già attecchito. fino ad arrivare ad avere un vantaggio di 50 minuti
Il faentino Alfredo Oriani, può essere considerato a buon sugli inseguitori: poi crollò e venne raggiunto da Nicolas
diritto il primo scrittore-ciclista italiano: nella raccolta Frantz che vinse tappa e Tour. Corse per tre volte il Tour
La bicicletta del 1902 si leggono i reportage dei suoi e per otto il Giro, con Bianchi, Ganna, Atala e Automoto.
viaggi in bici, tra Romagna e Toscana, con un gusto ori-
ginale per raccontare il paesaggio attraversato a colpi di Cesenate, di Martorano, era Mario Vicini (1913-1995), che
pedale. Di quattro anni più tardi, del 1907, è La lanterna corse da professionista per Gloria, Ganna, Lygie, Bianchi
di Diogene, di Alfredo Panzini, altro letterato romagnolo, e Viscontea, a cavallo della seconda guerra mondiale,
che in quelle pagine racconta del suo viaggio in biciclet- mettendo insieme un bel palmarès: tre tappe al Giro d’I-
ta da Milano a Rimini. talia (una nel 1938 e due nel 1940), un Giro di Toscana nel
1938, un Giro del Lazio nel 1939, anno in cui conquistò

44
Personaggi & Campioni

anche il titolo di campione italiano su strada. Arrivò che dal 1940 al 1952, con la maglia della Bianchi,
terzo nella classifica finale del Giro del 1938, dietro della Benotto e dell’Atala, mise insieme belle vittorie:
Valetti e Bartali, e addirittura secondo al Tour del 1937, al Giro di Toscana (1942), alla Milano-Torino (1945 e
alle spalle del francese Lapébie. A carriera finita iniziò 1946), al Giro del Piemonte (1947), al Giro di Roma-
una felice attività di costruttore di biciclette, mar- gna del 1948, anno in cui conquistò anche la maglia
chiandole col suo nome. tricolore di campione italiano su strada. Era stato
tricolore per due volte anche nell’inseguimento su
Coetaneo di Vicini, ma forlivese, era Glauco Servadei, pista (1945, battendo Coppi nella prima gara ufficiale
anch’egli ottimo comprimario dell’epoca d’oro del cicli- dopo la Liberazione, al Vigorelli di Milano, e 1946). Al
smo, tra il 1936 e il 1950. Con la maglia della Gloria, Giro del 1946 vinse una tappa e fu Maglia Rosa per tre
della Bianchi e infine della giorni, arrivando alla fine terzo
Viscontea, prese parte a sei Giri in classifica generale, dietro
d’Italia e a due Tour, vincendo Bartali e Coppi.
ben sei tappe al Giro (due nel
’37, una nel ’39 e ben tre nel ’40) Durante la guerra, Ortelli
e due al Tour del 1938: vinse partecipò alla Resistenza,
anche un Giro dell’Emilia dal come anche un altro “padre
dilettante (1931), una Coppa Ber- nobile” del ciclismo romagno-
nocchi (1942) e, in coppia con lo, Luciano Pezzi (1921-1998),
Fiorenzo Magni, il Giro della ravennate di Russi, che dopo
Provincia di Milano (1943). l’8 settembre del 1943, scap-
pato in bicicletta da Fiume a
Aldo Ronconi era nato nel casa, si arruolò con il nome
1918 a Brisighella (ed è morto di battaglia “Stano” nella 28°
a Faenza nel 2012). Ha corso brigata della VII compagnia al
dal 1940 al 1952, con Legnano, comando di Arrigo Boldrini.
Viscontea, Bianchi e Benotto. Pezzi, professionista dal 1946
Buon passista scalatore, fece al 1959, con Arbos, Atala-Pirelli,
ottimi piazzamenti al Giro del Leo-Chlorodont e Bianchi,
1946 (5° e una tappa) e al Tour corse per dieci volte il Giro e
del 1947, quando giunse 4° ve- per cinque il Tour, vincendo
stendo la maglia gialla per due la tappa di Ax-Les-Thermes
tappe e vincendo la frazione Ercole Baldini in pista nel 1958 nel 1955. Ritiratosi dalle corse,
che arrivava a Lussemburgo. ebbe una brillantissima carriera
Nella Legnano al Giro del 1940 faceva il paio con l’altro di direttore sportivo: con la Salvarani guidò Felice Gi-
esordiente Fausto Coppi: quella volpe dell’Eberardo Pa- mondi alla vittoria al Tour del 1965, accompagnando
vesi, direttore sportivo della Legnano, aveva escogitato poi Francesco Moser alla Magniflex e alla Famcucine,
un modo per riconoscere i suoi corridori nel mucchio tra 1979 e 1982; era tra i manager della Mercatone
del gruppo. A ognuno faceva indossare un cappellino Uno di Pantani e a Pezzi il Pirata era legato da un
di colore diverso. A Ronconi toccò quello nero e da lì affetto quasi da nipote: Pezzi morì pochi giorni prima
nacque il suo soprannome: lo chiamarono “il parroco”. che il Pirata iniziasse il Tour del 1998 e sul podio a
Ma con i preti Ronconi aveva a che fare davvero: il fra- Parigi dedicò la propria vittoria proprio alla memoria
tello, suo appassionato tifoso, era appunto un sacerdo- di Luciano.
te che pur di seguirlo nell’appassionante Tour del 1947
s’intrufolò nella carovana dismettendo l’abito talare. Nino Assirelli (1925-2018) era di San Varano di Forlì.
Corse per Arbos, Cilo, Legnano e Ignis, dal 1952 al
Forte al punto da dare fastidio al predominio di 1962, ma il suo nome rimane legato alla straordinaria
Bartali e Coppi, era Vito Ortelli (1921-2017), faentino, vittoria nella tappa Torino-San Pellegrino del 1953

Biciclette d'Epoca 45
quando scappò dal gruppo dopo soli 7 km e raggiun- Nencini. Arrivato 7° in classifica generale sia al Giro

se primo il traguardo dopo 223 km di fuga solitaria. sia al Tour nel 1960, l’anno seguente venne nominato
capitano della Fides. E un po’ a sorpresa, battendo il
Fino a poche settimane fa, Giuseppe Minardi (1928- favoritissimo Anquetil, e Charly Gaul, vinse il Giro
2019), da Solarolo, era la più vecchia maglia rosa vi- del 1961, con la maglia della Fides. Memorabile la sua
vente. Professionista dal 1949 al 1958 per la Legnano difesa della Maglia Rosa sui tornanti dello Stelvio alla
e la Chlorodont vanta un illustre palmarès di vittorie: penultima tappa. A lui Raul Casadei ha dedicato una
sei tappe al Giro (una per ogni anno, dal 1951 al 1956) canzone: “Viva Pambianco!”.
e due giorni in rosa nel 1954, e poi un Trofeo Barac-
chi (con Magni, 1951), un Giro di Lombardia, una Tre E per spingersi verso anni più recenti, nella “Na-
Valli Varesine e un Giro di Campania (tutti nel 1952), zionale Romagna” di ciclismo non possiamo non
un Giro di Romagna (1953), un Giro della Provincia di convocare Alfio Vandi (1955) da Santarcangelo, bel
Reggio Calabria (1953 e 1956), un Trofeo Matteotti e un passista-scalatore, dodici Giri d’Italia, di cui ben
Giro del Piemonte (1955), oltre che due secondi posti quattro classificatosi nei primi dieci (4° nel 1977, e
alla Milano-Sanremo (1952 e 1953). tre volte 7°); Roberto Conti (1964), faentino, che ha af-
fiancato il suo nome a quello dei più grandi campioni
Imolese è Diego Ronchini (1935-2003), professio- vincendo la tappa dell’Alpe d’Huez al Tour del 1994, e
nista dal 1956 al 1966, con Bianchi, Carpano, Ghigi, che ha corso insieme a Pantani; come pure gregario
Salvarani, Cynar, vincitore di un Giro di Lombardia del Pirata, e tra gli amici più vicini in corsa, è un altro
(1957) e poi di un Giro di Sicilia e dell’Emilia (1958), faentino, Fabiano Fontanelli (1965), professionista dal
del Giro del Lazio che nel 1959 assegnava anche il 1989 al 2003, con ben 4 vittorie di tappa al Giro e bei
titolo di campione italiano su strada, di un Giro del piazzamenti nelle classiche (6° alla Sanremo, 5° alla
Veneto e di un Trofeo Baracchi (in coppia con Meo Liegi-Bastogne-Liegi e al Giro delle Fiandre) e che
Venturelli, 1960), un Giro dell’Emilia (1961), un Giro di adesso lotta contro l’avversario più duro, il Parkinson.
Romagna (1962) e un Giro della Provincia di Reggio O Matteo Montaguti (1984), forlivese, bella carriera
Calabria (1963). alla AG2R la Mondiale, e una sensibilità non comu-
ne; o il coetaneo Alan Marangoni (1984), di Lugo di
La Locomotiva di Forlì è soprannominato Ercole Romagna, ritiratosi in bellezza dalle corse nell’ottobre
Baldini, classe 1933, che in tre anni, tra il 1956 e il del 2018, con la sua prima e unica vittoria da profes-
1958, sembrò spaccare il mondo e inanellò incre- sionista al Tour di Okinawa.
dibili successi: il record dell’ora (46,394 km), un
campionato Italiano su pista, la medaglia d’oro alle Last but not least, Davide Cassani (1961), da Solaro-
Olimpiadi di Melbourne nella prova su strada (1956), lo, bella carriera da professionista (1982-1996: 11 Giri
un Campionato del Mondo su pista (1956), due cam- d’Italia e due vittorie di tappa, 9 Tour de France, e poi
pionati Italiani su strada (1957 e 1958), un Campiona- tre Giri dell’Emilia, due Coppe Agostoni, una Milano-
to Mondiale su strada a Reims (1958) e il Giro d’Italia Torino, un Giro di Campania, un Giro di Romagna),
(1958); oltre a un Giro di Romagna, un Giro del Lazio, grande corridore in corsa al servizio dei campioni, ma
un Gran Premio di Lugano, quattro Trofei Baracchi con un’intelligenza da fuoriclasse, misurato e colto
(nel 1956 in coppia con Coppi), il Grand Prix des commentatore televisivo e dal 2014 alla guida del
Nations (più o meno un Campionato mondiale a movimento ciclistico nazionale come Commissario
cronometro, 1960). Passò come una cometa, veloce e tecnico della Nazionale.
inarrestabile in quegli anni.
Insomma, se non l’avete ancora capito, la Romagna, è
Arnaldo Pambianco (1935), da Bertinoro, era sopran- terra di ciclisti cortesi, di passista-scalatori: e non po-
nominato Gabanéin, dal nome della giacchetta da teva che essere altrimenti dal momento che, sempre a
garzone da macellaio che da ragazzino indossava per dar retta al Pascoli, «Romagna solatìa, dolce paese / cui
fare le consegne a domicilio, proprio con il giovane regnarono Guidi e Malatesta; / cui tenne pure il Passa-
Coppi. Iniziò la carriera come gregario di Baldini e di tor cortese, re della strada e re della foresta». T

46
A cura di: Alfredo Azzini FVelocipedi e Biciclette Antiche collezione privata A&C Azzini
Bicicultura

Le prime innovazioni
meccaniche
del velocipede
Il quadro storico e i protagonisti dello sviluppo
tecnologico nei primi anni di vita della bicicletta

N
el suo primo decennio di tracciando soprattutto l’aspetto da subito due problematiche
vita il velocipede ha avuto storico, mentre nella nuova rubrica importantissime: quella delle prime
un’evoluzione tecnica Genesis si parlerà dettagliatamente migrazioni interne e quella della
di notevolissima importanza ed esclusivamente dell’evoluzione questione meridionale. Dal punto
con applicazioni meccaniche tecnologica. Riteniamo però sia di vista velocipedistico non si
che ancora oggi costituiscono indispensabile dare una sguardo hanno notizie precise di costruttori
elementi irrinunciabili anche al complesso panorama storico in quegli anni. A Milano, città di
alle moderne ebike. In seguito, politico di quel periodo (1861-1871) per assoluta eccellenza nella meccanica,
l’acquisizione di nuove tecnologie e contestualizzare il nostro velocipede erano attive le officine di Giovanni
di nuovi materiali ha permesso un con il mondo che lo ha visto nascere. Greco (1867), di C. Baroni (1869, che
costante miglioramento di quelle poi diventerà ditta Luigi Pisa) e
applicazioni. In questo numero di Storia di Bartolomeo Balbiani (1870). Anche
Biciclette d’Epoca e nel prossimo un’Europa divisa in qualcuna delle altre maggiori
parleremo degli albori di quelle L’Italia ha risolto proprio all’inizio di città vi era sicuramente la presenza
applicazioni, dal telaio, alla ruota quel decennio la questione della sua di costruttori, prova ne sia che
libera, dai raggi ai cuscinetti a sfere, unità, che ha imposto di affrontare Re Vittorio Emanuele II si farà


1

1: Crystal Palace a Hyde Park – Londra.

Biciclette d'Epoca 47
2 3

costruire un velocipede tipo Michaux economia vivono in quegli anni capitale francese. Ma anche a Lione si
dall’officina Galizio di Firenze, una storia quasi esclusivamente stabiliscono nello stesso anno almeno
all’epoca capitale d’Italia (ne abbiamo francese se non addirittura parigina. altre sette imprese. Ovviamente c’è
parlato nel numero 34). Storicamente è ormai accertato che la la necessità di far conoscere questa
A livello europeo si assiste a una pedivella fu frutto del genio di Pierre stupefacente macchina, nascono così
continua escalation della tensione Lallement ma certamente il primo i primi expo dedicati ai velocipedi.
tra la Francia di Napoleone III e la sfruttamento commerciale è opera Le esposizioni sono organizzate
Prussia del cancelliere Otto Von di Pierre Michaux. È ormai anche in concomitanza con le gare, in
Bismark, che sfocerà proprio nella abbastanza pacifico che la prima particolare è da ricordare per la sua
guerra franco - prussiana di fine applicazione della pedivella avvenne importanza quella di Carpentras
decennio. L’Inghilterra è nel pieno del intorno al 1861 e non 1855 come tenutasi dal 7 all’8 agosto 1869 che
periodo vittoriano, ha appena chiuso sostenuto da alcuni. vede assegnare il primo premio per
la “gestione diplomatica” dell’unità Dal 1867 al 1870 si assiste, l’eccellenza costruttiva proprio alla
d’Italia ed è nel momento di massimo soprattutto a Parigi a un proliferare fabbrica Michaux et Cie.
sviluppo coloniale, perciò guarda di di imprese che producono velocipedi. Questo fervore sarà bruscamente
più agli interessi del suo impero che Si pensi che da marzo a ottobre interrotto dalla guerra franco -
all’Europa. del 1869 sono ben nove le aziende prussiana, persa dalla Francia,

"
Per questo, il velocipede e la sua costruttrici di velos che nascono nella la quale andrà incontro a una

la storia
dell'europa
di fine '800
rende il
velocipede
una questione
quasi tutta
francese
48
Bicicultura
5 6

2/3/4: alcuni tipi di michaudine a telaio dritto (cadre droit). 5/6: particolari del michaudine marca Cadot con telaio in legno
rinforzato in ferro. 7: altro esempio di Cadot che mostra il tipico telaio ad arco (cadre cintré).

profonda crisi. Infatti Napoleone III Liverpool, Southport e Dublino che delle macchine da cucire, come per
viene destituito e vede la nascita andavano ad affiancare quello già in esempio nel caso di Singer.
della Commune, con l’avvio di un attività a Londra. Alla fine del 1869 i fabbricanti
periodo confuso e incerto dal quale Un importante stimolo alla inglesi sono quasi un centinaio -
nascerà la Terza Repubblica. Anche produzione di grande serie di 91, per la precisione - divisi quasi
l’Inghilterra inizierà a conoscere velocipedi inizierà a Coventry nel equamente tra Londra, Coventry e
il velocipede grazie all’opera dei febbraio del 1869 per merito di la vicinissima Birmingham. Molti
produttori parigini. Sulla rivista una commessa di 400 velocipedi producono su licenza di ditte francesi.
The English Mechanic del 28 assegnata dalla ditta francese Proprio alla fine di quell’anno,
giugno 1867, si legge che il miglior Turner et Cie alla ditta, produttrice viene organizzato per finalità
velocipede commercializzato in di macchine per cucire, Sewing esclusivamente commerciali l’Expo al
Inghilterra è il Michaux. In effetti Machine Co.. In seguito Coventry Crystal Palace, in un contesto davvero
questa azienda aveva aperto divenne l’indiscussa capitale del suggestivo e per la durata di oltre un
dall’inizio di quell’anno ben cinque ciclo britannico, la cui produzione mese dal 6 settembre al 9 ottobre.
depositi a Manchester, Glasgow, andrà a sostituire quella dei telai e Il Crystal Palace era un immenso
padiglione in cristallo e vetro di ben
7
84.000 m2 coperti costruito ad Hyde
Park nel 1851 in occasione del primo
Expo mondiale, tenutosi a Londra
proprio in quell’anno.
Il padiglione sarà poi smontato e
ricostruito a Sydenham Hill dove finì
la sua storia nel 1936 a seguito di un
incendio. Proprio con l’esposizione
al Crystal Palace pensiamo si possa
sugellare l’avvio della competizione
tecnico-commerciale franco-inglese
che caratterizzerà tutti i decenni a
venire almeno sino alla Prima Guerra
Mondiale.

perfezionamento
meccanico
Uno degli elementi più criticati del
velocipede era la fatica che si doveva

fare per farlo procedere.Ruote in

Biciclette d'Epoca 49
8 legno e ferro, alte e instabili su quelle
strade in terra battuta, pavè o selciati
producevano un vero e proprio
scuotimento fisico, tanto che gli
inglesi lo chiameranno boneshaker
– scuoti ossa. Se poi capitava la
fortuna di trovare una lieve discesa,
si doveva avere quello che i francesi
denominano repos pied, poggia piedi,
per poter abbandonare l’appoggio
sulla pedivella onde evitarne
l’insostenibile velocità di rotazione.
Tutte le prime invenzioni
sono dedicate alla ricerca della
rimozione di queste scomodità e
all’alleggerimento dello sforzo fisico.
Già sul finire degli Anni ‘60 dell’800
c’è chi immagina di eliminare
totalmente il peso della pedalata
applicando motori magneto-elettici
(Mariè – Parigi 1868), ma non è dato
sapere se dalla concezione teorica si
sia mai passati alla pratica. Invece
Roper applicherà, negli USA, un
motore a vapore al velocipede, mentre
Loius Guillaume Perreaux in Francia
applicherà prima uno e poi due
volani per alleggerire l’impegno della
pedalata.
Al di là di queste invenzioni
estreme, che oggi sono relegate al
mondo delle curiosità, altre sono
state le interessanti applicazioni
per ridurre l’impegno fisico
nell’uso del velocipede anche al
fine di aumentarne le platea degli
utilizzatori. Iniziamo quindi a vedere
quale fu l’evoluzione meccanica
partendo da quello che è sempre
9 stato l’elemento più importante: il
telaio

Il telaio e la forcella
I telai delle Michaux sono
sostanzialmente di due tipi: il
cadre droit (telaio diritto), che si
mantiene sempre al di sopra delle
ruote caratterizzato da un forcellone
posteriore, e il cadre cintré (telaio
ad arco), che partendo da sopra la
ruota anteriore finisce al mozzo
della ruota posteriore. I primi
miglioramenti del telaio furono più

50
Bicicultura
10 11

8: modello Gervat 9: particolari del telaio misto ferro legno del Gervat. 10: michaudine del 1865. 11: altro michaudine, questa volta
del 1867. Entrambi fanno parte della Collezione Velocipedistica Azzini.

delle sperimentazioni dei produttori La prima è quella della costruzione numero, che aveva però più il compito
che delle invenzioni vere e proprie. della forcella anteriore in ferro cavo e di certificare il pagamento delle
Il telaio nasce dalla forgiatura per rastremata verso il mozzo, tecnologia royalties anziché il numero della
cui, per sua natura, deve essere di mutuata dalla fabbricazione dei draisina su cui era applicato. Furono
ferro pieno. Quello che inizialmente foderi delle sciabole e delle spade. certamente i produttori parigini e
viene fatto per differenziare le varie L’altra tecnologia impiegata per il in particolare ancora la Compagnie
produzioni è la diversificazione in telaio in tubi uniti tra loro, invece, Parisienne ma anche la Michaux
tipi di colore, in tinta unita o con è quella che si ispira alla tecnica Père et Cie ad applicarli. La posizione
filetti, con finiture brunite, ramate di costruzione degli impianti per il preferita era sotto il telaio principale

"
argentante ed addirittura dorate. nelle vicinanze dello sterzo. Non è
Soprattutto nella scuola lionese ci però raro trovare i numeri di telaio
sono stati diversi modelli come i in altre posizioni anche per la stessa
Cadot ed i Gervat costruiti con telaio ditta, e a volte lo stesso numero era
in legno rinforzato dal ferro nel
tentativo di attutirne le vibrazioni il fer creux replicato su più parti dello stesso
telaio. I punti in cui si possono trovare
ma le loro numerose rotture ne
hanno decretato presto l’abbandono. - ferro cavo- sono sulla parte posteriore della testa
della forcella o sui due cuscinetti
Saranno i fratelli Olivier che
introdurranno per primi l’utilizzo del cambierà il della ruota anteriore.
Alcuni costruttori come Poncet
fer creux, ferro cavo, per alleggerire il
velocipede. modo di creare et Baiard, il lionese Gervat e il
marsigliese Paranque metteranno il
La forcella anteriore subirà
anch’essa una metamorfosi dal ferro
le biciclette numero punzonato sulla placca che
identifica la marca posizionando
pieno (e piuttosto spesso), al ferro trasporto del gas illuminante delle la stessa in posizioni molto visibili.
pieno ma più sottile e curvo, con città, che era fatto in tubi di ferro con Un’importante evoluzione subirà
rinforzo ai margini per aumentarne delle congiunzioni, anche angolari. anche la sella, che dapprima sarà fissa
la resistenza allo stress fisico. Il Nei velocipedi la congiunzione dei poi scorrevole sull’asse secondario del
ferro cavo sarà un’applicazione tubi veniva fatta saldando una delle telaio. Il materiale, dapprima in legno
importante per poter giungere alla due parti da unire. o ferro forgiato, diverrà poi di cuoio
realizzazione di velocipedi più Risale certamente agli Anni ‘60 applicato su un telaio in ferro sino a
leggeri che vedranno la luce con dell’800 l’utilizzo della numerazione giungere alla più sofistica selle en crin
l’applicazione di due tecnologie dei velocipedi. Per la verità già il ottenuta con l’applicazione del cuoio
interessanti e disponibili nel barone Karl von Drais aveva utilizzato su un telaio di ferro e legno imbottita
panorama tecnologica dell’epoca. una sua placca con sottostante di crine di cavallo. A

Biciclette d'Epoca 51
A cura di: Carlo Delfino

i Libri
U
n altro bel libro su Fausto imprevedibili, foto di dietro le quinte,
Coppi. D’altronde c’era da foto di scatti a sorpresa; perfino, senza
aspettarselo in questo 2019. voler entrare nell’irriverente, foto di
Ma, la domanda sorge spontanea, c’è Fausto Coppi che “fa la pipì” contro
ancora qualcosa da dire sul Campio- una colonna… Se il libro di cui parlia-
nissimo? Da dire, poco… Da osser- mo nella prossima pagina è il diario, la
vare e commentare moltissimo. Se cronaca, la Bibbia del Campionissimo
poi ci vengono proposte centinaia di (un lavoro corale di tanti appassionati
foto inedite, tenute per settant’anni che hanno contribuito a raccontare
in un cassetto, allora ce n’è abba- l’Airone di Castellania), questo lavoro è
FAUSTO COPPI: stanza da strabuzzare gli occhi. merito di Minerva Edizioni che ha cre-

LA GRANDEZZA I mille volti di Fausto sono il filo con-


duttore di questo volume che porta alla
duto nel progetto e di Luciano Boccac-
cini che ne ha magistralmente curato
DEL MITO ribalta, come dice l’azzeccato sottoti- la realizzazione; ma è merito soprat-
• AA. VV. tolo della fascetta, "Il Campionissimo tutto del lavoro Walter Breveglieri,
come non l’avete mai visto". Foto di messo a disposizione dalla vedova, la
• Minerva Edizioni
famiglia, foto coi tifosi, foto coi bam- signora Paola Pasciuti, composto da
• 400 pp.
bini cacciatori di autografi, istantanee ben 200.000 negativi in buona parte
naturalmente dedicati al ciclismo
italiano del dopoguerra. Breveglieri,
fotografo professionista bolognese
classe 1921, entrò nel '46 al Resto del
Carlino e in seguito fu corrispondente
di numerosi giornali nazionali.
Nel 1970, in piena maturità pro-
fessionale, fu assunto in RAI e lì ter-
minò la carriera fino a lasciarci alle
soglie del terzo millennio. Sempre
presente nei momenti importanti, sa
descrivere con straordinaria effica-
cia la cronaca quotidiana unendo
una rara capacità tecnica a una sen-
sibilità decisamente al di sopra della
media. Ma dalle foto che ci mostra,
Breveglieri è particolarmente “uomo
di ciclismo” a 360 gradi. Intanto
l’amicizia con Fausto gli consente di
entrare nella camera dei massaggi,
dove tutto è segreto e dove gli scatti
hanno il cuore in mano; ma soprat-
tutto sa cogliere l’attimo agonistico,
il particolare tecnico, l’espressione
del momento, la solennità della
pedalata importante e la passeggiata
“dopolavoristica” sui prati delle Alpi
francesi. Che foto! Non perdetevi
questo libro! I

52
Centenario Coppi

N
el 2019 Fausto Coppi com- fare i conti con questo monumentale
pie un secolo di vita. A capo lavoro. E questo perché? Perché si
delle prevedibili innumerevoli tratta di un libro, come dicono bene gli
pubblicazioni di occasione, di facciata, autori nella postfazione, frutto di un
di istituzione e di sentimento, svet- lavoro di gruppo e di una missione di
ta questo libro: “Coppi per sempre” archeologia che ha portato al ritrova-
Gribaudo Editore, di Auro Bulbarelli e mento di reperti e documenti conside-
di Giampiero Petrucci, due noti autori rati perduti per sempre. Ad esempio: il
che, a rigor di storia ciclistica, “coppo- primo volo dell’Airone sull’Abetone e
logi” veri non lo sono mai stati, ma che, l’arrivo della Cuneo Pinerolo…
con lo studio, l’impegno sulle fonti e Un ringraziamento, quindi va anche
l’intelligenza ciclistica, hanno rag- a chi, disinteressatamente, ha fornito
giunto traguardi altissimi. ai due “registi” che hanno firmato l’o-
Il sottotitolo recita: “il più completo pera, testimonianze e materiale esclu-
racconto per immagini mai realiz- sivo che l’amore per il Campionissimo
zato sul Campionissimo”. Verissimo, ha conservato per decenni e anche di COPPI PER
sottoscrivo, confermo al 100%. Al suo generazione in generazione. D’altron-
confronto l’apprezzato e ricercato foto de una massa di dati, fotogrammi e SEMPRE
racconto/supplemento “Campione sensazioni simili appartengono a tutto
Inobliable”, marzo 1960 dello Sport il popolo coppiano che vive e resiste. • Auro Burbarelli,
Illustrato è roba da fotoromanzo di Questo libro quindi, è il libro di tutti Giampiero Petrucci
archeologia ciclistica. Il pur ricco e coloro che a distanza di tanti anni • Edizioni Gibraudo
sentimentale “Il Nostro Coppi” edito portano nel cuore l’immagine sfumata
• 480 pp.
a Tortona nel 2010 è “rudimentale”. di un corridore che volando davanti a
Perfino il primo libro-cult come “il loro li ha plagiati, ma è anche il libro
Campionissimo”, 1967, di Vincenzo Le- di chi, per impossibili verità anagra-
donne nella sua completezza, è incom- fiche, venera il ritratto fantastico di
pleto e infarcito di pressapochismi e un cavaliere biancoceleste che solca
imprecisioni. Da ora in poi chi vorrà per sempre le sterminate praterie dei
confrontarsi con il “dio Fausto” dovrà Campi Elisi. I

Biciclette d'Epoca 53
Milano - Sanremo 1946 A cura di: Carlo Delfino

1 2

Celebriamo il Centenario della nascita del Campionissimo


con le più grandi imprese di Coppi raccontate da Carlo Delfino

La Riviera di Fausto
L
a “Sanremo” dopo il conflitto, freneticamente il francese Teisseire
ritrova la data di S. Giuseppe e cui rispondono nove coraggiosi dei
molti degli stessi protagonisti quali otto (Tarchini, Bardelli, Barisone,
che ne hanno caratterizzato le ultime Mutti, Valdisolo, Casellato, Ronconi ed
edizioni, anche se la corsa tiene fede al il siciliano Nicolosi, ultimo ad aggan-
suo ruolo di “sfinge”. Pronostico infatti ciarsi) sono uomini di secondo piano
quasi impossibile vista la mancanza di mentre uno è Fausto Coppi, che si
dati certi sulle condizioni dei corridori: lancia sorprendentemente in fuga! Tra
Bartali è sempre uomo Legnano ma il disinteresse generale la fuga va grazie
ha vissuto stagioni di guerra interlo- anche allo stimolo degli innumerevoli
cutorie e Coppi che, cambiato squadra traguardi volanti e ottiene un vantaggio
e, indossate le insegne bianco-celesti di 8’ a Novi Ligure. A Masone, Coppi e
della Bianchi, si è allenato intensa- Teisseire affrontano il Turchino consa-
mente durante l’inverno e cerca di pevoli di avere una grandissima oppor-
fare al traguardo un bel regalo alla sua tunità per chiudere presto la contesa. A
3 fresca sposa, la signora Bruna. tre chilometri dalla vetta, Coppi si alza
Sono le 7.30 esatte quando il gior- sui pedali, scatta e vola imprendibile.
4
nalista francese Yves Mazan, figlio Teisseire però non demorde, si difende
di Lucien Geoges Mazan-Petit Breton con accanimento e al culmine il suo ri-
(vincitore della prima edizione), dà il via tardo oscilla sui 15-20” mentre il gruppo
alla corsa. La bella giornata di sole e la passerà con 7’50” di svantaggio.
temperatura primaverile invitano alla
bagarre, e dopo neanche sei chilome- FUGA SOLITARIA
tri si verifica incredibilmente l’azione Coppi (che evidentemente aveva pro-
che decide l’intera contesa: attacca vato e riprovato la sconnessa discesa

1: il raduno di partenza. Da destra si riconoscono: Bini, Canavesi (in maglia tricolore),


Pasquini, il sorridente Cottur ed Introzzi (al centro, in maglia Viscontea). 2: il passaggio
di Coppi sul Turchino. Se Teisseire (non più di venti secondi) è ancora vicino, il plotone si
trova a quasi otto minuti. Il portacolori della “Bianchi” inizia a credere di essere riuscito
a sorprendere gli avversari più forti ma la strada per Sanremo è ancora lunga…. 3: il
percorso ufficiale della Milano - Sanremo del '46. 4: Coppi in fuga solitaria.

54
m
Delfino, De Marco, Petrucci
Storia Enciclopedica della Milano Sanremo
edizioni Darsena Savona

Lettura suggerita da Carlo Delfino


Centenario Coppi
5 6

7
5: alle spalle dei primi intanto il gruppo è allo sbando. Nessuno reagisce con decisione ed
i battistrada accumulano minuti di vantaggio. 6: Teisseire sul viale alberato di Albisola.
7: la “Bianchi” non perde tempo e sfrutta il successo di Coppi per esaltare la superiorità
indiscussa delle sue biciclette. 8: la prima pagina della “Gazzetta”: la “Sanremo” viene già
indicata come “corsa sfinge” proprio per la sua difficoltà di interpretazione. 9: Coppi passa
su Capo Berta. 10: l’arrivo di Fausto Coppi al termine di un’impresa straordinaria. 150 km
di fuga solitaria, quasi un quarto d’ora di vantaggio sul secondo!

e ne aveva assimilato alla perfezione aveva trascorso la sua luna di miele)


l’essenza tecnica) plana in Riviera Teisseire transita 7’ dopo il portacolori
con il piglio del fuoriclasse e a Voltri della “Bianchi”.
il suo margine sul francese sfiora i tre La “cronometro individuale” di 150
minuti. Fausto si immette, elegante km, si trasforma in una vera e propria
e potente, sulla via Aurelia e, incitato marcia trionfale che sancisce la Rina-
dall’incontenibile entusiasmo della scita non solo sua ma un po’ di tutto
folla contenta di vivere un momento il ciclismo italiano. Teisseire salva
di vita serena, amplifica a dismisura il la meritata seconda posizione ma i
suo vantaggio. Nessuno riesce mini- distacchi degli altri risultano abissali.
mamente ad impensierire il fuggitivo: a Il Campionissimo è pronto per segnare
Varazze (dove pochi mesi prima Coppi la storia dei prossimi anni. I
8
ORDINE D’ARRIVO
1. Fausto COPPI 293 km in 8h09’00” (media 35.950 km/h)
2. Lucien Teisseire (F) a 14’00”
3. Mario Ricci a 18’30”
4. G. Bartali, 5. S. Canavesi, 6. V. Ortelli, 7. A. Leoni, 8. O. Bailo

9 10

Biciclette d'Epoca 55
A cura di: Carlo Azzini DVelocipedi e Biciclette Antiche collezione privata A&C Azzini

il tel
1
capitoalioo I
I
stora delle
compo
principali de nenti
lla
bicicletta

DALLE ORIGINI
AL SAFETY FRAME
Inauguriamo "Genesis", una nuova rubrica che ci farà
conoscere la storia delle principali componenti della bici

I
l nome di questa rubrica - “Gen- delle biciclette ancora esistenti, alle Il primo elemento di cui ci voglia-
esis”, che in latino significa pubblicità dell’epoca e infine alla mo occupare è il telaio, dalle origini
"nascita" - si riferisce all'origine sconfinata bibliografia redatta so- dei Michaux (1865 circa) fino ai
del velocipede, che ha un inizio pre- prattuto in lingua inglese e francese. telai così detti “di sicurezza! (Safe-
ciso, è che ha avuto poi una naturale Prima di procedere con il primo ty frame, 1885). Grazie a esemplari
evoluzione in tutte le sue compo- appuntamento di questa rubrica, è presenti sia in Italia sia all’estero
nenti. Genesis esaurirà la tematica doveroso ringraziare tutti coloro che potremo andare a a definirne gli step
trattata in diversi capitoli, di numero direttamente o indirettamente han- evolutivi fondamentali.
differente a seconda dell'argomento no fornito un approccio prepositivo e
trattato. Ogni tema sarà legato agli sostenuto quest'idea: in primis la re- ALL'INIZIO ERA IL MICHAUX
elementi fondamentali che costi- dazione di Biciclette d'Epoca, che ha Il telaio è l’ossatura fondamentale
tuiscono le nostre amate biciclette ritenuto opportuno impegnarsi in un che costituisce una macchina ed è
(come telaio, fanali, trasmissione, progetto di così ampio respiro, e poi il componente essenziale dei mezzi
ecc.) dagli albori sino al periodo i tanti collezionisti e appassionati di trasporto. Come tutte le opere
dell’immediato Secondo Dopoguerra. che, grazie a materiale fotografico o dell'ingegno umano, anche i telai
Gli articoli faranno riferimento a suggerimenti, saranno la linfa vitale prodotti in un dato periodo storico
diversi fattori: dall’analisi tecnica per la stesura degli articoli. sono il riflesso della tecnologia dis-

56
Genesis: Telaio
2 3

1: esempio di Draisina, l'antenata della bicicletta ideata dal barone Karl Freiherr von Drais nel 1817. 2/3: i primi telai erano pieni,
realizzati a fusione e dalla caratteristica satinatura grezza. 4: un biciclo di tipo Kangaroo.

ponibile all'epoca. Allo stesso modo, utilizzato per lo stampaggio di due insieme e utilizzati per raccogliere
i materiali costitutivi e la manodop- semicasseri riempiti di terra (il cas- la colatura di acciaio fuso, così da
era sono anch'essi riconducibili al sero o cassaforma, è uno stampo nel conferire al telaio la medesima for-
periodo di costruzione del telaio. quale colare il materiale che succes- ma dell'originale in legno.
Se prendiamo in considerazione le sivamente darà forma all’oggetto). Solitamente questa tecnologia
prime Draisine - le antenate della Questi due elementi, una volta presa conferiva al telaio una satinatura
bicicletta, prive di pedali, ideate nel la forma del modello, erano uniti grezza che caratterizza la produzione


1817 dall'inventore e nobile tedesco
Karl von Drais - possiamo notare che 4

avevano un supporto strutturale per


le ruote e per la sella, tuttavia hanno
ben poco da raccontarci in quanto
erano costituite da una monotrave
lignea che poteva essere prodotta in
una bottega da falegname comune,
senza nulla d'importante dal punto
di vista qualitativo e soprattutto
senza che fosse necessario un pro-
cesso industriale. I primi telai legati
a una concezione industriale, sia per
tecnologia sia per numeri prodotti,
sono quelli realizzati in fusione di
acciaio con sezione piena, ossia non
vuoti come dei comuni tubi bensì
in un'unico pezzo, pieno come una
scultura di acciaio.
Le fusioni venivano effettuate in
una terra speciale, grazie a un mod-
ello in legno in scala 1:1 del telaio

Biciclette d'Epoca 57
5 6

di quasi tutti i telai in fusione piena stati oggetto di ricerche e sperimen- Kangaroo, e successivamente di

di acciaio. Il motivo di tale scelta è tazioni fondamentali che li hanno passare dalla trazione anteriore alla
piuttosto semplice da intuire, e risie- portati a un livello evolutivo supe- trazione posteriore. La paternità di
de nel fatto che non era presente una riore rispetto al periodo dei Michaux. questa fondamentale invenzione è
tecnologia che permettesse l’estru- La prima interessa l’introduzione stata sempre contesa tra l’Inghil-
sione del metallo, per la quale erano su scala industriale di macchine per terra e la Francia ma non sta a noi,
necessarie una precisione meccanica la lavorazione metallurgica sempre in questa sede, cercare di attribuire
notevole e una smisurata forza mo- più potenti e precise, cosa che ha definitivamente una paternità.
trice che i macchinari dell'epoca non permesso una produzione su vasta La fase storica in cui ci siamo
erano in grado di fornire. scala di mezzi leggeri e performanti. soffermati (1870/85) è fondamen-
La seconda riguarda l’applicazione tale, in quanto già allora vi era la
LE PRIME INNOVAZIONI di elementi innovativi, come la cat- sostanziale differenza tra la bici da
Andando avanti nel tempo, è dovero- ena, la quale permette inizialmente competizione e bicletta da viaggio.
so soffermarci al 1870/1885, perché è di abbassare l’altezza dei Grand-bi La prima tipologia è riconducibile al
in questi anni che i velocipedi sono grazie all’invenzione dei modelli "penny-farthing", il primo velocipede
al quale sia stato attribuito il termine
7 biciclo. Il nome ha origine dal mondo
del conio britannico: l’accostamento
del penny (di dimensioni maggiori)
e del farthing (più piccolo), infatti,
suggerisce istintivamente lo stesso
rapporto di proporzioni che c'è la
ruota anteriore e quella posteriore.
Il penny-farthing rappresenta
quindi uno dei primi esempi di

5: i bicicli venivano detti "penny-


farthing" perché le due ruote avevano
le stesse proporzioni di due monete di
dimensioni diverse messe vicine. 6:
tra le prime innovazioni notiamo sfere
e cuscinette nei mozzi. 7: le forcelle
venivano realizzate con la stessa
tecnologia dei foderi per le spade,
assumendo forme aerodinamiche.

58
Genesis: Telaio
8 9

8: dettaglio del sistema "a pivot", che permetteva allo sterzo di agire direttamente sulla forcella. 9: James Starley è il padre del
primo "safety frame". 10: il primo modello diRover Safety Bicycle, prodotto dall'azienda Starley & Sutton.

leggerezza e semplicità che, guarda


caso, sono le medesime caratter- 10

istiche dei modelli da corsa. Le


peculiarità tecniche sono importan-
tissime e rispecchiano l’evoluzione
industriale avvenuta in poco più
di 15 anni: le tubazioni con sezione
cava, l’introduzione delle sfere (o
cuscinetti) nei movimenti dei mozzi,
le forcelle con disegni aerodinamici
estremi e infine lo sterzo che agisce
direttamente sulla forcella grazie a
un sistema tanto innovativo quan-
to robusto, ossia il sistema a pivot.
Purtroppo, però, il biciclo aveva dei
fattori di pericolosità intrinsechi,
ovvero l’altezza al quale era posto il
conducente e la poca manovrabilità.
Per questo venne soppiantato dai
modelli a ruote pari: i safety frame!

I SAFETY FRAME
La paternità del primo safety frame
viene attribuita a James Starley,
che lancia la Rover Safety Bicycle. Il
primo modello di questa linea è es-

Biciclette d'Epoca 59
11 12

11: manifesto che annuncia i record di velocità ottenuti dal secondo modello della Rover, più performante del primo. 12: i primi
safety frame avevano la ruota anteriore più grande, ma con i modelli successivi diventarono entrambe di uguale diametro.

tremamente complesso in confronto anticipa e delinea le scelte stilistiche differenza dimensionale. Questo per-

ai penny-farthing. Si può vedere, in- e tecniche dei successivi Rover. mette al conducente di appoggiare i
fatti, come lo sterzo sia più articolato L’ultimo aggiornamento compiuto da piedi a terra dando una sensazione
e meno diretto rispetto alla tipologia Starley è in versione “full safety”, ov- di sicurezza chiaramente maggiore
precedente. Inoltre si può osservare vero con ruote di pari diametro: esso è in confronto ai bicicli. Ne consegue
la scelta progettuale - discutibile - di considerato all’unanimità il capostip- che dall’introduzione commerciale
mantenere comunque una ruota più ite dei telai di sicurezza a ruote pari. dei modelli di Starley, i penny-far-
alta nella parte anteriore: su questo Dovendo focalizzare l’attenzione sui thing vengono via via abbandonati a
tipo di bicicletta si tratta di una solu- velocipedi che hanno fatto “scuola”, fronte di una sempre più crescente
zione inutile, ma forse si faticava ad è doveroso approfondire i modelli richiesta di safety frame.
abbandonare lo stereotipo inculcato appena citati in quanto entrano di
per quindici anni dai Grand-bi. diritto nell’immaginario collettivo PRODUZIONE INDUSTRIALE
Il telaio safety frame è costituito come punti di riferimento industriali Il Rover Cycle è il primo a essere
da tubi metallici cavi, cambiando e collezionistici per gli anni a seguire. costruito su scala industriale, anche
ben poco rispetto ai modelli prec- Il safety frame come già accen- se va doverosamente riconosciuto
edenti se non per l’applicazione del- nato è un modello di bibicletto inventori e imprenditori avevano
la catena. Il primo modello è oggetto con le ruote pari o di limitatissima brevettato e tentato di costruire es-

"
di profonda revisione e con ciò si dà emplari più sicuri rispetto ai Grand-
origine a una seconda preserie, la bi ma con scarso successo commer-
quale trionfa sia a livello commer- ciale. L’aspetto innovativo dei Rover è
ciale sia tecnico. costituito anche dal design telaistico,
Il bicicletto compie in 3 ore e 5 in quanto si discosta rispetto ai soliti
minuti ben 50 miglia (80km): un
successo tale da diventare record
con i safety telai a croce (che analizzeremo nel
secondo capitolo di Genesis) ed è
mondiale! La grande rivoluzione è
racchiusa in due punti nevralgici: il
frame la considerato un open frame, ossia
provvisto di un telaio che prevede
nuovo sistema di sterzo più semplice
e preciso, che consente una fluidità
sicurezza dei una soluzione di continuità tra la
parte anteriore e posteriore. In questo
di guida maggiore rispetto al prece- velocipedi modo è possibile osservare una

aumentò
dente modello, e in seconda battuta “cornice” metallica che unisce tutti
un telaio con monotrave vuoto che gli elementi utili al velocipede: sterzo,

60
Genesis: Telaio
13

13: le biciclette Rover sono molto ambite, al punto da poter raggiungere il valore di 20.000 sterline. 14: i raduni di Rover sono
eventi spettacolari. 15: Tony Huntigdon (in primo piano) è considerato il principale esperto di velocipedi Rover in Inghilterra.

aggancio sella e movimento centrale onisti di livello mondiale le punte di ma puntata, dove parleremo delle
uniti appunto da questa struttura. diamante delle loro raccolte. Nella evoluzioni del telaio dal bicicletto
Le biciclette Rover hanno oggi foto potete vedere in primo piano Rover sino al regular diamond frame.
raggiunto dei valori molto elevati Tony Huntigdon, ovviamente collezi- Un periodo, quindi, che intercorre
in termini di prezzo (prossimi alle onista della Gran Bretagna, consid- dal 1885 sino al 1898, quest’ultima
20.000 sterline in Gran Bretagna). erato il maggiore esperto del settore data fondamentale per un elemento
Data la rarità e il diretto coinvolgi- per quanto concerne i Rover. innovativo nel mondo delle biciclette
mento nella rivoluzione del telaio, Concludiamo questo articolo d’epoca. Quale? Aspettate il prossimo
esse sono considerate dai collezi- dandovi appuntamento alla prossi- appuntamento e lo scoprirete… A

14 15

Biciclette d'Epoca 61
A cura di: Salvatore Bonifacio e Primoz Skulj

MERCANTI IN FIERA
Siete pronti a visitare gli appuntamenti più importanti?
Ecco qualche consiglio pratico su come ottenere il massimo

C
i sono diversi modi per trovare attenzione, cercando riscontri su cata- questo è il caso, bisogna sempre e
una bici da restaurare. Oltre al loghi d'epoca, cartacei e online. È buo- comunque restare vigili e pronti a co-
classico passaparola e all'im- na abitudine, quando si condividono gliere prospettive di acquisto interes-
mancabile vecchietto che cela in fotografie, sentire diversi pareri, senza santi, seppure radicalmente diverse
cantina tesori sepolti dalla ruggine, fermarsi al proprio giudizio o a quello dagli obiettivi prefissati. Il prezzo
fiere e mercatini restano appunta- di un solo esperto, perché i particolari che si è disposti a pagare per una
menti degni d'interesse. Le fiere più che permettono di stimare una bici- bicicletta si muove in un determinato
importanti sono quelle di Imola (a cletta d'epoca sono molti e possono dominio, che dipende dalla marca,
settembre), di Reggio Emilia (marzo), sfuggire, soprattutto nella confusione dal modello, dall'epoca e dallo stato di
di Ferrara (dicembre e gennaio) e e nel clima di euforia di una fiera. conservazione. Questi sono parame-
quella di Novegro (febbraio, maggio e Questa fase di esame è fondamentale, tri relativi al venditore proprietario
novembre). Ci sono poi altri mercatini, perché ai mercatini è possibile trovare del mezzo. C'è però anche una discri-
meno conosciuti e meno importan- biciclette che vengono spacciate per minante che riguarda l'acquirente,
ti, ma comunque interessanti per i antiche e che in verità sono tutt'altro. ossia la motivazione dell'acquisto:
collezionisti e i restauratori. Anche se se vogliamo comprare una bici per
hanno un richiamo solo locale, vanno La capacità di trattare nostro uso personale possiamo per-
tenuti in considerazione perché vi si Durante la fase di esame è possibi- metterci di pagarla qualcosa in più di
possono trovare componenti e bici le individuare dei componenti non quanto potremmo mettere sul piatto
interessanti. originali su una bicicletta che invece nel caso in cui stessimo comprando
È logico che per l'appassionato, e nel suo insieme risulta interessante. la medesima bicicletta per restaurar-
ancora di più per l'appassionato che In tali non rari casi è buona abitudine la e rivenderla.
da poco si è avvicinato al mondo delle aprire una trattativa con il venditore,
biciclette d'epoca, questi appunta- chiedendogli di abbassare il prezzo L'esperienza conta
menti rappresentano una sorta di richiesto in misura congruente con il Sopra a tutto vale comunque l'espe-
paese dei balocchi, nel quale è facile valore del componente non originale. rienza, senza la quale è possibile
cadere vittime del proprio entusiasmo Il fatto che non esista un listino che prendere qualche cantonata e magari
e non essere quindi in grado di valu- attesti il valore commerciale di un strapagare una bici o un componente.
tare e giudicare in maniera obiettiva dato componente d'epoca (manubrio, È capitato a tutti e se capiterà anche
la “merce”. È difficile innanzitutto riu- pedali, ecc.) può rendere la tratta- a voi non vi scoraggiate: sbagliando
scire a comprendere quali componenti tiva molto lunga, senza la garanzia s'impara che la fretta, figlia dell'entu-
siano originali e quali no. La prima di poterla chiudere con successo. Il siasmo “giovanile”, è spesso cattiva
cosa da fare, parlando di biciclette, valore dei singoli componenti varia consigliera e che gli acquisti im-
è cercare di capire di che modello si in base alla marca della bici, all'epo- portanti (non per forza e non solo in
tratta e per farlo bisogna prendersi il ca e alle condizioni del componente termini di esborso economico) richie-
tempo necessario a esaminare ogni stesso, quindi l'esperienza (la nostra dono tempo per valutazioni e trattati-
singolo componente e non avere e dei nostri eventuali “consulenti”) è ve. Si impara anche che frequentare
paura di chiedere consigli e pareri ad fondamentale. i mercatini in gruppo è meglio che
amici, presenti in fiera o raggiungi- Durante la visita a un mercato, la andarci da soli, perché questo per-
bili a casa. In questo secondo caso la lucidità di giudizio risulta fonda- mette di avere a portata di mano utili
tecnologia dello smartphone ci viene mentale, tanto quanto la capacità di consigli e consulenze. Non sono rari
in aiuto: scattiamo delle foto dettaglia- improvvisazione. Normalmente non i casi in cui gruppi di collezionisti e
te della componentistica e inviamole si va per fiere e mercati con l'idea di restauratori organizzano addirittura
ad amici esperti, che abbiano il tempo trovare un determinano componen- dei pullman per recarsi in gruppo alle
e le competenze per esaminarli con te o una data bicicletta. E anche se fiere e ai mercati più importanti. Mer-

62
Guida pratica
cati che raccogliendo appassionati di semplicemente che dal suo aspetto
auto, moto e bici d'epoca permettono dovranno trasparire i decenni attra- Da non perdere
di raggiungere un alto numero di inte- verso cui ha pedalato. Inutile poi dire
ressati. Abbattere le spese di viaggio che una bici riportata a nuovo viene Di seguito alcune delle fiere
permette anche di destinare una parte venduta, a parità di modello ed epoca, più imporanti alle quali vi
del budget al vitto e all'alloggio e di a un prezzo più alto, perché bisogna consigliamo di partecipare, magari
potersi fermare al mercato per due considerare le ore uomo e le spese in organizzandovi in gruppo per
risparmiare sulle spese di trasferta.
giorni. Con più tempo a disposizione generale che le sono state dedicate dal
si possono visitare più volte gli stessi restauratore.
novegro - Mostra Scambio
espositori, intavolare trattative più
auto moto
lunghe e individuare componenti e Cosa guardare
15-16-17 febbraio
biciclette che a una rapida occhiata I componenti da prendere in esame 25-26 maggio
potevano sembrare insignificanti e durante una valutazione sono in 8-9-10 novembre
che invece a un esame più attento particolare le pedivelle (importante Appuntamento imperdibile che
manifestano un valore. individuare se sono marchiate), poi i viene organizzato più volte nel
pedali e i mozzi delle ruote, passando corso dell'anno all'interno del
iNTERVENTI DIVERSI poi ai manubri e infine alle decal e ai parco delle esposizioni di Novegro,
nel quale potete trovare anche uno
Ai mercatini si trovano sia bici ripor- fregi di vario tipo inseriti nella testa stand di Biciclette d'Epoca per
tate “a nuovo”, sia restauri conser- della forcella, sul cannotto di sterzo o completare la vostra collezione
vativi, sia mezzi ancora logorati dal anche altrove. Per poter eseguire tutti acquistando gli arretrati e
tempo. Ovviamente al vero collezio- i controlli del caso non è indispensa- incontrare la redazione.
nista e restauratore interessano di bile una determinata strumentazione, www.parcoesposizioninovegro.it
più le seconde e le terze. Se abbiamo ma avere in tasca, oltre allo smartpho-
intenzione di acquistare una bicicletta ne per le foto e le relative consulenze, Ferrara - Auto Moto e Bici
con lo scopo di rivenderla, ci converrà anche un metro e magari un calibro. del Passato
tenere d'occhio i mezzi che riportano Su tutto vale comunque l'esperienza, Si è tenuta nei giorni 26-27
ancora i segni del tempo. Questo non la capacità di autocontrollo e la pre- gennaio 2019. Un'ottima occasione
per scoprire pezzi d'epoca e per
significa che la bicicletta che andre- disposizione al confronto appassio-
incontrare collezionisti vicini e
mo a rivendere non sarà impeccabile nato, ma sempre educato, con gli altri lontani.
dal punto di vista meccanico, ma appassionati del settore. I autoemotodelpassato.com

Reggio Emilia – Mostra


Scambio
Si terrà nei giorni 30-31 marzo 2019
La manifestazione organizzata dal
Club Auto Moto d’Epoca Reggiano
nel quartiere fieristico di Reggio
Emilia occupa da anni un ruolo
di primo piano nel panorama
nazionale.
www.camerclub.it

Imola - Mostra Scambio


Si terrà nei giorni 6-7-8 settembre
2019
Si svolge nella cornice
dell'Autodromo “Enzo e Dino
Ferrari” di Imola ed è il più
importante appuntamento per gli
appassionati di auto, moto, bici,
accessori e ricambi d'epoca.
Girando per fiere e mercatini si trova di tutto. Esperienza e smartphone sono strumenti www.crame.it
fondamentali, da unire alla calma nel gestire le trattative. Non abbiate fretta!

Biciclette d'Epoca 63
QUALCHE PICCOLA ANTICIPAZIONE DI QUEL CHE TROVERETE SUL
N.37 DI BICICLETTE D'EPOCA, in edicola dal 5 maggio
ciclostoriche
al via! pneumatici coppi:
clement la cuneo
parte la stagione
2019 e noi saremo lì la storia di uno pinerolo
a raccontarvela dei marchi più carlo delfino ci
famosi racconta la corsa
delle corse

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