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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA

“LA SAPIENZA”

Facoltà di Ingegneria
Dipartimento di Ingegneria Elettrica

Dottorato di Ricerca in Ingegneria Elettrica


XVIII Ciclo
2002 - 2005

Raggruppamento scientifico:
ING-IND/33
Sistemi Elettrici per l’Energia

Tesi di Dottorato di Ricerca


Massimo Marzinotto

COORDINAMENTO DELL’ISOLAMENTO
DELLE LINEE IN CAVO A DIELETTRICO ESTRUSO
Tutor:
Prof. Ing. Carlo Mazzetti di Pietralata
II
A mamma e papà

III
IV
Ringraziamenti

Il lavoro svolto in questa tesi rappresenta l’attività di ricerca svolta nei tre anni di dottorato
rivolta al coordinamento dell’isolamento delle linee in cavo di bassa, media e alta tensione. I
risultati sono anche il frutto del materiale raccolto in questi tre anni di studio presso
importanti società del settore elettrico come Nexans, ABB, Enel Distribuzione Lazio e Terna.
Vorrei pertanto ringraziare tutte quelle persone, e sono davvero tante, che in qualche modo
hanno contribuito a fornire materiale fondamentale per lo sviluppo dei temi trattati in questa
tesi e anche per i loro insegnamenti tratti dall’esperienza professionale in campo.

Un ringraziamento particolare va al Dott. Ing. Prospero Schiaffino per i suoi preziosissimi


suggerimenti frutto di un esperienza più che trentennale nel settore dei cavi elettrici d’energia.

Roma, 12 dicembre 2005

Massimo Marzinotto

V
VI
INDICE

Introduzione ...............................................................................................1

Parte 1: Coordinamento degli isolamenti dei sistemi elettrici di


bassa tensione .............................................................................................3

Capitolo 1: Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di


fulminazione diretta della struttura e delle linee di distribuzione di bassa
tensione ......................................................................................................................... 5
1.1 Le sovratensioni negli impianti di bassa tensione......................................................................7
1.1.1 Introduzione..........................................................................................................................7
1.1.2 Caratteristiche delle sovratensioni nei sistemi di bassa tensione .........................................7
1.1.3 Le sovratensioni atmosferiche..............................................................................................8
1.2 Il sistema di bassa tensione – Descrizione del sistema simulato .............................................14
1.2.1 La cabina MT/BT ...............................................................................................................15
1.2.2 La linea di distribuzione di bassa tensione .........................................................................15
1.3.3 L’apparecchiatura di utente ................................................................................................16
1.3.4 La forma d’onda della corrente di fulmine.........................................................................17
1.3.5 Le simulazioni sul sistema .................................................................................................17
1.3 Fulminazione diretta della struttura ........................................................................................20
1.3.1 Aspetti generali...................................................................................................................20
1.3.2 Fulminazione diretta della struttura alimentata da una linea aerea ....................................20
1.3.3 Fulminazione diretta della struttura alimentata da una linea in cavo .................................36
1.3.4 Influenza del valore dell’impedenza di messa a terra del neutro .......................................49
1.3.5 Effetto della forma d’onda della corrente di fulmine .........................................................51
1.4 Fulminazione diretta della linea di distribuzione ....................................................................66
1.4.1 Aspetti generali...................................................................................................................66
1.4.2 Fulminazione diretta della linea di distribuzione aerea in prossimità della struttura .........66
1.4.3 Fulminazione diretta della linea di distribuzione aerea in prossimità della cabina
MT/BT.........................................................................................................................................79
1.5 Conclusioni sulle sovratensioni dovute alla fulminazione diretta della struttura e
della linea di alimentazione .......................................................................................................92

Capitolo 2: Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di


distribuzione di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media
tensione ....................................................................................................................... 97
2.1 Sovratensioni su linee di media tensione ..................................................................................99
2.1.1 Sovratensioni per fulminazioni diretta di una linea MT aerea ...........................................99
2.1.2 Comportamento delle linee aeree di media tensione sottoposte a fulminazione
diretta...........................................................................................................................................99
2.1.3 Sovratensioni indotte su linee aeree e su cavi interrati di media tensione .......................101
2.1.4 Breve richiamo alle sovratensioni nelle linee di bassa tensione.......................................104
2.1.5 Sovratensioni trasferite dalle linee di media tensione attraverso il trasformatore............105
2.1.6 Sovratensioni indotte su linee di bassa tensione...............................................................108
2.2 Il trasformatore di distribuzione MT/BT...............................................................................110
2.2.1 Fenomeni transitori nei trasformatori...............................................................................110
2.2.2 Comportamento degli avvolgimenti dei trasformatori in regime transitorio....................110

VII
2.2.3 Oscillazioni di potenziale negli avvolgimenti.................................................................. 115
2.2.4 Effetti del nucleo sui fenomeni transitori......................................................................... 115
2.2.5 Attuali tecnologie costruttive degli avvolgimenti dei trasformatori di distribuzione ...... 116
2.2.6 Modello del trasformatore di distribuzione MT/BT introdotto per il calcolo delle
sovratensioni trasferite al secondario .............................................................................. 118
2.3 Analisi delle caratteristiche dei dispositivi di protezione delle linee di media tensione .... 122
2.3.1 Dispositivi di protezione dalle sovratensioni: generalità ................................................. 122
2.3.2 Spinterometri.................................................................................................................... 122
2.3.3 Isolatori di linea ............................................................................................................... 127
2.3.4 Scaricatori di sovratensione a resistenza non lineare....................................................... 129
2.3.5 Incremento di tensione dovuto alle connessioni dei dispositivi di protezione................. 136
2.4 La fulminazione diretta delle linee di media tensione aeree – Ripercussioni sul
sistema MT e BT ............................................................................................................................ 138
2.4.1 Modelli utilizzati per la simulazione................................................................................ 138
2.4.2 Influenza del tipo di protezione utilizzato in cabina MT/BT sulle sovratensioni nel
sistema BT ....................................................................................................................... 138
2.4.3 Sovratensioni trasferite agli utenti in BT al variare del punto di fulminazione in MT.... 139
2.4.4 Sovratensioni trasferite al sistema di BT per fulminazione della linea aerea di MT in
presenza di una sezione di linea in cavo MT interposta tra la linea aerea e la cabina
MT/BT............................................................................................................................. 140
2.4.5 Sovratensioni trasferite al sistema di BT per fulminazione della linea aerea di MT al
variare del sistema di messa a terra del neutro in BT...................................................... 142
2.4.6 Influenza della modalità di messa a terra degli schermi della linea in cavo MT sulle
sovratensioni trasferite al sistema di BT ......................................................................... 148

Capitolo 3: Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei


sistemi elettrici di bassa tensione ........................................................................... 151
3.1 Protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione dalle sovratensioni.................................. 153
3.2 Limitatori di sovratensione ..................................................................................................... 153
3.2.1 Introduzione ..................................................................................................................... 153
3.2.2 La distanza di protezione ................................................................................................. 154
3.2.3 I parametri che influenzano la distanza critica di protezione in un sistema BT .............. 155
3.3 Il trasformatore di isolamento come filtro per le sovratensioni .......................................... 163
3.3.1 Premessa .......................................................................................................................... 163
3.3.2 Caratteristiche del trasformatore di isolamento utilizzato ............................................... 163
3.3.3 Analisi sperimentale delle sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore di
isolamento........................................................................................................................ 163
3.3.4 Le sovratensioni di modo differenziale............................................................................ 165
3.3.5 Le sovratensioni di modo comune ................................................................................... 169
3.3.6 Modello circuitale del trasformatore di isolamento per lo studio dei transitori di
tensione impulsivi............................................................................................................ 173
3.3.7 Verifica del modello del trasformatore di isolamento introdotto attraverso
simulazioni al calcolatore ................................................................................................ 177

VIII
Parte 2: Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo di
media e alta tensione attraverso il metodo statistico...........................187

Capitolo 4: Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi ........... 189
4.1 Le prove di rigidità dielettrica sui cavi AT ed MT................................................................191
4.1.1 Valutazione della rigidità dielettrica dei cavi a partire dalle prove sperimentali .............191
4.1.2 Vantaggio dell’utilizzo dei modelli di cavo nel corso delle prove sperimentali ..............193
4.1.3 Passaggio dal modello al cavo tal quale: Enlargement Law ............................................194
4.2 Stimatori dei parametri α e β della distribuzione di Weibull...............................................195
4.2.1 Stimatore di White............................................................................................................195
4.2.2 Stimatore di Bain-Engelhardt ...........................................................................................196
4.2.3 Metodo dei momenti.........................................................................................................196
4.2.4 Stimatore di Mann ............................................................................................................197
4.2.5 Stimatore di Johns-Lieberman..........................................................................................197
4.2.6 Stimatore dell’Enel...........................................................................................................198
4.2.7 Stimatore di Thiel .............................................................................................................198
4.2.8 Stimatore di Thiel modificato...........................................................................................199
4.2.9 Stimatore di Seki-Yokoyama ...........................................................................................199
4.3 Outliers: definizione e metodi di individuazione ...................................................................200
4.3.1 Premessa ...........................................................................................................................200
4.3.2 Test di discordanza per distribuzioni di Weibull (individuazione degli outliers) ............202
4.3.3 Alcuni esempi di applicazione dei tests di discordanza a dati di prove di rigidità
dielettrica..........................................................................................................................205
4.4 Goodness of Fit Tests per la distribuzione di Weibull ..........................................................207
4.4.1 Introduzione......................................................................................................................207
4.4.2 Test di Evans-Johnson-Green...........................................................................................207
4.4.3 Test di Chandra-Singpurwalla-Stephen............................................................................208
4.4.4 Test di Stephen .................................................................................................................209
4.4.5 Valori critici dei Goodness of Fit Tests............................................................................209
4.5 Trimming e Winsorization degli outliers ...............................................................................212
4.5.1 Trimming dei dati .............................................................................................................212
4.5.2 Winsorization dei dati.......................................................................................................212
4.6 Analisi di dati di prove ad impulso su modelli di cavo AT ...................................................214
4.6.1 Premessa ...........................................................................................................................214
4.6.2 Onde impulsive a fronte breve, mescola A ed assenza di outliers ...................................217
4.6.3 Onde impulsive a fronte breve, mescola A e presenza di outliers....................................220
4.6.4 Onde impulsive a fronte lungo, mescola B ed assenza di outliers ...................................226
4.6.5 Onde impulsive a fronte lungo, mescola B e presenza di outliers....................................235
4.6.6 Conclusione sull’analisi dei risultati ................................................................................240
4.7 Il metodo Monte Carlo per l’individuazione di stimatori robusti associati a tecniche
di pre-processing dei dati.........................................................................................................241
4.7.1 Premessa ...........................................................................................................................241
4.7.2 Generazione di campioni non contaminati .......................................................................241
4.7.3 Generazione di campioni contaminati ..............................................................................242
4.7.4 Procedura di analisi adottata.............................................................................................243
4.7.5 Misura di efficienza degli stimatori..................................................................................244
4.7.6 Efficienza degli stimatori con campioni non contaminati da outliers ..............................245
4.7.7 Efficienza degli stimatori con campioni contaminati da outliers .....................................247
4.7.8 Considerazioni conclusive................................................................................................263

IX
Capitolo 5: Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo ............ 265
5.1 Le mescole in EPR.................................................................................................................... 267
5.1.1 Ricettazione delle mescole in EPR .................................................................................. 267
5.1.2 Cenni alla tecnologia di produzione delle mescole in EPR ............................................. 268
5.1.3 I cavi elettrici isolati in EPR ............................................................................................ 270
5.2 Prove elettriche ad impulso..................................................................................................... 270
5.2.1 Introduzione .................................................................................................................... 270
5.2.2 Preparazione del provino ................................................................................................. 270
5.2.3 Prova di rigidità dielettrica ad impulso............................................................................ 271
5.2.4 Prova di vita ad impulso .................................................................................................. 272
5.2.5 Prove di invecchiamento.................................................................................................. 272
5.3 Risultati delle prove di laboratorio su modelli di cavo isolati con mescole in EPR ........... 273
5.3.1 Comportamento alle sollecitazioni di manovra (mescola B)........................................... 273
5.3.2 Comportamento alle sollecitazioni di manovra e atmosferiche (mescola B) .................. 274
5.3.3 Comportamento a diverse forme d’onda (mescola A)..................................................... 275
5.3.4 Prove di vita accelerate ad impulso (mescola C) ............................................................. 275

Capitolo 6: Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law ..... 281
6.1 L’Enlargement Law sul volume.............................................................................................. 283
6.2 Sensibilità della rigidità dielettrica alla variazione dei parametri elettrici e
geometrici di una linea in cavo .............................................................................................. 288
6.2.1 Premessa .......................................................................................................................... 288
6.2.2 Influenza del parametro β sulla tensione di scarica di una cavo...................................... 288
6.2.3 Effetto simultaneo della lunghezza e della sezione del cavo sulla tensione di scarica ... 290
6.2.4 Effetto simultaneo della lunghezza del cavo e del parametro β sulla tensione di
scarica .............................................................................................................................. 291
6.3 Un aspetto particolare dell’Enlargement Law ...................................................................... 292
6.3.1 Premessa .......................................................................................................................... 292
6.3.2 Tensione di scarica di attraversamento e lunghezza di attraversamento di due linee
in cavo ............................................................................................................................. 292

Capitolo 7: Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle


sovratensioni ............................................................................................................ 303
7.1 Definizione e rappresentazione delle sovratensioni .............................................................. 305
7.1.1 Introduzione ..................................................................................................................... 305
7.1.2 Sovratensioni sostenute.................................................................................................... 305
7.1.3 Sovratensioni a fronte lento ............................................................................................. 306
7.1.4 Sovratensioni a fronte veloce........................................................................................... 309
7.1.5 Sovratensioni a fronte molto veloce ................................................................................ 310
7.2 Distribuzioni statistiche delle sovratensioni .......................................................................... 311
7.2.1 Introduzione ..................................................................................................................... 311
7.2.2 Le distribuzioni a 3 parametri per la rappresentazione statistica delle sovratensioni...... 312
7.2.3 Distribuzioni limitate sia inferiormente che superiormente .......................................... 320

Capitolo 8: Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il


metodo statistico ...................................................................................................... 321
8.1 Il coordinamento degli isolamenti .......................................................................................... 323
8.1.1 Introduzione ..................................................................................................................... 323
8.1.2 Il metodo deterministico .................................................................................................. 323
8.1.3 Il metodo statistico........................................................................................................... 323
X
8.1.4 Confronti tra il metodo deterministico e quello statistico ................................................324
8.1.5 Definizione, calcolo e valori ammissibili del rischio, per il coordinamento degli
isolamenti di tipo statistico ..............................................................................................324
8.2 Regole generali per l’approccio statistico al coordinamento degli isolamenti delle
linee in cavo ..............................................................................................................................326
8.3 La distribuzione delle sovratensioni in un cavo.....................................................................327
8.4 Funzioni densità di probabilità delle sovratensioni incidenti con una linea in cavo
connessa ad una linea aerea.....................................................................................................328
8.4.1 Sovratensioni per fulminazione delle linee con fune di guardia ......................................328
8.4.2 Sovratensioni per fulminazione delle linee senza di guardia ...........................................330
8.4.3 Sovratensioni di manovra .................................................................................................330
8.5 Valutazione del numero degli eventi critici associati ad una perturbazione.......................330
8.6 Valutazione della distribuzione di probabilità di scarica dell’isolamento di un cavo........331
8.7 Influenza dei parametri statistici nella valutazione del rischio............................................332
8.7.1 Coordinamento dell’isolamento di linee in cavo alta tensione (150 kV) .........................332
8.7.2 Coordinamento dell’isolamento di linee in cavo media tensione (20 kV) .......................336
8.8 Considerazione conclusive sul coordinamento dell’isolamento di linee in cavo ................339

Appendice................................................................................................................. 341
A.1 La distribuzione di Weibull ....................................................................................................343
A.2 Tabulati per gli stimatori della distribuzione di Weibull.....................................................348
A.3 Valori critici dei tests di discordanza di Gumbel..................................................................350

Bibliografia............................................................................................................... 351

XI
XII
Introduzione
Per coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo si intende quello studio che deve
eseguire il “cavista” per stabilire quali devono essere i requisiti del materiale isolante del cavo
in conformità con il suo campo di applicazione.
Questa operazione di scelta del materiale isolante con le relative proprietà caratteristiche
fisiche, chimiche meccaniche ed elettriche, non può prescindere da valutazioni di carattere
economico basate sulla perdita di servizio per cedimento dell’isolamento. La grande
importanza che riveste la continuità del servizio elettrico degli impianti con tensione nominale
più elevata impone un’altrettanta elevata qualità dei materiali isolanti che va aumentando
passando dalla bassa alla media tensione e dalla media all’alta tensione.
Il passaggio dalle tensioni più basse a quelle più alte non può essere conseguito solo in
termini di spessori dello strato isolante più elevati, ma parallelamente deve aumentare la
qualità delle prestazioni elettriche intrinseche del materiale stesso. Conseguentemente si
impone al materiale isolante dei cavi con tensioni nominali più elevate di sopportare campi
elettrici più intensi.
L’obbligatorietà dello schermo metallico su ogni anima nei cavi con tensione nominale
superiore a 6 kV (obbligatorietà estesa già per i cavi con tensione nominale di 3 kV con
l’opzione di schermo collettivo sulle tre anime nel caso di cavi tripolari) rappresenta un
importante limite di demarcazione. La presenza dello schermo, che di fatto viene sempre
collegato a terra almeno ad una estremità, impone che il campo sia radiale sull’isolante.
Viceversa per i cavi sprovvisti di schermo metallico, e quindi la stragrande maggioranza dei
cavi di bassa tensione, non è possibile conoscere la distribuzione del campo elettrico
nell’isolante a meno che non siano note a priori le condizioni e i luoghi di posa del cavo
stesso. In generale quindi non è possibile definire a priori una distribuzione di probabilità di
scarica del cavo.
Il coordinamento degli isolamenti attraverso la valutazione del rischio non è quindi possibile
per i cavi privi dello schermo metallico proprio per l’incertezza che si ha nella stima della
distribuzione di scarica dell’isolamento.
Quindi il coordinamento degli isolamenti dei cavi di bassa tensione non può che essere
impostato su base deterministica attraverso la sola valutazione delle sollecitazioni
sovratensive massime attraverso programmi di simulazione. Inoltre il valore presunto della
tensione di scarica di un cavo di bassa tensione risulta spesso superiore a quella dei dispositivi
e delle apparecchiature a cui è collegato. Questa condizione di fatto è favorevole per il cavo
stesso che risulta in tal modo autoprotetto.
Viceversa il coordinamento degli isolamenti dei cavi di media e alta tensione può essere
condotto su base statistica e quindi oltre alla conoscenza della densità di probabilità delle
tensioni che sollecitano l’isolamento è necessario determinare la distribuzione della
probabilità di scarica dell’isolamento stesso.
Alla luce di queste considerazioni, il lavoro svolto in questa tesi è stato diviso in due parti.
La Parte 1 viene dedicata alla valutazione delle sovratensioni massime che sollecitano i
sistemi di bassa tensione per fulminazione diretta delle strutture e delle linee e all’analisi
dell’efficienza di alcuni dispositivi che normalmente sono impiegati per la limitazione delle
sovratensioni.
In particolare al Capitolo 1 sono analizzate le sovratensioni atmosferiche per fulminazione
diretta della struttura di utente e della linea di distribuzione di bassa tensione, rappresentando
queste le sovratensioni più pericolose. In particolare si è fissata l’attenzione sugli effetti di una
diversa messa a terra del neutro da parte dell’ente distributore: sono stati considerati sistemi
single-grounded e sistemi multi-grounded.
Al Capitolo 2 l’analisi è stata poi estesa alle sovratensioni che possono giungere all’utente di
bassa tensione per fulminazione diretta delle linee aeree di media tensione tenendo in

1
considerazione l’attuale tecnologia degli armamenti delle linee aeree 20 kV. In questo ambito
si è introdotto un modello equivalente del trasformatore MT/BT adatto allo studio delle
sovratensioni che si trasferiscono dalla media alla bassa tensione.
Nel Capitolo 3 si è infine svolta un’analisi per valutare l’efficienza dei dispositivi più
utilizzati per la limitazione delle sovratensioni nei sistemi BT: scaricatori di sovratensione
(SPD) e trasformatori di isolamento. Nel caso degli SPD si è presa in considerazione la
distanza di protezione con fulmini associati a correnti del primo colpo e dei colpi susseguenti.
Nel caso del trasformatore di isolamento si sono condotte delle prove sperimentali di
laboratorio per valutare le sovratensioni che vengono trasferite al secondario quando le
sollecitazioni elettriche al circuito primario sono di modo comune e di modo differenziale. È
stato inoltre introdotto e analizzato un modello equivalente in alta frequenza di questo tipo
particolare di macchina.
La Parte 2 è dedicata al coordinamento degli isolamenti dei cavi di media e alta tensione
attraverso il metodo statistico.
Il Capitolo 4 mette in evidenza il problema della stima dei parametri della distribuzione
statistica di Weibull relativa alle prove di rigidità dielettrica su cavi a dielettrico estruso. In tal
proposito si è svolta un’indagine attraverso simulazioni Monte Carlo per l’individuazione di
stimatori robusti dei parametri della distribuzione di scarica di un cavo in presenza anche di
dati anomali (outliers).
Nel Capitolo 5 vengono riportati i risultati di diverse prove di laboratorio, in particolare di
rigidità dielettrica, di invecchiamento e di vita, condotte su modelli di cavo in EPR realizzati
con gli stessi materiali e le stesse tecnologie dei cavi reali.
Nel Capitolo 6 un particolare approfondimento è stato dedicato alla legge statistica di
“enlargement” per riportare i risultati delle prove dielettriche ottenuti sui modelli di cavo al
cavo reale. A tal proposito vengono messi in evidenza i parametri caratteristici di un cavo che
hanno maggiore influenza sulla rigidità dielettrica.
Il Capitolo 7 è dedicato alla stima e alla rappresentazione statistica corretta delle sovratensioni
introducendo distribuzioni statistiche che meglio si adattano al coordinamento degli
isolamenti.
Nel Capitolo 8 le considerazioni svolte nei capitoli 4 ÷ 7 sono applicate al coordinamento
degli isolamenti di linee in cavo di media e alta tensione quando, collegate ad una linea aerea,
sono sollecitate da sovratensioni atmosferiche. L’analisi viene svolta con il metodo statistico
mettendo in risalto la sensibilità di questo metodo alle variazioni dei parametri più critici e in
particolare i paramteri della distribuzione statistica di Weibull e la lunghezza del cavo.
In Appendice sono riportati i tabulati degli stimatori statistici e dei tests di discordanza
richiamati al Capitolo 4.

2
Parte 1

Coordinamento degli isolamenti


dei sistemi elettrici di bassa tensione

3
4
Capitolo 1

Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente


a seguito di fulminazione diretta della struttura
e delle linee di distribuzione di bassa tensione

5
6
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
—————————————————————————————————————
1.1 Le sovratensioni negli impianti di bassa tensione
1.1.1 Introduzione
L’utenza collegata al sistema elettrico del distributore pubblico è di fatto sottoposta alle
perturbazioni provenienti dalla rete di distribuzione [1-13] le quali possono danneggiare o
quanto meno disturbare il regolare funzionamento dell’apparecchiatura se particolari azioni
preventive non vengono intraprese. Le sovratensioni, e in particolare quelle di origine
atmosferica, nonostante sono da considerarsi eventi poco frequenti, possono provocare pesanti
danni soprattutto per gli utenti industriali con il fuori servizio degli impianti e della rete
informatica.
In questo capitolo si vuole analizzare le ripercussioni che si hanno sull’apparecchiatura di un
utente industriale alimentato da parte del distributore pubblico con linea dedicata in bassa
tensione quando si sia in presenza di una fulminazione atmosferica.
In tal proposito verranno prese in considerazione la fulminazione diretta della struttura e della
linea di alimentazione al variare delle caratteristiche sia dell’impianto di utente e sia
dell’impianto del distributore.

1.1.2 Caratteristiche delle sovratensioni nei sistemi di bassa tensione


Nei sistemi elettrici, le sovratensioni sono dovute a differenti tipi di eventi o cause, e possono
essere classificate nelle seguenti categorie:
• sovratensioni atmosferiche
• sovratensioni di manovra
• sovratensioni temporanee.
Le sovratensioni atmosferiche sono dovute sia a fulminazioni dirette quando il fulmine
colpisce il sistema elettrico o le strutture (con o senza sistemi di protezione dai fulmini) sia a
fulminazioni indiretta quando la sovratensione nasce dall’accoppiamento di un circuito
elettrico investito dal campo elettromagnetico generato dal fulmine. Visto che le sovratensioni
atmosferiche nascono da eventi esterni al sistema elettrico vengono definite anche
sovratensioni di origine esterna.
Le sovratensioni di manovra sono dovute ai transitori elettromagnetici che nascono a seguito
di manovre di interruttori, sezionatori, intervento di fusibili, guasti e loro eliminazione.
Le sovratensioni temporanee avvengono in seguito a regimi anomali di funzionamento, come
guasti e loro eliminazione.
Queste ultime due tipologie sono anche nominate sovratensioni di origine interna visto che si
manifestano per eventi interni al sistema elettrico.
Le sovratensioni possono essere classificate anche in base agli aspetti che le caratterizzano:
forma d’onda e durata.
Con riferimento alla forma d’onda, le sovratensioni si suddividono in:
• sovratensioni impulsive, che hanno un andamento nel tempo aperiodico unidirezionale,
caratterizzato da un valore massimo di tensione (valore di picco), da un tempo in cui la
tensione raggiunge il valore massimo (tempo alla cresta, T1), da un tempo in cui la tensione
raggiunge, dopo aver superato il valore di picco, la metà del valore massimo (tempo
all’emivalore, T2) (Fig. 1.1);
• sovratensioni oscillatorie ad alta frequenza caratterizzate da frequenze che vanno dalla
decina di kHz fino a diverse centinaia di kHz;
• sovratensioni a frequenza industriale, che hanno un andamento periodico, anche se non
sinusoidale nel caso in cui sono presenti armoniche della frequenza di rete.

7
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
—————————————————————————————————————

Fig 1.1 Forma d’onda caratteristica di una sovratensione impulsiva. T1 - durata del fronte: tempo in cui la
tensione raggiunge il valore di picco e convenzionalmente si assume pari a 1.67 (t90% – t30%). T2 - durata della
coda: tempo in cui la tensione raggiunge, sulla coda dell’onda, metà del valore di picco.
Le sovratensioni atmosferiche e di manovra hanno forma d’onda impulsiva od oscillatoria ad
alta frequenza, mentre le sovratensioni sostenute sono a frequenza industriale.
Le sovratensioni si distinguono anche per la loro durata. Nei sistemi di bassa tensione, le
sovratensioni impulsive sono caratterizzate da tempi al fronte T1 che vanno dal decimo di µs a
qualche centinaio di µs e con tempi all’emivalore che vanno dal µs fino ad un massimo di
qualche migliaio di µs.
Le sovratensioni oscillatorie ad alta frequenza hanno durate massime del centinaio di µs.
Le sovratensioni a frequenza industriale possono avere durate anche fino al secondo.
Le sovratensioni, prese in considerazione in questo studio, sono quelle atmosferiche, dovute a
fulminazione diretta di una struttura e della linea aerea di bassa tensione che alimenta la
struttura stessa.

1.1.3 Le sovratensioni atmosferiche


1.1.3.1 Cenni sul fenomeno del fulmine
Nella scarica di un fulmine si possono identificare essenzialmente tre fasi, come riportato in
Fig. 1.2:
1. formazione del canale di fulmine;
2. formazione della controscarica;
3. sviluppo della scarica di ritorno.
Condizione necessaria affinché possa verificarsi un fulmine è la presenza di una nuvola
temporalesca, elettricamente carica.
La scarica può iniziare nella parte inferiore della nuvola, a causa dell’intenso campo elettrico
locale1 e della rarefazione dell’aria, Fig. 1.2a). Poi, la scarica si propaga verso terra per alcuni
metri, assumendo la forma di un canale ramificato e arrestandosi nel punto in cui il campo
elettrico diventa inferiore alla rigidità dielettrica locale dell’aria. In questo piccolo canale
ionizzato fluisce un’ulteriore carica elettrica che rinforza il campo finché non riprende
l’avanzamento verso il basso. Quindi il canale procede a scatti successivi e a gradini verso
terra secondo una direzione a zig-zag.

1La rigidità dielettrica dell’aria di 30 kV/cm si riferisce a condizioni ideali di campo elettrico uniforme e aria
pulita e asciutta. In realtà l’umidità e corpuscoli atmosferici diminuiscono la tenuta dell’aria e in caso di campo
elettrico fortemente disuniforme, essa si riduce a pochi kV/cm. A causa di variazioni locali della concentrazione
della carica all’interno della nuvola, questo valore di campo elettrico viene facilmente superato.

8
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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Fig 1.2 Fasi di formazione di un fulmine


La carica elettrica trasportata dal canale discendente induce a sua volta nel terreno sottostante,
per accoppiamento elettrostatico, un accumulo di cariche di segno opposto. Quando il canale
discendente arriva in prossimità del suolo (10÷100 m), il campo è così intenso che hanno
luogo, sul terreno, specie su strutture alte e snelle, fenomeni di effluvio (effetto corona). Si
forma così un canale di controscarica, di polarità opposta, che si sviluppa verso l’alto fino ad
incontrare il canale discendente, Fig 1.4b).
Quando il canale discendente incontra quello di controscarica, ha inizio lo smaltimento a terra
delle cariche depositate lungo il canale discendente e quindi si ha un passaggio di corrente
attraverso la struttura colpita: tale corrente prende il nome di corrente di fulmine, Fig 1.4c).
Questo processo è accompagnato dal manifestarsi della “scarica di ritorno” (return stroke) che
si propaga verso l’alto e illumina il canale e le sue ramificazioni, Fig 1.4d); essa costituisce la
parte visibile del fenomeno.
La velocità media di avanzamento del canale discendente e di quello ascendente è
rispettivamente 1‰ e 10%÷50% della velocità della luce. Questo spiega perché la corrente
nel canale discendente varia da pochi ampere a qualche centinaia mentre nel canale di
controscarica si possono raggiungere intensità di corrente di centinaia di migliaia di ampere.
La carica elettrica disponibile nella nuvola può raggiungere anche qualche migliaio di
coulomb, invece la carica portata a terra dal canale di fulmine è dell’ordine di alcuni coulomb;
può allora accadere che dopo la prima scarica (o primo colpo) il canale di fulmine si ricarichi
di nuovo. Questa volta però l’avanzamento delle nuove cariche lungo il vecchio canale,
rimasto ancora ionizzato, è continuo e a velocità molto più elevata (l’1% di quella della luce).
Le scariche successive (o colpi successivi), che così hanno inizio, danno luogo ad ulteriori
impulsi di corrente attraverso la struttura colpita, Fig 1.4e), f).
In definitiva, il fulmine è costituito da più scariche (o colpi): la prima è caratterizzata da una
notevole carica elettrica, da un lungo tempo di scarica (centinaia di microsecondi), dovendosi
ancora formare il canale di fulmine, e di conseguenza da correnti il cui valore di picco è
dell’ordine di decine o centinaia di kiloampere; i colpi successivi, invece, hanno una carica
modesta e un tempo di scarica molto piccolo (decine di microsecondi), essendo già definito il
percorso di scarica, a cui sono associate correnti il cui valore di picco è di qualche decina di
kiloampere.

9
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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1.1.3.2 La corrente di fulmine
Nel paragrafo precedente si è accennato alle fasi di formazione del fulmine e si è visto che il
fulmine è una scarica, in aria, tra una nuvola temporalesca ed il suolo e che durante questa
scarica, una parte della carica elettrica accumulata nella nuvola viene drenata a terra dando
origine ad una corrente elettrica variabile nel tempo. Il fenomeno della fulminazione è, quindi,
un transitorio a cui è associato un’onda di corrente impulsiva.
Per corrente impulsiva si intende una corrente unidirezionale, positiva o negativa2, di
brevissima durata la cui forma d’onda è individuata dalle seguenti grandezze:
• Valore di picco (Ip): valore massimo di corrente.
• Tempo t10: tempo in cui la corrente raggiunge il 10% del valore di picco.
• Tempo t90: tempo in cui la corrente raggiunge il 90% del valore di picco.
• Durata del fronte (T1): tempo in cui la corrente raggiunge il valore di picco e
convenzionalmente si assume pari a 1.25 (t90% – t10%).
• Durata della coda (T2): tempo in cui la corrente raggiunge, sulla coda dell’onda, metà del
valore di picco.
Questi intervalli di tempo sono misurati rispetto all’origine convenzionale (punto O1 in Fig
1.3), dato dal punto d’intersezione tra l’asse dei tempi e la retta congiungente rispettivamente
il 10% e il 90% del valore di picco della corrente.

Fig 1.3 Forma d'onda della corrente impulsiva


La conoscenza del fenomeno della scarica atmosferica è finalizzata ad un miglioramento dei
metodi e delle tecniche di protezione. I parametri della corrente di fulmine sono, quindi, di
fondamentale importanza per il dimensionamento dell’impianto di protezione contro i fulmini.
I più significativi, in tal caso, sono:
• il valore di picco (Ip) attraverso il quale è possibile valutare la caduta di tensione
sull’impedenza di messa a terra o su quella dell’oggetto così come la differenza di
potenziale tra l’oggetto e il suo ambiente;
• la pendenza media (∆i/∆t) con la quale è possibile valutare le sovratensioni che si inducono
in possibili anelli metallici presenti (spire formate da tubazioni metalliche o dagli stessi
impianti elettrici interni) in prossimità del punto in cui è avvenuto il colpo e di
conseguenza una migliore valutazione della distanza di protezione per evitare scariche
pericolose;
• la carica trasportata dalla corrente;


Q = i (t )dt (1.1)

2
Convenzionalmente si definisce polarità di un fulmine quella della carica posseduta dalla parte della nuvola con
la quale avviene lo scambio di cariche elettriche. Con questa convenzione circa il 90% dei fulmini sono negativi.

10
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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• l’energia specifica che l’onda di corrente dissipa su una resistenza di 1Ω necessaria per
valutare il riscaldamento dei conduttori che scaricano la corrente di fulmine.


ε = i 2 (t )dt (1.2)

Inoltre per la protezione di strutture contenenti sistemi elettronici particolarmente suscettibili


alle sovratensioni, definiti dalla norma impianti interni sensibili, va considerato:
• il numero dei colpi successivi (n);
• l’intervallo fra i colpi successivi (∆t);
• la durata totale (T) del fulmine.
Infatti, i fulmini multipli sono la principale causa di danno nei sistemi elettronici per
malfunzionamento di apparecchiature digitali, dovuti alla ricorrenza di segnali spuri (fino a
20) per un periodo di tempo abbastanza lungo (fino a 2s).
Essendo il fulmine un fenomeno di natura aleatoria, sono variabili aleatorie anche le
grandezze che caratterizzano l’onda di corrente associata, quali l’intensità massima raggiunta,
la durata del fronte, la durata della coda e il numero di scariche che interessa l’unità di
superficie del suolo in un assegnato tempo. Di conseguenza i valori dei parametri caratteristici
della corrente di fulmine sono trattati facendo riferimento a metodi probabilistici [14-18]. Per
esempio il valore di picco di 20kA è raggiunto, o superato, dal 70% dei fulmini positivi,
mentre solo il 10% di questi raggiunge, o supera il valore di 200kA. Per quanto riguarda la
frequenza delle scariche atmosferiche a terra, sono stati registrati differenti valori a seconda le
diverse parti del globo terrestre: essa diminuisce al crescere della latitudine, dalle zone
equatoriali alle polari.
Da quanto detto, si evince come sia importante, ai fini della protezione delle strutture, valutare
quantitativamente la corrente di fulmine.
Per calcolare i parametri della corrente di fulmine nel corso degli ultimi decenni sono stati
adottati diversi approcci.
Approccio diretto. Permette la determinazione della funzione della corrente del canale di
fulmine. Negli studi passati sono state proposte molte funzioni per calcolare la corrente di
fulmine, basate su misurazioni dirette effettuate sulla cima di torri metalliche [14,19,20]. Le
prime misure sono state compiute da K.Berger in Svizzera e da Garbagnati e Lo Piparo in
Italia. Le difficoltà esistenti per la misura diretta della corrente di fulmine, dovute
essenzialmente alla aleatorietà del fenomeno e dei punti di caduta, ha spinto in questi ultimi
decenni a utilizzare tecniche che tendono a innescare artificialmente il fulmine mediante
l’invio di un piccolo razzo collegato a terra per il tramite di un filo conduttore [21]. Queste
importanti campagne di misura hanno portato alle elaborazioni statistiche dei parametri della
corrente di fulmine più sopra riportate che sono tuttora prese come riferimento dalla CIGRE e
dalla IEC ai fini della protezione.
Approccio indiretto. Attraverso la rivelazione tramite radar o mezzi fotografici, oppure
misure dei campi elettrici e magnetici irradiati dalla corrente di fulmine. Infatti, in presenza
della scarica di ritorno la corrente che scorre lungo il canale di fulmine produce la radiazione
del LEMP (lightning electromagnetic pulse). In questo caso il canale di fulmine agisce come
un’antenna di trasmissione. La corrente quindi può essere calcolata indirettamente attraverso
la misurazione del LEMP a distanza usando un modello fisico adeguato della scarica di
ritorno [22,23].
Approccio iterativo. In questo metodo la corrente del canale di fulmine e il modello della
scarica di ritorno sono assunti noti. Questo tipo di approccio permette di calcolare il LEMP
corrispondente ad ogni distanza. La corrente di fulmine è definita come parametro d’ingresso
per il modello della scarica di ritorno. Se il LEMP misurato non è compatibile con quello

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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calcolato i parametri del canale vengono cambiati. La procedura è ripetuta fino a che
l’accoppiamento diventa soddisfacentemente buono.
Più recentemente, nello studio del fulmine è stata usata la combinazione dei tre metodi per
verificare la validità del modello della scarica di ritorno [24,25].
Per rappresentare la corrente di fulmine sono utilizzate per la loro semplicità di
differenziazione e integrazione, funzioni analitiche che prendono come modello il colpo
diretto del fulmine nei diversi oggetti messi a terra (sostegni delle linee di AT, scaricatori,
edifici). Per esempio l’espressione più frequentemente usata per determinare la corrente di
fulmine ha la forma di una funzione doppia esponenziale [17,18]. Questa funzione, però,
presenta una discontinuità nella derivata prima all’istante iniziale t = 0 e quindi non risulta
conveniente per lo studio del LEMP irradiato.
Nello studio del LEMP, la derivata seconda della corrente è necessaria per il calcolo delle
derivate del campo. Quindi si è giunti alla conclusione [26] che la funzione della corrente
deve poter essere differenziabile due volte, in particolare la derivata prima della corrente non
deve avere discontinuità nell’istante iniziale. Quindi negli anni il principale problema è stato
quello di trovare una forma matematica che oltre a ben adattarsi alle misure non sia
caratterizzata dalla discontinuità della derivata (sia prima che seconda) nell’istante iniziale.
Nel corso degli anni sono state proposte varie funzioni matematiche [21,26-28].
Secondo recenti studi [26], una adeguata funzione della corrente di fulmine dovrebbe essere
una funzione che fornisce una buona approssimazione della forma osservata della corrente
alla base del canale del colpo di ritorno e simultaneamente rendere semplice la
determinazione delle grandezze come il picco della corrente, la ripidità massima della
corrente, la carica trasferita etc.
A tal proposito l’espressione della funzione dovuta ad Heidler [26] e riportata nella (1.4),
permette di riprodurre attraverso un modello semplice le grandezze della corrente di fulmine
in genere misurate nel punto colpito: la corrente di picco, tempo di salita, la pendenza
massima e il trasferimento di carica, evitando così l’utilizzo di metodi numerici complessi.

1.1.3.3 Gli effetti della corrente di fulmine


Le fulminazioni sono il maggior pericolo di danneggiamento per i sistemi e le apparecchiature
di bassa tensione nonostante la bassa frequenza di questo tipo di evento.
Si parla di fulminazione diretta di una qualsiasi struttura quando il fulmine colpisce
direttamente la struttura stessa. Si parla invece di fulminazione indiretta il complesso dei
fenomeni sovratensivi che interessano la struttura nel momento in cui il fulmine cade in
prossimità di essa, Fig 1.4.
Un fulmine che colpisce direttamente una struttura può provocare danni localizzati lungo il
percorso seguito dalla corrente di fulmine per scaricarsi al suolo. Tali danni sono dovuti a:
Effetti termici derivanti dall’ingente energia sviluppata nel punto di impatto del fulmine;
quest’ultima può provocare la fusione o la perforazione dei materiali metallici e l’innesco di
materiali combustibili adiacenti; il suo passaggio in materiali non conduttori (legno, muratura)
sviluppa una maggiore quantità di calore per la elevata resistenza elettrica che questi materiali
presentano; di conseguenza, l’umidità racchiusa nel materiale vaporizza istantaneamente e
l’alta pressione che ne deriva causa l’esplosione del materiale stesso;
Effetti meccanici derivanti dagli sforzi elettromeccanici che si generano al passaggio della
corrente; questi sono direttamente proporzionali al quadrato del valore massimo della corrente
e inversamente proporzionale alla distanza tra i conduttori; tali sollecitazioni possono
provocare la rottura degli ancoraggi, degli elementi dell’impianto di protezione esterno e dei
corpi metallici della struttura; sono in grado anche di schiacciare un cavo, provocando il
danneggiamento permanente dell’isolante con conseguente corto circuito tra i conduttori.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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Fig 1.4 Fulminazione a) diretta della struttura, b) indiretta della struttura, c) diretta della linea, d) indiretta
della linea.
Effetti elettrici derivanti dal fatto che la corrente di fulmine provoca sovratensioni sui circuiti
e sulle apparecchiature, si veda la Fig. 1.5, per:
• accoppiamento resistivo;
• accoppiamento induttivo;
• accoppiamento capacitivo.

Accoppiamento resistivo. Le sovratensioni di questo tipo sono dovute al passaggio della


corrente di fulmine attraverso l’impedenza del dispersore o delle guaine metalliche dei cavi
collegate ad esso o della linea. Di conseguenza, tutte le apparecchiature collegate al dispersore
si portano ad una tensione che può essere pari a quella totale di terra3. Tali sovratensioni
possono dare origine a scariche pericolose e danni ai circuiti per perdita dell’isolamento o mal
funzionamento delle apparecchiature elettroniche. Questo tipo di sovratensione si manifesta
essenzialmente nel caso di fulminazione diretta della struttura.
Accoppiamento induttivo. Le sovratensioni per accoppiamento induttivo sono indotte dal
campo magnetico, generato dalla corrente che fluisce nel canale di fulmine e negli elementi
metallici della struttura colpita, nelle spire formate dai circuiti interni di edifici o nelle spire
formate dai conduttori delle linee elettriche (di potenza o di segnale) con il suolo. La
sovratensione che si origina sarà proporzionale alla variazione nel tempo della corrente:

di (t )
U =L (1.3)
dt

in cui L è il coefficiente di autoinduzione della spira, i è la corrente di fulmine e U la tensione


indotta. Questo tipo di sovratensione si verifica sia nel caso di fulminazione diretta sia nel
caso di fulminazione indiretta.
Accoppiamento capacitivo. Le sovratensioni sono generate dalla presenza di capacità
esistenti tra gli elementi che portano la corrente di fulmine (il canale, captatori, calate ecc.) ed
i circuiti elettrici adiacenti. Queste capacità vengono caricate dalla notevole quantità di carica
elettrica posseduta dal canale di fulmine, ma a causa della distanza, normalmente elevata, tra

3
Il passaggio della corrente di fulmine attraverso l’impedenza ad impulso di un dispersore porta l’impianto di
terra al potenziale UE = Z I rispetto alla terra lontana (potenziale zero). La differenza fra i due potenziali assume
il nome di tensione totale di terra. L’impedenza ad impulso, o resistenza equivalente di terra è definita dal
rapporto fra il valore di picco della tensione totale di terra UE e il valore di picco della corrente dispersa I

13
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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il canale di fulmine ed i circuiti, l’entità delle sovratensioni non è in genere rilevante e può
essere trascurata.

Fig. 1.5 La corrente di fulmine provoca sovratensioni sui circuiti e sulle apparecchiature per accoppiamento
resistivo, induttivo, capacitivo.

1.2 Il sistema di bassa tensione - Descrizione del sistema simulato


Le sovratensioni e le sovracorrenti che si originano in seguito a fulminazioni diretta della
struttura e della linea di alimentazione di un sistema di distribuzione TT (sistema utilizzato in
Italia dall’Ente distributore per la somministrazione dell’energia elettrica agli utenti connessi
in bassa tensione) sono di seguito analizzate. I confini del sistema elettrico analizzato sono
considerati da un lato dal trasformatore MT/BT, dall’altro dall’utente industriale (alimentato
in trifase) come riportato in Fig. 1.6. Di seguito sono riportate in dettaglio tutte le parti che

14
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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costituiscono il sistema. Il sistema elettrico schematizzato in Fig. 1.6 è stato simulato con il
Simulink di PowerSystem di MATLAB.

Fig. 1.6 Schematizzazione del sistema simulato.


1.2.1 La cabina di trasformazione MT/BT
La cabina di trasformazione è stata considerata equipaggiata con un trasformatore 20/0.4 kV,
∆/Y, di potenza nominale pari a 250kVA, e tensione di corto circuito del 4%. Il modello è
stato ripreso dallo Standard internazionale [29] riportando solo gli avvolgimenti secondari di
bassa tensione. Gli avvolgimenti sono considerati a parametri concentrati ed ogni
avvolgimento rappresentato da una resistenza in serie con una induttanza (ricavabili dai dati di
targa del trasformatore) entrambe in parallelo con una capacità di 1 nF.
Il centro stella del trasformatore, nelle varie simulazioni, è messo a terra con modalità diverse
in un sol punto o in più punti4.

1.2.2 La linea di distribuzione di bassa tensione


Il trasformatore è collegato ad una linea principale equipaggiata con quattro conduttori (le tre
fasi e il neutro) che attraverso una linea secondaria in cavo (montante distributore a quattro
conduttori), alimenta l’utente collegato a fine linea (distribuzione radiale dedicata).
Nelle simulazioni effettuate, si considera come linea principale inizialmente, una linea aerea
con conduttori nudi avente una sezione di 25mm2, successivamente, una linea in cavo
tripolare con schermo concentrico agente da conduttore di neutro (3X95+50C). La lunghezza
della linea principale è stata fissata a 350m5 ed è stata dotata di sette sostegni distanziati 50m
l’uno dall’altro nel caso di linea aerea e di sette cassette di distribuzione distanziate 50 m
l’una dall’altra nel catodi linea in cavo. In corrispondenza di ogni sostegno o analogamente di
ogni cassetta di distribuzione, il neutro può essere collegato a terra o tenuto isolato4.
La linea secondaria (chiamata nel seguito anche montante) collega l’utente nel punto di
consegna all’ultimo sostegno o all’ultima cassetta di distribuzione a seconda che la linea
principale di distribuzione sia aerea o in cavo. Tale linea secondaria è stata sempre
considerata in cavo tripolare con schermo concentrico agente da conduttore di neutro
(3x6+6C).

4
Si veda per maggiori dettagli il par. 1.3.5.1.
5
Per contenere la caduta di tensione attraverso la linea, uno dei provvedimenti è quello di limitare il raggio
d’azione nella distribuzione a 400m in città fino a 1km in zone rurali.

15
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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Per tutte le linee di bassa tensione, indipendentemente se di tipo aereo o in cavo, è stata
considerata una tensione di scarica ad impulso indipendente dalla lunghezza di queste con un
valore pari a 15 kV6.
Per la simulazione è stato adottato il modello di linea di Bergeron considerando un terreno
con resistività di 100 Ωm. Le caratteristiche delle linee sono riportate in Tabella 1.1.

1.2.3 L’apparecchiatura di utente


L’apparecchiatura da proteggere è stata simulata da un carico resistivo pari a 1MΩ al fine di
riprodurre le caratteristiche di un apparecchio utilizzatore funzionante a vuoto presente in un
qualsiasi edificio o capannone industriale. Si è supposto che l’utente sia protetto esternamente
tramite un LPS (Lightning Protection System). Il sistema elettrico d’utente è connesso al
punto d’ingresso mediante limitatori di sovratensione (SPD) alla barra di collegamento
equipotenziale (EBB) della struttura come illustrato in Fig. 1.6. L’apparecchio è alimentato
con un cavo pentapolare che include le tre fasi, il neutro e il conduttore di protezione (PE),
tutti da 6mm2 (5G6), i cui parametri sono riportati in Tabella 1.1.

secondaria
principale

principale

d’utente
in cavo
Linea

Linea

Linea

Linea
aerea

Sezione conduttore (mm2) 25 95 6 6


Sezione schermo (mm2) - 50 6 -
Resistenza in DC del conduttore a 20°C (Ω/km) 0.77 0.243 3.351 3.5
Resistenza in DC dello schermo a 20°C (Ω/km) - 0.437 3.351 -
Autoinduttanza del conduttore (mH/km) 2.56 2.442 2.71 2.71
Induttanza mutua del conduttore (mH/km) 1.47 2.224 2.40 2.40
Autoinduttanza dello schermo (mH/km) - 2.201 2.22 -
Induttanza mutua conduttore-schermo (mH/km) - 2.156 2.17 -
Capacità conduttore (nF/km) 9 203.7 135.9 141.6
Capacità mutua conduttore (nF/km) 1.95 83.07 55.25 30.7
Capacità schermo (nF/km) - 1872 68.38 -
Capacità mutua conduttore-schermo (nF/km) - 37.64 21.41 -

Tabella 1.1 Valori dei parametri delle linee prese in considerazione nel sistema simulato al calcolatore.
Gli SPD presi in considerazione sono quelli a commutazione (spinterometri) che sono quelli
maggiormente usati in bassa tensione nei punti di ingresso di connessione con la linea del
distributore. Tali dispositivi sono stati simulati con un interruttore con resistenza serie di 0.1Ω
per tener conto della resistenza d’arco. La resistenza d’arco è stata posta uguale a 0.1Ω. La
scelta di questo valore è stata fatta considerando che la tensione d’arco tra gli elettrodi dello
spinterometro è praticamente pari a 10÷30V [16] e che agli spinterometri come si vedrà in
seguito, giunge una corrente di fulmine che va da qualche centinaio a qualche migliaio di
ampere. Si è inoltre tenuto conto degli effetti capacitivi dello spinterometro attraverso un

6
Il valore di 15 kV è stato introdotto considerando che questo è il valore medio di scarica sia per le linee aeree
che per quelle in cavo. In particolare per quelle in cavo, dove il valore di rigidità dielettrica dipende anche dalla
lunghezza della linea (si veda il cap. 6), per l’assenza dello schermo su ogni anima, non è possibile in generale
definire il campo elettrico sull’isolante visto che dipende dalle condizioni e dal luogo di posa. Di conseguenza
una funzione probabilità di scarica non è possibile in generale definirla. Di conseguenza si fissa un valore per
stabilire la tenuta del cavo. L’esperienza ha dimostrato [15] che il valore di 15 kV può essere considerato per le
linee di bassa tensione sia esse aeree che in cavo il limite superiore orientativo di tenuta.

16
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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circuito di snubber RC serie (0.1 Ω - 0.1 nF) quando questo non risulta attraversato da
corrente.
Per tener conto dei collegamenti dell’SPD, rispettivamente dei conduttori attivi dell’impianto
di BT da una parte e alla barra di equipotenzialità dall’altra, si sono inserite delle induttanze in
serie (sia a monte che a valle) all’SPD. Infatti il livello di protezione effettivo dell’apparato è
fortemente influenzato dalla lunghezza e dalle caratteristiche dei collegamenti dell’SPD al
circuito protetto. È pratica usuale considerare come valore d’induttanza 1µH/m [15]. in tal
proposito si sono considerati 10 cm di collegamento sia a monte che a valle di ogni SPD.

1.2.4 La forma d’onda della corrente di fulmine


L’intensità della corrente di fulmine If, è ritenuta indipendente dall’impedenza d’onda offerta
dalla struttura colpita dal fulmine, perché tale impedenza è in ogni caso molto inferiore
all’impedenza d’onda del canale di fulmine. Di conseguenza, la corrente si può considerare
impressa da un generatore di corrente ideale.
Per quanto riguarda la forma d’onda, questa è simulata, secondo la funzione di Heidler [26],
per mezzo della relazione:
n
⎛ t ⎞
⎜⎜ ⎟⎟ t
⎝ τ1 ⎠

I τ2
i (t ) = o n
e (1.4)
h ⎛ t ⎞
1 + ⎜⎜ ⎟⎟
⎝ τ1 ⎠
in cui Io è il valore di picco della corrente del canale di fulmine, τ1 è la costante di tempo di
salita del fronte, τ2 è la costante di tempo della coda, h è il fattore di correzione del valore di
picco e n è un esponente compreso tra 2 e 10.
Tutte le simulazioni fatte in questo studio riguardano la corrente di fulmine del 1° colpo e dei
colpi successivi7 [1,14-20]. Sono stati adottati, secondo [30], i parametri dati in Tabella 1.2.
In Fig. 1.7 sono riportati due esempi di forma d’onda di corrente di fulmine del primo colpo
(10/350 µs) e per il colpo successivo (0.25/100 µs).

1° colpo Colpi successivi


Parametri
10/350 µs 0.25/100 µs
I0 (kA) 10 10
h 0.93 0.993
τ1 (µs) 19 0.454
τ2 (µs) 485 143
n 5 5
Tabella 1.2 Parametri per la funzione di Heidler [30].
1.2.5 Le simulazioni sul sistema
Una conoscenza quantitativa dei fattori che influenzano le sovratensioni e le sovracorrenti che
si sviluppano in seguito ad una fulminazione diretta della struttura o per fulminazione della
linea di alimentazione, è essenziale per un efficace scelta e dimensionamento dell’SPD che
dovrà proteggere una apparecchiatura.
A tal fine si sono effettuate diverse simulazioni al calcolatore allo scopo di valutare e
individuare quali fattori possono influenzare, e in che modo, i valori di sovratensione, la
7
In realtà, la forma d’onda del 1° colpo della corrente di fulmine è caratterizzata da tempi T1 e T2 che sono
compresi rispettivamente tra i 2÷50µs e i 30÷500µs e quella dei colpi successivi da valori di T1 e T2 compresi tra
0.2÷5µs e 6÷150µs. Convenzionalmente le varie normative sia in ambito nazionale che internazionale prendono
come riferimento la corrente di fulmine con due forme d’onda: a) 10/350 µs per il 1° colpo; b) 0.25/100 µs per i
colpi successivi.

17
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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ripartizione delle sovracorrenti all’interno del sistema elettrico considerato, l’ampiezza, la
forma d’onda, l’energia e la carica che caratterizzano le correnti in gioco e di conseguenza il
dimensionamento dell’SPD. Le prove si sono compiute per passi successivi. I fattori che sono
stati presi in considerazione sono diversi. Nel seguito si riporterà un breve elenco.

a)

b)

Fig. 1.7 Forma d’onda della corrente di fulmine per il 1° colpo (a) e per colpi successivi (b)
1.2.5.1 La modalità di messa a terra del neutro nel sistema di distribuzione
Per i sistemi TT sono oggi diffuse due configurazioni di messa a terra del neutro:
1. Il sistema SINGLE-GROUNDED in cui il conduttore di neutro è messo a terra in un solo
punto8 (il centro stella del trasformatore è messo a terra con un picchetto isolato
dall’impianto di terra di cabina).
2. Il sistema MULTI-GROUNDED in cui il conduttore di neutro è messo a terra in più punti.
In tal caso, il centro stella del trasformatore è tenuto isolato in cabina e viene messo a terra
lungo la linea in corrispondenza di alcuni sostegni sostegni o cassette di derivazione.
In entrambi i casi, è importante che non ci sia alcun tipo di accoppiamento resistivo tra il
sistema di MT e quello di BT e che quindi l’impianto di messa a terra di cabina sia separato
dalla messa a terra del centro stella del trasformatore di BT (si rimanda al par. 2.1.5 per
maggiori dettagli sull’argomento) [1].

1.2.5.2 L’impedenza di terra d’utente


L’impedenza di terra di utente si è simulata con una semplice resistenza variandola da 1Ω,
10Ω 100Ω, al fine di tener conto di ogni possibile caso legato anche alla resistività del
terreno.

1.2.5.3 Lunghezza della linea d’utente


La linea d’utente è stata fatta variare da 20m e 50m.

1.2.5.4 Lunghezza del montante di distribuzione


Secondo dati forniti da Enel Distribuzione Lazio, la lunghezza del montante non supera i
40÷50m, quindi si sono considerate due lunghezze campione corrispondenti a 20m e 40m.

8
È pratica dell’ente distributore nel caso di sistemi single-grounded, mettere a terra il centro stella del
trasformatore mediante un picchetto tenuto separato dall’impianto di terra di cabina o connesso a terra in
corrispondenza del primo sostegno (o della prima cassetta di distribuzione) della linea di bassa tensione.

18
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
—————————————————————————————————————
1.2.5.5 Il punto di fulminazione
Si sono ipotizzate tre situazioni:
1. la fulminazione diretta della struttura, e quindi della barra di collegamento equipotenziale
(EBB) (tutta la corrente di fulmine fluisce attraverso l’EBB);
2. la fulminazione diretta della linea principale di alimentazione di bassa tensione (quando
questa è aerea) in corrispondenza dell’ultimo sostegno di linea (caso di “colpo vicino”);
3. la fulminazione diretta della linea principale di alimentazione di bassa tensione (quando
questa è aerea) in corrispondenza del palo più vicino alla cabina MT/BT (caso di “colpo
lontano”).
Il valore di picco della corrente di fulmine è stato fissato a 30kA, in quanto tale valore ha il
50% di probabilità di essere superato. Inoltre nel caso di fulminazione diretta della struttura,
oltre al valore di 30 kA sono state realizzate simulazioni con correnti di fulmine con valore di
picco pari a 10kA9

1.2.5.6 Impedenza di messa a terra del neutro


Il picchetto di messa a terra dei sostegni di linea ha la sola funzione di imporre il potenziale di
terra della mensola nel caso dei sistemi con distribuzione del neutro di tipo single-grounded,
mentre ha anche la funzione di portare al potenziale di terra il conduttore di neutro nei sistemi
di tipo multi-grounded. Analoga è la funzione del picchetto di terra ai piedi delle cassette di
distribuzione delle linee in cavo.
L’impedenza di terra dei picchetti dei sostegni e delle cassette di distribuzione è stata
considerata resistiva con un valore di 100 Ω. In serie a tale resistenza si è considerata
un’induttanza per tenere conto della lunghezza dei collegamenti pari a 7m (7µH) nel caso dei
sostegni e 1m (1µH) nel caso delle cassette di distribuzione.
Nel sistema single-grounded, visto che il centro stella del trasformatore è a terra in un sol
punto in prossimità della cabina, questo impianto di messa a terra del neutro è stato
schematizzato con una resistenza del valore di 0.1 Ω.
Si è fatto successivamente riferimento ad un sistema di distribuzione, definendolo sotto
questo punto di vista “sistema con impedenze di terra equilibrate” (a differenza del “sistema
con impedenze di terra squilibrate” con impedenze di terra dei sostegni o delle cassette di
distribuzione di 100Ω e del neutro di terra di cabina di 0.1Ω) caratterizzato da resistenze di
terra tutte uguali del valore pari a 30 Ω (dei sostegni, delle cassette di distribuzione e del sol
punto di messa a terra del neutro nel caso di sistema single-grounded).
Per ciascuna di queste situazioni, si sono effettuate simulazioni al fine di valutare le
sovratensioni e le sovracorrenti in funzione dei parametri sopra elencati. Ognuna di queste
simulazioni è stata ripetuta per le due modalità di messa a terra del neutro considerate con
corrente di fulmine rispettivamente per il 1° colpo e per colpi successivi.
Infine si sono quantificate le energie e le cariche in gioco nelle varie configurazioni e la
distanza di protezione in funzione del livello di protezione dell’SPD (richiamata al cap. 3), al
fine di consentire un’adeguata scelta e giusta installazione del limitatore di sovratensione.
Infatti, se la “linea d’utente” è troppo lunga, la propagazione dell’onda di sovratensione (e
relativa onda di sovracorrente) tra le due estremità del circuito genera riflessioni che possono
far aumentare la tensione ai morsetti dell’apparecchiatura, fino a quasi il doppio di quella
esistente nel punto di installazione dell’SPD.
Nei paragrafi che seguono, si descrivono in dettaglio le varie simulazioni e si riportano i
risultati che si sono ottenuti.

9
Correnti di fulmine d’intensità pari a 10kA hanno il 90% di probabilità di essere superate [15].

19
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯
1.3 Fulminazione diretta della struttura
1.3.1 Aspetti generali
Quando un fulmine colpisce direttamente una struttura, l’SPD posto a protezione di un
apparecchiatura presente all’interno della stessa, non è attraversato dalla totale corrente di
fulmine, perché si crea uno sharing di corrente tra l’impianto di terra della struttura, eventuali
corpi metallici (ferri d’armatura, tubature metalliche) e le linee di energia e telecomunicazioni
connesse alla struttura. In [31,32] si utilizza il partitore di corrente come metodo di calcolo
per valutare la ripartizione della corrente di fulmine tra il dispersore di terra e i servizi
entranti. Infatti, la frazione di corrente che interessa, per esempio, una linea o un corpo
metallico viene calcolata per mezzo della seguente formula:

Z
IF = I (1.5)
n1Z + Z1

dove I è la corrente di fulmine, Z è la impedenza convenzionale ad impulso del dispersore, Z1


e n1 sono rispettivamente l’impedenza convenzionale ad impulso e il numero dei corpi
metallici o delle linee esterne.
Esiste anche un secondo metodo semplificato proposto in [29] che può essere utilizzato per
una stima grossolana: si assume che il 50% della corrente di fulmine è drenata dall’impianto
di terra e il rimanente 50% si suddivide tra i corpi metallici e le linee elettriche che si
connettono alla struttura.
Attraverso le simulazioni effettuate, si è visto che è necessario tenere conto di alcuni aspetti
che influenzano la frazione di corrente di fulmine che attraversa l’SPD e le sovratensioni a cui
può essere sottoposto l’isolamento di un’apparecchiatura, quali:
• la modalità di messa a terra del neutro;
• il valore dell’impedenza dell’impianto di terra dell’utente;
• la lunghezza della linea di utente;
• il tipo di linea alimentante la struttura;
• la forma d’onda della corrente di fulmine;
• il valore dell’impedenza di messa a terra del neutro.

Per il sistema considerato, riportato in Fig.1.8, per “ripartizione” si intende la divisione della
corrente di fulmine tra l’impianto di messa a terra dell’utente e la linea di alimentazione,
collegata all’impianto di terra attraverso gli SPD, avendo trascurato la presenza di possibili
tubazioni metalliche e masse esterne (condizione che non introduce un’apprezzabile errore,
anzi si traduce in una stima cautelativa delle correnti in gioco).
Nell’analisi delle sovracorrenti e delle sovratensioni che si generano per fulminazione diretta
della struttura si sono distinti i seguenti casi:
1. alimentazione con linea aerea, alimentazione con linea in cavo;
2. sistema single-grounded, sistema multi-grounded;
3. corrente di fulmine associata al 1° colpo e ai colpi successivi.

1.3.2 Fulminazione diretta della struttura alimentata da una linea aerea


Per questo tipo di analisi, si è ipotizzato che l’LPS dell’edificio venga colpito da un fulmine di
intensità di 10 e 30 kA e forma d’onda corrispondente a quella del 1° colpo, e che, pertanto
giunga alla EBB una corrente di fulmine di pari valore. Per entrambe le modalità di messa a
terra del neutro, la fulminazione con corrente di fulmine d’intensità di 30 kA determina il
passaggio attraverso gli SPD di correnti d’intensità di circa tre volte più grandi e fronti (T1)
più ripidi rispetto a quelle che si verificano per fulminazione con correnti di 10 kA. Di
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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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conseguenza, l’energia specifica a cui sono sottoposti gli SPD raggiunge valori di decine di
kJ/Ω (un ordine di grandezza superiore rispetto il caso di 10 kA). Per quanto riguarda le
sovratensioni, non è possibile effettuare un confronto tra i valori registrati: le diverse forme
d’onda di corrente e di tensione che si verificano per i due casi provocano effetti differenti.
Nella prima serie di simulazioni, si è considerata l’alimentazione dell’utente tramite una linea
aerea, i cui parametri sono riportati in Tabella 1.1.

Fig. 1.8 Fulminazione diretta di un edificio: la


corrente di fulmine (If) drenata dall’LPS si
ripartisce tra la resistenza di messa a terra
dell’edificio (Rut) e i servizi entranti (linea di
alimentazione) collegata all’impianto di terra
della struttura mediante SPD.
PE: conduttore di protezione;
EBB: equipotential bonding bar (barra di
equipotenzializzazione di terra).

1.3.2.1 Sistema SINGLE-GROUNDED


Nelle Tabelle 1.3 e 1.4 sono riportati, rispettivamente per la corrente di fulmine di 10 kA e 30
kA, i valori dell’ampiezza, dei tempi di salita del fronte (T1) e all’emivalore (T2), dell’energia
specifica e della carica che caratterizzano le onde di corrente che attraversano gli SPD posti a
protezione dell’apparecchiatura. In risultati sono riportati in funzione dell’impedenza
dell’impianto di messa a terra locale dell’utente (Rut), della lunghezza del montante
distributore e della lunghezza della linea di utente. Si riportano, inoltre, i valori di tensione
(fase-PE, neutro-PE, fase-neutro) alla partenza e all’arrivo della linea d’utente, che
rappresentano le sovratensioni cui sono sottoposti rispettivamente l’SPD e l’apparecchiatura
da proteggere.
Si nota che i parametri che influiscono sulle correnti sono la Rut e la lunghezza del montante.
Nelle Figg. 1.9 e 1.12 sono riportati gli andamenti nel tempo delle correnti in gioco
rispettivamente per Rut=1Ω e per Rut=100Ω e per i due valori di corrente di fulmine. Si può
notare come l’aumento della Rut determina non solo un aumento dell’ampiezza delle correnti
che attraversano gli SPD, ma anche una maggiore ripidità dei fronti d’onda. I valori di T1 e T2
riportati nelle Tabelle 1.3 e 1.4 mostrano tra l’altro che le forme d’onda sono molto lontane da
quella della corrente di fulmine corrispondente al 1° colpo.
Il passaggio da 20m a 40m della lunghezza del montante distributore, determina una
diminuzione della corrente di poche decine di ampere, una quantità che è ininfluente rispetto
all’ordine di grandezza della corrente e che quindi è possibile trascurare.
I fattori che influiscono sulle sovratensioni sono, oltre alla Rut e alla lunghezza del montante,
anche la lunghezza della linea d’utente, supposta variata da 20m a 50m.
Nelle Figg. 1.10-1.11 e 1.13-1.14 sono riportati gli andamenti nel tempo delle tensioni nel
punto di consegna (in cui è installato l’SPD) e ai morsetti dell’apparecchiatura rispettivamente
per Rut=1Ω e per Rut=100Ω e per i due valori di corrente di fulmine considerati. Le Figg.1.10

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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e 1.13 a) e b) mostrano come con il passaggio della Rut da 1 a 100Ω, l’intervento degli SPD
avvenga in tempi via via più brevi. E’ visibile anche l’effetto della maggiore ripidità del
fronte d’onda della corrente all’aumentare di Rut: impulsi molto ripidi generano, dopo
l’intervento degli SPD, sovratensioni per accoppiamento induttivo (U=Ldi/dt) sui
collegamenti dei dispositivi stessi. Le Figg. 1.11 e 1.14, invece, mostrano la dipendenza dalla
Rut, della sovratensione che giunge all’apparecchiatura. Da quanto riportato nelle Tabella 1.3,
tali sovratensioni sono in ogni caso inferiori al livello di tenuta ad impulso
dell’apparecchiatura (Ut=1,5kV). Nel caso in cui il fulmine abbia un’intensità di 30kA
(Tabella 1.4), si verifica il danneggiamento dell’apparecchiatura solo nel caso in cui
l’impianto di terra d’utente sia caratterizzato da un alto valore d’impedenza (Rut=100Ω)
(valori evidenziati).
Al variare della Rut, varia anche la sovratensione cui è sottoposto l’isolamento della linea
aerea. Nell’ultima colonna delle Tabelle 1.3 e 1.4 è riportato il numero dei sostegni di linea su
cui è avvenuta la scarica dell’isolamento. Come si può notare, con questo tipo di sistema, si
verifica sempre la scarica in corrispondenza di tutti i pali tranne nel caso in cui l’utente abbia
un impianto di terra di bassa impedenza (Rut=1Ω). In particolare, in tale circostanza e per
bassi valori d’intensità della corrente di fulmine (10kA), le sovratensioni che si propagano in
linea sono talmente modeste da non provocare la scarica della linea.
Nelle Figg. 1.15 e 1.16 si riportano gli andamenti della frazione della corrente di fulmine che
interessa i conduttori di linea e i dispersori di terra dei sostegni nella condizione più
sfavorevole per la linea, cioè nel caso in cui l’impedenza di terra d’utente sia uguale a 100Ω.
La maggior parte della corrente di fulmine in questo tipo di sistema di distribuzione si
richiude attraverso la messa a terra del centro stella del trasformatore di cabina.
La Fig 1.17 mostra il profilo di corrente e di tensione nel trasformatore nel caso di Rut=100Ω
e per If=30kA. Nonostante i valori elevati di corrente, la sovratensione che giunge in cabina
non è tale da provocare la sicura scarica dell’isolamento del trasformatore.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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Tabella 1.3 Fulminazione diretta della struttura (10 kA – primo colpo). Sistema single-grounded. Linea di
distribuzione aerea.

Tabella 1.4 Fulminazione diretta della struttura (30 kA – primo colpo). Sistema single-grounded. Linea di
distribuzione aerea.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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LINEA AEREA
Sistema SINGLE-GROUNDED: Rneutro=1Ω lung.montante=40m
1° COLPO Rsost=100Ω lung.linea utente=50m
Fulminazione della STRUTTURA If=10kA

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.9 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b)
Rut=100Ω. L’aumento della Rut determina non solo un aumento dell’ampiezza di corrente, ma anche una
maggiore ripidità del fronte d’onda.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.10 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): la tensione nel punto di consegna (in cui è installato l’SPD) rispettivamente per a)
Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Il tempo di intervento dell’SPD diminuisce con l’aumentare della Rut. In b) è visibile
l’effetto, che si verifica in seguito all’intervento degli SPD, delle correnti con fronte più ripido sui collegamenti
degli SPD al collettore di terra da un lato e alla linea di alimentazione dall’altro.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.11 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): la tensione tra conduttori attivi e PE sull’apparecchiatura,
rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. All’aumentare della Rut, aumenta la sovratensione a cui è
sottoposta l’apparecchiatura. In seguito all’intervento degli SPD, si instaurano delle oscillazioni smorzate di
tensione in alta frequenza dovute all’induttanze e capacità della linea d’utente. Il valore massimo di
sovratensione rimane comunque inferiore al livello di tenuta ad impulso dell’apparecchiatura (1,5kV).

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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LINEA AEREA
Sistema SINGLE-GROUNDED: Rneutro=1Ω lung.montante=40m
1° COLPO Rsost=100Ω lung.linea utente=50m
Fulminazione della STRUTTURA If=30kA

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.12 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b)
Rut=100Ω. L’aumento della Rut determina non solo un aumento dell’ampiezza di corrente, ma anche una
maggiore ripidità del fronte d’onda.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.13 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): la tensione nel punto di consegna (in cui è installato l’SPD) rispettivamente per a)
Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Il tempo di intervento dell’SPD diminuisce con l’aumentare della Rut. In b) è visibile
l’effetto, che si verifica in seguito all’intervento degli SPD, delle correnti con fronte più ripido sui collegamenti
degli SPD al collettore di terra da un lato e alla linea di alimentazione dall’altro.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.14 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): la tensione tra conduttori attivi e PE sull’apparecchiatura,
rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. All’aumentare della Rut, aumenta la sovratensione a cui è
sottoposta l’apparecchiatura. In seguito all’intervento degli SPD, si instaurano delle oscillazioni smorzate di
tensione di alta frequenza dovute all’induttanze e capacità della linea d’utente. Il valore massimo di
sovratensione rimane comunque inferiore al livello di tenuta ad impulso (1,5kV), tranne nel caso in cui
l’impianto di terra d’utente è caratterizzato da un valore elevato di impedenza (caso b)).

a) If=30kA Rut=100Ω b) If=30kA Rut=100Ω

Fig. 1.15 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): corrente lungo la linea per Rut=100Ω rispettivamente a) nel conduttore
di neutro e b) nei conduttori di fase. La linea di distribuzione è lunga 350m ed è dotata di sette sostegni
distanziati 50m l’uno dall’altro (si veda la Fig. 1.6).

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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If=30kA Rut=100Ω

Fig. 1.16 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 26): profili della corrente nei dispersori di terra dei sostegni lungo la linea per
Rut=100Ω.. La maggior parte della corrente di fulmine si richiude attraverso la messa a terra del centro del
trasformatore di cabina (linea verde). La linea di distribuzione è lunga 350m ed è dotata di sette sostegni
distanziati 50m l’uno dall’altro (si veda la Fig. 1.6).

If=30kA Rut=100Ω

Fig. 1.17 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 26): corrente e tensione nell’avvolgimento secondario del trasformatore per
Rut=100Ω.. Nonostante i valori elevati di corrente, la sovratensione che giunge in cabina non è tale da
provocare la sicura scarica del trasformatore.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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1.3.2.2 Sistema MULTI-GROUNDED
Nelle Tabelle 1.5 e 1.6 si riportano i valori di sovratensione e sovracorrente, come riportato
dalle simulazioni, rispettivamente per un valore d’intensità della corrente di fulmine pari a
10kA e a 30kA, nel caso di sistema multi-grounded, in funzione della Rut, della lunghezza del
montante distributore e della linea di utente. La variazione di ciascun parametro provoca gli
stessi effetti visti per il sistema single-grounded.
Le Figg. 1.18 e 1.22 riportano gli andamenti nel tempo della corrente che interessa gli SPD in
questo sistema. Come si può notare, il neutro e le tre fasi sono attraversati da onde di corrente
caratterizzate da ampiezze e tempi T1 e T2 diversi. I valori di T1 e T2 riportati nelle Tabelle 1.5
e 1.6 mostrano anche come un SPD installato in un sistema multi-grounded sia interessato da
correnti le cui forme d’onda sono molto vicine a quella di fulmine corrispondente al 1° colpo.
Le Figg. 1.19÷1.21 e 1.23÷1.25 mostrano gli andamenti nel tempo delle tensioni che si
verificano nel sistema multi-grounded. Dalle Figg. 1.19 e 1.23, si nota l’intervento non
contemporaneo degli SPD: proprio a causa di questa configurazione del sistema di
distribuzione, il potenziale del neutro s’innalza più velocemente di quello delle fasi. Questo
fenomeno è dovuto all’impedenza più bassa, vista dal punto di installazione degli SPD, del
neutro rispetto le fasi. Nel sistema multi-grounded, la messa a terra sistematica del neutro
costituisce, per questo conduttore, un’impedenza longitudinale minore rispetto a quella delle
fasi. Ciò determina l’intervento dell’SPD prima nel neutro e poi nelle fasi. Le Figg. 1.20, 1.21
e 1.24, 1.25 mostrano gli andamenti delle sovratensioni che si presentano ai morsetti
dell’apparecchiatura: i valori massimi di sovratensione si verificano in seguito a fenomeni di
riflessione dell’onda di tensione. In particolare, le Figg. 1.21 e 1.25 mostrano l’andamento nel
tempo della tensione fase-neutro che si verifica ai morsetti dell’apparecchiatura Le differenti
forme onde di corrente che caratterizzano il conduttore di neutro e quelli di fase e l’intervento
non contemporaneo degli SPD, provocano sovratensioni fase-neutro non trascurabili. Da
quanto riportato nelle Tabelle 1.5 e 1.6 le sovratensioni a cui è sottoposto l’isolamento
dell’apparecchiatura risultano in ogni caso superiori al livello di tenuta ad impulso
dell’apparecchiatura supposto nelle simulazioni pari a Ut=1,5kV.
Da quanto riportato nell’ultima colonna delle Tabelle 1.5 e 1.6, la linea di distribuzione risulta
molto meno sollecitata: il numero di sostegni su cui avviene la scarica è assai ridotto rispetto a
quello che si verifica nel sistema single-grounded. In particolare, nel caso in cui il fulmine sia
di bassa intensità (10kA) la scarica nei sostegni avviene solo nel caso più gravoso, in cui
l’impianto di terra d’utente sia caratterizzato da un valore elevato d’impedenza (Rut=100Ω).
Nella Fig. 1.26 si riportano gli andamenti della frazione della corrente di fulmine che interessa
i conduttori di linea nella condizione più sfavorevole per la linea, cioè nel caso in cui
l’impedenza di terra d’utente sia uguale a 100Ω. La messa a terra sistematica del neutro
permette un maggiore drenaggio a terra della corrente. In corrispondenza dei pali C ed E si
verifica il fenomeno del back-flashover: i conduttori di fase scaricano (flashover) ed
innalzano il potenziale di terra provocando la successiva scarica nel neutro (back-flashover)
nel quale si richiude parte della corrente drenata a terra per la scarica delle fasi. In prossimità
del palo F un inversione della corrente nel conduttore di neutro dovuta al fatto che, non
essendo il centro stella del trasformatore collegato a terra, le correnti di fase si richiudono nel
neutro quando giungono in cabina (Fig.1.27).

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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Tabella 1.5 Fulminazione diretta della struttura (10 kA – primo colpo). Sistema multi-grounded. Linea di
distribuzione aerea.

Tabella 1.6 Fulminazione diretta della struttura(30 kA – primo colpo). Sistema multi-grounded. Linea di
distribuzione aerea.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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LINEA AEREA
Sistema MULTI-GROUNDED Rneutro=Rsost=100Ω lung. montante=40m
1° COLPO lung. linea utente=50m
fulminazione della STRUTTURA If=10kA

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω
Fig. 1.18 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): la corrente che interessa gli SPD rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b)
Rut=100Ω. L’aumento della Rut determina non solo un aumento dell’ampiezza di corrente, ma anche una
maggiore ripidità del fronte d’onda. L’SPD installato tra neutro e PE, proprio perché il neutro è messo a terra
sistematicamente ogni 50m di linea, è attraversato da una maggiore corrente rispetto alle fasi.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.19 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): la tensione nel punto di consegna (in cui è installato l’SPD) rispettivamente per a)
Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Il tempo di intervento dell’SPD diminuisce con l’aumentare della Rut. Proprio per la
diversa configurazione tra il neutro e le fasi in questo tipo di sistema di distribuzione, gli SPD installati tra
conduttori attivi e PE non intervengono contemporaneamente. In b), l’innalzamento della tensione dopo
l’intervento degli SPD per la presenza dei collegamenti degli stessi è maggiore di quello che si verifica nel
single-grounded.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.20 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): la tensione tra conduttori attivi e PE sull’apparecchiatura,
rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. I valori massimi di sovratensione si verificano in seguito a
fenomeni di riflessione dell’onda di tensione nella sezione terminale della linea dove è installato
l’apparecchiatura da proteggere e sono superiori al livello di tenuta ad impulso dell’apparecchiatura stessa:
essi possono superare 2Ut.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.21 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): la tensione tra conduttori di fase e neutro sull’apparecchiatura,
rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Le differenti forme onde di corrente che caratterizzano il
conduttore di neutro e quelli di fase e l’intervento non contemporaneo degli SPD, provocano sovratensioni fase-
neutro non trascurabili: essi possono superare 2Ut.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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LINEA AEREA
Sistema MULTI-GROUNDED Rneutro=Rsost=100Ω lung. montante=40m
1° COLPO lung. linea utente=50m
fulminazione della STRUTTURA If=30kA

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.22 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): la corrente che interessa gli SPD rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b)
Rut=100Ω. L’aumento della Rut determina non solo un aumento dell’ampiezza di corrente, ma anche una
maggiore ripidità del fronte d’onda. L’SPD installato tra neutro e PE, proprio perché il neutro è messo a terra
sistematicamente ogni 50m di linea, è attraversato da una maggiore corrente rispetto alle fasi.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.23 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): la tensione nel punto di consegna (in cui è installato l’SPD) rispettivamente per a)
Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Il tempo di intervento dell’SPD diminuisce con l’aumentare della Rut. Proprio per la
diversa configurazione tra il neutro e le fasi in questo tipo di sistema di distribuzione, gli SPD installati tra
conduttori attivi e PE non intervengono contemporaneamente. In b), l’innalzamento della tensione dopo
l’intervento degli SPD per la presenza dei collegamenti degli stessi è maggiore di quello che si verifica nel
single-grounded.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.24 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): la tensione tra conduttori attivi e PE sull’apparecchiatura,
rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. I valori massimi di sovratensione si verificano in seguito a
fenomeni di riflessione dell’onda di tensione e sono superiori al livello di tenuta ad impulso
dell’apparecchiatura: essi superano Ut fissata a 1.5kV.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.25 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): la tensione tra conduttori di fase e neutro sull’apparecchiatura,
rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Le differenti forme onde di corrente che caratterizzano il
conduttore di neutro e quelli di fase e l’intervento non contemporaneo degli SPD, provocano sovratensioni fase-
neutro non trascurabili: essi arrivano quasi a superare 2Ut.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) If=30kA Rut=100Ω b) If=30kA Rut=100Ω

Fig. 1.26 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 33): corrente lungo la linea per Rut=100Ω rispettivamente a) nel conduttore di
neutro e b) nei conduttori di fase. La linea di distribuzione è lunga 350m ed è dotata di sette sostegni distanziati
50m l’uno dall’altro (si veda la Fig. 1.6). La messa a terra sistematica del neutro permette un maggiore
drenaggio a terra della corrente. In corrispondenza dei pali C ed E si verifica il back-flash sul neutro, e in
prossimità del palo F un inversione della corrente nel conduttore di neutro dovuta al fatto che, non essendo il
centro stella del trasformatore collegato a terra in cabina, le correnti di fase si richiudono nel neutro quando
giungono in cabina.

If=30kA Rut=100Ω
If=30kA Rut=100Ω

Fig. 1.27 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 33): corrente e tensione nell’avvolgimento secondario del trasformatore per
Rut=100Ω. Il mancato collegamento del centro stella a terra determina la richiusura delle correnti di fase nel
conduttore di neutro. Le sovratensioni che giungono ai morsetti del trasformatore sono notevolmente inferiori al
livello di tenuta dell’isolamento dell’avvolgimento di bassa tensione

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯
1.3.3 Fulminazione diretta della struttura alimentata da una linea in cavo
Un altro aspetto analizzato è stato l’effetto della fulminazione diretta con il 1° colpo di
fulmine quando la struttura è alimentata da una linea in cavo anziché aerea.
Nelle Tabelle 1.7, 1.8 e 1.9, 1.10 si riportano i valori di corrente e tensione per i due valori di
corrente di fulmine considerati (10 e 30kA), in funzione della Rut, della lunghezza del
montante distributore e della linea di utente, rispettivamente per il sistema single-grounded e
per quello multi-grounded, quando la linea di distribuzione è in cavo.
Per quanto riguarda le sovratensioni, si può notare come, in questo caso a differenza del caso
di linea di distribuzione aerea, l’utente non risenta della modalità di messa a terra adottata
dall’Ente distributore. Inoltre, le sovratensioni che si propagano in linea (ultima colonna delle
tabelle), sono sempre tali da provocare la scarica dell’isolamento di linea.

1.3.3.1 Sistema SINGLE-GROUNDED


Nelle Figg. 1.28 e 1.32 sono riportati alcuni esempi degli andamenti delle correnti che
attraversano gli SPD con linea di distribuzione in cavo per fulminazione rispettivamente con
10kA e con 30kA.
Dal confronto delle Figg. 1.28, 1.32 e delle Tabelle 1.7 e 1.8 relative al sistema single-
grounded con linea di distribuzione in cavo con le Figg. 1.9, 1.12 e le Tabelle 1.5 e 1.6
relative al sistema single-grounded con linea di distribuzione aerea, si nota il diverso
comportamento del neutro rispetto alle fasi quando la linea di distribuzione è in cavo: infatti, a
parità dei parametri sopra detti, si nota che il tipo di alimentazione (linea di distribuzione di
tipo aereo o in cavo) influisce poco sui valori di picco delle correnti che attraversano gli SPD
installati sulle fasi, mentre ne determina in generale una variazione più marcata negli SPD
installati sul neutro.
Nel caso di linea in cavo per fulminazione della struttura con corrente d’intensità pari a 10kA,
si nota che nel passaggio da Rut=1Ω a Rut=10Ω, la corrente che scorre nel neutro supera il
valore di quella di fase. Infatti, per bassi valori della Rut, essendo modesta la porzione di
corrente che fluisce verso la linea del distributore attraverso gli SPD, conseguentemente le
sovratensioni che si originano sulla linea di distribuzione saranno modeste, tali da non
provocare il cedimento dell’isolamento. Per valori alti della Rut, invece, la corrente che fluisce
in linea provoca sovratensioni tali da far verificare la scarica della guaina del cavo (scarica
neutro-terra). Quindi, in seguito al cedimento della guaina, il sistema si presenta come se
fosse un multi-grounded. In questo caso, il neutro è attraversato da una corrente più elevata
rispetto alle fasi, essendo minore l’impedenza vista dal punto di fulminazione verso la linea.
Nel caso di fulminazione della struttura con corrente d’intensità pari a 30kA, invece, la
corrente che scorre nelle fasi è sempre superiore a quella nel conduttore di neutro. Infatti, per
tali valori di corrente di fulmine, la sollecitazione di tensione a cui è sottoposto l’isolamento
della linea del distributore è elevata provocando la scarica dell’isolante del cavo (scarica fase
neutro oltre che neutro-terra). Di conseguenza, i conduttori di fase sono attraversati da una
corrente più elevata rispetto al conduttore di neutro, avendo questi una sezione circa doppia
rispetto quella dello schermo (neutro).
Il passaggio dalla linea aerea a quella in cavo nella modalità single-grounded, inoltre,
influisce in maniera più marcata sulla durata delle onde di corrente. Nel caso di fulminazione
della struttura con corrente d’intensità pari a 10kA, i fronti delle onde di corrente, nel neutro e
nelle fasi nel caso di linea in cavo, sono più ripidi rispetto a quelle che si riscontrano nella
linea aerea, mentre le code sono più brevi nel neutro e più lunghe nelle fasi.
Per correnti di fulmine di 30kA, le correnti che scorrono nel conduttore di neutro del cavo
sono caratterizzate da fronti e code molto più brevi rispetto a quelle che si riscontrano nella
linea aerea; viceversa per le correnti che scorrono nei conduttori di fase. Questo determina, in

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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entrambi i casi di fulminazione con corrente di 10kA e 30kA, una minore sollecitazione in
termini energetici dell’SPD installato sul neutro rispetto a quelli installati sulle fasi.
Le Figg. 1.29 ÷ 1.35, riportano gli andamenti delle sovratensioni (fase-PE, neutro-PE e fase-
neutro) rispettivamente nel punto in cui sono installati gli SPD e ai morsetti
dell’apparecchiatura per i due valori d’intensità di corrente di fulmine considerati.
Dai valori riportati nelle Tabelle 1.7 e 1.8, si nota che le sovratensioni che si verificano non
hanno una vera e propria dipendenza dai parametri sopra detti. In generale si può dire che con
la linea di distribuzione in cavo con la messa a terra del neutro nella modalità single-
grounded, si verificano sovratensioni che sono superiori al livello di tenuta
dell’apparecchiatura di utente (valori evidenziati).

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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Tabella 1.7 Fulminazione diretta della struttura. Sistema single-grounded (10kA – Primo colpo). Linea di
distribuzione in cavo.

Tabella 1.8 Fulminazione diretta della struttura. Sistema single-grounded (30kA – Primo colpo). Linea di
distribuzione in cavo.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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LINEA IN CAVO
Sistema SINGLE-GROUNDED Rneutro=1Ω lung=50m
I° COLPO Rsost.= 100Ω lung=40m
Fulminazione: STRUTTURA If=10kA

a) Rut=10Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.28 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD con l’alimentazione in cavo rispettivamente
per a) Rut=10Ω e per b) Rut=100Ω. All’aumentare della Rut aumenta la corrente che fluisce sugli SPD. Rispetto
all’alimentazione con linea aerea (Fig. 1.9), il cavo determina un aumento della corrente solo negli SPD
installati sul neutro, inoltre, i fronti delle onde di corrente, sia nel neutro che nelle fasi, sono più ripidi mentre le
code sono più corte nel neutro e più lunghe nelle fasi. Questo determina una minore sollecitazione in termini
energetici dell’SPD installato sul neutro.

a) Rut=10Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.29 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le tensioni nel punto in cui sono installati gli SPD rispettivamente per a) Rut=10Ω
e per b) Rut=100Ω. Come per la linea aerea (Fig. 1.10), il tempo d’intervento dell’SPD diminuisce
all’aumentare della Rut. Con la linea in cavo, però, l’innesco non è più contemporaneo tra il neutro e le tre fasi.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) Rut=10Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.30 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le sovratensioni tra conduttori attivi e PE sull’apparecchiatura, per a)
Rut=10Ω e per b) Rut=100Ω. Rispetto al caso di alimentazione attraverso linea aerea (Fig. 1.11),
l’apparecchiatura è soggetta ad una maggiore sovratensione che ne compromette la tenuta.

a) Rut=10Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.31 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le sovratensioni tra conduttori di fase e neutro sull’apparecchiatura,
per a) Rut=10Ω e per b) Rut=100Ω. Rispetto al caso di alimentazione attraverso linea aerea (sovratensione di
fatto inesistente), l’apparecchiatura è soggetta ad una sovratensione fase-neutro che ne compromette la tenuta.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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LINEA IN CAVO
Sistema SINGLE-GROUNDED Rneutro=1Ω lung=50m
I° COLPO Rsost.= 100Ω lung=40m
Fulminazione: STRUTTURA If=30kA

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.32 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD con l’alimentazione in cavo rispettivamente
per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. All’aumentare della Rut aumenta la corrente che fluisce sugli SPD. Rispetto
all’alimentazione con linea aerea (Fig. 1.12), il cavo determina una forte diminuzione della corrente solo negli
SPD installati sul neutro. Inoltre, la durata delle onde di corrente nel neutro diminuisce mentre quella nelle fasi
aumenta. Questo determina una minore sollecitazione in termini energetici dell’SPD installato sul neutro ed una
maggiore per quelli installati sulle fasi.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.33 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le tensioni nel punto in cui sono installati gli SPD rispettivamente per a) Rut=1Ω e
per b) Rut=100Ω. Come per la linea aerea (Fig. 1.13), il tempo d’intervento dell’SPD diminuisce all’aumentare
della Rut. Con la linea in cavo, però, l’innesco non è più contemporaneo tra il neutro e le tre fasi. In b), è
indicato la sopraelevazione dovuta al sopraggiungere dell’onda di tensione riflessa della linea di distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.34 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le sovratensioni tra conduttori attivi e PE sull’apparecchiatura, per a)
Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Rispetto al caso di alimentazione attraverso linea aerea (Fig. 1.14),
l’apparecchiatura è soggetta ad una maggiore sovratensione che ne compromette la tenuta. In b), il valore
massimo di sovratensione si verifica (freccia) a seguito di una rifrazione dell’onda di tensione proveniente dalla
linea di distribuzione.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.35 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le sovratensioni tra conduttori di fase e quello di neutro
sull’apparecchiatura, per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Proprio a causa dell’intervento non contemporaneo
degli SPD, si verificano delle sovratensioni fase-neutro superiori a 2Ut (Ut = 1.5kV) . In b), il valore massimo di
sovratensione si verifica (freccia) a seguito di una rifrazione dell’onda di tensione proveniente dalla linea di
distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯
1.3.3.2 Sistema MULTI-GROUNDED
Dai valori riportati nelle Tabelle 1.9 e 1.10 relativi al caso di sistema multi-grounded con
linea in cavo e confrontati con le Tabelle 1.5 e 1.6 relativi al caso di sistema multi-grounded
con linea aerea, si nota che il tipo di linea (aerea o cavo) influisce sia sull’ampiezza delle
correnti che attraversano gli SPD (per If=10kA tale influenza è meno marcata), sia sulla forma
d’onda: le correnti sulle fasi, con linea di distribuzione in cavo, sono caratterizzate da
ampiezze più elevate e fronti e code più lunghi, mentre sul neutro le correnti sono di ampiezza
e durata minore (si confrontino le Figg. 1.18 e 1.22 con le Figg. 1.36 e 1.40). Ne risulta,
quindi, rispetto all’alimentazione in linea aerea, una minore sollecitazione, in termini
energetici, per l’SPD installato sul neutro ed una maggiore sollecitazione per quelli installati
sulle fasi.
Nelle Figg. 1.37 ÷ , 1.39 e 1.41 ÷ 1.43, sono riportati gli andamenti di tensione nel punto di
consegna e ai capi dell’apparecchiatura per entrambi i valori di corrente di fulmine
considerati. Dai valori riportati nelle Tabelle 1.9 e 1.10 si nota che anche nel sistema multi-
grounded valgono le stesse considerazioni fatte per il single-grounded circa la dipendenza
dalla Rut, dalla lunghezza del montante e della lunghezza della linea di utente. I valori di
sovratensione sono comunque superiori a quello di tenuta dell’apparecchiatura (valori
evidenziati nelle tabelle).

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯

Tabella 1.9 Fulminazione diretta della struttura. Sistema multi-grounded (10kA – Primo colpo). Linea di
distribuzione in cavo.

Tabella 1.10 Fulminazione diretta della struttura. Sistema multi-grounded (30kA – Primo colpo). Linea di
distribuzione in cavo.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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LINEA IN CAVO
Sistema MULTI-GROUNDED Rneutro=1Ω lung=50m
I° COLPO Rsost.= 100Ω lung=40m
Fulminazione: STRUTTURA If=10kA

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.36 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD con l’alimentazione in cavo rispettivamente
per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Nel sistema Multi-grounded, il tipo di linea (aerea o in cavo) quando la
struttura è colpita da una corrente di fulmine di 10kA influisce scarsamente sull’ampiezza delle correnti che
attraversano gli SPD, mentre non è trascurabile l’effetto sulla forma d’onda: le correnti sulle fasi, con
l’alimentazione in cavo, sono caratterizzate da fronti più lunghi, mentre sul neutro sono più brevi. Ne risulta,
quindi, rispetto all’alimentazione in linea aerea (si veda la Fig. 1.18), una minore sollecitazione, in termini
energetici, per l’SPD installato sul neutro ed una maggiore per quelli installati sulle fasi.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.37 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le tensioni nel punto in cui sono installati gli SPD rispettivamente per a) Rut=1Ω e
per b) Rut=100Ω.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.38 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le sovratensioni tra conduttori attivi e PE sull’apparecchiatura, per a)
Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Rispetto all’alimentazione con la linea aerea (si veda la Fig. 1.20), i valori di
sovratensione che si verificano presso l’apparecchiatura sono leggermente inferiori ma comunque superiori alla
tenuta ad impulso dell’apparecchiatura.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.39 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le sovratensioni tra conduttori di fase e neutro sull’apparecchiatura,
per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. (Valori molto simili a quelli del caso di linea aerea, si veda la Fig. 1.21)

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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LINEA IN CAVO
Sistema MULTI-GROUNDED Rneutro=1Ω lung=50m
I° COLPO Rsost.= 100Ω lung=40m
Fulminazione: STRUTTURA If=30kA

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.40 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD con linea di distribuzione in cavo
rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Nel Multi-grounded, il tipo di linea (aerea o in cavo)
influisce sia sull’ampiezza delle correnti che attraversano gli SPD, sia sulla forma d’onda: le correnti sulle fasi,
con l’alimentazione in cavo, sono caratterizzate da fronti e code più lunghi, mentre sul neutro sono più brevi. Ne
risulta, quindi, rispetto all’alimentazione in linea aerea (si veda la Fig. 1.22), una minore sollecitazione, in
termini energetici, per l’SPD installato sul neutro ed una maggiore per quelli installati sulle fasi.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.41 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le tensioni nel punto in cui sono installati gli SPD rispettivamente per a) Rut=1Ω
e per b) Rut=100Ω. In b), è indicata la sopraelevazione dovuta al sopraggiungere dell’onda di tensione riflessa
della linea di distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.42 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le sovratensioni tra conduttori attivi e PE sull’apparecchiatura, per a)
Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. In b), il valore massimo di sovratensione si verifica in seguito al sopraggiungere
dell’onda di tensione proveniente dalla linea di distribuzione.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig.1.43 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le sovratensioni tra conduttori di fase e neutro sull’apparecchiatura,
per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. In b), il valore massimo di sovratensione si verifica (freccia) in seguito al
sopraggiungere dell’onda di tensione proveniente dalla linea di distribuzione.

48
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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1.3.4 Influenza del valore dell’impedenza di messa a terra del neutro
Un secondo aspetto analizzato è quello riguardante l’influenza del valore dell’impedenza di
messa a terra del neutro nei due sistemi considerati: sistema single-grounded e sistema multi-
grounded. Per questo tipo di analisi, si è considerato un sistema campione “con impedenze di
terra equilibrate”10 e uno “con impedenze di terra squilibrate” sui valori delle resistenze di
messa a terra del neutro.

1.3.4.1 Utente alimentato da linea di distribuzione aerea


Nelle Tabelle 1.11 e 1.12 si riportano, rispettivamente per i due valori d’intensità di corrente
di fulmine considerati, i valori di corrente e di tensione che si sono ottenuti sia per il sistema
single-grounded, sia per il sistema multi-grounded. Nel caso di alimentazione dell’utente con
linea di distribuzione aerea, si evince che nel sistema multi-grounded, in caso di equilibratura
dell’impedenze di messa a terra del neutro, l’SPD installato tra neutro e PE risulta essere il più
sollecitato. Infatti, con il sistema single-grounded, gli SPD sono attraversati da correnti di più
elevata intensità ma di forma d’onda più breve e pertanto non risentono tanto in termini
energetici del valore dell’impedenza di messa a terra del neutro; nel sistema multi-grounded,
invece, le correnti che scorrono attraverso gli SPD in tale circostanza sono notevolmente
elevate. Di conseguenza la sollecitazione a cui è sottoposto soprattutto l’SPD installato tra
conduttore di neutro e PE è particolarmente gravosa.

1.3.4.2 Utente alimentato da linea di distribuzione in cavo


Nelle Tabelle 1.11 e 1.12 si riportano anche, sia per il sistema single-grounded sia per quello
multi-grounded, i valori di sovratensione e sovracorrenti nel caso di un sistema “con
impedenze di terra equilibrate” nei valori di resistenza di terra del neutro in cui la linea di
distribuzione è in cavo. Da quanto si può notare, un sistema così alimentato, rispetto a quello
con linea aerea, è indipendente dalla modalità di messa a terra del neutro adottato dall’Ente
distributore.
L’equilibratura delle impedenze di terra con alimentazione in cavo determina in generale un
aumento dei valori di picco delle correnti dei conduttori attivi, ma effetti diversi nelle forme
d’onda per le due modalità di messa a terra del neutro: nel sistema single-grounded, la forma
d’onda delle correnti sono di più breve durata; nel sistema multi-grounded, le correnti nel
conduttore di neutro sono caratterizzate da fronti più ripidi e code più brevi, quelle nei
conduttori di fase da una maggiore durata.

10
Si ricorda (si veda par. 1.2.5.6) che, in questo studio, s’intende per:
sistema “con impedenze di terra squilibrate”
• per la modalità single-grounded, un sistema in cui l’impedenza di messa a terra del centro stella del
trasformatore (messa a terra in un sol punto) è più bassa rispetto a quella di utente;
• per la modalità multi-grounded, un sistema in cui l’impedenza di messa a terra del neutro lungo la linea
è più alta di quella di utente;
sistema “con impedenze di terra equilibrate”
• per la modalità single-grounded, un sistema in cui l’impedenza di messa a terra del centro stella del
trasformatore (messa a terra in un sol punto) è uguale a quella di terra d’utente;
• per la modalità multi-grounded, un sistema in cui l’impedenza di messa a terra del neutro lungo la linea
è uguale a quella di terra d’utente.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯

Tabella 1.11 Influenza del valore dell’impedenza di messa a terra del neutro lungo la linea e in cabina.
Fulminazione diretta della struttura, corrente di fulmine di 10kA.

Tabella 1.12 Influenza del valore dell’impedenza di messa a terra del neutro lungo la linea e in cabina.
Fulminazione diretta della struttura, corrente di fulmine di 30kA..

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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1.3.5 Effetto della forma d’onda della corrente di fulmine
Un terzo aspetto analizzato è quello riguardante l’influenza della forma della corrente di
fulmine che colpisce la struttura. Per questo tipo di analisi si è supposto di sollecitare l’LPS
oltre che con una corrente di fulmine di primo colpo (10/350µs) anche con una corrente di
colpo successivo (0.25/100 µs) d’intensità di 10kA e 30kA. Per questo tipo di analisi si è
considerato per il single-grounded che per il multi-grounded un sistema con impedenze di
messa a terra del neutro dello stesso valore dell’impedenza di terra di utente.

1.3.5.1 Utente alimentato da linea di distribuzione aerea


Nelle Tabelle 1.13 e 1.14 sono riportati, sia per il sistema single-grounded che per quello
multi-grounded, i valori di sovracorrente e sovratensione nel caso in cui la struttura,
alimentata da linea aerea, sia colpita da correnti tipiche del primo colpo e dei colpi successivi.
Le Figg. 1.44, 1.45 e 1.52, 1.53 riportano gli andamenti delle correnti che attraversano gli
SPD rispettivamente per il 1° colpo di fulmine e per quelli successivi, nei due tipi di sistemi di
messa a terra del neutro adottati dal distributore per i due valori d’intensità di corrente di
fulmine considerati. Dal confronto delle figure e dai valori delle Tabelle 1.13 e 1.14, si può
notare che, in caso di colpi successivi, gli SPD, che proteggono l’apparecchiatura, sono
attraversati da correnti di minore intensità e con fronti più ripidi e, quindi, in termini
energetici, sono molto meno sollecitati.
Per quanto riguarda le sovratensioni, nelle Figg. 1.46 ÷ 1.51 e 1.54 ÷ 1.59 sono riportati gli
andamenti delle tensioni rispettivamente ai capi degli SPD e dell’apparecchiatura per correnti
di fulmine di 10 e 30kA. Dai valori riportati nelle Tabelle 1.13 e 1.14 si nota come in caso di
colpi successivi, l’isolamento di linea sia fortemente sollecitato, soprattutto quando il sistema
di messa a terra del neutro e di tipo single-grounded.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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Tabella 1.13 Fulminazione diretta della struttura. Effetto della forma d’onda della corrente di fulmine. Sistema
di distribuzione con linea aerea. Corrente di fulmine di 10kA.

Tabella 1.14 Fulminazione diretta della struttura. Effetto della forma d’onda della corrente di fulmine. Sistema
di distribuzione con linea aerea. Corrente di fulmine di 30kA.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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COLPI SUCCESSIVI
LINEA AEREA Rut = 30Ω lung.montante = 40m
Rneutro= Rsost.=30Ω lung.linea utente = 10m
Fulminazione: STRUTTURA If=10kA

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.44 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a) il 1° colpo di fulmine e
per b) i colpi successivi. In b) gli SPD che proteggono l’apparecchiatura sono attraversati da correnti di minore
intensità e con fronti più ripidi e, quindi, in termini energetici, gli SPD sono molto meno sollecitati.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.45 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a) il 1° colpo di fulmine e
per b) i colpi successivi.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.46 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le tensioni nel punto di consegna ai capi dell’SPD rispettivamente per
a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b), per la maggiore pendenza che presentano i colpi successivi, il livello
effettivo di protezione Uprot, risulta maggiore, a causa di fenomeni induttivi, dovuti alla presenza delle induttanze
dei collegamenti dell’SPD.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig.1.47 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le tensioni nel punto di consegna ai capi dell’SPD rispettivamente per
a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b) il valore massimo di sovratensione si verifica, dopo l’intervento degli
SPD, nel neutro in seguito a fenomeni di riflessioni dell’onda di tensione. I picchi di sovratensione di notevole
intensità sono dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.48 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 53): la sovratensione di modo comune che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b) l’onda di tensione ha oscillazioni di più alta
frequenza.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.49 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 53): la sovratensione di modo comune che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. I picchi di sovratensione di notevole intensità sono
dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.50 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 53): la sovratensione di modo differenziale che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b) l’onda di tensione ha oscillazioni di più alta
frequenza.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.51 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 53): la sovratensione di modo differenziale che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. I picchi di sovratensione di notevole intensità sono
dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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COLPI SUCCESSIVI
LINEA AEREA Rut = 30Ω lung.montante = 40m
Rneutro= Rsost.=30Ω lung.linea utente = 10m
Fulminazione: STRUTTURA If=30kA

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.52 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a) il 1° colpo di fulmine e
per b) i colpi successivi. In b) gli SPD che proteggono l’apparecchiatura sono attraversati da correnti di minore
intensità e con fronti più ripidi e, quindi, in termini energetici, gli SPD sono molto meno sollecitati.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.53 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a) il 1° colpo di fulmine e
per b) i colpi successivi.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.54 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le tensioni conduttori attivi-PE nel punto di consegna, ai capi
dell’SPD rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b), per la maggiore pendenza che
presentano i colpi successivi, il livello effettivo di protezione Uprot, risulta maggiore, a causa di fenomeni
induttivi, dovuti alla presenza delle induttanze dei collegamenti dell’SPD.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig.1.55 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): le tensioni conduttori attivi-PE nel punto di consegna, ai capi
dell’SPD rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b) i picchi di sovratensione di notevole
intensità sono dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.56 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 57): la sovratensione di modo comune che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b) l’onda di tensione ha oscillazioni di più alta
frequenza.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.57 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 57): la sovratensione di modo comune che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. I picchi di sovratensione di notevole intensità sono
dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.58 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 57): la sovratensione di modo differenziale che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b) l’onda di tensione ha oscillazioni di più alta
frequenza.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.59 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Multi-grounded – linea aerea (si vedano le
specifiche ad inizio pagina 57): la sovratensione di modo differenziale che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b) l’onda di tensione ha oscillazioni di più alta
frequenza. I picchi di sovratensione di notevole intensità sono dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di
distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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1.3.5.2 Utente alimentato da linea di distribuzione in cavo
Nelle Tabelle 1.15 e 1.16 sono riportati sia per il sistema single-grounded sia per il sistema
multi-grounded, i valori di corrente e tensione che si verificano nel sistema d’utente con
alimentazione in cavo, nel caso in cui la struttura sia colpita dal primo colpo e dai colpi
successivi di fulmine d’intensità pari a 10 e 30kA.
Le Figg. 1.60 ÷ 1.67 riportano gli andamenti delle correnti e delle sovratensioni
rispettivamente per il 1° colpo di fulmine e per quelli successivi, nel sistema single-grounded
(il sistema multi-grounded è caratterizzato da andamenti molto simili).
Dal confronto delle Tabelle 1.13, 1.14 relative al caso di utente alimentato con linea aerea,
con le Tabelle 1.15, 1.16 relative al caso di utente alimentato con linea in cavo, si nota che nel
multi-grounded, il comportamento del sistema ai colpi successivi è indipendente dal tipo di
alimentazione. Nel single-grounded, l’alimentazione in cavo provoca maggiori pericoli non
solo per sovratensione (per l’apparecchiatura) ma anche in termini energetici (per gli SPD). E’
da notare, inoltre, che per correnti tipiche dei colpi successivi, si verificano sovratensioni di
modo differenziale (fase-neutro) molto elevate: il loro valore può raggiungere i 12kV.

Tabella 1.15 Fulminazione diretta della struttura. Effetto della forma d’onda della corrente di fulmine (10
kA). Sistema con linea di distribuzione in cavo.

Tabella 1.16 Fulminazione diretta della struttura. Effetto della forma d’onda della corrente di fulmine (30
kA). Sistema con linea di distribuzione in cavo.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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COLPI SUCCESSIVI
LINEA CAVO Rut = 30Ω lung.montante = 40m
Rneutro= Rsost.=30Ω lung.linea utente = 10m
Fulminazione: STRUTTURA If=10kA

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.60 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a) il 1° colpo di fulmine e
per b) i colpi successivi. In b) la maggire ripidità dei fronti e la minore durata della coda sono tali da provocare
una minore sollecitazione degli SPD, in termini energetici.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.61 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le tensioni nel punto di consegna ai capi dell’SPD rispettivamente per a) 1° colpo
e per b) colpi successivi. I picchi di sovratensione di notevole intensità sono dovuti alle rifrazioni provenienti
dalla linea di distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.62 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): la sovratensione conduttori attivi-PE che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. I picchi di sovratensione di notevole intensità sono
dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di distribuzione.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.63 Fulminazione diretta della struttura (10 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): la sovratensione fase-neutro che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. I picchi di sovratensione di notevole intensità sono
dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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COLPI SUCCESSIVI
LINEA CAVO Rut = 30Ω lung.montante = 40m
Rneutro= Rsost.=30Ω lung.linea utente = 10m
Fulminazione: STRUTTURA If=30kA

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.64 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a) il 1° colpo di fulmine e
per b) i colpi successivi. In b) la maggire ripidità dei fronti e la minore durata della coda sono tali da provocare
una minore sollecitazione degli SPD, in termini energetici.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.65 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): le tensioni di modo comune nel punto di consegna ai capi dell’SPD
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. I picchi di sovratensione di notevole intensità sono
dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di distribuzione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione di bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.66 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): sovratensione di modo comune che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. I picchi di sovratensione di notevole intensità sono
dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di distribuzione.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.67 Fulminazione diretta della struttura (30 kA). Sistema Single-grounded – linea in cavo (si vedano le
specifiche ad inizio pagina precedente): sovratensione di modo differenziale che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° col po e per b) colpi successivi. I picchi di sovratensione di notevole intensità sono
dovuti alle rifrazioni provenienti dalla linea di distribuzione.

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1.4 Fulminazione diretta della linea aerea (a conduttore nudo)
1.4.1 Aspetti generali
Quando un fulmine colpisce direttamente una linea aerea di bassa tensione a conduttore nudo,
la fulminazione può interessare qualsiasi elemento di linea: i conduttori attivi e i sostegni. Le
sovratensioni che si manifestano sono dovute prevalentemente ad un accoppiamento resistivo:
la corrente di fulmine If si ripartisce in funzione dell’impedenza caratteristica Z0 dei due tratti
di linea visti dal punto di impatto, per cui l’onda di tensione U che si genera nel punto colpito
se colpisce il conduttore, è definita dall’espressione:
If
U = Z0 (1.6)
2
dove Z0, si può esprimere [33] come segue:
⎛ 2h ⎞
Z o = 60 ln⎜ ⎟ (1.7)
⎝ r ⎠
Il valore dell’impedenza caratteristica di una linea aerea di bassa tensione è di circa 500Ω.
Questo valore indica che anche correnti dell’ordine della decina di kA possono produrre
sovratensioni di migliaia di kV, anche se di fatto le sovratensioni sono limitate alla scarica
degli isolamenti.
Queste sovratensioni si propagano lungo la linea dal punto di impatto, in entrambi le direzioni
e possono giungere all’utente causando incendi e guasti alle apparecchiature presenti
all’interno di un edificio. Lungo la linea il livello d’isolamento non è omogeneo. Lungo la
campata, la tenuta ad impulso verso terra è data dalla distanza in aria della linea da terra,
mentre, in corrispondenza dei sostegni, la tenuta risulta minore perché dettata dalla tenuta ad
impulso degli isolatori (solitamente più bassa rispetto agli spazi d’aria in campata). Pertanto,
dove la sovratensione è maggiore della tenuta ad impulso della linea, si può verificare la
scarica, e in alcuni casi anche il disservizio o danneggiamento permanente della linea. La
scarica sugli isolatori ha l’effetto di drenare a terra parte della corrente in modo da ridurre il
valore della sovratensione. Quindi se il fulmine colpisce la linea in un punto sufficientemente
lontano dalla struttura da proteggere (definito nel seguito colpo lontano), la sovratensione
incontra un numero di sostegni tale da permettere l’attenuazione del suo valore fino a quello
di tenuta della linea. Se il fulmine colpisce la linea in prossimità della struttura (definito nel
seguito colpo vicino), il numero di scariche sui sostegni possono non essere sufficienti e agli
impianti utilizzatori giungono sovratensioni di elevata intensità.
L’analisi riportata nei paragrafi che seguono, volge proprio ad individuare le ampiezze e le
forme d’onda delle sovratensioni e delle sovracorrenti che possono interessare
un’apparecchiatura e l’SPD posto a protezione della stessa, in seguito alla fulminazione
diretta della linea di distribuzione di BT da cui viene alimentata. In particolare, si sono distinti
i seguenti casi:
• fulminazione in prossimità della struttura (colpo vicino) e in prossimità della cabina (colpo
lontano);
• sistema single-grounded e sistema multi-grounded;
• corrente di fulmine associata al primo colpo e ai colpi successivi.

1.4.2 Fulminazione diretta della linea di distribuzione aerea in prossimità della struttura
Per questa analisi, si è considerato un fulmine con una corrente di 30kA, forma d’onda
10/350µs, e fulminazione dell’ultimo sostegno della linea di distribuzione in corrispondenza
del punto di consegna all’utente (palo A di Fig. 1.6).

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
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1.4.2.1 Influenza della modalità di messa a terra del neutro della linea di distribuzione
Nelle Tabelle 1.17 e 1.18, si riportano, rispettivamente per il sistema single-grounded e per
quello multi-grounded, i valori delle correnti che possono interessare gli SPD posti a
protezione dell’apparecchiatura d’utente e i valori delle sovratensioni in corrispondenza dei
dispositivi di protezione e dell’apparecchiatura protetta; i valori sono riportati in funzione
dell’impedenza di terra d’utente (Rut), della lunghezza del montante distributore e di quella
della linea d’utente. Sono riportati, inoltre, i valori di energia e carica associati alle frazioni
della corrente di fulmine che attraversano gli SPD ed il valore del parametro h necessario ad
identificare l’incremento di sovratensione per ogni metro di lunghezza della linea d’utente che
si ha per un tipo di configurazione (argomento che sarà ripreso nel par. 3.2).
Dal confronto delle due tabelle, si nota che non si verificano rilevanti differenze di
comportamento tra le due modalità di messa a terra del neutro. Le sovratensioni e le
sovracorrenti che si sono rilevate dalla simulazione hanno valori praticamente uguali.
Nelle Figg. 1.68 e 1.69 si riportano i profili delle correnti che attraversano gli SPD
rispettivamente nella modalità single-grounded e in quella multi-grounded per Rut=1Ω e per
Rut=100Ω. Si può notare come, all’aumentare della Rut, si ha una minore percentuale di
corrente di fulmine negli SPD (dall’80% della corrente di fulmine per Rut=1Ω si passa al 15%
per Rut=100Ω), e una minore durata complessiva dell’onda. Dai valori del tempo al fronte (T1)
e all’emivalore (T2) riportati nelle tabelle si evince che: il sistema con modalità single-
grounded è caratterizzato da onde di corrente con code molto più brevi di quelle rilevate nel
sistema multi-grounded, in cui le forme d’onda sono molto prossime a quella corrispondente
al 1° colpo. Questo è l’unico aspetto che differenzia i due sistemi e determina una minore
sollecitazione energetica degli SPD installati in un sistema single-grounded, come si nota dai
valori d’energia e di carica nelle Tabelle 1.17 e 1.18.
La lunghezza del montante distributore, che collega la linea di distribuzione con il punto di
consegna dell’utente, influisce poco sulle frazioni di corrente che interessano gli SPD: la
variazione da 20m a 40m determina una diminuzione della corrente che va da alcune decine a
qualche centinaia di ampere.
Le Figg. 1.70 ÷ 1.73 mostrano gli andamenti nel tempo delle tensioni nel punto di consegna
(in cui è installato l’SPD) e ai morsetti dell’apparecchiatura, rispettivamente nel sistema
single-grounded e in quello multi-grounded, per Rut=1Ω e per Rut=100Ω. Le Figg. 1.70 e 1.71
evidenziano come la variazione della Rut da 1 a 100Ω determini un ritardo di intervento di
pochi decimi di µs degli SPD. In seguito all’intervento di quest’ultimi si verifica una
sovratensione causata sostanzialmente dalla resistenza d’arco (fissata a 0,1Ω). Essa ha un
effetto predominante rispetto la sovratensione che si innesca per il passaggio della corrente sui
collegamenti dell’SPD (fissati a 20cm, a cui corrisponde un induttanza di 0,2µH) [15]. Questo
risulta evidente analizzando l’onda di corrente che raggiunge il suo massimo in
corrispondenza del picco dell’onda di tensione.
Dai valori riportati nelle Tabelle 1.17 e 1.18 si nota che i parametri che influiscono sulle
sovratensioni che interessano l’apparecchiatura, sono, oltre alla Rut, anche la lunghezza del
montante e della linea di utente. Si può dire che in entrambi i sistemi le sovratensioni sono
inferiori alla tenuta ad impulso dell’apparecchiatura solo nel caso in cui la lunghezza della
linea di utente è di 20m.
La variazione della lunghezza del montante distributore da 20m a 40m determina una
diminuzione di tensione di poche decine di volt.
L’aumento di 30m della lunghezza della linea di utente determina, invece, un aumento della
tensione ai terminali dell’apparecchiatura che va da qualche decina a qualche centinaia di
volt.
Le Figg. 1.72 e 1.73 mostrano come la sovratensione che giunge all’apparecchiatura dipenda
dalla Rut. Si nota che l’onda di tensione è data dalla sovrapposizione di due componenti: una

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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unidirezionale, associata al passaggio della corrente di fulmine nella resistenza d’arco del
dispositivo, l’altra oscillatoria, smorzata, ad alta frequenza, propria della linea d’utente.
Nell’ultima colonna delle Tabelle 1.17 e 1.18, si indicano i pali di linea in cui è avvenuta la
scarica degli isolatori (le lettere fanno riferimento alla Fig 1.6). In ogni caso simulato, l’onda
di tensione che si propaga in linea è di intensità tale da provocare la scarica in entrambi i tipi
di sistemi di messa a terra del neutro.
Nelle Figg. 1.74 ÷ 1.76 si riportano gli andamenti della frazione della corrente di fulmine che
interessa i conduttori di linea e i dispersori di terra dei sostegni nel caso in cui l’impedenza di
terra d’utente sia uguale a 100Ω, cioè nella condizione più sfavorevole per la linea del
distributore.
Dalle figure si evidenzia il diverso comportamento dei due sistemi: nel sistema single-
grounded, fino al terzo sostegno adiacente il punto di fulminazione, le correnti nei quattro
conduttori hanno circa stessa ampiezza e stessa forma d’onda. In corrispondenza del palo E si
verificano i cosiddetti fenomeni del flash over nei conduttori di fase e quello del back-flash
over nel conduttore di neutro: i conduttori di fase scaricano (flash over) ed innalzano il
potenziale di terra provocando la successiva scarica nel neutro (back-flash over) nel quale si
richiude parte della corrente drenata a terra per la scarica delle fasi. Da questo punto fino in
cabina, nel neutro fluisce una corrente di intensità maggiore rispetto a quella delle fasi. In
cabina, infatti, il neutro è posto a terra e l’impedenza di tale conduttore vista dal palo E, è
minore di quella degli altri. Il sistema multi-grounded è caratterizzato, invece, da correnti di
minore ampiezza, in quanto la messa a terra sistematica del neutro permette un maggiore
drenaggio a terra della corrente. Nelle Figg. 1.74 b) e 1.75 b) si nota, oltre al già citati
fenomeni del flash over e del back-flash over in corrispondenza dei pali C ed E, anche un
inversione della corrente nel conduttore di neutro in prossimità del palo F. Infatti, non essendo
collegato a terra il centro stella del trasformatore, le correnti di fase quando giungono in
cabina si richiudono attraverso il centro stella del trasformatore e ritornano in linea attraverso
il conduttore di neutro. La Fig. 1.76 mostra la corrente drenata a terra in corrispondenza di
ogni sostegno. Essa evidenza in maniera più marcata le differenze fra i due sistemi.
Nelle Figg. 1.77 e 1.78 si riportano gli andamenti nel tempo delle correnti e delle tensioni che
interessano il trasformatore di cabina. Si può notare come nel sistema single-grounded, il
trasformatore sia maggiormente sollecitato.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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Tabella 1.17 Fulminazione diretta della linea aerea in prossimità della struttura. Sistema single-grounded.

Tabella 1.18 Fulminazione diretta della linea aerea in prossimità della struttura. Sistema multi-grounded.

69
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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COLPO VICINO
Fulminazione: Palo A Rneutro=1Ω lungh. linea d’utente=50m
I colpo : If=30kA 10/350µs Rsost=100Ω lungh. montante distr=40m

a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=1Ω Rut=1Ω

Fig. 1.68 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): correnti che attraversano gli SPD per Rut=1Ω rispettivamente per a) sistema
single-grounded e per b) sistema multi-grounded.

a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=100Ω Rut=100Ω

Fig. 1.69 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche ad inizio pagina): correnti che attraversano gli SPD per Rut=100Ω rispettivamente per a) sistema
single-grounded e per b) sistema multi-grounded. All’aumentare della Rut si ha una minore percentuale di
corrente di fulmine negli SPD e una minore durata complessiva dell’onda. Lunghezza della linea d’utente=50m.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=1Ω Rut=1Ω

Fig. 1.70 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche a pagina precedente): tensione nel punto di consegna (in cui è installato l’SPD) per Rut=1Ω
rispettivamente per a) sistema single-grounded e per b) sistema multi-grounded.

a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=100Ω Rut=100Ω

Fig. 1.71 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche a pagina precedente): tensione nel punto di consegna (in cui è installato l’SPD) per Rut=100Ω
rispettivamente per a) sistema single-grounded e per b) sistema multi-grounded. All’aumentare della Rut si
verifica un ritardo di intervento di pochi decimi di µs degli SPD. In seguito all’intervento, si verifica una
sovratensione dovuta all’effetto prevalente del passaggio della corrente di fulmine nella resistenza d’arco del
dispositivo. Il valore massimo di tale sovratensione si ha in corrispondenza del valore di picco della corrente e
diminuisce all’aumentare della Rut. Lunghezza della linea d’utente=50m.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=1Ω Rut=1Ω

Fig. 1.72 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche a pagina 70): tensione tra conduttori attivi e PE sull’apparecchiatura per Rut=1Ω rispettivamente
per a) sistema single-grounded e per b) sistema multi-grounded.

a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=100Ω Rut=100Ω

Fig. 1.73 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche a pagina 70): tensione tra conduttori attivi e PE sull’apparecchiatura per Rut=100Ω rispettivamente
per a) sistema single-grounded e per b) sistema multi-grounded. L’onda di tensione è data dalla sovrapposizione
di due componenti: una unidirezionale, associata al passaggio della corrente di fulmine nella resistenza d’arco
del dispositivo, l’altra oscillatoria, smorzata, ad alta frequenza, propria della linea d’utente. Distanza
dell’apparecchiatura da proteggere dall’SPD 50m.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=100Ω Rut=100Ω

Fig. 1.74 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche a pagina 70): corrente nel conduttore di neutro lungo la linea per Rut=100Ω rispettivamente per a)
sistema single-grounded e per b) sistema multi-grounded. La linea di distribuzione è lunga 350m ed è dotata di
sette sostegni distanziati 50m l’uno dall’altro. (Si veda la Fig. 1.6)

a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=100Ω Rut=100Ω

Fig. 1.75 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche a pagina 70): corrente nei conduttori di fase lungo la linea per Rut=100Ω rispettivamente per a)
sistema single-grounded e per b) sistema multi-grounded. Nel sistema single-grounded, fino al terzo sostegno
adiacente il punto di fulminazione, le correnti nei quattro conduttori hanno circa stessa ampiezza e stessa forma
d’onda. In corrispondenza del palo E si verificano il fenomeno del flash over nei conduttori di fase e quello del
back-flash over nel conduttore di neutro;dopodiché nel neutro fluisce una corrente di intensità maggiore rispetto
a quella delle fasi perché messo a terra nella cabina vicina. Il multi-grounded è caratterizzato, invece, da
correnti di minore ampiezza, in quanto la messa a terra sistematica del neutro permette un maggiore drenaggio
a terra della corrente in corrispondenza dei pali C ed E (si veda la Fig. 1.6) si verifica il back-flash over, e in
prossimità del palo F un inversione della corrente nel conduttore di neutro dovuta al fatto che, non essendo il
centro stella del trasformatore collegato a terra, le correnti di fase si richiudono nel neutro quando giungono in
cabina.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=100Ω Rut=100Ω

Fig. 1.76 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche a pagina 70): profili della corrente nei dispersori di terra dei sostegni lungo la linea per Rut=100Ω
rispettivamente per a) sistema single-grounded e per b) sistema multi-grounded. In a) la maggiorparte della
corrente di fulmine si richiude attraverso la messa a terra del centro del trasformatore di cabina (curva verde).
La linea di distribuzione è lunga 350m ed è dotata di sette sostegni distanziati 50m l’uno dall’altro. (Si veda la
Fig. 1.6)

a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=100Ω Rut=100Ω

Fig. 1.77 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche a pagina 70): corrente nell’avvolgimento secondario del trasformatore per Rut=100Ω
rispettivamente per a) sistema single-grounded e per b) sistema multi-grounded. In b) il mancato collegamento
del centro stella a terra in cabina determina la richiusura delle correnti di fase nel conduttore di neutro che
attraverso questo tornano a fluire in linea.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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a) Sistema SINGLE-GROUNDED b) Sistema MULTI-GROUNDED


Rut=100Ω Rut=100Ω

Fig. 1.78 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura (si vedano le
specifiche a pagina 70): tensione nell’avvolgimento secondario del trasformatore per Rut=100Ω
rispettivamente per a) sistema single-grounded e per b) sistema multi-grounded.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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1.4.2.2 Influenza del valore dell’impedenza di messa a terra del neutro
Per questo tipo di analisi, si è confrontato il comportamento di un sistema “equilibrato nelle
impedenze di terra” (si veda la nota 10 a pag. 47) con uno “squilibrato nelle impedenze di
terra”.
In Tabella 1.19 si riportano i valori di corrente e di tensione che si sono rilevati in questo tipo
di configurazione per il sistema single-grounded, e per il sistema multi-grounded. Il
comportamento dei due sistemi è pressoché uguale. Dall’esame dei risultati, si può notare che
una configurazione equilibrata nei valori di resistenza di messa a terra del neutro apporta dei
vantaggi soprattutto all’utente, in termini sia di corrente che di tensione.
La maggior parte della corrente di fulmine (circa il 60%) attraversa la linea e si richiude in
cabina (richiudendosi poi a terra nel sistema single-grounded, ritornando in linea attraverso il
conduttore di neutro per il sistema multi-grounded). Il rimanente 40%, invece, si divide in
parti circa uguali tra il sostegno colpito dal fulmine (sostegno A di Fig. 1.6), e l’utente.
Le forme d’onda della corrente presentano code molto più brevi di quelle rilevate nel sistema
“squilibrato nelle impedenze di terra”, soprattutto nel caso di sistema multi-grounded. Ciò,
come si nota dai valori d’energia e di carica riportati in tabella, comporta una minore
sollecitazione degli SPD.
I valori di sovratensione che si verificano ai terminali dell’apparecchiatura sono più bassi: si
supera di pochi volt la tenuta ad impulso dell’apparecchiatura (1,5kV) in ogni caso.

1.4.2.3 Effetto della forma d’onda della corrente di fulmine


In quest’analisi si è considerato il sistema campione “equilibrato nelle impedenze di terra” del
paragrafo precedente e si è supposto che avvenga la fulminazione del palo A in prossimità
della struttura con una corrente di colpo successivo anziché con una corrente di fulmine di 1°
colpo.
In Tabella 1.20 sono riportati, per il sistema single-grounded e per quello multi-grounded, i
valori di sovracorrente e di sovratensione, di energia e carica che interessano gli SPD e
l’apparecchiatura da essi protetta, rilevati in quest’analisi. Si può notare che anche in questo
caso non esistono sostanziali differenze se la modalità di messa a terra del neutro è di tipo
single-grounded o di tipo multi-grounded. In Fig. 1.79 si riportano gli andamenti nel tempo
delle correnti che attraversano gli SPD nel sistema single-grounded11 rispettivamente per il 1°
colpo e per quelli successivi. Si può notare che, anche se la corrente negli SPD è maggiore nel
caso di corrente di fulmine con forma d’onda tipica dei colpi successivi, la durata dell’onda è
così breve che i limitatori di sovratensione risultano comunque molto meno sollecitati in
termini energetici.
Per quanto riguarda le sovratensioni, nelle Figg. 1.80 e 1.81 sono riportati gli andamenti nel
tempo delle tensioni rispettivamente nel punto di installazione degli SPD e
dell’apparecchiatura quando la modalità di messa a terra del neutro è di tipo sistema single-
grounded. In caso di correnti di colpo successivo, il livello di protezione effettivo (Uprot)
fornito dall’SPD risulta minore, poiché onde di correnti così brevi provocano un aumento di
tensione sulle induttanze dei collegamenti degli SPD. Le sovratensioni che si verificano ai
morsetti dell’apparecchiatura possono superare il doppio della tensione di tenuta ad impulso
come mostrato in Fig. 1.81.

11 Avendo lo stesso comportamento, i due sistemi presentano gli stessi valori di tensione e corrente e le stesse

forme d’onda. Di conseguenza si sono riportati i soli andamenti relativi al sistema single-grounded.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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Tabella 1.19 Fulminazione della linea in prossimità della struttura. Influenza del sistema di messa a terra del
neutro. Corrente di fulmine del primo colpo.

Tabella 1.20 Fulminazione della linea in prossimità della struttura. Effetto della forma d’onda della corrente
di fulmine.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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COLPI SUCCESSIVI
Fulminazione: Palo A Rut=30Ω lungh. linea d’utente=10m
LINEA AEREA Rsost=Rneutro=30Ω lungh. montante distr=40m

a) 1°colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.79 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura. Sistema single-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a)
il 1° colpo e per b) i colpi successivi. Anche se la corrente negli SPD è maggiore, la durata dell’onda è così
breve che i limitatori di sovratensione risultano comunque molto meno sollecitati, in termini energetici, per i
colpi successivi.

a) 1°colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.80 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura. Sistema single-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina): le tensione ai capi degli SPD rispettivamente per a) 1°
colpo e per b) colpi successivi. In b), per la maggiore pendenza che presentano le onde di corrente sui colpi
successivi(si veda la Fig. 1.79), il livello effettivo di protezione Uprot, risulta maggiore, a causa di fenomeni
induttivi, dovuti alla presenza dei collegamenti dell’SPD.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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a) 1°colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.81 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della struttura. Sistema single-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina precedente): la sovratensione ai morsetti
dell’apparecchiatura rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b) il valore di tensione è
superiore alla tenuta ad impulso dell’apparecchiatura (fissato a 1.5kV) più del doppio e le oscillazioni sono a
più alta frequenza. Lunghezza della. linea d’utente pari a 10m.

1.4.3 Fulminazione diretta della linea di distribuzione di BT in prossimità della cabina


MT/BT
Per questo tipo di analisi, si è supposto che un fulmine con una corrente di 30kA ecolpisca il
primo sostegno della linea di BT in prossimità della cabina di trasformazione MT/BT (palo G)
come riportato in Fig. 1.82.

Fig. 1.82 Sistema di bassa tensione considerato nella simulazione. Si è supposto che un fulmine con una
corrente di 30kA e forma d’onda 10/350µs, colpisca il primo sostegno della linea di distribuzione in prossimità
della cabina di trasformazione MT/BT (paloG). La linea di distribuzione è lunga 350m ed è dotata di sette
sostegni distanziati 50m l’uno dall’altro.
1.4.3.1 Influenza della modalità di messa a terra del neutro della linea di distribuzione -
Sistema single-grounded
In Tabella 1.21 sono riportati i valori delle ampiezze, dei tempi T1 e T2, di energia e di carica
che caratterizzano le frazioni di corrente di fulmine che attraversano gli SPD posti a
protezione di un’apparecchiatura, in funzione dell’impedenza dell’impianto di messa a terra
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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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locale d’utente (Rut), della lunghezza del montante distributore e di quella di utente. Sono
riportati anche i valori di tensione alla partenza e all’arrivo della linea d’utente, corrispondenti
alla sovratensione, a cui sono sottoposti rispettivamente l’SPD e l’apparecchiatura da
proteggere, e il valore del parametro h necessario ad identificare l’incremento di
sovratensione per ogni metro di lunghezza della linea d’utente.
La Fig. 1.83 mostra gli andamenti nel tempo delle correnti negli SPD rispettivamente per
Rut=1Ω e per Rut=100 Ω. Si nota, dai valori della tabella, che le frazioni di corrente negli SPD
sono di modesta intensità. Esse sono inferiori a 1600A. Infatti, il collegamento a terra del
centro stella del trasformatore di cabina risulta la via di più bassa impedenza vista dal fulmine
dal punto d’impatto. Di conseguenza, la maggior parte della corrente di fulmine (l’82% nel
caso in cui la Rut=100Ω) è drenata a terra attraverso il centro stella trasformatore. La restante
parte fluisce in linea e solo una parte di questa interessa gli SPD. Per esempio, nel caso
peggiore per i limitatori, in cui l’utente ha una Rut=1Ω, circa il 20% della corrente di fulmine
fluisce in linea e il 76% di questa interessa gli SPD.
All’aumentare della Rut, diminuisce sia la frazione di corrente di fulmine che attraversa gli
SPD (si passa dal 13% per Rut=1Ω al 2.3% per Rut=100Ω) sia la durata complessiva dell’onda
di corrente. Ciò comporta bassi valori energetici e quindi una sollecitazione degli SPD assai
modesta.
La lunghezza del montante influisce poco sulla frazione della corrente di fulmine che
interessa l’utente: un aumento di 20m determina una diminuzione della corrente da qualche
ampere a qualche decina di ampere ed inoltre una maggiore durata dell’onda.
Nelle Figg. 1.84 e 1.85 si riportano gli andamenti nel tempo delle tensioni nel punto di
consegna (in cui è installato l’SPD) e ai morsetti dell’apparecchiatura rispettivamente per
Rut=1Ω e per Rut=100Ω. Dai valori riportati in tabella si nota che le sovratensioni che si
verificano presso l’apparecchiatura sono inferiori al livello di tenuta ad impulso della stessa in
tutte le condizioni simulate.
Il parametro che influisce in maniera più evidente sulle sovratensioni è la lunghezza della
linea d’utente: l’aumento di 30m determina un aumento di tensione ai morsetti
dell’apparecchiatura superiore a 100V.
L’ultima colonna della tabella indica i pali di linea in cui è avvenuta la scarica. Si evince che,
nonostante la maggior parte della corrente di fulmine si richiuda in cabina, la linea è
sottoposta ad una sovratensione che determina la scarica sugli isolatori in corrispondenza di
tutti i pali (tensione di scarica fissata a 15 kV).
La Fig. 1.86 mostra il profilo di corrente e di tensione registrate nel trasformatore nel caso di
Rut=100Ω. In tale circostanza i valori sono così elevati da provocare con molta probabilità la
scarica nell’isolamento di bassa tensione del trasformatore.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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Tabella 1.21 Fulminazione diretta della linea aerea in prossimità della cabina MT/BT. Sistema single-
grounded.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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COLPO LONTANO
Fulminazione: Palo G Rneutro=1Ω lungh. linea d’utente=50m
I colpo : If=30kA 10/350µs Rsost=100Ω lungh. montante distr=40m
Sistema SINGLE-GROUNDED

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.83 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema single-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina): correnti negli SPD rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b)
Rut=100 Ω. All’aumentare della Rut, diminuisce la frazione di corrente di fulmine che attraversa gli SPD e la
durata complessiva dell’onda di corrente. Ciò comporta bassi valori energetici e quindi una sollecitazione degli
SPD assai modesta.

a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.84 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema single-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina): tensioni nel punto di consegna (in cui è installato l’SPD)
rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. All’aumentare della Rut si verifica un ritardo di intervento di
alcuni µs degli SPD.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
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a) Rut=1Ω b) Rut=100Ω

Fig. 1.85 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema single-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina precedente): tensione ai morsetti dell’apparecchiatura
rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. Le sovratensioni che si verificano presso l’apparecchiatura
sono inferiori al livello di tenuta ad impulso della stessa in tutte le condizioni simulate.

Rut=100Ω Rut=100Ω

Fig. 1.86 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema single-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina precedente): profilo di corrente e di tensione nel
trasformatore nel caso di Rut=100Ω. I valori sono talmente elevati che possono provocare la scarica
nell’isolamento del trasformatore.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
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1.4.3.2 Influenza della modalità di messa a terra del neutro della linea di distribuzione -
Sistema multi-grounded
In Tabella 1.22 si riportano i valori di sovratensione e sovracorrente, trovati nelle simulazioni
nel caso di sistema multi-grounded, in funzione della resistenza di terra di utente (Rut), della
lunghezza del montante e di quella della linea di utente.
Il comportamento di questo sistema è molto diverso dal precedente. Esso è caratterizzato da
correnti di maggiore intensità per gli SPD di utente. Infatti, la quasi totalità della corrente di
fulmine (circa il 90% nel caso di Rut=1Ω) attraversa la linea e si richiude nell’impianto di
terra dell’utente per intervento degli SPD. La frazione rimanente è drenata a terra attraverso il
collegamento del neutro al dispersore di terra del palo colpito dal fulmine. Il trasformatore in
cabina non è percorso da corrente: esso si comporta come se funzionasse a vuoto.
La Fig. 1.87 mostra i profili delle correnti che interessano gli SPD rispettivamente per Rut=1Ω
e per Rut=100Ω. Si può notare che il neutro e le tre fasi sono attraversati da onde di corrente
caratterizzate da ampiezze e tempi al fronte (T1) e all’emivalore (T2) diversi, a causa della
diversa configurazione dei quattro conduttori.
All’aumentare della Rut diminuisce la frazione della corrente di fulmine nei quattro conduttori
ed inoltre nel neutro si verifica un inversione della corrente. Per Rut=100Ω (Fig. 1.87 b), parte
della corrente drenata a terra dagli SPD di fase si richiude nel neutro dopo l’innesco dell’SPD
dello stesso. Ciò è dovuto alla minore impedenza di questo conduttore, vista in direzione della
linea rispetto a quella di utente.
Nelle Figg. 1.88 e 1.89 si riportano gli andamenti nel tempo delle tensioni registrate presso
l’utente ai morsetti, rispettivamente degli SPD e dell’apparecchiatura. In Fig. 1.88 si nota
l’intervento non contemporaneo e con valori opposti di tensione dei limitatori. Infatti, grazie a
questo tipo di messa a terra del neutro, il potenziale di questo conduttore aumenta meno
rapidamente rispetto a quello degli altri. Pertanto, negli istanti successivi all’intervento degli
SPD di fase, il potenziale dell’EBB si porta praticamente a quello che avevano i conduttori
prima di scaricare e, quindi, l’SPD del neutro risulta sottoposto ad una tensione uguale ed
opposta. E’ visibile anche la sopraelevazione della tensione in seguito all’intervento degli
SPD dovuto prevalentemente alla resistenza d’arco del dispositivo.
Le Figg. 1.89 e 1.90 mostrano il profilo delle sovratensioni che si presentano ai morsetti
dell’apparecchiatura: i valori massimi di sovratensione si verificano in seguito a fenomeni di
rifrazione dell’onda di tensione dalla linea di distribuzione. Dalla Tabella 1.22, si nota che si
verifica un forte squilibrio di tensione tra fasi e neutro. Nelle fasi i valori di tensione sono
minori di quelli nel neutro ed in alcune circostanze sono inferiori alla tenuta ad impulso
dell’apparecchiatura (1,5kV). Nel conduttore di neutro, invece, i valori di tensione sono in
ogni caso superiori a 1,5kV.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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Tabella 1.22 Fulminazione diretta della linea aerea in prossimità della cabina MT/BT. Sistema multi-
grounded.

85
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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COLPO LONTANO
Fulminazione: Palo G Rsost=100Ω lungh. linea d’utente=50m
I colpo : If=30kA 10/350µs lungh. montante distr=40m
Sistema MULTI-GROUNDED

a) Rut=1Ω b)Rut=100Ω

Fig. 1.87 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema multi-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina): correnti che interessano gli SPD rispettivamente per a)
Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. All’aumentare della Rut diminuisce la frazione della corrente di fulmine nei quattro
conduttori. Nel neutro, inoltre, si verifica un inversione della corrente. In b), parte della corrente drenata a
terra dagli SPD di fase si richiude nel neutro dopo l’innesco dell’SPD del conduttore di neutro. Ciò è dovuto
alla minore impedenza di questo conduttore vista in direzione della linea rispetto a quella di utente.

a) Rut=1Ω b)Rut=100Ω

Fig 1.88 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema multi-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina): tensioni nel punto di consegna (in cui è installato l’SPD)
rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. All’aumentare della Rut si verifica un ritardo di intervento di
alcuni µs. L’intervento degli SPD non è contemporaneo ed avviene per valori opposti di tensione.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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a) Rut=1Ω Rut=100Ω

Fig. 1.89 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema multi-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina precedente): tensione fase-PE e neutro-PE ai morsetti
dell’apparecchiatura rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. I valori massimi di sovratensione si
verificano in seguito a fenomeni di rifrazione dell’onda di tensione dalla linea di distribuzione. Si verifica un
forte squilibrio di tensione tra fasi e neutro. Nelle fasi i valori di tensione in alcune circostanze sono inferiori
alla tenuta ad impulso dell’apparecchiatura (1,5kV). Nel conduttore di neutro, invece, i valori di tensione sono
in ogni caso superiori a 1,5kV. Lunghezza della linea d’utente pari a 50m.

a) Rut=1Ω Rut=100Ω

Fig. 1.90 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema multi-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina precedente): tensione fase-neutro ai morsetti
dell’apparecchiatura rispettivamente per a) Rut=1Ω e per b) Rut=100Ω. I valori massimi di sovratensione si
verificano in seguito a fenomeni di rifrazione dell’onda di tensione dalla linea di distribuzione. Il forte squilibrio
di tensione tra fasi e neutro provoca sovratensioni che sono in ogni caso superiori a 1,5kV. Lunghezza della
linea d’utente pari a 50m.

87
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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1.4.3.3 Influenza del valore dell’impedenza di messa a terra del neutro
Dall’analisi della Tabella 1.23 si evidenzia che il sistema multi-grounded è caratterizzato da
correnti che interessano gli SPD con valori di picco molto più grandi rispetto al caso di
sistema single-grounded. Conseguentemente nel sistema multi-grounded gli SPD sono
energeticamente più sollecitati (un ordine di grandezza di differenza).
Le sovratensioni neutro-PE sul componente sono di gran lunga più alte quando il sistema di
messa a terra del neutro è di tipo multi-grounded. Non si hanno invece differenze tra i due
sistemi se si considerano le sovratensioni fase-PE. In particolare, per il componente si
manifestano sovratensioni fase-neutro solo nella circostanza in cui il sistema è di tipo multi-
grounded.

1.4.3.4 Effetto della forma d’onda della corrente di fulmine


Per quest’analisi, si è considerato il precedente un sistema “equilibrato nelle impedenze di
terra” (si veda la nota 10 a pag. 47) e si è supposto che avvenga la fulminazione diretta del
palo G in prossimità della cabina MT/BT con un’onda di corrente con forma tipica dei colpi
successivi (0,25/100µs).
In Tabella 1.24 si riportano per il sistema single-grounded e per il sistema multi-grounded, i
valori di sovracorrente e sovratensione rilevati in questa analisi mettendoli a confronto con
l’analogo caso con corrente di fulmine caratteristica del primo colpo. Le Figg. 1.91 e 1.92
mostrano i profili di corrente che attraversano gli SPD rispettivamente per il 1° colpo e per
quelli successivi, nei due sistemi di distribuzione. Dalla Tabella 1.24 si evidenzia che in caso
di colpi successivi, gli SPD che proteggono l’apparecchiatura sono attraversati da correnti di
minore intensità e con forme d’onda caratterizzate da code più brevi e pertanto molto meno
sollecitati in termini energetici.
Per quanto riguarda le sovratensioni, le Figg. 1.93 ÷ 1.97 mostrano gli andamenti nel tempo
delle tensioni ai morsetti degli SPD e dell’apparecchiatura rispettivamente nel sistema single-
grounded e in quello multi-grounded per una lunghezza di linea d’utente di 10m. Nel sistema
single-grounded, l’utente risente molto poco della diversa forma d’onda: la tensione ai
morsetti dell’apparecchiatura presenta oscillazioni a frequenza più alta, ma il valore è
comunque inferiore alla tenuta ad impulso della stessa. Nel sistema multi-grounded, i valori di
tensione si mantengono superiori al livello di tenuta, ma il marcato squilibrio di tensione
presente tra fasi e neutro risulta attenuato nel caso di colpi successivi.

Tabella 1.23 Fulminazione diretta della linea aerea in prossimità della cabina MT/BT. Influenza
dell’impedenza di messa a terra del neutro.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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COLPI SUCCESSIVI
Fulminazione: Palo G Rut=30Ω lungh. linea d’utente=10m
LINEA AEREA Rsost=Rneutro=30Ω lungh. montante distr.=40m

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.91 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema single-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a)
il 1° colpo di fulmine e per b) i colpi successivi.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.92 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema multi-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina): le correnti che attraversano gli SPD rispettivamente per a)
il 1° colpo di fulmine e per b) i colpi successivi. In b) gli SPD che proteggono l’apparecchiatura sono
attraversati da correnti di minore intensità e con fronti più ripidi e, quindi, in termini energetici, gli SPD sono
molto meno sollecitati.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.93 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema single-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina precedente): le tensioni nel punto di consegna ai capi degli
SPD rispettivamente per a) 1° colpo con una lunghezza di linea d’utente pari a 50m e per b) colpi successivi con
una lunghezza di linea d’utente pari a 10m.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.94 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema multi-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina precedente): le tensioni nel punto di consegna ai capi degli
SPD rispettivamente per a) 1° colpo con una lunghezza di linea d’utente pari a 50m e per b) colpi successivi con
una lunghezza di linea d’utente pari a 10m. In b) l’intervento dei dispositivi avviene in tempi più brevi

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.95 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema single-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina 89): la sovratensione che raggiunge l’apparecchiatura
rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. In b) la tensione ai morsetti dell’apparecchiatura
presenta oscillazioni a frequenza più alta, ma il valore è comunque inferiore alla tenuta ad impulso della stessa.

a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.96 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema multi-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina 89): la sovratensione fase-PE e neutro-PE che raggiunge
l’apparecchiatura rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi. I valori di tensione si mantengono
superiori al livello di tenuta, ma il marcato squilibrio di tensione presente tra fasi e neutro risulta attenuato

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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a) 1° colpo b) Colpi successivi

Fig. 1.97 Fulminazione diretta della linea di distribuzione in prossimità della cabina MT/BT. Sistema multi-
grounded (si vedano le specifiche ad inizio pagina 89): la sovratensione fase-neutro che raggiunge
l’apparecchiatura rispettivamente per a) 1° colpo e per b) colpi successivi

Tabella 1.24 Fulminazione della linea aerea in corrispondenza della cabina MT/BT. Colpi successivi. Effetto
della forma d’onda sulla corrente di fulmine.

1.5 Conclusioni sulle sovratensioni dovute alla fulminazione


diretta della struttura e della linea di distribuzione
Sono riportate in breve le conclusioni dei risultati dettagliatamente discussi nei par. 1.3 e 1.4
dove si rimanda per maggiori dettagli.
Dall’analisi svolta risulta che, ai fini di un adeguato dimensionamento di un SPD da porre a
protezione di un apparecchiatura dalle sovratensioni, occorre tener conto di alcuni importanti
aspetti qui di seguito richiamati.
La modalità di messa a terra del neutro adottata dall’Ente distributore.
Si è fatto riferimento alle due modalità di messa a terra del neutro: single-grounded e multi-
grounded; in particolare per entrambe le modalità, l’analisi ha riguardato i casi di linea di
distribuzione aerea (a conduttore nudo) e in cavo interrato.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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Il sistema single-grounded con linea di distribuzione di tipo aereo è caratterizzato da correnti
equilibrate nei quattro conduttori, le cui forme d’onda sono molto discoste da quella di
fulmine. Dall’analisi svolta è risultato che tale modalità è tanto vantaggiosa per l’utente
quanto sfavorevole per l’Ente distributore. Infatti, in generale, le sovratensioni che si
verificano ai morsetti dell’apparecchiatura risultano inferiori al valore di tenuta ad impulso
della stessa che è stata supposta di 1,5kV. Per contro, quelle che si propagano in linea
provocano la scarica dell’isolamento dove si è supposto un livello di scarica della linea di 15
kV. Le sovratensioni che giungono in cabina MT/BT sono spesso di elevato valore tali da
provocare la scarica dell’isolamento dell’avvolgimento di bassa tensione.
Il sistema multi-grounded con linea di distribuzione di tipo aereo, invece, è caratterizzato da
correnti le cui forme d’onda sono più vicine a quelle della corrente di fulmine e con forti
differenze sui valori di picco tra le correnti sulle fasi e quelle sul neutro, a causa della diversa
impedenza del conduttore di neutro più bassa rispetto a quella delle fasi (messa a terra
sistematica del neutro ogni 50m). E’ risultato che con tale modalità di messa a terra del
neutro, le sovratensioni che si verificano ai morsetti dell’apparecchiatura sono tali da
provocarne il danneggiamento. I valori massimi (superiori al doppio del valore di tenuta ad
impulso dell’apparecchiatura) si sono ottenuti in conseguenza di fenomeni di rifrazione
dell’onda di tensione proveniente dalla linea di distribuzione. Inoltre, gli SPD installati tra
conduttori attivi e PE non intervengono nelle stesso instante, pertanto si verificano delle
sovratensioni tra i conduttori di fase e quello di neutro molto pericolose. Di conseguenza, si
dovranno effettuare delle analisi con schemi alternativi d’inserzione degli SPD (ad esempio lo
schema “3+1”) differente da quello utilizzato in questo studio. Per contro l’ente distributore è
avvantaggiato dall’utilizzo di un sistema multi-grounded: la linea di distribuzione è molto
meno sollecitata e il trasformatore di cabina più protetto, soprattutto per fulminazione diretta
della linea in prossimità della cabina.
Nel caso di sistema single-grounded con linea di distribuzione in cavo si verifica, a differenza
della linea aerea, una diversa ripartizione delle sovracorrenti tra fasi e neutro con conseguenti
differenti forme d’onda delle sovratensioni. Nel sistema multi-grounded non si verificano,
invece, differenze se la linea di distribuzione è di tipo aereo o in cavo.
Entrambe i sistemi, con linea di distribuzione in cavo, presentano andamenti di sovratensione
e di sovracorrenti molto simili tra loro. Di conseguenza, l’utente non risente della modalità di
messa a terra adottata dall’Ente distributore. Inoltre, le sovratensioni che si propagano nella
linea di distribuzione, in entrambe le modalità di messa a terra del neutro, sono sempre tali da
provocarne la scarica dell’isolamento.
Il valore dell’impedenza dell’impianto di terra locale di utente.
A seconda che avvenga la fulminazione diretta rispettivamente della struttura o della linea di
distribuzione, all’aumentare del valore dell’impedenza dell’impianto di terra d’utente,
simulata con una semplice resistenza, aumenta o diminuisce la frazione della corrente di
fulmine che attraversa gli SPD e, di conseguenza, l’energia specifica a cui sono sottoposti
quest’ultimi. L’apparecchiatura risulterà, quindi, tanto più sollecitata quanto più elevata è
l’impedenza di messa a terra di utente nel caso di fulminazione della struttura, viceversa, per
la fulminazione della linea (tale dipendenza è più evidente per un sistema single-grounded).
Inoltre, nel caso di fulminazione della struttura, all’aumentare dell’impedenza di terra di
utente si verifica un aumento della corrente di fulmine che, attraverso gli SPD, si richiude
lungo la linea di distribuzione dell’ente distributore. Quest’effetto è tanto più pericoloso per le
sovratensioni che possono nascere sugli avvolgimenti di BT del trasformatore in cabina
quanto maggiore è la corrente.
Il valore dell’impedenza di messa a terra del neutro lungo la linea e in cabina.
Gli effetti di tale parametro sono differenti a seconda del punto di fulminazione e del tipo di
modalità di messa a terra del neutro. In generale, è risultato che tale parametro influisce

93
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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maggiormente sulla forma d’onda della corrente che attraversa gli SPD e di conseguenza sulla
loro sollecitazione energetica.
La lunghezza del montante distributore (tratto di linea che interconnette la linea di
distribuzione con il punto di consegna utente)
Dall’esame dei risultati ottenuti, è risultato che tale parametro non influisce né sul contenuto
energetico dell’onda di corrente che attraversa gli SPD né sulle sovratensioni. Infatti,
all’aumentare della lunghezza del montante, le ampiezze delle correnti che interessano gli
SPD diminuiscono da qualche decina a qualche centinaia di ampere mentre aumentano i tempi
all’emivalore delle forme d’onda; le sovratensioni ai morsetti dell’apparecchiatura
diminuiscono di poche decine di volt, una quantità trascurabile rispetto all’ordine di
grandezza delle tensioni in gioco.
La forma d’onda della corrente di fulmine.
Correnti con forme d’onda 10/350 µs, tipiche del 1° colpo, provocano una sollecitazione
energetica maggiore perché caratterizzate da durate maggiori. Correnti con forme d’onda
0,25/100 µs, tipiche dei colpi successivi, con forme d’onda, quindi, più ripide rispetto le
10/350µs, alterano il livello di protezione dell’SPD (a causa delle maggiori cadute di tensione
sui collegamenti degli SPD). Pertanto quest’ultime sono più dannose per l’apparecchiatura
d’utente.
La lunghezza della “linea d’utente”. È il parametro più importante sul quale si può agire per
una giusta installazione dell’SPD per la protezione dell’apparecchiatura. Infatti, dall’analisi
svolta, si è visto che tale parametro non influisce in alcun modo sulle correnti che interessano
gli SPD (si è considerato il carico aperto: condizione più gravosa). La lunghezza della “linea
d’utente” condiziona fortemente le sovratensioni a cui è sottoposta l’apparecchiatura da
proteggere: il valore di sovratensione è tanto più elevato quanto più lunga è linea di utente.
Inoltre, é risultato che la scelta è dettata fortemente dalla forma d’onda della corrente di
fulmine (in particolar modo il caso più critico lo costituiscono i colpi successivi), dal livello di
protezione dell’SPD (maggiore è il livello di protezione, minore è la distanza a cui porre il
dispositivo di protezione dall’apparecchiatura) e dal punto di fulminazione (le fulminazioni
sulla linea di distribuzione in prossimità della struttura rappresentano solitamente la
condizione più critica). L’analisi sarà ripresa in dettaglio al cap. 3.
Il punto di fulminazione. Gli effetti di tale aspetto sono differenti a seconda del tipo di
modalità di messa a terra del neutro e della forma d’onda della corrente.
In un sistema single-grounded si verificano i più elevati valori di sovratensione ai morsetti
dell’apparecchiatura in conseguenza della fulminazione diretta della struttura, con forma
d’onda tipica dei colpi successivi, e con linea di distribuzione in cavo. La maggiore
sollecitazione energetica degli SPD posti a protezione dell’apparecchiatura (17,5kJ/Ω per
corrente di fulmine di 30kA) si verifica in conseguenza della fulminazione diretta della
struttura, con forma d’onda tipica del 1° colpo e con linea di distribuzione in cavo. I valori di
energia specifica ottenuti sono risultati comunque inferiori ai valori tipici ammissibili dei
dispositivi commerciali.
In un sistema multi-grounded, invece, i più elevati valori di sovratensione ai morsetti
dell’apparecchiatura si verificano in conseguenza della fulminazione diretta della struttura,
con forma d’onda tipica dei colpi successivi, e con linea di distribuzione di tipo aereo. La
maggiore sollecitazione energetica degli SPD posti a protezione dell’apparecchiatura
(18,2kJ/Ω per corrente di fulmine di 30kA) si verifica, invece, in seguito alla fulminazione
della struttura, con forma d’onda tipica del 1° colpo, e con linea di distribuzione aerea.
La contingenza più gravosa per il trasformatore è stata, invece, la fulminazione in prossimità
della cabina MT/BT con modalità di messa a terra del neutro single-grounded. I valori
massimi di sovratensione ottenuti sono dell’ordine di 30kV con il sistema di messa a terra del
neutro single-grounded, e di 6kV con sistema multi-grounded.

94
Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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Dall’analisi svolta, si può concludere che, nei sistemi elettrici di BT, l’analisi dei fenomeni di
sovratensione a seguito di fulminazione della struttura o della linea di distribuzione, dipende
da un numero elevato di variabili.
La soluzione al problema della “protezione dalle sovratensioni” dipende fortemente dalle
condizioni locali esistenti e quindi non è sempre possibile trarre delle considerazioni di
carattere generale. Pertanto, per un corretto dimensionamento degli SPD, il progettista deve
far fronte ad analisi specifiche del tipo d’impianto in cui l’apparecchiatura deve essere
installata.
Ampiezza della corrente di fulmine. L’ampiezza della corrente di fulmine iniettata influisce
sulle sovratensioni che si originano nel sistema. Maggiore è la corrente iniettata è maggiore
saranno i punti di cedimento dell’isolamento della linea di bassa tensione dell’ente
distributore. Il guasto della linea conseguentemente provoca una diversa ulteriore ripartizione
delle correnti di fulmine nell’intero sistema e conseguentemente non esistono relazioni lineari
tra le correnti iniettate e le sovratensioni conseguenti.

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Capitolo 1 – Sovratensioni nel sistema elettrico d’utente a seguito di fulminazione diretta
della struttura e delle linee di distribuzione in bassa tensione
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Capitolo 2

Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore


al sistema di distribuzione di bassa tensione
per fulminazione diretta delle linee di media tensione

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
—————————————————————————————————————
2.1 Sovratensioni su linee di media tensione
2.1.1 Sovratensioni per fulminazioni diretta di una linea MT aerea
Il numero di fulminazioni dirette che colpiscono la linea dipende, oltre che, naturalmente,
dalla frequenza di scariche al suolo in una determinata area, dalle caratteristiche della linea
(altezza dei pali, pali in legno o in ferro, ecc.) e dalla presenza, nell’area attraversata, di
strutture che possano offrire un certo grado di schermatura al fulmine (campagna alberata o
no, area quasi urbana, ecc.). Il numero di fulminazioni dirette può ritenersi, per un livello
ceraunico pari a 30-35, dell’ordine di 7÷15 fulminazioni per 100km di linea/anno [34-36].
Le fulminazioni dirette delle linee di distribuzione in media tensione, mancando di norma la
fune di guardia, possono essere suddivise esclusivamente in:
• fulminazioni dei conduttori di energia;
• fulminazioni dei sostegni.
Si vuole esaminare anzitutto il valore delle sovratensioni provocate da fulminazioni dirette in
rapporto all’isolamento delle linee in media tensione.

2.1.2 Comportamento delle linee aeree di media tensione sottoposte a fulminazione


diretta
Nel caso di fulminazione del conduttore di energia (Fig. 2.1) le sovratensioni verso terra e tra
le fasi valgono rispettivamente:
1
et = Z aa i (t ) (2.1)
2
1 Z
e f = Z aa (1 − ab )i (t ) (2.2)
2 Z aa
essendo:
zaa: auto-impedenza d’onda del conduttore;
zab: impedenza d’onda mutua tra due conduttori;
i(t): corrente di fulmine.

Fig 2.1 Schematizzazione di una linea MT colpita da un fulmine

Le precedenti relazioni permettono di ricavare, note le distribuzioni statistiche della corrente


di fulmine, le distribuzioni delle sovratensioni verso terra e tra le fasi. Se si confrontano tali
sovratensioni con il normale isolamento delle linee in media tensione, risulta che tutte le
fulminazioni che colpiscono il conduttore di energia causano il cedimento dell’isolamento.
Nel caso di fulminazione del palo (Fig. 2.2) la sovratensione che sollecita l’isolamento della
linea vale:

99
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
—————————————————————————————————————
di (t )
e = Ri (t ) + L (2.3)
dt
essendo:
R: resistenza di messa a terra del palo;
L: ‘induttanza equivalente’ del palo, che tiene numericamente conto della tensione indotta ai
capi dell’isolamento di linea dalle correnti circolanti nel sostegno;
i(t): corrente di fulmine.

Fig. 2.2 Schematizzazione di una linea MT con fulmine che colpisce un palo metallico

In Fig 2.3 è riportata la sovratensione totale verso terra in funzione dell’ampiezza della
corrente di fulmine e della resistenza di messa a terra per un tipico palo di media tensione
colpito dal fulmine.
Anche in questo caso, tenuto conto dei valori più probabili sia della corrente di fulmine che
della resistenza di terra, si può prevedere il cedimento dell’isolamento della linea nella quasi
totalità delle fulminazioni.
Sulla base di quanto sopra, si può concludere che le fulminazioni dirette, per livelli di
isolamento ad impulso della rete tra 100kV e 250kV, causano praticamente sempre il
cedimento dell’isolamento e non influenzano quindi la scelta del livello di isolamento nel
campo delle medie tensioni, o la taratura di eventuali spinterometri di protezione.
Si vuole ora esaminare la ripidità del fronte delle sovratensioni causate dalle fulminazioni
dirette. Nel caso di fulminazione diretta del conduttore di energia il fronte d’onda della
sovratensione avrà andamento simile a quello della corrente impressa.
Per quanto riguarda quindi il primo colpo di fulmine, poiché la ripidità iniziale dell’onda di
corrente è assai bassa si può ritenere che si giunga alla scarica degli spinterometri prima che
vengano messi in giuoco fronti di sovratensioni di estrema ripidità. A titolo di esempio,
partendo da un andamento della corrente di fulmine simile tipico, ed ammessa un’auto-
impedenza d’onda del conduttore di 500Ω la ripidità media del fronte d’onda sino ad una
tensione pari a quella di scarica degli spinterometri (100-150kV) sarebbe dell’ordine di
500kV/µs.
La ripidità iniziale dei fronti delle sovratensioni, messe in gioco dai colpi susseguenti, sono
invece dell’ordine di 4000÷20000kV/µs, essendo associati a ripidità elevate dell’onda di
corrente impressa.
Ciò spiega il fenomeno, ben noto, della perforazione degli isolatori delle linee di media
tensione.

100
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
—————————————————————————————————————

Fig. 2.3 Sovratensione totale sull’isolamento di una linea in media tensione, nel caso di fulminazione diretta
del palo, in funzione dell’ampiezza della corrente di fulmine e della resistenza di messa a terra del palo [37].

Nel caso di fulminazione diretta del palo, al momento del cedimento dell’isolamento, viene
imposto sul conduttore un fronte praticamente a gradino pari alla tensione di scarica
dell’isolamento.
La ripidità di fronte delle sovratensioni cui si è fatto sinora cenno è quella nel punto di
impatto del fulmine; propagandosi lungo la linea l’onda di tensione è soggetta a fenomeni di
attenuazione e distorsione che ne diminuiscono la ripidità del fronte. L’allungamento del
fronte può ritenersi dell’ordine di 1÷2µs/km [38]. Ad esempio nel caso di fulminazione diretta
del palo, supposto un valore massimo della tensione di scarica di 150-200kV e tenendo conto
dei fenomeni di attenuazione e distorsione dovuti alla propagazione, si può stimare che il
fronte della sovratensione, inizialmente a gradino, abbia una ripidità di 1000-1200kV/µs dopo
100 metri di linea, 300-350kV/µs dopo 300 metri e così via.
La ripidità di fronte viene in pratica raddoppiata in caso di cabina in derivazione, a causa della
riflessione dell’onda. Una riduzione, seppur modesta, della ripidità del fronte d’onda è data
tuttavia dalla capacità verso massa del trasformatore e di eventuali altre apparecchiature della
cabina.

2.1.3 Sovratensioni indotte su linee aeree e su cavi interrati di media tensione


Il campo elettromagnetico prodotto da un fulmine incidente al suolo in prossimità di una linea
aerea induce su di essa sovratensioni.
Sebbene queste ultime non provochino nella maggior parte dei casi la scarica della linea, sono
nettamente più frequenti rispetto a quelle provocate dalle fulminazioni dirette; studi e ricerche
condotte da ENEL e CESI hanno mostrato che, nelle reti italiane di MT, mediamente solo il
20-25% degli scatti delle protezioni sono dovute a fulminazioni dirette della linea, mentre i
rimanenti 80-75% sono da attribuirsi a sovratensioni indotte.
La frequenza di fulminazione indiretta di una linea può essere valutata attraverso il calcolo
dell’area di raccolta relativa alle fulminazioni al suolo potenzialmente pericolose per la linea
stessa [39,40]. Considerando che l’altezza tipica delle linee con tensione nominale fino a
20kV è di circa 6-8m e che esse costituiscono la grande maggioranza dei casi, e tenuto conto
101
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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che una sovratensione trasmessa dalla linea è in genere pericolosa per i componenti elettrici in
BT se si supera i 4-6kV, la distanza dalla linea a cui un fulmine può causare danno è di circa
1000m; tale valore può essere facilmente calcolato riferendosi al modello di Rusk:
30kv h
U= I (2.4)
d
dove:
U: sovratensione indotta sulla linea (kV);
I: valore di picco della corrente di fulmine (kA);
h: altezza della linea dal terreno (m);
d: distanza della linea dal punto di impatto del fulmine (m);
kv: fattore che tiene conto della velocità di propagazione della corrente nel canale valutabile
mediamente tra 1.1 e 1.3.

Assumendo per I un valore di corrente medio di 35kA, che ha il 50% di probabilità di essere
superato si ottiene circa 1000m.
L’area di raccolta dei fulmini che colpiscono il suolo in prossimità di una linea aerea è
pertanto quella di una superficie rettangolare larga 2000m e lunga quanto la linea stessa.

Recentemente per il calcolo delle sovratensioni indotte sono stati introdotti modelli più
accurati [39-46] del modello di Rusk, in grado di tener conto della resistività del terreno.

Da misure effettuate in Francia su un sistema di MT a 20kV sono stati ottenuti tali risultati
[1]:
1. la maggior parte delle sovratensioni su un sistema MT viene generato da sovratensioni
indotte. Fulminazioni dirette dei conduttori o delle strutture riguardano solo il 3% delle
sovratensioni osservate;
2. di 330 sovratensioni registrate in un anno, soltanto 10 hanno ampiezza maggiore di 70kV
e sono attribuite a fulminazioni dirette dei conduttori o delle strutture;
3. le forme d’onda registrate hanno una durata del fronte indipendente dal valore di picco
della sovratensione. Un valore medio di questa durata è di 55µs. La probabilità di avere
una durata del fronte maggiore di 15µs è del 90%.

Nel caso di linea in cavo interrato le sovratensioni sono tanto maggiori quanto più alta è la
resistività del suolo e più vicino il punto di caduta del fulmine.
La distribuzione del potenziale nel terreno nei pressi del punto colpito può essere espresso
dalla relazione semplificata:

ρ
U =I (2.5)
2πd
in cui:
U: valore del potenziale (kV);
I: valore di picco della corrente di fulmine (kA);
ρ: resistività del terreno (Ωm);
d: distanza del punto in cui viene calcolato il potenziale dal punto di impatto del fulmine (m).

Con riferimento al valore di corrente di fulmine che ha la probabilità del 50% di essere
superata, la distanza in metri dal cavo cui un fulmine può ancora provocare sovratensioni
pericolose , risulta numericamente uguale al valore della resistività del suolo [47,48].
L’area di raccolta di una linea in cavo interrato è pertanto quella di una superficie rettangolare
larga 2ρ e lunga quanto il cavo stesso.

102
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Le sovratensioni indotte nelle linee di media tensione producono sovracorrenti dell’ordine di
alcune centinaia di ampere, (di gran lunga minori delle migliaia di ampere iniettati in linea
dalle fulminazioni dirette) e sovratensioni caratterizzate da brevi tempi di salita, dell’ordine di
1-2µs e un tempo di coda di 3÷10µs; la loro ampiezza raggiunge i 300-400kV, che possono
causare la scarica dell’isolamento della linea nel caso non fosse protetta.
Le sovratensioni indotte sulle tre fasi da fulminazioni indirette sono uguali tra loro
(sovratensioni omopolari): ciò è evidente se si osserva che la disposizione geometrica dei
conduttori delle tre fasi, rispetto al condotto di fulmine che induce la sovratensione, è
praticamente la stessa, data la modesta distanza tra i conduttori.
La sovratensione tra le fasi provocata da questo tipo di fulminazione può ritenersi quindi
nulla, almeno fino a che una delle fasi non scarichi a terra.
E’ noto che le fulminazioni indirette non producono, anche se colpiscono un punto
vicinissimo alla linea, sovratensioni tali da provocare il cedimento dell’isolamento nel caso di
linee a tensione superiore od uguale a 70kV. D’altronde, nel caso di linee sino a 2-3 kV,
anche fulminazioni a distanza considerevole dalla linea possono portare al cedimento
dell’isolamento; la quasi totalità dei disservizi è quindi dovuta in questo caso a scariche
indirette.
Si può quindi ammettere l’esistenza di una soglia nel livello di isolamento delle linee,
dell’ordine di 350-400kV, oltre la quale le fulminazioni indirette non giocano praticamente
alcun ruolo nel comportamento al fulmine della linea.
I grafici seguenti danno una stima dei massimi valori di sovratensioni indotte su una linea di
media tensione in funzione del valore di picco della corrente di fulmine e della distanza y tra
la linea MT e il punto colpito da fulminazione (Fig. 2.4) e una valutazione della distanza y al
di sotto della quale, un fulmine di ampiezza I[kA], che colpisce il terreno, induce sulla linea
sovratensioni maggiori di V[kV] (Fig. 2.5) [49].

Fig. 2.4 Ampiezze delle sovratensioni indotte in Fig.2.5 Distanza y[m] dalla linea, al di sotto
funzione della distanza y0 dal punto di della quale, un fulmine di intensità I[kA] che
fulminazione, per diversi valori della corrente di colpisce il terreno, induce sulla linea
fulmine [49] sovratensioni maggiori di V[kV][49]

Per quanto riguarda il tipo di guasto causato dalle fulminazioni indirette si può notare che,
benché le sovratensioni siano di tipo omopolare, i guasti non sono necessariamente trifasi.
Alla scarica verso terra della prima fase la sovratensione sulle altre due fasi viene infatti
ridotta del [35]:
Z ab
C = 100 % (2.6)
Z aa + 2 R
dove:
Zaa: impedenza propria del conduttore;
Zab: impedenza mutua tra due conduttori;

103
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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R: resistenza di terra del palo sul quale ha luogo la scarica.
Si può poi ritenere che, ai fini della degenerazione di un guasto da monofase a trifase, non
siano essenziali i colpi di fulmine successivi: tali colpi, infatti, sono di entità minore del
primo; inoltre il conduttore che ha scaricato per primo verso terra, si comporta come una fune
di guardia, riducendo ulteriormente gli effetti dei colpi susseguenti.
Le curve di Fig. 2.6 definiscono i campi di probabilità di avere un guasto monofase o polifase
in funzione dell’ampiezza della sovratensione indiretta espressa in p.u. della tensione di
scarica 50% dell’isolamento di linea. I calcoli sono stati eseguiti assumendo uno scarto
quadratico medio σ della tensione di scarica della linea di 0 e 5% [38].

Fig. 2.6 Fulminazioni indirette - Campi di probabilità: 1.di assenza di scarica, 2. di scarica monofase, 3. di
scarica polifase. L’ampiezza della sovratensione indiretta è espressa in p.u. della tensione di scarica 50% a
impulso dell’isolamento della linea [38].
2.1.4 Breve richiamo alle sovratensioni nelle linee di bassa tensione
Le sovratensioni nelle linee di bassa tensione possono essere classificate come segue, in base
alle loro origini:
A. sovratensioni trasferite dalla MT: sovratensioni che hanno origine nella linea di media
tensione dovute a fulminazione diretta della linea o a sovratensioni indotte dovute a un
fulmine che colpisce il terreno in prossimità della linea di MT;
B. sovratensioni indotte nelle linee di bassa tensione: sovratensioni dovute a fulminazione
del terreno in prossimità della linea di bassa tensione;
C. fulminazione diretta della linea di bassa tensione: sovratensioni dovute a colpi diretti sulla
linea BT o sulle strutture chiuse sulla linea BT (esaminate nel Cap. 1).
La Fig. 2.7 mostra le possibili origini delle sovratensioni sopra menzionate.

Fig. 2.7 Sistema MT-BT considerato per la classificazione delle sovratensioni dovute a fulminazione in base
alla loro origine [50].

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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2.1.5 Sovratensioni trasferite dalle linee di media tensione attraverso il trasformatore
Data la loro struttura intrinseca, le linee di MT sono notevolmente più esposte alle
fulminazioni rispetto alle linee di BT. Il trasferimento e l’attenuazione delle sovratensioni dal
sistema di MT a quelli in BT dipendono dal tipo di sistema adottato per la messa a terra del
neutro (differente come noto da paese a paese) e dai dispositivi di protezione adottati.
Una prima notevole attenuazione si ha durante la propagazione a causa delle perdite e delle
scariche in corrispondenza degli isolatori di linea; in pratica dopo poche campate si può
considerare che l’entità della sovratensione si sia ridotta al livello di isolamento della linea
tranne il particolare caso di fulminazione diretta in prossimità della cabina MT/BT.
Una seconda limitazione è rappresentata dai dispositivi di protezione installati al primario del
trasformatore MT/BT o all’ingresso della rete in cavo. La protezione può essere fatta per
mezzo di variatori in ZnO oppure spinterometri. La tensione residua risultante (circa 70kV nel
sistema 20kV) dipende dal valore della corrente e dall’impedenza di terra del dispositivo
utilizzato [51]. In entrambe i casi, sia che vengano usati spinterometri, sia che vengano usati
scaricatori, è bene tenere in conto la possibilità di innesco di sovratensioni temporanee
causate dalla corrente susseguente che può instaurarsi dopo l’intervento di questo tipo di SPD.
Le sovratensioni che si generano nel sistema MT possono suddividersi in due famiglie: di
modo comune o di modo differenziale tra i conduttori; le prime sono molto più frequenti delle
seconde in quanto anche nel caso di fulminazione diretta, la conseguente quasi certa scarica
della linea cortocircuita le fasi annullando le tensioni trasversali tra esse.
Le sovratensioni vengono trasferite al sistema BT in due modi:
1. per accoppiamento capacitivo e/o induttivo attraverso il trasformatore MT/BT;
2. per accoppiamento dei sistemi di messa a terra.
L’entità della tensione trasferita dipende da molti fattori:
• il sistema di messa a terra del neutro in BT (sistema single-grounded o sistema multi-
grounded);
• il carico allacciato in BT;
• le protezioni disposte in BT e MT;
• il tipo di trasformatore utilizzato.
Per l’analisi del trasferimento delle sovratensioni attraverso il trasformatore MT/BT possono
essere utilizzati modelli in alta frequenza [1].
Alle frequenze di interesse delle sovratensioni atmosferiche (fino al MHz) il trasformatore è
rappresentato dalla sua caratteristica di accoppiamento capacitivo tra gli avvolgimenti.
L’utilizzo di uno schermo tra essi, messo adeguatamente a terra, riduce notevolmente le
sovratensioni di modo comune trasferite al secondario (esse raggiungono non più del 4% della
tensione primaria). In Fig. 2.8 viene riportata una tipica forma d’onda dovuta a fulminazione
diretta della linea di media tensione.

Fig. 2.8 Esempio di una tipica sovratensione causata da fulminazione diretta della linea di media tensione
[50].

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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In Fig. 2.9 viene riportato l’andamento di una tipica sovratensione trasferita in bassa tensione
a seguito di fulminazione diretta della linea di media tensione.
La figura si riferisce a due casi:
a) senza utenti.
b) con utenti rappresentati da capacità concentrate verso terra del valore di 5nF ogni 50m di
linea BT [50, 52].

Fig. 2.9 Tipica forma d’onda della sovratensione trasferita per via capacitiva alla linea di bassa tensione per
fulminazione diretta della MT. a)senza rappresentazione degli utenti;b) utenti rappresentati con capacità
concentrate verso terra pari a 5nF ogni 50m di linea di bassa tensione [50].
Il trasferimento per via induttiva delle sovratensioni è intrinseco al funzionamento del
trasformatore stesso. Tuttavia, come accennato sopra, nella grande maggioranza dei casi, la
sovratensione in arrivo dalle linee elettriche interessa contemporaneamente tutte le fasi verso
terra. Se il trasformatore MT/BT ha un collegamento triangolo-stella non può circolare
corrente nel primario e non si ha quindi trasferimento di sovratensioni al secondario; lo stesso
dicasi quando il primario del trasformatore ha il centro stella isolato, nel caso di collegamento
a stella degli avvolgimenti.
L’attenuazione delle rare sovratensioni di modo differenziale tra i conduttori avviene per
mezzo dell’accoppiamento induttivo, ed è tanto più forte quanto più è alto il rapporto di
trasformazione e quanto più è bassa l’impedenza del carico alimentato. La sovratensione
trasferita induttivamente non supera generalmente il 6%, e può scendere al 3% se le reti
alimentate sono estese e interconnesse.
In caso di fulminazione diretta delle linee di MT, inoltre, gli isolatori (in corrispondenza dei
quali viene superato il livello di isolamento) o gli SPD predisposti, deviano la corrente di
fulmine nel sistema di messa a terra e possono quindi produrre accoppiamenti tra gli impianti
di terra della MT e BT. Questo tipo di trasferimento, in dipendenza delle impedenze in gioco,
può essere di entità maggiore rispetto all’accoppiamento capacitivo attraverso il
trasformatore.
Ovviamente la separazione degli impianti di terra di MT e BT, suggerita dalla normativa,
esclude questo tipo di accoppiamento [1].
Il meccanismo tipico di trasferimento delle sovratensioni attraverso l’impianto di terra è
illustrato in Fig. 2.10.

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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A: Accoppiamento attraverso la B: Impossibilità di avere l’accoppiamento


terra attraverso gli impianti di terra

Fig. 2.10 Meccanismo tipico dell’accoppiamento di terra [1].


Separando gli elettrodi di terra come in Fig. 2.10 B si evita questo tipo di problema anche se
questa configurazione è in grado di causare sovratensioni tra la cassa del trasformatore e gli
avvolgimenti secondari.
L’unico modo per evitare accoppiamenti resistivi tra la media e la bassa tensione è quindi
quello di separare del tutto i due impianti di terra.
In Fig. 2.11 sono rappresentate tipiche forme d’onda dovute a sovratensioni indotte su una
linea MT. Anche per le sovratensioni indotte sulle linee di media tensione, il trasferimento
alle linee di distribuzione di BT avviene principalmente per via capacitiva attraverso il
trasformatore, ma questa volta con sovratensioni risultanti di qualche kV al massimo [50].
La forma d’onda trasferita è molto simile a quella di Fig. 2.9 dovuta alle fulminazioni dirette
in MT ma l’ampiezza solo occasionalmente può raggiungere valori tanto elevati,
generalmente si hanno intensità minori.
In definitiva, le massime sovratensioni trasferite dai sistemi MT a quelli BT possono
raggiungere al massimo valori di 5-6kV (considerando le linee MT protette da scaricatori,
come quasi sempre avviene), tranne nel particolare caso di fulminazione della cabina di
trasformazione.

Fig. 2.11 Tipiche sovratensioni indotte su una linea di media tensione a seguito di fulminazione del terreno [50].
Più schematicamente si può separare in due casi le sovratensioni trasferite alla bassa tensione:
1. Se non avviene la scarica lato BT del trasformatore

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Un tipico profilo di tensione lungo la linea di bassa tensione viene mostrato in Fig. 2.12.
Partendo dalla cabina MT/BT il profilo è caratterizzato da una diminuzione di tensione ad
ogni messa a terra e da un massimo relativo tra due messe a terra adiacenti [50].
In tal caso si sta facendo riferimento ad un sistema di BT con messa a terra sistematica del
neutro solo lungo la linea di distribuzione di BT [53].

Fig. 2.12 Profilo dei valori massimi delle sovratensioni trasferite capacitivamente su una linea di bassa
tensione attraverso il trasformatore MT-BT [50]
Per resistenze di messa a terra maggiori di 100Ω la sovratensione dopo la prima messa a terra
è generalmente minore di 6 kV. La distanza tra la cabina e la prima messa a terra non gioca un
ruolo importante: distanze maggiori di 50m sono sufficienti.
Gli utenti connessi tra la cabina e la prima messa a terra subiscono sovratensioni maggiori di
6kV perciò se questa condizione non può essere evitata, vanno adottate le dovute protezioni.

2. Se avviene la scarica lato BT del trasformatore


In questo caso tutta la linea BT è interessata da elevati valori di sovratensioni (Fig. 2.13). Il
profilo è caratterizzato da un trascurabile decremento lungo la linea BT; da qui l’indipendenza
della posizione dell’utente sulla linea BT.

Fig. 2.13 Sovratensione lungo la linea di bassa tensione dovuta a colpi diretti sulla linea di media tensione e
flashover in aria sul lato bassa tensione del trasformatore [50].
La probabilità di scarica del secondario del trasformatore dipende dall’ampiezza del
potenziale di terra Ug che a sua volta dipende da:
• ampiezza della corrente di fulmine;
• livello di isolamento della linea Ul;
• resistenza di terra di cabina Rs;
• distanza tra il punto colpito dal fulmine e cabina.

2.1.6 Sovratensioni indotte su linee di bassa tensione


Tali sovratensioni sono dovute a fulminazioni in prossimità della linea di bassa tensione.
Possono essere ripetute le stesse considerazioni fatte a proposito della fulminazione di linee di

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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MT, per quanto riguarda le forma d’onda delle sovratensioni indotte e la frequenza di
fulminazione. Ovviamente il minore livello di isolamento delle linee BT si riflette in un
maggior rischio di scarica per queste ultime.
Le sovratensioni indotte sono in generale di modo comune. La differenza dei valori tra le
sovratensioni tra i conduttori, inizialmente piccola, specie in quelli di tipo trasposto, a causa
degli inevitabili squilibri di carico (in dipendenza del sistema di distribuzione), interazioni tra
gli SPD, possibili scariche, può crescere notevolmente dando luogo a sovratensioni di modo
differenziale tra le varie fasi.
Le massime sovratensioni come detto sopra non possono superare i 10-15kV.
Infine è quasi superfluo notare che nei casi reali le sovratensioni saranno di minore entità
rispetto a quelle analiticamente attendibili per via dei vari fenomeni di dissipazione,
dell’interconnessione più o meno estesa della rete BT, dei carichi allacciati, degli SPD
installati.
Assumendo per la bassa tensione una messa a terra del neutro ogni 250m, cioè un sistema di
messa a terra del tipo multi-grounded, si hanno sovratensioni indotte caratterizzate
dall’andamento riportato in basso [50].
La Fig. 2.14 mostra tale andamento in diversi punti della linea BT tra due messe a terra
successive. Il periodo d’oscillazione corrisponde a due volte il tempo di percorrenza della
“campata” intendendo con il nome campata la distanza tra due messe a terra adiacenti.
Assumendo una velocità di percorrenza della linea pari a quella della luce, la frequenza f
dell’oscillazione risulta:

150
f ( MHz ) = (2.7)
L( m)
con:
L: lunghezza della campata.
Per una lunghezza della campata pari a 300m si ottiene una frequenza pari a 0,5MHz.

Fig. 2.14 Tipica sovratensione indotta da fulminazione vicina alla linea di bassa tensione [50].

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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2.2 Il trasformatore di distribuzione MT/BT
Il trasformatore di distribuzione dell’energia elettrica è un’importante apparecchiatura che
connette le linee di media tensione alla rete di distribuzione di bassa tensione e quindi agli
utenti. Oltre al ruolo di provvedere all’isolamento tra i due circuiti, nel caso di fulminazione
delle linee di media tensione, o in prossimità delle stesse, funge da porta per la trasmissione
delle sovratensioni al sistema di distribuzione di bassa tensione.
Pertanto, lo studio della risposta dei trasformatori alle sovratensioni transitorie, è di grande
importanza per assicurare la regolarità e la qualità della fornitura di energia elettrica agli
utenti. Le sovratensioni per fulminazione indotta, dovute a fulmini che cadono in prossimità
delle linee, e le sovratensioni per fulminazione diretta, sono la maggiore causa di
sovratensioni transitorie e interruzioni lungo le linee di distribuzione.

2.2.1 Fenomeni transitori nei trasformatori


I trasformatori, sottoposti a transitori con tempi rapidi di salita, si comportano in modo molto
complesso e diversamente che a frequenza industriale [54]. A volte, proprio a causa di questo
comportamento “diverso” alle alte frequenze, esiste la probabilità che possano subire guasti
anche se il livello di tensione transitorio impresso è ben al di sotto del loro BIL (Basic
Impulse Level – Livello di sicura tenuta ad impulso atmosferico standard).
Per spiegare questo comportamento diverso bisogna risalire alle caratteristiche della
macchina.
Ogni spira di un avvolgimento possiede un’induttanza propria attribuibile al flusso
autoconcatenato e un’induttanza mutua da attribuire al concatenamento del flusso con la spira
vicina.
Per quanto riguarda le capacità, ogni spira ne possiede una verso terra: esse rappresentano la
capacità tra l’avvolgimento primario e la cassa del trasformatore e quella tra l’avvolgimento
secondario e il nucleo; inoltre sono presenti altri accoppiamenti mutui di tipo capacitivo con
le spire dello stesso avvolgimento e le spire dell’altro avvolgimento.
Bisogna inoltre tener conto delle perdite nelle resistenze degli avvolgimenti e nel nucleo che
hanno un’influenza attenuante nei fenomeni transitori di tensione.
Si vuole iniziare l’analisi delle sovratensioni trasferite da un trasformatore alla rete di
distribuzione di bassa tensione attraverso lo studio della risposta di un trasformatore a un
gradino di tensione e questo perché, a partire dallo stesso e attraverso operazioni matematiche,
si può ottenere la risposta ad una qualsiasi forma d’onda.
A partire dal momento in cui il transitorio di tensione viene applicato agli avvolgimenti è
possibile dividere la reazione della macchina in tre intervalli [55]:
1. il primo intervallo è estremamente breve, in genere una frazione di microsecondo. Durante
questa fase nessuna corrente può penetrare negli avvolgimenti a causa della loro
induttanza. Le correnti scorrono solo attraverso le capacità come correnti di dispersione:
ciò dà luogo ad una prima distribuzione di potenziale lungo gli avvolgimenti;
2. durante il secondo intervallo si hanno curve di potenziale molto distorte che hanno un
massimo della loro ampiezza all’inizio dell’avvolgimento e vanno riducendosi in
prossimità della fine;
3. nel terzo intervallo la distribuzione di potenziale lungo gli avvolgimenti raggiunge una
condizione finale.

2.2.2 Comportamento degli avvolgimenti dei trasformatori in regime transitorio


Si vuole studiare la distribuzione di potenziale all’interno degli avvolgimenti quando questi
vengono sollecitati ad un gradino di tensione [55].

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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L’avvolgimento è rappresentato dal circuito riprodotto nella Fig. 2.15. Essa mostra un numero
finito di elementi. Infatti si assume che la capacità sia uniformemente distribuita lungo
l’avvolgimento, cioè si assume che ogni piccola lunghezza di conduttore abbia una capacità
verso terra ed una verso le spire adiacenti.

Fig. 2.15 a) Rappresentazione schematica di un avvolgimento del trasformatore; b) Lunghezza elementare ∆x


dell’avvolgimento.
In questo schema, il neutro del trasformatore può essere o meno collegato a terra attraverso
un interruttore.
Sia Cg/l = Capacità verso terra/unità di lunghezza (2.8)

Sia Cs⋅l = Capacità serie/unità di lunghezza (2.9)

con l: lunghezza dell’avvolgimento

Sia:
E: tensione verso terra in ciascun punto dell’avvolgimento.
Ig: corrente totale nella capacità verso terra.
Is: corrente totale nella capacità serie.

Considerando come verso positivo delle x quello in figura e facendo riferimento ad un


elemento di lunghezza ∆x con capacità verso terra pari a (Cg/l)∆x si ha una corrente attraverso
l’elemento pari a:

C g ∆xωE
∆I g = (2.10)
l

Con ω: frequenza della tensione E. Ma essendo anche:

dI s
∆I g = ∆x (2.11)
dx

combinando la (2.10) con la (2.11) si ottiene:

dI s C g ωE
= (2.12)
dx l

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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la capacità serie della lunghezza elementare è

lC s
(2.13)
∆x

la tensione ai capi di una lunghezza elementare dell’avvolgimento è

dE
∆x (2.14)
dx

dal momento che la corrente attraverso la capacità serie è

dE
C (2.15)
dt

Combinando la (2.13) con la (2.14) si può scrivere:

dE
I s = lC sω (2.16)
dx
che differenziata diventa:
dI s d 2E
= lC sω (2.17)
dx dx 2

Uguagliando la (2.12) con la (2.17) si ha:

C g ωE d 2E
= lC g ω (2.18)
l dx 2
ovvero:
d 2E Cg
2
− E=0 (2.19)
dx l 2C s

Come già detto, questa equazione è indipendente da ω.


La sua soluzione è:

E = A1e px + A2 e − px (2.20)
dove
1
1 ⎡ Cg ⎤ 2
p= ⎢ ⎥ (2.21)
l ⎣ Cs ⎦

A1 e A2 possono essere calcolate dalle condizioni al contorno del problema:


a) Supponendo il neutro a terra (interruttore di Fig. 2.15 chiuso) si ha:
per
x=0 E=0 (2.22)
e per
x=l E =V (2.23)

dove V è l’ampiezza del gradino di tensione, inserendo queste condizioni nella equazione
(2.19) si ottiene:
A1 + A2 = 0 (2.24)

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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A1e px + A2 e − px = V (2.25)

V
A1 = − A2 = (2.26)
e pl − e − pl
Sia
1
⎡ Cg ⎤ 2
pl = ⎢ ⎥ =α (2.27)
⎣ Cs ⎦
Allora:

V
A1 = − A2 = (2.28)
2 sinh α

Se si sostituisce la (2.28) nella (2.25) si ottiene:

⎛ αx ⎞
sinh ⎜ ⎟
E=
V
2 sinh α
[
ε px − ε − px ] =V ⎝ l ⎠
sinh α
(2.29)

b) Se il neutro è isolato (interruttore di Fig. 2.15 aperto) le condizioni al contorno saranno:


per

x=l E =V (2.30)
e per
dE
x=0 Is = 0 =0 (2.31)
dx
Così si ha:
p( A1 − A2 ) = 0 (2.32)

A1e pl + A2 e − pl = V (2.33)
Dalle quali si stabilisce che:
V V
A1 = A2 = = (2.34)
2 cosh pl 2 cosh α

Sostituendo la (2.34) nella (2.20), si ha per il caso di neutro isolato:

E=
V
[ ]
ε px + ε − px = V
cosh αx
l
( ) (2.35)
2 cosh α cosh α

Le formule (2.27) e (2.35) descrivono la distribuzione iniziale di potenziale attraverso gli


avvolgimenti quando vengono alimentati da un gradino di tensione.
La Fig. 2.16 mostra un grafico di questi risultati.
Si può osservare come entrambi le equazioni dipendono dal parametro α (2.27) e cioè, come
la distribuzione di potenziale diventa sempre più non uniforme al crescere di α .
Quando α = 10 , il 60% del valore del potenziale si distribuisce attraverso il primo 10%
dell’avvolgimento alla fine della linea.

113
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Fig. 2.16 Distribuzione iniziale di potenziale lungo un avvolgimento uniforme a seguito di gradino di tensione
applicata al primario: a) Neutro messo a terra; b) Neutro isolato [55].
Il valore preciso del gradiente al terminale di fase degli avvolgimenti si può ottenere
differenziando le equazioni (2.27) e (2.35) ottenendo per neutro a terra e neutro isolato:

(a) neutro a terra:


⎛ αx ⎞
cosh⎜ ⎟
dE α ⎝ l ⎠
= V (2.36)
dx l sinh α
se x = l,
dE αV
= coth α (2.37)
dx l
(b) neutro isolato:
⎛ αx ⎞
sinh ⎜ ⎟
dE α ⎝ l ⎠
= V (2.38)
dx l cosh α
se x = l,
dE αV
= tanh α (2.39)
dx l

Per grandi valori di α, coth α ≅ tanh α ≅ 1.


Pertanto, in entrambe i casi:
dE αV
= (2.40)
dx l

cioè α volte il gradiente medio, essendo α dipendente dal tipo di avvolgimento utilizzato.
In condizioni di sovratensioni, l’isolamento tra le spire all’estremità di fase
dell’avvolgimento è quindi quello più sollecitato.
Questo aspetto da una spiegazione ai gusti per sovratensione sulle prime spire
dell’avvolgimento dei trasformatori.
Il primo provvedimento preso per cercare di ottenere una minore sollecitazione degli
avvolgimenti è stato quello di rafforzare l’isolamento nella parte finale delle bobine anche se
questo metodo contribuisce all’aumento del parametro α [55]. Il metodo più comune, tuttora
praticato, per “livellare” l’andamento del potenziale negli avvolgimenti è quello di
posizionare degli schermi metallici in prossimità delle ultime spire dell’avvolgimento (Fig.
2.17) [55].

114
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Fig. 2.17 Esempio di disposizione degli schermi per un avvolgimento a dischi [55].
Se si assume una distribuzione uniforme di capacità, la tensione ai capi di ogni sezione sarà
proporzionale al valore di corrente che scorre sulla stessa.
Gli schermi vengono quindi connessi all’avvolgimento in modo che la corrente capacitiva,
scorrendo tra lo schermo e l’avvolgimento tenda a compensare le correnti capacitive verso
terra in modo tale da ottenere una più uniforme distribuzione delle correnti attraverso le
capacità serie [56].
Il trasformatore rappresenta una particolare terminazione per le onde viaggianti e ad ogni
avvolgimento si può associare una capacità equivalente pari a C s ⋅ C g [55]. Valori tipici di
Cs sono compresi tra 10-5 e 10-4 µF mentre per Cg i valori tipici sono compresi tra 10-3 e 10-
2
µF. La capacità equivalente sarà quindi compresa tra 0.1 e 1 nF.

2.2.3 Oscillazioni di potenziale negli avvolgimenti


La distribuzione di potenziale ottenuta nel precedente paragrafo è solo quella che si manifesta
nella prima fase in cui la sovratensione raggiunge l’avvolgimento in cui è presente il solo
comportamento capacitivo degli avvolgimenti; dopo qualche istante infatti, il fenomeno avrà
raggiunto la seconda fase (fase in cui iniziano a manifestarsi anche i fenomeni induttivi), per
cui la distribuzione lungo l’avvolgimento presenterà delle oscillazioni, tutte di ampiezza
maggiore alla distribuzione che si era stabilita inizialmente.
Si consideri ancora una delle curve rappresentate nella Fig. 2.16, ad esempio quella ottenuta
per un valore di α pari a 10. La stessa curva viene riportata in Fig. 2.18, insieme al profilo
finale di potenziale e alla massima escursione che si può avere durante il transitorio, prima
che si verifichi l’assestamento di tale curva (terza fase). Tale curva è un esempio di transitori
negli avvolgimenti studiati da Lacey [57].
Sempre Lacey in [57], viene richiamato il fatto che rafforzando l’isolamento a delle ultime
spire, si ottiene un comportamento migliore alle sovratensioni, ma entra in gioco un altro
fenomeno in quanto l’isolamento risulta più sollecitato per via del cambiamento nella
distribuzione delle capacità. Un esempio di tale andamento è riportato in Fig. 2.19.

2.2.4 Effetti del nucleo sui fenomeni transitori


Durante i fenomeni transitori nei trasformatori si è frequentemente assunto che il nucleo di
ferro fosse magneticamente schermato. Gli effetti del nucleo sulle oscillazioni di tensione
negli avvolgimenti è più semplicemente spiegato se si assume che il campo magnetico nel
nucleo si formi solo in un sottile strato lungo il perimetro del nucleo stesso che viene definito
profondità di penetrazione. Inoltre viene generalmente assunto che, durante i transitori, la
maggior parte del flusso magnetico sia confinato nello spazio d’aria, dal momento che il
tempo che impiega il flusso magnetico a diffondersi nel materiale ferromagnetico è molto
lungo rispetto alla durata del transitorio [56].

115
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Fig. 2.18 Oscillazioni di potenziale in un avvolgimento del trasformatore – Distribuzione iniziale, finale e
limite di escursione, nel caso di neutro messo a terra [57].

Fig. 2.19 Distribuzione del potenziale sugli avvolgimenti in funzione del tempo: a) avvolgimento isolato
uniformemente; b) avvolgimento con rinforzo nelle spire terminali [55].
Alcuni studi hanno provato [58] che l’alto ordine delle oscillazioni libere non è influenzato
dal nucleo, e, nel caso di una bobina senza nucleo, avvolta cioè in aria, si sono ottenuti gli
stessi risultati che si sarebbero ottenuti con un nucleo composto da infinite lamelle. Tutto ciò
concorda con i risultati ottenuti da Abetti, il quale mostra come, per alte frequenze, gli effetti
del nucleo possano essere trascurati.
Anche Mc Whirter [59] fa notare come la distribuzione di potenziale sugli avvolgimenti sia
indipendente dalla presenza o meno del nucleo. La stessa analisi è stata ripetuta da Miki [60]
riscontrando gli stessi risultati.

2.2.5 Attuali tecnologie costruttive degli avvolgimenti dei trasformatori di distribuzione


Gli avvolgimenti dei trasformatori di distribuzione possono essere del tipo concentrico o
alternato; si ottiene il primo disponendo intorno a ciascuna colonna i due avvolgimenti, uno

116
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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concentrico all’altro; in questo caso l’avvolgimento di bassa tensione è interno, oppure è
suddiviso in due parti, di cui una interna e l’altra esterna, e quello della media tensione è
intermedio.
L’isolamento tra avvolgimento di media e quello di bassa tensione oppure tra l’avvolgimento
di bassa tensione e il nucleo si ottiene per mezzo della carta.
In generale, gli avvolgimenti di media tensione di trasformatori aventi potenza apparente
minore di 1500kVA, sono costituiti da fili conduttori di rame a sezione circolare isolati con un
tipo di vernice speciale termoindurente ed autobloccante avente ottima resistenza al calore e
all’olio del trasformatore. In questo caso gli avvolgimenti sono di forma elicoidale e
multistrato.
Per potenze maggiori di 1500kVA si utilizzano conduttori di rame dalla sezione rettangolare e
isolante, in genere carta, fino a dare all’avvolgimento una forma multistrato elicoidale.
Per gli avvolgimenti di bassa tensione invece, all’uso della piattina si alterna un’altra pratica,
che è quella di utilizzare gli avvolgimenti a lastra: dopo qualche giro di carta, si avvolgono
insieme lastre di materiale conduttore (rame o alluminio) e carta (o mylar), in modo da
ottenere un avvolgimento cilindrico, con spire disposte solo radialmente, che risultino ognuna
isolata dalla precedente [61].
Lo spessore della carta non deve essere eccessivo al fine di non rendere troppo lenta la
trasmissione del calore dal conduttore all’olio. Inoltre, dal momento che le spire terminali di
ciascuna fase possono essere sottoposte a sovratensioni maggiori, è norma che l’isolamento
delle prime spire venga realizzato per sopportare l’intera tensione di fase, per mezzo di un
elevato numero di nastrature di carta.
Tali metodologie costruttive fanno si che tali trasformatori siano particolarmente idonei a
resistere alle sollecitazioni elettrodinamiche derivanti da eventuali cortocircuiti come
sottolineato in [62].
Supponendo un trasformatore con collegamenti del tipo triangolo-stella, la tipologia di
avvolgimenti in discussione permette di scegliere, tra i due morsetti, interno e esterno
dell’avvolgimento, quale di essi sia la fase e quale il neutro. Dal punto di vista dello schema
elettrico l’una o l’altra soluzione è indifferente; sarebbe logico che il neutro fosse il morsetto
interno in quanto sarebbe, in tal caso, in prossimità del nucleo del trasformatore, collegato a
terra, ma questo tipo di scelta risulta inopportuna nel momento in cui si vanno a considerare le
sovratensioni.
Supponiamo infatti, che una sovratensione si propaghi lungo le linee di media tensione fino al
trasformatore. Se si sceglie che il neutro sia il morsetto esterno e mettendolo a terra, com’è
prassi per l’avvolgimento di bassa tensione, la fase risulta in tal modo schermata dalle
sovratensioni che raggiungono il trasformatore.
A frequenza industriale utilizzare la piattina o l’avvolgimento a lastra è indifferente; al
crescere della frequenza però, la piattina ha dei valori di capacità minori.
Per trasformatori con potenza nominale minore di 200kVA, la piattina risulta una via
obbligata, dettata sia da scelte economiche che costruttive.
Al diminuire della potenza, infatti, aumenta il numero di spire in quanto diminuiscono i volt
per spira e la corrente. Premesso che il rapporto in volume isolante/conduttore deve essere il
minore possibile, se si vuole sfruttare il materiale allo stesso modo, nel momento in cui
diminuisce la corrente dovrà diminuire anche lo spessore del foglio. Ma il rame della lastra ha
un certo spessore al di sotto del quale non è possibile scendere, per cui è preferibile in questi
casi utilizzare la piattina in modo tale da poter scegliere lo spessore più appropriato.
Lavorando con la piattina quindi, nel caso di trasformatori dalla potenza apparente minore di
200kVA, si ha il vantaggio di riportare il rapporto in volume isolante/conduttore ad un
rapporto geometrico e soprattutto economico.

117
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Inoltre un pregio della piattina è quello di possedere un isolamento sia tra due strati adiacenti,
che tra due spire vicine; il foglio, invece, è nudo e fa coincidere l’isolamento tra strati e quello
tra spire con lo stesso isolamento.
Per trasformatori di potenza superiore a 200kVA si utilizzano gli avvolgimenti a foglio
essendo la scelta dettata soprattutto da motivazioni economiche.

2.2.6 Modello del trasformatore di distribuzione MT/BT introdotto per la valutazione


delle sovratensioni trasferite dal primario al secondario
Nel corso degli ultimi anni sono numerosi i modelli che sono stati introdotti per lo studio della
trasmissione delle sovratensioni attraverso il trasformatore [56,63-67]. In effetti, ognuno di
questi modelli fanno riferimento ad un solo tipo di macchina in quanto ciascun modello nasce
da misure dirette nel dominio del tempo e nel dominio della frequenza su trasformatori con
tecnologie costruttive specifiche: una macchina con le stesse caratteristiche ma con la sola
differenza di essere costruita in anni diversi, è caratterizzata da parametri del modello
circuitale totalmente diversi.
Nell’introdurre un modello in alta frequenza di una tipica macchina di distribuzione si sono
fatte le seguenti considerazioni:
• il modello introdotto deve essere in grado di valutare le sovratensioni che vengono
trasferite dalla media alla bassa tensione;
• le sovratensioni provenienti dalla rete di media tensione per fulminazione (sia diretta che
indiretta) sono di tipo fase-terra e sostanzialmente uguali nelle tre fasi. Questa condizione
scarta l’esistenza di sovratensioni di tipo fase-fase nella rete MT a seguito di fulminazione;
• il modello deve essere quello rappresentativo del tipo di macchina più utilizzata nelle
cabine di distribuzione pubblica MT/BT. In tal proposito è stata scelta una macchina da
250 kV1 rispondente alle specifiche [68,69].
A partire da queste considerazioni, in collaborazione con ABB, con l’obbiettivo di ottenere un
modello circuitale semplificato adatto allo studio dei transitori veloci si sono fatte le seguenti
ipotesi:
• il primario essendo sollecitato, per fulminazione, solo da sovratensioni di modo comune si
deve tener conto delle sole capacità degli avvolgimenti di media tensione verso il cassone.
Con sovratensioni di modo comune di fatto non esistono accoppiamenti capacitivi tra gli
avvolgimenti primari;
• essendo gli avvolgimenti di bassa tensione a lastra (si veda il par. 2.2.5) le capacità di
accoppiamento tra gli avvolgimenti secondari sono di fatto trascurabili rispetto a quelle
verso il nucleo.
Il modello approssimato della macchina allora diventa quello di Fig. 2.20 in cui al modello
classico valido a 50Hz dove i parametri sono ricavabili dai dati di targa della macchina, vanno
aggiunte le capacità C10, C20 e C12. Secondo dati forniti dal costruttore, essendo queste
capacità poco varianti con la frequenza, si è scelto di considerare il valore misurato alla
frequenza industriale secondo [61,70].
Il modello è stato poi implementato sia con il Simulink di Power System di MATLAB e con
EMTP. Applicando al primario del trasformatore un impulso di tensione 1.2/50 con valore di
picco pari a 100kV; le forme d’onda ottenute al secondario sono riportate in Fig. 2.21. Dal
momento che il modello utilizzato si avvale di molte semplificazioni, la risposta, avente una
forma d’onda molto simile a quanto riportato in [56,63-66] può ritenersi più che
soddisfacente, viste le notevoli approssimazioni introdotte, in quanto rispecchia le misure

1
Si è fatto riferimento ad una macchina di potenza nominale di 250 kVA, 20/0.4 kV, Vcc del 4%, gruppo
Dyn11, perdite a vuoto di 520W, perdite sotto carico di 2.6kW, corrente a vuoto dell’1%.

118
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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effettuate su macchine reali. I risultati ottenuti dalle simulazioni e riportati in Fig. 2.21, sono
stati ottenuti prendendo in considerazione le stesse condizioni di [56, 63-66].
In Fig. 2.22 sono riportate le forme d’onda ottenute per intervento al primario della macchina
di uno spinterometro tarato a 88kV.
La risposta in frequenza del modello introdotto è riportata in Fig. 2.23, mentre in Fig. 2.24 è
riportata la risposta in frequenza del modello introdotto in [56] di un trasformatore di
distribuzione con diverse caratteristiche.

0.5385nF
+

C3
RL1 Tr0_1
R +
r
3.2,102mH +
+

+
C1 1 2 C2
0.264nF 1.2252nF

0.0115

0.5385nF

+
C6

RL2 Tr0_2
S + s
3.2,102mH
+
+

C4 1 2 C5
0.264nF 1.2252nF

0.0115
0.5385nF

+
C9

RL3 Tr0_3
T +
t
3.2,102mH +
+

C7 1 2 C8
0.264nF 1.2252nF

n
0.0115

Fig. 2.20 Modello generale in alta frequenza del trasformatore.

119
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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a) b)

c) d)
Fig. 2.21 Risposta del modello di trasformatore utilizzato ad un impulso di tensione 1.2/50 del valore di picco
pari a 100kV: a) tensione fase-terra (cassone) lato MT, b) tensione fase-terra (cassone) lato BT, c) tensione
fase-neutro lato BT, d) tensione neutro-terra (cassone) lato BT.

a) b)
Fig. 2.22 Risposta del modello utilizzato ad un impulso di tensione 1.2/50 del valore di picco pari a 100kV con
intervento dello spinterometro a 88 kV sul primario: a) tensione fase-terra (cassone) lato MT, b) tensione fase-
neutro lato BT.

120
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Fig. 2.23 Risposta in frequenza del modello di trasformatore utilizzato.

Fig. 2.24 Risposta in frequenza del modello di trasformatore utilizzato in [56].

121
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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2.3 Analisi delle caratteristiche dei dispositivi di protezione delle
linee di media tensione
2.3.1 Dispositivi di protezione dalle sovratensioni: generalità
Uno strumento sempre più diffuso per la protezione dalle sovratensioni è il limitatore di
tensione che viene spesso indicato con la sigla SPD (Surge Protective Devices).
Per SPD si intende un dispositivo adatto alla limitazione delle sovratensioni ed alla riduzione
delle sovracorrenti, in modo tale che esse non vadano ad interessare (o vadano ad interessare
ad un livello tollerabile) le apparecchiature da proteggere.
Nel campo delle medie tensioni esistono due tipi fondamentali di dispositivi di protezione:
1. spinterometri;
2. scaricatori a resistenza non lineare.

Dal momento che la loro azione si esplica limitando le sovratensioni, vanno installati in
parallelo all’oggetto da proteggere.
Prima di passare ad un’analisi più approfondita del comportamento degli spinterometri e degli
scaricatori è opportuno precisare i requisiti che un’apparecchiatura di protezione ideale
dovrebbe offrire:
a) non deve intervenire per qualunque valore della tensione normale o anormale a frequenza
industriale assumendo anche in presenza di una sovratensione sostenuta, la stessa funzione
di un isolatore;
b) il suo intervento deve svolgersi con una notevole velocità di risposta quando venga
sollecitata da una sovratensione di origine atmosferica o di manovra superiore al livello
d’innesco e deve essere, per quanto possibile, indipendente dalla forma d’onda della
tensione applicata;
c) deve essere in grado di sopportare senza danni le correnti di scarica dopo l’adescamento,
mantenendo il valore della tensione che in quel momento si manifesta ai terminali della
macchina o del componente da proteggere, entro i limiti definiti dal livello di protezione
previsto;
d) la corrente che attraversa la protezione, dopo l’innesco, deve essere estinta nel più breve
tempo possibile e cioè entro il primo passaggio per lo zero della corrente stessa
contemporaneamente all’esaurirsi della perturbazione.

2.3.2 Spinterometri
Lo spinterometro consiste essenzialmente in due elettrodi di varia forma (si veda la Fig. 2.25),
separati da uno spazio d’aria.
Nelle zone in cui la presenza di uccelli può causare un sensibile incremento degli inneschi
degli spinterometri, può essere preferito il tipo di spinterometro a corna comunemente detto
“anti-uccello”. Questo particolare tipo di spinterometro (Fig. 2.25 d) è munito di un elettrodo
supplementare intermedio fissato alla cappa di un isolatore che impedisce agli uccelli di
cortocircuitare l’intero spazio spinterometrico; ciascuno dei due spazi spinterometrici in serie
deve ovviamente essere idoneo a mantenere l’isolamento alla normale tensione di esercizio.
Le caratteristiche di spinterometri di questo tipo non differiscono sostanzialmente da quelle
degli spinterometri a corna semplici , a parità di spazio spinterometrico totale.
Quando il valore della tensione supera il livello di scarica, gli elettrodi vengono cortocircuitati
da un arco e la tensione ai loro terminali (e quindi anche ai capi dell’apparecchiatura protetta,
a prescindere dai fenomeni di propagazione e dalle impedenze di collegamento) si attesta alla
tensione d’arco.

122
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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a) b)

c) d)
Fig. 2.25 Configurazioni di alcuni spinterometri tipici [38]: a) spinterometro ad asta su isolatore passante per
trasformatore; b) spinterometro a corna su doppio amarro; c) spinterometro a corna semplice su amarro; d)
spinterometro a corna con dispositivo anti-uccello;
Al momento dell’innesco di uno spinterometro, si verifica quindi la “troncatura” dell’onda di
sovratensione, per cui, nel caso di protezione dei trasformatori, si possono avere sollecitazioni
gravose per gli avvolgimenti, in quanto le onde di tensione tronche sono caratterizzate da
componenti in alta frequenza che possono in alcuni casi essere maggiormente dannose per gli
avvolgimenti dei trasformatori.
In Fig. 2.26 e 2.27 sono riportate le tipiche forme d’onda di tensione e corrente conseguenti
all’innesco di tale dispositivo di protezione.
Poiché l’intervento di uno spinterometro provoca un guasto nella rete, è estremamente
importante che tale guasto si possa autoeliminare. La corrente a 50Hz susseguente all’innesco
è praticamente la corrente di corto circuito del sistema nel punto di installazione dello
spinterometro, essendo limitata solo dalla resistenza d’arco degli spinterometri nel caso di
innesco polifase ed anche dalla resistenza di terra nel caso di innesco monofase. Essa in
generale non è in grado di estinguersi spontaneamente se non si provvede ad aprire il circuito
di alimentazione. Tuttavia, sagomando opportunamente gli elettrodi (spinterometri a corna), si
è riusciti a conferire anche a questi apparati una certa capacità di autoestinguere la corrente.
Gli spinterometri a corna hanno dato e continuano a dare buoni risultati; si può ritenere che, in
reti a neutro isolato o a terra tramite resistenza di elevato valore, tali spinterometri possano
estinguere con sicurezza correnti sino a 50A in tempi inferiori a 0,5s (tempo di attesa
normalmente usato nelle protezioni di terra), senza causare, nella quasi totalità dei casi,
sovratensioni tali da innescare gli spinterometri sulle altre fasi [38].

123
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Fig. 2.26 Caratteristica di intervento di uno spinterometro in aria. Up: valore di picco della sovratensione; Ui:
tensione di innesco; Ur: tensione residua (tensione d’arco); ti: tempo all’innesco.

Fig. 2.27 Andamento della tensione nel tempo a monte e a valle dello spinterometro in aria.
Inizialmente l’arco si forma dove la distanza tra gli elettrodi è minima; poi gli sforzi
elettrodinamici spostano l’arco lungo gli elettrodi. L’arco così si allunga e si raffredda, il che
ne favorisce l’estinzione. Facilitare l’estinzione dell’arco è importante, anche se a causa
dell’elevata corrente susseguente, delle linee di media tensione in particolare quelle a neutro
isolato, l’arco difficilmente si estingue da solo [15].
A causa della particolare conformazione degli elettrodi, lo spinterometro a corna è in grado di
scaricare correnti di fulmine anche molto alte senza che la tensione residua acquisti valori
pericolosi per il componente da proteggere e soprattutto prima che gli elettrodi si danneggino
in modo sensibile.

2.3.2.1 Caratteristiche di protezione e tenuta


Di un mezzo di protezione è necessario conoscere, per un certo numero di forme d’onda
sufficientemente rappresentative delle sovratensioni reali che sollecitano gli isolamenti, i
livelli di tensione che corrispondono ad una probabilità relativamente elevata di intervento in
condizioni di esercizio. Tali livelli, nel loro insieme, costituiscono la “caratteristica di sicura
scarica” (si veda la Fig. 2.28).

124
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Per quanto riguarda gli spinterometri è necessario conoscere inoltre una caratteristica definita
in maniera analoga alla precedente, ma associata ad una probabilità relativamente bassa di
intervento, la “caratteristica di sicura tenuta” (si veda la Fig. 2.29).
Le distanze spinterometriche riportate nelle Fig. 2.28 e 2.29 sono quelle solitamente utilizzate
nelle reti MT: 30mm per le linee 10kV, 40mm per le linee 15kV, 55mm per le linee 20kV e
70mm per le linee 30kV.

Fig. 2.28 Caratteristiche di” sicura scarica” degli spinterometri a corna [38]. La prima parte della figura si
riferisce al livello di troncatura sul fronte per onde linearmente crescenti.

Fig. 2.29 Caratteristiche di” sicura tenuta” degli spinterometri a corna [38].
La tensione di “sicura scarica” degli spinterometri in esercizio è stata definita come somma
della tensione di scarica 50% di laboratorio a secco e un valore pari a due volte lo scarto
quadratico medio σ della tensione di scarica [38, 71].
La variabilità delle condizioni ambientali in esercizio è stata considerata adottando per σ un
valore convenzionale, che tiene conto del possibile campo di variazione di pressione,
temperatura e umidità almeno per zone di pianura o collinari. Per onde linearmente crescenti e
onde unidirezionali a fronte ripido si è assunto un valore di σ pari al 6% [38].

125
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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La tensione di “sicura tenuta”, analogamente a quella di sicura scarica, è stata definita come
differenza tra la tensione di scarica 50% e un valore pari a 2σ.

2.3.2.2 Valutazione dei parametri caratteristici


I principali parametri di tali dispositivi di protezione sono la distanza d’arco e la forma degli
elettrodi. La distanza d’arco viene scelta in modo da ottenere la richiesta tensione di
“flashover”. La forma degli elettrodi viene progettata per allungare e raffreddare l’arco in
modo da facilitarne l’estinzione.
La distanza d’arco D deve essere scelta in modo da ottenere i seguenti scopi:
• garantire un idoneo margine Kp tra la tensione di tenuta ad impulso dell’apparecchiatura
da proteggere e la tensione di scarica ad impulso dello spinterometro (livello di
protezione);
• assicurare un margine sufficiente Kw tra la tensione di tenuta (in condizioni di forte
umidità) dello spinterometro e il tipo di sovratensione più frequente in modo da rendere
minimi gli interventi intempestivi.

Si è già detto che la tensione di scarica al 50% (V50%), detta anche tensione di flashover
(VCFO), dipende, come è noto da un ampio numero di variabili e in particolare dalle condizioni
ambientali in cui lo spinterometro si trova a lavorare.
Il livello di protezione di uno spinterometro Vp può quindi essere definito come il livello di
tensione che ha un’alta probabilità di scarica. Un valore di Vp = 98% della tensione di
flashover è quello che viene maggiormente utilizzato: esso corrisponde approssimativamente
alla V50%+2σ [71].
Per quanto riguarda la taratura di una spinterometro a protezione di un trasformatore, la
normativa internazionale [72-75] di limitare la massima sovratensione a cui la macchina può
essere sottoposta al 115% del BIL, ricordando che il BIL (Basic Lightning Impulse Level) per
un isolamento non autoripristinante rappresenta la tensione di sicura tenuta ad impulso
1.2/50µs.
Secondo quanto riportato in [72], i trasformatori di media tensione 20/0.4kV devono avere un
BIL per gli avvolgimenti di media tensione pari a 125kV.
La massima sovratensione ammessa ai capi degli avvolgimenti di media tensione di questo
tipo di macchine è allora 108kV.
Spinterometri a corna del tipo utilizzato nelle reti di media tensione italiane, ad una distanza
di 55mm hanno una tensione di sicura scarica (al 98%) pari a 100kV con onda 1.2/50µs (come
mostrato in Fig. 2.28).
Nota la tensione di sicura scarica Vss (al 98%) di uno spinterometro, la tensione al 50% di
probabilità di scarica è fissata a 2,06 volte la deviazione standard al disotto (probabilità del
98%) [38,72,74]. Per sovratensioni a fronte veloce il rapporto il rapporto σ/VCFO è pari al 6%
del VCFO, mentre per quelle a fronte lento può essere fissato all’8% [38]:

⎡ σ ⎤
Vss = VCFO + 2.06σ = VCFO ⎢1 + 2.06 ⋅ ⎥ (2.41)
⎣ VCFO ⎦

Vss = VCFO [1 + 2.06 ⋅ 0.06] = 1,12 ⋅ VCFO (2.42)

Essendo per uno spinterometro a corna , di quelli tipici utilizzati nelle reti MT italiane, con
distanza spinterometrica di 55mm, Vss = 100kV, risulta VCFO = 89kV
Un altro metodo che può essere utilizzato [71] per il calcolo del VCFO è utilizzando la
seguente formula empirica:
Vcfo = KD 0,62 [kV] (2.43)

126
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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dove:
D: distanza spinterometrica [cm] e

K = K pKw (2.44)

è un fattore che vale 30 per i colpi positivi, 32 per quelli negativi.


I risultati dei due diversi metodi esposti per il calcolo della VCFO sono sostanzialmente gli
stessi.

2.3.3 Isolatori di linea


Gli isolatori di linea, pur non rappresentando dei dispositivi di protezione, di fatto funzionano
da scaricatori quando viene superata la loro tenuta dielettrica superficiale. Per quanto riguarda
il comportamento degli isolatori di una linea a 20kV alle varie sollecitazioni elettriche di
esercizio, si è fatto riferimento a quanto riportato in [38]. Dai dati riportati in Tabella 2.1 si
evince che, per una linea a 20kV, la tensione di sicura scarica ad impulso con onda 1,2/50µs
risulta essere pari a 250kV. Tale valore si riferisce a catene di isolatori integri, cappa e perno a
singola o doppia catena, sia a sospensione che ad amarro.

Isolatore rigido
Catene di isolatori cappa e perno 3 e 3*3elementi
Complesso di 4 UNEL
isolamento 38126-27 isolatori integri 1 elemento perforato lato linea
considerato sospensione amarro sospensione amarro
semplice doppio
semplice doppio semplice doppio semplice doppio semplice doppio
Tensione di
sicura scarica
153 153 254 250 250 223 174 172 164 165
ad impulso onda
1,2/50µs
Tensione di
sicura scarica
131 124 187 187 209 209 144 131 162 163
ad impulso onda
120/4000µs
Tabella 2.1 Caratteristiche di isolamento degli isolatori rigidi e catene per linee con tensione nominale di 20
kV nelle varie disposizioni [38]. Isolatori in vetro temperato.
A partire da una tensione di sicura scarica di 250kV per una catena di 3 elementi (Tabella
2.1), dalla (2.41) si ricava che:

Vss 250
VCFO = = = 222kV (2.45)
σ 1 + 2.06 ⋅ 0.06
1 + 2.06
VCFO

Per una linea a 20kV, equipaggiata con una catena di isolatori a cappa e perno in vetro di 3
elementi si ha una VCFO di 222kV.
Nella Fig. 2.30 è stata riportata la nuova tipologia di mensola in acciaio, utilizzata oggi da
ENEL Distribuzione Lazio sulle linee 20kV.
La Fig. 2.31 riporta una fotografia di una linea 20 kV equipaggiata con il nuovo tipo di
mensola con catene di isolatori a cappa e perno in vetro temperato.

127
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
—————————————————————————————————————

Fig. 2.30 Nuovo tipo di mensola per armamento sia in sospensione che in amarro di linee aeree a 20kV
utilizzato da ENEL Distribuzione Lazio.

Fig. 2.31 Linea a 20kV equpaggiata con le mensole di nuova generazione e catene di isolatori in vetro
temperato.

128
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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2.3.4 Scaricatori di sovratensione a resistenza non lineare
La Fig. 2.32 riporta uno scaricatore di sovratensione con spinterometro in parallelo utilizzato
da ENEL Distribuzione Lazio.

Fig. 2.32 Tipico esempio di scaricatore a resistenza non lineare con corno spinterometrico.
Gli scaricatori di sovratensioni sono costituiti da materiali che, opportunamente impastati,
mescolati e sinterizzati ad alta temperatura, presentano una caratteristica tensione-corrente
fortemente non lineare.
Essi, infatti, presentano resistenza variabile con legge inversamente proporzionale in funzione
della corrente, cioè, resistenza elevata per basse correnti e bassa per forti correnti;
Inoltre, sono caratterizzati da un valore di innesco che varia molto poco in funzione della
forma d’onda e della ripidità della sovratensione applicata.
A questo vantaggio si aggiunge anche quello di una dispersione all’innesco molto ridotta.
Per garantire tali caratteristiche vengono impiegate mescole di alcuni ossidi metallici, in gran
parte ossido di zinco (ZnO), con piccole quantità di altri ossidi metallici, prevalentemente
ossido di bismuto (Bi2O3).
Essi, quindi, tendono a mantenere costante la tensione ai capi dello scaricatore, e limitano
automaticamente il valore della corrente a frequenza industriale conseguente ad un intervento;
tale corrente quindi non dipende praticamente dal sistema elettrico, ma dalle caratteristiche
delle resistenze dello scaricatore [37].
Nella Fig. 2.33 sono rappresentati gli andamenti della tensione e della corrente che si
verificano durante il funzionamento di uno scaricatore a resistenza non lineare.
La caratteristica inversa delle resistenze non lineari (si veda la Fig. 2.34) fa si che la corrente
susseguente venga limitata a valori modesti, così da favorirne l’estinzione al primo passaggio
per lo zero.
La caratteristica V-I di un varistore è rappresentata da un’equazione del tipo:

1
V = kI α (2.46)

La curva rappresentata da questa funzione può essere divisa in tre regioni (si veda la Fig.
2.34):
• la zona 1 “zona MCOV”: la corrente è minore di 1mA ed è fondamentalmente capacitiva;
• la zona 2 “zona TOV”: la corrente va da 1mA a circa 1000-2000° ed è una corrente
resistiva;
• la zona 3 “zona lightning”: la corrente va da 1 a 100kA.
Inoltre:

129
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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• se la tensione applicata determina un gradiente inferiore a 150V/mm all’interno di un
varistore (zona “MCOV”), gli ossidi di bismuto interposti tra granuli di ossido di zinco
(componente principale) si comportano come barriere isolanti e la corrente di conduzione è
molto debole; in tale regione la conduzione è dunque tale che l’energia in gioco è piccola;
non si hanno pericoli che venga distrutto il varistore essendo minima la dissipazione di
calore. Tuttavia la dipendenza dalla temperatura è molto elevata, infatti, la corrente
aumenta di un ordine di grandezza se la temperatura passa da 25ºC a 150ºC;
• la resistenza del varistore (elevata per basse correnti) diminuisce per temperature maggiori,
ma si deve evitare di incorrere nel rischio di deriva termica;
• quando il gradiente impresso supera i 150V/mm (zona “TOV”), le barriere intergranulari
isolanti è come se venissero abbattute ed iniziano a condurre correnti intense anche se la
tensione subisce una sorta di saturazione; il varistore diventa cioè un buon conduttore,
dunque è proprio tale caratteristica piatta che realizza la protezione;
• per correnti elevatissime la tensione riprende a salire con la corrente (zona “lightning”), ma
solo molto debolmente; si tratta di correnti molto intense di conseguenza piuttosto
irrealistiche nel pratico esercizio degli scaricatori.

Fig. 2.33 Andamento della tensione e della corrente durante il funzionamento di uno scaricatore a resistenza
non lineare. Us: sovratensione senza scaricatore; UA: tensione di innesco dello scaricatore; Un:tensione di rete;
iA: corrente di scarica dovuta alla sovratensione; in: corrente di fuga dovuta alle tensioni di rete; P: istante di
scarica; Q: istante in cui viene ripristinato l’isolamento della rete verso terra.

Fig. 2.34 Curva caratteristica di uno scaricatore a resistenza non lineare.

130
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Con l’introduzione dei nuovi materiali ottenuti da mescole di ossidi metallici si è ottenuto il
vantaggio di una bassa conducibilità alla tensione di esercizio, (zona 1) per cui la corrente non
è elevata e non serve interromperla con uno spinterometro collegato in serie come nei vecchi
scaricatori a carburo di silicio.
La capacità di scaricare una certa corrente impulsiva è assicurata, nella generalità dei casi,
dimensionando opportunamente gli elementi che costituiscono gli stessi resistori non lineari.
Tuttavia, quando l’energia assorbita dagli scaricatori risulti in eccesso rispetto ai dati di
dimensionamento (corrente di fulmine molto elevata, fulmini multipli, ecc.), o in caso di
funzionamento difettoso si può avere il danneggiamento dello scaricatore, e il conseguente
pericolo di scoppio. Molti tipi di scaricatori sono muniti di speciali dispositivi antiscoppio o
di dispositivi che assicurano il distacco metallico dello scaricatore della linea in caso di guasto
interno allo scaricatore stesso evitando in tal modo il fuori servizio permanente della linea. (si
veda la Fig. 2.35).

Fig. 2.35 Esempio di scaricatore con dispositivo di distacco. La parte terminale dello scaricatore dove è
collegata la corda di terra si sgancia in caso di guasto interno.
Nella Fig. 2.36 è riportato un esempio di installazione di scaricatori in cabina e nel passaggio
linea aerea – linea in cavo.

a) b)
Fig. 2.36 Scaricatori utilizzati da ENEL Distribuzione Lazio: a) in protezione a cabina MT/BT; b) un cavo MT
nel passaggio linea aerea – linea in cavo.

131
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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2.3.4.1 Parametri caratteristici
Vengono riportate nel seguito alcuni parametri riguardanti gli scaricatori di sovratensione,
fondamentali per l’individuazione delle caratteristiche del dispositivo.
Tensione nominale: tensione nominale dello scaricatore ossia il massimo livello di
sovratensione temporanea a frequenza industriale che lo scaricatore può sopportare almeno
per 10 secondi senza che vada distrutto, dopo essere già precedentemente intervenuto per
drenare a terra impulsi atmosferici o di manovra [76].
MCOV: massimo valore ammissibile della tensione a frequenza industriale sinusoidale che
può essere appliata continuamente ai morsetti dello scaricatore [76,77].
TOV: sovratensione temporanea sopportabile per un solo secondo dallo scaricatore [76].
Corrente nominale di scarica: è la corrente di scarica nominale che classifica lo scaricatore.
Tale parametro individua le caratteristiche di protezione e la capacità di assorbimento
energetico dello scaricatore [76].
Energia dissipabile: capacità di assorbimento di energia da parte dello scaricatore, passando
dalla temperatura di esercizio (60º per esposizione al sole) al massimo valore di temperatura
ammesso senza che il dispositivo si danneggi (130º÷150º). Generalmente si ha un valore
compreso tra 5÷15 kJ/kVeff [78].
L’energia associata a fulmini che si abbattono lungo la linea è compresa nell’intervallo di
valori 0,5÷1MJ [78].
Tensione restante: quella tensione che rimane ai capi degli apparecchi protetti, quando lo
scaricatore sta funzionando.
Livello di protezione: è la tensione residua massima alla corrente di scarica nominale
specificata sia a fronte lento che a fronte veloce [76,77].

2.3.4.2 Classi degli scaricatori


Gli scaricatori si possono suddividere in tre classi [33]:
• Classe 1 (di trasmissione): usati principalmente nelle stazioni alta tensione,
preferenzialmente all’ingresso della linea nelle vicinanze del macchinario da proteggere,
sono quelli che debbono sopportare sovratensioni di notevole entità energetica come quelle
associate a notevoli frazioni della corrente di fulmine.
• Classe 2 (di sub-trasmissione): come dice il nome vengono utilizzati nelle cabine primarie;
possono sopportare sollecitazioni minori rispetto ai dispositivi di classe 1, sono in grado
quindi di scaricare correnti associate a sovratensioni indotte o frazioni non ingenti della
corrente di fulmine.
• Classe 3 (di distribuzione): usati nei sistemi di distribuzione, sono scaricatori dotati di una
minore resistenza alle sollecitazioni. Appartengono a questa classe i seguenti tipi di
scaricatori:
• heavy duty;
• normal duty;
• light duty.
Inoltre, in base all’utilizzo che ne consegue si può avere una seconda suddivisione in:
• riser pole per la protezione di cavi;
• dead front per la protezione di trasformatore su palo;
• liquid immersed.

2.3.4.3 Modello dello scaricatore alle alte frequenze


In questo paragrafo si fa riferimento al modello dello scaricatore ed alla sua taratura per poi
utilizzarlo nelle simulazioni oggetto del paragrafo successivo.

132
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Dati sulle caratteristiche dei limitatori di sovratensione mostrano che lo scaricatore ad ossido
metallico possiede delle caratteristiche dinamiche, dipendenti cioè dallo spettro in frequenza
della sovratensione applicata [77,79-83].
Uno dei modelli introdotti in grado di descrivere tale comportamento dinamico è quello
riportato in Fig. 2.37 [77].
In questo modello le caratteristiche non lineari sono rappresentate da due resistenze non
lineari indicate in Fig. 2.37 con A0 e A1, separate da un filtro R-L.
Per sovratensioni dal fronte lungo, l’impedenza del filtro assume un valore estremamente
basso e le due sezioni non lineari del modello sono essenzialmente connesse in parallelo. Al
contrario, per fronti molto brevi, l’impedenza del filtro R-L diventa significante e causa una
distribuzione di corrente attraverso le due sezioni in parallelo. Tutto ciò si traduce in una
corrente molto alta attraverso la resistenza non lineare A0 e una molto bassa nella resistenza
non lineare A1. Dal momento che le caratteristiche di tali resistenze prevedono per A0 una
resistenza maggiore di quella di A1 per una corrente data, quanto più veloce è la
sovracorrente, tanto più alto sarà il valore della tensione residua. Ciò accade perché le correnti
di alta frequenza sono forzate dall’induttanza L1 a scorrere più nella resistenza A0 che nella
resistenza A1 [81].
Il confronto dei valori di picco calcolati con quelli misurati mostra che il modello dà risultati
accurati per impulsi di corrente con tempi di cresta che vanno da 0,5µs a 45µs [82].

Fig. 2.37 Modello circuitale dello scaricatore alle alte frequenze [77].
2.3.4.4 Esempio di un modello in alta frequenza di uno scaricatore per linee a 20 kV
Si riporta un esempio di stima dei parametri del modello in alta frequenza di uno scaricatore
di sovratensione ad ossido metallico. Si è fatto riferimento ad un modello commerciale
costruito da ABB [84] riportato in Fig. 2.38 (nelle Tabelle 2.2 e 2.3 sono riportate le
caratteristiche tecniche) rispettando le prescrizioni di ENEL Distribuzione Lazio [85],
riportate in Tabella 2.4 e Fig. 2.39.
Secondo quanto riportato in [77], scegliendo il modello commerciale POLIMIN D20N
(rispondente alle prescrizioni [85]), i parametri del modello di Fig. 2.37 risultano:

L1 = 0,429 [µH] (2.47)

R1 = 1,86 [Ω] (2.48)

L0 = 5,72 [nH] (2.49)

R0 = 2,86 [Ω] (2.50)

C = 3497 [pF] (2.51)

Per quanto riguarda le resistenze non lineari A0 e A1 si è fatto riferimento alla Tabella 2.5
secondo quanto riportato in [82].

133
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Fig. 2.38 La POLIM-Family ABB [84].

Tabella 2.2 Dati tecnici relativi al POLIM-D..N [84].

Tabella 2.3 Dimensionali relativi ai POLIM-D..N [84].

134
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Tabella 2.4 Valori massimi di tensione residua per scaricatori secondo specifiche ENEL Distribuzione Lazio
[85].

Fig. 2.39 Schema tipico di uno scaricatore completo di isolatore di supporto e dispositivo di distacco [85].
I [p.u.] A0 [p.u.] A1 [p.u.]
2 x 10-7 0.810 0.623
0.01 0.974 0.788
0.1 1.052 0.866
0.3 1.108 0.922
1 1.195 1.009
2 1.277 1.091
Tabella 2.5 Caratteristica tensione-corrente per A0 e A1 [82].

135
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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2.3.5 Incremento di tensione dovuto alle connessioni dei dispositivi di protezione
Il dispositivo di protezione limita la tensione ai suoi capi al valore Up del livello di
protezione.
Le riflessioni di tensione lungo le connessioni a, tra la linea e l’apparecchiatura da proteggere,
e b, tra la linea e il dispositivo di protezione sono la causa di una tensione Ua, ai capi
dell’apparecchio, maggiore di Up (si veda la Fig. 2.40).

Fig. 2.40 Schema di protezione di un trasformatore MT/BT connesso alla linea aerea di MT. Il dispositivo di
protezione limita la tensione ai suoi capi al livello di protezione Up.
Questa differenza di tensione ∆U = Ua – Up cresce con le lunghezze a e b e con la ripidità
della sovratensione in arrivo. Dal momento che tale ripidità può raggiungere valori molto
elevati nelle linee di media tensione, anche Ua sarà molto elevato e l’unico modo per ridurre
la tensione Ua ai capi dell’apparecchiatura da proteggere sarà quello di rendere minimo il
termine ∆U cercando di utilizzare per a e b valori più piccoli possibili.
Per un dato valore di a + b, la sovratensione minore si ottiene quando b tende a zero, per cui è
consigliabile minimizzare il valore di b.
Ovviamente queste considerazioni sono valide quando lo scaricatore e l’oggetto da proteggere
sono connessi allo stesso sistema di messa a terra. Al contrario, lo scaricatore potrebbe
perdere la sua efficacia in quanto si avrebbe un aumento di potenziale della terra dello stesso.
Per quanto riguarda le connessioni quindi, vanno osservate alcune regole:
1. L’apparecchiatura da proteggere e lo scaricatore vanno connessi allo stesso sistema di
messa a terra;
2. La lunghezza delle connessioni a tra la linea e l’apparecchio da proteggere e b tra la linea e
lo scaricatore e tra lo scaricatore e terra va scelta più corta possibile;
3. E’ preferibile che sia b < a.

L’applicazione della regola 1 garantisce che la sovratensione ai capi dell’apparecchio sia data
solo dalla somma Up + ∆U.
Le regole 2 e 3 minimizzano ∆U e contribuiscono a rendere minimo il numero di casi in cui la
sovratensione ecceda il livello di isolamento dell’apparecchio.
Queste regole sono di grande importanza quando si vuole proteggere trasformatori
direttamente connessi alla linea aerea in quanto la loro capacità verso terra, dell’ordine di
alcuni nanofarad, causa un incremento di ∆U [79,86].
Una problematica simile nasce quando l’Ente distributore dell’energia elettrica installa sulle
linee aeree di bassa tensione dei limitatori di tensione. In tal caso c’è da chiedersi se l’utente
sia protetto dalle sovratensioni provenienti dalla linea elettrica. Se si considera la Fig. 2.41
appare evidente come le apparecchiature d’utente siano soggette alla tensione restante sulla
linea durante la fase di intervento del limitatore.
Tale tensione è la somma:
• della tensione residua del limitatore (UR);

136
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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• della caduta di tensione induttiva sul collegamento limitatore-dispersore del palo (UL);
• della tensione totale di terra (UT) del dispersore stesso.
La tensione risultante è in genere troppo elevata per gli isolamenti delle apparecchiature di
bassa tensione.
Nella fulminazione diretta di una linea protetta da scaricatore, con impedenza verso terra del
palo di sostegno della linea di circa 10Ω, gli apparecchi utilizzatori sarebbero sottoposti ad
una tensione superiore a 50kV se la corrente scaricata è di 5kA.
Per ridurre tali sovratensioni si può collegare il dispersore dell’edificio al dispersore dello
scaricatore annullando il termine UT e mantenendo quanto più brevi possibili i collegamenti
verso massa del limitatore per diminuire al massimo il termine UL [15].
Qualora ciò non sia possibile, è necessario installare un limitatore di tensione all’inizio
dell’impianto utilizzatore.

Fig. 2.41 Un limitatore di tensione installato sulla linea aerea non protegge le apparecchiature dell’ utente
[15].

137
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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2.4 La fulminazione diretta delle linee di media tensione aeree –
Ripercussioni sul sistema MT e BT
In questo capitolo vengono riportati alcuni risultati delle analisi condotte utilizzando il
programma di simulazione Power System Simulink di Matlab ed EMTP.

2.4.1 Modelli utilizzati per la simulazione


Le linee aeree e in cavo di media tensione sono state rappresentate sia con un modello a
parametri costanti con la frequenza sia con un modello a parametri dipendenti dalla frequenza.
Per la rappresentazione del terreno si è fatto riferimento ad un terreno di tipo omogeneo con
resistività di 100 Ωm. Per la geometria nello spazio dei conduttori delle linee aeree si è fatto
riferimento a quanto riportato nel par. 2.3 (secondo dati di ENEL Distribuzione Lazio); la
sezione del conduttore è stata scelta di 35 mm2 (alluminio). Per la tenuta dielettrica ad
impulso della linea si è fatto riferimento al critical flashover di questo tipo di linea, che è stato
valutato pari a circa 220 kV (par. 2.3). Per quanto riguarda i dimensionali delle linee di media
tensione in cavo si è fatto riferimento a dati NEXANS; in particolare è stato preso come
riferimento un cavo con sezione del conduttore di 150 mm2 (alluminio), spessore dell’isolante
5.5 mm, con isolamento in EPR. Il valore di rigidità dielettrica del cavo, come ovvio, varia
con la lunghezza di questo, pertanto in una prima analisi i valori di sovratensione ad impulso
ottenuti dalle simulazioni lungo il cavo sono stati analizzati ipotizzando caso per caso la
tenuta dielettrica o la scarica dell’isolante.
Il trasformatore di distribuzione MT/BT è stato simulato secondo quanto riportato nel par. 2.2.
Lo scaricatore di sovratensione è stato scelto e simulato secondo il modello riportato nel par.
2.3.
Per la modellizzazione dei componenti di bassa tensione si rimanda a quanto già riportato nel
par. 1.2.

2.4.2 Influenza del tipo di protezione utilizzato in cabina MT/BT sulle sovratensioni nel
sistema BT
Si fa riferimento ad una linea aerea di media tensione di lunghezza 2km (pali ogni 80m con
impedenza di terra (resistiva) di 30Ω). Da una estremità della linea viene riportata la cabina
MT/BT, dall’altra estremità un equivalente di rete (cabina lontana) protetto da uno scaricatore
di sovratensione. Si fa riferimento ad una linea di bassa tensione in cavo lunga 600m collegata
alla cabina MT/BT. Si è supposto che nella linea BT non esistano utenti allacciati. Il fulmine
con una corrente di picco di 30 kA (primo colpo) colpisce la linea di media tensione aerea a 1
km dalla cabina MT/BT. In Fig. 2.42 a viene riportato il profilo di tensione lungo la linea di
BT (modalità di messa a terra del neutro single grounded - 30Ω resistivi) quando a protezione
del trasformatore è installato uno scaricatore ad ossido metallico e quando è installato uno
spinterometro. L’ascissa 0 fa riferimento alle sbarre di bassa tensione di cabina.
In Fig. 2.42 b è riportato uno zoom della Fig. 2.42 a. Si può notare il maggiore stress
provocato dallo spinterometro rispetto allo scaricatore sull’isolamento (fase-cassone) del
trasformatore.
In Fig. 2.43 vengono riportati i valori di sovratensione al secondario del trasformatore di
cabina e i profili di sovratensione lungo la linea di bassa tensione (in cavo) quando
l’impedenza di terra (resistiva) dello scaricatore installato sul primario del trasformatore vale
1 Ω e 10 Ω sia per la modalità di messa a terra del neutro single grounded e multi grounded.
(nel sistema multi grounded il neutro è messo a terra dopo 50, 300 e 600 m da cabina - 30Ω
resistivi).

138
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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a b
Fig. 2.42 a) Sovratensioni sulla sbarra BT di cabina e profilo delle sovratensioni lungo la linea BT in cavo
(single grounded) al variare del dispositivo di protezione dalle sovratensioni a protezione del trasformatore: b)
Zoom del profilo di sovratensione lungo la linea BT.

a b
Fig. 2.43 a) Sovratensioni sulla sbarra BT di cabina e profilo delle sovratensioni lungo la linea BT in cavo al
variare del valore dell’impedenza di terra (resistiva) dello scaricatore a protezione del trasformatore e del tipo
di messa a terra del neutro in BT (SG: sistema single-grounded, MG: sistema multi-grounded); b) Zoom del
profilo di sovratensione lungo la linea BT.
2.4.3 Sovratensioni trasferite agli utenti in BT al variare del punto di fulminazione in
MT
Il sistema simulato è lo stesso del par. 2.4.2. In questa circostanza viene variato il punto di
fulminazione lungo la linea di media tensione, in particolare a 100m, 1km e 2km dalla cabina
MT/BT. Il trasformatore MT/BT è protetto sul primario con scaricatori ad ossido metallico. In
questa circostanza si è tenuto conto della presenza di 3 utenti allacciati alla linea di bassa
tensione a 50m, 300m e 600m dalla cabina. Tutti gli utenti sono stati considerati “protetti”
con l’installazione di SPD tarati a 1.2 kV a valle del montante del distributore connesso con la
linea di BT. L’utente è stato simulato come riportato nel par. 1.2.
La Fig. 2.44 riporta i valori di sovratensione sulla sbarra BT di cabina e le sovratensioni in
corrispondenza di ogni utente al variare del punto di caduta del fulmine sulla linea di MT (30
kA primo colpo) per le due modalità di messa a terra del neutro in BT. La Fig. 2.45 riporta
uno zoom della Fig. 2.44 sui valori di sovratensione ai cui sono sottoposti i tre utenti.

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Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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a b
Fig. 2.44 a) Sovratensioni sulla sbarra BT di cabina e profilo delle sovratensioni lungo la linea BT in cavo
(con utenti protetti da SPD tarati a 1.2 kV) al variare del punto di caduta del fulmine sulla linea MT: a) sistema
single grounded; b) sistema multi grounded.

a b
Fig. 2.45 a) Sovratensioni a cui sono sottoposti i tre utenti(protetti con SPD tarati a 1.2kV) lungo la linea di
BT in cavo al variare del punto di caduta del fulmine sulla linea MT (zoom della figura 2.47): a) sistema single
grounded; b) sistema multi grounded.
2.4.4 Sovratensioni trasferite al sistema di BT per fulminazione della linea aerea di MT
in presenza di una sezione di linea in cavo MT interposta tra la linea aerea e la cabina
MT/BT
Si fa riferimento ad una linea di media tensione di lunghezza totale di 2km, di cui 1.5 km in
aereo (pali ogni 80m con impedenza di terra (resistiva) di 30Ω) e 0.5 km in cavo (schermi del
cavo connessi a terra alle estremità). All’estremità della linea in cavo è collegata la cabina
MT/BT, dall’altra estremità (lato linea aerea) un equivalente di rete (cabina lontana) protetto
da uno scaricatore di sovratensione. Per quanto riguarda il sistema di bassa tensione si fa
riferimento ad una linea in cavo lunga 600m collegata alla cabina MT/BT (sistema single
grounded). Si è supposto nella linea BT la presenza di 3 utenti allacciati a 50m, 300m e 600m
dalla cabina protetti con scaricatori tarati a 1.2 kV. Il fulmine con una corrente di picco di 30
kA (primo colpo) colpisce la linea di media tensione aerea a 0.5 km dal passaggio linea aerea
– linea cavo. Sono stati analizzati 3 casi: assenza di scaricatori sia nel passaggio linea aerea –
linea cavo e in cabina, la sola presenza di scaricatori nel passaggio linea aerea – linea cavo e
la doppia presenza di scaricatori nel passaggio linea aerea – linea cavo e in cabina.

140
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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In Fig. 2.46 a viene riportato il profilo di tensione lungo la linea di BT (modalità di messa a
terra del neutro single grounded - 30Ω resistivi). È possibile notare come in questo caso gli
scaricatori a protezione del primo utente sempre intervengono. In particolare l’assenza di
scaricatori lato MT è particolarmente gravoso per tutti gli utenti (intervento degli SPD anche
dell’utente collocato in coda alla linea). Il primo utente in ogni caso risente sempre in maniera
sostanziale della fulminazione in media tensione e riesce a limitare il valore della
sovratensione grazie alla presenza degli SPD che ha installato. In questa circostanza è
possibile notare come la presenza di un tratto di cavo lato MT possa diventare più pericoloso
per gli utenti connessi lato BT, infatti tratte relativamente brevi di cavo possono provocare un
aumento delle sovratensioni dovuto alle successive riflessioni alle due estremità delle onde di
tensione. All’aumentare della lunghezza della linea in cavo, lasciando invariato il punto di
fulminazione a 500 m dal passaggio di linea aerea – linea in cavo, si è notato una riduzione
delle sovratensioni soprattutto in assenza di scaricatori lato MT. La Fig. 2.49 b riporta la
stessa analisi nelle medesime condizioni con la sola variazione della lunghezza della linea in
cavo che diventa ora di 1 km.

a b
Fig. 2.46 Fulminazione della linea aerea MT collegata alla cabina MT/BT attraverso un tratto di linea in cavo
in assenza di scaricatori lato MT, con scaricatori solo nel punto di passaggio linea aerea – linea in cavo e
scaricatori sia nel passaggio linea aerea – linea cavo che in cabina. Fulminazione a 500m dal passaggio linea
aerea – linea in cavo. Linea BT in cavo con sistema single grounded e utenti protetti con SPD tarati a 1.2 kV.
Lunghezza della linea in cavo MT: a) 0.5 km, b) 1 km.
La Tabella 2.6 riporta i valori di sovratensione che vanno a sollecitare l’isolamento del cavo
nel punto di passaggio linea aerea – linea in cavo (inizio cavo) e in cabina (fine cavo). Lo
schermo del cavo viene messo a terra ad inizio cavo con una impedenza di terra (resistiva) di
30 Ω e in cabina con una impedenza di terra (resistiva) di 1 Ω. Gli scaricatori installati nel
punto di passaggio linea aerea – linea cavo sono del tipo riser pole con massima tensione
residua alla corrente nominale di scarica di 10 kA con onda 8/20 µs di 60 kV, mentre gli
scaricatori installati in cabina sono del tipo normal duty con massima tensione residua alla
corrente nominale di scarica di 10 kA con onda 8/20 µs di 70 kV.

Max tensione conduttore–schermo [kV]


Inizio cavo Fine cavo (cabina)
Assenza di scaricatori 246 254
Scaricatori solo nel passaggio oh – cb 63 119
Scaricatori sia nel passaggio oh – cb e in cabina 60 81
Tabella 2.6 Valori di sovratensione massimi tra conduttore e schermo del cavo MT a seguito di fulminazione
della linea aerea a 500 m dal passaggio in cavo. Lunghezza del cavo 0.5 km.

141
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
—————————————————————————————————————
Nella Tabella 2.7 si riportano invece i valori massimi di sovratensione nel caso in cui a linea
in cavo è lunga 1 km. In questa circostanza si è ritenuto che il cavo è separato in due spezzoni
da 500 m (valore di lunghezza tipico delle bobine di cavo MT 20 kV) con una messa a terra
intermedia degli schermi (resistiva di 30 Ω).
I valori di sovratensione che si raggiungono nel cavo in assenza di scaricatori sono
particolarmente interessanti ma non è detto che possano provocare la scarica dell’isolante del
cavo. In questo caso molto probabilmente siamo nel campo delle probabilità di scarica, ma
non è detto. Tutto dipende dal tipo di materiale isolante utilizzato, dal compound dell’isolante,
dal grado di filtratura del materiale isolante, dalla temperatura a cui si trova l’isolante al
momento della sollecitazione, dal degrado che hanno apportato le sollecitazioni elettriche,
termiche, fisiche e chimiche all’isolamento nel tempo, etc.. Insomma non si può certo
affermare che tali valori di sovratensione provocano la sicura scarica. Di qui l’errore che
commettono molti addetti ai lavori che trascurano gli aspetti tecnologici e hanno poca
destrezza con la statistica e considerano in maniera brutale come un unico riferimento il BIL
(il livello di sicura tenuta ad impulso per gli isolamenti solidi) e tra l’altro ignorano che anche
questo varia con la lunghezza del cavo [87]. Visto che la prova di tenuta ad impulso su un
cavo viene effettuata su lunghezze di pochi metri (10-20m solitamente), lunghezze che di
fatto sono ben diverse nella stragran maggioranza dei casi dalle lunghezze di installazione,
tale valore potrebbe non rappresentare più il valore di sicura tenuta ad impulso per le reali
lunghezze di installazione. Si rimanda al cap. 6 per l’approfondimento di questo aspetto.

Max tensione conduttore-schermo [kV]


Centro cavo Fine cavo
Inizio cavo
(giunto) (cabina)
Assenza di scaricatori 233 206 236
Scaricatori solo nel passaggio oh – cb 63 120 120
Scaricatori sia nel passaggio oh – cb e in cabina 61 86 84
Tabella 2.7 Valori di sovratensione massimi tra conduttore e schermo del cavo MT a seguito di fulminazione
della linea aerea a 500 m dal passaggio in cavo. Lunghezza del cavo 1 km.
2.4.5 Sovratensioni trasferite al sistema di BT per fulminazione della linea aerea di MT
al variare del sistema di messa a terra del neutro in BT
In questo caso si fa riferimento ad una linea di media tensione di lunghezza totale di 2.5km, di
cui 1.5 km in aereo (pali ogni 80m con impedenza di terra (resistiva) di 30Ω) e 1 km in cavo
(schermi del cavo connessi a terra – resistenza di 30Ω). All’estremità della linea in cavo è
collegata la cabina MT/BT, dall’altra estremità (lato linea aerea) un equivalente di rete
(cabina lontana) protetto da uno scaricatore di sovratensione. Sono installati scaricatori di
sovratensione solo in cabina del tipo normal duty con massima tensione residua alla corrente
nominale di scarica di 10 kA con onda 8/20 µs di 70 kV. Per quanto riguarda il sistema di
bassa tensione si fa riferimento ad una linea in cavo lunga 600m collegata alla cabina MT/BT.
Si è supposto nella linea BT la presenza di 3 utenti allacciati a 200m, 400m e 600m dalla
cabina non protetti. Il fulmine con una corrente di picco di 30 kA (primo colpo) colpisce la
linea di media tensione aerea a 0.5 km dal passaggio linea aerea – linea cavo. Sono stati
analizzati 4 casi: sistema single grounded, sistema multi grounded con messa a terra del
neutro a 100 m da ogni utente (100m, 300m e 500m dalla cabina), sistema multi grounded con
messa a terra del neutro in corrispondenza degli utenti (200m, 400m e 600m dalla cabina) e
sistema multi grounded con messa a terra del neutro ogni 100m.
La Fig. 2.47 a riporta il valore di sovratensione fase-terra in corrispondenza delle sbarre di BT
di cabina e il profilo di sovratensione fase-terra lungo la linea. Da questa figura è possibile
notare come il sistema multi grounded per le sovratensioni fase-terrra è più sfavorevole
all’utente, soprattutto quando l’utente si trova in prossimità della messa a terra del neutro. Le

142
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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differenze maggiori si trovano quanto più l’utente è vicino alla cabina, al contrario con
l’aumentare della distanza dalla cabina non si evidenziano forti differenze tra i quattro casi
analizzati. La sovratensione massima fase-terra sulle sbarre di BT di cabina risulta essere
indipendente dal tipo di messa a terra del neutro, in ogni caso i livelli di sovratensione che si
raggiungono entrano nel campo di probabilità di scarica dell’isolamento fase-terra del
trasformatore con sollecitazione impulsiva1.
La Fig. 2.47 b riporta i valori di sovratensione fase-neutro in corrispondenza delle sbarre di
BT di cabina e il profilo di sovratensione fase-neutro lungo la linea. In questo caso è
interessante notare che il valore di sovratensione fase-neutro sulla sbarra BT di cabina è
strettamente legato al caso analizzato. In particolare si evidenziano valori di 21 kV nel caso di
sistema single grounded, di 12 kV nel sistema multi grounded con prima messa a terra del
neutro a 100m, per scendere ancora a circa 7 kV se la prima messa a terra del neutro è a 200m
dalla cabina. In altre parole tanto più lontana dalla cabina è la messa a terra del neutro nel
sistema multi-grounded, tanto minore è la sovratensione fase-neutro sulle sbarre BT. Per
quanto riguarda l’utenza invece la circostanza più sfavorevole risulta essere quella di sistema
multi grounded con messa a terra del neutro non in corrispondenza dell’utente. Per gli utenti
ad ogni modo sia le sovratensioni fase-terra che le sovratensioni fase-neutro possono essere
particolarmente pericolose nel caso non venga adottato nessun dispositivo dalle sovratensioni.
Generalmente l’utente più vicino alla cabina risulta il più sollecitato. L’istallazione di SPD da
parte del primo utente contribuisce a proteggere anche gli altri utenti allacciati nella linea più
a valle.

a b
Fig. 2.47 Fulminazione della linea aerea MT (1.5 km) collegata alla cabina MT/BT attraverso un tratto di
linea in cavo(1 km) con scaricatori installati solo in cabina. Fulminazione a 500m dal passaggio linea aerea –
linea in cavo. Linea BT in cavo con utenti non protetti. a) sovratensioni fase-terra, b)sovratensioni fase-neutro.
I valori di sovratensione neutro-terra sulla sbarra BT di cabina valgono rispettivamente,
secondo l’ordine dei 4 casi analizzati, 4.12 kV, 21 kV, 22.5kV e 20.7 kV. Dall’analisi di
questi ultimi dati, come è ovvio aspettarsi, l’isolamento neutro-terra del trasformatore risulta
molto più sollecitato quanto più lontano è il primo punto di messa a terra del neutro, in questo

1
Generalmente questo tipo di trasformatori, salvo prescrizioni particolari da parte dell’acquirente, non subiscono
la prova di tenuta ad impulso sugli avvolgimenti di bassa tensione, prova che è invece obbligatoria per gli
avvolgimenti di media tensione. ENEL Distribuzione Lazio solitamente chiede che possa essere effettuata un
prova di tenuta a frequenza industriale con tensione 10kV [70] quando la tensione nominale degli avvolgimenti è
400V. Generalmente la tensione di scarica ad impulso per gli isolamenti solidi risulta circa due volte quella a
frequenza industriale, quindi in assenza di altri riferimenti, utilizzando questa regola grossolana, si può asserire
che 20kV potrebbe essere la sicura tensione di tenuta ad impulso per l’isolamento. Se è vero questo, anche se con
molta cautela, si può affermare che se la sovratensione ad impulso ha un valore superiore a 20 kV si entra nel
campo delle probabilità di scarica, viceversa non si ha la scarica dell’isolamento quando questa sovratensione
non supera i 20 kV.

143
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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caso 200m che vale 22.5kV. Viceversa il sistema single grounded è il più favorevole visto che
il neutro è messo a terra, seppur in maniera separata dalla terra di cabina, nelle immediate
vicinanze del trasformatore.
Le Figg. 2.48 – 2.51 riportano gli oscillogrammi per dei quattro casi analizzati rispettivamente
di tensione e corrente (entrante) sulla sbarra MT, le tre tensioni fase-terra, fase-neutro e
neutro-terra in corrispondenza della sbarra BT di cabina e le tre tensioni fase-terra e fase-
neutro dei tre utenti.
Come si può notare gli oscillogrammi di tensione e di corrente sulle sbarre di media tensione
risultano sostanzialmente gli stessi per i quattro casi analizzati. Questo sottolinea
l’indipendenza del tipo di messa a terra del neutro nel sistema di BT, almeno per fulmini a 1.5
km da cabina.

Fig. 2.48 Fulminazione della linea aerea MT(1.5 km) collegata alla cabina MT/BT attraverso un tratto di linea
in cavo(1 km) con scaricatori installati solo in cabina. Fulminazione a 500m dal passaggio linea aerea – linea
in cavo. Linea BT in cavo (600m) con utenti non protetti e sistema single grounded. Scala dei tempi in 10-4 s.

144
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Tensione fase-neutro utenti 1, 2, 3


5000

voltage [V]
0

-5000
0 1 2
5000 time [s] -4
x 10
voltage [V]

-5000
0 1 2
2000 time [s] -4
x 10
voltage [V]

-2000
0 1 2
time [s] -4
x 10

Fig. 2.49 Fulminazione della linea aerea MT(1.5 km) collegata alla cabina MT/BT attraverso un tratto di linea
in cavo(1 km) con scaricatori installati solo in cabina. Fulminazione a 500m dal passaggio linea aerea – linea
in cavo. Linea BT in cavo (600m) con utenti non protetti e sistema multi grounded con messa a terra a 100m,
300m e 500m da cabina. Scala dei tempi in 10-4 s.

145
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Fig. 2.50 Fulminazione della linea aerea MT(1.5 km) collegata alla cabina MT/BT attraverso un tratto di linea
in cavo(1 km) con scaricatori installati solo in cabina. Fulminazione a 500m dal passaggio linea aerea – linea
in cavo. Linea BT in cavo (600m)con utenti non protetti e sistema multi grounded con messa a terra a 200m,
400m e 600m da cabina. Scala dei tempi in 10-4 s.

146
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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Fig. 2.51 Fulminazione della linea aerea MT(1.5 km) collegata alla cabina MT/BT attraverso un tratto di linea
in cavo(1 km) con scaricatori installati solo in cabina. Fulminazione a 500m dal passaggio linea aerea – linea
in cavo. Linea BT in cavo (600m) con utenti non protetti e sistema multi grounded con messa a terra ogni
100m. Scala dei tempi in 10-4 s.

147
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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2.4.6 Influenza della modalità di messa a terra degli schermi della linea in cavo MT
sulle sovratensioni trasferite al sistema di BT
Il sistema simulato è quello del par. 2.4.5. In questa circostanza si considera che sulla linea di
BT in cavo lunga 600m (con modalità di messa a terra del neutro multi grounded con messa a
terra ogni 100m) (impedenza di terra resistiva di 30 Ω) non siano connessi utenti. L’obbiettivo
dell’analisi è quello di analizzare l’influenza della messa a terra degli schermi della linea in
cavo MT sul sistema di distribuzione di BT. Qui di seguito vengono elencati i casi analizzati:
• Scaricatori di media tensione installati ad entrambe le estremità del cavo del tipo riser pole
nel passaggio linea aerea – linea in cavo con massima tensione residua alla corrente
nominale di scarica di 10 kA con onda 8/20 µs di 60 kV e di tipo normal duty in cabina
con massima tensione residua alla corrente nominale di scarica di 10 kA con onda 8/20 µs
di 70 kV, variando:
• schermi del cavo connessi a terra in tre punti: inizio cavo, centro cavo (giunto) e fine
cavo sulla terra di cabina;
• schermo del cavo connesso a terra solo in un punto: inizio cavo.
• Scaricatori di media tensione installati solo in cabina di tipo normal duty con massima
tensione residua alla corrente nominale di scarica di 10 kA con onda 8/20 µs di 70 kV,
variando:
• schermi del cavo connessi a terra in tre punti: inizio cavo, centro cavo (giunto) e fine
cavo sulla terra di cabina;
• schermo del cavo connesso a terra solo in un punto: inizio cavo.
L’impedenza di terra degli schermi è stata considerata resistiva con un valore di 1 Ω in tutti i
casi.
In Fig. 2.52 a vengono riportati i valori di sovratensione fase-neutro rilevati ogni 100m sulla
linea di BT per i quattro casi considerati, mentre la Fig. 2.52 b riporta i valori di corrente
drenate a terra in corrispondenza delle messe a terra di neutro lungo la linea. Risulta evidente
come la messa a terra in più punti dello schermo del cavo MT comporta una riduzione delle
sovratensioni fase-neutro a cui la linea BT risulta sollecitata. Infatti mettere a terra in un sol
punto lo schermo della linea in cavo MT significa far aumentare le correnti che interessano il
conduttore di neutro nella linea BT con il conseguente aumento della tensione fase-neutro.

a b
Fig. 2.52 Fulminazione della linea aerea MT(1.5 km) collegata alla cabina MT/BT attraverso un tratto di linea
in cavo(1 km). Fulminazione a 500m dal passaggio linea aerea – linea in cavo. Linea BT in cavo (600m) senza
utenti connessi sulla linea BT e sistema multi grounded con messa a terra ogni 100m: a) sovratensioni fase-
neutro; b) correnti drenate dalla messa terra del neutro.

148
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
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La Fig. 2.53 a riporta i valori di sovratensione sulle sbarre MT e BT del trasformatore nelle
quattro condizioni analizzate. Si può notare come le sollecitazioni sul trasformatore sono
attenuate nel caso in cui si mette a terra lo schermo del cavo nel solo punto di passaggio linea
aerea – linea cavo. Queste sovratensioni vengono ulteriormente attenuate se si utilizzano
scaricatori ad entrambe le estremità del cavo. La Fig. 2.53 b riporta i valori delle correnti di
terra sulla prima messa terra dello schermo, sulla seconda messa a terra dello schermo, la
corrente che dalla cabina si richiude sullo schermo (corrente che fluisce verso lo schermo del
cavo) e sulla terra di cabina. Nel caso in cui lo schermo del cavo lato trasformatore è collegato
all’impianto di terra di cabina, la maggior parte della corrente drenata a terra dallo scaricatore
si richiude verso lo schermo di terra del cavo piuttosto che sull’impianto di terra di cabina.

a b
Fig. 2.53 Fulminazione della linea aerea MT(1.5 km) collegata alla cabina MT/BT attraverso un tratto di linea
in cavo(1 km). Fulminazione a 500m dal passaggio linea aerea – linea in cavo. Linea BT in cavo (600m) senza
utenti connessi sulla linea BT e sistema multi grounded con messa a terra ogni 100m:
a) 1. sovratensioni fase-terra sbarra MT, 2. sovratensioni fase-terra sbarra BT, 3. sovratensioni fase-
neutro sbarra BT, 4. sovratensioni neutro terra sbarra BT;
b) 1. corrente di terra sulla messa a terra dello schermo ad inizio cavo, 2. corrente di terra sulla messa a
terra dello schermo a centro cavo (in corrispondenza del giunto), 3. corrente che dalla cabina si
richiude verso lo schermo del cavo, 4. corrente che si richiude sulla terra di cabina.

La Fig. 2.54 a riporta le sovratensioni fase-schermo ad inizio cavo nel punto di passaggio
linea aerea – linea in cavo, nel punto centrale (giunto) e a fine linea in cabina per le quattro
condizioni esaminate. In particolare è interessante notare come si riducono le sovratensioni in
presenza del doppio scaricatore ed ancora di più indipendentemente se lo schermo del cavo
MT è messo a terra in un solo punto o in più punti. Viceversa nel caso di un solo scaricatore
installato lato cabina, la messa a terra degli schermi in un sol punto o in più punti ha notevoli
ripercussioni sulle sovratensioni conduttore-schermo lungo il cavo.
In Fig. 2.54 b sono riportate i valori di sovratensioni schermo-terra raggiunte ad inizio cavo
nel punto di passaggio linea aerea – linea in cavo, nel punto centrale (giunto) e a fine linea in
cabina per le quattro condizioni esaminate. In questo caso per abbattere le sovratensioni si
deve ricorrere alla messa a terra in più punti dello schermo del cavo MT. L’inserzione della
doppia protezione con scaricatori in partenza e arrivo della linea in cavo contribuisce
all’attenuazione di questo tipo di sovratensioni.
Nel caso dei cavi ovviamente ci si preoccupa maggiormente dell’isolamento e quindi delle
sovratensioni conduttore-schermo in quanto queste, se raggiungono valori sufficientemente
elevati, possono portare il fuori servizio della linea con tempi di ripristino del servizio della
linea interessata dal guasto non brevi. Le sovratensioni schermo-terra invece, sono quelle
sollecitazioni elettriche che vanno ad interessare la guaina del cavo, e pertanto viene loro dato

149
Capitolo 2 – Sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore al sistema di distribuzione
di bassa tensione per fulminazione diretta delle linee di media tensione
—————————————————————————————————————
spesso un peso marginale e giustamente secondario rispetto alle sovratensioni che sollecitano
l’isolamento del cavo. La scarica elettrica della guaina a seguito di una sollecitazione
impulsiva porta alla “punturizzazione” della guaina stessa. Nonostante il danneggiamento
della guaina rimane quindi localizzato ad un foro di piccole dimensioni, il pericolo è quello di
ingresso d’acqua che a contatto con il metallo dello schermo del cavo può dare origine a
fenomeni corrosivi nel tempo. Gli schermi che solitamente nella grande maggioranza dei casi
sono in rame e nonostante l’ottima resistenza alla corrosione di questo materiale [88], il
contatto per periodi lunghi con l’umidità del terreno può provocare il danneggiamento dello
schermo. Viste le importanti funzioni dello schermo del cavo, le sovratensioni che sollecitano
la guaina dei cavi vanno opportunamente controllate, nonostante la perforazione della guaina
di fatto non mette fuori servizio il cavo.

a b
Fig. 2.54 Fulminazione della linea aerea MT(1.5 km) collegata alla cabina MT/BT attraverso un tratto di linea
in cavo (1 km). Fulminazione a 500m dal passaggio linea aerea – linea in cavo. Linea BT in cavo (600m) senza
utenti connessi sulla linea BT e sistema multi grounded con messa a terra ogni 100m:
a) sovratensioni conduttore-schermo: 1. passaggio linea aerea – linea in cavo, 2. centro cavo (giunto), 3.
fine cavo (in cabina);
b) sovratensioni schermo-terra: 1. passaggio linea aerea – linea in cavo, 2. centro cavo (giunto), 3. fine
cavo (in cabina);

150
Capitolo 3

Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi


di protezione nei sistemi di bassa tensione

151
152
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
—————————————————————————————————————

3.1 Protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione dalle


sovratensioni
L’industria, l’economia e il settore pubblico dipendono sempre più dalla tecnologia
informatica. I sistemi di elaborazione elettronica dei dati (sistemi EDP), i sistemi di misura,
comando e regolazione, e quelli che utilizzano tecnologie primarie e secondarie fanno tutti
parte del moderno sistema industriale globale. Negli stabilimenti di produzione, per esempio,
gli apparecchi per il rilevamento dei dati, per analisi aziendali, sono collegati ai terminali e ai
computer degli uffici per mezzo di reti informatiche che si estendono anche attraverso diversi
edifici; tutto questo costituisce il cosiddetto CIM (Computer Integrated Manifacturing). Reti
sempre più “aperte”, attraverso le quali comunicano sia diversi sistemi operativi, spesso
costituiscono la base del CIM. Questa evoluzione avanza ad altissima velocità e mira alla
integrazione totale di tutti i settori gestionali nel sistema EDP: il futuro è nelle strutture
produttive e nelle attività commerciali e amministrative computerizzate. I computer installati
nelle filiali delle banche sono collegati, a livello nazionale, con il centro di elaborazione della
sede centrale.
Questo mondo in “rete”, con il suo flusso di informazioni sempre più consistente, viene
sensibilmente influenzato da disturbi o anomalie nei sistemi di trasmissione degli impianti di
telecomunicazione e di elaborazione dati e delle relative apparecchiare terminali. Nell’attuale
situazione di dipendenza dai sistemi di elaborazione dati, che in futuro si prospetta ancora
maggiore, un’anomalia di tali strutture può rapidamente trasformarsi in forti disagi.
Tra le cause più frequenti di guasti agli impianti elettronici vi sono i disturbi elettromagnetici
transitori che interferiscono con il flusso dei segnali e danneggiano le apparecchiature
elettroniche. Questi disturbi transitori sono provocati in particolare dalle scariche
atmosferiche e dalle manovre di apertura e chiusura di circuiti mediante interruttori
[1,12,15,16,29,31,32,89-101].
I danni alle apparecchiature elettroniche aumentano in misura consistente come conseguenza:
• dell’utilizzo sempre più diffuso di apparecchiature e sistemi elettronici;
• del livello sempre più basso dei segnali e quindi della crescente sensibilità dei sistemi;
• del collegamento in rete sempre più sofisticato e diffuso su vasta scala.
Tra i principali dispositivi che vengono utilizzati per proteggere le apparecchiature e i
componenti sensibili alle sovratensioni sono i limitatori di sovratensione (SPD) e i
trasformatori di isolamento [32]. I primi di cui si è già fatto riferimento ai cap. 1 e 2, si
suddividono sostanzialmente in spinterometri e scaricatori. Oltre a questi, per i sistemi di
bassa tensione i diodi zener rappresentano un’ulteriore categoria dei limitatori di
sovratensione. I trasformatori di isolamento rientrano invece nella categoria dei filtri.
Nel seguito si valuterà l’efficacia di un dispositivo limitatore di sovratensione a
commutazione (spinterometro) nella protezione di un’apparecchiatura del sistema di bassa
tensione per mezzo della “distanza di protezione”.
Per quanto riguarda il trasformatore di isolamento, oltre a verificare la sua efficacia alle
sovratensioni impulsive che sollecitano l’avvolgimento primario attraverso prove sperimentali
di laboratorio, verrà fornito un modello circuitale da utilizzare nelle simulazioni numeriche in
presenza di transitori veloci di tensione.

3.2 Limitatori di sovratensione


3.2.1 Introduzione
I danni che una sovratensione può provocare ad una apparecchiatura dipendono dall’entità
della sovratensione e dalle caratteristiche dell’apparecchiatura. Nei confronti delle

153
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
—————————————————————————————————————
sovratensioni, una apparecchiatura è caratterizzata da un livello di tenuta e da un livello di
immunità [89,90,93,94]:
• il livello di tenuta (ad impulso) è il valore di tensione oltre il quale una sovratensione
provoca il cedimento dell’isolamento dell’apparecchiatura;
• il livello di immunità (ad impulso) è il valore di tensione al di sotto del quale le
sovratensioni non provocano alcun effetto sull’apparecchiatura.
Una sovratensione che abbia un valore compreso fra questi due livelli, non provoca nessun
danneggiamento all’apparecchiatura, ma può procurare dei disturbi che ne alterano il buon
funzionamento provocando una riduzione della vita operativa.
Da qui si evince come la protezione diventi davvero efficace solamente se viene considerato il
livello di tenuta degli isolamenti delle apparecchiature e degli impianti da proteggere. A tal
proposito, vengono individuate quattro zone di un impianto elettrico di bassa tensione
(230/400V), alle quali corrispondono dei valori ben precisi di tenuta ad impulso [31] (si veda
la Fig. 3.1):
• ZONA 1: si riferisce alle apparecchiature più sensibili che hanno una tenuta pari a 1,5kV,
destinate ad essere alimentate dall’impianto fisso, protette da dispositivi che limitano le
sovratensioni.
• ZONA 2: è relativa agli apparecchi utilizzatori tradizionali, come per esempio
elettrodomestici ed utensili portatili, con tenuta ad impulso di 2,5kV.
• ZONA 3: in cui sono installate le apparecchiature dell’impianto fisso, dalle quali l’utente si
aspetta un elevato grado di continuità, come per esempio i quadri di distribuzione e
interruttori automatici, con tenuta ad impulso di 4kV.
• ZONA 4: destinata alle apparecchiature utilizzate all’origine degli impianti elettrici degli
edifici, a monte del quadro di distribuzione principale, come per esempio i contatori e i
dispositivi di telemisura, con tensione di tenuta di 6kV.

Fig. 3.1 Le quattro zone di un impianto elettrico utilizzatore (230/400V), alle quali corrispondono dei valori
ben precisi di tenuta ad impulso [31].
3.2.2 La distanza di protezione
L’efficacia della protezione contro le sovratensioni dipende oltre che da una corretta scelta
delle caratteristiche dell’SPD, anche da un’appropriata installazione che se è inadeguata può
determinare un peggioramento del livello di protezione e compromettere la continuità del
servizio. In tal caso i principali aspetti da considerare nell’installazione di un SPD sono:

154
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
—————————————————————————————————————

• la lunghezza dei collegamenti tra il circuito e l’SPD e tra quest’ultimo e terra dove si
rimanda al par. 2.3.5 per maggiori dettagli;
• la distanza tra l’SPD e l’apparecchiatura da proteggere.
La lunghezza della linea che interconnette l’SPD e l’apparecchiatura gioca un ruolo
fondamentale nella protezione da sovratensioni. Il caso più critico è rappresentato da una linea
aperta all’estremità dove è connessa l’apparecchiatura oppure analogamente ad un impedenza
di elevato valore. In questa circostanza, trascurando le attenuazioni, si può avere
sull’apparecchiatura da proteggere al massimo un raddoppio nel valore di picco dell’onda ai
capi dell’SPD. Definendo Uapp la tensione ad esempio tra fase e neutro ai morsetti
dell’apparecchiatura e con Uprot la tensione ai capi dell’SPD, nella condizione più sfavorevole
di linea aperta, la tensione Uapp sarà incrementata rispetto la Uprot di una quantità pari a ∆Ur:

U app = U prot + ∆U r (3.1)


dove:
l
∆U r = 2 sτ = 2s = hl (3.2)
ν

In cui s è la pendenza del fronte dell’onda che si propaga dall’SPD all’apparecchiatura, τ è il


tempo che impiega l’onda di tensione a propagarsi dall’SPD all’apparecchiatura, l è la
lunghezza della linea e ν è la velocità in cui viaggia l’onda di tensione nel modo di
propagazione considerato. Per un dato valore della grandezza Uprot, potrà essere ricavato un
valore limite della lunghezza di linea lc (lunghezza critica) cui corrisponde il livello di tenuta
ad impulso dell’apparecchiatura Ut. Come illustrato in Fig. 3.1 a seconda del livello di
isolamento considerato corrisponde un livello di tenuta ad impulso Ut. Questo livello è un
livello di sicura tenuta, in altre parole è quello che viene definito BIL per i sistemi di media e
alta tensione. Ad ogni modo rappresenta un valore che non deve essere superato per
salvaguardare la vita del componente. Se la sovratensione supera tale valore, non è detto che
l’isolamento del componente ceda, ma è possibile associare ad ogni valore di picco
dell’impulso di tensione un valore di probabilità di scarica che sarà tanto più grande quanto
maggiore è rispetto a Ut. L’apparecchiatura sarà protetta allora solo se l’SPD non dista da
questa ad una distanza maggiore di lc:

U t − U prot
lc = (3.3)
h

L’installazione dell’SPD a “bocca d’apparecchiatura” risulta la condizione di ottimo, ma


questo non sempre è possibile: in tal caso quindi deve essere presa in considerazione la
valutazione della lunghezza critica per non rendere l’SPD inefficace.

3.2.3 I parametri che influenzano la distanza critica di protezione in un sistema BT


3.2.3.1 il sistema di bassa tensione considerato
In questo paragrafo si prende in considerazione un sistema di bassa tensione analogo a quello
illustrato al cap.1, in particolare:
• un sistema di bassa tensione caratterizzato da:
• un’impedenza di messa a terra locale di utente (Rut) pari a 10Ω,
• un’impedenza di messa a terra lungo la linea in corrispondenza di ogni sostegno o di
ogni cassetta di distribuzione pari a 100Ω, valore che inoltre rappresenta il valore della
resistenza di terra del neutro nel sistema multi-grounded,
• un’impedenza di messa a terra del neutro in cabina pari a 1Ω nel caso di sistema single-
grounded,
155
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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• una lunghezza del montante distributore pari a 40m.


• quattro differenti livelli di protezione dell’SPD posto a protezione dell’apparecchiatura:
1kV, 1.1kV, 1.2kV e 1.3kV.
• un livello di tenuta ad impulso dell’apparecchiatura pari a 1.5kV.

l’analisi è stata svolta differenziando tra:


• fulminazione diretta della struttura e della linea aerea di distribuzione;
• sistema single-grounded e sistema multi-grounded;
• corrente di fulmine associata al primo colpo e ai colpi successivi.

3.2.3.2 Fulminazione diretta della struttura


In Fig. 3.2 si riportano i risultati ottenuti nel caso di fulminazione diretta della struttura con
corrente di fulmine associata al 1° colpo e con alimentazione da parte dell’Ente distributore
con linea aerea, sia per il sistema single-grounded e sia per quello multi-grounded.
Gli andamenti ottenuti della figura sono coerenti con i valori riportati nelle Tabelle 1.3 e 1.4.
Nel sistema multi-grounded, essendo i valori di tensione che giungono all’utente molto più
elevati di quelli che si verificano nel sistema single-grounded, la distanza di protezione è
minore. In Tabella 3.1 si riportano le distanze ottenute per entrambi i sistemi.
La Fig. 3.3 e la Tabella 3.2 mostrano, invece, i risultati ottenuti nel caso di fulminazione
diretta della struttura con corrente di fulmine associata al 1° colpo e alimentazione da parte
dell’Ente distributore con linea in cavo, per sia il sistema single-grounded e per sia quello
multi-grounded. Da quanto si è visto nelle Tabelle 1.7 e 1.8, le tensioni che si verificano
all’utente con la distribuzione in cavo sono indipendenti dalla modalità di messa a terra del
neutro adottata dall’Ente distributore. Pertanto, si hanno le stesse distanze di protezioni nei
due sistemi e le due curve sono quasi sovrapposte.
Come si può notare dalle Tabelle 3.1 e 3.2 per correnti di fulmine maggiori non sempre si
hanno distanze di protezione minori, in quanto le correnti di fulmine più alte possono
provocare la scarica della linea del distributore dando origine in tal modo ad una modifica del
circuito di richiusura delle correnti con conseguenti diverse distribuzioni delle correnti
nell’impianto.

LINEA DI DISTRIBUZIONE AEREA


Distanza di protezione (lc)
Tenuta ad impulso Livello di [m]
(Ut) protezione (Uprot) Single Multi
[V] [V] grounded grounded
10kA 30kA 10kA 30kA
1000 100 105 90 100
1100 90 76 60 72
1500
1200 65 52 50 50
1300 40 32 15 30

Tabella 3.1 Lunghezza di protezione relativa alla linea di utente per fulminazione diretta della struttura con
corrente di fulmine associata al 1° colpo e alimentazione da parte dell’Ente distributore con linea aerea, sia per
il sistema single-grounded che per quello multi-grounded.

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Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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LINEA DI DISTRIBUZIONE IN CAVO


Distanza di protezione (lc)
[m]
Tenuta ad impulso Livello di
(Ut) protezione (Uprot) Single Multi
[V] [V] grounded grounded
10kA 30kA 10kA 30kA
1000 125 100 120 99
1100 90 73 88 71
1500
1200 62 52 60 50
1300 40 31 40 30

Tabella 3.2 Lunghezza di protezione relativa alla linea di utente per fulminazione diretta della struttura con
corrente di fulmine associata al 1° colpo e alimentazione da parte dell’Ente distributore con linea in cavo, sia
per il sistema single-grounded che per quello multi-grounded.

Fig. 3.2 Livello di protezione di un SPD in funzione della distanza critica in caso di fulminazione diretta della
struttura con corrente di fulmine associata al primo colpo e di alimentazione da parte dell’Ente distributore con
linea aerea. Sistema di messa a terra del neutro single-grounded (SG) e multi-grounded (MG).

3.2.3.3 Fulminazione diretta della linea in prossimità della struttura


In Tabella 3.3 si riportano le distanze critiche che si sono ottenute per ogni livello di
protezione nel caso di fulminazione della linea di distribuzione (aerea) di bassa tensione in
prossimità della struttura con corrente di fulmine tipica del 1° colpo rispettivamente per il
sistema single-grounded e per quello multi-grounded.
Le sovratensioni a cui è sottoposta l’apparecchiatura sono indipendenti dalla modalità di
messa a terra del neutro del sistema di distribuzione. Di conseguenza, i valori delle distanze di
protezione sono pressoché uguali. I risultati ottenuti sono mostrati in Fig.3.4.

157
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Fig. 3.3 Livello di protezione di un SPD in funzione della distanza critica in caso di fulminazione diretta della
struttura con corrente di fulmine associata al primo colpo e di alimentazione da parte dell’Ente distributore con
linea in cavo. Sistema di messa a terra del neutro single-grounded (SG) e multi-grounded (MG).

LINEA DI DISTRIBUZIONE AEREA


Distanza di protezione (lc)
Tenuta ad impulso Livello di
[m]
(Ut) protezione (Uprot)
Single Multi
[V] [V]
grounded grounded
1000 75 90
1500 1100 55 55
1200 35 40
1300 25 25

Tabella 3.3 Lunghezza di protezione relativa alla linea di utente nel caso di fulminazione diretta della linea di
distribuzione (aerea) in prossimità della struttura con corrente di fulmine associata al 1° colpo, sia per il
sistema single-grounded che per quello multi-grounded.

3.2.3.4 Fulminazione diretta della linea in prossimità della cabina MT/BT


La Fig. 3.5 mostra l’andamento del livello di protezione in funzione della distanza critica nel
caso di fulminazione diretta della linea (aerea) in prossimità della cabina di trasformazione
con corrente associata al 1° colpo rispettivamente per il sistema single-grounded e per quello
multi-grounded.
Come nel caso di fulminazione della struttura, l’installazione dell’SPD in un sistema multi-
grounded richiede distanze di protezione dall’apparecchiatura minori rispetto a quelle di un
sistema single-grounded. Infatti, dai valori riportati nelle Tabelle 1.21 e 1.22, il sistema multi-
grounded risulta più gravoso per l’utente.
Nella Tabella 3.4 sono raccolti i risultati ottenuti.
Nelle Figg. 3.5 e 3.6 si riporta un confronto tra gli andamenti ottenuti nei diversi casi di
fulminazione rispettivamente nel sistema single-grounded e nel sistema multi-grounded.

158
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Fig. 3.4 Livello di protezione di un SPD in funzione della distanza critica in caso di fulminazione diretta della
linea (aerea) in prossimità della struttura e in prossimità della cabina con corrente di fulmine associata al 1°
colpo. Sistema di messa a terra del neutro single-grounded (SG) e multi-grounded (MG).

Fig. 3.5 Confronto tra le distanze ottenute con sistema di messa a terra del neutro del tipo single-grounded per
diversi punti di fulminazione (struttura, linea in prossimità della struttura e linea in prossimità della cabina) con
linea di distribuzione aerea.

159
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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LINEA DI DISTRIBUZIONE AEREA


Distanza di protezione (lc)
Tenuta ad impulso Livello di
[m]
(Ut) protezione (Uprot)
Single Multi
[V] [V]
grounded grounded
1000 110 95
1100 80 70
1500
1200 55 45
1300 30 30

Tabella 3.4 Risultati ottenuti nel caso di fulminazione diretta della linea di distribuzione (aerea) in prossimità
della cabina di trasformazione con corrente di fulmine associata al 1° colpo, per il sistema single-grounded e
per quello multi-grounded.

Fig. 3.6 Confronto tra le distanze di protezione ottenute con sistema di messa a terra del neutro del tipo multi-
grounded per i diversi punti di fulminazione (struttura, linea in prossimità della struttura e linea in prossimità
della cabina) con linea di distribuzione aerea.

3.2.3.5 Effetto della forma d’onda della corrente di fulmine


Le correnti di fulmine associate ai colpi successivi hanno fronti più ripidi rispetto le correnti
tipiche del primo colpo. Ciò provoca, sovratensioni che sollecitano maggiormente
l’isolamento dell’apparecchiatura, nel caso di colpi successivi infatti, la tensione ai capi
dell’SPD è maggiore per l’aumento della tensione dovuto alle induttanze dei collegamenti.
Pertanto, alla partenza della linea di utente (in cui è installato l’SPD) si propaga un onda di
tensione di maggiore ampiezza. A fine linea, in cui è presente l’apparecchiatura, la tensione si
innalza tanto quanto più lunga è la distanza tra limitatore e apparecchiatura.
In Tabella 3.5 si riportano, i risultati ottenuti in caso di fulminazione diretta della struttura e
della linea di distribuzione con correnti tipiche dei colpi successivi rispettivamente per il
sistema single-grounded e per il multi-grounded. Nel caso di fulminazione in prossimità della
struttura, le sovratensioni ai morsetti dell’apparecchiatura sono così elevate che non è

160
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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possibile definire una distanza critica di protezione. Pertanto, l’apparecchiatura in tali
circostanze non risulta protetta.
Le Figg. 3.7 e 3.8 mostrano un confronto tra i valori della distanza critica ottenuti
rispettivamente per il 1° colpo e per quelli successivi nelle due modalità di messa a terra del
neutro. Si nota che in caso di colpi successivi, le distanze di protezione sono molto ridotte a
parità di livello di protezione, per il fenomeno sopra detto. Inoltre, in tal caso, si ha una
maggiore variazione della sovratensione al variare della lunghezza del circuito (h più elevati
determinano maggiori pendenze delle curve).

Tabella 3.5 Distanze critiche di protezione nel caso di fulminazione diretta della struttura e della linea di
distribuzione (aerea) con corrente di fulmine associata ai colpi successivi, per il sistema single-grounded e per
quello multi-grounded.

Fig. 3.7 Confronto tra i valori della distanza critica ottenuti rispettivamente per il 1° colpo e per quelli
successivi in caso di fulminazione della struttura e della linea (aerea) in prossimità della cabina MT/BT per il
sistema single-grounded (SG).

161
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Fig. 3.8 Confronto tra i valori della distanza critica ottenuti rispettivamente per il 1° colpo e per quelli
successivi in caso di fulminazione della struttura e della linea (aerea) in prossimità della cabina MT/BT per il
sistema multi-grounded (MG).

Dall’analisi svolta risulta evidente come le sovratensioni associate ai colpi successivi di


fulmine sono quelle che hanno il peso sostanziale nella protezione di un’apparecchiatura
indipendentemente dal tipo di modalità di messa a terra del neutro.
La Norma [32] definisce sufficiente una distanza di protezione di 10m quando il conduttore di
protezione fa parte della stessa conduttura che alimenta l’apparecchiatura da proteggere. Se si
considera una corrente di fulmine associata al primo colpo questo può essere vero, ma di
sicuro tale distanza non è sufficiente nel caso di sovratensioni associate ai colpi successivi per
fulminazione diretta della struttura d’utente o della linea in prossimità della struttura, dove le
simulazioni svolte dimostrano che la distanza di protezione può essere dell’ordine di pochi
centimetri.

162
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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3.3 Il trasformatore di isolamento come filtro per le sovratensioni


3.3.1 Premessa
In questo paragrafo viene presentato uno studio, attraverso prove sperimentali, relativo al
comportamento del trasformatore di isolamento sollecitato da sovratensioni impulsive, sia
atmosferiche che di manovra, al fine di verificarne l’efficacia dal punto di vista della
protezione di apparecchiature elettroniche particolarmente sensibili a questi disturbi.
I dati che verranno illustrati sono i risultati di misure sperimentali che sono state condotte
presso il Laboratorio Alte Tensioni del Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Università di
Roma “La Sapienza”. Il trasformatore utilizzato è un trasformatore di isolamento monofase da
1 kVA. Attraverso un generatore di impulsi di piccole dimensioni (tensione nominale 500 V)
sono state generate sovratensioni di modo differenziale e di modo comune, considerando
forme d’onda impulsive differenti con l’obbiettivo di verificare il comportamento del
trasformatore di isolamento a questo tipo sollecitazioni elettriche. Sono state effettuate inoltre
delle misure con l’obbiettivo di individuare un modello alle alte frequenze della macchina in
esame. Il Simulink di Power System di Matlab è stato utilizzato per la verifica del modello in
alta frequenza introdotto.

3.3.2 Caratteristiche del trasformatore di isolamento utilizzato


La Fig. 3.9 riporta una fotografia del trasformatore di isolamento utilizzato nelle prove di
laboratorio. La tensione nominale dei due avvolgimenti è 220V, la potenza nominale è di
1kVA, la tensione di cortocircuito è del 3%.
Dal punto di vista costruttivo (si veda la Fig. 3.10) il trasformatore è costituito da due nuclei
di materiale ferromagnetico rigidamente collegati tra loro attraverso un’armatura metallica
collegata direttamente alla cassa esterna.
L’avvolgimento secondario del trasformatore è avvolto attorno alla colonna centrale del
nucleo, mentre l’avvolgimento primario è coassiale con quello secondario e si trova quindi
posizionato esternamente a quest’ultimo si veda la Fig. 3.10). Tra i due avvolgimenti è
interposto uno schermo elettrostatico (colore bianco in Fig. 3.10) la cui funzione principale è
quella di abbattere le sovratensioni di modo comune che si propagano dal primario al
secondario, mentre un secondo schermo (colore marrone in Fig. 3.10) è posizionato tra
l’avvolgimento secondario ed il nucleo. La funzione di questo secondo schermo non è
propriamente quella di abbattere le sovratensioni di modo comune, ma quella di creare una
facile via di richiusura delle correnti per eventuali guasti tra l’avvolgimento secondario ed il
nucleo (in assenza di tale schermo le correnti di guasto si richiuderebbero invece attraverso il
nucleo laminato ed in questa condizione potrebbero incontrare una via di richiusura ad elevata
impedenza, con le ovvie conseguenze che ne deriverebbero).

3.3.3 Analisi sperimentale delle sovratensioni trasferite attraverso il trasformatore di


isolamento
I danni che una sovratensione può provocare ad una apparecchiatura dipendono dall’entità
della sovratensione e dalle caratteristiche dell’apparecchiatura.
Possono verificarsi:
• malfunzionamenti dell’apparecchiatura, oppure
• cedimento degli isolamenti.
Il cedimento degli isolamenti avviene quando il valore della sovratensione supera quello di
tenuta degli isolamenti stessi. Nella Tabella 3.6 sono riportati alcuni valori tipici di tenuta ad
impulso degli isolamenti di alcune apparecchiature in bassa tensione. Per quanto riguarda
invece i cavi si fa riferimento ad un valore orientativo come già detto nella nota 6 del cap.1.

163
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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La Tabella 3.6 evidenzia come il cavo è autoprotetto dalle apparecchiature in quanto la
rigidità dielettrica di queste risulta essere sempre più bassa.

Fig. 3.9 Foto del trasformatore di isolamento monofase utilizzato nelle prove in laboratorio (casa costruttrice
TABERNA).
avvolgimento primario

nucleo

avvolgimento secondario

Fig. 3.10 Sezione schematica del trasformatore di isolamento utilizzato nelle prove.

TIPO DI APPARECCHIATURA TENSIONE DI TENUTA


Apparecchi elettrici industriali 4÷8 kV
Apparecchi per telecomunicazione 1÷3 kV
Circuiti elettronici, semiconduttori 5÷100 V
Cavi per telecomunicazioni 3÷5 kV
Cavi per misure e segnalazione fino a 10 kV
Cavi per energia fino a 15 kV
Tabella 3.6 Tensioni di tenuta ad impulso orientative degli isolamenti utilizzati in bassa tensione.
Le sovratensioni possono distinguersi in sovratensioni di modo comune e sovratensioni di
modo differenziale.
Nella sovratensione di modo comune tutti i conduttori attivi (fasi e neutro) del circuito si
portano alla stessa tensione verso terra, per cui non c’è sovratensione tra essi ed è sollecitato
l’isolamento tra conduttori e le parti del dispositivo normalmente al potenziale di terra.

164
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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La sovratensione di modo differenziale si manifesta tra i conduttori attivi del circuito per cui è
sollecitato l’isolamento tra i conduttori stessi (ad es. fase – fase o fase – neutro).
La distinzione tra le due tipologie di sovratensioni può essere evidenziata nella Fig. 3.11.

Sovratensione di modo differenziale

Sovratensione di modo comune

Fig. 3.11 Sovratensioni di modo differenziale e sovratensioni di modo comune.


Il trasformatore ha la funzione di separare galvanicamente il circuito elettrico collegato al
primario con quello collegato al secondario.
Attraverso un generatore di impulsi ricorrenti (tipo Haefely Type 48) sono state prodotte le
seguenti forme d’onda impulsive di tensione per valutare il trasferimento al secondario del
trasformatore d’isolamento delle sovratensioni incidenti al primario:
• 1,2 / 50 µs
• 1,2 / 50 µs (troncata sul fronte dopo 0,6 µs)
• 1,2 / 50 µs (troncata sulla coda dopo 10 µs)
• 1,2 / 4 µs
• 200 / 4000 µs

Le forme d’onda indicate sopra sono state applicate al circuito sia sotto forma di sovratensioni
di modo differenziale, che di modo comune.

3.3.4 Le sovratensioni di modo differenziale


Quando si manifesta una sovratensione di modo differenziale al primario del trasformatore,
esso svolge in parte la propria funzione e trasferisce la sovratensione al secondario secondo il
rapporto di trasformazione, ed in parte intervengono le capacità distribuite tra le varie spire
degli avvolgimenti.
Il valore della sovratensione differenziale trasferita al secondario del trasformatore è funzione
dell’impedenza del carico alimentato e varia sensibilmente passando dal funzionamento a
vuoto al funzionamento a carico.

3.3.4.1 Prove con linea a vuoto e a carico senza trasformatore di isolamento


In assenza del trasformatore di isolamento è stata collegata al generatore di impulsi una linea
monofase in cavo unipolare, avente sezione pari a 2,5 mm2 e lunghezza pari a 25 m, e sono
state effettuate delle misure sia a vuoto (Fig. 3.12) che a carico (Fig. 3.13):
F 3
+
100 V
-
N

Fig. 3.12 Circuito a vuoto per la misura delle sovratensioni differenziali

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Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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F
3
+
100 V 56 470k
- N
PE 470k

Fig. 3.13 Circuito a carico per la misura delle sovratensioni differenziali


Attraverso il generatore di impulsi è stato prodotto un impulso di tensione avente un’ampiezza
di 100 V, mentre attraverso l’oscilloscopio digitale è stata misurata la tensione tra fase e
neutro in corrispondenza del punto 3 (Figg. 3.12 e 3.13).
Il carico è puramente resistivo ed ha un valore di 56 Ω, in modo tale da simulare un carico che
alla tensione di 230 V ed alla frequenza di 50 Hz assorbe una potenza di circa 1 kW, mentre le
due resistenze da 470 kΩ rappresentano la resistenza d’isolamento del carico.
I due schermi del trasformatore sono stati collegati tra loro su tutte le misure effettuate in
questo paragrafo.
Dalle misure effettuate la tensione tra fase e neutro nel funzionamento a vuoto presenta lo
stesso andamento e la stessa ampiezza della tensione prodotta dal generatore (Fig. 3.14),
mentre nel funzionamento a carico (Fig. 3.15) l’ampiezza della sovratensione diminuisce dell’
8% (V3 = 93 V).

Fig. 3.14 Tensione in uscita dal generatore e Fig. 3.15 Tensione in uscita dal generatore e
tensione fase – neutro nel punto 3 di Fig. 3.12 tensione fase – neutro nel punto 3 di Fig. 3.13
(onda 1,2/50 µs). (onda 1,2/50 µs).

Si può notare dalla Fig. 3.15 che in presenza del carico si determina una deformazione della
forma d’onda prodotta dal generatore che presenta una coda più corta avente una durata di 20
µs, anziché 50 µs.

3.3.4.2 Prove con linea a vuoto e a carico in presenza del trasformatore di isolamento
In questa configurazione tra il generatore di impulsi ed il trasformatore di isolamento è stata
inserita una linea L1 lunga 5 m, mentre al secondario del trasformatore è stata collegata una
linea L2 avente una lunghezza di 20 m (Fig. 3.16).
La cassa del trasformatore di isolamento è permanentemente collegata a terra, mentre
l’interruttore T stabilisce il collegamento a terra o meno dello schermo del trasformatore.
Le misure di tensione sono state effettuate nei punti 1, 2, 3 del circuito, sia a vuoto che a
carico, considerando tutte le forme d’onda impulsive precedentemente indicate e tenendo
conto del collegamento a terra o meno dello schermo del trasformatore.

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Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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schermo
F L1 L2 3
+
100 V
N
1 2 56 470k
-
470k
T cassa
PE

Fig. 3.16 Circuito realizzato con il trasformatore di isolamento per la misura delle sovratensioni differenziali.
In corrispondenza del punto 1, cioè ai morsetti dell’avvolgimento primario del trasformatore,
le misure sono state effettuate tra fase e neutro, e indipendentemente dalla forma d’onda e
dalle condizioni di funzionamento del circuito (linea L2 a vuoto o a carico, schermo del
trasformatore isolato o a terra etc.), la tensione presenta lo stesso andamento e la stessa
ampiezza della tensione prodotta dal generatore.
Le Figg. 3.17 e 3.18 riportate di seguito mostrano l’andamento della tensione misurata nel
punto 1 rispettivamente nel caso di forma d’onda piena 1,2/50 µs e di forma d’onda 1,2/50 µs
troncata sulla coda dopo 10 µs.

Fig. 3.9 Tensione in uscita dal generatore e Fig. 3.10 Tensione in uscita dal generatore
tensione fase-neutro in corrispondenza del e tensione fase-neutro in corrispondenza del
punto 1 di Fig. 3.16 nella condizione di punto 1 di Fig. 3.16 nella condizione di
funzionamento a vuoto con schermo isolato funzionamento a carico con schermo a terra
(onda 1,2/50µs). (onda 1,2/50 µs troncata sulla coda).

Dalle misure effettuate nei punti 2 e 3 di Fig. 3.16 si è evidenziato che non esistono particolari
differenze delle forme d’onda di tensione pertanto le conclusioni riportate di seguito sono
indipendenti se al punto 2 o al punto 3.
Un ruolo importante nella attenuazione delle sovratensioni lo esercita il carico a fondo linea.

• Linea L2 a vuoto
Nella Tabella 3.7 sono indicati i valori in percentuale dell’ampiezza della sovratensione di
modo differenziale misurata in corrispondenza dei punti 2 e 3 di Fig. 3.16 rispetto l’ampiezza
della sovratensione incidente, quindi trasferita attraverso il trasformatore di isolamento
quando il circuito al secondario funziona a vuoto.
Si può osservare che indipendentemente dalla forma d’onda considerata e dal collegamento o
meno dello schermo a terra, attraverso il trasformatore di isolamento si verifica
un’amplificazione della sovratensione differenziale; l’amplificazione più alta si verifica nel
caso di onda 1,2/50 µs (Fig. 3.19), mentre la più bassa si ha nel caso di onda 200/4000 µs.

167
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Solamente nel caso di onda 1,2/50 µs troncata sul fronte dopo 0,6 µs non si ha amplificazione
(Fig. 3.20).

Punto 2 Punto 3
Forma d'onda Schermo
F-N F-T N-T F-N F-T N-T
isolato 164% 112% 58% 164% 110% 62%
1, 2 / 50 µs
a terra 172% 92% 76% 172% 92% 78%
isolato 70% 48% 20% 74% 49.6% 36%
1,2 / 50 µs tr. fronte
a terra 74% 44% 38% 72% 44% 37.6%
isolato 164 110% 62% 164% 110% 62%
1,2 / 50 µs tr. coda
a terra 172% 94% 78% 172% 94% 78%
isolato 132% 92% 20% 132% 94% 54%
1,2 / 4 µs
a terra 140% 80% 64% 140% 80% 64%
isolato 106% 76% 30% 104% 76% 30%
200 / 4000 µs
a terra 104% 56% 48% 106% 56% 50%
Tabella 3.7 Tensioni di modo differenziale misurate in corrispondenza dei punti 2 e 3 del circuito di Fig. 3.16
nella condizione di funzionamento a vuoto. I valori percentuali si riferiscono all’ampiezza dell’onda incidente al
primario del trasformatore.

Fig. 3.19 Tensione in uscita dal generatore Fig. 3.20 Tensione in uscita dal generatore
e tensione fase – neutro in corrispondenza e tensione fase - neutro in corrispondenza
del punto 2 di Fig. 3.16 nella condizione di del punto 2 di Fig. 3.16 nella condizione di
funzionamento a vuoto con schermo isolato funzionamento a vuoto con schermo isolato
(onda 1,2/50 µs) (onda 1,2/50 µs troncata sul fronte)

L’andamento nel tempo della tensione trasferita sull’avvolgimento secondario dipende in


modo considerevole dal tipo di forma d’onda che sollecita l’avvolgimento primario del
trasformatore; in particolare nel caso dell’onda 1,2/50 µs, sia piena che troncata sul fronte, la
risposta del trasformatore è del tipo oscillatoria smorzata, mentre in presenza di un onda con
fronte e coda più lunghi (200/4000 µs), l’andamento della tensione sul circuito secondario è
semplicemente impulsivo.

• Linea L2 a carico
Nella Tabella 3.8 riportata di seguito sono indicati i valori percentuali dell’ampiezza della
sovratensione di modo differenziale misurata in corrispondenza dei punti 2 e 3 rispetto
l’ampiezza della forma d’onda impressa al primario quando il circuito è chiuso su un carico
resistivo da 1kW.
In queste condizioni la sovratensione di modo differenziale viene abbattuta,
indipendentemente dalla forma d’onda e dal collegamento dello schermo a terra; la tensione

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Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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più alta si verifica nel caso di onda 1,2 / 50 µs (Fig. 3.21), mentre la più bassa si ha nel caso di
onda troncata sul fronte dopo 0,6 µs (Fig. 3.22).

Punto 2 Punto 3
Forma d'onda Schermo
F-N F-T N-T F-N F-T N-T
isolato 40% 33.6% 20% 39.2% 33.6% 20.8%
1, 2 / 50 µs
a terra 40% 21.6% 19.2% 40% 21.6% 18.4%
isolato 7.4% 24.8% 22% 7.8% 27.6% 25.6%
1,2 / 50 µs tr. fronte
a terra 7.2% 3.2% 3% 6.4% 3.2% 2.9%
isolato 26% 32% 21% 24.8% 31.2% 21.6%
1,2 / 50 µs tr. coda
a terra 26% 4% 12% 26% 13.6% 11.6%
isolato 12% 25.6% 22% 12% 26% 23.2%
1,2 / 4 µs
a terra 12% 6.6% 5.2% 12% 6.8% 5%
isolato <1% <1% <1% <1% <1% <1%
200 / 4000 µs
a terra <1% <1% <1% <1% <1% <1%
Tabella 3.8 Tensioni di modo differenziale misurate in corrispondenza dei punti 2 e 3 del circuito di Fig. 3.16
nel funzionamento a carico.

Fig. 3.21: Tensione in uscita dal generatore e Fig. 3.22: Tensione in uscita dal generatore e
tensione fase - neutro in corrispondenza del tensione fase – neutro in corrispondenza del
punto 2 di Fig. 3.16 nella condizione di punto 3 di Fig. 3.16 nella condizione di
funzionamento a carico con schermo isolato funzionamento a carico con schermo a terra
(onda 1,2/50 µs). (onda 1,2/50 µs troncata sul fronte).

3.3.5 Le sovratensioni di modo comune


Una sovratensione di modo comune che arriva ad un trasformatore (indipendentemente se
questo è di isolamento) non può essere trasferita per via induttiva al secondario perché,
essendo i conduttori, istante per istante, tutti allo stesso potenziale, nessuna corrente può
circolare nell’avvolgimento primario e, di conseguenza non si ha alcuna tensione indotta per
via induttiva nell’avvolgimento secondario (Fig. 3.23). Nella realtà si possono manifestare
casi di trasferimento delle sovratensioni di modo comune al secondario anche per via
induttiva a causa della diversa impedenza d’onda che viene vista ai capi delle due
terminazioni dell’avvolgimento primario, differenze legate alle tecnologie costruttive della
macchina [102].
Il trasferimento delle sovratensioni di modo comune avviene tuttavia per via capacitiva; infatti
il trasformatore schematicamente equivale al partitore capacitivo rappresentato in Fig. 3.24
[15].

169
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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U1 U2 = 0

U1 U2 = 0

Fig. 3.23 Impossibilità del trasferimento al secondario per via induttiva le sovratensioni di modo comune che
sollecitano l’avvolgimento primario.
C12

U1 C1 C2
U2

Fig. 3.24 Trasferimento della sovratensione di modo comune attraverso un trasformatore per via capacitiva
Se U1 è la sovratensione sul primario, la sovratensione U2 trasferita al secondario con le
notazioni di Fig. 3.24, diventa:
C12
U2 = U1 (3.4)
C12 + C2

Il trasferimento per via capacitiva dipende quindi dalla capacità fra gli avvolgimenti (C12) e
dalla capacità verso il cassone del secondario e dei circuiti ad esso collegati (C2). Lo schermo
nei trasformatori di isolamento ha proprio la funzione di abbattere la capacità C12 e quindi la
sovratensione trasferita per via capacitiva.

3.3.5.1 Prove con linea a vuoto e a carico senza trasformatore di isolamento


Per la misura delle sovratensioni di modo comune sono state considerate le seguenti
configurazioni circuitali, valide per le misure a vuoto (Fig. 3.25) ed a carico (Fig. 3.26):
F

+
3
100V
- N

Fig. 3.25 Circuito per la misura delle sovratensioni di modo comune nel funzionamento a vuoto in assenza del
trasformatore di isolamento.

F 3

56 470k
+
100V
- N 470k

Fig. 3.26 Circuito per la misura delle sovratensioni di modo comune nel funzionamento a carico in assenza del
trasformatore di isolamento.
Nei due casi riportati in Fig. 3.27 e 3.28 la tensione è stata registrata in corrispondenza del
punto 3 tra fase e terra e tra neutro e terra. Come si può vedere la forma d’onda registrata
presenta nei due casi lo stesso andamento di quella in uscita dal generatore.

170
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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3.3.5.2 Prove con linea a vuoto e a carico in presenza del trasformatore di isolamento
Il circuito presenta la stessa configurazione e gli stessi componenti utilizzati per la misura
delle sovratensioni di modo differenziale; l’unica variazione è legata al fatto che attraverso il
generatore di impulsi sia la fase che il neutro vengono sottoposti alla stessa tensione verso
terra, pari ancora a 100 V (Fig. 3.29).

Fig. 3.27: Tensione in uscita dal generatore Fig. 3.28: Tensione in uscita dal generatore
e tensione fase – terra in corrispondenza del e tensione fase – terra in corrispondenza del
punto 3 di Fig. 3.25 (onda 1,2/50 µs). punto 3 di Fig. 3.26 (onda 1,2/50 µs).

schermo
F L1 L2 3
1 2 56 470k
+
100V N 470k
T cassa
-

PE

Fig. 3.29 Circuito realizzato con il trasformatore di isolamento per la misura delle sovratensioni di modo
comune.
Dalle misure effettuate risulta che non esistono sostanziali differenze tra gli oscillogrammi di
tensione registrati in uscita dal generatore e al punto 1 di Fig. 3.29 (si vedano le Figg. 3.30 e
3.31).

Fig. 3.23: Tensione in uscita dal generatore e Fig. 3.24: Tensione in uscita dal generatore e
tensione fase – terra in corrispondenza del tensione fase – terra in corrispondenza del
punto 1 della Fig. 3.29 nella condizione di punto 1 della Fig. 3.29 nella condizione di
funzionamento a vuoto con schermo isolato funzionamento a carico con schermo isolato
(onda 1,2 / 4 µs) (onda 1,2 / 50 µs troncata sul fronte dopo 0,6
µs).
171
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Vengono qui presi in riferimento 2 casi: l’assenza (linea L2 a vuoto) e la presenza del carico
(linea L2 a carico) nel punto 3 di Fig. 3.29.

• Linea L2 a vuoto
Nella Tabella 3.9 sono indicati i valori dell’ampiezza della sovratensione di modo comune
misurata in corrispondenza dei punti 2 e 3 in percentuale della dell’ampiezza della tensione
impressa al primario in assenza del carico connesso alla linea L2.

Punto 2 Punto 3
Forma d'onda Schermo
F-N F-T N-T F-N F-T N-T
isolato 11.6% 25.2% 25.6% 14% 24.4% 25.6%
1, 2 / 50 µs
a terra 1.52% 1.44% 1.12% 1.84% 1,76% 1.3%
isolato 12.4% 23.6% 26% 16% 25.6% 28%
1,2 / 50 µs tr. fronte
a terra 2.28% 1.44% 0.72% 3% 1.72% 1.56%
isolato 11.2% 24% 25.2% 14% 24% 25.6%
1,2 / 50 µs tr. coda
a terra 1.48% 1.24% 1.1% 1.64% 1.52% 1%
isolato 12% 24.8% 27% 14.4% 26% 28%
1,2 / 4 µs
a terra 1.64% 1.64% 1.1% 1.72% 1.88% 1.14%
isolato 0.38% 25.6% 25.6% 0.39% 25.6% 25.6%
200 / 4000 µs
a terra 0.08% 2% 1.84% 0.08% 1.8% 1.8%
Tabella 3.9 Tensioni di modo comune misurate in corrispondenza dei punti 2 e 3 di Fig. 3.29 in percentuale
dell’ampiezza della tensione impressa al primario nel funzionamento di linea L2 a vuoto.
Si può osservare che indipendentemente dalla forma d’onda considerata, il trasformatore di
isolamento abbatte in modo considerevole la sovratensione di modo comune (Fig. 3.32) e
l’abbattimento è ovviamente più consistente se lo schermo è collegato a terra (Fig. 3.33).
Particolarmente interessante è il caso dell’onda 200/4000 µs. Il trasformatore di isolamento
filtra quasi completamente la sovratensione di modo comune e sul secondario si registrano
poche oscillazioni aventi ampiezza di qualche percento, sia con lo schermo isolato (Fig. 3.34)
che con lo schermo collegato a terra (Fig. 3.35).

Fig. 3.32: Tensione in uscita dal generatore e Fig. 3.33: Tensione in uscita dal generatore e
tensione fase - neutro in corrispondenza del tensione fase - neutro in corrispondenza del
punto 2 della Fig. 3.29 nella condizione di punto 2 della Fig. 3.29 nella condizione di
funzionamento della linea L2 a vuoto con funzionamento della linea L2 a vuoto con
schermo isolato (onda 1,2/50 µs). schermo a terra (onda 1,2/50 µs).

172
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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• Linea L2 a carico
Nella Tabella 3.10 riportata di seguito sono indicati i valori dell’ampiezza della sovratensione
di modo comune misurata in corrispondenza dei punti 2 e 3 di Fig. 3.29 in percentuale
dell’ampiezza della sovratensione impressa al primario con linea L2 a carico.

Fig. 3.34: Tensione in uscita dal generatore e Fig. 3.35: Tensione in uscita dal generatore e
tensione fase - neutro in corrispondenza del tensione fase – neutro in corrispondenza del
punto 3 della Fig. 3.29 nella condizione di punto 2 della Fig. 3.29 nella condizione di
funzionamento della linea L2 a vuoto con funzionamento della linea L2 a vuoto con
schermo isolato (onda 200/4000 µs). schermo a terra (onda 200/4000 µs).

Punto 2 Punto 3
Forma d'onda Schermo
F-N F-T N-T F-N F-T N-T
isolato 3.12% 24.8% 24.8% 2.4% 24.8% 24.8%
1, 2 / 50 µs
a terra 0.74% 0.88% 0.84% 0.37% 1.16% 1.12%
isolato 6.2% 25.2% 24.8% 5% 272,0% 27.6%
1,2 / 50 µs tr. fronte
a terra 2.8% 0.66% 1.3% 0.96% 1.24% 1.68%
isolato 3% 24.8% 24.8% 2.4% 24.8% 24.8%
1,2 / 50 µs tr. coda
a terra 0.7% 0.74% 0.9% 0.39% 1% 1%
isolato 3.2% 26% 26% 2.4% 26.8% 26.8%
1,2 / 4 µs
a terra 1.1% 1.28% 1.44% 0.44% 1.46% 1.5%
isolato 0.048% 20.4% 20.4% 0.064% 20.4% 20.4%
200 / 4000 µs
a terra 0.032% 1.44% 1.56% 0.04% 0.78% 0.76%
Tabella 3.10 Tensioni di modo comune misurate in corrispondenza dei punti 2 e 3 di Fig. 3.29 in percentuale
della tensione impressa al primario nel funzionamento con linea L2 a carico.
Si può osservare che rispetto alla condizione di funzionamento con linea L2 a vuoto, in
presenza di un carico resistivo la sovratensione di modo comune trasferita attraverso il
trasformatore di isolamento viene ulteriormente ridotta, sia con schermo isolato (Fig. 3.36)
che con schermo connesso a terra (Fig. 3.37), indipendentemente dalla forma d’onda
considerata.
Per quanto riguarda la forma d’onda 200/4000 µs rispetto alla condizione di funzionamento
con linea L2 a vuoto, non si verificano cambiamenti particolari: la sovratensione viene ancora
completamente filtrata sia con schermo isolato (Fig. 3.38) che con schermo a terra (Fig. 3.39).

3.3.6 Modello circuitale del trasformatore di isolamento per lo studio dei transitori di
tensione impulsivi
3.3.6.1 Introduzione
Nei precedenti paragrafo si è messo in evidenza, attraverso prove sperimentali di laboratorio,
il comportamento del trasformatore di isolamento in presenza di sovratensioni impulsive, sia

173
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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atmosferiche che di manovra, con l’obbiettivo di analizzare il comportamento di questo al
trasferimento dei transitori impulsivi condotti dal primario al secondario sia per il modo
comune di propagazione che per quello differenziale.
In questo paragrafo invece l’obbiettivo è quello di individuare un modello circuitale del
trasformatore di isolamento presentato nel par. 3.3.2 utile per le simulazioni dei transitori al
calcolatore.
Il modello elettrico in alta frequenza del trasformatore di isolamento che verrà introdotto è
stato inizialmente ideato sulla base delle caratteristiche costruttive.

Fig. 3.36: Tensione in uscita dal Fig. 3.37: Tensione in uscita dal
generatore e tensione fase – neutro in generatore e tensione fase – neutro in
corrispondenza del punto 2 di Fig. 3.29 corrispondenza del punto 2 di Fig. 3.29
nella condizione di funzionamento con nella condizione di funzionamento con
linea L2 a carico con schermo isolato linea L2 a carico con schermo a terra
(onda 1,2/50 µs). (onda 1,2/50 µs).

Fig. 3.38: Tensione in uscita dal Fig. 3.39: Tensione in uscita dal
generatore e tensione fase – neutro in generatore e tensione fase – neutro in
corrispondenza del punto 3 di Fig. 3.29 corrispondenza del punto 3 di Fig.
nella condizione di funzionamento con 3.29 nella condizione di funzionamento
linea L2 a carico con schermo isolato con linea L2 a carico con schermo a
(onda 200/4000 µs). terra (onda 200/4000 µs).

3.3.6.2 Circuito equivalente del trasformatore di isolamento


Nel par. 3.3.2 è stata effettuata la descrizione delle principali caratteristiche costruttive del
trasformatore di isolamento utilizzato, qui riassunte, nei particolari costruttivi, in Fig. 3.40.
Vengono riportate con le lettere F ed N il morsetto di fase e di neutro, indicando con il pedice
p ed s rispettivamente il circuito primario e secondario. Sono inoltre riportati nella stessa

174
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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figura i due schermi: quello tra i due avvolgimenti (definito “schermo bianco”) e lo schermo
tra l’avvolgimento secondario e il nucleo (definito “schermo marrone”).
A partire dallo schema costruttivo si sono introdotte le capacità di accoppiamento tra
avvolgimenti e schermi e tra avvolgimenti e nucleo (elettricamente connesso al cassone) come
riportato in Fig. 3.41. Il modello è stato poi completato inserendo l’impedenza di cortocircuito
inserita in serie al morsetto Fp e l’impedenza di magnetizzazione tra i morsetti Fp e Np nello
schema di Fig. 3.41. La lettera T rappresenta sia il nucleo che il cassone.
Avvolgimento primario

nucleo
Fs

Np

Fp Ns
avvolgimento secondario

Fig. 3.40 Schema costruttivo semplificato del trasformatore di isolamento

Np C3 Rcc Lc
Fs

C4 C5
Ro Lo

Fp Ns
C1 C2

C6

B M
Fig. 3.41 Modello circuitale del trasformatore di isolamento per lo studio dei transitori di tensione impulsivi.
Come si può notare dalla Fig. 3.41 la capacità C6 rappresenta l’inefficacia di schermaggio tra i
due avvolgimenti.
Le misure di seguito riportate sono state effettuate attraverso un ponte RLC digitale (tipo
Fluke PM6304) nell’intervallo di frequenze tra 100 Hz e 100 kHz.

175
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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L’impedenza di cortocircuito e di magnetizzazione sono state ricavate alla frequenza di 50
Hz. Di seguito sono riportati i valori scomposti nella parte resistiva ed induttiva serie per
l’impedenza di cortocircuito e resistiva ed induttiva parallelo per l’impedenza di
magnetizzazione.
Rcc = 1,28 Ω , Lcc = 2,23 mH

R0 = 3,72 k Ω , L0 = 3,23 H

Nelle Figg. 3.42 –3.44 sono riportati i valori delle capacità schematizzate nella Fig. 3.41 al
variare della frequenza. Dalle Fig. 3.42 – 3.44 si evidenzia che le sei capacità nell’intervallo
100 Hz – 100 kHz subiscono variazioni minime. Si è pertanto pensato di selezionare un unico
valore di capacità indipendente con la frequenza pari al valor medio dei valori misurati
nell’intero intervallo delle frequenze. La Tabella 3.11 riporta i valori medi delle capacità
nell’intervallo di frequenze considerato.

C1 (pF) C2 (pF)
10000
10000

1000
1000

100 100

10
10

1
100 1000 10000 100000 1
f (Hz) 100 1000 10000 100000
f(Hz)

Fig. 3.42 Andamento della capacità C1 e C2 di Fig. 3.41 al variare della frequenza da 100 Hz a 100 kHz.

C3 (pF) C4 (pF)
1000
10000

1000
100

100

10
10

1 1
100 1000 10000 100000 100 1000 10000 100000
f (Hz) f (Hz)

Fig. 3.43 Andamento della capacità C3 e C4 di Fig. 3.41 al variare della frequenza da 100 Hz a 100 kHz.

C5 (pF) C 6 (pF)

1000 100

100

10

10

1 1
100 1000 10000 100000 100 1000 10000 100000
f (Hz) f (Hz)

Fig. 3.44 Andamento della capacità C5 e C6 di Fig. 3.41 al variare della frequenza da 100 Hz a 100 kHz.

176
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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C1 (pF) C2 (pF) C3 (pF) C4 (pF) C5 (pF) C6 (pF)
811.7 738.2 85.9 506.9 87.1 31.8

Tabella 3.11 Valori medi delle capacità del trasformatore di isolamento nell’intervallo 100 Hz ÷ 100 kHz.

3.3.7 Verifica del modello del trasformatore di isolamento introdotto attraverso


simulazioni al calcolatore
In questo paragrafo si vuole analizzare l’efficienza del modello introdotto del trasformatore di
isolamento attraverso le simulazioni al calcolatore confrontando i risultati con le misure
effettuate nei par. 3.3.4 e 3.3.5.

3.3.7.1 Le sovratensioni di modo differenziale


Nelle Figg. 3.45 – 3.47 vengono riportati i confronti tra la misura e la simulazione della
tensione fase-neutro, fase-terra e neutro-terra quando il primario è sollecitato da una tensione
differenziale, con i due schermi isolati e il secondario a vuoto.
Nelle Figg. 3.48 – 3.50 vengono riportate le stesse tensioni, ma con gli schermi connessi a
terra.

Fig. 3.45 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario fase – neutro nella condizione di funzionamento a vuoto con
schermi isolati.

Fig. 3.46 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario fase – terra nella condizione di funzionamento a vuoto con
schermi isolati.

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Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Fig. 3.47 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario neutro – terra nella condizione di funzionamento a vuoto
con schermi isolati.

Fig. 3.48 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario fase – neutro nella condizione di funzionamento a vuoto con
schermi a terra.

Fig. 3.49 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario fase – terra nella condizione di funzionamento a vuoto con
schermi a terra.

178
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Fig. 3.50 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario neutro – terra nella condizione di funzionamento a vuoto
con schermi a terra.

Dall’analisi delle Figg. 3.45 – 3.50 si può notare come il modello, nonostante
l’approssimazione delle capacità considerate costanti con la frequenza, rappresenta con buona
approssimazione il trasformatore di isolamento analizzato. I discostamenti maggiori si hanno
quando gli schermi sono isolati.
Nelle Figg. 3.51 – 3.53 vengono riportati i confronti tra la misura e la simulazione della
tensione fase-neutro, fase-terra e neutro-terra quando il primario è sollecitato da una tensione
differenziale, con i due schermi isolati e il secondario collegato ad un carico di 56 Ω
(equivalente di 1 kW a 220 V).
Nelle Figg. 3.54 – 3.56 vengono riportate le stesse tensioni, ma con gli schermi connessi a
terra.

Fig. 3.51 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario fase – neutro nella condizione di funzionamento a carico
con schermi isolati.

179
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Fig. 3.52 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario fase – terra nella condizione di funzionamento a carico con
schermi isolati.

Fig. 3.53 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario neutro - terra nella condizione di funzionamento a carico
con schermi isolati.

Fig. 3.54 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario fase – neutro nella condizione di funzionamento a carico
con schermi a terra.

180
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Fig. 3.55 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario fase – terra nella condizione di funzionamento a carico con
schermi a terra.

Fig. 3.56 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di tipo
differenziale. Tensione all’avvolgimento secondario neutro - terra nella condizione di funzionamento a carico
con schermi a terra.

Nel caso di trasformatore a carico le simulazioni si allontanano maggiormente dalla misura


rispetto al caso quando il trasformatore ha il secondario a vuoto.

3.3.7.2 Le sovratensioni di modo comune


Nelle Figg. 3.57 – 3.59 vengono riportati i confronti tra la misura e la simulazione della
tensione fase-neutro, fase-terra e neutro-terra quando il primario è sollecitato da una tensione
di modo comune, con i due schermi isolati e il secondario a vuoto.
Nelle Figg. 3.60 – 3.62 vengono riportate le stesse tensioni, ma con schermi connessi a terra.
Anche in questa circostanza, come nel caso delle sovratensioni di modo differenziale, il
modello si adatta meglio alle misure nel caso di schermi connessi a terra.

181
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Fig. 3.57 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario fase – neutro nella condizione di funzionamento a vuoto con
schermi isolati.

Fig. 3.58 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario fase – terra nella condizione di funzionamento a vuoto con
schermi isolati.

Fig. 3.59 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario neutro - terra nella condizione di funzionamento a vuoto con
schermi isolati.

182
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Fig. 3.60 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario fase – neutro nella condizione di funzionamento a vuoto con
schermi a terra.

Fig. 3.61 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario fase – terra nella condizione di funzionamento a vuoto con
schermi a terra.

Fig. 3.63 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario neutro terra nella condizione di funzionamento a vuoto con
schermi a terra.

183
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
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Nelle Figg. 3.63 – 3.65 vengono riportati i confronti tra la misura e la simulazione della
tensione fase-neutro, fase-terra e neutro-terra quando il primario è sollecitato da una tensione
di modo comune, con i due schermi isolati e il secondario a carico (56 Ω equivalente di 1 kW
a 220 V).

Fig. 3.63 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario fase – neutro nella condizione di funzionamento a carico con
schermi isolati.

Fig. 3.64 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario fase – terra nella condizione di funzionamento a carico con
schermi isolati.

Fig. 3.65 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario neutro – terra nella condizione di funzionamento a carico con
schermi isolati.

184
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
—————————————————————————————————————
Nelle Figg. 3.66 – 3.68 vengono riportate le stesse tensioni, ma con schermi connessi a terra.

Fig. 3.66 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario fase – neutro nella condizione di funzionamento a carico con
schermi a terra.

Fig. 3.67 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario fase – terra nella condizione di funzionamento a carico con
schermi a terra.

Fig. 3.68 Confronto tra misura e simulazione. Avvolgimento primario sollecitato da sovratensione di modo
comune. Tensione all’avvolgimento secondario neutro – terra nella condizione di funzionamento a carico con
schermi a terra.
Nel caso di sovratensione incidente al primario di modo comune con trasformatore a carico, la
sovratensione trasferita al secondario è quasi del tutto abbattuta, in particolare la

185
Capitolo 3 – Analisi delle prestazioni di alcuni dispositivi di protezione dei sistemi elettrici di bassa tensione
—————————————————————————————————————
sovratensione trasferita fase-neutro che scende al disotto dell’1%. In tale circostanza il
modello ha i discostamenti maggiori per la forma d’onda come evidenziato nelle Figg. 3.63 e
3.66, anche se il valore di ampiezza massimo è compatibile con le misure.

Dalla analisi effettuata si dimostra che il modello introdotto riproduce discretamente il


comportamento transitorio del trasformatore reale utilizzato, soprattutto se si pensa che il
modello di fatto considera i parametri invarianti con la frequenza. Miglioramenti possono
ancora essere apportati, in particolare introducendo un’altra capacità che metta in risalto
l’accoppiamento tra lo schermo interposto tra i due avvolgimenti e il cassone del
trasformatore.

186
Parte 2

Coordinamento degli isolamenti


delle linee in cavo di media e alta tensione
attraverso il metodo statistico

187
188
Capitolo 4

Statistica applicata alle prove


di rigidità dielettrica sui cavi

189
190
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

4.1 Le prove di rigidità dielettrica sui cavi AT ed MT


4.1.1 Valutazione della rigidità dielettrica dei cavi a partire dalle prove sperimentali
Le prove costituiscono una tappa fondamentale nel processo di fabbricazione dei cavi e
riguardano tutte le fasi della lavorazione: dalla scelta delle materie prime alla produzione dei
semilavorati, fino alla presentazione del prodotto finito.
La classificazione e le modalità di esecuzione delle prove stabilite dalle Norme sono le stesse
per ogni tipologia di cavi. Esse possono suddividersi in [103]:
• Prove di tipo: si eseguono per verificare la rispondenza delle caratteristiche del cavo a
quelle previste dalla Norma, per una determinata applicazione;
• Prove di accettazione: hanno lo scopo di verificare che il lotto di fornitura rispetti le
specifiche della Norma. Esse possono essere eseguite su tutte le pezzature (prove di
routine), oppure solo su un certo numero di campioni, applicando un procedimento
statistico normalizzato (prove su campione);
• Prove di controllo: sono eseguite dal costruttore su una parte della produzione, durante le
fasi di lavorazione e prima della finitura, per impedire che pezzature con difetti diventino
prodotto finito.
• Prove di dopo posa: vengono svolte prima di mettere in servizio un impianto, per
verificare che il montaggio degli accessori sia stato eseguito correttamente e che i cavi non
si siano deteriorati durante le operazioni di posa.
• Prove di pre-qualificazione: sono prove di lunga durata, che riguardano generalmente le
grandi linee di distribuzione in media e alta tensione. Esse interessano sia i cavi che gli
accessori e devono essere eseguite nelle stesse condizioni ambientali di esercizio. Queste
prove permettono di valutare l'attesa di vita dei cavi e degli accessori nelle reali condizioni
di servizio.
• Prove di sviluppo: accompagnano tutta la fase progettuale di un cavo e consentono di
definire quei parametri che ne caratterizzeranno le prestazioni nel tempo. Le prove di
sviluppo vengono eseguite su dei prototipi, costituiti da spezzoni di cavo reale o da modelli
in scala ridotta. In genere si tratta di prove di rigidità dielettrica.
E’ a quest’ultimo tipo di prove, che si fa riferimento nei capitoli successivi. In particolare
verranno analizzati i dati sperimentali delle prove elettriche eseguite presso il Laboratorio
Alte Tensioni del Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Università di Roma “La
Sapienza”.
I campioni, che siano spezzoni di cavo reale o modelli in scala ridotta, prima di essere portati
alla scarica, possono subire trattamenti (invecchiamenti) di tipo elettrico, termico e/o di
permanenza in acqua, a seconda del tipo di condizioni che si vogliono simulare.
Per ciò che riguarda le modalità di esecuzione, nonostante non sia definito dalle varie Norme
un protocollo di prova univoco, la procedura qui scelta consiste nell’utilizzare n = 10 provini
per ogni test. Ogni prova prevede l'applicazione di più gradini crescenti di tensione, a partire
da un valore ragionevolmente inferiore a quello presunto di scarica (circa il 75% della
tensione presunta di scarica). Ogni gradino è costituito da 5 impulsi di tensione. La differenza
tra un gradino ed il successivo è stata scelta pari al 5% della tensione presunta di scarica1.
Una volta ottenuto il valore di scarica di ogni provino, gli n dati (in questo caso 10) devono
essere opportunamente utilizzati per descrivere, dal punto di vista probabilistico, il
comportamento del cavo in esame alle tensioni impulsive che lo hanno portato a scarica.
1
Tale procedura di prova fa riferimento a quella riportata nella Norma ENEL DC4584 [104] la quale prevede un
valore iniziale della tensione pari al 50% della rigidità dielettrica presunta, salendo di gradini pari al 10% della
rigidità dielettrica presunta e con l’applicazione di 5 impulsi per ogni gradino. La scelta differente fatta in questa
tesi di partire da 75% con il 5% di incremento per gradino della tensione di scarica presunta è quella di avere un
valore della tensione di scarica più accurato. Di fatto non cambiano il numero di impulsi orientativo da applicarsi
per arrivare alla scarica, che in entrambe le modalità di prova è pari a circa 30.

191
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

La funzione statistica, che meglio descrive i guasti nei cavi, e più in generale quelli negli
isolamenti solidi, è la distribuzione di Weibull [105-107]2.
Questa distribuzione presenta, nella sua formulazione più generale, la funzione densità di
probabilità:
⎧ β ⎛ x − x ⎞β −1 ⎡ ⎛ x − x ⎞β ⎤
⎪ ⋅⎜ 0
⎟ exp ⎢− ⎜ 0
⎟ ⎥ x > x0
f (x ) = ⎨ α ⎝ α ⎠ ⎢⎣ ⎝ α ⎠ ⎥⎦ (4.1)

⎩ 0 x ≤ x0

e la funzione distribuzione di probabilità:


⎧ ⎡ x − x ⎞β ⎤
⎪ 1 − exp ⎢− ⎛⎜ 0
⎟ ⎥ x > x0
F(x ) = ⎨ ⎢⎣ ⎝ α ⎠ ⎥⎦ (4.2)

⎩0 x ≤ x0

I parametri che in esse compaiono sono:


• fattore di scala α (quantile al 63%, cioè il valore per cui un dato evento ha il 63% di
probabilità di verificarsi);
• fattore di forma β (indice di dispersione dei dati);
• Valore iniziale x0.
Di questi, il parametro β è quello che stabilisce la forma della distribuzione.
Nelle prove di rigidità dielettrica il valore iniziale x0 viene solitamente posto uguale a zero,
riducendo così la distribuzione da tre a due parametri. Porre uguale a zero questo parametro
significa che il campo di probabilità di tale distribuzione varia tra 0 e +∞. Nella realtà però la
rigidità dielettrica non scende mai al disotto di certe soglie (soglie che dipendono anch’esse
come la rigidità dielettrica da molti fattori), quindi l’utilizzo di una distribuzione di Weibull a
3-parametri sarebbe più appropriata. Di fatto la difficile stima del terzo parametro x0 e
soprattutto la mancanza di stimatori robusti su tale parametro rendono la distribuzione di
Weibull a 3-parametri inapplicabile al caso delle prove di rigidità dielettrica, lasciando alla
distribuzione di Weibull a 2-parametri la rappresentazione delle probabilità di scarica.
L'equazione (4.2) (ridotta a 2 parametri ponendo x0 = 0) può essere linearizzata attraverso una
doppia applicazione dei logaritmi, di cui il primo in base “e” ed il secondo in base 10:
β
⎛x⎞
- ⎜ ⎟
F(x) = 1- e ⎝ α ⎠ (4.3)
β
⎛ x⎞
-⎜ ⎟
1- F(x) = e ⎝ α ⎠ (4.4)

β
⎛x⎞
ln[1- F(x)] = - ⎜ ⎟ (4.5)
⎝ α⎠
β
⎡ 1 ⎤ ⎛x⎞
− ln[1- F(x)] = ln ⎢ ⎥ =⎜ ⎟ (4.6)
⎣1- F(x)⎦ ⎝ α ⎠

⎡ 1 ⎤ x
log ln ⎢ ⎥ = β ⋅ log = β ⋅ log x - β ⋅ logα (4.7)
⎣1- F(x)⎦ α

2
La descrizione completa di questa distribuzione è data in appendice al par. A1.

192
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

La (4.7) rappresenta una retta (retta di regressione) di coefficiente angolare β, in un sistema di


coordinate avente come ascisse il log(x) e come ordinate il log[ln(1/1-F(x))].
Le rappresentazioni grafiche vengono riportate sulla cosiddetta carta di Weibull e se il
campione dei dati segue la distribuzione di Weibull, l’insieme dei punti si disporrà, su tale
carta, secondo una linea retta con coefficiente angolare β. Su tale grafico si potrà dunque
leggere, per ogni livello di tensione, la probabilità di scarica dell’isolamento3.
Per tracciare la retta di regressione è necessario calcolare i due parametri fondamentali α e β.
Per tale scopo esistono molti stimatori, basati su criteri di calcolo diversi tra loro e pertanto
aventi differenti caratteristiche e proprietà, alcuni dei quali vengono descritti nel par. 4.2.

4.1.2 Vantaggio dell’utilizzo dei modelli di cavo nel corso delle prove sperimentali
I risultati delle prove di laboratorio a cui si fa riferimento nei capitoli successivi, sono stati
ottenuti da modelli in scala ridotta di cavi isolati in EPR, realizzati con gli stessi compounds
utilizzati nelle linee di alta tensione. Tali modelli destinati principalmente alle prove di
sviluppo [108-111], hanno il vantaggio rispetto ai cavi reali (“cavi tal quale”) di consentire
l’utilizzazione di impianti di prova di dimensione ridotta in quanto le tensioni di scarica
risultano notevolmente più basse rispetto a quelle del cavo tal quale, con conseguenti notevoli
risparmi di tempo e facilità nella preparazione del campione da sottoporre alla prova e con
l’ulteriore vantaggio da avere a disposizione più tempo per effettuare più prove. I principali
motivi che hanno portato allo sviluppo di cavi in scala ridotta sono quindi essenzialmente di
natura tecnico-economica. Questi modelli infatti, essendo di minori dimensioni, comportano
inoltre un notevole risparmio sulle quantità di materiali usati e quindi sui costi complessivi di
ricerca.
Si è calcolato che le materie prime, in particolare l'isolante ed il conduttore, incidono in una
percentuale compresa tra il 60% e l’80% sul costo complessivo (decine di migliaia di Euro a
km) dei cavi AT ed MT [103].
Recenti studi hanno dimostrato l'affidabilità dei mini-cavi (mini-cables) in gomma
etilenpropilenica, per la valutazione dell'invecchiamento di questo genere di isolamento
[108,110], e in particolare, si è utilizzata la rigidità dielettrica di questi campioni come
parametro significativo, per verificare la qualità degli isolanti destinati alla produzione di cavi
per l'alta tensione [109].
Nella Fig. 4.1 è riportata una sezione dei modelli di cavo utilizzati nelle prove con i relativi
spessori e formazione.

1.4 mm diameter copper conductor


0.7 mm inner semiconductive layer
1.5 mm insulation layer
0.15 mm outer semiconductive layer

Fig. 4.1 Sezione del modello di cavo.

3
Ecco quindi come, a partire dalla raccolta di dati attraverso prove sperimentali, sia possibile, grazie ad
un’analisi statistica, la valutazione della rigidità dielettrica dei cavi che, pur essendo un parametro intrinseco del
tipo di materiale, della prova e del tipo di invecchiamento, rappresenta una variabile aleatoria.

193
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

E’ importante sottolineare una particolarità fondamentale dei modelli utilizzati per le prove:
essi sono stati progettati in modo tale che la tensione ad essi applicata, eguagli numericamente
il valore del campo elettrico massimo sull’isolante. In altri termini, la tensione di scarica dei
provini equivale, numericamente, alla loro rigidità dielettrica.
Da un’analisi qualitativa, risulta evidente che, dal punto di vista elettrico, il modello di cavo è
assimilabile ad un condensatore cilindrico. Nel set up del generatore di tensione per le prove
si deve tener conto perciò della capacità associata allo spezzone di cavo. La capacità specifica
può essere calcolata con la seguente formula, valida in generale per tutti i cavi a simmetria
cilindrica muniti di schermo:

2 ⋅ π ⋅ ε0 ⋅ ε r
C' = (4.8)
D
ln
d
dove:
• εo = 8,852 x 10-12 F/m;
• εr = 2,6 se EPR e 2.3 se XLPE;
• D = 5,8 mm (Diametro esterno);
• d = 2,8 mm (Diametro interno).
Sostituendo i valori numerici nella (4.8) si ottiene: C' = 0,20 nF/m se il cavo è isolato in EPR
e C' = 0,175 nF/m se il cavo è isolato in XLPE.

4.1.3 Passaggio dal modello al cavo tal quale: Enlargement Law


La rigidità dielettrica (RD), negli isolamenti solidi, dipende dallo spessore dell’isolante, dalla
forma d’onda di tensione sollecitante, dal tipo di materiale, etc. Nel caso specifico dei cavi
elettrici, inoltre, la RD dipende anche dalla lunghezza del cavo e dalle dimensioni
geometriche radiali. Si tratta del cosiddetto effetto dimensionale, il quale è giustificabile,
intuitivamente, considerando che l’accrescimento del volume totale dell’isolamento comporta
una maggiore probabilità che in esso vi siano punti deboli per l’innesco di fenomeni
pericolosi che conducono in tempi più o meno brevi alla scarica elettrica.
Le prove di rigidità dielettrica effettuate sui modelli di cavo, hanno i vantaggi già evidenziati
nel par. 4.1.2, ma non sarebbero di alcuna utilità, se non fosse poi possibile ricondursi a cavi
reali, ossia passare dal modello al cavo tal quale attraverso una particolare legge statistica
definita “enlargement law” [105,106]. La dimostrazione e la validità di tale legge sarà
discussa nel cap. 6.

194
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

4.2 Stimatori dei parametri α e β della distribuzione di Weibull


Come si è avuto modo di dire nel par. 4.1.1, per tracciare la retta di regressione della
distribuzione di Weibull, è necessario calcolare i due parametri α e β di questa funzione. Per
tale scopo esistono molti stimatori, basati su criteri di calcolo diversi tra loro e pertanto aventi
differenti caratteristiche e proprietà.
La scelta dello stimatore da utilizzare non è sempre semplice, in quanto possono verificarsi
situazioni, come sarà ampiamente mostrato nel par. 4.7, in cui i risultati dei metodi
differiscono notevolmente tra loro e le prestazioni di ogni metodo variano a seconda dei casi.
Non essendo ovviamente noti, in qualsiasi campione di dati, i valori veri dei due parametri,
non è possibile stabilire quale stimatore sia il più valido; da qui la necessità di stabilire i
requisiti che un determinato stimatore deve presentare.
Tra le proprietà richieste, quella maggiormente discriminante è la stabilità, o robustezza, del
metodo, cioè la tendenza a non presentare oscillazioni dei risultati, rispetto al valore atteso dei
due parametri, al variare del numero di dati a disposizione e/o in presenza di dati anomali.
Le prove di rigidità dielettrica risultano talvolta contaminate da dati anomali, valori che si
discostano notevolmente dagli altri, dovuti ad errori nel sistema di misura, ad oggetti in prova
caratterizzati da una rigidità dielettrica eccessivamente bassa (dovuta ad esempio ad un difetto
di fabbricazione), oppure ad una rigidità dielettrica eccessivamente alta,
comunque numericamente lontana rispetto agli altri dati del campione tale da suscitare dei
dubbi allo sperimentatore. Valori che comunque non risultano essere omogenei con gli altri
valori di rigidità dielettrica ottenuti nel corso di una prova.
L’analisi di campioni statistici contaminati da dati anomali verrà ripresa nel par. 4.3, si vuole
invece fissare per il momento l’attenzione sui metodi per la stima dei parametri della
distribuzione di Weibull ed in particolare su quei stimatori che hanno prestazioni maggiori, in
termini di robustezza, quando il campione è ristretto ad un numero massimo di 10
osservazioni (specimens), in altre parole il caso tipico delle prove di rigidità dielettrica.
Qui di seguito vengono riportate le espressioni di nove stimatori impiegati nell’analisi dei
dati. Le prove di rigidità dielettrica essendo prove “non censurate”4, cioè prove in cui tutti gli
specimens del campione raggiungono la scarica, i nove metodi presi in considerazione
pertanto faranno riferimento al solo caso di campioni statistici non censurati.5

4.2.1 Stimatore di White


Le espressioni dei due parametri α e β con il metodo di White [112] sono:
β WH = 1/b WH (4.9)
α WH = e u WH (4.10)
dove

Σin=1 (Xi − X)(Yi − Y)w i


b WH = (4.11)
Σ in=1 (Xi − X) 2 w i

u WH = Y − b WH X (4.12)

4
Un esempio di prove “censurate” sono quelle di vita dove si decide di interrompere la prova dopo un certo
intervallo di tempo prefissato (prove censurate del Tipo I) oppure si decide di interrompere la prova dopo che un
certo numero prefissato di provini raggiunge la scarica (prove censurate del Tipo II).
5
Anche se tutti i metodi riportati sono riconducibili attraverso opportune modifiche alla stima dei parametri della
distribuzione di Weibull per prove censurate del I e del II tipo.

195
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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Σ in=1X i w i
X= (4.13)
Σ in=1w i

Σ in=1Yi w i
Y= (4.14)
Σ in=1w i

⎛ ⎡ 1 ⎤⎞
X i = ln⎜ ln ⎢ ⎟
⎜ 1− P ⎥⎟ (4.15)
⎝ ⎣ i ⎦⎠

Yi = lnxi (4.16)
1
wi = (4.17)
Var(X i )
Pi = 1 − exp{− exp[E(Xi )]} (4.18)

I tabulati di E(Xi) e Var(Xi) [112] sono riportati in Tabella A.7 e A.8 in appendice A al par.
A.2.

4.2.2 Stimatore di Bain-Engelhardt


Le espressioni dei due parametri α e β con il metodo di Bain-Engelhardt [113] sono:
β BE = 1 / b BE (4.19)
α BE = e u BE
(4.20)
dove
s
− Σ si =1lnx i + Σ sn+1lnx i
b BE = n −s
(4.21)
nK n

u BE =
1 n
n
(
Σ i =1lnx i +
γ
)
β BE
(4.22)

I tabulati di Kn [113] sono riportati in Tabella A.9 in appendice A al par. A.2.

4.2.3 Metodo dei momenti


Le espressioni dei due parametri α e β con il metodo dei momenti [105] sono:
π
β MT = M(n ) (4.23)
6s y
⎛ C ⎞
α MT = exp⎜⎜ y + ⎟ (4.24)
⎝ β m ⎟⎠
dove

sy =
(
Σin=1 ln(x i − x o ) − y )
2

(4.25)
n −1

Σ i =1 (x i − x o )
1 n
y= (4.26)
n

196
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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C = 0,577226 (costante di Eulero)

I tabulati di M(n) [105] sono riportati in Tabella A.3 in appendice A al par. A1.

4.2.4 Stimatore di Mann


Le espressioni dei due parametri α e β con il metodo di Mann [114] sono:
β MN = 1/b M (4.27)
α MN = e u M (4.28)
dove

∑i =1[yi ⋅ C(n, i )]
n
bM = (4.29)

∑i =1[yi ⋅ A(n, i)]


n
uM = (4.30)
yi = ln(x i ) (4.31)

I tabulati di A(n,i) e C(n,i) [114] sono riportati in Tabella A.10 e A.11 in appendice A al par.
A.2.

4.2.5 Stimatore di Johns-Lieberman


Le espressioni dei due parametri α e β con il metodo di Johns-Lieberman [115] sono:
βJL = 1/σ (4.32)
α JL = e µ
(4.33)
dove

∑i =1a i ⋅ yi
n
µ= (4.34)

∑i =1 bi ⋅ yi
n
σ= (4.35)

y i = ln (x i ) (4.36)
ed
A p (i )
ai = (4.37)
n
Bp (i )
bi = (4.38)
n
se i < n, mentre
A pp
ai = 1 − (4.39)
n
Bpp
bi = − (4.40)
n
se i = n.
Inoltre si ha
A p (i ) = 1,1087 ⋅ ln (1/1 − u ) − 0,257 ⋅ ln (1/1 − u ) ⋅ (1 + ln (ln (1/1 − u ))) + 0,257 (4.41)

197
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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Bp (i ) = 0,6079 ⋅ ln (1/1 − u ) ⋅ (1 + ln (ln (1/1 − u ))) − 0,6079 − 0,257 ⋅ ln (1/1 − u ) (4.42)

∑i =1 A p (i)
n −1
A pp = (4.43)

Bpp = ∑i =1 Bp (i )
n −1
(4.44)

i
u= (4.45)
n +1

4.2.6 Stimatore dell’Enel


Le espressioni dei due parametri α e β con il metodo proposto dall’ENEL [104] sono:
⎛⎜
∑i =1 yi ⋅ ∑i =1 zi ⎞⎟⎠
n n

∑ y ⋅ zi − ⎝
n
i =1 i n
β EN = 2 (4.46)
⎛⎜ y ⎞⎟

n

y −⎝
i =1 i ⎠
∑i =1
n 2
i
n
α EN = eh (4.47)
dove
y i = ln(x i ) (4.48)

z i = ln(ln(1/1 − p i )) (4.49)
i
pi = (4.50)
n +1

∑ yi 1 ∑i =1 z i
n n

h = i =1 − ⋅ (4.51)
n βE n

4.2.7 Stimatore di Thiel


Il metodo di Thiel [116] si basa su alcuni passaggi numerici. Si avviano due cicli FOR in cui
si fanno variare due indici i e j da 1 ad n; per i < j si ottengono dei coefficienti βi,j(k):
ln[ln(1/1 − Fj )] − ln[ln(1/1 − Fi )]
βi, j (k) = (4.52)
lnx j − lnxi

con
i − 0,3175
Fi = (4.53)
n + 0,365

i quali, al termine dei due cicli, vanno ordinati in modo crescente.


Il parametro β si calcola nel modo seguente:
β TH = median β i, j (k ) [ ] (4.54)
Analogamente per alfa si fa variare i da 1 ad n ottenendo dei coefficienti αi
αi (i ) =
xi
(4.55)
[− ln(1 − Fi )]1/β t

198
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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i quali, al termine del ciclo, vanno ordinati in modo crescente.


Il parametro α si calcola nel modo seguente:
α TH = median [α i (i )] (4.56)

4.2.8 Stimatore di Thiel modificato


Il metodo di Thiel modificato[116], come quello di Thiel, si basa su alcuni passaggi numerici.
Si avviano due cicli FOR in cui si fanno variare due indici i e j da 1 ad n; per i < j si ottengono
dei coefficienti βi,j(k):
ln[ln(1/1 − Fj )] − ln[ln(1/1 − Fi )]
β i, j (k) = (4.57)
lnx j − lnx i

con
i − 0,3175
Fi = (4.58)
n + 0,365
i quali, al termine dei due cicli, vanno ordinati in modo crescente.
Definito un fattore K:
K* = P* (n) ⋅ (M + 1) (4.59)
indicando con K il più grande intero tale che K < K*, si calcola il parametro β nel modo
seguente:
β TM = β i, j (K) (4.60)

da cui si ricava il parametro alfa:


1/β TM
⎛ ⎞

n
⎜ x β TM
i =1 i ⎟
α TM =⎜ ⎟ (4.61)

⎝ ∑
n
i =1
− ln (1 − Fi ) ⎟

I tabulati di P*(n) [116] sono riportati in Tabella A.12 in appendice A al par. A.2.

4.2.9 Stimatore di Seki-Yokoyama


I parametri α e β vengono ricavati secondo il metodo di Seki-Yokoyama [117] con le seguenti
espressioni
1
βSY = N (4.62)
∑α(L)
*
⋅ x( L)
L =1

⎡N ⎤
α SY = exp ⎢∑ β (*L ) ⋅ x( L ) ⎥ (4.63)
⎢⎣ L =1 ⎥⎦
dove α*(L) e β*(L) sono valori tabulati [117] e riportati rispettivamente nelle Tabelle A.13 e
A.14 nel par. A.3 in appendice A.

199
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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4.3 Outliers: definizione e metodi di individuazione


4.3.1 Premessa
All’inizio del paragrafo par. 4.2 è stato accennato al problema della presenza di dati anomali,
nella valutazione dei due parametri della distribuzione di Weibull, per cui viene qui affrontato
questo tema, sia relativamente alla sua origine, che alla sua “soluzione”.
Un outlier, in italiano indicato spesso come dato anomalo, è una osservazione che appare
differente dalle altre dello stesso gruppo [118,119]. Il concetto spesso è limitato ad un solo
dato, ma può essere esteso a più valori di uno stesso gruppo, raccolti nelle medesime
condizioni. In termini più tecnici, un dato è outlier quando non appare consistente con gli
altri, cioè quando altera uno o più parametri contemporaneamente tra media, varianza e
simmetria.
La prima definizione, quella dell’apparire differente, implica una valutazione soggettiva.
Barnett e Lewis [120] enfatizzano questo concetto, affermando che un outlier è tale quando
suscita una sorpresa genuina nell’osservatore; questo implica ovviamente la conoscenza
personale del fenomeno. In linea di principio questa indicazione può essere accettabile,
quando si tratta di un elemento che rientra nella cultura generale. Un esempio di conoscenza
comune, può essere l’individuazione di un dato anomalo osservando il peso in kg di un
gruppo di maschi adulti, come nella seguente serie già ordinata:

65, 69, 75, 78, 80, 81, 82, 115, 130

La presenza dell’ultimo valore, una persona che pesa 130 kg, non suscita meraviglia, anche se
è il doppio del peso minore, perché non è raro trovare individui adulti di quel peso né di
quello minore. Invece nella serie successiva di altezze di persone in cm:

160, 166, 170, 172, 180, 182, 184, 187, 190, 230

si pone un problema di credibilità per l’ultimo dato, anche se oggettivamente è solo il 44% in
più dell’altezza minima rilevata in quel campione.
In fenomeni meno noti, la valutazione non è altrettanto semplice. Si pone inoltre il problema
di una valutazione oggettiva, che a partire dagli stessi dati, porti i ricercatori alle medesime
conclusioni, sulla base di concetti e metodi condivisi.
Vengono ora descritti i mezzi più utilizzati per individuare, interpretare e gestire eventuali
outliers presenti in un campione di dati.
I Metodi Grafici di rappresentazione dei dati evidenziano, visivamente, la distanza di un
valore dalla media del gruppo e dalla sua distribuzione complessiva, ma non forniscono la
probabilità di errore nella decisione di considerarlo un outlier.
Un altro strumento utile è costituito dalle Procedure Robuste, cioè metodi i cui risultati non
sono alterati dal mancato rispetto di certe condizioni. Questa categoria include numerose
tecniche e procedure statistiche; tra queste rientrano gli stimatori robusti, sia in presenza che
in assenza di dati anomali, di cui si è già discusso nel par. 4.2.
Non tutti gli studiosi sono dello stesso parere; molti ritengono necessario individuare gli
outlier, pur rilevandone le difficoltà. Barnett e Lewis [120] riportano 48 metodi statistici per
identificare uno o più outlier, solamente rispetto all’assunzione di normalità. In letteratura
esistono proposte anche per altre distribuzioni, quali la binomiale, la Poissoniana, la Weibull,
la gamma, ecc.
Ogni procedura di individuazione degli outliers (Discordancy Test) presenta inconvenienti,
quando l’outlier non è uno solo, ma sono due o più. La loro presenza amplia notevolmente il
valore della deviazione standard σ, quindi diventa poco probabile individuare un solo outlier.
Se si considera la seguente serie ordinata di valori:

200
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

A: 3, 4, 7, 8, 10, 16, 951

Attraverso un giudizio soggettivo possiamo affermare che 951 è un outlier. Considerando


quest’altra serie di valori:

B: 3, 4, 7, 8, 10, 949, 951

Soggettivamente i due valori più grandi risultano outliers. Ricapitolando quindi, un test di
discordanza dovrebbe individuare nella serie A di valori un solo outlier in alto, mentre nella
serie B di valori due outliers in alto. Spesso però possono verificarsi due fenomeni
indesiderati. Il test di discordanza potrebbe individuare nell’analisi della prima serie l’outlier
in alto, mentre nell’analisi della seconda serie nessun outlier: in questo caso si manifesta il
fenomeno del “masking”, il penultimo valore (949) maschera l’ultimo. Oppure nell’analisi
della prima serie il test individua outlier non solo il valore 951, ma anche il valore 16; in
questo caso si dice che il valore più alto si è attirato anche un valore che di fatto non lo è, in
questo caso si parla di “swamping”. Quindi l’individuazione di più di un valore può essere
critica per un test di discordanza in quanto possono manifestarsi i fenomeni di masking e
swamping.
In considerazione di questo problema, è necessario prestabilire il numero massimo credibile di
outliers, che si ritiene possano essere presenti nel campione raccolto.
In rapporto al numero totale di osservazioni del campione, il numero massimo di outlier non
deve essere troppo alto. Una stima giudicata ragionevole da esperti, ma sempre soggettiva, del
numero massimo k di outlier, in un campione di N dati, deve rispettare due condizioni:
• k = N/10 deve essere arrotondato per difetto alla parte intera;
• questo numero massimo k non deve mai essere superiore a 5, a meno che il campione non
sia molto grande (superiore almeno al centinaio, anche se questi confini non hanno limiti
definiti in modo preciso, essendo appunto fondati sul concetto indefinito di “buon senso
statistico” o “esperienza statistica”).
Se esistono outliers, la distribuzione del campione non dovrebbe seguire la distribuzione
prevista. Di conseguenza, in letteratura è proposto di utilizzare i test di adattamento
(Goodness of Fit Test) anche per una verifica ulteriore della possibile esistenza di outlier.
Una volta dimostrato che un dato probabilmente è outlier, si apre il dibattito se l’outlier sia il
dato meno importante, quindi da eliminare, oppure quello più importante, dal quale dipendono
le decisioni, ed in tal caso si pone il problema di come trattarlo.
Una possibilità per raggiungere un compromesso, che da una parte non elimini questi dati,
perché esistono nella realtà, ma che dall’altra ne riduca il peso sull’informazione fornita da
tutta la distribuzione dei dati, è la “trasformazione dei dati”. Riguardo a questa scelta, viene
riportato un estratto dall’articolo del prof. Kohnert [121], che riassume le possibilità di
operare in tal senso:

“[…]Focusing on the outlier methods two broad classes of methods can be differentiated:
methods that eliminate a special amount of data at the tails of the distribution and methods
that transform all of the data or substitute some of them through less extreme values. The first
class comprises of robust statistics like the median or other quantils and the trimmed mean,
classical truncation and standard deviation methods. The second class comprises of typical
data transformations like the arcsin, inverse, logarithmic, and z transformation and of
derivates of the trimming, truncation and standard deviation methods called winsorized
statistics. In winsorizing the extreme values are not eliminated from the data set but replaced
by the value of the cut-off criterion. Winsorizing is a compromise between the two goals of

201
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

eliminating the strong influence of extreme values on the mean, while at the same time
utilizing all of the information in data set […].”

L’operazione più appropriata, sia per identificare l’outlier, sia per effettuare test corretti in
presenza di outlier, può provenire solo da una conoscenza della statistica che sia congiunta ad
una conoscenza ancora maggiore della disciplina, ossia dall’esperienza. Da quest’ultima
infatti, dipendono il peso da attribuire all’outlier, la frequenza con la quale il fenomeno è
atteso, la scelta del tipo di scala, ecc. Da essa dipende anche l’esistenza stessa dell’outlier,
poiché l’analisi statistica fornisce solo una probabilità.
Si ritorna alla soggettività della scelta, pure in presenza di tanti metodi rintracciabili nella
letteratura statistica. Per questo problema, tra i meno schematizzati dell’analisi statistica, si
ritorna a quello più generale dell’interpretazione dei risultati dei test.
La statistica fornisce solo un contributo di informazioni; compete solo al ricercatore decidere.

4.3.2 Test di discordanza per distribuzioni di Weibull (individuazione degli outliers)


I test di discordanza sono dei validi strumenti per verificare se uno o più dati appartengono ad
una certa popolazione di dati. Questi test sono spesso considerati in letteratura come test per
scartare (rejection) outliers, ma l’utilizzo più corretto ed appropriato è quello di
individuazione (detection, identification) dei dati anomali, i quali possono essere sottoposti
successivamente a diverso trattamento, a seconda dei casi.
Nelle distribuzioni di valori estremi, come quella di Weibull, è molto importante rimuovere,
dove possibile, l’effetto di deriva prodotto dai dati anomali eventualmente presenti, per cui i
test di discordanza hanno un ruolo di particolare interesse.
In questi test si fa una ipotesi fondamentale: si assume che i dati anomali possano presentarsi
in basso o in alto, ossia sulla coda sinistra o destra della distribuzione, ma mai
contemporaneamente in queste due estremità. Questa assunzione dipende dai minori studi che
sono stati fatti in tal senso, non tanto perché il verificarsi di outliers unilaterali sia più
frequente di quella bilaterale, ma per le maggiori difficoltà di effettuare questo tipo di analisi.
Nonostante attualmente si faccia grande utilizzo della distribuzione di Weibull, gli unici tests
di discordanza finora disponibili per questa distribuzione [120], sono derivati da quelli per la
distribuzione “doppio esponenziale”6 e nel seguito verranno indicati come tests di Gumbel.
Il passaggio dalla distribuzione di doppio esponenziale ai piccoli valori estremi:

⎡ ⎡ x − a ⎤⎤
G ( x) = 1 − exp ⎢− exp ⎢− -∞ < x < +∞ (4.64)
⎣ ⎣ b ⎥⎦ ⎥⎦
a quella di Weibull:
⎡ ⎛ w − w ⎞β ⎤
F ( w) = 1 − exp ⎢− ⎜ o
⎟ ⎥ w > wo (4.65)
⎣⎢ ⎝
α ⎠ ⎦⎥

può essere realizzato, come verificabile mediante semplici passaggi, ponendo nella (4.64):

1
a = ln α ; b= ; x(i ) = ln w(i ) − wo (4.66)
β

6
La distribuzione doppio esponenziale (nota anche con il nome di distribuzione di Fisher-Tippet del Tipo I ai
piccoli valori estremi) altro non è che la distribuzione di Gumbel del Tipo II. Il logaritmo naturale di una
variabile aleatoria distribuita secondo la distribuzione di Weibull si distribuisce secondo la distribuzione doppio
esponenziale ai valori minimi estremi. In altre parole, come la distribuzione di Gauss sta alla distribuzione log-
normale, la distribuzione doppio esponenziale ai valori minimi estremi sta alla distribuzione di Weibull.

202
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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dove, per effettuare una distinzione, si sono indicati con x(i) e w(i) i dati associati
rispettivamente alla distribuzione di Gumbel ed a quella di Weibull. Nella (4.64) il termine a e
b rappresentano rispettivamente il parametro di locazione e di scala della distribuzione doppio
esponenziale.
Quando il valore iniziale w0 è noto e i parametri α e β sono sconosciuti7, è possibile, dopo
previa trasformazione dei dati w(i) in x(i) = ln |w(i) – wo|, applicare i tests di Gumbel ai dati x(i).
Per i tests che seguono, essendo interessati alla distribuzione di Weibull, il campione deve
essere trasformato al logaritmo naturale.
I tests di Gumbel sono in totale 6 indicati con la sigla TGU, per verificare se i k valori più
grandi, oppure i k valori più piccoli, siano outliers. Tutti i tests di seguito riportati si basano
sulla statistica ordinata, in cui il campione viene riordinato dal valore più piccolo al valore più
grande, rappresentato dalla simbologia x(·).

4.3.2.1 Test TGU1


Il test TGU1 è un test per l’individuazione di k outliers in alto (k = 1, 2 o 3) basato sulla
statistica di Dixon:
x(n) − x(n − k)
T GU 1= (4.67)
x(n) − x( 1 )

I valori critici di questo test [120] per valori di significatività dell’1% e del 5% sono riportati
in Tabella A.15 dell’appendice A al par. A.3. Per valori della (4.67) superiori al valore critico
si è in presenza di outlier(s).

4.3.2.2 Test TGU2


Il test TGU2 è un test per l’individuazione di k outliers in alto (k = 1, 2 o 3) basato sulla somma
ridotta delle varianze S2 (statistica di Grubbs [122]):

S n2− k +1,....,n −1,n


T GU 2= (4.68)
S2
in cui
n
S2 = ∑ (x − x )
i =1
i
2

n−k
2
S n-k +1,....,n-1,n = ∑ (x − x
i =1
i n-k +1,...,n-1,n )2 (4.69)
n−k

∑x
1
xn-k +1,...,n-1,n = i
n−k i =1

I valori critici di questo test [120] per valori di significatività dell’1% e del 5% sono riportati
in Tabella A.15 dell’appendice A al par. A.3. Per valori della (4.68) inferiori al valore critico
si è in presenza di outlier(s).

4.3.2.3 Test TGU3


Il test TGU3 è un test per l’individuazione di k outliers in alto (k = 1, 2 o 3) basato sul goodness
of fit test di Mann-Scheuer-Fertig:

7
È il caso in cui ci si trova nel caso delle prove sperimentali su cavi elettrici, in cui il valore iniziale è posto pari
a zero, mentre il fattore di scala e di forma non sono noti a priori.

203
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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n −1
c n,i (x(i +1 ) − x(i) )
n − k − 1 i =∑
TGU 3 = n−k
n − k −1 (4.70)
k ∑ cn,i (x(i+1 ) − x(i) )
i =1

I cui valori critici insieme ai valori del coefficiente cn,i sono riportati in [120].

4.3.2.4 Test TGU4


Il test TGU4 è un test per l’individuazione di k outliers in basso (k = 1, 2 o 3) basato sulla
statistica di Dixon:
x(k +1 ) − x( 1 )
T GU 4= (4.71)
x(n) − x( 1 )

I valori critici di questo test [120] per valori di significatività dell’1% e del 5% sono riportati
in Tabella A.15 dell’appendice A al par. A.3. Per valori della (4.71) superiori al valore critico
si è in presenza di outlier(s).

4.3.2.5 Test TGU5


Il test TGU5 è un test per l’individuazione di k outliers in basso (k = 1, 2 o 3) basato sulla
somma ridotta delle varianze S2 (statistica di Grubbs [122]):

S12, 2,....k
T GU 5= (4.72)
S2
in cui
n
S2 = ∑ (x − x )
i =1
i
2

n
S12,2,.....k = ∑ (x − x
i = k +1
i 1, 2,.......k )2 (4.73)
n

∑x
1
x1, 2,......k = i
n−k i = k +1
I valori critici di questo test [120] per valori di significatività dell’1% e del 5% sono riportati
in Tabella A.15 dell’appendice A al par. A.3. Per valori della (4.72) inferiori al valore critico
si è in presenza di outlier(s).

4.3.2.6 Test TGU6


Il test TGU6 è un test per l’individuazione di k outliers in basso (k = 1, 2 o 3) basato sul
goodness of fit test di Mann-Scheuer-Fertig:
cn,i (x(i +1 ) − x(i) )
k

n − k −1 ∑
TGU 3 = i =1
n −1 (4.74)
k ∑ cn,i (x(i+1 ) − x(i) )
i = k +1

I cui valori critici insieme ai valori del coefficiente cn,i (gli stessi del test TGU3) sono riportati
in [120].
Va sottolineato a questo punto che, in certi casi, un test può individuare degli outliers in un
campione, che invece non vengono rilevati dall’altro, oppure che entrambe i test possono
individuare lo stesso numero di outliers, ma con diversi livelli di significatività.

204
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

4.3.3 Alcuni esempi di applicazione dei tests di discordanza a dati di prove di rigidità
dielettrica
Per concludere, viene mostrato, mediante esempi grafici relativi a prove di rigidità dielettrica
ad impulso su modelli di cavo isolati in EPR, come il calcolo accurato dei parametri α e β
dipenda essenzialmente da due fattori, che in qualche modo riassumono quelli elencati
all’inizio di questo paragrafo:
• la distribuzione dei dati (ossia la loro deviazione standard);
• l’eventuale presenza di dati anomali.
L’influenza che questi hanno sulla retta di regressione è tutt’altro che trascurabile, il che
comporta uno scostamento dall’andamento atteso.
In Fig. 4.2 viene riportato il catodi una campione di dati relativo a valori di β bassi (i dati
risultano infatti piuttosto lontani tra loro, ossia hanno una deviazione standard elevata), in cui
i punti si distribuiscono piuttosto uniformemente lungo la retta di regressione.

Fig. 4.2 Carta di Weibull per un campione caratterizzato da valori di β bassi ed assenza di dati anomali.
In Fig. 4.3 si riporta come secondo caso un campione in cui, analogamente al precedente, la
distribuzione dei dati comporta valori di β bassi, ma che da esso differisce per la presenza di
un dato anomalo.

Fig. 4.3 Carta di Weibull per un campione caratterizzato da valori di β bassi e presenza di un dato anomalo.
Si può infatti notare come il dato più in alto sia visibilmente discosto dagli altri. Tale dato è
stato infatti individuato, attraverso i tests, come anomalo. Va detto però che in presenza di
valori elevati della deviazione standard (maggiori di 15÷20 kV), dati sia in alto che in basso,

205
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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notevolmente distanti dagli altri, possono non essere rilevati come anomali, nonostante
l’apparenza. Questo effetto mascherante (masking effect), a cui si faceva riferimento prima
all’inizio del paragrafo, è dovuto al criterio su cui sono basati i test di individuazione degli
outliers.
In Fig. 4.4 viene riportato il caso relativo ad un campione avente valori di β piuttosto elevati (i
dati risultano infatti piuttosto vicini tra loro, ossia hanno una piccola deviazione standard).

Fig. 4.4 Carta di Weibull per un campione caratterizzato da valori di β alti e assenza di dati anomali.
I punti si distribuiscono piuttosto uniformemente lungo la retta di regressione, a dimostrare
che il campione in esame segue fedelmente la distribuzione di Weibull.
In Fig. 4.5 è riportato il caso di un campione analogo al precedente, cioè con valori di β
piuttosto elevati, in cui però i test hanno individuato due dati anomali in alto.

Fig. 4.5 Carta di Weibull per un campione caratterizzato da valori di β alti e presenza di due dati anomali in
alto.
Apparentemente questo campione non differisce molto, a livello grafico, dal precedente, il che
sta a sottolineare come la semplice analisi visiva non sia sempre sufficiente per individuare
eventuali dati anomali; da qui la necessità di avere a disposizione degli strumenti statistico-
matematici, quali i test di discordanza.
Va anche detto però, che sebbene in certi casi l’analisi grafica possa trarre in inganno, questa
è da considerarsi sempre uno strumento essenziale per la valutazione immediata del tipo di
dati con cui si sta lavorando.

206
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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4.4 Goodness of Fit Tests per la distribuzione di Weibull


4.4.1 Introduzione
I test di bontà di adattamento, in inglese goodness of fit test (GFT), si basano, così come i test
di discordanza, sui principi descritti nel paragrafo precedente.
La differenza tra i tests di discordanza ed i GFT, è che in questi ultimi non vengono
individuati i valori che risultano outliers in un campione di dati, ma viene rilevato lo
scostamento dalla distribuzione statistica prevista, a causa della presenza di eventuali outliers
[123-125]. Questo significa che i GFT hanno l’importanza di quantificare, mediante un livello
di significatività prestabilito, la vicinanza tra la distribuzione effettiva e quella ipotizzata.
Tra i GFT viene preso in considerazione quello di Evans-Johnson-Green [125] che altro non è
che il test di Shapiro-Wilk modificato per la distribuzione di Weibull.
Una particolare categoria dei GFT è costituita dagli empirical distribution function (EDF)
goodness of fit test [123-125], i quali sono basati sulla costruzione di una funzione di
distribuzione empirica Fn(x), considerando le due ipotesi seguenti:
• H0 (ipotesi nulla) che il campione abbia una funzione di distribuzione teorica F0(x),
• H1 (ipotesi alternativa) che il campione si discosti da tale distribuzione,
in questi test statistici, nei quali l’ipotesi H0 viene testata contro l’ipotesi H1, si misura quanto
la distribuzione empirica del campione di n elementi assomiglia alla distribuzione teorica
F0(x).
Posto x1, x2,….., xn un campione ordinato di n valori appartenenti alla distribuzione F0(x), la
funzione di distribuzione empirica si costruisce come segue:

⎧Fn (x) = 0 x < x1



⎨Fn (x) = i/n x i ≤ x < x i + 1 i = 1,...., n - 1 (4.75)
⎪F (x) = 1 xn ≤ x
⎩ n

ossia Fn(x) è una funzione a gradino che aumenta di 1/n ad ogni osservazione ed è una stima
della funzione F0(x).
Gli EDF-GFT misurano la differenza tra Fn(x) ed F0(x) e confrontano tale valore con
l’intervallo di fiducia, associato ad un dato livello di significatività, al fine di valutare se
l’ipotesi H0 debba essere respinta o meno. I vari test appartenenti a questa tipologia si
differenziano sul modo in cui viene effettuata tale misura di discrepanza; tra questi test
vengono presi in considerazione quello di Chandra-Singpurwalla-Stephen [125,126] che altro
non è che il test di Kolmogorov-Smirnov opportunamente modificato per la distribuzione di
Weibull, e il test di Stephen [125,127] che è un test di Anderson-Darling modificato per la
statistica di Weibull.

4.4.2 Test di Evans-Johnson-Green


Posto x(1), x(2),….., x(n) un campione ordinato di n valori della popolazione in esame, per la
distribuzione di Weibull a due e tre parametri si considera il parametro R2w [125], dove:

∑ (X(i ) − X )⋅ m W, i
n

i =1
RW = 1/ 2
(4.76)

( ) ( 2⎤
)
n n
⎢∑ X (i ) − X ⋅ ∑ m W, i − m ⎥
2

⎢⎣ i =1 i =1 ⎥⎦
ed
1/ β
⎧⎪ ⎡ ⎛ i − 0,3175 ⎞ ⎤ ⎫⎪
m W,i = ⎨− ln ⎢1 − ⎜⎜ ⎟⎟ ⎥ ⎬ (4.77)
⎪⎩ ⎣ ⎝ n + 0,365 ⎠ ⎦ ⎪⎭

207
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Se il corrispondente Q-Q plot8 di (Xi, mw,i) si avvicina ad una linea retta, allora il campione di
dati segue la distribuzione di Weibull.
Il parametro R2w è il quadrato del coefficiente di correlazione di questo grafico e viene
calcolato in modo lievemente diverso, come descritto qui di seguito.
Se una variabile aleatoria X, ha una distribuzione di Weibull a due parametri, la variabile
Y=lnX ha una distribuzione doppio esponenziale. La scelta del passaggio ad una distribuzione
di tipo doppio esponenziale ha il vantaggio che queste possono essere univocamente definite,
dal parametro di locazione e da quello di scala α. Questo si traduce nel fatto che i valori critici
del GFT, con cui deve essere confrontato il fattore di correlazione, risultano indipendenti dal
fattore di forma β della originaria distribuzione di Weibull [125].
Il fattore di correlazione per una distribuzione a due parametri assume quindi la forma
modificata R2we, dove:

∑ (lnX(i ) − lnX)⋅ ln(mW,i )


n

i =1
R We = 1/ 2 (4.78)
∑( ) ∑( )
⎡ 2⎤
ln(m W,i ) − ln m ⎥
n n
2
⎢ lnX (i ) − lnX ⋅
⎣⎢ i =1 i =1 ⎦⎥
e
⎧⎡ ⎛ i − 0,3175 ⎞⎤ ⎫⎪
1/ β
ln (m W,i ) = ln ⎨⎢− ln⎜⎜1 −

⎟⎟⎥ ⎬ (4.79)
⎪⎩⎣ ⎝ n + 0,365 ⎠⎦ ⎪

Se il valore R2we calcolato risulta minore del valor critico associato alla grandezza n del
campione, per un dato livello di significatività, ciò è indicativo di uno scostamento della
distribuzione effettiva da quella (Weibull) ipotizzata.
Studi su questo test [125] hanno dimostrato che le sue prestazioni sono ottimali nel caso di
distribuzione di Weibull a tre parametri.

4.4.3 Test di Chandra-Singpurwalla-Stephen


Il test di Chandra-Singpurwalla-Stephen [125,126,128] appartenendo alla famiglia dei tests di
Kolmogorov – Smirnov fa parte della classe suprema dei test EDF. Questa classe è basata
sulla massima differenza tra la distribuzione empirica Fn(x) e quella teorica F0(x).
Se si indica con D la statistica:
D = n ⋅ max Fn (x ) − F0 (x ) (4.80)
− ∞ ≤ x ≤ +∞
in cui il fattore √n è giustificato dal fatto che, per x fissato, la deviazione standard di Fn(x) da
F0(x) è proporzionale a 1/√n; moltiplicando quindi per √n si rende la statistica del test
indipendente dalla dimensione del campione.
Nell’effettuare questo test, che deriva da quello di Kolmogorov-Smirnov, in realtà, anziché la
(4.80), vengono calcolate le due differenze massime positiva e negativa, come suggerito da
Smirnov modificando il test originario di Kolmogorov:

D + = n ⋅ max Fn (x ) − F0 (x ) (4.81)
− ∞ ≤ x ≤ +∞

D − = n ⋅ max F0 (x ) − Fn (x ) (4.82)
− ∞ ≤ x ≤ +∞

In base a quanto detto sulla costruzione della distribuzione empirica Fn(x), le espressioni di D+
e D- assumono la seguente forma:

8
Q-Q plot è la forma abbreviata di Quantile-Quantile plot, un grafico in cui i quantili di una distribuzione sono
graficati in funzione dei quantili dell’altra.

208
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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⎛i ⎞
D + = n ⋅ max i ⎜ − U (i ) ⎟ (4.83)
⎝n ⎠
⎛ i −1⎞
D − = n ⋅ max i ⎜ U (i ) − ⎟ (4.84)
⎝ n ⎠

dove U(i) = F0(x(i), α, β) è la probabilità calcolata ponendo nell’espressione della funzione


statistica (Weibull) i parametri x(i), α e β, con x(i) i-esimo valore dei dati ordinati con ordine
crescente.
Dati n valori x(i), devono quindi essere calcolati 2n valori della statistica ed il parametro D
viene posto pari a:
D = max D + , D −( ) (4.85)

Se D risulta maggiore del valor critico associato alla grandezza n del campione, per un dato
livello di significatività, ciò è indicativo di uno scostamento della distribuzione effettiva da
quella (Weibull) ipotizzata.

4.4.4 Test di Stephen


Il test di Stephen, appartenente alla famiglia dei tests di Anderson –Darling [125,127],
appartiene alla classe quadratica dei test EDF. Questo test è basato sul quadrato della
differenza:
[Fn (x ) − F0 (x )] 2 (4.86)

Come evidente, questo test è una modifica di quello di Kolmogorov-Smirnov, rispetto al quale
però viene dato maggior peso alle code della distribuzione, per effetto dell’elevamento a
potenza. Proprio per questo motivo il test di Anderson-Darling è più sensibile a scostamenti
dalla distribuzione ipotizzata (lack of fit), nel caso specifico di distribuzioni di Weibull a due
parametri9, come dimostrato anche dai risultati sperimentali [125,127].
Se si indica con A la statistica:

∑ (2i − 1)⋅ [lnU( ) + ln(1 − U( )]


n

i n +1− i )
i =1
A2 = − −n (4.87)
n

dove U(i) = F0(X(i), α, β) è la probabilità calcolata ponendo nell’espressione della funzione


statistica (Weibull) i parametri x(i), α e β, con x(i) i-esimo valore dei dati ordinati in ordine
crescente.
Se A risulta maggiore del valor critico associato alla grandezza n del campione, per un dato
livello di significatività, ciò è indicativo di uno scostamento della distribuzione effettiva da
quella (Weibull) ipotizzata.

4.4.5 Valori critici dei Goodness of Fit Tests


Il calcolo dei valori critici per i test di Evans-Johnson-Green, Chandra-Singpurwalla-Stephen
ed Stephen, sono stati effettuati [125-128] mediante l’utilizzo del metodo Monte-Carlo
Variando la grandezza dei campioni tra n = 10 ed n = 400, e determinando per valori discreti
di n il valore critico corrispondente per ogni GFT, a vari livelli di confidenza, è stato possibile
ottenere, per interpolazione, grazie all’elevato numero di punti a disposizione, le equazioni dei

9
Dai risultati sperimentali è emerso invece che per la distribuzione di Weibull a tre parametri il test di Evans-
Johnson-Green risulta essere il più sensibile, dei test qui riportati.

209
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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valori critici per i tre GFT analizzati. Queste equazioni permettono di evitare il ricorso a
tabelle ed al tempo stesso di avere i valori critici per qualsiasi grandezza del campione, ma va
anche tenuto conto che le approssimazioni introdotte, mediante tecniche di interpolazione,
possono determinare, in certi casi, risultati poco attendibili per problemi legati ad oscillazioni
indesiderate, come nel caso del test di Evans-Johnson-Green.

Per il test di Evans-Johnson-Green, le equazioni dei valori critici, per livelli di significatività
al 10%, 5%, 1%, sono:

R20,10 = 0,99550 - (3,46422/n) + (61,17125245/n2) - (706,629/n3) + (3047,57446/n4)

R20,05 =0,99374 - (4,69737/n) + (91,36608058/n2) -(1093,48/n3) + (4804,52152/n4) (4.88)


R20,01 =0,98827 - (8,82798/n) + (205,65876975/n2) - (2548,8/n3) + (11329,68065/n4)

La Fig. 4.6 mostra come queste curve (le linee in figura) approssimano piuttosto bene i
risultati del metodo Monte Carlo.

Fig. 4.6 Curve dei valori critici, interpolanti i risultati del metodo Monte Carlo, relative al test di Evans-
Johnson-Green, per vari livelli di significatività, al variare delle dimensioni del campione [125].
Per il test di Chandra-Singpurwalla-Stephen, le equazioni dei valori critici, per livelli di
significatività al 10%, 5%, 1%, sono:
D0,10 = 0,82645983-(0,199103/n1/2)

D0,05 = 0,89820336-(0,221577/n1/2) (4.89)


D0,01 = 1,04550210-(0,282595/n1/2)

La Fig. 4.7 mostra come queste curve approssimano piuttosto bene i risultati del metodo
Monte Carlo (i punti in figura):

210
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Fig. 4.7 Curve dei valori critici, interpolanti i risultati del metodo Monte Carlo, relative al test di Chandra-
Singpurwalla-Stephen, per vari livelli di significatività, al variare delle dimensioni del campione [125].
Per il test di Stephen, le equazioni dei valori critici, per livelli di significatività al 10%, 5%,
1%, si possono ottenere dividendo i valori critici asintotici corrispondenti per il fattore
(1+0,2/n1/2), ottenendo:
A20,10 = 0,637·(1+0,2/n1/2)

A20,05 = 0,757·(1+0,2/n1/2) (4.90)


A20,01 = 1,038·(1+0,2/n1/2)

oppure, molto più semplicemente, si può moltiplicare il valore ottenuto dal test per
(1+0,2/n1/2), per confrontarlo poi con i valori critici asintotici:

A20,10 ∞ = 0,637

A20,05 ∞ = 0,757 (4.91)


A20,01 ∞ = 1,038

così da dover ricorrere solo a tre valori critici fissi.


La Fig. 4.8 mostra come i risultati del metodo Monte Carlo (i punti in figura) si distribuiscono
effettivamente vicino ai valori critici asintotici (le rette parallele all’asse delle ascisse):

Fig. 4.8 Valori critici asintotici e risultati del metodo Monte Carlo relativi al test di Stephen, per vari livelli di
significatività , al variare delle dimensioni del campione [125].

211
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

4.5 Trimming e Winsorization degli outliers


Quando in un campione di dati sono presenti uno o più outliers, individuati mediante test
specifici per il tipo di distribuzione statistica, a cui il campione si suppone appartenga, questi
dati anomali devono essere modificati, se possibile, al fine di ridurre la loro influenza
(distorsione) sui risultati ottenuti dall’analisi del campione.
Questo modo di procedere rientra nel vasto campo dell’Accommodation degli outliers, così
come definito da Barnett e Lewis [120], di cui fa parte anche la scelta degli stimatori più
robusti nei confronti dei dati anomali.
Le tecniche maggiormente usate per questo scopo, anche in virtù della loro generalità, che le
rende applicabili a qualsiasi tipo di distribuzione, sono il Trimming e la Winsorization.

4.5.1 Trimming dei dati


Il Trimming data, o semplicemente Trimming, è l’eliminazione di una percentuale fissa di
valori estremi [129]. Può essere fatta in entrambe le code o in una coda sola, sulla base delle
caratteristiche del fenomeno. Anche la quota di estremi da eliminare è molto variabile,
potendo essere:
• solo il valore più alto e quello più basso
• il primo e l’ultimo decile
• il primo quarto e l’ultimo quarto
• altre quote tra il minimo di uno e il massimo di un quarto
E’ relativamente frequente la scelta di prendere in considerazione solamente il 50% dei valori
centrali, come appunto si ottiene eliminando il primo e l’ultimo quarto. La media di questa
distribuzione è chiamata media interquartile e viene utilizzata quando la probabilità di trovare
outliers, in entrambe le code, è molto alta.
Come esempio, si supponga di avere ottenuto la seguente serie di 13 valori, qui ordinata:

0, 1, 12, 13, 15, 16, 18, 20, 22, 25, 26, 154, 322

la cui media è 49,5.


Osservata la presenza di due valori molto differenti dal gruppo, in entrambe gli estremi, può
essere utile costruire una nuova distribuzione, in cui i due valori più estremi, in entrambe le
code, siano eliminati. In tal modo si ottiene:

12, 13, 15, 16, 18, 20, 22, 25, 26

e la nuova media vale 18,56.


In forma generale, la media, dopo l’applicazione del trimming simmetrico di k valori, è
esprimibile con la seguente espressione:
n −k


1
x Tk = x (i) (4.92)
n − 2k i = k +1

4.5.2 Winsorization dei dati


La Winsorization non elimina i valori più estremi, ma li sostituisce con altri meno estremi. Il
numero di valori da prendere in considerazione, dipende ovviamente da n, dal numero di dati
e dalle caratteristiche della distribuzione.
Come esempio, si supponga di avere ottenuto la precedente serie di 13 valori e di voler
costruire una nuova distribuzione, in cui i due valori più estremi, in entrambe le direzioni,

212
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

siano sostituiti da quello a loro più vicino. In tal modo si ottiene. Facendo riferimento
all’esempio precedente, 0 e 1 sostituiti con 12, mentre 154 e 322 sostituiti con 26:

12, 12, 12, 13, 15, 16, 18, 20, 22, 25, 26, 26, 26

La nuova media vale in questo caso 18,7.


In forma generale, la media, dopo l’applicazione della winsorization simmetrica di k valori, è
esprimibile con la seguente espressione:

1 ⎛⎜ n − k −1 ⎞
x Wk =

(k + 1) ⋅ x (k +1) + ∑ x (i) + (k + 1) ⋅ x (n −k ) ⎟
⎟ (4.93)
n⎝ i=k + 2 ⎠

La scelta della tecnica più opportuna, tra trimming e winsorization, va valutata di volta in
volta a seconda delle situazioni e dei risultati conseguenti alla loro applicazione.

213
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

4.6 Analisi di dati di prove ad impulso su modelli di cavo AT


4.6.1 Premessa
In questo capitolo si è fatta un’introduzione all’importanza di una valutazione accurata dei
parametri α e β della distribuzione di Weibull. Per tale scopo sono stati mostrati gli strumenti
utili per effettuare un’analisi statistica dei dati, fondata su basi scientifiche e supportata
dall’esperienza.
In questo paragrafo viene riportato un esempio di applicazione di tali mezzi su 12 campioni di
dati [130,131] ottenuti sperimentalmente presso il Laboratorio Alte Tensioni del Dipartimento
di Ingegneria Elettrica dell’Università di Roma “La Sapienza”, che ben rappresentano, per la
loro varietà buona parte delle possibili situazioni in cui ci si può trovare nel corso di prove ad
impulso su cavi elettrici. L’analisi viene eseguita suddividendo anzitutto i 12 campioni in base
alle loro caratteristiche di partenza, quindi si distingue tra:
• dati provenienti da prove con onde impulsive a fronte breve;
• dati provenienti da prove con onde impulsive a fronte lungo.
Successivamente queste due famiglie di dati vengono suddivise ulteriormente in:
• campioni in presenza di outliers;
• campioni in assenza di outliers.
Vengono prese in considerazione due mescole dell’EPR chiamate per brevità A e B.
Alcuni campioni provengono da prove di invecchiamento. Eventuali altre specifiche vengono
poi analizzate all’interno dei vari contesti.
Per questioni di brevità i campioni sono indicati mediante un numero.
In Tabella 4.1 vengono riportate, cronologicamente, le tensioni di scarica dei 10 provini per
ogni campione
I tests di Gumbel, con livello di significatività del 5% e dell’1%, vengono applicati ai vari
campioni considerando ogni campione di grandezza crescente, costituito cioè dai primi 5 fino
a 10 provini. I risultati sono riportati in Tabella 4.2.

Campione 1 Campione 7
numero del Rigidità dielettrica ad impulso numero del Rigidità dielettrica ad impulso
provino [Volt/mm] provino [Volt/mm]
1 113300 1 107000
2 114600 2 105900
3 129600 3 102700
4 145200 4 102700
5 127500 5 102700
6 125300 6 101600
7 127000 7 109200
8 109200 8 98200
9 119900 9 107000
10 104700 10 98200
Campione 2 Campione 8
numero del Rigidità dielettrica ad impulso numero del Rigidità dielettrica ad impulso
provino [Volt/mm] provino [Volt/mm]
1 129700 1 125300
2 102700 2 127200
3 113600 3 119600
4 89700 4 121900
5 131800 5 123900
6 100500 6 126100
7 130800 7 121900
8 121000 8 126100
9 115200 9 121900
10 111400 10 128300

214
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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Campione 3 Campione 9
numero del Rigidità dielettrica ad impulso numero del Rigidità dielettrica ad impulso
provino [Volt/mm] provino [Volt/mm]
1 129700 1 115600
2 119900 2 116400
3 124300 3 115600
4 124300 4 111300
5 119900 5 115600
6 111300 6 111300
7 131300 7 113400
8 131800 8 115600
9 116700 9 116400
10 116700 10 113500
Campione 4 Campione 10
numero del Rigidità dielettrica ad impulso numero del Rigidità dielettrica ad impulso
provino [Volt/mm] provino [Volt/mm]
1 117800 1 71300
2 130700 2 71300
3 121000 3 71300
4 115600 4 72400
5 114600 5 69100
6 103800 6 73200
7 113500 7 72400
8 119900 8 73200
9 123200 9 72400
10 92900 10 68000
Campione 5 Campione 11
numero del Rigidità dielettrica ad impulso numero del Rigidità dielettrica ad impulso
provino [Volt/mm] provino [Volt/mm]
1 114600 1 82100
2 107000 2 84300
3 127500 3 83200
4 111400 4 82100
5 128600 5 83200
6 88600 6 81000
7 125300 7 84300
8 121000 8 78800
9 122100 9 79900
10 88600 10 83000
Campione 6 Campione 12
numero del Rigidità dielettrica ad impulso numero del Rigidità dielettrica ad impulso
provino [Volt/mm] provino [Volt/mm]
1 114600 1 77400
2 112400 2 87500
3 115600 3 90800
4 121900 4 84300
5 115600 5 77500
6 114600 6 81000
7 109200 7 91800
8 114600 8 87500
9 111200 9 83200
10 119900 10 90800
Tabella 4.1 Valori delle tensioni di scarica dei 10 provini di ogni campione in ordine cronologico.

215
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Per brevità vengono riportati solo i campioni che presentano outliers e, di questi, solo i casi in
corrispondenza dei quali vengono rilevati i dati anomali.

Campione 1
Valori in Volt/mm che risultano outliers Valori in Volt/mm che risultano outliers
Ampiezza del campione
con livello di significatività al 5% con livello di significatività all’1%
10 145200 e 129600 145200
9 145200 e 129600 145200
8 145200 e 129600 145200
7 145200
6 145200
Campione 3
Valori in Volt/mm che risultano outliers Valori in Volt/mm che risultano outliers
Ampiezza del campione
con livello di significatività al 5% con livello di significatività all’1%
5 129700
Campione 4
Valori in Volt/mm che risultano outliers Valori in Volt/mm che risultano outliers
Ampiezza del campione
con livello di significatività al 5% con livello di significatività all’1%
8 130700
5 130700
Campione 6
Valori in Volt/mm che risultano outliers Valori in Volt/mm che risultano outliers
Ampiezza del campione
con livello di significatività al 5% con livello di significatività all’1%
10 121900 e 119900
9 121900 e 115600 121900
8 121900 e 115600 121900
7 121900
6 121900
5 121900
Campione 9
Valori in Volt/mm che risultano outliers Valori in Volt/mm che risultano outliers
Ampiezza del campione
con livello di significatività al 5% con livello di significatività all’1%
5 111300
Tabella 4.2 Risultati del test di Gumbel, applicato ai 12 campioni, con numero di provini che varia da 5 a 10 e
per livelli di significatività al 5% e all’1%. I campioni mancanti non vengono presentano outliers.
Dall’analisi dei risultati del test di Gumbel applicato ai 12 campioni e per quanto detto prima
su forme d’onda, outliers e mescole, la suddivisione dei campioni è la seguente:
• onde a fronte breve, mescola A ed assenza di outliers: Campioni 2 e 5;
• onde a fronte breve, mescola A e presenza di outliers: Campioni 1 e 4;
• onde a fronte lungo, mescola B ed assenza di outliers: Campioni 7, 8, 10, 11, 12;
• onde a fronte lungo, mescola B e presenza di outliers: Campioni 6 e 9.
Il campione 3 può essere utilizzato per dimostrare la minore purezza della mescola A rispetto
alla B, attraverso il confronto con il campione 6, il quale presenta le medesime condizioni di
prova, ma che differisce appunto per il tipo di mescola.
Si noti che sia il campione 3 che il 6 presentano outliers, ma indubbiamente il campione 6 è
soggetto ad una maggiore influenza di questi dati, come dimostrato dai risultati del test di
Gumbel. Il confronto viene pertanto basato solo sui risultati ottenuti al termine delle
procedure di trattamento dati, applicate a questi due campioni.
Per concludere si precisa che, nelle procedure di trattamento dati dei, per questioni di spazio
non possono essere riportati tutti i risultati delle analisi effettuate sui campioni, come ad
esempio i GFT. Questi risultati, quando significativi, vengono comunque tenuti in conto nel
trarre le conclusioni sulle procedure per i quattro casi sopra elencati.

216
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

4.6.2 Onde impulsive a fronte breve, mescola A ed assenza di outliers


4.6.2.1 Campione 2
Il primo campione [131] di questa categoria, che viene preso in esame, è il campione 2. In
Tabella 4.3 sono riportati i valori calcolati con i vari stimatori, al variare della grandezza n del
campione.
Parametri campione 2
n 5 6 7 8 9 10
α α α α α α
Stimatore β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 122,2 6,98 119,2 6,91 122,1 7,49 122,6 8,2 122,1 8,75 121,3 9,1
Bain-Engelhardt 120,8 7,93 119 7,6 121,6 7,88 121,6 8,86 121,4 9,36 120,9 9,56
Mann 122,3 8,59 119,7 8,17 122 9,09 122,4 9,78 122 10,18 121,3 10,35
Johns-Lieberman 118,8 9,38 116,8 8,77 119,6 9,72 120,4 10,37 120,3 10,7 119,8 10,8
Momenti 124 5,84 120,5 6,53 123 6,78 123,3 7,38 122,6 8,05 121,6 8,72
ENEL 122,3 5,4 119,4 5,89 122,4 5,98 122,7 6,59 121,1 7,22 121,3 7,79
Thiel 119,8 6,85 118,1 7,31 118,9 8 122,6 7,66 122,1 8,31 121 8,84
Thiel mod. 121,3 6,81 118,8 6,67 121,5 7,21 121,6 7,5 121,3 8,2 120,8 8,81

Tabella 4.3: Valori dei parametri α e β del campione 2, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza n
del campione.
Nelle Figg. 4.9 e 4.10 sono riportati graficamente i valori della Tabella 4.3. Questo tipo di
figure risulta molto utile, in quanto permette di visualizzare istantaneamente:
• gli stimatori che danno luogo alle maggiori oscillazioni e quelli più stabili;
• gli effetti di eventuali dati anomali;
• la possibilità di applicare o meno certe procedure di trattamento dei dati.
Alpha Parameter
125
124
123
122
[kV/mm]

121
120
119
118
117
116
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.9 Andamento del parametro α del campione 2, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.
Un ulteriore strumento a disposizione è costituito da alcuni parametri funzionali (deviazione
standard, coefficiente di variazione10, kurtosi11, skewness12), associati ai vari campioni, che
consentono di:

10
Rapporto tra la deviazione standard ed il valor medio del campione.
11
L’indice di kurtosi (oppure indice di eccesso) rappresenta una misura dell’appiattimento o del concentrarsi a
picco di una funzione di distribuzione rispetto al proprio valor medio, facendo riferimento alla distribuzione di
tipo normale a cui si attribuisce un indice di kurtosi identicamente nullo.
12
Lo skewness (coincidente con il momento centrale del terzo ordine standardizzato rispetto lo scarto quadratico
medio) rapprenda l’assimmetria di una funzione di distribuzione. In una distribuzione asimmetrica unimodale

217
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

• spiegare determinati risultati;


• caratterizzare in modo univoco determinate situazioni;
• dare avviso di possibili andamenti dei parametri alfa e beta nel corso delle prove.

Beta Parameter
12
10
8
6
4
2
0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.10 Andamento del parametro β del campione 2, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.
In Tabella 4.4 vengono riportati i valori assunti da alcuni parametri funzionali nel corso delle
prove:

Parametri funzionali del campione 2


n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 17891,48 0,16 -1,71 -0,32
6 16859,74 0,15 -1,68 0,17
7 17059,06 0,15 -1,87 -0,22
8 15980,14 0,14 -1,40 -0,42
9 14948,24 0,13 -0,99 -0,43
10 14139,24 0,12 -0,76 -0,35
Tabella 4.4 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione 2,
al variare della grandezza n del campione.
Analizzando quanto riportato, per il campione 2 si può affermare:
• questo campione può considerarsi rappresentativo del caso di risultati ottimali, cioè di
risultati in cui non solo sono assenti outliers, ma anche graficamente i rispettivi punti ben si
distribuiscono lungo un’unica retta di regressione, visto che le variazioni dei parametri α e
β sono generalmente contenute;
• ridurre il numero di prove a meno di 8 può risultare molto rischioso, data l’instabilità di α e
β al di sotto di questa soglia;
• i GFT in questo campione confermano per tutti gli stimatori un buon fitting, tranne che nel
caso di Johns-Lieberman;
• tutti gli stimatori dimostrano essere molto validi;
• il metodo proposto dall’ENEL è molto stabile, ma è anche quello stima valori più bassi del
parametro β rispetto agli altri stimatori. Quello dei Momenti è in genere molto stabile.
• Skewness e kurtosi sono molto stabili, dimostrando così l’assenza di dati anomali, che
provocherebbero al loro ingresso una deformazione della distribuzione dei dati e di
conseguenza variazioni brusche di α e β.

tale indice, risulta positivo o negativo a seconda che il ramo della curva di densità a destra della moda discende
meno o più rapidamente del ramo di sinistra.

218
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

• La deviazione standard è piuttosto grande (≈16 kV/mm), ma tale valore è caratteristico


proprio delle onde a fronte corto, dove si verifica una maggiore dispersione dei risultati, il
che dà anche luogo a bassi valori del parametro β.

4.6.2.2 Campione 5
Analogamente al campione 2, si portano i risultati del campione 5 nelle Tabelle 4.5 e 4.6 e
nelle Figg. 4.11 e 4.12.

Parametri campione 5
n 5 6 7 8 9 10
α α α α α α
Stimatore β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 122,6 12,67 119,9 9 121,5 10,03 121,8 11,16 122,1 12,42 120,4 9,64
Bain-Engelhardt 122,4 14,04 118,9 9,86 120,6 10,1 120,7 11,45 120,9 12,8 118,8 10,56
Mann 122,9 15,53 120 10,47 121,2 11,69 121,5 12,72 121,8 13,84 119,9 11,06
Johns-Lieberman 121 16,97 117,6 11,2 119,3 12,42 119,9 13,4 120,5 14,45 118,5 11,54
Momenti 123,5 11,51 121,4 7,25 122,6 7,87 122,8 8,55 123 9,2 121 7,96
ENEL 122,9 10,24 120,4 6,54 122 6,94 122,4 7,53 122,9 8 120,9 6,88
Thiel 121,9 13,5 118,3 8,23 121,9 8,75 121,9 10,4 122,2 11,71 121,2 9,5
Thiel mod. 122,4 12,22 119,1 8 120,5 8,6 120,8 9,53 121,4 11,3 119,6 9,35

Tabella 4.5 Valori dei parametri α e β del campione 5, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

Alpha Parameter
124
123
122
[kV/mm]

121
120
119
118
117
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.11 Andamento del parametro α del campione 5, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.
Analizzando quanto riportato, per il campione 2 si può affermare:
• ridurre il numero di prove a meno di 10 può risultare molto rischioso, data l’instabilità di α
e β al di sotto di questa soglia;
• i GFT in questo campione confermano per tutti gli stimatori un buon fitting, tranne che nel
caso di Johns-Lieberman;
• il metodo proposto dall’ENEL e dei Momenti sono molto stabili al variare di n;
• skewness e kurtosi variano, dimostrando così la condizione di una distribuzione di dati non
ben definita, che provoca di conseguenza variazioni di α e β. Inoltre, proprio in
corrispondenza di n = 10, dove il test di Gumbel non individua però outliers, si nota una
variazione dei due coefficienti, che si riflette in una discrepanza di α e β con i valori con
valori assunti con n = 8 ed n = 9;
• la deviazione standard è ≈13 kV/mm;

219
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

• White, Bain-Engelhardt, Thiel, Thiel mod., presentano una notevole convergenza


all’aumentare di n.

Beta Parameter
18
16
14
12
10
8
6
4
2
0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.12 Andamento del parametro β del campione 5, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.
Parametri funzionali del campione 5
n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 9728,41 0,08 -2,73 0,27
6 14765,33 0,13 0,49 -0,72
7 14264,22 0,12 0,75 -0,99
8 13391,79 0,12 1,38 -1,19
9 12718,59 0,11 1,97 -1,38
10 14837,42 0,13 -0,35 -0,94
Tabella 4.6 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione 5,
al variare della grandezza n del campione.

4.6.3 Onde impulsive a fronte breve, mescola A e presenza di outliers


4.6.3.1 Campione 1
Il primo campione di questa categoria, che viene preso in esame, è il campione 1 [131]. In
Tabella 4.7 sono riportati i valori calcolati con i vari stimatori, al variare della grandezza n del
campione. Nelle Figg. 4.13 e 4.14 sono riportati graficamente i valori della Tabella 4.7. In
Tabella 4.8 vengono riportati i valori assunti dalla deviazione standard, coefficiente di
variazione, kurtosi e skewness del campione al variare di n.
I dati di questo campione, presentando dei valori anomali, come rilevato dai tests di
discordanza (si veda la Tabella 4.2) e dai GFT verranno sottoposti ad un re-processing
attraverso sia il trimming che la winsorization, secondo quanto detto nel par.4.5.
Nelle Tabelle 4.9 ÷ 4.12 vengono riportati i valori dei due parametri α e β, ottenuti applicando
ai dati di partenza il trimming e la winsorization e distinguendo tra i livelli di confidenza al
5% e all’1%, con cui i tests di discordanza hanno identificato gli outliers nel campione (si
veda la Tabella 4.2).

220
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Parametri campione 1
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 132,1 9,76 131,1 11,19 130,6 12,9 128,9 11,58 128,1 12,15 126,7 11,04
Bain-Engelhardt 134,2 8,67 133,6 9,24 131,2 13,49 129,6 11,92 129,1 12,1 127,7 10,94
Mann 133,2 10,92 132,2 11,79 131,6 12,85 129,9 11,62 129,1 11,92 127,6 10,91
Johns-Lieberman 130,4 11,58 130,1 12,19 130 13,01 128,3 11,71 127,8 11,89 126,3 10,86
Momenti 133,6 9,28 132,3 10,89 131,7 12,45 129,9 11,53 128,9 12,53 127,4 11,5
ENEL 132,8 8,19 131,9 9,48 131,5 10,56 129,7 9,97 128,8 10,82 127,3 10,3
Thiel 132,2 10,05 130,4 12,01 130,1 15,28 127,6 13,85 126 15,27 124,7 13,07
Thiel mod. 132,2 9,15 132,1 11,92 132,3 14,14 130,1 11,87 129,8 13,22 128,4 12,3

Tabella 4.7 Valori dei parametri α e β del campione 1, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

Alpha Parameter
136
134
132
[kV/mm]

130
128
126
124
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.13 Andamento del parametro α del campione 1, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

Beta Parameter
20

15

10

0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.14 Andamento del parametro β del campione 1, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

221
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Parametri funzionali del campione 1


n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 12991,27 0,10 -0,17 0,67
6 11623,67 0,09 0,66 0,72
7 10618,81 0,08 1,13 0,67
8 11499,18 0,09 0,45 0,57
9 10841,41 0,09 0,90 0,73
10 11826,34 0,10 0,44 0,53
Tabella 4.8 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione 1,
al variare della grandezza n del campione.
Parametri campione 1 Winsorization (su test di discordanza al 5%)
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 132,1 9,76 126,9 20,95 127,1 24,44 125,1 21,51 124,8 21,57 123,9 17,26
Bain-Engelhardt 134,2 8,67 125,8 26,43 126,5 25,26 124,1 25,03 123,9 25,57 122,7 20,69
Mann 133,2 10,92 126,7 26,04 126,9 29,31 124,8 26,48 124,5 26,34 123,5 20,89
Johns-Lieberman 130,4 11,58 125,7 28,21 126,1 31,28 124 28,25 123,8 27,93 122,7 22,03
Momenti 133,6 9,28 127,6 16,15 127,7 18,1 125,6 16,29 125,1 17,78 124 15,04
ENEL 132,8 8,19 127,3 13,98 127,6 15,29 125,6 13,76 125 15,41 124 13,13
Thiel 132,2 10,05 126,5 22,17 127,4 23,79 123,7 21,13 124,1 20,12 123,3 16,06
Thiel mod. 132,2 9,15 126,5 18,32 126,8 23,24 124,9 18,95 124,4 18,29 123,3 15,17

Tabella 4.9 Valori dei parametri α e β del campione 1, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione, dopo l’applicazione della winsorization agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività del 5%.
Parametri campione 1 Winsorization (su test di discordanza all’ 1%)
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 132,1 9,76 131,1 11,19 130,6 12,9 126 18,56 125,6 18,79 124,5 15,54
Bain-Engelhardt 134,2 8,67 133,6 9,24 131,2 13,49 125,3 20,11 125 20,5 123,8 17,27
Mann 133,2 10,92 132,2 11,79 131,6 12,85 125,7 22,33 125,4 22,31 124,3 18,33
Johns-Lieberman 130,4 11,58 130,1 12,19 130 13,01 124,8 23,72 124,6 23,53 123,4 19,23
Momenti 133,6 9,28 132,3 10,89 131,7 12,45 126,4 15,36 125,8 16,75 124,7 14,36
ENEL 132,8 8,19 131,9 9,48 131,5 10,56 126,3 13,31 125,6 14,79 124,5 12,7
Thiel 132,2 10,05 130,4 12,01 130,1 15,28 125,4 18,85 125,8 18,16 124,3 14,83
Thiel mod. 132,2 9,15 132,1 11,92 132,3 14,14 125,6 17,14 125,1 16,64 124 14,23

Tabella 4.10 Valori dei parametri α e β del campione 1, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione dopo l’applicazione della winsorization agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività dell’1%.

222
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Parametri campione 1 Trimming (su test di discordanza al 5%)


n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 132,1 9,76 125,8 18,27 126,3 21,98 123,4 16,71 123,2 17,9 121,9 15
Bain-Engelhardt 134,2 8,67 125,3 20,61 125,6 24,8 122,7 20,27 123,1 18,45 121,8 15,59
Mann 133,2 10,92 125,8 22,58 126,2 26,23 123,4 20,62 123,2 21,55 121,9 17,69
Johns-Lieberman 130,4 11,58 124,5 24,6 125,2 28,02 122,2 22,31 122,2 23,01 120,9 18,73
Momenti 133,6 9,28 126,6 15,11 127 16,95 124 14,67 123,5 16,79 122,2 14,39
ENEL 132,8 8,19 126,1 13,35 126,7 14,66 123,7 12,88 123,2 14,89 121,9 12,91
Thiel 132,2 10,05 125,7 19,18 125,4 22,17 122,9 16,8 122,4 18 121,1 14,97
Thiel mod. 132,2 9,15 125,5 18,15 126 20,85 123,2 16,3 122,9 17,36 121,6 14,43

Tabella 4.11 Valori dei parametri α e β del campione 1, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione dopo l’applicazione del trimming agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività del 5%.
Parametri campione 1 Trimming (su test di discordanza all’ 1%)
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 132,1 9,76 131,1 11,19 130,6 12,9 124,9 17,16 124,6 17,87 123,4 14,95
Bain-Engelhardt 134,2 8,67 133,6 9,24 131,2 13,49 124,5 18,74 124,2 19,62 122,9 16,5
Mann 133,2 10,92 132,2 11,79 131,6 12,85 124,9 20,43 124,6 20,86 123,4 17,32
Johns-Lieberman 130,4 11,58 130,1 12,19 130 13,01 123,8 21,66 123,6 21,92 122,4 18,1
Momenti 133,6 9,28 132,3 10,89 131,7 12,45 125,4 14,97 124,9 16,49 123,6 14,19
ENEL 132,8 8,19 131,9 9,48 131,5 10,56 125,2 13,01 124,6 14,7 123,4 12,69
Thiel 132,2 10,05 130,4 12,01 130,1 15,28 124,7 17,56 123,9 17,56 122,9 14,64
Thiel mod. 132,2 9,15 132,1 11,92 132,3 14,14 124,7 16,49 124,2 16,77 122,9 14

Tabella 4.12 Valori dei parametri α e β del campione 1, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione dopo l’applicazione del trimming agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività dell’1%.
Analizzando quanto riportato, per il campione 1 si può affermare:
• dopo l’utilizzo del trimming e della winsorization, al 5% e all’1%, i tests di Gumbel non
individuano più outliers, segno che dopo entrambe queste operazioni il campione di dati si
avvicina maggiormente alla distribuzione di Weibull;
• dopo il trimming, sia al 5% che all’1%, i GFT indicano un buon fitting per tutti gli
stimatori;
• dopo l’utilizzo della winsorization al 5% i GFT indicano in genere un cattivo fitting per
tutti gli stimatori. Complessivamente la winsorization sembra quindi peggiorare i risultati.
• la winsorization all’1% non sembra essere molto valida, per motivi simili a quelli riportati
per la winsorization al 5%;
• il trimming al 5% sembra che può essere preso in considerazione solo a partire da n ≥ 8. A
partire da tale valore c’è una certa corrispondenza tra i metodi di White, Bain-Engelhardt,
Thiel e Thiel mod;

223
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

• il trimming all’1% sembra essere molto valido e si può notare una certa corrispondenza tra
i metodi di White, Bain-Engelhardt, Thiel e Thiel mod;
• skewness e kurtosi non variano molto, per cui sono poco indicativi della presenza di
outliers.

4.6.3.2 Campione 4
Analogamente al campione 1, si portano in rassegna i risultati di maggior interesse nelle
Tabelle 4.13 ÷ 4.16 e nelle Figg. 4.15 e 4.16.
Nelle Tabelle 4.15 e 4.16 vengono riportati i valori dei due parametri α e β, dopo
l’applicazione del trimming e della winsorization.

Parametri campione 4
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 122,8 17,9 121,3 14,77 120,3 15,81 120,4 17,51 121,1 18,17 120 14,24
Bain-Engelhardt 124,6 14,56 122,6 12,21 120,9 15,42 120,9 17,17 121,6 17,24 119,8 13,67
Mann 123,6 19,24 121,9 15,37 121 15,77 121 17,02 121,6 17,87 120,2 14,12
Johns-Lieberman 122,2 20,24 120,4 15,9 119,8 16,04 120 17,11 120,7 17,96 119,2 14,23
Momenti 123,7 17,88 122,2 13,17 121,1 14,87 121,1 16,2 121,6 17,03 120,7 11,58
ENEL 123,6 14,78 121,7 11,75 120,9 12,9 121 14,11 121,5 15 120,6 10,11
Thiel 120,7 22,66 119,5 16,05 118,4 17,74 119,1 18,45 120,2 18,3 119,7 13,88
Thiel mod. 123,9 20,68 121,7 15,09 121,2 16,56 121,4 13,38 121,5 17,6 119,9 13,25

Tabella 4.13 Valori dei parametri α e β del campione 4, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
del campione.

Alpha Parameter
125
124
123
[kV/mm]

122
121
120
119
118
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.15 Andamento del parametro α del campione 4, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

224
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Beta Parameter
25

20

15

10

0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.16 Andamento del parametro β del campione 4, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.
Parametri funzionali del campione 4
n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 6496,77 0,05 2,24 1,52
6 8785,39 0,07 1,47 0,01
7 8144,21 0,07 1,66 0,27
8 7623,73 0,07 1,80 0,07
9 7414,42 0,06 1,41 -0,20
10 10526,69 0,09 1,54 -0,99
Tabella 4.14 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione
4, al variare della grandezza n del campione.

Parametri campione 4 Winsorization (su test di discordanza al 5%)


n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 119,5 42,63 121,3 14,77 120,3 15,81 118,5 28,4 121,1 18,17 120 14,24
Bain-Engelhardt 119,3 49,98 122,6 12,21 120,9 15,42 118,1 28,42 121,6 17,24 119,8 13,67
Mann 119,6 53,45 121,9 15,37 121 15,77 118,4 32,33 121,6 17,87 120,2 14,12
Johns-Lieberman 119 58,73 120,4 15,9 119,8 16,04 117,8 34,13 120,7 17,96 119,2 14,23
Momenti 119,8 37,56 122,2 13,17 121,1 14,87 119 20,96 121,6 17,03 120,7 11,58
ENEL 119,6 33,6 121,7 11,75 120,9 12,9 118,9 18,12 121,5 15 120,6 10,11
Thiel 118,9 40,05 119,5 16,05 118,4 17,74 118,7 26,75 120,2 18,3 119,7 13,88
Thiel mod. 119,4 39,43 121,7 15,09 121,2 16,56 118,2 25 121,5 17,6 119,9 13,25

Tabella 4.15 Valori dei parametri α e β del campione 4, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione dopo l’applicazione della winsorization agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività del 5%.

225
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Parametri campione 4 Trimming (su test di discordanza al 5%)


n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 122,8 17,9 121,3 14,77 120,3 15,81 117,8 26,94 121,1 18,17 120 14,24
Bain-Engelhardt 124,6 14,56 122,6 12,21 120,9 15,42 117,7 25,77 121,6 17,24 119,8 13,67
Mann 123,6 19,24 121,9 15,37 121 15,77 117,8 29,9 121,6 17,87 120,2 14,12
Johns-Lieberman 122,2 20,24 120,4 15,9 119,8 16,04 117,1 31,4 120,7 17,96 119,2 14,23
Momenti 123,7 17,88 122,2 13,17 121,1 14,87 118,4 20,31 121,6 17,03 120,7 11,58
ENEL 123,6 14,78 121,7 11,75 120,9 12,9 118,2 17,62 121,5 15 120,6 10,11
Thiel 120,7 22,66 119,5 16,05 118,4 17,74 117,8 27 120,2 18,3 119,7 13,88
Thiel mod. 123,9 20,68 121,7 15,09 121,2 16,56 117,6 26,14 121,5 17,6 119,9 13,25

Tabella 4.16 Valori dei parametri α e β del campione 4, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione dopo l’applicazione del trimming agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività del 5%.
Analizzando quanto riportato, per il campione 4 si può affermare:
• Gli outliers sono stati rilevati dai tests di Gumbel con un livello di confidenza del 5%.
• I GFT indicano un buon fitting per tutti gli stimatori, nonostante il test di Gumbel abbia
individuato la presenza di outliers.
• Dopo l’utilizzo del trimming e della winsorization, i tests di Gumbel non individuano più
outliers, segno che dopo entrambe queste operazioni il campione di dati si avvicina
maggiormente alla distribuzione di Weibull.
• Dopo l’utilizzo del trimming, i GFT indicano un buon fitting per tutti gli stimatori.
• Dopo l’utilizzo della winsorization i GFT indicano in genere un cattivo fitting per tutti gli
stimatori, per cui la winsorization sembra peggiorare i risultati.
• Skewness e kurtosi variano, dimostrando così la condizione di una distribuzione di dati non
ben definita.

4.6.4 Onde impulsive a fronte lungo, mescola B ed assenza di outliers


4.6.4.1 Campione 7
Il primo campione di questa categoria, che viene preso in esame, è il campione 7 [130]. In
Tabella 4.17 sono riportati i valori calcolati con i vari stimatori, al variare della grandezza n
del campione. Nelle Figg. 4.17 e 4.18 sono riportati graficamente i valori della Tabella 4.17.
In Tabella 4.18 vengono riportati i valori assunti dalla deviazione standard, dal coefficiente di
variazione, dal kurtosi e dallo skewness del campione esaminato al variare di n.

226
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Parametri campione 7
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 105,2 48,84 104,7 47,82 105,8 35,65 105,3 31,84 105,7 33,46 105,3 29,89
Bain-Engelhardt 105,5 47,51 105,1 43,89 106,2 35,08 105,7 30,23 105,8 34,56 105,4 31,13
Mann 105,3 57,05 104,9 52,62 106,1 38,71 105,6 33,42 105,9 35,74 105,4 32,15
Johns-Lieberman 104,9 61,57 104,6 55,47 105,7 40,15 105,1 34,37 105,5 36,61 105 32,86
Momenti 105,5 47,39 105 48,14 106,1 38,4 105,6 31,77 105,9 32,95 105,4 30,75
ENEL 105,5 37,42 105 39,1 106,1 31,54 105,5 27,85 105,8 29,03 105,4 26,82
Thiel 105,6 60,98 105,1 57,54 106 42,4 105,6 34 106,1 33,51 105,6 30,6
Thiel mod. 105,4 55,7 105 50,1 106,1 36,74 105,6 33,44 105,8 33,37 105,3 29,72

Tabella 4.17 Valori dei parametri α e β del campione 7, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
del campione.

Alpha Parameter
106.4
106.2
106
105.8
[kV/mm]

105.6
105.4
105.2
105
104.8
104.6
104.4
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.17 Andamento del parametro α del campione 7, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

Beta Parameter
70
60
50
40
30
20
10
0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.18 Andamento del parametro β del campione 7, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

227
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Parametri funzionali del campione 7


n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 2090,45 0,02 -2,44 0,76
6 2150,04 0,02 -1,14 0,90
7 2840,69 0,03 -0,96 0,75
8 3456,26 0,03 -0,12 0,10
9 3409,71 0,03 -0,42 -0,18
10 3718,66 0,04 -0,93 -0,08
Tabella 4.18 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione
7, al variare della grandezza n del campione.
Analizzando quanto riportato, per il campione 7 si può affermare:
• per la valutazione di α risultano attendibili tutti gli stimatori, essendo molto stabili i valori
calcolati al variare di n ed essendo trascurabili le differenze per ogni n;
• per la valutazione di β ridurre il numero di prove a meno di 8 può risultare molto rischioso,
data l’instabilità di tutti gli stimatori, che presentano, oltre a grandi variazioni per 5 < n <
8, anche una notevole discordanza per ogni n;
• i GFT rilevano un fitting non ottimale di tutti i metodi per n < 8, dove cioè si verificano le
variazioni pronunciate di β;
• il metodo proposto dall’ENEL è il più stabile in assoluto per 5 < n < 10, sebbene molto
cautelativo nella valutazione del β, mentre quello dei Momenti è meno stabile di quanto
non fosse per il caso analogo di onde a fronte corto ed assenza di outliers;
• lo skewness e kurtosi presentano delle variazioni al variare di n;
• la deviazione standard è piuttosto piccola (≈2÷3 kV/mm). Tale valore è caratteristico
proprio delle onde a fronte lungo, dove la dispersione dei risultati è bassa, il che dà luogo
agli alti valori del parametro beta;
• White, Bain-Engelhardt, Momenti, Thiel, Thiel mod., presentano una certa convergenza
nel calcolo di β, per n > 8.

4.6.4.2 Campione 8
In Tabella 4.19 sono riportati i valori calcolati con i vari stimatori, al variare della grandezza n
del campione.
Parametri campione 8
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 125,1 37 125,4 50,38 125,1 49,07 125,3 54,02 125 52,26 125,6 47,35
Bain-Engelhardt 125,2 43,55 125,3 52,71 125,1 49,77 125,2 58,81 125 56,61 125,7 48,31
Mann 125,2 51,54 125,5 58,15 125,1 55,64 125,3 61,12 125,1 58,73 125,7 51,87
Johns-Lieberman 124,6 55,27 125 61,74 124,7 58,35 125 63,73 124,8 60,86 125,4 53,28
Momenti 125,4 39,56 125,6 43,17 125,2 47,29 125,4 49,4 125,1 52,02 125,7 48,74
ENEL 125,1 37 125,4 39,82 125,1 42,47 125,3 44,3 125,1 45,78 125,6 42,88
Thiel 125 42,8 125,3 46,62 125,1 51,4 125,2 52,87 124,9 53,48 125,8 51,41
Thiel mod. 125 41,47 125,3 46,52 125 51,34 125,2 51,31 125 50,57 125,6 46,8

Tabella 4.19 Valori dei parametri α e β del campione 8, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
del campione.

228
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Nelle Figg. 4.19 e 4.20 sono riportati graficamente i valori della Tabella 4.19. In Tabella 4.20
vengono riportati i valori assunti dalla deviazione standard, dal coefficiente di variazione, dal
kurtosi e dallo skewness del campione esaminato al variare di n.
Alpha Parameter
126
125.8
Voltage [kV/mm]
125.6
125.4
125.2
125
124.8
124.6
124.4
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.19 Andamento del parametro α del campione 8, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

Beta Parameter
70
60
50
40
30
20
10
0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.20 Andamento del parametro β del campione 8, calcolato con i vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.
Parametri funzionali del campione 8
n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 2950,76 0,02 -0,76 -0,25
6 2832,67 0,02 -0,58 -0,66
7 2704,93 0,02 -1,10 -0,23
8 2644,13 0,02 -0,97 -0,52
9 2570,51 0,02 -1,25 -0,21
10 2815,75 0,02 -1,13 -0,17
Tabella 4.20 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione
8, al variare della grandezza n del campione.
Analizzando quanto riportato, per il campione 8 si può affermare:
• per la valutazione di α risultano attendibili tutti gli stimatori, essendo molto stabili i valori
calcolati dagli stimatori al variare di n ed essendo trascurabili le differenze tra i vari metodi
per ogni n;

229
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

• per la valutazione di β ridurre il numero di prove a meno di 8 può risultare molto rischioso,
data l’instabilità di tutti gli stimatori, che presentano, oltre a grandi variazioni per 5 < n <
8, anche una notevole discordanza per ogni n;
• i GFT in questo campione confermano per tutti gli stimatori un buon fitting;
• il metodo proposto dall’ENEL è il più stabile in assoluto per 5 < n < 10;
• skewness e kurtosi risultano stabili al variare di n;
• Johns-Lieberman e Mann presentano un certo scostamento dagli altri stimatori nella
valutazione di β;
• White, Bain-Engelhardt, Momenti, Thiel, Thiel mod., presentano una certa convergenza
nel calcolo di β, per n > 7.

4.6.4.3 Campione 10
In Tabella 4.21 sono riportati i valori calcolati con i vari stimatori, al variare della grandezza n
del campione.
Parametri campione 10
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 71,62 80,99 72,08 61,49 72,18 68,05 72,41 67,06 72,51 74,37 72,26 57,03
Bain-Engelhardt 71,67 68,45 72,17 55,09 72,16 68,97 72,42 63,32 72,43 69,77 72,18 56,1
Mann 71,66 86,43 72,14 65,81 72,22 72,69 72,42 75,41 72,43 81,59 72,24 62,74
Johns-Lieberman 71,46 90,74 71,93 68,94 72,05 75,16 72,26 79,37 72,31 85,1 72,08 65,23
Momenti 71,82 55,46 72,24 50,98 72,3 56,07 72,51 56,01 72,52 60,43 72,35 45,72
ENEL 71,77 47,13 72,18 44,63 72,27 48,44 72,48 48,77 72,51 52,12 72,34 39,64
Thiel 71,65 69,8 72 53,47 72,2 62,66 72,33 61,12 72,47 66,87 72,17 52,94
Thiel mod. 71 68,37 72 52,78 72,15 58,31 72,36 56,68 72,38 61,85 72,18 50

Tabella 4.21 Valori dei parametri α e β del campione 10, calcolati con vari stimatori, al variare della
grandezza n del campione.
Nelle Figg. 4.21 e 4.22 sono riportati graficamente i valori della Tabella 4.21.

Alpha Parameter
72.6
72.4
72.2
72
[kV/mm]

71.8
71.6
71.4
71.2
71
70.8
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.21 Andamento del parametro α del campione 10, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

230
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Beta Parameter
100

80

60

40

20

0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.22 Andamento del parametro β del campione 10, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.
In Tabella 4.22 vengono riportati i valori assunti dalla deviazione standard, dal coefficiente di
variazione, dal kurtosi e dallo skewness del campione esaminato al variare di n.

Parametri funzionali del campione 10


n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 1204,99 0,02 2,92 -1,29
6 1382,27 0,02 1,47 -0,71
7 1313,66 0,02 1,70 -1,00
8 1345,63 0,02 1,36 -1,03
9 1275,84 0,02 1,90 -1,21
10 1710,23 0,02 0,64 -1,15
Tabella 4.22 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione
10, al variare della grandezza n del campione.
Analizzando quanto riportato, per il campione 10 si può affermare:
• per la valutazione di α risultano attendibili tutti gli stimatori, essendo molto stabili i valori
calcolati dagli stimatori al variare di n ed essendo trascurabili le differenze tra i vari metodi
per ogni n;
• per la valutazione di β sembra possibile ridurre il numero di prove a 6 o 7;
• i GFT in questo campione confermano per tutti gli stimatori un buon fitting;
• il metodo proposto dall’ENEL è il più stabile in assoluto per 5 < n < 10;
• skewness e kurtosi risultano stabili al variare di n;
• Johns-Lieberman e Mann presentano un certo scostamento dagli altri stimatori nella
valutazione di β;
• White, Bain-Engelhardt, Momenti, Thiel, Thiel mod., non presentano la convergenza nel
calcolo di β vista nei campioni precedenti.

4.6.4.4 Campione 11
In Tabella 4.23 sono riportati i valori calcolati con i vari stimatori, al variare della grandezza n
del campione. Nelle Figg. 4.23 e 4.24 sono riportati graficamente i valori della Tabella 4.23.
In Tabella 4.24 vengono riportati i valori assunti dalla deviazione standard, dal coefficiente di
variazione, dal kurtosi e dallo skewness del campione esaminato al variare di n.

231
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Parametri campione 11
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 83,43 91,12 83,22 76,65 83,49 74,76 83,26 56,63 83,04 50,12 83,08 54,83
Bain-Engelhardt 83,58 80,06 83,35 68,24 83,57 69,32 83,25 53,8 83,05 49,25 83,07 53,36
Mann 83,5 101,5 83,28 83,13 83,52 86,92 83,26 63,74 83,05 56,77 83,08 60,77
Johns-Lieberman 83,32 107,6 83,09 86,68 83,35 92,17 83,05 67,07 82,84 59,46 82,9 63,16
Momenti 83,54 85,48 83,32 71,01 83,56 70,08 83,37 47,05 83,11 46,39 83,13 49,68
ENEL 83,49 73,69 83,25 63,81 83,52 62,14 83,31 41,97 83,05 41,76 83,09 44,35
Thiel 83,53 93,68 83,37 75 83,62 73,3 83,2 50,8 82,9 46,82 82,9 53
Thiel mod. 83,53 84,56 83,37 74,62 83,62 72,72 83,17 50,13 83 46,27 83 51

Tabella 4.23 Valori dei parametri α e β del campione 11, calcolati con i vari stimatori, al variare della
grandezza n del campione.

Alpha Parameter
83.7
83.6
83.5
83.4
[kV/mm]

83.3
83.2
83.1
83
82.9
82.8
82.7
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.23 Andamento del parametro α del campione 11, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

Beta Parameter
120
100
80
60
40
20
0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.24 Andamento del parametro β del campione 11, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

232
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Parametri funzionali del campione 11


n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 920,33 0,01 -0,61 0,51
6 1153,69 0,01 -0,25 0,00
7 1223,97 0,01 -0,94 -0,25
8 1835,95 0,02 0,99 -1,01
9 1905,26 0,02 -0,64 -0,56
10 1818,70 0,02 -0,28 -0,72
Tabella 4.24 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione
11, al variare della grandezza n del campione.
Analizzando quanto riportato, per il campione 11 si può affermare:
• i GFT in questo campione confermano per tutti gli stimatori un buon fitting.
• per la valutazione di α risultano attendibili tutti gli stimatori, essendo molto stabili i valori
calcolati dagli stimatori al variare di n ed essendo trascurabili le differenze tra i vari metodi
per ogni n.
• per la valutazione di β ridurre il numero di prove a meno di 8 può risultare molto rischioso,
data l’instabilità di tutti gli stimatori, che presentano, oltre a grandi variazioni per 5 < n <
8, anche una notevole discordanza per ogni n.
• il metodo proposto dall’ENEL è il più stabile in assoluto per 5 < n < 10.
• skewness e kurtosi presentano delle variazioni al variare di n.
• Johns-Lieberman e Mann presentano un certo scostamento dagli altri stimatori nella
valutazione di β.

4.6.4.5 Campione 12
In Tabella 4.25 sono riportati i valori calcolati con i vari stimatori, al variare della grandezza n
del campione. Nelle Figg. 4.25 e 4.26 sono riportati graficamente i valori della Tabella 4.25.
In Tabella 4.26 vengono riportati i valori assunti dalla deviazione standard, dal coefficiente di
variazione, dal kurtosi e dallo skewness del campione esaminato al variare di n.

Parametri campione 12
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 86,46 14,32 85,73 15,1 87,24 14,55 87,47 16,21 87,1 16,91 87,79 17,5
Bain-Engelhardt 86,65 14,76 86,2 14,95 87,56 14,5 87,6 16,36 87,37 16,74 87,63 19,17
Mann 86,71 17,11 86,05 17,27 87,41 17,15 87,57 18,67 87,25 19 87,81 20,14
Johns-Lieberman 85,52 18,49 85,09 18,29 86,53 18,2 86,84 19,61 86,63 19,77 87,26 20,97
Momenti 87,06 13,19 86,15 15,2 87,53 14,63 87,71 15,79 87,29 17,2 87,9 17,39
ENEL 86,65 11,72 85,88 13,47 87,33 12,85 87,54 13,99 87,16 15,28 87,82 15,34
Thiel 86,55 15,11 85,27 12,78 86,7 13,1 87 15,7 86,65 16,1 87,42 16,26
Thiel mod. 86,33 14,68 85,5 12,53 86,92 12,62 87,16 14,25 86,91 15,41 87,53 16,06

Tabella 4.25 Valori dei parametri α e β del campione 12, calcolati con vari stimatori, al variare della
grandezza n del campione.

233
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Alpha Parameter
88.5
88
87.5
[kV/mm] 87
86.5
86
85.5
85
84.5
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.25 Andamento del parametro α del campione 12, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

Beta Parameter
25

20

15

10

0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.26 Andamento del parametro β del campione 12, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.
Parametri funzionali del campione 12
n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 5982,06 0,07 -2,36 0,02
6 5446,99 0,07 -1,51 0,34
7 5964,82 0,07 -1,87 0,04
8 5635,03 0,07 -1,57 -0,21
9 5295,54 0,06 -1,27 -0,10
10 5369,01 0,06 -1,34 -0,30
Tabella 4.26 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione
12, al variare della grandezza n del campione.
Analizzando quanto riportato, per il campione 12 si può affermare:
• i GFT in questo campione confermano per tutti gli stimatori un buon fitting;
• per la valutazione di α si nota che l’andamento di tutti gli stimatori è pressoché lo stesso al
variare di n, ma a differenza dei casi precedenti, solo per n > 8 si raggiunge una certa
stabilità ed i valori calcolati differiscono di poco tra loro;
• per la valutazione di β ridurre il numero di prove a meno di 8 può risultare molto rischioso,
data l’instabilità di tutti gli stimatori, che presentano, oltre a grandi variazioni per 5 < n <
8, anche una notevole discordanza per ogni n;
• il metodo proposto dall’ENEL è il più stabile in assoluto per 5 < n < 10;

234
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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• lo skewness presenta delle variazioni al variare di n;


• la deviazione standard è maggiore che nei casi precedenti (≈5,5 kV/mm) (questo campione
proviene da una prova di invecchiamento);
• Johns-Lieberman e Mann presentano un certo scostamento dagli altri stimatori nella
valutazione di β;
• White, Bain-Engelhardt, Momenti, Thiel, Thiel mod., presentano una certa convergenza
nel calcolo di β per n > 8, ammettendo la variazione di ±2 unità.

4.6.5 Onde impulsive a fronte lungo, mescola B e presenza di outliers


4.6.5.1 Campione 6
Il primo campione di questa categoria, che viene preso in esame, è il campione 6 [130]. In
Tabella 4.27 sono riportati i valori calcolati con i vari stimatori, al variare della grandezza n
del campione.
Parametri campione 6
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 117.6 33.8 117.1 38.12 116.5 33.54 116.2 37.81 115.9 36.58 116.6 32.52
Bain-Engelhardt 118.6 25.45 118.3 26.15 116.7 35.22 116.6 37.14 116.3 35.24 117.4 26.85
Mann 118 34.86 117.5 36.67 116.9 32.06 116.7 34.23 116.3 33.26 116.9 32.02
Johns-Lieberman 117.3 36.25 117 37.13 116.3 32.15 116.2 33.79 115.9 32.65 116.5 32.32
Momenti 118.1 31.44 117.6 36.22 116.9 31.13 116.7 34.32 116.3 35.26 116.9 33.98
ENEL 118 25.94 117.7 28.27 116.9 26.27 116.7 28.34 116.3 29.44 116.9 29.07
Thiel 116.5 55.24 115.8 72.33 115.6 41.09 115.6 47.96 115.1 49.45 116 40.57
Thiel mod. 118.9 52.48 118.5 52.58 117.5 40.69 117.5 45.52 117.3 46.65 117.2 35.94

Tabella 4.27 Valori dei parametri α e β del campione 6, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
del campione.
Nelle Figg. 4.27 e 4.28 sono riportati graficamente i valori della Tabella 4.27.

Alpha Parameter
119.5
119
118.5
118
[kV/mm]

117.5
117
116.5
116
115.5
115
114.5
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.27 Andamento del parametro α del campione 6, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

235
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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Beta Parameter
80
70
60
50
40
30
20
10
0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.28 Andamento del parametro β del campione 6, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.
In Tabella 4.26 vengono riportati i valori assunti dalla deviazione standard, dal coefficiente di
variazione, dal kurtosi e dallo skewness del campione esaminato al variare di n.
Parametri funzionali del campione 6
n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 3537,23 0,03 2,95 1,44
6 3216,47 0,03 3,79 1,68
7 3848,75 0,03 2,11 0,65
8 3564,28 0,03 2,64 0,70
9 3544,87 0,03 2,23 0,87
10 3765,99 0,03 0,28 0,50
Tabella 4.28 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione
6, al variare della grandezza n del campione.
Nelle Tabelle 4.29 ÷ 4.32 vengono riportati i valori dei due parametri α e β, ottenuti
applicando ai dati di partenza il trimming e la winsorization e distinguendo tra i livelli di
significatività al 5% e all’1%, con cui i tests di Gumbel hanno identificato gli outliers nel
campione.
Parametri campione 6 Winsorization (su test di discordanza al 5%)
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 115.4 138.6 117.1 38.12 115 77.86 115 87.86 114.8 72.24 114.9 79.26
Bain-Engelhardt 115.1 172.4 118.3 26.15 114.7 80.85 114.7 90.35 114.5 78.9 114.6 91.02
Mann 115.3 172.3 117.5 36.67 114.9 91.61 114.9 99.23 114.7 83.73 114.8 91.72
Johns-Lieberman 115.1 188.4 117 37.13 114.7 97.43 114.7 104.8 114.5 88.27 114.7 96.35
Momenti 115.6 77.72 117.6 36.22 115.3 49 115.2 53.72 114.9 53.56 115.1 55.99
ENEL 115.6 65.33 117.7 28.27 115.3 41.16 115.3 44.58 114.9 46.4 115.1 47.6
Thiel 115.4 113.2 115.8 72.33 114.9 61.96 114.9 77.3 114.6 56.8 114.8 62.54
Thiel mod. 115.4 96.83 118.5 52.58 114.9 56.13 114.9 70 114.6 53 114.8 60

Tabella 4.29 Valori dei parametri α e β del campione 6, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione dopo l’applicazione della winsorization agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività del 5%.

236
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Parametri campione 6 Winsorization (su test di discordanza all’1%)


n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 117.6 33.8 115.3 144.9 116.5 33.54 115 87.86 114.8 72.24 116.6 32.52
Bain-Engelhardt 118.6 25.45 115.1 178.8 116.7 35.22 114.7 90.35 114.5 78.79 117.4 26.85
Mann 118 34.86 115.3 174.3 116.9 32.06 114.9 99.23 114.7 83.73 116.9 32.02
Johns-Lieberman 117.3 36.25 115.1 187.8 116.3 32.15 114.7 104.8 114.5 88.27 116.5 32.32
Momenti 118.1 31.44 115.5 90.9 116.9 31.13 115.2 53.72 114.9 53.56 116.9 33.98
ENEL 118 25.94 115.4 76.81 116.9 26.27 115.3 44.58 114.9 46.4 116.9 29.07
Thiel 116.5 55.24 115.3 119.1 115.6 41.09 114.9 77.3 114.6 56.8 116 40.57
Thiel mod. 118.9 52.48 115.3 106.2 117.5 40.69 114.9 70 114.6 53 117.2 35.94

Tabella 4.30 Valori dei parametri α e β del campione 6, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione dopo l’applicazione della winsorization agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività dell’1%.
Parametri campione 6 Trimming (su test di discordanza al 5%)
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 117.6 33.8 117.1 38.12 114.8 66.92 114.6 73.06 114.3 63.3 114.6 66.6
Bain-Engelhardt 118.6 25.45 118.3 26.15 114.5 79.36 114.4 73.16 114.1 69.3 114.4 66.96
Mann 118 34.86 117.5 36.67 114.8 79.5 114.5 81.28 114.3 71.7 114.5 76.63
Johns-Lieberman 117.3 36.25 117 37.13 114.4 85.4 114.2 85.43 114 74.91 114.3 80.89
Momenti 118.1 31.44 117.6 36.22 115.1 44.92 114.9 47.25 114.5 50.23 114.7 51.49
ENEL 118 25.94 117.7 28.27 115 39.23 114.9 40.65 114.4 44.31 114.7 45.26
Thiel 116.5 55.24 115.8 72.33 114.9 52.32 114.4 59.58 113.9 56.13 116 40.57
Thiel mod. 118.9 52.48 118.5 52.58 114.7 52.24 114.4 53.4 114.2 54.9 117.2 35.94

Tabella 4.31 Valori dei parametri α e β del campione 6, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione dopo l’applicazione del trimming agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività del 5%.
Analizzando quanto riportato, per il campione 6 si può affermare:
• dopo l’utilizzo della winsorization, al 5% e all’1%, il test di Gumbel individua nuovamente
outliers, mentre questo non accade dopo il trimming al 5% e all’1%;
• i GFT indicano un cattivo fitting per tutti gli stimatori, il che conferma i risultati del test di
Gumbel;
• dopo la winsorization, sia al 5% che all’1%, i GFT indicano un cattivo fitting per tutti gli
stimatori, cosa che sconsiglia di applicare questa tecnica;
• dopo l’utilizzo del trimming al 5% i GFT indicano in genere un cattivo fitting per tutti gli
stimatori, mentre all’1% la situazione sembra migliorare, sebbene non sia comunque
ottimale;
• la valutazione di α non presenta problemi sia al variare del numero di provini considerati,
che dello stimatore ed in qualche modo anche delle tecniche di accommodation applicate;
• skewness e kurtosi non variano molto, per cui sono poco indicativi della presenza di
outliers.
237
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Parametri campione 6 Trimming (su test di discordanza all’1%)


n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 117.6 33.8 115.2 121.6 116.5 33.54 114.8 78.9 114.6 66.6 116.6 32.52
Bain-Engelhardt 118.6 25.45 115 139.4 116.7 35.22 114.7 74.53 114.4 66.96 117.4 26.85
Mann 118 34.86 115.2 147.6 116.9 32.06 114.8 89.29 114.5 76.63 116.9 32.02
Johns-Lieberman 117.3 36.25 115 161 116.3 32.15 114.5 94.3 114.3 80.89 116.5 32.32
Momenti 118.1 31.44 115.4 82.55 116.9 31.13 115.1 50.82 114.7 51.49 116.9 33.98
ENEL 118 25.94 115.3 72.17 116.9 26.27 115.1 42.69 114.7 45.26 116.9 29.07
Thiel 116.5 55.24 115 111.2 115.6 41.09 114.6 70.14 114.4 53.8 116 40.57
Thiel mod. 118.9 52.48 115 96.9 117.5 40.69 114.6 61.9 114.4 53.46 117.2 35.94

Tabella 4.32 Valori dei parametri α e β del campione 6, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione dopo l’applicazione del trimming agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività dell’1%.

4.6.5.2 Campione 9
In Tabella 4.33 sono riportati i valori calcolati con i vari stimatori, al variare della grandezza n
del campione. Nelle Figg. 4.29 e 4.30 sono riportati graficamente i valori della Tabella 4.33.
In Tabella 4.34 vengono riportati i valori assunti dalla deviazione standard, dal coefficiente di
variazione, dal kurtosi e dallo skewness del campione esaminato al variare di n.

Parametri campione 9
n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 115.7 99.51 115.4 66.49 115.2 65.46 115.3 76.05 115.5 79.61 115.4 76.79
Bain-Engelhardt 115.6 96.76 115.2 73.68 115.1 73.75 115.1 86.74 115.4 82.53 115.3 80.96
Mann 115.7 111.4 115.3 78.81 115.2 76.87 115.3 86.29 115.5 91.28 115.4 88.09
Johns-Lieberman 115.4 118.4 115 83.92 114.9 80.88 115.1 89.83 115.3 95.8 115.2 92.03
Momenti 116.2 52.66 115.7 48.04 115.4 54.35 115.5 58.12 115.7 59.99 115.5 64.11
ENEL 116.1 42.03 115.6 39.64 115.3 46.33 115.5 48.94 115.7 50.36 115.5 54.77
Thiel 115.7 120.8 115.1 66.51 114.9 63.52 115 72.8 115.3 76.23 115.4 73.3
Thiel mod. 115.7 83.45 115.1 64.95 114.9 61.74 115 68.4 115.3 68.15 115.4 71.8

Tabella 4.33 Valori dei parametri α e β del campione 9, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

238
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Alpha Parameter
116.4
116.2
116

[kV/mm]
115.8
115.6
115.4
115.2
115
114.8
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel Thiel mod

Fig. 4.29 Andamento del parametro α del campione 9, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.

Beta Parameter
140
120
100
80
60
40
20
0
5 6 7 8 9 10
Number of specimens
White Bain-Engelhardt Mann
Johns-Lieberman Moments ENEL
Thiel mod Thiel mod

Fig. 4.30 Andamento del parametro β del campione 9, calcolato con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione.
Parametri funzionali del campione 9
n deviazione standard [kV/mm] coeff. di variazione kurtosi skewness
5 2042,06 0,02 4,49 -2,07
6 2344,35 0,02 -1,85 -0,89
7 2166,96 0,02 -1,73 -0,64
8 2068,82 0,02 -1,13 -0,89
9 2052,30 0,02 -0,66 -1,04
10 1964,72 0,02 -0,85 -0,84
Tabella 4.34 Valori della deviazione standard, del coefficiente di variazione, skewness e kurtosi del campione
9, al variare della grandezza n del campione.
Nella Tabella 4.35 vengono riportati i valori dei due parametri α e β, dopo l’applicazione della
winsorization al 5%.

239
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
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Parametri campione 9 Winsorization (su test di discordanza al 5%)


n 5 6 7 8 9 10

Stimatore α α α α α α
β β β β β β
[kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm] [kV/mm]
White 115.9 345 115.4 66.49 115.2 65.46 115.3 76.05 115.5 79.61 115.4 76.79
Bain-Engelhardt 116.1 229.7 115.2 73.68 115.1 73.75 115.1 86.74 115.4 82.53 115.3 80.96
Mann 115.9 334.9 115.3 78.81 115.2 76.87 115.3 86.29 115.5 91.28 115.4 88.09
Johns-Lieberman 115.9 345.3 115 83.92 114.9 80.88 115.1 89.83 115.3 95.8 115.2 92.03
Momenti 116 306.9 115.7 48.04 115.4 54.35 115.5 58.12 115.7 59.99 115.5 64.11
ENEL 116 188.9 115.6 39.64 115.3 46.33 115.5 48.94 115.7 50.36 115.5 54.77
Thiel 115.6 inf 115.1 66.51 114.9 63.52 115 72.8 115.3 76.23 115.4 73.3
Thiel mod. 115.6 inf 115.1 64.95 114.9 61.74 115 68.4 115.3 68.15 115.4 71.8

Tabella 4.35 Valori dei parametri α e β del campione 9, calcolati con vari stimatori, al variare della grandezza
n del campione dopo l’applicazione della winsorization agli outliers rilevati dai tests di Gumbel, con livello di
significatività del 5%.
Analizzando quanto riportato, per il campione 9 si può affermare:
• a partire da n = 6, i GFT indicano un cattivo fitting per tutti gli stimatori, nonostante il test
di Gumbel non individui la presenza di outliers a partire da tale valore;
• skewness e kurtosi variano per n = 5, mostrando così la presenza di outliers;
• il parametro β si stabilizza dopo n = 8 in ogni campione, ma rimangono comunque notevoli
differenze tra i vari metodi;
• dopo la winsorization i GFT indicano un cattivo fitting per tutti gli stimatori, cosa che
sconsiglia di applicare questa tecnica, tra l’altro inapplicabile in genere per dimensioni dei
campioni troppo basse (n ≤ 7);
• la valutazione di α non presenta problemi sia al variare del numero di provini considerati,
che dello stimatore ed in qualche modo anche delle tecniche di trattamento dei dati
applicate.

4.6.6 Conclusione sull’analisi dei risultati


Il controllo della variabilità di alcuni parametri funzionali come la deviazione standard, il
coefficiente di variazione, il kurtosi e lo skewness al variare della composizione del campione
non sono risultati degli elementi statisticamente robusti che garantiscono il riconoscimento di
un campione contaminato. Quindi sembra che non possono assolutamente sostituirsi,
nemmeno in maniera orientativa, ai tests di discordanza.
Dall’analisi dei risultati si può affermare che, in generale, l’applicazione di tecniche
statistiche di pre-processing dei dati, quando il campione risulta contaminato da outliers,
comportano una forte alterazione in termini di stima dei parametri per tutti gli stimatori. A
questo punto sorge spontanea la domanda: sono davvero efficaci queste tecniche? E se si
quando? Per rispondere a questi quesiti non rimane altra strada che l’utilizzo del metodo
Monte Carlo in grado di generare migliaia di campioni con opportune caratteristiche per poi
applicare tutti gli stimatori in assenza ed in presenza di tecniche di pre-processing sui dati.
Tale analisi sarà oggetto del par. 4.7.

240
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

4.7 Il metodo Monte Carlo per l’individuazione di stimatori


robusti associati a tecniche di pre-processing dei dati
4.7.1 Premessa
In questo paragrafo vengono presi in considerazione il comportamento dei nove stimatori
riportati nel par. 1.2 in relazione al numero e alla dislocazione degli outliers nel campione con
e senza l’applicazione delle tecniche statistiche di pre-processing dei dati [118,120,122].
L’obbiettivo è di verificare se l’applicazione del trimming o della Winsorization dei dati del
campione può aiutare ad aumentare la robustezza degli stimatori [132]. Per effettuare questo
tipo di analisi si è ricorso al metodo Monte Carlo per la generazione di campioni statistici
distribuiti secondo la distribuzione di Weibull a partire dai parametri di scala e di forma noti.

4.7.2 Generazione di campioni non contaminati


La funzione di distribuzione di Weibull a 2 parametri, già menzionata al par. 4.1, viene per
semplicità qui riportata:

⎡ ⎛ x ⎞β ⎤
P( x) = 1 − exp ⎢− ⎜ ⎟ ⎥ (4.94)
⎢⎣ ⎝ α ⎠ ⎥⎦

in cui α rappresenta il parametro di scala e β il parametro di forma. In questo caso il


generatore di numeri “random” (si dovrebbe parlare in maniera più appropriata di generatore
di numeri “pseudorandom”) produce dei numeri compresi tra 0 e 1 da una distribuzione di
tipo uniforme. Questi numeri verranno utilizzati per la creazione di campioni distribuiti
secondo Weibull utilizzando la “funzione di distribuzione inversa” con parametri αT e βT:
1
⎡ ⎛ 1 ⎞ ⎤ βT
x = α T ⎢ln⎜ ⎟⎥ (4.95)
⎣ ⎝ 1 − P ⎠⎦

Per questa analisi è stata scelta l’ampiezza del campione pari a 10, in quanto rappresenta una
ampiezza tipica del campione statistico nelle prove di rigidità dielettrica con isolamenti non
autoripristinanti [104]. Il campione costituito dai 10 elementi è stato infine ordinato secondo
l’ordine crescente.
Una volta generato il campione ordinato sono stati effettuati due tipi di controllo su di esso: il
coefficiente di variazione del campione e la presenza di eventuali outliers non
intenzionalmente generati dal metodo Monte Carlo stesso.
Sul coefficiente di variazione del campione stesso è stato imposto il limite massimo del
12.5% in quanto da come si è visto al par. 4.6 non si registrano nella realtà valori più elevati
in campioni non contaminati. Questo limite orientativo fa riferimento a tutti gli isolamenti
alto-polimerici che seguono una distribuzione di Weibull a 2 parametri. Infatti un isolamento
che segue una distribuzione al guasto con una funzione di Weibull a 2 parametri, il
coefficiente di variazione risulta indipendente dalle dimensioni dell’oggetto in prova [105] (ad
esempio tra modello di cavo e cavo tal quale). Tutti i campioni generati dal metodo Monte
Carlo che hanno superato tale soglia sono stati scartati.
Una volta che il campione ha superato il controllo sul coefficiente di variazione è stato
analizzato sull’eventuale presenza di outliers non intenzionalmente generati dal metodo
Monte Carlo stesso. Questo è stato fatto utilizzando tests di discordanza di Gumbel con un
livello di significatività dell’1%. I tests di discordanza utilizzati sono quelli relativi alla
statistica di Dixon riportati nel par. 4.3, in particolare il test TGU1 (4.67) per gli outliers in alto

241
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

e il test TGU4 (4.71) per gli outliers in basso. I campioni in cui sono stati riscontrati outlier(s)
dall’applicazione di questi due tests sono stati scartati.

4.7.3 Generazione di campioni contaminati


I campioni non contaminati, generati come descritto al paragrafo precedente, sono stati
successivamente rielaborati per generare dei campioni intenzionalmente contaminati da
outliers.
In questa analisi è stato fissato un numero massimo di outliers nel campione pari a 2.
Non essendo nota la distribuzione degli outliers nei campioni provenienti da prove di rigidità
dielettrica si è pensato di introdurre l’outlier (o gli outliers) più estremo (estremi) (quello più
in alto o quello più in basso) sul limite della regione critica del test, in altre parole nel confine
tra la regione critica e quella di accettazione del test. Secondo questa procedura l’outlier
estremo si potrebbe definire “outlier critico” in quanto è il valore limite che viene rilevato
come outlier per un fissato campione di dati.
La contaminazione intenzionale del campione è stata effettuata quindi, attraverso
l’applicazione inversa dei tests di discordanza TGU1 e TGU4 rispettivamente per la
contaminazione del campione con outliers in alto e outliers in basso.

4.7.3.1 Campioni contaminati da un solo outlier


Nel caso di campioni con un solo outlier sono state utilizzate le seguenti espressioni ricavate a
partire dalla (4.67) e dalla (4.71):

x( n − k ) − TGU 1 x(1)
x(up − out −1) =
1 − TGU 1
(4.96)
x( k +1) − TGU 4 x( n)
x(low − out −1) =
1 − TGU 4

in cui x(up-out-1) è il dato da sostituire all’ultimo valore (il decimo) del campione non
contaminato per avere un campione contaminato da un solo outlier in alto, mentre x(low-out-1) è
il dato da sostituire al primo valore del campione non contaminato per avere un campione
contaminato da un solo outlier in basso. Gli outliers generati fanno riferimento ai valori di
criticità TGU1 e TGU4 all’1%. La (4.96) è di carattere generale, ma nel caso particolare che si
sta esaminando: n = 10 (ampiezza del campione) k = 1 (numero degli outiers nel campione).

4.7.3.2 Campioni contaminati da due outliers


Nel caso di campioni intenzionalmente contaminati da due outliers (due in alto o due in
basso), la (1.96) è stata riutilizzata per fissare il valore più alto o il valore più basso, mentre il
secondo outlier della diade in alto o il secondo outlier della diade in basso è stato ricavato da:

x(up − out −1) − x( n − k )


x(up − out − 2) = x( n − k ) +
2
(4.97)
x( k +1) − x(low − out −1)
x(low − out − 2) = x( k +1) −
2

in cui x(up-out-2) rappresenta il dato da sostituire al penultimo valore (il nono) del campione non
contaminato, mentre x(low-out-2) rappresenta il dato da sostituire al secondo valore del campione
non contaminato. La (4.97) è di carattere generale, ma nel caso particolare che stiamo
esaminando n = 10 (ampiezza del campione) k = 2 (numero degli outiers nel campione). Nel
caso di outliers da inserire nel campione anche nella (4.96) va considerato n = 10 e k = 2.

242
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Quindi attraverso la (4.96) e la (4.97) si sono generati le coppie di outliers (o in alto o in


basso) da inserire nel campione non contaminato. Gli outliers generati con la (4.97) vengono
inseriti nel mezzo tra il primo valore non outlier e il valore outlier più estremo. In questa
maniera i test di discordanza utilizzati sono in grado di individuare i due outlier
opportunamente inseriti come valori anomali.

4.7.4 Procedura di analisi adottata


Il metodo di analisi adottato può essere separato in due parti: analisi di campioni non
contaminati e analisi di campioni contaminati. Nel primo caso non viene presa in
considerazione ovviamente l’applicazione di tecniche statistiche richiamate nel par. 4.5 per il
pre-processing di campioni contaminati. Verranno prese come riferimento le seguenti 5
condizioni:
• campioni non contaminati;
• campioni contaminati con 1 outlier dislocato in alto;
• campioni contaminati con 1 outlier dislocato in basso;
• campioni contaminati con 2 outliers dislocati in alto;
• campioni contaminati con 2 outliers dislocati in basso.
Per ogni condizione il metodo Monte Carlo genererà 104 campioni, con le modalità elencate
nei par. 4.7.2 e 4.7.3. Per ogni campione si effettuerà la stima dei parametri α e β (indicati nel
seguito con αEi e βEi per il generico campione) senza l’applicazione di tecniche statistiche di
pre-processing (indicate nel seguito no-processing) e nel caso degli ultimi 4 casi, anche la
stima dei due parametri a seguito di trimming e Winsorization del campione.
L’analisi viene effettuata variando il parametro βT nella (4.95) in quanto il comportamento
degli stimatori è funzione del solo parametro di forma β e non del parametro di scala α.
Quindi per ogni valore del parametro βT verranno generati 104 campioni. Il parametro βT
viene fatto variare tra 5 e 50 che rappresenta il range tipico di variazione di questo parametro
per campioni provenienti da prove di rigidità dielettrica. Il limite di 104 campioni è stato
scelto in quanto tale limite dà risultati accurati ragionevolmente in termini di tempo di
elaborazione: non si sono di fatto osservate differenze sostanziali passando a 105 campioni.
Per ogni campione viene preso come riferimento il residuo (o più propriamente bias) definito
come la differenza tra il valore vero e il valore stimato da ogni stimatore. In particolare per il
parametro di scala è stato scelto come bias dell’i-esimo campione per il generico stimatore:

αT − α Ei
α BIAS i = (4.98)
αT

dove αT rappresenta il valore noto inserito nella funzione generante (4.95), mentre αEi
rappresenta il valore stimato nell’i-esimo campione. Per il parametro di scala α è stato scelto
un αBIAS come in (4.98) in quanto la stima del parametro di scala è indipendente dal tipo di
scala utilizzata per il campione.
Per quanto riguarda il parametro di forma è stato scelto semplicemente come bias per l’i-
esimo campione, per il generico stimatore:

β BIAS i = β T − β Ei (4.99)

dove βT rappresenta il valore noto inserito nella funzione generante (4.95), mentre βEi
rappresenta il valore stimato nell’i-esimo campione per il generico stimatore.
Venendo stimato per ogni campione dei 104 a disposizione, il bias sia per α che per β come
sopra indicato, si genereranno vettori di bias per α e per β di lunghezza 104. Come valore

243
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

rappresentativo del bias sia per α che per β verrà allora preso, per il generico stimatore, il
valore mediano:

α BIAS
*
(
= median α BIAS i )
(4.100)
β BIAS
*
(
= median β BIAS i )
La scelta del valore mediano ricade nel fatto che questo, a differenza del valore medio, è
meno sensibile ad eventuali stime “anomale” [120] da parte degli stimatori. In questo caso per
stime anomale si intende quei valori estremamente diversi dal valore vero dovuti a campioni
particolari generati erroneamente dal metodo Monte Carlo che per la loro particolare
composizione poco hanno a che fare con una distribuzione di Weibull.
Si è inoltre voluto prendere in considerazione la dispersione dei vettori di bias, in quanto
questo è un indice di variabilità di stima dello stimatore. Uno stimatore caratterizzato dal
vettore di bias poco disperso significa che lo stimatore stesso è più stabile. In questa
circostanza, come nel caso del valore mediano, si è preferito prendere come indice la
deviazione mediana (o devianza) rispetto la deviazione standard. La devianza infatti risulta
meno sensibile alle stime anomale dello stimatore [120]. La devianza è definita:

[
sm = median xi − ~
x ] (4.101)

in cui x̃ rappresenta il valore mediano. Si è pertanto definita in maniera analoga alla (4.100) la
devianza del bias per il parametro α e per il parametro β:

[
sαm − BIAS = median α BIAS i − α BIAS
*
]
(4.102)
β
[
sm − BIAS = median β BIAS i − β BIAS
*
]
4.7.5 Misura di efficienza degli stimatori
L’efficienza di uno stimatore, definita in termini di robustezza dello stimatore, si intende
proprio la capacità dello stimatore stesso di essere insensibile ad eventuali variazioni della
distribuzione che prende in esame [133]. Huber in particolare nel suo libro “Robust Statistics”
[134] afferma:

The word “robust” is load with many…..connotations. We use it in a relatively narrow sense:
for our purpose, robustness signifies insensitivity to small deviations from the assumption.

Quando la distribuzione è nota, nel senso che si sa appartenere ad una certa famiglia, è il caso
delle prove di rigidità dielettrica su cavi per esempio, che si sa che appartiene alla famiglia di
Weibull, la robustezza di uno stimatore sta nella sua insensibilità agli outliers che possono di
fatto introdurre variazioni nella stima dei parametri e quindi nella stessa distribuzione di
Weibull [135-137]. Barnett e Lewis nel loro libro “Outliers in Statistical Data” [120]
riprendono il concetto di robustezza sotto il profilo più stretto degli outliers affermando:

From our point of view, this implies that the procedures need to perform satisfactorily under
alternative models of the kinds which generate outliers.

Considerando il modello H di dati non contaminati appartenenti ad una certa distribuzione F:

244
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

H : xj ∈ F (4.103)

e considerando il modello H*, che differisce da H per essere contaminato da un numero noto
di outliers, potremmo definire robusto lo stimatore µB, ad esempio del valor medio µB
(indicando con µB un qualsiasi stimatore del valor medio) se il rapporto:

var(µ B H *)
(4.104)
var(µ B H )

non è apprezzabilmente più grande di uno. In tale circostanza si può affermare che µB è uno
stimatore robusto.
Nel caso in cui allo stimatore µB ne viene scelto uno alternativo T, potremmo dire che T è uno
stimatore robusto in alternativa a µB se il rapporto:

var(T H *)
(4.105)
var(µ B H *)

e sufficientemente inferiore ad 1, e il rapporto

var(T H )
(4.106)
var(µ B H )

non molto più grande di 1.


In questo caso si vuole misurare l’efficienza di uno stimatore attraverso il bias come già
accennato sopra e inoltre analizzare la devianza del bias nelle 5 condizioni accennate nel par.
4.7.4.

4.7.6 Efficienza degli stimatori con campioni non contaminati da outliers


La Fig. 4.31 riporta i valori mediani del bias (4.98) sul parametro di scala α.
Si può notare come a partire da valori di βT maggiori di 7 lo stimatore di Thiel ha il minor
bias. Per valori inferiori a 7 di βT ci sono più stimatori che hanno un’efficienza in termini di
bias migliore in particolare White, Thiel Mod., Bain-Engelhardt, ENEL e Momenti.
In Fig. 4.32 vengono riportati i valori mediani del bias del parametro β. In questo caso per
valori superiori a 12 di βT, lo stimatore di Thiel Mod. è sicuramente da preferire, tra l’altro
molto vicino a quello di White e di Bain-Engelhardt. Per valori inferiori a 12, il metodo
dell’ENEL o quello di Seki-Yokoyama sono sicuramente da preferire.
Come nella stima del parametro di scala α, anche nella stima del parametro di forma β non è
possibile definire uno stimatore da preferire, in termini di bias, nell’intero range dei valori di
βT tra 5 e 50. Per entrambe i valori da stimare risulta comunque più critica la fascia dei valori
di βT compresa tra 5 e 10.
In Fig. 4.33 sono riportati i valori del bias sulla devianza del parametro α. Si può notare che
non prevale uno stimatore sugli altri e come questa diminuisce all’aumentare di βT, indicando
quindi una stabilità maggiore di tutti gli stimatori all’aumentare di βT.
L’effetto opposto si manifesta invece con il smβBIAS al variare di βT come mostrato in Fig.
4.34. In questa circostanza però, anche se di poco, gli stimatori che manifestano maggiore
stabilità sono quelli di Seki-Yokoyama e dell’ENEL.

245
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS NO PROCESSING

Thiel No Processing
2.5

Thiel Mod. No Processing

2
White No Processing

1.5
Bain - En. No Processing
Alpha* bias

1
Mann No Processing

0.5
Johns - Li. No Processing

0
Seki - Yoko. No Processing

-0.5
Moments No Processing

-1 Enel No Processing

-1.5
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.31 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni non contaminati da outliers.

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS NO PROCESSING

10
Thiel No Processing

8
Thiel Mod. No Processing

6
White No Processing

4
Bain - En. No Processing

2
Beta* bias

Mann No Processing

0 Johns - Li. No Processing

-2 Seki - Yoko. No Processing

-4 Moments No Processing

-6 Enel No Processing

-8
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.32 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni non contaminati da outliers.

246
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN DEVIATION OF ALPHA RESIDUALS NO PROCESSING

6000
Thiel No Processing

Thiel Mod. No Processing


5000

White No Processing

4000
Bain - En. No Processing
Sm alpha bias

Mann No Processing
3000

Johns - Li. No Processing

2000
Seki - Yoko. No Processing

1000 Moments No Processing

Enel No Processing

0
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.33 Andamento di smαBIAS al variare di βT nel caso di campioni non contaminati da outliers.

MEDIAN DEVIATION OF BETA RESIDUALS NO PROCESSING

12

Thiel No Processing

10 Thiel Mod. No Processing

White No Processing

8
Bain - En. No Processing
Sm beta bias

Mann No Processing
6

Johns - Li. No Processing

4
Seki - Yoko. No Processing

Moments No Processing
2

Enel No Processing

0
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.34 Andamento di smβBIAS al variare di βT nel caso di campioni non contaminati da outliers.
4.7.7 Efficienza degli stimatori con campioni contaminati da outliers
4.7.7.1 Campioni con 1 outlier in alto
La Fig. 4.35 riporta l’andamento di α*BIAS al variare di βT per campioni contaminati da un
outlier in alto senza il pre-processing dei dati: risulta evidente che in questa circostanza per
qualsiasi valore del βT lo stimatore di Thiel è quello che ha il bias più piccolo.
247
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS NO PROCESSING

Thiel No Processing
1

Thiel Mod. No Processing


0
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
White No Processing
-1

-2 Bain - En. No Processing


Alpha* bias [%]

-3 Mann No Processing

-4 Johns - Li. No Processing

-5
Seki - Yoko. No Processing

-6
Moments No Processing

-7
Enel No Processing

-8
Beta T

Fig. 4.35 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in alto senza pre-
processing dei dati.

Nelle Figg. 4.36 e 4.37 sono riportati i valori di α*BIAS al variare di βT effettuando il
trattamento dell’outlier con il trimming e con la Winsorization rispettivamente.
MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS TRIMMING

4 Thiel Trimming

3
Thiel Mod. Trimming

2
White Trimming
1
Alpha* bias [%]

Bain - En. Trimming


0
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

-1 Mann Trimming

-2
Johns - Li. Trimming

-3
Moments Trimming
-4

Enel Trimming
-5

-6
Beta T

Fig. 4.36 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in alto applicando
il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

248
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS WINSORIZATION

3.5

Thiel Winsorization

3
Thiel Mod. Winsorization

2.5
White Winsorization

2
Bain - En. Winsorization
Alpha* bias [%]

1.5 Mann Winsorization

Johns - Li. Winsorization


1

Seki - Yoko. Winsorization


0.5

Moments Winsorization
0
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Enel Winsorization

-0.5
Beta T

Fig. 4.37 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in alto applicando
il pre-processing attraverso la Winsorization dei dati.
Nella Fig. 4.36 non è riportato lo stimatore di Seki-Yokoyama in quanto da valori
notevolmente superiori rispetto a tutti gli altri stimatori in termini di α*BIAS.
Dall’analisi delle ultime due figure risulta evidente come in presenza di un outlier in alto nel
campione risulta vantaggioso effettuare un pre-processing dei dati attraverso la Winsorization
in quanto l’α*BIAS di tutti gli stimatori si riduce. In tale circostanza appare inoltre evidente
come lo stimatore dell’ENEL e quello dei momenti sono da preferire per qualsiasi valore del
parametro βT.
Per quanto riguarda la deviazione mediana sul valore del bias di α non vengono riportati
grafici in quanto nei tre casi si hanno andamenti sostanzialmente simili tra loro senza la
prevalenza di uno stimatore in particolare rispetto agli altri; inoltre i tre grafici sono simili a
quanto già riportato nella Fig. 4.33, sottolineando di fatto che la smαBIAS non risulta
influenzata dalla presenza di 1 outlier in alto nel campione.
Nelle Figg. 4.38 ÷ 4.40 sono riportati i valori del β*BIAS al variare di βT quando il campione è
contaminato da 1 outlier in alto e applicando nei tre casi rispettivamente nessuna tecnica di
pre-processing dei dati, applicando il trimming e applicando la Winsorization. Ancora una
volta per il parametro β non è possibile individuare un unico stimatore per l’intero range di
variazione di βT. In particolare nel range di βT tra 5 e 10 risulta che è consigliabile nessun pre-
processing dei dati, ma allo stasso tempo non è possibile individuare all’interno di questo
range un unico stimatore. Come si vede dalla Fig. 4.38, la maggior parte degli stimatori
attraversa il valore β*BIAS = 0 nell’intervallo considerato. Potremmo scegliere allora quegli
stimatori che attraversano lo zero del bias nella fascia centrale dell’intervallo 5 ÷ 10 di βT, e
sono gli stimatori di: White, Momenti, Johns-Lieberman, Bain-Engelhardt e Mann. Tutt’altro
si deve dire invece per l’intervallo di βT che varia tra 10 e 50, in quanto lo stimatore che
utilizza il metodo dei Momenti è da preferire attraverso l’applicazione del trimming. Lo stesso
stimatore da buoni risultati anche attraverso la Winsorization dei dati. La stabilità degli

249
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

stimatori senza pre-processing dei dati, misurata attraverso la smβBIAS, è sostanzialmente


simile a quella del caso di campioni in assenza di outliers riportata in Fig. 4.34.
MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS NO PROCESSING

25
Thiel No Processing

20
Thiel Mod. No Processing

15 White No Processing

Bain - En. No Processing


10
Beta* bias

Mann No Processing

5
Johns - Li. No Processing

0
Seki - Yoko. No Processing

-5 Moments No Processing

Enel No Processing
-10
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.38 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in alto senza pre-
processing dei dati.

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS TRIMMING

20
Thiel Trimming

15
Thiel Mod. Trimming

10
White Trimming

5 Bain - En. Trimming


Beta* bias

0 Mann Trimming

-5 Johns - Li. Trimming

Seki - Yoko. Trimming


-10

Moments Trimming
-15

Enel Trimming
-20
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.39 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in alto applicando
il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

250
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS WINSORIZATION

10
Thiel Winsorization

5 Thiel Mod. Winsorization

White Winsorization

Bain - En. Winsorization


Beta* bias

-5 Mann Winsorization

Johns - Li. Winsorization


-10

Seki - Yoko. Winsorization

-15 Moments Winsorization

Enel Winsorization
-20
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.40 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in alto applicando
il pre-processing attraverso la Winsorization dei dati.

Nel caso invece di trimming e Winsorization dei dati la smβBIAS tende a crescere di qualche
unita (1 ÷ 3) soprattutto per i valori di βT elevati. Un caso particolare è lo stimatore di White
nel caso dell’applicazione del trimming dei dati (si veda la Fig. 4.41).
MEDIAN DEVIATION OF BETA RESIDUALS TRIMMING

14

Thiel Trimming

12
Thiel Mod. Trimming

10 W hite Trimming

Bain - En. Trimming


8
Sm beta bias

Mann Trimming

6
Johns - Li. Trimming

4 Seki - Yoko. Trimming

Moments Trimming
2

Enel Trimming
0
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.41 Andamento di smβBIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outliers in alto
applicando il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

251
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

4.7.7.2 Campioni con 1 outlier in basso


I valori di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati con 1 outlier dislocato in
basso senza pre-processing dei dati sono riportati in Fig. 4.42. I risultati attraverso il pre-
processing con trimming e Winsorization sono riportati nelle Figg. 4.43 e 4.44.
Nella Fig. 4.43 non è riportato lo stimatore di Seki-Yokoyama in quanto da valori
notevolmente superiori rispetto a tutti gli altri stimatori in termini di α*BIAS.
Dalle figure risulta evidente che il pre-processing attraverso il trimming è la condizione
peggiore, mentre risulta evidente come ancora una volta per la stima α di campioni
contaminati la Winsorization come tecnica di pre-processing dei dati risulta fondamentale per
la riduzione del bias. Per valori di βT superiori di 7 infatti lo stimatore di Thiel è da preferire,
mentre per valori di βT compresi tra 5 e 7 lo stimatore dell’ENEL, Momenti, Mann e Thiel
Mod. hanno delle prestazioni migliori. Ad ogni modo la scelta dello stimatore di Thiel per la
stima del parametro α nell’intero intervallo di βT non provoca grossi errori (inferori all’1.5%).
Nelle Figg. 4.45 ÷ 4.47 sono riportati gli andamenti di β*BIAS in funzione di βT per campioni
contaminati con 1 outlier in basso rispettivamente senza pre-processing dei dati, con il
trimming e con la Winsorization. Anche in questo caso non è possibile individuare un unico
stimatore nell’inetro intervallo di βT preso in considerazione. Nell’intervallo di βT tra 5 e 10 è
preferibile non effettuare nessun pre-processing dei dati e gli stimatori di White, Bain-
Engelhardt, Johns-Lieberman e Seki-Yokoyama hanno più o meno la stessa efficienza, mentre
per valori di βT superiori a 10 il metodo dell’ENEL previa applicazione della Winsorization
dei dati del campione è da preferire.
Gli andamenti di smαBIAS e di smβBIAS non vengono riportati in quanto l’andamento
all’aumentare di βT è sempre decrescente per il primo e sempre crescente per il secondo con
andamenti poco discosti da quelli riportati nelle Figg. 4.33 e 4.34 rispettivamente.
MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS NO PROCESSING

Thiel No Processing
4

Thiel Mod. No Processing


3

White No Processing
2

1 Bain - En. No Processing


Alpha* bias [%]

0 Mann No Processing

-1
Johns - Li. No Processing

-2
Seki - Yoko. No Processing

-3
Moments No Processing

-4
Enel No Processing
-5
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.42 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in basso senza
pre-processing dei dati.

252
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS TRIMMING

Thiel Trimming

Thiel Mod. Trimming

White Trimming

0
Alpha* bias [%]

Bain - En. Trimming

-1

Mann Trimming

-2

Johns - Li. Trimming

-3

Moments Trimming

-4

Enel Trimming

-5
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.43 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in basso
applicando il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS WINSORIZATION

2.5
Thiel Winsorization

2
Thiel Mod. Winsorization

1.5
White Winsorization

1 Bain - En. Winsorization


Alpha* bias [%]

0.5 Mann Winsorization

0 Johns - Li. Winsorization

Seki - Yoko. Winsorization


-0.5

Moments Winsorization
-1

Enel Winsorization
-1.5
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.44 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in basso
applicando il pre-processing attraverso la Winsorization dei dati.

253
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS NO PROCESSING

35

Thiel No Processing

30

Thiel Mod. No Processing

25

White No Processing

20

Bain - En. No Processing

15
Beta* bias

Mann No Processing

10

Johns - Li. No Processing

Seki - Yoko. No Processing

Moments No Processing

-5

Enel No Processing

-10
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.45 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in basso senza
pre-processing dei dati.

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS TRIMMING

Thiel Trimming

0
Thiel Mod. Trimming

-5
White Trimming

-10
Bain - En. Trimming
Beta* bias

-15 Mann Trimming

Johns - Li. Trimming


-20

Seki - Yoko. Trimming


-25

Moments Trimming
-30

Enel Trimming

-35
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.46 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in basso
applicando il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

254
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS WINSORIZATION

Thiel Winsorization
6

4 Thiel Mod. Winsorization

2 White Winsorization

0
Bain - En. Winsorization
Beta* bias

-2
Mann Winsorization
-4

Johns - Li. Winsorization


-6

-8 Seki - Yoko. Winsorization

-10
Moments Winsorization

-12
Enel Winsorization
-14
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.47 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 1 outlier in basso
applicando il pre-processing attraverso la Winsorization dei dati.

4.7.7.3 Campioni con 2 outliers in alto


Nelle Figg. 4.48 ÷ 4.50 sono riportati i valori di α*BIAS al variare di βT rispettivamente senza
pre-processing dei dati, trimming e Winsorization quando il campione è contaminato da 2
outliers in alto. Anche in questa circostanza, come il caso di un solo outlier in alto nel
campione, gli stimatori migliori nell’intero intervallo di βT sono indifferentemente quello
dell’ENEL e quello dei Momenti applicando il pre-processing dei dati attraverso la
Winsorization.
L’andamento di smαBIAS al variare di βT non si discosta rispetto i casi precedenti in cui nella
maggior parte dei casi non c’è uno stimatore con smαBIAS ridotto rispetto agli altri.
Un’eccezione anche in questo caso è dovuta, come nei casi precedenti, allo stimatore di White
quando viene effettuato il trimming nei dati (Fig. 4.51).
Nelle Figg. 4.52 ÷ 4.54 sono riportati i valori di β*BIAS al variare di βT rispettivamente in
assenza di pre-processing dei dati, trimming e Winsorization dei campioni in presenza di 2
outliers dislocati in alto. Anche in questa circostanza, come nei casi precedenti, si deve
dividere l’intero range di βT in due intervalli: il primo tra 5 e 10 e il secondo tra 10 e 50. Nel
primo intervallo è preferibile non applicare nessuna tecnica di pre-processing dei dati e
scegliere o lo stimatore di Thiel o quello di Thiel Mod.; nel secondo intervallo è preferibile
applicare il trimming del campione scegliendo lo stimatore dei Momenti o quello di Seki-
Yokoyama.
Come nel caso di smαBIAS, anche per il smβBIAS, non si manifestano differenze con i casi
precedenti al variare di βT, ma anche in questa circostanza si differenzia dagli altri il metodo
di White con l’applicazione del trimming (Fig. 4.55). Si nota infatti che lo stimatore di White,
a differenza di tutti gli altri stimatori, ha un smβBIAS sostanzialmente costante al variare di βT.

255
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS NO PROCESSING

Thiel No Processing

-2 Thiel Mod. No Processing

White No Processing
-4

Bain - En. No Processing


Alpha* bias [%]

-6 Mann No Processing

Johns - Li. No Processing


-8

Seki - Yoko. No Processing

-10 Moments No Processing

Enel No Processing

-12
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.48 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in alto senza pre-
processing dei dati.

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS TRIMMING

10

Thiel Trimming

Thiel Mod. Trimming


5

White Trimming

0 Bain - En. Trimming


Alpha* bias [%]

Mann Trimming

-5 Johns - Li. Trimming

Seki - Yoko. Trimming

-10
Moments Trimming

Enel Trimming

-15
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.49 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in alto
applicando il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

256
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS WINSORIZATION

Thiel Winsorization

4 Thiel Mod. Winsorization

White Winsorization
3

Bain - En. Winsorization


Alpha* bias [%]

2 Mann Winsorization

Johns - Li. Winsorization


1

Seki - Yoko. Winsorization

0 Moments Winsorization

Enel Winsorization
-1
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.50 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in alto
applicando il pre-processing attraverso la Winsorization dei dati.

MEDIAN DEVIATION OF ALPHA RESIDUALS TRIMMING

6000

Thiel Trimming

5000 Thiel Mod. Trimming

White Trimming
4000

Bain - En. Trimming


Sm alpha bias

3000 Mann Trimming

Johns - Li. Trimming


2000

Seki - Yoko. Trimming

1000 Moments Trimming

Enel Trimming
0
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.51 Andamento di smαBIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in alto
applicando il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

257
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS NO PROCESSING

30

Thiel No Processing

25
Thiel Mod. No Processing

20 White No Processing

Bain - En. No Processing


15
Beta* bias

Mann No Processing

10
Johns - Li. No Processing

5 Seki - Yoko. No Processing

Moments No Processing
0

Enel No Processing
-5
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.52 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in alto senza pre-
processing dei dati.

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS TRIMMING

40
Thiel Trimming

30
Thiel Mod. Trimming

White Trimming
20

Bain - En. Trimming


10
Beta* bias

Mann Trimming

0
Johns - Li. Trimming

-10
Seki - Yoko. Trimming

Moments Trimming
-20

Enel Trimming
-30
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.53 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in alto
applicando il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

258
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS WINSORIZATION

10
Thiel Winsorization

5
Thiel Mod. Winsorization

0
White Winsorization

-5

Bain - En. Winsorization

-10
Beta* bias

Mann Winsorization

-15

Johns - Li. Winsorization


-20

Seki - Yoko. Winsorization


-25

Moments Winsorization
-30

Enel Winsorization
-35
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.54 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in alto
applicando il pre-processing attraverso la Winsorization dei dati.

MEDIAN DEVIATION OF BETA RESIDUALS TRIMMING

16

Thiel Trimming

14
Thiel Mod. Trimming

12
White Trimming

10
Bain - En. Trimming
Sm beta bias

8 Mann Trimming

6 Johns - Li. Trimming

Seki - Yoko. Trimming


4

Moments Trimming
2

Enel Trimming

0
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.55 Andamento di smβBIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in alto
applicando il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

259
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

4.7.7.4 Campioni con 2 outliers in basso


Nelle Figg. 4.56 ÷ 4.58 sono riportati i valori assunti da α*BIAS al variare di βT rispettivamente
per assenza di pre-processing dei dati, per applicazione del trimming e per applicazione della
Winsorization quando i campioni sono contaminati da 2 ouliers in basso. Il pre-processing dei
dati attraverso la Winsorization per la stima del parametro α, come in tutti i casi
precedentemente analizzati in presenza di campione contaminato, risulta la condizione
migliore. Il problema della stima si ha in particolare per valori di βT bassi; la scelta dello
stimatore di Thiel o di quello di Johns-Lieberman sembra il compromesso migliore per
l’intero range di βT analizzato. Entrambe questi stimatori contribuiscono con un errore
massimo inferiore all’1.5% per valori di βT inferiori a 7, errore che si riduce drasticamente per
valori superiori a 7.
Nelle Figg. 4.59 ÷ 4.61 sono riportati i valori di β*BIAS al variare di βT rispettivamente per
assenza di pre-processing dei dati, per applicazione del trimming e per applicazione della
Winsorization quando i campioni sono contaminati da 2 ouliers in basso. Suddividendo il
range analizzato di βT in due intervalli tra 5 e 10 e tra 10 e 50, è possibile individuare uno
stimatore da preferire. Nel primo intervallo, come in tutti i casi analizzati precedentemente, è
preferibile non applicare nessuna tecnica di pre-processing dei dati; in questo caso lo
stimatore migliore risulta quello di Thiel. Nel secondo intervallo lo stimatore da preferire è
quello di Seki-Yokoyama applicando al campione la Winsorization dei dati.
Gli andamenti di smαBIAS e di smβBIAS non vengono riportati in quanto l’andamento
all’aumentare di βT è sempre decrescente per il primo e sempre crescente per il secondo con
andamenti poco discosti da quelli riportati nelle Figg. 4.33 e 4.34 rispettivamente.

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS NO PROCESSING

Thiel No Processing
6

Thiel Mod. No Processing


5

White No Processing
4

3 Bain - En. No Processing


Alpha* bias [%]

2 Mann No Processing

1 Johns - Li. No Processing

0
Seki - Yoko. No Processing

-1
Moments No Processing

-2
Enel No Processing

-3
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.56 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in basso senza
pre-processing dei dati.

260
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS TRIMMING

Thiel Trimming

2 Thiel Mod. Trimming

White Trimming
0

Bain - En. Trimming


Alpha* bias [%]

-2 Mann Trimming

Johns - Li. Trimming

-4

Seki - Yoko. Trimming

-6 Moments Trimming

Enel Trimming

-8
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.57 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in basso
applicando il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

MEDIAN VALUE OF ALPHA RESIDUALS WINSORIZATION

2.5

Thiel Winsorization
2

Thiel Mod. Winsorization


1.5

White Winsorization
1

Bain - En. Winsorization


Alpha* bias [%]

0.5

Mann Winsorization
0

Johns - Li. Winsorization


-0.5

Seki - Yoko. Winsorization


-1

Moments Winsorization
-1.5

Enel Winsorization
-2
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.58 Andamento di α*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in basso
applicando il pre-processing attraverso la Winsorization dei dati.

261
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS NO PROCESSING

40

Thiel No Processing
35

Thiel Mod. No Processing

30

White No Processing

25

Bain - En. No Processing

20
Beta* bias

Mann No Processing

15

Johns - Li. No Processing

10

Seki - Yoko. No Processing

Moments No Processing

Enel No Processing

-5
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.59 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in basso senza
pre-processing dei dati.

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS TRIMMING

Thiel Trimming

-5
Thiel Mod. Trimming

-10
White Trimming

-15
Bain - En. Trimming
Beta* bias

-20 Mann Trimming

Johns - Li. Trimming


-25

Seki - Yoko. Trimming


-30

Moments Trimming
-35

Enel Trimming

-40
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.60 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in basso
applicando il pre-processing attraverso il trimming dei dati.

262
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

MEDIAN VALUE OF BETA RESIDUALS WINSORIZATION

Thiel Winsorization

Thiel Mod. Winsorization


0

White Winsorization

-5 Bain - En. Winsorization


Beta* bias

Mann Winsorization

-10 Johns - Li. Winsorization

Seki - Yoko. Winsorization

-15
Moments Winsorization

Enel Winsorization

-20
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Beta T

Fig. 4.61 Andamento di β*BIAS al variare di βT nel caso di campioni contaminati da 2 outliers in basso
applicando il pre-processing attraverso la Winsorization dei dati.
4.7.8 Considerazioni conclusive
Nella Tabella 4.36 sono riportati i risultati conclusivi ottenuti con il metodo Monte Carlo, su
quale stimatore da preferire. Nel caso della stima del parametro β l’analisi ha rilevato che
orientativamente è preferibile suddividere il campo di variazione di βT in due intervalli: uno
compreso tra 5 e 10 e l’altro superiore a 10. Questo introduce un’ulteriore difficoltà, in quanto
nella realtà βT è sconosciuto.

outliers αT 5 ≤ βT < 10 βT ≥ 10
pre- pre- pre-
stimatore stimatore stimatore
processing processing processing
Enel
no Thiel - - Thiel mod. -
Seki-Yokoyama
White
Momenti
1 No
Thiel Winsorization Johns-Lieberman Momenti Trimming
upper processing
Bein-Engelhardt
Mann
White
1 Bein-Engelhardt No
Thiel Winsorization Enel Winsorization
lower Johns-Lieberman processing
Seki-Yokoyama
2 Enel Thiel mod. No Momenti
Winsorization Trimming
upper Momenti Thiel processing Seki-Yokoyama
2 No
Thiel Winsorization Thiel Seki-Yokoyama Winsorization
lower processing
Tabella 4.36 Stimatori da preferire e relative tecniche statistiche da adottare in assenza e presenza di outliers.

263
Capitolo 4 –Statistica applicata alle prove di rigidità dielettrica su cavi
—————————————————————————————————————————————

Come si evince dalla Tabella 4.36 in presenza di outliers per la stima del parametro α è
sempre conveniente l’applicazione di un pre-processing dei dati attraverso la Winsorization.
Nel caso del parametro β dipende dal valore di βT: per valori bassi (compresi tra 5 e 10) è
preferibile non applicare nessuna tecnica di pre-processing dei dati, per valori alti (superiori a
10) se gli outliers sono dislocati in alto è preferibile applicare il trimming dei dati; viceversa
se gli outliers sono dislocati in basso è preferibile la Winsorization dei dati.

264
Capitolo 5

Le mescole in EPR e le prove


elettriche su modelli di cavo

265
266
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
—————————————————————————————————————————————

5.1 Le mescole in EPR


5.1.1 Ricettazione1 delle mescole in EPR
Il copolimero dell’etilene-propilene (EPR) appartiene alla classe degli elastomeri saturi la cui
scoperta risale all’italiano Alessandro Natta nel 1954. Il catalizzatore utilizzato è a base di
alluminio-alchili e di composti di vanadio. L’EPR essendo un prodotto saturo non può essere
vulcanizzato con i procedimenti tradizionali, bensì con perossidi organici. L’azione dei
radicali perossidici provoca la formazione di ponti tra le catene polimeriche. Il polimero
possedendo scarsa adesività deve essere lavorato attraverso opportuni procedimenti. La
vulcanizzazione va inoltre effettuata a temperatura più elevata di quella della gomme insature.
La caratteristica principale dell’EPR è l’elevata resistenza all’invecchiamento,
all’ossidazione, agli agenti atmosferici e all’umidità [138].
La ricettazione di una mescola EPR utilizzata come isolamento nel settore dei cavi elettrici di
potenza è abbastanza tipica e segue le regole di tutte le ricettazioni di base polimerica
costituita, oltre al polimero di base, da: cariche minerali per migliorarne le proprietà
meccaniche e talvolta quelle elettriche, e con la funzione anche di “agenti separatori” per
evitare la tendenza di formare agglomerati nel prodotto finito, stabilizzanti per aumentare la
resistenza a vari processi di degradazione, lubrificanti per migliorare la dispersione dei vari
ingredienti della mescola, scivolanti per migliorarne la lavorazione, vulcanizzanti come agenti
di reticolazione, acceleranti come catalizzatori (attivanti coagenti) con lo scopo di attivare i
vulcanizzanti, coloranti per impartire un determinato colore alla mescola, ignifuganti per
ritardare o evitare l’innescare la fiamma [138-140].
È evidente che una scelta dei singoli ingredienti è dettata dalle prestazioni richieste dal cavo e
la differenza fondamentale è funzione dell’applicazione: mescole destinate all’isolamento di
cavi bassa tensione, media tensione o alta tensione. In una ricettazione di bassa tensione si
deve ricercare il compromesso ottimale tra prestazioni/costo, mentre per la media e alta
tensione le caratteristiche tecniche e tecnologiche hanno predominanza assoluta [138-140].

5.1.1.1 Il polimero di base


La scelta del rapporto etilene/propilene è effettuata in base alle caratteristiche dielettriche che
si vogliono impartire alla mescola finale, alla sua caricabilità e alla sua processabilità.

5.1.1.2 Le cariche minerali


Come carica di base viene impiegato caolino che, a seconda dell’impiego, può venire tagliato
con carbonato di calcio. Altre cariche utilizzate sono il talco, lo stearato di calcio e il
nerofumo. Qualora la mescola deve avere particolari caratteristiche ignifughe si impiegano in
aggiunta cariche endotermiche come l’allumina e/o l’idrossido di magnesio che però vanno,
quest’ultime, ad inficiare pesantemente sulle caratteristiche dielettriche della mescola finale.
L’impiego di silani come graffanti polimero/carica è molto comune, anche se costoso, in
quanto si hanno benefici notevoli sulle caratteristiche meccaniche e dielettriche.

5.1.1.3 Stabilizzanti
Nonostante l’alta resistenza all’ossidazione dell’EPR vengono spesso aggiunti antiossidanti
nella mescola come le naftilammine e alcuni tiazoli come il mercaptobenzimidazolo.
Ossigeno e ozono possono essere le principali cause di attacco e deterioramento della gomma.
Come antiinvecchiante è utilizzato il minio o prodotti equivalenti. Il nerofumo è un altro
antinvecchiante e antiossidante.
1
Il termine “ricettazione” si intende nel campo delle mescole dei materiali la composizione del compound, in
altre parole la “ricetta” della mescola.

267
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
—————————————————————————————————————————————

5.1.1.4 Lubrificanti
Come lubrificanti vengono utilizzati oli minerali ad alto peso molecolare di tipo paraffinico,
anche se di preferenza sono di tipo aromatico e naftenico.

5.1.1.5 Scivolanti
Essendo l’EPR un polimero saturo, è praticamente compatibile solo con scivolanti di tipo
paraffinico. Sono però utilizzati in sostituzione anche dei scivolanti sintetici a base di esteri.
Si utilizzano in aggiunta anche cere politeniche a basso peso molecolare.

5.1.1.6 Vulcanizzanti
Vengono impiegati esclusivamente perossidi organici, come il perossido di dicumile, e la loro
scelta è dettata in maniera preponderante dalle esigenze del macchinario impiegato sia nella
confezione della mescola e sia nel suo impiego nelle fasi successive.

5.1.1.7 Acceleranti
Si impiegano alcuni tiazoli come il mercaptobenzimidazolo o il suo relativo sale di zinco
come la zenite, solfuri e disolfuri aromatici, derivati della guanidina, ditiocarbammati di
zinco e di ammine.

5.1.1.8 Coloranti
La scelta dei coloranti per mescole è molto delicata in quanto tale materiale deve poi resistere
senza variazioni cromatiche alla vulcanizzazione ad alta temperatura e inoltre senza
influenzare negativamente le caratteristiche dielettriche della mescola finale. Pertanto
l’utilizzo di coloranti è limitato ai casi in cui la colorazione del dielettrico è prescritta dalle
norme. In assenza di prescrizioni la mescola assume quella caratteristica colorazione
arancione dovuta alla presenza del minio come antiinvecchiante. Nelle mescole destinate alla
bassa tensione, spesso molto caricate da nerofumo, la mescola acquista la colorazione nera.
Per impartire colorazioni diverse vengono introdotti nella mescola dei pigmenti masterizzati
in polimero per annullare l’effetto “sporchevolezza” del pigmento in polvere.

5.1.1.9 Ignifuganti
Oltre alle già citate cariche endotermiche (allumina e idrossido di magnesio) vengono
utilizzate sostanze intumescenti che in caso di incendio formano una crosta impermeabile che
impedisce il ricambio di ossigeno tra aria e focolaio incandescente. Materiali tipici sono i
borati metallici e il triossido di antimonio.

5.1.2 Cenni alla tecnologia di produzione delle mescole in EPR


Le mescole possono essere preparate con diversi tipi di mescolatori, tra cui il più noto è il
Banbury che prende il nome dall’inventore. In Fig. 5.1è riportata una schematizzazione di
questo tipo di mescolatori “a rotori tangenziali”. I diversi ingredienti della mescola vengono
introdotti dall’alto senza alcuna premiscelazione. Il pistone scorrendo dall’alto verso il basso
provvede all’introduzione forzata degli ingredienti nella camera di miscelazione dove ci sono
i due rotori sagomati. Il calore necessario per la mescolazione viene fornito esclusivamente
per apporto di energia meccanica che, per attrito tra rotori e materiale, si trasforma in energia
termica. A regime il calore prodotto viene controllato da opportuni sistemi di raffreddamento
ad acqua dei rotori e della camera di mescolazione.
Gli inquinamenti di qualsiasi natura sono estremamente deleteri alle performances degli
isolamenti delle anime isolate dei cavi e, tanto più è elevata la tensione di esercizio, tanto più

268
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
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la “pulizia” della mescola è essenziale. Il problema della filtrazione è un problema basilare


che, se non ben considerato può inficiare le caratteristiche della mescola e portare a
declassamenti economicamente onerosi, ma soprattutto può essere un classico collo di
bottiglia del processo e quindi avere ripercussioni di limitazioni produttive. Questa
problematica diventa condizionante per l’intero sistema di preparazione delle mescole, tanto
che è l’estrusore filtro2 a determinare il tempo di mescolazione e non il mescolatore interno a
cilindri. I gradi di filtratura vanno dalle 10.000 maglie a cm2 per le mescole alta tensione, alle
3000 – 4000 maglie a cm2 per le mescole media tensione fino a scendere alle 800 – 900
maglie a cm2 per le mescole di bassa tensione.

Fig. 5.1 Schematizzazione di un mescolatore Banbury a “rotori tangenziali”


La mescola prodotto finito viene preparata in granuli in quanto consente una più facile
alimentazione degli estrusori delle successive linee di isolamento ed inoltre garantisce una
minore possibilità di inquinamento della mescola stessa.
Le nuove tecnologie di filtrazione prevedono delle teste granulari collegate direttamente
all’estrusore filtro e in questo modo si possono avere produttività elevate ed elevato grado di
purezza: è evidente che si tratta di una tecnologia piuttosto sofisticata che richiede
investimenti notevoli sia dal punto di vista economico che dal punto di vista dell’impegno
umano per le necessarie messe a punto. Nelle moderne sale mescole la mano d’opera è
estremamente ridotta in quanto tutto il sistema, dall’handling alla raccolta delle mescole finite

2
Il materiale, una volta ottenuta la mescolazione nella camera rotorica del Banbury, viene scaricato attraverso un
estrusore, in cui nella parte terminale viene collegato un filtro per trattenere le eventuali impurità nella mescola.

269
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
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è gestito da sistemi esperti che eliminano quasi totalmente l’errore umano tanto che
l’operatore al controllo del Banbury oggi è un maestro che con la sua esperienza aiuta il
tecnologo di processo nella messa a punto dei cicli di nuove ricettazioni.

5.1.3 I cavi elettrici isolati in EPR


Cavi elettrici isolati in EPR sono largamente utilizzati in Italia, Spagna, Svizzera, Russia e
nella costa occidentale degli USA nel settore sia della bassa che della media e dell’alta
tensione dimostrando ottima resistenza nel tempo alle sollecitazioni termiche, elettriche e di
umidità singole e combinate [107-110,141,142]. Nel campo delle alte tensioni il loro utilizzo
è limitato a cavi con tensione nominale di 150 kV a causa delle perdite nel materiale: il tanδ
varia da 2/1000 a 3/1000 contro i 0.4/1000 dell’XLPE. Importanti utilities italiane come
ENEL e ACEA, grazie alla loro esperienza, considerano l’EPR un materiale eccellente per
l’isolamento dei cavi di media e alta tensione. Il successo dei cavi isolati in EPR è dovuto
anche alle alte prestazioni di questo materiale in termini di resistenza all’acqua, infatti dopo
anni di esperienza le stesse utilities non ritengono strettamente necessaria la presenza di una
guaina metallica contro le penetrazioni radiali d’acqua che diventa invece d’obbligo nei cavi
alta tensione isolati in XLPE.
Mentre il comportamento dei cavi isolati in EPR sotto sollecitazione alternata è stato a lungo
investigato [107-111, 141-166], estremamente poco è stato fatto nel caso delle sollecitazione
impulsive [130,131,167-172] dovute sia alle scariche atmosferiche che ai transitori
elettromagnetici di raccordo durante le manovre degli interruttori, nonostante la severità e la
frequenza di questi tipi di stress. Nelle pagine che seguono sarà quindi approfondito questo
studio analizzando i risultati delle prove elettriche di rigidità, di invecchiamento e di vita sotto
sollecitazione impulsiva.

5.2 Prove elettriche ad impulso


5.2.1 Introduzione
Le prove elettriche, sia esse in AC, DC e ad impulso, rappresentano uno dei passi
fondamentali per la caratterizzazione dell’isolamento di una linea in cavo. Come già
accennato al par. 4.1, i modelli di cavo costruiti con i stessi materiali e tecnologie dei cavi
reali rappresentano un importante strumento per la caratterizzazione sia del materiale isolante
(ed eventualmente degli strati semiconduttivi) e sia per riportare i dati delle prove elettriche
ottenuti dai modelli di cavo attraverso leggi statistiche al cavo reale, sfruttando i vantaggi che
si hanno nell’effettuare le prove su cavi di dimensioni assai ridotte rispetto ai cavi reali.
In questo capitolo saranno riprese le prove elettriche ad impulso effettuate presso il
Laboratorio Alte Tensioni del Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Università di Roma
“La Sapienza” su modelli di cavo isolati in EPR forniti dalle società Nexans Italy e Nexans
Germany.
Dopo la descrizione delle varie procedure di prova verranno discussi i risultati. Le prove sono
state condotte su 3 mescole diverse utilizzate per gli isolamenti alta tensione denominate nel
seguito A, B e C.

5.2.2 Preparazione del provino


Per tutte le procedure di seguito elencate il provino è costituito da uno spezzone di modello di
cavo descritto al par. 4.1 isolato in EPR. Ogni provino (specimen) è uno spezzone della
lunghezza di 7 metri, di cui nei 5 metri centrali viene applicato uno schermo utilizzando una
calza metallica connessa poi a terra durante la prova (Fig. 5.2a). Il provino viene poi chiuso ad
anello cortocircuitando i conduttori delle due estremità e collegandoli a loro volta al polo di
alta tensione del generatore di impulsi. Le tratte del provino non schermate (una per estremità

270
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
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di lunghezza un metro) costituiscono le “teste” del provino (Fig. 5.2b): la strato


semiconduttivo esterno non schermato del modello di cavo, nelle prove ad impulso, agisce da
“controllo di campo elettrico” imponendogli, per sua natura, una distribuzione uniforme (di
tipo resistivo) lungo le teste (tra il conduttore e lo schermo metallico). Di contro, la rimozione
dello strato semiconduttivo lungo l’intera lunghezza delle teste conferirebbe una distribuzione
capacitiva del campo elettrico rendendo spesso impossibile l’esecuzione della prova ad
impulso a causa della scarica che si verificherebbe lungo la superficie esterna dei due tratti
terminali non schermati del provino.
Nel caso delle prove elettriche con tensione continua e alternata la rimozione del
semiconduttivo esterno diventa obbligatoria a causa delle elevate correnti che si
richiuderebbero attraverso questo tra il conduttore sotto tensione da un lato e lo schermo
metallico a terra dall’altro.

a b
Fig. 5.2 a) Provino utilizzato nelle prove; b) particolari delle “teste” del provino.
Per evitare scariche sulla superficie esterna dell’isolante tra il conduttore e il semiconduttivo
esterno (Fig. 5.3a) viene applicato un nastro metallico adesivo come riportato in Fig. 5.3b.
Per ogni prova vengono utilizzati campioni da 10 provini in modo tale da ottenere per ogni
prova dei campioni statistici di ampiezza 10.

a b
Fig. 5.3 a) Possibile scarica durante la prova tra il conduttore e il semiconduttivo esterno lungo lo strato
isolante; b) applicazione di un nastro metallico adesivo che cortocircuita il conduttore del provino con lo strato
semiconduttivo esterno.
5.2.3 Prova di rigidità dielettrica ad impulso
Fissata la forma d’onda dell’impulso e la polarità, la prova viene eseguita a gradini di tensione
fino ad arrivare alla scarica. Il valore di tensione di partenza deve essere orientativamente il
75% della tensione presunta di scarica. L’intervallo di tensione tra un gradino e il successivo
deve essere orientativamente uguale al 5% delle tensione presunta di scarica. Per ogni gradino
di tensione vengono applicati 5 impulsi. La presente procedura è analoga a quella riportata in
[104] con la differenza che il valore iniziale è fissato orientativamente al 50% della tensione
271
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
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presunta di scarica e l’intervallo di tensione tra un gradino e il successivo è fissato


orientativamente al 10% della tensione presunta di scarica. Tra le due procedure il numero
orientativo degli impulsi alla scarica è sempre uguale a 30, soltanto che nel primo caso il
valore della tensione alla scarica è più accurato. L’intervallo di tempo tra un impulso e il
successivo è stato fissato non inferiore a 10 s. Nel caso di prove di rigidità ad impulso
effettuate con temperatura del provino diversa da quella ambiente, il provino va riscaldato per
almeno un ora prima della prova. Per temperatura del provino in questo caso si intende quella
del conduttore, con una tolleranza di ± 5 °C.

5.2.4 Prova di vita ad impulso


Non esistendo dei capitolati di prova per le prove di vita ad impulso nelle varie normative sia
nazionali che internazionali è stata qui scelta una procedura per valutare la vita ad impulso.
Per la prova di vita ad impulso deve essere effettuata prima la prova di rigidità ad impulso
come indicato al par. 5.2.3. Da questa, nota la funzione distribuzione alla scarica, si scelgono
tre valori di campo elettrico a cui corrisponde una probabilità di scarica compresa tra il 20 e il
60%. Per ogni valore prescelto di campo elettrico si utilizza un campione costituito da 10
provini, in cui ogni provino deve essere sottoposto ad impulsi di tensione, corrispondenti ai
valori di campo elettrico prescelto, tutti della stessa ampiezza e della stessa polarità della
prova di rigidità dielettrica fino alla scarica. Ad ogni provino sarà quindi associato un numero
di impulsi alla scarica. Per ogni valore di campo elettrico prescelto sarà quindi possibile
individuare una distribuzione del numero degli impulsi alla scarica (campioni da 10 provini).
Ad ogni campione sarà possibile quindi associare due numeri: il livello di campo elettrico di
prova e un numero di impulsi associato ad un determinato valore di probabilità alla scarica.
Nel caso di prove di vita ad impulso effettuate con temperatura del provino diversa da quella
ambiente, il provino va riscaldato per almeno un ora prima della prova. Per temperatura del
provino si intende quella del conduttore, con una tolleranza di ± 5 °C. Per questo tipo di prova
viene fissato un livello di censura3 a 500 impulsi.

5.2.5 Prove di invecchiamento


In questo paragrafo verranno indicate le procedure di una serie di prove di invecchiamento
che sono state adottate nelle prove di laboratorio.

5.2.5.1 Invecchiamento ad impulsi di tensione


Fissata l’ampiezza, la forma d’onda dell’impulso e la polarità, la prova viene eseguita
applicando 1000 impulsi di tensione. L’intervallo di tempo tra un impulso e il successivo è
stato fissato non inferiore a 10 s. I provini che sono soggetti alla scarica dell’isolamento
devono essere scartati.

5.2.5.2 Invecchiamento in vasca d’acqua


Fissata la temperatura dell’acqua il provino deve essere completamente immerso in vasca
d’acqua per 1000 ore. L’acqua deve essere di rubinetto. Il rapporto volume del
provino/volume d’acqua non deve essere inferiore a 0.6.

5.2.5.3 Invecchiamento in vasca d’acqua a cicli termici


Il provino deve essere completamente immerso in acqua e sottoposto a 60 cicli termici di
riscaldamento dell’acqua. Ogni ciclo termico è costituito da 24 ore, di cui 8 ore con

3
Per prova censurata si intende in questo caso una censura del primo tipo, con interruzione della prova quindi se
dopo un prefissato numero di impulsi non è avvenuta la scarica.

272
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
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temperatura dell’acqua a 50 °C e 16 ore lasciando raffreddare naturalmente l’acqua [173].


L’acqua deve essere di rubinetto. Il rapporto volume del provino/volume d’acqua non deve
essere inferiore a 0.6.

5.3 Risultati delle prove di laboratorio su modelli di cavo isolati


con mescole in EPR
5.3.1 Comportamento alle sollecitazioni di manovra (mescola B)
In questo paragrafo vengono elencati una serie di risultati ottenuti da prove sperimentali
effettuate con sollecitazioni di tensione impulsiva di manovra. La forma d’onda scelta,
impulso unidirezionale 100/1100 µs, è di tipo non convenzionale, ma rientrante nella famiglia
delle sollecitazioni a fronte lento [72]. La polarità scelta è quella positiva.
In Tabella 5.1 sono riportati i valori dei parametri di scala (α) e di forma (β) della statistica di
Weibull ottenuti dai risultati delle prove di rigidità dielettrica ad impulso su campioni che non
hanno subito nessun invecchiamento e su campioni che hanno subito un invecchiamento ad
impulsi di tensione. L’ampiezza dell’impulso per l’invecchiamento di tensione è stato scelto
in modo che il campo elettrico sul conduttore risultasse pari 28 kV/mm (tale valore risulta 4
volte il valore di sollecitazione in regime continuativo sul conduttore di un cavo 150 kV).
Nessun campione ha scaricato prima dei 1000 impulsi. In particolare, nel caso
dell’invecchiamento sono stati utilizzati due campioni di provini: il primo campione è stato
sottoposto immediatamente dopo la prova di invecchiamento alla prova di rigidità dielettrica,
mentre il secondo campione è stato sottoposto alla prova di rigidità dielettrica dopo un tempo
di 200 ore da quella di invecchiamento.

α β
[kV/mm]
Campione in assenza di invecchiamento. 126 35
Campione che ha subito l’invecchiamento a tensione impulsiva (28 kV/mm – polarità
137 45
positiva) e sottoposto immediatamente alla prova di rigidità impulsiva.
Campione che ha subito l’invecchiamento a tensione impulsiva (28 kV/mm – polarità
125 54
positiva) e sottoposto dopo 200 ore alla prova di rigidità impulsiva.

Tabella 5.1: Valore dei parametri di scala (α) e di forma (β) della distribuzione di Weibull a seguito di prova
di rigidità dielettrica ad impulso di manovra (100/1100 µs – polarità positiva) per campioni in assenza di
invecchiamento e con invecchiamento ad impulso a 28 kV/mm (polarità positiva) [130].
Dalla Tabella 5.1 si evidenzia in particolare l’incremento del parametro α se la prova di
rigidità viene eseguita immediatamente alla prova di invecchiamento dove in questo caso si
evidenzia l’effetto delle cariche spaziali (introdotte dai 1000 impulsi di invecchiamento della
stessa polarità) rimangono intrappolate nell’isolamento dando origine di fatto (osservando i
risultati) ad un miglioramento delle caratteristiche dielettriche che svanisce quando queste
escono poi dal materiale [167-170]. Il valore della rigidità dielettrica torna ad essere
paragonabile a quello di assenza di invecchiamento nel caso in cui la prova di rigidità
dielettrica viene effettuata dopo 200 dalla prova di invecchiamento ad impulso. Per quanto
riguarda il parametro β si evidenzia l’incremento per i provini che hanno subito
invecchiamento.
In Tabella 5.2 sono riportati i risultati dei tests di rigidità dielettrica relativi a campioni che
non hanno subito invecchiamento e quelli che hanno subito i seguenti tipi di invecchiamento:
• in vasca d’acqua;
• in vasca d’acqua a cicli termici;
• in vasca d’acqua seguito da invecchiamento ad impulsi di tensione (28 kV/mm – polarità
positiva);
273
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
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• in vasca d’acqua a cicli termici seguito da invecchiamento ad impulsi di tensione (28


kV/mm – polarità positiva);

α β
[kV/mm]
Campione in assenza di invecchiamento. 126 35
Campione che ha subito l’invecchiamento in vasca d’acqua. 115 23
Campione che ha subito l’invecchiamento in vasca d’acqua a cicli termici. 79 40
Campione che ha subito l’invecchiamento in vasca d’acqua seguito da invecchiamento
90 47
ad impulsi di tensione (28 kV/mm – polarità positiva).
Campione che ha subito l’invecchiamento in vasca d’acqua a cicli termici seguito da
96 14
invecchiamento ad impulsi di tensione (28 kV/mm – polarità positiva).

Tabella 5.2: Valore dei parametri di scala (α) e di forma (β) della distribuzione di Weibull a seguito di prova
di rigidità dielettrica ad impulso di manovra (100/1100 µs – polarità positiva) per campioni in assenza di
invecchiamento e con diversi tipi di invecchiamento [130].
Dai risultati riportati in Tabella 5.2 risulta evidente come la presenza dell’acqua riduce (come
risulta ovvio aspettarsi) il parametro di scala α che rappresenta la rigidità dielettrica
caratteristica del campione. La prova di invecchiamento più critica è rappresentata dalla prova
di invecchiamento in acqua con cicli termici.
In Tabella 5.3 sono riportati i risultati relativi a tutti i tests con le variazioni percentuali del
parametro α rispetto il caso di campioni non invecchiati.

α ∆α%
[kV/mm] [kV/mm]
Campione che ha subito l’invecchiamento a tensione impulsiva (28 kV/mm –
137 +11
polarità positiva) e sottoposto immediatamente alla prova di rigidità impulsiva.
Campione in assenza di invecchiamento. 126 -
Campione che ha subito l’invecchiamento a tensione impulsiva (28 kV/mm –
125 -1
polarità positiva) e sottoposto dopo 200 ore alla prova di rigidità impulsiva.
Campione che ha subito l’invecchiamento in vasca d’acqua. 115 -11
Campione che ha subito l’invecchiamento in vasca d’acqua a cicli termici seguito
96 -30
da invecchiamento ad impulsi di tensione (28 kV/mm – polarità positiva).
Campione che ha subito l’invecchiamento in vasca d’acqua seguito da
90 -36
invecchiamento ad impulsi di tensione (28 kV/mm – polarità positiva).
Campione che ha subito l’invecchiamento in vasca d’acqua a cicli termici. 79 -47

Tabella 5.3: Variazione del parametro di scala (α) della distribuzione di Weibull a seguito di prova di rigidità
dielettrica ad impulso di manovra (100/1100 µs – polarità positiva) per campioni in assenza di invecchiamento e
con diversi tipi di invecchiamento [130].
Per il parametro di forma β non è di fatto possibile associare all’invecchiamento un aumento o
una diminuzione.

5.3.2 Comportamento alle sollecitazioni di manovra e atmosferiche (mescola B)


In Tabella 5.4 è riportato un confronto in termini di parametri statistici della distribuzione di
Weibull dei risultati delle prove di rigidità dielettrica ad impulso di campioni non invecchiati
con onda atmosferica standard (1.2/50 µs) e sollecitazione di manovra con onda non
convenzionale (100/1100 µs), entrambe di polarità positiva. Nel caso di onda 1.2/50 µs si
hanno valori più bassi sia del parametro di scala (α) che del parametro di forma (β)
evidenziando una sensibilità maggiore del materiale a fronti d’onda più ripidi.

274
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
—————————————————————————————————————————————

5.3.3 Comportamento a diverse forme d’onda (mescola A)


In questo paragrafo vengono riportati i risultati relativi alle prove di rigidità dielettrica ad
impulso relativi alla mescola A di campioni in assenza di invecchiamento. Le prove di rigidità
dielettrica sono state condotte con diverse forme d’onda con l’obbiettivo di valutare
l’influenza della forma d’onda nella prova di rigidità dielettrica. Tutte le prove sono state
condotte con onde di polarità positiva. La Tabella 5.5 riassume i risultati ottenuti con le
diverse forme d’onda in termini dei parametri della distribuzione di Weibull.
Anche per la mescola A, analogamente alla mescola B, le prove di rigidità dielettrica con
forme d’onda caratterizzate sia da un tempo al fronte che da un tempo all’emivalore
maggiore, sono caratterizzate da parametri di scala (α) e di forma (β) più alti.

α β
Prova di rigidità dielettrica ad impulso con
[kV/mm]
onda 1.2/50 µs 111 11
onda 100/1100 µs 126 35

Tabella 5.4: Variazione del parametro di scala (α) e del parametro di forma (β) della distribuzione di Weibull
a seguito di prova di rigidità dielettrica ad impulso di manovra (100/1100 µs – polarità positiva) e atmosferico
(1.2/50 µs – polarità positiva) per campioni in assenza di invecchiamento [130].

α β
Prova di rigidità dielettrica ad impulso con
[kV/mm]
onda 0.4/40 µs 119.9 14.2
onda 0.4/400 µs 120.3 9.6
onda 1.2/50 µs 121.3 9.1
onda 15/600 µs 126.7 11
onda 100/1100 µs 125.9 18.8

Tabella 5.5: Variazione del parametro di scala (α) e del parametro di forma (β) della distribuzione di Weibull
a seguito di prova di rigidità dielettrica ad impulso con diverse forme d’onda (polarità positiva) in assenza di
invecchiamento [131].

5.3.4 Prove di vita accelerate ad impulso (mescola C)


Tutte le prove a cui si fa riferimento in questo paragrafo sono state condotte con onda
impulsiva unidirezionale atmosferica standard (1.2/50 µs). In Tabella 5.6 sono riportati i
valori dei parametri di scala (α) e di forma (β) delle prove di rigidità dielettrica a polarità
positiva e negativa con provini a temperatura ambiente. Come è possibile notare, anche dalla
Fig. 5.4, non esiste un effetto polarità quando il provino è a temperatura ambiente.

α β
Polarità
[kV/mm]
positiva 119.7 9.7
negativa 118.0 7.9

Tabella 5.6: Parametri di scala (α) e del parametro di forma (β) della distribuzione di Weibull relativi a prove
di rigidità dielettrica ad impulso con onda 1.2/50 µs con provino a temperatura ambiente in assenza di
invecchiamento [174].
Tenuto conto del numero dei provini a disposizione, quando sono state effettuate le prove si è
deciso di proseguire le prove soltanto a polarità positiva. In Tabella 5.7 si riportano i valori
dei parametri di scala (α) e di forma (β) delle prove di rigidità dielettrica a polarità positiva
con provini a temperatura ambiente e a 90 °C.

275
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
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Fig. 5.4: Carta di Weibull relativa alle prove di rigidità dielettrica ad impulso con onda 1.2/50 µs a polarità
positiva e negativa con provini a temperatura ambiente [174].

α β
Temperatura del provino
[kV/mm]
ambiente 119.7 9.7
90 °C 100.5 14.5

Tabella 5.7: Parametri di scala (α) e del parametro di forma (β) della distribuzione di Weibull relativi a prove
di rigidità dielettrica ad impulso con onda 1.2/50 µs - polarità positiva in assenza di invecchiamento [174].
La Fig. 5.5 riporta in carta di Weibull i dati relativi alle prove di rigidità dielettrica ad impulso
con onda 1.2/50 µs – polarità positiva con i provini a temperatura ambiente e a 90 °C.

Fig. 5.5 Carta di Weibull relativa alle prove di rigidità dielettrica ad impulso con onda 1.2/50 µs a polarità
positiva con provini a temperatura ambiente e a 90 °C [174].
Nel passaggio da temperatura ambiente a 90 °C del provino si è evidenziata una diminuzione
del parametro di scala α e un aumento del parametro di forma β. In particolare per quello che
riguarda il parametro di scala si evidenzia la riduzione nel passaggio da temperatura ambiente
a 90 °C la quale evidenzia l’effetto dello stress termico nel processo di scarica. Viceversa
l’incremento del parametro di forma evidenzia una maggiore omogeneità nel processo di
scarica.
Seguendo la procedura delle prove di vita ad impulso riportata al par. 5.2.4 sono stati scelti, 3
valori di campo elettrico nel campo di probabilità tra il 20% e il 60% nelle carte di Weibull

276
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
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relative alle prove di rigidità dielettrica a temperatura ambiente e a 90 °C. Nei due casi la
scelta di questi 6 valori è stata condotta con l’obbiettivo di realizzare delle prove di vita ad
impulsi di tipo non censurato. In Tabella 5.8 sono riportati i valori di campo elettrico scelti
per la prova di vita ad impulso.

Probabilità di scarica
60 45 30
Provini a temperatura [%]
ambiente Campo elettrico
118.9 113.5 109.2
[kV/mm]
Probabilità di scarica
45 30 20
[%]
Provini a 90 °C
Campo elettrico
97.3 94.0 90.8
[kV/mm]

Tabella 5.8: Valori di campo elettrico con I rispettivi valore di probabilità di scarica scelti per la prova di vita
ad impulse con provini a temperature ambiente e a 90 °C [174].
I valori di probabilità per i due casi, provini a temperatura ambiente e a 90 °C, sono diversi in
quanto diverse sono le funzioni distribuzioni di probabilità alla scarica, come è possibile
vedere in Fig. 5.5.
I risultati delle prove di vita ad impulso hanno dimostrato un ottimo fitting per la famiglia di
distribuzione di Weibull a 2 parametri utilizzando i goodness of fit tests richiamati al par. 4.4.
In questa circostanza la distribuzione statistica di Weibull è descritta dal parametro di scala
αn, che rappresenta il numero degli impulsi alla scarica con il 63% di probabilità di scarica, e
dal parametro di forma βn, che rappresenta la dispersione dei risultati.

⎡ ⎛ n βn ⎤

P (n) = 1 − exp ⎢− ⎜⎜ ⎟⎟ ⎥ (5.1)
⎢ ⎝ αn ⎠ ⎥
⎣ ⎦

I risultati delle prove sperimentali sono riportati nelle Tabelle 5.9 e 5.10 per le prove condotte
con provini a temperatura ambiente e a 90 °C rispettivamente.

Campo elettrico [kV/mm] αn [n] βn


118.9 5.64 0.86
113.5 16.87 0.53
109.2 30.36 0.49

Tabella 5.9: Parametro di scala e di forma della distribuzione di Weibull relative alla prova di vita ad impulsi
con provini a temperatura ambiente con onda 1.2/50 µs di polarità positiva [174].
Essendo αn un numero di impulsi alla scarica, questo va arrotondato all’intero più vicino.
Le Figg. 5.6 e 5.7 riportano in carta di Weibull le tre rette relative ai tre valori di campo
elettrico per le prove di vita ad impulso condotte con provini a temperatura ambiente e a 90
°C rispettivamente.

Campo elettrico [kV/mm] αn [n] βn


97.3 4.86 0.68
94.0 8.71 0.61
90.8 9.72 0.62

Tabella 5.10: Parametro di scala e di forma della distribuzione di Weibull relative alla prova di vita ad impulsi
con provini a 90 °C con onda 1.2/50 µs di polarità positiva [174].

277
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
—————————————————————————————————————————————

Fig. 5.6 Carta di Weibull relative al numero degli impulsi alla scarica per diversi valori del campo elettrico
con provini a temperature ambiente [174].

Fig. 5.7 Carta di Weibull relative al numero degli impulsi alla scarica per diversi valori del campo elettrico
con provini a 90 °C [174].
Se in un piano logaritmico vengono riportate le coppie costituite dal numero degli impulsi alla
scarica al 63% (αn) e del campo elettrico in cui è stata condotta la prova di vita, sia per le
prove condotte con provini a temperatura ambiente, che per le prova condotte con provini a
90 °C, l’interpolazione è una retta [174] come mostrato in Fig. 5.8. In questo caso la legge
matematica che lega campo elettrico con il numerosi impulsi al 63% di probabilità alla scarica
è quella della potenza inversa:

E = k αn− r
1
(5.2)

Dove il parametro k [kV/mm] dipende dal materiale e dalle dimensioni geometriche del
provino, mentre il parametro r (esponente di vita) dipende solo dal materiale.
I valori di k ed r per provini a temperatura ambiente e a 90 °C sono riportati nella Tabella
5.11.

278
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
—————————————————————————————————————————————

Fig. 5.8 Curve di vita dell’EPR sotto sollecitazione elettrica impulsiva (1.2/50 µs – polarità positiva) con
provini a temperatura ambiente e a 90 °C [174].

k
Temperatura dei provini r Variazione di k [%] Variazione di r [%]
[kV/mm]
Ambiente 129.8 20.2 - -
90 °C 111.6 11.6 -13.9 -42.2

Tabella 5.11: Confronto tra i parametri del modello di vita ad impulso (polarità positiva) a potenza inversa
con provini a temperatura ambiente e a 90 °C [174].
Il modello di vita a potenza inversa, utilizzato tipicamente per le prove di vita con tensioni DC
e AC [107,166] risulta quindi ben adattarsi alle sollecitazioni ad impulso. In particolare si
evidenzia una riduzione di quasi il 50% dell’esponente di vita r quando l’EPR passa dalla
temperatura ambiente a 90 °C.

279
Capitolo 5 – Le mescole in EPR e le prove elettriche su modelli di cavo
—————————————————————————————————————————————

280
Capitolo 6

Il passaggio dal modello al cavo tal quale:


l’Enlargement Law

281
282
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
—————————————————————————————————————————————

6.1 L’Enlargement Law sul volume


La rigidità dielettrica nel caso specifico dei cavi elettrici, dipende, tra gli altri parametri, dalla
lunghezza del cavo e dalle dimensioni della sezione trasversale. Si tratta del cosiddetto effetto
dimensionale, il quale è giustificabile, intuitivamente, considerando che l’accrescimento del
volume totale dell’isolamento (con la lunghezza e/o le dimensioni geometriche radiali)
comporta una maggiore probabilità che nell’isolamento vi siano punti deboli i quali si
ripercuotono in una riduzione della rigidità dielettrica.
Le prove di rigidità dielettrica effettuate sui modelli di cavo, hanno i vantaggi già evidenziati
nel par. 4.1, ma non sarebbero di alcuna utilità, se non fosse poi possibile ricondursi a cavi
reali, ossia passare dal modello al cavo tal quale.
In tal senso è di fondamentale importanza “l’Enlargement Law”, che altro non rappresenta
che l’applicazione pratica della legge di moltiplicazione per variabili non dipendenti
[105,106]. Nei processi di scarica la non dipendenza è intesa sui processi che nascono e
conducono al fenomeno di scarica e che in un isolamento possono essere più di uno agendo
tra loro in parallelo. In molte applicazioni questa limitazione risulta giustificata, come ad
esempio nel caso di prove di rigidità dielettrica; in altre applicazioni come ad esempio le
prove di invecchiamento i punti deboli nell’isolante possono interagire tra loro rendendo il
fenomeno alla scarica come un insieme di processi mutuamente collegati tra loro (dipendenti).
Mentre per le prove di rigidità dielettrica, se condotte in tempi brevi tali da non provocare dei
fenomeni di invecchiamento del materiale, l’assunzione dell’indipendenza sui processi di
scarica che si innescano all’interno del materiale è accettabile, nelle prove di vita tale
assunzione diventa questionabile rendendo spesso quindi inapplicabile l’Enlargement Law.
L’Enlargement Law nella sua formulazione più generale è quella legge statistica che permette
di riportare dei parametri statistici caratteristici di sistema allo stesso sistema ampliato (o
equivalentemente ridotto) nello spazio e/o nel tempo [105].
Nel caso di una cavo elettrico le prove di rigidità dielettrica vengono di fatto effettuate su
spezzoni di cavo o su modelli di cavo con l’obbiettivo di ricondursi poi al comportamento
statistico alla scarica del cavo installato in campo. In questo caso l’obbiettivo è ricavare
quindi i parametri della distribuzione che descrivono il comportamento alla scarica del cavo
tal quale installato in campo a partire dai parametri statistici che descrivono il comportamento
alla scarica dello spezzone provato in laboratorio. Si ha invece un ampliamento nel tempo e
nello spazio quando da prove di invecchiamento accelerato in laboratorio su spezzoni di cavo
si vuole ricavare il comportamento statistico di una cavo installato in campo su tempi lunghi.
In questo caso però questa legge statistica deve essere applicata con estrema attenzione per i
problemi già accennati.
L’entità dell’enlargement si valuta attraverso il “fattore di ampliamento” N:

VnTn
N= (6.1)
VeTe

in cui Vn e Tn rappresentano rispettivamente la condizione ampliata o ridotta nel volume e nel


tempo, mentre Ve e Te rispettivamente la condizione iniziale del volume e del tempo. Tale
fattore si riduce ad un ampliamento o ad una riduzione solo nel volume quando Tn = Te, e
analogamente, si riduce ad un ampliamento o ad una riduzione solo nel tempo quando Vn = Ve.
Se si considerano n componenti elettrici discreti uguali e connessi tra loro in parallelo, la
tenuta elettrica del sistema costituito dagli n componenti uguali connessi tra loro in parallelo
deve presupporre la tenuta dielettrica di ciascun componente preso singolarmente:

∏ [1 − Fe ( x, g e , he )]
n
1 − Fn ( x, g n , hn ) = i
(6.2)
i =1

283
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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∑ { ln [ 1 − Fe ( x, g e , he )] }
n
ln[1 − Fn ( x, g n , hn )] = i
(6.3)
i =1
in cui:
• x è la generica variabile aleatoria che in questo caso sarebbe il campo elettrico;
• Fn rappresenta la funzione distribuzione degli n componenti uguali connessi tra loro in
parallelo (condizione ampliata) di parametri generici gn e hn;
• Fe rappresenta la funzione distribuzione del singolo componente (condizione iniziale) di
parametri generici ge e he.
Passando dalla condizione di componenti discreti al caso continuo per rientrare nel caso dei
cavi dove l’ampliamento del volume dell’isolante avviene in maniera continua, si ottiene
l’Enlargement Law nella sua formulazione più generale:

⎡ 1 Tn Vn ⎤
Fn ( x, g n , hn ) = 1 − exp ⎢
⎣VeTe
∫ ∫ (ln(1 − Fe ( x, g e , he ))dvdt ⎥

(6.4)

Considerando l’ampliamento solo del volume la (6.4) diventa:

⎡1 Vn ⎤
Fv ( x, g v , hv ) = 1 − exp ⎢
⎣ Ve
∫ (ln(1 − Fe ( x, g e , he ))dv ⎥

(6.5)

inserendo il pedice v al posto di n per ricordare che l’ampliamento (o la riduzione) è solo sul
volume.
Considerando uno strato sottile dell’isolamento di un cavo, in particolare una corona circolare
di isolamento con spessore infinitesimo, in una configurazione cilindrica con campo
puramente radiale (il caso dei cavi schermati), la corona circolare di spessore infinitesimo sarà
in ogni suo punto soggetta ad un campo elettrico costante Ee. Se il materiale di cui è costituito
il cavo è polimerico la distribuzione dei campi elettrici Ee alla scarica della corona circolare di
spessore infinitesimo apparterrà alla famiglia di Weibull, e quindi la distribuzione Fe sarà:

⎡ ⎛E βe ⎤

Fe ( x, g e , he ) = Fe ( Ee ,α e , β e ) = 1 − exp ⎢− ⎜⎜ e ⎟⎟ ⎥ (6.6)
⎢ ⎝ αe ⎠ ⎥
⎣ ⎦

In questo caso αe e βe rappresentano rispettivamente il parametro di scala e di forma della


distribuzione di Weibull dei campi elettrici alla scarica della corona generica di isolamento di
spessore infinitesimo.
Nel caso di un cavo, il campo elettrico a cui si fa riferimento è solitamente quello massimo,
che nel caso dei cavi in corrente alternata è sempre sulla superficie interna dell’isolante. Il
legame che c’è tra il campo elettrico sulla superficie interna dell’isolante Ei alla distanza ri dal
centro del conduttore con il campo che sollecita la generica corona circolare di spessore
infinitesimo Ee alla generica distanza re dal conduttore, risulta:

Ei re
= (6.7)
Ee ri
la (6.5) può essere riscritta allora come:

⎡ ⎡ ⎡ ⎡ ⎛Er βe ⎤⎤⎤ ⎤

Fv ( Ei , α v , β v ) = 1 − exp ⎢ ⎥ ⎥ ⎥ dv ⎥
Vn
ln ⎢1 − ⎢1 − exp ⎢− ⎜⎜ i i
1
⎢ Ve ∫ ⎢ ⎢ ⎢ ⎝ reα e
⎟⎟
⎠ ⎥⎥⎥ ⎥
(6.8)
⎣⎢ ⎣⎢ ⎣ ⎣ ⎦ ⎦ ⎦⎥ ⎦⎥

284
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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considerando che il volume infinitesimo della corona circolare vale Ve e l’incremento di


volume per una variazione infinitesima dre vale:

dv = 2πlre dre (6.9)


segue che:
⎡ ⎡ ⎡ ⎡ ⎛Er ⎤⎤⎤ ⎤ βe

Fv ( Ei , α v , β v ) = 1 − exp ⎢ ⎥ ⎥ ⎥ 2πlre dre ⎥
Vn
ln ⎢1 − ⎢1 − exp ⎢− ⎜⎜ i i
1
⎢ Ve ∫ ⎢ ⎢ ⎢ ⎝ reα e⎥⎥⎥ ⎥
⎟⎟

⎢⎣ ⎣⎢ ⎣ ⎣ ⎦ ⎦ ⎦⎥ ⎥⎦
⎡ ⎡ βe ⎤ ⎤
⎢ 1 Vn ⎢ ⎡ ⎛ Ei ri ⎞ ⎤ ⎥
2πlre dre ⎥
⎢Ve ∫
= 1 − exp ⎢
ln exp − ⎜ ⎜ ⎟ ⎥
⎢ ⎢ ⎝ reα e ⎟⎠ ⎥ ⎥ ⎥
⎢⎣ ⎣ ⎣ ⎦⎦ ⎥⎦
⎡ βe ⎤
1 Vn ⎡ ⎛ Ei ri ⎞ ⎤
= 1 − exp ⎢ ∫
⎢− ⎜ ⎟ ⎥ 2πlre dre ⎥
⎢ Ve ⎢ ⎜⎝ reα e ⎟⎠ ⎥ ⎥
⎣ ⎣ ⎦ ⎦
⎡ βe ⎤
⎢ 2πl Vn ⎡ ⎛ Ei ri ⎞ ⎤
⎥ re dre ⎥
= 1 − exp
⎢ Ve

∫ ⎜
−⎜ ⎟
⎢ ⎝ reα e ⎟⎠ ⎥ ⎥
⎣ ⎣ ⎦ ⎦
β
⎡ 2πl ⎛ E r ⎞ e Vn ⎛ 1 ⎞ e β ⎤
= 1 − exp ⎢− ⎜⎜ i i ⎟⎟
⎢ Ve ⎝ α e ⎠
⎜⎜ ⎟⎟ re dre ⎥
⎝ re ⎠ ⎥ ∫
⎣ ⎦
⎡ 2πl ⎛ E r βe β e −1 ⎤
⎞ Vn ⎛1⎞
= 1 − exp ⎢− ⎜ ii
⎢ Ve ⎜⎝ α e
⎟⎟

∫ ⎜⎜ ⎟⎟
⎝ re ⎠
dre ⎥

⎣ ⎦

Indicando con ra il raggio esterno sull’isolante:

β e −1 ra
Vn ⎛ ⎞ ⎡ ⎡ ⎛1 ⎞⎤ ⎤
re exp ⎢(β e − 1)ln⎜⎜
1 1
∫ ⎜⎜
r
⎟⎟ dre = ⎢−
β − ⎝ re
⎟⎟⎥ ⎥
⎝ e ⎠ ⎣⎢ e 2 ⎣⎢ ⎠⎦⎥ ⎦⎥ r
i

1 ⎧⎪ ⎡ ⎛ 1 ⎞⎤ ⎡ ⎛1 ⎞⎤ ⎫⎪
= ⎨ri exp ⎢(β e − 1)ln⎜⎜ ⎟⎟⎥ − ra exp ⎢(β e − 1)ln⎜⎜ ⎟⎟⎥ ⎬
β e − 2 ⎪⎩ ⎣⎢ ⎝ ri ⎠⎦⎥ ⎣⎢ ⎝ ra ⎠⎦⎥ ⎪⎭

1 ⎪
⎧ ⎡ ⎛ 1 ⎞ (βe −1) ⎤ ⎡ ⎛1 ⎞
(β e −1) ⎤ ⎫
= ⎨ri exp ⎢ln⎜⎜ ⎟⎟ ⎥ − ra exp ⎢ln⎜ ⎟⎟ ⎥ ⎪⎬
βe − 2 ⎪ ⎢ ⎝ ri ⎠ ⎥ ⎢ ⎜⎝ ra ⎠ ⎥⎪
⎩ ⎣ ⎦ ⎣ ⎦⎭
( βe −1) (β e −1) ⎫
1 ⎧⎪ ⎛ 1 ⎞ ⎛1 ⎞ ⎪
= r ⎜
⎨ i⎜ ⎟ ⎟ − ra ⎜⎜ ⎟⎟ ⎬
β e − 2 ⎪ ⎝ ri ⎠ ⎝ ra ⎠ ⎪⎭

(β e −2 ) ( β e −2 ) ⎫
1 ⎧⎪⎛ 1 ⎞ ⎛1 ⎞ ⎪
= ⎜
⎨⎜ ⎟ ⎟ − ⎜⎜ ⎟⎟ ⎬
β e − 2 ⎪⎝ ri ⎠ ⎝ ra ⎠ ⎪⎭

1 raβ e −2 ⎧⎪⎛ 1 ⎞ (β e −2 ) ⎛ 1 ⎞
( β e −2 ) ⎫

= ⎨⎜⎜ ⎟⎟ − ⎜⎜ ⎟⎟ ⎬
β e − 2 raβe −2 ⎪⎩⎝ ri ⎠ ⎝ ra ⎠ ⎪⎭
⎧⎪⎛ r ( β e −2 ) ⎫⎪
1 1 ⎞
⎨⎜⎜ ⎟⎟
a
= − 1⎬
β e − 2 raβe −2 r
⎪⎩⎝ i ⎠ ⎪⎭

e sostituendo, si ottiene:

285
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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⎡ 2πl ⎛ E r βe β e −1 ⎤
⎞ Vn ⎛1 ⎞
Fv ( Ei , α v , β v ) = 1 − exp ⎢− ⎜ ii
⎢ Ve ⎜⎝ α e
⎟⎟

∫ ⎜⎜
⎝ re
⎟⎟

dre ⎥

⎣ ⎦
⎡ β ⎧⎪⎛ r (β e − 2 ) ⎫⎪⎤
2πl ⎛ Ei ⎞ e βe 1 1 ⎞
= 1 − exp ⎢− ⎜ ⎟⎟ ri ⎨⎜⎜
a ⎟⎟ − 1⎬⎥
⎢ Ve ⎜⎝ α e ⎠
β
β e − 2 ra e − 2 r
⎪⎩⎝ i ⎠ ⎪⎭⎥⎦

⎡ β (β e − 2 ) ⎧ (β e − 2 ) ⎫⎪⎤
2πl ⎛ Ei ⎞ e 2 ⎛ ri ⎞ ⎪⎛ ra ⎞
= 1 − exp ⎢ ⎜⎜ ⎟⎟ ri ⎜ ⎟ ⎨⎜⎜ ⎟⎟ − 1⎬⎥
⎢ (2 − β e )Ve ⎝ αe ⎠
⎜r
⎝ a

⎠ ⎪⎩⎝ ri ⎠ ⎪⎭⎥⎦

⎡ βe ⎧⎪ ⎛ r ( β e − 2 ) ⎫⎤
2πlri2 ⎛ Ei ⎞ ⎞ ⎪⎥
= 1 − exp ⎢ ⎜⎜ ⎟⎟ ⎨1 − ⎜⎜
i ⎟⎟ ⎬
⎢ (2 − β e )Ve ⎝ αe ⎠ ⎪⎩ ⎝ ra ⎠ ⎪⎭⎥⎦

ed infine
⎡ ⎛ ⎞βe ⎡⎛ r (2 − β e ) ⎤⎤
E 2πlri2 ⎞
Fv ( Ei , α v , β v ) = 1 − exp ⎢− ⎜⎜ i ⎟⎟ ⎢⎜ a ⎟⎟ − 1⎥ ⎥ (6.10)
⎢ ⎝ α e ⎠ (2 − β e )Ve ⎢⎜⎝ ri ⎠ ⎥⎥
⎣ ⎣ ⎦⎦

La (6.10) altro non rappresenta che la distribuzione dei campi elettrici (Ei) alla scarica di una
cavo di lunghezza l, raggio interno sull’isolante ri e raggio esterno sull’isolante ra, in funzione
della distribuzione dei campi elettrici alla scarica Ee di una corona di spessore isolante
infinitesimo di volume Ve.
Riscrivendo la (6.10):

⎡ ⎛ 1 β
⎡ ⎛ E ⎞βe ⎤ ⎞ e⎤ ⎡ ⎛E ⎞
βv ⎤
⎢ ⎜ β Ei ⎟ ⎥
Fv ( Ei , α v , β v ) = 1 − exp ⎢− ⎜⎜ ⎟⎟ N ⎥ = 1 − exp ⎢− ⎜ N
i e
= 1 − exp ⎢− ⎜ i ⎟⎟ ⎥ (6.11)
⎢ ⎝ αe ⎠ ⎥ ⎜ α e ⎟⎟ ⎥ ⎢ ⎜⎝ α v ⎠ ⎥
⎣ ⎦ ⎢ ⎝ ⎠ ⎥ ⎣ ⎦
⎣ ⎦

Fv risulta una distribuzione di Weibull a 2 parametri, ed N rappresenta il fattore di


ampliamento:

⎡⎛ r 2− β e ⎤

2πlri2 ⎢⎜⎜ a ⎟⎟ − 1⎥
⎢⎝ ri ⎠ ⎥
N= ⎣ ⎦ (6.12)
(2 − β e )Ve

inoltre dalla (6.11) risulta:

1
⎡ ⎤ βe
⎢ ⎥
⎢ ⎥
αv = αe ⎢
(2 − β e )Ve ⎥ (6.13)
⎢ ⎡⎛ r ⎞ (2− β e ) ⎤ ⎥
⎢ 2πlri2 ⎢⎜ a ⎟ − 1⎥ ⎥
⎢ ⎢⎜⎝ ri ⎟⎠ ⎥⎥
⎣ ⎣ ⎦⎦
e

βv = βe (6.14)

a seguito dell’ampliamento da un cavo con spessore di isolante infinitesimo Ve ad uno di


lunghezza l, raggio interno ri e raggio esterno ra solo il parametro di scala varia.

286
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Questo vale solo nel caso che Fe è di una distribuzione di Weibull a due parametri e per
distribuzioni di campo perfettamente radiali. Se almeno una di queste condizioni non è vera,
la distribuzione Fv apparterrebbe ad un’altra famiglia di distribuzioni.
Riscrivendo la (6.13) per due cavi di caratteristiche geometriche diverse: l1, ri1, ra1 e l2, ri2, ra2
e riarrangiando, considerando che β1 = β2 = β:

⎡⎛ r ⎞ (2 − β ) ⎤
2π ⋅ l1 ⋅ ri12 ⋅ ⎢⎜⎜ a1 ⎟⎟ − 1⎥
⎢⎝ ri1 ⎠ ⎥
α1 β ⎣ ⎦ = α β ⋅V (6.15)
e e
2−β

⎡⎛ r ⎞ (2 − β ) ⎤
2π ⋅ l2 ⋅ ri 2 2 ⋅ ⎢⎜⎜ a 2 ⎟⎟ − 1⎥
⎢⎝ ri 2 ⎠ ⎥
α2β ⎣ ⎦ = α β ⋅V (6.16)
e e
2−β

è possibile ricavare uguagliando i primi membri delle (6.15) e (6.16) per ottenere il parametro
di scala di una cavo con determinate caratteristiche geometriche radiali e longitudinali noto il
parametro di scala di un altro cavo con diverse caratteristiche:

1
⎡ ⎛ r ⎞ 2− β ⎤β
1 2 ⎢ ⎜ a1 ⎟ − 1 ⎥
α2 ⎛ l ⎞β ⎛ ri1 ⎞ β ⎢ ⎜⎝ ri1 ⎟⎠ ⎥
= ⎜⎜ 1 ⎟⎟ ⎜⎜ ⎟⎟ ⎢ 2− β ⎥ (6.17)
α1 ⎝ l2 ⎠ ⎝ ri2 ⎠ ⎢ ⎛⎜ ra2 ⎞⎟ ⎥
⎢⎜ r ⎟ − 1⎥
⎣ ⎝ i2 ⎠ ⎦

Per concludere si ricorda che nella pratica la grandezza cui si fa spesso riferimento è la
tensione di scarica. Questa è ottenibile a partire dal parametro α mediante il semplice
passaggio:

⎛r ⎞
V = α ⋅ ri ⋅ ln⎜⎜ a ⎟⎟ (6.18)
⎝ ri ⎠

287
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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6.2 Sensibilità della rigidità dielettrica alla variazione dei


parametri elettrici e geometrici di una linea in cavo
6.2.1 Premessa
La rigidità dielettrica di una cavo reale installato in campo (α2) si ricava in laboratorio
attraverso prove di rigidità dielettrica su spezzoni di cavo di lunghezza ridotta che possono
avere o le stesse dimensioni geometriche radiali (spezzoni di cavo tal quale) oppure diverse
dimensioni geometriche radiali (spezzoni di modelli cavo) del cavo installato in campo. Di
fatto le prove di rigidità dielettrica effettuate in laboratorio permettono di calcolare i parametri
α1 e β della distribuzione di Weibull, mentre ci si riconduce alla α2 attraverso l’Enlargement
Law (6.17).
La rigidità dielettrica di un cavo installato in campo α2 dipende quindi dai parametri α1 e β,
dalle dimensioni geometriche radiali e longitudinali del cavo come evidenzia la (6.17) e dal
tipo di tensione sollecitante (alternata, continua o impulsiva).
Le caratteristiche del materiale sono di fatto tenute in considerazione dai parametri α e β
come si avrà modo di vedere più oltre.
In questo paragrafo verranno evidenziati degli intervalli critici di variazione dei parametri α1
e β e di alcuni parametri geometrici del cavo che hanno forti ripercussioni sulla rigidità
dielettrica α2 [87]. In particolare, la variazione della rigidità dielettrica (presa come
riferimento quella critica, cioè quella al 63% di probabilità di scarica) influenza in maniera
significativa la valutazione del rischio di scarica di una linea in cavo come si avrà modo di
vedere nel cap. 8.
In particolare la dipendenza di α2 da α1 e β sottolinea quindi l’importanza di una stima
corretta dei parametri della distribuzione di Weibull attraverso stimatori robusti.
Nei paragrafi che seguono si farà riferimento indipendentemente sia alla rigidità dielettrica α2
che alla tensione di scarica corrispondente V2 (ricavabile attraverso la (6.18)).

6.2.2 Influenza del parametro β sulla tensione di scarica di una cavo


I risultati ottenuti da prove di rigidità dielettrica sperimentali su modelli di cavo riportati nel
cap. 5 hanno evidenziato una marcata sensibilità del parametro β a [130,131,174]:
• la forma d’onda di tensione: se impulsiva a fronte veloce o a fronte lento;
• il tipo di compound dell’isolamento;
• il tipo di invecchiamento (termico, elettrico, termoelettrico, etc.).
Fissando il parametro di scala α1 e le dimensioni geometriche radiali, l’Enlargement Law può
essere utilizzata per valutare gli effetti che il parametro β ha sulla tensione di scarica V2.
In particolare, la Fig. 6.1 riporta la variazione della tensione di scarica al 63% (tensione di
scarica caratteristica V2) in funzione del parametro β. Il parametro α1 è stato fissato a 120
kV/mm, valore tipico ottenibile con i modelli di cavo isolati con mescole in EPR dalle prove
eseguite al par. 5.3. Si è considerata una lunghezza del cavo installato di 10 km. Le 4 curve
riportate in Fig. 6.1 fanno riferimento due a cavi 150 kV (sezione del conduttore di 630 mm2,
24.5 mm di spessore dello strato isolante e sezione del conduttore di 1600 mm2, 20 mm di
spessore dello strato isolante) e due cavi 20 kV (sezione del conduttore di 150 mm2 e 70 mm2
entrambe con spessore dello strato isolante di 5.5 mm).

288
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Fig. 6.1 Tensione di scarica V2 in funzione del parametro β per cavi 150 kV e 20 kV con differenti dimensioni
geometriche radiali. Lunghezza dei cavi 10 km. Rigidità dielettrica α1 del modello di cavo di 120 kV/mm.
Dall’analisi della Fig. 6.1 risulta che:
• nell’intervallo dei valori di β tra 5 e 15 (valori tipici caratteristici delle prove di rigidità
dielettrica ad impulso [130,131] con onde a fronte veloce su modelli isolati in EPR),
l’influenza di β sulla tensione di scarica è considerevole;
• per valori di β che vanno da 15 ÷ 20 in poi (valori tipici caratteristici delle prove di rigidità
dielettrica ad impulso [130,131] con onde a fronte lento su modelli isolati in EPR), la
tensione di scarica inizia ad avere una sorta di saturazione;
• nell’intervallo dei valori di β tra 5 e 15 l’incremento della tensione di scarica all’aumentare
di β è molto più grande per i cavi 150 kV rispetto i cavi 20 kV. Di contro i cavi a 20 kV
raggiungono in anticipo la saturazione della tensione di scarica.
La Fig. 6.2 mostra l’andamento del rapporto tensione di scarica al 63%/β al variare del
parametro β per i due gruppi di cavi riportati nella Fig. 6.1 con differenti sezioni del
conduttore. Il rapporto V2/β dà la sensibilità sulla variazione della tensione di scarica per una
variazione unitaria del parametro β.

Fig. 6.2 Rapporto tensione di scarica al 63%/β in funzione del parametro β per cavi 150 kV e 20 kV con
differenti dimensioni geometriche radiali. Lunghezza dei cavi 10 km. Rigidità dielettrica α1 del modello di cavo
di 120 kV/mm.
Dall’analisi della Fig. 6.2 si evidenzia che:

289
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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• per i cavi 150 kV il valore massimo del rapporto V2/β è 75 kV/β quando β vale
orientativamente 6; il valore medio di V2/β è circa 60 kV/β per valori di β compresi tra 5 e
15, mentre vale 24 kV/β per valori di β compresi tra 15 e 55;
• per i cavi 20 kV il valore massimo del rapporto V2/β è 24 kV/β quando β vale
orientativamente 5; il valore medio di V2/β è circa 17 kV/β per valori di β compresi tra 5 e
15, mentre vale 6 kV/β per valori di β compresi tra 15 e 55.
Interessante è riportare i risultati ottenuti rispetto la tensione nominale fase-terra (tensione
conduttore-schermo) è fare riferimento a questi valori base per un confronto in p.u. (per
unità). In particolare per i cavi 150 kV la tensione nominale fase-terra è circa 87 kV, per i cavi
20 kV è circa 11.5 kV. Da questa analisi risulta che:
• per i cavi 150 kV, in corrispondenza del massimo valore di V2/β, una variazione unitaria di
β comporta una variazione della tensione di scarica V2 di 0.86 p.u.; facendo riferimento ai
valori medi assunti da V2/β, una variazione unitaria di β comporta una variazione di V2 di
0.69 e 0.28 rispettivamente per valori di β appartenenti all’intervallo 5 ÷ 15 e all’intervallo
15 ÷ 55;
• per i cavi 20 kV, in corrispondenza del massimo valore di V2/β, una variazione unitaria di
β comporta una variazione della tensione di scarica V2 di 2 p.u.; facendo riferimento ai
valori medi assunti da V2/β, una variazione unitaria di β comporta una variazione di V2 di
1.47 e 0.52 rispettivamente per valori di β appartenenti all’intervallo 5 ÷ 15 e all’intervallo
15 ÷ 55.
Questo tipo di analisi evidenzia quanto più sensibili sono i cavi 20 kV rispetto i cavi 150 kV
alla variazione della tensione di scarica per una variazione unitaria del parametro β.
Questi risultati sottolineano come importante sia la stima corretta del parametro β della
distribuzione di Weibull: una stima non corretta può dare origine a importanti errori nella
valutazione della tensione di scarica V2 e conseguentemente nella stima del rischio di scarica
di una linea in cavo.
È inoltre importante sottolineare che un compound con alti valori di β è essenziale non solo
per avere alti valori della tensione di scarica, ma anche per ridurre l’incertezza nella stima del
parametro β.
Per questi due motivi in particolare, il parametro β può essere definito un indice di qualità del
materiale: tanto più è alto tanto maggiore sarà la qualità del materiale.

6.2.3 Effetto simultaneo della lunghezza e della sezione del cavo sulla tensione di
scarica
In Fig. 6.3 viene riportata la tensione di scarica V2 al variare della lunghezza del cavo per
differenti sezioni. Il parametri α1 e β sono fissati rispettivamente a 120 kV/mm e 15 (valori
tipici ottenibili con i modelli di cavo isolati con mescole in EPR da prove di rigidità dielettrica
[130,131].
Dalla Fig. 6.3 è possibile rilevare che:
• la tensione di scarica V2 è debolmente influenzata dalla sezione per cavi aventi la stessa
tensione nominale;
• la tensione di scarica V2 decresce in maniera marcata per lunghezze di cavo fino a 1 ÷ 2
km; per lunghezze superiori il decadimento è minore;
• il decadimento della tensione di scarica V2 con la lunghezza del cavo è molto maggiore per
i cavi 150 kV rispetto i cavi 20 kV.

290
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Fig 6.3 Tensione di scarica al 63% al variare della lunghezza di cavi 150 kV e 20 kV per diverse dimensioni
geometriche radiali. Rigidità dielettrica α1 pari a 120 kV/mm e β pari a 15.

6.2.4 Effetto simultaneo della lunghezza del cavo e del parametro β sulla tensione di
scarica
L’effetto della lunghezza del cavo sulla tensione di scarica al 63% è considerevole se
considerato parallelamente con la variazione del parametro di forma β della distribuzione di
Weibull. In Fig. 6.4 è riportato un esempio della variazione della V2 di un cavo 150 kV con la
lunghezza del cavo per diversi valori del parametro β. Dalla figura si evince che il
decadimento della V2 con la lunghezza è tanto più marcato quanto più piccolo è il parametro
β. In particolare, la riduzione della tensione di scarica al 63% con la lunghezza del cavo
nell’intervallo di lunghezze tra 1 e 10 km è di 121 kV se β vale 10 e si riduce a 65 kV se β
vale 50. Tali valori tradotti in valori in p.u. prendendo come tensione base la tensione fase-
schermo (87 kV per il cavo con tensione nominale 150 kV) sono pari a 1.39 p.u. se β vale 10
e 0.75 p.u. se β vale 50.
Nell’intervallo delle lunghezze del cavo tra 0.1 e 1 km la riduzione della tensione di scarica
V2 è 151 kV (1.74 p.u.) se β vale 10 e 67 kV (0.77 p.u.) se β vale 50.

Fig. 6.4 Tensione di scarica al 63% al variare della lunghezza per un cavo 150 kV con sezione del conduttore
di 1600 mm2 e spessore dell’isolante di 20 mm per diversi valori del parametro β. Rigidità dielettrica α1 pari a
120 kV/mm.
La Fig. 6.5 fa invece riferimento a un cavo 20 kV (11.5 kV la tensione conduttore-schermo)
con sezione del conduttore di 150 mm2 e spessore dell’isolante di 5.5 mm.

291
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Fig. 6.5 Tensione di scarica al 63% al variare della lunghezza per un cavo 20 kV con sezione del conduttore di
150 mm2 e spessore dell’isolante di 5.5 mm per diversi valori del parametro β. Rigidità dielettrica α1 pari a 120
kV/mm.
In questo caso la riduzione della tensione di scarica al 63% nell’intervallo delle lunghezze del
cavo tra 1 e 10 km vale 43 kV (3.72 p.u.) se β vale 10 e 19 kV (1.65 p.u.) se β vale 50.
Nell’intervallo di lunghezze del cavo tra 0.1 e 1 km la riduzione della V2 vale 54 kV (4.68
p.u.) se β vale 10 e 20 kV (1.73 p.u.) se β vale 50.
Ancora una volta si evince come un errore nella valutazione del parametro β si risente
maggiormente nei cavi 20 kV rispetto ai cavi 150 kV.

6.3 Un aspetto particolare dell’Enlargement Law


6.3.1 Premessa
L’utilizzazione di modelli di cavo, come già accennato, per provare isolamenti di cavi reali di
media e alta tensione ha notevole vantaggi come tempi di prova contenuti, impianti per le
prove di dimensione ridotta, facilità nel provare il campione da testare con conseguenti
vantaggi nell’avere a disposizione più tempo per ulteriori tests. Prove elettriche, termiche,
termoelettriche, di invecchiamento in genere, effettuate su modelli di cavo, non solo hanno il
vantaggio di valutare il comportamento dell’isolamento e dei vari strati semiconduttivi alle
condizioni di prova, ma anche il vantaggio di poter effettuare delle previsioni sul
comportamento dei cavi tal quale. L’Enlargement Law ne è un esempio di come si possono
ricondurre i risultati dal modello di cavo o dallo spezzone di pochi metri di cavo tal quale
testato in laboratorio al cavo installato in campo.
In questo paragrafo sarà riportato un aspetto particolare dell’Enlargement Law [175]:
l’applicazione di tale legge statistica, a seguito di prove di rigidità dielettrica in laboratorio
fatta su cavi (o modelli di cavo) con diverso tipo di isolamento (compound), per la scelta di
quale compound utilizzare in relazione al tipo di installazione (caratteristiche del cavo e
lunghezza di installazione).

6.3.2 Tensione di scarica di attraversamento e lunghezza di attraversamento di due linee


in cavo
Si supponga di provare in laboratorio con prove a rigidità dielettrica (indifferentemente se con
tensione continua, alternata o ad impulso) due lotti costituiti ognuno da un determinato
numero di modelli di cavo con la sola differenza che ogni lotto è realizzato con un compound
dell’isolante diverso: per semplicità, il primo lotto isolato con il “compound A” e il secondo

292
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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lotto con il “compound B”. A seguito delle prove di rigidità dielettrica sui due lotti di modelli
di cavo sia α1A e βA i parametri della distribuzione di Weibull stimati dal primo lotto e α1B e
βB i parametri della distribuzione di Weibull stimati dal secondo lotto. L’applicazione
dell’Enlargement Law (6.17) permette di stimare i parametri delle distribuzioni di Weibull
alla scarica dei due cavi tal quale con i due tipi di compound: α2A e βA per il cavo con il
“compound A” e α2B e βB per il cavo con il “compound B” (si ricorda che il parametro di
forma β non varia con l’enlargement). Interessante a questo punto è valutare la variazione
della rigidità dielettrica α2 (o equivalentemente della tensione di scarica V2) con la lunghezza
del cavo.
In Fig. 6.6 è riportato uno dei due possibili casi, prendendo come riferimento come cavo tal
quale un cavo 150 kV con sezione 1x1600 mm2, è riportata la variazione della tensione di
scarica di due cavi con la sola differenza del compound isolante. Risulta evidente come il
compound A risulta di qualità superiore rispetto al compound B per qualsiasi lunghezza del
cavo.

Fig. 6.6 Esempio di tensione di scarica ad impulso atmosferico per due cavi 150 kV 1x1600 mm2 20 mm di
spessore di isolamento al variare della lunghezza del cavo. Le due caratteristiche sono state ottenute a seguito
dell’applicazione dell’Enlargement Law (6.17) a partire da prove di rigidità dielettrica su modelli di cavo.
Parametri di Weibull dei modelli di cavo: compound A α1A=125 kV/mm and βA=24, compound B α1B=95 kV/mm
and βB=14,5.
In Fig. 3.7 è riportato l’altro possibile caso: l’intersezione delle due curve rappresentanti la
variazione della tensione di scarica con la lunghezza. In quest’ultimo caso è evidente che per
una lunghezza inferiore al punto di intersezione delle due caratteristiche il compound A è da
preferire, viceversa per lunghezze di cavo superiori al punto di intersezione delle due
caratteristiche, il compound B è da preferire. In altre parole il punto di intersezione delle due
caratteristiche è il riferimento su quale compound scegliere a seconda della lunghezza del
cavo che deve essere installato. Sempre nell’esempio riportato in Fig. 6.7 si nota come per un
cavo di lunghezza 10 km realizzato con il compound B ha una tensione di scarica V2 (al 63%
di probabilità di scarica) di circa 100 kV più alto di un cavo identico, ma realizzato con il
compound A. Il compound B ha un decadimento minore della tensione di scarica con la
lunghezza del cavo , e questo è dovuto ad una maggiore omogeneità di questo compound che
si traduce in più alti valori del parametro β come illustrato nel par. 6.2.
Situazioni come quelle riportate in Fig. 6.7 possono indurre a interpretazioni forvianti dei
risultati se ci si limita ad analizzare solo i parametri statistici della distribuzione dei campi
elettrici alla scarica dei provini testati in laboratorio.
È possibile allora definire “lunghezza d’attraversamento” di due cavi quella lunghezza in cui
avviene l’intersezione delle due curve caratteristiche della tensione di scarica al 63% in
funzione della lunghezza del cavo e definire “tensione di scarica d’attraversamento” (o

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Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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alternativamente “rigidità dielettrica d’attraversamento”) quella tensione di scarica al 63%


(rigidità dielettrica al 63%) corrispondente alla lunghezza d’attraversamento.

Fig. 3.7 Esempio di tensione di scarica ad impulso atmosferico per due cavi 150 kV 1x1600 mm2 20 mm di
spessore di isolamento al variare della lunghezza del cavo. Le due caratteristiche sono state ottenute a seguito
dell’applicazione dell’Enlargement Law (3.17) a partire da prove di rigidità dielettrica su modelli di cavo.
Parametri di Weibull dei modelli di cavo: compound A α1A=135 kV/mm and βA=14.5, compound B α1B=95
kV/mm and βB=29.
Verrà mostrato che sarà possibile definire una lunghezza di attraversamento tra due cavi solo
se almeno una delle seguenti condizioni (da ora in poi definite “condizioni di
attraversamento”) risulterà soddisfatta:

α1A > α1B & βA < βB, oppure α1A < α1B & βA > βB. (6.19)

Se le prove di rigidità dielettrica vengono effettuate su modelli di cavo identici e con la stessa
lunghezza, ma con l’unica variante sul compound di isolamento, per ognuno dei due lotti può
essere scritta la (6.17) nella forma logaritmica, ottenendo:

ri1 α K
ln L1 + 2 ln = ln L2 A + β A ln 2 A + ln mA (6.20)
ri 2 α1 A K nA
per il compound A, e
ri1 α K
ln L1 + 2 ln = ln L2 B + β B ln 2 B + ln mB (6.21)
ri 2 α1 B K nB
per il compound B, dove
2− β A 2− β A
⎛r ⎞ ⎛r ⎞
K mA = ⎜⎜ a 2 ⎟⎟ − 1; K nA = ⎜⎜ a1 ⎟⎟ − 1;
⎝ ri 2 ⎠ ⎝ ri1 ⎠
2− βB 2− βB
(6.22)
⎛r ⎞ ⎛r ⎞
K mB = ⎜⎜ a 2 ⎟⎟ − 1; K nB = ⎜⎜ a1 ⎟⎟ − 1;
⎝ ri 2 ⎠ ⎝ ri1 ⎠

dalla (6.20) e (6.21) si ottiene:


βA βB
L2 A K mA K nB ⎛ α1A ⎞ ⎛ α 2B ⎞
=⎜ ⎟ ⎜⎜ ⎟⎟ (6.23)
L2 B K mB K nA ⎜⎝ α 2 A ⎟⎠ ⎝ α1B ⎠

La Fig. 6.8 riporta l’andamento del rapporto (KmA/KmB) al variare di βA e βB per un cavo 150
kV con sezione del conduttore 1x1600 mm2. Si vede come il range di variazione di questo
rapporto per questo tipo di cavi è compreso tra 0.82 e 1.22.

294
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Analogamente la Fig. 6.9 riporta l’andamento del rapporto (KmA/KmB) al variare di βA e βB per
un cavo 20 kV con sezione del conduttore 1x150 mm2. Il range di variazione di questo
rapporto per questo tipo di cavi è tra 0.8 e 1.25.
Prove di rigidità dielettrica ad impulso su modelli di cavo in EPR hanno evidenziato che
valori tipici del parametro β non sono solitamente inferiori a 9 e in rare circostanze inferiori a
8 [130,131]. Valori tipici del parametro β sono compresi tra 10 e 30 e talvolta possono
addirittura superare 50 [130,131]. Prendendo in considerazione questi risultati, si può
affermare che il rapporto (KmA/KmB) varia tra 0.97 e 1.03 per cavi 150 kV con sezione del
conduttore 1x1600 mm2 e varia tra 0.96 e 1.04 per cavi 20 kV con sezione del conduttore
1x150 mm2.

Fig. 6.8 Andamento del rapporto (KmA/KmB) per diversi valori di βA e βB per un tipico cavo 150 kV con sezione
del conduttore 1x1600 mm2, spessore d’isolamento 20 mm.

Fig. 6.9 Andamento del rapporto (KmA/KmB) per diversi valori di βA e βB per un tipico cavo 20 kV con sezione
del conduttore 1x150 mm2, spessore d’isolamento 5.5 mm.

La Fig. 6.10 riporta l’andamento del rapporto (KnB/KnA) al variare di βA e βB per un modello di
cavo con sezione del conduttore 1x1.5 mm2. Il range di variazione di questo rapporto per
questo tipo di modelli di cavo varia tra 0.88 e 1.13.
Per i valori tipici del parametro β ottenuti attraverso prove di rigidità dielettrica ad impulso su
questo tipo di modelli di cavo con isolamento in EPR [130,131] il rapporto (KnB/KnA) è
approssimabile ad 1.

295
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Fig. 6.10 Andamento del rapporto (KmA/KmB) per diversi valori di βA e βB per un tipico modello di cavo con
sezione del conduttore 1x1.5 mm2, spessore d’isolamento 1.5 mm.
Le Figg. 6.11 e 6.12 riportano l’andamento del prodotto (KmA/KmB) (KnB/KnA) per diversi valori
dei parametri βA and βB, rispettivamente per un cavo 150 kV con sezione del conduttore
1x1600 mm2 e per un cavo 20 kV con sezione del conduttore 1x150 mm2.
Il range di variazione del rapporto (KmA/KmB) (KnB/KnA) è tra 0.92 and 1.08 per il cavo 150 kV
ed è tra 0.9 and 1.11 per il cavo 20 kV.
Secondo i valori tipici di β ottenuti da prove di rigidità dielettrica ad impulso su modelli di
cavo isolati in EPR [130,131], il rapporto (KmA/KmB) (KnB/KnA) varia tra 0.98 e 1.02 per il cavo
150 kV e tra 0.97 e 1.03 per il cavo 20 kV.

Fig. 3.11 Andamento del rapporto (KmA/KmB) (KnB/KnA) per diversi valori di βA e βB per un tipico cavo 150 kV
con sezione del conduttore 1x1600 mm2, spessore d’isolamento 20 mm.

In conclusione, per valori di β più grandi di 10 è possible assumere questo prodotto uguale a 1
sia per i cavi 150 kV e 20 kV. La (6.23) può essere allora convenientemente riscritta:

βA βB
L2 A ⎛ α1 A ⎞ ⎛ α 2B ⎞
=⎜ ⎟ ⎜⎜ ⎟⎟ (6.24)
L2 B ⎜⎝ α 2 A ⎟⎠ ⎝ α1B ⎠

296
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Fig. 6.12 Andamento del rapporto (KmA/KmB) (KnB/KnA) per diversi valori di βA e βB per un tipico cavo 20 kV
con sezione del conduttore 1x150 mm2, spessore d’isolamento 5.5 mm.

Nella (6.24) i parametri geometrici radiali (sia del modello di cavo che del cavo tal quale)
scompaiono. Il punto di intersezione delle due curve di Fig. 6.7 si ha quando nella (6.24) si
pone: L2A = L2B = L2Cross e conseguntemente α2A = α2B = α2Cross:

βA βB
⎛ α1 A ⎞ ⎛ α 2 Cross ⎞
1 = ⎜ Cross ⎟ ⎜ ⎟ (6.25)
⎜α ⎟ ⎜ α1B ⎟
⎝ 2 ⎠ ⎝ ⎠

La relazione (6.25) risulta soddisfatta solo quando è vera una delle condizioni di
attraversamento (6.19).
Dalla (6.25) segue che è quindi possibile calcolare la rigidità dielettrica di attraversamento
α2Cross e la lunghezza di attraversamento L2Cross.
βA
α1βAA − β B
α 2Cross = βB
(6.26)
β A −β B
α1B

Sostituendo la (6.26) nella (6.20) considerando che ad α2Cross corrisponde la lunghezza di


attraversamento L2Cross (L2 corrisponde a L2Cross) segue che:

β Aβ B
2
⎛ α ⎞ β A −βB ⎛ ri1 ⎞ K nA
LCross = L1 ⎜⎜ 1B ⎟⎟ ⎜⎜ ⎟⎟ (6.27)
⎝ α1 A ⎠
2
⎝ ri 2 ⎠ K mA

con KmA e KnA riportate in (6.22). Le relazioni (6.26) e (6.27) conducono agli stessi risultati se
si sostituisce il pedice A con il pedice B.
La variazione del rapporto (KnA/KmA) al variare del β (in questo caso sarebbe βA, ma è
indifferente se si sostituisce il pedice A con il pedice B) è riportata in Fig. 6.13.
Per valori del parametro β più grandi di 10, valori tipici nel caso di prove di rigidità dielettrica
ad impulso su cavi in EPR [130,131], la stima della lunghezza di attraversamento con la
(6.27), l’errore massimo è inferiore all’1%.

297
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Fig. 6.13 Andamento del rapporto Kn/Km al variare di β per un cavo 150 kV con sezione del conduttore 1x1600
mm2, spessore d’isolamento 20 mm e per un cavo 20 kV con sezione del conduttore 1x150 mm2, spessore
d’isolamento 5.5 mm. Il modello di cavo di riferimento ha sezione del conduttore 1x1.5 mm2, spessore
d’isolamento 1.5 mm.

Partendo invece dalla (6.23), le formule esatte per α2Cross e per L2Cross sono:

βA
β A −β B
α1 A
α 2Cross = βB
Ks (6.28)
β A −β B
α 1B
in cui
1 1
⎛ K ⎞ β A − β B ⎛ K nA ⎞ β A − β B
K s = ⎜⎜ mB ⎟⎟ ⎜⎜ ⎟⎟ (6.29)
⎝ K mA ⎠ ⎝ K nB ⎠
e
β AβB
2
⎛ α ⎞ β A −βB ⎛ ri1 ⎞
LCross = L1 ⎜⎜ 1B ⎟⎟ ⎜⎜ ⎟⎟ K p (6.30)
⎝ α1 A ⎠
2
⎝ ri 2 ⎠
in cui
βB βA
⎛ K ⎞ β A − β B ⎛ K nB ⎞ β A −β B
K p = ⎜⎜ mA ⎟⎟ ⎜⎜ ⎟⎟ (6.31)
⎝ K nA ⎠ ⎝ K mB ⎠

Le Figg. 6.14 e 6.15 riportano la variazione del parametro Ks (3.29) per diversi valori βA e βB
rispettivamente per il cavo 150 kV e per il cavo 20 kV: l’utilizzazione della (6.26) invece
della (6.28) dà praticamente un errore non superiore all’1% per valori di βA e βB superiori a 8.
Per valori di β superiori a 10 la (6.27) è una buona approssimazione della (6.30), mentre non è
raccomandabile per valori di β inferiori a 10. Il rapporto tra la (6.30) e la (6.27), di fatto
uguale a KpKmA/KnA, evidenzia che le differenze tra le due formule non sono trascurabili. La
variazione del rapporto KpKmA/KnA al variare dei parametri βA e βB è riportata nelle Figg. 6.16
e 6.17 rispettivamente per il cavo 150 kV e per il cavo 20 kV.
Un esempio di come varia la rigidità dielettrica di attraversamento (secondo la (6.28)) per due
compound di isolamento è riportata in Fig. 6.18. In questo esempio si è considerato che α1A =
120 kV/mm, α1B = 100 kV/mm, βA = 12 and βB = 15: la rigidità dielettrica di attraversamento
risulta 48.2 kV/mm.
La corrispondente lunghezza di attraversamento (secondo la (6.30)) è circa 0.82 km per il
cavo 150 kV e circa 9.2 km per il cavo 20 kV come riportato nelle Figg. 6.19 e 6.20.

298
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Fig. 6.14 Valori assunti dal parametro Ks al variare dei parametri βA and βB per un tipico cavo 150 kV con
sezione del conduttore 1x1600 mm2, spessore d’isolamento 20 mm.

Fig. 6.15 Valori assunti dal parametro Ks al variare dei parametri βA and βB per un tipico cavo 20 kV con
sezione del conduttore 1x150 mm2, spessore d’isolamento 5.5 mm.

Fig. 6.16 Valori assunti dal parametro KpKmA/KnA al variare dei parametri βA and βB per un tipico cavo 150 kV
con sezione del conduttore 1x1600 mm2, spessore d’isolamento 20 mm.

299
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Fig. 6.17 Valori assunti dal parametro KpKmA/KnA al variare dei parametri βA and βB per un tipico cavo 20 kV
con sezione del conduttore 1x150 mm2, spessore d’isolamento 5.5 mm.

Fig. 6.18 Rigidità dielettrica di attraversamento di due compound di isolamento(A e B) noti i parametri di
scala: α1A = 120 kV/mm e α1B = 100 kV/mm. In questo grafico il parametro βB deve essere più grande del
parametro βA.

Fig. 6.19 Lunghezza di attraversamento al variare dei parametri βA e βB per un tipico cavo 150 kV con sezione
del conduttore 1x1600 mm2, spessore d’isolamento 20 mm. Parametri di scala: α1A = 120 kV/mm e α1B = 100
kV/mm.

300
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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Fig. 6.20 Lunghezza di attraversamento al variare dei parametri βA e βB per un tipico cavo 20 kV con sezione
del conduttore 1x150 mm2, spessore d’isolamento 5.5 mm. Parametri di scala: α1A = 120 kV/mm e α1B = 100
kV/mm.
A partire dalla rigidità dielettrica di attraversamento di due cavi è possibile definire attraverso
la (6.18) la tensione di scarica di attraversamento di due cavi:

ra 2
V2Cross = α 2Cross ri 2 ln (6.32)
ri 2

Per l’esempio sopra riportato risulta V2Cross = 715 kV per il cavo 150 kV e V2Cross = 200.6 kV
per il cavo 20 kV.
Secondo questo esempio è da preferire l’isolamento con il compound A se il cavo che deve
essere installato ha una lunghezza inferiore a 0.82 km per il cavo 150 kV (sezione del
conduttore 1x1600 mm2, 20 mm di strato isolante) e inferiore 9.2 km per il cavo 20 kV
(sezione del conduttore 1x150 mm2, 5.5 mm di strato isolante). Viceversa è da preferire il
compound B se la lunghezza di installazione è superiore a 0.82 km per il cavo 150 kV e
superiore a 9.2 km per il cavo 20 kV.
L’importanza dei parametri L2Cross, α2Cross, e V2Cross cessa quando la lunghezza di
attraversamento supera le lunghezze tipiche di installazione. Infatti se α1A = 130 kV/mm, βA =
12, α1B = 90 kV/mm, βB = 16, la lunghezza di attraversamento per il cavo 150 kV è circa 677
km! In questa condizione è ovvio che l’isolamento con il compound A è da preferire per
qualsiasi lunghezza del cavo che deve installato in campo. Al contrario se α1A = 120 kV/mm,
βA = 12, α1B = 105 kV/mm, βB = 16, la lunghezza di attraversamento del cavo 150 kV risulta
circa 8 m! In questa condizione è il compound B da preferire come isolante per qualsiasi
lunghezza del cavo che deve essere installato in campo. I valori più alti del parametro β
relativo al compound B (βB = 16) rispetto al compound A (βA = 12) danno origine ad un
minor decadimento della tensione di scarica con la lunghezza per il cavo realizzato con il
compound B.

La stessa analisi può essere condotta a partire da prove di rigidità dielettrica su spezzoni di
cavo tal quale invece che su spezzoni di modelli di cavo. In questo caso l’Enlargement Law si
applica solo sulla lunghezza in quanto i parametri geometrici radiali degli spezzoni in prova e
del cavo installato poi in campo sono gli stessi. In tale circostanza l’Enlargement Law si
riduce a:

301
Capitolo 6 – Il passaggio dal modello al cavo tal quale: l’Enlargement Law
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1
α2 ⎛ L ⎞β
= ⎜⎜ 1 ⎟⎟ (6.33)
α1 ⎝ L2 ⎠

Questa è la tipica condizione dove si preferisce fare le prove direttamente su degli spezzoni di
cavo identico a quello che poi deve essere installato. In questa condizione infatti ri1 = ri2 and
ra1 = ra2, di conseguenza i rapporti Kma/Kna and Kmb/Knb sono uguali a 1 e la (6.20) e la (6.21)
conducono alla (6.24) senza approssimazioni. Se una delle condizioni di attraversamento
risulta soddisfatta la (6.26) rappresenta la rigidità dielettrica di attraversamento. La lunghezza
di attraversamento va valutata invece con la seguente:

β Aβ B
⎛ α ⎞ β A −βB
LCross = L1 ⎜⎜ 1B ⎟⎟ (6.34)
⎝ α1 A ⎠
2

La tensione di scarica di attraversamento può essere valutata con la (6.32).

302
Capitolo 7

Distribuzioni statistiche
per la rappresentazione delle sovratensioni

303
304
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

7.1 Definizione e rappresentazione delle sovratensioni


7.1.1 Introduzione
Nella Normativa Internazionale per il coordinamento degli isolamenti [72] si definisce
sovratensione ogni tensione tra un conduttore di fase e la terra, o tra conduttori di fase , il cui
valore di cresta superi il valore di cresta corrispondente alla tensione più elevata per le
apparecchiature. Per il coordinamento degli isolamenti, sia che si segua il metodo
deterministico che quello statistico, è essenziale la conoscenza e la frequenza (intesa come
numero di eventi annuo) delle sovratensioni, che vanno a sollecitare il sistema o
l’apparecchiatura da proteggere.
A partire dalla conoscenza della tensione massima per l’apparecchiatura da proteggere (Um),
ossia il valore efficace più elevato della tensione tra le fasi, per cui l’apparecchiatura è
progettata, per quanto riguarda il suo isolamento, il limite di demarcazione tra il campo delle
tensioni e delle sovratensioni fase-terra è definito da:

Um × 2 3 (7.1)

Sono definite invece sovratensioni rappresentative (Urp) [72]:


“Sovratensioni che si suppone producano lo stesso effetto dielettrico sull’isolamento, delle
sovratensioni di una data categoria, che si manifestano in servizio, e di diverse origini. Esse
sono costituite da tensioni aventi la forma normalizzata della categoria in questione e
possono essere definite con un valore, un insieme di valori o una distribuzione statistica di
valori che caratterizzano le condizioni di servizio”.
Le sovratensioni Urp che vengono qui definite e descritte statisticamente, ai fini del calcolo del
rischio di scarica, sono:
• sovratensioni sostenute;
• sovratensioni a fronte lento;
• sovratensioni a fronte veloce;
• sovratensioni a fronte molto veloce.

7.1.2 Sovratensioni sostenute


Le sovratensioni sostenute [73] sono caratterizzate dalla loro ampiezza, dalla loro forma e
dalla loro durata. Tutti questi parametri dipendono dall’origine delle sovratensioni e le loro
ampiezze e forme possono variare durante la durata stessa della sovratensione.
Ai fini del coordinamento dell’isolamento, si accetta che la forma della sovratensione
temporanea rappresentativa sia quella della tensione normalizzata di breve durata alla
frequenza industriale. La sua ampiezza può essere definita da un valore (il massimo presunto),
un insieme di valori di picco o una distribuzione statistica completa di valori di picco.
L’ampiezza selezionata per la sovratensione rappresentativa deve considerare l’ampiezza e la
durata della sovratensione reale in servizio.
I casi di funzionamento anomalo o di guasto, generalmente all’origine delle sovratensioni
sostenute, sono:
• guasti a terra;
• perdita di carico;
• risonanza e ferrorisonanza;
• sovratensioni longitudinali durante una operazione di sincronizzazione;
• combinazioni di più cause di sovratensioni sostenute.

305
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

7.1.3 Sovratensioni a fronte lento


Le sovratensioni a fronte lento [73] hanno durate del fronte comprese tra qualche decina e
qualche migliaia di microsecondi1, durate della coda dello stesso ordine di grandezza e sono
di natura oscillatoria. Esse sono generalmente dovute ai seguenti fenomeni:
• chiusura e richiusura di una linea;
• guasti ed eliminazione dei guasti;
• perdite di carico;
• interruzioni di correnti capacitive o induttive;
• scariche lontane di origine atmosferica su un conduttore di linea aerea.
La sollecitazione di tensione rappresentativa è caratterizzata da una forma di tensione
rappresentativa, l’impulso di manovra normalizzato 250/2500 µs, e da un’ampiezza
rappresentativa (l’ampiezza della sovratensione è considerata indipendentemente dalla durata
fino al picco reale), che può essere sia una sovratensione assunta massima, sia una
distribuzione d’ampiezza delle sovratensioni.
La funzione di distribuzione delle sovratensioni, senza funzionamento dello scaricatore, è
rappresentata approssimativamente da una distribuzione di Gauss ed è caratterizzata dal suo
valore al 2%2, dalla sua deviazione standard e dal suo valore di troncatura [73,75]. In
alternativa è possibile utilizzare una distribuzione di Weibull modificata [73].
Per questioni di brevità, si riporta come esempio solo lo studio relativo alla chiusura e
richiusura di una linea. Per le altre cause che generano sovratensioni a fronte lento si rimanda
a [73,75].
La chiusura e la richiusura di una linea trifase producono sovratensioni di manovra sulle tre
fasi. Di conseguenza, ciascuna manovra genera tre sovratensioni fase-terra e tre sovratensioni
tra fasi corrispondenti.
Una corretta funzione di distribuzione delle ampiezze può essere determinata solo partendo da
una simulazione accurata delle manovre, attraverso simulazioni digitali, analizzatori di
transitori ecc. Un esempio di questi risultati [176] è riportato in Fig. 7.1, in cui sono riportate
le curve tipiche di distribuzioni cumulate delle sovratensioni di manovra, per una rete ENEL a
380 kV, in assenza di mezzi di controllo, nei casi di: chiusura, richiusura monofase e
richiusura trifase causata da guasto bifase.
In Fig. 7.2 [176] viene mostrato un altro caso, relativo alla rete dell’esempio precedente, di
possibili risultati ottenibili con simulazioni o misure sul campo, qualora si adottino interruttori
dotati di un resistore di pre-inserzione, nei casi di: chiusura, richiusura monofase e richiusura
trifase causata da guasto bifase.
Per la valutazione delle sovratensioni si può fare inoltre riferimento a due metodi3 [73,75]: il
metodo del valore di picco per fase e il metodo del valore di picco per caso.
In Fig. 7.3 [73] è riportata la gamma di valori di sovratensione al 2% (in p.u. di √2Us/√3) 4,
che si possono prevedere tra fase e terra, supponendo che non vi siano limitazioni provenienti
da scaricatori. Questa figura può essere utilizzata sia per il metodo del valore di picco per
fase, sia per il metodo del valore di picco per caso [73].
A partire dai valori ricavabili in Fig. 7.3, utilizzando o il metodo del valore di picco per fase o
il metodo di picco per caso, è possibile ottenere una stima delle funzioni di distribuzione delle
sovratensioni fase-terra e fase-fase.

1
In [73] si indica una durata del fronte di 20 µs, a separazione tra il campo delle onde a fronte breve e quello a
fronte lungo.
2
La sovratensione al 2% è quella sovratensione che ha il 2% di probabilità di essere superata.
3
Il metodo di picco per fase prevede una distribuzione di sovratensioni distinta per ogni fase, mentre il metodo
di picco per caso le distribuzioni per ogni fase sono identiche considerando i valori di sovratensioni
indipendentemente dalle fasi. Per brevità non si riportano le descrizioni più dettagliate di questi due metodi. Si
rimanda quindi a [73,75] per la loro illustrazione.
4
Con Us si indica la tensione nominale del sistema.

306
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

Fig. 7.1 Distribuzioni cumulate delle sovratensioni di manovra, in assenza di mezzi di controllo, nei casi di: a)
chiusura, b) richiusura monofase, c) richiusura trifase causata da guasto bifase. Curva 1 sovratensioni
all’estremità aperta, curva 2 sovratensioni all’estremità di manovra [176].

Fig 7.2 Distribuzioni cumulate delle sovratensioni, nel caso di interruttori dotati di un resistore di pre-
inserzione, nei casi di: a) chiusura, b) richiusura monofase, c) richiusura trifase causata da guasto bifase.
Curva 1 sovratensioni all’estremità aperta, curva 2 sovratensioni all’estremità di manovra [176].

307
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
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a: energizzazione chiusura f: sistema d’alimentazione


b: richiusura trifase g: complesso
c: resistore d’inserzione singolo h: induttivo
d: sì i: compensazione parallela
e: no

Fig. 7.3 Campi di valori al 2% delle sovratensioni a fronte lento, all’estremità della linea, dovute alla messa in
tensione attraverso chiusura o richiusura [73].
7.1.3.1 Sovratensioni fase-terra
A partire dai valori al 2% dell’ampiezza delle sovratensioni di Fig. 7.3, si possono
determinare i valori della distribuzione secondo quanto riportato in Tabella 7.1.

Metodo del valore di picco per fase Metodo del valore di picco per caso
valore 2%: ue2 valore 2%: ue2
deviazione standard: σe = 0,25(ue2-1) deviazione standard: σe = 0,17(ue2-1)
valore di troncatura: uet = 1,25 ue2-0,25 valore di troncatura: uet = 1,13 ue2-0,13

Tabella 7.1 Parametri della distribuzione gaussiana per le sovratensioni fase-terra [73].
7.1.3.2 Sovratensioni tra le fasi
Per la valutazione delle sovratensioni tra le fasi, occorre tener conto di un parametro
supplementare. Poiché l’isolamento è sensibile a come un dato valore di sovratensione tra le
fasi si ripartisce nelle due componenti fase-terra, la scelta di un istante specifico deve tener
conto delle caratteristiche dell’isolamento. Vengono allora selezionati due istanti5:
• l’istante di picco di sovratensione fase-fase;
• sovratensione fase-fase nell’istante del picco di sovratensione fase terra.
Il valore al 2% della sovratensione fase-fase può essere determinato, approssimativamente, a
partire dalla sovratensione fase-terra, tenendo conto delle curve di Fig. 7.4, la quale fornisce
l’insieme dei valori possibili dei rapporti tra i valori 2% fase-fase e fase-terra.
Il limite superiore di questo insieme si applica per le sovratensioni dovute a richiusura trifase
rapida, il limite inferiore alle sovratensioni dovute ad energizzazione trifase.
La funzione di distribuzione si può determinare secondo quanto riportato in Tabella 7.2.

5
Come nel caso precedente, per brevità non si riportano le descrizioni di questi due metodi. Si rimanda a [73]
per la loro illustrazione.

308
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

Fig. 7.4 Rapporto tra i valori al 2% delle sovratensioni a fronte lento tra fasi e fase-terra [73].

Metodo del valore di picco per fase Metodo del valore di picco per caso
valore 2%: up2 valore 2%: up2
deviazione standard: σp = 0,25(up2-1,73) deviazione standard: σp = 0,17(up2-1,73)
valore di troncatura: upt = 1,25 up2-0,43 valore di troncatura: upt = 1,14 up2-0,24

Tabella 7.2 Parametri della distribuzione gaussiana per le sovratensioni fase-fase [73].
7.1.4 Sovratensioni a fronte veloce
Per questa categoria di sovratensioni è necessario fare una distinzione tra linee aeree e
sottostazioni, sia per ciò che riguarda l’origine, che per le conseguenze di queste
sovratensioni.

7.1.4.1 Linee aeree


Le sovratensioni da fulmine nelle linee aeree sono provocate da [73,75]:
• fulmini che colpiscono direttamente i conduttori di fase (shielding failure);
• fulmini che colpiscono i sostegni o le funi di guardia con possibili scariche di ritorno
(backflash);
• fulmini che colpiscono il suolo in prossimità della linea.
Le sovratensioni indotte su una linea aerea sono generalmente inferiori ai 400 kV ed hanno,
dunque, importanza solo per i sistemi con tensione nominale inferiore a 220 kV. Le scariche
di ritorno sono meno frequenti al crescere della tensione dei sistemi e sono rare per i sistemi a
500 kV o più.
La forma rappresentativa della sovratensione da fulmine è l’impulso atmosferico normalizzato
1,2/50 µs. L’ampiezza rappresentativa può essere data sia sotto forma di un valore massimo
presunto, sia mediante una densità di probabilità dei valori di picco.

7.1.4.2 Stazioni
Le sovratensioni da fulmine in una sottostazione e la loro frequenza dipendono da [73,75]:
• comportamento al fulmine delle linee aeree connesse;
• numero di linee connesse;

309
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
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• schema ed estensione della stazione;


• valore istantaneo della tensione di esercizio (al momento della scarica di origine
atmosferica).
La severità della sovratensione da fulmine sulle apparecchiature della sottostazione è
determinata dalla combinazione di questi fattori.
L’ampiezza delle sovratensioni, senza limitazione degli scaricatori, è generalmente troppo
elevata per stabilire il coordinamento dell’isolamento su questi valori, anche se in certi casi,
come nei cavi collegati alle sottostazioni, l’effetto di autoprotezione, dovuto alla bassa
impedenza d’onda dei cavi, può ridurre le ampiezze prevedibili delle sovratensioni da fulmine
a valori sufficientemente bassi.
La distribuzione di probabilità dell’ampiezza delle sovratensioni da fulmine rappresentative,
nella sottostazione, può essere determinata con calcoli di sovratensioni transitorie, prendendo
in considerazione il comportamento verso il fulmine delle linee di trasmissione, la
propagazione delle onde sulle linee aeree e nella sottostazione e le prestazioni dell’isolamento
di apparecchiature e scaricatori in funzione dell’ampiezza e della forma d’onda della
sovratensione.
Un esempio di risultati di questo tipo [176] è dato nella Fig. 7.5, in cui è riportata la curva
tipica di distribuzione cumulata delle sovratensioni atmosferiche, che possono raggiungere
una stazione di una rete ENEL a 380 kV, con l’interruttore in posizione di aperto, per fulmini
negli ultimi 15 km di linea.

Fig. 7.5 Distribuzione tipica delle sovratensioni atmosferiche, che possono raggiungere una stazione di una
rete ENEL a 380 kV, con l’interruttore in posizione di aperto, per fulmini negli ultimi 15 km di linea [176].
7.1.5 Sovratensioni a fronte molto veloce
Le sovratensioni a fronte molto veloce [73,75] si manifestano a seguito di manovre di
sezionatori o guasti all’interno delle sottostazioni isolate in SF6, a causa della scarica rapida
dell’isolamento gassoso e della propagazione dell’onda che praticamente non si attenua
all’interno della sottostazione stessa. Le loro ampiezze si smorzano rapidamente all’uscita
dalla sottostazione, per esempio in una giunzione, e il loro tempo alla cresta generalmente
aumenta, fino ad arrivare a quello delle sovratensioni a fronte veloce.
Sovratensioni a fronte molto veloce possono originarsi anche nei trasformatori di media
tensione ad isolamento secco, quando essi sono collegati ai sezionatori con connessioni corte
[73]. In quest’ultimo caso la forma della sovratensione è caratterizzata da un aumento rapido
della tensione, quasi fino alla sua ampiezza massima, con un tempo alla cresta inferiore a 0,1

310
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
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µs. In caso di manovra di un sezionatore, questo fronte d’onda è generalmente seguito da un


oscillazione le cui frequenze sono superiori ad 1 MHz [73].
La durata delle sovratensioni a fronte molto veloce è inferiore a 3 ms, ma queste possono
ripetersi più volte.
L’ampiezza della sovratensione dipende dal progetto del sezionatore e dalla configurazione
della sottostazione. Si può ritenere possibile limitare le ampiezze massime a 2,5 p.u. Queste
sovratensioni possono tuttavia provocare sovratensioni localmente elevate all’interno di
trasformatori direttamente collegati.
A seguito di guasto nella sottostazione isolate in SF6 invece, le apparecchiature collegate
sono sottoposte a sovratensioni di forma ed ampiezza dipendenti dal tipo di connessione delle
apparecchiature alla sottostazione e dall’ubicazione del guasto all’interno di quest’ultima. Le
sovratensioni possono raggiungere 1,6 volte la tensione di perforazione e frequenze di 20
MHz all’interno della sottostazione.
La sovratensione rappresentativa di questa categoria non può essere determinata, poiché non
esistono ad oggi metodi normalizzati comunemente accettati.

7.2 Distribuzioni statistiche delle sovratensioni


7.2.1 Introduzione
Il coordinamento degli isolamenti secondo il metodo statistico, di fatto ingegneristicamente
più corretto rispetto a quello deterministico, impone la stima di una distribuzione delle
sovratensioni. I metodi finora utilizzati sono di fatto tre: l’utilizzo di appropriati programmi di
simulazione come ad esempio EMTP [177], analisi di registrazioni di transitori effettuate su
impianti simili a quello a cui si vuole effettuare l’analisi oppure attraverso delle regole
empiriche dettate per lo più dall’esperienza di esercenti a seguito di svariate campagne di
misura in campo [33,38,55,72-75,176,178-180].
Si aprono comunque dei quesiti, ad esempio, se si devono rappresentare delle sovratensioni
bisogna tener conto del valore minimo di sovratensione? Di fatto la linea che demarca il
confine tra tensioni e sovratensioni è la (7.1) (se si prende come riferimento le sollecitazioni
fase terra). Ma perché tenere in conto di un limite inferiore delle sovratensioni? Di fatto le
distribuzioni statistiche delle sovratensioni incidono nella valutazione del rischio di cedimento
di un isolamento e non dovrebbero tenere in considerazione valori di tensione che di fatto non
vanno ad incidere sulla perdita vita dell’isolamento in tempi minori da quelli garantiti dal
costruttore. Gli isolamenti dei componenti elettrici vengono di fatto garantiti per l’intera vita
dichiarata dal costruttore del componente a patto che non si superi il valore massimo di
tensione dichiarato per l’isolamento. Quindi quelle sollecitazioni elettriche che rientrano nel
campo delle tensioni (è quindi non sono dichiarabili come sovratensioni) non possono influire
su una valutazione del rischio. In questo modo è come se gli isolamenti dei componenti
avessero una soglia nelle sollecitazioni elettriche per la valutazione del rischio che è proprio il
limite di demarcazione tra tensioni e sovratensioni. Allo stesso tempo viene però da chiedersi:
nel caso delle sollecitazioni impulsive (manovre, fulminazioni, etc.) una sollecitazione che
rientra nel campo delle tensioni perché inferiore alla (7.1), può incidere nella valutazione del
rischio? In effetti il costruttore del componente dichiara un limite di vita, ma riferendosi alle
sollecitazioni continuative (tensioni alternate o continue a seconda se il componente è
dedicato ai sistemi in alternata o ai sistemi in continua) e non a quelle impulsive. In questo
caso sorge un dubbio: come si potrebbe fissare un valore minimo? La risposta più immediata
sarebbe quella di prendere come valore minimo zero, considerando in questo modo che non
esisterebbero limiti di demarcazione tra tensioni e sovratensioni. Possiamo ancora parlare
allora di distribuzione di sovratensioni?
Analogamente esiste un limite superiore per le sovratensioni? Su questo tema la normativa
internazionale IEC 60071 [73], recepita anche a livello italiano, per quanto riguarda le

311
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

sovratensioni di manovra (rientranti nelle sovratensioni a fronte lento) fissa il valore di


troncatura superiore, riconoscendo l’impossibilità per i transitori elettromagnetici dovuti ad
una manovra di superare certi limiti. In effetti questo limite superiore, per quanto riguarda la
valutazione del rischio di cedimento di un isolamento, ha un peso molto più rilevante rispetto
al limite inferiore. In tal proposito la [73] nella guida di applicazione definisce una
“distribuzione di Weibull modificata” che di fatto è una distribuzione di Weibull ai grandi
valori estremi.
Per quanto riguarda invece le sovratensioni di origine esterna, non risulta possibile imporre un
limite superiore anche perché di fatto queste sono legate alle distribuzioni delle correnti di
fulmine che come è noto sono delle distribuzioni log-normali il cui limite inferiore è zero, ma
non sono limitate superiormente.
Rimane comunque aperta la questione sulla rappresentazione statistica delle sovratensioni.

7.2.2 Le distribuzioni a 3 parametri per la rappresentazione statistica delle sovratensioni


Le distribuzioni a 3 parametri sono caratterizzate dalla presenza del terzo parametro che è
definito parametro di soglia. Queste funzioni degenerano a distribuzioni a 2 parametri quando
il parametro di soglia è posto pari a zero. In questo paragrafo si prendono come riferimento la
distribuzione a 3 parametri di Weibull ai piccoli valori estremi (7.2) e la distribuzione di
Weibull ai grandi valori estremi (7.3) derivate dalla distribuzione doppio esponenziale ai
piccoli valori estremi la prima e dalla distribuzione doppio esponenziale ai grandi valori
estremi la seconda6.
⎡ ⎛ x − γ ⎞β ⎤
PWSEV ( x, α , β , γ ) = 1 − exp ⎢− ⎜ ⎟ ⎥ → x >γ (7.2)
⎢⎣ ⎝ α ⎠ ⎥⎦

⎡ ⎛ γ − x ⎞β ⎤
PWLEV ( x, α , β , γ ) = exp ⎢− ⎜ ⎟ ⎥ → x <γ (7.3)
⎢⎣ ⎝ α ⎠ ⎥⎦

in cui α rappresenta il parametro di scala, β il parametro di forma e γ il parametro di soglia.


La presenza del terzo parametro rende questo tipo di distribuzioni particolarmente adatto alla
rappresentazione delle sovratensioni.
In tal proposito sono state utilizzate le espressioni base (7.2) e (7.3) per rappresentare
statisticamente delle sovratensioni note sottoforma di valor medio (µ) e deviazione standard
(σ).
Noti due parametri µ e σ è possibile ricavare due parametri dei tre a disposizione nelle
distribuzioni (7.2) e (7.3), mentre il terzo parametro è stato fissato secondo opportuni criteri.
Solitamente le sovratensioni vengono rappresentate come distribuzioni Gaussiane il che rende
questo tipo di distribuzione poco realistico sia per la mancanza della possibilità di poter
inserire dei limiti inferiori o superiori7 e soprattutto perché questo tipo di distribuzione, non
essendo limitata inferiormente, si estende anche ai valori negativi.
Volendo mantenere la forma della densità di probabilità di una Gaussiana, visto che per quel
che riguarda le sovratensioni di manovra questo tipo di distribuzione è stato universalmente

6
La distribuzione ai piccoli valori estremi è:
⎡ ⎛ x − µ ⎞⎤
PSEV ( x, µ , σ ) = 1 − exp ⎢− exp⎜ ⎟⎥
⎣ ⎝ σ ⎠⎦
mentre la distribuzione ai grandi valori estremi è:
⎡ ⎛ x − µ ⎞⎤
PLEV ( x, µ , σ ) = exp ⎢− exp⎜ ⎟⎥
⎣ ⎝ σ ⎠⎦
7
Di fatto la distribuzione Gaussiana può essere limitata o superiormente o inferiormente attraverso il metodo
della troncatura statistica, di cui si parlerà nel seguito.

312
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

accettato [33,38,55,73,75,176-180], si sono ricavati quattro famiglie alternative alla Gaussiana


a partire dalle (7.2) e (7.3) fissandone opportunamente il parametro di forma β in modo che
gli altri due parametri (α e γ) possano essere ricavati da µ e σ della distribuzione di Gauss.
Prima di passare alla descrizione delle quattro famiglie di distribuzioni introdotte, si fa un
breve richiamo ai legami esistenti tra il valor medio e la deviazione standard e moda con i
parametri di scala e di forma di una distribuzione di Weibull:

α ⎛1⎞
µ= ⋅ Γ⎜ ⎟ (7.4)
β ⎜⎝ β ⎟⎠
1/ β
⎛ β −1⎞
MODA = α ⋅ ⎜⎜ ⎟⎟ β≥1 (7.5)
⎝ β ⎠

⎧ ⎛2⎞ 1 ⎡ ⎛1 ⎞⎤
2⎫
α2 ⎪ ⎪
σ2 = ⋅ ⎨2 ⋅ Γ⎜⎜ ⎟⎟ − ⋅ ⎢Γ⎜⎜ ⎟⎟⎥ ⎬ (7.6)
β ⎪⎩ ⎝β ⎠ β ⎣ ⎝β ⎠⎦ ⎪⎭

7.2.2.1 Funzione “Weibull A”


La funzione “Weibull A”, è stata ricavata imponendo che moda (7.5) e valor medio (7.4)
siano uguali tra loro (caratteristica delle Gaussiane) trovando che β = 3.312. Questo valore di
β sostituito nella (7.6) ha permesso di ricavare la relazione esistente tra α e σ:

α = k⋅σ con k = 3,35 (7.7)

per via grafica è stato poi stimato il valore di γ:

γ = µ - 3.05 σ (7.8)

ottenendo l’espressione “Weibull A”:

⎡ ⎛ x−µ ⎞
3.312 ⎤
FW A ( x, µ , σ ) = 1 − exp ⎢− ⎜ + 0.91⎟ ⎥ → x > µ − 3.05 ⋅ σ
⎢⎣ ⎝ 3.35 ⋅ σ ⎠ ⎥⎦ (7.9)
FW A ( x, µ , σ ) = 0 → x ≤ µ − 3.05 ⋅ σ

con densità di probabilità:

0.989 ⎛ x − µ ⎞
2.312 ⎡ ⎛ x−µ ⎞
3.312 ⎤
fW A ( x , µ , σ ) = ⎜ + 0.91⎟ exp ⎢− ⎜ + 0.91⎟ ⎥ → x > µ − 3.05 ⋅ σ
σ ⎝ 3.35 ⋅ σ ⎠ ⎢⎣ ⎝ 3.35 ⋅ σ ⎠ ⎥⎦ (7.10)
fW A ( x , µ , σ ) = 0 → x ≤ µ − 3.05 ⋅ σ

Nelle Figg. 7.6 e 7.7 sono riportate le distribuzioni di probabilità e le distribuzioni densità di
probabilità rispettivamente di una Gaussiana e della “Weibull A” entrambe con i parametri
µ = 100 e σ = 10.

313
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

Fig. 7.6 Distribuzioni di probabilità di Gauss e Weibull A entrambe con parametri µ = 100 e σ = 10.

Fig. 7.7 Funzioni densità probabilità di Gauss e Weibull A entrambe con parametri µ = 100 e σ = 10.

7.2.2.2 Funzione “Weibull B”


La funzione “Weibull B”, è stata ricavata per via grafica variando il parametro β in modo da
trovare la miglior sovrapposizione con la Gaussiana. In questa circostanza il parametro β è
stato stimato pari a 3.43. Questo valore di β sostituito nella (7.6) ha permesso di ricavare la
relazione esistente tra α e σ:

α = k⋅σ con k = 3,45 (7.11)

per via grafica è stato poi stimato il valore di γ:

γ = µ - 3.15 σ (7.12)

ottenendo l’espressione “Weibull B”:

⎡ ⎛ x−µ ⎞ ⎤
3.43
FWB ( x, µ , σ ) = 1 − exp ⎢− ⎜ + 0.91⎟ ⎥ → x > µ − 3.15 ⋅ σ
⎢⎣ ⎝ 3.45 ⋅ σ ⎠ ⎥⎦ (7.13)
FWB ( x, µ , σ ) = 0 → x ≤ µ − 3.15 ⋅ σ

314
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

con densità di probabilità:

0.994 ⎛ x − µ ⎞
2.43 ⎡ ⎛ x−µ ⎞ ⎤
3.43
fWB ( x, µ , σ ) = ⎜ + 0.91⎟ exp ⎢− ⎜ + 0.91⎟ ⎥ → x > µ − 3.15 ⋅ σ
σ ⎝ 3.45 ⋅ σ ⎠ ⎣⎢ ⎝ 3.45 ⋅ σ ⎠ ⎦⎥ (7.14)
fWB ( x, µ , σ ) = 0 → x ≤ µ − 3.15 ⋅ σ

Nelle Figg. 7.8 e 7.9 sono riportate le distribuzioni di probabilità e le distribuzioni densità di
probabilità rispettivamente di una Gaussiana e della “Weibull B” entrambe con i parametri
µ = 100 e σ = 10.

Fig. 7.8 Distribuzioni di probabilità di Gauss e Weibull B entrambe con parametri µ = 100 e σ = 10.

Fig. 7.9 Funzioni densità probabilità di Gauss e Weibull B entrambe con parametri µ = 100 e σ = 10.
7.2.2.3 Funzione “Weibull C”
La funzione “Weibull C”, è stata ricavata ponendo pari a zero il momento del terzo ordine
(caratteristica delle Gaussiane):
3
⎛ 3⎞ ⎛ 2⎞ ⎛ 1⎞ ⎡ ⎛ 1 ⎞⎤
Γ⎜⎜1 + ⎟⎟ − 3Γ⎜⎜1 + ⎟⎟ ⋅ Γ⎜⎜1 + ⎟⎟ + 2 ⎢Γ⎜⎜1 + ⎟⎟⎥
⎝ β⎠ ⎝ β ⎠ ⎝ β ⎠ ⎣ ⎝ β ⎠⎦
sk = (7.15)
⎧ 2⎫
2⎪ ⎛ 2⎞ ⎡ ⎛ 1 ⎞⎤ ⎪
α ⎨Γ⎜⎜1 + ⎟⎟ − ⎢Γ⎜⎜1 + ⎟⎟⎥ ⎬
⎪⎩ ⎝ β ⎠ ⎣ ⎝ β ⎠⎦ ⎪

315
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

trovando che β = 3.57. Questo valore di β sostituito nella (7.6) ha permesso di ricavare la
relazione esistente tra α e σ:

α = k⋅σ con k = 3,57 (7.16)

per via grafica è stato poi stimato il valore di γ:

γ = µ - 3.25 σ (7.17)

ottenendo l’espressione “Weibull C”:

⎡ ⎛ x−µ ⎞ ⎤
3.57
FWC ( x, µ , σ ) = 1 − exp ⎢− ⎜ + 0.91⎟ ⎥ → x > µ − 3.25 ⋅ σ
⎢⎣ ⎝ 3.57 ⋅ σ ⎠ ⎥⎦ (7.18)
FWC ( x, µ , σ ) = 0 → x ≤ µ − 3.25 ⋅ σ

con densità di probabilità:

1 ⎛ x−µ ⎞
2.57 ⎡ ⎛ x−µ ⎞ ⎤
3.57
fWC ( x, µ , σ ) = ⎜ + 0.91⎟ exp ⎢− ⎜ + 0.91⎟ ⎥ → x > µ − 3.25 ⋅ σ
σ ⎝ 3.57 ⋅ σ ⎠ ⎢⎣ ⎝ 3.57 ⋅ σ ⎠ ⎥⎦ (7.19)
fWC ( x, µ , σ ) = 0 → x ≤ µ − 3.25 ⋅ σ

Nelle Figg. 7.10 e 7.11 sono riportate le distribuzioni di probabilità e le distribuzioni densità
di probabilità rispettivamente di una Gaussiana e della “Weibull C” entrambe con i parametri
µ = 100 e σ = 10.

Fig. 7.10 Distribuzioni di probabilità di Gauss e Weibull C entrambe con parametri µ = 100 e σ = 10.
7.2.2.4 Funzione “Weibull D”
La funzione “Weibull D”, è quella riportata nella Guida di Applicazione della Norma IEC
60071 [73] definita in tale norma come “Weibull modificata”:
La presente Norma assegna al parametro β il valore 3.07 e le seguenti relazioni che legano α
con σ e γ con µ e σ:

α = k⋅σ con k = 3,5 (7.20)

γ=µ+3σ (7.21)

316
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

Fig. 7.11 Funzioni densità probabilità di Gauss e Weibull C entrambe con parametri µ = 100 e σ = 10.

ottenendo l’espressione “Weibull D”:

⎡ ⎛ µ−x ⎞ ⎤
3.07
FWD ( x, µ , σ ) = exp ⎢− ⎜ + 0.86 ⎟ ⎥ → x < µ + 3 ⋅ σ
⎣⎢ ⎝ 3.5 ⋅ σ ⎠ ⎦⎥ (7.22)
FWD ( x, µ , σ ) = 1 → x ≥ µ + 3 ⋅σ

con densità di probabilità:

0.877 ⎛ µ − x ⎞
2.07 ⎡ ⎛ µ−x ⎞ ⎤
3.07
fWD ( x, µ , σ ) = ⎜ + 0.86 ⎟ exp ⎢− ⎜ + 0.86 ⎟ ⎥ → x < µ + 3 ⋅ σ
σ ⎝ 3.5 ⋅ σ ⎠ ⎢⎣ ⎝ 3.5 ⋅ σ ⎠ ⎥⎦ (7.23)
fWD ( x, µ , σ ) = 0 → x ≥ µ + 3 ⋅σ

Nelle Figg. 7.12 e 7.13 sono riportate le distribuzioni di probabilità e le distribuzioni densità
di probabilità rispettivamente di una Gaussiana e della “Weibull D” entrambe con i parametri
µ = 100 e σ = 10.

Fig. 7.12 Distribuzioni di probabilità di Gauss e Weibull D entrambe con parametri µ = 100 e σ = 10.

317
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

Fig. 7.13 Funzioni densità probabilità di Gauss e Weibull D entrambe con parametri µ = 100 e σ = 10.

7.2.2.5 Confronti
Nelle Figg. 7.14 e 7.15 vengono riportate rispettivamente le distribuzioni di probabilità e le
funzioni densità di probabilità analizzate:

Fig. 7.14 Distribuzioni di probabilità di Gauss e Weibull (A,B,C e D) tutte con parametri µ = 100 e σ = 10.

Fig. 7.15 Funzioni densità probabilità di Gauss e Weibull (A,B,C e D) tutte con parametri µ = 100 e σ = 10.

318
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

Dall’analisi delle figure finora riportate si può affermare che il maggior scostamento dalla
funzione di Gauss si ha con la distribuzione di Weibull suggerita dalle norme (Weibull D). Le
altre distribuzioni di Weibull (A, B e C) sono molto simili tra loro rendendo difficile l’analisi
su quale si avvicina maggiormente alla Gaussiana. In tal proposito è stato analizzato
“l’errore”, inteso rispetto la distribuzione Gaussiana, tra le funzioni sia di distribuzione che di
densità di probabilità definendolo come:
ε F = FGauss − FWeibull
(7.24)
ε f = f Gauss − fWeibull
Nelle Figg. 7.16. e 7.17 sono riportati rispettivamente gli errori εF e εf come definiti in (7.24).

Fig. 7.16 Andamento dell’errore εF per le quattro distribuzioni di Weibulll (A,B,C e D). Parametri della
distribuzione: µ = 100 e σ = 10.
Attraverso le Figg. 7.16 e 7.17 è possibile apprezzare anche le differenze tra le tre funzioni di
Weibull (A, B e C). Di qui risulta evidente come la Weibull C ha un errore εF e εf minore
rispetto tutte le altre.

Fig. 7.17 Andamento dell’errore εf per le quattro distribuzioni di Weibulll (A,B,C e D). Parametri della
distribuzione: µ = 100 e σ = 10.
Ad ogni modo lo scostamento tra le Weibull A e B è trascurabile e in particolare la Weibull A
è caratterizzata da un errore minore sulla coda di destra che di fatto è quella che incide
maggiormente nel coordinamento degli isolamenti visti i valori più alti di sovratensione.

319
Capitolo 7 – Distribuzioni statistiche per la rappresentazione delle sovratensioni
—————————————————————————————————————————————

7.2.3 Distribuzioni limitate sia inferiormente che superiormente


Le distribuzioni riportate nel par. 7.2.2 sono utili in quanto, essendo distribuzioni a tre
parametri e quindi limitate o inferiormente (Weibull A, B e C) o superiormente (Weibull D),
possono essere utilizzate per costituire delle distribuzioni limitate sia inferiormente che
superiormente attraverso la troncatura statistica [181].
La generica funzione densità di probabilità f(x) troncata al valore δ diventa:

f ( x)
f tr ( x) = δ
→ -∞ < x < δ

∫ f ( x)dx (7.25)
−∞
f tr ( x) = 0 → x≥δ

se la troncatura è superiore, altrimenti:

f ( x)
f tr ( x) = +∞
→ δ < x < +∞

∫ f ( x)dx (7.26)
δ
f tr ( x) = 0 → x≤δ

se la troncatura è inferiore8.
Di fatto i due integrali al denominatore della (7.25) e (7.26) non sono altro che il valore di
probabilità nel primo caso, e uno meno il valore di probabilità nel secondo caso al quantile δ
della distribuzione.
Inserendo le (7.10), (7.14) e (7.19) nella (7.25) si ottengono delle distribuzioni a 4 parametri
limitate sia inferiormente che superiormente. Analogamente inserendo la (7.23) nella (7.26).
La troncatura superiore è il classico esempio di una rappresentazione statistica di
sovratensioni troncata per la presenza di uno scaricatore di sovratensione. La scelta della
troncatura in questo caso deve essere fatta opportunamente conoscendo le caratteristiche dello
scaricatore. Un esempio di distribuzione troncata in alto è riportato in Fig. 7.18 in cui si
indicano con f(V) la densità di probabilità in assenza di troncatura e fRTN(V) la densità di
probabilità troncata.

Fig. 7.18 Densità di probabilità in assenza di troncatura e in presenza di troncatura superiore.

8
Nel caso distribuzioni a solo valori positivi (Weibull, log-normale, etc.) gli estremi dell’integrale in (7.25)
devono essere tra 0 e δ (con δ >0). Nel secondo integrale in (7.26) è sufficiente che δ > 0.

320
Capitolo 8

Coordinamento degli isolamenti


delle linee in cavo attraverso il metodo statistico

321
322
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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8.1 Il coordinamento degli isolamenti


8.1.1 Introduzione
Con il termine coordinamento dell’isolamento si intende il complesso di provvedimenti, che
bisogna prendere in sede di progettazione, per consentire il sicuro esercizio degli impianti.
La definizione, data dalla norma CEI EN 60071 [72], è la seguente:
“Selezione della tenuta dielettrica delle apparecchiature, in funzione delle tensioni che
possono manifestarsi nel sistema a cui queste apparecchiature sono destinate, tenendo conto
dell’ambiente di funzionamento e delle caratteristiche dei dispositivi di protezione
disponibili”.
Il coordinamento dell’isolamento può essere realizzato seguendo due approcci:
• metodo deterministico
• metodo statistico

8.1.2 Il metodo deterministico


Si basa sulla conoscenza delle massime sovratensioni a impulso atmosferico e di manovra,
che possono sollecitare l’isolamento dell’apparato da proteggere, tenendo conto della
limitazione assicurata dagli scaricatori di sovratensione installati in prossimità degli apparati
[78]. Anche la massima sovratensione temporanea (non limitata dagli scaricatori) deve essere
nota dagli studi di rete.
Tali sovratensioni devono essere successivamente moltiplicate per dei fattori di sicurezza
empirici per tener conto:
• della distanza tra scaricatore ed apparecchiatura o macchina protetta, che per impulsi ripidi
può comportare differenze di potenziale non trascurabili tra la tensione applicata al sistema
da proteggere e la tensione residua dello scaricatore.
• che la tensione di tenuta del dispositivo da proteggere è nota all’inizio come quella
garantita dal costruttore non appena il componente è uscito dalla fabbrica di provenienza,
mentre, dopo anni di servizio, la tenuta sarà ridotta per il degrado dell’isolamento interno,
soggetto a sollecitazioni termiche ed elettriche di esercizio.
Il metodo consiste infine nell’imporre che l’isolamento dell’apparato sopporti i valori
maggiorati di queste sovratensioni; oltre a queste, l’isolamento deve inoltre essere in grado di
superare altre prove (di tipo e di routine specificate dai comitati normativi di prodotto)1.

8.1.3 Il metodo statistico


Si basa sulla conoscenza statistica sia delle sovratensioni che possono sollecitare gli
isolamenti, sia della tenuta degli isolamenti stessi.
A partire da queste informazioni, viene effettuato il calcolo del rischio di scarica degli
isolamenti, per le varie sollecitazioni attese, il quale va confrontato con il rischio accettabile.
Quest’ultimo è il rischio che rende minima la somma del costo degli isolamenti e del danno
economico che è causato dal cedimento degli isolamenti.2
L’isolamento deve essere poi soggetto, analogamente al metodo deterministico, a prove
specificate sia con sovratensioni impulsive che con tensioni a frequenza di esercizio1

1
Dopo che l’ingegnere del sistema [178] ha proporzionato l’isolamento, questi affida al progettista dell’apparato
il compito di scegliere l’isolamento che materialmente realizzi le caratteristiche richieste; naturalmente il
progettista dell’apparato deve provare all’ingegnere del sistema che effettivamente l’impianto possiede
l’isolamento richiesto. Nasce così l’esigenza della prova come necessario punto di separazione tra le
responsabilità dei due progettisti
2
Si definisce a tal proposito il cosiddetto costo del rischio [178], dato dal prodotto del rischio di scarica per il
costo delle conseguenze della scarica stessa.

323
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
—————————————————————————————————————————————

8.1.4 Confronti tra il metodo deterministico e quello statistico


Generalmente il metodo deterministico si usa per i trasformatori e le grandi macchine
elettriche poiché:
• Non è nota la curva di probabilità di scarica dell’isolamento interno (non autoripristinante);
• La protezione si fa con scaricatori di sovratensione, di cui sono noti con discreta precisione
i livelli di protezione;
• Sul piano psicologico i responsabili dell’esercizio non sono disposti ad accettare un rischio
calcolato quando è sconosciuto il comportamento alla scarica del componente, essendo
molto gravi e onerose le conseguenze dei guasti al grande macchinario per l’esercizio.
Per motivi esattamente opposti il metodo statistico è applicato in genere agli isolamenti in
aria; in particolare perché:
• E’ noto in termini probabilistici il comportamento degli isolamenti (V50% e σ);
• Non è pensabile installare scaricatori di sovratensione ovunque lungo le linee e quindi non
esiste un definito limite superiore delle sovratensioni che possono manifestarsi;
• Si può accettare un certo rischio di cedimento dell’isolamento, perché è autoripristinante e,
in generale, non critico.

Va fatta a questo punto una importante precisazione: l’approccio che andrebbe usato in sede
di progettazione, anche nel caso di isolamenti non autoripristinanti, è quello statistico.
Questo per due ordini di motivi:
• Il coordinamento statistico [78] è concettualmente più corretto, in quanto ogni opera di
ingegneria è esposta a rischio di cedimento, pur applicando generosi coefficienti di
sicurezza nel metodo deterministico.
• Le numerose scelte arbitrarie che il metodo deterministico richiede [178], prevalentemente
basate sull’esperienza passata, non consentono una razionale evoluzione nella
progettazione.

8.1.5 Definizione, calcolo e valori ammissibili del rischio, per il coordinamento degli
isolamenti di tipo statistico
Il rischio di guasto ammissibile Ra, che viene richiesto per un isolamento in servizio, è
indicato anche con il termine criterio di prestazioni [72] ed è la base su cui è scelto
l’isolamento, in modo da ridurre ad un livello accettabile, dal punto di vista economico e da
quello operativo, la probabilità che le sollecitazioni dielettriche risultanti, imposte alle
apparecchiature, causino danni agli isolamenti di queste, o compromettano la continuità di
servizio. Questo criterio è generalmente espresso dal tasso di guasto accettabile La (numero di
guasti all’anno, numero di anni tra i guasti, ecc.), in quanto la prestazione dell’isolamento di
un sistema è giudicato proprio sulla base del numero dei cedimenti dell’isolamento in
servizio.
I guasti possono avere conseguenze diverse a seconda del punto del sistema dove si
producono. Per esempio, in una rete magliata, un guasto permanente in linea o la richiusura
non riuscita di un interruttore di linea, a causa di sovratensione a fronte lento, non sono così
gravi come un guasto alle sbarre o guasti equivalenti in una rete radiale. Di conseguenza , il
tasso di guasto ammissibile in un sistema può variare da un punto all’altro, secondo le
conseguenze che può avere un guasto in ciascuno di questi punti.
Le statistiche di guasto, che riguardano i sistemi in servizio, ed i progetti che hanno tenuto
conto di queste statistiche, forniscono, per i tassi di cedimento ammissibili, i seguenti valori
di riferimento:
• per le apparecchiature, i tassi La abituali di guasto, dovuti a sovratensione, sono compresi
tra 0,001/anno e 0,004/anno, in funzione del tempo di riparazione;

324
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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• per le linee aeree, i tassi di guasto ammissibili, dovuti al fulmine, variano tra 0,1/100
km/anno e 20/100 km/anno (il valore più elevato corrisponde alle linee di distribuzione);
• per le linee in cavo sono ammissibili 0,2 guasti/100 km di terna/anno;
• i tassi di guasto ammissibili per le sovratensioni di manovra sono compresi tra 0,01 e 0,001
per manovra.
Il coordinamento degli isolamenti nasce nella sua formulazione matematica da un concetto
base [105]: considerando le due variabili aleatorie tensione sollecitante l’isolamento VS e
tensione di scarica dell’isolamento VF, la variabile aleatoria W:

W = VF − VS (8.1)

rappresenta la condizione di scarica quando è W ≤ 0.


Il rischio di scarica R sarà:

0
R= ∫ f (w)dw
−∞
(8.2)

in cui f(w) rappresenta la funzione densità di probabilità di W.


Per la proprietà dell’integrale di convoluzione3, il rischio R può essere espresso come:

0 +∞
R= ∫ ∫f
−∞ −∞
S (v ) f F ( w + v )dvdw (8.3)

essendo

∫f
−∞
F ( w + v )dw =FF (v) (8.4)

dove FF(v) rappresenta la distribuzione di probabilità di cedimento dell’isolamento visto che


per w ≥ 0 la probabilità di cedimento dell’isolamento è nulla. Il rischio R si può scrivere allora
come:

+∞
R= ∫f
−∞
S (v ) FF (v ) dv (8.5)

Nota quindi la densità di probabilità delle tensioni sollecitanti l’isolamento e la distribuzione


di probabilità di scarica di un isolamento è possibile definire il rischio, coordinando in tal
modo l’isolamento.
Graficamente, il rischio R è pari all’area al di sotto della curva prodotto tra quella di densità di
probabilità della sovratensione e quella cumulata della probabilità di scarica, come mostrato
in Fig. 8.1.

3
Se X1 e X2 sono due variabili aleatorie con densità di probabilità f1(x) e f2(x) rispettivamente, la variabile
aleatoria Y = X1 + X2, avrà densità di probabilità:

+∞
f ( y) = ∫ f ( x) f ( y − x)dx
−∞
1 2 (integrale di convoluzione)

325
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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Fig. 8.1 Rappresentazione grafica del rischio R di scarica a partire dalla curva densità di probabilità della
sovratensione e dalla curva della probabilità cumulata di scarica con quella determinata forma d’onda della
sovratensione [178].
La riduzione del rischio R è possibile agendo in due direzioni:
• Scegliere il livello di isolamento più adatto e/o le sue caratteristiche più adatte, il che
equivale a scegliere una data curva P(V) ed il suo posizionamento;
• Intervenire sulle sovratensioni applicate al sistema, adottando dei sistemi di protezione
come scaricatori, interruttori a chiusura controllata, resistenze di pre-inserzione in chiusura
e di post-inserzione in apertura, TV induttivi alle estremità di linea, ecc., il che equivale a
modificare la forma della curva densità di probabilità delle sovratensioni.

8.2 Regole generali per l’approccio statistico al coordinamento


degli isolamenti delle linee in cavo
In questo paragrafo verranno prese in considerazione delle regole che conducono alla stima
sia del rischio R che del numero di guasti stimato L [182].
Si definisce perturbazione ogni evento che nel sistema elettrico è in grado di dare origine ad
una sovratensione. Gli effetti di una perturbazione sulle 3 fasi del sistema possono essere in
generale diverse, e quindi per ogni perturbazione il valore, ad esempio massimo, è in generale
diverso per ogni fase. Questa condizione impone che la distribuzione delle sovratensioni fS(V)
associata ad una determinata perturbazione è in generale diversa nelle 3 fasi. Analogamente
ogni perturbazione sarà caratterizzata da una determinata forma d’onda riconducibile per
gruppo di appartenenza ad una forma d’onda rappresentativa e in particolare ad una forma
d’onda standardizzata. Il comportamento dell’isolamento è strettamente dipendente dalla
forma d’onda della tensione sollecitante, e quindi per ogni perturbazione bisognerà tener
conto che l’isolamento ha un comportamento diverso, legato alla forma d’onda della
sovratensione che si origina.
Pertanto si può definire il rischio associato ad una determinata perturbazione i, nella fase j (j =
1 ÷ 3) per una determinata forma d’onda k (ad esempio k = 1 per sovratensioni a fronte
veloce, k = 2 per sovratensioni a fronte lento e k = 3 per sovratensioni sostenute)4 associata
alla i-esima perturbazione5 come:

4
I tipi di sollecitazione per le prove di rigidità dielettrica possono essere al minimo 3, il che significa provare
l’isolamento con onda 1.2/50 µs, 250/2500 µs e a frequenza industriale (o corrente continua a seconda del tipo di
sistema). Questo non vieta che si possono effettuare più tests con onde diverse, in questo caso k sarà pari al
numero delle onde di tensione utilizzate per le prove di rigidità dielettrica.
5
Si ricorda che ad una determinata perturbazione possono associarsi più forme d’onda, ad esempio per la perdita
di carico si manifestano in genere sia una sovratensione a fronte lento che una sovratensione sostenuta.

326
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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+∞
Ri , j , k = ∫ f S (V )FF (V ) dV
i, j k
(8.6)
−∞

Il rischio di guasto in una fase nella stragrande maggioranza dei casi è indipendente dal
rischio di guasto nelle altre, e questo è ancora più vero nel caso dei cavi di media e alta
tensione. Infatti in questi cavi è d’obbligo la presenza di uno schermo indipendente per ogni
anima, condizione questa che scongiura o comunque riduce al minimo il rischio di guasto
evolutivo. Pertanto per la i-esima perturbazione caratterizzata dalla k-esima sollecitazione, è
possibile stimare il rischio associato alle 3 fasi:

3
Ri ,k = 1 − ∏ (1 − Ri, j,k ) (8.7)
j =1

Noto il numero di eventi annui associati all’i-esima perturbazione caratterizzata dalla k-esima
sollecitazione, è possibile definire il numero annuo aspettato di guasti Ni,k per la perturbazione
i rappresentata dalla sollecitazione k:

Li , k = N i ,k Ri ,k (8.8)

E quindi per l’i-esima perturbazione il numero aspettato di guasti:

3
Li = ∑ Li ,k (8.9)
k =1

Ed infine il numero totale di guasti aspettato annuo considerando le totali n perturbazioni:

n
L= ∑ Li (8.10)
i =1

Il valore di L va infine confrontato con il numero di guasti annuo permesso La del cavo che
talvolta è fissato dal proprietario dell’impianto.
La valutazione del numero degli eventi annuo associato ad una perturbazione, così come la
distribuzione delle sovratensioni associata ad ogni perturbazione non è spesso semplice, ma
può essere effettuata sotto opportune approssimazioni [33,38,55,72-75,176,178-180]. Al
contrario la distribuzione delle tensioni alla scarica di un cavo può essere stimata solo
attraverso le prove di rigidità dielettrica su spezzoni di cavo tal quale o su modelli di cavo
costruiti con gli stessi materiali e le stesse tecnologie del cavo tal quale [87,104-106,
130,131,174,175].

8.3 La distribuzione delle sovratensioni in un cavo


Un programma numerico in MATLAB è stato sviluppato per stimare il valore massimo di
sovratensione che viene raggiunto in una linea in cavo quando questo è sollecitato da una
determinata forma d’onda di tensione [182]. In tal proposito il programma simula la linea in
cavo attraverso il modello a parametri dipendenti con la frequenza secondo la teoria di

327
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
—————————————————————————————————————————————

Shelkunoff [183-189]. La lunghezza del cavo ha un ruolo importante nel comportamento al


transitorio di questo. In particolare, le successive riflessioni tra le due estremità del cavo
possono far salire il valore massimo della sovratensione oltre il valore massimo della
sovratensione incidente, soprattutto nei cavi di breve lunghezza [190-192].
La funzione densità di probabilità delle sovratensioni che sollecitano il cavo per ogni
perturbazione sono stimate a partire dalla funzione densità di probabilità incidenti al cavo
(provenienti dalla linea aerea in cui il cavo è connesso). In particolare nell’analisi al
coordinamento degli isolamenti di una linea in cavo oggetto di questo capitolo, è stato preso il
caso più sfavorevole: cavo connesso ad una estremità ad una linea aerea e connesso all’altra
estremità ad un trasformatore. Un volta nota la distribuzione delle sovratensioni incidenti al
cavo, il programma sviluppato è in grado di ricavarsi la distribuzione delle sovratensioni che
sollecitano il cavo per ogni sua lunghezza. La relazione lineare che esiste tra il valore
massimo della sovratensione incidente con quello massimo che si raggiunge nel cavo a
seguito delle successive riflessioni, permette di effettuare una trasformazione lineare delle
variabili aleatorie attraverso una combinazione funzionale [105] in modo da passare dalla
distribuzione delle sovratensioni incidenti al cavo alla distribuzione delle sovratensioni che
sollecita il cavo.

8.4 Funzioni densità di probabilità delle sovratensioni incidenti


con una linea in cavo connessa ad una linea aerea
Nei seguenti paragrafi verranno prese in considerazione sia le linee di media che quelle di
alta tensione e in particolare si farà riferimento ad una linea 150 kV per l’alta tensione e ad
una linea 20 kV per la media tensione. I risultati ottenuti saranno comunque estendibili agli
altri livelli di tensione.

8.4.1 Sovratensioni per fulminazione delle linee con fune di guardia


Le linee aeree connesse alle linee in cavo durante i temporali fungono da collettore di
sovratensioni atmosferiche per la linea in cavo. Le linee aeree connesse a linee in cavo di alta
tensione sono di regola munite con la fune di guardia. In questa circostanza le sovratensioni
atmosferiche che arrivano al cavo condotte dalla linea aerea possono avere diverse origini:
• sovratensioni per fulminazione diretta dei sostegni (o della/e fune/i di guardia) della linea
aerea con presenza o assenza di backflash;
• sovratensioni per shielding failure con presenza o assenza di flashover;
• sovratensioni per fulminazione indiretta (solitamente senza flashover).
Le sovratensioni per fulminazione indiretta non vengono qui prese in considerazione
soprattutto per il loro basso peso specifico nei sistemi in alta tensione (generalmente non
superiori a 400 kV).

8.4.1.1 Fulminazione diretta dei sostegni e delle funi di guardia


La condizione peggiore per la linea in cavo è il caso di fulmine che colpisce l’ultimo sostegno
(palo di capolinea) nel punto di passaggio linea aerea linea in cavo. Uno dei metodi per la
stima della sovratensione ai capi della catena di isolatori del sostegno colpito, e quindi della
sovratensione incidente al cavo tra conduttore e schermo, è quello qui riportato riadattato da
[33,179]:

⎡ 2K A ⎤
VIS = KW ⎢(1 − CGP )K B − (TP − CGPTG )⎥ I f + V p (8.11)
⎣⎢ tf ⎦⎥

328
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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in cui:
Z gw Z t
KW =
Z gw + Z t
Z g − Zt
KA = (8.12)
Z g + Zt
2Z g
KB =
Z g + Zt

con Zgw l’impedenza d’onda della fune di guardia, Zt l’impedenza d’onda del sostegno, Zg
l’impedenza d’onda di terra del sostegno, CGP il fattore di accoppiamento tra conduttore e
fune di guardia, TP il tempo di propagazione dell’onda di tensione dalla mensola nel punto di
attacco della catena di isolatori con il palo alla base del sostegno, TG il tempo di propagazione
dell’onda di tensione dalla sommità alla base del palo, tf il tempo al fronte dell’onda di
tensione che scende lungo il palo, If la corrente di fulmine e Vp la tensione all’istante della
fulminazione nel conduttore di fase.
Fissata la geometria nello spazio dei conduttori della linea aerea dalla (8.11) segue che la
tensione ai capi della catena degli isolatori VIS è una funzione lineare della corrente di fulmine
If :
VIS = mI f + q (8.13)

La corrente di fulmine If è caratterizzata da una distribuzione di tipo log-normale e la


trasformazione lineare che lega If con VIS consente di stabilire che la distribuzione delle
sovratensioni incidenti al cavo per fulminazione diretta del sostegno o della fune di guardia è
di tipo log-normale con parametri stimati come riportato in [105]:

⎛V − q ⎞ 1
f (VIS ) = f ⎜ IS ⎟ (8.14)
⎝ m ⎠m

La funzione densità di probabilità delle sovratensioni per fulmine che colpisce il palo ha un
limite superiore che è dovuto al critical flashover (VCFO) della linea aerea. In questa
condizione il VCFO viene considerato come un parametro deterministico. Per la presenza di
questo limite superiore la funzione densità di probabilità deve essere considerata troncata con
le regole già enunciate nel par. 7.2.3:

f (VIS )
f * (VIS ) = V if 0 ≤ VIS < VCFO
CFO

∫ f (VIS )dV (8.15)


0
f * (VIS ) = 0 if VIS ≥V CFO

La sovratensione ai capi della catena di isolatori può considerarsi del tipo 1.2/50 µs [193].

8.4.1.2 Fulminazione diretta dei conduttori (shielding failure)


L’isolamento delle linee aeree 150 kV è tale che nel caso di shielding failure si ha di fatto
sempre flashover. La corrente di fulmine critica Ic, corrente di fulmine che per valori uguali o
superiori si manifesta il flashover di linea, può essere stimata con la nota formula:

329
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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VCFO
Ic = 2 (8.16)
Zc

in cui VCFO e Zc rappresentano rispettivamente la tensione di critical flashover e l’impedenza


d’onda del conduttore della linea aerea. Per una linea 150 kV si ha che VCFO ≅ 780 kV e Zc ≅
460 Ω, e conseguentemente una corrente critica Ic di 3 kA. Il valore di 3 kA è fissato come il
limite inferiore [194] per il primo colpo, perciò per una linea 150 kV ogni fulmine che
colpisce il conduttore causa il flashover della linea aerea. Di conseguenza per le linee aeree a
150 kV la distribuzione delle sovratensioni per shielding failure sarà di tipo normale con
valore medio pari al VCFO e coefficiente di variazione (rapporto tra la deviazione standard /
VCFO) uguale al 3% [33,38,72-75,105,176,178,180].

8.4.2 Sovratensioni per fulminazione delle linee senza di guardia


Le linee aeree non equipaggiate con funi di guardia generalmente non hanno tensione
nominale superiore a 30 kV, ricadendo di fatto nel campo delle linee di media tensione. Il
valore tipico di VCFO per una linea 20 kV si può stimare (si veda il par. 2.3.2.3) in 222 kV e
conseguentemente ogni fulmine che colpisce la linea causa flashover (la corrente critica Ic in
questo caso risulterebbe di circa 1 kA). Si può quindi concludere che le sovratensioni
atmosferiche condotte da una linea aerea senza fune di guardia al cavo sono sostanzialmente
dovute a:
• fulminazione diretta della linea con flashover;
• fulminazione indiretta della linea con presenza o assenza di flashover.
Le sovratensioni per fulminazione indiretta non sono qui prese in considerazione.
Nel caso delle fulminazioni dirette di linea, la distribuzione delle sovratensioni sarà di tipo
normale con valore medio pari al VCFO e coefficiente di variazione (rapporto tra la deviazione
standard / VCFO) uguale al 3% [33,38,72-75,105,176,178,180].

8.4.3 Sovratensioni di manovra


Le sovratensioni di manovra possono essere determinate con diversi metodi tra cui programmi
di simulazione, come ad esempio EMTP [177] oppure attraverso metodi empirici che
permettono la stima dei parametri di una distribuzione come riportato in [38,73,176,178]. Qui
viene considerato il metodo descritto in [73] in cui la distribuzione delle sovratensioni viene
considerata Gaussiana con parametri calcolati come riportato nella Tabella 7.1 del cap. 7 che
fa riferimento alle sovratensioni di manovra più critiche: energizzazione e rienergizzazione di
linea.

8.5 Valutazione del numero degli eventi critici associati ad una


perturbazione
Il numero degli eventi critici per ogni perturbazione innescata da una manovra a cui una linea
in cavo è sottoposta dipende da caso a caso in quanto non è sempre possibile definire un
numero di operazioni di manovra annue visto che questo è strettamente dipendente dal tipo di
impianto e dalle esigenze di gestione. Per l’analisi che verrà effettuata più oltre è stato scelto
un valore pari a 100 sia per un impianto di alta tensione che per un impianto di media
tensione. Valori più alti fino a circa 700 manovre annue sono stati comunque registrati [195].
Il numero di fulmini che colpiscono una linea aerea invece può essere stimato attraverso delle
note formule empiriche.

330
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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Nel caso di una linea equipaggiata con funi di guardia il numero di fulmini annuo che
colpiscono i sostegni o le funi di guardia NGWT per 100 km di linea aerea può essere stimato
attraverso [33]:

⎛ 28h ff 0.6 + b ⎞
N GWT = N t ⎜ ⎟ (8.17)
⎜ 10 ⎟
⎝ ⎠

in cui Nt è il numero di fulmini a terra annui per km2 nella zona attraversata dalla linea aerea,
hff è l’altezza media dei sostegni e b è la distanza tra le funi di guardia (nel caso di linee
equipaggiate con due funi di guardia).
NGWT può essere utilizzato sia per valutare il numero di eventi di fulminazione dei sostegni (o
delle funi di guardia) in presenza ed in assenza di backflash sulle linee di alta tensione (par.
8.4.1.1) e sia per determinare il numero di fulminazioni dirette annue che subisce una linea
non equipaggiata da funi di guardia (par. 8.4.2).
Il numero di eventi annui di shielding failure può essere determinato attraverso il “shielding
failure rate” (SFR) seguendo il modello elettrogeomentrico modificato di Eriksson [14]. Come
mostrato nel par. 8.4.1.2, per una linea 150 kV sostanzialmente ogni shielding failure provoca
la scarica della linea aerea, pertanto si può considerare che l’SFR è circa uguale al “shielding
failure flashover rate” (SFFOR):

Im
SFR ≅ SFFOR =2 N t LL Dc f (I )dI
∫ (8.18)
3

in cui Nt è il numero di fulmini a terra annui per km2 nella zona attraversata dalla linea aerea,
LL è la lunghezza della linea, f(I) è la funzione densità di probabilità della corrente di fulmine,
Im è la massima corrente di fulmine che può essere intercettata da un conduttore di fase e Dc la
distanza di esposizione per i conduttori di fase. I metodi per la stima di Im and Dc sono
riportati in [33,196].

8.6 Valutazione della distribuzione di probabilità di scarica


dell’isolamento di un cavo
La determinazione della distribuzione di probabilità di scarica dell’isolamento di un cavo è
sicuramente l’aspetto più critico del coordinamento dell’isolamento in quanto la stima dei
parametri di questa distribuzione si basa su campioni statistici ristretti. Le dimensioni dei
campioni statistici nelle prove di rigidità dielettrica sono dettati dai costi di queste prove che
tendono a salire con il livello di tensione del cavo. L’utilizzo dei modelli di cavo (di fatto
modelli di un cavo reale costruiti con gli stessi materiali e le stesse tecnologie del cavo tal
quale) è diventata una valida alternativa alle prove su cavo reale grazie alla validità
dell’Enlargement Law. In tal proposito importanti società elettriche, tra cui proprio ENEL,
hanno puntato nell’utilizzo dei modelli di cavo per effettuare prove di collaudo dei cavi tal
quale [104]. Rimane l’oneroso problema della stima corretta dei parametri della distribuzione
che come illustrato nel cap. 4 è tutt’altro che semplice e richiede l’applicazione di analisi
statistiche per controllare che il campione non sia contaminato da outliers. La stima corretta
dei parametri della distribuzione si ripercuote poi, nel caso dei modelli di cavo,
nell’Enlargement law come illustrato nel cap. 6.

331
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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8.7 Influenza dei parametri statistici nella valutazione del rischio


Come già accennato i parametri statistici che vengono stimati con maggiore incertezza sono
proprio quelli legati alla distribuzione di probabilità di scarica del cavo. La statistica delle
sovratensioni infatti è caratterizzata da campioni statistici di ampiezza notevolmente maggiore
rispetto alla statistica delle prove di rigidità dielettrica sui cavi. I programmi di simulazione
per lo studio dei transitori elettromagnetici [177] oggi a disposizione costituiscono un mezzo
valido per la valutazione accurata della distribuzione delle sovratensioni in qualsiasi punto di
una rete. Nel caso delle sovratensioni di manovra l’analisi viene effettuata simulando migliaia
di manovre ottenendo in questo modo campioni di dati molto ampi che rendono più semplice
la stima dei parametri.
In questo paragrafo si vuole pertanto analizzare l’influenza dei parametri statistici “più
deboli” che intervengono nella valutazione del rischio, in particolare del parametro di forma β
della distribuzione della probabilità di scarica del cavo. Il parametro β infatti come mostrato
nel cap. 4 è quello tra i due parametri della distribuzione di Weibull che risulta più difficile da
stimare ed è quello che ha inoltre maggiore influenza nella valutazione della rigidità
dielettrica del cavo come mostrato nel cap. 6.
Nelle pagine che seguono si intende eseguire una stima del rischio di scarica impostando il
coordinamento dell’isolamento della linea in cavo sul numero accettabile di guasti annui e
valutando l’influenza che il parametro β ha sul numero di guasti annuo stimato.
Il coordinamento dell’isolamento è impostato su linee in cavo di diversa lunghezza prendendo
in esame sia linee in cavo alta tensione 150 kV che linee in cavo media tensione 20 kV. Il tipo
di isolamento è stato scelto come indicato al cap. 2.

8.7.1 Coordinamento dell’isolamento di linee in cavo alta tensione (150 kV)


I risultati che seguono fanno riferimento ad una linea 150 kV isolata in EPR con sezione del
conduttore 1x1600 mm2 (alluminio) e spessore dell’isolante di 20 mm. Si è considerato che la
linea in questione è collegata a 10 km di linea aerea in ingresso ed è chiusa su un
trasformatore all’estremità ricevente. Scopo principale del calcolo è quello di valutare la
distanza di protezione del cavo, ovviamente in assenza di scaricatori, intendendo per distanza
di autoprotezione di un cavo quella distanza in cui risulta soddisfatta la condizione L = La: il
numero di guasti annui stimati è uguale al numero di guasti annui consentito. L’impedenza di
messa a terra dello schermo in ingresso al cavo è stata considerata di 1 Ω, mentre quella in
uscita al cavo (nella stazione di trasformazione) pari a 0.1 Ω. L’impedenza d’onda del
sostegno è stata fissata a 150 Ω secondo quanto riportato in [197-201]. Il VCFO di linea è stato
stimato in 780 kV.
I valori del rischio stimato per le sovratensioni di manovra sono tenuti in considerazione, ma
non riportati nei grafici che seguono in quanto sono risultati di due o tre ordini di grandezza
inferiori rispetto al rischio stimato per le sovratensioni atmosferiche.
La Fig. 8.2 riporta i valori del rischio stimato per fulminazione dei sostegni e per shielding
failure al variare della lunghezza della linea in cavo. Si è considerato in proposito che tutte le
fulminazioni annue che interessano la linea aerea colpiscano il palo di capolinea nel punto di
giunzione linea aerea – linea in cavo, condizione questa più sfavorevole, ma più cautelativa in
termini di coordinamento degli isolamenti. Il parametro statistico β del compound isolante
scelto è stato stimato, a seguito di prove di rigidità dielettrica ad impulso con onda 1.2/50 µs,
pari a 11.

332
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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Fig. 8.2 Rischio stimato per fulminazione dei sostegni e per shielding failure di una linea aerea collegata ad un
cavo 150 kV isolato in EPR al variare della sua lunghezza. La linea in cavo è considerata connessa tra 10 km di
linea aerea e il trasformatore. Il parametro statistico β legato al compound isolante pari a 11.
Dalla Fig. 8.2 si evince:
• il guasto nel cavo è sicuro in occasione di un shielding failure della linea aerea per
lunghezze di cavo comprese tra 0.3 e 10 km;
• il rischio di guasto in occasione di fulminazione dei sostegni della linea aerea non è mai
superiore al 20% ed è massimo per lunghezze di cavo comprese tra 0.2 e 0.4 km;
• il rischio si riduce sostanzialmente per lunghezze inferiori a 0.2 km dovuto ai valori più alti
di rigidità dielettrica che hanno i cavi corti e si riduce per lunghezze superiori a 10 km
dovuto all’attenuazione delle sovratensioni lungo il cavo (riflessioni avvengono con tempi
sempre più lunghi all’aumentare della lunghezza del cavo);
• per cavi con lunghezze superiori a 30 km il rischio di guasto è pressoché nullo per qualsiasi
perturbazione che interessa il cavo;
• Il rischio di guasto è sostanzialmente dovuto al shielding failure della linea aerea.
La Fig. 8.3 riporta la stessa analisi effettuata nel caso precedente però con un con un
compound isolante del cavo di qualità superiore, in particolare con la sola differenza del
parametro β che viene considerato adesso pari a 15. Il parametro statistico α è stato
considerato lo stesso del caso precedente in modo da verificare l’influenza sul calcolo del
rischio del solo parametro β.

Fig. 8.3 Rischio stimato per fulminazione dei sostegni e per shielding failure di una linea aerea collegata a un
cavo 150 kV isolato in EPR al variare della sua lunghezza. La linea in cavo è considerata connessa tra 10 km di
linea aerea e il trasformatore. Il parametro statistico β legato al compound isolante pari a 15.

333
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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Dalla Fig. 8.3 si evince:


• il guasto nel cavo è sicuro in occasione di un shielding failure per lunghezze di cavo
comprese tra 0.3 e 10 km come nel caso precedente;
• il rischio di guasto in occasione di fulminazione dei sostegni non è mai superiore al 3% ed
è massimo per lunghezze di cavo comprese tra 0.2 e 0.4 km;
• il rischio si riduce sostanzialmente per lunghezze inferiori a 0.2 km dovuto ai valori più alti
di rigidità dielettrica che hanno i cavi corti e si riduce per lunghezze superiori a 5 km
dovuto all’attenuazione delle sovratensioni lungo il cavo delle sovratensioni (riflessioni
avvengono con tempi sempre più lunghi all’aumentare della lunghezza del cavo); a
differenza del caso precedente il rischio inizia a diminuire sostanzialmente per lunghezze
inferiori (5 km anziché 10 km) e questo è dovuto al minor decadimento della rigidità
dielettrica del cavo con la lunghezza (valori di β più alti);
• per cavi con lunghezze superiori a 20 km il rischio di guasto è pressoché nullo per qualsiasi
perturbazione che interessa il cavo; rispetto al caso precedente non ci sono variazioni;
• Il rischio di guasto è sostanzialmente dovuto al shielding failure, come nel caso precedente.
La Fig. 8.4 riporta il numero atteso di guasti attesi in un anno per fulmine ai sostegni di linea,
per shielding failure e il totale al variare della lunghezza della linea in cavo nel caso
dell’isolamento con β = 11. Si evidenzia pertanto:
• il numero totale di guasti aspettati in una anno è circa uguale al numero aspettato di guasti
per fulmini che colpiscono i sostegni di linea; questo è dovuto sostanzialmente ad un
numero di eventi maggiore annuo per fulmini sui sostegni che per shielding failure;
• il numero massimo di guasti attesi in un anno è circa 0.8 è si ha in corrispondenza di una
lunghezza di cavo di 0.3 km;
• oltre i 20 km il numero atteso di guasti in un anno praticamente si annulla (il rischio si va
approssimando a zero si veda la Fig. 8.2).

Fig. 8.4 Numero di guasti attesi in un anno per fulminazione dei sostegni e per shielding failure di una linea
aerea collegata a un cavo 150 kV isolato in EPR al variare della sua lunghezza. La linea in cavo è considerata
connessa tra 10 km di linea aerea e il trasformatore. Il parametro statistico β legato al compound isolante pari
a 11.

Nello stesso caso, ma con l’isolamento di qualità maggiore (β = 15), in Fig. 8.5 sono riportati
i valori di guasti attesi annui per fulmini ai sostegni di linea aerea, per shielding failure e il
totale al variare della lunghezza della linea in cavo.

334
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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Fig. 8.5 Numero di guasti attesi in un anno per fulminazione dei sostegni e per shielding failure di una linea
aerea collegata a un cavo 150 kV isolata in EPR al variare della sua lunghezza. La linea in cavo è considerata
connessa tra 10 km di linea aerea e il trasformatore. Il parametro statistico β legato al compound isolante pari
a 15.
Come si può vedere dalla Fig. 8.5 risulta che:
• il numero totale di guasti aspettati in una anno è ridotto di circa un ordine di grandezza
rispetto al caso precedente (Fig. 8.4); fulmini sul sostegno e shielding failure sono dello
stesso ordine di grandezza;
• per lunghezze della linea in cavo inferiori a circa 1 km sono i fulmini sui sostegni che
prevalgono sul shielding failure in termini di guasti attesi in un anno; viceversa per
lunghezze superiori ad 1 km;
• il numero massimo di guasti attesi in un anno è circa 0.09 è si ha in corrispondenza di una
lunghezza di cavo di 0.3 km;
• il numero massimo di guasti attesi in un anno per fulminazione dei sostegni di linea aerea
ha un picco massimo a 0.2 km di linea in cavo, oltre decresce per annullarsi a 5 km della
linea in cavo;
• il numero massimo di guasti attesi in un anno per shielding failure raggiunge il suo
massimo in 0.025 guasti a circa 0.4 km di cavo e lo mantiene fino a 4 km per poi
decrescere fino ad annullarsi in corrispondenza di 10 km di cavo;
• oltre i 10 km il numero atteso di guasti in un anno praticamente si annulla. (il rischio si va
approssimando a zero si veda la Fig. 8.3).
La Fig. 8.6 riporta l’andamento del numero totale di guasti attesi in un anno con il numero di
guasti consentiti in un anno al variare della lunghezza della linea in cavo. Si fa riferimento ad
un numero di guasti consentiti all’anno di 0.2 per 100 km di linea. Come si può vedere la
lunghezza di autoprotezione (L = La) è di circa 12 km: per lunghezze della linea in cavo
superiori a 12 km non si necessita quindi di scaricatori a protezione della linea. Per lunghezze
inferiori a 12 km bisognerà installare degli scaricatori di sovratensione a protezione della linea
in modo da diminuire il numero di guasti atteso annuo al disotto di quello consentito.
Analogamente in Fig. 8.7 si riporta il caso l’andamento del numero totale di guasti attesi in un
anno con il numero di guasti consentiti in un anno al variare della lunghezza della linea in
cavo con isolamento di qualità maggiore (β = 15). In questa circostanza la lunghezza di
autoprotezione del cavo si riduce a 6 km.
Analizzando i due casi sopra riportati caratterizzati dalla sola differenza del parametro β, che
nel primo caso vale 11 e nel secondo vale 15, si può concludere che la variazione di qualche
unità sul parametro β:

335
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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• ha forte influenza sulla valutazione del rischio di scarica del cavo per fulmini sui sostegni
di linea aerea a cui il cavo è connesso; non ha di fatto nessuna influenza sullo shielding
failure;
• ha una forte influenza sul numero atteso di guasti annuo per fulmini che colpiscono i
sostegni della linea aerea a cui il cavo è connesso; non ha di fatto nessuna influenza sullo
shielding failure;
• può ridurre (o aumentare) notevolmente la lunghezza di autoprotezione del cavo.

Fig. 8.6 Numero di guasti totale attesi in un anno e numero di guasti consentito in un anno di una linea aerea
collegata a un cavo 150 kV isolata in EPR al variare della sua lunghezza. La linea in cavo è considerata
connessa tra 10 km di linea aerea e il trasformatore. Il parametro statistico β legato al compound isolante pari
a 11.

Fig. 8.7 Numero di guasti totale attesi in un anno e numero di guasti consentito in un anno di una linea aerea
collegata a un cavo 150 kV isolata in EPR al variare della sua lunghezza. La linea in cavo è considerata
connessa tra 10 km di linea aerea e il trasformatore. Il parametro statistico β legato al compound isolante pari
a 15.
8.7.2 Coordinamento dell’isolamento di linee in cavo media tensione (20 kV)
I risultati che seguono fanno riferimento ad una linea 20 kV isolata in EPR con sezione del
conduttore 1x150 mm2 (alluminio) e spessore dell’isolante di 5.5 mm. Si è considerato che la
linea in questione è collegata a 5 km di linea aerea in ingresso ed è chiusa su un trasformatore
all’estremità ricevente. Ovviamente, come nel caso precedente, per la valutazione della
distanza di autoprotezione del cavo si è considerato l’assenza di scaricatori di sovratensione
alle due estremità del cavo. L’impedenza di messa a terra dello schermo in ingresso al cavo è
336
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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stata considerata di 1 Ω, mentre quella in uscita al cavo (nella cabina di trasformazione) pari a
0.1 Ω. Il VCFO di linea è stato stimato in 222 kV.
I valori del rischio stimato per le sovratensioni di manovra, come nel caso precedente, sono
tenuti in considerazione, ma non riportati nei grafici che seguono in quanto sono risultati di
due o tre ordini di grandezza inferiori rispetto al rischio stimato per le sovratensioni
atmosferiche.
La Fig. 8.8 riporta i valori del rischio stimato e il numero di guasti attesi all’anno per
fulminazione diretta della linea aerea al variare della lunghezza della linea in cavo. Si è
considerato in proposito che tutte le fulminazioni annue che interessano la linea aerea
colpiscano il palo di capolinea nel punto di giunzione linea aerea – linea in cavo, condizione
questa più sfavorevole, ma più cautelativa in termini di coordinamento degli isolamenti. Il
parametro statistico β del compound isolante scelto è stato stimato, a seguito di prove di
rigidità dielettrica ad impulso con onda 1.2/50 µs, pari a 9.1.
Dalla Fig. 8.8 risulta che:
• per lunghezze della linea in cavo fino a 6 km per fulminazione diretta della linea aerea a
monte si ha la sicura scarica dell’isolamento del cavo; oltre 6 km il rischio scende per
arrivare a circa il 50% a 10 km di cavo;
• il numero aspettato di guasti annuo per fulminazione diretta della linea aerea a monte è pari
a 0.9 fino a circa 6 km di cavo; oltre i 6 km si ha una diminuzione che arriva a circa 0.1 a
10 km di cavo.

Fig. 8.8 Rischio stimato (linea continua) e numero di guasti attesi in un anno (linea in tratteggio) per per una
linea in cavo 20 kV isolata in EPR al variare della sua lunghezza nel caso fulminazione diretta della linea aerea.
La linea in cavo è considerata connessa tra 5 km di linea aerea e il trasformatore. Il parametro statistico β
legato al compound isolante pari a 9.1.
In Fig. 8.9 sono riportati i valori del rischio e del numero atteso di guasti annuo per
fulminazione della linea aerea al variare della lunghezza della linea in cavo considerando un
isolante di qualità più alta: β = 15 invece che 9.1. Analizzando i risultati si evince che:
• il fulmine che colpisce la linea aerea a monte provoca la sicura scarica del cavo se questo
ha una lunghezza inferiore a circa 1 km; il rischio di cedimento dell’isolamento della linea
in cavo scende a zero se il cavo ha una lunghezza di almeno 6 km;
• il numero atteso di guasti annuo e pari a circa 0.7 per lunghezze della linea in cavo fino a
circa 1 km; tale valore scende a zero per lunghezze della linea in cavo di circa 6 km.
La Fig. 8.10 riporta l’andamento del numero totale di guasti attesi in un anno con il numero di
guasti consentiti in un anno al variare della lunghezza della linea in cavo (β = 9.1). Si fa
riferimento ad un numero di guasti consentiti all’anno di 0.2 per 100 km di linea in cavo.
Come si può vedere in questo caso il cavo non è mai autoprotetto. Risulta quindi obbligatoria

337
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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per qualsiasi lunghezza del cavo l’utilizzo di scaricatori di sovratensione per ridurre il numero
di guasti attesi all’anno sotto la soglia di quelli permessi.

Fig. 8.9 Rischio stimato (linea continua) e numero di guasti attesi in un anno (linea in tratteggio) per per una
linea in cavo 20 kV isolata in EPR al variare della sua lunghezza nel caso di fulminazione diretta della linea
aerea per una linea in cavo 20 kV isolata in EPR al variare della sua lunghezza. La linea in cavo è considerata
connessa tra 5 km di linea aerea e il trasformatore. Il parametro statistico β legato al compound isolante pari a
15.

Fig. 8.10 Numero di guasti totale attesi in un anno e numero di guasti consentito in un anno di una linea in
cavo 20 kV isolata in EPR al variare della sua lunghezza. La linea in cavo è considerata connessa tra 5 km di
linea aerea e il trasformatore. Il parametro statistico β legato al compound isolante pari a 9.1.
Analogamente in Fig. 8.11 si riporta l’andamento del numero totale di guasti attesi in un anno
con il numero di guasti consentiti in un anno al variare della lunghezza della linea in cavo,
questa volta per un valore di β associato all’isolante pari a 15. In questo caso la lunghezza di
autoprotezione del cavo è circa di 6 km.
Analizzando i due casi sopra riportati caratterizzati dalla sola differenza del parametro β, che
nel primo caso vale 9.1 e nel secondo vale 15, si può concludere che la variazione di qualche
unità sul parametro β:
• ha forte influenza sulla valutazione del rischio di scarica e del numero di guasti atteso
annuo del cavo per fulmini che colpiscono la linea aerea a cui il cavo è connesso;
• può ridurre (o aumentare) notevolmente la lunghezza di autoprotezione del cavo.

338
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
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Fig. 8.11 Numero di guasti totale attesi in un anno e numero di guasti consentito in un anno di una linea in
cavo 20 kV isolata in EPR al variare della sua lunghezza. La linea in cavo è considerata connessa tra 5 km di
linea aerea e il trasformatore. Il parametro statistico β legato al compound isolante pari a 15.

8.8 Considerazione conclusive sul coordinamento dell’isolamento


di linee in cavo
Il coordinamento dell’isolamento delle linee in cavo dipende da un numero di parametri molto
ampio ed in particolare una non corretta stima dei parametri statistici definiti deboli (quelli
legati alla distribuzione della probabilità di scarica del cavo) può dare origine ad errori
notevoli nella stima del rischio o del numero annuo di guasti attesi.
Si vuole riportare qui di seguito una lista dei parametri che hanno influenza sul
coordinamento dell’isolamento di una linea in cavo effettuato per via statistica, facendo
riferimento anche a tutti i risultati ottenuti nei capitoli da 4 a 8:
• parametri legati al cavo:
• lunghezza: l’aumento provoca la diminuzione della rigidità dielettrica;
• sezione del conduttore: l’aumento di fatto migliora la rigidità dielettrica, anche se tale
miglioramento è del tutto trascurabile (a parità di spessore isolante);
• spessore dell’isolante: l’aumento provoca un inalzamento della rigidità dielettrica, ma
ha poca influenza;
• parametro di scala (α) della distribuzione di Weibull: di fatto rappresenta la rigidità
dielettrica al 63%;
• parametro di forma (β) della distribuzione di Weibull: l’aumento provoca una
diminuzione del decadimento della rigidità dielettrica con la lunghezza del cavo;
• ampiezza del campione statistico nelle prove di rigidità dielettrica: l’aumento migliora
la stima dei parametri della distribuzione di Weibull;
• presenza di outliers nel campione: si deve applicare lo stimatore e la tecnica di pre-
processing dei dati più robusta altrimenti si introducono forti errori nella stima dei
parametri α e β;
• parametri legati alla linea aerea connessa al cavo:
• lunghezza di linea: l’aumento provoca un numero maggiore di fulmini che interessano
sostegni, funi e conduttori, con la conseguenza di aumentare sia il rischio che il numero
di guasti attesi per anno nella linea in cavo;
• geometria dei conduttori nello spazio (altezze da terra e distanze dall’asse di linea):
l’aumento dell’altezza da terra provoca l’aumento dei fulmini intercettati annui con

339
Capitolo 8 – Coordinamento degli isolamenti delle linee in cavo attraverso il metodo statistico
—————————————————————————————————————————————

conseguenti ripercussioni in un aumento del rischio di scarica e del numero di guasti


attesi annuo nella linea in cavo;
• presenza o meno di una o più funi di guardia: la presenza delle funi diminuisce la
probabilità di shielding failure e quindi a vantaggio del coordinamento dell’isolamento;
• altezza dei sostegni: l’aumento si ripercuote in un numero maggiore di fulmini
intercettato dalla linea con ripercussioni negative sul coordinamento dell’isolamento;
• critical flashover: un aumento provoca l’incremento nella sovratensione massima a cui
la linea è soggetta e quindi si ripercuote negativamente sul coordinamento degli
isolamenti; d’altra parte una diminuzione si ripercuote nella continuità del servizio;
• parametri connessi all’estensione della rete:
• sovratensioni (e parametri statistici): le sovratensioni si riducono quando la rete è molto
magliata; l’utilizzo di programmi di simulazione consentono di affinare la stima dei
parametri della distribuzione;
• densità dei fulmini a terra anno;
• resistività del terreno: l’aumento provoca un incremento delle sovratensioni pericolose,
ma di fatto ha scarsa influenza;
• parametri connessi alle stazioni terminali
• presenza di scaricatori: varia notevolmente la distribuzione delle sovratensioni;
• impedenza di terra a cui è collegato lo schermo: la diminuzione riduce in genere le
sovratensioni che sollecitano sia lo strato isolante che la guaina;
Tra tutti i parametri quello che si evidenzia maggiormente è l’incertezza dei parametri
statistici α e β (parametri deboli) legati alla distribuzione delle tensioni di scarica del cavo α e
β (parametri deboli). Questo evidenzia che il coordinamento degli isolamenti di una linea in
cavo deve essere strettamente legata ad una stima corretta di questi parametri.

340
Appendice

Complementi di statistica applicata

341
342
Appendice
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A.1 La distribuzione di Weibull


La distribuzione di Weibull appartiene alla famiglia delle distribuzioni continue ai valori
estremi, cioè quelle distribuzioni statistiche i cui valori rappresentano gli estremi (massimo o
minimo) dei valori assunti da un certo fenomeno in esame.
Qui di seguito viene riportata una descrizione completa di questa distribuzione.
Funzione densità di probabilità:
⎧ β ⎛ x − x ⎞ β −1 ⎡ ⎛ x − x ⎞β ⎤
⎪ ⋅⎜ 0
⎟ ⋅ exp⎢− ⎜ 0
⎟ ⎥ x > x0
f (x ) = ⎨ α ⎝ α ⎠ ⎢⎣ ⎝ α ⎠ ⎥⎦ (A.1)

⎩ 0 x ≤ x0
Funzione probabilità cumulativa:
⎧ ⎡ x − x ⎞β ⎤
⎪1 − exp ⎢− ⎛⎜ 0
⎟ ⎥ x > x0
F(x ) = ⎨ ⎢⎣ ⎝ α ⎠ ⎥⎦ (A.2)

⎩0 x ≤ x0
Valore atteso:
⎛1 ⎞
E(x ) = x 0 + α ⋅ Γ⎜⎜ + 1⎟⎟ (A.3)
⎝β ⎠
dove Γ(1/δ+1) è la funzione Gamma, disponibile sotto forma di tabelle.

Varianza:
⎡ ⎛2 ⎞ ⎛ 1 ⎞⎤
σ 2 = α 2 ⋅ ⎢Γ⎜⎜ + 1⎟⎟ − Γ 2 ⎜⎜ + 1⎟⎟⎥ (A.4)
⎣⎢ ⎝ β ⎠ ⎝ β ⎠⎦⎥
I parametri che in esse compaiono sono:
• fattore di scala α = X63% (è il quantile al 63%, cioè il valore per cui un dato evento, ha il
63% di probabilità di verificarsi);
• fattore di forma β (è un indice di dispersione);
• valore iniziale x0.
Di questi, il parametro β è quello che principalmente stabilisce la forma della distribuzione,
come si può apprezzare dalla Fig. A.1, in cui è riportata la funzione densità di probabilità
fw(x) e la funzione probabilità cumulativa Fw(x), per una distribuzione di Weibull a due
parametri, (quindi con x0 = 0) ed α = 1.
Per calcolare i quantili nel caso di distribuzione a due parametri si può ricorrere alla seguente
espressione:
Wq;β; α; x 0 = x 0 + α ⋅ Wq;β (A.5)

con la quale, noti i parametri x0, α, β e stabilito l’ordine q del quantile, una volta ricavato dalla
Tabella A.1 il valore Wq;β corrispondente, è possibile calcolare il valore Wq;β;α;xo del quantile
desiderato.
Nelle applicazioni pratiche può essere necessario determinare uno qualsiasi dei 3 parametri
della distribuzione (nel capitolo relativo alla statistica applicata alle prove di rigidità
dielettrica su cavo l’attenzione sarà limitata alla distribuzione di Weibull a 2 parametri e alla
loro stima).
A questo proposito viene, riportata la Tabella A.2 riassuntiva di tali stime secondo il metodo
dei momenti (per distribuzioni di Weibull a 3 parametri).
Per il fattore di correzione M richiamato nel caso A della Tabella A.2, si deve far riferimento
alla Tabella A.3.

343
Appendice
—————————————————————————————————————————————

Per i fattori kb, gb e γb presi in considerazione nel caso B e nel caso C della Tabella A.2 si
deve fare riferimento alla Tabella A.4.

Fig. A.1 Funzione densità di probabilità fw(x) e funzione di probabilità cumulativa Fw(x), per una
distribuzione di Weibull a due parametri, con x0 = 0 ed α = 1.

Ordine Quantili wq;β per


q β = 0.5 β =1.0 β = 1.5 β = 2.0 β = 3.0 β = 4.0
0.01 0.0001 0.0101 0.0466 0.1003 0.2158 0.3166
0.05 0.0026 0.0513 0.1381 0.2265 0.3716 0.4759
0.10 0.0111 0.1054 0.2231 0.3246 0.4723 0.5697
0.20 0.0498 0.2231 0.3679 0.4724 0.6065 0.6873
0.30 0.1272 0.3567 0.5029 0.5972 0.7092 0.7728
0.40 0.2609 0.5108 0.6390 0.7147 0.7994 0.8454
0.50 0.4805 0.6931 0.7832 0.8326 0.8850 0.9124
0.60 0.8396 0.9163 0.9434 0.9572 0.9713 0.9784
0.70 1.4496 1.2040 1.1317 1.0973 1.0638 1.0475
0.80 2.5903 1.6094 1.3734 1.2686 1.1719 1.1263
0.90 5.3019 2.3026 1.7437 1.5174 1.3205 1.2318
0.95 8.9744 2.9957 2.0881 1.7308 1.4416 1.3156
0.99 21.2076 4.6052 2.7680 2.1460 1.6637 1.4649
Tabella A.1 Valori di Wq,β per il calcolo dei quantili Wq,β,α,xo in funzione dell’ordine del quantile q e del fattore
di forma β.

344
Appendice
—————————————————————————————————————————————

Parametri Stima dei parametri Quantità ausiliarie

Σ i =1 (x i − x o )
1 n
y=
n
π
β* =

Valore X0 iniziale noto


Fattore di forma M
6s y
sy =
(
Σ in=1 ln(x i − x o ) − y )
2

n −1
A
M= fattore di correzione dipendente
dalla grandezza del campione
⎛ C⎞
α* = exp⎜⎜ y + * ⎟⎟ (limn→∞M=1) (tabella A.3)
Fattore di scala
⎝ β ⎠
C=0.577226 costante di Eulero

s x = valor medio
Fattore di scala α* =
gb s= deviazione standard

preferibilmente ≥1
Parametro β noto,
gb = fattore di correzione dipendente
⎧ x1 per x1 ≤ x min da β (tabella A.4)
B Valore iniziale
x *0 = ⎨ kb = fattore di correzione dipendente
⎩x min per x1 ≥ x min da β (tabella A.4)

Parametro β noto, x1 = x − α * k b
ma < 1 x = x min
*
0
x min = valore minimo del campione
β : imponendo g = γb, il valore β
*

riportato nella relativa tabella A.4, x = valor medio


Fattore di forma
è considerato come stima di tale

Tutti e 3 i parametri non noti


parametro s= deviazione standard

n
s Σ in=1 (x i − x ) 3
α* = (n − 1)(n − 2)
C Fattore di scala
gb g=
s3
(skewness empirico)

Valore iniziale x *o = x − α*k b


kb ,gb ,γb valori tabulati dipendenti da
β (tabella A.4)

Tabella A.2 Espressioni per il calcolo dei parametri della distribuzione di Weibull a seconda dei dati iniziali a
disposizione.
n M
5 0.738
7 0.808
10 0.863
15 0.906
20 0.928
30 0.950
40 0.961
50 0.969
60 0.974
80 0.980
100 0.984
120 0.986
Tabella A.3 Valori del fattore di correzione M al variare delle dimensioni n del campione.

345
Appendice
—————————————————————————————————————————————

Parametro β Fattore di correzione kb Fattore di correzione gb Fattore di correzione


γb
kb = Г(1+1/β) gb = [Г((1+2/β) - k2b)]1/2
γb =(1/g3b)·(Г(1+3/β)-
3kb·Г(1+2/β)+2k3b)
0.20 120.00 1901.0 190.10
0.22 56.330 665.10 112.30
0.25 24.000 199.40 60.100
0.30 9.2610 50.080 28.330
0.35 5.0290 19.980 16.740
0.40 3.3230 10.440 11.350
0.45 2.4790 6.4600 8.4130
0.50 2.0000 4.4720 6.6190
0.60 1.5050 2.6450 4.5930
0.70 1.2660 1.8510 3.4980
0.80 1.3330 1.4280 2.8150
0.90 1.0520 1.1710 2.3450
1.00 1.0000 1.0000 2.0000
1.10 0.9649 0.8783 1.7340
1.20 0.9407 0.7872 1.5210
1.30 0.9236 0.7164 1.3460
1.40 0.9114 0.6596 1.1980
1.50 0.9027 0.6129 1.0720
1.70 0.8922 0.5402 0.8650
2.00 0.8862 0.4633 0.6311
2.50 0.8873 0.3797 0.3586
3.00 0.8930 0.3246 0.1681
3.50 0.8997 0.2847 0.0251
4.00 0.9064 0.2543 -0.0872
4.50 0.9126 0.2301 -0.1784
5.00 0.9182 0.2103 -0.2541
6.00 0.9277 0.1798 -0.3733
7.00 0.9354 0.1572 -0.4632
8.00 0.9417 0.1397 -0.5336
10.00 0.9514 0.1145 -0.6368
12.00 0.9583 0.0970 -0.7107
15.00 0.9657 0.0790 -0.7871
Tabella A.4 Valori dei fattori di correzione kb, gb, γb, al variare del valore del fattore di forma β.
E’ opportuno sottolineare che mentre, nel caso B, in cui β è noto, dalla tabella si ricava il
fattore correttivo gb, nel caso C, dopo aver calcolato lo skewness empirico g ed averlo posto
pari al fattore correttivo γb, si ottengono di conseguenza la stima del termine β ed i due fattori
correttivi gb e kb.

Rimane infine da trattare la stima degli intervalli di confidenza per i tre parametri della
distribuzione di Weibull. Per x0 non è ancora possibile definire un metodo capace di essere
generalizzato, mentre per α e β si può far riscorso alle formule in Tabella A.5, per definire i
due estremi dell’intervallo di confidenza, noto che sia il parametro iniziale x0.
I fattori Wn,q richiamati nella Tabella A.5 si possono ricavare dalla Tabella A.6.

346
Appendice
—————————————————————————————————————————————

Parametri Intervalli di confidenza Parametri ausiliari

[ gu ; go ] Per 5 ≤ n ≤ 120
(1)
W n, q è tabulato nella tabella A.6
⎡− W (1)
n;(1+ ε)/2

g u = α * ⋅exp ⎢ ⎥ Per n > 120
Fattore di scala ⎢⎣ β *
⎥⎦
α 1.108
Wn,(1)q = λ q
n
⎡ − W (1) ⎤
n;(1-ε)/2
g o = α * ⋅exp ⎢ ⎥ con λ q quantile della distribuzione normale
⎢ β* ⎥
⎣ ⎦

Per 5 ≤ n ≤ 120
[ gu ; go ]
(2)
W n, q è tabulato nella tabella A.6
*
β
gu =
Fattore di forma Wn;(2)(1+ ε)/2
β Per n > 120
0.608
Wn,(2)q = 1 + λ q
β* n
go =
Wn;(2)(1− ε)/2 con λ q quantile della distribuzione normale

Tabella A.5 Espressioni per il calcolo degli intervalli di confidenza per α e β della distribuzione di Weibull,
noto che sia il parametro iniziale x0.

Grandezza
Fattore W(1)n;q (per il limite di confidenza di Fattore W(2)n;q (per il limite di confidenza di
del
α) β)
campione
n q = 0.02 q = 0.05 q = 0.95 q = 0.98 q = 0.02 q = 0.05 q = 0.95 q = 0.98
5 -1.631 -1.247 1.107 1.582 0.604 0.683 2.779 3.518
7 -1.196 -0.874 0.829 1.120 0.639 0.709 2.183 2.640
10 -0.876 -0.665 0.644 0.851 0.676 0.738 1.807 2.070
15 -0.651 -0.509 0.499 0.653 0.716 0.770 1.564 1.732
20 -0.540 -0.428 0.421 0.549 0.743 0.791 1.449 1.579
30 -0.423 -0.338 0.334 0.435 0.778 0.820 1.334 1.429
40 -0.360 -0.288 0.285 0.371 0.801 0.839 1.273 1.351
50 -0.318 -0.254 0.253 0.328 0.817 0.852 1.235 1.301
60 -0.289 -0.230 0.229 0.297 0.830 0.863 1.208 1.267
80 -0.248 -0.197 0.197 0.255 0.848 0.878 1.173 1.222
100 -0.221 -0.174 0.175 0.226 0.861 0.888 1.150 1.192
120 -0.202 -0.158 0.159 0.205 0.871 0.897 1.133 1.171
Tabella A.6 Fattori Wn,q per il limite di confidenza di α e β, al variare della dimensione n del campione e per
diversi valori dell’intervallo di confidenza q.

347
Appendice
—————————————————————————————————————————————

A.2 Tabulati per gli stimatori della distribuzione di Weibull


In questo paragrafo vengono riportati i tabulati necessari per l’applicazione dei metodi
statistici di stima dei parametri α e β della distribuzione di Weibull, stimatori illustrati nel par.
4.2.

n
E(X(n,i))
5 6 7 8 9 10
1 -2,1866536 -2,3689751 -2,5231258 -2,6566572 -2,7744402 -2,8798007
2 -1,0709358 -1,2750458 -1,4440711 -1,5884061 -1,7143929 -1,8261956
3 -0,4255506 -0,6627159 -0,8524826 -1,011066 -1,1474521 -1,2671822
4 0,1068945 -0,1883853 -0,4096935 -0,588177 -0,7382939 -0,8680818
5 0,6901671 0,2545345 -0,0224042 -0,2312101 -0,4005308 -0,5436122
i
6 0,7772937 0,3653099 0,1028793 -0,0957534 -0,2574495
7 0,8459576 0,4527868 0,2021957 0,0120439
8 0,9021249 0,5243843 0,2836893
9 0,9493425 0,5845581
10 0,9898741
Tabella A.7 Valori tabulati di E(xi) per il metodo di White.

n
var(X(n,i))
5 6 7 8 9 10
1 1,6449341 1,6449341 1,6449341 1,6449341 1,6449341 1,6449341
2 0,6490732 0,6476996 0,6469119 0,6464186 0,6460893 0,6458586
3 0,4059829 0,4018551 0,3996852 0,3984006 0,3975763 0,3970154
4 0,3084975 0,297616 0,2927128 0,2900542 0,2884424 0,2873883
5 0,2848645 0,2485456 0,2370107 0,2316587 0,228689 0,2268551
i
6 0,246582 0,2102103 0,198366 0,1927502 0,1895784
7 0,2196408 0,1835496 0,1715826 0,1658141
8 0,1995586 0,1639008 0,1519175
9 0,1839503 0,1487923
10 0,1714287
Tabella A.8 Valori tabulati di Var(Xi) per il metodo di White.

n
5 6 7 8 9 10

k(n) 1.2674 1,3545 1,1828 1,2547 1,3141 1,3644

Tabella A.9 Valori tabulati di Kn per il metodo di Bain-Engelhardt.

i
A(n,i)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
5 0,053 0,104 0,164 0,246 0,434
6 0,045 0,079 0,118 0,164 0,226 0,368
7 0,039 0,064 0,091 0,121 0,158 0,208 0,320
n
8 0,034 0,054 0,073 0,095 0,120 0,150 0,191 0,283
9 0,030 0,046 0,061 0,078 0,096 0,116 0,142 0,177 0,254
10 0,027 0,040 0,052 0,065 0,080 0,094 0,112 0,134 0,164 0,230
Tabella A.10 Valori tabulati di A(n,i) per il metodo di Mann.

348
Appendice
—————————————————————————————————————————————

i
C(n,i)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
5 -0,158 -0,156 -0,112 -0,006 0,431
6 -0,129 -0,132 -0,112 -0,065 0,032 0,406
7 -0,108 -0,113 -0,104 -0,079 -0,033 0,055 0,382
n
8 -0,093 -0,099 -0,094 -0,080 -0,054 -0,010 0,069 0,361
9 -0,082 -0,087 -0,085 -0,076 -0,061 -0,035 0,006 0,079 0,342
10 -0,073 -0,078 -0,078 -0,072 -0,062 -0,045 -0,021 0,018 0,085 0,325
Tabella A.11 Valori tabulati di C(n,i) per il metodo di Mann.

n
5 6 7 8 9 10
p*(n) 0,4510 0,4509 0,4529 0,4551 0,4562 0,4571
Tabella A.12 Valori tabulati di P*(n) per il metodo di Thiel modificato.

n
α*(L)
5 6 7 8 9 10
1 -0.18918 -0.16604 -0.15199 -0.14258 -0.13586 -0.03976
2 -0.28146 -0.24241 -0.21678 -0.19964 -0.18754 -0.14275
3 -0.13150 -0.14354 -0.13476 -0.12526 -0.11787 -0.16711
4 0.12227 -0.01222 -0.04595 -0.05211 -0.05206 -0.12201
5 0.47987 0.14505 0.02907 -0.00550 -0.01477 -0.06329
L
6 0.41915 0.13971 0.03872 0.00703 -0.02114
7 0.38068 0.13146 0.03977 0.00651
8 0.35492 0.12474 0.04397
9 0.33656 0.13665
10 0.36895
Tabella A.13 Valori tabulati di α*(L) per il metodo di Seki-Yokoyama.

n
β*(L)
5 6 7 8 9 10
1 0.09559 0.08494 0.07441 0.04458 0.02267 0.01178
2 0.17061 0.13277 0.08509 0.07484 0.07998 0.04536
3 0.18912 0.12603 0.07910 0.09494 0.09393 0.07128
4 0.23643 0.16321 0.14097 0.13297 0.09011 0.10008
5 0.30825 0.24245 0.21533 0.15810 0.10983 0.13270
L
6 0.25060 0.21937 0.14546 0.14247 0.14675
7 0.18574 0.13111 0.14726 0.12518
8 0.21801 0.12862 0.08688
9 0.18513 0.08773
10 0.19227
Tabella A.14 Valori tabulati di β*(L) per il metodo di Seki-Yokoyama.

349
Appendice
—————————————————————————————————————————————

A.3 Valori critici dei tests di discordanza di Gumbel


Di seguito è riportata la tabella in cui vengono riportati i valori critici per quattro dei sei tests
di discordanza di Gumbel richiamati al par. 4.3.

TGU(1) TGU(2) TGU(4) TGU(5)


Numero Numero Livelli di significatività
outliers prove
(k) (n) 5% 1% 5% 1% 5% 1% 5% 1%
5 0.55 0.71 0.20 0.08 0.74 0.85 0.07 0.02
6 0.46 0.62 0.31 0.16 0.68 0.79 0.10 0.04
7 0.38 0.53 0.41 0.25 0.64 0.76 0.14 0.06
1
8 0.34 0.46 0.48 0.32 0.60 0.72 0.18 0.08
9 0.32 0.42 0.53 0.39 0.58 0.70 0.20 0.10
10 0.29 0.39 0.58 0.46 0.56 0.68 0.24 0.13

8 0.49 0.61 0.25 0.14 0.73 0.81 0.07 0.03


2 9 0.44 0.57 0.31 0.19 0.70 0.79 0.09 0.04
10 0.40 0.52 0.37 0.25 0.68 0.77 0.11 0.06

3 10 0.50 0.61 0.24 0.15 0.75 0.82 0.06 0.03


Tabella A.15 Valori critici per i tests di discordanza di Gumbel TGU1, TGU2, TGU4 e TGU5;

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