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Capitolo 1:
l'italiano è una lingua prevalentemente flessiva, con tratti isolanti e agglutinanti, mentre
l'inglese è una lingua prevalentemente isolante, con scarsa flessione. L'italiano coniuga tutti i
verbi in ogni tempo, modo, persona, mentre l'inglese ha le marche per la terza persona
singolare del presente, per il passato semplice dei verbi (-ed), per le forma gerundiali e
participiali (-ing, -ed), e dispone di forme irregolari. Se in italiano abbiamo diversi pronomi,
articoli, aggettivi distinti per genere e numero, l'inglese segnala solo i plurali regolari o
irregolari dei nomi, il genere e il caso dei pronomi (he, she,it; I, me,my), e le forme
comparative e superlative degli aggettivi.
Tipologia sintattica: SVO (come inglese ed italiano), SOV, VSO sono i tipi più frequenti.
L'ordine dei costituenti in inglese è più rigido. Dal tipo SVO deriva il fatto di avere
preposizioni e non posposizioni, AN, NG, Nfrase relativa. La perdita della flessione
dall'inglese antico all'inglese contemporaneo ha portate ad un ordine rigido dei costituenti,
quindi il soggetto non può mai essere omesso e solo in condizioni particolari può essere
spostato dalla posizione preverbale. L'ordine basico può essere alterato:
• per dare enfasi: An utter fool, she made me feel
• in strutture presentative o esistenziali: Here comes my brother, Once upon a time there
was a king
• nel discorso diretto: “Please leave me alone” said the girl
• nelle strutture ellittiche: Mary got angry and so did I
• con neither, nor, not only, scarcely, seldom..
• in frasi ipotetiche o concessive: Should you meet Jane, tell her that.. ; Had I known, I
would not have gone there
In italiano, la maggiore flessione rende meno ambigua l'identificazione delle relazioni
grammaticali, consentendo maggiore flessibilità nell'ordine dei costituenti e un certo grado di
libertà nel sottintendere il soggetto. L'inglese può alterare l'ordine dei costituenti o
segnalandolo con l'intonazione della voce, o con la dislocazione, scissione.
Complessità del testo nei termini di una visione della lingua come sistema dinamico: un
sistema complesso è un sistema le cui proprietà non sono del tutto prevedibili e spiegabili a
partire dai suoi elementi costitutivi; non sono lineari (nessun elemento costitutivo è di per sé
responsabile dell'effetto finale); la complessità è creata dalle relazioni tra le parti ma nessun
elemento è in grado di controllare il sistema; sono aperti e dinamici; i suoi comportamenti e
patterns emergono come risultato delle relazione tra gli elementi. Nelle teorie dei sistemi
complessi l'emersione è il processo di formazione dei pattern complessi a partire da regole
semplici. Le lingue sono sistemi complessi e dinamici perchè contengono al loro interno altri
sistemi (fonetico, lessicale, morfologico, sintattico, pragmatico, semantico) che interagiscono
dinamicamente con i contesti facendo emergere significati variabili attraverso le interazioni
delle parti costitutive. I significati del testo emergono in questo modo, non solo dalla somma
dei significati delle parti costitutive, ma anche a seconda degli accenti che il lettore/traduttore
pone sulle diverse componenti. Anche la traduzione è un sistema complesso perchè se l'unità
di traduzione è il testo, questo è un macrosistema costituito da vari micro-sistemi, ciascuno
potenziale portatore di senso in forme e misure diverse. Una singola scelta traduttiva può
funzionare da attrattore e scatenare inferenze o attivare dimensioni di significato che possono
provocare veri e propri cataclismi semantici e pragmatici.
La complessità dei sistemi testuali dipende dal fatto che ciascuna proprietà costitutiva fa
riferimento a dimensioni del processo comunicativo che contengono al loro interno un alto
numero di variabilità: ad esempio sull'asse dell'intenzionalità le variabili riguardano il
rapporto tra il testo e il suo autore. La dinamicità dipende dal fatto che l'insieme di queste
relazioni è responsabile di scelte linguistiche diverse in funzione del grado di efficienza,
efficacia ed appropriatezza comunicativa che si intende perseguire all'interno del testo. Il testo
quindi è un insieme di componenti che interagiscono dinamicamente. Anche la traduzione di
un testo è un processo complesso e dinamico, perchè si ricrea nella lingua di arrivo il
corrispondente livello di efficienza, efficacia e appropriatezza consentito da ciò che quella
lingua “deve dire”. La tipologia testuale offre schemi organizzativi che possono ridurre la
complessità del processo traduttivo.
Tipologie testuali:
l'appartenenza di un testo a una determinata tipologia determina gradi di maggiore o minore
libertà traduttiva. All'interno di ogni tipologia si manifestano divergenze culturali che a loro
volta impongono vincoli sulla traduzione: una poesia, caratterizzata da un significativo
spessore di tessitura ritmica e fonica impone al traduttore una consapevolezza delle
divergenze tra i sistemi linguistici al livello del sottosistema fonologico. Werlich individua
cinque tipi testuali sulle basi delle funzioni prevalenti di ciascuno: narrativo, descrittivo,
argomentativo, informativo, regolativo. Il passaggio categoriale dal tipo testuale (universale)
al genere testuale (più concreto, spesso soggetto a variazione culturale e storica, ad esempio
“saggio divulgativo”) è attuato attraverso il riferimento alle abilità cognitive coinvolte:
• descrittivo: percezione e oggetti nello spazio
• narrativo: percezione di avvenimenti nel tempo
• informativo: comprensione di concetti mediante processi di analisi e sintesi
• regolativo: pianificazione di comportamenti
• argomentativo: valutazione di concetti messi in relazione tra loro
La relazione tra tipi e generi testuali non è biunivoca, ad un tipo testuale possono far capo più
generi e uno stesso genere può contenere al proprio interno tratti di più tipi testuali. Il concetto
di funzione va inteso come “funzione prevalente” e campioni diversi di uno stesso genere
possono avere una funzione prevalente diversa o una stessa funzione. Lo scopo prevalente di
un testo pubblicitario sarà quello persuasivo ma per realizzarlo si può passare dalla promessa
all'insinuazione, dall'argomentazione all'illusione. Al concetto di maggiore o minore
esplicitezza fa riferimento la classificazione di Sabatini, 1999. esistono tre macrocategorie
caratterizzate dal grado di rigidità del vincolo interpretativo e internamente articolate a più
livelli (vedi fotocopia). È necessario fra una distinzione fra i testi tecnico-scientifici (molto
vincolanti) e testi artistico-letterari (poco vincolanti).
Capitolo 2:
adesso confronteremo i sottosistemi linguistici dell'inglese e dell'italiano dal punto di vista
traduttivo.
• Fonetica e fonologia: vi sono varie asimmetrie tra il sistema consonantico inglese e
quello italiano. L'inglese ha i fonemi /ð/, /Ʒ/, /θ/, /h/, /ŋ/, /w/ mentre l'italiano non li ha;
in italiano troviammo i fonemi /ts/, /dz/, /ʎ/ (figlio), /ɲ/ (ragno) , in inglese no. La /ŋ/
ha valore distintivo in inglese, mentre in italiano ha valore di puro allofono. Dal punto
di vista fonetico, la pronuncia di alcuni suoni è radicalmente diversa e condizionata
dai contesti →
1. la [r] italiana è rotante, la [r] inglese è prodotta tramite un'unica debole vibrazione
senza contatto della lingua contro gli alveoli. In più ha una pronuncia sonora solo in
posizione iniziale o se precede una vocale (red, very), mentre dopo occlusive e fricative
è sorda (crown, free); in posizione finale o prima di consonante si realizza in un
allungamento della vocale che la precede (car, girl).
2. Il numero e il tipo degli allofoni delle occlusive inglesi è diverso rispetto all'italiano:
le occlusive sorde inglesi p,t,k non precedute da /s/, sono aspirate ; le occlusive velari
k, g sono avanzate o chiare se precedono vocali anteriori (key, gear) ma arretrate e
scure se precedono vocali posteriori (coat, goose).
3. La liquida inglese /l/ ha due pronunce: ha una pronuncia chiara a inizio di parola o di
sillaba quando precede una vocale (lean, million), e scura in posizione finale (hill), se
precede una consonanti (salt) o se sillabica (bottle)
4. la fricativa glottidale /h/ è pronunciata con aspirazione ad eccezione delle forme dei
pronomi personali (him) o di alcune parole in cui è muta (honest, hour)
Ricordiamo inoltre che se troviamo la grafia gn, gl in inglese si pronuncia
diversamente rispetto all'italiano: England, ignore.
• Il sistema vocalico: le vocali inglesi sono 11, quelle italiane sono 7; inoltre le vocali
inglesi possono essere lunghe o brevi e la lunghezza vocalica è fonologica, ovvero è
un tratto distintivo.
gli effetti di queste asimmetrie avranno necessariamente ripercussioni in tutti quegli ambiti
nei quali lo spessore fonico del testo ha un ruolo significativo.
La resa italiana spesso non riesce a ricostruire le rime interne. Ad esempio in Henny-penny la
radice pen di penny potrebbe evocare un personaggio di scarso valore ma anche alludere a un
livello mentale più elevato con l'effetto ironico iniziale capovolto dal colpo di scena finale. In
ducky-daddles “daddle” sembra rinviare mentalmente a diddle-daddle (giocherellare, perder
tempo) → è stato tradotto con gallina testafina, ochetta Giulietta.
l'aspetto verbale interagisce con un'altra proprietà dei verbi, detta “qualità dell'azione” che
caratterizza le proprietà semantiche del predicato. Esistono quattro classi principali di verbi:
stativi (abitare, possedere), continuativi (nuotare, camminare), risultativi (dipingere,
costruire), trasformativi (nascere, morire). Essi si dividono in telici (designano un evento che
tende verso la fine, un completamento (verbi risultativi e trasformativi) e atelici (hanno
duratività e dinamicità (verbi stativi e continuativi). Verbi inglesi tipicamente stativi come
weigh , resemble e i loro equivalenti italiani non possono ad esempio comparire nella forma
progressiva se non in particolari condizioni interpretative:
• In this picture the children are resembling their mother ?? / in questa foto i bambini
stanno assomigliando alla madre ??
I presenti: nelle grammatiche inglesi si parla di present simple, present continuous, present
perfect simple, present perfect continuous , nel caso dell'italiano si parla essenzialmente di
presente. Il presente italiano assolve a molte funzioni che in inglese trovano espressione
attraverso l'uso dei quattro tipi di presente. Present simple: indica abitualità e non simultaneità
degli eventi che si stanno svolgendo durante l'enunciazione. Esprime coincidenza con il
momento dell'enunciazione nelle formule performative tipiche dei testi giuridici: I hereby
declare you husband and wife. Si usa anche per il “presente storico” e si usa spesso nella
narrazione quando si vuole avvicinare una serie di eventi all'attenzione del lettore (passaggio
dal simple past al simple present, attraverso il present perfect). Present continuous: descrivere
eventi che si svolgono in coincidenza con il momento dell'enunciazione. La perifrasi
gerundiale italiana assolve alla stessa funzione. In inglese però ha funzione anche di futuro
quando presuppone la certezza, quando meno soggettiva dell'occorrimento, mentre in italiano
si tende in questi contesti ad utilizzare il presente → We are not expecting famine next year /
Non si prevedono carestie per il prossimo anno. In inglese si utilizza anche per descrivere
ricorsività → My brother is always annoying me / mio fratello mi scoccia in continuazione.
Quando si utilizza per descrivere un evento posteriore all'enunciazione in italiano può essere
tradotto anche con il futuro → Rotavirus vaccines are coming soon / presto saranno
disponibili vaccini per il rotavirus. Present perfect: sebbene possa assomigliare, è diverso dal
nostro passato prossimo. Intanto il present perfect non tollera localizzazioni temporali precise.
Ha corrispondenza con il passato prossimo in italiano nelle letture:
1. di passato risultativo con visibilità nel presente: ..have now faded / si sono ora smorzate
2. di passato recente: has spoken just now / di cui ha appena parlato
3. di un'azione svoltasi almeno una volta nel passato e che può ripetersi in futuro: since
then, I have visited dozens of developing coutries / da allora, ho visitato decine di paesi
in via di sviluppo
Present perfect continuous: indica un'azione iniziata nel passato ma che continua a svolgersi
nel momento dell'enunciazione. La forma trova espressione in un semplice presente semplice
italiano → since 1999 journalists have been writing.. / dal 1999 i giornalisti scrivono.. si può
anche tradurre con il presente progressivo quando si indica una durata temporale costante fino
al momento dell'enunciazione → sun solar radiation has been increasing.. / le radiazioni
solari stanno aumentando. It has been snowing for two hours → nevica da due ore, sta
nevicando da due ore, sono due ore che nevica. I passati: in italiano il passato prossimo
designa un rapporto di generica anteriorità rispetto ad un tempo di riferimento presente o
futuro (domani ho finito); nella frase Giorgio è arrivato= è qui indica un valore aspettuale di
compiutezza; può indicare una conclusione indeterminata del processo Giorgio ha vissuto in
condizioni disagiate. Il passato remoto non ha legami con il presente e non implica una
rilevanza con il presente. In inglese troviamo il simple past e il past perfect entrambi nella
forma semplice o progressiva (we wrote, we were writing, we had written, we had been
writing).
Passato remoto
Simple past Passato prossimo
Imperfetto
Può assumere un marcato carattere aspettuale (abitualità) che in italiano viene espresso con
l'imperfetto → Victorian women were often assumed.. / in epoca vittoriana, le donne veniva
spesso ritenute.. per indicare abitualità in inglese si utilizzano le perifrasi con would, used to.
In italiano si usa molto spesso l'imperfetto quando in inglese abbiamo la forma progressiva in
-ing → an old woman was staring at me / una donna anziana mi fissava. Il past perfect viene
tradotto sia con il trapassato prossimo che con l'imperfetto: the discussion at Davon had been
about the virtues.. / a Davos si analzzavano i vantaggi.. il past perfect continuous è traducibile
con un imperfetto italiano → since April 2009 journalists had been writing of green shots .. /
era dall'aprile 2009 che i giornalisti parlavano di rinnovamento..
L'opposizione tra passato remoto ed imperfetto è assente nelle lingue germaniche, a questa
mancanza l'inglese supplisce con la forma progressiva o con would/used to. L'imperfetto
italiano conferisce al processo carattere di durata indefinita e di abitualità, mentre i perfetti
raffigurano l'evento come compiuto. Vediamo come tradurre questa frase:
• It happened thirty years ago (simple past). I was living in Paris (past continuous). I
had a tiny apartment in the Lating Quarter (simple past). → accadde trent'anni fa.
Vivevo a Parigi. Avevo un piccolissimo appartamento nel Quartiere Latino. +
La scelta dell'imperfetto può essere legata a contesti descrittivi all'interno di unità narrative.
Se in una frase troviamo in February 1968 a gruop of radio astronomers
announced ,dobbiamo tradurla con un passato remoto “annunciò”. The objects were .. / gli
oggetti erano.. → per descrivere le proprietà degli oggetti. L'alternanza passato/imperfetto
all'interno del testo narrativo è funzionale alla dinamica primo piano / sfondo. Il passo che
apre Eveline di Joyce è internamente costruito con forme verbali al simple past e perifrasi con
used to che corrispondono a imperfetti italiani: she sat , her head was leaned, she was tired,
few people passed / sedeva, teneva la testa, era stanca, c'erano pochi passanti.
Simmetricamente, gli imperfetti italiani nell'incipit di Pinocchio sono resi con dei simple past
→ c'era una volta un pezzo di legno / once upon a time there was a piece of wood. Imperfetti
descrittivi corrispondono ai simple past inglesi nell'incipit di The Hobbit , mentre l'italiano
ricorre al passato remoto per collocare in primo piano l'evento focale sullo sfondo di tali
imperfetti → there lived a hobbit / this is a story of how a Baggins had an adventure, and
found himself doing and saying things altogether unexpected → vivava uno hobbit / questa è
la storia di come un baggins ebbe un'avventura e si trovò a fare e dire cose del tutto
inaspettate. Ricordiamo che in italiano usiamo passato remoto, imperfetto e trapassato;
mentre in inglese abbiamo solo simple past e past perfect. Nel testo che segue (p. 90-91)
l'arrivo della stazione è descritto con simple past / passato remoto, lo stato d'animo con past
continuous /imperfetto. La frase he had chosen his railway reading badly → il libro che aveva
scelto per il viaggio non era un granchè , quindi rimane il trapassato per questo verbo d'azione,
in queste frasi si traduce con l'imperfetto: had not been good for his stomach, the reading
business had been worse really / non andava bene per il suo stomaco , la questione della
lettura in realtà era peggiore.
I futuri: l'inglese fa uso del presente (simple e continuous), di costruzioni modali (will, shall)
e semi-modali (be going to) per indicare il futuro. L'uso del presente in funzione di futuro è
possibile solo quando l'azione è certa. Le frasi ipotetiche introdotte da if, when possono essere
tradotte in italiano con il futuro → when the sun goes down.. / quando il sole tramonterà. I
modali will, shall fanno riferimento a un evento futuro certo o altamente prevedibile. Vengono
per lo più resi in italiano con il futuro semplice, come il modale may. Il futuro con be going
to indica un'azione, programmata, imminente o definitiva, e in più può indicare una forte
intenzionalità legata all'evento descritto. In italiano, per tradurla, si ricorre spesso al verbo
“intendere” o all'espressione “avere intenzione di”.
• A quest'ora saranno arrivati → they must have arrived by now (in inglese si usano i
modali)
Il passivo: il passivo inglese ricorre spesso come espressione impersonale, dove in italiano si
ricorre alla costruzione con “si”. In inglese la costruzione passiva è possibile solo con i verbi
transitivi, con doppio oggetto e i verbi preposizionali. Con quelli con doppio oggetto sono
possibili due costruzioni:
• The manager sent Tom an email → Tom was sent an email by the manager/ An email
was sent to Tom by the manager
nel caso dei verbi preposizionali la preposizione viene tipicamente associata al participio
passato:
• Someone broke into the shop → The shop was broken into
Il passivo impersonale è possibile in inglese con i verbi di locuzione (say, claim), di stato
mentale (know) e di percezione (feel). Funzioni del passivo in inglese:
1. consente di sottintendere o allontanare l'agente. Esso è necessario quando
• quando l'agente non è ricostruibile o è una pluralità non citabile per esteso → the data
model has been expanded to include..
• quando l'agente non è importante o è generico o indefinito → it is generally agreed
that...
• quando non è importante ripeterlo
1.
2. il passivo è strategico quando si vuole nascondere l'agente
3. quando si vuole enfatizzare l'oggetto che subisce l'azione
4. mette in risalto il fatto, il processo o i suoi effetti anziché i partecipanti all'evento
5. permette di evitare soggetti troppo pesanti o troppo lunghi in posizione iniziale
Il passivo in italiano: abbiamo tre ausiliari principali, essere, venire, andare. L'ausiliare venire
può essere usato solo con i tempi non composti dei verbi. L'ausiliare andare ha due
interpretazioni: una aspettuale, in cui si sottolinea la componente conclusiva di un processo
che non consente specificazione dell'agente → la fabbrica è andata distrutta; e una
interpretazione modale di necessità → questo documento va letto attentamente. Per esprimere
la passività utilizziamo anche il “si” impersonale, che è un soggetto che si riferisce a persone,
è semanticamente plurale → Qui si parla francese. Si utilizza per esprimere soggetti indefiniti.
Quando questa particella è usata con l'attivo per esprimere un'azione che può essere espressa
con il passivo, si dice che è “passivante” → da qui si vede Roma = da qui Roma può essere
vista. Questo “si” passivante non è però compatibile con il “da” che indica un complemento
d'agente → non si è vinta nemmeno una medaglia *dagli azzurri. Nella traduzione dall'inglese
all'italiano in genere utilizziamo:
• il si impersonale → it is generally agreed / si ritiene
• la trasformazione in attivo
• passivo con “venire” → increasing complexity is introduced to.. /viene descritta
• passivo con “andare” → if formwork is to be used .. / qualora si debbano utilizzare
• esplicitazione modale → this knob is used to control.. /questo pulsante permette di
controllare, mediante questo pulsante è possibile..
• mantenimento del passivo
• nominalizzazione → ..consultation shall be held.. / l'avvio immediato di consultazioni
Modo, modalità e verbi modali: il modo comprende l'indicativo, il congiuntivo, l'imperativo,
il condizionale e le forme non finite del verbo; la modalità esprime il punto di vista o
l'atteggiamento mentale dell'autore sul contenuto del messaggio in termini di possibilità,
necessità, desiderabilità, prevedibilità o verità. In inglese la modalità è espressa attraverso i
verbi modali: can, could, may, might, shall, will, should, would; ad essi si affiancano dare,
need, ought to e i semiausiliari have to, be able to, be bound to, be to, be supposed to, be due
to. La modalità può essere espressa anche mediante aggettivi (possible, likely, necessary),
avverbi (perhaps, probably,necessarily) o nominali (chance, possibility, likelihood, necessity),
oltre che da altri verbi come require, demand, assume.
Ricorda: verbi deontici sono legati al dovere, all'obbligo; se qualcosa è epistemico significa
che esprime l'opinione del parlante → credere, pensare. L'incertezza è una possibilità
epistemica, la certezza è una necessità epistemica → Tom may have missed the train; Tom
must have missed the train. La modalità epistemica può estendersi fino ad includere la
modalità predittiva, al cui interno si collocano fenomeni di previsione e predicibilità
dell'evento. Rientra in questa categoria il modale will, che indica anche l'inevitabilità che in
certe circostanze si verifichi un determinato evento.
Can Must
Could significati che si estendono Need
May da abilità a capacità a permesso Have to Necessità e
Might Shall obbligo in senso
Should più o meno forti
Ought to
Will
Would ambito dell'intenzionalità e della prevedibilità
Shall
Should
I testi giuridici:
spesso nei testi giuridici viene utilizzato shall , definito anche imperativo legale, e
generalmente indica obbligo. Assolve a una duplice funzione: di modale deontico e di
performativo se il verbo ha significato stativo e l'agente non è espresso. Il shall deontico viene
tradotto in italiano con il presente indicativo “normativo”, ovvero con un futuro che sottolinea
l'estensione temporale della norma → Ucraine shall endeavour to censure.. / l'Ucraina si
accerterà che le esportazioni..
Shall + negazione → negazione di un semplice futuro. Shall può essere esplicitato anche con
“deve intendersi” quando compare nelle definizioni: x event shall mean the delivery.. / deve
intendersi la consegna..
• be to: if formwork is to be used in certain cases.. / si debbano utilizzare materiali..
• should: should either Party believe.. /una delle parti dovesse ritenere (dovere al
congiuntivo)
• Modalità deontica con may, can: this document may be signed / può essere firmato
Testi scientifici:
May è spesso utilizzato come mitigatore; la possibilità o necessità di un evento è
frequentemente affidata alla scelta may-might, can-could, must-should-ought to.
Testi di istruzioni:
la modulazione should/must , il primo meno forte del secondo nel senso di ciò che si è tenuti
a sapere , viene assorbita dall'italiano dovere. The customer should be informed that / il cliente
deve essere informato/è tenuto a sapere
• Il sintagma nominale
Nella sua forma semplice, il sintagma nominale è forma dalla testa (nome o pronome) e da
determinanti (articoli, dimostrativi, numerali..); ma la testa può essere anche modificata
(premodificazione e postmodificazione).
Il sintagma nominale in italiano ha una struttura in larga parte parallela: possono svolgere
funzione di testa nomi, pronomi, intere frasi; la testa può essere preceduta da determinanti e
seguita da complementi, subordinate (implicite ed esplicite) e aggettivi, anche quelli che
reggono le preposizioni (difficile da risolvere). Ovviamente ci sono delle differenze, in inglese
i modificatori degli elementi nominali precedono tutti la testa soggetta a modificazione;
mentre in italiano la modificazione si sviluppa più a destra della testa → revised community
eco-label award scheme / sistema comunitario, riesaminato, di assegnazione di un marchio
di qualità ecologica.
Gli articoli:
in inglese la distribuzione dell'articolo determinativo e indeterminativo è legata in primo
luogo alla distinzione tra nomi countable / uncountable. I primi sono numerabili e ammetto
l'articolo, i secondi lo ammettono sono in certe situazioni sintattiche.
• L'inglese omette l'articolo in caso di asserzioni assolute come Truth is beauty, beauty
truth
• lo inserisce se il concetto astratto o l'elemento nominale non numerabile è specificato
attraverso una relativa o un complemento di specificazione: The beer we drank last
night was the best beer I have ever tasted; the beauty of that woman is astonishing
• come in italiano, l'uso dell'articolo indeterminativo indica che l'informazione data è
nuova
Articoli e quantificatori → o c'è l'articolo o il quantificatore ogni ragazza/ each girli, ma con
tutto, entrambi è consentito l'uso dell'articolo tutte le ragazze /entrambe le ragazze/all (the)
girls/ both (the) girls, poco / molto ammettono l'articolo solo in funzione aggettivale abbiamo
poco, molto pane/we have little,plenty of bread.
Articoli e aggettivi → l'articolo determinativo è obbligatorio con i superlativi assoluti he is
the most brilliant guy
Articoli e forme verbali infinitive → l'articolo determinativo è possibile in italiano ma non in
inglese sentivo in lontananza l'abbaiare del cane / I heard dogs barking in the distance
Articoli distributivi → l'articolo è necessario in italiano, ma non in inglese la domenica va in
chiesa / on saturday he goes to church
Asimmetrie:
in italiano l'articolo va prima del possessivo: il mio cane / my dog ; ma si dice anche in casa
mia / in my house. Con i termini di parentela, in italiano si usa nel valore affettivo l'articolo
→ la mia mamma / mia madre, my mommy / my mother, in inglese no. Ricordiamo che in
inglese church, school, prison, hospital non vogliono l'articolo se si intendono le sedi
utilizzate per la loro funzione, se si usa l'articolo allora si intendono come semplici edifici o
complemento di luogo.
• Gli indefiniti → a differenza dell'inglese, l'articolo è omesso per le professioni, mio
figlio è medico / my son is a doctor
• l'articolo determinativo plurale italiano non ha corrispondenza in inglese quando il
riferente è generico → scientists believe that.. / gli scienziati credono che..
• se però il referente plurale è specificato, ad esempio tramite una relativa o un
complemento di specificazione, allora anche l'inglese utilizza l'articolo → the scientist
who are renowned for..
• what did dinosaurs eat? / cosa mangiavano i dinosauri? → l'articolo determinativo è
obbligatorio in italiano perchè specifica l'intera classe e indica il tema della frase
La modificazione:
In inglese nella premodificazione troviamo aggettivi, sostantivi e forme participiali in
funzione aggettivale, talvolta intere frasi → the global inflaction epidemic / l'epidemia di
inflazione globale. Per quanto riguarda l'ordine dei modificatori, quelli che denotano proprietà
visibilmente osservarbili e riconoscibili concretamente si collocano in una posizione più
vicina alla testa nominale, rispetto ai modificatori che indicano proprietà soggettive. I
postmodificatori principali in inglese sono: frasi relative, frasi introdotte da forme participiali
-ing/ed, sintagmi preposizionali, pronomi riflessivi..
In italiano gli elementi che possono modificare il sintagma nominale sono → aggettivi
qualificativi, aggettivi avverbiali, i participi, gli aggettivi argomentali, frasi relative (queste
possono solo seguire la testa). Quindi, generalmente gli elementi che modificano il nome in
italiano si collocano a destra, ma ci sono casi in cui possono essere anche prima del nome →
sono cari e bravi ragazzi. Ricordiamo che alcuni aggettivi possono comparire sia prima che
dopo il nome, ma il loro significato cambia → una donna grande / una grande donna; un
uomo povero / un pover'uomo. Gli aggettivi relazionali sono quelli che derivano dai nomi e
seguono sempre il sostantivo: nazionale, avventuroso, storiche, cardiaca..
Gli aggettivi avverbiali (probabile, odierno, improvviso) possono precedere la testa o seguirla,
anche se è marcato → (?) l'intervento della polizia, probabile / il probabile intervento della
polizia. I participi passivi generalmente vanno dopo il nome: due personaggi molto amati dal
pubbico. Gli aggettivi argomentali possono apparire solo dopo la testa → l'azienda petrolifera,
la centrale elettrica (delimitano una sottoclasse specifica).
La sintassi frasale → nella frase Silvia suona il piano , “Silvia” è ciò che è noto e quindi è il
tema, mentre ciò che si dice sul tema, ciò che è sconosciuto è il rema. È possibile però anche
alterare i costituenti, ad esempio → il piano, suona Silvia ; il piano è suonato da Silvia.
Coerenza e coesione:
la coerenza è la proprietà del testo che riguarda la continuità di senso al livello profondo. Ad
un livello di base la coerenza è analizzabile in termini di unitarietà, continuità e progressione
del contenuto semantico delle singole frasi che lo compongono. La coesione rispecchia la
coerenza manifestandosi attraverso un insieme di connessioni linguistiche di superficie che
esplicitano i rapporti tra le parti. Esistono 5 classi di strumenti di coesione:
1. referenza (pronomi, dimostrativi, articoli e comparativi)
2. congiunzione, affidata ai connettivi → congiunzioni, avverbi, locuzioni
3. lessico (ripetizioni, sinonimi)
4. sostituzione
5. ellissi
a seconda dei connettivi abbiamo relazioni di tipo: temporale (prima, allora, una volta, dopo..),
logico-casuale (perciò, di conseguenza, quindi..), di consecuzione, concessione, condizione,
di rielaborazione linguistica e semantica (mentre, per così dire, cioè..), di aggiunta, di
opposizione, di ordine testuale.
La ripetizione non è sempre motivata artisticamente e dunque utilizzabile come strumento di
coesione: in inglese si può usare la ripetizione molto di più, mentre in italiano si preferisce
ricorrere ad un legame di subordinazione.
I segnali discorsivi → I see, well, you know, ah ecco, mah, sai
So this is Dumbledore → Allora questo è Silente