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Prima di tradurre: Bertuccelli

Capitolo 1:

La traduzione va concepita come un'operazione complessa che coinvolge fattori


extralinguistici e componenti linguistiche che il processo traduttivo fissa in una rete di
equilibri ed interdipendenze volte all'individuazione di un equivalente nella lingua di arrivo.
Parole, sintagmi e frasi non sono indipendenti dal testo. L'utilità di un contrasto tra la struttura
delle frasi A e B nella ricerca dell'equivalente consiste nell'evidenziare come i significati X
della lingua A contribuiscano alla formazione del significato del testo A, e nell'indirizzare alla
resa del testo B. La traduzione letterale non tiene conto del materiale costruttivo pragmatico
o semantico, quindi non dobbiamo cercare corrispondenze punto per punto. Conoscere le
regole costitutive di una lingua permette di ridistribuire il materiale semantico concettuale
nella lingua di arrivo nei modi e nelle forme consentite da quella lingua. Ogni lingua può
essere tradotta, la negazione della traducibilità può solo derivare da una concezione della
lingua come sistema di corrispondenze biunivoche tra forme e contenuti. Le lingue possono
intendersi come isofunzionali, cioè in grado di risolvere i problemi comunicativi legati alle
comunità che le usano, perchè tutte le lingue sfruttano le risorse cognitive radicate in identiche
strutture neurobiologiche. Ciò che distingue le lingue sono gli strumenti storicamente e
culturalmente deputati ad esprimere tali funzioni. I sistemi grammaticali e lessicali
determinano l'insieme delle scelte obbligate messe a disposizione del parlante e del traduttore.
È noto il paradosso secondo cui tutte le lingue sono uguali ma allo stesso tempo tutte diverse:
gli studi sulla tipologia linguistica mostrano che tale variabilità può essere analizzata secondo
alcuni parametri e ricondotta a schemi che consentono di classificare le lingue in tipi.
L'appartenenza ad un certo tipo permette di dedurre in maniera generale alcune proprietà
strutturali della lingua . I principali schemi classificatori derivano da parametri morfologici e
sintattici.
Morfologici:
1. lingue isolanti
2. lingue agglutinanti
3. lingue flessive
4. lingue incorporanti

l'italiano è una lingua prevalentemente flessiva, con tratti isolanti e agglutinanti, mentre
l'inglese è una lingua prevalentemente isolante, con scarsa flessione. L'italiano coniuga tutti i
verbi in ogni tempo, modo, persona, mentre l'inglese ha le marche per la terza persona
singolare del presente, per il passato semplice dei verbi (-ed), per le forma gerundiali e
participiali (-ing, -ed), e dispone di forme irregolari. Se in italiano abbiamo diversi pronomi,
articoli, aggettivi distinti per genere e numero, l'inglese segnala solo i plurali regolari o
irregolari dei nomi, il genere e il caso dei pronomi (he, she,it; I, me,my), e le forme
comparative e superlative degli aggettivi.
Tipologia sintattica: SVO (come inglese ed italiano), SOV, VSO sono i tipi più frequenti.
L'ordine dei costituenti in inglese è più rigido. Dal tipo SVO deriva il fatto di avere
preposizioni e non posposizioni, AN, NG, Nfrase relativa. La perdita della flessione
dall'inglese antico all'inglese contemporaneo ha portate ad un ordine rigido dei costituenti,
quindi il soggetto non può mai essere omesso e solo in condizioni particolari può essere
spostato dalla posizione preverbale. L'ordine basico può essere alterato:
• per dare enfasi: An utter fool, she made me feel
• in strutture presentative o esistenziali: Here comes my brother, Once upon a time there
was a king
• nel discorso diretto: “Please leave me alone” said the girl
• nelle strutture ellittiche: Mary got angry and so did I
• con neither, nor, not only, scarcely, seldom..
• in frasi ipotetiche o concessive: Should you meet Jane, tell her that.. ; Had I known, I
would not have gone there
In italiano, la maggiore flessione rende meno ambigua l'identificazione delle relazioni
grammaticali, consentendo maggiore flessibilità nell'ordine dei costituenti e un certo grado di
libertà nel sottintendere il soggetto. L'inglese può alterare l'ordine dei costituenti o
segnalandolo con l'intonazione della voce, o con la dislocazione, scissione.

Complessità del testo nei termini di una visione della lingua come sistema dinamico: un
sistema complesso è un sistema le cui proprietà non sono del tutto prevedibili e spiegabili a
partire dai suoi elementi costitutivi; non sono lineari (nessun elemento costitutivo è di per sé
responsabile dell'effetto finale); la complessità è creata dalle relazioni tra le parti ma nessun
elemento è in grado di controllare il sistema; sono aperti e dinamici; i suoi comportamenti e
patterns emergono come risultato delle relazione tra gli elementi. Nelle teorie dei sistemi
complessi l'emersione è il processo di formazione dei pattern complessi a partire da regole
semplici. Le lingue sono sistemi complessi e dinamici perchè contengono al loro interno altri
sistemi (fonetico, lessicale, morfologico, sintattico, pragmatico, semantico) che interagiscono
dinamicamente con i contesti facendo emergere significati variabili attraverso le interazioni
delle parti costitutive. I significati del testo emergono in questo modo, non solo dalla somma
dei significati delle parti costitutive, ma anche a seconda degli accenti che il lettore/traduttore
pone sulle diverse componenti. Anche la traduzione è un sistema complesso perchè se l'unità
di traduzione è il testo, questo è un macrosistema costituito da vari micro-sistemi, ciascuno
potenziale portatore di senso in forme e misure diverse. Una singola scelta traduttiva può
funzionare da attrattore e scatenare inferenze o attivare dimensioni di significato che possono
provocare veri e propri cataclismi semantici e pragmatici.
La complessità dei sistemi testuali dipende dal fatto che ciascuna proprietà costitutiva fa
riferimento a dimensioni del processo comunicativo che contengono al loro interno un alto
numero di variabilità: ad esempio sull'asse dell'intenzionalità le variabili riguardano il
rapporto tra il testo e il suo autore. La dinamicità dipende dal fatto che l'insieme di queste
relazioni è responsabile di scelte linguistiche diverse in funzione del grado di efficienza,
efficacia ed appropriatezza comunicativa che si intende perseguire all'interno del testo. Il testo
quindi è un insieme di componenti che interagiscono dinamicamente. Anche la traduzione di
un testo è un processo complesso e dinamico, perchè si ricrea nella lingua di arrivo il
corrispondente livello di efficienza, efficacia e appropriatezza consentito da ciò che quella
lingua “deve dire”. La tipologia testuale offre schemi organizzativi che possono ridurre la
complessità del processo traduttivo.

Tipologie testuali:
l'appartenenza di un testo a una determinata tipologia determina gradi di maggiore o minore
libertà traduttiva. All'interno di ogni tipologia si manifestano divergenze culturali che a loro
volta impongono vincoli sulla traduzione: una poesia, caratterizzata da un significativo
spessore di tessitura ritmica e fonica impone al traduttore una consapevolezza delle
divergenze tra i sistemi linguistici al livello del sottosistema fonologico. Werlich individua
cinque tipi testuali sulle basi delle funzioni prevalenti di ciascuno: narrativo, descrittivo,
argomentativo, informativo, regolativo. Il passaggio categoriale dal tipo testuale (universale)
al genere testuale (più concreto, spesso soggetto a variazione culturale e storica, ad esempio
“saggio divulgativo”) è attuato attraverso il riferimento alle abilità cognitive coinvolte:
• descrittivo: percezione e oggetti nello spazio
• narrativo: percezione di avvenimenti nel tempo
• informativo: comprensione di concetti mediante processi di analisi e sintesi
• regolativo: pianificazione di comportamenti
• argomentativo: valutazione di concetti messi in relazione tra loro

La relazione tra tipi e generi testuali non è biunivoca, ad un tipo testuale possono far capo più
generi e uno stesso genere può contenere al proprio interno tratti di più tipi testuali. Il concetto
di funzione va inteso come “funzione prevalente” e campioni diversi di uno stesso genere
possono avere una funzione prevalente diversa o una stessa funzione. Lo scopo prevalente di
un testo pubblicitario sarà quello persuasivo ma per realizzarlo si può passare dalla promessa
all'insinuazione, dall'argomentazione all'illusione. Al concetto di maggiore o minore
esplicitezza fa riferimento la classificazione di Sabatini, 1999. esistono tre macrocategorie
caratterizzate dal grado di rigidità del vincolo interpretativo e internamente articolate a più
livelli (vedi fotocopia). È necessario fra una distinzione fra i testi tecnico-scientifici (molto
vincolanti) e testi artistico-letterari (poco vincolanti).

• La traduzione del testo scientifico


questo tipo di testo è dal punto di vista traduttivo meno complesso del testo letterario,
quest'ultimo è un'opera aperta all'interno della quale ogni variabile è suscettibile a più
interpretazioni; il testo scientifico di norma riduce in vari gradi la libertà interpretativa del
traduttore, anche perchè la maggior parte di variabili è condizionata o vincolata dalla funzione
comunicativa, dai destinatari e da norme e convenzioni di redazione. Un errore o una
variazione illecita dei contenuti di un testo giuridico o medico può avere conseguenze sociali
gravi. Si devono tradurre e riportare tutte le informazioni dell'originale. Nel testo tecnico e
scientifico prevalgono funzioni strutturali, informative e argomentative che riducono il carico
della componente semantico-estetica, spostando la complessità del tradurre sulla resa
pragmatica del testo e sulla sua riconoscibilità all'interno delle convenzioni di scrittura del
tipo testuale specifico.
• La traduzione del testo letterario
non dobbiamo dimenticare che la traduzione è un processo complesso che coinvolge in primo
luogo i due macrosistemi di Lingua e Cultura, ed è quindi lecito porsi il problema di quale
teoria della lingua e quale teoria di traduzione siano modulabili con quale concezione della
cultura in modo tale da garantire la traducibilità interlinguistica e interculturale.

Capitolo 2:
adesso confronteremo i sottosistemi linguistici dell'inglese e dell'italiano dal punto di vista
traduttivo.
• Fonetica e fonologia: vi sono varie asimmetrie tra il sistema consonantico inglese e
quello italiano. L'inglese ha i fonemi /ð/, /Ʒ/, /θ/, /h/, /ŋ/, /w/ mentre l'italiano non li ha;
in italiano troviammo i fonemi /ts/, /dz/, /ʎ/ (figlio), /ɲ/ (ragno) , in inglese no. La /ŋ/
ha valore distintivo in inglese, mentre in italiano ha valore di puro allofono. Dal punto
di vista fonetico, la pronuncia di alcuni suoni è radicalmente diversa e condizionata
dai contesti →
1. la [r] italiana è rotante, la [r] inglese è prodotta tramite un'unica debole vibrazione
senza contatto della lingua contro gli alveoli. In più ha una pronuncia sonora solo in
posizione iniziale o se precede una vocale (red, very), mentre dopo occlusive e fricative
è sorda (crown, free); in posizione finale o prima di consonante si realizza in un
allungamento della vocale che la precede (car, girl).
2. Il numero e il tipo degli allofoni delle occlusive inglesi è diverso rispetto all'italiano:
le occlusive sorde inglesi p,t,k non precedute da /s/, sono aspirate ; le occlusive velari
k, g sono avanzate o chiare se precedono vocali anteriori (key, gear) ma arretrate e
scure se precedono vocali posteriori (coat, goose).
3. La liquida inglese /l/ ha due pronunce: ha una pronuncia chiara a inizio di parola o di
sillaba quando precede una vocale (lean, million), e scura in posizione finale (hill), se
precede una consonanti (salt) o se sillabica (bottle)
4. la fricativa glottidale /h/ è pronunciata con aspirazione ad eccezione delle forme dei
pronomi personali (him) o di alcune parole in cui è muta (honest, hour)
Ricordiamo inoltre che se troviamo la grafia gn, gl in inglese si pronuncia
diversamente rispetto all'italiano: England, ignore.
• Il sistema vocalico: le vocali inglesi sono 11, quelle italiane sono 7; inoltre le vocali
inglesi possono essere lunghe o brevi e la lunghezza vocalica è fonologica, ovvero è
un tratto distintivo.

gli effetti di queste asimmetrie avranno necessariamente ripercussioni in tutti quegli ambiti
nei quali lo spessore fonico del testo ha un ruolo significativo.

• Fonostesia e fonosimbolismo: i suoni possono avere effetti simbolici ed evocativi che


contribuiscono al significato complessivo del testo. Fonosimbolismo: da un suono o
da una sequenza di suoni si riconosce il valore semantico in modo diretto. La fonostesia
è un tipo di sinestesia (consiste nell’associare in un’unica immagine due parole o due
segmenti discorsivi riferiti a sfere sensoriali diverse; profumo dolce richiama due
sensazioni diverse, l'olfatto e il gusto) e viene definitivo come “fonema o gruppo di
fonemi con associazioni semantiche riconoscibili dovute alla ripetuta apparizione in
parole di significato affine”. Esempi di associazioni fonestetiche: sl in inizio di parole
che contengono riferimenti a movimenti, orientamenti, direzioni verso il basso → slack,
slave, slender, slow, slim; sw spesso presente all'inizio di parole che implicano
ampiezza, curve → swallow, sway, sweep, swish, swoop; gl caratterizza spesso parole
che indicano luminosità, calore, brillantezza → glare, glamour, glimmer, glitter, glory;
sh compare in parole che spesso denotano immediatezza o azioni o eventi rapidi,
bruschi → bash, cash, crush, flash, push, rash. Questi fenomeni non sono sconosciuti
in italiano: le sibilanti /s/, /ʃ/ spesso sono associate all'idea del movimento sinuoso
come in scivolare, serpente, sciogliere, sciare; mentre fl ha valore iconico di mollezza
come in floscio,flaccido, fluido. Il suono /l/ evoca sia l'idea di luminosità (luce, lucido,
barlume) che di liquidità (liquido, fluido), la /r/ rotata indica movimenti rapidi e
rotolamenti in parole come rullio, ruotare, rotolare e impressioni di durezza o
aggressività in combinazione con occlusive sorde in duro, rottura, crudo.
• Sinestesia: uno degli esempi più tipici è l'associazione delle vocali alte anteriori i, I, ʎ
con la piccolezza, la vivacità, la luminosità e l'associazione delle vocali basse o
posteriori con l'ampiezza, l'oscurità (pensiamo ai suffissi -ino, one). In inglese abbiamo
ad esempio bit, kid, thin, slim, little. La combinazione di parole appartenenti a più
domini sensoriali (a warm colour, cold glance, smell troubles) ha spesso equivalenti in
italiano → un colore caldo, uno sguardo gelido, sentir puzza di guai.
• Onomatopea: alcune onomatopee inglesi hanno diretti equivalenti in italiano → croak
/ gracchiare, gracchio, murmor / mormorio, mormorare, squeak / squittire, squittio.
Più spesso, tuttavia, le onomatopee differiscono. Bow-wow, says the dog,.. / bau bau.
• Ideofoni: nella loro formazione entrano in gioco meccanismi come la ripetizione
sillabica o l'alternanza vocalica in contesto consonantico identico (toc toc, din don).
Nella traduzione dei fumetti spesso le onomatopee vengono per lo più mantenute nella
versione inglese. In testi italiani troviamo gulp, bang, slam come semplici indicazioni
dei suoni evocati, mentre il loro contenuto semantico è posto in secondo piano. Nelle
filastrocche spesso troviamo l'alliterazione, l'assonanza, consonanza, che creano un
effetto scherzoso di nonsense. Spesso sono condensati insieme i tratti distintivi di una
lingua: il mono-bisillabismo dell'inglese → Peter piper picked a peck.. Negli
scioglilingua spesso portano a evocazioni fonosimboliche legate ad ambiti regionali o
nazionali, come lo scioglilingua lombardo ed emiliano.

All'impossibilità di trovare corrispondenza formale nell'ambito fonetico il traduttore cerca gli


strumenti che riproducano nella lingua di arrivo gli affetti equivalenti. Ciò presuppone la
conoscenza dell'emergere dei significati dall'interazione tra i vari sottosistemi. Il traduttore
deve “compensare”. La letteratura spesso offre esempi di difficoltà traduttive legate alla
dimensione fonica del testo: nella poesie di Pascoli Myricae la tessitura fonica delle rotanti,
delle occlusive sorde e delle nasali serve a riprodurre il suono del brontolio e dello schianto
del tuono. Se consideriamo un testo inglese, la concentrazione delle occlusive aspirate in
parole monosillabiche, unitamente alla distribuzione degli accenti, rendono difficile rendere
la potenza del monologo di Re Lear atto III, scena II → and thou, all shaking thunder.. / in
italiano è reso come e tu tuono, che tutto scuoti, ma la maggiore lunghezza delle nostre parole
non consente la riproduzione fedele del ritmo. Nel testo The Dead di Joyce, nella parte finale,
la fitta tessitura dei suoni sordi, come /f/, sibilanti come /s/, palatali come /ʃ/ e interdentali
come /θ/, spesso in consonanza (falling faintly, his soul swooned), evoca il silenzio della neve
che cade e il silenzio della morte. Ma noi siamo costretti a dire “neve” per snow , dunque
viene meno una delle sibilanti sorde. La neve, inoltre “cade”, “scende” ma queste parole non
contengono la fricativa sorda di fall , che compare sette volte nel paragrafo. Ne consegue una
perdita che va compensata. Possiamo riprodurre le liquide tramite articoli e le preposizioni
articolate, e può sfruttare le desinenze dell'imperfetto per compensare con la fricativa
labiovelare sonora /v/ la minor presenza della sorda /f/. La sonorità della /v/ annulla
l'evocazione fonica del silenzio, ma la ripetizione della /s/ quasi sempre seguita da una vocale
scura (o,u) compensa ed intensifica l'effetto di cupa sordità della neve notturna.

Morfologia: si distinguono due rami principali della morfologia → flessiva e derivazionale.


Gli unici morfemi flessivi dell'inglese sono: -s plurale, -s terza persona singolare, -'s
possessivo, -ed del passato, -ing del gerundio, -er del comparativo, -est del superlativo. A
questi possiamo aggiungere i pronomi personali con le corrispondenti forme aggettivali e
pronominali (I, me, my, mine). In italiano troviamo i suffissi del singolare, del plurale divisi
anche per genere, le forme dell'articolo determinativo, i pronomi personali distinti nelle forme
toniche e atone.. l'italiano per far capire il soggetto può affidarsi alla flessione verbale. Il
sistema derivazionale inglese è molto esteso e produttivo → processi di affissazione e
composizione, conversione o derivazione zero. La composizione è il processo di creazione di
parole attraverso la combinazione di due o più elementi lessicali appartenenti alla stessa classe
o di classi diverse (nome+nome notebook, agg+ nome blackberry). I composti si dividono in
endocentrici ed esocentrici. I primi hanno una testa semantica che determina l'appartenenza
del composto ad una categoria iperonima e ne specifica le proprietà grammaticale → blood
test la testa è a destra, mentre in italiano è a sinistra. I composti esocentrici non hanno una
testa chiaramente identificabile, quindi le proprietà non sono determinate da uno dei membri
del composto. Ad esempio dormiveglia, saliscendi, senzatetto/ must-have, highbrow. Non
sempre però, ad un composto inglese corrisponde un composto di uguale struttura in italiano,
e quando ciò si verifica l'italiano deve esplicitare il rapporto semantico tra gli elementi del
composto tramite preposizioni o aggettivi → protein granules – granuli proteici, therapy trial
– esperimento terapeutico, market report – analisi del mercato. La morfopragmatica: studia
l'insieme dei significati e degli effetti pragmatici generati dalle regole morfologiche. Studia
gli alterati: in italiano abbiamo due categorie principali di suffissi alterati → i diminutivi e gli
accrescitivi. Tra i primi abbiamo -ino, -etto, -ello, -uccio.. Dal punto di vista pragmatico essi
possono essere raggruppati in tre sottotipi:
1. diminutivi che esprimono sempre una valutazione negativa (donna-donnucola)
2. diminutivi legati alla presenza nel discorso di un bambino (minestrina) ovvero al
discorso amoroso (amorino)
3. diminutivi legati a particolati contesti pragmatici: quando sono usati per creare
solidarietà e ricevere connotazioni positive (ci fumiamo una sigarettina?) quando
c'è una relazione di familiarità o intimità; quando c'è un contrasto tra una
denotazione di piccolezza e un referente che, secondo gli standard normali,
verrebbe definito grande, produce un effetto di minimizzazione (macchinina); l'uso
del diminutivi può creare un effetto di attenuazione se in contrasto con le
connotazione negative del referente (dovremo fare un tagliettino). L'attenuazione
è una delle strategie maggiormente utilizzate nelle richieste per limitare il rischio
di un rifiuto.
Alterati accrescitivi: -one, -acchione, -accio. L'alterazione si estende anche ai verbi: -ellare, -
ettare, -icchiare. L'alterazione in inglese è assai ridotta, tra i diminutivi più comuni si trovano:
• -y/-ie : doggy, diarie
• -ette: suffragette
• -let: piglet
• -ling: darling
• -sy: Tootsy
• -s(y): Wills
il valore denotativo di piccolezza è affidato ad esempio dall'aggettivo “small”, ma il valore
affettivo dall'aggettivo “little” o “tiny”. Occhiacci di legno / ugly wooden eyes; un omone così
brutto/ he had such a fearful appearance; barbaccia / - . Omone e barbaccia si perdono. Il
valore affettivo di questi due alterati si intreccia con la dimensione denotativa: Mangiafuoco
è un uomo alto e grosso e la sua barba incute paura come la sua mole. Il testo inglese non
riproduce questa dimensione denotativa. Nella fiaba “Il lupo e i sette caprettini” leggiamo:
Cari piccini, voglio andar nel bosco; guardatevi dal lupo; se viene, vi mangia tutti in un
boccone... ha portato un regalino ciascuno / Dear children.. he would eat you up, skin, bones
and all...each of you something.
I reduplicativi: per contro, l'inglese dispone di un ricco insieme di reduplicativi o parole-eco.
I reduplicativi sono in genere classificati come:
• apofonici (con alternanza vocalica): chit-chat, fiddle-faddle, flip-flop.
• Ritmati (con apofonia della consonante iniziale e costituenti in rima): fuzzy-wuzzy,
doggy-woggy
• nei composti rimati entrambi le basi sono portatrici di significato: creepie-peepie,
hugger-mugger
Alcune aree di significato coperte sono:
• piccolezza: teeny-weeny
• indecisione: dilly-dally, shilly-shally
• confusione, disordine: hitty-missy, hurry-scurry
• segretezza: hokey-pokey
• giocosità: flip flop, ping pong

La resa italiana spesso non riesce a ricostruire le rime interne. Ad esempio in Henny-penny la
radice pen di penny potrebbe evocare un personaggio di scarso valore ma anche alludere a un
livello mentale più elevato con l'effetto ironico iniziale capovolto dal colpo di scena finale. In
ducky-daddles “daddle” sembra rinviare mentalmente a diddle-daddle (giocherellare, perder
tempo) → è stato tradotto con gallina testafina, ochetta Giulietta.

Il sintagma verbale inglese e italiani:


è analizzabile in due parti funzionali:
1. l'insieme degli ausiliari, morfemi grammaticali che recano informazioni di tempo,
modo, aspetto e diatesi (forma della coniugazione verbale)
2. il verbo principale o testa del sintagma, che supporta le marche flessive

Tempo → ha tre fondamentali dimensioni: presente, passato e futuro. Aspetto → imperfettivo


(quando l'azione viene considerata nel suo svolgimento), e perfettivo (quando essa è vista
nella sua interezza, come singolo processo concluso. L'aspetto imperfettivo è marcato
attraverso la forma progressiva (be+ing/ stare + ando). Tuttavia i tempi verbali sono portatori
di valori aspettuali impliciti, e ciò comporta, a parità di struttura, scelte traduttive diverse.
John lived in Paris for ten years (perfettivo) / John ha vissuto, visse a Parigi per dieci anni ;
John has lived (has been living) in Paris for ten years / John vive a Parigi da dieci anni
(imperfettivo). L'italiano a seconda dei contesti può scegliere tra passato prossimo o remoto,
ma nel secondo caso deve ricorrere al presente. Alle forme progressive inglesi corrispondono
perifrasi con il gerundio in italiano ma in italiano la scelta della forma progressiva è
secondaria alla scelta del tempo, e non necessaria, mentre in inglese è obbligatoria e retta da
precise condizioni sintattico-semantiche:
• It always rains: piove sempre / It is raining now: adesso piove/ sta piovendo
• It rained yesterday/ It was raining (when the plane landed): ieri ha piovuto, pioveva/
stava piovendo quando..
• It has rained a lot / It has been raining (since I arrived): ha piovuto molto/ piove da
quando sono arrivato
• It will rain (tomorrow) / It will be raining (by the time we reach the hotel): domani
piove / quando arriveremo all'hotel pioverà
• It had rained (when we arrived) / It had been raining (a lot when the cars collided):
quando arrivammo aveva piovuto/ quando le due macchine si sono scontrate aveva
piovuto molto

l'aspetto verbale interagisce con un'altra proprietà dei verbi, detta “qualità dell'azione” che
caratterizza le proprietà semantiche del predicato. Esistono quattro classi principali di verbi:
stativi (abitare, possedere), continuativi (nuotare, camminare), risultativi (dipingere,
costruire), trasformativi (nascere, morire). Essi si dividono in telici (designano un evento che
tende verso la fine, un completamento (verbi risultativi e trasformativi) e atelici (hanno
duratività e dinamicità (verbi stativi e continuativi). Verbi inglesi tipicamente stativi come
weigh , resemble e i loro equivalenti italiani non possono ad esempio comparire nella forma
progressiva se non in particolari condizioni interpretative:
• In this picture the children are resembling their mother ?? / in questa foto i bambini
stanno assomigliando alla madre ??

I presenti: nelle grammatiche inglesi si parla di present simple, present continuous, present
perfect simple, present perfect continuous , nel caso dell'italiano si parla essenzialmente di
presente. Il presente italiano assolve a molte funzioni che in inglese trovano espressione
attraverso l'uso dei quattro tipi di presente. Present simple: indica abitualità e non simultaneità
degli eventi che si stanno svolgendo durante l'enunciazione. Esprime coincidenza con il
momento dell'enunciazione nelle formule performative tipiche dei testi giuridici: I hereby
declare you husband and wife. Si usa anche per il “presente storico” e si usa spesso nella
narrazione quando si vuole avvicinare una serie di eventi all'attenzione del lettore (passaggio
dal simple past al simple present, attraverso il present perfect). Present continuous: descrivere
eventi che si svolgono in coincidenza con il momento dell'enunciazione. La perifrasi
gerundiale italiana assolve alla stessa funzione. In inglese però ha funzione anche di futuro
quando presuppone la certezza, quando meno soggettiva dell'occorrimento, mentre in italiano
si tende in questi contesti ad utilizzare il presente → We are not expecting famine next year /
Non si prevedono carestie per il prossimo anno. In inglese si utilizza anche per descrivere
ricorsività → My brother is always annoying me / mio fratello mi scoccia in continuazione.
Quando si utilizza per descrivere un evento posteriore all'enunciazione in italiano può essere
tradotto anche con il futuro → Rotavirus vaccines are coming soon / presto saranno
disponibili vaccini per il rotavirus. Present perfect: sebbene possa assomigliare, è diverso dal
nostro passato prossimo. Intanto il present perfect non tollera localizzazioni temporali precise.
Ha corrispondenza con il passato prossimo in italiano nelle letture:
1. di passato risultativo con visibilità nel presente: ..have now faded / si sono ora smorzate
2. di passato recente: has spoken just now / di cui ha appena parlato
3. di un'azione svoltasi almeno una volta nel passato e che può ripetersi in futuro: since
then, I have visited dozens of developing coutries / da allora, ho visitato decine di paesi
in via di sviluppo
Present perfect continuous: indica un'azione iniziata nel passato ma che continua a svolgersi
nel momento dell'enunciazione. La forma trova espressione in un semplice presente semplice
italiano → since 1999 journalists have been writing.. / dal 1999 i giornalisti scrivono.. si può
anche tradurre con il presente progressivo quando si indica una durata temporale costante fino
al momento dell'enunciazione → sun solar radiation has been increasing.. / le radiazioni
solari stanno aumentando. It has been snowing for two hours → nevica da due ore, sta
nevicando da due ore, sono due ore che nevica. I passati: in italiano il passato prossimo
designa un rapporto di generica anteriorità rispetto ad un tempo di riferimento presente o
futuro (domani ho finito); nella frase Giorgio è arrivato= è qui indica un valore aspettuale di
compiutezza; può indicare una conclusione indeterminata del processo Giorgio ha vissuto in
condizioni disagiate. Il passato remoto non ha legami con il presente e non implica una
rilevanza con il presente. In inglese troviamo il simple past e il past perfect entrambi nella
forma semplice o progressiva (we wrote, we were writing, we had written, we had been
writing).

Passato remoto
Simple past Passato prossimo
Imperfetto

Può assumere un marcato carattere aspettuale (abitualità) che in italiano viene espresso con
l'imperfetto → Victorian women were often assumed.. / in epoca vittoriana, le donne veniva
spesso ritenute.. per indicare abitualità in inglese si utilizzano le perifrasi con would, used to.
In italiano si usa molto spesso l'imperfetto quando in inglese abbiamo la forma progressiva in
-ing → an old woman was staring at me / una donna anziana mi fissava. Il past perfect viene
tradotto sia con il trapassato prossimo che con l'imperfetto: the discussion at Davon had been
about the virtues.. / a Davos si analzzavano i vantaggi.. il past perfect continuous è traducibile
con un imperfetto italiano → since April 2009 journalists had been writing of green shots .. /
era dall'aprile 2009 che i giornalisti parlavano di rinnovamento..
L'opposizione tra passato remoto ed imperfetto è assente nelle lingue germaniche, a questa
mancanza l'inglese supplisce con la forma progressiva o con would/used to. L'imperfetto
italiano conferisce al processo carattere di durata indefinita e di abitualità, mentre i perfetti
raffigurano l'evento come compiuto. Vediamo come tradurre questa frase:
• It happened thirty years ago (simple past). I was living in Paris (past continuous). I
had a tiny apartment in the Lating Quarter (simple past). → accadde trent'anni fa.
Vivevo a Parigi. Avevo un piccolissimo appartamento nel Quartiere Latino. +

La scelta dell'imperfetto può essere legata a contesti descrittivi all'interno di unità narrative.
Se in una frase troviamo in February 1968 a gruop of radio astronomers
announced ,dobbiamo tradurla con un passato remoto “annunciò”. The objects were .. / gli
oggetti erano.. → per descrivere le proprietà degli oggetti. L'alternanza passato/imperfetto
all'interno del testo narrativo è funzionale alla dinamica primo piano / sfondo. Il passo che
apre Eveline di Joyce è internamente costruito con forme verbali al simple past e perifrasi con
used to che corrispondono a imperfetti italiani: she sat , her head was leaned, she was tired,
few people passed / sedeva, teneva la testa, era stanca, c'erano pochi passanti.
Simmetricamente, gli imperfetti italiani nell'incipit di Pinocchio sono resi con dei simple past
→ c'era una volta un pezzo di legno / once upon a time there was a piece of wood. Imperfetti
descrittivi corrispondono ai simple past inglesi nell'incipit di The Hobbit , mentre l'italiano
ricorre al passato remoto per collocare in primo piano l'evento focale sullo sfondo di tali
imperfetti → there lived a hobbit / this is a story of how a Baggins had an adventure, and
found himself doing and saying things altogether unexpected → vivava uno hobbit / questa è
la storia di come un baggins ebbe un'avventura e si trovò a fare e dire cose del tutto
inaspettate. Ricordiamo che in italiano usiamo passato remoto, imperfetto e trapassato;
mentre in inglese abbiamo solo simple past e past perfect. Nel testo che segue (p. 90-91)
l'arrivo della stazione è descritto con simple past / passato remoto, lo stato d'animo con past
continuous /imperfetto. La frase he had chosen his railway reading badly → il libro che aveva
scelto per il viaggio non era un granchè , quindi rimane il trapassato per questo verbo d'azione,
in queste frasi si traduce con l'imperfetto: had not been good for his stomach, the reading
business had been worse really / non andava bene per il suo stomaco , la questione della
lettura in realtà era peggiore.
I futuri: l'inglese fa uso del presente (simple e continuous), di costruzioni modali (will, shall)
e semi-modali (be going to) per indicare il futuro. L'uso del presente in funzione di futuro è
possibile solo quando l'azione è certa. Le frasi ipotetiche introdotte da if, when possono essere
tradotte in italiano con il futuro → when the sun goes down.. / quando il sole tramonterà. I
modali will, shall fanno riferimento a un evento futuro certo o altamente prevedibile. Vengono
per lo più resi in italiano con il futuro semplice, come il modale may. Il futuro con be going
to indica un'azione, programmata, imminente o definitiva, e in più può indicare una forte
intenzionalità legata all'evento descritto. In italiano, per tradurla, si ricorre spesso al verbo
“intendere” o all'espressione “avere intenzione di”.
• A quest'ora saranno arrivati → they must have arrived by now (in inglese si usano i
modali)
Il passivo: il passivo inglese ricorre spesso come espressione impersonale, dove in italiano si
ricorre alla costruzione con “si”. In inglese la costruzione passiva è possibile solo con i verbi
transitivi, con doppio oggetto e i verbi preposizionali. Con quelli con doppio oggetto sono
possibili due costruzioni:
• The manager sent Tom an email → Tom was sent an email by the manager/ An email
was sent to Tom by the manager

nel caso dei verbi preposizionali la preposizione viene tipicamente associata al participio
passato:
• Someone broke into the shop → The shop was broken into
Il passivo impersonale è possibile in inglese con i verbi di locuzione (say, claim), di stato
mentale (know) e di percezione (feel). Funzioni del passivo in inglese:
1. consente di sottintendere o allontanare l'agente. Esso è necessario quando
• quando l'agente non è ricostruibile o è una pluralità non citabile per esteso → the data
model has been expanded to include..
• quando l'agente non è importante o è generico o indefinito → it is generally agreed
that...
• quando non è importante ripeterlo
1.
2. il passivo è strategico quando si vuole nascondere l'agente
3. quando si vuole enfatizzare l'oggetto che subisce l'azione
4. mette in risalto il fatto, il processo o i suoi effetti anziché i partecipanti all'evento
5. permette di evitare soggetti troppo pesanti o troppo lunghi in posizione iniziale

Il passivo in italiano: abbiamo tre ausiliari principali, essere, venire, andare. L'ausiliare venire
può essere usato solo con i tempi non composti dei verbi. L'ausiliare andare ha due
interpretazioni: una aspettuale, in cui si sottolinea la componente conclusiva di un processo
che non consente specificazione dell'agente → la fabbrica è andata distrutta; e una
interpretazione modale di necessità → questo documento va letto attentamente. Per esprimere
la passività utilizziamo anche il “si” impersonale, che è un soggetto che si riferisce a persone,
è semanticamente plurale → Qui si parla francese. Si utilizza per esprimere soggetti indefiniti.
Quando questa particella è usata con l'attivo per esprimere un'azione che può essere espressa
con il passivo, si dice che è “passivante” → da qui si vede Roma = da qui Roma può essere
vista. Questo “si” passivante non è però compatibile con il “da” che indica un complemento
d'agente → non si è vinta nemmeno una medaglia *dagli azzurri. Nella traduzione dall'inglese
all'italiano in genere utilizziamo:
• il si impersonale → it is generally agreed / si ritiene
• la trasformazione in attivo
• passivo con “venire” → increasing complexity is introduced to.. /viene descritta
• passivo con “andare” → if formwork is to be used .. / qualora si debbano utilizzare
• esplicitazione modale → this knob is used to control.. /questo pulsante permette di
controllare, mediante questo pulsante è possibile..
• mantenimento del passivo
• nominalizzazione → ..consultation shall be held.. / l'avvio immediato di consultazioni
Modo, modalità e verbi modali: il modo comprende l'indicativo, il congiuntivo, l'imperativo,
il condizionale e le forme non finite del verbo; la modalità esprime il punto di vista o
l'atteggiamento mentale dell'autore sul contenuto del messaggio in termini di possibilità,
necessità, desiderabilità, prevedibilità o verità. In inglese la modalità è espressa attraverso i
verbi modali: can, could, may, might, shall, will, should, would; ad essi si affiancano dare,
need, ought to e i semiausiliari have to, be able to, be bound to, be to, be supposed to, be due
to. La modalità può essere espressa anche mediante aggettivi (possible, likely, necessary),
avverbi (perhaps, probably,necessarily) o nominali (chance, possibility, likelihood, necessity),
oltre che da altri verbi come require, demand, assume.
Ricorda: verbi deontici sono legati al dovere, all'obbligo; se qualcosa è epistemico significa
che esprime l'opinione del parlante → credere, pensare. L'incertezza è una possibilità
epistemica, la certezza è una necessità epistemica → Tom may have missed the train; Tom
must have missed the train. La modalità epistemica può estendersi fino ad includere la
modalità predittiva, al cui interno si collocano fenomeni di previsione e predicibilità
dell'evento. Rientra in questa categoria il modale will, che indica anche l'inevitabilità che in
certe circostanze si verifichi un determinato evento.

Can Must
Could significati che si estendono Need
May da abilità a capacità a permesso Have to Necessità e
Might Shall obbligo in senso
Should più o meno forti
Ought to
Will
Would ambito dell'intenzionalità e della prevedibilità
Shall
Should
I testi giuridici:
spesso nei testi giuridici viene utilizzato shall , definito anche imperativo legale, e
generalmente indica obbligo. Assolve a una duplice funzione: di modale deontico e di
performativo se il verbo ha significato stativo e l'agente non è espresso. Il shall deontico viene
tradotto in italiano con il presente indicativo “normativo”, ovvero con un futuro che sottolinea
l'estensione temporale della norma → Ucraine shall endeavour to censure.. / l'Ucraina si
accerterà che le esportazioni..
Shall + negazione → negazione di un semplice futuro. Shall può essere esplicitato anche con
“deve intendersi” quando compare nelle definizioni: x event shall mean the delivery.. / deve
intendersi la consegna..
• be to: if formwork is to be used in certain cases.. / si debbano utilizzare materiali..
• should: should either Party believe.. /una delle parti dovesse ritenere (dovere al
congiuntivo)
• Modalità deontica con may, can: this document may be signed / può essere firmato

Testi scientifici:
May è spesso utilizzato come mitigatore; la possibilità o necessità di un evento è
frequentemente affidata alla scelta may-might, can-could, must-should-ought to.

Testi di istruzioni:
la modulazione should/must , il primo meno forte del secondo nel senso di ciò che si è tenuti
a sapere , viene assorbita dall'italiano dovere. The customer should be informed that / il cliente
deve essere informato/è tenuto a sapere

• Il sintagma nominale

Nella sua forma semplice, il sintagma nominale è forma dalla testa (nome o pronome) e da
determinanti (articoli, dimostrativi, numerali..); ma la testa può essere anche modificata
(premodificazione e postmodificazione).

Determinanti Premodificatori Testa Postmodificatori


The Towering blue Na'vi hominds Who rebelled..

Il sintagma nominale in italiano ha una struttura in larga parte parallela: possono svolgere
funzione di testa nomi, pronomi, intere frasi; la testa può essere preceduta da determinanti e
seguita da complementi, subordinate (implicite ed esplicite) e aggettivi, anche quelli che
reggono le preposizioni (difficile da risolvere). Ovviamente ci sono delle differenze, in inglese
i modificatori degli elementi nominali precedono tutti la testa soggetta a modificazione;
mentre in italiano la modificazione si sviluppa più a destra della testa → revised community
eco-label award scheme / sistema comunitario, riesaminato, di assegnazione di un marchio
di qualità ecologica.

Gli articoli:
in inglese la distribuzione dell'articolo determinativo e indeterminativo è legata in primo
luogo alla distinzione tra nomi countable / uncountable. I primi sono numerabili e ammetto
l'articolo, i secondi lo ammettono sono in certe situazioni sintattiche.
• L'inglese omette l'articolo in caso di asserzioni assolute come Truth is beauty, beauty
truth
• lo inserisce se il concetto astratto o l'elemento nominale non numerabile è specificato
attraverso una relativa o un complemento di specificazione: The beer we drank last
night was the best beer I have ever tasted; the beauty of that woman is astonishing
• come in italiano, l'uso dell'articolo indeterminativo indica che l'informazione data è
nuova
Articoli e quantificatori → o c'è l'articolo o il quantificatore ogni ragazza/ each girli, ma con
tutto, entrambi è consentito l'uso dell'articolo tutte le ragazze /entrambe le ragazze/all (the)
girls/ both (the) girls, poco / molto ammettono l'articolo solo in funzione aggettivale abbiamo
poco, molto pane/we have little,plenty of bread.
Articoli e aggettivi → l'articolo determinativo è obbligatorio con i superlativi assoluti he is
the most brilliant guy
Articoli e forme verbali infinitive → l'articolo determinativo è possibile in italiano ma non in
inglese sentivo in lontananza l'abbaiare del cane / I heard dogs barking in the distance
Articoli distributivi → l'articolo è necessario in italiano, ma non in inglese la domenica va in
chiesa / on saturday he goes to church

Asimmetrie:
in italiano l'articolo va prima del possessivo: il mio cane / my dog ; ma si dice anche in casa
mia / in my house. Con i termini di parentela, in italiano si usa nel valore affettivo l'articolo
→ la mia mamma / mia madre, my mommy / my mother, in inglese no. Ricordiamo che in
inglese church, school, prison, hospital non vogliono l'articolo se si intendono le sedi
utilizzate per la loro funzione, se si usa l'articolo allora si intendono come semplici edifici o
complemento di luogo.
• Gli indefiniti → a differenza dell'inglese, l'articolo è omesso per le professioni, mio
figlio è medico / my son is a doctor
• l'articolo determinativo plurale italiano non ha corrispondenza in inglese quando il
riferente è generico → scientists believe that.. / gli scienziati credono che..
• se però il referente plurale è specificato, ad esempio tramite una relativa o un
complemento di specificazione, allora anche l'inglese utilizza l'articolo → the scientist
who are renowned for..
• what did dinosaurs eat? / cosa mangiavano i dinosauri? → l'articolo determinativo è
obbligatorio in italiano perchè specifica l'intera classe e indica il tema della frase

La modificazione:
In inglese nella premodificazione troviamo aggettivi, sostantivi e forme participiali in
funzione aggettivale, talvolta intere frasi → the global inflaction epidemic / l'epidemia di
inflazione globale. Per quanto riguarda l'ordine dei modificatori, quelli che denotano proprietà
visibilmente osservarbili e riconoscibili concretamente si collocano in una posizione più
vicina alla testa nominale, rispetto ai modificatori che indicano proprietà soggettive. I
postmodificatori principali in inglese sono: frasi relative, frasi introdotte da forme participiali
-ing/ed, sintagmi preposizionali, pronomi riflessivi..
In italiano gli elementi che possono modificare il sintagma nominale sono → aggettivi
qualificativi, aggettivi avverbiali, i participi, gli aggettivi argomentali, frasi relative (queste
possono solo seguire la testa). Quindi, generalmente gli elementi che modificano il nome in
italiano si collocano a destra, ma ci sono casi in cui possono essere anche prima del nome →
sono cari e bravi ragazzi. Ricordiamo che alcuni aggettivi possono comparire sia prima che
dopo il nome, ma il loro significato cambia → una donna grande / una grande donna; un
uomo povero / un pover'uomo. Gli aggettivi relazionali sono quelli che derivano dai nomi e
seguono sempre il sostantivo: nazionale, avventuroso, storiche, cardiaca..
Gli aggettivi avverbiali (probabile, odierno, improvviso) possono precedere la testa o seguirla,
anche se è marcato → (?) l'intervento della polizia, probabile / il probabile intervento della
polizia. I participi passivi generalmente vanno dopo il nome: due personaggi molto amati dal
pubbico. Gli aggettivi argomentali possono apparire solo dopo la testa → l'azienda petrolifera,
la centrale elettrica (delimitano una sottoclasse specifica).

La sintassi frasale → nella frase Silvia suona il piano , “Silvia” è ciò che è noto e quindi è il
tema, mentre ciò che si dice sul tema, ciò che è sconosciuto è il rema. È possibile però anche
alterare i costituenti, ad esempio → il piano, suona Silvia ; il piano è suonato da Silvia.

Coerenza e coesione:
la coerenza è la proprietà del testo che riguarda la continuità di senso al livello profondo. Ad
un livello di base la coerenza è analizzabile in termini di unitarietà, continuità e progressione
del contenuto semantico delle singole frasi che lo compongono. La coesione rispecchia la
coerenza manifestandosi attraverso un insieme di connessioni linguistiche di superficie che
esplicitano i rapporti tra le parti. Esistono 5 classi di strumenti di coesione:
1. referenza (pronomi, dimostrativi, articoli e comparativi)
2. congiunzione, affidata ai connettivi → congiunzioni, avverbi, locuzioni
3. lessico (ripetizioni, sinonimi)
4. sostituzione
5. ellissi
a seconda dei connettivi abbiamo relazioni di tipo: temporale (prima, allora, una volta, dopo..),
logico-casuale (perciò, di conseguenza, quindi..), di consecuzione, concessione, condizione,
di rielaborazione linguistica e semantica (mentre, per così dire, cioè..), di aggiunta, di
opposizione, di ordine testuale.
La ripetizione non è sempre motivata artisticamente e dunque utilizzabile come strumento di
coesione: in inglese si può usare la ripetizione molto di più, mentre in italiano si preferisce
ricorrere ad un legame di subordinazione.
I segnali discorsivi → I see, well, you know, ah ecco, mah, sai
So this is Dumbledore → Allora questo è Silente

Capitolo 3: vincoli concettuali


il problema del significato pervade tutto il testo e tutto il processo traduttivo. Lo studio del
significato linguistico è oggetto primariamente di due discipline: semantica e pragmatica, e si
parla di significato lessicale, frasale e significato del testo dal punto di vista semantico
(letterale) o pragmatico (legato alle intenzioni del parlante). Il significato lessicale →
significato referenziale, formato dall'aspetto connotativo (soggettivo) e denotativo (inteso
come senso oggettivo). Ad esempio sono tratti connotativi di gatto l'essere affettuoso, furbo,
indipendente. Il senso → è l'insieme delle relazioni che definiscono il significato di
un'espressione all'interno di una lingua. Tutte le espressioni che hanno un referente hanno un
senso, ma non tutte le espressioni che hanno un senso hanno un referente: congiunzioni come
ma, e non designano un oggetto, un evento, un'entità ma hanno un senso un senso,
intrattengono una serie di relazioni con gli altri elementi della lingua. Le relazioni di senso
paradigmatiche sono → sinonimia, antinomia, iperonimia, iponimia. Rosa è iponimo di fiore
e fiore è iperonimo di rosa. L'inglese ad esempio ha una serie di iponimo sotto l'iperonimo
house (croft, chalet,mansion, villa, lodge, manor). Dobbiamo fare attenzione a parole che
possono indicare la stessa cosa ma appartengono a domini diversi: land, ground sono la stessa
cosa ma land è la superficie terra in contrasto con la superficie mare, mentre ground è la
superficie terra in contrasto con la superficie aria.
• L'inglese è una lingua a satellite perchè per indicare uno spostamento, un moto a luogo
fanno uso delle preposizioni, cioè include nella radice la modalità dello spostamento
(running, walking..) ma affida alle preposizioni l'espressione del percorso (run into, go
out)
• l'italiano è una lingua a base verbale e lessicalizza nella radice il percorso (entrare,
salire, scendere) e può lasciare sottintesa la modalità dello spostamento oppure
esprimerla mediante complementi di modo o forme gerundiali (entrò correndo / he run
in)
Esempi di alcuni verbi in inglese e in italiano → cross/ attraversare, amble / camminare
lemme lemme, barge / fare irruzione, bound / balzare, saltar su..
Frasi come he kissed the anxiety away from her, he sneezed the napking off the table si
traducono in italiano con le ha fatto dimenticare l'ansia con un bacio, ha fatto cadere il
tovagliolo dal tavolo con uno starnuto.
Il significato detto logico o proposizionale è ciò che la frase “dice” o significa letteralmente
in un contesto e dal punto di vista della semantica logica il significato di una frase è valutabile
in termini di verità o falsità. La frase il gatto dorme sul divano è vera solo se esiste un gatto,
esiste un divano e la relazione che li lega è l'attività di “dormirci sopra”.
Quando diciamo qualcosa esprimiamo anche l'intenzione di dire qualcosa e questo atto
illocutorio è esplicitato attraverso un verbo performativo → ti informo, ti prometto, giuro,
critico, protesto. Atto perlocutorio → gli effetti del nostro discorso. Atto locutorio, illocutorio
e perlocutorio. Nella traduzione, generalmente il tipo di atto è mantenuto, nella
consapevolezza che il cambiamento di forza ilocutoria determina un cambiamento degli
effetti perlocutori. Ricorda le massime di Grice affinché una conversazione sia chiara e capita
da tutti → quantità, qualità, relazione, modo. Il parlante deve dare quindi un contributo chiaro,
vero, pertinente e rispondente alle richieste. Implicature convenzionali → si creano per la
nostra conoscenza del mondo.
Quando traduciamo un testo possiamo riscontrare diverse difficoltà nella:
• riproduzione del tessuto fonico e del ritmo del testo
• riproduzione della musicalità e degli effetti iconici del testo
• riproduzione dei significati denotativi, connotativi ed evocativi, empliciti ed espliciti
• scelta della lunghezza delle parole e della loro struttura morfologica

Capitolo 4: vincoli strutturali


Le lingue sono prodotti storico-culturali quindi i significati comunicati attraverso le lingue
non possono che essere intesi con riferimento al contesto culturale dal quale emergono.
Quindi la traduzione, non è possibile al di fuori del contesto culturale. Le espressioni più
specificamente legate ad una cultura, come i fenomeni politici, istituzionali, geografici, che
spesso non hanno equivalenti nella lingua di arrivo, possono essere tradotti mediante
meccanismi compensatori come la parafrasi, l'esplicitazione, l'introduzione di prestiti..
spesso si ricorre a prestiti o a neologismi ad esempio stalking usato per condensare un
complesso di informazioni che non coincide totalmente ma che certamente evoca il nostro
persecuzione. Vediamo l'aggettivo immerso che ricorre spesso in collocazioni come immerso
nel verde, nella natura, nella quiete. Questo concetto di “immersione” crea un'atmosfera
fiabesca evocando anche emozioni e sentimenti, ma la traduzione di questo aggettivo in
inglese non ottiene gli stessi esiti → immersed in a spectacular view
è più facile trovare : the farmhouse has a stunning views.. , is set in a commanding position..
Il linguaggio figurato è sicuramente molto difficile da tradurre → la metafora è un'operazione
di pensiero intuitiva, fondata su meccanismi complessi. È una figura che condensa in
un'immagine un insieme di qualità, proprietà, informazioni e significati evocati. L'espressione
Susan is an angel / Susan è un angelo significano che Susan è buona, dolce, affidabile, ma
dobbiamo far attenzione che non ci siano altri significati nonostante l'apparente coincidenza
delle immagini metaforiche. Alcune espressioni non trovano l'esatto corrispondente nell'altra
lingua → the leg of the table, the nose of an airplane / la gamba del tavolo, il muso dell'aereo.
Possiamo trovare divergenze molto spesso quando andiamo a tradurre dei modi di dire con le
parti del corpo → to cost an arm and a leg / costare un occhio della testa. Troviamo simmetria
nella modalità metonimica in cui la “mano” sta per l'autore (la mano di Michelangelo), abilità
e capacità (quel pianista ha una bella mano), assistenza, possesso e controllo (avere le mani
legate) , ecc.. uguale in inglese, quindi in entrambe le culture le mani stanno per i nostri
comportamenti, le nostre azioni, le nostre intenzioni. Anche alcuni proverbi sono paralleli:
one hand washes the other and both wash the face / una mano lava l'altra ed entrambe lavano
il viso. Diversa la situazione di mangiarsi le mani / to kick oneself; in italiano diciamo un
comportamento “corpo a corpo” mentre in inglese è hand-to-hand.
Tutti i fenomeni pragmatici sono fortemente ancorati al patrimonio culturale di una lingua,
infatti ci possono essere problemi nel tradurre l'ironia inglese.
Ricorda → cortesia: insieme di norme, strategie e convenzioni verbali adottate dai membri di
una comunità per per contenere la conflittualità e favorire l'armonia nell'interazione
comunicativa. Strategie sono ad esempio complimenti, espressioni di simpatia e approvazione,
formulazioni indirette, avverbi dubitativi (forse dovresti dirglielo). Noi ad esempio in italiano
usiamo anche la forma di cortesia, spesso è consigliato usare il condizionale, formule di saluto,
diminutivi. In inglese troviamo più formule di cortesia a polarità negativa, con le connesse
strutture di understatement e mitigazione. Queste espressioni servono a segnalare, imporre o
stabilire una distanza sociale e riflettono il desiderio di non obbligare l'interlocutore né
presupporre che sia in grado di fare ciò che gli viene chiesto:
• espressioni indirette convenzionalizzate → can you please pass the salt?, could you
possibly pass the salt?, would you have any objections to my borrowing your car for a
while?
• Domande e approsimazioni → I guess, it seems, let's assume, if I may ask..
• minimizzazioni dell'imposizione → I just wanted to ask..
• espressioni di deferenza → yes Sir
• scuse → I'm sure you must be very busy, I am terribly embarrassed
• espressioni impersonali → it is necessary to..
• generalizzazioni

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