GIUGNO 2008
Versione italiana
Energy performance of buildings del febbraio 2010
Calculation of energy use for space heating and cooling
TESTO ITALIANO
ICS 91.120.10
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di Unificazione può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza
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20137 Milano, Italia www.uni.com
PREMESSA NAZIONALE
La presente norma costituisce il recepimento, in lingua italiana,
della norma europea EN ISO 13790 (edizione marzo 2008), che
assume così lo status di norma nazionale italiana.
Le norme UNI sono elaborate cercando di tenere conto dei punti di vista di tutte le parti
interessate e di conciliare ogni aspetto conflittuale, per rappresentare il reale stato
dell’arte della materia ed il necessario grado di consenso.
Chiunque ritenesse, a seguito dell’applicazione di questa norma, di poter fornire sug-
gerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato dell’arte
in evoluzione è pregato di inviare i propri contributi all’UNI, Ente Nazionale Italiano di
Unificazione, che li terrà in considerazione per l’eventuale revisione della norma stessa.
Le norme UNI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione di nuove edizioni o
di aggiornamenti.
È importante pertanto che gli utilizzatori delle stesse si accertino di essere in possesso
dell’ultima edizione e degli eventuali aggiornamenti.
Si invitano inoltre gli utilizzatori a verificare l’esistenza di norme UNI corrispondenti alle
norme EN o ISO ove citate nei riferimenti normativi.
English version
Energy performance of buildings - Calculation of energy use for space heating and
cooling (ISO 13790:2008)
Performance énergétique des bâtiments - Calcul des Energieeffizienz von Gebäuden - Berechnung des
besoins d'énergie pour le chauffage et le refroidissement Energiebedarfs für Heizung und Kühlung (ISO 13790:2008)
des locaux (ISO 13790:2008)
CEN members are bound to comply with the CEN/CENELEC Internal Regulations which stipulate the conditions for giving
this European Standard the status of a national standard without any alteration. Up-to-date lists and bibliographical references
concerning such national standards may be obtained on application to the CEN Management Centre or to any CEN member.
This European Standard exists in three official versions (English, French, German). A version in any other language made by
translation under the responsibility of a CEN member into its own language and notified to the CEN Management Centre has
the same status as the official versions.
CEN members are the national standards bodies of Austria, Belgium, Bulgaria, Cyprus, Czech Republic, Denmark, Estonia,
Finland, France, Germany, Greece, Hungary, Iceland, Ireland, Italy, Latvia, Lithuania, Luxembourg, Malta, Netherlands, Norway,
Poland, Portugal, Romania, Slovakia, Slovenia, Spain, Sweden, Switzerland and United Kingdom.
© 2008 CEN All rights of exploitation in any form and by any means reserved worldwide Ref. No. EN ISO 13790: 2008: E
for CEN national Members.
INDICE
PREMESSA 1
INTRODUZIONE 2
figura 1 Diagramma di flusso della procedura di calcolo e collegamenti con altre norme ................... 4
2 RIFERIMENTI NORMATIVI 6
3 TERMINI E DEFINIZIONI 6
3.1 Passi di tempo, periodi e stagioni .................................................................................................... 6
3.2 Ambienti, zone e aree ............................................................................................................................ 7
3.3 Temperature ................................................................................................................................................ 8
3.4 Energia ........................................................................................................................................................... 8
3.5 Scambio termico dell’edificio ........................................................................................................... 10
3.6 Apporti termici nell’edificio e perdite di energia termica dell’impianto recuperabili............ 10
3.7 Bilancio energetico dell’edificio ...................................................................................................... 11
4 SIMBOLI E ABBREVIAZIONI 11
prospetto 1 Simboli e unità di misura ......................................................................................................................... 12
prospetto 2 Pedici ............................................................................................................................................................. 13
12 PARAMETRI DINAMICI 58
12.1 Procedura di calcolo ............................................................................................................................ 58
prospetto 8 Procedura di calcolo dei parametri dinamici per i differenti tipi di metodi .............................. 58
12.2 Parametri dinamici ................................................................................................................................ 58
prospetto 9 Valori del parametro numerico, aH,0, e della costante di tempo di riferimento, H,0........... 59
figura 5 Illustrazione del fattore di utilizzazione degli apporti per la modalità di riscaldamento,
per costanti di tempo di 8 h, 1 d, 2 d, 7 d e infinita, valido per il metodo di
calcolo mensile .......................................................................................................................................... 59
prospetto 10 Valori del parametro numerico, aC,0, e della costante di tempo di riferimento, C,0 ........... 60
figura 6 Illustrazione del fattore di utilizzazione delle dispersioni, per costanti di tempo di 8 h,
1 d, 2 d, 7 d e infinita, valido per il metodo di calcolo mensile ............................................... 61
12.3 Condizioni al contorno e dati di ingresso .................................................................................. 62
prospetto 11 Spessore massimo da considerare per la capacità termica interna ........................................ 63
prospetto 12 Valori di default per i parametri dinamici ........................................................................................... 63
13 CONDIZIONI INTERNE 63
13.1 Differenti modalità ................................................................................................................................. 63
prospetto 13 Procedure di calcolo per le differenti modalità di riscaldamento e/o di raffrescamento,
per i differenti tipi di metodi ................................................................................................................... 64
13.2 Procedure di calcolo ............................................................................................................................ 64
figura 7 Esempio di riscaldamento quasi continuo......................................................................................... 65
figura 8 Illustrazione del fattore di riduzione per riscaldamento intermittente, per due differenti
durate di intermittenza ........................................................................................................................... 67
figura 9 Illustrazione del fattore di riduzione per raffrescamento intermittente, per due differenti
durate di intermittenza ............................................................................................................................ 69
13.3 Condizioni al contorno e dati di ingresso .................................................................................. 71
15 RAPPORTO 76
15.1 Generalità................................................................................................................................................... 76
15.2 Dati di ingresso ...................................................................................................................................... 76
15.3 Risultati ........................................................................................................................................................ 77
BIBLIOGRAFIA 148
PREMESSA
Il presente documento (EN ISO 13790:2008) è stato elaborato dal Comitato Tecnico
ISO/TC 163 "Prestazioni termiche e consumi di energia nell'ambiente costruito" in
collaborazione con il Comitato Tecnico CEN/TC 89 "Prestazioni termiche degli edifici e dei
componenti edilizi", la cui segreteria è affidata al SIS.
Alla presente norma europea deve essere attribuito lo status di norma nazionale, o
mediante pubblicazione di un testo identico o mediante notifica di adozione, entro
settembre 2008, e le norme nazionali in contrasto devono essere ritirate entro
settembre 2008.
Si richiama l'attenzione sulla possibilità che alcuni degli elementi del presente documento
possono essere soggetti a diritti di brevetto. Il CEN (e/o il CENELEC) non devono essere
ritenuti responsabili per l'identificazione di alcuni o tutti tali diritti di brevetto.
Il presente documento sostituisce la EN ISO 13790:2004 e la EN 832:1998.
Il presente documento è stato elaborato nell'ambito di un mandato conferito al CEN dalla
Commissione Europea e dall'Associazione Europea di Libero Scambio (mandato M/343),
ed è di supporto ai requisiti essenziali della Direttiva dell'UE 2002/91/CE sulla prestazione
energetica degli edifici (EPBD). È parte di una serie di norme finalizzate
all'armonizzazione europea della metodologia per il calcolo della prestazione energetica
degli edifici. Una visione d'insieme dell'intero pacchetto di norme è fornito nel
CEN/TR 15615.
Si richiama l'attenzione sulla necessità di rispettare le Direttive UE trasposte nei requisiti
legali nazionali. Le regolamentazioni nazionali esistenti (con o senza riferimento alle norme
nazionali) possono limitare al momento l'implementazione delle presente norma europea.
In conformità alle Regole Comuni CEN/CENELEC, gli enti nazionali di normazione dei
seguenti Paesi sono tenuti a recepire la presente norma europea: Austria, Belgio,
Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda,
Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia,
Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna,
Svezia, Svizzera e Ungheria.
NOTIFICA DI ADOZIONE
Il testo della ISO 13790:2008 è stato approvato dal CEN come EN ISO 13790:2008 senza
alcuna modifica.
INTRODUZIONE
La presente norma fornisce i criteri (in parte) per valutare il contributo dei prodotti edilizi e
degli impianti al risparmio energetico e alla prestazione energetica globale degli edifici.
La presente norma internazionale è stata elaborata nell’ambito di un mandato conferito al
CEN dalla Commissione Europea e dall’Associazione Europea di Libero Scambio
(Mandato M/343), ed è di supporto ai requisiti essenziali della Direttiva dell’UE
2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia (EPBD[26]). Costituisce parte di una
serie di norme finalizzate all’armonizzazione europea della metodologia per il calcolo
della prestazione energetica degli edifici. Una visione d’insieme del gruppo complessivo
di norme a supporto della EPBD è fornita nel CEN/TR 15615[28]. Vedere anche
appendice A.
La presente norma internazionale costituisce uno di una serie di metodi di calcolo per il
progetto e la valutazione della prestazione termica ed energetica degli edifici. Presenta un
insieme coerente di metodi di calcolo a diversi livelli di dettaglio, per determinare il
fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento di un edificio, e l’influenza
delle perdite di energia termica recuperabili degli impianti tecnici come l’impianto di
riscaldamento e di raffrescamento.
In combinazione con altre norme connesse alla prestazione energetica (vedere figura 1,
che fornisce uno schema della procedura di calcolo e i suoi collegamenti con altre norme
legate alla prestazione energetica), la presente norma internazionale può essere
utilizzata per le seguenti applicazioni:
a) valutare il rispetto di regolamenti espressi in termini di obiettivi energetici (attraverso
la valutazione di progetto; vedere appendice A);
b) confrontare le prestazioni energetiche di varie alternative progettuali per un edificio
in progetto;
c) indicare un livello convenzionale di prestazione energetica degli edifici esistenti (la
valutazione di calcolo normalizzata; vedere appendice A);
d) stimare l’effetto di possibili misure di risparmio energetico su un edificio esistente,
calcolando il fabbisogno di energia con e senza misura di risparmio energetico;
vedere appendice A;
e) prevedere le future esigenze di risorse energetiche su scala regionale, nazionale o
internazionale, calcolando il fabbisogno di energia di edifici caratteristici
rappresentativi del parco edilizio.
Si fa riferimento ad altre norme internazionali o documenti nazionali per dati di ingresso e
per procedimenti di calcolo dettagliati non forniti dalla presente norma internazionale.
I principali dati d’ingresso necessari per l’applicazione della presente norma
internazionale sono i seguenti:
- proprietà di trasmissione e di ventilazione;
- apporti termici da sorgenti di calore interne, proprietà solari;
- dati climatici;
- descrizione dell’edificio e dei componenti edilizi, impianti ed uso;
- requisiti di benessere (temperature di regolazione e tassi di ventilazione);
- dati relativi agli impianti di riscaldamento, raffrescamento, acqua calda, ventilazione
e illuminazione:
- partizione dell’edificio in differenti zone per il calcolo (impianti diversi possono
richiedere zone diverse);
- perdite energetiche dissipate e recuperabili o recuperate nell’edificio (apporti
termici interni, recupero della dispersione termica per ventilazione);
- portata d’aria e temperatura dell’aria di mandata (se pre-riscaldata o
pre-raffrescata a livello centralizzato) e il relativo fabbisogno di energia per la
circolazione dell’aria e il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento;
- regolazioni.
figura 1 Diagramma di flusso della procedura di calcolo e collegamenti con altre norme
2 RIFERIMENTI NORMATIVI
I documenti richiamati di seguito sono indispensabili per l’applicazione del presente
documento. Per quanto riguarda i riferimenti datati, si applica esclusivamente l’edizione
citata. Per i riferimenti non datati, vale l’ultima edizione del documento a cui si fa
riferimento (compresi gli aggiornamenti).
ISO 6946 Building components and building elements - Thermal resistance
and thermal transmittance - Calculation method
ISO 7345 Thermal insulation - Physical quantities and definitions
ISO 10077-1 Thermal performance of windows, doors and shutters -
Calculation of thermal transmittance - Part 1: General
ISO 13370:2007 Thermal performance of buildings - Heat transfer via the ground -
Calculation methods
ISO 13786:2007 Thermal performance of building components - Dynamic thermal
characteristics - Calculation methods
ISO 13789:2007 Thermal performance of buildings - Transmission and ventilation
hea transfer coefficients - Calculation method
ISO 15927-4 Hygrothermal performance of buildings - Calculation and
presentation of climatic data - Part 4: Hourly data for assessing the
annual energy use for heating and cooling
EN 15217 Energy performance of buildings - Methods for expressing energy
performance and for energy certification of buildings
3 TERMINI E DEFINIZIONI
Ai fini del presente documento, si applicano i termini e le definizioni di cui alla ISO 7345 e
i termini e le definizioni seguenti.
3.1.4 periodo di non occupazione: Periodo di diversi giorni o settimane senza riscaldamento o
raffrescamento, per esempio a causa delle vacanze.
3.2.1 ambiente riscaldato: Vano o spazio chiuso, che ai fini del calcolo si considera riscaldato ad
una data temperatura di regolazione oppure a date temperature di regolazione.
3.2.2 ambiente raffrescato: Vano o spazio chiuso, che ai fini del calcolo si considera raffrescato
ad una data temperatura di regolazione o a date temperature di regolazione.
3.2.4 ambiente non climatizzato: Vano o spazio chiuso che non fa parte di un ambiente
climatizzato
3.2.6 area climatizzata: Area di pavimento degli ambienti climatizzati esclusi scantinati non
abitabili o parti non abitabili di un ambiente, inclusa l’area di pavimento di tutti i piani se
più di uno.
Nota 1 Si possono utilizzare le dimensioni interne, interne totali o esterne. Questo porta ad avere aree differenti per
lo stesso edificio.
Nota 2 Alcuni servizi, come l’illuminazione o la ventilazione, potrebbero essere forniti in aree non contemplate dalla
presente definizione (per esempio, un parcheggio).
Nota 3 La definizione precisa dell’area climatizzata è fornita dalle autorità nazionali.
Nota 4 "L’area climatizzata" può essere assunta come l’area utile citata nei punti 5, 6 e 7 della EPBD[26] a meno che
non sia definita diversamente nei regolamenti nazionali.
3.2.7 calcolo con zone accoppiate: Calcolo multi-zona con accoppiamento termico tra zone,
tenendo in considerazione ogni scambio termico per trasmissione termica e/o per
ventilazione e/o per infiltrazione d’aria tra zone.
3.2.8 calcolo con zone non accoppiate: Calcolo multi-zona senza accoppiamento termico tra
zone, non tenendo in considerazione alcuno scambio termico per trasmissione termica o
per ventilazione o per infiltrazione d’aria tra zone.
3.2.9 area proiettata degli elementi soleggiati: Area della proiezione della superficie
dell’elemento su un piano parallelo alla parte trasparente o traslucida dell’elemento.
Nota Nel caso di elementi non piani, si riferisce all’area del più piccolo piano immaginario che unisce il perimetro
dell’elemento.
Esempio:
Finestre.
3.2.10 area proiettata degli elementi del telaio: Area della proiezione dell’elemento del telaio su un
piano parallelo alla vetrata o al pannello che è fissata/o nel telaio.
Esempio:
Telai di finestre.
3.3 Temperature
3.3.1 temperatura esterna: Temperatura dell’aria esterna.
Nota 1 Per i calcoli dello scambio termico per trasmissione, la temperatura radiante dell’ambiente esterno è supposta
uguale alla temperatura dell’aria esterna; la radiazione ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste, dagli
elementi edilizi che fronteggiano il cielo, è calcolata separatamente (vedere punto 11.3.5 e/o punto 11.4.6).
Nota 2 La misurazione della temperatura dell’aria esterna è definita nella ISO 15927-1.
3.3.2 temperatura interna: Media aritmetica della temperatura dell’aria e della temperatura
media radiante al centro di una zona o di un ambiente.
Nota Questa è la temperatura operante approssimata secondo la ISO 7726.
3.3.3 temperatura (interna) di regolazione: Temperatura interna (minima) fissata dal sistema di
regolazione nella usuale modalità di riscaldamento, oppure temperatura interna
(massima) fissata dal sistema di regolazione nella usuale modalità di raffrescamento.
Nota I valori sono specificati a livello nazionale, a seconda del tipo di ambiente e dello scopo del calcolo. Vedere
anche la definizione di ambiente climatizzato (punto 3.2.3). Per i metodi mensile e stagionale, il valore della
temperatura di regolazione può includere la correzione per l’intermittenza, come specificato nel punto 13.2.2.
3.4 Energia
3.4.1 fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o per il raffrescamento: Calore che deve
essere fornito, o sottratto, ad un ambiente climatizzato per mantenere le condizioni di
temperatura desiderate durante un dato periodo di tempo.
Nota 1 Il fabbisogno di energia termica è calcolato e non può essere facilmente misurato.
Nota 2 Il fabbisogno di energia termica può comprendere lo scambio termico addizionale risultante da una
distribuzione non uniforme della temperatura e da una regolazione non ideale della temperatura, se questi
fattori sono tenuti in considerazione attraverso un aumento (diminuzione) della temperatura efficace per il
riscaldamento (raffrescamento) e non compresi nello scambio termico relativo all’impianto di riscaldamento
(raffrescamento).
3.4.2 energia ausiliaria: Energia elettrica utilizzata dagli impianti tecnici per il riscaldamento, il
raffrescamento, la ventilazione e/o l’acqua sanitaria per permettere la trasformazione
dell’energia al fine di soddisfare i fabbisogni energetici.
Nota 1 Questo termine comprende l’energia per i ventilatori, le pompe, i dispositivi elettronici, ecc. L’energia elettrica
assorbita da un impianto di ventilazione per la movimentazione dell’aria e il recupero termico non è
considerata come energia ausiliaria, ma come fabbisogno di energia per la ventilazione (punto 3.4.11).
Nota 2 Nella ISO 9488, l’energia utilizzata per le pompe e le valvole è denominata "energia parassita".
3.4.4 sottosistema dell’impianto tecnico: Parte di un impianto tecnico che svolge una specifica
funzione (per esempio generazione termica, distribuzione termica, emissione termica).
3.4.5 servizi impiantistici: Servizi forniti dagli impianti tecnici e dalle apparecchiature per
garantire le condizioni climatiche interne, l’acqua calda sanitaria, l’illuminazione e altri
servizi connessi all’uso dell’edificio.
3.4.6 perdita di energia termica dell’impianto: Perdita di energia termica di un impianto tecnico, per
il riscaldamento, il raffrescamento, l’acqua calda sanitaria, l’umidificazione, la
deumidificazione o la ventilazione, che non contribuisce alla produzione utile dell’impianto.
Nota 1 Se recuperabile, la perdita dell’impianto può diventare un apporto termico interno dell’edificio.
Nota 2 L’energia termica recuperata direttamente nel sottosistema non è considerata una perdita di energia termica
dell’impianto ma un recupero termico ed è direttamente trattata nella norma del relativo impianto.
Nota 3 Il calore dissipato dall’impianto di illuminazione o da altri servizi (per esempio i componenti dell’attrezzatura
informatica) non fa parte delle perdite di energia termica dell’impianto, ma fa parte degli apporti termici interni.
3.4.7 perdita di energia termica dell’impianto recuperabile: Parte di una perdita di energia termica
dell’impianto tecnico che può essere recuperata per ridurre il fabbisogno di energia per il
riscaldamento o il raffrescamento, oppure il fabbisogno di energia dell’impianto di
riscaldamento o di raffrescamento.
Nota 1 Ciò è subordinato al fatto che le perdite di energia termica dell’impianto recuperabili siano o meno
direttamente tenute in considerazione attraverso una riduzione delle perdite dell’impianto.
Nota 2 Nella presente norma internazionale, le perdite di energia termica dell’impianto recuperabili, se non
direttamente tenute in considerazione attraverso una riduzione delle perdite dell’impianto, sono calcolate
come parte degli apporti termici interni. Si può decidere a livello nazionale se riportare le perdite di energia
termica dell’impianto recuperabili separatamente dagli altri apporti termici interni.
3.4.8 perdite di energia termica dell’impianto recuperate: Parte di una perdita di energia termica
dell’impianto recuperabile che è stata recuperata per ridurre il fabbisogno di energia per il
riscaldamento o il raffrescamento, oppure il fabbisogno di energia dell’impianto di
riscaldamento o di raffrescamento.
Nota Ciò è subordinato al fatto che le perdite di energia termica dell’impianto recuperabili siano o meno
direttamente tenute in considerazione attraverso una riduzione delle perdite dell’impianto.
3.4.10 energia erogata per il riscaldamento o il raffrescamento ambiente: Energia, espressa per
vettore energetico, fornita agli impianti tecnici attraverso il confine del sistema, per
soddisfare gli usi considerati (riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, acqua calda
sanitaria, illuminazione, apparecchiature, etc.) o per produrre energia elettrica.
Nota 1 Per impianti solari attivi ed eolici, la radiazione solare incidente sui pannelli solari o sui collettori solari, oppure
l’energia cinetica del vento non costituiscono parte del bilancio energetico dell’edificio.
Nota 2 L’energia erogata può essere calcolata oppure misurata.
3.4.11 fabbisogno di energia termica per la ventilazione: Energia elettrica assorbita da un impianto
di ventilazione per il trasporto dell’aria e il recupero termico (senza includere il contributo
energetico per il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento dell’aria) ed energia assorbita
da un impianto di umidificazione per soddisfare il fabbisogno per l’umidificazione.
3.4.12 fabbisogno di energia termica per l’umidificazione e la deumidificazione: Calore latente nel
vapore acqueo che deve essere fornito, oppure sottratto, ad un ambiente climatizzato
mediante un impianto tecnico al fine di mantenere un valore minimo o massimo
specificato di umidità all’interno dell’ambiente.
3.4.13 fabbisogno di energia per altri servizi: Energia elettrica assorbita dalle apparecchiature che
forniscono altri servizi.
Nota Si riferisce a servizi diversi dal riscaldamento, dal raffrescamento, dall’acqua calda sanitaria, dalla
ventilazione e dall’illuminazione.
3.4.14 recupero termico di ventilazione: Calore recuperato dall’aria espulsa per ridurre lo scambio
termico per ventilazione.
3.5.1 coefficiente di scambio termico: Flusso termico diviso per la differenza di temperatura tra
due ambienti; specificatamente utilizzato come coefficiente di scambio termico per
trasmissione o per ventilazione.
Nota A differenza dell’apporto termico, la forzante dello scambio termico è la differenza tra la temperatura
dell’ambiente considerato e la temperatura dell’ambiente dall’altro lato (nel caso di trasmissione) o della
temperatura dell’aria immessa (nel caso di ventilazione).
3.5.2 coefficiente di scambio termico per trasmissione: Flusso termico dovuto alla trasmissione
termica attraverso la struttura di un edificio, diviso per la differenza tra le temperature degli
ambienti su ciascun lato della costruzione.
Nota Per convenzione, il segno è positivo se il flusso termico è uscente dall’ambiente considerato (dispersione termica).
3.5.3 coefficiente di scambio termico per ventilazione: Flusso termico dovuto all’ingresso
dell’aria in un ambiente chiuso, per infiltrazione o per ventilazione, diviso per la differenza
tra la temperatura dell’aria interna e la temperatura dell’aria immessa.
Nota Il segno del coefficiente è sempre positivo. Per convenzione, il segno del flusso termico è positivo se la
temperatura dell’aria immessa è minore della temperatura dell’aria interna (dispersione termica).
3.6.1 apporti termici: Calore generato all’interno dell’ambiente climatizzato, o che vi entra,
proveniente da sorgenti di calore diverse dall’energia utilizzata intenzionalmente per il
riscaldamento, il raffrescamento o la preparazione dell’acqua calda sanitaria.
Nota 1 Gli apporti termici includono gli apporti termici interni e gli apporti termici solari. I pozzi termici che sottraggono
il calore all’edificio sono considerati come apporti con il segno negativo. A differenza dello scambio termico,
per una sorgente termica (o un pozzo termico) la differenza tra la temperatura dell’ambiente considerato e la
temperatura della sorgente non è la forzante del flusso termico.
Nota 2 In condizioni estive gli apporti termici con segno positivo costituiscono un carico termico aggiuntivo
sull’ambiente.
3.6.2 apporti termici interni: Calore generato all’interno dell’edificio dagli occupanti (calore
metabolico sensibile) e dalle apparecchiature, quali apparecchi domestici, dispositivi
d’ufficio, ecc., diverse dall’energia intenzionalmente fornita per il riscaldamento, il
raffrescamento o la preparazione dell’acqua calda sanitaria.
Nota 1 Nella presente norma internazionale, le perdite di energia termica dell’impianto recuperabili, se non
direttamente tenute in considerazione attraverso una riduzione delle perdite dell’impianto, sono incluse come
parte degli apporti termici interni. Si può decidere a livello nazionale se riportare le perdite di energia termica
dell’impianto recuperabili separatamente.
Nota 2 È inclusa l’energia termica che proviene (caldo) o è sottratta (freddo) da sorgenti di processo che non sono
controllate a scopo di riscaldamento o di raffrescamento o di preparazione di acqua calda sanitaria. Il calore
estratto dall’edificio, dall’ambiente interno verso sorgenti fredde (pozzi termici), è incluso come apporto con
segno negativo.
3.6.3 apporti termici solari: Calore fornito dalla radiazione solare entrante nell’edificio,
direttamente o indirettamente (in seguito all’assorbimento negli elementi edilizi),
attraverso le finestre, le pareti opache e le coperture, o i dispositivi solari passivi come le
serre solari, l’isolamento trasparente e le pareti solari.
Nota I dispositivi solari attivi come i collettori solari sono considerati parte dell’impianto tecnico.
3.6.4 apporti termici utili: Porzione degli apporti termici interni e solari che contribuisce alla
riduzione del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento.
3.6.5 irradiazione solare: Energia solare incidente su una superficie, per area di superficie.
3.7.1 fattore di utilizzazione degli apporti: Fattore di riduzione degli apporti termici mensili o
stagionali totali nel metodo di calcolo mensile o stagionale, per ricavare la conseguente
riduzione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per il riscaldamento.
Nota Il fattore può essere applicato nel calcolo mensile o stagionale del fabbisogno di energia termica dell’edificio
per il raffrescamento se si utilizza il metodo alternativo descritto nell’appendice D.
3.7.2 fattore di utilizzazione delle dispersioni: Fattore di riduzione dello scambio termico mensile
o stagionale totale nel metodo di calcolo mensile o stagionale, per ricavare la conseguente
riduzione del fabbisogno di energia termica per il raffrescamento.
Nota Il tradizionale termine "dispersione", che originariamente si riferiva solo alla modalità di riscaldamento, è
mantenuto per il fattore di utilizzazione delle dispersioni; se le dispersioni sono "negative", non c’è alcuna
utilizzazione.
3.7.3 rapporto di bilancio termico: Apporti termici mensili o stagionali divisi per lo scambio
termico mensile o stagionale
4 SIMBOLI E ABBREVIAZIONI
Il prospetto 1 elenca i simboli utilizzati nella presente norma internazionale.
Il prospetto 2 elenca i pedici utilizzati nella presente norma internazionale.
prospetto 2 Pedici
Proprietà o valori normalizzati (di tipo conservativo) possono essere differenti per la
modalità di riscaldamento e la modalità di raffrescamento.
Con il metodo mensile, la compresenza di riscaldamento e di raffrescamento nello stesso
mese può essere individuata calcolando 12 mesi in modalità di riscaldamento e 12 mesi
in modalità di raffrescamento.
Per i passi di calcolo, vedere figura 2. I numeri cerchiati si riferiscono alla successione dei
passi di calcolo.
figura 2 Diagramma di flusso dei principali passi di calcolo
Per il riscaldamento, un fattore di utilizzazione degli apporti termici interni e solari tiene in
considerazione il fatto che solo parte degli apporti termici interni e solari è utilizzata per
ridurre il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, poiché la restante parte porta ad
un incremento indesiderato della temperatura interna al di sopra del valore di regolazione.
Nota 1 Vedere appendice I per una spiegazione più dettagliata del concetto di fattore di utilizzazione degli apporti per
il riscaldamento.
L’effetto dell’inerzia termica nel caso di riscaldamento intermittente o spegnimento è
tenuto in considerazione separatamente; vedere punto 13.
Per il raffrescamento, ci sono due modi differenti per rappresentare lo stesso metodo:
a) fattore di utilizzazione delle dispersioni (figura speculare dell’approccio utilizzato per
il riscaldamento): un fattore di utilizzazione dello scambio termico per trasmissione e
ventilazione tiene in considerazione il fatto che solo parte dello scambio termico per
trasmissione e ventilazione è utilizzata per ridurre i fabbisogni di raffrescamento, in
quanto gli scambi termici per trasmissione e ventilazione "non utilizzati" si
manifestano durante periodi o intervalli (per esempio, nella notte) quando essi non
hanno alcun effetto sui fabbisogni di raffrescamento che si manifestano durante altri
periodi o momenti (per esempio di giorno);
b) fattore di utilizzazione degli apporti (simile a quello per il riscaldamento): un fattore di
utilizzazione degli apporti termici interni e solari tiene in considerazione il fatto che
solo parte degli apporti termici interni e solari è compensata dallo scambio termico
per trasmissione e ventilazione, assumendo un determinato valore massimo della
temperatura interna. La parte restante ("non utilizzata") porta a fabbisogni di
raffrescamento per evitare un aumento indesiderato della temperatura interna al di
sopra del valore di regolazione.
La presente norma internazionale specifica all’interno della categoria dei metodi quasi
stazionari un metodo mensile e un metodo stagionale per il riscaldamento e il
raffrescamento che seguono il metodo a). La formulazione alternativa b) per il metodo
mensile per il raffrescamento è presentata nell’appendice D.
Nota 2 Vedere appendice I per una spiegazione più dettagliata del concetto dei fattori di utilizzazione degli apporti o
delle dispersioni per il raffrescamento.
L’effetto dell’inerzia termica nel caso di raffrescamento intermittente o spegnimento è
tenuto in considerazione separatamente; vedere punto 13.
Ulteriori dettagli sono forniti nel punto 7.2.1.
Nota 3 È preferibile la suddivisione in zone basata su grandi differenze prevedibili all’interno del rapporto di bilancio
termico per la modalità di riscaldamento o per la modalità di raffrescamento, ma non si tiene in considerazione
nell’elenco soprastante perché il rapporto di bilancio termico stesso dipende dalla zonizzazione e il calcolo
dei dati di ingresso è troppo laborioso (specialmente per determinare le aree degli elementi edilizi) da essere
svolto svariate volte oppure vano per vano.
Se una o più di queste condizioni non sono applicabili, l’edificio è suddiviso in zone
differenti in modo che in ciascuna zona si verifichino tutte le condizioni. È permessa
un’ulteriore partizione in zone più piccole.
Nota 4 Per esempio, ulteriori suddivisioni possono essere considerate appropriate in caso di diversa occupazione,
diverse sorgenti di calore interne o diversa illuminazione.
Le regole per suddividere l’edificio in zone termiche possono anche essere definite a
livello nazionale, per esempio per tenere in considerazione requisiti specifici della
legislazione edilizia nazionale o regionale e/o per tenere conto dell’applicazione.
A seconda dello scopo del calcolo, si può decidere a livello nazionale di fornire regole di
calcolo specifiche per ambienti che sono dominati da processi termici (per esempio, una
piscina interna, un vano occupato da computer/server oppure una cucina di un ristorante).
Nota 5 Per esempio, nel caso di un certificato energetico di un edificio e/o di un permesso edilizio, si può decidere di
ignorare il processo termico oppure di utilizzare un processo termico standard per certi processi (per esempio
nei negozi: i congelatori, l’illuminazione delle vetrine).
Nota 6 Per esempio, per garantire la riproducibilità nel caso di requisiti minimi di prestazione energetica; per garantire
il giusto bilancio tra accuratezza e costi in caso di analisi di un (vecchio) edificio esistente. Vedere anche
appendice H.
Nota 7 All’interno di una specifica zona dell’edificio può essere presente calore dissipato da o verso un sistema di
distribuzione di un impianto di riscaldamento o di raffrescamento che serve un’altra zona dell’edificio e che
attraversa la zona in esame.
Il procedimento di calcolo per il calcolo relativo ad una zona singola è fornita nel punto 6.3.3.1.
6.3.2.2 Criteri per il calcolo multi-zona senza accoppiamento termico tra zone
Se l’edificio è suddiviso in zone diverse, si può decidere a livello nazionale di permettere
il calcolo di ciascuna zona indipendentemente, utilizzando la procedura a zona singola
per ciascuna zona e assumendo adiabatici i confini tra le zone. Tale approccio è definito
calcolo multi-zona senza accoppiamento termico tra zone. La procedura di calcolo è
fornita nel punto 6.3.3.2.
Nota La decisione di ignorare l’accoppiamento termico tra zone può dipendere dallo scopo del calcolo e/o dalla
complessità dell’edificio e dei suoi impianti.
6.3.2.3 Criteri per il calcolo multi-zona con accoppiamento termico tra zone
Se né il calcolo relativo ad una zona singola né il calcolo multi-zona senza accoppiamento
termico tra zone si applicano, il calcolo deve essere effettuato come un calcolo multi-zona
con accoppiamento termico tra zone.
Al fine di rispettare la legislazione edilizia, si dovrebbe considerare che un calcolo
multi-zona con interazioni tra le zone
a) richiede notevolmente più dati di ingresso e spesso arbitrari (sulle proprietà di
trasmissione e sulla direzione ed entità del flusso d’aria), e
b) richiede conformità con le restrizioni della legislazione edilizia sulle regole di
suddivisione in zone (libertà di suddivisione interna, definizioni di zonizzazioni in
caso di usi combinati (per esempio, un ospedale generalmente comprende anche
una sezione uffici e una sezione ristorante).
Un’ulteriore complicazione, che si aggiunge alla complessità e all’arbitrarietà dei dati di
ingresso e della modellazione, può consistere nella partecipazione di impianti di
riscaldamento, raffrescamento e ventilazione differenti in zone differenti.
Le procedure di calcolo sono fornite nel punto 6.3.3.3.
dove:
int,s,H,set è la temperatura di regolazione per il riscaldamento dell’ambiente s,
determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi;
Af,s è l’area di pavimento climatizzata dell’ambiente s, determinata in conformità al
punto 6.4, espressa in metri quadrati.
Se si applica il calcolo relativo ad una zona singola, la temperatura di regolazione,
int,C,set, per il raffrescamento della zona dell’edificio è data dall’equazione (2):
dove:
int,s,C,set è la temperatura di regolazione per il raffrescamento dell’ambiente s,
determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi;
Af,s è l’area di pavimento climatizzata dell’ambiente s, determinata in conformità al
punto 6.4, espressa in metri quadrati.
La media è effettuata su dati medi stagionali o mensili oppure su dati orari, a seconda del
tipo di metodo e delle procedure corrispondenti indicate nel punto 13.
Tipo di metodo Calcolo del fabbisogno di energia termica Calcolo della durata della stagione per il Passi multipli
per il riscaldamento e il raffrescamento funzionamento dei dispositivi
Metodo stagionale o mensile 7.2.1 7.4 7.3
Metodo orario semplificato 7.2.2 7.4 7.3
Metodo di simulazione dettagliata 7.2.3 7.4 7.3
7.2.1.4 Metodo stagionale - durata fissata della stagione di riscaldamento e di raffrescamento per il calcolo
del bilancio termico
La durata fissata della stagione di riscaldamento è necessaria per il calcolo dello scambio
termico totale e degli apporti termici totali durante la stagione di riscaldamento. La durata
fissata è direttamente collegata ai parametri che determinano i valori del fattore di
utilizzazione degli apporti (vedere punto 12.2.1).
La durata può essere determinata a livello nazionale. L’appendice I contiene un metodo
che può essere utilizzato per determinare la durata fissata della stagione di riscaldamento
e di raffrescamento per il metodo stagionale.
Nota 2 La "parte finestrata" è qui un termine generico. Esso comprende anche le porte e tutti gli elementi vetrati
dell’involucro edilizio, ma nessun componente opaco isolato.
I fabbisogni orari di energia termica per il riscaldamento e/o il raffrescamento, QHC,nd,
espressi in megajoule, sono ottenuti moltiplicando HC,nd, espresso in watt, per 0,036.
Analogamente, gli apporti termici interni e solari, Qint e Qsol, espressi in megajoule, sono
ottenuti moltiplicando rispettivamente int e sol, espressi in watt, per 0,036.
figura 3 Modello a cinque resistenze e una capacità (5R1C)
Per una data ora, tutti i valori sono noti eccetto HC,nd, che è necessario calcolare.
I dettagli completi sono forniti nei punti pertinenti. L’insieme completo delle equazioni è
fornito nell’appendice C.
Il fabbisogno mensile di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento è ottenuto
sommando il fabbisogno orario di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento,
come descritto nel punto 14.1.
LH = m = 12 (10)
m = 1 f H,m
dove:
fH,m è la frazione del mese che fa parte della stagione di riscaldamento.
Determinare fH per ciascun mese secondo uno dei due metodi seguenti:
- metodo a: metodo semplificato, sulla base del rapporto tra i fabbisogni di energia
termica per il riscaldamento e il raffrescamento;
- metodo b: sulla base dei valori mensili del rapporto di bilancio termico per la modalità
di riscaldamento, H, determinato in conformità al punto 12.2.1.1.
Metodo a:
La frazione del mese che fa parte della stagione di riscaldamento, è calcolata utilizzando
l’equazione (11):
fH QH,nd / (QH,nd QC,nd QV,pre-heat QV,pre-cool) (11)
dove:
QH,nd è il fabbisogno mensile di energia termica per il riscaldamento, espresso in
megajoule, determinato in conformità al punto 7.2.1.1;
QC,nd è il fabbisogno mensile di energia termica per il raffrescamento, espresso in
megajoule, determinato in conformità al punto 7.2.1.2;
QV,pre-heat è il fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento dell’aria di ventilazione,
espresso in megajoule, determinato in conformità al punto 9.3.3.12;
QV,pre-cool è il fabbisogno di energia termica per il pre-raffrescamento dell’aria di
ventilazione, espresso in megajoule, determinato in conformità al punto 9.3.3.12.
Metodo b:
Determinare per prima cosa il valore limite del rapporto adimensionale di bilancio termico
nella modalità di riscaldamento, H,lim, come indicato dall’equazione (12):
H,lim = a H + 1 /a H (12)
dove:
aH è un parametro numerico adimensionale dipendente dalla costante di tempo
dell’edificio, determinato in conformità al punto 12.2.1.1.
Nota Il valore per H,lim corrisponde al punto sulla curva ideale di utilizzazione degli apporti avente fattore di
utilizzazione degli apporti uguale al valore effettivo in corrispondenza di H = 1. Una curva più bassa (minore
utilizzazione, a H più basso) porta ad un limite più elevato; in una situazione ideale il limite è H,lim = 1: il fattore
di utilizzazione degli apporti = 1 e gli apporti termici mensili sono appena sufficienti per compensare le
dispersioni termiche mensili per trasmissione e lo scambio termico per ventilazione. Vedere figura 4.
figura 4 Illustrazione della procedura secondo il metodo b per determinare la durata effettiva della stagione di
riscaldamento (metodo mensile)
Legenda
1 Curva ideale (inerzia elevata)
2 Inerzia reale, vedere per esempio figura 5 (qui non pertinente)
LC = m = 12 (13)
m = 1 f C, m
dove:
fC,m è la frazione del mese m che fa parte della stagione di raffrescamento.
Determinare fC per ciascun mese secondo uno dei due metodi seguenti:
- metodo a: metodo semplificato, sulla base del rapporto tra i fabbisogni di energia
termica per il raffrescamento e il riscaldamento;
- metodo b: sulla base dei valori mensili del rapporto di bilancio termico per la modalità
di raffrescamento, C, determinato in conformità al punto 12.2.1.2.
Metodo a:
La frazione del mese che fa parte della stagione di raffrescamento, è calcolata utilizzando
l’equazione (14):
fC QC,nd/(QH,nd QC,nd) (14)
dove:
QH,nd è il fabbisogno mensile di energia termica per il riscaldamento, espresso in
megajoule, determinato in conformità al punto 7.2.1.1;
QC,nd è il fabbisogno mensile di energia termica per il raffrescamento, espresso in
megajoule, determinato in conformità al punto 7.2.1.2;
Metodo b:
Nota 1 La procedura è simile alla procedura in modalità di riscaldamento, ma con 1/ C al posto di H.
Determinare fC,m per ciascun mese come segue.
Determinare per prima cosa il valore limite del rapporto adimensionale di bilancio termico
nella modalità di raffrescamento, C,lim, utilizzando l’equazione (15):
1/ C lim = a C + 1 /a C (15)
dove:
aC è un parametro numerico adimensionale dipendente dalla costante di tempo
dell’edificio, determinato in conformità al punto 12.2.1.2.
Nota 2 Il valore per (1/ C)lim corrisponde al punto sulla curva ideale di utilizzazione delle dispersioni avente fattore di
utilizzazione delle dispersioni uguale al valore effettivo in corrispondenza di 1/ C = 1. Una curva più bassa
(minore utilizzazione, aC più basso) porta ad un limite più elevato; per la curva ideale il limite è (1/ C) = 1: il
fattore di utilizzazione delle dispersioni = 1 e le dispersioni termiche mensili per trasmissione e lo scambio
termico per ventilazione sono appena sufficienti per compensare gli apporti termici mensili.
E determinare per ciascun mese:
- il valore di 1/ C all’inizio e alla fine del mese, come il valore medio di 1/ C tra il mese
considerato e il mese precedente e come il valore medio di 1/ C tra il mese
considerato e il mese successivo (il mese precedente a gennaio è dicembre; il mese
successivo a dicembre è gennaio). Il più basso dei due valori è chiamato (1/ C)1, il
più alto è chiamato (1/ C)2. Valori negativi di 1/ C devono essere sostituiti dal valore
del mese più vicino avente valore positivo di 1/ C.
- se (1/ C)2 (1/ C)lim l’intero mese fa parte del periodo di raffrescamento: fC = 1.
- se (1/ C)1 (1/ C)lim l’intero mese è fuori dal periodo di raffrescamento: fC = 0.
- Altrimenti, una frazione del mese fa parte del periodo di raffrescamento:
- se (1/ C) (1/ C)lim : fC = 0,5 [(1/ C)lim - (1/ C)1]/ [(1/ C) - (1/ C)1];
- se (1/ C) (1/ C)lim : fC = 0,5 + 0,5 [(1/ C)lim - (1/ C)]/ [(1/ C)2 - (1/ C)].
Tipo di metodo Scambio termico totale Coefficienti di scambio termico Dati di ingresso e condizioni
per trasmissione per trasmissione al contorno
Metodo stagionale o mensile 8.2 8.3 8.4
Metodo orario semplificato Non applicabile 8.3 8.4
a) a)
Metodo di simulazione dettagliata Non applicabile Non applicabile 8.4
a) Si deve dimostrare la conformità alle proprietà stazionarie.
8.3.1 Generalità
Il valore del coefficiente globale di scambio termico per trasmissione, Htr,adj, espresso in
watt per kelvin, deve essere calcolato in conformità alla ISO 13789, utilizzando la
seguente equazione:
Htr,adj = HD Hg HU HA (17)
dove:
HD è il coefficiente di scambio termico diretto per trasmissione verso l’ambiente esterno,
espresso in watt per kelvin;
Hg è il coefficiente di scambio termico stazionario per trasmissione verso il terreno,
espresso in watt per kelvin;
HU è il coefficiente di scambio termico per trasmissione attraverso gli ambienti non
climatizzati, espresso in watt per kelvin;
HA è il coefficiente di scambio termico per trasmissione verso edifici adiacenti, espresso
in watt per kelvin.
In generale, Hx, che rappresenta HD, Hg, HU, o HA, è costituito da tre termini (vedere
ISO 13789):
Hx = btr,x [ i A i Ui k lk k j j] (18)
dove:
Ai è l’area dell’elemento i dell’involucro edilizio, in metri quadrati;
Ui è la trasmittanza termica dell’elemento i dell’involucro edilizio, espresso in watt al
metro quadrato kelvin;
lk è la lunghezza del ponte termico lineare k, espresso in metri;
k è la trasmittanza termica lineare del ponte termico k, espressa in watt al metro
kelvin;
j è la trasmittanza termica puntuale del ponte termico puntuale j, espressa in watt per
kelvin;
btr,x è il fattore di correzione, con valore btr,x 1 se la temperatura dall’altro lato dell’elemento
costruttivo non è uguale a quella dell’ambiente esterno, come nel caso di una partizione
verso ambienti adiacenti climatizzati o non climatizzati oppure nel caso di un piano
terreno; il valore deve essere determinato in conformità al punto 8.3.2;
Nota Il fattore di correzione, b, corregge il coefficiente al posto della differenza di temperatura.
e dove la sommatoria è estesa a tutti i componenti edilizi che separano l’ambiente interno
dall’ambiente posto dall’altro lato della costruzione (esterno, terreno, ambiente non
climatizzato o ambiente climatizzato adiacente).
Nel caso di più di un tipo di piano terreno, o più di un ambiente adiacente non climatizzato
o climatizzato, si sommano i valori dei coefficienti di scambio termico per trasmissione,
utilizzando per ciascun elemento il valore corrispondente del fattore di correzione, btr,x.
Nel caso di zone accoppiate termicamente, calcolate in conformità al punto 6.3.3.3, il
coefficiente di trasmissione termica della partizione tra le zone è calcolato separatamente,
come descritto, per esempio, nel punto 10.2.1 e nel punto 11.2.1.
Nell’applicare la ISO 13789, si devono seguire le procedure specifiche di cui al punto 8.3.2.
Tipo di metodo Scambio termico totale per Coefficienti di scambio termico per Dati di ingresso e condizioni al
ventilazione ventilazione contorno
Metodo stagionale o mensile 9.2 9.3 9.4
Metodo orario semplificato Non applicabile 9.3 9.4
a) a)
Metodo di simulazione dettagliata Non applicabile Non applicabile 9.4
a) Si deve dimostrare la conformità alle proprietà stazionarie.
9.2 Scambio termico totale per ventilazione per zona dell’edificio - Metodo stagionale o mensile
Per il metodo mensile e stagionale, lo scambio termico totale per ventilazione, Qve,
espresso in megajoule, è calcolato per ciascun mese o stagione e per ciascuna zona, z,
come indicato dall’equazione (20):
per il riscaldamento: Qve Hve,adj( int,set,H,z e) t (20)
per il raffrescamento: Qve Hve,adj( int,set,C,z e) t
9.3.3.4 Ventilazione che include l’infiltrazione d’aria dall’ambiente non climatizzato adiacente
La temperatura dell’aria immessa, sup,k, è il valore della temperatura dell’ambiente
esterno, e, in conformità all’appendice F. Conseguentemente, il fattore di correzione della
temperatura, bve,k, per flusso d’aria proveniente dagli ambienti non climatizzati adiacenti è
uguale a:
bve,k 1 (23)
Nota Questa è una semplificazione.
int,set – sup,k
b ve,k = --------------------------------------
- (26)
int,set – e
dove:
int,set è la temperatura di regolazione per il riscaldamento o il raffrescamento della zona
dell’edificio, determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi;
sup,k è la temperatura dell’aria immessa, uguale alla temperatura interna dell’edificio
adiacente, espressa in gradi centigradi;
e è la temperatura dell’ambiente esterno, determinata in conformità all’appendice F,
espressa in gradi centigradi.
Si può stabilire a livello nazionale se, a seconda della finalità del calcolo, si possa o si
debba ignorare questo elemento nello scambio termico per ventilazione. In quel caso, il
fattore di correzione della temperatura bve,k = 0. Se non lo si ignora, il valore della
temperatura interna dell’edificio adiacente può essere determinato a livello nazionale.
Nota Di solito, questo termine è probabilmente (assunto) pari a zero. Ma può essere pertinente, per esempio, nel
confronto con l’energia misurata nei casi in cui l’infiltrazione o la ventilazione proveniente da edifici adiacenti
è significativa.
sup,k – e
hru = ------------------------------
- (28)
int,set – e
dove:
sup,k è la temperatura di immissione dall’unità di recupero termico, espressa in gradi
centigradi, ricavata dalla pertinente norma sugli impianti di ventilazione specificata
nell’appendice A, tenendo in considerazione le condizioni rappresentative che
possono essere determinate a livello nazionale;
int,set è la temperatura di regolazione per il riscaldamento e il raffrescamento della zona
dell’edificio, determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi;
sup,k è la temperatura di immissione, uguale alla temperatura interna dell’edificio
adiacente, espressa in gradi centigradi.
Nell’applicazione delle norme pertinenti specificate nell’appendice A, si devono tenere in
considerazione i seguenti aspetti.
- Generalità
Se l’unità di recupero termico è spenta o lo scambiatore di calore è bypassato per
impedire il rischio di congelamento dell’unità, questo si deve considerare in modo
appropriato nei dati forniti. Se applicabile, si devono fornire i dati sulle fonti
aggiuntive dell’aria di ventilazione, come l’infiltrazione e la ventilazione naturale, per
evitare una sovrastima della prestazione dell’unità di recupero termico e/o una
sottostima della quantità totale della portata d’aria di ventilazione verso l’edificio o la
zona dell’edificio.
Nota Di solito l’effetto è differente per la stagione di riscaldamento e per la stagione di raffrescamento.
- Dati climatici
I valori ricavati dalle pertinenti norme sull’efficienza dell’unità di recupero termico e i
valori della temperatura dell’aria immessa, sup,k, e dell’energia aggiuntiva (per il
funzionamento del ventilatore, lo sbrinamento ecc.) si devono basare sulle stesse
condizioni climatiche utilizzate per il calcolo nella presente norma internazionale,
come specificato nell’appendice F.
- Fabbisogno di energia ausiliaria
L’energia aggiuntiva, per esempio per lo sbrinamento e l’energia necessaria per il
funzionamento del ventilatore, si deve aggiungere separatamente, vedere
punto 14.3.3.
dove:
int,set è la temperatura di regolazione della zona dell’edificio per il riscaldamento o il
raffrescamento, determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi
centigradi;
sup,k è la temperatura di mandata dell’aria che esce dall’unità centralizzata di
trattamento aria ed entra nella zona dell’edificio, determinata in conformità alla
pertinente norma sugli impianti di ventilazione come specificato nell’appendice A,
espressa in gradi centigradi;
e è la temperatura dell’ambiente esterno, determinata in conformità all’appendice F,
espressa in gradi centigradi.
Il fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento è
calcolato separatamente (vedere punto 9.3.3.12).
Metodo B: pre-riscaldamento o pre-raffrescamento centralizzato incluso nel
calcolo del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o il raffrescamento
Il coefficiente di scambio termico per ventilazione, Hve,k, si deve basare sulla temperatura
esterna: sup,k = e. Conseguentemente: bve,k = 1 (vedere punto 9.3.3.3).
9.3.3.10 Raffrescamento gratuito e ventilazione notturna durante la modalità di raffrescamento - Definizioni e regole
Nota Le definizioni e le regole sono tratte dalla EN 15232.
Raffrescamento notturno: la portata di aria esterna è regolata al suo livello massimo
durante il periodo di non occupazione, stabilito che:
a) la temperatura interna è al di sopra del valore di regolazione del periodo di comfort;
b) la differenza tra la temperatura interna e la temperatura esterna è al di sopra di un
dato limite.
Raffrescamento gratuito: le portate di aria esterna e di aria di ricircolo sono modulate
durante tutti i periodi di tempo per minimizzare la quantità di raffrescamento meccanico. Il
calcolo è effettuato sulla base delle temperature.
Controllo diretto-H,x: le portate di aria esterna e di aria di ricircolo sono modulate
durante tutti i periodi di tempo per minimizzare la quantità di raffrescamento meccanico. I
calcoli sono effettuati sulla base delle temperature e dell’umidità (entalpia).
Nel caso di ventilazione per raffrescamento gratuito e/o ventilazione notturna durante il
periodo di raffrescamento, si può tenere in considerazione un termine aggiuntivo, qve,extra,
per la portata d’aria nell’ambiente climatizzato, come specificato nel punto 9.4.3.
9.3.3.11 Elementi particolari
Vedere punto 9.4.4 per dettagli specifici sugli elementi particolari.
9.3.3.12 Fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento centralizzato
Il fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento dell’aria di
ventilazione, QV,pre-heat o QV,pre-cool, espresso in megajoule, è calcolato utilizzando la
differenza di temperatura tra la temperatura esterna e la temperatura di mandata in
seguito al pre-riscaldamento o al pre-raffrescamento centralizzato, come indicato dalle
equazioni (31) e (32):
per il pre-riscaldamento: QV,pre-heat a ca fve,t,k qve,k( sup,k e)t (31)
per il pre-raffrescamento: QV,pre-cool a ca fve,t,k qve,k( e sup,k)t (32)
Per un metodo mensile o stagionale: nel caso di riscaldamento o raffrescamento
intermittente dove, seguendo il punto 13.2.2, l’effetto dell’intermittenza è tenuto in
considerazione mediante un fattore di riduzione del fabbisogno di energia termica per il
riscaldamento o il raffrescamento, la frazione di tempo deve essere calcolata assumendo
riscaldamento o raffrescamento continuo, ignorando i giorni con valore di regolazione per
riscaldamento o per raffrescamento ridotto oppure spegnimento.
Tipo di metodo Apporti termici interni globali Elementi di apporto termico interno Dati di ingresso e condizioni al
contorno
Metodo stagionale o mensile 10.2 10.3 10.4
Metodo orario semplificato 10.2 10.3 10.4
Metodo di simulazione dettagliata Non applicabile 10.3 10.4
dove:
btr,l è il fattore di riduzione per l’ambiente non climatizzato adiacente avente la
sorgente di calore interna l, definito nella ISO 13789;
int,mn,k è il flusso termico mediato sul tempo prodotto dalla sorgente di calore interna
k, determinato in conformità al punto 10.3, espresso in watt;
int,mn,u,l è il flusso termico mediato sul tempo prodotto dalla sorgente di calore interna
l nell’ambiente non climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto
10.3, espresso in watt;
t è la durata del mese o della stagione considerato/a, in conformità
all’appendice F, espressa in megasecondi.
Un ambiente non climatizzato adiacente è un ambiente non climatizzato al di fuori dei
confini delle zone per il calcolo dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e il
raffrescamento. Nel caso di un ambiente non climatizzato adiacente a più di una zona
climatizzata, il valore del flusso termico prodotto da una sorgente di calore interna l
nell’ambiente non climatizzato, i,mean,u,l, deve essere suddiviso tra le zone climatizzate,
pesato secondo le aree di pavimento per zona climatizzata determinate nel punto 6.4.
Nel caso di una serra solare, se si applica il metodo dettagliato nel punto E.2 si utilizza
l’equazione (34). Nel caso del metodo semplificato, dove gli apporti interni e solari nella
serra solare sono già inclusi nel valore corretto di b, nell’equazione (34) si deve ignorare
la serra solare.
I valori orari sono di solito indicati come profili giornalieri oppure settimanali.
dove:
btr,l è il fattore di correzione per l’ambiente non climatizzato adiacente avente la
sorgente di calore interna l, definito nella ISO 13789;
int,k è il flusso termico orario prodotto dalla sorgente di calore interna k, determinato
in conformità al punto 10.3, espresso in watt;
int,u,l è il flusso termico orario prodotto dalla sorgente di calore interna l nell’ambiente non
climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto 10.3, espresso in watt;
int,mn,k è il flusso termico mediato sul tempo prodotto dalla sorgente di calore interna k,
determinato in conformità al punto 10.3, espresso in watt;
int,mn,u,l è il flusso termico mediato sul tempo prodotto dalla sorgente di calore interna l
nell’ambiente non climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto
10.3, espresso in watt.
Nota In pratica, a causa della mancanza di dati d’ingresso attendibili, l’utilizzo di dati più dettagliati (inclusi i valori
orari) non porta necessariamente ad un’accuratezza più elevata.
10.4.1 Generalità
In assenza di valori nazionali, si possono utilizzare i valori dell’appendice G.
Nota 1 L’appendice G fornisce esempi di dati d’ingresso nazionali: prospetti con profili di occupazione caratteristici e
valori associati delle diverse sorgenti di calore interne.
Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, può essere definita a livello nazionale una procedura
semplificata. Specificazioni sulle condizioni per ammettere questa procedura semplificata
possono essere stabilite a livello nazionale, a seconda dello scopo del calcolo. In quel
caso l’utente deve riportare il metodo che è stato utilizzato e la fonte da cui è stato tratto.
Nota 2 Per esempio, si potrebbe decidere a livello nazionale di ignorare, in quel caso, il flusso termico derivante da
sorgenti interne di calore in ambienti non climatizzati (per esempio ad eccezione delle serre solari).
10.4.2 Calore metabolico prodotto dagli occupanti e calore dissipato dalle apparecchiature
Programmi orari e settimanali del flusso termico del calore metabolico prodotto dagli
occupanti, int,Oc, e del calore dissipato dalle apparecchiature, int,A, devono essere
determinati su base nazionale, in funzione dell’uso dell’edificio, (facoltativamente) della
classe di occupazione e dello scopo del calcolo.
Per i metodi di simulazione dettagliata le porzioni termiche radiativa e convettiva sono
ciascuna il 50%, se non diversamente specificato.
10.4.4 Calore dissipato, o assorbito, dagli impianti di acqua calda, di rete e reflua
10.4.4.1 Generalità
Il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili degli impianti di acqua calda, di
rete e reflua, l,WA, espresso in watt, è la somma di tre termini come indicato dalle
equazioni (37) e (38):
int,WA int,W,circ int,W,other int,MSW (37)
con
int,W,circ qint,W,circ LW,circ (38)
dove:
int,W,circ è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili di un impianto di
circolazione dell’acqua calda continua o a tempo, espresso in watt;
int,W,other è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili degli impianti di acqua
calda, esclusa la circolazione dell’acqua calda, espresso in watt;
int,MSW è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dall’acqua di rete e
reflua, espresso in watt;
q int,W,circ è il flusso termico interno (mediato sul tempo) dovuto alle perdite recuperabili
dell’impianto di circolazione dell’acqua calda per metro di lunghezza, espresso
in watt al metro;
L W,circ è la lunghezza della tubazione dell’impianto di circolazione dell’acqua calda
nella zona dell’edificio considerata, espressa in metri.
10.4.5.1 Generalità
Il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili da o verso impianti di
riscaldamento, raffrescamento e ventilazione, int,HVAC, espresso in watt, è la somma di
tre termini come indicato dall’equazione (39):
int,HVAC int,H int,C int,V (39)
dove:
int,H è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dell’impianto/degli
impianti di riscaldamento ambiente, espresso in watt;
int,C è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dell’impianto/degli
impianti di raffrescamento ambiente, espresso in watt;
int,V è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dell’impianto/degli
impianti di ventilazione, espresso in watt.
prospetto 7 Procedura di calcolo degli apporti termici solari per i differenti tipi di metodi
Tipo di metodo Apporti termici solari globali Elementi di apporto termico solare Dati di ingresso e condizioni al
contorno
Metodo stagionale o mensile 11.2 11.3 11.4
Metodo orario semplificato 11.2 11.3 11.4
Metodo di simulazione dettagliata Non applicabile Non applicabile 11.4
dove:
btr,l è il fattore di correzione per l’ambiente non climatizzato adiacente avente la
sorgente di calore interna l, definito nella ISO 13789;
sol,mn,k è il flusso termico mediato sul tempo relativo alla sorgente termica solare k,
determinato in conformità al punto 10.3, espresso in watt;
sol,mn,u,l è il flusso termico mediato sul tempo relativo alla sorgente termica solare l
nell’ambiente non climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto
10.3, espresso in watt;
t è la durata del mese o della stagione considerato/a, in conformità all’appendice
F, espressa in megasecondi.
Un ambiente non climatizzato adiacente è un ambiente non climatizzato al di fuori dei
confini delle zone per il calcolo dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e il
raffrescamento. Nel caso di un ambiente non climatizzato adiacente a più di una zona
climatizzata, il valore del flusso termico relativo alla sorgente termica solare l
nell’ambiente non climatizzato, sol,mn,u,l, deve essere suddiviso tra le zone climatizzate,
pesato secondo le aree di pavimento per zona climatizzata determinate nel punto 6.4.
Nel caso di una serra solare, se si applica il metodo dettagliato di cui al punto E.2 si
utilizza la stessa equazione. Nel caso del metodo semplificato, dove gli apporti interni e
solari nella serra solare sono già inclusi nel valore corretto di b, nell’equazione (40) si
deve ignorare la serra solare.
dove:
btr,l è il fattore di correzione per l’ambiente non climatizzato adiacente avente la
sorgente termica solare l, definito nella ISO 13789;
sol,k è il flusso termico orario relativo alla sorgente termica solare k, determinato in
conformità al punto 11.3, espresso in watt;
sol,u,l è il flusso termico orario relativo alla sorgente termica solare l nell’ambiente non
climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto 11.3, espresso in
watt;
sol,mn,k è il flusso termico mediato sul tempo relativo alla sorgente termica solare k,
determinato in conformità al punto 11.3, espresso in watt;
sol,mn,u,l è il flusso termico mediato sul tempo relativo alla sorgente termica solare l
nell’ambiente non climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto
11.3, espresso in watt.
dove:
Rse è la resistenza termica superficiale esterna dell’elemento, determinata in conformità
alla ISO 6946, espressa in metro quadrato per kelvin al watt;
Uc è la trasmittanza termica dell’elemento, determinata in conformità alla ISO 6946,
espressa in watt al metro quadrato kelvin;
Ac è l’area proiettata dell’elemento, espressa in metri quadrati;
hr è il coefficiente di scambio termico per irraggiamento esterno, determinato in
conformità nel punto 11.4.6, espresso in watt al metro quadrato kelvin;
er è la differenza media tra la temperatura dell’aria esterna e la temperatura apparente
del cielo, determinata in conformità al punto 11.4.6, espressa in gradi centigradi.
Alternativamente, si può decidere a livello nazionale, a seconda dell’applicazione, di
considerare l’extra flusso termico dovuto all’irraggiamento termico ad alta lunghezza
d’onda verso la volta celeste come uno scambio termico per trasmissione aggiuntivo,
utilizzando una temperatura operante esterna invece della temperatura dell’aria.
11.4.1 Generalità
Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, può essere definita a livello nazionale una procedura
semplificata. Specificazioni sulle condizioni per ammettere questa procedura semplificata
possono essere stabilite a livello nazionale, a seconda dello scopo del calcolo. In quel
caso l’utente deve riportare il metodo che è stato utilizzato e la fonte da cui è stato tratto.
Nota Esempio di una possibile semplificazione: ignorare l’area soleggiata efficace negli ambienti non climatizzati
(ad eccezione delle serre solari).
La trasmittanza energetica solare totale mediata sul tempo è calcolata secondo una
somma pesata come indicato dall’equazione (48):
ggl agl ggl,alt (1 agl) ggl,dif (48)
dove:
agl è il fattore di peso, rappresentativo della posizione della finestra (orientamento,
inclinazione), del clima e della stagione;
ggl,alt è la trasmittanza energetica solare per radiazione solare da un angolo di altezza,
altg, rappresentativo della posizione della finestra (orientamento, inclinazione), del
clima e della stagione;
ggl,dif è la trasmittanza energetica solare per radiazione solare diffusa isotropa.
Se la finestra comprende tende con stecche movibili, la trasmittanza solare deve essere
calcolata con le tende in posizione tale che la radiazione solare diretta dall’angolo, altgl,
sia bloccata, ma con trasmittanza luminosa massima possibile e vista verso l’esterno.
In assenza di valori nazionali, si devono utilizzare i seguenti valori:
agl = 0,75 e altgl = 45.
Nota 1 Nel caso di veneziane orizzontali con le stecche in posizione (per esempio leggermente inclinate) tale che la
radiazione solare diretta sia completamente bloccata, la trasmissione energetica solare per radiazione diffusa
e per radiazione riflessa dal terreno può essere notevolmente maggiore di gn.
Il secondo termine a destra nell’equazione è una semplificazione, che considera la
radiazione diffusa proveniente dalla direzione della volta celeste insieme alla radiazione
riflessa dal terreno.
Esempio:
Doppia vetrata con veneziane esterne bianche: stecche a 45° tali da bloccare la
radiazione diretta (se completamente chiuse, la trasmittanza luminosa e la vista verso
l’esterno non potrebbero risultare le massime possibili); i valori caratteristici sono:
ggl,45 = 0,045; ggl,dif = 0,196 ggl = 0,083.
Nota 2 I valori di agl e di altgl sono in linea di principio dipendenti dalla latitudine, dal clima, dalla stagione e
dall’orientamento. Sta agli enti nazionali decidere se e quando sia necessaria tale differenziazione.
Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, si possono determinare a livello nazionale valori di default di g per
finestre con e senza schermatura solare. Specificazioni sulle condizioni per ammettere
questi valori di default possono essere stabilite a livello nazionale, a seconda dello scopo
del calcolo. In quel caso l’utente deve riportare il metodo che è stato utilizzato e la fonte da
cui è stato tratto.
Nota 3 Valori caratteristici di g sono forniti nel punto G.5.
Metodi di simulazione dettagliata:
Alternativamente, la trasmittanza energetica solare può essere determinata per ciascuna
ora, in funzione della posizione del sole e del contributo della radiazione diffusa e riflessa
dal terreno. Per vetrate diffondenti o finestre che includono dispositivi di schermatura solare,
questo richiede che il valore di g sia noto per ciascun angolo di incidenza (altezza e azimut).
dove:
ggl è la trasmittanza energetica solare totale della finestra, quando la schermatura
solare non è utilizzata;
ggl+sh è la trasmittanza energetica solare totale della finestra, quando la schermatura
solare è utilizzata;
fsh,with è la frazione pesata del tempo in cui la schermatura solare è utilizzata, per
esempio in funzione dell’intensità della radiazione solare incidente (dipendente dal
clima, dalla stagione e dall’orientamento).
La frazione pesata del tempo in cui la schermatura solare è utilizzata, fsh,with, è
determinata sulla base dei dati d’ingresso fondamentali e dei profili orari.
Nel caso di riscaldamento o raffrescamento intermittente dove, in conformità al punto
13.2.2, l’effetto dell’intermittenza è tenuto in considerazione da un fattore di riduzione sul
fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o il raffrescamento, la frazione pesata
deve essere calcolata assumendo riscaldamento o raffrescamento continuo, ignorando i
giorni con valore di regolazione per riscaldamento o per raffrescamento ridotto oppure
spegnimento.
Nota I valori di fsh,with sono determinati a livello nazionale. Esempi sono forniti nell’appendice G. La EN 15232
descrive differenti tipi di sistemi di regolazione.
11.4.3.2 Metodo orario semplificato e metodi di simulazione dettagliata
Per il metodo orario semplificato e i metodi di simulazione dettagliata, la scelta tra ggl e
ggl+sh deve essere effettuata ogni ora.
11.4.6 Extra scambio termico per irraggiamento termico ad alta lunghezza d’onda verso la volta
celeste
I valori del fattore di forma per l’irraggiamento tra l’elemento e la volta celeste sono:
Fr = 1 per una copertura orizzontale non ombreggiata;
Fr = 0,5 per una parete verticale non ombreggiata.
Il coefficiente di scambio termico per irraggiamento esterno, hr, espresso in watt al metro
quadrato kelvin, può essere approssimato come indicato dall’equazione (51):
hr = 4 ( ss + 273)3 (51)
dove:
è l’emissività relativa alla radiazione infrarossa della superficie esterna;
è la costante di Stefan-Boltzmann: 5,67 10-8 W/(m2 K4);
ss è la media aritmetica della temperatura della superficie e della temperatura della
volta celeste, espressa in gradi centigradi.
Ad una prima approssimazione, h r può essere posto uguale a 5 W/(m2 K), che
corrisponde ad una temperatura media di 10 °C.
Quando la temperatura della volta celeste non è disponibile dai dati climatici, la differenza
media, er , tra la temperatura dell’aria esterna e la temperatura della volta celeste dovrebbe
essere assunta pari a 9 K nelle aree sub-polari, 13 K ai tropici e 11 K nelle zone intermedie.
A livello nazionale, si possono fornire valori di default per i dati d’ingresso necessari, a
seconda dell’applicazione e del tipo di edificio. Si può anche decidere a livello nazionale,
a seconda del clima e dello scopo del calcolo, di ignorare l’extra scambio termico per
irraggiamento ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste, da solo o in associazione
al calore solare assorbito dagli elementi costruttivi opachi.
Nota 1 Esempi di valori di default sono forniti nell’appendice G.
Nota 2 Per i metodi di simulazione dettagliata, può rendersi anche necessario l’utilizzo di valori mediati sul tempo se
ciò occorre per imporre che i coefficienti di scambio termico superficiale siano in linea con i valori di riferimento
richiesti.
12 PARAMETRI DINAMICI
12.1 Procedura di calcolo
Un metodo dinamico realizza il modello delle resistenze termiche, delle capacità termiche
e degli apporti termici da sorgenti di calore solari e interne alla zona dell’edificio. Ci sono
numerosi metodi che rendono possibile questo, variando in complessità da semplici a
molto dettagliati. Il metodo orario semplificato combina la capacità termica della zona
dell’edificio in una singola coppia resistenza-capacità.
Nei metodi mensile e stagionale, gli effetti dinamici sono tenuti in considerazione
introducendo il fattore di utilizzazione degli apporti per il riscaldamento e il fattore di
utilizzazione delle dispersioni per il raffrescamento. L’effetto dell’inerzia nel caso di
riscaldamento intermittente o spegnimento è tenuto in considerazione separatamente;
vedere punto 13.
Sebbene la procedura di calcolo dipenda dal tipo di metodo di calcolo, le assunzioni (sulle
condizioni ambientali, sul comportamento dell’utenza e sulle regolazioni) e i dati
d’ingresso devono essere gli stessi per ciascun tipo di metodo di calcolo (metodo
stagionale, mensile, orario semplificato e di simulazione dettagliata). Vedere prospetto 8.
prospetto 8 Procedura di calcolo dei parametri dinamici per i differenti tipi di metodi
aH
se H = 1: H,gn = ---------------
- (53)
aH + 1
se H < 0: H,gn = 1/ H (54)
con
Q H,gn
H = ------------- (55)
Q H,ht
dove (per ciascun mese o stagione e per ciascuna zona dell’edificio):
H è il rapporto di bilancio termico adimensionale per la modalità di riscaldamento;
QH,ht è lo scambio termico totale nella modalità di riscaldamento, determinato in
conformità al punto 7.2.1.3, espresso in megajoule;
QH,gn rappresenta gli apporti termici totali nella modalità di riscaldamento, determinati in
conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
aH è un parametro numerico adimensionale che dipende dalla costante di tempo, H,
definito dall’equazione (56):
dove:
aH,0 è un parametro numerico di riferimento adimensionale, determinato in
conformità al prospetto 9;
è la costante di tempo della zona dell’edificio, determinata in conformità al
punto 12.2.1.3, espressa in ore;
H,0 è una costante di tempo di riferimento, determinata in conformità al prospetto
9, espressa in ore.
I valori dei parametri sono valori empirici e possono anche essere determinati a livello
nazionale, a seconda dello scopo del calcolo; in assenza di valori nazionali si possono
utilizzare i valori tabulati indicati.
Nota 1 Vedere anche ppendice I per la spiegazione e la derivazione, e l’appendice H per la motivazione e la futura
conversione.
prospetto 9 Valori del parametro numerico, aH,0, e della costante di tempo di riferimento, H,0
La figura 5 illustra i fattori di utilizzazione degli apporti per il metodo di calcolo mensile e
per varie costanti di tempo.
Nota 2 Il fattore di utilizzazione degli apporti è definito indipendentemente dalle caratteristiche dell’impianto di
riscaldamento, assumendo una regolazione perfetta della temperatura ed una flessibilità infinita. Un impianto
di riscaldamento a risposta lenta e un sistema di regolazione meno perfetto possono influire notevolmente
sull’utilizzo degli apporti termici.
figura 5 Illustrazione del fattore di utilizzazione degli apporti per la modalità di riscaldamento, per costanti di
tempo di 8 h, 1 d, 2 d, 7 d e infinita, valido per il metodo di calcolo mensile
Legenda
1 Costante di tempo di 8 h (bassa inerzia)
2 Costante di tempo di 1 d
3 Costante di tempo di 2 d
4 Costante di tempo di 7 d
5 Costante di tempo infinita (elevata inerzia)
aC
se C = 1: C,ls = ---------------- (58)
aC + 1
se C 0: C,ls = 1 (59)
con
Q C,gn
C = ------------
- (60)
Q C,ht
dove (per ciascun mese o stagione e per ciascuna zona dell’edificio):
C è il rapporto di bilancio termico adimensionale per la modalità di raffrescamento;
QC,ht è lo scambio termico totale per trasmissione e ventilazione nella modalità di
raffrescamento, determinato in conformità al punto 7.2.1.3, espresso in megajoule;
QC,gn rappresenta gli apporti termici totali nella modalità di raffrescamento, determinati in
conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
aC è un parametro numerico adimensionale che dipende dalla costante di tempo, C,
definito dall’equazione (61):
dove:
aC,0 è un parametro numerico di riferimento adimensionale, determinato in
conformità al prospetto 10;
è la costante di tempo della zona dell’edificio, determinata in conformità al
punto 12.2.1.3, espressa in ore;
C,0 è una costante di tempo di riferimento, determinata in conformità al prospetto
10, espressa in ore.
I valori di aC,0 e di C,0 sono indicati nel prospetto 10.
I valori dei parametri sono valori empirici e possono anche essere determinati a livello
nazionale, a seconda dello scopo del calcolo; in assenza di valori nazionali si possono
utilizzare i valori tabulati indicati.
Nota 1 Vedere anche appendice I per la spiegazione e le procedure di derivazione dei valori dei parametri. La
bibliografia [13] e la sezione 2.1 di [23] forniscono l’insieme di informazioni sullo sviluppo del metodo.
prospetto 10 Valori del parametro numerico, aC,0, e della costante di tempo di riferimento, C,0
Nota 2 Il fattore di utilizzazione delle dispersioni è definito indipendentemente dalle caratteristiche dell’impianto di
raffrescamento, assumendo una regolazione perfetta della temperatura ed una flessibilità infinita. Un impianto
di raffrescamento a risposta lenta e un sistema di regolazione meno perfetto possono influire notevolmente
sull’utilizzo delle dispersioni.
La figura 6 illustra i fattori di utilizzazione delle dispersioni per il metodo di calcolo mensile
e per varie costanti di tempo.
figura 6 Illustrazione del fattore di utilizzazione delle dispersioni, per costanti di tempo di 8 h, 1 d, 2 d, 7 d e
infinita, valido per il metodo di calcolo mensile
Legenda
1 Costante di tempo di 8 h (bassa inerzia)
2 Costante di tempo di 1 d
3 Costante di tempo di 2 d
4 Costante di tempo di 7 d
5 Costante di tempo infinita (elevata inerzia)
Alternativamente, si può decidere a livello nazionale, per applicazioni specifiche e per tipi
di edificio, di utilizzare valori di default in funzione del tipo di costruzione. In assenza di
valori nazionali, si possono utilizzare i valori del punto 12.3.1.2. I valori possono essere
approssimati ed è accettabile un’incertezza relativa dieci volte maggiore di quella dello
scambio termico.
dove
Am è l’area della massa efficace, espressa in metri quadrati;
Cm è la capacità termica interna, determinata in conformità al punto 12.3.1, espressa in
joule al kelvin;
Aj è l’area dell’elemento j, espressa in metri quadrati;
j è la capacità termica interna per unità di area dell’elemento edilizio j, determinata in
conformità al punto 12.3.1, espressa in joule al metro quadrato kelvin.
Alternativamente, si può decidere a livello nazionale, per applicazioni specifiche e per tipi
di edificio, di utilizzare valori di default in funzione del tipo di costruzione. In assenza di
valori nazionali, si possono utilizzare i valori del punto 12.3.1.2. I valori possono essere
approssimati ed è accettabile una incertezza relativa dieci volte maggiore di quella dello
scambio termico.
Per il metodo orario semplificato, la capacità termica interna della zona dell’edificio, Cm,
espressa in joule al kelvin, è calcolata sommando le capacità termiche di tutti gli elementi
edilizi a contatto termico diretto con l’aria interna della zona in esame, utilizzando anche
l’equazione (66).
prospetto 11 Spessore massimo da considerare per la capacità termica interna
Alternativamente, si può decidere a livello nazionale, per applicazioni specifiche e per tipi
di edificio, di utilizzare valori di default in funzione del tipo di costruzione. In assenza di
valori nazionali, si possono utilizzare i valori del punto 12.3.1.2. I valori possono essere
approssimati ed è accettabile una incertezza relativa dieci volte maggiore di quella dello
scambio termico.
13 CONDIZIONI INTERNE
prospetto 13 Procedure di calcolo per le differenti modalità di riscaldamento e/o di raffrescamento, per i differenti
tipi di metodi
Modalità B:
Se la costante di tempo dell’edificio (vedere il punto 12.2.1.3) è maggiore di tre volte la
durata del più lungo periodo di riscaldamento a regime ridotto. La temperatura di
regolazione per il calcolo è la temperatura di regolazione della modalità di riscaldamento
normale. Vedere l’esemplificazione nella figura 7 c).
Analogamente, se la costante di tempo dell’edificio (vedere il punto 12.2.1.3) è maggiore
di tre volte la durata del più lungo periodo di raffrescamento a regime ridotto. La
temperatura di regolazione per il calcolo è la temperatura di regolazione della modalità di
raffrescamento normale.
figura 7 Esempio di riscaldamento quasi continuo
Legenda
set,inp Temperatura di regolazione fornita come dato d’ingresso
Per la correzione per un lungo periodo di non occupazione (per esempio vacanze):
vedere il punto 13.2.4.
I valori di regolazione devono essere determinati in conformità al punto 13.3.
13.2.2.1 Riscaldamento
Nel caso di riscaldamento intermittente che non soddisfa le condizioni del punto
precedente, il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, QH,nd,interm, espresso in
megajoule, è calcolato utilizzando l’equazione (67):
QH,nd,interm aH,red QH,nd,cont (67)
dove:
QH,nd,cont è il fabbisogno di energia termica per riscaldamento continuo, calcolato in
conformità al punto 7.2.1.1, espresso in megajoule;
aH,red è il fattore adimensionale di riduzione per riscaldamento intermittente,
determinato in conformità all’equazione (68).
Nota 1 Si applicano i dati relativi all’occupazione per riscaldamento intermittente.
Il fattore adimensionale di riduzione per riscaldamento intermittente, aH,red è calcolato
come indicato dall’equazione (68):
aH,red 1 bH,red( H,0/ ) H( 1 fH,hr) (68)
con valore minimo: aH,red = fH,hr e valore massimo: aH,red = 1.
dove:
fH,hr è la frazione del numero di ore alla settimana con una normale regolazione del
riscaldamento (regolazione non ridotta né spegnimento), per esempio
(14 5) / (24 7) = 0,42;
bH,red è un fattore di correlazione empirico; valore di bH,red = 3;
è la costante di tempo della zona dell’edificio, determinata in conformità al punto
12.2.1.3, espressa in ore;
H,0 è la costante di tempo di riferimento per la modalità di riscaldamento, determinata
in conformità al punto 12.2.1.1, espressa in ore;
H è il rapporto di bilancio termico per la modalità di riscaldamento, determinato in
conformità al punto 12.2.1.1.
Nota 2 Per lunghi periodi di intermittenza come i giorni festivi, l’equazione è uguale alla procedura generale fornita
per i lunghi periodi di non occupazione al punto 13.2.4, con l’unica differenza che, per i lunghi periodi di
intermittenza, si aggiunge un secondo termine per considerare un possibile riscaldamento a regolazione
ridotta durante il periodo di non occupazione.
figura 8 Illustrazione del fattore di riduzione per riscaldamento intermittente, per due differenti durate di
intermittenza
Legenda *)
a) fH,hr = 0,42: riscaldamento normale su 5 d, 14 h/d
b) fH,hr = 0,30: riscaldamento normale su 5 d, 10 h/d
1 Costante di tempo di 1 d (bassa inerzia)
2 Costante di tempo di 2 d
3 Costante di tempo di 7 d
4 Costante di tempo infinita (elevata inerzia)
a)
b)
13.2.2.2 Raffrescamento
Nel caso di raffrescamento intermittente che non soddisfa le condizioni del punto
precedente, il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, QC,nd,interm, espresso in
megajoule, è calcolato come indicato dall’equazione (69):
QC,nd,interm aC,red QC,nd,cont (69)
dove:
QC,nd,cont è il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, calcolato in conformità
al punto 7.2.1.2, espresso in megajoule;
aC,red è il fattore adimensionale di riduzione per raffrescamento intermittente,
determinato in conformità all’equazione (70).
Nota 1 Si applicano i dati relativi all’occupazione per raffrescamento intermittente.
Il fattore adimensionale di riduzione per raffrescamento intermittente, aC,red è calcolato
come indicato dall’equazione (70):
aC,red 1 bC,red( C,0/ ) C(1 fC,day) (70)
con valore minimo: aC,red = fN,C e valore massimo: aC,red = 1.
Dove:
fC,day è la frazione del numero di giorni alla settimana con, almeno durante il giorno, una
normale regolazione del raffrescamento (regolazione non ridotta né spegnimento)
(per esempio 5/7 = 0,71);
bC,red è un fattore di correlazione empirico; valore di bC,red = 3;
è la costante di tempo della zona dell’edificio, determinata in conformità al punto
12.2.1.3, espressa in ore;
C,0 è la costante di tempo di riferimento per la modalità di raffrescamento,
determinata in conformità al punto 12.2.1.2, espressa in ore;
C è il rapporto di bilancio termico per la modalità di raffrescamento, determinato in
conformità al punto 12.2.1.2.
Nota 2 Per lunghi periodi di intermittenza come i giorni festivi, l’equazione è uguale alla procedura generale fornita
per i lunghi periodi di non occupazione di cui al punto 13.2.4, con l’unica differenza che per i lunghi periodi di
intermittenza si aggiunge un secondo termine per considerare un possibile raffrescamento a regolazione
ridotta durante il periodo di non occupazione.
figura 9 Illustrazione del fattore di riduzione per raffrescamento intermittente, per due differenti durate di
intermittenza
Legenda
a) fC,day = 0,71: raffrescamento normale su 5 d
b) fC,day = 0,86: raffrescamento normale su 6 d
1 Costante di tempo di 1 d (bassa inerzia)
2 Costante di tempo di 2 d
3 Costante di tempo di 7 d
4 Costante di tempo infinita (elevata inerzia)
a)
b)
dove:
QH,nd,i è il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento della zona considerata per
passo di calcolo (ora o mese), determinato in conformità al punto 7.2, espresso in
megajoule;
QC,nd,j è il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento della zona considerata per
passo di calcolo (ora o mese), determinato in conformità al punto 7.2, espresso in
megajoule.
La durata della stagione di riscaldamento e di raffrescamento che determina il periodo di
funzionamento di certi componenti d’impianto è ricavata dai rispettivi punti all’interno del
punto 7.
dove:
QH,nd,an,z è il fabbisogno annuale di energia termica per il riscaldamento della zona z,
servita dalla stessa combinazione di impianti, determinato in conformità al punto
14.1, espresso in megajoule;
QC,nd,an,z è il fabbisogno annuale di energia termica per il raffrescamento della zona z,
servita dalla stessa combinazione di impianti, determinato in conformità al punto
14.1, espresso in megajoule.
dove:
QH/C,sys è il fabbisogno di energia dell’impianto di riscaldamento o di raffrescamento
incluse le perdite impiantistiche, espresso in megajoule;
QH/C,nd è il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o il raffrescamento,
coperto dall’impianto di riscaldamento considerato, in conformità al punto 14.2,
espresso in megajoule;
H/C,sys è il rendimento globale dell’impianto di riscaldamento o di raffrescamento, che
comprende le perdite per la generazione, l’elettronica, il trasporto, l’accumulo, la
distribuzione e l’emissione, se non riportate separatamente come energia ausiliaria.
Queste tre alternative dovrebbero portare allo stesso risultato e la scelta è solamente una
questione di convenienza e/o una convenzione. L’opzione a) è comunque da preferirsi,
perché costituisce il percorso più diretto verso il fabbisogno di energia globale.
Fabbisogno di energia ausiliaria legato al periodo di funzionamento:
Si può decidere su base nazionale di moltiplicare il consumo mensile di energia ausiliaria
dei dispositivi dipendenti dalla durata della stagione, come le pompe e i sistemi di
regolazione, rispettivamente per fH,m e fC,m, vale a dire la frazione del mese m che fa parte
della stagione effettiva di riscaldamento o di raffrescamento per il funzionamento dei
dispositivi dipendenti dalla durata della stagione, calcolata in conformità al punto 7.4.
Per il metodo stagionale, la somma mensile è sostituita dal rapporto tra la durata effettiva
della stagione di riscaldamento o di raffrescamento e la durata fissata della stagione di
riscaldamento o di raffrescamento, in conformità al punto 7.4.2.
prospetto 14 Resoconto dei consumi energetici, per combinazione di impianti o per l’intero edificioa)
Vettore energetico
Vettore energetico n
Olio combustibile b)
Teleraffrescamento
Teleriscaldamento
Energia elettrica
Fabbisogno di energia
Carbone
Calore
Legna
Gas
Fabbisogni di energia termica per il riscaldamento
Fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento centralizzato dell’aria di
ventilazione
Perdite di energia termica dell’impianto di riscaldamento
Fabbisogno di energia dell’impianto di riscaldamento
Fabbisogno di energia ausiliaria per il riscaldamento
Fabbisogni di energia termica per il raffrescamento
Fabbisogno di energia termica per il pre-raffrescamento centralizzato dell’aria
di ventilazione
Perdite di energia termica dell’impianto di raffrescamento
Fabbisogno di energia dell’impianto di raffrescamento
Fabbisogno di energia ausiliaria per il raffrescamento
Fabbisogno di energia per la ventilazione (ventilatori e sistemi di regolazione)
Perdite di energia termica dell’impianto di ventilazione per il pre-riscaldamento
centralizzato
Perdite di energia termica dell’impianto di ventilazione per il
pre-raffrescamento centralizzato
Fabbisogno di energia per il pre-riscaldamento centralizzato dell’aria di
ventilazione
Fabbisogno di energia per il pre-raffrescamento centralizzato dell’aria di
ventilazione
Sub-totale
Totale
Il presente prospetto contiene i risultati per:
(compilare: zone Z o Y con la stessa combinazione di impianti, o somma per l’intero edificio)
Spiegazione:
Dato d’ingresso possibile o richiesto
Non applicabile
a) Se applicabile, il presente prospetto deve essere completato per gruppo di zone che sono servite dalla stessa combinazione di impianti secondo la
distinzione del punto 14.2.
Un prospetto simile deve essere completato per l’intero edificio, sommando i risultati dei gruppi di zone.
b) Esempi di vettori energetici; da adattarsi alla situazione specifica.
15 RAPPORTO
15.1 Generalità
La principale finalità del rapporto è permettere la rintracciabilità o la verifica dei dati
d’ingresso, delle assunzioni e dei metodi scelti.
Un rapporto che fornisca una stima del consumo annuale di energia per il riscaldamento
e il raffrescamento di un edificio ricavato in conformità alla presente norma internazionale
deve includere almeno le seguenti informazioni.
Se il calcolo è effettuato per verificare il rispetto dei regolamenti, si utilizzano dati
d’ingresso convenzionali forniti dai regolamenti, e non si effettua l’analisi degli errori.
Diversamente, deve essere fornita una stima dell’accuratezza dei dati d’ingresso, e deve
essere effettuata un’analisi degli errori per stimare l’incertezza derivante dall’imprecisione
dei dati d’ingresso.
15.3 Risultati
A seconda della finalità del calcolo, si può decidere a livello nazionale di riportare, in
parallelo, i risultati di un metodo mensile come verifica di primo grado sui dati d’ingresso
e sul processo di calcolo.
Per i metodi di simulazione dettagliata è difficile separare lo scambio termico e gli apporti
termici.
Un modo per fornire risultati separati è effettuare tre calcoli aggiuntivi (vedere riferimenti
[13] e [23] in bibliografia):
- caso 0: calcolo ordinario per ricavare QH,nd,0 e QC,nd,0;
- caso 1: come il caso 0, ma con apporti termici interni e solari nulli (incluso l’extra
scambio termico per irraggiamento ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste),
per ricavare QH,nd,1 e QC,nd,1;
- poi per approssimazione: QH,ht = QH,nd,1 e QC,ht = QC,nd,1;
- caso 2: come il caso 0, ma con un elevato valore di regolazione per il riscaldamento
ed un basso valore di regolazione per il raffrescamento, così che tutti gli apporti
termici siano utilizzati nella modalità di riscaldamento e tutte le dispersioni siano
utilizzate nella modalità di raffrescamento, per ricavare QH,nd,2 e QC,nd,2;
- caso 3: come il caso 2, ma con apporti termici interni e solari nulli (incluso l’extra
scambio termico per irraggiamento ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste),
per ricavare QH,nd,3 e QC,nd,3;
- poi per approssimazione: QH,gn = (QH,nd,3 - QH,nd,2) e QC,gn = (QC,nd,3 - QC,nd,2).
Nota Questa procedura può introdurre alcune deviazioni casuali e sistematiche, ma in assenza di un’alternativa
affidabile potrebbe essere la sola verifica robusta per i dati d’ingresso e il processo di calcolo.
a) Si potrebbero introdurre delle deviazioni se (alcune) proprietà fossero funzione delle condizioni locali.
b) Si potrebbero verificare delle deviazioni a causa, per esempio, di sorgenti di calore che siano state
tralasciate dal metodo dinamico; per esempio, la quota del calore interno o solare che è assorbita dal
pavimento (parete o tetto), è ceduta al terreno (quindi all’esterno), senza essere stata rilevata come
contributo al bilancio termico dell’ambiente riscaldato o raffrescato.
c) Il risultato dei passi 2 e/o 3 può essere una piccola differenza tra due numeri grandi e quasi uguali e
perciò soggetto ad un grande errore relativo.
Nel caso di norme EN ISO, in cui c’è differenza tra la versione ISO e la versione EN ISO,
deve essere utilizzata la versione EN ISO all’interno dell’area CEN.
All’interno dell’area CEN i documenti richiamati di seguito sono indispensabili per
l’applicazione del presente documento. Per quanto riguarda i riferimenti datati, si applica
esclusivamente l’edizione citata. Per i riferimenti non datati vale l’ultima edizione del
documento a cui si fa riferimento (compresi gli aggiornamenti).
EN 410 Glass in building - Determination of luminous and solar
characteristics of glazing
EN 673 Glass in building - Determination of thermal transmittance [U
value] - Calculation method
EN 13363-2 Solar protection devices combined with glazing - Calculation of
total solar energy transmittance and light transmittance - Part 2:
Detailed calculation method
EN 13947 Thermal performance of curtain walling - Calculation of thermal
transmittance
EN 15193-1 Energy performance of buildings - Energy requirements for
lighting - Part 1: Lighting energy estimation1)
EN 15217 Energy performance of buildings - Methods for expressing energy
performance and for energy certification of buildings
1) Da pubblicare. (Revisione della EN 15193-1:2004.)
figura A.1 Diagramma di flusso della procedura di calcolo e collegamenti con altre norme dell’area CEN
B.1 Generalità
Un calcolo multi-zona con accoppiamento termico tra zone (calcolo con zone accoppiate)
è da utilizzarsi con attenzione, esclusivamente per situazioni particolari.
Un calcolo multi-zona con interazione tra zone (a) richiede notevolmente più dati di
ingresso e spesso arbitrari (sulle proprietà di trasmissione e sulla direzione ed entità del
flusso d’aria), e (b) richiede conformità alle restrizioni della legislazione edilizia sulle
regole di suddivisione in zone (libertà di suddivisione interna, definizioni di zonizzazione in
caso di usi combinati (per esempio, un ospedale generalmente comprende anche una
sezione uffici, una sezione ristorante, ecc.). Un’ulteriore complicazione, che si aggiunge
alla complessità e all’arbitrarietà dei dati di ingresso e della modellazione, può consistere
nella partecipazione di impianti di riscaldamento, raffrescamento e ventilazione differenti
in zone differenti.
dove:
y,mn rappresenta la temperatura media effettiva nella zona adiacente y, incluso ogni
surriscaldamento (modalità di riscaldamento) o sottoraffreddamento (modalità di
raffrescamento).
Nota 1 È importante notare che, per la zona y, si deve utilizzare la temperatura media effettiva. Nella zona z si deve
utilizzare la temperatura di regolazione z,H per il riscaldamento e z,C per il raffrescamento. Assumere la
temperatura di regolazione per la zona y, invece della temperatura media effettiva, causerebbe errori
significativi qualora ci fossero forti interazioni tra le zone. Nella zona z, la temperatura media effettiva non è
un parametro d’ingresso nel calcolo del bilancio di energia, ma un risultato implicito dell’utilizzazione degli
apporti termici o delle dispersioni termiche.
Nota 2 Questi contributi a Qtr e Qve variano anche il rapporto di bilancio termico per la modalità di riscaldamento e/o
raffrescamento.
La temperatura media effettiva nella zona y è ricavata utilizzando le equazioni seguenti:
Modalità di riscaldamento:
Modalità di raffrescamento:
dove:
QH,nd è il fabbisogno di energia termica dell’edificio per il riscaldamento della zona y,
determinato in conformità al punto 7.2.1.1, espresso in megajoule;
HH,ht,k è l’elemento k nel coefficiente di scambio termico totale per la modalità di
riscaldamento per la zona y, corretto per la differenza di temperatura
interna-esterna, determinato in conformità al punto 8.3, espresso in megajoule;
btr,k è il fattore di correzione, con valore btr,k 1 se la temperatura dall’altro lato
dell’elemento costruttivo non è uguale a quella dell’ambiente esterno,
determinato in conformità al punto 8.3;
QH,gn rappresenta gli apporti termici totali nella modalità di riscaldamento per la zona y,
determinati in conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
QC,nd è il fabbisogno di energia temica dell’edificio per il raffrescamento della zona y,
determinato in conformità al punto 7.2.1.2, espresso in megajoule;
HC,ht,k è l’elemento k nel coefficiente di scambio termico totale per la modalità di
raffrescamento per la zona y, determinato in conformità al punto 7.2.1.3,
espresso in megajoule;
QC,gn rappresenta gli apporti termici totali nella modalità di raffrescamento per la zona
y, determinati in conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
a,k per un elemento k di scambio termico per trasmissione: la temperatura dall’altro
lato dell’elemento, e,k;
per un elemento k di scambio termico per ventilazione: la temperatura dell’aria
immessa, a,sup,k.
Nota 3 La divisione per il fattore di correzione della temperatura è necessaria, perché i coefficienti di scambio termico
in queste equazioni devono essere i valori non corretti.
Nota 4 La stessa equazione può essere utilizzata per una zona non climatizzata.
C.1 Introduzione
figura C.1 Rete RC di flussi termici
Am
m = ------- 0,5 int + 0,5 sol (C.2)
At
A H tr,w
st = 1 – ------m- – -------------
- 0,5 int + 0,5 sol (C.3)
A t 9,1A t
I flussi termici da sorgenti di calore interne e solari int e sol, espressi in watt, sono
ricavati dividendo Qint e Qsol, espressi in megajoule, per 0,036.
Il flusso termico da sorgenti di calore interne int si ricava dal punto 10.2 e il flusso termico
da sorgenti di calore solari sol si ricava dal punto 11.2.
At si ricava dal punto 7.2.2.2 e Am si ricava dal punto 12.2.2.
C.3 Determinazione delle temperature dell’aria e operante per un dato valore di HC,nd
Il modello di risoluzione si basa su uno schema Crank-Nicholson che considera un passo
di tempo di un’ora. Le temperature costituiscono la media su un’ora ad eccezione di m,t
e m,t-1 che sono valori istantanei al tempo t e t-1.
Per un dato passo di tempo, m,t, espressa in gradi centigradi, è calcolata alla fine del
passo di tempo dal valore precedente m,t-1 mediante:
m,t { m,t-1 [(Cm/3 600) 0,5 (Htr,3 Htr,em)] mtot}/[(Cm/3 600) 0,5 (Htr,3 Htr,em)] (C.4)
con
mtot m Htr,em e Htr,3 st Htr,w e Htr,1 {[( ia HC,nd)/Hve] sup} /Htr,2 (C.5)
1
H tr,1 =
1/ H ve + 1/ H tr,is
(C.6)
H tr,2 = H tr,1 + H tr,w
(C.7)
1
H tr,3 =
1 H tr,2 + 1 H tr,ms
(C.8)
Htr,em, Htr,w, Hve, espressi in watt al kelvin, e e, sup, espresse in gradi centigradi, sono
ricavati nei punti 8 e 9.
Cm, espressa in joule al kelvin, è ricavata dal punto 12.
Per il passo di tempo considerato, i valori medi delle temperature ai nodi sono dati da:
m ( m,t m,t-1)/2 (C.9)
C.4 Calcolo della temperatura interna e della potenza termica o frigorifera necessaria
Per ciascuna ora, la rete RC permette il calcolo della temperatura interna rispetto al
relativo fabbisogno di riscaldamento o di raffrescamento, HC,nd. Lo schema di risoluzione
è tale per cui la temperatura interna è determinata come funzione lineare di HC,nd.
Per una data ora, la linea di comportamento della zona dell’edificio è nota applicando le
equazioni descritte nel punto C.3 per due valori di HC,nd.
La potenza termica e frigorifera erogata alla zona dell’edificio può essere rappresentata
sullo stesso grafico dalle temperature int,H,set e int,C,set e dalla potenza termica e
frigorifera massima disponibile (che può variare ogni ora)2).
La temperatura interna risultante e i fabbisogni di riscaldamento e di raffrescamento sono
ricavati dall’intersezione delle due curve.
Possono verificarsi cinque situazioni.
1) La zona dell’edificio richiede il riscaldamento e la potenza termica non è sufficiente
per raggiungere il valore di regolazione. Il fabbisogno di riscaldamento è limitato alla
potenza termica massima disponibile e la temperatura interna calcolata è inferiore al
valore di regolazione per il riscaldamento int,H,set. Questo di solito si verifica nel
periodo di avviamento.
2) La zona dell’edificio richiede il riscaldamento e la potenza termica è sufficiente. La
temperatura interna è uguale a int,H,set e il fabbisogno di riscaldamento calcolato è
inferiore al suo valore massimo.
3) La zona dell’edificio non richiede né il riscaldamento né il raffrescamento (condizioni
di libera fluttuazione). Non si applicano né il riscaldamento né il raffrescamento, e si
calcola la temperatura interna.
4) La zona dell’edificio richiede il raffrescamento è la potenza frigorifera è sufficiente.
La temperatura interna è uguale a int,C,set e il fabbisogno di raffrescamento calcolato
è inferiore al suo valore massimo.
2) Lo schema potrebbe essere modificato per tenere in considerazione una potenza termica o frigorifera massima in
funzione della temperatura interna.
air,ac = air,set
e il calcolo è terminato.
Se no: applicare il passo 4.
Passo 4: Calcolare la temperatura interna (caso 1 o caso 5 della figura C.2).
Se HC,nd,un è positivo, assumere HC,nd,ac = H,max. Se HC,nd,un è negativo, assumere
HC,nd,ac = C,max.
Calcolare air,ac utilizzando le equazioni da (C.5) a (C.9).
Nota 2 In questo caso, la temperatura di regolazione non è raggiunta.
Il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o il raffrescamento per una data ora,
QHC,nd, espresso in megajoule, è uguale a 0,036 HC,nd,ac. Il valore è positivo nel caso di
fabbisogno di riscaldamento e negativo nel caso di fabbisogno di raffrescamento.
D.1 Introduzione
Al posto della formulazione del metodo di raffrescamento mensile basata sul fattore di
utilizzazione delle dispersioni, si può utilizzare una formulazione alternativa, basata sul
fattore di utilizzazione degli apporti. Le due formulazioni sono identiche, a condizione che
i valori dei parametri siano gli stessi e le stesse quantità siano utilizzate per gli apporti
termici totali e per le dispersioni termiche totali che determinano il rapporto di bilancio
termico.
La differenza tra le due formulazioni è che la formulazione basata sul fattore di
utilizzazione delle dispersioni permette dispersioni termiche "negative". Dispersioni
termiche negative possono verificarsi se per le (o parte delle) dispersioni per
trasmissione, la temperatura esterna media mensile o la temperatura della zona
dell’edificio adiacente, e/o per le dispersioni per ventilazione, la temperatura di
immissione, eccede la temperatura della zona dell’edificio.
Nota La formulazione basata sul fattore di utilizzazione delle dispersioni ha come aspetto aggiuntivo un vantaggio
per il fatto che mostra in maniera esplicita come le dispersioni termiche contribuiscano alla riduzione del
fabbisogno di energia termica per il raffrescamento.
A condizione che siano utilizzati gli stessi valori dei parametri (aC e ), una semplice
formula converte le due formulazioni per la modalità di raffrescamento:
C,gn C,ls / C,ls (D.2)
Nota Vedere anche punto 7.2.1.3: se il gruppo degli apporti termici in Qgn e degli elementi di scambio termico in Qht
è diverso dal gruppo del punto 7.2.1.3, il rapporto di bilancio termico sarà diverso; di conseguenza, anche il
fabbisogno di energia termica per il raffrescamento calcolato sarà diverso, benché la differenza possa essere
piccola.
Il fattore di correzione, btr, è lo stesso menzionato nel punto E.2.1. Il fattore di peso (1 - btr)
è la parte degli apporti termici solari nella serra che entra nell’ambiente climatizzato
attraverso la parete divisoria. Questo termine è ricavato nel punto 11.2.
E.3.2.1 Generalità
Quanto segue si applica agli elementi edilizi opachi provvisti di materiale isolante
trasparente, progettato per captare l’energia solare. Il metodo di calcolo quantifica l’effetto
positivo durante la stagione di riscaldamento. Tuttavia, la stessa procedura deve anche
essere utilizzata per calcolare gli apporti solari nella modalità di raffrescamento (estate),
tenendo in considerazione ogni protezione solare aggiuntiva (stagionale) e dispositivi di
ventilazione, se presenti.
Nel caso di isolamento trasparente con trasmittanza solare trascurabile (per esempio
prodotti che includono un assorbitore solare), occorre solo modificare il valore
determinato dalle misurazioni per tenere conto della resistenza termica, Rg, dell’interstizio
tra l’isolamento trasparente e l’elemento opaco:
R se + R t
g TI, j m - g – cj
= --------------------------------- m g t, (E.7)
R se + R t + R g t,h
L’area di captazione efficace per l’orientamento j e per il mese m vale:
U
Asol,j,m A Fsh (1 FF) -------- gt,j,m (E.8)
U te
Gli apporti termici sono sommati agli altri apporti termici solari.
prospetto E.1 Coefficienti cj,m per il calcolo della trasmittanza energetica solare totale efficace dell’isolamento
trasparente utilizzando i valori misurati per incidenza normale ed emisferica (per pareti verticali)
Gen. Feb. Mar. Apr. Maggio Giugno Luglio Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
S -0,105 -0,067 -0,023 0,042 0,073 0,089 0,094 0,062 0,005 -0,054 -0,093 -0,105
SO/SE -0,034 -0,027 -0,010 0,002 0,022 0,037 0,036 0,013 -0,015 -0,025 -0,034 -0,026
O/E 0,054 0,033 0,016 -0,012 -0,005 -0,002 -0,012 -0,007 -0,001 0,024 0,049 0,052
NE/NO 0,002 0,008 0,016 0,030 0,018 0,013 0,013 0,024 0,033 0,014 0,004 0,000
N 0,000 0,000 0,000 0,011 0,021 0,031 0,042 0,012 0,000 0,000 0,000 0,000
Quanto segue si applica alle pareti progettate per captare l’energia solare, in conformità
alla figura E.2, dove:
- il flusso d’aria si arresta automaticamente quando l’intercapedine d’aria è più fredda
rispetto all’ambiente riscaldato e durante l’estate;
- la portata d’aria è regolata meccanicamente ad un valore costante, qve,sw, quando
l’intercapedine d’aria è più calda rispetto all’ambiente riscaldato.
Il coefficiente di scambio termico di una parete come questa vale:
H H0 H (E.9)
dove:
H0 è il coefficiente di scambio termico della parete non ventilata;
H è il coefficiente di scambio termico aggiuntivo che deve essere calcolato in
conformità al punto E.4.1.3.
dove:
al è il rapporto tra gli apporti termici solari, Qgn,sw, e la dispersione termica
dell’intercapedine d’aria, Qht,al, durante il passo di calcolo.
Ksw è un fattore definito come:
– A sw Z
K sw = 1 – exp -------------------------- (E.13)
a c a q ve,sw
dove:
Z è un parametro definito come:
1 hr 1
--- = ------------------------------- + ------------------ (E.14)
Z h c h c + 2h r Ui + Ue
figura E.3 Rapporto tra la differenza cumulata di temperatura interna-esterna quando la ventilazione è attiva,
e il suo valore sull’intero passo di calcolo, in funzione del rapporto apporti/dispersioni
dell’intercapedine d’aria, al
dove:
Ui e sw sono calcolati in conformità al punto E.4.1;
è il rapporto tra la radiazione solare totale incidente sull’elemento quando
l’intercapedine d’aria è aperta e la radiazione solare totale durante l’intero passo
di calcolo; è indicato nella figura E.4. Può essere calcolato come:
= 1 – exp – 2,2 al (E.16)
dove:
al è il rapporto di bilancio termico dell’intercapedine d’aria durante il passo di
calcolo.
1
U 0 = ------------------------------ (E.17)
Ri + Rl + R e
è la trasmittanza termica della parete.
figura E.4 Rapporto tra la radiazione solare totale incidente sull’elemento quando l’intercapedine d’aria è
aperta e la radiazione solare totale durante il passo di calcolo, in funzione del rapporto di bilancio
termico dell’intercapedine d’aria, al
Nota Questo procedimento è implicito: le equazioni (E.15) e (E.16) dovrebbero essere risolte attraverso un
procedimento iterativo per calcolare gli apporti termici solari, iniziando con al = 1.
Nota Tale metodo si applica principalmente quando l’aria di mandata circola all’interno degli elementi d’involucro
edilizio. Si può anche utilizzare l’aria espulsa, a condizione che siano prese adeguate misure per evitare
fenomeni di condensazione.
U U q ve,sw
A sol = A F sh 1 – F F ------0 1 + ------02 a c a -------------- sw (E.20)
he U A
i
G.2 Metodi semplificati e dati relativi allo scambio termico per trasmissione termica
Valore di U medio della parte opaca della costruzione, escludendo i pannelli Utb
intelaiati e il piano terreno (W/m2K) (W/m2K)
Uop,mn 0,8 0,0
0,4 Uop,mn 0,8 0,05
Uop,mn 0,4 0,1
G.3 Metodi semplificati e dati relativi allo scambio termico per ventilazione -
Raffrescamento gratuito e ventilazione notturna durante la modalità di
raffrescamento
Durante il periodo relativo alla modalità di raffrescamento, i profili giornalieri e settimanali
necessitano di essere specificati così come la portata d’aria volumica aggiuntiva, come
dato d’ingresso aggiuntivo nel metodo di calcolo.
A livello nazionale, l’utilizzo della portata d’aria aggiuntiva può anche essere espresso in
funzione di parametri esterni o interni, come la temperatura esterna o interna.
Nota Nel caso del metodo orario semplificato o dei metodi di simulazione dettagliata, l’utilizzo di valori parametrici
provenienti dall’intervallo di tempo precedente, per evitare la necessità di iterare, può portare a seri problemi
di oscillazione se non si prendono particolari precauzioni, come l’introduzione di adeguati fattori di
rilassamento.
Portata d’aria aggiuntiva, qve,extra:
La portata d’aria aggiuntiva dovuta alla ventilazione notturna, qve,extra, può essere
calcolata in conformità alla norma pertinente come specificato nell’appendice A, o fornita
a livello nazionale in funzione del tipo di edificio, dell’uso dell’edificio, del clima e
dell’esposizione.
Frazione di tempo, fve,t,extra:
Se non definito diversamente a livello nazionale, la portata d’aria aggiuntiva dovuta al
raffrescamento gratuito o alla ventilazione notturna, qve,extra, è in funzione dalle 23 alle 7 per
tutti i giorni nella stagione di raffrescamento => fve,t,extra = 0,33. Ciò può influenzare la durata
della stagione di raffrescamento e può richiedere un calcolo ripetuto (vedere punto 7.3).
I profili possono essere differenti per i giorni feriali e per i giorni del fine settimana e
possono dipendere dall’utilizzo dell’edificio.
Per i metodi mensile o stagionale: nel caso di raffrescamento intermittente dove,
seguendo il punto 13.2.2, l’effetto dell’intermittenza è tenuto in considerazione mediante
un fattore di riduzione sul fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, la frazione
di tempo dovrebbe ignorare i giorni con valore di regolazione per raffrescamento ridotto
oppure spegnimento.
Correzione per effetti dinamici ed efficacia, cve,eff,extra:
Se a livello nazionale non sono disponibili ulteriori informazioni, il valore del fattore di
correzione è cve,eff,extra = 1.
G.4 Metodi semplificati e dati relativi agli apporti termici interni - Dati di ingresso per gli
apporti termici interni da persone e apparecchiature
Programmi orari e settimanali del flusso termico per calore metabolico da occupanti e per
calore dissipato da apparecchiature devono essere determinati su base nazionale, in
funzione dell’uso dell’edificio, (facoltativamente) della classe di occupazione e dello
scopo del calcolo.
In assenza di valori nazionali, possono essere utilizzati i valori del prospetto G.7. Il punto
G.8 contiene valori dettagliati per edifici residenziali e uffici e valori più generali per un
numero di usi dell’edificio.
Tipo di vetrata gn
Vetrata singola 0,85
Vetrata doppia 0,75
Vetrata doppia con rivestimento basso-emissivo selettivo 0,67
Vetrata tripla 0,7
Vetrata tripla con due rivestimenti basso-emissivi selettivi 0,5
Doppia finestra 0,75
Per la modalità di riscaldamento, i tendaggi mobili e le protezioni solari mobili sono tenuti
in considerazione nel fattore di utilizzazione.
G.5.4.1 Principio
Il fattore di correzione per ombreggiatura relativo ad ostacoli esterni può essere calcolato
come:
Fsh Fhor Fov Ffin (G.2)
dove:
Fhor è il fattore di correzione parziale per ombreggiatura dall’orizzonte;
Fov è il fattore di correzione parziale per ombreggiatura dovuta agli aggetti orizzontali;
Ffin è il fattore di correzione parziale per ombreggiatura dovuta agli aggetti verticali.
G.5.4.2.1 Generalità
L’effetto dell’ombreggiatura dall’orizzonte (per esempio, dal terreno, da alberi e da altri
edifici) dipende dall’angolo dell’orizzonte, dalla latitudine, dall’orientamento, dal clima
locale e dalla stagione di riscaldamento. I fattori di correzione per ombreggiatura per climi
medi caratteristici dell’emisfero Nord e per una stagione di riscaldamento da ottobre ad
aprile sono riportati nel prospetto G.5, per tre latitudini e quattro orientamenti della
finestra. Per altre latitudini e orientamenti si può effettuare un’interpolazione. L’angolo
dell’orizzonte è un valore medio sulla parte di orizzonte di fronte alla facciata considerata.
figura G.1 Angolo dell’orizzonte,
I valori del prospetto G.5 sono validi esclusivamente per la stagione di riscaldamento e per
il sito indicato.
G.5.4.3.1 Generalità
L’ombreggiatura dovuta ad aggetti orizzontali e ad aggetti verticali dipende dall’angolo
d’aggetto orizzontale o d’aggetto verticale, dalla latitudine, dall’orientamento e dal clima
locale. Nei prospetti G.6 e G. 7 si riportano i fattori stagionali di correzione per
ombreggiatura relativi a climi tipici.
figura G.2 Aggetto orizzontale e aggetto verticale
Legenda
a) Sezione verticale
b) Sezione orizzontale
Angolo d’aggetto orizzontale
Angolo d’aggetto verticale
prospetto G.7 Fattore di correzione parziale per ombreggiatura dovuta agli aggetti verticali, Ffin
I valori del prospetto G.6 sono validi per aggetti verticali su un lato.
Per finestre che affacciano a sud, per le latitudini indicate, con aggetti verticali su entrambi
i lati, i due fattori di correzione per ombreggiatura devono essere moltiplicati.
Per finestre che affacciano ad est e ad ovest il fattore di correzione per ombreggiatura è
valido per aggetti verticali posti all’estremità sud della finestra. Aggetti verticali posti
all’estremità nord della finestra, per le latitudini indicate, non portano ad un fattore di
correzione per ombreggiatura.
I valori nei prospetti G.6 e G.7 sono validi esclusivamente per la stagione di riscaldamento
e per il sito indicato.
G.6 Metodi semplificati e dati relativi alle condizioni interne (valori di regolazione della
temperatura interna)
G.6.1 Spiegazione della correzione per intermittenza per i metodi stagionale e mensile
G.6.1.1 Generalità
La correzione per intermittenza per il metodo mensile per il riscaldamento e il
raffrescamento, come indicato nel punto 13.2.2, si basa su quanto segue.
prospetto G.8 Flussi termici prodotti dagli occupanti e dalle apparecchiature; valori di default in assenza di valori
nazionali; valori dettagliati per edifici residenziali
prospetto G.9 Flussi termici prodotti dagli occupanti e dalle apparecchiature; valori di default in assenza di valori
nazionali; valori dettagliati per uffici
prospetto G.10 Flusso termico prodotto dagli occupanti; valori di default in assenza di valori nazionali; valori globali
in funzione della densità di occupazione, non residenziale
prospetto G.11 Flusso termico prodotto dalle apparecchiature; valori di default in assenza di valori nazionali; valori
globali in funzione dell’uso dell’edificio, non residenziale
Uso dell’edificio Produzione di calore da parte delle Frazione del tempo Flusso termico medio
apparecchiature durante il periodo di presenza prodotto dalle
di funzionamento apparecchiature
Edifici industriali
Edifici scolastici
Piscine interne
Appartamenti
Sale riunione
Condomini
Magazzini
Ristoranti
Ospedali
Uffici
Dati d’ingresso
figura H.1 Illustrazione dei vari aspetti qualitativi per le procedure di calcolo utilizzate nel contesto della
regolamentazione edilizia
H.2.2 Analisi
Alcuni aspetti qualitativi vanno di pari passo, per esempio "non ambiguo", "trasparente" e
"robusto". Altri aspetti qualitativi possono essere più o meno contraddittori, per esempio
"non ambiguo" contro "flessibile", "accurato" e "atto a differenziare" contro "accessibile".
Per quegli aspetti è necessario trovare un equilibrio, a seconda dell’applicazione.
Trasparenza, robustezza e riproducibilità sono qualità molto importanti quando si calcola
la prestazione energetica nel contesto della regolamentazione edilizia, in particolare
quando si valuta il rispetto dei requisiti minimi di prestazione energetica per le nuove
costruzioni e le ristrutturazioni importanti.
La trasparenza, la robustezza e la riproducibilità sono di interesse da diverse prospettive:
- per le persone che applicano il metodo, perché permettono loro di capire il metodo
(curva di rapido apprendimento), li proteggono contro un uso errato e forniscono la
garanzia che il risultato del calcolo sia accettato senza discussione;
- per le persone che verificano i risultati del calcolo per questione legale, per esempio
i funzionari pubblici che esaminano le richieste di permesso edilizio, per i quali un
interesse anche più importante consiste nell’evitare le ambiguità e le controversie;
- per le persone coinvolte in un ulteriore sviluppo e/o nella valutazione del metodo e
per coloro che mettono a disposizione dati d’ingresso, per i quali conservare traccia
delle procedure è essenziale.
H.4 Validazione
H.4.1 Generalità
Evidentemente, le procedure di calcolo dovrebbero essere state completamente validate
prima di essere adottate in una norma internazionale. Tuttavia, il numero di casi di prova
disponibili a livello internazionale e i corrispondenti criteri di validazione che possono
essere utilizzati per garantire solo piccole differenze nei risultati sono limitati in numero e
scopo. Per esempio, i casi IEA BESTEST permettono, a seconda del caso, una
deviazione dal risultato di riferimento di una larghezza di banda compresa tra il 50% e il
150%. Questi casi sono sufficientemente validi per filtrare i metodi chiaramente errati, ma
non sufficientemente efficaci per assicurare quella elevata riproducibilità che può essere
richiesta nel contesto della regolamentazione edilizia. Uno dei principali motivi per l’ampia
larghezza di banda è che a ciascun metodo è permesso l’utilizzo dei propri algoritmi,
talvolta semplificati, talvolta più dettagliati.
Ciò è dovuto a due ragioni:
- il livello di dettaglio richiesto differisce, a seconda del centro di interesse del calcolo;
sarebbe inappropriato specificare questo livello in maniera universale;
- non c’è ancora un accordo internazionale sui requisiti minimi per i calcoli, quando si
tratta di dettagli specifici del calcolo (per esempio l’effetto angolare della
trasmittanza solare della vetrata e dei dispositivi di schermatura solare) e quando si
tratta di impianti tecnici per il riscaldamento, il raffrescamento e la ventilazione.
La larghezza di banda può essere ridotta in maniera significativa se le assunzioni, le
condizioni al contorno e gli algoritmi di calcolo (o almeno le assunzioni di semplificazione)
sono specificati con maggior dettaglio.
La EN 15265 fornisce casi di prova con una piccola larghezza di banda. Tuttavia, lo scopo
di quella norma è limitato alla validazione dei fabbisogni mensili di energia termica per il
riscaldamento e il raffrescamento di un singolo vano. I casi di prova sono casi
caratteristici, con 12 variazioni, in totale: riscaldamento/raffrescamento continuo e
intermittente, costruzione pesante e leggera, apporti termici elevati e limitati, con e senza
copertura. I casi non includono lo scambio termico del piano terreno o lo scambio termico
verso ambienti acclusi adiacenti. I dati di ingresso per la trasmittanza termica e solare
della vetrata e per la ventilazione sono dati semplificati, completamente prescritti.
Alcuni risultati ottenuti con questa norma sono presentati nel punto H.5.
L’insieme dei casi di prova nella EN 15265 comprende solo i risultati per un clima (Parigi,
Francia). Si sono aggiunti due climi europei più estremi: Stoccolma (Svezia) e Roma
(Italia). I dati orari per questi climi sono stati prodotti all’interno dei progetti IEA SHC Task
27 (componenti di facciate solari) e EU Swift.
I grafici seguenti illustrano un riepilogo dei risultati, organizzati per clima.
Le differenze sono indicate come la differenza nei fabbisogni mensili di energia termica
calcolati rispettivamente per il riscaldamento e per il raffrescamento, espressa come
percentuale dei fabbisogni annuali di energia termica per il riscaldamento più il raffrescamento.
È chiaro che ciò può dare una visione troppo ottimistica in alcuni casi, ma diversamente
sarebbe necessario mostrare tutti i risultati dettagliati nel proprio contesto dettagliato. Per
esempio: una differenza relativa, per così dire, del 30% nel fabbisogno di energia termica
per il raffrescamento non ha alcun significato reale se il livello assoluto di raffrescamento,
rispetto al fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, è trascurabile.
figura H.2 Riepilogo dei risultati per Parigi
Legenda
X Mese
Y Differenza relativa in percentuale di riscaldamento più raffrescamento annuale (%)
Si possono fare le seguenti osservazioni per quanto riguarda i risultati di Parigi, Roma e
Stoccolma.
- Si manifestano alcune deviazioni, come atteso, in particolare vicino ai limiti delle
stagioni di riscaldamento e di raffrescamento.
- I risultati per il raffrescamento (vedere mesi estivi) non sono peggiori di quelli per il
riscaldamento (vedere mesi invernali).
- Non c’è un’influenza sistematica del clima.
- È possibile la messa a punto del(i) metodo(i), in particolare per riscaldamento e
raffrescamento intermittente, per esempio in prima istanza a livello nazionale, il che
diminuirà ulteriormente le incongruità. Infatti, i risultati presentati sono stati ottenuti
con una versione bozza del metodo mensile. Hanno già avuto luogo alcune messe a
punto in riferimento al calcolo della costante di tempo dell’edificio che non si sono
ancora riflesse nei risultati presentati al presente punto.
Infine, una considerazione fondamentale: tutte le differenze dovrebbero essere
considerate dalla prospettiva dell’esigenza di trovare il giusto equilibrio tra accuratezza,
qualità dei dati d’ingresso e riproducibilità, come analizzato nel punto H.2. Deviazioni
dovute a semplificazioni devono essere considerate nel contesto delle incertezze globali
e pesate rispetto all’introduzione di altre incertezze nel caso di metodi dettagliati.
Esercizi di validazione hanno mostrato che le incertezze introdotte si trovano all’interno di
una larghezza di banda accettabile, in confronto ad altre incertezze, in particolare quando si
tiene in considerazione l’esigenza, per questi metodi semplificati, di trasparenza,
robustezza e riproducibilità per l’applicazione nel contesto della regolamentazione edilizia.
I.2 Spiegazione
I.2.1 Introduzione
I.2.1.1 Generalità
Nei metodi quasi stazionari (mensile o stagionale), gli effetti dinamici sono tenuti in
considerazione introducendo fattori di correlazione: i fattori di utilizzazione degli apporti
e/o delle dispersioni, con fattori di correzione per riscaldamento e raffrescamento
intermittente.
dove:
Qtr è lo scambio termico totale dell’edificio per trasmissione, espresso in megajoule;
Qve è lo scambio termico totale dell’edificio per ventilazione, espresso in megajoule;
Htr,adj è il coefficiente di scambio termico per trasmissione, corretto per la differenza di
temperatura interna-esterna (se applicabile), espresso in watt al kelvin;
Hve,adj è il coefficiente di scambio termico per ventilazione, corretto per la differenza di
temperatura interna-esterna (se applicabile), espresso in watt al kelvin.
La correzione per la differenza di temperatura interna/esterna si riferisce a casi in cui la
temperatura all’altro lato della costruzione, per la trasmissione, o la temperatura dell’aria
immessa, per la ventilazione, è per uno o più elementi non uguale alla temperatura
esterna, come spiegato rispettivamente nei punti 8.3 e 9.3.
Gli apporti termici mensili totali, Qgn, dell’edificio da apporti interni e solari sono:
Qgn Qint Qsol (I.4)
dove:
Qint è la somma degli apporti termici interni dell’edificio, espressi in megajoule;
Qsol è la somma degli apporti termici solari dell’edificio, espressi in megajoule.
Equazioni complete:
La trasmissione termica reale è uguale a:
QH,ht,real (Htr,adj Hve,adj)( int,mn e)t (I.5)
dove:
int,mn è la temperatura interna media reale (in contrasto con il valore di regolazione),
espressa in gradi centigradi.
L’apporto termico reale è uguale a QH,gn (in contrasto con gli apporti termici utilizzati:
H,gn QH,gn).
Conseguentemente, l’equazione completa del fabbisogno mensile di energia termica per
il riscaldamento ambiente è (I.6):
QH,nd QH,ht,real QH,gn (I.6)
Come spiegato nel punto I.2, questa equazione non è di uso pratico, perché int,mn non è
nota. Informazioni aggiuntive sono fornite nel punto I.4, in particolare sulla relazione tra il
fattore di utilizzazione degli apporti e il surriscaldamento ( int,mn - int,set), e nel punto I.5,
sulla differenza con il metodo dei gradi-giorno o dei gradi-ora.
In maniera analoga, l’equazione completa del fabbisogno mensile di energia termica per
il raffrescamento ambiente è data dall’equazione (I.7):
QC,nd QC,gn QC,ht,real (I.7)
Lo scambio termico riguarda tutti i flussi termici (positivi o negativi) che sono esattamente
o per approssimazione fortemente dipendenti dalla temperatura interna, come lo scambio
termico per trasmissione e ventilazione. Se la temperatura interna aumenta a causa del
surriscaldamento, aumenterà lo scambio termico per trasmissione e ventilazione dalla
zona considerata verso l’esterno, in proporzione alla variazione della differenza di
temperatura tra la temperatura interna ed esterna. Come per lo scambio termico entrante
(scambio termico negativo, per esempio trasmissione da una zona calda adiacente, o
ventilazione con temperatura dell’aria immessa costante più elevata rispetto alla
temperatura interna della zona considerata) questo scambio termico negativo diminuirà
proporzionalmente con la variazione della differenza di temperatura. Conseguentemente,
lo scambio termico negativo è tenuto in considerazione nel termine di scambio termico e
non nel termine relativo agli apporti termici.
Nel punto I.3 sono fornite istruzioni su come si ricavano i fattori di utilizzazione per il
metodo mensile.
- L’apporto termico solare mensile è calcolato di solito come la quantità totale che
entra nella zona dell’edificio attraverso l’involucro della zona dell’edificio:
nel metodo di simulazione dettagliata, (piccola) parte della radiazione solare può
lasciare la zona dell’edificio direttamente attraverso un’altra finestra, e/o parte degli
apporti termici interni o solari può lasciare la zona dell’edificio indirettamente
attraverso l’assorbimento e la successiva trasmissione dal piano terreno (o dalla
parete o dal tetto); queste parti degli apporti termici non sono rilevate dal termostato
nel metodo di simulazione dettagliata, gli apporti termici solari effettivi sono più ridotti
rispetto a quanto assunto, il che porta a difficoltà nel far convergere i risultati del
metodo mensile e del metodo di simulazione dettagliata, se non si è consapevoli di
questo effetto e abili a quantificarlo.
Differenze dovute ad algoritmi o assunzioni differenti riguardo a dettagli come la
conversione della radiazione solare globale nella radiazione solare verticale, l’effetto della
schermatura solare da ostacoli esterni, l’effetto del vento o della radiazione della volta
celeste o della temperatura sui coefficienti di scambio termico superficiale, l’effetto dei
ponti termici, le proprietà solari angolari delle finestre, lo scambio termico del piano
terreno, ecc., possono essere evitate applicando le procedure della presente norma
internazionale che a questo proposito sono intese a creare un’equivalenza tra il metodo
mensile e il metodo di simulazione dettagliata.
I fattori di utilizzazione sono funzione del rapporto di bilancio termico e della costante di
tempo dell’edificio o della zona dell’edificio. I valori dei parametri per le curve dei fattori di
utilizzazione, a 0 e 0 (vedere punto 12.2.1) sono ricavati mediante identificazione
parametrica o tecniche di analisi di regressione applicate sui risultati ottenuti da una
varietà rappresentativa di casi di calcolo. Si può tenere anche in considerazione il modo
migliore per approssimare il valore della costante di tempo, .
Riguardo all’equazione (I.10).
- Se il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento è zero, il fattore di
utilizzazione eguaglia il numero reciproco del rapporto di bilancio termico, H.
- Nel caso di valori bassi del rapporto di bilancio termico, H, con piccoli apporti
termici, QH,gn, rispetto allo scambio termico, QH,ht, il valore del fattore di utilizzazione
diventa quasi indeterminabile: i due termini al numeratore sono quasi uguali, mentre
il denominatore è piccolo. Differenze insignificanti ("disturbo") portano a grandi
variazioni nel fattore di utilizzazione ricavato. In realtà il fattore di utilizzazione ha
semplicemente il valore H,gn = 1 per H basso. Un modo per evitare questo
problema matematico è effettuare l’identificazione parametrica o l’analisi di
regressione, non su H,gn, ma sul cosiddetto surriscaldamento relativo, dTR,H, come
presentato nel punto I.4:
dTR,H = (QH,nd,0 + QH,gn)/QH,ht.
Questa quantità è matematicamente molto più robusta, anche per valori bassi degli
apporti.
- Se i casi di calcolo comprendono anche casi con riscaldamento intermittente, i
risultati possono anche essere utilizzati per derivare o validare i fattori di correzione
associati al riscaldamento intermittente (vedere punto 13.2.2).
Notare che, mutatis mutandis, osservazioni simili si applicano all’equazione (I.11) per la
modalità di raffrescamento.
I.3.6.1 Introduzione
La durata fissata delle stagioni di riscaldamento e di raffrescamento è necessaria per il
calcolo dello scambio termico totale e degli apporti termici totali durante le stagioni di
riscaldamento e di raffrescamento, come spiegato nel punto 7.2.1.4.
Questa durata può essere determinata a livello nazionale e il suo valore non è critico,
sebbene non dovrebbe essere troppo corto. Il fattore di utilizzazione degli apporti come
funzione del rapporto di bilancio termico (le curve del fattore di utilizzazione degli apporti)
dipende dalla scelta di questa durata fissata. Conseguentemente, la stessa durata fissata
della stagione dovrebbe essere utilizzata, come lo è, per lo sviluppo di queste curve.
In maniera analoga, la durata fissata della stagione di raffrescamento è necessaria per il
calcolo dello scambio termico totale e degli apporti termici totali durante la stagione di
raffrescamento.
I.3.6.2 Durata fissata della stagione di riscaldamento per il calcolo del bilancio termico
Il primo e l’ultimo giorno della stagione di riscaldamento, quindi la sua durata e le sue
condizioni meteorologiche medie, possono essere fissate a livello nazionale per zona
geografica ed edifici caratteristici. La stagione di riscaldamento comprende tutti i giorni nei
quali gli apporti termici, calcolati con un fattore di utilizzazione convenzionale, gn,1, non
bilanciano lo scambio termico; questo avviene quando:
H,gn,1 Q gn,day
e,day i,set,H,day – ------------------------------------------------- (I.15)
H tr,adj + H ve,adj t day
dove:
e,day è la temperatura esterna media giornaliera, espressa in gradi centigradi;
i,set,H,day èla temperatura di regolazione per il riscaldamento, espressa in gradi
centigradi;
H,gn,1 è il fattore di utilizzazione convenzionale degli apporti calcolato con H= 1;
Qgn,day sono gli apporti interni e solari medi giornalieri, espressi in megajoule;
Htr,adj è il coefficiente di scambio termico per trasmissione, corretto per la differenza di
temperatura interna-esterna (se applicabile), in conformità al punto 8.3,
espresso in watt al kelvin;
Hve,adj è il coefficiente di scambio termico per ventilazione, corretto per la differenza di
temperatura interna-esterna (se applicabile), in conformità al punto 9.3,
espresso in watt al kelvin;
tday è la durata del giorno, che è 24 h oppure 0,086 4 Ms.
Gli apporti termici per l’equazione (I.15) possono essere derivati da un valore nazionale o
regionale convenzionale della radiazione solare globale giornaliera ai limiti della stagione
di riscaldamento. I valori medi mensili delle temperature giornaliere e degli apporti termici
sono attribuiti al quindicesimo giorno di ciascun mese. Si utilizza l’interpolazione lineare
per ricavare i giorni limite per i quali l’equazione (I.15) è verificata.
I.3.6.3 Durata fissata della stagione di raffrescamento per il calcolo del bilancio termico
Il primo e l’ultimo giorno della stagione di raffrescamento, quindi la sua durata e le sue
condizioni meteorologiche medie, possono essere fissate a livello nazionale per zona
geografica ed edifici caratteristici. La stagione di raffrescamento comprende tutti i giorni
nei quali lo scambio termico (positivo), calcolato con un fattore di utilizzazione
convenzionale, ls,1, non bilancia gli apporti termici.
Q gn,day
e,day int,set,Cday + ---------------------------------------------------------------- (I.16)
C,ls,1 H tr,adj + H ve,adj t day
dove:
e,day è la temperatura esterna media giornaliera, espressa in gradi centigradi;
int,set,C,day è la temperatura di regolazione per il raffrescamento, espressa in gradi
centigradi;
C,ls,1 è il fattore di utilizzazione convenzionale delle dispersioni calcolato con 1/ C= 1;
Qgn,day sono gli apporti interni e solari medi giornalieri, espressi in megajoule;
o
QH,ht,real QH,ht QH,gn H,gn QH,gn
e così:
(Htr,adj Hve,adj) 0,003 6 TAO,H (1 H,gn )QH,gn (I.23)
Dividendo il tutto per QH,ht:
dTR,H H (1 H,gn ) 1 (I.24)
o:
dTR,H (QH,dn QH,gn) / QH,ht (I.25)
permette la conversione tra H,gn e dTR,H e viceversa, che è anche utile nel processo di
derivazione del curve del fattore di utilizzazione. Vedere punto I.2.
figura I.1 Esempio di curva per la sovratemperatura relativa, dTR,g, funzione del rapporto apporti-dispersioni,
H (per a = 2,12)
L’equazione (I.24) indica che il calore superfluo (a sinistra) è uguale agli apporti non
utilizzati (a destra). Tutti gli apporti termici che non sono utilizzati portano ad una
temperatura diversa dal valore di regolazione.
L’aumento della temperatura media è perciò:
TAO,H (1/0,003 6) (1 H,gn) QH,gn / ( Htr,adj Hve,adj) (I.26)
Il termine "calore superfluo" è utilizzato al posto del termine "surriscaldamento", perché
comprende la temperatura più elevata che si verifica durante l’attenuazione notturna
rispetto alla situazione senza apporti. Lo stesso si applica all’utilizzo del concetto di
sovratemperatura al posto di eccesso di temperatura.
Questo è illustrato nella figura I.2.
figura I.2 Illustrazione del profilo giornaliero della temperatura interna con e senza apporti termici interni
Legenda
X Tempo in ore
Y Temperatura interna in gradi centigradi
1 Calore superfluo al di sopra della temperatura minima di comfort (temperatura di
regolazione) = surriscaldamento temp. se Qgn = 0
2 Calore superfluo al di sopra della temperatura in libera fluttuazione durante l'attenuazione
notturna temp. con Qgn presenti
Nel metodo dei gradi-giorno, i fabbisogni di energia termica per il riscaldamento sono
calcolati senza tenere in considerazione esplicitamente l’effetto degli apporti interni e
solari. Questa mancanza è compensata considerando solo un sottoinsieme del numero di
giorni (metodo dei gradi-giorno) o di ore (metodo dei gradi-ora) quando si calcola lo
scambio termico per trasmissione e ventilazione.
In un’equazione, per il metodo dei gradi-giorno:
QH,nd (Htr,adj Hve,adj) pos( int,base e) (I.28)
dove:
pos è la somma sui soli giorni con - e int,base;
int,base è una temperatura predefinita, più bassa della temperatura interna di regolazione.
Questa riduzione nella differenza di temperatura e la riduzione nel numero dei giorni sono
necessarie perché gli apporti interni e solari (utilizzati) sono ignorati nelle equazioni.
Occorre notare, tuttavia, che la riduzione è una riduzione che ignora il rapporto di bilancio
specifico (rapporto tra apporti e scambio termico). Ciò mostra che il metodo dei gradi-giorno
è un metodo più approssimato e semplice rispetto al metodo del fattore di utilizzazione.
In sintesi:
- nel metodo del fattore di utilizzazione, tutte le ore del mese considerato sono
comprese nel calcolo della differenza cumulata di temperatura;
- non è fatta alcuna distinzione tra i giorni o le ore con temperatura esterna più elevata
o più bassa di una certa temperatura di base come in un metodo dei gradi-giorno;
- la temperatura interna è definita dalla temperatura di regolazione e non da una
temperatura di base come in un metodo dei gradi-giorno.
Per la modalità di raffrescamento, si applica un ragionamento simile.
Parete esterna Componente Parete interna Parete interna Parete interna Pavimento Soffitto
(comprendente le trasparente sinistra destra posteriore
finestre)
10,08 7,0 15,4 15,4 10,08 19,8 19,8
prospetto J.3 Calcolo del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento, metodo orario
semplificato (in kWh)
Dati di ingresso
giorno notte
giorno notte
ventilazione 2,8 0 m3/(h m2 )
apporti interni 2,0 0 W/m2
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 anno
riscaldamento 137 91 40 25 0 0 0 0 0 20 102 120 537 kWh
raffrescamento 0 0 0 0 -5 -37 -82 -44 -8 0 0 0 -177 kWh
apporti interni 91 79 87 83 91 83 87 91 79 91 87 83 1034 kWh
prospetto J.4 Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento, metodo mensile (in kWh)
Mese QH,tr QH,ve QH,ht QH,sol QH,int QH,gn H H,gn ared,H QH,nd
kWh kWh kWh kWh kWh kWh kWh
Gennaio 227 96 324 21 123 144 0,44 0,996 0,81 147
Febbraio 186 79 265 36 111 147 0,63 0,987 0,77 92
Marzo 186 78 264 91 123 214 1,00 0,931 0,66 43
Aprile 160 68 228 85 119 204 1,57 0,901 0,63 28
Maggio 95 40 135 106 123 229 3,15 0,580 0,30 1
Giugno 60 26 86 121 119 240 6,11 0,357 0,30 0
Luglio 23 10 33 134 123 256 8,78 0,128 0,30 0
Agosto 41 17 58 98 123 221 7,96 0,261 0,30 0
Settembre 67 28 95 70 119 189 3,58 0,499 0,30 0
Ottobre 134 57 191 47 123 170 1,32 0,902 0,63 24
Novembre 191 81 272 22 119 141 0,58 0,991 0,78 104
Dicembre 214 91 304 18 123 141 0,40 0,995 0,81 132
Totale 571
Anche nei mesi con il più elevato fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, il
fabbisogno di energia termica è una piccola differenza tra due grandi numeri (QH,ht e
QH,gn, il secondo moltiplicato per il fattore di utilizzazione H,gn e il risultato ridotto per
l’intermittenza con ared,H). Questo significa che il risultato è sensibile alle più piccole
differenze nelle assunzioni.
Il calcolo del fabbisogno di energia termica per il raffrescamento per ciascun mese è
riportato nel prospetto J.5.
prospetto J.5 Calcolo del fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, metodo mensile (in kWh)
Mese QC,tr QC,ve QC,ht QC,sol QC,int QC,gn C C,gn ared,C QC,nd
kWh kWh kWh kWh kWh kWh kWh
Gen. 309 131 439 21 123 144 0,33 0,328 0,94 0
Feb. 259 110 369 36 111 147 0,40 0,396 0,93 0
Mar. 267 113 380 91 123 214 0,56 0,555 0,90 3
Apr. 238 101 339 85 119 204 0,60 0,589 0,89 3
Maggio 176 74 251 106 123 229 0,91 0,816 0,84 20
Giugno 139 59 198 121 119 240 1,21 0,926 0,78 44
Luglio 104 44 148 134 123 256 1,73 0,984 0,70 77
Ago. 122 52 173 98 123 221 1,27 0,939 0,77 45
Set. 145 62 207 70 119 189 0,91 0,816 0,84 17
Ott. 215 91 306 47 123 170 0,55 0,547 0,90 2
Nov. 270 114 384 22 119 141 0,37 0,365 0,93 0
Dic. 295 125 420 18 123 141 0,34 0,335 0,94 0
Totale 213
Anche nei mesi con il più elevato fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, il
fabbisogno di energia termica è una piccola differenza tra due grandi numeri (QC,gn e
QC,ht, il secondo moltiplicato per il fattore di utilizzazione C,gn e il risultato ridotto per
l’intermittenza con ared,C). Questo significa che il risultato è sensibile alle più piccole
differenze nelle assunzioni.
figura K.1 Bilancio di energia, parte relativa all’edificio - Modalità di riscaldamento; situazione semplice
Legenda
a
Vedere Spiegazione
b
Calore recuperato nell’edificio, proveniente dalle perdite dell’impianto di riscaldamento (per
esempio dalle tubazioni calde)
figura K.2 Bilancio di energia, parte relativa all’impianto - Modalità di riscaldamento; situazione semplice
Legenda
a
Calore recuperabile nell’edificio, proveniente dalle perdite dell’impianto di riscaldamento
b
Per vettore energetico
figura K.3 Bilancio di energia, parte relativa all’edificio - Modalità di riscaldamento; tutti i possibili flussi
Legenda
a
Vedere Spiegazione
b
Calore recuperato nell’edificio, proveniente dalle perdite dell’impianto di riscaldamento (per
esempio dalle tubazioni calde)
c
Calore recuperato nell’impianto di ventilazione, dalle dispersioni per ventilazione (unità di
recupero termico)
d
Calore recuperato nell’impianto, proveniente dalle dispersioni dell’edificio (per esempio
calore recuperato dalla struttura edilizia verso l’impianto di ventilazione)
figura K.4 Bilancio di energia, parte relativa all’impianto - Modalità di riscaldamento; tutti i possibili flussi
Legenda
a
Calore recuperato nell’edificio, proveniente dalle perdite dell’impianto di riscaldamento (per
esempio dalle tubazioni calde)
b
Per vettore energetico
c
Calore recuperato nell’impianto di ventilazione, dalle dispersioni per ventilazione (unità di
recupero termico)
d
Calore recuperato nell’impianto, proveniente dalle dispersioni dell’edificio (per esempio
calore recuperato dalla struttura edilizia verso l’impianto di ventilazione)
- l’impianto deve fornire energia per coprire il fabbisogno di energia termica per il
raffrescamento, più le perdite non recuperate e le perdite recuperate nell’edificio
(vedere figura K.6), più l’energia frigorifera esportata (se presente);
- l’energia fornita può essere energia termica (calore rinnovabile, gas, olio
combustibile) e/o energia elettrica (rinnovabile, da risorse);
- l’energia erogata può comprendere differenti vettori energetici che devono essere
conteggiati separatamente; l’energia elettrica è illustrata in maniera esplicita, perché
rappresenta spesso il secondo vettore energetico (per esempio per l’energia
ausiliaria); per evidenziare questo EC,el,del e EC,gas/oil/…,del sono illustrati
separatamente;
- le perdite dell’impianto che sono recuperate all’interno dell’impianto non sono
illustrate in questo diagramma; queste apparirebbero come un anello all’interno
dell’impianto: perdite uscenti e di nuovo entranti.
figura K.6 Bilancio di energia, parte relativa all’impianto - Modalità di raffrescamento, caso "medio" in
riferimento alla complessità
Legenda
a
Per vettore energetico
1 Lato freddo
2 Lato di fornitura dell’energia
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