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9092 scadenza: 24/2/2011 - Documento scaricato il 4/5/2010

Prestazione energetica degli edifici


NORMA Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento UNI EN ISO
E U R OP E A e il raffrescamento 13790

GIUGNO 2008

Versione italiana
Energy performance of buildings del febbraio 2010
Calculation of energy use for space heating and cooling

La norma fornisce metodi di calcolo per la valutazione del


fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento degli
ambienti di edifici residenziali e non residenziali, o di una parte
degli stessi.

TESTO ITALIANO

La presente norma è la versione ufficiale in lingua italiana della


norma europea EN ISO 13790 (edizione marzo 2008).

La presente norma è la revisione della UNI EN ISO 13790:2005 e,


nel contempo, sostituisce la UNI EN 832:2001.

ICS 91.120.10

UNI © UNI
Ente Nazionale Italiano Riproduzione vietata. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente documento
di Unificazione può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza
Via Sannio, 2 il consenso scritto dell’UNI.
20137 Milano, Italia www.uni.com

UNI EN ISO 13790:2008 Pagina I


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PREMESSA NAZIONALE
La presente norma costituisce il recepimento, in lingua italiana,
della norma europea EN ISO 13790 (edizione marzo 2008), che
assume così lo status di norma nazionale italiana.

La presente norma è stata elaborata sotto la competenza dell’ente


federato all’UNI
CTI - Comitato Termotecnico Italiano

La presente norma è stata ratificata dal Presidente dell’UNI ed è


entrata a far parte del corpo normativo nazionale il 5 giugno 2008.

Le norme UNI sono elaborate cercando di tenere conto dei punti di vista di tutte le parti
interessate e di conciliare ogni aspetto conflittuale, per rappresentare il reale stato
dell’arte della materia ed il necessario grado di consenso.
Chiunque ritenesse, a seguito dell’applicazione di questa norma, di poter fornire sug-
gerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato dell’arte
in evoluzione è pregato di inviare i propri contributi all’UNI, Ente Nazionale Italiano di
Unificazione, che li terrà in considerazione per l’eventuale revisione della norma stessa.

Le norme UNI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione di nuove edizioni o
di aggiornamenti.
È importante pertanto che gli utilizzatori delle stesse si accertino di essere in possesso
dell’ultima edizione e degli eventuali aggiornamenti.
Si invitano inoltre gli utilizzatori a verificare l’esistenza di norme UNI corrispondenti alle
norme EN o ISO ove citate nei riferimenti normativi.

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EUROPEAN STANDARD EN ISO 13790


NORME EUROPÉENNE
EUROPÄISCHE NORM March 2008

ICS 91.120.10 Supersedes


EN 832:1998,
EN ISO 13790:2004

English version

Energy performance of buildings - Calculation of energy use for space heating and
cooling (ISO 13790:2008)

Performance énergétique des bâtiments - Calcul des Energieeffizienz von Gebäuden - Berechnung des
besoins d'énergie pour le chauffage et le refroidissement Energiebedarfs für Heizung und Kühlung (ISO 13790:2008)
des locaux (ISO 13790:2008)

This European Standard was approved by CEN on 23 February 2008.

CEN members are bound to comply with the CEN/CENELEC Internal Regulations which stipulate the conditions for giving
this European Standard the status of a national standard without any alteration. Up-to-date lists and bibliographical references
concerning such national standards may be obtained on application to the CEN Management Centre or to any CEN member.

This European Standard exists in three official versions (English, French, German). A version in any other language made by
translation under the responsibility of a CEN member into its own language and notified to the CEN Management Centre has
the same status as the official versions.

CEN members are the national standards bodies of Austria, Belgium, Bulgaria, Cyprus, Czech Republic, Denmark, Estonia,
Finland, France, Germany, Greece, Hungary, Iceland, Ireland, Italy, Latvia, Lithuania, Luxembourg, Malta, Netherlands, Norway,
Poland, Portugal, Romania, Slovakia, Slovenia, Spain, Sweden, Switzerland and United Kingdom.

EUROPEAN COMMITTEE FOR STANDARDIZATION


COMITÉ EUROPÉEN DE NORMALISATION
EUROPÄISCHES KOMITEE FÜR NORMUNG

Management Centre: rue de Stassart, 36 B-1050 Brussels

© 2008 CEN All rights of exploitation in any form and by any means reserved worldwide Ref. No. EN ISO 13790: 2008: E
for CEN national Members.

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INDICE

PREMESSA 1

INTRODUZIONE 2
figura 1 Diagramma di flusso della procedura di calcolo e collegamenti con altre norme ................... 4

1 SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE 5

2 RIFERIMENTI NORMATIVI 6

3 TERMINI E DEFINIZIONI 6
3.1 Passi di tempo, periodi e stagioni .................................................................................................... 6
3.2 Ambienti, zone e aree ............................................................................................................................ 7
3.3 Temperature ................................................................................................................................................ 8
3.4 Energia ........................................................................................................................................................... 8
3.5 Scambio termico dell’edificio ........................................................................................................... 10
3.6 Apporti termici nell’edificio e perdite di energia termica dell’impianto recuperabili............ 10
3.7 Bilancio energetico dell’edificio ...................................................................................................... 11

4 SIMBOLI E ABBREVIAZIONI 11
prospetto 1 Simboli e unità di misura ......................................................................................................................... 12
prospetto 2 Pedici ............................................................................................................................................................. 13

5 DESCRIZIONE DEI PROCEDIMENTI DI CALCOLO 14


5.1 Bilancio di energia dell’edificio e degli impianti...................................................................... 13
5.2 Struttura principale del procedimento di calcolo ................................................................... 15
figura 2 Diagramma di flusso dei principali passi di calcolo ........................................................................ 16
5.3 Diversi tipi di metodi di calcolo ....................................................................................................... 17
5.4 Principali caratteristiche dei diversi metodi .............................................................................. 17
5.5 Bilanci di energia globale dell’edificio e degli impianti ...................................................... 18

6 DEFINIZIONE DEI CONFINI E DELLE ZONE 18


6.1 Generalità................................................................................................................................................... 18
6.2 Confine dell’edificio per il calcolo .................................................................................................. 19
6.3 Zone termiche .......................................................................................................................................... 19
6.4 Determinazione dell’area di pavimento climatizzata, Af.................................................... 22

7 FABBISOGNO DI ENERGIA TERMICA DELL’EDIFICIO PER IL


RISCALDAMENTO E IL RAFFRESCAMENTO AMBIENTE 22
7.1 Procedimento di calcolo ..................................................................................................................... 22
prospetto 3 Procedimento di calcolo del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il
raffrescamento ambiente per i differenti tipi di metodo ...................................................................... 22
7.2 Fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento ................. 23
figura 3 Modello a cinque resistenze e una capacità (5R1C) ..................................................................... 26
7.3 Passi multipli per integrare o isolare le interazioni .............................................................. 27
7.4 Durata delle stagioni di riscaldamento e di raffrescamento per il funzionamento
dei dispositivi dipendenti dalla durata della stagione ......................................................... 29
figura 4 Illustrazione della procedura secondo il metodo b per determinare la durata effettiva
della stagione di riscaldamento (metodo mensile) ........................................................................ 30

8 SCAMBIO TERMICO PER TRASMISSIONE 32


8.1 Procedura di calcolo ............................................................................................................................. 32
prospetto 4 Procedura di calcolo dello scambio termico per trasmissione termica per i differenti tipi
di metodi ...................................................................................................................................................... 32
8.2 Scambio termico totale per trasmissione per zona dell’edificio .................................... 32
8.3 Coefficienti di scambio termico per trasmissione ................................................................. 33

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8.4 Dati di ingresso e condizioni al contorno .................................................................................. 36

9 SCAMBIO TERMICO PER VENTILAZIONE 37


9.1 Procedura di calcolo ............................................................................................................................ 37
prospetto 5 Procedura di calcolo dello scambio termico per ventilazione per i differenti tipi di metodi.............. 37
9.2 Scambio termico totale per ventilazione per zona dell’edificio - Metodo
stagionale o mensile 37
9.3 Coefficienti di scambio termico per ventilazione .................................................................. 37
9.4 Dati di ingresso e condizioni al contorno .................................................................................. 43

10 APPORTI TERMICI INTERNI 44


10.1 Procedura di calcolo ............................................................................................................................ 44
prospetto 6 Procedura di calcolo degli apporti termici interni per i differenti tipi di metodo .................... 45
10.2 Apporti termici interni globali ........................................................................................................... 45
10.3 Elementi di apporto termico interno - Tutti i metodi ............................................................ 46
10.4 Dati di ingresso e condizioni al contorno .................................................................................. 47

11 APPORTI TERMICI SOLARI 50


11.1 Procedura di calcolo ............................................................................................................................ 50
prospetto 7 Procedura di calcolo degli apporti termici solari per i differenti tipi di metodi ....................... 51
11.2 Apporti termici solari globali ............................................................................................................. 51
11.3 Elementi di apporto termico solare .............................................................................................. 52
11.4 Dati di ingresso e condizioni al contorno .................................................................................. 54

12 PARAMETRI DINAMICI 58
12.1 Procedura di calcolo ............................................................................................................................ 58
prospetto 8 Procedura di calcolo dei parametri dinamici per i differenti tipi di metodi .............................. 58
12.2 Parametri dinamici ................................................................................................................................ 58
prospetto 9 Valori del parametro numerico, aH,0, e della costante di tempo di riferimento, H,0........... 59
figura 5 Illustrazione del fattore di utilizzazione degli apporti per la modalità di riscaldamento,
per costanti di tempo di 8 h, 1 d, 2 d, 7 d e infinita, valido per il metodo di
calcolo mensile .......................................................................................................................................... 59
prospetto 10 Valori del parametro numerico, aC,0, e della costante di tempo di riferimento, C,0 ........... 60
figura 6 Illustrazione del fattore di utilizzazione delle dispersioni, per costanti di tempo di 8 h,
1 d, 2 d, 7 d e infinita, valido per il metodo di calcolo mensile ............................................... 61
12.3 Condizioni al contorno e dati di ingresso .................................................................................. 62
prospetto 11 Spessore massimo da considerare per la capacità termica interna ........................................ 63
prospetto 12 Valori di default per i parametri dinamici ........................................................................................... 63

13 CONDIZIONI INTERNE 63
13.1 Differenti modalità ................................................................................................................................. 63
prospetto 13 Procedure di calcolo per le differenti modalità di riscaldamento e/o di raffrescamento,
per i differenti tipi di metodi ................................................................................................................... 64
13.2 Procedure di calcolo ............................................................................................................................ 64
figura 7 Esempio di riscaldamento quasi continuo......................................................................................... 65
figura 8 Illustrazione del fattore di riduzione per riscaldamento intermittente, per due differenti
durate di intermittenza ........................................................................................................................... 67
figura 9 Illustrazione del fattore di riduzione per raffrescamento intermittente, per due differenti
durate di intermittenza ............................................................................................................................ 69
13.3 Condizioni al contorno e dati di ingresso .................................................................................. 71

14 FABBISOGNO DI ENERGIA PER IL RISCALDAMENTO E IL RAFFRESCAMENTO


AMBIENTE 71
14.1 Fabbisogni annuali di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento,
per zona dell’edificio ............................................................................................................................ 71
14.2 Fabbisogni annuali di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento,
per combinazione di impianti........................................................................................................... 71

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14.3 Fabbisogno di energia dell’impianto totale per gli impianti di riscaldamento e


di raffrescamento ambiente e l’impianto di ventilazione .................................................. 72
prospetto 14 Resoconto dei consumi energetici, per combinazione di impianti o per l’intero edificio.................. 75

15 RAPPORTO 76
15.1 Generalità................................................................................................................................................... 76
15.2 Dati di ingresso ...................................................................................................................................... 76
15.3 Risultati ........................................................................................................................................................ 77

APPENDICE A PERCORSI PARALLELI NEI RIFERIMENTI NORMATIVI 79


(normativa)
prospetto A.1 Riferimenti normativi ................................................................................................................................. 79
figura A.1 Diagramma di flusso della procedura di calcolo e collegamenti con altre norme
dell’area CEN ............................................................................................................................................. 82

APPENDICE B CALCOLO MULTI-ZONA CON ACCOPPIAMENTO TERMICO TRA ZONE 83


(normativa)
figura B.1 Rete RC modificata ................................................................................................................................... 84

APPENDICE C SERIE COMPLETA DI EQUAZIONI PER IL METODO ORARIO SEMPLIFICATO 87


(normativa)
figura C.1 Rete RC di flussi termici ........................................................................................................................ 87
figura C.2 Comportamento della temperatura nella zona dell’edificio rispetto al comportamento
dell’impianto ................................................................................................................................................ 89

APPENDICE D FORMULAZIONE ALTERNATIVA PER IL METODO DI RAFFRESCAMENTO


(normativa) MENSILE 91
figura D.1 Esempi delle curve di utilizzazione degli apporti per il raffrescamento (formulazione
alternativa) ................................................................................................................................................. 92

APPENDICE E SCAMBIO TERMICO E APPORTI TERMICI SOLARI DI ELEMENTI


(normativa) PARTICOLARI 93
figura E.1 Serra solare addossata con apporti termici solari e coefficienti di scambio termico, e
circuito elettrico equivalente - Metodo dettagliato ........................................................................ 94
prospetto E.1 Coefficienti c j,m per il calcolo della trasmittanza energetica solare totale efficace
dell’isolamento trasparente utilizzando i valori misurati per incidenza normale ed
emisferica (per pareti verticali) ....................................................................................................... 97
figura E.2 Percorso del flusso d’aria in una parete solare ventilata.............................................................. 97
figura E.3 Rapporto tra la differenza cumulata di temperatura interna-esterna quando la
ventilazione è attiva, e il suo valore sull’intero passo di calcolo, in funzione del
rapporto apporti/dispersioni dell’intercapedine d’aria, al ..................................................... 99
figura E.4 Rapporto tra la radiazione solare totale incidente sull’elemento quando l’intercapedine
d’aria è aperta e la radiazione solare totale durante il passo di calcolo, in funzione del
rapporto di bilancio termico dell’intercapedine d’aria, al ......................................................... 100
figura E.5 Percorso dell’aria nella parete ............................................................................................................ 100
prospetto E.2 Requisiti di ventilazione per l’applicazione del metodo.............................................................. 101

APPENDICE F DATI RELATIVI AL CLIMA 103


(normativa)

APPENDICE G METODI SEMPLIFICATI E DATI DI INGRESSO CONVENZIONALI 105


(informativa)
prospetto G.1 Esempio di valori di default per il supplemento sul valore di U, per tenere in considerazione
l’effetto dei ponti termici ....................................................................................................................... 105
prospetto G.2 Valori caratteristici della trasmittanza energetica solare totale a incidenza normale per
comuni tipi di vetrate ............................................................................................................................. 107
prospetto G.3 Fattori di riduzione per alcuni tipi di tendaggi ................................................................................ 107
prospetto G.4 Esempio di prospetto per il fattore di riduzione per schermatura mobile, fwith ................... 108

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figura G.1 Angolo dell’orizzonte, ........................................................................................................................ 109


prospetto G.5 Fattore di correzione parziale per ombreggiatura dall’orizzonte, Fhor ................................... 110
figura G.2 Aggetto orizzontale e aggetto verticale ............................................................................................ 110
prospetto G.6 Fattore di correzione parziale per ombreggiatura dovuta all’aggetto orizzontale, Fov ..... 111
prospetto G.7 Fattore di correzione parziale per ombreggiatura dovuta agli aggetti verticali, Ffin .......... 111
prospetto G.8 Flussi termici prodotti dagli occupanti e dalle apparecchiature; valori di default in assenza
di valori nazionali; valori dettagliati per edifici residenziali ....................................................... 113
prospetto G.9 Flussi termici prodotti dagli occupanti e dalle apparecchiature; valori di default in assenza
di valori nazionali; valori dettagliati per uffici ................................................................................. 113
prospetto G.10 Flusso termico prodotto dagli occupanti; valori di default in assenza di valori nazionali;
valori globali in funzione della densità di occupazione, non residenziale ........................... 113
prospetto G.11 Flusso termico prodotto dalle apparecchiature; valori di default in assenza di valori
nazionali; valori globali in funzione dell’uso dell’edificio, non residenziale ................. 114
prospetto G.12 Esempio di dati di ingresso convenzionali relativi all’occupazione......................................... 115

APPENDICE H ACCURATEZZA DEL METODO 116


(informativa)
figura H.1 Illustrazione dei vari aspetti qualitativi per le procedure di calcolo utilizzate nel contesto
della regolamentazione edilizia ......................................................................................................... 117
figura H.2 Riepilogo dei risultati per Parigi .......................................................................................................... 122
figura H.3 Riepilogo dei risultati per Roma ......................................................................................................... 123
figura H.4 Riepilogo dei risultati per Stoccolma................................................................................................. 123
prospetto H.1 Riepilogo dei risultati su base annuale ............................................................................................ 124

APPENDICE I SPIEGAZIONE E DERIVAZIONE DEI FATTORI DI UTILIZZAZIONE MENSILI


(informativa) O STAGIONALI 125
figura I.1 Esempio di curva per la sovratemperatura relativa, dTR,g, funzione del rapporto
apporti-dispersioni, H (per a = 2,12) ........................................................................................... 133
figura I.2 Illustrazione del profilo giornaliero della temperatura interna con e senza apporti termici
interni .......................................................................................................................................................... 134

APPENDICE J ESEMPIO SVOLTO; METODI ORARIO SEMPLIFICATO E MENSILE 136


(informativa)
prospetto J.1 Aree dei componenti del vano di riferimento, area in metri quadrati ..................................... 136
prospetto J.2 Dati climatici .............................................................................................................................................. 138
prospetto J.3 Calcolo del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento,
metodo orario semplificato (in kWh) ................................................................................................ 139
prospetto J.4 Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento, metodo mensile (in kWh) ................... 140
prospetto J.5 Calcolo del fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, metodo mensile
(in kWh) .................................................................................................................................................... 140

APPENDICE K DIAGRAMMI DI FLUSSO DELLE PROCEDURE DI CALCOLO 141


(informativa)
figura K.1 Bilancio di energia, parte relativa all’edificio - Modalità di riscaldamento; situazione
semplice ................................................................................................................................................... 142
figura K.2 Bilancio di energia, parte relativa all’impianto - Modalità di riscaldamento; situazione
semplice ................................................................................................................................................... 143
figura K.3 Bilancio di energia, parte relativa all’edificio - Modalità di riscaldamento; tutti i
possibili flussi ........................................................................................................................................ 144
figura K.4 Bilancio di energia, parte relativa all’impianto - Modalità di riscaldamento; tutti i
possibili flussi ......................................................................................................................................... 145
figura K.5 Bilancio di energia, parte relativa all’edificio - Modalità di raffrescamento, caso "medio"
in riferimento alla complessità ............................................................................................................ 146
figura K.6 Bilancio di energia, parte relativa all’impianto - Modalità di raffrescamento, caso "medio"
in riferimento alla complessità ............................................................................................................ 151

BIBLIOGRAFIA 148

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PREMESSA
Il presente documento (EN ISO 13790:2008) è stato elaborato dal Comitato Tecnico
ISO/TC 163 "Prestazioni termiche e consumi di energia nell'ambiente costruito" in
collaborazione con il Comitato Tecnico CEN/TC 89 "Prestazioni termiche degli edifici e dei
componenti edilizi", la cui segreteria è affidata al SIS.
Alla presente norma europea deve essere attribuito lo status di norma nazionale, o
mediante pubblicazione di un testo identico o mediante notifica di adozione, entro
settembre 2008, e le norme nazionali in contrasto devono essere ritirate entro
settembre 2008.
Si richiama l'attenzione sulla possibilità che alcuni degli elementi del presente documento
possono essere soggetti a diritti di brevetto. Il CEN (e/o il CENELEC) non devono essere
ritenuti responsabili per l'identificazione di alcuni o tutti tali diritti di brevetto.
Il presente documento sostituisce la EN ISO 13790:2004 e la EN 832:1998.
Il presente documento è stato elaborato nell'ambito di un mandato conferito al CEN dalla
Commissione Europea e dall'Associazione Europea di Libero Scambio (mandato M/343),
ed è di supporto ai requisiti essenziali della Direttiva dell'UE 2002/91/CE sulla prestazione
energetica degli edifici (EPBD). È parte di una serie di norme finalizzate
all'armonizzazione europea della metodologia per il calcolo della prestazione energetica
degli edifici. Una visione d'insieme dell'intero pacchetto di norme è fornito nel
CEN/TR 15615.
Si richiama l'attenzione sulla necessità di rispettare le Direttive UE trasposte nei requisiti
legali nazionali. Le regolamentazioni nazionali esistenti (con o senza riferimento alle norme
nazionali) possono limitare al momento l'implementazione delle presente norma europea.
In conformità alle Regole Comuni CEN/CENELEC, gli enti nazionali di normazione dei
seguenti Paesi sono tenuti a recepire la presente norma europea: Austria, Belgio,
Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda,
Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia,
Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna,
Svezia, Svizzera e Ungheria.

NOTIFICA DI ADOZIONE
Il testo della ISO 13790:2008 è stato approvato dal CEN come EN ISO 13790:2008 senza
alcuna modifica.

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INTRODUZIONE
La presente norma fornisce i criteri (in parte) per valutare il contributo dei prodotti edilizi e
degli impianti al risparmio energetico e alla prestazione energetica globale degli edifici.
La presente norma internazionale è stata elaborata nell’ambito di un mandato conferito al
CEN dalla Commissione Europea e dall’Associazione Europea di Libero Scambio
(Mandato M/343), ed è di supporto ai requisiti essenziali della Direttiva dell’UE
2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia (EPBD[26]). Costituisce parte di una
serie di norme finalizzate all’armonizzazione europea della metodologia per il calcolo
della prestazione energetica degli edifici. Una visione d’insieme del gruppo complessivo
di norme a supporto della EPBD è fornita nel CEN/TR 15615[28]. Vedere anche
appendice A.
La presente norma internazionale costituisce uno di una serie di metodi di calcolo per il
progetto e la valutazione della prestazione termica ed energetica degli edifici. Presenta un
insieme coerente di metodi di calcolo a diversi livelli di dettaglio, per determinare il
fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento di un edificio, e l’influenza
delle perdite di energia termica recuperabili degli impianti tecnici come l’impianto di
riscaldamento e di raffrescamento.
In combinazione con altre norme connesse alla prestazione energetica (vedere figura 1,
che fornisce uno schema della procedura di calcolo e i suoi collegamenti con altre norme
legate alla prestazione energetica), la presente norma internazionale può essere
utilizzata per le seguenti applicazioni:
a) valutare il rispetto di regolamenti espressi in termini di obiettivi energetici (attraverso
la valutazione di progetto; vedere appendice A);
b) confrontare le prestazioni energetiche di varie alternative progettuali per un edificio
in progetto;
c) indicare un livello convenzionale di prestazione energetica degli edifici esistenti (la
valutazione di calcolo normalizzata; vedere appendice A);
d) stimare l’effetto di possibili misure di risparmio energetico su un edificio esistente,
calcolando il fabbisogno di energia con e senza misura di risparmio energetico;
vedere appendice A;
e) prevedere le future esigenze di risorse energetiche su scala regionale, nazionale o
internazionale, calcolando il fabbisogno di energia di edifici caratteristici
rappresentativi del parco edilizio.
Si fa riferimento ad altre norme internazionali o documenti nazionali per dati di ingresso e
per procedimenti di calcolo dettagliati non forniti dalla presente norma internazionale.
I principali dati d’ingresso necessari per l’applicazione della presente norma
internazionale sono i seguenti:
- proprietà di trasmissione e di ventilazione;
- apporti termici da sorgenti di calore interne, proprietà solari;
- dati climatici;
- descrizione dell’edificio e dei componenti edilizi, impianti ed uso;
- requisiti di benessere (temperature di regolazione e tassi di ventilazione);
- dati relativi agli impianti di riscaldamento, raffrescamento, acqua calda, ventilazione
e illuminazione:
- partizione dell’edificio in differenti zone per il calcolo (impianti diversi possono
richiedere zone diverse);
- perdite energetiche dissipate e recuperabili o recuperate nell’edificio (apporti
termici interni, recupero della dispersione termica per ventilazione);
- portata d’aria e temperatura dell’aria di mandata (se pre-riscaldata o
pre-raffrescata a livello centralizzato) e il relativo fabbisogno di energia per la
circolazione dell’aria e il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento;
- regolazioni.

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I principali risultati della presente norma internazionale sono i seguenti:


- fabbisogni annuali di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento
ambiente;
- consumi annuali di energia per il riscaldamento e il raffrescamento ambiente;
- durata della stagione di riscaldamento e di raffrescamento (per le ore di
funzionamento dell’impianto) che influenza il fabbisogno di energia e l’energia
ausiliaria degli impianti tecnici, per il riscaldamento, il raffrescamento e la
ventilazione, che dipendono dalla durata della stagione.
Risultati aggiuntivi sono i seguenti:
- valori mensili dei fabbisogni di energia termica e del fabbisogno di energia
(informativi);
- valori mensili dei termini principali del bilancio energetico, per esempio trasmissione,
ventilazione, apporti termici interni, apporti termici solari;
- contributo degli apporti solari passivi;
- perdite degli impianti (di riscaldamento, raffrescamento, acqua calda, ventilazione e
illuminazione), recuperate nell’edificio.

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figura 1 Diagramma di flusso della procedura di calcolo e collegamenti con altre norme

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1 SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE


La presente norma internazionale fornisce metodi di calcolo per la stima del fabbisogno
annuale di energia per il riscaldamento e il raffrescamento di un edificio residenziale o non
residenziale, o di una parte di esso, a cui si fa riferimento con il termine "l’edificio".
Il presente metodo comprende il calcolo delle seguenti grandezze:
a) lo scambio termico per trasmissione e ventilazione della zona dell’edificio quando è
riscaldata o raffrescata ad una temperatura interna costante;
b) il contributo degli apporti termici interni e solari al bilancio termico dell’edificio;
c) i fabbisogni annuali di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento, al fine
di mantenere le temperature di regolazione specificate all’interno dell’edificio - non si
include il calore latente;
d) il fabbisogno annuale di energia per il riscaldamento e il raffrescamento dell’edificio,
utilizzando come dati di ingresso quelli ricavabili dalle norme impiantistiche
pertinenti alle quali si fa riferimento nella presente norma internazionale e che sono
specificate nell’appendice A.
L’edificio può avere diverse zone a differenti temperature di regolazione, e può avere
riscaldamento e raffrescamento intermittenti.
Il periodo di calcolo è un mese o un’ora. Per gli edifici residenziali, il calcolo può anche
essere effettuato sulla base della stagione di riscaldamento e/o di raffrescamento.
La presente norma internazionale fornisce anche un metodo orario semplificato
alternativo, utilizzando profili d’utenza orari (quali temperature di regolazione, modalità di
ventilazione oppure programmi di funzionamento delle schermature solari mobili).
Sono fornite procedure per l’utilizzo di metodi di simulazione più dettagliati al fine di
assicurare compatibilità e coerenza tra l’applicazione e i risultati dei diversi tipi di metodo.
La presente norma internazionale fornisce, per esempio, regole comuni per le condizioni
al contorno e dati fisici d’ingresso, a prescindere dal metodo di calcolo scelto.
Un’attenzione particolare si è posta all’adeguamento della presente norma internazionale
per l’utilizzo all’interno del contesto legislativo nazionale o regionale in materia edilizia. È
incluso il calcolo per una valutazione della prestazione energetica di un edificio, sulla
base di condizioni di riferimento, per la stesura di un certificato di prestazione energetica.
Il risultato può avere implicazioni legali, in particolare quando è utilizzato per valutare il
rispetto di livelli minimi di prestazione energetica, che possono, per esempio, essere
richiesti per il rilascio di un permesso edilizio. Per tali applicazioni è importante che le
procedure di calcolo siano senza ambiguità, riproducibili e verificabili. Una situazione
particolare è rappresentata dal calcolo della prestazione energetica di edifici esistenti
vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti dovesse risultare troppo
laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica del reperimento stesso.
In questo caso, è importante che le procedure di calcolo forniscano il giusto equilibrio tra
l’accuratezza e i costi della raccolta dei dati. Al fine di adattare l’applicazione a queste e
ad altre situazioni, la presente norma internazionale propone differenti alternative. Spetta
agli enti nazionali scegliere o no un’alternativa specifica ad uso obbligatorio, per esempio
a seconda della regione all’interno della nazione, del tipo di edificio e del suo utilizzo, e
dello scopo della valutazione.
L’appendice H fornisce alcune informazioni sull’accuratezza del metodo.
La presente norma internazionale è stata sviluppata per edifici che sono, o si assume che
siano, riscaldati e/o raffrescati per il comfort termico delle persone, ma può essere
utilizzata per altri tipi di edificio o altri tipi di uso (per esempio industriale, agricolo, piscina)
a condizione che si scelgano dati di ingresso appropriati e si tenga in considerazione
l’impatto di condizioni fisiche particolari sull’accuratezza.
Nota 1 Per esempio, può essere utilizzata quando occorre un modello particolare che è mancante.
A seconda dello scopo del calcolo, si può decidere a livello nazionale di fornire regole di
calcolo specifiche per ambienti che sono dominati da processi termici (per esempio una
piscina interna, un vano occupato da computer/server oppure una cucina di un ristorante).
Nota 2 Per esempio, nel caso di un certificato energetico di un edificio e/o di un permesso edilizio, si può decidere,
per esempio, di ignorare il processo termico oppure di utilizzare un processo termico di default per certi
processi (per esempio nei negozi: i congelatori, l’illuminazione della vetrina).

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Le procedure di calcolo nella presente norma internazionale sono limitate al


riscaldamento e al raffrescamento sensibili. Il fabbisogno di energia dovuto
all’umidificazione è calcolato nella pertinente norma sulla prestazione energetica degli
impianti di ventilazione, come specificato nell’appendice A; analogamente, il fabbisogno
di energia legato alla deumidificazione è calcolato nella pertinente norma sulla
prestazione energetica degli impianti di raffrescamento ambiente, come specificato
nell’appendice A.
Il calcolo non è utilizzato per stabilire quando sia necessario il raffrescamento meccanico.
La presente norma internazionale è applicabile agli edifici in fase di progetto e agli edifici
esistenti. I dati di ingresso richiesti direttamente o indirettamente dalla presente norma
internazionale dovrebbero essere disponibili dagli archivi relativi all’edificio o dall’edificio
stesso. Se non si verifica questa condizione, nelle sezioni pertinenti della presente norma
internazionale è specificato esplicitamente che si può decidere a livello nazionale di
considerare altre fonti di informazione. In questo caso, l’utente dichiara quali dati di
ingresso sono stati utilizzati e da quale fonte sono stati tratti. Solitamente, per la
valutazione della prestazione energetica per un certificato di prestazione energetica, si
definisce un protocollo a livello nazionale o regionale per specificare il tipo di fonti di
informazione e le condizioni in cui possono essere applicate al posto dei dati di ingresso
richiesti in forma completa.

2 RIFERIMENTI NORMATIVI
I documenti richiamati di seguito sono indispensabili per l’applicazione del presente
documento. Per quanto riguarda i riferimenti datati, si applica esclusivamente l’edizione
citata. Per i riferimenti non datati, vale l’ultima edizione del documento a cui si fa
riferimento (compresi gli aggiornamenti).
ISO 6946 Building components and building elements - Thermal resistance
and thermal transmittance - Calculation method
ISO 7345 Thermal insulation - Physical quantities and definitions
ISO 10077-1 Thermal performance of windows, doors and shutters -
Calculation of thermal transmittance - Part 1: General
ISO 13370:2007 Thermal performance of buildings - Heat transfer via the ground -
Calculation methods
ISO 13786:2007 Thermal performance of building components - Dynamic thermal
characteristics - Calculation methods
ISO 13789:2007 Thermal performance of buildings - Transmission and ventilation
hea transfer coefficients - Calculation method
ISO 15927-4 Hygrothermal performance of buildings - Calculation and
presentation of climatic data - Part 4: Hourly data for assessing the
annual energy use for heating and cooling
EN 15217 Energy performance of buildings - Methods for expressing energy
performance and for energy certification of buildings

3 TERMINI E DEFINIZIONI
Ai fini del presente documento, si applicano i termini e le definizioni di cui alla ISO 7345 e
i termini e le definizioni seguenti.

3.1 Passi di tempo, periodi e stagioni


3.1.1 passo di calcolo: Intervallo di tempo discreto per il calcolo dei fabbisogni di energia per il
riscaldamento, il raffrescamento, la ventilazione, l’umidificazione e la deumidificazione.
Nota Intervalli di tempo discreti caratteristici sono un’ora, un mese o una stagione di riscaldamento e/o di
raffrescamento, le modalità di funzionamento e i bin.

3.1.2 periodo di calcolo: Periodo di tempo sul quale è effettuato il calcolo.


Nota Il periodo di calcolo può essere suddiviso in un numero di passi di calcolo.

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3.1.3 stagione di riscaldamento o di raffrescamento: Periodo dell’anno durante il quale occorre


una considerevole quantità di energia per il riscaldamento o il raffrescamento.
Nota 1 Le durate delle stagioni di riscaldamento e di raffrescamento sono determinate in modi differenti, a seconda
del metodo di calcolo. Le durate delle stagioni sono utilizzate per determinare il periodo di funzionamento
degli impianti tecnici oppure il comportamento dell’utenza dipendente dalla stagione, per esempio in relazione
alla ventilazione.
Nota 2 La presente norma internazionale include un metodo stagionale che richiede come passo di calcolo una
durata fissata della stagione che deve essere distinta dalla durata effettiva della stagione.

3.1.4 periodo di non occupazione: Periodo di diversi giorni o settimane senza riscaldamento o
raffrescamento, per esempio a causa delle vacanze.

3.2 Ambienti, zone e aree

3.2.1 ambiente riscaldato: Vano o spazio chiuso, che ai fini del calcolo si considera riscaldato ad
una data temperatura di regolazione oppure a date temperature di regolazione.

3.2.2 ambiente raffrescato: Vano o spazio chiuso, che ai fini del calcolo si considera raffrescato
ad una data temperatura di regolazione o a date temperature di regolazione.

3.2.3 ambiente climatizzato: Ambiente riscaldato e/o raffrescato.


Nota Gli ambienti riscaldati e/o raffrescati sono utilizzati per definire i confini delle zone termiche e dell’involucro
edilizio.

3.2.4 ambiente non climatizzato: Vano o spazio chiuso che non fa parte di un ambiente
climatizzato

3.2.5 zona climatizzata: Parte di un ambiente climatizzato ad una data temperatura di


regolazione o a date temperature di regolazione, all’interno del quale si assume lo stesso
profilo di occupazione e si assume che la temperatura interna abbia variazioni spaziali
trascurabili, e che è controllato da un singolo impianto di riscaldamento, di raffrescamento
e/o di ventilazione, o da impianti differenti con uguale prestazione energetica.

3.2.6 area climatizzata: Area di pavimento degli ambienti climatizzati esclusi scantinati non
abitabili o parti non abitabili di un ambiente, inclusa l’area di pavimento di tutti i piani se
più di uno.
Nota 1 Si possono utilizzare le dimensioni interne, interne totali o esterne. Questo porta ad avere aree differenti per
lo stesso edificio.
Nota 2 Alcuni servizi, come l’illuminazione o la ventilazione, potrebbero essere forniti in aree non contemplate dalla
presente definizione (per esempio, un parcheggio).
Nota 3 La definizione precisa dell’area climatizzata è fornita dalle autorità nazionali.
Nota 4 "L’area climatizzata" può essere assunta come l’area utile citata nei punti 5, 6 e 7 della EPBD[26] a meno che
non sia definita diversamente nei regolamenti nazionali.

3.2.7 calcolo con zone accoppiate: Calcolo multi-zona con accoppiamento termico tra zone,
tenendo in considerazione ogni scambio termico per trasmissione termica e/o per
ventilazione e/o per infiltrazione d’aria tra zone.

3.2.8 calcolo con zone non accoppiate: Calcolo multi-zona senza accoppiamento termico tra
zone, non tenendo in considerazione alcuno scambio termico per trasmissione termica o
per ventilazione o per infiltrazione d’aria tra zone.

3.2.9 area proiettata degli elementi soleggiati: Area della proiezione della superficie
dell’elemento su un piano parallelo alla parte trasparente o traslucida dell’elemento.
Nota Nel caso di elementi non piani, si riferisce all’area del più piccolo piano immaginario che unisce il perimetro
dell’elemento.
Esempio:
Finestre.

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3.2.10 area proiettata degli elementi del telaio: Area della proiezione dell’elemento del telaio su un
piano parallelo alla vetrata o al pannello che è fissata/o nel telaio.
Esempio:
Telai di finestre.

3.3 Temperature
3.3.1 temperatura esterna: Temperatura dell’aria esterna.
Nota 1 Per i calcoli dello scambio termico per trasmissione, la temperatura radiante dell’ambiente esterno è supposta
uguale alla temperatura dell’aria esterna; la radiazione ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste, dagli
elementi edilizi che fronteggiano il cielo, è calcolata separatamente (vedere punto 11.3.5 e/o punto 11.4.6).
Nota 2 La misurazione della temperatura dell’aria esterna è definita nella ISO 15927-1.

3.3.2 temperatura interna: Media aritmetica della temperatura dell’aria e della temperatura
media radiante al centro di una zona o di un ambiente.
Nota Questa è la temperatura operante approssimata secondo la ISO 7726.

3.3.3 temperatura (interna) di regolazione: Temperatura interna (minima) fissata dal sistema di
regolazione nella usuale modalità di riscaldamento, oppure temperatura interna
(massima) fissata dal sistema di regolazione nella usuale modalità di raffrescamento.
Nota I valori sono specificati a livello nazionale, a seconda del tipo di ambiente e dello scopo del calcolo. Vedere
anche la definizione di ambiente climatizzato (punto 3.2.3). Per i metodi mensile e stagionale, il valore della
temperatura di regolazione può includere la correzione per l’intermittenza, come specificato nel punto 13.2.2.

3.3.4 temperatura di attenuazione: Temperatura interna minima da mantenere durante i periodi


di riscaldamento ridotto, o temperatura interna massima da mantenere durante i periodi
di raffrescamento ridotto.

3.3.5 riscaldamento o raffrescamento intermittente: Modalità di riscaldamento o di


raffrescamento secondo cui periodi di riscaldamento o di raffrescamento normale si
alternano a periodi di riscaldamento o di raffrescamento ridotto o assente.

3.4 Energia
3.4.1 fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o per il raffrescamento: Calore che deve
essere fornito, o sottratto, ad un ambiente climatizzato per mantenere le condizioni di
temperatura desiderate durante un dato periodo di tempo.
Nota 1 Il fabbisogno di energia termica è calcolato e non può essere facilmente misurato.
Nota 2 Il fabbisogno di energia termica può comprendere lo scambio termico addizionale risultante da una
distribuzione non uniforme della temperatura e da una regolazione non ideale della temperatura, se questi
fattori sono tenuti in considerazione attraverso un aumento (diminuzione) della temperatura efficace per il
riscaldamento (raffrescamento) e non compresi nello scambio termico relativo all’impianto di riscaldamento
(raffrescamento).

3.4.2 energia ausiliaria: Energia elettrica utilizzata dagli impianti tecnici per il riscaldamento, il
raffrescamento, la ventilazione e/o l’acqua sanitaria per permettere la trasformazione
dell’energia al fine di soddisfare i fabbisogni energetici.
Nota 1 Questo termine comprende l’energia per i ventilatori, le pompe, i dispositivi elettronici, ecc. L’energia elettrica
assorbita da un impianto di ventilazione per la movimentazione dell’aria e il recupero termico non è
considerata come energia ausiliaria, ma come fabbisogno di energia per la ventilazione (punto 3.4.11).
Nota 2 Nella ISO 9488, l’energia utilizzata per le pompe e le valvole è denominata "energia parassita".

3.4.3 impianto tecnico: Attrezzatura tecnica per il riscaldamento, il raffrescamento, la


ventilazione, l’acqua calda sanitaria, l’illuminazione e la produzione di energia elettrica.
Nota 1 Un impianto tecnico può essere riferito ad uno o a diversi servizi impiantistici (per esempio impianto di
riscaldamento, impianto di riscaldamento e acqua calda sanitaria).
Nota 2 Un impianto tecnico è composto da differenti sottosistemi.
Nota 3 La produzione di energia elettrica può includere l’impianto di cogenerazione e il fotovoltaico.

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3.4.4 sottosistema dell’impianto tecnico: Parte di un impianto tecnico che svolge una specifica
funzione (per esempio generazione termica, distribuzione termica, emissione termica).

3.4.5 servizi impiantistici: Servizi forniti dagli impianti tecnici e dalle apparecchiature per
garantire le condizioni climatiche interne, l’acqua calda sanitaria, l’illuminazione e altri
servizi connessi all’uso dell’edificio.

3.4.6 perdita di energia termica dell’impianto: Perdita di energia termica di un impianto tecnico, per
il riscaldamento, il raffrescamento, l’acqua calda sanitaria, l’umidificazione, la
deumidificazione o la ventilazione, che non contribuisce alla produzione utile dell’impianto.
Nota 1 Se recuperabile, la perdita dell’impianto può diventare un apporto termico interno dell’edificio.
Nota 2 L’energia termica recuperata direttamente nel sottosistema non è considerata una perdita di energia termica
dell’impianto ma un recupero termico ed è direttamente trattata nella norma del relativo impianto.
Nota 3 Il calore dissipato dall’impianto di illuminazione o da altri servizi (per esempio i componenti dell’attrezzatura
informatica) non fa parte delle perdite di energia termica dell’impianto, ma fa parte degli apporti termici interni.

3.4.7 perdita di energia termica dell’impianto recuperabile: Parte di una perdita di energia termica
dell’impianto tecnico che può essere recuperata per ridurre il fabbisogno di energia per il
riscaldamento o il raffrescamento, oppure il fabbisogno di energia dell’impianto di
riscaldamento o di raffrescamento.
Nota 1 Ciò è subordinato al fatto che le perdite di energia termica dell’impianto recuperabili siano o meno
direttamente tenute in considerazione attraverso una riduzione delle perdite dell’impianto.
Nota 2 Nella presente norma internazionale, le perdite di energia termica dell’impianto recuperabili, se non
direttamente tenute in considerazione attraverso una riduzione delle perdite dell’impianto, sono calcolate
come parte degli apporti termici interni. Si può decidere a livello nazionale se riportare le perdite di energia
termica dell’impianto recuperabili separatamente dagli altri apporti termici interni.

3.4.8 perdite di energia termica dell’impianto recuperate: Parte di una perdita di energia termica
dell’impianto recuperabile che è stata recuperata per ridurre il fabbisogno di energia per il
riscaldamento o il raffrescamento, oppure il fabbisogno di energia dell’impianto di
riscaldamento o di raffrescamento.
Nota Ciò è subordinato al fatto che le perdite di energia termica dell’impianto recuperabili siano o meno
direttamente tenute in considerazione attraverso una riduzione delle perdite dell’impianto.

3.4.9 fabbisogno di energia per il riscaldamento o il raffrescamento ambiente: Energia assorbita


dall’impianto di riscaldamento o di raffrescamento al fine di soddisfare il fabbisogno di
energia termica, rispettivamente, per il riscaldamento o per il raffrescamento.
Nota Se l’impianto tecnico soddisfa diversi usi (per esempio il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria), può essere
difficile scorporare il fabbisogno di energia in ciascun uso. Può essere indicato come una grandezza
combinata (per esempio fabbisogno di energia per il riscaldamento ambiente e l’acqua calda sanitaria).

3.4.10 energia erogata per il riscaldamento o il raffrescamento ambiente: Energia, espressa per
vettore energetico, fornita agli impianti tecnici attraverso il confine del sistema, per
soddisfare gli usi considerati (riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, acqua calda
sanitaria, illuminazione, apparecchiature, etc.) o per produrre energia elettrica.
Nota 1 Per impianti solari attivi ed eolici, la radiazione solare incidente sui pannelli solari o sui collettori solari, oppure
l’energia cinetica del vento non costituiscono parte del bilancio energetico dell’edificio.
Nota 2 L’energia erogata può essere calcolata oppure misurata.

3.4.11 fabbisogno di energia termica per la ventilazione: Energia elettrica assorbita da un impianto
di ventilazione per il trasporto dell’aria e il recupero termico (senza includere il contributo
energetico per il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento dell’aria) ed energia assorbita
da un impianto di umidificazione per soddisfare il fabbisogno per l’umidificazione.

3.4.12 fabbisogno di energia termica per l’umidificazione e la deumidificazione: Calore latente nel
vapore acqueo che deve essere fornito, oppure sottratto, ad un ambiente climatizzato
mediante un impianto tecnico al fine di mantenere un valore minimo o massimo
specificato di umidità all’interno dell’ambiente.

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3.4.13 fabbisogno di energia per altri servizi: Energia elettrica assorbita dalle apparecchiature che
forniscono altri servizi.
Nota Si riferisce a servizi diversi dal riscaldamento, dal raffrescamento, dall’acqua calda sanitaria, dalla
ventilazione e dall’illuminazione.

3.4.14 recupero termico di ventilazione: Calore recuperato dall’aria espulsa per ridurre lo scambio
termico per ventilazione.

3.5 Scambio termico dell’edificio

3.5.1 coefficiente di scambio termico: Flusso termico diviso per la differenza di temperatura tra
due ambienti; specificatamente utilizzato come coefficiente di scambio termico per
trasmissione o per ventilazione.
Nota A differenza dell’apporto termico, la forzante dello scambio termico è la differenza tra la temperatura
dell’ambiente considerato e la temperatura dell’ambiente dall’altro lato (nel caso di trasmissione) o della
temperatura dell’aria immessa (nel caso di ventilazione).

3.5.2 coefficiente di scambio termico per trasmissione: Flusso termico dovuto alla trasmissione
termica attraverso la struttura di un edificio, diviso per la differenza tra le temperature degli
ambienti su ciascun lato della costruzione.
Nota Per convenzione, il segno è positivo se il flusso termico è uscente dall’ambiente considerato (dispersione termica).

3.5.3 coefficiente di scambio termico per ventilazione: Flusso termico dovuto all’ingresso
dell’aria in un ambiente chiuso, per infiltrazione o per ventilazione, diviso per la differenza
tra la temperatura dell’aria interna e la temperatura dell’aria immessa.
Nota Il segno del coefficiente è sempre positivo. Per convenzione, il segno del flusso termico è positivo se la
temperatura dell’aria immessa è minore della temperatura dell’aria interna (dispersione termica).

3.6 Apporti termici nell’edificio e perdite di energia termica dell’impianto recuperabili

3.6.1 apporti termici: Calore generato all’interno dell’ambiente climatizzato, o che vi entra,
proveniente da sorgenti di calore diverse dall’energia utilizzata intenzionalmente per il
riscaldamento, il raffrescamento o la preparazione dell’acqua calda sanitaria.
Nota 1 Gli apporti termici includono gli apporti termici interni e gli apporti termici solari. I pozzi termici che sottraggono
il calore all’edificio sono considerati come apporti con il segno negativo. A differenza dello scambio termico,
per una sorgente termica (o un pozzo termico) la differenza tra la temperatura dell’ambiente considerato e la
temperatura della sorgente non è la forzante del flusso termico.
Nota 2 In condizioni estive gli apporti termici con segno positivo costituiscono un carico termico aggiuntivo
sull’ambiente.

3.6.2 apporti termici interni: Calore generato all’interno dell’edificio dagli occupanti (calore
metabolico sensibile) e dalle apparecchiature, quali apparecchi domestici, dispositivi
d’ufficio, ecc., diverse dall’energia intenzionalmente fornita per il riscaldamento, il
raffrescamento o la preparazione dell’acqua calda sanitaria.
Nota 1 Nella presente norma internazionale, le perdite di energia termica dell’impianto recuperabili, se non
direttamente tenute in considerazione attraverso una riduzione delle perdite dell’impianto, sono incluse come
parte degli apporti termici interni. Si può decidere a livello nazionale se riportare le perdite di energia termica
dell’impianto recuperabili separatamente.
Nota 2 È inclusa l’energia termica che proviene (caldo) o è sottratta (freddo) da sorgenti di processo che non sono
controllate a scopo di riscaldamento o di raffrescamento o di preparazione di acqua calda sanitaria. Il calore
estratto dall’edificio, dall’ambiente interno verso sorgenti fredde (pozzi termici), è incluso come apporto con
segno negativo.

3.6.3 apporti termici solari: Calore fornito dalla radiazione solare entrante nell’edificio,
direttamente o indirettamente (in seguito all’assorbimento negli elementi edilizi),
attraverso le finestre, le pareti opache e le coperture, o i dispositivi solari passivi come le
serre solari, l’isolamento trasparente e le pareti solari.
Nota I dispositivi solari attivi come i collettori solari sono considerati parte dell’impianto tecnico.

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3.6.4 apporti termici utili: Porzione degli apporti termici interni e solari che contribuisce alla
riduzione del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento.

3.6.5 irradiazione solare: Energia solare incidente su una superficie, per area di superficie.

3.7 Bilancio energetico dell’edificio

3.7.1 fattore di utilizzazione degli apporti: Fattore di riduzione degli apporti termici mensili o
stagionali totali nel metodo di calcolo mensile o stagionale, per ricavare la conseguente
riduzione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per il riscaldamento.
Nota Il fattore può essere applicato nel calcolo mensile o stagionale del fabbisogno di energia termica dell’edificio
per il raffrescamento se si utilizza il metodo alternativo descritto nell’appendice D.

3.7.2 fattore di utilizzazione delle dispersioni: Fattore di riduzione dello scambio termico mensile
o stagionale totale nel metodo di calcolo mensile o stagionale, per ricavare la conseguente
riduzione del fabbisogno di energia termica per il raffrescamento.
Nota Il tradizionale termine "dispersione", che originariamente si riferiva solo alla modalità di riscaldamento, è
mantenuto per il fattore di utilizzazione delle dispersioni; se le dispersioni sono "negative", non c’è alcuna
utilizzazione.

3.7.3 rapporto di bilancio termico: Apporti termici mensili o stagionali divisi per lo scambio
termico mensile o stagionale

4 SIMBOLI E ABBREVIAZIONI
Il prospetto 1 elenca i simboli utilizzati nella presente norma internazionale.
Il prospetto 2 elenca i pedici utilizzati nella presente norma internazionale.

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prospetto 1 Simboli e unità di misura

Simbolo Grandezza Unità di misura


A Area m2
a Parametro numerico nel fattore di utilizzazione 1
B Fattore di correzione per ambiente adiacente non climatizzato 1
C Capacità termica efficace di un ambiente climatizzato J/K
c Capacità termica specifica J/(kg K)
d Spessore dello strato m
E Energia MJ
F Fattore 1
g Trasmittanza energetica solare totale di un elemento edilizio 1
H Coefficiente di scambio termico W/K
h Coefficiente di scambio termico superficiale W/(m 2 K)
Isol Irradianza solare W/m 2
L Lunghezza m
N Numero 1
Q Quantità di calore MJ
q Flusso termico areico W/m 2
qv Portata d’aria (volumica) m 3 /s
R Resistenza termica m2 K/W
T Temperatura termodinamica K
t Tempo, periodo di tempo Ms a)
U Trasmittanza termica W/(m 2 K)
3
V Volume d’aria in una zona climatizzata m
Z Parametro di scambio termico per pareti solari W/(m 2 K)
Coefficiente di assorbimento di una superficie relativo alla radiazione solare 1
Rapporto di bilancio termico 1
Emissività di una superficie relativa alla radiazione termica ad elevata lunghezza d’onda 1
Efficienza, fattore di utilizzazione 1
Temperatura centigrada °C
Capacità termica areica J/(m 2 K)

SW Fattore relativo alle dispersioni termiche delle pareti solari ventilate 1


Rapporto adimensionale tra l’area delle superfici interne e l’area del pavimento (vedere punto 7.2.2.2) 1
Massa volumica kg/m 3
Costante di Stefan-Boltzmann ( = 5,67 × 10-8) W/(m 2 K4)
Costante di tempo h
Flusso termico, potenza termica W
Trasmittanza termica puntuale W/K
Trasmittanza termica lineare W/(m K)
a) Le ore possono essere utilizzate come unità di misura del tempo al posto dei secondi per le tutte le grandezze che dipendono dal tempo (cioè per
intervalli o periodi di tempo così come per i tassi di ricambio d’aria), ma in questo caso l’unità di misura dell’energia sarà il watt-ora (Wh) invece del
joule. In molte equazioni, i megajoule sono utilizzati al posto dei joule per le grandezze del calore o dell’energia e i megasecondi al posto dei
secondi per il tempo.

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prospetto 2 Pedici

a Aria i Interna (temperatura) rvd Recuperato


A Apparecchiature i,j,k,m,n Contatori s Ambiente designato
adj Corretto in Ingresso se Superficie esterna
an Annuale interm Intermittente seas Stagionale
AO Sovratemperatura cumulata int Interno (calore) set Regolazione
a
alt Altitudine is Termine di conduttanza sh Ombreggiatura, schermatura
a
at Termine di accoppiamento L Illuminazione (impianto) shut Chiusura oscurante
aux Ausiliario lat Latente si Superficie interna
avg Media sul tempo ls Perdita, dispersione sol Solare (apporti termici)
bh Riscaldamento di avviamento m, m Mensile, mese designato ss Media superficie-volta celeste
c Struttura, elemento costruttivo m Conduttanza o capacità relativa alla sup Immessa, di mandata (aria)
massa
d Progetto; giornaliero, diretto met Metabolico sys Impianto
C Raffrescamento, capacità mn Medio (tempo o spazio) T Termico
a)
C,nd Fabbisogno di raffrescamento, o ms Termine di conduttanza tb Ponte termico
fabbisogno dell’edificio per il
raffrescamento
c Convettivo nd Fabbisogno Tot Totale (impianto)
calc Calcolato noc Periodo di non occupazione tot Totale
corr Corretto nrbl Non recuperabile tr Trasmissione (scambio termico)
ctr Regolazione, controllo nrvd Non recuperato u Non climatizzato
cont Continuo nren Non rinnovabile ut Utilizzato
day Giornaliero nut Non utilizzato V Ventilazione (impianto)
dif Diffuso ob Ostacoli v Volume
dis Distribuzione Oc Occupanti ve Ventilazione (scambio termico)
e Esterno, involucro occ Periodo di occupazione W Acqua calda (impianto o
fabbisogno)
el Elettricità off Spento w Finestra
em Emissione on Acceso y, z Numero della zona
F Telaio op Opaco Perpendicolare
f Pavimento o Globale 0 Base; riferimento
g Terreno P Relativo alla potenza
gl Vetrata, elemento vetrato p Parete divisoria
gn Apporti pp Potenza di picco
ht Scambio termico ps Ombreggiatura permanente
h Orario r Radiativo
hem Emisferico rvd Recuperato
H Riscaldamento rbl Recuperabile
H,nd Fabbisogno di riscaldamento, o red Ridotto
fabbisogno dell’edificio per il
riscaldamento
HC,nd Fabbisogno di riscaldamento e/o ren Rinnovabile
di raffrescamento; fabbisogno
dell’edificio per il riscaldamento
e/o il raffrescamento
a) Per il metodo orario semplificato, vedere il punto 7.2.2.

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5 DESCRIZIONE DEI PROCEDIMENTI DI CALCOLO


5.1 Bilancio di energia dell’edificio e degli impianti
5.1.1 Introduzione
A seconda della situazione, l’edificio è suddiviso in molteplici zone oppure considerato
come una singola zona.
Il bilancio di energia termica è scorporato nel bilancio termico o di energia a livello
dell’edificio e nel bilancio di energia a livello dell’impianto.
I fabbisogni di energia termica dell’edificio per il riscaldamento e il raffrescamento sensibili
dell’edificio sono calcolati sulla base del bilancio termico della(e) zona(e) dell’edificio.
Questi fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento sono i dati di
ingresso nel bilancio energetico degli impianti di riscaldamento e di raffrescamento e degli
impianti di ventilazione.
Può essere definita a livello nazionale la richiesta di un calcolo multi-passo (multi-step),
per esempio per tenere in considerazione le interazioni tra zone diverse [per esempio,
spartire lo(gli) stesso(i) impianto(i) e/o la perdita dello stesso impianto] o tra gli impianti e
il bilancio di energia dell’edificio (per esempio, il calore disperso dagli impianti che
influenza il bilancio termico dell’edificio), vedere punto 7.3.

5.1.2 Bilancio di energia a livello dell’edificio


Il bilancio di energia (termica) a livello della zona dell’edificio comprende i seguenti termini
(si considera solo il calore sensibile):
- scambio termico per trasmissione tra l’ambiente climatizzato e l’ambiente esterno, retto
dalla differenza tra la temperatura della zona climatizzata e la temperatura esterna;
- scambio termico per ventilazione (mediante ventilazione naturale oppure mediante
un impianto di ventilazione meccanica), retto dalla differenza tra la temperature della
zona climatizzata e la temperatura dell’aria immessa;
- scambio termico per trasmissione e ventilazione tra zone adiacenti, retto dalla
differenza tra la temperatura della zona climatizzata e la temperatura interna
all’ambiente adiacente;
- apporti termici interni (inclusi gli apporti negativi dai pozzi termici), per esempio dalle
persone, dalle apparecchiature, dall’illuminazione e dal calore dissipato o assorbito
dagli impianti di riscaldamento, raffrescamento, acqua calda o ventilazione;
- apporti termici solari (che possono essere diretti, per esempio, attraverso le finestre,
o indiretti, per esempio, tramite l’assorbimento negli elementi edilizi opachi);
- accumulo di calore nella massa dell’edificio, o rilascio del calore accumulato dalla
massa;
- fabbisogno di energia termica per il riscaldamento: se la zona è riscaldata, un
impianto di riscaldamento fornisce calore al fine di elevare la temperatura interna al
livello minimo richiesto (il valore di regolazione per il riscaldamento);
- fabbisogno di energia termica per il raffrescamento: se la zona è raffrescata, un
impianto di raffrescamento sottrae calore al fine di abbassare la temperatura interna
al livello massimo richiesto (il valore di regolazione per il raffrescamento).
Nota Lo scambio termico con l’ambiente esterno è negativo quando la temperatura esterna è più alta della
temperatura interna.
Il bilancio di energia dell’edificio può anche comprendere l’energia recuperata nell’edificio
da varie sorgenti, come le dispersioni termiche per ventilazione recuperate e le perdite
recuperabili dall’impianto di riscaldamento e di raffrescamento.
I procedimenti di calcolo nella presente norma internazionale sono limitati al
riscaldamento e al raffrescamento sensibili; vedere punto 5.1.3.
Nel bilancio termico su un periodo più lungo (per esempio un mese), la quantità netta del
calore accumulato, o rilasciato, dalla massa dell’edificio, risultante dal comportamento
dinamico, diventa trascurabile.

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5.1.3 Bilancio di energia a livello degli impianti tecnici


Il fabbisogno di energia termica dell’edificio per il riscaldamento e il raffrescamento è
soddisfatto dall’energia fornita dagli impianti di riscaldamento e di raffrescamento.
A livello dell’impianto, il bilancio di energia per il riscaldamento e il raffrescamento, se
applicabile, comprende:
- il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento della zona
dell’edificio;
- l’energia proveniente dagli impianti ad energia rinnovabile;
- le perdite di generazione, di accumulo, di distribuzione, di emissione e di regolazione
degli impianti di riscaldamento e raffrescamento ambiente;
- l’energia assorbita dagli impianti di riscaldamento e raffrescamento ambiente;
- l’energia assorbita dal pre-riscaldamento e dal pre-raffrescamento centralizzato
dell’aria di ventilazione, incluso il trasporto, le perdite termiche e la regolazione;
- particolare: l’energia erogata dagli impianti di riscaldamento e raffrescamento
ambiente (per esempio l’energia elettrica esportata da un’installazione che genera in
maniera combinata energia termica ed elettrica).
Il bilancio di energia dell’impianto può anche comprendere l’energia recuperata
nell’impianto da varie sorgenti.
Il fabbisogno di energia dell’impianto è descritto nel punto 14. Maggiori dettagli sul
fabbisogno di energia a livello impiantistico sono forniti nelle norme impiantistiche
pertinenti, come specificato nell’appendice A.
I procedimenti di calcolo nella presente norma internazionale sono limitati al
riscaldamento e al raffrescamento sensibili. Il fabbisogno di energia dovuto
all’umidificazione deve essere calcolato in conformità alla pertinente norma sulla
prestazione energetica degli impianti di ventilazione, come specificato nell’appendice A;
analogamente, il fabbisogno di energia dovuto alla deumidificazione deve essere
calcolato in conformità alla pertinente norma sulla prestazione energetica degli impianti di
raffrescamento ambiente, come specificato nell’appendice A.

5.2 Struttura principale del procedimento di calcolo


La struttura principale del procedimento di calcolo è riportata sinteticamente di seguito.
Maggiori dettagli sui procedimenti di calcolo sono presentati nei singoli punti pertinenti.
a) Scegliere il tipo di metodo di calcolo, in conformità al punto 5.3.
b) Definire i confini dell’insieme degli ambienti climatizzati e degli ambienti non
climatizzati, in conformità al punto 6.2.
c) Se richiesto, definire i confini delle diverse zone di calcolo, in conformità al punto 6.3.
d) Definire le condizioni interne per il calcolo (punto 13), il clima esterno (appendice F)
e gli altri dati d’ingresso di tipo ambientale.
e) Calcolare, per ciascun passo di tempo e ciascuna zona termica, il fabbisogno di
energia termica per il riscaldamento, QH,nd, e il fabbisogno di energia termica per il
raffrescamento, QC,nd.
f) Accorpare i risultati per i diversi passi di tempo e le diverse zone servite dagli stessi
impianti e calcolare il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e per il
raffrescamento tenendo conto del calore dissipato dagli impianti di riscaldamento e
di raffrescamento, in conformità al punto 14.
g) Accorpare i risultati per le diverse zone dell’edificio con impianti differenti.
h) Calcolare la durata d’esercizio della stagione di riscaldamento e di raffrescamento,
in conformità al punto 7.4.
i) Può essere deciso a livello nazionale, a seconda dell’applicazione e del tipo di
edificio, di richiedere che il calcolo del fabbisogno di energia termica per il
riscaldamento e il raffrescamento sia effettuato in passi multipli, per esempio per
tenere conto delle interazioni tra l’edificio e l’impianto, o tra zone adiacenti. I
procedimenti sono forniti nel punto 7.3.

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Proprietà o valori normalizzati (di tipo conservativo) possono essere differenti per la
modalità di riscaldamento e la modalità di raffrescamento.
Con il metodo mensile, la compresenza di riscaldamento e di raffrescamento nello stesso
mese può essere individuata calcolando 12 mesi in modalità di riscaldamento e 12 mesi
in modalità di raffrescamento.
Per i passi di calcolo, vedere figura 2. I numeri cerchiati si riferiscono alla successione dei
passi di calcolo.
figura 2 Diagramma di flusso dei principali passi di calcolo

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5.3 Diversi tipi di metodi di calcolo


Esistono due tipi di metodi fondamentali:
- metodi quasi stazionari, con il calcolo del bilancio termico su un tempo
sufficientemente lungo (tipicamente, un mese o un’intera stagione), che consente di
tener conto degli effetti dinamici attraverso un fattore di utilizzazione degli apporti e/o
delle dispersioni determinato empiricamente;
- metodi dinamici, con il calcolo del bilancio termico con passi di tempo brevi
(tipicamente un’ora) che tengono conto del calore accumulato, e rilasciato, dalla
massa dell’edificio.
La presente norma internazionale tratta tre differenti tipi di metodo:
- un metodo di calcolo quasi stazionario mensile completamente prescritto;
- un metodo di calcolo dinamico orario semplificato completamente prescritto;
- procedure di calcolo per metodi di simulazione dinamica (per esempio oraria) dettagliata.
Il calcolo mensile fornisce risultati corretti su base annuale, ma i risultati per i singoli mesi
che sono vicini all’inizio e alla fine della stagione di riscaldamento e di raffrescamento
possono presentare grandi errori relativi.
Il metodo semplificato alternativo per calcoli orari è stato aggiunto per facilitare il calcolo
utilizzando programmi orari di utilizzo (come temperature di regolazione, modalità di
ventilazione, programmi di funzionamento delle schermature solari mobili e/o opzioni di
regolazione oraria basate sulle condizioni climatiche esterne o interne). Questo metodo
genera risultati orari, ma i risultati per le singole ore non sono validati e i singoli valori orari
possono presentare grandi errori relativi.
Le procedure per l’utilizzo di metodi di simulazione più dettagliata assicurano compatibilità
e coerenza tra le applicazioni di diversi tipi di metodo. La presente norma internazionale
fornisce regole comuni per le condizioni al contorno e i dati di ingresso di tipo fisico,
indipendenti dal metodo di calcolo scelto.
Si può decidere a livello nazionale quale di questi tre tipi di metodo sia obbligatorio o può
essere utilizzato, a seconda dell’applicazione (scopo del calcolo) o del tipo di edificio.
Nota Tipicamente la scelta dipende dall’uso dell’edificio (residenziale, ufficio, ecc.), dalla complessità dell’edificio
e/o degli impianti, dall’applicazione (requisiti di prestazione energetica, certificato energetico o misure di
prestazione energetica raccomandate, altro). Vedere appendice H sull’esigenza di mantenere un equilibrio tra
l’accuratezza, la trasparenza, la robustezza e la riproducibilità.

5.4 Principali caratteristiche dei diversi metodi


5.4.1 Metodi dinamici
Nei metodi dinamici, un eccesso istantaneo di calore durante il periodo di riscaldamento
produce l’effetto di un aumento della temperatura interna al di sopra del valore di
regolazione, con conseguente rimozione del calore in eccesso mediante extra
trasmissione, ventilazione e accumulo, in assenza di raffrescamento meccanico. Inoltre,
un termostato di attenuazione o lo spegnimento potrebbero non portare direttamente ad
una diminuzione della temperatura interna, a causa dell’inerzia dell’edificio (calore
rilasciato dalla massa dell’edificio). Una situazione simile si verifica per il raffrescamento.
Un metodo dinamico realizza il modello della trasmissione termica, del flusso termico per
ventilazione, dell’accumulo termico e degli apporti termici interni e solari all’interno della
zona dell’edificio. Numerosi metodi rendono possibile questo, crescendo in complessità
da metodi semplici a molto dettagliati. Ci sono altre norme (per esempio la EN 15265[11])
che descrivono metodi di simulazione dettagliata o criteri di prestazione per tali metodi. La
presente norma internazionale fornisce il contesto di condizioni al contorno normalizzate
e dati di ingresso e dati in uscita convenzionali che assicurano compatibilità e coerenza
tra i diversi metodi.
Nella presente norma internazionale è descritto interamente un metodo orario
semplificato: è il metodo orario a tre nodi.

5.4.2 Metodi quasi stazionari


Nei metodi quasi stazionari, gli effetti dinamici sono tenuti in considerazione mediante
l’introduzione di fattori di correlazione.

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Per il riscaldamento, un fattore di utilizzazione degli apporti termici interni e solari tiene in
considerazione il fatto che solo parte degli apporti termici interni e solari è utilizzata per
ridurre il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, poiché la restante parte porta ad
un incremento indesiderato della temperatura interna al di sopra del valore di regolazione.
Nota 1 Vedere appendice I per una spiegazione più dettagliata del concetto di fattore di utilizzazione degli apporti per
il riscaldamento.
L’effetto dell’inerzia termica nel caso di riscaldamento intermittente o spegnimento è
tenuto in considerazione separatamente; vedere punto 13.
Per il raffrescamento, ci sono due modi differenti per rappresentare lo stesso metodo:
a) fattore di utilizzazione delle dispersioni (figura speculare dell’approccio utilizzato per
il riscaldamento): un fattore di utilizzazione dello scambio termico per trasmissione e
ventilazione tiene in considerazione il fatto che solo parte dello scambio termico per
trasmissione e ventilazione è utilizzata per ridurre i fabbisogni di raffrescamento, in
quanto gli scambi termici per trasmissione e ventilazione "non utilizzati" si
manifestano durante periodi o intervalli (per esempio, nella notte) quando essi non
hanno alcun effetto sui fabbisogni di raffrescamento che si manifestano durante altri
periodi o momenti (per esempio di giorno);
b) fattore di utilizzazione degli apporti (simile a quello per il riscaldamento): un fattore di
utilizzazione degli apporti termici interni e solari tiene in considerazione il fatto che
solo parte degli apporti termici interni e solari è compensata dallo scambio termico
per trasmissione e ventilazione, assumendo un determinato valore massimo della
temperatura interna. La parte restante ("non utilizzata") porta a fabbisogni di
raffrescamento per evitare un aumento indesiderato della temperatura interna al di
sopra del valore di regolazione.
La presente norma internazionale specifica all’interno della categoria dei metodi quasi
stazionari un metodo mensile e un metodo stagionale per il riscaldamento e il
raffrescamento che seguono il metodo a). La formulazione alternativa b) per il metodo
mensile per il raffrescamento è presentata nell’appendice D.
Nota 2 Vedere appendice I per una spiegazione più dettagliata del concetto dei fattori di utilizzazione degli apporti o
delle dispersioni per il raffrescamento.
L’effetto dell’inerzia termica nel caso di raffrescamento intermittente o spegnimento è
tenuto in considerazione separatamente; vedere punto 13.
Ulteriori dettagli sono forniti nel punto 7.2.1.

5.5 Bilanci di energia globale dell’edificio e degli impianti


I termini principali del bilancio di energia (mediati sul tempo) per il riscaldamento e il
raffrescamento sono illustrati schematicamente in una serie di diagrammi all’interno
dell’appendice K.

6 DEFINIZIONE DEI CONFINI E DELLE ZONE


6.1 Generalità
I procedimenti al presente punto si applicano a tutti i metodi di calcolo: metodo stagionale,
metodo mensile, metodo orario semplificato e metodi di simulazione dinamica.
Per prima cosa, devono essere definiti i confini dell’edificio per il calcolo dei fabbisogni di
energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento (vedere punto 6.2).
In seconda istanza, se necessario, l’edificio deve essere suddiviso in zone di calcolo
(vedere punto 6.3).
Al fine di valutare la prestazione energetica, in conformità alle norme pertinenti come
specificato nell’appendice A, è necessario riferire il fabbisogno di energia calcolato per il
riscaldamento e/o il raffrescamento all’area di pavimento. Inoltre, alcuni valori di ingresso
non sono noti per le singole zone dell’edificio e devono essere assegnati alle singole zone
in maniera proporzionale, per esempio utilizzando l’area di pavimento climatizzata di
ciascuna zona come fattore di peso. Infine, alcuni dati di ingresso sono disponibili a livello
del singolo ambiente dell’edificio e occorre aggregarli a livello della zona dell’edificio. Nel
punto 6.4 sono fornite le procedure di calcolo per l’area di pavimento climatizzata, che sia
coerente con i confini dell’edificio e (se applicabile) con la suddivisione in zone.

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6.2 Confine dell’edificio per il calcolo


Il confine dell’edificio per il calcolo del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento
e/o il raffrescamento è costituito da tutti gli elementi edilizi che separano l’ambiente o gli
ambienti climatizzato(i) in esame dall’ambiente esterno (aria, terreno o acqua) o da edifici
adiacenti o da ambienti non climatizzati.
Gli ambienti che non sono climatizzati possono essere inclusi all’interno del confine
dell’edificio, ma in quel caso devono essere considerati come ambienti climatizzati.

6.3 Zone termiche


6.3.1 Generalità
Può essere necessario suddividere un edificio in diverse zone, effettuando un calcolo
separato del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento per
ciascuna zona.
A seconda delle condizioni specificate nel punto 6.3.2:
- l’intero edificio può essere modellato come una zona singola;
- l’edificio può essere suddiviso in diverse zone (calcolo multi-zona), considerando
l’accoppiamento termico tra le zone;
- l’edificio può essere suddiviso in diverse zone (calcolo multi-zona), non tenendo
conto dell’accoppiamento termico tra le zone.
I criteri del punto 6.3.2 si applicano a tutti i metodi di calcolo (semplici o dettagliati), ma per
i metodi dettagliati si possono applicare ulteriori suddivisioni.
Il confine di una zona dell’edificio è costituito da tutti gli elementi edilizi che separano
l’ambiente o gli ambienti climatizzato/i in esame dall’ambiente esterno (aria, terreno o
acqua), da zone adiacenti climatizzate, da edifici adiacenti o da ambienti non climatizzati.

6.3.2 Criteri per la suddivisione in zone


6.3.2.1 Criteri per il calcolo relativo ad una zona singola
Gli ambienti piccoli e non climatizzati possono essere inclusi all’interno di una zona
climatizzata, ma in quel caso devono essere considerati come ambienti climatizzati.
La suddivisione dell’edificio in zone termiche non è richiesta se negli ambienti all’interno
dell’edificio si verificano tutte le condizioni seguenti.
a) Le temperature di regolazione per il riscaldamento degli ambienti non differiscono di
oltre 4 K.
Nota 1 Il valore di regolazione è la temperatura minima assunta nel calcolo. Indicazioni specifiche sono fornite
nel punto 13.
b) Gli ambienti sono tutti non meccanicamente raffrescati o tutti meccanicamente
raffrescati e le temperature di regolazione per il raffrescamento degli ambienti non
differiscono di oltre 4 K.
c) Gli ambienti sono serviti dallo stesso impianto di riscaldamento (se presente) e dallo
stesso impianto di raffrescamento (se presente), in conformità alle pertinenti norme
sugli impianti rispettivamente di riscaldamento e di raffrescamento specificate
nell’appendice A.
d) Se è presente un impianto o impianti di ventilazione, in conformità alla pertinente
norma sugli impianti di ventilazione specificata nell’appendice A, almeno l’80% delle
aree di pavimento degli ambienti sono servite dallo stesso impianto di ventilazione (si
considera poi che gli altri ambienti siano serviti dall’impianto di ventilazione principale).
Nota 2 Questa regola dell’80% è introdotta per evitare la situazione in cui sia necessario definire zone aggiuntive
per tener conto di piccoli ambienti come corridoi e ripostigli con impianti di ventilazione differenti.
e) La quantità di ventilazione all’interno degli ambienti, espressa in metri cubi per metro
quadrato di area di pavimento al secondo, in conformità alla pertinente norma sul
flusso d’aria di ventilazione specificata nell’appendice A, non differisce di oltre un
fattore di 4 all’interno dell’80% dell’area di pavimento, oppure si suppone che le
porte tra gli ambienti siano frequentemente aperte.

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Nota 3 È preferibile la suddivisione in zone basata su grandi differenze prevedibili all’interno del rapporto di bilancio
termico per la modalità di riscaldamento o per la modalità di raffrescamento, ma non si tiene in considerazione
nell’elenco soprastante perché il rapporto di bilancio termico stesso dipende dalla zonizzazione e il calcolo
dei dati di ingresso è troppo laborioso (specialmente per determinare le aree degli elementi edilizi) da essere
svolto svariate volte oppure vano per vano.
Se una o più di queste condizioni non sono applicabili, l’edificio è suddiviso in zone
differenti in modo che in ciascuna zona si verifichino tutte le condizioni. È permessa
un’ulteriore partizione in zone più piccole.
Nota 4 Per esempio, ulteriori suddivisioni possono essere considerate appropriate in caso di diversa occupazione,
diverse sorgenti di calore interne o diversa illuminazione.
Le regole per suddividere l’edificio in zone termiche possono anche essere definite a
livello nazionale, per esempio per tenere in considerazione requisiti specifici della
legislazione edilizia nazionale o regionale e/o per tenere conto dell’applicazione.
A seconda dello scopo del calcolo, si può decidere a livello nazionale di fornire regole di
calcolo specifiche per ambienti che sono dominati da processi termici (per esempio, una
piscina interna, un vano occupato da computer/server oppure una cucina di un ristorante).
Nota 5 Per esempio, nel caso di un certificato energetico di un edificio e/o di un permesso edilizio, si può decidere di
ignorare il processo termico oppure di utilizzare un processo termico standard per certi processi (per esempio
nei negozi: i congelatori, l’illuminazione delle vetrine).
Nota 6 Per esempio, per garantire la riproducibilità nel caso di requisiti minimi di prestazione energetica; per garantire
il giusto bilancio tra accuratezza e costi in caso di analisi di un (vecchio) edificio esistente. Vedere anche
appendice H.
Nota 7 All’interno di una specifica zona dell’edificio può essere presente calore dissipato da o verso un sistema di
distribuzione di un impianto di riscaldamento o di raffrescamento che serve un’altra zona dell’edificio e che
attraversa la zona in esame.
Il procedimento di calcolo per il calcolo relativo ad una zona singola è fornita nel punto 6.3.3.1.

6.3.2.2 Criteri per il calcolo multi-zona senza accoppiamento termico tra zone
Se l’edificio è suddiviso in zone diverse, si può decidere a livello nazionale di permettere
il calcolo di ciascuna zona indipendentemente, utilizzando la procedura a zona singola
per ciascuna zona e assumendo adiabatici i confini tra le zone. Tale approccio è definito
calcolo multi-zona senza accoppiamento termico tra zone. La procedura di calcolo è
fornita nel punto 6.3.3.2.
Nota La decisione di ignorare l’accoppiamento termico tra zone può dipendere dallo scopo del calcolo e/o dalla
complessità dell’edificio e dei suoi impianti.

6.3.2.3 Criteri per il calcolo multi-zona con accoppiamento termico tra zone
Se né il calcolo relativo ad una zona singola né il calcolo multi-zona senza accoppiamento
termico tra zone si applicano, il calcolo deve essere effettuato come un calcolo multi-zona
con accoppiamento termico tra zone.
Al fine di rispettare la legislazione edilizia, si dovrebbe considerare che un calcolo
multi-zona con interazioni tra le zone
a) richiede notevolmente più dati di ingresso e spesso arbitrari (sulle proprietà di
trasmissione e sulla direzione ed entità del flusso d’aria), e
b) richiede conformità con le restrizioni della legislazione edilizia sulle regole di
suddivisione in zone (libertà di suddivisione interna, definizioni di zonizzazioni in
caso di usi combinati (per esempio, un ospedale generalmente comprende anche
una sezione uffici e una sezione ristorante).
Un’ulteriore complicazione, che si aggiunge alla complessità e all’arbitrarietà dei dati di
ingresso e della modellazione, può consistere nella partecipazione di impianti di
riscaldamento, raffrescamento e ventilazione differenti in zone differenti.
Le procedure di calcolo sono fornite nel punto 6.3.3.3.

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6.3.3 Calcolo della zona

6.3.3.1 Calcolo relativo ad una zona singola

6.3.3.1.1 Temperature di regolazione


Se si applica il calcolo relativo ad una zona singola, la temperatura di regolazione,
int,H,set, per il riscaldamento della zona dell’edificio è data dall’equazione (1):

A f,s int,s, H,set


s
int,H,set = -------------------------------------- (1)
A f,s
s

dove:
int,s,H,set è la temperatura di regolazione per il riscaldamento dell’ambiente s,
determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi;
Af,s è l’area di pavimento climatizzata dell’ambiente s, determinata in conformità al
punto 6.4, espressa in metri quadrati.
Se si applica il calcolo relativo ad una zona singola, la temperatura di regolazione,
int,C,set, per il raffrescamento della zona dell’edificio è data dall’equazione (2):

A f,s int,s, C,set


s
int,C,set = -------------------------------------- (2)
A f,s
s

dove:
int,s,C,set è la temperatura di regolazione per il raffrescamento dell’ambiente s,
determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi;
Af,s è l’area di pavimento climatizzata dell’ambiente s, determinata in conformità al
punto 6.4, espressa in metri quadrati.
La media è effettuata su dati medi stagionali o mensili oppure su dati orari, a seconda del
tipo di metodo e delle procedure corrispondenti indicate nel punto 13.

6.3.3.1.2 Altri dati d’ingresso


Se si applica il calcolo relativo ad una zona singola e la zona comprende ambienti a
differenti usi (differenti apporti termici interni, ore di illuminazione, ore di ventilazione,
portate di ventilazione, ecc.) devono essere utilizzati i valori medi, pesati sull’area, dei
parametri relativi agli usi dell’edificio, come avviene per la temperatura di regolazione.
La media è effettuata su dati medi stagionali o mensili oppure su dati orari, a seconda del
tipo di metodo e delle procedure corrispondenti indicate ai punti pertinenti.

6.3.3.2 Calcolo multi-zona, senza accoppiamento termico tra zone


Per un calcolo multi-zona senza accoppiamento termico tra zone (calcolo con zone non
accoppiate), non si tiene in considerazione alcun scambio termico per trasmissione
termica o per movimento d’aria tra le zone.
Il calcolo con zone non accoppiate è caratterizzato da una serie indipendente di calcoli
relativi ad una zona singola.
Per le zone che hanno in comune lo stesso impianto di riscaldamento e di raffrescamento,
il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento è la somma del
fabbisogno di energia termica calcolato per le singole zone (vedere punto 14).
Per le zone che non hanno in comune lo stesso impianto di riscaldamento e di
raffrescamento, il fabbisogno di energia dell’edificio è la somma del fabbisogno di energia
calcolato per le singole zone (vedere punto 14).

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6.3.3.3 Calcolo multi-zona, con accoppiamento termico tra zone


Per un calcolo multi-zona con accoppiamento termico tra zone (calcolo con zone
accoppiate), si prende in considerazione ogni scambio termico (per trasmissione termica
o per movimento d’aria).
Le procedure per un calcolo con zone accoppiate sono fornite nell’appendice B.
Nota Vedere punto 6.3.2.3 per questo tipo di calcolo. La procedura è utilizzata di solito solo per situazioni particolari.

6.4 Determinazione dell’area di pavimento climatizzata, A f


L’area di pavimento all’interno del contorno dell’edificio è l’area di pavimento climatizzata,
A f , dell’edificio (vedere punto 3.2). Il tipo di sistema dimensionale utilizzato per calcolare
A f (dimensioni interne, dimensioni esterne o dimensioni interne totali) può essere
determinato a livello nazionale, ma è necessario che sia specificato. Lo stesso si applica
ad eventuali parti dell’area di pavimento all’interno del contorno dell’edificio che fanno o
non fanno parte dell’area di pavimento climatizzata, A f .
Nota Parti dell’area di pavimento all’interno del contorno dell’edificio che, eventualmente, non fanno parte dell’area
di pavimento climatizzata, A f , sono rappresentate, per esempio, dalle aree di pavimento dove l’ambiente ha
un’altezza inferiore ad un’altezza specificata, e dall’area di pareti portanti. Parti dell’area di pavimento
all’interno del contorno dell’edificio che, eventualmente, fanno parte dell’area di pavimento climatizzata, A f ,
sono rappresentate, per esempio, dalle aree delle pareti non portanti.
Se applicabile, l’area di pavimento climatizzata di una zona dell’edificio è determinata
analogamente per ciascuna zona di calcolo dell’edificio. La somma delle aree di pavimento
di tutte le zone deve essere uguale all’area di pavimento climatizzata dell’edificio.
Se necessario, l’area di pavimento climatizzata di un ambiente nella zona dell’edificio è
determinata analogamente per ciascun ambiente nella zona dell’edificio. La somma delle
aree di pavimento climatizzate di tutti gli ambienti nella zona dell’edificio deve essere
uguale all’area di pavimento climatizzata della zona dell’edificio.

7 FABBISOGNO DI ENERGIA TERMICA DELL’EDIFICIO PER IL RISCALDAMENTO E IL


RAFFRESCAMENTO AMBIENTE

7.1 Procedimento di calcolo


Il procedimento di calcolo dipende dal tipo di metodo di calcolo, ma le assunzioni (sulle
condizioni ambientali, sul comportamento dell’utenza e sulle regolazioni) e i dati fisici
fondamentali devono essere gli stessi per ciascuno dei tipi di metodi di calcolo (metodo
stagionale, mensile, orario semplificato e di simulazione dettagliata).
Ci sono tre passi per il calcolo:
1) calcolo del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento;
2) calcolo della durata della stagione per il funzionamento dei dispositivi dipendenti
dalla durata della stessa;
3) possibile ripetizione del calcolo dovuta all’interazione dell’edificio e dell’impianto, o
per altre ragioni informative o normative come specificato nel punto pertinente.
Vedere prospetto 3.
prospetto 3 Procedimento di calcolo del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento
ambiente per i differenti tipi di metodo

Tipo di metodo Calcolo del fabbisogno di energia termica Calcolo della durata della stagione per il Passi multipli
per il riscaldamento e il raffrescamento funzionamento dei dispositivi
Metodo stagionale o mensile 7.2.1 7.4 7.3
Metodo orario semplificato 7.2.2 7.4 7.3
Metodo di simulazione dettagliata 7.2.3 7.4 7.3

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Il procedimento di calcolo per ricavare il fabbisogno di energia termica per il


riscaldamento e il raffrescamento ambiente della zona dell’edificio è riassunta nell’elenco
seguente. Questa parte del procedimento descrive con maggior dettaglio i passi d) ed e)
del procedimento di calcolo principale presentata nel punto 5.2.
a) Calcolare le condizioni interne in conformità al punto 13, le condizioni climatiche in
conformità all’appendice F e gli altri dati d’ingresso di tipo ambientale pertinenti.
b) Calcolare le caratteristiche dello scambio termico per trasmissione, in conformità al
punto 8.
c) Calcolare le caratteristiche dello scambio termico per ventilazione, in conformità al
punto 9.
d) Calcolare gli apporti termici interni, in conformità al punto 10.
e) Calcolare gli apporti termici solari, in conformità al punto 11.
f) Calcolare i parametri dinamici, in conformità al punto 12.
Con il metodo mensile, la compresenza di riscaldamento e raffrescamento nello stesso
mese può essere individuata calcolando 12 mesi in modalità di riscaldamento e 12 mesi
in modalità di raffrescamento, ciascuno con i propri valori dei parametri (per esempio
ventilazione, recupero termico, ecc.).

7.2 Fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento


7.2.1 Metodi mensile e stagionale

7.2.1.1 Fabbisogno di energia termica per il riscaldamento


Per ciascuna zona dell’edificio e ciascun passo di calcolo (mese o stagione), il fabbisogno
di energia termica dell’edificio per il riscaldamento ambiente, QH,nd, in condizioni di
riscaldamento continuo, è calcolato come indicato dall’equazione (3):
QH,nd QH,nd,cont QH,ht H,gn QH,gn (3)
dove (per ciascuna zona dell’edificio e per ciascun mese o stagione):
QH,nd,cont è il fabbisogno di energia termica dell’edificio per riscaldamento continuo,
assunto maggiore o uguale a 0, espresso in megajoule;
QH,ht è lo scambio termico totale nella modalità di riscaldamento, determinato in
conformità al punto 7.2.1.3, espresso in megajoule;
QH,gn indica gli apporti termici totali nella modalità di riscaldamento, determinati in
conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
H,gn è il fattore adimensionale di utilizzazione degli apporti, determinato in
conformità al punto 12.2.1.
Per ciascuna zona dell’edificio e ciascun passo di calcolo (mese o stagione), il fabbisogno
di energia termica dell’edificio per il riscaldamento ambiente, QH,nd, in condizioni di
riscaldamento intermittente, se si applicano le condizioni di cui al punto 13.1, è dato
dall’equazione (4):
QH,nd QH,nd,interm (4)
dove:
QH,nd,interm è determinato in conformità al punto 13.2.2.
Nelle situazioni caratterizzate da un lungo periodo di non occupazione, QH,nd è
determinato con la correzione in conformità al punto 13.2.4.
Il fabbisogno di energia termica latente per l’umidificazione non è incluso in questo
calcolo.
Nota 1 Il fattore di utilizzazione degli apporti, H,gn, è descritto nel punto 5.4.2. È funzione principalmente del rapporto
di bilancio termico e dell’inerzia termica dell’edificio, come illustrato nella figura 5.
Il passo di calcolo per il metodo stagionale deve essere la durata fissata della stagione di
riscaldamento, come descritto nel punto 7.2.1.4. Per il metodo mensile, il passo di calcolo
è 1 mese.
Nota 2 Il punto I.3 fornisce un metodo per determinare la durata fissata della stagione per il metodo stagionale.

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7.2.1.2 Fabbisogno di energia termica per il raffrescamento


Per ciascuna zona dell’edificio e ciascun passo di calcolo (mese o stagione), il fabbisogno
di energia termica per il raffrescamento ambiente, QC,nd, in condizioni di raffrescamento
continuo, è calcolato in conformità all’equazione (5):
QC,nd QC,nd,cont QC,gn C,ls QC,ht (5)
dove (per ciascuna zona dell’edificio e per ciascun mese o stagione):
QC,nd,cont è il fabbisogno di energia termica dell’edificio per raffrescamento continuo,
assunto maggiore o uguale a 0, espresso in megajoule;
QC,ht è lo scambio termico totale nella modalità di raffrescamento, determinato in
conformità al punto 7.2.1.3, espresso in megajoule;
QC,gn indica gli apporti termici totali nella modalità di raffrescamento, determinati in
conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
C,ls è il fattore adimensionale di utilizzazione delle dispersioni termiche,
determinato in conformità al punto 12.2.1.
Per ciascuna zona dell’edificio e ciascun passo di calcolo (mese o stagione), il fabbisogno
di energia termica dell’edificio per il raffrescamento ambiente, QC,nd, in condizioni di
raffrescamento intermittente, se si applicano le condizioni di cui al punto 13.1, è dato
dall’equazione (6):
QC,nd QC,nd,interm (6)
dove:
QC,nd,interm è determinato in conformità al punto 13.2.2.
Nelle situazioni caratterizzate da un lungo periodo di non occupazione, QC,nd è
determinato con la correzione in conformità al punto 13.2.4.
Il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento latente (deumidificazione) non è
incluso in questo calcolo.
Nota 1 Il principio del fattore di utilizzazione delle dispersioni, C,ls, è descritto nel punto 5.4.2 [raffrescamento,
metodo a)]. È funzione principalmente del rapporto di bilancio termico e dell’inerzia termica dell’edificio, come
illustrato nella figura 6. Un valore negativo di QC,ht è ammesso: in questo caso il fattore di utilizzazione vale 1
e, conseguentemente, le dispersioni negative sono aggiunte come apporti.
Il passo di calcolo per il metodo stagionale deve essere la durata fissata della stagione di
raffrescamento, come descritto nel punto 7.2.1.4. Per il metodo mensile, il passo di
calcolo è 1 mese.
Nota 2 Il punto I.3 fornisce un metodo per determinare la durata fissata della stagione per il metodo stagionale.

7.2.1.3 Scambio termico totale e apporti termici


Per ciascuna zona dell’edificio e ciascun passo di calcolo (mese o stagione), lo scambio
termico totale, Qht, è dato dall’equazione (7):
Qht Qtr Qve (7)
dove (per ciascuna zona dell’edificio e per ciascun passo di calcolo):
Qtr è lo scambio termico totale per trasmissione, determinato in conformità al punto 8,
espresso in megajoule;
Qve è lo scambio termico totale per ventilazione, determinato in conformità al punto 9,
espresso in megajoule.
Gli apporti termici totali, Qgn, della zona dell’edificio per un dato passo di calcolo, sono
calcolati utilizzando l’equazione (8):
Qgn Qint Qsol (8)
dove (per ciascuna zona dell’edificio e per ciascun passo di calcolo):
Qint è la somma degli apporti termici interni su un dato periodo, determinati in conformità
al punto 10, espressi in megajoule;
Qsol è la somma degli apporti termici solari su un dato periodo, determinati in conformità
al punto 11, espressi in megajoule.

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7.2.1.4 Metodo stagionale - durata fissata della stagione di riscaldamento e di raffrescamento per il calcolo
del bilancio termico
La durata fissata della stagione di riscaldamento è necessaria per il calcolo dello scambio
termico totale e degli apporti termici totali durante la stagione di riscaldamento. La durata
fissata è direttamente collegata ai parametri che determinano i valori del fattore di
utilizzazione degli apporti (vedere punto 12.2.1).
La durata può essere determinata a livello nazionale. L’appendice I contiene un metodo
che può essere utilizzato per determinare la durata fissata della stagione di riscaldamento
e di raffrescamento per il metodo stagionale.

7.2.2 Metodo orario semplificato


7.2.2.1 Principio
Il modello è una semplificazione di una simulazione dinamica, con le seguenti intenzioni:
- stesso livello di trasparenza, riproducibilità e robustezza del metodo mensile:
- chiaramente specificato, serie di equazioni limitata, possibile tracciabilità del
processo di calcolo;
- riduzione dei dati di ingresso quanto più possibile;
- procedimenti di calcolo non ambigue;
- con il principale vantaggio sul metodo mensile perché gli intervalli di tempo orari
permettono l’ingresso diretto di profili orari.
Nota 1 I vantaggi e gli svantaggi del metodo orario semplificato rispetto al metodo mensile sono descritti più in
dettaglio nell’appendice H e nel riferimento bibliografico [24].
In aggiunta, il modello:
- permette nuovi sviluppi semplicemente applicando in modo diretto il comportamento
fisico che deve essere implementato;
- mantiene un adeguato livello di accuratezza, specialmente per edifici con vani
climatizzati dove il comportamento termico dinamico del vano è di grande importanza.
Il modello utilizzato si basa su un modello resistivo-capacitivo equivalente (R-C). Questo
utilizza un intervallo di tempo orario e tutti i dati di ingresso dell’edificio e dell’impianto
possono essere modificati per ciascuna ora utilizzando schemi di programmi (in generale
su base settimanale).
Il modello realizza una distinzione tra la temperatura dell’aria interna e la temperatura
media delle superfici (che si affacciano sulla zona dell’edificio) interne (temperatura
media radiante). Ciò permette in linea di principio il suo utilizzo per verifiche sul comfort
termico ed aumenta l’accuratezza nel tenere in considerazione le parti radiative e
convettive degli apporti termici interni, solari e dell’illuminazione, sebbene i risultati del
metodo semplificato a livello orario non siano affidabili.
Il metodo di calcolo si basa su semplificazioni dello scambio termico tra l’ambiente interno
ed esterno, come illustrato nella figura 3.
Il fabbisogno per il riscaldamento e/o il raffrescamento è determinato calcolando per ogni
ora la potenza necessaria per il riscaldamento o il raffrescamento, HC,nd (positiva per il
riscaldamento e negativa per il raffrescamento), che occorre fornire, o estrarre, dal nodo
corrispondente all’aria interna, air, per mantenere una data temperatura di regolazione
minima o massima. La temperatura di regolazione è una media pesata tra la temperatura
dell’aria e la temperatura media radiante. Il fattore di peso di default per ciascuna è 0,5.
Lo scambio termico per ventilazione, Hve, è direttamente connesso al nodo corrispondente
alla temperatura dell’aria, air, e al nodo che rappresenta la temperatura dell’aria immessa,
sup. Lo scambio termico per trasmissione è scorporato nella parte finestrata, Htr,w,
considerata di massa termica pari a zero, e nella restante parte, Htr,op, contenente la massa
termica che è a sua volta scorporata in due parti: Htr,em e Htr,ms. Gli apporti termici solari ed
interni sono distribuiti sul nodo dell’aria, air, sul nodo centrale, s (una combinazione di air
e della temperatura media radiante r,mn) e sul nodo che rappresenta la massa della zona
dell’edificio, m. La massa termica è rappresentata da una singola capacità termica, Cm,
localizzata tra Htr,ms e Htr,em. Una conduttanza di accoppiamento è definita tra il nodo
dell’aria interna ed il nodo centrale. Il flusso termico dovuto a sorgenti interne di calore, int,
e il flusso termico dovuto a sorgenti termiche solari, sol, sono suddivisi tra i tre nodi.

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Nota 2 La "parte finestrata" è qui un termine generico. Esso comprende anche le porte e tutti gli elementi vetrati
dell’involucro edilizio, ma nessun componente opaco isolato.
I fabbisogni orari di energia termica per il riscaldamento e/o il raffrescamento, QHC,nd,
espressi in megajoule, sono ottenuti moltiplicando HC,nd, espresso in watt, per 0,036.
Analogamente, gli apporti termici interni e solari, Qint e Qsol, espressi in megajoule, sono
ottenuti moltiplicando rispettivamente int e sol, espressi in watt, per 0,036.
figura 3 Modello a cinque resistenze e una capacità (5R1C)

7.2.2.2 Variabili principali


Le variabili principali del modello sono le seguenti:
- i coefficienti di trasmissione termica, Htr,w, di porte, finestre, facciate continue e pareti
vetrate, e Htr,op, di elementi edilizi opachi ricavati nel punto 8.3 e scorporati in Htr,em
e Htr,ms in conformità al punto 12.2.2;
- le caratteristiche di ventilazione, Hve e sup, ricavati nel punto 9.3;
- la conduttanza di accoppiamento, Htr,is;
- la capacità termica interna, Cm, è ricavata nel punto 12.3.1, espressa in joule per kelvin.
La conduttanza di accoppiamento, Htr,is, espressa in watt per kelvin, tra il nodo dell’aria,
air, ed il nodo della superficie, s, è data dall’equazione (9):
Htr,is his Atot (9)
dove:
his è il coefficiente di scambio termico tra il nodo dell’aria, air, e il nodo della superficie,
2
s, con un valore fissato di his = 3,45 W/(m K);
Atot è l’area di tutte le superfici che si affacciano sulla zona dell’edificio, uguale a at Af,
espressa in metri quadrati;
Af è l’area di pavimento climatizzata, in conformità al punto 6.4, espressa in metri
quadrati;
at è il rapporto adimensionale tra l’area delle superfici interne e l’area di pavimento; at
può essere assunto uguale a 4,5.

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Per una data ora, tutti i valori sono noti eccetto HC,nd, che è necessario calcolare.
I dettagli completi sono forniti nei punti pertinenti. L’insieme completo delle equazioni è
fornito nell’appendice C.
Il fabbisogno mensile di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento è ottenuto
sommando il fabbisogno orario di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento,
come descritto nel punto 14.1.

7.2.2.3 Calcolo dei flussi termici da sorgenti di calore interne e solari


Come illustrato nel punto C.2, i flussi termici da sorgenti di calore interne e solari sono
suddivisi tra il nodo dell’aria, air, e i nodi interni, int, m come indicato dalle equazioni
(C.1), (C.2) e (C.3).
Il flusso termico da sorgenti di calore interne int si ricava al punto 10.2 ed il flusso termico
da sorgenti di calore solari sol si ricava al punto 11.2.
At si ricava al punto 7.2.2.2 e Am si ricava al punto 12.2.2.

7.2.3 Metodo di simulazione dettagliata


I metodi dinamici utilizzati per il calcolo del fabbisogno di energia termica per il
riscaldamento e il raffrescamento devono aver superato le prove di validazione in
conformità alle norme pertinenti che contengono le prove di validazione dei metodi di
simulazione dettagliata come specificato nell’appendice A.
In aggiunta, per gli aspetti non coperti dalle prove di validazione, in caso di confronto del
livello di prestazione energetica di edifici e/o per valutare il rispetto della legislazione
edilizia nazionale o regionale, si deve utilizzare la procedura prescritta o alla quale la
presente norma internazionale fa riferimento.
Di conseguenza, il calcolo deve essere effettuato secondo quanto segue:
- suddivisione in zone, vedere punto 6.3;
- caratteristiche dello scambio termico per trasmissione, vedere punto 8:
- caratteristiche dello scambio termico per ventilazione, vedere punto 9;
- apporti termici interni, vedere punto 10;
- apporti termici solari, vedere punto 11;
- parametri dinamici, vedere punto 12;
- condizioni interne, vedere punto 13.
Nota In particolare quando i risultati di calcolo sono utilizzati per valutare il rispetto della legislazione edilizia è
importante che gli strumenti di calcolo siano verificati dettagliatamente in conformità alle procedure generali, alle
condizioni al contorno e ai dati di ingresso. Se esiste un conflitto con le procedure della presente norma
internazionale, questo può portare a differenze nei risultati che non si rendono palesi e perciò portare a variabilità
dei risultati. Tali strumenti sono generalmente difficili da verificare. Gli aspetti pertinenti comprendono:
- scambio termico (dinamico) attraverso il terreno, inclusi i ponti termici;
- pavimenti e pareti interne non adiabatici;
- ponti termici lineari;
- flussi d’aria tra le zone dell’edificio;
- schermatura e riflessione solare di aggetti orizzontali, aggetti verticali e ostacoli esterni;
- proprietà solari angolari delle finestre;
- calcolo orario dell’infiltrazione d’aria.

7.3 Passi multipli per integrare o isolare le interazioni


7.3.1 Tipo di metodo e scopo
A causa delle interazioni tra edificio e impianto, tra zone e/o altre interazioni, si possono
richiedere passi multipli nel calcolo.
Se lo scopo è tenere in considerazione l’interazione, queste iterazioni sono effettuate, se
possibile, al più piccolo intervallo di tempo del calcolo, a seconda del tipo di metodo di
calcolo: ora, mese o stagione.
Se lo scopo è isolare l’effetto dell’interazione, queste iterazioni devono essere effettuate
su base mensile o stagionale.

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7.3.2 Considerare l’interazione tra edificio e impianti


Gli apporti termici (inclusi gli apporti negativi dai pozzi termici) comprendono le perdite di
energia termica dell’impianto di riscaldamento e di raffrescamento. Prima di poter
calcolare il calore disperso dall’impianto di riscaldamento e di raffrescamento, potrebbe
essere necessario calcolare per prima cosa i fabbisogni di energia termica per il
riscaldamento e il raffrescamento senza questi elementi negli apporti termici interni.
Con questa informazione, si può calcolare il calore disperso dall’impianto di
riscaldamento e di raffrescamento, seguito da un secondo e ultimo calcolo dei fabbisogni
di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento.
Nota 1 In linea di principio, potrebbe essere richiesta un’iterazione completa, ma un’iterazione completa di solito non
porta ad un miglioramento dell’accuratezza complessiva del risultato e un approccio a due passi è sufficiente.
Nota 2 Il risultato del primo passo permette anche di conoscere la prestazione dell’edificio senza l’influenza
dell’impianto di riscaldamento e di raffrescamento.
Di conseguenza, a seconda dell’applicazione e del tipo di edificio si può decidere a livello
nazionale di richiedere che il calcolo del fabbisogno di energia termica per il
riscaldamento e il raffrescamento sia effettuato in due o più passi: per prima cosa, un
calcolo senza il calore disperso dall’impianto di riscaldamento e di raffrescamento
(quando questo non può essere previsto senza conoscere i fabbisogni per il
riscaldamento e il raffrescamento), seguito da un calcolo o un’iterazione che includa il
calore dissipato dall’impianto di riscaldamento e di raffrescamento, basato sulle
informazioni derivanti dal primo calcolo.
Facoltativamente, altre fonti termiche interne (positive o negative) possono essere
soggette alla stessa procedura per quantificare (isolare) il loro effetto sui fabbisogni di
energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento.
Nota 3 Il risultato dipenderà dall’ordine in cui gli apporti termici interni sono aggiunti al calcolo. Inoltre, l’effetto sui
fabbisogni di energia termica può essere fuorviante; per esempio, gli apporti termici interni provenienti
dall’illuminazione porteranno ad una diminuzione del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento
(inverno) ed un aumento del fabbisogno di energia termica per il raffrescamento (estate). Tuttavia, in molti casi
è più pertinente provare ad impedire il raffrescamento estivo, per esempio mediante un investimento in un
sistema di raffrescamento gratuito o di ventilazione notturna e/o in dispositivi di schermatura solare aggiuntivi;
in quel caso l’impatto sul fabbisogno di energia termica per il raffrescamento è pari a zero, ma l’impatto sui
costi di investimento è significativo, sebbene tale indennizzo non si renda visibile.
Nel caso di calcolo a passo singolo, si può anche decidere a livello nazionale di applicare
un approccio semplificato. Un modo è correggere le perdite impiantistiche specifiche
direttamente a livello dell’impianto per considerare le perdite recuperate a livello
dell’edificio e ignorarle come dati di ingresso nel bilancio di energia dell’edificio. Un altro
modo è stimare le perdite recuperabili dell’impianto e includerle negli apporti termici
interni nella parte del calcolo relativa all’edificio.
Nota 4 La prima possibilità può portare ad errori significativi se l’effetto delle perdite recuperabili sul bilancio di
energia dell’edificio è rilevante o fortemente differente dalla situazione su cui si è basata la correzione.

7.3.3 Quantificare particolari strategie stagionali


Analogamente, a seconda dell’applicazione e del tipo di edificio, si può decidere a livello
nazionale di richiedere che il calcolo del fabbisogno di energia termica per il
raffrescamento sia effettuato in due o più passi: per prima cosa un calcolo senza
raffrescamento gratuito o raffrescamento notturno per ventilazione, seguito da un calcolo
con raffrescamento gratuito o raffrescamento notturno per ventilazione in quei periodi in
cui il primo calcolo indica che una di queste modalità o entrambe siano scelte perseguibili
per diminuire il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento.

7.3.4 Quantificare l’effetto di una regolazione imperfetta della temperatura


Si può anche decidere a livello nazionale di ripetere il calcolo con variazioni sui dati di
ingresso per quantificare gli effetti di una regolazione imperfetta della temperatura.

7.3.5 Considerare l’interazione tra zone


Nel caso di calcolo multi-zona con zone accoppiate termicamente in conformità al
punto 6.3.2.3, si richiede anche l’iterazione.

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7.3.6 Effettuare la scomposizione dei componenti


Facoltativamente, può anche essere pertinente ripetere il calcolo nella sua totalità, per
esempio escludendo in sequenza specifici elementi nel calcolo, per quantificare l’effetto di
specifici elementi sul risultato. In particolare:
- il fabbisogno di energia termica dell’edificio per il riscaldamento e il raffrescamento in
assenza di un’unità di recupero termico in un impianto di ventilazione meccanica;
questo offrirà un risultato più strettamente collegato alla prestazione dell’edificio
stesso, sebbene una completa separazione non sarà possibile, poiché l’edificio
conterrà comunque specifiche scelte progettuali connesse al recupero termico,
come un’elevata tenuta all’aria;
- l’effetto degli apporti di energia solare di tipo passivo, mediante la sostituzione delle
finestre (e di ogni serra solare o di altro dispositivo solare passivo) con una serie di
finestre di riferimento aventi un orientamento di riferimento (neutrale), una
dimensione e (facoltativamente) una trasmittanza termica di riferimento;
analogamente per le tecniche di raffrescamento passivo.
Nota Un’avvertenza: quando si considera un numero di misure alternative di risparmio energetico, l’ordine in cui le
misure sono consecutivamente aggiunte nel calcolo influenzerà l’effetto individuale calcolato di ciascuna misura.

7.4 Durata delle stagioni di riscaldamento e di raffrescamento per il funzionamento dei


dispositivi dipendenti dalla durata della stagione
7.4.1 Metodo mensile
7.4.1.1 Stagione di riscaldamento
In assenza di un metodo nazionale, la durata effettiva della stagione di riscaldamento per
determinare il numero di ore di funzionamento di certi dispositivi dipendenti dalla durata
della stessa (per esempio, pompe, ventilatori, pre-riscaldamento centralizzato; vedere il
punto 14.3) può essere determinata come segue.
La durata effettiva della stagione di riscaldamento, LH, espressa in numero di mesi, è
calcolata utilizzando l’equazione (10):

LH = m = 12 (10)
m = 1 f H,m

dove:
fH,m è la frazione del mese che fa parte della stagione di riscaldamento.
Determinare fH per ciascun mese secondo uno dei due metodi seguenti:
- metodo a: metodo semplificato, sulla base del rapporto tra i fabbisogni di energia
termica per il riscaldamento e il raffrescamento;
- metodo b: sulla base dei valori mensili del rapporto di bilancio termico per la modalità
di riscaldamento, H, determinato in conformità al punto 12.2.1.1.
Metodo a:
La frazione del mese che fa parte della stagione di riscaldamento, è calcolata utilizzando
l’equazione (11):
fH QH,nd / (QH,nd QC,nd QV,pre-heat QV,pre-cool) (11)
dove:
QH,nd è il fabbisogno mensile di energia termica per il riscaldamento, espresso in
megajoule, determinato in conformità al punto 7.2.1.1;
QC,nd è il fabbisogno mensile di energia termica per il raffrescamento, espresso in
megajoule, determinato in conformità al punto 7.2.1.2;
QV,pre-heat è il fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento dell’aria di ventilazione,
espresso in megajoule, determinato in conformità al punto 9.3.3.12;
QV,pre-cool è il fabbisogno di energia termica per il pre-raffrescamento dell’aria di
ventilazione, espresso in megajoule, determinato in conformità al punto 9.3.3.12.

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Metodo b:
Determinare per prima cosa il valore limite del rapporto adimensionale di bilancio termico
nella modalità di riscaldamento, H,lim, come indicato dall’equazione (12):
H,lim = a H + 1 /a H (12)
dove:
aH è un parametro numerico adimensionale dipendente dalla costante di tempo
dell’edificio, determinato in conformità al punto 12.2.1.1.
Nota Il valore per H,lim corrisponde al punto sulla curva ideale di utilizzazione degli apporti avente fattore di
utilizzazione degli apporti uguale al valore effettivo in corrispondenza di H = 1. Una curva più bassa (minore
utilizzazione, a H più basso) porta ad un limite più elevato; in una situazione ideale il limite è H,lim = 1: il fattore
di utilizzazione degli apporti = 1 e gli apporti termici mensili sono appena sufficienti per compensare le
dispersioni termiche mensili per trasmissione e lo scambio termico per ventilazione. Vedere figura 4.
figura 4 Illustrazione della procedura secondo il metodo b per determinare la durata effettiva della stagione di
riscaldamento (metodo mensile)
Legenda
1 Curva ideale (inerzia elevata)
2 Inerzia reale, vedere per esempio figura 5 (qui non pertinente)

E determinare per ciascun mese:


- il valore di H all’inizio del mese. Questo valore è calcolato semplicemente come il
valore medio di H tra il mese considerato e il mese precedente (il mese precedente
a gennaio è dicembre). Il valore di H alla fine del mese. Questo valore è calcolato
semplicemente come il valore medio di H tra il mese considerato e il mese
successivo (il mese successivo a dicembre è gennaio). Il più basso dei due valori è
chiamato H,1, il più alto è chiamato H,2. Valori negativi di H devono essere sostituiti
dal valore del mese più vicino avente valore positivo di H .
- Se H,2 H,lim l’intero mese fa parte del periodo di riscaldamento: f H = 1.
- Se H,1 H,lim l’intero mese è fuori dal periodo di riscaldamento: f H = 0.
- Altrimenti, una frazione del mese fa parte del periodo di riscaldamento:
- se H H,lim : fH = 0,5 ( H,lim - H,1)/( H - H,1);
- se H H,lim : fH = 0,5 + 0,5 ( H,lim - H)/( H,2 - H).

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7.4.1.2 Stagione di raffrescamento


In assenza di un metodo nazionale, la durata effettiva della stagione di raffrescamento per
determinare il numero di ore di funzionamento di certi dispositivi dipendenti dalla durata
della stessa (per esempio, pompe, ventilatori, pre-raffrescamento centralizzato; vedere
punto 14.3) può essere determinata come segue.
La durata effettiva della stagione di raffrescamento, LC, espressa in numero di mesi, è
calcolata utilizzando l’equazione (13):

LC = m = 12 (13)
m = 1 f C, m

dove:
fC,m è la frazione del mese m che fa parte della stagione di raffrescamento.
Determinare fC per ciascun mese secondo uno dei due metodi seguenti:
- metodo a: metodo semplificato, sulla base del rapporto tra i fabbisogni di energia
termica per il raffrescamento e il riscaldamento;
- metodo b: sulla base dei valori mensili del rapporto di bilancio termico per la modalità
di raffrescamento, C, determinato in conformità al punto 12.2.1.2.
Metodo a:
La frazione del mese che fa parte della stagione di raffrescamento, è calcolata utilizzando
l’equazione (14):
fC QC,nd/(QH,nd QC,nd) (14)
dove:
QH,nd è il fabbisogno mensile di energia termica per il riscaldamento, espresso in
megajoule, determinato in conformità al punto 7.2.1.1;
QC,nd è il fabbisogno mensile di energia termica per il raffrescamento, espresso in
megajoule, determinato in conformità al punto 7.2.1.2;
Metodo b:
Nota 1 La procedura è simile alla procedura in modalità di riscaldamento, ma con 1/ C al posto di H.
Determinare fC,m per ciascun mese come segue.
Determinare per prima cosa il valore limite del rapporto adimensionale di bilancio termico
nella modalità di raffrescamento, C,lim, utilizzando l’equazione (15):
1/ C lim = a C + 1 /a C (15)
dove:
aC è un parametro numerico adimensionale dipendente dalla costante di tempo
dell’edificio, determinato in conformità al punto 12.2.1.2.
Nota 2 Il valore per (1/ C)lim corrisponde al punto sulla curva ideale di utilizzazione delle dispersioni avente fattore di
utilizzazione delle dispersioni uguale al valore effettivo in corrispondenza di 1/ C = 1. Una curva più bassa
(minore utilizzazione, aC più basso) porta ad un limite più elevato; per la curva ideale il limite è (1/ C) = 1: il
fattore di utilizzazione delle dispersioni = 1 e le dispersioni termiche mensili per trasmissione e lo scambio
termico per ventilazione sono appena sufficienti per compensare gli apporti termici mensili.
E determinare per ciascun mese:
- il valore di 1/ C all’inizio e alla fine del mese, come il valore medio di 1/ C tra il mese
considerato e il mese precedente e come il valore medio di 1/ C tra il mese
considerato e il mese successivo (il mese precedente a gennaio è dicembre; il mese
successivo a dicembre è gennaio). Il più basso dei due valori è chiamato (1/ C)1, il
più alto è chiamato (1/ C)2. Valori negativi di 1/ C devono essere sostituiti dal valore
del mese più vicino avente valore positivo di 1/ C.
- se (1/ C)2 (1/ C)lim l’intero mese fa parte del periodo di raffrescamento: fC = 1.
- se (1/ C)1 (1/ C)lim l’intero mese è fuori dal periodo di raffrescamento: fC = 0.
- Altrimenti, una frazione del mese fa parte del periodo di raffrescamento:
- se (1/ C) (1/ C)lim : fC = 0,5 [(1/ C)lim - (1/ C)1]/ [(1/ C) - (1/ C)1];
- se (1/ C) (1/ C)lim : fC = 0,5 + 0,5 [(1/ C)lim - (1/ C)]/ [(1/ C)2 - (1/ C)].

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7.4.2 Metodo stagionale


La durata effettiva della stagione di riscaldamento e di raffrescamento dipende dal
rapporto di bilancio termico e dall’inerzia termica. Questa durata è necessaria per
conoscere il numero di ore di funzionamento di certi dispositivi dipendenti dalla durata
della stagione (per esempio, pompe, ventilatori).
Un metodo di calcolo per la determinazione della durata effettiva della stagione di
riscaldamento e di raffrescamento può essere determinato a livello nazionale. In assenza
di un metodo nazionale, la durata fissata della stagione di riscaldamento e di
raffrescamento (vedere appendice I.3) può essere utilizzata come numero conservativo.
7.4.3 Metodo orario semplificato
La durata della stagione di riscaldamento e di raffrescamento è necessaria per conoscere
il numero di ore di funzionamento di certi impianti che consumano energia ausiliaria (per
esempio, pompe, ventilatori).
Le durate delle stagioni di riscaldamento e di raffrescamento (numero di giorni oppure
ore) sono determinate attraverso una media del fabbisogno di riscaldamento e di
raffrescamento sulle quattro settimane precedenti. L’inizio e la fine delle stagioni di
riscaldamento e di raffrescamento si verificano in presenza di un valore di soglia di
1 W/m2 di area di pavimento.
La durata della stagione di raffrescamento può essere ridotta mediante un dispositivo
aggiuntivo (che consuma energia) come la ventilazione notturna di tipo meccanico o
naturale o il raffrescamento gratuito; conseguentemente, per il periodo di funzionamento
di tale dispositivo è necessario calcolare la durata della stagione di raffrescamento senza
tale dispositivo oppure contare le ore di funzionamento di tale dispositivo.

8 SCAMBIO TERMICO PER TRASMISSIONE


8.1 Procedura di calcolo
La procedura di calcolo dipende dal tipo di metodo di calcolo, ma le assunzioni (sulle
condizioni ambientali, sul comportamento dell’utenza e sulle regolazioni) e i dati fisici
fondamentali devono essere gli stessi per ciascun tipo di metodo di calcolo (metodo
stagionale, mensile, orario semplificato e di simulazione dettagliata). Vedere prospetto 4.
prospetto 4 Procedura di calcolo dello scambio termico per trasmissione termica per i differenti tipi di metodi

Tipo di metodo Scambio termico totale Coefficienti di scambio termico Dati di ingresso e condizioni
per trasmissione per trasmissione al contorno
Metodo stagionale o mensile 8.2 8.3 8.4
Metodo orario semplificato Non applicabile 8.3 8.4
a) a)
Metodo di simulazione dettagliata Non applicabile Non applicabile 8.4
a) Si deve dimostrare la conformità alle proprietà stazionarie.

8.2 Scambio termico totale per trasmissione per zona dell’edificio


Per il metodo mensile e stagionale, lo scambio termico totale per trasmissione, Qtr,
espresso in megajoule, è calcolato per ciascun mese o stagione e per ciascuna zona, z,
come indicato dall’equazione (16):
per il riscaldamento: Qtr Htr,adj( int,set,H e)t (16)
per il raffrescamento: Qtr Htr,adj( int,set,C e)t

dove (per ciascuna zona dell’edificio, z, e per ciascun passo di calcolo):


Htr,adj è il coefficiente globale di scambio termico per trasmissione della zona, corretto
per la differenza di temperatura interna-esterna (se applicabile), determinato in
conformità al punto 8.3, espresso in watt per kelvin;
int,set,H è la temperatura di regolazione per il riscaldamento della zona dell’edificio,
determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi;
int,set,C è la temperatura di regolazione per il raffrescamento della zona dell’edificio,
determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi;

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e è la temperatura dell’ambiente esterno, determinata in conformità all’appendice


F, espressa in gradi centigradi;
t è la durata del passo di calcolo, determinata in conformità all’appendice F,
espressa in megasecondi.
Nota Lo scambio termico o parte dello scambio termico può avere segno negativo durante un dato periodo.

8.3 Coefficienti di scambio termico per trasmissione

8.3.1 Generalità
Il valore del coefficiente globale di scambio termico per trasmissione, Htr,adj, espresso in
watt per kelvin, deve essere calcolato in conformità alla ISO 13789, utilizzando la
seguente equazione:
Htr,adj = HD Hg HU HA (17)
dove:
HD è il coefficiente di scambio termico diretto per trasmissione verso l’ambiente esterno,
espresso in watt per kelvin;
Hg è il coefficiente di scambio termico stazionario per trasmissione verso il terreno,
espresso in watt per kelvin;
HU è il coefficiente di scambio termico per trasmissione attraverso gli ambienti non
climatizzati, espresso in watt per kelvin;
HA è il coefficiente di scambio termico per trasmissione verso edifici adiacenti, espresso
in watt per kelvin.
In generale, Hx, che rappresenta HD, Hg, HU, o HA, è costituito da tre termini (vedere
ISO 13789):
Hx = btr,x [ i A i Ui k lk k j j] (18)
dove:
Ai è l’area dell’elemento i dell’involucro edilizio, in metri quadrati;
Ui è la trasmittanza termica dell’elemento i dell’involucro edilizio, espresso in watt al
metro quadrato kelvin;
lk è la lunghezza del ponte termico lineare k, espresso in metri;
k è la trasmittanza termica lineare del ponte termico k, espressa in watt al metro
kelvin;
j è la trasmittanza termica puntuale del ponte termico puntuale j, espressa in watt per
kelvin;
btr,x è il fattore di correzione, con valore btr,x 1 se la temperatura dall’altro lato dell’elemento
costruttivo non è uguale a quella dell’ambiente esterno, come nel caso di una partizione
verso ambienti adiacenti climatizzati o non climatizzati oppure nel caso di un piano
terreno; il valore deve essere determinato in conformità al punto 8.3.2;
Nota Il fattore di correzione, b, corregge il coefficiente al posto della differenza di temperatura.
e dove la sommatoria è estesa a tutti i componenti edilizi che separano l’ambiente interno
dall’ambiente posto dall’altro lato della costruzione (esterno, terreno, ambiente non
climatizzato o ambiente climatizzato adiacente).
Nel caso di più di un tipo di piano terreno, o più di un ambiente adiacente non climatizzato
o climatizzato, si sommano i valori dei coefficienti di scambio termico per trasmissione,
utilizzando per ciascun elemento il valore corrispondente del fattore di correzione, btr,x.
Nel caso di zone accoppiate termicamente, calcolate in conformità al punto 6.3.3.3, il
coefficiente di trasmissione termica della partizione tra le zone è calcolato separatamente,
come descritto, per esempio, nel punto 10.2.1 e nel punto 11.2.1.
Nell’applicare la ISO 13789, si devono seguire le procedure specifiche di cui al punto 8.3.2.

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8.3.2 Procedure specifiche


8.3.2.1 Trasmissione termica attraverso finestre e porte o facciate continue
8.3.2.1.1 Generalità
I valori del coefficiente di trasmissione termica, Htr,k, di finestre e porte o facciate continue
sono determinati in conformità alla pertinente norma sulla trasmissione termica di finestre
e porte o facciate continue come specificato nell’appendice A.
Per ciascuna finestra, la frazione di area del telaio deve essere determinata in conformità
alla ISO 10077-1.
In alternativa, si può decidere a livello nazionale di utilizzare una frazione fissata dell’area
del telaio per tutte le finestre dell’edificio.
Nota Per esempio, nel caso di climi dominati dal riscaldamento, utilizzare 0,20 o 0,30, che determinano il più elevato
valore di U della finestra (vedere punto 8.3.1), oppure un valore fissato a 0,30. Per i climi dominati dal
raffrescamento utilizzare un valore fissato a 0,20.

8.3.2.1.2 Metodo orario semplificato


Per il metodo orario semplificato occorre fare una distinzione tra la trasmissione
attraverso gli elementi edilizi leggeri (finestre, porte, facciate continue, altri elementi
vetrati), e attraverso gli elementi edilizi pesanti.

8.3.2.2 Effetto dell’isolamento notturno


8.3.2.2.1 Metodo stagionale o mensile
Quando sono presenti chiusure oscuranti, i valori del coefficiente di trasmissione termica,
Htr,k, della finestra indicata dall’elemento k, possono essere ridotti applicando la seguente
trasmittanza termica ridotta della finestra e della chiusura oscurante, Uw,corr, espressa in
watt al metro quadrato kelvin, come indicato dall’equazione (19):
Uw,corr = Uw+shut fshut+ Uw(1 - fshut) (19)
dove:
Uw+shut è la trasmittanza termica della finestra e della chiusura oscurante insieme,
espressa in watt per metro quadrato kelvin;
fshut è la frazione adimensionale della differenza cumulata di temperatura per il
periodo con chiusura oscurante chiusa;
Uw è la trasmittanza termica della finestra senza chiusura oscurante, espressa in
watt su metro quadrato kelvin.
Nota Un esempio del calcolo di fshut è fornito nell’appendice G.

8.3.2.2.2 Metodo orario semplificato


Per il metodo orario semplificato il valore appropriato di U è scelto su base oraria.

8.3.2.3 Trasmissione termica verso il terreno


La differenza di temperatura appropriata, rispetto alla trasmissione termica verso
l’ambiente esterno, dovuta all’elevata inerzia del terreno (ciclo annuale), è tenuta in
considerazione nella ISO 13789 mediante un fattore di correzione, btr,x, che corregge il
coefficiente di scambio termico invece della differenza di temperatura.
Il valore del fattore di correzione, btr,x, è differente per ogni mese. Questo si applica anche
al metodo orario semplificato.
Alternativamente, si può decidere a livello nazionale di ammettere valori stagionali del
fattore di correzione, btr,x, che sono differenti per il periodo di riscaldamento e per il
periodo di raffrescamento.
Nota 1 In questo contesto la ISO 13789 richiede, come dato di ingresso, il valore di regolazione della temperatura
interna rispettivamente per il riscaldamento, int,set,H, e per il raffrescamento, int,set,C.
Nota 2 Esiste una variazione mensile del coefficiente di trasmissione termica verso il terreno perché esso include una
correzione per il flusso termico periodico attraverso il terreno (ciclo annuale). Vedere ISO 13370:2007,
punto A.7.

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8.3.2.4 Trasmissione termica verso l’ambiente non climatizzato adiacente


La differenza di temperatura ridotta, rispetto alla trasmissione termica verso l’ambiente
esterno, è tenuta in considerazione nella ISO 13789 mediante un fattore di correzione,
btr,x, che riduce il coefficiente di scambio termico invece della differenza di temperatura.
Valori di default del fattore di correzione, btr,x, possono essere definiti a livello nazionale,
a seconda del tipo di edificio e/o applicazione.
Nota Valori di default nazionali possono, per esempio, essere definiti in caso di valutazione di edifici esistenti vecchi,
se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione
alla convenienza economica del reperimento stesso.

8.3.2.5 Trasmissione termica verso la serra solare adiacente


Per la trasmissione termica si segue la stessa procedura della ISO 13789 come per un
ambiente non climatizzato adiacente.
Tuttavia, se si applica la procedura semplificata indicata al punto E.2.4, il fattore di
correzione, btr,x, include l’effetto combinato della trasmissione termica e della radiazione
solare, che è in linea con la procedura generale fornita nell’appendice A della
ISO 13789:2007.
Nota 1 Diversamente, l’effetto della radiazione solare sulla temperatura della serra solare adiacente è tenuto in
considerazione come parte del calcolo degli apporti termici solari (punto 11; vedere anche punto E.2.3)
Nota 2 Il punto E.2.4 fornisce le condizioni e le specificazioni per le procedure semplificate.

8.3.2.6 Trasmissione termica verso edifici adiacenti


La differenza di temperatura appropriata, rispetto alla trasmissione termica verso
l’ambiente esterno, è tenuta in considerazione nella ISO 13789 mediante un fattore di
correzione, btr,x, che corregge il coefficiente di scambio termico invece della differenza di
temperatura.
Nota 1 Vedere anche ISO 13789 per l’inclusione di questo elemento. In questo contesto, la ISO 13789 richiede, come
dato di ingresso, il valore di regolazione della temperatura interna rispettivamente per il riscaldamento,
int,set,H, e per il raffrescamento, int,set,C.
Si può determinare a livello nazionale se, a seconda dello scopo del calcolo, questo
elemento possa o debba essere ignorato nella trasmissione termica.
Nota 2 Per esempio, a causa delle restrizioni legali che vietano che le caratteristiche di altri edifici (che possono
essere soggette a cambiamenti nel corso del tempo) abbiano un’influenza sul rispetto del livello di prestazione
energetica minimo richiesto legalmente.

8.3.2.7 Calcolo multi-zona con zone non accoppiate o zone accoppiate


Per calcolo multi-zona con zone non accoppiate termicamente, la trasmissione termica
verso altre zone climatizzate non è applicabile.
Per calcolo multi-zona con zone accoppiate termicamente, la trasmissione termica verso
la(e) zona(e) climatizzata(e) adiacente(i) è calcolata utilizzando per la temperatura, e,k, il
valore della temperatura della zona adiacente k, determinato in conformità all’appendice B.
Nota In questa situazione la differenza di temperatura adattata, rispetto alla trasmissione termica verso l’ambiente
esterno, non è tenuta in considerazione mediante un fattore di correzione b, ma si utilizza direttamente la
differenza di temperatura adattata.

8.3.2.8 Ponti termici


Lo scambio termico per trasmissione comprende la dispersione termica per trasmissione
correlata all’area e i ponti termici lineari e puntuali. La trasmissione termica attraverso i
ponti termici è tenuta in considerazione nella ISO 13789 come parte di Htr.

8.3.2.9 Modalità di riscaldamento e di raffrescamento


Nel caso di proprietà differenti nelle modalità di riscaldamento e di raffrescamento, si
devono utilizzare valori separati di Htr per ciascuna modalità. Questo si applica, per
esempio, nel caso di finestre con chiusure oscuranti mobili aventi differenti modalità di
funzionamento in estate e in inverno, nel caso di scambio termico attraverso il pavimento
su terreno e di scambio termico verso un serra solare adiacente.

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8.3.2.10 Elementi particolari


Vedere punto 8.4.2. per dettagli specifici sugli elementi particolari.

8.4 Dati di ingresso e condizioni al contorno

8.4.1 Principi generali

8.4.1.1 Metodi stagionale, mensile e orario semplificato


Ad eccezione di casi specifici (vedere sotto), le caratteristiche fisiche che sono richieste
come dati d’ingresso sono già ricavate poiché facenti parte della procedura di cui al
punto 8.3.

8.4.1.2 Metodi di simulazione dettagliata


Per i metodi di simulazione dinamica dettagliata, i dati di ingresso sugli elementi di
trasmissione termica sono generalmente più dettagliati rispetto ai metodi stagionale,
mensile o orario semplificato. Tuttavia, i dati fisici fondamentali e le assunzioni (sulle
condizioni ambientali pertinenti, sul comportamento dell’utenza e sulle regolazioni)
devono essere in conformità al punto 8.3. Conseguentemente, si deve verificare che i
valori mensili dello scambio termico globale per trasmissione utilizzati nel metodo di
simulazione dinamica siano gli stessi dello scambio termico globale per trasmissione
degli altri metodi che sono determinati sulla base del punto 8.3.
Quanto a questo, una particolare attenzione è richiesta per:
- i ponti termici: si devono tenere in considerazione gli stessi effetti dei ponti termici
descritti per gli altri metodi nel punto 8.3;
- il coefficiente di trasmissione termica verso il terreno: si deve applicare la procedura
fornita nella ISO 13370:2007, appendice D, per calcolare lo scambio termico
dinamico per trasmissione attraverso il pavimento su terreno. Il calcolo riguarda uno
strato virtuale al sotto della struttura del pavimento ed una temperatura (variabile
mensilmente) al di sotto di quello strato virtuale come condizione al contorno.

8.4.1.3 Tutti i metodi


Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, possono essere utilizzati metodi o dati d’ingresso semplificati.
Specificazioni sulle condizioni per ammettere questo metodo o questi dati semplificati
possono essere stabilite a livello nazionale, a seconda dello scopo del calcolo. In quel
caso l’utente deve riportare il metodo o il dato d’ingresso che è stato utilizzato e le fonti da
cui è stato tratto. Esempi sono forniti nell’appendice G.

8.4.2 Elementi particolari


Occorrono metodi specifici per calcolare l’influenza di elementi particolari.
- Pareti solari ventilate: vedere appendice E.
- Altri elementi d’involucro ventilati: vedere appendice E.
- Sorgenti di calore interne con un flusso termico che è funzione predominante della
temperatura interna: se una sorgente termica di ampiezza potenzialmente
significativa è funzione predominate della temperatura interna, per esempio una
sorgente a temperatura vicina a quella interna (come un recipiente d’acqua
mantenuto ad una temperatura specificata), la quantità di calore trasferita è
fortemente dipendente dalla differenza di temperatura tra la sorgente e l’ambiente
interno. In quel caso, la sorgente non si deve aggiungere agli apporti termici interni,
ma è lo scambio termico che deve essere aggiunto allo scambio termico per
trasmissione, determinato al presente punto. La temperatura, e,k, è il valore della
temperatura della sorgente, e il valore del coefficiente di trasmissione termica, Htr,k
dell’elemento è il prodotto dell’area esposta della sorgente, in metri quadrati, e il
coefficiente di scambio termico, in watt al metro quadrato kelvin.

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9 SCAMBIO TERMICO PER VENTILAZIONE


9.1 Procedura di calcolo
La procedura di calcolo dipende dal tipo di metodo di calcolo, ma le assunzioni (sulle
condizioni ambientali, sul comportamento dell’utenza e sulle regolazioni) e i dati fisici
fondamentali devono essere gli stessi per ciascun tipo di metodo di calcolo (metodo
stagionale, mensile, orario semplificato e di simulazione dettagliata). Vedere prospetto 5.
prospetto 5 Procedura di calcolo dello scambio termico per ventilazione per i differenti tipi di metodi

Tipo di metodo Scambio termico totale per Coefficienti di scambio termico per Dati di ingresso e condizioni al
ventilazione ventilazione contorno
Metodo stagionale o mensile 9.2 9.3 9.4
Metodo orario semplificato Non applicabile 9.3 9.4
a) a)
Metodo di simulazione dettagliata Non applicabile Non applicabile 9.4
a) Si deve dimostrare la conformità alle proprietà stazionarie.

9.2 Scambio termico totale per ventilazione per zona dell’edificio - Metodo stagionale o mensile
Per il metodo mensile e stagionale, lo scambio termico totale per ventilazione, Qve,
espresso in megajoule, è calcolato per ciascun mese o stagione e per ciascuna zona, z,
come indicato dall’equazione (20):
per il riscaldamento: Qve Hve,adj( int,set,H,z e) t (20)
per il raffrescamento: Qve Hve,adj( int,set,C,z e) t

dove (per ciascuna zona dell’edificio, z, e per ciascun passo di calcolo):


Hve,adj è il coefficiente globale di scambio termico per ventilazione, corretto per la
differenza di temperatura interna-esterna (se applicabile), determinato in
conformità al punto 9.3, espresso in watt su kelvin;
int,set,H è la temperatura di regolazione per il riscaldamento della zona dell’edificio,
determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi,
int,set,C è la temperatura di regolazione per il raffrescamento della zona dell’edificio,
determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi,
e è la temperatura dell’ambiente esterno, determinata in conformità all’appendice
F, espressa in gradi centigradi;
t è la durata del passo di calcolo, determinata in conformità all’appendice F,
espressa in megasecondi.
Nota Lo scambio termico o parte dello scambio termico può avere segno negativo durante un dato periodo, nel qual
caso il calore è aggiunto all’edificio (zona).

9.3 Coefficienti di scambio termico per ventilazione


9.3.1 Generalità
Il valore del coefficiente globale di scambio termico per ventilazione, Hve,adj, espresso in
watt su kelvin, è calcolato come indicato dall’equazione (21):
Hve,adj a ca ( k bve,k qve,k,mn) (21)
dove:
a ca è la capacità termica volumica dell’aria, espressa in joule al metro cubo kelvin =
1 200 J/(m3 K);
qve,k,mn è la portata d’aria mediata sul tempo del flusso d’aria k, espressa in metri cubi al
secondo;
bve,k è il fattore di correzione della temperatura per il flusso d’aria k, con valore
bve,k 1 se la temperatura dell’aria immessa, sup,k, non è uguale alla
temperatura dell’ambiente esterno, come nel caso di pre-riscaldamento,
pre-raffrescamento o recupero termico; il valore deve essere determinato in
conformità al punto 9.3.3;
Nota 1 Il fattore di correzione della temperatura, b, corregge il coefficiente invece della differenza di
temperatura.

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k rappresenta ciascun flusso d’aria pertinente, come l’infiltrazione d’aria, la


ventilazione naturale, la ventilazione meccanica e/o la ventilazione aggiuntiva
per il raffrescamento notturno.
La portata d’aria mediata sul tempo del flusso d’aria k, qve,k,mn, espressa in metri cubi al
secondo, è calcolata utilizzando l’equazione (22):
qve,k,mn fve,t,k qve,k (22)
dove:
qve,k è la portata d’aria del flusso d’aria k, determinata in conformità alla norma pertinente
come specificato nell’appendice A, espressa in metri cubi al secondo;
fve,t,k è la frazione di tempo in cui si verifica il flusso d’aria k, calcolata come la frazione del
numero di ore al giorno (tempo continuo: fve,t,k = 1), determinata dalla stessa
sorgente di qve,k.
Nota 2 Per i metodi mensile e stagionale: nel caso di riscaldamento o raffrescamento intermittente dove, seguendo
il punto 13.2.2, l’effetto dell’intermittenza è tenuto in considerazione mediante un fattore di riduzione del
fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o il raffrescamento, la frazione di tempo è calcolata
assumendo riscaldamento o raffrescamento continuo, ignorando i giorni con valore di regolazione per
riscaldamento o per raffrescamento ridotto oppure spegnimento.
Nell’applicazione delle norme pertinenti specificate nell’appendice A, si devono seguire le
procedure specifiche di cui al punto 9.3.3.

9.3.2 Metodo orario semplificato


Se la zona riceve flussi d’aria da sorgenti differenti (per esempio dall’ambiente esterno e
dall’impianto di ventilazione) e Hve è calcolato, per ciascuna ora, in conformità
all’equazione (21), la correzione della temperatura di immissione è già tenuta in
considerazione in Hve, nel qual caso Hve = Hve,adj e sup = e.

9.3.3 Procedure specifiche

9.3.3.1 Modalità di riscaldamento e di raffrescamento


Nel caso di proprietà differenti per la modalità di riscaldamento e la modalità di
raffrescamento, devono essere utilizzati valori d’ingresso separati. Questo si applica per
esempio nel caso di differenti tassi di ventilazione in estate e in inverno, di unità di
recupero termico e di scambio termico verso una serra solare adiacente.

9.3.3.2 Dati climatici


I valori ricavati dalle pertinenti norme sulla portata d’aria e sugli impianti di ventilazione in
conformità all’appendice A devono basarsi sulle stesse condizioni climatiche utilizzate per
il calcolo nella presente norma internazionale e specificate nell’appendice F.

9.3.3.3 Ventilazione che include l’infiltrazione d’aria dall’esterno


La temperatura dell’aria immessa, sup,k, è il valore della temperatura dell’ambiente
esterno, e, in conformità all’appendice F. Conseguentemente, il fattore di correzione della
temperatura, bve,k, per flusso d’aria proveniente dall’ambiente esterno è uguale a:
bve,k 1 (23)

9.3.3.4 Ventilazione che include l’infiltrazione d’aria dall’ambiente non climatizzato adiacente
La temperatura dell’aria immessa, sup,k, è il valore della temperatura dell’ambiente
esterno, e, in conformità all’appendice F. Conseguentemente, il fattore di correzione della
temperatura, bve,k, per flusso d’aria proveniente dagli ambienti non climatizzati adiacenti è
uguale a:
bve,k 1 (23)
Nota Questa è una semplificazione.

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9.3.3.5 Ventilazione proveniente dalla serra solare adiacente


La temperatura dell’aria immessa, sup,k, è il valore della temperatura dell’ambiente esterno, e,
in conformità all’appendice F. Conseguentemente, il fattore di correzione della temperatura,
bve,k, per flusso d’aria proveniente dagli ambienti non climatizzati adiacenti è uguale a:
bve,k 1 (23)
Se si può dimostrare che durante la stagione di riscaldamento il flusso d’aria entra nella
zona climatizzata attraverso la serra solare adiacente, è ammissibile l’utilizzo del fattore di
correzione della temperatura:
bve,k btr,x (24)
dove:
btr,x è il fattore di correzione della temperatura applicato nel punto 8.3 per la trasmissione
termica verso la serra solare adiacente.
Il fattore di correzione della temperatura può essere convertito in un numero che esprime
l’efficienza del recupero termico attraverso la serra solare, ve,k, utilizzando la seguente
equazione (25):
ve,k (1 bve,k) (25)
Questo può essere utile per esempio in caso di associazione con un’unità di recupero
termico (vedere punto 9.3.3.8).
Nota 1 Se si utilizza il metodo semplificato di cui al punto E.2.4, btr,x include l’effetto positivo della radiazione solare sulla
temperatura della serra solare adiacente. Non lo include se si utilizza il metodo completo di cui al punto E.2.
Nota 2 Di solito il valore di bve,k è differente per le stagioni di riscaldamento e di raffrescamento, o mensilmente.
9.3.3.6 Ventilazione che include l’infiltrazione d’aria dagli edifici adiacenti
Se applicabile, la temperatura dell’aria immessa, sup,k, è il valore della temperatura
nell’edificio adiacente che può essere determinata a livello nazionale, a seconda
dell’applicazione.
Conseguentemente, il fattore di correzione della temperatura, bve,k, del flusso d’aria
provenente da edifici adiacenti è uguale a:

int,set – sup,k
b ve,k = --------------------------------------
- (26)
int,set – e

dove:
int,set è la temperatura di regolazione per il riscaldamento o il raffrescamento della zona
dell’edificio, determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi;
sup,k è la temperatura dell’aria immessa, uguale alla temperatura interna dell’edificio
adiacente, espressa in gradi centigradi;
e è la temperatura dell’ambiente esterno, determinata in conformità all’appendice F,
espressa in gradi centigradi.
Si può stabilire a livello nazionale se, a seconda della finalità del calcolo, si possa o si
debba ignorare questo elemento nello scambio termico per ventilazione. In quel caso, il
fattore di correzione della temperatura bve,k = 0. Se non lo si ignora, il valore della
temperatura interna dell’edificio adiacente può essere determinato a livello nazionale.
Nota Di solito, questo termine è probabilmente (assunto) pari a zero. Ma può essere pertinente, per esempio, nel
confronto con l’energia misurata nei casi in cui l’infiltrazione o la ventilazione proveniente da edifici adiacenti
è significativa.

9.3.3.7 Calcolo multi-zona con zone non accoppiate o zone accoppiate


Per calcolo multi-zona con zone non accoppiate termicamente, lo scambio termico per
infiltrazione o per ventilazione da altre zone climatizzate non è applicabile.
Per calcolo multi-zona con zone accoppiate termicamente: la temperatura dell’aria
immessa, sup,k, di ventilazione, che include l’infiltrazione d’aria proveniente dalla(e)
zona(e) climatizzata(e) adiacente(i), è il valore della temperatura della zona adiacente,
calcolata in conformità all’appendice B.

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9.3.3.8 Unità di recupero termico


Un’unità di recupero termico, se presente, è di solito un elemento importante all’interno
del bilancio termico della zona dell’edificio, e influenza fortemente l’utilizzazione degli
apporti termici e il potenziale di riscaldamento o raffrescamento gratuito. Per questa
ragione si deve tenere in considerazione l’effetto dell’utilizzo delle unità di recupero
termico nel calcolo dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e il
raffrescamento e non può essere considerato attraverso un fattore di correzione
determinato separatamente.
Nota Vedere punto 7.3 per il calcolo aggiuntivo facoltativo (informativo) per valutare i soli fabbisogni di energia
termica per il riscaldamento e il raffrescamento senza recupero termico.
Il fattore di correzione della temperatura, bve,k, per flusso d’aria proveniente da un’unità di
recupero termico è uguale a:
bve,k (1 fve,frac,k hru) (27)
dove:
hru è l’efficienza dell’unità di recupero termico, ricavata dalla pertinente norma sugli
impianti di ventilazione come specificato nell’appendice A, tenendo in
considerazione le condizioni rappresentative che possono essere determinate a
livello nazionale;
fve,frac,k è la frazione del flusso d’aria k considerato che attraversa l’unità di recupero termico.
Se la pertinente norma sugli impianti di ventilazione specificata nell’appendice A fornisce
la temperatura di immissione sup,k, invece dell’efficienza dell’unità di recupero termico,
l’efficienza, hru, è ottenuta dalla seguente conversione:

sup,k – e
hru = ------------------------------
- (28)
int,set – e

dove:
sup,k è la temperatura di immissione dall’unità di recupero termico, espressa in gradi
centigradi, ricavata dalla pertinente norma sugli impianti di ventilazione specificata
nell’appendice A, tenendo in considerazione le condizioni rappresentative che
possono essere determinate a livello nazionale;
int,set è la temperatura di regolazione per il riscaldamento e il raffrescamento della zona
dell’edificio, determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi centigradi;
sup,k è la temperatura di immissione, uguale alla temperatura interna dell’edificio
adiacente, espressa in gradi centigradi.
Nell’applicazione delle norme pertinenti specificate nell’appendice A, si devono tenere in
considerazione i seguenti aspetti.
- Generalità
Se l’unità di recupero termico è spenta o lo scambiatore di calore è bypassato per
impedire il rischio di congelamento dell’unità, questo si deve considerare in modo
appropriato nei dati forniti. Se applicabile, si devono fornire i dati sulle fonti
aggiuntive dell’aria di ventilazione, come l’infiltrazione e la ventilazione naturale, per
evitare una sovrastima della prestazione dell’unità di recupero termico e/o una
sottostima della quantità totale della portata d’aria di ventilazione verso l’edificio o la
zona dell’edificio.
Nota Di solito l’effetto è differente per la stagione di riscaldamento e per la stagione di raffrescamento.
- Dati climatici
I valori ricavati dalle pertinenti norme sull’efficienza dell’unità di recupero termico e i
valori della temperatura dell’aria immessa, sup,k, e dell’energia aggiuntiva (per il
funzionamento del ventilatore, lo sbrinamento ecc.) si devono basare sulle stesse
condizioni climatiche utilizzate per il calcolo nella presente norma internazionale,
come specificato nell’appendice F.
- Fabbisogno di energia ausiliaria
L’energia aggiuntiva, per esempio per lo sbrinamento e l’energia necessaria per il
funzionamento del ventilatore, si deve aggiungere separatamente, vedere
punto 14.3.3.

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- Associazione con il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento centralizzato


Se in serie all’unità di recupero termico è presente un pre-riscaldamento o un
pre-raffrescamento centralizzato, la temperatura dell’aria immessa nell’edificio o
nella zona dell’edificio è la temperatura conseguente al pre-riscaldamento o al
pre-raffrescamento. Di conseguenza, il fattore di correzione della temperatura, bve,k,
per flusso d’aria proveniente dal pre-riscaldamento o dal pre-raffrescamento
centralizzato è determinato secondo l’equazione (30).
- Effetto della regolazione
Se l’unità di recupero termico presenta una regolazione sullo scambiatore di calore
senza funzione di controllo del surriscaldamento (o dinamica o su base stagionale),
ciò deve essere opportunamente considerato nel valore dell’efficienza dell’unità di
recupero termico, hru.
- Serie di due dispositivi di recupero termico
Nel caso di due dispositivi di recupero termico in serie, l’efficienza combinata del
recupero termico, ve,k, è data dall’equazione (29):
ve,k ve,k1 ve,k2 ( ve,k1 ve,k2) (29)
dove:
ve,k1 è l’efficienza del recupero termico del dispositivo 1;
ve,k2 è l’efficienza del recupero termico del dispositivo 2.
Esempio:
Utilizzato per una combinazione costituita da unità di recupero termico e collettore
solare o serra solare, solo per la porzione di flusso d’aria che attraversa entrambi i
dispositivi.

9.3.3.9 Ventilazione proveniente da un impianto di ventilazione meccanica con pre-riscaldamento o


pre-raffrescamento centralizzato
Il fabbisogno di energia per il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento centralizzato può
essere calcolato separatamente dal fabbisogno di energia per l’edificio o la zona
dell’edificio, se la temperatura di mandata non è regolata in riferimento alla temperatura
interna dell’edificio o della zona dell’edificio. In questo caso, deve essere utilizzata la
procedura indicata come metodo A.
Alternativamente, si può decidere a livello nazionale, a seconda dell’applicazione, di
utilizzare come temperatura di mandata la temperatura dell’aria esterna in conformità
all’appendice F. Vedere metodo B.
Nota 1 Nel secondo caso si assume implicitamente che l’impianto di riscaldamento o di raffrescamento al servizio
della zona dell’edificio provvede anche al fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento o il
pre-raffrescamento.
Se la temperatura di mandata è regolata in riferimento alla temperatura interna
dell’edificio o della zona dell’edificio, per esempio nel caso di un impianto di riscaldamento
o di raffrescamento ad aria, il fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento o il
pre-raffrescamento centralizzato deve essere tenuto in considerazione come parte
integrante del calcolo del fabbisogno di energia termica dell’edificio o della zona
dell’edificio. In questo caso deve essere utilizzata la procedura descritta nel metodo B.
Nota 2 Se la temperatura dell’aria di mandata proveniente dall’unità centralizzata di trattamento aria dipende dalla
temperatura interna, non può essere assunta come dato di ingresso per il bilancio energetico dell’edificio o
della zona dell’edificio, perché dipende dal bilancio energetico. È il dato in uscita dal bilancio energetico e non
il dato d’ingresso.
Metodo A: calcolo separato del pre-riscaldamento o pre-raffrescamento
centralizzato
Il coefficiente di scambio termico per ventilazione, Hve,k, si deve basare sulla temperatura
di mandata, sup,k, dell’aria che esce dall’unità centralizzata di trattamento aria ed entra
nella zona dell’edificio.

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Conseguentemente, il fattore di correzione della temperatura, bve,k, del flusso d’aria a


seguito del pre-riscaldamento o del pre-raffrescamento centralizzato è uguale a:
int,set – sup,k
b ve,k = --------------------------------------
- (30)
int,set – e

dove:
int,set è la temperatura di regolazione della zona dell’edificio per il riscaldamento o il
raffrescamento, determinata in conformità al punto 13, espressa in gradi
centigradi;
sup,k è la temperatura di mandata dell’aria che esce dall’unità centralizzata di
trattamento aria ed entra nella zona dell’edificio, determinata in conformità alla
pertinente norma sugli impianti di ventilazione come specificato nell’appendice A,
espressa in gradi centigradi;
e è la temperatura dell’ambiente esterno, determinata in conformità all’appendice F,
espressa in gradi centigradi.
Il fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento è
calcolato separatamente (vedere punto 9.3.3.12).
Metodo B: pre-riscaldamento o pre-raffrescamento centralizzato incluso nel
calcolo del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o il raffrescamento
Il coefficiente di scambio termico per ventilazione, Hve,k, si deve basare sulla temperatura
esterna: sup,k = e. Conseguentemente: bve,k = 1 (vedere punto 9.3.3.3).

9.3.3.10 Raffrescamento gratuito e ventilazione notturna durante la modalità di raffrescamento - Definizioni e regole
Nota Le definizioni e le regole sono tratte dalla EN 15232.
Raffrescamento notturno: la portata di aria esterna è regolata al suo livello massimo
durante il periodo di non occupazione, stabilito che:
a) la temperatura interna è al di sopra del valore di regolazione del periodo di comfort;
b) la differenza tra la temperatura interna e la temperatura esterna è al di sopra di un
dato limite.
Raffrescamento gratuito: le portate di aria esterna e di aria di ricircolo sono modulate
durante tutti i periodi di tempo per minimizzare la quantità di raffrescamento meccanico. Il
calcolo è effettuato sulla base delle temperature.
Controllo diretto-H,x: le portate di aria esterna e di aria di ricircolo sono modulate
durante tutti i periodi di tempo per minimizzare la quantità di raffrescamento meccanico. I
calcoli sono effettuati sulla base delle temperature e dell’umidità (entalpia).
Nel caso di ventilazione per raffrescamento gratuito e/o ventilazione notturna durante il
periodo di raffrescamento, si può tenere in considerazione un termine aggiuntivo, qve,extra,
per la portata d’aria nell’ambiente climatizzato, come specificato nel punto 9.4.3.
9.3.3.11 Elementi particolari
Vedere punto 9.4.4 per dettagli specifici sugli elementi particolari.
9.3.3.12 Fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento centralizzato
Il fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento dell’aria di
ventilazione, QV,pre-heat o QV,pre-cool, espresso in megajoule, è calcolato utilizzando la
differenza di temperatura tra la temperatura esterna e la temperatura di mandata in
seguito al pre-riscaldamento o al pre-raffrescamento centralizzato, come indicato dalle
equazioni (31) e (32):
per il pre-riscaldamento: QV,pre-heat a ca fve,t,k qve,k( sup,k e)t (31)
per il pre-raffrescamento: QV,pre-cool a ca fve,t,k qve,k( e sup,k)t (32)
Per un metodo mensile o stagionale: nel caso di riscaldamento o raffrescamento
intermittente dove, seguendo il punto 13.2.2, l’effetto dell’intermittenza è tenuto in
considerazione mediante un fattore di riduzione del fabbisogno di energia termica per il
riscaldamento o il raffrescamento, la frazione di tempo deve essere calcolata assumendo
riscaldamento o raffrescamento continuo, ignorando i giorni con valore di regolazione per
riscaldamento o per raffrescamento ridotto oppure spegnimento.

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Dove (per ciascuna zona dell’edificio, z, e per ciascun passo di calcolo):


fve,t,k è la frazione di tempo di funzionamento, calcolata come la frazione del numero di
ore al giorno (tempo continuo: ft = 1), determinata in conformità al punto 9.3.1;
qve,k è la portata d’aria di ventilazione del flusso d’aria k, che è pre-riscaldata o
pre-raffrescata, e che entra nella zona ad una temperatura di mandata, sup,k, in
conformità alla norma pertinente come specificato nell’appendice A, espressa in
metri cubi al secondo;
e è la temperatura dell’aria esterna, determinata in conformità all’appendice F,
espressa in gradi centigradi;
sup,k è la temperatura di mandata del flusso d’aria k che entra nella zona dell’edificio
per ventilazione dopo essere stata pre-riscaldata o pre-raffrescata, determinata in
conformità al punto 9.3.1, espressa in gradi centigradi;
t è la durata del passo di calcolo, determinata in conformità all’appendice F,
espressa in megasecondi;
a ca è la capacità termica volumica dell’aria, espressa in joule al metro cubo kelvin =
1 200 J/(m3 K).
Se il pre-riscaldamento o il pre-raffrescamento è presente in aggiunta al recupero termico,
il secondo è tenuto in considerazione sostituendo la temperatura esterna, e, con la
temperatura di mandata dall’unità di recupero termico che si ricava dalla pertinente norma
sugli impianti di ventilazione specificata nell’appendice A. In questo caso, la differenza di
temperatura che deve essere utilizzata nell’equazione (31) o (32) è la differenza tra la
temperatura di mandata dall’unità di recupero termico e quella in seguito al
pre-riscaldamento o al pre-raffrescamento centralizzato.

9.4 Dati di ingresso e condizioni al contorno


9.4.1 Principi generali
9.4.1.1 Metodi stagionale, mensile e orario semplificato
Ad eccezione di casi specifici (vedere sotto), le caratteristiche fisiche che sono richieste
come dati d’ingresso sono già ricavate poiché facenti parte della procedura del punto 9.3.

9.4.1.2 Metodi di simulazione dettagliata


Per i metodi di simulazione dinamica dettagliata, i dati di ingresso sullo scambio termico
per infiltrazione e ventilazione sono talvolta più dettagliati rispetto ai metodi stagionale,
mensile o orario semplificato. Tuttavia, i dati fisici fondamentali e le assunzioni (sulle
condizioni ambientali pertinenti, sul comportamento dell’utenza e sulle regolazioni)
devono essere in conformità al punto 9.3. Conseguentemente, si deve verificare che i
valori mensili dello scambio termico globale per ventilazione utilizzati nel metodo di
simulazione dinamica siano gli stessi dello scambio termico globale per ventilazione degli
altri metodi che sono determinati sulla base del punto 9.3.

9.4.1.3 Tutti i metodi


Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, possono essere definiti a livello nazionale metodi semplificati
oppure valori della portata d’aria per infiltrazione e ventilazione, e valori di default della
temperatura di mandata e della frazione di tempo di funzionamento. Specificazioni sulle
condizioni per ammettere questo metodo o questi dati semplificati possono essere
stabilite a livello nazionale, a seconda dello scopo del calcolo. In quel caso l’utente deve
riportare il metodo o il dato d’ingresso che è stato utilizzato e le fonti da cui è stato tratto.
Esempi sono forniti nell’appendice G.

9.4.2 Profili orari


Si può decidere a livello nazionale se (per il metodo orario semplificato) e come (per tutti
i metodi) un dato programma orario sia convertito in una frazione di tempo media (pesata)
di funzionamento oppure se i dati di ingresso siano differenziati all’interno del giorno
(diversi per ogni ora) e/o della settimana (programma diverso per ogni giorno).

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9.4.3 Raffrescamento gratuito e ventilazione notturna durante la modalità di raffrescamento -


Metodi mensile e stagionale
Per un metodo mensile o stagionale, durante il periodo della modalità di raffrescamento,
la portata volumica aggiuntiva, qve,extra,mn, che entra nell’ambiente climatizzato per
raffrescamento gratuito e/o ventilazione notturna, espressa in metri cubi al secondo, è
calcolata con l’equazione (33):
qve,extra,mn cve,eff,extra fve,t,extra qve,extra (33)
Nel caso di raffrescamento intermittente dove, seguendo il punto 13.2.2, l’effetto
dell’intermittenza è tenuto in considerazione mediante un fattore di riduzione del
fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, la frazione di tempo deve essere
calcolata assumendo raffrescamento continuo, ignorando i giorni con valore di
regolazione per raffrescamento ridotto oppure spegnimento.
Dove:
cve,eff,extra è un fattore di correzione per l’efficacia e gli effetti dinamici (inerzia); se non
diversamente specificato a livello nazionale il valore è cve,eff,extra = 1,0;
fve,t,extra è la frazione di tempo di funzionamento della ventilazione gratuita o notturna
al giorno, calcolata come la frazione del numero di ore di funzionamento al
giorno (tempo continuo: fve,t,extra = 1);
qve,extra è la portata d’aria aggiuntiva che entra nell’ambiente climatizzato dovuta al
raffrescamento gratuito o alla ventilazione notturna, espressa in metri cubi al
secondo, con una data frazione di tempo di funzionamento.
Per i metodi mensile e stagionale, il valore del fattore di correzione della temperatura
associato, bve,extra, può essere utilizzato per correggere la differenza di temperatura
durante il tempo di funzionamento rispetto ad una differenza di temperatura sulle 24 h. Il
valore è bve,extra = 1,0, se non diversamente specificato a livello nazionale.
Esempi dei valori connessi alla portata d’aria aggiuntiva per il raffrescamento gratuito o la
ventilazione notturna sono forniti nell’appendice G.

9.4.4 Elementi particolari


Sono necessari metodi specifici per calcolare l’influenza di elementi particolari.
- Pareti solari ventilate: vedere appendice E.
- Altri elementi d’involucro ventilati: vedere appendice E.
- Pompa di calore che utilizza l’aria espulsa di ventilazione come sorgente: se la
portata d’aria necessaria per il corretto funzionamento della pompa di calore nella
sua applicazione per la quale è stata progettata (per esempio per scaldare l’acqua
sanitaria) è maggiore della portata d’aria che si sarebbe utilizzata come dato
d’ingresso nel calcolo, nel calcolo dello scambio termico per ventilazione si deve
utilizzare il valore più alto.

10 APPORTI TERMICI INTERNI


10.1 Procedura di calcolo
Gli apporti termici interni, gli apporti termici da sorgenti di calore interne, inclusi gli apporti
termici negativi (calore dissipato dall’ambiente interno verso sorgenti fredde o "pozzi
termici"), comprendono qualsiasi calore generato nell’ambiente climatizzato dalle
sorgenti interne diverso dall’energia utilizzata intenzionalmente per il riscaldamento
ambiente, il raffrescamento ambiente e la produzione di acqua calda.
Gli apporti termici interni comprendono:
- il calore metabolico proveniente dagli occupanti e il calore dissipato dalle apparecchiature;
- il calore dissipato dai dispositivi di illuminazione;
- il calore dissipato, o assorbito, dagli impianti di acqua calda, di rete e reflua;
- il calore dissipato, o assorbito, dagli impianti di riscaldamento, di raffrescamento e di
ventilazione;
- il calore proveniente da o diretto a processi e prodotti.

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Nella presente norma internazionale, se non direttamente tenuti in considerazioni come


riduzione delle perdite impiantistiche, le perdite di energia termica dell’impianto
recuperabili sono calcolate come parte degli apporti termici interni. Si può decidere a
livello nazionale di riportare separatamente le perdite di energia termica dell’impianto
recuperabili dagli altri apporti termici interni. Vedere punto 3.4.
La procedura di calcolo dipende dal tipo di metodo di calcolo, ma le assunzioni (sulle
condizioni ambientali, sul comportamento dell’utenza e sulle regolazioni) e i dati
d’ingresso devono essere gli stessi per ciascun tipo di metodo di calcolo (metodo
stagionale, mensile, orario semplificato e di simulazione dettagliata). Vedere prospetto 6.
prospetto 6 Procedura di calcolo degli apporti termici interni per i differenti tipi di metodo

Tipo di metodo Apporti termici interni globali Elementi di apporto termico interno Dati di ingresso e condizioni al
contorno
Metodo stagionale o mensile 10.2 10.3 10.4
Metodo orario semplificato 10.2 10.3 10.4
Metodo di simulazione dettagliata Non applicabile 10.3 10.4

10.2 Apporti termici interni globali

10.2.1 Metodo mensile e stagionale


Per il metodo mensile e stagionale, gli apporti termici da sorgenti di calore interne alla
zona dell’edificio considerata, per il mese o la stagione considerato(a), Qint, espressi in
megajoule, sono calcolati come indicato dall’equazione (34):

Q int = int,mn,k t+ 1 – b tr,l int,mn,u,l t (34)


k l

dove:
btr,l è il fattore di riduzione per l’ambiente non climatizzato adiacente avente la
sorgente di calore interna l, definito nella ISO 13789;
int,mn,k è il flusso termico mediato sul tempo prodotto dalla sorgente di calore interna
k, determinato in conformità al punto 10.3, espresso in watt;
int,mn,u,l è il flusso termico mediato sul tempo prodotto dalla sorgente di calore interna
l nell’ambiente non climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto
10.3, espresso in watt;
t è la durata del mese o della stagione considerato/a, in conformità
all’appendice F, espressa in megasecondi.
Un ambiente non climatizzato adiacente è un ambiente non climatizzato al di fuori dei
confini delle zone per il calcolo dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e il
raffrescamento. Nel caso di un ambiente non climatizzato adiacente a più di una zona
climatizzata, il valore del flusso termico prodotto da una sorgente di calore interna l
nell’ambiente non climatizzato, i,mean,u,l, deve essere suddiviso tra le zone climatizzate,
pesato secondo le aree di pavimento per zona climatizzata determinate nel punto 6.4.
Nel caso di una serra solare, se si applica il metodo dettagliato nel punto E.2 si utilizza
l’equazione (34). Nel caso del metodo semplificato, dove gli apporti interni e solari nella
serra solare sono già inclusi nel valore corretto di b, nell’equazione (34) si deve ignorare
la serra solare.

10.2.2 Metodo orario semplificato


Per il metodo orario semplificato, la somma dei flussi termici prodotti dalle sorgenti di
calore interne alla zona dell’edificio considerata, int, espressa in watt, è calcolata per
ogni ora come indicato dall’equazione (35):

int = int,k + 1 – b tr,l int,u,l (35)


k l

I valori orari sono di solito indicati come profili giornalieri oppure settimanali.

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Alternativamente, si può decidere a livello nazionale di calcolare il flusso termico prodotto


da sorgenti di calore interne alla zona dell’edificio considerata come media su un dato
periodo di tempo, come indicato dall’equazione (36):

int = int,mn,k + 1 – b tr,l int.mn,u,l (36)


k l

dove:
btr,l è il fattore di correzione per l’ambiente non climatizzato adiacente avente la
sorgente di calore interna l, definito nella ISO 13789;
int,k è il flusso termico orario prodotto dalla sorgente di calore interna k, determinato
in conformità al punto 10.3, espresso in watt;
int,u,l è il flusso termico orario prodotto dalla sorgente di calore interna l nell’ambiente non
climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto 10.3, espresso in watt;
int,mn,k è il flusso termico mediato sul tempo prodotto dalla sorgente di calore interna k,
determinato in conformità al punto 10.3, espresso in watt;
int,mn,u,l è il flusso termico mediato sul tempo prodotto dalla sorgente di calore interna l
nell’ambiente non climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto
10.3, espresso in watt.
Nota In pratica, a causa della mancanza di dati d’ingresso attendibili, l’utilizzo di dati più dettagliati (inclusi i valori
orari) non porta necessariamente ad un’accuratezza più elevata.

10.3 Elementi di apporto termico interno - Tutti i metodi


Si devono tenere in considerazione gli apporti termici prodotti dalle seguenti sorgenti di calore
interne k in una specifica zona dell’edificio o sorgenti l in un ambiente non climatizzato.
- Il flusso termico interno prodotto dagli occupanti, int,Oc, determinato in conformità al
punto 10.4.2.
- Il flusso termico interno prodotto dalle apparecchiature, int,A, determinato in
conformità al punto 10.4.2.
- Il flusso termico interno prodotto dall’illuminazione, int,L, determinato in conformità
al punto 10.4.3.
- Il flusso termico interno prodotto dall’acqua calda, di rete e reflua, int,WA,
determinato in conformità al punto 10.4.4.
- Il flusso termico interno prodotto dagli impianti di riscaldamento, raffrescamento e
ventilazione, int,HVAC, determinato in conformità al punto 10.4.5.
- Il flusso termico interno da processi e prodotti, int,Proc, determinato in conformità al
punto 10.4.6.
I principi di calcolo sono:
- parte dell’energia termica dissipata da un impianto può essere recuperata o
nell’edificio o nell’impianto stesso, o in un altro impianto; la presente norma
internazionale considera solo l’energia termica recuperabile nell’edificio;
- per ragioni di semplificazione, si può decidere a livello nazionale di ignorare, nel
calcolo dei fabbisogni di energia termica dell’edificio, le più piccole quantità di
energia termica dissipate da un impianto che sono effettivamente recuperabili
nell’edificio, e invece trattarle nel calcolo della prestazione dell’impianto mediante
adeguati fattori di correzione;
- una sorgente fredda, che rimuove il calore dall’edificio (zona), deve essere trattata
come una sorgente con valore negativo;
- se una sorgente termica di ampiezza potenzialmente significativa produce un flusso
termico che è funzione predominante della differenza di temperatura tra la sorgente
e l’ambiente interno, il calore prodotto da questa sorgente non deve essere aggiunto
agli apporti termici interni, ma lo scambio termico deve essere aggiunto allo scambio
termico per trasmissione, determinato nel punto 8.
Nota Per esempio, una sorgente a temperatura costante di 25 °C fornirà un’elevata quantità di calore all’ambiente
quando l’ambiente è a 16 °C; non fornirà per nulla calore quando l’ambiente stesso è a 25 °C e sottrarrà calore
quando la zona dell’edificio è ad una temperatura più elevata.

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10.4 Dati di ingresso e condizioni al contorno

10.4.1 Generalità
In assenza di valori nazionali, si possono utilizzare i valori dell’appendice G.
Nota 1 L’appendice G fornisce esempi di dati d’ingresso nazionali: prospetti con profili di occupazione caratteristici e
valori associati delle diverse sorgenti di calore interne.
Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, può essere definita a livello nazionale una procedura
semplificata. Specificazioni sulle condizioni per ammettere questa procedura semplificata
possono essere stabilite a livello nazionale, a seconda dello scopo del calcolo. In quel
caso l’utente deve riportare il metodo che è stato utilizzato e la fonte da cui è stato tratto.
Nota 2 Per esempio, si potrebbe decidere a livello nazionale di ignorare, in quel caso, il flusso termico derivante da
sorgenti interne di calore in ambienti non climatizzati (per esempio ad eccezione delle serre solari).

10.4.2 Calore metabolico prodotto dagli occupanti e calore dissipato dalle apparecchiature
Programmi orari e settimanali del flusso termico del calore metabolico prodotto dagli
occupanti, int,Oc, e del calore dissipato dalle apparecchiature, int,A, devono essere
determinati su base nazionale, in funzione dell’uso dell’edificio, (facoltativamente) della
classe di occupazione e dello scopo del calcolo.
Per i metodi di simulazione dettagliata le porzioni termiche radiativa e convettiva sono
ciascuna il 50%, se non diversamente specificato.

10.4.3 Calore dissipato dai dispositivi di illuminazione


Il valore del flusso termico interno prodotto dall’illuminazione, int,L, è la somma dei
seguenti elementi:
- il valore del flusso termico interno prodotto dagli apparecchi luminosi, calcolato
come frazione del fabbisogno di energia degli impianti di illuminazione, calcolato in
conformità alla pertinente norma sugli impianti di illuminazione come specificato
nell’appendice A. Una frazione minore di 1 è ammessa nel caso di calore
direttamente rimosso dall’aria espulsa di ventilazione che attraversa gli apparecchi
luminosi, in conformità ad una procedura definita a livello nazionale. Se (parte di)
aria espulsa è fatta ricircolare, questo calore deve essere considerato come una
sorgente termica nell’impianto di ventilazione;
- il valore del flusso termico interno proveniente da altri elementi di illuminazione che
non sono contemplati nella categoria precedente, come illuminazione a scopo
decorativo, illuminazione movibile, illuminazione localizzata, illuminazione da terra,
illuminazione di processo. Per questi altri elementi di illuminazione, i valori devono
essere specificati su base nazionale, a seconda dell’uso dell’edificio e dello scopo
del calcolo.
Per i metodi di simulazione dettagliata le porzioni termiche radiativa e convettiva sono
ciascuna il 50%, se non diversamente specificato.

10.4.4 Calore dissipato, o assorbito, dagli impianti di acqua calda, di rete e reflua

10.4.4.1 Generalità
Il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili degli impianti di acqua calda, di
rete e reflua, l,WA, espresso in watt, è la somma di tre termini come indicato dalle
equazioni (37) e (38):
int,WA int,W,circ int,W,other int,MSW (37)
con
int,W,circ qint,W,circ LW,circ (38)

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dove:
int,W,circ è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili di un impianto di
circolazione dell’acqua calda continua o a tempo, espresso in watt;
int,W,other è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili degli impianti di acqua
calda, esclusa la circolazione dell’acqua calda, espresso in watt;
int,MSW è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dall’acqua di rete e
reflua, espresso in watt;
q int,W,circ è il flusso termico interno (mediato sul tempo) dovuto alle perdite recuperabili
dell’impianto di circolazione dell’acqua calda per metro di lunghezza, espresso
in watt al metro;
L W,circ è la lunghezza della tubazione dell’impianto di circolazione dell’acqua calda
nella zona dell’edificio considerata, espressa in metri.

10.4.4.2 Calore prodotto dalla circolazione di acqua calda continua


Il valore del flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili di un impianto di
circolazione di acqua calda continua per metro di lunghezza, qint,HW,circ, deve essere
ricavato dalla pertinente norma sugli impianti di acqua calda come specificato
nell’appendice A. La lunghezza, LW,circ, deve includere la lunghezza delle tubazioni di
ritorno, se non diversamente specificato in maniera esplicita.

10.4.4.3 Calore prodotto da acqua calda, di rete e reflua


Il valore del flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dell’impianto di acqua
calda diverso dalla circolazione dell’acqua calda, int,W,other, e il valore del flusso termico
interno dovuto alle perdite recuperabili da acqua di rete e reflua, int,MSW, devono essere
ricavati dalla pertinente norma sugli impianti di acqua calda come specificato
nell’appendice A. Alternativamente, si può specificare su base nazionale, a seconda
dell’uso dell’edificio e dello scopo del calcolo, che la somma di questi due flussi termici
( int,W,other + int,MSW) possa essere trascurata.
Per i metodi di simulazione dettagliata le porzioni termiche radiativa e convettiva sono
ciascuna il 50%, se non diversamente specificato.
Opzione alternativa:
Come alternativa, si può decidere a livello nazionale, per ragioni di semplificazione, che le
quantità più piccole del calore dissipato dall’impianto di acqua calda che sono
effettivamente recuperabili nell’edificio siano ignorate nel calcolo del fabbisogno di
energia termica dell’edificio per il riscaldamento e/o il raffrescamento e, invece, siano
trattate nel calcolo della prestazione dell’impianto mediante adeguati fattori di correzione.
Nota Se questo riguarda quantità dissipate significative, l’opzione alternativa può portare ad una sottostima dei
fabbisogni di energia termica per il raffrescamento e/o al discomfort termico.

10.4.5 Calore dissipato da o verso impianti di riscaldamento, raffrescamento e ventilazione

10.4.5.1 Generalità
Il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili da o verso impianti di
riscaldamento, raffrescamento e ventilazione, int,HVAC, espresso in watt, è la somma di
tre termini come indicato dall’equazione (39):
int,HVAC int,H int,C int,V (39)
dove:
int,H è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dell’impianto/degli
impianti di riscaldamento ambiente, espresso in watt;
int,C è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dell’impianto/degli
impianti di raffrescamento ambiente, espresso in watt;
int,V è il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dell’impianto/degli
impianti di ventilazione, espresso in watt.

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Per i metodi di simulazione dettagliata le porzioni termiche radiativa e convettiva sono


ciascuna il 50%, se non diversamente specificato.
Nota Il flusso termico è positivo se va dall’impianto all’ambiente interno; è negativo se va dall’ambiente interno
all’impianto, come per esempio, il flusso termico verso le tubazioni fredde dell’impianto di raffrescamento.
Passi di iterazione:
Prima di poter calcolare le perdite recuperabili dell’impianto di riscaldamento e di
raffrescamento, potrebbe essere necessario calcolare per prima cosa i fabbisogni di
energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento senza questi elementi negli
apporti termici interni. Vedere il punto 7.3.

10.4.5.2 Impianto di riscaldamento ambiente


Il valore del flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dell’impianto di
riscaldamento ambiente, int,H, è costituito dal calore dissipato nella zona dell’edificio
considerata da fonti di energia ausiliaria (come una pompa, un ventilatore e/o dispositivi
elettronici) e dal calore dissipato dall’emissione (se non coincidente con il fabbisogno di
energia termica, non tenuto già in considerazione mediante una correzione sulla
temperatura di regolazione), dalla circolazione, dalla distribuzione, dall’accumulo e dalla
generazione dell’impianto/degli impianti di riscaldamento.
Il valore deve essere ricavato dalla pertinente norma sugli impianti di riscaldamento
ambiente come specificato nell’appendice A, o (ciò può essere deciso a livello nazionale)
come variabile oraria (solo per i metodi di simulazione dettagliata o per il metodo orario
semplificato), o come valore medio mensile o medio sulla stagione di riscaldamento.
Opzione alternativa:
Come alternativa, per ragioni di semplificazione, si può decidere a livello nazionale che le
quantità più piccole del calore dissipato dall’impianto di riscaldamento ambiente che sono
effettivamente recuperabili nell’edificio siano ignorate nel calcolo del fabbisogno di
energia termica dell’edificio per il riscaldamento e il raffrescamento e, invece, siano
trattate nel calcolo della prestazione dell’impianto di riscaldamento mediante adeguati
fattori di correzione.
Nota Se questo riguarda quantità dissipate significative, l’opzione alternativa potrebbe portare ad una sottostima
dei fabbisogni di energia termica per il raffrescamento e/o al discomfort termico.

10.4.5.3 Impianto di raffrescamento ambiente


Il valore del flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili dell’impianto di
raffrescamento ambiente, int,C, è costituito dal calore prodotto da fonti di energia
ausiliaria (come una pompa, un ventilatore e/o dispositivi elettronici), dissipato nella zona
dell’edificio considerata, e dal calore dissipato dall’emissione fredda (se non coincidente
con il fabbisogno di energia termica), dalla circolazione, dalla distribuzione, dall’accumulo
e dalla generazione dell’impianto/degli impianti di raffrescamento.
Il valore deve essere ricavato dalla pertinente norma sugli impianti di raffrescamento
come specificato nell’appendice A; a tal proposito si può decidere a livello nazionale di
specificare il valore o come variabile oraria (solo per i metodi di simulazione dettagliata o
per il metodo orario semplificato), o come valore medio mensile o medio sulla stagione di
raffrescamento.
Opzione alternativa:
Come alternativa, per ragioni di semplificazione, si può decidere a livello nazionale che le
quantità più piccole del calore dissipato dalle parti fredde dell’impianto di raffrescamento
ambiente che sono effettivamente recuperabili nell’edificio siano ignorate nel calcolo del
fabbisogno di energia termica dell’edificio per il riscaldamento e il raffrescamento e,
invece, siano trattate nel calcolo della prestazione dell’impianto di raffrescamento
mediante adeguati fattori di correzione.
Nota Se questo riguarda quantità dissipate significative, l’opzione alternativa potrebbe portare ad una sottostima
dei fabbisogni di energia termica per il raffrescamento e/o al discomfort termico.

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10.4.5.4 Impianto di ventilazione


Il valore del flusso termico interno nella zona dell’edificio considerata dovuto alle perdite
recuperabili dell’impianto di ventilazione, int,V, è costituito dal calore, dissipato nella zona
dell’edificio considerata, dall’impianto/dagli impianti di ventilazione. Questo valore deve
includere il calore dissipato nell’aria fornita alla zona dell’edificio, per esempio, dai
ventilatori di mandata.
Il valore deve essere ricavato dalla pertinente norma sulle portate d’aria e sugli impianti di
ventilazione come specificato nell’appendice A; a tal proposito si può decidere a livello
nazionale di specificare il valore o come variabile oraria (solo per i metodi di simulazione
dettagliata o per il metodo orario semplificato), o come valore medio mensile o medio
sulla stagione, rispettivamente, di riscaldamento e di raffrescamento.
Nota Il calore interno prodotto dagli impianti di ventilazione non tenuto in considerazione nella temperatura di
mandata potrebbe includere il calore dissipato dal motore del ventilatore al di fuori del flusso d’aria o dai
ventilatori che muovono l’aria localmente.
Opzione alternativa:
Come alternativa, per ragioni di semplificazione, le quantità più piccole del calore
dissipato dall’impianto di ventilazione che sono effettivamente recuperabili nell’edificio
possono essere ignorate nel calcolo del fabbisogno di energia termica dell’edificio per il
riscaldamento e il raffrescamento e, invece, essere trattate nel calcolo della prestazione
dell’impianto di ventilazione mediante adeguati fattori di correzione.
Questa opzione alternativa è ammessa solo avendo garanzia che non porterà ad una
sottostima dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento, il raffrescamento e/o al
discomfort termico.

10.4.6 Calore da o verso processi e prodotti


Il flusso termico interno dovuto alle perdite recuperabili da o verso processi e prodotti,
l,PROC, è costituito dal calore prodotto o assorbito da specifici processi nella zona
dell’edificio considerata e/o da prodotti che entrano nella zona dell’edificio. I valori
possono essere determinati su base nazionale, a seconda dell’uso dell’edificio e dello
scopo del calcolo.
Per i metodi di simulazione dettagliata le porzioni termiche radiativa e convettiva sono
ciascuna il 50%, se non diversamente specificato.
Se una sorgente di calore di ampiezza potenzialmente significativa ha una temperatura che è
vicina alla temperatura interna, la quantità di calore che è effettivamente trasferita è
fortemente dipendente dalla differenza di temperatura tra la sorgente e l’ambiente interno. In
quel caso, il calore non si deve aggiungere agli apporti termici interni, ma è lo scambio termico
che deve essere aggiunto allo scambio termico per trasmissione, determinato nel punto 8.

11 APPORTI TERMICI SOLARI

11.1 Procedura di calcolo


Gli apporti termici da sorgenti termiche solari dipendono dalla radiazione solare
normalmente disponibile nella località interessata, dall’orientamento delle aree di
captazione, dalle forme di ombreggiatura permanenti e mobili, dalla trasmittanza e
dall’assorbimento solare e dalle caratteristiche di scambio termico delle aree di captazione.
Il coefficiente che include le caratteristiche e l’area della superficie di captazione (compreso
l’impatto dell’ombreggiatura) è denominato area di captazione efficace.
La procedura di calcolo dipende dal tipo di metodo di calcolo, ma le assunzioni (sulle
condizioni ambientali, sul comportamento dell’utenza e sulle regolazioni) e i dati
d’ingresso devono essere gli stessi per ciascun tipo di metodo di calcolo (metodo
stagionale, mensile, orario semplificato e di simulazione dettagliata). Vedere prospetto 7.

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prospetto 7 Procedura di calcolo degli apporti termici solari per i differenti tipi di metodi

Tipo di metodo Apporti termici solari globali Elementi di apporto termico solare Dati di ingresso e condizioni al
contorno
Metodo stagionale o mensile 11.2 11.3 11.4
Metodo orario semplificato 11.2 11.3 11.4
Metodo di simulazione dettagliata Non applicabile Non applicabile 11.4

11.2 Apporti termici solari globali

11.2.1 Metodo mensile e stagionale


Per il metodo mensile e stagionale, la somma degli apporti termici da sorgenti solari nella
zona dell’edificio considerata, per il mese o la stagione considerato/a, Qsol, espressi in
megajoule, sono calcolati utilizzando l’equazione (40):

Q sol = sol,mn,k t+ 1 – b tr,l sol,mn,u,l t (40)


k l

dove:
btr,l è il fattore di correzione per l’ambiente non climatizzato adiacente avente la
sorgente di calore interna l, definito nella ISO 13789;
sol,mn,k è il flusso termico mediato sul tempo relativo alla sorgente termica solare k,
determinato in conformità al punto 10.3, espresso in watt;
sol,mn,u,l è il flusso termico mediato sul tempo relativo alla sorgente termica solare l
nell’ambiente non climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto
10.3, espresso in watt;
t è la durata del mese o della stagione considerato/a, in conformità all’appendice
F, espressa in megasecondi.
Un ambiente non climatizzato adiacente è un ambiente non climatizzato al di fuori dei
confini delle zone per il calcolo dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e il
raffrescamento. Nel caso di un ambiente non climatizzato adiacente a più di una zona
climatizzata, il valore del flusso termico relativo alla sorgente termica solare l
nell’ambiente non climatizzato, sol,mn,u,l, deve essere suddiviso tra le zone climatizzate,
pesato secondo le aree di pavimento per zona climatizzata determinate nel punto 6.4.
Nel caso di una serra solare, se si applica il metodo dettagliato di cui al punto E.2 si
utilizza la stessa equazione. Nel caso del metodo semplificato, dove gli apporti interni e
solari nella serra solare sono già inclusi nel valore corretto di b, nell’equazione (40) si
deve ignorare la serra solare.

11.2.2 Metodo orario semplificato


Per il metodo orario semplificato, il flusso termico da sorgenti termiche solari nella zona
dell’edificio considerata, sol, espresso in watt, è calcolato per ogni ora come indicato
dall’equazione (41):

sol = sol,k + 1 – b tr, l sol,u,l (41)


k l

Alternativamente, si può decidere a livello nazionale di calcolare il flusso termico relativo


alle sorgenti termiche solari nella zona dell’edificio considerata come media su un dato
periodo di tempo, come indicato dall’equazione (42):

sol = sol,mn, k + 1 – b tr,l sol,mn,u,l (42)


k l

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dove:
btr,l è il fattore di correzione per l’ambiente non climatizzato adiacente avente la
sorgente termica solare l, definito nella ISO 13789;
sol,k è il flusso termico orario relativo alla sorgente termica solare k, determinato in
conformità al punto 11.3, espresso in watt;
sol,u,l è il flusso termico orario relativo alla sorgente termica solare l nell’ambiente non
climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto 11.3, espresso in
watt;
sol,mn,k è il flusso termico mediato sul tempo relativo alla sorgente termica solare k,
determinato in conformità al punto 11.3, espresso in watt;
sol,mn,u,l è il flusso termico mediato sul tempo relativo alla sorgente termica solare l
nell’ambiente non climatizzato adiacente, determinato in conformità al punto
11.3, espresso in watt.

11.3 Elementi di apporto termico solare


11.3.1 Generalità
Il presente punto fissa le modalità per determinare il flusso termico da apporti solari,
basato sulle aree di captazione efficaci degli elementi edilizi pertinenti e sulle correzioni
per l’ombreggiatura solare da ostacoli esterni. Fornisce inoltre una correzione per
l’irraggiamento termico verso la volta celeste.
Le aree di captazione da tenere in considerazione sono le vetrate (incluso ogni dispositivo
di schermatura solare integrato o a complemento), gli elementi opachi esterni, le pareti
interne e i pavimenti delle serre solari, e le pareti dietro un rivestimento trasparente o
dietro l’isolamento trasparente. Le caratteristiche dipendono dal clima, dal tempo e da
fattori legati al sito come la posizione del sole e il rapporto tra la radiazione solare diretta
e diffusa. Di conseguenza, le caratteristiche in generale variano nel tempo, sia a livello
orario sia sull’anno. Come conseguenza, si devono scegliere valori medi o conservativi
adeguati che siano appropriati per lo scopo del calcolo (riscaldamento, raffrescamento
e/o comfort estivo).

11.3.2 Flusso termico da apporti solari per elemento edilizio


Il flusso termico da apporti solari attraverso l’elemento edilizio k, sol,k, espresso in watt,
è dato dall’equazione (43):

sol,k = F sh,ob,k A sol,k I sol,k – F r,k r,k (43)


dove:
Fsh,ob,k è il fattore di riduzione per ombreggiatura relativo ad ostacoli esterni per l’area
soleggiata efficace della superficie k, determinato in conformità al punto 11.4.4;
Asol,k è l’area di captazione efficace della superficie k con dato orientamento e angolo di
inclinazione, nella zona o nell’ambiente considerata/o, determinata in conformità
al punto 11.3.3 (vetrate), al punto 11.3.4 (elementi edilizi opachi) e all’appendice E
(elementi particolari), espressa in metri quadrati;
Isol,k è l’irradianza solare, il valore medio dell’energia relativa all’irraggiamento solare
su un passo di tempo del calcolo, per metro quadrato di area di captazione della
superficie k, con dato orientamento e angolo di inclinazione, determinata in
conformità all’appendice F, espressa in watt al metro quadrato;
Fr,k è il fattore di forma tra l’elemento edilizio e la volta celeste determinato in
conformità al punto 11.4.6;
r,k è l’extra flusso termico dovuto all’irraggiamento termico ad alta lunghezza d’onda verso
la volta celeste dall’elemento edilizio k, determinato in conformità al punto 11.3.5,
espresso in watt.
Nota 1 L’area soleggiata efficace, Asol, è uguale all’area di un corpo nero avente lo stesso apporto termico solare della
superficie considerata.
Nota 2 L’extra flusso termico dovuto all’irraggiamento termico ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste non è
effettivamente un apporto termico solare, ma è incluso negli apporti solari per comodità.

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11.3.3 Area soleggiata efficace degli elementi vetrati


L’area soleggiata efficace di un elemento d’involucro vetrato (per esempio una finestra),
Asol, espressa in metri quadrati, è data dall’equazione (44):
Asol Fsh,gl ggl(1 FF)Aw,p (44)
dove:
Fsh,gl è il fattore di riduzione per ombreggiatura relativo a schermature mobili,
determinato in conformità al punto 11.4.3;
ggl è la trasmittanza energetica solare totale della parte trasparente dell’elemento,
determinata in conformità al punto 11.4.2;
Nota La parte trasparente dell’elemento può contenere una vetrata chiara, ma anche diffondente
(permanente) o strati di schermatura solare.
FF è la frazione di area relativa al telaio, rapporto tra l’area proiettata del telaio e l’area
proiettata totale dell’elemento vetrato, determinata in conformità al punto 11.4.5;
A w,p è l’area proiettata totale dell’elemento vetrato (per esempio l’area della finestra),
espressa in metri quadrati.

11.3.4 Area di captazione efficace degli elementi edilizi opachi


Gli apporti termici solari netti degli elementi opachi senza isolamento trasparente durante
la stagione di riscaldamento possono costituire solo una piccola porzione degli apporti
termici solari totali e sono parzialmente compensati dalle dispersioni per irraggiamento
dall’edificio verso il cielo sereno. Tuttavia, per superfici scure, poco isolate, o aree estese
che fronteggiano il cielo, gli apporti termici solari attraverso gli elementi opachi possono
diventare considerevoli.
Per i calcoli sul raffrescamento estivo o sul comfort termico estivo, gli apporti termici solari
attraverso gli elementi edilizi opachi non dovrebbero essere sottostimati. Dall’altro lato, se
si prevede che le dispersioni per irraggiamento termico siano considerevoli, allo stesso
tempo la dispersione termica per trasmissione può essere incrementata, attraverso un
fattore di correzione sull’effetto degli apporti termici solari. Gli apporti termici solari degli
elementi opachi con isolamento trasparente sono trattati nel punto H.2.
L’area soleggiata efficace di una parte opaca dell’involucro edilizio, Asol, espressa in metri
quadrati, è data dall’equazione (45):
Asol S,c Rse Uc Ac (45)
dove:
S,c è il coefficiente di assorbimento adimensionale della radiazione solare della parte
opaca, ricavato da fonti nazionali appropriate;
Rse è la resistenza termica superficiale esterna della parte opaca, determinata in
conformità alla ISO 6946, espressa in metro quadrato per kelvin al watt;
Uc è la trasmittanza termica della parte opaca, determinata in conformità alla ISO 6946,
espressa in watt al metro quadrato kelvin;
Ac è l’area proiettata della parte opaca, espressa in metri quadrati.
Se l’elemento edilizio contiene uno strato che è ventilato (per esempio naturalmente) con
aria esterna e il valore di U è calcolato assumendo che si possa trascurare la resistenza
termica tra questo strato ventilato e l’ambiente esterno, la trasmittanza solare
nell’equazione (45) sarà sovrastimata. Per evitare la sovrastima, si dovrebbe utilizzare
nell’equazione (45) un valore di U corretto, in cui lo strato ventilato non è considerato come
una scorciatoia, ma come un meccanismo fisico che rimuove parte del calore solare.
Nota Per esempio, nel caso di tetti con tegole (ventilati), calcolati con riferimento alla ISO 13789.

11.3.5 Irraggiamento termico ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste


L’extra flusso termico dovuto all’irraggiamento termico ad alta lunghezza d’onda verso la
volta celeste per un elemento d’involucro edilizio specifico, r, espresso in watt, è dato
dall’equazione (46):
r Rse Uc Ac hr er (46)

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dove:
Rse è la resistenza termica superficiale esterna dell’elemento, determinata in conformità
alla ISO 6946, espressa in metro quadrato per kelvin al watt;
Uc è la trasmittanza termica dell’elemento, determinata in conformità alla ISO 6946,
espressa in watt al metro quadrato kelvin;
Ac è l’area proiettata dell’elemento, espressa in metri quadrati;
hr è il coefficiente di scambio termico per irraggiamento esterno, determinato in
conformità nel punto 11.4.6, espresso in watt al metro quadrato kelvin;
er è la differenza media tra la temperatura dell’aria esterna e la temperatura apparente
del cielo, determinata in conformità al punto 11.4.6, espressa in gradi centigradi.
Alternativamente, si può decidere a livello nazionale, a seconda dell’applicazione, di
considerare l’extra flusso termico dovuto all’irraggiamento termico ad alta lunghezza
d’onda verso la volta celeste come uno scambio termico per trasmissione aggiuntivo,
utilizzando una temperatura operante esterna invece della temperatura dell’aria.

11.3.6 Apporti termici solari di serre solari


L’area di captazione efficace di una serra solare, che possiede in molti casi parecchie
aree di captazione, non può essere calcolata in maniera semplice. La procedura di
calcolo è fornita nel punto E.2.

11.4 Dati di ingresso e condizioni al contorno

11.4.1 Generalità
Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, può essere definita a livello nazionale una procedura
semplificata. Specificazioni sulle condizioni per ammettere questa procedura semplificata
possono essere stabilite a livello nazionale, a seconda dello scopo del calcolo. In quel
caso l’utente deve riportare il metodo che è stato utilizzato e la fonte da cui è stato tratto.
Nota Esempio di una possibile semplificazione: ignorare l’area soleggiata efficace negli ambienti non climatizzati
(ad eccezione delle serre solari).

11.4.2 Trasmittanza energetica solare di elementi vetrati


In linea di principio, la trasmittanza energetica solare totale, ggl, al punto 11.3.3
[equazione (44)] è il rapporto mediato sul tempo tra l’energia che attraversa l’elemento
trasparente e l’energia incidente su di esso.
Per le finestre o altri elementi d’involucro vetrato con vetrate non diffondenti, la
trasmittanza energetica solare per radiazione perpendicolare alla vetrata, gn, deve essere
calcolata in conformità alla pertinente norma sulle proprietà ottiche di vetrate multiple
come specificato nell’appendice A.
Poiché il valore della trasmittanza energetica solare totale mediato sul tempo è
moderatamente più basso di gn, si utilizza un fattore di correzione, Fw, come indicato
dall’equazione (47):
ggl Fw ggl,n (47)
dove:
Fw è un fattore di correzione per vetrata non diffondente.
In assenza di valori nazionali, il valore del fattore di correzione è Fw = 0,90.
Per finestre o altri elementi d’involucro vetrato con vetrate diffondenti o dispositivi di
schermatura solare, la trasmittanza energetica solare totale per radiazione
perpendicolare alla vetrata (incidenza normale), gn, può sottostimare in maniera
significativa la trasmittanza solare mediata sul tempo.

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La trasmittanza energetica solare totale mediata sul tempo è calcolata secondo una
somma pesata come indicato dall’equazione (48):
ggl agl ggl,alt (1 agl) ggl,dif (48)
dove:
agl è il fattore di peso, rappresentativo della posizione della finestra (orientamento,
inclinazione), del clima e della stagione;
ggl,alt è la trasmittanza energetica solare per radiazione solare da un angolo di altezza,
altg, rappresentativo della posizione della finestra (orientamento, inclinazione), del
clima e della stagione;
ggl,dif è la trasmittanza energetica solare per radiazione solare diffusa isotropa.
Se la finestra comprende tende con stecche movibili, la trasmittanza solare deve essere
calcolata con le tende in posizione tale che la radiazione solare diretta dall’angolo, altgl,
sia bloccata, ma con trasmittanza luminosa massima possibile e vista verso l’esterno.
In assenza di valori nazionali, si devono utilizzare i seguenti valori:
agl = 0,75 e altgl = 45.
Nota 1 Nel caso di veneziane orizzontali con le stecche in posizione (per esempio leggermente inclinate) tale che la
radiazione solare diretta sia completamente bloccata, la trasmissione energetica solare per radiazione diffusa
e per radiazione riflessa dal terreno può essere notevolmente maggiore di gn.
Il secondo termine a destra nell’equazione è una semplificazione, che considera la
radiazione diffusa proveniente dalla direzione della volta celeste insieme alla radiazione
riflessa dal terreno.
Esempio:
Doppia vetrata con veneziane esterne bianche: stecche a 45° tali da bloccare la
radiazione diretta (se completamente chiuse, la trasmittanza luminosa e la vista verso
l’esterno non potrebbero risultare le massime possibili); i valori caratteristici sono:
ggl,45 = 0,045; ggl,dif = 0,196 ggl = 0,083.
Nota 2 I valori di agl e di altgl sono in linea di principio dipendenti dalla latitudine, dal clima, dalla stagione e
dall’orientamento. Sta agli enti nazionali decidere se e quando sia necessaria tale differenziazione.
Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, si possono determinare a livello nazionale valori di default di g per
finestre con e senza schermatura solare. Specificazioni sulle condizioni per ammettere
questi valori di default possono essere stabilite a livello nazionale, a seconda dello scopo
del calcolo. In quel caso l’utente deve riportare il metodo che è stato utilizzato e la fonte da
cui è stato tratto.
Nota 3 Valori caratteristici di g sono forniti nel punto G.5.
Metodi di simulazione dettagliata:
Alternativamente, la trasmittanza energetica solare può essere determinata per ciascuna
ora, in funzione della posizione del sole e del contributo della radiazione diffusa e riflessa
dal terreno. Per vetrate diffondenti o finestre che includono dispositivi di schermatura solare,
questo richiede che il valore di g sia noto per ciascun angolo di incidenza (altezza e azimut).

11.4.3 Dispositivi di schermatura mobili

11.4.3.1 Metodo mensile e stagionale


Per il metodo mensile e stagionale, il fattore di riduzione per ombreggiatura relativo a
dispositivi di schermatura mobili, Fsh,gl, deve essere determinato utilizzando l’equazione
(49):
1 – F sh,with g gl + F sh,with g gl+sh
F sh,gl = -------------------------------------------------------------------------------- (49)
g gl

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dove:
ggl è la trasmittanza energetica solare totale della finestra, quando la schermatura
solare non è utilizzata;
ggl+sh è la trasmittanza energetica solare totale della finestra, quando la schermatura
solare è utilizzata;
fsh,with è la frazione pesata del tempo in cui la schermatura solare è utilizzata, per
esempio in funzione dell’intensità della radiazione solare incidente (dipendente dal
clima, dalla stagione e dall’orientamento).
La frazione pesata del tempo in cui la schermatura solare è utilizzata, fsh,with, è
determinata sulla base dei dati d’ingresso fondamentali e dei profili orari.
Nel caso di riscaldamento o raffrescamento intermittente dove, in conformità al punto
13.2.2, l’effetto dell’intermittenza è tenuto in considerazione da un fattore di riduzione sul
fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o il raffrescamento, la frazione pesata
deve essere calcolata assumendo riscaldamento o raffrescamento continuo, ignorando i
giorni con valore di regolazione per riscaldamento o per raffrescamento ridotto oppure
spegnimento.
Nota I valori di fsh,with sono determinati a livello nazionale. Esempi sono forniti nell’appendice G. La EN 15232
descrive differenti tipi di sistemi di regolazione.
11.4.3.2 Metodo orario semplificato e metodi di simulazione dettagliata
Per il metodo orario semplificato e i metodi di simulazione dettagliata, la scelta tra ggl e
ggl+sh deve essere effettuata ogni ora.

11.4.4 Fattori di riduzione per ombreggiatura esterna


11.4.4.1 Generalità
Il fattore di riduzione per ombreggiatura esterna, Fsh,O, che è compreso tra 0 e 1,
rappresenta la riduzione della radiazione solare incidente dovuta all’ombreggiatura
permanente della superficie interessata risultante da:
- altri edifici;
- topografia (colline, alberi, ecc.);
- aggetti orizzontali;
- altri elementi dello stesso edificio;
- parte esterna della parete dove è installato l’elemento vetrato.
Il fattore di riduzione per ombreggiatura, Fsh,O, è definito dall’equazione (50):
I sol,ps,mean
F sh,O = -----------------------
- (50)
I sol,mean
dove:
Isol,ps,mean è l’irradianza solare media effettivamente ricevuta sul piano di captazione
ombreggiato da ostacolo(i) esterno(i) durante la stagione di riscaldamento o di
raffrescamento rispettivamente considerata, espressa in watt al metro
quadrato;
Isol,mean è l’irradianza solare media sul piano di captazione senza ombreggiatura,
espressa in watt al metro quadrato.
Si può decidere a livello nazionale, a seconda di condizioni specifiche (come il tipo di
ostacoli esterni) di utilizzare un fattore di riduzione per ombreggiatura fissato per finestre
differenti nell’edificio aventi lo stesso orientamento.
Nota L’ombreggiatura di ostacoli differenti può coincidere, in parte o nel complesso. Di conseguenza, aggiungere
fattori di riduzione per ombreggiatura può sovrastimare in maniera significativa l’ombreggiatura.
Se non diversamente specificato a livello nazionale, il calcolo dei fattori di riduzione per
ombreggiatura deve basarsi sulla semplificazione seguente.
La radiazione solare diretta è contrastata dall’ostacolo; la radiazione diffusa e riflessa dal
terreno rimane invariata. Questo è equivalente per gli ostacoli che, per riflessione,
producono la stessa quantità di radiazione solare che contrastano.

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11.4.4.2 Metodo orario semplificato e metodi di simulazione dettagliata


Si può decidere a livello nazionale di specificare valori tabulati mediati sul tempo o di
utilizzare valori differenti per ogni ora.

11.4.4.3 Tutti i metodi


Per applicazioni specifiche, si possono prescrivere a livello nazionale fattori di riduzione
per ombreggiatura tabulati, a seconda del tipo di applicazione e di edificio.
Nota L’appendice G fornisce alcuni dati informativi sui fattori di riduzione per ombreggiatura.
Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, si possono definire a livello nazionale metodi semplificati e/o
valori di default. Specificazioni sulle condizioni per ammettere questi metodi semplificati o
valori possono essere stabilite a livello nazionale, a seconda dello scopo del calcolo. In
quel caso l’utente deve riportare il metodo o i valori che sono stati utilizzati e le fonti da cui
sono stati tratti.

11.4.5 Frazione di area del telaio


Per ciascuna finestra la frazione di area del telaio deve essere determinata in conformità
alla ISO 10077-1.
Come alternativa si può decidere a livello nazionale di utilizzare una frazione di area del
telaio fissata per tutte le finestre dell’edificio.
Nota Per esempio, nel caso di climi dominati dal riscaldamento, utilizzare 0,20 o 0,30, che determinano il più elevato
valore della trasmittanza termica della finestra (vedere il punto 8.3.1), oppure un valore fissato a 0,3; per i climi
dominati dal raffrescamento utilizzare un valore fissato a 0,20. Comparare procedure simili per la trasmissione
termica attraverso le finestre al punto 8.3.2.1.

11.4.6 Extra scambio termico per irraggiamento termico ad alta lunghezza d’onda verso la volta
celeste
I valori del fattore di forma per l’irraggiamento tra l’elemento e la volta celeste sono:
Fr = 1 per una copertura orizzontale non ombreggiata;
Fr = 0,5 per una parete verticale non ombreggiata.
Il coefficiente di scambio termico per irraggiamento esterno, hr, espresso in watt al metro
quadrato kelvin, può essere approssimato come indicato dall’equazione (51):
hr = 4 ( ss + 273)3 (51)
dove:
è l’emissività relativa alla radiazione infrarossa della superficie esterna;
è la costante di Stefan-Boltzmann: 5,67 10-8 W/(m2 K4);
ss è la media aritmetica della temperatura della superficie e della temperatura della
volta celeste, espressa in gradi centigradi.
Ad una prima approssimazione, h r può essere posto uguale a 5 W/(m2 K), che
corrisponde ad una temperatura media di 10 °C.
Quando la temperatura della volta celeste non è disponibile dai dati climatici, la differenza
media, er , tra la temperatura dell’aria esterna e la temperatura della volta celeste dovrebbe
essere assunta pari a 9 K nelle aree sub-polari, 13 K ai tropici e 11 K nelle zone intermedie.
A livello nazionale, si possono fornire valori di default per i dati d’ingresso necessari, a
seconda dell’applicazione e del tipo di edificio. Si può anche decidere a livello nazionale,
a seconda del clima e dello scopo del calcolo, di ignorare l’extra scambio termico per
irraggiamento ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste, da solo o in associazione
al calore solare assorbito dagli elementi costruttivi opachi.
Nota 1 Esempi di valori di default sono forniti nell’appendice G.
Nota 2 Per i metodi di simulazione dettagliata, può rendersi anche necessario l’utilizzo di valori mediati sul tempo se
ciò occorre per imporre che i coefficienti di scambio termico superficiale siano in linea con i valori di riferimento
richiesti.

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12 PARAMETRI DINAMICI
12.1 Procedura di calcolo
Un metodo dinamico realizza il modello delle resistenze termiche, delle capacità termiche
e degli apporti termici da sorgenti di calore solari e interne alla zona dell’edificio. Ci sono
numerosi metodi che rendono possibile questo, variando in complessità da semplici a
molto dettagliati. Il metodo orario semplificato combina la capacità termica della zona
dell’edificio in una singola coppia resistenza-capacità.
Nei metodi mensile e stagionale, gli effetti dinamici sono tenuti in considerazione
introducendo il fattore di utilizzazione degli apporti per il riscaldamento e il fattore di
utilizzazione delle dispersioni per il raffrescamento. L’effetto dell’inerzia nel caso di
riscaldamento intermittente o spegnimento è tenuto in considerazione separatamente;
vedere punto 13.
Sebbene la procedura di calcolo dipenda dal tipo di metodo di calcolo, le assunzioni (sulle
condizioni ambientali, sul comportamento dell’utenza e sulle regolazioni) e i dati
d’ingresso devono essere gli stessi per ciascun tipo di metodo di calcolo (metodo
stagionale, mensile, orario semplificato e di simulazione dettagliata). Vedere prospetto 8.
prospetto 8 Procedura di calcolo dei parametri dinamici per i differenti tipi di metodi

Tipo di metodo Parametri dinamici Dati di ingresso e condizioni al


contorno
Metodo stagionale o mensile 12.2 12.3
Metodo orario semplificato 12.2 12.3
Metodo di simulazione dettagliata Non applicabile 12.3

12.2 Parametri dinamici


12.2.1 Metodo mensile e stagionale
12.2.1.1 Fattore di utilizzazione degli apporti per il riscaldamento
Il fattore adimensionale di utilizzazione degli apporti per il riscaldamento, H,gn, è funzione
del rapporto di bilancio termico, H, e di un parametro numerico, aH, che dipende
dall’inerzia dell’edificio, come indicato dalle equazioni da (52) a (55):
aH
1– H
se H >0e H 1: H,gn = -----------------------
aH + 1
(52)
1– H

aH
se H = 1: H,gn = ---------------
- (53)
aH + 1
se H < 0: H,gn = 1/ H (54)
con
Q H,gn
H = ------------- (55)
Q H,ht
dove (per ciascun mese o stagione e per ciascuna zona dell’edificio):
H è il rapporto di bilancio termico adimensionale per la modalità di riscaldamento;
QH,ht è lo scambio termico totale nella modalità di riscaldamento, determinato in
conformità al punto 7.2.1.3, espresso in megajoule;
QH,gn rappresenta gli apporti termici totali nella modalità di riscaldamento, determinati in
conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
aH è un parametro numerico adimensionale che dipende dalla costante di tempo, H,
definito dall’equazione (56):

a H = a H,0 + --------- (56)


H,0

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dove:
aH,0 è un parametro numerico di riferimento adimensionale, determinato in
conformità al prospetto 9;
è la costante di tempo della zona dell’edificio, determinata in conformità al
punto 12.2.1.3, espressa in ore;
H,0 è una costante di tempo di riferimento, determinata in conformità al prospetto
9, espressa in ore.
I valori dei parametri sono valori empirici e possono anche essere determinati a livello
nazionale, a seconda dello scopo del calcolo; in assenza di valori nazionali si possono
utilizzare i valori tabulati indicati.
Nota 1 Vedere anche ppendice I per la spiegazione e la derivazione, e l’appendice H per la motivazione e la futura
conversione.
prospetto 9 Valori del parametro numerico, aH,0, e della costante di tempo di riferimento, H,0

Tipo di metodo aH,0 H,0


h
Metodo di calcolo mensile 1,0 15
Metodo di calcolo stagionale 0,8 30
I valori di aH,0 e di H,0 possono anche essere forniti a livello nazionale.

La figura 5 illustra i fattori di utilizzazione degli apporti per il metodo di calcolo mensile e
per varie costanti di tempo.
Nota 2 Il fattore di utilizzazione degli apporti è definito indipendentemente dalle caratteristiche dell’impianto di
riscaldamento, assumendo una regolazione perfetta della temperatura ed una flessibilità infinita. Un impianto
di riscaldamento a risposta lenta e un sistema di regolazione meno perfetto possono influire notevolmente
sull’utilizzo degli apporti termici.
figura 5 Illustrazione del fattore di utilizzazione degli apporti per la modalità di riscaldamento, per costanti di
tempo di 8 h, 1 d, 2 d, 7 d e infinita, valido per il metodo di calcolo mensile
Legenda
1 Costante di tempo di 8 h (bassa inerzia)
2 Costante di tempo di 1 d
3 Costante di tempo di 2 d
4 Costante di tempo di 7 d
5 Costante di tempo infinita (elevata inerzia)

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12.2.1.2 Fattore di utilizzazione delle dispersioni per il raffrescamento


Il fattore adimensionale di utilizzazione delle dispersioni per il raffrescamento, C,ls,
necessario per il metodo mensile e stagionale, è funzione del rapporto di bilancio termico
per il raffrescamento, C, e di un parametro numerico, aC, che dipende dall’inerzia termica
dell’edificio, come indicato dalle equazioni da (57) a (60):
-a C
1– C
se C 0e C 1: C,ls = ----------------------------
- aC + 1
- (57)
1– C

aC
se C = 1: C,ls = ---------------- (58)
aC + 1

se C 0: C,ls = 1 (59)
con
Q C,gn
C = ------------
- (60)
Q C,ht
dove (per ciascun mese o stagione e per ciascuna zona dell’edificio):
C è il rapporto di bilancio termico adimensionale per la modalità di raffrescamento;
QC,ht è lo scambio termico totale per trasmissione e ventilazione nella modalità di
raffrescamento, determinato in conformità al punto 7.2.1.3, espresso in megajoule;
QC,gn rappresenta gli apporti termici totali nella modalità di raffrescamento, determinati in
conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
aC è un parametro numerico adimensionale che dipende dalla costante di tempo, C,
definito dall’equazione (61):

a C = a C,0 + --------- (61)


C,0

dove:
aC,0 è un parametro numerico di riferimento adimensionale, determinato in
conformità al prospetto 10;
è la costante di tempo della zona dell’edificio, determinata in conformità al
punto 12.2.1.3, espressa in ore;
C,0 è una costante di tempo di riferimento, determinata in conformità al prospetto
10, espressa in ore.
I valori di aC,0 e di C,0 sono indicati nel prospetto 10.
I valori dei parametri sono valori empirici e possono anche essere determinati a livello
nazionale, a seconda dello scopo del calcolo; in assenza di valori nazionali si possono
utilizzare i valori tabulati indicati.
Nota 1 Vedere anche appendice I per la spiegazione e le procedure di derivazione dei valori dei parametri. La
bibliografia [13] e la sezione 2.1 di [23] forniscono l’insieme di informazioni sullo sviluppo del metodo.
prospetto 10 Valori del parametro numerico, aC,0, e della costante di tempo di riferimento, C,0

Tipo di metodo aC,0 C,0


h
Metodo di calcolo mensile 1,0 15
Metodo di calcolo stagionale 0,8 30
I valori di aC,0 e di C,0 possono anche essere forniti a livello nazionale.

Nota 2 Il fattore di utilizzazione delle dispersioni è definito indipendentemente dalle caratteristiche dell’impianto di
raffrescamento, assumendo una regolazione perfetta della temperatura ed una flessibilità infinita. Un impianto
di raffrescamento a risposta lenta e un sistema di regolazione meno perfetto possono influire notevolmente
sull’utilizzo delle dispersioni.
La figura 6 illustra i fattori di utilizzazione delle dispersioni per il metodo di calcolo mensile
e per varie costanti di tempo.

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figura 6 Illustrazione del fattore di utilizzazione delle dispersioni, per costanti di tempo di 8 h, 1 d, 2 d, 7 d e
infinita, valido per il metodo di calcolo mensile
Legenda
1 Costante di tempo di 8 h (bassa inerzia)
2 Costante di tempo di 1 d
3 Costante di tempo di 2 d
4 Costante di tempo di 7 d
5 Costante di tempo infinita (elevata inerzia)

12.2.1.3 Costante di tempo dell’edificio


La costante di tempo della zona dell’edificio, , espressa in ore, caratterizza l’inerzia
termica interna della zona climatizzata sia nel periodo di riscaldamento sia nel periodo di
raffrescamento. È calcolata utilizzando l’equazione (62):
C m /3 600
= ------------------------------------ (62)
H tr,adj + H ve,adj
dove:
Cm è la capacità termica interna dell’edificio o della zona dell’edificio, calcolata in
conformità al punto 12.3.1, espressa in joule al kelvin;
Nota 1 Vedere l’argomentazione al punto G.7 se la capacità termica interna corretta debba essere utilizzata
oppure no, includendo la resistenza superficiale, in conformità al punto A.3 della ISO 13786:2007.
Htr,adj è il valore rappresentativo del coefficiente globale di scambio termico per
trasmissione, corretto per la differenza di temperatura interna-esterna, calcolato
in conformità al punto 8.3, espresso in watt al kelvin;
Hve,adj è il valore rappresentativo del coefficiente globale di scambio termico per
ventilazione, corretto per la differenza di temperatura interna-esterna, calcolato in
conformità al punto 9.3, espresso in watt al kelvin.
Valori rappresentativi di Htr,adj e di Hve,adj sono valori rappresentativi della stagione
dominante (riscaldamento o raffrescamento), da determinare in conformità ad una
procedura che può essere specificata a livello nazionale.
Nota 2 Per esempio, il valore mensile per un mese invernale centrale nel caso di clima dominato dal riscaldamento,
o il valore mensile per un mese estivo centrale nel caso di clima dominato dal raffrescamento.

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Alternativamente, si può decidere a livello nazionale, per applicazioni specifiche e per tipi
di edificio, di utilizzare valori di default in funzione del tipo di costruzione. In assenza di
valori nazionali, si possono utilizzare i valori del punto 12.3.1.2. I valori possono essere
approssimati ed è accettabile un’incertezza relativa dieci volte maggiore di quella dello
scambio termico.

12.2.2 Metodo orario semplificato; accoppiamento con la massa termica


Lo scorporo del coefficiente di scambio termico per trasmissione per gli elementi opachi
Hop in Hem e Hms (vedere punto 7.2.2) è effettuato utilizzando le equazioni (63) e (64):
Hem 1/(1/Hop 1/Hms) (63)
e
Hms hms Am (64)
dove:
Hms è la conduttanza di accoppiamento tra i nodi m ed s, espressa in watt al kelvin;
hms è il coefficiente di scambio termico tra i nodi m ed s, con il valore fissato hms = 9,1,
espresso in watt al metro quadrato kelvin;
Am è l’area della massa efficace, espressa in metri quadrati.
L’area della massa efficace, Am, è calcolata utilizzando l’equazione (65):
2
Cm
A m = -------------------------------
2
- (65)
Aj j

dove
Am è l’area della massa efficace, espressa in metri quadrati;
Cm è la capacità termica interna, determinata in conformità al punto 12.3.1, espressa in
joule al kelvin;
Aj è l’area dell’elemento j, espressa in metri quadrati;
j è la capacità termica interna per unità di area dell’elemento edilizio j, determinata in
conformità al punto 12.3.1, espressa in joule al metro quadrato kelvin.
Alternativamente, si può decidere a livello nazionale, per applicazioni specifiche e per tipi
di edificio, di utilizzare valori di default in funzione del tipo di costruzione. In assenza di
valori nazionali, si possono utilizzare i valori del punto 12.3.1.2. I valori possono essere
approssimati ed è accettabile una incertezza relativa dieci volte maggiore di quella dello
scambio termico.

12.3 Condizioni al contorno e dati di ingresso


12.3.1 Metodo mensile, stagionale e orario semplificato
12.3.1.1 Capacità termica interna dell’edificio
Per il metodo mensile e stagionale, la capacità termica interna della zona dell’edificio, Cm,
espressa in joule al kelvin, è calcolata sommando le capacità termiche di tutti gli elementi
edilizi a contatto termico diretto con l’aria interna della zona in esame, come indicato
dall’equazione (66):
Cm j Aj (66)
dove:
j è la capacità termica interna per unità di area dell’elemento edilizio j, determinata in
conformità al punto 7 della ISO 13786:2007 (metodo dettagliato) o, come alternativa
più semplice, in conformità all’appendice A della ISO 13786:2007, con spessore
efficace massimo come indicato nel prospetto 11, espressa in joule al metro
quadrato kelvin;
Aj è l’area dell’elemento j, espressa in metri quadrati.
Nota Vedere l’argomentazione al punto G.7 se sia necessaria oppure no una correzione per la capacità termica
interna per il metodo mensile e stagionale, per tenere in considerazione la resistenza superficiale.

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Per il metodo orario semplificato, la capacità termica interna della zona dell’edificio, Cm,
espressa in joule al kelvin, è calcolata sommando le capacità termiche di tutti gli elementi
edilizi a contatto termico diretto con l’aria interna della zona in esame, utilizzando anche
l’equazione (66).
prospetto 11 Spessore massimo da considerare per la capacità termica interna

Applicazione Spessore massimo


m
Determinazione del fattore di utilizzazione degli apporti o delle dispersioni (periodo 0,10
di variazione: 1 d)

Alternativamente, si può decidere a livello nazionale, per applicazioni specifiche e per tipi
di edificio, di utilizzare valori di default in funzione del tipo di costruzione. In assenza di
valori nazionali, si possono utilizzare i valori del punto 12.3.1.2. I valori possono essere
approssimati ed è accettabile una incertezza relativa dieci volte maggiore di quella dello
scambio termico.

12.3.1.2 Valori di default per i parametri dinamici


In assenza di valori nazionali, si possono utilizzare i valori elencati nel prospetto 12.
prospetto 12 Valori di default per i parametri dinamici

Classea) Metodo mensile e stagionale Metodo orario semplificato


Cm Am Cm
b) 2
J/K m J/K
Molto leggera 80 000 A f 2,5 A f 80 000 A f
Leggera 110 000 A f 2,5 A f 110 000 A f
Media 165 000 A f 2,5 A f 165 000 A f
Pesante 260 000 A f 3,0 A f 260 000 A f
Molto pesante 370 000 A f 3,5 A f 370 000 A f
a) Può essere specificata a livello nazionale.
b) Vedere l’argomentazione al punto G.7 se sia necessaria oppure no una correzione per la capacità termica interna
per il metodo mensile e stagionale, per tenere in considerazione la resistenza superficiale.

12.3.2 Metodi di simulazione dettagliata


Per i metodi di simulazione dinamica dettagliata, i dati d’ingresso sugli elementi di
trasmissione termica sono in generale più dettagliati rispetto ai metodi stagionale, mensile
o orario semplificato. Le capacità termiche e le resistenze termiche di tutti gli strati di tutti
gli elementi edilizi devono basarsi sugli stessi strati utilizzati nel punto 8.4 (proprietà di
trasmissione termica).

13 CONDIZIONI INTERNE

13.1 Differenti modalità


Ci sono differenti modalità da considerare per il riscaldamento e il raffrescamento, come:
- riscaldamento e/o raffrescamento continuo o quasi continuo a valore di regolazione
costante;
- valore di regolazione ridotto o spegnimento notturno e/o nel fine settimana;
- periodi di non occupazione (per esempio vacanze);
- situazioni complicate, come periodi in modalità di avviamento, con
(facoltativamente) una potenza termica o frigorifera massima durante il periodo di
avviamento.
Le procedure sono in parte generali in parte applicabili solo a tipi di metodi specifici. Ne è
fornita una sintesi nel prospetto 13.

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prospetto 13 Procedure di calcolo per le differenti modalità di riscaldamento e/o di raffrescamento, per i differenti
tipi di metodi

Tipo di metodo Riscaldamento o Riscaldamento o Periodi di non occupazione Situazioni complicateb)


raffrescamento continuo o raffrescamento
quasi continuo intermittentea)
Metodo stagionale 13.2.1 13.2.2 Metodo meno applicabilea) Metodo meno applicabilea)
Metodo mensile 13.2.1 13.2.2 In aggiunta: Metodo meno applicabilea)
13.2.4
Metodo orario semplificato 13.2.3 13.2.3 In aggiunta: 13.2.3
13.2.4
Metodo di simulazione 13.2.3 13.2.3 In aggiunta: 13.2.3
dettagliata 13.2.4
a) Se non soddisfa le condizioni per il calcolo come riscaldamento o raffrescamento continuo come indicato nel punto 13.2.1.
b) Come i periodi con potenza termica o frigorifera ridotta, modalità di avviamento, con (opzionalmente) una potenza termica o frigorifera massima
durante il periodo di avviamento.

Si può decidere a livello nazionale di sostituire la temperatura di regolazione con una


temperatura di regolazione corretta per tenere in considerazione l’impatto di una
regolazione e di una emissione imperfetta. Se si applica, si deve attuare in conformità alle
pertinenti norme sugli impianti di riscaldamento (per il solo riscaldamento) e gli impianti di
raffrescamento (per il riscaldamento e/o il raffrescamento) specificate nell’appendice A.

13.2 Procedure di calcolo

13.2.1 Modalità di riscaldamento o di raffrescamento continua e quasi continua, metodo mensile e


stagionale

13.2.1.1 Riscaldamento e/o raffrescamento continuo


Per riscaldamento continuo durante l’intero periodo di riscaldamento si deve utilizzare
come temperatura di regolazione della zona dell’edificio, la temperatura di regolazione
per il riscaldamento, l,H,set espressa in gradi centigradi.
Per raffrescamento continuo durante l’intero periodo di raffrescamento si deve utilizzare
come temperatura di regolazione della zona dell’edificio, la temperatura di regolazione
per il raffrescamento, l,C,set espressa in gradi centigradi.
Nota Per i metodi mensili, la temperatura interna media effettiva può essere più elevata nella modalità di
riscaldamento a causa del surriscaldamento istantaneo; tuttavia, questo si tiene in considerazione mediante
il fattore di utilizzazione degli apporti; analogamente, per la modalità di raffrescamento la temperatura interna
media effettiva può essere più bassa a causa delle elevate dispersioni termiche istantanee.

13.2.1.2 Riscaldamento e/o raffrescamento quasi continuo


Il riscaldamento e/o il raffrescamento intermittente devono essere considerati come
riscaldamento e/o raffrescamento continuo con temperatura di regolazione corretta se si
applica la modalità A o la modalità B.
Modalità A:
- se le variazioni della temperatura di regolazione tra il periodo di riscaldamento o di
raffrescamento normale e il periodo di riscaldamento o di raffrescamento ridotto
sono minori di 3 K; e/o
- se la costante di tempo dell’edificio (vedere il punto 12.2.1.3) è minore di 0,2 volte la
durata del più breve periodo di riscaldamento a regime ridotto (per il riscaldamento)
o del più breve periodo di raffrescamento a regime ridotto (per il raffrescamento).
La temperatura di regolazione per il calcolo è la media sul tempo delle temperature di
regolazione. Vedere l’esemplificazione nelle figure 7 a) e 7 b).

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Modalità B:
Se la costante di tempo dell’edificio (vedere il punto 12.2.1.3) è maggiore di tre volte la
durata del più lungo periodo di riscaldamento a regime ridotto. La temperatura di
regolazione per il calcolo è la temperatura di regolazione della modalità di riscaldamento
normale. Vedere l’esemplificazione nella figura 7 c).
Analogamente, se la costante di tempo dell’edificio (vedere il punto 12.2.1.3) è maggiore
di tre volte la durata del più lungo periodo di raffrescamento a regime ridotto. La
temperatura di regolazione per il calcolo è la temperatura di regolazione della modalità di
raffrescamento normale.
figura 7 Esempio di riscaldamento quasi continuo
Legenda
set,inp Temperatura di regolazione fornita come dato d’ingresso

set,calc Temperatura di regolazione per il calcolo


t Tempo
tc Parte rappresentativa del periodo di calcolo

I casi a, b e c rappresentano le differenti situazioni descritte nel testo.


Un’illustrazione simile si applica per il raffrescamento (con valore di regolazione ridotto
maggiore, e non minore, del valore di regolazione normale).

Per la correzione per un lungo periodo di non occupazione (per esempio vacanze):
vedere il punto 13.2.4.
I valori di regolazione devono essere determinati in conformità al punto 13.3.

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13.2.2 Correzioni per l’intermittenza: metodo mensile e stagionale

13.2.2.1 Riscaldamento
Nel caso di riscaldamento intermittente che non soddisfa le condizioni del punto
precedente, il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, QH,nd,interm, espresso in
megajoule, è calcolato utilizzando l’equazione (67):
QH,nd,interm aH,red QH,nd,cont (67)
dove:
QH,nd,cont è il fabbisogno di energia termica per riscaldamento continuo, calcolato in
conformità al punto 7.2.1.1, espresso in megajoule;
aH,red è il fattore adimensionale di riduzione per riscaldamento intermittente,
determinato in conformità all’equazione (68).
Nota 1 Si applicano i dati relativi all’occupazione per riscaldamento intermittente.
Il fattore adimensionale di riduzione per riscaldamento intermittente, aH,red è calcolato
come indicato dall’equazione (68):
aH,red 1 bH,red( H,0/ ) H( 1 fH,hr) (68)
con valore minimo: aH,red = fH,hr e valore massimo: aH,red = 1.
dove:
fH,hr è la frazione del numero di ore alla settimana con una normale regolazione del
riscaldamento (regolazione non ridotta né spegnimento), per esempio
(14 5) / (24 7) = 0,42;
bH,red è un fattore di correlazione empirico; valore di bH,red = 3;
è la costante di tempo della zona dell’edificio, determinata in conformità al punto
12.2.1.3, espressa in ore;
H,0 è la costante di tempo di riferimento per la modalità di riscaldamento, determinata
in conformità al punto 12.2.1.1, espressa in ore;
H è il rapporto di bilancio termico per la modalità di riscaldamento, determinato in
conformità al punto 12.2.1.1.
Nota 2 Per lunghi periodi di intermittenza come i giorni festivi, l’equazione è uguale alla procedura generale fornita
per i lunghi periodi di non occupazione al punto 13.2.4, con l’unica differenza che, per i lunghi periodi di
intermittenza, si aggiunge un secondo termine per considerare un possibile riscaldamento a regolazione
ridotta durante il periodo di non occupazione.

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figura 8 Illustrazione del fattore di riduzione per riscaldamento intermittente, per due differenti durate di
intermittenza
Legenda *)
a) fH,hr = 0,42: riscaldamento normale su 5 d, 14 h/d
b) fH,hr = 0,30: riscaldamento normale su 5 d, 10 h/d
1 Costante di tempo di 1 d (bassa inerzia)
2 Costante di tempo di 2 d
3 Costante di tempo di 7 d
4 Costante di tempo infinita (elevata inerzia)

a)

b)

Si assume che l’impianto di riscaldamento fornisca sufficiente potenza termica da


garantire un riscaldamento intermittente.
Alternativamente, si può decidere a livello nazionale di utilizzare un metodo nazionale per
tenere in considerazione l’effetto dell’intermittenza.

*) Nota nazionale - Legenda conforme alla versione tedesca.

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13.2.2.2 Raffrescamento
Nel caso di raffrescamento intermittente che non soddisfa le condizioni del punto
precedente, il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, QC,nd,interm, espresso in
megajoule, è calcolato come indicato dall’equazione (69):
QC,nd,interm aC,red QC,nd,cont (69)
dove:
QC,nd,cont è il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, calcolato in conformità
al punto 7.2.1.2, espresso in megajoule;
aC,red è il fattore adimensionale di riduzione per raffrescamento intermittente,
determinato in conformità all’equazione (70).
Nota 1 Si applicano i dati relativi all’occupazione per raffrescamento intermittente.
Il fattore adimensionale di riduzione per raffrescamento intermittente, aC,red è calcolato
come indicato dall’equazione (70):
aC,red 1 bC,red( C,0/ ) C(1 fC,day) (70)
con valore minimo: aC,red = fN,C e valore massimo: aC,red = 1.
Dove:
fC,day è la frazione del numero di giorni alla settimana con, almeno durante il giorno, una
normale regolazione del raffrescamento (regolazione non ridotta né spegnimento)
(per esempio 5/7 = 0,71);
bC,red è un fattore di correlazione empirico; valore di bC,red = 3;
è la costante di tempo della zona dell’edificio, determinata in conformità al punto
12.2.1.3, espressa in ore;
C,0 è la costante di tempo di riferimento per la modalità di raffrescamento,
determinata in conformità al punto 12.2.1.2, espressa in ore;
C è il rapporto di bilancio termico per la modalità di raffrescamento, determinato in
conformità al punto 12.2.1.2.
Nota 2 Per lunghi periodi di intermittenza come i giorni festivi, l’equazione è uguale alla procedura generale fornita
per i lunghi periodi di non occupazione di cui al punto 13.2.4, con l’unica differenza che per i lunghi periodi di
intermittenza si aggiunge un secondo termine per considerare un possibile raffrescamento a regolazione
ridotta durante il periodo di non occupazione.

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figura 9 Illustrazione del fattore di riduzione per raffrescamento intermittente, per due differenti durate di
intermittenza
Legenda
a) fC,day = 0,71: raffrescamento normale su 5 d
b) fC,day = 0,86: raffrescamento normale su 6 d
1 Costante di tempo di 1 d (bassa inerzia)
2 Costante di tempo di 2 d
3 Costante di tempo di 7 d
4 Costante di tempo infinita (elevata inerzia)

a)

b)

Si assume che l’impianto di raffrescamento fornisca sufficiente potenza frigorifera da


garantire un raffrescamento intermittente.
Alternativamente, si può decidere a livello nazionale di utilizzare un metodo nazionale per
tenere in considerazione l’effetto dell’intermittenza.

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13.2.3 Valori di regolazione, metodo orario semplificato e metodo di simulazione dettagliata


Per riscaldamento continuo durante l’intero periodo di riscaldamento, la temperatura
operante interna minima della zona dell’edificio, int, deve essere la temperatura di
regolazione per il riscaldamento, espressa in gradi centigradi.
Per raffrescamento continuo durante l’intero periodo di raffrescamento, la temperatura
operante interna massima della zona dell’edificio, int, deve essere la temperatura di
regolazione per il raffrescamento, espressa in gradi centigradi.
Per riscaldamento e/o raffrescamento intermittente, i valori di regolazione devono basarsi
su programmi orari e settimanali, tenendo in considerazione la regolazione ridotta, i periodi
di spegnimento e (se applicabile) i periodi in modalità di avviamento, con (facoltativamente)
una potenza termica o frigorifera massima durante il periodo di avviamento.
Nota La EN 15251 richiede che la regolazione della temperatura sia basata sulla temperatura operante, poiché la
temperatura operante rispetto alla temperatura dell’aria è più strettamente legata alla temperatura di comfort.
Vedere appendice C per il calcolo della temperatura operante per il metodo orario semplificato.
Per la correzione per un periodo di non occupazione (per esempio vacanze): vedere
punto 13.2.4.
I valori di regolazione devono essere determinati in conformità al punto 13.3.
13.2.4 Correzioni per periodo di non occupazione (metodi mensile, orario semplificato e di
simulazione dettagliata)
In alcuni edifici, come le scuole, i periodi di non occupazione durante la stagione di
riscaldamento o di raffrescamento, come i periodi di vacanza, portano ad una riduzione
del fabbisogno di energia per il riscaldamento o il raffrescamento ambiente.
I fabbisogni per il riscaldamento e il raffrescamento, tenendo in considerazione il periodo
di non occupazione, QH,nd e QC,nd, espressi in megajoule, sono calcolati come segue. Per
il mese che contiene un periodo di non occupazione, eseguire il calcolo due volte: a) per
(normali) regolazioni del riscaldamento/raffrescamento in condizioni di occupazione e b)
per regolazioni in condizioni di non occupazione, e poi interpolare linearmente i risultati
secondo la frazione di tempo della modalità di non occupazione rispetto alla modalità di
occupazione, come indicato dalle equazioni (71) e (72):
QH,nd = (1 fH,nocc) (QH,nd,occ fH,nocc) QH,nd,nocc (71)
QC,nd = (1 fC,nocc) (QC,nd,occ fC,nocc) QC,nd,nocc (72)
dove:
QH,nd,occ è il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, calcolato in conformità al
punto 7.2.1.1 (o QH,nd,cont o QH,nd,interm), assumendo per tutti i giorni del mese il
controllo e le regolazioni del termostato relativi al periodo di occupazione,
espresso in megajoule;
QC,nd,occ è il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, calcolato in conformità
al punto 7.2.1.2 (o QC,nd,cont o QC,nd,interm), assumendo per tutti i giorni del mese
il controllo e le regolazioni del termostato relativi al periodo di occupazione,
espresso in megajoule;
QH,nd,nocc è il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, calcolato in conformità al
punto 7.2.1.1 (o QH,nd,cont o QH,nd,interm), assumendo per tutti i giorni del mese il
controllo e le regolazioni del termostato relativi al periodo di non occupazione,
espresso in megajoule;
QC,nd,nocc è il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, calcolato in conformità
al punto 7.2.1.2 (o QC,nd,cont o QC,nd,interm), assumendo per tutti i giorni del mese
il controllo e le regolazioni del termostato relativi al periodo di non occupazione,
espresso in megajoule;
fH,nocc è la frazione del mese che rappresenta il periodo di non occupazione
(riscaldamento) (per esempio, 10/31);
fC,nocc è la frazione del mese che rappresenta il periodo di non occupazione
(raffrescamento) (per esempio, 10/31).
I dati di ingresso devono essere determinati in conformità al punto 13.3.

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Per il metodo orario semplificato e i metodi di simulazione dettagliata si permette anche di


tenere in considerazione il periodo di non occupazione direttamente nel calcolo,
adattando i dati di ingresso relativi all’occupazione al periodo di non occupazione.

13.3 Condizioni al contorno e dati di ingresso


I valori di regolazione possono essere determinati a livello nazionale, a seconda
dell’applicazione e del tipo di edificio. In assenza di valori nazionali, si possono utilizzare
i valori di default dell’appendice G.
Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, si può definire a livello nazionale un metodo semplificato o valori
di default, in funzione delle caratteristiche dell’impianto. Specificazioni sulle condizioni per
ammettere questo metodo semplificato/dato d’ingresso possono essere stabilite a livello
nazionale, a seconda dello scopo del calcolo. In quel caso l’utente deve riportare il
metodo/dato d’ingresso che è stato utilizzato e la fonte da cui è stato tratto.
Si possono determinare a livello nazionale, a seconda dell’applicazione e del tipo di
edificio, dettagli che specifichino quando e come i periodi di non occupazione possano o
debbano essere tenuti in considerazione.

14 FABBISOGNO DI ENERGIA PER IL RISCALDAMENTO E IL RAFFRESCAMENTO


AMBIENTE
14.1 Fabbisogni annuali di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento, per zona
dell’edificio
I fabbisogni annuali di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento per le zone
dell’edificio stabilite, QH,nd,an e QC,nd,an, espressi in megajoule, sono calcolati come
indicato dall’equazione (73), sommando il fabbisogno di energia termica calcolato per
periodo, tenendo in considerazione la possibile pesatura per differenti modalità di
riscaldamento o di raffrescamento, come definito nel punto 13.2.2 e/o nel punto 13.2.4.

Q H,nd,an = Q H,nd,i e Q C,nd,an = Q C,nd,j (73)


i j

dove:
QH,nd,i è il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento della zona considerata per
passo di calcolo (ora o mese), determinato in conformità al punto 7.2, espresso in
megajoule;
QC,nd,j è il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento della zona considerata per
passo di calcolo (ora o mese), determinato in conformità al punto 7.2, espresso in
megajoule.
La durata della stagione di riscaldamento e di raffrescamento che determina il periodo di
funzionamento di certi componenti d’impianto è ricavata dai rispettivi punti all’interno del
punto 7.

14.2 Fabbisogni annuali di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento, per


combinazione di impianti
Nel caso di un calcolo multi-zona (con o senza interazione termica tra zone), i fabbisogni
annuali di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento per una data
combinazione di impianti di riscaldamento, raffrescamento e ventilazione che servono
differenti zone, QH,nd,an,zs e QC,nd,an,zs, espressi in megajoule, sono calcolati come la
somma dei fabbisogni di energia termica delle zone, zs, che sono servite dalla stessa
combinazione di impianti, come indicato dall’equazione (74):

Q H,nd,an,z = Q H,nd,an, z e Q H,nd,an,zs = Q C,nd,an, z (74)


z z

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dove:
QH,nd,an,z è il fabbisogno annuale di energia termica per il riscaldamento della zona z,
servita dalla stessa combinazione di impianti, determinato in conformità al punto
14.1, espresso in megajoule;
QC,nd,an,z è il fabbisogno annuale di energia termica per il raffrescamento della zona z,
servita dalla stessa combinazione di impianti, determinato in conformità al punto
14.1, espresso in megajoule.

14.3 Fabbisogno di energia dell’impianto totale per gli impianti di riscaldamento e di


raffrescamento ambiente e l’impianto di ventilazione
14.3.1 Generalità
Nel caso di una singola combinazione di impianti di riscaldamento, raffrescamento e
ventilazione nell’edificio, o per combinazione di impianti, il fabbisogno annuale di energia
per il riscaldamento, QH,sys, e il fabbisogno annuale di energia per il raffrescamento,
QC,sys, incluse le perdite impiantistiche, sono determinati in funzione dei fabbisogni di
energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento dalle pertinenti norme sugli
impianti di riscaldamento e di raffrescamento come specificato nell’appendice A. Si può
scegliere tra le tre seguenti modalità di presentazione.
Opzione a):
Direttamente come fabbisogno di energia totale dell’impianto, QH,sys,i e QC,sys,i per vettore
energetico i, più il fabbisogno di energia ausiliaria, espresso in megajoule. Le perdite di
energia termica sono ricavate per differenza con i fabbisogni di energia termica per il
riscaldamento, QH,nd,i, e per il raffrescamento, QC,nd,i.
Opzione b):
Come somma dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento, QH,nd,i, delle perdite
dell’impianto di riscaldamento, QH,sys,ls,i, e dell’energia ausiliaria dell’impianto di
riscaldamento, QH,sys,aux,i, per vettore energetico i, espressa in megajoule. Le perdite di
energia termica e l’energia ausiliaria comprendono la generazione, il trasporto, la
regolazione, la distribuzione, l’accumulo e l’emissione.
In maniera analoga per il raffrescamento: QC,nd,i, QC,sys,ls,i, e QC,sys,aux,i.
Opzione c):
Le perdite di energia termica dell’impianto sono indicate attraverso un rendimento globale
dell’impianto. In questo caso, la conversione può essere effettuata come indicato
dall’equazione (75):
Q H,nd Q C,nd
- e Q C,sys = -------------
Q H,sys = ------------- - (75)
H,sys C,sys

dove:
QH/C,sys è il fabbisogno di energia dell’impianto di riscaldamento o di raffrescamento
incluse le perdite impiantistiche, espresso in megajoule;
QH/C,nd è il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o il raffrescamento,
coperto dall’impianto di riscaldamento considerato, in conformità al punto 14.2,
espresso in megajoule;
H/C,sys è il rendimento globale dell’impianto di riscaldamento o di raffrescamento, che
comprende le perdite per la generazione, l’elettronica, il trasporto, l’accumulo, la
distribuzione e l’emissione, se non riportate separatamente come energia ausiliaria.
Queste tre alternative dovrebbero portare allo stesso risultato e la scelta è solamente una
questione di convenienza e/o una convenzione. L’opzione a) è comunque da preferirsi,
perché costituisce il percorso più diretto verso il fabbisogno di energia globale.
Fabbisogno di energia ausiliaria legato al periodo di funzionamento:
Si può decidere su base nazionale di moltiplicare il consumo mensile di energia ausiliaria
dei dispositivi dipendenti dalla durata della stagione, come le pompe e i sistemi di
regolazione, rispettivamente per fH,m e fC,m, vale a dire la frazione del mese m che fa parte
della stagione effettiva di riscaldamento o di raffrescamento per il funzionamento dei
dispositivi dipendenti dalla durata della stagione, calcolata in conformità al punto 7.4.

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Per il metodo stagionale, la somma mensile è sostituita dal rapporto tra la durata effettiva
della stagione di riscaldamento o di raffrescamento e la durata fissata della stagione di
riscaldamento o di raffrescamento, in conformità al punto 7.4.2.

14.3.2 Perdite di energia termica degli impianti di riscaldamento e di raffrescamento


Le perdite di energia termica degli impianti di riscaldamento e di raffrescamento devono
essere riportate preferibilmente come perdite totali e come perdite di energia termica
dell’impianto che sono recuperate nell’impianto.
Le perdite di energia termica che sono recuperate nell’edificio (come apporti termici
positivi o negativi da sorgenti calde o fredde) sono già tenute in considerazione nel
fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento, a meno che non si
segua l’approccio alternativo semplificato (vedere punto 10.4.5).
Nota 1 Nel caso di più vettori energetici potrebbe non essere evidente quale quota dell’energia trasferita dal singolo
vettore energetico sia utilizzata e quale quota sia persa.
Nota 2 Per gli edifici con cogenerazione, non è immediato determinare lo scorporo tra il combustibile utilizzato e il
calore prodotto, l’elettricità prodotta e la perdita impiantistica. Lo scorporo dovrebbe tuttavia essere effettuato
in un modo ragionevolmente possibile.
Nota 3 Le perdite di energia termica dell’impianto di raffrescamento possono comprendere il calore dissipato
dall’ambiente interno verso le parti fredde dell’impianto (emissione, accumulo, distribuzione, regolazione) e/o
il calore dissipato dalle parti calde dell’impianto (generazione, trasporto, elettronica). Parte del calore
dissipato verso le parti fredde dell’impianto può essere recuperata nell’edificio, come accennato sopra.
Le perdite impiantistiche comprendono anche la dispersione termica aggiuntiva
dell’edificio per effetto di una distribuzione della temperatura non uniforme nella zona
dell’edificio e di una regolazione non ideale della temperatura nella zona dell’edificio, se
queste non sono tenute già in considerazione nella temperatura di regolazione.

14.3.3 Perdite di energia termica e fabbisogno di energia dell’impianto di ventilazione


Le perdite di energia termica e il fabbisogno di energia dell’impianto di ventilazione devono
essere determinati in conformità alla pertinente norma sugli impianti di ventilazione come
specificato nell’appendice A. Si deve tenere in considerazione quanto segue:
Le perdite di energia termica dell’impianto di ventilazione sono costituite da:
- Nel caso di condotti di ventilazione: le perdite di energia termica dovute alla
fuoriuscita d’aria.
Le perdite di energia termica dovute alla fuoriuscita di aria dal condotto di
ventilazione devono essere incluse, a seconda della collocazione dei condotti, o
come perdite di energia termica recuperabili, sommate agli apporti termici interni
dell’edificio o della zona dell’edificio, oppure come perdite totali e come perdite di
energia termica dell’impianto che sono recuperate nell’impianto di ventilazione.
- Nel caso di pre-riscaldamento o pre-raffrescamento centralizzato.
- Fabbisogno annuale di energia per il pre-riscaldamento centralizzato dell’aria di
mandata, QV,sys,pre-heat,an, espresso in megajoule, come indicato dall’equazione (76):
QV,sys,pre-heat,an m (fH,m QV,nd,pre-heat,m / V,sys,pre-heat) (76)
dove:
fH,m è la frazione del mese m che fa parte della stagione effettiva di
riscaldamento per il funzionamento dei dispositivi dipendenti
dalla durata della stagione, calcolata in conformità al punto 7.4;
QV,nd,pre-heat,m è il fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento nel
mese m, calcolato in conformità al punto 9.3.3.12, espresso in
megajoule;
V,sys,pre-heat è il rendimento globale dell’impianto di pre-riscaldamento, che
comprende le perdite per la generazione, l’elettronica, il trasporto,
l’accumulo, la distribuzione e l’emissione, se non riportate
separatamente come energia ausiliaria, da determinarsi in
conformità alla pertinente norma sugli impianti di riscaldamento o
di ventilazione come specificato nell’appendice A.

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- Fabbisogno annuale di energia per il pre-raffrescamento centralizzato dell’aria di


mandata, QV,sys,pre-cool,an, espresso in megajoule, come indicato dall’equazione
(77):
QV,sys,pre-cool,an m (fC,m QV,nd,pre-cool,m / V,sys,pre-cool) (77)
dove:
fC,m è la frazione del mese m che fa parte della stagione effettiva di
raffrescamento per il funzionamento dei dispositivi dipendenti
dalla durata della stagione, calcolata in conformità al punto 7.4;
QV,nd,pre-cool,m è il fabbisogno di energia termica per il pre-raffrescamento nel
mese m, calcolato in conformità al punto 9.3.3.12, espresso in
megajoule;
V,sys,pre-cool è il rendimento globale dell’impianto di pre-raffrescamento, che
comprende le perdite per la generazione, l’elettronica, il trasporto,
l’accumulo, la distribuzione e l’emissione, se non riportate
separatamente come energia ausiliaria, da determinarsi in
conformità alla pertinente norma sugli impianti di raffrescamento o
di ventilazione come specificato nell’appendice A.
Per il metodo stagionale, la somma mensile è sostituita dal rapporto tra la durata
effettiva della stagione di riscaldamento o di raffrescamento e la durata fissata
della stagione di riscaldamento o di raffrescamento, in conformità al punto 7.4.2.
- Fabbisogno di energia per i ventilatori e i sistemi di regolazione:
- fabbisogno di energia per i ventilatori;
- fabbisogno di energia per lo sbrinamento delle unità di recupero termico.
Periodo di funzionamento:
Nel caso di dispositivi dipendenti dalla durata della stagione, come la ventilazione
aggiuntiva per raffrescamento gratuito o per ventilazione notturna durante la modalità di
raffrescamento, il consumo mensile di energia deve essere moltiplicato per fH,m o fC,m,
vale a dire la frazione del mese m che fa parte della stagione effettiva di riscaldamento o
di raffrescamento per il funzionamento dei dispositivi dipendenti dalla durata della
stagione, calcolata in conformità al punto 7.4.
Per il metodo stagionale, la somma mensile è sostituita dal rapporto tra la durata effettiva
della stagione di riscaldamento o di raffrescamento e la durata fissata della stagione di
riscaldamento o di raffrescamento, in conformità al punto 7.4.2.

14.3.4 Risultati, per gruppo di zone o per l’intero edificio


Si può decidere a livello nazionale come si devono rappresentare i risultati, a seconda
dell’applicazione.
Il prospetto 14 fornisce un esempio di come si possono rappresentare i risultati in modo
che ci sia coerenza con i dati d’ingresso richiesti dalla EN 15315, ai fini della certificazione
energetica degli edifici.
Se applicabile, il prospetto è ripetuto per impianti differenti che servono zone differenti;
dalla somma dei diversi prospetti si ricavano i valori per l’intero edificio.
Le righe e le colonne del prospetto 14 devono essere adattate all’edificio in esame. Le
colonne includono i vettori energetici pertinenti. Prospetti separati devono essere
completati per gruppo di zone nel caso di impianti diversi che servono (gruppi di) zone
differenti.
Nella EN 15315 si aggiungono altri usi energetici, l’energia prodotta ed esportata e i fattori
di peso per ottenere una visione d’insieme globale. Di conseguenza, si può fornire un
prospetto più dettagliato, come proposto nella EN 15315.
Nota Vedere anche le figure da K.1 a K.6 per una visione d’insieme di tutte le alternative correlate al fabbisogno di
energia per il riscaldamento e il raffrescamento.

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prospetto 14 Resoconto dei consumi energetici, per combinazione di impianti o per l’intero edificioa)
Vettore energetico

Vettore energetico n
Olio combustibile b)

Teleraffrescamento
Teleriscaldamento

Energia elettrica
Fabbisogno di energia

Carbone
Calore

Legna
Gas
Fabbisogni di energia termica per il riscaldamento
Fabbisogno di energia termica per il pre-riscaldamento centralizzato dell’aria di
ventilazione
Perdite di energia termica dell’impianto di riscaldamento
Fabbisogno di energia dell’impianto di riscaldamento
Fabbisogno di energia ausiliaria per il riscaldamento
Fabbisogni di energia termica per il raffrescamento
Fabbisogno di energia termica per il pre-raffrescamento centralizzato dell’aria
di ventilazione
Perdite di energia termica dell’impianto di raffrescamento
Fabbisogno di energia dell’impianto di raffrescamento
Fabbisogno di energia ausiliaria per il raffrescamento
Fabbisogno di energia per la ventilazione (ventilatori e sistemi di regolazione)
Perdite di energia termica dell’impianto di ventilazione per il pre-riscaldamento
centralizzato
Perdite di energia termica dell’impianto di ventilazione per il
pre-raffrescamento centralizzato
Fabbisogno di energia per il pre-riscaldamento centralizzato dell’aria di
ventilazione
Fabbisogno di energia per il pre-raffrescamento centralizzato dell’aria di
ventilazione
Sub-totale
Totale
Il presente prospetto contiene i risultati per:
(compilare: zone Z o Y con la stessa combinazione di impianti, o somma per l’intero edificio)
Spiegazione:
Dato d’ingresso possibile o richiesto
Non applicabile

a) Se applicabile, il presente prospetto deve essere completato per gruppo di zone che sono servite dalla stessa combinazione di impianti secondo la
distinzione del punto 14.2.
Un prospetto simile deve essere completato per l’intero edificio, sommando i risultati dei gruppi di zone.
b) Esempi di vettori energetici; da adattarsi alla situazione specifica.

Un’attenzione aggiuntiva deve essere rivolta:


- all’umidificazione e alla deumidificazione: le norme impiantistiche dovrebbero
indicare il calore combinato sensibile e latente, se applicabile;
- al corretto computo delle perdite impiantistiche nel caso di impianti combinati per il
riscaldamento e l’acqua calda sanitaria;
- all’applicazione delle fonti di energia rinnovabile, della generazione e
dell’esportazione di energia, ecc.; vedere appendice K; la EN 15315 fornisce
procedure per tenere in considerazione e fare il resoconto di tutti i flussi di energia in
maniera coerente;
- vedere punto 14.3.5 per altre considerazioni particolari.

14.3.5 Considerazioni particolari


Due o più impianti di riscaldamento che servono la(e) stessa(e) zona(e).

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In caso di mancanza, all’interno delle pertinenti norme sull’impianto di riscaldamento


nell’appendice A, di una procedura sull’effetto combinato di due o più generatori di calore
che servono la(e) stessa(e) zona(e) dell’edificio in maniera alternata, il fabbisogno di
energia termica per il riscaldamento della(e) zona(e) è scorporato in due parti come
indicato dall’equazione (78):
QH,nd,pref fpref QH,nd e QH,nd,npref (1 fpref) QH,nd (78)
dove:
QH,nd,pref è parte del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento che è coperta
dall’apparecchio di riscaldamento che funziona in maniera preferenziale,
espressa in megajoule;
QH,nd,npref è parte del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento che è coperta
dall’apparecchio/dagli apparecchi di riscaldamento che funziona/funzionano in
maniera non preferenziale, espressa in megajoule;
fpref è la frazione mediata sull’anno della fornitura di calore totale da parte
dell’apparecchio di riscaldamento che funziona in maniera preferenziale,
determinata in conformità alle procedure nazionali tenendo in considerazione il
carico di riscaldamento dell’edificio (zone) e la capacità di riscaldamento
dell’apparecchio che funziona in maniera preferenziale.
Il fabbisogno di energia dell’impianto deve essere determinato per QH,nd,pref e per
QH,nd,npref separatamente, attribuendo gli impianti di riscaldamento associati.
Nota Due o più generatori di calore sono pratica comune, per esempio nel caso di impianti a generazione
combinata di energia termica ed elettrica e di pompe di calore, dove una caldaia secondaria a più bassa
efficienza copre i carichi di picco; valori caratteristici di fpref variano da 0 a 1 per le pompe di calore e da 0,15
a 0,60 per gli impianti a generazione combinata di energia termica ed elettrica.

15 RAPPORTO
15.1 Generalità
La principale finalità del rapporto è permettere la rintracciabilità o la verifica dei dati
d’ingresso, delle assunzioni e dei metodi scelti.
Un rapporto che fornisca una stima del consumo annuale di energia per il riscaldamento
e il raffrescamento di un edificio ricavato in conformità alla presente norma internazionale
deve includere almeno le seguenti informazioni.
Se il calcolo è effettuato per verificare il rispetto dei regolamenti, si utilizzano dati
d’ingresso convenzionali forniti dai regolamenti, e non si effettua l’analisi degli errori.
Diversamente, deve essere fornita una stima dell’accuratezza dei dati d’ingresso, e deve
essere effettuata un’analisi degli errori per stimare l’incertezza derivante dall’imprecisione
dei dati d’ingresso.

15.2 Dati di ingresso


Tutti i dati d’ingresso devono essere elencati e motivati, per esempio con riferimento a norme
internazionali o nazionali, o con riferimento alle appendici appropriate della presente norma
internazionale o ad altri documenti. Quando i dati d’ingresso non sono dati convenzionali, si
devono fornire anche una stima dell’accuratezza e la fonte dei dati d’ingresso.
In aggiunta, il rapporto deve includere:
a) il riferimento alla presente norma internazionale, vale a dire ISO 13790:2008;
b) lo scopo del calcolo (per esempio, valutare il rispetto dei regolamenti, ottimizzare la
prestazione energetica, stimare gli effetti di possibili misure di risparmio energetico,
oppure prevedere le esigenze di risorse energetiche su una data scala);
c) una descrizione dell’edificio, dei suoi caratteri costruttivi e della sua ubicazione;
d) una specificazione della suddivisione in zone, se presente, vale a dire
l’assegnazione dei vani a ciascuna zona;
e) una nota indicante se le dimensioni utilizzate siano interne, esterne oppure interne
totali;

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f) una nota indicante quale metodo (simulazione dettagliata, orario semplificato,


mensile o stagionale) è stato utilizzato e, se stagionale, la durata fissata assunta per
la stagione di riscaldamento e di raffrescamento;
g) una nota su come si è tenuto conto dei ponti termici;
h) per i metodi mensile, stagionale o orario semplificato, il valore di Htr, Hve, As e Cm per
ciascuna zona, per ciascun mese.

15.3 Risultati

15.3.1 Per ciascuna zona dell’edificio e per ciascun periodo di calcolo

15.3.1.1 Per il metodo mensile o stagionale


- Metodo mensile: per ciascuna zona dell’edificio e per ciascun mese, più il totale per
la stagione.
- Metodo stagionale: per ciascuna zona dell’edificio e per ciascuna stagione.
Per la modalità di riscaldamento:
- scambio termico totale per trasmissione;
- scambio termico totale per ventilazione;
- apporti termici interni totali, incluse le perdite di energia termica dell’impianto
recuperabili;
- apporti termici solari totali;
- fabbisogno di energia termica per il riscaldamento;
- fabbisogno di energia per il riscaldamento, per vettore energetico;
- fabbisogno di energia dell’impianto di ventilazione (modalità di riscaldamento), per
vettore energetico.
Per la modalità di raffrescamento:
- scambio termico totale per trasmissione;
- scambio termico totale per ventilazione;
- apporti termici interni totali, incluse le perdite di energia termica dell’impianto
recuperabili;
- apporti termici solari totali;
- fabbisogno di energia termica per il raffrescamento;
- fabbisogno di energia per il raffrescamento, per vettore energetico;
- fabbisogno di energia dell’impianto di ventilazione (modalità di raffrescamento), per
vettore energetico.

15.3.1.2 Per i metodi orario semplificato e di simulazione dettagliata


Se il calcolo (metodo orario semplificato o metodo dettagliato) utilizza proprietà d’impianto
dinamiche (per esempio orarie), i fabbisogni di energia termica dovrebbero essere
calcolati assumendo un impianto ideale (perdite nulle, regolazione perfetta) in un calcolo
separato.
Per ciascuna zona dell’edificio e per ciascun mese:
- scambio termico totale per trasmissione e ventilazione;
- apporti termici interni e solari totali, incluse le perdite di energia termica dell’impianto
recuperabili;
- fabbisogno di energia termica per il riscaldamento;
- fabbisogno di energia termica per il raffrescamento;
- fabbisogno di energia per il riscaldamento, per vettore energetico;
- fabbisogno di energia per il raffrescamento, per vettore energetico;
- fabbisogno di energia dell’impianto di ventilazione, per vettore energetico.

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A seconda della finalità del calcolo, si può decidere a livello nazionale di riportare, in
parallelo, i risultati di un metodo mensile come verifica di primo grado sui dati d’ingresso
e sul processo di calcolo.
Per i metodi di simulazione dettagliata è difficile separare lo scambio termico e gli apporti
termici.
Un modo per fornire risultati separati è effettuare tre calcoli aggiuntivi (vedere riferimenti
[13] e [23] in bibliografia):
- caso 0: calcolo ordinario per ricavare QH,nd,0 e QC,nd,0;
- caso 1: come il caso 0, ma con apporti termici interni e solari nulli (incluso l’extra
scambio termico per irraggiamento ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste),
per ricavare QH,nd,1 e QC,nd,1;
- poi per approssimazione: QH,ht = QH,nd,1 e QC,ht = QC,nd,1;
- caso 2: come il caso 0, ma con un elevato valore di regolazione per il riscaldamento
ed un basso valore di regolazione per il raffrescamento, così che tutti gli apporti
termici siano utilizzati nella modalità di riscaldamento e tutte le dispersioni siano
utilizzate nella modalità di raffrescamento, per ricavare QH,nd,2 e QC,nd,2;
- caso 3: come il caso 2, ma con apporti termici interni e solari nulli (incluso l’extra
scambio termico per irraggiamento ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste),
per ricavare QH,nd,3 e QC,nd,3;
- poi per approssimazione: QH,gn = (QH,nd,3 - QH,nd,2) e QC,gn = (QC,nd,3 - QC,nd,2).
Nota Questa procedura può introdurre alcune deviazioni casuali e sistematiche, ma in assenza di un’alternativa
affidabile potrebbe essere la sola verifica robusta per i dati d’ingresso e il processo di calcolo.
a) Si potrebbero introdurre delle deviazioni se (alcune) proprietà fossero funzione delle condizioni locali.
b) Si potrebbero verificare delle deviazioni a causa, per esempio, di sorgenti di calore che siano state
tralasciate dal metodo dinamico; per esempio, la quota del calore interno o solare che è assorbita dal
pavimento (parete o tetto), è ceduta al terreno (quindi all’esterno), senza essere stata rilevata come
contributo al bilancio termico dell’ambiente riscaldato o raffrescato.
c) Il risultato dei passi 2 e/o 3 può essere una piccola differenza tra due numeri grandi e quasi uguali e
perciò soggetto ad un grande errore relativo.

15.3.2 Per l’intero edificio


Nel caso di un edificio a singola zona, vedere il punto 15.3.1 per il rapporto relativo alla
zona dell’edificio.
Per un edificio a singola zona o multi-zona, fornire il consumo annuale di energia per il
riscaldamento e il raffrescamento, più i dettagli come riportati per esempio nel
prospetto 14.
Nota 1 Consigli e osservazioni sull’accuratezza del metodo di calcolo sono riportati nell’appendice H.
Nota 2 Possono essere richieste informazioni aggiuntive a livello nazionale.

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APPENDICE A PERCORSI PARALLELI NEI RIFERIMENTI NORMATIVI


(normativa)
La presente norma internazionale contiene percorsi paralleli specifici in riferimento ad
altre norme internazionali, al fine di tenere in considerazione regolamenti nazionali e/o
regionali esistenti e/o situazioni legali pur mantenendo rilevanza globale.
Le norme che devono essere utilizzate, come richiesto nei punti, sono riportate nel
prospetto A.1.
prospetto A.1 Riferimenti normativi

Punto Argomento Area CENa) Altrove


3 Fabbisogno di energia globale, EN 15315 Norme nazionali o altri documenti
definizioni appropriati
5.1 Bilancio di energia degli impianti Riscaldamento: EN 15316-2.1, -2.3 Norme nazionali o altri documenti
tecnici Ventilazione: EN 15241 appropriati
Raffrescamento: EN 15243
6.1 Valutazione della prestazione EN 15217 Norme nazionali o altri documenti
energetica appropriati
6.3 Influenza dei confini dell’impianto Riscaldamento: EN 15316-2.1, -2.3 Norme nazionali o altri documenti
sulle regole di zonizzazione Ventilazione: EN 15241 appropriati
Raffrescamento: EN 15243
7.2.3 Validazione di metodi di EN 15265 Norme nazionali o altri documenti
simulazione dettagliata appropriati
8.3.2 Trasmissione termica:
- facciate continue EN 13947 Norme nazionali o altri documenti
appropriati
- vetrate EN 673 ISO 10292
- telai di finestre ISO 10077-2 ISO 10077-2
- intera finestra o porta ISO 10077-1 ISO 10077-1
ISO 15099
Scambio termico globale per Scambio termico globale per
trasmissione termica: ISO 13789 b ) trasmissione termica: ISO 13789
Vedere anche nota b
9.3.1, 9.3.3 Flussi d’aria di ventilazione, frazioni EN 15242 e/o EN 15241 Norme nazionali o altri documenti
di tempo e temperature dell’aria appropriati
immessa per infiltrazione, per
ventilazione naturale e/o per Scambio termico globale per
ventilazione meccanica ventilazione: ISO 13789
9.3.1, 9.3.3 Prestazione energetica o Se applicabile: Norme nazionali o altri documenti
temperatura di mandata dell’unità di EN 15241 e successive norme EN appropriati
recupero termico Altrimenti: norme nazionali
Temperatura di mandata del
pre-riscaldamento o
pre-raffrescamento centralizzato
10.4.3 Sorgenti interne di calore, EN 15193-1 Norme nazionali o altri documenti
contributo degli impianti di appropriati
illuminazione
10.4.4 Sorgenti interne di calore, EN 15316-3.1 Norme nazionali o altri documenti
contributo degli impianti di acqua appropriati
calda
10.4.5 Sorgenti interne di calore, Se applicabile: Norme nazionali o altri documenti
contributo degli impianti di Riscaldamento: EN 15316-2.1, -2.3 appropriati (per esempio da
riscaldamento, di ventilazione e di Ventilazione: EN 15241 ISO/TC 205)
raffrescamento Raffrescamento: EN 15243
Altrimenti: norme nazionali

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prospetto A.1 Riferimenti normativi (Continua)

Punto Argomento Area CENa) Altrove


11.4.2 Trasmittanza solare:
- vetrate non diffondenti EN 410 ISO 9050
- finestre con vetrate diffondenti Per angolo di incidenza normale: ISO 15099
e/o dispositivi di schermatura EN 13363-2
solare Altrimenti: ISO 15099
13.1 Temperatura di regolazione dovuta Norme nazionali o altri documenti
ai sistemi di regolazione: appropriati
- riscaldamento EN 15316-2.1:2007, punto 6.5.2
- riscaldamento e/o EN 15243:2007, punto 14.3.2
raffrescamento
14.3 Fabbisogno di energia globale, EN 15315 Norme nazionali o altri documenti
definizioni appropriati
Perdite impiantistiche e fabbisogno Se applicabile:
di energia ausiliaria:
- Impianto di riscaldamento EN 15316-2.1, -2.3
- Impianto di raffrescamento o EN 15243
impianto combinato di
riscaldamento e di
raffrescamento, inclusa la
deumidificazione
- Impianto di ventilazione, inclusa EN 15241
l’umidificazione Altrimenti: norme nazionali
- Fabbisogno di energia per il Se applicabile:EN 15241
trasporto dell’aria di ventilazione Altrimenti: norme nazionali
- Fabbisogno di energia per il EN 15316-2.1, -2.3
pre-riscaldamento e/o il EN 15243
pre-raffrescamento
centralizzato
Appendice E Trasmittanza solare Vedere punto 11.4.2 di cui sopra Vedere punto 11.4.2 di cui sopra
a) Area CEN: Paesi in cui l’ente nazionale di normazione è membro del CEN. Si rivolge l’attenzione alla necessità di osservare le Direttive UE
trasposte in requisiti legali nazionali. I regolamenti nazionali esistenti con o senza riferimento alle norme nazionali possono limitare, per il momento,
l’implementazione delle norme europee.
b) La trasmittanza termica o il valore di U sulla marcatura CE, basata sulla norma di prodotto EN 14351-1 non deve essere utilizzata. Citazione dalla
EN 14351-1:2005: "Dove è richiesto il calcolo dettagliato della dispersione termica di un edificio specifico, il fabbricante deve fornire valori (valori di
progetto) della trasmittanza termica precisi e pertinenti, calcolati o derivati da prove, per la(e) dimensione(i) in questione".

Nel caso di norme EN ISO, in cui c’è differenza tra la versione ISO e la versione EN ISO,
deve essere utilizzata la versione EN ISO all’interno dell’area CEN.
All’interno dell’area CEN i documenti richiamati di seguito sono indispensabili per
l’applicazione del presente documento. Per quanto riguarda i riferimenti datati, si applica
esclusivamente l’edizione citata. Per i riferimenti non datati vale l’ultima edizione del
documento a cui si fa riferimento (compresi gli aggiornamenti).
EN 410 Glass in building - Determination of luminous and solar
characteristics of glazing
EN 673 Glass in building - Determination of thermal transmittance [U
value] - Calculation method
EN 13363-2 Solar protection devices combined with glazing - Calculation of
total solar energy transmittance and light transmittance - Part 2:
Detailed calculation method
EN 13947 Thermal performance of curtain walling - Calculation of thermal
transmittance
EN 15193-1 Energy performance of buildings - Energy requirements for
lighting - Part 1: Lighting energy estimation1)
EN 15217 Energy performance of buildings - Methods for expressing energy
performance and for energy certification of buildings
1) Da pubblicare. (Revisione della EN 15193-1:2004.)

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EN 15241 Ventilation for buildings - Calculation methods for energy losses


due to ventilation and infiltration in commercial buildings
EN 15242 Ventilation for buildings - Calculation methods for the
determination of air flow rates in buildings including infiltration
EN 15243 Ventilation for buildings - Calculation of room temperatures and of
load and energy for buildings with room conditioning systems
EN 15265 Energy performance of buildings - Calculation of energy needs for
space heating and cooling using dynamic methods - General
criteria and validation procedures
EN 15316-2-1 Heating systems in buildings - Method for calculation of system
energy requirements and system efficiencies - Part 2-1: Space
heating emission systems
EN 15316-2-3 Heating systems in buildings - Method for calculation of system
energy requirements and system efficiencies - Part 2-3: Space
heating distribution systems
EN 15316-3-1:2007 Heating systems in buildings - Method for calculation of system
energy requirements and system efficiencies - Part 3-1: Domestic
hot water systems, characterization of needs (tapping
requirements)
Per l’area CEN, la figura A.1 fornisce uno schema della procedura di calcolo e i suoi
collegamenti con le altre norme correlate alla EPBD.

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figura A.1 Diagramma di flusso della procedura di calcolo e collegamenti con altre norme dell’area CEN

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APPENDICE B CALCOLO MULTI-ZONA CON ACCOPPIAMENTO TERMICO TRA ZONE


(normativa)

B.1 Generalità
Un calcolo multi-zona con accoppiamento termico tra zone (calcolo con zone accoppiate)
è da utilizzarsi con attenzione, esclusivamente per situazioni particolari.
Un calcolo multi-zona con interazione tra zone (a) richiede notevolmente più dati di
ingresso e spesso arbitrari (sulle proprietà di trasmissione e sulla direzione ed entità del
flusso d’aria), e (b) richiede conformità alle restrizioni della legislazione edilizia sulle
regole di suddivisione in zone (libertà di suddivisione interna, definizioni di zonizzazione in
caso di usi combinati (per esempio, un ospedale generalmente comprende anche una
sezione uffici, una sezione ristorante, ecc.). Un’ulteriore complicazione, che si aggiunge
alla complessità e all’arbitrarietà dei dati di ingresso e della modellazione, può consistere
nella partecipazione di impianti di riscaldamento, raffrescamento e ventilazione differenti
in zone differenti.

B.2 Metodo orario semplificato


Nel caso di calcolo multi-zona con accoppiamento termico tra zone (calcolo con zone
accoppiate) il metodo a rete RC è modificato come segue, in funzione degli scambi termici
presi in considerazione.
1) Ricambi d’aria
Flusso d’aria in una sola direzione:
In questo caso il flusso d’aria passa dalla zona termica 1 alla zona termica 2. Per una data
ora, il calcolo è effettuato prima per la zona 1 e la sua temperatura dell’aria è utilizzata per
calcolare il comportamento termico della zona 2.
Flusso d’aria in entrambe le direzioni:
In questo caso, dovuto, per esempio, all’apertura delle porte, le zone 1 e 2 sono
considerate come una zona singola.
2) Flusso termico attraverso le partizioni interne
Lo scopo è tenere in considerazione i flussi termici attraverso le pareti e i pavimenti tra
zone adiacenti. Le condizioni al contorno sono modificate per calcolare un valore di H
equivalente e la temperatura esterna. La condizione al contorno di ciascuna zona
adiacente è la temperatura st al nodo calcolata all’ora precedente.
Nota 1 Un accoppiamento dinamico significativo dal punto di vista fisico potrebbe non essere sempre semplice con
il metodo orario semplificato, per esempio nel caso di due zone accoppiate separate da un piano intermedio
pesante che contiene molta massa termica
La rete RC è modificata come illustrato nella figura B.1.

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figura B.1 Rete RC modificata

es = e Htr,w + az Hiw /(Htr,w + Htr,iw)

em = Htr,em + az Hif /(Htr,em +Htr,if)


dove:
az è la temperatura interna della zona adiacente all’ora precedente, espressa in gradi
centigradi;
Htr,iw è lo scambio termico attraverso le pareti interne collegate alla zona adiacente,
determinato in conformità al punto B.4, espresso in watt al kelvin;
Htr,if è lo scambio termico attraverso i pavimenti collegati alla zona adiacente,
determinato in conformità al punto B.4, espresso in watt al kelvin.
La suddivisione in zone accoppiate termicamente e i dati di ingresso devono essere
descritti nel rapporto.
Nota 2 Nel caso di forti interazioni termiche tra zone, il metodo può portare ad oscillazioni; in quel caso è necessaria
l’iterazione, utilizzando fattori di rilassamento adatti.

B.3 Metodo mensile


Nel caso di calcolo multi-zona con accoppiamento termico tra zone (calcolo con zone
accoppiate), la procedura, basata su passi di calcolo mensili, è la seguente.
In aggiunta ai dati necessari per il calcolo a zona singola o a zone non accoppiate, i dati
inter-zona sono raccolti in conformità al punto B.4.
Aggiungere allo scambio termico, per trasmissione e ventilazione della zona z, i termini
seguenti:
Qtr,zy = Htr,zy( z,H/C - y,mn)t
Qve,z y = Hve,z y ( z,H/C - y,mn)t

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dove:
y,mn rappresenta la temperatura media effettiva nella zona adiacente y, incluso ogni
surriscaldamento (modalità di riscaldamento) o sottoraffreddamento (modalità di
raffrescamento).
Nota 1 È importante notare che, per la zona y, si deve utilizzare la temperatura media effettiva. Nella zona z si deve
utilizzare la temperatura di regolazione z,H per il riscaldamento e z,C per il raffrescamento. Assumere la
temperatura di regolazione per la zona y, invece della temperatura media effettiva, causerebbe errori
significativi qualora ci fossero forti interazioni tra le zone. Nella zona z, la temperatura media effettiva non è
un parametro d’ingresso nel calcolo del bilancio di energia, ma un risultato implicito dell’utilizzazione degli
apporti termici o delle dispersioni termiche.
Nota 2 Questi contributi a Qtr e Qve variano anche il rapporto di bilancio termico per la modalità di riscaldamento e/o
raffrescamento.
La temperatura media effettiva nella zona y è ricavata utilizzando le equazioni seguenti:
Modalità di riscaldamento:

Q H,gn + Q H,nd + H H,ht,k a,k /b tr, k


k
y,mn = ----------------------------------------------------------------------------------------- (B.1)
H H,ht,k /b tr,k
k

Modalità di raffrescamento:

Q C,gn + Q C,nd + H C,ht,k a,k /b tr, k


k
y,mn = ----------------------------------------------------------------------------------------- (B.2)
H C,ht,k /b tr,k
k

dove:
QH,nd è il fabbisogno di energia termica dell’edificio per il riscaldamento della zona y,
determinato in conformità al punto 7.2.1.1, espresso in megajoule;
HH,ht,k è l’elemento k nel coefficiente di scambio termico totale per la modalità di
riscaldamento per la zona y, corretto per la differenza di temperatura
interna-esterna, determinato in conformità al punto 8.3, espresso in megajoule;
btr,k è il fattore di correzione, con valore btr,k 1 se la temperatura dall’altro lato
dell’elemento costruttivo non è uguale a quella dell’ambiente esterno,
determinato in conformità al punto 8.3;
QH,gn rappresenta gli apporti termici totali nella modalità di riscaldamento per la zona y,
determinati in conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
QC,nd è il fabbisogno di energia temica dell’edificio per il raffrescamento della zona y,
determinato in conformità al punto 7.2.1.2, espresso in megajoule;
HC,ht,k è l’elemento k nel coefficiente di scambio termico totale per la modalità di
raffrescamento per la zona y, determinato in conformità al punto 7.2.1.3,
espresso in megajoule;
QC,gn rappresenta gli apporti termici totali nella modalità di raffrescamento per la zona
y, determinati in conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
a,k per un elemento k di scambio termico per trasmissione: la temperatura dall’altro
lato dell’elemento, e,k;
per un elemento k di scambio termico per ventilazione: la temperatura dell’aria
immessa, a,sup,k.
Nota 3 La divisione per il fattore di correzione della temperatura è necessaria, perché i coefficienti di scambio termico
in queste equazioni devono essere i valori non corretti.
Nota 4 La stessa equazione può essere utilizzata per una zona non climatizzata.

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Il calcolo dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento deve


essere effettuato in modo iterativo (di solito due o tre passi sono sufficienti):
1) assumere inizialmente che la temperatura media effettiva in ciascuna zona sia
uguale alle temperature di regolazione per il riscaldamento o il raffrescamento di
quella zona, determinate in conformità al punto 13;
2) calcolare i fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento per
ciascuna zona, tenendo in considerazione il contributo dello scambio termico per
trasmissione e/o ventilazione tra le zone, come descritto sopra;
3) sulla base di questi risultati, calcolare per ciascuna zona la temperatura media
effettiva, come descritto sopra;
4) se la temperatura media effettiva di ciascuna delle zone differisce più di un criterio
minimo accettabile (per esempio 0,3 °C), ripetere dal passo 2); diversamente
l’iterazione è completata con successo.
Nota 5 Tale metodo è descritto (inclusi il modello computerizzato e i risultati della validazione), per la modalità di
riscaldamento, nel riferimento [22].
La suddivisione in zone accoppiate termicamente e i dati di ingresso devono essere
descritti nel rapporto.

B.4 Tutti i metodi: dati di ingresso


I coefficienti di scambio termico tra le zone z e y sono:
Htr,zy è il coefficiente di scambio termico per trasmissione tra le zone z e y, espresso in
watt al kelvin;
Hve,z y è il coefficiente di scambio termico per ventilazione dalla zona z alla zona y,
espresso in watt al kelvin;
Hve,y z è il coefficiente di scambio termico per ventilazione dalla zona y alla zona z,
espresso in watt al kelvin.
dove:
Hve,z y = acaqz y (B.3)
Hve,y z = acaqy y (B.4)
qz y è la portata d’aria netta dalla zona z alla zona y, espressa in metri cubi al secondo;
qy z è la portata d’aria netta dalla zona y alla zona z, espressa in metri cubi al secondo.
Nota Il coefficiente di scambio termico per ventilazione H V,z y differisce da H V,y z se la portata d’aria non è la
stessa nelle due direzioni.

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APPENDICE C SERIE COMPLETA DI EQUAZIONI PER IL METODO ORARIO SEMPLIFICATO


(normativa)

C.1 Introduzione
figura C.1 Rete RC di flussi termici

Lo schema generale e le equazioni sono presentati nel punto 7.2.2.


La presente appendice descrive la procedura di calcolo aggiuntiva per calcolare:
- gli apporti termici interni e solari sui nodi interni (vedere punto C.2);
- le temperature ai nodi quando HC,nd è noto (vedere punto C.3);
- il fabbisogno effettivo per il riscaldamento e il raffrescamento, HC,nd,ac, e le
temperature interne corrispondenti tenendo in considerazione la possibilità di
imporre una potenza termica o frigorifera massima disponibile (punto C.4).

C.2 CALCOLO DEI FLUSSI TERMICI DA SORGENTI DI CALORE INTERNE E SOLARI


I flussi termici da sorgenti di calore interne e solari int e sol, espressi in watt, sono
suddivisi tra il nodo dell’aria, air, e i nodi interni, int, m, come segue:

ia = 0,5 int (C.1)

Am
m = ------- 0,5 int + 0,5 sol (C.2)
At

A H tr,w
st = 1 – ------m- – -------------
- 0,5 int + 0,5 sol (C.3)
A t 9,1A t

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I flussi termici da sorgenti di calore interne e solari int e sol, espressi in watt, sono
ricavati dividendo Qint e Qsol, espressi in megajoule, per 0,036.
Il flusso termico da sorgenti di calore interne int si ricava dal punto 10.2 e il flusso termico
da sorgenti di calore solari sol si ricava dal punto 11.2.
At si ricava dal punto 7.2.2.2 e Am si ricava dal punto 12.2.2.

C.3 Determinazione delle temperature dell’aria e operante per un dato valore di HC,nd
Il modello di risoluzione si basa su uno schema Crank-Nicholson che considera un passo
di tempo di un’ora. Le temperature costituiscono la media su un’ora ad eccezione di m,t
e m,t-1 che sono valori istantanei al tempo t e t-1.
Per un dato passo di tempo, m,t, espressa in gradi centigradi, è calcolata alla fine del
passo di tempo dal valore precedente m,t-1 mediante:
m,t { m,t-1 [(Cm/3 600) 0,5 (Htr,3 Htr,em)] mtot}/[(Cm/3 600) 0,5 (Htr,3 Htr,em)] (C.4)
con
mtot m Htr,em e Htr,3 st Htr,w e Htr,1 {[( ia HC,nd)/Hve] sup} /Htr,2 (C.5)

1
H tr,1 =
1/ H ve + 1/ H tr,is
(C.6)
H tr,2 = H tr,1 + H tr,w
(C.7)

1
H tr,3 =
1 H tr,2 + 1 H tr,ms
(C.8)
Htr,em, Htr,w, Hve, espressi in watt al kelvin, e e, sup, espresse in gradi centigradi, sono
ricavati nei punti 8 e 9.
Cm, espressa in joule al kelvin, è ricavata dal punto 12.
Per il passo di tempo considerato, i valori medi delle temperature ai nodi sono dati da:
m ( m,t m,t-1)/2 (C.9)

s {Htr,ms m st Htr,w e Htr,1 [ sup ( ia HC,nd)/Hve]}/(Htr,ms Htr,w Htr,1) (C.10)


Htr,ms, espresso in watt al kelvin, è ricavato dal punto 7.2.2.1:

air (Htr,is s Hve sup ia HC,nd)/(Htr,is Hve) (C.11)


e la temperatura operante da:
op 0,3 air 0,7 s (C.12)
Nota Questa è un’approssimazione. La temperatura operante è una media pesata delle temperature dell’aria e
media radiante, pesate sui coefficienti convettivo (3/8) e radiativo (5/8) della superficie interna. Il valore di s
è una combinazione tra la temperatura dell’aria e la temperatura media radiante.

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C.4 Calcolo della temperatura interna e della potenza termica o frigorifera necessaria

C.4.1 Descrizione generale


figura C.2 Comportamento della temperatura nella zona dell’edificio rispetto al comportamento dell’impianto
Legenda
Simboli: vedere testo
1-5 Comportamento della temperatura nella zona dell’edificio, in riferimento alle cinque
situazioni descritte nel testo

Per ciascuna ora, la rete RC permette il calcolo della temperatura interna rispetto al
relativo fabbisogno di riscaldamento o di raffrescamento, HC,nd. Lo schema di risoluzione
è tale per cui la temperatura interna è determinata come funzione lineare di HC,nd.
Per una data ora, la linea di comportamento della zona dell’edificio è nota applicando le
equazioni descritte nel punto C.3 per due valori di HC,nd.
La potenza termica e frigorifera erogata alla zona dell’edificio può essere rappresentata
sullo stesso grafico dalle temperature int,H,set e int,C,set e dalla potenza termica e
frigorifera massima disponibile (che può variare ogni ora)2).
La temperatura interna risultante e i fabbisogni di riscaldamento e di raffrescamento sono
ricavati dall’intersezione delle due curve.
Possono verificarsi cinque situazioni.
1) La zona dell’edificio richiede il riscaldamento e la potenza termica non è sufficiente
per raggiungere il valore di regolazione. Il fabbisogno di riscaldamento è limitato alla
potenza termica massima disponibile e la temperatura interna calcolata è inferiore al
valore di regolazione per il riscaldamento int,H,set. Questo di solito si verifica nel
periodo di avviamento.
2) La zona dell’edificio richiede il riscaldamento e la potenza termica è sufficiente. La
temperatura interna è uguale a int,H,set e il fabbisogno di riscaldamento calcolato è
inferiore al suo valore massimo.
3) La zona dell’edificio non richiede né il riscaldamento né il raffrescamento (condizioni
di libera fluttuazione). Non si applicano né il riscaldamento né il raffrescamento, e si
calcola la temperatura interna.
4) La zona dell’edificio richiede il raffrescamento è la potenza frigorifera è sufficiente.
La temperatura interna è uguale a int,C,set e il fabbisogno di raffrescamento calcolato
è inferiore al suo valore massimo.

2) Lo schema potrebbe essere modificato per tenere in considerazione una potenza termica o frigorifera massima in
funzione della temperatura interna.

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5) La zona dell’edificio richiede il raffrescamento e la potenza frigorifera non è


sufficiente. Il fabbisogno di raffrescamento è limitato alla potenza di raffrescamento
massima disponibile. La temperatura interna calcolata è superiore al valore di
regolazione per il raffrescamento int,C,set.

C.4.2 Procedura di calcolo


La procedura del presente punto si basa sulla temperatura dell’aria, air, come
temperatura di regolazione. Per utilizzare la temperatura operante come valore di
regolazione, si deve calcolare la temperatura operante (vedere equazione C.11) e di
conseguenza si deve adottare la procedura fornita al presente punto.
La procedura calcola la temperatura interna effettiva, air,ac, e la potenza termica o
frigorifera effettiva, HC,nd,ac. In tutti i casi, si determina anche il valore di m,t [vedere
equazione (C.8)] e lo si memorizza, poiché è utilizzato nel passo di tempo successivo.
Passo 1: Verificare se il raffrescamento o il riscaldamento siano necessari (caso 3 della
figura C.2).
Assumere HC,nd = 0 e applicare le equazioni da (C.7) a (C.11).
Nominare la risultante air come air,0 ( air,0 è la temperatura dell’aria nelle condizioni di
libera fluttuazione).
Se int,H,set air,0 int,C,set, non è richiesto riscaldamento o raffrescamento così che
HC,nd,ac =0e air,ac = air,0, e non sono necessari ulteriori calcoli.
Se no: applicare il passo 2.
Passo 2: Scegliere il valore di regolazione e calcolare il fabbisogno di riscaldamento o di
raffrescamento.
Se air,0 int,C,set, assumere air,set = int,C,set
Se air,0 int,H,set, assumere air,set = int,H,set
Nota 1 Si potrebbero aggiungere condizioni per separare il set-pos (isteresi), per impedire oscillazioni.
Applicare le equazioni da (C.7) a (C.11) assumendo HC,nd = HC,nd10 con HC,nd10 = 10 A f.
Af si ricava dal punto 6.3.2.
Nominare la risultante air come air,10 ( air,10 è la temperatura dell’aria ottenuta con una
potenza termica di 10 W/m2).
Calcolare HC,nd,un (fabbisogno illimitato di riscaldamento o di raffrescamento per
raggiungere la temperatura di regolazione richiesta; HC,nd,un è positivo per il
riscaldamento e negativo per il raffrescamento).
HC,nd,un HC,nd10 ( air,set air,0)/( air,10 air,0) (C.13)
Passo 3: Verificare se la potenza termica o frigorifera disponibile sia sufficiente (caso 2 o
caso 4 della figura C.2).
Se HC,nd,un è tra H,max (potenza termica massima) e C,max (potenza frigorifera
massima):
HC,nd,ac = HC,nd,un

air,ac = air,set
e il calcolo è terminato.
Se no: applicare il passo 4.
Passo 4: Calcolare la temperatura interna (caso 1 o caso 5 della figura C.2).
Se HC,nd,un è positivo, assumere HC,nd,ac = H,max. Se HC,nd,un è negativo, assumere
HC,nd,ac = C,max.
Calcolare air,ac utilizzando le equazioni da (C.5) a (C.9).
Nota 2 In questo caso, la temperatura di regolazione non è raggiunta.
Il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o il raffrescamento per una data ora,
QHC,nd, espresso in megajoule, è uguale a 0,036 HC,nd,ac. Il valore è positivo nel caso di
fabbisogno di riscaldamento e negativo nel caso di fabbisogno di raffrescamento.

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APPENDICE D FORMULAZIONE ALTERNATIVA PER IL METODO DI RAFFRESCAMENTO MENSILE


(normativa)

D.1 Introduzione
Al posto della formulazione del metodo di raffrescamento mensile basata sul fattore di
utilizzazione delle dispersioni, si può utilizzare una formulazione alternativa, basata sul
fattore di utilizzazione degli apporti. Le due formulazioni sono identiche, a condizione che
i valori dei parametri siano gli stessi e le stesse quantità siano utilizzate per gli apporti
termici totali e per le dispersioni termiche totali che determinano il rapporto di bilancio
termico.
La differenza tra le due formulazioni è che la formulazione basata sul fattore di
utilizzazione delle dispersioni permette dispersioni termiche "negative". Dispersioni
termiche negative possono verificarsi se per le (o parte delle) dispersioni per
trasmissione, la temperatura esterna media mensile o la temperatura della zona
dell’edificio adiacente, e/o per le dispersioni per ventilazione, la temperatura di
immissione, eccede la temperatura della zona dell’edificio.
Nota La formulazione basata sul fattore di utilizzazione delle dispersioni ha come aspetto aggiuntivo un vantaggio
per il fatto che mostra in maniera esplicita come le dispersioni termiche contribuiscano alla riduzione del
fabbisogno di energia termica per il raffrescamento.

D.2 Formulazione alternativa per il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento


Come presentato nel punto 5.4.2, l’equazione (4) per la determinazione del fabbisogno di
raffrescamento, QC,nd, espresso in megajoule, può essere riformulata per ottenere
l’equazione seguente:
QC,nd (1 C,gn)QC,gn (D.1)
con QC,nd uguale o maggiore di 0 e dove (per ciascuna zona dell’edificio e per ciascun
mese):
QC,ht è lo scambio termico nella modalità di raffrescamento, determinato in conformità al
punto 7.2.1.3, espresso in megajoule;
QC,gn rappresenta gli apporti termici nella modalità di raffrescamento, determinati in
conformità al punto 7.2.1.3, espressi in megajoule;
C,gn è il fattore adimensionale di utilizzazione degli apporti per la modalità di
raffrescamento, determinato in conformità al punto D.2.
Nota 1 Se si utilizzano gli stessi dati d’ingresso e gli stessi valori dei parametri, l’equazione (D.1) porta agli stessi
risultati dell’equazione (4).
Nota 2 QC,ht non appare direttamente nell’equazione, ma indirettamente attraverso C,gn.
Nota 3 Il fattore di utilizzazione degli apporti, C,gn, è stato presentato nel punto 5.4.2 (raffrescamento, metodo b). Le
curve sono simili alle curve relative all’utilizzazione degli apporti per la modalità di riscaldamento; vedere la
rappresentazione nella figura D.1. Al punto D.4 si illustra come C,gn può essere ricavato da C,ls mediante
una semplice formula di conversione e viceversa.

D.3 Durata della stagione di raffrescamento


Vedere punto 7.4.1.

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D.4 Fattore di utilizzazione degli apporti per il raffrescamento


Il fattore di utilizzazione degli apporti necessario per la formulazione alternativa del
metodo di raffrescamento mensile in conformità al punto D.2 è determinato in maniera
analoga al fattore di utilizzazione degli apporti per il riscaldamento al punto 12.2.1.1,
sostituendo "riscaldamento" con "raffrescamento" e il pedice H con il pedice C, con i
seguenti cambiamenti:
aC,0 è il parametro numerico adimensionale di riferimento, determinato in conformità al
prospetto 10 del punto 12.2.1.2.;
C,0 è la costante di tempo di riferimento, determinata in conformità al prospetto 10 nel
punto 12.2.1.2.
Nota 1 L’equazione non fornisce valori del fattore di utilizzazione degli apporti, C,gn, se il rapporto di bilancio termico
è negativo, il che può accadere se le dispersioni comprendono quote a temperatura interna, adiacente e/o di
immissione elevata. Il metodo di cui al punto 7.2.1 non ha tali limitazioni.
Nota 2 Il fattore di utilizzazione degli apporti, C,gn, è stato presentato al punto 5.4.2 (raffrescamento, metodo b). Le
curve sono simili alle curve relative all’utilizzazione degli apporti per la modalità di riscaldamento.
figura D.1 Esempi delle curve di utilizzazione degli apporti per il raffrescamento (formulazione alternativa)
Legenda
1 Costante di tempo di 8 h (bassa inerzia)
2 Costante di tempo di 1 d
3 Costante di tempo di 2 d
4 Costante di tempo di 7 d
5 Costante di tempo infinita (elevata inerzia)

A condizione che siano utilizzati gli stessi valori dei parametri (aC e ), una semplice
formula converte le due formulazioni per la modalità di raffrescamento:
C,gn C,ls / C,ls (D.2)
Nota Vedere anche punto 7.2.1.3: se il gruppo degli apporti termici in Qgn e degli elementi di scambio termico in Qht
è diverso dal gruppo del punto 7.2.1.3, il rapporto di bilancio termico sarà diverso; di conseguenza, anche il
fabbisogno di energia termica per il raffrescamento calcolato sarà diverso, benché la differenza possa essere
piccola.

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APPENDICE E SCAMBIO TERMICO E APPORTI TERMICI SOLARI DI ELEMENTI PARTICOLARI


(normativa)

E.1 Scopo e campo di applicazione


La presente appendice fornisce le procedure per calcolare lo scambio termico e gli apporti
termici solari di elementi particolari, come serre solari (non climatizzate), elementi opachi
con isolamento trasparente, pareti solari ventilate ed elementi d’involucro ventilati.

E.2 Serre solari non climatizzate


E.2.1 Generalità
Quanto segue si applica a serre solari non climatizzate adiacenti ad un ambiente
climatizzato, come verande e serre addossate, separate dall’ambiente climatizzato
mediante una parete divisoria.
Se la serra solare è riscaldata, o se c’è un’apertura permanente tra l’ambiente
climatizzato e la serra solare, questa deve essere considerata come parte dell’ambiente
climatizzato, e le procedure di calcolo riportate nei punti E.2.2 e E.2.3 o E.2.4 non si
applicano. In quel caso, l’area da tenere in considerazione per lo scambio termico e gli
apporti termici solari è l’area dell’involucro esterno della serra solare.
Nel caso di edifici esistenti vecchi, se il reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti
dovesse risultare troppo laborioso per lo scopo, in relazione alla convenienza economica
del reperimento stesso, si può definire a livello nazionale un metodo semplificato e/o
valori di default, a seconda delle caratteristiche della serra solare non climatizzata, come
alternativa alle procedure di calcolo riportate nei punti E.2.2 e E.2.3 o E.2.4. Specificazioni
sulle condizioni per ammettere questo metodo semplificato o valori d’ingresso possono
essere stabilite a livello nazionale, a seconda dello scopo del calcolo. In quel caso l’utente
deve riportare il metodo o i valori d’ingresso che sono stati utilizzati e le fonti da cui sono
stati tratti.

E.2.2 Scambio termico


Lo scambio termico per trasmissione e ventilazione è calcolato in conformità ai punti 8 e
9 per la parete che divide una zona climatizzata e un ambiente non climatizzato
adiacente, utilizzando il fattore di correzione btr, in conformità alla ISO 13789.

E.2.3 Apporti termici solari


E.2.3.1 Generalità
Gli apporti termici solari che entrano nell’ambiente climatizzato dalla serra solare sono la
somma degli apporti termici solari diretti, attraverso la serra solare e attraverso la parete
divisoria, e gli apporti termici indiretti attraverso la parete divisoria dalla serra solare
riscaldata dal sole.
Il metodo di calcolo quantifica l’effetto positivo durante la stagione di riscaldamento.
Tuttavia, la stessa procedura deve anche essere utilizzata per calcolare gli apporti solari
nella modalità di raffrescamento (estate), tenendo in considerazione ogni protezione
solare aggiuntiva (stagionale) e dispositivi di ventilazione, se presenti.

E.2.3.2 Dati richiesti


Si devono raccogliere i dati seguenti per la parte trasparente della parete divisoria (pedice
w), e per l’involucro esterno della serra solare (pedice e):
FF frazione di area del telaio;
FSh fattore di correzione per ombreggiatura;
g trasmittanza energetica solare totale efficace della vetrata;
Aw area delle finestre e delle porte vetrate nella parete divisoria;
Ae area dell’involucro della serra solare.

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In aggiunta, occorre stimare i dati seguenti:


Aj area di ciascuna superficie j, che assorbe la radiazione solare nella serra (terreno,
pareti opache; la parte opaca della parete divisoria è identificata dal pedice p);
j fattore medio di assorbimento solare della superficie assorbente j nella serra solare;
Ii irradianza solare sulla superficie i durante il(i) passo(i) di calcolo;
Hp,tot coefficiente di scambio termico per trasmissione dall’ambiente interno, attraverso la
parte opaca della parete divisoria e la serra solare verso l’ambiente esterno;
Hp,e coefficiente di scambio termico per trasmissione dalla superficie assorbente di
questa parete, attraverso la serra solare, verso l’ambiente esterno.
figura E.1 Serra solare addossata con apporti termici solari e coefficienti di scambio termico, e circuito
elettrico equivalente - Metodo dettagliato

E.2.3.3 Metodo di calcolo


Gli apporti termici solari che entrano nell’ambiente climatizzato dalla serra solare, Qss,
espressi in megajoule, sono la somma degli apporti termici diretti attraverso la parete
divisoria, Qsd, e degli apporti termici indiretti, Qsi, dalla serra solare riscaldata dal sole:
Qss Qsd Qsi (E.1)
In prima approssimazione, si assume che le superfici assorbenti siano tutte ombreggiate
nella stessa misura dagli ostacoli esterni e dall’involucro più esterno della serra solare.
Gli apporti termici solari diretti, Qsd, espressi in megajoule, sono la somma degli apporti
termici attraverso le parti trasparente (pedice w) e opaca (pedice p) della parete divisoria:
H p,tot
Qsd Fsh,e (1 - FF,e) ge 1 – F F,w g w A w + a p A p ------------ I p t (E.2)
H p,e
Gli apporti termici indiretti sono calcolati sommando gli apporti termici solari di ciascuna
superficie assorbente, j, nella serra solare, ma deducendo gli apporti termici diretti
attraverso la parte opaca della parete divisoria:
H p,tot
Qsi (1 - btr) Fsh,e (1 - FF,e) ge I j a j A j - Fsh,e (1 - FF,e) ge A p -----------
-I t (E.3)
H p,e p
j

Il fattore di correzione, btr, è lo stesso menzionato nel punto E.2.1. Il fattore di peso (1 - btr)
è la parte degli apporti termici solari nella serra che entra nell’ambiente climatizzato
attraverso la parete divisoria. Questo termine è ricavato nel punto 11.2.

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E.2.3.4 Approssimazione conservativa


La procedura seguente può essere utilizzata come un’approssimazione conservativa
della procedura nel punto E.2.3.2 e nel punto E.2.3.3.
Nel calcolo del bilancio di energia della zona di calcolo adiacente alla serra solare, per la
modalità di riscaldamento:
- calcolare lo scambio termico per trasmissione utilizzando il fattore di correzione, btr,
come per un ambiente adiacente non climatizzato;
- ignorare gli apporti (indiretti) aggiuntivi attraverso la serra solare nella zona di
calcolo;
- calcolare solo la trasmittanza solare diretta attraverso la parete divisoria, tenendo in
considerazione la trasmittanza solare ridotta dall’involucro della serra solare.
Nel calcolo del bilancio di energia della zona di calcolo adiacente alla serra solare, per la
modalità di raffrescamento:
- calcolare lo scambio termico per trasmissione utilizzando il fattore di correzione, btr,
come per un ambiente adiacente non climatizzato;
- ignorare la serra solare per il calcolo degli apporti termici solari nella zona di calcolo;
- non tenere in considerazione alcuna riduzione della trasmittanza energetica solare
da parte dell’involucro della serra solare, ad eccezione dei dispositivi di schermatura
solare che sono utilizzati in maniera permanente durante l’intera stagione di
raffrescamento.
Nota È da verificare a livello nazionale se questa procedura sia adeguatamente conservativa.

E.2.4 Metodo semplificato


Si può decidere a livello nazionale, a seconda dell’applicazione e del tipo di edificio, di
utilizzare la seguente procedura semplificata, come alternativa alla procedura nei punti
E.2.3.2 e E.2.3.3.
La presente procedura si basa sull’appendice normativa A della ISO 13789:2007.
Nel calcolo del bilancio di energia della zona di calcolo adiacente alla serra solare:
- ignorare gli apporti solari (e interni) nella serra solare e attraverso questa;
- specificare un valore corretto per il fattore di correzione btr, da essere applicato nella
modalità di riscaldamento, che comprenda l’effetto positivo degli apporti solari (e
interni) durante la stagione di riscaldamento; questo valore può dipendere dal tipo
e/o dalla dimensione della serra solare;
- specificare un valore corretto appropriato per il fattore di correzione btr, da essere
applicato nella modalità di raffrescamento, che comprenda l’effetto negativo degli
apporti solari (e interni) durante la stagione di raffrescamento.
Nota Ciò implica che gli apporti solari (e interni) non debbano essere tenuti in considerazione nuovamente nei punti
10.2 e 11.2, dove ciò è specificato chiaramente.

E.3 Elementi opachi con isolamento trasparente


E.3.1 Scambio termico
Per il calcolo dello scambio termico, gli elementi opachi con isolamento trasparente
devono essere trattati come elementi costruttivi opachi.

E.3.2 Apporti termici solari

E.3.2.1 Generalità
Quanto segue si applica agli elementi edilizi opachi provvisti di materiale isolante
trasparente, progettato per captare l’energia solare. Il metodo di calcolo quantifica l’effetto
positivo durante la stagione di riscaldamento. Tuttavia, la stessa procedura deve anche
essere utilizzata per calcolare gli apporti solari nella modalità di raffrescamento (estate),
tenendo in considerazione ogni protezione solare aggiuntiva (stagionale) e dispositivi di
ventilazione, se presenti.

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E.3.2.2 Dati di ingresso richiesti


A area totale dell’elemento;
At area dell’elemento coperta dall’isolamento trasparente;
Ri resistenza termica dell’elemento opaco dietro l’isolamento trasparente;
Rt resistenza termica dell’isolamento trasparente;
g t, trasmittanza energetica solare totale dell’isolamento trasparente (incidenza
normale);
gt,hem trasmittanza energetica solare totale dell’isolamento trasparente (incidenza
diffusa-emisferica);
Ral resistenza termica dell’intercapedine d’aria (racchiusa) tra l’elemento opaco e
l’isolamento trasparente;
Rsi resistenza termica superficiale interna;
Rse resistenza termica superficiale esterna;
Fsh fattore di correzione per ombreggiatura.
In funzione del tipo di isolamento trasparente, è richiesto il valore della seguente
grandezza (non è richiesto per prodotti che includono un assorbitore solare):
coefficiente di assorbimento dell’elemento opaco dietro l’isolamento trasparente.

E.3.2.3 Proprietà derivate


U trasmittanza termica dell’elemento, da ambiente ad ambiente;
Ute trasmittanza termica esterna dell’elemento, dalla superficie che si affaccia verso
l’isolante trasparente fino all’ambiente esterno;
gt trasmittanza energetica solare totale efficace dell’isolante trasparente;
FF fattore di riduzione dovuto all’area del telaio non trasparente dell’isolamento
trasparente (frazione di area del telaio).

E.3.2.4 Metodo di calcolo


Lo scambio termico è calcolato in conformità al punto 8, come per gli elementi d’involucro
ordinari, inclusi gli eventuali ponti termici nelle strutture intelaiate. Gli apporti termici solari
di un elementi opaco con isolamento trasparente, avente orientamento j, sono calcolati
per il mese m in conformità al punto 11.2 utilizzando un’area di captazione efficace.
La frazione di area del telaio è determinata dall’area totale, A, dell’elemento:
A
F F = -----t (E.4)
A
Per calcolare il fattore di efficienza sono necessarie le seguenti trasmittanze termiche:
1
U te = -----------------------------------
R se + R t + R al
(E.5)
1
U = -------------------------------------------------------------
R se + R t + R al + R i + R si
Il calcolo della trasmittanza energetica solare totale efficace dipende dal tipo di
isolamento trasparente. Si tiene in considerazione l’angolo di incidenza della radiazione
solare diretta, utilizzando i coefficienti cj,m del prospetto E.1.
Per i prodotti con trasmittanza energetica solare non trascurabile, il valore efficace è
proporzionale al coefficiente di assorbimento dell’elemento opaco posto dietro
l’isolamento trasparente.
g t,j m = g t,hem – c j,m g t, (E.6)

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Nel caso di isolamento trasparente con trasmittanza solare trascurabile (per esempio
prodotti che includono un assorbitore solare), occorre solo modificare il valore
determinato dalle misurazioni per tenere conto della resistenza termica, Rg, dell’interstizio
tra l’isolamento trasparente e l’elemento opaco:
R se + R t
g TI, j m - g – cj
= --------------------------------- m g t, (E.7)
R se + R t + R g t,h
L’area di captazione efficace per l’orientamento j e per il mese m vale:
U
Asol,j,m A Fsh (1 FF) -------- gt,j,m (E.8)
U te
Gli apporti termici sono sommati agli altri apporti termici solari.
prospetto E.1 Coefficienti cj,m per il calcolo della trasmittanza energetica solare totale efficace dell’isolamento
trasparente utilizzando i valori misurati per incidenza normale ed emisferica (per pareti verticali)

Gen. Feb. Mar. Apr. Maggio Giugno Luglio Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
S -0,105 -0,067 -0,023 0,042 0,073 0,089 0,094 0,062 0,005 -0,054 -0,093 -0,105
SO/SE -0,034 -0,027 -0,010 0,002 0,022 0,037 0,036 0,013 -0,015 -0,025 -0,034 -0,026
O/E 0,054 0,033 0,016 -0,012 -0,005 -0,002 -0,012 -0,007 -0,001 0,024 0,049 0,052
NE/NO 0,002 0,008 0,016 0,030 0,018 0,013 0,013 0,024 0,033 0,014 0,004 0,000
N 0,000 0,000 0,000 0,011 0,021 0,031 0,042 0,012 0,000 0,000 0,000 0,000

E.4 Pareti solari ventilate (muri Trombe)


E.4.1 Scambio termico
E.4.1.1 Generalità
figura E.2 Percorso del flusso d’aria in una parete solare ventilata

Quanto segue si applica alle pareti progettate per captare l’energia solare, in conformità
alla figura E.2, dove:
- il flusso d’aria si arresta automaticamente quando l’intercapedine d’aria è più fredda
rispetto all’ambiente riscaldato e durante l’estate;
- la portata d’aria è regolata meccanicamente ad un valore costante, qve,sw, quando
l’intercapedine d’aria è più calda rispetto all’ambiente riscaldato.
Il coefficiente di scambio termico di una parete come questa vale:
H H0 H (E.9)
dove:
H0 è il coefficiente di scambio termico della parete non ventilata;
H è il coefficiente di scambio termico aggiuntivo che deve essere calcolato in
conformità al punto E.4.1.3.

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E.4.1.2 Dati richiesti


Asw area della parete solare ventilata;
Ri resistenza termica interna della parete, tra l’intercapedine d’aria e l’ambiente
interno;
Re resistenza termica esterna della parete, tra l’intercapedine d’aria e l’ambiente
esterno;
Rl resistenza termica dell’intercapedine d’aria;
qve,sw valore prefissato della portata d’aria attraverso lo strato ventilato;
hc coefficiente di scambio termico superficiale convettivo nell’intercapedine d’aria;
hr coefficiente di scambio termico superficiale radiativo nell’intercapedine d’aria;
Qgn,sw apporti termici solari dell’intercapedine d’aria durante il passo di calcolo:
Qgn,sw = Iw Asw
Qht,al dispersione termica dell’intercapedine d’aria durante il passo di calcolo:
Qht,al = Ue Asw ( int - e) t

E.4.1.3 Metodo di calcolo


Il coefficiente di scambio termico aggiuntivo di una parete come questa è calcolato come:
Ue 2
H = a c a q ve,sw ------ k sw (E.10)
Ui
dove:
aca è la capacità termica volumica dell’aria;
Ui e Ue sono le trasmittanze termiche interna ed esterna:
1 1
U i = ----------------- e U e = ------------------- (E.11)
Rl R
R i + ----- R e + -----l
2 2
è il rapporto tra la differenza cumulata di temperatura interna-esterna quando la
ventilazione è attiva, e il suo valore relativo all’intero passo di calcolo. È
rappresentato nella figura E.3.
Questo rapporto può essere calcolato come:

= 0,3 + 0,03 0,000 3 al –1 (E.12)


al

dove:
al è il rapporto tra gli apporti termici solari, Qgn,sw, e la dispersione termica
dell’intercapedine d’aria, Qht,al, durante il passo di calcolo.
Ksw è un fattore definito come:
– A sw Z
K sw = 1 – exp -------------------------- (E.13)
a c a q ve,sw

dove:
Z è un parametro definito come:
1 hr 1
--- = ------------------------------- + ------------------ (E.14)
Z h c h c + 2h r Ui + Ue

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figura E.3 Rapporto tra la differenza cumulata di temperatura interna-esterna quando la ventilazione è attiva,
e il suo valore sull’intero passo di calcolo, in funzione del rapporto apporti/dispersioni
dell’intercapedine d’aria, al

E.4.2 Apporti termici solari


E.4.2.1 Generalità
Quanto segue si applica alle pareti solari ventilate, progettate per captare l’energia solare.
Il metodo di calcolo quantifica l’effetto positivo durante la stagione di riscaldamento.
Tuttavia, la stessa procedura deve anche essere utilizzata per calcolare gli apporti solari
nella modalità di raffrescamento (estate), tenendo in considerazione ogni protezione
solare aggiuntiva (stagionale) e dispositivi di ventilazione, se presenti.

E.4.2.2 Dati richiesti


Quanto segue si applica alle pareti solari ventilate.
In aggiunta ai dati elencati nel punto E.4.1, sono necessari i seguenti dati d’ingresso:
FF frazione di area del telaio;
Fsh fattore di riduzione per ombreggiatura, calcolato in conformità al punto 11.4.3;
coefficiente di assorbimento della superficie dietro l’intercapedine d’aria;
g trasmittanza energetica solare totale della vetrata che copre l’intercapedine d’aria.

E.4.2.3 Metodo di calcolo


Gli apporti termici solari sono calcolati in conformità al punto 11.2 utilizzando un’area di
captazione efficace.
a) Se lo strato ventilato è coperto da uno strato esterno opaco:
U0 U0 q ve,sw
A sol = A sw aFsh 1 – F F ------ 1 + ------2 a c a -------------- sw (E.15)
he U A sw
i

dove:
Ui e sw sono calcolati in conformità al punto E.4.1;
è il rapporto tra la radiazione solare totale incidente sull’elemento quando
l’intercapedine d’aria è aperta e la radiazione solare totale durante l’intero passo
di calcolo; è indicato nella figura E.4. Può essere calcolato come:
= 1 – exp – 2,2 al (E.16)
dove:
al è il rapporto di bilancio termico dell’intercapedine d’aria durante il passo di
calcolo.
1
U 0 = ------------------------------ (E.17)
Ri + Rl + R e
è la trasmittanza termica della parete.

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figura E.4 Rapporto tra la radiazione solare totale incidente sull’elemento quando l’intercapedine d’aria è
aperta e la radiazione solare totale durante il passo di calcolo, in funzione del rapporto di bilancio
termico dell’intercapedine d’aria, al

b) Se l’intercapedine d’aria è coperta da una vetrata:


2
U0 R i q ve,sw
A sol = A sw F sh F F g w U 0 R e + -----------
- a c a -------------- sw w (E.18)
Ui Ue A

Nota Questo procedimento è implicito: le equazioni (E.15) e (E.16) dovrebbero essere risolte attraverso un
procedimento iterativo per calcolare gli apporti termici solari, iniziando con al = 1.

E.5 Elementi d’involucro ventilati


E.5.1 Scambio termico
E.5.1.1 Generalità
Fare circolare l’aria di ventilazione all’interno di parti dell’involucro edilizio (parete,
finestra, tetto) riduce le dispersioni termiche globali mediante un recupero termico,
sebbene aumenti la dispersione termica per trasmissione in questi elementi dell’involucro
edilizio. Questo effetto globale può essere espresso attraverso uno scambiatore di calore
equivalente tra l’aria di espulsione e l’aria di mandata. L’efficienza di questo scambiatore
di calore equivalente può essere calcolata con il metodo semplificato fornito nel punto
E.5.1.2, che è applicabile nelle seguenti condizioni:
- il flusso d’aria è parallelo alla superficie d’involucro (vedere figura E.5);
- lo spessore dell’intercapedine d’aria è compreso tra 15 mm e 100 mm;
- la permeabilità all’aria delle restanti parti dell’involucro è bassa, in modo tale che la
maggior parte (circa il 90%) dell’aria circolante attraverso l’edificio passi attraverso
l’elemento d’involucro ventilato;
- l’impianto di ventilazione rispetta i requisiti del prospetto E.2;
- l’aria di mandata, se naturale, è controllata attraverso prese d’aria regolabili o
auto-regolate localizzate sulla parte interna dell’involucro. Durante l’estate le prese
d’aria sono chiuse.
figura E.5 Percorso dell’aria nella parete

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prospetto E.2 Requisiti di ventilazione per l’applicazione del metodo

Classe di schermatura Requisito


Nessuna schermatura Mandata ed espulsione meccaniche
Schermatura moderata Mandata o espulsione meccanica
Schermatura consistente Nessun requisito

Nota Tale metodo si applica principalmente quando l’aria di mandata circola all’interno degli elementi d’involucro
edilizio. Si può anche utilizzare l’aria espulsa, a condizione che siano prese adeguate misure per evitare
fenomeni di condensazione.

E.5.1.2 Metodo di calcolo


Il fattore di efficienza dello scambiatore di calore equivalente aria-aria è:
2
U0
v = ------------ (E.19)
UiUe
dove:
Ui e Ue sono, rispettivamente, le trasmittanze termiche delle parti interna ed esterna
dell’elemento d’involucro contenente l’intercapedine d’aria;
U0 è la trasmittanza termica di questo elemento d’involucro, assumendo che
l’intercapedine d’aria non sia ventilata;
sw è il fattore definito dall’equazione (E.13).
Questo fattore di efficienza dello scambiatore di calore equivalente aria-aria è sempre
minore di 0,25.

E.5.2 Apporti termici solari


E.5.2.1 Generalità
Se l’aria di mandata per la ventilazione è prelevata attraverso gli elementi d’involucro, può
essere riscaldata da un lato dalla dispersione termica per trasmissione attraverso l’elemento
(vedere punto E.5.1) e dall’altro dalla radiazione solare assorbita o dalla lastra opaca esterna
o dalla superficie interna dell’intercapedine d’aria se questa è coperta da una vetrata.
Il metodo di calcolo quantifica l’effetto positivo durante la stagione di riscaldamento.
Tuttavia, la stessa procedura deve anche essere utilizzata per calcolare gli apporti solari
nella modalità di raffrescamento (estate), tenendo in considerazione ogni protezione
solare aggiuntiva (stagionale) e dispositivi di ventilazione, se presenti.

E.5.2.2 Dati richiesti


In aggiunta ai dati elencati nel punto E.5.1, sono necessari i seguenti dati d’ingresso:
A area dell’elemento;
FF frazione di area del telaio;
Fsh fattore di riduzione per ombreggiatura, calcolato in conformità al punto 11.4.3;
a coefficiente di assorbimento della superficie ricevente la radiazione solare;
Ri resistenza termica interna della parete, tra l’intercapedine d’aria e l’ambiente
interno;
Re resistenza termica esterna della parete, tra l’intercapedine d’aria e l’ambiente
esterno;
Rl resistenza termica dell’intercapedine d’aria;
qve,sw portata d’aria attraverso l’intercapedine ventilata;
he coefficiente di scambio termico superficiale sulla superficie esterna;
g trasmittanza energetica solare totale della vetrata che copre l’intercapedine d’aria;
hc coefficiente di scambio termico superficiale convettivo nell’intercapedine d’aria;
hr coefficiente di scambio termico superficiale radiativo nell’intercapedine d’aria.

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E.5.2.3 Metodo di calcolo


L’efficienza dello scambiatore termico equivalente è calcolato in conformità al punto
E.5.1. Gli apporti termici solari sono calcolati in conformità al punto 11.2 utilizzando
un’area di captazione efficace.
a) Se l’intercapedine ventilata è coperta da uno strato esterno opaco:

U U q ve,sw
A sol = A F sh 1 – F F ------0 1 + ------02 a c a -------------- sw (E.20)
he U A
i

b) Se l’intercapedine d’aria è coperta da una vetrata:


2
U 0 Ri q ve,sw
A sol = A F sh 1 – F F g w U 0 R e + -----------
- a c a -------------- sw (E.21)
UiUe A

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APPENDICE F DATI RELATIVI AL CLIMA


(normativa)

F.1 Dati comuni


Durata dei periodi di tempo:

Periodo Numero di giorni Numero di ore t Periodo Numero di Numero di ore t


Ms giorni Ms
Gennaio 31 744 2.678 4 Luglio 31 744 2.678 4
Febbraio 28 672 2.419 2 Agosto 31 744 2.678 4
Marzo 31 744 2.678 4 Settembre 30 720 2.592
Aprile 30 720 2.592 Ottobre 31 744 2.678 4
Maggio 31 744 2.678 4 Novembre 30 720 2.592
Giugno 30 720 2.592 Dicembre 31 744 2.678 4
Stagione di Vedere punto 7.4 Giorni × 24 Giorni × 24
riscaldamento × 3,6 × 10-3
Stagione di Vedere punto 7.4 Giorni × 24 Giorni × 24 Anno
365 8 760 31.536
raffrescamento × 3,6 × 10-3

F.2 Dati climatici

F.2.1 Dati richiesti

F.2.1.1 Metodo mensile e stagionale


Per il metodo mensile e stagionale sono necessari i seguenti dati climatici:
- temperatura dell’aria esterna media mensile, espressa in gradi centigradi;
- radiazione solare media mensile incidente su piani ad orientamenti ed angoli di
inclinazione pertinenti, espressa in watt al kelvin.
Questi dati devono essere ricavati da dati orari in conformità alla procedura riportata nel
punto F.2.2.
I dati orari possono anche essere necessari, per esempio per costruire prospetti con
valori nazionali o regionali come i fattori di ombreggiatura solare (vedere appendice G),
ecc.
Come descritto con maggior dettaglio nel punto I.5, le differenze cumulate di temperatura
(gradi-giorno), come riportato nella ISO 15927-6 [7], non sono applicabili per il metodo
mensile o stagionale. Nel metodo dei gradi-giorno le dispersioni termiche per
trasmissione e ventilazione nella stagione di riscaldamento sono corrette attraverso una
riduzione nella differenza cumulata di temperatura, per il fatto che gli apporti solari e
interni non sono tenuti in considerazione; nella presente norma gli apporti solari e interni
(utilizzati) sono esplicitamente sottratti dalle dispersioni.

F.2.1.2 Metodo orario semplificato e metodi di simulazione dettagliata


Per il metodo orario semplificato e i metodi di simulazione dettagliata, sono necessari i
seguenti dati:
Almeno:
- temperatura oraria dell’aria esterna, espressa in gradi centigradi;
- radiazione solare oraria incidente su piani ad orientamenti ed angoli di inclinazione
pertinenti, espressa in watt al metro quadrato kelvin;
- altezza solare e azimut;

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- giorno della settimana.


e, se pertinenti:
- velocità del vento locale o meteorologica, espressa in metri al secondo;
- direzione del vento;
- albedo;
- umidità relativa dell’aria esterna.
Questi dati devono anche essere ricavati in conformità alla procedura riportata nel
punto F.2.2.

F.2.2 Selezione dei dati e conversione


I dati orari per un anno rappresentativo devono essere selezionati da set di dati climatici
orari recenti, in conformità alle procedure descritte nella ISO 15927-4.
Questi dati comprendono almeno i valori orari di:
- temperatura dell’aria a bulbo secco;
- irradianza solare normale diretta e irradianza solare diffusa su una superficie
orizzontale;
- umidità relativa, umidità assoluta, pressione del vapore acqueo o temperatura del
punto di rugiada;
- velocità del vento all’altezza di 10 m al di sopra del suolo.
Dati aggiuntivi richiesti sono la latitudine, la longitudine e l’altitudine della stazione, e il
giorno della settimana del primo giorno dell’anno (1° gennaio).
Il calcolo dell’altezza solare e dell’azimut e la conversione della radiazione solare globale
su un piano orizzontale nella radiazione incidente su piani verticali e inclinati per vari
orientamenti deve essere effettuato in conformità ad una procedura riconosciuta che
tenga in considerazione la scomposizione in radiazione diretta e diffusa e tutte le
conversioni goniometriche necessarie.
Nota 1 Per esempio il modello Perez, nel quale la radiazione solare è scorporata in radiazione diretta, circumsolare,
diffusa omogeneamente, vicina all’orizzonte e riflessa dal terreno, e sono utilizzati coefficienti empirici nella
conversione per ricavare la radiazione solare su piani verticali e inclinati. Vedere riferimento [27].
La scelta della stazione climatica può essere effettuata a livello nazionale, a seconda
dello scopo del calcolo.
Nota 2 Per esempio una stazione climatica convenzionale, nel caso di calcoli per un certificato di prestazione
energetica o per verificare il rispetto del livello minimo di prestazione energetica della legislazione edilizia.
Nota 3 I metodi di calcolo e la presentazione dei dati climatici sono riportati nella ISO 15927-1 [6].

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APPENDICE G METODI SEMPLIFICATI E DATI DI INGRESSO CONVENZIONALI


(informativa)

G.1 Scopo e campo di applicazione


La presente appendice contiene metodi semplificati e dati di ingresso convenzionali per
un numero di elementi di calcolo. In generale questi possono essere utilizzati in assenza
di valori nazionali.
L’ordine segue quello del corpo principale della presente norma internazionale
(trasmissione, ventilazione, apporti termici interni, apporti termici solari, proprietà
dinamiche, ecc.)

G.2 Metodi semplificati e dati relativi allo scambio termico per trasmissione termica

G.2.1 Ponti termici


Nel caso di edifici esistenti vecchi, se nessuna informazione o informazioni limitate sono
disponibili sui ponti termici della costruzione, potrebbe non essere appropriato utilizzare
valori di default conservativi se la finalità è fornire un certificato di prestazione energetica
(informativo). Inoltre, valori di default conservativi per edifici altamente isolati non sono
adeguati per edifici scarsamente isolati.
Un metodo semplice a questo scopo può consistere in valori di default che dipendano dal
valore di U medio della costruzione e/o dall’età dell’edificio.
Per esempio, il valore di U di ciascuna struttura opaca, espresso in watt al metro quadrato
kelvin, è corretto con un supplemento che rappresenta un effetto di default dei ponti
termici:
Uop,corr Uop,mn Utb (G.1)
dove:
Uop,mn è il valore di U medio della parte opaca della costruzione, escludendo i pannelli
intelaiati e il piano terreno, espresso in watt al metro quadrato kelvin;
Utb è il supplemento di default sul valore di U delle strutture opache, Uop, tenendo in
considerazione l’effetto dei ponti termici, espresso in watt al metro quadrato kelvin.
Nota Le finestre e i pannelli intelaiati sono esclusi, perché altrimenti isolare le finestre e/o i pannelli influenzerebbe
molto il valore di default, mentre questi elementi hanno usualmente un effetto relativamente piccolo sui ponti
termici; il piano terreno è escluso perché l’effetto al bordo del piano terreno è argomento separato.
prospetto G.1 Esempio di valori di default per il supplemento sul valore di U, per tenere in considerazione l’effetto
dei ponti termici

Valore di U medio della parte opaca della costruzione, escludendo i pannelli Utb
intelaiati e il piano terreno (W/m2K) (W/m2K)
Uop,mn 0,8 0,0
0,4 Uop,mn 0,8 0,05
Uop,mn 0,4 0,1

G.2.2 Isolamento notturno

G.2.2.1 Tutti i metodi


Si può decidere a livello nazionale se si può tenere in considerazione l’effetto
dell’isolamento notturno, a seconda del tipo di edificio e dell’applicazione.

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G.2.2.2 Metodi stagionale o mensile


La frazione della differenza cumulata di temperatura del periodo giornaliero con chiusure
oscuranti chiuse, fshut, è, in assenza di valori nazionali, uguale al rapporto tra la differenza
cumulata di temperatura ( l,set,H - e) relativa a tutte le ore con chiusure oscuranti chiuse
e la differenza cumulata di temperatura ( l,set,H - e) relativa a tutte le ore del passo di
calcolo (mese o stagione).
Per la dipendenza dal clima, i valori di fshut possono essere definiti a livello nazionale, se
necessario con differenziazione regionale.
In assenza di valori nazionali si può assumere che una finestra abbia la chiusura
oscurante (se presente) chiusa dal tramonto fino alle 7 tutti i giorni in cui la temperatura
giornaliera media sia minore di 10 °C.
Si possono scegliere profili differenti per i giorni feriali e per i giorni del fine settimana e per
i diversi usi nell’edificio.

G.3 Metodi semplificati e dati relativi allo scambio termico per ventilazione -
Raffrescamento gratuito e ventilazione notturna durante la modalità di
raffrescamento
Durante il periodo relativo alla modalità di raffrescamento, i profili giornalieri e settimanali
necessitano di essere specificati così come la portata d’aria volumica aggiuntiva, come
dato d’ingresso aggiuntivo nel metodo di calcolo.
A livello nazionale, l’utilizzo della portata d’aria aggiuntiva può anche essere espresso in
funzione di parametri esterni o interni, come la temperatura esterna o interna.
Nota Nel caso del metodo orario semplificato o dei metodi di simulazione dettagliata, l’utilizzo di valori parametrici
provenienti dall’intervallo di tempo precedente, per evitare la necessità di iterare, può portare a seri problemi
di oscillazione se non si prendono particolari precauzioni, come l’introduzione di adeguati fattori di
rilassamento.
Portata d’aria aggiuntiva, qve,extra:
La portata d’aria aggiuntiva dovuta alla ventilazione notturna, qve,extra, può essere
calcolata in conformità alla norma pertinente come specificato nell’appendice A, o fornita
a livello nazionale in funzione del tipo di edificio, dell’uso dell’edificio, del clima e
dell’esposizione.
Frazione di tempo, fve,t,extra:
Se non definito diversamente a livello nazionale, la portata d’aria aggiuntiva dovuta al
raffrescamento gratuito o alla ventilazione notturna, qve,extra, è in funzione dalle 23 alle 7 per
tutti i giorni nella stagione di raffrescamento => fve,t,extra = 0,33. Ciò può influenzare la durata
della stagione di raffrescamento e può richiedere un calcolo ripetuto (vedere punto 7.3).
I profili possono essere differenti per i giorni feriali e per i giorni del fine settimana e
possono dipendere dall’utilizzo dell’edificio.
Per i metodi mensile o stagionale: nel caso di raffrescamento intermittente dove,
seguendo il punto 13.2.2, l’effetto dell’intermittenza è tenuto in considerazione mediante
un fattore di riduzione sul fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, la frazione
di tempo dovrebbe ignorare i giorni con valore di regolazione per raffrescamento ridotto
oppure spegnimento.
Correzione per effetti dinamici ed efficacia, cve,eff,extra:
Se a livello nazionale non sono disponibili ulteriori informazioni, il valore del fattore di
correzione è cve,eff,extra = 1.

G.4 Metodi semplificati e dati relativi agli apporti termici interni - Dati di ingresso per gli
apporti termici interni da persone e apparecchiature
Programmi orari e settimanali del flusso termico per calore metabolico da occupanti e per
calore dissipato da apparecchiature devono essere determinati su base nazionale, in
funzione dell’uso dell’edificio, (facoltativamente) della classe di occupazione e dello
scopo del calcolo.

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In assenza di valori nazionali, possono essere utilizzati i valori del prospetto G.7. Il punto
G.8 contiene valori dettagliati per edifici residenziali e uffici e valori più generali per un
numero di usi dell’edificio.

G.5 Metodi semplificati e dati relativi agli apporti termici solari

G.5.1 Trasmittanza energetica solare totale per vetrate


Il prospetto G.1 fornisce alcuni valori indicativi della trasmittanza energetica solare totale
per incidenza normale, gn, assumendo una superficie pulita ed un vetro comune, puro e
non diffondente.
I valori devono essere moltiplicati per il fattore di correzione riportato nel punto 11.4.2.
prospetto G.2 Valori caratteristici della trasmittanza energetica solare totale a incidenza normale per comuni tipi di
vetrate

Tipo di vetrata gn
Vetrata singola 0,85
Vetrata doppia 0,75
Vetrata doppia con rivestimento basso-emissivo selettivo 0,67
Vetrata tripla 0,7
Vetrata tripla con due rivestimenti basso-emissivi selettivi 0,5
Doppia finestra 0,75

G.5.2 Effetto di tendaggi permanenti


Tendaggi collocati "permanentemente" (per esempio non movibili) all’interno o all’esterno
delle finestre riducono la trasmissione globale della radiazione solare. Alcuni fattori di
riduzione sono riportati nel prospetto G.3*). Questi fattori devono essere moltiplicati per la
trasmittanza energetica solare totale della vetrata per ottenere il fattore g della vetrata in
presenza del tendaggio permanente. In questo contesto "permanentemente" di solito
significa "anche in funzione durante il giorno".
prospetto G.3 Fattori di riduzione per alcuni tipi di tendaggi

Tipo di tendaggio Proprietà ottiche del tendaggio Fattore di riduzione con


assorbimento trasmissione tendaggio interno tendaggio esterno
Veneziane di colore bianco 0,1 0,05 0,25 0,10
0,1 0,30 0,15
0,3 0,45 0,35
Tendaggi bianchi 0.1 0,5 0,65 0,55
0,7 0,80 0,75
0,9 0,95 0,95
Tessuti colorati 0.3 0,1 0,42 0,17
0,3 0,57 0,37
0,5 0,77 0,57
Tessuti con lamina d’alluminio 0.2 0,05 0,20 0,08

Per la modalità di riscaldamento, i tendaggi mobili e le protezioni solari mobili sono tenuti
in considerazione nel fattore di utilizzazione.

*) Nota nazionale - Riferimento conforme alla versione tedesca.

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G.5.3 Fattori di riduzione per schermature solari mobili


G.5.3.1 Generalità
Se non diversamente specificato a livello nazionale, la schermatura solare deve essere
considerata in funzione se l’intensità della radiazione solare sulla superficie alla data ora
è maggiore di 300 W/m2 e non in funzione se il valore orario è al di sotto di questo valore.
Nota Il tempo durante il quale la schermatura solare è aperta e chiusa dipende dal clima. Procedure nazionali
possono fare distinzioni tra i tipi di controllo solare, quali:
- nessun controllo (non pertinente qui; è incluso nel valore di g della finestra);
- funzionamento manuale;
- funzionamento motorizzato,
- regolazione automatica della tenda.

G.5.3.2 Metodo mensile


La frazione pesata del tempo durante il quale la schermatura solare è in uso oppure non
è in uso dipende dal clima e dalla stagione o mese. Per ciascun clima può essere prodotto
un prospetto con i valori di fwith per una varietà di orientamenti e angoli di inclinazione della
finestra. Il prospetto risultante può contenere i valori per ogni mese oppure un valore
medio per la stagione di riscaldamento o raffrescamento da utilizzarsi per ciascun mese.
Un esempio è riportato nel prospetto G.3. I valori sono stati ricavati come la somma dei
valori orari dell’intensità della radiazione solare incidente per tutte le ore del mese con
intensità maggiore di 300 W/m2, divisa per la somma dei valori orari dell’intensità della
radiazione solare incidente per tutte le ore del mese; oppure: fwith = Isol>300W / I sol, dove Isol
è l’intensità della radiazione solare media mensile.
prospetto G.4 Esempio di prospetto per il fattore di riduzione per schermatura mobile, fwith

Mese Parigi (Francia) Roma (Italia) Stoccolma (Svezia)


N E S O N E S O N E S O
1 0,00 0,15 0,58 0,09 0,00 0,52 0,81 0,39 0,00 0,10 0,71 0,00
2 0,00 0,19 0,52 0,13 0,00 0,48 0,82 0,55 0,00 0,42 0,76 0,18
3 0,00 0,53 0,76 0,44 0,00 0,66 0,81 0,63 0,00 0,56 0,77 0,47
4 0,00 0,32 0,50 0,26 0,00 0,71 0,74 0,62 0,00 0,74 0,80 0,59
5 0,00 0,31 0,44 0,27 0,00 0,71 0,62 0,64 0,02 0,70 0,71 0,59
6 0,00 0,42 0,47 0,38 0,00 0,75 0,56 0,68 0,05 0,69 0,66 0,56
7 0,00 0,51 0,59 0,40 0,00 0,74 0,62 0,73 0,03 0,67 0,65 0,53
8 0,00 0,37 0,54 0,31 0,00 0,75 0,76 0,72 0,00 0,61 0,70 0,54
9 0,00 0,28 0,52 0,20 0,00 0,73 0,82 0,67 0,00 0,58 0,70 0,44
10 0,00 0,13 0,53 0,16 0,00 0,72 0,86 0,60 0,00 0,47 0,74 0,24
11 0,00 0,08 0,47 0,09 0,00 0,62 0,84 0,30 0,00 0,19 0,62 0,00
12 0,00 0,07 0,46 0,08 0,00 0,50 0,86 0,42 0,00 0,00 0,59 0,00
Annuale 0,00 0,36 0,55 0,30 0,00 0,69 0,77 0,63 0,02 0,62 0,71 0,50

Nel caso di riscaldamento o raffrescamento intermittente dove, seguendo il punto 13.2.2,


l’effetto dell’intermittenza è tenuto in considerazione mediante un fattore di riduzione del
fabbisogno di energia termica per il riscaldamento o il raffrescamento, la frazione pesata
dovrebbe essere calcolata assumendo riscaldamento o raffrescamento continuo,
ignorando i giorni con valore di regolazione per riscaldamento o raffrescamento ridotto
oppure spegnimento.
Per la modalità di riscaldamento, il fattore di utilizzazione degli apporti può essersi basato
su casi di calcolo nei quali un carico solare estremo durante la stagione di riscaldamento
sia già stato evitato, assumendo l’utilizzo di un dispositivo di schermatura solare efficace
che è in funzione se Isol è maggiore di 500 W/m2 (vedere [13] e [23]). Conseguentemente,
l’utilizzo dei valori del prospetto G.3 porta a risultati conservativi.

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G.5.4 Fattori di correzione per ombreggiatura relativi ad ostacoli esterni

G.5.4.1 Principio
Il fattore di correzione per ombreggiatura relativo ad ostacoli esterni può essere calcolato
come:
Fsh Fhor Fov Ffin (G.2)
dove:
Fhor è il fattore di correzione parziale per ombreggiatura dall’orizzonte;
Fov è il fattore di correzione parziale per ombreggiatura dovuta agli aggetti orizzontali;
Ffin è il fattore di correzione parziale per ombreggiatura dovuta agli aggetti verticali.

G.5.4.2 Ombreggiatura dall’orizzonte

G.5.4.2.1 Generalità
L’effetto dell’ombreggiatura dall’orizzonte (per esempio, dal terreno, da alberi e da altri
edifici) dipende dall’angolo dell’orizzonte, dalla latitudine, dall’orientamento, dal clima
locale e dalla stagione di riscaldamento. I fattori di correzione per ombreggiatura per climi
medi caratteristici dell’emisfero Nord e per una stagione di riscaldamento da ottobre ad
aprile sono riportati nel prospetto G.5, per tre latitudini e quattro orientamenti della
finestra. Per altre latitudini e orientamenti si può effettuare un’interpolazione. L’angolo
dell’orizzonte è un valore medio sulla parte di orizzonte di fronte alla facciata considerata.
figura G.1 Angolo dell’orizzonte,

G.5.4.2.2 Metodo di calcolo orario


Si assume che la maschera dell’orizzonte modifichi solo la radiazione solare diretta.
Questo è coerente con l’assunzione generale, vedere punto 11.4.4.
Fhor è calcolato come segue:
se Sh Fhor (1 Rdir / Rtot) (G.3)
altrimenti Fhor = 1
dove:
Sh è l’altezza solare;
Rdir è la radiazione solare diretta sulla facciata;
Rtot è la radiazione totale sulla facciata.

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G.5.4.2.3 Metodo mensile o stagionale


prospetto G.5 Fattore di correzione parziale per ombreggiatura dall’orizzonte, Fhor

Angolo dell’orizzonte 45° N lat. 55° N lat. 65° N lat.


S E/O N S E/O N S E/O N
0° 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00
10° 0,97 0,95 1,00 0,94 0,92 0,99 0,86 0,89 0,97
20° 0,85 0,82 0,98 0,68 0,75 0,95 0,58 0,68 0,93
30° 0,62 0,70 0,94 0,49 0,62 0,92 0,41 0,54 0,89
40° 0,46 0,61 0,90 0,40 0,56 0,89 0,29 0,49 0,85

I valori del prospetto G.5 sono validi esclusivamente per la stagione di riscaldamento e per
il sito indicato.

G.5.4.3 Ombreggiatura dovuta ad aggetti orizzontali e ad aggetti verticali

G.5.4.3.1 Generalità
L’ombreggiatura dovuta ad aggetti orizzontali e ad aggetti verticali dipende dall’angolo
d’aggetto orizzontale o d’aggetto verticale, dalla latitudine, dall’orientamento e dal clima
locale. Nei prospetti G.6 e G. 7 si riportano i fattori stagionali di correzione per
ombreggiatura relativi a climi tipici.
figura G.2 Aggetto orizzontale e aggetto verticale
Legenda
a) Sezione verticale
b) Sezione orizzontale
Angolo d’aggetto orizzontale
Angolo d’aggetto verticale

G.5.4.3.2 Metodi orari


Si assume che la schermatura influenzi la radiazione diretta e diffusa ma non la
radiazione riflessa.
Per gli aggetti orizzontali, i coefficienti di riduzione parziale per radiazione diretta, Fov,dir, e
per radiazione diffusa, Fov,dif , sono calcolati come:
Fov,dir max { 0; 1 [0,5 tan( )/tan (90 Sh)]} (G.4)
Fov,dif 1 ( /90) (G.5)
Il coefficiente Fov è calcolato come:
Fov (Fov,dir Rdir Fov,dif Rdif 1 Rtot)/Rtot (G.6)
dove:
Rdif è la proporzione della radiazione diffusa per il dato orientamento.

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G.5.4.3.3 Metodi mensile e stagionale


prospetto G.6 Fattore di correzione parziale per ombreggiatura dovuta all’aggetto orizzontale, Fov

Angolo d’aggetto 45° N lat. 55° N lat. 65° N lat.


orizzontale
S E/O N S E/O N S E/O N
0° 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00
30° 0,90 0,89 0,91 0,93 0,91 0,91 0,95 0,92 0,90
45° 0,74 0,76 0,80 0,80 0,79 0,80 0,85 0,81 0,80
60° 0,50 0,58 0,66 0,60 0,61 0,65 0,66 0,65 0,66

prospetto G.7 Fattore di correzione parziale per ombreggiatura dovuta agli aggetti verticali, Ffin

Angolo d’aggetto 45° N lat. 55° N lat. 65° N lat.


verticale
S E/O N S E/O N S E/O N
0° 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00
30° 0,94 0,92 1,00 0,94 0,91 0,99 0,94 0,90 0,98
45° 0,84 0,84 1,00 0,86 0,83 0,99 0,85 0,82 0,98
60° 0,72 0,75 1,00 0,74 0,75 0,99 0,73 0,73 0,98

I valori del prospetto G.6 sono validi per aggetti verticali su un lato.
Per finestre che affacciano a sud, per le latitudini indicate, con aggetti verticali su entrambi
i lati, i due fattori di correzione per ombreggiatura devono essere moltiplicati.
Per finestre che affacciano ad est e ad ovest il fattore di correzione per ombreggiatura è
valido per aggetti verticali posti all’estremità sud della finestra. Aggetti verticali posti
all’estremità nord della finestra, per le latitudini indicate, non portano ad un fattore di
correzione per ombreggiatura.
I valori nei prospetti G.6 e G.7 sono validi esclusivamente per la stagione di riscaldamento
e per il sito indicato.

G.6 Metodi semplificati e dati relativi alle condizioni interne (valori di regolazione della
temperatura interna)
G.6.1 Spiegazione della correzione per intermittenza per i metodi stagionale e mensile
G.6.1.1 Generalità
La correzione per intermittenza per il metodo mensile per il riscaldamento e il
raffrescamento, come indicato nel punto 13.2.2, si basa su quanto segue.

G.6.1.1.1 Modalità di riscaldamento


In un modo semplice ma robusto, il fattore di correzione tiene in considerazione che
l’impatto dell’intermittenza sul fabbisogno di energia termica per il riscaldamento è
funzione della durata del periodo di intermittenza (ore alla settimana), della quantità di
apporti termici in confronto all’entità dello scambio termico (rapporto di bilancio termico) e
dell’inerzia dell’edificio. Vedere figura 8.

G.6.1.1.2 Modalità di raffrescamento


A causa del profilo diurno del clima, e dell’effetto dell’inerzia termica dell’edificio, un
termostato di attenuazione o spegnimento serale/notturno ha, generalmente, un effetto
molto più limitato sul fabbisogno di energia termica per il raffrescamento rispetto ad un
termostato di attenuazione o spegnimento sul fabbisogno di energia termica per il
riscaldamento. Ciò implica che un termostato di attenuazione o spegnimento durante la
sera/notte porterà esclusivamente ad una piccola o nulla diminuzione del fabbisogno di
energia termica per il raffrescamento, eccetto durante i mesi molto caldi o in caso di
elevati apporti termici interni, in combinazione a ridotte dispersioni termiche. Perciò, la
frazione di tempo per l’intermittenza nella modalità di raffrescamento si basa sul numero
di giorni alla settimana con raffrescamento, invece che sul numero di ore alla settimana
come avviene per la modalità di riscaldamento. Vedere figura 9.

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G.6.1.1.3 Programmi di funzionamento


Poiché in questa procedura l’effetto dell’intermittenza è tenuto in considerazione
mediante un fattore di riduzione sul fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, la
frazione di tempo delle ore di funzionamento, per esempio, della schermatura solare e del
raffrescamento gratuito o della ventilazione notturna deve essere calcolata assumendo
riscaldamento o raffrescamento continuo, ignorando i giorni con valore di regolazione per
riscaldamento o raffrescamento ridotto oppure spegnimento.

G.6.2 Valori caratteristici e profili della temperatura interna di regolazione


Esempi di temperature di regolazione e profili di intermittenza per differenti tipi di edificio, da
utilizzare in assenza di valori nazionali sono riportati nel prospetto G.11 (vedere punto G.8).
I valori misurati devono essere utilizzati con cautela, perché la temperatura interna
misurata non è la stessa del valore di regolazione a causa di effetti come il
surriscaldamento, l’intermittenza, l’inerzia, la regolazione imperfetta. Questi effetti non
dovrebbero essere tenuti in considerazione implicitamente nel valore di regolazione,
perché essi sono tenuti in considerazione in maniera esplicita nel metodo di calcolo (per
esempio, metodo mensile o stagionale: surriscaldamento nel fattore di utilizzazione;
intermittenza: nel fattore di correzione del valore di regolazione; metodi orario
semplificato e di simulazione dettagliata: nel programma del valore di regolazione).

G.7 Capacità termica interna


Per il metodo mensile e stagionale, si potrebbe sostenere che la capacità termica interna
dovrebbe comprendere l’effetto della resistenza superficiale. Una tale correzione, basata
sulla ISO 13786:2007, punto A.3, si applicherebbe a ciascun valore di j, risultante in un
valore di ’j e da qui in un valore di C’m globale che è notevolmente inferiore a Cm.
Da una stima approssimativa, la correzione per la resistenza superficiale è C’m = 0,75 Cm,
che si basa su calcoli che mostrano che la capacità termica corretta può essere minore
del 50% del valore non corretto.
Tuttavia, la temperatura operante interna è, per approssimazione, uguale alla media
aritmetica della temperatura dell’aria e della temperatura superficiale. Perciò è necessaria
solo metà della correzione.
In aggiunta a questo, una grande porzione della radiazione solare che entra nella zona
dell’edificio colpirà direttamente la superficie interna del pavimento e delle pareti,
entrando a far parte degli apporti termici interni.
Inoltre, i parametri delle curve di utilizzazione degli apporti sono stati determinati sulla
base di una definizione della capacità termica interna che è vicina alla definizione
riportata nella ISO 13786 senza resistenza superficiale.
Nota Una stima approssimativa della capacità termica interna è sufficiente per le finalità della presente norma
internazionale.
Conseguentemente, le procedure ignorano una correzione per la resistenza superficiale.
I valori possono anche essere determinati a livello nazionale.

G.8 Dati sull’occupazione


Dati relativi all’occupazione caratteristici per gli edifici residenziali sono riportati nel
prospetto G.8. Dati relativi all’occupazione caratteristici per gli uffici sono riportati nel
prospetto G.9.
Flussi termici interni caratteristici in funzione dell’occupazione e del tipo di edificio sono
riportati nei prospetti G.10 e G.11.
Il prospetto G.12 riporta vari tipi di dati di ingresso convenzionali relativi all’occupazione
per diversi tipi di utilizzo dell’edificio.
Nota La presenza degli occupanti, sia per condizione di occupazione convenzionale sia per condizione di
occupazione reale, può essere più breve rispetto alle ore di funzionamento degli impianti tecnici.

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prospetto G.8 Flussi termici prodotti dagli occupanti e dalle apparecchiature; valori di default in assenza di valori
nazionali; valori dettagliati per edifici residenziali

Giorni Ore Edifici residenziali


Soggiorno più cucina Altre aree climatizzate (per esempio, camere da letto)
( int,Oc + int,A ) / A f ( int,Oc + int,A ) / A f
W/m2 W/m2
Dal lunedì al venerdì Dalle 07:00 alle 17:00 8,0 1,0
Dalle 17:00 alle 23:00 20,0 1,0
Dalle 23:00 alle 07:00 2,0 6,0
Media 9,0 2,67
Sabato e domenica Dalle 07:00 alle 17:00 8,0 2,0
Dalle 17:00 alle 23:00 20,0 4,0
Dalle 23:00 alle 07:00 2,0 6,0
Media 9,0 3,83
Media 9,0 3,0

prospetto G.9 Flussi termici prodotti dagli occupanti e dalle apparecchiature; valori di default in assenza di valori
nazionali; valori dettagliati per uffici

Giorni Ore Uffici


Ambienti ad uso ufficio (60% dell’area di Altri vani, atri, corridoi (40% dell’area di
pavimento climatizzata) pavimento climatizzata)
( int,Oc + int,A ) / A f ( int,Oc + int,A ) / A f
W/m2 W/m2
Dal lunedì al venerdì Dalle 07:00 alle 17:00 20,0 8,0
Dalle 17:00 alle 23:00 2,0 1,0
Dalle 23:00 alle 07:00 2,0 1,0
Media 9,50 3,92
Sabato e domenica Dalle 07:00 alle 17:00 2,0 1,0
Dalle 17:00 alle 23:00 2,0 1,0
Dalle 23:00 alle 07:00 2,0 1,0
Media 2,0 1,0
Media 7,4 3,1
( int,Oc + int,A) è il flusso termico prodotto dalle persone e dalle apparecchiature, espresso in watt.
Af è l’area di pavimento climatizzata, definita nel punto 6.4, espressa in metri quadrati.

prospetto G.10 Flusso termico prodotto dagli occupanti; valori di default in assenza di valori nazionali; valori globali
in funzione della densità di occupazione, non residenziale

Classe di densità di occupazione Area di pavimento Simultaneità int,Oc / Af


climatizzata per persona
m2 W/m2
I 1,0 0,15 15
II 2,5 0,25 10
III 5,5 0,27 5
IV 14 0,42 3
V 20 0,40 2
int,Oc il flusso termico prodotto dalle persone, espresso in watt.
Af l’area di pavimento climatizzata, definita nel punto 6.4, espressa in metri quadrati.

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prospetto G.11 Flusso termico prodotto dalle apparecchiature; valori di default in assenza di valori nazionali; valori
globali in funzione dell’uso dell’edificio, non residenziale

Uso dell’edificio Produzione di calore da parte delle Frazione del tempo Flusso termico medio
apparecchiature durante il periodo di presenza prodotto dalle
di funzionamento apparecchiature

int,A/Af fapp int,A/Af


2
W/m W/m2
Ufficio 15 0,20 3
Attività scolastica 5 0,15 1
Cura della salute, attività clinica 8 0,50 4
Cura della salute, attività non clinica 15 0,20 3
Servizi di approvvigionamento 10 0,25 3
Esercizio commerciale 10 0,25 3
Luogo di riunione 5 0,20 1
Albergo e pensione 4 0,50 2
Penitenziario 4 0,50 2
Attività sportiva 4 0,25 1
int,A è il flusso termico prodotto dalle apparecchiature, espresso in watt.
Af è l’area di pavimento climatizzata, definita nel punto 6.4, espressa in metri quadrati.

Per i metodi di simulazione dettagliata le quote termiche radiativa e convettiva sono


ciascuna il 50%, se non diversamente specificato.

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prospetto G.12 Esempio di dati di ingresso convenzionali relativi all’occupazione


Tipo di edificio a b c d e f g h i) Altri tipi

Edifici per attività sportive


Categoria di edificio

Servizi per il commercio


Unità di misura

Edifici industriali
Edifici scolastici

Piscine interne
Appartamenti

Sale riunione
Condomini

Magazzini
Ristoranti
Ospedali
Uffici
Dati d’ingresso

Temperatura interna di regolazione in 20 20 20 20 22 20 20 18 20 18 18 28 °C


inverno
Temperatura interna di regolazione in estate 26 26 26 26 26 26 26 26 26 26 26 28 °C
2
Area per persona (occupazione) 60 40 20 10 30 5 10 20 5 20 100 20 m /persona
Flusso termico medio per persona 70 70 80 70 80 100 90 100 80 100 100 60 W/persona
Apporto metabolico per area di pavimento 1,2 1,8 4,0 7,0 2,7 20,0 9,0 5,0 16,0 5,0 1,0 3,0 W/m2
climatizzata
Tempo di presenza giornaliero (media 12 12 6 4 16 3 4 6 3 6 6 4 h
mensile)
Consumo annuale di energia elettrica per 20 30 20 10 30 30 30 10 20 20 6 60 kWh/m2
area di pavimento climatizzataa)
Parte del fabbisogno di energia elettrica 0,7 0,7 0,9 0,9 0,7 0,7 0,8 0,9 0,8 0,9 0,9 0,7 -
all’interno della parte climatizzata
dell’edificio
Portata d’aria esterna per area di pavimento 0,7 0,7 0,7 0,7 1,0 1,2 0,7 0,7 1,0 0,7 0,3 0,7 m3/(h m2)
climatizzataa)
Portata d’aria esterna per persona 42 28 14 7 30 6 7 14 5 14 30 14 m3/(h persona)
Fabbisogno di energia termica per l’acqua 10 20 10 10 30 60 10 80 10 10 1,4 80 kWh/m2
calda per area di pavimento climatizzataa)
a) Questi valori si riferiscono all’area climatizzata lorda, calcolata sulle dimensioni esterne dell’edificio. Quest’area comprende tutti gli ambienti
climatizzati contenuti all’interno dello strato di isolamento termico. Per esempio, un vano scala interno non riscaldato (ma riscaldato indirettamente)
è compreso, ma una cantina no.

L’appendice A della EN 15316-3-1:2007, fornisce informazioni sul volume di acqua calda


consumato in vari tipi di edificio.
Gli apporti termici interni medi, Q int, possono essere normalizzati sull’area di pavimento
climatizzata. Possono essere calcolati come:
Q
Q int = A f ------P- + f E q E (G.7)
AP
dove:
Af è l’area di pavimento climatizzata utilizzata per i calcoli;
AP è l’area di pavimento climatizzata per persona (occupazione);
QP è l’apporto termico medio per persona;
qE è il fabbisogno di energia elettrica per area di pavimento di riferimento;
Nota Questa quantità qE serve per calcolare gli apporti termici interni. È l’energia elettrica non tenuta già in
considerazione per il riscaldamento, il raffrescamento o l’acqua calda.
fE è la frazione dell’energia elettrica totale utilizzata all’interno dell’edificio, vale a dire la
parte dell’energia elettrica utilizzata che è trasformata in calore all’interno
dell’ambiente climatizzato. Questo fattore è uguale a 1 se non ci sono
apparecchiature elettriche all’esterno dell’ambiente climatizzato.

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APPENDICE H ACCURATEZZA DEL METODO


(informativa)

H.1 Scopo e campo di applicazione


La presente appendice fornisce dettagli relativi all’accuratezza del metodo. Comprende
un’introduzione sull’esigenza di un equilibrio tra l’accuratezza del metodo, la qualità dei
dati di ingresso e la riproducibilità dei risultati. Comprende inoltre un’analisi sulla
validazione dei metodi di calcolo.
La presente appendice è un’informazione importante per effettuare la scelta, a livello
nazionale o individuale, tra i differenti metodi e le opzioni offerte nella presente norma
internazionale. Di solito, una scelta simile dipenderà fortemente dal tipo di applicazione.

H.2 Accuratezza equilibrata


H.2.1 Introduzione
Esiste un numero di aspetti qualitativi associati alle metodologie di calcolo che sono
utilizzate nel contesto della regolamentazione edilizia. In particolare, quando le procedure
di calcolo sono utilizzate per valutare il rispetto dei requisiti minimi di prestazione
energetica, o per valutare la prestazione energetica e la classificazione su un certificato
ufficiale di prestazione energetica, è importante trovare il giusto equilibrio tra
l’accuratezza del metodo, la qualità dei dati di ingresso e la riproducibilità dei risultati.
Un’ampia discussione sui pro e i contro dei differenti tipi di metodi è riportata nel
riferimento [24].
La figura H.1 illustra una sintetica visione d’insieme degli aspetti qualitativi più pertinenti.
A seconda dell’applicazione, ciascun aspetto è più o meno importante. Una breve
spiegazione di ciascun aspetto qualitativo è riportata sotto, dopo una breve analisi degli
aspetti principali.

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figura H.1 Illustrazione dei vari aspetti qualitativi per le procedure di calcolo utilizzate nel contesto della
regolamentazione edilizia

H.2.2 Analisi
Alcuni aspetti qualitativi vanno di pari passo, per esempio "non ambiguo", "trasparente" e
"robusto". Altri aspetti qualitativi possono essere più o meno contraddittori, per esempio
"non ambiguo" contro "flessibile", "accurato" e "atto a differenziare" contro "accessibile".
Per quegli aspetti è necessario trovare un equilibrio, a seconda dell’applicazione.
Trasparenza, robustezza e riproducibilità sono qualità molto importanti quando si calcola
la prestazione energetica nel contesto della regolamentazione edilizia, in particolare
quando si valuta il rispetto dei requisiti minimi di prestazione energetica per le nuove
costruzioni e le ristrutturazioni importanti.
La trasparenza, la robustezza e la riproducibilità sono di interesse da diverse prospettive:
- per le persone che applicano il metodo, perché permettono loro di capire il metodo
(curva di rapido apprendimento), li proteggono contro un uso errato e forniscono la
garanzia che il risultato del calcolo sia accettato senza discussione;
- per le persone che verificano i risultati del calcolo per questione legale, per esempio
i funzionari pubblici che esaminano le richieste di permesso edilizio, per i quali un
interesse anche più importante consiste nell’evitare le ambiguità e le controversie;
- per le persone coinvolte in un ulteriore sviluppo e/o nella valutazione del metodo e
per coloro che mettono a disposizione dati d’ingresso, per i quali conservare traccia
delle procedure è essenziale.

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La riproducibilità può essere molto importante per i requisiti di prestazione energetica


(nuove costruzioni e ristrutturazioni importanti), perché, nel caso di requisiti economici
restrittivi, la pressione è elevata su coloro che devono trovare e applicare il metodo che
dia il valore migliore di prestazione energetica in corrispondenza del più basso
investimento in tecnologie energetiche. Questo può portare a confronti tra diversi metodi
di calcolo alternativi, al posto di confronti tra tecnologie alternative energeticamente
efficienti, al fine di trovare il valore migliore di prestazione energetica ("comportamento del
compratore").
Finché il calcolo più accurato fornisce il valore migliore e il calcolo meno dettagliato
fornisce valori di poco peggiori, il problema è meno acuto, ma l’efficienza non è ancora
raggiunta: il valore migliore è solo il migliore sulla carta e non porta ad un risparmio
energetico.

H.2.3 Semplicità: metodo semplice o solo dato d’ingresso semplice?


Nell’analisi sugli aspetti qualitativi, c’è la tendenza di focalizzare l’attenzione sui dati
d’ingresso semplici piuttosto che sui metodi semplici. Questi due punti in questione
dovrebbero, tuttavia, essere distinti chiaramente:
- il dato d’ingresso semplificato dovrebbe essere non ambiguo (quando si seleziona e
quando si stima), atto a differenziare (nella prestazione energetica), misurabile,
verificabile e mantenibile (per garantire la prestazione in molti anni);
- i metodi semplificati dovrebbero unire trasparenza, riproducibilità e robustezza con
adeguata (equilibrata) accuratezza.
Per analisi più mirate, un metodo più dettagliato può fornire più elevata flessibilità e
probabilmente un collegamento più diretto con gli strumenti di simulazione dell’edificio
utilizzati per finalità progettuali. In pratica, questi strumenti funzionano come una "black
box": anche per gli utenti esperti è molto difficile o addirittura impossibile seguire quel che
accade all’interno del calcolo. La loro gamma di applicazione può essere più vasta, tanto
quanto la loro accuratezza, sebbene, a riguardo dell’accuratezza, la limitazione di solito
proviene dai dati d’ingresso. Un’interfaccia facile da utilizzare può aiutare a semplificare i
dati di ingresso, ma un numero di importanti aspetti qualitativi relativi ad applicazioni con
implicazioni legali è ancora difficile da soddisfare. Un’analisi estesa su questi argomenti è
rintracciabile nel report ENPER B6 [24].

H.2.4 Visione d’insieme degli aspetti qualitativi più pertinenti


Sicuro legalmente: il metodo deve essere in conformità ai regolamenti
(inter-)nazionali/regionali (per esempio, rispetto dei principi sui diritti e i doveri in
riferimento ad edifici adiacenti); il metodo fornisce un livello di parità per le diverse
soluzioni.
Non ambiguo, riproducibile: per un caso specifico il metodo porta allo stesso risultato,
indipendente da scelte soggettive o arbitrarie. Il metodo è indipendente dall’utente. Tutte
le parti interessate concordano sui dati d’ingresso, sul metodo applicato e sui risultati.
Questo richiede che tutte le scelte siano specificate in modo concreto e non ambiguo,
senza conclusioni aperte.
Applicabile: le caratteristiche (dati di ingresso) che hanno portato alla prestazione
energetica calcolata non dovrebbero deteriorarsi facilmente o rapidamente, per esempio
per vita breve (cattiva qualità) o per intervento dell’utente (cattiva manutenzione o
sostituzione con dispositivi di prestazione peggiore o per correzioni sulla regolazione
dovute a reclami sul comfort termico).
Verificabile: tutte le parti interessate possono verificare i dati d’ingresso e il metodo
applicato. Tutti i dati d’ingresso dovrebbero essere disponibili per la verifica al momento
appropriato.
A consenso unanime (nazionale/regionale): il metodo (inclusi tutti i valori di default sulle
variabili d’ingresso) è accettato da (o imposto a) tutte le parti coinvolte.
Credibile e accurato: il metodo dovrebbe avere sufficiente accuratezza, al fine di produrre
risultati che siano chiari e obiettivi per le differenti soluzioni e vicini alla realtà (se
applicabile: per un utilizzo convenzionale).

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Atto a differenziare: un miglioramento pertinente del progetto o delle soluzioni tecniche


dovrebbe produrre un effetto sensibile sull’EP calcolato.
Trasparente (internamente): le persone responsabili della metodologia dovrebbero
essere capaci di mantenere traccia di ciascun passo nella procedura di calcolo. Questo si
ottiene se il metodo è descritto chiaramente come un insieme di equazioni e parametri,
limitati nel numero e nella complessità, con regole chiare su quando e come devono
essere applicati. Il termine trasparenza può essere interpretato come "non contenente
alcun valore parametrico con bagaglio culturale non noto". La trasparenza interna è
collegata all’aspetto qualitativo "robusto".
Trasparente (esternamente): il mercato, gli utenti e le autorità dovrebbero essere in grado
di comprendere il risultato globale e i risultati a livello del componente, di capire e
accettare l’effetto delle scelte (dati d’ingresso) sul risultato del calcolo.
Robusto: robustezza significa che il metodo può considerare un’ampia varietà di
situazioni, con una perdita limitata di accuratezza. Questo si ottiene combinando la
trasparenza con la garanzia che l’insieme di equazioni abbia una base fisica, sia
essenzialmente non legato alle dimensioni (valido dalla piccola casa al grande edificio),
abbia parametri "intrinsecamente sicuri" (per esempio un fattore di riduzione
adimensionale con valore compreso tra 0 e 1).
Nota Robustezza è un termine che si applica anche alle strategie di risparmio energetico: la prestazione di una
strategia più robusta è meno dipendente per esempio dall’utente e/o dagli aspetti della regolazione.
Accessibile ed efficiente: il metodo dovrebbe essere accessibile all’utente (facile da
acquisire e imparare, facile in relazione ai dati d’ingresso): i costi dovrebbero essere in
equilibrio con i benefici.
Innovativo, aperto a sviluppi futuri: il metodo non dovrebbe ostacolare l’implementazione
di progetti e tecnologie innovativi (comprovati).
Flessibile: il metodo dovrebbe essere in grado di mantenere validità con dati d’ingresso
non convenzionali.

H.3 Analisi degli errori

H.3.1 Propagazione degli errori


L’accuratezza del metodo, vale a dire il grado di corrispondenza dei risultati del calcolo
con il consumo energetico reale dell’edificio, dipende principalmente dalla qualità dei dati
d’ingresso, e alcuni di questi dati (per esempio il tasso di ricambio d’aria) spesso non sono
noti con precisione.
L’incertezza sui dati d’ingresso si propaga attraverso le formule e le equazioni,
producendo un errore relativo generalmente maggiore nei risultati. In particolare, quando
gli apporti termici sono elevati, il ridotto fabbisogno di energia termica risulta dalla
sottrazione di due numeri grandi, e il fattore che moltiplica l’incertezza sullo scambio
termico e sugli apporti termici diventa rilevante. L’analisi degli errori ha mostrato che
quando il rapporto di bilancio termico è 0,75, questo fattore è compreso tra 4 e 7, in
funzione della costante di tempo dell’edificio. In questo caso, un’incertezza del 5% sullo
scambio termico per trasmissione e ventilazione porterà ad un’incertezza variabile dal
20% al 35% sul fabbisogno di energia termica per il riscaldamento.
Pertanto è consigliabile, quando il fabbisogno annuale per il riscaldamento è minore di un
terzo dello scambio termico, di prestare molta cura ai dati d’ingresso, ed eseguire
un’analisi degli errori tenendo conto dell’incertezza dei dati d’ingresso.
Quando la presente norma internazionale è utilizzata per valutare il rispetto di regolamenti
espressi in termini di obiettivi energetici, il calcolo si basa su dati d’ingresso (standard)
ben definiti convenzionalmente. In questo caso, l’analisi degli errori non è necessaria.
Nel caso di calcolo della prestazione energetica di edifici esistenti vecchi, se il
reperimento di tutti i dati di ingresso richiesti dovesse risultare troppo laborioso per lo
scopo, in relazione alla convenienza economica del reperimento stesso, si può decidere
a livello nazionale di restringere le possibili scelte sui dati d’ingresso al fine di ridurre il
rischio di errori su tali dati.

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H.3.2 Confronto con edifici reali


In particolare, se i calcoli sono effettuati utilizzando valori convenzionali sul
comportamento degli occupanti e sulle portate d’aria, possono verificarsi differenze
significative rispetto all’energia consumata che è effettivamente misurata. In pratica,
questi fattori possono modificare il fabbisogno di energia dal 50% al 150% rispetto al
valore medio calcolato, e ancora di più nelle case a schiera e nei blocchi di appartamenti,
dove piccole differenze di temperatura tra zone adiacenti spesso portano ad un notevole
scambio termico tra le stesse.

H.3.3 Confronto tra progetti edilizi


Il metodo descritto nella presente norma internazionale è particolarmente appropriato per
il confronto tra progetti edilizi al fine di determinare l’influenza delle diverse opzioni sul
fabbisogno di energia. Prendendo in considerazione nel calcolo queste opzioni, si può
stimare correttamente la loro influenza relativa.

H.3.4 Confronto con i metodi di simulazione dettagliata


Per i metodi di simulazione dinamica dettagliata, i dati di ingresso sono talvolta più
dettagliati rispetto a quelli dei metodi stagionale, mensile o orario semplificato. Tuttavia,
se i dati fisici fondamentali e le assunzioni (sulle condizioni ambientali pertinenti, sul
comportamento dell’utenza e sulle regolazioni) sono in conformità alle specificazioni della
presente norma internazionale ("livello di parità"), allora il consumo annuale di energia
calcolato mediante il metodo orario semplificato e i metodi mensile e stagionale descritti
nella presente norma internazionale concorda, mediamente, molto bene con i risultati di
uno strumento di simulazione dettagliata.
Tuttavia, questo è vero esclusivamente se gli algoritmi dello strumento di simulazione
dettagliata si basano sulle stesse assunzioni o su assunzioni simili a quelle utilizzate per
i metodi descritti nella presente norma internazionale. Vedere anche il punto 7.2.3 sulla
validazione dei metodi di simulazione dettagliata. Conseguentemente, il campo di risultati
è molto più ampio se comprende l’incertezza dovuta a fattori di influenza (come
l’interazione tra zone, l’infiltrazione d’aria, lo scambio termico dinamico del piano terreno,
i ponti termici, la schermatura solare da ostacoli esterni, ecc.) per i quali la scelta di un
metodo accurato e realistico, anche per uno strumento di simulazione dettagliata, è in
certa misura arbitraria.

H.3.5 Confronto tra metodo orario semplificato e metodo mensile


Il principale vantaggio del metodo orario semplificato sul metodo mensile è che gli
intervalli di tempo orari permettono l’ingresso diretto di profili orari.
Dall’altro lato, il principale svantaggio del metodo orario semplificato rispetto al metodo
mensile è che il dato in uscita dal metodo orario semplificato è ricavato da calcolo diretto
utilizzando un modello semplificato, mentre nel metodo mensile i coefficienti di
correlazione si basano sui risultati di una serie di strumenti di simulazione dettagliata,
dove si possono tenere in considerazione effetti dinamici più complessi, che
conseguentemente si riflettono in maniera implicita sui coefficienti di correlazione.
Un’analisi più dettagliata si può trovare nel riferimento [24].

H.3.6 Confronto tra gli utilizzatori della norma


È stato dimostrato, attraverso prove comparate, che diversi utenti possono ottenere risultati
diversi fino al 20% per lo stesso edificio con lo stesso clima, per le seguenti ragioni:
- la norma permette l’utilizzo di dati di ingresso definiti su base nazionale, che
possono differire tra gli utenti;
- la norma permette diversi metodi di calcolo (per esempio relativo ad una zona
singola o multi-zona);
- l’utente può fornire diversi dati d’ingresso dalla stessa fonte (per esempio ricavando
le dimensioni da un disegno).
La presente norma internazionale fornisce i mezzi per raggiungere un risultato ad elevata
riproducibilità, permettendo che si possa decidere a diversi livelli, per esempio su base
nazionale, a seconda dello scopo del calcolo, di prescrivere scelte specifiche, condizioni
al contorno e/o dati d’ingresso.

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H.4 Validazione
H.4.1 Generalità
Evidentemente, le procedure di calcolo dovrebbero essere state completamente validate
prima di essere adottate in una norma internazionale. Tuttavia, il numero di casi di prova
disponibili a livello internazionale e i corrispondenti criteri di validazione che possono
essere utilizzati per garantire solo piccole differenze nei risultati sono limitati in numero e
scopo. Per esempio, i casi IEA BESTEST permettono, a seconda del caso, una
deviazione dal risultato di riferimento di una larghezza di banda compresa tra il 50% e il
150%. Questi casi sono sufficientemente validi per filtrare i metodi chiaramente errati, ma
non sufficientemente efficaci per assicurare quella elevata riproducibilità che può essere
richiesta nel contesto della regolamentazione edilizia. Uno dei principali motivi per l’ampia
larghezza di banda è che a ciascun metodo è permesso l’utilizzo dei propri algoritmi,
talvolta semplificati, talvolta più dettagliati.
Ciò è dovuto a due ragioni:
- il livello di dettaglio richiesto differisce, a seconda del centro di interesse del calcolo;
sarebbe inappropriato specificare questo livello in maniera universale;
- non c’è ancora un accordo internazionale sui requisiti minimi per i calcoli, quando si
tratta di dettagli specifici del calcolo (per esempio l’effetto angolare della
trasmittanza solare della vetrata e dei dispositivi di schermatura solare) e quando si
tratta di impianti tecnici per il riscaldamento, il raffrescamento e la ventilazione.
La larghezza di banda può essere ridotta in maniera significativa se le assunzioni, le
condizioni al contorno e gli algoritmi di calcolo (o almeno le assunzioni di semplificazione)
sono specificati con maggior dettaglio.
La EN 15265 fornisce casi di prova con una piccola larghezza di banda. Tuttavia, lo scopo
di quella norma è limitato alla validazione dei fabbisogni mensili di energia termica per il
riscaldamento e il raffrescamento di un singolo vano. I casi di prova sono casi
caratteristici, con 12 variazioni, in totale: riscaldamento/raffrescamento continuo e
intermittente, costruzione pesante e leggera, apporti termici elevati e limitati, con e senza
copertura. I casi non includono lo scambio termico del piano terreno o lo scambio termico
verso ambienti acclusi adiacenti. I dati di ingresso per la trasmittanza termica e solare
della vetrata e per la ventilazione sono dati semplificati, completamente prescritti.
Alcuni risultati ottenuti con questa norma sono presentati nel punto H.5.

H.4.2 Validazione dei metodi di simulazione dettagliata


In merito alla validazione dei metodi di simulazione dettagliata, vedere punto H.4.1 e
punto 7.2.3.

H.4.3 Validazione del metodo di calcolo orario semplificato


Un’introduzione sul metodo orario semplificato è riportata nel punto 7.2.2.
Il metodo orario semplificato è stato sottoposto ai casi di prova della EN 15265. I risultati
hanno superato i criteri riportati in quel documento.
Notare che la validazione riguarda solo casi di prova limitati (esclusivamente per il clima
di Parigi ed esclusivamente per lo scopo limitato dei casi di prova, come descritto sopra).
Notare inoltre che i criteri di validazione nella EN 15265 coprono solo i risultati mensili.
Conseguentemente, i risultati orari prodotti dal metodo orario semplificato devono essere
considerati esclusivamente illustrativi.

H.4.4 Validazione del metodo di calcolo mensile


Un’introduzione sul metodo di calcolo mensile è riportata nel punto 7.2.1. Il punto H.3.5
descrive la differenza principale in confronto al metodo orario semplificato.
Il metodo mensile è anche stato sottoposto ai casi di prova della EN 15265 [11] (vedere
riferimento [25]).
I risultati preliminari del calcolo di riferimento sono disponibili dai metodi di simulazione
dettagliata e dal metodo orario semplificato. I risultati del metodo mensile sono confrontati
con i dati provenienti da questi calcoli di riferimento.

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L’insieme dei casi di prova nella EN 15265 comprende solo i risultati per un clima (Parigi,
Francia). Si sono aggiunti due climi europei più estremi: Stoccolma (Svezia) e Roma
(Italia). I dati orari per questi climi sono stati prodotti all’interno dei progetti IEA SHC Task
27 (componenti di facciate solari) e EU Swift.
I grafici seguenti illustrano un riepilogo dei risultati, organizzati per clima.
Le differenze sono indicate come la differenza nei fabbisogni mensili di energia termica
calcolati rispettivamente per il riscaldamento e per il raffrescamento, espressa come
percentuale dei fabbisogni annuali di energia termica per il riscaldamento più il raffrescamento.
È chiaro che ciò può dare una visione troppo ottimistica in alcuni casi, ma diversamente
sarebbe necessario mostrare tutti i risultati dettagliati nel proprio contesto dettagliato. Per
esempio: una differenza relativa, per così dire, del 30% nel fabbisogno di energia termica
per il raffrescamento non ha alcun significato reale se il livello assoluto di raffrescamento,
rispetto al fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, è trascurabile.
figura H.2 Riepilogo dei risultati per Parigi
Legenda
X Mese
Y Differenza relativa in percentuale di riscaldamento più raffrescamento annuale (%)

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figura H.3 Riepilogo dei risultati per Roma


Legenda
X Mese
Y Differenza relativa in percentuale di riscaldamento più raffrescamento annuale (%)

figura H.4 Riepilogo dei risultati per Stoccolma


Legenda
X Mese
Y Differenza relativa in percentuale di riscaldamento più raffrescamento annuale (%)

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Il prospetto H.1 illustra un riepilogo della corrispondenza su base annuale.


prospetto H.1 Riepilogo dei risultati su base annuale

Deviazione Parigi Roma Stoccolma


(radice della media dei quadrati per 8 casi)
Riscaldamento 10% 3% 8%
Raffrescamento 6% 8% 7%

Si possono fare le seguenti osservazioni per quanto riguarda i risultati di Parigi, Roma e
Stoccolma.
- Si manifestano alcune deviazioni, come atteso, in particolare vicino ai limiti delle
stagioni di riscaldamento e di raffrescamento.
- I risultati per il raffrescamento (vedere mesi estivi) non sono peggiori di quelli per il
riscaldamento (vedere mesi invernali).
- Non c’è un’influenza sistematica del clima.
- È possibile la messa a punto del(i) metodo(i), in particolare per riscaldamento e
raffrescamento intermittente, per esempio in prima istanza a livello nazionale, il che
diminuirà ulteriormente le incongruità. Infatti, i risultati presentati sono stati ottenuti
con una versione bozza del metodo mensile. Hanno già avuto luogo alcune messe a
punto in riferimento al calcolo della costante di tempo dell’edificio che non si sono
ancora riflesse nei risultati presentati al presente punto.
Infine, una considerazione fondamentale: tutte le differenze dovrebbero essere
considerate dalla prospettiva dell’esigenza di trovare il giusto equilibrio tra accuratezza,
qualità dei dati d’ingresso e riproducibilità, come analizzato nel punto H.2. Deviazioni
dovute a semplificazioni devono essere considerate nel contesto delle incertezze globali
e pesate rispetto all’introduzione di altre incertezze nel caso di metodi dettagliati.
Esercizi di validazione hanno mostrato che le incertezze introdotte si trovano all’interno di
una larghezza di banda accettabile, in confronto ad altre incertezze, in particolare quando si
tiene in considerazione l’esigenza, per questi metodi semplificati, di trasparenza,
robustezza e riproducibilità per l’applicazione nel contesto della regolamentazione edilizia.

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APPENDICE I SPIEGAZIONE E DERIVAZIONE DEI FATTORI DI UTILIZZAZIONE MENSILI O


(informativa) STAGIONALI

I.1 Scopo e campo di applicazione


La presente appendice fornisce una spiegazione sui fattori di utilizzazione mensili e
stagionali degli apporti e delle dispersioni. Una comprensione corretta è importante per
evitare un uso erroneo di questi concetti. Si pone anche la base per le procedure
necessarie a ricavare i fattori di utilizzazione, riportate nel punto I.3.

I.2 Spiegazione
I.2.1 Introduzione
I.2.1.1 Generalità
Nei metodi quasi stazionari (mensile o stagionale), gli effetti dinamici sono tenuti in
considerazione introducendo fattori di correlazione: i fattori di utilizzazione degli apporti
e/o delle dispersioni, con fattori di correzione per riscaldamento e raffrescamento
intermittente.

I.2.1.2 Modalità di riscaldamento


Per il riscaldamento, un fattore di utilizzazione degli apporti termici interni e solari tiene in
considerazione il fatto che solo parte degli apporti termici interni e solari è utilizzata per
ridurre il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, poiché la restante parte porta
ad un indesiderato incremento della temperatura interna al di sopra del valore di
regolazione.
In questo approccio, gli apporti termici non utilizzati sono omessi dall’equazione di
bilancio termico. Questo è controbilanciato dal fatto che lo scambio termico aggiuntivo per
trasmissione e ventilazione risultante dagli apporti termici non utilizzati è anche omesso
nell’equazione di bilancio termico: lo scambio termico per trasmissione e ventilazione è
calcolato sulla base della temperatura interna di regolazione per il riscaldamento,
ignorando così il surriscaldamento (se presente). Gli apporti termici non utilizzati portano
ad un incremento della temperatura interna al di sopra del valore di regolazione e
conseguentemente ad uno scambio termico aggiuntivo per trasmissione e ventilazione. In
altre parole: il fattore di utilizzazione degli apporti è una misura dell’entità del
surriscaldamento.
Il percorso (scambio termico basato sulla temperatura di regolazione fattore di
utilizzazione degli apporti fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e
temperatura interna media) è necessario, perché il fattore di utilizzazione (e/o la
temperatura interna media) è funzione, tra l’altro, del rapporto tra lo scambio termico
basato sulla temperatura di regolazione e gli apporti termici.
La riduzione corrispondente e le equazioni complete sono presentati nel punto I.2.2.
L’effetto dell’inerzia termica nel caso di riscaldamento intermittente o spegnimento può
essere tenuto in considerazione introducendo una temperatura interna equivalente che
devii dal valore di regolazione, o mediante una correzione sul fabbisogno termico calcolato.

I.2.1.3 Modalità di raffrescamento


Per il raffrescamento ci sono due differenti modi per rappresentare lo stesso metodo.
a) Fattore di utilizzazione delle dispersioni
Un fattore di utilizzazione dello scambio termico per trasmissione e ventilazione tiene in
considerazione il fatto che solo parte dello scambio termico per trasmissione e
ventilazione è utilizzato per ridurre i fabbisogni di raffrescamento; lo scambio termico per
trasmissione e ventilazione "non utilizzato" si manifesta durante periodi o intervalli (per
esempio di notte) quando non ha alcun effetto sui fabbisogni di raffrescamento che si
manifestano durante altri periodi o momenti (per esempio di giorno).

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In questo approccio, lo scambio termico per trasmissione e ventilazione nell’equazione di


bilancio termico è calcolato sulla base della temperatura interna di regolazione per il
raffrescamento, ignorando così il fatto che questo valore di regolazione non sempre si
raggiunge. Il fattore di utilizzazione delle dispersioni fornisce la correzione necessaria.
Con questa formulazione si mostra esplicitamente come lo scambio termico contribuisca
alla riduzione dei fabbisogni di energia termica dell’edificio per il raffrescamento.
La riduzione corrispondente e le equazioni complete sono presentati nel punto I.2.2.
b) Fattore di utilizzazione degli apporti (simile al riscaldamento)
Un fattore di utilizzazione degli apporti termici interni e solari tiene in considerazione il
fatto che solo parte degli apporti termici interni e solari è compensata dallo scambio
termico per trasmissione e ventilazione, assumendo una certa temperatura interna
massima. L’altra parte ("non utilizzata") porta a fabbisogni di raffrescamento per evitare
un incremento indesiderato della temperatura interna al di sopra del valore di regolazione.
In questo approccio, gli apporti termici utilizzati sono omessi dall’equazione di bilancio
termico. Questo è controbilanciato dal fatto che dall’equazione è omesso anche tutto lo
scambio termico per trasmissione e ventilazione. Questi due termini omessi sono uguali.
L’effetto dell’inerzia termica nel caso di raffrescamento intermittente o spegnimento è
tenuto in considerazione separatamente (a seconda delle condizioni, introducendo un
valore di regolazione corretto o mediante una correzione sui fabbisogni di raffrescamento
calcolati). Vedere punto 13.
La presente norma internazionale specifica nella categoria dei metodi quasi stazionari un
metodo mensile e stagionale per il riscaldamento e il raffrescamento (indicato con a). La
formulazione alternativa per il metodo di raffrescamento mensile (indicata con b) è
presentata nell’appendice D.

I.2.2 Equazioni del bilancio di energia


Come spiegato sopra, il metodo mensile (o stagionale) utilizza, per la modalità di
riscaldamento, un’equazione di bilancio termico ridotta, trascurando due termini uguali: gli
apporti termici non utilizzati e lo scambio termico aggiuntivo per trasmissione e
ventilazione dovuto al surriscaldamento.
Il fabbisogno mensile (o stagionale) di energia termica per il riscaldamento ambiente è
calcolato come:
QH,nd QH,ht H,gn QH,gn (I.1)
Il fabbisogno mensile (o stagionale) di energia termica per il raffrescamento ambiente è
calcolato come:
QC,nd QC,gn C,ls QC,ht (I.2)
dove:
QH,ht è lo scambio termico totale per trasmissione e ventilazione dell’edificio, espresso
in megajoule, nella modalità di riscaldamento;
QC,ht è lo scambio termico totale per trasmissione e ventilazione dell’edificio, espresso
in megajoule, nella modalità di raffrescamento;
QH,gn rappresenta gli apporti termici solari e interni totali dell’edificio, espressi in
megajoule, nella modalità di riscaldamento;
QC,gn rappresenta gli apporti termici solari e interni totali dell’edificio, espressi in
megajoule, nella modalità di raffrescamento;
H,gn è il fattore adimensionale di utilizzazione degli apporti per il riscaldamento;
C,ls è il fattore adimensionale di utilizzazione delle dispersioni per il raffrescamento.
I pedici H per il riscaldamento e C per il raffrescamento sono omessi nelle equazioni
seguenti.
Lo scambio termico mensile totale dell’edificio per trasmissione e ventilazione, Qht, è dato
da:
Qht Qtr Qve (Htr,adj Hve,adj)( int,set e) t (I.3)

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dove:
Qtr è lo scambio termico totale dell’edificio per trasmissione, espresso in megajoule;
Qve è lo scambio termico totale dell’edificio per ventilazione, espresso in megajoule;
Htr,adj è il coefficiente di scambio termico per trasmissione, corretto per la differenza di
temperatura interna-esterna (se applicabile), espresso in watt al kelvin;
Hve,adj è il coefficiente di scambio termico per ventilazione, corretto per la differenza di
temperatura interna-esterna (se applicabile), espresso in watt al kelvin.
La correzione per la differenza di temperatura interna/esterna si riferisce a casi in cui la
temperatura all’altro lato della costruzione, per la trasmissione, o la temperatura dell’aria
immessa, per la ventilazione, è per uno o più elementi non uguale alla temperatura
esterna, come spiegato rispettivamente nei punti 8.3 e 9.3.
Gli apporti termici mensili totali, Qgn, dell’edificio da apporti interni e solari sono:
Qgn Qint Qsol (I.4)
dove:
Qint è la somma degli apporti termici interni dell’edificio, espressi in megajoule;
Qsol è la somma degli apporti termici solari dell’edificio, espressi in megajoule.
Equazioni complete:
La trasmissione termica reale è uguale a:
QH,ht,real (Htr,adj Hve,adj)( int,mn e)t (I.5)
dove:
int,mn è la temperatura interna media reale (in contrasto con il valore di regolazione),
espressa in gradi centigradi.
L’apporto termico reale è uguale a QH,gn (in contrasto con gli apporti termici utilizzati:
H,gn QH,gn).
Conseguentemente, l’equazione completa del fabbisogno mensile di energia termica per
il riscaldamento ambiente è (I.6):
QH,nd QH,ht,real QH,gn (I.6)
Come spiegato nel punto I.2, questa equazione non è di uso pratico, perché int,mn non è
nota. Informazioni aggiuntive sono fornite nel punto I.4, in particolare sulla relazione tra il
fattore di utilizzazione degli apporti e il surriscaldamento ( int,mn - int,set), e nel punto I.5,
sulla differenza con il metodo dei gradi-giorno o dei gradi-ora.
In maniera analoga, l’equazione completa del fabbisogno mensile di energia termica per
il raffrescamento ambiente è data dall’equazione (I.7):
QC,nd QC,gn QC,ht,real (I.7)

I.2.3 Rapporto di bilancio termico: la differenza tra apporti e scambio termico


Il rapporto di bilancio termico, , è stato definito come il rapporto tra gli apporti termici, Qgn,
e lo scambio termico per trasmissione e ventilazione, Qht.
Sebbene il rapporto, in particolare nella modalità di riscaldamento, sembri riguardare
semplicemente il rapporto tra le quantità entranti di calore (apporti termici interni e solari)
e il calore che esce dall’edificio o dalla zona dell’edificio (trasmissione e ventilazione), la
differenza effettiva è che gli "apporti" sono in realtà tutti i flussi termici (positivi o negativi)
che sono (esattamente o per approssimazione) indicati come flusso termico costante,
come gli apporti termici solari e interni, che non sono (o sono solo debolmente) dipendenti
dalla temperatura interna. Se la temperatura interna aumenta a causa del
surriscaldamento, ciò non risulta in una diminuzione proporzionale degli apporti termici
interni e solari.

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Lo scambio termico riguarda tutti i flussi termici (positivi o negativi) che sono esattamente
o per approssimazione fortemente dipendenti dalla temperatura interna, come lo scambio
termico per trasmissione e ventilazione. Se la temperatura interna aumenta a causa del
surriscaldamento, aumenterà lo scambio termico per trasmissione e ventilazione dalla
zona considerata verso l’esterno, in proporzione alla variazione della differenza di
temperatura tra la temperatura interna ed esterna. Come per lo scambio termico entrante
(scambio termico negativo, per esempio trasmissione da una zona calda adiacente, o
ventilazione con temperatura dell’aria immessa costante più elevata rispetto alla
temperatura interna della zona considerata) questo scambio termico negativo diminuirà
proporzionalmente con la variazione della differenza di temperatura. Conseguentemente,
lo scambio termico negativo è tenuto in considerazione nel termine di scambio termico e
non nel termine relativo agli apporti termici.
Nel punto I.3 sono fornite istruzioni su come si ricavano i fattori di utilizzazione per il
metodo mensile.

I.3 Derivazione dei fattori di utilizzazione da simulazioni dinamiche


I.3.1 Introduzione
I fattori di utilizzazione sono funzione del rapporto di bilancio termico e della costante di
tempo dell’edificio o della zona dell’edificio.
I valori dei parametri nelle curve dei fattori di utilizzazione, a0 e 0, sono valori empirici e
possono essere determinati a livello nazionale, a seconda dello scopo del calcolo. I valori
nazionali devono essere ricavati mediante identificazione parametrica o tecniche di analisi
di regressione applicate sui risultati ottenuti da una varietà rappresentativa di casi di calcolo
utilizzando un metodo appropriato di simulazione dinamica dettagliata. In assenza di valori
nazionali possono essere utilizzati i valori tabulati forniti nel punto 12.2.1.
La presente norma internazionale crea un’equivalenza tra il metodo mensile e stagionale,
il metodo orario semplificato e i metodi di simulazione dinamica. Insieme alle istruzioni
fornite nel punto I.4 su come derivare i valori dei parametri per le curve del fattore di
utilizzazione, la presente fornisce una base per una migliore conoscenza a livello
internazionale. Ci si aspetta che questo porti in pochi anni ad aumentare l’esperienza che
può essere utilizzata per un’ulteriore armonizzazione internazionale.

I.3.2 Procedure generali


I valori dei parametri utilizzati per determinare le curve dei fattori di utilizzazione al punto
12.2.1, a0, e 0, sono ricavati mediante identificazione parametrica o tecniche di analisi
di regressione, comparando, per una serie di situazioni, i valori dei fabbisogni mensili di
energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento, calcolati con un metodo
appropriato di simulazione dettagliata, con i risultati del metodo mensile.
Questo richiede che, per ciascun valore del fabbisogno mensile di energia termica per il
riscaldamento o il raffrescamento calcolato utilizzando il metodo di simulazione
dettagliata, si conoscano i dati d’ingresso associati al metodo mensile: lo scambio termico
mensile per trasmissione e ventilazione più gli apporti termici interni e solari mensili.
Sebbene questo sembri banale, in pratica appare difficile non introdurre piccoli errori
("disturbo"). Poiché i fattori di utilizzazione si basano su una piccola differenza tra due
grandi numeri, già un piccolo errore può portare a grandi differenze nei risultati.
Tipici errori incontrati sono i seguenti.
- Se, nel metodo di simulazione dettagliata, la temperatura dell’aria interna è utilizzata come
valore di regolazione per il riscaldamento al posto della temperatura operante interna:
lo scambio termico per trasmissione non è retto dalla temperatura dell’aria, ma da
una media pesata della temperatura dell’aria interna e delle superfici interne
dell’involucro dell’edificio o della zona dell’edificio, che è più bassa; l’edificio o la
zona dell’edificio è effettivamente più fredda di quanto predisposto dal valore di
regolazione della temperatura dell’aria; conseguentemente, se nel metodo mensile
questa temperatura di regolazione dell’aria è utilizzata per calcolare lo scambio
termico mensile per trasmissione, lo scambio termico per trasmissione sarà
sovrastimato e viceversa accadrà per lo scambio termico per ventilazione.

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- L’apporto termico solare mensile è calcolato di solito come la quantità totale che
entra nella zona dell’edificio attraverso l’involucro della zona dell’edificio:
nel metodo di simulazione dettagliata, (piccola) parte della radiazione solare può
lasciare la zona dell’edificio direttamente attraverso un’altra finestra, e/o parte degli
apporti termici interni o solari può lasciare la zona dell’edificio indirettamente
attraverso l’assorbimento e la successiva trasmissione dal piano terreno (o dalla
parete o dal tetto); queste parti degli apporti termici non sono rilevate dal termostato
nel metodo di simulazione dettagliata, gli apporti termici solari effettivi sono più ridotti
rispetto a quanto assunto, il che porta a difficoltà nel far convergere i risultati del
metodo mensile e del metodo di simulazione dettagliata, se non si è consapevoli di
questo effetto e abili a quantificarlo.
Differenze dovute ad algoritmi o assunzioni differenti riguardo a dettagli come la
conversione della radiazione solare globale nella radiazione solare verticale, l’effetto della
schermatura solare da ostacoli esterni, l’effetto del vento o della radiazione della volta
celeste o della temperatura sui coefficienti di scambio termico superficiale, l’effetto dei
ponti termici, le proprietà solari angolari delle finestre, lo scambio termico del piano
terreno, ecc., possono essere evitate applicando le procedure della presente norma
internazionale che a questo proposito sono intese a creare un’equivalenza tra il metodo
mensile e il metodo di simulazione dettagliata.

I.3.3 Approccio "black box"


Un modo per ricavare i dati di ingresso necessari per il metodo mensile dal metodo di
simulazione dettagliata, evitando i rischi menzionati nel punto I.3.2, è il seguente.
La procedura richiede che siano effettuati tre calcoli aggiuntivi con il metodo di
simulazione dettagliata (vedere riferimenti [2] e [12] in bibliografia):
- caso 0: calcolo ordinario per ricavare QH,nd,0 e QC,nd,0;
- caso 1: come il caso 0, ma con apporti termici interni e solari nulli ed extra flusso
termico per irraggiamento ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste nullo, per
ricavare QH,nd,1 e QC,nd,1.
Risultato, con buona approssimazione:
QH,ht = QH,nd,1 e QC,ht = QC,nd,1 (I.8)
- caso 2: come il caso 0, ma con una temperatura di regolazione elevata per il
riscaldamento e una temperatura di regolazione bassa per il raffrescamento, così
che nella modalità di riscaldamento tutti gli apporti termici siano utilizzati e nella
modalità di raffrescamento tutte le dispersioni siano utilizzate, per ricavare QH,nd,2 e
QC,nd,2.
- caso 3: come il caso 2, ma con apporti termici interni e solari nulli ed extra flusso
termico per irraggiamento ad alta lunghezza d’onda verso la volta celeste nullo, per
ricavare QH,nd,3 e QC,nd,3.
Risultato, con buona approssimazione:
QH,gn = (QH,nd,3 - QH,nd,2) e QC,gn = (QC,nd,2 - QC,nd,3) (I.9)

I.3.4 Equazioni principali


Con i fabbisogni mensili di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento, QH,nd,0
e QC,nd,0, ricavati dal metodo di simulazione dettagliata, e i valori corrispondenti degli
apporti termici mensili, QH,gn e QC,gn, e dello scambio termico mensile, QH,ht e QC,ht,
ricavati per esempio dall’approccio "black box" riportato nel punto I.3.3, i fattori di
utilizzazione possono essere ricavati dalle equazioni seguenti:
H,gn (QH,ht QH,nd,0) /QH,gn (I.10)

C,ls (QC,gn QC,nd,0) / QC,ht (I.11)


con i valori corrispondenti dei rapporti di bilancio termico:
Q H,gn Q C,gn
H - e
= ------------ C = ------------
- (I.12)
Q H,Is Q C,Is

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I fattori di utilizzazione sono funzione del rapporto di bilancio termico e della costante di
tempo dell’edificio o della zona dell’edificio. I valori dei parametri per le curve dei fattori di
utilizzazione, a 0 e 0 (vedere punto 12.2.1) sono ricavati mediante identificazione
parametrica o tecniche di analisi di regressione applicate sui risultati ottenuti da una
varietà rappresentativa di casi di calcolo. Si può tenere anche in considerazione il modo
migliore per approssimare il valore della costante di tempo, .
Riguardo all’equazione (I.10).
- Se il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento è zero, il fattore di
utilizzazione eguaglia il numero reciproco del rapporto di bilancio termico, H.
- Nel caso di valori bassi del rapporto di bilancio termico, H, con piccoli apporti
termici, QH,gn, rispetto allo scambio termico, QH,ht, il valore del fattore di utilizzazione
diventa quasi indeterminabile: i due termini al numeratore sono quasi uguali, mentre
il denominatore è piccolo. Differenze insignificanti ("disturbo") portano a grandi
variazioni nel fattore di utilizzazione ricavato. In realtà il fattore di utilizzazione ha
semplicemente il valore H,gn = 1 per H basso. Un modo per evitare questo
problema matematico è effettuare l’identificazione parametrica o l’analisi di
regressione, non su H,gn, ma sul cosiddetto surriscaldamento relativo, dTR,H, come
presentato nel punto I.4:
dTR,H = (QH,nd,0 + QH,gn)/QH,ht.
Questa quantità è matematicamente molto più robusta, anche per valori bassi degli
apporti.
- Se i casi di calcolo comprendono anche casi con riscaldamento intermittente, i
risultati possono anche essere utilizzati per derivare o validare i fattori di correzione
associati al riscaldamento intermittente (vedere punto 13.2.2).
Notare che, mutatis mutandis, osservazioni simili si applicano all’equazione (I.11) per la
modalità di raffrescamento.

I.3.5 Conversione dei fattori di utilizzazione da mensili a stagionali


Per la conversione dai fattori di utilizzazione mensili ai fattori di utilizzazione stagionali, si
possono utilizzare le equazioni seguenti.
Per il riscaldamento:
H,gn,seas ( QH,ht,m QH,nd,m) / QH,gn,m (I.13)
con QH,ht,m, QH,nd,m e QH,gn,m si indicano i valori mensili per ciascun mese, m, all’interno
della durata fissata della stagione di riscaldamento, come definito nel punto I.3.6.
Per il raffrescamento:
C,ls ( QC,gn,m QC,nd,m) / QC,ht,m (I.14)
con QC,gn,m, QC,nd,m e QC,ht,m si indicano i valori mensili per ciascun mese, m, all’interno
della durata fissata della stagione di raffrescamento, come definito nel punto I.3.6.
È importante realizzare che, per calcolare il fattore di utilizzazione per il metodo
stagionale, le durate delle stagioni dovrebbero essere fissate e non rese dipendenti dal
rapporto di bilancio termico. La durata effettiva della stagione è determinata dal fattore di
utilizzazione. Per esempio, se la durata fissata della stagione di riscaldamento è tale per
cui in realtà sia incluso un numero di mesi senza fabbisogni di riscaldamento, allora il
fattore di utilizzazione degli apporti assumerà automaticamente un valore basso per
compensare gli apporti solari e interni aggiuntivi che sono introdotti nel bilancio termico
stagionale dai mesi senza fabbisogni di riscaldamento.

I.3.6 Metodo stagionale - durata fissata della stagione di riscaldamento e di raffrescamento

I.3.6.1 Introduzione
La durata fissata delle stagioni di riscaldamento e di raffrescamento è necessaria per il
calcolo dello scambio termico totale e degli apporti termici totali durante le stagioni di
riscaldamento e di raffrescamento, come spiegato nel punto 7.2.1.4.

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Questa durata può essere determinata a livello nazionale e il suo valore non è critico,
sebbene non dovrebbe essere troppo corto. Il fattore di utilizzazione degli apporti come
funzione del rapporto di bilancio termico (le curve del fattore di utilizzazione degli apporti)
dipende dalla scelta di questa durata fissata. Conseguentemente, la stessa durata fissata
della stagione dovrebbe essere utilizzata, come lo è, per lo sviluppo di queste curve.
In maniera analoga, la durata fissata della stagione di raffrescamento è necessaria per il
calcolo dello scambio termico totale e degli apporti termici totali durante la stagione di
raffrescamento.

I.3.6.2 Durata fissata della stagione di riscaldamento per il calcolo del bilancio termico
Il primo e l’ultimo giorno della stagione di riscaldamento, quindi la sua durata e le sue
condizioni meteorologiche medie, possono essere fissate a livello nazionale per zona
geografica ed edifici caratteristici. La stagione di riscaldamento comprende tutti i giorni nei
quali gli apporti termici, calcolati con un fattore di utilizzazione convenzionale, gn,1, non
bilanciano lo scambio termico; questo avviene quando:

H,gn,1 Q gn,day
e,day i,set,H,day – ------------------------------------------------- (I.15)
H tr,adj + H ve,adj t day
dove:
e,day è la temperatura esterna media giornaliera, espressa in gradi centigradi;
i,set,H,day èla temperatura di regolazione per il riscaldamento, espressa in gradi
centigradi;
H,gn,1 è il fattore di utilizzazione convenzionale degli apporti calcolato con H= 1;
Qgn,day sono gli apporti interni e solari medi giornalieri, espressi in megajoule;
Htr,adj è il coefficiente di scambio termico per trasmissione, corretto per la differenza di
temperatura interna-esterna (se applicabile), in conformità al punto 8.3,
espresso in watt al kelvin;
Hve,adj è il coefficiente di scambio termico per ventilazione, corretto per la differenza di
temperatura interna-esterna (se applicabile), in conformità al punto 9.3,
espresso in watt al kelvin;
tday è la durata del giorno, che è 24 h oppure 0,086 4 Ms.
Gli apporti termici per l’equazione (I.15) possono essere derivati da un valore nazionale o
regionale convenzionale della radiazione solare globale giornaliera ai limiti della stagione
di riscaldamento. I valori medi mensili delle temperature giornaliere e degli apporti termici
sono attribuiti al quindicesimo giorno di ciascun mese. Si utilizza l’interpolazione lineare
per ricavare i giorni limite per i quali l’equazione (I.15) è verificata.

I.3.6.3 Durata fissata della stagione di raffrescamento per il calcolo del bilancio termico
Il primo e l’ultimo giorno della stagione di raffrescamento, quindi la sua durata e le sue
condizioni meteorologiche medie, possono essere fissate a livello nazionale per zona
geografica ed edifici caratteristici. La stagione di raffrescamento comprende tutti i giorni
nei quali lo scambio termico (positivo), calcolato con un fattore di utilizzazione
convenzionale, ls,1, non bilancia gli apporti termici.
Q gn,day
e,day int,set,Cday + ---------------------------------------------------------------- (I.16)
C,ls,1 H tr,adj + H ve,adj t day

dove:
e,day è la temperatura esterna media giornaliera, espressa in gradi centigradi;
int,set,C,day è la temperatura di regolazione per il raffrescamento, espressa in gradi
centigradi;
C,ls,1 è il fattore di utilizzazione convenzionale delle dispersioni calcolato con 1/ C= 1;
Qgn,day sono gli apporti interni e solari medi giornalieri, espressi in megajoule;

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Htr,adj è il coefficiente di scambio termico per trasmissione, corretto per la differenza


di temperatura interna-esterna (se applicabile), in conformità al punto 8.3,
espresso in watt al kelvin;
Hve,adj è il coefficiente di scambio termico per ventilazione, corretto per la differenza
di temperatura interna-esterna (se applicabile), in conformità al punto 9.3,
espresso in watt al kelvin;
tday è la durata del giorno, che è 24 h oppure 0,086 4 Ms.
Gli apporti termici per l’equazione (I.15) possono essere derivati da un valore nazionale o
regionale convenzionale della radiazione solare globale giornaliera ai limiti della stagione
di riscaldamento. I valori medi mensili delle temperature giornaliere e degli apporti termici
sono attribuiti al quindicesimo giorno di ciascun mese. Si utilizza l’interpolazione lineare
per ricavare i giorni limite per i quali l’equazione (I.15) è verificata.

I.4 Relazione tra il surriscaldamento e il fattore di utilizzazione degli apporti (modalità di


riscaldamento)
Il termine scambio termico reale significa lo scambio termico che comprende lo scambio
termico aggiuntivo (vedere punto I.2.2) come risultato della temperatura interna
incrementata (surriscaldamento). Nel presente punto sono forniti maggiori dettagli
sull’argomento del surriscaldamento (medio mensile).
La dispersione reale è uguale a:
QH,ht,real (Htr,adj Hve,adj)( int,mn e)t (I.17)
dove:
int,mn è la temperatura interna media reale (in contrasto con la temperatura di
regolazione), espressa in gradi centigradi.
La sovratemperatura cumulata, TAO,H, cioè la differenza tra la temperatura interna reale
e la temperatura di regolazione minima per il riscaldamento, sommata su tutte le ore del
periodo dato ed espressa in kelvin ore, è definita come:
TAO,H ( int,mn int,H) t /0,003 6 (I.18)
Nota 1 Si può introdurre il termine dTA al posto di TAO,H; dTA è la "sovratemperatura media" (TAO,H = dTA × numero di
ore).
Nota 2 1/0,003 6 è la conversione da megasecondi a ore.
Nello stesso modo, la sovratemperatura relativa, dTR, è per definizione la differenza di
temperatura reale media tra l’ambiente interno ed esterno, divisa per la differenza di
temperatura basata sulla temperatura di regolazione minima.
dTR,H ( int,mn e) / ( int,set,H e) (I.19)
Ne consegue che:
QH,ht,real QH,ht dTR,H (I.20)
QH,ht,real QH,ht (Htr,adj Hve,adj)[( int,mn e) ( int,set,H e)]t

QH,ht,real QH,ht (Htr,adj Hve,adj)( int,mn int,set,H) t

QH,ht,real QH,ht (Htr,adj Hve,adj) 0,003 6 TAO,H (I.21)


In aggiunta, è evidente che il calore che fluisce nel dato periodo dovrebbe essere
bilanciato, e, conseguentemente, le dispersioni reali meno gli apporti dovrebbero essere
uguali al fabbisogno di riscaldamento.
QH,dn QH,ht,real QH,gn (I.22)
Da cui:
QH,dn QH,ht H,gn QH,gn
ne consegue che:
QH,ht,real QH,gn QH,ht H,gn QH,gn

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o
QH,ht,real QH,ht QH,gn H,gn QH,gn
e così:
(Htr,adj Hve,adj) 0,003 6 TAO,H (1 H,gn )QH,gn (I.23)
Dividendo il tutto per QH,ht:
dTR,H H (1 H,gn ) 1 (I.24)
o:
dTR,H (QH,dn QH,gn) / QH,ht (I.25)
permette la conversione tra H,gn e dTR,H e viceversa, che è anche utile nel processo di
derivazione del curve del fattore di utilizzazione. Vedere punto I.2.
figura I.1 Esempio di curva per la sovratemperatura relativa, dTR,g, funzione del rapporto apporti-dispersioni,
H (per a = 2,12)

L’equazione (I.24) indica che il calore superfluo (a sinistra) è uguale agli apporti non
utilizzati (a destra). Tutti gli apporti termici che non sono utilizzati portano ad una
temperatura diversa dal valore di regolazione.
L’aumento della temperatura media è perciò:
TAO,H (1/0,003 6) (1 H,gn) QH,gn / ( Htr,adj Hve,adj) (I.26)
Il termine "calore superfluo" è utilizzato al posto del termine "surriscaldamento", perché
comprende la temperatura più elevata che si verifica durante l’attenuazione notturna
rispetto alla situazione senza apporti. Lo stesso si applica all’utilizzo del concetto di
sovratemperatura al posto di eccesso di temperatura.
Questo è illustrato nella figura I.2.

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figura I.2 Illustrazione del profilo giornaliero della temperatura interna con e senza apporti termici interni
Legenda
X Tempo in ore
Y Temperatura interna in gradi centigradi
1 Calore superfluo al di sopra della temperatura minima di comfort (temperatura di
regolazione) = surriscaldamento temp. se Qgn = 0
2 Calore superfluo al di sopra della temperatura in libera fluttuazione durante l'attenuazione
notturna temp. con Qgn presenti

I.5 Differenza con il metodo dei gradi-giorno


Il metodo mensile nella presente norma internazionale si basa sul criterio del fattore di
utilizzazione nel quale i fabbisogni mensili di energia termica per il riscaldamento sono
calcolati come la differenza tra lo scambio termico mensile per trasmissione e
ventilazione e la somma mensile degli apporti da sorgenti interne e solari, moltiplicati per
un fattore di utilizzazione degli apporti. I fabbisogni di riscaldamento sono dati da:
QH,nd (Htr,adj Hve,adj) ( int,set,H e) H,gn QH,gn (I.27)
con QH,nd 0, dove int,set,H è la temperatura di regolazione per il riscaldamento e e è la
temperatura dell’aria esterna.
int,set,H - e) è uguale a int,set,H - e,mn)t : la differenza tra la temperatura di regolazione
e la temperatura dell’aria esterna media mensile, moltiplicata per la durata del periodo
(totale).
Se, durante un dato mese, ci sono intervalli con fabbisogni nulli di energia termica per il
riscaldamento, questi sono tenuti in considerazione implicitamente mediante un valore
più basso del fattore di utilizzazione.
Nota Questo si applica anche al metodo stagionale, con i valori mensili sostituiti dalle medie stagionali.
Questo approccio non dovrebbe essere confuso con il metodo dei gradi-giorno, come
descritto nella ISO 15927-6[7], che utilizza anche le differenze cumulate di temperatura.

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Nel metodo dei gradi-giorno, i fabbisogni di energia termica per il riscaldamento sono
calcolati senza tenere in considerazione esplicitamente l’effetto degli apporti interni e
solari. Questa mancanza è compensata considerando solo un sottoinsieme del numero di
giorni (metodo dei gradi-giorno) o di ore (metodo dei gradi-ora) quando si calcola lo
scambio termico per trasmissione e ventilazione.
In un’equazione, per il metodo dei gradi-giorno:
QH,nd (Htr,adj Hve,adj) pos( int,base e) (I.28)
dove:
pos è la somma sui soli giorni con - e int,base;

int,base è una temperatura predefinita, più bassa della temperatura interna di regolazione.
Questa riduzione nella differenza di temperatura e la riduzione nel numero dei giorni sono
necessarie perché gli apporti interni e solari (utilizzati) sono ignorati nelle equazioni.
Occorre notare, tuttavia, che la riduzione è una riduzione che ignora il rapporto di bilancio
specifico (rapporto tra apporti e scambio termico). Ciò mostra che il metodo dei gradi-giorno
è un metodo più approssimato e semplice rispetto al metodo del fattore di utilizzazione.
In sintesi:
- nel metodo del fattore di utilizzazione, tutte le ore del mese considerato sono
comprese nel calcolo della differenza cumulata di temperatura;
- non è fatta alcuna distinzione tra i giorni o le ore con temperatura esterna più elevata
o più bassa di una certa temperatura di base come in un metodo dei gradi-giorno;
- la temperatura interna è definita dalla temperatura di regolazione e non da una
temperatura di base come in un metodo dei gradi-giorno.
Per la modalità di raffrescamento, si applica un ragionamento simile.

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APPENDICE J ESEMPIO SVOLTO; METODI ORARIO SEMPLIFICATO E MENSILE


(informativa)

J.1 Scopo e informazioni sull’esempio


È utilizzato come esempio il caso di prova 6 della EN 15265:2007. La maggior parte dei
dati d’ingresso è trascritta esattamente come nella EN 15265. È perciò possibile che
alcuni dati d’ingresso non siano rappresentativi di situazioni ordinarie, perché i casi di
prova sono intesi solo come casi semplificati ed esclusivamente per validare metodi di
simulazione dinamica.
La finalità di questa appendice è fornire un esempio di come si utilizzano le principali
equazioni della presente norma internazionale per il calcolo del fabbisogno di energia per
il riscaldamento e il raffrescamento ambiente mediante i metodi orario semplificato e
mensile. Per la natura e la finalità dell’esempio, non tutti i dati d’ingresso e le motivazioni
sono presentati in conformità ai requisiti del rapporto forniti nel punto 15. In relazione a
questo, l’esempio non contiene un’analisi degli errori.

J.1.1 Dimensioni dell’edificio


I casi di prova della EN 15265 riguardano il vano di un edificio per uffici.
Le dimensioni interne del vano sono: lunghezza = 3,6 m; profondità = 5,5 m;
altezza = 2,8 m. La parete esterna che include il componente trasparente è esposta ad
ovest. Le aree dei componenti del vano di riferimento sono riportati nel prospetto J.1. I
casi non comprendono un piano terreno.
prospetto J.1 Aree dei componenti del vano di riferimento, area in metri quadrati

Parete esterna Componente Parete interna Parete interna Parete interna Pavimento Soffitto
(comprendente le trasparente sinistra destra posteriore
finestre)
10,08 7,0 15,4 15,4 10,08 19,8 19,8

J.1.2 Caratteristiche di trasmissione


Il coefficiente di scambio termico per trasmissione, Htr,adj, della costruzione adiacente
all’ambiente esterno è 18,2 W/K, sia per il calcolo del riscaldamento sia per il calcolo del
raffrescamento.
Per altre costruzioni, si assume una situazione di bilancio termico, così queste parti
costruttive (pavimento, soffitto e pareti interne) non si tengono in considerazione nel
calcolo della trasmissione termica.
L’esempio non tiene conto dei ponti termici.

J.1.3 Caratteristiche di ventilazione


L’ufficio è ventilato con un tasso di ventilazione di 1,0 ricambio d’aria orario dalle 08:00
alle 18:00 durante i giorni feriali.
Per il metodo mensile, si tiene in considerazione che questo è un caso con riscaldamento
e raffrescamento interrotti durante i fine settimana. Il diverso programma di ventilazione
per il fine settimana non è incluso esplicitamente, perché il calcolo dell’effetto
dell’intermittenza applica il fattore di riduzione sul fabbisogno mensile di energia termica
per il riscaldamento e il raffrescamento, secondo il punto 13.2.2.
Per i giorni feriali, la frazione di tempo, fve,t, in cui la ventilazione è presente è 0,417 e,
conseguentemente, il coefficiente di scambio termico, Hve,adj, per ventilazione con aria
esterna è 7,7 W/K.
La temperatura dell’aria di ventilazione immessa, sup, è la temperatura esterna, e, come
riportato nel punto J.1.8, così bve = 1.
L’infiltrazione non si tiene in considerazione.

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J.1.4 Caratteristiche dell’apporto termico solare


La facciata esterna è orientata verso ovest. Non ci sono ostacoli.
L’area opaca della facciata è 3,08 m2 con un valore di g di 0,012 (il coefficiente di
assorbimento della radiazione solare è 0,6, la resistenza termica superficiale esterna è
0,04 m2K/W e la trasmittanza termica della facciata opaca è 0,493 W/m2K).
La facciata ha 7 m2 di finestre senza schermature solari. Il valore di g della vetrata è 0,20;
si trascurano i telai delle finestre.
L’area di captazione efficace della facciata, As,k, è 1,40 m2.
L’irradianza solare, Isol,k, cioè l’energia mediata sul tempo dell’irradiazione solare che si
verifica nel periodo di calcolo, per metro quadrato di area di captazione della facciata con
il dato orientamento, è riportata nel punto J.1.8.
L’extra flusso termico dovuto all’irraggiamento ad alta lunghezza d’onda verso la volta
celeste dall’edificio non è tenuto in considerazione in questi casi di prova.

J.1.5 Apporti termici interni


Gli apporti interni sono 20 W/m2 dalle 08:00 alle 18:00 dal lunedì al venerdì. Al di fuori di
questo periodo non sono presenti apporti interni.
Per il metodo mensile, si tiene in considerazione che questo è un caso con riscaldamento
e raffrescamento interrotti durante i fine settimana. Il diverso programma degli apporti
termici interni per il fine settimana non è tenuto in considerazione esplicitamente, perché
il calcolo dell’effetto dell’intermittenza applica il fattore di riduzione sul fabbisogno mensile
di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento, secondo il punto 13.2.2.
Per i giorni feriali, il flusso termico mediato sul tempo relativo al calore interno, int,mn, è
165 W.

J.1.6 Costante di tempo dell’edificio


La massa dell’edificio è pesante. La capacità interna è calcolata utilizzando la procedura
semplificata dall’appendice A della ISO 13786:2007, senza correzione della resistenza
superficiale. Il valore è 355 000 J/(m2K). Questo è vicino alla classe "molto pesante" del
prospetto 12. Da qui la capacità interna Cm = 7 030 000 J/K.
Per il metodo mensile, il valore del parametro numerico adimensionale di riferimento, a0,
per il riscaldamento e il raffrescamento si ricava dal prospetto 9 e dal prospetto 10 ed è 1
per entrambe le situazioni. Anche il valore della costante di tempo di riferimento, 0, per il
riscaldamento e il raffrescamento si ricava dal prospetto 9 e dal prospetto 10 ed è 15 h per
entrambe le situazioni.

J.1.7 Utilizzo dell’edificio


L’edificio è utilizzato dalle 08:00 alle 18:00 dal lunedì al venerdì (riscaldamento e
raffrescamento intermittenti).
Solo durante questo periodo il riscaldamento, il raffrescamento e la ventilazione sono in
funzione.
Il valore di regolazione per il riscaldamento, int,H,set, è 20 °C, il valore di regolazione per
il raffrescamento, int,C,set, è 26 °C.
Per il metodo mensile, la frazione del numero di ore alla settimana con un valore di
regolazione per riscaldamento normale, fH,hr, è 0,3. La frazione del numero di giorni alla
settimana con un valore di regolazione per raffrescamento normale, fC,day, è 0,7.
Non ci sono periodi di non occupazione (per esempio, non ci sono vacanze estive durante
le quali l’edificio è chiuso).

J.1.8 Dati climatici


Si utilizzano i dati climatici di Parigi. I valori mensili sono illustrati nel prospetto J.2. I dati
climatici orari possono essere reperiti nella EN 15265.

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prospetto J.2 Dati climatici

Mese Temperatura esterna Radiazione solare sulla Durata del periodo


parete esposta ad ovest
e Isol t
°C W/m2 Ms

Gennaio 3,2 20 2,678


Febbraio 4,8 37 2,419
Marzo 6,3 85 2,678
Aprile 7,8 82 2,592
Maggio 13,0 99 2,678
Giugno 15,4 117 2,592
Luglio 18,3 125 2,678
Agosto 17,0 92 2,678
Settembre 14,9 68 2,592
Ottobre 10,1 44 2,678
Novembre 5,4 21 2,592
Dicembre 4,2 17 2,678

J.2 Risultati del calcolo, metodo orario semplificato


Il prospetto J.3 mostra i dati di ingresso ed i principali dati in uscita del metodo orario
semplificato per il caso indicato.

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prospetto J.3 Calcolo del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento e il raffrescamento, metodo orario
semplificato (in kWh)

Metodo orario semplificato Caso CEN 6

Dati di ingresso

H trasparente 16,6 W/K area di pavimento 19,8 m2 N E S O Oriz


z.
H opaco 1,51 W/K apertura 0 0 0 1,44 0 m2
solare
inerzia 4 (da 1: molto leggera a 5: molto
pesante)

giorno notte

ventilazione 55,4 0 m3/h

apporti interni 396 0 W

valore di regolazione 20 -100 °C


per il riscaldamento
valore di regolazione 26 100 °C
per il raffrescamento

Per area di pavimento, per


informazione

H trasparente 0,84 W/(K m2 di area di pavimento) N E S O Orizz.

H opaco 0,08 W/(K m2 di area di pavimento) rapporto 0 0 0 0,073 0 ad


solare

giorno notte
ventilazione 2,8 0 m3/(h m2 )
apporti interni 2,0 0 W/m2

Risultati mensili e annuali

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 anno
riscaldamento 137 91 40 25 0 0 0 0 0 20 102 120 537 kWh
raffrescamento 0 0 0 0 -5 -37 -82 -44 -8 0 0 0 -177 kWh
apporti interni 91 79 87 83 91 83 87 91 79 91 87 83 1034 kWh

J.3 Risultati del calcolo, metodo mensile


Il calcolo del fabbisogno di energia termica per il riscaldamento per ciascun mese è
riportato nel prospetto J.4.

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prospetto J.4 Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento, metodo mensile (in kWh)

Mese QH,tr QH,ve QH,ht QH,sol QH,int QH,gn H H,gn ared,H QH,nd
kWh kWh kWh kWh kWh kWh kWh
Gennaio 227 96 324 21 123 144 0,44 0,996 0,81 147
Febbraio 186 79 265 36 111 147 0,63 0,987 0,77 92
Marzo 186 78 264 91 123 214 1,00 0,931 0,66 43
Aprile 160 68 228 85 119 204 1,57 0,901 0,63 28
Maggio 95 40 135 106 123 229 3,15 0,580 0,30 1
Giugno 60 26 86 121 119 240 6,11 0,357 0,30 0
Luglio 23 10 33 134 123 256 8,78 0,128 0,30 0
Agosto 41 17 58 98 123 221 7,96 0,261 0,30 0
Settembre 67 28 95 70 119 189 3,58 0,499 0,30 0
Ottobre 134 57 191 47 123 170 1,32 0,902 0,63 24
Novembre 191 81 272 22 119 141 0,58 0,991 0,78 104
Dicembre 214 91 304 18 123 141 0,40 0,995 0,81 132
Totale 571

Anche nei mesi con il più elevato fabbisogno di energia termica per il riscaldamento, il
fabbisogno di energia termica è una piccola differenza tra due grandi numeri (QH,ht e
QH,gn, il secondo moltiplicato per il fattore di utilizzazione H,gn e il risultato ridotto per
l’intermittenza con ared,H). Questo significa che il risultato è sensibile alle più piccole
differenze nelle assunzioni.
Il calcolo del fabbisogno di energia termica per il raffrescamento per ciascun mese è
riportato nel prospetto J.5.
prospetto J.5 Calcolo del fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, metodo mensile (in kWh)

Mese QC,tr QC,ve QC,ht QC,sol QC,int QC,gn C C,gn ared,C QC,nd
kWh kWh kWh kWh kWh kWh kWh
Gen. 309 131 439 21 123 144 0,33 0,328 0,94 0
Feb. 259 110 369 36 111 147 0,40 0,396 0,93 0
Mar. 267 113 380 91 123 214 0,56 0,555 0,90 3
Apr. 238 101 339 85 119 204 0,60 0,589 0,89 3
Maggio 176 74 251 106 123 229 0,91 0,816 0,84 20
Giugno 139 59 198 121 119 240 1,21 0,926 0,78 44
Luglio 104 44 148 134 123 256 1,73 0,984 0,70 77
Ago. 122 52 173 98 123 221 1,27 0,939 0,77 45
Set. 145 62 207 70 119 189 0,91 0,816 0,84 17
Ott. 215 91 306 47 123 170 0,55 0,547 0,90 2
Nov. 270 114 384 22 119 141 0,37 0,365 0,93 0
Dic. 295 125 420 18 123 141 0,34 0,335 0,94 0
Totale 213

Anche nei mesi con il più elevato fabbisogno di energia termica per il raffrescamento, il
fabbisogno di energia termica è una piccola differenza tra due grandi numeri (QC,gn e
QC,ht, il secondo moltiplicato per il fattore di utilizzazione C,gn e il risultato ridotto per
l’intermittenza con ared,C). Questo significa che il risultato è sensibile alle più piccole
differenze nelle assunzioni.

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APPENDICE K DIAGRAMMI DI FLUSSO DELLE PROCEDURE DI CALCOLO


(informativa)

K.1 Scopo e campo di applicazione


I termini principali del bilancio di energia mediato sul tempo per il riscaldamento e il
raffrescamento sono illustrati schematicamente nei punti seguenti, separatamente per il
riscaldamento e il raffrescamento. Prima è presentata una situazione semplice, seguita
da una versione dettagliata dove sono illustrati tutti i possibili flussi di energia.

K.2 Modalità di riscaldamento, situazione semplice


Vedere punto 4 per i simboli e i pedici.
Spiegazione, parte relativa all’edificio:
- Bilancio termico:
- il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento è ricavato dalla differenza
tra lo scambio termico per trasmissione e ventilazione (dispersioni termiche) e gli
apporti termici da sorgenti solari e interne;
- il diagramma è valido in regime stazionario: il bilancio termico è effettuato su un
periodo sufficientemente lungo da ignorare il calore accumulato e rilasciato
(tipicamente: un mese o un’intera stagione);
- per convenzione, lo scambio termico per trasmissione e ventilazione,
Qht = Qtr + Qve, è calcolato sulla base della temperatura interna minima
desiderata, la temperatura di regolazione;
- la temperatura interna (media) effettiva mediata sul tempo può essere più
elevata, a causa del surriscaldamento istantaneo; conseguentemente, le
dispersioni termiche effettive calcolate (o misurate) a partire da questa
temperatura interna media effettiva sono anche più elevate di quelle calcolate
sulla base della temperatura di regolazione; questo è rappresentato dal termine
Qtr+ve;
- notare che per il metodo del "fattore di utilizzazione" mensile o stagionale questo
Qtr+ve è uguale alla parte non utilizzata degli apporti termici solari e interni
(1 - H,gn)Qgn = Qtr+ve; questo fornisce l’equazione fondamentale:
QH,nd = Qht - H,gn Qgn.
- È illustrata esplicitamente la perdita di energia termica dell’impianto di riscaldamento
che è recuperata nell’edificio come parte degli apporti termici interni. Nella presente
norma internazionale, gli apporti termici interni comprendono il calore recuperabile
da altri impianti tecnici ed apparecchiature e il calore metabolico delle persone.

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figura K.1 Bilancio di energia, parte relativa all’edificio - Modalità di riscaldamento; situazione semplice
Legenda
a
Vedere Spiegazione
b
Calore recuperato nell’edificio, proveniente dalle perdite dell’impianto di riscaldamento (per
esempio dalle tubazioni calde)

Spiegazione, parte relativa all’impianto


- Il fabbisogno di energia termica per il riscaldamento dell’edificio è coperto dalla
potenza termica erogata dall’impianto (energia da risorse), con un’erogazione
addizionale da parte dell’impianto solare termico (energia rinnovabile).
- Le perdite dell’impianto sono in parte recuperate nell’edificio, come illustrato nella
figura K.2.
- Le perdite dell’impianto che sono recuperate all’interno dell’impianto non sono
illustrate in questo diagramma; queste apparirebbero come un anello all’interno
dell’impianto: perdite uscenti e di nuovo entranti.
- L’energia erogata può comprendere differenti vettori energetici che devono essere
conteggiati separatamente. L’energia elettrica è illustrata in maniera esplicita,
perché rappresenta spesso il secondo vettore energetico (per esempio per l’energia
ausiliaria).

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figura K.2 Bilancio di energia, parte relativa all’impianto - Modalità di riscaldamento; situazione semplice
Legenda
a
Calore recuperabile nell’edificio, proveniente dalle perdite dell’impianto di riscaldamento
b
Per vettore energetico

K.3 Modalità di riscaldamento, situazione dettagliata


Vedere punto 4 per i simboli e i pedici.
Spiegazione, parte relativa all’edificio:
- Sono stati aggiunti due elementi rispetto al caso semplice:
- recupero termico delle dispersioni termiche per ventilazione (QV,sys,ls,rvd); parte
della dispersione termica per ventilazione è recuperata in un’unità di recupero
termico (pre-riscaldamento dell’aria di mandata); questo è un esempio tipico
dell’interazione tra l’edificio e l’impianto;
- un altro esempio di tale interazione, ma meno comune, è il calore recuperato
nell’impianto, proveniente dalle dispersioni dell’edificio (QV,b,ls,rvd), per esempio
il calore recuperato dalla struttura edilizia che è utilizzato nell’impianto di
ventilazione (per esempio muro trombe o isolamento termico dinamico, se
connesso all’impianto di ventilazione).
Nota Questo tipo di interazione è più comune per il raffrescamento: il pre-raffrescamento dell’aria di ventilazione
attraverso la struttura edilizia leggermente fredda; non illustrato nei diagrammi per il raffrescamento per
evitare una complessità troppo elevata.

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figura K.3 Bilancio di energia, parte relativa all’edificio - Modalità di riscaldamento; tutti i possibili flussi
Legenda
a
Vedere Spiegazione
b
Calore recuperato nell’edificio, proveniente dalle perdite dell’impianto di riscaldamento (per
esempio dalle tubazioni calde)
c
Calore recuperato nell’impianto di ventilazione, dalle dispersioni per ventilazione (unità di
recupero termico)
d
Calore recuperato nell’impianto, proveniente dalle dispersioni dell’edificio (per esempio
calore recuperato dalla struttura edilizia verso l’impianto di ventilazione)

Spiegazione, parte relativa all’impianto


- Gli stessi due elementi aggiuntivi della figura K.3 sono inclusi con l’interazione tra
impianto ed edificio.
- Diversi elementi sono stati aggiunti all’impianto rispetto al caso semplice.
- Energia elettrica rinnovabile, per esempio da utilizzarsi come energia ausiliaria.
- Esportazione di calore ed energia elettrica, dalle risorse (non rinnovabili) e dalle fonti
di energia rinnovabile; notare che il pedice per il consumo energetico (H) è stato
eliminato (non è pertinente o non è ancora noto l’uso per il quale sono esportati il
calore o l’energia elettrica).
- L’impianto di riscaldamento può anche utilizzare calore da altri impianti (per
esempio, perdite recuperate), in questo caso è illustrato l’ingresso dall’impianto di
acqua calda (QW,sys,ls,rvd).
- Le perdite dell’impianto che sono recuperate all’interno dell’impianto non sono
illustrate in questo diagramma; queste apparirebbero come un anello all’interno
dell’impianto: perdite uscenti e di nuovo entranti.

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figura K.4 Bilancio di energia, parte relativa all’impianto - Modalità di riscaldamento; tutti i possibili flussi
Legenda
a
Calore recuperato nell’edificio, proveniente dalle perdite dell’impianto di riscaldamento (per
esempio dalle tubazioni calde)
b
Per vettore energetico
c
Calore recuperato nell’impianto di ventilazione, dalle dispersioni per ventilazione (unità di
recupero termico)
d
Calore recuperato nell’impianto, proveniente dalle dispersioni dell’edificio (per esempio
calore recuperato dalla struttura edilizia verso l’impianto di ventilazione)

K.4 Modalità di raffrescamento, caso "medio"


Vedere punto 4 per i simboli e i pedici.
Spiegazione, parte relativa all’edificio:
- Poiché è incluso il raffrescamento, la freccia relativa al fabbisogno di energia termica
è diretta verso l’esterno - vale a dire calore estratto dall’edificio mediante l’impianto
di raffrescamento.
- Bilancio termico:
- il fabbisogno di energia termica per il raffrescamento è ricavato dalla differenza
tra lo scambio termico per trasmissione e ventilazione (dispersioni termiche) e gli
apporti termici da sorgenti solari e interne;
- il diagramma è valido in regime stazionario: il bilancio termico è effettuato su un
periodo sufficientemente lungo da ignorare il calore accumulato e rilasciato
(tipicamente un mese o un’intera stagione);

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- per convenzione, lo scambio termico per trasmissione e ventilazione,


Qht = Qtr + Qve, è calcolato sulla base della temperatura interna massima
desiderata, la temperatura di regolazione;
- la temperatura interna (media) effettiva mediata sul tempo può essere più
bassa, a causa di circostanze in cui si verificano temperature più basse del
valore di regolazione; conseguentemente, le dispersioni termiche effettive
calcolate (o misurate) a partire da questa temperatura interna media effettiva
sono anche più basse di quelle calcolate sulla base della temperatura di
regolazione; questo è rappresentato dal termine - Qtr+ve;
- notare che, per il metodo del "fattore di utilizzazione" mensile o stagionale,
questo Qtr+ve è uguale alla parte non utilizzata delle dispersioni termiche per
trasmissione e ventilazione C,ls Qht = Qtr+ve; questo fornisce l’equazione
fondamentale: QC,nd = Qgn - C,ls Qht.
- È illustrata esplicitamente la perdita di energia termica termica dall’impianto di
raffrescamento che è recuperata nell’edificio: le parti fredde del sistema di
distribuzione possono determinare una sorgente termica negativa (pozzo termico)
che è tenuta in considerazione come termine negativo negli apporti termici interni.
figura K.5 Bilancio di energia, parte relativa all’edificio - Modalità di raffrescamento, caso "medio" in
riferimento alla complessità
Legenda
a
Vedere Spiegazione
b
Energia frigorifera recuperata nell’edificio, proveniente dalle perdite dell’impianto di
raffrescamento (per esempio dalle tubazioni fredde)

Spiegazione, parte relativa all’impianto


- l’impianto di raffrescamento consiste di una parte di "fornitura energetica" (frecce
bianche, di solito "calde") e di una parte fredda (frecce con i puntini);
- per evidenti ragioni, le perdite nella parte calda devono essere distinte dalle perdite
nella parte fredda;

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- l’impianto deve fornire energia per coprire il fabbisogno di energia termica per il
raffrescamento, più le perdite non recuperate e le perdite recuperate nell’edificio
(vedere figura K.6), più l’energia frigorifera esportata (se presente);
- l’energia fornita può essere energia termica (calore rinnovabile, gas, olio
combustibile) e/o energia elettrica (rinnovabile, da risorse);
- l’energia erogata può comprendere differenti vettori energetici che devono essere
conteggiati separatamente; l’energia elettrica è illustrata in maniera esplicita, perché
rappresenta spesso il secondo vettore energetico (per esempio per l’energia
ausiliaria); per evidenziare questo EC,el,del e EC,gas/oil/…,del sono illustrati
separatamente;
- le perdite dell’impianto che sono recuperate all’interno dell’impianto non sono
illustrate in questo diagramma; queste apparirebbero come un anello all’interno
dell’impianto: perdite uscenti e di nuovo entranti.
figura K.6 Bilancio di energia, parte relativa all’impianto - Modalità di raffrescamento, caso "medio" in
riferimento alla complessità
Legenda
a
Per vettore energetico
1 Lato freddo
2 Lato di fornitura dell’energia

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